Journey to freedom

di salamandergirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

Immaginate un mondo dove i maghi si mescolano con persone normali, senza alcuna dote speciale quanto la loro, ognuno di loro si comportano normalmente e ha un lavoro, una casa e una famiglia.
Una vita normalissima vissuta in anonimato insieme al resto della massa.
L’unica cosa, o meglio luogo, che fa ricordare ai maghi di essere tali sono le gilde: luoghi dove i maghi si riuniscono e nei quali possono manifestare la loro vera natura e utilizzare le loro doti senza alcuna paura di essere scoperti.
Ma al di fuori delle Gilde è severamente vietato usare la magia ed è anche vietato far venire a conoscenza a qualche non mago di questo mondo incantato e magico.

La nostra storia è ambientata a New York, corre l’anno 1955 quando un’avvenente ragazza di vent’anni rimane orfana di madre e padre e con la loro scomparsa sulle spalle le ricade la responsabilità dell’azienda famigliare che ormai stava in piedi dal 1851.
1957
 
Sembra una giornata come tante per Lucy Heartfilia, ricca ereditiera, quando alle 7:35 sale sulla sua “Ferrari tour de France” salutando il suo autista dicendogli di portarla nel suo ufficio.
Lucy accavallò le gambe tenendo in mano un libro, vogliosa di leggere quelle ultime cinque pagine prima di iniziare a lavorare.
-Signorina Lucy, oggi dovrò lasciarla un po' più lontano dall’entrata del suo ufficio. Poiché oggi “Long Acre Squar” non è praticabile. -
-Non preoccuparti, camminare un poco non mi farà male.-
Rispose allegra la ragazza tornando alla sua lettura, mentalmente stava ringraziando il cielo di aver messo quelle scarpe nere lucide col tacco largo così non sarebbe arrivata in ufficio con i piedi doloranti.
Dopo una quindicina di minuti l’auto bianca si fermò e Lucy Scese con grazia senza farsi agitare dal ticchettio del tempo che scorreva veloce e ,con passo leggero, si avviò per il marciapiede con il libro sotto il naso agguerrita a finire quelle due maledettissime pagine.
Indossava un vestito rosso dalle spalle strette e un’ampia gonna che finiva al polpaccio, un look elegante per quella mattinata primaverile che avrebbe passato seduta nel suo ufficio a completare scartoffie burocratiche e a leggere ogni articolo prima che andasse in stampa.
La famosa “industria” che i suoi genitori le avevano lasciato era il “New-York Times” famosissimo giornale, comprato da tutti (o almeno quasi) gli americani poiché, uno dei migliori giornali in circolazione.
E grazie a suo padre nel 1942 furono aggiunte le parole crociate, cosa banale ma che alzò incredibilmente la vendita del giornale.
Ora il passaparola era passato a lei e doveva portare ancora di più alla grandezza questo giornale, ormai era da qualche mese sotto la sua responsabilità e le vendite erano rimaste stabili ma doveva trovare un’idea per alzare ancora di più le vendite, ma cosa?
Lucy si era posta quella domanda così tante volte e, non aveva ancora trovato una risposta a questo quesito.
La giovane alzò lo sguardo dal suo libro terminato per notare, con piacere, di trovarsi davanti all’entrata del suo giornale.
Accanto alla porta di ingresso vide il portiere: Wakaba Mine, un uomo sui 40 anni con la stessa capigliatura di Elvis (si ostentava a dire che era stato proprio il re del rock a copiare la sua capigliatura dopo una partita a poker finita), dal viso lungo e rasato con gli occhi perennemente socchiusi, un suo tratto distintivo era la pipa che aveva sempre in bocca regalatagli dalla sua moglie.
-Buongiorno Signorina Heartfilia. Quest’oggi ha terminato il libro? -
-Buongiorno Wakaba, esatto terminato giusto ora. Sono già arrivati tutti? -
Wakaba annuì sorridendo e aprì la porta in vetro, Lucy lo ringraziò con un cenno del capo e entrò nell’enorme edificio grigio.
La hall era un via e vai di gente, persone che vestite di tutto punto stavano salendo e scendendo le scale mentre altri aspettavano l’ascensore con la loro 24h in mano, e ognuno di queste persone appena notava Lucy la salutavano calorosamente come una amica di vecchia data ma quanti effettivamente la conoscevano?
Veniva salutata solo perché era il capo e poteva decidere sulla vita lavorativa di ognuno di loro, meglio tenersi stretti i nemici o le persone con un patrimonio da far girare la testa.
Macao Convault, uno dei postini del giornale, le passò accanto sorridendo e le diede una busta senza parlare per poi proseguire la propria strada verso l’uscita.
Molto probabilmente per litigare nuovamente con il suo amico/rivale Wakaba.
Lucy infilò nel libro la busta violacea e velocemente, senza mancare di salutare tutti, si fece largo per le scale per arrivare al secondo piano dove milione di persone stavano sedute su vecchie scrivanie in legno a battere con la macchina da scrivere nuovi articoli, guardò per un attimo la stanza brulicante di persone per osservare che tutti facevano il loro lavoro e poi soddisfatta andò al secondo piano, completamente vuoto se non per una scrivania dove stava seduta una donna in tailleur giallo canarino, che appena vide Lucy si alzò di scatto correndole in contro con dei fascicoli in mano.
-Signorina Lucy, Buongiorno. Abbiamo una mattinata piena di appuntamenti e di assegni da firmare. Abbiamo anche dei articoli sensazionali sensazionali che deve leggere prima che sia mandato in stampa.-
 -Levy tranquilla, ci sarà tempo per tutto. Ora devo leggere questo telegramma urgente.-
Disse e la ragazza dai boccoli celesti annuì seria e tornò alla sua scrivania mentre la bionda aprì il suo ufficio.
Il suo ufficio, certamente non era piccolo anzi era spazioso con un enorme tappeto persiano posizionato al centro con la scrivania in noce posizionata sopra mentre un enorme quadro raffigurante Jude e Layla Heartfilia (i genitori di Lucy) stava sul muro dietro essa.
Arazzi decoravano le pareti bianche mentre le finestre erano coperte da pesanti tende rosse; la prima cosa che Lucy fece fu aprire ogni finestra in modo che la luce filtrasse per illuminare l’ufficio, poi si sedette alla scrivania aggiustò la foto di sua madre sulla scrivania mentre prese dal cassetto un tagliacarte in argento per aprire la busta viola.
Lo strappo fu veloce, talmente forte che Lucy temette di aver rotto la lettera ma per fortuna il contenuto era intatto.
Tirò fuori la lettera e iniziò a leggerla:

Cara Lucy


Devo chiedere il tuo aiuto per tirare fuori dai guai Kana Alberona, poiché è stata arrestata poiché a fatto qualcosa, e Dio solo sa cosa, in pubblico ed è stata arrestata per ciò.
Tu conosci molto bene l’agente che ha la giurisdizione nella tua zona potresti aiutare Kana ad uscire da questa situazione?
Lo so che ti chiedo molto piccola Lucy e che hai molto a cui badare ma la famiglia chiama, quando tornerai a Fairy tail? Ci manchi da morire.

Un bacio
Makarov

Lucy sospirò, sembrava un compito da due soldi ma aveva chiesto troppi piaceri a tutti i poliziotti di New York per Kana, sarebbe stata dura tirarla fuori dai pasticci.
Rilesse la lettera, quanto gli mancava il master e tutta la combricola di fairy tail.
Tutta la sua famiglia.
Si era allontanata molto dalla morte dei genitori, non voleva essere compatita e nemmeno consolata da nessuno voleva stare sola, immersa nel suo dolore.
Era già molto che aveva continuato a lavorare, tenendosi il dolore per se chiuso in una piccola parte del suo cuore, le uniche due persone che aveva lasciato che la consolassero erano Levy e Kana.
Le sole che potevano capire e comprendere il suo dolore.
-Levy! Entra subito!-
Urlò Lucy e la piccola segretaria, che era rimasta accanto alla porta pronta a intervenire per ogni suo richiamo, entrò e si avvicinò a lei.
-Si Signorina Lucy?-
-Non chiamarmi così, almeno non quando siamo sole.-
Levy sciolse la sua postura rigida e si sedette sulla scrivania prendendo in mano la lettera.
-certo che Kana si è messa in un bel pasticcio, si è messa a girare in strada in intimo insieme a Bacchus, ma mentre lui è riuscito a sfuggire dai poliziotti lei è cascata a terra come una pera cotta.-
-Peccato che ora tocchi a me, tirarla fuori dai pasticci e non quel fanfarone di Bacchus.-
Commento la bionda guardando la sua migliore amica, Levy era di certo piccolina, sembrava quasi una bambolina come quelle che di solito ti donavano le nonne.
-Dai Lucy. Sarà il lavoro meno faticoso di oggi. -
Disse semplicemente Levy per poi consegnarle il programma di quel giorno e Lucy prego che la sera arrivasse presto perché solo a leggere quel foglio l’emicrania le saliva a manetta.

Le diciannove arrivarono lentamente, troppo lentamente per Lucy.
Era appena tornata a casa quando salì sulla sua seconda auto nera per guidare verso la stazione di polizia.
Doveva andare senza autista perché il discorso che lei e Kana avrebbero affrontato non poteva esser udito da altre persone oltre a loro.
Con non poca fatica riuscì a far uscire l’amica dalla cella, lasciando al posto della bruna una promessa di una cena con il sergente, e sospirando risalì in macchina con l’amica sul lato del passeggero.
-Non hai niente da dire?-
Chiese Lucy esasperata accendendo il motore.
-Quei guanti sono nuovi? Sono gli stessi che indossa la modella bionda di Channel nella sua ultima sfilata. -
-Non la scampi signorinella. Quest’ultimo mese sono già 3 volte.-
-meno dello scorso mese.-
-Non è questo il punto Kana!-
Lucy imboccò una curva sulla destra, una vecchia scorciatoia per evitare il traffico.
-Non ci sarò sempre io a tirarti fuori dai guai. E stavolta mi hanno chiesto una cena e la promessa che tu non combinerai guai. Ma la prossima volta non saranno così clementi. -
Kana annuì, tanto sapeva che tra poco sarebbero andate a casa di Lucya finire una bottiglia di vino e a mangiare pasticcini.
La perdonava sempre alla fine.
Ma qualcosa quella sera avrebbe stravolto i loro piani, come una figura in mezzo alla strada.
In piedi stava un ragazzo con in mano una fiamma dagli stessi colori del tramonto, l’ultima cosa che Lucy vide prima di ruotare velocemente il volante facendo andare fuori strada la macchina e finire contro un albero, furono una sciarpa bianca e dei occhi verdi che le ricordavano gli orecchini di Giada della madre.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

Kana aprì gli occhi con fatica, la testa era incastrata tra il finestrino e il sedile del passeggiero.
Un mal di testa atroce la stava uccidendo, era come avere in testa qualcuno che le colpiva il cervello con un martello incessantemente, dalla fronte le colava un liquido che scendeva sulla parte destra del viso, mosse il braccio per toccarsi la fronte e una scarica di dolore le attraversò il corpo.
Si pulì il taglio costatando che era sangue il misterioso liquido.
“Ma che cavolo è stato.” Si chiese la Bruna, si riguardò un attimo le sue braccia, la pelle olivastra era tagliata in vari punti e solo in quel momento notò che tutto il parabrezza era rotto.
-Lucy.-
Sussurrò preoccupata ricordandosi della sua amica, si girò verso di lei credendo di trovarla sveglia e disse “Lucy stai bene?”.
Ma per poco non lanciò un urlo a vederla in quello stato, la bionda stava accasciata sul volante incosciente le braccia distese piene di tagli con qualche pezzo di vetro incastrato ancora tra le carni.
Vedeva il suo torace alzarsi e abbassarsi, grazie a Dio era ancora viva.
Non aveva il coraggio di guardarle il viso, però prese coraggio e cercò di metterla in posizione eretta.
Per fortuna non aveva gravi lesioni se non per un taglio sul collo abbastanza profondo a prima vista, subito Kana si precipitò a cercare di chiudere quella ferita col suo Foulard, per tentare di tenere la situazione sotto controllo.
-Devo andare a vedere chi era quel mago.-
Disse per poi uscire dall’auto, mise una mano sotto il suo cappotto di velluto trovandovi una tasca nascosta dalla quale prese delle carte.
Erano carte da tarocchi, di un celeste brillante, in tutto erano 30 e le teneva in una mano aperte a ventaglio.
-Ehilà! C’è qualcuno?!-
Urlò avanzando in strada non trovando nessuno, dove era finito quel ragazzo?
Continuò ad avanzare e si accorse solo allora di non avere le scarpe ai piedi, tornò sull’umida erba che costeggiava la strada e estrasse dal mazzo una carta.
“Non dovrei usare i miei poteri, ma è veramente troppo buio per poter vedere qualcosa.”
Alzo in alto la carta e sibilò “Solis” e dalla carta fuori uscì una luce accecante che illuminò tutto il luogo circostante, si era allontanata di un decina di metri dalla macchina e non c’era traccia di nessuno.
Continuò a camminare per qualche altro minuto per essere sicura di essere sola.
Ma nell’oscurità si nascondeva colui che aveva provocato l’incidente, insieme a qualche altro compagno.
-Principe E.N.D non è soddisfatto? Oltre ad aver fatto un giro turistico per New York ha pure fatto avere un incidente a queste due maghe. -
Sibilò un ragazzo dai lunghi capelli corvini per poi appoggiarsi all’auto, un altro dai capelli biondi a spazzola guardò dentro al finestrino del guidatore guardando in faccia la maga svenuta.
-Tutta questa magia che non può essere sfruttata in questo mondo. Mi sembra uno spreco. -
Disse per poi guardare il ragazzo dagli occhi di giada seduto al posto del passeggero, quello che spettava a Kana, aveva aperto il cassetto porta oggetti e stava guardando tutte le scartoffie che riguardavano l’auto, Finché non arrivò a un punto dove trovò i dati della persona alla quale era attestata l’auto.
-Nome: Lucy, Cognome: Heartfilia, Anni: 22. Quindi i maghi qui si mescolano con gli esseri umani, e vivono una vita piatta e monotona come dei comuni mortali. Deve essere una vera noia. -
Disse per poi mettere via a caso i documenti, si passò una mano tra i capelli rosa ribelli e poi riprese a guardare la bionda seduta accanto a lui.
Certamente era una bella ragazza, dalle labbra carnose e dalle guance coperte da un velo di rosa.
-E’ un peccato che un bel viso del genere sia rovinato. -
-Per colpa tua Natsu.“ E’ davvero buio qui no?! Accendiamo un po' la serata!” -
Provo ad imitarlo il corvino, mentre gli occhi rossi stavano puntati verso il principe così come il biondo.
-Si ho capito che è colpa mia, ma adesso basta.-
Si avvicinò al viso di Lucy e spostandole il collo per guardare il taglio la sentì gemere dal dolore, le tolse dolcemente il foulard scoprendo il taglio sanguinante allora, si piegò sulla ferita e passò la lingua in quel piccolo squarcio.
Quando si rialzò lentamente il sangue iniziò a fermarsi, mentre nella bocca di Natsu era vivido e si stupì che persino il suo sangue era dolce come il suo odore, la ferità iniziava lentamente a cicatrizzarsi.
-Ora mi sento meno in colpa.-
Il biondo alzò lo sguardo vedendo l’altra ragazza bruna che stava tornando e incitò di andarsene, il rosato dopo aver accarezzato il viso della ragazza e inebriato del suo profumo alla vaniglia se ne andò con il suo nome sulle labbra.
“Lucy”

