Return of Revenge

di Pinca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il nuovo campionato. ***
Capitolo 2: *** Mezzo vuoto, mezzo pieno! ***
Capitolo 3: *** La curcuma ***
Capitolo 4: *** La squadra al completo ***
Capitolo 5: *** La questione dei pigiami e la fondazione del “club dei mutandari”. ***
Capitolo 6: *** Ma che state facendo? ***
Capitolo 7: *** Compatibilità e statistica (1°parte) ***
Capitolo 8: *** Compatibilità e statistica (2°parte) ***
Capitolo 9: *** Le nuove squadre. ***
Capitolo 10: *** Gli stuzzichini! ***
Capitolo 11: *** Primo incontro ***
Capitolo 12: *** In India ***
Capitolo 13: *** Pigiama party! ***
Capitolo 14: *** Risveglio movimentato ***
Capitolo 15: *** L'incontro anticipato ***
Capitolo 16: *** Achala e Malia ***
Capitolo 17: *** In infermeria ***
Capitolo 18: *** Mare ***
Capitolo 19: *** Cuscinate! ***
Capitolo 20: *** Una serata d’inferno ***
Capitolo 21: *** In Grecia! ***
Capitolo 22: *** A casa di... ***
Capitolo 23: *** Dopo tutto, non sono mica Kai! ***
Capitolo 24: *** Il patto ***
Capitolo 25: *** Una giornata al mare. ***
Capitolo 26: *** Tronto ***
Capitolo 27: *** Love me... 1 ***
Capitolo 28: *** Love me... 2 ***
Capitolo 29: *** Incubo ***
Capitolo 30: *** Sogno ***
Capitolo 31: *** In aeroporto ***
Capitolo 32: *** Lingerie ***
Capitolo 33: *** Sospetti... ***
Capitolo 34: *** Fumare? Fa male! ***
Capitolo 35: *** Vai Hilary! ***
Capitolo 36: *** Seduto sul parapetto stava, immobile a fissar lontano ***
Capitolo 37: *** Imbranato ***
Capitolo 38: *** Return of revenge ***
Capitolo 39: *** Schegge ***
Capitolo 40: *** Finale alle porte ***
Capitolo 41: *** La finale ***
Capitolo 42: *** À bientôt…. ***



Capitolo 1
*** Il nuovo campionato. ***


1 aoir
Mi chiamo Pinca e questa è la mia fan fiction su beyblade!
Se non fa tanto pena e vi va di lasciare un commentino, non pensateci su due volte ^_^!
Dovevo scriverla per forza, perché mi è venuta in testa e se non la scrivo non riuscirò a finire una fan fiction su Harry Potter che avevo iniziato.
Quindi, che vi piaccia o no dovrò scriverla e postarla!
Fatemi sapere!
Ciao!
 
 
 
 
 
Beyblade.  
The return of revenge.  
 
1.Il nuovo campionato.
 
-È tardi, è tardi sai! Bisogna sbrigarsi che siam nei guai!-
-Basta Prof, sembri il bianconiglio!-
Hilary, appena entrata nella stanza, bloccò il ragazzino agitatissimo e si parò di fronte al letto con aria decisa.
-Che hai intenzione di fare?- chiese Kappa all’amica che sembrava abbastanza male intenzionata.
Lei levò in aria la spada di bambù che aveva chiesto in prestito poco prima al nonno Jei, raccolse tutta l’aria che poteva contenere nei polmoni e... -SVEGLIAAAAA!!- con tutta la forza che aveva in corpo, sferrò il colpo sulla sagoma sotto le lenzuola.
Seguì un momento di silenzio. Il colpo era andato a segno, ma da sotto le coperte non spuntava nessuno.
-AAAAHHHHH!- il professore si portò le mani ai capelli starnazzando disperato. –L’hai ammazzo!- 
Hilary guardò sconcertata il letto. Non poteva essere, aveva ammazzato Takao, aveva ammazzato il suo amico, il campione del mondo!
Gettò la spada e si catapultò sul letto scostando via le coperte.
-Ma che…-
Hilary strinse con rabbia nel pugno le lenzuola appena sollevate.
Sotto le coperte, nel letto, di fronte a lei, non c’era nessun Takao! C’era solo uno stupido fantoccio!
-Quell’idiota!- disse riafferrando la spada e colpendo senza più controllo il pupazzo.
-Dai Hilary, calmati!- cercò di farsi sentire il professore senza risultato.
Si sentiva molto più sollevato ora che sapeva che l’amico non era rimasto stecchito sotto un colpo di Hilary, ma c’era comunque qualcosa di strano.
-Se non è a letto mi chiedo allora, alle sette e mezzo del mattino, dove possa essere Takao….- disse fra se e se il ragazzino, ma già nella sua mente si stavano presentando le più strane e disparate congetture.
-AAAHHH!!!!! E se l’avessero rapito?- esclamò allarmato.
-Sì, magari se lo sono preso gli alieni!- lo schernì la ragazza ancora furiosa brandendo la spada per aria. –Non dire sciocchezze prof, chi se lo fila quello?! Solo i fanatici del bey!-
-Appunto Hilary! E se lo avessero rapito per prendergli Dragoon?-
-Che sciocchezze! Perché dovrebbero portarsi appresso pure Takao se basta prendergli il bey?-
-Dobbiamo avvertire la polizia!- strepitò il prof convinto della sua ipotesi drammatica. Si voltò per uscire quando, sulla porta, comparve Takao con un sorriso furbo stampato in faccia e, per di più, già vestito e pronto per uscire.
-Buongiorno ragazzi!- disse tronfio gingillandosi per essere riuscito ad anticipare le mosse dei suoi amici.
Hilary abbassò la spada e mise le mani sui fianchi indispettita da quello smacco. Ci teneva così tanto a svegliare Takao a mazzate.
-Takao…- Kappa gli saltò al collo quasi in lacrime. -Oh Takao! Pensavo che ti avessero rapito….-
-Su su professore, non esageriamo, come sei tragico!- ridacchiando per la solita reazione spropositata di Kappa.
-Che ci fai già alzato? Ci fai preoccupare…. Non è che sei un suo sosia e il vero Takao è stato rapito per davvero?- insinuò Hilary sospettosa guardandolo storto.
-Brutta antipatica! Non sono un sosia! Io sono unico e irripetibile!- disse il ragazzo come se ciò bastasse a levare ogni dubbio.
-Si infatti, sei tu. Non c’è nessuno pieno si sé ed egocentrico come te!-
-L’ochetta ha ragione!-
Daichi spuntò da dietro Takao e se la rideva divertito dalla scena.
-Fatti gli affari tuoi pidocchio!- disse Takao dando una gomitata sulla testa a ragazzino.
-Ohi ohi! Ma che ho detto di male?!-
-Adesso basta litigare ragazzi! Dobbiamo andare alla BBA. C’è l’ultima riunione per decidere quando sarà il prossimo campionato.- cercò di acquietare la situazione il professore.
-Kappa ha ragione, continuate a litigare dopo, ma adesso andiamo!- concordò Hilary.
-E va bene! Ma solo perché non vedo l’ora di ricominciare a gareggiare col mio Dragoon!- accettò Takao.
I ragazzi scesero al piano inferiore.
-Devo ancora fare colazione, aspettate un attimo!- disse il campione in carica dirigendosi in cucina.
Si sedette a tavola, seguito dagli amici e salutò il nonno che stava preparando un po’ di tè.
Takao afferrò una brioche per mano ed iniziò ad ingozzarsi.
-Allora è stato Daichi a svegliarti questa mattina….- disse infida Hilary che non poteva credere al fatto che Takao si fosse svegliato si sua spontanea volontà così presto.  
-E invece ti sbagli, Daichi non mi ha svegliato. E poi neanche c’era alle sette, quando mi sono alzato!- disse orgoglioso tra un boccone e l’atro.
-Se, come no!- fece scettica lei.
-È vero, non sono stato io. Mi sono svegliato questa mattina alle cinque, e sono andato ad allenarmi. Sono arrivato solo adesso….- confermò Daichi.
-Oh! Che bravo ragazzo!- disse nonno Jei dando pacche calorose sulla schiena del rosso. –Questo è vero allenamento; non poltrire a letto fino a che qualcuno non ti viene a svegliare!-
Quest’ultimo commento era chiaramente rivolto al nipote, che sbuffò contrariato e si consolò con un generoso morso ad una terza brioche.
-Allora chi ti ha svegliato?- chiese Hilary.
-Takao, non pensi di esagerare un po’ con le brioche?- si intromise il professore.
-Un vero campione ha bisogno di energie sin dal primo mattino!- rispose prontamente Takao.
-Si, ma chi ti ha svegliato?- insistette di nuovo Hilary.
-Uffa! Ma perché avrebbe dovuto svegliarmi qualcuno?- rispose scocciato a quel punto.
-Perché, come ha detto anche tuo nonno, tu non ti svegli se qualcuno non ti viene a chiamare! Scommetto che se nessuno lo facesse, rimarresti nel letto per giorni, finche non è la fame a smuoverti!- spiegò lei.
-Ma come ti permetti!? Non ho bisogno di nessuno per svegliarmi la mattina!-
-È stato Kai.- intervenne il nonno.
-Kai?- chiesero Hilary, Kappa e Daichi sorpresi.
-Si, proprio lui! È arrivato questa mattina presto, e devo dire che sono rimasto sorpreso; potevano essere le sei….- rispose pensieroso il nonno.
-Ma nonno!- si lamentò Takao che per una volta la voleva vinta.
-Visto!?- fece trionfante Hilary.
-Antipatica! Uffa!-
-È arrivato lo snob antipatico!- sentenziò Daichi.
-Piuttosto, ora dov’è?- chiese Hilary dopo aver incenerito il rosso con uno sguardo.
-Beh, adesso che mi ci fai pensare… non ne ho idea!- ammise Takao.
-Sicuramente sarà già alla sede della BBA.- disse il prof alzandosi da tavola. -Andiamo adesso, altrimenti rischiamo di arrivare in ritardo!-
-Ok!- risposero tutti con entusiasmo.
 
 
 
 
-Buongiorno signori telespettatori. Oggi è un giorno molto importante per lo sport dei beyblade! Infatti oggi, ad un anno dal crollo della BEGA, sarà resa pubblica la data d’inizio del nuovo campionato!
Ci troviamo davanti la nuova sede della BBA in attesa del bando, e non siamo i soli! L’intera piazza è gremita di bladers pronti a battersi.
Per ora siamo in attesa di aggiornamenti, ma sappiamo che dovrebbe arrivare a momenti anche il campione del mondo: Takao Kinomiya! Per ora è tutto, a voi la linea in studio.-
La bella giornalista terminò il servizio con un sorriso smagliante rivolto alla telecamera.
-Ok… stop!- disse l’uomo di fronte a lei sventolando i fogli euforico. –Perfetta! Kelly assolutamente magnifica!-
-Come sempre.- rispose compiaciuta, scostandosi una ciocca scura dal bel volto.
Una ragazzina minuta le si avvicinò tamponandole il viso con la cipria.
-Ok basta!- disse infine scostando la truccatrice bruscamente.
-Ragazzi, adesso cerchiamo notizie!-
 
 
 
 
-Rei!-
I ragazzo cinese si sentì chiamare a gran voce per la seconda volta e si voltò perplesso: in mezzo a quella folla non c’era nessuno. Eppure quella voce… non poteva sbagliarsi, doveva essere di…
-Max!-
Rei indietreggiò di un passo. Un ragazzino biondo dagli occhi vivacemente azzurri si era materializzato dal nulla, a pochi centimetri dal suo naso.
-Come va amico? Anche tu qui, che bello! Sei solo? Io ho trovato Kai!- disse allegramente Max stringendosi a braccetto il terzo blader inerme.
Rei solo in quel momento si accorse della sua presenza. A quanto poteva vedere non erano cambiati affatto.
Max era l’allegria fatta persona e Kai, a determinare dal broncio, non sembrava per niente entusiasta, anche perché, molto probabilmente, il primo lo aveva coinvolto con la forza e se lo stava trascinando per tutta la piazza a salutare a destra e a manca.
-Ciao Kai!- lo salutò Rei ricevendo in risposta un sbuffo a cui non badò.
-Veramente stavo con gli altri della tribù della tigre bianca, ma li ho persi....-
-Non preoccuparti my friend! Saranno qui da qualche parte! C’è un sacco di gente, è normale perdersi.-  
-Già, hai ragione!- convenne Rei. -Avete già incontrato Takao?-
-Io no! Ma sicuramente arriverà in ritardo, come suo solito!- rispose Max.
Proprio in quel mentre il biondo con la coda dell’occhio intravide una chioma rossa tra la gente. Iniziò a sventolare il braccio in aria (proprio quello a cui teneva attaccato Kai, irritandolo ancora di più) e chiamando a gran voce:
-OHI! YURIY! YURIY SIAMO QUI!-
Molte persone si voltarono a fissare i ragazzino biondo.  
Il rosso, sentendosi chiamare, si guardò intorno confuso fino a quando non individuò la fonte delle urla. Si fece piccolo piccolo e cercò di confondersi tra la folla, ma Max lo raggiunse trascinandosi appresso un Kai sempre più spazientito.
-BORIS! SERGEY!-
Anche gli altri due ragazzi cercarono di svignarsela inosservati ma senza riuscirci.
-Ciao, come va?- Chiese una volta raggiunti i tre ragazzi russi che si fermarono rassegnati.
Era tutto un inverno che Max stava tra i piedi, non lo sopportavano più. Ogni domenica spuntava in casa del presidente Daitenji insieme a Takao & Co, dicendo che ogni momento era buono per festeggiare e stare insieme. Fossero stare due, tre volte, uno potevano anche chiudere un occhio, ma dopo la sesta, la settima… l’ottava volta, in tutta sincerità più che una festa sembrava un obbligo a far baccano.
E non c’era scampo se non restare a scuola ma, la maggior parte delle volte, dovevano accontentare la richiesta del vecchio presidente che li invitava a passare almeno il fine settimana da lui.
Infatti, il signor Daitenji, aveva preso a cuore la loro situazione (visto che in Russia vivevano soli) e li aveva accolti in casa prendendosi cura di loro come un genitore.
-Tutto bene.- tagliò corto Boris.
-Il presidente vi ha anticipato qualcosa?- chiese curioso Rei.
-Veramente no, ma ci vuole nel suo ufficio tra una mezz’ora per discutere della decisione da prendere.-
-Allora andiamo!- disse con entusiasmo Max già pronto a partire.
-Scusate!-
I sei bladers si voltarono verso la donna che si era appena intromessa nella discussione. Era una giornalista dai capelli corvini e il viso carino stretta in un attillato tailleur blu, con a seguito un ragazzo col berretto giallo e telecamera sulla spalla.
-Potrei fare qualche piccola domanda ai quasi campioni del mondo?- disse facendo l’occhiolino a Yuriy. Questo si indispettì non poco, e lo stesso Boris e Sergey.
-No! Ci lasci in pace!- disse in tono freddo e schietto il rosso.
La giornalista non demorse e decise di ritentare.
-Su via! Ditemi, non avete intenzione di diventare i campioni del mondo quest’anno?- fece in tono suadente. –Siete i favoriti! Kai hai intenzione di restare con la neoborg anche quest’anno o…- 
-Questi non sono affari suoi!- la interruppe bruscamente il ragazzo in questione staccandosi dalla stretta di Max.
-Ma le tue fans sono ansiose di sapere. Forse non lo sai ma hai un gran successo….-
Kai in tutta risposta diede le spalle ed entrò nel nuovo edificio della BBA, seguito immediatamente dai tre ragazzi russi e da Max e Rei.
Dopo mezz’ora erano tutti riuniti nella sala conferenze della nuova sede della BBA, compresi Takao, Daichi, Hilary e Kappa che arrivarono giusto all’ultimo momento.
-Bene, ora credo che ci siamo tutti….- iniziò il presidente Daitenji osservando i ragazzi seduti attorno al grande tavolo. –Vi ho voluti tutti qui perché voglio che siate voi a decidere.
Io credo che il gioco di squadra, la lealtà, l’amicizia siano le cose più importanti, assieme alla passione per il bey. Per questo volevo proporvi per quest’anno la modalità due contro due, incontri a quattro, con squadre formate da sei elementi che potranno scendere in campo cambiando combinazioni di coppie.-
Nella sala si alzò un brusio perplesso, ma l’anziano presidente non demorse.
-Non importa la vittoria individuale, ma la conquista collettiva e la capacità ad adattarsi e a crescere. Inoltre le squadre che gareggeranno per aggiudicarsi il titolo mondiale saranno dieci.
Allora che cosa ne pensate?-
-La trovo una magnifica idea presidente!- dissero entusiasti Raul e Julia all’unisono.
-Anche noi lo pensiamo, così tutti avremo la possibilità di scendere in campo!- intervenne Lai.
Takao era dubbioso, come del resto lo erano anche Daichi, Hilary, Kappa e Kai.
-Credo che sia una bella idea presidente.- disse il campione del mondo alzandosi. -Ma come faremo a formare una squadra di sei persone prima che incominci il campionato?-
-Di questo non dovete preoccuparvi. Avrete il tempo di formare le squadre, allenarvi e trovare il giusto affiatamento. Il campionato si basa sul gioco di squadra e sull’unione, per questo vi darò un mese esatto per prepararvi.-
-Un mese?- si lamentarono molti.
-Così tanto?- chiese Takao deluso.
-Su via ragazzi! Sicuramente questo mese volerà, impegnati come sarete ad allenarvi.- cercò di alleviare la situazione Daitenji.
-Chi sa che cosa ne pensa Hitoshi…- chiese più a se stesso che ad altri Takao risedendosi.
-È stato proprio lui a darmi l’idea!- ammise il presidente.
-Che cosa ne pensi professore?- chiese Hilary al ragazzino seduto accanto a lei.
-Secondo me è una buona idea dopotutto. Si possono elaborare molte tattiche e…-
-Ma io voglio vincere da solo!- gridò arrabbiato Daichi.
-Ma allora non hai capito niente?-
Tutti bladers si zittirono e gli occhi di tutti  si puntarono su Yuriy.
-Non si deve più combattere per la propria gloria, ma per il beyblade!- disse il russo con fermezza.
Takao sorrise e si alzò con un nuovo entusiasmo che gli animava gli occhi.
-Yuriy ha ragione!- disse rivolgendosi a tutti i ragazzi. -Io ci sto! Anzi, non vedo l’ora di cominciare! Voi che ne dite?-
-Anche noi ci stiamo!- dissero in molti.
Il presidente Daitenji era felice di vedere così tanto entusiasmo da parte dei ragazzi.
-E allora, visto che siamo tutti d’accordo, che si dia inizio al campionato!-
-SIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!- 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Mezzo vuoto, mezzo pieno! ***


1 aoir
Ciao! Scusate il ritardo, ma sto usando il pc di mio fratello e ho dovuto inerire le tag una per una per andare a capo! 
Grazie per le recensioni. 
X Engy: grazie! Spero che ti piacerà, ci saranno un sacco di squadre ed un sacco di situazioni divertenti. 
X Bebbe5: anche io adoro max! veramente li adoro tutti, soprattutto kai. Comunque spero di aggiornare con più frequenza, anche perché a scrivere non ne ho problemi, è passarle sul pc di mio fratello che sovviene l’atroce dilemma! Ahimè non riesco ad usare l’html ne a scaricare nvu….
X Ketty91: il protagonista è kai ma la narrazione sarà come quella dell’anime, perché ho il vizio di rispettare sempre il punto di vista originale (anche con harry potter è così, e mi viene impossibile scrivere una storia dal punto di vista di draco malfoy, per fare un esempio). 
Comunque anche per rispettare il carattere originale di kai (spero di riuscire nell’impresa) lo rappresenterò com’è nell’anime, anche se la storia è comunque collegata a lui.
 
 
 
 
 
 
 
2°. Mezzo vuoto, mezzo pieno!
 
Takao, Daichi, Kappa ed Hilary uscirono dall’ufficio del presidente e percorsero il corridoio diretti all’ascensore.
-Il problema di questo campionato è la squadra.- sentenziò il professore già a lavoro. –A parte te e Daichi, mancano quattro bladers, come possiamo fare?-
-In effetti il professore ha ragione. Dove possiamo trovare quattro ragazzi in un mese?- convenne Hilary scoraggiata.
-Io potrei essere uno di quei quattro!-
I ragazzi si voltarono sorpresi da quella proposta.
-Rei? Tu vorresti giocare in squadra con noi?- chiese Takao. –Pensavamo volessi restare coi bayuzu….-
-Anche perché così vi tocca cercare solo un blader, ma se passi con noi ne mancheranno due.- fece presente il professore mentre Daichi teneva il conto con le dita della mano.
-Questo non è un problema. Io vorrei tornare in squadra con te Takao. È da quando il presidente Daitenji ha spiegato come sarà il campionato che ci penso, e ho preso la mia decisione anche grazie a quello che ha detto Yuriy.- spiegò Rei.
-Cosa intendi?- chiese Daichi.
-Quest’anno non voglio combattere per vincere, ne per battermi contro Takao, ma per confrontarmi e crescere con la mia squadra per amore del bey. E poi devo ammettere che mi siete mancati!- disse Rei stringendosi nelle spalle.
Takao sorrise commosso. -Anche tu ci sei mancato amico!- disse porgendogli la mano. -Allora sei a bordo!-
Rei afferrò la sua mano e la strinse. -Sì, come i vecchi tempi!-
Poi lo tirò a se e gli strinse la testa sotto il braccio strofinandogli il pugno sui capelli scompigliandoli con un gesto affettuoso. –Allora Takao, che mi racconti? Te la sei trovata la ragazza?!-
-Ma che dici Rei!- disse Takao cercando di liberarsi dalla sua presa. –Io non la voglio la ragazza! Voglio giocare a beyblade! Dai mollami, mi hai fatto cadere il cappello!-
Rei e i ragazzi si misero a ridere, mentre le porte dell’ascensore si aprivano ed entravano.
-Voglio proprio vedere per ancora quanto tempo la penserai così mio caro Takao!- lo sbeffeggiò bonariamente Rei.
-Non contarci, io penserò sempre e solo al mio Dragoon!- sbottò Takao.
-Lo hai già detto a Lai e agli altri?- si intromise Hilary premurosa.
-Sì!-
-E come l’hanno presa?-
-Inizialmente male, non hanno capito. Ma poi mi sono spiegato…. Inoltre credo che sia più giusto dare l’opportunità di partecipare anche ai più piccoli…-
-In che senso? Chi sarebbero i più piccoli?- chiese Takao incuriosito.
Rei sorrise enigmatico. -Nel senso che ci saranno due giovani promesse, di cui mi sono occupato personalmente, che ci daranno del filo da torcere. Questo campionato non sarà per niente facile!-
 
 
 
 
Era passata poco meno di un’ora e già avevano trovato il terzo blader. Takao era ottimista, mentre il professor Kappa era agitatissimo, temeva che non sarebbero mai riusciti a trovare in tempo altri tre blader per formare la squadra.
-AH! Accidenti!- si lamentò sull’orlo della disperazione. –Non ce la faremo mai a trovarli in tempo!-
-Su via, professore! Non vederla così nera!- lo consolò Daichi dandogli qualche pacca sulla schiena.
-Ci manca mezza squadra! Come fate ad essere così tranquilli?!-
-Vedila così…- gli consigliò Rei sorridendogli -…abbiamo già mezza squadra!-
-Rei ha ragione professore! E poi, potremmo chiedere a Kai di fare squadra con noi!- propose Hilary intenta a camminare in equilibrio sul bordo del marciapiede.
-Di’la verità ochetta! Nomini sempre quel Kai perché ti piace, non è così?- la sfotté Daichi.
Hilary si volto verso di lui come una furia iniziando ad inseguirlo, brandendo i pugni per aria come un’ossessa per riuscire a colpirlo.
-MA COME TI PERMETTI BERTUCCIA!?!?!-
Il ragazzino iniziò a correre, cercando di scansare la furia di Hilary e le persone che passeggiavano per la strada, finche non andò a sbattere contro qualcuno.
-Ehi! Fai più attenzione!- disse con tono presuntuoso massaggiandosi il fondoschiena, senza minimamente badare alla persona contro la quale era andato a sbattere.
-Kai….- Hilary che aveva appena raggiunto il rosso, si trovò davanti il ragazzo che guardava con distacco la maledetta bertuccia che c’era ai suoi piedi.
-Visto che ti piace? Lo nomini continuamente!- la schernì ancora Daichi, che in quel momento alzò gli occhi verso la persona che aveva di fronte.
Hilary divenne rossa.
-Oh, ciao Kai!- salutò con noncuranza il rosso, ricevendo un pugno che quasi gli aprì la testa, a giudicare dal dolore che provò.
E mentre il piccolo si lamentava per il dolore, sopragiunse il resto della quadra.
-Ciao Kai!- lo saltarono.
-Gioco con voi!- fu l’unica risposta del ragazzo, che più che una richiesta sembrava un imposizione. Infatti i compagni rimasero letteralmente spiazzati, tranne Daichi ovviamente che, dopo un po’, essendosi scocciato di cercare di capire il perché del silenzio, accettò senza risparmiarsi il commento.
-Certo! Sempre meglio di niente!-
-Daichi sei un maleducato!- lo rimproverò Hilary.
- Perché, che ho detto?-
Prima che ricominciassero a litigare, Takao si mise tra i due dividendoli, e porse la mano al suo amico Kai, che la afferrò stringendola ed accennò un mezzo sorriso.
-Allora, bentornato!-
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** La curcuma ***


1 aoir
Ciao, ecco il terzo capitolo. Anche questa volta ho dovuto mettere i tag uno per uno. 
Vi ringrazio per avere recensito, mi fa piacere e spero che questo capitolo sia piaciuto. 
XBebbe: ho scaricato pagebreeze, ma non lo so usare perché ero abituata con nvo che era più semplice e che adesso non riesco a scaricare. 
XPVG2: grazie, nel prossimo capitolo si formerà completamente la squadra anche se già da qui c’è un accenno. 
XEngy: grazie, come vedi c’è anche max anche se ancora non lo si vede molto. 
Grazie a tutti! 
Ciao! 
 
 
 
 
 
3°. La curcuma.
 
Il rumore delle patatine al contatto con l’olio bollente era musica per le orecchie di Takao, e l’odore che c’era in quel momento nella cucina, trasformata in un laboratorio di culinaria da Rei, era il più sublime dei profumi.
Se ne stava appollaiato sulla porta, come in una sorta di estasi paradisiaca dei sensi, e fissava con la bava alla bocca tutto ciò che passava sotto le mani maestre del compagno di squadra che, quel giorno, si era offerto di cucinare per festeggiare tutti insieme.
In cucina non c’erano solo Takao e Rei, ma anche Mao ed Hilary ad aiutare il cuoco eseguendo tutte le sue richieste (visto che era impossibile muover cucchiaio senza che lui intervenisse con un “che cosa stai facendo!?” alquanto intimorente).
E Takao, se ne stava lì fermo a fissare da più di un’ora il loro operare, fino a quando il fratello maggiore gli pose affettuosamente una mano sulla spalla.
Erano passati due giorni dall’annuncio ufficiale dell’inizio del campionato, e la loro squadra era ormai quasi al completo. Si era unito anche Max con grande entusiasmo dicendo: “Beh, manco solo io, non posso dire di no!”, ed ora mancava solo un ultimo blader.
Hitoshi li aveva tranquillizzati dicendo di avere già la soluzione in mano, scatenando l’enorme curiosità del fratello e del resto della quadra.
-Non cambierai mai!-
-Come?- chiese Takao osservando il fratello senza capire che cosa intendesse. Sul viso di Hitoshi comparve un sorriso un po’ triste.
-Amavi osservare la mamma mentre cucinava.-
Takao fu sorpreso dalla dichiarazione del fratello, non gli aveva mai parlato della mamma.
-Mi ricordo che eri una peste incontrollabile, ma quando ti mettevano nel seggiolone e la mamma iniziava a cucinare, tu…-
-Io che?- chiese Takao sempre più incuriosito.
-Cadevi come sotto un incantesimo. Per questo chiamavo mamma “la fata della cucina”!- 
Il fratello più piccolo lo guardava speranzoso che continuasse a raccontare, ma Hitoshi non lo fece; gli scompigliò i capelli e gli disse: -Andiamo! Di là ci sono tutti gli altri e si avverte la tua mancanza!-
-Va bene!- accettò Takao annuendo.
-AAAHHH!!!!-
-Che è successo?!- chiesero all’unisono Hilary e Mao.
Ad urlare era stato Rei che, lanciato il mestolo per aria, era caduto in ginocchio con le mani tra i capelli.
Takao si allarmò e si precipitò in cucina, avventandosi sull’amico che oramai era la maschera della disperazione.
-Ti sei fatto male Rei?- chiese spaventata Mao.
-Si è bruciato qualcosa?- chiese Takao altrettanto spaventato.
Hilary si porto le mani ai fianchi spazientita e pronta a rimproverarlo.
-Ma certo che sei proprio un egoista! Invece di preoccuparti per il tuo amico, ti preoccupi del cibo?-
-No, non mi sono fatto niente! Non si è bruciato niente!- fece teatralmente Rei alzando le mani al cielo.
-E allora che cosa hai?- chiese Hitoshi curioso.
-La curcuma!- rispose quasi in lacrime il cinese.
-La che?- chiese Hilary.
-Che cosa è? Una malattia per caso? Stai male Rei? Non puoi, tra un mese inizia il campionato!- disse sempre più agitato Takao.
-Ma che malattia?! Idiota! La curcuma è una spezia!- li illuminò Mao.
-Ah!- fece Takao sollevato. –Meno male!-
-Meno male? MENO MALE?!!!- Rei si era rialzato da terra come una furia. -È UNA TRAGEDIA!-
Takao, Hilay e Hitoshi indietreggiarono spaventati, mentre Mao cercava di acquietarlo dandogli leggere pacche sulla schiena.
-Su, calmati Rei! Non ci fa niente, sarà tutto buono lo stesso!-
-Rei…. Sei impazzito?- chiese Takao che non aveva mai visto l’amico perdere il controllo in quel modo.
-Tutto buono lo stesso!- schernì Rei scimmiottando la ragazza. –MA STAI SCHERZANDO?!- le urlò contro riducendola quasi sull’orlo delle lacrime per il dispiacere.
-Scusa Rei! Ma non ti devi arrendere!- disse infine Mao accesa da una nuova forza.
Rei la guardò negli occhi e, come se la nuova energia di Mao gli fosse stata trasmessa solo attraverso il semplice sguardo, si sentì rinvigorito e incoraggiato.
-Hai ragione Mao! Non mi devo arrendere! Mancano dieci minuti prima che i negozi chiudano. Tu!- disse indicando Hilary. –Taglia quelle carote alla Julienne! Tu Mao, gira la salsa! E tu Takao…- disse infine puntandogli un dito contro come se lo volesse accusare. –Corri alla drogheria sul corso, e prendi la curcuma!-
-Cosa? Ma è in centro, in dieci minuti non ci arriverò mai!-
Rei prese un cucchiaino e lo immerse nella crema pasticciera per poi passarlo sotto il naso di Takao, al quale si illuminò il viso.
-Lo vuoi?- gli chiese serio il cinese guardandolo con i sottili occhi dorati e tentatori.
Takao annuì rapito.
-Bene! Ho fatto i conti e… dovrebbe avanzare un bicchiere intero. Io potrei fartelo avere, sai?-
Il compagno di squadra oramai era nelle sue mai. Sorrise subdolo.
-Allora, vai?-
Takao annuì sistematicamente e non se lo fece ripetere. Uscì come un forsennato dalla cucina e poi via di casa, in mezzo alla strada.
Doveva arrivare in tempo. Quel bicchiere di deliziosa crema doveva essere sua!
Corse, corse e corse. Non poteva farsi scappare un’occasione del genere.
Superò parecchi isolati e arrivò davanti a un centro commerciale, guadò l’orologio che c’era all’entrata.
13:27.
Tre minuti, tre soltanto non gli potevano bastare!
C’era un sacco di gente in mezzo alla strada, ed il corso era due traverse più sopra. Doveva muoversi o non ce l’avrebbe mai fatta.
-LARGOOOO!!!!-
Riprese a correre sbattendo contro chiunque non si spostasse per lasciarlo passare. 
Aveva buttato per aria due signore anziane, ed era andato a sbattere contro un ragazzone palestrato che lo aveva afferrato per la collottola della giacca e lo aveva sollevato da terra.
Ma non si fece intimorire! Si divincolò e se la svignò entrando in una piccola traversa ma, manco fece qualche passo, si ritrovò steso a terra.
-Ehi tu! Ma sei scemo?!- disse un ragazzo biondo.
Si rialzò da terra massaggiandosi il sedere dolorante; scavalcò la ragazza stesa a terra contro la quale, molto probabilmente, era andato a sbattere e riprese la sua corsa.
Finalmente era sul corso.
Guardò l’orologio. Un minuto!
E la drogheria si trovava dall’atra parte della strada!
Di gettò in mezzo al traffico, rischiando di essere investito due volte e, raggiunto il marciapiede, tirò un sospiro di sollievo.
La drogheria era a soli cinque metri da lui, ed era ancora aperta.
Entrò nel negozio. Era abbastanza scuro e tetro lì dentro e, l’odore forte e pungente delle spezie, gli invase il naso, sembrava potesse riuscire addirittura a modificare la percezione visiva.
L’arredamento era antico e le spezie erano contenute in delle ampolle di vetro di diverse forme e grandezze, tutte ammassate su degli scaffali di legno scuro e, in alcuni angoli, erano presenti strane statue di legno raffiguranti dragoni.
Uno in particolare lo colpì, sembrava che lo stesse osservando dall’oscurità del suo angolo, e quasi non gli venne la pelle d’oca quando avvertì una presenza alle sue spalle.
-Dimmi ragazzo, di che hai bisogno?-
Disse una voce gracchiante dietro di lui, che gli face gelare il sangue nelle vene.
Non aveva quasi il coraggio di voltarsi, ma lo fece.
Una vecchietta bassa e ingobbita lo stava fissando con i sui occhietti acquosi.
-Sto per chiudere, se mi dici di che cosa hai di bisogno me ne torno a casa.-  gracchiò ancora la vecchietta.
-Ah! Beh io…-
Il ragazzo, preso completamente alla sprovvista, riuscì a malapena a balbettare qualcosa.
-Allora?- chiese di nuovo in tono pacato. –Dimmi giovanotto, non sarai timido? Non lo sembri affatto, visto che non hai problemi ad uscire di casa in pantofole.-
Takao sbatté le palpebre più volte.
-Pa… pantofole?-
Abbassò lo sguardo e si guardò i piedi.
-AAAAHHHHHH!!!- urlò diventando paonazzo.
-Mi scusi! Avevo fretta e mi…-
-Non ti preoccupare!- disse la signora anziana per metterlo a suo agio.
-Bello, non è vero?- chiese poi guardando qualcosa che si trovava oltre Takao.
Il ragazzo inizialmente non comprese, ma voltandosi rincontrò lo sguardo del dragone.
-I suoi occhi.- continuò la vecchina. –Sono fatti di giada e seguono lo sguardo del guerriero.-
Takao continuò a fissare affascinato gli occhi del drago.
Intanto la signora si mosse tra gli scaffali in direzione del bancone.
-Come posso aiutarti?-
-Io veramente…- Takao in effetti non si ricordava più che cosa ci stava a fare lì e perché ci si trovava.
-Allora?- insistette la donna.
Il ragazzo non rispose, ma finalmente gli tornò in mente quello che doveva fare. Si batté un pugno sul palmo trionfante.
-Ora ricordo! Mi ci ha mandato Rei per prendere una spezia!-
-Di certo non un paio di mutande!-
-Ahahah! Simpatica la nonnina!- rise Takao portandosi una mano alla testa.
-Su, dimmi che spezia ti serve!- lo incoraggiò nuovamente.
-Allora, mi serve la….- la voce gli morì in gola. –Non mi ricordo!- disse imbarazzato grattandosi la testa.
La vecchietta sospirò rassegnata.
-Ha il nome di una malattia!-
-Di una malattia?- chiese un po’ titubante la signora.
-Sì, sembra una malattia!- confermò Takao sempre più convinto.
-Mmmmm…. Non so, non mi viene in mente nessuna spezia con il nome che somigli a quello di una malattia.-
Takao si afflosciò scoraggiato. Non avrebbe più avuto il suo bicchiere di crema. Perché doveva avere quella cavolo di testa dura? E adesso come avrebbe fatto a spiegarlo a Rei? Non aveva neanche il cellulare per poter telefonare…
Un’idea brillante gli arrivò fulminea in mente.
-Nonnina, ha per caso un telefono qui dentro?-
La signora rimase sconcertata dal cambiamento e dalla confidenza con la quale si era rivolto il ragazzo.
-Si… là, dietro al bancone.- disse indicando col piccolo braccio gracile.
-Posso usarlo?- chiese unendo le mani a mo’ di preghiera. Sentiva già in bocca il gusto della vittoria, il gusto della crema pasticcera!
La signora, un po’ indispettita dal modo quasi ruffiano del giovane, fu tentata a rispondere di no ma, pur di levarselo dai piedi, accettò.
Takao compose il numero e, prima di riuscire a parlare con Rei, dovette parlare col professor Kappa, Lai, Hitoshi, Max e con….
-Pronto, ma con chi parlo? Mi potreste passare per favore Rei?-
-Sono Sergey! Chi è al telefono?-
-Sergey? Sono Takao! Ma sai che è la prima volta che ti sento parlare? Che buffo!- disse ridendo, ed intanto la vecchietta si indispettiva sempre più.
-Mi passi per favore Rei?-
E così il telefono riprese il suo corso finendo nelle mani di Michelle, Hilary (che in quel momento non era in cucina, e avrebbe voluto strozzarla per questo!) e Daichi, che trovò intelligente chiudere la conversazione perché, secondo lui, era uno scherzo e Takao era lì con loro da qualche parte.
Così richiamò e questa volta a rispondere fu Kai.
-Ti prego, passami Rei! Rei e nessun’altro! Ti scongiuro non voglio sentire nessuno che non sia lui!-
Kai, offeso, non rispose alla sua richiesta e lo fece stare al telefono per qualche minuto senza sentire niente. Poi una voce parlò e quasi non si mise a piangere.
-Si, chi è?-
-Rei! Oh grazie! È da un’ora che cerco di parlarti ma non ci riesco!-
-DOVE CAVOLO SEI FINITO CON LA MIA CURCUMA!?!?!?!?-
-CURCUMA! ECCO COME SI CHIAMAVA!- urlò festante Takao saltellando da un piede all’altro.
Riagganciò il telefono e si rivolse alla vecchietta che lo guardava spazientita come non mai. Non vedeva l’ora si levarselo dai piedi. Prese la curcuma da uno scaffale lì vicino e gliene sistemò un po’ dentro un foglio di carta.
-Tieni!- disse in modo poco gentile la vecchietta che ne aveva fin sopra i capelli del giovane, visto che si erano fatte le due meno dieci.
-Grazie signora! Quanto le devo?-
-Niente, basta che te ne vai!-
-Oh! Va bene, grazie!- disse Takao facendo un piccolo inchino.
Prese il pacchetto e liberò la vecchietta dalla sua presenza.
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** La squadra al completo ***


4°. La squadra al completo.


I beyblade si scontrarono sul terreno argilloso. Quello bianco iniziò a vorticare sempre più, come se i ripetuti attacchi dell’avversario lo eccitassero piuttosto che svilirlo nella sua lotta.
-Vai Dragoon!- lo incitò il blader.
Erano oramai ore che si allenavano e, nonostante la stanchezza, continuavano a battersi con grinta.
Takao sferrò un’ulteriore attacco e il bey di Rei fu sbalzato via, arrestando la sua corsa.
-EVVAI!!- esultò il vincitore saltellando allegramente.
-Complimenti!- Hitoshi raccolse il bey di Rei e lo consegnò al suo proprietario. –Se continuerete così, vincerete di sicuro! Siete in perfetta forma!-
-Si, lo so! Grazie, grazie!- fece Takao vanitoso.
-Sì, ma abbiamo bisogno di un sesto blader, altrimenti non saremo mai pronti per il campionato!- lo riproverò Kappa che in quella settimana non aveva fatto altro che ripetere la stessa cosa al loro allenatore.
-È vero! Ci avevi detto di avere già in mente chi potesse essere il sesto blader. Ma quando ce lo presenterai? Io, in tutta sincerità, sono curioso!- ammise Max.
-Si è vero, anche io sono curioso!- convenne Rei annuendo.
-Alt! Aspettate un attimo!-
Tutti gli occhi si spostarono su Takao che sembrava offeso.
-Che c’è che non va?- gli chiese Hilary.
-A me non interessa chi ha trovato Hitoshi. Chiunque voglia entrare in questa squadra, deve prima riuscire a battermi!- disse determinato.
-Io non credo che Hitoshi prenda il primo che gli passa sotto il naso e lo faccia entrare in squadra!- lo rimproverò la ragazza.
-Ha ragione Takao!- disse l’allenatore. –E credo anche che sia arrivato il momento di farvi conoscere il sesto componente.-
-Veramente?- chiesero tutti.
-Sì, dovrebbe arrivare da un momento all’altro!-
-WAAA! Non vedo l’ora!- esultò il capitano entusiasmato all’idea di una nuova sfida.
-Ehi! E perché dovresti batterti tu contro il nuovo blader!?- fece offeso Daichi.
-Ovvio! Perché io sono il capitano!-
-E con questo?!-
I compagni di squadra dovettero assistere ad una loro ennesima litigata, finchè Max non intervenne per mettere pace tra i due che, si diedero le spalle, e non si parlarono più.
-Allora?! Quando dovrebbe arrivare questo?- chiese Daichi a Hitoshi che non fece caso al tono indisponente.
Il vecchio cancelletto di legno della villa cigolò, attirando l’attenzione di tutti i presenti.
Dei passi misurati seguirono il tracciato di ghiaia che portava fino a loro, in completo silenzio e nella sorpresa generale.
-Eccolo qui il tuo blader, Daichi!- disse infine l’allenatore soddisfatto notando la sorpresa del rosso. Il nuovo arrivato si fermò a pochi passi da loro, compostamente fermo ed in attesa.
Daichi strabuzzò gli occhi incredulo, ma quello che sembrava più sorpreso era Takao.
-AAAHH! TU?- fece il capitano. Il fratello lo guardò stupefatto.
-Già vi conoscevate?- chiese.
Daichi si intromise tra i due e indicò con il dito (cosa poco carina) l’ospite di fronte a lui.
-MA È UNA RAGAZZA!!!- la accusò.
Ed in effetti era proprio una ragazza.
Nonostante l’atteggiamento mascolino, sotto gli abiti larghi ed un po’ lisi, poco adatti ad una ragazza, si notavano le forme tipicamente femminili ed i tratti fini e occidentali del viso, la pelle chiara e i capelli scuri legati in una treccia lenta, non ingannavano.
-E certo che è una ragazza!- disse Hilary dandogli un pugno sulla testa. –Non si vede? Sei proprio un maleducato!-
Daichi si portò le mani alla testa dolorante.
-Ma che vuoi, stupida ochetta!?-
-TU!- strepitò Takao, continuando a fissare la persona appena arrivata che sembrava non fare caso alle strane reazioni dei ragazzi che le stavano di fronte.
-Pure tu Takao? Si può sapere che hai?- chiese Hilary ancora più indispettita.
-Tu sei quella che ho buttato a terra l’altro giorno!-
Gli altri guardarono interrogativi prima l’uno, poi l’altra.
-Si…- proferì impassibile in risposta la blader, venendo immediatamente interrotta da un Takao dispiaciuto che faceva una serie di inchini.
-Mi dispiace, scusa! Ero di fretta e non ho avuto il tempo…- ripeteva a mo di scusa imbarazzato.
-Non importa, capisco.- rispose con distacco l’altra.
-Ti vuoi spiegare meglio?- chiese Hitoshi al fratello.
-Ecco vedi…- iniziò a spiegarsi Takao. -L’ho buttata a terra quando sono andato a prendere le spezie per Rei. In verità credo di aver buttato per aria anche due vecchiette, ed un ragazzone era intenzionato a picchiarmi…-
-E perché non l’ha fatto?!- chiese Hilary.
-Perché sono stato più veloce di lui, ovvio no!? Io sono il campione!- rispose Takao compiaciuto.
-Comunque…- interruppe l’allenatore. –Lei è Ari Mayer, è una blader tedesca ed è tra i migliori che ho incontrato. Me l’ha consigliata anche il presidente Daitenji.-
-Ma davvero?!- disse Takao, ora esaltato dalle parole del fratello che gli suonavano come una sfida. Afferrò dragoon e lo sistemò nel caricatore pronto a lanciare. -Bene! Adesso vedremo se è veramente tra i migliori! Ti sfido!-
Neanche finito di dire che Hilary gli si piazzò davanti con aria severa.
-Ti sembra carino? Non è questo il modo di accogliere una persona appena arrivata, soprattutto se sei stato così cafone da buttarla a terra per un bicchiere di crema!-
Takao indietreggiò sconcertato.
-Come fai a sapere della crema?- chiese visto che aveva consumato il suo adorato premio di nascosto per non farsi vedere da nessuno (o meglio dire da Daichi…).
-Idiota, ero in cucina con te!-
-Oh, vero! Me lo ero dimenticato, ma sai, pensarti in cucina mi fa strano, visto che non sai cucinare!-
Hilary strinse i pugni infuriata.
-MA COME TI PERMETTI!!!- strepitò rossa in viso con il professore attaccato dietro che cercava di trattenerla dal picchiare Takao.
-Bene! Allora la sfido io! Vediamo che cosa è capace di fare questa ragazzina!- disse Daichi puntandole il bey contro pronto a lanciare.
-A vostra disposizione!- rispose pronta allo scontro la ragazza agganciando il proprio bey allo scooter.
-Aspettate un attimo!- disse il prof mollando improvvisamente Hilary, che fu libera di catapultarsi su Takao, forse anche con fin troppa forza.
Il ragazzino si precipitò a recuperare il proprio computer, lo aprì e posizionò la tele camerina, pronto per raccogliere dati.
-Allora, pronti!- disse Hitoshi mettendosi tra i due sfidanti.
Intanto, per chi volesse saperlo, Takao era steso a terra con due bernoccoli, un occhio nero e un dente mancante.
-Tre! Due! Uno! Lancio!-
I bey partirono all’attacco immediatamente fronteggiandosi senza esitazione.
Daichi si dimostrava più aggressivo che mai, mentre Ari si muoveva con circospezione studiando l’avversario con occhi severi e freddi.
-Allora? Che ne pensi!?- chiese Daichi all’avversaria.
-Niente male!- rispose accennando un sorrisetto soddisfatto.
Ma a Daichi non sembrava presa più di tanto dalla sfida, visto che se ne stava a braccia conserte ad osservare il proprio bey che si scontrava contro gaiadragoon.
-Vai all’attacco!- disse Daichi deciso a sconfiggerla.
Il bey si avventò con violenza inaudita verso l’avversario, ma l’attacco andò a vuoto.
Daichi strinse i pugni ancora più agitato ed adirato, e si avventò nuovamente sul bey.
Altri quattro attacchi andarono a vuoto, e sempre all’ultimo momento, come se il bey grigio e giallo di Ari si smaterializzasse in un batter d’occhio.
-Adesso basta, mi hai scocciato! Lame infuocate!- urlò sempre più impaziente il rosso.
Il bey viola eseguì l’attacco andando a scontrarsi proprio all’ultimo istante contro l’albero, incidendolo in profondità.
-ACCIDENTI! VUOI DECIDERTI A COMBATTERE?!- urlò mentre gaiadragoon tornava un po’ malfermo accanto a lui.
Tutti guardavano la gara accigliati.
-Che cos’ha in mente?- si chiese Max.
-Non lo so!- rispose il prof.
-Credo che voglia farlo innervosire!- affermò Rei osservando il bey grigio e giallo che si aggirava indisturbato sul terreno, e la ragazza che scrutava impassibile Daichi.
-Non ti agitare inutilmente!- la voce ammonitrice di Kai gli fece guadagnare l’attenzione di tutti, anche di Takao, che era ancora un po’ intontito dalle botte di Hilary.
–Non lo capisci? Ti sta studiando per trovare un punto debole… e già l’ha trovato!- disse fissando la nuova blader che non si scompose più di tanto.
-Il punto debole di Daichi sarebbe l’impulsività?- chiese il prof.
-No.- rispose Ari spostando lo sguardo scuro e severo da Kai a gaiadragoon.
-E allora quale sarebbe?- si domandò Takao.
-Non mi interessa che cosa hai in mente! Devi dimostrarmi cosa sai fare!- la rimproverò Daichi offeso.
Lei fece un cenno col capo.
-Preparati!- lo avvertì.
Il bey grigio aumentò la velocità di rotazione improvvisamente.
-Wao!- strepitò il prof osservando i dati sul monitor.
-Gaiadragoon non è da meno! Vai all’attacco!- disse Diachi pronto allo scontro.
I bladers seguirono col fiato sospeso i due bey che si scontrarono, vorticando precipitosamente con estrema forza, facendo smuovere la terra sotto ed intorno a loro.
-Ah! Accidenti a te Hilary! Volevo combattere io!- si lamentò Takao osservando con entusiasmo la sfida.
-Ne avrai occasione durante gli allenamenti!- lo rassicurò il fratello.
-Adesso si che si inizia a ragionare!- dichiarò Daichi. –Ma lo stesso non mi piaci! Non si gioca così a beyblade!-
-Ah no?! E come si gioca?- chiese lei restando sempre immobile.
-Si gioca con entusiasmo e grinta, e tu sei seria e distaccata, come se la cosa non ti riguardasse! Non inciti mai il tuo bey!- la accusò.
Lei abbassò il capo guardandolo di sottecchi, e sciolse le braccia facendole ricadere lungo il corpo.
-Vogliamo scoprire tutte le nostre carte?- propose in risposta.
-Vai Gaiadragoon, dimostra tutta la tua forza! Attacco lame infuocate!-
-Drawind, Sturm und drang!-
I due beyblade che avevano preso le distanze dopo l’ultimo attacco si prepararono caricati da una nuova energia.
Gaiadragoon smosse la terra sotto di sé preparandosi alla carica.
Il bey avversario aumentò la rotazione emettendo fasci di energia che si scaricavano nel terreno.
I due bey si scontrarono in quello che doveva essere l’attacco decisivo, emettendo un grande tuono e scintillio.
Si fronteggiarono alla pari.
Gli occhi di tutti erano puntati su di loro in attesa del verdetto, ma i due bey continuavano a lottare, in uno scontro di forze.
-VAI GAIADRAGOON!!-
Il grigio e giallo sbalzò indietro di pochi metri, ma riprese subito l’equilibrio pronto ad incassare il colpo finale.
Daichi non si fece attendere, ed andò subito all’attacco incitando ancora una volta il bey viola.
-FINISCILO!-
Gaiadragoon andò all’assalto di drawind, il cui destino sembrava oramai segnato dalla grande potenza che sprigionava l’avversario.
-Hai perso!- annunciò Ari.
-COSA!?- strepitò Daichi sconcertato dalla sicurezza della rivale.
Drawind si scostò di poco all’ultimo momento.
-È inutile che mi eviti!- obiettò il ragazzino contrariato dal suo comportamento.
Ma lei non rispose, seguì con lo sguardo il suo bey gettarsi su gaiadragoon, che venne sbalzato in aria finendo ai piedi di un Daichi incredulo.
-Come… come…-
-Idiota! Ti sei fatto battere!- lo rimproverò Takao. Anche Rei, Max ed il professore erano sorpresi, Kai invece osservava impassibile, mentre Hitoshi sembrava compiaciuto.
-Non mi sono fatto battere! Ma che vuoi!?- rispose Daichi rosso in viso raccogliendo il proprio bey e stringendolo nel pugno.
-Come hai fatto!?- chiese furente all’avversaria.
Questa afferrò con un gesto fulmineo il proprio bey e lo ripose nella tasca senza rispondere.
-Ehi! Sto parlando con te!- la richiamò.
-Ho fatto quello che di solito faccio per vincere.-
-Che vi avevo detto? È trai i migliori!- intervenne Hitoshi sorridendo e posandole una mano sulla spalla. –E visto che ha battuto Daichi, e che ha dimostrato di essere all’altezza, che ne dite, è in squadra?-
-Beh! Io direi di si!- disse Max entusiasta. Rei confermò con un cenno del capo.
-È stato un bell’incontro! Sarà bello potersi allenare con te!-
-Certo! Non se ne va finché non la avrò battuta e avrò dimostrato di essere il più forte!- fece Daichi ancora infuriato.
-In effetti dai dati non mi sembra male, anche se non ho ancora molto… ma si può fare! per me va bene!- convenne con gli altri il prof senza staccare gli occhi dal monitor e muovendo velocemente le dita sui tasti. –Takao, tu che ne dici?-
Tutti lo guadarono in attesa di una conferma che il capitano fece attendere, intento a fare smorfie e faccette pensierose.
Infine con tono altezzoso ed un cenno della mano disse:
-Va bene, va bene! Se siete tutti d’accordo…-
-Aspetta! Kai non ha ancora detto la sua!- lo interruppe Hilary che divenne un po’ rossa in viso quando sentì gli occhi del ragazzo posarsi su di sé.
-Ah già! Ma sai, non parla mai e… come si dice: chi tace acconsente!-
Kai, che era stato tutto il tempo appoggiato al muro che recingeva il giardino della villa, si mosse lentamente verso i suoi compagni.
-Sei molto intelligente.- disse ad un tratto rivolto ad Ari che non si scompose minimamente per il complimento.
-Ma… come mai una blader forte, e con molte possibilità di vittoria, vuole partecipare al campionato in squadra con il campione del mondo?- chiese infine scrutandola attentamente per leggere ogni singola reazione e mutamento del volto.
-Non mi interessa il titolo mondiale, voglio diventare più forte.
Potermi allenare con una squadra forte come la vostra, vale molto più di un solo semplice incontro disputato in campionato contro uno di voi.-
La sua risposta fu pacata, e lo sguardo scuro e deciso non vacillò neanche un attimo in quello ametista del ragazzo che adesso la fronteggiava.
Lui si strinse nelle spalle e si voltò, chiaramente appagato dalla risposta ricevuta.
-Allora è fatta!- disse allegramente Max rompendo quella strana tensione che si era venuta a creare.
-E poi ci voleva un’altra ragazza!- disse Hilary allegra.
-Un’altra? Veramente lei è la prima, tu sei un’ochetta!- la sbeffeggiò Daichi, facendola infuriare, guadagnandosi così una sberla dietro la testa.
-E poi sento che saremo grandi amiche, vero!?- affermò Hilary afferrandola per un braccio e sorridendole.
L’altra non rispose, si limitò a fare un piccolo cenno con la testa.
-Benvenuta in squadra!- disse infine Takao porgendole la mano.
Lei la osservò e poi la strinse, suggellando così la sua appartenenza alla squadra dei bladebreakers.




Ciao, grazie per le recensioni, mi fa piacere, con Takao è sempre facile creare qualche situazione assurda, poi ci metterò in mezzo anche Kai.
Ecco il sesto componente della squadra. Spero di non deludere ne di risultare banale con questo nuovo personaggio.
Comunque
XBebbe5: grazie, spero di non aver ritardato molto.
XAngy: grazie, ma pure questa volta non sono riuscita a scaricare nvu, quindi tutto a mano! il fatto è che arrivo nel sito di download ma poi non so più che fare, nella pag arancione non c’è niente che indica scaricami o cose varie. Arrivo lì e mi fermo, sono ad un punto morto...
XPVG 2: grazie , anche a me yuri piace un sacco. Fra un po’ entretà in scena anche lui, insieme a boris e gli altri.

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Capitolo 5
*** La questione dei pigiami e la fondazione del “club dei mutandari”. ***




5°. La questione dei pigiami e la fondazione del “club dei mutandari”.


Takao sbadigliò sonoramente, senza avere l’accortezza di coprirsi la bocca con la mano.
Si stiracchiò come un gatto e si gettò sul futon in palestra, dove solitamente dormiva insieme ai suoi amici quando li ospita a casa.
-Sono stanco morto!- gracidò.
-Lo sappiamo!- rispose paziente il professore, sistemando il proprio futon accanto a quello dell’amico.
-Tanto stanco!-
-Sappiano pure questo, Takao!- convenne questa volta Max che si stava piegando i vestiti da poco smessi.
-Perché li pieghi?- gli chiese Takao. –Tanto vanno a finire dritti dritti in lavatrice!-
-Perché poi nel cestone sembrano tanti, e Hilary si arrabbia.- gli spiegò.
Takao sbadigliò nuovamente.
-E poi… sono distrutto!- cantilenò il ragazzo con toni da tragedia, tornando a concentrasi sulla propria stanchezza.
-Sì Takao!- rispose il prof oramai abituato a sentire sempre la stessa cantilena tutte le sere.
-E perché non ti stai zitto e dormi!?- si spazientì Kai realizzando il pensiero di tutti.
-Perché? Perché?- fece ancora più teatrante Takao mettendosi a sedere. –Perché non riesco a dormire! Ecco il perché!-
Ed in effetti era proprio così.
Ogni sera il ragazzo si coricava lamentandosi, in modo eccessivamente drammatico, della stanchezza e, alla fine, si addormentava sempre dopo ore e ore di chiacchiere. Ed ogni sera i ragazzi sopportavano, sempre in buon nome dell’amicizia.
Il fatto era che, Takao, il nostro campione, era in continua attività celebrale e, lo so che potrà sembrarvi strano ma, dopo una giornata passata a scervellarsi per trovare tecniche nuove ed ad allenarsi, il povero blader (non abituato per l’appunto) non riusciva ad arrestare i pensieri e le idee, nonostante la stanchezza. Quindi, quando doveva andare a nanna, si trovava in una agitazione mentale che non lo lasciava dormire; ed insieme a lui, neanche agl’altri!
-Se vuoi ti preparo una bella camomilla!- propose Rei, anche se sapeva che era del tutto inutile.
Punto uno perché a Takao la camomilla non piaceva, infatti ogni volta rispondeva, come in questa occasione appunto:
-Nooooooo! Ti prego non farmi più bere quell’acquetta calda! Che schifo! Non sono mica malato!-
E Kai puntuale:
-Sicuro?!-
Punto due: già ci avevano provato e, col rammarico di tutti, non aveva sortito alcun risultato.
Oramai era una prassi da quando era stato annunciato il campionato, cioè da poco meno di tre settimane.
E potete immaginare come potessero stare i nostri blader, dopo una giornata di duri allenamenti dati da Hitoshi, a dover sentire Takao parlare fino all’una di notte!
L’unico a non avere problemi era Daichi. Qualsiasi situazione potesse capitare in quel momento, lui si addormentava beatamente non appena poggiava la testa sul cuscino.
-OOOOHHH! Le braccia!- si lamentò ancora.
Max sospirò rassegnato. Erano le undici di sera, ed erano tutti in pigiama, pronti per andare a dormire.
Lui aveva il suo pigiamino preferito: arancio e giallo con draciel stampato sopra.
Sua mamma glielo aveva fatto fare apposta per il suo sedicesimo compleanno.
Nonostante le prese in giro di Rick e Michel, lui adorava il suo pigiamino, e se lo metteva sempre per andare a dormire.
Takao quando lo aveva visto gli brillarono gli occhi. Anche lui avrebbe voluto un bel pigiama con dragoon stampato sopra.
Pure Kai aveva avuto una reazione quando vide per la prima volta il suo pigiama.
Aveva aggrottato le sopracciglia, molto probabilmente incredulo ai propri occhi, e poi aveva accennato un sorriso. Il che era un segno positivo, pensò Max, visto che quella era la massima espressine di gioia che aveva mai visto fare all’amico.
Comunque, in quanto a pigiami lì dentro, lui era il migliore, anche del prof.
Rei e Kai dormivano con la prima cosa che capitava, e Takao dormiva in mutande e maglietta, cosa che aveva aperto una gran bella questione, la prima notte che dovettero condividere la stanza con il nuovo componente della squadra: Ari.
Eh si! Nonostante l’insistenza di Hilary ad ospitarla a casa sua, Ari aveva deciso di restare a casa di Takao, e Hitoshi era d’accordo.
“La squadra deve restare unita!”, aveva detto l’allenatore.
Ed il che andava bene a tutti, tranne a Takao, che di pigiami non ne voleva sapere!
-Si può sapere perché, a me fate storie, e a Daichi non dite niente?- chiese spazientito il capitano tra i capricci.
-Perché Daichi è piccolo!- rispose Rei, e Daichi, che stava su chissà quale altro pianeta, si voltò spaesato sentendosi nominare.
Ma il problema svanì la sera stessa, quando Ari uscì dal bagno con il suo di pigiama.
Maglietta larga e grande e mutande. Proprio come Takao!
-Che succede?- aveva chiesto, avendo sentito i capricci di Takao e l’insistenza di Max, Rei e del prof. Ovviamente a Kai non interessava minimamente la cosa, e se ne stava steso sul proprio futon a pensare agli affari suoi.
Tutti la guardarono sconcertati ed in silenzio.
Takao saltò su, puntandole un dito accusatorio contro.
-CHE CAVOLO CI FAI IN MUTANDE?!!-
-Quello che ci fai tu! Ci dormo!- rispose aspra.
E da allora nessuno disse più niente su pigiami e modi di dormire.
O meglio, nessuno a parte Hilary.
Il mattino seguente, come al solito, arrivò a casa di Takao, puntuale alle sette. E qui sorge spontanea la domanda: perché cavolo si presentava così presto la mattina??
La risposta è semplice; per togliersi lo sfizio di svegliare Takao a calci!
Comunque, la sera stessa, dopo cena, si presentò in camera loro con una busta.
Tirò fuori una sfilza di pigiami, che andavano dal rosa pesco al giallo canarino, e li sistemò sul futon della blader e la chiamo.
Questa, ancora intenta a lavarsi i denti, si affacciò dal bagno con lo spazzolino ancora in bocca, e si trovò Hilary vicina al suo letto, oramai trasformato in bancarella del mercato, con un bel pigiamino bordeaux in mano.
-Ho pensato che forse ti sei portata pigiami troppo pesanti per il clima di qua, così ti ho portato alcuni dei miei!- le aveva detto sorridente la ragazzina. –Dovremmo prendere la stessa misura…-
Ari non sputò tutto il dentifricio per terra solo perché le andò di traverso e lo ingoiò.
Quasi non si strozzò tossendo per prendere aria.
Takao, si era alzato infuriato, ed era andato a soccorrere Ari, dandole sonore pacche sulla schiena che non migliorarono la situazione.
-Ma dico! Mi vuoi ammazzare Ari a così poco dall’inizio del campionato!?- aveva urlato contro Hilary.
Ari, dopo essersi ripresa, rifiutò tutte le offerte di Hilary nella maniera più delicata possibile, visto che si era messo in mezzo anche Max a lodare la ragazza e i suoi pigiami.
Alla fine l’ebbe vinta comunque la ragazza tedesca, che sembrava poco disponibile ad indossare il rosa; ed il perché non era difficile da evincere.
Oltre la faccia atterrita ogni volta che le venivano proposte cose con fiocchi e nastrini, la ragazza solitamente indossava vestiti poco colorati e scarponi.
Così Takao decise di intervenire creando il “Club dei mutandari”.
-Associazione in difesa della libertà d'espressione!- aveva detto trionfale.
-Perché tu vorresti esprimere qualcosa dormendo in mutande?!- gli aveva chiesto con scetticismo Hilary.
-Si!- aveva risposto Takao con orgoglio.
Un improvviso sbuffo, fece capire a tutti che Kai ne aveva fin sopra i capelli di pigiami e mutande. Così tutti si ritirarono, e la questione fu chiusa lì.




Potevano essere l’una meno qualcosa, e nella stanza buia, oltre il russare di Daichi, risuonò per l’ennesima volta una voce, quella di Takao.
-Ragazzi, voi… non avete un certo languorino?-
Per un momento pensò che nessuno avrebbe risposto ma, dopo poco, dal letto accanto al suo, vide la sagoma scura del prof che si metteva a sedere.
-Se continua così, io faccio una strage…-
La voce calma, e quasi irriconoscibile ed innaturale dell’amico, fece venire i brividi a Takao, che si girò di spalle e stette finalmente zitto.
Questo non ebbe effetto solo per quella notte, ma anche per le notti successive.
Appena la luce si spegneva, Takao non osò più proferir parola.





Ciao! Grazie, sono contenta che vi abbia fatto una buona impressione, di solito i nuovi personaggi sono una scommessa!
Ecco il proseguo, spero che piaccia e che almeno un po’ faccia ridere, nonostante sia più corto!
Anche perchè nel prossimo si andrà un pò più sul serioso.
Ciao e grazie!

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Capitolo 6
*** Ma che state facendo? ***


6° Ma che state facendo?


Quella mattina il sole sembrava essere sceso in quel giardino, per quanto era splendido e luminoso.
Era una gioia per gli occhi, e l’aria fresca rendeva piacevolissimo il risveglio per chiunque.
Si allontanò dalla finestra alla quale era affacciato con un po’ di dispiacere e vi avvicinò alla scrivania.
Osservò l’orologio. Le sette e mezza.
Valeva la pena alzarsi alle sette per osservare la tranquillità del mattino che nasceva. Forse valeva più di mille allenamenti.
Il calendario segnava i vari giorni che mancavano al campionato.
Sette.
Una settimana e sarebbero scesi in campo.
Sorrise dolcemente.
Quei ragazzi si erano impegnati senza mai fermarsi, ed erano veramente forti.
Erano a buon punto con l’allenamento. Avevano già iniziato gli incontri di coppia e doveva ammettere che se la cavavano bene.
Erano uniti ed avevano accolto bene Ariel, nonostante la conoscessero da poco e la sua poca socialità.
Infatti aveva notato, già da prima che entrasse in squadra, che era un tipo molto taciturno e serio, e questo lo aveva fatto un po’ titubare sulla scelta, ma con in ragazzi si era dimostrata sempre disponibile ed ogni dubbio era svanito.
Dopo tutto era davvero una bella squadra.
Sentiva che sarebbero riusciti a vincere senza difficoltà. Era ottimista!
-Hitoshi! La colazione è pronta!-
La voce di suo nonno giunse dal piano inferiore. Uscì dalla stanza, deciso a premiare la costanza e tenacia dei ragazzi.




-Cosa? Veramente?- chiese Takao felice.
-Sì, avete il giorno libero!-
Erano tutti riuniti nel giardino di fronte al dojo e l’allenatore confermò quello che aveva detto poco prima.
-Ma è fantastico!- strepitò Max facendosi già un programma in testa di come poter sfruttare la sua giornata.
-Ma il campionato inizia tra una settimana!- ricordò il prof allarmato.
-Si, lo so. Ma non voglio che ci arriviate stremati!-
-Bene!- disse Hilary –Potremmo fare della rilassante attività fisica!-
-Se! Certo, come no!- la schernì Takao guardandola storto.
-Vorresti passare tutta la giornata a poltrire a letto?-
-E perché no!? In fondo me lo sono meritato!-
-Ti ricordo che ancora non hai fatto niente!- disse acida lei.
-Beh! Non importa!- si intromise Rei per evitare che si mettessero a litigare. –Potremo andare tutti al mare, in campagna, o semplicemente riposarci! Siamo liberi, no?-
Takao non rispose, incrociò le braccia imbronciato, lanciando di sottecchi occhiatacce a Hilary.
-Rei ha ragione! Allora che vogliamo fare? Hilary ha già proposto, avete qualche altra idea?- chiese Max.
I ragazzi rifletterono a lungo ma, l’unica risposta concreta che arrivò furono le spalle di Kai che se ne stava andando.
-Aspetta!- lo richiamò Hilary.
-Siamo liberi, no? Ciò significa che posso fare quello che voglio.- fu la sua risposta.
Hilary ci rimase un po’ male, ma poi sorrise e lo saluto prima che sparisse dalla loro vista. Takao sbuffò sonoramente.
-È sempre il solito!- brontolò innervosito. –Io me ne resto qui!-
-Dai Takao!- cercò di consolarlo Max –Non devi prendertela …. Ah! Ho un’idea!-
-E quale sarebbe?- chiese Daichi.
-Andiamo da Yuri e gli altri! Vediamo quello che fanno, magari gli facciamo una bella sorpresa. Organizziamo una festa!-
-È fantastico! Si, andiamo!- disse Takao entusiasta ripresosi tutto d’un botto.
-Non mi sembra carino, magari si stanno allenando!- fece presente Hilary.
-In effetti…- convenne Hitoshi, ma non fu ascoltato. I ragazzi erano già entrati in casa per prendere l’occorrente per la festa.
-AH! È inutile!- fece scoraggiato l’allenatore tornando anche lui in casa.
Dopo poco uscirono pronti per partire e si avviarono al cancello della villa.
Mentre gli altri andarono avanti, Takao si fermò sull’ingresso e si rivolse a Hilary ed Ari.
-Voi che fate, non venite?-
-Non ho intenzione di disturbare nessuno!- rispose arcigna Hilary.
-Antipatica!- le fece la linguaccia Takao. –E tu Ari?-
La ragazza, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, alzò le spalle indecisa.
-Ma dove state andando?-
-Da Yuri, Boris e Sergey, i ragazzi russi che hanno gareggiato ai campionati degli anni passati!- spiegò.
-Lei non è una cafona come voi!- si intromise Hilary per poi rivolgersi alla ragazza. –Vuoi venire con me? Facciamo una corsa e poi un po’ di stretching rilassante. Allora?-
-Io…- Ari sembrò indecisa, spostando lo sguardo da Takao alla ragazza accanto a lei. Poi si decise.
-Mi dispiace, ma… preferisco allenarmi un po’ con Hilary. Magari sarà per la prossima volta!-
-Ok!- fece Takao.
Salutò e scappò via per raggiungere i compagni.
-Grazie, non avrei saputo cosa fare da sola!-
Ari si voltò verso quella ragazzina che la guadava felice. Cosa ci trovasse poi da ridere non lo sapeva.
Sospirò guardando il cielo azzurro sopra di lei.
-Allora, quando cominciamo?- chiese.
-Da subito! Mettiti una tuta e poi passiamo a casa mia, così mi cambio!- disse Hilary.
Dopo poco Ari uscì con addosso una tuta blu un po’ logora sulle ginocchia e una t-short bianca.
Si diressero verso la casa di Hilary, e quando anche lei fu pronta, con la sua tutina aderente verde pisello, si incamminarono sul lungo mare, da dove sarebbe incominciato il percorso di allenamento rilassante programmato dalla ragazza più piccola.
A pranzo si fermarono e mangiarono in un parchetto, e poi ripresero gli allenamenti facendo esercizi per rilassare i muscoli delle gambe e delle braccia.
Potevano essere le sei del pomeriggio quando arrivarono vicino all’antico tempio, e da lì ripresero la corsa. Così facendo Hilary aveva fatto fare il giro della città alla nuova amica.
Arrivarono finalmente al punto che lei preferiva, la terrazza sul mare, e la decise di fermarsi, anche perché era stremata.
-Accidenti, sono stanchissima!- sospirò tra l’affanno.
L’altra le si avvicinò in silenzio.
-Tu si che sei in forma! Io son piegata in due!- disse notando che Ari non era trafelata come lei.
Si appoggiò alla ringhiera, e riprese un po’ di fiato osservando di fronte a lei il bellissimo mare splendente di scaglie rosse. Respirò il profumo del bosco lì in torno.
Era così bello la su!
-A te non interessa piacere ai ragazzi?- chiese dopo un po’.
Non ricevette risposta.
Hilary sorrise. In tutta sincerità se l’aspettava.
-Sai, sento che di te mi posso fidare, anche se ti conosco da poco!-
La ragazza la imitò appoggiandosi alla ringhiera. I suoi occhi castano scuro vagarono per il mare, fermandosi all’orizzonte.
Erano sempre inespressivi, come se fossero privi di emozione.
Ma Hilary conosceva quello sguardo, e sapeva che esprimevano più di quando volessero fare intendere.
-Sai, gli somigli!-
Questa volta riuscì a catturare l’attenzione di Ari, che finalmente spostò lo sguardo incrociando nel suo.
-Sei così taciturna, seria… proprio come lui!-
L’altra aggrottò la fronte in un’espressione cupa.
-C’è una persona che ti piace? Una persona speciale per te?- le uscì spontaneo dopo qualche istante.
Ari tornò a fissare l’orizzonte lontano.
-Io ce l’ho!- continuò Hilary felice di poterlo confessate finalmente ad un’amica. Si posò un dito sulle labbra e le fece l’occhiolino –Però, è un segreto!-




Era ormai sera quando si incamminarono sulla strada del ritorno, che si rivelò più lunga del previsto.
Erano arrivate nella zona residenziale dove si trovava la casa di Hilary.
La strada era illuminata solo dai lampioni e dalle luci delle finestre delle varie case dove, a giudicare dall’orario, molto probabilmente si stava svolgendo la cena o si seguivano i programmi televisivi di prima serata.
-Accidenti, abbiamo fatto tardi, speriamo che non si preoccupino!- disse Hilary osservando un gatto stiracchiarsi pigro sul muretto di una casa poco più avanti.
Avvertì un brivido percorrerle la schiena. Si voltò ad osservare la strada da poco percorsa cercando di scrutare oltre l’oscurità lasciata dalla luce biancastra dei lampioni. Ma non vide nulla.
I passi di Ari, poco più avanti di lei, si interruppero. La osservò in attesa di una spiegazione.
-Niente… mi era sembrato di sentire dei passi!- disse un imbarazzata.
Non c’era nessuno, e poi di cosa doveva aver paura? Quella strada l’aveva fatta centinaia di volte anche da sola. Eppure…
Guardò il cielo sopra di lei. Nero, senza stelle, senza luna.
Riprese a camminare insieme all’amica che ostentava una sicurezza ed una indifferenza incredibile.
Non capiva come facesse a non provare quella strana inquietudine, a non percepirla minimamente.
Mancavano ancora cinque isolati prima di arrivare a casa, ed ora da un lato si stagliava il fiume scuro.
La strada non le era mai sembrata così lunga, forse per colpa della stanchezza. Sospirò rassegnata.
Poi degli schiamazzi di risate e voci, un po’ troppo alte per un quartiere residenziale, coprirono i piccoli rumori provenienti dalle casa circostanti.
Un gruppo di ragazzi comparve dalla traversa che avevano appena superato.
Hilary si voltò indispettita.
Come si aspettava erano dei teppisti. Erano cinque e si atteggiavano da bulletti.
-Non dovreste fare tutto questo rumore, disturbate la gente!- li riproverò aspra.
Questi si fermarono ed uno di loro, il capo, le si avvicinò ghignando.
-E tu non dovresti girare a quest’ora da sola con la tua amichetta! Potrebbe rivelarsi pericoloso…-
Gli altri dietro di lui rumoreggiarono concordi, e si avvicinarono a loro con fare minaccioso. -Io giro quando e dove mi pare!- rispose lei per niente intimorita.
-Poi però non puoi lamentarti se, accidentalmente diciamo, ti accade qualcosa di brutto!- parlò nuovamente il ragazzo con giubbino di jeans pieno di spille e applicazioni di teschi e altre cose, che Hilary trovava sciocche e sbruffone.
Ari, che fino a quel momento era rimasta ferma poco più avanti, si voltò a osservare il ragazzo senza scomporsi per la minaccia appena sentita.
-Perché non fai come la tua amica?- sghignazzò uno alto dietro al capo.
-Ha capito che qui si fa come diciamo noi e non parla!- continuò un altro pieno di piercing facendo vorticare in aria una bomboletta di vernice.
A quelle parole Hilary non poté tenere a freno la lingua e sfidò apertamente i ragazzacci.
-Non mi faccio intimidire da degli idioti che si credono i padroni del mondo!-
I ghigni sui loro volti si fecero più malevoli e profondi. A quanto pareva stavano aspettando solo quello, un pretesto per passarsi il tempo.
Il capo allungò la mano e afferrò il viso di Hilary, avvicinandolo al suo, soffiandole vicino all’orecchio in modo arrogante.
-Dovresti imparare a stare un po’ più zitta! Con la bocca chiusa potresti diventare più carina!-
Hilary, presa alla sprovvista, cercò di annullare quel contatto ed allontanare il ragazzaccio, ma senza riuscire.
-Lasciala stare!- la voce pacata di Ari superò quella dei ragazzi che la stavano progressivamente circondavano.
Il capo strinse Hilary a se passandole il braccio attorno le spalle.
-Non ti preoccupare! Anche tu verrai a divertirti con noi…-
Hilary approfittò di quella distrazione e azzannò il braccio del ragazzo.
Questo cacciò un urlo e infuriato la spinse via.
Ora era veramente malintenzionato.
-Come ti sei permessa! Questa me la paghi!- alzò una mano, pronto a colpirla in pieno volto.
Hilary chiuse gli occhi e si ritirò d’istinto per proteggersi. Ma lo schiaffo non arrivò.
Riaprì gli occhi.
Ari stringeva il braccio del ragazzo fermo a mezz’aria.
Non le era mai sembrata più imponente di allora, nonostante il fisico asciutto.
Il ragazzo strattonò via il braccio.
-Che vuoi americana!? Ce ne sono anche per te se non ti togli!- la minacciò ancora il ragazzo con i piercing.
Ari lo fulminò con lo sguardo.
Il capo però non era più intenzionato a parlare. Le sferrò un pugno che le andò a segno allo stomaco. Ari sembrò barcollare per un attimo.
-Hilary, vattene!- le ordinò Ari guadando truce il ragazzo di fronte a lei.
-Ma…- balbettò la ragazza preoccupata.
-Si vattene! Così verremo a prenderti!- la schernì un quarto ragazzo.
Ari strinse i pugni e i suoi occhi lampeggiarono d’ira.
Il capo la affettò per la maglietta pronto ad assestarle una ginocchiata nello stesso punto di poco prima, ma Ari lo allontanò con uno scossone, contrattaccando con un pugno feroce al viso.
-Fatevi sotto!- li invitò come se l’idea la entusiasmasse parecchio. Ghignò soddisfatta quando vide il capo asciugarsi il sangue che gli colava dal labbro spaccato.
-Fa male, vero?- gli chiese.
-Ari…- la richiamò Hilary incredula. –Non è bene istigarli ancora di più…-
Il ragazzo fece un segnale ai suoi uomini che si gettarono tutti addosso alla ragazza.
Ari riuscì a divincolarsi dando una gomitata nello stomaco ad uno ed un calcio sugli stichi ad un altro. Afferrò Hilary, che era rimasta immobile a guardare incredula, e la trascinò di corsa nel primo vicolo che trovò.
Lo percorsero con i ragazzi alle calcagna.
Cambiarono strada due e tre volte.
Ad un certo punto, quando ebbero un maggiore vantaggio, Ari spinse Hilary dentro uno giardino dalle alte siepi, facendola arrivare a terra.
-Non ti muovere e stai la dietro!- le intimò poco prima di riprendere a correre.
Hilary osservò la sua sagoma scura sparire nell’oscurità, e dopo poco avvertì i passi dei cinque andare nella stessa direzione.
Non si accorsero di lei nascosta dietro le siepi, ma non poteva restare lì mentre la sua amica rischiava per colpa e della sua maledetta linguaccia.
Si alzò, decisa ad inseguire quei ragazzi, ed ad aiutare Ari.




Si arrampicò su un muretto abbastanza alto e nascosto da permetterle di osservare la strada buia e stretta senza essere vista. Era finita in un vicolo cieco dove stavano solo due bidoni dell’immondizia.
Stette in attesa dell’arrivo di quegli idioti che avevano avuto la sfortuna di incrociarla.
Si morse impaziente il labbro inferiore.
Dei passi annunciarono il loro arrivo.
Entrarono nel vicolo guardandosi intorno con circospezione.
-Cercate, deve essere qua!- ordinò il capo.
I ragazzi percorsero la strada buia scrutando ogni angolo.
A nessuno venne in mente di guadare verso l’alto.
Ari si fece scivolare giù dal muretto in completo silenzio. Si avvicinò al più vicino, che in quel momento le dava le spalle, e lo atterrò con una poderosa gomitata nella schiena ed una ginocchiata nello stomaco.
Gli altri quattro si voltarono verso di lei.
-PRENDETELA!- urlò il capo.
Tre ragazzi si fiondarono addosso. Uno cercò di bloccarla, ma senza riuscire. Scansò un pugno diretto alla sua faccia, ma l’atro la catapultò a terra gettandosi addosso.
Questo sghignazzò soddisfatto, ma quell’espressione gli si congelò in volto, gli era appena arrivata una ginocchiata inguinale.
La ragazza lo spinse di lato senza troppe difficoltà e si rialzò.
Uno però riuscì ad afferrarla da dietro e ad immobilizzandola.
Scrutò nell’oscurità i visi soddisfatti del capo e del ragazzo coi piercing.
Il primo le passò il dito sul collo e sul mento, percorrendone il profilo. Le sollevò il viso per guardarla negli freddi occhi carichi d’odio.
-Che fai? Non cerchi di liberarti?- le chiese divertito.
-Adesso non fai più la spaccona!- disse l’altro.
Il capo con un gesto lo zittì.
-Di un po’, cosa sei? Americana, inglese….-
Ari per tutta risposta gli sputò in faccia provocandogli uno scatto d’ira e guadagnandosi un pugno nello stomaco.
-Bastarda!- sibilò pulendosi. Gli insinuò la mano sotto la maglietta percorrendo la linea del fianco.
-Lo sai ora che ti faremo?! Una cosa che a te sicuramente non piacerà… ma che a noi divertirà molto!-
Le labbra di Ari si incresparono in un ghigno che si trasformò in una risata fredda e vuota.
Il ragazzo, che era arrivato all’altezza del reggiseno, si fermò interdetto da quella strana reazione.
-La cosa ti fa tanto ridere?-
-Voi mi fate ridere! Non mi mettete per niente paura…. I vostri metodi sono patetici!- rispose fissandolo negli occhi.
Questo indietreggiò per la sconfitta subita, ma non demorse.
-Vediamo se questo ti farà ridere, allora! Di pure addio al tuo bel visino!- disse pronto a sferrarle un pugno, ma una voce lo fece voltare, e come lui anche gli altri.
-Fermo!-
Hilary, con una mazza in mano, che brandiva come una spada, aveva appena imboccato il vicolo, e stava ferma in attesa di attaccare.
-Lasciate stare subito la mia amica!- urlò.
I tre ragazzi risero a quella affermazione.
Ari, invece, si liberò assestando una testata sul naso al ragazzo che la teneva stretta, facendolo scappare via.
Hilary si catapultò sul capo fendendo colpi all’impazzata, colpendolo a volte sulle braccia e altre volte sfiorandolo.
Il ragazzo con i piercing andò addosso ad Ari, e si aggiunse anche il ragazzo che poco prima aveva atterrato con una ginocchiata.
Riuscì a tenere loro testa finche l’urlo di Hilary non la distrasse. Ricevette un colpo dietro il collo che le fece perdere l’equilibro e la cognizione dello spazio attorno a lei.
Cadde a terra stordita.
Ricevette un calcio allo stomaco che la face rivoltare di fianco. Cercò di rialzarsi barcollante.
Hilary era stretta in un angolo. Il capo della banda era riuscito a disarmarla, ed adesso aveva tutte le intenzioni di fargliela pagare cara e salata.
La ragazzina chiuse gli occhi intimorita quando il ragazzo le alzò un pugno contro.
Ma, per la seconda volta, il colpo non arrivò.
Riaprì piano gli occhi. Per un attimo fu certa che ad intervenire fosse stata Ari, nonostante l’avesse vista cadere a terra, ma si sbagliava.
-K..Kai!- balbettò il capo incredulo.
Il cuore di Hilary aumentò il battito improvvisamente nel sentire quel nome.
Lui le dava le spalle e la stava difendendo. La gioia che provò in quel momento si trasformò in lacrime.
-Ancora a fare il teppista. Non sei cambiato affatto, Hiruta!-
Il ragazzo chiamato Hiruta indietreggiò di alcuni passi spaventato. Poi si voltò e scappò via richiamando i suoi uomini che lo seguirono a ruota.
Ari cercò di seguirli, ma era troppo stordita dal colpo ricevuto dietro la nuca e dal calcio allo stomaco per correre. Continuò ad avanzare poggiandosi al muro.
-Dove credi di andare?- le chiese Kai con tono severo.
-Kai!- Hilary singhiozzò e si coprì la bocca con le mani, asciugandosi le lacrime per non mostrarsi debole davanti al ragazzo. Ma un altro singhiozzo la scosse.
Lui la guardò senza dire una parola e si avvicinò all’altra, che continuava ad avanzare ignorando le sue parole.
La afferrò bruscamente per un braccio facendola voltare.
-Si può sapere che cazzo ti passa per la testa?-
Questa volta non riuscì a nascondere la rabbia che provava.
Quella stupida si era messa nei guai, rischiando grosso, e mettendo in pericolo anche Hilary.
Lei non rispose. I suoi occhi bruciavano d’ira e lo fissavano come due bestie fameliche, e il viso era trasfigurato in un’espressione di puro odio.
Kai vacillò. La rabbia che provava lui non reggeva il confronto.
Ari strattonò la presa librandosi, lo prese per il collo della maglia e lo sbatté contro il muro di fronte con violenza.
Lui non ebbe la possibilità di reagire, data la forza di quell’attacco inaspettato e.... Quegli occhi… bruciavano maledettamente l’anima, facendolo sentire colpevole di chissà quale crimine.
Ari, quella che doveva essere la sua nuova compagna di squadra, adesso lo teneva attaccato al muro e non accennava a lasciarlo.
Un pugno gli passò veloce a poco meno di un centimetro dal viso e si andò a schiantare contro il muro alle sue spalle.
Aveva il fiato corto, se ne accorse solo in quel momento.
Ari aveva l’affanno.
Non si aspettava di avere una conferma del genere, ma Ari lo odiava.
Lo sapeva. Lo aveva avvertito anche prima di allora l’astio che covava nei suoi confronti. Ogni volta che combatteva con e contro di lui, ogni volta che lo fissava, che lo evitava…. Era incredibile il disagio che provava sotto quello sguardo.
Ed ora tremava, a pochi centimetri da lui, lei tremava di rabbia, di dolore, d’odio. Tremava perché avrebbe voluto picchiarlo ed invece si era trattenuta.
Il respiro affannoso, cercava di acquietare quella belva che le brillava indomita negli occhi, e che le deformava i tratti del viso in un’espressione feroce.
-Vattene!- gli intimò con voce spezzata dalla forte emozione.
Kai non si mosse. Forse non ne ebbe il coraggio. Forse perché non poteva più accettare tanto odio.
Questa volta se lo aspettava un pugno in piena faccia, ma non arrivò.
Ari si staccò da lui indietreggiando con passo barcollante, e si nascose il volto tra le mani.
-Ari…- Hilary, che aveva assistito alla scena sconcertata, fece qualche passo per sorreggerla.
La ragazza indietreggiò ancora, questa volta per evitare un qualsiasi contatto.
-Che ti succede?- chiese spaventata Hilary che non riconosceva più l’amica con cui aveva passato il pomeriggio.
Ari si passò una mano sulla fronte cercando si apparire tranquilla, cosa che le riuscì abbastanza male, a parere di Kai.
-Non… non ho niente.- la rassicuro con voce flebile. –Nel buio non … ho pensato fosse un altro di quelli e … non l’ho riconosciuto subito …-
-Ma tu stai bene?- chiese premurosa.
Kai le osservò. A quanto pareva Hilary non si era accorta di niente.
Si rese conto di stare trattenendo il respiro e cercò di darsi un po’ di contegno.
-Andiamo a casa!- disse facendo qualche passo.
Hilary annuì pronta a seguirlo, ma Ari si mosse da dove era con molta difficoltà.




La porta del dojo scorse attirando l’attenzione di tutti i presenti.
Hitoshi si alzò ed andò incontro ai nuovi arrivati con un’espressione viso poco raccomandabile.
-Sono le dieci e mezza, si può sapere perché un ritardo del genere?! Non ce l’ho con te Kai!- aggiunse notando il disappunto del ragazzo sulla porta.
Gli altri rimasero seduti in silenzio, intimoriti dalla rabbia di Hitoshi, che continuò rivolto alle due ragazze.
-Da questa mattina che non vi si vede, non avete avvisato neanche. Tua madre Hilary ha telefonato ed era preoccupatissima. Abbiamo temuto molto. E tu Ari!- adesso Hitoshi era veramente infuriato.
-Da te non mi aspettavo un comportamento del genere! Se ti fosse successo qualcosa… sono il tuo allenatore e responsabile. Sei un’incosciente! Stavo uscendo per venirvi a cercarvi, è stato nonno J a fermarmi. Per iniziare voglio le vostre scuse, poi voglio che mi raccontiate tutto, per filo e per segno!-
Quando Hitoshi terminò, calò il silenzio. Lui incrociò le braccia al petto, e attese quello che avevano da dire le due.
Hilary era mortificata, non voleva fare arrabbiare Hitoshi ne far preoccupare sua madre e, dal silenzio che mantenevano Takao e gli altri, anche loro si dovevano essere preoccupati molto.
Ari aveva il volto pallido e la mascella contratta. Lo sguardo deciso e freddo non lasciava dubbi alcuni, non avrebbe chiesto ne scusa ne avrebbe dato alcuna spiegazione.
Ed invece si sbagliavano.
La ragazza fece un profondo inchinò e, dopo un tempo che parve infinito, parlò, ma non con la sua solita voce calma, ma con freddezza e distacco.
-Chiedo scusa. Tutto quello che è successo è colpa mia. Mi assumo tutte le responsabilità.-
Hitoshi non sembrò colpito da quelle parole, come se se lo aspettasse.
-No! Non è vero!- la contraddisse Hilary mettendosi davanti ad Ari, che si era appena rialzata.
-La colpa è mia e solo mia! Sono stata io!-
Hitoshi fu sorpreso da quella dichiarazione.
-Sono state con me!- disse Kai attirando l’attenzione di tutti. –Ho insistito perché venissero con me al cimitero dall’altra parte della città. Le ho incontrate verso le otto qua vicino e mi hanno accompagnato.-
Hitoshi guardò scettico il ragazzo cercando di capire fino a che punto lo credesse stupido.
-E tu ci vai a quest’ora al cimitero?- chiese Takao.
-Non sono cose che ti riguardano.- lo freddò Kai.
L’allenatore sospirò rassegnato.
-Per questa volta facciamo finta che vi credo, ma la prossima volta dovete avvisare se avete intenzione di fare tardi, va bene?-
-Sì!- disse immediatamente Hilary.
Hitoshi guardò Ari in attesa di una risposta, ma questa non proferì parola, si limitò ad un leggerò cenno della testa.
-Bene! Ari e Kai, in cucina, se avete fame, c’è la cena. Io accompagno Hilary a casa. Voi altri andate a dormire!-




Kai uscì dal bagno e scese le scale al buio. Non aveva mangiato, ed aveva usato i servizi superiori per evitare di trovarsi nella stessa stanza con Ari o doverla incontrare. Aveva perso molto tempo in bagno, facendosi un doccia più lunga del previsto, anche per questo.
Oramai era convinto. Lo odiava.
E questo era un motivo in più per diffidare di lei.
Entrò nel dojo. La luce era spenta e tutti stavano già dormendo. O almeno, tutti tranne la ragazza. Ne era sicuro. Nonostante la sagoma scura, rannicchiata nel letto accanto al suo, fosse immobile, sapeva che era sveglia.
Si sfilò la maglia del pigiama e la gettò di lato.
Nonostante la doccia appena fatta, quella notte si stava rivelando più calda del previsto. Si sentiva che si stava avvicinando luglio.
Si sdraiò sbuffando, e scrutò il soffitto sopra di lui.
Nonostante l’ora tarda, non poteva fare a meno di riflettere. Voltò leggermente il viso verso il futon alla sua destra.
Ari era rannicchiata sul bordo opposto.
Forse per stare il più lontano da lui, pensò per un attimo, ma scacciò subito l’idea. Era assurdo. Che mai avrebbe potuto farle per meritarsi tutto quell’odio?
Almeno a saperlo per poterle dare ragione. Poi, che lo odiasse per tutta la vita, a lui non importava, ma voleva sapere almeno il perché.
Ingoiò l’aria continuando a fissare il profilo delle spalle e dei fianchi.
Aprì la bocca per parlare, ma la richiuse immediatamente.
C’era una cosa che prima doveva chiederle, nonostante tutto.
-A… Ari!- sussurrò.
Sebbene il russare di Takao, la stanza gli sembrò più silenziosa dopo aver sentito la propria voce.
-So che sei sveglia!-
Nessuna risposta neanche allora.
Si mise su un fianco, determinato ad ottenere una risposta.
-Ti hanno fatto male?-
Silenzio.
-Dovrei chiederti spiegazioni, invece ti sto domandando se stai bene! Potresti rispondermi, nonostante tutto, non dovrebbe richiedere un grande sforzo!-
Dopo poco lei si mosse, coricandosi di schiena.
Questa volta riusciva a vedere il profilo del volto pallido, e gli occhi aperti che risplendevano spettrali nel buio.
Il petto si alzò e si abbasso in un respiro profondo.
Si coprì gli occhi con un braccio.
-Scusa per prima.-
Queste parole risuonarono nella testa di Kai come se fossero state pronunciate in una cattedrale vuota.
Se non avesse visto le labbra di Ari muoversi proprio con i suoi occhi, non ci avrebbe creduto.
Ma non si lasciò ingannare.
Quella si rilevava una brava attrice davanti gli altri ma, forse, davanti a lui ed all’odio che provava, sarebbe crollata, si sarebbe tradita con le sue stesse parole.
-Non ti credo!- le disse.
Lei non rispose, ma i muscoli della mascella si irrigidirono.
-Volevi fare quello che alla fine non hai fatto.-
- Adesso penserai che ti odio!- rispose.
-Si!- rispose con sincerità.
Ari sospirò stancamente.
-Mi dispiace. Non è così…- disse lasciando la frase in sospeso.
-Non è così cosa?- sulle labbra di Kai comparve un sorriso che aveva poco a che vedere con la gioia.
-Non riesci neanche a dir…-
-Non ti odio!-
Kai non rispose. Non prestò fede neanche questa volta alle sue parole. E poi c’era un altro tarlo che doveva eliminare. Perché si era trattenuta dal sferrare quel pugno. Cosa le impediva di dire “Sì, ti odio da morire …”, qualunque fosse il perché?
-Continuo a con crederti.-
Questa volta Ari non rispose. Strinse le gambe e le piegò, ma qualcosa le impedì di continuare il movimento e dovette distendere quella sinistra, passandosi la mano libera sull’addome.
-Ti hanno fatto molto male?-
Ari scosse leggermente la testa.
-Continuo a non crederti.-
Ari strinse il pugno attorno al tessuto di cotone della maglia.
-Non importa…- sussurrò lei.
-Perché si sei trattenuta?-
Ari aggrottò la fronte. Passarono parecchi attimi di silenzio in cui tento diverse volte di parlare ma senza riuscirci. Ogni volta la voce sembrava morirle prima di uscire.
-Non volevo farlo…. Quei…- la ragazza sospirò come a darsi un po’ più di coraggio. –Io avevo paura, non mi sono resa conto. Quando mi hai… tu mi hai tocc…- ma un non riuscì a finire la frase, che rimase spezzata nel vuoto.
Kai cercò di capire che cosa volesse intendere con quel farfuglio sconnesso.
Il respiro di lei si era fatto irregolare ed il petto si alzava a scatti.
Stava mentendo?
Cosa voleva fargli credere, che era successo qualcosa? Non era possibile, perché altrimenti Hilary….
-Avevo fatto nascondere Hilary per… ma io non ci sono riuscita.- la frase fu smorzata da un sospiro più forte e indomato, strinse i pugni e si morse il labbro inferiore.
Quanto poteva essere brava a mentire? Era veramente disposta ad arrivare a tal punto? Non poteva credere ad una cosa del genere.
Ari girò il viso semicoperto dalla parte opposta.
Rimasero in silenzio.
-Ari!- la voce gli uscì stranamente roca. La stanchezza lo stava vincendo.
Voleva verificare se era veramente come diceva, se mentiva, se era successo qualcosa durante l’assenza di Hilary e sua, e se veramente lo odiava.
Si mosse velocemente provocando un fruscio delle lenzuola che fecero irrigidire Ari.
Le prese il polso, prima che potesse reagire, scostandole il braccio via dagli occhi, e bloccandolo sopra di lei.
Ma Ari non rimase immobile ne sorpresa, ma si muoveva come una animale che si rendeva conto di trovarsi in gabbia. Cercò di liberarsi dalla stretta afferrando, a sua volta, con la mano libera, il polso di Kai.
-Primo errore!- le fece presente. –Dovresti interpretare la tua parte fino alla fine!- disse prendendole l’altra mano libera e bloccando anche questa.
Gli occhi di lei lampeggiarono d’odio, e vagarono alla ricerca di uno spiraglio per liberarsi.
-Hai un ragazzo sopra di te! Se fosse davvero successo qualcosa, dovresti temere il contatto fisico, non provare a liberarti!-
-Che cosa ne puoi sapere tu?!- sibilò velenosa puntandogli gli occhi contro.
Kai sorrise trionfante, l’aveva in pugno, e lei lo capì e si apprestò a distogliere lo sguardo serrando gli occhi e voltando il viso dall’altra parte.
-Guardami!- le sussurrò imperativo.
-Lasciami o urlo!- lo minacciò.
-Fallo, cosa aspetti!?-
La ragazza strinse i denti e respirò profondamente per calmarsi.
Kai si liberò una mano, liberando, a sua volta, anche quella di lei, che subito cercò di fermarlo e divincolarsi.
Ma lui non ci badò, nonostante fosse alquanto fastidiosa e forte.
Le prese il viso e lo voltò verso di sé con forza.
-Su, dimmi quanto mi odi!- la provocò.
Ari cercò di divincolarsi dalla stretta con l’unica mano libera che aveva, graffiando e stringendo il polso di Kai. I suoi occhi lanciavano lampi di rancore.
-Lasciami!- sibilò tra l’affanno.
-Non riesci ad imbrogliare adesso, vero?- sussurrò soddisfatto.
-Ahi… Ah!-
Sul volto le comparve un’espressione di dolore, e la sua mano smise di lottare contro la sua ed andò a stringere la maglia all’altezza dell’addome.
Questa volta non stava imbrogliando, e questo Kai lo sapeva. Aveva visto lui stesso quel ragazzo sferrarle un possente calcio quando era finita a terra.
Le lasciò il viso irrigidito in una maschera di dolore che le aveva tolto il respiro.
Lei si girò su un fianco.
-Sei sicura che non vuoi almeno farti controllare? Potresti avere qualche costola rotta!-
-Quelle guariscono e si risanano!- rispose a fatica.
Il dolore le stava passando lentamente.
Gli afferrò il polso che imprigionava ancora l’atra mano, stringendolo.
-Kai… Io non ti odio!- disse col respiro ancora irregolare per il dolore e chi occhi ancora chiusi, come per somatizzare il dolore. –E ti chiedo scusa per prima, ma ho avuto paura, te lo giuro! Lasciami ti prego!-
Appoggiò la fronte sudata sul braccio di lui, facendovi poi scivolare il profilo del naso, fermandosi alle labbra.
Kai avvertì il respiro caldo sul braccio e la presa sul polso farsi più forte.
Forse si era sbagliato, aveva esagerato, forse…. Non ne era sicuro.
Poi la presa sul polso diminuì fino a svanire, e senza rendersene conto, lei fece una cosa del tutto inaspettata.
Gli passò il braccio libero attorno al collo e lo attirandolo a sé.
Lo stava abbracciando. Non ci poteva credere! Che cavolo aveva in testa?!
Le mollò il polso ancora prigioniero, e fece pressione su entrambe le braccia per alzarsi e liberarsi dal quella presa.
Ma adesso l’altro braccio si aggiunse al primo, e lo strinse ancora più forte a sé.
-Grazie!- gli soffiò sul collo con la voce un po’ rotta dal dolore provocatole dallo sforzo.
Un brivido gli percorse la schiena, e il corpo sotto di lui si fece stranamente più concreto.
Si sentì avvampare quando si rese conto di aver chinato il capo per respirare il suo profumo, di stare per cedere a quel abbraccio.
Se significava questo abbracciare una ragazza, beh, la cosa non gli piaceva affatto, o meglio, gli piaceva fin troppo!
Quella bastarda, lo stava facendo a posta, ne era sicuro!
Si maledisse mentalmente.
Perché cavolo si era tolto la maglietta!?
Sentiva le sue braccia nude sulla sua schiena, e la maglietta di cotone di lei era praticamente inutile. Avvertiva le sue forme sul suo petto.
-Ma che state facendo?-
Una voce impastata dal sonno gli fece gelare il sangue nelle vene.
Si straccò di scatto tornando seduto sul suo futon.
Takao osservò accigliato prima l’uno e poi l’altra, strofinandosi gli occhi con il dorso delle mani.
-Allora? È da mezz’ora che farfugliate! Ah…. Non mi importa, non voglio saperlo!- disse sbadigliando e dirigendosi verso la cucina.
Kai sospirò sollevato. Almeno adesso non era più abbracciato a…. Ari si stava alzando con un po’ di fatica.
-Dove vai?- chiese.
Lei non rispose finche non si fu abbottonata i pantaloni neri.
-Ho bisogno di un po’ d’aria fresca.- disse evasiva infilandosi gli stivali.
-Non credere di avermi incantato!- le disse quando fu sulla porta che dava sul giardino.
Lei lo guadò in modo indecifrabile.
-A me non pare!- disse allusiva spostando lo sguardo più in giù prima di uscire.






