Promises.

di Juliet Leben22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Promises are Stronger than Pain. ***
Capitolo 2: *** I Stay Here. ***
Capitolo 3: *** "Can You love Me anyway?" ***



Capitolo 1
*** Promises are Stronger than Pain. ***


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Declaimer: Ciao a tutti! Questa è la prima volta che scrivo in questo fandom, quindi se trovate delle incongruenze nella trama, sappiate che non ho seguito la narrazione precisa della serie tv: è tutta farina del mio sacco, nel bene e nel male, direi. Spero vi piaccia e non ci siano errori!
 



"Promises are stronger than Pain."



Ci sono colpe che non puoi scontare o omettere. Ti pesano sull’animo per tutta la vita e non puoi farci nulla.
Andare avanti è difficile, soprattutto quando non puoi chiedere perdono o dimenticare qualcuno.
Sogno ancora il viso di Allison che spira, tra le braccia di Scott e mi sento responsabile.
Ricordo bene quegli attimi, così tanto che potrei dipingerli se solo lo sapessi fare.
È colpa mia se lei è morta. Colpa mia: dello stupido e fragile Stiles.
Ogni giorno, da quando è successo, mi trovo qui, sulla sua tomba, a domandare un perdono che non può giungere e nemmeno voglio che giunga.
Non mi porto solo questa torto sulle spalle. Allison lo sapeva e mi ha sempre coperto. Nonostante Lydia sia la sua migliore amica, nonostante ami Scott, il mio migliore amico… nonostante tutto.
Le lacrime non riesco proprio a fermarle per quanto io ci provi.
Rimembro perfettamente quando scoprì ogni cosa.
 
Ero seduto sul tappeto di Lydia, in camera sua, assieme al resto del gruppo. Stavamo chiacchierando, cercando di non pensare a tutti quei problemi che non dovrebbero affliggere degli adolescenti, quando comparve in stanza Derek.
Avevo abbassato lo sguardo, posandolo su Lydia che si stava truccando, provando a non far trasparire nulla, ma Allison mi aveva osservato e, come solo un’amica sa fare, aveva sorriso, facendomi un occhiolino.
Subito avevo pensato che stesse pensando a me e la ragazza dai capelli rossi assieme, ma mi sbagliavo.
A fine giornata, quando tutti se ne stavano andando, lei mi ha prese da parte.
-È da tanto che…-
Io avevo fatto il finto tonto, mi riusciva anche bene, a mio parere. –Cosa?-
-Andiamo Stiles, non sono affatto stupida. Vedo come cambi quando entra nella stanza…-
-Chi, Lydia? Sì, ma lo sai dai. Lo sa anche lei!-
Scosse la testa, ridacchiando. –Mi riferivo a Derek. –
Mi ero sentito subito in trappola, come se mi sentissi sbagliato, ancora una volta.
-Non so di cosa parli…-
-Non c’è nulla di male, Stiles.-
-Invece sì.- avevo sussurrato.
-Perché?-
-Perché è un ragazzo e io sono un ragazzo e… tutta questa situazione è sbagliata!-
Scosse la testa, prendendomi per un braccio. –Stiles, no. Non pensarlo, per favore. Non c’è nulla di male, nulla di sbagliato. Succede a tantissimi ragazzi di innamorarsi di qualcuno dello stesso sesso e non trovo nulla di immorale. Se è amore, perché fermarlo?-
Avevo sospirato, ancora e ancora, e lei mi aveva posato una mano sulla spalla.
-Dovresti dirglielo-
Risi. –Per sentirmi dire cosa? Allison, non so se ti rendi conto della mia situazione…-
-Me ne rendo conto, ma credo che lui… insomma, hai visto come ti guarda?-
-Come se volesse uccidermi, sì. In effetti, hai ragione-
Ridacchiò. –Non sono d’accordo. Ma la vita è tua, giusto?- sorrise e si incamminò verso le scale.
-Allison?-
Lei si voltò. –Non lo dirò a nessuno, Stiles. Su questo stanne certo. Ma promettimi che glielo dirai, un giorno-
Avevo annuì, inconsciamente.
 
E aveva mantenuto la promessa, portandosi il segreto con sé.
Non potevo dimenticare la sua risata, la sua comprensione, la sua amicizia. Come non potevo affatto dimenticare quello che provavano lei e Scott l’uno per l’altra, nonostante non potessero più stare assieme.
Cosa avevo fatto?
Perché le avevo permesso di proteggermi, di essere così… leale?
Perché le avevano permesso di andare nel covo e cercare di… sistemare e pareggiare i conti?
Erano troppe le domande che mi ponevo. Di cui nemmeno avrei avuto mai risposta.
Scott si era allontanato da me. La nostra amicizia si era frantumata.
E come dargli torto? Non mi perdonerò mai per ciò che ho fatto.
Come se non bastasse, l’unica persona che desidererei al mio fianco, non mi vuole nemmeno vedere.
Non parlo di Scott: quella è una ferita che mai si sanerà.
Mi riferisco a quel lupo dagli occhi neri che ormai ha il mio cuore tra le mani.
 