Quella voce non voleva lasciargli la testa, chi poteva aver pronunciato il suo nome in quel modo?
Quella notte Kana aveva portato Lucy a casa sua, essendo li vicina e, aveva avvertito Fairy Tail dello strano avvistamento.
Lei si era risvegliata solo l’indomani mattina verso le cinque, nel letto di Kana e si meravigliò dal non sentire alcun dolore dato dall’incidente l’unica cosa era una fasciatura al collo.
Ora si ritrovava nella piccola cucina di Kana, dove c’era solo un fornello, un frigo e due banconi blu.
Il tavolo era un po' traballante con una gamba più corta dell’altra ma con un enciclopedia si risolveva tutto.
La bionda aveva preso in prestito un vestito bianco con scollo a barca, oggi avrebbe saltato il lavoro e sarebbe tornata alla sua villa, e doveva chiamare il meccanico poi l’assicurazione … quante cose da fare.
-Ho chiamato la Gilda.-
Disse Kana servendo a Lucy un caffè e per lei un Margarita.
-Come fai a bere quella roba di mattina?-
Kana la ignorò per bere un sorso del suo bicchiere.
-Per il momento non allarmeremo le altre gilde e il consiglio. Ma dobbiamo tenere gli occhi aperti. -
Lucy annuì e guardò dentro la tazza, si rese conto che aveva bisogno di una damigiana di caffè per riprendersi da tutto e per affrontare quella giornata.
Ma chi era quel ragazzo in mezzo alla strada, non aveva mai sentito qualcuno che poteva utilizzare una magia per far sviluppare nella propria mano del vero fuoco, anche Macao poteva utilizzare una magia simile ma il suo fuoco era viola e non era vero proprio fuoco.
Nessuno poteva controllare quell’elemento puro, gli altri tre elementi si ma mai nessuno era riuscito a controllare il fuoco nella sua vera forma per impossibile, il fuoco avrebbe disintegrato ogni particella magica facendo carbonizzare la persona che osava controllarlo.

Quel dilemma le ronzò in mente tutta la mattinata, camminava per la West 42nd Street, l’inizio di Time Square, e cercava in ogni modo di chiamare un Taxy ma sembrava che nessuno la vedesse.
Uno si fermò davanti a lei ma appena provo ad aprire la portiera questo le disse che era in pausa.
-Come in pausa? Se per tutto il tempo mangiate e fumate mentre guidate!-
Urlò addosso al povero uomo che per tutta risposta alzò i finestrini e se ne andò.
Provò a sbracciarsi chiamandone altri 4 ma nessuno che si fermava.
-Ma oggi tutti hanno bisogno di occhiali?-
La ragazza si lasciò sfuggire un’imprecazione ma nessuno, per fortuna, la sentì; tranne una persona.
-Già oggi i Taxy sono chiamati dappertutto. Non ne ho trovato una libero da trenta minuti.-
Lucy si voltò trovando un ragazzo in impermeabile grigio che la fissava sorridendo, i capelli rosati coperti da un cappello grigio e gli occhi … le ricordavano quelli visti di sfuggita del sconosciuto … anche la voce sembrava fosse la stessa che aveva in mente da quella mattina.
Però era senza la sciarpa bianca, il dubbio si era insinuato in lei in quei pochi secondi ma da lui non sentiva nessuna aurea particolare, di solito chi aveva poteri magici o comunque che era stato a contatto con la magia aveva qualcosa di diverso, si percepiva subito la magia galoppargli in vena ma lui niente.
Era un comune essere umano.
Portava con se un ombrello Nero come le sue scarpe lucide, si chiese come con quel sole uno potesse andare in giro con l’ombrello, magari era un pazzo.
-I taxy purtroppo sono così tutto l’anno. Ma oggi sembrano che non mi vedano.-
Un altro si fermò poco più avanti per far salire un uomo in giacca e cravatta.
-Ma andiamo!-
Disse la ragazza sbuffando, allora lo sconosciuto sorrise ancora di più rivelando un paio di fossette agli angoli della bocca e dei canini appuntiti.
Ma il suo sorriso fece perdere due battiti al cuore di Lucy.
-Beh dal momento che non riesce a trovare un taxy potrei offrirle un caffè? Sta anche per piovere.-
Lucy lo guardò stranita, quando mai uno sconosciuto su due piedi gli chiedeva un caffè? E per giunta che sarebbe venuto a piovere se c’era il sole?
Forse era un malintenzionato, aveva letto abbastanza gialli per far si che la sua mente galoppasse verso un finale tragico dove la polizia ritrovava il suo corpo in una stradina buia e piena di immondizia.
-La ringrazio ma ho fretta e poi, non sta per piovere.-
Ma un tuono squarciò l’aria e densi nuvoloni coprirono il cielo.
Tutto ciò in pochi secondi, cosa che lasciò Lucy basita, pochi secondi dopo iniziò a cadere una lieve pioggia e lo sconosciuto aprì l’ombrello che aveva con se.
-Non ho cattive intenzioni, almeno per me offrire riparo e una bevanda calda a una bella ragazza non sia catalogato per lei come “Cattiva intenzione”.-
Allora Lucy si mise sotto il suo ombrello, se avebbe provato ad allungare troppo le mani sarebbe ricorsa ad altri metodi per metterlo al tappeto.
-Okay va bene. La ringrazio signor … -
-Natsu Dragneel, ma mi può solo chiamare Natsu. E lei?-
-Lucy Heartfilia. -
Natsu si avviò porgendo a Lucy il braccio che accettò volentieri quel gesto di galanteria, soprattutto perché le scarpe iniziavano a far male.
-Lucy … solitamente una persona che ha questo nome è piena di vitalità, luminosa e lucente. Cosa che mi sembra ben evidente in lei.-
La ragazza arrosì quel complimento e sussurrò un grazie, però si costrinse a tornare in se.
Non era più una ragazzina e stava dando troppo confidenza a questo ragazzo dal sorriso bambinesco.
Mentre i due passeggiavano due ombre li seguivano, silenziose e veloci vestiti di semplici abiti neri come la notte.
Si erano appartati in un bar dove nell’aria galleggiava il suono di un saxofono, il posto si trovava in un sottoscala rivestito di fiori con il cartello col nome del posto scritto in corsivo su un lampione.
Il posto era ampio dalle luci soffuse, ogni tavolo in noce era coperto da una tovaglia bordeaux con un centrotavola che consisteva in una pallina di cristallo con all’interno una candela che rilasciava un profumo di cannella.
In fondo alla scala c’era un palco dove una Jazz-band stava suonando note drammatiche e una ragazza stava cantando.
-“Lamia Scale” bel posto.-
Disse Lucy sorridendo, era il nome di una “ambasciata” della gilda francese appunto Lamia Scale, camuffata in un bar Jazz per infiltrarsi meglio nella zona.
-Beh se lo dice qualcuno del posto allora ho avuto fiuto.-
-Signor Natsu quello che vede è uno dei migliori Bar della Zona, servono un caffè spettacolare e anche una compagnia degna di questo nome. Sa anche il ristorante che sta si sopra è loro. E’ un luogo raffinato da 5 stelle e anche oltre secondo la critica culinaria, essendo che va a gonfie vele questa attività hanno deciso di aprire anche questo Bar Jazz, che richiama un po' Amsterdam se nota.-
Finì Lucy accavallando le gambe e salutando uno dei camerieri di nome Hibiki, un ragazzo attraente dalla corporatura slanciata e dai capelli biondi perennemente in ordine.
Era uscita per un mesetto con lui ma era un maniaco della perfezione, così era finita con un “Rimaniamo amici”.
-Signorina Heartfilia, quale piacere avervi qui con … un suo amico?-
Natsu squadrò bene il nuovo arrivato dalla pelle Ambrata e vestito da uno smoking nero, gli occhi castani di lui erano tutti per Lucy anzi, per la sua scollatura.
-Ren i miei occhi sono qui.-
Disse Lucy facendogli spostare lo sguardo.
-Vorremmo due caffè grazie.-
Si limitò a dire per poi congedarlo.
-Conosce tutti qui dentro signorina Lucy?-
-Alla fine New York non è così grande, se giri nei posti giusti. È normale conoscere tutti, alla fine, signor Dragneel e in questo aiuta anche la mia loquacità. Sono una gran chiaccherona riuscirei a far amicizia anche con un lampione.-
A quelle parole Natsu rise e insieme a lui anche Lucy, aveva una risata contagiosa il ragazzo che sprizzava allegria a destra e a manca.
Lucy aveva un debole per le risate sincere, quelle che solo a sentirle ti riscaldano il cuore e ti mettono addosso, come un secondo vestito, una grande allegria.
-Forse è per questo che ha permesso a uno sconosciuto di trascinarla a bere un caffè.
-Beh come si può dire di no quando te lo si chiede in modo così gentile e ben educato poi… non si incontrano tutti i giorni gentleman dai capelli rosa e l’ombrello a portata di mano.-
Natsu rise e si tolse il cappello, rivelando una massa informa di capelli rosa che andavano in ogni direzione, si accese una sigaretta e subito Hibiki portò un posa cenere, insieme ai due caffè.
-Signor Natsu, ha un nome così insolito. Posso osare a chiederle da dove viene e come mai è venuto a New York?-
Natsu si tolse la sigaretta dalle labbra e le tolse la cenere, per poi risponderle.
-Il mio nome per lei sarò insolito ma vede nel mio paese è un nome abbastanza comune. Vengo da un paese oltre l’oceano di cui lei non può sapere l’esistenza.-
-Come siamo misteriosi.-
-Magari se continuo di questo passo mi concederà una cena.-
-Può darsi signor Dragneel, gli do per buona questa risposta ma non ha ancora risposto alla mia seconda domanda.-
Lui ghignò per poi rimettersi la sigaretta in bocca.
-Touche signorina, mi permetta di lodarle la sua perspicacia. Sono a New York per affari, dove ci sono soldi ci sono io.-
Lucy bevette un sorso del suo caffè e poi sorrise.
-La mia perspicacia è un’eredità di famiglia. Altrimenti non sarei una giornalista.-
Natsu si stupì di quell’affermazione, la bionda non ne capì il motivo, ma poi lui sembro illuminato da una risposta e annuì.
-Per chi scrive?-
-Per il giornale della mia famiglia, il New York Times. Saprà di certo che è il migliore giornale della nazione a parer di molti. Scriviamo solo il meglio per il meglio.-
Dettò ciò finì il caffè e Natsu la sua sigaretta.
-Molto umile la ragazza, se mi permettete.-
-Non sono solo io ad affermarlo, ogni Americano può sostenerlo.-
Lucy chiuse gli occhi per bearsi della voce roca della cantante, adorava il jazz ne andava matta.
Poteva ascoltarlo per ore senza mai annoiarsi, Natsu dovette intuirlo perché rimase zitto e la imitò, quella musica non era mai giunta alle sue orecchie e la trovava splendida se la sarebbe portata via con se.
Finita la canzone terminò anche il silenzio tra i due e Lucy riaprì gli occhi vedendo Natsu osservarla.
-Vedo che le piace molto questa tipologia di musica.-
-Oh, il Jazz mi ha accompagnato nella crescita. Mia mamma ne andava matta e per i silenziosi corridoi della mia casa alleggiava sempre il suono di un saxofono. Al contrario mio padre lo detestava e quando gli chiesi il perché, all’età di 11 anni, lui mi rispose “Il jazz è sempre stato come il tipo d'uomo con cui non vorreste far uscire mia figlia.” Frase che capì solamente negli anni seguenti. Lui era più un tipo da Chopin e Mozart, non li disprezzo certo ma il Jazz … non so è qualcosa che si è legato nel mio cuore e non se ne vuole più andare. -
Natsu la lasciò parlare a ruota libera e ne approfittò per osservarla meglio, gli occhi gli ricordavano quelli dei cerbiatti: grandi e limpidi senza segreti, ma con una punta di tristezza dentro essi che era desideroso di scoprire e di cacciar via.
I capelli erano cotonati e raccolti in una crocchia alta con dei ciuffi che gli ricadevano ai lati del viso, gli facevano da cornice a quel splendido volto fine e delicato dove le labbra si mettevano in bella mostra con un rossetto rosso.
Il naso era piccolo e all’insù e le donava un’aria tenera, Natsu riusciva solo a trovare pregi in quel viso di fronte al suo ma poi notò la fasciatura al collo e il suo sguardo si intristì.
Lucy lo noto perché gli chiese subito se qualcosa lo turbava, lui sorrise e dicendo che il sole era di nuovo padrone nel cielo se ne andò lasciando solo il suo odore pungente di tabacco accanto a Lucy e i soldi sul tavolino.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Lucy passò il resto della giornata tra le scartoffie d'ufficio mentre al telefono cercava di parlare col meccanico di famiglia.

