Camomilla

di Sarah_lilith
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** Il cellulare... NO ***
Capitolo 3: *** Amici più o meno normali ***
Capitolo 4: *** Beccato... ***
Capitolo 5: *** Ninfa d'amore ***
Capitolo 6: *** Imbarazzo ***
Capitolo 7: *** Pessima giornata ***
Capitolo 8: *** L'Idiota ed il Nerd ***
Capitolo 9: *** The end ***



Capitolo 1
*** L'inizio di tutto ***


Capitolo 1

Tutto è nato da una tazza di camomilla. 
Quando ci pensi sorridi, Derek.
Sorridi perché le risate di cuore non sono mai state il tuo forte, ma in una situazione così assurda potrebbe anche scappartene una.
Eri consapevole che l’amore tende a spuntare quando meno lo si aspetta, ma la tua vita non era arrivata a certi livelli di assurdità.
Il che è ironico, perché tu sei un licantropo e vivi nella cittadina più incasinata del pianeta, circondato da un branco di adolescenti. Già. Molti adolescenti.
Ormai ti sembra di essere un baby sitter più che un alpha, e la cosa sta diventando stressante, soprattutto visto che oltre a risolvere i tuoi problemi ora devi anche badare a dei licantropi, banshee, spiriti giapponesi e quant’altro.
Ma il Karma non ha finito con te, anzi, a quanto pare ti odia, ti odia terribilmente.
Perché la tua vita sentimentale non è stata difficile, è stata proprio disastrosa: la tua prima ragazza è morta, la seconda era una pazza psicopatica che ha ucciso la tua famiglia, ed è morta, e l’ultima era un’altra pazza che voleva distruggere il mondo, ed è morta pure lei.
Ma tutto è nato da una tazza di camomilla.

 

Quel giorno faceva caldo. Talmente caldo che anche il tuo Lupo interiore ansimava sconfitto.
Erano anni che a Beacon Hills non si assisteva ad un’estate così afosa e umida; e speravi davvero non dipendesse da altre stupide creature sovrannaturali o disgrazie imminenti, ma in una cittadina del genere non si può mai sapere.
Stavi valutando l’idea di farti la quinta doccia della giornata nel tuo nuovo e finalmente funzionale bagno. Perché si, alla fine avevi ceduto alle esortazioni del Branco e avevi ristrutturato il loft, più che altro per evitare le urla isteriche di Lydia che si lamentava con frasi dolcissime ed educate:
“Il tuo loft sembra più un cavò di una banca diroccata, messa molto male per giunta.”
oppure
“Non ho intenzione di stare un secondo di più in un posto del genere! Hai la minima idea di cosa faccia l’umidità ai miei capelli?”
No, tu non hai né l’idea né la voglia di scoprire che cosa ci fosse di tanto terribile nella tua abitazione, quindi decidi di assecondarla.
Errore. Grossissimo errore.
Dare carta bianca alla banshee non è stata una buona idea. E non perché i soldi a disposizione fossero pochi (sai di avere una piccola fortuna in banca) o le scelte della ragazza non ti aggradino, ma perché Lydia ha praticamente un disturbo ossessivo compulsavo nel abbinare le cose.
Non importa che siano colori, tipologie di mobili, piastrelle o stili di tende; e non avevi nemmeno idea che esistesse una categoria a parte di classificazione delle tende, perché andiamo! Sono solo delle fottutissime tende.
Quando hai espresso la tua opinione a riguardo, la piccola banshee ti aveva gelato con uno sguardo inquietante e poi ti aveva gentilmente detto dove potevi ficcarti le tue critiche. Già, che grazia.
Alla fine sei contento del risultato, quindi ti appunti mentalmente di ringraziare Lydia ma di non chiederle mai più favori del genere, per la tua incolumità e sanità mentale.
Sanità mentale ormai ridotta ad una pulce cosmica, e cerchi di non pensare a quante battute potrebbe fare Stiles se sapesse che hai parlato accidentalmente di pulci.
Ti basta ricordare l’ultima volta che hai espresso la tua opinione sulla giusta cottura della carne, rigorosamente prediletta al sangue. Non appena le parole avevano varcato la soglia della tua bocca avevi visto gli occhi del ragazzo allargarsi fino a farlo assomigliare (dolorosamente lo ammetti) ad un piccolo cucciolo abbagliato dai fari di un auto. Subito dopo ti eri ricreduto, dato il ghigno malefico che l’umano ti aveva rivolto.
E tu di ghigni malefici ne hai visti fin troppi per non riconoscere che quello di Stiles sembrava il più terrificante, il che è tutto dire.
Infatti il ragazzo che corre coi lupi, come aveva iniziato a chiamarlo Erika (a cui di solito ricordi che la cosa è estremamente pericolosa, ma che lei accoglie con uno sbuffo), ti aveva guardato come un gatto può valutare un canarino e poi aveva detto:
“Sembra che tu sia davvero un sourwolf. Adesso dovremo impedirti di adescare ragazzine vestite di rosso nel bosco o evitare che tu soffi sulle case dei tre porcellini?”
Ti eri dimenticato di quanto potessero essere squallide le battute umane riguardo ai licantropi, ma avevi ignorato la faccenda limitandoti ad un lieve ruggito.
Poi le cose erano degenerate drasticamente.
Durante le ristrutturazioni il ragazzino aveva iniziato a venire al loft praticamente ogni giorno, trascinato dall’entusiasmo di Lydia e desideroso di aiutare l’amica.
Un altro episodio che ti senti in dovere di ricordare è quello che ormai si ripete quando il ragazzo si trova senza cellulare per più di un minuto e tredici secondi, e non sai perché li hai contati.
La prima volta il telefono di Stiles aveva preso a vibrare sul tavolo su cui era stato appoggiato, mentre il proprietario era intento a reggere lo scotch all’amica che lo applicava sulle pareti.
L’umano si era allungato per afferrarlo senza allontanarsi dalla scala su cui si era arrampicata la banshee, aveva guardato lo schermo e, con un sorriso enormemente esagerato sul volto aveva risposto.
Ora, in circostanze normali saresti imbarazzato nell’affermare che hai approfittato dei tuoi poteri di licantropo per spiarlo, ma ormai sei abituato a inventare scuse anche per te stesso. Tendendo l’orecchio eri riuscito ad ascoltare tutta la conversazione senza problemi, e ne eri rimasto perplesso.
“Stiles, indovina la novità!”
“Hai deciso di cambiare stato e identità dopo il modo in cui ti ha conciato il parrucchiere l’altro giorno?”
“NO! Grazie per il sostegno, comunque”
“Sento una nota di lieve sarcasmo, Newt. Ma sarà solo una mia impressione”
Lieve sarcasmo è un eufemismo”
“Cosa stavi dicendo?”
“Ah, giusto. Zio Rick ha pubblicato un nuovo libro!!”
“Porco Crono! Un altro? Non ho più soldi, Caspio!…ehm…”
“Vuoi sapere il prezzo, vero?”
“Già”
E la conversazione era andata avanti per tutto il tempo che Stiles aveva passato lì, ovvero due ore e trentasei minuti (non che lo avesse cronometrato, sia chiaro).
Non avevi capito una singola parola di ciò che i due si erano detti: non capivi chi fosse lo zio nominato dal tizio, non avevi la minima idea del perché il cibo blu li esaltasse e non volevi sapere cosa significasse l’affermazione “sei peggio di Clarisse”.
Dalla lunga chiamata avevi solo compreso che il tizio si chiamava Newt (avresti continuato a chiamarlo Tizio perché, insomma: Newt è davvero un nome?!) e che sarebbe venuto a Beacon Hills per le vacanze estive imminenti.
Dopo quella telefonata ne erano seguite altre, più o meno lunghe, che ormai ti facevano sobbalzare ogni volta che sentivi uno squillo o una vibrazione di qualunque telefono.
Ammetti che la suoneria di Stiles ti ha stupito: per ognuno ne ha impostata una diversa, in modo da dare la priorità alle chiamate.
Casualmente lo hai chiamato da una stanza all’altra senza un bisogno effettivo, solo per sentire la tua canzone.
E il fatto che Stiles ti abbia affibbiato In the end dei Linkin park (un classico, ma hai sorriso) non ti infastidisce più di tanto, anche se non capirai mai il criterio con il quale l’ha scelta, né la logica del suo cervello.
Ma il tuo entusiasmo si è smorzato drasticamente quando hai sentito il suo cellulare riprodurre a tutto volume In the name of love, e Stiles rispondere al Tizio.
Forse ti disturba il fatto che sia una canzone commerciale, di cui non ricordi neppure il cantante e che hai sentito ultimamente alla radio.
O forse non apprezzi il volume della ragazza che canta, o più semplicemente grida, il ritornello.
Fai fatica ad ammettere che la luna ti fa diventare irritabile, figuriamoci ammettere che quel petulante e sgraziato ragazzino è la tua ancora.

Continua…

 

ANGOLINO D’AUTRICE

Questa ff è nata soprattutto da una frase di mia madre, ma la dedico anche a Shine_Hanako kun e ca06gi. La prima per i suoi commenti gentilissimi e la seconda per il suo nome, che un pò mi ha fatto riflettere su un personaggio che inserirò.
Scusate per gli eventuali errori grammaticali, e solita regola del “se non capite, chiedete”. Per chi li notasse, ci sono chiari riferimenti a Percy Jackson e Maze Runner ;)
Baci a tutti. Sarah_lilith

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Capitolo 2
*** Il cellulare... NO ***