 
Sto piangendo ancora sulla tua tomba, Allison. Ancora. Come tutti i giorni, con una mano appoggiata alla lapide e il cuore diviso a metà.
Non posso nemmeno chiederti come si dicono parole del genere. Come si parla d’amore?
Ma soprattutto, come si parla d’amore ad un Lupo? A Derek?
Non ne sono capace e per questo non posso mantenere la promessa. Non ce la faccio. Non ne ho la forza.
Perché sono così egoista che spero che tu potrai perdonami, un giorno. Solo allora, forse, potrei farcela.
Una mano delicata mi tocca la spalla e riconosco Lydia, con gli occhi rossastri, sorridermi.
-Ti stavo cercando, ma sapevo di trovarti qui-
Le sorrido. –Come stai?-
Una lacrima le scivola sul viso e non sono nemmeno degno di fermarla.
-È colpa mia-
Scuote la testa. –Non eri in te, Stiles. Non darti colpe che non ti meriti!-
-Ma tu avevi detto…-
-Non importa cosa ho detto. Stiles ho bisogno di te. Non allontanarti. Parlami, dimmi cosa provi-
E allora piango, senza riuscire a fermarmi, tra quelle braccia che ben conosco e so di avere il coraggio di dirle tutta la verità.
-Sono innamorato e Allison lo sapeva. Lo sapeva prima che io parlassi… ma ora se ne è andata per colpa mia e questa colpa … me la porto nel cuore senza che lei possa avermi detto cosa fare-
La sento irrigidirsi, ma non mi allontana, mi stringe a sé.
-Di chi sei innamorato, Stiles?-
Deglutisco. –Non voglio perderti, Lydia. Non ora che siamo così vicini-
-Non mi perderai-
-Promettilo-
-Prometto.-
-Derek…- sussurro e temo che lei mi scacci, mi tacci per l’immoralità che mi ha macchiato.
Mi solleva  il viso e mi guarda negli occhi, sorridendomi.
È così bella quando sorride. Mi ricordo ancora quando sognavo di baciarla, di prenderla per mano. Ora posso starle vicino in altri modi. Più belli, più intimi, più importanti.
-Credo che sia meraviglioso che tu abbia avuto il coraggio di confidarti e se Allison è stata la custode di questo segreto, è stata brava.-
Annuisco. –Senza di lei, non so se ora potrei ammetterlo così.-
-Non c’è nulla di immorale. Lei voleva saperci felici.-
Non rispondo nulla, continuo a piangere sul suo petto, e lei mi culla, sfiorando la lastra ghiacciata di tanto in tanto, come se potesse riportarla da noi.
Era come una sorella per lei, per questo si sente così… spezzata.
So che nessuno potrà mai guardarmi allo stesso modo, ma io ho ancora una promessa da mantenere. Non so esattamente come e quando, ma io la realizzerò. E non mi importa di quanti insulti riceverò, di quanti pugni prenderò.
Non mi importa.
Allison, ce la farò.
 
