Amor entre espinas di Diana924 (/viewuser.php?uid=93724)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pròlogo ***
Capitolo 2: *** Primer Pecado ***
Capitolo 3: *** Segundo Pecado ***
Capitolo 4: *** Tercer Pecado ***
Capitolo 5: *** Quinto Pecado ***
Capitolo 6: *** Sexto Pecado ***
Capitolo 7: *** Séptimo Pecado ***
Capitolo 1 *** Pròlogo ***
Questa storia è uno
spinn off prequel riguardante due personaggi secondari della mia
originale Il Giglio Nero, pertanto può essere letta anche
senza aver letto la storia principale
Carlos
Duncan arrivò fino ai trent’anni seguendo il
percorso che era stato tracciato
per lui.
Secondogenito
di una famiglia a servizio del duca di Berwick, il più
celebre bastardo dello
sfortunato re Giacomo II, era cresciuto vicino Madrid sapendo fin dalla
più
tenera età di essere stato destinato al chiostro. I suoi
genitori non erano
ricchi, suo nonno perse le proprie terre quando a seguito della
Gloriosa
Rivoluzione re Giacomo venne costretto a cercare asilo per
sé e per la sua
famiglia presso il cugino francese, destinato a languire in preghiera a
Saint
Germaine en Laye assieme alla sua giovane regina italiana e al principe
di
Galles, più noto come il Pretendente. Il conte di Berwick
allo scoppiare della
guerra in Spagna seguì il cugino Orleans in quel nuovo Paese
per puntellare e
salvare la monarchia traballante di Filippo V, il pazzo sovrano che
sempre
dipese dalle mogli e la cui lussuria portò alla morte la
regina Luisa e al
governo la regina Elisabetta Farnese.
John
Duncan dopo aver preso in moglie Anna Giraudo, cameriera savoiarda di
una delle
dame della regina Luisa, la regina tanto amata dal popolo che non
perdeva
occasione di gridare “ viva la Savoyana “ ogni
volta che l’odiata Elisabetta
lasciava i palazzi reali, aveva deciso che l’unico sistema
per continuare a
vivere in Spagna era diventare più spagnolo degli spagnoli.
A differenza del
suo signore e dei tanti uomini che avrebbero affollato
l’entourage del
Pretendente, lui non credeva ad una restaurazione della casata degli
Stuart, a
sentir lui erano in ritardo e il polo si era fin troppo abituato prima
all’usurpatore Guglielmo e poi a quella pigra sfrontata della
principessa Anna.
Pertanto aveva preso lezioni di spagnolo e costretto sua moglie ad
imitarlo, e
si era riavvicinato alla religione cattolica nella quale aveva
battezzato i
suoi figli.
L’Inquisizione
infatti era sempre presente e vigilava costantemente alla ricerca di
eresie e
comportamenti errati, dopo aver massacrato i marrani e condannato
all’esilio i
moriscos, scoraggiati gli eretici solo i tiepidi e gli atei restavano
da
perseguire e sebbene al rogo ora si preferisse la pubblica penitenza
tutti
sapevano che il re era un uomo molto religioso e come avesse concesso
ampi
poteri al Santo Uffizio che solo a Filippo V doveva rispondere.
John
era morto poco dopo il ritorno di re Filippo sul trono, lasciando
precise
istruzioni a suo figlio: non doveva immischiarsi nella politica
giacobita, doveva
essere buon cattolico e far dimenticare le loro origini forestiere.
Juan Duncan
aveva obbedito di buon grado scegliendo per suo figlio maggiore Felipe
precettori spagnoli che gli venivano raccomandati da sua sorella Luisa,
badessa
in un convento vicino l’Escurial dove venivano istruite le
bambine dell’alta
nobiltà. In quanto al secondogenito, battezzato Carlos come
il primo figlio
della regina Elisabetta, Juan aveva le idee chiare sul suo futuro:
Carlos
sarebbe entrato negli ordini e vi avrebbe fatto carriera, forse un
giorno sarebbe
divenuto persino vescovo, idee che sua moglie Isabel
Vallejo, eternamente preoccupata della sua anima e convinta che con un
figlio
negli ordini le anime della famiglia avrebbero presto trovato la via
del
paradiso.
Carlos era
nato lo stesso anno in cui il folle e
grasso don Fernando diveniva Sua Maestà Cattolicissima
Ferdinando VII ed
Elisabetta Farnese cessava finalmente la sua influenza sul trono, per
Juan
Duncan non vi era epoca migliore in Spagna e aveva instillato quelle
idee nei
due figli sopravvissuti.
Mentre il
primogenito apprendeva i rudimenti della
cavalleria e studiava per poter assumere un giorno una posizione a
corte
accanto al signor conte Carlos era stato mandato in seminario in
giovane età,
le voci di seminaristi che fuggivano o peggio ancora dichiaravano di
voler
abbandonare l’abito erano sempre più numerose e i
Duncan erano convinti che
prima Carlos avesse vissuto quella vita e meno avrebbe trovato la forza
di
rinunciarvi.
E
il piano era perfettamente giunto a compimento, nonostante le visite
mensili a
casa dei genitori Carlos Duncan aveva in uggia il mondo, preferiva la
pace del
seminario al brio che poteva trovare nei salotti e a differenza di
molti suoi
confratelli che mantenevano atteggiamenti mondani come corrispondenze
con
innamorate o leggevano di nascosto libri proibiti, lui era rimasto puro
dimostrandosi come uno dei migliori allievi. Aveva preso i voti a
diciotto anni
e tutti, dai suoi insegnanti al vescovo e i suoi familiari si erano
aspettati
grandi cose da un ragazzo con la sua spiritualità.
L’abito
telare per lui era sufficiente, la pace del chiostro preferibile a
qualsiasi
palazzo e ignorava del tutto gli affari del mondo, sapeva che in
confessione
avrebbe udito peccati indicibili ma sapeva altrettanto bene che gli
uomini
spesso peccano se esposti alle tentazioni, tentazioni che lui aveva
evitato e
che erano state tenute lontane da lui nei suoi primi diciotto anni di
vita.
Il
suo primo incarico era stato a Montjoy, la
Catalogna poteva anche continuare a far la Fronda e a desiderare
l’odiato
Asburgo ma era una regione devota, la città era piccola ed
era un ottimo punto
di partenza si era detto il vescovo. Carlos infatti non era
eccessivamente
ambizioso, semplicemente sapeva che tutti si aspettavano che divenisse
vescovo
e a quell’obbiettivo era pronto a sacrificebbe origini Era
stato un modello, si
era rivelato un ascoltatore discreto durante le confessioni, le sue
prediche
erano appassionate ma non oltrepassavano i limiti della decenza e
sentirlo dire
Messa era un’esperienza superlativa, aveva una buona
conoscenza del latino e
soprattutto non c’erano pettegolezzi su di lui, niente donne,
nessun debito che
fosse troppo oneroso, nessun vizio che potesse in qualche modo
pregiudicare
quella che sarebbe stata una brillante ascesa.
Montjoy e
altre città della Catalogna furono
onorate di averlo come parroco, più gli anni passavano e
più il vescovo poteva
dirsi sicuro che la diocesi era in buone mani e che padre Carlos
sarebbe stato
un ottimo sostituto quando sarebbe venuto il momento.
questo
nonostante la giovane età dodici anni dopo aver preso i voti
Carlos Duncan
venne scelto come parroco del vicino convento di Nuestra
Señora del Pilar nei
pressi di Montjoy con l’incarico di occuparsi della salute
spirituale delle
suore, verificare la fede delle novizie e occuparsi delle ragazze che
vi erano
alloggiate come allieve in attesa del matrimonio.
La
madre superiora in persona, suor Maria Luisa, lo aveva accolto alla
porta non appena
Carlos era sceso dalla diligenza.
Suor Maria
Luisa era una donna di circa cinquant’anni, badessa senza
vocazione e
appartenente ad una famiglia della piccola nobiltà
asturiana, orgogliosa del
suo convento in cui viveva come una gran dama e che controllava col
pugno di
ferro, la mancanza di vocazione non le impediva di occuparsi di ogni
più
piccolo dettaglio, indossava il velo come se questo fosse la sua
corona,
orgoglioso e pesante.
<<
Padre Carlos, a nome della comunità tutta le do il
benvenuto, Sua Eccellenza
don Francisco mi ha scritto così bene di lei e …
volersi occupare delle nostre
ragazze non sarà impegnativo, le consorelle sono ragazze a
modo e le allieve
hanno bisogno solo di un po’ di disciplina di cui ci
occupiamo noi. Venga
padre, mi sono assunta l’onore, e l’onore, di
accompagnarla e le mostrerò il
nostro convento, alloggerà nei pressi della cappella quando
si recherà in
visita per le confessioni tre giorni a settimana, sono sicura che
troverà il
luogo incantevole >> lo salutò suor Luisa con
un sorriso che tuttavia non
arrivò agli occhi prima di scortarlo.
Carlos
l’aveva udita discutere sul
nulla con un sorriso compiacente, il luogo era sicuramente ameno ma non
era di
quelle piccolezze terrene che doveva occuparsi, non lui almeno.
<< Non
posso crederci, mi scusi ma suor Maria Isabel non sa tenere buone le
più grandi
>> disse ad un certo momento suor Luisa prima di alzare
la voce, <<
Suor Isabel, porti le nostri ospiti e le novizie via di qui, ora!
>> e
Carlos vide fanciulle ridenti correre via tra sorrisi e volti
arrossati,
nessuna di loro lo colpì finché quasi per caso
non si rese conto che due occhi
lo avevano fissato per un istante di troppo e con uno sguardo di sfida.
Anni dopo
quella fanciulla sarebbe
divenuta la sua sposa.
Eulalia
Maria Valdes era stata abbandonata in fasce
al convento, le suore l’avevano trovata una mattina sulla
ruota degli esposti,
placida e tranquilla, che dormiva serena nell’attesa di
entrare nel regno di
Nostro Signore o sfinita dal tanto lacrimare.
Era dovere
delle pie sorelle crescere gli orfani e
così loro avevano fatto mandando a cercare la balia e
cominciando a svolgere
ricerche discrete per sapere cosa bisognava scrivere sul certificato di
nascita
di quel povero esserino pallido che però era così
silenzioso.
Suor Maria
Rafaela, la decana, aveva subito
stabilito che era opportuno battezzare la povera orfana, scavalcando
così le
eventuali decisioni della badessa, le due donne come tutto il convento
ben
sapeva si trovavano vicendevolmente odiose, suo Maria Rafaela era la
figlia di
un semplice marinaio di Barcellona ma a causa della sua età
avanzata era la più
rispettata e la più ascoltata dalle sue sorelle, cosa che
mandava il sangue
alla testa di suor Maria Luisa che pure era la badessa, posizione che
ricordava
in ogni occasione possibile.
La piccola
orfana fu solo l’ennesimo mezzo della
lotta tra la sessantenne popolana e l’appena trentenne
nobildonna, troppo
diverse per intendersi e troppo simili per poter tentare di convivere
in pace.
Venne
deciso di battezzarla Eulalia Maria Valdes,
Eulalia perché sua madrina fu la decana e suor Maria Rafaela
era rimasta molto
affezionata alla sua città natale, la soleggiata e ribelle
Barcellona che in
ogni occasione ricordava al re Cattolicissimo della sua passata gloria
e di
come fosse legata alla Castiglia solo a causa del matrimonio di re
Ferdinando.
Maria in onore della Santa Vergine che aveva protetto la bimba fin
dall’inizio
della sua vita non permettendole di morire e Valdes perché
questo era il
cognome della prima balia accorsa al monastero, Alba Valdes, moglie del
locandiere la quale aveva di recente perso il suo sesto figlio, nato
morto.
Solitamente
le piccole orfane venivano
alloggiate presso il convento il tempo sufficiente affinché
imparassero un
mestiere utile e poi venivano mandate a servizio ma fin
dall’inizio le suore si
resero conto che la bambina sarebbe stata un’eccezione: era
infatti di
carnagione troppo chiara per essere spagnola e quei capelli biondi
sicuramente
non erano catalani, troppo chiari. Le suore più giovani e le
novizie si erano
lanciate in romanzi in cui la piccola orfana era il frutto
dell’amore tra un
soldato tedesco, forse un principe, e una duchessa, o forse
un’Infanta avevano
sussurrato. Sciocchezze si era limitata a dire suor Maria Luisa,
probabilmente
la madre era la bastarda di qualche soldato arrivato con
l’Asburgo e di qualche
donna svergognata e traditrice, sicuramente la madre doveva essere una
donnaccia e il padre … solo Nostro Signore sapeva dove si
trovasse ma quella
bambina non avrebbe mai ottenuto un attestato che testimoniava la sua
limpieza
de sangre, pertanto che una volta cresciuta Eulalia scegliesse di
prendere il
velo sarebbe stata una saggia decisione per tutti.
Eulalia era
così cresciuta al convento
assieme alle ospiti e alle novizie, non conoscendo il mondo esterno,
non ne
avvertiva il bisogno in quanto i suoi bisogni erano semplici e le
ospiti erano
in prevalenza figlie della piccola nobiltà o della scarsa ma
vibrante borghesia
catalana e per quanto si vantassero niente di quello di cui discutevano
aveva
mai realmente interessato la bambina, i palazzi e gli abiti preziosi ai
suoi
occhi non avevano la stessa attrattiva dei giochi e della natura che
abbracciava il sacro edificio.
Era una
bambina tranquilla, discreta e
soddisfatta della vita che conduceva e soprattutto ignorava di essere
uno dei
mille motivi di attrito tra la badessa e la decana. Spesso giocava con
le
piccole ospiti e negli anni aveva stretto amicizia con Alexia
Buenavente,
figlia di un banchiere di Lleida che era anche la nipote della cuoca,
suor Maria
de la Paz che amava la cucina speziata e continuava ad aggiungere
spezie dai
mille sapori nonostante i divieti della badessa.
Alexia si
sarebbe sposata con un
lontano cugino che non aveva mai visto e lei ed Eulalia proprio per
quello
aveva legato con lei, Alexia aveva paura di lasciare quel luogo e
provava
un’indicibile avversione per il matrimonio, come le aveva
confessato quando
aveva compiuto dodici anni se avesse potuto avrebbe preso i voti ma
sapeva
troppo bene quali fossero i suoi doveri e suo padre mai avrebbe
accettato che
la sua unica figlia entrasse in convento, la dote per il matrimonio si
poteva
trovare ma quella per il convento mai.