Salveeeeeeee!
Ecco il nuovo capitolo, decisamente più lungo!
Speriamo che non sia venuta fuori una vaccata allucinante!
Grazie Bebbe5, mi fa piacere che ti sia piaciuto anche il 5° capitolo. È vero, Ari e Takao non sono male come coppia, ma prima voglio divertirmi un po’, quindi, non dare niente per scontato, neanche adesso!
Nel prossimo capitolo faranno la loro prima apparizione Yuri & Co., anche se piccola….
Grazie anche a chi è arrivato a leggere fin qui ed a chi ha inserito la storia tra i preferiti!
Ciao!
Ps: lo so, il titolo fa schifo, ma non sapevo che mettere…

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Capitolo 7
*** Compatibilità e statistica (1°parte) ***


7. Compatibilità e statistica (1°parte)



Rei e Kappa erano già a tavola a fare colazione insieme a nonno J e Hitoshi.
Dopo poco arrivarono anche Hilary, sorridente con una spada di legno sulle spalle, e Takao, con uno strano bernoccolo in testa, che si sedette ancora assonnato ed addentò la prima merendina che gli passò sotto mano.
-Buon giorno!- salutò vivace Daichi entrando in cucina.
-Giorno anche a te!- ricambiò Hitoshi. –Dove sono Max, Kai ed Ariel?-
-Max è in bagno, Kai a letto e…. Scusa, ma chi è Aral, Ariere?- chiese Daichi pensieroso.
Per poco ad Hitoshi non andò di traverso il latte e caffè.
Andavano proprio bene come squadra se non si ricordavano neanche i nomi dei propri compagni!
-Vero! Chi è questo Alien?- chiese Takao curioso.
Per poco non svenne. Ci si metteva anche suo fratello adesso!
-Credo si stia riferendo ad Ari!- disse Kappa spalmando un po’ di burro su una fetta biscottata.
-Ma come, non lo sapete che si chiama Ariel?- chiese Hitoshi shockato.
-No! Non ce l’ha mai detto, e lei non è tipo che perla di queste cosa!- disse Takao offeso guardando di sbieco il fratello.
-Veramente lei non è tipo che perla, e basta!- puntualizzò Daichi. –Ci voleva solo un Kai due la vendetta!-
-Non sei divertente! Non dovresti parlare di una persona senza conoscerla!- lo rimproverò Hilary.
-Perché tu la conosci?!- obbiettò il rosso. –Quella è solo un’antipatica!-
-Dachi, basta! Hilary ha ragione. E poi non dovresti predisporti male verso un tuo compagno di squadra…- intervenne l’allenatore, ignorando le obbiezioni e i farfugliamenti del rosso. –Chiunque esso sia, chiaro?-
A quel punto Daichi si dovette arrendere e sbuffò sonoramente sedendosi a tavola. Hitoshi sorseggiò un altro po’ di latte e caffè pensieroso.
-Comunque, ora che ci penso, mi sembra strano che Kai sia ancora a letto. Non vorrei che stesse poco bene…-
-Magari è morto!- ipotizzò Daichi vendendo immediatamente incenerito da mezza squadra.
-Hilary, per favore, andresti a controllare?- le chiese l’allenatore.
La ragazza quasi non ci poté credere, chinò il capo e scomparve dalla cucina.
Takao bevve una generosa sorsata di latte al cioccolato e posò la tazza sul tavolo facendone fuoriuscire il contenuto.
-Voglio vedere se a lui lo sveglia a mazzate!- disse amaramente.




Qualcuno lo scosse con delicatezza. Strofinò il viso sul cuscino e sospirò stancamente.
-Kai!- lo chiamò una voce femminile.
Aprì gli occhi e si girò di schiena. Di fronte a lui si delineò una figura sorridente.
-Buongiorno!-
Farfugliò qualcosa e si passò una mano sul volto per allontanare i capelli.
-Su pignone, sono già le otto!-
-Hila...- sbuffò rassegnato stendendo le braccia lungo i fianchi.
Hilary era inginocchiata accanto al suo futon e lo fissava sorridente.
Che ci trovava poi da ridere tanto, Kai proprio non lo capiva.
Infine accennò un sorriso anche lui e si alzò dal letto. Per fortuna si era rimesso la maglietta, anche se stava squagliando.
-Di là è pronta la colazione! Tu vai in bagno, ci vediamo dopo!-
Hilary tornò in cucina sentendosi stranamente felice.
-Che è quella faccia, ochetta?- chiese Daichi.
-Che faccia scusa?-
-Quella da pesce lesso!-
-Brutta bertuccia, ce l’hai tu la faccia da pesce lesso!-
-Su via amici! Non litigate!- disse Max dando una pacca sulla schiena a tutti e due.
Kai arrivò dopo poco e si sedette a tavola ancora assonnato.
-A te non l’ha data la mazzata sulla testa!- fece aspro Takao addentando una fetta biscottata con nutella, fulminando il russo con un’occhiataccia.
Kai lo guardò accigliato senza capire e decise di ignorarlo completamente.
-Forse perché lui si alza tutte le mattine presto!- gli fece notare Hilary.
-Siamo quasi tutti, manca solo Ari.- li interruppe l’allenatore. -Potreste andare a chiamarla per favore, altrimenti inizieremo in ritardo!-
I bladebreakers si scambiarono sguardi un po’ incerti.
-Veramente…- intervenne Rei dopo un attimo di silenzio. –Questa mattina, quando mi sono svegliato, Ari non c’era. Ho pensato che si fosse già alzata!-
-Non c’era?- chiese incredulo Hitoshi.
-Forse se l’è presa per quello che è successo ieri ed è uscita!- ipotizzò Kappa.
-Ah! Adesso che mi viene in mente….- tutti si voltarono verso Takao ansiosi di sapere dove fosse finita Ari. –Ieri notte ho fatto uno strano sogno. C’erano Rei e Max…-
-Ma ti sembra il momento?!- lo rimproverò Hilary. -Non interessa a nessuno del tuo stupido sogno!-
Takao si mortificò facendosi piccolo piccolo.
-Si ma io…. Il mio sogno era divertente, e c’è anche Ari…- disse puntandosi gli indici.
-Voglio sentirlo!- disse Max entusiasmato. –C’ero, c’ero?-
-Si, certo che c’eri!- confermò Takao felice che qualcuno si dimostrasse interessato.
-Ma adesso dobbiamo cercare Ari!- ricordò Hitosci. Ma venne ignorato da Daichi che si alzò in piedi sulla sedia urlando.
-Ed io? Io c’ero, vero?- chiese speranzoso il rosso.
-C’eravate tutti!- disse Takao.
-Ce lo racconterai in un altro momento. Adesso…- cercò di dire ancora l’allenatore, ma il fratello lo interruppe.
-Ma poi me lo dimentico! Se lo racconto adesso me lo ricorderò tutto!- supplicò.
-Ma quanto sei infantile!- protestò Hitoshi severo, ma poi scrollò le spalle ancora una volta rassegnato. –E bene! Racconta, ma fai in fretta! Dobbiamo cercare Ari, non possiamo permetterci perdite di tempo…- brontolò infine.
-Allora! Il mio sogno inizia in bagno! Ero in bagno che mi facevo gli affari miei…- iniziò Takao, trovando il disappunto degli altri, tranne di Kai che non lo stava proprio a sentire.
-E lì è arrivata Hilary!-
-E che ci faceva con te in bagno Hilary?- chiese seccato Daichi che ancora non era ancora apparso in scena.
Takao fece una risata isterica e gli diede una mazzata dietro la testa.
-Poi, dopo avermi ricordato di lavarmi le mani, cosa che io non ho fatto lo stesso…-
-E ti pareva!- disse Hilary.
-… Siamo andati in cucina dove Max e Rei giovavano a scala quaranta con le figurine dei Pokemon! E allora ho voluto giocare anche io, e mi avete fatto fare la parte del cespuglio!-
-Del cespuglio?- chiese Rei incredulo.
-Sì! Mentre voi giocavate io dovevo strare tra di voi travestito da cespuglio! Però, siccome mi sono seccato, ho chiesto a Daichi di prepararmi la cena!-
-Ti ho preparato la cena?- chiese il rosso un po’ deluso.
-Oh sì! Ah Ah Ah Ah! Ed era deliziosa, una vera squisitezza, tanto che sono venuti a mangiare anche Kappa e Hotoshi! Ho mangiato così tanto….-
-Ed è per questo che dici che era divertente!?- chiese seccata Hilary.
-Si! E tu eri vestita da cinghialotta!-
Hilary si immaginò con un costume da cinghiale e s’infuriò.
-MA CHE SOGNI FAI!?-
-Beh, vuol dire che ti trova… ehm… buona!- spiegò Rei. –Ti vuole bene, visto che adora il cibo!-
-Mi vuole bene come vorrebbe bene ad un cosciotto di cinghiale?- chiese Hilary furibonda.
-Beh… in effetti!- disse Rei un po’ imbarazzato.
-Comunque, arriva nonno J, e mi dice che l’acqua è finita e che devo andare a prenderla insieme a Sergey. Avevo una sete…. Così andiamo. E pensate un po’, Sergey ha parlato! Oh cielo, forse è meglio dire che borbottava, non capivo molto bene che stava dicendo!- disse ridendo Takao.
-E poi!- chiese Daichi. –Io non ci sono più?-
-No, non ci sei più!-
-Ma che ti ho fatto, solo il pranzo?!- si lagnò il piccolo.
-Sì!- sbottò seccato Takao. -Dunque, arrivo a questa sorgente, ed era tutto buio. Era una caverna! Ed indovinate un po’ chi ci trovo dentro?-
-Chi?- chiesero tutti incuriositi.
-Ah! Non ci crederete mai! Assurdo ragazzi! C’era, ma non sono sicuro di quello che stavano facendo, sapete, non vorrei confondermi ….- allungò Takao pensieroso passandosi il dito sotto il mento.
-Chi c’era?!- chiesero i ragazzi spazientiti.
-C’erano Kai…-
Gli altri annuirono sempre più curiosi, mentre Kai, sentendosi nominare, alzò gli occhi verso il soggetto seduto a capotavola.
-… che si sbaciucchiava con Ari!- disse infine abbracciandosi da solo e baciando un essere invisibile.
A Kai, che aveva sentito solo le ultime parole, andò di traverso il latte e caffè che si sbrodolò tutto addosso.
Si allontanò di scatto dal tavolo e tossi per riprendere aria.
Tutti erano rimasti di stucco nel vedere la strana reazione del ragazzo.
-Tutto bene Kai?- chiese incredulo Takao.
-Ma che cazzo vai dicendo?!- annaspò il russo che era diventato rosso come un peperone.
Takao, rimasto di sasso, come il resto della squadra, sbatacchiò gli occhi senza capire.
-Beh… scusa se ti ho sognato, la prossima volta ti chiedo il permesso prima di farlo!-
-Non capisco perché te la prendi tanto!- disse Daichi. –E poi, Takao, non so che cosa ci trovi di tanto sconvolgente. Ma ti immagini che coppia? I due polaretti! Ce ne vuole di fantasia per sognarseli che facciano qualcosa!- li schernì.
Kai, tra un colpo di tosse e l’altro, prese dei fazzoletti e cerco di pulire tutto quello che aveva lavato.
-Lascia stare Kai, vai a cambiarti!- disse Hitoshi spazientito. –Io adesso vado a cercare Ari, voi invece vi mettete subito sotto con l’allenamento, che già è tardi!-
-Voi due! Meno gioco individuale!-
Hitoshi era appena arrivato nel parchetto di fronte alla terrazza che dava sul mare, e osservava l’incontro che si stava svolgendo tra le coppie Takao – Max e Kai – Daichi.
-Ma è lui!- si lamentò Daichi indicando Kai.
-Non mi pare!- lo rimproverò l’allenatore. –Siete tutti e due! E stare dando addosso solo a Takao!- fece notare loro, proprio mentre Gaiadragoon e Dranzer attaccavano da due lati diversi Dragoon.
-Vai Draciel!-
Il bey di Max partì all’attacco liberando il compagno e scaraventando via i due avversari.
-YES! WE ARE THE WINNER!- esultò Max.
-Meno male! Grazie amico, non ce la facevo più!- disse stremato Takao gettandosi a terra.
-Accidenti! È colpa tua!- disse Daichi rivolto a Kai, che per tutta risposta gli diede le spalle e si sedette accanto ad Hilary.
Il prof analizzò i dati al computer.
-Niente da fare!- sentenziò. –Daichi e Kai sono incompatibili! Non vanno bene come coppia. È da evitare.-
-Si vedeva anche così!- disse Hitoshi.
-Allora, hai trovato Ari?- chiese Rei.
-Ha telefonato la sua tutrice, ha detto che hanno avuto un problema e l’hanno chiamata questa mattina presto. Tornerà questo pomeriggio!-
-La sua tutrice? Ma non ce li ha i genitori?- domandò Takao.
-No, li ha persi tempo fa. E ora a lavoro! Professore a chi tocca?-
-Adesso dovrebbe toccare alle coppie Daichi – Rei e Takao – Ari.-
Hitoshi sospirò stancamente e guadò l’orologio da polso.
-Takao è distrutto, Ari non c’è. Facciamo così, tanto sono le dodici e mezza, andiamo a mangiare e quando arriva lei riprendiamo con gli allenamenti!-
-E certo che sono distrutto!- si lamentò il capitano. –Me la sono dovuta vedere contemporaneamente contro Kai e Daichi!-
-Su su, non ti lamentare!- lo spronò Hilary.
-Scusate!- il prof richiamò l’attenzione dei ragazzi, girò il computer in modo da rendere visibile a tutti la pagina appena aperta. -Ho già abbastanza dati da poter individuare le varianti di coppie più promettenti!-
Immediatamente tutti gli si riunirono attorno per leggere la lista e i vari diagrammi.
-Qua valuta il grado di compatibilità!- spiegò il prof indicando dei grafici a torta.
“Takao 91%”
-Ah Ah! Lo sapevo io, ho il valore più alto!- rise compiaciuto Takao.
“Max 89%
Rei 90%
Daichi 64%
Kai 75%
Ari 85%”
-Che vorrebbe dire!?- esclamò offeso il ragazzino rosso notando che la sua percentuale era la più bassa. Il prof farfugliò qualcosa come per discolparsi, ma Hitoshi intervenne prontamente.
-Semplice! Sei ancora poco maturo, essendo il più piccolo!-
Daichi incrociò le braccia contrariato.
Il prof indicò un altro schema.
-Questo invece è il rapporto, sempre in percentuale, di compatibilità diretta delle varie coppie rispetto Takao!-
“Takao – Daichi 100%
Takao – Max 98%
Takao – Kai 87%
Takao – Rei 86%
Takao –Ari 86%”
-Si può dire che vai d’accordo con tutti!- notò Hilary.
-Questi sono di Max!-
“Max – Daichi 89%
Max – Rei 88%
Max – Kai 78%
Max - Ari 74%”
-E io dove sono?- chiese Takao non leggendo il proprio nome.
-Idiota, la tua compatibilità con Max, l’abbiano vista già prima!- gli fece presente Hilary.
-E la mia?- chiese Daichi impaziente.
Il prof premette un tasto e lo schema cambiò.
-Eccola! Così apparirà la graduatoria completa.-
“Daichi – Takao 100%
Daichi – Max 89%
Daichi – Ari 79%”
Daichi – Rei 68%
Daichi – Kai 34%”
-Fino ad ora la nostra coppia è la più forte!- disse Takao afferrando il piccoletto e stringendolo a sé contento.
-Non la sola! Eccola la graduatoria di Rei.- puntualizzò Kappa.
“Rei – Ari 99%
Rei – Kai 90%
Rei – Max 88%
Rei – Takao 86%
Rei – Daichi 68%”
-Comunque restiamo i migliori!- disse Daichi.
La scermata cambiò nuovamente.
“Kai – Ari 100%
Kai – Rei 90%
Kai – Takao 87%
Kai – Max 78%
Kai – Daichi 34%”
-Accidenti! Ci hanno raggiunto!- sbuffò Daichi osservando il primo risultato.
-Ovviamente i dati sono relativi ed andranno relazionati agli avversari. Intanto questi sono in relazione ad attacco, forza, difesa e resistenza.- spiegò il prof. Cliccò e la schermata cambiò sui dati di Ari.
“Ari – Kai 100%
Ari – Rei 99%
Ari – Takao 86%
Ari – Daichi 79%
Ari – Max 74%”
Davanti gli occhi di Kai brillò nuovamente quella scritta. Si alzò e si incamminò verso le scalinate che portavano su nella strada. Gli sembrava difficile una compatibilità del genere. Erano solo dati matematici e parziali. Sul capo si sarebbe rivelato tutto il contrario.
-Dove vai?-
La voce di Hilary lo fece fermare a metà strada.
-Ho un’idea!- strepitò Takao. –Appena torna Ari potremmo fare una sfida 100 contro 100!-
-Cento contro cento?- chiesero gli altri.
-Sì! Le due coppie più forti! Daichi ed io contro Kai e Ari!-
-Si, così vedremo chi è il più forte!- convenne Daichi.
-È una buona idea!- disse il prof.
-In fondo Takao e Daichi li abbiano visti combattere un sacco di volte assieme, mentre Kai e Ari solo una volta, ed hanno fatto solo qualche esercizio di coordinazione!- disse Hitoshi.
-Allora è fatta!- esultò Takao.
Kai sospirò rassegnato. Meglio chiarire durante gli allenamenti che sul campo, il vero livello di compatibilità.




CIAOOOOOOOOO!!!!!!!
Grazie per le recensioni, mi fanno sempre felice!

X Lexy90: grazie, sono contenta che ti sia piaciuta la storia ed anche Ari, ma i nuovi personaggi non finiscono qua… Si, il personaggio principale è Kai, anche se appare con più costanza Takao, anche perché con lui mi diverto di più (hihi! Come sono sadica N.d.Io) (NOOOOOOOOO! Perché proprio io, non voglio! N.d. Takao).

XBebbe5: ciaooooo! Mi fa piacere che ti sia piaciuto, lo so che questo non è un granché, ma è solo lo prima parte.

Nel prossimo capitolo (oltre ad essere più lungo…) torneranno Yuriy & Co. e si saprà anche qualcosa in più su Ari.

Spero che questo non faccia tanto schifo da farvi passare la voglia di seguirmi… -_______-
Ciao e grazie anche a chi è arrivato fin qui!

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Capitolo 8
*** Compatibilità e statistica (2°parte) ***




Scusate per il ritardo!
Ecco la seconda parte, spero di non avere fatto un pastrocchio con la sfida e che sia abbastanza chiaro ^////////^”””!
XBebbe5: certo, chiamali pure polaretti, poi mi dici perché, sono curiosa ^______^ . Comunque grazie!
XLexy90: ecco il seguito, so che non è un granché neanche questo, ma grazie comunque per le recensioni ^____________^

Grazie anche a

(ancora :D)Bebbe5
giovy39
PGV 2
redeagle86

Che hanno messo la storia tra i preferiti e a chi è arrivato fin qui!





8. Compatibilità e statistica (2°parte)

Una macchina nera si fermò davanti la villa Kinomiya.
Una donna dai fluenti capelli rossi e dall’aspetto avvenente, scese seguita subito dopo da una ragazza con una treccia scura e l’abbigliamento trasandato. Entrarono nella villa e si diressero verso l’ingresso dell’antica struttura.
La donna suonò il campanello e subito dopo la porta fu aperta da un ragazzino biondo che, nel vederla, rimase sbigottito.
-Ciao bel biondino! Sto cercando l’allenatore Hitoshi Kinomiya, è in casa?- disse la donna sorridendogli.
Il ragazzo non si mosse. Fissava la donna come se ne fosse rimasto incantato.
La ragazza, che fino a quel momento era rimasta in dispare, superò spazientita la signora ed afferrò per il braccio il ragazzo trascinandolo dentro casa.
-Vieni con me, Max!- gli disse prima di sparire.
La donna rimase sulla porta in attesa, finche, dopo poco non arrivo un giovane sui vent’anni seguito dalla ragazza.
-Buongiorno, lei deve essere la tutrice di Ari! Hitoshi Kinomiya, piacere di incontrarla!- disse sorridente il ragazzo porgendole la mano.
L’altra la strinse.
-Ilda Smithz, il piacere è mio!-
-Prego…- la invitò Hitoshi facendola accomodare in salotto.
-Mi ha detto che voleva parlami! A che proposito?- iniziò il ragazzo facendole segno di sedersi sul divano.
-Si! Intanto volevo scusarmi per non aver avvisato immediatamente che sarei venuta a prendere Ariel.- disse in tono cortese la donna scostandosi un ciuffo di capelli rossi dal volto pallido.
-Non si preoccupi, l’importante è che la prossima volta non succeda. Come può immaginare, mi sono preoccupato!-
-Capisco benissimo ma, volevo parlarle proprio a proposito di questo… Un attimo!- la donna si avvicinò ad Ari, che era rimasta in un angolo, e le posò con fare gentile una mano sulla spalla.
-Ariel, io e il tuo allenatore dovremmo parlare, vai a giocare con i tuoi amichetti!-
A Hitoschi parve che il tono fosse un po’ troppo, o meglio, fosse poco adatto per rivolgersi ad una ragazza di diciassette anni.
-E mi raccomando, comportati bene…- continuò la donna.
Ari annuì e uscì dalla stanza.
A questo punto la bella rossa si accomodò accanto ad Hitoshi.
-Signor Kinomiya, so che forse quello che le sto per chiedere è troppo, ma lo chiedo nel puro interesse della ragazza. In questo momento ha bisogno del sostegno e dell’affetto di qualcuno. Io confido molto in voi e nella squadra. Deve sapere che…- la donna sospirò, il viso divenne improvvisamente preoccupato e serio. -Ieri sera, sul tardi…-




Cioccolato, pistacchio. Pistacchio, cioccolato, cioccolato, pistacchio.
Ci voleva arte e tecnica anche nel mangiare un gelato, per assaporarlo o per esaltarne il gusto, per rendere il piacere un’overdose di gusto secondo un ritmo ben preciso.
-Ma si può sapere che stai facendo?- chiese Hilary dopo un po’ che lo osservava leccare prima un gusto e poi l’altro, con gli occhi chiusi e con in faccia una espressione di beatitudine alquanto inquietante.
-Assaporo!- rispose Takao.
Hilary rigirò il suo cono alla fragola guardandolo scettica.
Max li raggiunse nel giardino e si sedette accanto a Daichi
-Chi era?- chiese Rei.
-Ari!-
-È arrivata finalmente!- disse Daichi impaziente, alzandosi e preparando il proprio bey per combattere.
-Prima mi finisco il gelato…- lo avvertì Takao.
-Uffa! Sei sempre il solito! Ma che campione sei?- gli chiese il rosso tornando seduto.
Ma Takao lo ignorò e continuò con il suo ritmo.
Ari li ragiunse dopo qualche minuto, salutò con un cenno del capo, e si sedette accanto al biondo che poco prima era andato ad aprire la porta.
-Ma dove eri finita?- chiese curioso Max. Ad un certo punto le si avvicinò fissandola insistentemente. La scrutò con i suoi occhioni azzurri, così intensamente che si trovò ad un centimetro dal suo volto, mentre lei ricambiava il suo sguardo torva.
-Ma…. Stai bene?- le chiese dopo un po’.
-Perché, che ha?- domandò Hilary avvicinandosi a sua volta.
-Accidenti, sei pallidissima!- esclamò Max.
Ari si mosse a disaggio sotto gli sguardi che, a mano a mano, aumentarono, aggiungendosi anche quelli di Rei, Daichi e del prof.
La ragazza chinò il capo, e i capelli della frangia le ricaddero sul viso nascondendolo.
-Ma hai dormito? Fai paura, sembri uno zombi!- disse Daichi.
Hilary lo guardò male.
-Ma come ti permetti, maleducato! Queste cose non si dicono ad una ragazza!-
-Perché, mica se l’è presa!?- si difese Daichi.
-Ma tu, il tatto, non sai che cos’è?!-
-Si quello delle mani!-
-Non quello bertuccia! La delicatezza!-
-Bertuccia a chi?-
-Dai ragazzi, non litigate!- li richiamò Rei. Poi si rivolse alla ragazza con fare gentile. –Ari, vuoi mangiare qualcosa? Magari un gelato, ti farebbe proprio bene, non hai una bella cera!-
Ari scosse il capo e si alzò.
-Sto bene!- disse allontanandosi dalle loro attenzioni.
-Ma certo che sta bene! Lei è una tosta!- disse Takao, massaggiandosi soddisfatto la pancia piena di gelato. Le si avvicinò gongolando, e le diede delle sonore pacche sulla schiena che quasi la fecero svenire per il dolore.
-Vero, amica?!- chiese Takao, ma quando la vide tremare, venne il dubbio anche a lui. –Ma, ti senti bene?-
Ari si voltò di scatto palesemente infuriata. -Ho detto di si! Smettetela di chiedermelo!-
Diede le spalle ai compagni di squadra, e si allontanò dirigendosi dalla parte opposta del giardino.
- Ma io…. Ma che le è preso?- chiese Takao mortificato.
-E poi il maleducato sarei io!- protestò Daichi portando pigramente le mani dietro la testa. –Noi ci preoccupiamo, e lei ci risponde così!-
-Su Daichi! Forse le da fastidio che si noti un suo momento di debolezza!- ipotizzò Rei.
La porta scorrevole scivolò sul binario. Hitoshi la richiuse dietro di sé.
-Allora, riprendiamo gli allenamenti!- disse con il suo solito fare autoritario.
I blader annuirono.
-Siamo tutti?- chiese l’allenatore.
-No, Kai è dentro, invece Ari non sembra dell’umore per giocare…- rispose Takao.
Hitoshi annuì serio.
-Qualcuno vada a chiamare Kai e cominciate a riscaldarvi. Sto arrivando!- disse per poi dirigersi verso la ragazza, seduta poco distante dal laghetto artificiale.
-Tutto bene?- le chiese gentilmente una volta accovacciatosi accanto a lei.
Non si voltò a guadarlo, i suoi occhi rimasero fissi sul gioco d’acqua della canna di bambù. Accennò di sì col capo.
Hitoshi capì che gli aveva dato il permesso per continuare e che lo avrebbe ascoltato.
-La signorina Smithz mi ha detto quello che è successo al tuo tutore… l’incidente…. Mi ha detto quanto è importante per te.- disse cercando di essere il più delicato possibile. -Non posso dirti se andrà tutto bene e, so che quello che ti dirò ti sembrerà vuoto e privo di significato ma, noi ti staremo vicino! Devi solo darcene l’opportunità!-
Hitoshi non ricevette risposta. Osservò il profilo del viso della ragazza, il suo sguardo freddo e iracondo. Nonostante tutto di dimostrava spavalda.
-Non devi preoccuparti, non sarai mai sola. Ora, fai parte della squadra!- disse posandole affettuosamente una mano sulla spalla. –Questa è la nostra famiglia, ricordatelo!-
Lei alzò gli occhi osservandolo con un’espressione indecifrabile, per poi tornare a concentrarsi sul laghetto di fronte.
-Che ne dici di una bella sfida?- la incoraggiò dopo un attimo di silenzio.
Le labbra di Ari si incresparono in un sorrisetto.
-Sono sempre pronta per le sfide!-
-Così mi piaci!- disse Hitoshi rialzandosi. -Adesso andiamo, questo sarà un incontro memorabile!-
La ragazza lo imitò e raggiunsero la squadra, che finalmente fu al completo.
-Allora, vogliamo iniziare?- chiese entusiasmato Takao, preparando Dragoon alla battaglia.
-Dai, non ce la faccio più ad aspettare!- si lamentò Daichi posizionandosi di fronte ad Ari. –Questa volta ti batto, stanne certa!-
-Daichi!- lo richiamò Hitoshi. –Ti ricordo che non è una sfida individuale, devi combattere con Takao!-
Ari prese il proprio bey e lo sistemò nello scooter. Kai avanzò con calma e fece lo stesso.
L’allenatore si posizionò tra gli sfidanti.
-Takao e Daichi contro Kai e Ari! Ricordate, gioco di squadra! Pronti, tre, due, uno…. Lancio!-
I bey partirono sul terreno di gioco senza esitazioni.
Dragoon e Gaiadragoon si allinearono e partirono immediatamente all’attacco.
I bey avversari incassarono il colpo contrastando la loro potenza. Poi si ritirarono lateralmente in direzioni opposte, lasciando i due bey al centro del campo.
-Vai Dragoon!- incitò Takao partendo all’attacco di Drawind.
Daichi lo seguì immediatamente.
Kai non esitò, partì verso i due che velocemente si avvicinavano verso la compagna di squadra.
Drawind si mosse veloce andando incontro agli avversari.
-Ma che vuole fare? Non riuscirà mai a contrastare da sola quell’attacco!- disse Max.
- Drawind potrebbe danneggiarsi!- strepitò Kappa preoccupato.
Gli altri seguivano col fiato sospeso l’imminente scontro.
I tre bey erano a pochi centimetri.
-Vai Dranzer!-
Il bey blu, che aveva raggiunto gli avversari alle spalle, si mosse di lato per superarli. Lo stesso fece il bey grigio e giallo, scostandosi improvvisamente nella direzione opposta, evitando così l’impatto per un soffio.
Dranzer si bloccò di colpo e si mosse verso l’esterno.
Lo stesso fece Drawind.
Kai guadò la ragazza accanto a lui. I suoi occhi si muovevano veloci e attenti, seguendo ogni più piccolo movimento che avveniva in campo.
-Dranzer, attacca!-
Il bey blu si catapultò all’attacco verso gli avversari. Drawind lo imitò.
I due bey partirono verso il centro contemporaneamente.
Takao sorrise soddisfatto.
-Daichi. Via!-
Dragoon e Gaiadragoon si divisero all’ultimo momento.
Dranzer non si fece sorprendere e, effettuando un’angolatura particolarmente rischiosa, si buttò all’inseguimento di Dragoon colpendolo ripetutamente.
Drawind prese la stessa angolatura, senza difficoltà e sbavature, nella direzione contraria, scontrandosi con Gaiadragoon.
Kai fece ritirare immediatamente Dranzer dall’offensiva. Simultaneamente osservò il bey di Ari fare lo stesso.
Lei aveva abbandonato gli attacchi a Gaiadragoon e si stava ritirando all’estremità del campo, proprio dalla parte opposta di Dranzer.
Guardò nuovamente la compagna, e notò che i suoi occhi non erano concentrati sugli avversari, ne sul proprio bey.
Guadava il suo, ne osservava ogni movimento!
Cosa aveva in mente? Era una tattica rischiosissima, se se ne fossero accorti gli avversari.
Doveva scrollarsela di dosso!
-Allora che fate? Non attaccate più?- li schernì Daichi. –Mi sto annoiando!-
Dranzer di mosse a zigzag in varie direzioni diverse e illogiche.
Drawind imitò senza esitazione.
-Ma che fanno? Sono impazziti?- chiese Takao osservando lo strano comportamento degli avversari.
-Ma che ne so, se la vedono loro! Attacca Gaiadragoon!-
Il bey partì all’attacco di Drawind, ma senza successo. I movimenti dell’avversario erano imprevedibili.
Daichi strinse i pugni indispettito e Gaiaidragoon si mosse indeciso tra gli spostamenti continui del bey grigio.
-Accidenti, ma la vuoi smettere di scappare?- le urlò.
-Ma cosa fa?- chiese Kappa. –Ari ha la possibilità di attaccare Daichi ora che ha abbassato la guardia! Perché fa così?-
-I suoi movimenti…- Rei osservava il campo di battaglia, gli altri lo imitarono. –Sono gli stessi di Dranzer…-
-Ma a che pro, se poi non ne approfitta per sorprendere l’avversario?!- disse il prof sempre più contrariato.
-Però ci vuole parecchia coordinazione!- notò Max. –Drawind si muove in opposizione a Drander, non come uno specchio. L’unico punto in cui si possono scontrare è il centro!-
-Adesso basta!- urlò Daichi. –All’attacco!-
-No, fermo!- disse Takao.
Dragoon fermò appena in tempo il bey di Daichi, prima che si andasse a schiantare contro l’albero.
I bey ricaddero a terra riprendendo la loro corsa.
-Calma Daichi! Ho un piano!- Takao afferrò il compagno per il braccio e lo attirò a sé, sussurrandogli all’orecchio.
Dopo poco Daichi si ritrasse guardando il campo impressionato. Strinse le nocche ancora più agguerrito.
-Te lo avevo già detto, non mi piacciono i tuoi giochi!- fece rivolto alla ragazza. Questa, imperterrita, continuò ad osservare ed imitare ogni minimo movimento effettuato da Dranzer.
-Adesso te la faremo vedere noi! Vai Gaiadragoon!-
-Dragoon!-
I due bey partirono all’attacco insieme, diretti verso Dranzer, che ora si trovava fermo nella parte più esterna del campo.
Kai strinse i denti. L’unico modo in cui poteva salvarsi, era ricongiungendosi a Drawind al centro del campo. Da solo non avrebbe retto per molto a quei due. Come aveva fatto a non pensarci?
Credeva di essere lui a condurre il gioco, ma si sbagliava. Era Ari a comandare con quell’assurda tattica. Era vincolato a lei.
-Attento Dranzer!-
Il bey si mosse verso il centro. Doveva arrivare prima che Dragoon e Gaiadragoon lo raggiungessero, ma erano troppo vicini.
Drawind si mosse, come previsto, in contrapposizione a Dranzer, verso il centro.
-Non ci arriverà mai!- sussultò Hilary presa dalla sfida.
-Non capisco! Ari, pur di continuare questo stupido gioco, è disposta ad abbandonare il compagno!- disse incredulo Max.
Takao sentiva il sapore della vittoria farsi sempre più concreto.
-Non ci scapperai!-
-Dranzer, preparati!-
L’impatto era ormai imminente e inevitabile. L’unica cosa che Kai poteva fare era difendersi.
I bey avversari erano a pochi centimetri da lui.
Hilary si coprì gli occhi con le mani.
-Vai adesso, DRAWIND!-
Il grido di un aquila rumoreggiò nel cielo.
Il bey di Ari prese vita d’improvviso smuovendo l’aria e il terreno circostante.
In un lampo, si trovò fra Dranzer e gli avversari, contrastandone contemporaneamente l’attacco e sbalzandoli indietro.
-Kai, adesso!- lo richiamò Ari. –Tempesta di fulmini!-
Kai non si fece attendere e si preparò al più forte dei suoi attacchi.
-Turbine di fuoco!-
Un’improvvisa vampata si sprigionò dal bey blu travolgendo tutto ciò che si trovava attorno, mentre il bey grigio sembrava alimentarlo con forti scariche elettriche che emanava vorticandogli intorno.
L’aria era carica di energia.
I due bey avanzarono come una tempesta, in formazione.
Dragoon e Gaiadragoon furono presi alla sprovvista, e vennero risucchiati dall’improvviso vortice.
-Resisti Daichi!- disse Takao in seria difficoltà, sentendo progressivamente di perdere il controllo su Dragoon.
-Ci sto provando!-
-È incredibile!- disse Rei sorpreso come tutti gli altri.
-DRAGO AZZURROO!- Takao, ormai stremato, invocò l’animale sacro con tutta la sua forza.
Il bey sprigionò una potenza che gli permise di riprendere il pieno controllo.
Daichi fece lo stesso.
Ma la loro forza, anche se pari a quella dei singoli avversari, non poteva eguagliare quella della loro somma.
La fenice e l’aquila bianca, contrastarono con successo il due draghi.
Kai si sentiva rinvigorire ad ogni attacco. Ogni giro che Drawind effettuava intorno a Dranzer, ogni scarica elettrica che riceveva il suo bey, era come se gli entrasse in corpo donandogli una strana sensazione di leggerezza ed euforia.
Poteva fare di più, le sue forze erano infinite, le sue energie inesauribili!
-Più forte Dranzer!-
-Vai, aquila bianca!- la incitò Ari.
Sembrava impossibile attaccarli. La velocità con cui ruotava Drawind intorno al bey blu, era pericolosamente elevata per chiunque volesse avvicinarsi, proteggendo il compagno come in una fortezza di elettricità che lo rendeva sempre più forte.
Ma Takao non si arrese, e con tenacia scagliò Dragoon verso il fulcro del vortice di fuoco.
-Dragoon, io non mi arrenderò mai!-
-Non lo fare Takao!- lo richiamò Kappa. -È pericoloso, potrebbe danneggiarsi!-
Ma era troppo tardi. Dragoon cercava di penetrare la difesa, ma senza successo, rischiando più volte di venire sbalzato via.
-Aiutami Daichi! Dobbiamo attaccare nello stesso istante! Per quanto veloce, quel bey non può difendere da due lati opposti nello stesso istante!-
Daichi allora intervenne, cercando di attaccare contemporaneamente a Dragoon.
Stavano continuando senza risultati ed erano ormai stremati.
-Il gioco finisce qua!- disse Ari decisa a mettere punto alla sfida.
-Cosa…?- Daichi era incredulo, non poteva essere, non potevano perdere.
Kai guadò Ari. A differenza sua, che non sembrava avvertire la stanchezza, lei sembrava affannata.
Forse era meglio chiudere l’incontro lì, anche se avrebbe voluto continuare all’infinito dentro quell’eden di energia.
-Vai aquila rossa!-
Takao si oppose con tutte le sue forze.
- VI SBAGLIATE E DI GROSSO! NON MI FARò SCONFIGGERE! GRAGOON!-
-IO NON SARò DA MENO! GRAIADRAGOON!-
I due bey si gettarono simultaneamente contro Drawind, frenando la sua frenetica corsa intorno al bey della fenice.
Ari indietreggiò di qualche passo sotto il forte colpo subito.
I bey avversari strinsero quello grigio in una morsa, rallentando la sua rotazione.
-Accidenti!- imprecò Kai. -Dranzer vai!-
Il bey partì in difesa dell’altro, liberandolo della pressione di Gaiadragoon.
Ma Drawind, invece di riprendersi, peggiorò e si allontanò dal contrasto tra Dranzer e Dragoon, barcollando come se si stesse per fermare.
-Che stai facendo?!- la richiamò Kai.
Ma Ari non ebbe la forza di rispondere. Cadde in ginocchio a terra, stremata.
-Che ti prende?- chiese allora preoccupato.
-Vai Gaiadragoon!- Daichi incitò il suo bey verso quello già segnato di Ari. –Ormai hai perso!- annunciò.
Kai imprecò. Abbandonò lo scontro frontale con Takao e si precipitò ad impedire a Daichi di mettere fuori gioco Ari.
-È inutile.- disse il prof analizzando i dati al computer. –Non so perché, ma Ari non riesce più a combattere, e difenderla non servirà a niente!-
Hilary chiuse il monitor con uno scatto, e per poco le dita del prof non ci rimasero chiuse dentro.
-Smettila di guardare lo schermo prof.! Il campo è la!- lo rimproverò. Oramai erano tutti presi dall’incontro, anche lei, e non servivano più dati e statistiche per seguirlo.
Dranzer difese il bey compagno dai ripetuti attacchi degli avversari.
Kai sapeva che era inutile continuare così; doveva trovare un modo per mettere fine all’incontro. E poi, aveva un vantaggio rispetto a loro. Lui era ancora pieno di forze, loro dimostravano i segni della stanchezza.
I bey lo attaccarono contemporaneamente, stringendolo progressivamente in un angolo. Li contrastò con non poca difficoltà, mentre Drawind era sul punto di fermarsi.
-Dranzer, resisti!-
Ari si rialzò con un impeto improvviso, e barcollando riprese a giocare.
Il bey, come rianimato, riprese a girare. Superò la difesa di Dranzer scaraventandosi come una furia cieca su Gaiadragoon.
-No, Daichi!- Esclamò Takao incredulo, mentre il bey del compagno veniva sbalzato via senza preavviso, fermandosi ai piedi del suo proprietario.
Allora, seguendo l’istinto, sferrò il suo attacco più forte contro Drawind.
-Attacco tornado!-
La potenza sprigionata fu così immane che tutti indietreggiarono proteggendosi con le braccia.
Ma tutta la forza fu riversata contro Ari, che venne scaraventata con violenza contro il muro dietro di loro.
-E adesso a noi due!- disse Takao rivolto a Kai, sconvolto dalla potenza a cui aveva appena assistito.
I bey si contrastarono due, tre volte, finché Dranzer, con un’inclinazione particolare, fece volare Dragoon in direzione di Takao, e a sua volta fece lo stesso tornando nelle mani di Kai.
-Ma… perché hai interrotto?- chiese furioso Takao.
-Credo che per oggi abbiamo fatto abbastanza!- rispose. Si diresse verso Ari che era scivolata seduta e non accennava a muoversi.
Anche gli altri si erano alzati e si stavano avvicinando alla ragazza.
Il dolore provocatole dalla botta, aveva fatto calare un’improvvisa e familiare coltre nera davanti agli occhi, che teneva sbarrati nella vana ricerca di uno spiraglio di luce; ed il respiro era bloccato dalla stretta al petto, ai polmoni e all’esofago. Ogni centimetro del suo corpo era intorpidito da quella radiazione.
Kai le si chinò accanto e la scosse leggermente, ma era completamente irrigidita.
-Ari!- la chiamò senza ricevere risposta.
-Io lo sapevo!- strepitò Hilary in direzione di Takao. –Non c’era bisogno di attaccare in quel modo! Avevi visto anche tu che già non si sentiva bene!-
-Ma io… me lo ero dimenticato…- disse mortificato lui.
Ari avvertiva le voci intorno a lei come se venissero dall’oltre tomba e la stessero chiamando.
Il respiro era corto e spezzato, e man mano la vista angosciosamente stava tornando.
-Ehi, tu! Mi senti?-
Kai le diede degli schiaffetti sul viso bianchissimo, per farle riprendere un po’ coscienza.
-Ari!-
Le sollevò il mento per permetterle di respirare meglio.
Non sapeva perché, ma conosceva la sensazione che si provava quando il dolore fisico ti attanagliava le membra.
D’un tratto, la mano di Ari scattò ed afferrò quella di lui.
Per un attimo fu certo che l’avrebbe scacciata in malo modo, invece la strinse flebilmente facendosela scivolare in grembo.
-Come stai?- chiese Max premuroso.
Ari non comprese. Si guardò intorno senza capire che succedesse e chi fissero tutte quelle persone intorno. Ma lentamente le ritornò tutto in mente.
-Ragazzi, non state tutti qui, su! Sta bene, non preoccupatevi, è solo un po’ stordita!- disse Hitoshi facendosi spazio.
-Ho perso…- sussurrò Ari.
-Adesso questo non è importante! Sei stata bravissima lo stesso!- rispose l’allenatore.
-Si, siete stati spettacolari!- convenne Rei con entusiasmo. –Non vedo l’ora di scendere in campo!-
-Anche io!- disse Max annuendo.
Ari li guadava con occhi vuoti, che poi passò da Hitoshi a Kai accanto a lei. Immediatamente gli mollò la mano scacciandola via.
Kai si alzò. A quanto pareva si era ripresa.
Hilary era infuriata, e si lamentò direttamente con l’allenatore.
-Ma ti rendi contro che cosa stai dicendo? Takao l’ha schiantata contro un muro con tutta quella potenza, quando non ce n’era motivo, e tu te ne esci con un “è solo un po’ stordita”? Vorrei vedere te al suo posto!-
Hitoshi si voltò verso di lei con la fermezza che lo distingueva.
-Takao non ha fatto altro che giocare per come si sentiva. Non ha nessuna colpa! Queste sono cose che possono succedere durante gli incontri di bey!-
-Ma…- cercò di controbattere Hilary.
-Anche per lei è così, e lo ha dimostrato fino alla fine, senza esclusione di colpi!- continuò lui.
Ari provò ad alzarsi ma, non appena accennò un movimento, si bloccò. Si morse il labbro inferiore accasciandosi nuovamente contro il muro.
-A me, comunque, non sembra semplicemente stordita!- lo freddò Hilary a mezza voce.
Kai allora porse la mano alla compagna di squadra per aiutarla ad alzarsi.
Questa alzò lo sguardo fino ad incontrare in suoi occhi.
La stava sfidando davanti a tutti. Voleva rendere la sua antipatia nei suoi confronti pubblica. Quel bastardo non si risparmiava colpi bassi!
Afferrò ma mano con fermezza, senza distogliere mai lo sguardo.
Era soddisfatto.
Aveva ceduto ed aveva fatto quello che voleva lui. Era questa la sua piccola vendetta per poco prima.
Con un unico scatto la sollevò rimettendola in piedi, anche se le gambe non erano ancora abbastanza ferme per permetterle di camminare.
Takao avanzò verso di lei e le porse la mano.
-Beh, scusa! Forse è vero, ho esagerato un pochino, ma è stato un bell’incontro! Complimenti!-
Ari non strinse la mano di Takao, che ne rimase sorpreso.
-Che c’è?-chiese lui.
-Ho perso, non c’è niente di cui complimentarsi.- rispose con fermezza, andarsene.
-Ma che dici?- disse Max sorridendo.
-Non dovresti essere così severa non te stessa!- le fece notare Hilary.
-Ehi, aspetta un momento!- Takao la richiamò offeso. Ari si fermò.
-Vincere o si perdere non significano niente. L’importante è farsi onore sul campo, giocare per amore e passione per questo sport!-
Ari continuava a dargli le spalle e, non solo non gli rispose, ma riprese ad avanzare nella direzione opposta.
-Non riesci a capirlo?!- disse amaramente. –La vittoria è l’unica cosa che ti interessa mentre giochi? È così che sei?-
Ari si bloccò.
-Allora, perché dovrei giocare, per perdere tempo?- disse con freddezza. -Tu non puoi capire…-
-No, sei tu che non capisci!- la riprese Takao. Era arrabbiato, non poteva accettare una cosa del genere, non da una compagna di squadra, non da un’amica.
-Kai, l’anno scorso, stava dando la vita per la libertà, per l’amore del bey. E se tu veramente lotti solo per una cosa come la vittoria, e bene, puoi anche andartene!-
Tutti lo guardavo increduli.
-Basta Takao!- Hitoshi intervenne prontamente. –Non dire sciocchezze, questo non è il momento! Chiedile scusa immediatamente!-
-Non lo farò mai!- disse Takao sempre più risoluto.
-Takao ha ragione!- questa volta Ari intervenne prima che potesse farlo l’allenatore. –Non capisco, è vero. Ma voi, mai potrete capire la differenza che c’è per me tra vittoria e sconfitta!-
-Prova a spiegarcelo allora!-insistette Takao avanzando di qualche passo.
Ari si voltò a guardarlo, incerta se rispondere o meno. Poi sorrise e abbassò lo sguardo.
-Non capireste lo stesso…-
-Invece ti sbagli! Capisco benissimo.- questa volta fu Kai ad intervenire. –E, sinceramente, non sono affari mie sapere per che cosa scendi in campo! Ma rispondi a questo: non sei entrata nella squadra di Yuri e gli altri, per non avere più contatto col passato. Allora perché ti ostini a trascinartelo dietro?-
-Che cosa significa, Kai?- chiese Takao guardando prima l’uno poi l’altra, senza capire a cosa si stesse riferendo l’amico. Ma venne ignorato da entrambi, che si scrutavano torvi e calcolatori, ognuno delle reazioni e delle intenzioni dell’atro.
-Si può definire una… cattiva abitudine che mi è rimasta!- rispose evasiva Ari. Ma Kai parve più che soddisfatto e si avviò verso casa, ora poco interessato a restare là.
-Ma volete dirmi di che state parlando?- chiese spazientito Takao.
-In effetti non è che si sia capito! Che c’entrano Yuri e gli altri?- disse Max.
-C’entrano!- si prestò a spiegare Hitoshi. –Ari faceva parte della Borg, e non ha voluto fare squadra con loro perché non voleva avere più nessun contatto con il passato!-
-Cosa?- chiesero increduli i bladebreakers.
-Manco le avessimo fatto qualcosa di male!- disse una voce beffarda.
Tutti, compresa Ari, si voltarono verso l’ingresso del giardino. Anche Kai, che stava per entrare nel dojo, si fermò.
Boris si stava avvicinando a loro seguito da Yuri e Sergey.
Aveva una strana espressione compiaciuta e, a differenza degli altri due, si fermò accanto alla ragazza, che sembrava tutt’altro che propensa a salutare.
-Ragazzi, che ci fate qui?- chiese Takao.
-Avevamo pensato di ricambiare il favore di ieri…- rispose vago Yuri.
Max saltò avanti felice come una pasqua.
-Vuol dire che siete venuti a fare festa?- chiese con occhi luccicanti.
Yuri sospirò spazientito.
-No!-
-Allora a che favore ti riferisci?- fece il biondo.
-Forse si riferisce al fatto che, ieri, abbiamo interrotto i loro allenamenti per un’intera giornata!- lo illuminò genialmente Rei.
-In poche parole, avete disturbato, e oggi sono venuti a fare lo stesso!- precisò Hilary.
-Pensavo fosse il nome di qualche giapponese, e invece… sei tu, Ariel.- parlò insidioso Boris, rivolto alla ragazza. -Non sai che piacere mi fa rivederti, dopo tutto questo tempo!- aggiunse passandole il braccio intorno alle spalle e attirandola a sé, senza esitazioni.
-Perché ieri non sei venuta anche tu a festeggiare? Mica abbiamo la peste!- continuò quasi a prenderla in giro.
-Non mi sembra che si sia mai stata tutta questa confidenza tra noi!- gli rispose scrollandoselo di dosso.
-Nonostante siano passati tre anni, sei sempre la solita! La confidenza la dai, ma solo quando ne hai voglia tu!- la derise Boris divertito e intenzionato a continuare a punzecchiarla ancora un po’.
-Lasciala stare! Smettila per favore!- la voce ammonitrice di Yuri lo richiamò con un tono secco e che non ammetteva repliche.
Boris si strinse nelle spalle rassegnato, e si avvicinò ulteriormente a lei per sussurrarle qualcosa all’orecchio.
Lei rimase impassibile come sempre. Poi si voltò verso i compagni di squadra.
-Scusate, ma avrei bisogno di riposare!- disse facendo un piccolo inchino.
-Vai pure, non preoccuparti!- la congedò Hitoshi, permettendole così di ritirarsi nel dojo, sempre sotto lo sguardo beffardo del russo.
-Aspetta Ari!- questa volta fu Takao a richiamarla. -Ti prometto che ti farò cambiare idea, dovessi metterci una vita intera, ma ci riuscò!- disse con una luce determinata negli occhi. Si sentiva rianimato, quella era una sfida, e lui l’avrebbe vinta, a tutti i costi. Dopotutto anche a Kai, quando lo aveva conosciuto, interessava solo la vittoria, e anche Yuri, Boris e gli altri erano così, ma loro erano cambiati, si erano liberati del loro passato. E anche lei ci sarebbe riuscita, doveva riuscirci!
A quelle parole lei rimase immobile per qualche istante, infine scrollò le spalle come rassegnata e se ne andò.
-Allora!- disse Yuriy attirando bruscamente l’attenzione, visibilmente innervosito. -Che stavate facendo?-
-Ci stavamo allenando!- rispose Hitoshi.
-Ma potremmo fare un break per la merenda!- propose Max.
-Non credo…- cercò di disfare l’allenatore.
-Sì amico, sei geniale!- fece Takao entusiasta, ignorando il fratello. –Ah! A proposito… dov’è Ayumi?-
-Si, è vero, dov’è quella ragazza cicciottella?- chiese Daichi, allargando le braccia.
-Daichi! Che ti avevo detto? Bisogna avere tatto quando si parla delle ragazze!- lo richiamò Hilary.
Ayumi era la nuova compagna di squadra dei ragazzi russi.
Un po’ robusta, con un viso simpatico ed un carattere allegro e solare, aveva avuto l’opportunità, essendo la nipote del presidente Daitenji, di frequentare i tre quell’inverno, ogni volta che questi tornavano a casa del nonno e, con loro, si era allenata duramente per riuscire ad entrare in squadra e partecipare al prossimo mondiale.
-È passata alla BBP per sbrigare alcune faccende!- spiegò Yuri.
-Che peccato, se veniva poteva fare amicizia con Ari!- disse Hilary.
Boris rise beffardo. -Sì, come no! Come se Ariel fosse capace di fare una cosa chiamata amicizia! Quella non sa neanche cosa significa!- disse, lasciando un po’ interdetti i Bladebreakers.
Yuriy lo fulminò con lo sguardo, ma l’altro non ne fu per niente intimorito.
-Che vogliamo fare allora?- chiese spazientito dal comportamento del compagno.
-Merenda!?- ripeté Takao.
-Ma…- Hitoshi cercò nuovamente di intervenire, ma venne ancora interrotto.
-Si, dopo una sfida è proprio quello che ci vuole!- disse Daichi massaggiandosi il pancino.
Max, senza preavviso ne consenso, si prese Yuri (che sembrava più teso del solito) sotto braccio, e se lo trascinò dentro, verso la cucina. Gli altri li seguirono subito.
-A quanto pare, la mia figura d’allenatore non vale niente!- constatò Hitoshi rassegnato rimasto ormai solo nel giardino.
-Su, non prendertela!- lo consolò Hilary, prima di sparire insieme agli altri in casa.
Attraversarono il corridoio, e senza farsi sentire, Rei si avvicinò a Boris.
-Ma che cosa ha Yuri?- gli chiese, avendo notato lo strano comportamento del rosso.
-Niente…- rispose con noncuranza Boris. –Non ha mai sopportato Ariel!-
Rei aggrottò la fronte e il russo capì di non essere stato abbastanza esauriente e continuò. -Dice che è, ne più ne meno, quello che ha sempre voluto Vorkof!- aggiunse infine il russo entrando in cucina.





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Capitolo 9
*** Le nuove squadre. ***




9. Le nuove squadre.


Il cuore gli batteva fortissimo nel petto.
Finalmente, dopo un anno di attesa, sarebbe sceso nuovamente in campo.
Le luci, il pubblico, ma soprattutto i beyblade e tanti nuovi avversari!
Era emozionatissimo, non aveva chiuso occhio quella notte, come gli altri d’altronde.
Chi per nervosismo, chi per compagnia e chi per approfittarne e fare una festa (e chi poteva mai essere se non un certo biondo?). Lui invece non era riuscito a dormire per la gioia.
Quella prima giornata sarebbe stata inaugurale.
Le dieci squadre, provenenti da ogni parte del mondo, sarebbero state presentate.
Attraversarono il corridoio buio, mentre le urla festanti della platea rimbombavano tra le pareti smuovendogli l’anima come un terremoto.
Djman stava annunciando tutte le squadre, che a mano a mano entravano in campo. La loro sarebbe stata l’ultima, ed oramai erano arrivati alla fine di quel corridoio.
-Ed ecco l’ultima, ma non meno importante, squadra concorrente!
Già campioni due anni fa, l’anno passato vincitori della sfida contro i just five. A voi… i Bladebreakers!-
La luce era accecante e il boato della folla, appena entrarono nell’arena, fu un’esplosione.
Si sentiva travolto. Era una sensazione bellissima.
Le squadre erano disposte ai lati dello stadio, mentre al centro vi era un immenso campo.
DJMan era sopra una piattaforma e, accanto a lui, c’era il presidente Daitenji.
L’anziano uomo fece un passo avanti, salutando tutte le squadre, e iniziò un discorso di inaugurazione.
Ma lui sentì solo le prime due parole. Era troppo distratto a guardare gli avversari.
Erano così tanti, penso scrutandoli uno per uno. Non vedeva l’ora di iniziare!
DJMan parlò nuovamente.
-Grazie presidente. Ed ora passiamo alle presentazioni delle squadre, che ci daranno una dimostrazione sul campo!-
-Ma questo non lo sapevamo! Perché nessuno ce l’ha detto?!- chiese il professore atterrito ad Hitoshi.
-Non volevo farvi agitare prima del tempo…-
-Bene, allora scendo io in campo!- disse Takao entusiasmato.
-Come non detto….- aggiunse Hitoshi alla reazione del fratello. –Mi dispiace, ma ho già deciso chi deve scendere!-
-Cosa? Come sarebbe scusa? Ed io!?- chiese Takao quasi aggredendolo.
-Non hai bisogno di presentarti. Non ti farà male stare un po’ in disparte, l’ultima volta ti ricordo che hai perso il controllo!-
-Ma questo è stato un anno fa!- protesto.
-Comunque…- continuò l’allenatore deciso ad ignorare il fratello. –Oggi si tratta solo di una dimostrazione di abilità, non ci saranno incontri, quindi andranno Max e Ari!-
-Uffa!- si lamentarono Takao e Daichi contrariati.
-Ma ti rendi contro che hai le stesse reazioni di un moccioso?- fece notare a Takao Hilary, che non si lasciò scappare l’occasione per punzecchiarlo un pochino.
-Che cosa vorresti dire con questo ochetta?!- saltò subito Daichi.
-Io non vado!- disse Ari con un tono che non permetteva repliche.
Tutti la guardarono sorpresi.
-Come scusa?- chiese l’allenatore un po’ sconcertato.
-Mi rifiuto! Non ho niente da dimostrare.- ripeté lei.
-Se è per il pubblico…- cercò di persuaderla Hitoshi. -… è meglio che inizi ad abituarti, anche per questo ti ho scelta. Se vuoi puoi andare con Kai, forse con lui ti sentirai più a tuo agio ….-
Ari lo attraversò con una occhiataccia. -No, non hai capito. Io scendo solo per combattere!-
-Uh! Quante storie!- si lamentò Takao. –Ma se vuoi posso sostituirti!- aggiunse subito opportunista da bravo opportunista.
-Takao….- lo richiamò il fratello con tono spazientito. –Va bene! Se proprio non vuoi scendere, scenderà Rei!-
-E perché non io?- chiese Daichi.
-Perché tu ti fai trasportare troppo dal pubblico!- spiegò.
-In poche parole…- aggiunse Hilary. –Sei un esibizionista!-
-Ma sentite chi parla!-
I loro discorsi furono interrotti dalla voce del presentatore che annunciava la prima squadra.
-RioVerde! Si può definire la squadra che rappresenta il Sud America! Quattro ragazzi e due ragazze. Scenderanno in campo il capitano, Brasilia, e Orazio.
La prima si è dimostrata la più forte durante i gironi di classificazione, con il suo Amazzonie. Mentre il secondo si è qualificato quarto, ma non per questo è da sottovalutare. Il suo bey ricorda molto la potenza dell’oceano, Bermuda.-
I due ragazzi si posizionarono ai lati del campo e lanciarono i loro bey al via.
-Però gli altri fanno scendere i loro capitani!- si lagnò Takao.
Intanto i due bey nello stadio fecero due giri larghi. Poi quello blu si posizionò al centro. Quello verde gli si scagliò contro come a volerlo attaccare, ma si ritirò verso l’altro a meno di un centimetro dall’altro. Continuò così per più volte, sempre con maggiore velocità e potenza.
-Accidenti, un solo colpo di quelli, e il bey blu finisce fuori!- disse il prof osservando i dati sul pc.
Poi il bey blu si mosse sostituendosi con quello verde. I due presero a vorticare ed infine presero a lottare.
-Incredibile signori! I due bey sembra che lottino, ma in verità non si stanno neanche sfiorando! Sembra che danzino!- disse DJMan.
La folla esultò alla vista di quello spettacolo. Ogni attacco diveniva sempre più spettacolare.
-Come è possibile? Non si stanno attaccando?- chiese incredulo Max.
-No! Non vorrei sbagliarmi ma…- disse il professore. –…sempre una tipica danza che si è sviluppata proprio in brasile. I ballerini fanno finta di lottare, con calci e giravolte spettacolari, ma in realtà danzano!-
-Accidenti, sono bravissimi!- ammise Hilary affascinata.
-Ho una domanda, Hitoshi!- disse dopo poco Max un po’ a disagio.
-Dimmi!-
-Ehm…. Ma Rei ed io… dovremmo fare cose del genere? Non abbiamo preparato niente!- disse imbarazzato.
-Dovrete scendere con la vostra bravura, è questo che dovete mostrare!- spiegò Hitoshi.
-Si fa presto a dirsi!- disse Max non riscontrando alcun conforto nelle parole dell’allenatore.
-Non preoccuparti!- Rei gli sorrise con la sua solita calma. –Hitoshi ha ragione, non dobbiamo farci impressionare da questi giochetti! Ce la caveremo benissimo!-
Max annuì un po’ più rincuorato.
Intanto i ragazzi del RioVerde finirono il loro numero, e DJMan chiamò l’altra squadra.
-Gli AllStar! Hanno già partecipato ai precedenti campionati. Conosciamo già Michel, Emily e Ricky, tutti statunitensi. ma ci sono tre nuovi elementi! Kameron, anche lei statunitense, Pedro dal Messico e Frank del Canada.
Per adesso vedremo in azione Ricky e Pedro. Entrambi amano il gioco duro!-
I due ragazzi si posizionarono e lanciarono il bey.
Il messicano era grande e grosso proprio come Ricky, anche se dimostrava qualche anno in meno.
-Accidenti! Non vorrei trovarmi in campo con quei due!- commento Takao guardandoli.
-Io non vorrei trovarmi con quei due da nessuna parte! Fanno paura! hai visto quanto sonno grossi?- disse Kappa.
-In effetti…- convenne Hilary.
I due in campo si fronteggiarono senza indugio con attacchi possenti che risuonavano nello stadio come echi.
Il pubblico era allibito, o meglio dire intimorito.
-Molto bene!- disse con tono un po’ spento DJMan, quando anche questi abbandonarono il campo.
-Adesso passiamo alla Olimpionik!- continuò con nuovo vigore. –La squadra è formata da Vitaly, viene dalla Polonia ed è il capitano, Ettore per la Grecia, i fratelli Will e Rachel per l’Inghilterra, Moustock dall’Etiopia e, infine, Heiji Kaito di origini giapponesi.
Quest’oggi vedremo scendere in campo Moustock e Will!-
I due ragazzi fecero la loro dimostrazione e tornarono ai loro posti.
-Wao! Mi piace, mi piace, mi piace!- strepitò Takao afferrando Hilary e Max e attirandoli a sé, sempre più elettrizzato, dopo aver visto così tanti avversari.
-Si abbiamo capito!- disse Hilary alquanto infastidita, cercando di liberarsi dalla stretta.
-Gli EuropeaDrimes! Scenderanno in campo l’esordiente capitano italiano, Michele, e Matilde, già conosciuta durante lo scorso campionato. Inoltre la squadra è formata dai gemelli Julia e Raul, che l’anno scorso formavano gli F-Sangre, Roulf e Andrew.-
-Ci sono anche loro!- disse contento Max.
I due blader lanciarono i bey.
Non sembravano molto affiatati, ma si dimostravano forti.
Michele era agile e veloce. Segnava delle ellissi solcando il terreno come se il bey stesse disegnando.
-Sono tutti bravissimi!- constatò Rei.
-Anche questo Michele è molto bravo!- disse Kappa.
-E poi è così carino!- fece Hilary portandosi le mani al viso visibilmente arrossito.
Ed in effetti, non era stata l’unica a notare il bel fisico del moro italiano e gli occhi verde smeraldo, perché anche la parte femminile del pubblico era in delirio.
-Che stupidaggini! Tsz, donne!- esclamò seccato Takao.
In seguito fu la volta degli amici russi.
Oltre a Yuri, Boris, Sergey c’erano anche Ayumi, la nipote del presidente, Garland e Ming Ming.
-Cooooosa?- dissero all’unisono Takao, Hilary e Max, senza nascondere la sorpresa, mentre Kappa era troppo impegnato a sbavare e a mangiarsi con gli occhi la cantante.
In campo scesero Ayumi, emozionatissima e rossa per l’imbarazzo, e Sergey.
-Vai Ayumi!- la incoraggiò Hilary, dopo lo shock di aver visto Ming Ming e Yuri nella stessa squadra.
La ragazza, ancora più agitata, si impacciò e agganciò male il bey, che le cadde appena provò a lanciare.
-Ok, forse è meglio se non dico niente!- disse Hilary dispiaciuta.
Poi toccò ai Baiuzu.
-Questa squadra si presenta molto unita, anche perché ha già partecipato ai precedenti campionati. Inoltre, mentre i componenti delle altre squadre provengono da paesi diversi tra loro, La Baiuzu proviene da un unico villaggio della Cina, la tribù della Tigre Bianca.
Inoltre, ci sono due nuovi piccoli talenti, e dico piccoli perché hanno appena undici anni. Sei e Ran.
Per adesso vedremo le due ragazze della squadra scendere in campo!- Annunciò DJMan.
In torno al campo si posizionarono Mao e la nuova recluta, una bambinetta con i capelli e gli occhi neri come la pece.
-Carina la mocciosa!- disse Daichi squadrando da capo a piedi Ran. –Chi è?-
Rei si gonfiò il petto orgoglioso.
-Mia sorella!-
Tutti ci rimasero di sasso, soprattutto Daichi che, per la prima volta nella sua vita, capì di avere fatto una figuraccia.
-Tu… tu hai una sorella?- chiese Takao incredulo.
-Si, perché?- chiese il cinese che non capiva la sorpresa dei compagni.
-E noi non ne sapevamo niente? Bell’amico che sei!- fece offeso il capitano.
-Su non prendertela!- cercò di riparare Rei.
-Devo dire che è veramente brava!- disse Max osservando l’elasticità dei movimenti del bey di Ran.
-Lo so! L’ho allenata io e, modestamente, buon sangue non mente!- disse Rei sempre più fiero.
-Ti riferivi a lei quando ti sei unito a noi?- chiese Takao.
Rei annuì.
-Speriamo che non sia la volta che l’allievo supera il maestro, allora!- disse con tranquillità Hitoshi.
In seguito fu la volta della AfricaPix, la squadra africana.
Furono presentate anche le squadre Sarek, dall’India, e Oceania.
-E per finire i Bladebreakers!- annunciò il presentatore.
Un boato festante si alzò dal pubblico.
-Oramai li conosciamo tutti! Il grande Tokao Kinomiya, il campione del mondo!-
L’applauso si fece ancora più appassionato e vari striscioni comparvero sugli spalti.
-Takao ti amo!- lesse sprezzante Hilary.
-Come scusa?- Il ragazzo, da che stava salutando il pubblico, si volò incredulo verso l’amica. -C’è scritto là!- rispose lei indicando il manifesto. -È assurdo! C’è chi ha cattivo gusto e lo fa sapere pure in giro!-
DJMan continuò.
-Kai Hiwatari!-
Il boato che seguì questo nome fu molto più acuto.
Questa volta comparvero molti più striscioni.
-Kai sei bellissimo! Kai ti amo! Kai the best! Accidenti, quanti ce ne sono. Saranno una decina!- gli fece notare Max.
-A quanto pare sei quello che ha più successo tra le ragazze!- disse Rei.
Ma l’amico, come previsto, non si scompose minimamente, a lui queste sciocchezze non interessavano.
-Almeno in questo riesci a battere Takao!- ridacchiò Daichi. Ma a questa frecciatina, Kai non rimase impassibile, ed incenerì il ragazzino con una sola occhiata.
-Parla per te Daichi!- lo rimproverò Hilary stizzita.
-Che c’è? Forse ti da fastidio che lui abbia tante fans?- la schernì il rosso.
-Statti zitto, idiota!- disse lei sempre più irata.
Ma vennero interrotti nuovamente dalla voce del presentatore.
-Max!-
Anche questa volta si alzarono molti striscioni dei fans. Max ricambiò il saluto esultando, come suo solito, con entusiasmo.
-Rei Kon!-
Come la volta di Kai, anche in questo caso il tifo era prettamente femminile, e gli striscioni erano molti e molto espliciti, ed alcuni scritti pure in cinese.
-A quanto pare, anche tu piaci molto alle ragazze!- gli fece notare Takao sorridendo malizioso.
Intanto, dall’atra marte dello stadio, Mao si contorceva dentro per la rabbia.
-Ma come si permettono?! Ma non ce l’hanno un minimo di buon senso? Siamo in uno stadio di bey blade, non ad un concerto!- disse infuriata.
-Non prendertela, dopo tutto è normale!- fece Lai.
Ma Mao non era per niente d’accordo le lo aggredì senza pietà. -Daichi!- continuò DJMan quando le urla delle fans si furono un po’ acquietate.
Anche questa volta il pubblico accolse bene il ragazzino. Ma, in questa occasione si alzò un solo striscione, che basto ed avanzò.
“Daichi sei carinissimo! Sei il nostro scimmiotto puccioso!”
Daichi divenne rosso per l’imbarazzo e la rabbia.
-Ma come si permettono?! Gliela faccio vedere io!- disse partendo verso il pubblico, con tutte le intenzioni di distruggere quell’affronto.
Takao, Rei e Kappa lo bloccarono prima che potesse fare qualche passo, mentre Hilary era oramai a terra senza forze per le risate.
-Qua ci vuole una foto per immortalare!- disse lei tra una risata e l’altra.
-Fatta!- disse Kappa con il computer aperto e la cam puntata verso il pubblico.
-Io lo trovo un messaggio carino! Perché te la prendi, hai dei fans che ti vogliono bene!- disse Max.
Daichi si divincolò e diede le spalle ai compagni offesissimo.
-E il nuovo membro…- disse infine DJMan. -È una ragazza di origine tedesca, Ariel Mayer. È la sua prima esperienza in campionato, e per di più nella squadra che fino ad ora si è dimostrata più forte. Dovrà dimostrare a tutti di essere all’altezza! Un applauso di incoraggiamento!-
Il pubblico la accolse calorosamente, come aveva fatto con il resto della squadra.
-Sarà proprio lei a presentare i Bladebreakers oggi, insieme a Max!-
-Un momento!- Hitoshi si fece avanti. –Al posto di Ariel, scenderà Rei in campo!-
DJMan rimase un attimo interdetto.
-C’è un cambio signori! Forse i Bladebreakers vogliono riservare l’elemento sorpresa. Fatto sta che così, la curiosità cresce, e di conseguenza anche le aspettative nei confronti della blader esordiente! Ma andiamo avanti! Ecco Max e Rei!-
Il pubblico, inizialmente deluso dalla sostituzione avvenuta all’ultimo momento, si consolò con l’incontro tra i due campioni.





OK OK!
Lo so che fa un bel po’ pena, ma è un capitolo introduttivo, non serve a molto, e mi scuso per il ritardo, ma è arrivato quel rompi bullas di mio fratello! Nel prossimo ci sarà un po’ più di movimento.

Grazie a lexy90 per la recensione: si Kai un po’ ricorda, anche se in maniera un po’ confusa, dopo tutto era piccolo. Il rapporto con i russi è molto particolare e diverso, con Yuri si vedrà soprattutto in seguito, mentre a Boris ho dato un po’ più di spazio come carattere (deve romperle le scatole!), invece per Sergey ho in mente un futuro felice (anche perché io lo vedo un po’ come il gigante buono :D).


Grazie e tutti quelli che hanno letto la mia ff e che l’hanno messa tra i preferiti!

Ciao ed a presto!

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Capitolo 10
*** Gli stuzzichini! ***




10. Gli stuzzichini!


-Adesso che ci penso… mi pare di averlo già visto da qualche parte!-
Takao camminava col naso all’insù osservando il cielo cremisi del tramonto.
Erano usciti da poco dal Beystadium dove si era tenuta l’apertura del nuovo torneo, e si stavano dirigendo verso casa.
-Di chi parli?- chiese Daichi.
-Del capitano della Olimpionik…- rispose sempre pensieroso.
-Forse ti confondi.- intervenne Hilary. –Per noi tutti gli occidentali si somigliano, forse per questo ti sembra di averlo già visto!- spiegò seguendo una linea logica.
-Sarà!- disse lui ancora poco convinto.
-Che problemi che ti fai!- Daichi li superò sprezzante. –Io non riesco a pensare ad altro che alle sfide che ci aspettano!-
-È vero! E poi, mi ricorda molto il primo campionato insieme!- disse Rei.
-C’erano un sacco di blader anche allora, e tutti provenienti da diverse parti del mondo!- aggiunse Max.
-Eravamo così piccoli!- disse Takao nostalgico.
Hilary incrociò le braccia al petto contrariata. -Come se ora fossi grande!-
-Ho sedici anni, non ne ho più tredici!- la aggredì lui.
-Ma di intelletto ne dimostri sei!- ribatté lei ancora.
-Dai ragazzi!- li riprese Kappa. –Piuttosto sono veramente curioso di vedere i nuovi paesi dove andremo! Sul programma c’è anche l’India, deve essere un bellissimo paese! Non vedo l’ora!-
-Prof, ti dimostri sempre il più maturo di tutti!- lo lodò Hilary dimenticandosi completamente di Takao. -Anche a me piace molto, ed il campionato è la soluzione giusta per conoscere e confrontarsi con le altre culture!-
-Uffa! Come siete pallosi!- si lamentò Daichi.
Arrivati a casa si sistemarono per la cena.
Rei e Hilary, inforcato il grembiule da cucina, si misero subito a lavoro; mentre Takao attendeva, come sempre, in agguato, nella vana speranza di riuscire a sgraffignare qualche assaggio anticipatorio da Rei.
Ari e Kai invece erano seduti a tavola con le braccia conserte, ad aspettare chissà cosa, e Max e Daichi erano in salotto a montare il Karaoke.
Rei annusò il contenuto della pentola. Ancora c’era da fare.
Mescolò ancora una volta.
-Io vado ad aiutare il professore fuori a mettere la tavola, va bene?- gli chiese Hilary gentilmente togliendosi il grembiule.
Lui annuì. Per adesso aveva tutto sotto controllo. Da li a poco, sarebbero arrivati anche i suoi compagni cinesi e gli amici russi e americani, e sicuramente Mao e Ran non si sarebbero rifiutate di dargli una mano.
La festa in giardino era stata un’idea di Max, che ultimamente aveva questa fissazione perché la madre gli aveva regalato un set completo per feste, con Karaoke, festoni, cappellini e tutto l’occorrente per tutte le occasioni. Ma proprio tutte!
Tra i vari biglietti colorati ce n’era uno che diceva “Ben arrivato cucciolo vagabondo!”, con tanti ossi disegnati intorno.
-Muoviti e non fare storie!- Hilary aveva preso per la maglia Takao, e stava cercando di trascinarlo fuori dalla cucina. Ma lui non voleva sentire ragione ed opponeva una fiera resistenza.
Kappa li raggiunse in cucina cercando di farsi notare dai due litiganti.
-Ragazzi, per favore, ascoltatemi un attimo!-
-Che c’è!- chiese quasi isterica la ragazzina che tra le mani stritolava un Takao decisamente violaceo. Ma solo quando arrivò Kappa i tre ragazzi che erano già in cucina se ne accorse, perché uno era troppo concentrato sulla besciamella, mentre gli altri due erano troppo intenti a farsi gli affari propri.
-Mollalo, lo ammazzi!- disse allarmato il prof.
Hilary mollò la presa, e il campione del mondo riprese a respirare ritornando gradualmente del suo colore naturale.
-Dovreste aiutarmi a mettere i tavoli in giardino!-
-Cosa? E dovrei farlo io?- chiese Takao ripresosi tutto d’un botto.
-E chi altrimenti? Sei tu il padrone di casa!- gli fece notare Hilary col solito tono impaziente che riservava solo a lui.
-Uffa!- si lagnò lui sconfortato.
-Dai pigrone!- lo incoraggiò il prof.
Ari si alzò da tavola.
-Me ne occupo io, mi sto annoiando!- disse dirigendosi fuori.
-Visto, pur di non sentirti lamentare è andata a farlo lei!- rimprovero Hilary a Takao.
Proprio in quel momento suonò il campanello.
Dopo poco dei passi conosciuti giunsero in cucina.
-Boris, Yuri…. Che ci face già qui?- chiese Takao sorpreso.
-Ho pensato che potesse servire una mano…- disse il rosso, ma neanche terminò la frase che si ritrovò il ragazzo attaccato al collo felice come una pasqua.
-Ma che pensiero carino! Capitate giusto a... AAAH!-
Hilary lo aveva preso dall’orecchio.
-Certo che sei proprio uno scansa fatiche! Su, fuori a spostare i tavoli!-
I ragazzi uscirono in giardino, seguiti a poco da Kai.
Fuori già c’erano Nonno J, che sistemava le luci, e Hitoshi e Ari che spostavano un tavolo.
-Già qua?- chiese l’allenatore salutando i ragazzi russi.
-Sono venuto a dare una mano!- rispose Yuri avvicinandosi ad un tavolo. Al contrario Boris si andò a sedere sul soppalco di legno.
-E tu che fai? Non lo aiuti?- gli chiese Hilary sorpresa.
-Lui non fa certi sforzi, il principino non si vuole sciupare!- rispose con sarcasmo Yuri.
Boris si strinse nelle spalle con un sorrisetto soddisfatto.
-E che cavolo sei venuto a fare prima?- gli chiese sempre lei guardandolo storto.
-Mi annoiavo…- rispose vago lui.
Hilary lo guardò storto. –A quanto pare Takao non è il solo poltrone …-
Intanto Takao andò ad aiutare Yuri, e spostarono il tavolo al centro del giardino.
-Continua tu!- disse Hitoshi a Kai rientrando in casa.
Kai spostò un altro tavolo con l’aiuto di Ari, mentre Hilary iniziava ad apparecchiare quelli già sistemati insieme al prof.
-Stai attento!-
La voce allarmata di Yuri fece voltare tutti, mentre Boris già se la rideva sotto i baffi.
Takao stava inciampando, e per poco Yuri non era finito nel laghetto artificiale.
-Scusa!- disse imbarazzato Takao.
Hilary sospirò rassegnata. –Che imbranato!-
Finito di sistemare in giardino, Takao tornò in cucina quasi di corsa, seguito da Hilary, Ari e Kai che tornarono ai loro posti.
Intanto in cucina si erano aggiunte a Rei anche Mao e Ran. La piccola cinese dai capelli nerissimi, non appena vide arrivare i ragazzi, si precipitò subito a presentarsi.
-Piacere, mi chiamo Ran! Tu devi essere Takao, Rei mi ha parlato molto di te!- disse rivolta al primo entrato.
-Oh! piacere mio!- disse grattandosi la testa lui. Ma era troppo impegnato a scoprire cosa si era perso nel tempo in cui era stato assente.
Immediatamente dopo entrò Hilary che ricambiò il saluto affettuosamente.
Quando entrarono gli altri due, Kai ed Ari, anche Mao si fece avanti per presentarsi.
-Ciao io sono Ran, voi siete Kai e Ari, vero?-
-Io sono Mao, piacere di conoscerti!- disse invece la ragazza rivolta ad Ari.
Ma i due le degnarono a malapena di un’occhiata gelida e si risedettero ai posti di prima.
-Ehi! Abbiamo parlato con voi!- li richiamò Mao offesa dal loro comportamento.
Rei sorrise affabile, divertito dalla reazione di lei.
-Non prendertela, sono fatti così!- le disse per calmarla.
Lei si voltò indignata e riprese a tagliare i pomodorini.
Ma Ran non si fece per niente impressionare e si sedette di fronte a Kai. Poggiò i gomiti sul tavolo e gli sorrise.
-Rei mi ha parlato di te!- gli disse dopo un po’ che lo fissava. –Mi ha detto che sei un suo grande amico, ma sei un po’ taciturno perché ti vergogni!-
Kai, offeso, si voltò sprezzante dall’altra parte.
Ran non ci rimase male, ma continuò a sorrise, intenzionata a cavare qualche parola a quel ragazzo taciturno. Ma il fratello la richiamò ai suoi doveri da aiutante cuoca.
E mentre Rei, Mao, Ran e Hilary cucinavano e Kai e Ari avevano ripreso la loro occupazione principale, cioè a pensare ai propri fatti, Takao se ne stava in agguato sulla porta.
Poi un attimo! Trovò uno spiraglio, in quella muraglia che era l’attenzione di Rei, ed allungò la mano verso quel gamberetto appena fritto.
Ma…. SKIAAAF!
Dovette battere in ritirata con la mano che pulsava rossa e le lacrime agli occhi.
-Sei cattivo!- singhiozzò lui tenendosi stretta la mano lesa.
-Lo divento se non la smetti di fare il furbo!- lo rimproverò il Cuoco sbandierando l’arma del delitto, il cucchiaio di legno. –Mi fai deconcentrare, non lo capisci?-
-Ma un assaggino…- supplicò Takao con i lacrimoni agli occhi.
-No! Già è tanto se ti permetto di stare sulla porta! Adesso fa il bravo e torna al tuo posto!-
E così, il ragazzo sconfitto, dovette tornare sui suoi passi con la coda tra le gambe.
Ma a quel punto del lavoro, Rei non si sentì più di controllare sia l’amico che la cottura e i vari pasti, quindi decise di affidare i piatti di portata pronti a qualcuno di fidato.
Posò i piatti sul tavolo, e a quel punto gli occhi di Takao brillarono trionfanti.
Povero illuso! Pensò Rei sorridendo tra sé.
Aveva sistemato i piatti proprio davanti ad Ari e, affidarli a lei e a Kai, era un’assicurazione. Le fece un piccolo cenno col capo in direzione di Takao, e lei in risposta annuì.
Poco ci volle che Takao si avvicinasse speranzoso al tavolo, cercando di impietosire la ragazza.
Ma dopo uno sguardo glaciale, capì che con lei quella tattica non attaccava.
E poi c’era anche Kai come barriera per i suoi loschi piani.
Erano due contro uno. Ma lui non si sarebbe arreso così facilmente!
Prima che quei piatti fossero stati serviti a tavola, sarebbe riuscito ad assaggiare almeno una di quelle deliziose pietanze, ne era sicuro.
-Kai!- tentò di attaccare bottone.
Lui alzò lo sguardo incrociando quello furbo di Takao.
Sospirò paziente. Si chiese come, Takao, potesse davvero credere riuscire a farla franca con quell’espressione compiaciuta stampata in faccia.
-Amico!- continuò ruffiano. -Allora, è da un pezzo che non parliamo! Di’ un po’, come va la vita?!-
Kai non rispose. Forse lo credeva veramente un idiota, pensò tra sé.
Takao gli diede una pacca sulla schiena.
-Su non fare il timido con me! Siamo amici, no!?-
Kai sospirò. Stava iniziando a spazientirsi.
Takao gli fece un sorriso che partiva da un orecchio all’altro.
-Dimmi, te la sei trovata la ragazza?-
Kai lo fulminò con lo sguardo.
-Se non rispondi vuol dire che…. KAI HA LA RAGAZZAAAA!- strepitò Takao indicando l’amico.
A Hilary cadde il cucchiaio dentro la besciamella, e cercò di recuperarlo il più velocemente possibile, prima che se ne accorgesse Rei.
-SMETTILA DI URLARE O TI BUTTO FUORI!- lo minacciò Rei voltandosi come una furia, e intanto la povera Hilary era quasi morta d’infarto, pensando che ce l’avesse con lei.
Takao biascicò delle scuse e tornò a concentrarsi su Kai. Oramai era a buon punto!
-Com’è, racconta su! Sono curioso! È alta, bassa, magra, cicciottella… scommetto che a te piacciono magre e bionde come le topmodel!- insistette.
Kai si corrucciò, cercando di resiste. Se avesse abbassato la guardia, anche solo per unmomento, lui ne avrebbe approfittato per allungare le mani. Ormai era diventata una sfida personale.
-E scommetto che con la tua fidanzata sei tutto dolce e affettuoso!- continuò Takao mimando dei bacetti all’aria. –E le dici tante paroline dolci…. Se proprio il tipo!-
Era arrivato, Kai stava esaurendo la pazienza, lo vedeva da come corrucciava il viso e serrava la mascella. L’ultimo attacco e l’avrebbe vinto.
-Kai….- disse avvicinandosi ancora di più a lui. Aveva la vittoria in pungo. Si strofinò le mani compiaciuto.
-Che vuoi?- chiese Kai, cercando di non far trapelare dalla voce la rabbia che, a mano a mano, si stava accumulando.
-Volevo chiederti una cosa un po’ confidenziale, sai… visto che siamo amici…-
Kai lo squadrò diffidente. Quella faccia soddisfatta non gli piaceva affatto.
-… E visto che tu sei più grande di me, e certe cose…-
Si avvicinò al suo orecchio sussurrandogli qualcosa.
Kai non poté credere a quello che aveva appena sentito.
Sconcertato! No, è dire poco… Shockato!
Scattò in piedi. Era rosso per la furia, per l’imbarazzo? Non lo sapeva neppure lui.
Ma come si permetteva? Chiedere a lui certe cose!
Ma per chi lo aveva preso?!
Esternò tutta la sua disapprovazione con un “Idiota!” e cambiò posto.
Takao felice, si sedette al posto lasciato libero, e puntò verso la sua futura vittima.
-Non credere che io ci caschi!- lo avvertì Ari scoccandogli un’occhiataccia. -Sei furbo… ma non abbastanza!-
Takao ghignò.
Quella era la sfida più difficile.
Kai lo conosceva, sapeva dove attaccare, ma lei....
Intanto Ari si era messa comoda sulla sedia, in una posa tipicamente maschile, con le braccia conserte, in attesa della prima mossa di Takao.
Il ragazzo guardò le varie pietanze che aveva proprio sotto il naso. Lo invitavano ammalianti come sirene.
Allungò una mano, deciso a provare il tutto per tutto.
Ma uno schiaffo fulmineo lo fece ritrarre.
-Sitzend! A posto a e non ci provare!- lo minacciò lei.
-Sembra che stia addestrando un cane!- disse Hilary ridendo.
-Sarà, ma…- intervenne Kai facendola arrossire. –…Un cane è più ubbidiente!-
Takao provò allora a distrarla.
-Sai Ari, il tuo nome è proprio buffo! Ah Ah! Arale… Alien… com’era?- disse lui ridendo.
Lei lo guadò impassibile. Evidentemente si aspettava di meglio.
Takao sconfortato sbuffò. Doveva provare lo stesso, quegli stuzzichini lo chiamavano!
Poi gli vene in mente una cosa, e lì non poté trattenere un sorrisetto.
-Quel giorno, quando sono andato a sbatterti contro…. Ti ricordi?-
Non rispose, ma Takao continuò lo stesso.
-Che ci facevi in quella stradina, tutta sola soletta, con il capitano dell’Olimpionik?-
Ari assottigliò gli occhi.
Questo andava più che bene a Takao come reazione, voleva dire che stava sulla strada giusta.
Anche gli altri si voltarono interessati.
-Ti sarai confuso! Ho visto quel tizio, per la prima volta in vita mia, solo oggi!-
-Sicura?- insinuò ancora lui. –Eppure me lo ricordo! Non è che c’è una tresca tra voi due, e non ci dici niente? Mica ce la prendiamo se il tuo ragazzo è il capitano di un’altra squadra! Anche Rei è fidanzato con Mao, ma nessuno ci trova niente di male!-
Una sberla, poderosa ed improvvisa, gli arrivò dietro la testa. Mao era dietro di lui rossissima in viso.
-Ma come ti permetti? Noi non siamo fidanzati!- disse furibonda lei. Rei invece arrossì leggermente in viso, compiaciuto dall’idea.
-Ma quante scemenze vai dicendo!- Daichi era appena entrato in cucina, e si stava avvicinando al tavolo con fare da sbruffone. –Figurati se questa ha il ragazzo! Si comporta e si veste come un maschiaccio, chi se la fila!-
Hilary scattò immediatamente contro Daichi, cercando di acchiapparlo col mestolo.
-Ma cosa dici? Maleducato!- gli urlava dietro.
-Ma che vuoi? È vero! E poi, mica si offende. Non capisco perché dovresti prendertela tu!- si difese lui, notando che Ari non si era minimamente smossa alla sa affermazione.
-Dai, non litigate!- li riprese Rei. –E poi Daichi, sei un po’ troppo piccolo per capire certe cose!-
-Che cosa c’è da capire?- disse offeso il rosso, allungando la mano per servirsi di un delizioso manicaretto. –AAAHHHH!!!!-
Daichi si ritirò spaventato.
-Cosa è stato, una scarica elettrica?!- chiese guardando sgomentato il cibo sulla tavola.
-No si tocca!- gli disse Ari con un leggero accento russo.
-Ma tu sei folle! Ma che “No si tocca”?!- la scimmiottò lui.
-Era arrivato! Io sto qui da mezz’ora a cercare un modo per assaggiare, e tu arrivi bello e buono e allunghi la mano! Tsz, babbeo!- lo sbeffeggiò Takao.
-In effetti, il piccoletto, un po’ di ragione ce l’ha!- disse Mao a mezza voce mentre friggeva le zucchine.
Rei sorrise.
-Dai Mao, che ne puoi capire tu di gusti maschili!?-
-Che cosa vorresti dire?!- chiese lei guardandolo male.
Rei impastò una polpetta di riso e poi un’altra.
-Voglio semplicemente dire che, una ragazza, non piace solo perché si veste carina o perché è a modo.
Ari non è brutta, ed ha un fascino aggressivo e naturale, senza troppi mezzucci e ritocchi tipicamente femminili. In poche parole, nonostante la freddezza esterna, è donna!- spiegò come se la cosa fosse pura logica matematica.
Per poco Mao non svenne.
Hilary, non sapeva perché, ma quelle parole la fecero arrossire. D’istinto gli occhi le caddero su Ari che, come se non fosse stata lì ad ascoltare, continuava a tenere d’occhio la situazione sul fronte Takao.
Forse Rei aveva ragione, si trovò a pensare. Sembrava molto più donna Ari, mentre lei a confronto si sentiva una bambinetta. Forse…. Forse Lui non la calcolava minimamente per questo, perché lei era solo una ragazzina. Abbassò lo sguardo cercando di non pensarci.
-Capite adesso? Per questo, Daichi, non ti devi offendere se ti dico che sei ancora piccolo!-
-Mah! Sarà!- esclamò il rosso scettico.
Mao si era ripresa e sembrava furibonda.
-Ma che vai dicendo?! Sono solo un mucchio di sciocchezze!- disse a Rei.
-Non capisco perché te la prendi tanto!- rispose lui facendo un’altra palla di riso. –E stai attenta alle zucchine!- le fece notare infine.
-Le zucchine il cavolo!- lei si tolse il grembiule e uscì incavolata nera dalla cucina.
-Mi sa che non l’ha presa bene!- gli fece notare la sorellina, andando in soccorso delle zucchine prima che si bruciassero.
Rei sospirò. In fondo se lo meritava. Mao spesso, per gelosia, diventava sgarbata e a volte offensiva.
Guardò la ragazza seduta a tavola che faceva da guardia a Takao. Fece un piccolo cenno che Ari intercettò immediatamente.
Poco dopo Takao uscì soddisfatto dalla cucina, con un piatto pieno assaggini e stuzzichini.
Aveva ottenuto finalmente la sua vittoria giornaliera.



Salve! Ecco il nuovo capitolo! Lo so, è così e così, ma ci sono punti importanti messi qua e la.
Cmq spero che piaccia. Mi fanno sempre piacere le vostre recensioni, quindi vi ringrazio di cuore!
Grazie bebbe e lexy!
grazie anche a tutti quelli che sono arrivati fin qui,vuol dire che dopo tutto non fa tanto ribrezzo! (sicura?! Nd takao) (ce li hai gli assaggini? Ndpinca)(si!^___^ ndT)(e mangia e statti zitto è_____é ndP)
Nel prossimo capitolo ci sarà il primo incontro, e vedremo in azione la piccola Ran, e la gelosia di Mao :D! e anche qualcos’altro ….



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Capitolo 11
*** Primo incontro ***


11. Primo incontro.



La folla sugli spalti era in delirio. L’incontro tra gli Olimpionik e gli Oceania si era concluso con una clamorosa vittoria per i primi, dimostrando un gioco aggressivo e determinato.
Ora sarebbe stata la volta dei BladeBreaker e dei Baiuzu.
-I primi a confrontarsi saranno Takao e Daichi, e le nuove reclute dei Baiuzu, nonché i partecipanti più giovani a questo torneo, Ran e Sei!- annunciò DJMan. -Possiamo dire che, come primo incontro, doversi confrontare con i campioni del mondo, non sembra molto incoraggiante, ma scommetto che questi ragazzini ci sorprenderanno!-
-Poverini!- disse Daichi. –Dovranno subito avere a che fare con noi!-
-Non li sottovalutare!- lo avvertì Rei con un sorrisino. –Non vorrai fare una brutta figura?-
-Tsz! Figurati!- fece il rosso andando a mettersi in posizione di lancio.
Takao diede un’amichevole pacca sulla spalla all’amico cinese.
-Sta sicuro che non lo farò!- disse prima di seguire Daichi.
DJMan prese a contare seguito dal pubblico.
-TRE! DUE! UNO! LANCIOOOO!-
I bey caddero nello stadio carichi come mai.
Ran e Sei sferrarono subito un attacco potentissimo, che gli avversari incassarono bene.
I colpi si susseguirono senza esito, sia dagli uni che dagli altri.
-Incredibile signori!- si apprestò a commentare DJMan. –I giovani Baiuzu si stanno rivelando all’altezza, sfoderando una grinta e un’agilità sorprendenti!-
-Vi piace il gioco duro, eh?!- disse Daichi rivolto a Ran che lo guardava sprezzante. –Bene, allora assaggiate questo! ATTACCO LAME INFUOCATEEE!!!!!!!-
Gaiadragoon partì all’attacco dei due bey, che all’ultimo si scostarono.
-Attento Daichi!- disse Takao.
Il bey stava per finire fuori, e proprio in quel momento venne attaccato da quello blu di Ran, mettendolo in seria difficoltà.
-Accidenti, invece di parlare aiutami?!- gli rimproverò Daichi.
-Non posso! Sei mi sta bloccando!-
Infatti, i due piccoli blader, avevano approfittato immediatamente della situazione per buttare fuori Daichi, e poter così affrontare Takao assieme.
Ran rise divertita, mentre il suo bey sferrava ripetuti colpi, sempre più pericolosi a Gaiadragoon.
Daichi si indispettì ancora di più.
-Si può sapere cha hai tanto da ridere?!- le urlò contro.
Gli occhi furbi della ragazzina si fecero più sottili.
-Mi dispiace per te, ma sei fuori!- gli annunciò. –Vai Pant, ruggito nero!-
-NO DAICHI!- Takao decise che non poteva più aspettare.
Dragoon superò il beyblade di Sei e si frappose tra Gaiadragoon e Pant, contrastando l’attacco con seria difficoltà.
Daichi non rimase con le mani in mano e attaccò Pant, spostando così la sfida nuovamente al centro.
-Devi stare più attento!- rimproverò Takao al suo compagno.
-Io sto attento!- controbatté Daichi furioso.
-Non mi pare!-
I due compagni di squadra presero a litigare tra di loro, distraendosi completamente dall’incontro.
-A quanto pare signori, i campioni del mondo non sono cambiati affatto!- commentò DJMan.
I pubblico sugli spalti rise, mentre il resto della squadra dei BladeBreakers assisteva rassegnata.
-Accidenti, che tipi però!- commentò Max afflosciandosi sulla panca. –Ma come fanno a dimenticarsi di essere in campo!?-
Gli avversari però non la presero bene, e decisero di sferrare il loro attacco più micidiale. -FRUSTA DI VENTO!- urlarono insieme Ran e Sei.
Un improvviso e violento movimento dei due bey squarciò l’aria, aprendo il terreno del bey stadio in una frazione di secondo, passando tra Takao e Daichi, che si scostarono appena in tempo. Avanzò, smottando il pavimento con la ferocia e l’istantanea di un terremoto, verso il centro della panchina avversaria, nel punto esatto in cui era seduto Max che, preso alla sprovvista, si sentì gelare il sangue nelle vene.
Finì tutto in un soffio.
Dei fili d’oro volarono davanti gli occhi azzurri del biondo che, con il volto tirato in una risata isterica, e con quel poco di coraggio che gli rimaneva, abbassò lo sguardo terrorizzato verso il basso.
Il terreno ai sui piedi era completamente squarciato e la panca, sulla quale era seduto, era incisa profondamente proprio a mezzo centimetro dalle sue parti basse. -Max, tutto bene?- gli chiese Hilary preoccupata vedendolo completamente sbiancato.
-Si…- rispose Max. I suoi occhi rotearono verso l’alto e svenne.
Takao e Daichi, come il resto del pubblico, fissavano increduli l’effetto dell’attacco.
Anche DjMan era rimasto allibito, ma cercò lo stesso di commentare.
-Incredibile signori! I due baiuzu sono più forti del previsto….-
Takao sorrise guardando i piccoli avversari di fronte a lui.
-Allora Daichi, vogliamo dimostrare anche noi che cosa siamo capaci di fare?- chiese al suo compagno.
Daichi annuì determinato preparandosi alla nuova battaglia.
La ragazzina davanti gli sorrise con gli occhi nerissimi scaltri e provocatori, e già sapeva di non sopportarla più, ma doveva calmarsi. Avrebbe vinto quella sfida, ad ogni costo!
-ALL’ATTACCO!- urlarono all’unisono.
Dragoon e Gaiadragoon sfoderarono la loro massima potenza e, sfavillando come stelle, si gettarono addosso agli avversari che indietreggiarono in difficoltà. Il rumore metallico provocato dal dall’attrito dei bey si alzò, confondendosi con il boato della folla di tifosi.
I bey si attaccarono più volte, in diversi punti del campo , finché Daichi non sferrò un attacco decisivo che sbalzò il bey di Sei fuori dal campo.
-No, Sei!- urlò, improvvisamente nel panico Ran.
-Non ti preoccupare per me e combatti!- la incoraggiò il ragazzino moro rialzandosi da terra a fatica.
Ran guardò in campo demoralizzata costatando di essere sola contro due avversari terribilmente forti.
-Adesso non ridi più, vero?- la sbeffeggiò Daichi.
La ragazzina strinse i pugni offesa.
-VAI PANT!!!-
Il bey blu si catapultò su Gaiadragoon buttandolo fuori.
Daichi guardò il suo beyblade, rotolare poco dietro lui, incredulo.
-Una serie di scontri veramente incredibili signori ed ora sono rimasti solo in due in campo!- disse il cronista.
-Adesso a noi due!- disse Takao con determinazione.
Ran annuì un po’ intimorita, preparandosi ad affrontare il campione del mondo.
Dragoon e Pant si attaccarono con velocità e destrezza.
-VAI RAN!- la incitò Mao. –CE LA PUOI FARE!-
La piccola strinse i pugni. Si rendeva conto di essere in una situazione svantaggiosa, nonostante avesse buttato fuori il rosso, ma lo stesso non riusciva a concentrarsi. Le urla dei tifosi sugli spalti, lo sguardo del fratello che si sentiva addosso, la sfida contro Takao…. Si sentiva schiacciare da tutto ciò che la circondava. C’era solo una gran confusione…. Ma doveva provare lo stesso!
Pant prese velocità, salì su un pezzo di bey stadio smottato e si lanciò per attaccare Dragoon dall’alto.
Takao non si fece prendere alla sprovvista e scatenò un forte tornado che fece rimanere il bey avversario a mezz’aria.
Ran indietreggiò rendendosi conto di aver commesso un tremendo errore.
Dragoon sbalzò Pant all’estremità del campo facendolo stabilizzare.
-Dai! Continuiamo!- le disse Takao in tono di sfida.
Lei annuì. Non avrebbe vinto, visto che Pant era oramai allo stremo, ma in suo avversario le stava dando l’opportunità di continuare a giocare, e non si fece attendere.
I bey si scontrarono ancora al centro del campo.
-Sei veramente brava, aveva ragione Rei!- disse Takao sorridendo.
Ran sembrò sorpresa e lo guardò incredula.
-Cosa? Veramente ti ha detto questo?-
-Certo!- annuì lui.
La piccola sorrise felice. Anche se il suo Pant stava per fermarsi, se stava per perdere, adesso non le interessava più nulla.
-VAI PANT! ATTACCA CON TUTTA LA TUA FORZA!!-
Pant e Dragoon si scontrarono in quello che era l’attacco decisivo. Il tintinnio del bey alle sue spalle. Ran si voltò.
Il cronista alzò il braccio mettendo fine alla gara.
-E la prima sfida, se la aggiudicano i Bladebreakers!-
Il pubblico esultò mentre la piccola cinese recuperava il proprio bey.
-Siete stati veramente bravi! Devo ammettere che ci avete messo in difficoltà!-
Lei si rialzò e si voltò. Takao le tendeva la mano sorridendole.
-Grazie!- disse Ran stringendola.
DJMan riprese a parlare annunciando la prossima sfida.
-Adesso a scendere in campo saranno Lai e Mao, per i Baiuzu, e Rei e Ariel per i Bladebreakers! Intanto, per ragioni evidenti, il campo sarà sostituito!- disse mentre lo stadio semi distrutto sprofondava e ne risaliva un altro.
-Quello che vedete non è una semplice riproduzione in miniatura di una foresta.
Tutte le piante che vedete sono vere e il terreno è argilloso, soprattutto intorno al laghetto che c’è al centro. Questo è molto profondo e finirci dentro significa non uscirne più.
I blader dovranno mostrarsi capaci di muoversi tra molti ostacoli e su un terreno irregolare! Bene, bladers in posizione!-
I quattro si prepararono.
-TRE! DUE! UNO… LANCIO!-
I bey partirono nello stadio scomparendo sotto gli alberi.
-Ari…- Rei la chiamò per essere sicuro che non avesse perso di vista Driger. Lei annuì scrutando i bey attraverso la selva.
-Allora iniziamo!- disse infine.
Driger si mosse veloce verso gli avversari, percorrendo il perimetro del campo. Driwind fece lo stesso nella parte opposta per prenderli dall’esterno.
I bey si scontrarono distruggendo molti alberi che si stornavano lì attorno.
La battaglia entrò nel vivo immediatamente, spostandosi in vari punti bel terreno di gioco e travolgendo tutto.
Driger e Driwind attaccarono contemporaneamente Galeon, ma il Galux di Mao intervenne sbalzando il bey di Ari lontano e fiondandosi contro.
Galux continuò a contrastare Driwind spingendolo sempre più verso il centro del campo per farlo finire nella pozza d’acqua.
-Ari, attenta!- le disse Rei.
Galion attaccò Driger facendolo indietreggiare pericolosamente verso il bordo del beystadio.
Rei strinse i denti, non doveva più farsi sorprendere.
Driwind si svincolò da Galux per andare in aiuto del compagno, ma il bey avversario glielo impedì con un nuovo attacco.
-Mi dispiace, ma prima dovrai vedertela con me!- le disse Mao guardandola minacciosa.
Ari ricambiò lo sguardo impassibile, incrociando le braccia stancamente, come se la cosa la seccasse.
-VAI GALUX!-
Il bey di Mao sferrò una serie di attacchi uno di seguito all’altro, sempre più potenti, trascinando gradualmente il bey di Ari verso il centro, che accennò poche volte a difendersi o a contrattaccare.
-Ariel sembra in difficoltà signori!- annunciò DJMan. –Se finisce nell’acqua avrà ben poche possibilità di uscirne, è molto profondo per un bey!-
-Ma che fa? Perché non si difende?- disse il professore allarmato scompigliandosi i capelli.
-Non capisco, è molto più brava di così!- convenne Hilary.
-Io non me ne preoccuperei!-
Tutti si voltarono verso Kai che stava osservando il gioco seduto in un angolo della panchina.
-Come scusa? Se Rei rimane da solo dovrà vedersela con Mao e Lai, e sono molto più forti dell’anno scorso!- gli fece presente Takao.
-Come vedi Ari è tranquillissima!- spiego il russo. –Ha sicuramente qualcosa in mente, e Rei lo ha capito, per questo non va in suo aiuto…-
-Vorresti dire che, Ari sta “studiando” Mao, come ha fatto con me quella volta?- gli chiese Daichi scettico. –A me non sembra il momento migliore per farlo, visto che sta per essere eliminata!-
Kai sbuffò irritato e si girò dall’altra parte.
Intanto Mao sentiva già la vittoria in pugno. Il suo Galux attaccò ancora facendo arrivare Driwind sul margine della pozza d’acqua. Sorrise soddisfatta, l’avrebbe battuta!
I bey si contrastarono sul margine, lottando l’uno per vincere e l’altro per non finire in acqua.
-Allora, che ne pensi?- chiese Mao all’avversaria.
Ari non rispose, continuò a osservare con distaccato il proprio bey lottare per non perdere quei cinque millimetri che lo dividevano dalla sconfitta.
-NON LA SOPPORTO!- urlò Daichi spazientito da quella situazione. –IL SUO BEY STA LOTTANDO MENTRE A LEI NON IMPORTA NIENTE!-
-Non è vero!- lo contraddisse Takao scrutando la ragazza che stava disputando l’incontro.
-Non è vero? Ma l’hai vista? Non le importa niente, è come se il suo bey combattesse da solo e ci tenesse più di lei a vincere!-
-Invece ti sbagli, il rapporto che Ari ha con il suo bey è così stretto che….- Takao non riuscì a terminare la frase, non riusciva a spiegare la sensazione che il modo di combattere di Ari gli trasmetteva.
-Che…- lo incalzò Hilary incuriosita.
-Non lo so…- continuò Takao serio concentrandosi per trovare le parole giuste. -È come se… come se non servissero parole tra di loro!-
-La calma prima della tempesta….- commentò eloquente Hitoshi.
-In che senso?- chiesero i ragazzi.
-Adesso vedrete!- rispose enigmatico.
Intanto Driwind continuava a contrastare sempre più a fatica gli attacchi di Galux.
-Che fai non parli?- provò a provocare Mao senza ricevere risposta. –Bene! Allora ti saluto! VAI GALUX! ATTACCO GRAFFIANTE!-
Il bey della cinese si illuminò, rivelando la forza del bit power, e sferrò il suo attacco più potente all’avversario, che fu sbalzato sopra il lago.
Ari allora sembrò reagire. Strinse i pugni ed i suoi occhi si illuminarono furiosi.
-ADESSO! STURM UND DRANG!-
Driwind, a mezz’aria sopra il lago, aumentò la velocità di rotazione, permettendo così all’aquila bianca di liberarsi.
Un forte vento si alzò. Dei fulmini si sprigionarono dal bey in tutte le direzioni, scaricandosi nell’acqua tempestosa, e nel terreno circostante. Alcuni alberi vennero colpiti prendendo immediatamente fuoco.
Adesso anche Rei e Lai smisero di lottare.
Driwind si sollevò sempre più in alto, fino a svanire.
-Ma cosa….- disse Mao incredula.
Un lampo e un boato.
Galux passò davanti gli occhi stupefatti della ragazza dai capelli rosa, superandola e rotolando infine fuori dal campo.
-Incredibile signori!- disse il cronista all’alto parlate. –Il bey di Mao è finito fuori, nonostante il vantaggio che aveva dimostrato fino all’ultimo! Mentre Driwind ha sferrato un attacco fulmineo ed inaspettato, proprio quando sembrava che non ci fosse più nulla da fare!-
-Wao!- fu l’unico commento di Takao.
Il bey di Ari si aggirava intorno al lago irrequieto, ancora carico di energia, sprigionando ogni tanto piccoli scariche elettriche.
Mao recuperò il suo Galux ancora incredula. Il lato offeso del disco d’attacco era fuso con la base. Lo strinse nella mano con rabbia.
Si voltò incrociando lo sguardo distaccato e disinteressato della blader avversaria.
Si sentì sbeffeggiare da quegli occhi che ostentavano una muta superiorità. No, pensò Mao con determinazione, questo affronto non sarebbe passato impunito, gliela avrebbe fatta pagare!
Ari si mise le mani in tasca in attesa della fine dell’incontro.
Adesso la sfida si era spostata sta Rei e Lai che si attaccarono sempre più accaniti.
-Se Ari combattesse con Rei, invece di starsene da parte, l’incontro sarebbe nostro anche adesso!- si lamentò il professore contrariato.
-Rei non vuole, e comunque sarebbe inutile, se la sa cavare benissimo da solo!- disse Max che si era ripreso un pochino dal il primo incontro.
-Mi dispiace amico!- disse Rei. –Ma questo incontro è ormai vinto! ARTIGLIO DI TIGRE!-
-Non credere che starò a guardare!- rispose Lai. –TUONO OSCURO!-
L’impatto provocò un forte boato che rimbombò in tutto lo stadio.
Ma Galeon non resistette allo scontro e volò fuori da campo.
-E i BladeBreakers si aggiudicano anche il secondo incontro!- annunciò il DJMan mentre la folla di tifosi esultava.
Il terzo incontro fu vinto facilmente da Kai (che finì di incenerire il terreno di gioco) e Max, nonostante fosse ancora un po’ frastornato.



