I avo anirnen - L'indesiderato

di Echadwen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I avo anirnen- L'indesiderato ***
Capitolo 2: *** Di Elfetti incinti, cavoli e ragni ***



Capitolo 1
*** I avo anirnen- L'indesiderato ***


Angolino autrice: storia nata da una chat con 9Pepe4 riguardante Thranduil alle prese con la fase del "TUTTO MIO" dell'adorato pargolo reale, gelosia che ovviamente si manifesta in una possessività smisurata anche nei confronti del sovrano stesso. La domanda, allora, è sorta spontanea: "Come reagirebbe Legolas, all'arrivo di un fratellino?"
La risposta è piuttosto semplice: lo ucciderebbe facendolo sembrare un incidente e farebbe ricadere la colpa su Galion XDDDDDD
Qui di seguito vedrete il lato malvagio della Fogliolina ♥♥♥
Il personaggio di Belegurel è una creazione originale di Kanako91, che ringrazio per avermi lasciato utilizzare il suo OC.
Grazie a chiunque voglia leggere questa ficcina e un ringraziamento speciale a 9Pepe4, mia compagna di deliri sulla famiglia reale.
Vorrei ricordarvi la mia pagina fb https://www.facebook.com/echadwen93/ (ogni like è gradito)
Enjoy! 
 
 










I avo anirnen







"Mio signore?"
Thranduil voltò il capo prendendo l'ennesimo sorso dal calice di dorwinion: Galion, il fedele maggiordomo di una vita, si avvicinò a lui con il principe cadetto tra le braccia.
 
"Dove l'aveva nascosto questa volta?" Chiese con un sospiro.
"In un cestino fuori dalla mia camera, mio signore" rispose adagiando il neonato nell'abbraccio del sovrano "con un bigliettino che recitava -Adottami-."
 
Avrebbe dovuto essere adirato o quantomeno infastidito, ma Thranduil non poté fare a meno di sorride all'inventiva dimostrata dal suo primogenito.
Assaporò il dolce sapone del vino e, con lo sguardo posato sulla piccola creatura dormiente sul proprio grembo, ricordò i tiri mancini di cui è stata vittima.
 
 
"Mio signore, abbiamo trovato il principe cadetto nella cesta dei panni sporchi".
"... nella cassetta delle patate. Belegurel stava per farlo bollire".
"... nel sacco della biada".
"... nel secchio del concime".
"... nella corrispondenza per Imladris".
"... nella radura dei cervi cosparso di erba. La vostra cavalcatura gli stava leccando il visetto".
"... nei barili vuoti da rimandare ad Esgaroth".
"... in mezzo alla foresta con un cartello al collo -Usato di seconda mano. Regalasi-".
 
 
"Mio signore, non vorrei dirvi come fare il genitore ma..."
"Ma? Su, va avanti, Galion".
"Credo che dobbiate affidare al principino una scorta".
"Sono solo birbonate, Galion, non dobbiamo dargli troppa importanza".
"Mi permetto di ricordarvi ciò che è successo al loro primo incontro...".
 
 
Il giovane principe si arrampicò sul letto per conoscere il nuovo arrivato.
"Questo è il mio fratellino?" Domandò non riuscendo a celare un fremito nella voce.
"Sì, tesoro".
Lo osservò per poi posare lo sguardo sui genitori. Vide l'abbraccio dolce e protettivo di sua madre e la mano del padre posata delicatamente sul capo del piccolo Elfo.
Legolas arricciò le labbra per poi stendere le braccia.
"Posso tenerlo, Nana?"
Annuì.
Piano, la sovrana consegnò il principe cadetto alle cure del maggiore.
"Fai attenzione, Legolas". Lo redarguì Thranduil.
Il principino si prese qualche momento, si lasciò scivolare sul pavimento e, come fosse la cosa più naturale del mondo da fare in quel frangente, gettò il fratellino nel cestino.
 
 
La schiena del sovrano fu solcata da un brivido e istintivamente saldò la presa sul corpicino.
"Forse hai ragione. È meglio che vada a parlare con Legolas".
 
