Out there.

di Just a Shapeshifter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to hell, fool. ***
Capitolo 2: *** New day, new laws ***
Capitolo 3: *** Rakshas' brand ***
Capitolo 4: *** Conflicts; ***
Capitolo 5: *** Mind-blowing. ***
Capitolo 6: *** Be prepared. ***



Capitolo 1
*** Welcome to hell, fool. ***


Un trillo assordante spezza il monotono silenzio << Muovetevi. >>
Sentiamo solo urla, alcune flebili proteste e rari insulti. Ma cosa sta succedendo?
Nemmeno il tempo di svegliarsi che ci si ritrova sbattuti in una stanza con sconosciuti, ci si chiede il perché senza però conoscere risposta alcuna.
<< Dove cazzo siamo? >> Mormoro a un vicino ma questi, forse troppo impaurito non risponde.
<< Qualcuno mi dice che cristo sta succedendo?! >> Un ragazzino mi si para davanti senza problemi, sogghigna e mi osserva. << Benvenuto all'inferno, fai silenzio o non durerai molto, qui dentro. >> Sparisce così com'è arrivato lasciandomi una sensazione amarognola in bocca...

Perché sono qui?
Dov'è la mia socia?
La testa pulsa freneticamente, merda.
<< 223269? >> E ora questo chi è? L'uomo in divisa ripete il numero di serie e mi guarda.
<< Senti, quando ti chiamo rispondi. E' così difficile imparare la propria matrice? >>
<< E' così difficile imparare il mio nome? >> Sibilo di rimando, sfidandolo. L'ambiente intorno a me è un carcere, pareti, mattoni, divise e aria impaurita. Tutto fa pensare a ciò. Eppure... eppure non è un carcere come altri, lo si distingue subito. La testa pulsa ma no
n tolgo quella sfida che ho nello sguardo.
<< 223269, te lo dirò solo un'ultima volta. >> La guardia mi prende di peso, sbattendomi contro il tavolo.<< Uh, sesso tra froci. >> Ghigno bloccando prontamente il pugno del suddetto custode, non riuscendo a schivare però il successivo. Un gemito di dolore parte: merda, questi picchiano forte.
<< Prova a sgarrare ancora una volta e per te è finita. Intesi? >>
Sento un rivolo di sangue scorrere dalla tempia lungo tutta la guancia. La sua mano preme contro la mia gola, respirare è sempre più difficile.
<< Andata... >> Mormoro in cerca d'aria, in cambio mi ritrovo sbattuto sul pavimento.
Questo non va bene, non va per niente bene.
L'altro ieri stavamo escogitando un colpo, io e la mia socia. Che ci faccio qui?
<< Dove avete detto che siamo? >> Sussurro massaggiandomi la gola dopo essermi pulito dal sangue.
<< Al Black Nightmare Penitentiary. Ripeto, benvenuto all'inferno. >> Mormora ancora una volta il ragazzino senza guardarmi.


 

                                                                                                                             ****


Okay, vediamo di ragionare: sono dentro il “Break-men”. Nomignolo di fantasia per spiegare in brevi parole ciò che succede qui dentro. Ne ho già sentito parlare, è un carcere di massima sicurezza, chiudono solo due tipologie di esseri qui, in questi ultimi tempi e, purtroppo per me, se le voci sono veritiere io appartengo a una di esse.
Passo una mano sulla faccia e cerco di fare mente locale. Come posso essere finito qui? Dov'è la sicurezza? Dove sono le risate post rapina?
Sbuffo; almeno lei starà bene? L'avranno presa? Merda, troppe domande senza risposta.
La prima cosa da fare ora è mantenere un basso profilo; se scoprono che sono uno di loro, se solo hanno il benché minimo sospetto che sia un Rakshas finirei più che male. Non intendo fare nulla per farglielo capire, sia chiaro.
Nel grande salone dov'eravamo stipati prima c'erano solo maschi, eppure avevo letto da qualche parte che era un carcere misto. Bracci separati, bagni separati soprattutto ma, almeno i luoghi di interesse comune sono condivisi da entrambi i sessi. Allora dove sono? Dov'è lei?

Un sospiro parte questa volta dalle labbra. Davvero intendo arrendermi?
No, certo che no.
In cella con me nessuno al momento, un ghigno mentre le iridi acquamarina corrono sulle pareti in cerca di un piano, illuminandosi a seconda della luce che incontrano. Le dita si inumidiscono e piccoli cristalli di ghiaccio compaiono sui polpastrelli, si uniscono ai loro fratelli fino a coprirmi l'intero palmo della mano.
Ebbene no signori, Duncan Nelson non è fatto per arrendersi.
Jo? Spera che il tuo culo da criminale sia qui: appena ti trovo pensiamo a un modo per evadere.
Ghigno e la mano con un rapido gesto si libera di quelle schegge di ghiaccio che vanno a schiantarsi contro la fredda parete.
Solo una notte di riposo, da domani si iniziano le ricerche. Rido di gusto nel vedere stampata sulla divisa il codice 223269: non sono un numero, non sono un'altra delle vostre cellule, delle vostre cazzo di vittime.
Black Nightmare? Succhiami il cazzo, non resterò a lungo qui dentro, parola mia.
 

M's little nook; 

Buonasera a voi, amici. 
Lo so, lo so... ho parecchi ritardi su cui lavorare e, me ne esco con una nuova fan fiction, evviva. *si ripara tra le fronde dell'abete, il caro vecchio acero è di riposo, questo inverno*
Non abbiatecela con me ma, quando la musa viene a ispirarti, puoi solo scrivere.
Prometto che finirò
Cigarette, I'm confused e compagnia bella, lo prometto.
Ora come ora, vorrei solo un parere da parte vostra su questa storia. 
La story board c'è, la voglia di scrivere pure: manca solo un pubblico a cui raccontarla...

~M

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Capitolo 2
*** New day, new laws ***


<< Hola amigo. >> e ora questo chi diamine è? Una gelida occhiata lo perfora, mentre me ne resto comodamente sdraiato sulla brandina. Ho recuperato preziose ore di sonno ma, la memoria proprio non vuole aiutarmi nel ricordare come ci sono finito, qua dentro.
Il mio nuovo compagno di cella, spero per poco, entra e si fa levare le manette. Sentiamo le sbarre scorrere con il loro stridio e il tutto chiudersi a doppia mandata. Addio pace.
<< 223269? Hai un nome o devo chiamarti ogni volta per numero?>> il latino mi osserva tranquillo, poggiando le proprie cose sulla branda dall'altra parte della cella.
<< Perché dovrei dirti qualcosa di così prezioso come il mio nome?>>
<< Per farti riconoscere più facilmente, novellino. >> non gli do corda, sicuramente quel nomignolo è dovuto al fatto della divisa e non all’esperienza. Spero per lui che sia più furbo di così, o durerà veramente poco con me. << Ti rigiro la domanda, 774246. Qual è il tuo nome? >> fin da subito noto la differenza di numero. Se io sono arrivato qui dopo, perché è lui ad avere un numero più alto?
<< Alejandro. Comunque non fare caso al numero di matricola, prendono la prima divisa in disuso e te la cuciono addosso. Da quel momento sei marchiato... Signor? >>
<< Duncan. >> sibilo a denti stretti. Come ha fatto a capire ciò che stavo pensando? Coincidenza, spero. << Perché ti hanno trasferito qui? >>
<< Ma per favore. >> l'altro ride. << Questa è la mia cella, sono stato via in isolamento per un paio di settimane, tornato solo ora. Sei qui da tanto? >>
Isolamento... Fantastico, ora sto anche con un maniaco, magari con manie di persecuzione o omicida. Bella merda. Ghigno; per lui.
<< Fatti miei. Comunque da poco, se no come te la spieghi la divisa da, e cito testuali parole, “novellino”? >> le dita fanno le virgolette per accennare ancora di più quanto tutto sia assurdo, sbuffando poi torno supino sulla branda a fissare il muro incrostato.
<< Perché sei qui? >> chiede il mio interlocutore. Ma questo i fatti suoi mai?
<< Pluriomicidio. >> parole fredde, secche. Una bugia in piena regola, certo... Ma la recitazione la rende più vera che mai.
<< Tu? >>
<< Direi problemi con la legge. Tutti coloro che sono qui dentro hanno avuto simili casini. Se no, come ti spieghi l'affluenza degli ultimi tempi? >> Mi scruta come se già avesse la risposta pronta. Già lo detesto.
<< Magari quei coglioni dei grandi capi dello stato hanno così paura del diverso che beh, con tutte le leggi e le ordinanze restrittive... >>
<< Spiegati. >> Oh merda, ma era tanto chiedere il classico compagno di cella che si fa i cazzi suoi?
<< Rakshas. >> Le sillabe escono gelide quasi quanto il mio fiato, mentre lo guardo. << L'affluenza è aumentata parecchio, da quando rinchiudono ogni persona un po' fuori dalle regole. O sbaglio? >>
<< Non sbagli affatto, amigo. >> Oh; ma che cazzo pensa per credere anche solo all'idea che possa dargli tutta 'sta confidenza? Mi giro per insultarlo e, l'unica cosa che ricavo è un latino sdraiato sul letto a occhi chiusi, che mi ignora.
<< Fanculo. >> mi rigiro nella branda e non gli do ascolto. La guardia deve muoversi ad arrivare, in modo che possa cercarla nella sala comune.

