Il liuto e la spada

di ThorinOakenshield
(/viewuser.php?uid=732371)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E fu così che il prode cavaliere salvò la fanciulla in difficoltà ***
Capitolo 2: *** E fu così che il prode cavaliere rincontrò la fanciulla in difficoltà ***



Capitolo 1
*** E fu così che il prode cavaliere salvò la fanciulla in difficoltà ***


Il liuto e la spada
 
Dunque, ragassuoli, anche in questo caso devo fare una piccola premessa.
Inizialmente questa storia l’avevo scritta per conto mio, con nessunissima intenzione di pubblicarla su EFP, per il semplice fatto che questa è una sorta di fanfiction di una storia che sto scrivendo per i fatti miei, una storia che è tutta farina del mio sacco e che mi piacerebbe tanto mandare a una casa editrice, un giorno.
Ebbene, una mattina mi sono svegliata e ho pensato: “Però! Il personaggio che ho inventato starebbe benissimo con Thorin! Quasi quasi ci scrivo una cosina innocua, così, giusto per sfizio.”
Dopo averla scritta, però, mi sono resa conto che mi piaceva così tanto che mi andava di condividerla con voi.
Per rendere il tutto comprensibile – visto che, ovviamente, non conoscete il mio personaggio e la sua storia – farò una brevissima spiegazione. Allora, la mia protagonista è una folletta che sogna di fare la giullare, ma la sua famiglia non era d’accordo con questa sua scelta, allora lei è scappata di casa (anche perché non si trovava bene con loro, si sentiva sempre sminuita). Nella fanfiction che andrete a leggere, è giunta da pochi giorni nel regno di Re Artù, dove inizia a suonare per le strade per guadagnare qualcosa.
Buona lettura! :D
 
E fu così che il prode cavaliere salvò la fanciulla in difficoltà
 

Era lì da appena due giorni, e già era riuscita a racimolare qualcosa. Ida non era mai stata così fiera di se stessa. Paradossalmente, sperò che la sua famiglia fosse lì a vederla, se non altro per rimangiarsi tutto quello che le avevano sempre detto, visto che era stata in grado di sopravvivere dalla Bretagna fino a Camelot contando solo sulle sue capacità.
Suonando e facendo numeri per le strade del regno di Re Artù, era riuscita ad attirare l’attenzione di un numero non indifferente di persone, e piano piano il suo cappellino verde si era colmato di un bel po’ di monete d’oro. Poi, per completare il tutto, aveva fatto amicizia con il proprietario della Tana del Drago, ed erano d’accordo che, qualche volta, gli avrebbe dato una mano, così altri soldi in arrivo.
In quel momento, la folletta era impegnata, seduta contro il muro, il cappello davanti a lei, a suonare una nuova canzone che aveva inventato, e della quale andava assai fiera.
 
Ora conoscete tutti
I bardi e le loro canzoni
Quando le ore saranno passate
Chiuderò gli occhi
In un mondo lontano
Potremo incontrarci di nuovo
Ma ora ascoltate la mia canzone
Sull’alba della notte
Cantiamo la canzone del bardo.

