Death Boy and Sunny Boy [Di semidei permalosi e dottori inaffidabili]

di TheHeartIsALonelyHunter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** All that glitters ain't gold ***
Capitolo 2: *** Five (six) certainties ***
Capitolo 3: *** Next time ***
Capitolo 4: *** Codfish's faults ***
Capitolo 5: *** Again ***
Capitolo 6: *** Sweet child of mine ***



Capitolo 1
*** All that glitters ain't gold ***


Will Solace non riusciva a capacitarsi di quanto un essere dall’aspetto tanto innocuo potesse in realtà risultare tanto nocivo e assillante.
Certo, era un semidio e il Campo Mezzosangue era la sua casa da quasi due anni, ormai, e nella maggior parte dei semidei ciò sarebbe stato sufficiente per accettare come inequivocabile e assolutamente attendibile una semplice, universalmente accettata e acclarata verità: non sempre ciò che luccicava era oro, non sempre i pericoli erano ciò che apparivano e non sempre i mostri più pericolosi avevano zanne che grondavano veleno o chele gigantesche incrostate di sangue. Will aveva dovuto impararlo a proprie spese il giorno in cui, reduce da una lunga Caccia alla Bandiera e un ancor più lungo digiuno dovuto ad uno scherzetto dei fratelli Stoll nelle dispense del Campo, si era azzardato a procacciarsi il tanto bramato pasto da solo: si era ritrovato a dover combattere contro un insospettabile coniglietto mannaro, e solo l’intervento di Chirone aveva impedito alla minuscola (e adorabile) creaturina di divorarlo in un sol boccone.
Chirone l’aveva avvertito, le Naiadi gliel’avevano ripetuto, l’esperienza gliel’aveva insegnato: mai e poi mai sopravvalutare l’avversario e, errore ancora più madornale, mai sottovalutarlo, soprattutto se aveva adorabili occhi neri e morbido pelo bianco.
Ma nessuno l’aveva mai avvertito riguardo a quel nemico, e niente avrebbe mai preparato Will alla tortura che stava vivendo in quel momento e alla sofferenza che gli stava procurando.
“Figlio di Apollo? Che forza! Sono tipo 30 punti guarigione e 2000 punti difesa!” esclamò eccitato il ragazzino (Will sapeva bene che avevano la stessa età, ma definirlo con un’altra parola che non fosse ‘ragazzino’ gli sarebbe sembrato inappropriato), saltellandogli intorno allegro, la faccia aperta nel sorriso di un bambino che la mamma ha appena portato al parco giochi.
Dal momento in cui era arrivato, Nico di Angelo non aveva fatto altro che ridere, gridare, saltellare e appestare ogni singolo essere vivente presente al Campo Mezzosangue con i suoi “Che forza!”, le sue dannatissime carte e il suo dannatissimo gioco.
Dal momento in cui era arrivato, Nico di Angelo aveva già spinto una Naiade a tentare (vanamente) la fuga dal Campo, fatto perdere la pazienza a Chirone almeno quattro volte e ricevuto minacce di morte da parte della Casa di Ares, di Ermes e perfino della solitamente pacifica Casa di Afrodite, i cui occupanti avevano avvertito il giovane semidio che, se non l’avesse fatta finita con quelle carte “infernali”, l’avrebbero “fatto a pezzi”. Il tutto era stato fatto brandendo minacciosamente spazzole dai colori tra il rosa pastello e il fucsia ed era stato accolto da Nico con un sonoro “Che forza!”.
Dal momento in cui era arrivato, Will Solace aveva accolto le continue lamentele dei suoi compagni con un’alzata di spalle e un risoluto “Oh, andiamo! Non può essere così male!”
Dal momento in cui aveva iniziato a parlare, Will Solace aveva capito la triste, cruda, tragica verità: sì, Nico di Angelo era COSI’ male.