***

Vassoi di plastica stridono e scoccano sul freddo acciaio del tavolo, posate per niente utili come armi aiutano, per modo di dire, a nutrirsi con la salutare sbobba da carcere. La sala è divisa da secondini i quali pullulano. C'è così tanta artiglieria che, sebbene le tavolate siano miste, nessuno prova a cedere alla frenesia degli ormoni.
Seguo l'unica persona che conosco senza darle l'impressione di seguirla... come se capitassi di lì per caso, come se non lo stessi studiando, in realtà.
Alejandro prende la propria reazione e lo seguo, ritrovandomi in uno dei pochi buchi liberi.
Devo stare calmo, non posso espormi. Non ora.
<< Ehi. >> il latino con uno schiocco di lingua mi riporta alla ragione. I suoni sono meno ovattati ora, mentre pongo l'attenzione su di lui.
<< Cerca di rimanere concentrato, se ti vedono con la guardia bassa sei una preda facile. >> Sogghigna ma rimane composto, iniziando a mangiare. Tsk, certo, io mi faccio dare ordini da uno come lui no? Ma per piacere. Non lo filo di striscio e, tra un boccone e l'altro la cerco.
Deve essere qui e d'ah, se solo questa memoria tornasse.
Scuoto la testa con rabbia e sento le dita raffreddarsi: brutto segno, dopo anni ancora non ho imparato a controllarle del tutto...
Cerco di scaldarle il più possibile e a concentrarmi sul cibo. Devo rimanere in forze, se voglio scappare di qui. La sbobba non è così male se non si pensa a consistenza, colore, odore e sapore...
Alejandro pare notare la mia curiosità verso il braccio femminile, sogghigna e so già che, inevitabilmente partir una battuta a carattere piuttosto ambiguo.
<< Stai cercando la tua socia? >> << Si. >>
Passano un paio di istanti tra la risposta e la velocità che impiega la mente a tirare tutti i fili giusti, mettendo il tutto in riga: qualcosa non torna. Quando mai gli ho raccontato di Jo?
<< Come fai a sapere che ho una socia? >> Lui sorride, sornione.
<> Fa un cenno verso una delle tavolate, verso un duo in particolare: due chiome dai colori differenti: rame, onice.
<< Le tue informatrici? >> Alzo un sopracciglio. << Una specie, diciamo quasi delle sorelle... lo scoprirai più avanti. >> Nemmeno il tempo di potergli fare delle domande che sparisce, il vassoio su uno dei ripiani, l'unico indizio utile e il placido oscillare della porta dell'uscita.
Continuo a osservare le due ragazze: la prima ha un aspetto più docile, la seconda va più sull'aspro. Lineamenti, modi di fare, postura... continuo a spiarle senza farmi notare più del dovuto, Alejandro può aspettare.
Devo memorizzarle il più possibile, in modo da poterle riconoscere anche da lontano.
Sento uno scalpiccio di passi provenire alla mia destra, lo ignoro bellamente e mi alzo. Il vassoio finisce insieme agli altri, seguo la folla giusto per passare inosservato ai piedipiatti...
Strano, nonostante la terribile fama del carcere, da dopo pranzo si ha una certa libertà... ghigno, dove andare allora, se non in giardino? Si, ottima idea, così posso cercarla in pace, rivedere la luce del sole e sgranchirmi un po'.

***

<< Duncan, Heather e Zoey. Ragazze, un interessante novellino. >> Il latino ingrana la marcia sulla parola novellino ma, preso come sono dalla sete di informazioni non ci faccio troppo caso.
Così, una volta terminati i veloci convenevoli si arriva subito al dunque.
<< E io dovrei anche solo scomodarmi per aiutare uno come lui? Tsk. Vado, Cretinandro. >> Sibila l'orientale voltando le spalle al gruppo e svanendo. Zoey invece pare più placida: ancora non capisco come faccia a sopportare Heather. Due minuti che la conosco e già mi sta sul cazzo.
<< Terrò gli occhi aperti. Jo, giusto? >>
<< Esattamente: alta poco meno di me, capelli biondi fino alle spalle, arrogante come la merda, mezzo maschiaccio nell'animo. Può bastare? >> Lei sorride. << Può bastare, ti farò sapere. >>


M's little nook:

Booooonasera(?) e bentornati su questa Fic! *spalanca le braccia e sorride con entusiasmo, nonostante non ci sia nessuno ad ascoltarla*
Si, si non preoccupatevi, sto lavorando alle fic lasciate nel dimenticatoio, alle raccolte, alle song-fic... a tutto, lo gggggggiuro.
Non mi dilungo oltre, piano piano stiamo iniziando a conoscere i protagonisti di questa storia d'azione...

Ora è il tuo turno! Sei arrivato fino a qui? Sei soddisfatto della lettura? La detesti come Duncan detesta Heather? BENE! Fammelo sapere in ogni caso, in modo da poter migliorare la storia secondo i tuoi gusti :D

Cazzate a parte, vi mollo qui i link delle altre storie e sparisco, basterà cliccare sul titolo per essere catapultati al primo capitolo della fanfiction/raccolta/ma che ve lo dico a fare che tanto lo sapete già sono ben accetti pareri/piccole recensioni anche sulle vecchie storie, of course *Sparisce*

~Cigarette
~I'm confused.
~The Sound of Crack Pairing.
~Sclerate di routine da parte di M

~M

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Capitolo 3
*** Rakshas' brand ***


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Okay, resta calmo. Respira e riscalda queste cazzo di mani, Duncan, non hai dieci anni, controlla i tuoi cristo di poteri.
Un lungo sospiro e i polpastrelli tornano sensibili, anche se ancora formicolanti. E' praticamente mezz'ora che aspetto sotto la rete e, uno dei secondini pare essersene accorto, cazzo. Sbuffo come se niente fosse e cambio aria, svoltando dietro l'angolo. In questo modo ho ancora una buona visione parziale del cortile femminile ma, il nostro caro piedi piatti non lo sa.
Alejandro è sparito da tempo, Heather e Zoey sono in giro a cercare la mia socia e io, dopo l'ennesima imprecazione mi ritrovo ancora qui come un demente. Bella merda la mia vita, mh?
<< Ehi, cresta verde. >> le iridi schizzano verso la culla di quel suono, notando subito Heather. << Le vuoi le tue novità o no? >> la vedo sorridere vittoriosa, la domanda è una sola: posso fidarmi delle sue parole?
<< Dimmi, ti ascolto. >> incrocio le braccia al petto e mi giro totalmente verso di lei, a dividerci la cara vecchia rete elettrificata, Così, per tenere alla giusta temperatura cose come desiderio, rabbia, tristezza e qualsiasi altra cosa. Beh forse no, se uno volesse suicidarsi quello sarebbe il suo biglietto di sola andata, eh già.
<< Allora? Mi vuoi dire o no di Jo? >>
<< La tua amica non è qui. Perlomeno è quello che ho visto, Zoey sta ancora cercando. Contento? >> No, no che non sono contento. I pugni si serrano tra le braccia, sento già le gelide scaglie sulla pelle, graffiano e stridono, celate. << Ovvio che no. >> sputo secco, cercando di tranquillizzarmi. Distrazione, devo pensare ad altro.
<< Piuttosto. >> l'avevo già notato di sfuggita prima ma ora posso vederlo con chiarezza. << Non era meglio un tattoo piuttosto del branding? >> pare confusa, roteo gli occhi e sbuffo, indicandole la spalla. << La scarnificazione, non era meglio un fottuto tatuaggio? >> Heather per un istante s'irrigidisce, nei suoi occhi si passa dal terrore all'odio più profondo in pochi millesimi di secondo. << Non sono affari tuoi. E davvero fattelo dire, ho gusti migliori di questo... schifo. >> strana reazione da parte sua...
<< Posso vederlo? >> << Ti piacerebbe. >> << Sempre più stizzita, mh? >> ghigno e la osservo. Okay è una bella donna e Dio solo sa come c'è finita qui dentro. Alla fine la vedo cedere, alza meglio la manica e posso notare tutti i dettagli. Inquadro subito i diversi elementi. Tre occhi e dei piccoli dettagli imparziali. Quegli occhi però mi dicono qualcosa e, istintivamente, inizio a sentire del freddo dentro le vene. Heather sembra cogliere la palla al balzo, da malizioso il sorriso diventa maligno mentre si sistema la manica.
<< Esatto pivellino, Rakshas. Demoni, poteri, quello che vuoi. Potrei ucciderti senza nemmeno toccarti, volendo. >> non presto particolarmente peso alle sue parole, non ora. Una Rakshas, così ci chiamano oramai? Demoni infami e tutto il resto okay ma, ora, che genere di potere potrebbe avere? Meglio non pensarci e cercare di scoprire il tutto. Una cosa positiva c'è, perlomeno... se Heather è una Rakshas e ha un simbolo di riconoscimento, teoricamente anche tutti i loro simili dovrebbero essere marchiati. Da qui, una bella fatica in meno per il sottoscritto, nel senso: così sono tutti facilmente riconoscibili, tutti tranne me: mi hanno arrestato con l'accusa di rapina, non sanno dei miei poteri.
<< Terra chiama imbecille. >> affilata la voce di Heather percuote i timpani, riportandomi alla realtà. << Cosa? >> sento solo un'imprecazione in una lingua attualmente non conosciuta. << Non sono l'unica qua dentro e, se fossi in te starei attento >> ghigna, sadica. << Sia mai che rompa il cazzo a uno di noi, finendo a fettine in un istante. >>