 
Ida Korrigan sarebbe andata avanti, se un uomo, in compagnia di altri suoi amici, non le avesse sottratto il cappello con le monete.
Bruscamente, la folletta appoggiò il liuto a terra e scattò in piedi. “Ehi! Ridammelo subito!” Gli corse incontro.
L’uomo alzò in alto il cappello, così Ida dovette saltare, ma non riuscì a riprenderlo.
La folletta era furiosa e, per la prima volta in tutta la sua vita, si maledisse per non aver mai imparato a utilizzare la magia, così avrebbe potuto fargliela vedere a quei brutti ceffi.
L’uomo le ritornò il berretto, ridendo rozzamente. “Scusa, volevamo semplicemente attirare la tua attenzione.”
Ida glielo strappò dalle mani, arrabbiata come non mai.
Quel losco individuo, tra gli sghignazzi dei suoi amici, accostò la sua mano callosa alla guancia di Ida. “Lo sai cosa ci siamo sempre chiesti, da quando ti abbiamo vista?”
Lei gli diede un colpo al polso, allontanando la mano dal suo viso, dopodiché fece un passo indietro.
L’uomo sorrise, rivelando i suoi denti gialli e storti, decisamente poco curati. “Se, là sotto, le follette sono come le umane.” Si avvicinò a lei. “Che ne diresti di appagare questa nostra curiosità?”
Ida Korrigan indietreggiò ancora di più, finendo addosso a un amico di quell’essere sudicio. Questo l’afferrò per le braccia, e lei si sottrasse bruscamente, finendo addosso ad un altro.
La folletta non avrebbe certamente fatto una bella fine, se qualcuno, da dietro, non fosse intervenuto: “Cosa state facendo?!”
Distratti da quella voce, quei loschi individui si voltarono, e si ritrovarono davanti un nano.
Ida sgranò gli occhi e, nonostante la brutta situazione in cui si trovava, riuscì a notare che quel tipo era veramente molto bello: grandi occhi azzurri, quasi di ghiaccio, lunghi capelli corvini striati d’argento, una barba ben curata e un fisico possente che suppliva alla totale mancanza di altezza. Anche se pareva piuttosto alto per essere un nano.
L’uomo che aveva rubato il berretto a Ida, lo guardò dall’alto al basso, dopodiché fece un ghigno beffardo. “Credi forse di farci paura, nano?!”
Il nano indurì il suo sguardo. “Non siete uomini molto intelligenti, voi che parlate in questo modo ad un individuo armato, mentre voi non avete nemmeno una daga. E, anche se l’aveste nascosta da qualche parte, ben poco potrebbe fare contro la mia spada e la mia ascia.”
Improvvisamente, quegli esseri non fecero più i gradassi, e Ida sorrise: ben li stava.
“Cosa vuoi?”
“Voglio che lasciate la folletta in pace e che ve ne andiate lontani dalla mia vista. Subito.”
Dopo un attimo di esitazione, dovuta alla perplessità e all’orgoglio ferito, quei ceffi se ne andarono, voltandosi, qualche volta, a lanciare delle occhiate di astio al nano, il quale non pareva affatto intimidito, anzi: se ne stava dritto, le braccia incrociate sul petto, lo sguardo fiero.
Nel frattempo, Ida era rimasta in disparte, con il cappello stretto in mano, come se stesse proteggendo qualcosa di immensamente prezioso. Non poté fare a meno di chiedersi se stesse sognando: lei, salvata da un essere bello come quello che aveva davanti, le sembrava di trovarsi in quelle ballate di cui parlava sempre, dove l’affascinante principe azzurro correva in aiuto della principessa in pericolo.
Quando ebbe finito di guardare male quegli uomini che si stavano allontanando, il nano posò il suo sguardo sulla folletta, e questa avvertì il suo cuore battere talmente forte, che non si sarebbe affatto sorpresa se le fosse uscito dal petto.
Egli si avvicinò a lei e, ad ogni suo passo, Ida si sentì avvampare sempre di più.
“Stai bene?” le chiese il nano con la sua bellissima voce roca e profonda, tastandole appena il viso.
Questa volta, la folletta non si sottrasse, anzi, quel gesto le aveva fatto non poco piacere. “Sì, sto bene.” Sorrise e sbatté le ciglia, sperando di fargli almeno un po’ di effetto. “Grazie a voi.”
Ida doveva essere riuscita nel suo intento, dal momento che il nano fece un mezzo sorriso. Sembrava intenerito e anche un po’ affascinato. “Non potevo certo restare indifferente dinanzi a una scena del genere.”
Le speranze di Ida caddero un po’ giù: forse quel nano non l’aveva salvata perché provava interesse per lei, forse l’avrebbe fatto con chiunque, perché semplicemente era una persona con dei principi.
Mentre lei era impegnata a farsi mille domande a riguardo, il nano mise le braccia conserte e sorrise di nuovo, guardandola con interesse, facendo rinascere in lei un altro briciolo di speranza. “Qual è il tuo nome?”
“Ida” rispose la folletta con un sorriso smagliante, giocherellando con il cappello, molto infantilmente. “Ida Korrigan… e il vostro?” Le gote le divennero rosse, e il nano la trovò tremendamente adorabile.
“Thorin Scudodiquercia.”
Una lucetta si accese nella testa di Ida. Thorin Scudodiquercia… ma io l’ho già sentito questo nome! Le ci volle un attimo per capire. Sgranò gli occhi e si diede della stupida. Ma certo! Come ho fatto a non capirlo?! Nessun nano poteva essere così bello e affascinante, se non lui.
Thorin si schiarì la voce. “Immagino che hai già sentito parlare di me.”
Lei annuì, guardandolo con aria sognante. Non si trovava solo davanti ad un bel nano che l’aveva salvata da uno stupro, bensì anche davanti a un eroe del piccolo popolo, quello a cui apparteneva lei.
Thorin Scudodiquercia accentuò il suo mezzo sorriso. Sarebbe rimasto lì ancora un po’ a parlare con Ida, ma si rese conto che era tardi e che si sarebbe dovuto affrettare, se voleva raggiungere la terra degli hobbit in fretta. “Perdonami, ma ora devo proprio andare” disse con un certo dispiacere.
Ida si sentì come se il mondo le fosse caduto addosso. Era troppo bello per durare per sempre, pensò abbattuta.
“Spero che ci rivedremo un giorno.”
A quelle parole, il cuore della folletta si mise direttamente a ballare. “Lo spero anch’io.”
Dopo averle rivolto un ultimo sorriso, Thorin Scudodiquercia si voltò e andò per la sua strada, mentre gli occhi di Ida Korrigan rimasero attaccati alla sua schiena, finché non sparì dal suo campo visivo, lasciandole un vuoto dentro.
 