 
Legolas se ne stava sdraiato sul proprio letto con le gambe a penzoloni, le piume della freccia tra le mani.
"Dobbiamo fare un discorsetto io e te, giovanotto".
"Va bene" Il piccolo fece cadere a terra la freccia e prese il cuscino tra le braccia "Avanti, sgridami e dimmi che sono un bambino cattivo".
"Ti sembra una bella cosa quello che hai fatto?"
"Beh... Direi che sono stato piuttosto buono".
"Buono?!?" Gli fece eco il genitore.
"Sì, considerando che all'inizio avevo pensato di abbandonarlo nelle vicinanze di uno dei nidi di ragno nella foresta" I loro sguardi s'incontrarono e il sovrano tremò per la scintilla di malvagità che scorse negli occhi del figlio "ma non volevo correre il rischio di venire divorato a mia volta da quelle creature, così ho optato per una soluzione più sicura per me". 
 
 
Galion aveva decisamente ragione: occorreva trovare delle guardie a cui affidare la protezione del secondo in linea di successione e il più presto possibile.

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Capitolo 2
*** Di Elfetti incinti, cavoli e ragni ***


 

Di elfetti incinti, cavoli e ragni








"Avrai un fratellino".
"Cos'è un fratellino?" Chiese alzando il sopracciglio a quella parola sconosciuta.
"Un fratellino, Legolas, è un piccolo Elfo che probabilmente ti assomiglierà... Un altro figlio mio e di tuo padre".
"Un compagno di giochi" si precipitò ad affermare il sovrano.
"E quando arriva? Dov'è?"
"Nella pancia della mamma".
"Nella pancia della mamma?!? Hai mangiato qualche frutto strano? Non le mele sul cesto nelle cucine, vero?"
"Beh, ne ho mangiato qualche spicchio preparandoti la merenda. Perché me lo chiedi, tesoro?"
"Perché ho paura di avere anche io un fratellino nella pancia".
Risero entrambi i genitori.

 
 
 
Erano trascorsi alcuni mesi da quell'annuncio e Legolas aveva iniziato a notare qualche cambiamento. No, non era la sua pancia a essere cresciuta ma quella della madre che a malincuore si era fatta commissionare un nuovo guardaroba dal momento che le vesti che già possedeva non le stavano più.
Si era accorto che tutti erano estremamente gentili e attenti quando si rivolgevano a lei, che le cuoche lavoravano a ritmo serrato su delle pietanze strane di cui non riusciva nemmeno a pronunciare il nome, come quelle... quelle palline dorate tutte appiccicose impilate l'una sull'altra. Crock- crocchette, crocco... Quella roba lì, insomma. Ma il suo animo non era turbato perché mai venivano meno alle sue infornate di biscotti.
Vi era stato un mutamento che, però, lo preoccupava e non poco: la stanchezza che costringeva sempre più spesso la madre a ritirarsi nelle proprie stanze o a sdraiarsi sul divano nella stanza dei giochi.
 
 
 
La calda luce del pomeriggio inondava la stanza e il vento portava con sé i rumori della vita della foresta.
"Disegna un po', tesoro mio." Gli disse adagiando il libro sulle gambe "La mamma è stanca". 
"È una così bella giornata. Cosa ne dici se andiamo a fare una passeggiata, Nana? Nana?"
 
Il giovane voltò il capo per scoprire la madre languidamente addormentata sul divanetto, la guancia sullo schienale e la mano destra posata sul pancione.
Eh no! Mai prima di allora era accaduto che lei si addormentasse durante una delle loro lezioni o i pomeriggi passati a giocare.
Questo era davvero inaccettabile e sicuramente colpa del fratellino che le stava crescendo dentro. Davvero inaccettabile!
Raccolse il libro dalle sue gambe e lo posò sul tavolino.
Tornò a guardare il ventre rigonfio con le sopracciglia leggermente aggrottate e gli si avvicinò in ginocchioni con i lineamenti induriti dalla rabbia.
 
"Stai facendo male alla mia nana e per questo la pagherai". Sussurrò contro il ricco tessuto. 
Una minaccia. Una promessa. E ada gli aveva insegnato che le promesse andavano sempre mantenute.
 
 
 
 
Legolas aveva ascoltato i racconti del suo papà e si era convinto che non potesse esserci nulla di peggio dell'avere a che fare con i Nani. Una convinzione che il suo beneamato fratellino, però, si stava premurando di far crollare giorno dopo giorno.
 
"Ma guardatelo!"
"È così carino!"
"Mia signora, hai creato un capolavoro!"
 
La punta della matita si spezzò andando a rovinare il compito che stava eseguendo. La situazione che stava vivendo era decisamente peggiore.
 
Capolavoro? Ma dove?!?
 