Capitolo 2


“Stiles…”
Il ragazzo continua a messaggiare indisturbato, con un sorriso idiota sulla faccia e completamente ignaro di ciò che sta accadendo intorno a lui.
“Stiles…”
Ti inizi seriamente a chiedere cos’hai fatto di male nella vita (oltre agli omicidi, sia chiaro) per meritarti un branco del genere.
“Stiles, molla il cellulare e vieni qui. ORA!” quasi ringhi.
Mentre cerchi, inutilmente, di farti notare dal più piccolo, il resto dei presenti è indaffarato negli “aiuti volontari” indetti da Lydia. Gli altri preferiscono definirli “schiavitù” o “lavori forzati”, ma nessuno ha il coraggio di protestare con la banshee, per non parlare di te, che diventi più furioso ogni secondo che passa.
Se fossi in un cartone animato inizierebbero a fumarti le orecchie e qualcuno, con tutta probabilità quel pazzo di tuo zio, ti passerebbe accanto lanciandoti una secchiata d’acqua per raffreddarti.
Fortunatamente per te (e anche per Peter) non siete in un programma TV.
Guardandoti intorno, però, ti rendi conto che la situazione potrebbe essere scritta a copione e proposta per una nuova commedia.
Scott è intento ad ammirare adorante Isaac, mente questi lucida il lampadario affidatogli dalla rossa, che è letteralmente sommersa da vari tessuti portati da Allison per scegliere insieme (Lydia e la cacciatrice, tu non hai ovviamente voce in capitolo) quali starebbero meglio sul divano. Boyd ed Erika stanno praticamente amoreggiando sul tavolo di mogano ancora coperto di pellicola al centro del salotto, e Stiles è sempre attaccato a quel telefono.
In teoria il ragazzo avrebbe il compito di portare i panini, precedentemente preparati, agli affamati componenti della combriccola; ma in pratica sta fermo, in piedi, al centro della cucina, con un vassoio in una mano e il cellulare nell’altra, impegnato in quella che sembra la conversazione più interessante e soprattutto lunga della storia, dato che va avanti da tutto il pomeriggio.
E, per Dio, sei stufo marcio!
Lasci a terra il materasso che stai portando su per le scale e ti muovi verso di lui. Stiles non si accorge di te neppure quando gli arrivi a pochi centimetri di distanza, e questo fa ululare di frustrazione il tuo lupo interiore più di tutto.
Con un gesto veloce, e soprattutto incazzato, gli rubi di mano quel maledetto aggeggio e, ignorando le proteste del più piccolo, tieni schiacciato il tasto laterale fino a che lo schermo diventa nero, segno che finalmente quel coso si è spento.
“…impazzito, Sourwolf? Che diavolo ti prende così all’improvviso?! Sei bipolare, lo sai? Devo consigliarti un buon psicologo e una bella tazza di camomilla…” sta strepitando Stiles, cercando inutilmente di riprendersi il telefono.
Lo interrompi mettendo il cellulare in tasca, nella tua, e tirandogli uno scapaccione sulla nuca, che viene ricompensato da un lieve gemito di dolore.
“Lavora invece di messaggiare con la tua dolce metà!” sbotti, per poi tornare alle tue mansioni, accorgendoti che tutto il branco si è fermato per guardarvi. Socchiudi gli occhi, illuminandoli di rosso, e i presenti tornano a fingersi impegnati in qualcosa.
Il ragazzino resta irritato per tutta la giornata, e senti il suo sguardo di odio puro sulla schiena, ma non ci badi. Non troppo.
A fine serata, quando ormai tutti sono distrutti (Scott si è persino addormentato, e ti riprometti di svegliarlo con un ringhio) ed è ora di tornare a casa, Stiles ti si avvicina.
Tu inizialmente non lo degni di uno sguardo perché, andiamo, un minimo di arrabbiatura se la merita.
Ma il bastardo, che presumibilmente è un demone travestito da angelo (e no, non ti vergogni di averlo pensato), sfoggia la sua migliore espressione da cucciolo di foca ferito e ti si appiccica addosso, supplicandoti di ridargli il telefono.
Senza rendertene conto lo accontenti con movimenti meccanici e praticamente salti di gioia quando il ragazzo ti ringrazia con un bacetto sulla guancia. Cioè, ti ha baciato, ti ha baciato, dannazione!
“Appunto mentale: sequestrare più volte il cellulare di Stiles.” ti dici.
Mentre il ragazzo traffica con l’aggeggio che ha in mano, dandoti la schiena, tu sbirci oltre la sua spalla per osservare sgomento le cento-ventisette chiamate perse e i milleduecento-trentuno messaggi in segreteria.
Strabuzzi gli occhi al pensiero che qualcuno davvero possa andare così in ansia per… quanto? tre ore di silenzio?!
Ma quello che ti fa davvero restare bloccato in mezzo al loft è la risposta di Stiles ai vari messaggi, apocalittici, di Tizio:
“Ero con il mio Sourwolf!”
“Arriviamo a casa tua tra due minuti. Pive1, ci devi raccontare TUTTO!”
“C’è anche Camy?”
“Yep!! Presente.”
“Perfetto, ci vediamo lì”
E la conversazione si interrompe con Stiles che si gira, e tu che fai finta di osservare interessato il soffitto, riflettendo.
“Allora ci vediamo…” afferma l’umano, grattandosi la nuca con una mano.
“Hum.” non ti esprimi in altro modo, non ne hai mai avuto bisogno e non incomincerai ad essere loquace ora.
Il ragazzo si avvia verso la porta scorrevole e, dopo averla aperta e oltrepassata, si gira verso di te con un grosso sorriso da sberle sulle labbra (meglio non soffermarsi troppo sulle labbra, l’ultima volta non è finita bene).
E si, sei giunto alla conclusione che spierai la discussione con Tizio e Camy (ancora! Che razza di nome è?)
“A domani Sourwolf!” ti dice, e si defila velocemente.
Dopo aver guardato nello stesso punto per una quantità sufficiente perché ti brucino gli occhi (e, diamine, sei un licantropo), ti rendi effettivamente conto di cos’è successo e di quello che significa avere come ancora Stiles Stilinski. 

Continua…

 

ANGOLINO D’AUTRICE
1. Pive: “pivello” dal libro Maze Runner, come vengono chiamati i nuovi arrivati


Allooooora… non odiatemi. So che è cortissimo, ma il prossimo penso sarà un’epopea, quindi imploro perdono!!!
Camy è stata introdotta e la “conosceremo” grazie al nostro Alpha spione che, ammatto, mi fa un pò pena.
Forse deciderò di non farlo cogliere in fragrante a origliare. Forse.
Intanto vi chiedo di segnalare i vari errori grammaticali e continuerò ad assillarvi con la regola “se non capite, chiedete” (dovrò pensare ad un acronimo 🤔).
Cercherò di aggiornare presto, almeno spero, e di muovermi… perché comprendo l’odio che si prova quando un autore scrive lentissimamente.
Ringrazio warmdarkness_639 e samantha d per le recensioni (VI ADORO ^_^) e anche tutti i lettori nell’ombra (so che ci siete)
Baci a tutti. Sarah_lilith
(P.S. Gli accenni a Maze Runner ci stanno!! Perché amo Newt)

 

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Capitolo 3
*** Amici più o meno normali ***