Arrivata a
tredici anni Eulalia Valdes
sapeva leggere e scrivere quanto basta, era discreta nelle faccende
domestiche
ma soprattutto aveva comunicato alle pie sorelle il suo desiderio di
voler
rimanere e una volta cresciuta prendere i voti, per la
felicità di suor Maria
Rafaela che già pensava di potersi servire di lei contro la
badessa.
La piccola
guerra tra le due era al
culmine quando suor Maria Luisa annunciò che
l’indomani avrebbe accolto
personalmente il nuovo sacerdote incaricato del benessere spirituale
sia delle
suore ché delle ospiti ben sapendo che suor Maria Rafaela si
sarebbe arrabbiata
con lei per non essere stata consultata, fatto che suor Maria Luisa
ignorava
ricordando ogni giorno alle sue consorelle che era lei a comandare e
non la
decana.
Quella
mattina cominciò come le
precedenti per Eulalia. Si era svegliata al suono delle campane e dopo
aver
recitato le sue preghiere aveva raggiunto le altre per il mattutino,
sebbene
avesse quattordici anni tutti concordavano che a breve la sua cerimonia
avrebbe
avuto luogo. Eulalia non desiderava una vita diversa o una famiglia e
non invidiava
nemmeno le ospiti o le consorelle che ricevano visite dai familiari,
sarebbe
stato inutile invidiare qualcosa che lei non avrebbe mai avuto inoltre
non era
l’unica orfana al monastero e aveva udito racconti su come le
orfane o fossero
costrette ad una vita di umiliazioni o come dovessero costruirsi la
propria
fortuna, concetto che lei non riusciva a comprendere.
Aveva
svolto i suoi incarichi e poi
era uscita a giocare con le altre, suor Maria Isabel, addetta alle
giovani era
più una sorella e un’amica per loro che
un’istitutrice, avendo preso i voti
senza vera vocazione adorava trovare momenti di svago e di
divertimento,
atteggiamento che la rendeva sospetta alla badessa, attirava il sorriso
sulle
labbra della decana e la rendeva amata dalle ospiti e dalle novizie
più
giovani.
Era
così immersa nei giochi che quasi
non udì la voce della badessa: << Suor Isabel,
porti le nostri ospiti e
le novizie via di qui, ora! >> e un’occhiata ad
Alexia le rivelò che il
nuovo sacerdote era arrivato. Eulalia aveva visto solamente due uomini
nella
sua vita, il vecchio giardiniere Juan e il precedente parroco don
Fernando, per
questo i suoi occhi indugiarono un momento di troppo sul nuovo
sacerdote, era
un uomo giovane, nel fiore degli anni, di una bellezza virile che
faticava a
comprendere e aveva degli occhi particolari, sembravano tristi
pensò Eulalia
per un istante prima di correre via.
Non poteva
immaginare che anni dopo
avrebbe avuto un figlio da quell’uomo.
lo so, dico
sempre 3 mesi ma poi torno prima. Comunque, in questa mini long, che
secondo i miei piani dovrebbe durare 7/8 capitoli, si
parlerà di due personaggi secondari de Il Giglio Nero, ossia
i coniugi Duncan, Carlos ed Eulalia apparsi nel 40° capitolo e
di come si siano prima incontrati, amati, sposati e come poi
abbiano conosciuto il protagonista maschile della storia princiale,
Jean Antoine Ducatel. Come sempre i prestavolto si troveranno
sull'album dsulla mia pagina fb Diana924(EFP )
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Capitolo 2 *** Primer Pecado ***
Carlos
Duncan si lanciò nel suo nuovo
incarico con passione e determinazione.
Le novizie
solitamente erano ragazze
semplici con pochi peccati, specialmente veniali e le ospiti non davano
particolari problemi, alcune di loro avevano dei fidanzati ma lui
raccomandava
sempre di non concedersi e di non cedere alle loro parole, molti
giovani dopo
aver ottenuto quello che vogliono rompono i fidanzamenti e vi lasciano
disonorate, quello che in un uomo è un piccolo peccato
veniale per una
fanciulla è un peccato mortale. E una volta disonorate non
vi resta che la
dannazione eterna e una vita piena di stenti lontana dalla misericordia
di Dio
ripeteva, se davvero i vostri fidanzati vi amano sapranno attendere,
l’attesa è
la chiave per un buon fidanzamento, e non vi peserà
attendere qualche mese per
una vita piena di felicità coniugale.
Le suore
stesse avevano pochi peccati
da confessare, una disattenzione, una piccola superbia derivate da un
dono ricevuto
dai familiari, invidia per le suore più belle o
più abili, l’unico problema di
una certa importanza era la faida esistente tra la badessa e la decana
che
costringevano le consorelle a schierarsi ma era come un bisticcio tra
bambini e
Carlos si era detto che non sarebbe intervenuto.
Erano
trascorsi tre mesi dal suo
arrivo quando entrò nel confessionale e attese le solite
confessioni, era un
incarico semplice quello pensò nel sentire qualcuno che si
inginocchiava.
<<
Perdonatemi padre perché ho
peccato, sono passate due settimane dalla mia ultima confessione
>> disse
una voce infantile, quasi da bambina, doveva essere una novizia o una
delle
ospiti pensò Carlos pronto ad udire i soliti peccati delle
fanciulle: vanità,
invidia, superbia e lussuria.
<<
Padre, io … faccio dei sogni
che non dovrei fare. Sogni che non ho mai fatto, che mi turbano e ho
dei
pensieri impuri>> disse la voce al di là della
grata, un’ospite che a
breve si sarebbe sposata e a cui il fidanzato doveva aver chiesto degli
anticipi pensò Carlos, solitamente quelle ragazze erano
inesperte del mondo e
bastava sentire come parlassero dei loro sogni per comprendere che
erano facili
prede di seduttori interessati solamente a traviarle.
<<
E su chi avresti pensieri figliola?
>> le chiese, per niente interessato alla risposta ma era
suo dovere,
forse avrebbe dovuto scrivere ai genitori della fanciulla per poter
affrettare
il matrimonio in maniera tale che il suo fidanzato, o un altro giovane,
non la
tentasse.
<<
Su di voi, padre, ho dei pensieri impuri
nei vostri confronti >> aveva ammesso la voce e lui aveva
avuto
l’impressione che la terra si aprisse sotto i suoi piedi per
inghiottirlo. Non
si era mai trovato in una situazione simile e lei era poco
più di una bambina,
mai una donna gli aveva confessato di avere pensieri impuri sulla sua
persona e
quello lo confondeva, non aveva idea di cosa dire e cosa consigliare a
quella
fanciulla.
Curioso
alzò gli occhi e si sporse per poterla
vedere e poter dare un volto a quella voce debole e spaventata.
Quale
sorpresa ebbe quando vide una fanciulla di
non più di quindici anni, con il velo delle novizie da cui
sfuggivano alcune
ciocche bionde e un volto angelico e candido, come se il peccato su di
lei non
avesse mai attecchito, bella oltre ogni immaginazione, leggiadra,
sottomessa,
delicata, meravigliosa, semplicemente divina pensò Carlos
mentre si beava di
quella visione cercando un difetto, un qualsiasi difetto in quel volto
che
potesse fargli credere che quella davanti a lui fosse un essere umano e
non una
creatura angelica. La fanciulla sentendosi osservata alzò
gli occhi e Carlos si
sentì mancare, occhi azzurri come quelli dei santi, quella
novizia apparteneva
più al mondo divino che a quello mortale, occhi azzurri
delicati e spaventati.
<<
Dovresti pregare figliola, è il diavolo
che ti sta tentando mia cara, il maligno vuole metterti alla prova
prima che tu
pronunci i tuoi sacri voti. Prega
e
scaccia questi pensieri dalla tua mente e ricorda che senza la tua
purezza non
potrai prendere i voti >> le rispose, quella era una
situazione nuova per
lui e aveva proferito le prime parole a cui era riuscito a pensare e
che sapeva
avrebbero aiutato quella giovane fanciulla.
Avrebbe
voluto stringerla a sé, proteggerla dai
mali del mondo, mali di cui aveva solo letto e da cui si era sempre
tenuto
sempre lontano, e non lasciarla mai andare via e sapeva che quelli non
erano
pensieri consoni ma erano solo pensieri si disse, era libero di
desiderare di
proteggere quella fanciulla angelica così bella e
così innocente. Carlos
non riusciva a smettere di pensare a
come quella giovane fosse indifesa e bisognosa di cure.
<<
Vi ringrazio molto padre, pregherò per voi
>> dichiarò la ragazza a voce bassa, sarebbe
stata un’eccellente suora
pensò Carlos nel vederla farsi il segno della croce, vi era
così tanta
devozione e abbandono in quei gesti, doveva essere un’orfana,
esposta alla
nascita e cresciuta dalle religiose dato che gli appariva ancora
più ingenua di
lui e completamente aliena dalle faccende mondane che pure talvolta
trovavano
la via del chiostro.
<<
Ego te absolvo … posso sapere
il tuo nome, figliola? >> le chiese, solitamente non
chiedeva mai il nome
ma avvertiva l’urgenza di dare un nome a quel volto, di poter
sapere chi fosse
e quello non era un bene, sapeva che non era bene ma il bisogno era
troppo
forte per poterlo respingere.
<<
Eulalia Maria Valdes, padre.
Ho il nome della santa prediletta della decana, la quale ha sempre
avuto delle
buone attenzioni nei miei confronti >> spiegò
la giovane, Eulalia, prima
di lasciare il confessionale, Carlos la seguì con lo sguardo
senza immaginare
che anni dopo quella fanciulla avrebbe partorito suo figlio.
Eulalia Valdes solitamente non
ricordava i suoi sogni.
Non
conoscendo altre realtà al di
fuori del chiostro e avendo sempre udito brutti racconti sul mondo
esterno la
sua mente produceva immagini o orrende o divine, orrende se sognava
l’esterno e
divine se riguardavano il convento. Eppure da quando aveva incontrato
lo
sguardo di padre Carlos i suoi sogni erano mutati.
Erano sogni
innocenti e che le
recevano pace facendola svegliare con il sorriso sulle labbra ma
sentiva che vi
era qualcosa di sbagliato, qualcosa che non doveva esserci, non adatto
al sacro
luogo dove si trovava e che in qualche maniera lo macchiavano
rendendolo
impuro. Si trovava
con padre Carlos,
discutevano seduti su una delle panche del refettorio e lei si sentiva
al
sicuro in sua compagnia, erano soli eppure sentiva che
l’arrivo delle suore e
delle altre novizie avrebbe rovinato il momento e guastato
l’attimo, poi lui le
poggiava una delle sue mani sulle sue e lei si sentiva bene, le avevano
sempre
detto che quel gesto era sconveniente ed immorale ma a lei appariva
come un
gesto dolce e protettivo e lo lasciava fare. Era lei poi a poggiare una
mano
sul ginocchio di lui e sapeva che lui avrebbe dovuto allontanarle la
mano ma
non lo faceva, anzi le permetteva di lasciarcela e poi le sfiorava il
volto con
la mano ed
Eulalia sentiva che quello era sbagliato, decisamente
sbagliato.
Poi
avvertiva le sue mani tra quelle
di lui e padre Carlos le baciava le mani con sempre più
trasporto e lei si
limitava a chiudere gli occhi e a godersi quel torpore che
l’avvolgeva tutta
come un lenzuolo, godendo di quel calore e del contatto con il corpo di
padre
Carlos. Lei apriva gli occhi e sorrideva, un sorriso che sapeva non
apparteneva
alla sua bocca e quando lui si avvicinava a lei per poter assaggiare le
sue
labbra si svegliava, il fiato corto, il petto che si alzava e si
abbassava
ritmicamente e la fonte imperlata di sudore.
E notte
dopo notte i sogni divenivano
sempre più audaci, proibiti e sbagliati ma non riusciva a
farne a meno, sentiva
come nonostante fosse sbagliato vi era qualcosa di giusto in quei
sogni,
altrimenti perché avrebbe dovuto sognare situazioni simili
si era detta?
Aveva
pregato, la mattina prima della
compieta aveva pregato silenziosamente sul suo inginocchiatoio,
pregando che
quei sogni lascivi abbandonassero la sua mente di fanciulla onorata,
aveva
pregato distesa sul pavimento della cappella, recitando il rosario e
sperando
di non sognare affatto quella notte, di non sognare padre Carlos e
odiando come
il solo pensare a lui la rendesse debole e peccatrice. Si era
confessata da lui
omettendo quei pensieri salvo poi sognarlo nuovamente quella notte. Nel
sogno
erano insieme, nel confessionale e lei era seduta sulla sue ginocchia,
non
accadeva nient’altro tranne poco prima che si svegliasse
quando aveva avuto
l’impressione che una mano le stesse sfiorando la veste,
svegliandosi si era
rimproverata di aver lasciato al finestra aperta, era tutta colpa del
vento che
aveva spalancato la finestra e spostato il lenzuolo si era detta.
Aveva avuto
paura di confidare quel
segreto alle suore e tantomeno alle ospiti, erano troppo mondane per
comprendere le sue ambasce, nemmeno Alexia che pure era la sua migliore
amica
doveva saperlo e non perché non la tenesse in istima ma
perché aveva paura che
potesse rivelare qualcosa per sbaglio e non voleva che suo Maria
Rafaela
pensasse che lei fosse una delusione, nel mondo esterno non avrebbe
saputo come
vivere e ne era consapevole.
Così
un giorno, dopo essersi informata
se padre Carlos sarebbe stato presente per le confessioni aveva preso
coraggio,
quella mattina avrebbe confessato tutto, tutti i suoi pensieri, tutti i
suoi
sogni, tutto, in maniera tale che quei sogni sarebbero scomparsi.
Entrò
nel confessionale timorosa e
ripeté i gesti con timore, prima di allora non aveva mai
tremato ma si era
trattato di piccoli peccati veniali che le stesse consorelle le
perdonavano,
questo era diverso, completamente diverso., non era la prima a
confessarsi
quella mattina si disse, doveva solo avere coraggio e aprire il suo
cuore.
<<
Perdonatemi padre perché ho
peccato, sono passate due settimane dalla mia ultima confessione
>> aveva
ammesso, si era già confessata ma quelle non erano state
confessioni sincere e
aveva preferito non contarle si era detta mentre si faceva il segno
della
croce, la presenza di padre Carlos così vicino a lei la
stava calmando, era
come se bastasse saperlo accanto a lei per calmarla e intuiva che
quello era
sbagliato ma non desiderava rinunciarvi. << Padre, io
… faccio dei sogni
che non dovrei fare. Sogni che non ho mai fatto, che mi turbano e ho
dei
pensieri impuri>> aggiunse chiamando a raccolta tutto il
suo coraggio,
dopo aver parlato avrebbe affrontato la reazione furiosa di padre
Carlos e
quella delle suore, sapeva fin troppo bene che gli errori si pagavano,
la
badessa lo diceva sempre.