 
Dopo l’ennesimo giorno trascorso a al cimitero, mi sollevo dall’erba, dopo una chiamata urgente di mio padre che mi dice che sta seguendo un caso e perciò non cenerà a casa.
Come se avessi appetito, poi.
Quindi mi trascino fuori dal luogo in cui avverto più sollievo e mi dirigo verso casa, con passi lenti, titubanti. Perché so che quando entrerò in casa il vuoto vorrà inglobarmi, vorrà soffocarmi e io rimarrò inerme alla situazione.
Mi blocco, poco fuori dall’entrata del cimitero e riconosco Lydia che sta parlando con qualcuno che ben conosco.
Il mio stomaco si stringe in una morsa e il mio respiro si frantuma a metà, con il cuore che corre come se fosse inseguito da un alfa.
Mi avvicino con passi lenti e misurati e tossisco.
Lui si volta: indossa un giubbotto di pelle che gli fascia il costato, ha i capelli poco più corti del solito e gli occhi tristi.
-Stiles-
La sua voce è perfettamente come me la ricordavo: grave e calda.
Un miscuglio di brividi mi riempie il corpo, senza che io riesca a controllarlo.
-Derek vorrebbe vedere Allison e salutarla…- sussurra Lydia e la vedo combattere contro quel dolore che avverto anche io. Anche se, posso ben notare che lei lo gestisce in maniera diversa.
Perché non ha colpe.
Annuisco, deglutendo e mandando giù quelle lacrime che non voglio mi colgano ora.
-Potresti accompagnarlo, tu?- domanda lei e io comprendo perfettamente cosa vorrebbe fare.
-Va bene- mormoro, tra i denti,  e Derek mi segue, mentre gli faccio strada nel posto che ormai conosco meglio di casa mia.
Non mi perde d’occhio, non perde il sentiero, nemmeno quando mi infilo tra le lapidi di cui ormai non leggo neanche più il nome.
Mi fermo e mi inginocchio, con le mani appoggiate sulle gambe. Sfregano sui jeans, cercando di cancellare il nervosismo, la tristezza.
Allison, so che ci stai osservando e stai ridendo di me ora.
-Rimani spesso qui?- domanda. Riconosco essere una domanda di circostanza, di dovere, ma poi tocca la lapide e vedo anche il suo dolore. Lo stesso che vorrei non vedere mai su quel bel volto.
Preferivo che mi insultasse, piuttosto che vedere il viso contratto dal dolore.
-È colpa mia ed è giusto che il vegli su di lei-
Mi osserva, nonostante io provi a non incontrare il suo sguardo.
Derek non dice nulla, se non farmi voltare verso di lui.
Quegli occhi quasi neri mi stanno attirando a loro come una calamita e io non posso far altro che lasciarmi  attrarre.
-Non è colpa tua. Allison ha deciso di intervenire e tu non hai potuto fermarla. Nemmeno se avessi voluto.-
Inspiro profondamente, lasciarmi convincere da quelle parole.
Il lupo non sta mentendo: le pensa davvero le parole che ha pronunciato.
So che posso farcela. So che posso mantenere la promessa.
Mentre ci incamminiamo, penso a come iniziare il discorso, ma nessuna idea si schiara nella mia mente.
Giunti alla sua macchina, si offre di darmi un passaggio. lui
Saltiamo su e credo di non averlo mai visto così concentrato alla guida.
Il silenzio fa da padrone e temo il vuoto che rincontrerò in quella casa. Ma non posso parlargliene.
In dieci minuti arriviamo e scendiamo dal mezzo.
-Stiles- mi saluta, riaprendo la portiera per salire, ma io lo blocco.
Lui mi osserva sorpreso, cercando di capire cosa mi passi per la testa.
-Ti ricordi quel pomeriggio che ci siamo trovati a casa di Lydia? Era poco prima della missione in cui Allison morì e tu… eri venuto a darci delle direttive, dei suggerimenti. –
Chiude la portiera, pronto ad ascoltarmi, con la mascella contratta in quella solita durezza.
Deglutisco, prendendo la forza per proseguire. –Quel pomeriggio indossavi una maglia marrone che ti stringeva i bicipiti e te li faceva risaltare ancora di più. Io ero seduto a terra e ti lanciavo occhiate di sbieco. Prima di andare via, Allison mi ha preso da parte e abbiamo parlato- inspiro, il nervosismo che comincia a farsi strada dentro di me- Ho ammesso di essere innamorato e le ho fatto una promessa… le ho promesso che avrei detto quello che provavo senza vergognarmi alla persona.-
Lui solleva l’angolo della bocca, simulando un sorriso. –Lydia lo sa?-
Scuoto la testa. –Non è Lydia-
Sembra farsi pensieroso. –È Malia?-
-No…-
-Se è Allison, mi…-
-No, Derek. No. Mi piacciono le ragazze ma… La persona di cui sono innamorato mi sta facendo uscire di testa  ed è proprio di fronte a me, adesso-
Sgrana gli occhi, ma non dice nulla.
Rimane allibito, fissandomi interdetto.
-Dimmi qualcosa, per favore… puoi anche insultarmi. Lo accetto-
-Stai dicendo sul serio…?-
Annuisco. –Sapevo che non ricambiavi, ma dovevo mantenere la promessa fatta a Allison e…- non finisco la frase che avverto le sue labbra sulle mie, fameliche.
Sono morbide e non ruvide come le mie.
Sono esperte e la sua lingua incontra immediatamente la mia. Sembra stiano danzando.
Allora prendo ancora più coraggio e appoggio una mano sul suo petto e lui mi  mette la sua tra i capelli, come ad avvicinarmi ancora di più.
Mi stacco, solo per un attimo. –Entra-
Mi solleva di peso, come se fossi un fuscello, un ramo fragile. Eppure, tra le sue braccia mi sento protetto, senza colpa, forte. Richiude la porta di casa, non lasciandomi nemmeno per un istante.
Mi stringe a sé e sale le scale, continuando a baciarmi il collo, di tanto in tanto.
Arriviamo in camera mia, cosparsa di oggetti e vestiti, ma lui non ci fa caso.
Mi lancia sul letto e si stende sopra di me che, inconsciamente, apro le gambe per farlo sistemare sopra di me.
I suoi occhi sono rossi, ma non vuole farmi del male.  Mi desidera e so, lo so che dovremmo parlare, ma riesco solo a cercare le sue labbra e baciarlo e lasciare che mi morda il collo, che mi lecchi i lobi delle orecchie.
Rimaniamo un tempo infinito a far scontrare i nostri desideri prima di prendere il coraggio di fare un passo in più.
Gli tolgo la maglia, permettendomi di ammirare il suo fisico scolpito e perfetto e lui fa lo stesso con me.
Ma non sono alla sua altezza. Sarà stato con milioni di ragazze bellissime e devo saperlo.
-Derek…- la mia voce è roca dalla voglia che sto cercando di controllare.
Lui sorride malizioso e mi guarda negli occhi.
-Sono… il primo?-
Annuisce e mi bacia di nuovo, senza dire altro.
E io mi sento l’uomo più fortunato del mondo perché sono il primo e l’unico.
La mia mano scende a toccare il suo membro, ma lui mi blocca, senza smettere di sorridere in quel modo che mi fa impazzire.
-Andiamo per gradi, Stiles. Non avere fretta. Lascia fare a me-
Mi getto sulle sue labbra e lui non si ritrae, lascia che mi bei del suo sapore con i miei tempi.
Scopro di amarlo sempre di più, in ogni scambio che mi consente e so che entrambi non vediamo l’ora di scoprire cosa ci sia dopo i baci, le carezze fugaci e i morsi.
Ma se Derek dice che abbiamo tempo, io mi fido, perciò continua a godermi queste sensazioni inaspettate.
 
Grazie Allison, ti voglio bene.

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Capitolo 2
*** I Stay Here. ***


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Avvertimenti: Questa storia è frutto della mia testolina, ma i personaggi nascono dalla serie tv Teen Wolf. Nel bene e nel male, però, ho cercato di essere IC il più possibile. Spero si noti!



I Stay Here.
 