Il giovane principe non riusciva davvero a capire cosa ci trovassero le dame di compagnia di sua madre in quella piccola pulce strillante e bavosa ma si astenne dall'esporre il proprio pensiero.
 
-Impara a scegliere con cura le tue battaglie, figlio mio. Vi è più onore nel capire che un'impresa è al di là delle proprie forze piuttosto che buttarvisi a capofitto.-
Aveva annuito. Aveva un senso.
-E mai, ripeto mai dare contro a una donna specialmente quando è assieme ad altre donne.-
 
L'Elfo alzò lo sguardo alle donne nella stanza.
Quattro. Quattro donne.
Decisamente una battaglia da evitare. 


 
"Dobbiamo trovare il modo per sbarazzarci di lui". Osservò con il fuoco negli occhi il piccolo peluche a forma di alce. "Assolutamente".

 
 
"Perdonami, mio principe". Il servo quasi travolse l'erede al trono.
"Stai più attento!" Lo ammonì stizzito. 
"Scusami. Non ti avevo visto con questa cassetta tra le mani". 
"Cosa c'è in quella cassetta?"
L'Elfo si chinò per mostrargli i cavoli contenuti in essa e sorrise nel vedere la bocca del giovane aprirsi in una O perfetta.
"Ma sono enormi!"
"E non hai visto le patate, mio signore: sono grandi quanto un neonato. Non appena avrò scaricato questi cavoli, potrei mostrartele".
Un sorriso dalla strana luce nacque sul suo volto
"Potrei fare di più che guardarle, potrei darti una mano a portarle".
"Non oserei mai chiederti tanto, principe".
"Non sei tu a chiedermelo, sono io che mi sto offrendo".
"Come sei altruista".
 
 
 
"Ogni quanto parte la corrispondenza per Imladris?"
"Per quale motivo desideri saperlo, principe?"
"Adar mi ha informato che il prossimo mese Lord Elrond darà una grande festa per il genetliaco dei gemelli e io avrei un pacchetto che vorrei ricevessero per l'occasione".
"Sei fortunato. Il messo partirà la settimana prossima".
"Perfetto. Ti darò il dono da recapitare il prima possibile".
Si avviò verso il corridoio quando l'Elfo preposto alla gestione delle corrispondenze lo richiamò
"Mio principe?"
"Sì?"
"Sei davvero molto generoso e già esperto nelle relazioni tra i regni. Tuo padre sarà molto fiero si te".
 
 
 
"Luinor, fortuna che ti ho trovato!"
"Mi stavi cercando, principe?"
"Mi manda mio padre. Desidera che tu lo raggiunga il più presto possibile, deve parlarti dei prossimi ordini di dorwinion".
"Andrò immediatamente da lui".
"Luinor?" 
"Dimmi...".
"Lascia a me le chiavi. Non vorrai rischiare di perderle lungo il tragitto".
"Grazie. Sei così premuroso".
 
 
 
"Meludir!" Legolas si precipitò a raggiungere il guerriero che camminava a stento reggendosi al compagno "Cosa ti è successo? Cos'è accaduto?" 
"Siamo stati attaccati da un gruppo di ragni mentre tornavamo dalla pattuglia. Non è nulla, non temere".
"I ragni ti hanno fatto questo?" Chiese guardando la stoffa lacerata della gamba destra e il sangue che colava da una ferita violacea. "Ma tu sei un guerriero esperto!" 
Il guardiano, nonostante il dolore, sorrise.
"Così mi lusinghi, principe." 
"Perdonate, mio signore" Intervenne l'altro, "ma Meludir necessita di cure".
 
Riprese il suo cammino, le dita a tormentarsi fra di loro.
"I ragni sono categoricamente esclusi".
 
In quel momento, Galion emerse dalle scale che portavano alle cantine.
 
"Ah! Dimmi, Galion, hai mai desiderato dei figli?"














 
Angolo autrice: seguito o per meglio dire background de L'indesiderato. 
Un piccolo scorcio scritto per spiegare come Legolas sia arrivato ad architettare alcune delle disavventure di cui è stato malauguratamente vittima il principe cadetto.
Vi starete chiedendo il motivo dell'esistenza della prima parte del capito che stona completamente con il resto della storia ebbene si tratta di un mio piccolo sfizio. Una rimembranza di quando il principino era solamente carino e coccoloso.
Ringrazio tutti coloro che hanno intrapreso questo pericoloso viaggio alla scoperta di colui che ho ribattezzato "evil Legolas".
Un abbraccio.
Echadwen


 

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