Came back to the Hell - Black edition-

di Ino chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


 

Quando Harry spalanca la porta dell’unico vagone rimasto libero, sta ancora masticando una serie di colorite imprecazioni  ai danni di Malfoy e compagni. Più passa il tempo, più il loro senso dello humor cala, e se in passato, visti da fuori, i loro scherzi potevano sembrare anche divertenti, ora sono solo infantili e stupidi.
Alle spalle di Harry, Hermione mormora parole di conforto al protagonista all’ultima sparata da maschio alpha di Draco, il povero Grattastinchi, passato dall’avere una pelliccia rosso fuoco, ad una meno virile rosa confetto.
L’unico che sembra divertirsi è Ron.
Da che Draco ha deciso di far diventare femmina il gatto di Hermione non smette di ridacchiare sotto i baffi. Non sono servite occhiatacce e una gomitata ben assestata a un fianco per farlo smettere. Da una parte, Harry può comprenderlo, visto che,  in quelle condizioni, Grattastinchi è ar dir poco ridicolo, dall’altra si chiede come diavolo potrebbe fare a sedare una rissa, se Hermione dovesse decidere di  lavare l’onore del suo famiglio con il sangue.
-Ron, basta. Per favore.- prova a blandirlo Harry mentre entra nel vagone. Si volta verso l’amico, poi di  nuovo verso i sedili, ed è solo in quel momento che si accorge dell’ombra accucciata accanto al finestrino. È chiaramente un uomo molto alto, avvolto in un logoro mantello verde con il cappuccio alzato. 
Sembra …
-Professor Lupin?- sussurra Harry preso in contropiede.
Si copre la bocca con una mano, e scrolla la testa. No, che non è Remus. Che idiota!
Si siede, e  ricambia l’occhiata perplessa di Ron con un alzata di spalla.  È Hermione, come al solito, a fugare ogni loro domanda.
Intanto che sfila la bacchetta dalla manica del maglione, accenna alla valigia dell’uomo posata sulla retina per bagagli sopra ai sedili. Harry, che gli è seduto accanto, ad un posto di distanza, deve  piegarsi in avanti per leggere le iniziali incise in oro sulla pelle rossa.
-Professor J. E. Colley.- legge muovendo solo le labbra.
-Il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.-  Ron spacchetta una cioccorana e l’afferra al primo salto. Se la porta alla bocca e la spezza in due con un solo morso.
Harry annuisce, non sarebbe una novità.
L’uomo bofonchia  nel sonno,  per poi stiracchiarsi gonfiando il petto, gira la testa verso Harry e questo, per reazione, si addossa alla parete alle sue spalle.  Il lato destro del volto dell’uomo sembra il frutto di un incubo.
-Che diavolo?- sussurra Ron  voltando la testa per non dover guardare.
-Sembrano…Ustioni.- gli fa eco Hermione socchiudendo gli occhi.
Il lato destro del viso di Colley è un ammasso di materiale cicatriziale che ha completamente stravolto i lineamenti dell’uomo rendendoli simili ad un quadro cubista.  L’occhio sembra leggermente spostato verso il basso, così come l’angolo della bocca, piegato in maniera innaturale, e leggermente aperto. La guancia fin su l’orecchio è percorsa da un  unica cicatrice che prende anche il collo.  Stessa cosa per la fronte   fin su fra i capelli.
Harry non ha la minima idea perché diavolo stia fissando quello scempio di carne ed ossa deformate con tanta attenzione.   Sa solo che non riesce a staccargli gli occhi di dosso.
L’uomo si gira di nuovo, probabilmente perché infastidito dalla posizione  oggettivamente scomoda, e accavallando le gambe, torna ad accucciarsi contro il finestrino, il volto sparisce dietro una falda del cappuccio, e Harry batte le palpebre mentre si riscuote.
-Che gli sarà successo?-  commentano fra loro Ron e Hermione.
Che mi è successo? È invece il pensiero di Harry.

Silente sembra piuttosto stanco quando annuncia i nuovi docenti alla scolaresca. Si alza poggiando le mani al tavolo, e Harry, che lo osserva con attenzione quasi maniacale, ha la sensazione che, passando per andare al leggio, non si sia appoggiato casualmente alla spalla della McGranith.
- Prima di tutto, diamo il benvenuto ad Hogwarts alla  Professoressa Dolores Umbridge.-
Dolores Umbridge è una donna piccola di statura, in sovrappeso, e vestita di rosa. Harry non può fare a meno di identificarla con una di quelle vecchie zitelle dei film in bianco e nero, quelle che la mattina escono con il capellino con la veletta e il manicotto di pelliccia e la sera rientrano in una casa piena di gatti.
-Insegnante di Difesa delle Arti Oscure.-
Stiamo scherzando? Quella dovrebbe essere l’insegnante di Difesa contro le arti oscure? Perché non aspettare piegati a novanta che Voldemort conquisti  Hogwarts e li cavalchi tutti uno dopo l’altro. Harry passa nervosamente una mano sulla cicatrice coperta dai capelli, non può crederci maledizione!
La presentazione di Colley come insegnante di Cura delle Creature Magiche non è meno imbarazzante, il suo aspetto grottesco suscita più di una battutaccia, tanto che Harry ha la sensazione di essere l’unico ad aver prestato attenzione alla serena bellezza della parte sinistra del volto del mago.
-Doveva essere un bell’uomo prima.-
Harry sussulta e si volta a guardare Ginny seduta qualche seggiola più giù lungo la tavolata. La ragazzina  ha un gomito appoggiato accanto al piatto, ed è completamente voltata verso la tavolata dei Professori. Harry sorride alla sua capigliatura fulva mentre Colley si siede con una smorfia di dolore stampata sul viso.
-Sì, doveva essere un bell’uomo prima.- mormora Harry specchiandosi nel fondo del piatto cupo che ha davanti.


Le lezioni di Cura delle Creature Magiche sono, da sempre, quelle prese più sottogamba da tutta la scolaresca di Hogwarts, ma  dopo un interminabile lezione di Difesa contro le Arti Oscure, così noiosa da dare la sonnolenza anche ad Hermione,  Harry è disposto anche a prendere appunti pur di non tornare subito in classe e dal tema che la Umbridge ha affidato alla classe per rompere il ghiaccio in grande stile.
Colley cammina lentamente, appoggiandosi ad un semplice bastone di passeggio di legno chiaro. Non è solo sfigurato, ma anche sciancato, e Harry sospetta che abbia problemi anche al braccio e alla mano, visto che, ogni dieci passi, si ferma per  far sgranchire le dita.
-Si può sapere dove stiamo andando?- sbotta Malfoy fermandosi di botto lungo la strada e costringendo Harry a deviare per non finirgli addosso.  Stanno scendendo lungo il sentiero che conduce alla capanna di Hagrid, ma Harry ha la sensazione che non sia la casa del Custode la meta di Colley. Questo guarda Draco da sopra una spalla, e dopo un momento di silenzio, mormora: -Lucius?-
Draco sgrana gli occhio sorpreso - Draco.- mormora - Mio padre è Lucius Malfoy.- Sembra diventare più alto  mentre alza il mento e punta gli slavati occhi grigi su Colley. Harry sbuffa, ora non smetterà più di vantarsi del suo caro papà e di quanto sia famoso anche fra  i disgraziati e i derelitti come Colley.
Questo sospira, e accenna un sorriso: -Sei suo figlio.-
Nessuno ha idea di come reagire, persino Draco sembra troppo perplesso. Colley riprende a camminare lungo la stradina che conduce alla capanna di Hagrid e come previsto da Harry, devia all’ultimo verso il secondo verso la Foresta Proibita. Si ferma al limitare della prima fila di alberi, e con la mano libera fa cenno di sbrigarsi.