Spalanco gli occhi, come se avvertissi troppo dolore… un bruciore per esattezza alle mani. Metto a fuoco e mi basta un attimo per riconoscere l’odore, il calore del fuoco accerchiarmi.
Affianco a me, vedo un ragazzo che ben riconosco. Ha i capelli neri e i continua a blaterare cose senza senso, come se stesse parlando da solo.
Cerco di usare le mani per chiamarlo, ma mi accorgo che sono legate con manette d’argento che stanno bruciando letteralmente la pelle dei miei polsi.
-Stiles!- esclamo, allo stremo delle forze ormai.
Lui si volta e mi sorride. –Ah, ti sei svegliato! Sto cercando di liberarmi dalle manette, visto che tu non puoi perché sono d’argento.-
Non può spezzarle, lo sappiamo entrambi, ma è sempre il solito Stiles… non si arrende neanche davanti all’evidenza.
Sbuffò, senza ricambiare il sorriso. –Devi liberare me. Se liberi me, posso salvarci entrambi-
Scuote la testa. –Si da il caso che il abbia corde e non manette, amico!-
Sgrano gli occhi e gli faccio segno di avvicinarsi a me. Striscia, lentamente e cerca di avvicinarsi, quando all’improvviso un asse del pavimento crolla e rimane incastrato. Troppo lontano perché possa afferrarlo.
-Stiles!- urlo, spaventato all’idea di non poter essere utile.
Il ragazzo azzarda ad allungare le braccia verso di me. Non può resistere a lungo in questa posizione, perciò mi chino e affondo i canini dentro la corda, rompendola. Il dolore che sto provando ai polsi mi sfianca.
Si libera e si avvicina a me. Tossisce, Stiles, tossisce faticando a rimanere vicino al fumo del fuoco, al calore troppo intenso.
Non resisterà a lungo e nemmeno io.
Almeno, potrò raggiungere la mia famiglia.
Cerca in tutti i modi di spezzarle, di romperle, le avvicina persino al fuoco, ma è tutto inutile e lo sappiamo entrambi.
-Stiles, vattene! Adesso!- grido, perentorio.
Le voci del nostro branco, del padre di Stiles, di Lydia, si innalzano fino a giungere a noi. Ci stanno cercando.
-Cosa?- domanda, basito.
-Vattene! Qui crolla tutto!- affermo, dopo che l’ennesima trave di questa abitazione –la mia- cade.
-Non ti lascerò qui da solo!- esclama.
-Non fare lo stupido. Se rimani, morirai!-
Scuote la testa, tornando a guardarmi negli occhi. È davanti a me.
-Se ti lascio qui, ora… non potrei mai più tornare a vivere, capisci?-
-Cosa stai dicendo? Stiles corri! ADESSO!-
Si siede affianco a me. –Non posso, Derek. Non posso…-
-Te lo sto ordinando, Stiles. Non farmi arrabbiare-
-Non posso vivere sapendo che tu non ci sei.-
Questa frase, seppur mormorata appena, mi colpisce dritto al cuore, lasciandomi con gli occhi spalancati.
-Non dire stupidate- devo salvarlo, o non me lo perdonerò mai.
-Quando stavi con quella stupida bionda- so benissimo a chi si riferisce- stavo davvero male. Perché capivo quanto fosse bella ai tuoi occhi, quanto fosse… potente.-
-Cosa…-
-Ti prego, lasciami finire. Cerco di dirti che ho sempre pensato che questo momento non sarebbe mai avvenuto. Cioè non che fossimo in pericolo di vita, ma che fossimo soli e… in pericolo di vita-
Stiles ha la capacità di confondere la persona con cui sta parlando.
Voleva rimanere da solo con me? Okay, può farlo ma poi deve scappare fuori senza fare storie.
Sospira. –Quello che cerco di dirti è che… volevo essere io al posto della ragazza-
-Nel senso che volevi essere un lupo?-
Scuote la testa. – Tu e lei… andavate a letto assieme?-
Sgrano gli occhi. –Spero tu stia scherzando, Stiles… non mi abbasso a quel livello.-
Devo aver dato la risposta sbagliata perché ammutolisce, senza andare oltre nel suo discorso.
L’unico rumore che avvertiamo solo i pezzi di soffitto crollare, l’odore del fumo innalzarsi e togliere quel poco di respiro a Stiles e a me.
-Cosa… volevi dirmi, Stiles? Non c’è più tempo. Devi andare adesso-
Appoggia la testa sulle mie gambe e mi fissa negli occhi. Ha degli occhi bellissimi, anche se non gliel’ho mai detto.
-Non me ne andrò. Voglio morire accanto a te.- sussurra, come fosse una frase da nulla.
Eppure smetto per un secondo di respirare, tornando a tossire.
Nessuno mi ha mai detto una cosa del genere, tanto meno mi aspettavo che fosse lui a dirmela.
-Sono innamorato di te, Derek. Ecco, l’ho detto, ora possiamo morire-
Avverto un dolore al petto perché no, non possiamo morire ora che ha detto una cosa del genere. Dobbiamo parlare, devo ucciderlo con le mie stesse mani e… voglio baciarlo.
Tiro su le ginocchia, avvicinando il suo viso al mio e lo guardo negli occhi.
-Aspetta Derek, non uccidermi. Ci penserà il fuoco…-
Appoggio le labbra sulle sue, in un bacio casto ma poco dolce. Ha un sapore di cioccolato buonissimo.
Lui ricambia, nonostante la sorpresa e mi bacia, cercando subito la mia lingua.
Non ho mai avuto attrazione per un maschio, ma Stiles è… Stiles. Stiles sa di buono, sa di cioccolato. Stiles sa di… vita.
-Se questo è un sogno, non voglio che finisca- mormora, a ridosso delle mie labbra  e io sorrido spontaneamente.
-Hai sorriso? Oddio ma allora sto davvero sognando!- esclama, agitandosi.
-Ehi stai fermo- lo ammonisco, ma senza alcun successo.
-Derek… posso morire a ridosso delle tue labbra?-
Sgrano gli occhi. –Come… vuoi…- sussurro, incerto per la richiesta che mi ha appena mosso.
E allora si erge e mi prende il viso tra le mani, baciandomi, aspettando la morte che può solo avere un buon sapore a questo punto.
Sono talmente perso in questo bacio che non mi accorgo che la porta è stata sfondata e Scott e Lydia sono di fronte a noi. Tossiscono e allora ci accorgiamo della loro presenza.
Scott scoppia a ridere, lasciando Lydia basita. –Ma allora lo ammetti!- esclama, sorridendo al suo migliore amico.
Stiles arrossisce in un modo buffo e annuisce.
-Sta entrando tuo padre- mormora la ragazza dai capelli rossi e lui si alza, con l’aiuto di Scott e subito chiama suo padre per liberarmi.
Le fiamme ardono ancora senza sosta, ma riusciamo ad uscire. Io con l’aiuto di Scott e Stiles con l’aiuto di Lydia. Non lo perdo mai d’occhio e lui continua a guardarmi con la coda dell’occhio, lo avverto.
Così, quando tutti se ne vanno, anche il padre di Stiles si congeda, dovendo andare alla centrale.
Mi avvicino a lui, vedendo che ha solamente piccola scottature sulle braccia, che guariranno.
-Derek, io…-
Si sta pentendo, lo vedo dal suo sguardo e mi posso solo sentir morire dentro.
-Stiles-
Mi blocca e si avvicina. –Posso rimanere qui stanotte? Nel senso, dopo che sono andato in ospedale a farmi dare qualcosa per il dolore delle scottature, certo…-
Il mio cuore smettere di battere come se avesse paura e sorrido sghembo.
Appoggio irruentemente le labbra sulle sue senza rispondere verbalmente e lui mi stringe la vita con le braccia.
Ci saranno tante cose di cui parlare, tante cose che dovrò dire, perciò mi saluta e va in ospedale con Scott e Lydia che non fa altro che sorridere assieme all’altro lupo.
Non vedo l’ora di sentirlo ancora chiedere i miei baci, di sentirlo pregare. Stavolta, qualcuno è rimasto con me. Stavolta, lui è rimasto.
 