Dopo l'incontro le due squadre si avviò agli spogliatoi.
-Come siamo andati Rei? Rei dai rispondimi!- Ran saltellava intorno al fratello cercando di ottenere una risposta soddisfacente, che Rei sembrava poco intenzionato a dare.
-Beh! Non molto convincenti…- si limitava a rispondere.
-Su, non essere severo Rei!- lo riprese Max dandogli una pacca sulla schiena.
-Uffa! Ma che cosa non ti ha convinto Rei?!- insistette Ran aggrappandosi al suo braccio e strattonandolo.
-Ran, non essere insistente!- la rimproverò lui, ma si vedeva chiaramente che gi faceva piacere avere la sorellina intorno.
Arrivati ai camerini, trovarono Boris ad attenderli appoggiato alla porta dei BladeBreakers.
-Salve!- salutò il russo, con il suo solito fare un po’ sbruffone datogli dal sorrisino poco raccomandabile stampato in viso.
-Ciao Boris!- ricambiò Takao. –Come mai qui, adesso non tocca a voi scendere in campo?-
-Si… tra una mezz’oretta….- disse vago –Mi sono trovavo a passare, tutto qui!-
Poi i suoi occhi vagarono fino a fermarsi su Ari, e il sorrisetto che prima aveva si fece ancora più beffardo.
-I mie complimenti, da quando sei così delicata con gli avversari?- disse in russo.
Ari squadrò Boris da capo a piedi, mentre i ragazzi spostavano lo sguardo dall’uno all’altra cercando di capire cosa avesse chiesto il ragazzo.
-Ma che le hai detto?- chiese Takao incuriosito. Ma venne puntualmente ignorato.
-E da quando te ne vai in giro da solo, senza Yuri? I mie complimenti, pensavo fossi il suo cagnolino, a quanto pare mi sbagliavo!- rispose lei restando indifferente.
Boris sorrise e abbassò lo sguardo.
-Sempre stronza, vero?-
-Come, ma non era tedesca? Adesso perché parla russo?- chiese Mao sorpresa.
Takao si avvicinò a Boris con un’espressione per niente rassicurante.
-Ehi!- gli disse punzecchiandolo e avvicinandosi all’orecchio come per non farsi sentire dagli altri, ma in verità quello che disse lo sentirono benissimo tutti.
–Di un po’, le stai sempre attorno e la provochi perché ti piace, è così? E scommetto che stavate pure insieme prima, e vi siete lasciati, per questo non ha voluto stare in squadra con voi!-
Boris si irrigidì e lo fucilò letteralmente con un’occhiata.
Ari abbandono per un attimo la sua aura di freddo distacco, e alzò gli occhi al celo, esasperata solo all’idea.
-Pure Boris mi ci mancava la dentro! Come se non stessi già abbastanza inguaiata!-
Kai scoppiò a ridere e si nascose subito dietro la sciarpa, mentre gli altri lo guardavano sorpresi, senza capire che cosa avesse detto Ari di tanto divertente da fare ridere l’impassibile Kai.
-Si può sapere che cavolo state dicendo?!- chiese Takao esasperato.
Boris scattò infuriato verso Kai, che continuava a ridacchiare dietro la sciarpa, divertito dalla reazione che aveva avuto la ragazza.
-Che cavolo ci ridi tu?!- lo aggredì questa volta facendosi capire da tutti. –Le stai sempre dietro a ogni cretinata che dice! Sei un idiota!-
Tutti rimasero di stucco. Nessuno mai aveva osato rivolgersi a lui in quel modo, tanto che lo stesso Kai per un attimo parve incredulo.
-Idiota a chi?- disse lui in risposta facendosi minaccioso.
Ari si frappose tra i due incenerendo Boris con uno sguardo di sfida.
-Dosvi’daniya Boris!- disse con un tono che non ammetteva repliche.
Boris ricambiò lo sguardo e infine sorrise divertito, per niente intimorito da nessuno dei due ex compagni russi.
Poggiò una mano sulla spalla della ragazza.
-Po’ka, Ariel!- le disse lui abbassandosi e baciandola sulla bocca. Lei non si scostò, ne ricambiò il bacio, continuando a guardarlo con distaccato.
Boris si voltò e se ne andò cose se niente fosse , sotto lo sguardo allibito di tutti.
-Ti…. Ti ha… baciata!- disse Takao con un filo di voce, guardando il punto in cui era sparito il ragazzo russo.
Ari si strinse nelle spalle indifferente ed entrò nello spogliatoio. Kai la seguì, anche lui come se non aver fatto caso al bacio di Boris.
-Ma allora è vero che stavano insieme!- disse Max ancora incredulo, visto che Boris non era tipo che dimostrava affetto così pubblicamente.
-No, non credo proprio!- spiegò Rei. –In Russia si ci saluta così!-
-Ma che assurdità vai dicendo?!- fece scettico Takao.
-Mio fratello non dice assurdità!- scattò Ran in difesa di Rei, facendo indietreggiare Takao che non si aspettava una reazione del genere. –Lui ha viaggiato molto e sa un sacco di cose!- continuò la piccola.
-Vorresti dire che si baciano così con tutti…. Che gente strana!- disse Mao arricciando il naso.
-Vi ricordo che siamo presenti!- disse Kai mettendo la testa fuori dal camerino. –E non mi sembra carino….-
-E vi baciate così anche tra ragazzi?!- chiese Daichi scandalizzato.
Kai lo scrutò soppesando se valesse la pena o meno rispondere.
-E con questo?- disse lui fissandolo male.
-Vorresti dire che tu, Yuri e gli altri vi baciate in bocca!?- urlò Takao sconvolto.
Kai lo guardo come se avesse davanti un povero scemo. (scusate ma qua ci vuole la faccina Nd A.)(-___________- ndKai)
-Perché dovrei scusa, e poi, se anche fosse?-
-Beh! Insomma è un po’… due ragazzi che si baciano…- cercò di spiegarsi Takao.
-Cosa vorresti insinuare?- chiese minaccioso Kai avanzando verso Takao che indietreggiò.
-Niente, niente! Eh eh!-
-Insomma Takao, ognuno si saluta come vuole!- disse Rei. –In Italia e in Francia ci si danno due baci sulle guancie, in altri paesi tre, in altri ci si stringe la mano, ci si inchina o si fa un gesto. Non capisco cosa ci trovi di tanto strano!-
-Ma è assurdo!- insistette lui. -In effetti… un po’ assurdo lo è!- convenne Lai.
Kai sbuffò e rientrò nello spogliatoio. Hitoshi rise divertito scompigliando i capelli del fratello in un gesto affettuoso.
-Hai girato il mondo ma hai ancora la testa chiusa!-




Eccomi qua con il nuovo capitolo!
Com’è?
Ok fa più schifo degli altri ç___________ç!
Takao: X°°°°°°°°°°°°D KAI SI BACIA CON I RAGAZZI!
Kai: finiscila idiota o ti faccio fare gli auguri di natale da Sergey!
Takao: SerGEY! X°°°°°°°D.
SBUNG BING BONG STRAK
Takao: @___________@ ohi ohi!
Kai si pulisce le mani con la classe di un serial killer professionista e se ne va come fosse successo niente.
Max compare quatto quatto da un angolo.
Max: ^_____^ hihi! Si baciano con i maschi!
Mao: STOP UN ATTIMO!
Max spaventato perché credeva di essere solo: Che c’è Mao?
Mao: come fa Rei a sapere che in Russia ci si bacia in bocca!è_______é REEEEIIIII!
Rei spunta da un angolino: Che c’è, dolce, cara, piccola, tenera, Mao? ^_______^°°
Mao: Come fai tu a sapere certe cose?! Hai per caso sperimentato sul campo con qualche bella biondona russa?! è______é
Rei: no, Mao, tesoro, ma come ti viene in mente?
Max: vuol dire che anche tu hai tendenze yaoi?
Rei incazzato: MA CHE DICI!? è______é
Mao scruta intensamente Rei, indecisa se fidarsi o meno.
Rei ^_____^: mao amore, io non ti direi mai bugie!
Mao si squaglia alla parola amore e dimentica tutto.
Rei tira un sospiro di sollievo e intanto nella sua testa (con qualche bella biondona no, ma con qualche bruna si! ^_______^ hihi!)


Ok, piccolo intermezzo demenziale, che forse è meglio di tutto il capitolo e la storia.
Grazissime per le recensioni a:
lexy: e mi sa che hai immaginato bene XD! Cmq Takao aveva visto bene, non si era confuso e dopo si saprà di più…
e
bebbe:lo so, mi divertono da morire, e Kai è la loro vittima preferita!
Ringraziamento anche a chi ha inserito la storia tra i preferiti e a chi è arrivo fin qui.
Prossimo capitolo in India!



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Capitolo 12
*** In India ***



12. In India!


-COSA!? NON AFFRONTEREMO YURI E GLI ALTRI?!-
Takao, slacciate le cinture di sicurezza, era saltato sul sedile, e si era girato verso il fratello, incredulo a ciò che gli aveva appena detto.
-SIGNORINO! SI SIEDA IMMEDIATAMENTE! STIAMO PER DECOLLARE!- la voce isterica della hostess arrivò dalla fine del corridoio facendo saltare tutti in aria.
L’aereo prese velocità sulla pista.
-Si ma io volevo giocare contro Yuri!- li lamentò Takao per niente intimorito dalle urla della signora.
L’aereo si sollevò dalla pista, e il capitano avvertì la pressione schiacciarlo.
-AAAAHHHHH!-
Kai, ormai spazientito, e alquanto imbarazzato dal comportamento del compagno, che aveva attirato l’attenzione di tutti i passeggeri, afferrò Takao per il collo della maglietta, lo spinse seduto alla poltrona e gli attaccò la cintura di sicurezza con la forza.
-Stai pur certo che questa è l’ultima volta che mi siedo accanto a te!- gli disse infine affondando nella sua poltrona con le braccia incrociate e il broncio, intenzionato a restare di pessimo umore per tutto il resto della giornata.
Hilary seduta davanti a loro rise divertita, mentre Takao continuava brontolare contrariato.
-Takao calmati! Dopo tutto non è detto che non li affonderemo!- disse Max. –Se arriveranno primi nel loro girone potremo affrontarli!-
-Ma sentilo! Noi vinceremo sicuramente tutte le sfide del nostro girone! Voi piuttosto dovreste stare più attenti!- precisò Boris seduto qualche posto più dietro.
Takao sbuffò come una teiera sul fuoco.
-Ma io volevo affrontare tutti! Non capisco perché devono dividerci in gironi!-
-Lo so, anche noi lo vorremmo, ma se è così, è così!- disse Max. -Com’è possibile che non lo sapevi? Il presidente Daitenji l’aveva detto durante l’inaugurazione!-
-E poi sarà lo stesso interessante, no?!- disse Hilary emozionata, affacciandosi dietro per guardare tutti i Bladebreaker, i Demolition Boy e i Baiuzu, visto che oramai erano in volo e non c’era più bisogno di dover avere le cinture. -Andremo in India, in Grecia…. Non vedo l’ora!- terminò con un sospiro sognante.
-Non mi interessa!- disse capriccioso Takao mettendo il muso.
-Anche in Brasile e in Canada non siamo mai andati!- ricordò Kappa.
-Lo so, ma a me piacciono di più l’India e la Grecia! Sono così esotiche….- disse Hilary.
-È vero! Anche a me piacciono un sacco!- disse Ayumi seduta poco più in là, accanto a Sergey. –Non lo pensi anche tu?- chiese al suo compagno di posto.
Sergey farfugliò qualcosa e annuì. La ragazza gli sorrise dolcemente.
-E tu Ari che cosa ne pensi?- chiese Hilary alla ragazza sedutale accanto.
-Bello….- la liquidò osservando le nuvole fuori dal finestrino, ma Hilary non ci fece caso e continuò a parlare con Ayumi per tutto il viaggio.


Arrivati all’aeroporto di Bombay, raggiunsero l’albergo e si sistemarono per la cena.
In india, dove i Bladebreakers avrebbe affrontato i Sarek (la squadra indiana), sarebbero rimasti una settimana.
Kai uscì dalla sua stanza seguito da Rei e Takao, e non appena vide Hitoshi espresse tutto il suo disaccordo sulla sistemazione delle stanze.
-Si può sapere per Takao deve stare in stanza con me?-
Hitoshi sorrise furbescamente.
-In stanza con voi, vorrai dire?- lo corresse. -Ovvio! Tu e Rei saprete come tenerlo a bada! Io invece starò in stanza con Daichi!-
Kai sbuffò, ancora di pessimo umore per quello che era successo in aereo. Si mise le mani in tasca e si avviò a cena senza aspettare gli altri.
-Mi stai per caso paragonando al nanerottolo!- chiese Takao guardando di sbieco il fratello.
-Nanerottolo a chi, scusa?!- chiese Daichi, appena uscito dalla camera accanto, pronto a fare guerriglia.
Takao lo ignorò di brutto e continuò a lamentarsi col fratello, che pazientemente lo sopportò.
Quando anche Max, Ari, Kappa e Hilary furono pronti, scesero al ristorante dell’albergo per cenare.
-Guardate ci sono anche Matilda e Julia!- disse Hilary una volta seduta e guadatasi attorno.
-E anche Raul, Andrew e Ralf!- disse Takao alzandosi. Afferrò per una manica Max tirandolo. –Andiamo a salutarli!-
E i due partirono verso il tavolo degli EuropeanDreams, seguiti da Hilary che andò a salutare le due ragazze.
-Chissà cosa stanno pianificando!- disse Rei dopo poco che osservava Hilary, Mao, Julia e Matilda parlottare e ridacchiare in un angolo della sala.
Poi Hilary si staccò dal gruppo e si avvicinò al tavolo dei russi, scambiò due parole con Ayumi, che annuì contenta e con un gesto della mano fece segno a Ming Ming di seguirle.
-Che oche!- sentenziò Daichi osservando disgustato.
Rei e Hitoshi risero divertiti.
-Almeno tu non sei oca!- aggiunse il piccolo rivolgendosi ad Ari. –Sarà perché sei un maschiaccio!-
Questa volta Rei e Hitoshi non risero, ma sbiancarono terrorizzati guardando un punto indefinito dietro il rosso.
-Che c’è?- chiese Daichi senza capire.
Un pugno gli arrivò proprio al centro della testa facendogli schizzare gli occhi fuori dalle orbite.
-Quante volte ti ho detto che questi non sono modi di rivolgersi ad una ragazza!?- disse Hilary con voce tremante di rabbia.
-Ahi Ahi!- li lamentò Daichi con i lacrimoni agli occhi, tenendosi la testa dolorante tra le mani. –Maledetta ochetta!-
Hilary sbuffò, decisa ad ignoralo, e fece ciò per cui era venuta. Afferrò la mano di Ari, nonostante la diffidenza di questa, e la tirò a sé.
-Vieni, ti presento delle amiche!- disse gentilmente.
-No, grazie! Preferisco restare qua!- rispose Ari ritirando la mano e incrociando le braccia al petto, per nulla intenzionata a lasciarsi persuadere.
-Dai, non farti pregare!- disse Hilary.
Ari non rispose, quindi la ragazza più piccola preferì non insistere.
-Va bene! Non importa, le conoscerai più tardi….- disse vaga e con un sorrisino furbo dipinto in volto, allontanandosi e raggiungendo il gruppetto di ragazze.
-Come mai così allegra?- chiese Takao che tornava proprio in quel momento al loro tavolo.
-Ma che ne so!- piagnucolò Daichi ancora in lacrime per la batosta ricevuta.
Max ride divertito. –Che cosa hai detto questa volta!?-
-Ma che ne so!- disse scoraggiato il rosso.


ok, so che cosa state pensando, che questo capitolo me lo potevo anche risparmiare... lo so, ma è di mezzo, quindi domani se riesco posto il 13, che si rivelerà molto più interessante! (o almeno spero :D)

grazie come sempre a bebbe5 e lexy90 che hanno recensito! un bacio ed un ringraziamento a tutti! a domani!

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Capitolo 13
*** Pigiama party! ***




13. Pigiama party.

Ari uscì dal bagno con l’asciugamano sui capelli bagnati, prese il föhn e iniziò ad asciugarli.
Hilary si gettò sul letto, e attese con uno strano sorrisetto a colorarle le labbra. Si era messa il suo pigiama preferito, quello bordeaux.
Dopo poco qualcuno bussò alla porta e scattò immediatamente su ed andò ad aprire.
-Ciao! Entrate, entrate!- disse scostandosi.
Fecero la loro comparsa Ayumi, avvolta in un pigiamino rosa che la faceva assomigliare tanto ad una bigbabuls alla fragola, Matilda, Ming Ming, Mao, Ran ed infine Julia con una bottiglia di vino in mano.
-Io ho portato la sangria!- disse quest’ultima.
-Ci voleva proprio!- disse Ming Ming appoggiando una valigetta fucsia sulla scrivania. –Io ho portato i trucchi!-
Con un piccolo scatto la aprì, rivelando una miriade di smalti, ombretti di tutti i colori, fondotinta, e cose varie, che brillarono agli occhi delle ragazza come un forziere pieno d’oro.
-È bellissimo!- esclamò estasiata Matilda.
-Uno dei vantaggi del fare la cantante! Trucchi professionali, appena fregati al mio truccatore!-
-Posso?- chiese Ran allungando una mano.
Ming Ming sventolò la mano. -Certo! Non preoccupatevi, di quanti ne ha non si arrabbierà!-
-Tu non sei troppo piccola per queste cose?- chiese Mao guardando la ragazzina prendere un rossetto rosso fuoco.
-No!- rispose Ran fregandosene di Mao e aprendo il prezioso astuccio.
-Dai Mao!- disse Ayumi. –Magari c’è qualcuno che le piace e su cui vuole fare colpo!-
Ran arrossì vistosamente, indispettendosi.
-NON È VERO!- le urlò per poi girarsi dall’altra parte, facendo ridere le ragazze più grandi.
Julia si voltò verso l’altra parte della stanza dove, in tutta tranquillità, Ari si stava intrecciando i capelli seduta sul proprio letto. Le si avvicinò.
-Tu devi essere Ari!- esordì porgendole la mano. -Piacere, io sono Juila, mentre loro sono Matilda e Ming Ming!-
Ari alzò gli occhi su di lei, e passò in rassegna il resto del gruppo con un’espressione indecifrabile sul volto. Finì di annodarsi la treccia, chiaramente disinteressata alla faccenda, e si coricò dandole le spalle.
Julia strabuzzò gli occhi incredula.
-Ehi! Mi sono appena presentata e tu, per tutta risposta, mi ignori? Ma come ti permetti?- la aggredì stizzita da tanta maleducazione.
-Dai Julia, non prendertela…- cercò di acquietarla Hilary. –Ve l’avevo detto che non….-
-Questa non è timidezza!- le fece presente. –Che tipo! Ti credi di essere migliore di noi con quella tua aria superba?-
Mao ghignò. Voleva proprio vedere come si sarebbe comportata quell’antipatica di Ari, adesso che se la sarebbe vista con loro.
-Ragazze, basta!- intervenne prontamente Ayumi. -Siamo qui per divertirci! E, se Ari in questo momento non si sente, non dobbiamo insistere. Lasciamola stare, può essere che infine si lascia un po’ andare!-
Julia incrociò le braccia contrariata.
-….E va bene!- disse infine sedendosi sul letto di Hilary.
-Allora iniziamo!- esordì Ming Ming, prendendo la bottiglia di sangria e aprendola. –Facciamo un bel gioco!-
-Quale?- chiese Hilary ingenuamente sedendosi sul letto di Ari insieme a Ayumi e Ran. Ma si voltò immediatamente verso la ragazza coricata dietro di lei. -Scusa Ari forse ti diamo fastidio se stiamo qui?- le chiese con gentilezza.
Ari si strinse nelle spalle.
-Ok! Allora giochiamo!- approvò la giapponese.
-Quindi!- iniziò Ming Ming sedendosi tra Julia e Mao. –Siccome non ci sono ragazzi, giocheremo a obbligo, verità, scaletta o paragone! E se qualcuno si rifiuta, beve!-
-Bello bello! Mi piace!- disse Ayumi.
-Anche a me!- disse Matilda accovacciandosi ai piedi del letto di Hilary.
-Cominciamo da Mao!- fece Ming Ming conducendo il gioco. –Obbligo, verità, scaletta o paragone?-
-Verità!- rispose la ragazza dopo un po’ di indecisione.
-Che cosa vogliamo chiederle?!-
-Com’è Rei? Si, insomma….. capisci che intendo, no?- fu la domanda secca e maliziosa di Julia.
Mao, che quasi non se lo aspettava, divenne tutta rossa.
-Dai, rispondi!- la incitò Ming Ming, facendole ondeggiare un bicchiere pieno di sangria davanti al volto. –Con qualche bicchierino, potresti dici molto più di quello che ti abbiamo chiesto, lo sai?-
-Io….- Mao sbuffò seccata. –Veramente non lo so, non stiamo neanche insieme ….-
-Cosa? Dopo tutto questo tempo?- chiese Hilary incredula.
Mao incrociando le braccia al petto e alzò il naso. -Non me ne parlare! Fa il tonto lui!-
Ran sorrise a sentire parlare così del fratello.
-E va bene! Visto che non c’è niente di interessante da sapere, passiamo a Matilda!- disse Ming Ming. - Obbligo, verità, scaletta o paragone?-
-Paragone!-
-Allora…. Tra Michell e il vostro nuovo capitano, quello italiano… ho notato che è proprio carino!-
Matilda ci pensò un po’ su, poi rispose. –Michell!-
Tutte la guardarono dubbiose.
-Che c’è? Io preferisco Michell!- si giustificò lei.
-Non è che tra te e lui…. C’è qualcosa?- insinuò Julia guardandola di sbieco.
-Ho scelto paragone, non verità!- fu la risposta fulminea di Matilda, che a quanto pareva doveva essersi già fatta bene i conti.
Ming Ming sbuffò contrariata. -Ok! Allora passiamo a Ran!-
La piccola ci pensò un po’ su. –Verità…- disse distrattamente.
Mao scattò immediatamente in piedi puntandole un dito contro, facendo saltare in aria tutte per lo spavento. A quanto pareva aveva già pronta qualche domanda.
-Sei stata tu a distruggere il ponte che collegava il villaggio! Ammettilo!-
Ran indietreggiò, realizzando immediatamente di aver fatto un passo falso.
-Io…. Ma questo che c’entra!?- provò a difendersi.
-C’entra! Hai scelto verità, e adesso la dirai!- disse Mao assatanata.
-Datemi la sangria!- supplicò Ran in extremis.
-Te la scordi la sangria tu!- starnazzò Mao. –Allora lo ammetti?!-
-E va bene, sono stata io!- sbuffò Ran, per niente pentita della sua confessione.
-E si può sapere perché l’hai fatto?-
Ran non parlò.
-Allora?- insistette la ragazza.
-Non sono affari tuoi! Ho già detto la verità!-
Il sopracciglio di Mao tremò pericolosamente.
-Mao, calmati!- cercò di dire Matilda, ma venne immediatamente aggredita.
-NON POSSO CALMARMI! HA FATTO SALTARE IN ARIA UN PONTE!-
Ran abbassò lo sguardo a terra, mortificata.
-Ran perché lo hai fatto?- chiese amabilmente Hilary.
-Io….- Ran tirò su col naso. –Io…. Non volevo che Rei se ne andasse di nuovo! Pensavo che così sarebbe rimasto….-
Mao si calmò improvvisamente.
-Ma Ran…sai benissimo che non sarà un ponte distrutto a trattenere Rei!-
Ran si strinse nelle spalle facendo una tenerezza incredibile a tutte.
-Comunque, quando torneremo, chiederai scusa!- disse infine Mao con un finto tono di rimprovero.
Ran annuì.
-Va bene!- disse Ming Ming cercando di riportare il più velocemente possibile il discorso da un’altra parte. –Dopo questa breve parentesi amministrativa, riprendiamo il gioco! Tocca a te Ayumi!-
-Paragone!- rispose prontamente la ragazza interpellata.
-Chi è più bello e interessante tra Yuri e Boris?- chiese immediatamente Julia.
-Beh… veramente… nessuno dei due!- rispose con noncuranza giocherellando con i codini dei capelli.
-Come nessuno dei due? Accidenti, sono uno più carino dell’altro, e tu non preferisci nessuno dei due?- chiese Ming Ming.
-Veramente… io preferisco Sergey!- ammise infine sorridendo imbarazzata.
-Quell’armadio!?- disse chiese incredula la cantante. –Va bene che i gusti son gusti però, tra Yuri e Boris, tu te ne esci con Sergey…. Scusami tanto ma non ti capisco!-
Ayumi non parve per niente offesa, ma si coprì il viso rotondo e arrossito con le mani.
-Ma è così carino e dolce e gentile e ….-
-Che caso disperato!- sentenziò Julia, vedendo la ragazza seduta di fronte completamente partita per il mondo “Sergey”.
-Andiamo avanti va, che è meglio!- disse infine Ming Ming.
La serata proseguì tra strafalcioni, risate e qualche bicchiere di troppo.
Ming Ming alzò un bicchiere di sangria, chiaramente poco lucida.
–Hilary cosa scegli?- chiese ridendo senza motivo.
-Non lo so! Ecco…. Obbligo!- rispose la ragazza che, oltre a Ran e ad Ari, che sembrava non esserci, era l’unica a non aver bevuto.
A Ming Ming brillarono gli occhi. -Devi baciare Takao!-
-COSA!?- Hilary scattò in piedi furente. -Perché dovrei farlo? Con tante cose che si possono fare, mi chiedi questo?!-
-Ma come, voi non stavate insieme?- chiese Julia decisamente sorpresa.
-Vero!- convenne Matilda. –Anche io sapevo così. Ma forse si sono lasciati!- ipotizzò scatenando la furia di Hilary.
-Ma che state dicendo?! Takao ed io, ma come vi salta in mente?! Manco morta!- strepitò offesa.
-Scusa ma....- cercò di riparare Matilda imbarazzata. –State sempre attaccati, e poi per come ti guarda….-
-A si, è vero, l’ho notato anche io!- disse Ayumi annuendo.
-Che fa Takao?!- chiese improvvisamente atterrita Hilary.
-A volte ti fissa e sembra avere la testa chissà dove!- spiegò l’amica accanto a lei.
Hilary incrociò le braccia e confutò le parole delle altre. -Takao neanche mi sopporta, e poi ha la testa solo per le trottole!-
-Magari sei tu la sua trottolina preferita!- insinuò Ming Ming buttando giù un bicchiere senza aspettare il turno di gioco.
Hilary divenne rossa come un peperone, un po’ per la rabbia ed un po’ per l’imbarazzo.
-Ma che dici! Takao è Takao; io non sono una stupida trottola, e a me non piace!- fu la sua sentenza definitiva tornando a sedersi sul letto.
-Sarà…. Allora chi ti piace?- chiese sempre più curiosa la cantante annusando aria di pettegolezzi.
Hilary divenne rossa e si voltò dall’altra parte.
-Dai Hilary, non prendertela! Siamo tra amiche, al massimo potremo aiutarti a conquistare il tuo lui!- disse Mao.
Hilary parve per un attimo interessata alla proposta, e infine, dopo vari tentennamenti, si decise.
-E va bene! In effetti c’è qualcuno che mi piace, ma… è inutile, non mi pensa nemmeno!- disse scoraggiata.
-Non dire così! Questo non è l’atteggiamento giusto!- la riprese Matilda.
-Aspettate un attimo!- disse Ming Ming. –Prima Hilary deve bere la sangria, si è rifiutata di baciare Takao, no? Oppure ci hai ripensato?-
-No No! Non voglio, preferisco bere!- disse Hilary prendendo il bicchiere pieno che le passava la ragazza dai capelli azzurri, e bevendo a piccoli sorsi.
-Allora, dicci. Chi è?- chiese Matilda curiosa.
-E glielo chiedi pure?- fece Ming Ming col tono di chi la sapeva lunga. –Si nota lontano un miglio che è cotta e stracotta di Kai! Ovvio!-
Hilary arrossì e annuì timidamente.
-In effetti è proprio un gran bel pezzo di ragazzo!- ammise Julia, disinibita dai cinque bicchieri di vino bevuti fino a quel momento. –Un pensierino ce lo farei anch’io!-
-Tu ci faresti più di un semplice pensiero!- la freddò la compagna di squadra notando lo sguardo malizioso della ragazza.
-Adesso ci dobbiamo occupare di Hilary!- ricordò Mao. –Qualcun altro qui ha un ragazzo da conquistare? Dai, non siate timide!-
-Grazie ma io non ho problemi di questo tipo!- disse vanesia Ming Ming scostandosi i capelli con un gesto della mano.
-Figuriamoci!- disse a mezza voce Mao infastidita dal modo di fare.
-Io per adesso sto a posto!- negò Julia.
-Io anche….- disse Matilda. –Ma forse…. Ari ti piace qualcuno?- chiese, ricordandosi improvvisamente dell’esistenza della ragazza nascosta dietro Hilary e Ayumi. In fondo non le sembrava tanto cattiva come poteva sembrare.
Tutte le ragazze si voltarono verso Ari, coricata in un angolo del letto, che dava loro le spalle.
-Ti farebbe bene un ragazzo, magari ti togli un po’ di quell’acidume che ti porti dentro!- sbottò Julia guardandola contrariata.
Matilda ed Hilary la fulminarono con un’occhiata truce.
-Su, non essere timida!- insistette Matilda. -Dopotutto siamo tutte uguali, anche noi abbiamo dei piccoli problemi di cuore!-
Ari per tutta risposta nascose la testa sotto il cuscino.
-Va bene, come non detto!- si ritirò un po’ demoralizzata dal tentativo fallito Matilda.
-Lasciala stare! Se vuole stare sola, che stia sola!- sentenziò Mao. –Anche se le piacesse qualcuno poi, figuriamoci chi se la piglia, col caratteraccio e i modi che ha! È tutta strana!-
-Mao, per favore!- la rimproverò Hilary.
-Va bene, va bene! Occupiamoci di te!-
-Prima di tutto un po’ di trucco, per farti sembrare più grande!- disse la cantante con fare esperto avvicinandosi alla valigetta dei trucchi ed esaminandone il contenuto. –Kai è più grande mi sembra…. Quanti anni ha?-
Hilary ancora poco convinta annuì.
-Ha la stessa età di Sergey!- rispose Ayumi per lei.
-Certo…- la liquidò Ming Ming prendendo dei pennellini e esaminandoli con far professionale. –Diciassette anni quindi! Mmmmmm….-
Julia si alzò ed aprì l’armadio.
-E poi un abbigliamento più provocante o particolare, non sarebbe male!-
Hilary osservò le amiche che mano a mano si davano da fare con trucchi, vestiti e discussioni su abbinamenti e cose varie, e che stavano combinando anche un gran baccano.
-Adesso basta!- Ran alzò la voce azzittendo tutte. –Così non va! Intanto perché con ci concluderete niente, e poi non si può partire da zero!-
-In che senso?- chiese Mao.
Ran con aria di chi la sapeva lunga sulla questione, prese una posa tipica alla Sherlock Holmes.
-Prima di tutto dobbiamo sapere cosa piace a Kai! E questo, ce lo può dire una persona che lo conosce già, giusto?-
Le ragazze annuirono interessate.
-Bene….- continuò Ran con enfasi notando di aver catturato proprio bene l’attenzione. –E chi, se non Hilary, può fornirci queste informazioni!? Allora signorina, ci descriva il soggetto dell’indagine!- disse Ran con fare da psicologa che non fece altro che intimorire Hilary, che per tutto il tempo se ne era stata in tranquillità nel suo angolo.
-Ran sei geniale!- la lodarono le compagne. –Quindi Hilary, com’è? Descrivicelo!-
-Ehm…. Non lo so!- disse imbarazzata lei.
-Dicci quello che ti piace di lui!- la aiutò Matilda.
-Io un idea ce l’avrei…- disse maliziosa Julia.
-Ma ti sembra questo il momento?- la rimproverò la compagna di squadra.
-Scusate, avete ragione! Allora dicci!-
-Non so…. È buono!-
-Bono, vorrai dire!- precisò Julia ormai presa dall’ilarità, ma venne subito linciata dalle occhiatacce di tutte. –Scusate, scusate…. Ma, la prima cosa che dice di Kai, è buono, insomma… si potrebbe sforzare un po’ di più!-
Hilary sospirò stancamente guardando con uno spropositato interesse il pavimento.
Kai le piaceva da impazzire, ma cosa avrebbe mai potuto dire? Pensò a tutto il tempo trascorso da quando lo aveva conosciuto, da quando si era innamorata di lui.
Istintivamente lo sguardo le cadde sulla ragazza coricata dietro di lei. Kai…. Lei gli assomigliava tanto…
Le parole di Rei le tornarono alla mente, sonanti come se le stesse pronunciando proprio in quel momento.
“…una ragazza, non piace solo perché si veste carina o perché è a modo… nonostante la freddezza esterna, è donna!”.
Abbassò nuovamente lo sguardo sconfitta. Rei aveva perfettamente ragione.
Dei mezzucci come il trucco o i vestiti, non sarebbero bastati. Kai era grande, non era un ragazzino.
-Allora Hilary, ti sei incantata? Ci vuoi dire che cosa ti piace di Kai?- le chiese Ayumi sventolandole una mano davanti gli occhi.
-Kai è così….- Hilary si decise a parlare, tanto valeva provarci, anche se non ci sperava affatto.
Guardò di nuovo Ari, come a cercare qualche particolare che potesse aiutarla, e si prese di coraggio. Sorrise alle sue amiche. –Kai è grande, non è come gli altri, è più….-
-Uomo?- le venne incontro Julia, avendo notato l’esitazione dell’amica data dalla timidezza.
Hilary annuì.
-Quando gioca lo fa con tutto se stesso, …. È serio, e anche se sembra distaccato, vuole molto bene ai suoi amici, e darebbe e farebbe di tutto per loro. È leale e…-
Un movimento brusco dietro di lei la fece sobbalzare.
Ari scivolò giù dal letto d’impulso. Afferrò malamente un pantaloncino che era buttato sulla sedia e, con la stessa veemenza, ignorando gli sguardi alquanto interrogativi e sorpresi delle altre, se lo mise.
-Che succede?- chiese Hilary notando l’agitazione di Ari, che intanto si stava mettendo le scarpe da tennis.
La ragazza non rispose e si chinò ad allacciarle.
-Ho detto forse qualcosa che non va?- chiese Hilary alquanto intimorita dall’atteggiamento e lo sguardo infuocato della compagna di squadra.
Ma anche questa volta non ricevette risposta e abbassò lo sguardo mortificata. Le dispiaceva quando non riusciva a parlarle, a comunicare con lei. Le voleva bene, dopotutto.
Mao notò che Hilary ci era rimasta male, e già provando della profonda antipatia per quella ragazza, non si risparmiò nel dire la sua.
-EHI! Si può sapere che problemi hai?! Non mi pare che qui qualcuno ti abbia fatto qualcosa, quindi sei pregata di rispondere!-
Ari si mise la felpa, tirò su la zip, e continuò ad ignorare ogni parola che le veniva rivolata.
Mise su il cappuccio e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Julia afferrò la bottiglia e bevve l’ultimo sorso.
-Ma che tipo!- sbottò infine risentita.




Si strinse nella felpa camminando nel corridoio buio.
L’umidità era insopportabile, sembrava penetrarle nelle ossa e nei polmoni, dandole l’impressione di respirare acqua, e la calura onnipresente le toglieva il respiro senza via di scampo.
Stupide, stramaledette ragazzine! Stupida mocciosa che parla sempre a sproposito!
Aveva una gran voglia di distruggere tutto, di sfogare la grande frustrazione che sentiva ruggire dentro di sé.
Stinse con rabbia la mano intorno alla fasciatura che portava sempre intorno al braccio sinistro. Doveva calmarsi, aveva bisogno di un posto asciutto e fresco, un ambiente a lei più idoneo. Non poteva permettersi di perdere la pazienza, soprattutto con la ragazzina.
Tutte quelle parole, quei discorsi le rigiravano nella testa. Le loro voci stridule sembravano non volerla abbandonare.
Assurdo! Strani, era tutti completamente suonati! Era finita certamente in un manicomio! Uno con un filo di logica non c’era là dentro!
Oltre alle assurdità che aveva dovuto sentire pochi minuti prima, si era dovuta subire le avversarie in camera, cosa che, a quanto pareva, non era per niente anomala per loro!
D’altronde il biondo lo faceva sempre, stava sempre a scherzare e ridere con i rivali!
La cosa era una, doveva farci l’abitudine.
Ma quelle parole, quelle stramaledette parole le avevano fatto perdere la testa!
Percorse il corridoio con passo nervoso fino alla vetrata che dava sul grande terrazzo. Scostò imposta e uscì impetuosa, senza riscontrare nessun cambiamento nell’aria.
Aveva piovuto fino a pochi minuti prima ed era tutto bagnato.
Era ufficiale, odiava quel posto, odiava quel paese caldo e umido!
-Non riesci a dormire neanche tu?-
Ari si voltò con uno scatto. Ci mancava anche quel piagnisteo di Yuri. E poi da quando le dava confidenza?
-Che vuoi?- disse in tono minaccioso, per fargli capire chiaramente che non aveva nessuna intenzione di diminuire le distanze di sempre.
Yuri, per niente intimidito, si strinse nelle spalle.
Era appoggiato alla balaustra arabesca, all’angolo estremo della terrazza, ad osservare le deboli luci della città lontana fumando una sigaretta.
Tirò fuori dalla giacca bianca un pacchetto rosso tendendoglielo.
-Vuoi?-
Ari sospirò spazientita. Dopo tutto non faceva niente per una sigaretta.
Si avvicinò al ragazzo e lo imitò.
Nonostante i primi tiri, si sentiva ancora fremere, e le parole di Hilary si ripetevano in continuazione nella sua testa, come un’orazione.
La odiava… li odiava…. Lo odiava! Al solo pensarci si sentiva ribollire dentro una rabbia…
Batté un pugno sulla ringhiera e si passò la mano sul volto. Prese un profondo respiro!
Calma, si ripeteva nella mente.
Per fortuna Yuri se ne fotteva di lei.
Non la sopportava, e la cosa migliore che le aveva sempre fatto, da quando la conosceva, era stata quella di ignorarla.
Tirò un’altra boccata di fumo, mentre l’ex compagno spegneva la cicca e la metteva in tasca.
Yuri sospirò come se gli mancasse l’aria, e si passò le mani tra i capelli spazientito da quel caldo.
-Non siamo fatti per il caldo!- disse Ari.
Sapeva benissimo che il ragazzo non sopportava avere qualcosa in comune con lei.
Tra di loro il “noi “ non era concesso. Dovevano essere due entità distinte e separate.
Soprattutto dopo quello che era successo tempo addietro, dopo tutte le lacrime che lui aveva butto per lei, e di cui, fino a quel momento, il piccolo Yuri, non ne aveva saputo neanche l’esistenza. Povero, tenero, sciocco ragazzino!
Eppure, a pensiero di quel ricordo, le veniva da ridere.
E un ghigno assurdo le increspò le labbra.
Yuri la osservò con distacco. Pallida e spettrale.
No! Non erano le fioche luci della città lontana, ne il quarto di luna che splendeva nel cielo e si rifletteva nelle pozzanghere e nei suoi occhi, a donarle quell’aspetto.
Era lei! Quel maledetto fantasma!
Distorse lo sguardo. Non riusciva a guardarla senza stare male. Era un urlo smorzato alla nascita, e forse non era mai stata umana.
Dai più remoti ricordi, che erano sopravvissuti alla sofferenza di quel luogo che era stata la sua infanzia, lei era sempre stata così: bella e malvagia, finché l’inferno non l’aveva richiamata completamente a sé, strappando definitivamente quella piccola anima muta da un corpo ancora acerbo, lasciandolo vagare come uno spettro.
Chiuse gli occhi cercando di eliminare quell’immagine, che invece si fece più vivida nella sua mente.
Ari prese un ultimo tiro e spense la sigaretta, riponendola anche lei nella tasca della felpa.
-Non ti preoccupare!- disse infine dando le spalle al panorama. Yuri alzò lo sguardo incrociando i suoi occhi scuri. Decisamente spettrali e vuoti, così li vedeva, nonostante fossero animati da una strana luce che lui non riusciva a cogliere.
-Non ho intenzione di farti niente!- concluse beffarda.
Yuri sostenne lo sguardo.
Ari si staccò dalla balaustra e rientrò lasciandolo lì.
Va bene, si era divertita un po’, ma adesso c’era un problema da risolvere.
Si accostò alla propria camera, avvertendo delle risatine e delle voci gaie delle ragazzine.
Sbuffò.
Di certo non poteva restare fuori ad aspettare che finissero il loro stupido pigiama party.
Ma aveva già in mente come sfruttare al meglio quella occasione.
No, adesso Boris non poteva essere la sua valvola di sfogo, e nemmeno Yuri.
Mancava poco alla fine di tutto, e ciò che poteva fare era renderla il più sublime possibile.
Superò la propria camera e altre tre, fermandosi alla 347.
Bussò.
Potevano essere le undici di sera, e forse non era troppo tardi.
Dopo pochi secondi sentì delle voci e dei movimenti, ed infine qualcuno venne ad aprire alla parta.
-Ari, come mai ancora in giro?-
-Rei, scusami tanto, ma non riesco a dormire… posso?-
-Certo, accomodati!- rispose il cinese lasciandola entrare e richiedendo la porta.
Ari si tolse la felpa e la buttò sulla sedia della scrivania.
Takao era buttato sul letto a fissare il soffitto, mentre Kai era particolarmente indaffarato, seduto a gambe incrociate sul proprio letto, a sistemare il lanciatore di Dranzer.
-Ari, come mai qui?- chiese il capitano scattando seduto, evidentemente contento di vederla.
-Non riesco a dormire!- rispose in tono spiccio.
-Il caldo, vero?- chiese facendo poi un cenno verso Kai e abbassando la voce (come se poi il russo non lo sentisse lo stesso). –Anche lui! Diventa più irritabile e nervoso!-
Con uno scatto tremendo, il lanciatore di divise in due parti nelle mani di Kai.
Takao indietreggiò spaventato.
-Per.. perché mi guardi così? Io che centro?- balbettò Takao sotto lo sguardo omicida del russo.
Ma Kai non parve ascoltarlo, troppo impegnato a trucidarlo con lo guardarlo.
Ari si avvicinò al letto di Kai, dall’altra parte della stanza, afferrò i due pezzi dalle mani del ragazzo, e si sedette sul bordo.
Esaminò con attenzione le due parti e cercò qualcosa sulle lenzuola. Prese il piccolo cacciavite sotto lo sguardo attento di Kai, e iniziò a smanettare con alcune molle.
-Sai quello che stai facendo, vero?- chiese Takao sporgendosi dai piedi del proprio letto interessato. –Non che io non mi fidi, ma… lo sai che se glielo rovini, Kai non ti lascia viva?!-
Proprio in quel momento una molla saltò, con un rumore alquanto inquietante, finendo per terra.
Kai e Takao si sentirono gelare il sangue nelle vene. L’uno per il timore di vedere il proprio caricatore distrutto, l’altro per paura di assistere ad un omicidio in diretta.
Ari ghigno divertita da quella tensione creata da quel piccolo gesto. Mancavano solo poche cose e….
Si voltò verso Kai, che guardava il suo operare con tanto d’occhi, gli scostò le mani per fargli aprire i pugni e prese alcune viti.
Armeggiò ancora un po’, tanto per il gusto di tenerlo sulle spine e infine glielo porse, bello che sistemato.
Kai lo guardo sospettoso.
Infine lo afferrò con sgarbo, si alzò, aprì il primo cassetto del comodino, glielo gettò dentro e con altrettanta violenza, lo richiuse.
Incazzato nero si gettò sul letto, dando le spalle ai compagni.
-Ma che carino! Invece di ringraziare….- gli rinfacciò Takao.
Ari si strinse nelle spalle con noncuranza, con un piccolo sorrisetto stampato in faccia. Sapeva benissimo di avergli tolto il suo unico passatempo, che magari aveva trovato con tanta fatica.
Rei si sedette sul proprio letto, diviso da quello di Takao da un comodino, divertito dal comportamento scorbutico dell’amico.
-Posso dormire con voi? La mia stanza è assediata da pigiamini rosa!- disse Ari quasi sarcastica.
-Pigiamini rosa?- chiese senza capire Takao dondolandosi avanti e dietro.
-Non dirmi! E che stanno combinando?- chiese divertito Rei.
Kai si mosse impaziente, rigirandosi il cuscino sotto la testa.
-Per me va benissimo!- disse lui, suscitando lo stupore dei compagni, che non si aspettavano una gentilezza del genere da un Kai così incazzato. –Basta che ti levi da qui. Emani caldo!- concluse facendo crollare le attese degli altri.
-Non ti preoccupare, tanto se resto, dormo con Takao e Rei!- lo tranquillizzò lei.
-E come scusa?- chiese Takao.
-Semplice, si leva il comodino che divide i vostri letti, e si uniscono!- spiegò.
-Va bene!- annuì il capitano, entusiasmato all’idea, alzandosi e togliendo il comodino.
-E dimmi…- chiese Rei. –C’è anche mia sorella nella tua stanza?-
Ari annuì, mentre aiutava Takao a unire i due letti.
-E hai saputo qualcosa di interessante?-
-Niente di che… oltre al fatto che tua sorella è un ottimo artificiere!-
-Un artificiere? Mica avrà fatto saltare un ponte?!- buttò lì Takao pensando di avere fatto una battuta.
-Si!- disse Ari seria.
-Allora è stata lei!- disse Rei agitandosi.
-Ma perché, veramente ha fatto saltare un ponte?!- fece Takao sgomento.
-Ti ha detto il perché?- chiese Rei ancora più arrabbiato.
-Perché andavi via e non voleva!- rispose lei con noncuranza sfilandosi le scarpe e coricandosi tra i due.
Rei si alzò e spese la luce.
-Domani se la vedrà con me!- disse buttandosi sul letto.
-Dai, non prendertela!- disse Takao. –Dopo tutto l’ha fatto perché non voleva che te ne andassi! È stata così carina… a modo suo!-
Rei si mise a sedere con uno scatto, per niente d’accordo, e fece una ramanzina interminabile sulla responsabilità e sulla pericolosità del gesto, finché non senti il russare sonante dell’amico, segno che non lo ascolta più da un bel pezzo.
Rei, allora, scocciato come a che, si ricoricò.
-Va meglio adesso?- gli chiese Ari.
-Si… mi sono sfogato, almeno! Scusate, forse non vi ho lasciati dormire!- disse rivolgendosi anche al compagno coricato dall’altra parte della stanza, che in risposta grugnì contrariato.
Rei rise.
-E va bene… buona notte!-
-‘Notte!- fu l’unica risposta che ricevette da Ari, oltre il russare di Takao e il silenzio di Kai.




Il caldo era logorante, poi accanto a quella fornace di Takao che russava e se ne stava spaparanzato beato, era impossibile dormire.
Che ore erano? Le due, le tre? Non ne aveva idea. L’unica cosa che sapeva era che, con tutta la finestra aperta, e con la doccia che si fatta quella sera, stava soffocando e si sentiva appiccicosa.
Si girò sul fianco, dando le spalle a Rei, nella speranza che dalla finestra entrasse un’improvvisa ventata di aria gelida.
Forse per il caldo, forse per l’umidità, o semplicemente per la stanchezza, data l’ora tarda, ma le sembrava che lo spazio diminuisse sempre più.
Rei si mosse per l’ennesima volta con un miagolio sommesso. Oramai ne aveva perso il conto.
Si stava rimbecillendo, ne era sicura, era il sonno che la stordiva, la chiamava, e il caldo la tratteneva.
Poi un braccio le si posò sul fianco, scivolando fino in vita cingendola senza forza.
Ari abbassò lo sguardo, capendo solo in un secondo momento che quel braccio appartenesse a Rei.
Stancamente allungò una mano, afferrandolo malamente per il polso, per scacciarlo.
Ogni contatto portava calore! Penso quasi ossessionata.
-Mamma!- farfugliò nel sonno il ragazzo dietro di lei.
Quella parola riecheggiò nel silenzio della stanza, superando pure il regolare russare di Takao.
Ari chiuse gli occhi rassegnata, allentando la presa sul braccio. La propria mano scivolò fino a stringere quella di lui.
Sospirò.
Era il caldo, era il sonno, ma di certo, quel gesto, non lo avrebbe mai fatto in piena coscienza, si disse finalmente addormentandosi.





Ecco il capitolo nuovo!
Che ne pensate?
Scusate il ritardo, l’avevo promesso per ieri, ma mio fratello non lasciava il pc libero.
Grazie come sempre a lexy e bebbe! Mi fa sempre piacere ricevere le vostre recensioni!=)
Grazie anche a chi ha messo la storia tra i preferiti e a chi è arrivato fin qui!
Ciao ciao!

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Capitolo 14
*** Risveglio movimentato ***


14

 

 
14. Risveglio movimentato.
 
Mao uscì dalla propria stanza già pronta e vestita. Nonostante fosse ancora presto, era abitudine per loro alzarsi a quell’ora.
Percorse il corridoio, finché la voce del fratello non la fece fermare.
-Dove vai?- chiese Lai uscendo dalla stanza accanto a quella dalla quale era appena uscita la ragazza.
-A vedere se Rei è già pronto, così scendiamo a fare colazione tutti assieme!-
Lai annuì ed andò nella direzione opposta.
-Ci vediamo sotto allora!- disse prima di sparire dietro le porte automatiche dell’ascensore.
Mao riprese a camminare. Se non si sbagliava, la camera di Rei era la 347.
Superò la 345, 346, ed eccola.
Abbassò con delicatezza la maniglia senza fare rumore, ed entrò richiudendosi la porta alle spalle.
Quando focalizzò ciò che aveva davanti agli occhi, per poco non si sentì male.
Si appiattì contro il muro sentendosi mancare.
Una voce dentro di lei le urlava di no, che non era possibile, che tutta quella era un’assurda finzione!
Ma il cuore, lo sentiva, non era spezzato, era in frantumi!
Il suo Rei!
Immagini le tornarono alla mente, frasi, parole, momenti, sguardi, tutti confusi che a mano a mano si andavano a comporre come un grande puzzle, definendosi in ciò che aveva davanti.
Rei stava dormendo abbracciato stretto a… a quella!
Quella, che era arrivata solo adesso! Quella algida e superba…. Quella donna!
Un singhiozzo smorzato le graffiò la gola.
Ecco perché con lei faceva il tonto e perché a “quella” la difendeva…. Ecco perché “quella” aveva tanto l’aria da superba. Sapeva di averla già vinta in partenza! E la sera  prima se ne era andata….
Per raggiungere Lui! Il suo Rei!
Donna! Donna! Donna!
Era così che la vedeva lui! E dalla confidenza che dimostravano nel dormire assieme….
Mao non riuscì neanche a concepire quel suo pensiero, tanto le faceva male. Non voleva, non poteva essere!
-Si può sapere che cosa chi fai tu qui?!- una voce roca e arrogante la fece sobbalzare.
Si voltò, e si trovò davanti quella, che proprio in quel momento, le sembro la cosa più assurda del mondo.
Kai, in piedi sulla porta del bagno, la fissava torvo, con tutti i capelli bagnati sul volto.
Abbassò di poco lo sguardo e si trovò, suo malgrado, ad arrossire.
Kai, il compagno di quadra di Rei, aveva addosso solo un asciugamano!
Si coprì gli occhi con le mani scandalizzata.
-Che cavolo fai? Copriti!-
-Io, se voglio, giro anche nudo nella mia stanza! Piuttosto, nessuno ti ha mai insegnato a bussare, o nel vostro villaggio di capanne, sperduto tra le montagne, non avete la minima idea di cosa sia una porta?!-    
Mao, che in una situazione normale si sarebbe offesa di brutto, e avrebbe dato del filo da torcere a quel maleducato, si limitò ad abbassare gli occhi a terra.
-Io ti avverto, non ho problemi a girare nudo, quindi se la cosa ti potesse turbare….- iniziò Kai portando le mani all’unica cosa che lo copriva.
Mao, presa dal panico, aprì la porta e se ne uscì richiudendola con foga.
Kai si sedette sul letto chinando la testa verso dietro, lasciando che le gocce di acqua gelida scivolassero sulle spalle e lungo la schiena.
Una bella doccia fredda era proprio quello che ci voleva dopo una notte di inferno come quella.
Un movimento dal letto di Takao attirò la sua attenzione.
Quella ragazzina ci era rimasta proprio male, ma dopotutto cosa poteva pretendere entrando senza preavviso?
Oltre al fatto che aveva sicuramente visto solo quello che voleva vedere.
Dopo tutto dormivano in tre su un letto!
Ari si alzò a sedere sul letto, molto probabilmente svegliata dal rumore della porta, quando Mao se ne era andata.
La ragazza si guardò intorno stravolta, passandosi una mano tra i capelli scompigliati nonostante la treccia.
Abbassò lo sguardo sbuffando seccata, e scostò con impazienza il braccio di Rei che le cingeva i fianchi.
Ma il ragazzo non sembrò apprezzare il cambiamento e, mugugnando contrariato, si spinse maggiormente verso di loro con un movimento troppo brusco che fece tremare il letto.
Takao, che dormiva già in bilico sul bordo del letto, vacillò. Ari cercò di trattenerlo, ma invece di aiutarlo, caddero tutti e due con un grande tonfo a terra.
Rei si alzò di soprassalto, guardandosi attorno spaesato.
-Che è? Che succede?- chiese trafelato. Poi abbassò lo sguardo incuriosito. –Che ci fate a terra?-
Takao, svegliato più dal colpo di testa dato al comodino, che dalla caduta vera e propria, si mise seduto, bello che rintontito.
-Ma che ne so!- biascicò.
Kai oramai aveva le lacrime agli occhi e non riusciva più a trattenersi, scoppiò a ridere come un pazzo!
Rei lo guardò senza capire, mentre Ari, tremante di rabbia, afferrò il cuscino più vicino e glielo lanciò con tutta la forza che aveva in corpo, prendendolo in pieno e facendogli sbattere la testa con la parete dietro di lui.
Kai spostò il cuscino di lato con uno strattone, e si massaggiò il capo dolorante.
-Stronza!- disse infuriato alzandosi per fargliela pagare, ma venne interrotto dall’improvvisa entrata di Max.
-Buon giorno!- salutò il biondo pimpante e allegro. –Uh! Ma come mai c’è tutto questo caldo qui dentro? Non l’avete attaccata l’aria condizionata?-
-C’è l’aria condizionata?- chiese incredulo Kai in un soffio.
Max annuì vigorosamente.
-Certo! L’ho detto a Takao ieri sera come si attacca!-
Kai e Ari voltarono contemporaneamente la testa verso il soggetto clinico che era a terra, e che sembrava volersi mimetizzare con il pavimento.
-Tu sapevi che c’era l’aria condizionata?!- chiese Kai con uno strano tic all’occhio destro, avvicinandosi a Takao, che mano a mano si ritirò nell’angolo facendosi sempre più piccolo.
-Io... io me.. me-me lo…. Me lo so-sono di  di-di-dimenticato!-balbettò con vece stridula un Takao terrorizzato.
-Ma io ti uccido!- continuò Kai con una voce da ossesso allungando le mani verso il collo del ragazzo.
Rei e Max si precipitarono a bloccare il russo che, oramai fuori da ogni controllo, strepitava e si dimenava per poter compiere la sua vendetta.
Ari invece si buttò rassegnata sul letto di Kai, osservando la scena completamente ammutolita.
Scosse la testa rassegnata.
Non c’era niente da fare, là in mezzo erano tutti completamente suonati!
 
 
 
 
-Anche tu lo sapevi?!-
Hilary annuì un po’ intimorita. Kai la guardava severo dall’altra parte del tavolo. Quella mattina si doveva essere svegliato di malumore, pensò la ragazza, a considerare con quale vigore spalmava la marmellata di fragole sulle decine di fette biscottate che gli capitavano a tiro.
-E si può sapere perché cavolo lo avete detto a Takao, e non a me o a Rei, come si attaccava l’aria condizionata?-
-Mah non so… non ci ho pensato!- si giustificò candidamente Max.
La palpebra dell’occhio destro di Kai tremò in modo inquietamente.
-Io non devo prendermela!- iniziò a dire a lata voce a se stesso. –Perché dovrei? Dopo tutto sono semplicemente squagliato come burro al sole in quel…- e da qui prese a parlare in russo, il che gli diede un aspetto ancora più stravagante e folle.
-Dopodomani mattina avremo la sfida contro i Sarek. Ma già per domani potremo andare ad assistere ad un loro incontro contro i Baiuzu!- annunciò Hitoshi ignorando il monologo in russo.
-Non vedo l’ora!- disse Max, allungando una mano verso le fette biscottate alla marmellata di fragole che stava preparate da Kai.
-…Provaci moccioso!- disse improvvisamente Kai puntandogli il coltello sporco di marmellata contro e, nonostante fosse un coltello per spalmare, senza lama e per niente pericoloso, l’effetto fu alquanto inquietante, tanto che sia Max che Takao e Kappa si ritirarono sulle loro sedie.
-Ma perché non posso? A te poi non piace nemmeno la marmellata!- di giustificò Max.
Kai rispose in russo, ma si capì chiaramente che era qualcosa come “cavoli miei”.
-La lei può, perché io no!- insistette il biondo indicando Ari.
Kai voltò lentamente lo sguardo sulla ragazza seduta accanto a lui, che sostenne lo sguardo quasi con sfida.
Parve studiarsi una risposta e poi tornò a spalmare marmellata.
-Cazzi suoi!- rispose questa volta senza troppi intermezzi linguistici.
-Di cattivo umore oggi?-
Boris comparve improvvisamente al loro tavolo, col suo solito ghigno beffardo.
Kai lo fulminò con uno sguardo.
-Ok, va bene! Mamma mia che caratteraccio! Io vengo qua, di buona volontà, per scambiare due chiacchiere, e….-
-Che pensiero carino!-  squittì Max, senza avvertire la sfumatura di scherno nel tono della voce.
-Nessuno te lo ha chiesto!...- disse Kai  aggiungendo qualcosa in russo alla fine della frase.
-Come siamo volgari!- sfotté Boris. – Non sarà per caso la cattiva compagnia?- terminò accennando ad Ari.
-Basta Boris!- disse Hitoshi per niente contento del comportamento del ragazzo.
Ari incrociò le braccia al petto, ghignando a sua volta e rispondendo alla provocazione in russo.
Boris incassò il colpo abbastanza bene.
-Perché Yuri si dovrebbe arrabbiare?- chiese furbescamente lui, facendosi volontariamente capire anche dagli altri.
-In effetti è vero?- disse Takao pensieroso. –Come mai Yuri non ti sopporta?-
Ari si strinse nelle spalle indifferente.
-Semplicemente perché sono più forte di lui, e non riesce a sopportare l’idea!-
-Cavolate!- la contraddisse Boris sempre più soddisfatto della piega che stava prendendo la discussione. –Se fosse stato così, Vorkof non avrebbe esitato neanche un momento a metterti in squadra, invece di chiuderti nei laboratori!-
-Evidentemente era molto più utile il mio genio che la mia forza!- rispose senza esitazioni lei.
-Certo, come no! E allora come mai Yuri non ti può vedere?- insistette Boris sempre più divertito, capendo di avere il coltello dalla parte del manico.
Ari fremette dalla rabbia.
-Boris, per favore….- si intromise Kai con una strana calma.
Boris incrociò le braccia al petto e scrutò il ragazzo dall’alto, come un falco pronto ad attaccare.
-Che “servizietto” ti ha fatto per convincerti a difenderla?!- alluse meschino e tagliente maracndo la parola in russo.
Ari provò ad alzarsi ma Kai glielo impedì frenandola con il braccio, mentre Hitoshi e Rei si alzarono guardando con ostilità il russo.
-Basta! Non posso sopportare oltre!- disse l’allenatore.
La tensione era così alta che anche le persone dei tavoli vicini si voltarono incuriosite.
Boris, per niente intimorito, ghignò strafottente mettendosi le mani in tasca. Ma una voce dietro di lui fece vacillare quella sua arroganza.
-Boris!-
Yuri si avvicinò al loro tavolo, scrutando torvo prima il compagno, e poi la ragazza di fronte che, fremente di rabbia, fissava il pavimento trattenuta da Kai.
Perché fosse il leader dei demolition boy, fu chiaro in quel momento; un’aura carismatica lo contraddistingueva nettamente da chiunque altro, piegando con la sua sola presenza le anime che gli stavano attorno.
-Vi chiedo scusa!- disse con tono pacato. –Non succederà mai più!-
Hitoshi annuì serio. Non avrebbe tollerato ancora un comportamento simile, e Yuri lo sapeva benissimo.
-Andiamo!- disse al compagno voltandosi per andare.
Questo senza fiatare lo seguì.
Ari ghignò trionfante e alzò gli occhi scuri sul ragazzo che l’aveva provocata.
-Vai vai, da bravo cagnolino!-     
Boris si voltò di scatto, ma Yuri, rimanendo composto nella sua figura, lo afferrò per un braccio.
-Tu l’hai provocata, e adesso ti stai zitto e te la tieni!- gli disse severo.
Boris per niente d’accordo, e stanco di dover stare a quello che diceva il capitano, strattonò la presa con forza e, per un attimo, parve volesse prendersela con lui tanto fu feroce il suo sguardo, prima di superarlo ed uscire dalla sala.
-Si può sapere che cosa le ha detto? Che cos’è il serietto?- chiese Takao per niente contendo di tutta quella situazione.
-Niente… niente di importante!- rispose Rei ancora indignato, risedendosi pesantemente al suo posto.
-Niente di bello, vorrai dire! Non sono mica scemo!- insistette il capitano.
-Yuri, c’è qualche problema?- chiese Hitoshi al ragazzo, che era rimasto fermo ad osservare con distacco il punto in cui il compagno di squadra era scomparso.
-No! Tutto a posto. Chiedo ancora scusa!- rispose prima di andarsene.
Hitoshi tornò a sedersi e sospirò cercando di ritrovare un po’ di calma, mentre tutti gli altri restavano ammutoliti.
-Tutto bene?- chiese dopo un attimo di silenzio l’allenatore, rivolgendosi ad Ari.
Lei annuì, continuando a guardare a terra amareggiata.
-Mi dispiace… non volevo!-  
-Ma che dici?!- disse Max. –Tu non c’entri niente!-
-E poi sei nostra amica!- aggiunse Takao stringendo i pugni. –Non so cosa ti abbia detto di preciso, e non mi interessa, ma nessuno deve permettersi di trattarti così, vero ragazzi?-
Ari alzò gli occhi versò il capitano con un’espressione di stupore.
-Si!- dissero in coro Max, Daichi, Kappa e Hilary, mentre Rei si limitò ad annuire compostamente col capo.
Hitoshi sorrise sollevato.
Era proprio quello di cui c’era bisogno.
Takao era, e sarebbe stato sempre il migliore!   
 
 




ciao! bebbe e lexy, grazie per le recensioni, sono contentissima che vi sia piaciuta! spero che vi piaccia anche questo cap!
grazie ancora
ora devo andare perchè ho i capelli bagnati e devo asciugarmeli!


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Capitolo 15
*** L'incontro anticipato ***


loin
15. L'incontro anticipato.
 
Chiuse la porta senza fare rumore per non svegliare Hilary e, con passo felpato, percorse il corridoio desolato e tinto di arancio.
Fuori il sole stava sorgendo. Erano le sei e cinque.
Ciò significava che mancavano sole tre ore alla sfida, quindi, solo due per riorganizzare le carte in tavola. Non doveva assolutamente perdere tempo.
Quegli idioti incapaci, il giorno prima si erano fatti battere dai Demolition Boys, cambiando così tutti i piani e i pronostici.
Non doveva andare così! Lei era la responsabile del gruppo, e Lei in prima persona avrebbe subito le conseguenze di un eventuale fallimento.
Ma appena li avrebbe avuti sotto mano….
Possibile? Non poteva mollarli un attimo!
Poteva capire contro Yuri e Garland, ma contro Boris e Sergey, come diamine si poteva perdere?!
E per poco anche contro quelle due ochette incapaci.
Il piccolo apparecchio che portava in tasca vibrò.
Estrasse frettolosamente l’auricolare, inserendolo in un orecchio, ed accettò la chiamata.
-Ariel, ci sei?- disse una voce maschile dall’altra parte del trasmettitore.
-Per tua sfortuna, si! Dimmi la camera!-
-98, Green Place!-
-Non vi muovete da dove siete, vi voglio tutti lì, sto arrivando!- 
Interruppe la chiamata e voltò l’angolo diretta verso le scale, ma delle voci la frenarono, e di tutta fretta si appiattì contro il muro ritornando indietro.
-Ti prego Mao, ascoltami!-
La ragazza dai capelli rosa attraversò il grande pianerottolo con passo deciso, e dopo qualche attimo comparve Rei che la afferrò per le spalle e la fece voltare verso di sé.
Ari sospirò spazientita.
Quei due si erano scelti l’orario ed il luogo perfetti per litigare! Pensò con sarcasmo Ari.
Si guardò intorno alla ricerca di una via alternativa per uscire dall’albergo.
Oltre tutto, se non si muoveva, quei due, a furia di urla e pianti isterici, avrebbero svegliato tutto il piano, e lei sarebbe rimasta bloccata.
L’unica possibilità era la terrazza.
Senza troppa difficoltà per non farsi notare, visto che Mao aveva preso a piangere come una disperata e a prendere a pugni Rei, uscì sul terrazzo e si affacciò.
Era al terzo piano ma, nonostante l’altezza, e con un po’ di attenzione, sarebbe riuscita ad arrivare fino a terra ancora intera e capace di camminare con le proprie gambe.
Scavalcò la ringhiera e iniziò a scendere lentamente. Quella notte aveva piovuto, come di norma in una zona tropicale d’altronde, e ci era voluto più tempo del previsto per arrivare fino a terra senza scivolare.
Arrivò alla stazione di corsa e prese la prima metropolitana per il centro città.
Attraversò le strade, gettando ogni tanto delle occhiate dietro di sé, per essere sicura di non essere seguita, e, una volta raggiunto l’albergo Green Place, raggiunse alla camera 98.
Bussò due volte e si appoggiò allo stipite per riprendere fiato, spossata dalla corsa che aveva fatto.
Un ragazzo pallido, dai capelli color paglia, lo stesso con cui aveva parlato poco prima, le aprì la porta.
Lei, come ripresasi improvvisamente, di drizzò ed entrò nella stanza senza aspettare invito.
Il ragazzo richiuse la porta dietro di sé.
Sei ragazzi erano presenti in quella stanza ad aspettarla, e tutti con un’espressione tesa e seria in volto.
Ari li squadrò uno per uno con disprezzo.
Il ragazzo, che aveva aperto la porta, si fece avanti prendendo la parola.
-Ariel, dobbiamo passare…-
Uno schiaffo in pieno viso lo fece ritrarre, e il sapore del sangue gli impregnò bocca. Guardò con odio la ragazza, che avanzò verso di lui con passo minaccioso e un’espressione per niente rassicurante.
-Tu sai io chi sono, vero!?- fu la sua domanda.
Il ragazzo non seppe che rispondere, ma non poteva restare in silenzio.
-Ariel, non so come sia potuto….-
-Zitto! Rispondi alla mia domanda. Allora, tu sai chi sono?-
Il ragazzo rimase in silenzio perché la risposta arrivò direttamente da Ariel.
-Io sono il capitano della squadra, il che significa che quando dico una cosa, quella deve essere!- disse scandendo le parole. -IO sono la Diretta Responsabile dell’operazione, il che significa che, se va storto qualcosa, Io ne subisco Direttamente le Conseguenze! Fino a qua è chiaro o devo farvi un disegnino, pezzi di deficienti!?-
I ragazzi rimasero in silenzio fissandola con disprezzo e rancore.
Nessuno stava lì per amicizia ne per passione. Ognuno pensava solo a sé stesso ed ad un modo per uscirne illeso.
-È CHIARO?!- insistette Ari alzando la voce.
I ragazzi annuirono controvoglia.
-Quindi, per proprietà transitiva, voi, insulsi idioti, non…-
-Basta!- Il ragazzo dai capelli color paglia fece un passo avanti sfidandola apertamente. –Tu non sei ne più ne meno di noi!-
-Come hai detto?- sibilò Ari fissandolo negli occhi.
-Vitaly ha ragione!- disse il ragazzo di colore alzandosi dalla poltrona e avvicinandosi all’unica ragazza presente nella stanza. –Da quello che ho saputo, tu sei sempre stata destinata alla ricerca e ai laboratori, non c’entri niente con noi blader!-
-Questo discorso non c’entra niente!- disse Ari.
-C’entra invece!- la contraddisse Vitaly. –Noi non abbiamo intenzione di prendere ordini da te, una ragazzina!- terminò con disprezzo.
Ari strinse i pugni spazientita da tutte quelle discussioni inutili.
Afferrò Vitaly per la maglia attirandolo a sé.
-Il capitano adesso sono io, non tu! Se hai qualcosa da ridire, lamentati direttamente con i superiori, o con la tua incapacità che ti ha fatto perdere contro la sottoscritta!-
Lo spinse via con forza e riprese a parlare a tutta la squadra.
-Voi potete fare lo stesso! Non voglio più sentire ciance simili! Per colpa vostra dovremo passare al sistema B, cosa che avrei preferito evitare!-
Il ragazzo dai tratti mongoli, sdraiato sul letto, rise beffardo.
-E come mai? Di dispiace che accada qualcosa di brutto ai tuoi vecchi amichetti russi?-
-Non riderei troppo dopo la sconfitta di ieri!- lo gelò Ari. –E ora muoviti e lavora, abbiamo troppo poco tempo!-
 
 
 
 
Uscì di corsa dalla hall dell’albergo. Mezz’ora di anticipo, mezz’ora fuori programma e che le poteva costarle cara!
Sembrava che ogni cosa dovesse andare a rotoli proprio in quel momento che stava riuscendo ad ottenere la fiducia dei Bladebreakers.
Entrò in una stradina laterale, andando a sbattere contro persone e cose ad ogni passo.
Erano le otto e un quarto, e lo stadio era a mezz’ora e passa di cammino, e anche prendendo un mezzo, il tempo si sarebbe raddoppiato a giudicare dal traffico.
Sorpassò di corsa varie strade con quanta più velocità le permettevano le gambe.
Improvvisamente un bey le tagliò la strada, costringendola a fermarsi.
-Ehi tu!- disse la voce di una bambina.
Ari si voltò spazientita e si trovò un piccolo gruppo di bambini trasandati, capitanati da una bambinetta dai lunghi capelli neri che la guardava furiosa.
-Correndo, hai fatto cadere il bey stadio dove stavamo giocando, interrompendo la nostra sfida!- le disse la stessa. –Ti sfido!-
Ari per un attimo la guardò, incredula alle proprie orecchie, ma si riprese immediatamente tornando a scrutare torva il bey che girava ai propri piedi.
Ghignò perfida.
-Stupida mocciosa! A quanto pare, nessuno ti ha insegnato a non sfidare chi è superiore a te! Dato che, in questo momento, mi sento particolarmente altruista, lo faremo io de il mio Drawind!-
 
 
 
 
 
Kai percorse di fretta la piccola e sudicia stradina laterale.
Era il modo più veloce per arrivare allo stadio evitando la confusione delle trafficate strade principali.
Imprecò mentalmente. Come poteva essere che avevano anticipato la sfida di mezz’ora?!
Scavalcò un muretto prendendo sempre più velocità, mentre il ragazzino cinese gli teneva il passo senza problemi, saltando da un lato a l’altro con la stessa agilità di scimmia.
Per fortuna aveva incontrato Chichi che lo aveva avvisato.
Svoltò in un’altra traversa.
Ma quante persone c’erano in quella città? Si chiese scansando un piccolo mercatino interno e finendo per poco addosso a due anziane signore. Non c’era una sola strada libera di ostacoli. Era una confusione pazzesca.
-Da questa parte!- lo richiamò Chichi voltando in una strada principale.
La attraversarono e ripresero a percorrere le stradine interne.
L’incontro doveva essere incominciato già da un quarto d’ora, se non di più, e male che andava sarebbe sceso in campo al terzo incontro.
Ma i suoi passi furono bloccati da un suono.
-Che succede?- chiese Chichi poco più il là. –Perché ti sei fermato?-
Kai si guardò intorno cercando la fonte di quel suono smorzato. Tornò indietro ed entrò in un’altra traversa.
Chichi lo seguì senza replicare, anche perché passando di lì sarebbero giunti lo stesso allo stadio.
In fondo alla strada c’era un piccolo gruppetto di bambini.
-Dai Patil, non fare così!- dicevano alcuni consolatori ad una bambina china a terra.
Kai si avvicinò allarmato alla bambina che stava piangendo.
-Stai bene? Ti sei fatta male?- chiese poggiandole gentilmente una mano sulla spalla.
Lei alzò il viso disperato e rigato da grosse lacrime, con i grandi occhi neri gonfi e rossi. Aprì titubante le manine tremanti mostrando piccoli pezzi e frammenti di plastica e metallo.
Kai, e lo stesso Chichi, non capirono di cosa si trattasse finche tra i singhiozzi non fu la bambina a parlare.
-Il mio Bey!-
I due rimasero scioccati. Non c’era un solo pezzo, grande abbastanza, da poter ricordare, anche lontanamente, la forma di un bey. 
-È stata Lilith!-
Kai ripeté quel nome senza capire. Chi era Lilith? A chi si riferiva?
-Deva Lilith!- ripeterono più volte i bambini attorno. -È stata Lilith! Con un solo colpo!-
-Chi è Lilith!? Descrivimela!- chiese Kai scuotendo la bambina con gentilezza. Voleva sapere chi era stato tanto crudele e distruttivo da ridurre così un bey.
Voleva sapere chi aveva avuto il coraggio di fare piangere una bambina. Non sopportava di vedere quegli occhi scuri così afflitti, non sopportava più le lacrime dei bambini.
-Lilith è Deva crudele!- disse la bambina stringendo tra le mani i frammenti di quello che era stato il suo bey. Kai si corrucciò. Deva in indi significava dio o dea. -Ha gli occhi scuri e cattivi ed ha la pelle bianca bianca! È Lilith!-
-Non sai dirmi altro? Come era il suo bey?- insistette ancora Kai.
La bambina alzò gli occhi improvvisamente più determinata.
-Drawind!- disse in un soffio.
Il sangue gli si gelò nelle vene.
Lei!
 
 
 
 
Takao fremeva di rabbia.
Aveva perso il primo incontro, e adesso Rei e Daichi erano in difficoltà. Per di più Kai e Ari non si vedevano arrivare.
Batté un pugno contro lo stipite della panchina.
-Takao, calmati!- lo riprese suo fratello già innervosito da tutta quella situazione.
Gli avversari si erano rivelai più forti di ogni previsione e avevano battuto Takao e Max, che ora sedeva in panchina a capo chino.
Per di più Kai, che doveva scendere in campo insieme a Rei, non si era ancora fatto vivo e, al suo posto era dovuto andare Daichi.
Lui e il suo maledetto vizio di andarsene in giro da solo!
-Come faccio a calmarmi!?- disse Takao sempre più irritato.
-Avendo un po’ più di fiducia nei tuoi compagni!- lo riproverò aspro Hitoshi. –E poi non tutto il male viene per nuocere!-
-E come? Me lo vuoi spiegare?!-
-Il terzo incontro lo disputeranno Ari e Kai…- intervenne Kappa. –Loro hanno il 100….-
Ma Takao non gli permise di finire la frase. –E dove sono? Tu li vedi?! IO NO!-
Kappa si fece piccolo piccolo.
Hilary scattò in piedi indicando un lato dello stadio.
-Eccola!- disse contenta.
Tutti si voltarono speranzosi di vedere comparire sia Kai che Ari, ma era solo quest’ultima, che li raggiunse di corsa.
-Scusate!- cercò di dire tra l’affanno poggiandosi allo stipite della cabina. –Non sapevo che avessero anticipato!-
Takao si avvicinò a lei guardandola severamente, con le mani strette sui fianchi.
-Si può sapere dove diamine sei finita? Anzi no! Non lo voglio sapere, non mi interessa!- cominciò furibondo in piena crisi isterica. –Adesso, o spunta immediatamente Kai, o ti butto in campo al posto di Dranzer! Allora, dov’è quella testa di citrullo?!-
Ari si sedette e lo guardò con odio.
-Allora?! Dove cavolo è Kai!- insistette Takao.
Lei scattando in piedi infuriata diminuendo le distanze così bruscamente che Max, Kappa e Hitoshi si voltarono allarmati e Hilary tremò. Aveva già visto una reazione del genere da parte dell’amica, ma adesso le faceva ancora più impressione, forse perché era contro Takao.
-PRENDITELA CON LUI! IO NON SO DOV’è Kai!- gli urlò Ari mezzo centimetro dalla sua faccia.
Takao sostenne sgomento il suo sguardo di fuoco, senza muovere un muscolo.
Ari abbassò gli occhi a terra e sospirò per darsi una calmata.
-Scusa…- soffiò stancamente abbassando il capo. - … non volevo….-
Provò più volte ad aggiungere qualcos’altro, ma non le uscì niente. Si sentiva come svuotata.
Takao la guardò severamente e alla fine sorrise.
Le poggiò una mano sulla spalla restando in silenzio.
-Ari!- le disse dopo un po’ scuotendola leggermente, visto che lei non accennava ad alzare gli occhi da terra. –Ari, guardami!-
Lei lentamente, a testa china, alzò gli occhi incrociando quelli scuri del capitano, che inaspettatamente la abbracciò.
In quel preciso istante il boato dei tifosi si alzò facendo tremare l’intero stadio.
Rei e Daichi avevano vinto! Erano riusciti a ribaltare la situazione all’ultimo minuto.
Max, Kappa e Hilary si alzarono e raggiunsero gli amici, contenti dell’ardua vittoria.
Ma Takao non se ne accorse. Affondo il viso nell’incavo del collo di Ari e la strinse ancora di più a se.
-Non devi essere triste! Non devi, adesso stai con noi, ricordi?- le sussurrò dolcemente.
Ari sgranò gli occhi incredula.
Non si aspettava quell’abbraccio, quelle parole, quel gesto.
Perché le faceva tanto male dentro?
Le venne un nodo in gola.
Doveva allontanarlo. Tutto quello la stava mettendo in confusione.
Stava troppo male, eppure non la stava stringendo fino a toglierle il respiro, era lei stessa che non riusciva più a respirare.
Gli mise una mano sul petto per spingerlo via ed allontanarlo, presa quasi dal panico di qualcosa che non conosceva affatto, ma stranamente non riusciva ad applicare abbastanza forza.
Strinse la stoffa leggera della maglia di Takao. Per quello che le sembrò un tempo infinitamente lungo, rimase stretta tra le sue braccia.
Takao si scostò leggermente e le diede un bacio sulla fronte.
-Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!- le ripeté con entusiasmo.
E all’abbraccio si aggiunsero anche Max e Daichi che, presi dall’euforia, fecero finire tutti a terra.
-Dai ragazzi calmatevi!- disse Hitoshi cercando di recuperarli. –È ancora presto per festeggiare, manca l’ultimo incontro!-
-Si, è vero! Me lo ero dimenticato!- ammise Takao imbarazzato rialzandosi, facendo ridere i suoi compagni.
Djman annunciò il terzo incontro ed i Bladebreakers divennero improvvisamente seri.
Le avversarie si presentarono davanti al campo di gioco già pronte ad iniziare.
Erano due bellissime ragazze brune, vestite con ricchi abiti tipicamente indiani, fatti di perle, stoffe preziose, veli e argento. Due sorelle data la somiglianza, una vestita di verde e una di rosso.
-Achala e Malia!- disse il presentatore. –Le ragazze della Sarek, bellissime e letali! Hanno dimostrato fino ad ora una forza veramente impressionante! Ma adesso se la dovranno vedere con Kai ed Ari dei Bladebreaker!-
Hitoshi si fece avanti.
-Chiediamo una pausa di cinque minuti!-
Il cronista esitò un attimo, ma accettò.
Le due ragazze sorrisero quasi beffarde e tornarono ai loro posti ad attenere.
-Adesso dobbiamo solo sperare che Kai arrivi in tempo!- sospirò Hitoshi preoccupato.
Rei si sedette esausto tra le due ragazze della squadra, mentre Takao riprese a camminare nervosamente avanti e dietro, seguito a ruota da Daichi che, quasi a volerglielo fare apposta, riproduceva ogni suo minimo gesto, facendolo innervosire ancora di più.
Dopo due minuti Hilary sussultò.
Kai era appena comparso dal lato dell’arena, e stava percorrendo lo spazio che li divideva con un passo deciso e irrequieto.
-Si può sapere doveva cavolo eri finito?!- avanzò Takao pronto a fare una bella ramanzina. Ma il compagno di squadra manco lo guardò e lo superò puntando dritto sul suo obbiettivo.
-Ehi! Ma che modi!- si lamentò il capitano sentendosi ignorato.
Kai si piazzò davanti ad Ari scrutandola con odio.
-Sei stata tu?- chiese con voce tremante senza premurarsi di nascondere la rabbia.
Ari alzò lo sguardo su di lui indifferente.
-Rispondi! Sei stata tu?- insistette alzando la voce.
-Kai, che succede?- chiese Max preoccupato.
-Perché non lo chiedete direttamente a lei?!- disse.
-Cosa dovrebbe dirci?- domandò Rei guardando prima l’uno e poi l’altra.
Kai si abbassò su di lei, braccandola da entrambi i lati con le braccia, senza sciogliere il contatto visivo.
-Diglielo in quanti pezzi l’hai ridotto!- sibilò furioso a meno di un centimetro dal suo viso.
Ari sembrò capire, ed un ghigno derisorio le increspò le labbra.
-Ah… questo!- disse Ari per niente intimorita. Con un leggero tocco della mano, fece scostare il ragazzo, si alzò e lo superò dandogli le spalle. –Adesso basta perdere tempo, siamo già in ritardo….-
Kai non si mosse.
-Kai…- sussurrò Hilary preoccupata nel vederlo così adirato.
-Si può sapere che è successo, Kai?- insistette Takao facendosi avanti.
Ari voltò il capo e lo guardò. Infine ghignò divertita nel vederlo tremare di collera.
-Non dirmi che te la sei presa per una cosa così insignificante!- minimizzò lei.
-Insignificante?- mormorò Kai.
Diminuì con uno scatto fulmineo le distanze. Le afferrò il polso, stringendolo il più possibile per farle male, e la fece voltare, guardarla dritta negli occhi.
-Insignificante?- ripete.
Ari non apprezzò quel contatto, e si liberò con uno strattone dalla sua presa, puntando gli occhi infuocati dritti nei suoi.
-Sì, insignificante! Che non vale niente, inferiore! Ed in effetti, non puoi dire che non abbia fatto proprio la fine di un’inferiore!- sibilò.
Un violento schiaffo la fece finire a terra, sotto gli occhi allibiti dei compagni.
-Kai!- Hitoshi afferrò il ragazzo per il braccio, ma questo si liberò e si avvicinò alla ragazza. La guardò con disprezzo dall’alto in basso.
-Yuri ha proprio ragione….- disse con tutto il veleno che aveva dentro. –Non c’è niente di buono in te. Sei marcia dentro!-
Superò il gruppo diretto al campo da gioco.
-Questa è l’ultima volta che disputo un incontro con te, ma solo perché non posso farne a meno!- terminò salendo sulla pedana e preparando Dranzer all’incontro.
Ari tremava dalla rabbia.
I compagni avevano assistito preoccupati. Sapevano benissimo che, se Kai si era arrabbiato in quel modo, ed era arrivato addirittura alle mani, doveva essere successo qualcosa di veramente grave, ma comunque non riuscivano ad accettarlo ne a giustificarlo.
Takao si avvicinò ad Ari.
-Tutto bene?- le chiese porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi.
Lei la scacciò bruscamente come fa una fiera ferita.
Nessuno osò avvicinarsi, come se quello fosse stato uno scontro tra titani nella quale nessun mortale poteva immischiarsi.
Ari, tremando vistosamente, si passò una mano sulla bocca.
Rosso. Sangue.
Ancora il proprio sangue per colpa sua!
La rabbia e l’odio ribollirono ferocemente dentro.
Si impose di non alzare lo sguardo e guardarlo, o non avrebbe più controllato le proprie reazioni.
Doveva calmarsi o sarebbe andato tutto a puttane!
Prese profondi respiri che le uscirono sconnessi. Chiuse gli occhi per non vedere ancora il proprio sangue, ma il sapore ferrigno si diffondeva egualmente in bocca…
Diede un pugno a terra e si alzò di scatto, facendo sussultare i compagni, e si avviò come una furia al campo di gioco, preparando il proprio bey come se stesse caricando una pistola.
In quel momento tutti pensarono la stessa cosa, e cioè che era arrivata l’Ora di Kai.
Ma Ari si limitò ad affiancarlo.
Djman diede il via alla sfida decisiva.
Hitoshi crollò stanco sulla sedia. La loro ultima speranza di vittoria era andata decisamente in fumo!
 
 
 
 
Ciao!
Grazissime!
È vero, anche io mi diverto da morire, Kai è perfetto come cavia! Invece Max lo adoro, credo si sia notato.
Mao invece voglio farla solo un po’ soffrire!
Ok
Allora con questo capitolo si entra nella sezione un po’ più dura. Un’altra cosa molto importante vi avverto che non ho alcuna intenzione di fare una Takao/Ari, anche se sembra da questo capitolo, ne una Hilary/Kai. Takao e Hilary stanno troppo bene insieme! Al massimo faccio ingelosire un po’ Takao!
Un’altra cosa, forse non si è capito, ma Ari va dagli Olimpionik, e Vitaly è il ragazzo che Takao aveva visto nel vicolo.
ps. posto adesso perchè domani non posso! 
ciao

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Capitolo 16
*** Achala e Malia ***


16 bb

salve raga!
ecco il nuovo capitolo. questo sarà un pò più crudo, quindi vi avviso.
grazie per i commenti, ogni volta mi fanno felicissima!
Bebbe, si è vero assomiglia un pò a Kai della prima serie, l'ho fatto apposta, ma in quel capitolo si rivela molto. si, mi piace molto max, mi fa morire, è così dolce.
Lexy ci sei vicino e gli olimpionik sono fondamentali....
adesso a voi il capitolo!