Nessuno ha il coraggio di fiatare mentre Colley spiega le caratteristiche dei pipistrelli diurni che popolano la Foresta Proibita.  Sono creature enormi, terrificanti, ma buone come cuccioli di labrador. Se attirati con della frutta, si appendono a testa in giù al braccio  della persona che li ha nutriti,  in attesa di un ordine da eseguire.
Nonostante il primo momento di sconcerto, quando Colley ha chiesto se qualcuno voleva provare a chiamare uno dei pipistrelli, Hermione ha alzato subito la mano. Colley le ha dato una bella mela rossa, e le ha detto di alzarla sopra la testa. Dal folto dello stormo che, per tutto il tempo, non ha fatto altro che volare in circolo su di loro, si è staccato un esemplare albino, che subito si è lanciato sulla mela di Hermione, Se n’è cibato, e quando Hermione ha steso il braccio, si è appeso ad esso , pronto ad eseguire  ogni sua richiesta.
-Non è pesante!- esclama la ragazza  stupita.
Il pipistrello nasconde il muso sotto un ala e Hermione se la ride mentre con l’altra mano lo accarezza. Visti da vicino, hanno un musetto da topino piuttosto simpatico. Non fanno così paura. Un po’ come Colley che, dopo un primo momento di disgusto dovuto dal suo aspetto, è una persona piacevole e divertente.
-Spero che la lezione vi sia piaciuta ragazzi, ora potete andare.-
Harry risale il sentiero con Ron e Hermione che scrive tutta eccitata le sue impressioni sul rotolo di pergamena che , per lunedì, dovranno consegnare a Colley. Harry si volta a guardare l’uomo che li osserva dal limitare della foresta e quando lo vede deviare verso l’abitazione di Hagrid non può fare a meno di stranirsi.
-Harry dove vai?- gli chiede Ron.

 
Harry non ha mai visto Thor tanto felice.
Il vecchio cane scodinzola, abbaia come un forsennato e  saltella, saltella! mentre  Colley lo osserva sorridendo. Non appena ha messo piede nella capanna di Hagrid, il cagnone ha alzato la testa,  ma gli è bastato solo un secondo per iniziare a fargli le feste.
Colley sorride mentre si asciuga furtivamente le lacrime dal viso.
-Thor…- mormora - …Se invecchiato, ma anche io del resto sono molto cambiato.-
Si siede  poggiando una mano al tavolo, e il cane subito gli piazza la testa su una gamba - Sono molto felice di vederti.-
La voce di Colley. All’esterno della capanna, con l’orecchio appoggiato sul legno, Harry non può fare a meno di sentire il cuore sprofondare nelle scarpe. La voce di John Colley, professore di Cura delle Creature Magiche  non è naturalmente roca come credeva. Anzi, è leggermente nasale. Quasi buffa.
Sembra quella di di…
-Non è possibile.- scatta all’indietro coprendosi la bocca con una mano.
È  ufficiale, sta impazzendo.

In tre giorni, Harry avrà dormito si e no tre ore. Una per notte, praticamente. Non ha mangiato molto, ha studiato ancora meno.  Si sente l’incarnazione stessa della Morte quando si siede di fronte ad Hermione in sala comune dei Grifondoro.
La ragazza impiega qualche secondo dalla serie di Rune che sta ricopiando, alza gli occhi, e quasi grida alla sua vista. Allora sembra davvero la Morte in vacanza.
-Si può sapere che ti succede?- sbotta allungando le braccia attraverso il tavolo e prendendogli il viso fra le mani - Stai male? Che c’è?-
Harry non può trattenersi ancora e dopo un bel respiro, inizia a raccontare quanto è successo. Hermione mordicchia distrattamente la piuma mentre lo ascolta,  spostandosi di lato per fare spazio a Ron e alla sedia che ha preso dal tavolo vicino.
-Come fai a ricordare la voce di tuo padre?- gli chiede questo - Eri molto piccolo quando…-
Harry si morde le labbra - Io l’ho ascoltata.-
Ron e Hermione si scambiano un occhiata sorpresa.
- Durante una lezioni anti-Dissennatore con Remus, io ho sentito la voce di mio padre. Stava gridando a mia madre di prendere  me e scappare.- Harry  sospira mentre infila le dita sotto le lenti degli occhiali e massaggia le palpebre indolenzite - La sua voce è identica a quella di Colley. Bassa, leggermente nasale.-
-Tipo la tua.- gli fa notare Hermione.
-Tipo la mia, sì.-

Hermione e Ron sono stati chiari, rodersi e scervellarsi non porta a nulla. Harry così prende il coraggio a due mani e si avvia verso l’ufficio di Colley. Non sa bene cosa dirgli, magari potrebbe chiedergli aiuto per il compito da consegnare per lunedì, e che lui non ha neanche iniziato o…
-Harry Potter.-
-Pro-Professore!-
Colley sorride e Harry sente il cuore sciogliersi.  Se lo è trovato davanti di colpo, girando l’angolo  e quasi non si sono scontrati.
-Mi stavi cercando?- Harry balbetta la sua risposta in confusione, ma Colley già non gli presta più attenzione,  afferrandogli una manica del maglione lo tira leggermente verso di sé, per poi farlo voltare. Harry lo asseconda, e voltandosi, riesce a godersi per intero la Umbridge inseguita da una seggiola demonizzata che vuole  addentarle il posteriore.
Harry spalanca occhi e bocca mentre  Colley butta fuori una risata divertita.
-È  stato lei?- Harry non sa se questa domanda gli frutterà un anno di sospensione, ma a giudicare dall’espressione furbetta che Colley gli rivolge no, non c’è pericolo. Questo si indica il petto con un sorrisino, prima di scoppiare a ridere in maniera sonora e sgraziata. Harry non  può fare a meno di ridere a sua volta.
-Perché?- chiede timidamente.
-Mi ha fatto troppe domande e troppo personali. Sono un tipo timido.-
Harry non gli crede neanche un po’, alza un sopracciglio.
-Ok, mi da’ fastidio che qualcuno mi chieda come mi sono fatto tutto questo.- si indica il viso con la mano sana -Non penso che ci voglia un genio per capire che qualcuno si è divertito con me, no?-
La voce di Colley alterna toni rauchi e toni nasali, come se l’uomo si stesso sforzando di parlare con un tono di voce non suo. Harry si umetta le labbra mentre lo guarda voltarsi verso una  furibonda Umrbidge e il Professor Piton che le ha appena salvato il fondoschiena.
-Chi è stato a farle questo?-
Colley aggrotta la fronte prima di voltarsi verso Harry che non crede di essere stato così sfrontato - Secondo te?- ribatte.
- Vo-Voldemort?-
-Conosci qualcun altro capace di ridurre così qualcuno senza dargli la gioia di crepare?-  Harry abbassa lo sguardo, da quanto gli è stato detto, il cadavere di suo padre era irriconoscibile, possibile che invece fosse ancora vivo. Che Silente lo abbia aiutato a fingersi morto. A giudicare dagli sguardi che ogni tanto i due si lanciano, Harry è quasi sicuro che si conoscano fin troppo bene.
-Colley vieni con me.-
Colley  alza le spalle mentre si accinge a seguire il Professor Piton. Harry allunga la mano per bloccarlo, e quando gli sfiora le dita strette attorno al pomolo del bastone, una fitta di dolore gli riverbera in testa. Si copre la cicatrice con la mano mentre Colley lo guarda fisso.
-Noi ci conosciamo, vero?- geme mentre massaggia furiosamente la parte che sente pulsare per il dolore.
Colley accenna ad un espressione triste mentre lo guarda - Secondo te Harry, mi conosci?-



Dopo anni di attesa e decina di richieste da parte dei suoi lettori, finalmente Came back to the hell è tornata.  Questa storia seguirà l’andamento della storia madre, ma a suo modo,  inserendo  scene  eliminate dall’altra, scene che,nel corso del tempo, mi furono suggerite per approfondire i personaggi, secondo il mio stile di scrittura che, nel corso degli anni, è parecchio cambiato.
Spero che mi vorrete far sapere che ve ne pare di questo primo capitolo,   se vorrete insultarmi, mandarmi maledizioni cinesi, o altro, sappiate che me le piglierò tutte senza lamentarmi.
Qui,  la serie madre  (clicca qui con garbo e rispetto) che rimarrà comunque online,  anche a conclusione di questa storia, perché è come se fosse la mia primogenita, e le voglio bene con tutti i suoi pregi e i suoi difetti.