(488 parole)
 
Note d'autrice:
Sono tornataaaaaaaaaaa!
In questi mesi non ho avuto davvero tempo di fare nulla, nulla, NULLA, e tutto per colpa della scuola. Ovviamente non voglio giusitificarmi, ma voglio solo far capire perché sono stata tanto silenziosa e per tanto tempo: credetemi, il classico può essere micidiale, e mi ha tolto moltissimo tempo, unito anche ai miei classici impegni.
Ho ricominciato a scrivere qualcosa solo ora, e quale occasione migliore di riprendere a scrivere se non con un fandom che ho ripreso tra le mani da poco (letteralmente) e con una coppia che semplicemente ADORO? Will e Nico mi sono piaciuti da subito, sarà per il mio particolare amore nei confronti delle coppie slash, sarà per la gioia di poter finalmente vedere Nico felice. In ogni caso, sono adorabili. Nient'altro da dire, e non vedo l'ora di avere a portata anche The hidden oracle per poter leggere anche più su di loro.
Tornando alla storia, il primo prompt era "Primo incontro", e ho pensato di creare qualcosa di un po' più particolare che il semplice, classico incontro durante la Guerra contro Gea che tutti noi conosciamo: ho deciso di immaginare il periodo che Nico passa al Campo Mezzosangue durante l'assenza di Bianca e la missione di Percy, Grover, Talia e le Cacciatrici, e di raccontare le impressioni degli altri semidei al campo, oltre che (ovviamente) quelle di Will che ho immaginato lo incontrasse proprio in quel periodo.
Riguardo all'affermazione di Will che dice di avere la stessa età di Nico, non è una mia invenzione, Riordan stesso ha affermato che in The blood of Olympus hanno entrambi 15 anni (o forse parlava di The hidden oracle, ma in ogni caso quello è il senso). Visto che non ho trovato invece informazioni riguardo all'arrivo di Will al campo ho presupposto che fosse lì da un paio di anni visto che anche Annabeth, quando vi arriva, ha 7 anni, se non erro, e dunque Will, al suo arrivo, dovrebbe averne 8, cosa che non credo i semidei considererebbero particolarmente bizzarra.
Cercherò di aggiornare al ritmo di una flash al giorno, salvo imprevisti, e considerando anche il fatto che dal 10 sarò fuori per vacanze.
Spero vi piaccia questa piccola raccolta e che possa risultare qualcosa di particolare e originale

 

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Capitolo 2
*** Five (six) certainties ***