*****

Fanculo. Fanculo Heather, fanculo questa prigione, fanculo Jo, fanculo i Rakshas. Fanculo tutto. Rimango a fissare il soffitto ammuffito della cella, cercando un modo per ripristinare la memoria. So con quale accusa sono finito dentro grazie al processo, so anche che stavo escogitando qualcosa con la mia socia ma, sinceramente, il resto è solo una coltre di ossidiana che riveste la parte del cervello adibita ai ricordi. La frustrazione pare essere l'unica compagna, oltre a Alejandro che continua a rompere i coglioni, certo. Tanto vale sfruttare questa cosa a mio vantaggio.
<< Senti, tagliamo corto. Immagino tu sappia che Heather sia una Rakshas. >> lo vedo fare una piccola smorfia, anche se non saprei se definirla positiva o meno. << Ne ero a conoscenza, perché? >> << Ce ne sono altri? >> Alejandro inarca il sopracciglio, so già la battuta che sta per fare, non ci vuole un genio. << Si lo so che sono perseguitati e tutte ste cazzate, la mia domanda e un'altra. Ce ne sono altri qui, in prigione? >> << Più di quanti tu creda. >>

*****

Oramai sono dentro da una settimana, ancora nessuna notizia di Jo e fatico sempre di più a tenere a bada i poteri. Duncan sta calmo, Duncan non t'incazzare, Duncan fanculo, prendi e congela tutti. Da quando ho scoperto di Heather, Alejandro mi ha raccontato un po' di lei: padroneggia alla perfezione i veleni, in ogni forma e tipo. Può crearli da zero semplicemente con un gesto o crearli attraverso sostanze, lo scopo non cambia. Sapevo che era una faccia conosciuta e, non sbagliavo.
Non era infatti insolito vederla in compagnia di uomini potenti, uomini che, per un motivo o l'altro, morivano. Vedova nera, la killer dai mille veleni, poison girl e tutte le altre cazzate. Si divertiva, otteneva fama e soldi, si stancava e uccideva, passando alla prossima vittima. Spesso era stata sottoposta a interrogatori in quanto sospettata ma l'aveva fatta franca... o almeno fino a quando quelli come noi vennero scoperti.
Un grosso sospiro e si riprende la solita routine, perlomeno Alejandro sembra un tipo a posto, ti lascia i tuoi spazi e non rompe il cazzo più del dovuto. Però c'è sempre qualcosa di sospetto, troppe domande lasciate incomplete, troppi problemi irrisolti.
<< Al? >> un grugnito mi fa sogghignare, so che odia essere chiamato così. << Dillo ancora e farai una brutta fine; cosa vuoi? >> << Che cosa sai sui Rakshas? >> il latino si sporge dalla branda e mi guarda storto. << Che razza di domanda è, scusa? >> faccio spallucce << Una cazzo di domanda in attesa di risposta. Cosa sai su di loro, ogni cosa, sono curioso. >>
Stavolta è lui a sbuffare, mormora qualcosa simile a madre de Dios e scende dal giaciglio, appropriandosi della sedia ancorata al pavimento.
<< I Rakshas sono demoni, da quel che si sa le loro origini sono dovute a esperimenti andati a male. Se parli di loro parli di mutazione, fisica o mentale che sia. La maggior parte di loro fa parte della seconda, se non della terza generazione di esperimenti, anche se una minoranza è nata diciamo in modo naturale. I geni si trasferiscono da madre a feto, come una malattia ereditaria. Quindi, finché il bambino non manifesta sintomi o poteri, nessuno può sapere se è infetto o meno, lasciami passare il termine. Inoltre, da quello che stanno facendo credere a tutti, il Black Nightmare Penitentiary sta accogliendo i Rakshas per fare degli esperimenti non invasivi per determinare al meglio il perché di questi geni, se si possono duplicare per poi trasmettere a un terzo o se sono esclusivi di quella persona, prole esclusa. Sinceramente sono tutte cazzate, come puoi ben vedere da quello che Heather ha sul braccio. Sono marchiati a fuoco, facilmente riconoscibili >> lo fermo un attimo cercando di mettere in ordine le idee. Questo posto reclude i miei simili per fare esperimenti “non invasivi” un corno, per avere informazioni su di noi. Così, mentre i media parlano di cazzate come al solito, la realtà è ben diversa. << E cosa succede dopo gli esperimenti? >>
<< Beh... >> la faccia del latino si scurisce. << Dalle voci che circolano, una volta finito con il soggetto, questo viene rimesso in libertà sotto falso nome, una sorta di programma protezione testimoni. La realtà è ben diversa. Quelli che collaborano vengono spremuti fino alla morte con i loro poteri, i ribelli vengono eliminati subito. >> scaglie congelate si creano sulla colonna vertebrale, come piccole placche ossee sul dorso di alcuni dinosauri. Sciolgo le spalle per generare calore e porre fine a questo inconveniente, fortunatamente Al è troppo preso nel suo discorso per accorgersene.
<< Come fai a sapere tutte queste cose? E come mai Rakshas come ad esempio Heather sono tra noi, come se niente fosse? >>
<< Alcuni vengono, diciamo, usati per altri scopi. Sacrificano per primi i più deboli o inutili, come un uno scomodo regime nazista. Altre domande? Sembri incuriosito da ciò. >> << Nessuna domanda, a posto così. >> ho troppa carne al fuoco e troppo poco tempo per organizzarmi: troppe informazioni manderebbero solo a puttane il sistema nervoso.
Una cosa mi ha colpito, però: inizialmente i Rakshas sono stati creati in laboratorio poi, alcuni sono nati da uno o due genitori con il gene. Jo mi ha sempre detto di essere una di quei casi da provetta mentre io sono l'esatto opposto. Madre Rakshas, padre umano e tanti saluti al gene dominante o recessivo, ho vinto io e il ghiaccio ne è la prova. So che mia madre controllava alla perfezione l'acqua, di qualsiasi tipo o dimensione. Da piccolo mi faceva divertire, al sicuro da sguardi indiscreti, giocando con essa. La prendeva, plasmava, le faceva fare ciò che più le piaceva, facendomi restare affascinato. Da qui il ghiaccio come potere, connesso in qualche modo al suo predecessore.
<< Duncan? >> << Che vuoi. >> << Ti eri perso nei tuoi pensieri, immagino. >> lo vedo alzare le spalle e alzarsi, dirigendosi verso la branda. << Per altre domande fai prima a chiedere a Heather, no? >>
<< Solo un'ultima. Nel caso di una nascita di un bimbo con i poteri, come si fa a determinare il tipo? >> domanda a trabocchetto ma, voglio esser sicuro che non stia dicendo solo cazzate.
<< Non si può determinare con certezza come in laboratorio dove si più decidere dal principio ma, da quel che so, il potere del successore è legato in qualche modo a quello del genitore. Prendi un elemento come il fuoco, okay? Che cosa ci ricavi? >> << Suppongo calore, braci, cenere e fumo, tanto per iniziare. >>
<< Bene, pensa a un genitore con quattro figli. Ognuno di loro potrà avere un potere in comune tra quelli che hai detto o tutti totalmente diversi ma, allo stesso tempo correlati al fuoco. Da qui la generazione successiva si affiderà sulle basi dell'ultimo potere, ovvero quello dei figli. È tutto ciò che si sa sulla compatibilità di tipi e poteri. >>
Quel ragazzo sa di quello che parla. Serro la mandibola e creo un cristallo di ghiaccio sulla lingua, per raffreddare l'organismo: dovrò stare ancora più attento.