Ino chan.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


John Colley non è chi dice di essere, Harry ne è sicuro.
Il problema è che non ha la minima idea di come provarlo. Non può semplicemente piombare nel suo studio, scrollarlo fino a fargli sputare la verità. È pur sempre un professore! Però non vede altre vie di uscita se non quella della forza. Non c’è alcun modo, per lui, per provare che quell’uomo,  è … Oh, cielo!
Sospira chiudendo gli occhi e incrocia le braccia sulla testa. Se tutto questo dovesse rivelarsi una cazzata, richiederà di venire ricoverato al St.Mungo.  Passare la vita come vicino di stanza di Allock sarebbe meno imbarazzante che mettere di nuovo piede ad Hogwarts.
-In realtà ci sarebbe un modo.-
Harry alza il capo dal libro di Aritmanzia e  lancia uno sguardo a Hermione seduta di fronte a lui. La ragazza lo sta guardando pensosa mentre gira e rigira fra le dita un ricciolo della lunga, e incasinata, chioma castana - Sono disposto a tutto, anche a stringere un patto con il demonio.-
Hermione sorride divertita: -Non servirà arrivare a tanto.-

-Sei tu.-
Quella di Severus Piton non è una domanda, e Colley non può fare a meno di accennare un sorriso mentre si volta a guardarlo. Sono giorno che lo pedina,  che lo spia, proprio come quando erano ragazzi. Colley sorride e Piton stringe i pugni per impedirsi di afferrare la bacchetta e puntargliela alla gola.
-Sei tu.- ripete guardandogli la parte sana del volto, soffermandosi su ogni tratto, come se stesse cercando di convincersi che non è così. Che non è vero.
Colley sposta lo sguardo alla bacheca dei trofei davanti ai quali si era fermato per qualche attimo a riprendere fiato, e il vetro gli rimanda il rifletto distorto del suo volto devastato dalle ferite. Mentire? Potrebbe. Però non sarebbe divertente.
-Sono io.- risponde così, senza guardare l’uomo a tre passi da lui -Quando mi hai camminato sopra per arrivare da lei, ero ancora vivo.-
Piton rilascia tutto il fiato che aveva trattenuto fino a quel momento, e abbassa lo sguardo. Una parte di lui vorrebbe dirgli che vederlo ridotto in quello stato gli fa piacere, che se fosse per lui, completerebbe il lavoro staccandogli il pene e costringendolo a  pisciare in un sacchetto, ma c’è qualcosa che glie lo impedisce.
Lei lo amava. Lei soffrirebbe fino alla morte a vederlo in quello stato.
-Mi dispiace.- butta fuori a fatica, quasi ogni lettera gli costasse fatica e disgusto.
Colley corruga la fronte mentre alza il viso su di lui.
-Se mi fossi reso conto che eri vivo, sarei tornato indietro ad aiutarti.-
Colley annuisce guardando la schiena di Piton che si allontana. Non gli sta mentendo, lo sa, lo avrebbe fatto per lei, solo per lei.

Stretto a Hermione, sotto al Mantello dell’Invisibilità, Harry non può fare a meno di notare che è stranamente tranquilla per essere sul punto di violare, per l’ennesima volta, il regolamento scolastico. Le rivolge un occhiata perplessa, e lei gli sorride, arricciando leggermente un angolo della bocca.
-Anche io voglio controllare qualcosa.- sussurra.
Harry inarca le sopracciglia incuriosito:  -Che cosa vuoi controllare?-
-Lavanda Brown sostiene di discendere dalla strega Morgana, ma ti pare?-
Sorpreso, Harry strabuzza gli occhi. È una sua impressione o la rivalità fra Lavanda e Hermione si sta facendo sempre più accesa ?  -Ehi non…- si zittisce a causa della comparsa di Madama Pince che lo costringe a  spostare tutta la sua attenzione su di lei. La biblioteca chiude alle ventitre precise,  non un minuto prima. La Pince  ha già cacciato tutti gli studenti, e con calma serafica, attende di udire la pendola battere le undici per chiudere la porta.
Harry si morde le labbra nervoso, hanno una finestra di pochi secondi per poter entrare in libreria, e non possono fallire.
Hermione si sposta ed Harry l’è subito dietro, la prima volta non ha dovuto faticare così tanto per entrare in biblioteca, ricorda confusamente, mentre piegandosi, si infila sotto il braccio teso della Pince, e imbocca la porta prima che si chiuda. Si gira assieme ad Hermione, e quando sente i passi della bibliotecaria allontanarsi, tira un sospiro di sollievo.

-Ecco qui. -
Hermione poggia sul tavolo un grosso tomo rilegato in pelle rossa e Harry la guarda perplesso. Non hanno tempo di leggere tutto quello, devono farsi trovare nei loro letti quando suonerà la sveglia. Socchiude le labbra, ma Hermione preme l’indice contro di esse, zittendolo  -Sssh, non c’è tempo per spiegarti. Guarda e basta.-
Gira il libro, in modo che il dorso poggi sul tavolo, si schiarisce la voce, e -John Edward Colley.- esclama. Il libro si spalanca fra le mani della ragazza, le pagine iniziano a vorticare, Harry si avvicina affascinato mentre Hermione segue la scena con la bocca tese in un sorrisetto saputello.
-In questo libro sono raccolti i nomi di tutti i maghi mai esistiti, e se sono parte di una famiglia purosangue,  anche i loro alberi genealogici.- spiega mentre il libro continua la sua ricerca -Basta pronunciare il nome del mago che si cerca, e  il libro andrà alla pagina dove è riportato.-
Harry annuisce compito.
Le pagine smettono di vorticare, e Hermione inizia a scorrere la lista di nomi con un dito -Vediamo... John Edward Colley, eccolo qui.-  prima di rendersi conto qual è l’albero genealogico che sta consultando e sbiancare -Non può essere.-
Alza il viso su Harry che le strappa di mano il libro.
-Non può essere…- lo sente sussurrare prima di scoppiare in un pianto dirotto.

 
-Harry?-
Ron si chiude nelle spalle. Quando si è svegliato l’ha trovato a letto, come sempre, ma quando ha provato a dirgli di alzarsi, si è tirato su le coperte fino alla testa ed ha mugugnato di non stare per niente bene. Ha provato a scrollarlo, a ricordargli del compito di pozioni, ma non c’è stato nulla da fare.
-Si può sapere che è successo ieri notte? Che avete scoperto?-
Hermione  stringe al petto i libri che le serviranno nel corso della mattina: -Abbiamo scoperto chi è veramente il Professor Colley.-

Non appena John Colley apre la porta del suo alloggio, Harry lo spinge di nuovo al suo interno, e dopo aver chiuso la porta, la spranga con un colpo di bacchetta. 
-Harry Potter!- esclama sorpreso, ma Harry alza una mano come per intimargli il silenzio. Dalla borsa che ha tracolla, tira fuori un grosso libro rilegato in pelle rossa, e dopo un ultimo sguardo nella sua direzione, pronuncia con voce forte e decisa -John Edward Colley.-
Colley chiude gli occhi, ben consapevole dove si fermeranno le pagine. Harry volta il libro verso di lui, la pagina è quella dedicata alla famiglia Potter.
- L’unico mago mai esistito a chiamarsi John Edward Colley era mio nonno, John Potter[*]- ringhia Harry avvicinandosi al mago -È morto nel 1979 per vaiolo di drago.-
Colley volta il capo, mostrando la parte sfregiata del suo volto al ragazzo.
-Dimmi il tuo nome!- Harry lo spinge ancora indietro  con una manata sul petto- Voglio sentirtelo dire.-
La voce dell’uomo trema, lo sguardo si fa triste: -Mi chiamo James Potter.-


-Devo andare! Hai sentito che ha detto Harry, no? -
-Ho detto che tu non ti muovi da qui!-
Quando Remus Lupin spalanca la porta della cucina di  Grimmauld Place, lo scontro sembra ormai inevitabile. Da una parte, Sirius Black ha già messo mano alla bacchetta, nonostante il signor Weasley e
Kingsley Shacklebolt cerchino di fargliela mettere giù, dall’altra, Andrea Moody, figlia di Malocchio, è a mezzo metro da terra, bloccata dal padre come se fosse un cane da combattimento pronto a saltare al collo dell’avversario.
In mezzo ai due, la signora Weasley sta cercando di riportare la pace, agitando mentre parla la teglia di biscotti appena sfornati.
-Possibile che non siate capaci di parlare civilmente?-  sta sbraitando la donna – Eppure siete belli grandi e vaccinati!-
Immagino che sarebbe una scena divertente, riflette Remus lontanamente, Se ieri notte non fosse stata Luna Piena.
-Remus, fa qualcosa!-  Arthur è disperato e Remus sente l’impulso di mettersi a ridere - O a questo giro, finiranno con l’ammazzarsi sul serio!-
- Ma no che non si ammazzeranno.-  Non si sono ammazzati durante l’anno passato assieme ad Hogwarts, di certo, non lo faranno ora. Si porta alle spalle di Molly,  la sposta dal centro dei due fuochi, e dopo essersi  pinzato la radice del naso, sbuffa -Chi mi spiega che sta succedendo?-
Le risposte dei due si accavallano, Remus alza le mani e, a differenza  di tutti i presenti, ottiene subito silenzio - Andrea, prima tu.-
Sirius ringhia un imprecazione mentre Andrea, fra le braccia del padre, sbuffa soffiando indietro un ciuffo della lunga chioma bionda. È una donna molto carina, con lunghi capelli biondi e occhi celesti. Non somiglia quasi per nulla al padre, fisicamente parlando. Per quanto riguarda il carattere, beh…
- Il signorino vuole andare ad Hogwarts, non si ricorda di essere uno dei maghi più ricercati della comunità magica e che IO…- calca bene la voce -… Sono quella che dovrebbe catturarlo.-
- Moody, al mondo non esisti solo tu e il tuo dannato culo secco!- ribatte immediatamente Sirius.
- Si può sapere perché vuoi andare ad Hogwarts?- è la domanda di Remus - Andrea, qui, non ha tutti i torti.-