L’Antro di Lucri:
 
Allora, miei dolci pupilli, che ve ne pare? ^^
Vi avverto solo che la mia Ida è un tantinello OOC, perché lei non è tipa da fantasticare su principi azzurri su cavalli bianchi e compagnia bella. Solo che, si sa, Thorin fa un certo effetto e imbambolerebbe persino la persona più ghiacciosa(?) del pianeta.
Anyway, la canzone che canta Ida, purtroppo, non l’ho inventata io, sarebbe The Bard’s Song, dei Blind Guardian.
Poi volevo spendere un due parole sul titolo della fanfiction: l’ho intitolata così perché il liuto e la spada rappresentano i due protagonisti, dal momento che Ida suona quello strumento, e il nano utilizza quell’arma. Ma suppongo che c’eravate arrivati da soli xD.
Ah sì! Un’ultima cosa, poi giuro su Thorin che vi lascio in pace! Questa sarà una mini long, una mini long molto mini, in quanto mi manca solo un capitolo per finire. Insomma, in poche parole: è una mini long di soli due capitoli.
Alla prossima! =DD
 
Lucri

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** E fu così che il prode cavaliere rincontrò la fanciulla in difficoltà ***


Ehi raga! =D Prima di cominciare volevo farvi vedere una cosa…
Ho provato a creare Ida (molto a grandi linee) con dei giochini online… che ve ne pare? ^^




 