M's little Nook:

Ebbene si, dopo un anno di assenza sono riuscita finalmente a mettere tutto a posto, tornando con una nuova presentazione dell'account *bandierine svolazzano ovunque* e del nuovo capitolo.
Non preoccupatevi, sto già scrivendo i prossimi capitoli in modo da essere bene o male coerente con le pubblicazioni. Ergo, ogni quattro/cinque giorni a partire da oggi usciranno i nuovi capitoli (e, se non usciranno, sarà perché storie come Cigarette o I'm confused verranno aggiornate).
Ebbene si, ora che sono tornata (presto lo farò anche P.) non intendo più abbandonare l'account, EFP, il fandom e tutto questo mi sono mancati parecchio. Smetto di rompere e, come al solito lascio i link delle ultime storie pubblicate, in modo da darle direttamente in pasto agli interessati ;3
M is back, stronzetti!

~M

Cigarette
I'm confused
Sclerate di routine da parte di M

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Capitolo 4
*** Conflicts; ***


<< Hai visto? Sembra un tipo a posto dopotutto, non capisco perché tu sia ancora così ostile nei suoi confronti, Heather. >> Zoey venne zittita con un gesto delle dita dall'asiatica. Heather guardò male la compagna di cella, arricciando il naso. << Mi da fastidio che mi si diano ordini, come se non lo sapessi. >> Zoey sentiva benissimo tutte quelle marcature pronunciate sulla lettera s, come se la lingua di Heather fosse biforcuta come quella di un rettile. Sapeva benissimo dei poteri della ragazza, così come sapeva di quelli di molti altri la dentro. Era a conoscenza di una miriade di crimini eppure mai si era trovata in difficoltà o in situazioni di paura, di fronte a un Rakshas. Sarà che forse, essendo cresciuta tra di loro la paura oramai non avvertiva nemmeno il bisogno di farsi sentire ma, temeva Heather per il suo comportamento, non per i poteri.
<< Capisco... però abbiamo dato la nostra parola, ho chiesto anche a Courtney, Dawn e LeShawna di guardarsi in giro, descrivendo la compagna di Duncan... spero la trovino, poveretto. >> << Tsk, sei sempre la solita. >> Heather sibilò stizzita, le dita e il dorso delle mani si rivestirono per un istante di candide squame color avorio. << Non possiamo aiutare chiunque venga a implorarci, già è difficile sopravvivere in questa topaia nella speranza di non essere presi tra una conta e l'altra per gli esperimenti, ma che ne vuoi sapere tu, senza poteri. >> Zoey avvertì l'ennesimo piccolo tuffo al cuore. Era vero, non aveva alcun tipo di potere e poco le importava ma, essendo vissuta tra di loro, a volte una malinconica mancanza si faceva sentire, tra le costole della rossa.
<< Senti, lo so che non posso capire appieno ciò che affronti ogni giorno ma, nel mio piccolo cerco di fare qualcosa. Alejandro ci ha detto che è come voi, come te. Se vogliamo riuscire nel nostro progetto, un potere in più fa sempre comodo... troviamogli la socia e avremo due soggetti con poteri. Una sorta di combo... sono stufa marcia di stare qui dentro tanto quanto te, Heather. E si, faresti meglio a tornare in te. >> Zoey fece un cenno alle squame sulla pelle dell'asiatica, indicando poi con gli occhi l'ingresso della cella. << Stanno arrivando per la conta. >>

*****

<< Buone notizie e cattive notizie. >> una voce proviene al di là della rete, incuriosendomi. Oramai giro sempre in coppia con Alejandro, non per chissà quale motivo, semplicemente lui conosce le persone giuste e io ho bisogno di quante più informazioni possibili per ricordare. Zoey sbuca dal nulla rivolgendo un caldo sorriso al latino cosa che, detto tra noi, me ne frega relativamente.
<< Sarebbero? >> taglio corto. << LeShawna ha visto Jo, è in un altro braccio rispetto al nostro, ma è qui... il problema ora è trovare il modo di incontrarla, o almeno di dirle che ci sei anche tu. >> << Primo, chi cazzo è questa tipa. Secondo, ho un fottuti bisogno di vederla e parlarle. >>
<< Ti manca la fidanzatina, faccia di metallo? >> Heather sbuca dal nulla con un sogghigno. << Anche se la vedessi non potresti farle nulla, sai? >> sbuffo e non le do peso, non ho tempo di stare dietro a queste frecciatine.
<< Zoey davvero, devo parlare con lei. >> << La vedo difficile, è in un settore totalmente diverso al momento, con turni, orari e routine discordante dalla nostra... ma cercherò di avere più informazioni possibili, promesso. >> è strano come questa ragazzina riesca a calmarti lo spirito, devo ammetterlo. << Bene, però muoviamoci cazzo, non intendo stare qui a lungo. >> un'amara risata fa da sottofondo. << Perché, credi che qualcuno brami all'idea di stare recluso qui? >> touché.
Ringrazio con un borbottio e me li levo di torno, andando nel cortile. Ho bisogno di distrarmi, perché non allenarsi un po', allora? Te ne stai sulle tue, tempri mente e corpo e rimani sempre pronto all'azione, è perfetto.
Vedo l'angolo adibito a pseudo palestra e sicuro m'incammino, venendo però fermato poco dopo da un biondo. << Ehi ehi ehi fratello, vacci piano. Non è il tuo turno e se parte l'ennesima rissa siamo tutti messi male. Non puoi aspettare un'altra mezz'ora? >> tralasciamo il fatto che non so chi cazzo sia questo qui che sta sorridendo come se fossimo alle medie e i bulletti della situazione stessero facendo i loro comodi, tralasciamo anche il fatto del fratello... << Tu saresti? >> << Oh si, giusto. >> ride, come se fossimo davvero in un parco giochi... i problemi. << Geoff amico, e lui è Brody. >> il ragazzo dietro di lui fa un cenno con la mano. << Senti, non ho bisogno di uno che mi pari il culo, okay? Fatti gli affari tuoi. >> con una spallata lo sposto e continuo il mio tragitto, verso la macchina dei pesi.
<< Ehi mozzarella, dove vorresti andare? >> un pompato mi si para davanti con aria stizzita. I suoi capelli sono strani, castani con striature bianche, vallo a capire. << A fottermi tua madre, con permesso. >> ghigno e supero pure lui, salvo per ritrovarmi spiaccicato al muro con un coltello conficcato nel ventre. Sibilo ma non perdo tempo, le dita vanno a stringere il primo tessuto di pelle nuda che trovo e si mettono in azione, congelandolo. La cosa bella? Il mio potere può iniziare a congelarti dall'interno, senza dare nessun tipo di visibilità all'esterno. Lo vedo sgranare gli occhi e bloccarsi, giusto il tempo che a me serve per levarmi quella lama dalla carne e sputargli in faccia, sparendo dalla vista di chiunque prima che le cose peggiorino. Cerco di non dare peso allo squarcio sulla divisa e nella carne, ho bisogno di un luogo tranquillo.
Corro fino a trovare un angolo abbastanza isolato e stavolta poggio la mano sulla mia di pelle, congelando i tessuti e levando via il sangue ghiacciato dalla divisa. La sirena suona, segnale che dobbiamo stenderci a terra e aspettare il cessato allarme. Così faccio, anche se digrignando i denti: il sangue non sgorga più, ma fa comunque un male fottuto.