Intanto che osserva il castello di Hogwarts da lontano, Remus non può fare a meno di sentirsi in colpa. Nonostante  non abbia esitato nemmeno un secondo a seguire Sirius fuori di casa, non può fare a meno di pensare che le rimostranze di Andrea fossero del tutto sensate e giuste.
-Oh andiamo, non ti dispiacerà per culo secco.- lo prende in giro Sirius - Avrebbe dovuto ammazzarmi per tenermi lontano da qui.-
Remus chiude gli occhi - Un giorno smetterete di litigare?- gli chiede sospirando – È da quasi vent’anni che non fate altro.-

Sirius fa spallucce mentre ricambia l’occhiata di Remus -Io non litigo con lei, è lei che litiga con me.-



FINE SECONDO CAPITOLO: Un grazie a chi vorrà lasciarmi le sue impressioni sulla storia. Qui, la serie madre (clicca qui foga e passione)

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


  

James non sa  perché, di tutti i posti, ha deciso di andare a nascondersi proprio nella Stamberga Strillante. Negli anni, il vecchio ricovero dei Malandrini non è certo migliorato, ci sono ragnatele ovunque e una puzza di muffa allucinante, ma invece di andarsene non appena ci ha messo piede, ha deciso di sedersi di fronte alla finestra sbarrata
Ricorda bene gli anni passati a provare a mutare, le volte in cui Sirius dovette stare per tre giorni ficcato lì dentro perché aveva muso e orecchie da cane, ricorda la risatina di Peter quando, invece di bere, lappò l’acqua che Remus gli aveva offerto.
Ride e piange assieme, piegato in avanti sulla seggiola e con il viso deforme coperto dalle mani. All’epoca non avrebbe mai immaginato di finire così,  storpio e dolorante, odiato dal proprio figlio e responsabile di tanto dolore.
-James.- James alza la testa di scatto, ma non si volta. Non è certo di poter affrontare il dolore di Sirius dopo quello di Harry. Stringe i pugni sulle ginocchia e si limita ad annuire. Sì, è lui. È tornato dall’inferno per seminare dolore e disperazione.
-Perché non mi guardi?- mormora e  James digrigna i denti.
Non pensa di aver mai provato tanta vergogna tutta assieme. Tira su con il naso, afferra il bastone  e lo punta a terra per tirarsi su. Gli occhi di Sirius si sgranano mentre James si alza e lentamente si volta verso di lui e Remus.
-James.- sussurra costernato, assieme a Remus che subito dopo si copre la bocca con una mano. Il viso di James, la sua bella faccia da schiaffi, sempre così simpatica, sembra il frutto di un incubo. La mano di Remus viene rigata dalle lacrime del mannaro mentre Sirius sente tutta la rabbia scemare  un respiro dopo l’altro.
James abbassa gli occhi, contrito -Mi dispiace.- butta fuori - Negli ultimi quindici anni sono stato al St.Mungo sotto falso nome. Non mi dicevano nulla, non sapevo che tu …- alza le mano verso l’amico  le cui labbra, di colpo hanno preso a tremare -… È stato Caramell. Aveva bisogno di una storia sensazionale, il Bambino che sopravvisse,il magico orfanello salvatore della comunità magica, io ero un personaggio scomodo, dovevo sparire. Sono stato al St.Mungo fino a quando Silente non mi hai trovato e…-  James prova ad avvicinarsi, ma le gambe cedono. Cade in avanti,  ma Sirius gli impedisce di crollare sul pavimento, afferrandolo da sotto le braccia e stringendolo a sé - … Mi dispiace così tanto per quello che ti è successo.  Se potessi fare a cambio lo farei anche ora.-
Sirius Black non è di certo una persona emotiva, ma quando le lacrime di James gli bagnano il collo, sente qualcosa sciogliersi all’altezza del petto e salire verso gli occhi e la gola. Singhiozza  con la bocca premuta contro la spalla dell’amico mentre lo abbraccia come se  volesse rimetterlo insieme con quell’unico gesto.
Strizza gli occhi, e le lacrime scendono impietose, riportandogli alla mente frammenti di memoria e di orrore. Il freddo dei Dissennatori, la solitudine, la paura.
-Mi dispiace.- continua a ripetere James e Sirius scrolla la testa, ormai dimentico della rabbia e del risentimento che si ero scoperto a provare mentre seguiva la sua traccia olfattiva fino alla Stamberga Strillante -Mi dispiace.-
-Ssssh! Smettila, va tutto bene.-  biascica fra le lacrime - Siamo di nuovo assieme, va tutto bene.-

-Perché piangi?-
Ad Harry occorre qualche secondo per capire che , questa volta, non è Mirtilla Malcontenta a cercare di capire che gli succede, ma qualcun altro. Alza il viso dalle ginocchia, e la mano timidamente sollevata verso di lui si ritira di scatto. Ginny gli sorride e Harry, senza sapere perché, si ritrova a fare altrettanto nonostante le lacrime che gli imperlano le guancie.
Tira su con il naso, e ride forte quando la ragazza, prontamente, gli allunga il suo fazzoletto.  Non sa nemmeno il perché, visto che non è per niente un momento da ridere. -Come mai sei qui?- le chiede e Ginny , dopo essersi alzata, si siede accanto a lui, con le spalle appoggiate sulla porta del cubicolo dove la povera Mirtilla morì.
-Io vengo sempre qui quando ho bisogno di andare in bagno.- alza un dito verso l’alto, per indicare la testa di Mirtilla che spunta fino al naso dalla porta -Così le faccio compagnia e poi non c’è nessuno che mi dia fastidio.-
Sistema il cravattino e poi il mantello, quasi le fosse venuto in mente qualche pensiero spiacevole da scacciare via. Harry annuisce mentre si tampona gli occhi con il fazzoletto  arrotolato. Ora che ci pensa, questa è la prima volta che parla con Ginny per più di qualche battuta di sfuggita.
-Il professor Colley è mio padre.- sospira e Ginny si volta di scatto verso di lui -Non sono impazzito, te lo giuro.-

Ginny lo ascolta in silenzio, fissandosi le scarpe e mordendosi il labbro inferiore pensosa. Harry non ha idea del perché lo stia raccontando a lei, e non ad Hermione e Ron, ma quando finisce di parlare, e la ragazzina gli sorride incoraggiante, si sente davvero meglio.
-Non dovresti piangere, è un bellissimo giorno. Il tuo papà è ancora vivo, dovresti essere felice.- Harry ribatte prontamente che, se negli ultimi quindici anni, ha preferito starsene per i fatti suoi, lontano da lui, non vede perché dovrebbe essere felice.
-Magari mi incolpa di essere vivo al posto della mamma.- si lamenta coprendosi la testa con le mani, prima che Ginny lo spinga di lato con una gomitata al fianco. Si volta a guardarla sorpreso, e la ragazza, ricambia con un espressione altrettanto stupefatta. Per lei è già un record personale stare parlando con Harry senza impappinarsi, arrossire e  ridacchiare come un alienata, non si aspettava di riuscire ad essere ancora amichevole e scherzosa.
-Harry lo hai guardato bene in faccia?- gli chiede corrugando la fronte - Non hai pensato che, magari, negli ultimi quindici anni non ha potuto starti vicino?-