NdA: Ebbene sì, sono tornata con un'altra One-shot a tema Sterek. Così l'ho trasformata in raccolta... spero che continui a piacere!
Fatemi sapere :) 

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Capitolo 3
*** "Can You love Me anyway?" ***


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“Can you love me, Anyway?
 
 
Di tante cose che potevo fare, ho compiuto l’unica che non avrei mai dovuto. Dopo aver parlato con Scott non ho potuto fare a meno di controllare che Stiles stesse bene. Così mi sono arrampicato e sono entrato dalla sua finestra. Dormiva beatamente, immerso nell’ombra come fosse l’unica luce. E io lo guardavo come se fosse la cosa più bella che avessi mai visto - anche se non ne ero cosciente. I suoi tratti erano qualcosa di estremamente delicato malgrado la bocca fosse semi aperta. Eppure non russava e io lo sapevo, ma mai come in quel momento mi ero permesso di osservarlo in maniera così attenta.
Stava bene. Questo era quello che contava. Il suo sguardo fu catturato dallo schermo ancora acceso del suo computer. Lo afferrò e cercò di capire cosa stesse cercando.
Una pagina di streaming in cui era aperto “Il pianeta del tesoro”, un cartone animato.
Una pagina sui lupi mannari e la loro… natura sessuale?!
E… una pagina di youporn. Il video aperto era su due uomini che si stavano… baciando. Stavano iniziando, insomma.
Gli rivolsi un’occhiata confusa. Da quando gli piacevano i ragazzi?
E Lydia? Che fosse una copertura? Che non gli piacessero più le ragazze e lei lo sapesse e lo aiutasse a coprire la sua vera natura?
Mi dissi che doveva aver avuto un sacco di esperienza coi maschi perché, sebbene ignorassi quel particolare, Stiles era davvero bello. Quei capelli castani che gli donavano un’aria più adulta e da uomo e quei capelli nocciola da cerbiatto erano una combo micidiale, dovevo ammetterlo.
Cominciò ad agitarsi improvvisamente e sussurrò qualcosa. Potevo udire il suo cuore scalpitare e accelerare senza sosta, come se fosse in pericolo.
Istintivamente mi stesi e lo udì chiaramente dire: “Derek, per favore, mettiti in salvo.”
Mi bloccai e lo feci voltare, ma non riuscivo a svegliarlo nemmeno scuotendolo.
“Non voglio morire.”
“Non gli permetterò di ucciderti, non preoccuparti. Ci penserò io se non ti svegli.”
Niente.
Non era sveglio, eppure avvertivo il pericolo intorno a Stiles.
“Non posso morire senza averti baciato.”
Si issò con la schiena, come se avesse ricevuto un colpo alle spalle senza essere riuscito a schivarlo.
“Ti prego.”
Non riuscì a capire cosa mi spinse a farlo, ma poggiai le labbra sulle sue e lui ricambiò perfettamente quel bacio così dapprima tenero e poi passionale. Le nostre lingue si scontrarono ed ebbi l’impressione che…
Stiles mi stava guardando. Con gli occhi spalancati e le gote rosse – potevo vederli grazie agli occhi blu. Quel bacio aveva risvegliato anche il mio istinto più bestiale ed era tanto che non mi accadeva. Lo fissai e notai persino quelle goccioline di sudore che gli scivolavano sulla fronte.
“Derek” mormorò, mordendosi il labbro.
“Stiles, cosa è successo?”
“Io… non lo so. Eravamo circondati. Ho visto dei mostri strani e poi siete arrivati anche voi”
“Ho sentito che mi dicevi di scappare. L’ho fatto?”
“Sì. Per questo so che non era reale.”
“Perché?”
“Perché tu non scappi mai di fronte al pericolo se non hai almeno messo al sicuro tutti gli altri.”
Abbassai lo sguardo perché solo in quel momento mi rendevo conto che avevo cambiato completamente il nostro rapporto. Questo gli aveva dato adito ad essere più… sincero.
O forse erano solo mie supposizioni ed era il buio a dargli coraggio.
“Ora vado”
“Aspetta, Derek… perché lo hai fatto?”
“Nel sogno hai detto che non volevi morire senza avermi baciato e io…”
Non potevo averlo fatto davvero. Avevo dato retta ad un sogno?! Davvero? Io? Derek Hale? Roba da pazzi.
“Ne potremmo parlare.”
“Non c’è niente di cui parlare.”
Vidi abbassare lo sguardo per un secondo e inspirare profondamente. “Perché eri in camera mia… alle” guardò l’ora “quattro del mattino?”
“Scott mi ha detto che c’era il pericolo e io sono venuto a vedere se… stavi bene.”
“Sei venuto a vedere se stavo bene?” domandò incredulo.
“Certo, razza di cretino. Non sei mica uno qualunque! Sei nel nostro branco, cazzo!” pensai, ma dissi “Passavo di qui. Io e Scott ci siamo divisi le case da controllare.”
“Grazie di aver controllato, allora.” Mi fece una sorta di occhiolino.
Saltai giù dalla finestra e cominciai a correre nel bosco, provando a dimenticare tutto quello che era successo e che avevo appena compiuto.
 