Capitolo 3

Ti eri ripromesso di non spiare più Stiles dalla finestra come un dannato stolker, ma in questo caso si tratta di un’eccezione.
Peccato che “l’eccezione” si ripeta da quasi tre mesi, ogni notte.
Hai iniziato ad appostarti sotto casa sua dopo l’episodio della piscina e di Jackson, forse alla ricerca del motivo che ti spingeva a risparmiare la vita al fastidioso ragazzo, anche quando ti ronzava intorno come una mosca molesta.
Ti c’è voluto un po' per renderti conto di esserti affezionato a Stiles perché, andiamo, come si può odiare la mente e il cuore del branco.
Avevi smesso, dopo molti mesi, di piazzarti sotto la sua finestra e annusare come un tossico il suo odore.
E li erano cominciati gli incubi.
Non i tuoi, ovviamente. Quelli erano spariti da quando avevi trovato testicolo destro e testicolo sinistro1 nella tua proprietà e li avevi scacciati (precisamente quando avevi conosciuto uno dei due, e la cosa avrebbe dovuto farti riflettere, ma non ti soffermi sui dettagli).
No, erano incominciati gli incubi di Stiles; e le urla, e il sangue, e il Nagitsune.
Tu non lo sapevi, e realizzavi il suo malessere solo dalle occhiaie, dai cambi d’umore e dalla rassegnazione. Era stanco, Stiles; e tu non capivi che fare.
Quando tutto era finito, avevi ripreso a controllarlo (leggasi: spiarlo) durante la notte, quando la cittadina era buia e silenziosa.
Quindi quello che stai facendo in quel momento, ovvero arrampicarti sulla parete di casa sua, non è assolutamente illegale, vuoi solo proteggere Stil… il tuo branco.
Tutto il branco.
Devi sapere se i due amici di Stiles sono affidabili, per la sicurezza del gruppo e… non sai più che scuse inventarti.
Però, ultimamente, hai sentito addosso al ragazzo un odore, o meglio due, diversi da quelli soliti, anche se poco chiari. Con tutta probabilità Stiles, che ormai nelle stranezze sovrannaturali ci nuota, si lava accuratamente dopo gli incontri, togliendo al meglio l’odore degli estranei per non farsi scoprire dal branco. E la cosa non ti piace per nulla.
Arrivato alla finestra della camera del giovane Stilinski, stai per un attimo in ascolto; poi, non avendo rilevato battiti cardiaci, la apri e ti fiondi dentro.
La prima cosa che registri è l’odore. Cotone pulito, inchiostro, integratori al limone2 e camomilla.
Profumo di Stiles.
Tutto in quella camera sa così tanto di Stiles che ti viene l’acquolina in bocca. Il letto è ancora sfatto e (senza il minimo imbarazzo) ti ci sdrai supino, afferrando uno dei cuscini blu e affondandoci il viso.
Non ti senti affatto un maniaco, proprio per niente.
Dopo aver respirato a fondo (l’odore di Stiles, ovviamente. L’aria è sopravvalutata) ti guardi intorno curioso.
Eri già entrato nella camera del ragazzo, ma non avevi mai prestato attenzione ai dettagli, dato che il più delle volte eri in procinto di morte o braccato da poliziotti/creature pericolose. Non avevi mai notato la parete piena di poster (di cui tu conosci si e no una band grazie a tua sorella, il resto è buio totale), ne i vari fogli e appunti che Stiles tiene sempre aggiornati, ne il cestino completamente pieno vicino alla scrivania.
Poi vedi l’armadio.
Ok, ammetti che non sia una cosa inusuale trovarlo in una stanza da letto (dovrebbe essere la norma), ma per te armadio significa vestiti di Stiles, quindi hai il diritto di essere euforico. E non perché hai intenzione di rubare una sua maglia per abbracciarla la notte (anche se è effettivamente un’idea), ma perché hai trovato il nascondiglio perfetto per spiare… cioè controllare l’incontro imminente.
Il fatto che poi l’odore del più piccolo ti rimarrà addosso per giorni è superfluo. Già.
A riscuoterti dai tuoi pensieri è il frastuono di un motore, che riconosci appartenere al catorcio che Stiles si ostina a chiamare macchina, e di uno sportello che sbatte.
Ti affacci silenziosamente alla finestra per osservare il nuovo arrivato e assicurarti che entri in casa. Il proprietario della Jeep però si blocca a metà del vialetto, si volta verso la strada e, sbuffando, si siede sul gradino di selciato, stringendosi nella felpa leggera.
Non capisci subito perché si sia fermato al freddo, ma poi intuisci che deve aver notato la mancanza della macchina degli amici, e che ha intenzione di aspettarli fuori.
Non fai nemmeno in tempo ad indignarti per il loro ritardo che una Audi A1 bianca (ti trovi spesso a ricordarti più i modelli di macchine che la faccia o i nomi delle persone) imbocca la strada all’inizio della via, per inchiodare a pochi metri dal ragazzo.
Dalla vettura escono Tizia e Tizio, che sono indubbiamente belli, ma sembrano abbastanza strani.
La prima ha i capelli rossi/marroni legati in una coda alta, gli occhi azzurri (essere un licantropo ti permette di poter vedere da lontano) e, pur essendo bassina, compensa con delle scarpe rosse con un tacco vertiginoso. Indossa poi un sobrissimo maglioncino scarlatto con la scritta “Hey baby, I’m crazy!” in lustrini bianchi e degli shorts, molto shorts, di jeans.
Il ragazzo ha invece i capelli biondi, corti e ben pettinati, gli occhi marroni, ed è molto più alto della compagna. Indossa una semplice t-short bianca, sovrastata da una felpa nera e giallo fluorescente, dei jeans scuri e delle All-star verdi.
“E questi sarebbero i sui amici?” ti chiedi sconcertato, inarcando un sopracciglio.
Spalanchi ancora di più gli occhi quando vedi la ragazza fiondarsi tra le braccia del tuo umano, baciandolo su entrambe le guance.
“Camy, mi sei mancata anche tu!” ride Stiles, facendo cenno all’altro di avvicinarsi. Quest’ultimo lo accontenta subito e i tre si prolungano in un abbraccio carico di singhiozzi (da parte della ragazza) e borbottii (per i due ragazzi).
Non capisci che rapporto ci sia coi nuovi arrivati, ma intuisci siano molto affezionati al ragazzo e viceversa. Storci il naso cercando di captare i loro odori e, quando finalmente il vento cambia rotta, le tue narici vengono invase da due profumi molto particolari.
Sono creature sovrannaturali, e non certo comuni licantropi.
Percepisci sulla ragazza un forte odore di fiori, forse gelsomino e lavanda, e di fredda acqua ghiacciata. Avevate già incontrato creature di quel genere: Vile3.
Come a confermare la tua ipotesi le piante del giardino sembrano rinvigorirsi come dopo un’abbondante pioggia e, dove la ragazza ha posato i piedi, si formano delle piccole impronte ghiacciate.
L’altro invece, pur apparendo molto più umano della bellissima amica, è tutt’altro che normale. Profuma di muschio bagnato e ninfee acquatiche, che possono indirizzarti ad un solo pensiero: Kelpie4.
Non pensi di voler sapere come Stiles sia diventato amico di quei due, dato che la prima è praticamente una divinità acquatica assassina e il secondo è un cavallo acquatico assassino. Beh, almeno hanno qualcosa in comune.
“Stiles, cos’è successo? Percepisco che sei… confuso, euforico e un pochino triste” dice preoccupata Tizia, guardando l’umano.
Giusto! Perché ricordi che le Vile, oltre ad altri strabilianti poteri (non sei per nulla invidioso), hanno anche il dono dell’empatia con il contatto fisico.
Ma perché Stiles dovrebbe essere “confuso, euforico e un pochino triste”? (scacci la voce di tua sorella che ti urla nella testa: “Lo scopriremo nella prossima puntata! Ora VATTENE.”)
Senti il sospiro sconfitto del ragazzo e il suo cuore salta alcuni battiti prima di accelerare.
“Entrate che vi racconto” e si avvia verso l’uscio, estraendo le chiavi dalla tasca dei jeans.
Di sfuggita noti il portachiavi nuovo vicino a quello del lupo nero (non stai gongolando come un bambino, assolutamente no) e di Batman (o roba simile… quando te lo ha spiegato eri troppo impegnato a contargli i nei sulle guance). La nuova aggiunta comprende un piccolo foglietto trasparente con racchiuso all’interno dei fiorellini bianchi, di camomilla, essiccati.
I tizi lo seguono e tu ti dirigi silenziosamente verso l’armadio per poi entrarci, sistemarti vicino alla fessura lasciata aperta e richiuderlo, poco prima che il proprietario della stanza spalanchi la porta. Senti poi gli altri seguirlo, entrare nella camera e richiudere a chiave in modo da non essere disturbati da un ipotetico arrivo dello Sceriffo, che tu sai essere a lavoro fino a mezzanotte, quel giorno.
Dallo spioncino creato tra le due ante hai una visione parziale del letto e di tutta la scrivania, sulla quale si siede Tizia, accavallando le gambe e appoggiandoci i gomiti.
Tizio, invece, si sistema a gambe incrociate sul letto, al fianco di Stiles, che ci si butta letteralmente sopra, in una posa da stella marina.
“Vi aspetta una discussione problematica e lunga… quindi preparatevi” annuncia l’umano, a metà tra il drammatico e il divertito.
Vedi quindi Tizio sporgersi dalla parte a te invisibile del letto e tornare al posto con un sacchetto enorme di patatine fritte alla paprica nella mano destra e tre bottigliette di colori sgargianti in bilico tra le dita della sinistra.
“Quella alla rosa canina è mia!!” grida la rossa, allungando le braccia verso di loro.
“E io quella alla camomilla!” si affretta a dire Stiles, prima che l’altro possa proferire verbo.
Tizio sbuffa lanciando ad entrambi le bevande richieste, a Tizia la bottiglia fucsia e all’umano quella gialla; poi apre il sacchetto di patatine, stappa la sua bibita blu bevendone un sorso e facendo una smorfia divertita.
“A me tocca sempre il mirtillo, è così ingiusto!” borbotta indignato, ma con un sorriso sul volto pallido.
“Le piante di mirtilli venivano usate dagli sciamani come protezione dai mostri d’acqua, dovresti saperlo” gli risponde ridendo la rossa, emettendo un mugolio di apprezzamento dopo aver assaggiato la sua bevanda.
“É un dannato cliché” sogghigna Stiles, per poi tornare serio.
Lo vedi chiudere gli occhi un secondo, mettersi seduto per bere un sorso e poi sospirare.
Tizio, senza distogliere lo sguardo dalla bottiglia sgargiante, gli porge il pacchetto di patatine.
“Ti ascoltiamo” dice a voce bassa, come a temere di distruggere l’atmosfera gioiosa di poco prima.
Vedi il giovane Stilinski prendere una manciata di patatine, voltarsi verso Tizia, che annuisce, per poi abbuffarsi e iniziare il racconto.
“Sapete, all’inizio non me ne sono nemmeno accorto. Pensavo di avere solo mal di stomaco o roba simile, ma poi è peggiorato. Tipo, non so se vi rendete conto che sono nel panico; cioè, ne ho tutto il diritto, dato il soggetto! Ma davvero non pensavo che… proprio lui dovev…” inizia a inciampare nelle parole, finendo col mordersi le labbra e asciugarsi una lacrima sfuggita al suo controllo.
“Aspetta. Riformula tutto, che non ho capito un Caspio5” dice Tizio, mettendo le mani in avanti e scuotendole, come a simboleggiare la cancellazione del discorso appena fatto (grazie a Dio ha chiesto di ripetere, perché non hai capito nulla neppure tu).
Tizia a questo punto interviene e, spalancando gli occhi, grida entusiasta alzando le mani al cielo. Tu e Tizio la guardate con la stessa espressione sconvolta, ma Stiles sembra capirla e le sorride.
“Finalmente te ne sei accorto!!” continua a strepitare la Vila, iniziando perfino a saltare per la stanza come un coniglio drogato di caffeina.
“Cosa mi sono perso?” si ritrova a dire confuso (lo sei anche tu) il Kelpie, alternando lo sguardo tra i due amici.
“Stiles si è finalmente reso conto di…” la ragazza lascia la frase in sospeso con enfasi, indicando l’altro ragazzo con entrambi gli indici.
Stiles spalanca le braccia con l’entusiasmo di un sasso ricoperto di muschio, ma la accontenta completando la frase:
“…essere innamorato! Evviva, facciamo una festa.”

Continua…


ANGOLINO D’AUTRICE
1. testicolo destro e testicolo sinistro: adoro la battuta in questione, Jackson non sarà il mio personaggio preferito, ma in questa scena ho dovuto stoppare la puntata per non soffocare dal ridere (e il bello è che i due idioti si girano pure!)
2. integratori al limone: sapete tutti che Stiles soffre di ADHD (che è una sindrome di iperattività e deficit di attenzione) e che prende dei medicinali, che in breve sono degli integratori vitaminici. Ho solo ipotizzato fossero al limone.
3. Vile: sono spiriti di donne tormentate (solitamente tradite) che, oltre ad essere bellissime, si occupano di “aiutare” la natura a fiorire, ghiacciare in laghi e alleviare le pene delle ragazze coi cuori infranti (vengono citate in Harry Potter come Veela).
4. Kelpie: demone acquatico che appare sotto forma di cavallo bianco per affogare le vittime e poi divorarle (allegria!), tipico della mitologia scozzese e inglese.
5. Caspio: termine usato in Maze Runner per sostituire l’imprecazione “cazzo”

Ok, credo di aver spiegato tutto. Per quelli che si chiedono dove io abbia visto Kelpie o Vile in Teen Wolf, beh… ho inventato, tanto è una fanfiction ;)
Ringrazio TINAX86 per le recensioni e vi annuncio che il prossimo sarà credo l’ultimo capitolo. Forse.
Mi sono dilungata anche troppo, quindi avvertite per gli E.G. (Errori Grammaticali) e per le C.N.C (Cose Non Chiare)… mi fa strano scrivere acronimi, ma è forte :)
Baci a tutti, Sarah_lilith

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Capitolo 4
*** Beccato... ***