 
16. Achala e Malia.
 
I quattro bey furono lanciati nello stadio pronti alla battaglia.
Tra i due ragazzi dei Bladebreaker sembrava essersi alzato un muro invalicabile.
-Sei tu la Lilith di cui mi parlava mia sorella?- parlò la ragazza vestita di verde rivolta chiaramente ad Ari.
Questa la guardò con disprezzo.
-Non mi interessano i tuoi discorsi insensati! Combatti e basta!- disse irruente mandando all’attacco Drawind. Ma il bey dell’avversaria evitò il colpo con facilità.
-Prima voglio sapere se sei stata tu a distruggere il suo beyblade!- insistette l’avversaria, e dietro di lei comparve la ragazzina che avevano incontrato nel vicolo.
Ari strinse i pugni impaziente. Le ci mancava solo quella.
-Quella è tua sorella?- chiese.
-Si, e non mi piace per niente quello che le hai fatto! Quindi adesso te la dovrai vedere con me e mia sorella Malia, e ti avverto, faremo sul serio!-
-Per tua sfortuna, ora la gara si sposterà su un piano prettamente personale!- aggiunse con tono minaccioso Malia, la ragazza vestita di rosso. -Il che significa che non ci risparmieremo colpi!-
-Le avete insegnato voi a combattere, vero?- fu la domanda inaspettata di Ari.
-Sì!- rispose con orgoglio Malia, mettendo una mano sul fianco.
Ari ghignò beffarda, nonostante fosse ancora scossa dalla rabbia che provava per Kai.
-Allora, non è colpa sua se nessuno le ha insegnato a scegliere con più cura gli avversari! Voi stesse non avete idea d chi avete di fronte. Ma lo farò capire anche a voi, così magari mi sfogo un po’!-
Le due risero, mentre la bambina si allontanava dal campo per raggiungere la squadra.
-Sembri molto sicura di te, Lilith!- disse Achala. –Sarà un vero piacere poterti distruggere! Attacca Parvati!-
-Vai Kali!-
Il bey color oro si mosse veloce, seguito immediatamente da quello rosso e nero, e attaccarono Drawind, che incassò il colpo perdendo terreno.
Per la prima volta, Takao e gli altri, videro giocare con impegno Ari sin dall’inizio. Infatti, alla sua solita aria composta, e quasi disinteressata, aveva sostituito un atteggiamento più aggressivo e tenace.
-Drawind liberati!-
E con un attacco fulmineo i due bey vennero allontanati, ma le avversarie non parvero impressionate più di tanto.
Dranzer si accostò a Drawind, più per ricordare la sua presenza in campo che per aiuto.
Le due risero.
-Non so perché mi chiamate Lilith, e non mi interessa, ma lo farò diventare il vostro peggiore incubo!-  
-Come?- chiese Achala sorridendo per niente intimorita. –Non sai perché ti chiamiamo Lilith?-
Entrambe alzarono contemporaneamente il braccio sinistro, provocando dei tintinnii con i vari braccialetti.
-Lilith è stata la donna prima di Eva. Venne esiliata sulle rive del Mar Morto, perché si rifiutò di sottomettersi ad Adamo, e venne maledetta con il veleno dei mille serpenti che la morsero, diventando sterile e malvagia. La vendetta è il suo unico scopo. Lei è la distruzione senza rinascita! Lilith è il Male!- spiegò Achala.
-Ma adesso basta con tutte queste storie!- Malia sorridendo suadente a Kai, abbassò il braccio con grazia, come ad invitarlo a farsi avanti. -Vedrete la nostra vera potenza!-
-La potenza delle Deva, piegherà la ribellione di Lilith al suo dovere originario!- completò Achala  mistica come una sacerdotessa.
Le due cominciarono a battere i piedi a terra allo stesso ritmo, facendo tintinnare i preziosi campanellini che ricoprivano le loro caviglie.
Le due mossero le braccia verso l’alto e le incrociarono in petto. Il tintinnio termino improvvisamente.
La ragazza vestita di verde si fece avanti e pian piano la sua voce si alzò nello spazio, in un canto soave e leggero, quasi invocativo.
Kai e Ari guardarono tutta la scena increduli.
La sorella vestita di rosso, Malia, avanzò con un piccolo balzo e si unì al canto esotico che crebbe di intensità.
E mentre cantavano presero a danzare con passi minuti, movimenti impercettibili.
La musica, i gesti, era tutto stranamente ammaliante e quasi i due avversari, e il pubblico stesso,  non si accorsero degli attacchi che i bey stavano infliggendo senza sosta.
Ari osservò i loro volti stupefatta.  
Belli, rotondi e scuri, dalle labbra carnose e sorridenti, e gli occhi neri che brillavano gioiosi e poi tristi, imploranti e ribelli…
C’era qualcosa di inquietante in tutto questo!
Espressioni splendide e ingannatori!
Visi perfetti ed illusori di bambole seduttrici e viziose.
Le due presero a girare, e le gonne dei loro vestiti si alzarono ondeggiarono con grazia, nella loro danza esotica.
Ari si destò. Non doveva perdere! Non poteva permetterselo!
Ogni loro gesto era riprodotto dai bey sotto forma di attacchi, e fino ad allora ne aveva ricevuti fin troppi.
-Non crediate di incantarmi! Drawind, Furia della Tempesta!-
Il bey si liberò dagli attacchi continui che stava rivendendo, e passò all’offensiva.
Malia e Achala fecero un espressione marcatamente sorpresa, e chiaramente beffarda. La prendevano in giro.
Ripresero a ballare sempre più incantevoli.
I movimenti sinuosi dei corpi si susseguivano senza sosta alle espressioni aggraziate e gaie dei volti, e alle voci cristallini, intrecciandosi con il ritmo crescente, mentre i  bey degli avversari continuavano a subire attacchi, nonostante i timidi e sempre più disinibiti tentativi di difesa.
Kai era completamente soggiogato dalle loro movenze e dai loro ingannevoli sorrisi, per riuscire a concentrarsi sul combattimento. Non riusciva a tenere gli occhi sul campo più di due secondi di fila, senza alzarli immediatamente su Malia.
E lei non interrompeva mai il contatto visivo. Lo aveva catturato nella sua rete e non accennava ad allentarla.
Il russo chiuse gli occhi cercando di resistere. Che cosa gli stava facendo quella ragazza? Perché non riusciva a non guardare i suoi grandi occhi neri e il movimenti fluidi delle sue mani, delle braccia, del corpo?!
Lo chiamava, lo ammaliava come una sirena.
Senza volerlo, si trovò nuovamente immerso nei suoi occhi di pece, che lo chiamavano a se.
Sentiva solo la musica e il loro canto.
I compagni di squadra, lo stadio, il cronista…. Chi erano? Non li sentiva più, non c’erano. C’erano solo quegli splendidi occhi, preziosi cristalli neri….
Un improvviso dolore al petto e il terreno gli mancò sotto i piedi.
Kai venne sbalzato indietro, cadendo pesantemente a terra, ma si rialzò immediatamente cercando ossessionato i suoi occhi.
La maglia lacerata e il sangue colava lento sul suo petto, ma non se ne accorse.
Era incantato.
Le due continuarono a danzare, pronte ad infliggere un altro micidiale colpo.
E, come se un pugno invisibile la avesse colpita al ventre, Ari crollò a terra in ginocchio, senza più fiato.
Alzò la testa incredula ed un altro colpo alla schiena la fece chinare. Il dolore si irradiò in tutto il corpo, immobilizzandola per qualche attimo, ma resistette anche ad un terzo invisibile colpo allo stomaco.
Non vedeva più niente.
C’erano solo loro, due figure che ondeggiavano aggraziate, la loro voce, la musica, e lo splendore dei loro animali sacri, o meglio dee.
Kali e Parvati.
Nient’altro.
Lo stadio, il pubblico… tutto sparito! 
Dov’era? Dov’era il suo bey, il suo Drawind?
-Drawind…. Ho bisogno di te, non mi abbandonare!- sussurrò quasi in preghiera. Ma non accadde niente.
Stinse il ciondolo che portava al collo quasi disperata.
Era l’unica cosa che aveva, non poteva essere sparito.
Si rialzò barcollante.
-Drawind…. AQILA BIANCA!-
Una luce accecante li investì, costringendo i duellanti a ripararsi gli occhi.
L’aquila bianca fece la sua apparizione frapponendosi tra lei e le avversarie.
Adesso anche Kai era libero da quell’incantesimo, e si apprestò a combattere.
-AQUILA ROSSA!-
I bey dei bladebreakers iniziarono a lottare alla pari.
Ma le due non si fecero impressionare, e dopo un attimo di smarrimento, ripresero a danzare con una frenesia più selvaggia.
Gli attacchi combinati, si rivelarono molto più efficaci rispetto al gioco individuale che stavano conducendo Kai ed Ari, ed il piccolo vantaggio che avevano conquistato fu perso.
Malia e Achala congiunsero le loro mani e ruotarono sul posto più volte, finché non si divisero formando un arco.
-LAME CELESTI!- dissero all’unisono.
Una forza micidiale si scatenò dai loro bey concentrandosi tutta su Ari.
Delle lame invisibili le lacerarono in profondità la pelle, strappandole un urlo di dolore.
Venne sbalzata di diversi metri, finendo a terra con un tonfo.
Perdeva copiosamente sangue dalle braccia, dalle gambe, dal petto. Non c’era parte del corpo che non era stata colpita.
Kai si voltò incredulo a guardare Ari, che tentava di rialzarsi e mettersi seduta. Ma ricadde impotente e tremante, ridotta ad uno straccio di sangue e sofferenza.
La vista le si sdoppiò. Le ferite sembravano incendiarsi ad ogni minimo movimento, rendendo doloroso anche il semplice respiro. 
L’aquila bianca scomparve, spenta dall’annientamento della sua custode.
Takao e gli altri assistettero incapaci di ribellarsi.
L’avevano colpita di proposito. L’attacco era diretto a lei e non a Dawind, che invece continuava a girare illeso.
-Adesso basta!- reagì adirato Kai. –Ha sbagliato, certo, ma non posso permettere una cosa del genere! Dranzer, frecce di fuoco!-
Il bey blu partì all’attacco che Kali e Parvati frenarono insieme.
Dranzer venne schiantato contro una parete del campo, riducendola ad un cumulo di macerie.
-Cosa credi di fare?- chiese Malia sorridendogli dolcemente. Fece una giravolta su se stessa e continuò persuasiva. –Contro di me non puoi niente, lo sai!-
-Cosa?-  Kai incredulo indietreggiò di qualche passo.
Una nuova ondata di energia lo investì. 
Sentì il petto squarciarsi, ed un grido di dolore gli sfuggì incontrollato.
-BASTA KAI!- Takao, ormai stremato da quello spettacolo, cercò di raggiungere l’amico sul campo, ma venne trattenuto dai Hitoshi e Rei.
-Lasciatemi! Non vedere quello che gli stanno facendo, e quello che hanno fatto ad Ari?-
-Calmati Takao!- gli intimò Rei facendolo voltare con uno strattone. -È inutile che fai così, Kai non si ritirerà!-
-Ma perché non fanno niente!?- chiese ancora più frustrato il capitano. –Perché permettono una cosa simile?-
Hitoshi e Rei abbassarono il capo. Takao li guardò infuriato uno per uno.
Hilary era ormai in lacrime.     
Kali e Parvati ripresero ad attaccare Dranzer senza sosta, danneggiandolo in più punti, mentre tagli sempre più profondi comparivano sul corpo di Kai.
Un ennesimo colpo, più potente degli altri, lo spinse in aria facendogli perdere per un attimo la cognizione dello spazio.
Ricadde riverso su Ari, che gemette per il dolore, immobilizzata dalle ferite che si aprirono ancora di più.
Kai riaprì gli occhi confuso, realizzando solo in quel momento di trovarsi sul corpo tremante e martoriato della compagna. 
Cercò di sollevarsi sulle braccia ma non ci riuscì, come se una strana forza lo schiacciasse verso il basso, verso Ari.
Stava perdendo troppo sangue e si sentiva debole.
Si accasciò stanco sul suo petto, bagnandosi il viso con il suo sangue caldo.
Sentì il tenue battito ed il ritmo fioco del respiro.
Chiuse gli occhi, e d’incanto due bagliori neri si materializzarono nella sua mente.
Gli occhi di Malia. Splendidi e ammaliatori. 
L’improvvisa volontà di restare là per sempre, di abbandonarsi al seno di Ari, lo pervase.
Voleva baciarlo, assaporarlo. Voleva addormentarsi al suono del suo cuore e nel profumo suo e del suo sangue.
Si strinse a lei quasi spasmodicamente. 
Malia era felice, lo sentiva, era giusto così!
Affondò il viso nel suo petto.
Non doveva lasciarla, lei era sua!
-Ariel…-
Conficcò le unghie nella carne della schiena.
Il corpo sotto di lui sussultò. Tremò. Il respiro si fece sempre più corto e angoscioso.
Le stava facendo male, lo sentiva.
Strinse ancora di più. Graffiò. Forse morse, non se rendeva conto. Fatto stava che sentiva il sapore del sangue.
Soffriva? Non gli importava niente! Anzi no… gli piaceva da impazzire.
I sensi stavano impazzendo in un turbinio rosso di percezioni. Il suo cuore stava esplodendo di emozione.   
Ma, nella confusione, c’era qualcosa di chiaro. Una voce lontana. Qualcuno lo stava chiamando,  ripeteva in suo nome.
Non voleva aprire gli occhi, non voleva che finisse tutto. Voleva morirci in quel modo.
-KAI!-
Per l’ennesima volta, quella voce lo appellò costringendolo a spalancare gli occhi.
L’incantesimo andò in frantumi, lasciando che il dolore e il freddo tornassero a prenderlo.
Takao. Quella era la sua voce! Era stato lui!
Si accorse di guardarlo con odio, e solo in quel momento gli apparve tutto chiaro. 
Abbassò lo sguardo su Ari.
Pallida come uno spettro, e gli occhi spenti di chi non ha nessun dio a cui invocare indulgenza. 
Lo aveva stregato.
Quella Malia aveva preso il controllo sulla sua ragione e sulla sua volontà.  
Fece nuovamente forza sulle braccia, nonostante gli facesse male ogni muscolo, e il desiderio di tornare su quel corpo, sebbene l’incantesimo avesse abbandonato la sua mente, fosse grande.
Non poteva arrendersi, Dranzer aveva bisogno di lui. La squadra aveva bisogno di lui… e non si sarebbe arreso!
Si mise con fatica in ginocchio e tentò di alzarsi.
Ari provò ad imitarlo.
Le porse una mano in aiuto, consapevole di avere bisogno di lei per riuscire a vincere.
-Non mi toccare!- gli disse torva, scacciandolo con un gesto brusco e rialzandosi da se.
Kai si corrucciò. Quel rifiuto poteva valere la sconfitta.
-Sempre orgogliosa, Lilith!- commentò tra i sorrisi Achala. –Non hai ancora capito che devi sottometterti?-
I due si alzarono faticosamente e guardarono con odio le due ragazze.
-Dranzer atta…-
Ma Kai non riuscì a terminare che un altro attacco, scagliato da Malia, gli arrivò fendendogli la schiena. Il respiro gli mancò.
Crollò in ginocchio quasi cieco, finendo tra le braccia di Ari, che barcollò sotto l’improvviso peso.
La ragazza sollevò le mani rosse, sporche del sangue di Kai.
Uno spasmo di dolore lo scosse, e lo strinse a lei alla ricerca del conforto che non trovò.  
Ari alzò gli occhi stravolta verso le avversarie, che sorridenti continuavano a danzare gioiosamente.
No! Non doveva essere. Questo non dovevano farlo!
Nessuno doveva osare toccare Kai!
Lui era solo ed esclusivamente suo!
Quelle ragazzette avevano firmato definitivamente la loro condanna.
Il terremoto che si era scatenato dentro la sua mente confusa, si manifestò in un ghigno.
Già solo il pensiero di quello che avrebbe fatto loro le dava piacere.  
-Perché ridi adesso?- le chiese innocentemente Achala.
-Non vorrai per caso continuare? Che sciocca!- la derise l’altra.
Ari scansò incurante Kai, che scivolò a terra quasi inerme, e si accostò al terreno di gioco con estrema lentezza, senza staccare gli occhi dalle due. Gocce vermiglie segnavano il suo cammino.
-Rido perché adesso… vi ridurrò in cenere….-
La sua voce era calma, un sibilo leggero ed inquietante. Gli occhi, animati da una strana luce di follia, brillavano dietro ai capelli che ricadevano scomposti davanti al viso.
-Non resterà più alcuna traccia di voi! Avete commesso l’errore più grande della vostra insulsa esistenza!- 
Le avversarie smisero di danzare e, per la prima volta, parvero preoccupate.
-E Lilith, come voi, mie care, amate chiamarmi, sarà l’ultima cosa che vedrete!-
Drawind progressivamente ad aumentò la velocità emettendo folgori bianche.
-Perché vi assicuro che …- parlò con voce crescente, come se lei ed il beyblade fossero collegati. –…dopo la mia vendetta, non nascerà più niente!-
L’aquila bianca si sprigionò da Drawind, e scariche elettriche sempre più potenti si spinsero anche fuori dal campo.
L’alta tensione fece esplodere i riflettori che illuminavano l’arena, e i frammenti di vetro caddero su di loro come una pioggia di cristallo. 
Malia e Achala si ritrassero.
-Non crederai veramente di sconfiggerci con questi stupidi trucchi?!- disse la ragazza vestita di rosso.
-Sola e così conciata, non andrai lontano! Vai Parvati!- continuò Achala.
-Kali attacca!-
Drawind e i due blade avversari si mossero l’uno contro gli altri, pronti a scontrarsi.
Ma all’ultimo il bey della tempesta scansò l’attacco e, a tutta velocità, puntò dritto verso Dranzer che era sul punto di fermarsi.
-Ma che vuole fare?- si chiese Achala.
Kappa scattò in piedi terrorizzato.
-Così distruggerà Dranzer!- strepitò terrorizzato.
-Che vuoi fare, Ari!?- chiese Takao preoccupato osservando la ragazza. Oramai non sapeva più che credere e pensare.
Drawind arrivò su Dranzer, ma invece di farlo volare via, lo strinse tra la sua rotazione e le macerie del bey stadio.
Il bey blu rallentò fino a fermarsi, e prese a ruotare al contrario, spinto dall’attrito del bey grigio.
-Ci è riuscita… sta facendo ripartire Dranzer!- strepitò Kappa preso da una crisi di nervi. –Ma così non ci concluderà niente, spreca solo energie preziose!-
Ari rise divertita alle espressioni stranite delle avversarie.
Kai si rialzò da terra e, zoppicante, affiancò Ari.
-Adesso vedrete la mia di potenza…. Vai Aquila Bianca!-
L’animale sacro scese in picchiata sul campo e, lasciando tutti col fiato sospeso, entrò in Dranzer come se ne fosse stata risucchiata.
Il bey blu aumentò vertiginosamente la velocità di rotazione.
-Bene! Farò terra bruciata….- mormorò soddisfatta Ari esaminando la situazione. Raccolse le ultime forze rimaste. Era arrivato il momento. -AQUILA ROSSA!-
Kai non poté credere ai propri occhi.
Tutti guardarono Dranzer sconcertati. La splendida fenice fiammeggiante si liberò dal bey, librandosi sullo stadio, seguita immediatamente dall’aquila bianca.
Ma qualcosa non andava.
Dranzer attaccò Drawind, che finì vacillante al centro del campo, e iniziò a devastare come impazzito ogni cosa che incontrava sul suo cammino.
-Drawind! Barriera!- ordinò Ari, e dal bey grigio si sprigionarono saette che formarono una cupola di elettricità, che partiva dal centro e si scaricava nel perimetro del campo.
-Ma che succede?!- chiese Takao guardando il campo racchiuso in una cupola bianca.
-Non lo so!- ammise Kappa.
-KAI!- Rei si fece avanti, attirando l’attenzione del compagno di squadra che guardava ancora sconvolto il campo. –Devi prendere il controllo della fenice, Ari non ce la può fare da sola!-
Istintivamente Kai guardò la ragazza accanto a lui. Era pallidissima e respirava affannosamente, con i vestiti laceri e sporchi di sangue.
Non riusciva a concepire una cosa del genere. La fenice si era fidata, aveva risposto all’appello di quella ragazza di cui lui aveva diffidato.
Ari indietreggiò, colpita da un attacco della fenice, ed un fiotto vermiglio le sfuggì dalla bocca.
-AQUILA ROSSA!- la richiamò Kai intenzionato da concludere l’incontro. –TURBINE DI FUOCO!-
Dranzer eseguì il suo ordine, riconoscendo l’appello del proprio custode, e vorticando più volte intorno a Drawind, prese fuoco, esplodendo con la stessa forza di una bomba.
Le fiamme si espansero,  e per un attimo parvero volere invadere tutto lo stadio, ma vennero trattenute nel perimetro del campo solo dalla barriera di energia creata dal bey grigio.
Tutto finì nel silenzio più assoluto.
Il campo era ridotto ad un cratere nero e fumante.
Un odore acre si diffuse rapido nello spazio circostante.
Al centro solo Dranzer e Drawind che continuavano a girare ancora carichi di energia.
Dei bey avversari, Kali e Parvati, neanche l’ombra. Erano finiti inceneriti come tutto il resto, mentre le proprietarie osservavano quello spettacolo desolante completamente sbigottite.
Kai avvertì il vuoto, che le forze sempre più esigue, stavano lasciando.
Il pubblico esultò e forse il Djman aveva anche proclamato la loro vittoria, ma lui sentì solo un boato lontano.
Afferrò Dranzer al volo, ed un tintinnio dietro di lui lo fece voltare.
Drawind era fermo a terra. Immobile. Sembrava morto.
Alzò gli occhi su Ari, atterrito da quella strana sensazione.
Morta. Con quegli occhi spenti e il sangue che la ricopriva.
-Ari…- sussurrò in un sospiro.
Lei cadde in ginocchio davanti a lui, a rallentatore.
Cercò di afferrarla, ma non appena provò a reggerla gli mancarono le forze e tutto divenne buio.
 
 
 

 

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Capitolo 17
*** In infermeria ***


17°


17. In infermeria.
 
-Come stanno dottore?! Voglio vederli, mi faccia entrare!-
Takao si sporse sulle punte dei piedi per riuscire a vedere oltre le grandi spalle del medico. L’uomo gli sorrise divertito.
-Porta un po’ di pazienza ragazzo! I tuoi amici stanno bene, ma adesso li stiamo medicando!-
-Ma non è giusto! Hitoshi è entrato!- si lamentò per niente contento.
-Takao, calmati! Ha detto che stanno bene, ed è questo l’importante!- lo riproverò Rei.
-E poi Hitoshi è l’allenatore, è normale che sia dentro!- puntualizzò Max.
Takao si voltò verso di loro infuriato.
-E allora?! Io faccio appello al mio ruolo di capitano, dovrà pur servire a qualcosa, no!?-
Un’infermiera usci dalla stanza con un’espressione preoccupata in volto, e sussurrò qualcosa al dottore. Questo parve sorpreso ed entrò chiudendosi la porta alle spalle.
I ragazzi rimasero soli nel corridoio.
Hilary si strinse nel suo angolo ancora scossa. Max le mise una mano sulla spalla per rassicurarla.
-Non ti preoccupare, è tutto a posto!-
Lei alzò gli occhi incrociando quelli cristallini e sorridenti di lui. Annuì, tornando a guardare a terra.
Il professore si sedette accanto a lei ed aprì il computer, iniziando ad elaborare dati.
-Che cosa c’è professore?- chiese Max osservandolo incuriosito.
-Ari è molto forte…- disse solamente.
-Beh… questo l’ho visto anche io!- precisò il biondo.
-Si ma….-
-Riuscire a richiamare l’aquila rossa con l’aiuto del proprio bit power deve essere stato molto difficile, soprattutto nelle condizioni in cui stava!- disse Rei.
-Lo so, è per questo che non me lo spiego! È stato troppo azzardato quello che ha fatto!- spiegò Kappa.
-Perché?!- chiese curioso Daichi.
-Perché oltre a molta forza ed energia, ci vuole anche la fiducia da parte dell’animale sacro. Se mancano e si fa un’irruzione del genere, il bit power potrebbe ribellarsi e distruggere la persona che lo richiama, oltre a tutto ciò che trova. Ed era quello che stava per succedere!- spiegò.
-Forse Ari era sicura di riuscire a guadagnarsi la fiducia dell’aquila rossa!- ipotizzò Daichi affascinato.
-Ma non è riuscita a governarla perché non aveva abbastanza forze!- aggiunse Max.
-Nonostante quello che era successo poco prima tra lei e Kai … la fenice si è fidata!- rifletté Rei a voce alta.
-Vuol dire che Kai si era sbagliato, e che la fenice lo sapeva!- intervenne Takao.
-Comunque c’è un altro problema!- aggiunse Kappa preoccupato. –Dranzer è danneggiato gravemente. A differenza di Drawind, che posso sistemare in un’oretta, ha ricevuto molti più attacchi!-
Dei passi li distrassero. Si voltarono verso la fine del corridoio dove comparve Sergey.
-Ehi, ciao!- lo salutò Takao.
Lui rispose con un cenno del capo e si avvicinò a loro.
-Come stanno?- chiese senza troppi giri di parole.
-Il dottore ha detto che stanno bene. Adesso li stanno medicando!- rispose Max.
Lui annuì, anche se si vedeva chiaramente che avrebbe voluto sapere di più.
-Va bene, io vado!- disse infine voltandosi per andare.
-Ma come, di già?- chiese Takao sorpreso.
-Mi stanno aspettando!- tagliò corto, salutando con un gesto della mano, prima di sparire come era apparso.
-Tipo di poche parole!- sbottò il capitano.
Si voltò a guardare la propria squadra. Hilary era ancora abbattuta e preoccupata.
Takao sospirò stancamente. Sapeva benissimo perché era così angosciata, e non riusciva a sopportarlo.
 
 
 
 
Aprì gli occhi più volte prima di riuscire a mettere a fuoco.
Aveva qualcosa sulla faccia. Allungò la mano e si sfilò la maschera dell’ossigeno, facendola ricadere pesantemente sul fianco.
Una donna le stava esaminando le ferite. Non appena accortasi che la ragazza aveva riacquistato coscienza, le sorrise carinamente e tornò a fasciarle la gamba.
Ari si sentiva uno straccio, ma era abituata.
Le avevano già fasciato l’addome e il petto, a giudicare dalla stretta che avvertiva e dalla maglia candida che aveva addosso.
Sospirò stancamente e tornò a chiudere gli occhi, lasciandosi curare.
L’infermiera finì di fasciare la gamba e prese una forbice dal tavolino.
-Devi essere una spericolata!- osservò lei più per chiacchierare che per rimprovero. –Hai un sacco di cicatrici dappertutto!-
Ari non apprezzò il commento. Odiava essere medicata proprio per questo. Chiunque poteva vedere le sue ferite, e questo non le piaceva.
La donna le sollevò il braccio sinistro, e iniziò a tagliare la fasciatura ormai logora, ma venne allontanata bruscamente dalla ragazza che scattò improvvisamente a sedere.
-Non ci provi se non vuole quelle forbici conficcate nella coscia!-
L’infermiera indietreggiò spaventata.
Ari la guardò feroce, ma la testa le girò per il brusco cambiamento, e barcollò in avanti.
-Si corichi signorina!- le disse la donna ancora intimorita. –Vado a chiamare il medico!-
Ari si sdraiò portandosi una mano alla fronte.
Doveva cambiare quella benda prima che tornasse col dottore. Si rimise a sedere ed afferrò la garza dal tavolinetto.
Sciolse quella vecchia e mise quella nuova.
Per fortuna non gliela aveva cambiata prima, o non avrebbe sopportato l’idea.
Il medico arrivò immediatamente dopo.
-Allora signorina!- esordì l’uomo con un sorriso che più che dolce le sembrò diabetico. –L’infermiera Jonky mi ha detto che fa i capricci!-  
Ari bofonchiò qualcosa di indefinito, chiaramente contrariata.
Il medico rise e si avvicinò a lei. Le sollevò la testa e le puntò una lucina negli occhi per vedere la reazione, che arrivò inaspettata in una spinta.
Il medico rise pazientemente.
-Su via! Il suo amico di là è stato così bravo…-
-Che gli avete dato, le caramelle?!- lo schernì Ari.
-Le vuole pure lei?- chiese scherzosamente il medico.
Ari sbuffò seccata. Scese dal lettino con tutte le intenzioni di vestirsi ed andarsene, ma non appena mosse due passi la stanza iniziò a girare e le gambe le cedettero.
Il medico la avverrò prima che arrivasse a terra e, sollevandola come se fosse stata una bambina, la coricò sul lettino.
-Dove credevi di andare?- le chiese coprendola con il lenzuolo candido.
-Che succede?- mormorò a mezza  voce Ari, cercando di mettere a fuoco, con molta difficoltà, ciò che la circondava.
-Hai perso molto sangue e ti abbiamo dovuto fare una trasfusione, e alcune ferite hanno richiesto delle suture.- spiegò l’uomo controllandole il battito poggiando il metallo freddo dello stetoscopio sul petto fasciato della ragazza. –Adesso ti riposi un po’!-
Ari sbuffò rassegnata. Tanto valeva rilassarsi a quel punto.
-Posso?-
La voce di Hitoshi richiamò la sua attenzione.
Il ragazzo si mosse verso di lei e le prese la mano, stringendola amorevolmente.
Alzò gli occhi su di lui svogliatamente.
-Come ti senti?-
-Bene!- minimizzò lei.
-Che dici, vuoi vedere gli atri? Sono in pensiero, e se non li rassicuri tu stessa non si calmeranno!-
Ari annuì, anche se in verità non aveva alcuna voglia di vedere ne sentire nessuno.
Hitoshi sorrise e le scompigliò i capelli con un gesto affettuoso.
-Pazzarella! La prossima volta non farlo più, ci hai fatto spaventare!-
Lui si alzò ed uscì dalla stanza seguito dall’infermiera e dal medico.
Guardò il telo che le impediva di vedere il resto della stanza. Oltre doveva trovarsi Kai.
La porta si riaprì con un gran fracasso, e Takao, seguitò dal resto della squadra, entrò.
-KAI!-
Il capitano si buttò letteralmente sul ragazzo seduto sul lettino, che ricadde disteso, pallido come un cencio.
Hilary prese per la maglia Takao cercando di sollevarlo.
-TAKAO! LEVATI DI DOSSO! GLI FAI MALE!-
Takao si scollò mortificato facendo diversi inchini di scusa.
Kai sbuffò guardandolo trovo. Aveva la schiena che era tutta un dolore, la testa che gli scoppiava, e un unico pensiero per la mente che non lo mollava un momento, gli ci mancava solo lui per completare il quadro!
-Scusalo è fatto così!- lo giustificò Max sorridendo.
-Allora come stai?- chiese Rei.
-Uno schifo! Fuori dai piedi che ho da fare!- rispose senza mezzi termini Kai guardandoli trovo, e facendoli rimanere malissimo.
Daichi si fece avanti offeso.
-Ma come ti permetti!? Noi siamo stati fuori ad aspettare…-
Takao lo spintonò di lato piazzandosi davanti a Kai, con gli occhi imploranti e pieni di lacrime, tirando sul col naso.
-Siamo stati tanto in pena!- disse con voce tremante da cucciolo bastonato.
-E va bene!- disse esasperato Kai alzando gli occhi al cielo. –Scusate! Basta che ve ne andate!-
Takao si incaparbì e sfrontato si fece ancora più vicino.
-Ma perché, si può sapere che cosa hai da fare?!-
Kai sbuffò cercando di mantenere la calma, e per fortuna si fece avanti Rei.
-Takao non insistere! Magari si vorrà riposare, torniamo più tardi!-
Il ragazzo si ritrasse offeso e altezzoso.
-Va bene, visto che qui la nostra presenza non è apprezzata, andremo a vedere come sta Ari!-
Dall’atra parte della tenda, la ragazza nel letto sgranò gli occhi impotente, pensando per un attimo di essersela scampata.
Ma nuovamente Rei si intromise impedendo al capitano di raggiungerla.
-Lasciamo stare Takao! Magari anche lei vuole riposarsi. Pensaci, sarà stanca….-
Takao lo guardò male.
-E allora perché ci hanno fatto entrare se vogliono riposare?!-
Rei aprì la bocca pronto a ribattere, ma non seppe cosa dire e insisté nuovamente.
-Dai Takao, andiamo, torniamo più tardi!-
Takao spostò lo sguardo da Rei a Kai, scrutandoli attentamente poco convinto dallo strano comportamento dei due, mentre nella sua testa qualche cosa si stava muovendo.
-Voi due mi state nascondendo qualcosa…- disse assottigliando gli occhi.
Rei e Max lo guardarono stralunati.
-In che senso?- chiesero senza capire.
Takao incrociò le braccia al petto e sghignazzò furbo.
-Ho capito!- disse guardando Kai di sbieco in modo alquanto allusivo. –Andiamo ragazzi! Kai ha bisogno di restare un po’ “da solo”….- continuò dandogli delle piccole gomitate confidenziali e d’intesa, che non fecero altro che risvegliare il dolore di alcune ferite.
-Hai visto il furbacchione!- sghignazzò dandogli, per completare in bellezza, una pacca sulla schiena.
Kai urlò e si piegò in avanti, cercando di afferrare Takao per strozzarlo, ma senza riuscirci.
-Oh! Scusa, me ne ero dimenticato!- disse il ragazzo giapponese allontanandosi. –Ma sono sicuro che adesso andrà meglio! Vero?-
Kai lo guardò con odio, esasperato alla sua sola vista.
I ragazzi si ritrassero spaventati, mentre Takao continuava a farneticare.
-Scommetto che ti coccolerà tutto il tempo e così le brutte feritucce spariranno! Uh! Che carini insieme! Hi Hi! Ma adesso è tutto chiaro, la vostra era solo una lite tra fidanzatini!-
-Portatelo fuori!- ordinò Kai con la voce da ossesso.
I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e presero il loro capitano, oramai delirante e preso dall’ilarità, fuori dall’infermeria.
La pace tornò, e quasi stentò a crederlo.
Si voltò immediatamente verso la tenda e la scostò con uno strattone veloce.
Lei stava lì, coricata e gli dava le spalle.
Si corrucciò sentendo la rabbia crescere dentro di se.
Quanto la odiava, quanto l’avrebbe voluta morta. Non si meritava uno schiaffo, e neanche due! Se ne meritava una vagonata!
La fissò a lungo. Lei ne era consapevole, ma non si mosse.
Decise di alzarsi, anche se non ne aveva le forze.
Si accostò al suo letto guardandola dall’alto con disprezzo.
-Non ci provare mai più!- sibilò infuriato. –Non ti permettere mai più di fare una cosa del genere!-
Ari non si mosse ne lo guardò. Continuava a scrutare torva la parete bianca di fronte a lei.
-Ari, girati e guardami!-
La sua voce risuonò imperiosa.
Ari strinse i pugni imponendosi la calma. Ingoiò il rospo, ed anche l’orgoglio, e rispose nel modo più imparziale e distaccato che le riuscì.
-Scusa… non toccherò più la tua fenice!-
Kai continuò a fissarla senza tregua.
-Ti ho detto di voltarti e guardarmi dritto negli occhi!- tuonò ancora una volta.
Lei sospirò paziente, cercando in tutti i modi di non fare caso al tono impertinente. Si tirò su a sedere, pronta a fronteggiarlo e puntò i suoi occhi in quelli ametista del ragazzo che la guardava serio e severo.
-Ti chiedo scusa!- insisté sperando di svincolarsi in fretta della sua presenza.
-Ti rendi conto di quello che hai fatto?- continuò lui ignorando le sue scuse.
Lei non reagì.
La afferrò per la maglia attirandola a sé impetuoso.
-Ti rendi conto o no!?- continuò lui sempre più infervorato dall’apatia della ragazza. –Ma con che faccia tosta vivi tu?! Ci potevi rimanere, dopo quello che è successo! Lo sai, vero? Lo sai o no che potevi rimetterci la vita per uno stupido incontro!?-
Senza accorgersene aveva iniziato a scuoterla ed infine la mollò, facendola ricadere pesantemente sul materasso.
Si sedette accanto a lei esausto.
Abbassò il capo fissando il pavimento bianco, in attesa che la rabbia sbollisse completamente.
Si passò la mano sul viso stravolto.
-Mi sono spaventato….- ammise alzando gli occhi di fronte a lui. –Io lo so, ne sono certo… tu prima o poi mi farai morire!-
Tornò il silenzio.
Kai respirò assaporando l’improvvisa tranquillità, ad occhi chiusi. Adesso si sentiva molto meglio… anche se…
Si voltò di scatto verso la ragazza che lo guardava impassibile, nuovamente arrabbiato.
-Ma dico!- riprese alzando la voce. –Ma un minimo di coscienza, non dico assai, ma un minimo, quanto basta, ma ce l’hai? O sei completamente fuori di testa?! Ogni tanto non la senti quella vocina chiamata “buon senso” che ti parla?-
Ari non rispose e lo guardò male, portandosi paziente le braccia sotto la testa.
Kai si indispettì ancora di più, e gli tornò nuovamente una gran voglia di prendere a schiaffi quella gran faccia tosta che lo sfidava in silenzio.
-Stupida ragazzina!- sbuffò spazientito, voltandosi dall’altra parte per non doverla più guardare.
Ari si mosse mettendosi su un fianco, con tutte le intenzioni di continuare ad ignorarlo e riposarsi. Nelle condizioni in cui era, era la cosa migliore che potesse fare.
-Non ti sopporto!- disse dopo un po’ Kai. –Ma, dopotutto… se Dranzer si è fidato di te…-
La guardò. Stranamente a quell’affermazione lei aveva reagito, sembrava interessata.
Arricciò il naso insofferente, ma poi le sorrise di sbieco.
-…. qualcosa di buono ci deve essere!-
 
 
  
 ecco qui il 17° capitolo!
spero che vi piaccia!
allora un grazie grande grande a bebbe5 e lexy90, sono felissima che vi sia piaciuto il cap precendente. spero che questo, anche se più tranquillo, piaccia lo stesso!
poi vorrei ringraziare i lettori e chi ha messo la storia tra i preferiti e cioè:
Bebbe
5
giovy39

MeMs

PGV 2
redeagle86 






 

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Capitolo 18
*** Mare ***


19
18. Mare.  
 
Sole, mare e spiagge sabbiose. Più di questo non potevano chiedere le giovani bleaders una volta uscite dal grande e splendido Hotel sulla strada principale di Rio de Janeiro.
Julia, Ming Ming, Matilda, Ayumi, Mao, Ran, armate di occhiali da sole, crema abbronzante, telo e costumi da bagno, si appropinquarono alla zona balneare capitanate da un’Hilary più agguerrita che mai.
-Ragazze!- esordì come un vero leader. –Oggi il sole non ha scampo, io mi abbronzerò con o senza il suo permesso!-
Le ragazze annuirono seriose, mentre la piccola Ran alzò un sopracciglio dubbiosa.
-Ma di che perla?- bisbigliò all’orecchio di Mao.
-Ha intenzione di abbronzarsi, ma non ci riesce quasi mai perché è molto chiara di carnagione.- spiegò lei. -E poi, un po’ più scura, avrà quel tocco esotico che sicuramente a Kai non sfuggirà!-
Si appostarono nella spiaggia pronte all’ardua battaglia. Pallore contro abbronzatura!
Era il primo giorno che stavano in Brasile, e già avevano pianificato tutto per divertirsi il più possibile, con il chiaro malcontento dei ragazzi che pensavano solo al beyblade.
Ma Ming Ming aveva liquidato la questione con un “Di certo qui non ci mancheranno i ragazzi, non abbiamo bisogno di voi per divertirci!”, detto ad uno Yuri sbigottito. Quella sfacciata era l’unica persona al mondo a non farsi minimamente intimorire ne influenzare dalla sua innata dote di capo.
-Hilary!- Ayumi si stese accanto a lei e aprì la rivista delle parole crociate. –Come mai Ari non è venuta?-
-In effetti un po’ di sole non le farebbe male!- puntualizzò Matilda. -È così pallida!-
Mao arricciò il naso pronta a fare una delle sue solite battute. –Magari non è un granché in costume da bagno!-  
-Questo non lo so…- disse Hilary, cercando di ignorare la punta di acidità nella voce della cinese, che invece in costume ci stava fin troppo bene, a giudicare dal numero di ragazzi che si voltavano a guardare. –Ha detto che preferiva restare con i ragazzi e che aveva da fare.-
E in effetti era proprio così. Ari sembrava ripudiare ogni invito che andasse oltre il beyblade, e che avesse il sano scopo del divertimento. O almeno preso dal loro punto di vista, visto che per Takao il beyblade era il divertimento!
E mentre le nostre eroine si crogiolavano in spiaggia, Takao e gli altri, se stavano nella loro camera d’albergo a fare un’unica cosa: fissare preoccupati il monitor del computer del professore.
-Non ci riesco!-
Kappa era disperato. Aveva le mani nei capelli e ore di sonno arretrato sulle spalle.
-Non riuscirò mai a ripararlo in tempo!-
Kai alzò gli occhi preoccupato.
Il suo Dranzer era stato gravemente danneggiato durante l’incontro avuto con le ragazze della Sarek, cinque giorni prima. Cinque notti che non riusciva a chiudere occhio. Lui si era ripreso, molte ferite si erano rimarginate, altre richiedevano tempo, ma il pensiero era fisso sul suo bey.
Takao mise una mano sulla spalla afflosciata del prof, troppo fiducioso delle doti dell’amico e ottimista per lasciarsi scoraggiare.
-Mancano ancora due giorni, ce la puoi fare!- gli disse incoraggiante.
Kappa scosse il capo.
-È stato intaccato pesantemente l’asse del bey, e l’anello d’attacco praticamente è inutile! Sono giorni che ci lavoro, e per quello che c’è ancora da fare, non mi bastano neanche due settimane!-
Rei si sedette stancamente sul letto, accanto a Kai. Sapeva benissimo come si sentiva l’amico.
I ragazzi si incupirono.
Ari si mosse dal suo angolo e si avvicinò a Kappa.
-Se vuoi me ne occupo io!-
Kai alzò gli occhi su di lei malfidente, mentre gli altri la guardarono sorpresi.  
-Non credo che tu ne sia capace!- disse il professore.
Ari assottigliò gli occhi a due fessure minacciose, che fecero pentire Kappa della risposta data.
-Avrò bisogno del tuo computer!- disse infine distogliendo lo sguardo e uscendo dalla stanza.
Takao ridacchiò divertito.
-A quanto pare, non le piace essere definita incapace in qualcosa!-
Kai si agitò maggiormente. Era geloso, anzi gelosissimo del suo Dranzer, e già per abituarsi alla mano e agli accorgimenti del professore ci era voluto molto tempo e fibra, figuriamoci adesso un’intrusione del genere da parte di Ari.
La ragazza tornò con una scatola e un astuccio, e si sedette al tavolo.
-Dammi Dranzer!- ordinò.
Per Kai fu come un pugno allo stomaco vedere il suo bey passare dalle mani di Kappa a quelle sconosciute di Ari. Non riusciva a stare fermo. Si alzò, afferrò una sedia e si sedette accanto la ragazza.
Anche Takao e Max si sedettero al tavolo, ma più per curiosità.
-Che cosa hai preso?- chiese il biondo curioso.
Ari si posizionò il computer davanti e aprì l’astuccio nero, dal quale estrasse una sottile e rettangolare piattaforma grigia che collegò al pc.
-Uno scanner?!- chiese Kappa stupito.
-Calibratore e scanner.- precisò lei ignara dell’euforia del ragazzino.
Smontò il bey esaminandone con attenzione ogni parte.
Kai osservava da vicino, con tutte le intenzioni di non perdersi neanche un passaggio. Era teso come una corda di violino, e ad Ari non sfuggì. Ghignò e si mise immediatamente a lavoro, decisa a suonare quella corda fino a farlo cadere stremato.
Era difficile sì, ma non impossibile. Le erano già capitati diversi casi in cui c’era da recuperare l’asse.
Aprì la scatola e iniziò a frugare tra i diversi strumenti.
Quella si che sarebbe stata una giornata divertente. Lunga ma molto divertente, o almeno per lei!
Ormai erano ore che andava avanti analizzando dati al pc, calibrando parti e studiandone il peso.
Takao, Max e Daichi era usciti a farsi quattro passi, mentre Rei era andato in spiaggia a fare una passeggiata, cosa che avrebbe dovuto evitare, visto che quando arrivò per poco non si sentì male nel vedere Mao circondata da bellimbusti abbronzati intenti a farle la corte.
Fatto stava che quando tornò in albergo per l’ora di pranzo, non riuscì a buttar giù neanche un boccone delle diverse pietanze che avevano portato Takao e gli altri in camera.
Ma non fu l’unico. Neanche Kai mangiò, troppo impegnato a preoccuparsi di dranzer per mangiare, ed Ari che lavorava ininterrottamente.
E questo fece la grande gioia del capitano, che si mangiò anche la loro parte senza troppi complimenti.
Si dovettero fare le quattro del pomeriggio perché la pace tornasse in quella camera.
Erano rimasti solo Kappa, Ari e Kai intorno al tavolo a lavorare sul bey, e Rei, gettato sul letto a crogiolarsi nella sua gelosia senza riuscire a venirsene a capo.
Si alzò a sedere con uno scatto e guardò il tre.
-Mao è stramaledettamente vendicativa!- disse strofinandosi nervosamente le mani. Aveva voglia di sfogarsi, di parlane. Non riusciva più a tenersi tutto dentro.
-L’avevo notato…- disse la ragazza montando la base di Dranzer.
-Lo sai che cosa stava facendo in spiaggia?!- chiese scandalizzato, ripensando al mini bikini rosa.
-No, dimmi pure…- lo incoraggiò con tono apatico, visto che Rei avrebbe continuato a parlare lo stesso. Attaccò la punta e per un attimo la base sembro spezzarsi in due parti.
Kai si irrigidì e per poco non gli venne un crampo alle mani.
Kappa indietreggiò spaventato. Il russo poteva rivelarsi molto violento quando si trattava di Dranzer.
Rei incominciò a raccontare ogni minimo particolare di quella mattina, con voce acuta che non fece altro che innervosire maggiormente Kai. Ari annuiva dimostrando sempre più interesse, ed ogni tanto interveniva con un “hai ragione”, “capisco” e altre cose di questo tipo, e Kai ebbe la bruttissima impressione che il suo beyblade fosse passato in secondo piano.
All’ennesimo “lasciala stare, poi le passa” di Ari, l’anello d’attacco si spezzò in due nelle sue mani.
Kai per poco non svenne.
-Che cazzo hai fatto?!- chiese con voce strozzata.
Ari si voltò verso di lui indifferente.
-Come hai detto?-
Kai superò la face “tramortito per lo shock” e passò a quella violenta. Scattò in piedi e per poco non sfondò il computer del professor Kappa con un pugno.
-VUOI STARE PIù ATTENTA!? ME LO FAI APPOSTA LO SO, MI HAI PRESO PER STUPIDO?!-
Ari, glaciale come suo solito, si gettò i due pezzi del disco dietro le spalle come se fosse niente, e si mise le mani in tasca.
-Scusa tanto, ma perché te la prendi per un pezzo inutile? Comunque era da sostituire!-
Kai non ci vide più a quelle parole, e la afferrò per la maglia sollevandola quasi dalla sedia.
-ALLORA MI SPIEGHI PERCHè DIAMINE CI STAVI LAVORANDO DA UN’ORA?!-
Gli occhi di Ari si assottigliarono indifferenti.
-Mi andava di lavorare su un disco d’attacco…-
Kai avvicinò il viso al suo, infuriato come una bestia.
-Mi stai prendendo per il culo?- sibilò pronto a prenderla a capate.  
-Anche se fosse, se vuoi il tuo bey sistemato per domani, dovrai lasciarmi lavorare a modo mio!-
Rei e Kappa indietreggiarono terrorizzati.
Ari voleva chiaramente suicidarsi, ma non capivano perché in un modo così violento, visto che bastava buttarsi dalla finestra.
Kai per poco non la azzannò, ma si limitò a spingerla violentemente sulla sedia. Tremava per la rabbia, ma non poteva fare altro.
-Fuori!- tuonò guardando gli altri due che rabbrividirono.
-Che cosa vuoi fare Kai?- si fece coraggio Rei, anche se la sua voce tremava. Voleva forse restare solo per poterla trucidare senza intralcio?
-Fuori ho detto!-
Kappa si alzò immediatamente e scattò verso la porta, seguito immediatamente da Rei che, prima di uscire, si rivolese a Kai in un ultima vana preghiera.
-Ragiona Kai, prima di fare qualcosa di avventato…- ma gli arrivò una sedia che scansò per poco chiudendo appena in tempo la porta.
-Ma per chi mi hanno preso, per uno psicopatico?!- sbottò Kai prendendo un’altra sedia e accomodandosi questa volta di fronte alla ragazza, con tutte le intenzioni di non muoversi di lì finché non avesse finito di lavorare.
Le ore passarono, e a mano a mano il cielo fuori dalla finestra si fece più scuro, finche non furono le luci giallastre della città e quella pallida e perlacea del monitor, ad illuminare la stanza.
Ari si passò le mani davanti agli occhi stanchi. Non era più abituata a stare ore e ore davanti ad uno schermo. Il lavoro era finito, doveva solo montare il bey, ma non glielo avrebbe mai detto, voleva tenerlo sveglio tutta la notte, fino a vederlo crollare.
Ora poteva anche permettersi un piccolo piacere.
Si stiracchiò e si alzò dalla sedia con lentezza. Kai la seguì con lo sguardo mentre entrava in bagno ed accendeva la luce. Si sciacquò la faccia, e gli parve che ci stesse mettendo ore, ma infine tornò nella stanza. Ma, con suo sommo disappunto, invece di tornare a lavoro si avvicinò alla porta.
-Dove credi di andare?-
Le si voltò rispondendo con la sua solita faccia tosta.
-A fare due passi. Tu resta pure qui a fare la guardia!-
-Ti do dieci minuti!-
Ari ghignò ed uscì dalla stanza. Dieci minuti, pensò beffarda percorrendo il corridoio buio, più due orette di ritardo, tanto per rendere la cosa un po’ più divertente!
Chiamò l’ascensore. Dopo pochi attimi, e le porte scorrevoli si aprirono, illuminando la ragazza con una luce giallastra. Entrò e schiacciò il pulsante per scendere al piano terra, ma prima che le porte si richiudessero un movimento brusco la fece sobbalzare.
Kai la fissava torvo. A quanto pareva non voleva mollarla finché non gli avesse consegnato Dranzer.
Incrociò le braccia al petto pazientemente.
Sesto, quinto…. Non le staccava gli occhi di dosso. Terzo, secondo…. Per porte si riaprirono sulla hall splendente. L’attraversò fino all’uscita, con il ragazzo alle calcagna.
Camminò con passo spedito e imperturbabile per le strade variopinte e chiassose di Rio, come se avesse una meta che nessuno poteva impedirle di raggiungere.
-Per quanto hai intenzione di seguirmi?- chiese dopo una buona mezz’ora, fermandosi davanti a  delle scale che davano sulla spiaggia.
L’oceano nero di fronte a loro si confondeva con il cielo e con l’aria che respiravano, sembrando molto più minaccioso e selvaggio con la complicità della notte. 
-Non ti sto seguendo!- fu la risposta di Kai.
Ari scese i primi gradini e si sedette, osservando l’oscurità di fronte a lei.
-Allora cosa fai?-
Kai si mise le mani in tasca. Erano ai margini del lungomare, e il traffico ed il chiasso della città erano affievoliti, lasciando spazio a possente ruggito delle onde.
Ghignò divertito. Se pure era vero che quella ragazza lo teneva in pugno perché stava sistemando il suo Dranzer, era altrettanto vero che la sua presenza, se troppo insistente, poteva risultarle fastidiosa fino all’inverosimile.
-Avevo voglia di stare con te!- disse mieloso. –Non posso?-
-Dopo un intero pomeriggio?-
Kai scese i pochi gradini che lo dividevano dalla sabbia bianca e fina, scalciandola distrattamente.
-Vorrà dire che non mi basti mai!-
Lei sbuffò beffarda, osservando la sua figura scura muoversi lenta sulla spiaggia.
Se fosse stata Hilary, si sarebbe sicuramente squagliata a quelle parole buttate lì, tra le onde del mare ed il rompo di qualche macchina solitaria che passava sulla strada poco distante.
Ma Ari sembrava non avere la minima cognizione di cosa fosse il romanticismo, ed era perfettamente lucida da ogni sorta di sentimentalismo, e pienamente cosciente del fatto che la stesse sfottendo apertamente.
-Te lo sistemo Dranzer, sta tranquillo. Non c’è bisogno di ricorrere a simili trucchetti con me!- lo derise mettendosi comoda, distendendosi sui grandini in un modo che nessuna ragazzina, educata e per bene, avrebbe mai potuto neanche lontanamente sognarsi di fare.
Kai si voltò a guardarla e arricciò il naso.
-Hai lo stesso atteggiamento di un ragazzaccio sfrontato e presuntuoso!-
-Le arreco fastidio, signorino!?- sbottò Ari alzando il mento a mo’ di sfida, assecondando così la sua impressione.
Il ragazzo si avvicinò lentamente e si fermò proprio di fronte a lei, scrutandola attentamente.
-Quanto mi odi da uno a dieci?-
Ari non rispose ma il suo viso di indurì.
-Anche tu con questi stupidi giochini da femminucce?!-
Kai aggrotto la fronte senza capire.
-Magari tra poco mi chiedi pure chi trovo più scemo tra Yuri e Boris!- aggiunse sarcastica lei alzandosi da terra. –Andiamo! Ho ancora molto da lavorare sul tuo beyblade….-
Tornò sulla strada camminando distrattamente. Kai la superò dandole di proposito una spallata che la fece fermare.
Si voltò divertito, senza capire come mai le stesse dando tutta quella confidenza.  
-Allora, andiamo?!-
 
 
 



Ecco qui il nuovo capitolo! Lo so, non ho una gran fantasia con i titoli… (solo con quelli? Nd Takao) (per questa volta ti ho risparmiato, nel prossimo mi vendico! Nd pinca)
Finalmente sono in brasile! Spero che non sia troppo palloso.
Grazie mille a
bebbe5: per il passato di ariel dovrai aspettare ancora qualche capitolo credo, anche se non tutto. La storia è divisa in due, e nella seconda parte si scoprirà anche il perché della profonda inimicizia tra lei e yuri, oltre al fatto che sarà inevitabilmente più spinto e crudo.    
lexy90: se qualcosa si muove qui, aspetta il prossimo capitolo :D!
 
ringrazio anche
Bebbe5
giovy39
MeMs
PGV 2
redeagle86
Che hanno messo la storia trai i preferiti e a tutti i lettori!
 
 

 







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Capitolo 19
*** Cuscinate! ***


19 Buon Natale! 

Salve e buone feste!
Ecco per voi il capitolo nuovo!
Grazie a tutti, ricevere le vostre recensioni, vedere che piace e che viene letta mi fa felice. Un grazie di cuore a tutti!

lexy90: si, Kai la punzecchia un pò.... Grazie per tutto, cerco sempre di dare il meglio =D!
Bebbe5: se ti stava antipatica Mao, figurati ora! hihi!
ciao e buon natale!

19. Cuscinate!
 
Si gettò sul letto. Era distrutto, o meglio, sazio e distrutto. Per quella giornata si poteva considerare più che soddisfatto!
Dopo la vittoria conquistata contro i Rio Verde, e una cena degna di un re, Takao se ne era tornato in stanza e si era buttato sul primo letto che gli era capitato e che, sfortunatamente per lui, era proprio quello di Kai.
Infatti il ragazzo, non appena entrò e si accorse dell’atroce abominio, lo prese di peso per la maglia e lo trascinò sotto la doccia. Aprì il getto di acqua ghiacciata, facendolo inzuppare con ancora tutti i vestiti addosso.
-Se ci saliva un cane sul mio letto, sporcava di meno!- sbottò Kai guardandolo disgustato dall’alto in basso prima di tornarsene in camera.  
E mentre i bladebreaker stavano ignari nelle proprie stanze, a rilassarsi e a sistemarsi per andare tranquillamente a nanna alle nove di sera, c’era qualcun altro, nella stanza 214 che cospirava con un ingegnoso ed astuto piano.
-È rischioso, ma si può fare! Dobbiamo prenderli di sorpresa!-
-Non gli lasceremo scampo! Non avrà neanche il tempo di scappare!-
Ran guardò prima l’una poi l’altra, seriamente preoccupata per la loro salute mentale.
-Ma non starete un po’ esagerando?-
Mao e Ayumi si voltarono verso la piccola dai capelli neri che, nonostante l’età, sembra l’unica ancora dotata di sano intelletto e ragione.
-No! Il nostro piano è geniale, e così finalmente Kai si accorgerà di Hilary!- disse Ayumi agguerrita.
-Ma almeno l’avete informata delle vostre intenzioni?-
Mao si strofinò le mani e rise furbescamente.
-Le faremo una bella sorpresa!-
Ran sorrise, ma solo per assecondarle, come due matte, ma era completamente scettica nella buona riuscita di quello strampalato piano.
-Posso immaginare….-
 
 
 
 
-Ragazzi!-
Rei e Ari si voltarono verso Max.
Un’improvvisa cuscinata partì. Ari la scansò per un pelò, Rei la prese in piena faccia e ricadde disteso sul letto.
-CARICAAAAAAAA!-
Pure Daichi si buttò nella mischia iniziando a prendere a cuscinate Max e Rei, che risposero al fuoco.
Quando Kai uscì dal bagno si trovò davanti uno spettacolo a dir poco da asilo nido, e per di più tutto questo sul suo letto, che sembrava essere stato preso di mira per quella sera.
Sbuffò seccato, visto che non aveva alcuna voglia di arrabbiarsi. Il nuovo Dranzer di era rivelato estremamente potente e, anche se non lo voleva ammettere, era proprio grazie ai ritocchi apportati da Ari, ed alla notte insonne che aveva passato a farle da guardia.
Si sistemò i panni, ignorando le urla di Takao che lo chiamava a gran voce per unirsi a quella bambagia.
-C’è Ari lì, prendetevela con lei!- disse scansando un cuscino che andò a sbattere contro le ante dell’armadio.
La ragazza, che se ne stava seduta in un angolo del letto a farsi gli affari propri, divenne il bersaglio preferito dei quattro. Cercò di divincolarsi e trovare rifugio su un letto più distante, ma venne presa di peso da Takao che la riportò indietro, mentre Rei le si piazzò sopra bloccandole le braccia con un cuscino. Cercò di divincolarsi, ma inutilmente.
Rei ghignò malefico sopra di lei pronto a dare l’ordine.
-Ragazzi, SCARICATE!- 
Ari sgranò gli occhi incredula. Quattro cuscini partirono per colpirla in viso, ma quando i ragazzi li ritirarono Ari era scomparsa.
-Cosa…. Ma dov’è finita!?- si chiese Takao.
-Accidenti…. Sfuggi come un’anguilla!- Rei era chinato e sembrava parecchio indaffarato in una lotta a tu per tu con la ragazza che, a quanto pareva, era riuscita a scivolare via dalla pressione del cuscino.
Max non si arrese, e diede avvio all’attacco contro Rei ed Ari, che vennero bombardati da cuscinate a raffica.
-Scusate!-
La voce di Hilary, appena entrata insieme a Mao, Ayumi e Ran, venne ignorata dalla massa indefinita di gente riversata sui letti in una lotta senza riserve.
-SCUSATE!-
Finalmente i ragazzi parvero accorgersi della loro presenza, e si voltarono con ancora i cuscini alzati a mezz’aria.
-Salve, che ci fate qui?- chiese sorpreso Max con una piuma fastidiosa poggiata sul naso.
Hilary parve offendersi a quella affermazione ed incrociò le braccia al petto.
-Fino a prova contraria, faccio parte anch’io della squadra!- puntualizzò lei.
Ma quella più infuriata era Mao, che fremeva dietro Hilary pronta ad esplodere.
Quella tedesca, russa, austriaca o quello che era, non solo stava appiccicata continuamente al Suo Rei, ma aveva pure la faccia tosta di starci coricata sotto in sua presenza. Davanti a lei! Si impose di non farci caso, di ignorarla perché era lì per Hilary, ma non riuscì a trattenere la voce.  
-PERCHÈ? NON POSSIAMO STARE QUI?! O STATE FACENDO QUALCOSA TRA DI VOI?!?-
Max indietreggiò intimidito.
-Ma io non intendevo….-
-Calma ragazze!- cerco di acquietarle Takao.
Ayumi sorrise mortificata.
-Volevamo proporvi un gioco!-
 
 
Takao sbuffò osservando la bottiglia girare al centro del pavimento.
In tutta sincerità preferiva mille volte prendersi a cuscinate, e non riusciva ancora a capire come avessero fatto a convincerlo a giocare a quello stupido gioco per femminucce.
Max invece sembrava tanto entusiasta. Fremeva impaziente ogni volta che il collo della bottiglia indicava lui. Non vedeva l’ora di poter girare e scegliere!
Forse era stato proprio lui a convincerlo e anche Rei, che improvvisamente era diventato silenzioso e assecondava ogni richiesta di Mao.
Invece Daichi sembrava contento solo di una cosa. Una volta uscito lui avrebbe potuto scegliere schiaffo.
Era incredibile, il capitano la pensava esattamente come Kai e Ari, che avevano acconsentito passivamente, ma solo perché così non potevano rischiare qualche cuscinata indesiderata. E adesso i due se ne stavano ai lati opposti della stanza, l’uno sdraiato sul letto, l’altra seduta per terra, poco più distaccata dagli altri.
La bottiglia si fermò proprio su Takao che sobbalzo, non sapendo bene cosa fare.
-Ti obbligo a….- Kappa si grattò il mento indeciso.
-A…?- lo incalzarono gli altri.
Kappa si spremette le meningi, ma non aveva la minima idea di cosa chiede a Takao.
-Allora, che devo fare?- chiese sempre più seccato Takao portandosi le mani dietro la testa.
-Ci sono!- esultò i prof trovando geniale la sua trovata. –Devi percorrere tutto il corridoio su un piede solo!-
Gli altri lo guardarono scioccati e a bocca aperta.
-Ho chiesto troppo?- chiese Kappa imbarazzato.
-No prof!- esordì Mao con vigore. –Hai chiesto troppo poco! Devi chiedere qualcosa di pericoloso, così ci eravamo mesi d’accordo, no?-
Kappa annuì perplesso.
Takao sbuffò per l’ennesima volta.
-Devi dare un bacio sulla guancia a Kai!- disse infine incorniciando le braccia.
Il capitano strabuzzò gli occhi.
-COSA!? MA NON SE NE PARLA!-
-Dai, che vuoi che sia?- gli fece notare Hilary, ma lo sguardo di fuoco che lanciò il ragazzo russo lasciava intendere tutt’altro.
-In effetti mi sembra abbastanza pericoloso!- constatò Rei.
-Appunto! Vorrei arrivare alla fine dei campionati prima di morire!- continuò Takao.
-O questo o penitenza!- gli ricordò Mao sadica.
Takao assottigliò gli occhi interessato.
-Quale sarebbe la penitenza?-
La risposta di Kappa fu secca e istantanea, tanto che per il capitano fu un fulmine a ciel sereno.
-Devi baciare Hilary!-
Hilary si ritrasse disgustata. Takao si alzò determinato, e pronto ad affrontare la fida, anche se più che altro sembrava pronto per andare al patibolo.
-Va bene!- disse alzando lo sguardo con coraggio.
Hilary indietreggiò incredula, mentre Mao e Ayumi vedevano il loro piano andare in frantumi.
-Che vorresti fare?!- chiese scandalizzata la ragazza.
Ma Takao neanche la guardò. Si voltò verso il ragazzo sdraiato sul letto, che ricambiò lo guardo minaccioso.
-Fra i due mali…. Ma questa me la paghi professore!- disse serioso. –Se non dovessi più tornare, voglio che Dragoon venga custodito nel dojo della mia famiglia, accanto alla spada dove è stato conservato il Drago Azzurro per secoli!-
-Non starai andando un po’ troppo sul tragico?!- sbottò a mezza bocca Daichi, seccato da tutte quelle moine.
Takao scattò furibondo verso di lui.
-Fatti gli affari tuoi, pidocchio!- disse isterico. Si ricompose e avanzò con coraggio e cautela verso Kai, come un povero sprovveduto che si trovava nella gabbia del leone.
E Kai si comportava proprio come un leone. Rimaneva fermo ed impassibile, disteso pigro sul suo trono, e nonostante questo terrorizzava lo stesso con una sola occhiata.
-Perdona Kai, ma capisci, non ho scelta!- si premunì Takao.
Gli occhi di Kai si assottigliarono.
Voleva significare forse “avvicinati e sei morto”?
Molto probabilmente si, e Takao si fermò a due metri da sua altezza reale, il re della stanza, e si voltò supplichevole verso gli amici con le lacrime agli occhi, in una muta richiesta di grazia che non arrivò.
-Addio mondo crudele!- disse infine disperato, sporgendosi in avanti sulle punte dei piedi, cercando di operare il più lontano possibile.
Kai con uno scatto voltò il capo dall’altra parte disinteressato, e il capitano sentì il sudore freddo scendergli lungo la schiena.
-Avanti!- gli fece fretta Daichi, alquanto impaziente.
Takao si allungò maggiormente e sporse le labbra, pronto a stampare quello stramaledetto bacio e scappare.
Trenta, venti, dieci centimetri dal suo obbiettivo: la guancia liscia e bianca dell’amico leone!
Eppure si sentiva tanto gazzella, anche se già mezza divorata!
Cinque centimetri. Due…. Era arrivato. Aveva toccato la superficie!
Era ad un passo dalla morte. Stava all’impetuosità di Kai decidere se in modo doloroso e lento o istantaneo e indolore.
Si staccò e ricadde a terra, indietreggiando terrorizzato il più velocemente possibile. Ma Kai non si mosse ne reagì.
-Sono ancora vivo?- chiese flebilmente, ancora incredulo.
Kai grugnì contrariato e si girò dando le spalle ai presenti.
Takao fu scosso da una risata isterica e ricadde a terra mezzo svenuto.
Il gioco riprese, ma la bottiglia sembrava non volerne sapere di fermarsi prima su Hilary, e poi su Kai. In fondo il loro piano era semplice e lineare, perché diamine non si realizzava?
E intanto Mao e Ayumi attendevano speranzose, sotto lo sguardo sconcertato di Ran.
-Tocca a me!- esultò Max girando finalmente la bottiglia. –Scelgo l’abbraccio dell’amicizia!-
La bottiglia girò, ma tutti guardavo il biondo, troppo sbigottiti dalla nuova trovata.
-E che sarebbe?- gli chiese Mao.
Max giunse le mani entusiasta. –Gli abbracci fanno bene al cuore!-
-Che cosa bella!- squittì gioiosa Ayumi.
Ari alzò gli occhi su di lui senza riuscire a nascondere il disgusto. Tante ne aveva dovute sentire e vedere da quando stava tra quei casi disperati, ma questa le batteva tutte!
E il caso, a farle dispetto, scelse proprio lei.
Max esultò e le si gettò al collo stringendola dolcemente. Chiuse gli occhi ed iniziò pure ad ondeggiare.
-Ari, ti voglio bene!- disse sorridendo felice.
Fortunatamente per lui, Ari era troppo sconvolta per poter reagire di qualche maniera, e si limitò ad una accettazione passiva di affetto.
Quando toccò ad Ari girare, scelse pugno, più sicuro e meno confidenziale possibile, che ricevette su una spalla Daichi, che finalmente poté realizzare il suo sogno di dare uno schiaffo, e per di più proprio alla persona che voleva lui: Takao.
E gira e rigira ancora niente per le amiche.
La bottiglia si fermò per l’ennesima volta su Mao che, sbuffando insoddisfatta, scelse obbligo.
Non appena si fermò su Ari però le si rianimarono gli occhi. Ghignò perfida. Gliel’avrebbe fatta pagare cara e salata a quella presuntuosa.
-Ho io l’obbligo giusto per te!- disse alzandosi. –Aspetta solo un attimo, vado a prendere una cosa!-
Mao uscì dalla stanza di corsa.
-Ma dove va?- si chiesero Ayumi e Rei.
Mao tornò subito nella stanza, portando con se un graziosissimo e vistoso vestito rosa, con gonna e maniche a palloncino, colletto bianco e nastrini e fiocchetti quasi ovunque. Gli occhi di Ayumi, Hilary e Ran brillarono estasiati.
-Che carino!- disse la prima. –È quello che hai preso l’altro giorno?-
-Bellissimo!- si complimentò Hilary.
Mao annuì lusingata dai vari complimenti.
-Lo so! L’ho trovato in un negozietto veramente carino, poco lontano da qui! Domani potremo passarci e….-
-Scusate? Che vogliamo fare?- Daichi si intromise nella discussione, spazientito da quelle civetterie  da salone di bellezza.
Mao si voltò elettrizzata versi Ari e le parò davanti il vestito.
-Ti obbligo ad indossarlo!-
Takao e Daichi scoppiarono a ridere come matti.
Certo, Mao non poteva costringerla a mettersi in costume da bagno, ma a vestirsi da ragazza si!
Ari alzò gli occhi sul confetto che aveva davanti. Quel rosa era come un pugno negli occhi per lei, che si ritrasse disgustata.
-Non ho alcuna intenzione di vestirmi da pagliaccio!- commentò tagliente abbassando lo sguardo. I due compagni di squadra risero ancora più forte.
Mao si indispettì non poco. Le aveva dato del pagliaccio davanti a tutti. Ma lei aveva comunque il coltello dalla parte del manico, e sghignazzò pronta a fargliela pagare.
-Che c’è, ti senti a disaggio vestita da femmina? O forse hai qualcosa da nascondere?-
Ari non rispose. Quelle critiche non la scalfivano neanche di striscio. L’unica cosa che le dava fastidio era il fatto di non poterli mollare lì ed andarsene, cosa che avrebbe fatto volentieri molto prima. Ma non poteva lasciare la squadra.
E adesso era costretta a fare quello che una stupida ragazzina viziata le ordinava.
-Allora? Lo metti o no? - continuò Mao, sventolandole il vestito davanti al naso. Finalmente quella presuntuosa avrebbe pagato per quello che aveva fatto al suo Galux, e per tutte le volte che ci aveva provato col suo Rei.
Takao e Daichi continuavano a ridere a crepapelle, mentre Hilary li inceneriva con lo sguardo.
-Ari vestita da femmina!- continuava a ripete tra le lacrime il più piccolo.
Ari alzò nuovamente gli occhi sul vestito, cercando di farsi coraggio, ma le era impossibile. Quel coso era ripugnate, e quel poco di dignità che le restava, se la voleva tenere stretta. Quella maledetta ragazzina non si rendeva ancora conto con chi aveva a che fare!
-Io quell’abominio non lo metto!- disse risoluta.
-A no?!- Mao ghigno perfida, pronta a tutto. L’avrebbe vinta lei quella sfida, non c’erano altre soluzioni. –Allora dovrai pagare pegno!-
-Nooooo!- la sbeffeggiò Takao. –Ma noi volevamo vedere la Ari versione femminile!-
Mao rise. –Non temere, perché la vedrai sicuramente! Già ti immagino, sai?! Solo perché ti comporti come un maschiaccio, ti senti superiore alle altre ragazze! Ma la verità è che sei ridicola ed insignificante se provi ad assomigliare un po’ a noi!-
Ari la guardò per la prima volta con odio. Nessuno mai si era permesso di trattarla in questo modo restando illeso. Si morse la lingua cercando di trattenersi dall’alzarsi ed insegnarle un po’ di rispetto. Ma doveva essersi notata la sua irrequietezza, visto che Takao e Daichi smisero subito di ridere e divennero seri.
Mao si chinò in avanti vittoriosa. Storse le labbra in un sorrisetto, vedendo con piacere la rabbia crescere nell’avversaria.
-Mao, per favore, lasciala stare…- cercò di difenderla  Rei, ma una fulminea occhiataccia della ragazza lo zittì.
-Se non ti metti il vestito, dovrai baciare Kai…- continuò assaporando ogni parola.
Ayumi e Hilary si irrigidirono.
-…Ma non un semplice bacio rosso, visto che voi russi vi salutate così, ma uno fiammante, con la lingua!-
Tutti rimasero di stucco. Kai si voltò seriamente irritato verso la ragazza dai capelli rosa, che lo aveva preso in causa senza alcun rispetto.
-E perché dovrei pagare pegno pure io?- chiese offeso.
-Niente di personale Kai!- si giustificò Mao. –Ma dopo lo schiaffo che le hai dato la volta scorsa, umiliandola davanti a tutti, credo che come pegno sia più che idoneo!-
Kai tornò a guardare il soffitto ancora irritato per la sfacciataggine della cinese.
-Ma Mao!- la richiamò Ayumi cercando di ricordarle il piano.
-Allora, cosa rispondi adesso?- continuò Mao ignorandola. Era più che certa che la ragazza non avrebbe mai accettato una cosa del genere, e che alla fine si farebbe dovuta mettere quel vestito. Come era bello vederla fremere impotente e sottostare ai suoi ordini.
-Io non sono russa, sono tedesca!- disse infine Ari incrociando le braccia.
-E con questo?- chiese indispettita Mao. –Comunque Boris ti ha salutata con un bacio, perciò per te non deve valere molto, essendo una vostra abitudine. Quindi, non è una scusa!-
Ari strinse i pugni cercando di resistere alla tremenda voglia di pestala a sangue. Se lo avesse fatto, avrebbe sicuramente perso l’amicizia e la fiducia della squadra.
-Che c’è? Forse, gli unici baci che hai ricevuto da un ragazzo, sono quelli di saluto? Magari non sarà perché ai ragazzi piacciono le ragazze!?- disse con cattiveria.
Hilary e gli altri la guardarono male, iniziando ad averne abbastanza di quella situazione. 
Ari abbassò il capo sconfitta. Un piccolo, grande sacrificio per la vittoria. 
Si alzò da terra e Mao le porse il vestito, soddisfatta come poche volte nella sua vita, ma il ghigno dell’avversaria fece gelare il suo.
Superò lei, che era rimasta con il vestito a mezz’aria, e gli altri. Si piazzò davanti a Kai, che strabuzzò gli occhi incredulo. Lo afferrò con forza per la maglia attirandolo a se, e non appena sfiorò le sua labbra con le proprie, gli infilò prepotentemente la lingua in bocca.
Se i caratteri peculiari di un bacio sono l’affetto e la riverenza, allora quello non si poteva definire bacio, visto che più che altro era violento e irrispettoso.
Lo spintonò via ancora sconvolto, dopo praticamente averlo usato, sotto gli occhi attoniti di tutti (anche se Hilary si poteva definire quasi svenuta).
Mao rimase a bocca aperta. Questa non se l’aspettava proprio. Erano andati in frantumi la sua vendetta e il piano.
Ari le si avvicinò, senza degnare di un’occhiata Kai, che ancora boccheggiava incredulo ed indignato, e la guardò minacciosa dritta negli occhi.
-Mocciosa petulante, non capisco perché mi provochi continuamente, ma ti consiglio vivamente di finirla. Ricordati che io vinco sempre!- sibilò ad un passo dal suo volto.  
Mao, dopo un primo momento di smarrimento, strinse rabbiosamente il vestito tra le mani.
Pestò i piedi a terra ed uscì dalla stanza inviperita, sbattendo la porta.    
Ari incrociò le braccia al petto, non propriamente soddisfatta, dato che aveva dovuto baciare quel….
-Stronza!-
Kai balzò giù dal letto, travolse tutti coloro che si trovavano sul suo cammino, e le si gettò addosso come una furia.
-LA VUOLE AMMAZZARE!- starnazzò terrorizzato Takao.
La scaraventò sul letto e le tappò la bocca con una mano, mentre con l’altra cercava di tenerle i polsi, cosa che si stava rivelando più difficile di quanto pensava.
-Statti ferma, stupida…- disse sempre più adirato.  
Ari gli morse la mano e lui la ritirò immediatamente, cacciando un urlo più furioso di prima.
-Brutta….- iniziò ad imprecare in russo, cercando di tenerle i polsi e di trattenersi dal prenderla a ceffoni, mentre lei si dimenava. 
-Lasciami idiota! Che c’è, avresti preferito Takao?!- lo provocò mollandogli una ginocchiata nella schiena, che arrivò proprio sulla ferita che ancora si stava rimarginando.
Il dolore improvviso gli tolse il respiro. I ragazzi rimasero attoniti, in attesa dei drammatici risvolti.
Ari gli mise le mani sul torace per spintonarlo, ma un ringhio di Kai le fece capire di aver fatto una mossa sbagliata.  
Le afferrò i polsi con una sola mano, questa volta con una luce omicida negli occhi. Alzò il pugno pronto a colpire. A Ayumi scappò un urlo.
Kai tentennò un momento, aprendo e chiudendo la mano, come se fosse indeciso se strapparle la faccia tosta che, nonostante tutto, lo sfidava senza rivelare timore, o mollarle un cazzotto.
Afferrò il cuscino con uno scatto e glielo mollò in faccia ripetutamente.
Max saltò su improvvisamente agguerrito.
-Kai ha preso il cuscino!- esordì con enfasi. –VIA CON LE CUSCINATE!-
Kai e Ari si voltarono terrorizzati. Una valanga bianca senza precedenti li investì.
Volete sapere come andò a finire la serata?
Tutti andarono a nanna senza cuscino. Kai li sequestrò tutti, li usò a mo di materasso, e dormì come un pascià, finalmente felice e soddisfatto! 
 
 


 

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Capitolo 20
*** Una serata d’inferno ***


20
20. Una serata d’inferno per Ari
 
Hilary si sedette sul letto fissando il muro bianco di fronte a lei con aria assente. Non riusciva a levarsi dalla testa l’immagine della sera prima. Si sentiva male al solo pensiero, anche se sapeva benissimo che quel bacio non significava niente.
Qualcuno bussò alla porta e trasalì sorpresa. Che fossero i ragazzi?
-Avanti!-
Una testa azzurra ed una castana fecero capolino.
Ayumi e Ming Ming le sorrisero.
-Allora!? Che fai ancora qui? Vieni, andiamo a divertirci!- le disse Ming Ming entrando.
Hilary aggrottò la fronte interdetta.
-Dove?-
-A ballare, ovvio no? Ti devi distrarre, non puoi stare giù per tutto il tempo!-
-E poi è colpa nostra che abbiamo insistito con quello stupido gioco. Non avevamo previsto che andasse a finire in quel modo…- si scusò Ayumi.
-Certo!- esordì la cantante scostandosi i capelli dal viso con aria snob. –Che cosa pretendevate? Io sinceramente avrei fatto di meglio, e non un errore madornale come il vostro!-
Ayumi, troppo bonaria per offendersi, abbassò il capo ancora più dispiaciuta, mentre Hilary alzò un sopracciglio indispettita.
-Ma scusate, voi domani non avete l’incontro?- chiese lei, sapendo che Yuri non tollerava distrazioni di nessun tipo.
Ming Ming sbuffò sonoramente alzando gli occhi al cielo.
-Anche tu ti ci metti?!- iniziò pronta a fare teatrino. –Già Yuri mi ha fatto una testa tanta! Sembra di poche parole ma, quando ci si mette, non la smette più di parlare! E poi, sarà pure un gran bel pezzo di ragazzo, ma ha sempre il musone e ti guarda sempre male! Certo che…-
Ming Ming si interruppe. Ari spintonò tutte e due le ragazze sulla porta, ed entrò nella stanza.
La cantante incrociò le braccia al petto indispettita. Non le importava niente di quella lì, ma due paroline gliele voleva dite, visto che era stata veramente scorretta.
-Di un po’, ma ti sembra giusto quello che hai fatto?! Sei veramente un’insensibile! Sapevi benissimo che a Hilary piaceva Kai, c’eri anche tu quando ce l’ha detto, e non ci sono scusanti!-
No, lei era stata la prima, pensò Hilary abbassando il capo dispiaciuta. Eppure non si sentiva tradita.
-Cosa ti costava metterti quel vestito?!- insisté Ming Ming con tono severo rivolta alla ragazza che le dava le spalle. Ma si zittì completamente quando Ari diede un poderoso calcio al comodino, che si ribaltò rumorosamente per terra.
Le tre saltarono in aria per lo spavento.
Ari sembrava parecchio infuriata. Si sedette sul letto cercando di darsi una calmata, strofinandosi nervosamente le mani e scrutando il pavimento come alla ricerca di una soluzione.
-Scusa, nervosetta oggi?!- chiese Ming Ming indietreggiando alla sua occhiataccia.
-Fuori dalle palle, immediatamente!- sibilò alle due ancora sulla porta.
Ayumi e Ming Ming tentennarono. Non potevano lasciare lì Hilary.
Ayumi si prese di coraggio e parlò.
-Vieni Hilary, andiamo!-
Hilary annuì. Prima però aveva una cosa da fare.
-Vi raggiungo fra qualche minuto, così mi cambio. Voi andate…-
-Sei sicura?- chiese Ming Ming.
Lei annuì nuovamente con decisione.
La ragazzina dai capelli azzurri si strinse nelle spalle e si affrettò ad uscire dalla stanza senza più ribattere.
Hilary si alzò e si avvicinò all’armadio, per scegliere che cosa indossare. Gettò un’occhiata furtiva alla ragazza dietro di lei.
Era ancora seduta sul letto a fissare torva il pavimento, come se stesse passato i peggiori guai della sua vita.
Ari si passò irrequieta le mani sul volto cercando una soluzione. Quegli idioti ancora non si erano mossi e, per giunta, adesso i superiori stavano mandando qualcuno a controllare di persona, il che significava che non si sarebbe limitato solo a quello, e temeva di sapere anche chi fosse.
Aveva bisogno di aria, di un posto aperto e desolato dove ragionare.
-Ari…-
La voce della mocciosa la destò. Alzò lo sguardo su di lei.
-Veramente non capisci perché Mao ti provoca continuamente?-
Ari aggrottò la fronte poco disposta ad assecondare le sue discussioni. Abbassò lo sguardo e strofinò le mani sulle cosce per scaricare la tensione.
Si poteva benissimo dire che faceva paura, ma Hilary stranamente lo la temeva, anche se sembrava più arrabbiata delle altre volte che l’aveva vista così.
-Mao è innamorata di Rei e, vederlo con un’altra, anche se solo in amicizia, la fa stare male…. capisci?-
Si voltò verso di lei speranzosa di una risposta positiva, ma Ari non si mosse.
Il suo sguardo si rattristò nel vedere l’amica così agitata. Perché non la vedeva mai sorridere? Perché sembrava così distaccata da ogni cosa? Kai non era così. Lui era felice!
-Tu non hai mai amato nessuno, vero?- chiese imprudente appoggiandosi alle ante dell’armadio.
Ari non reagì, il che amareggiò ancora di più la ragazzina. Come poteva provare risentimento nei suoi confronti?
-Non è triste il mondo senza colori?-
Gli occhi di Ari si assottigliarono. Il mondo per lei era rosso sangue.
Delle voci nel corridoio attirarono l’attenzione delle due, che si voltarono verso la porta in ascolto.
Un ragazzo stava urlando infuriato contro qualcuno.
Hilary aprì la porta appena in tempo per vedere passare Boris.
-Boris, torna qui immediatamente!- la voce di Yuri accese l’interesse di Ari.
-FOTTITI YURI!- urlò Boris, e doveva anche aver fatto un brutto gestaccio, a giudicare dalla faccia indignata di Hilary che osservava la scena incredula.
Ari non si mosse, in attesa di ulteriori risvolti, ma Yuri ritornò nella propria camera, e Hilary richiuse la porta una volta che anche Boris fu scomparso.
-Devono aver litigato!- disse sconsolata.
Ari si alzò al contrario un po’ più rincuorata.
-Dove vai?- chiese Hilary osservandola.
-A fare due passi!- tagliò corto uscendo dalla camera.
 
 
 
  
 
Si guardò attorno indifferente sorseggiando il cocktail rosso che le aveva dato Ming Ming.
Il frastuono in quella discoteca era incredibile, e tra la musica e le luci ad intermittenza si stava rimbecillendo.
Le sue amiche erano sulla pista a ballare, tutte vestite carine per la serata.
Julia, Ming Ming e Mao era quelle più belle e provocanti, con le loro minigonne e le magliette scollate, ed erano anche le più corteggiate.
Anche lei si era vestita carina, con la minigonna nera e la maglietta argento che le lasciava scoperte le spalle, e come loro aveva molti ammiratori, ma non le interessava nessuno. Scrutava tra la folla nella speranza di intravedere tra i tanti Lui, anche se sapeva che era impossibile.
Kai non frequentava posti del genere. Eppure con la fantasia vagava, e sognava di vederlo apparire, di potersi avvicinare a lui, e magari, vedendola così carina, si sarebbe accorto di lei.
Sbuffò tristemente mescolando con la cannuccia il liquido rosso.
Ne bevve metà tutto d’un sorso.
-Hilary, vieni a ballare!-
Matilda si era avvicinata a lei e la tirava per un braccio. Si aggiunse anche Ayumi.
Erano allegre e spensierate, pensò Hilary sconfortata, beate loro!
-Grazie ragazze, ma preferisco di no!-
Sorrise per rassicurarle. Aveva ancora voglia di stare lì a sognare.
Mao arrivò trafelata, scostandosi una ciocca dal viso sudato, e la guardò severamente.
-Viene con me a fare due passi!-
-Ma io….-
-Niente storie, vieni!- disse prendendola per il braccio e trascinandola fuori da quella bolgia.
Hilary si sentì infinitamente più sollevata, nell’improvvisa quiete che c’era fuori dalla discoteca 
-Volevo chiederti scusa per ieri!- esordì Mao dopo qualche passo verso la spiaggia.
Hilary sorrise e si strinse nelle spalle.
-Non fa niente!
Mao si fermò di fronte ad un muretto e si sedette accavallando le gambe.
-Non devi stare così!-
-Così cose?-
-Capisco cosa provi, ma stare a sognare mentre la vita ti scorre davanti è inutile!-
Hilary la guardò sorpresa.
-In che senso scusa?-
-Ti devi divertire Hilary, non puoi stare ad aspettare che lui si accorga di te! Devi essere tu a farti notare!- disse Mao dura.
Lei sospirò e abbassò lo sguardo.
-Mostragli un po’ di carattere!- continuò Mao posandole una mano sulla spalla.
-Scusate!-
Le due si voltarono verso un ragazzo alto e scuro.
-Avete da accendere?- chiese mostrando la sigaretta stretta tra le dita.
-No, mi spiace!- lo liquidò Mao tornando a parlare con Hilary, ma il ragazzo sembrò non aver sentito, e restò lì a fissarle sorridente.
La cinese si voltò indispettita.
-Scusa, noi staremmo parlando di cose riservate, potresti andartene!?- disse scorbutica.
Lui rise divertito.
-Perdonate, ma siete così belle che mi piacerebbe conoscervi!- disse lui scostandosi i capelli lisci dal volto con dare da dongiovanni che non piacque a Mao.
-E a noi per niente! Fuori dai piedi!-
Hilary indietreggiò poco sicura. Quel tipo non le piace affatto, nonostante fosse veramente bello.
-Su via!- insistette lui afferrando il polso di Mao, che non si fece per niente intimorire e lo scacciò con un gesto brusco.
-Levami le mani di dosso, brutto cafone! Non ti permettere e vattene!-
-Non fare tante storie!- disse lui avvicinandosi e ghignando. –In fondo, dobbiamo solo divertirci…!-
-Di certo non con te!- disse Mao guardandolo infuriata.
-Mao, è meglio che torniamo dalle altre…- le sussurrò Hilary poco contenta delle attenzioni troppo insistenti del ragazzo.
-Si andiamo!- disse altezzosa Mao voltandosi per tornare dentro, ma questa volta il ragazzo l’afferrò per il braccio e l’attirò a se.
Mao si dimenò ma senza riuscirci, dato la stazza del ragazzo.
-Su, non fate le preziose….-
-Lasciami immediatamente!- urlò Mao agguerrita provando in tutti i modi a spingerlo via.          .
Hilary si avventò sul ragazzo dando pugni e calci, ma l’unica cosa che ottenne fu di essere catturata anche lei. Urlò disperata. Adesso si che iniziava ad avere seriamente paura, non come Mao che più che altro era arrabbiata. Aveva una gran voglia di piangere. Anche se per strada c’era qualche gruppo di ragazzi, sembrano tutti indifferenti, o meglio ubriachi.
-Mollaci subito!- strepitò sempre più inviperita Mao, mentre il ragazzo le stringeva fastidiosamente a se, strascinandole con la forza in un punto più isolato.
-Fai piano con i calci cinese! Tra un po’ non sarai più così dispiaciuta di venire con me!-
Un bey blade gli sbarrò la strada e lui si fermò a guardarlo divertito.
Gli occhi di Hilary si riempirono di lacrime, e li alzò verso il fondo della stradina buia, scrutando la sagoma scura del blader.
-Che paura!- sbeffeggiò il ragazzo. –Una trottola!- 
Allungò il piede per schiacciare l’oggetto, ma delle saette bianche si sprigionarono minacciose.
Il ragazzo indietreggiò allentando la presa su Mao e Hilary che, con un ulteriore strattone si liberarono e corsero verso il blader.
-Fatti avanti!- disse il ragazzo. –Risolviamo questa cosa da uomini!-
La figura si mosse lenta, passo dopo passo.
-No!- Hilary afferrò il blader per il braccio, ma trovò resistenza. Mao assistette incredula.
-Ma che vuoi fare?!-
Il ragazzo rise divertito mentre l’avversario si avvicinava. Sarebbe stato un piacere per lui ridurlo in poltiglie.
Una macchina passò illuminando la stradina.
Il sorriso gli si spense, ma ritornò ancora più beffardo di prima.
-Sei una ragazza!- disse ironico. –Ti riserverò alla fine un trattamento speciale…-
Ari si fermò ad un metro da lui.
Drawind volò nella sua mano.
Lui allungò una mano per afferrarla, ma un pugno gli arrivò incredibilmente forte alla bocca dello stomaco, facendolo piegare in due.
Hilary sobbalzò spaventata.
-Ari, ti prego andiamo! Scappa!- urlò senza però ottenere nessun risultato.
Ari sembrava intenzionata a restare lì. Afferrò per i capelli il ragazzo, sollevandogli la testa e gli diede una ginocchiata che gli fece schiattare il naso.
Mao si coprì il viso con le mani. Non si aspettavano tanta violenza.
Il ragazzo barcollò ed indietreggiò irato, mentre Ari avanzava minacciosa, pronta a continuare.
-ARI!- insistette Hilary sperando che l’amica si ritirasse.
Il ragazzo si gettò con tutto se stesso addosso alla ragazza, intenzionato a fargliela pagare, ma lei si scostò e gli diede una gomitata sulla schiena, che non fu abbastanza forte da fermarlo. La afferrò e la sbatté al muro con forza più volte.
Ari si liberò come una furia e gli diede un pugno sul muso che lo atterrò.
Gli schiacciò il viso sotto il piede, stringendo i pugni fino a far diventare le nocche bianche, mentre il bruciore sulla tempia e la guancia destra aumentava. Sentiva la parte pulsare ed il sangue scivolarle fino al mento.
Quelle due sprovvedute incapaci! La prossima volta le avrebbe lasciate fottere! Era stata fin troppo buona.
Aumentò la pressione sulla testa di quell’essere immondo, che iniziò ad urlare e a spingere in ogni modo via la gamba.
Ghignò sadica. Grande e grosso e non riusciva a togliersi di dosso una ragazzina!
Tolse il piede dandogli un illusorio momento di sollievo.
Partì un calcio dritto in faccia.
Il ragazzo perse conoscenza all’istante.
Hilary e Mao si ritrassero sconvolte.
Ari si avvicinò a loro guardandole torva.
-La prossima volta ve la vedete voi!- disse superandole.
Hilary si voltò seguendola con lo sguardo.
-Ari ti sei fatta male, torniamo in albergo….-
Ari neanche la considerò e continuò a camminare.
Mao fece qualche passo verso di lei, e per un attimo Hilary temette che volesse rimproverarla, ma la ragazza cinese abbassò il capo umile.
-Ari…. Grazie!-
 
  
 
 
 
Salì gradino dopo gradino. Era stanca, ma almeno aveva sbollito un po’ la rabbia.
Oramai era agli ultimi.
Arrivò nel grande piazzale vuoto.
Là sopra, lo splendore argenteo della luna illuminava il Cristo Redentore, che accoglieva tra le braccia la città brillante sotto un mare di stelle.
Si accostò alle ringhiere, osservando l’oceano nero. Un lieve venticello fresco le scostò i capelli dal viso graffiato e sporco di sangue, donandole un momento di sollievo. Non aveva passato più di una volta la maglia per pulirsi. Non le importava niente, ne di sporcarsi ne di curarsi.
Si sedette su una panchina allargando le braccia sullo schienale e buttando la testa indietro. Le faceva male, ma almeno quegli idioti aveva fatto quello che lei aveva ordinato, ed in più Boris e Yuri sembravano aver litigato. L’unica cosa che le restava da fare, era sperare che l’indomani andasse come doveva andare.
-Cosa hai fatto al viso?-
Una voce particolarmente irritante la fece destare. Si voltò versò la figura che lenta si avvicinava.
-Mi sono grattugiata la faccia contro un muro. È un hobby veramente divertente, dovresti provarci anche tu ogni tanto!- disse con sarcasmo.
Le labbra del ragazzo si incresparono in un sorriso amaro, ed abbassò lo sguardo sulla città.
-Si, anche io l’ho fatto, qualche volta….-
Per un attimo le parve che fosse finita lì, anche se sperava vivamente che se ne andasse, ma fu delusa del tutto.
Avanzò verso di lei e le si sedette accanto.
Gli lanciò un’occhiataccia in segno di ostilità e tornò a guardare il cielo, con tutte le intenzioni di ignorarlo. Ma, dopo una buona quindicina di minuti, fu costretta lei stessa ad interrompere il silenzio.
-Kai!- disse restando immobile. –Che cazzo c’hai da fissare!?-
Kai ghignò.
-Sempre così fine!-
Ari strinse le nocche cercando di non alterarsi.
Non era la sua voce ad irritarla, era il tono confidenziale e la gran faccia di suola che le dimostrava ogni volta che le rivolgeva la parola, che le dava sui nervi.
Chiuse gli occhi, nella speranza che non si accorgesse di un’eventuale cambiamento.
-Vieni, fatti almeno pulire…- disse lui prendo dalla tasca un pacchetto di salviettine imbevute. Non sapeva neanche lui come mai se le era ritrovate, ma si stavano rivelando utili dopo tutto, come il suo vizio di non svuotarsi mai le tasche e di accumulare cose su cose.
Le voltò il viso con una mano, con fare poco gentile. Lei si scostò indispettita e scacciò la mano.
Kai le afferrò il braccio e la tirò a se, e nonostante la sorpresa, lei resistette.
-E non fare storie, scema!- disse dopo una lotta di tira e molla.
-Ma fatti i cazzi tuoi!- disse sull’orlo della pazienza lei spintonandolo via.
Kai allora l’afferrò risoluto e le passò un braccio intorno al collo, stringendo fino a quasi strozzarla, e la broccò con le gambe. Per poco non cadde dalla panchina.
Le passò la salvietta sul viso, mentre Ari graffiava con le unghie il braccio che la stringeva. Provò pure a morderlo, ma senza riuscirci.
-Ma ti vuoi dare una calmata?! Ti devo sedare come si fa con gli animali per curarti?-
-Lasciami e basta!- disse lei incazzata nera prendendolo a pugni sulle cosce.
Kai passò un’ultima volta la salvietta sulla tempia e la mollò esasperato. Lei si alzò a sedere e si passò il braccio sulla ferita come per pulirsi.
-Ma si può sapere perché cavolo sei così irrequieta?-
Ari si alzò. Aveva la testa che le stava scoppiando. Aveva fatto tanta strada per trovare un po’ di pace in un tosto isolato e, alla fine, su tutta Rio, proprio quell’idiota doveva incontrare?
Fece qualche passò tentando di scaricare la rabbia, e di placare quel mal di testa massaggiandosi le tempie.
-Vieni!-
Kai l’afferrò senza preavviso per il polso, e la trascinò dall’altra parte del piazzale, senza incontrare più la resistenza di lei, che oramai si era arresa agli aventi e preferiva farli scorrere in attesa di una qualsivoglia fine.
All’ombra della gigantesca statua, sotto una grande targa, finalmente la lasciò e si accovacciò a cogliere qualcosa.
-Guarda qui…- disse alzandosi.
Si voltò verso di lei. Tra le braccia una cosa pelosa che si muoveva.
Ari si ritrasse disgustata.
-Accarezzalo!- continuò lui porgendoglielo.
Lei arricciò il naso e incrociò le braccia al petto. Non le piaceva per niente la piega che stavano prendendo gli eventi.
-Non farti pregare!- insistette Kai severo. –Rilassa molto, rallenta i battiti del cuore e svuota la mente.-
Ari sbuffò seccata. Questa era più grossa dell’abbraccio dell’amicizia di Max!
-Sei un tipo da cani, vero?- chiese Kai storcendo la bocca. Sollevò l’animaletto e lo portò davanti al viso, come se fosse un bambino.
-Io preferisco mille volte i gatti!-
-Buon per te!- disse Ari scorbutica voltandosi e dandogli le spalle. –Io me ne torno in albergo!-
Fece due passi e la voce di Kai la fece tremare di rabbia.
-Vengo con te!-
 
Non solo aveva dovuto sopportare la presenza di Kai per tutto il tragitto, ma una volta arrivata ed aperta la porta, si era trovata di faccia Yuri che la scrutava torvo come al solito.
-Ari!- Takao si gettò giù dal letto e le andò incontro. –Che ti è successo?!-
Max lo raggiunse e lo stesso fecero Daichi e Kappa, piazzandosi proprio davanti, impedendole di passare. La fissarono intensamente, come se sulla sua faccia ci fosse scritto qualcosa.
-Non ho niente, sono solo caduta!-
-Sicura?- insinuò Takao guardandola si sbieco.
-Boris era con voi?-
I ragazzi si ritrassero.
Il rosso fissava Kai ed Ari in attesa di una risposta.
-Net!- rispose lei con freddezza buttandosi sul letto di Rei che, in fin dei conti, era forse quello più normale.
Kai nemmeno rispose ed andò a chiudersi in bagno.
Yuri si rabbuiò.
-Ma non hai la minima idea di dove possa essere andato?- chiese Takao cercando di consolare l’amico.
Yuri scosse la testa.
Takao sorrise e gli diede delle sonore pacche sulla schiena.
-Non ti preoccupare! Boris è grande e grosso, sa benissimo cavarsela da solo! E poi, qualche volta, anche Kai scompare prima di un’incontro. Anzi che questa volta è tornato, di solito sta fuori tutta la notte, se non per giorni!-
Ma quelle parole più che confortare Yuri, sembrarono dargli il colpo di grazia. Affondò le mani nei capelli rossi, quasi sull’orlo della disperazione.
-Se vuoi andiamo a cercarlo.- propose Rei.
Yuri scosse la testa ed infine si alzò. Sembrava molto stanco.
-Grazie ragazzi, ma ora è meglio che vada. Almeno vedo se quelle due sono andate a dormire, o stanno ancora a parlare.-
-Chi?- chiese Max.
-Ayumi e Ming Ming.- gli ricordò Rei, visto che ne avevano già parlato prima.
Kappa sospirò estasiato e cadde svenuto sul letto come in preda di una visione celestiale.
-Ming Ming!- ripeté più volte stringendo il cuscino. Yuri, nonostante la stanchezza e il rancore, non gli risparmiò un occhiata disgustata.
-Buona Notte!- salutò prima di uscire dalla stanza.
I bladebreakers si guardarono incerti.
-Povero Yuri! Che serataccia che sta passando!- disse Max sistemandosi il pigiamino e coricandosi.
-Già!- convenne Takao.
Rei si accostò al suo letto e sorrise alla compagna di squadra.
-Allora, che vuoi fare, dormi qui?-
Ari si strinse nelle spalle indifferente.
-No, vado in camera mia… buona notte!-
Si alzò ed uscì dalla stanza.
Percorse il corridoio buio fino alla propria camera.
Entrò e accese la luce. Ancora Hilary non era tornata.
Si tolse la maglia sporca di sangue e la gettò sul letto.
-Che ci fai qui?- chiese con calma dirigendosi verso il bagno.
Boris non rispose. Si limitò a fissarla, appoggiato alla parete.
Ari si sciacquo la faccia con acqua ghiacciata, per alleviare il bruciore alla parte lesa. Alzò gli occhi sullo specchio, vedendo il riflesso di Boris avvicinarsi barcollante. Doveva aver bevuto.
Si fermò sulla soglia del bagno e si appoggiò allo stipite, cercando di rimanere in piedi. La scrutò torvo.
-Dove sei stata in tutti questi anni?-
-Non sei nelle condizioni di fare domande.- ribatté lei asciugandosi il viso.
Non si fece intimorire, nonostante fosse stordito dall’alcol, e continuò.
-Perché non sei venuta con noi? Che ti abbiamo fatto?-
Ari gettò l’asciugamano di lato, ben poco intenzionata ad instaurare un dialogo con un ubriaco, anche se sembra ragionare molto meglio di quando era sobrio.
-Tornatene in camera tua, Yuri ti sta aspettando.- disse superandolo e tornando nella stanza.
Boris la seguì. Le parole erano finite, voleva passare ai fatti, perché era così che si faceva con lei. Era l’unico modo che conoscevano entrambi.
Le si avvicinò sempre più. Ari si voltò e lo guardò severa.
-La porta è dall’altra parte!- gli ricordò. Ma lui non l’ascoltò.
Affondò la mano tra i capelli di lei e l’avvicinò bruscamente, strappandole un bacio con la forza, sempre più violento.
Ari rimase impassibile, e quando Boris lasciò la sua bocca per scendere a mordere il collo, parlò con voce pacata.
-Basta adesso.-
Gli occhi di Boris lampeggiarono furiosi. La scacciò, facendola finire sul letto.
Per un attimo sembrò che se ne stesse per andare ma, al contrario, le si gettò sopra.
La scrutò con odio negli occhi freddi.
-Mi dispiace, ma non eseguo più gli ordini di nessuno. Sono libero adesso!-
Ari sbuffò. Era sempre stato un idiota, e adesso aveva bisogno di qualche bella mazzata per farlo tornare al suo posto.
Provò a spintonarlo di lato, ma lui reagì male. La prese con forza e la schiacciò sotto di se immobilizzandola.
Riprese e a morderle il collo lasciando segni rossi, e scese fino al seno, percorrendo con le mani la linea dei fianchi.
Alzò il viso per vedere la sua reazione. Fredda ed indifferente, non se ne sorprese. Di solito era lei ad imporsi, ma questa volta no.
-Mi spieghi per quale motivo giochi a fare la brava ragazza? Sai, non ti si addice!- la sbeffeggiò lui. Le alzò il ginocchio affondando tra le sue gambe. Quel contatto avrebbe fatto irrigidire chiunque, ma lei non si scompose.
Ed era proprio la sua indifferenza che lo faceva infuriare, come se fosse superiore a lui e al suo rancore. Voleva farle male, molto male. Voleva  vederla come quando tornava dagli allenamenti al monastero. Cascante e distrutta, coperta di sangue. Allora lo veniva a cercare, ed il solo pensiero lo distruggeva.
Le passò una mano lungo la schiena, affondando le dita come a volerle strappare la pelle.  
-Sei una stronza!-
Affondò nuovamente il viso nel suo seno, e morse attraverso la stoffa del reggiseno, cercando sempre più un contatto.
Ari alzò una mano decisa e la passò tra i suoi capelli, stringendo fino a fargli alzare il capo. Lo attirò fino alla sua bocca, ricambiando il bacio di poco prima con la stessa voracità.
Non le importava nulla di Boris, o forse era la stanchezza a farla ragionare così ma, in quel modo, l’avrebbe messo contro Yuri definitivamente, e quella era l’unica cosa che le importava in quel momento.
L’afferrò per la fibbia della cintura, incoraggiandolo a continuare, a stringersi a lei, a sfogare tutta la sua rabbia e la sua frustrazione sul suo corpo, che intanto, sotto le sue mani forti e violente, stava iniziando a coprirsi di nuovi lividi.
Ma aveva dimenticato una cosa, e se ne ricordò non appena sentì lo scatto della serratura.
Doveva dare conto alla squadra, non poteva esporsi in quel modo.
La porta si aprì.
Cercò di allontanare Boris, che non si era accorto di niente, e non si mosse da dove era.
Hilary rimase di ghiaccio sulla soglia. Boccheggiò incredula, con ancora la mano sulla maniglia.
Come se qualcuno la avesse svegliata, si voltò di scatto ed uscì chiudendosi la porta dietro.
Ari si portò le mani sul volto, imprecando in tutte le lingue che conosceva.
Boris si voltò verso la porta, corrucciando la fronte senza capire, e tornò alla sua occupazione.
-Adesso basta, Boris!- disse risoluta Ari spingendolo con forza.
Ma lui le afferrò il viso con una mano e la schiacciò contro il materasso, impedendole di parlare.
-Basta lo dico io!- sibilò con odio.
Gli occhi di Ari si assottigliarono, adesso fiammeggianti d’ira.
Gli diede una ginocchiata sul fianco, poco sotto il costato. Gliene diede un’altra dall’altro lato.
Boris boccheggiò e la lasciò. Ari si mise seduta, e gli diede un calcio ai gioielli di famiglia che lo fece ricadere inerme.
Si alzò e si infilò la maglia.
-I coglioni come te non dicono proprio niente!- sbottò prendendolo per la collottola della maglietta e trascinandolo fuori dalla stanza.
Bussò alla porta in fondo al corridoio.
Si aprì immediatamente.
La faccia di Yuri non appena la vide si trasformò in una maschera di ghiaccio.
-La prossima volta stai più attento a non perderlo, potrei non essere più così buona da riportartelo intero!- disse lei gettandogli addosso Boris, rintontito dall’alcol e dalla brutta botta.
Si ritrasse e tornò sui suoi passi. Doveva trovare la mocciosa e sistemare le cose. Ma dove l’andava a prendere adesso?
Bussò alla camera dei ragazzi. Magari era andata a rifuggirsi da loro.
Dopo poco Rei aprì la porta sbadigliando.
-Che ci fai ancora in piedi?- le chiese strofinandosi gli occhi col dorso della mano.
-Niente, scusa ho sbagliato stanza!- disse dando una rapida occhiata all’interno.
Rei si strinse nelle spalle e tornò dentro.
Doveva essere andata dalla cinese dai capelli rosa, pensò raggiungendo la stanza. Bussò e questa volta ad aprire fu un Rei in miniatura che  sbadigliò e si strofinò gli occhi con il dorso della mano allo stesso modo.
-Si?- chiese la piccola Ran.
-Cerco Hilary.- spiegò asciutta.
Ran si fece da parte e tornò a letto lasciando la porta aperta.
Ari entrò.
Hilary, seduta accanto a Mao sul suo letto, alzò gli occhi su di lei e divenne color porpora.
-Scusa, io non sapevo…. Mi dispiace!- balbettò imbarazzatissima.
Ari alzò un sopracciglio e si accostò all’armadio. Era facilmente impressionabile la ragazza!
-Scusa che? Non c’è niente da sapere. L’ho riportato da Yuri, non credo tornerà più!-
-Ma mi volete dire che cosa è successo?- chiese Mao spostando lo sguardo dall’una all’altra.
Hilary abbassò il capo mortificata.
-Niente, ha preso fischi per fiaschi!-
La ragazza più piccola la guardò senza capire.
-Ma tu e Boris…. Io credevo che….-
-Boris?!- chiese sempre più curiosa Mao.
Ari roteò gli occhi cercando di trovare un buon motivo per non perdere le staffe.
-Boris era solo ubriaco, non è successo niente!-
Hilary si alzò allarmata e incredula.
-Ti ha fatto del male? Sei sicura? Santo cielo, come può essere. E se riusciva a….- un singhiozzo la scosse.
-Boris!- disse sprezzante Ari facendo messa risata come se trovasse ridicola solo l'idea. –Adesso basta con questa storia, sono stanca e vorrei andare a dormire. Se vuoi tornare la porta è sempre aperta!-
Uscì e se ne tornò in camera.
Mao rimase a fissare ammutolita il punto in cui era scomparsa la ragazza.
Le due incrociarono lo sguardo perplesse più di prima, mentre la più piccola ronfava beatamente ignara.
-Ma certo che è proprio una tipa strana!-
 
 
 
 
 
 
Ecco il nuovo capitolo, variegato e lungo, molto lungo. 9 pagine word!
Intanto buon anno a tutti!
Allora…
XBebbe5: Vedo che cosa posso fare con Mao, intanto qui l’ho migliorata un po’. Max è sempre Max, nessuno può dirgli niente, con quel visetto da angioletto *__*!
XLexy90: pure io me lo immagino Kai che dorme tra mille cuscini *ç* sbav sbav sbav!
XLirinuccia: ciao, grazie ^/////^! Io mi diverto da morire quando scrivo, e sapere che è lo stesso per chi legge è fantastico!
Bene, siamo arrivati al 20 capitolo, quasi non ci credo!
Siamo a metà del viaggio, nel prossimo si partirà per la Grecia spero, e lì ci sarà da fare hihi!
Ok, sto dando di testa, sarà l’orario, quindi è meglio che taglio qui.
Buona notte e felice anno nuovo!
 