 
 
Erano passate tre settimane da quel momento e quel bacio era ancora impresso nella mia mente senza alcun modo di cancellarlo. Quel bacio era la cosa più giusta che avessi mai potuto fare, ma ora non riuscivo più a controllare quei sentimenti… così sbagliati.
Sbagliati non per la loro natura, ma per la persona per cui provavo quella… cosa.
Stiles. Stiles Stilinski. L’umano del branco.
Non Scott, l’alpha.
Non Lydia, la banshee.
Non Malia, la coyote.
No, Stiles. La persona più fragile e forte che io conosca. La persona più stupida e intelligente del mondo.
Stiles e le sue facce buffe e il suo sarcasmo difensivo.
Per dimenticare, avevo scelto una via facile e indolore… uscire con una donna della mia età. Si chiamava Jennifer ed è davvero molto carina. Le piacevo, era più che evidente, ma in quel momento riuscivo solo a pensare al fatto che dovevo dimenticare Stiles. Ma soprattutto, quel bacio.
Sapevo che ricambiava anche lui – lo vedo ogni volta che mi guarda – e sapevo che stava soffrendo.
Mi ritrovavo nel mio loft quella sera, quando la donna venne a trovarmi. Indossava un paio di jeans skinny e una maglietta aderente che le evidenziava le forme del seno.
Non ricordavo che dovesse portarmi qualcosa, ma quando avvertì le sue labbra sulle mie decisi di vedere fino a dove si sarebbe e fino a dove mi sarei spinto.
Le sue labbra erano fredde e rosse, non rosee come quelle di Stiles.
Il suo seno era morbido e sodo, non liscio e ossuto come quello di Stiles.
Per quanto quei seni mi piacessero, quelle effusioni mi tentassero, ero cosciente che mi mancasse qualcosa.
Si tolse i jeans e mi slacciò i miei con furia e passione. Umettò velocemente il mio membro per renderlo rigido e si stese sul tavolo, allargando le gambe.
Non sapevo nemmeno se fosse pronta quando entrai. Dalla sua espressione, non lo era, ma non sembrò ferirla più di tanto.
“Continua, non preoccuparti” disse, vedendo che avevo rallentato.
E lo feci, ma nemmeno quando lei raggiunse l’orgasmo su quel tavolo io non mi sentivo nemmeno lontanamente vicino a sfiorare l’apice.
Il pensiero che Stiles fosse chino sotto di me, mi scaldò a tal punto che in dieci minuti riuscii a raggiungere il piacere.
Il mio cellulare squillò proprio in quel momento e io mi affrettai a vedere chi fosse. Risposi immediatamente.
“Pronto, Scott.”
“Derek! Dove sei?”
“A casa, perché? Cos’è successo?”
“Ecco… siamo nel bosco. Ho bisogno di te. Abbiamo bisogno di te.”  Dal suo tono era successo qualcosa di grave che lo aveva tremendamente colpito.
“Arrivo subito.”
“Siamo vicino a casa tua, comunque.”
Misi giù la chiamata e mi rivestii velocemente. “Scusami, ma devo andare. È urgente.”
“Non preoccuparti, a presto quindi.” Mi sorrise e mi poggiò un bacio sulle labbra.
Corsi fuori senza nemmeno aspettare di aver finito di infilare le braccia nella giacca di pelle. Il tono dell’alpha mi aveva turbato profondamente.
Gli alberi correvano davanti ai miei occhi senza sosta, mentre seguivo l’odore dei miei compagni, quando improvvisamente il profumo di… sangue colpì le mie narici, costringendomi a fermarmi.
Svoltai a destra velocemente, muovendomi nel buio, e infine vidi Scott a terra, con la testa appoggiata ad un albero. Si stava tenendo il fianco in maniera decisa e forte, come se fosse certo che la guarigione non sarebbe stata veloce.
“Scott!” esclamai, avvicinandomi.
“Derek” il suo sguardo vagò velocemente a pochi metri da lui.
Lì si trovava la Banshee e … Stiles.
Stiles era a terra, privo di conoscenza ed era ferito alla tempia destra.
Stiles era ferito.
“Stiles” urlai, realizzando ciò che fosse successo.
Lydia gli stava tenendo la testa sulle sue gambe, ma - a giudicare dal suo aspetto – anche lei aveva avuto momenti migliori.
“Siamo stati attaccati, ma siamo riusciti a difenderci. Stiles ha cercato di portarmi in salvo, ma è stato colpito” spiegò, come se mi avesse letto nel pensiero “Devi portarlo in ospedale, Derek. Non c’è più tempo. Corri!”
Quell’ordine – che in altri momenti non avrei mai ascoltato – mi ridestò da una sorta di shock. Lo sollevai delicatamente e gli posai la testa sulla mia spalla. Il sangue non era seccato e un piccolo rivolino scivolava ancora dalla sua tempia.
Dovevo correre.
Cominciai a correre e in pochi minuti raggiunsi la sua Jeep. Lo sistemai sul sedile del passeggero e mi misi alla guida.
Ingranai la marcia e cominciai a correre. Sarei tornato dopo per Scott e Lydia.
Stiles aveva bisogno di cure: non poteva aspettare.
In una decina di minuti percorsi la strada e giunsi al pronto soccorso. Mi caricai in spalla con una certa premura l’umano e potei udire flebile il suo battito cardiaco.
Appena entrai vidi che al centralino c’era Melissa Mccall, la madre di Scott.
“Signora Mccall! Presto!” esclamai e lei mi fissò immediatamente.
Perse un battito, ne sono certa, e guardò Stiles come se fosse un secondo figlio.
“Che è successo?”
Scossi la testa. “Sono stati attaccati. Ora vado a prendere Scott e Lydia”
“Scott sta male?”
“Lui è ferito, ma vivo. È ancora cosciente”
“Portamelo qui”
Annuì, ma ci impiegai qualche istante ad abbandonare il corpo del ragazzo dalle mie braccia. Volevo proteggerlo.
Non potevo perderlo.
“Signora Mccall…”
“Faremo tutto il possibile, signor Hale. Ora vai a prendere gli altri. Non puoi fare nulla adesso. Tutto quello che potevi fare lo hai già fatto.”
“Non è vero” pensai, affranto.
Uscii dall’ospedale e salii sulla sua Jeep. L’odore di Stiles imprimeva l’aria e anche l’odore del suo sangue.
Avevo sbagliato tutto e la consapevolezza che avrei potuto perderlo mi distrusse più di quanto non fui in grado di dimostrare.
Avrei potuto perdere Stiles e l’ultima cosa che gli avevo chiesto era di dimenticare, facendolo soffrire.
Oltretutto, gli avevo chiesto di dimenticare qualcosa che io non ero stato in grado di cancellare. Perché quel bacio mi aveva fatto sentire vivo come non mi sentivo da tanto tempo.
Da dopo Kate.
Non mi permisi di piangere e corsi a riprendere i due ragazzi nel bosco che mi aspettavano già al luogo in cui era parcheggiata precedentemente la macchina.
“Lydia, Scott” dissi aprendo la portiera e aiutandoli a salire.
“Stiles?” domandò la banshee con una certa preoccupazione.
“L’ho lasciata a tua madre, Scott.”
“Perfetto. Ora portiamo anche Lydia e poi penserò alla mia ferita.”
“Scott…”
“No, Lydia. Tu sei umana, io guarisco più velocemente in ogni caso.”
La ragazza dai capelli color fragola sbuffò, arrendendosi.
Il viaggio fu abbastanza silenzioso, fino a che non riuscii a trattenere la domanda che tanto mi assillava.
“Lydia, ma da quanto Stiles è…”
“Cosa?”
“Io…”
“So del vostro bacio” disse spiazzandomi.
Scott ci fissò allibito. “Quale bacio?”
Lydia sorrise teneramente. “Nulla che io debba dire. Saranno i diretti interessati a venire a parlartene, dico bene… Derek?”
Ringhiai.
“Nulla di importante poi.”
Ringhiai ancora più forte e l’alpha mi diede uno sguardo di rimprovero.
La banshee ridacchiò e si avvicinò al mio viso. “Giusto… ho sbagliato. Qualcosa di importante che entrambi ignorano” fece l’occhiolino.
Il braccio, mi accorsi, le doleva e doveva essere rotto. Eppure, provava a non darlo a vedere.
Qualcosa di importante”, pensai.
Accompagnammo la ragazza dalla madre del lupo mannaro. “Lydia” mi avvicinai al suo orecchio “occupati di lui” dissi.
“Non spetta a me fare questo. Non nel modo in cui intendi tu. Ora porta Scott e riporta il tuo culo qui.”
“Non posso.”
“Derek… ha bisogno di te. Potresti mai perdonarti se lui… se lui…” non riusciva a finire la frase e il pensiero di perderlo divenne così pressante che dovetti uscire dal quel luogo di malattia. Il più in fretta possibile.
 