“La finisci di fissarmi in quel modo, Solace?”
Nico di Angelo aveva poche, salde certezze nella propria vita, talmente poche che avrebbe potuto contarle sul palmo della propria mano.
Pollice alzato, prima certezza: mai fidarsi degli dei. Soprattutto di dei talora affetti da bipolarità e privi di un qualsiasi senso della misura e dell’equilibrio.
Indice alzato, seconda certezza: non avrebbe mai più mangiato semi di melograno in vita sua. Una volta, qualche decennio prima, sarebbe riuscito a mangiare, avido, centinaia di quei minuscoli frutti rossi sotto lo sguardo divertito di Bianca. Erano bastati tre di quei semi malefici e una efficace prigione per estirpare del tutto, in lui, quella passione infantile.
Medio alzato, terza certezza: alle volte bisognava fidarsi delle persone. Aveva impiegato anni e anni a osservare impassibile e rassegnato i muri del Campo richiudersi attorno a sé e le porte dell’Olimpo sbarrarsi al suo cospetto, senza mai rendersi conto di una semplice, inequivocabile verità: era stato lui stesso a costruire quelle mura impenetrabili, lui stesso a sbarrare dietro a sé le porte che gli avrebbero concesso ciò che forse Nico sentiva di non meritare più, che gli avrebbero concesso ciò che con Bianca gli era stato strappato via.
Aveva impiegato anni e anni per costruire barriere attorno a sé e una sola parola di Will Solace era bastata a far crollare miseramente tutto in un assordante, disastroso istante.
Forse, aveva deciso Nico dopo quella particolare occasione, sarebbe stato il caso di lasciare le macerie dov’erano per un po’.
Anulare alzato, quarta certezza: Bianca e Hazel gli avevano e gli avrebbero sempre voluto bene.
Mignolo alzato, quinta certezza: dopo aver attraversato l’intero Tartaro in completa solitudine e aver rivelato a Percy Jackson la sua antica (e ormai sopita, ecco un’altra certezza) infatuazione non c’era più nulla che potesse inquietarlo.
Evidentemente si sbagliava: girarsi di scatto per controllare che il gemito del fauno che si era ritrovato come vicino di letto non fosse l’ultimo lamento di un’anima morente (avrebbe strangolato Will Solace per quella sistemazione, un giorno) e accorgersi che il proprio dottore lo stava fissando con aria piuttosto assorta era decisamente inquietante.
Gli occhi azzurri di Will non accennarono a volersi staccare da quelli più scuri del moro, nonostante l’intimazione ricevuta. Ecco un’altra cosa inquietante di quel figlio di Apollo, si disse Nico: aveva un innato desiderio di morire. Non avrebbe saputo spiegare in nessun altro modo quella sua cocciutaggine nei suoi confronti e nei confronti dei suoi ordini.
“Stavo semplicemente considerando le tue condizioni cliniche, Di Angelo” commentò con aria professionale il biondo, sistemandosi con una mossa veloce gli occhiali da sole sul naso, cercando evidentemente di darsi un’aria più professionale. I bermuda e la camicia hawaiana non aiutavano nell’impresa, purtroppo.
“È molto probabile che tra qualche giorno potrò dimetterti” annunciò solennemente Will, prima di voltarsi verso il fauno.
Nico rimase in silenzio per qualche istante.
Altra certezza: se Grover non gli avesse procurato in fretta quella polvere urticante l’avrebbe spedito nell’Oltretomba prima che potesse dire “Cheddar”. 

(499 parole)

Note d'autrice:
So di essere in ritardo rispetto a quanto avevo promesso, ma non avevo molte idee riguardo a questo prompt ("Incrociare gli sguardi"),
Comunque... La storia è ambientata nel periodo in cui Nico si trova in infermeria dopo gli eventi di "Eroi dell'Olimpo", credo sia piuttosto chiaro. Ho avuto qualche difficoltà con il limite di parole, e infatti ho dovuto ritagliare un paio di cose qui e là per rientrarci, ma spero che vi piaccia nonostante tutto. Ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite e le preferite, non avete idea di quanto sia importante per me poter ritornare e avere già persone che seguono questa mia sciocchezzuola. Potete ovviamente commentare e dirmi cosa ne pensate, anche e soprattutto per darmi consigli.
Alla prossima flash!

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Capitolo 3
*** Next time ***