<<
E su chi avresti pensieri figliola?
>> le domandò padre Carlos ed Eulalia si
sentì morire, aveva sperato di
evitare quella domanda ma ormai era troppo tardi, avrebbe dovuto
rispondere e
si sentiva in imbarazzo. Aveva sperato in un rimprovero, un rimprovero
veloce e
una penitenza, non che padre Carlos le rivolgesse quella domanda ma
comprendeva
il motivo: lui doveva essere un confessore scrupoloso e ora spettava a
lei rispondere.
<<
Su di voi, padre, ho dei pensieri impuri
nei vostri confronti >> ammise timorosa mentre sentiva le
guance
imporporarsi per la vergogna.
Lo aveva detto, aveva finalmente
ammesso di avere pensieri impuri su padre Carlos al confessore stesso e
ora ne avrebbe
affrontate le conseguenze. Non le importava però, padre
Carlos doveva sapere,
non voleva più avere quel
segreto solo per lei, pensasse
pure quel che voleva
ma almeno lei si era liberata la coscienza.
<<
Dovresti pregare figliola, è il diavolo
che ti sta tentando mia cara, il maligno vuole metterti alla prova
prima che tu
pronunci i tuoi sacri voti. Prega
e
scaccia questi pensieri dalla tua mente e ricorda che senza la tua
purezza non
potrai prendere i voti >> le consiglio padre Carlos, era
un buon
consiglio pensò Eulalia prima di segnarsi. Aveva spesso
letto di come satana
tentasse le anime più pure epr condurle alla perdizione,
specialmente le
novizie che si trovavano di fronte ostacoli e dubbi prima di prendere i
voti,
quella era una prova mandatele da Nostro Signore per constatare la sua
forza e
lei l’avrebbe superata, con la preghiera e l’aiuto
di padre Carlos. Padre
Carlos era bello, una bellezza particolare così diversa da
quella dei santi e
degli angeli che aveva visto nelle miniature dei volumi del convento,
una
bellezza che l’attraeva e la incuriosiva, avrebbe voluto far
scorrere le dita
sul volto di lui, rannicchiarsi sulle sue ginocchia e affidarsi alla
sua
protezione, chiudere gli occhi e sentire il suo abbraccio che la
proteggeva dai
mali del mondo e la consolava dalle pene della vita, avrebbe voluto
essere più
vicina a lui.
<<
Vi ringrazio molto padre, pregherò per voi
>> rispose con un filo di voce, era così
diverso dai fidanzati delle
ospiti o dai loro familiari, le ispirava non paura e timidezza ma
desiderio di
volergli stare accanto, di stringersi a lui e di non lasciarlo mai
più.
<<
Ego te absolvo … posso sapere
il tuo nome, figliola? >> le domandò lui e lei
sorrise, era senza dubbio
un sant’uomo e lei era stata così maliziosa da
avere quei brutti pensieri su di
lui.
<
Eulalia Maria Valdes, padre. Ho
il nome della santa prediletta della decana, la quale ha sempre avuto
delle buone
attenzioni nei miei confronti >> gli spiegò
prima di lasciare il
confessionale in silenzio, il corpo leggero ma la testa piena di tanti,
troppi
pensieri.
Come poteva
sospettare che anni dopo
lo avrebbe sposato?
|
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Capitolo 3 *** Segundo Pecado ***
Carlos
Duncan aveva riflettuto a sufficienza
sulle parole della piccola Eulalia.
Costei era
poco di una bambina, appena
uscita dall’infanzia e non aveva conosciuto altra
realtà all’infuori del
monastero dov’era cresciuta e per quello secondo lui nel
vederlo la giovane
aveva cominciato a pensarlo: era l’unico uomo giovane che
probabilmente avesse
mai visto, un comportamento normale, disdicevole ma scusabile in una
giovane
della sua età. Sarebbe stato opportuno dotarla di una
piccola dote e farla
sposare invece di destinarla al chiostro si era detto, meglio che
peccasse con
suo marito che in un futuro una volta divenuta suora con uno dei tanti
giovanotti attratti dal sacro abito e dal fascino proibito delle
religiose, o
che peggio ancora si indirizzasse verso pulsioni contro natura.
Solitamente
non si sarebbe occupato
così tanto di una semplice novizia ma c’era
qualcosa in Eulalia che scatenava
in lui un desiderio di protezione nei confronti della bionda novizia,
il
desiderio di confortarla, di rincuorarla, di proteggerla dal mondo, di
stringerla a sé e di farle scudo con il proprio corpo. Solo
una volta aveva
sognato di baciarla, di unire le loro labbra, di gustarne la morbidezza
e il
sentire il suo sapore su di sé, di sentire quel corpo
così rigido e delicato
abbandonarsi tra le sue braccia e quegli occhi guardarlo con devozione
e con
l’amore che si riserva ai precettori e ai mentori, non agli
innamorati. Non
poteva innamorarsi di lei perché lui aveva fatto un
giuramento e lei era in
procinto di farne uno, sarebbero stati entrambi legati alla chiesa e
quello
sarebbe stato immorale, tremendamente immorale. Non poteva amarla
perché aveva
l’età per essere suo padre e soprattutto non aveva
niente da offrirle,
solamente una tonaca da prete e pochissimo denaro ed Eulalia meritava
di meglio
se avesse deciso di non prendere i voti. Non poteva nemmeno pensarci
perché
sarebbe scoppiato uno scandalo che avrebbe travolto entrambi e il
convento
rovinando ogni sua ambizione e lasciando lei senza un futuro tranne il
meretricio e la perdizione dell’anima.
Eppure per
quanto facesse non riusciva
ad eliminarla dai suoi pensieri, Eulalia Valdes vi appariva nei momenti
più
disparati, quando diceva messa, quando pregava o leggeva il breviario
per farsi
coraggio e più volte negli ultimi giorni quando dormiva,
quei sogni non lo
avevano tormentato durante la giovinezza come solitamente avveniva ma
arrivavano adesso, più forti e più intensi di
quanto mai avesse letto. Non
erano sogni peccaminosi, solamente di lui che la teneva stretta a
sé in prato,
erano distesi sull’erba e lui gli sorrideva rapita, lo
sguardo disteso e felice
mentre lui intrecciava ghirlande di fiori tra i suoi capelli e le
baciava le
mani, non accadeva nulla di più sconveniente eppure si era
svegliato con il
sudore che gli imperlava la fronte e con una conseguenza più
evidente sul suo
corpo. Non aveva osato parlarne con nessuno, il vescovo aveva grandi
aspettative su di lui e molti degli altri preti non sarebbero stati
discreti
nell’udire che provava qualcosa a cui non riusciva a dare un
nome per una
giovanissima novizia, quello era il suo segreto e la sua penitenza,
solo lui
doveva sapere come non riuscisse a non pensare ad Eulalia Valdes e come
lei lo
avesse pensato. Forse era quello il vero problema si era detto una sera.
Lei lo
aveva tentato, non consapevolmente
ma nel confessionale quelle parole lo avevano reso meno sicuro di
sé stesso e
della sua vita, quelle parole gli erano entrate nella testa ma era uno
sbaglio,
non avrebbe saputo nemmeno come cominciare a corteggiarla se avesse
voluto e
lui non voleva, non provava quei sentimenti nei confronti della giovane
novizia, così giovane, così bella e
così indifesa, aveva il volto di un angelo
si era ritrovato a pensare con un sorriso appena accennato. Non era
pronto per
quello, né i suoi insegnanti e tantomeno i suoi genitori lo
avevano mai
preparato per la vita monda, per piacere alle donne e fino ad allora
era
vissuto serenamente ignorando desiderio, passione e amore.
Così,
una settimana dopo il loro primo
contatto Carlos Duncan era tornato al convento per adempiere ai suoi
obblighi
come avrebbe dovuto fare e con la decisione di dover parlare con la
badessa,
non le avrebbe parlato di Eulalia ma in generale delle novizie, il
convento
aveva una reputazione impeccabile ma bisognava sempre vigilare.
Suor Maria Luisa lo accolse con il
sorriso e lo fece sedere nel suo alloggio, da come si torceva le mani
era
evidente che doveva aver appena litigato con qualcuno, probabilmente
con la
decana pensò Carlos, come tutti era a conoscenza della faida
tra le due donne.
<<
Vi trovo bene sorella,
sembrate però turbata, qualcosa vi angustia?
>> le chiese prima di far
vagare lo sguardo, l’alloggio di suor Maria Luisa non aveva
nulla da invidiare
a quello di una qualsiasi dama dell’orgogliosa aristocrazia
madrilena: un letto
finemente lavorato, uno specchio incastonato in una preziosa cornice,
quasi che
rappresentavano la madonna e i santi come giusto per un luogo simile ma
nella
resa troppo sfarzosi ed esibiti a suo parere, cassapanche intagliate di
ottimo
gusto e una bibbia miniata, suor Maria Luisa sarebbe stata certamente
più
adatta ad un palazzo ché al chiostro, una vita di corte e di
divertimento
l’avrebbero resa più felice della vita monastica
pensò Carlos.
<<
Niente di cui si debba
preoccupare padre, solo piccoli dissapori tra suore, lei compia il suo
dovere
come io compio il mio, solo questo è importante oggi come
oggi, con queste
nuove idee che possono contaminare le ragazze >> gli
rispose la badessa
con aria orgogliosa.
<<
Volevo parlarle proprio di
questo, delle novizie. Molte di loro decidono di prendere i voti spinte
dalla
famiglia e non da vera vocazione e si vergognano di questo, motivo per
cui non
lo confessano, se poteste fare loro un discorso sarebbe importante, la
vocazione deve essere cercata dentro di noi per nostro desiderio e non
per
accontentare i desiderio della famiglia >>
dichiarò, ignorava quale fosse
la posizione di Eulalia ma sentiva che quel discorso per quanto
schietto prima
o poi dovesse essere fatto.
<<
Molto bene, solitamente
concediamo alle nostre novizie due anni prima che prendano
definitivamente i
voti, in maniera tale che abbiano il tempo di decidere se è
quello che
realmente vogliono, inoltre se una delle nostre ospiti manifesta una
vocazione
allora la incoraggiamo a seguire quel che il suo cuore desidera dopo
aver
scritto alla famiglia, può accadere il contrario, ossia che
alcune delle nostre
orfane non prendano il velo, in tal caso provvediamo ad una dote e poi
troviamo
loro degli onesti giovani che le prendano in moglie prima che si
perdano, le
vie del Signore saranno anche infinite ma quelle del diavolo sono
subdole
>> gli spiegò la badessa con orgoglio
malcelato.
<<
Comprendo, ora io andrei, se
avete bisogno di qualcosa non esitate a farmi chiamare, madre
reverendissima
>> la salutò prima di uscire da quella stanza.
Mentre
raggiungeva il confessionale si
era stupito nel cercare con gli occhi la figura snella e delicata di
Eulalia,
era come se non potesse farne a meno, doveva sapere dove si trovava in
quel
momento la giovane e non riusciva a spiegarsi il perché,
sapeva solo che doveva
vederla. Ebbe fortuna poco prima di raggiungere il confessionale quando
la
intravide e si rese conto che anche lei lo aveva notato. Era in
compagnia di
una giovane che indossava la divisa che le suore facevano portare alle
ospiti e
le due erano intente in una conversazione ma nel sentire i suoi passi
alzarono
gli occhi.
Eulalia lo
fissò per un istante con
un’intensità e un sentimento che non credeva
possibile per poi abbassare gli
occhi mentre la sua amica lo degnò appena di uno sguardo.
Non avrebbe dovuto farlo si disse
Carlos ma quando vide le due ragazze separarsi ed Eulalia avanzare
nella sua
direzione rimase immobile invece di allontanarsi come la decenza gli
imponeva,
lei gli passò accanto non prima di averlo omaggiato con una
piccola riverenza e
quando furono di fianco le loro mani come guidate da una
volontà propria si
sfiorarono, un contatto lieve, appena accennato ma che bastò
per turbare
entrambi, quello sfioramento di pelle a lui fece aumentare il battito
mentre
sentì distintamente Eulalia sospirare.
Per quanto
vi avesse provato Eulalia
Valdes non era riuscita a liberarsi di quei sogni indecenti.
Aveva
pregato, aveva chiesto alla
bibliotecaria, suor Maria Teodora, un’asturiana che raramente
diceva due parole,
se poteva consultare alcuni dei volumi della biblioteca alla ricerca di
un
vecchio rimedio contro i brutti sogni ma era stato tutto invano,
continuava ad
avere quei sogni e quel che era peggio l’imbarazzo e la
vergogna erano
scomparsi, ora ogni notte non appena chiudeva gli occhi si concedeva a
padre
Carlos. Erano insieme, felici e si baciavano, lui la baciava sulle
labbra, lei
gli sfiorava il volto e poi sentiva le sue mani sul suo corpo e si
sentiva
semplicemente felice, non avvertiva nemmeno la vergogna del peccato.
Sapeva che
era peccato ma non ne avvertiva la famosa vergogna che lo seguiva, solo
pace e
sollievo. Poi apriva gli occhi, scopriva di avere il corpo imperlato di
sudore
come se avesse corso e un calore sconosciuto che si concentrava sullo
stomaco e
che le lasciavano la mente pesante.
Non ne
aveva parlato con nessuno,
nemmeno con Alexia che pure era la sua amica più cara e che
avrebbe potuto
aiutarla, Alexia a breve avrebbe lasciato il convento per sposarsi ed
era
inconsolabile, aveva pregato la badessa e la decana di intercedere con
i suoi
genitori e di evitarle tutto quello ma le due donne avevano rifiutato.
Suor
Maria Luisa che era stata monacata a forza non aveva minimamente
compreso il
desiderio della sua giovane pensionante ma l’aveva esortata
ad aprirsi al
mondo, si dice che il nuovo re sia una brava persona e ha fatto tanto
per
Napoli, puoi arrivare in alto mia cara le aveva suggerito con un
sorriso che
tradiva l’invidia e il rammarico per un mondo che anelava
furiosamente. Suor Maria
Rafaela invece le aveva ricordato che doveva obbedire alla
volontà paterna, che
l’obbedienza era una virtù apprezzata nelle donne
e che non bisognava mai
anteporre i propri desideri a quelli della propria famiglia, io fui
fortunata
quando i desideri di mio padre coincisero con i miei ma non tutti sono
così
fortunati, fatti forza e ricorda che qui ci sarà sempre un
posto che ti
attenderà le aveva detto prima di darle la sua benedizione.