E fu così che il prode cavaliere rincontrò la fanciulla in difficoltà

Ida entrò nella Tana del Drago fischiettando, ci mancava poco che si mettesse pure a ballare.
Garric, il proprietario della taverna, e sua figlia adottiva Gwendolyn, si guardarono con aria interrogativa.
La folletta appese il mantello e il cappello, dopodiché saltò evitando i tre-quattro scalini che c’erano all’ingresso, e rivolse ai suoi due amici un largo sorriso. “Bene! Sono pronta!” disse allegramente, battendo le mani.
L’uomo e la bambina si guardarono un’altra volta con aria perplessa. Conoscevano quella folletta da appena due giorni, e avevano capito che era un po’ particolare e aveva dei modi di fare piuttosto teatrali, ma quel giorno aveva una strana luce negli occhi, una luce che il giorno precedente non aveva, nonostante fosse stata felice per i suoi guadagni. La tipica luce di chi è…
“Ti sei innamorata, per caso?” le chiese Gwendolyn, ridacchiando.
A quelle parole, Ida si ricompose immediatamente. “Ma che stai dicendo?!” sbottò. “Oggi è una bellissima giornata e sono felice, tutto qui.”
Garric la guardò incredulo, inarcando un sopracciglio, ma decise di lasciare perdere.
Ida sbatté nuovamente i palmi delle mani gli uni contro gli altri, e sul suo volto si delineò un altro sorriso che le andava dall’una all’altra delle lunghe orecchie appuntite. “Allora, cosa volete che faccia? Vado a lavare i tavoli? I piatti? Oppure invento una nuova canzone per intrattenere il pubblico questa sera?”
Gwendolyn a Garric si guardarono nuovamente, dopodiché quest’ultimo disse: “Intanto potresti aiutarci a pulire un po’ la taverna.”
“Con molto piacere!” esclamò la folletta facendo un energico salto. Aveva parlato con un tono talmente alto, e ci aveva messo così poco tempo per rispondere, che sia l’uomo che la bambina avevano preso un colpo.
Poco dopo Ida si mise a spazzare i pavimenti con la scopa, canticchiando una canzone d’amore, una canzone che narrava di una dama innamorata in attesa del suo cavaliere.
I due locandieri conoscevano Ida da soli due giorni, ma avevano avuto modo di capire che non era una persona con la testa fra le nuvole, anzi, aveva i piedi ben piantati a terra. Così come sapevano che le canzoni d’amore non le piacevano, preferiva di gran lunga storie che narravano di draghi e di guerre, ma spesso si cimentava in ballate amorose per soddisfare i gusti del pubblico. Alla gente piacevano quelle cose.
Era successo qualcosa, o meglio, aveva conosciuto qualcuno di speciale. Questo era poco ma sicuro.
 
                                              ***
 
Perché diavolo mi sono offerta di dare una mano a Garric? Maledetta me che non sto mai zitta! Pensò stizzita la giovane folletta, portando l’ennesimo piattone in direzione di un tavolo. Immaginava che sarebbe stato faticoso, ma non così tanto. Inoltre, come se non bastasse, quegli ingrati non le riservavano nemmeno un grazie, la trattavano con una freddezza e un’indifferenza disarmanti, probabilmente perché era un essere magico, e gli umani si erano sempre sentiti superiori a loro.
In ogni caso, Ida si sentiva che prima o poi avrebbe insultato qualcuno. Era stata buona e zitta per troppo tempo, rispetto al solito, prima o poi sarebbe scoppiata.
Appoggiò pesantemente il piatto sul tavolo, in un modo talmente brusco che i clienti sobbalzarono.
La folletta non riservò loro nessun sorriso e nessuna parola, si limitò ad allontanarsi, scostandosi dal viso alcuni dei tanti ricci castani che l’erano finiti davanti agli occhi. Fatto ciò, si sedette su una delle poche sedie libere e riprese fiato.
“Gwendolyn, porta questo vassoio al nano seduto lì in fondo.”
Nano?! Pensò Ida ritrovando la vitalità, per poco non aveva fatto un salto sulla sedia. Si guardò intorno, alla ricerca della bambina, e la vide dirigersi verso un tavolo isolato, al quale sedeva…
La folletta scattò in piedi. La stanchezza era magicamente sparita. In men che non si dica, raggiunse la bambina e le prese il vassoio dalle mani.
Gwendolyn la guardò con un punto interrogativo.
“Tesoro, ti vedevo in difficoltà, lo porto io” le disse Ida con un sorriso.
La giovane locandiera sbatté le palpebre, sempre più perplessa: in quei due giorni, la folletta non si era mai dimostrata così premurosa e altruista. Ma non indagò, piuttosto disse, allungando timidamente le mani verso il vassoio: “Ma no, tranquilla, ce la faccio.”
Ida lo spostò ruvidamente, e Gwendolyn fece istintivamente un passo indietro, mettendo le mani avanti. “Ho detto che lo porto io!” sbottò innervosita, dopodiché si diresse verso Thorin Scudodiquercia, lasciando la bambina ferma a osservarla, interdetta.
 