-Grazie.-
Severus Piton annuisce legnosamente mentre aiuta James ad alzarsi, facendosi passare un braccio attorno al collo. Non sa perché si stia abbassando ad aiutarlo, visto che, una parte di lui, nonostante siano passati molti anni da quel giorno, desidera ancora ucciderlo, ma sta di fatto che, dopo essere uscito dal buco del Platano Picchiatore, invece di mollarlo lì, e andarsene, mantiene la promessa fatta a Sirius e a Remus, e  trascina James verso il suo alloggio.
Il mago è silenzioso, lo sguardo perso dietro gli occhiali storti sul viso deforme. Non sei più così bello, vero Potter? Sussurra malevola la parte più meschina di Severus mentre l’altra si chiede quanto dolore deve causargli la carne accartocciata e rattrappita a quel modo.
-Lei parlava spesso di te...- Severus trattiene il respiro, il dolore che gira e scava all’interno del suo petto -… Diceva che gli mancavi. Che ti avrebbe rivoluto nella sua vita e che ti avrebbe voluto nella vita di Harry. Era convinta che saresti stato uno zio fantastico per lui.-
Severus riprende a respirare, la gola gli fa male per le lacrime che sta trattenendo. -Perché me lo stai dicendo?- sussurra assottigliando lo sguardo -Vuoi divertirti a vedermi soffrire? Non ti basta avermela portata via?-
James scrolla la testa -No, voglio darti un po’ di pace, Severus. Lei ti voleva bene, più di quanto immagini. Non sono stato io a portartela via, sei stato tu.  Sei stato un idiota a non accettare quello che voleva darti.-
Severus lo lascia andare di colpo e James cade a terra con un sacco. Ora come ora, sarebbe capace di ucciderlo, ma allo stesso tempo, c’è una parte di lui che sa che è così. Lily lo amava, non lo amava come lui aveva sempre desiderato, ma lo amava sinceramente e incondizionatamente.
-Come può darmi pace ? Lei è morta, non potrò mai fare ammenda per quanto è successo.- Non potrà mai dirgli che gli dispiace di averla svergognata solo per orgoglio, sarebbe stato felice di vederla sposa e mamma, perché consapevole di quanto lei desiderasse avere una famiglia.  Avrebbe accettato tutto, pur di  ricevere ancora un suo sorriso spensierato.
James  scrolla la testa tristemente -C’è suo figlio, però… Severus, Harry mi assomiglia molto, è vero, ma guardalo negli occhi. È Lily. È il suo regalo.-
 

Severus ha ancora in testa le parole di James quando blocca Harry davanti all’aula di Trasfigurazione e gli fa segno di seguirlo.  È figlio di Lily, è figlio di sua madre. Lo guarda negli occhi, forse per la prima volta, e ci ritrova quel verde sconcertante, simile ai prati d’Irlanda.
-Dove stiamo andando, Professore?- gli chiede Harry.
Severus non gli risponde mentre un idea inizia a girargli nella testa fino a essere quasi ossessiva: C’è qualcosa che può fare? C’è qualcosa che possa riportare tutto allo status quo? Sì.
Spalanca la porta dell’infermeria e spinge al suo interno Harry - Parla con tuo padre, Potter.- gli intima prima di chiudere la porta, e anche se non può vederlo, lo sa che è proprio dove l’ha lasciato con un espressione sbalordita stampata in faccia.


Fine capitolo.
Se vi va, fatemi sapere che ve ne pare.

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Harry Potter non sa cosa aspettarsi mentre Silente prepara l’occorrente per mostrargli i ricordi di James del 31 ottobre del 1981. Harry ha provato a farsi raccontare la verità durante le due ore e mezzo in cui è rimasto seduto accanto al suo letto, ma non c’è stato verso di fargli aprire bocca.  Così, ha deciso di rivolgersi a Silente, che non ha esitato a farsi dare un ampolla con i ricordi di quella notte.
-Non poteva semplicemente parlarmene?- ringhia infastidito.
Silente non risponde, anche se Harry ha la sensazione che gli abbia scoccato un occhiata di biasimo. Lo guarda rovesciare il ricordo di quella notte nel Pensatoio, che non è altro che una sorta di bacinella in cui è possibile rivivere i ricordi di qualcuno , e poi voltarsi verso di lui.
-Sei sicuro di volerlo vedere, Harry?- gli chiede dolcemente.
Una parte di Harry vorrebbe dire di no, un’altra, invece, sa che quella è l’unica cosa da fare. Afferra  i bordi del Pensatoio, e osserva l’acqua che ristagna  sul fondo. Sembra acqua, ma chissà che diavolo è in realtà.
Sospira e dopo un momento passato con gli occhi chiusi, si tuffa nel passato.

-Lily prendi Harry e scappa!-
James Potter sa che queste saranno le sue ultime parole, e nonostante  tutto riesce a sorridere a Lily che lo guarda dalle scale. Deve sembrare sicuro di sé. Tranquillo.  O lei non gli volterà mai le spalle. Morirà lì, con lui, e per Harry sarà la fine.
Lily tentenna con una mano sul corrimano,  non vuole lasciarlo, e James sente il cuore traboccare di gratitudine verso il Cielo per avergli concesso di avere una moglie così devota. Le sorride nella maniera più spavalda che conosce, nonostante le labbra che tremano e gli occhi lucidi, e Lily gli sorride a sua volta, nonostante le lacrime che le rigano le guancie.
Sale le scale a due a due mentre la porta si apre lentamente, James si volta e Voldemort appare. Indossa un lungo mantello nero,  una falda del cappuccio gli copre il viso, tanto che James  riesce solo a scorgerne le labbra pallide tirate in un sorriso.
-Sei disarmato James Potter.-  mormora l’Oscuro Signore e James sa che è l’inizio della fine.

Il primo incantesimo lo sorprende, e lo abbatte al suolo. Non è un Avadakedavra, ma un incanto tagliente così potente da avergli fatto quasi esplodere la gamba destra. Quasi urla per il dolore, ma qualcosa gli impedisce di farlo.  L’orgoglio forse.
Stringe le mani a pugno, e si tira su  lentamente, appoggiandosi al muro per avere un sostegno.
-Non…-  ansima -…Mi hai fatto…-  sorride -…Nulla.-
Un espressione sorpresa passa sul volto dell’Oscuro Signore mentre lo guarda fronteggiarlo con la sola forza della disperazione a reggerlo in piedi.  Alza di nuovo la bacchetta e James non può fare nulla per ripararsi. Cade di nuovo a terra, il viso  per metà scarnificato, l’occhio esploso come un acino d’uva. Il sangue è ovunque, nelle narici, nella bocca, ma ancora si alza,  e  per quel poco che riesce a vedere, l’Oscuro Signore, è davvero sorpreso. Non è una sua impressione.
Di nuovo lo colpisce, senza dargli il tempo di respirare, il braccio si spezza, la carne si apre in decine di punti, James non ha la forza di alzarsi stavolta, ma cerca di farlo. Rotola sulla pancia, cerca di aggrapparsi al corrimano, i passi di Voldemort si fanno più vicini, sta per dargli il colpo di grazia.
E invece no. Gli ricostruisce l’occhio, e con la punta della bacchetta, lo costringe ad alzarsi il viso su di lui. Lo guarda a lungo, prima di allargarsi in un sorriso.
-Ti auguro di vivere a lungo, James Potter. -

Il resto è confuso.
James  sente Lily cadere,  e le lacrime lo accecano mentre cerca di strisciare su per le scale. La chiama, chiama Harry, spera che anche con lei, Voldemort si sia divertito e basta, ma sa che non è così. Il pianto di Harry si spegne in un gorgoglio, così come la forza di James, che perde conoscenza  a metà della rampa di scale.
Severus che gli cammina letteralmente sopra pur di andare da Lily,  James lo ricorda come una figura confusa a cui cerca di chiedere aiuto, ma non riesce a parlare. Alza solo una mano verso di lui, prima che tutto si spenga di nuovo, fino al nuovo sprazzo di lucidità. Accade quando si ritrova a guardare da vicino il volto di Malocchio Moody, che  lo sta medicando.
-…Lily…-  geme appendendosi alle braccia del mago. Alastor scrolla la testa, e James sa, non ha bisogno di chiedere . Le lacrime scendono copiose, il loro sale corrode la carne ferita, ma non gli importa. Lily è morta. Harry piange fra le braccia di
Kingsley Shacklebolt, così giovane da sembrare fuori posto. James tira su con il naso mentre guarda suo figlio  gemere e lamentarsi.
Si sta toccando la bocca, ha fame, pensa,  prima di vedere Kingsley voltarsi perplesso, e una luce bianca avvolgerlo completamente. James alza la testa sconvolto, la stessa sorte tocca a Malocchio, il resto dei presenti rimane immobile, sconvolto, mentre il  prossimo Ministro della Magia, Cornelius Caramell, si fa avanti. James lo guarda prendere Harry dalle mani di un immobile Kingsley   e cullarlo.
-Non ti preoccupare, James.- sorride al bambino -  Verrà trattato  come un Salvatore, da tutta la comunità magica.-
 