Capitolo 4

Ti rendi conto di essere cagato quando la Vila arriccia il naso e inspira forte, chiudendo addirittura gli occhi, per poi ghignare in un modo talmente simile a Lydia che ti vengono i brividi.
Il fatto è che, anche dopo anni passati a convivere con esseri sovrannaturali, quindi con tutti i sensi iper sviluppati, non riesci ancora a prevedere molte delle variabili.
Ad esempio non avevi la minima idea che gli amici di Stiles non fossero umani.
E questo ti riporta al problema attuale: Tizia (che era quella intelligente della coppia, per come la vedi tu) ha fiutato il tuo odore, e la sua reazione sembra poco rassicurante.
Non fai però neanche in tempo a strutturare un piano per trovare una via di fuga (palesemente non c’è, ma tentar non nuoce) che la rossa afferra la bottiglia e, facendo finta di inciampare nei tacchi alti, rovescia l’intera bottiglietta sul pavimento e sulla sua maglia.
“Oh che sbadata!” cinguetta frivola, sempre con quel sorriso inquietante sulle labbra.
Stiles, da bravo amico com’è, si affretta a raggiungerla e le chiede:
“Caspita che disastro, vuoi qualcosa per cambiarti?” e mentre la ragazza annuisce, l’umano si volta verso l’armadio, facendo un passo avanti (e facendoti perdere un battito del cuore).
Per qualche oscuro motivo, però, Tizia lo ferma tirandolo per una manica della felpa e gli dice:
“Non è meglio se io mi sistemo e mi scelgo una maglia mentre voi due recuperate qualcosa per asciugare sto disastro?”
“Oh, si si! Andiamo Newt” e tira Tizio per la manica della felpa, trascinandolo fuori.
Anche se si chiudono la porta alla spalle, però, riesci a sentire la conversazione che continua sulle scale:
“Ma perché siamo dovuti uscire?”
“Newttie, caro mio, lei è una ragazza
“Si, lo so, ma perché abbiamo dovuto andarcene?”
“Vivere da solo nella foresta per tutto questo tempo ti ha fatto seriamente male”
Lunga pausa.
“Non mi hai ancora risposto”
“Oh per tutte le lune piene…!”
La situazione sarebbe divertente, se non ti trovassi in un dannatissimo (ma profumato) armadio con una possibile pazza psicotica pronta a smascherarti.
La ragazza però, con tutta la calma del mondo, si dirige verso di te, apre le ante e, senza degnarti di una singola occhiata, si toglie la maglietta. Poi si asciuga con un lembo di questa e indossa quella appena recuperata nel tuo nascondiglio.
Maglia che, oltre ad essere completamente rossa, ha un lupo nero dagli occhi scarlatti disegnato su un lato e la luna piena dall’altro (l’ironia e il sarcasmo sono le doti principali di Stiles).
Dopo aver piegato l’indumento sporco, sempre senza fretta, si volta verso di te esclamando:
“Resterai li tutto il tempo che impiegherai a dirmi che cazzo ci fai nell’armadio di Stiles?”
“Uhm” davvero, dovresti essere più gentile dato che non ti ha smascherato facendoti passare per un maniaco, ma non ci riesci.
Esci silenziosamente dal mobile, tirando le braccia sopra la testa e facendo scricchiolare il collo. Noti subito che la rossa ti lancia una lunga occhiata, soffermandosi sulla striscia di pelle che si è intravista mentre ti stiracchiavi.
“Senti, sono riconoscente per il fatto che tu non abbia avvertito Stiles, ma davvero,Tizia…”
Non ti lascia nemmeno finire la frese, bloccandoti battendo le mani davanti alla tua faccia e iniziando a elencare dei dettagli (contandoli sulle lunghe dita piene di anelli, come se fossi uno scemo).
“Primo: mi dovresti adorare per non averti sputtanato, altro che riconoscenza. Secondo: non ho ancora detto che non dirò nulla al ragazzino (solo tu puoi chiamarlo così). Terzo: il mio nome è Camilla, non Tizia, ricordatelo se vuoi tenerti gli occhi nelle orbite fino a domani” a seguire questo avvertimento (minacce), la ragazza ti occhieggia malamente per poi sospirare e avvolgersi una ciocca ramata sull’indice.
“Ah, sei davvero un caso perso” aggiunge con un sorriso che scioglie del tutto il suo cipiglio severo.
Derek si limita ad osservarla confuso, scatenando l’ilarità della Vila.
“Ti spiego un due cose, così magari la smetti di inarcare le sopraccigli con quella faccia da schiaffi. Allora…” inizia a spiegarsi la ragazza “…io sono una Vila e, in quanto tale sono attraente per qualsiasi essere con cromosoma Y degno di questo nome, ma fanno eccezione…” continua puntando un dito in aria con fare saccente “… i pazzi e gli innamorati, cosa che tu sei sicuramente” e qui la rossa punta un dito sul tuo petto, accusandoti di chissà cosa.
Inarchi nuovamente le sopracciglia, notando lo sguardo di rimprovero di Tiz…Camilla, quindi sbuffi e domandi:
“Pazzo o innamorato, cosa sarei io?” minacciandola con lo sguardo in modo che non osi nemmeno pensare di risponderti “innamorato”.
Entrambe, tesoro. Oh, non fare quella faccia!” ti urla agitando le mani in aria “uno sano di mente avrebbe già sequestrato Stiles per tenerlo tutto per se, se sai che intendo, e se non sei innamorato di lui, allora sei uno stolker/maniaco/guardone, dato che non ero certo io quella nascosta nel suo armadio!” finisce la ramanzina senza fiato, respirando affannosamente.
E, davvero, non hai nulla con cui ribattere.
Te ne stai zitto, immobile al centro della stanza, con la bocca semiaperta e la fronte corrugata.
“Non so come quell’idiota possa essersi innamorata di te!” aggiunge la ragazza, stupendoti ancora di più.
“Lui è cosa?” finalmente una frase di senso compiuto riesce ad articolarsi nel tuo cervello, ma l’unica domanda possibile è quella. Stiles è cosa?
La tua espressione sconvolta fa infuriare Camilla, che inizia a strepitare.
“Secondo te di chi stavamo parlando prima che percepissi il tuo odore, pezzo di idiota!?”
“Ma…”
“Oh santo Inferno! Mi viene voglia di ammazzarti, perché non puoi essere tanto stupido! É impossibile, santo cielo!”
“Io…”
Lei sta per ricominciare a parlare quando un rumore ti distrae. Eri talmente assorto nella conversazione che non avevi prestato attenzione a quello che ti circondava, e a quanto pare neppure Camilla.
La porta si apre con un leggero scricchiolio e…
“Derek, che ci fai qui?” domanda Stiles, alternando lo sguardo tra te e la rossa.

Continua…

 

ANGOLINO D’AUTRICE
Capitolo molto corto… lo so, mi spiace. Ma vi ho lasciato il meglio per i prossimi ;)
Ora, per favore, mi serve che voi facciate una scelta: descrivo prima l’incontro con Camy o prima quello con Newt?
Se non mi risponderete sceglierò da sola, perché io ho il potere muahahahah… ok la smetto.
Beh, credo che aggiornerò dopo Natale, quindi Buone feste🎄🍾👋🏻
Baci a tutti, Sarah_lilith

 

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Capitolo 5
*** Ninfa d'amore ***


Mi vergogno di essere così in ritardo, ma spero apprezziate.
A voi la lettura.

Capitolo 5

3 mesi prima…
Era quasi buio, e Stiles ancora camminava (o per meglio dire: inciampava) nel bosco al confine con la proprietà degli Hale, imprecando ad alta voce per la lavata di capo che si sarebbe beccato ritornando a casa quella sera.
Stiles, vieni al lago…
Non che fosse cosa inusuale vederlo rientrare dopo il coprifuoco, dati gli affari (casini, veri e propri casini) in cui era immischiato con una frequenza allucinante. Fortunatamente, ora, il padre era a conoscenza della seconda vita del figlio e, anche se parecchio preoccupato, aveva accettato di lasciarlo fare il suo “lavoro” nel branco.
Il fatto era che, seppur fiducioso, lo Sceriffo aveva cercato di limitare in qualche modo (come se fosse possibile) le libertà che il ragazzo si prendeva di sua iniziativa. A memoria di questo patto, sancito dopo un’estenuante lotta a colpi di parole (tante parole. John si chiedeva come avesse fatto a sopravvivere fino a quel momento con un figlio iperattivo e logorroico) c’era, affisso sul frigo, un foglio di carta che recitava: 

REGOLE:

  • coprifuoco alle 2 di mattina (del giorno dopo, non di due settimane in là)
  • a meno che non sia un emergenza, la scuola viene prima delle faccende (con emergenza si intende: qualcuno sta per morire o è stato rapito)
  • avvertire in caso di pericolo o di necessità di aiuto 
  • niente magia in casa
  • niente cosi sconosciuti in casa