*****

<< Mi vuoi dire cosa è successo? >> << Non so a che cosa ti stia riferendo, Al. >> L'ispanico mi lancia una stilettata. << Hai la divisa stracciata, hai stuzzicato lo stronzo sbagliato e le hai prese... la cosa che non capisco è come mai non ti sia fatto nulla. >> << Forse perché so il fatto mio? >> Ghigno e chiudo li la conversazione, anche se per Alejandro la cosa non sembra finita.
Lo vedo andare verso la porta della cella e guardarsi intorno, per poi tornare da me. << Ti ho visto, prima. >> sussurra, ma chi cazzo vuoi che ci senta? << Visto cosa? >> Tsk, se crede di ingannarmi così facilmente... auguri.
<< So che puoi congelare i tuoi tessuti per farli guarire, o qualcosa del genere. Ti stava uscendo sangue quando ti ha colpito, ora invece non c'è la benché minima ferita. >> Fantastico, ora come lo depisto?
<< Vorrei farti tante di quelle domande, Duncan. >> Alejandro sorride, sedendosi sulla propria branda e guardandomi. << Anche se, credo che la principale sia: perché non hai il marchio, in quanto Rakshas? >> Colpito e affondato: non rispondo, ma so già che questo mio breve esitare ha già dato tutte le risposte che cercava.
Alejandro ghigna nuovamente, sapendo di aver fatto centro. Un'imprecazione parte a denti stretti. << Che cazzo vuoi sapere. >> << Beh, un poco di più sul tuo... personale segreto. >> roteo gli occhi e pasticcio la saliva nella bocca, passandomi una mano sulla faccia. Come cazzo ha fatto a vedermi, nemmeno mi ricordo di averlo visto in giro questo pomeriggio... un altro sbuffo frustrato e lo inchiodo con lo sguardo.
<< Sono nato così, partendo dall'ultimo discorso, non sono un figlio in provetta. >> le dita si coprono di brina, Alejandro alza le sopracciglia, interessato. << Che altro devo dirti? Posso usare il ghiaccio in ogni modo. Per divertirmi, per noia, per difesa. Per curarmi, volendo. >> alzo la divisa e si, sulla pelle c'è solo una leggera striatura un poco più scura, simile a una cicatrice.
<< E nulla, nessuno lo sapeva fino ad ora, grazie tanto per aver reso la mia vita un vero e proprio infe- >> le labbra mi si serrano, il corpo non le controlla più. Sgrano gli occhi, i polmoni già pieni d'aria, pronti a urlare... nulla, non riesco a muovere la mandibola. Al fa cenno di rimanere in silenzio e solo ora noto che la sua mano è protesa verso di me. Cerco di collegare in qualche modo i due avvenimenti ma, sinceramente sono troppo preso a trovare un modo per spiegarmi ciò che sta succedendo.
Alejandro mi fa ancora cenno di stare in silenzio e, subito dopo sento di nuovo lingua, labbra e mandibola sciolte, libere di muoversi. Le labbra mimano un “fottiti” ma rimango in silenzio, guardando il corridoio fuori dalla cella, sta arrivando qualcuno.
<< Deve sapere che ancora non sappiamo cosa sia successo, non l'abbiamo ancora interrogato... >> << Non mi interessa! Sta zitto, ci penso io. >> Un ragazzo, più o meno della mia età mi si para davanti. Vestiti costosi, giacca e cravatta, rolex al polso, zazzera di capelli rossi e cose così, nemmeno ho voglia di analizzare i dettagli. Posa lo sguardo su di me manco fossi un animale da fiera. << 223269, giusto? >> non rispondo, sfidandolo ancora un po'. Eppure noto che persino Alejandro ha abbassato lo sguardo, ora. << Credo che questo sia il mio nome attuale, ora. >> rispondo di rimando.
<< Se vuoi ti chiamo in un altro modo, punk. >> Ghigna divertito ma con quello sguardo folle. << Il tuo cognome? >> << Nelson. >> l'aria si fa più pesante, c'è qualcosa in questo tipo che non mi rassicura, proprio per niente. Sento l'epidermide iniziare a scottare ma, cerco di trattenermi dal fare cazzate.
<< Nelson, ho saputo che hai avuto un incontro ravvicinato con Lightning. >> sarebbe il tipo palestrato? Sogghigno, rimanendo in silenzio. << Perché questa domanda? >> << Lightning è una sorta di macchina da guerra impazzita, strano che tu sia ancora in piedi... >> e capirai, ci vuole molto di più per uno come me.
<< Sei ferito? >> << No, solo un taglio sulla divisa. >> il rosso allunga lo sguardo verso il ventre, dove c'è lo strappo. Alzo la maglia per fargli vedere meglio e, una volta costatato che non ci siano ferite, lo vedo ghignare. << Curioso. Vedrò di farti avere qualcosa in mattinata. Sei stato fortunato, Nelson. L'ultimo che ha affrontato Lightning è uscito di qui sotto un telo nero. Hai fegato. >> E sparisce, così com'è arrivato.
Ancora più confuso guardo Alejandro, il quale sembra scosso quasi quanto me. << Voglio delle spiegazioni. Primo, cosa cazzo mi hai fatto prima. Secondo: chi è quel pel di carota. >> Alejandro sospira, affranto. << Posso controllare la gente telepaticamente ma, questo ora non importa. Piuttosto mi preoccuperei di lui. >> rimango in silenzio per farlo continuare, incrociando le braccia.
<< Si chiama Scott, è a capo del penitenziario. Hai presente la persona più spregevole dell'universo? >> << Tipo Hitler? >> << Peggio. Guardati le spalle da tutti, Duncan, ma soprattutto da lui. È una delle persone più pericolose, qua dentro. >>


M's little nook;

'Seeeera a tutti, cari EFPniani :3
Mi siete mancati, lo ammetto. e ho cercato di aggiornare il più presto possibile.
Prima di tutto, eccoci qui con il nuovo capitolo di Out There! *lancia coriandoli tetri, per rimanere in tema prigione di merda*
Alejandro e Duncan hanno scoperto dei loro rispettivi poteri (non preoccupatevi, nel prossimo capitolo saprete tutto su Alejandro) e, comparsa non troppo insignificante, Scott. Scott avrà un bel ruolo all'interno della storia perciò, tenetelo d'occhio ;3
Vorrei scusarmi pubblicamente con cody020701: non sono riuscita a continuare I'm confused ma, giuro che appena ho un poco di tempo e ispirazione lo finisco.
Comunque, ringrazio tutti per essere arrivati fino a qui, ci vediamo al più presto.

Non ho nemmeno la voglia di lasciarvi i link con le ultime storie, gioite :'D
Bye!

~M

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Capitolo 5
*** Mind-blowing. ***