Harry cade a sedere all’indietro e subito alza gli occhi su Silente che lo osserva serio in viso. Non può credere a quanto a visto. Caramell, quel maledetto bastardo, ha deciso di renderlo un orfano per dare alla comunità magica un salvatore a cui aggrapparsi! Ha giocato con la sua vita, l’ha riscritta come se fosse un personaggio di un libro.  Si  porta la testa fra le mani, accecato dall’odio. Vuole ucciderlo, maledizione!
Silente annuisce mestamente, e ad Harry  basta per capire che le sue deduzioni sono esatte. Si  alza senza dire una parola, e  lascia l’ufficio del preside sbattendo la porta dietro di sé.  Silente raccoglie di nuovo il ricordo di James nell’ampolla e si volta verso la persona che ha assistito nell’ombra la scena.
-James non lo ricorda.- lo informa.
-Capisco...- il volto di Severus è scuro mentre fronteggia Silente - Ho bisogno del suo aiuto Preside.-

Quando Harry entra in infermeria, James è girato su un fianco verso la finestra. Harry non si da’ tempo di pensare, e dopo aver fatto il giro del letto, sale su di esso, e si stende accanto a lui  rubandogli un pezzo di cuscino.
-Perché volevi che vedessi?- gli chiede.
James non apre gli occhi, ma Harry sa che è sveglio.
-Papà.- sussurra poggiando la fronte contro la sua.  Se ne stanno lì, così, per un tempo indefinito, nonostante le lacrime di Harry che bagnano il cucino, e il suo respiro affaticato , James non fa nulla per consolarlo. Lo lascia sfogare,  toccargli il viso e il collo, prendere familiarità con quello che è successo.
-Mi avresti creduto sulla parola?-
Harry scrolla la testa. No, Non lo avrebbe creduto. Nonostante tutto, avrebbe pensato a una balla.  Avrebbe cercato di odiarlo, piuttosto che scoprire il fianco e lasciarsi andare. Anche con Sirius è stato la stessa cosa, nonostante le sue spiegazioni, ha desiderato di ucciderlo  fino a quando Peter Minus  non è apparso fra loro.
James lo spinge contro di sé, e poggia la guancia sana contro la sua e Harry chiude gli occhi mentre inspira ed espira il suo odore. Ora comprende l’espressione beata di Dudders quando, da bambino, si addormentava sul pancione di zio Vermont.
-Mi dispiace di essere vivo al posto di Lily.- Harry scrolla la testa mentre lo abbraccia da sopra le coperte. Non deve scusarsi di nulla -Mi dispiace così tanto.-

-Sei un testaturbante[*]? Davvero?-
Remus Lupin annuisce distrattamente mentre aiuta Molly a preparare la tavola.   Durante la cerimonia di smistamento,  ha litigato per più di cinque minuti con il Capello,  perché  lui voleva a tutti i costi venire smistato a Corvonero, mentre il cappello era più che deciso a mandarlo fra i Grifondoro. Sorride al ricordo di come il  Cappello tentava di tirare la ragione dalla sua parte, facendogli girare la testa a destra e a sinistra, quasi lo stesse scrollando.
-Perché volevi essere smistato a Corvonero?- gli chiede Tonks interessata. Sirius  pizzica il fianco di Andrea, e quando questa si gira verso di lui,  le fa cenno di guardare. La ragazza ridacchia. Tonks è così palese nei suoi sentimenti, che pure i sassi, ormai, si sono resi conto che si è presa una bella cotta per Remus. 
Remus si chiude nelle spalle: - Fra i Grifondoro c’era qualcuno che avevo paura di incontrare.-

-Tu invece sei stato smistato subito a Grifondoro?-
-Sì.-  Sirius non riesce a trattenere una risata al ricordo - Non potrò mai dimenticare la faccia di tua madre e di Narcissa mentre mi guardavano.-
Un Black  smistato a Grifondoro non si era mai visto prima. Le due sorelle lo fissavano come se fosse stato un alieno, mentre lui, lui se la rideva ed era così felice che si sarebbe strappato il Cappello dalla testa per riempirlo di baci. Entrare a Serpeverde, avrebbe significato compiere il primo passo verso il luminoso avvenire da Mangiamorte che Walburga e Orion avevano preparato per lui.
-Tu invece?-
Andrea alza gli occhi dal suo piatto, e bofonchia la sua risposta. Quasi testaturbante. Tonks si sistema sulla seggiola , pronta ad ascoltare, ma la ragazza non sembra volerne parlare.-Qual’era l’altra casa?- la punzecchia allora.
-Tassorosso.-bofonchia.
-TASSOSPORCO?-  Sirius scoppia a ridere, incurante dello sguardo assassino di Tonks, Tassorosso non solo nella casata, ma anche nel cuore. Batte le mani sul tavolino, ridendo , mentre le guancie di Andrea cambiano svariate tonalità di rosso.
Non si direbbe, ma ha un carattere migliore di quanto la sua fama di attaccabrighe lasci passare, non avrebbe poi stonato così tanto fra i Tassorosso.  Sbuffa dalle narici mentre Sirius continua a ridere a crepapelle, e gli scocca un occhiata da sotto in su.
-Perché ridi? Infondo non ti ricordi di me ai tempi della scuola.- Sirius si zittisce di botto, lo stesso vale per Tonks che gli stava urlando contro - Se sono diventata così, è anche per colpa tua.-
Sirius guarda Andrea alzarsi da tavola e uscire dalla stanza senza dire una parola, e con un verso infastidito, si lascia cadere  contro la spalliera della seggiola. Azkaban, i Dissennatori, gli hanno tolto un sacco di ricordi felici, non ricorda più la faccia di Remus e James da ragazzi, né quella di Lily, e purtroppo non ricorda Andrea.
E’ stato Remus a dirgli che, durante il suo ultimo anno, aveva preso in simpatia una primina di Grifondoro, è che quella era proprio l’auror da cui era scappato per mesi, Andrea Moody, l’unica figlia di Malocchio.  Sirius,  non l’aveva assolutamente riconosciuta, anche se, il suo odore, gli era sembrato familiare.
-L’hai offesa.- Remus scrolla la testa e Tonks fa altrettanto. Sono inquietanti. Sirius aggrotta la fronte mentre li guarda.
-Stavo scherzando!- prova a difendersi.

Stava scherzando, maledizione!
Sirius sbuffa davanti al divano dove Andrea sta schiacciando un pisolino e alza gli occhi al soffitto. Scusarsi non è mai stato il suo forte, se poi non capisce perché dovrebbe farlo, peggio ancora.  Perché diavolo dovrebbe essere colpa sua se è diventata una stronza, scorbutica e manesca? Si gratta la testa mentre  la guarda e alla fine, opta per l’unica soluzione che gli viene in mente. Far tornare la pace con Pagnottella, come la chiama Alastor, facendola arrabbiare per qualcosa di futile.
-Così mi insulterà, scaricherà i nervi, e io potrò evitare di scusarmi.-
Muta  in cane, e sale sul divano con lei.