“Non chiedermelo”.
Nico rialzò di scatto gli occhi, sapientemente posizionati fino ad allora sulle scarpe nere (da quando in qua le scarpe erano diventate tanto interessanti, per lui?), lievemente stupito da quell’intervento.
“Non sai cosa volessi chiederti” commentò il moro, aggrottando leggermente le sopracciglia.
Will si esibì in uno dei suoi classici sorrisi a trentadue denti, mettendo in risalto la dentatura perfetta da perfetto figlio di Apollo. Probabilmente avrebbe dovuto odiarlo, si disse Nico senza gran convinzione.
Ma per quanto Nico stesse cercando con tutte le sue forze di cavare da quel figlio di Apollo ogni singolo, minimo difetto, non riusciva davvero ad provare antipatia nei suoi confronti.
“Quello che mi hai chiesto incessantemente negli ultimi dieci minuti, Di Angelo. Non chiedermelo” replicò l’altro, con aria ovvia.
In verità i pensieri di Nico stavano procedendo verso direzioni molto più confuse e perverse di quelle che Will aveva immaginato, ma il figlio di Ade decise di cogliere la palla al balzo per ritornare su quell’argomento, per lui affatto chiuso.
“Spiegami un'altra volta…”. Nico si protese col busto verso di lui. “… Quale dovrebbe essere l’utilità medica di questa uscita, Solace”.
Con un sospiro profondo, il biondo si accasciò contro lo schienale della sua sedia. Nico non poté fare a meno di notare che era stranamente tenero, quando assumeva quell’aria rassegnata di un professore troppo stanco per riprendere ancora il proprio allievo.
“Voglio testare le tue condizioni fisiche, al momento, per considerare se dimetterti o meno” spiegò pazientemente Will, accompagnando le parole a dei gesti delle mani, quasi stesse spiegando ad un bambino piccolo.
Nico aggrottò appena le sopracciglia.
“Farmi viaggiare nell’ombra sarebbe stato un metodo molto più efficace per ‘testare le mie condizioni fisiche’, lo sai?” replicò, con aria altrettanto elementare.
Will alzò una mano perentoriamente.
“Niente robaccia, per un po’” gli intimò lui. Era assurdo quanto intimidatorio e professionale potesse diventare, parlando del proprio lavoro. “Voglio solo considerare come potresti cavartela in una normale situazione come questa”.
Nico dovette trattenersi eroicamente per non scoppiare a ridere.
“Ehm, Solace… Siamo in un bar di quart’ordine, seduti ad un tavolino più sudicio del didietro di Chirone, su delle sedie così malandate che perfino un equilibrista potrebbe cadere qui sopra, ad aspettare una bibita che probabilmente ci sarà servita fredda o, peggio ancora, accompagnata da un buon contorno di capelli o sputo. Ti sembra una situazione normale, questa?”
Will lo guardò a lungo qualche istante, socchiudendo appena gli occhi, come se lo stesse soppesando attentamente.
Essere fissato a quel modo era un’esperienza completamente nuova, per Nico.
E non era certo di cosa quell’esperienza provocasse in lui.
Dopo qualche altro istante di silente osservazione (l’interesse del moro per le proprie scarpe si riaccese tutto d’un tratto), Will lasciò andare un altro sospiro.
“Va bene, la prossima volta ti porterò in un bel ristorante italiano con camerieri in livrea e dall’accento francese. Contento?”
Nico non si rese neppure conto del fatto che Solace aveva completamente travisato le sue parole.
“… Ci sarà una prossima volta?”

(500 parole)

Note d'autrice: Sono soddisfatta di questo capitolo? Uhm.. No. Ma ho deciso io di fare una raccolta di flash, quindi direi che mi sono data la zappa sui piedi per nulla.
Spero voi lettori riusciate ad apprezzarlo più di quanto lo apprezzi io (ovvero, proprio per nulla). Il prompt di oggi era "Primo appuntamento".
Ringrazio le 10 persone che hanno messo la storia tra i seguiti e le 3 che l'hanno messa tra i preferiti. E ovviamente Gaia per le sue critiche costruttive e il suo amore per questi due tesori.

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Capitolo 4
*** Codfish's faults ***