<< Avanti, parla. >> Alejandro per la prima volta in vita sua sembra quasi senza parole. << Okay hai bisogno di una spinta. >> salto giù dalla branda e mi appoggio al muro, osservandolo. << Hai la scarneficazione sul corpo, come Heather? Sei un surrogato o no? Spiega il tuo potere. Per Dio, cose così! >> ancora una volta sento le labbra serrarsi prima che possa imprecare e Alejandro sbuffa, stizzito.
<< Taci, cabrón. >> incasso e sto zitto, facendogli capire di poter parlare. Maddai, che si dia una mossa.
<< Riesco a controllare gran parti delle menti, così come la telecinesi. Da quel che so sono stato creato in laboratorio. Sono cresciuto tra scienziati e psicologi, affinando la tecnica e sviluppando diverse capacità come la telecinesi o, più banalmente, >> scioglie le dita e sento la lingua tornare mobile, anche se formicola. << zittire qualcuno in tutti i sensi. Si, ho il branding, come tutti. Da quel che so solo tu ne sei esente. >>
<< Conosci altri Rakshas qui dentro, oltre Heather. >> << Con ordine amigo, por favor. >> sospira e si porta due dita alle tempie, chiudendo gli occhi. << Stai per fare qualche magia telecinetica, per caso? >>
<< No, Duncan. Sto. Pensando. >> ghigno soddisfatto di averlo fatto incazzare e rimango buono, dandogli tempo.
<< Allora, come ti ho già detto sono nato in provetta, forse ho fatto perfino lo stesso percorso di Jo. Cresciuto in una scuola speciale per quelli come noi, ho scoperto e affinato il potere, ovvero il controllo psicologico. Posso prendere la mente di una persona, fotterla e modellarla a mio piacimento. Ad esempio, potrei prendere l'essere più indifeso qui dentro, sempre se ce ne siano e renderlo una macchina da guerra, letteralmente. Conscio e subconscio totalmente inermi, la persona all'interno della mente può solo vivere passivamente, senza poter reagire. >> fa una pausa e lo vedo grattarsi il braccio, leggero e veloce.
<< Comunque, sai meglio di me che a un certo punto il nostro progetto è andato a farsi friggere, costringendo i Rakshas a scappare dalla razza umana. C'è chi ha trovato rifugio tra le braccia di potenti come Heather, chi ha avuto la vita difficile come Jo... >> m'interrompe ancora prima che possa parlare. << Sento i tuoi pensieri, Duncan, non rendiamo le cose ancora più lunghe. >> in effetti ha ragione. Se veramente spia o controlla la mente, non dovrebbe avere alcun problema a parlare e ascoltarmi...
<< Possiamo continuare? Io ho trovato rifugio in un quartiere latino. Sono diventato un sicario e, mano a mano ero sempre più richiesto. La gente moriva da sola, praticamente si suicidava. Ah, se solo avessero saputo il vero meccanismo messo in atto da dietro le quinte. >>
<< Quindi per cosa cazzo sei finito dentro? >> << Mica mi occupavo di un solo settore. Oltre agli omicidi che sembravano suicidi, gestivo un'attività insieme a Zoey, riciclando poi il denaro sporco. Vogliamo continuare a parlare di me o t'interessa sapere di più anche sugli altri Rakshas? >> devo ammetterlo, l'idea di saperne di più è allettante ma, la mente già pensa al tassello successivo.
Alejandro coglie la palla al balzo e attacca, manco fosse una macchinetta. << Oltre a me, te, Jo e Heather a questo punto, ci sono altri Rakshas. Fino a poco fa avevamo Izzy e Brick. Lei era fuori come un balcone ma, il suo potere era molto utile, specialmente qui. Riusciva a miscelare e processare i vari elementi presenti intorno a lei, creando molecole esplosive pronte all'azione. Brick invece controllava la flora. >> Scoppio a ridere, che cazzo di potere è, dai. << Non ridere Duncan. Poteva far crescere in pochi secondi ogni sorta di pianta, della grandezza che voleva. Immagina una pianta carnivora grande quanto uno scuolabus. Comunque, tornando al discorso iniziale: a inizio mese hanno preso entrambi, li hanno sfruttati fino all'osso per capire la meccanica dei poteri, sono riusciti a estrapolarli dal loro corpo... >> lo fermo con un cenno della mano, deglutendo e sedendomi sul pavimento.
<< E loro sono morti subito dopo, giusto? >> Alejandro alza un sopracciglio, stupito. << Come lo sai? >>
<< Meglio non fare certe domande. >> sussurro deglutendo. << Piuttosto, parlami dei Rakshas che esistono ancora tra queste mura. >>

****

<< È fantastico! Grazie LeShawna! >> Zoey salutò forse un po' troppo calorosamente la regina del ghetto, tornandosene tra i corridoi comuni. Era una vera e propria ingiustizia il fatto che gli umani potessero avere una minima sicurezza e percorrere tranquillamente i corridoi mentre, Rakshas come Heather rimanevano sempre in cella. Non voleva una prigione tutta cuore e fiori eh, semplicemente credeva nell'equità delle colpe. Se sei in prigione è perché hai fatto qualcosa di brutto. Il risultato? Stesso trattamento in base alla gravità della situazione.
Ora però non aveva tempo da dedicare a questi pensieri anzi, aveva delle belle notizie per Duncan. S'incammina fino al giardino e inizia a fare stretching nell'attesa dell'ora d'aria dei ragazzi.

<< Ma che cazzo sta facendo? >> ghigno mentre vedo il bel sederino di Zoey all'aria. Alejandro rapido mi tira un coppino. << Fai il serio, idiota. >> stavolta è Al a sorridere. << E vedi di fare il bravo, ha delle belle notizie per te. >> subito la storia cambia, torno serio e affretto il passo fino alla rete che divide i due rami.
<< Cosa succede? >> << Ciao anche a te, Duncan. >> Zoey ride e si copre la labbra con le dita. << Immagino che Al ti abbia detto tutto. >> noto con la coda dell'occhio che Alejandro non pare minimamente turbato da quel nomignolo, ora che lo pronuncia Zoey. << Si più o meno... che novità hai? >>
Zoey si liscia la divisa e si scrocchia le dita, alzandole verso il cielo e stiracchiando così anche la schiena. << Jo non è in un altro settore, era così distante perché era appena uscita dall'isolamento... avevano sbagliato ad assegnarle branda e settore. E nulla, insomma stamattina l'hanno trasferita... >>
<< Ehi, Dogcan. >> quella voce. Un sorrisino parte istintivo sulle labbra. << Vedo che oramai fanno entrare cani e porci qua dentro, vero? >> Jo sbuca dal nulla, ancora non capisco come faccia. << Se credevi di esserti liberato di me, ah... quanto ti sbagliavi. >> È dimagrita, più pallida del solito e con un occhio gonfio ma sta bene, insomma è viva.
<< Mi vuoi spiegare come cazzo siamo finiti qui? >> Jo mi guarda, perplessa. << Davvero non ricordi? >> << No che non ricordo cazzo, o non sarei qui a cercarti da settimane. >> sbuffo e la guardo in cagnesco dall'altra parte della rete. << Quindi vedi di schiarirti la gola e fare un resoconto dettagliato che è da un'infinità di tempo che l'aspetto. Grazie. >> incrocio le braccia e attendo.
<< Sempre con il pepe al culo... potresti metterci un po' di ghiaccio. >> sogghigna. << Magari dopo che avrai mangiato la terra. >> sogghigno. << Touché. >> Jo fa un piccolo resoconto mentale e si stiracchia, sciogliendo le spalle.
<< Era un colpo facile come gli altri, un paio di appartamenti e poi via, al rifugio. Eravamo io, te e Shawn... >> sospira e prende fiato, eppure non ha detto un granché. << Era una trappola, cane! Una fottuta trappola. Ci hanno attirato verso la zona sud-est con una soffiata anonima, ricordi? Ci siamo organizzarti la sera stessa e partiti, tanto era un colpo facile. Al terzo appartamento dei droni sono entrati in stanza, prima delle guardie. Shawn è stato ucciso sul colpo, ancora prima di sfoderare gli artigli... davvero non ricordi? >> la guardo basito, posandomi una mano sulla fronte e cercando di far luce nella mente. Non avevo nessun ricordo, davvero. << Ti giuro Jo, è come se mi stessi raccontando tutti per la prima volta. >> lei sbuffa e mi manda al diavolo, continuando.
<< Hanno freddato Shawn come se niente fosse, lasciandoci però il tempo di darci alla fuga. Siamo scappati e, il quartiere era totalmente circondato da droni e sbirri. Non so che cosa abbiano inventato ultimamente contro i Rakshas, fatto sta che uno di loro ti ha sparato, facendoti perdere conoscenza. Rimasta da sola mi sono arrangiata come ho potuto, difendendoci. >> è qui che la vedo crollare. Le ginocchia di Jo cedono totalmente, facendola accasciare a terra.
<< Ho innalzato scudi di terra, lanciato zolle, rocce, tutto quello che trovavo e riuscivo a ricreare, vista la quantità di cemento... nulla. >> mi guarda, affranta. << Hanno eliminato scudi, livellazioni e tutto il resto come se fosse burro, immobilizzandomi. Non ricordo altro se non la botta in testa. E nulla mi sono risvegliata in isolamento e ieri sera ho avuto un incontro con una certa Scarlett. >>
Alejandro, che fino a poco fa non sembrava interessato, rivolge tutta l'attenzione a Jo. << Scarlett, hai detto? Sublime... >>
<< Cosa c'è da esultare? >> sbraito. E poi, chi cazzo è questa? << Scarlett decide di parlare solo con i Rakshas che hanno suscitato il proprio interesse. Anche io sono passato sotto le sue grinfie per un periodo, quando si era presa bene con lo studio della mente e di tutte le sue funzioni. >> il latino fa una pausa e guarda Jo. << Stai sempre all'erta con lei, può essere la tua via di fuga così come il tuo macellaio. Giocati bene le carte e non farla alterare per nulla al mondo. Sa decifrare come se ce l'avessimo scritto in faccia quando uno mente e, se lo scopre, la tua prossima tappa saranno i laboratori. A seguito la morte. >>
<< Tu si che sai come aiutare una ragazza... >> È Zoey a parlare, mentre posa una mano sulla spalla a Jo. La sento sibilare e, ancor prima di dire altro, è lei a rivelare il branding. Hanno preso anche lei, merda... dovrò tenere il profilo ancora più basso.