Il tutto era stato firmato da entrambi gli Stilinski, che avevano sudato per concordare ogni singola regola.
Eppure Stiles, pur essendo passate le due di notte da un pezzo (erano le tre e diciotto, per essere precisi), non era ancora a casa. Non aveva finito i compiti per il giorno dopo, nonostante i suoi amici stessero tutti bene in salute nelle rispettive abitazioni. Non aveva avvisato nessuno della sua scampagnata nel bosco, e aveva incantato i panni in modo che si stendessero da soli.
E senza saperlo stava per infrangere anche l’ultima regola.
Stiles, vieni al lago…
La voce della ragazza continuava a distrarlo dai suoi pensieri, confondendolo. Avrebbe sicuramente fatto meglio ad aspettare l’alba per incamminarsi alla ricerca della fonte della sua insonnia: una stramaledetta voce femminile che gli diceva di recarsi al lago (che poi, di grazia, specificare a quale lago dovesse recarsi, era chiedere troppo?).
La cosa che lo stupiva di più era che, non solo la voce gli impediva di dormire, ma rievocava in lui uno strano senso di malinconia che gli faceva apparire due occhi di miele davanti al viso.
Gli occhi di sua madre.
Con un sospiro tremante continuò ad avanzare tra la vegetazione fitta, sperando di trovare quel benedetto laghetto il più presto possible.
“Mi si stanno gelando le dita, cazzo!” borbottò all’ennesimo scivolone mancato “io e le mie cazzo di idee. Potevo starmene a casa ignorando questa cazzo di voce e mi sarei evitato questa situazione del cazzo.”
Potresti evitare di ripetere sempre la parola “cazzo”?
“Enfatizza il concetto!” rispose, per poi passarsi una mano sul viso “sto davvero rispondendo alla vocina nella mia testa che mi dice di cercare un laghetto nella foresta nel bel mezzo della notte?”
A quanto pare…
Stiles avanzò ancora tra gli alberi, quasi urlando di gioia quando, attraverso un cespuglio di biancospino (stava studiando botanica con Deaton), riuscì a scorgere una radura con un lago. Tuffandosi attraverso la pianta, il ragazzo si trovò in un piccolo spiazzo di erba scura e ricoperta da un sottile stato di brina, che circondava il piccolo laghetto.
“Più che lago io lo chiamerei pozzanghera, e tra l’altro è ghiacciata” si disse il giovane Stilinski.
Non insultare la mia casa, è bellissima!
“Tu vivi in una pozza?” chiese sconcertato
Non è una pozza, imbecille! É un lago.
“Ok, come vuoi” rispose troncando la conversazione, per poi fermarsi a riflettere.
In tutta la radura si estendeva un velo di nebbia e la temperatura era veramente bassa, per essere primavera. Espirando Stiles riuscì a vedere il suo respiro congelarsi, cosa che non capitava nel resto della foresta.
Il ragazzo corrugò le sopraccigli pensieroso.
“Dove sei? Non ti vedo” disse, intuendo già in parte la risposta.
Non mi puoi vedere, ti ho chiamato proprio per questo! Sono intrappolata nel lego, e tu devi liberarmi.
“Chiariamo una cosa: io non devo niente, al massimo posso farti il favore di liberarti, e poi mi spieghi perché hai chiamato proprio me? Non puoi liberarti da sola? E, cosa più importante, come ci sei finita lì dentro?” domandò sconcertato.
No che non posso liberarmi, scemo, altrimenti lo avrei fatto. Ho chiamato te perché sei, a quanto pare, l’unico che può sciogliere la maledizione che c’è sul lago, insomma: rispondi ai requisiti richiesti!
“Quali requisiti?” azzardò Stiles, torcendosi le mani nel vano tentativo di riscaldarle.
Lo stregone che mi ha messo qua dentro ha lanciato un particolare incanto che va sciolto solo da chi ha le esatte caratteristiche enunciate, e tu corrispondi alla perfezione.
“Ma dai? Che bello, non aspettavo altro che essere tirato dentro un’altra profezia!” rispose sarcastico il ragazzo, passandosi i palmi sul viso “prima di tutto dimmi l’incantesimo preciso, che non si sa mai” 
Te ne intendi di incanti?
“Abbastanza, d'altronde sto facendo il tirocinio da sciamano e il mio insegnante è un druido!” rispose il moro con un sorriso furbo sul volto. Quante glie ne aveva fatte passare a quel poter uomo.
Caspita! Allora, se ricordo bene era:

P'un a ydych yn melltigedig, 

rwyf wrth fy modd nymff.

Bydd y dŵr fod yn eich carchar, 

fel cariad wedi bod i mi.

Dim ond y pyllau aur achub chi, 

ond am amser hir y bydd yn rhaid i chi weiddi.

Mae gwaredwr eich llaw yn dod yn olaf,

ond nid yn unig y rhew ddadmer.

Mae'r enaid y pecyn rhaid i chi aros, 

beth dal y byd ar ei ysgwyddau a drwg yn y galon.*

“Ha usato un incanto in lingua antica, doveva essere molto potente. Comunque credo tu abbia ragione, parla di me quasi sicuramente.”
Stiles si mise a riflettere per venire a capo al più presto all’arduo dilemma. Aveva un’idea, ma non era certo sarebbe stata seriamente utile alla loro situazione (ma a questo punto doveva provare tutto il provabile).
“Ora tento una cosa, se non funziona, amen!” disse spiccio, cercando di risultare più fiducioso di quanto non fosse in realtà.
Va bene, tanto sei la mia unica speranza.
Il ragazzo si rimboccò le maniche e, ignorando i morsi pungente dell’aria gelida sulle braccia, si inginocchia a terra per poi poggiare i palmi aperti sulla superficie gelata.
No appena le sue mani furono completamente a contatto con il ghiaccio, questo iniziò a emanare un lieve bagliore azzurrognolo, che si propagò ad onda su tutto il lago. Stiles osservò ammirato come l’acqua sotto la superficie avesse cominciato a spingere la massa che la bloccava verso l’alto, spezzando il blocco trasparente con un rumore assordante. La temperatura tornò subito costante e la nebbia iniziò a disperdersi.
“Sono libera! Finalmente libera!” questa volta l’urlo gioioso gli giunse alle orecchie normalmente, senza rimbombagli nel cervello.
Non poté vedere l’aspetto della ragazza che aveva appena salvato perché questa gli si lanciò letteralmente in braccio (la delicatezza non era nelle sue corde), sommergendolo con una massa enorme di capelli grondanti d’acqua e profumo di fiori.
Un pò imbarazzato, il giovane Stilinski ricambiò la stretta, accorgendosi che la poverina non solo era bagnata come un pulcino, ma era anche priva di vestiti. Rossissimo in volto la stacco dall’abbraccio e, togliendosi la felpa rossa, la infagottò per bene, cercando di tenere gli occhi chiusi il più possibile.
“Oh, grazie! Mi chiamo Camilla, comunque.” mormorò la giovane con aria sbalordita, stringendosi l’indumento caldo e asciutto addosso.
Stiles sospirò piano e la guardò più tranquillo, stupendosi di quanto la ragazza potesse sembrare umana pur non essendolo di certo.
Aveva dei lunghi capelli rossi scuro, mossi, appiccicati alle spalle e al viso sottile, pallido come la luna e tempestato di lentiggini. Gli occhi azzurri avevano delle sfumature blu e bianche, ed erano incorniciati da lunghe ciglia scure; le labbra a cuore, rosse, erano ora martoriate di denti bianchissimi che le mordicchiavano per ingannare il tempo. Pur coperta dalla felpa di Stiles, la ragazza sfoggiava un corpo perfettamente equilibrato, magro e morbido (un’altra rossa mozzafiato, Lydia ne sarà entusiasta).
Nessun uomo avrebbe saputo resisterle, ma Stiles aveva tutt’altro stereotipo di bellezza: occhi verdi, capelli come carbone, scuri e corti, fisico possente e muscoloso, abbronzatura dorata e odore di cenere, foresta e sale.
“Sei innamorato, vero?” domandò tutto d’un tratto Camilla, lasciandolo a bocca aperta “perché sai, io ho il potere di attrarre i maschi, ma non quelli innamorati… e dato che non mi sei saltato addosso…” continuò gesticolando con la mano libera, che non teneva chiuso l’indumento.
“Ehm… più o meno” Stiles si grattò la nuca imbarazzato, alzandosi e aiutando la rossa a fare o stesso.
“Ma comun… Oh per tutti gli Dei! Quella è la maglia di Star Trek, originale!” gridò in preda all’euforia la ragazza, indicando la sua T-short come a simboleggiare il suo stupore.
“Aspetta, tu sai cos’è Star Trek?” domandò incredulo il giovane Stilinski, con un sorriso che gli nasceva agli angoli della bocca.
“Chi non lo conosce non è degno di camminare su questa Terra” rispose indignata l’altra, per poi continuare “bhe… ecco, in verità io ti volevo chiedere se…” fu interrotta dal ragazzo.
“Suppongo tu mi stia per chiedere di ospitarti, e prima che tu lo dica, si, accetto! D’altro canto, sono solidale con gli altri nerd.” si batté orgogliosamente un pugno sul petto.
“Solidarietà tra nerd?” fece Camilla.
“Decisamente” le sorrise Stiles.
Sarà l’inizio di una splendida amicizia

Continua…


ANGOLINO D’AUTRICE
Mi spiace, mi spiace e mi spiace! Non posso scusarmi abbastanza per il ritardo, ma in queste feste sono stata sballottata da una parte all’altra senza tregua e il tempo mi è proprio mancato, poi è ricominciata la scuola e amen Signore.
L’incantesimo, per chi se lo chiedesse, è in Gallese, perché mi piace come suona questa lingua. Mi fa davvero pensare a qualcosa di magico :)

Traduzione incanto:

*Che tu sia maledetta, ninfa d’amore.

L’acqua sarà la tua prigione, come l’amore lo è stata per me.

Solo le pozze dorate potranno salvarti,

ma per molto tempo dovrai gridare.

La mano del tuo salvatore giungerà infine, 

ma non solo il ghiaccio dovrà scongelare.

L’anima del branco dovrai attendere,

quello che regge il mondo sulle spalle

e il male nel cuore.

É ovvio che si riferisca al nostro caro iperattivo per eccellenza!
Se servissero chiarimenti: CHIEDETE, sono a vostra disposizione. E con questo, passo e chiudo.
Baci a tutti, Sarah_lilith

 

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Capitolo 6
*** Imbarazzo ***


Non sono morta, sono solo una cattiva persona, 
ma con tutto i casini che mi stanno succedendo non riesco proprio a fare nulla!
Ho appena finito un libro è non ho il seguito,
sono in piena crisi e mi sono ritagliata un pò di tempo per aggiornare.
Spero che una sorpresa che ho inserito mi faccia perdonare.
Buona lettura.