A differenza della
sua rivale suor Maria Rafaela non rimpiangeva la vita mondana, fin da
bambina
era stata silenziosa e più portata alla meditazione che al
lavoro o alla
famiglia, motivo per cui aveva accettato con gioia di entrare in
convento e poi
di prendere i voti, era stata tra le ultime suore a prendere i voti
prima della
partenza di Carlo d’Asburgo, il re che la sua
città aveva scelto di supportare
invece dell’odiato francese sostenuto dai loro nemici di
sempre, i catalani.
Quel giorno
le due amiche si erano
ritrovate all’interno della cappella, Alexia che cercava di
non piangere troppo
forte ed Eulalia che cercava di consolarla, sembravano due colombe
sopravvissute in maniera inspiegabile ad un temporale.
<<
Non voglio, non voglio
sposarmi, non voglio sposarlo. Io … io voglio rimanere qui
ma mio padre non me
lo permetterà mai e mia madre … perché
non desiderano che segua la mia
vocazione e mi lascino prendere i voti? >> si stava
lamentando Alexia a
bassa voce mentre Eulalia le teneva per mano, avrebbe tanto voluto
confidarle i
suoi timori, i suoi sogni e quello che sentiva nel suo cuore al
semplice
sentire nominare padre Carlos, era come se il suo cuore si mettesse a
saltare
da quanto forte batteva.
<<
Vogliono solo il meglio per
te. Forse … dovrai passare due settimane a casa prima del
matrimonio, prova a
convincerli allora, e fai sapere loro che è
un’idea che hai in mente da tempo e
che sarebbe la cosa più opportuna per tutti, tua zia
dovrà pur saperlo. Prova a
parlarne con il tuo fidanzato non appena lo incontri e … so
che ai matrimoni
chiedono alla sposa se si sposa secondo la sua volontà, devi
solo dichiarare
che non vuoi sposarti, o che vuoi sposare Nostro Signore
>> le spiegò
Eulalia, suor Maria de la Paz sarebbe stata felice di avere accanto sua
nipote,
il convento si trovava distante da Lleida e così la cuoca
avrebbe avuto la
fortuna di avere accanto a sé una parente.
<<
Mia zia lo sa, ma … mio padre
penserebbe che è tutta colpa della badessa, lo conosco e mi
farebbe sposare
subito dopo aver udito le mie parole. E … ho ricevuto una
miniatura di lui, mi
è stata inviata e … ho paura amica diletta, ho
paura. Sembra un buon giovane,
ha un viso gentile ma i dipinti sono falsi e sono fatti per le
vanità, mostrano
quello che vogliamo vedere e non quello che si è, e se fosse
brutto? E se fosse
vecchio? So che un mio cugino ma di lui non so altro e ho paura che il
giorno
in cui lo vedrò per la prima volta lui mi trovi detestabile,
forse se lui non
mi vuole tutto potrebbe finire e io potrei ritornare qui? Oh sarebbe
così bello
che non oso nemmeno sperarlo >> le rivelò
Alexia che continuava a
tormentarsi il labbro inferiore con piccoli morsi come usava fare
quando era
agitata per qualcosa.
<<
Dobbiamo avere fiducia, forse
potrebbe capire quale sia il tuo destino e lasciarti andare, io
… io sarò
sempre qui, la decana ha deciso che prenderò i voti entro
due anni, dobbiamo
ancora decidere il mio nuovo nome >> le
annunciò Eulalia, quella era
l’unica vita che conoscesse e non ne aveva mai desiderate
altre eppure da
quando aveva posato gli occhi su padre Carlos avvertiva che le mancava
qualcosa
a cui non riusciva nemmeno a dare un nome. Nell’eterna
disputa tra la badessa e
la decana lei era certamente a favore della decana ma questo
perché suor Maria
Rafaela aveva fatto così tanto per lei, l’aveva
salvata e le aveva dato un
luogo dove vivere e uno scopo, suor Maria Luisa a malapena si accorgeva
della
sua presenza, la badessa aveva occhi solo per le ospiti dai nomi
più
altisonanti di cui invidiava il destino e che cercava o di convincere a
restare
o a scrivere spesso per narrare cosa accadesse al di là
delle mura del
convento.
Erano
ancora assorte in quella
chiacchierata quando udirono un rumore di passi, Alexia fu la prima ad
alzarsi
seguita subito dalla sua amica, Eulalia rimase senza parole nel vedere
padre
Carlos, e anche lui la vide, per un istante si perse negli occhi di
lui, non
desiderava altro che essergli vicino e godere della sua compagnia ma
allo
stesso tempo voleva fuggire da tutto quello.
<<
Dovremmo andare, il tempo di
accendere una candela e usciamo >> le sussurrò
Alexia prima di voltarsi
mentre lei rimase immobile.
<<
Tu vai, io ti aspetto fuori
>> le disse invece Eulalia e l’altra
assentì distrattamente. Fece pochi
passi cercando di non mostrarsi debole, era così bello
pensò per un istante,
aveva bisogno di essergli vicina, di toccarlo, di sapere che quello non
era un
sogno o in incubo, che era reale. Eseguì meccanicamente una
riverenza, per
abitudine e rispetto prima di avvicinarsi a lui, la sua figura sempre
più
vicina, anche padre Carlos era immobile come se la stesse aspettando
pensò
Eulalia.
Quando fu
vicina a lui fu come se la
sua mano si muovesse da sola, non sapeva trovare altre spiegazioni,
quando
sfiorò la mano di padre Carlos sospirò e
sperò che quel contatto durasse per
sempre, fu appena un attimo eppure si accorse che lui aveva ricambiato
il gesto
e i loro occhi si erano nuovamente cercati, come se entrambi
avvertissero quel
bisogno. Se non fosse stato per Alexia i cui passi si stavano
avvicinando
Eulalia non sapeva cosa avrebbe potuto fare, in quell’istante
fuggì ben sapendo
che prima o poi avrebbe dovuto affrontare quello che le stava accadendo.
|
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Capitolo 4 *** Tercer Pecado ***
Da
quell’incontro con Eulalia padre
Carlos aveva deciso di emendarsi.
Sapeva bene
che si tratta di un
semplice peccato veniale, desiderava la compagnia della ragazza, la sua
vicinanza e che lo guardasse ma non avrebbe mai e poi mai osato
qualcosa, lo
scandalo poteva colpirlo e il destino che la sua famiglia e i suoi
superiori
avevano immaginato non ammetteva errori di sorta, lui non doveva farsi
traviare.
Aveva
escluso che la giovane lo stesse
volutamente seducendo, bastava osservarla per comprendere che Eulalia
Valdes
era completamente priva di malizia ed innocente come una bambina eppure
entrambi non riuscivano a staccarsi gli occhi di dosso e quello era
sbagliato.
Avrebbe dovuto rinunciare a lei, per il suo bene doveva rinunciare a
lei e a
tutte quelle sciocche fantasie che aveva ogniqualvolta incrociava il
suo
cammino ma non riusciva ad essere così forte. Era una prova,
una prova per
entrambi, solo se si sarebbero dimostrati degni degli abiti che
indossavano
l’avrebbero superato, motivo per cui aveva cercato di non
vederla e di
combattere quelle sensazioni ma si stava rivelando troppo difficile.
Non
riusciva a smettere di pensare a
lei e quando nella sua parrocchia ascoltava le confessioni dei suoi
parrocchiani riguardanti adulterio ed eccessi della carne non riusciva
più a
tenere la mente sgombra, immaginando sé stesso ed Eulalia.
Sapeva fin troppo
bene che quei pensieri e i sogni erano opera del maligno ma per quanto
pregasse
non riusciva a mandarli via, si svegliata accaldato, con la testa
pesante e una
conseguenza ben visibile che detestava.
Aveva cercato una risposta nei libri,
troppo timoroso di rivolgersi ai suoi superiori o ad altri religiosi
suoi pari
decidendo alla fine di superare tutto quello semplicemente recandosi
più spesso
al convento, più tempo avrebbe trascorso in compagnia di
Eulalia Valdes e più
lei gli sarebbe sembrata insignificante e imperfetta come tutte le
altre donne,
almeno così aveva pensato.
Aveva
invece miseramente fallito dato
che ogni volta che si vedevano sentiva quell’istinto di
protezione unito a
tenerezza nei confronti della giovane novizia aumentare sempre
più tanto che
alla fine non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Forse era
tenerezza,
forse amore, o peggio ancora passione e lussuria, Carlos non lo sapeva
ma
sapeva che desiderava Eulalia, che desiderava udire la sua voce, vedere
la sua
figura, sentire i loro corpi vicini e quello era sbagliato, era tutto
sbagliato.
Sentiva quegli occhi su di sé e si era imposto di restare
impassibile, non
poteva disonorare così l’abito che indossare e non
poteva assolutamente portare
l’altra al peccato, non lui, ogni volta che cercava di
evitarla finiva sempre
per ritrovarsi vicino a lei.
Col tempo
aveva deciso di rinunciare,
non avrebbe commesso alcuna sciocchezza ma almeno sarebbe stato accanto
a lei,
avrebbero goduto della reciproca compagnia e quelle idee pazze lo
avrebbero
abbandonato si era detto fiducioso nella propria resistenza alle
tentazioni.
Aveva
ricevuto attestati di stima sia
dalla badessa ché dalla decana e aveva compreso che tra la
nobile monacata
contro la propria volontà e la popolana felice della sua
vita vi era una guerra
feroce, le due donne si detestavano con la passione che solitamente
è propria
degli innamorati, non vi era niente che potesse unire due donne
così diverse
per mentalità, condizione sociale e per idee, la badessa
leggeva libri in
francese e si mormorava che avesse un amante sebbene lei non avesse mai
ammesso
nulla in confessione, la decana sapeva a malapena leggere e scrivere e
non
aveva mai pensato all’appagamento dei sensi in vita sua.
Tutte le
suore erano costrette a
schierarsi, era quasi inevitabile aveva notato Carlos, persino la sua
Eulalia,
sua … come se lei gli appartenesse, sembrava aver scelto,
durante uno dei
piccoli scambi di parole che via via avevano iniziato a concedersi la
giovane
aveva ammesso di parteggiare per suo Maria Rafaela, la quale si era
sempre
presa cura di lei fin dal suo arrivo al convento.
Nel corso
dei suoi arrivi al monastero
sempre più spesso si ritrovavano a passeggiare invece di
rimanere nel
confessionale, forse così sarebbe riuscito a smettere di
pensare a lei come un
prete non doveva assolutamente fare, sapeva che molti religiosi
infrangevano il
loro voto di castità, con donne sposate, con prostitute o
peggio ancora si
mormorava che i monaci cedessero al peccato della sodomia, ma lui si
era sempre
mantenuto casto, fino ad allora.
<<
Hai smesso di pensare a me? >> le
chiese quel pomeriggio, erano trascorsi sei mesi dal loro primo
incontro e
Carlos si era presto reso conto che amava Eulalia dell’amore
puro che si riserva
agli angeli e ai santi ma in quell’amore vi era qualcosa che
poteva distruggere
lui e rovinare lei e non l’avrebbe permesso, doveva rimanere
padrone del suo
corpo, forte e storico nel respingere la tentazione che gli era stata
inviata
sotto forma di quella novizia bellissima e ignara del mondo.
<<
No, io lo vorrei tanto padre ma … no,
è
più forte di me, perdonatemi ma non riesco ad impedire alla
mia mente di
pensare a voi, di pensare a me e a voi insieme >> aveva
invece confessato
a voce bassa Eulalia, imbarazzata ed evitando di guardarlo. Dunque
anche lei
pensava a lui, non era così innocente come aveva sempre
immaginato pensò
Carlos, erano entrambi due peccatori anche se cercavano con tutte le
loro forze
di resistere al peccato e di esorcizzarlo.
Gli fu
spontaneo aprire le braccia e fu altrettanto
spontaneo per lei stringersi a lui come se ne andasse della sua vita,
era poco
più di una bambina pensò Carlos, gli arrivava
alle spalle e si stringeva a lui
spaventata e timorosa, se avesse più paura di lui o del
mondo esterno era
difficile dirlo ma non si pose la domanda, si limitò ad
assecondarla non
lasciandola andare, lei nemmeno lo desiderava, bastava sfiorarle la
pelle per
accorgersi che era completamente rilassata in quel momento.
Fu
disattenzione quella di alzarle il volto con le
mani per poterla guardare negli occhi, quegli occhi così
particolari in terra
spagnola, così chiari i quali lo fissavano devoti e con
espressione innamorata,
almeno Carlos credette così. Lo fissavano come se lui fosse
l’unico uomo
esistente sulla faccia della Terra, come se lei gli appartenesse,
quegli occhi
lo stimavano, lo rispettavano, lo amano appassionatamente e castamente.
Non fu
però un errore quando dopo un istante di
timore e di incertezza padre Carlos Duncan cercò timidamente
le labbra di
Eulalia Maria Valdes. Non seppe spiegarsi quel gesto, perché
avesse sentito il
bisogno di baciarla, sapeva solo che tutto il suo corpo gli stava
chiedendo di
poter compiere quel gesto e alla fine lui aveva ceduto. Le labbra di
lei erano
piccole, sottili e dolci, era la prima volta che si avvicinava
così tanto ad
una donna e mai in tutta la sua vita ne aveva baciata una e sebbene
sapesse che
era peccato, che lo scandalo li avrebbe travolti e che era sbagliato
non
riusciva a staccarsi da lei. Rimase sorpreso ed entusiasta quando la
sentì
ricambiare il bacio, era come se fossero nati per poter vivere quei
pochi
istanti, solamente loro due, dimentichi nel mondo mentre le loro labbra
sigillavano una promessa segreta e terribile, seducente come il peccato
e
proibita come la trasgressione.
Quando si
separarono Carlos si rese
conto che ormai era fatta, sarebbe stato dannato per
l’eternità ma almeno
avrebbe avuto Eulalia assieme a lui, la colpa era sua, solo sua e non
era
giusto che entrambi dovessero soffrire di quel peccato, era una prova e
lui
l’aveva appena fallita ma poteva aiutare lei, poteva aiutarla
ad emendarsi e a
pentirsi prima che la sua anima fosse perduta e l’avrebbe
fatto, amava troppo
Eulalia per vederla all’inferno a soffrire per tutta
l’eternità.
<<
Io … so che non avrei dovuto
ma … è sbagliato ma non sono riuscito a fermarmi,
perdonami >> disse
continuando a sfiorarle la guancia, le labbra di lei erano gonfie e i
suoi
occhi scintillavano di desiderio, era una bellezza allo stesso divina e
terrestre.