****

<< Jo, se permetti vorrei chiederti un favore. >> Jo lo squadra da capo a piedi e viceversa, so già che non si fida nemmeno un po', la mia socia ma, nonostante ciò, acconsente.
Alejandro a questo punto la fissa negli occhi, facendo sgranare i miei. Le verdi iridi dell'ispanico sono divenute indaco, come quelle di Jo. Vedo la mia socia deglutire e entrare quasi in trance. Mi allarmo e il ghiaccio è già pronto a uscire dall'epidermide ma, Zoey con un gesto di mano mi zittisce, rassicurandomi. Poco dopo la vedo tornare in se, ora più convinta e partecipe.
<< Ci sto mozzarella arrosto, lascia fare a me e, nel giro di due giorni ti porto ogni informazione. >> vorrei capirci di più ma, ancora una volta sirene e guardie interrompono ogni cosa, costringendoci a tornare in cella. Saluto Jo con lo sguardo e la vedo sparire insieme a Zoey.

<< Si può sapere che cosa hai fatto alla mia socia? >> non me ne frega se siamo in mensa e, non mi interessa se qualcuno sente. Non posso tenere tutte queste domande nella mente, non più. Al in tutta risposta mi guarda con un ghigno, le iridi si fanno acquamarina e sento un brivido lungo tutta la schiena.
<< Ciao, Duncan. >> Oh. Porca. Puttana. Lo sento nella mia testa, è un fottuto incubo. Cerco di apparire il più normale possibile e spero di non sembrare un totale idiota da fuori, visto che ora come ora riesco a vedere solo del buio, intorno a me.
<< Ti esplico tutto nella maniera più rapida possibile. Non preoccuparti per il tuo corpo, va bene così. Si chiama contatto telepatico, ho fatto vedere a Jo tutti gli ultimi avvenimenti. Vedila come se la sua mente fosse un social e io avessi condiviso un file, taggandola. Mi segui? >> << Direi che è impossibile non farlo, visto che ogni parola rimbomba nel mio cervello! >>
<< Bene, dicevo: ho raccontato a Jo gli ultimi avvenimenti, anticipandole qualcosa a te ancora oscuro. Io, Zoey e Heather vogliamo mettere su un esercito, un qualcosa che ci permetta di evadere prima di diventare cavie, prima di morire. Jo è in un braccio differente rispetto a Zoey e Heather ma, d'altro canto è nello stesso braccio di una personcina perfetta per la nostra missione. >>
<< Sarebbe? >> << Ah nulla, una ex poliziotta nelle forze speciali. Conosce a menadito ogni angolo della prigione... il bello? Ora è dalla nostra parte, in quanto detenuta. Jo ha visto tramite i miei occhi chi è e ha ricevuto delle dritte su come approcciarla. Ha carattere, sono sicuro che entro fine settimana loro saranno nel nostro gruppo. >>
<< Loro? Loro chi? >> merda, la testa inizia a pulsare. Vedo un lampo bianco e subito dopo torno a vedere, mettendo a fuoco il piatto di sbobba davanti a me. Alejandro fa un sorrisino da manuale e alza le spalle, continuando a mangiare. << Non vorrai che si raffreddi, amigo... poi fa ancora più schifo. Comunque sono lei e la sua compagna. >> sogghigna e mi abbandona così, con un mal di testa atroce e ancora più quesiti di prima.
Mi abbandono all'idea di dover vivere la vita senza sapere più nulla in anticipo: la mia socia ha carattere da vendere... entro il fine settimana? Nossignore, Jo convincerà questa ex poliziotta e la sua tipa entro tre giorni al massimo. Ghigno e torno a mangiare, convinto dei miei pensieri. Parola mia.


M's little Nook:

'Seeera. Si, non ho ancora risposto alle recensioni ma pubblico. Cattiva autrice, cattiva!
Scherzi a parte, mi spiace ogni volta concludere con ancora più domande rispetto ad inizio capitolo ma, sono fatta così stronza dal profondo e mi piace creare suspance. Chiedo perdono.
Ricapitolando, Jo è finalmente spuntata (e Heather scomparsa, ma è giustificata) Al svela i propri poteri in maniera più dettagliata e abbiamo a che fare con le nostre future news.
Davvero pensate che siano Sanders e McArthur? *risate malvagie* poveri piccoli illusi :3

*sparisce lasciando le ultime storie*

○ Niente di che, in settimana ho aggiornato I'm confused, vi lascio l'ultimo capitolo ;3

è odioso obbligarsi a fare l'angolo autrice così corto, meh

~M

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Capitolo 6
*** Be prepared. ***


BUON NATALE!


***
<< Dimmi te se è possibile rincorrerla per ogni dove, solo per parlarle. >> Una Jo altamente irritata si buttò nella pista d'atletica, aumentando le falcate per raggiungere la castana che ci stava dando dentro con gli sprint... non faticava a credere che in passato fosse stata una piedipiatti perciò, si fidava ancora di meno.
Non fraintendiamoci, Jo per natura tendeva a non fidarsi... semplicemente, con gli sbirri accentuava questa sua ideologia, ecco. Nonostante ciò, oramai era quasi costretta a farlo, motivo per cui l'avvicinò sempre di più.
Si mise al suo passo, la guardò quasi con la coda dell'occhio e sogghignò delicata, aumentando e superandola. Se era come pensava, da li a poco si sarebbe aperta una sfida interessante. Così fu e sentì la castana non perdere il ritmo e partire con l'ennesimo scatto, superando ancora una volta Calamity.
Così era troppo facile, pensò Jo.
Continuarono con quella tacita sfida per un paio di giri, arrivando a tagliare entrambe il traguardo all'unisono, fermandosi subito dopo con un eccentuato fiatone celato sotto brevi sbuffi.
<< Finalmente qualcuna degna... >> fu la castana a parlare per prima, spostandosi un ciuffo sudato dalla fronte. << Solo il meglio, anche io stavo cercando un'avversaria da tempo. >> Jo sogghignò, allungando i muscoli per stiracchiarsi. C'era andata piano, nulla a che vedere con i fugoni che faceva solitamente ma, in ogni caso, l'altra non l'aveva delusa.
Allungarono quasi la mano all'unisono, stringendosela reciprocamente. << Courtney, tu saresti? >> Calamity evitò battutine del tipo “il tuo peggior incubo”, limitandosi ad un più sobrio << Jo, tanto piacere. >>
Nel mentre, sugli miseri spalti Zoey colloquiava con una minuta ragazza dai capelli così chiari da chiedersi se fossero naturali o meno.

<< Vediamo se ho capito. >> Courtney prese un grosso respiro e assimilò l'enorme catasta di informazioni appena ricevute. << Tu, altri Rakshas e chissà quale esercito volete soggiogare il sistema, mandare all'aria tutta l'organizzazione del penitenziario ed evadere? >> Jo la guardò da sopra la spalla, tornando a fissare l'edificio che le conteneva. << Esattamente. >> guardò poi Zoey, cercando di non digrignare i denti più del dovuto. << E, anche se d e t e s t o dover collaborare con qualcuno che è stato dalla loro sudicia parte anche per poco, preferisco averti come alleata, piuttosto che nemica. Poi da quel che so hai lavorato qui in passato, quindi teoricamente dovresti conoscere qualche punto debole del posto... no? >>
Courtney diede una veloce occhiata nella direzione di Zoey, puntando però le proprie iridi sull'altra ragazza. << Non ho nessuna intenzione di collaborare con assassini e mostri... Tuttavia, >> l'ispanica interruppe sul nascere la controbattuta di Jo con un semplice gesto della mano. << anche noi detestiamo questo posto, inoltre ho giurato che l'avrei protetta ad ogni costo e fatta uscire da qui. >> un veloce sospiro e la castana tornò a fissare le due ragazze. << Contate pure su di noi, meglio cercare tutti insieme un modo per uscire di qui che morire uno alla volta nella speranza di riuscirci... >>