Secondo il parere di Scorpio la macchina era da rottamare, ripararla sarebbe stato uno spreco di tempo e di soldi e non era nemmeno sicuro che dopo aver cambiato i vari pezzi avrebbe di nuovo funzionato.
Persuase Lucy ad affidarsi a lui per la sua nuova auto e lei, sorridendo tristemente, gli diede budget illimitato con la promessa di scegliere un'auto che suo padre avrebbe amato alla follia.

Quando le lancette dell'orologio scoccarono le 8:30, Levy entrò nell'ufficio senza bussare e si lasciò ricadere sulla poltrona davanti alla scrivania di Lucy.

La piccola ragazza si tolse gli occhiali osservando con i suoi grandi occhi color bistro la sua migliore amica immersa nei documenti che ricoprivano l'intera superficie di legno.

-Non si usa più bussare?-

Chiese Lucy assorta nella lettura di una bolletta, si stavano alzando troppo i prezzi perciò doveva cercare di risparmiare sul riscaldamento fortunatamente da li a poco sarebbe iniziata l'Estate e il problema del freddo sarebbe sparito.

-Il mio lavoro è terminato due ore fa, hai visto di recente l'orologio?-
Chiese divertita indicando con lo sguardo il vecchio pendolo e Lucy poco dopo seguì il suo sguardo.

-Sono già le 8:40?!-
Sbottò e mise una mano sullo stomaco, come risposta a quella scoperta il suo stomaco rispose con un sonoro e sinistro suono di protesta per la mancata cena, la sua cameriera sarà di sicuro in pena per lei che era sempre rientrata massimo per le 8:00 per consumare la cena.
-Devo chiamare Virgo, sarà in ansia.-
-Ci ho già pensato io, infondo sono la tua segretaria no? Gli ho detto che stavi lavorando e l'avresti tirata per le lunghe. Ma spero vivamente che ora tu la smetta e che venga a mangiare con me.-
Sorridendo Lucy annuì e gettò tutte le carte nel cassetto, avrebbero aspettato Lunedì per essere firmate e consegnate.

***
Levy e Lucy camminavano fianco a fianco per Central Park, avrebbero tagliato molta strada per raggiungere la loro destinazione: Fairy tail.
La turchina poteva sembrare la sorellina minori di Lucy, era più bassa di lei di ben 25 cm e le sue forme erano molto più povere e scarne di quelle piene e sode dell'amica e questo glielo facevano notare tutti.
Fisicamente erano molto diverse ma mentalmente erano molto più simili di due vere sorelle, si completavano a vicenda e riuscivano sempre a parlare di qualcosa senza mai stare in silenzi imbarazzanti che a volte ci sono in un'amicizia normale; si capivano soltanto stando zitte e con uno solo sguardo, quando quei due occhi dal colore simile si incontravano un fiume di idee sfociava libero e impetuoso.
La loro era una mente unica, indivisibile costruita sull'intelletto e la fantasia.
Forse era per questo che erano amiche ormai da 10 anni e “il loro incontro era stato dettato dalle stelle, erano destinate a incontrarsi e a diventare una sola persona e a completarsi a vicenda” era questo che diceva sempre la defunta madre di Lucy: Layla.
Se ci pensava la bionda provava un po' di malinconia a ripensare hai vecchi tempi, quando correvano per ore nella sua villa per poi rifugiarsi nella maestosa biblioteca dove li scoprirono la loro passione per la letteratura.
Ma c'era un ricordo in particolare che riscaldava il cuore di Lucy in quella serata dal vento pungente, si strinse nel suo cappotto rosa mentre sorridendo ripensò al loro primo incontro.
Era l'estate dei suoi (anzi loro) dodici anni quando una donna di trent'anni dai lunghi capelli turchini si presentò a villa Heartfilia con la figlia.
La giovane donna si era recata da loro in cerca di un lavoro come domestica e venne ricevuta dalla padrona di casa: Layla Heartfilia; sembrava una regina mentre scendeva per le scale fasciata da un tubino dal color rosa antico e osservava le due ragazze con fare curioso e benevolo sopratutto intenerità dalla figlia della donna, Levy, che teneramente si nascondeva dietro la gonna della madre e con le manine tozze stringeva quei lembi di stoffa fortemente intimidita da tutto quello sfarzo e quel lusso che non si sarebbe mai sognata ne anche nei suoi sogni.

La padrona di casa le accolse gentilmente facendole accomodare in un piccolo salottino composto da due divani, uno di fronte all'altro, divisi solo da un tavolino che sembrava costare una fortuna come le rose nel vaso che coloravano l'ambiente.
Intanto una piccola ragazza stava seduta sul soppalco della stanza dedicando tutta la sua attenzione non verso le due donne che discutevano amabilmente ma verso lo scricciolo raggomitolato vero le calde braccia della propria madre intimidita da tutto.
A un certo punto decise di avvicinarsi e sorprendendo tutti disse:
“Ma invece di startene in braccio alla tua mamma, che ne dici di venire a giocare con me?”
Con quella semplice frase e quella manina tesa verso Levy, iniziò tutto.
Lucy sorrise a quei ricordi e alzò lo sguardo al cielo trovandolo tempestato di puntini luminosi che splendavano cercando di rubare l'attenzione alla splendida luna argentata che illuminava la città con i suoi flebili raggi.
-A cosa stai pensando Lucy?-
Chiese Levy che aveva notato quello sguardo che Lucy assumeva solo quando ricordava qualcosa di bello e unico successo anni indietro.
-Niente di che, solo a come siamo diventate amiche.-
-Sei stata davvero una sfacciata a venirmi a parlare in quel modo.-
Rispose schietta Levy a testa alta e la bionda non pote fare a meno di pensare che tutta quell'infantile timidezza era svanita dal carattere di Levy.

“Ho creato un mostro”
Si disse sospirando mentre Levy continuava a camminare dritta di fronte a se guardando il cielo sorridente.

-Spero che Mira abbia cucinato le sue “Special Meatboal” , se ci sono sarò una donna felice per molto tempo!

-Di sicuro le avrà fatte, poiché un uccellino ha detto che stasera saresti venuta.-
Lucy sbiancò alla notizia, non voleva che si venisse a sapere. Chissà cosa avrebbero combinato nel sapere che sarebbe venuta quella sera, conoscendo Fairy Tail sarebbe scoppiato un putiferio e avrebbero organizzato una festa che sarebbe durata fino all'alba.

Levy capì ciò che pensava e cercò di rassicurarla dicendo che tutti durante la settimana erano sicuramente impegnati ma che di sicuro ci sarebbero stati Gray, Droy, Jet, Elfman, Lisanna e Mirajane.
-Ah e non dimentichiamoci del master. Faremo una festa come si deve sabato!-

-Ma neanche per sogno!-
-Dai Lu. Non vieni alla gilda da due anni sei mancata!-
Cercò di giustificare i suoi compagni Levy e, insieme uscirono da Central Park iniziando a sentire delle urla e risate provenienti da tutti gli edifici che costeggiavano la strada avvistando una struttura dipinta di verde in fondo alla strada, dove sopra il portone d'ingresso c'era un cartello con scritto “Fairy Tail Bar's” con una fata stilizzata disegnata sull'insegna.
Dalle finestre oscurate si vedevano le luci accese del bar e delle ombre che si muovevano all'interno dell'edificio.

-Quelli la stanno già facendo una rissa ancor prima che arrivi. Di sicuro sono Elfman e Gray.-

Disse Levy sorridendo e Lucy ricambiò il sorriso a sua volta ma all'improvviso … un'energia diversa dal solito si propago dall'edificio.
Levy spalancò gli occhi e la mano della bionda, che era posizionata sopra la maniglia, prese a tremare fortemente; l'energia che proveniva all'interno del Pub era diversa da quella che di solito proveniva all'interno dell'allegro abitacolo.
Non assomigliava a nessuna aurea dei loro compagni, questa era imprignata di un qualcosa di strano … potente e … antico.
-Levy cosa è … questo?-

La ragazza non rispose e allora Lucy prendendo coraggio aprì la porta per ritrovarsi dall'altra parte la calma più assoluta, o meglio così sembrava.
Ogni membro di Fairy Tail era seduto ai tavoli più esterni della stanza con espressioni che partivano dalle più serie e tetre alle più preoccupate e penose, al centro della stanza stava in piedi un giovane uomo dalla capiliatura lunga e folta chioma corvina ghignava vittorioso mentre posizionava il proprio piede nudo sopra il torace di un giovane ragazzo ai suoi piedi facendolo tossire fortemente.
-Bene.-
Disse con voce divertita vedendo le due ragazze spalancare la porta, Lucy a quella visione non si fermò e nemmeno ragionò, si gettò sul corpo del ragazzo facendo spostare divertito l'uomo dai lunghi capelli neri.
Levy non capiva come mai i suoi compagni non stessero facendo niente, non erano codardi e sapeva che tutti loro si sarebbero messi a lottare per un loro compagno.
Saettò i propri occhi color Bistro verso l'uomo in piedi nella stanza e lui restituì lo sguardo ghignando.
-Non è molto corretto battersi con una persona e bloccare tutti i compagni al proprio posto.-
Disse la turchina notando le caviglie e i polsi dei propri compagni legati al pavimento o al tavolo con dei catenacci di ferro spessi.
-Ragazzina, il combattimento era uno contro uno. Lo sapeva e ha accettato lo stesso. Ed ora torna a giocare con qualche giocattolo.-
Levy gli lanciò uno sguardo di puro odio e prese dalla tasca del cappotto giallo un oggetto molto singolare: sembrava un ramo di 20 pollici fatto in cristallo dove terminava con una
cannetta piena d'inchiostro verde e da un pennino che scintillava sotto la luce del lampadario.