 
 

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Capitolo 21
*** In Grecia! ***


21bb
21. In Grecia!
 
Allungò una mano e le accarezzò il viso. Era tutto così luminoso, così bello. Tutto gli dava uno straorinario senso di pace e di leggerezza. Sorrise. Era felice, forse di più.
Quanto aveva desiderato poterlo fare ancora, poterla guadare. Avvertiva la sua presenza ora, anche se non la vedeva veramente.
-Takao!-
Gli stava parlando. Voleva dirgli qualcosa, ma allo stesso tempo sembrava allontanarsi, e diventare sempre più flebile. Lo stava abbandonando, di nuovo.
Lo chiamò una seconda volta, più forte.
Quella voce veniva dall’esterno, come se non fosse sua.
Aggrottò la fronte infastidito, oramai cosciente che si trattava di un sogno, mentre una mano lo stava scuotendo gentilmente.
Non voleva svegliarsi, era tutto troppo bello, voleva restare là e continuare a sognare.
-Takao, svegliati siamo arrivati!-
Aprì gli occhi di malavoglia. Hilary gli sorrideva dolcemente.
-Su pigrone, che dobbiamo scendere!-
Takao la guardò come a cercare qualche rimembranza del magnifico sogno appena fatto, e che avrebbe voluto prolungare ancora un po’.
Allungò una mano verso il viso della ragazza.
Gli stessi occhi, lo stesso colore dei capelli. Quanto avrebbe voluto che fosse lei.
Accarezzò la guancia con la punta delle dita.
Era bella la speranza, ma brutta quando si scontrava con la dura realtà.
Hilary lo guardò sconcertata da quel gesto d’affetto così sentito che, di certo, non si aspettava da lui.
Takao fece scivolare via la mano stancamente e spostò lo sguardo fuori dal finestrino. Uno strano magone gli serrò la gola e la mente.
Non era Lei. Lei non c’era più.
-Takao…-
Hilary pronunciò il suo nome in un sussurrò. C’era qualcosa nell’amico che la turbava.
Hitoshi passò controllando che non si fossero dimenticati nulla, e per richiamare gli ultimi rimasti.
-Vi volete muovere?!- disse passando accanto a loro. –Tutti gli altri sono già scesi!-
Takao si alzò e fece un sorriso a trentadue denti al fratello. Sembrava tornato ad essere il solito.
-Scusa fratellone, mi ero addormentato!-
-Ok, stai attento a non dimenticarti niente!- gli disse severo riprendendo a percorrere il corridoio vuoto fino all’uscita.
Takao prese lo zaino e se lo mise in spalla.
-Vieni, andiamo!- le disse sorridendole dolcemente. Sentiva il bisogno di un contatto rassicurante. La prese per mano sorprendendola, e seguì Hitoshi fuori dall’aereo.
 
 
 
 
-La Grecia, finalmente!-
Max si stiracchiò dopo le lunghe ore di viaggio, respirando a pieni polmoni la nuova aria.
Lo stesso avrebbero voluto fare Ming Ming e Ayumi, ma non osarono muoversi, e rimasero attaccate alla squadra, o meglio a Yuriy.
Dopo l’incontro perso in Brasile contro gli All Stars, Yuriy aveva imposto l’assoluto silenzio e rispetto delle regole, che consistevano nel: “Nessuno, al di fuori di Yuriy, può permettersi di muoversi, parlare, pensare, senza il consenso di Yuriy stesso.”
Ovviamente a questo regime non era sottoposto Garland, che in quanto a serietà, non aveva bisogno della supervisione di nessuno, ed infatti era stato l’unico nei giorni a seguire ad aver avuto il coraggio di stargli vicino. Neanche Boris, che era sempre stato immune alla sua furia, adesso non osava avvicinarsi o fiatare, soprattutto dopo quello che era successo la sera prima del fatidico incontro.
Daichi iniziò a saltellare impaziente da una parte all’altra, strattonando Hitoshi che poco prima si era malauguratamente fatto scappare che ad attenderli ci sarebbe stata una sorpresa.
Arrivarono fino al porto, e presero la nave che li avrebbe portati all’isola dove si sarebbero tenuti gli incontri.
Daichi improvvisamente sembrò acquietarsi, ma dopo meno di cinque minuti dalla partenza, si spiegò il perché.
Per il grande dispiacere di Hitoshi, che più che un allenatore si sentiva un maestro di asilo, e nonostante la bella giornata e il mare calmo, il ragazzino iniziò a vagare per la nave accusando nausea, con una faccia da far paura.
-Fatemi scendere, vi prego! Sto per vomitare!- disse appoggiandosi a Ming Ming.
Questa, fregandosene per la prima volta della legge di Yuriy, prese il ragazzino per la maglia e lo buttò fuori di peso.
Rotolò sul pontile del traghetto finche non andò a sbattere contro qualcuno.
Alzò gli occhi.
Kai lo guardava dall’alto con la sua solita aria, anche se sembrava più disgustato del solito.
Daichi si alzò, e senza sapere come, riuscì a trattenersi.
-Daichi, stai ancora male?- gli chiese un Takao sorridente che spuntò dietro Kai. –Non saranno state tutte le noccioline ed i biscotti che ti sei mangiato sull’aereo?-
Daichi lo guardò confuso, poi si girò e diede di stomaco, senza riuscire più a trattenersi, a meno di un passo da Hilary, mancandola per poco.
Lei, per ringraziarlo di tanta gentilezza nell’averla scelta come gabinetto dove vomitare, gli diede un pugno che per poco non lo uccise. Girò sui tacchi e se ne andò infuriata, sbuffando come una ciminiera, cercando di darsi una calmata.
-Wow, che mira!- commentò Max sedendosi accanto ad Ari, sulla panchina.
Takao sghignazzò divertito, e si appoggiò alla ringhiera guardando il mare azzurrissimo e le isole tutte intorno.
-Già! Non l’hai presa per un pelo!- disse al ragazzino mezzo morto riverso a terra. –Questa volta l’hai fatta davvero arrabbiare!-
-Ma che me ne frega!? Maledetta ochetta!-
Rei cercò di farsi coraggio per avvicinarsi al compagno e aiutarlo, ma gli venne seriamente difficile, quindi di limitò a qualche parola di conforto.
-Come ti senti adesso?-
Daichi si passò una mano sulla fronte e sbuffò sollevato.
-Adesso molto meglio!-
 
 
 
 
Salì le scalette ripide che portavano alla terrazza superiore, e la percorse a grandi falcate.
Non c’era nessuno, e ne era contenta.
Di certo non si poteva aspettare di meglio da quell’idiota, ma almeno avrebbe potuto evitare di ingozzarsi di dolci e noccioline sull’aereo, svuotando il carrello e mettendo in imbarazzo tutti, perfino Takao.
Sbuffò e si appoggiò alla ringhiera, mentre il vento le scompigliava fastidiosamente i capelli. Vedeva il porto della piccola isola farsi sempre più vicino, mentre avanzavano sul mare azzurro.
Un rumore la fece trasalire. Era convinta di essere sola, visto che tutti erano rimasti sotto, ed era salita proprio per trovare un po’ di pace.
-Scusa, ti ho spaventata.-
Hilary si voltò sorpresa. Davanti a lei c’era un ragazzo moro, che la guardava con dolcissimi occhi verdi. Rimase affascinata a fissarlo, mentre le regalava un bellissimo sorriso.
-Perdonami, ma ero rimasto incantato dai tuoi lineamenti…- disse scrutandola in viso. Allungò una mano e la portò leggero ad accarezzarle la guancia. -…così perfetti. Non ho potuto fare a meno di guardarti per capire se eri vera o una splendida statua!-
Hilary boccheggiò incredula, mentre lui le prendeva con gentilezza la mano. Chinò il capo, senza mai staccare i suoi occhi verdi da quelli bruni di lei, e le posò un delicato bacio.
-Posso sapere il suo nome, bellissima signorina?-
Hilary arrossì ancora incredula, mentre il suo cuore prendeva a battere all’impazzata.
-Io…. Hilary…-
-Magnifico!- sussurrò lui facendosi più vicino.
Lei distolse lo sguardo imbarazzata.
Lui guardò l’isola sempre più vicina.
-Non trovi che questi colori siano magnifici? Risalti molto nel turchese del mare e del cielo.-
Hilary lo guardò stupita.
-La Grecia è un posto meraviglioso!-
E in effetti era così. Per colpa della stanchezza e di Daichi, non si era neanche guardata attorno.
Il mare lì era veramente bello, e all’orizzonte c’era sempre qualche isola nuova a catturare l’attenzione e la curiosità. Solo in quel momento si accorse dell’odore della salsedine e del profumo esotico portato dal vento dalle isole vicine.
-Hilary!- una terza voce fece voltare i due.
Takao arrivò di corsa ma, non appena si accorse della presenza di quel ragazzo, così vicino ad Hilary, si fermò.
-Siamo arrivati, andiamo Hilary.- disse con distacco squadrando il tizio dalla testa ai piedi.
I ragazzo sorrise divertito.
Faceva sempre quell’effetto sui ragazzi.
Hilary annuì senza capire veramente che cosa le avesse detto. Era ancora troppo presa da quegli occhi e dalle parole di quel ragazzo bellissimo.
-Allora ti vuoi muovere?!- la richiamò Takao spazientito.
-Non dovresti rivolgerti così alla signoria.- disse il ragazzo scrutandolo a sua volta. –Ci vuole delicatezza per trattare un fiore così pregiato!-
Takao si indispettì, e non poco.
-Ehi tu, ma ti senti quando parli?! Quella un fiore? Più che altro sembra una rapa!?- disse beffardo incrociando le braccia al petto. –Sei solo un cascamorto!-
Quelle parole le arrivarono forte e chiaro, ma non ebbe il tempo di reagire, perché il misterioso ragazzo lo fece prima di lei.
-Non ti permetto di offenderla così gratuitamente! Ti sfido!- disse lui facendosi avanti e puntando il proprio bey.
-Cosa?!- chiese Hilary incredula. Quella era la prima volta che incontrava un ragazzo così bello, dolce e che si interessava a lei fino ad arrivare a sfidare qualcuno.
-Cosa, per Hilary?! Ma tu lo sai chi sono io?! Io sono il campione del mondo!- disse tronfio Takao. –Piuttosto, tu chi sei?!-
Il ragazzo abbassò il bey e sorrise.
La nave attraccò.
-Bene, allora arriverà il giusto momento.- disse enigmatico dandogli le spalle.
-Cosa? Che vorresti dire?-
Il ragazzo si sedette sulla ringhiera e la scavalcò.
-Che cosa stai facendo!?- Takao fece qualche passo avanti, contrariato dal comportamento del tizio, che sembrava più intento a guardare Hilary, che a considerare lui e la sua sfida.
-Mia cara.- disse lui ignorando. -Mi congedo da voi!-
La attirò a sé sorprendendola, passandole una braccio attorno alla vita, e le diede un bacio appassionato degno dei migliori film romantici in bianco e nero.
Takao assistette incredulo alla scena tanto quanto Hilary, rimanendo a fissare a bocca aperta come un babbeo.
-A presto!- disse il ragazzo una volta staccatosi dalle sue labbra. Le sorrise un’ultima volta e si gettò  scomparendo alla loro vista.
Takao e Hilary si affacciarono appena in tempo per vederlo correre via sul pontile inferiore, ancora sconvolti.
Lei indietreggiò sfiorandosi le labbra con la punta delle dita.
Ancora non le sembrava vero, era incredula. Doveva essere un sogno, eppure sentiva nitidamente il sapore e il calore lasciati dalle labbra di lui sulle proprie.
-Sei un’oca!- la voce fredda e meschina di Takao la riportò bruscamente alla realtà.
Lo guardò senza capire, mentre lui la scrutava con odio.
-Cosa…- ma non le diede neanche il tempo di parlare che le diede addosso, quasi urlando.
-Ti piace Kai e fai la civetta col primo che capita!-
Hilary indietreggiò arrossendo, mentre un senso di colpa e di vergogna si impadroniva di lei. Non era vero, lei non faceva la civetta con nessuno.
Le salirono le lacrime agli occhi.
Come faceva Takao a sapere di Kai?
-Non faccio la civetta!- di difese mentre dei singhiozzi iniziavano a scuoterle il petto.
-Ah no?!- continuò Takao sempre più infervorato. –Allora che cosa stavi facendo?! Abbi almeno la decenza di ammetterlo! Kai di qua, Kai di là, e poi ti baci con chiunque!-
Grosse lacrime calde scesero a rigarle il viso, spinte da quelle accuse dette con sempre più cattiveria, solo per ferirla.
-Non è vero! NON È VERO NIENTE!- non se ne rese conto ma urlò.
Perché era così cattivo con lei, perché le diceva quelle cose? Forse era vero, aveva ragione? Ma perché doveva farle questo?
Scappò via di corsa, sentendo il senso di vergogna e frustrazione vincerla.
Takao rimase solo a fissare torvo il punto in cui era scomparsa.
Batté un pugno sulla ringhiera, pieno di rancore, e questa tremò.
Perché diamine aveva tanta voglia di piangere, di dimenticare tutto? Perché odiava tutto ciò che lo circondava e lo voleva vedere distrutto?
 
 
 
 
Ari si guardò attorno cercando di nascondere il malcontento.
Sbuffò portando indietro la testa e spalancando gli occhi verso il cielo terso di azzurro.
Sembrava essere fatto apposta per farle venire il mal di testa.
In India caldo, in Brasile caldo e in Grecia pure!
Voleva proprio sapere chi aveva avuto la geniale idea di organizzare un torneo in piena estate, e in posti così insopportabilmente cocenti. A questo punto tanto valeva andare direttamente nel deserto del Sahara!
Allacciò la giacca attorno alla vita e si sistemò il borsone in spalla. Non vedeva l’ora di arrivare e mettersi in pantaloncini, o meglio ancora levarsi tutto.
Yuriy sembrava essere messo come lei, se non peggio, e non era il solo. Anche gli altri due russi sembravano soffrire molto il caldo, e arrancarono verso l’albergo quasi disperati alla ricerca di un riparo dal cocente sole d’agosto, che svettava allegro sulle loro teste.
-Ragazzi da questa parte!-
Hitoshi li richiamò.
-Che c’è?- chiese Max fermandosi.
-Non andremo in albergo con gli altri, questa volta!- spiegò l’allenatore sorridendo compiaciuto delle loro facce sorprese.
-E dove andremo allora?- chiese Kappa.
-Sotto un ponte!- sbottò Kai imbronciandosi e molando il borsone a terra.
-Ma io non voglio dormire sotto un ponte!- si lamentò Daichi.
-Ma ti pare che andiamo veramente a dormire sotto un ponte!? Stava scherzando.- lo tranquillizzò Max, sorpreso dall’ingenuità del rosso.
Daichi tirò un sospiro di sollievo.
-Dove sono Takao e Hilary piuttosto!- tagliò corto Hitoshi. –Non ditemi che sono ancora sulla nave!-
-Beh! Credo di si. Takao era andato a cercarla…- rispose Rei.
-Ciao ragazzi!-
I bladebreaker si voltarono verso la voce familiare, e rimasero di stucco a fissare il ragazzo dai folti capelli rossi, che sorrideva amabilmente col capo leggermente inclinato.       
 

Guarda tu che fantasia di titolo! 
Chi sarà mai? O meglio, chi saranno mai? Curiosi vero? (No -_- ndtutti) (ah, ok …ç____ç snif snif! ndpinca)
Salve! Scusate il ritardo, ma per adesso sono un po’ frastornata da mille più uno pensieri, e non riuscivo a scrivere niente di decente (come se questo lo fosse! NdTakao) (ti ricordo che sono io a decidere, bada a come parli è___é ndPinca) (ahah! NdKai alla nelson) (la cosa vale pure per te! ndpinca) (O_O chiaro ndKai).
Vorrei ringraziare tutti coloro che leggono la mia ff, che l’hanno inserita tra i preferiti e che recensiscono, un bacio grande grande.
Allora…
XBebbe5: so che non è molto, ma spero che vada lo stesso. Un grazie grande grande!
Xlexy90: kai col micio non mancherà neanche in grecia hihi, e questa volta riuscirà ad andare a segno! (MICIOMAN! ndpinca) (aiuto ç_ç ndkai). Lo so che questo non è neanche la metà dell’altro, ma cercherò di aggiornare prima.
XChibivaly: ciao, grazie mille per i complimenti ^///////////////^. Boris e yuyu mi fan morire. Per adesso il signorino yu lo lascio libero (siiiiiiii!^_______^ ndyuri) di pascolare, felice e spensierato nella sua testolina innocente (ohi ohi, qui c’è qualcosa che non mi convince O_o ndyuri).
Spero di non avere postato una vaccata lunare e che sia quanto meno decente. Una buona notte a tutti e un bacione da pinca!
Ciao e grazie ancora!

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Capitolo 22
*** A casa di... ***


23
 
 
22. A casa di….
 
-Brooklyn!-
Il borsone scivolò a terra con un tonfo. Ancora incredulo ai propri occhi balbettò qualcosa, e finalmente ricambiò il sorriso.
Gli saltò al collo e lo abbraccio come un vecchio amico.
-Cosa ci fai qui!?- chi chiese una volta staccatosi.
-Ci vivo, insieme ai miei zii!- rispose il rosso accennando alla una giovane coppia al suo fianco. –Zia Ashley e zio Basil e, il piccolo è Jonathan!-
Takao abbassò lo sguardo sorpreso. Un bambinetto di si e no un anno, dai capelli rossi e due vispi occhi azzurri gli sorrideva birichino, tenendosi stretto alla mano della mamma per restare in piedi.
-Piacere di conoscerti!- disse la donna dai capelli rossi come quelli di Brooklyn. –Finalmente ti conosciamo, ci ha parlato molto di te!-
Takao si portò una mano al capo imbarazzato. -Ah ah ah! Grazie, il piacere è mio!-
-Adesso andiamo, su c’è un bel pranzetto che ci aspetta!- disse l’uomo prendendo il borsone che aveva fatto cadere e sistemandolo sul furgoncino.
Gli altri erano già saliti e lo guardavano allegri dai finestrini, tranne Kai che sembrava alquanto indisposto, mancava solo lui. salì a bordo e partirono.
Attraversarono l’isola, e giunsero sul promontorio passando per una stradina sterrata. Tutto intorno era campagna aperta, e il mare sembrava essere ovunque, tra il verde e l’azzurro del cielo.
Takao si affacciò e respirò a pieni polmoni il profumo delle piante e degli alberi da frutto.
-Wow, è bellissimo qui!- 
-Sono contento che ti piaccia, perché sarete ospiti a casa nostra per tutta la settimana!- disse allegramente la donna facendo dondolare il bambino sulle gambe.
-E poi tra un po’ e ferragosto, e di certo non potete mancare ai festeggiamenti in città!- aggiunse Basil.
-Che bello! E si mangia?- chiese Daichi saltellando da una parte all’altra.
-Certo! Quella è la parte migliore!- rispose l’uomo. –Mi sa che io e te andremo molto d’accordo!-
-Allora Brooklyn, che ci racconti?- chiese Takao rientrando la testa e mettendosi seduto.
Il ragazzo si strinse nelle spalle.
Nonostante quello che era successo poco prima sulla nave gli frullava ancora fastidiosamente nella testa, Takao non poté fare a meno di trovare che l’amico fosse più stralunato del solito.
-Dai Brooklyn, non essere timido!- lo incoraggiò la zia. –Di’ ai tuoi amici come sei bravo e quanto sei migliorato!-
Il marito sbuffò, Kai strabuzzò gli occhi incredulo.
-Ma questo già lo sappiamo signora, e poi come può migliorare più di così?- disse Max che a figurarsi un Brooklyn ancora più bravo gli venivano i brividi.
-Vero, e come mai non hai partecipato al campionato quest’anno?- chiese Rei.
-In tutta sincerità, non ne avevo voglia!- ammise il rosso. –Preferisco restare qua ad allenarmi e fare quello che mi piace di più!-
I ragazzi lo guardarono incuriositi.
-E cioè?-
-Suonare il flauto dolce!- ammise Brooklyn entusiasta di poterne parlare. –Mi alleno ogni giorno. Se volete, dopo mangiato, vi faccio sentire!-
-Per favore no!- disse Basil esasperato. –Proprio dopo mangiato, in piena digestione… almeno aspetta qualche oretta!-
La moglie gli lanciò un’occhiataccia che lo azzittì.
-Brooklyn caro, non ci fare caso.- disse lei seccata. -Lo zio ha sempre voglia di scherzare!-
I ragazzi risero divertiti.
Voltarono un’ultima curva e finalmente arrivarono.
In fondo alla strada c’erano due piccole e splendide villette bianche.
Scesero dal furgoncino e Ashley li guidò illustrando loro il posto.
-Tutta la campagna intorno è nostra, se vorrete allenarvi o farvi una passeggiata, non avrete problemi. Voi starete nella villetta accanto alla nostra. È tutta a vostra disposizione. Seguitemi, vi faccio vedere dentro!-
-Ti sfido!-
Tutti si voltarono verso Ari, sorpresi dal comportamento dall’amica, che puntava i suoi occhi di fuoco sul ragazzo dai capelli rossi. Questo la guardò senza capire.
-Sai suonare il flauto?- chiese ingenuamente.
Gli occhi di Ari si assottigliarono impazienti. Prese Drawind e lo mostrò al Brooklyn che le sorrise.
-Ma io non…-
-Non accetto un no!- lo avvisò senza mezzi termini con determinazione.
-Ari, te lo proibisco e non transigo!- il professore si  piazzò davanti alla ragazza con tutte le intenzioni di bloccarla. Adesso anche lei agiva seguendo l’impulso come tutti gli altri, pensò seccato. -Non se ne parla! Domani abbiamo l’incontro e non posso permetterti di distruggere il tuo bey!-
Squadrò minacciosa il piccoletto dalla testa ai piedi.
Se fosse stato qualcun altro a permettersi di parlarle con quel tono, sarebbe finito sicuramente due metri sotto terra con un pugno. Tornò a guardare Brooklyn, decisa ad ignorare il ragazzino. Doveva sfidarlo e batterlo. Era stato l’unico a battere Kai umiliandolo e, a considerare dal distacco e dalla freddezza  che quest’ultimo aveva da quando lo aveva rivisto, doveva essere stato il suo peggiore nemico. Doveva superarlo. Sapeva che era avventato, soprattutto per la missione, ma l’odio e la volontà di diventare il peggiore incubo, senza rivali, era molto più forte.
-Dai professore, che ci fa?- disse Takao che trovava la proposta di Ari interessante. -È normale che voglia misurarsi con un avversario così forte.-
Agganciò il bey al lanciatore.
-Muoviti!-
Tutti guardarono Brooklyn in attesa di una reazione, ma rimase impassibile a fissarla.
-Che ragazza combattiva!-  commentò impressionato Basil.
-Ma Ari!- disse Max, provando a farla ragionare. –Forse è meglio rimandare l’incontro ad un’altra occasione…-
-Max ha ragione.- convenne Rei.
Brooklyn sorrise divertito alla ragazza.
-Non gioco più a bey, ora suono il flauto dolce!- spiegò cordialmente.
Ari aumentò la pressione intorno al lanciatore. La stava prendendo in giro o doveva rigirargli il flauto dolce su per….
-Lascialo stare Ari.- Kai si avvicinò a lei e le abbassò il braccio che teneva stretto il bey. –Dammi  retta….-
-E poi, anche se volessi, non potrei giocare con te.- continuò Brooklyn con noncuranza. –Non mi ricordo dov’è il mio bey… anche se credo di averlo lasciato in Giappone, ma non saprei….-   
-Cosa?!- chiesero sconcertati i Bldebreakers
Brooklyn annuì convinto ed entrò in casa, visto che per lui la situazione era risolta, lasciando ribollire nella sua rabbia Ari che era stata letteralmente snobbata.
-Dai ragazzi.- disse la zia noncurante di tutta la situazione invitandoli ad entrare in casa. -Posate le valige e tutti subito a tavola che si mangia!-
 
 
 
 
 
Takao ridacchiò imbarazzato, non sapendo che dire per non sembrare troppo scortese. Guardò il fratello cercando la sua complicità, ma questo si strinse nelle spalle, senza sapere a sua volta che dire.
-Allora?- chiese impaziente per la seconda volta Brooklyn al suo pubblico.
-Sei stato molto bravo, veramente, dovresti continuare così!- si complimentò Hilary cercando di apparire il più possibile sincera e credibile.
-Ma stai scherzando!?- Daichi, con il suo solito tatto da elefante, aveva creduto seriamente alle parole di Hilary, ed era pronto a contraddirla, ma Takao gli serrò la bocca appena in tempo.
Brooklyn inarcò le sopracciglia sorpreso. –In che senso?-
-Nel senso che sei stato molto più che bravo!- cercò di riparare Takao, mentre gli altri dietro di lui annuivano con vigore. –Dopo tutto hai iniziato da poco a suonare, e sei già ad un buon livello!-
-Veramente è da quasi un anno che provo!-
Quelle parole ghiacciarono completamente.
I ragazzi si guardarono timorosi. Brooklyn era orribile quando suonava, stonato, lento e senza ritmo, ed emetteva dei suoni terrificanti, ma non potevano di certo dirglielo, si sarebbe offeso, e di certo loro non volevano farlo rimanere male, soprattutto vista la passione che ci metteva nel suonare.
Hitoshi gli diede una pacca sulla spalla.
-Ma ci vogliono anni per imparare a suonare uno strumento, e appunto, per essere solo un anno, hai fatto grandi passi! Ricordati, l’importante è l’allenamento!-
Gli occhi di Brooklyn brillarono e il viso gli si illuminò.
-Grazie! Finalmente un vero pubblico che mi apprezza!- disse contento voltando la pagina dello spartito. –Adesso vi farò sentire un altro brano. Non mi sono preparato molto su questo, ma è molto bello…-
E riprese a suonare per un quarto d’ora buono, anche perché, ogni volta che sbagliava una nota, si fermava e la rifaceva finche non gli veniva bene, e poi riprendeva a suonare.
Takao sospirò rassegnato all’ennesimo Do sfiatato.
Non appena il rosso allontanò il flauto e fece un profondo inchino, si apprestarono a fargli nuovamente i complimenti e a congedarsi, dicendo che il giorno dopo avrebbero avuto la sfida e che dovevano andare a dormire preso.
-In effetti sono le otto e mezza ragazzi!- convenne lo zio di Brooklyn che sperava come loro di non doverlo più sentire suonare, dato che era da un pomeriggio che andava avanti così. –Andate, il sonno è importante, soprattutto per dei giovani come voi molto, molto impegnati con un campionato mondiale!-
-Grazie signor Basil, faremo come ha detto lei, non si preoccupi!- disse Takao stringendogli la mano grato all’inverosimile. Prese Max e Kappa quasi di peso e se la svignò immediatamente, seguito dal resto della squadra.
Una volta entrati tutti e richiusosi la porta alle spalle, Kai si gettò sul divano massaggiandosi le tempie e sbuffando chiuse gli occhi, pregando di non dover più sentire simili suoni.
Peccato che non aveva lo stesso talento che aveva per il bey, pensò amareggiato.
-Quello me lo fa apposta, ne sono certo!- disse tra uno sbuffo e l’altro. –Questa doveva essere la prima volta che suonava un flauto!-
-Dai, non dire così!- lo riprese Takao dirigendosi nella cucina adiacente. –In fondo ognuno ha le sue passioni, e la sua è suonare… anche se non è molto portato!-
Kai storse la bocca contrariato.
In meno di qualche minuto si trovò da solo, nel piccolo e rustico salotto, a fissare l’unica persona che era rimasta, seduta al tavolo che, soprappensiero,  faceva scivolare il bey tra le dita della mano.
-Dimenticalo, non accetterà mai.-
Ari puntò gli occhi sulla parete bianca di fronte senza vederla veramente. La mano cessò di muoversi.
Si alzò lentamente, come un automa, ed uscì dalla stanza lasciandolo lì.
Kai si portò le braccia dietro la testa e sospirò stancamente.
-Gran bella cosa essere ignorati! Che lusso!- commentò aspro sperando che lei lo sentisse, ma lo sentì qualcun altro, che spuntò dalla porta della sua stanza. 
-Hai detto qualcosa?- chiese Takao.
Kai lo guardò per qualche istante, e Takao fece lo stesso.
-Tu che ci fai nella mia stanza?-
-Questa è anche la mia stanza!- fece l’amico.
-Cosa?!- Kai si alzò contrariato. –Te lo scordi!-
Takao rientrò veloce e si chiuse la porta alle spalle per impedirgli di entrare.
Kai provò ad aprirla e buttarlo fuori, ma dall’altra parte Takao si era messo di peso e non lo lasciava entrare.
-Apri immediatamente! Takao non farmi arrabbiare!-
-Dai Kai, ma che ci fa?-
-Che ci fa? Ti ricordo che l’ultima volta hai attentato alla mia vita!- gli fece presente sempre più adirato spingendo la porta. –Fuori e vai a dormire con Daichi!-
-Veramente pure Daichi dorme qui!- lo avvisò ghiacciandolo sul posto.
-No, vi prego! E chi lo avrebbe deciso?!- chiese cercando di nascondere al disperazione.
Qualcuno gli punzecchio col dito sulla spalla.
Si voltò ancora incredulo.
-Ehi tu, ma ti vuoi togliere? Dovrei entrare in camera mia!-
Il mocciosetto altezzoso dai capelli rossi, si strinse nell’asciugamano grondando acqua da tutte le parti.
-Come….-
Takao aprì la porta e si tirò dentro i due compagni di quadra.
-Facciamo così, se riesci a superare questa notte, rimaniamo qui, ok?- propose all’amico che adesso lo guardava in cagnesco.
-Seguendo quale logica dovrei accettare, secondo te!?-
-Dai Kai, ti prometto che questa volta sarò più attento!- lo pregò Takao, ma lo sguardo di Kai non cambiò e aggiunse speranzoso: –Cercherò anche di non russare…-
Kai afferrò il suo pigiama con veemenza, e cominciò a parlare da solo in russo pur di non perdere la pazienza, notando che Daichi aveva iniziato a seminare e lanciare i vestiti per la stanza, con estrema noncuranza. Aprì la porta e se ne uscì.
-E adesso dove te ne vai?- chiese Takao seguendolo dispiaciuto. –Non vorrai dormire sul divano?!-
Kai si fermò in mezzo la stanza e per poco non urlò, ma si trattene per amor proprio.
-Sto andando a farmi la doccia, anche se non sarebbe male come idea!-
Takao tirò un sospiro di sollievo e si buttò sul letto e si rilassò.
-Daichi, per favore, metti a posto la stanza. Non siamo soli.-
Il rosso uscì con un balzò dall’armadio e raggiunse l’amico contrariato, e per niente intenzionato a fare quanto richiesto.
-Al principino non piace il disordine? Perché non se ne va a dormire con le ragazze, magari con loro starà molto meglio tra le lenzuola rosa e le tende di piazzo!-
Takao si alzò a sedete e lo guardò severamente come poche volte.
-La stanza deve stare in ordine, lo sai bene. Siamo in tre e ognuno rispetta gli spazi degli altri!-
Daichi tremò di rabbia.
-No! Io non sistemo!-
-Invece si, o vai a dormire sul divano da solo!-
-Era meglio dormire con Hitoshi….-
Daichi sbuffò ed iniziò a raccogliere i primi panni da terra continuando a lamentarsi senza tregua.
 
 
 
 
Salve scusate il ritardo ma sono stata poco bene e poi sono tornata all’uni.
Grazie mille a tutti per le recensioni bellissime. Un bacione e grazie ancora.
Ecco risolto il primo “indovina chi!”.
Nel prossimo scoprirete chi era il ragazzo che faceva la corte a Hilary ;).
Spero di postare il prima possibile, ciao e scusate ancora!

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Capitolo 23
*** Dopo tutto, non sono mica Kai! ***


23bb
23°. Dopo tutto, non sono mica Kai!
 
Camminava svogliatamente per la stradina acciottolata seguendo gli altri, ma in verità pensava ad altro. Proprio per questo suo strano comportamento i compagni non tardarono a notarlo e a preoccuparsi.
-Tutto bene Takao?- gli chiese Max scrutandolo. E dopo di ché seguirono altri commenti.
Lui annui, ma non ne sentì neanche uno, fino a che non fu quasi costretto: Max, Kappa e Daichi gli si pararono di fronte, guardandolo adesso seriamente angustiati.
-Capisco le occhiaie, forse stanotte non hai dormito per il pensiero della partita…- disse Kappa.
-E stamattina non hai mangiato molto. Ma come mai sei così distratto e pensieroso prima della partita?- continuò Max.  
-Non sarai preoccupato di non riuscire a vincere?- ipotizzò Daichi perplesso.
-Ti senti bene?- chiesero in coro.
Takao indietreggiò e sorrise agli amici per tranquillizzarli.
-Ma che dite ragazzi! Sto benissimo, sono in perfetta forma!-
Li superò di corsa per levarseli dai piedi. Non aveva voglia di far baccano ne di dare spiegazioni.
Stranamente, quello che era successo il giorno prima sulla nave, era tornato a tormentarlo per tutta a notte e sembrava non volerlo più lasciare. Eppure di solito riusciva a fare finta di niente e a dimenticarselo pure.
Superò Hitoshi e Brooklyn, o meglio Hilary che, dall’ultima volta che si erano parlati, era diventata più taciturna e se ne stava sempre in disparte.
Non avrebbe avuto neanche il coraggio per chiederle scusa e, dopo tutto, non ne aveva alcuna intenzione. Lui non era in torno e quello che aveva detto era vero. Perché mai doveva sentirsi in colpa o pensarci più di tanto?
Puntò su Kai, deciso a tornare lo stesso di sempre.
Eppure rimuginando e rimuginando, in tutta la notte trascorsa nel buio della stanza, a fissare le stelle fuori dalla finestra, si era reso conto che c’era qualcosa che non andava e non lo lasciava in pace.
Quel tizio sbruffone e antipatico, gli sorrideva ancora davanti agli occhi, e una strana e amara consapevolezza gli impedì di raggiungere l’amico, facendolo bloccare a metà strada.
Si impose di non farci caso e di darsi una smossa, anche perché Rei lo guardava in modo strano, e di solito lui ci metteva poco a capire che cosa c’era che non andava. Si sentiva sotto esame, e non era una bella sensazione.
Si prese a braccetto Ari e le fece un sorriso che partiva da un orecchi all’altro.  
-Andiamo amica!- disse saldando maggiormente la presa. Lei lo guardò perplessa.
Senza preavviso prese a correre su per la collina trascinandosela dietro, diretto al bey stadio, o meglio lontano dagli occhi indagatori di Rei e dalle domande dei compagni.  
Ari di certo non avrebbe chiesto, dopo tutto, si limitava a dire quattro parole e ad annuire.
Adesso poteva anche smettere di sorridere.
Arrivò in cima alla salita e si guardò attorno. Era pieno di gente, eppure non vedeva lo stadio!
Intravide una chioma rossa molto famigliare e un ragazzone alto spiccare tra la folla. Si avvicinò a loro di corsa.
-Yuriy, Sergej ciao!-
I due gli fecero un cenno in risposta. Sembravano più trasandati, ma forse era solo l’impressione che gli dava il vederli per la prima volta in maglietta e pantaloncini.
-Ma siete soli?- chiese sorpreso notando l’assenza di mezza squadra.
-Le ragazze sono in albergo con Garland e ci raggiungono dopo.- spiegò Yuriy stranamente calmo, per poi fargli un cenno col capo in direzione di un albero poco più lontano -Boris….-
Takao guardò in fondo al piazzale.
Il ragazzo russo sorrideva e scherzava con una ragazzina che, ad ogni sua parola e occhiata, arrossiva e rideva, dondolandosi timidamente.
Takao per un attimo non lo riconobbe, ma infine constatò che era sempre il solito Boris dal ghigno furbo e lo sguardo malizioso.
-Dov’è il bey stadio?- chiese tornando a guardare Yuriy, anche se con difficoltà. Boris si faceva sempre più vicino alla ragazza e le accarezzava il viso. Ma che avevano tutti?
-In fondo, devi scendere per quella strada.- gli spiegò Yuriy indicando un sentiero, ignorando di proposito Ari.
-Cosa? E allora perché siamo saliti fin quassù?- chiese amareggiato.
-Gli incontri si svolgeranno nell’anfiteatro.- disse Sergei.
-Vuoi dire quel teatro antico fatto di pietra?-
Sergej annuì, anche se infastidito dalla rozzezza della definizione, ma almeno era da apprezzare che sapesse cosa fosse.
-Allora andiamo!- disse improvvisamente di fretta Takao tirandosi ancora a seguito Ari, che in tutto quel tempo era rimasta indifferente accanto a lui.
Scese velocemente il sentiero che costeggiava le tribune.
Era una vera faticaccia sotto il sole nonostante il vento, ma non ci fece caso.
Arrivò fino in fondo quasi scappando da non sapeva bene neanche lui cosa, e raggiunse la struttura bianca dal tetto basso dove si dovevano preparare gli atleti prima di entrare in campo.
Entrò quasi sollevato, constatando che lì dentro l’aria era più fresca e piacevole, e raggiunse il suo spogliatoio.
Mollò finalmente Ari e si gettò sconfitto sulla prima panca.
Perché si sentiva uno schifo e aveva voglia di piangersi addosso?
Si guardò le mani, come se lì ci potesse essere scritta una risposta, e vi affondò il volto.
La ragazza di poco prima gli tornò in mente.
Sbuffò seccato e si voltò.
E certo che ci stava, Boris era pur sempre Boris!
E quel tizio dagli occhi verdi del giorno prima era quello che era, doveva ammetterlo!
Ma poi perché cavolo si stava facendo quei problemi assurdi se, alla fine, lui non poteva farci niente e non aveva alcuna possibilità?
Abbassò lo sguardo tristemente e si tolse il berretto. Quanto si sentiva idiota.
Doveva solo pensare alla sfida e vincere contro gli European Dreams, era questa l’unica cosa che contava.  
Prese Dragoon e lo osservo.              
Il Drago Azzurro gli sorrise per infondergli coraggio, e ci riuscì.
Si alzò determinato.
Tutto quel piagnisteo non era da lui. Che cavolo gli era preso?
Si sistemò il berretto incoraggiato, pronto ad affrontare la questione una volta per tutte e liberarsi di quel maledetto tarlo che lo stava tormentando da tempo fino alla corrosione.
-Ari!-
La ragazza, seduta qualche panca più in là, impegnata a smanettare con il bey, si voltò verso di lui.
Si avvicinò senza timore e le si piazzò di fronte.
-Devi essere sincera, mi raccomando!- la avvertì serio e con convinzione. –Tu sei una femmina dopo tutto, no?-
L’altra alzò un sopracciglio cercando di capire dove volesse andare a parare, ma Takao la ignorò e continuò senza timore.
-Da ragazza, tu mi baceresti mai?!-
Le sue parole vagarono nella stanza, echeggiando nel silenzio e nella sua testa, rendendosi conto solo in quel momento di quello che aveva appena detto. Si sentì morire, schiacciato dall’imbarazzo. La cosa peggiore, oltre appunto al silenzio, che già si poteva aspettare da una come Ari, era stata la sua non reazione.
Esatto, non reazione. Ari continuava a guardarlo impassibile, con l’anello d’attacco in una mano e la base nell’altra, come se lui non avesse appena detto la cosa più stupida della sua vita.
Boccheggiò sconfortato più di prima.
Tutta la determinazione ed il vigore di prima era svanito vigliaccamente.
Oltre alla brutta figura, se Ari, in tutta la sua schiettezza e impudenza, preferiva addirittura non pronunciarsi, voleva dire che neanche lei aveva il coraggio di dirgli un bel “NO” sonante!
Si sedette sconfitto più che mai accanto a lei, e si tolse il berretto gettandolo a terra.
-Scusa, non avrei dovuto.- disse a capo chino guardando il pavimento, vinto dalla vergogna e dalla frustrazione. Lei non rispose, ma continuò a fissarlo senza capire.
-Comunque di’ la verità, non mi offendo. Lo so che sono brutto, e che nessuna ragazza sarebbe mai disposta a baciarmi. Dopo tutto, non sono mica Kai!-
Ari storse la bocca disturbata da quel nome.
Takao sospirò stancamente non ricevendo ancora alcuna risposta.
-Non importa, capisco lo stesso.- disse con amarezza senza comunque riuscire al guardarla, mentre un peso insopportabile iniziava, non a dissolversi, ma a distribuirsi un po’ in tutto il corpo. Quella doveva essere la consapevolezza della dura e crudele realtà, si disse prendendo un bel respiro e mettendosi ben dritto, pronto ad alzarsi.
Ari gli mise una mano sulla spalla bloccandolo.
La guardò sorpreso mentre lei si faceva sempre più vicina.
-Che c’è?- chiese ingenuamente, capendo solo quando lei fu ad un centimetro dalle sue labbra che intenzioni aveva.
Si irrigidì incredulo. Non si aspettava ci certo questo dal Ari! Adesso era sicuro che se avesse chiesto a Kai il colore che usava per segnarsi le guance, per tingere la tavolozza del cesso, e la sua sciarpa per pulire, glieli avrebbe dati sicuramente senza problemi!
Trattenne il fiato incapace di muoversi, mentre lei, non appena sfiorate le sue labbra con le proprie, entrò nella sua bocca, trasformandolo in un bacio alla francese che aveva poco di delicato.
Ari si blocco di colpo guardando Takao senza capire. Non la toccava ne si muoveva, eppure il suoi occhi non erano freddi e carichi d’odio come potevano essere quelli di Yuriy.
Le sue labbra, la sua bocca e i suoi occhi…. Quella che vedeva era innocenza?
Possibile che ci fosse qualcuno di così buono ed ingenuo?
Stana quella consapevolezza. La sua mano si strinse sulla sua spalla.
Non se l’aspettava, ma quella più intimorita forse era proprio lei tra i due, perché, a differenza sua, ogni suo respiro era gentile.
Allentò la presa sulla sua spalla e portò la mano alla sua guancia. Chiuse gli occhi.
Le labbra, che sino ad allora di erano solo sfiorate, si toccarono con la delicatezza di un bacio dolce.
Forse il primo per entrambi.
Ari si staccò lasciandolo lì, ancora fermo e con gli occhi sbarrati dall’incredulità.
-Adesso però datti una smossa che dobbiamo vincere!- gli disse con durezza.
Estratte, disincantata e incurante, un altro disco d’attacco dalla tasca del pantaloncino e lo confrontò con l’altro mettendoli di fronte a se, come se non fosse successo niente.
Li analizzò attentamente, e poi lanciò di sottecchi un’occhiata a Takao.
Aggrottò la fronte perplessa chiedendosi, in tutta sincerità, che altro mai si potesse aspettare da lei quello sciocco di Takao.
Quello forse era il massimo della dolcezza che riusciva a dimostrare, che diamine pretendeva? E poi lei che ne poteva sapere di baci e scemenza varie?!
Takao distolse lo sguardo imbarazzato, ancora sbalordito. Ari lo aveva baciato. Sentiva ancora il sapore di lei, o almeno quello doveva essere, perché iniziava a non capirci più niente.
-Secondo te gioco più aggressivo o tecnico oggi?-
Takao si voltò verso di lei senza capire.
-Come, scusa? In che senso?-
La ragazza gli mostrò i due anelli d’attacco spazientita.
Takao balbettò qualcosa sotto lo sguardo gelido di Ari, infine rise sciogliendo la tensione.
-Non ne ho idea!- ammise ridacchiando e dandole una pacca sulla spalla.
Smise di ridere e la consapevolezza di quello che era successo tornò, lasciandolo più che altro sorpreso mentre, senza accorgersene, la osservò rimontare Drawind. Perché diamine Ari lo aveva fatto?    
-Ehi! Si può sapere perché siete scappati avanti?-
La voce di Max lo fece saltare in aria e, istintivamente, si allontanò il più possibile dalla ragazza.
-Niente, niente! Perché? Ci deve essere sempre un perché?- chiese nervosamente.
Questa volta tutti, nessuno escluso, lo guardarono con preoccupazione.
-Sei strano oggi, ma che ti prende?-
-Effettivamente Max ha ragione.- convenne Hitoshi, guardando il fratello come se fosse un malato mentale. –Dopo quest’incontro sarà meglio riposarsi.-
-Oh che bello, così potremo sentire tutti i brani composti da Edward Shopetonov!- cinguettò Brooklyn contento.
Le facce atterrite dei ragazzi fecero capire all’allenatore che era meglio allenarsi, piuttosto che sentire per ore un concerto di flauto dolce.
Il professore Kappa si sedette, visibilmente contrariato, aprì il computer e si schiarì la voce illustrando i vari schemi di gioco.
A parte il fatto che Takao sembrava essere completamente partito per un altro pianeta, e anche adesso lo guardava con occhi vuoti, cosa che lo irritava non poco, e Hitoshi aveva proclamato una settimana di perdita di tempo, il pomeriggio prima, oltre al concertino di Brooklyn, aveva dovuto cambiare tutti gli schemi perché il signorino Kai si era categoricamente rifiutato di gareggiare con Ari, con un’unica e semplice frase: “Sono stato già abbastanza chiaro quella volta in India, non gareggio più con quella!”. Quei due insieme si sarebbero sicuramente aggiudicati il primo incontro della partita senza problemi.
Quindi, quando elencò le coppie che dovevano scendere in campo, lo fece con tono freddo e distaccato.
-I primi a scendere saranno Ari e Rei, a seguire Kai e Takao e Daichi e Max.- chiuse con uno scatto il computer, si alzò per sottolineare quanto fosse contrariato, e se ne uscì dalla stanza con fare altezzoso. –Buona fortuna.-    
 
 
 
 
-Benvenuti appassionati del bey alla tappa greca del campionato mondiale!-
Il pubblico sugli spalti esultò sotto il cielo azzurro, pronto ad assistere alla prossima sfida.
-Iniziamo subito presentando le squadre che gareggeranno. Gli Europan Dreams e i Bladebreakers!-   
Takao si strofinò le mani impaziente, sentendo per la seconda volta il ruggito degli spalti mentre entravano in campo. Per poco non rimase abbagliato dal sole.
Ogni pensiero era svanito e adesso c’era solo il bey e l’euforia della sfida. Iniziò a saltellare incitando la folla a fare il tifo.
Max sospirò e si sedette sulla panca molto più sollevato nel vedere l’amico tornato quello di sempre.
-Per fortuna a Takao basta l’aria che si respira in uno stadio per riprendersi.- disse Rei ridendo.
-Si, è sempre il solito!- convenne Max mentre anche Daichi seguiva Takao imitandolo e salutando il pubblico.
Takao si sistemò la giacca entusiasmato e raggiunse i compagni che lo aspettavano sorridenti, sedendosi a sua volta in panchina e tamburellando con impazienza le dita sulle ginocchia.
Hitoshi disse le ultime parole e raccomandazioni, come non “vi distraete” e “non distruggete il campo” ma, come sempre, tutti annuirono ma nessuno ascoltò.
Djman chiamò i primi due bladers della squadra avversaria e loro, per il primo incontro. 
Rei e Ari si avviarono al campo.
-Ari!- Takao chiamò la ragazza che si fermò. –Grazie, lo so che l’hai fatto per darmi fiducia. Ti prometto che vinceremo!-
Lei annuì, mentre gli altri lo guardarono curiosi.
-A che ti riferisci?- gli chiese Max, ma troppo tardi, perché l’attenzione del capitano fu completamente catturata da una persona dall’altra parte del campo.
-TU!-
Hilary si irrigidì e abbassò lo gli occhi.
Takao, incredulo e adirato, si fece avanti superando anche Rei e Ari, puntando dritto sul suo obbiettivo.
-TU!- ripeté furibondo. Prese Dragoon e lo caricò pronto a lanciare, ma Rei lo afferrò appena in tempo impedendoglielo.
-Calmati Takao, ma che ti prende?!-
Rei cercò di tenerlo stretto, ma si dimenava come un forsennato cercando in tutti i modi di liberarsi e lanciare, scatenando l’ilarità dei tifosi che si misero a ridere.
-Lasciami Rei, quello è il tizio che ieri ha baciato Hilary!-
Rei mollò la presa incredulo come il resto della squadra. 
Andrew, che doveva scendere in campò assieme al ragazzo in questione, si coprì il viso con la mano sperando di aver capito male.
-Salve campione del mondo!- disse il ragazzo dagli occhi verdi a Takao. -Ti avevo detto che sarebbe arrivato il momento giusto per la nostra sfida!-
-Sta zitto idiota e preparati a perdere!- sbottò Takao ancora più infuriato.
Il bel moro gli sorrise come aveva fatto il giorno prima.
Hitoshi sbuffò e alzò gli occhi al cielo, chiedendosi come il nonno fosse riuscito a crescerlo per tutti quegli anni da solo.
-Va bene Takao, chiediamo un cambio, va bene? I primi a scendere in campo sarete tu e Rei.-
-No!- lo fermò il fratello guardando torvo l’avversario. –Scelgo Ari!-
-Bene signori!- annunciò il cronista. – C’è stata una sostituzione. Contro Michele e Andrew giocheranno Takao e Ariel!-
-Sei sicuro Takao, non avete mai gareggiato insieme.- gli fece notare Hitoshi.
-Non ti preoccupare, non perderemo!- disse lui con determinazione.
Hitoshi si andò a sedere insieme a Rei, con la speranza che andasse tutto bene.
Takao si accostò al terreno di gioco che si aprì rivelando il campo.
-Oggi i nostri bladers si dovranno affrontare su un campo di tipo misto. L’arcipelago delle isole Capalos riprodotto fedelmente. Allora, pronti a lanciare? TRE!- disse il cronista iniziando il conto alla rovescia.
Takao guardò il ragazzo di fronte a lui che gli sorrideva ancora beffardo. Strinse la presa sul lanciatore.
-Ari!-
-DUE!-
Voleva fargliela pagare e a tutti i costi.  
-Dobbiamo distruggerlo!-
Lei annuì.
-UNO! LANCIO!-
 
 


Salve! scusate il ritardo, ma per adesso rallenterò un pò l'andamento perchè devo dare i miei primi esami tra 14 giorni ed io, da brava svampita lunatica, non so ancora niente e sto "studiando" tutto alla raffazzona.
vi avviso, in questo capitolo potrà sembrare che si sia una certa tendenza per una determinata coppia, non ci cascate ;).
Xbebbe5: ciao, scusa il ritardo, ho fatto il più in fretta possibile :D, grazie come sempre della recensione.
Xlexy90: si, volevo rendere brooklyn un pò più stranito e irritante per il nostro caro kai. 
E un bel benvenuto a Klarai! accidenti sei veramente impaziente, ti piace arrivare subito al dunque, he!? mi dispiace ma dovrai un pò aspettare, ho intenzione di strapazzare un pò tutti prima di concludere (noooooooooooo, vi prego salvatemi! ndKai). 
Comunque, anche se Kai non sarà molto presente in questo e nel prossimo capitolo (il signorino si è preso le ferie con la forza! maledetti sindacati, ma tanto lo so che gli ha passato la mazzetta! ndme)(ihih! ndKai) , non temete, perchè gli farò passare una nottata indimenticabilmente calda appena torna (bwwwahahahahahahahahahaha ndme) (O_o no! ndKai) (per la gioia di tutte!^__^ ndme) (ç_ç ndKai). quindi ora vi lascio con Takao (no! ti prego, non me! ndTakao) che straordinariamente non farà la figura dell'idiota (wow! come mai tutto questo lusso e benevolenza? ndTakao), e preparatevi per il prossimo con Boris che, gioia mia, lo farò un pò soffrire (ma tanto per lui si prospetta solo questo in futuro ^__^ ndme) (cosa?! è_é ndBoris) (ringrazia Takao, non me! ndme) (in che senso? ehi, io non voglio essere picchiato da Boris! ndTakao).
cos'altro posso dirvi? leggete e fatemi sapere! un bacione a tutti! 
ciao!    

 

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Capitolo 24
*** Il patto ***


24bb
Salve! grazie mille! ecco per voi il nuovo capitoletto.
XKlaira: grazie ^_^, spero che questo ti piaccia altrettanto.
XLexy90:  si takao è un amore! nel prossimo capitolo tornerà kai (che cosa hai in mente, essere malefica? ndkai) (di tutto di più, e sappilo che quello che ti aspetta è solo l'inzio! ndme) (ç_ç ndkai).
XBebbe5: ecco la fine che gli farà fare takao a quel damerino! cmq grazie, cercherò di impegnarmi e di riuscire a portarmi a casa la materia, a qualunque voto! 


24°. Il patto.
 
-Wow ragazzi! Che partita!- si compiacque Daichi mentre seguiva i suoi compagni verso gli spogliatoi.
Takao sghignazzò compiaciuto, e avanzò tronfio per il corridoio capitanando gli alti ragazzi.
-Lo so, lo so! Modestia a parte, abbiamo dato il massimo!-
-Forse anche troppo!- gli fece notare Max. –Hanno perso mezz’ora per sostituire il campo dopo che l’avete distrutto…-
-Uffa! È colpa loro, lo sanno benissimo che siamo così forti da distruggere i bey stadio, dovevano aspettarselo!- si giustificò il ragazzo mettendo per un attimo il broncio. Ma tornò immediatamente pimpante al solo pensare alla faccia da idiota fatta dal suo avversario quando l’avevano battuto. Passò un braccio attorno al collo della compagna di quadra con tutta la voglia di festeggiare, anche se, dall’aria seria e infastidita dell’altra, non c’era molto da sperare, ma lui non ci vede caso e continuò a stringerla.
-Ah Ari! Sei stata formidabile! Per il prossimo incontro voglio scendere con te in capo!-
Kai sbuffò contrariato e arricciò il naso, molto probabilmente offeso perché praticamente messo da parte, mentre toccava a lui gareggiare con Takao.
-Tu la metti un po’ troppo da parte la modestia, Takao!- puntualizzò Kai superando il gruppo.
Hitoshi e Rei risero, mentre Takao si fermò, permettendo così ad Ari di svignarsela, e ragionò sulle parole dell’amico.
-In che senso scusa?!- chiese pensieroso ma, del movimento in fondo al corridoio, attirò la loro attenzione.
-Aspetta Michele, ma dove vai?-
Raul, cercando di trattenere il capitano italiano, rimase come un idiota solo con la giacca di questo in mano, che invece era sgattaiolato via e si stava dirigendo verso i bladebreakers.
-Non di nuovo, vi prego!- disse esasperato Andrew alzando gli occhi al cielo.
-Che c’è, non ti è piaciuta la sconfitta?- chiese Takao facendosi avanti, ma venne prepotentemente ignorato dal ragazzo, che lo sorpassò.
-Ehi ma che vuoi fare?!-
Takao per poco non lo afferro per la maglia, quando gli sembrò puntare nuovamente su Hilary, che indietreggiò terrorizzata dalla possibilità di una nuova scenata d’amore.
Ma neanche a lei era diretto. I ragazzi si scostarono lasciandolo passare.
-Ti prego Michele, fermati! Fermatelo!- supplicò Matilda correndogli dietro.
Michele si inginocchiò davanti ad Ari e allargò le braccia, col respiro affannoso e i capelli scuri scompigliati davanti al volto che gli donavano un’aria ancora più folle, ma allo stesso tempo irresistibile per qualunque ragazza.
Invece Ari lo guardò disgustata, ripetendosi mentalmente quello che gli avevano calorosamente ricordato i superiori prima di iniziare la missione: “Non picchiare nessuno, non è ben visto!”.
Eppure, quell’idiota davanti a lei, sembrava richiederle espressamente una ginocchiata sotto il mento ed una gomitata in faccia.
Distolse lo sguardo per non cadere in tentazione, e fece qualche passo per toglierselo davanti.
-No, ti prego, non andare!- disse disperato avanzando sempre in ginocchio verso di lei.
Matilda lo afferrò per la maglia cercando di frenarlo ma senza successo.
-Ehi tu! Vuoi fare il farfallone anche con Ari adesso?!- chiese Takao indispettendosi non poco per il comportamento del ragazzo.
-Ti scongiuro ascoltami!- supplicò Michele ignorando Takao, le facce sgomente dei bladebreakers  e le suppliche di Matilda, continuando a fissare la ragazza che gli dava le spalle. –Mia musa, rispendente luce nera, non dirmi di no!-
-Ma che cavolo stai dicendo, ti sei bevuto il cervello amico?!- chiese Daichi.
-No, il signorino fa il casanova con tutte!- gli spiegò Takao.
-Perdonatelo, a volte non si controlla!- disse Matilda mortificata.
Takao si piazzò davanti al capitano della squadra europea per impedirgli di passare.
-Vattene, con Ari quelli come te non attaccano!-
Michele per tutta risposta si alzò e seguì la ragazza fermandosi davanti a lei.
-Posa per me!- disse tutto d’un fiato, tornando ad inginocchiarsi e impedendole di passare. –Sono solo un uomo che vuole esprimere la magnificenza dei sentimenti che scateni dentro il misero cuore di un mortale. Posa nuda e bella, solo per una volta. Fallo o impazzirò!-
-Cosa?- tutti rimasero a bocca aperta troppo sconvolti, mentre Andrew e Raul si coprivano il volto imbarazzati.
Ari strinse i pugni fino a fare diventare le nocche bianche, pregando in un qualche miracolo che la fermasse prima di ridurlo in poltiglie. Miracolo che in effetti arrivò, annunciato da una voce beffarda e fin troppo famigliare.
-Ma guarda questo! Vuole fare il furbo, eh?!-
I ragazzi si voltarono verso il nuovo arrivato. Boris raggiunse Ari e le passò un braccio in vita, attirandola a se possessivo.
-Come mai ancora intero?- chiese sarcastico ad Ari squadrando il ragazzo dall’alto. -Di solito non risparmi nessuno!-  
Ari, suo malgrado, non lo allontanò.
-Quando ti ho vista sfoderare tutta la tua energia, la tua rabbia alla fine dell’incontro, in un’esplosione…- continuò Michele ignorando anche il nuovo arrivato, che lo guardò seriamente preoccupato. Sembrava in estasi che, per chissà quale pensiero folle che conosceva solo lui, ed era  sul punto di squagliarsi per come guardava la ragazza con amore e dolcezza. –Mi hai travolto. Già so come chiamarti: l’estasi dell’inferno. Investita dal fuoco, tra mille fiamme mentre il tuo urlo si innalza ed echeggia nelle profondità dell’anima…. Rosso, nero, ocra…-Oramai in preda ad una visione, rimase a boccheggiare con le mani sul cuore che batteva all’impazzata.
-Stupendo!- concluse in un sospiro.
Quel tizio, che facesse per finta o sul serio, per Ari si meritava proprio di essere picchiato.
Boris aggrottò la fronte, ora sicuro che il tipo non stesse affatto bene.
-Ma che roba si è preso questo? Deve avergli fatto male!-
Matilda e Raul presero il loro capitano per le braccia, e cercarono di trascinarselo via, ma lui si dimenò e si liberò, e puntò i suoi occhi verde smeraldo dritto in quelli scuri di Ari, sfidandola apertamente.
-Fallo! Picchiami! Lo so che è quello che vuoi, lo leggo nei tuoi occhi! Sono qui per appagare ogni tuo desiderio, a qualunque costo!-
Ari fremette e fece un passo avanti pronta a cogliere l’invito, ma Boris riuscì a frenarla in tempo, trattenendola con entrambe le braccia.
-Mollami Boris!- lo avvisò guardando minacciosa l’italiano che, invece di allontanarsi, sembrava volersi buttare tra le sue braccia e suicidarsi.
E ci sarebbe riuscito, se non fosse stato per il due compagni di squadra e per Rei che lo trattenevano.
-Ari calmati, ma che ti prende!?- disse Hitoshi cercando di fare calmare la ragazza, che adesso provava a liberarsi dalla stratta di Boris sempre più in difficoltà, per acciuffare il ragazzo moro di fronte a lei.
Boris la sollevò da terra ricevendo calci sugli stichi e pugni, facendola infuriare ancora di più, ma almeno non sarebbe finita il galera per aggressione.
-Ti conviene mollarmi Boris o ti finisce male!- lo minacciò furibonda.
Hilary, Max e Kappa indietreggiarono intimoriti, mentre Kai cercava aiutare Boris, ma senza esiti, visto che sembrava ancora più indomabile quando provava ad avvicinarsi lui.
-Lasciatela!- continuò Michele impudente del pericolo. –L’arte è impeto, passione, il qualunque forma, ed è un delitto frenarla!-
-Ti prego Michele non scherzare col fuoco!- disse Matilda trattenendolo sempre più a fatica. –Mettiti a filosofare in un altro momento!-
-Posa per me, mio angelo, è l’unica cosa che ti chiedo. Fammi tutto quello che vuoi…. Finché non potrò realizzarti, la mia vita non avrà senso…-
-Ma la vuoi smettere?!- Takao si piazzò di fronte l’italiano deciso a farla finita.
-Mai, io la amo… -
-Certo, come magari ami Hilary!- sbraitò indispettito ancora di più.
La ragazza divenne tutta rossa, mentre l’altro annuiva con vigore e rispondeva con convinzione e determinazione.
-Certo che la amo! Come potrei non amare una creatura così celestiale? Le sue labbra sono fatte per essere baciate….-
Non terminò la frase, che Takao gli diede un pugno spaccandogli il muso e facendolo ricadere a terra.
-Vediamo se apprezzi questo tipo di arte, casanova!- gli disse massaggiandosi le nocche.
Rimasero tutti a bocca aperta, increduli ai proprio occhi.
-Takao!- boccheggiò scandalizzato Hitoshi.
L’italiano si mise a sedere a fatica, passandosi la maso sulla bocca sanguinate.
-Bel pugno!- commentò Ari, dovendosi ricredere sul capitano che, in effetti, tanto baccalà non era.
-Beh… in effetti!- convenne Boris, guardando il labbro spappolato di Michele e tutto il sangue che colava copioso sulla maglia.
-Oh, grazie!- disse Takao ridacchiando, compiaciuto dagli apprezzamenti e finalmente sfogato di ogni frustrazione.
-Ma che bel pugno!?- li rimproverò Hitoshi, come se temesse che il fratello a quelle parole si potesse trasformare in un teppista assatanato. -Non lo incoraggiate!-
Michele si alzò un po’ barcollante e Raul lo aiutò a restare in piedi.
-Adesso lo accompagniamo subito in infermeria e gli chiedi scusa!- disse Hitoshi.
Takao incrociando le braccia al petto.
-Ma neanche per sogno! Io non chiedo scusa proprio a nessuno!- affermò.
-Invece tu lo farai, o ti scordi la prossima partita!- lo minacciò.
-Te lo scordi! Quel tipo ieri ha baciato Hilary e ora fa certe proposte ad Ari!-
Hilary abbassò la testa, quasi sul punto di mettersi a piangere.
-La vuoi smettere di dire certe cose?!- lo rimproverò.
Takao si voltò verso di lei sorpreso. Delle lacrime scesero leggere sulle guance di Hilary.
Gli diede uno schiaffo in piena faccia che lo rintontì, e lei corse via.
-Manco la ragazzina scherza!- sghignazzò Boris.
Michele per un attimo sembrò volerle correre dietro, ma Raul lo trattenne.
-Appetta piccolo fiore, non soffrire così!- cercò di dire nonostante il labbro rotto.
Matilda incrociò le braccia e guardò severamente il proprio capitano.
-Quante volte di abbiamo detto che non si baciano le ragazze se ancora non le conosci?!-
-Ma a me è bassato un solo sguardo per conossere il suo animo!- si giustificò Michele sputacchiando sangue. –Comunque sciusate, a volte non mi contollo… mi capita pesso di ricevere pugni. La colpa è mia.-
-Questo non significa niente!- insistette Hitoshi severo. –Le mani non si alzano per nessun motivo. E adesso di filato in infermeria, gli altri nei rispettivi spogliatoi.-
I ragazzi annuirono e si divisero, mentre Takao e Raul seguivano Hitoshi e Michele in infermeria.
Solo due figure erano rimaste nel corridoio.
-Boris.-
-Hmm?-
-Puoi anche lasciarmi adesso.-
Il ragazzo ghigno e la strinse maggiormente, affondando il viso nel suo collo e percorrendolo provocante con le labbra.
-E se non volessi?-
Ari sospirò contrariata.
Lui non ci fece caso, e lasciò scivolare la mano fino al ventre, e sempre più giù, per poi attirarla a se, facendola aderire al suo bacino, mentre l’altra salì a sfiorarle il seno.
-Non ti sono mancato nemmeno un po’?- le sussurrò all’orecchio.
Ari ghignò.
-Perché mi saresti dovuto mancare?-
Boris la lascò immediatamente andare senza più ribattere, affondato da quelle parole cattive. Forse non era più abituato ai suoi modi distaccati o dediti solo a ferire.
Lo lasciò solo nel corridoio buio.
Tornò indietro, maledicendosi per quel momento di debolezza che con lei non si poteva permettere.
Salì le scale e uscì sul terrazzo assolato.
Fece un passo e si bloccò sperando di riuscire ad andarsene senza che, l’unica persona presente, proprio quella che in quel momento non voleva vedere, si accorgesse del suo arrivo.
Ma non appena si girò, la sua voce trascinata lo raggiunse.
-Boris.-
Si voltò rassegnato, e lo raggiunse alla ringhiera bassa dove stava affacciato a fumare.
Yuriy sbuffò una boccata di fumo e lo guardò.
-Tutto bene?-
Boris annuì.
Storse la bocca poco convinto e tirò nuovamente, puntando gli occhi azzurri sul mare limpido che si stagliava fino all’orizzonte.
-Quante volte mi hai chiesto di smettere?- gli chiese dopo diverse boccate di fumo grigiastro.
Lui si strinse nelle spalle.
Sapeva benissimo che anche una sola e semplice parola lo avrebbe tradito. Yuriy capiva anche dal tono della voce se c’era qualcosa che non andava, ed il magone che gli stringeva la gola poteva rivelare troppo anche a lui stesso.
-Se io smetto, tu mi prometti di fare altrettanto?-
Boris lo guardò sperando di aver capito male, mentre gli occhi di ghiaccio di Yuriy lo scrutano severi.
Distoglie lo sguardo orgoglioso.
-Non capisco a cosa ti….- la ma voce uscì rotta e malferma, rendendo palese il suo stato d’animo. Strinse i pugni e abbassò il capo.
Credeva di essere più forte. Lo sperava almeno.
Yuriy abbassò gli occhi sulla vegetazione bassa e rigogliosa che circondava la sede della Battle Association, e prese l’ultimo tiro, sperando che fosse veramente l’ultimo della sua vita.
-Per favore Boris….-
-Per favore il cazzo, Yuriy!- disse denti stretti. Batté un pugno sulla scheletrica ringhiera in ferro battuto avvertendo la rabbia crescere.     
Yuriy sospirò rassegnato. Gli faceva male vederlo così.
Prese un’altra sigaretta e l’accese.
Posò l’accendino nella tasca e aspirò, ancora una volta.
Boris tremò dalla rabbia. L’odore acre del fumo lo raggiunse.
Perché doveva torturarlo così? Perché gli chiedeva di scegliere tra loro due, se sapeva che gli era impossibile.
Soffriva impotente mentre la sigaretta bruciava lenta.  
Strinse il pugno intono alla ringhiera.
Gli strappò la sigaretta dalla bocca e la gettò a terra senza riuscire più al alzare gli occhi.
Non voleva rinunciare ma, se era l’unica possibilità che Yuriy gli offriva per farlo smettere di fumare una volta per tutte, si sarebbe sacrificato.
Yuriy gli porse il pacchetto.
Boris lo guardò con rammarico.
-Per me non c’è un’ultima sigaretta?-
Yuriy scosse il capo.
Sapeva benissimo che Boris sarebbe stato capace di aspettare tutta una vita e, una volta ottenuta, di non sapervi rinunciare, mai appagato e sazio di ciò che cercava dalla persona più sbagliata di questo mondo e che non aveva assolutamente niente da offrire.
Per un attimo temette seriamente che Boris non accettasse, ma l’amico prese il pacchetto e lo mise in tasca.
Se ne andò lasciandolo solo, sotto il sole pomeridiano.
Sospirò stancamente e guardò la mezza sigaretta buttata a terra, che ancora lenta si consumava.
La pestò con il piede, distruggendola.
Boris, resisti amico mio, solo qualche altra settimana e poi sparirà di nuovo.
 
 
 
 

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Capitolo 25
*** Una giornata al mare. ***


25bb
salve! ecco il capitolo :)
accidenti vedo che è proprio atteso Kai. ed eccolo per voi, in pasto ai leoni, sporpatevelo allegramente (NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! ç_ç ndkai)(questa è la giusta punizione per chi mi mette il sindacato anime e manga contro signorino! ndme).
spero che piaccia. grazie a bebbe5 lexy90 e klarai per le recensioni! un bacione a tutte, ciao!
 


25°. Una giornata al mare.
 
Batté impaziente le dita sul braccio. Era troppo nervosa, doveva ammetterlo, non poteva negarlo dopotutto!
Lanciò un’occhiataccia di lato e sbuffò.
Però, per quanto potesse essere suscettibile, quella sembrava una provocazione bella e buona, fatta proprio di proposito.  
Incrociò nuovamente quei fastidiosi occhi azzurri che la stavano fissando da più di un quarto d’ora con una costanza e una tenacia impressionante. Ma, la cosa che più la mandava in bestia, era la sfacciataggine e l’arroganza di quel sorrisino insistente.
Ma era scemo o cosa? Era proprio vero allora che ci volevano i metodi forti per fare capire alle teste particolarmente dure dove fermarsi.
Lui le sorrise e si avvicinò ulteriormente. Spostò pure la sedia per accostarla alla sua.
Continuò a scrutarla con insistenza.
-Hai intenzione di accettare la mia sfida?- gli chiese decisa a mettere fine a quell’odioso e irritante comportamento.
Lui aggrottò la fronte. Infine stiracchiò le labbra in un sorriso ennesimo, ancora più aperto e beone.
-No.-
Ari assottigliò minacciosamente gli occhi, come fa un carnivoro prima di attaccare la sua preda, e accostò il viso a quello del ragazzo, che continuò a sorridere incoscientemente.
-E allora dileguati!- sibilò lei prima di alzarsi.
-Brooklyn, è maleducato fissare la gente, quante volte te l’ho detto?!- lo rimproverò la zia Ashley dondolando tra le braccia il piccolo Jonathan.
-Ma non la stavo fissando!- ribatté.
-Ah! A Brooklyn piace Ari!- lo sfotté Takao dondolandosi sulla sedia del tavolino del bar dove erano seduti.
-No, non mi piace.- disse lui tranquillamente bevendo il caffè e latte.
Basil, lo zio di Brooklyn, li raggiunse e passò un braccio intorno alle spalle della moglie.
-Allora ragazzi, oggi io e Ashley abbiamo un po’ da fare per organizzare la festa, quindi non potremo strare con voi, ma credo che non vi dispiacerà, col mare e la spiaggia a vostra completa disposizione!-
-Non si preoccupi, sapremo come divertirci!- rispose Daichi.
-Lo spero bene!- disse Basil dandogli una pacca sulla schiena.
-Allora noi andiamo!- disse la moglie. Si avvicinò a Brooklyn e gli diede Jonathan che lo guardò con gli occhietti furbi. –Mi raccomando!- disse guardando il resto del gruppo. –Ve lo affido!-
-Ma signora, non so se saremo capaci di occuparci di un bambino così piccolo!- gli fece presene Kappa.
-Oh, ma io mi riferivo a Brooklyn!- disse sorridendo.
-Ma zia!- protestò lui.
-Scherzo tesoro!- disse dandogli un bacio sulla fronte, mentre Takao e Daichi sghignazzavano. –Ma fa comunque il bravo e ricorda…-
-Non dimenticarti di Jonathan!- completò lui.
Basil alzò gli occhi al cielo e giunse le mani a mo’ si preghiera.
-Andiamo!- disse severamente Ashley tirandosi dietro il marito. –Ci vediamo più tardi ragazzi!-
Hilary guardò dubbiosa il ragazzo di fronte.
-Ma ti sei dimenticato di tuo cugino?-
-No, ma una volta l’ho solo lasciato libero sulla spiaggia, e se la sono presa perché non lo trovavano.- disse con noncuranza mentre il piccolo, libero finalmente dalla presa e dalle attenzioni della madre, si dava alla pazza gioia. Iniziò ad esplorare con lo sguardo i potenziali oggetti d’analisi e di lancio presenti sul tavolino.   
Ci mise poco a capire che il bicchiere pieno di caffè poteva rivelarsi particolarmente divertente, se versato sulla persona giusta.
Oramai erano passati giorni da quando erano arrivati quei ragazzi, e ce n’era uno in particolare che attirava la sua simpatia.
Si sciolse senza problemi dalla stretta del cugino, prese il bicchiere pieno di caffè e lo spinse verso il ragazzo seduto di fronte, che si alzò di scatto evitando di essere lavato.
Jonathan applaudì contento.
-Kai! Kai!- disse scalciando.   
Kai guardò male, non il piccolo, ma quel fesso di Brooklyn che sorrideva spensierato lasciandogli  fare ogni cosa.
Max  e Takao risero.
-A quanto pare ti ha preso in simpatia!- disse Rei.
Kai imprecò sommessamente e si voltò indignato dall’altra parte.
Dopo poco raggiunsero la spiaggia, dove incontrarono un po’ tutti. Nessuno voleva lasciarsi  sfuggire l’occasione di passare una bella giornata al mare.
Ovviamente Yuriy e Boris si fecero vivi solo verso mezzogiorno, ma fecero una breve apparizione, belli, in pantaloncini e maglietta, la loro pelle sembrava risplendere ai raggi del sole, ma durarono poco.
Dopo meno di due minuti si afflosciarono come gelati sotto il sole di luglio, e si andarono a riparare dentro un bar sulla spiaggia, precisamente sotto il getto dell’aria condizionata.
Sergey, molto più resistente alle alte temperature, invece si era lasciato convincere da Ayumi a restare, e si era fatto addirittura trascinare fino in acqua, dove praticamente era stato assaltato dalle richieste insistenti di Ming Ming di farle fare i tuffi.
-Kai!-
Il ragazzo abbassò lo sguardo incrociando gli occhi azzurri del bimbetto che stava ciondolando da un’oretta per la spiaggia da solo, col berrettino messo storto, e la protezione messa alla meno peggio dal cugino, che adesso se ne stava tranquillamente sugli scogli a guardare il mare.
Ma perché non scivoli?! Fu il pensiero immediato di Kai.
-Kai!-
Jonathan gli afferrò la scarpa e iniziò a tirare per attirare la sua attenzione.
-Che vuoi?!- gli chiese riprendendosi la sciarpa.
Lui rise e gli si gettò addosso.
Kai lo prese in braccio e lo portò sotto l’ombrellone.
Iniziava a fare seriamente caldo e non gli sembrava affatto un orario adatto ad un bambino, e neanche a lui.
Si tolse la sciarpa, che straordinariamente attirò l’attenzione del bimbo che, seguendola con lo sguardo ammaliato, iniziò a ragionare e a pensare a come e cosa poteva farci.
Questo a Kai non sfuggì, e gli puntò un dito contro.
-Non osare!- lo minacciò.
Jonathan guardò il dito, lo afferrò e lo morse. Kai lo ritirò subito, imprecando in ogni modo per non farsi capire, ma il piccolo le trovò parole veramente spassose e le ripeté gioiosamente.
-No! Non si dice!- gli disse cercando di riparare al danno, ma invece sortì solo l’effetto opposto, perché il bambino continuò a ripeterle ancora di più, come una filastrocca.
-Bravo, bravo, continua!- disse sbuffando.
Prese la crema protettiva e gliela ripassò sul viso e sul pancino, visto che il signorino Brooklyn era stato così premuroso da fargli solo una passata sulla schiena.
Jonathan si lasciò curare, e tra una risata e l’altra, trovò molto gentile ricambiare il favore.
Immerse la mano nella crema e la schiaffò in faccia a Kai.
Takao, appena uscito dall’acqua, ed avendo assistito alla scena iniziò a ridere come un pazzo.
Kai gli lanciò uno sguardo omicida, che funzionò, nonostante il suo aspetto fosse un po’ ridicolo, con la faccia impiastricciata di crema color pesca.
Si pulì pazientemente, ripetendosi che quello era solo un bambino con tanta, ma tanta, voglia di giocare.
Gli sistemò il berretto scostandogli i capelli rossi dagli occhi, e lo prese in braccio facendolo felice.
-Adesso ce ne andiamo tutti e due da Yuriy e Boris, che per oggi abbiamo già dato abbastanza!- gli disse attraversando la spiaggia.
Ma Jonathan non sembrava affatto d’accordo, ed iniziò a scalciare.
-Là là!- disse indicando le scale per salire sul lungomare e prendendogli la faccia con entrambe le manine per fargli vedere quello che voleva.
-Si, ci stiamo andando….-
-No, Ali!-
Kai aggrottò la fronte senza capire, e continuò ad avanzare. Arrivò alle scale, dove era seduta Ari e si fermò.
-Vieni, non ti fa bene restare sotto il sole a quest’ora!- le disse.
Lei alzò la testa e lo guardò riparandosi gli occhi con la mano. Aveva già le guancie arrossate.
-No!- rispose tornando a fissare il ragazzi che sguazzavano in acqua.
-Ali!- ripeté Jonathan agitandosi per scendere, ma lo ignorarono entrambi i ragazzi.
-Non fare la sciocca. Alzati e vieni!- insisté.
Lei rispose questa volta con un gestaccio, e Kai dovette riparare gli occhi al piccolo. Ma quest’ultimo scalpitò.
-Ali! Ali! Ali!-
-Calmati, ma che ti prende?!-
Il bambino si agitava così tanto che quasi gli scivolò dalle braccia.
-Ali!- disse allungando le manine verso la ragazza.
-Ari, non Ali!- specificò Kai capendo e sedendosi accanto alla ragazza che si scostò infastidita. –Quell’idiota di Takao lo pronuncia Ali, ma è “r” no “l”!- gli spiegò.
Ma il piccolo sembrava poco interessato alla fonetica, e si sporse sempre più impaziente di giocare con lei.
Kai lo avvicinò, ma lei lo guardò male.
-Tienitelo tu il moccioso!- disse.
Jonathan la ignorò e le si gettò addosso e lei, suo malgrado, dovette tenerlo per non farlo finire a terra, visto che era così precipitoso da non vedere neanche dove metteva i piedi.   
Lo afferrò da sotto le braccia e lo sollevò allontanandolo.
-Vuole solo giocare!- disse Kai guardandola si sbieco.
Lei guardò seriamente irritata il piccolo coso che gli sorrideva gioioso, e sbuffò rassegnata.
Jonathan fu finalmente libero e la abbracciò.
Le strattonò la maglia ripetutamente, ridendo come un pazzo ogni volta che lei buttava fuori un sospiro di impazienza.
Kai si appoggiò alla ringhiera e li osservò. Avrebbe sorriso, se non fosse stato per lei che non dimostrava il benché minimo affetto, nonostante le attenzioni continue del piccolo.
-Ah! Jonathan ti sta toccando le tette!- disse derisorio Daichi saltellando fino a loro.
Ari sbuffò pesantemente, e Jonathan rise ancora di più.
-Ma quanto sei cafone!- gli disse aspra Hilary seguendolo. -Non c’è niente di male, è un bambino!-
Ma Daichi trovava lo stesso la cosa molto divertente e continuò a sghignazzare.
Hilary incrociò le braccia al petto indispettita e per un attimo incrociò lo sguardo di Kai. Divenne rossa e abbassò gli occhi.
Recuperò la palla che era finita lì vicino e ritornò dagli altri, seguita da Daichi. Da quando Michele l’aveva baciata e Takao aveva reso pubblica la cosa, si trovava ancora di più in imbarazzo ogni volta che era in sua presenza.
Kai tornò a guardare il piccolo che, stancato dalle risate e dal gioco (che non veniva ricambiato), si afflosciò su petto della ragazza e la abbracciò.
Strofinò il viso sul seno trovandolo un perfetto cuscino.
Ari sussultò e si ritrasse, come se avesse improvvisamente paura di toccarlo. Lo guardò e incrociò i suoi occhietti vispi e azzurri.
Incoraggiato da questo primo contatto che aveva ricevuto, si rimise in piedi e prese il suo viso tra le manine.
Un nodo le strinse la gola, sentendo la testa implodere al suono della sua risata cristallina.     
Lui avvicinò al suo viso e strofinò il nasino con il suo.
L’azzurro limpido di quegli occhi la folgorò. Scostò con uno scatto il capo dall’altra parte e serrò gli occhi sperando che tutto sparisse, mentre il cuore pompava al massimo il sangue fino al cervello, attraversato da fitte profonde.
Allungò le mani per allontanarlo, ma l’improvvisa paura di fargli male le impedì pure di toccarlo.
-Levalo!- supplicò in un sospiro. –Levamelo di dosso!- ripeté cercando di non farsi prendere dal panico, ma la voce le uscì più acuta.
Kai prese Jonathan che questa volta non protestò. Ci era rimasto troppo male per quel  rifiuto, e si strinse al ragazzo cercando conforto.
-Ari ti senti bene?- le chiese preoccupato vedendola tremare. Le poggiò una mano sulla spalla.
Lei respirò profondamente e si portò le mani tra i capelli, senza il coraggio di riaprire gli occhi.
Annuì nervosamente e scansò il suo tocco spostandosi più in là.
-Vieni, prenditi qualcosa di fresco….-
Ari lo guardò con un’occhiata malevola.
-Vattene e basta!- disse in un soffio.
Kai strinse a se il piccolo e si alzò offeso.
-Fottiti!- le disse. Salì i pochi gradini e raggiunse il bar dove si erano rifugiati Yuriy e Boris.
Ari si strinse nelle gambe e abbandonò la testa sulle ginocchia.
Era tutto così bianco, sembrava un sogno, anche i suoni erano ovattati.
Osservò le figure confuse sulla riva. Non riusciva più a distinguerle.
Chiuse gli occhi ma lo spettro dell’immagine rimase impresso nella sua mente.   
Un’ombra  la destò e alzò il capo.
-Ari!-
Takao le stava di fronte e le sorrideva. Le prese la mano e la tirò.
-Vieni, andiamo a fare il bagno!-
Ari aggrottò la fronte confusa e lo guardò.
-Cosa?-
Takao si fermò e la osservò.
-Ti senti bene?- le chiese, ma Ari non si mosse.
Si chinò di fronte a lei, si tolse il cappello e glielo sistemò in testa, abbassando la visiera sul viso arrossato e l’attirò a se.
-Hai le guance sporche di blu, meglio che ti pulisci o sembrerà che ti sei sbaciucchiata con Kai!- le sussurrò ad un orecchio.
Le passò una mano sulla guancia e poi l’altra in una leggera carezza.
-Adesso è meglio che vai, non credo che ti faccia bene restare qua!- le disse scostandosi.
-Ma io sto bene…-
Takao le sorrise.
-Vai da Hitoshi, sicuramente è al bar, e prenditi qualcosa da bere che per la finale ti voglio in forma!-
-Ma…-
-Niente ma, vai e basta, ok, me lo prometti?-
Ari annuì.
Takao si alzò e raggiunse Max e Daichi di corsa, tuffandosi direttamente a mare.
Ari si alzò. Perché tutti continuavano a chiederle se si sentiva bene?
Salì i gradini reggendosi alla ringhiera.
Effettivamente si sentiva debole e frastornata, ma doveva essere solo un malessere momentaneo.
Attraversò la strada ed entrò nel bar, percorrendolo con lo sguardo alla ricerca di Hitoshi, ma dovette fermarsi. Il buio era incredibile lì dentro, e ci mise qualche minuto prima che i suoi occhi si abituassero.
Qualcuno le poggiò la mano sulla spalla.
Si voltò cercando di distinguere la sagoma accanto a lei.
Hitoshi la guardò preoccupato.
-Vieni a sederti, seguimi!- le disse.
Lei annuì e si lasciò guidare, mentre tutti i contorni iniziavano a distinguersi e a schiarirsi.
Solo quando si fu seduta si accorse che c’erano anche Yuriy, Boris e Kai col moccioso sulle gambe.
Sbuffò e incrociò le braccia al petto voltandosi dall’altra parte.
Aveva da fare, non poteva stare lì con quegli idioti a perdere tempo.                               
Hitoshi le mise davanti un bicchiere di succo di frutta.
-Bevi che non mi piace affatto la faccia che hai oggi!-
Lo fulminò con un’occhiataccia mentre le si sedeva di fronte.
Boris si sporse sulla sedia seguendo con lo sguardo un gruppetto di ragazze appena entrate.
-Ciao bamboline!- disse quando furono abbastanza vicine.
Le ragazze si voltarono sorprese e ridacchiarono compiaciute, mentre qualche altra, stizzita da modi così villani, storceva la bocca.
Un idea illuminò un ghigno poco rassicurante sul viso di Boris.
-Me lo presti quello?- chiese a Kai.
-Quello cosa?-
-Il marmocchio!-
Kai strinse indignato il piccolo, che si stava divertendo un sacco a cancellare i segni blu dalla sua faccia, e guardò male il ragazzo.
-Dai, solo per due minuti!- insisté.
-Non è un giocattolo per attirare le ragazze!- gli fece presente.
-Quanto sei acido!- commentò portandosi le mani dietro la testa e stiracchiandosi. –Non ti farebbe male ogni tanto una bella scop…-
-Boris….- lo riprese Yuriy fulmineo.
-Una ragazza…- si corresse Boris ghignando divertito.
Kai alzò il naso stizzito da un tale commento così irrispettoso.
-Ne avresti a lavare e non fai niente, non è che hai gusti un po’… ambigui?!-
-Boris…- disse nuovamente Yuriy.
-Tsz!- Kai si voltò dall’altra parte.
-Buono, buono! Stavo scherzando, anche se dovresti seguire il mio consiglio!-                
-Non ne ho bisogno, grazie!- disse Kai offeso da morire.
-Gelato, voglio il gelato!- disse Jonathan tirandogli la maglietta.
-Come lo vuoi?-
-Cioccolato!-
Kai si alzò con in braccio il bambino, che per quella giornata aveva fatto tombola, e si poteva ritenere più che fortunato.
-Che brava mammina!- lo sfotté Boris.
-Coglione!-
-Coglione!- ripeté il piccolo applaudendo.
Kai si pentì subito di aver parlato.
-Impara in fretta il marmocchio! Ripeti: Kai è gay!-
-Kai! Kai! Kai!- ripeté il bambino.
-Ma la vuoi finire, idiota!?-
-Idiota!- disse Jonathan.
Hitoshi rise divertito.
-A quanto pare, ripete solo quello che dice Kai!-
-Peccato, volevo insegnargli qualche parolina divertente!- disse dispiaciuto Boris.
Kai prese il gelato e tornò a sedersi col bambino sulle gambe, che contento mangiò tutto.                 
-Ari bevi il succo!- le disse Hitoshi col tono di una maestrina spazientita, notando che il bicchiere era rimasto intatto come lo aveva lasciato lui.
Lei sbuffò e lo bevve di malavoglia.
Boris la osservò e ghignò pronto a provocarla un po’. Non c’era niente di male in questo, dopotutto!
-Come mai ultimamente fai la brava ragazza?-
Ari poggiò il bicchiere sul tavolo e si abbasso il berretto sul viso, accasciandosi sullo schienale della sedia con tutte le intenzioni di ignorarlo e riposarsi.
-Non me lo vuoi dire?-
Yuriy gli lanciò un’occhiataccia, ma lui l’ignorò e appoggiò i gomiti sul tavolo avvicinandosi alla ragazza.
-Sei così diversa dall’ultima volta che ci siamo visti… te lo ricordi?- la sfotté, ma lei impassibile.
-Ho ancora i segni, ma se vieni con me in bagno, magari ci dai una ripassata…-
-Boris, basta!- lo rimproverò Yuriy al limite della sopportazione.
Ma Boris non lo stava facendo con l’intenzione di avvicinarla, ma di prenderla in giro, per ripicca, perché il suo nuovo modo di fare lo aveva completamente escluso.
Hitoshi si schiarì la gola per ricordargli che c’era un limite da non superare.
-Ma tu non fai più queste cose, vero?- continuò con voce trascinata. –Peccato che la parte da brava bimba non ti si addica! Per quanto hai intenzione di prenderli per il culo con questa farsa?!-
Ari si agitò sulla sedia.
Kai sbuffò sentendo tante cretinate tutte insieme.
-Se adesso fa la brava, posso immaginare prima che cosa era!- disse con sarcasmo.
-Non c’è bisogno di immaginare!- esclamò derisorio Boris. –Ti posso raccontare tutto quello che combinava per filo e per segno … Ah!-
Ari gli diede un calcio sugli stinchi che lo fece lacrimare per il dolore.
-Smettila di rompermi il cazzo!- disse con voce tremante di rabbia Ari.
Il piccolo esultò non lasciandosi sfuggire una parolina nuova che prontamente ripeté.
-Cazzo!-
-Non si dice! È una brutta parola!- disse Kai ma inutilmente, perché lui la disse per almeno cinque volte di fila per fargli dispetto.
-Non interessa a nessuno quello che è successo, grazie lo stesso Boris!- disse con freddezza Hitoshi.
Boris si tirò la gamba dolorante su, e la strinse sperando che passasse in fretta, lamentandosi come se lo avesse appena ammazzato.
Lei tornò ad appoggiarsi allo schienale, ma Boris, incazzato nero si alzò e la prese per la maglia scuotendola e sollevandola dalla sedia senza nessun riguardo.
-Stronza, mi hai fatto male!-
Ari si liberò dalla presa con un forte scatto guardandolo con odio.
Sembrava che stesse per scoppiare una rissa tra i due, tanto che gli altri tre seduti al tavolo si ritrassero sorpresi e spaventati.
Ma, anche se avesse voluto, Ari non poté rispondere, perché l’improvviso cambiamento e la rabbia le fecero girare la testa e cadere tra le braccia del ragazzo, che sogghignò soddisfatto.
-Lo sapevo che non eri cambiata affatto! La confidenza solo quando vuoi tu!- disse trionfante stringendola a se.
Ari, confusa, si sentì stringere al suo petto.
-Anche se….- Boris si strofinò meglio a lei. –Devo ammettere che qualcosa è cresciuto dall’ultima volta! Non me ne ero accorto!-
Yuriy si portò una mano alla faccia imbarazzatissimo, pregando con tutto se stesso che non si stesse riferendo al suo seno, mentre Kai e Hitoshi strabuzzavano gli occhi.
Ari lo allontanò bruscamente, guardando con odio quel sorriso strafottente e beffardo.
-Me ne torno a casa!- sbottò infuriata, sistemandosi il berretto sulla testa ed uscendo dal locale a passò di marcia.
Boris si sedette soddisfatto vedendola andare via.
-Boris!- la voce furente di Yuriy però gli fece capire che aveva commesso un grave errore. –Ti avevo chiesto di finirla.-
-Stavo solo scherzando!- si difese prontamente. –Anche se è vero che qualche taglia in più ce l’ha!-
 
 
 

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Capitolo 26
*** Tronto ***


26bb
Salve!!!!!! ecco a voi un nuovo capitolo! dovevano essere due capitoli distinti, ma era corti e li ho uniti. grazie a bebbe5, lexy90, klarai (non ti preoccupare, poi sistemo io ;). cmq permettiamoglielo ogni tanto a kai di essere premuroso con qualcuno) (tsz! ndkai) (sta zitto tu! ndme) e lirinuccia per le recensioni. un bacione e spero che vi piaccia anche questo. scusate ma adesso devo scappare :D. (perdonate errori e robe varie)



26°. Tronto!
 