<<
Non … lo volevo anch’io,
padre. L’ho desiderato tanto e … ne voglio ancora,
non mi consideri una
peccatrice ma … >> replicò Eulalia
continuando a fissarlo, erano soli,
soli.
<<
Vuoi altri baci, nevvero?
>> le chiese, attese la risposta di lei prima di
avvicinarsi una seconda
volta, sarebbe stato dannato ma almeno sarebbero stati insieme.
Eulalia
Valdes si sentiva sempre più
stanca, fisicamente e mentalmente.
I sogni
diventano sempre più forti,
intensi e ogni volta che si svegliava si scopriva sudata dalla testa ai
piedi e
con il fiato grosso, e a differenza di prima quei sogni tornavano a
tormentarla
durante il dì perché la notte era troppo
impegnata a combatterli per poter
dormire serenamente.
Aveva
accennato a suor Maria Rafaela
che negli ultimi tempi non riusciva bene a dormire a causa dei troppi
pensieri
e la decana l’aveva abbracciata per poi ricordare quando
decenni prima lei
stessa aveva preso i voti, un po’ di paura è
normale Eulalia le aveva
confidato, devi solo avere fede e ricordare che non
c’è niente di più bello che
servire Nostro Signore ed Eulalia non aveva osato confidarle che non
aveva
paura della cerimonia ma di come non riuscisse a smettere di pensare a
padre
Carlos.
Costui
arrivava sempre puntuale e
ormai era divenuta un’abitudine per entrambi cercarsi con gli
occhi e talvolta
fermarsi a conversare, mantenendo sempre una distanza dignitosa Eulalia
sebbene
si sorprendesse a cercarlo con gli occhi. Era come se dipendesse dalle
sue
visite, come se padre Carlos fosse una parte di lei e lei nel non
vederlo
avvertisse dentro di sé una mancanza.
Alexia si
sarebbe sposata un mese
prima della sua cerimonia, per quanto avesse scritto, supplicato e
pregato
sembrava che suo padre non avesse cambiato parere, Alexia Buenavente si
sarebbe
sposata nonostante il suo desiderio di prendere i voti e i deboli
tentativi di
suor Maria de la Paz che si era molto affezionata alla nipote negli
anni. Non
ne aveva parlato nemmeno con Alexia, quel segreto era solo suo e temeva
che la
sua migliore amica l’avrebbe fraintesa pertanto era rimasta
in silenzio
offrendole il suo sostegno.
Quando quel
giorno aveva rivisto padre
Carlos aveva cominciato ad incamminarsi verso il confessionale prima
che lui le
facesse segno di seguirla e dopo pochi istanti si erano ritrovati a
camminare
insieme senza una destinazione precisa, in silenzio ma era come se
quella
mancanza di parole fosse tangibile.
<<
Hai smesso di pensare a me? >> le
chiese lui. Eulalia avrebbe potuto mentire, negare che pensava a padre
Carlos
tutti i giorni e in modi che erano sicuramente proibiti e sconvenienti,
negare
che si sentiva sempre più attratta da lui ma non era
qualcosa di fisico, non
solamente fisico, desiderava di sentirlo, voleva che lui la proteggesse
dal
mondo, non voleva che lui la lasciasse e aveva così tanto
bisogno di lui da
star male.
<<
No, io lo vorrei tanto padre ma … no,
è
più forte di me, perdonatemi ma non riesco ad impedire alla
mia mente di
pensare a voi, di pensare a me e a voi insieme >> aveva
ammesso, non era
amore, non doveva essere amore ma per quanto avesse tentato era inutile
negare
quello che provava anche solo a sentir nominare il nome di padre
Carlos, era
come se il suo cuore si gonfiasse e le ginocchia le divenissero
cedevoli come
il burro.
Era stata
la debolezza a non farla ribellare quando
lui le aveva alzato dolcemente il volto e aveva piantato i suoi occhi
nei suoi,
Eulalia non aveva mai visto occhi simili, sembrava quasi che la
attraessero,
che volessero che lei facesse qualcosa ma lei non aveva idea di cosa
fare,
desiderava solamente che quell’istante non finisse mai.
Era stata
incoscienza invece non allontanarsi o
respingerlo quando padre Carlo aveva dolcemente premuto le sue labbra
contro le
sue. Eulalia Valdes non aveva mai ricevuto un bacio in vita sua, non
così
almeno, e in quell’istante comprese che ne desiderava altro,
era peccaminoso e
sbagliato ma desiderava altri baci da Carlos. Le sue labbra erano
timide,
spaventate e inesperte ma a lei quello sembrò il miglior
bacio del mondo, si
godette quel lieve contatto per qualche secondo prima di rispondere,
non lo
aveva mai fatto ma sembrava che ogni fibra del suo corpo la stesse
guidando.
Aveva lentamente ricambiato il bacio, con gesti imbarazzati e via via
sempre
più sicuri, godendo di quel momento, di quelle labbra che la
sfioravano con
reverenza e di quelle mani che le sfioravano la schiena, mai il suo
velo di
novizia le era sembrato così pesante e d’impiccio
come in quel momento.
Tutto
quello era un errore, lui poteva tentarla ma
lei doveva essere forte, doveva lasciarlo cadere nel peccato o
aiutarlo? Doveva
pentirsi di tutto quello o chiedere altri baci come quello? La testa le
vorticava velocemente ma si sentiva in pace, per la prima volta in vita
sua
Eulalia Valdes si sentiva completamente in pace con sé
stessa.
Si
separarono solo per mancanza d’aria
altrimenti sarebbero rimasti avviluppati in quell’abbraccio
peccaminoso per
ore, giorni, era come se la sua intera vita dipendesse da lui, non
aveva mai
provato sensazioni simili in vita sua. Si sentiva bene, si era sentita
felice e
sebbene sapesse che era peccato in quell’istante non le
importò, era con padre
Carlos e lei … provava qualcosa per lui, tenerezza, amore,
desiderio, sentiva
chiaramente di avere dei sentimenti per l’uomo di fronte a
lei e non voleva più
tenerli celati nel suo cuore, desiderava che lui ne fosse a conoscenza
e che la
ricambiasse.
<<
Io … so che non avrei dovuto
ma … è sbagliato ma non sono riuscito a fermarmi,
perdonami >> le rivelò
padre Carlos, le sue mani le sfioravano dolcemente il volto con la
premura di
un padre e la gentilezza di un amante, anche lui dunque provava
qualcosa per
lei si disse e anche lui si sentiva colpevole per quel sentimento che
lei aveva
trovato nei pochi libri profani che le erano stati permessi di leggere
al
convento sotto l’occhio severo delle suore.
<<
Non … lo volevo anch’io,
padre. L’ho desiderato tanto e … ne voglio ancora,
non mi consideri una
peccatrice ma … >> ammise lei, che lui lo
sapesse, non le importava, le
importava solo di non essere più separata da lui, il suo
corpo e il suo cuore
avevano bisogno di padre Carlos. Non le importava se era sbagliato,
sentiva
dentro di sé che non poteva esserlo, un sentimento
così forte non poteva in
alcun modo essere sbagliato, era
il suo
cuore a suggerirle se c’era una legge contro quello che
provava doveva essere
una legge sbagliata.
<<
Vuoi altri baci, nevvero?
>> le chiese padre Carlos ed Eulalia sorrise, padre
Carlos provava gli
stessi sentimenti di lei, la ricambiava e niente era più
importante di quello,
niente le importava in quel momento, né la condizione di lui
né il suo
imminente giuramento.
<<
Si … ne voglio altri, padre
>> ammise Eulalia prima di sentire nuovamente le labbra
di padre Carlos
su di sé, questa volta rispose al bacio
all’istante. Se sarebbe andata
all’inferno almeno non sarebbe stata sola pensò
Eulalia Valdes.
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Capitolo 5 *** Quinto Pecado ***
Quando
quel mattino di febbraio
Eulalia Maria Valdes prese i voti Carlos Duncan era presente.
Entrambi
sapevano di avere degli
obblighi, che i loro destini erano già stati tracciati e che
disobbedire
avrebbe portato loro solo disonore e rovina ma era anche vero che non
riuscivano ad evitare di sfiorarsi, toccarsi, amarsi.
Ad ogni sua
visita cercavano di essere
soli approfittando delle novizie che si annoiavano e delle suore
immerse nelle
loro attività e si cercavano. Per quanto avesse voluto
Carlos non aveva ancora
osato l’impensabile, lui ed Eulalia si erano baciati
più e più negli angoli bui
della cappella, quando era ancora estate lei lo aveva condotto in un
angolo del
giardino poco frequentato ed erano rimasti lì quasi due ore,
solo la campana
del vespro era riuscita a dividerli, a dividere le loro labbra e le
promesse
che si erano scambiati.
Ogni volta
Carlos sentiva i voti che
aveva pronunciato anni prima come una catena che gli stringeva il collo
impedendogli di respirare, quanto era stato folle da ragazzo a
consacrarsi a
dio e quanto era debole ora da non riuscire a rimanere fedele al suo
voto. Era
debolezza la sua, la debolezza di un uomo che aveva scoperto sentimenti
che
credeva impossibili e per una fanciulla che non sarebbe mai stata
pienamente
sua, Eulalia sarebbe divenuta una suora e sarebbe rimasta al monastero
perché
non conosceva altra vita e lui sarebbe rimasto perché si era
innamorato di lei.
Sapeva che
molti religiosi peccavano,
molti avevano amanti, altri cedevano alla sodomia, qualcuno frequentava
i
bordelli e aveva udito di sacerdoti che vivevano apertamente nel
peccato con
donne nubili da cui avevano figli, figli che riconoscevano davanti alla
comunità senza la minima menzogna, quanto invidiava in
quell’istante gli
eretici luterani in quei momenti, aveva letto che i loro pastori si
sposavano,
dovevano sposarsi, potevano avere figli e ne andavano orgogliosi,
così come i
greci, non come tanti altri suoi confratelli che vivevano segretamente
nel
peccato.
Aveva
pregato, dopo il loro primo
bacio aveva pregato per giorni ed era stato distratto durante la messa,
il
sacrestano era rimasto sorpreso e alla fine della celebrazione era
corso a
cercare il cerusico più vicino perché a sentire
lui padre Carlos non si sentiva
bene e vi era necessità di un consulto.
Quando si
erano rivisti la settimana
successiva si erano guardati con desiderio e poi non appena Eulalia era
uscita
dal confessionale lui l’aveva trascinata in uno dei angoli
bui della cappella e
si erano baciati ancora e ancora. Era così bella in quegli
istanti rubati, una
bambina nell’anima e una donna nel corpo, si affidava
completamente a lui, lo
desiderava, Eulalia provava quello che provava lui. Poco prima di
quella
cerimonia lei era corsa tra lui con le lacrime agli occhi, so che
dovrei amare
solo Iddio ma non riesco a smettere di pensare a te, ti amo
così tanto e questo
sentimento anche se sbagliato mi è prezioso come
l’amore per dio gli aveva
sussurrato lei mentre lui l’abbracciava.
L’aveva
rassicurata e poi si erano
baciati ancora e ancora, non riusciva a smettere di pensare alle sue
labbra, a
come sembrassero attirarlo, al loro sapore, a come apparissero gonfie
quando
era costretto a staccarsi da esse, a come gemevano il suo nome.
Quando la
cerimonia fu terminata le si
avvicinò, lo aveva già fatto altre volte, con
altre novizie in altre
circostanze e … doveva rimanere, nessuno doveva sospettare
cosa provasse per
Eulalia Maria Valdes, ora suor Maria
de la Mercedes.
Lei sembrava quasi risplendere nel suo abito bianco quando le si
avvicinò, il
velo questa volta le nascondeva perfettamente i capelli, poco tempo
prima aveva
visto i capelli di lei, così biondi e così
delicati, vi aveva passato le mani
con reverenza mormorando sciocchezze da innamorato e lei aveva sorriso
prima di
cercare la sua bocca con infantile malizia.
<<
Io … io sono così felice oggi
>> gli
comunicò suor Maria de la Mercedes abbracciandolo di slancio
facendo aderire i
loro corpi, Carlos ricambiò goffamente il suo abbraccio
sentendo il corpo di
lei fremere contro il suo, lei lo desiderava, anche ora che aveva preso
i voti
non riusciva a cessare di pensare a lui.
La strinse
brevemente a sé prima di lasciarla
andare e notò gli occhi delusi di lei, sembrava una bambina
capricciosa in
quell’istante, << potrebbero vederci mi amor,
non possiamo permettere che
sappiano >> le sussurrò prima che lei annuisse
appena con la testa e si
allontanasse, non smise di seguirla con lo sguardo, anche quando venne
coinvolto dalla badessa in una conversazione riguardante una delle
ospiti che
avrebbe voluto prendere i voti ma la famiglia aveva deciso
diversamente,
avremmo gradito avere la giovane Buenavente con noi ma suo padre aveva
altri
progetti e dobbiamo rassegnarci a seguire la volontà divina
aveva concluso suor
Maria Luisa.
Aveva
annuito, la testa altrove e i
suoi occhi che non cessavano di cercare Eulalia, si era innamorato di
lei come
uno sciocco e un giovane e per quanto sapesse che tutto quello era
sbagliato e
immorale non riusciva a farne a meno, lei era tutto quello di cui aveva
bisogno.
Quell’amore
lo consumava, quando non
erano insieme pensava a lei, a come renderla felice e sapeva che prima
o poi
avrebbero ceduto alla tentazione ultima, la carne era debole e negli
ultimi
tempi quando si baciavano avvertiva una sensazione nuove, meramente
fisica, che
lo imbarazzava e che cercava di nascondere il desiderio di possederla
era stato
meno forte di quello di preservarla pura, potevano amarsi ma non
consumare fino
in fondo il loro amore si era detto in primavera inoltrata. Quella era
una
follia e se doveva essere dannato almeno lo sarebbe stato per aver
peccato
nella sua interezza, una volta commesso l’atto sarebbe finito
all’inferno ma
nemmeno il pensiero del castigo eterno riusciva a tenerlo lontano da
suor Maria
de la Mercedes.
Accadde una
sera di giugno, il cielo
dell’orgogliosa catalogna sopra di lui, e in un angolo del
giardino che
confinava con la vicina foresta, dopo che Carlos ebbe deciso che non
poteva
continuare così, bisognava fare qualcosa e allontanarsi da
Eulalia non era
un’opzione che si sentiva di scegliere.