-SOLID SCRIPT... -
Lucy alzo lo sguardo dal corpo dell'amico ma non riuscì ad avvertire l'amica, Levy fu scaraventata contro il muro dal misterioso ragazzo e improvvisamente dal soffitto comparirono delle catene che si legarono ai polsi della turchina tenendola appesa sulla parete di legno.
-Ora basta Gajeel.-
Tuonò una voce possente dal bancone del Bar, proveniva da un piccolo vecchietto dai capelli e i baffi ormai bianchi per l'età che aveva ma lo sguardo che possedeva non era quello di un affabile vecchietto ma bensì di un padre infuriato che stava trattenendo tutta la sua rabbia distruttiva per una buona ragione.
-Penso che il tuo messaggio sia arrivato a tutti noi, ora sarà meglio non sfidare la mia pazienza oltre al dovuto. So bene che cosa sei in grado di fare ma tu mi stai sottovalutando … ora vattene ti risponderemo a tempo debito.-
-Non so quale sia il tuo problema vecchio. Ma una promessa è una promessa.-
Gajeel, Lucy intuì che quello doveva essere il suo nome, emise un verso scocciato facendo fuoriuscire dalle narici un leggero fumo che sapeva di Zolfo e Ferro.
-Tornerò qua tra 3 giorni … ah non sprecatevi a riferirlo a tutte le gilde dell'intero paese perché sono stati tutti avvertiti e avete tutti lo stesso ultimatum da rispettare.-
Dettò ciò il ragazzo si voltò e senza degnare di uno sguardo nessuno se ne andò taciturno dal locale dove ormai nemmeno una mosca volava, Lucy era ignara di ciò che era stato riferito ai suoi compagni e desiderava sapere cosa quel “mostro” fosse venuto a dire a tutti loro.
Lanciò uno sguardo al master che stava seduto sul bancone a gambe incrociate mentre teneva nella mano destra un lungo bastone dell'estremità arricciate, l'uomo sentendosi osservato ricambiò lo sguardo della ragazza.
-Lucy, mi dispiace che il tuo ritorno sia dovuto coincidere con questo triste evento.-
Dettò ciò l'anziano sorride e afferrò il bastone anche con l'altra mano libera e lo ruotò sopra la propria testa facendo comparire un grande cerchio luminescente blu dal quale, partirono minuscole frecce che andarono ad abbattersi contro le catene create da Gajeel, facendole così scomparire.
Il corpo di Levy cadde inerme al suolo e fu subito soccorso da un ragazzo dai capelli color carota che la prese in braccio portandola in infermeria.
-Master … Cosa voleva dire che tutte le gilde sono state avvertite?-
Chiese con voce stridula Lucy mentre stringeva a se il corpo del suo compagno.
-Lo vuoi davvero sapere? Stiamo andando incontro alla distruzione dell'umanità.-


 

 


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 3

Natsu a passo deciso uscì dal seminterrato dove si trovava il Jazz Bar, era molto soddisfatto poichè era riuscito a rivedere Lucy e aveva constatato con i suoi occhi che stava bene, oltre che era una maga con uno splendido carattere, intelligente e molto affascinante.
Dell’incidente dell’altra sera era rimasto solo un segno sul suo collo, ma grazie alla sua saliva di Drago sarebbe sparito tutto entro un paio di giorni.
Si sentiva così in colpa verso quella maga, non ne capiva il motivo lui era il favoloso Natsu Dragneel discendente del primo drago di fuoco, primogenito dei regnanti Igneel e Salhii, futuro sovrano di tutti i draghi e comandante delle terre bruciate; lui in mille anni e mezzo della sua vita aveva sterminato intere popolazioni solo per il gusto e la soddisfazione di farlo, aveva ucciso coloro che gli andavano contro e rivoltosi che volevano sovvertire il sistema naturale della nobiltà draghesca, ora lui (si proprio lui!) si sentiva in colpa verso quella bambolina bionda.
E l’aveva solo ferita.
Si tolse il cappello appoggiandoselo con una mano al petto e a quel semplice segno una macchina nera lo affiancò, si voltò verso la scalinata vedendo la figura di Lucy uscire sorridente mentre osservava il cielo,  si risistemò il cappello in testa e aggiustandosi anche la cravatta entrò nel veicolo.
"Beh, è stato interessante conoscerti Lucy. ho la sensazione che al contrario di quello che penso questa non sarà l'ultima volta che ci vedremo"
-Principe, ora è felice?-
Chiese il guidatore biondo, con una nota di acidità nella voce,  indossava un paio di occhiali da sole che coprivano i suoi occhi celesti e  un completo, elegante, grigio dove all’interno del taschino si trovava un fazzoletto bianco, una mano del ragazzo era ferma sul volante mentre l’altra si sistemava i capelli biondi a spazzola.
-Si, vi ringrazio ragazzi.-
A quelle parole il ragazzo in parte al guidatore sbadigliò, e sistemo la giacca del completo blu notte per poi girare la testa verso Natsu.
-Beh, lasciarti andare da solo per New York dopo quella volta non è una buona idea.-
-Dai non è stato così grave …-
-MA SE HAI APPICCATI UNO DEI PIU' GRANDI INCENDI DELLA STORIA!.-
Rispose urlando Gajeel, il ragazzo con il completo blu notte mentre Natsu se la rideva.
-Giusto Gajeel, quell’anno (1836) me lo ricordo ancora bene. Che casino che era successo e quante memorie abbiamo dovuto modificare! Ma poi, io personalmente, ti terrò sempre sotto d’occhio dopo la tua scappatella per l’Europa quanto “ti annoiavi” in Australia!-
-Volevo vedere la mia vera patria e mio zio Atlas. Non gli rende giustizia la sua forma umana sembra un nonnetto, spero che in questi anni l’abbia mutata.-
Natsu si rimise seduto in modo composto e osservò i suoi amici d'infanzia nonché sue guardie del corpo, Gajeel si specchiò nello specchietto e si sistemò la coda di cavallo che raccoglieva la sua chioma corvina ribelle e Laxus guidava abbastanza annoiato.
-Piuttosto Laxus, L'imperatrice delle Americhe ti ha dato conferma per l'udienza? E non annuire annoiato deve essere tutto preciso per stasera … se anche la stirpe dei “Draco americanus mex “ e “Draco americanus tex” ci daranno il loro appoggio potremmo dare via al piano. Mio padre mi ha affidato questo compito diplomatico e io non lo deluderò farò si che l'imperatrice Grandine mi dia il suo consenso.-
Gajeel passò un foglio di carta al principe che aprì immediatamente trovando una lettera dell'Imperatrice Grandine che lo invitava nella propria dimora a cena, l'indomani, nell'Upper West Side.
-E' un disonore che un'imperatrice come Grandine non abbia il suo palazzo come duemila anni fa … ora le tocca vivere nell'ombra di un appartamento nella divisione più ricca di New York … certo controlla tutta Wall Street ma non è la stessa cosa.-
Scocciato Gajeel prese una sigaretta dalla propria tasca dei pantaloni e se la accese facendo un paio di profondi respiri per scacciare il malumore che l’avevano colpito la sera prima quando si era fermato presso la gilda di Fairy Tail all’insaputa del principe.
Forse aveva sbagliato a dar via al piano prima che tutti i preparativi, che dovevano svolgere, fossero stati svolti. ma doveva farlo, doveva avvertire quella gilda per fargli avere più tempo per decidere e per fargli fare a tutti i suoi membri una scelta sensata … in fondo glielo doveva.
-Osservi principe tutta questa feccia umana … non rimane più traccia del nostro dominio e della nostra storia. Tutto è conservato nelle nostre menti e possiamo continuare a raccontarlo alle generazioni future, ma un giorno anche i Draghi tornano alla terra e stiamo diminuendo in modo drastico. Non possiamo permettere che la nostra cultura svanisca come polvere al vento. Persino i maghi di oggi hanno dimenticato tutto e ci reputano delle leggende-
-Per questo siamo qui ragazzi, noi possiamo cambiare il futuro della nostra razza per sempre e mettere fine a quella degli umani una volta per tutte! Possiamo rendere liberi tutte le creature a noi care come fratelli e i nostri discepoli.-
Gli occhi di Natsu brillarono e indirizzò a Laxus verso il loro hotel per poter mangiare e dormire, il principe appoggiò la testa sul finestrino e osservando il cielo ormai limpido ripensò a Lucy, e sorridendo scosse la testa: doveva dimenticarsi di quella bellissima giornalista.
-Comunque principe la sua “prediletta” è uscita per una passeggiata da sola, forse dovremmo andarla a cercare. Certo se la cava benissimo da sola e lei è molto più mite di lei. Però sarei in pensiero a lasciarla girare sola in questa città a lei sconosciuta.-
Disse Gajeel puntando i suoi occhi color vermiglio, nuovamente, verso il principe.
-Lasciatela stare, è la prima volta che esce dal nostro dominio è normale che voglia visitare i luoghi a lei sconosciuti. Poi se tutto va come deve andare tra meno di un anno lei governerà insieme a me l’intera terra. Lasciatela divertirsi. Se non tornerà entro un paio di ore andremo a cercarla ma so già che il suo istinto la farà tornare poco di noi all’hotel.-
Gajeel sbuffò, non si sentiva a suo agio lasciare sua sorella sola però gli ordini di un membro della famiglia reale venivano prima di ogni legame di sangue.
“Speriamo che Juvia si comporti bene e che non si cacci nei guai.” Penso prima di lanciare la sigaretta fuori dal finestrino.

***
“Lo vuoi davvero sapere? Stiamo andando incontro alla distruzione dell'umanità.”
 
Le parole che il master le aveva pronunciato la sera precedente ormai erano un ritornello nella testa di Lucy.
Il suo ritorno in gilda doveva essere una festa non una dichiarazione di guerra da parte delle creature magiche più antiche, non solo del suo mondo ma dell'intero universo.
Sapeva bene che i draghi esistevano ancora o per lo meno ci credeva, aveva ereditato questa credenza da sua madre che le raccontava sempre storie magnifiche su queste possenti creature.
E sua mamma le diceva sempre “dopotutto se esistono ancora sirene, elfi, fate e simili perché i draghi no?”
I draghi erano creature diverse da quelle citate in precedenza, erano stati scritti moltissimi manoscritti su di essi ed erano visti, dai pochi che credevano ancora in loro, come Divinità alla stregua di Dio, Yahweh, Gesù, Allah, Brahma, Vishnu, Shiva e altre venerate dagli esseri umani.
Si narrava che fu proprio da un ruggito di un drago, Galaxy, che si formò l'universo, dal loro respiro nacque il vento, dalle loro lacrime i mari, dai loro ruggiti il fuoco e dai loro vecchi corpi la terra fertile e furono sempre loro a creare l’uomo  e a donare a pochi prescelti l’arte della magia.
Allora, perché proprio i “genitori” del mondo di oggi volevano distruggerlo?
Lucy si alzò dalla sedia del suo studio e avvicinandosi alla finestra iniziò ad osservare la grande mela e le sue meraviglie: edifici maestosi, taxy gialli che brillavano sull'asfalto nero delle strade, venditori ambulanti e centinaia di persone che passeggiavano sui marciapiedi ignare di tutto ciò che tormentava la giovane maga.
La vita frenetica di New York faceva ormai parte di Lucy, scorreva come il sangue nelle sue vene, e non l'avrebbe scambiata con nulla al mondo, adorava anche i normali esseri umani e li ammirava poiché anche se senza poteri dopo la devastante seconda guerra mondiale non si erano dati per vinti e armati di forza di volontà stavano cercando di ricostruire ciò che la guerra aveva tolto, era questa la bellezza degli esseri umani, sapevano benissimo di essere deboli ma sapevano guardare verso il futuro e sperare in un domani migliore.
I maghi avevano ormai tolto dalla loro mente il pensiero che la loro condizione li rendeva migliori della gente comune, anzi cercavano di usare la loro magia per aiutare il prossimo di nascosto senza che nessuno ne venisse a conoscenza.
-Sei pensierosa Lucy?-
La ragazza si voltò di scatto vedendo Gray Fullbuster seduto sulla sedia di fronte alla scrivania, Lucy sorrise materna sedendosi dall'altro capo.
-Stavo ripensando agli avvenimenti della scorsa sera … mi è pure venuta in mente la guerra degli esseri umani.-
-La guerra che si sta per aprire sarà molto peggio Lucy.-
Lucy annuì consapevole, ripensò al loro master che aveva dichiarato, dopo aver lasciato Gray e Levy alle cure della Signora Porlyusica, che ciò che il drago di ferro aveva dichiarato alla gilda doveva rimanere tra i membri di Fairy Tail, tutti erano contrari a questa decisione ma il master fu irremovibile e disse che aveva le sue buone ragioni e che soprattutto non gli sembrava il caso di allarmare le altre gilde senza prove concrete.
-Come al solito hai capito i miei pensieri al volo Gray. E come sempre sei entrato senza avvisare, come va la spalla?-
-Molto meglio Lucy, ora riesco a muoverla tranquillamente grazie ai pacchi di erbe magiche di Porlyusica ma ci vorrà ancora qualche giorno per riprendermi. Levy come sta?-
-Dopo che ieri mattina si è risvegliata le ho ordinato di prendersi dei giorni di riposo a casa, con la gamba rotta non è facile muoversi per New York e inoltre è ancora molto scossa anche se non lo vuole ammettere.-
Gray annuì senza dire nulla e Lucy chiamò la sostituta di Levy chiedendole due tazza di caffè.
-C'è mancato poco per Levy … quello è un mostro.-
Disse Gray bevendo il suo caffè amaro.
-Gray non bestemmiare, non possiamo parlare dei Draghi in questo modo.-
-Piantala di rivolgerti a loro come divinità Lucy! Non ci ho mai creduto un giorno alla loro esistenza e ora che si sono mostrati così spietati non inizierò a chiamarli con appellativi sacri! Un Dio non avrebbe conciato così una maga, un suo discepolo se vogliamo metterla in termini religiosi.-
Disse Gray contrariato per poi zittirsi all’arrivo della segretaria con un vassoio, le due tazze fumanti furono lasciate davanti ai due mentre l’ampolla con all’interno altro caffè venne lasciata sotto segno di Lucy al tavolo.
-Quello era un drago d'acciaio giusto? Ho letto di loro negli antichi manoscritti … quello che ha fatto a Levy è pari a quello che un umano fa una formica inconsciamente quando cammina … Che forza inaudita … Gray non innervorsirti che fai diventare questo ufficio al pari della Siberia, spiegami come si sono svolti i fatti di ieri sera.-
Disse solenne lucy quando la ragazza se ne fu andata, Gray sorrise amaramente e sistemandosi meglio sulla sedia fissò Lucy negli occhi.
-Sembri proprio una giornalista quando fai così.-
-Beh forse perché io sono prima di tutto una giornalista del New York Times oltre ad essere la sua proprietaria. Ma ora parliamo di cose serie, è passato solo un giorno ma non ho chiesto nulla a nessuno perché volevo sentire da te cosa era successo visto che … beh hai avuto uno scontro diretto.-
-Bene ti spiegherò cosa è successo ieri sera prima del vostro arrivo: Mira stava preparando un gran banchetto per il tuo ritorno, mentre tutti noi davamo una mano nel pulire quel pub che chiamiamo casa. Sai che dopo le 21: 30 il bar diventa accessibile solo per chi possiede del potere magico e per i normali esseri umani diventa inaccessibile. Ecco, all'improvviso entra questo gorilla … non fare quella espressione contrariata, odio quando te e Urrutia la fate …. Dicevo, entra questo “soggetto” coperto da un mantello nero sporco, abbiamo subito percepito un enorme quantitativo di magia nelle sue vene ma non ci siamo preoccupati. Lo sai benissimo anche tu che gnomi, fate e tutta l'allegra combricola sono benvenuti come fratelli nelle gilde dei maghi. Perciò abbiamo continuato a farci gli affari nostri mentre lo sconosciuto si sedeva al bancone. Ordinò una Birra scura, nulla di strano se non avesse chiesto cinque chiodi all’interno! Mira si scompose per pochi attimi guardandolo stranita poi sorrise nervosamente servendolo e cercando quello che voleva.-
Gray si fermo e indicò la tazza chiedendo tacitamente dell'altro caffè e subito Lucy lo accontentò.
-Beh ora che sappiamo la sua vera natura non è così strano … se quello che c’è scritto nei libri è giusto i draghi si cibano soprattutto dell’elemento del quale è composto il loro potere … -
-Si ma chi si sarebbe mai immaginato di trovarsi nella gilda un drago che chiede birra e chiodi? Va beh, dicevo … Dopo essere stato servito da Mira chiese dove si trovasse il Master,  diceva che aveva un messaggio per lui e che se ne voleva andare via il più presto possibile perché non sopportava più il fetore degli esseri umani che aveva impregnato le sedie e i tavoli. Il master in quel preciso istante scese le scale e con sguardo serio si avvicinò all’uomo, abbassò lo sguardo in una specie di riverenza e disse: -Mai avrei pensato di vivere tanto per vedere un essere come voi nella mia vita-“ a quelle parole nessuno capì e allora il capellone si voltò guardando Makarov negli occhi dicendo: “-Tu saresti il famoso Makarov, master della gilda fairy Tail nonché figlio di Yuri Dreyar?-“ il master annuì con aria solenne, noi tutti ci siamo messi in disparte ma in guardia a qualsiasi passo falso dello straniero. Makarov, invitato da lui, gli si sedette accanto e parlarono a lungo finchè la loro chiaccherata tranquilla e solenne non divenne un urlare furioso da parte del master e per risposta il  nostro Drago rideva. Per poi iniziare a blaterale ad alta voce cose sullo sterminio degli umani per liberare questo mondo dagli indegni e che dovevamo scegliere. O con loro o contro. Io di getto mi sono alzato, si stava rivolgendo in modo troppo irriverente al master e ho iniziato una lotta contro Il Drago e poi siete arrivate tu e Levy … -
Lucy si alzò dal tavolo e si affiancò alla finestra e ricominciò ad osservare le strade di New York, gli edifici maestosi e le persone che passeggiavano ignare di tutto.
-Alla fine ognuno potrà decidere cosa da che parte stare.-
Gray annuì, il ragazzo osservò a lungo la sua amica. Quanti anni erano passati prima che la sua migliore amica gli rivolgesse di nuovo la parola? Era rimasta nel suo piccolo dolore e aveva accettato al suo fianco solo Levy e Kana rifiutandosi di mettere piede nella gilda dove i suoi genitori la portavano ogni sera e aveva rifiutato lui. Era stato così arrabbiato con lei perché lo aveva escluso dalla sua vita ma parlando con Levy aveva capito che non voleva coinvolgerlo nel suo lutto per via di sua moglie e non voleva arrecargli ulteriori preoccupazioni.
Poi lui quanto aveva insistito per stargli accanto? Forse un paio di mesi e poi fu travolto dai suoi problemi, non aveva al tempo la testa per stare accanto a Lucy.
-Mi dispiace di non esserti stata accanto in questi anni, sono stata egoista. Ma ora sto bene. Spero che tu non te la sia presa con me per le rare visite a te e tua moglie. Come sta a proposito?-
-Meglio, il medico ha detto che non le rimane molto … ormai la malattia l’ha consumata.-
Detto ciò si ritrovo tra le braccia di Lucy, le mani di lei gli accarezzavano la testa con la dolcezza pari a quelle di una mamma.
-Mi dispiace di essere stata egoista, se me lo permetterai ti starò accanto. Ho capito i miei sbagli.-
-Era ora piccola Lucy.-
-E ci troveremo dalla stessa parte a proteggere gli esseri umani. Per Urrutia
-Per Urrutia.”