Il cicalio pomeridiano della campagna era assordante. Sembrava volerlo fare impazzire, mentre il sole delle due picchiava prepotente sulla testa.
Strinse Jonathan, che beatamente stava appisolato contro il suo petto.
Spinse il cancelletto della villetta bianca che risplendeva e lo abbagliava con il suo candore. Era circondato da colori forti che gli ferivano gli occhi e, quando entrò nella penombra della veranda, si sentì sollevare.
Era bellissimo lì, nonostante il sole accecante ed il caldo che ogni tanto veniva interrotto da un venticello fresco.
Fece per aprire la porta, quando notò la presenza di una persona sulla poltroncina che dava sul giardino.
Entrò in casa e, raggiunta la sua stanza. Appoggiò con delicatezza il bambino sul suo letto. Gli accarezzò la testa togliendogli il berretto, e un sorriso gli increspo le labbra.
Socchiuse la porta senza fare rumore, e andò a prendersi una lattina di coca gelata nel frigo.
Uscì nella veranda e si sedette sul muretto, proprio di fronte alla poltrona, e osservò la persona che inconsapevole dormiva.
Si avvicinò e le posò la lattina ghiacciata sul collo.
-Ari!- la chiamò, notando che, più che infastidirla, il contatto freddo sulla pelle le faceva piacere, tanto che scostò il capo di lato.
Kai si ritirò senza staccarle gli occhi di dosso.
Aprì la lattina e bevve una generosa sorsata.
Era in mutande, cose suo solito quando andava a dormire, e doveva essersi fatta da poco una doccia, perché i capelli erano sciolti e ancora bagnati, e ricadevano sulle spalle e sul petto che si alzava e si abbassava con un ritmo irregolare.
Distolse lo sguardo imbarazzato, sentendosi avvampare.
La maglietta bagnata aderiva sul seno, cosa che per lui non doveva avere una compagna di squadra, visto che la aveva sempre considerata asessuata.
Tornò ad osservarla, scacciando dalla mente la battutaccia che Boris aveva fatto proprio sul petto della ragazza.
Doveva ammetterlo, ma non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, e non perché fosse praticamente mezza nuda, ma perché sembrava molto diversa dal solito.
Si alzò e si inginocchiò di fronte a lei incuriosito.
Allungò una mano verso il viso arrossato e scostò una ciocca di capelli. Le accarezzò una guancia. Scottava, o meglio ustionava.
Continuava a dormire, cosa strana per lei, che di solito si svegliava al minimo movimento.
Si chiese come facesse a saperlo, ma d’altronde avevano condiviso la stessa stanza per quasi un mese.
Qualcosa cadde a terra là vicino. Si scostò leggermente.
Il cappello di Takao. Doveva esserle scivolato dalla mano. Lo recuperò e lo posò sul muretto.
Uno strano senso di colpa si fece avanti, mentre risaliva con lo sguardo le gambe arrossate dal sole, coperte di lividi e cicatrici.
Era forse colpa sua? C’era qualcosa che non aveva fatto per evitare tutto questo?
Percorse con le dita le grandi cicatrici sulle ginocchia.
Perché aveva l’irrefrenabile impulso di chiederle scusa? Perché una strana inquietudine gli sta serrando la mente e il petto?
Si alzò e tornò dentro casa. Dopo poco uscì con un panno bagnato e del ghiaccio.
Si sedette accanto alla compagna di squadra e le poggiò il panno sulla fronte. Lei sussultò e aprì debolmente gli occhi, scrutandolo attentamente cercando di comprendere.
Kai  fece scivolare il fazzoletto freddo fino alla guancia, e lei richiuse gli occhi lasciandosi curare.
Era esausta, e le energie l’avevano abbandonata fino a stordirla.
-Mi sa che hai un’insolazione.- le disse passandole un po’ di ghiaccio sulla fronte. –Chissà come mai!?- continuò scherzosamente. –Forse perché hai la testa dura e non dai retta a nessuno?!-
Ma Ari sembrava essersi riaddormentata e, minuto dopo minuto, il ghiaccio iniziò a sciogliersi, finché non ne restò una pozza d’acqua.
-Mi bruciano gli occhi…- mormorò lei rompendo il monotono brusio della campagna.
Aprì nuovamente gli occhi che vagavano come ciechi, senza distinguere quello che la circondava.
Kai si alzò e la tirò su.
-Riesci a stare in piedi?-
Lei non rispose ma si appoggiò a lui e si fece guidare fino a dentro. La portò nella sua stanza e la fece sdraiare sul letto.
Chiuse le imposte della finestra e la penombra scese nella stanza.
Si sedette sul bordo del letto per starle accanto.
Era rimasta come la aveva lasciata lui, coricata sulla schiena a fissare il soffitto, con le braccia abbandonate sulla testa.
Tutta la premura che stava dimostrando era per espiare qualche colpa, lo sentiva, ma non riusciva a spiegarsi quale.
Ari intrecciò le dita tra i capelli ricci con aria assente.
Sembra molto più piccola così.
Sospirò poggiando i gomiti sulle ginocchia.
-C’è qualcosa che vorresti dirmi?- chiese rassegnato.
Ari lo guardò in modo indecifrabile.
Allungò una mano verso il suo viso e, per un attimo, fu certo che volesse accarezzalo, ma si sbagliava.
Puntò alla guancia, e cercò di graffiarlo, di fargli male, sfregiarlo con un’artigliata, senza riuscirci per la debolezza. Lasciò ricadere pesantemente il braccio lungo il corpo.
Kai abbassò gli occhi a terra. Le lacrime li inumidirono, bruciando agli angoli per uscire, ma le ricacciò subito indietro.
Lo aveva ferito anche se non l’aveva sfiorato.
Guardò il braccio fasciato. Molto probabilmente nascondeva una delle tante cicatrici, forse una che non riusciva ad accettare a differenza delle altre che le ricoprivano le gambe o il resto del corpo.
Sfiorò la fasciatura. Distinse i lineamenti della pelle sfregiata.
Come aveva immaginato era molto più grande delle altre.
Ari sussultò e per un attimo trattenne il respiro.
Tirò indietro il braccio ma Kai lo trattenne saldamente.
Lei provò a liberarsi, e Kai le mise l’altra mano sulla bocca, immobilizzandola ulteriormente. 
Si arrese mentre si chinava su di lei e incrociava gli occhi nei suoi.
-Fidati, non ti voglio fare del male!- sussurrò piano scrutandola nella penombra della stanza.
Ma lei scosse la testa e i suoi occhi si riempirono di disprezzo.
Si avvicinò ancora fino a sfiorare il suo naso con il proprio.
Ari strinse i pugni diventando più tesa di una corda di violino. Serrò gli occhi sperando di non dover vedere più quel bastardo e vigliacco, non che avesse avuto a che fare con gente migliore in tutta la sua vita, ma quello era proprio il peggiore.
Si maledisse per quel momento di debolezza ma, anche se fosse stata in forze, non si sarebbe dovuta opporre.
-Shhh! Rilassati….-
La sua voce la raggiunse in un sussurrò, ma fu come un pugno su quel tamburo già provato che erano i suoi nervi, che si contrassero facendola tremare.
Il respiro di lui salì lento fino alla fronte.
Le sue labbra si posarono delicate, in modo quasi insopportabile.
Quel contatto durò un’eternità, ma alla fine si scostò e la liberò.
Riaprì gli occhi quasi a fatica, troppo diffidente per poter credere che fosse finta lì.
Kai ghignò e incrociò le braccia al petto.
-Ma che ti credevi?- gli disse in tono beffardo. –Io mi bacio con le ragazze semmai, non con i maschiacci come te!-
Ari di certo non si offese, e nemmeno prestò fede alle sue parole, ma bastarono per farla rilassare.
-Mamma!-
Una vocina proveniente dalla stanza accanto arrivò fino a loro.
-Papà!- continuò la voce un po’ più lamentosa di prima.
-Si deve essere svegliato Jonathan!- disse Kai alzandosi.
Ari sbuffò e roteò gli occhi.
Dei singhiozzi risuonarono nel corridoio e di nuovo il piccolo chiamò i genitori, ma nessuno rispose.
Kai aprì la porta trovandosi di fronte il bambinetto in lacrime, che lo guardava con gli occhietti resi ancora più azzurri e brillanti.
-Kai!- disse con voce tremula lui, scosso sa continui singhiozzi.
-No piccolo, non piangere!- gli disse prendendolo in braccio e rientrando nella stanza buia.
Lo coccolò un po’ tra le braccia intenerito, mentre le lacrime gli bagnavano la maglietta.
-Non ti preoccupare, mamma e papà tornano più tardi! Ci sono io per ora.-
Si sedette nuovamente accanto alla compagna di squadra.
Sorrise sentendo le manine e le braccia di Jonathan stringersi intorno al suo collo alla ricerca di un po’ di conforto.
-Si è spaventato perché non ha trovato nessuno!-
Ma Ari se ne fregò e gli diede le spalle.
-Sei una cosa allucinante! Senso materno zero, incredibile! Ma qualcosa di femminile ce l’hai?- disse con disprezzo guardandola male.
Asciugò le lacrime che rigavo il visino del bambino e gli diede un bacio sulla fronte, scostandogli i capelli rossi.
-Va meglio?- gli chiese gentilmente.
Lui annuì ancora scosso da qualche singhiozzo.
-Vuoi dormire ancora un po’? Questa volta però non da solo!-
-Si!- disse con decisione lui.
Kai ghignò pronto a dare una bella lezione a quell’insensibile patentata che gli stava accanto.
Sollevò Jonathan e lo appoggiò proprio accanto ad Ari che sgranò gli occhi incredula, mentre il piccolo si spaparanzava accanto a lei, pronto a fare il suo pisolino in modo più tranquillo.
-Su, coricati accanto ad Ari!-
-Che cazzo dici?! Levalo di qua!- scottò subito lei, ma dovette arrendersi, perché le bastava agitarsi perche la testa le girasse.
Kai si alzò e uscì dalla stanza.
-Ehi! Dove vai?!- lo richiamò sollevandosi nuovamente dal cuscino. –Non lo voglio il moccioso!-
Si portò una mano alla testa che sembrava volere scoppiare da un momento all’altro.
-Coricati!-
La voce di Kai nella stanza le fece riaprire gli occhi, e se lo trovò di fronte.
-Ti pare che sono così degenerato da lasciare un bambino da solo con te?!-
Con una leggera spinta sulla spalla la fece ricadere sul cuscino.
Le piazzò una borsa del ghiaccio sulla testa senza preavviso, e lei la scostò scottata.
Kai la rimise e questa volta non si mosse più.
-Guarda come ti fissa!- disse dopo un po’ accennando al bambino che, invece di dormire, guardava verso l’altro e la fissava con gli occhi spalancati e attenti.
Ari sbuffò e guardò dalla parte opposta della stanza.
-Stronzo!- borbottò aspra.
-Tronto!- provò a ripeté Jonathan.
Kai scosse la testa divertito.
-No Jonathan, si dice stronzo, non tronto!-
 
 
 
 
La donna prese il bambino dal letto e lo sollevò, cercando di fare il meno possibile rumore per non  svegliare la ragazza che ancora dormiva.
Il piccolo si strofinò gli occhi con il dorso delle manine e sorrise quando riconobbe la madre.
-Mamma!-
-Sh! Fai silenzio!- gli disse sottovoce.
La ragazza si agitò nel sonno e aprì gli occhi.
Ashley si chinò e le accarezzò delicatamente la fronte con fare materno.
-Povera piccola, hai la febbre alta!-
-Ali!- bofonchiò Jonathan mangiucchiandosi le ditina.
-Si amore, hai fatto il riposino con Ari?- gli chiese con dolcezza togliendogli la manina dalla bocca.
-Glielo dai un bacetto? Così guarisce!-
Jonathan annuì e si sporse muovendo le labbra in modo buffo per prepararsi al bacetto. Ashley lo chinò sulla ragazza che ricevette un bacio un po’ impiastricciato sulla fronte.
-E a me non lo da il bacetto?- chiese la voce di un ragazzo seduto sul letto di fronte.
-Non credo che possa guarire anche la demenza!- rispose con astio questa volta una ragazza.
Ashley sorrise guardando Takao e Hilary seduti uno accanto all’altra. Le ricordavano molto lei e Basil da ragazzi, sempre a litigare e a punzecchiarsi a vicenda.
-Ve lo potrete spupazzare quanto vorrete alla festa, di certo Jonathan non si rifiuterà! Vero amore?- disse lei solleticando il piccolo che ridacchiò contento.
-Intanto mando a chiamare il dottore, così vediamo un po’ come fare con Ari!- continuò. Fece per uscire dalla stanza ma la ragazza la fermò afferrandole un lembo della maglia.
-Il dottore no!- disse in un filo di voce Ari.
-Non avrai paura spero!-
-Ma quando mai! Ari non ha paura di niente!- disse Takao sprezzante.
Ari si mise a sedere e si passò una mano davanti al viso scostando i capelli.
-Sto bene, non c’è bisogno di chiamare nessuno!-
-Coricati e rilassati, hai la febbre alta e non credo che ci sia il bisogno di fare la super donna per adesso!- le disse bonariamente Ashley.
-Ho detto che non voglio che venga chiamato nessuno, non mi interessa se ho la febbre!- sbottò scontrosa Ari.
-Ma Ari!- protestò Hilary.
-Va bene, come vuoi tu!- si arrese Ashley uscendo dalla stanza.
Hilary sospirò rassegnata e Takao si gettò sul letto di Ari.
-Allora, come va? Io te lo avevo detto che non stavi bene!- disse lui avvicinandosi.
-Sto bene, ho solo un po’ di febbre, non è niente….-
Takao le stampò una mano sulla fronte che per poco non la fece cadere indietro.
-Hmmm…. Questa non mi sembra affatto un po’ di febbre!- sbottò seccato guardandola di sbieco. –Chi vuoi prendere in giro?! E poi, guardati! Hai il viso, le braccia e le gambe tutte bruciate!- continuò passando il dito sulla coscia, seguendo la bruciatura.
-Takao!- lo richiamò Hilary scandalizzata, ma ne lui ne l’amica ci fecero caso.
-Vedi hai anche il segno dei pantaloncini!- le fece notare.
-Ecco perché mi fa male!- disse Ari sorpresa.
-Ma che fai, tocchi?!- continuò Hilary furibonda per un comportamento così villano.
Takao la guardò sorpreso senza capire a che cosa si riferisse. Abbassò gli occhi nuovamente sulle cosce dell’amica e avvampò tutto d’un botto. Ritirò subito la mano imbarazzatissimo, visto che i pantaloncini che aveva erano particolarmente corti, e la scottatura era un po’ troppo vicina alle mutandine per metterci mano.
-Chiedile almeno scusa, cafone!- lo rimproverò indignata Hilary.
-Si scusa, non volevo!- disse in imbarazzo lui, rosso come un pomodoro
-E di che?!- disse Ari alzandosi dal letto. Guardò le persiane semi chiuse dalla quale filtrava una luce rossastra.
-Che ore sono?- chiese prendendo un paio di pantaloncini e mettendoseli.
-Le sette.- rispose Hilary. –Ma perché ti stai vestendo?-
-Perché non ho intenzione di stare a letto! Che cosa abbiamo da fare adesso?-
-Tu proprio niente!- la rimproverò Takao. –Ti devi rimettere a letto, stai male!-
-Takao ha perfettamente ragione, devi riposare!-
Ari si infilò le scarpe e si chinò per allacciarle, decisa ad ignorare le protese. Doveva stare con la squadra e non sarebbe stata di certo una febbriciattola a fermarla.
La porta di aprì ed entrò Kai.
-Che cavolo stai facendo?!- chiese severo guardando la compagna di squadra dall’alto.
Ari si alzò pronta a fronteggiarlo ma lui, senza preavviso, la afferrò per un braccio e la buttò sul letto, facendola finire quasi addosso a Takao.
-Levati i pantaloni!- disse con tono risoluto e fermo svitando un tubetto bianco.
Hilary e Takao sgranarono gli occhi increduli.
-Ma ti sembrano proposte da fare in pubblico?- gli chiese Takao.
-Non dicevo a te, idiota!- ringhiò Kai guardandolo male.
-Certo che non lo dicevi a me!- sbottò irritato Takao.
-Allora te li levi o no questi pantaloni?!- insisté Kai spazientito scuotendo il tubetto.
-No!- disse Ari indispettita.
-Bene!-
Kai le svuotò mezzo tubetto di crema bianca sulle cosce rosse.
-Ma che scifo è?!- chiese lei ritirandosi disgustata.
Kai posò il tubetto sul comodino e, senza calcolarla, le afferrò il viso con una mano, e con l’altra prese un po’ della tanta crema che aveva sulle cosce e gliela spalmo in faccia.
Ari cercò di allontanarlo spingendolo via ma senza riuscirci.
-Lasciami! ‘Sta roba puzza!-
-Chiudi quella bocca e stai ferma o te la faccio magiare!-
Takao e Hilary assistettero allibiti alla scena.
-Ma che modi!- borbottò Takao a mezza voce mentre i due continuavano a lottare.
Finalmente Kai la lasciò e sbuffò seccato.
-Ma che tipo! Dovresti ringraziarmi! Oggi sei riuscita a dormire solo perché eri troppo stordita dal sole, ma sta notte passerai le pene dell’inferno se non ti passi questa crema!-
-La prossima volta risparmiati!- gli rinfacciò lei cercando un modo per togliersi tutta quella crema che adesso stava iniziando a colare.
-Non fare tanto la miracolosa! È solo un po’ di crema alla menta per rinfrescarti, e stenditela sulle gambe, perché io non ho alcuna intenzione di farlo per te!-
-Nessuno te l’ha chiesto!- disse lei scorbutica passandosela sulle gambe con un po’ di titubanza.
-Scusate!- Daichi entrò seguito da Rei e Max.
-Sei rossa come un peperone!- esclamò l’ultimo a gran voce.
-È vero!- concordò Daichi allo stesso modo.
Ari li guardò scoraggiata. Più erano e più il caos nella sua testa aumentava.
-Ragazzi non urlate, non sta bene!- fece notare Rei.
-Già, scusa!- dissero i due.
Senza che Ari se ne rendesse conto, si aggiunse pure Hitoshi e non riuscì più a tenere il conto delle persone presenti, cosa che la mandò in confusione. Poteva sembrare una sciocchezza ma, ad un certo punto, non riuscì più a di distinguere parole, discorsi e facce, e si limitò ad scuotere la testa. Doveva restare con la squadra.
-Ari per questa sera resta qui con me.- disse Hitoshi. –Voi andate pure alla festa giù in paese e non preoccupatevi!-
-No, sto bene, vengo con voi!- insisté Ari.
-Questo non si mette neanche in discussione!- la rimproverò l’allenatore. –Adesso…-
-Se vuoi rimango io con te!- propose Takao. –Di certo non sono come quella palla di mio fratello….-
-Takao, Ari ha bisogno di cure….- lo riprese il fratello un po’ punto.
-Non sono un incapace!- sbottò Takao.
-Non se ne parla!- disse questa vota Kai. -Sei stato due minuti con lei e la trovo già vestita e pronta per andarsene! Saresti capace anche di farti imbavagliare e legare ad una sedia, mentre lei se ne va a spasso indisturbata!-
-Uffa, non è vero! Ari non mi farebbe queste cose, vero?!- disse infine Takao cercando una conferma da una Ari più allampanata del solito.
-Comunque resterò io. Non avevo già nessuna intenzione di andare a mischiarmi in mezzo alla gente e al casino!-
-Sei sicuro?- gli chiese Hitoshi.
Kai annuì.
-Non vi preoccupate, voi andate tranquilli!-  
 

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Capitolo 27
*** Love me... 1 ***


27bb
Salveeeeeeeeeeeee! ecco un nuovo capitolo ^_^. 
lo so che non c'è kai, e non ci sarà neanche nel prossimo, ma questi due capitoli mi sono venuti di getto (beata ispirazzione!) e mi hanno fatto venire delle ideuzze per gli ultimi capitoli. grazie mille, sono felicissima di vedere che cntinuate a seguire ^___^.
allora:
Lirinuccia: ciao e grazie! anche io mi diverto, e devi vedere nel prossimo che cosa gli combino a rei (no! pensavo si fosse dimenticata di me! ndrei disperato) (non mi dimentico di nessuno mio caro! ndme sadica). ari la farò soffrire un bel pò nei capitoli in costruzione, e anche un pò alla fine della ff. poi SPOILER! ci sarà il seguito di questa ff, e siccome mi hai chesto di farla soffrire, aspetta di leggere il seguito (se fa soffrire lei forse noi saremo liberi... ndyuriy) (non risparmierò neanche te! ndme).
Bebbe5: ciao! non saprei, penso più guai :D!
Lexy90: per delle rivelazioni mi spiace ma dovrai aspettare che si arrivi in Canada e qualche scenetta tra innamorati e una serata "bollente". grazie mille e ciao!
Klarai: ciao ^__^, tutto l'odio che prova per kai sarà spiegato in canada. 
ora vado di corsa
un bacio 
ciao!

27°. Love me...
 
La banda attraversò il paese e si fermò nella piazza.
Brooklyn, in la divisa azzurra, non appena li vide li salutò felice, smettendo per un attimo di suonare e riprendendo ovviamente fuori ritmo. Sembrava non sentire il resto della banda, e suonava da solo il suo pezzo che, con tanta buona volontà, aveva imparato per l’occasione. Per fortuna il suo flauto dolce si sentiva poco e niente.
Takao sparì tra le varie bancarelle con a seguito Daichi alla ricerca di cibo delizioso.
E invece lei sbuffava rassegnata, appoggiata ad un vecchio muretto ad osservare la gente allegra che passava.
Che sfortuna aveva avuto. Oltre al fatto che, anche se Ari fosse stata bene e Kai fosse venuto, non ci avrebbe comunque concluso niente, ma almeno la speranza di vederlo ogni tanto e quel minimo contatto poteva esistere. Adesso neanche quello.
Magari se quel rospetto del professore, che le stava continuamente appiccicato come una cozza, si fosse trasformato Kai, il morale che adesso aveva sotto i piedi sarebbe tornato un po’ su.
Era bello quel posto, con le viuzze e le stradine antiche, la festa, l’allegria e la musica, per non parlare del mare, ma tutto non aveva senso senza lui.
-Come mai quella faccia?-
Hilary si voltò sorpresa verso il ragazzo che le aveva appena rivolto la parola.
Boris si accostò a lei e si appoggiò a sua volta al muretto.
Lei si strinse nelle spalle preferendo non rendere pubblica la cosa, ma quando vide spuntare la testa azzurra e sorridente di Ming Ming da dietro le spalle del ragazzo, capì subito che la cosa sarebbe stata impossibile.
Kappa sobbalzò non appena la vide.
-Perché non c’è Kai, ovvio!-
-Ming Ming, per favore!- la rimproverò Hilary infastidita. Non capiva perché certe cose dovessero diventare pubbliche.
-Ma dai, che ci fa? Boris è un amico, l’unica cosa che può fare è darci una mano per la conquista di Kai!-
-Allora ti piace Kai!- disse lui ghignando. –Ed è così tonto da non….-
-Boris, per cortesia, non penso che Hilary apprezzi certe osservazioni!- lo interruppe Ming Ming.
Infatti Hilary incrociò le braccia al petto e guardò di sbieco il ragazzo.
-Certo, certo! E come mai non c’è?- chiese Boris.
-Vero, di solito si tiene in disparte, ma questa volta non è proprio venuto.- notò anche la ragazza guardandosi attorno.
-Ari si sentiva poco bene e sono rimasti a casa….-
I due si voltarono contemporaneamente verso di lei preoccupati.
-In che senso si sentiva poco bene?- chiese Ming Ming titubante.
Boris sospirò rassegnato e si mise le mani in tasca.
-Lo so io in che senso!- sbottò lui fissando la folla con aria assente.
-Che vorreste dire?- chiese Hilary senza capire.
Ming Ming le fece un sorriso tirato.
-Te lo devo spiegare?-
-Beh! Almeno così sei sicura che non è gay!-
-Boris!- Ming Ming lo fulminò con un’occhiataccia.
Hilary si incupì ma non si diede per vinta. Quella non era una scusa per stare soli.
Ari stava male e Kai…. improvvisamente il dubbio la vinse. E se Kai fosse rimasto apposta…. No! Kai non faceva certe cose!
-Ari ha la febbre!- disse con decisione.
Si fidava di lei e poi, se volevano stare da soli a casa, non c’era bisogno di fare tutta quella farsa della febbre se bastava fingere un semplice mal di testa prima di partire!
E allora perché non aveva voluto che venisse chiamato un dottore? Le chiese una vocina maliziosa dentro di se.
Abbassò il capo impensierita.
Ming Ming le diede una pacca sulla spalla.
-Ehi! Se aveva la febbre allora non ti devi preoccupare! Non fare la sciocchina e goditi la serata che domani si parte!- le disse sorridendole provando a rincuorarla.
Hilary si sforò per farle un sorriso, ma senza successo. Oramai il dubbio era stato messo e stava crescendo a dismisura.
-Guarda che carino quello!- disse improvvisamente la cantante seguendo con gli occhi che luccicavano un ragazzo bruno del posto. –Ci vediamo dopo!- e in un attimo si dileguò con appresso un Kappa sbavante lasciandola sola con Boris.
Guardò il ragazzo accanto a lei. Era molto alto e le metteva anche un po’ di soggezione con quel suo fare sfrontato e lo sguardo duro e deciso.
-Di un po’, Ari la conosci bene?- chiese dopo un po’ Hilary.
Boris la guardò dall’alto e si sentì improvvisamente piccola e indifesa. Lui ghigno e spostò gli occhi sulla piazza.
-Abbastanza…-
Ma la risposta non l’accontentò per niente.
-Abbastanza… quanto?- incalzò.
Boris ridacchiò e si passò la mano tra i capelli.
-Che ragazzina curiosa!- disse guardandola. –E che domanda impertinente! Sei sicura di voler sapere?!-
Hilary si irrigidì. Strinse i pugni ed annuì
-Se è rimasta quella che conoscevo, e sono sicuro che lo sia, mi dispiace dirtelo ma avete lasciato il vostro piccolo e tenero Kai nella tana del lupo!-
Hilary sgranò gli occhi incredula.
-Ora spetta al lupo vedere se ha voglia di attaccare! Quindi c’è qualche probabilità che lo risparmi. Di certo, se succede qualcosa te ne accorgerai, certe cose potrebbero sconvolgere Kai, è troppo sciocco per lei!-   
-Non starai esagerando?!- disse Hilary guardandolo di sbieco.
Boris la guardò stupito da tanta grinta e abbassò il capo sorridendo.
-Si… forse hai ragione….-
Rimasero l’uno affianco all’altra osservando la gente che passava e ballava, ad un certo punto videro pure passare una folta folla di ragazzine urlanti che seguivano Rei, finché a Boris non venne la felice idea di riaprire bocca e passarle un braccio attorno alle spalle.
-Ragazzina, lo so che vai appresso a Kai ma, nel frattempo, nella lunga, lunghissima attesa che il ragazzo si svegli, che ne dici se te ed io....- si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò qualcosa.
Hilary aprì la bocca scandalizzata e sgranò gli occhi per lo stupore.
-Ti assicuro che dopo di me Kai non ti passerà più neanche per l’anticamera del cervello!- sghignazzò Boris attirandola di più a se.
Lei rimase per un tempo indefinito a fissarlo.
Senza preavviso Boris si ritrovò con la faccia spiaccicata sul muretto.
-Ma come ti permetti!?- ringhiò furente Hilary. Alzò i tacchi e se ne andò indignata.
-Ahi ahi Boris!- Yuriy, seduto qualche metro più in là, scosse la testa e incrociò le braccia al petto rassegnato. -Non dovresti provarci con quelle che sanno picchiarti!-
Boris staccò la faccia dal muro e si voltò verso l’amico.
-E che ti posso dire? Non ne posso fare a meno!-
 
Hilary attraversò la piazza con delle falcare minacciose, stravolgendo chiunque non fosse stato abbastanza cauto e premuroso da scostarsi al suo passaggio.
Ma che proposte indecenti erano quelle? Sulla spiaggia! Con lui!
Ma neanche morta!
Era furibonda, anzi di più! 
Scese nella spiaggia buia e si andò a sedere sulla sabbia, il più possibile vicina al mare per non dovere sentire la musica ma il rumore delle onde.
Fissò il mare blu e il riflesso argentato della luna piena.
Si morse il labbro fino a farsi male per non permettere alle lacrime di scendere a rigarle il viso.
La rabbia che provava e la frustrazione non erano dovute solo alla proposta di Boris, ma anche e soprattutto alle sue parole. Non poteva credere ne che Kai e Ari fossero rimasti a casa apposta per stare soli, ne che Ari ci avrebbe provato con lui o viceversa.
Ma, la stessa vocina maligna di prima, le ricordò che dopotutto Ari non si era fatta problemi a baciarlo proprio davanti a lei.
Fidarsi, fidarsi e fidarsi! Ma fino a che punto?
Lei, in fin dei conti, non la conosceva, e Boris, anche se esagerando, la conosceva da molto più tempo.
Le lacrime le scesero e affondò il viso tra le braccia.
Non doveva dubitare, come poteva? Poteva anche non conoscerla come la poteva conoscere Boris, ma era pur sempre sua amica, e ci teneva a lei. L’aveva difesa più volte, ed in situazioni abbastanza critiche pure, a volte mettendosi lei stessa in pericolo.
Si asciugò le lacrime facendosi forza, ma non poté impedire che ancora un’altra le scendesse lungo la guancia.
Ari poteva anche esserle amica e leale, ma Kai? Kai era libero di fare ciò che voleva, e come dargli torto se avesse provato a stare con lei. Tutto sommato lui era un ragazzo ed Ari era comunque molto più bella e matura di lei, sotto molti punti di vista. Come dargli torto a Kai?!
-Hilary!-
Sussultò e si voltò verso l’amico.
-Takao, che ci fai qui?-
Il ragazzo si avvicinò e si sedette accanto a lei.
Le sorrise dolcemente.
Allungò una mano verso il suo viso e le accarezzò la guancia. Lei rimase pietrificata da quel contatto inatteso da uno come Takao.
Le aveva asciugato la lacrima che era scesa incontrollata.
-Ti ho vista scappare via, e non mi sono sbagliato. Come mai piangi?- le chiese poggiandosi sulle braccia.
Hilary si strinse nelle spalle e abbassò gli occhi sentendosi una sciocca.
Rimasero ad ascoltare il rumore del mare che si infrangeva sul bagnasciuga, entrambi in silenzio, persi in mondi diversi. Lui col naso all’insù a fissare le stelle e la luna, lei triste con lo sguardo perso tra le onde blu.
-Takao.-
Hilary ruppe il silenzio attirando l’attenzione del ragazzo, che la guardò in attesa delle sue parole.
-Come facevi a sapere che ….- prese un profondo respiro, ancora non era abituata a parlarne con qualcuno. Si strinse ancora di più le gambe al petto. -…che mi piace Kai?-
Takao la fisso immobile.
Senza volerlo, si ritrovò anche lui a fissare il quieto andamento del mare col cuore triste e pesante.
-Non sono scemo, l’ho capito, anche se cerchi di nasconderlo.- disse con voce imparziale.
Hilary arrossì e si voltò verso di lui che gli sorrise come suo solito.
-È inutile che mi chiedi di Max e Rei per sapere anche di Kai. Si capisce che è solo una scusa!-
Lei sorrise e per lui fu forse il sorriso più dolce del mondo e ricambiò.
Ma a mano a mano il sorriso sulle sue labbra si spense e gli occhi si rattristarono, finché non decise di nascondersi nuovamente tra le braccia.
-Che cosa c’è Hilary?- chiese Takao premuroso.
-Secondo te si accorgerà mai di me o per lui non esisto?- domandò la sua voce soffocata.
Takao abbassò lo sguardo a terra senza sapere che rispondere.
Un sussultò gli fece capire che Hilary aveva ripreso a piangere e cercava di nascondere i singhiozzi.
Si alzò deciso a darsi una smossa e a dargliela soprattutto!
Si tolse il cappello e la giacca, gettandoli a terra, e si sfilò le scarpe.
Si chinò su di lei e la prese tra le braccia.
Hilary lo guardò sorpresa con gli occhi lucidi e le lacrime che le rigavano il viso. Lui le sorrise furbo e la sollevò tutto d’un botto.
-Takao lasciami! Che fai?!- strepitò Hilary agitandosi.
-Trattieni il respiro Hilary, perché adesso si va sott’acqua!-
-Sott’acqua?!-
Hilary urlò e incredula si strinse a Takao, trovandosi i pochi secondi a mare.
Si sollevò ed uscì dall’acqua prendendo aria mentre la furia che c’era in lei ribolliva vendicativa.
-MA SEI IDIOTA?! ADESSO SONO TUTTA BAGNATA!- 
Takao le sorrise furbescamente indispettendola ancora di più. Lo afferrò e lo costrinse con la testa sott’acqua.
Lo mollò ma non lo vide risalire.
-Smettila di fare lo scemo! Fuori immediatamente!-
Ma ancora niente.
Si guardò attorno cercando di vedere attraverso il manto blu.
-Tanto non ci casco! Esci!-
Qualcosa le sfioro la gamba e si sentì gelare.
-Takao smettila, non è divertente!- sbottò iniziando a preoccuparsi. –Takao, per favore….-
Cacciò un urlo terrorizzata quando si sentì passare qualcosa sotto le gambe.
Fu sollevata in alto e si trattenne afferrando i capelli di Takao che la teneva sulle spalle.
-Mettimi immediatamente giù!-
-Contaci! Sei pesantissima come un ippopotamo!-
-Come ti permetti…!- urlò mentre la lanciava e finiva nuovamente in acqua.
Takao si abbandonò sulla schiena e si lasciò trasportare dalle onde del mare.
Un lampo rosso illuminò il cielo, poi uno bianco e un altro oro, colorando ogni cosa.
 
 
 
 

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Capitolo 28
*** Love me... 2 ***


28bb
ciao! come vedete ho cambiato il titolo del capitolo 27 (come avrete notato l'inglese non lo so, e non so neanche perchè il titolo della ff lo sia, e qualcosa mi dice pure che manca l'articolo, ma questa è un'altra storia :D) e l'ho unito al capitolo 28, 1° e 2° parte.
grazie mille per le recensioni  ^__^, a chi ha letto e chi ha inserito la ff nei preferiti. perdonate eventuali errori di battitura o di distrazione, ma non li noto subito.
allora:
XKlarai: ciao! te lo assicuro che l'acqua di notte non è fredda, poi dipende, se sei sfigato è fredda e ci sono pure le meduse! quello che combinano a casa kai e ari? hihi! vedrai quello che gli combino al signorino!
XLexy90: accidenti, kai sei molto richiesto! (non mi interessa! ndkai altezzoso come una zitella acida)(ma come ti permetti di darmi della zitella acida!? ndkai offeso)(hihi!ndme).
cmq non ti preoccupare perchè è di nuovo qui, proprio alla fine del capitolo (uffa! ndkai)(sisi sbuffa! sai che belle sorprese che ti riservo? ingrato! ndme). boris io lo adoooooro!!!!
si era notato credo, come adoro takao, che gioiuzza *__*! povero, che brutto colpo che gli farò pigliare! (risparmiami ti prego, tu e le tue situazioni assurde! ndtakao). certo che dirò come vanno le cose a casa, già in questo capitolo più due capitoletti belli belli, il prossimo in workinprogres (miiiiii che bell'inglese!ndmax) (adesso che ci penso tu sei l'unico ad essere stato risparmiato fino ad ora.... mmmmm stai attento a quello che dici!ndme)(anche kappa ti faccio presente! ndmax-_-)(ma kappa non se lo fila nessuno! ndme), il secondo invece credo che dovrò alzare leggermente il rating, tra arancio e rosso (ehi! nessuno mi ha chiesto ancora il permesso per certe scene! ndkai)(non ti gasare signorino, è tutta scena!ndme-_-) ed è già pronto.
XBebbe5: si takao è proprio un tesoro! gioia, quanto è carino *_*! cmq li metterò un pò alla prova in canada, mi è venuta un'idea geniale....
XLirinuccia: ooooooo che bello! la pensi come me! ti giuro che mentre scrivevo questo capitolo mi è venuta in mente un'idea geniale, pare che mi hai letto nella mente! ma, siccome io sono molto più sadica, renderò la cosa un pò più equivoca possibile per il piccolo taky! grazie!
adesso godetevi il signorino Rei!
ciao e grazie!

28°. Love me…
 
Di certo, quando le chiese se andava tutto bene, non si sarebbe aspettato una reazione del genere ed uno schiaffo da capogiro.
Ma quando la seguì e la vide in lacrime si sentì subito in colpa.
Mao era davanti a lui e piangeva per colpa sua. Tremava per la rabbia e si mordeva il labbro per non dargli la soddisfazione di vederla così per lui.
-Sei un idiota!- scoppiò puntando i suoi occhi infuocati in quelli di Rei.
-Perché piangi, che ho fatto….-
-Non fare il finto tonto!- lo aggredì. –Sono stanca! Stanca di te che mi prendi in giro!-
-Ma io non….-
Ma Mao non gli diede il tempo di dire niente che riprese ancora più infuriata di prima.
-Sono stanca delle ochette che ti girano attorno! Lo suoi sapere, eh Rei?! Sì, sono gelosa! Gelosa marcia! Ma tu questo lo sai bene!-
-Ma Mao, sono solo fan….-
-Smettila!- le lacrime continuavano a scendere dagli occhi e i singhiozzi le scuotevano il petto e la voce. –Non mi interessa! Io ti amo Rei e tu lo sai, te l’ho detto! E tu continui a fare finta di niente ignorandomi e ignorando la mia gelosia!-
Improvvisamente la rabbia spari, e si sentì indifesa e debole sotto lo sguardo dispiaciuto di Rei.
-Dimmelo e basta….- questa volta non stava urlando ne lo stava aggredendo. La sua era solo una richiesta sincera di mettere fine alla sua attesa. –Dimmi la verità e finiamola qua! Trova il coraggio e dimmelo, così non sarai più costretto a fare finta di non capire. Sono solo un’amica per te, dimmi la verità, non mi farà più male di quanto già non lo faccia l’attesa.-
Rei abbassò gli occhi a terra senza più il coraggio di guardarla.
Mao distolse lo sguardo sentendosi morire dentro, ma almeno aveva una certezza: Rei non la amava.
Non doveva più restare ad aspettarlo. Niente più speranze alimentate da qualche sguardo e qualche sorriso o un tocco fugace delle mani che si sfioravano forse per sbaglio.
Chiuse gli occhi sperando che finisse presto, che parlasse e le conficcasse quella lama dritta nel petto una volta per tutte.
Ma ancora non si azzardava a parlare, e per lei era solo una tortura, un crudele supplizio che si prolungava.
-Ti prego Rei….-
Una supplica della sua voce tremante che arrivò al cuore del ragazzo e lo strinse fino a fargli male.
-Mao…. Io…- prese un profondo respiro e alzò gli occhi sulla ragazza che ora non singhiozzava più, ma che puntava i suoi occhi stanchi e straziati su di lui.
-Non posso stare con te perché ti amo troppo e ti farei solo soffrire.-
Lei non cambiò la sua espressione.
-Che cosa stai dicendo?- gli chiese con voce flebile.
-Sono una persona orribile e non ti merito.- voleva dirle la verità, anche se le sarebbe sembrata assurda, si era deciso a scoprirsi per quello che era. –Non mi farà onore quello che sto per dire, ma mi sembra più che dovuto.-
Questa volta Mao provò a parlare la lui glielo impedì.
-Devi sapere che, quando sto con una ragazza, anche per poco, se ho una relazione, mi ritrovo senza volerlo e senza che me ne renda conto a tradirla. Io non vorrei, te lo giuro, ma sembra che le cose accadano apposta. Improvvisamente tutto sembra portarmi a questo, a trovarmi nel letto di un’altra!-
Mao lo guardava con tanto d’occhi, troppo incredula.
Quello che aveva davanti e che diceva cavolate, e che ora la guardava preoccupato di qualche reazione spropositata, era proprio Rei?
-Mi dispiace Mao…-
Lui indietreggiò portandosi le mani avanti al petto, più per difesa che per preghiera.
-Mi stai prendendo in giro?- gli chiese. –Ti sembra giusto continuare ed inventarti certe cose pur di non ammettere che non mi vuoi? Sappi che così mi fai molto più male. Se sei almeno mio amico, e un minimo di bene me ne vuoi, non fami questo!-
Rei indietreggiò di un altro passo. Quella sua reazione calma e pacata era solo una facciata, sapeva che sarebbe esplosa a momenti.
-Mao, te lo giuro. Io vorrei tanto stare con te, non sai quanto lo desideri, ma non voglio trovarmi a tradirti, non te lo meriti….-
Mao fece un passo avanti e Rei uno indietro.
-Non ti sto prendendo in giro, te lo giuro. Mi dispiace farti soffrire così, ma è l’unica cosa che riesco a fare. Sono così meschino da non aver avuto il coraggio di dirtelo prima e lasciarti libera per paura di vederti con un altro….-
-Tu vorresti farmi credere che non stai con me… per non tradirmi?!-
I suoi occhi si assottigliarono e la sua voce si fece più acuta.
Rei scosse la testa e indietreggiò ulteriormente, ma il muro dietro le spalle gli annunciò che non c’erano vie di fuga,e le sue urla non le avrebbe sentite nessuno perché erano tutti alla festa. Perché diavolo aveva deciso di confessarle la verità in un posto così appartato?
-Vorresti farmi credere che Tu hai avuto altre ragazze!- dalla voce tremante trapelava rabbia che era ancora trattenuta a stento.
-E che, malauguratamente, ti ritrovavi a tradire facendo sesso con qualche altra?!-
-Malauguratamente, esatto!- confermò Rei annuendo con vigore.
Mao stinse i pugni.
-Tu dici di amarmi e sei stato con altre ragazze e ci sei pure andato a letto!?-
Era questo il perno centrale che le faceva ribollire il sangue nelle vene.
E Rei se ne rese conto troppo tardi che avrebbe fatto meglio ad omettere quella parte, e passare direttamente al punto centrale del suo non voluto vizio di tradire.
Tremò di terrore quando lo afferrò per la maglia con un scatto così veloce che a stento vide, ma sgranò gli occhi quando lo baciò.
Certo, forse era un po’ violento e prepotente, ma Mao gli piaceva per questo!
Chiuse gli occhi e la abbracciò, abbandonandosi finalmente dopo tanto tempo a quel bacio che aveva sempre desiderato e cercato in tante altre. 
Non sarebbe stato un fidanzato leale e con la coscienza completamente pulita, questo lo sapeva, ma per adesso quel bacio gli bastava, anche se avrebbe desiderato avere di più.
E la stinse ancora di più e fece scorrere le proprie mani lungo i fianchi, fino in vita.
Le loro labbra si staccarono per riprendere fiato.
-Mao…- soffiò in un respiro con gli occhi ancora chiusi, come in un sogno.
Si sporse nuovamente per riprendere a baciarla, ma più provava ad avvicinarsi, più le sue labbra si allontanavano.
Aprì gli occhi senza capire, troppo voglioso per rendersi conto delle vere intenzioni della ragazza.
Venne spinto via con uno scossone e finì contro il muro. Per un attimo pensò che Mao si sarebbe fiondata su di lui e.... Eh eh! Purtroppo per lui queste erano solo fantasie di un ragazzo, perché la realtà si presentò ben diversa.
Mao mise le mani sui fianchi e lo guardò truce.
Alzò il mento e lo scrutò come si fa con un con una cosa disgustosa, per decidere la sua sorte.
-Addio Rei!- gli disse infine con aria vendicativa.
Si voltò con uno scatto e lo lasciò là, da solo in quella stradina buia e vuota.
Tornò alla festa, che a mano a mano si stava spegnendo, frastornato e svuotato, camminando tra la gente come un fantoccio.
Non poteva essere, non poteva fargli questo. Lo sapeva già che cosa avrebbe fatto. Si sarebbe vendicata, si sarebbe messa con uno qualsiasi, per fargliela pagare, ci sarebbe andata pure a letto!
Si sentiva male, si sentiva impazzire.
Solo perché lui era andato con altre ragazze, lei avrebbe fatto lo stesso!
Lo sapeva che non potendo stare con lei per quel suo sventurato vizio, che poi non era neanche il suo ma della sorte che si divertiva alle sue spalle, e sapeva pure che prima o poi lei avrebbe trovato qualcun altro e con lui sarebbe stata finalmente felice.
Ma non lo poteva accettare lo stesso, non era ancora pronto per questo!
Doveva impedirglielo e basta o avrebbe ridotto tutto in poltiglie.
-Ehi Rei! Ma dove eri finito?- la voce di Kappa lo richiamo, e si voltò verso la strada in fondo al piazzale dove c’erano i suoi compagni di squadra che si preparavano a salire in macchina.
-Ti abbiamo cercato ovunque…- disse Max vedendolo avvicinare. –Ma che ti succede amico? Hai una faccia!-
Ma Rei neanche si degnò a guardarli, li superò e si sedette in macchina aspettando che partisse.
Sembrava che stesse per ringhiare e nemmeno Daichi si arrischiò a domandare.
Hitoshi guardò i ragazzi uno per uno e si fermò su Takao e Hilary.
-Potevate evitare di buttarvi a mare! Adesso bagnerete i sedili! Vi sembra giusto?-
Hilary abbassò gli occhi mortificata e lanciò un’occhiataccia a Takao che invece se la rideva sotto i baffi.
-Ma non ti preoccupare e falli salire!- gli disse Basil dandogli una pacca sulla schiena. –Non sarà un po’ d’acqua a rovinare la serata, la può solo migliorare!-
Salirono in macchina e partirono per la casa.
Erano tutti entusiasti, anche se Rei continuava a scrutare fuori con aria da omicida, e il piccolo Jonathan dormiva beatamente tra le braccia della madre.
Quelli più esaltati erano Brooklyn, che si crogiolava nella sua convinzione di aver tatto una performance veramente lodabile, e se la suonava da solo gloriandosi di essere riuscito a reggere il ritmo e non sbagliare nemmeno una nota; e Daichi che non faceva altro che ripetere con la bava alla bocca ogni cibo che era passato sotto il suo naso e che adesso si lamentava con Takao perché non lo aveva chiamato per fare il bagno a mare.
Arrivarono a casa sotto un manto di stelle che si poteva ammirare solo in un posto così buio e desolato, circondati dai rumori e dall’aria fresca della campagna circostante.
-Noi andiamo a dormire ci vediamo domani!- li salutò Ashley prima di entrare nella villetta accanto.
I ragazzi entrarono in casa stanchi e pronti per andare a nanna, tranne Daichi che si gettò sul divano e si tolse le scarpe lanciandole per il salotto.
-Accidenti, che serata ragazzi!- esclamò a gran voce.
-Sshhhhhhhhhhhhhhhh!-
Cinque persone (tranne Rei che andò direttamente a chiudersi in stanza) si voltarono verso di lui facendogli segno di tacere.
-Che c’è?!- chiese scontroso.
-È l’una di notte, stanno dormendo!- disse Hitoshi.
-Oh vero! Scusate…- disse lui arrossendo. Si alzò dal divano e scappò in camera convinto che lì il baccano non si sarebbe sentito.
Hitoshi scosse la testa rassegnato ed andò a controllare come stava Ari.
Aprì piano la porta e scrutò nel buio.
Entrò lasciando che uno spiraglio di luce illuminasse la stanza, anche se non ce ne era bisogno, perché la finestra aperta lasciava entrare i raggi della luna.
Si accostò al letto dove riposava la ragazza.
Kai stava dormendo sul letto di Hilary, sarebbe rimasto anche per la notte, anche se, a considerare dalla fronte di Ari, molto meno calda di quando aveva sentito prima di andarsene, non c’era di che preoccuparsi.
Ari al suo tocco si desto e si girò.
-Come ti senti?- sussurrò.
-Bene…- biascicò lei stendendosi sulla schiena.
Lui sorrise. Certamente da lei non si aspettava una risposta diversa, visto che non aveva fatto che ripeterlo per tutta la sera.
-Hai bisogno di qualcosa?-
Lei scosse la testa e richiuse gli occhi.
Hitoshi uscì lasciando socchiusa la porta.
-Hilary, prenditi quello che ti serve, mi dispiace ma dovrai dormire con Takao e Daichi!- disse alla ragazza che lo guardò sorpresa.
-Perché?-
-Kai si è addormentato nel tuo letto….-
Hitoshi se ne andò lasciandola sola nel salotto a fissare la porta della propria stanza.
Kai stava dormendo nel suo letto, questa consapevolezza le fece accelerare i battiti del cuore, anche se sapeva che non significava niente in realtà.
Entrò cercando di fare i meno rumore possibile.
Guardò incantata il ragazzo che dormiva sereno. Non lo aveva mai visto così, e per lei era ancora più bello con i capelli tutti scompigliati e il viso pulito.
Sorrise e recuperò le sue cose.
Ming Ming e Boris si sbagliavano, e lei si sentiva una emerita stupida ad aver dubitato.
E poi c’era un’altra cosa che la rendeva ancora più felice. Se Kai dormiva nel suo letto, lei automaticamente avrebbe dormito in quello di lui.
Solo all’idea si sentiva euforica, avrebbe dormito sentendo il suo profumo.
Dopo una doccia veloce, si andò a coricare nel letto di Kai, convinta che nessuno, nella penombra argentea della notte, si fosse accorto di quel sorrisino birichino che le era comparso sulle labbra.
 
 
 
 
Aprì gli occhi confuso, scrutando il soffitto chiedendosi come mai si fosse svegliato.
Spostò lo sguardo sulla sveglia sul comodino che segnava le tre di notte.
Si alzò a sedere e si guardò attorno.
Sapeva che cosa lo aveva fatto svegliare, ed era l’agitazione che sentiva crescere. Lui aveva il sonno leggero, certe volte si rendeva conto di dormire solo per poche ore e poi restare in dormiveglia per il resto del tempo, e recepiva ciò che lo circondava.
Si passò una mano davanti al volto e si alzò.
Ari si stava agitando nel sonno, forse la temperatura era salita troppo. Il cuscino era finito a terra e ansimava e si dibatteva come se avesse qualche demone che la torturava dentro.
Erano stati i suoi lamenti a svegliarlo, e per un attimo pensò che stesse piangendo, ma non vide lacrime sul volto tirato e arrossato dal sole.
Sembrava sofferente, preda di qualche incubo da cui non riusciva a svincolarsi.
Kai si accostò a lei e le posò una mano sulla fronte. Come temeva la temperatura era salita.
La scosse leggermente per le spalle.
-Ari, svegliati, è solo un incubo….-
Forse fu troppo gentile perché non sortì nessun effetto il primo tentativo, e neanche il secondo.
Lei continuava a sognare e a non svegliarsi. Farfugliava qualcosa che lui non riusciva a capire.
Sembrava tedesco.
L’unica cosa che riuscì a distinguere fu un nome: James.
E, come se quel nome fosse stato la chiave per permetterle di uscire da quell’incubo e liberarla, aprì gli occhi, e lui avrebbe preferito che non lo facesse.
Due sfere, scure, quasi nere. Due occhi che scrutavano il buio terrorizzati lo folgorarono. 
 
 
 

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Capitolo 29
*** Incubo ***


29bb
ciao! ecco il nuovo capitolo. questo è un pò più dolce forse, e potrà apparire anche abbastanza strano perchè la fine la avevo già scritta qualche mese fa, l'inizio tre giorni fa e il mezzo alle tre di notte. è venuto fuori un Frankenstein mostruoso! cmq eccomi qua che posto un nuovo capitolo il giorno prima dell'esame mentre come una disperata leggo le diapositive sul governo americano come una vera e propria incosciente. ma la cosa ancora più allucinante è che mi sono messa anche a scrivere il 31° capitolo ieri notte invece di ripassare! devo ammettere però che mi sono divertita da morire (vedi poi come ti diverti domani! ndkai). credo di essere l'unica che si mette a ridere da sola davanti al computer mentre scrive scemenze, ma è come se me le trovassi davanti certe scene! cmq non mi preoccupo! dico al prof che sono io pinca, quella che scrive la ff sui beyblade "return e cose varie" e gli dico che ho dovuto finire di scrivere il capitolo e che se mi promuove gliene do uno in anticipo! (ma questa è convinta! O_o ndkai) sicuramente anche lui sarà un grande fan, della mia ff soprattutto! (risata folle, data molto probabilmente dalla disperazione...)
che vi posso dire?
ok, dopo che mi sono sfogata vi posso dire che vi ho dato con il nome James un'anticipazione sul seguito di questa ff. ebbene si, ci sarà un seguito perche il mio esaurimento nervoso e la mia schizofrenia si estendono sempre!
il rating l'ho alzata a arancio perchè ci sono comunque tematiche riguardanti il sesso, come è normale quando di racconta una storia di ragazzi (ma nella tua mente magari, noi giochiamo solo a bey! ndtakao)(zitto! altrimenti scrivo una yaoi su te e kai!ndme)(e guando mai! ci sono sempre io di mezzo!ndkai)(parla parla tu! Poi vedi quello che ti ho combinato nel prossimo capitolo! ndme malefica version), e mettere rosso per qualche scenetta e battuta insomma! il seguito sarà rosso e non per stomaci delicati (la mia perversione non ha limiti! ahhahaha). in questo capitolo non la troverete questa tematica cmq, ma spero che sia dolce e simpatico.
ci si avvicina alla fine!
tutti: EVVIVA!!
un ringraziamento a bebbe5 (ho provato a maltrattarlo max, ma è troppo duci, non ci riesco, pure yuyu se lo difende!) e lexy90 (questo è solo l'inizio, e cioè niente! :D si rei è un mascalzone, e mi piace da morire anche così!) (minkia, ma stai male! ndkai dal profondo del suo cuoricino). perdonate eventuali errori di varia natura, ma leggo e rileggo senza prestare attenzione :D.  
un bacio a tutti! 




29°. Incubo.
 
Nella piccola stradina sterrata di campagna, sotto un cielo blu, le stelle e la luna piena illuminano come un abbagliate giorno argenteo il suo cammino.
Al suo fianco Ari lo seguiva con passo stentato e malfermo, sotterra dalla sua presa in torno alle spalle.
Era scossa, tremava, ancora terrorizzata da quell’incubo.
La temperatura era arrivata a trentotto, nonostante ciò, si era rifiutata anche solo di stendersi sul letto.
Aveva scosso la testa, si era dimenata cercando di liberarsi dalla sua insistenza, e alla fine si era arreso. Le aveva proposto di uscire all’aria aperta e fare due passi.
Certo, non era l’ideale per chi aveva la febbre, soprattutto perché a quell’ora faceva fresco, ma era l’unico modo per tranquillizzarla. Pantaloncini e felpa e poi fuori per la campagna.
Passo dopo passo che risuonavano silenziosi, sul selciato camminava per inerzia, a volte era lei a condurre. I nervi erano così tirati che a tratti accelerava il passo e alla fine le gambe sembravano cederle sotto la tensione e la debolezza.
Stelle, stelle e ancora stelle. Era impressionato da quel cielo.
Si trovò a camminare col naso all’insù a fissarle come un bambino di fronte ad una magia.
La scosse leggermente.
-Ari alza gli occhi, guarda!-
La ragazza di strinse nella felpa cercando rifugio, nonostante il braccio di Kai che le circondava le spalle. Alzò lentamente gli occhi e li riabbassò subito.
-Che cosa è?-
-Il cielo!-
Lei tremò ulteriormente, mentre brividi di paura la scuotevano dall’interno.
Camminarono ancora, tra le erbe alte che percorrevano il ciglio della strada.
Sapeva dove stavano andando, era già passato di lì qualche mattina prima, quando si era svegliato presto e non era riuscito a riprendere sonno.
Aveva preso quella piccola stradina che saliva e poi tutto piano, fino alla strada principale che avevano già superato da qualche minuto, e poi nuovamente tra gli alberi bassi di agrumi.
Alla fine sarebbero arrivati, dopo dieci minuti abbondanti di cammino, al promontorio ad est dell’isola. Ne valeva la pena e poi, anche se avvertiva la stanchezza di Ari, avvertiva altrettanto bene la sua tenacia nel proseguire ad andare avanti, quindi non se ne preoccupò. Sapeva che non sarebbe tornata indietro perché il suo incubo era ancora lì, a casa, che la aspettava.
“Sei andato al promontorio?” gli aveva detto un’entusiasta Ashley quando lo vide tornare verso le sette e mazza. “Da lì l’alba è magnifica, per questo è il luogo preferito delle coppiette per stare un po’ da soli. Adesso che lo sai puoi portarci la tua ragazza!” aggiunse poi facendogli l’occhiolino.
Lui ovviamente la guardò male e se ne andò altezzoso e offeso come suo solito, anche se non poté negare che lì l’alba era veramente spettacolare. E poi a quale ragazza si riferiva? Oltre al fatto che erano solo una perdita di tempo che preferiva risparmiarsi!
Comunque non stava andando lì per vedere l’alba, anche perché, con l’umidità che c’era, Ari non avrebbe retto abbastanza a lungo per vederla.
Eppure gli faceva impressione vederla così. Dura e fredda, un tipo da incubo che picchiava duro, senza indulgenza ne rimorso, adesso piegata da un’insolazione e da un sogno che la faceva ancora tremare a distanza di tempo e spazio.
-Resisti, siamo arrivati!-
In effetti adesso aveva il timore di trovarci veramente qualche coppietta appartata e, in tutta sincerità, la cosa non gli andava per niente a genio.   
Rallentò indeciso se proseguire o meno, ma poi si decise ad andare avanti.
Arrivarono in un piccolo piazzale coperto da un prato verde e la fece sedere su una panca in pietra.
Di fronte a loro il mare blu ed in fondo alla valle, nella parte nord, si intravedeva una piccola frazione del paese.
Le si sedette stancamente accanto e fissò il panorama con aria assente, poggiando il viso sulla mano.
Un venticello di aria fredda gli scompigliò i capelli provocandogli un brivido lungo la schiena.
-Va meglio?- le chiese con voce trascinata.
Ari non rispose. Si teneva stretta tra le braccia come se avesse freddo.
-Oh, molto meglio Kai! Grazie, sei stato molto gentile a preoccuparti e ad occuparti di me!- si rispose da solo scimmiottando la voce di una ragazzina.
Buffò sonoramente.
-Ah! Lasciamo stare. Cosa posso pretendere da una selvaggia ineducata come te?! Chissà poi che cosa ti fa dire la testa!-
Spostò lo sguardo su di lei che cercava di nascondere il tremito. Si leggeva ancora paura nei suoi occhi opachi che fissavano il vuoto.
Era giusto provare pena per chi non se la meritava e ricambiava solo con odio e disprezzo? No, non lo era, ma d’altronde chiunque, con un minimo di sensibilità e umanità, ne avrebbe provata.
Le scostò una ciocca di capelli dal viso passandogliela dietro l’orecchio. Lei non si scompose ne si mosse. Continuava a fissare con gli occhi spalancati di fronte a sé.
-Che cosa dicevi prima, durante il sonno? Non capivo, doveva essere tedesco….-
Ari si strinse nelle spalle.
-Non ricordo….-
La voce uscì stranamente limpida e chiara.
-Hai nominato un certo James….-
Ari aggrottò la fronte senza capire.
-Non conosco nessuno… con questo nome…- la voce si incrinò. Un’improvvisa fitta di dolore al cervello e chiuse gli occhi sperando che sparisse.
-Non….- si morse il labbro. Un’altra fitta la interruppe.
-Non, cosa?- chiese Kai.
Ari riaprì gli occhi e sospirò sollevata mentre il dolore si disperdeva.
-Non lo so….- disse flebilmente.
Ari abbassò la testa tenendo gli occhi ben aperti. Rosso, solo rosso ogni volta che li chiudeva. Non voleva. Non aveva paura, era terrorizzata e non sapeva perché. Tremava vergognosamente ma non le importava. Non ricordava niente e ogni sentimento di rivalsa e di vendetta sembravano come scomparsi, mai esistiti, soppalcati dalla sola consapevolezza che non doveva più dormire.
Kai le passò un braccio attorno alle spalle e la attirò a sé.
-Calmati, sei tesissima…-
Un miagolio attirò la sua attenzione e due puntini luminosi si fecero avanti dall’ombra di un cespuglio.
Kai sorrise.
-Guarda chi c’è! Allora stai sempre qui!?-
Se Ari fosse stata in sé, lo avrebbe di certo sfottuto perché stava parlando con un gatto, ma in quel momento non se ne era neanche resa conto.
Un grosso gatto giallo avanzò con passo deciso verso di loro, e con un balzo salì sulla panca in pietra, fissando Kai con i suoi grandi occhi grigi.
Lo studiò attentamente facendo ondeggiare la lunga coda, come a decidere sul da farsi, ma poi si convinse e si stese sulle gambe del ragazzo con l’intenzione di farsi un bel pisolino con contorno di coccole, che Kai non gli fece attendere.
Accarezzò il manto caldo e morbido del gatto che miagolò appagato.
-Non ti piacciono i gatti?- chiese dopo un po’.
Ari mugugnò tenendo fisso lo sguardo sul mare, come se temesse di perdersi qualcosa che sarebbe passato da un momento all’altro.
Le prese la mano e lei sussultò. Era rigidissima, le teneva il polso e non riusciva a muoverlo.
-Fidati, non sono cattivi i gatti. Prova ad accarezzarlo, ti tranquillizza….-
Anche se tentennò diverse volte, più per i nervi a fior di pelle che per diffidenza, si lasciò guidare e posò la mano sul dorso dell’animale, che si alzava e si abbassava seguendo il suo respiro regolare.
Il tempo passò, forse anche troppo.
Ari si stava tranquillizzando, non tremava come prima ma degli scossoni  la prendevano all’improvviso, tanto che ad un certo punto si aggrappò a Kai, forse alla ricerca di un abbraccio o di conforto. 
La strinse e le posò le labbra sulla fronte.
-Credo che sia meglio rientrare. Mi dispiace disturbarti amico, ma adesso ti saluto, è stato un piacere conoscerti….- disse prendendo il gatto sotto braccio e spostando.
Questo sobbalzò e se ne andò a cercare rifugio tra l’erba, all’ombra di un cespuglio, chiaramente offeso.
Si alzò e tentò di tirare su la compagna di squadra, che scosse la testa contrariata e si oppose.
-No…-
-Non fa storie, si è alzata la febbre, non ti fa bene restare qua!-
-Non voglio dormire….-
-E non dormirai, va bene?! Ma adesso torniamo a casa…-
Lei si oppose ulteriormente cercando di liberarsi dalla sua presa.
Ma Kai non sembrava per niente intenzionato a restare lì a pregarla, e con uno strattone per niente gentile la sollevo facendola quasi inciampare a terra.
-Adesso cammina e non rompere!- le disse tirandosela dietro con forza per non farla cadere di filato a terra, visto che barcollava.
Dopo qualche metro Ari si riprese e cerco di stare a suo passo, che pian piano si ristabilì su un andatura meno impetuosa.
Arrivarono a casa dopo un quarto d’ora di cammino. Una volta entrati in camera la spinse su letto e si gettò sul suo pronto a farsi una bella dormita.
Ma la cosa sembrava impossibile.
Come poteva riposare con quella che si era piazzata sul bordo del letto e fissava il muro bianco di fronte a sé, dondolandosi avanti e indietro come una folle?
Si, gli sembra una folle. Una squilibrata mentale, con quegli occhi sgranati e i capelli ricci e scompigliati. E anche se cercava di ignorarla dandole le spalle, non riusciva a spiegarsi come, ma la vederla lo stesso. Lo inquietava, sembrava uscita da qualche film horror!
-Ari, adesso basta! Dormi, devi riposare!- le disse appallottolando il cuscino sotto la testa con fare impaziente.
-No!- rispose con voce acuta lei.
Erano usciti, avevano fatto quei famosi due passi per prendere la tanto agognata aria fresca, si era ripresa, e adesso sembrava di nuovo al punto di partenza.
-Non voglio….-
-Ancora per quel sogno?- le chiese voltandosi e guardandola anche se iniziava a fargli impressione. Era pure più magra di quello che si ricordava.
Si alzò, invocando le sue esigue gocce di pazienza che gli erano rimaste, e le si sedette accanto.
Ari sobbalzò e, sorprendendolo, gli afferrò il braccio con una mano e lo strinse.
-Resta qui…-
Cercava di trattenere il panico, di tenersi stretta a qualcuno. Tornare nella stanza era stato come riportarla sul ciglio della bocca dell’inferno.
-E chi si muove!-
Kai le strinse la mano che lo teneva stretto cercando di rassicurarla. Allora anche lei un po’ umana lo era. Anche lei, come gli altri, aveva bisogno di qualcuno.  
-Perché non provi a raccontarmi il sogno, così ti liberi dalla paura!-
Ari provò più volte a parlare, ma non le uscì voce, come se qualcuno gliela avesse tolta.
Scosse la testa, mantenendo sempre gli occhi sbarrati, come se avesse paura che, semplicemente chiudendoli per un attimo, quell’incubo tornasse a perseguitarla.
-Non vuoi?- cercò di aiutarla.
-Non me lo ricordo!- ammise con voce strozzata. Si irrigidì bruscamente.
-Non importa! Pensa solo a rilassarti, va bene?- disse Kai.
Lei annuì e la fece sdraiare, anche se con difficoltà.
Pian piano, nonostante i tremiti dati dalla febbre, Ari si tranquillizzò.
-Va meglio?- le chiese dopo un po’.
Lei smosse la testa, ma non si capì se stesse annuendo o altro.
Le scostò i capelli dalla fronte  e fece per alzarsi. Era stanco e voleva sdraiarsi, non ce la faceva più a stare seduto, ma lei scattò subito a sedere.
-Calma, ti prego….-
-Resta qui!- lo supplico nuovamente tirandolo per la maglia.
Kai la guardò cercando di non farsi impietosire, e per l’ennesima volta si trovò ad acconsentire con uno sbuffo e una alzata di occhi al cielo.
Gli prese la mano e la strinse debolmente.
Certo che se lei cercava la sua compagnia, e voleva pure la mano, voleva dire che era messa proprio male!
Restava il fatto però che seduto non riusciva più a stare, e praticamente si era afflosciato su sé stesso e guardava spazientito un punto indefinito del muro.
Ogni tanto le lanciava occhiate di sottecchi per vedere se si era addormentata, ma niente. Imperterrita, restava con gli occhi spalancati a fissare il soffitto. Si vedeva che stava per crollare, ma non crollava, era incredibile.
Alla fine, troppo stanco per incavolarsi e mandarla a quel paese, si sdraiò accanto a lei deciso a dormire.
-Rei….-
-Sono Kai!- precisò offeso.
Non solo si prendeva cura di lei e lo teneva sveglio, lo confondeva pure con Rei!
-Rei assomiglia ad un gatto….-  aggiunse con voce assonnata ignorando il suo commento.
Kai la guardò, dubbioso se credere o meno alle proprie orecchie.
-Fa le fusa… mentre dorme!- disse, e un sorrisino debole si delineo sul volto arrossato.
Kai sospirò divertito. A quanto pareva la febbre era tanto alta da farla delirare.
-Ah si!? E gli altri? Come sono gli altri?- chiese intenzionato ad approfittandone per una volta che le barriere della ragazza sembravano completamente annullate.
La mano di Ari tremò ancora di più nella sua. Ci mise un po’ a rispondere, frastornata dalla temperatura alta.
-Sono strani….- disse infine.
-Sì, è vero!- disse Kai sorridendo divertito fissando il soffitto.
Ari rimase in silenzio, ma un nuovo tremito, come un eco dell’incubo, la destò.
-Max è strano…- sembrava costarle colta fatica parlare, ma era chiaro che lo faceva per non abbandonarsi agli incubi che la aspettavano non appena chiusi gli occhi e ceduto al sonno.
-Fa sempre feste… non capisco perché!-
-Gli piace stare in compagnia!- la assecondò Kai.
-Poi il sole, il caldo… brucia! Io non lo sopporto!-
-Me ne sono accorto, ti sei presa una bella insolazione!-
-E Takao è…- Ari aggrottò la fronte e deglutì.
Kai attese interessato di sapere il suo parere sull’amico.
-Buono, troppo scemo… mi chiede di baciarlo e poi rimane impalato e non fa niente!-
Kai sgranò gli occhi incredulo. No! Questo non poteva essere!
-Stai scherzando?- le chiese quasi mettendosi dritto.
Ari scosse la testa.
-Takao ti ha chiesto di fare che?-
-Baciarlo…- biascicò lei.
Kai batté le palpebre diverse volte prima di capacitarsene. Poi eliminò l’idea e si ricoricò. Ari aveva la febbre alta e delirava. Insomma, era anche vero che Max faceva sempre feste e che Rei faceva le fusa durante il sonno, ma che Takao le avesse chiesto una cosa simile era decisamente ridicolo e impossibile.      
Lei sospirò stordita e per un attimo i loro sguardi si incrociarono.
-È stranissima!- disse infine.
-Chi?-
-Hilary…. Le piaci un sacco! Che scema….-
-Lo so….- Kai sorrise dolcemente. -È solo un’infatuazione, prima o poi le passerà!-
-Strana, tanto strana…. È sempre così… non so!- farfugliò Ari.
-Serena?-
Ari non rispose. Kai sentiva solo il suo respiro affannato accanto. Infine si voltò a guardarla, convinto che si fosse finalmente addormentata, ma si sbagliava.
Gli occhi erano ancora aperti, anche se lottavano a fatica contro il sonno, i capelli ricci erano sciolti e sparsi sul cuscino e le gote rosse contrastavano con la pelle pallida del viso.                                  
Era molto più rilassata di prima.
-Ari!-
Il sonno lo stava vincendo e le palpebre si fecero sempre più pesanti. Aveva un’ottima percezione del tempo, e sapeva benissimo che mancava poco alle quattro.
-Tu dormi tranquilla! Qualunque cosa accada ci sono io qui, ti sveglio, non preoccuparti! Ma adesso dormi, va bene?-
Ari annuì ingenuamente, oramai stremata dalla stanchezza e dalla debolezza. Strinse la sua mano come per assicurarsi che non se ne andasse e chiuse gli occhi.
Kai si sporse leggermente verso di lei e le posò un leggero bacio sulle labbra.
-Buona notte!-
 
 
 
 

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Capitolo 30
*** Sogno ***


30

 salve!!!!

Ecco a voi il seguito, ma pensavate veramente che fosse finito là?  ihihih vi sbagliavate! 
cmq, dopo 12 ore passate ad attendere in un'aula piena di ragazzi (per l'appunto mi sono alzata alle 7 e mezza del mattino e mi hanno fatto l'esame alle 7 della sera!) ho preso 25, che non è male per quanto ho studiato in verità (voi ne sapete qualcosa ihih!). dovevate vedermi, mi sono seduta davanti al professore e quello mi chiede l'argomento a piacere, io rimango come un'ebete a guardarlo (non me lo aspettavo e mi ha messo in crisi. ho un serio problemino di insicurezza e indecisione) e quello per incoraggiarmi mi dice testuali parole:"calmati, non ho mai mangiato nessuno.... sei cadaverica!"
Minkia! e ci credo!
cmq sono sopravvissuta e sono qua anche per ringraziarvi, a voi che leggete e che recensite, e che oltre la ff seguite pure gli strani eventi della mia vita di cui parlo come se interessasse a qualcuno :D.
allora:
XBebbe5: se se, dolcissimo kai, vai a vedere un pò che gli ho combinato!
XLexy90: che qualcuno li trova dormire insieme questo è sicuro, non me la lascio sfuggire una cosa del genere. e poi le ha dato un bacetto, che gran cosa! (me ne vado e ti mollo per sempre! ndkai) adesso però vediamo quanto è dolce questo....
XKlarai: non ti preoccupare, hilary la voglio ancora viva. cmq l'esame è andato bene, anche se potevo dare di più...
XLirinuccia: no, ari non si è drogata per essere così gentile, ma le insolazioni sono brutte quando ti prendono (ne so qualcosa :D). cmq non voglio ancora fare schiattare hilary, povera, per quello ci penserà direttamente kai!   
 vi avviso, qui il rating sale un pò.
 
 
 

ps: adesso vado a studiare che per il 18 ho un'altro esame :D!
 
 
 
 
30°. Sogno.
 
 
Il caldo, l’afa. Dio quanto li amava! Quanto amava quell’abbraccio, il suo respiro… i loro respiri….
Era sotto di lui, nel buio della stanza, tra le lenzuola di quel letto, con quel suo copro la sua anima lo cercava e lo attirava a sé in tutti i modi, desiderosa di bruciarlo come una fiamma.
E la sensazione bellissima di essere un’unica cosa lo mandava in delirio togliendogli il fiato.
Non avrebbe mai smesso di guardarle quelle sue labbra schiuse, accese di passione, rosse come il suo viso sudato.
Ruppe ogni barriera e si precipitò a baciarle ancora, senza esitazione.
Mentre le viscere gli si contorcevano dall’emozione, si chiedeva come fosse riuscito a vivere senza fino ad allora.
Lei non lo abbandonava, lo voleva ancora di più. Non lo avrebbe mai lasciato.
Desiderio.
Nient’altro che desiderio nell’abbraccio confuso tra il loro corpi.
Quella era una sensazione nuova e sorprendente di calore infinito, appagamento e fame allo stesso tempo. Non poteva finire, voleva bruciare tra le fiamme del suo inferno per sempre!
Continuare quel gioco oscuro tra le ombre e i suoi sospiri. Tra le sue braccia e le sue gambe che lo avvolgevano.
Affondò il viso nell’incavo del suo collo ancora non appagato, respirando il suo profumo.
Voleva dire il suo nome, pronunciarlo con la sua bocca, farlo solo suo. Voleva chiamarla, ne aveva il bisogno, prima che finisse. Ma non riusciva.
La pressione sul suo petto aumentò, e tra i sospiri la voce di lei lo chiamò flebilmente.
-Kai…-
Aprì gli occhi e si voltò.
La stessa bocca rossa che continuava ad ansimare, lo stesso petto che si alzava e si abbassava irregolare. I capelli scompigliati attorno al viso arrossato, madido di sudore.
-Ari…- disse in un sospiro.
Lo aveva detto, anche se tardi, si sentiva soddisfatto.
Il corpo si fece pesante. Si sentiva intorpidito, frastornato. Steso sulla schiena.
La magnifica sensazione di leggerezza e completezza lo abbandonò e non capì perché.
Il respiro caldo di lei gli sfiorava il collo. Chiuse gli occhi sperando di ritrovare quel momento, ma più ci provava e più sentiva il proprio corpo premere contro il materasso.
La sua voce lo raggiunse supplichevole.
-…Brucio…-
-Lo so!- sospirò lui.
Aprì gli occhi e guadò il soffitto nero ancora ansimante.
Provò a muovere le gambe per essere certo di avere ancora il controllo sul suo copro.
Si abbandonò sul cuscino ripetendosi nella mente una sola parola: Cazzo!
Mosse le dita deciso a riprendersi, ma si accorse che c’era qualcosa di stranamente piacevole che gli impediva di muovere la mano. Voltò il capo.
La sua mano era posata proprio sulla coscia di lei. Deglutì.
Non la mosse. Non voleva e non era ancora sicuro di avere il pieno controllo sulla sua mano, e temeva che muovendola sarebbe salito troppo.
Ma era consapevole di una cosa: aveva l’urgente bisogno di una doccia fredda!
A fatica la ritirò e si mise seduto sospirando profondamente.
Si passò una mano tra i capelli appiccicati alla fronte e si guardò.
Ma che cazzo mi prende? Fu l’unica domanda che gli passava per la mente.
Fece per alzarsi, ed Ari provò a fermarlo allungando una mano. Gli sfiorò la schiena e ricadde sul materasso.
Kai si irrigidì sentendo i brividi salire per tutte la colonna vertebrale ed espandersi in tutto il corpo.
Perché diamine il suo copro doveva essere così ricettivo?
-Kai….-
Adesso anche la sua voce gli sembra sensuale.
Si alzò di fretta e uscì dalla stanza quasi scappando.
Aprì la manopola dell’acqua fredda, e si gettò sotto senza aspettare ne dandosi il tempo di spogliarsi completamente.
Trattenne il respiro sentendo il getto gelido scendergli lungo la schiena e il petto. Si tolse la maglietta ormai bagnata e la gettò fuori dalla doccia. 
Sbuffò diverse volte cercando di calmarsi.
Ma cosa diavolo gli era preso? Fare certi sogni, per giunta su Ari, la sua compagna di squadra!
Boris aveva ragione, doveva trovarsi una ragazza. Magari dopo la fine del campionato, se capitava. Ma che stava pensando? Era assurdo!
Alzò il viso verso il getto d’acqua boccheggiando per il freddo e per respirare, mentre i capelli gli scendevano bagnati sul volto. Li scostò portandoli indietro.
Chiuse gli occhi e si ritrovò senza volerlo a pensare al sogno di prima. Eppure non gli sarebbe dispiaciuto sperimentare, pensò mentre il desiderio di continuare si impossessava di lui.
Si ritrovò a fissare le mattonelle bianche della doccia con aria assente e l’immagine di lei che, come poco prima, lo richiamava a sé e lo stringeva. 
Scosse la testa scacciando quei pensieri per niente puri ripetendosi che quella era Ari, quella gran testa di cavolo con la stessa finezza di un ragazzo e che per di più lo odiava.
Aspettò sotto l’acqua che ogni bollente spirito venisse spento.
Che cosa era a piacergli poi? Di certo non quella lì, questo era sicuro!  
Eppure…. Dopotutto, quello che era rimasto di quel sogno era la sensazione sconvolgente di non essere solo. Forse di essere voluto, oltre la carne e tutto il resto, anche se era solo un sogno, quell’abbraccio lo faceva stare meglio. Anche lei gli sembrava più buona.
Chiuse l’acqua ed uscì.
Tornò in camera con addosso solo i pantaloni del pigiama, e aprì l’armadio cercando una maglietta da mettere, ma gli tornò in mente che quella non era la sua stanza e le sue cose non c’erano.
Poteva comunque mettersi una delle maglie di Ari, di certo non sarebbero state ne rosa ne strette.
-Ari, dove sono le…-
Qualcosa cadde a terra e si voltò cercando di distinguere nel buio.
Sentiva solo il respiro affannoso di Ari.
Accese la luce.
Lei era sveglia e stesa sul letto.
A terra era finito il tubetto di crema alla menta che gli aveva dato Ashley. Molto probabilmente aveva provato a prenderlo e le era caduto, ma il fatto che adesso non provasse a raccoglierlo e che restasse ferma a fissare il soffitto gli sembrava strano.
Raccolse il tubetto e si sedette su bordo del letto.
La guardò e per un attimo si ritrovò ad arrossire.
Certo che in quel modo conciata avrebbe fatto venire certe fantasie a chiunque, pure a Takao!
Tutto in lei sembrava richiamare il sesso!
A parte il fatto che già solo il suo calore e il suo respiro erano una tortura, ma le braccia abbandonate, il petto che si alzava e si abbassava con un ritmo irregolare, le guance arrossate, le labbra rosse, i capelli scompigliati. Già solo così gli accendeva degli strani impulsi ma, quella maglietta stropicciata e alzata che lasciava scoperto il ventre, sembrava dirgli di infilare la mano ed esplorare quello che nascondeva.    
Si morse il labbro inferiore.
Eppure ci sarebbe entrato volentieri in quella bocca calda, in quell’antro appena schiuso che lo invitava ad esplorarlo e a mordere quelle labbra accese.
Sentiva il suo respiro cocente sulla propria bocca mentre, senza rendersene conto, si chinava su di lei e diminuiva la distanza ormai minima.
Non fu deluso, era proprio come se l’aspettava, morbida e più che calda, bollente. Proprio come voleva, la esplorò con la lingua e poi ne morse le labbra.
Il suo respiro a confronto sembrava freddo mentre si intrecciava con quello di lei.
Lui sembrava freddo a confronto. Le sue labbra erano fredde, il suo corpo lo era.
Le passò una mano dietro la testa attirando la sua bocca a sé.
Aveva bisogno del suo calore, del suo sapore. Voleva il suo fuoco.
Chiuse gli occhi, mentre baciava le su lebbra cocenti e le torturava con la lingua e con i denti.
Non gli bastava.
Era il suo seno che sentiva sfiorare ad ogni respiro il suo torace nudo?
Perché aveva l’irrefrenabile impulso di impossessarsi pure di quello?
Si staccò dalla sua bocca e abbassò lo sguardo, pronto a prendersi pure quello ma, non appena aprì gli occhi si rese conto di quello che stava facendo e di quello che sta desiderando, desiderio che si materializzò nella sua mente sconvolgendolo.
Voleva toccarlo. Voleva palparlo e guardarlo, averlo tra le mani e percorrerlo con le dita e sentire i capezzoli, sentirli tra le sue labbra e morderli.
Si allontanò di scatto col cuore a mille che gli martellava nel petto e il fiato corto, guardando terrificato la ragazza che restava inerme e scossa dai tremiti di febbre.
-Scusa, non volevo….- 
Il problema non era lei, era lui!
Deglutì ancora scombussolato.
Lasciò ricadere indietro la testa mentre gocce d’acqua gelida gli percorrevano la schiena nuda. A che cavolo servivano le docce fredde se non funzionavano? Erano uno strumento auto flagellante? Alzò gli occhi al soffitto e li chiuse, sperando di cancellare quelle immagini dalla mente.
Il petto si abbassava e si rialzava e nelle labbra ancora il suo sapore e il suo calore, che sembravano volersi imporre e non lasciarlo.
Ari farfugliò qualcosa, ma era solo un lamento, non gli stava dicendo niente.
Kai la guardò di sbieco facendosi forza.
Le posò una mano sulla fronte e la ritirò allarmato.
Prese il termometro elettronico e lo passò sulla fronte.
Il display visualizzò un numero per niente rassicurante.
41,5.
Ogni pensiero di qualche attimo prima di disperse come se non fosse mai esistito.
-Perché cavolo non mi hai detto che ti sentivi peggio?!- disse agitato. –Vado a chiamare Hitoshi….-
Fece per alzarsi ma Ari gli afferrò il braccio.
-No…- soffiò debolmente quasi supplicandolo. –Voglio giocare, ti prego….-
Kai la guardò incerto sul da farsi.
Se Hitoshi fosse venuto a sapere, l’avrebbe portata immediatamente in ospedale e le avrebbe impedito di disputare la finale in Canada.
Così si giocavano la finale loro e lei.
Ma una temperatura del genere non era da prendere sottogamba.
Guardò angosciato il numero riportato sul display.
Strinse il termometro nella mano e la guardò.
Forse era la scelta più sbagliata di questo mondo, ma doveva rischiare.
-Sei sicura?-
Lei annuì debolmente.
-Va bene!-
Si sarebbe occupato lui di Ari per quella notte.
-Brucio…- gli disse in un filo di voce.
Kai prese la crema e la passò sul viso e sulle braccia.
Era completamente inerme mentre si prendeva cura di lei, certe volte sembrava assente con lo sguardo vacuo, perso nel vuoto.
Percorse con la mano quella pelle cocente e rossa.
-Va meglio adesso?- le chiese una volta finito di passarla anche sulle gambe.
Lei voltò il capo verso di lui e lo guardò. Dopo poco accennò un si.
Kai si alzò e corse a prendere una bottiglia d’acqua e del ghiaccio.
Quando tornò la sollevò per le braccia e la fece sedere accanto a sé.
-Bene!- disse sostenendola tra le braccia. -Ora quello che devi fare è bere quanta più acqua puoi.-
Lei annuì.
A quanto pareva recepiva, ma era troppo debole per muoversi.
Le posò la borsa del ghiaccio sulla fronte e una sulle gambe.
Prese la bottiglia d’acqua e le fece bere diversi sorsi.
-Lo sai che cosa penso?- disse dopo un po’ lui. -Penso che mi odi così tanto, ma così tanto da stare male apposta per farmi passare una nottata di merda, ne sono sicuro! Ti ridurresti in fin di vita per rompermi le palle!-
 
 



kai: Maledetta! io ti picchio! ti pesto a sangue! ma come ti permetti di farmi passare per un pervertito e depravato!?
me: buono gioia, che se ero io anche in coma mi sarei svegliata e ti avrei detto di continuare!
kai: ç°é§*ç_[@]#! 
ari: zitto idiota, che per questa volta non ti ho fatto niente, ma domani ti schiatto il naso!
kai e me: O_o te tu da quand'è che parli?!
ari: tsz!
me: ok ora va meglio! cmq vedete quello che vi ho riservato per il prossimo capitolo!
max: ci sono anche io?
me: certo gioia, ci sei anche tu e romperai le scatole a yuyu.
max: evviva!
yuriy: non osare, e non chiamarmi yuyu!
me: certo, come no! ci vediamo, ciao!
 
 

 

 

 

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Capitolo 31
*** In aeroporto ***


31bb
come sempre non so che titolo mettere, UFFA!!!!
Cmq spero che vi piaccia e ringrazio coloro che leggono e recensiscono.
adesso:
XBebbe5: ciao! grazie :D, si infatti ci metto sempre la sorpresa alla fine. si, in effetti 41,5 è una bella temperatura, da provare, ci si sente la testa come una stanza vuota! cmq ecco il capitolo in cui dovevo fargliela pagare a max per essersi permesso di dirmi che non so l'inglese (ma è vero! ndmax e tutti)(lo so ma non c'è bisogno di mettere il dito nella piaga! ndme isterica come hilary), e in cui non sono riuscita ma al contrario yuyu se l'è pure difeso. (viva yuyu! ndmax)(ti prego, basta, sembra il nome di una merendina! ndyuriy)(quelle sono le yoyo! ndtakao con la faccia da sapientone)(ç_ç ndyuyu) 
XKlarai: ciao! grazie agesso c'è da vedere come va quest'altro di esame! sisi, leggi e vedi quanto ha fatto piacere ad ari farsi maniare da kai (è l'unica perchè io mi sarei squagliata al solo pensiero!) 
XLirinuccia: un kai pervertito lo voglio anche io nella mia stanza (torna in te idiota, io non sono un pervertito!ndkai)(ceeeeeeeerto! meglio pervertito che yaoi!ndboris)(non ti do torto.... ndkai che annuisce saggiamente)(che bella idea che mi avete dato tutti e due, posso fare una bella yaoi su di voi! ndme^_^)(maledetta non ti azzardare!ndkai e boris che cercano di prendermi a pugni ma io sgancio i cani e scappano via lontano lontano)
XLexy: ma io ne h un sacco di professori stramboidi, adesso che arrivi a fine capitolo te ne renderai conto anche tu, a scuola e all'uni non mi sono annoiata mai! cmq a hilary non verrà nessun colpo, sarà qualcun'altro a trovarli insieme....  poi vedrai pure come reagirà quando si riprenderà :D! 
 

 

31°. In aeroporto.
 
Ashley sorrise guardando il suo piccolo Jonathan, più irrequieto del solito, scalciare tra le braccia di Hilary.
Il bambino con gli occhi azzurrissimi e impazienti, guardava Takao e batteva le manine.
-Takao! Takao!- lo chiama a gran voce.
Takao rise compiaciuto e si avvicinò al piccolo che allungò le braccia come se volesse essere preso in braccio.
-Eccomi piccolo! Dimmi, vuoi salire in braccio a… AAAAAAAAHHHH! Mollami! Mi fai male!-
Jonathan gli afferrò saldamente i capelli e iniziò a tirarli ridendo come un matto.
Hilary cercò di allontanarlo e di fargli mollare la presa, ma peggiorò solo a situazione.
-Credo che voglia farti le treccine come quelle di Hilary!- disse Brooklyn con noncuranza dondolandosi pigramente sull’amaca.
-Sì, me le faccio, ma mollami! Mi fai male così!- urlò Takao.
-No!- disse Jonathan. –Io faccio!-
Takao per poco non si mise a piangere, e Hilary finalmente capì che, tirando il bambino dalla parte opposta, non faceva altro che aumentare la sofferenza dell’amico.
Daichi scoppiò a ridere.
-Takao con le trecce!- sbottò divertito.
-Amore, le trecce non si fanno tirando i capelli a Takao!- disse Ashley senza muovere un dito.
Jonathan mollò i capelli e per un attimo Takao non poté crederci, e si tirò su con un sospiro di sollievo. Ma il piccolo rosso era cocciuto, e non aveva abbandonato le sue intenzioni di fare le trecce a Takao, infatti pretese di passare in braccio a lui, e con aria concentrata si mise subito a lavoro, anche se ogni tanto li tirava per sbaglio.
Hitoshi rise nel vedere il fratello alle prese con un bambino più testardo e caparbio di lui.
Poi si voltò verso Rei, seduto su una poltrona vicina, e gli chiese di andare a controllare come stava Ari e di svegliarli, oramai si era fatto tardi e a momenti avrebbero mangiato.
Rei annuì e fece per rientrare in casa ma Ashley, appoggiata vicino alla porta, gli lanciò uno sguardo malizioso.
-Lasciali dormire! Saranno stanchi…- mormorò lascandogli intendere il motivo.
Rei rise altrettanto malizioso ed entrò in casa.
Aprì la porta della stanza ancora immersa nel buio.
Sghignazzò nel vedere l’amico dormire abbracciato alla ragazza.
Oh, quanto lo avrebbe sfottuto per quello! Già se lo immaginava, a Kai davano fastidio certi discorsi.
Si avvicinò e lo scosse leggermente.
-Sveglia pigrone! È mezzo giorno passato! Vi dovete preparare le cose, dopo pranzo si parte!-
Kai si rigirò nel letto mugugnando contrariato e coprendosi gli occhi con il braccio.
-Non rompere, non ho dormito sta notte!- brontolò tornando ad abbracciare la ragazza che ancora dormiva, con tutte le intenzioni di fare altrettanto.
-Oh, malandrino!- Rei ghignò divertito dal comportamento dell’amico. -Non hai dormito, eh?!Che cosa hai combinato sta notte invece di dormire, brutto furbacchione?! Ammettilo, tanto vi ho sentiti uscire. Dove siete andati?! Al promontorio, vero?!- sghignazzò strofinandosi le mani compiaciuto nel vedere che Kai si era nuovamente voltato verso di lui e lo guardava stralunato e rintontito.
-E poi pure sotto la doccia! Per la cronaca, hai lasciato la maglietta bagnata a terra! Ma di’ un po’ piuttosto, quante volte….-
Kai si mise quasi a sedere e lo guardò con tanto d’occhi.
-Ma che cazzo dici?!- sbottò scandalizzato sentendo certe oscenità.
Ma Rei non si fece intimorire dalla sua reazione. Lui era uno dei pochi che si poteva permettere il lusso di prenderlo in giro.
-Orsù Kai, che male c’è nel passare una notte un po’ più “movimentata”?!-
Kai afferrò il cuscino, levandoglielo da sotto la testa a Ari, che finalmente si svegliò, e glielo lanciò in faccia a Rei con tutta la forza che aveva. Ma il  maledetto ghignetto rimaneva sul volto dell’amico.
-Ma come ti permetti? Io non faccio certe cose!- sbraitò Kai infuriato e offeso.
-Certo, come no! E dimmi, com’è? Aggressiva e focosa come immagino, o un tipo dolce e gentile? Sai, io non mi sbaglio mai….-
Ari si mise a sedere sul letto, e squadrando i due con l’espressione torva di chi è stato disturbato.
-Che c’è, vuoi provare?!- sbottò aspra passandosi una mano davanti al viso per allontanare i capelli.
Kai arricciò il naso, disgustato da un tale modo di fare, e si voltò dall’altra parte.
Rei parve per un attimo rimasto senza parole, ma il sorrisetto tornò con tutta la sua solita aria maliziosa.
-Magari, la prossima volta che stai male, resto io in camera, solo soletto, per una notte intera a farti “compagnia”!- disse allusivo spostando lo sguardo dall’uno all’altra.
-Ma la vuoi finire?!- disse Kai alzandosi, punto dall’ultima frecciatina.
Rei rise e gli diede una pacca sulla spalla che per poco non lo fece finire a terra.
-Buono amico, lo sai che scherzo… forse!-
Kai lo guardò male e Rei si voltò per andarsene.
-Adesso datevi una mossa che dobbiamo partire!-
Kai si sedette sul letto e sbuffò come una teiera sul fuoco, mentre l’amico se ne andava ancora ridacchiando.
Rimase in silenzio in attesa che sbollisse la rabbia, tamburellando con impazienza le dita sul braccio.
Si voltò verso la compagna di squadra, che nel frattempo si era seduta sul bordo opposto del letto, prese il termometro e glielo lanciò.
-Misurati la temperatura, anche se penso che non ce ne sia di bisogno, sembri tornata in te!-      
 
 
 
 
-Il volo diretto A114, pista 3 per Toronto, partirà tra trenta minuti! Si pregano i gentili….-
La voce amplificata echeggiò nell’affollato aeroporto di Atene.
Alzò gli occhi verso le terrazzate del piano superiore scrutando tra la gente. Doveva fare in fretta.
Finalmente lo individuò.
Si mosse verso la scala mobile ma una mano le afferrò il polso. Si voltò verso il ragazzino biondo che le sorrideva amabilmente.
-Dove vai Ari? L’imbarco è da questa parte!-
La ragazza lo fissò cercando una scusa per potersi svincolare per quei dieci minuti di cui aveva bisogno.
-Io…. Devo andare in bagno….-
-Ti aspetto?- le chiese Max con fare gentile.
Ari scosse la testa e si dileguò il più velocemente possibile, sperando di non aver attirato altra attenzione.
Maledetta febbre! Anche se si era abbassata di molto, un perenne mal di testa la assillava e le toglieva la lucida che le serviva per potersi muovere indisturbata come doveva.
Entrò nel primo bagno che trovò. Controllò ogni cabina per assicurarsi che fosse vuoto.  
Tirò un sospiro di sollievo e si appoggiò al lavandino, guardando il suo riflesso spento e sciupato nello specchio, ma non lo vide veramente.
Forse non si era mai osservata veramente, e preferiva non farlo per non sentire quel senso di nausea che le avrebbe provocato il suo misero aspetto. 
La porta si aprì e dei passi echeggiarono nel silenzioso bagno piastrellato di blu.
Si irrigidì e si preparò a incontrare la persona che aspettava.
Passi conosciuti, anche troppo bene, che da anni annunciavano un ennesimo supplizio. 
Ma non questa volta. Questa volta era immunizzata dalla missione che doveva portare a termine.
-Quanto tempo!-
Voce beffarda, viscida che risuonò nel silenzio. Lei non si mosse.
Osservò nel riflesso quel ragazzo alto e possente dai capelli scuri e lo sguardo malevolo, fermo qualche metro dietro di lei che la guardava divertito.
-Sempre in splendida forma posso notare!-
Ari si voltò lentamente trovandoselo di fronte.
Le porse una busta gialla e lei la prese.
La aprì con fare pratico, cercando di ignorare il ragazzo che la fissava come suo solito, come una preda da poter prendere a suo piacimento.
Tirò fuori qualche foglio analizzandolo e leggendo alcuni punti. Li rimise a posto e ripose la busta nello zaino. Se lo mise in spalla, pronta ad uscire e liberasi della presenza di quell’essere ma, una volta posata la mano sulla maniglia, la sua voce trascinata la gelò.
-Dove credi di andare così in fretta?-
Strinse i denti e la presa sulla maniglia aumento mentre i suoi passi la raggiungevano.
-Ho da fare!-
-Immagino….-
La passò un dito sul collo sottile, avvertendo la tensione crescere nella ragazza.
-Immagino pure che avrai anche molto da fare per far vincere lo spareggio agli Olimpionik contro i nostri vecchi amici… vero?!-
-Si!- disse con fermezza Ari, percependo la minaccia insita in quelle parole. Trovava sempre più difficile restare indifferente a quel tocco.
Il giovane si avvicinò ulteriormente e la presa sulla maniglia si fece quasi spasmodica.
-Ti devo ricordare che sono in missione!-
Un ghigno ancora più perfido comparve sul volto del ragazzo.
-Ciò non toglie il fatto che io ti possa toccare. Devo solo avere la premura di non lasciare… segni evidenti!-
Ari deglutì cercando di respirare il meno possibile, sperando di non fargli notare la tensione che stava aumentando.
Le sue mani si impossessarono dei suoi fianchi e la attirò a sé, abbassando il viso nell’incavo del collo, in un contatto troppo confidenziale.
Tremò. Non ne poteva fare a meno, era sempre così. Restò ferma, in attesa che finisse.
La sua lingua lasciò una scia umida sulla pelle chiara e le sue mani si spostarono sulle spalle e sulle braccia, stringendole in modo da farle male.
Un risolino lo scosse e lei si lasciò sfuggire un tremito.
Si avvicinò al suo orecchio sfiorandolo con le labbra.
-Avevi detto di non aver bisogno di ricorrere a certi “mezzucci”, per conquistarsi la loro fiducia…- sussurrò.
-E infatti non ho fatto niente!-
Senza preavviso si ritrovò schiantata contro la parete opposta.
La testa  pulsava di dolore contro la mattonella fredda.
Gemette mentre cercava di riacquistare coscienza di sé il più in fretta possibile. 
-Perché dici bugie?- mormorò al suo orecchio con un finto rimprovero. Si appiattì su di lei per farle avvertire il contatto col suo corpo. -Lo sai che non sono geloso dei miei giocattolini!-
Una risata sconnessa lo scosse.
-Comunque non preoccuparti, questo era da parte dei superiori. Sai, non gli è andato molto a genio la storia dello spareggio!-
-Questa è colpa di quegli incompetenti… non mia!-rispose a fatica.
-Poco importa!-
La scaraventò a terra e la guardò dall’alto compiaciuto.
Ari si sollevò sulle braccia a fatica, ma la testa girava troppo dopo quel colpo.
La afferrò per i capelli con una mano tirandole su il capo.
Il viso contorto in un’espressione di dolore, gli occhi scuri lo fissavano con rancore.
-Non fare la preziosa adesso e alzati! Hai una missione che ti aspetta, e cerca di portarla a termine nel migliore dei modi! Mi dispiacerebbe molto vederti fare la fine che spetta agli incompetenti!-
 
 
 
 
Hitoshi li contò nuovamente prima di imbarcarsi sull’aereo.
Di nuovo, il numero non tornava, per colpa della confusione e di Takao e Daichi se si divertivano a spintonare Max, non riusciva a capire chi era a mancare.
Si passò la mano sul mento per concentrarsi, già abbastanza innervosito, e non si accorse che la situazione stava degenerando.
Max non si riservò, e rispose alle spinte coinvolgendo involontariamente anche Kappa e Hilary. Quest’ultima si infuriò ulteriormente quando Daichi, convinto di essere Tarzan, ma in verità era solo un uomo scimmia, provò ad usare una delle sue trecce come una liana.
Dopo un atroce urlo di battaglia, gli di diede un pugno e una ginocchiata che lo fecero volare addosso a Rei, che fu colto impreparato e inciampò, sotto il peso del piccoletto, su Boris che iniziò ad imprecare in quello che doveva essere un russo molto fine e di alto livello, finendo tutti e tre a terra.
Kai invece era stato assediato da Takao e Max, e cercava di smorzare le loro continue domande con ripetuti e persuasivi “basta!”, sempre più acuti e rabbiosi.
Ma l’apoteosi arrivò quando a Daichi, trovando la cosa molto divertente, gli venne la felice idea di alzare la gonna a Hilary, facendo vedere così a mezzo aeroporto le sue mutandine blu con le stelline fucsia. E lei gli si gettò addosso come una furia per picchiarlo, urlando come una pazza.
Neanche Rei e Boris riuscirono a trattenerla, e per giunta Yuriy si ritrasse intimorito nell’assistere a tanta grazia nell’arte del pestaggio. 
L’hostess guardò scombussolata cotanto putiferio, e una volta ripresasi annunciò, alzando leggermente il tono della voce, che potevano anche iniziare ad imbarcarsi.
I ragazzi si immobilizzarono, fermando ognuno le proprie attività, e si voltarono verso la signorina che sorrise imbarazzata per tutta quella attenzione.
Kai invece continuò indisturbato a stringere sotto braccio il collo di Takao, con le più vive e amichevoli intenzioni di strangolarlo. 
-Non possiamo partire!- annunciò Max candidamente facendo fermare i primi che si stavano avviando verso l’imbarco.
-E perché?- chiese Hitoshi che ancora si faceva i conti sulle dita della mano.
-Perché manca Ari!- rispose il biondo.
-Ecco chi mancava!- disse Hitoshi finalmente realizzato, battendo un pugno sul palmo della mano.
E nel mentre, il povero Takao, continuava agonizzante a cercare di attirare l’attenzione per avere un aiuto.
-E dov’è andata senza il permesso e per giunta da sola?!- continuò l’allenatore ignorando il fratello.
-In bagno!- disse Max.
Hitoshi annuì serio.
-Kai lascia stare Takao! Voi altri iniziate a salire, e mi raccomando fate i bravi mentre vado a cercare Ari!-
Kai, con suo sommo dispiacere, mollò Takao, che cadde riverso a terra mezzo asfissiato, e salì con il suo solito fare altezzoso sull’aereo, seguito da tutti gli altri.
Max si prese a braccetto Yuriy, che tento di congelarlo con una delle sue occhiatacce, ma con suo sommo rammarico Max sembrava esserne immune, e se lo trascinò verso l’imbarco gioioso, annunciandogli che avrebbero passato tutto il viaggio insieme perché voleva suggerirgli qualche mossa interessante da usare per lo spareggio contro gli Olimpionik.
Hitoshi fece qualche passo nella direzione opposta, ma si fermò perché vide arrivare la ragazza.
-Quante volte ti ho detto di avvisare quando ti allontani?! Soprattutto adesso, hai ancora la febbre, non mi va che giri da sola!- esordì portando le mani ai fianchi.
Ari annui e biascicò delle scuse che, a Hitoshi, sembrarono abbastanza sentite, visto che teneva gli occhi a terra e la testa bassa.
Lo superò e raggiunse i compagni cercando di farsi notare il meno possibile.
La botta che aveva preso contro il muro le aveva fatto venire un livido rosso sulla tempia, che ancora sentiva pulsare e amplificava il dolore dovuto alla febbre. Si sentiva ancora più rintontita di prima e non era del tutto certa che i capelli coprissero abbastanza la parte.
-Finalmente sei tornata!- Max le diede una pacca dietro la schiena e le sorrise, ma strabuzzò gli occhi e le si avvicinò in modo alquanto indisponente ed inopportuno.
-Che cosa ti sei fatta alla testa?- le chiese indicandole il punto.
Ari non ci pensò su due volte, e allungò una mano per afferrarlo per la maglia e fargli passare la voglia di impicciarsi, ma Yuriy afferrò il suo polso sboccandola.
Lo guardò negli occhi azzurri e gelidi, che esprimevano solo disprezzo nei suoi confronti, e con uno strattone entrambi si liberarono del tocco dell’altro.
Hitoshi si avvicinò guardandola con severità.
-Fai vedere!- le disse.
Ari voltò il capo dall’altra parte.
-Non è niente....-
-Non mi interessa!- insisté prendendole il viso e voltandolo verso di sé, visto che lei non sembrava intenzionata. -Fammi vedere che cos…-
Le scostò i capelli dalla fronte e guardò ematoma  rosso e gonfio sulla tempia destra.
Ari puntò gli occhi a terra e strinse i pugni e la mascella fino a farsi male. Le davano fastidio tutte quelle attenzione per nulla, e poi c’era altro che la corrodeva  maggiormente, e cioè l’accusa che le aveva rivolto quell’odiato bastardo, perché non poteva essere che lei avesse buttato così la sua dignità di blader.
L’espressione di stupore spari dal viso di Hitoshi, sostituita da una seria e preoccupata.
Max le si avvicinò e la guardò dispiaciuto.
-Come ti sei fatta male?- le chiese il biondo premuroso.
-Lo vorrei sapere anche io!- disse Hitoshi lasciandole il viso. Il suo tono non ammetteva repliche.
-Sono sbattuta!-
Ari fece un passo indietro. Max poteva essere pure ingenuo e crederci, ma Hitoshi sembrava aver capito qualche cosa.      
-Ari…- Hitoshi fece un passo avanti scrutandola.
-Ho aperto la porta, le cabine dei bagni sono piccole, e… ho fatto troppa forza e ci ho sbattuto contro….-
Max scoppiò a ridere immaginandosi già la scena. Ma Hitoshi non rise, e neanche Yuriy.
Nessuno dei due sembrò crederle.
-Per adesso saliamo sull’aereo, così chiediamo anche un po’ di ghiaccio!- disse Hitoshi senza staccarle gli occhi di dosso. –Poi ne riparliamo con più calma….-
Ari annuì e si affrettò a salire.
Superò diverse persone cercando tra i sedili.
Finalmente lo trovò.
-Quelli non te li sei fatti sbattendo contro la porta!-
Ari si fermò.
Yuriy gettò la borsa sul sedile della fila accanto a quella dove stava andando a sedersi lei, e la guardò con amarezza.
Ari non rispose, si limitò ad abbassare la mezza manica della maglia sui lividi violacei che erano comparsi sul braccio.
Si mise davanti ai sedili e guardò i due ragazzi.
-Scusa Rei, posso sedermi nel centro?- gli chiese.
Rei la guardò, Kai invece non se ne diede neanche la pena, e rimase fermo a guardare con aria annoiata fuori dal finestrino, finche Rei non le chiese che cosa si era fatta alla testa.
Max, che ancora rideva, gli spiegò che era andata a sbattere mentre apriva la porta, e si sedette accanto a Yuriy e Boris.
-Accidenti! Una bella botta!- commentò Rei sedendosi nel sedile accanto e lasciandole libero il posto.
Ari si sedette immediatamente e puntò sul ragazzo, che tranquillamente era tornato a fissare la pista fuori dal finestrino.
Prese diversi respiri e si morse le labbra, prima di decidersi a chiedere e levarsi ogni dubbio.
La testa le faceva maledettamente male e il vociare continuo non aiutava.
-Kai….-
Il ragazzo si voltò verso di lei e la guardò con aria boriosa.
Ari si mosse irrequieta nel sedile senza il coraggio di proseguire.
Alzò gli occhi verso di lui e, con voce più neutrale che le riusciva, gli fece la domanda fatidica: -È successo qualcosa ieri notte?-
Kai rimase impassibile per qualche attimo, continuando a fissarla. Poi chiuse gli occhi e un sorrisetto comparve sul suo viso.
-Credevo fossi più riservata e discreta, ma se non ti dà fastidio….-
Le passò un braccio intorno alle spalle e si avvicinò a lei con fare galante. Ari si irrigidì a quel contatto le lo guardò con timore.
Con la mano le tirò su il mento e si avvicinò al suo viso, sorridendo malizioso.
-Amore mio, se vuoi il bis non devi fare altro che chiedermelo!- disse.
Rei strabuzzo gli occhi osservando la scena che si stava tenendo proprio sotto i suoi occhi.
Ari si strinse nelle spalle cercando di farsi piccola per ridurre al minimo il contatto, e allontanò il viso ancora troppo incredula.
-Il… il bis di che?- chiese continuando a fissarlo con occhi sbarrati.
Kai ghignò, e la strinse ulteriormente attirandola a sé, togliendole ogni minima via di scampo.
-Vuoi fare la santarellina adesso?- disse con voce suadente, posandole un dito sulle labbra. –Come vuoi! Se mi segui di là ti mostro il “bis” di ieri notte!-     
Ari, stretta nel suo abbraccio, boccheggiò sgomenta.
Non poteva essere, non era possibile! Lei, una blader del suo calibro, che non aveva bisogno di ricorrere a certi mezzi così infimi e bassi per ottenere la loro fiducia, adesso era stretta proprio tra le braccia di  quel bastardo che odiava, proprio lui che…. E la stringeva pure con fare possessivo!
Cercava di ricordare, ma più tentava e più si confondeva, e intanto un senso di nausea le stringeva lo stomaco.
-Andiamo, il dottor Kai è pronto a guarirti la bua!- le disse lui con malizia.
-Non credo di sentirmi molto bene….- borbottò Ari sentendosi crollare.
-Che brava paziente!- rispose lui. –Allora stai al gioco, eh?! E per premio, il dottor Kai ti farà una visita completa….-
Rei scoppiò a ridere come un matto, e lo stesso fece Kai, quando Ari sembrò sul punto di svenire.
Risero così tanto che si piegarono in due senza riuscire a prendere fiato, e molti si voltarono chiedendosi il motivo di tanta ilarità.
Ari affondò atterrita nel sedile.
Kai si tirò su continuando a ridere, tenendosi un fianco e cercando di riprendere fiato come meglio poteva, ma gli era impossibile, non si era mai fatto risate del genere. 
-Oh mamma, che faccia!- disse tra le lacrime Rei.
Kai sbuffò diverse volte provando a respirare, ma un altro scoppio di risa glielo impedì.
La ragazza in mezzo ai due di passò una mano davanti al volto per riprendersi dalla batosta.
Kai la guardò divertito.
-Sta… stavi scherzando….- disse lei.
-Ma certo che sì… amore mio!- continuò sfottendola. –Figurati se faccio certe cose con una come…-
Ari gli diede una gomitata sul muso che gli fece ingoiare le ultime parole, e anche qualche dente, e che lo fece ricadere sul sedile con le mani sulla bocca e le lacrime agli occhi, questa volta per il dolore.
Rei smise immediatamente di ridere, e si appiattì contro il sedile lasciando passare Ari che, indignata, decise bene di cambiare posto e andare a sedersi vicino a Takao.
Adesso solo Boris se la rideva mentre Kai si dondolava avanti e dietro, premendosi la mano sulla bocca.
-Te la sei cercata questa volta!- sbottò Boris tra le risate.
-In effetti…- convenne Rei facendogli un sorriso stiracchiato.
Kai diede un pugno al bracciolo del sedile, trattenendosi dall’alzarsi e ricambiarle il favore, ma non si risparmiò i vari insulti che le dedicò con tutto il cuore, nonostante le labbra intorpidite dal dolore.
-Brutta zoccola, ingrata! Dopo una notte insonne a tenerle la mano…. Scialava, lei, sua zia, sua nonna e tutte le sue antenate! Cessa, blabun, mignott….-
A questo punto Rei si premurò di tappare le innocenti orecchie del piccolo e dolce Max, che ascoltava basito e con la bocca aperta la serie di belle parole, auguri ed epiteti che Kai stava dedicando ad Ari in una mischia di russo e giapponese della migliore specie.
 