Quando
furono vicini si cercarono
lentamente prima di unire le loro labbra, Eulalia tremava come lui,
oltre
quello non vi era possibilità di salvezza, sarebbero stati
entrambi due
peccatori ma almeno sarebbero stati insieme si era detto prima di
rimuovere con
gesti lenti il velo di lei, suor Maria de la Mercedes aveva i capelli
corti
delle suore eppure non gli era mai sembrata così bella
pensò mentre sentiva le
mani di lei tremare non appena si posarono sul crocifisso che lui
portava al
collo. Il tempo di toglierlo e tornarono a dedicarsi
all’altro, Carlos si sentiva
come un giovinetto alle prime esperienze, sapeva cosa avrebbe dovuto
fare ma si
sentiva bloccato dal terrore di farle male, di essere goffo e malediva
la sua
protratta castità.
Quando non
ebbero più abiti rimasero a
guardarsi, le mani che lentamente percorrevano i loro corpi con paura e
curiosità. Carlos lentamente riprese a baciarla mentre
sentiva Eulalia
stringersi a sé facendo maggiormente aderire i loro corpi,
come si poteva
condannare un piacere così bello e una gioia così
divina?
Le
baciò la bocca, assaporando le sue
labbra, poi passò al collo, sentendo le mani di lei tra i
capelli che lo
accarezzavano. Sapeva cosa doveva fare grazie alle confessioni dei suoi
parrocchiani ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato
così bello, quello
non poteva essere un piacere da condannare.
Lentamente
scese fino a baciarle e a
succhiarle i seni, sentendola gemere il suo nome, avvertendo le sue
gambe che
si stringevano a lui e il corpo di lei che lo stava invitando a
possederla,
sarebbe stato dannato ma almeno sarebbero stati insieme
pensò prima di cercare
nuovamente le sue labbra.
Eulalia
Maria Valdes prese i voti una
mattina di febbraio, poche settimane dopo il matrimonio di Alexia
Buenavente.
Nonostante
le sue lacrime, le sue
implorazioni e le sue preghiere il padre della giovane era stato
implacabile:
Alexia si sarebbe sposata e la badessa non aveva avuto nulla da ridire,
l’anziana donna era sempre invidiosa delle ospiti che
lasciavano il convento
per maritarsi e che erano libere di poter vivere la vita che lei
avrebbe tanto
desiderato ma che le era stata negata.
Eulalia
aveva chiesto il permesso di
poter essere presente il giorno in cui colei che era divenuta la sua
migliore
amica avrebbe lasciato quella che era stata la loro dimora per
conoscere
finalmente il suo fidanzato, nemmeno allora Eulalia aveva osato parlare
con
Alexia di padre Carlos, sapeva bene che la sua migliore amica avrebbe
avuto
dure e giuste parole di condanna verso i sentimenti che provava per il
sacerdote. Quei sentimenti non volevano andarsene ma anzi ad ogni loro
incontro
aumentavano d’intensità, aveva provato di tutto ma
ogni mercoledì si faceva
trovare nel confessionale e dopo aver confessato i suoi peccati
uscivano,
raggiungevano discretamente il giardino e si baciavano.
Quello non
poteva essere peccato, come
un simile piacere poteva essere peccato, come una simile
felicità poteva essere
disdicevole si diceva ogni notte prima di chiudere gli occhi, per
questo aveva
deciso di prendere i voti, era impossibile che quello che provava per
padre
Carlos fosse sbagliato, era troppo puro ed innocente per essere quella
sozzura
di cui aveva letto nella Bibbia.
Quella
mattina, dopo essersi tagliata
i capelli e aver indossato il velo si era sentita come divisa a
metà, una parte
di lei era la suora felice della sua condizione e amica fedele mentre
l’altra
era la fanciulla innamorata di padre Carlos Duncan e che non trovava
nulla di
sbagliato in quell’amore. Aveva ricevuto i complimenti di
suor Maria Rafaela e
la decana le aveva raccomandato di onorare sempre l’abito che
indossava e di
essere felice, sapevo fin da quando ti misero tra le mie stanche
braccia che
saresti stata un’ottima ancella del Signora aveva dichiarato
la decana prima di
baciarla sulla guancia, la badessa invece si era limitata ad un sorriso
e ad un
abbraccio veloce mentre Alexia che era tornata per lei si era fatta
strada e
l’aveva stretta in un abbraccio caloroso.
I capelli
neri finemente acconciati e
l’abito azzurro creavano un bizzarro contrasto con il suo
abito bianco eppure
in quell’istante Eulalia si era sentita tornare bambina,
quando lei e Alexia
erano felici senza secondi fini, poi aveva visto Carlos e mai
l’abito le era
sembrato così pesante, mai il velo così
opprimente. Avrebbe voluto liberarsi di
tutto e correre da lui, implorarlo di condurla il più
lontano possibile, di
portarla con sé, di renderla sua moglie, lei ora era una
suora e lui un prete,
se si fosse saputo a nessuno sarebbe importato che si scambiassero
solamente
dei baci, sarebbero stati condannati e dannati entrambi,
l’Inquisizione non
avrebbe avuto pietà di loro.
<<
Io … io sono così felice oggi
>>
sussurrò prima di abbracciare di slancio padre Carlos, quel
corpo le faceva
venire alla menti pensieri che sapeva essere indecenti ma erano
così
incredibilmente belli e seducenti, si strinse maggiormente a lui
godendo del
suo imbarazzo e di come Carlos ricambiò
l’abbraccio, avrebbe voluto rimanere
così per sempre, loro due soli, ignorando il mondo esterno,
i loro voti, solo
l’amore che provavano per l’altro.
<<
Potrebbero vederci mi amor, non possiamo
permettere che sappiano >> le sussurrò lui,
Carlos l’amava, si
preoccupava per lei e per la sua reputazione, per la sua salvezza e lei
non
riusciva a staccarsi da lui, sicuramente tutti li stavano osservando ma
nessuno
avrebbe mai potuto sospettare, era stata discreta ed abile in quei
mesi, era un
inganno il suo ma era a fin di bene si era detta più volte.
Aveva appreso in quei mesi ad accettare i sogni, a
cercarli quasi, quelle immagini lussuriose non la turbavano
più, sapeva che
Carlos la rispettava e gliene era grata ma avrebbe voluto provare
quella
felicità e quell’appagamento, motivo per cui
quando si incontrarono quella sera
di giugno lei lesse la stessa determinazione negli occhi di lui e
l’accettò,
non le importava di compromettersi, di disonorare l’abito che
indossava e di
essere dannata per l’eternità, desiderava
solamente che Carlos la stringesse a
sé.
Quei baci
erano diversi, vi era la
consapevolezza che non sarebbero più potuti tornare indietro
e lei lo
accettava, lo desiderava con tutta sé stessa. Le sue mani
mentre le rimuoveva
il velo le sembrarono più gentili del solito, per un istante
si vergognò dei
suoi capelli corti e di come apparisse ma si vide come lui la stava
vedendo in
quell’istante, agli occhi di lui lei era bella, semplicemente
bella. Sfiorò
delicatamente il crocifisso che Carlos aveva al collo, quel simbolo che
l’aveva
sempre colmata di pace e grazia ora le sembrava pesante e incombente su
di sé
mentre la giudicava, fu lui a toglierlo aiutandola poi a liberarsi
degli abiti,
le loro mani tremavano quasi nello stesso modo pensò
Eulalia, in quell’istante
non era più suor Maria de la Mercedes ma Eulalia, non una
suora ma una
fanciulla che stava per concedersi all’uomo che amava, una
donna che sceglieva
di darsi ad un uomo, di essere sua.
Quasi non
si accorse di essere rimasta
senza abiti e lui era nella medesima condizione, rimasero a fissarsi
mentre le
loro mani esploravano con timore e curiosità il corpo
dell’altro, solo il cielo
indifferente della Catalogna sopra di loro e l’erba sotto di
loro, nient’altro.
Eulalia trattenne i sospiri e gli ansiti mentre sentiva Carlos baciarle
e succhiarle
i seni, quel calore era quasi troppo intenso per lei ma il suo corpo
voleva di
più, desiderava di più, desiderava tutto.
Avvertiva
nel suo cuore così tante
emozioni differenti e in contrasto tra loro eppure mentre i loro corpi
si
univano per la prima volta Eulalia Maria Valdes, ora suor Maria de la
Mercedes,
era sicura solamente che lei e padre Carlos Duncan erano nati per
amarsi in
quella maniera, per essere legati e poco importava che finissero
all’inferno,
almeno sarebbero stati insieme pensò prima che il piacere
pervadesse ogni fibra
del suo essere.
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Capitolo 6 *** Sexto Pecado ***
L’amore
sconvolse completamente la
vita di Carlos Duncan.
Fino ad
allora si era reputato immune
ad un simile sentimento, come la sua educazione e il suo abito gli
imponevano,
aveva di fronte a sé una grande carriera gli era stato
ripetuto più e più volte
e i suoi insegnanti erano riusciti a creare nel suo cuore disgusto e
una
leggera noia per i sentimenti più terreni.
Prima di
conoscere Eulalia non era mai
stato tentato ma dopo quello che stavano vivendo era cosciente che non
sarebbe
riuscito a vivere senza di lei. Si incontravano tre volte la settimana,
i primi
tempi solamente nel giardino ma nel giro di tre mesi si erano fatti
più
temerari e avevano sfidato il buonsenso nei loro numerosi amplessi. Gli
angoli
buoi della cappella, la foresteria e negli ultimi tempi la stessa cella
di
Eulalia, lui entrava dalla scala che lei ogni sera sistemava sotto la
sua
finestra e di cui si occupava di sistemare la mattina quando sazio e
appagato
lasciava il letto di lui. Ogni notte era una scoperta nuova, nuovi
sistemi per
renderla felice, per sentire la sua pelle contro la sua, la bocca di
lei che lo
cercava ebbra di baci, le dita di Eulalia che percorrevano curiose il
suo
corpo, le cosce di lei che si stringevano con forza ai suoi fianchi
come se
volesse trattenerlo in quel calore inebriante, i seni che si divertiva
a
leccare e succhiare procurandole gemiti di piacere che era costretta a
trattenere per paura di svegliare le altre suore.
<<
Padre perdonami perché sono un peccatore,
padre perdonami perché non ho la forza di smettere di
peccare >> pregava
Carlos ogni volta poco prima di cercare le labbra di Eulalia, lei aveva
i suoi
stessi timori e la sua stessa paura, vivevano quella passione come se
ogni
notte fosse l’ultima e Carlos si sentiva come se fosse
tornato giovane, era la
passione di un giovanotto e non quella di un uomo assennato si era
detto i
primi mesi, prima di esserne completamente travolto. Aveva rinunciato a
tutto
quello senza sapere la verità, se avesse saputo cosa fosse
la passione non
avrebbe atteso così a lungo, passione, desiderio, ardore,
erano sensazioni che
fino ad allora ignorava e ora non bramava altro che recuperare il
godimento che
aveva perso tra le braccia della fanciulla che amava.
Avevano
corso seriamente il rischio di essere
scoperti quando poco prima di Natale avevano consumato un amplesso nel
confessionale, Eulalia aveva brigato in maniera tale da essere
l’ultima delle
suore e lui l’aveva attesa col cuore in subbuglio, era stato
proprio in quel
luogo sacro che la giovane gli aveva confessato per la prima volta di
pensare a
lui due anni fa. Suor Maria de la Mercedes si era devotamente
confessata
ammettendo di peccare di lussuria, di essere innamorata di lui e di non
riuscire a resistere a quel sentimento prima di fargli cenno di
attendere, poi
era uscita dal confessionale. Dopo un secondo Carlos aveva udito un
bussare e
veloce aveva aperto la porticina per farla entrare, in quello spazio
angusto
suor Maria de la Mercedes gli si era offerta, il sudore che le
imperlava la
pelle candida, i capelli che in parte sfuggivano al velo, le mani che
si
stringevano a lui e padre Carlos Duncan che in
quell’occasione si era sentito
vicino al paradiso e all’inferno nello stesso momento e mai
la sua tonaca gli
era stata così d’impaccio.
<<
Potremmo andare via, in Francia, in
Italia, persino tra gli eretici luterani >> aveva
sussurrato una sera
d’agosto, era un’idea con cui baloccarsi ma niente
più, lo sapevano entrambi.
<<
Potremmo, ma non conosco il mondo al di
fuori di queste mura e ho paura >> aveva ammesso Eulalia,
il suo corpo
nudo illuminato dalla luna la rendeva ancora più bella del
solito, bella e
seducente in una maniera che non poteva essere umano si era detto
Carlos prima
di far scivolare le dita lungo la schiena di lei.
<<
Se non fossi una suora mi ameresti lo
stesso, mi sposeresti? >> gli aveva invece chiesto lei
poco dopo
l’Epifania, non era mai troppo freddo in Catalogna e non
avvertivano il freddo,
non con i loro corpi stretti come se fossero ancora intrecciati e
avvinti dalla
passione.
<<
Ti sposerei davanti a Dio e agli uomini il
giorno stesso, e tu mi avresti mai notato tra la folla se non avessi
addosso
questa tonaca? >> aveva ribattuto lui prima che suor
Maria de la Mercedes
cercasse le sue labbra, poi non avevano più parlato, Eulalia
aveva compiuto da
poco diciassette anni e non era mai stata così bella ai suoi
occhi, una giovane
donna che lo amava e chiedeva in cambio solamente di essere ricambiata.
I loro incontri dipendevano dal caso, da quello che
stabilivano in biglietti che lasciavano in luoghi prestabiliti, motivo
per cui
padre Carlos fu sorpreso nel vedere una delle consorelle di Eulalia
entrare
nella chiesa e guardarlo come se fosse in diavolo, negli occhi di
quella
ragazza vi era disprezzo, disgusto ma anche curiosità.
<<
Padre Carlos, devo consegnarvi questo
>> disse la ragazza, cercava di controllare la voce ma
vergogna e rabbia
erano evidenti, prima di allungare la mano e lasciare un biglietto di
fronte a
lui, non lo aveva mai guardato negli occhi, come se il solo pensiero la
disgustasse.
<<
Da parte di chi? E chi siete voi? >>
le chiese mentre la sua mente dipingeva scenari sempre più
tremendi, non sapeva
cosa aspettarsi ma stava cominciando a tremare.
<<
Vengo da parte di suor Maria
de la Mercedes che voi avete disonorato, mi chiamo Maria Pilar e
… l’inferno
aspetta entrambi, voi e il bastardo che sta crescendo nel suo ventre,
se la
badessa scopre che sono venuta a dirvelo mi punirà e la
decana non farà niente
per fermarla >> fu la risposta della giovane suora prima
di uscire il più
velocemente dalla chiesa lasciando padre Carlos Duncan nel terrore:
Eulalia, la
fanciulla che amava, aspettava un figlio da lui, suor Maria de la
Mercedes, la
suora con cui aveva giaciuto per infinite notti era incinta e
nonostante
avrebbe dovuto provare solamente terrore e vergogna Carlos non
poté impedirsi
di sorridere, sarebbe divenuto padre.