*** 

Gray era appena sceso dal pullman, dopo il colloquio avuto con la sua amica aveva deciso di tornare direttamente a casa, voleva tornare nel suo piccolo monolocale a salutare sua moglie e vedere se rispetto alla mattina stava meglio.
Mentre camminava solitario sul marciapiede decise di fermarsi in un minimarket per prendere qualcosa per cucinare, nel piccolo cestino rosso mise dei pomodori verdi, delle uova, carne, farina e della farina di mais fioretto che a casa era terminata.
Indeciso su come spendere i suoi ultimi 5 dollari, Gray camminava per i corridoi del piccolo alimentari sentiva i commenti delle casalinghe pettegole che commentavano il fatto che fosse lui a fare la spesa anziché sua moglie, e del fatto che la signora Fullbuster non si faceva vedere in pubblico da mesi interi.
Dal gruppo di pettegole solo due furono così coraggiose da avvicinarsi all’uomo di ghiaccio per chiedere della moglie, lui come al solito rispose con frasi di circostanza e si congedò con un freddo saluto mentre i suoi occhi di ghiaccio intimavano alle donne di tacere.
Odiava la gente pettegola, ancora di più se parlavano di cose di cui non sapevano niente.
Dopo aver pagato la spesa al proprietario, si misero a parlare con lui dell’ultima partita di Baeseball e quando si stavano per salutare l’anziano proprietario gli fece notare che stava piovendo e lo incitò a tornare a casa prima che il tempo peggiorasse.
Sospirando frustato aprì la pota d’uscita e iniziò a correre proteggendo al petto la busta di carta della spesa, e poi si mise al riparo sotto un tetto della fermata del pullman, casa sua si trovava a meno di due isolati da li ma la pioggia stava diventando talmente fitta da non riuscire a vedere al di là del proprio naso.
-Con questa pioggia non riuscirò mai a tornare a casa.-
-A Juvia dispiace molto.-
Gray si voltò stranito e trovo in parte a lui una ragazza che si proteggeva dalla pioggia con un ombrello rosa, non l’aveva vista arrivare e poteva giurare che fino a poco fa era solo.
-Come Signorina?-
-A Juvia dispiace molto che piova, le si sta bagnando il sacchetto.-
-Non si preoccupi, non è colpa sua se ha iniziato a diluviare.-
La ragazza alzò lo sguardo verso Gray, mostrandogli un viso di porcellana stupito da quella parole con gli occhi aperti e vispi di un blu così lucente che a Gray ricordava l’oceano.
-Juvia la ringrazia. Il fidanzato di Juvia dice sempre che piove a causa della tristezza di Juvia per prenderla in giro ma … sentire il contrario da uno sconosciuto rende Juvia felice.-
Disse solo, gli sorrise e gli mise in mano il suo ombrello, Gray (stranito non poco dalla strana ragazza dai capelli turchini) cercò di rifiutare ma quando si voltò per parlare con la ragazza lei era sparita.
La pioggia fitta di poco fa si era alleviata, si guardò intorno alla ricerca della giovane che parlava in terza persona ma non trovando nessuno aprì l’ombrello e si avviò verso casa pensando al strano incontro.
***
Levy si trovava nel suo letto: la schiena appoggiata alla testata, i capelli racconti da una fascia marrone e gli occhiali sul naso.
Tra le mani stringeva un libro e il pendolo in fondo alla stanza ticchettava senza sosta il passare dei minuti, solitamente quel vecchio pendolo a Levy non gli aveva mai dato fastidio, era un vecchio oggetto di famiglia rimasto nello stesso punto da quando suo padre lo aveva portato da casa sua quando si era sposato con sua madre, ma attualmente quel famigliare ticchettio a ogni minuto che passava si rendeva molto insopportabile alle orecchie della giovane lettrice.
E dopo aver provato a leggere la stessa riga una decina di volte, nervosa e esausta chiuse il libro di colpo, prese la sua penna e scrisse nell'aria la parola muro che si mise tra lei el'orologio allargandosi fino a toccare il soffitto e il pavimento con le estremita, finalmente il ticchettio era sparito.
Levy stava dando tutta la colpa a quel vecchio pendolo ma in realtà era da quando si era svegliata alla gilda che aveva i nervi a fior di pelle, dopo la traumatica "lotta" avvenuta con il drago di ferro e le rivelazioni di Lucy sulla presenza di quest'ultimo, Levy era rimasta molto turbata.
Non capiva il perchè i Draghi, creature che credeva estinte da secoli, ora si erano manifestate.
-E' tutto così assurdo, si sono alzati una mattina e hanno detto: "Uhm cosa potremmo fare oggi? Ah si ... DISTRUGGERE IL GENERE UMANO!- Disse sarcastica togliendosi le coperte da dosso, iniziava ad avere caldo, non poteva perdere la pazienza doveva rimanere lucida per elaborare un piano.
A quanto ne sapeva i membri di Fairy tail per ora erano gli unici a conoscenza dei piani dei Draghi e ora lei si sentiva in dovere di trovare qualcosa, più informazioni possibili su di loro e trovare un modo per dissuadere i Draghi dal combattimento.
Che ammettendolo non sarebbe mai stata una guerra ma bensì uno sterminio, gli esseri umani non potevano far nulla contro i Draghi nemmeno con la loro tecnologia, solo la bomba atomica avrebbe potuto fare qualcosa ma in quel caso avrebbero dovuto uccidere a loro volta degli esseri umani.
-Con quell'arma forse ucciderebbero tutti i Draghi ma anche la razza umana insieme ... che pacchetto completo.-
Disse levy ad alta voce, quando era nervosa tendeva a parlare a voce alta per dar sfogo ai suoi pensieri, tanto era sola in casa i suoi genitori morti da tempo e come unico coinquilino il silenzio; osservò la sua gamba ingessata e sospirò rumorosamente, l'incontro con quel mostro era stato terribile per lei e l'aveva scossa dal profondo.
Non aveva mai pensato di poter vedere un drago ne tantomeno sfidarlo con la sua magia, si strinse in un abbraccio gli occhi lucidi al ricordo: si era sentita umiliata e a un passo dalla morte.
E pensava che il Drago non avesse usato tutta la sua magia ma aveva usato lei e Gray comemonito per stare ognuno di loro al loro posto e dagli un modo di scegliere veloce su che fazione stare, lei lo sapeva benissimo sarebbe stata con gli umani scelta che sperava avesse fatto anche la maggior parte della loro gilda.
Molti di loro avevano parenti umani, Levy era la prima: la famiglia di suo padre era umana solo sua madre era una maga e non aveva mai rivelato (come diceva la legge) la sua vera identità a suo  padre come anche Levy non aveva mai fatto, la sua unica confessione a suo padre fu sulla sua tomba dove disse con un filo di voce "Papà sono una maga".
Parole al vento che suo padre non avrebbe mai ascoltato e che per Levy, per ora nella sua giovane vita, era il suo primo e unico rimpianto.
All'improvviso un rumore, Levy tese l'orecchio e lo senti forte e chiaro, era qualcuno che bussava alla sua porta.
Si alzò armandosi delle sue amate stampelle che la aiutavano acamminare e in camicia da notte si avviò alla porta, non si curò molto di come era conciata, era sicura che quel bussare fosse provocato da una Kana ubriaca, insomma chi mai avrebbe potuto bussare alla sua porta alle "00:43"?
-Arrivo, Arrivo! Kana non fare casino per favore ...-
Disse girando il chiavistello e aprendo lentamente la porta.
Il sorriso di Levy si spense, una stampella cadde, le gambe di Levy cedettero e si aggrappo con solo la forza delle braccia all'altra stampella, il suo corpo inizio a tremare, gli occhi si spalancarono e la pelle divenne bianca come il latte.
Davanti a lei invece stava eretto e fiero un giovane ragazzo dagli occhi cremisi, capelli corvini lunghi e con un ghigno stampato in faccia che metteva in risalto i canini appuntiti; era il Drago di ferro che iniziò a ghignare divertito dalla reazione della sua piccola preda.
-Ti ho trovata Gamberetto, sai hai un buonissimo odore.-
Levy come risposta degutì, era terrorizzata. la gamba iniziò a pulsarle dal dolore all'improvviso la testa iniziò a girarle e la figura del drago iniziava a essere offuscata, cercò di darsi un contegno e di ignorarle la sensazione della morte che l'abbracciava perchè era sicura che fosse venuto li per ucciderla, finire il suo lavoro e lasciare il suo cadavere nella gilda come monito per tutti.
-Tranquillizzati, non ti farò del male se collabori. Vedi tu hai una cosa che mi appartiene ... -
Levy a quelle parole si tranquillizzò quel tanto che bastava per poter spiccicare due parole in croce.
-Cosa posso possedere che appartenga a voi?-
A quel punto il Drago di ferro la sposto in modo brusco facendola cadere per terra, chiuse la porta alle sue spalle e troneggiando su di lei rivelò il nome dell'ogetto.
-L'AURYN. Ridammelo e verrai risparmiata gamberetto.-