 

Capitolo 6

Imbarazzo.
Davvero, Derek, quand’è l’ultima volta che hai provato una simile sensazione?
Hai impresso nella mente un episodio della tua infanzia in cui tua sorella Cora, appena neonata, ti aveva tirato in faccia dell’omogenizzato ai piselli (che poi la capisci anche: chi è il mostro che dà ad una bambina quella sbobba verde?!) davanti ai tuoi amici.
O quella volta, in gita al lago, quando ti eri schiantato di faccia (che male) contro l’albero a cui eri appeso dondolando su una corda.
Ma un imbarazzo del genere… è troppo perfino per i tuoi livelli di sfortuna (sempre mostruosamente alti, sia chiaro). Sei sicuro di essere arrossito, cosa rara se non unica.
Anche il tuo lupo interiore sembra essersi rannicchiato in un angolo con le orecchie basse e lo sguardo colpevole.
Perché c’è anche quello: colpa.
Ti senti terribilmente in colpa; non per esserti fatto trovare in camera di Stiles mentre praticamente lo spiavi (ormai per quello non hai più il minimo pudore e lo ritieni un tuo diritto civile); la stretta allo stomaco che ti impedisce di respirare deriva dalla consapevolezza di aver sentito quella che dovrebbe essere la sua dichiarazione.
D’amore. Per te.
Ha detto di amarti (balbettato, ma fa lo stesso).
“Allora sei tu Derek.” nel silenzio calato tra voi quattro, Tizio interviene per guardarti impassibile, avanzando di un passo.
Non ti degni nemmeno di rispondere mentre ti osserva attentamente, come a valutare un pezzo di carne prima dei cuocerlo (e la cosa non ti piace), poi ti tende la mano destra e fissa il suo sguardo nel tuo.
Tu tieni il mento orgogliosamente alto, quasi a sfidarlo ad aggiungere altro; che, per inciso, potrebbe fare. Non può essere tanto crudele (o almeno lo speri) da esordire con: “Hey, tu sei l’amico di Stiles che fino ad un attimo fa stava nel suo armadio?” o cose simili.
Sarebbe imbarazzante.
Si ricade sempre su questo sentimento, a quanto pare. Il figlio dello Sceriffo direbbe che sei monotono.
Proprio mente gli stringi la mano, il moro sembra riscuotersi dallo stato catatonico, perché inizia a ricoprirti di domande e insulti (davvero? lui ti insulta!).
“Che cavolo ci fai qui, lupastro? Ti sembra normale piombare così in camera mia… e poi ho una porta dotata di campanello. Perché voi lupi non ne capite l’utilità ma preferite usare le finestre per entrarmi in casa? Sai, io potevo anche essere nudo e ti saresti trovato in una situazione a dir poco ridicola ed imbarazzante.” dopo questo non presti molta attenzione a quello che dice, troppo impegnato ad ammirare il suo volto, ma sei sicuro stia continuando ad insultarti o rimproverarti per il tuo comportamento incivile.
“Stiles, credo sia ora che io e Newttie torniamo a casa, prima che faccia troppo buio e le strade diventino pericolose. Ciao ciao!” detto questo Camilla afferra il biondo per una manica della felpa e lo trascina fuori dalla stanza con una forza sorprendente.
Per le scale percepisci il loro chiacchiericcio allontanarsi.
“Ma che diavolo ti prende?”
“Secondo te, genio?”
“Non ne ho idea, sei partita senza darmi una spiegazione logica!”
“Newttie, caro Newttie, secondo te cosa ci faceva Derek-tutto-muscoli-Hale in camera di Stiles? Prima che tu risponda con una frase idiota, lasciami finire: ora quei due si dichiareranno e poi noi saremo incoronati i cupido della situazione, tutto chiaro?”
“Ma… beh, se lo dici tu, ormai ho perso la speranza di capire quello che ti passa per la testa. E non chiamarmi Newttie!”
“Ma Stiles lo fa”
“Stiles può”
“Che piaga che sei1
Ti domandi seriamente cosa potrebbe succedere se Newt e Scott si incontrassero. Rabbrividisci al pensiero di una possibile discussione seria (utopia!!!) tra loro.
Torni a concentrarti sul ragazzo di fronte a te, che ora ha abbassato lo sguardo e sta mordicchiando uno dei laccetti della sua felpa, quasi imbarazzato.
“Hai sentito tutto, vero?” la sua domanda ti spiazza. Eri pienamente consapevole della sua intelligenza e, se all’inizio della vostra relazione di odio-sopportazione lo avevi sottovalutato, ora eri certo che fosse la persona più sveglia che avessi mai conosciuto.
Non era un caso che il Nagitsune avesse scelto proprio lui, l’umano tra i licantropi. Erano entrambi volpi, furbe e scaltre.
“Uhm…” quest’espressione è diventata la tua nuova parola preferita e, dalla smorfia divertita che passa sulle labbra di Stiles, capisci che è anche la sua.
“Bene, ok, possiamo farcela. Non devi per forza ricambiare o cose simili, uhm… capisco che ti possa sentire a disagio e che tu voglia allontanarmi, ma servo al branco. Però evitiamo di dirlo agli altri per non creare tensioni e inutili imbarazzi…” lo interrompi abbaiando (niente ironia, grazie) praticamente la tua risposta.
“Ricambio” lui ti guarda con occhi sbarrati e cerca di comporre una frase sensata, lo vedi dai suoi occhi.
“N-non credo di aver…” le parole si perdono nel vuoto quando tu fai un passo avanti e gli lo afferri per un braccio, tirandolo verso di te.
L’abbraccio in cui lo coinvolgi non ha nulla di passionale, è solo confortante, pieno di affetto, amore.
Il dolore che provi al petto si placa così velocemente che ti mozza il respiro e resti in apnea per parecchi secondi, poi sbuffi. I polmoni ti si riempiono d’aria e di Stiles.
Il suo odore è così forte che, immergendo il naso nei suoi capelli, la percezione della stanza svanisce e ti sembra di svenire.
Lui trema appena stringendo le mani sulla tua maglia rigorosamente grigia e, con un gesto quasi (sei un licantropo, diamine, un umano non ti prende mai di sorpresa) imprevedibile ti afferra per il colletto della giacca, facendo combaciare le vostre labbra.
Ok, se l’abbraccio di prima ti ha tolto il respiro, questo può mandarti direttamente al creatore (magari non subito, eh).
Sei consapevole del fatto che il giovane Stilinski non sia del tutto inesperto (Malia te la pagherà carissima), ma il fatto che sappia usare così le labbra, beh… forse Malia non va uccisa ma martirizzata, se gli ha insegnato questo. Sempre morta, ma con onore.
Stiles si stacca troppo presto per i tuoi gusti, ma ti rimane comunque appiccicato (sta imparando in fretta) per guardarti negli occhi e ghignare.
“Ce n’è hai messo di tempo, stupido lupo” sussurra stampandoti un bacio sul naso e scompigliandoti i capelli.
“Sta zitto” e lo baci di nuovo.

Continua...


ANGOLINO D’AUTRICE
1. che piaga che sei: magari non ha tutti è chiara, ma la usa spesso mia madre. Starebbe ad indicare una persona fastidiosa che si lamenta spesso per cose inutili. Il paragone (a mio parere senza senso) è con le ferite che si creano quando si sta per tanto tempo fermi in una posizione (es: letto d’ospedale) e la pelle non ha la possibilità di respirare, andando in putrefazione, chiamate appunto piaghe.

Mi dispiace per l’immenso ritardo ma ero impegnatissima, per di più, se non avete letto sopra, ho letto un libro STUPENDO (Splintered) e non avendo il seguito ho pianto lacrime amare. É una specie di seguito di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma più gotico!!
Comunque, finalmente si sono baciati ;) mi dovevo far perdonare in un modo o nell’altro.
Baci a tutti, Sarah_lilith

 

 

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Capitolo 7
*** Pessima giornata ***


Eccomi qui, non sono troppo in ritardo, vero?
Buona lettura.

Capitolo 7

2 mesi prima…
Finire in una rissa da bar con quello che si riteneva essere alla pari di un serial killer non era stata una delle sue idee più geniali.
Avrebbe fatto meglio a evitare i vicoli bui per un pò.
Non era nemmeno nel suo stile, ma quella giornata era iniziata male e finita peggio:
Per prima cosa la sveglia non aveva suonato, costringendolo a fare colazione mentre si infilava le scarpe correndo giù per le scale, poi l’amorevole professore di Psicologia aveva deciso di interrogarlo a sorpresa per “testare la sua preparazione graduale”, qualunque cosa volesse dire (se l’era cavata con un 6+ per il rotto della cuffia).
Infine la sua amata Jeep si era fermata nel bel mezzo del nulla costringendolo a proseguire a piedi nel buio gelido della notte.
Proprio in quel momento, mentre ancora camminava sul ciglio della strada, un rumore proveniente dalla boscaglia lo fece scattare sull’attenti. La sua espressione stupita non rendeva giustizia difronte allo spettacolo che si trovava ad ammirare.
Un cavallo (un vero e proprio cavallo, a Beacon Hills?!) gli stava venendo incontro, uscendo dalla foresta che contornava la strada e trottando allegro verso di lui.
E ovviamente non era un semplice puledro, ma uno splendido esemplare bianco come la neve. Assomigliava a uno di quelli esemplari che Stiles aveva visto alla tv, usati per trainare le carrozze dei reali o dei lord, e il moro conosceva il valore di una bestia simile.
Ma cosa ci faceva un animale del genere ? Nessuno lo avrebbe abbandonato, con tutti i soldi che valeva, e sicuramente non c’era finito per caso.
La risposta non tardò ad arrivare, dato che il cavallo si tramutò (nulla di scioccante) sotto i suoi occhi, mentre ancora avanzava verso di lui.
Le zampe anteriori si accorciarono, mentre quelle posteriori si raddrizzarono perdendo volume; gli zoccoli sparirono, sostituiti da delle mani e dei piedi delicati, anche il tronco si fece più sottile e longilineo, prendendo l’aspetto di un petto glabro e pallido come la luna.
Un cavallo che non è sicuramente un cavallo.
Un ragazzo come quello che aveva davanti, Stiles non lo aveva mai neanche immaginato. Capelli biondi, mossi, che gli arrivavano all'altezza dei fianchi (ma da che romanzo era uscito?), occhi marroni chiaro, labbra sottili rosee e volto magro ma dai tratti marcati.
Davvero bello, cazzo.
Il giovane Stilinski di assurdità ne aveva viste tante, ma questa avrebbe dovuto aggiungerla alla Lista del santo-Dio-che-razza-di-mostro-ho-visto-oggi (elenco che era nato come un singolo foglietto, ma che ormai stava diventando una vera e propria agenda).
La cosa che lo stupiva e, diciamocelo, imbarazzava di più era la situazione in cui lo sconosciuto si trovava: senza vestiti.
Ma che è, un abitudine? 
Mente malediceva il fato, il destino e qualunque cosa lo avesse fatto uscire quella sera, il biondino lo aveva raggiunto e gli aveva teso la mano in segno di saluto.
Così, come se niente fosse. Come se non si trovasse nel bel mezzo della notte, solo, di fronte ad un perfetto sconosciuto, nudo e indifeso (siamo sicuri? Per quanto ne sai potrebbe avere un pungiglione nascosto nel…ehm, potrebbe sorprendenti, ecco).
“Ciao, sono Newt, sono un Kelpie e annegavo esseri umani” si era presentato l’altro, continuando a sorridergli e tendergli una mano.
“Come?” il moro non aveva trovato di meglio da dire. Perché, andiamo, chi può annunciarsi dicendo una cosa del genere?!
Non si ricorda che Derek avesse detto Ciao, sono Derek, sono un licantropo e tengo il broncio, sarebbe stato spaventoso.
Esilarante ma spaventoso.
“Beh, degli umani che ho ucciso mi hanno detto che il mio nome completo era complicato, così l’ho abbreviato” aveva risposto l’altro con un’alzata di spalle, come se fosse quello il particolare importante nella conversazione.
A questo punto Stiles si era arreso, perché davvero non sapeva che altro fare.
“E quale sarebbe il tuo nome completo?”
“Newteevaelckemishirgyvoock” sulla lingua dell’altro era sembrato scivolare con facilità, e l’umano aveva pensato che, tutto sommato, quel nome non era così orrendo.
“Anche il mio è strano, fidati” cosi dicendo aveva tirato fuori dalla tasca il portafoglio e gli aveva mostrato la carta d’identità, contento di poter essere capito da qualcuno.
“Carino” aveva detto Newt, e non c’era traccia d’ironia nella sua voce.
“Puoi chiamarmi Stiles” si erano rivolti un sorriso, come se si conoscessero da sempre e quella situazione fosse capitata un milione di volte.
“Ho un problema: non voglio più uccidere umani” Newt era tornato serio tutto d’un tratto e lo aveva guardato con occhi supplichevoli.
“E che male c’è?” aveva sbottato il foglio dello sceriffo, sconvolto da tale affermazione.
“Il mio clan mi ha cacciato per questo, quindi non sapevo dove andare, stavo vagando alla ricerca di qualcuno. Poi ho sentito la tua aurea e ho capito che eri a conoscenza del soprannaturale, quindi volevo chiederti di… come dite voi umani? Adottarmi?” la faccia confusa che aveva assunto, corrugando le perfette sopracciglia in un gesto che urlava DEREK da tutti i pori, aveva fatto sorridere l’umano.
“Non vedo deve sia il problema, mio padre mi deve già crocifiggere per l’altra presenza in casa, tanto vale strafare” detto questo era salito in macchina e aveva fatto cenno all’altro di imitarlo.
“Mettiti questa” gli aveva lanciato una coperta che teneva in caso di emergenza poggiata sul sedile anteriore.
“Grazie” aveva detto l’altro arrotolandosela addosso e strofinandosela sul viso con un’espressione beata.
“Ha un buon odore” aveva continuato, per poi voltarsi verso il suo salvatore e domandargli con fare ansioso.
“La tua famiglia farà storie, hai detto. Non sarebbe più pratico che ti presentassi con me sotto forma di cavallo?” la risata di Stiles lo aveva interrotto.
“A mio padre verrebbe un infarto, fidati, è meglio così” avevano guidato per un pò con il silenzio nell’abitacolo, prima che il giovane Stilinski lo interrompesse.
“Dovrai tagliare quei capelli” aveva scherzato.
“Perché? Vanno di moda” e con questa frase, Newt si era guadagnato uno sguardo confuso da parte dell’altro.
“Esattamente, in che epoca pensi che siamo?” si era premiato di mantenere un tono pacato, con solo una lieve punta di preoccupazione.
“Beh, è da un pò che non ho contatti con esseri umani vivi, ma l’ultima volta che ho guardato, gli umani della polis erano intenti ha costruire un tempio per Poseidone2, ormai sarà finito” Stiles lo aveva fissato sconvolto, frenando addirittura la vettura per parlargli.
“Sono passati più di tremila anni, Newt. Come diavolo fai a non essertene accorto?” Newt lo era rimasto impassibile.
“Noi Kelpie siamo immortali, non è così tanto, dopo tutto. Cosa mi sarò mai perso?” aveva sorriso guardando fuori dal finestrino.
Sul viso dell’umano, piano piano, si era formato un sorriso sadico.
“Abbiamo un mucchio di cose da recuperare”