L’urlo di Andrea desta Walburga, che a sua volta, inizia ad urlare così forte da far tremare i vetri. Remus piomba in salotto assieme a Molly e gli altri,  e  come gli altri si ferma a guardare la scena scioccato. Andrea ha sollevato il tavolinetto da tea sopra la testa, e sta per abbatterlo su un Sirius seduto ai suoi piedi . 
-Andrea che diavolo?- Remus si risveglia dalla sorpresa, e va ad afferrare la ragazza per le braccia per farle mettere giù il tavolo. Questa sta ringhiando insulti e imprecazioni a bassa voce quando Remus l’acchiappa: -Bastardo! Maledetto!Vergogna della nazione!-
-Sirius, si può sapere che diavolo le hai fatto?- Sirius sposta lentamente le mani che si era portato alla testa e guarda Remus irritato. Non le ha fatto niente, per Merlino! Le ha solo leccato la faccia  da cane, e ha reagito come se avesse cercato di infilarle le mani nelle mutande. Remus rimane serio per qualche istante, prima di iniziare a ridere.
-E’ cinofoba, ha paura dei cani!-

-Sai Moony, l’odore di Andrea...-
Remus alza un sopracciglio senza scostare lo sguardo dal libro che sta leggendo. C’è voluta la mano del Cielo per calmare Andrea, e ancor di più, per calmare Alastor, deciso a vendicare la figlia facendosi un manicotto di pelliccia di cane.
-…Somiglia a quello del miele.- inspira profondamente - E’ un odore che mi piace.-
Le labbra di Remus si piegano in un sorriso, memore di aver già sentito dire una cosa del genere al Sirius Black di diciotto anni, mentre costringeva una minuscola bimba bionda ad accompagnarlo agli allenamenti di Quidditch.
-Perché non…- le parole di Remus vengono coperte dal crepitare delle fiamme nel camino, i due Malandrini si voltano assieme, giusto in tempo per vedere Severus Piton uscire spazzolandosi la palandrana nera.
-Piton.- come al solito, Sirius non può fare a meno di mostrare la sua ostilità. Remus invece, è molto più educato. Si alza, mettendo di lato il libro che stava leggendo. È a lui che Severus si rivolge.
-Lily è viva, dovete aiutarmi a riportarla a casa.-

 

Fine capitolo:

Un grazie a chiunque avrà la bontà di lasciarmi le sue impressioni, belle o brutte che siano.
Ino chan.



[*]Testurbante è un termine arcaico di Hogwarts che definisce uno studente il cui Smistamento sia durato più di cinque minuti. [fonte: Harry Potter Wiki]

[*] Remus, testa turbante, è un mio headcanon

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


Quando un membro della famiglia Black viene ripudiato, gli viene inviata una rosa nera dalla propria madre. Come il Bacio della Morte, la Rosa dei Black, è una condanna senza appello. Una volta ricevuta, il mago  sa perfettamente di essere sulla lista nera di tutti i suoi familiari, e che questi si faranno in quattro per ucciderlo.
Sirius ricorda bene quando, a soli diciotto anni,  sua madre gli inviò la Rosa Nera, e lo condannò a morte. A quel tempo pensava che niente di peggio sarebbe potuto capitargli, e invece…
Quando Andrea Moody entra nel salotto di Grimmauld Place, Sirius è solo. È seduto con le gambe incrociate fra il divano e il tavolinetto, con la testa voltata verso il camino, e lo sguardo perso. Molly non ha saputo spiegarle cosa diavolo è successo fra lui  e il Professor Piton, perché si sono presi a pugni, le ha solo detto di andare a parlargli, visto che è l’unica in grado di  trattarlo a parte Remus.
Sirius sta osservando  le fiamme che crepitano nel camino, ha le nocche che sanguinano, e a giudicare da come le sfrega con le dita, devono fargli male. Andrea sbuffa mentre va ad accucciarsi di fronte a lui, e per farlo voltare a forza verso di lei, gli infila una mano fra i capelli, e lo costringe a girare la testa.
Sirius ha uno scossone prima di guardarla in viso.
Andrea aveva undici anni quel giorno, quando lo ha trovato sulle rive del Lago Nero, e proprio come adesso, gli aveva fatto alzare la testa, afferrandolo per i capelli. Sirius ricorda bene la sua faccetta preoccupata, e le sue belle trecce bionde. Era una bambina piccola per la sua età, l’unica figlia di Malocchio Moody.
“Se proprio ti dispiace quello che è successo, scegliti un’altra famiglia, no?”
Sirius ricorda di aver riso alla sua uscita mentre le prendeva la mano, e la misurava contro la sua. La punta delle dita di Andrea arrivavano a malapena sfiorare la prima falange delle sue “Non è così facile, Andy.”
“Sei seccante, vorrà dire che da oggi, sarò io la tua famiglia, contento?”

Sirius strizza gli occhi mentre quel ricordo lo assale, e prima che possa ricordare che quella che ha di fronte, non è più la undicenne che  lo accompagnava agli allenamenti di Quidditch, sbuffando e millantando rapimenti, poggia la mano sulla sua, quando la allontana dal suo capo. Andrea spalanca gli occhi presa in contropiede, mentre Sirius nota che le mani non le sono cresciute poi molto. Sorride divertito, e anche se ha voglia di prenderlo a sberle, Andrea lo lascia fare.
-Ti sei ricordato  di quella volta al lago?- gli chiede.
Sirius annuisce lentamente.
-Vuoi dirmi che è successo, Sirius?-
Sirius scosta lo sguardo, Andrea fa per alzarsi, visto che non ha voglia di fare il medimago della situazione, ma questo  le butta le braccia al collo e la trascina di nuovo con le ginocchia a terra. Andrea si lamenta per la vicinanza, afferrandogli le braccia poco sopra i gomiti, e cercando di fargli mollare la presa, ma Sirius non la molla.
 -Black che diavolo fai?- geme infastidita.
-Per favore, solo un po’.- Andrea si blocca - Dodici anni della mia vita. Dodici anni, Andrea.-

Se si potesse morire per l’imbarazzo, Andrea Moody sarebbe già morta.
Non solo Sirius l’ha abbracciata, cosa che da sola, basterebbe già a provare i suoi poveri nervi, ma ha anche poggiato una guancia contro la sua. Chiude gli occhi e conta da cento all’indietro, per impedirsi di alzare le braccia, e stringerlo a sua volta.
-Che è successo fra te e Piton?-ripete.
Sirius chiude gli occhi mentre affonda le dita nella felpa della ragazza. È successo che, a quanto pare, è una persona migliore di quanto credeva, visto che Mocciosus Piton  respira ancora.
Stringe fra i denti il labbro inferiore.
-Se non mi dici nulla, non posso aiutarti.-
Sirius deglutisce a vuoto e con un filo di voce, mette a corrente Andrea della situazione: Lily è viva, e bisogna salvarla.

 

Quando Severus Piton mette piede a Godric’s Hollow,  il suo unico pensiero è trovare Lily. Non si cura di James Potter bocconi sul pavimento, è talmente mal messo che da’ per scontato che sia morto.  Cammina sul suo sangue e su di lui, senza guardarlo, e stringendo i pugni,  sale le scale.  La porta della camera di Harry è stata sfondata, e c’è un silenzio agghiacciante. Quando Severus però si affaccia nella stanza, sia madre che figlio sono vivi.
Lily è seduta di fronte alla culla , le ginocchia sollevate, e le mani premute sulla parte bassa del ventre e il pube. È talmente sottoshock da non capire che non può  fermare così il sangue che sta perdendo. Il figlio che stava aspettando è morto al posto suo, dentro di lei,è quello che ora imbratta il pavimento, è lui che la lascia. Lily alza gli occhi verso Severus mentre le lacrime le rigano il viso, non riesce a dirgli mezza parola, solo gli tende le mani supplichevole.
-Lily.- Severus ricorda bene quando, da bambina, dopo ogni lite con Petunia, Lily reagiva allo stesso modo. Tendeva le mani verso di lui come se fosse stato l’unica persona importante nell’universo e lo abbracciava forte. Severus reagisce senza pensare, in due passi è di fronte a lei, e l’abbraccia con tutta la forza di cui è capace.
-Ho perso il mio bambino.- Lily è totalmente fuori di sé per il dolore, non sembra rendersi conto di altro che del sangue che le cola fra le cosce -Voldemort ha ucciso il mio bambino.-
Severus annuisce mentre le asciuga il viso paffuto con le dita. Non può fare nulla per aiutarla,  l’Avadakedavra è un incanto crudele, ha scelto la creatura più indifesa nella stanza e l’ha uccisa.
Secondo quanto Voldemort gli ha raccontato, Lily aveva in braccio Harry quando l’ha colpita, il sacrificio c’è stato, che non sia stata lei a morire, ma il piccolo che aveva in grembo, è relativo. Lily sarebbe morta per salvarlo, ed è per questo che, quando ha provato a ucciderlo, l’Avada è tornata indietro.
-Lily.-  Severus  le passa un braccio sotto le gambe e l’altro attorno ai fianchi - Devo portarti via da qui.-
Lily batte le palpebre  senza capire - Devi sparire, se loro sapessero che sei ancora viva, continuerebbero a darti la caccia, al pari di tuo figlio. Devi sparire dal mondo magico.-

Andrea non può credere a quanto Sirius le ha appena detto. Lily è sopravvissuta al tocco dell’Anatema che Uccide, e Severus l’ha fatta sparire senza pensarci su due volte. La domanda è, dove può averla nascosta? Di certo non a casa sua a Spinner’s End.
- Da Narcissa Black in Malfoy.- sussurra Sirius.