NOTE AUTRICE
Heyla! scusate la mia luuuunga assenza. 
Ho avuto una grande crisi creativa, un blocco dello scrittore, ma ora sono tornata più forte che mai.
Scusate per i vari orrori di ortografia giuro che li corregerò e giuro che se vorrete continuare a supportare e a seguire la mia storia pubblicherò più spesso e non vi deluderò!
Un grande bacio e un grande ringraziamento per chi ha messo la mia storia nelle preferite/seguite/ricordate, a chi lascia un commento o anche solo a chi mi leggesilenzioso ... GRAZIE MILLE!
A presto by Sala-chan <3

 


 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

La villa Heartfilia si trovava nella zona residenziale di Greenwich Village, un posto tranquillo per le famiglie che non desideravano stare al centro della vita a New York ma nemmeno troppo distanti.
La casa si sviluppava su due piani ed era circondata da un giardino dove Lucy ricordava con affetto i pomeriggi a correre con i cani di suoi padre o quelli a prendere il te con sua madre sotto il piccolo gazzebo bianco.
Lucy, attualmente osservava il giardino da una finestra situata al secondo piano di casa sua, in uno dei tanti salotti di quella che da piccola chiamava Reggia, il camino era spento e davanti a esso, il suo cucciolo di Maremmano Abruzzese di nome Plue, stava sdraiato davanti al camino con gli occhi semichiusi … sentiva l’agitazione della padrona e nonostante la sua voglia di dormire stava attento a ogni movimento di lei.
Lucy superò Plue dandogli una carezza leggera e si sdraiò sul morbido divano in velluto color tiffani (aveva gettato i cuscini bianchi, che si trovavano agli estremi del divano, per terra) la schiena era leggermente eretta e il peso del busto era caricato sul braccio appoggiato al bracciolo del divano e nell’altra mano aveva un bicchiere di Barolo del 1947, un’annata eccezionale (come avrebbe detto suo padre) per uno dei suoi vini italiani migliori.
Iniziò a canticchiare una vecchia canzone mentre appoggiava il bicchiere di vino sul tavolino di vetro basso davanti a lei, e al suo posto prese una  lunga sigaretta con bocchino, se la accese e aspirò profondamente.
“Maledetto Gray!” pensò per quel brutto vizio che le aveva trasmesso nella sua adolescenza quando lei: signorina per bene, scappava dalle lezioni di pianoforte per ritrovarsi con Gray, Kana e Levy a Central park dove prendevano un hot dog (se sua mamma l’avesse saputo sarebbe inorridita) e Gray le accendeva con un fiammifero la sigaretta di lei e la sua mentre Kana sorseggiava da una fiaschetta dello schotch rubato al padre e Levy sospirava, ormai aveva perso le speranze con i suoi tre amici.
Lucy sorrise giocando con l’oggetto del suo crimine e sorrise, se sua mamma avesse potuto vederla l’avrebbe sgridata … ma pure i suoi domestici! Per quello che aveva chiesto di non disturbarla assolutamente quella sera, viveva con la speranza che l’avessero ascoltata davvero.
Che poi, sorrise amaramente, a parte alcuni domestici umani in quella casa viveva anche Virgo uno dei suoi spiriti stellari.
-Virgo …-
Soffiò Lucy e una giovane ragazza apparve davanti a lei vestita da domestica dell’800, con i capelli corti rosa e gli occhi azzurri si inchinò leggermente di fronte a Lucy allungandole con una mano un posacenere di cristallo.
-Mi ha chiamato principessa? -
-Si virgo, te e Loky avete fatto quello che vi ho chiesto?-
La bionda odiava essere chiamata “principessa”, virgo non era una sua serva o solo uno spirito stellare, prima di tutto era sua amica e voleva che si trattassero da pari; inutilmente battibeccava con Virgo su quell’appellativo ma quella sera non aveva tempo per ciò aveva questioni più serie da Risolvere. Virgo annui e appoggiò il posacenere sul tavolino, si rimise in postura eretta con le mani conginute prima di parlare.
-Io e il signor Loky abbiamo indagato per tutta la città. E abbiamo individuato delle tracce sospette di magia le abbiamo seguite ma a un certo punto sono sparite .- Lucy pensava a un sacco di cose primo tra tutte le condizioni della sua migliore amica, aveva insistito per rimanere a dormire con lei quella notte ma Levy glielo aveva vietato e dopo una dura lotta aveva ottenuto solamente la promessa di andarla a trovare alle 7.00 in punto del mattino per fare colazione insieme, avrebbe dovuto cucinare la bella bionda.
Era preoccupata e ogni tanto lanciava occhiate al telefono, era tutta la sera che lottava con la voglia di chiamarla, ormai era l’una di notte e Levy aveva il telefono in cucina. Non si sarebbe mai alzata dal letto normalmente per una telefonata figuriamoci ora con tutte quelle ossa rotte!
Sospirò amareggiata ma il suo flusso di pensieri fu proprio interrotto dal telefono che squillava, stranita si alzò convinta che fosse Levy, l’aveva nominate talmente tante volte nella mente che era convinta che Levy l’avesse percepita e la stesse chiamando … magari era andata in cucina a fare qualcosa e aveva avuto la voglia di chiamarla.
Sollevò la cornetta e la mise vicino all’orecchio.
-Pronto, sono Lucy Heartfilia.-
Non poteva sapere se era veramente Levy, quindi disse chi era chiaro e tondo con un piccolo accento di noia, così da far intuire all’interlecutore (se non fosse levy) della telefonata inopportuna.
-LUCY! Sono io Wendy Marvell. Non essere arrabbiata per questa telefonata a tarda ora. Non ti avrò mica svegliato!.-
Lucy sorrise materna e prese il telefono con una mano mentre con l’altra teneva la cornetta,  scavalcò con un saltello il suo fidato cane, Plue,  e si risedette sul divano.
-Sono sempre felice di sentirti Wendy! Ma non è un po' tardì? Tua mamma lo sa di questa telefonata?-
-Certo è stata lei a chiedermi di telefonarti …. Aspetta te la passo! ….-
Si sentì uno scrosciare, uno spostamento poi la risata di Grandine.
-Oh scusa Lucy, le avevo chiesto di chiamarti domani mattina.-
-Non si preoccupi grandine ero ancora sveglia a terminare del lavoro.-
Mentì, non poteva mica dirle che stava pensando alla sua amica che era stata picchiata da un drago e della guerra imminente.
-Oh, allora sarò sbrigativa. Domani sera sono costretta a dare un ricevimento per quei vecchi di wall street. Non volevo assolutamente darlo, sai che noia! Ma alla fine sono stata convinta. Sarà una cosa da poco, ci saranno solo amici intimi ed è stato organizzato in poco tempo. Ci terrei che tu venissi. Oltre che mi sei estremamente simpatica e rallegreresti la mia serata ma anche perché saresti l’unica giornalista presente e potresti scrivere un articolo in esclusiva!-
Lucy rise, grandine era una donna molto rispettata nel mondo della finanza … possiamo dire che teneva in mano tutta wall street e la borsa americana. Però anche lei doveva stare sotto il volere dei “veterani”.
-Ma certo Grandine. Sarà un onore per me partecipare alla tua festa.-
 Da una parte le parole di Lucy erano vere, lei oltre ad essere una maga era una giornalista e sperava di poter mettere in pausa l’altra parte della sua vita.
-Perfetto tesoro, vestito formale e non sai allergica a nulla vero?-
-A meno che non mi metti delle mimose nel piatto andrà tutto bene!-
Grandine rise e salutandola calorosamente chiuse la chiamata e Lucy si allungò sul divano, osservò un’ultima volta il telefono e prima di addormentarsi con il russare di Plue come sottofondo ripensò un’ultima volta a Levy.