“Buonasera!”
Il nano, in quel momento, stava accendendo la pipa, ma quella voce squillante e famigliare lo distrasse dalla sua occupazione, così alzò lo sguardo e rimase non poco sorpreso, nel ritrovarsi davanti la folletta di prima.
Ida stava sorridendo a trentadue denti, tenendo il vassoio in mano, completamente dimentica del mondo circostante.
Anche Thorin sembrava immensamente felice di rivederla, dal momento che non perse tempo per ricambiare il sorriso. “Ma guarda un po’ chi si rivede.” Mise via la pipa e tenne gli occhi incollati sulla folletta, facendola arrossire. “Non sapevo che faceste anche la locandiera.”
“In realtà sono soltanto un’artista ambulante, non faccio la locandiera, semplicemente ho deciso di dare una mano ai miei due amici che lavorano qui, quando serve, in modo da guadagnare ancora qualcosina.”
“Siete una giovane in gamba” si complimentò il nano, facendola sorridere e diventare rossa contemporaneamente.
Dopo un paio di secondi, Ida si ricordò il motivo per il quale si era avvicinata a quel tavolo: doveva servire il cliente. Così posò il montone e la birra dinanzi al nano, dopodiché fu pronta per congedarsi e andare a servire altre persone, ma, prima che potesse allontanarsi, Thorin la fermò dolcemente, toccandole il braccio.
Inutile dire che quel contatto la fece avvampare.
Scudodiquercia si fece più vicino a lei, come per rivelarle un segreto.
Ida si accostò a lui, e questi le sussurrò all’orecchio: “Quando tutti se ne saranno andati, torna al mio tavolo, voglio che canti una canzone per me.”
Le orecchie della folletta le andarono in fiamme, mentre il suo cuore si mise a battere talmente forte che pareva un cavallo al galoppo. Quando guardò Thorin, notò che le stava sorridendo ancora.
Non poté fare a meno di sorridere anche lei. Emozionata, sperò che tutti quei clienti se ne andassero presto.
 
La locanda si era svuotata fin troppo lentamente, per i gusti di Ida. In compenso, l’aver rivisto il nano l’aveva messa decisamente di ottimo umore, così aveva sorriso di più, era stata cordiale e nessuno si era lamentato con Garric dei suoi brutti modi.
Quando finalmente tutti i clienti se ne furono andati, la folletta andò a recuperare il suo liuto, sempre con quel sorriso largo e brillante stampato in faccia. Credo che non ci sia bisogno di specificare che era emozionata oltre ogni dire, probabilmente i miei lettori possono ben immaginarlo.
Thorin Scudodiquercia, come promesso, non si era mosso dal suo tavolo, e aspettava, fermo e paziente, che Ida si sistemasse accanto a lui e gli cantasse la tanto agognata canzone.
La folletta si sedette su uno sgabello vicino al nano. Dopodiché fu pronta per iniziare la canzone. Stuzzicò lentamente le corde dello strumento, provocando suoni dolci e rilassanti.
Decise di cantargli una canzone d’amore, una canzone che narrava di una giovane fanciulla che attendeva impaziente il suo principe azzurro.
 