 
 
“Da quanto?”
“Cosa”
“Da quanto va avanti, Derek?”
“Ma che cosa?”
“Oh, andiamo! Tra te e Stiles!” esclamò, facendo saltare uno dei punti che Deaton gli stava mettendo. Guadagnandosi un’occhiataccia dal veterinario.
Sospirai. “Non c’è niente tra me e Stiles. L’ho baciato e gli ho chiesto di dimenticare tutto.”
Scott sgranò gli occhi. “Scusa? Non ho capito.”
“Lui stava sognando e ha detto che non voleva morire senza avermi baciato e…”
“… e tu l’hai baciato davvero.”
“Sì.”
“Per uno sogno.”
“Sì, Scott. Cosa non è chiaro adesso?!”
“Ora capisco molte cose.”
“Quali?”
“Vedi, erano settimane che Stiles aveva perso il suo sarcasmo. E pensare che era solo un mese che aveva ammesso di provare attrazione verso i ragazzi. Cioè in realtà ha detto che ce ne era uno che gli aveva messo in testa l’idea che potesse essere bisessuale. Era la sua eccezione, diceva.”
Abbassai lo sguardo e sospirai. “Io non so quello che lui volesse, ma io non potevo e non posso darglielo.”
“Perché?”
“Non posso rendere nessuno felice, Scott! Non so nemmeno cosa sia la felicità. Conosco la serenità, la soddisfazione… ma non sono la stessa cosa.”
“E Stiles come ti fa sentire?”
“Beh… mi fa ridere.”
L’alpha scoppiò a ridere e Deaton con lui. Li osservai con aria nervosa e loro smisero all’istante.
“Ah, non era una battuta?”
Scossi la testa. “Io non faccio battute.”
“Quindi, ricapitolando… vi siete baciati, gli hai chiesto di dimenticare perché non sai cosa sia la felicità. Eppure con lui ridi, o sbaglio?”
“Beh… non glielo dico.”
“Cosa?”
Gli spiegai che non ridevo mai davanti alle persone, ma che quando ripensavo alle sue battute mi lasciavo sempre andare ad una risata spontanea.
“Derek… fammi il piacere. Vai in ospedale e diglielo.”
“No.”
“Ah, vuoi rischiare di perderlo per sempre? È questo che vuoi?!”
“NO!”
“E allora muovi quel culo. Adesso.”
 