***

-L’Auryn?-
Chiese Levy mentre il dragone camminava per il suo salotto con quel ghignò stampato in faccia.
-Si esatto gamberetto. Se ti fa piacere puoi chiamarlo anche pantakel, il gioiello o lo splendore. È un amuleto che mi è stato sotratto trentotto anni fa dalla tua famiglia e lo rivoglio.-
Levy, aggrappandosi al tavolino basso del soggiorno si mise seduta sopra di esso sconcertata da quelle affermazioni. I Mcgarden non erano ladri e nemmeno i Robinson.
-Non siamo certo Ladri Drago. E poi … ehi! Cosa diamine fa?!-
Urlò levy vedendo Gajeel aprire i cassetti e rovesciarli a terra.
-Continua pure a blaterale ma so che lo possiedi! O per lo meno potrai riportarmi da lui.-
La ragazza osservava sconcertata il macello che creava il suo indesiderato ospite, non sapeva come fermarlo. Era pietrificata dalla paura però non poteva nascondere che lentamente quest’ultima stava lasciando spazio a una furia ceca. Prese in mano Il suo pennino ed era pronta ad affrontarlo ma il Drago improvvisamente si fermò. Il braccio alzato con un cassetto in mano e nell’altra una foto.
Anche se la foto era in bianco e nero Levy sapeva benissimo il colore degli occhi, dei capelli e ogni altro singolo elemento della donna in foto.
Gajeel fece cadere il cassetto e lentamenteportò anche l’altra mano sulla foto e con le dita accarezzò quel viso che, come ricordava gajeel, aveva un colorito color pesca. Oh la ricordava bene quella donna, in foto portava i capelli raccolti e mostrava le orecchie piccole a sventola che lei tanto odiava, i suoi grandi occhi risplendevano (si poteva ben notare anche con quei colori) e portava un vestito arancione lungo fino alle caviglie. Beh levy non sapeva il colore del vestito ma Gajeel si perché era stato lui a scattare la foto.
-Beh forse se  mi dite come è  fatta questa “cosa” la potrei aiutare ad andarsene velocemente da casa mia!-
Gajeel rimise la fotografia al suo posto, emise un grugnito e si voltò verso la piccoletta.
assomigliava molto alla ragazza nella foto, gajeel lo doveva ammettere, in fondo c’era da aspettarselo … era la nipotina della sua Belno.
Da Belno Levy aveva ereditato la forma e il colore degli occhi, di quel castano che ricordava il colore di una castagna, la forma del naso piccolo e aggraziato, la forma delle labbra a “cuore” e infine il fisico snello e minuto della donna. Gajeel si ricrdò della piccola Ania la figlia di belno, era la fotocoppia della madre…
-Osserva.-
Gajeel indicò la foto di belno e levy si concentrò sul medaglione che la donna portava sul collo, doveva essere di un colore chiaro dato il colore che aveva nella foto ed era composto dalla raffigurazione di due serpenti che si mordono le code. Levy se lo ricordava bene, ci giocava spesso quando lo trovava sul comò nella stanza da letto di sua nonna.
-Quel medaglione state cercando?-
-Esatto gamberetto.-
Le guance di levy si colorarono di rosso per un misto di imbarazzo e rabbia datogli da quel soprannome che gli aveva dato il rago ma non osò rispondere a tono come avrebbe voluto, ignorò quel soprannome e osservò il ragazzo.
-Era un vecchio pezzo di metallo che mio nonno regalò a mia nonna prima i andare in guerra.-
-Che bugiarda quella donna, la sotratto a me anni fa. È un potente oggetto magico che rivoglio.-
Levy incrociò le bracia al petto.
-Toglimi una curiosità. Come fai a sapere che io sono la nipote di quella donna? Magari ho quella foto per altri motivi!-
Gajeel sbuffò nuovamente e si grattò la nuca, quella piccoletta lo stava annoiando … forse avrebbe dovuto romperle un braccio e avrebbe parlato subito, cancello dalla sua mente la buona, a parer suo, idea e decise di risponderle.
-Non si può mentire al fiuto di un drago, ho sentito subito che avete lo stesso odore. Senti piccolina non ho tutta la notte. Dimmi dove si trova l’auryn o quella vecchiaccia e me ne vado.-
Levy divenne rossa di rabbia.
-SENTI BUZZURRO!-
Urlò indicandolo mentre nell’altra mano agitava la sua penna magica.
-Entri in casa mia senza permesso neel bel mezzo della notte, mi minacci e in più contiamo il fatto che mi hai rotto una gambaper dimostrare “quanto sei forte” e vuoi che ti dica dove una signora di sesantasette anni abita?! Ma te me la uccidi mia nonna se ti dico dove si trova! Piuttosto ammazza me e facciamola finita! Solid Script Jail!-
Urlò a pieni polmoni levy e scrisse la’ultima parola pronunciata in aria e questa si andò a schiantare davanti ai piedi di Gajeel formando una piccola cella in ferro che lo imprigionò.
Levy esultò per averlo intrappolato e saltellò verso il telefono in cucina e cercò di comporre il numero della sua amica Lucy. Ma due possenti braccia la presero per la vita e la alzarono da trenta centimetri dal pavimento e la ragazza urlò terrorizata.
-Se non vuoi capirla con le buone allora la capirai con le cattive.- Sentenziò mentre si caricava levy su una spalla mentre la ragazza urlava epiteti poco carini al dragone di ferro. Gajeel passò accanto alla cella che Levy aveva fatto per lui e la ragazza vide le sbarre di ferro con dei segni simili a … morsi? Allora era vero che i draghi mangiavano gli elementi che componevano la loro magia. Smise di urlare e si abbandonò al suo rapitore e con la penna ancora in mano scrisse velocemente delle rune che si posizionarono sul pavimento prima che gajeel le strapasse di mano il pennino e lo spezzasse a metà. E poi i due sparirono.
…sakura sakura
noyama mo sato mo
mi-watasu kagiri
kasumi ka kumo ka
asahi ni niou
sakura sakura
hana zakari … -
La voce che cantava era così dolce e mansueta che tranquilizzava il cuore di Gray che nel bel mezzo della notte si era svegliato per via di un incubo. Urrutia sapeva bene come tranquillizzarlo, bastava il suo dolce canto e Gray tornava come un bambino calmo e in pace con se stesso. Ormai la donna poteva fare solo quello, la terribile malattia che l’aveva colpita la rendeva debole come un gattino appena nato e così non poteva permattersi di lavorare e di aiutare gray a pagare l’affitto e le varie spese della loro casa. C’erano giorni, quei giorni che lei chiamava “terribili” che la stanchezza e il dolore prendevano possesso di tutto il suo corpo e anche solo alzare il capo dal cuscino risultava faticoso per lei. E altri giorni dove il dolore non c’era e la stanchezza era poca e in quei giorni le piaceva rammendare gli abiti di Gray, cucinare (anche se spesso lo faceva da seduta perché se stava in piedi per troppo tempo le gambe le cedevano) e cantare.
Oh, l’unica gioia che era rimasta era poter cantare poiché poteva aiutare Gray a superare i suoi incubi.
Ultimamente si era accorta che cantare le provocava ancora più stanchezza al suo corpo, anche se erano giorni dove “stava bene”. La gola iniziava a dolerle dopo qualche minuto, la bocca si seccava in pochissimo tempo e il petto iniziava ad avere dei crampi. Gray non lo sapeva e Urrutia non glielo avrebbe detto, non poteva togliere quell’unica gioia al suo amato si limitava a cantare canzoni brevi oppure a prendere più pause del dovuto e gray non se ne accorgeva. Non perché fosse tonto ma perché non conosceva l’andamento delle canzoni Giapponesi così bene.
Gray si mosse dalla sua posizione e si mise di lato per ascoltare meglio sua moglie, gli occhi semichiusi per poter rimirare il suo pallido volto che lui trovava ancora bellissimo nonostante fosse un po' dimagrito a causa della sua “misteriosa” malattia. Urrutia era sempre stata dotata di una bellezza unica nel suo genere, con lugnhi capelli corvini dai riflessi violacei e occhi di un marrone così intenso che poteva essere scambiati per due pietre di ossidiana, un fisico molto sinuoso e formoso ma soprattutto urruta aveva un atteggiamento dignitoso che la rendeva ancora più bella agli occhi degli uomini ed era stato proprio quell’atteggiamento che l’aveva fatta notare da Grey in quella casa da tè a Tokyo.
-La tua voce è così bella.-
Disse semplicemente gray e urrutia allungò faticosamente la mano e la appoggiò al viso di gray accarezzandolo.
-Era una delle canzoni che mi chiedevano spesso all’okiya.-
-Davvero?-
Gray appoggiò la sua mano su quella di urrutia, era davvero troppo fredda.
-Sì, soprattutto voi occidentali. Conoscete solo questa come canzone “tipica”giapponese?-
Chiese terminando la frase con una risata delicata.
-No, però mi piace tanto. Mi ricorda quando sono entrato all’Okiya e ti ho vista.-
Rispose più composto Gray alzandosi dal letto prendendo dal comodino un pacchetto di sigarette e si avvicinò alla finestra.
-Mi Ricordo bene quando ci siamo incontrati, anche perché l’indovino mi aveva predetto che nel giovedi della seconda settimana di aprile sarebbero arrivati viaggiatori da terre lontane e che avrebbero cambiato il mio destino.
-Voi geishe siete troppo superstizione, non potete affidarvi all’oroscopo per sapere se al mattino vi dovete alzate con il piede destro o con quello sinistro.-
-Intanto il vecchio indovino Hades non ha mai sbagliato e non mi ha mai consigliato erroneamente. Devi credere di più negli astri.-
-Gli astri hanno forse predetto quella tua dannata malattia?!-
Silenzio.
Il sorriso di Urrutia si smorzò e Gray si mise a guardare insistentemente fuori dalla finestra trovando molto interessante il lampione vicino a casa sua con la lampadina bruciata, aveva alzato la voce e aveva dato voce al suo dolore e non avrebbe dovuto.
-Gray, ci siamo sposati molto giovani … sette anni di matrimonio. Questa malattia mi è stata imposta dagli dei come punizione e io la porterò con orgoglio e combatterò fino alla fine che … si sta avvicinando.-
Rispose Urrutia con sguardo fiero.
-Allora perché non ha me? Non hai fatto niente per meritartela se qualcuno deve essere punito dovrei essere io!.-
Rispose gray spegnendo con forza la sigaretta nel posacenere, l’aria iniziò a raffredarsi e il posacenere si ricoprì di uno sottile strato di ghiaccio.
-I kami operano in modi misteriosi … ne tu ne io abbiamo il potere di cambiare il fato degli uomini. Ne tanto meno il mio di fato.-
Urrutia fece forza nelle sue gambe e con estrema fatica si alzò, strisciando i piedi sul freddo pavimento si avvicinò a Gray che testardamente guardava fuori dalla finestra senza voltarsi e lentamente dalle se mani si diramava della brina che ricopriva ogni cosa accanto a lui. La donna sentiva il freddo pungente dell’uomo e lo ignorò allacciando le braccia intorno al suo torace e incastrando il suo generoso petto coperto con una vestaglia da notte color porpora alla schiena muscolosa e nuda di lui.
-Gray ne avevamo già parlato. E poi gli Dei hanno in serbo un grande futuro per te, in fondo sei un loro figlio.-
-Io non sono figlio di nessun Dio Urrutia.-
sbuffò l’uomo posizionando una mano su quella della donna.
-Voi creature magiche siete tutte figli dei Kami, per questo siete così speciali e possedete la … magia. Però tornanado all’altro discorso … Sarei pure io scontrosa se fossi in te ma io ora voglio, egoisticamente, che tu pensi a me. Lo so bene che non mi rimane molto tempo e voglio mio marito accanto e ti chiederei di essere meno scorbutico.-
Finì la frase sorridendo.
-Hai una voce così bella, canta per favore per me.-
Urrutia sorrise nuovamente e ricominciò a cantare.
***
Pantaloni.
Che parola sublime per Lucy, e che capo di abbigliamento comodo.
Proprio quella mattina Lucy li aveva scelti per camminare comodamente per Central Park, erano color panna e li aveva abbinati a una camicia nera a maniche corte con dei pois bianchi e le ballerine che indossava ai piedi, che richiamavano il colore della camicia, la facevano camminare sulle nuvole. Si sfiorò i propri “riccioli scolpiti”, ne era proprio entusista, era stata ripagata quelle due ore di sofferenze dove Virgo maneggiava con le sue ciocche di capelli e i bigodini!
La bioda camminava per central park, nella mano destra teneva il guinzaglio dove l’altra estremita era legata al collare di Plue, il suo “cucciolo” (come amava definirlo lei) di 37kg e nell’altra teneva una busta con all’interno due caffè, tutti e due macchiati, e un paio di ciambelle per lei e la sua amica.
-Levy non vedrà l’ora di mangiarli! Forza Plue che siamo in ritardo.- effettivamente erano le 7.30, era in ritardo ma era stato fatto per una buona causa … per prendere la colazione. La casa di Levy distava ancora 15 minuti a piedi e Lucy decise di accelerare il passo e Plue la accontentò così tanto che iniziò a correre e Lucy fu trascinata dal suo cane per alcuni metri.
La bionda urlava e non capiva cose le fosse preso a Plue, mise male un piede nella foga della corsa e inciampò lasciando volare in aria la busta con la colazione e nell’altra lasciò il collare.
Si preparò all’impatto con il suolo e, con l’idea di ritrovarsi una meravigliosa ferita sulla fronte, mise le mani davanti alla faccia per non picchiare duramente la fronte ma qualcosa, o meglio qualcuno la salvo dal suo incontro con il terreno.
Due mani la agguantarono alla vita e miracolosamente la rimisero in posizione eretta, Lucy ancora titubante mosse lentamente le braccia dalla fronte e voltò il capo per ringraziare il suo eroe.
-Natsu!-
Disse sorpresa dimenticandosi delle buone maniere, il ragazzo era li davanti a lei con un sorriso genuino a decorare il viso e i capelli rosa nascosti sotto il cappello.
-Che strane coincidenze signorina heartfilia, ritrovarsi tutti e due al parco a quest’ora! Le ho evitato una bella cicatrice alla sua fronte.-
-Oh beh … la ringrazio signor Dragneel.-
Disse con le guance rosse dall’imbarazzo mentre si abbassava a recuperare la busta con i caffè ormai rovesciati.
-Mi sa che dovrò gettare tutto.-
e gettò il tutto in un bidone della spazzatura accanto a lei e iniziò a guardarsi attorno alla ricerca del suo plue.
-Ehm posso chiederle che cercate tutta agitata?-
Chiese curioso Natsu cercando di rimanere serio mentre dentro di lui stava morendo dalle risate nel vedere quella piccola umana tutta agitata e imbarazzata.
-Oh, magari mi potete aiutare! Mentre cadevo non avete visto un cucciolo di cane correre in quella direzione?-
Natsu scosse la testa amareggiato.
-Mi dispiace signorina no, stavo passeggiando cercando la mia … ehm … Sorella! Si mia sorella e vi ho vista in lontananza mi sono avvicinato e sono arrivata qua mentre stavate cadendo.-
Rispose Natsu, Lucy mosse il capo in ogni direzione con sguardo allarmato per il suo piccolino.
-Scusa Natsu ma devo andare a cercare il mio cane.-
Disse Lucy prendendo il sentiero a destra lasciando natsu piacevolmente sorpreso dal “tu” che la ragazza aveva usato con lui, sollevò il volto e socchiudendo gli occhi.
-Signorina, mi è sembrato di vedere un cane laggiù forse è il suo.-
Urlò Natsu prendendo il sentiero rivolto davanti a se, aveva captato un odore che gli ricordava Lucy, doveva essere il suo cane. In poche falcate arrivò a una nuova biforcazione e si lasciò guidare dall’odoresentì anche che la biondina lo seguiva e continuava a chiedergli cosa aveva visto di preciso ma natsu non rispose.
Si fermò solo quando vide un cane ENORME, che non aveva nulla del “cucciolo indifeso” che Lucy descriveva prima.
-Signorina Heartfilia mi scusi, ho sbagliato non credo che quello sia il suo …-
-PLUE!!-
Urlò gioiosa Lucy correndo verso il suo cane che stava seduto sotto un’albero con un wuster in bocca e la coda che si muoveva nell’aria come una frusta.
Natsu osservò la scena e ancor prima di chiedersi come un cane alle 7 del mattino abbia trovato un wuster in mezzo a central park si chiese come quel cane enorme poteva essere la “piccola bianca palla di pelo” che la ragazza descriveva pochi attimi fa.
Certo aveva un sacco di pelo ed era bianco ma non aveva nulla di piccolo se non gli occhietti neri che si ritrovava sul muso, nella sua mente aveva pensato a un chiwawa, un pincher o un bassotto (lucy sembrava una tipa da bassotto) ma mai un maremmano!
-Oh grazie signor Dragneel! Anzi se mi permette Natsu, grazie per avermi aiutata. Ma ora scusami ma sono in ritardo: ho un appuntamento con una mia amica e devo pure andare a ricomprare la colazione.-
Natsu sbiancò e si parò di fronte a lei con un sorriso dannata mente bello quanto finto.
-Lucy! Insisto ad accompagnarti a prendere la colazione! Anche perché io non l’ho ancora fatta, mi permetti di accompagnarti?-
Lucy guardò al polso l’ora 7.45 Levy si sarebbe arrabbiata da morire, però non poteva rifiutare un invito da colui che l’Aveva aiuta a ritrovare Plue.
-Va bene andiamo.-