Nico alzò gli occhi al cielo, esasperato.
“Finiscila, Solace” sbottò il figlio di Ade, facendo sgusciare via la sua mano dalla presa dell’efebico figlio di Apollo. “È la terza volta, oggi. E non provare a dirmi che è per ragioni mediche, perché non ci casco più” aggiunse prima che l’altro potesse proferire parola.
Will alzò un angolo della bocca, visibilmente divertito.
Era assurdo quanto le reazioni di quel figlio di Apollo potessero risultare sconvenienti o fuori luogo, o almeno quanto potessero risultarlo alla luce di quelle nozioni basilari ed elementari che si era costruito personalmente riguardo ai sentimenti e le emozioni umane.
“Come sei prevenuto, Di Angelo…” commentò pacatamente, scrollando le spalle. “Ti devo ricordare chi è il medico, tra di noi?”
Nico sbuffò infilandosi le mani in tasca, per evitare un ulteriore tentativo di approccio da parte del biondo.
“Perfino io, da perfetto ignorante, mi rendo conto di quanto sei poco professionale” borbottò guardandolo con aria torva.
Non che gli dispiacesse troppo, in realtà, che Solace gli stringesse la mano nel bel mezzo di una partita di Ruba Bandiera, o durante le serate passate accanto al falò durante le quali il figlio di Apollo si sedeva, sempre e costantemente, accanto a lui, pretendendo con aria innocente e con un sorriso candido di controllargli il polso. Il pollice però non scivolava mai al disotto del palmo, e si fermava con aria attenta e quasi scientifica a ricalcare la linea della vita, quella dell’amore, e poi più giù i mille graffi che costellavano la sua mano martoriata, quella mora che si era fatto durante l’ennesima esercitazione sul dorso pallido, i resti di un’intera confezione di patatine al formaggio sulla punta delle dita…
Non che gli dispiacesse troppo, in realtà.
Ma non avrebbe mai dato a Solace (non avrebbe mai dato a Will) il piacere di scoprirlo.
“Qualcuno si è svegliato dal lato sbagliato del letto, Di Angelo?” domandò il ragazzo, senza togliersi quel sorrisetto dalle labbra.
“Qualcuno si è svegliato alle sei di mattina per colpa di un certo figlio di Apollo, Solace” ribatté Nico accompagnando alle parole la sua occhiataccia migliore.
Will alzò gli occhi al cielo.
“Ti ho già… Chiesto scusa per quello, ok?”
Nico lo guardò con aria sufficiente.
“Morsa da un merluzzo? Ci hai creduto davvero?” chiese, senza riuscire a nascondere l’ombra di un neonato sorriso.
L’altro si grattò il collo con aria leggermente imbarazzata.
“Sembrava… Piuttosto convincente, sul momento” balbettò, abbassando lo sguardo. Nico non poté fare a meno
 di notare il rossore che si era diffuso sul volto del biondo.
“Beh, immagino che shock dev’essere stato… Inventarsi una scusa tanto efficace per farsi curare dal più bel medico del Campo e ritrovarsi davanti il più inquietante figlio di Ade mai nato”. Il pensiero lo fece ridacchiare leggermente.
“Oh, non che ne avrei mai approfittato” ci tenne a precisare Will, prevenendo le sue parole. “Le ninfe non sono il mio genere”.
Nico rimase qualche istante in religioso silenzio. Quindi lasciò scivolare via la mano dal suo rifugio sicuro e, con una stretta ferma e decisa, l’avvolse attorno a quella di Solace.

(500 parole -secondo questo contatore 
http://www.utelio.it/conta-parole.php-)

Note d'autrice:
Torno ad aggiornare dopo molto silenzio e dopo essere tornata dall'Inghilterra.. Il prompt che ho scelto è "Tenersi per mano".
Devo ringraziare tutti quelli che mi seguono, perché per me è davvero rassicurante vedere qualcuno che mi segue dopo tanto silenzio da parte mia, però vi invito comunque, se avete anche solo cinque minuti liberi, a lasciare anche solo una piccola recensione per dirvi cosa vi piace o non vi piace della raccolta e cosa posso migliorare. Grazie ancora, e alla prossima... Che sarà una flash con cui entraremo nel vivo della love story tra i nostri piccoli