Un giorno qui verrà
Il cavalier d’amor
Per la vita con sé mi terrà
E contenti e felici sarem
Le rose fiorirann
Sul suo cammino allor
E i suoi baci sveglieran nel fondo del mio cuor
Il mio sogno d’or

 
Per tutta la durata della canzone, Ida Korrigan aveva tenuto gli occhi incollati a Thorin. Quest’ultimo la stava osservando affascinato, mentre un mezzo sorriso gli increspava le labbra, conferendogli un’aria un po’ malandrina.
La voce di Ida non era particolarmente dolce, era più particolare. In ogni caso era intonata, non c’era da stupirsi se le persone si fermavano ad ascoltarla con piacere.
Thorin si sentì stregato dal suo canto, come un marinaio in balia delle sirene e della loro voce impeccabile.
Quando ebbe finito, Ida guardò il nano con aspettativa, sperando in una serie di complimenti che, ne era certa, le avrebbero fatto diventare le gote talmente rosse da farla somigliare a un papavero.
“Hai una voce meravigliosa” le disse il nano, facendola sorridere come un’ebete. “Ora, se permetti, per ripagarti di questa delizia vorrei anch’io cantare una canzone per te.”
La folletta si stupì: non si aspettava che quel nano sapesse cantare. Ma rimase ancor più stupita quando questi rivelò una bellissima arpa d’oro, che fino a quel momento era rimasta celata da un panno verde.
Ida credeva che le mani di Thorin fossero state fatte solo per brandire una spada, non certo per suonare uno strumento.
In ogni caso, la sinfonia che si sprigionò dalle corde dell’arpa, fu magnifica, talmente magnifica che Ida si incantò, così come si incantarono Garric e Gwendolyn in cima alle scale.
Se il suono prodotto dall’arpa era incantevole, la voce di Thorin Scudodiquercia era superlativa.
 
Le fanciulle fiore nel viaggio vedrai
in un grande sogno antico
la tua nuova vita solitario ti sospingerà
e un dubbio ti conquisterà.
L’incantata età straniera di lei
non è gloria o vento ma dolce realtà
dentro l’erba alta al fiume
le tue armi al sole e alla rugiada hai regalato ormai
sacro non diventerai
qui si ferma il tuo cammino.
 
La voce del nano era profonda, virile, ma allo stesso tempo dolce. Ida, che solitamente era un pezzo di ghiaccio, si era commossa ascoltandola.
Finita la canzone, il nano e la folletta rimasero per un po’ a guardarsi, beandosi l’uno della presenza dell’altra.
Thorin aveva fatto nascere in lei un fuoco, mentre Ida l’aveva tutto scombussolato, infatti stava compiendo uno sforzo madornale per non stringerla a sé e baciarla come se non ci fosse stato un domani.
Ma purtroppo un domani c’era, e Thorin non poteva permettersi di intrattenersi con una fanciulla o, peggio ancora, di innamorarsi. Aveva una missione importante da compiere e si era trattenuto fin troppo.
Così, il giorno seguente il nano dovette partire, lasciando un’altra volta un vuoto nel cuore di Ida, un vuoto che divenne incolmabile quando, un anno dopo, la folletta venne messa al corrente della sua dipartita.
Non poté più neanche sperare di rivedere quel bel nano dagli occhi azzurri che l’aveva fatta sospirare come quelle ragazzine che si divertiva tanto a prendere in giro.
Lui non sarebbe più tornato e, l’amore che sarebbe potuto sbocciare tra loro due, sarebbe rimasto solo un sogno, un sogno di cui avrebbe parlato nelle sue canzoni.
 
L’Antro di Lucri:
 
Allora, come al solito ci tenevo a precisare che le canzoni non le ho inventate io e sono, rispettivamente, Un giorno il mio principe verrà, di Biancaneve, e Parsifal, dei Pooh.
Vi è piaciuta la storia? E della mia Ida, che ve ne pare? ^^ Fatemelo pure sapere, se vi va =)).
Un bacione e grazie! <3
 
Lucri

 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3594539