***

<< Duncan, muoviti. Non possiamo attendere in eterno e, in ogni caso se non ci muoviamo possiamo perdere definitivamente il contatto. >> Alejandro sembrava più inquieto del solito.
<< Sentiamo come intendi uscire, Psycho. Siamo in cella e non vedo nessuna guardia all'orizzonte. >> Ah, la soddisfazione nello zittirlo: tiro il labbro da un lato in un sogghigno vittorioso, il quale però cessa poco dopo di esistere non appena il metallico rumore delle serrature che venivano aperte si fece vivo. << D'ah, fanculo. >> sibilo a denti stretti superando il latino e mettendomi all'ingresso della cella per farmi mettere le manette e scortare nel cortile all'esterno. PsychoAl mi segue senza alcuna esitazione, colmo di orgoglio per aver zittito ancora una volta questo “punk sputa ghiaccio”.
Arrivati nel sudicio spazio di terra che doveva fungere da giardino, ho finalmente la possibilità di scrutare i dintorni in cerca di quel segnale che avrebbe dato il via a tutto. Nell'attesa e per non destare sospetti i muscoli si sciolgono, le spalle ruotano e i polsi vengono massaggiati una volta liberi dalla sensazione del freddo metallo delle manette. Un ultimo stiracchiamento e percepisco una breve scossa sulla nuca. << Figlio di puttana. >> sibilo massaggiandomi il collo e salendo lungo la testa. Alejandro aveva detto che avrebbe mandato un segnale ma, un vero e proprio stupro ad una parte dei propri recettori nervosi proprio non me lo aspettavo. Le vertebre del collo furono le ultime a scrocchiare, dopodiché decisi di procedere verso la rete che delimitava i due bracci. Al con quell'acre pizzico sulla nuca mi ha stampato in mente l'immagine della donna in modo da distinguerla tra le altre, così non mi resta che procedere come se niente fosse lungo la recinzione senza farmi notare troppo dagli sbirri e trovarla. Un piano semplicissimo se non fosse per il fatto che sono pieno di quesiti, totalmente solo e che non conosco minimamente la mia avversaria.
<< Duncan. >> Quel sibilo mi ghacciò il sangue nelle vene: sposto le iridi lungo il circondario e la noto; perfetta come nell'immagine mentale. Okay, quel fottuto mangia burrito aveva proprio un signor potere, devo ammetterlo. << Courtney. >> sputo con un sogghigno in viso, avvicinandomi alla rete elettrificata e osservandola. << Da quando gli sbirri assumono sexy poliziotte? Ti tenevano per fare i calendari o scendevi anche in campo? >>
<< Sei qui per capire come evadere o preferisci un bel calcio dove non batte il sole? >> << Sentiamo, come intenderesti recapitarmi tale calcione, bellezza? >> Courtney sogghignò con fare malevolo, portandosi le braccia dietro la schiena e sollevandosi per un istante sulle punte dei piedi, tornando a poggiare tutta la superficie plantare sull'erba ingiallita del campo. << Ti trovi nel settore B, terzo ramo, cella 386, dico bene? >> come fa a conoscere tali cose? L'autocontrollo si affievolisce per un attimo, istante però fatale agli occhi di Courtney i quali captarono quell'incertezza.
<< Conosco ogni angolo di questa prigione quindi, se proprio vuoi metterti contro il nemico sbagliato fai pure: non sarò di certo io quella a perdere. >> Ah, finalmente qualcuno con le palle, ricambio compiaciuto quel sogghigno. << Va bene bambolina, ascolterò le tue preziose informazioni dopo ma ora dimmi: chi è quella deliziosa fata di porcellana alle tue spalle... vorrei, diciamo approfondire la sua conoscenza. >>
Giuro, solitamente sono abbastanza bravo a captare segnali o qualsiasi cosa che precede un attacco ma questa volta non avvertii nessun segno, nessuna azione o altro presentimento. Mi accorsi solo della scia rossa che dalla fronte mi colava sul sopracciglio, scivolando lungo la guancia destra e scendendo fino al mento. Le iridi di Courtney erano oscure più del dovuto, la pupilla dilatata e la mandibola contratta. Le dita andarono a sfiorare quel taglio netto sulla tempia, macchiandole di porpora. Solo dopo mi resi conto della lama che con un tintinno era finita tra i piedi. Guardo la ragazza, con calma mi abbasso a prendere l'arma e la faccio sparire nella mano. Un crepito simile al rumore del ghiaccio che sta per cedere sotto l'immenso peso e dal pugno semi chiuso uscirono solo candidi cristalli.
I due si guardarono a lungo senza distogliere il contatto visivo fino a quando la terza persona non intervenne. << Courtney, le vostre aure non hanno per niente un bel colore... potreste smetterla, gentilmente? >> perfino la voce di quella ragazzina era sottile, rispecchiando in tutto e per tutto il possibile carattere. << Non intendo cedere Dawn, non davanti a questi stronzi che si eleggono a Dio. >> sibilò di rimando l'ispanica, guardando in cagnesco l'uomo oltre la rete.
<< Va bene, va bene principessa, lascerò in pace la tua bambolina. >> La lascio vincere, con un ghigno alzo le mani in segno di resa e mi porto il pollice sulla tempia, ghiacciando la ferita e fermando lo scorrere del sangue. Il dito scivola giù lungo sopracciglio, guancia e mento, andando a pulire i residui di sangue e facendo tornare la pelle al suo aspetto originario. << Voglio davvero uscire di qui, il tuo aiuto mi serve e preferisco tenermi a freno ancora un poco piuttosto che perdere l'unica possibilità di fuga... >> strizzo l'occhio a Dawn, sogghignando. << Ma se vorresti provare qualcosa di differente, io ci sono, Raggio di Luna. >>
<< Ecco dov'eri finito! >> Alejandro comparve dal nulla sibilando. << Perdonalo Court, con lui ci sto ancora lavorando... detto questo, se accetti anche Duncan nel gruppo saremo a quota undici... detto ciò, potremmo seriamente iniziare a pensare a una rivoluzione interna, andando a movimentare un poco le cose. >> ma che cazzo sta blaterando ora questo? E da quando è così poco manipolatorio, il signorino? Sento ancora una volta le labbra serrarsi per colpa di Alejandro e vedo Courtney fissarmi, come se fossi un bel pezzo di manzo e lei l'acquirente. Ehi, mettiamo le cose in chiaro: mi piace stare al centro dell'attenzione quando serve ma non se chi guarda è il mio possibile macellaio.
<< Vedremo come si comporterà e, in caso contrario lo denuncerò a Scarlett.... di certo tra la mia parola e la sua saprà bene quale prendere per vera. >> Courtney mi regala un ghigno degno di un serial killer e, dopo un breve cenno ad Alejandro si allontana con quel bel culetto diafano.
<< Hai una sola chance per fartela amica e ci provi con la sua ragazza?! >> << Momento. >> provo a sibilare con ancora le labbra intorpidite. << Primo, che cazzo ne sapevo io. Secondo, non è colpa mia se i miei istinti mi guidano verso certe azioni... non so che genere di persone piacciano a te e non giudico ma ehi... ho pur sempre i miei bisogni, non so se mi spiego. >> Alejandro fece una smorfia e roteò gli occhi. <>

<< Un'ultima cosa, Al. >> non lo lascio rispondere e attacco a parlare non appena sono sicuro di avere la sua attenzione. << Prima hai parlato di undici persone ma all'appello ne mancano quattro... mi spiegheresti questa lacuna? >>
Alejandro alza le spalle e s'incammina verso il prato, dando le spalle al tramonto. << Ora come ora siamo io, te, Heather, Jo, Zoey, Courtney e Dawn. All'appello mancano quattro persone, hai ragione. >> si ferma e mi scruta, sogghignando poco dopo << Preferisci sapere i loro nomi o i loro poteri prima di conoscerli, domani sera? >>
<< Direi i poteri, almeno saprò con chi avere a che fare. >> << Peccato Hielo, avrai solo i nomi: Mike, Geoff, Gwen e Kitty. Lascerò a te l'onore di conoscerli di persona. >> Infimo bastardo, come dormirò io stanotte?


M's little Nook:

*va a vedere la data dell'ultimo aggiornamento e si tira una manata in faccia* è da agosto che non scrivo, 4 mesi e 21 giorni. 20 settimane e un giorno. CENTOQUARANTUNO GIORNI, PER DIO.
Potete ufficialmente odiarmi e, se siete arrivati qui e volete lasciare un commentino, giuro che avete il bonus ora io ti chiedo qualcosa e tu lo fai *sospira*
Tornando a noi, finalmente ho trovato il tempo tra lavoro, casa, traslochi vari, cavallo, cani e gatti, faccende domestiche eccetera per riprendere il pc, i vecchi appunti e scrivere... dai, almeno a Natale i miracoli si compiono *sospira e si da un altro facepalm* a questo punto direi che al 99% per il prossimo capitolo ci sentiamo l'anno prossimo *badumtsssk*
Scherzi a parte bimbi belli, mi siete mancati: auguro a ognuno di voi un Buon Natale :3

~M

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