Eulalia Maria Valdes, ora suor Maria
de la Mercedes, non si era mai sentita così felice.
L’amore
di Carlos aveva rivelato ai
suoi occhi sensazioni e dettagli che prima ignorava, era come se fosse
rinata
una seconda volta e sapeva di non poter vivere senza di lui, ogni notte
che
passavano insieme era preziosa, ogni abbraccio rubato era un tesoro da
custodire e ogni singolo bacio era per lei un godimento che non credeva
nemmeno
possibile. Era come se vivesse per quegli abbracci, per i momenti in
cui erano
liberi di amarsi, che fosse nella sua cella, negli angoli bui della
cappella o
in quell’angolo segreto del giardino. Non si era mai sentita
così appagata e
felice, era quella la felicità si era detta più
volte poco prima della
preghiera, sentire il corpo di Carlos sopra di sé, sentire
le sue mani che la
sfioravano delicato, la sua bocca che accarezzava e venerava il suo
corpo, un
piacere così stupendo non poteva portare alla dannazione
eterna si era detta
più volte.
Aveva
sognato di fuggire con lui, di
andare ovunque lui desiderasse, di liberarsi di quell’abito
da suora che
dissacrava ogni notte ma aveva paura, paura dello scandalo, di
svegliarsi una
mattina e accorgersi di essere stata solamente un ostacolo alle
ambizioni del
suo amante e soprattutto paura del mondo al di fuori del convento. Non
era mai
uscita e quel mondo le faceva paura, Alexia era l’unica con
cui mantenesse un
contatto e la giovane nelle sue lettere si era spesso lamentata
dell’ipocrisia
della gente, dell’odio e di come si sentisse umiliata nel
dover accondiscendere
ai desideri del marito, era stata tentata di raccontarle di Carlos ma
all’ultimo
momento desisteva sempre, per quanto fossero amiche era opportuno che
nessuna
sapesse la verità, quello era il suo segreto, solo suo.
Con
l’inverno si incontravano nella
sua cella, suor Maria Rafaela aveva dato ordine che le sue protette
potessero
avere una stanza solo per sé stesse, la badessa aveva
ovviamente protestato e
allora la decana aveva ribattuto che se voleva che le giovani
consorelle
vivessero assieme anche lei avrebbe dovuto dare il buon esempio e si
era
offerta per dividere la sua cella con la signora badessa illustrissima,
atteggiamento che aveva fatto infuriare suor Maria Luisa che mal
sopportava con
sempre meno grazia la presenza dell’anziana decana. Le due
donne erano troppo
diverse per intendersi, tutto le divideva: nascita, educazione,
vocazione, solo
il velo le univa.
Eulalia
sapeva di essere tra le
protette di suor Maria Rafaela ma anche la badessa la vedeva di
buon’occhio
altrimenti l’avrebbe destinata ai compiti più
umili invece di affidarle
l’educazione delle ospiti più giovani, bambine tra
i sei e i sette anni che
finivano al convento o perché destinate alla monacazione o
per la loro
istruzione,, suor Maria de la Mercedes era poco più di una
bambina con i suoi
diciassette anni e proprio su questo contava la badessa che apprezzava
la devozione
della giovane suora.
L’amore
per Carlos aveva infatti reso
Eulalia più devota, più ardente nelle preghiere e
molto più assidua
specialmente quando iniziò la Quaresima, non mancava ad un
rosario e ad una
funzione e il suo pallore era stato lodato dalla decana, è
il pallore delle
sante bambina mia aveva dichiarato suor Maria Rafaela entusiasta. Per
questo
quando Eulalia svenne nel mezzo della messa della domenica la decana fu
la
prima a precipitarsi, aveva sempre messo in guardia le novizie dal
troppo ardore
e ora quella poverina era addirittura svenuta si disse mentre faceva
segno alle
suore più vicine di trasportare suor Maria de la Mercedes
nella sua cella,
stava per dirigersi verso al foresteria seguita da suor Maria Isabel
quando la
badessa la fermò.
<<
Ritengo che sia necessario
chiamare un dottore, per quanto confidi in suor Maria Isabel per quel
che
concerne pozioni per dormire o per rilassare la mente non possiamo
affidarle
una delle nostre consorelle >> le fece notare suor Maria
Luisa, era
evidente come stesse cercando di ostacolarla.
<<
Non ritengo saggio esporre i
nostri accidenti di fronte al mondo, madre revendissima
>> le fece notare
suor Maria Rafaela preoccupata.
<<
Apprezzo la sua opinione,
sorella, ma se … dovesse accadere un problema allora
sarà colpa del cerusico e
non di questo santo luogo di cui mi occupo da tempo >> le
rispose la
badessa valendosi della propria autorità prima di dirigersi
verso il suo
scrittoio.
Fu una
fortuna che quel giorno suor
Maria Rafaela non insistette perché quando il dottor Juan
Herrara terminò la
sua visita la diagnosi fu solamente una: la giovinetta aspettava un
bambino.
Suor Maria Luisa rimase per un istante
immobile, paralizzata dalla rabbia e dalla vergogna, poi con una forza
che
nessuno si sarebbe mai aspettato da una donna della sua età
e della sua classe
sociale scansò il giovane medico e si precipitò
nella stanza di suor Maria de
la Mercedes, gli occhi fiammeggianti di collera.
<<
Svergognata, vergogna di
questo luogo santo! Scostumata, sfacciata, donnaccia spudorata! Come
hai osato
fare questo a coloro che ti hanno accolto quando eri solo una neonata
piagnucolante? Avrei dovuto lasciarti marcire al freddo! Disonorata, ci
disonorerai tutte! Dimmi il suo nome, pretendo di sapere il nome del
tuo
amante, devo pur dare un volto all’uomo che ti ha
ingravidata! >> urlò
prima di lanciarsi verso Eulalia che nell’udire quelle parole
aveva perso il
poco colore che aveva riguadagnato. Un figlio, aspettava un figlio da
Carlos …
lei, una suora, avrebbe avuto un figlio, il figlio di una suora e di un
prete.
L’orrore, la vergogna e l’umiliazione la colpirono
più forte delle unghie di
suor Maria Luisa che le stavano lacerando la pelle, assieme
all’amore per la
creatura che cresceva nel suo ventre, quell’esserino era
innocente anche se
frutto di un’unione peccaminosa, molteplici unioni
pensò evitando di sorridere.
Furono necessarie tre suore e il
dottor Herrera per allontanare suor Maria Luisa da lei ma quello che le
fece
più male fu vedere lo sguardo ferito e carico di
disapprovazione di suor Maria
Rafaela, la decana si era sempre occupata di lei, aveva incoraggiato la
sua
vocazione e ora lei l’aveva delusa dissacrando
l’abito che indossava e violando
i suoi voti, eppure non riusciva a sentirsi colpevole, non mentre
pensava a Carlos,
a quanto sarebbe stato felice di saperlo.
Suor Maria
Luisa lasciò la stanza
solamente dopo aver fatto giurare al dottor Herrera di non dire
alcunché su
quella situazione, si sarebbe recata personalmente a Tarragona per
udire un
secondo parere e che non si azzardasse a lasciare la stanza
urlò prima di
ordinare a suor Maria Pilar di rimanere a sorvegliare
quell’indegna svergognata
che le aveva disonorate tutte. Suor Maria Pilar era natia di Vic, i
suoi nonni
avevano fatto parte dell’entourage che aveva accompagnato
Luisa Isabel di
Borbone, l’effimera e pazza regina di Spagna che con le sue
stravaganze fece
vergognare il folle re Filippo, l’ambiziosa Elisabetta
Farnese e il suo povero
marito re Luigi, e in virtù di questo la ragazza era una
delle protette della
badessa.
Suor Maria
Pilar per due giorni rimase
impassibile a farle la guardia mentre Eulalia passava dal sonno alla
veglia,
perennemente alla ricerca di un sistema per avvertire Carlos prima del
ritorno
della badessa, mai in quei giorni le venne in mente di sopprimere il
bambino,
né mentre era ancora nel suo ventre o quando sarebbe nato,
ma non avrebbe
sopportato di perderlo, sapeva che gliel’avrebbero portato
via e per quello non
l’avrebbe abbandonato com’era accaduto a lei.
<<
Pilar, so che non siamo mai
state buone amiche ma per amor di Dio, devi aiutarmi >>
la supplicò il
terzo giorno, suor Maria Luisa doveva essere già a Tarragona.
<<
Assolutamente no, sei una
peccatrice indegna di portare l’abito che indossi, provo pena
e compassione per
te, sorella >> fu la risposta dell’altra,
sembravano le parole della
badessa pensò Eulalia prima di mettersi a sedere sul letto,
tremava e appariva
una bambina, gli occhi gonfi di lacrime e i capelli corti le
conferivano un
aspetto che avrebbe deliziato un pittore.
<<
Pilar, se non vuoi farlo per
me fallo per la creatura che cresce nel mio ventre, non ha colpe e non
merita
una punizione. Devi portare questo … al padre del bambino,
lui … lui mi
aiuterà, mi ama così tanto, un amore simile non
può essere peccato >> la
supplicò mentre prendeva la penna e vergava poche parole
incerte.
<<
Cosa ti fa credere che lui ti
ami? La sua era solo lussuria e quando saprà di questo
bambino non vorrà
vederti mai più >> tentò di
dissuaderla Pilar, che però cominciava ad
essere incuriosita dalla vicenda, in quei due giorni le suore, le
novizie e le
giovani ospiti si erano a lungo interrogate su chi fosse
l’amante misterioso di
suor Maria Mercedes, la quale fino ad allora era rimasta in silenzio.
<<
Lui mi ama, mi ama più di Dio
altrimenti non avrebbe mai … se ti dico il nome lo farai?
Porterai il mio
biglietto? >> la implorò, era la sua unica
occasione per comunicare con
Carlos, per avvisarlo che entro pochi giorni lei sarebbe stata colpita
dallo
scandalo e sarebbe bastato poco per scoprire tutta la verità.
<<
Come … come puoi dire che ti
ama più di quanto ami Nostro Signore? Chi è ?
>> le chiese Pilar, sarebbe
stata dalla sua parte ora pensò Eulalia, come tutte era
divorata dalla
curiosità.
<<
Carlos … padre Carlos Duncan,
è lui il padre del mio bambino, lo amo dal primo istante in
cui i nostri occhi
si sono incontrati e non riesco ad immaginare la mia vita senza di lui.
Lui
prova lo stesso, abbiamo combattuto questo sentimento a lungo, potrei
dire per
anni, poi alla fine è stato troppo forte, ti supplico Pilar,
aiutami >>
la implorò prima di allungare la mano nella sua direzione,
aveva finalmente
confessato cosa sentisse per Carlos, ora dipendeva tutto da Pilar. Suor
Maria
Pilar sgranò gli occhi e si portò le mani alla
bocca per reprimere il grido di
sorpresa, disgusto e curiosità che le stava salendo dalla
gola ma prese lo
stesso il biglietto.
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Capitolo 7 *** Séptimo Pecado ***
Carlos
Duncan aveva ponderato molto
quella decisione.
La scelta
più semplice sarebbe stata
abbandonare Eulalia, sostenere che era stata lei a sedurlo e che lui
non voleva
avere niente con tutto quello. I suoi superiori avrebbero compreso, il
vescovo
sarebbe stata comprensivo e la Chiesa si sarebbe occupata della bambina
e lui
non en avrebbe più saputo niente, altrimenti avrebbe potuto
affidare il bambino
alla sua famiglia, suo padre avrebbe compreso che era stato un errore e
sua
madre avrebbe adorato il bambino.
Ma la sua
coscienza gli imponeva di
fare altro e l’amore lo indirizzava decisamente verso un
altro percorso. Aveva
sempre considerato deboli gli uomini che si facevano guidare dal
sentimento
eppure in quel momento ebbe coscienza che non poteva abbandonare
Eulalia, non
colei di cui si era innamorato come un giovanotto, da cui era riamato e
che
sarebbe stata la madre di suo figlio, un figlio nato dal più
puro amore e non
dalla violenza come spesso aveva udito nel confessionale, sia che si
trattasse
di servette costrette a subire violenza dai padroni sia uomini che si
vantavano
di come avessero abusato in un eccesso di acquavite di serve o donne
libere.
Aveva
riletto il biglietto e la sera
stessa si era recato da Eulalia, aveva atteso e poi aveva visto la
finestra
aprirsi, solitamente quando arrivava era già aperta e quello
l’aveva
preoccupato, suor Maria Luisa doveva aver dettato delle regole ferree
contro
Eulalia, se la notizia si fosse diffusa lo scandalo sarebbe stato
immenso e
avrebbe distrutto la reputazione del convento e della stessa badessa.
Rimase in
silenzio e poi sentì un rumore, tempo cinque secondi e vide
Eulalia scendere
dalla scala, attese e poi la prese tra le braccia, il ventre sporgeva
appena si
rese conto osservando la ragazza in camicia da notte, mai come allora
Eulalia
gli era sembrata una creatura angelica.
<<
Hai avuto il mio biglietto
>> sussurrò lei prima di sfiorargli il volto
con le dita, i capelli corti
rendevano i suoi occhi stranamente grandi e luminosi, sembrava una fata
pensò
Carlos prima di cercare le sue labbra in un bacio pieno
d’amore e di speranza,
non avrebbe permesso che la donna che amava venisse punita.
<<
Dovevo venire mi amor, e vedo
che hai già preso una decisione >> disse lui
osservando il fagotto che
giaceva a terra, fino al ritorno della badessa avrebbe potuto
nasconderla in
chiesa, nella sua stanza personale ma poi sarebbero dovuti fuggire. Non
l’avrebbe abbandonata, erano colpevoli entrambi anche se il
diritto canonico
per lui avrebbe fatto un’eccezione il suo cuore gli imponeva
di rimanere con
Eulalia. Si trovava ad un bivio, doveva scegliere tra la sua carriera,
l’unico
stimolo che aveva avuto per gran parte della sua vita, e
l’amore della sua
vita. Il buonsenso gli suggeriva di liquidare suor Maria de la
Mercedes, di
provvedere al bambino e di abbandonarla per poi proseguire la sua
ascesa e una
volta divenuto importante occuparsi di entrambi.
Avrebbe
potuto tenerla come amante,
aveva visto religiosi convivere con delle donne e avere da loro figli
che
adoravano e che molti destinavano alla Chiesa, avrebbe potuto tenersi
Eulalia
per sé, tenerla nascosta al mondo, nota solo a sé
stesso e crescere il loro
bambino come se fosse un orfano, un orfano che in un impeto di
pietà aveva
raccolto e della cui educazione si occupava, era sicuro che Eulalia lo
avrebbe
comunque amato ma lui dopo qualche anno si sarebbe odiato e avrebbe
detestato
lei.