Continua…


ANGOLINO D’AUTRICE
1. cavallo: questo, ma bianco (http://www.deabyday.tv/data/articles/cuccioli/classifiche/Le-5-caratteristiche-fondamentali-del-cavallo-Frisone/text_files/file1/document/cavallo%20frisone%203.jpg) è un Frisone, se interessa a qualcuno. Lo so che i Frisoni sono comunemente neri e quelli bianchi sono praticamente due al mondo ma datemi un pò di tregua :)
2. tempio per Poseidone: so che siamo in America, ma i Kelpie hanno la capacità di passare da una fonte di acqua all’altra come se fossero portali, quindi magari era capito in Grecia, prima.

Ciao ragazzi, come va? Credo di essermi un pò persa per questo capitolo, ma era un chiodo che dovevo togliermi, quindi l’ho fatto.
Scusate gli eventuali errori grammaticali, sono un disastro e il correttore non aiuta affatto.
Spero vi sia piaciuto, anche perché sarà il terzultimo.
Baci a tutti, Sarah_lilith

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Capitolo 8
*** L'Idiota ed il Nerd ***


Saaaalve… *spunta da dietro un computer* mi dispiace per l’attesa,
vi prego, non uccidetemi! *fugge a scrivere*
Buona lettura

Capitolo 8

Sei così furioso che perfino Peter ti sta alla larga, seduto sul nuovo divano di pelle del loft.
Ridacchia, certo, ma almeno sta zitto.
Hai appena realizzato (forse troppo tardi e Dio ti ha punito per questo) che Scott è il più grande idiota della storia.
Davvero, per raggiungere tali livelli di ridicolo deve mettersi d’impegno, altrimenti non si spiega.
-Cos’è successo di tanto grave?- la domanda di Erika ottiene risposta in un ringhio cupo e minaccioso, che le fa rimpiangere di aver aperto bocca.
L’unico che può parlare senza rischiare l’amputazione di un’arto è Stiles, che però al momento impegnato in quella che sembra la battaglia del secolo.
Con Scott.
E si torna sempre sull’Idiota.
Ti passi una mano sul viso per evitare lo sguardo accusatorio di Lydia (ma poi, com’è che fa l’offesa?!) e quello compassionevole di Boyd (ogni Alpha sogna di avere un Beta come lui).
Intanto, difronte a te si sta svolgendo una delle conversazioni più strane della storia e daresti un rene (tanto ti ricresce) per avere una videocamera.
-Scott, te l’ho già spiegato, io e Derek stiamo insieme, INSIEME. Vuoi che te lo sillabi?-
-Ho capito! Non sono scemo.-
-Ho i miei dubbi-
-Stiles, non è un problema se vi frequentate-
-E allora perché mi fai tutte queste storie?-
-Perché non va bene per te, ovvio! Cioè… è Derek-
-Grazie per l’intuizione, Sherlock Holmes. Non sapevo che Derek fosse proprio lui, pensavo di essere fidanzato con una lontra!-
-Stiles, sono serio, non scherzare-
-E chi scherza?! Davvero, affrontiamola con calma, ok? Adesso ci sediamo e tu mi dici perché Derek non va bene-
Scott accoglie la richiesta (è un velato ordine. Hai imparato a riconoscere il tono di voce del tuo compagno) con uno sbuffo esasperato, ma si butta sul divano vicino (non troppo) a Peter.
Stiles ti viene incontro con un’espressione esasperata e ti si siede in braccio, scoccandoti un bacio sulla guancia che ti fa sorridere. Tu, seduto su una sedia della cucina, gli passi una mano tra i capelli e lo guardi speranzoso.
Se c’è qualcuno in grado di far ragionare Scott, questo è sicuramente il giovane Stilinski.
L’Idiota attira l’attenzione del branco con colpo di tosse, occhieggiandoti male (ormai ci hai fatto il callo).
Tutti i presenti, ovvero Lydia, Allison, Boyd, Erika, Peter e Isaac, si sistemano in modo da poter ascoltare comodamente la discussione e la futura rissa che ne nascerà (e perché no, anche l’omicidio). Ammetti di essere impaziente di sentire le motivazioni di Scott, magari per poterlo picchiare meglio dopo, e vuoi goderti l’esposizione delle sue inutili scuse.
Il diretto interessato prende un respiro profondo e alza una mano contando le sue obiezioni.
Addirittura un elenco! pensi, ma sa contare fino a cinque?
-Primo: Stiles è minorenne e Derek è vecchio- sorride, il bastardo, come se fosse sicuro di poter smontare una relazione sulla base di una spiegazione così cretina.
Non c’è nemmeno bisogno di intervenire, perché Peter lo fulmina con lo sguardo.
-Santo cielo, ha 25 anni1! E poi, dato che è mio nipote e tu lo definisci vecchio, cosa sarei io?!- l’indignazione nella sua voce è così palese e minacciosa che Scott è costretto a ritrattare l’affermazione.
-Beh… ma io, ecco, non intendevo dire che… t-tu- si gratta la nuca imbarazzato e guarda Stiles per sapere cosa ne pensa. Il moro reagisce con un’alzata di spalle.
-Tra meno di un anno sono maggiorenne, non vedo dove sia il problema- lo vorresti baciare, perché lo ami e perché sembra immune ad ogni cosa che dovrebbe scalfirlo (il solletico no, ma…).
-Comunque- riprende il messicano -come seconda obiezione ho da dire che siete l’uno l’opposto dell’altro, fino a due giorni fa vi volevate ammazzare- gesticola indicando te, poi la sua gola e mimando un morso con le mani.
Sembra un bambino scemo, ti fa quasi pena. Quasi.
-Scott, non dirmi che quando stavi con Allison non bisticciavate mai, perché non ci credo- l’intervento di Isaac ti incuriosisce.
Solitamente non giustifica chi è contro il suo Alpha/compagno/ancora/ragazzo, ma in questo momento sembra determinato a parlare. I suoi occhi azzurri vagano un attimo sulla sala, inchiodando con lo sguardo le varie coppie che lo osservano a loro volta.
Sospira e torna a guardare Scott come se lo vedesse per la prima volta e fosse indeciso sul dargli fiducia.
-Devi capire che Stiles non ti vuole abbandonare, resterà per sempre il tuo migliore amico-
Il licantropo moro sembra sorpreso, poi abbassa la testa e si passa due mani sul viso, come stremato dopo una battaglia.
Era questo il punto, non voleva essere abbandonato.
-Se è davvero questo il problema, Scottie, non devi preoccuparti- Stiles si alza dalle tue gambe e si dirige con passo spedito verso l’altro, fermandosi davanti a lui e inginocchiandosi per averlo alla stessa altezza.
-Tu non sei il mio migliore amico- e lo sguardo di Scott, che ha sollevato la testa di scatto, si fa così triste che ti fa pena (questa volta davvero), ma il tuo compagno continua -tu non puoi essere il mio migliore amico, non lo sarai mai- la sua voce si spezza, coperta dai singhiozzi di entrambi.
Stanno piangendo tutti e due come bambini. Come degli stupidi, piccoli bambini.
-Stiles… perché?-
-Perché tu sei mio fratello- senti il sorriso sul volto dell’umano come se fosse il tuo, forse perché un pò lo è -sei il fratello che non ho mai avuto, e non me ne frega nulla della genetica. Non potrei vivere senza di te, non ne avrei né la possibilità né la voglia, perché ti voglio bene e non ci sarà mai nessuno che ti potrà sostituire, nemmeno Derek.
Lui è il mio ragazzo e lo amo, certo, ma tu sei Scott McCall, non dimenticarlo mai-
Sotto lo sguardo intenerito (e un pò umido, lo ammetti) di tutti, i due fratelli, l’Idiota e il Nerd, si abbracciano.
Soffocano l’uno le lacrime nella maglietta dell’altro, tenendosi stretti come a non volersi più lasciare.
Sei felice per loro, davvero, e forse un pò sollevato che Scott non sia più intenzionato a separarvi. Ma sei soprattutto orgoglioso del tuo Stiles, che ha dimostrato come potrebbe essere un perfetto Alpha a l tuo fianco, se lo volesse.
Determinato e giusto, senza la minima esitazione al voler far del bene.
Poi l’Idiota di stacca dal moro e lo guarda sorridendo in maniera strana.
-Santo cielo, cosa ti sta passando in quella che ti ostini a chiamare testa?- dice Stiles esprimendo il pensiero e la preoccupazione di tutti i presenti.
Scott si prende un momento e, mantenendo la stessa espressione ebete, dice una delle cose che sei sicuro non ti dimenticherai fino alla morte (verrà inserita nel gruppo insieme al primo ti amo di Stiles e al non mangiare lo stozzalupo di tua madre)
-Ci sarebbe il terzo argomento a sostegno della mia tesi… come hai intenzione di dirlo a tuo padre?-
-Ma porca putt…-
Eloquente, Stiles. Eloquente.