****

Makarov con gli anni deambulava sempre con più fatica, per ora grazie a un bastone poteva correggere un po' la sua postura e affidarsi a esso per ogni passo. Ma sapeva ben presto che se quella guerra con i draghi non l’avesse ucciso avrebbe dovuto utilizzare una di quelle sedie con le rotelle per continuare a muoversi indipendentemente. Si perché Makarov anche con i suoi 88 anni si sentiva ancora un giovincello, la testa funzionava perfettamente e il suo corpo, a parte la camminata, non aveva alcun problema.
Poteva aspirare ancora a cinquant’anni di vita se non addirittura cento con ancora tutta quella magia che gli scorreva nelle vene.
Sorrise beffardo mentre camminava lungo il marciapiede per raggiungere il numero 53 di Christopher Street.
-Signor Dreyer che ci fa in giro a quest’ora?-
-Oh Hibiki, Ren e il piccolo Eve! State tornando da Bob?-
Sorrise Makarov incamminandosi con i tre Camerieri di Lamia scale, tre maghi che però appartenevano a Blue Pegasos una gilda ambasciata del Regno Unito.
-Si, abbiamo appena terminato di lavorare e volevamo andare al Bar prima di tornare a casa.-
Disse Hibiki cercando di non entrare nel vivo del discorso, sembrava che solo loro 4 fossero in strada ma era meglio essere vaghi, magari qualche umano era nascosto nel buio della notte.
-Deve parlare con Bob?-
Chiese il più giovane dei tre, Eve.
-Esatto ragazzo! Devo parlare di qualcosa d’importante con Bob.-
Finito la frase videro il locale, un monumento dove una facciata era costituita da mattoni rossi con una vetrata dove una mano esperta aveva scritto sul vetro “Stonewall”.
Il gruppetto entrò e data l’ora tarda non c’era nessuno se non una coppia che stava pominciando in fondo al locale su un divanetto fucsia e un uomo anziano che stava dietro al bancone.
L’uomo era calvo, possedeva piccoli occhietti color nocciola messi in risalto dalle lunghe ciglia finte e dell’ombretto fucisia, le guance avevano un colorito rosso donato dal Blush e le labbra di un rosso cremisi.
-Buonasera amico mio.-
Disse sedendosi al Bancone Makarov e l’uomo dietro al bancone sorrise e prese di peso l’amico appiccicandoselo al torace abbracciandolo.
-OH MAKAROV CARO!! DA QUANTO TEMPO .. Oh sei sempre un bell’uomo nonostante l’età caro mio. Mh dovresti proprio farti una tinta, guarda questi capelli biancasti.... no amico mio conciato così sembri proprio un vecchietto! Come .., cosa stai dicendo non respiri? Ah Scusa.-
Lasciò andare l’amico che iniziò a respirare avidamente l’aria, pensava di morire tra le braccia di Bob.
Bob osservò dietro la schiena dell’uomo e notando anche i tre ragazzi gli andò incontro,  li abbracciò uno a uno e in modo civettuolo iniziò a parlare con loro.
Ad ogni suo movimento il vestito viola che indossava svolazzava scoprando ogni tanto le “mutandine” rosa che tanto Bob adorava e mentre ascoltava  i ragazzi parlare con le mani si aggrappava alla sua collana a cerchio color oro, Makarov mentre lo osservava gli ricordava una ragazzina alle prese con la prima cotta, nessuno si asettava che Bob avesse solo 2 anni in meno di lui e che avesse un compagno che lo aspettava tutte le sere con pazienza a casa.
“Quell’uomo deve essere un santo per stare accanto a Bob.” Pensò sospirando Makarov.
Bob incitò i 2 ragazzi che si baciavano con passione a uscire dal locale e di ritornare domani sera perché erano proprio belli e voleva offrirgli da bere, poi chiuse il portone in legno, sfiorò la maniglia dorata che emise un rumore di serratura.
-Ora a meno che non ci sia qualche essere magico che alle tre di notte vuole entrare in un bar Gay, nessuno ci disturberà.-
Sorrise Bob avvicinandosi al Bancone e si sedette accanto a Makarov, schioccò le dita e dalla sua schiena comparverò piccole ali bianche che si muovevano a scacchi.
-Ah, ho le ali tutte indolenzite. Le nascondo da tutto il giorno.-
Hibiki, Ren e Eve salutarono i due uomini e salirono le scale per andare a dormire, nei piani superiori c’erano numerose stanze nascoste dalla magia.
Makarov osservò attentamente quel locale, ricordava ancora bene quando è arrivato lì per la prima volta con Bob che tutto entusiasta glielo faceva vedere, non vedeva l'ora di rinnovarlo. Certo al tempo era una catapecchia realmente i muri erano tutti scrostati il pavimento era quasi inesistente e le scale erano davvero paurose mancavano pezzi di legno e anche la ringhiera non era messa bene ma con il tempo grazie alla buona volontà di boob e anche a un pizzico di magia quel locale prese vita e divenne uno dei più famose New York nell'ambito della comunità LGBTQ+.
Era molto fiero di Boob di quello che era riuscito a creare, era sempre stato il suo sogno creare un luogo in cui tutte le persone etero o gay potessero trovarsi a proprio agio e vivere liberamente, Bob era una drag Queen molto famosa nel regno magico e il suo compagno lo appoggiava in ogni sua scelta ed era un comune essere umano senza poteri magici.
Nonostante tutto quello che aveva dovuto patire per essere se stesso, in quella New York anzi, in quel mond, Boob ora poteva dirsi felice e si era realizzato.
Makarov era preoccupato, chissà come avrebbe appreso la notizia di una imminente guerra. 
-Boob dobbiamo parlare di una questione molto importante.-
Pronunciate queste parole il master di Blue pegasus assunse un'aria seria che stonava  un po' con il eccentrico trucco e l'aria giuliva che assumeva quotidianamente.
Eh sì, anche il frivolo master sapeva essere serio quando voleva, anzi quando ne era necessario.
-Dimmi tutto Makarov, dalla tua faccia non penso che siano buone notizie.-
***
 - Ah quindi anche tu Natsu sei stato invitato Questa sera al ricevimento di Grandine. -
Natsu sorrise, dopo il loro incontro avevano deciso di andare in una caffetteria fuori dall’entrata est di centarl Park dove si erano seduti a uno dei tavolini accanto alla porta del bar ad aspettare l'ordine d'asporto.
Plue sonnecchiava placidamente sotto il tavolino mentre la padrona giocchicchiava con la mano destra con il guinzaglio, Natsu trovò quel movimento di mani davvero adorabile anzì, pensandoci tutto quello che vedeva in Lucy lo categorizzava come "adorabile", per esempio come l'abitudine della ragazza di giocare con la ciocca di capelli che le ricadeva sul lato destro del volto.

A Natsu era sfuggito che quella stessa sera sarebbe dovuto andare a una cena d'affari, anche se gli "affari" umani non centravano per niente con quello di cui avrebbe dovuto discutere con Grandine ma Lucy non lo sapeva.
Durante quel discorso aveva appreso che anche Lucy quella sera sarebbe andata a un "party" d'affari e così il bel principe dei draghi menzionò Grandine e da lì aveva appreso che anche la maga bionda era stata invitata da Grandine.
- Che coincidenza Lucy, non credeva che la conoscessi.-
-Questo dovrei dirlo io! Io e Grandine ci conosciamo da moltissimo tempo era una delle piu care amiche di mia madre. Suo marito, pace all'anima sua, era un socio d'affari con mio padre, non dico che erano amici poichè quando ci sono di mezzo i soldi non so quanta amicizia ci sia in realtà ...-
Disse Lucy sorridendo, poco dopo l'ordine fu pronto e Natsu si offrì di tenere lui in mano le buste della colazione e di accompagnarla a casa della sua amica, Lucy teneva semplicemente il guinzaglio di Plue e così si diressero verso la casa di Levy.

La bionda era abbastanza convinta che Levy l'avrebbe uccisa per il mostruoso ritardo, con questa paura nel cuore Natsu si propose di essere lui a chiedere scusa a Levy addossandosi completamente la colpa del ritardo di Lucy; la bionda aveva provato a dissuaderlo dall' idea ma lui si riteneva responsabile visto che aveva chiesto a Lucy di fai compagnia mentre lui faceva colazione e lei beveva un cappuccino e anche perché si erano messi a parlare del più del meno e il tempo era passato infatti ormai l'orologio di Central Park sia alle 9.
Almeno, questa era la scusa detta a Lucy, in realtà Natsu sapeva benissimo del rapimento di Levi, ora si trovava nel suo appartamento insieme a Juvia! Era uscito di corsa quella mattina proprio per impedire la bionda di scoprirlo oppure, come stava facendo, essere presente alla scoperta in modo di poter aiutare la ragazza e per coprire le tracce di Gajeel.
-Beh Lucy non ci crederai mai ma grandine è mia zia. E' la sorella più piccola di mio padre, sono anni che non lo vedo e visto che tutti e due lavoriamo nel mondo della finanza ho colto l'occasione per vederla! Ha detto che sarà una cena davvero noiosa, almeno ci sarà il suo caro nipotino che migliorerà l'umore della serata.-
-Sì anche grandine più o meno mi ha invitato per lo stesso motivo, ha usato come scusa quella di darmi l'esclusiva sulla serata. Ma in realtà mi ha confessato che sarà  davvero un mortorio con tutti quei vecchiacci di wall streat. Solidarietà femminile. E poi ci sarà anche la piccola Wendy che non vedo l'ora di vederla!-
Lucy a quelle parole fece un saltello tanta era la felicità che aveva in corpo, non vedeva davvero l'ora di poter rivedere quella bambinetta che tanto le stava simpatica, la considerava come una sorella.
Era stata proprio Lucy a insegnare un sacco di cose e moltissime volte la accompagnava a scuola visto che, ai tempi, Lucy frequentava un liceo all'interno di un comprensorio privato che teneva anche un asilo e le elementari.
Wendy era una bambina davvero sveglia per la sua età, ora aveva 13 anni e frequentava le scuole medie ma la sua intelligenza spiccava in mezzo ai suoi compagni sopratutto per via del suo amore verso la medicina, il desiderio della ragazzina era di diventare un chirurgo e di poter salvare molte vite, desiderio realizzabile anche se di medici donna, purtroppo, c'è n'erano ancora troppo pochi all'epoca.
-Già la piccola Wendy, l'ultima volta che l'ho vista era un cucciolo …-
Detta quella parola Natsu si allarmò, bloccò la frase e guardò Lucy che stava annuendo a quelle parole interessata al discorso. 
-Purtroppo cuccioli si rimane ben poco, va già le medie.-
Il rosato sospirò di sollievo, era fortunato che lui aveva capito in quel senso cucciolo. In realtà al momento si riferiva a quando 150 anni prima era nata, se la ricordava ancora: Con la testa squamosa che usciva dal suo uovo, grande quanto un fagiolino (per la stazza di un drago maturo), con delle squame che sfumano dal bianco al rosa era davvero un amore di sicuro Grandine teneva ancora cocci del suo uovo da qualche parte, era un usanza delle dragonesse madri conservarle.
-Ridendo e scherzando siamo arrivati!-
Disse Lucy indicando una palazzina dai mattoni rossi.
-Quale è l'appartamento della tua amica?-
Le chiese Natsu annussando l'aria intorno, poteva sentire l'odore di Laxus vecchio di mezz'ora ... aveva fatto bene a intrattenerla.
-Il 5B, però non le citofono ... sai ha le stampelle è .... caduta a lavoro!-
Così la bionda suonò al primo citofono, dopo un'attimo sentì una voce assonata uscire da lì e quando Lucy si presentò la voce cambiò colore diventando furiosa contro la ragazza, a quanto pare la conosceva bene ed era stanca che la citofonasse per entrare e che doveva rompere le scatole a Levy ma non a lei, finita la sfuriata aprì il portone facendoli entrare.
-Ma chi è?-
Chiese Natsu curioso vedendo Lucy iniziare a fare le scale sorridendo.
-La signora Aizawa? E' una gattara che vive in quell'appartamento ... si esatto quello li al piano terra. Di solito le citofono quando Levy non è in casa e si arrabbia sempre ma in fondo mi adora ...-
Il respirò iniziò a farsi affannoso alla quinta rampa di scale.
-Tutti gli anni, a natale, le regalo sempre qualcosa e lei anche se all'inizio era titubbante ora accetta sempre i miei regali.-
Arrivati al 5° piano Lucy si mise a bussare sulla prima porta che videro ma non ricevettero risposta.
-Che strano ....-
-Hey Lucy, guarda che stai pestando un foglio.-
Lucy alzò il proprio piede e ritrovò sullo zerbino una lettera.
-Mh .... è una lettera di Levy .... dice che è partita con la prima corriera per andare da sua nonna.-
Lucy storse il naso dubbiosa, l'avrebbe sicuramente chiamata non sarebbe andata via così senza dirle nulla ma Natsu iniziò a parlarle con quel tono carezzevole e dolce che la convinse che davvero Levy fosse andada in campagna dalla sua vecchia nonna, Belno e così si fece trascinare via e mettendo lettera in tasca trascorse la mattinata con Natsu; per stare più sicura quel pomeriggio avrebbe cercato di contattare la nonna di Levy.

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NOTE DELL'AUTRICE
Ciao a tutti!
*Tutti iniziano a lanciarle addosso della verdura marcia*
Cos ...? AIUTO! FERMI!
Abbiate pietà per la mia anima, mi dispiace davvero tanto essere sparita nel nulla per due anni .... ehm non era mia intenzione. è proprio volato il tempo ahhahahah.
Possiamo dire che il 2020 non sia stato un anno normale così come il 2021, l'inizio dell'università e del coronavirus ... è stato troppo e mi ha portato ad allontanarmi da EFP, dalle mie adorate fanfiction.
Vichiedo davvero scusa, la storia continuerà!
A chi non ci credeva più ecco il nuovo capitolo, conto di aggiornare ogni fine settimana perchè la storia è scritta (non del tutto ma ho scritto diversi capitoli) e nella mia mente ho già il finale, che però potrebbe cambiare chi lo sa ahahahahaha.

Ah, se qualcuna fosse interessata cerco una buona anima pia che mi possa aiutarmi come Beta, tra lavoro, esami universitari e altro mi riesce difficile poter rivedere benissimo i capitoli infatti mi scuso per gli ORRORI ORTOGRAFICI.

Detto ciò torno nel mio piccolo antro a lavorare, grazie tantissimo a chiunque deciderà di continuare a leggere e a supportare questa storia.
Grazie veramente.



 

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