No, aveva
di fronte a sé un’unica
strada: la dannazione eterna della loro anima ma la salvezza terrena.
Dovevano
fuggire ma non in Spagna, ancora comandata dall’Inquisizione,
ma in Francia,
quello che si diceva della Francia aveva in sé qualcosa di
blasfemo ma era
quello di cui entrambi avevano bisogno in quella situazione.
<<
Io … volevo venire da te, Pilar
sta dormendo ma la badessa tornerà tra due giorni e non
voglio … so di meritare
la mia punizione per aver infranto i mie voti ma non riesco ad
immaginare la
mia vita senza di te, e se questo vuol dire che dovremmo fuggire
così sia
perché non permetterò a nessuna forza sulla terra
di dividerci >>
annunciò Eulalia, coraggiosa, angelica fanciulla
pensò Carlos, era pronta d una
vita infernale pur di stare con lui, non era degno di
quell’amore, non lui che
aveva trascorso tutta la vita obbedendo al disegno già
tracciato per lui.
<<
Dovremmo fuggire, non potrai
più tornare a questa vita perché
l’Inquisizione ci condannerà e il re
dovrà ordinare
la nostra morte. Davanti a noi, se deciderai di venire con me
c’è una strada
fatta di sofferenza, esilio e vergogna, se sei pronta a scegliere mi
amor
allora sappi che solo la morte mi porterà lontano da te
>> dichiarò
Carlos, quello era come un matrimonio, era il loro matrimonio.
<<
Non ho paura di niente, solo
di essere separata da te. Non ho mai rivelato il tuo nome, suor Maria
Luisa
voleva sapere chi fosse ma io non ho detto nulla >> gli
confidò Eulalia
prima di stringere la sua mano, avevano tanto di cui occuparsi
pensò Carlos
mentre l’aiutava a lasciare il convento.
La mattina
successiva la fuga di
Eulalia, poco prima di mezzogiorno Carlos ricevette la visita di suor
Maria
Luisa, la badessa aveva lasciato per la seconda volta il convento per
poter
conferire con lui. Come aveva temuto la donna era venuta a lamentarsi di Eulalia, di come
avrebbe portato il suo
nobile luogo di preghiera verso la vergogna e se lui avesse delle idee,
la
fanciulla si confessava presso di voi padre, vi avrà
più detto qualcosa, vi
avrà rivelato il nome del padre del suo bastardo, ho ragione
di credere che sia
fuggita con lui e ho necessità di un nome lo
interrogò. Carlos sapeva che era
quello il momento di ammettere le proprie colpe, di autoaccusarsi di
essere il
padre del bambino ma non lo fece, se anche suor Maria Luisa avesse
creduto alle
sue parole non avrebbe pensato a nessuna punizione per lui, e Carlos
sapeva
bene di meritarla come e più di Eulalia.
<<
Suor Maria de la Mercedes non
mi ha mai parlato di un amante, o di essere stata sedotta, purtroppo
reverenda
madre io non so niente. Riconosco che il momento è grave e
il peccato mortale
ma bisognerebbe parlare con il vescovo e interrogare i familiari delle
suore e
delle ospiti, i giovanotti di oggi sono sfrontati e libertini, come
dicono in
Francia, Nazione dove l’eresia e la scostumatezza regnano
sovrane >>
aveva risposto e la badessa era stata d’accordo, lo aveva
salutato
ringraziandolo infinitamente, senza di voi padre saremmo perse aveva
detto
prima di lasciare la chiesa.
Eulalia
aveva udito tutto, era rimasta
nella sacrestia e aveva scritto una lettera ad Alexia, la sua unica
amica
meritava di sapere cosa le fosse accaduto, era sicura che avrebbe
fortemente
disapprovato e condannato le sue scelte ma meritava di essere messa al
corrente; nella stanza di Carlos aveva trovato una mappa della Francia
e
l’aveva studiata, era l’unico luogo dove potevano
andare, l’unico che li
avrebbe sicuramente accolti.
Non fu facile fuggire, Eulalia
sembrava ancora di più una bambina negli abiti che avevano
trovato ed era
impossibile evitare gli sguardi curiosi di coloro che viaggiavano
assieme a
loro sulle varie diligenze, era una fortuna che li scambiassero per
marito e
moglie e che nessuno facesse domande più la frontiera con la
Francia si
avvicinava, nessuno notava i capelli corti di Eulalia grazie al velo
nero che
la giovane indossava, sono in lutto a causa della morte del mio signor
padre
aveva spiegato ad una donna che le aveva chiesto spiegazioni, in quanto
a lui
era la prima volta in tanti anni in cui non indossava la sua tonaca da
prete e
si sentiva a disagio con quegli abiti borghesi.
Enrique Duncan nacque a Tarascon,
pochi giorni dopo il loro arrivo in Francia. Carlos non aveva smesso di
guardarsi le spalle attento ad ogni indizio che potesse cogliere su di
loro,
sembrava che in quel Paese non importasse a nessuno della loro
identità ma
restava comunque guardingo. Quando la levatrice gli mise tra le braccia
suo
figlio rimase senza parole mentre sentiva il cuore scoppiargli dalla
felicità,
non aveva mai osato sperare che una simile gioia potesse riguardare
anche lui.
Eulalia
aveva avuto timore di morire
ma non per sé, la sua anima era destinata
all’inferno dal primo momento in cui
aveva incontrato Carlos, ma per lui e per il bambino, il solo pensiero
di
lasciare solo l’uomo che amava, che per lei aveva abbandonato
una luminosa
carriera, era devastante, saperlo crescere da solo il bambino era un
pensiero a
cui non voleva dedicare nemmeno un istante, fu lo stesso Carlos a
battezzare il
bambino, poteva ancora farlo essendo ancora un prete inoltre temeva che
se si
fosse rivolto al curato locale prima o poi tutta la loro vicenda
sarebbe
divenuta nota.
Deciso di
chiamarlo Enrique, il primo
nome su cui entrambi si trovarono concordi, avevano deciso di rimanere
il più
allungo possibile in quella città di cui ogni singolo sasso
evocava il suo
glorioso passato di roccaforte dell’antica contea di Provenza
che rese quella
terra bagnata dal sole e dal mare la prediletta dai poeti e dai
trovatori e che
mai i francesi del nord riuscirono a comprendere pienamente limitandosi
a
conquistarla.
Purtroppo fu proprio lì che ebbero la
notizia, Carlos la udì quasi per caso, secondo
l’oste della locanda dove
alloggiava con Eulalia era scoppiato uno scandalo in Spagna, si diceva
di un
prete che aveva sedotto una suora, o era il contrario e che vistosi
scoperti i
due fossero fuggiti, dove non era importante perché
l’Inquisizione spagnola,
flagello degli ebrei e degli eretici, aveva deciso la scomunica solenne
di lui
dopo aver impiccato il prete in effige e lanciato la danantio memoriae
per la
suora, si mormorava che la badessa del convento avesse maledetto
più volte i
due giurando che se mai fossero tornati avrebbe ucciso personalmente
quella
suora che aveva dissacrato così l’abito sacro che
indossava e strozzato con le
sue mani il piccolo bastardo, perché sembrava che i due
avessero avuto almeno
un figlio.
Restare a
Tarascon non era prudente,
erano troppo vicini alla frontiera si dissero entrambi prima di
preparare i
pochi bagagli che avevano, conoscevano entrambi suor Maria Luisa e la
sua
furia, dovevano andare lontano da lei, per fortuna i capelli di Eulalia
stavano
ricrescendo, ora le arrivavano alle spalle e Carlos adorava passarvi le
mani,
dannati ma insieme anche nella punizione.
Quando
furono a Bayonne, la città
bagnata dalle acque del golfo di Biscaglia dove oltre cento anni fa il
potente
Luigi XIV aveva sposato la timida e sfortunata Infanta di Spagna,
Carlos decise
di chiederle se voleva sposarlo: sebbene il loro amore fosse
sopravvissuto ad
una prova che avrebbe schiacciato cuori più debole sentiva
il bisogno di voler
regolarizzare la loro unione davanti agli uomini, di fronte a Dio aveva
sposato
Eulalia in occasione del loro primo bacio, e soprattutto di garantire
un futuro
sereno a Enrique, quel bambino che dormiva placido tra le braccia di
lei e che
adorava giocare con i capelli ora ricresciuti di Eulalia.
Il prete non sollevò alcuna obiezione,
semplicemente li osservò sospettoso per tutta la durata
della cerimonia mentre
Enrique era il loro unico testimone, erano coscienti che non sarebbero
più
potuti tornare in Spagna e che la vita da lì in poi sarebbe
dovuta rimanere
segreta ma sapevano che l’altro non l’avrebbe
abbandonato, quei voti nuziali erano
molto più sacri e inviolabili dei sacri voti che avevano
pronunciato in un
tempo che appariva lontano e vuoto.
<< Rovinata, condannata,
dannata, non mi interessa finché tu sarai al mio fianco, io
ti amo dal nostro
primo incontro, prima ancora di sapere cosa fosse l’amore io
amavo te, Carlos
Duncan, non credo nell’amore senza di te, non credo nella
vita sen non con te
al mio fianco, senza di te io oggi sarei una donna monacata senza una
vera
vocazione perché prima di conoscerti io non avevo idea che
ci fosse così tanto
nel mondo >> dichiarò Eulalia quella sera
nell’intimità della stanza
della locanda di Bayonne dove alloggiavano, i capelli biondi sciolti
sulle
spalle e la camicia bianca la faceva assomigliare ad una vergine.
<<
Tu hai cambiato la mia vita, mi
hai mostrato che anch’io potevo scegliere e io ho scelto te,
ho scelto una vita
accanto a te e a nostro figlio, ho deciso di mandare all’aria
quello che gli
altri avrebbero voluto per me perché un istante assieme a te
è ai miei occhi
più importante dell’eternità, senza di
te sarei ancora un’ombra che si agita
nel mondo, un debole succube delle decisioni altrui. Tu mi hai reso un
uomo, tu
mi rendi felice ogni giorno e non passa giorno senza che io benedica il
giorno
in cui accettai l’incarico di confessore perché
è così che le nostre strade si
sono incontrato. Io ti amo Eulalia Valdes e ti amerò
finché avrò vita >>
replicò Carlos prima di stringerla a sé, avevano
già avuto una loro prima notte
di nozze eppure si sentiva nervoso come allora, quando quella sera
d’estate
Eulalia per la prima volta gli aveva offerto sé stessa.
Rimasero a
Bayonne un’altra settimana,
poi deciso di trasferirsi più a nord e cominciare a provare
a condurre una vita
normale. Eulalia parlava solamente poche parole di francese preferendo
spagnolo
e catalano, motivo per cui le prime parole di Enrique furono un misto
di
entrambe le lingue, mentre suo marito riusciva a farsi capire in quella
lingua
così simile e così differente dalla sua. Furono
fortunati a Brouage era
disponibile il posto di bibliotecario e quando scesero dalla diligenza
a
Eulalia sembrò di aver trovato un angolo di paradiso,
lì nessuno li avrebbe
trovati pensò mentre stringeva a sé suo figlio,
nessuno avrebbe mai potuto
sospettare la verità su di loro.
Si impose
di uscire il meno possibile,
mentre anche suo marito conduceva una vita ritirata, nemmeno il suo
stesso
figlio doveva sapere la verità su come si fossero conosciuti
e amati, in
Francia la loro storia avrebbe suscitato appena delle risate e qualche
sguardo
di disapprovazione ma in Spagna … in Spagna li attendeva il
cappio o peggio
ancora la garrotta, per questo quando cominciarono ad arrivare quelle
notizie
da Parigi sia lei che Carlos ne furono segretamente felici.
Enrique a
sette anni era un bel
bambino dai capelli castani e dallo sguardo curioso che aveva imparato
quando
non fare domande pertanto quando Carlos li avvisò che
avrebbero dovuto
alloggiare uno dei dragoni che si trovavano nella regione occupati
contro gli
chouans rimase in silenzio, a lei non piaceva quello che stava
accadendo nelle
ultime settimane e Carlos lo trovava addirittura blasfemo ma sapeva che
non
bisognava parlarne, la loro presenza era tollerata ma erano ben
coscienti che
gran parte dei cittadini si faceva domande su di loro, da dove
venissero e cosa
li avesse portati lì.
Le lettere
di Alexia erano scarse, due
o tre all’anno, ma le erano utili, colei che un tempo era
stata la sua migliore
amica era riuscita a capire le sue azioni ma non ad accettarle ed
Eulalia la
comprendeva, Alexia era sposata nonostante avesse ardentemente
desiderato
prendere i voti mentre lei era stata una suora ma aveva dissacrato e
calpestato
i suoi voti per amore di Carlos e non riusciva a pentirsene, non quando
stringeva a sé suo figlio o quando la notte lei e Carlos si
amavano, suo marito
sapeva farla sentire protetta, amata desiderata e lei non chiedeva
altro.
Quando
udirono bussare alla porta si
sistemò meglio l’abito, sebbene approvasse
l’arrivo dei dragoni avrebbe
preferito non ospitare nessuno ma il sindaco era stato categorico o
così o si
poteva essere accusati di essere partigiani degli chouans e
dell’esercito
realista, sebbene fosse profondamente credente Eulalia non credeva in
quei
sistemi e Carlos cercava di non pensarci, non dopo aver lanciato la
tonaca alle
ortiche e aver contratto matrimonio.
<<
Cittadino Duncan, cittadina,
vi presento il maggiore Jean Antoine Ducatel, cittadino Ducatel, vi
presento i
coniugi Duncan dove alloggerete >> si limitò a
dire il sindaco prima di
uscire, non solo dovevano ospitare un soldato pensò Carlos
ma era un moro, il
discendente di qualche schiavo delle colonie che aveva fatto carriera
grazie
alle diserzioni del generali, il mondo si stava capovolgendo ma almeno
lui ed
Eulalia erano ancora insieme e così sarebbe stato per sempre.
Ringrazio alessandroago_94 ed Herm93 per averla messa tra le
seguite, Arya Ard per averla messa tra le preferite e ringrazio
doppiamente alessandroago_94 per aver recensito, entro gennaio dovrei
cominciare la seconda parte della storia originale ossia Il Giglio Nero
- L'avvento dell'Aquila.
Come sempre mi trovate sulla mia pagina facebook Diana924(EFP)
e sul mio profilo ask diana9241
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