Continua…

 

ANGOLINO D’AUTRICE
1. 25 anni: non so esattamente l’età di Derek, quindi dovrete accontentarvi della pura finzione, dopo tutto, così hanno 7 anni di differenza, non è sta gran cosa! I miei genitori ne hanno 9, per esempio.

Gente, questo è il penultimo capitolo, siate sollevati, presto l’agonia sarà placata.
Sono stata un pò assente, ma nulla di grave spero, o almeno nulla di imperdonabile (sempre spero). Questo capitolo non mi soddisfa molto, ma vabbè :(
Baci a tutti, Sarah_lilith

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Capitolo 9
*** The end ***


Buona sera, scusate il ritardo.
Problemi vari, mamma malata (che poi l’influenza l’ha passata a me)
Giuro, non lo faccio più.

 

Capitolo 9

Cena con il futuro suocero, cosa mai potrebbe andare storto?
Tipo, tutto.
Stai valutando l’idea di buttarti dalla finestra e poi spararti con un proiettile di strozzalupo dritto in fronte, così, per sicurezza.
Con quale coraggio, poi, gli chiederai la mano del figlio?

2 ore prima
-Derek, ricordati il giubbotto- l’urlo di Stiles ti costringe a sbuffare, fare retromarcia e risalire le scale del loft.
La cena è fissata per le 19 e mezza, ma il tuo ansioso ragazzo continua a stressarti da tre ore consecutive, coprendoti di raccomandazioni inutili (di certo non avrebbe iniziato ad ululare nel bel mezzo del pasto) ed emanando un fortissimo odore di inquietudine.
-Stiles, stai tranquillo, non succederà nulla di sconvolgente. Sarà una normalissima cena- lo cerchi di rassicurare afferrando l’indumento di pelle dallo schienale della sedia e indossandolo.
Ripercorri il tragitto per il soggiorno trovando Stiles che, ancora impensierito, si sta mangiucchiando le unghie con una tale determinazione da raggiungere la carne viva. Gli blocchi i polsi con le mani e gli baci i palmi, poi lo guardi negli occhi e incominci a parlare.
Come potrei non amare una persona così stupenda.
-Stiles, non voglio sembrare presuntuoso, ma credo di essere abbastanza intelligente e adulto da saper gestire un incontro con tuo padre senza ammazzarlo o farmi ammazzare- detto questo gli rivolgi un sorriso (nel tuo caso si dice smorfia) e lo convinci a chiacchierare delle sue giornate a scuola, in modo che si distragga.
D’altro canto, è il vantaggio di avere un ragazzo iperattivo e con deficit di attenzione (l’unico oltre a quello del sesso, già).
Intanto che blatera su quanto stronzo sia il prof Harris e appiccicosa la nuova studentessa della 3aB (la passerai di sicuro a salutare), lo riesci a spingere nella tua Camaro e ingranare la prima.
Raggiunta la strada principale, Stiles è finito a parlare di tutt’altro argomento.
-Il professore di Fisica ci ha detto una cosa che mi ha un pò perplesso. Ok, cito testualmente: “la teoria è quando sapete tutto ma niente funziona, la pratica è quando tutto funziona e non sapete perché” Beh, guardando il nostro laboratorio si può dire che la pratica e la teoria si combinano perfettamente: non funziona niente e non sappiamo perché!- e a quest’affermazione scoppi in una delle tue rare risate, divertito dal pensiero del più giovane, che interrompe il suo sproloquio (dio, ma quanto parla?) per fissarti ammirato.
Poi pare rendersi conto di essere riuscito a farti ridere con una sua battuta, quindi (ovviamente) la situazione degenera.
-Stai ridendo perché ti piace la mia ironia-
-No, no, ti sbagli-
-E invece si. Oh, senti questa: un uomo entra in un caffè-
-Ti supplico, non dirlo-
-Splash!-
-Oh mio dio…-


L’idea della proposta ti è venuta in mente pochi giorni prima, mentre osservavi Stiles dormire rannicchiato tra le lenzuola del tuo letto con le labbra socchiuse e le mani sul tuo petto.
Non avresti mai pensato di poterlo definire adorabile (e invece…), ma sei contento di aver raggiunto quel punto con lui, per lui.
Ma ora, seduto al tavolo con i due Stilinski, pensi non sia proprio la giusta situazione di inginocchiarsi (e voltare le spalle a John, soprattutto) per poi implorare il ragazzo di passare la vita con lui.
Dopo aver spaccato due bicchieri frantumandoli tra le mani, aver deformato una forchetta mordendola e aver emesso un verso sinceramente osceno (come se il ragazzino non li avesse mai sentiti…) alla vista della carne al sangue cucinata dal fidanzato, è meglio stare buoni, fermi e zitti.
La scatoletta di velluto nero brucia nella tasca dei jeans, ma la mano che dovrebbe estrarla sembra intorpidita e inutilizzabile. Sospiri e ti muovi a disagio sulla sedia, mentre Stiles sparisce dalla sala annunciando di andare a prendere il dolce dalla terrazza su cui lo aveva lasciato a scongelare.
Il silenzio che cala nella stanza è denso di imbarazzo e tensione.
-Signore, vorrei chiederle una cosa- la determinazione e la sicurezza con i quali riesci a sputare quella frase impressionano te stesso.
L’occhiata di fuoco riservatati dovrebbe spaventarti, ma ormai sei partito per la tangente e nessuno può fermarti (sei un idiota! Zitta Cora). Lo sceriffo incrocia le braccia al petto e ti fa cenno di proseguire.
-Io… vorrei chiederle la mano di suo figlio. La prego, lo amo davvero- chiudi gli occhi e congiungi le mani davanti a te, sperando che in qualche modo la tua solita sfiga sia andata in vacanza.
Senti un sospiro sconsolato e una risata trattenuta, poi uno stridore di una sedia (te la vuole tirare sulla schiena, sicuro) trascinata sul pavimento. Hai troppa paura per alzare lo sguardo, quindi ti limiti a stringere di più i palmi tra loro e serrare gli occhi con decisione.
-Era quello che volevo sentirti dire- e a quest’affermazione sollevi lo sguardo sorpreso, incontrando un sorriso sghembo, molto simile a quello di Stiles, in un certo senso.
Poi capisci (nemmeno Scott sarebbe così lento. Cora, basta).
Lo sceriffo ti ha solo messo alla prova, tutta la serata era organizzata la fine di studiarti e controllare se l’amore che provi per suo figlio (il suo unico e prezioso figlio) è reale o una menzogna.
Il continuo punzecchiarti, le battute sui cani (per carità, basta) e perfino le domande imbarazzanti (Avete già fatto sesso? PAPÁ, non interrogare il mio ragazzo!!), tutta questa pantomima per una semplice frase.
Lo amo.
Stai per aprire bocca (magari ribattere), quando entra Stiles con la torta al cioccolato e panna in mano e un sorriso sulla faccia.
-Ehi, allora andate d’accordo?- il suo ghigno si spegne quando ti avvicini e ti inginocchi senza esitazioni davanti a lui, estraendo la scatoletta dalla tasca. Perché aspettare?
La sua espressione passa dallo stupore alla felicità pura il due secondi netti, ma ormai è tardi.
La torta gli è sfuggita di mano e anche i tuoi poteri di licantropo non possono niente contro la gravità (e la legge di Murphy), quindi questa atterra sul pavimento con un rumore vischioso di cioccolato sciolto.
Se te ne importasse qualcosa, noteresti i brontolii offesi di John o tutto il resto delle sue reazioni, ma il tuo compagno ti è appena saltato in braccio singhiozzando una serie di insulti non proprio velati, e quindi chi se ne frega del resto del mondo.
-Ti amo dalla prima volta che ti ho visto nel bosco, ma non l’avevo capito- sussurri al suo orecchio, accarezzando i capelli più lunghi di quel fatidico giorno.
-Io mi sono accorto di amarti bevendo una tazza di camomilla, dopo la battaglia contro il Kanima- scoppia a ridere e lo sceriffo lo guarda confuso (anche tu sei un pò sconcertato, ma lo sapevi).
E infatti ci hai azzeccato, perché la scatola nasconde un sottile anello dorato con un diamante a forma di fiore, perché tutto è nato da una tazza di camomilla.

FINE. (speriamo)

ANGOLINO D’AUTRICE
Ciao ragazzi vi voglio molto bene, ma l’avventura è finita.
Non sarà di certo l’ultima ff su Teen Wolf (sia mai) ma per un pò mi limiterò a scrivere e non pubblicare, così da finire le storie e offrirvele con più costanza.
Baci, Sarah_lilith

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