Severus ha ancora in testa le grida di Lily alla vista del corpo scempiato di James, quando entra a casa Malfoy. Narcissa è sola , come sempre del resto.  Visto che il tanto agognato erede  è finalmente nato, Lucius ha perso completamente interesse in sua moglie, relegandola al ruolo di trofeo da esibire. La donna si sta pettinando i lunghi capelli biondi seduta allo specchio della toletta quando Severus  sbuca dal camino alle sue spalle con Lily svenuta fra le braccia.
-Severus Piton.- esclama Narcissa alzandosi .
Narcissa Black è una donna molto attraente, dalla  palle chiarissima e dai capelli biondo oro. È senza dubbio la più bella fra le tre sorelle Black, e nonostante Severus non sia interessato alle donne in generale,  non può fare a meno di guardarla per qualche secondo in silenzio.
-Hai detto di aver bisogno del mio aiuto per salvare tuo figlio, non è così?-

Andrea non sembra capire  e Sirius si prende qualche secondo per spiegarle a cosa si sta riferendo. Nelle famiglie purosangue è prassi  far predire il futuro dei neonati.  -A Draco è stato predetto che morirà prima dei diciotto anni se gli verrà impostoo il Marchio dei Mangiamorte.-  Sirius sospira -Praticamente quello che predissero a me.-
-Davvero?- Andrea è sorpresa, e Sirius annuisce -Però i miei genitori, a differenza di Cissy, non si  sono fatti alcuno scrupolo di coscienza. -
Sarebbe stato marchiato a sedici anni, e niente avrebbe potuto salvarlo, se fosse rimasto in seno alla famiglia.

Narcissa Black in Malfoy osserva la donna fra le braccia di Piton,  la conosce,  l’ha vista ad Hogwarts.  Aggrotta la fronte, e le sopracciglia chiarissime si avvicinano.
-Cosa dovrei farci con la moglie di un Auror?- chiede.
-Nasconderla in piena vista, perché nessuno la trovi fino a quando, Tu sai chi, non verrà eliminato.- Severus sa perfettamente che il suo piano è al limite della follia, per questa ragione, dopo aver poggiato Lily sul letto di Narcissa, tende la mano verso di lei - E in cambio, io proteggerò tuo figlio dal destino che lo attende.-
Gli occhi chiari di Narcissa vanno alla culla  accanto al suo letto e al neonato, roseo e grassottello che dorme al suo interno. Non può permettere che lui muoia, non può farlo. Alza gli occhi sulla mano tesa di Severus , e poi sul suo viso, e accetta il patto.

-Il Voto Infrangibile è stato fatto alla presenza di Dobby, uno degli elfi domestici di casa Malfoy,  Lily così è stata cambiata con una pozione in una donna dai capelli neri, e dall’aspetto orribile, i suoi ricordi sono stati azzerati, ed è stata convinta di essere sempre stata una serva. Narcissa la tiene con sé da allora, Lily è stata la nutrice di Draco, e ora è la sua cameriera persona.-
Andrea non sa che diavolo dire,  a parte una cosa.  Se Lily è viva, James è vivo, allora Sirius… Sirius poteva essere salvato.  Per dodici anni, sia Caramell che Piton, hanno deciso di sacrificarlo per i loro comodi.
Andrea lo allontana da sé prendendolo per le spalle e lui le sorride mestamente - Piton ha detto che Lily non gli ha raccontato nulla sullo scambio dei Custodi, ma mentiva. Lo conosco, anche se lui pensa di no. Quando parla così velocemente, è perché sa di stare dicendo una cazzata.-
Andrea prende fiato dal naso, e lo rilascia dalla bocca.
-Era un ragazzo, alla fine lo capisco. Se mi avesse scagionato, il piccolo Peter avrebbe capito che, quella trovata a Godric’s Hollow non era Lily, ma un cadavere cambiato per l’occasione e sarebbe stata la fine. Però…-
-Un ragazzo, un cazzo… - Sirius spalanca gli occhi - …Ti ha volutamente sacrificato per salvare Lily e tu non sei neanche un po’ incazzato?-
Sirius sospira, e a che serve incazzarsi? Ormai è andata così.
-Io volevo ucciderti.-
Andrea si porta le mani alle tempie mentre si alza -Avevo già deciso che lo avrei fatto passare per legittima difesa. Io ero pronta ad ucciderti, Sirius.-
-Andrea.- prova a calmarla Sirius.
-Non posso crederci. Ti avrei ammazzato, io lo avrei fatto, e lui … - la ragazza urla per i nervi mentre Sirius si alza  poggiando una mano a terra. Non può credere che il Professor Piton abbia fatto una cosa del genere, ma d’altra parte, tutto fila.  Il silenzio su tutta questa faccenda  ha permesso a Lily di passare per una serva a casa Malfoy, nascosta in piena vista a tutti i Mangiamorte. Perfino a Voldemort stesso. Se la notizia dello scambio, invece, fosse uscita,  si sarebbe indagato, la verità sarebbe stata scoperta, e Lily.
-AndreaCalmati…-
La ragazza fa per ribattere che non c’è nulla per cui stare calmi, che Sirius le prende il viso fra le mani e la fa voltare a forza verso di sé.  Andrea non ha tempo di capire che sta per succedere, che la bocca di Sirius è già sulla sua. Si marmorizza, presa completamente in contropiede, e quando Sirius si allontana da lei, lo guarda come se fosse un mostro a tre teste.
-Visto che ti sei calmata?- [*]
Andrea lo fissa .
-Una volta ho calmato così anche Remus.-
La ragazza socchiude gli occhi, ha ancora le mani di Sirius sulle guance e questo glie le sta pizzicando come farebbe con una bambina -Mi stai dicendo che hai baciato in bocca Remus?-
-Sì, era anche il mio primo bacio.-
Andrea si volta, Remus è appoggiato alla porta  con una spalla.  Dora, accanto a lui,  ha i capelli di un rosso così forte, da sembrare brillare. Evidentemente anche lei sta pensando, come Andrea, a Sirius che prende Remus a tradimento e lo bacia.
-Ti sembra una cosa normale da fare?-
Sirius si chiude nelle spalle  -Sì, perché?-
Andrea alza le mani, e poi le lascia cadere.  Ci rinuncia. Si sfila dalla presa di Sirius, e senza dire una parola, si infila nel camino. Sirius si gratta la testa perplesso, ma non appena realizza che sta per succedere, è troppo tardi. Il camino si illumina di nuovo, e Malocchio compare armato di bacchetta.
-Dimmi un po’, com’è che vai in giro a baciare giovani e indifese fanciulle?-
Sirius alza le mani -Prima di tutto , tua figlia non è indifesa.-
La mascella di Malocchio ha un tremito -Quindi non neghi che l’hai molestata.-
-Era un bacino, Alastor. Dai! Ha quasi trent’anni, ti pare che sono stato il primo?-
-Stai dicendo che mia figlia, è una poco di buono?-
Sirius sente la morte, non solo alitargli sul collo, ma anche lucidarlo per la bara. Scrolla la testa mentre inizia a camminare all’indietro. Certo che no, non oserebbe mai dire che Andrea è una poco di buono.
Remus, che si sta godendo la scena dalla porta, ridacchia - Sirius,  credo che ti convenga iniziare a correre.-
Sirius non se lo fa ripetere due volte, e sottoforma di cane,  passa fra Remus e Tonks ululando all’impazzata, la ragazzina ride forte coprendosi la bocca con una mano, mentre Alastor lo insegue sparando incantesimi a destra e a sinistra.
-Senti.- Remus la guarda -È vero che…-
-Sì, è vero. Quanto avevamo quindici anni, quello scemo mi ha seriamente baciato.-
Tonks si tocca il labbro inferiore con la punta dell’indice mentre guarda Remus - Ma con la…-
-Vuoi sapere se con la lingua o meno?- le chiede Remus sorpreso -Dora, non ti facevo così sporcacciona!-



 

 

Se volete, posso pubblicare il mini missing moment sul perché Sirius ha baciato Remus. E se vi va, fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo!

NOTE E DISCLAMERS:

[*] Scena ispirata a Jonjou Romantica.

 

 

 

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