 
 

Allora! Ecco il capitolo.
Quella della porta non è una cosa impossibile, ve lo assicuro! Il mio professore di matematica si è stampato la porta blindata dell’aula computer mentre la apriva, dritto in fronte. Che lampato! È venuto in classe con un bernoccolo che non finiva mai! Che risate!
Poi vorrei specificare le poche parolacce russe che so (me le ha insegnate una mia amica russa, ma non vorrei sbagliarmi): scialava significa prostituta (per l’appunto)(evviva! Qua ci diamo alle parole scurrili!ndkai molto entusiasta)(non sono entusiasta per niente, vorrei specificare!nd sempre kai offeso) e bladun (poi la b e la v si confondono, un po’ come mr vorkof o come è!) significa bastardo, ma il femminile non lo so, ma il concetto è sempre quello! :D vi giuro che mentre lo scrivevo mi mettevo a ridere da sola, perchè ovviamente non sono normale XD!
adesso vi saluto anche perchè tra meno di una settimana ho un esame e devo finire di studiare :D!  (come sempre! nd la mia coscienza che ogni tanto torna a farmi visita)

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Capitolo 32
*** Lingerie ***


32bb
 ciao raga, mi avete sorpresa, non credevo che facesse così ridere O_o. grazie  ^___^ (a me non ha fatto ride per niente! ndkai)(la tua opinione non conta! tu mutu t'ha stati! ndme sicilian version)(éàç°#§#$°&§%!ndkai). a parte questo, se vi hanno fatto ridere rei e kai, figuriamoci takao! (nooooooooooo! me no ti prego! credevo ti fossi dimenticata di me! ndtakao)(come potrei dimenticarmi l'amore mio!ndme)(io non sono l'amore tu!ndtakaoè_é).  cmq, a parte questo, grazie a tutti coloro che leggono e che hanno messo la storia tra i preferiti. allora:
XLexy90: ma lo sai che mi hai fatto notare una cosa? non ho mai definito kai O_o. cacchio! e vabbè, da qualche parte ce lo metto, ma oramai siamo vicini alla fine e a quel punto si saprà tutto. eppure non posso fare a meno di pensare che ho ricostruito tutto, sono stata attenta (ammetto anche inconsapevolmente) ai dettagli e ogni volta, quando arriva il momento non lo dico mai.... minkia, sono strana forte! (ci sono autori che censurano i personaggi quando dicono le parolacce, qua dovremmo fare il contrario... ndkai -_-)(grazie kai!  sei così premuroso, pensaci tu d'ora in poi! ndme ^__^)(bene bene, creerò un tribunale dell'inquisizione! yuriy, boris, sergey, daichi, qui subito! voi sarete la mia squadra d'azione!nd kai con vivaci manie di grandezza)(perchè pure io?nddaichiO_o)(perchè tu sei piccolo e puzzi, quindi dai fastidio!ndkai)(non è vero!nddaichiè_é)(si invece!ndhilary).
ok, basta divagare, stavo dicendo che ieri ho scritto il 33° capitolo e ho ricostruito un pò tutti i particolari (il prossimo è un capitolo un pò più serio, sisi!ndme)(non ci credo neanche se lo vedo!ndtakao e kai)(ok, qualcosa c'è sempre, ma ci vuole per colorare un pò!ndme) e.... non mi ricordo che cosa stavo dicendo... va beh, sarà per la prossima volta. grazie e ciao!
XKlarai: ciao! grazie mille ^///////^, mi fa piacere sapere che non sono l'unica che ride per le scemenze che scrivo! cmq, come ho detto su a lexy90, ammetto che su questo fatto mi sono dimenticata di mettere una parolina (chissà che mi fa dire la testa certe volte!), e che la fine è ad un passo e si capirà anche dal prossimo capitolo. ps: cercherò di combinare qualche situazione strana tra kai, hilary e terze perti per farla ingelosire ihih!
XLirinuccia:  ciao, grazie, wow fai sempre complimenti, mi metti in imbarazzo! (tu imbarazzata?ma da quale parte?!ndkai)(signorino, hai la lingua troppo lunga e biforcuta per i miei gusti, ti conviene stare zitto se non vuoi un'altra gomitata sul muso da ari!ndme)(tsz!ndkai che si gira dall'altra parte indignato). cmq si, max sempre ad un orsetto lavatore XDXDXD, che carino!

cmq adesso vi lascio con le ragazze, un takao un pò tonto e un rei psicolabile.

 

 
32°. Lingerie
 
Girò distrattamente la cannuccia nel succo alla pesca, ascoltando le chiacchiere delle amiche sedute al tavolino di un bar di un centro commerciale di Toronto.
Mao sembrava più pimpante del solito, a differenza di Matilda che sembrava impensierita.
-Mi piace questo posto!- disse Ran col naso all’insù, guardando i diversi piani che si affacciavano in modo concentrico in quella piazza illuminata dalle luci delle variopinte vetrine, attraversata continuamente da centinaia di persone. Era la prima volta che si trovava in un posto del genere, e Hilary istintivamente sorrise trovando il suo stupore molto buffo.
-Non ti preoccupare Ran!- disse Mao con fare furbo. –Ce lo gireremo tutto questo posto, passando per i migliori negozi, ovviamente!-
-Hai intenzione di fare compere?- chiese Ayumi dondolando le gambe rotonde che sfioravano per poco terra. 
Hilary quando la aveva vista quella mattina era rimasta allibita. Non sapeva nemmeno che faccia aveva fatto nel vederla arrivare, saltellando gioiosa come sempre, con le sue solite codine infiocchettate d’azzurro e un vestito a bambolina dello stesso colore. Ma sapeva la faccia che aveva fatto Kai, che era rimasto fermo sulla porta della sua stanza. Forse ancora ora non si era ripreso e girovagava per il centro commerciale senza farsene una ragione.
Fatto stava che Ayumi sembrava non essersi accorta delle loro facce scioccate, e continuava spensierata la sua vita girando con disinvoltura con quel vestitino che la faceva sembrare una bambina cicciottella troppo cresciuta. 
Le aveva pure chiesto come stava vestita in quel modo, e lei balbettò in risposta qualcosa che doveva essere un “bene”, e Ayumi, tutta contenta, disse che si era vestita così per fare colpo su Sergey.
Di certo colpo lo aveva fatto, ma non sapeva di che tipo!
Mao annuì decisa.
-Certo! Ho intenzione di comprarmi qualcosa di veramente carino e sexy!- annunciò maliziosa Mao, facendo scattare la curiosità delle altre, e soprattutto di Ming Ming, che aguzzò le orecchie per saperne di più.
-Ci sono sviluppi in campo!- esclamò la cantante punzecchiandola. –Dai dicci! Non tenerci sulle spine!-
Ran continuò a mangiare il suo gelato al cioccolato ascoltando senza interesse.
-Oh, si che ci sono sviluppi! Ho deciso di abbandonare la via vecchia per quella nuova!- disse Mao contenta. –Dopo tutto sono una ragazza dalle mille risorse, non ho bisogno di aspettare chi non mi merita!-
-Hai deciso di cercarti un ragazzo!?- chiese Ming Ming. –E come mai questo cambiamento così improvviso?-
-Ma chi se ne importa!- esordì Julia già pronta ad aprire la caccia. –L’importante è essere libere, no!? Guarda, ho già adocchiato due ragazzi in albergo veramente da urlo! Li ho conosciuti questa mattina a colazione e….-
-Tu non perdi mai tempo per queste cose, vero Julia?!- la freddò Matilda con una nota di acidità.
-Certo! Ma si può sapere che cosa hai?- le chiese tornando seria.
-Già, sei strana oggi!- convenne Mao.
Marilda si mosse sulla sedia con nervosismo e si girò verso Hilary.
-Devo chiederti un favore, anzi dobbiamo!- aggiunse lanciando un’occhiata alla compagna di squadra.
-Sì, dimmi pure…- disse Hilary prendendo un sorso di succo di frutta.
-Tu sei amica di Ari, giusto? Con te ci parla e forse potresti convincerla!- iniziò Matilda, ma Julia la fermò prima che potesse proseguire.
-Ne abbiamo già discusso Matilda, non credo che Hilary possa fare niente. Ci vorrebbe un miracolo per convincere quella lì! E poi ancora non riesco a capire come sia possibile che Michele si sia ridotto così per lei!-
-Ma di che state parlando?- chiese Ming Ming.
Matilda sospirò rassegnata, e abbassò gli occhi osservando la punta delle proprie scarpe.
-Ti ricordi quello che è successo dopo la partita contro di noi?- chiese la ragazza a Hilary che annuì.
-Io mi ricordo quello che è successo durante la partita!- fece presente Ran.
Ayumi ridacchiò al pensiero del primo match.
-Già, anche io! Takao e Ari hanno disintegrato il campo….-
-Sì, ma dopo, mentre tornavamo agli spogliatoi, Michele ha dato di matto come al solito, ed ha chiesto ad Ari di posare per lei.- spiegò Matilda.
-Veramente le ha chiesto di posare nuda!- precisò Julia. –Non può di certo lamentarsi se ha rifiutato e ha pure provato a picchiarlo!-
-Chissà perché, ma questo non mi stupisce affatto!- disse Mao immaginandosi la scena.
-Fatto sta che da allora lui è caduto in depressione.- continuò Matilda sconfortata. –Non parla più, non mangia, non dorme…. Passa le sue giornata sui fogli facendo schizzi su schizzi. Sembra ossessionato!-
-Mi dispiace!- disse Hilary. –Ma io che cosa posso fare?-
Matilda le prese le mani e le strinse speranzosa guadando la ragazza quasi supplichevole.
-Se riuscissi a convincere Ari almeno ad ascoltarlo, a parlargli, credo che si riprenderebbe!-
Hilary si rattristò.
-Mi dispiace, ma non credo che….-
-Ti prego! Almeno provaci! Forse sei l’unica a cui da retta, mentre a noi non ha rivolto mai neanche la parola!-
Hilary annui.
-Va bene, posso provarsi, ma non vi assicuro niente!-
-Ti ringrazio!- disse Matilda tirando un sospiro di sollievo.
-A proposito ti te Hilary! Com’è finita con Kai?- chiese Ming Ming. –C’è stato qualche miglioramento?-
Hilary arrossì senza volerlo, non ancora abituata a tanta disinvoltura nel parlare di certe cose.
-No, veramente non è successo niente….- disse sorridendo timidamente.
Ming Ming sembrò dispiacersi di più per la mancanza di novità che per l’amica, ma non si scoraggiò. Ci sarebbe stata qualche riscolto di cui parlare, a costo di dover essere lei stessa a crearlo.
-Allora ci pensiamo noi!- annunciò. –Ti troveremo uno di quei completini da mozzare il fiato! Per quanto sangue freddo possa avere nelle vene, è pur sempre un ragazzo, non potrà rimanere indifferente!-
Hilary arrossì ancora di più e sbarrò gli occhi mentre le amiche ridacchiavano maliziose.
-A che tipo di completino vi riferite?- chiese temendo di sapere già la risposta.
-Che tipo?- chiese Mao poggiando i gomiti su tavolino a facendosi vicina. –Del tipo che resta addosso solo il tempo di un’occhiata!-
 
 
 
 
Avanti, avanti, ancora avanti. A destra, tutto dritto….
-Ma dove cavolo siamo finiti?! Ragazzi io non ci capisco più niente!- si lamentò Takao abbassando la cartina del gigantesco centro commerciale e voltandosi verso i compagni di squadra.
Ma non c’era nessuno!
O meglio, non c’erano loro, ma era pieno zeppo di gente!
-Ma dove siete finiti tutti?!- piagnucolò sconfortato mangiucchiandosi un angolo della carta.
Fece tre volte il giro su se stesso e rigirò la cartina cercando di farsi coraggio. 
Si erano detti che avrebbero raggiunto il negozio di bey blade? E lo avrebbe raggiunto!
Sicuramente loro erano già lì e lo stavano aspettando. Sì, doveva essere così!
Cercò ancora una colta di leggere i segni scritti sulla carta, cercando di ricordare il loro significato, ma l’unica cosa che gli veniva in mente era che durante le lezioni di inglese lui se ne stava beatamente a guardare fuori dalla finestra.
-Uffa! Perché non c’è Hilary quando serve!- si lamentò riprendendo a camminare.
In fondo quello era un disegno, di qualche maniera ne sarebbe venuto fuori.
Si fermò a chiedere informazioni ad un gelataio indicandogli un punto nella cartina. Questo prese a ridere e gli indicò di prendere a destra, o almeno così credeva Takao, che non capì un bel niente e prese la direzione opposta.
Proseguì sempre più sconfortato passando da un reparto all’altro, e dopo quelle che per lui sembrarono ore, ma che in verità era solo mezz’ora, si sedette al tavolo di una rosticceria e mangiò un quarto di pizza gigante che lo rianimò.
Nonostante la pizza, si chiese se ne sarebbe mani uscito da quel posto o se sarebbe morto continuando a girovagare. Perché poi dovessero perdere il loro tempo così non lo capiva. Avrebbe preferito mille volte restare ad allenarsi, ma Hitoshi no! Lui diceva che dovevano distrarsi e svagarsi un po’ prima della finale.
Altro che svago! Pensò amaramente Takao fissando la cartina nel vano tentativo di decifrarla, quella per lui si stava rivelando una prova di sopravvivenza!
E, camminando camminando, col naso appiccicato a questo benedetto foglio, si ritrovò senza accorgersene nel reparto che tutto il genere maschile considerava off limit, onde evitare spiacevoli imbarazzi.
Ma lui proseguì incurante, senza la minima cognizione di dove stava e dove stava per andare a sbattere.
E così fu. Si sentì inciampare, ed un attimo dopo si trovò disteso su qualcuno di spigoloso.
Si stirò su con le braccia già dispiaciuto e pronto a scusarsi, ma si ritrovò davanti alla faccia un paio di tette dentro un reggiseno color caramella ornato di merletti.
Avvampò imbarazzatissimo come non mai in vita usa, e si alzò di scatto coprendosi gli occhi.
-Mi scusi signorina! Non volevo!- strepitò al massimo del disagio.
Molte teste si voltarono verso quello strano ragazzo che, ad occhi chiusi, si agitava nel reparto di intimo femminile. Molte ragazze risero, comprese le commesse.
Una commessa si avvicinò.
-Non preoccuparti, era solo un manichino!- gli disse sollevando quello che Takao aveva scambiato per una signorina e rimettendolo a posto.
Takao aprì gli occhi e guardò il manichino ridendo per la brutta figura.
-Mi dica, come posso esserle utile?- gli chiese cortesemente la commessa sorridendogli.
-Utile?- ripeté lui spaesato guardandosi attorno.
Il caso volle che, finalmente, il giovane ed inesperto ragazzo, si rendesse conto di dove si trovava, ma la consapevolezza di essere circondato da mutandine rosa, reggiseni di varie misure e quelli che dovevano essere tanga, a suo giudizio del tutto inutili per le loro dimensioni, non lo aiutò molto, ma al contrario gli mandò in pallone il cervello.
Che cosa cavolo ci faceva lì dentro? Come diavolo ci era finito? 
La commessa continuava a sorridergli in attesa di una risposta.
Di che cavolo poteva avere bisogno lui in un posto del genere? Che voleva quella?!
-Stavi cercando qualcosa da regalare alla tua ragazza? Non essere timido, sono qui per aiutarti!-
Takao arrossì e indietreggiò di un passo.
-La… la mia ragazza?!- non faceva che ripete, era l’unica cosa che in questo momento riusciva a fare il suo cervello impantanato nell’imbarazzo.
Perché mai avrebbe dovuto fare un regalo del genere ad una ragazza? Ma la risposta gli arrivò immediatamente quando nella sua mente si compose un’immagine che gli chiarì tutto e che lo lasciò sconvolto.
Si coprì il viso con le mani sentendolo cuocere.
E la commessa gli stava ancora davanti e gli sorrideva cortesemente.
-Facciamo così! Tu mi dici la taglia e l’occasione, e poi ci penso io!- gli propose pensando che questo fosse il suo unico impiccio, oltre il ben chiaro imbarazzo.
-La taglia di che?- chiese ingenuamente.
-Del seno!- rispose con leggerezza lei.
Per poco non svenne. Voleva andare via! Voleva andare a rifugiarsi in un angolo, solo soletto, lontano da quelle cose imbarazzanti e magari piangere in santa pace. Ma una voce conosciuta lo tirò su dalla disperazione.
-Takao!-
Si voltò quasi in lacrime per la felicità e si gettò addosso alla sua salvezza.
-Ari! Grazie al cielo che ci sei tu! Aiutami ti prego, voglio andare via!- si lamentò stringendosi forte alla compagna di squadra.
-Lei deve essere la fidanzata!- disse con entusiasmo la commessa. -Non si preoccupi, era qui per farle una bella sorpre….-
-Dileguati fata turchina, prima che ti riduca ad un moscerino!- la freddò Ari con tono minaccioso fulminandola con uno sguardo.
Questa si ritrasse impaurita.
-Mi scusi, io….-
Ma non terminò la frase che se ne scappò a gambe levate ad una seconda occhiata omicida.
Takao sollevò il capo.
-Se n’è andata?- chiese con voce tremante ancora traumatizzato.
-Sì! Andiamo!- disse lei senza disperdesi in parole.
Takao annuì e si aggrappò al suo braccio attraversando il negozio, tra mutande e sottanine impiumate guardandosi intorno con diffidenza.
Una volta fuori tirò un sospiro di sollievo e guardò la compagna felice di vederla.
-Grazie Ari! Non avrei saputo come uscirne!-
Ari si strinse nelle spalle ostentando la sua solita fermezza e sicurezza.
-E tu che ci facevi là dentro?- chiese dopo un po’ col tono ingenuo di un bambino che, all’orecchio di qualunque ragazza, sarebbe risultato come “non ti considero una femmina, per questo mi sorprende il vederti dentro un negozio di lingerie”. Il che era abbastanza offensivo, e in effetti era proprio quello che Takao pensava, ma era pur sempre un ragazzo, e questi sottili ragionamenti era biologicamente invalidato per carpirli. 
Ma Ari, per sua fortuna, sembrava altrettanto insensibile e non ci fece caso.
-Stavo con Rei!- gli rispose.
-Con Rei?- chiese lui sorpreso. Si corrucciò e si grattò il mento alquanto perplesso. –Rei non si mette il reggiseno…. Spero!-
-No, stava pedinando Mao insieme a Lai!- gli spiegò.
-E perché?-
Ari si voltò verso di lui e fece per parlare, ma poi corrucciò la fronte e scosse la testa.
-Non lo so….- disse in tutta sincerità.
Da che stava seguendo i ragazzi, si era trovata da sola con Rei e improvvisamente era spuntato anche l’altro cinese, e avevano iniziato a confabulare su Mao, e altre cose che non ascoltò perché non le potevano interessare di meno. Ad un certo punto si erano messi a seguire le ragazze, e le avevano chiesto di entrare in quel negozio a vedere quello che facevano perché loro non volevano saperne ad entrare.
Ovviamente quando vide Takao preferì lui, e senza volerlo lo aveva tirato fuori dai pasticci.
Rei la chiamò a gran voce e le corse incontro.
-Ari! Allora? Che sta combinando?- le chiese prendendola per le spalle e scuotendola senza alcun riguardo. Sembrava in preda ad un raptus maniacale. Doveva sapere e basta! Doveva impedirle di fare qualunque cosa volesse fare!
-Veramente non lo so….-
Il viso di Rei per un attimo si afflosciò, ma si riprese subito e la scosse con ancora più rabbia.
-Non lo sai?! E che cavolo hai fatto lì dentro!?-
-Ha salvato me!- prese la parola Takao alzando la mano per farsi notare e prendere le difese dell’amica ma, all’occhiata infuriata che Rei gli rifilò, preferì non aver aperto bocca.
-Grazie tante Takao! Adesso voi due rientrate là dentro e mi dite quello che sta combinando quella matta!- disse puntandogli un dito sul petto con fare minaccioso.
-Cosa?- Takao si pietrificò solo all’idea.
-Muovetevi! Dovete impedire a mia sorella di comprare cose troppo osé!- disse Lai spingendolo nuovamente verso il negozio.
-Ma io non voglio entrare!- fece presente Takao mentre veniva praticamente lanciato di peso dai due.
Ari sbuffò e lo seguì nella boutique.
Rei e Lai si appiattirono contro la vetrina, guardando quello che succedeva dentro, cercando di carpire ogni dettaglio.
-Ma come le salta in mente poi di portare mia sorella in un posto del genere!- disse scandalizzato Rei osservando le sagome infondo al locale.
Era geloso marcio. Mao si stava preparando per fargliela pagare alla grande, e questo non riusciva a sopportarlo!
Ari avanzò nel negozio con passo svogliato e le mani in tasca, con a seguito Takao che si teneva stretto a lei e si guardava intorno come se, da un momento all’altro, un’altra commessa potesse sbucare da dietro qualche sottoveste e aggredirlo con domande imbarazzanti.
Ari si fermò accanto a Hilary, e Takao le sbatté contro perché troppo impegnato a guardarsi le spalle.
-Che state facendo?- chiese direttamente.
Hilary la guardò stranita e poi guardo il ragazzo dietro di lei e divenne porpora.
-Ma cosa ci fa lui qui!? Ti sembra posto dove entrare?!- sbottò rabbiosa squadrando male il ragazzino che si fece ancora più piccolo.
Già si sentiva a disagio in un posto del genere, soprattutto per le intenzioni che avevano le sue amiche, poi ci mancava solo quel deficiente di Takao che veniva a guardare, e stava a posto!
-Io non volevo stare qua!- si giustificò Takao nascondendosi dietro a Ari, che intanto contava in russo i neon attaccati al soffitto cercando di mantenersi calma e non mandare tutti a quel paese. In fondo lei che cosa c’entrava in tutto questo? Ma doveva pazientare e assecondarli.
-Allora fuori!- gli urlò Hilary imbufalita ed imbarazzata. Infatti Julia arrivò proprio in quel momento con due completini, uno nero e uno color argento.
-Quale preferisci?- le chiese con disinvoltura, senza dare peso alla presenza del ragazzo. –Quello nero credo che sia più audace, e ti starebbe molto meglio, hai la pelle troppo chiare per l’argento, l’avevo detto ad Ayumi…. E poi hai bisogno di quel tocco un po’ più sicuro e malizioso, ma il balconcino non mi convince…. Oh, ciao Ari, ciao Takao!- disse infine come se niente fosse.
Hilary voleva nascondersi sotto tre metri di terra e non uscirne mai più per la vergogna, e Takao lo stesso per l’imbarazzo di essere presente in un momento simile. 
E intanto i neon finirono e Ari ricominciò a contarli, questa volta in tedesco, iniziando a sbuffare sonoramente tamburellando le dita sul braccio con impazienza.
Al variegato gruppetto si aggiunse anche Matilda che, non appena vide Ari, quasi fece un salto per la gioia.
-Ari! Che bello vederti!- strepitò la ragazza trovando quell’occasione d’oro zecchino per aiutare il capitano della sua squadra. –Sei qui per trovare qualcosa di carino, vero? Fai bene!-
Il tamburellio delle dita aumentò, e anche i numeri sussurrati sembravano molto più calcati, ma forse perché era proprio il tedesco a richiedere una giusta intonazione.
-E poi, chi lo sa, potresti incontrare il ragazzo giusto!- proseguì persuasiva Matilda facendole l’occhiolino.
Purtroppo i neon finirono di nuovo, e Ari, a quel punto, non poté fare a meno di prendere le redini della situazione.
-Non ho bisogno di incontrare nessuno! Vieni Takao!- afferrò il ragazzo per il braccio e superò il gruppetto diretta verso Ming Ming e Ayumi che stavano confrontando delle vestagliette.
-Dov’è Mao?- chiese col tono meno scontroso che le riusciva, ma lo stesso la cantante la guardò male. 
-Perché?- le chiese con fare altezzoso.
Ran spuntò da dietro uno scaffale e le indicò i camerini.
-Oh, grazie!- fece grato Takao mentre veniva trascinato via da Ari.
Entrarono nei camerini e la ragazza percorse il corridoio con poche falcate.
-Mao, dove sei?- chiese.
Una tendina venne scostata bruscamente.
-Eccomi qui!-
Takao si voltò e se ne pentì subito.
Si portò le mani al viso, ma non sapeva bene dove metterle.
Mao si appoggiò allo stipite del camerino in una posa da calendario e sorrise soddisfatta.
-A quanto pare fa effetto!- disse compiaciuta nel vedere la reazione del ragazzo. Si passò una mano tra i capelli rosa. –Grazie Takao, la tua faccia vale molto più di mille commenti!-
Takao si schiaffò le mani in faccia senza capacitarsi, rimanendo a fissarla allibito.
Aveva…. Quelle erano…. Oddio!
Mao aveva un completino rosa con un babydoll dello stesso colore, ma praticamente inutile perché trasparente che lasciava veder le mutandine di pizzo, e il seno sembrava voler esplodere.
Improvvisamente tutto scomparve, ma per il semplice intervento di Ari che aveva ben pensato di girarlo dall’altra parte.
-Dimmi! Come mai mi stai cercando? Ti ha mandata Rei?- le chiese con tono spiccio Mao squadrandola con sufficienza.
-Sì, lui e tuo fratello vogliono sapere che cosa stai facendo.-
-Beh! Dì pure loro che mio sto prendendo le mie libertà!- le disse altezzosa richiudendole la tendina in faccia.
Ari restò a fissare la tendina rossa e alla fine si mosse.
Afferrò Takao, ancora in corto circuito, per il collo della maglia e se lo trascinò fuori dal negozio.
Rei appena la vide le saltò addosso quasi aggredendola.
-Allora? Che cosa avete scoperto?!- chiese con foga. –Che sta facendo?!-
-Si prende le sue libertà.- gli riferì con tono piatto Ari, mollando Takao che rimase imbambolato accanto a lei ancora sotto shock.
-Cosa significa che si sta prendendo le sue libertà?!- le chiese Lai altrettanto infervorato.
-E che ne so io!- rispose infastidita da tanta insistenza.
-Che cosa stava facendo!?- Rei la fissava con occhi da folle impaziente di sapere ogni dettaglio.
-Stava provando qualcosa nel camerino….-
-Qualcosa di che genere?- chiese sempre più agitato Rei. –Un pigiama? Una maglietta intima, cosa?!-
-Fatevelo dire da Takao, lui se l’è guardata bene!-
Neanche finito di dire che Rei e Lai afferrarono contemporaneamente Takao per la maglia e iniziarono a scuoterlo.
-Come ti sei permesso di guardare le grazie di mia sorella!- urlò Lai.  
-Parla Takao! Dimmi che si stava provando un pigiama invernale!- ringhiò Rei. 
Takao terrorizzato iniziò ad urlare cose senza senso, dimenandosi per liberarsi dai due cinesi psicopatici.
-Takao! Rispondi! Non avrai mica messo gli occhi addosso alla mia Mao!?- lo accusò Rei sempre più fuori da ogni controllo.
-No! No, te lo giuro!- si difese Takao. –Non mi permetterei mai!-
Rei spinse di lato Lai e saldò la presa sulla maglia di Takao e lo avvicino pericolosamente al suo viso. Takao rabbrividì. Rei sembrava una belva.
-Allora dimmi che cosa aveva addosso!- sibilò a meno da un centimetro da Takao.
La prima cosa che gli vennero in mente erano le tette, ma non poteva di certo dirglielo. Quello era capace di azzannarlo!
Indicò la vetrina con braccio tremante e Rei si voltò guardando torvo il completino in esposizione.
Sbiancò tutto d’un botto e Takao temette che stesse per svenire.
-Ti senti bene amico?- gli chiese titubante per paura di ritrovarselo di nuovo contro.
Ma Rei continuava a guardare la vetrina senza dire una parola.
Anche Lai si preoccupò e si avvicinò come se da un momento all’altro potesse arrivare di filato a terra.
-Quello…- biascicò Rei in un sussurro.
-Si!- confermò Takao.
Rei lo lasciò e fece qualche passo indietro barcollando. Lai lo sostenne mentre Rei si passava una mano davanti al viso teso e pallido.
Ari alzò gli occhi al cielo spazientita da tutte quelle scene.
-Va beh! Io vi saluto, ci vediamo!- disse seriamente scocciata girando i tacchi prima di venire coinvolta in qualche altra buffonata.
-Aspetta vengo con te!- disse Takao affrettandosi a seguirla. Rei poteva pur essere suo amico e tutto il resto, si poteva sentire pure male, ma preferiva svignarsela prima che gli chiedesse di entrare un’altra volta là dentro.
Spinse Ari il più lontano possibile dai due pazzi sperando di confondersi tra la folla. Si voltò a guardare. Li aveva seminati, e con loro anche quel maledetto negozio.
Tirò un sospiro di sollievo e si sedette su una panchina, esausto come mai.
-Accidenti me la sono vista brutta!- disse guardando la compagna di squadra che si era seduta al suo fianco. –Non credevo che Rei fosse così suonato!-
-A chi lo dici!- sbottò lei, che fino a quella mattina lo considerava quello più “normale” di tutti.
Takao, che non aveva ancora perso le speranze di trovare il negozio di beyblade, aprì la cartina e la esaminò attentamente per parecchi minuti.
Ari dopo un po’ lo guardò incuriosita e rimase seriamente di sasso.
-Takao!-
-Hmmm…-
-Perché tieni la cartina in questo modo?-
Takao le indicò le scritte.
-Sto cercando di leggere!- disse confermando ciò che pensava Ari, e cioè che era proprio un idiota. 
Si fece forza, anche perché era troppo sconvolta, e si decise ad illuminarlo. Gli prese la cartina e la girò di un quarto.
-Le scritte occidentali si leggono orizzontalmente e non verticalmente!-
Il viso di Takao si illuminò.   
-Veeeeeero!- disse trionfante riuscendo finalmente a leggere alcune parole. –Me lo ero completamente dimenticato! Che sbadato!-
Provò a leggere le varie scritte, visto che oramai aveva messo la cartina per il verso giusto. Adesso anche il disegno coincideva in effetti….
-Ehm…. Ari, potresti leggere tu, non lo capisco molto bene l’inglese!- disse ridacchiando imbarazzato.
-Certo che non lo capisci, non è inglese!- gli fece presente cercando di non essere scorbutica.
-Ah no?!-
-È francese!-   
-Devo averle confuse allora!- si scusò Takao. –Ma che differenza fa, no?! Lo capisci lo stesso, francese, tedesco, che cambia, tanto stiamo lì!-
Ari sbuffò seccata e allargò la cartina leggendo le varie scritte. Non sapeva molto bene il francese, d’altronde si trovava in Canada da soli tre anni e usava soprattutto l’inglese per comunicare.
-Certo, come dici tu! Allora…. Il negozio di bey si dovrebbe trovare… da quella parte!-
 



 

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Capitolo 33
*** Sospetti... ***


33bb
Salve ragazze! indovinate un pò, l'esame è domani e sono per giunta l'ultima di tutti! che belloooooooo!
fantastico, tanto per fare venire l'ansia anche a me che di solito me ne frego, e questa volta perchè non so veramente un cavolo, non riesco più a concentrarmi ;_;.
a parte questo, eccovi il capitolo nuovo, e grazie a tutte. perdonatemi, ma adesso devo proprio andare, può essere che miracolosamente ripasso quello che mi chiederà domani la prof ! che folle! ahahhaha


33.
  Sospetti...           
 
-Siediti, prego!-
Hitoshi la guardava da dietro le mani congiunte con un’espressione severa sul volto. Con un cenno del capo le indicò la sedia di fronte. Voleva parlarle e sapeva già di cosa, approfittandone del fatto che i ragazzi erano da Yuriy e gli altri per studiare insieme una tattica per lo spareggio che si sarebbe tenuto il giorno seguente. Pure lei stava andando, con le intenzioni più che altro di consigliare qualcosa di sbagliato e avere informazioni utili come la formazione che sarebbe scesa in campo. Ma l’allenatore la aveva richiamata prima che potesse uscire.
Si sedette rassegnata, pronta a quell’inquisizione.
-Ari, sai che non sono ingenuo ne superficiale. Quel colpo alla testa, non credo che sia stato un semplice incidente.-
Ari non si scompose. Se lo aspettava.
-Non è la prima volta che noto qualcosa del genere. Ho avuto già una volta l’impressione che ci fosse qualcosa che non andava… che non va!-
Lei corrucciò la fronte passando in rassegna la sua condotta negli ultimi mesi. Eppure si era comportata sempre bene, non aveva dato aditi a possibili sospetti.
-Quando ti sei allontanata senza dire niente, per quel fatto del tuo tutore che aveva avuto un incidente, ricordi? A parte il fatto che ho come il sospetto che sia una bugia e che non sia mai successo niente del genere, ma ecco, il fatto è che ho avuto l’impressione che qualcuno, non voglio ancora azzardare chi, abbia usato violenza nei tuoi confronti.-
Ari strinse i pugni, ma la sua espressione rimase sempre neutrale. Non sarebbero state certo quelle accuse a farla crollare, non a due giorni dalla fine.
-Me ne sono accorto quando Takao ti ha mandata a sbattere contro il muro durante gli allenamenti.-
Ari si morse la lingua pensando ad una scusa per uscirne pulita.
Hitoshi aveva ragione, quella volta aveva rischiato di mandare tutto all’aria perché per poco non aveva dato un pugno in faccia a Kai, e i segni sulla schiena erano quello che rimaneva di quella notte.
Abbassò lo sguardo a terra e strinse nervosamente i pugni sulle gambe.
-In effetti….- prese un sospiro sotto l’analisi attenta di Hitoshi. –La sera prima io e Hilary ci siamo imbattute in una banda di teppisti.- si strinse nelle spalle con noncuranza. -A volte mi caccio nei guai! Ma quello dell’altro giorno è stato veramente un incide…-
-Kai mi ha spiegato quello che era successo quella sera!-
Quell’affermazione la congelò, ma mai come quella che seguì.
-Il medico che ti ha visitata dopo l’incontro contro i Sarek, mi ha riferito che ha riscontrato diverse lesioni lungo tutta la schiena, che potevano risalire a non più di tre settimane prima.-
Questa volta strinse veramente i pugni per il nervosismo. Non poteva essere che veniva fregata da quei piccoli particolari, non dopo la fatica e l’attenzione che aveva riservato a tutto!
Deglutì cercando di mantenersi calma. Non tutto era perduto, forse poteva ancora fare qualcosa.
-E quello che mi ha raccontato Kai, non coincide con quello che mi ha detto il medico. Non sono stati quei teppisti a farti quei segni  sulla schiena, e l’unico momento in cui ti sei allontanata da noi è stata la mattina seguente, passata con i responsabili dell’orfanotrofio che ha la tua custodia. Sono propenso a credere inoltre che non sia un episodio isolato.-
Hitoshi assottiglio gli occhi. Ari sembrava nervosa e teneva lo guardo basso.
-Quella volta ho preferito sorvolare, ma quello che è successo l’altro giorno ha confermato i miei sospetti.-
Si irrigidì bruscamente. Questo segnava la sua fine definitiva. Il piano stava per saltare, lei l’avrebbe pagata cara ma soprattutto, dopo tutta la fatica fatta, le avrebbero tolto la possibilità di vendicarsi.
La disperazione nei suoi occhi non sfuggì a Hitoshi.
Si alzò e si chinò di fronte alla ragazza, poggiando le mani sulle sue spalle stringendola per infonderle coraggio.
Era comunque distaccata, nonostante di vedesse che aveva paura.
-Ari, lo so che è difficile parlarne, ma non posso fare finta di niente. Ora dovrai rispondere con sincerità alle domande che ti farò. Non ti preoccupare delle conseguenze, te l’ho già detto, ricordi? Non sei sola, fai parte della squadra, ed è la nostra famiglia, devi solo darci l’opportunità di aiutarti.-
Ari lo guardò e sbuffò spostando lo sguardo dall’altra parte. Quante scemenze doveva sentire.
La presa sulle sue spalle aumentò e tornò a guardarlo.
-Ari, noi possiamo aiutarti. Vuoi farti aiutare?-
-Sono accuse pesanti quelle che stai muovendo, e anche infondate. Non ho bisogno di nessun aiuto!- sibilò con freddezza.
Hitoshi sospirò paziente e comprensivo.
-Ari, lo sai bene più di me che le accuse non sono affatto infondate. Capisco che è difficile accettare la verità, che forse credi che sia giusto così, ma non lo è! Devi essere forte e denunciare, e tutto finirà e potrai finalmente essere serena!-
Forse stava riuscendo a convincere una parte di lei molto nascosta, dimenticata. Forse sì, sarebbe finito tutto, avrebbe potuto essere libera…. Ma lei libera non lo era mai stata, e la speranza, quella che per un attimo era riemersa, si era rivelata per quello che era molti anni prima: un’illusione!
Una stramaledetta illusione che aveva solo peggiorato la sua situazione. Non aveva intenzione di farsi prendere in giro ancora una volta.
-Devi solo rispondere a una semplice domanda Ari!-
La scosse perché non aveva più intenzione di seguirlo, e lo si capiva dallo sguardo determinato e freddo che rifiutava il suo.
-Guardami, per favore!-
Lei lo fece, anche se controvoglia.
-Dimmi, ti picchiano?-
Hitoshi si aspettava qualsiasi reazione, ma non quella che ebbe lei in effetti.
Un sorrisino instabile, inizialmente timido, poi sempre più tirato, fino a diventare una risata rauca e vuota, come gli occhi, che per un attimo lampeggiarono di follia.
Scattò in piedi travolgendolo, lo spintono con rabbia contro il tavolo.
-Ma come ti permetti di insinuare certe cose?!- sibilò infuriata.   
Afferrò la felpa appoggiata sulla sedia in malo modo, e attraversò la stanza con poche falcate e aprì la porta.
-Aspetta Ari!- Hitoshi la seguì e la bloccò per il polso proprio sulla soglia. La voltò verso di sé con forza per farla fermare.
-Non devi scappare…-
-E tu non toccarmi!-
La sua voce echeggiò nel corridoio improvvisamente silenzioso. Ari era troppo infuriata per accorgersi che il posto non era vuoto, strattonò la presa bruscamente e si allontanò a grandi passi mettendosi la felpa con un movimento veloce, allontanandosi il più velocemente possibile.
Hitoshi rimase impalato sulla porta. Si voltò verso le due anziane signore che avevano assistito alla scena, e gli stavano manifestando la loro massima indignazione con occhiatacce ed escavazioni del tipo “screanzato!”, “mascalzone!”, “depravato, con una ragazzina!”. Ci mancava poco che partivano alla riscossa per bastonarlo in un’azione punitiva.
Fece loro un sorriso stiracchiato e un cenno di saluto, e le due si impettirono ancora più sdegnate come vecchie oche. Era meglio tornare dentro, non poteva seguire Ari in quel momento con quelle due che lo credevano un maniaco. Glielo avrebbero di certo impedito e avrebbero chiamato come minimo la vigilanza!
 
 
 
 
Si sistemò la felpa e scese gli ultimi gradini. Attraversò la reception e si diresse al bar dell’albergo.
Aveva bisogno di sfogarsi, di prendere a calci qualcosa, ma per adesso si sarebbe accontentata di mandare giù qualche bicchierino di vodka, o qualunque altra cosa le sarebbe andato bene, anche se sapeva di non potere perché era in missione.
Si sedette sullo sgabello e ordinò da bere.
Il barman la guardò sospettoso.
-Allora?! Hai ancora molto da guardare? Muoviti a servirmi!-
Il barman non si fece intimorire, nonostante lavorasse in un albergo e di persone strane e suscettibili non se ne vedevano molte dall’altra parte del bancone, un barista doveva essere sempre impassibile alla provocazioni.
-Di’ un po’ ragazzina, ce li hai diciassette anni?-
-Ne ho abbastanza da fare impallidire persino tua madre!-
Il barman si ritrasse indignato da tanta sfacciataggine.
-Non badi al suo caratteraccio, l’alcol l’addolcisce. E non si preoccupi, li ha diciassette anni….-
Ari si voltò verso il ragazzo che aveva appena parlato e le si stava sedendo accanto.
Le rivolse in sorrisetto rassicurante che lei freddò subito ignorandolo. Le ci mancava solo Boris!
Il barista finalmente si decise a servire da bere ai due.
Buttò giù il primo bicchiere tutto d’un sorso.
-Come mai così allegra? È successo qualcosa di bello?!-
Continuò ad ignorarlo, fissando le varie e colorate bottiglie posate nell’elegante vetrina dietro il bancone di legno scuro.    
Boris guardò il contenuto limpido nel suo bicchiere, facendolo oscillare con un leggero movimento del polso. Mandò giù gustando il sapore che lasciava in bocca.
-Un bel bicchierino è proprio quello che ci vuole nei momenti di tensione! Glielo dico sempre a Yuriy… veramente gli dico anche che gli ci vorrebbe una bella ragazza ogni tanto, ma non mi da retta!-
Boris sghignazzò da solo e si servì un altro bicchiere.
-Poi per adesso è pure inavvicinabile… con questa storia dello spareggio! Devi vedere sopra come sono combinati, Takao e gli altri nella stessa stanza con Yuriy! Me ne sono scappato per disperato!-
Ari continuava ad ignorarlo. Praticamente parlava da solo, dopo che si sforzava ad instaurare una conversazione decente e civile!
Yuriy gli aveva fatto promettere che l’avrebbe fatta finita con Ari, ed in effetti aveva ragione, non valeva la pena perdere tempo appresso a quella, ma la cosa gli lasciava ugualmente l’amaro in bocca.
Si voltò a guardare il suo profilo delicato del viso, contorto in un’espressione torva. Se avesse avuto i super poteri, o qualche potere psichico, sicuramente quelle bottiglie sarebbero esplose già da un bel po’ per come le guardava.
Si rigirò il bicchiere tra le mani. Forse parlarle, cercare un qualche contatto, infrangeva già il patto.
Sentì l’odio crescere in maniera esponenziale.
Yuriy aveva perfettamente ragione su di lei, e l’unico impulso che provava in quel momento nei suoi confronti era quello di farle male. Dopo tutto il loro rapporto si era sempre limitato a quello, alla violenza.
Forse Yuriy era convinto che ne fosse innamorato! Certo che a volte era un vero idiota!
Santo cielo, sembrava che non lo conoscesse affatto!
Lui voleva solo spassarsela, come tempo addietro, perché non ce ne erano molte come lei!
Dopo tutto che c’era di male se ci provava, almeno per una volta. Non infrangeva il patto se il patto parlava di qualcosa che non esisteva.
Bevve un altro sorso e posò il bicchiere.
Ghignò.
Già si sentiva euforico.
Se lei era rimasta la stessa, allora si sarebbe adeguato pur di ottenerla ancora una volta!
Le afferrò il polso e lo strinse saldamente nella sua mano.
Ari non si scompose. Era proprio un coglione quel ragazzo!
Posò il bicchierino vuoto.
-Mollami.- disse con tono piatto e intransigente.
Boris si avvicinò sussurrandole all’orecchio.
-Solo quando sarò soddisfatto!-
-Prima di fare la figura dell’idiota ubriacati, almeno si potrebbe dare la colpa all’alcol!-    
Boris strinse la presa sul polso il più possibile. Le voleva lasciare il segno per ogni parola cattiva.
-Cammina, andiamo a divertirci a modo nostro ….-
Si avvicinò ulteriormente e Ari sentì sul suo respiro sul collo intensificarsi. Provò a morderle l’orecchio.
Scostò la testa per evitare quel contatto. Stava diventando veramente insopportabile la sua presenza e la sua insistenza. Boris non demorse. Si alzò dalla sgabello e la voltò verso di sé con uno trattone.
Lo guardava con irritazione, poco mancava che perdesse la pazienza e lo accontentasse, o almeno così credeva lui.
-Ti conviene finirla…-
-Altrimenti che mi fai?- le chiese con malizia riducendo al minimo le distanze. Aveva l’impulso di afferrarla per i capelli e baciarla contro la sua volontà. Amava quando si ribellava, la cosa si faceva, se possibile, ancora più eccitante.
Ari fece per parlare, e quello sarebbe stato il momento ideale per tapparle la bocca, ma una persona si intromise.
-Ehi, ragazzi! Che ci fate qui!?-
I due si voltarono verso un Takao sorridente, e Boris fu costretto a mollarla. Per quella volta se l’era scampata.
-Niente….- disse stringendosi nelle spalle con indifferenza e sedendosi.
Ari scalò di un posto e prese un altro bicchiere bevendolo tutto d’un sorso. Takao si sedette fra i due e si guardò intorno.
-Io invece mi sono seccato e me ne sono andato, anche perché eravamo così tanti che non servivo a niente!- disse ridacchiando.
Si fece servire un bicchiere di succo di frutta alla pesca, e guardò Ari che aveva ripreso a scrutare torva le bottiglie dall’altra parte del bancone.
-Di che cosa doveva parlarti Hitoshi prima?-
-Niente.-
-Ah!- fece interessato Takao sorseggiando il succo. –Bello! Comunque se vai da Yuriy e Kappa, potresti aiutarli. Il tuo aiuto penso che valga più del mio sul piano tecnico…. Ma che stai bevendo?-
Ari fermò il bicchiere a mezz’aria e finalmente la guardò.
-Niente!- si difese lei. Che cavolo, proprio Takao doveva venire a romperle le scatole, almeno con Boris, che adesso se la rideva, si beveva!
-Non è vero che è niente!- disse con lo stesso tono severo del fratello più grande. –Dai qui, vediamo!-
Le tolse il bicchiere di mano, e annusò con diffidenza il contenuto trasparente come acqua.
-Quello si chiama alcol, Takao!- lo illuminò Boris sfottendolo. –Ed è meglio non vietarglielo, soprattutto quando è nervosetta!-
-E a me non interessa! Ari non si bevono certe cose, fanno solo male!- disse Takao svuotando il bicchierino nel suo ancora pieno di succo.
Ari rimase impotente a guardare quello scempio, con la faccia di una che era stata appena presa a schiaffi. Perché tutte a lei!? 
Boris rimase in attesa dell’esecuzione di Takao. Quel ragazzo era veramente uno sprovveduto, anche perché Ariel odiava certi falsi perbenismi, ma quello che seguì lo sconvolse.
-Promettimi che non ne bevi più!- continuò Takao.
Ari annuì, e con voce acuta e un po’ incerta disse un leggero:
-…Va bene…-
Takao le sorrise e le passò un braccio intorno alle spalle e sghignazzò contento della nuova conquista.
-Molto bene!-
Boris strabuzzò gli occhi e per poco non si strozzò. Ariel si era fumata il cervello! Quella non era lei! La vera Ariel Mayer si sarebbe alzata e gli avrebbe spaccato il muso, non avrebbe annuito ne si sarebbe fatta abbracciare in quel modo!
Troppo sconvolto per dire qualcosa rimase a fissarli, fino a quando non si avvicinò un ragazzo dagli scompigliati capelli scuri e gli occhi verdi. Lo stesso idiota italiano che ci aveva provato con Ari dopo l’incontro in Grecia.
-Scusa, posso parlarti?-
Takao si voltò verso il nuovo arrivato e divenne improvvisamente freddo e distaccato.
-Che vuoi?-
-Non con te, con lei!- disse il ragazzo indicando Ari che non si degnò neanche di voltarsi.
-Non le interessa!- disse Takao dandogli le spalle, chiudendo definitivamente la conversazione.
Boris scosse la testa sorpreso dalla presunzione di quel tipo, e giocherellò col bicchiere vuoto.
Michele non si arrese, e si sedette sullo sgabello accanto alla ragazza fissandola con i grandi occhi verdi disperati e imploranti.
Sembrava più trasandato e allampanato dell’ultima vola che l’avevano visto, ma era sempre bello e affascinante, lo stesso fascino di un’artista maledetto, tanto che le poche ragazzine presenti nel locale gli lanciavano occhiate furtive e facevano commenti tra di loro.
-Ariel.-
Sentenza definitiva: quella era una giornata di merda.
Hitoshi sospettava di lei, Boris se la voleva portare in camera, o comunque nel primo angolo che gli capitava, Takao le impediva di bere, e adesso era tornato pure quello psicopatico!
Si mise le mani tre i capelli e si appoggiò al bancone come una povera disperata che aveva passato i guai. Perché? Perché tutte a lei?!
Sospirò stanca ed esaurita. Perché doveva arrabbiarsi se non poteva reagire? A questo punto era meglio restare calma ed aspettare che le cose migliorassero, anche se sembravano solo peggiorare….
-Lo so che ti ho dato una brutta impressione la prima volta che ci siamo parlati.- esordì Michele.
Ari chiuse gli occhi. Ignorarli, doveva solo ignorarli.
-Ma allora sei duro d’orecchie!- disse Takao. –Non le interessa, vattene!-
Michele lo ignorò e prosegui, concentrato solo su di lei.
-Capisco, posare nuda e tutto il resto, ti sarò sembrato uno svitato, ma ho capito che ho sbagliato, e che con te ci vuole sincerità!-
Takao e Boris sbuffarono e Ari si massaggiò le tempie cercando di non pensare a niente.
-Ariel, ho bisogno di te! Guarda come mi sono ridotto! Per me niente ha più valore! Il mangiare, l’aria, la vita… che vivo a fare così se l’unico colore sei tu e non posso averti?!-
-Che belle parole!- lo sfotté Boris.
-Veramente toccanti!- sbottò Takao.
Ma Michele non ci diede peso, e continuò speranzoso a guardare Ari in attesa di una reazione. Ma lei non sembrava intenzionata a muoversi, per sua fortuna.
-Sei il colore che manca sulla mia tela!-
-Questa è bella, segnatela!- disse Boris facendo un cenno a Takao.
Michele era troppo preso per badare a quei due che stavano facendo comunella, d’altronde vedeva solo lei, la sua ossessione.
-E sono sincero, voglio sfidarti un’altra volta a bey, voglio vederti nuovamente mentre mostri il massimo della tua potenza….-
Ari a sentire le parole sfida e bey nella stessa frase, si voltò finalmente degnandolo della sua attenzione.
Lui si fece sempre più vicino. L’emozione di poterla finalmente vedere, parlare, dopo giorni di desidero stava esplodendo nel suo cuore, gli faceva tremare la voce e gli scuoteva il petto. Non poteva resistere oltre.
-Distruggimi, fammi tutto quello che vuoi. Amami come ti amo io!- disse. Ad ogni parola la distanza da lei diminuiva e il suo battito aumentava.
-Ti voglio Ariel, ti voglio strappare i vestiti di dosso, ti voglio nuda sotto le mie mani! Voglio spalmarti di colore, voglio….-
Senza che potesse frenarsi, si alzò e la baciò con passione fermandola con una mano dietro la testa e una stretta in vita.
Per la prima volta Ari fu presa alla sprovvista, e rimase pietrificata, troppo scioccata per sapere cosa fare.
Boris e Takao rimasero imbambolati come due idioti a fissare con tanto di bocca aperta.
La stava baciando, cosa che lui, Boris, non era riuscito a fare!
E la baciava dopo il pugno che Takao gli aveva dato una settimana prima, dopo che aveva baciato pure Hilary, dopo averle fatto proposte che andavano oltre ogni limite della decenza!
Michele finalmente la mollò e sospirò soddisfatto.
-Andiamo di sopra e passare i momenti più meravigliosi della nostra vita!- le disse con voce roca e pervasa dal desiderio.
Ari, che senza accorgersene si era piantata allo sgabello e non si voleva più muovere, rimase allibita, ma si riprese subito, e prima che potesse fare qualcosa, come dargli un calcio in mezzo alle gambe o una capata, fu qualcun altro ad intervenire al posto suo.
Per la seconda volta Takao gli diede un pugno sul muso che lo fece finire a terra. Molte persone si voltarono verso di loro.
-Maniaco pervertito! Non ti permettere mai più!- urlò guardando infuriato il ragazzo riverso a terra che si teneva una mano davanti la bocca sanguinante. 
Prese Ari per il braccio e se la trascinò via dal bar.
Quell’idiota, casanova, dongiovanni, ma come si permetteva?!
Più camminava e più gli veniva i mente l’immagine di lui che baciava Hilary. Quel bastardo doveva aver proposto certe cose pure a lei, e magari farle tutte quelle cose che aveva detto ad Ari!
Ma se solo provava ad avvicinarsi, o a pensare certe cose, altro che pugni, lo avrebbe preso a calci da lì fino in Italia!
Salì fino al terzo piano ed entrò nella sua stanza sbattendosi la porta alle spalle.
Mollò Ari e si mise a fare avanti e indietro ancora troppo nervoso ed infuriato.
-UFFA!- urlò gettando il cappello a terra e scompigliandosi i capelli come un matto.
Si sedette per terra e incrociò le gambe, sbuffando come un treno a vapore degli inizi dell’ottocento, fissando il pesante armadio di fronte.
Ari lo osservò sconvolta e si distese sul letto. Che cavolo si sorprendeva a fare, quello era forse il più normale di tutti in fin dei conti, dopo che aveva visto Rei perdere la testa e seguire per un’intera giornata la cinese per tutto il centro commerciale!
Lo lasciò sbollire approfittandone per riposarsi un po’.
Rimase seduto e un’improvvisa tristezza lo svilì.
Ne era consapevole, era geloso, perché nessuno doveva fare soffrire la sua migliore amica. Nessuno doveva permettersi di fare soffrire Hilary! Nessuno doveva avvicinarli a lei, tranne una persona, quella che la avrebbe resa felice, che si meritava il suo amore….
-Ari!-
La ragazza aprì gli occhi e lo guardò pigramente.
-Mi potresti dare una mano? Ieri notte stavo sistemando Dragoon, ma Daichi mi ha lanciato un cuscino e la punta è finita sotto l’armadio.-
Ari guardò l’imponente armadio di legno scuro. E lei che doveva fare?
Takao si alzò e si tolse la giacca.
-Io alzò e tu provi a prendere la punta, ok?-
Ari aggrottò la fronte. Decisamente la questione era questa: o non c’era nessuno sano di mente là dentro, o quella strana era lei!
 
 
 
 
Ma che tipo! Certo che era parecchio originale per riuscire a lasciare sconcertata una come Ariel.
Sbuffò pesantemente mentre attraversava il corridoio diretto alla sua stanza, ma si fermò una volta messa la mano sulla maniglia. Non aveva voglia di vedere nessuno, tanto meno Yuriy.
Rimise la mano in tasca e fece per andarsene, quando, oltre le urla isteriche di Ming Ming e le risate di Max, dei rumori attirarono la sua attenzione.
Non provenivano dalla sua camera, ma da qualche altra più in fondo. Fece qualche passo incuriosito, cercando di distinguere i suoni che gli arrivavano.
Si fermò. Era la stanza di Takao quella?
Delle voci confuse gli arrivavano, e accostò l’orecchio alla porta.
Sgranò gli occhi scioccato. Non poteva credere a quello che sentiva!
La voce affannata di Takao gli giunse. Era la sua, non c’erano dubbi, come non c’erano dubbi che l’altra fosse Ariel.
-As… aspetta Ari, non ce la faccio più… Ah!-
Ari, a considerare dal respiro soffocato e ansimante, doveva essere molto presa.
-No Takao…. Resisti, ci sono qu… asi….-
Ci sono quasi a che? Boris orami si era appiattito contro la porta, e cercava di giustificare la cosa in qualsiasi modo, ma non ci riusciva. Per lui era solo quello!
Non poteva essere, non con Takao! Non con lui!
Si aggrappò alla porta disperatamente, mentre il dubbio si trasformava in certezza grazie a particolari che notava solo adesso.
Ariel stava sempre con Takao, Takao le diceva di non bere e lei non beveva. Takao le aveva dato il suo cappello!
Ecco perché lei non si comportava più come prima, perché faceva la brava ragazza e non lo calcolava, perché aveva deciso di stare con i Bladebreakers e non con loro.
Perché adesso c’era Takao!
E Takao aveva preso a pugni, non una, due volte Michele perché Ariel era…. Perché era geloso!
Si sentiva male! Non poteva essere, non poteva crederci!
Con uno come Takao non si può stare per sesso, ma per….
Perché Takao? Perché contro chi non poteva avere speranza di vittoria? Perché non con Yuriy o Kai o chiunque altro?!
-Ari… sto mollando! Ti prego facciamo cambio!-
Ari! La chiamava Ari! E lui non se ne era mai accorto!
Lo nascondeva, non lo dava a vedere, ma alla fine stava con lui!
Yuriy aveva torto, Ariel era cambiata, non era più la stessa ragazza fredda e spietata di un tempo.
No! Non era possibile, assolutamente! Ariel non poteva essere… di Takao!
Ariel… amava… Takao!
Ariel era innamorata di Takao.
-… Ancora un… attimo!- 
No! Questo era troppo!
Girò la maniglia e spalancò la porta.
Un tonfo tremendo e rimase come un coglione sulla porta a fissare…. Niente!?
Takao si precipitò a terra accanto ad Ari e la prese per le spalle scuotendola.
-Ari! Stai bene? Sei ancora tutta intera? Mi dispiace, mi è scivolato….-
-Si, sono ancora tutta intera!- disse lei mettendosi a sedere. Poi gli mostro una piccola cosa azzurra.
-La punta, l’ho presa!-
-Oh Ari, grazie! Senza di questa il mio Dragoon non sarebbe stato più lo stesso!-
La abbracciò quasi in lacrime.
Che cosa cavolo significava?
-Che… che cosa state facendo?- chiese con voce flebile Boris.
Takao si voltò sorpreso di vederlo lì.
-Abbiamo recuperato la punta di Dragoon che era finita sotto l’armadio!- disse contento.
-Oh… capisco....- farfugliò ancora un po’ scosso. E allora che cavolo erano tutti quei rumori?
-Meno male che sei riuscita a spostarti in tempo, altrimenti ti avrei schiacciato il braccio!- disse Takao dandole una pacca sulla spalla. –E poi come avremmo fatto per la finale?!-
 
 

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Capitolo 34
*** Fumare? Fa male! ***


34bb

 

Saaaaaaaaaaalve! per festeggiare il fatto di aver finito finalmente gli esami, posto in anticipo!
non sapete che contentezza, dopo 8 ore di attesa, ero l'ultima di tutti e sono rimasta sola a fare l'esame, l'aula vuoooota! io la prof e l'assistente XD! mi fa due domande e rispondo bene (ringrazio pubblicamente il mio professore di filosofia delle superiori) e anche alla domanda sul libro a scelta, poi mi fa due domante, proprio sugli ultimi due capitoli, quelli che non avevo fatto, e mi sono fo*&§ta da... ma che succede? 
Kai: censuro! 
aaaaaaaaa! me lo ero dimenticato, dimmelo la prossima volta mi hai fatto preoccupare! cmq stavo dicendo che mi sono fregata da sola, perchè non ho studiato, lo ammetto, uno sforzo in più e mi prendevo 30, e invece un bel 24 e un calcio nel sedere ç___ç! (come godo!ndkai)(ma come ti permetti!?ndmeè_é)
a parte questo, prmetto che dalla prossima volta studio, visto che questa volta ho opportunamente evitato -__-!
allora passando al capitolo, lo so che non è scritto bene, e magari non serve ad un cavolo, ma lo posto lo stesso, ma si! ci sarà kai, poco ma di classe (come sempre, modestamente...ndkai vanitoso).... vabbè non è un granchè. ho iniziato a scrivere il prossimo capitolo e, o in questo o in quello dopo ancora, forse hilary capirà e deciderà di dichiararsi, ma si deve vedere poi in che condizioni e che reazioni ci saranno, e soprattutto in che situazioni XD!
volevo ringraziare tutte per i complimenti, sono contenta che abbia fatto ridere lo scorso capitolo, spero che questo non deluda, anche perchè non è scritto molto bene, sotto stress non posso pretendere! grazie anche per gli auguri per l'esame, che in effetti è andato bene per quello che ho studiato (lo dico, sono una coç°$^na!ndme)(O_o.... ma che succede?ndme)(hihi!nd risata malefica di kai)(brutto !"$%/()=?*°éç_ndme in modo molto fine). a parte questo si, boris in effetti fa tenerezza (vieni amore che ti consolo io!ndme maniaca)(neanche morto!ndboris)(stro§zo!ndme)(ehi, questa si capiva, non era molto censurata O_o!ndme)(perchè sono d'accordo con te! ogni volta mi da del gey!ndkai)(aaaaaaaaaaaaaaaaaa! Ok, fai pure!ndme). 
ps xlirinuccia: sto a napoli, l'orientale, relazioni internazionali, studi sull'asia, giapponese. (la mia facoltà :D)
ciao e grazie mille per le recensioni! un bacione e ciao! 
(altro bel titolo messo a cavolo!-__-)

34. Fumare? Fa male!
 
Quella mattina i suoi compagni di squadra erano molto più nervosi del solito, ma nessuno quanto Yuriy. Proprio in quel momento il ragazzo entrò nella sala ristorante col passo fermo e diretto e lo sguardo più impenetrabile del solito. Era l’ultimo ad arrivare per assicurarsi che tutti fossero pronti o meglio che Ming Ming non perdesse un’ora davanti allo specchio per truccarsi, o che Boris non stesse due ore sotto la doccia come suo solito.
Ayumi invece si era alzata di prima mattina come faceva Sergey, pur di stare accanto al ragazzone biondo anche quel poco di tempo in più, e adesso sedeva al tavolo insieme a lui, Garland, Boris e Ming Ming, e faceva la cosa che le riusciva meglio per alleviare il nervosismo: sorridere e essere gentile con tutti.
Una volta che Yuriy si fu avvicinato, Ayumi si alzò e gli sorrise.
-Buon giorno Yuriy! Siediti prego, cosa ti posso servire, una fetta di torta, un tè…-
-Una camomilla?!- ironizzò un temerario Boris che, nonostante il nervosismo del momento, quella mattina si sentiva particolarmente spiritoso, o era solo seccato perché Yuriy era venuto fino sotto la doccia a prenderlo e lo aveva tirato fuori con la forza.
Yuriy fulminò tutti e due con un’occhiata.
-No! Non ho fame!- disse con freddezza per poi dirigersi verso il giardino.
Ayumi abbassò lo sguardo dispiaciuta.
-Non prendertela, non ce l’ha con te….-
Lei guardò speranzosa Sergey e gli regalò il migliore sorriso che veniva dal cuore ed annuì.
-Grazie Sergey!-
 
 
 
Yuriy uscì nel giardino. L’aria fredda del mattino gli pizzicava il volto in modo piacevole.
Era teso come una corda di violino. Da lì a qualche ore avrebbero avuto l’incontro decisivo per aggiudicarsi la finale, e non si era trovato mai con una squadra così… così… non sapeva neanche come definirla!
Quella Ming Ming pensava solo a dare spettacolo, Ayumi era insicura e…. Lo sapeva che non doveva avere femmine nella squadra, erano una rovina!
Ecco com’erano: mal’assortiti!
Che diamine, si chiamavano demolition boys, non demolition boys e girls!
Si sedette sulla prima panchina che trovò e sospirò per trovare un attimo di calma.
La voglia di fumare non era mai stata così tanta, anzi, gli sembrava perfino di sentire quel tipico odore acre di tabacco. Alzò gli occhi da terra e guardò finalmente di fronte a sé.
Ariel, seduta sul muretto, guarda caso stava fumando.
Proprio in quel momento si voltò verso di lui buttando fuori una boccata di fumo.  
-Vuoi?-
Bellissima domanda, certo che ne voleva! Peccato che aveva smesso.
-No, grazie!-
Ari si strinse nelle spalle e tornò a pensare agli affari suoi.
Yuriy si mosse nervosamente. Aveva un patto che non poteva infrangere per il bene di Boris e, ironia della sorte, proprio per quella lì che gli aveva offerto una sigaretta e per un attimo lo aveva tentato.
La sua amicizia valeva molto di più. Boris valeva molto di più!
Comunque doveva darsi una calmata e trovare la concentrazione pre partita.
-Ehi, Yuriy! Come va? Pronto per l’incontro?-
Takao gli diede una gran pacca nella schiena che lo fece barcollare in avanti. Come cavolo aveva fatto ad arrivare fino a lui senza che se ne accorgesse? 
Il ragazzo gli sorrise.
-Emozionato per la prova decisiva? Non ti preoccupare amico, siete fortissimi, non vi batteranno mai!-
Ultime parole famose! Ma perché non si stava un po’ zitto?! Non era superstizioso, ma parole del genere avrebbero messo agitazione a chiunque!
-Tutto bene….- si sforzò di dire per fermare sul nascere qualche altra parola di “incoraggiamento”.
Per sua fortuna in quel momento parve accorgersi di Ariel e per la prima volta in vita sua fu contento di averla davanti agli occhi.
Infatti Takao, senza più degnarlo della benché minima attenzione, si avvicinò alla ragazza con fare guardingo. Questa ricambiò lo sguardo portando la sigaretta alla bocca e aspirando, cercando ci capire che cosa volesse da lei quell’idiota di Takao Kinomiya.
Lui storse il naso quando lei buttò fuori una boccata di fumo, sembra arrabbiato per qualcosa. L’assurdo era che doveva dargli pure conto, nonostante quella mattina si fosse lei stessa vietata di stare con la squadra per evitare di mandarli a quel paese. Il fatto che ancora non fosse riuscita a sapere la formazione dei Demolition Boys, e che l’incontro si sarebbe svolto tra qualche ora, la innervosiva da morire.
Tornò a guardare di fronte a sé e aspirò nuovamente.
-Si?-
-Ari!- Takao portò le mani ai fianchi. –Che cosa stai facendo?-
Ari, che stava per riportarsi la sigaretta alla bocca, la bloccò a mezz’aria realizzando finalmente quale fosse il grande problema di Takao. Tornò a guardarlo titubante sperando di sbagliarsi, ma doveva essere per forza quello.
-Non dirmi…-
-Fumare fa male!-
Ari sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Pure quello no!
Si strinse nella felpa nera. Che cavolo poteva importare a lui se il fumo faceva male? Provò a tirare un’ultima volta ma Takao le bloccò la mano.
No, decisamente, non sapeva a cosa andava incontro quel ragazzo. Perfino Yuriy non si sarebbe mai permesso di fare una cosa del genere, soprattutto perché Ari fumava solo quando era particolarmente nervosa.
-Ti ho detto che fa male fumare!-
Ari chiuse gli occhi e respirò profondamente due, tre volte, quattro.
-Va bene!-
Yuriy alzò un sopracciglio. Dopo tutto era un po’ migliorata, non picchiava più nessuno per scemenze del genere.
Ari spense la sigaretta e la mise in tasca.
-Ma si può sapere che cosa ti prende? Ieri ti ho sorpresa che bevevi, oggi che fumi! Perché sei così nervosa?-
-La finale…- buttò lì Ari sperando che Takao se la bevesse e sparisse.
-Capisco, ma non devi preoccuparti! Noi siamo una squadra unita, affrontiamo le sfide insieme!- le disse continuando comunque a guardarla male. –Adesso promettimi che non fumerai più!-
-Promesso, non fumo più!-
Certo che Takao era proprio un allocco, perché ci cascò con tutte le scarpe e se ne tornò dentro tutto tronfio e soddisfatto.
-Se n’è andato?- chiese Ari sporgendosi per riuscire a vedere la porta del ristorante.
Yuriy si voltò e annuì e, come previsto, lei si accese un’altra sigaretta.
 
  
                                                                                                                                     
 
-Invece non è vero! Ti dico che…-
-Ma tu non dici proprio niente perché le ochette non parlano!-
-Sei solo un cafone! Sono più forte io a beyblade e ti ho battuto già una volta!- strepitò la piccola ragazzina dai capelli nero corvino.
L’altro arricciò il naso altezzoso e portò le mani dietro la testa.
-È stato solo un caso, mi sono distratto!-
-Non è vero, non ti sei distratto!-
-Ma tu che cosa ne puoi capire di beyblade? Sei solo una femmina! E poi io non perdo il mio tempo con le mocciose!-
-Non sono una mocciosa! E poi tu hai soli tre anni in più di me e ne capisco molto più io di beyblade!-
Ran pestò il piede a terra con rabbia scrutando con odio quel ragazzino presuntuoso e sbruffone che neanche la calcolava, e si dondolava svogliatamente sulla sedia.
-E poi io mi sono allenata col più grande campione di tutti i tempi!-
-Non mi pare che tu ti sia allenata con me, non accetto mocciose!- rispose Daichi sghignazzando nel vedere la ragazzina cinese digrignare i denti e stringere i pugni per la rabbia.
Ripresero a litigare su chi fosse più forte di chi e, per loro fortuna, al tavolo della colazione non c’era nessuno di particolarmente irritabile, a parte Kai, ma lui sembrava su un altro pianeta per il momento, e forse non si era neanche accorto dei due ragazzini che stavano facendo un gran baccano.
Il nostro ragazzo stava col viso appoggiato al palmo della mano e fissava inebetito qualcosa in fondo alla sala, ad un tavolo occupato da un gruppo di ragazze che facevano colazione allegramente.
Un paio di occhi celesti e furbi si incontrarono coi suoi.
Hilary era forse l’unica ad essersene accorta, visto che Rei e Max stavano discutendo di qualcosa, Daichi era impegnato a litigare con Ran, e Takao era uscito in giardino per cercare Ari.
Kai stava guardando le ragazze della squadra di pallavolo che si trovavano lì per un torneo, e la cosa non le faceva per niente piacere, al contrario la faceva stare malissimo. Erano tutte belle e bionde, e quella che in particolare stava guardando Kai era forse la più carina.
-Kai….-
Almeno poteva ancora provare a distrarlo, ma questo neanche l’aveva sentita. Si schiarì la voce e provò di nuovo.
-Kai, vuoi del caffè?-
-Che?- Kai si ridestò e la guardò un po’ confuso.
Aprì la bocca per parlare, ma Rei la precedette.
- Kai, allora ti piacciono formose!- disse scherzosamente dando una pacca sulla schiena all’amico.
-Fo... formose?- domandò Kai senza capire.    
-E quelle a chi non piacciono!?-
E per la felicità di Hilary arrivò pure Boris a girare il coltello nella piaga. Lei non era ne bella ne formosa, al massimo carina!
Kai guardò stralunato i due.
-Di che state parlando?-
-Niente, niente!- lo liquidò Boris sventolando la mano. –Cose che tu non puoi capire! Scommetto che stavi guardando le tende dietro quella bella bionda! Il color ocra è veramente adatto per dare quel tocco di classe all’ambiente, vero Kai?!- lo sfotté.
-Divertente come sempre….- disse aspramente Kai incrociando le braccia al petto.
Boris si chinò su Hilary. Quella ragazzina era veramente un bocconcino niente male, con un caratterino graffiante come piaceva a lui.
-Comunque ragazzina, la proposta dell’ultima volta è sempre valida! Quando vuoi, anche se non abbiamo più una spiaggia a disposizione....-
Hilary si irrigidì e lo guardò disgustata.
Kai rizzò le orecchie solo in quel momento. La proposta?!
L’afferrò per la maglia e lo sbatté con la testa sul tavolo facendo un gran rumore. 
Hilary e il resto dei ragazzi saltarono in aria sorpresi dalla reazione improvvisa di Kai. Pure Daichi e Ran smisero di litigare.
-Cosa ti sei permesso di fare!?- sibilò minaccioso spuntando i suoi occhi in quelli di Boris, che per poco non era finito con la testa nella ciotola del lette.
-Azzardati un’altra volta a dirle o farle qualcosa, e ti rovino!-
Boris rimase ammutolito e annuì. Kai lo mollò e tornò alla sua solita posa: braccia incrociate e naso un po’ arricciato all’insù in modo sdegnoso.
Boris si alzò e si massaggiò la testa.
-Buono, stavo solo scherzando!- sbottò incazzato. –Me ne vado va, che è meglio!-
Girò i tacci e se ne andò borbottando qualche insulto.
Hilary rimase ammutolita e arrossì. Il cuore andava a mille. No, proprio questo da Kai non se lo aspettava. Che cosa era stato, un gesto di gelosia?
Nessuno ebbe il tempo di commentare che arrivò Takao sbuffando e si sedette a tavola iniziando a parlare.
-Ragazzi, non ci crederete mai, ho sorpreso Ari fumare!- esordì a gran voce. La cosa decisamente non gli era andata giù.
-Sai che sorpresa!- esclamò Rei. –E te ne sei accorto solo ora?!-
-Cosa?!- chiesero i suoi compagni, tranne Kai che se ne strafregava di certe sciocchezze.
-E come hai fatto a scoprirlo? Io non me ne sono mai accorta!- disse Hilary.
-Forse perché non lo fa spesso, ma quando è venuta a dormire da noi me ne sono accorto….-
Takao rimase a guardarlo un po’ sorpreso e poi batté un pugno sul tavolo decisamente arrabbiato.
-E tu non le hai detto niente?! Lo sai che il fumo fa male?-
-E che dovevo dirle?- si difese Rei.
-Quello che le ho detto io! E le ho fatto promettere pure di non farlo più!-
Rei scambiò un’occhiata con Kai e scoppiò a ridere, mentre l’amico cercava di passare indifferente, anche se si vedeva chiaramente che se la stava ridendo sotto i baffi.
-Che c’è da ridere?!- chiese offeso Takao mentre Rei si asciugava le lacrime.
-E secondo te perché glielo hai detto tu lei smette?! Almeno le hai preso il pacchetto?-
Takao aggrottò la fronte.
-Il pacchetto?!- ripeté.
-Certo, il pacchetto di sigarette!- spiegò Kai con pazienza. –Sicuro al cento per cento che ha ripreso a fumare non appena sei rientrato! A volte sei proprio un ingenuo!-
Takao rimase spiazzato. Quei due avevano perfettamente ragione!
Si alzò di scatto e tornò nel giardino come una furia.
-ARI!-
La ragazza saltò in aria e nascose la sigaretta dietro la schiena. Che diavolo voleva adesso da lei?
Le corse incontro e le si piazzò davanti come una furia, ad un passo dal suo viso.
-Che cosa nascondi lì dietro?!- le chiese con tono indisponente.
Voleva proprio mettere alla prova la sua pazienza quello lì!
-Ehm… Niente!-
-Non ti credo!- insisté lui avvicinandosi ulteriormente.
Ari sbuffò e si arrese.
-Ok, stavo fumando! Scusa, ora la spengo!- disse spegnendo anche la seconda sigaretta.
Ecco, come volevasi dimostrare!
Takao allungò la mano.
-Tira fuori il pacchetto e gli alcolici!-
Ari strabuzzò gli occhi.
-Che?-
-Dammi tutto! Bottiglie e sigarette!- ripeté.
-Ma per chi mi hai presa, per un alcolizzata?! Non mi porto mica le bottiglie dietro!-
-Ieri mi hai promesso di non bere più, due minuti fa di non fumare e adesso ti sorprendo di nuovo a fumare! Quindi hai ripreso anche a bere!-
Allora quello era scemo!
-E quale logica ti fa dire questo!?- calma, doveva stare calma, non poteva picchiare Takao, il capitano dei Bladebreakers, ne farselo nemico.
-Quale logica che?!- chiese Takao senza capire. –So solo che non hai mantenuto la promessa e che mi hai preso in giro! Si può sapere che amica sei se non mi posso fidare di te?-
Takao sembrava parecchio incazzato e parlava sul serio, tanto che a quelle parole Ari sbiancò ulteriormente.
Lavoro e mesi di sopportazione buttati per una sigaretta? Non poteva finire così, rischiava seriamente di non sopravvivere ad un fallimento. Questa volta ne andava della sua stessa vita.
Afferrò Takao per la maglia e Yuriy scattò in piedi credendo che stesse per picchiarlo, ma si sbagliava di grosso, e rimase a bocca aperta quando si accorse che Ari sembrava quasi supplicare Takao.
-Takao, mi dispiace, ti giuro che non lo faccio più, perdonami!- disse lei tirando leggermente la maglia.
Pure Takao rimase sorpreso dal cambiamento improvviso della compagna di squadra. Si aspettava un’occhiataccia, al massimo una reazione alla Kai, ma non una supplica. Forse… forse Ari, anche se non lo dava a vedere, ci teneva alla loro amicizia!
-Scusa, guarda, ti do anche il pacchetto! Anzi…- prese il pacchetto dalla tasca e lo lanciò a Yuriy che, troppo scioccato da quel comportamento, per poco non mancò di prenderlo.      
A Takao scappò un sorriso.
-Calma, è tutto a posto….-
-In che senso? Mi perdoni?- chiese immediatamente lei stringendo maggiormente la maglietta di Takao. Senza rendersene conto si trovò stretta nell’abbraccio confortevole di Takao. Non aveva mai ricevuto uno sguardo così… tenero, perché era questo che gli faceva, tenerezza.
Tanto forte e determinata da fare paura e all’improvviso crollava, sola e gracile.  
Yuriy non poté credere ai proprio occhi. Quella doveva essere un’allucinazione!
Ari era troppo grata di essersi riuscita a salvare che pure l’abbraccio non le dispiacque. Si abbandonò per un attimo sul petto del ragazzo, stremata dalla tensione degli ultimi giorni e dalla paura di un’eventuale fallimento, che sembrava farsi sempre più concreto ad ogni attimo che passava.
-Certo che ti perdono, perché non dovrei?!- disse Takao stringendola di più tra le braccia. –Vorrei solo che fossi più serena, tutto qui….-
-YURIY!- l’urlò isterico di Boris fece trasalire il rosso e gli altri due. –CHE COSA HAI IN MANO!?-
Yuriy si guardò le mani e le nascose subito dietro la schiena sentendosi colpevole, e non sapeva neanche perché, visto che non stava fumando! Boris lo raggiunse con poche falcate.
-Mi avevi promesso di smettere, e alla prima occasione ti trovo con le sigarette in mano!- disse scocciato Boris. Certo, lui non aveva rispettato granché il patto, ma questo Yuriy non lo sapeva, e poi non si sarebbe mai aspettato un comportamento simile da lui.
-Ma Boris non sono mie!- si difese Yuriy immediatamente.
-Certo, e ci dovrei credere!?-
Boris, sentendosi osservato, si voltò verso i due ammutolendosi tutto d’un botto.
-Che….- dopo quello che aveva sospettato il giorno prima, vedere il due abbracciati, gli faceva comunque uno strano effetto.
Takao gli sorrise trovandoli veramente buffi, mentre Ari assottigliò gli occhi e gli lanciò uno sguardo di sfida. Lei passò le braccia attorno al torace del ragazzo stringendolo, visto che fino a quel momento si era limitata a farsi abbracciata. Questa volta lo stava facendo apposta, le piaceva vedere l’espressione di sgomento sui volti degli ex compagni, ma nessuno dei tre se ne accorse, e Takao sentendosi stringere tornò a ricambiare.   
-Adesso torniamo dentro. Scommetto che non hai neanche fatto colazione!- disse il capitano. 
-Domani ci aspetta la finale, e la colazione per un campione è fondamentale!-
Ari annuì e seguì Takao lasciando i due come poveri allocchi soli nel giardino.
Certo, era ancora nervosa e doveva trovare un modo per risolvere al più presto i suoi problemi, ma la soddisfazione di lasciare Yuriy e Boris con l’espressione di due baccalà era inappagabile! 

 
pps: poi si capirà perchè kai ha quella reazione per hilary! ^__-  l'amicizia tra ragazzi è una cosa bella!





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Capitolo 35
*** Vai Hilary! ***


35°
 
35. Vai Hilary!
 
Osservò il suo visto spento e sciupato riflesso nello specchio decorato con orridi motivi floreali del bagno della sua camera d’albergo. Tastò con malagrazia il labbro inferiore, gonfio e rosso.
No, quella non ci voleva proprio, soprattutto dopo quello che le aveva detto Hitoshi!
Che cosa le avrebbe detto questa volta vedendola così? Di certo non avrebbe potuto dare la colpa di nuovo ad una porta!
Quel maledetto idiota di Vitali si era scelto il momento migliore per ricambiare il favore dell’ultima volta! Era andata a consegnargli le informazioni sui Demolition Boys a mezz’ora dall’inizio dall’incontro e lui aveva trovato assai carino ringraziarla così, con un pugno!
Non poteva farsi vedere in quelle condizioni, questo era certo.
Per quella mattina sarebbe sparita, si sarebbe fatta viva solo verso la fine del pomeriggio. Dopo di che avrebbe dato avvio all’ultima parte del piano e, se quei deficienti incapaci sarebbero riusciti ad arrivare in finale, avrebbero umiliato i Bladebreakers davanti tutto il mondo del beyblade con il loro stessi bit power.
Ma questo a lei non importava minimamente. Quello che contava era che, finalmente, dopo anni di sevizie e umiliazioni, si sarebbe potuta vendicare, avrebbe potuto distruggere quel vigliacco e traditore. Avrebbe pagato, anche se non sarebbe mai stato abbastanza per quello che lei aveva dovuto subite, giorno dopo giorno, per colpa sua e del suo tradimento.
Avrebbe portato per sempre il segno della sua pena, inciso sulla pelle.
Le sembrava, percorrendo con le dita quella vecchia cicatrice, di sentire ancora l’ago rovente e il grosso filo di cotone attraversarle la pelle e ricucirla. Lo sfregio più grande e orribile, fatto a freddo per farle ricordare, punto dopo punto, chi doveva ringraziare per quello.
Fremeva per l’impazienza e, allo stesso tempo, per il timore di non riuscire. Convincere i Bladebreakers ad entrare nella tana del lupo di loro spontanea volontà le sembrava un’impresa difficile ma non impossibile, doveva solo trovare il modo giusto….  
Ma una cosa era certa:
Kai Hiwatari non avrebbe avuto scampo!
 
 
 
 
Bussò più volte ma nessuno rispose. Forse stava riposando, anche se le sembrava strano considerato l’orario. Si era dileguata non appena arrivati allo stadio e non si era fatta viva per tutta la mattinata. Nonostante fosse molto taciturna, era sempre presente, e la sua improvvisa assenza si avvertiva.
Aprì la porta ed entrò.
-Ari…. Ci sei?-
La stanza sembrava vuota. Si fermò un attimo a riflettere su dove potesse essere andata, ma come poteva anche minimamente immaginare dove fosse finita una persona sfuggente e riservata come lei?
Sospirò sconsolata e si sedette sul letto. Chissà dove se ne era andata!
Lei non si preoccupava, in fondo Ari aveva dimostrato diverse volte di sapersela cavare benissimo da sola, e non capiva come mai invece Hitoshi lo fosse. Di certo non l’avrebbe presa bene, era scomparsa senza dire niente.
Sbuffò e guardò con aria malinconica le punte delle sue scarpe.
Si sentiva triste, forse era per la partita appena finita, forse perché l’indomani si sarebbe svolta la finale, e sarebbe finito anche questo campionato.
Addio squadra, addio campionato e addio Kai.
Chissà quando lo avrebbe rivisto. Probabilmente non avrebbe mai più avuto la possibilità di vederlo, di parlagli…. Aveva avuto tutta l’estate per dirglielo, per poter stare con lui, e l’aveva buttata via, si era lasciata sfuggire dalle mani l’unica opportunità che magari non sarebbe tornata mai più.
Magari l’anno dopo non ci sarebbe stato un nuovo campionato, o proprio lui non vi avrebbe più partecipato.
Si era bruciata la sua ultima possibilità.
Un pacchetto rosso ai piedi del letto attirò la sua attenzione. Lo prese e tirò fuori il contenuto.
Da quando Mao e Julia l’avevano convinta a comprare quel coso non aveva avuto neanche il coraggio di riprenderlo, figuriamoci di indossarlo.
Si sentiva veramente una sciocca adesso che aveva tra le mani quel completino di pizzo nero, preso qualche giorno prima.
Non servivano a niente un reggiseno provocante ed un po’ di trucco. Il fatto era che a lei mancava il coraggio, ne più ne meno per affrontare la situazione.
Qualcuno bussò alla porta e, presa alla sprovvista, rimise alla rinfusa il completino nella busta mentre la porta veniva aperta.
-Un momento!- disse nascondendo il pacchetto rosso dietro la schiena. –Ah, sei tu Ran!-
La bambina dai lunghi capelli neri le sorrise.
Hilary tirò un sospiro di sollievo. Sarebbe stato veramente imbarazzante se fosse entrato uno dei ragazzi, anche perché di solito, quelli che avevano il vizio di entrare senza aspettare il permesso, e a volte senza bussare, erano Takao e Daichi.
-Ciao, che fai?- le chiese la bambina entrando.
-Niente!-
Ran percorse la stanza studiando con attenzione la ragazza seduta sul letto che le sorrideva cortesemente.
-Che cosa nascondi lì dietro?- chiese continuando a scrutarla con insistenza, tanto che Hilary si sentì in soggezione.
-Ma niente...- rispose nervosamente Hilary gettando il pacchetto vicino al comodino. –...solo sciocchezze, niente di importante….-
Cercò di essere più evasiva possibile, ma la bambinetta non sembrava per niente intenzionata a lasciarla stare e continuava a fissarla dondolandosi leggermente avanti e indietro sul posto.
-Si infatti, lo penso anche io!- disse annuendo con convinzione.
-Che cosa?-
-Che quelle siano scemenze!- disse lei con fare serioso.
Hilary sorrise e si alzò pronta a tornare al piano di sotto e raggiungere gli altri al ristorante. Sicuramente Takao aveva già iniziato a lamentarsi per la fame, era proprio un bambino.
-Perché non glielo dici?- disse improvvisamente la ragazzina inclinando leggermente il capo.
-Di che parli?- chiese curiosa.
-Di Kai! Perché non glielo dici che ti piace?-
-Vedi…. Non è tanto semplice come può sembrare, ma sicuramente capirai quando incontrerai una persona speciale che…-
-Ho avuto già due ragazzi, so di cosa sto parlando!- disse con schiettezza Ran.
Hilary sgranò gli occhi rimando a bocca aperta. Quella bambina aveva più esperienza di lei!?
-E, se vuoi il consiglio di una competente,- continuò Ran con fare dotto ignorando lo stupore di Hilary. -fatti dire che tutti quegli stupidi trucchi sono inutili! Dopo tutto Mao non ha mai avuto un ragazzo e, per la cronaca, non è riuscita neanche a mettersi con mio fratello, quindi non mi sembra la persona adatta a dare consigli sull’argomento!-  
Assurdo! Una bambina di undici anni le stava facendo scuola in fatto di ragazzi! Era così disperata e caduta in basso?!
-Devi dire a Kai che ti piace, è l’unico modo per levarti ogni dubbio! Non devi conquistarlo, lui ti conosce già, siete amici no?!-
-E secondo te posso mai andare da lui e dirgli che mi piace?!- sbottò stizzita Hilary.
-Certo!- Ran, per niente intimorita annuì con vigore. –Cosa altrimenti? O magari speri che lo faccia per te qualche mini gonna, un po’ di trucco e un look diverso?!-
Hilary abbassò il capo. In effetti, anche se non ci credeva veramente neanche lei che certe cose potessero funzionare, per tutta l’estate non aveva fatto altro che sperarci.
-Metti caso che funziona, vuoi che Kai si innamori di te o di una che non sei tu, con una minigonna e il rossetto?!- continuò severa Ran.
Nonostante la situazione fosse assai strana, visto che una ragazzina le stava facendo la predica, Hilary dovette ammettere che Ran, nonostante l’età, era più matura di quanto ci si potesse aspettare, forse non solo più di lei, ma anche delle altre ragazze.
-Hai ragione….-
-Certo che ho ragione! Io sono Ran Kon!- affermò con grinta e orgoglio. –E so perfettamente quello che dico!-
Hilary si sedette pesantemente sul letto e sbuffò abbattuta. Ran si sedette accanto a lei e le sorrise allegramente.
-Allora che cosa dovrei fare secondo te?-
-Gli dimostri il tuo amore e ti dichiari, ovvio!-
-Dimostrargli il mio amore?- Hilary aggrottò la fronte senza capire.
-Certo! Io al mio primo fidanzato ho fatto un bracciale. Non sono molto brava con le cose manuali, ma mi sono impegnata al massimo perché volevo che avesse qualcosa fatta da me!-
Certo che tutto questo da una ragazzina dall’aria innocente e infantile non se l'aspettata. Era veramente una sorpresa continua.
-E secondo te funziona?-
Ran annuì con vigore, fissandola con i suoi occhioni ambrati e allegri.
-Certo, se fai qualcosa per lui con tutto il tuo cuore, capirà quanto ci tieni, e ti verrà più facile dirglielo!-
Hilary non ebbe neanche il tempo di riflettere che la porta venne spalancata senza nessun ritegno e Takao irruppe come una furia.
-Allora, si può sapere che cosa stai facendo ancora qui?! Io ho fame, quanto tempo devo ancora aspettare?! Hitoshi non mi fa toccare cibo finché non siamo tutti a tavola!-
Hilary scattò in piedi furibonda.
-Sei sempre il solito cafone! Mai nessuno ti ha insegnato a bussare?! Questa è la stanza di una ragazza, non si entra così!-
-Si certo, come no!- la liquidò frettolosamente Takao. Iniziò a girare per la stanza con le mani in tasca, curiosando un po’ qua ed un po’ là, guardandosi intorno come se stesse cercando qualcosa, poi aprì la porta del bagno dando una rapida occhiata, la richiuse e si fermò a riflettere.
Hilary, stizzita da tanta invadenza, strinse i pugni pronta lì per lì ad insegnargli un po’ di educazione.
-Dov’è Ari?- chiese lui improvvisamente serio spiazzandola.
Si era completamente dimenticata che era salita per cercare la compagna di squadra.
-Non lo so, qui non c’era….-
Takao annuì e per un po’ rimase fermo con lo sguardo basso, impensierito. Poi si strinse nelle spalle e si diresse verso la porta, lasciando perplessa Hilary.
-Andiamo a pranzare…- disse lui.
-Che cosa c’è Takao?-
Lui si voltò ma lo stesso non la guardò. Insisteva a tenere gli occhi bassi a terra e sembrava un po’ a disaggio. Guardò il letto di Ari e sbuffò.
-Forse per stamattina, l’ho rimproverata per quella storia delle sigarette… credo di aver esagerato!-    
-Credi che se ne sia andata per questo?- chiese Hilary adesso apprensiva.
Takao si tolse il cappello e si spassò la mano tra i capelli allontanandoli dal viso.
-Non ti preoccupare, starà sbollendo il nervosismo! Per questa sera sarà qui! Adesso andiamo, ci aspettano e Mao ti sta cercando!- concluse rivolgendosi a quella che per lui era la “bambina”, ma che in verità era stata l’unica, in mesi di congetture e stratagemmi, e dopo anni, a convincere seriamente Hilary a dichiararsi al ragazzo che aveva catturato il suo cuore.
 
 
 
 

 

Saaaaaaaaaaaalve! Come si capisce che quando non ho un ca*§o da fare, essendo il mio Io cazzimmoso, scrudusu, bastardo e stronzetto (poi ognuno lo traduca nel proprio dialetto), non riesco a scrivere, ed invece quando sono con l’acqua alla gola mi viene da scrivere capitoli e capitoli in una giornata! Vi chiedo scusa raga, ma quello che ho potuto fare l’ho fatto, lo so che è poco, ma spero di incalzare il ritmo da ora.
Avete visto a picciridda (la piccola)? Uguale al fratellone, sulla stessa strada! XDXD
Finalmente ho definito kaiuccio per ari: traditore. Perché?
Poi si vede…
Ragazze, grazie mille per le recensioni e per la pazienza. Lirinuccia, bebbe5, non ti preoccupare, a tutto c’è una spiegazione logica e razionale -_^ per la reazione di kai; lexy90, lo so che non è molto, ma è già qualcosa in più su ari; klarai, ari pensa sempre a kaiuccio, bisogna vedere in che modo però (XD non c’è malizia).
Ringrazio anche tutti quelli che leggono la ff e che l’hanno postata nei preferiti. Un bacione a tutti! Ciao ciao da pinca!

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Capitolo 36
*** Seduto sul parapetto stava, immobile a fissar lontano ***


36° bb
Ecco fatto! Ciao raga, finalmente sono riuscita a postare. ^_^
Questo capitolo è dedicato a Klarai, grazie per avermi aiutato, ispirato XD!!! Un bacione, spero che questo capitolo ti piaccia!
Volevo fare il riassunto, su suggerimento di klarai, ma in questo momento proprio non mi viene ^__^’’’. Pardon, lo farò in seguito.
Grazie a tutti coloro che mi seguono, che hanno aggiunto la storia tra i preferiti e a coloro che hanno recensito.
Xbebbe5: si, i piccoli sono sempre una bella sorpresa, e adesso vedrai la “povera” hilary in azione :D.
Xlirinuccia: ma di dove sei? Anche tu campana XD? Se non nel prossimo, ma in quello seguente si saprà che cosa è successo ad ari ed il perché di tanto odio per kai kaiuccio, che poi la stessa cattiveria di un baco da seta… insomma XD!
Xklarai: XD la nostra versione di hilary alla riscossa era strepitosa, oddio quella sera mi hai fatto morire XD! Qui però sarà un pò diverso…. Perché kai è un traditore si vedrà tra poco. Manca poco alla fine.
Xlexy90: ecco il capitolo nuovo, non dico niente perché è tutto lì ;). Grazie^^!
Grazie a tutti e buona lettura.  
 

 
 
36°. Seduto sul parapetto stava, immobile a fissar lontano.
 
Seduto sul parapetto stava, immobile a fissar lontano, con la testa sgombera da ogni pensiero superfluo, ma del tutto perso in altri di ben altra natura. Pensieri, ricordi lontani, confusi, sbiaditi dal tempo come quell’orizzonte che rincorreva con lo sguardo. Più si avvicinava e più sfuggiva via, irraggiungibile. In fondo l’orizzonte era una linea immaginaria che più si allontana quanto più ci si avvicina. E questo facevano i suoi pensieri, sgusciavano via ogni volta che era lì per lì per acchiapparli.
Eppure Kai, agli occhi dei due compagni di squadra, sembrava il solito, taciturno e con un pizzico di malinconia negli occhi. Ma dall’altronde ognuno di loro era indaffarato di suo.
Max si stava preparando per andare dalla madre e sistemare Draciel per la gara dell’indomani, mentre Rei, che avrebbe dovuto fare altrettanto, stava consumando la moquette facendo nervosamente avanti e indietro per la stanza. Ma non era la finale a preoccuparlo, era Mao! Quella matta se ne era uscita con Julia e Ming Ming, quelle poco di buono avrebbero portato la sua Mao sulla cattiva strada. E non ne poteva più di quella stanza, che stava iniziando seriamente a stargli stretta.
Doveva impedire a Mao di fare scemenze, doveva fermarla!
Si fermò davanti alla scrivania e osservò con severità il piccolo vaso di fiori bianchi e roselline gialle.
Diede un poderoso pugno sulla scrivania.
Max saltò in aria, il vaso si rovesciò facendo fuoriuscire l’acqua al suo interno, Kai non si accorse di nulla, seduto fuori sul muretto del balcone.
-Basta! Vado a cercarla!- disse lui oramai irremovibile. Si precipitò verso la porta ed uscì senza neanche salutare.
Max restò a fissare la porta un po’ sorpreso. Ultimamente Rei si comportava in modo proprio strano, pensò allacciandosi le scarpe da ginnastica.
Raggiunse Kai sul balcone.
-Io vaso da mia mamma. Se hai bisogno di me sai dove trovarmi! Ci vediamo dopo!-
Kai rispose con un grugnito, troppo intento a mantenere stabile il suo stato mentale per rispondere decentemente.
Max gli sorrise e se ne andò lasciandolo solo.
C’era una cosa che Kai voleva fare: parlare con Ari.
C’era qualcosa in sospeso che…. Qualcosa non andava, oramai era assodato.
Quella strana sensazione strisciante si era fatta sempre più forte, fino a diventare soffocante.
Cosa? Cosa si era dimenticato di tanto importante che, dannazione, gli stava levato anche il sonno nelle ultime sere?!
Eppure continuava a non capire perché le fosse tanto ostile. Dopo tutto, se non fosse stato per questa antipatia, molto profonda, che lei nutriva nei suoi confronti, forse, magari alla lontana, sarebbe stata una buona compagna.
Il mal di testa tornò a farsi sentire, come ogni volta che si sforzava di ricordare qualcosa di molto lontano e passato.
Yuriy, Boris…. Qualche tempo prima aveva chiesto ai due, e che belle risposte aveva ottenuto!
Yuriy, da quel poco che gli aveva detto, aveva capito che non doveva starle particolarmente simpatica, a considerare dagli elogi fattile, ma non gli aveva detto niente di soddisfacente, perché per lui l’unica cosa da fare era allontanarla.
Boris invece non era sembrato tanto contento di quella sua richiesta, e si era mostrato molto diffidente all’inizio. Alla fine gli aveva detto quattro parole come contentino, e lo aveva liquidato, ma era più che certo che aveva omesso qualcosa.
Sergey si era categoricamente rifiutato di parlarne, non ne voleva sapere niente.
Quindi si era trovato al punto di partenza, a girare a vuoto seguendo le sue sensazioni. Così non ne sarebbe mai venuto a capo. E non era da escludere la possibilità che tutto fosse frutto solo una sua stupida ed assurda fissazione, e che in verità Ari non c’entrava niente.
Malgrado ciò, c’era qualcosa che non andava. Ogni volta che la guarda, che la osservava, o anche una semplice e rapida occhiata, gli diceva che c’era qualcosa di sbagliato in tutto questo, in lui o in lei. Non si sentiva a posto, era inquieto.
Immerso nei suoi pensieri, si accorse della presenza di una persona, appena entrata nella stanza, solo quando sentì scorrere la portafinestra alle sue spalle.
Lanciò una rapida occhiata per constatare chi fosse, occhiata che serviva anche ad intimorire il potenziale importunatore.
Tornò a fissare l’orizzonte indifferente. Era solo Hilary, lei non avrebbe dato fastidio…
-Ciao Kai!- disse timidamente la ragazza.
Aveva il cuore a mille e stringeva nervosamente tra le mani l’o-bento che aveva preparato con tanta cura e dedizione.
Si sentiva una sciocca ragazzina innamorata,e sicuramente era la stessa cosa che Kai avrebbe pensato da lì a qualche minuto.
Non sapeva cosa fare, ma si doveva fare coraggio, questa era la sua ultima possibilità!
Lui ovviamente non rispose, se lo aspettava e si fece avanti.
-Kai…. io, ecco….-
Farfugliava, era il meglio che riusciva a fare!? Arrossì sempre più sconfortata. Avrebbe tanto voluto scappare via. In fondo che cosa sarebbe cambiato? Lui sicuramente non avrebbe ricambiato, e magari si sarebbe messo pure a ridere per quanto era stata stupida. Adesso anche il pacchettino che aveva preparato con amore le sembra brutto, e sicuramente il mangiare sarebbe stato altrettanto pessimo!
Si morse il labbro inferiore e sospirò.
Kai aggrottò la fronte iniziando ad avvertire nell’aria qualcosa che non andava. Possibile che…. No, non lo era, si stava sbagliando. Doveva essere la stanchezza, ultimamente percepiva cose per altre! Quello non poteva essere un allarme rosso. Da dove lo avrebbe preso il coraggio per farsi avanti Hilary?!
-Io volevo parlarti…- continuò lei. –Ecco, tu…. Io Kai..-
Kai sgranò gli occhi terrorizzato e si voltò a fissarla.
Era arrossita e guardava costantemente a terra. Un pacchetto tra le mani!
Oddio! Quello era un allarme rosso in piena regola!
Dove diavolo lo aveva trovato il coraggio quella ragazzina?!
 