 
 
 
Il primo giorno che andai a trovarlo era disteso su un letto bianco, immerso in una stanza con le pareti bianchi. La sua ferita alla tempia era stata medicata il meglio possibile, ma avevano dovuto rasargli un pezzettino di capelli.
Era bello anche così, con qualche livido sul volto.
Mi sedetti vicino al letto, incerto e per la prima volta impacciato. Non sapevo come comportarmi in quelle situazioni… dopotutto, non avevo mai avuto nessun parente in ospedale, ad eccezione di mio zio Peter.
“Stiles” mormorai, ma non ebbi risposta.
Ogni giorno andavo a trovarlo contro ogni mia aspettativa e lo chiamavo, ma lui non riprendeva conoscenza.
“Lui è in coma” mi dicevano “bisogna solo aspettare.”
Ma aspettare cosa? Io avevo bisogno di dirgli tutto, non potevo più aspettare.
Un giorno, entrò in stanza la ragazza dai capelli fragola e si sedette sul ciglio del suo letto. Era evidente il legame che avevano, come era notevole il modo in cui stesse soffrendo la banshee -sebbene non lo desse a vedere.
“Parlagli.”
“Eh?”
“Si dice che i soggetti in stato comatoso possano comunque udire ciò che accade loro intorno. Perciò, parlagli.”
“E cosa dovrei dirgli?”
“Quello che pensi di dovergli dire, Derek. Sai, Stiles mi disse subito del vostro bacio… l’aveva ferito il fatto che gli avessi detto di dimenticarlo. Non capiva nemmeno il perché l’avessi fatto.”
“Per il sogno… io…”
“Sai, non sei una persona che si può pregare od obbligare a fare qualcosa che non vuole o non sente di dover fare. Se lo hai fatto, una ragione c’era.”
“Da quanto?”
“Cosa?”
“Lui provava… per me…”
“Tanto. Forse un anno, penso. Ma bada bene, Derek… non era una cotta adolescenziale.”
Era chiaro quello che stesse tentando di dire. “Lui ti amava”, pensai e qualcosa dentro di me si spezzò.
La dottoressa richiamò il padre di Stiles e poi udire esattamente cosa gli disse.
“Non credo si riprenderà.”
Mi voltai verso Lydia che mi fissò preoccupata. “Cosa hai sentito?”
Mi sollevai con la bocca spalancata e cercai di inspirare, ma l’ossigeno non era in quella stanza. Ne ero certo.
Afferrai la mano dell’allettato e la strinsi a me. “Stiles, devi tornare. Stiles non mollare ora. Sii coraggioso come nel sogno.”
La banshee comprese immediatamente e si morse il labbro. Le lacrime gli scesero sulle guance. “Bacialo.” Disse e io la fissai stranito.
“Fallo. Può sentirti. Ne sono certa.”
E allora lo feci. Poggiai le labbra sulle sue. Erano screpolate, non più morbide e vellutate come la prima volta. Non c’era reazione.
“Stiles scusami. Io non potevo sapere. Non so come si fa ad essere felice o a rendere felice. Ma tu mi fai ridere. Le tue battute mi fanno ridere. Tu riesci in tutto quello che il resto del mondo non riesce. Non possiamo fare a meno di te. Tu… fai parte del nostro branco.”
Lydia uscì dalla stanza, lasciandoci soli.
“Perdonami se non ho capito quanto profondi fossero i tuoi sentimenti. Non avevo mai provato niente di simile per nessuno. È stato difficile per me riconoscere questa sensazione. Torna da me. Se non torni io non… potrei veramente picchiarti finché non ti svegli, Stilinski. Davvero. Sono in grado di farlo, lo sai.”
Avvertii la sua mano stringere la mano, come se volesse darmi una piccola speranza e allora sorrisi.
“Sì, Stiles! Così!”
C’era speranza.
 
 
 
Il giorno in cui Stiles riaprì gli occhi c’ero solo io nella stanza. Era dimagrito moltissimo in quelle tre settimane, ma era sempre bellissimo. Si voltò verso di me e pronunciò il mio nome con una voce rauca e -per me- bellissima.
Era il suo della speranza che riporta la vita.
“Stiles!” esclamai sorpreso, accennando un sorriso.
“Grazie di non averlo fatto”
“Cosa?”
“Di non avermi picchiato. Volevo riposare, ne avevo bisogno. Ora ho fame.”
Sorrisi. Era Stiles, non sarebbe mai cambiato.
Mi alzai. “Di cosa hai voglia?”
“Pizza. No anzi… Gelato. Nonono… patatine fritte e hamburger. O magari tutti e tre.”
Sollevai il sopracciglio, incredulo. “Va bene, vado a prenderteli.”
“No.”
“Cosa?”
“Smettila di dire cosa ogni volta che qualcuno di dice qualcosa. Sai che sei noioso, Derek Hale? Eh? E sono molto arrabbiato con te”
Parlava lento, ma sembrava riacquistare ogni secondo che passava più facoltà. Sia linguistiche sia motorie, pian piano.
“E perché mai?”
“Non posso dimenticare quel bacio, Derek. Non voglio. Non posso. Vedi, io…”
Mi avvicinai al suo viso, sedendomi sul letto. “Puoi amarmi ancora, Stiles Stilinski? Puoi amarmi nonostante quello che è successo?”
Mi sorrise. “Solo se mi dai un bacio degno di lode, questa volta. Dammi una mentina”
Lo accontentai.
“Ah perché quello di prima non…”
“Derek, non farmi aspettare ancora. Baciami”
Obbedì immediatamente e ricambiò subito, intrecciando la lingua alla mia in maniera quasi naturale.
Sapeva di tante cose, Stiles Stilinski, e poco importa se fossero sia buone che cattive.
Sapeva sia di morte che di rinascita quel bacio.
Sapeva di speranza e la speranza -Stiles mi ha insegnato – porta sempre cose belle.
 



NdA: Ciao a tutti! Ebbene sì. Sono tornata con una nuova One-shot su Stiles e Derek. Eh, lo so... c'è di mezzo anche Lydia, ma io adoro quella ragazza! è uno dei miei personaggi preferiti.
Spero vi sia piaciuta! Fatemi sapere!
A presto,
Juliet

 

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