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Capitolo 5
*** Again ***


“Sta zitto, Solace”.
“Non ho aperto bocca”.
“Pensavi. È fastidioso”.
Una risatina irritante accompagnò quelle parole.
“Ora hai anche il potere di leggere nelle menti, Di Angelo? Sei davvero un figlio di Ade sorprendente, non c’è che dire…”
“Sfotti, sfotti pure” commentò con uno sguardo assassino l’altro. “Devo ricordarti che non sei stato TU ad inciampare su uno stupido sasso durante la partita ed esserti quasi rotto una gamba?”
“Devo ricordarti che sono stato IO ad averti avvertito di fare più attenzione e guardare dove mettevi i piedi invece di partire all’attacco alla ‘Braveheart’, Di Angelo?”. Will alzò un sopracciglio con aria eloquente.
Il moro commentò silenziosamente con un’altra alzata d’occhi. Gli sarebbe venuto il torcicollo, prima o poi, per colpa di quell’idiota patentato.
“Il grande Nico Di Angelo, eroe della Guerra contro i Titani e contro Gea…”.
“Sta zitto”.
“… Re degli spettri, il più inquietante figlio di Ade mai nato…”
“Finiscila”.
“… Amico di Percy Jackson, sopravvissuto al Tartaro…”
“Ti ci faccio mandare immediatamente, se finisci quella frase”.
“… Sconfitto da un semplice sasso?”
Nico strinse le labbra.
“Le mani funzionano ancora, Solace” gli ricordò alzando i pugni. Probabilmente l’immagine generale non era intimidatoria quanto avrebbe voluto.
Will scoppiò in una sonora, cristallina risata. Curioso come almeno quello non gli desse più fastidio, in lui.
“Oh, mi era mancato averti qui, sai?” commentò il biondino, abbassando con gesto perentorio ma delicato le sue mani serrate. Nico pregò con tutto sé stesso che Will non avesse percepito il tremore che aveva preso tutto il suo corpo per un millesimo di secondo.
“A me invece non è mancato per nulla stare qui” borbottò lui, incrociando le braccia al petto. Bugia, bugia, evidente bugia.
Will sorrise appena, alzando un angolo della bocca, e allungò una mano a scostargli dal viso un ciuffo corvino di capelli. Nico ebbe la subitanea e paralizzante certezza di essere arrossito.
“Beh, allora…”. Il tono di Will si fece più basso e cavernoso, e… Seduttivo? Possibile?
“Sono di nuovo il tuo medico”, commentò il figlio di Apollo, scrollando leggermente le spalle.
Il paziente, steso sulla sua brandina, si ritrovò a deglutire in maniera piuttosto rumorosa quando si accorse che la mano di Will s’era abbassata lungo il profilo del suo viso, e si era ora appoggiata contro la sua guancia.
Quando Will si sporse a poggiare le labbra contro le sue Nico ne ebbe la certezza: stava andando letteralmente a fuoco, e non c’era nessuna speranza che l’altro non se ne accorgesse.
Per qualche secondo, solo qualche breve, infinito secondo, le labbra di Will Solange furono impegnate a tentare di imprimere alle sue un ritmo ben preciso, un qualche movimento prestabilito a lui ancora completamente sconosciuto, una qualche reazione che non fosse quella che stava avendo in quei preziosi istanti.
Per qualche secondo, solo qualche breve, infinito secondo, Nico sembrò adeguarsi a quel ritmo, in maniera imbranata, imbarazzata, certo, ma convinta, sicura, perché lo voleva, dannazione se lo voleva, da quanto lo voleva…
“… Ora non provare a dirmi di averlo fatto per ragioni mediche, Solace”.
(484 parole)

Note di un'autrice sfaticata:
Credevate che vi avessi abbandonati, eh? No, in verità in questi giorni la scuola è stata chiusa causa terremoto, quindi avrei potuto scrivere tranquillamente, ma.. Nah, meglio godersi la vacanza e non fare nulla da mattina a sera! Scherzi a parte, ho scritto questo nuovo capitolo, che si bsa sul prompt "Primo bacio", e spero che questa nuova "svolta" nel loro rapporto possa convincere qualcuno a recensire XD Scherzi a parte 2, siamo già a metà, speriamo di finire il prima possibile, così smetterò di tenere voi sulle spine e potrò dirmi fiera di aver finito almeno una raccolta da me iniziata!

 

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Capitolo 6
*** Sweet child of mine ***


Nico sbuffò leggermente, e Will alzò gli occhi al cielo.
“OK, stavolta che c’è?”, domandò il figlio di Apollo.
Uno dei più grandi problemi che la loro relazione (se così si poteva chiamare quella “cosa”, come preferiva definirla Nico) aveva dovuto subire in quegli ultimi tempi era certamente stata l’incompatibilità delle loro tendenze naturali e dei loro bisogni primari. Quell’assurda situazione era un esempio perfetto di quanto le loro nature, i loro caratteri fossero diametralmente opposti: Nico, signore oscuro delle tenebre e degli spettri, sarebbe potuto andare avanti per ore ed ore ininterrottamente, lamentandosi senza alcun rimorso per i più futili motivi quali l’invasione, da parte del biondo, del suo “spazio vitale”; Will, amante delle ore mattutine e del sonno notturno, sarebbe riuscito a sopportare lo sfiancante figlio di Ade molto poco prima di contravvenire alla sua natura tendenzialmente pacifista e staccargli la testa.
“Ho ancora freddo alle braccia”.
“Lo credo bene. Sei venuto fin qui solo con una t-shirt addosso… Tra l’altro, una missione assai ardita, non c’è che dire. Dalla casa di Ade alla casa di Apollo in t-shirt e a piedi scalzi… Dovevo mancarti davvero tanto”, ammiccò il biondo con un sorriso malizioso.
Nico si limitò a scrollare le spalle.
“Non è molto, per me. Sono abituato al freddo”.
“Eppure ti stai lagnando da mezz’ora”.
“Beh, visto che sono tuo ospite mi aspetto di essere trattato come si confà ad un ospite”.
Will trattenne a malapena una risata.
“Dai, vieni qui…”. Le mani del figlio di Apollo s’avvolsero attorno al collo del figlio di Ade. Ogni centimetro del corpo di Nico era coperto, eppure Will constatò, con sommo piacere, che per un istante il moro s’era lasciato attraversare da un brivido.
“Che stai… Facendo?”, borbottò il figlio di Ade, guardandolo confuso.
Will gli sorrise sornione, sfiorando il naso contro la sua guancia. Poteva percepire ogni singolo centimetro del suo corpo magro premuto contro di lui, la fredda pelle di braccia e viso cozzare contro la sua cute abbronzata dal sole, eppure un sordo piacere caloroso l’avvolgeva tutto e gli faceva sembrare quel contatto stranamente naturale, stranamente necessario.
“Ti riscaldo”. Will si azzardò addirittura ad avventurarsi fino al suo orecchio per sussurrargli quelle parole.
Le sue mani, scese lungo il collo, passarono a carezzare, delicatamente, le spalle del compagno, le braccia scoperte, le mani scarne, il palmo segnato di cicatrici, le dita minute e scheletriche.
Nico lo guardava con una curiosità estranea, con una specie di soggezione fredda e impenetrabile, trattenendosi dal parlare o dal rispondere a quelle attenzioni per lui nuove e sconosciute.
Le mani di Will si avventurarono tra i suoi capelli, le sue labbra lambirono le guance e poi il contorno della mascella, con dolcezza, con lentezza, con la delicatezza che una madre riserva al proprio figlio, lasciando che ogni muscolo del figlio di Ade si distendesse dolcemente contro il suo corpo, con l’arrendevolezza successiva alla battaglia, con uno stanco abbandono soporifero, con un’ultima contrazione delle articolazioni tese e, infine, un sospiro profondo e rilassato.
Nico si addormentò al suo fianco nell’istante in cui Will sfiorò la mano contro la sua. 
(500 parole)

Note d'autrice: 
Prima di tutto...
AUGURI DI BUONE FESTEEEEE!!! (stappa champagne e tira i coriandoli e fa partire i fuochi d'artificio)
Seconda cosa: il prompt usato qui era "Farsi le coccole", e ho dovuto riscrivere un po' la scena sia per motivi di lunghezza sia perché la scena prevedeva che a un tratto Nico rispondesse ai baci di Will e che si lasciassero prendere dalla passione e.. Nulla, sembrava più una scena di sesso, e voglio farla per bene quella parte, non così. 
Quindi... Nulla, spero che la storia vi sia piaciuta!
Un ulteriore grazie a tutti coloro che mi seguono :)

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