 
 
 
Seduta sul parapetto stava, immobile a fissar lontano l’acqua scura e verdastra passare sotto a quel vecchio ponte di mattoni, via, diretta verso il mare aperto, la sua unica meta.
Anche lei aveva un’unica meta, come quell’acqua, e la stava per raggiungere.
Stava per raggiungere lo scopo della sua vita, il suo mare.
Era come un fiume, l’unico suo intento era arrivare al mare, alla fine…. A costo di straripare, di distruggere tutto e, finche sul letto solcato ci fosse rimasto anche solo un semplice filo d’acqua, questo avrebbe lottato per arrivare, per quanto piccolo ed insignificante, per quanto grande e possente.
Quante volte si era ritrovata ad essere un misero filo d’acqua, ed era sempre riuscita a non lasciarsi assorbire dal terreno, a non abbandonarsi alla morte, solo per quel suo unico fine: il mare.
Era questo ad averle dato la forza di andare avanti, di riprendersi anche quando il suo corpo era ridotto ad una carcassa di sangue e dolore, quando anche il suo cuore le implorava di farla finita, le diceva basta, la minacciava di smettere di battere anche quell’ultimo lieve ritmo che le permetteva di restare in vita, solo quello! Solo la sua forza di volontà, la volontà di vendicarsi, di fare giustizia.
Il suo mare era di odio. Era lui!
E stava per raggiungerlo.
Doveva ringraziare solo la sua aquila bianca se era riuscita ad arrivare fin lì, se era riuscita a sopravvivere, grazie alla sua protezione, la sua energia. L’Aquila bianca l'avrebbe accompagnata fino alla fine.
Ma adesso toccava a lei. Dopo anni, mesi di preparazione era arrivato il momento tanto atteso, la tappa definitiva, e non avrebbe fallito, niente avrebbe potuto arginare la sua furia, la sua collera, nessun ostacolo l’avrebbe fermata. Avrebbe distrutto ogni diga, ogni argine.
Doveva solo riuscire ad attirare i Bladebreakers fino alla sede centrale dell’organizzazione, e tutto sarebbe finito, il gioco fatto e lei avrebbe ottenuto la sua vittoria. Perché una cosa era certa, non sarebbe stato il distruggere Kai il problema, lui era già finito, senza dubbio, ne prendere loro i bit power, oramai erano segnati, ma portarli lì senza creare sospetti era la maggiore difficoltà.
Se solo si fossero rifiutati di venire, se avessero intuito qualcosa, sarebbe andato tutto all’aria. Questa era la prova più difficile e dubbia, per lei che aveva sempre avuto a che fare con dati certi, matematici, sentimenti quali la fiducia, l’amicizia erano solo parole vuote ed insidiose.
Strinse tra le mani l’antico ciondolo l’argento per infondersi coraggio.
Non sarebbero stati dei ragazzini a fermarla, anche se ancora, ad un’ora dalla fase finale, non sapeva come fare. Poteva veramente sperare che, ad una sua semplice richiesta, loro partissero in quarta e la seguissero, senza opporsi o mostrare la benché minima diffidenza?!
Sospirò esausta ed angosciata, stringendosi nella felpa e affondando il viso nella sciarpa rossa che portava per nascondere il labbro tumefatto, che da quella mattina non aveva fatto altro che peggiorare.
Guardò il ciondolo d’argento. L’aquila, la sua aquila.
Lo strinse forte nel pugno. Puntò gli occhi contro il tramonto che a mano a mano si andava infuocando sui tetti a spiovere delle graziose casette della parta antica della città, e contro i grandi grattaceli moderni.
Serrò gli occhi. Doveva muoversi e alla svelta.
Portò il ciondolo alle labbra e lo baciò, pregando con tutta sé stessa all’aquila bianca di aiutarla e sostenerla, di darle la forza, ancora una volta, per l’ultima battaglia. Anche se sapeva che non risiedeva più lì, in quell’antico blasone, unico cimelio delle sue origini perse in un tempo che sembrava troppo lontano per una ragazza di soli 17 anni, ora l’animale sacro era nel suo bey, per proteggerla e starle vicina.
Determinazione, solo questa, oltre un’insidiosa e muta paura di fallire che le opprimeva il petto.
-Ari….-
Si voltò sorpresa.
Takao le sorrideva. Di fronte a lei, con le mani in tasca, lo sguardo spensierato e sereno, Takao le sorrideva affabile e dolce.
Rimase a fissarlo alla luce sempre più rossastra del tramonto.
Un vento leggero soffiò con lentezza tra i suoi capelli corvini.
Pace…. Era così lontano.
Perché era così buono? Perché la guardava così, a lei, lei che lo avrebbe tradito allo scadere di quel tempo, lei senza la benché minima pietà, senza scrupoli, lei che lo avrebbe distrutto nella sua folle corsa verso il mare?
Lei che sapeva dell’inesistenza della felicità - lui era felice! -  e avrebbe mandato in frantumi questa sua illusione, con un solo gesto. Un pugno su una sottile e fragile lastra di vetro.
Tornò a guardare il continuo scorrere dell’acqua sotto di sé senza vederla veramente - molte cose Ari non riusciva a vedere nella sua furiosa corsa.
Takao si avvicinò con lentezza, come se il tempo non esistesse, e quel momento fosse infinito. Si appoggiò al parapetto, accanto a lei.
-Era custodita in quel ciondolo la tua aquila bianca?- chiese indicando la l’amuleto d’argento.
Ari istintivamente la riportò sotto la maglia ed annuì sistematicamente. Non lo mostrava mai a nessuno.
-Sembra antico…. Anche il mio Drago era custodito in un cimelio di famiglia….- aggiunse lui guardando davanti a sé.
Seguì un lungo momento di silenzio, che non fece altro che innervosire ulteriormente lei. Cosa doveva dire o fare? Doveva sbrigarsi, il tempo stringeva, ma come?
-Scusa per stamattina, forse ho esagerato un po’….-
Ari gli lanciò un’occhiata. Sembrava dispiaciuto.
Il loro sguardi si incrociarono, ma lei non avvertì il bisogno di distoglierlo, ne disaggio. Takao era solo un mezzo per arrivare al suo scopo, ne più ne meno, e lo avrebbe usato, doveva solo trovare il modo. Ma quale?
Il nervosismo e le nottate insonni si stavano facendo sentire, ma doveva tenere duro.
Chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un sospiro.
Il capo chino, semi nascosto dalla sciarpa. Avrebbe avuto in seguito il tempo per riposarsi.
Sussultò sorpresa mentre delle braccia la cingevano da dietro e la stringevano.
-Sai, ti sta bene il rosso!- le disse lui. Appoggiò la testa sulla sua spalla e restò ad ascoltare il suo respiro, pensieroso.
-Ari….- disse dopo un po’. -Perché stai così male?-
-Io sto benissimo!- sbottò lei contrariata, dandosi una fugace occhiata generale per vedere se era tutto a posto. Che cavolo diceva quell’idiota? Non era mai stata meglio di così prima di allora per tanti giorni di fila, visto che di solito, se non ogni giorno ma quasi, si ritrovava con qualcosa di rotto o di dolorante.
Takao ridacchiò e voltò il viso verso il suo, guardandola divertito.
Certo che quel ragazzo era proprio strano. Pure il suo abbraccio era strano… gentile.
-Non intendevo fisicamente! Volevo dire che ultimamente sembri stanca, inquieta, tesa. Non è solo la finale a preoccuparti, non è così?-
Ari si voltò verso di lui impressionata. Come faceva a saperlo?
-Ari, ma che cosa….-
Takao non sorrideva più. Sembrava preoccupato ora, guardava la sua bocca.
Ari si nascose immediatamente nella sciarpa.
-Chi ti ha fatto questo?- le chiese con tono serio.
Lei restò zitta.
Cosa doveva dirgli? Che cosa si doveva inventare adesso?! Non riusciva a fare altro che guardare l’acqua scura passare sotto il ponte. Perché non le veniva niente in mente?!
Takao la strinse di più a sé.
Si girò di scatto.
Era così vicina a lei, a suo viso che riusciva a vedere solo i suoi occhi scuri.
-Aiutami…-





 
 

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Capitolo 37
*** Imbranato ***


37bb
 
37. Imbranato.
 
Perché lui, perché!?
Con tanta gente in giro per il mondo, proprio a lui doveva capitare!
Aiuto…. AIUTO!!
Possibile che non era capace di fare altro che restare a fissarla con gli occhi spalancati e allucinati?! Una ragazzina era capace di mandarlo nel panico, assurdo! Lui, il grande Kai aveva solo l’istinto di svignarsela a gambe levate pur di non affrontare lei, Hilary!
Gli stava porgendo un pacchettino, uno di quei cosi dove si mette il pranzo, giallo e rosso, molto carino. Lei sperava sicuramente che lo prendesse, che le dicesse qualcosa.
Ma quella si poteva mai aspettare che era completamente in palla!?
Come faceva a leggere nei suoi occhi la solita freddezza, mentre era palese che stava nel panico più totale!?
Il suo cervello gli diceva soltanto “Nonononononononono! Non a me! VIAAA!!”. Il quel momento era proprio di grande aiuto, non c’era che dire!
Non poteva restare immobile nella speranza che lei scomparisse, come per magia. Doveva fare qualcosa, anche perché lei stava iniziando a notare quella sua mancanza di reazione, e sicuramente e sarebbe scoppiata in lacrime da un momento all’altro, se non era già lì lì per farlo.
Solo quello gli ci voleva! E poi come se ne sarebbe uscito!?
Afferrò il pacchetto e se lo rigirò tra le mani.
Bene, adesso aveva la situazione sotto controllo!
Magari si stava sbagliando, magari era il suo compleanno e se lo era dimenticato, o il suo onomastico, o il suo non compleanno, dopo tutto c’erano sempre buoni motivi per festeggiare, no?! NO!?!
Bene, adesso era felice e contenta e se ne sarebbe andata! Questo era il piano perfetto! Bastava così poco, prendere il regalo e tutto risolto, anche se sapeva che anche questo non era giusto, ma era così disperato che qualunque cosa andava bene!
Guardò con insistenza il pacchetto sentendosi in colpa. Quello non doveva essere il suo!
L’importante comunque era che adesso se ne andasse. Dai, adesso vattene Hilary! Vai via, su!
Si voltò a guardarla sperando che se ne andasse per davvero, ma guarda caso, lei non si mosse.
Restava lì a fissare imbarazzata le proprie scarpe, rossa in viso e rincuorata da quel suo gesto. Aveva accettato il suo regalo!
Diamine, come era stato stupido. Adesso chissà che cosa avrebbe pensato!
-Lo so che non sono molto brava a cucinare, non è il mio forte, ma ho voluto provare lo stesso, ci ho messo tutta me stessa….-
Kai deglutì. Cavolo, e adesso che cosa voleva dirgli!? Mica voleva dichiararsi!? No, non poteva, non a lui!
Rigirò ancora il pacchetto nelle mani nervosamente.
-È molto bello… infatti…-
Che cavolo stava facendo? Se le fava pure corda quella non se la sarebbe levata di torno, ma non poteva farla dispiacere. Se si fosse messa a piangere o ci fosse rimasta male sarebbe stata colpa sua!
Che cavolo di situazione. Stretto tra due fuochi!
Hilary adesso sorrideva e lo guardava.
-Kai, io volevo dirti che…-
Era il momento di darsela a gambe! Ma come?! Era in trappola!
Anzi no, era seduto sulla ringhiera del terrazzo a ben dieci metri da terra…. Hm… magari se faceva finta di scivolare di sotto prima che lei potesse finire la frase, ne sarebbe uscito pulito! Che splendida idea!
No! Ma che cosa stava dicendo pure lui!? Non poteva buttarsi dal balcone solo per non affrontare Lei, la ragazza che piaceva al suo migliore amico! E poi l’indomani avrebbe avuto la finale!
Però, se atterrava sulle gambe, avrebbe potuto evitare di rompersi le braccia e fare lo stesso la…. No, NO! 
Lui era Kai, non scappava, le situazioni le affrontava di petto! Non sia mai che Kai ricorra a certi sotterfugi da vigliacchi!
Ora la avrebbe persa, scossa per farla rinsavire, e le avrebbe detto chiaro e tondo che….
-Kai mi piaci molto!- disse lei tutto d’un fiato. I pugni stretti ed il cuore che batteva all’impazzata nel petto. Lo aveva detto. Glielo aveva detto!
Silenzio……….
Venticello fresco della sera, che passava di là per caso a ridere della situazione dei due.
Infatti nessuno dei due si mosse. Si guardavano negli occhi. Hilary in trepida attesa, Kai stranamente freddo.
Il suo autocontrollo, quando lo amava! Grazie al cielo che c’era lui a salvarlo ed il suo sangue freddo! Pensava che non sarebbe arrivato in tempo, perché aveva seriamente accarezzato l’idea di buttarsi di sotto.
Distolse lo sguardo da Hilary e guardò il pacchetto. Lo poggiò sul muretto e si strofinò le mani pensando a cosa e come dirglielo.
Si era quasi fatto buio, solo gli ultimi raggi del sole rischiaravano il cielo di un tenue azzurro-grigio.
-Hilary, vieni qui….-
Lei sussultò. Che cosa voleva? Kai le aveva chiesto di avvicinarsi. Non poteva crederci!
Fece timidamente quei pochi passi che la dividevano lui. Il cuore sembrava volere esplodere nel petto per quanto batteva forte. Forse lo poteva sentire anche lui.
Si voltò verso di lei e l’afferrò per le spalle sorprendendola. Si guardarono negli occhi.
I suoi occhi, quei bellissimi occhi ametista, determinati e freddi, ma che nascondevano un fuoco indomabile. Sarebbe rimasta per sempre a guardarli.
Che cosa voleva fare? Che cosa stava per succedere? Questo lei non lo aveva previsto.
Certo, spesso aveva sognato, anche ad occhi aperti, che Kai non solo la considerasse, ma che la baciasse pure, ma non si era mai posta l’idea che sarebbe mai successo veramente.
Era così vicino, erano così vicini!
-Ascoltami bene Hilary.- le disse guardandola dritto negli occhi.
Doveva essere diretto e chiaro, come sempre, senza tentennamenti ne timore. Lei avrebbe capito.
-Lo so che potrò sembrarti cru…-
La portafinestra di spalancò con uno scatto sbattendo e facendo sussultare entrambi.
No! Non lui!
-Kai muoviti c’è….-
Le parole gli morirono in gola.
Takao rimase a bocca aperta a fissare i due.
Lo sapeva. Già sapeva che Hilary era innamorata di Kai, e che prima o poi sarebbero stati insieme, felici. Aveva sempre fatto finta di niente, si era sempre detto che Kai la meritava, che lei sarebbe stata bene con lui, e sarebbe stato felice per loro.
Ma non si aspettava di vederli insieme così presto. Non si aspettava che gli avrebbe fatto questo effetto, che si sarebbe sentito così… male!
Riuscì solo a sorridere. Un sorriso tirato, fatto a stento.
Doveva essere felice per loro, per Kai.
Ma non riusciva a pensare, a muoversi. Aveva le gambe molli. Forse stava ancora in piedi solo perché si teneva alla maniglia della porta.
Erano così vicini, e lui la stringeva. Doveva averli interrotti.
Distorse lo sguardo senza più la forza di guardarli. Si sentiva un nodo allo stomaco. Voleva urlare!
Forza Takao, vai via! Lasciali soli! Vattene, SCAPPA!!
Kai allontanò Hilary con una spinta come se scottasse.
-Takao, non è….-
-Scusate… scusate, io… io vado….- disse in un soffio Takao. Si voltò e scappò via.
-No, Takao aspetta!- lo richiamò Kai.
Che diamine aveva combinato!? Chissà che cosa aveva pensato Takao vedendolo così vicino ad Hilary.
Senza pensarci due volte, si gettò all’inseguimento dell’amico, tanto di fretta però che si era dimenticato di essere seduto su un muretto.
Perse l’equilibrio nel tentativo di scendere e finì dritto dritto faccia per terra.
Hilary urlò preoccupata e si apprestò a soccorrerlo, mentre Takao sentendo il gran rumore tornò indietro.
Se avesse potuto, avrebbe fatto scendere tutti i santi a terra per quante ne avrebbe dette per il gran dolore che aveva alla bocca e alla faccia. Per fortuna sua e di tutti era troppo stordito per farlo.
Hilary lo aiutò a sedersi.
Le lacrime gli scendevano da sole sul volto e si teneva la mano sulla bocca che pulsava di dolore.
Solo una cosa si ripeteva nella testa: Kai, sei proprio un gran coglione!
Se lo diceva da solo, ma era l’unico pensiero che riusciva a realizzare in quel momento.
-Kai tutto bene?!-
-Che ti sei fatto?!-
Le voci agitate dei due gli arrivavano confuse, ma annuì lo stesso.
Cazzo che male!
Takao gli allontanò la mano preoccupato, e gli prese il viso esaminandolo attentamente.
Era così intorpidito dal dolore che sentiva a malapena il tocco delle dita sulla faccia.
-Apri la bocca….-
Che cavolo stava dicendo? Che significa “apri la bocca”?
Oddio, si stava rimbecillendo!
Takao e Hilary si scambiarono un’occhiata preoccupata. Kai non lo avevano mai visto così. Possibile che il colpo alla testa lo aveva fatto diventare scemo?!
Takao gli aprì la bocca per controllare che non si fosse rotto tutti i denti davanti, e per fortuna c’erano tutti.
-Sarà meglio mettere del ghiaccio!- disse Takao alzandosi e andando a vedere se nel mini frigo della camera c’era qualcosa di utile.
Trovò solo una lattina di coca cola e una di aranciata.
Tornò sul balcone e tentennò. Hilary gli era così vicino, era così preoccupata per lui e lo accarezzava dolcemente sulla guancia.
Si fece forza e avanzò verso i due. Si chinò su Kai poggiandogli la lattina sulla bocca e l’altra sullo zigomo.
-Va meglio?!- gli chiese Hilary.
Kai si mise meglio a sedere e afferrò la lattina per tenersela da solo.
-Meglio….- provò a dire, anche se si sentiva le labbra intorpidite per la botta.
Takao e Hilary rimasero accanto a lui senza staccargli gli occhi di dosso, come se da un momento all’altro potesse schiattare.
Kai sbuffò seccato e si tolse la lattina dal viso.
-Minchia che dolore!- sbottò toccandosi lo zigomo.
-Beh, vedo che stai meglio!- disse Takao evasivo. Voleva andare via. Non riusciva a stare accanto a quei due, ancora non era pronto ed aveva bisogno di riflettere, di stare da solo.
Si alzò per andarsene, ma Kai lo fermò afferrando per la maglia.
-Aspetta Takao, fammi spiegare….-
Improvvisamente diventò freddo. Dentro, Takao, sentì una molla scattare. Voleva andare via, era pur sempre un suo diritto se non li voleva vedere, almeno per adesso. Dopo tutto era venuto pure a saperlo così, nessuno dei due gli aveva detto niente! Che cosa pretendeva, che aspettasse pure?! Perché si sentiva arrabbiato e avrebbe voluto solo mandarlo a quel paese?!
-Ho da fare, Ari ha bisogno di me!- disse con distacco strattonandosi via dalla presa dell’amico.
Entrò nella stanza senza aspettare oltre e si precipitò verso la porta.
Era vero, Ari aveva bisogno di lui, del suo aiuto, e lui doveva andare. Doveva fare solo questo, aiutare un’amica.
“Ari ha bisogno di me!”
Kai si alzò di scatto, ignorando il giramento di testa e precipitandosi verso la stanza.
Si fermò sulla soglia della portafinestra, tenendosi stretto per non arrivare a terra. La testa girava troppo, ma non era importante questo.
-Takao!- Una smorfia di dolore comparve sul suo viso.
Takao si fermò sulla porta e si voltò. Lo guardava con freddezza e distacco.
-Che cosa vuol dire che Ari ha bisogno di te?!- chiese.
-Mi ha chiesto aiuto e io sono pronto a darglielo!- disse lui voltandosi.
Kai sgranò gli occhi. Ari aveva chiesto… aiuto?
Takao non sapeva cosa potesse significare quella richiesta!
-Perché diamine non me l’hai detto subito!?- disse a denti stretti attraversando la stanza, con Hilary dietro.
Raggiunse Takao e lo afferrò per la maglia quasi strattonandolo.
-Dov’è?!- chiese sentendo aumentare il dolore al viso.
Takao non si fece intimorire. D’altronde c’era rimasto troppo male per quello che aveva scoperto, e non voleva saperne niente di lui. Kai gli era troppo lontano per riuscire capirlo.
Lo scosse. Non sopportava che lo guardasse così.
-Dov’è Ari?!- ripeté sempre più impaziente.
-Di sotto!- disse con lentezza Takao.
Kai poté giurare di aver sentito amarezza nella sua voce, ma adesso non poteva occuparsi di lui.
Lo mollò e si precipitò giù per le scale.
Takao forse non se ne era accorto, ma lui ed Hitoshi si. Se Ari aveva chiesto aiuto a Takao allora forse aveva seriamente bisogno di loro. 
 
 
 
 
-Oh poverino! Non pensarci!-
-Ma come faccio?!-
-Dimenticala, non ti merita!-
-Ma come posso dimenticarla?! Mi sento così male al solo pensiero che lei stia con un altro!-
-Come sei dolce!-
-E sensibile!- 
Rei si abbandonò all’abbraccio della bionda che gli stava accanto e gli accarezzava il viso, e si sistemò sul suo seno, il suo morbido ed abbondante seno. Un’altra ragazza gli teneva la mano e altre tre lo accarezzavano, chi la schiena chi i capelli.
Un capannello di ragazze, tutte belle e bionde, lo circondava e lo coccolava come meglio poteva, cosa che avrebbe fatto gioire qualunque ragazzo, ma lui era triste, non era riuscito a trovare la sua Mao, e temeva il peggio.
Era tornato in albergo e, mogio mogio, si era trascinato fino al bar per bere qualche bicchierino per tornare un po’ su di morale e, senza accorgersene, si era trovato a raccontare la sua triste e travagliata storia d’amore ad una ragazza e, poco meno di due secondi dopo, un’intera squadra (titolari + riserve = 12 belle ragazze) di pallavolo femminile si era precipitata a consolarlo nel migliore dei modi.
Circondò con un braccio la vita di Penelope seduta sulle sue gambe e la attirò a se sconsolato, mentre Dasei lo stringeva al suo petto.
-Io so come farti scordare quella!- disse Cloe guardandolo maliziosa.
-E come?!- chiese lui con fare innocente.
Cloe era in assoluto la più bella di tutte, non che ci fosse qualcuna brutta, ma aveva quel guizzo in più negli occhi color smeraldo e nel modo di fare che la faceva risaltare tra le altre.
Lei si chinò su di lui, gli prese il viso tra le mani e gli diede un bacio mozza fiato.
Lui ricambiò. Mica era scemo!
Eppure gli mancava sempre Mao!
-E questa sera andiamo a fare festa, che ne dici?!- chiese Cloe allontanandosi quel minimo dalle sue labbra.
-Si! C’è una discoteca fantastica qua vicino!- disse una più minuta abbracciandolo da dietro.
-Non posso, mi dispiace ragazze!- disse Rei accarezzando le braccia di Susan che si sporse e gli diede diversi baci sulla guancia.
Ma Cloe non sembrava aver preso molto bene questo suo rifiuto, e storse in nasino contrariata.
Proprio come faceva Mao….
-Però un’oretta posso trovarla!- aggiunse lui. 
Cloe piegò le labbra in un sorriso compiaciuto.
Alcune ragazze sussultarono dietro Cloe, tanto che pure lei si voltò sorpresa. Un braccio spuntò tra fianchi e curve, lo afferrò per la maglia e lo tirò fuori dalle magnifiche grazie delle ragazze in meno di un secondo, tanto che non ebbe neanche il tempo di fiatare per la sorpresa.
-Ma tu stai sempre in mezzo alle ragazze?!- lo rimproverò severamente Max.
Il ragazzino biondo se lo stava trascinando fuori dal bar senza mezzi termini.
-Ma, che succede?- chiese sorpreso Rei mentre uscivano anche dall’albergo.
Finalmente Max lo mollò e si fermarono. In fondo alla strada c’erano tutti gli altri.
-Ari ha bisogno di noi adesso, alle ragazze ci penserai dopo!- disse con tono grave Max avviandosi verso gli amici. –E magari ne presenti una anche a me questa volta!-
Rei rimase fermo impalato dove stava, prima di realizzare. Ari voleva il loro aiuto!
 
 
 
 
 
 
Ecco a voi un speciale yaoi, che parte da dove ho colorato in azzurro
Ed infatti ecco a voi la versione yaoi del capitolo. Avevo pensato di metterla lo stesso, ma poi non sarebbe coincisa una scena del prossimo capitolo, quindi ho preferito farla ma lasciarla a voi come piccolo momento yaoi, il mio primo memento *__*!  Non credevo fosse possibile! Wahaha!
Dopo tutto la coppia per eccellenza dell’anime è proprio la takao kai.
 
 
 
 
-Hilary,  prendi del ghiaccio!- disse Takao.
Lei si alzò e tornò nella stanza.
Takao guardò preoccupato l’amico, che con occhi spenti lo guardava. Dio, faceva venire la pelle d’oca quello sguardo. Era inutile dire che aveva paura che si fosse fatto seriamente male.
-Tieni duro amico….-
Ma Kai non capiva nient’altro. Takao era così vicino e si sentiva stretto nel suo abbraccio.
Come si sentiva la testa in subbuglio….
Lo voleva più vicino. Non sentiva neanche più il dolore al viso e alla bocca….
La sua mano si mosse verso di lui. Tra i suoi capelli.
Takao sgranò gli occhi per la sorpresa. Che cosa stava facendo Kai?
Lo attirò a lui con quella che doveva essere il massimo della sua forza, ma era solo una leggera pressione.
Kai si sporse leggermente in avanti, verso la sua bocca, facendo quello che per lui in quel momento era un grande sforzo.
Takao restò pietrificato.
Kai lo stava baciando!
Le loro labbra si toccavano in un leggero bacio.
Quel leggero tocco bastò per far tornare la sensibilità del dolore a Kai. Gli facevano un gran male le labbra…. Ma lo sentiva così vicino….
Si staccò con un gemito e si accasciò con la schiena al muro, esausto e frastornato.
Takao rimase a bocca aperta, troppo sconvolto.
-Buon natale e felice anno nuovo! Buon natale!- mugugno Kai, dicendo alla fine qualcosa in russo che Takao non comprese.
Takao si alzò di scatto scandalizzato allontanandosi il più possibile da Kai.
Lo aveva baciato! Era stato baciato da un ragazzo! Ah che orrore!
Che schifo!
Iniziò a strofinarsi convulsamente la manica della giacca sulla bocca ed a sputacchiare in giro per il terrazzo, stando sempre ben attento a non avvicinarsi più a Kai, lagnandosi disgustato.
Kai era così rintronato che non aveva fatto caso a niente. Gli sembrava di essere tornato bambino, sentiva lo stesso calore dentro, gli sembrava di vedere pure una stanza, un fuoco acceso e la neve scendere lenta dal cielo fuori dalle finestre. I canti di natale…. Sorrise. Voleva cantarli pure lui. Come era felice.
 
  
 
 
 
 
O_o mamma mia ragazze, mi è uscita una yaoi, ve lo giuro, precisamente quando takao gli allontana la mano per vedere che cosa si sia fatto kai.
Questo capitolo è stato scritto tutto in un giorno, beata ispirazione, spero che vi piaccia e che almeno un po’ vi faccia divertire. Ahi ahi questi bladebreaker! Uno finisce col muso per terra (ammazza dell’imbranato) per inseguire il suo amato e dirgli che è gay come lui e le femmine le schifa, l’altro gioia si consola come può con un gruppo di belle bionde perché mao non vuole più essere presa in giro (come darle torto?), e max chiede di conoscere una ragazza (bello sveglio il giovine! Non sembrava!XD)
Ok, siamo agli sgoccioli raga! Si e no mancano tre/quattro capitoli alla fine più l’epilogo e poi si riprende col seguito.
Domani ricomincio i corsi.
Grazie a tutti coloro che leggono e che hanno messo la storia nei preferiti.
Xklarai: adesso non puoi picchiarmi perché iniziano esattamente da dove li ho lasciati XD!
Xlexy90: ecco un aggiornamento veloce veloce! Grazie, sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, speriamo bene anche per questo. Nel prossimo penso che si sapranno le motivazioni di Ari.
Xlirinuccia: si, più o meno ho presente, vicino a pompei più o meno. XD cmq la figurella l’ha fatta kai.
Xbebbe5: certo che kai si comporta bene, o almeno ci prova, ovviamente con lo zampino di takao XD.
Adesso vi saluto perché devo andare a mangiare. Baci bacioni a tutti!
Ciaoooooo!  


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Capitolo 38
*** Return of revenge ***


38°. Return of revenge
(capitolo revisionato e riscritto)

 

Camminavano fianco a fianco lungo i corridoi freddi, illuminati dalla fastidiosa luce biancastra dei neon, in quell’imponente e grigio edificio. Ari apriva la fila con passo veloce, guidandoli verso chissà dove.  
Non aveva detto nulla da quando si erano radunati, non aveva incrociato lo sguardo con nessuno, lo aveva tenuto sempre basso e le labbra serrate.
Kai era teso e, a quanto dimostravano il suo cipiglio e i pugni stretti, ad ogni passo che muoveva il suo nervosismo aumentava.
Takao lo osservava di sottecchi. Oramai si era calmato. Era come pensava lui, aveva solo bisogno di quei dieci minuti per metabolizzare e tutto dentro di lui si sarebbe messo a posto da solo. Era inutile prendersela se lo sapeva già. Se ne era fatto una ragione tempo prima, si era preparato, ed adesso era felice, certo, non al settimo cielo, ma Kai era pur sempre suo amico, e voleva la sua felicità così come voleva la felicità di lei….
-Kai sai… volevo chiederti scusa per prima….-
Kai gli lanciò una rapida occhiata, alzò impercettibilmente un sopracciglio.
-Per cosa?- gli chiese gelido.  
Anche se lo zigomo ancora gli faceva male e le gengive pulsavano fastidiosamente, in quel momento aveva tutt’altro per la mente che quello che era successo su quel maledetto terrazzo.
Quella situazione non lo convinceva per niente, ed un mal di testa sempre più opprimente gli impediva di ragionare come voleva.  
Perché Ari li stava trascinando fin lì, dentro quello strano posto? Nessuna spiegazione, neanche una parola. Nonostante il suo atteggiamento fosse chiaramente di una persona smarrita e disperata, qualcosa gli diceva di non fidarsi completamente.  
Takao si mosse nervosamente per l’imbarazzo.
-Ecco… per prima, per avervi…. Sono contento per te e per Hilary….-
Kai si voltò perplesso verso l’amico. E adesso che cosa c’entrava Hilary con Ari?! Contento poi di cosa se si trovavano in un luogo del tutto sconosciuto e per nulla rassicurante. Ma poi gli tornò in mente la terrazza e la situazione ambigua in cui aveva colto Hilary e lui.
-Takao, veramente io….-
Un improvviso suono attirò l’attenzione del gruppo.
Una porta di metallo in fondo al corridoio si aprì scivolando di lato. L’oscurità di quel riquadro lasciava intravedere la sagoma di una persona che man mano si faceva avanti.
Nonostante lo sconosciuto fosse distante una decina di metri, Takao e Rei scattarono avanti, frapponendosi tra il nuovo arrivato ed Ari.
-Chi sei?! Fatti avanti!- foce con voce sonante e chiara Takao.
La risata fredda dell’avversario arrivò immediata in risposta.
Il pannello metallico si richiuse alle spalle del ragazzo.  
Con un ghigno beffardo stampato in faccia, Vitali, il capitano degli Olimpionick, avanzò verso di loro, passando in rassegna i volti stupefatti dei Bladebreakers.  
Indossava una strana divisa grigia e nera.
Max fece un passo avanti scrutando il ragazzo di fronte a loro. -Tu? Cosa ci fai qui?-
Il ghigno malevolo di Vitali si allargò e si lascò sfuggire un risolino e per un attimo il suo sguardo si fermò su Ari, ferma alle spalle dei ragazzi che teneva lo sguardo fisso a terra.
-Se volete andare avanti, dovrete lasciare qui uno di voi!- disse puntando il lanciatore del bey contro di loro. Il suo sguardo si fermò sul più piccolo. -Ti sfido!-
Daichi sussultò sorpreso. –Chi, io?! E perché?!-
-Nessuno rimarrà indietro!- chiarì inflessibile Takao. -La squadra non si divide!-
-Mi dispiace deluderti, ma qui le regole le facciamo noi!- e poi si rivolse a lei -Non è vero Mayer? Diglielo anche tu, alla loro Ari daranno certamente retta!-  
Ari sembrava non averlo nemmeno sentito, la sua espressione era sempre più indecifrabile.
Takao invece stava iniziando a spazientirsi, come i compagni del resto dei compagni che sportarono l’attenzione dall’uno all’altra. -Che cosa stai dicendo!? Spiegati! Ari!-
Vitali, doveva trovare la situazione molto divertente, perché rise di nuovo.
-Anche se è una testa calda la vostra amichetta...- continuò beffardo -bisogna sempre ricordarle di abbassare la cresta.... Adesso basta chiacchierare!- disse caricando il proprio beyblade e preparandosi al lancio. –Il mio compito è sfidare e vincere! Allora moccioso, prendi il tuo bey e combatti!-
-Con piacere!- Daichi non se lo fece ripetere e, prima che qualcuno potesse fermarlo, lanciò Gaiadragoon in contemporanea con l’avversario.
I beyblade si scontrarono immediatamente in mezzo al corridoio, senza preamboli, con una velocità ed una forza impressionanti.
-Accidenti a te Daichi! Perché diamine non rifletti prima di agire?!- disse Takao guardando male il ragazzino.  
-Stai attento, non sottovalutarlo!- lo avvisò Max in apprenzione. -Ieri ha battuto Yuri!-
-Ieri Yuri non era in forma.- gli fece presente Daichi mandando all’attacco il suo beyblade.  
-Andiamo!- disse Ari finalmente, superando sia Takao che Daichi e riprendendo ad avanzare con passo affrettato lungo il corridoio in direzione di Vitali.
-Aspetta Ari!- Takao le corse dietro. -Non possiamo andare senza Daichi!-
Lei non si fermò né si voltò, corse verso la stessa porta dalla quale era arrivato Vitali che con un movimento fluido si riaprì lasciandola entrare.
Takao tentennò per un attimo. Non poteva lasciare lì Daichi da solo, ma nemmeno abbandonare Ari.
-Kappa, Hilary rimanete con Daichi! Noi andiamo!- disse infine decidendosi a seguire Ari dentro quella stanza buia.
Rei, Max, Kai lo seguirono lasciandosi alle spalle Hilary, Kappa e Daichi alle prese con Vitali che si stava dimostrando più forte e determinato che mai.
Superarono la soglia ritrovandosi in un luogo buio. Avanzarono sempre più incerti, i loro passi riecheggiarono nel silenzio, l’unica fonte di luce era la porta aperta alle loro spalle, ma quando questa si richiuse piombarono inesorabilmente nell’oscurità più totale.   
-Accidenti!- imprecò a denti.   
Max tornò indietro provando a riaprire la porta a tastoni senza risultato. -Niente, la porta è bloccata!-
Cercarono di avanzare scrutando nell’oscurità, le orecchie tese.  
Takao provò a chiamare a gran voce la compagna di squadra, ma l’unica risposta che ottenne fu l’eco della propria voce.
-Questo posto deve essere immenso!- ipotizzò Rei. -Cerchiamo di restare vicini!-
Kai stava iniziando ad averne abbastanza. Il buio, le loro voci ed il dolore alla testa lo stavano facendo impazzire. Aveva delle fitte sempre più dolorose e continue, il buio lo stava disorientando, non sapeva dove si trovava, dove erano gli altri, anche se li sentiva vicini, e si sentiva soffocare. Voleva solo silenzio e aveva il bisogno di vedere, scrutava spasmodicamente davanti a sé sforzandosi disperatamente di vedere qualcosa.  
Perché dovevano urlare, parlare, confonderlo così!?
-Basta… Smettetela!- ma forse non lo avevano sentito perché continuarono a parlare, o forse non aveva proprio parlato, non ne era sicuro. –Basta…. Takao, SILENZIO!-
L’ennesima fitta e sembrò che la tua testa si fosse spaccata in due.  
Si ritrovò in ginocchio, con la testa stretta tra le mani. Il dolore gli tolse il respiro e gli fece salire la nausea.  
-Kai!-   
-Tutto bene?-
Ci mise un po’ per rispondere. Lentamente il dolore si affievolì, e riprese a respirare. Aveva bisogno di un attimo di pace, erano giorni che aveva un fastidioso mal di testa, ma non era niente in confronto a questo.  
Chiuse gli occhi prendendo dei profondi respiri. Un paio di mani gli stringevano le spalle.
Come un fulmine l’immagine di Black Dranzer gli apparve davanti agli occhi. Splendente, ammaliante, e gli tornò in mente un luogo che non vedeva da anni, lontano. Ricordò la bramosia e il desiderio e un’altra fitta lo fece tremare.
-Cos’hai?- gli chiese Rei stringendolo allarmato.
-La testa!- gemette stringendo forte la mano sulla fronte mentre il dolore si affievoliva. -Mi sta scoppiando!-  
Perché proprio ora gli stava tornando in mente Black Dranzer?  
Non sarai solo....Non sarai solo.  
Nonostante le voci dei suoi amici, di Max, Rei, Takao continuavano a risuonare intorno a lui, quelle parole non provenivano da nessuno di loro.  
Nonostante la loro vicinanza, nonostante Rei gli tenesse stretto un braccio intorno alle spalle, lo attanagliò un profondo senso di abbandono, perché chi aveva pronunciato quelle parole non avrebbe mai più fatto ritorno.  
Quella consapevolezza lo fece stare se possibile ancora peggio.  
Voleva vedere i suoi compagni, i suoi amici che continuavano a chiamarlo, ma era tutto nero.  
-Tranquillo, ti portiamo fuori da qui!- disse Takao cercando di essere più convincente e rassicurante possibile.
Kai mugugnò qualcosa che non riuscirono a capire.
Takao lo scosse leggermente per le spalle e nuovamente Kai disse qualcosa ma nessuno lo comprese. Forse l’unica cosa che si capiva era Ariel, ma non ne erano sicuri.
-Va bene, ora mi passa- mormorò mentre un’ennesima fitta di attraversava il cervello. -Dobbiamo trovarla.-
Si tirò su lentamente, tenendosi la testa con una mano mentre Rei e Takao lo aiutavano a rialzarsi.   
Finalmente le luci si accesero illuminando a giorno il posto, ed i ragazzi si schermirono gli occhi rimando abbagliati per parecchi secondi.
Quando si abituarono e riuscirono ad aprirli e a mettere a fuoco rimasero sbalorditi. Quel posto era immenso, anche il soffitto era altissimo, almeno quindici metri.
Al centro c’era un cratere, profondo e circolare, recintato da quelli che sembravano giganteschi artigli metallici alti tre metri.
-Ma che posto è questo?!- si chiese Max guardandosi attorno spaesato e inquieto.
Takao invece avanzò temerario, puntando all’altra parte della sala dove aveva notato un’altra porta a pannello come quella che si erano lasciati alle spalle.
-Là sotto c’è una porta….-
-E lassù deve esserci qualcuno!- disse Max indicando delle vetrate nere alle loro spalle che affacciavano sulla sala a qualche metro d’altezza. –Deve essere una postazione di controllo!-
-Benvenuti!- una voce echeggiò in ogni dove.
Kai si guardò attorno ancora stordito. Quella voce era fin troppo familiare.
-Chi sei?! Fatti vedere vigliacco! Dov’è Ari?!- disse tutto d’un fiato Takao rivolgendosi alla sala controlli.
La porta dall’altra parte dell’enorme sala si aprì.
Gli Olimpionik, tutti con la stessa divisa grigia e nera di Vitali, fecero il loro ingresso, capitanati da un sesto elemento che lasciò sconcertati i ragazzi.  
Ariel guidava la fila avanzando senza indugio verso la postazione di lancio, ai margini del cratere ignorando gli sguardi sbigottiti dei compagni di squadra.
La divisa nera e scarlatta risaltava tra le altre, e l’atteggiamento irrequieto era scomparto lasciando posto a uno autoritario. Il suo sguardo fino a prima sfuggente e basso ora era alto, fiero e spietato.  
Non poteva essere lei! Per Takao era impossibile, non riusciva a capire. Perché era dalla parte opposta della sala insieme agli Olimpionick? Perché indossava una divisa come la loro? Perché non li stava nemmeno degnando di uno sguardo?
-Ari che sta succedendo?!- le chiese sempre più impaziente -Dammi una spiegazione!-
-Calma Kinomiya!- risuonò nuovamente la voce negli altoparlanti. –Vogliamo solo avere l’occasione di confrontarci con voi, tutto qui…. Una rivincita!-
-Cosa? E Ari cosa c’entra in tutto questo?! Rivincita di cosa?! Non sappiamo neanche chi siete!-
-Silenzio!- finalmente fu Ari ad intervenire azzittendo il capitano. –Se siete qui è perché la Borg non ha preso bene la sconfitta subita tre anni fa e la chiusura della sede russa!-
-Cosa? La Borg?!- dissero all’unisono Takao, Max e Rei.
Adesso era chiaro. Ecco di chi era quella voce! Kai si voltò verso la postazione di controllo avvertendo la rabbia crescere. Quel bastardo era dietro tutta quella farsa, aveva tramato alle sue spalle per tutto quel tempo con la sola intenzione di vendicarsi! Era ovvio. Dopo che era stato scoperto che il monastero era solo una copertura, era stata aperta un’inchiesta sulla Borg e non doveva essere stato facile per lui, che ne era il presidente, uscirne pulito, soprattutto perché le accuse erano molto pesanti.
-Il lupo perde il pelo ma non il vizio! Vero nonno!?- sibilò irato Kai rivolgendo uno sguardo di fuoco alla postazione.
I vetri oscuranti della postazione calarono lasciando la possibilità di vedere l’interno. Tre o quattro persone con il camice si intravedevano appena dietro i monitor, mentre una figura possente spiccava su tutte: Hito Hiwatari.
-Nipote, credevi veramente che un manipolo di ragazzini potesse fermarmi?! Ti facevo più sveglio!-
Il vecchio Hiwatari li osservava con sufficienza dall’alto. Il suo piano aveva funzionato alla perfezione. Quei quattro erano cascanti nella trappola come degli allocchi.  
-Hai ricreato la Borg solo per vendicarti?! Lo sai che farai la stessa fine?!- disse Kai guardando con odio quell’uomo che ora rideva di lui.
-Non ho ricreato la Borg. La Borg non ha mai smesso di esistere! Quella che è stata chiusa era solo una delle sedi. Mi dispiace per voi, perché questa volta non avrete scampo! Vi toglierò i vostri cari bitpower!-
-Non te lo permetteremo!- urlò Takao sempre più infervorato.
Hito Hiwatari ghignò perfido. Questa volta non aveva commesso l’errore, come aveva fatto in precedenza, di affidarsi a quell’inetto di Vorkof e a suo nipote. Questa volta se ne era occupato in prima persona e scelto la risorsa perfetta: fredda e spietata, carica d’odio che poteva essere facilmente manipolato a proprio vantaggio.  
Quell’incapace di Vorkof! Certo, aveva fatto un ottimo lavoro con lei negli anni, ma aveva avuto la stupidità e la chiusura mentale di farla lavorare nei laboratori, invece di utilizzarla alle finali di tre anni prima. Se la avesse utilizzata all’epoca gli avrebbe risparmiato molti guai! Di una cosa era certo, lei non avrebbe fallito.
-Procedi!-
Il presidente impartì l’ordine e Ariel chinò leggermente il capo senza staccare gli occhi dal presidente.
Sapeva cosa voleva, e la sua fedeltà richiedeva un riscatto, e per Hito Hiwatari sarebbe stato un vero piacere poterlo pagare.
-Hai fatto un ottimo lavoro in questi anni per la Borg! Puoi prenderti quello che ti spetta!-
Un guizzo maligno illuminò gli occhi di Ariel, e un ghigno si allargò sul suo viso, sempre di più, dandole un aspetto folle.
Aveva raggiunto il suo obbiettivo, l’obbiettivo di una vita! La vendetta!
Il cuore sembrava volerle esplodere nel petto tanto batteva forte. Prese un profondo respiro, e chinò leggermente il capo in un cenno di obbedienza al presidente.
-Grazie, signore! Non la deluderò, signore!- disse con tono militare.  
Il suo sguardo fulmineo si postò da un Hiwatari all’altro.  
Kai rabbrividì. Quello sguardo lo trafisse, sembrava quello di una belva pronto a divorarlo. C’era puro odio, il male in quegli occhi.
-Kinomiya, Kon, Mizuhara!- disse senza spostare la sua attenzione da Kai. -Preparatevi a scendere in campo, tutti e tre insieme!-
-Cosa?!- Takao strinse i pugni rabbioso. –Ari smettila immediatamente! Sei nostra amica non….-
-Basta con questa storia dell’amicizia!-  Ariel estrasse un beyblade dalla tasca e lo inserì dentro un macchinario accanto alla sua postazione. Con uno scatto chiuse l’apertura trasparente e con fluidità premette diversi pulsanti. All’interno il bey iniziò a ruotare prendendo sempre più velocità.
-L’amicizia è solo una stupida invenzione per i babbei deboli come voi!-
-Non è vero!- disse Takao.  
-Ari, perché lo fai?!- chiese Max. –Se hai chiesto il nostro aiuto, perché ti stai schierando dalla loro parte!?-
-Dovevo attirarvi qui e l’ho fatto!- spiegò con indifferenza disarmante -Vi ho dovuti sopportare per tutti questi mesi solo per questo! Adesso preleveremo i vostri bit power e domani alla finale verrete sconfitti proprio grazie a loro!-
-Io non credo proprio!- di oppose Takao caricando Dragoon. –Ti dimostrerò che ti sbagli, combatterò contro di te e ti dimostrerò che l’amicizia esiste, e tu sei mia amica!-
Ariel non fece una piega, continuò a controllare i dati sull’apparecchio che conteneva il beyblade, ma dietro di lei i ragazzi sghignazzavano derisori.
-Niente di personale Kinomiya, sto solo svolgendo il mio dovere per ottenere ciò che voglio!-
-Perché solo noi tre?- chiese Rei.
Una spia sul monitor del macchinario si accese.
-Perché poi sarà il turno del traditore- spiegò Ariel tornando a puntare il suo sguardo ferino su Kai -e ho in serbo per lui un trattamento molto più... brutale!-
I ragazzi si voltarono sorpresi verso Kai, ma lui sembrava molto più confuso di loro.
-Non lo so perché ce l’hai con me!- chiarì Kai sostenendo lo sguardo di lei, per nulla intenzionato a lasciarsi intimorire -Per quanto mi riguarda non ti ho fatto proprio niente!-
Gli occhi di Ariel si assottigliarono minacciosi, e i pugni lungo i fianchi si strinsero fino a fare male. -Ma davvero?- sibilò a denti stretti.  
-Dimmi chiaramente qual è il tuo problema, affrontami e lascia fuori gli altri!-
Ariel non si lasciò impressionare dalle sue parole e spostò l’attenzione sugli altri tre. Appoggiò il braccio nell’insenatura del macchinario e la capsula che conteneva il bey, che continuava a ruotare, si staccò agganciandosi al braccio. -Adesso mi occuperò di voi! In posizione!-
Takao non se lo fece ripetere due volte, e neanche Max e Rei, che lanciarono i loro bey nell’immenso cratere di cemento.
Dal lanciatore di Ari partì come un proiettile il bey che andò a posizionarsi al centro. La sua velocità era impressionante.
-Come pretendi di sfidarci tutti e tre da sola?!- chiese scettico Rei.
-Questo sistema è stato progettato e costruito in questi anni dall’equipe di scienziati della Borg, la velocità media di rotazione del beyblade viene aumentata del 70%....- spiegò. –Grazie ad una modifica del nucleo del bey, una volta raggiunta la velocità viene generato un campo gravitazionale che cattura inevitabilmente tutto ciò che sta intorno… in questo caso i vostri beyblade, e con loro anche i bit power!-
-Questo non è leale!- protestò Takao. –Pensavo che almeno sul campo saresti rimasta una vera blader! Questo non ti fa onore, credevo che il bey fosse importante per te, che lo fosse almeno Drawind, l’aquila bianca!-
Quell’affermazione fu l’unica che riuscì a scalfirla, ma non fece altro che farla arrabbiare.
-Non ti permettere di insinuare certe cose!- gli rispose irata. -Non avrei mai usato il mio Drawind per un sub incontro di questo genere! Il mio Drawind non si sarebbe mai prestato a…-
-Allora perché lo stai facendo tu!?- insistette Takao.
Il bey di Ariel rimaneva immobile al centro, mentre Dragoon, Driger e Draciel sfrecciavano e sferravano attacchi contemporaneamente su più fronti senza alcun effetto. La rotazione avversaria era troppo elevata.
-Le tue belle parole non vi salveranno!- disse lei. –Dite addio ai vostri animali sacri!-
Un crescente e assordante rumore invase la sala. I giganteschi artigli metallici che circondavano il perimetro dello stadio si illuminarono internamente finché dalle punte non scaturirono delle scariche elettriche sempre più concentrate.
-Ma cosa ha intenzione di fare?!- chiese Max riparandosi gli occhi.
Tutte le saette andarono a scaricarsi al centro del campo, proprio sul beyblade che, invece di sciogliersi, incrementò la rotazione. Il terreno sotto iniziò ad incrinarsi.
-Ari, se continua ad aumentare perderai il controllo! Potrebbe distruggere tutto, è pericoloso!- urlò Rei mentre un vento sempre più forte si alzava.
Ma Ariel non gli diede retta. Lei non avrebbe perso il controllo su quel beyblade, non dopo gli allenamenti fatti, non ad un passo da lui, non lei che aveva progettato questo sistema e l’impianto.
Premette un pulsante sul dispositivo di lancio. La piattaforma al centro dello stadio iniziò a ruotare.
Il bey stava raggiungendo la velocità massima. Takao, Rei e Max stavano perdendo progressivamente il controllo su proprio beyblade.
-Accidenti Dragoon, resisti! Non possiamo arrenderci senza combattere!-
-Quello che non hai ancora capito Kinomiya è che questa non è una battaglia, è solo la tua sconfitta!-
I beyblade iniziarono a ruotare concentricamente intono al centro del campo.
Il bey di Ariel aveva quasi raggiunto l’apice della velocità.
Il presidente Hiwatari e gli altri uomini presenti nella postazione di controllo trattennero il fiato. Una minima distrazione, un attimo, e a quella velocità quel bey avrebbe potuto distruggere tutto, peggio di una mina vagante. Una bomba pronta ad esplodere se non tenuta sotto un totale controllo.
Dragoon, Draciel e Driger furono catturati inevitabilmente nell’orbita gravitazionale del beyblade.
Kai non poteva restare lì a guardare senza fare niente. Prese Dranzer e lo agganciò al caricatore. Si rendeva perfettamente conto che quello non era il momento migliore per intervenire, ma era l’unico modo per impedire che suo nonno, Ariel e la Borg l’avessero vinta!
Lanciò il suo Dranzer, ma prima che potesse avvicinarsi al campo gli fu rimandato indietro dall’improvviso attacco di Moustock.
-È QUESTO CHE VUOI ARI!?- le urlò Takao oltre il rumore dei reattori e il vorticoso vento, cercando con tutte le forze di riprendere il controllo su Dragoon. –HAI DETTO CHE L’AMICIZIA NON ESISTE! MA TU STESSA SAI CHE NON È VERO! PER ME DRAGOON È UN AMICO…. COME LO È PER TE DRAWIND!-
Il Drago Azzurro si sprigionò dal bey con un lampo abbagliante e il suo ruggito rabbioso echeggiò possente nell’intera stanza.
Ariel non si scompose. Una distrazione e avrebbe perso il controllo del bey, non poteva permetterlo.
-E SE TI TOGLIESSERO LA TUA AQUILA BIANCA?!-
Il bey al centro si spostò impercettibilmente, un solo millimetro, ma si mosse, cosa che non era successa dall’inizio dell’incontro.
Ariel impose immediatamente il suo controllo sul bey.
Driger e Draciel ruotavano intorno sempre più vicini al bey. Dragoon orgoglioso cercava di resistere con tutte le forze, ma non poté evitare di fare la stessa fine e piegarsi alla sua legge.
Kai fissava frustrato e importante il campo da gioco, cercando disperatamente una possibile soluzione. Eppure, tutto questo lo aveva già visto. Quella era la stessa tecnica che Ari aveva utilizzato durante uno dei loro allenamenti. Quella volta Dranzer era al centro e Drawind girava intorno volontariamente infondendogli la sua energia fino a fermarsi. Questo allora voleva dire che… non avevano scampo!
I reattori, il campo che girava sotto il bey, non bastavano ad aumentare la rotazione fino al fatidico 70%, che avrebbe permesso così di attrarre i bit power! C’era un terzo elemento, che aveva sperimentato lui stesso. Non aveva dimenticato la magnifica sensazione di forza ed invincibilità che aveva provato quella volta sul campo!
Il bey al centro risucchiava non solo l’orbita degli altri beyblade, ma progressivamente anche la loro l’energia appropriandosene. Sarebbe stata proprio questa a fare toccare il picco, quindi più resistevano e più energia davano. Era una battaglia persa in partenza.
Come era iniziato così stava concludendo quell’incontro senza scontri.
Impotenti Max, Rei e anche il tenace Takao, che aveva tenuto duro fino all’ultimo, si dovettero arrende perché i loro bey persero di velocità fino a fermarsi.
La piattaforma al centro del campo smise di girare.
Il bey al centro rallentò la sua rotazione, finalmente si mosse e con dei velocissimi scatti fece volare via i tre beyblade fermi nel campo ai piedi dei proprietari.
Takao si chinò a terra, in ginocchio e raccolse il suo Dragoon. Lo strinse tra le dita. Gli mancava il fiato, era stordito. Il suo Dragoon era vuoto, nel bit non c’era più raffigurato il Drago Azzurro.
Strinse il bey nel pugno fino a fasi male. Chiuse gli occhi mentre un senso di frustrazione e rabbia crescevano dentro di lui fino a esplodere.
-Perché…. PERCHÉ L’HAI FATTO?!- si alzò di scatto e fece per correre dall’altra parte del campo, ma Rei e Max lo trattennero.
Voleva raggiungerla e ottenere una risposta, anche se non sarebbe mai bastata nessuna ragione per lui, si divincolò con tutte le sue forze e alla fine, quando lo lasciarono andare, non si mosse da dove era.
Le lacrime gli scendevano da sole senza riuscire a frenarle. Guardò ancora il suo Dragoon, ora spento dall’assenza dello spirito del cuore di drago, e una gocciolina salata si posò sul bit.
Piangeva come un bambino, e non era solo perché aveva perso il suo Drago Azzurro, ma aveva perso la sfida. Non era riuscito a dimostrarle che l’amicizia esisteva e che era più forte di qualunque macchina. Piangeva perché era stata proprio lei, quella che considerava ancora una sua amica, e bruciava da morire quel tradimento.
-Io ti volevo bene….- alzò lo sguardo un po’ appannato dalle lacrime su Ari. Lei lo fissava dall’alto in basso senza alcuna remora, spietata con una freddezza disarmante e si senti stringere il petto. –… e te ne voglio ancora….-
Gli Olimpionick dietro di lei scoppiarono a ridere a quella affermazione.
-Veramente commovente…- lo sbeffeggiò il presidente. -non c’è che dire. Patetico!-
Ma Takao non li sentiva. Rei e Max gli stavano accanto e gli tenevano la mano sulla spalla per confortarlo. Anche lo avevano perso il loro bit power.   
-Scusami Ari, non sono riuscito ad aiutarti….- sussurò Takao abbassando lo sguardo sconfitto.
Kai si sentiva fremere, mai come allora aveva provato tanta rabbia e voglia di vendicarsi nei confronti di qualcuno. Gliela avrebbe fatta pagare per ciò che aveva fatto ai suoi compagni, a Takao, per la sua totale indifferenza a quel dolore.  
Ora negli occhi di Kai ardeva un fuoco incontrollato.  
Lei, lei aveva distrutto tutto!
Non avrebbe avuto pietà, non si sarebbe fermato! Gliel’avrebbe fatta pagare, per i suoi compagni, per Takao!
Toccava a lui adesso!  
Il bey nel campo rallentò la sua rotazione ad una velocità meno sostenuta, e volò nella mano di Ariel.
Lo inserì nella capsula/lanciatore e lo riposizionò nel macchinario.
-Preparati a perdere!- ringhiò Kai avanzando verso la postazione di lancio e preparando Dranzer.
Ariel lo guardò in apparenza impassibile. Kai fremeva di rabbia.
-Battiti come una vera blader contro di me se ne hai il coraggio! Volevi sfidarmi?! Eccomi!- disse lanciando il bey.
Ari estrasse Drawind dalla tasca e il caricatore dalla cinta e, con un movimento veloce, lanciò.
I bey si scontrarono. Piccoli tocchi, ancora non stavano facendo sul serio.
-Mi chiami traditore, ma l’unico traditore che vedo qui sei tu! La pagherai per quello che hai fatto!-
Dranzer sferrò una serie di attacci su Drawind, che incassò senza difficoltà.
Ma Ari non reagiva, proprio per questo il suo bey si limitava a ricevere attacchi.
Nonostante questo, era inquietante, sapeva benissimo che quella era solo una calma apparente. Strano come si accorgesse solo ora di conoscerla così bene. Il suo viso era una maschera inespressiva.  
-Brucia il tradimento, non è vero?!- esordì con voce piatta e incolore. Gli aveva parlato come se non stessero facendo un incontro, come se non avesse appena tradito tutti loro.
Uno strano sorrisetto le increspò le labbra in un’espressione vuota in cui gli occhi non vennero coinvolti. -Una persona di cui ti fidavi, e poi… Una pugnalata dritto alle spalle….- guardò il campo per qualche secondo inclinando leggermente il capo. Poi tornò a guardarlo.
-Fa male, vero?! Lo so, ne fa molto, soprattutto se poi il tradimento diviene una condanna da scontare giorno dopo giorno.- la voce iniziò a farsi dura e fremente. Anche la sua espressione stava cambiando, diventando sempre più contorta e le braccia e i pugni stretti lungo i fianchi iniziarono a tremare impercettibilmente per la rabbia. E poi esplose.
-Brucia vero? Brucia l’umiliazione, dentro, nel petto! Lo sai cosa brucia altrettanto?! Vuoi saperlo?!- disse in un crescendo, alzando sempre di più la voce, ma il suo tono tornò nuovamente basso e controllato, e di nuovo veloce, alternandosi. -La tua indifferenza brucia! Mi logora! Credevi che l’avrei passata liscia dopo che te ne sei andato?! Chiedilo a Sergey, lui lo sa benissimo. Chiedilo a Yuri, quell’altro vile che non ha neanche il coraggio di guardarmi in faccia! Ha troppa paura, povero, piccolo, innocente Yuri!-
-Non so di cosa parli!- le fece presente Kai spazientito.
-Ah no?! Veramente non lo sai?!- Iniziava forse a perdere il controllo di sé. Drawind infierì con diversi attacchi su Dranzer, a volte mancandolo.
-Vuoi sapere che cosa tu non sai e non potrai sapere mai?! Vediamo…. Lo sai come brucia la rabbia e la voglia di vendicarsi per ogni umiliazione, per ogni frustata, ogni pugno….- la rabbia premeva prepotente nel petto per uscire, tanto che la voce le tremava senza ritegno. Si strappò la manica sinistra con forza e Kai e gli altri sussultarono sempre più scossi da quel suo sfogo. Sull’avambraccio nudo di Ariel spiccava bianca e lucida una grossa cicatrice a forma di “K”.
Kai sgranò gli occhi impressionato e lo stesso fecero gli altri.  
-… per ogni punto- continuò Ari -ogni volta che l’ago è entrato nella pelle per ricucirla?! La tua firma. Un marchio, vedi? Per ricordarmi chi è stato a condannarmi a una vita di schiavitù e mortificazioni! Ma tu non potrai mai sapere veramente cosa si prova!-
Ari rimase ferma a fissarlo. Era ammutolito, non osava dire una parola, come paralizzato.  
-Mi hai venduto a Vorkof!- continuò -Per la libertà! Per la libertà che io volevo e che io ti avevo convito di volere e che avremmo dovuto ottenere entrambi se tu non mi avessi tradito senza farti alcuno scrupolo!-
Kai era incredulo, non riusciva a ragionale. Si sentiva smarrito, sforzandosi spasmodicamente di ricordare qualcosa, qualsiasi cosa, ma non ci riusciva, aveva solo un immenso vuoto. Possibile che fosse vero? Possibile che anni prima in qualche modo lui la avesse venduta, tradita?   
La rabbia di poco prima, la voglia di vendicare i suoi amici si stava affievolendo, sormontata da un crescente senso di confusione e incredulità.
-Non è possibile...- mormorò sempre più frastornato.
Max e Rei dietro di lui erano basiti, ma Takao no! Takao stava ribollendo per quelle accuse.  
-Non è vero!- intervenne senza esitazioni –Kai non avrebbe mai fatto una cosa del genere! Kai non tradirebbe mai i suoi amici!-
Ma quella affermazione così convinta e sentita, che avrebbe dovuto sostenere Kai, infondergli fiducia e incoraggiarlo, ebbe l’effetto totalmente opposto. Si sentì mancare la terra sotto i piedi.  
Perché quello che con tanto impeto stava affermando Takao non era assolutamente vero. Aveva tradito proprio lui tre anni prima, senza farsi alcuno scrupolo, senza pensarci due volte.  
Questa consapevolezza lo paralizzò.
-Taci Kinomiya, sei ridicolo!- lo fulminò con cattiveria Ariel.  
Kai abbassò lo sguardo e lentamente lo spostò sull’amico poco dietro di lui, colpevole.
-Non è vero...- gli disse in un fiato. -Io non ricordo, ma potrebbe essere come dice lei...- mormorò trovando il coraggio di ammetterlo a sé stesso e ai suoi compagni accanto lui.  
Kai tornò a guardare davanti a sé la sua avversaria totalmente stravolta dalla rabbia, completamente spogliata di ogni maschera.
Ora era a lei che doveva dire qualcosa.
-L’unica dignità che mi è rimasta e che conosco è quella di blader- ringhiò Ariel -e sarà questa quella che ti toglierò!-
Drawind aumentò la velocità sprigionando saette tutte intorno.  
Il bey partì all’attacco facendo perdere parecchio terreno a Dranzer.   
-Ariel, ascoltami!- Kai deglutì, aveva la gola completamente secca e un mal di testa lacerante, ma doveva restare calmo e parlarle, se le sue accuse fossero state vere allora glielo doveva. -È possibile che io lo abbia fatto così come è possibile il contrario. Io non ricordo nulla.-  
-È meglio se taci e ti limiti a perdere! Questo tuo tentativo di salvarti è patetico!-  
Da Drawind si sprigionò l’aquila bianca, che si abbatte direttamente su Dranzer facendolo volare via, quasi fuori dal campo, ma Drawind con un movimento fulmineo glielo impedì.
-Non ti lascerò finire così presto! Voglio disintegrarti!-
Kai non aveva intenzione di arrendersi, non senza essere riuscito a farsi ascoltare da lei. -Bene! Vai Dranzer! Attacco fiammeggiante!-
Dranzer brillò e l’aquila rossa si librò sopra il campo. I due bey si scontrarono questa volta con pari intensità, fronteggiandosi in un tira e molla quasi estenuante.
-Ascoltami Ariel! Mi dispiace, se davvero ti ho venduto a Vorkof mi dispiace ma io non ricordo nulla!- Kai non sapeva se lo stesse ascoltando, ma continuò quasi disperatamente. -Tentai di controllare Black Dranzer e fu un errore. Mi si rivoltò contro, quasi mi uccise e persi la memoria. Mi riportarono a casa e, nonostante tre anni fa sia anche tornato al monastero, io non ricordo quasi nulla di quel posto.-
-Non è vero Mayer!- improvvisa la voce del presidente Hiwatari tuonò nella sala. –Cerca solo di confonderti! Distruggilo!-  
Fulminea Ariel lanciò un’occhiata alla postazione di controllo. Il presidente si irrigidì, stava fissando lui, lo stava studiando, scrutando ferocemente fino a divorarlo, e comprese di aver commesso un passo falso.
-Io non ricordo niente...- continuò Kai, ma la voce gli uscì fievole. -Mi dispiace...-
Il suo sguardo si perse nel beystadio assente…. Non riusciva più a muovere un muscolo. Si sentiva come tre anni prima sul lago Bajikal. Black Dranzer….  
Si sentì soffocare. La consapevolezza che la sua sete di potere aveva rovinato la vita di qualcuno, di Ariel, in maniera irreparabile lo fece definitivamente crollare. Iniziò a pensare che forse sì, si meritava la sua ira e la sua vendetta.  
Tutto il fervore di prima, la voglia di fargliela pagare per aver tradito la fiducia dei suoi amici e per averli ingannati e annientati senza indugio, semplicemente si spense.
Ariel distolse lo sguardo dalla cabina di controllo e tornò a puntarlo sul suo avversario.
-Distruggilo Drawind!- diede un ordine asciutto.  
La sua non era più rabbia cieca.  
Il bey con un colpo decisivo lo fece volare lontano. Frammenti blu si sparsero sul terreno di gioco e aumentavano ad ogni attacco subito.
-Kai, reagisci!- lo incitò Takao.
Kai non voleva più combattere. Non sentiva più la forza che lo scuoteva da dentro come ogni volta che combatteva con Dranzer.
L’Aquila Rossa si dissolse.
-Ari scusa….- sussurò ormai spento.
-Scuse non accettate Hiwatari! Sei arrivato al capolinea!- disse crudele Ariel. –STURM UND DRANG!-
Lo squarciò senza pietà. Minuscole schegge blu, come una pioggia si sparsero nel capo. Dranzer non esisteva più.
La Fenice adesso era dentro Drawind.
Aveva vinto!








Wao e che è questo boom?! Grazie ragazze (se ci sono ragazzi chiedo scusa :D), che piacere che mi fa!
Scusate il ritardone ma questo capitolo proprio non ho avuto tempo, ve lo avevo detto che ho ricominciato i corsi all’uni? Boh non ricordo. Cmq anche i sensi di colpa mi hanno impedito un po’, mi rendo conto di trovarmi un po’ a mare  (nel senso figurato del termine ovviamente, qua a caserta mare niente) (aaaaaaaa nella merda! Ndboris) (esattamente tesoro) con lo studio. Come vedete c’è il grande ritorno della super rock star il nonno hiwatari! Kai non sei contento?! (come una pasqua! La prossima volta risparmiati!-_-ndkai)
Grazie a coloro che leggono e hanno messo la mai storia tra i preferiti :D non pensavo che sarebbe piaciuta tanto, mi fate piangere T_T.
Adesso ringrazio tutti voi (fazzoletto mi asciugo le lacrime) che avete recensito:
klarai: ci sentiamo sempre tutti i giorni ovviamente e grazie alle tue “minacce” mi hai incoraggiato a finire sto benedetto capitolo :D, grazie mille millionioni! Ps: come ho già anticipato, ho un’altra mini yaoi (questa è più shonen ai però) in serbo hihi per il prossimo capitolo.
Lexy90: nessuna speranza per hila, kai è troppo leale (gioia che sei carino!^^) (non sfottere! Mi hai distrutto dranzer stronza!ndkai) (e vabbè! Che ci fa! Poi te ne faccio fare uno nuovo …..) . come vedi tutti appassionatamente ci son cascati con tutte le scarpe hahahaha! Però vedrai come le li sistemo dopo…
Lirinuccia: in questo momento sono a caserta (parenti qui) e vado a napoli per seguire i corsi all’uni. Però sono siciliana (messinisa :D). all’uni poi ho incontrato una ragazza di scafati e mi ha fatto la geografia della vostra città. Non dirmi che lo yaoi ti traumatizza!? Mi dispiace XD ma io scherzo e ci vado sempre sul leggero, e non interferiscono col tutto quassù. Le faccio solo per divertirmi un po’ (te lo dico io come mi diverto! Ndtakao)(ancora arrabbiato per quella vecchia storia del bacio?! Uffa come sei palloso amo’)(vecchia storia? Kai mi ha stampato un bacio in bocca! Ndtakao isterico)(O_o cosa avrei fatto?ndkai) (e il problema? che ci volevi, pure la lingua?!-_-) (takao sviene per il disgusto)(ma che è sta storia!?è_éndkai) (vatti a rivedere il capitolo prima tesò).
Bebbe5: oddeo, io sono in astinenza di gelato e tu mi paragoni a kai ad un gelato! Mi vuò fa muri?! (mi vuoi fare morire?!) oddio svengo! Adesso me lo sogno non solo la notte, ma anche di giorno un bel kai ehm gelato :D. per adesso però mi sa che avranno tutti quanti altri pensieri per la testa che le questioni amorose… ciao e grazie mille, un bacio!^^
Arwen: ciao, ti posso chiamare direttamente arwen? Grazie mille. Mi dispiace, mi hai capitato proprio sul capitolo lento, pardon :D! lo so ari non è per niente brava ragazza (ce ne sono troppe) e poi il divertimento finiva subito, e io non voglio. (è pericolosa quando fa così!ndmax)(io direi di svignarcela …ndrei)(non potete siete sotto il mio controllo onnipotente ed onniveggente Bwahaha!). cmq grazie veramente, mi fa piacere sapere che ti piace come personaggio ^^.
Clown: wow grazie! Si anche io preferisco di gran lunga kai, ma la vuoi sapere la cosa strana?! Che anche a me è iniziato a piacere takao mentre scrivevo la ff O_o. lo so è strano come discorso, ma è così, un po’ come boris, che inizialmente manco lo pensavo e invece mi è venuta la brillante idea di immischiarlo. Si è vero, come non si fa ad amare takao. Tornando alla storia come vedi ho voltato di nuovo la frittata, e la volterò ancora e ancora e ancora e ancora e… capito no!? Ok grazie mille ancora. Bacioni
Hiwanov: ciao, l’avevo intuito che boris non ti piace :D. grazie, cmq non è finita, ci sarà il seguito😉

 

 

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Capitolo 39
*** Schegge ***


39°. Scheggie



-Vorkof non sopportava l’idea che nel suo monastero ci fossero anche delle femmine, era convinto che fossero inferiori e deboli.  
Per questo non duravano molto, massimo sei mesi o un anno, non di più. Facevano una fine orribile, morivano di stenti dopo essere state tartassate senza pietà. Altre più fortunate venivano relegate alle cucine e all’infermeria, ma quelle che restavano nel giro non se la passavano bene. È inutile dirvi che noi maschi eravamo quasi privilegiati rispetto a loro, quelle poche che resistevano. Al massimo noi passavamo qualche giorno in una cella di isolamento.
Ho sempre pensato che fosse solo per questo che Ariel veniva punita ogni giorno, certe volte anche senza un motivo apparente. Lei non ne dava, era ubbidiente e resisteva benissimo agli allenamenti.
Forse proprio la sua resistenza non deve essere andata a genio a quel pazzo di Vorkof.
Ha usato il fatto che Kai fosse andato via per torturarla liberamente ed abbrutirla. Usava spesso questi giochi psicologici su di noi, per incattivirci e dividerci … per renderci spietati e combattivi.
Deve averle fatto credere che Kai la avesse venduta per avere in cambio la possibilità di andare via. E per aver provato a evadere lei avrebbe pagato mentre in verità lui era solo stato riportato a casa dopo quell’incidente.-
Era la prima volta che parlava con qualcuno di quel posto. Non sarebbero mai bastate le parole per descriverlo, ma adesso che il quadro si stava dispiegando in tutta la sua brutalità, dopo che erano passati anni, avvertiva il bisogno ed il dovere di parlare. Non poteva rimanere ancora in silenzio.  
I ragazzi ascoltavano le sue parole. Lo guardavano in attesa, mentre Boris teneva lo sguardo basso, perso in quei ricordi ormai lontani ma sempre vividi nella mente, e Yuri era seduto vicino alla finestra e guardava fuori.
Sergey sapeva quanto Yuri odiasse parlarne e parlare di lei, e non sapeva se con quella sua confessione stava mettendo a dura prova la sua pazienza o la sua resistenza, ma di certo non poteva impedirgli di dire la verità, anche se non gli piaceva.
-L’odio che provava nei tuoi confronti Kai, doveva essere così grande da darle la forza di sopravvivere giorno dopo giorno nell’inferno in cui era capitata.  
Vi giuro, voi non potete avere idea di quello che capitava lì dentro. Io stesso, se fossi stato sottoposto a quello che ha subito lei, con la stessa costanza, molto probabilmente ora non sarei qui a parlare con voi.-
Ayumi sussultò e Hilary le strinse la mano di rimando, mentre le parole dure del biondo continuavano. Anche Ming Ming tratteneva il fiato. Erano scosse da quel racconto, come gli altri del resto che ascoltavano tesi e attenti ad ogni parola.
-Qualche volta e mi capitava di curarla, quando era combinata male….-
Chiuse gli occhi e l’immagine vivida gli tornava alla mente come se fosse lì in quel momento. Il sangue e la sofferenza che coprivano e scuotevano il corpo malridotto di quella ragazzina. La testa spaccata, la carne della schiena ridotta a brandelli e la gamba rotta all’altezza del femore e del ginocchio.
Come poteva dimenticarsi quelle poche volte che era riuscito ad avvicinarsi a lei senza essere cacciato.  
Riprese a parlare anche se un po’ a fatica.  
-Senza contare le torture psicologiche e le….- si bloccò spostando istintivamente lo sguardo su Yuri, come a cercarne l’approvazione. Ma lui non si girò, rimase immobile. Deglutì decidendo che forse era meglio andare avanti.
-Non l’ho mai vista senza un occhio gonfio, la bocca spaccata o qualche costola incrinata e le ferite, tanto che quando l’ho rivista per la prima volta dopo tanto tempo non l’avevo quasi riconosciuta. Ero contento di vederla finalmente bene, ma adesso scopro che era solo una copertura per non dare nell’occhio e che è ancora nelle mani della Borg.  
Non la condanno per questo né mi sorprende…. Era sola, non aveva nessuno e l’unica sua ragione di vita era vendicarsi e distruggere chi le aveva fatto questo.
Nella sua situazione chiunque avrebbe fatto lo stesso.-
Takao si alzò di scatto fremente di rabbia. Si era trattenuto per tutto il racconto di Sergey, ma il suo modo quasi distaccato gli dava sui nervi.
-Perché non avete fatto niente per lei?! Voi eravate i suoi compagni dannazione!-
-Noi non ne sapevamo niente di questa storia di Kai, e poi non potevamo niente…-
-Non c’era bisogno di sapere! Come avete fatto a non muovere un dito per aiutarla, per impedire che le facessero del male!?-
Sergey abbassò lo sguardo fissando le venature ambrate del parquet.
-Hai ragione, avremmo dovuto fare qualcosa. Ma era difficile comunicare lì dentro. Avevano creato in noi delle barriere che ci impedivano di interessarci agli altri. Per questo forse non ci siamo mai accorti del suo rancore nei confronti di Kai. Ariel non parlava mai con noi, e forse l’unica persona con cui aveva mai parlato era proprio Kai. Era l’unico di cui si fidava, infatti aveva scelto lui per la fuga....-
-Ad Ariel non è mai interessato niente neanche di lui!- lo interruppe Yuri rompendo quel silenzio che si era imposto. –Non parlarne come se fosse suo complice. Per lei era solo un mezzo per uscire di lì, niente di più niente di meno!-
-Non ci credo!- obbiettò Takao. –Se aveva chiesto a Kai di aiutarla a fuggire era perché si fidava ed era suo amico!-
Yuri lo fulminò con un’occhiata. –Ha chiesto “auto” anche a voi mi pare!-
Takao non si fece intimidire e sostenne il suo sguardo senza vacillare.
-Lei non ha la minima idea di che cosa sia l’amicizia. Io vi avevo avvertito, avreste dovuto darmi ascolto. In lei non c’è niente di buono. Non è capace di provare sentimenti oltre l’odio e la rabbia….-
-Come poteva riuscirci secondo te con tutto quello che ha passato?!- gli fece presente Takao quasi ringhiando.
Yuri rimase impassibile e freddo.  
-È sempre stata così! Da quando è arrivata al monastero non ha mai dimostrato la benché minima umanità!-
Avanzò verso il centro della stanza. Poteva sembra spietato e cinico, ma era la pura verità. Ariel Mayer non era e non sarebbe mai stata una persona normale, ma solo una meschina calcolatrice.
-Mi dispiace disilludervi, ma dovete capire che al mondo ci sono persone che non meritano la vostra benevolenza….-
-Yuri….- lo richiamò Sergey.
Si scambiarono uno sguardo eloquente. Era la prima volta che Yuri veniva ripreso, ma Sergey sembrava molto sicuro di sé, tanto che alla fine fu il rosso ad arrendersi.  
Chiuse chi occhi azzurri per un momento e sospirò stancamente.
-Ha portato via i vostri bit power, vi ha usati ed ingannati. È una persona vuota, incapace di provare rimorso. Non la rivedremo mai più, ed è questa l’unica cosa che conta! Non tornerà più nelle nostre vite…-
Boris scattò in piedi e andò verso la porta per andarsene. Non sopportava quelle parole dette con disprezzo, non sopportava la verità. Non poteva accettarlo, no!
Una mano l’afferrò per il braccio, accrescendo il risentimento che covava dentro da quando Takao e gli altri erano tornati e gli avevano raccontato quello che era successo.
Cercò di ignorare la presa di Yuri, ma era salda. Non aveva il coraggio di girarsi né di alzare la testa.
-Mi avevi promesso di farla finita con quella una volta per tutte!- gli rinfacciò Yuri con cattiveria.
Si sentì avvampare dalla rabbia e stringere una morsa all’altezza dello stomaco. Lo stava accusando come se la colpa fosse la sua! Come se con uno schiocco di dita lui potesse improvvisamente diventare indifferente!
Con una spinta lo fece sbattere contro l’armadio. Takao e gli altri sussultarono, Sergey si alzò pronto ad intervenire.
Yuri alzò lo sguardo ancora incredulo trafitto dagli occhi carichi di oradio dell’amico.
Boris, imperioso e furioso lo sovrastava come un falco pronto a lanciare il suo anatema.
Gli manco il respiro, aveva sempre temuto che un giorno sarebbe successo.
Non riusciva a muovere più un muscolo e sperava solo che non fosse vero.
-Ti odio!- L’aveva detto. Sibilino, strisciante. Una pugnalata al cuore che squarciò una ferita già aperta.
Boris lo mollò e uscì dalla stanza senza guardarsi indietro, sbattendo la porta.
Yuri rimase a fissare il punto in cui era scomparso l’amico senza battere ciglio, finché Sergey non tornò a sedersi. A quel punto tornò ad affacciarsi alla finestra seguito dal totale silenzio che era calato nella stanza.
Si sentiva distrutto. Sapeva che Boris l’aveva detto solo perché era arrabbiato, che non lo pensava veramente, ma sapeva di meritarselo. Era una scena che si era ripetuta nei suoi incubi da quando era tornata lei.
-Adesso dobbiamo preoccuparci della finale di domani!- il professore decise di prendere la parola nonostante l’attimo di tensione.
Hitoshi annuì chiaramente d’accordo. -Non dobbiamo dimenticarci che questo è solo l’inizio. Sicuramente cercheranno di prendere anche i bit power degli altri blader come fecero tre anni fa, quindi dobbiamo metterli in guardia.-  
-Per adesso Takao, Rei e Max hanno perso i loro bitpower…- continuò Kappa facendo il punto della situazione. –Kai non ha neanche più il bey blade, e….- stava per dire che non c’era più Ari, ma si trattenne scrutando i visi corrucciati e mogi dei compagni. Takao sembrava averla presa molto male, sul personale. C’era da aspettarselo, dopo tutto. -… ci manca un giocatore.- concluse Kappa. -L’unico che è nelle condizioni di scendere in campo domani è Daichi.-
Hitoshi ponderò attentamente la situazione. Non avevano possibilità né di vincere né di poter recuperare i bitpower.
Quella era una situazione critica e senza soluzioni. Erano rimasti in quattro e solo uno di loro poteva gareggiare.
-Scenderemo lo stesso in campo!- affermò Takao con determinazione. –Non ci lasceremo intimidire dai loro sporchi trucchi! Combatterò per vincere e per riprendermi il Drago Azzurro!-
Rei e Max si scambiarono un’occhiata. Sapevano entrambi che era impossibile vincere nelle loro condizioni, ma non se la sentirono di contraddire Takao.
Lanciarono un’occhiata furtiva a Kai. Da quando Dranzer era andato in pezzi non aveva aperto bocca.
Rei si alzò e si avvicinò a Kai, seduto in un angolo della stanza.
Tentennò prima di parlare, scrutandolo nella speranza di un suo movimento che indicasse che fosse ancora lì presente insieme a loro.
-Kai…. Tutto bene?- gli chiese.
Kai neanche si mosse, e Rei scambiò un rapido sguardo con Max e Takao che, altrettanto preoccupati, si strinsero nelle spalle.
Hilary si avvicinò a Kai, gli si sedette accanto e gli prese la mano per fargli coraggio. Non sapeva come ma non si sentiva più in imbarazzo a stargli così vicino.
-Kai mi dispiace per Dranzer, ma vedrai che si risolverà tutto. Il professore sicuramente te lo ricostruirà!-
Kappa annuì. -Certo, ma ci vorrà qualche giorno purtroppo….-
-Non ci fa niente, vero Kai!?- lo incalzò incoraggiante Rei, ma Kai rimase com’era.
-È colpa mia…-
I ragazzi lo guardarono sorpresi. Finalmente Kai aveva parlato. Dopo ore di silenzio, dalle sue labbra era finalmente uscito un fiato. Pure Yuri si era voltato e prestava attenzione.
-Cosa è colpa tua?- gli chiese con garbo Hilary.
-…. Della mia mania di essere sempre il più forte, di superare tutti….-
-Kai, ma di cosa stai parlando?- domandò Takao curioso.
-Per Black Dranzer…. Come ho tradito voi, ho fatto lo stesso con lei....- la voce si incrinò. -Ho sempre fatto questo….- Abbassò lo sguardo e, liberandosi dalla presa gentile della mano di Hilary, si passò le mani tra i capelli. La testa non aveva smesso un attimo di fargli male.
-Kai tu hai scelto noi….- gli fece presente Takao, ma Kai lo interruppe alzando il tono della voce, mentre il rancore ed il risentimento aumentavano.
-Lei ha ragione a odiarmi, a volermi morto.- si alzò e raggiunse il comò, guardando con disgusto il riflesso che gli rimandava lo specchio.  
Si odiava con tutto il cuore. Il racconto di Sergey non era niente in confronto a quello che doveva essere stata veramente la vita per lei là dentro.
Solo i suoi occhi carichi d’odio potevano mostrare la vera sofferenza di quegli anni di prigionia e di torture. Come aveva fatto a non capirlo ogni volta che i loro sguardi si erano incrociati? Era sempre stato così chiaro!
Era nauseato, non riusciva più a guardarsi.  
Avrebbe potuto essere libera molto tempo prima, e tutto per colpa sua, per Black Dranzer….
-PER IL MIO DANNATO EGOISMO!!-
Con un pugno lo specchio andò in frantumi cancellando la sua immagine.
Dietro di lui si scatenò il trambusto, qualcuno urlò, qualche altro si precipitò su di lui per fermarlo.
Dalla mano colava il sangue. Alcune grosse schegge di vetro erano rimaste conficcate nelle nocche.
Non gliene importava, né del sangue, del dolore né che gli altri si stessero preoccupando. Forse stava iniziando a dare chiari segni di squilibrio mentale, ma si sentiva meglio. Quasi gli veniva da ridere. Che cosa era poi un po’ di sangue a confronto? Non c’era neanche bisogno di preoccuparsi tanto, riusciva a muovere la mano senza difficoltà.
Rei gli mise attorno un asciugamano che subito si impregnò di sangue.
-Per l’amor del cielo Kai, ma ti sei rimbecillito?!- gli urlò Takao quasi nel panico.
-Stai fermo con quella mano!- gli ordinò Hitoshi visto che con tutta tranquillità Kai continuava ad aprirla e chiuderla. –Dobbiamo andare al pronto soccorso, devi farti mettere i punti!-
Per tutta risposta Kai iniziò a sfilarsi i pezzi di vetro più grossi da solo, ignorando il dolore.
Ayumi, Ming Ming impallidirono e si voltarono dall’altra parte sconvolte, Kappa fu sul punto di svenire e a Max sfuggì un conato di vomito.
-Basta Kai, non ci concludi niente candendo così!- tuonò Sergey.
Kai lo fulminò con un’occhiata gelida ma il russo non si fece intimorire.
-Fatti i cazzi tuoi!- lo avvisò Kai stringendosi l’asciugamano intorno alla mano.
Yuri si appoggiò al muro ed incrociò le braccia.
-La colpa non è di nessuno!- disse con cinismo. –Con o senza di te era segnata. Sarebbe stato meglio per lei se fosse morta!-
Ammutoliti ed increduli alle proprie orecchie i presenti rimasero a fissare il rosso, constatando dalla sua espressione fredda e risoluta che diceva sul serio.
Takao si fece avanti, scrutando con attenzione il suo viso ed i glaciali occhi azzurri.
-Cosa hai detto?!- disse con voce alterata facendosi più vicino.
Gli conveniva rimangiarsi quello che aveva detto. Ma Yuri non sembrava averne intenzione, infatti non si scompose, rimanendo fermo sulla sua convinzione.
Takao lo afferrò per la maglia, ma l’impassibilità di Yuri era raggelante.    
-Ripetilo se hai il coraggio….- sibilò minaccioso.
-Yuri ha ragione!- ammise suo malgrado Sergey.
-Cosa?! Anche tu….- disse scandalizzato Takao ora fissando l’altro russo che abbasso il capo dispiaciuto. -Ma cosa vi salta in mente?!-
Lasciò la maglia di Yuri disgustato e si allontanò da lui lanciandogli un’ultima occhiataccia.
-Andiamo Kai!- disse dirigendosi verso la porta. –Sistemiamo questa mano e andiamo a dormire, si è fatto tardi!-
I ragazzi seguirono il capitano fuori dalla stanza senza fiatare.
Prima di uscire Kai cercò gli occhi di Yuri per avere la conferma di quanto detto.
Quali cose terribili li aveva portati ad affermare una cosa del genere? Quante cose sapevano e non gli avevano detto?
Una volta rimasti da soli Yuri si sentì improvvisamente stanco. Non ne voleva sapere più niente.
Lasciò che se ne andassero e portassero via con loro le loro sciocche convinzioni e l’infondata fiducia.
Voleva chiudere per sempre quel capitolo.
Era rimasto da solo con Sergey. Boris aveva bisogno di sbollire, e sarebbe tornato forse la mattina dopo.  
Dopo di che Ariel sarebbe tornata solo un brutto ricordo e tutto si sarebbe rimesso al proprio posto, come era sempre stato e come era giusto che fosse.
 

 

Il solito bar, la solita gente che gira all’una di notte, tra chi ha appena finito la serata e si ritira allegramente verso casa, e chi invece arriva solo ora e la notte è appena iniziata.
Lui faceva parte di quest’ultimi. Gente diversa dai primi che in compagnia passavano la serata fuori per divertirsi, gente che andava alla ricerca di qualcosa, a cui mancava qualcosa.
Conosceva bene quell’orario. Dall’una di notte in poi l’ambiente di quei pub si trasformava assumendo una sfumatura triste e squallida, nonostante molti trovassero la vita in quell’orario. Ma era solo un’illusione, la vita vera era quella che non riuscivano a raggiungere o per paura o per incapacità.
Era arrivato in quel posto attraversando isolati, strade dove ombre cigolanti apparivano furtive sotto la luce giallastra dei lampioni. Case buie, famiglie che riposavano tranquille.
Le finestre spente delle camere da letto dei bambini, dei genitori. E lui fuori, escluso, che fuggiva dalla loro indifferenza.
Nostalgia ma di ciò che non aveva mai avuto.
Ed ora, seduto a bancone di quel bar, riusciva a vedere il nitido squallore che avvolgeva quel posto ed ogni singola persona che si aggirava solitaria o in piccole finte compagnie.
Si fece passare un altro bicchiere, il terzo.
Cosa cercava lui? Bella domanda!
Non lo sapeva, o forse si. Lo sapeva benissimo che cosa lo aveva trascinato fin lì.
Avrebbe voluto piangere, ma non era mai stato facile per lui. Gli faceva troppo male piangere.
La sua camera in albergo era distrutta per questo, perché, dopo tanto tempo, ancora non era capace di sfogarsi veramente.
E buttò giù altro alcool.
Yuriy, pensò amareggiato, Yuriy aveva sempre stramaledettamente ragione!   
Lei era solo un brutto ricordo da cancellare.
Una ragazzina bionda, che lo stava fissando da un quarto d’ora buono dall’altra parte del locale, si fece avanti con sicurezza e gli si sedette accanto. Ricambiò il sorriso malizioso quasi meccanicamente.
-Come va? Sembri triste….-
Boris le lanciò una rapida occhiata.
-Già….-
-Se vuoi ti faccio un po’ di compagnia…. In due la tristezza passa!-

 
 

-Ti amo….-
La ragazza si irrigidì a quelle parole. Un ragazzo occasionale, come lei doveva essere per lui, niente più niente meno. Quelle erano parole che non dovevano essere mai pronunciate in un rapporto di mezz’ora.  
Si tirò su senza neanche guardarlo e si alzò sistemandosi frettolosamente.
-Ehm…. Io devo andare, ho da fare e…-
Boris le afferrò un braccio prima che fosse troppo lontana. Gli occhi spenti, arrendevoli.   
-Dimmi che mi ami ti prego! Lo so che non è vero, ma almeno per una volta nella vita voglio sentirmelo dire!-
La ragazza storse la bocca. Era meglio andarsene, quel tizio si stava rivelando più strano di quello che sembrava.
-Mi dispiace, ma devo proprio andare!- disse liberandosi dalla sua presa con facilità. –Scusa!-
Boris arrendevole lasciò cadere il braccio lungo il fianco, guardando quella ragazza andare via lasciandolo vuoto. Non aveva neanche più la rabbia in corpo, solo un cuore di cui non sentiva nemmeno il battito, e l’aria che entrava nei polmoni quasi non la avvertita. Non aveva nessun significato. Vuoto. Come la sua esistenza.
Dei passi leggeri, si fermarono alle sue spalle.
Emerse dall’ombra in cui si era rifugiato.
-Ti amo!-    
Il cuore si gonfiò, come i polmoni, una sensazione leggera e strana.
Fece il giro intorno alla panchina e gli si sedette accanto.
Si guardarono negli occhi. I suoi occhi azzurri lo riempivano.
Le lacrime scesero, gli solcarono il viso, ma non facevano male come si aspettava.
I suoi occhi azzurri non lo lasciavano. Lui non lo lasciava mai, lo guidava, lo accudiva con lo stesso amore di un genitore, di un fratello, di un amico, di un amante.    
-Grazie Yuri….-
Un sospiro, la voce strozzata dall’emozione. Emozionato, grato per sempre!
Yuri lo abbracciò stretto, tra le sue braccia, al suo petto. Era ancora tramortito e spento, non muoveva un muscolo.
Posò un bacio sulle labbra schiuse, sulla guancia e affondò nell’incavo del collo continuando a posare leggeri baci d’affetto stringendolo forte, per sostenerlo.
Che sciocco che era a ringraziarlo. Non c’era bisogno di parole per lui.
-Sei il mio migliore amico, la mia famiglia. Sarò sempre accanto a te. Tutto ciò di cui hai bisogno, sono qui!-
Boris chiuse gli occhi esausto e si abbandonò sulla sua spalla. Se ne avesse avuto la forza avrebbe continuato a ringraziarlo all’infinito, ma una cosa era certa: le emozioni stancano.
Grazie Yuri!

 



SAAAAAAAAAAAALVE!
Ecco il capitolo nuovo! lo so fa schifo, come quello prima del resto XD! vabbe perdonatemi! anche qui una piccola shonen ai, non la metto proprio da parte come l'altra perchè non stona.
grazie mille a tutti coloro che leggono e che hanno messo la mia ff tra i preferiti ^^!
adesso a voi!
Klarai: grazie mille! XD il vecchio non va in pensione! mi serve ancora una volta dopo questa prima parte hihi! lo so che in questo capitolo non è spiegato un granchè, ma te l'avevo detto che non mi soddisfa. non è finita qua però, ari per la felicità di yuyu tornerà, e a quel punto non si ferma....
Lirinuccia: come kai non riesci a vederlo!? la coppia dell'anime è proprio la takao kai!XD dimmi se la boris yuriy ti convince! grazie cmq e cercherò di sbrigarmi ;).
lexy90: ciao, si ari ha ragione, e kai sborone XD se ne rende conto pure lui! nel prossimo cap vedrai che succedera, se ari passerà dalla parte giusta o altro....
Arwen:ciao grazie ^^. neanche io ricordo che fine fa il vecchio, ma ricordo benissim che disse che non era finita lì, e bene rieccolo :D! per adesso ho finito con lui, un altro cap e basta, poi mi servirà magari in futuro.lo so che qui non c'è molto sul passato, ma è sempre molto diluito il discorso, ma spero che nel seguito, o anche nel prossimo cap, chi lo sa, riuscirò a mettere qualcosa di più preciso. In effetti adesso i piccini sono senza bit e kai senza bey: riusciranno i nostri eroi a non fare la figura di cacca alla finale!?XD
SweetLilithOfMyDreams: wow che nome lungoXD! grazie mille, sono contenta che ti piaccia! anche la mia attenzione allo studio è calata precchio ultimamente ^_^'! il vecchio lo odiano tutti XD ma anche zio vorkof non scherza! cercherò di aggiornare al più presto.
adesso un saluto a tutti e vado a magnà!
bacioni! SMAAAAAKH!

 

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Capitolo 40
*** Finale alle porte ***


40 finale alle porte 40°. Finale alle porte
(capitolo revisionato e riscritto)


 

Arrivare fin lì fu fin anche troppo facile.   
Doveva riconoscere a sé stessa di aver reagito con una lucidità che neanche pensava di avere. Certo, aveva avuto un momento di smarrimento iniziale, giusto qualche minuto prima di ricomporsi. Era tanto da metabolizzare. A pagarne il prezzo erano stati i due tecnici che si erano trovati nelle sue vicinanze. Non sapeva se fossero ancora vivi, ma per sicurezza li aveva comunque rinchiusi in uno sgabuzzino prima di andare via.  
Aveva riorganizzato le sue carte e si era messa subito all’opera.  
Non fu complicato accedere al database e a tutte le informazioni di cui aveva bisogno e, come a voler sottolineare che i suoi sospetti non fossero infondati, il suo codice identificativo non le permetteva di accedere a quei dati specifici che stava cercando.  
C’era tutto, cartelle cliniche, rapporti, spostamenti. Tutto il materiale confermava una cosa: Kai Hiwatari non aveva mentito.
E se Kai non aveva mentito e non l’aveva tradita, questo voleva dire che altri erano i responsabili, altri dovevano pagare per tutto quello che aveva subito. La sua furia vendicativa doveva abbattersi su qualcun altro.
Ora, dopo aver guidato per quasi due ore a velocità folle fino alla sede della Borg in mezzo ai boschi a nord di Ottawa, si trovava ad un passo dal suo obbiettivo, nel caveau, proprio di fronte una massiccia porta in acciaio.
Prima di arrivare lì aveva modificato i suoi permessi per avere libero accesso ai vari livelli di quella sede senza trovare ostacoli. Almeno non ne aveva trovati fino a quel momento.
Il caso voleva che proprio al di là di quella spessa porta in acciaio ci fosse l’esatta cosa che voleva e l’unica cosa che le mancava per ottenerla era un codice a sei cifre.  
Ariel si voltò verso l’uomo che aveva legato alla sedia con dei cavi elettrici e lo fissò con uno sguardo raggelante.  
Nonostante fosse palese che la sua aguzzina fosse senza scrupoli, lui ostentava una fiera spavalderia.
Ma sarebbe durata ancora poco.
Avanzò verso di lui e gli si piazzò davanti. Appoggiò le mani sui braccioli, avvicinandosi al suo viso. L'uomo si ritrasse per quando gli fosse possibile, ma i suoi occhi ardenti erano l’unica cosa che ora riusciva a vedere.
-Quanto sei disposto a soffrire per proteggere quello che è contenuto lì dentro?-  
La domanda lo spiazzò, e per un attimo la sua espressione determinata fu incrinata dal disappunto.
-Adesso ti spiego, sarò breve- proseguì con uno strano tono affettato -non mi ripeterò, dopodiché non parlerò più.-   
Ariel stava avendo anche fin troppa pazienza ma era meglio procedere per gradi, con calma. -Abbiamo tutta la notte davanti e ti posso assicurare che io otterrò quel codice, tu me lo darai.- gli spiego ad un palmo dal suo viso, gli occhi piantati in quelli sgranati di lui. -Ma puoi scegliere tu in che condizioni sarai domani mattina. Dipende da te: prima mi darai il codice, meno soffrirai. Prima mi darai il codice e più probabilità avrai domani mattina di poter ancora camminare sulle tue gambe o di poterti segare con tutte e dieci le dita.-
L'uomo trattenne il respiro ma, nonostante le minacce, le sue labbra rimasero stoicamente serrate. Evidentemente non la prendeva abbastanza seriamente nonostante i gradi sulla divisa della Borg fossero un più che chiaro suggerimento che si trovava davanti una persona pericolosa.
Lo sguardo di lui corse istintivamente verso la porta in una disperata ricerca di una via di uscita.  
Ariel scoppiò a ridere, una risata roca e vuota che lo fece rabbrividire.
Inclinò il capo e con la mano afferrò con veemenza il viso dell’uomo, costringendolo a guardarla dritto negli occhi e finalmente vide la cieca rabbia trasfigurare il bel viso della ragazza.  
-Non essere ingenuo- ringhiò sommessamente -non resisterai tanto a lungo!-
Lo mollò malamente e si rimise dritta, fissandolo dall’alto in basso per qualche secondo.
-Il codice!- tuonò.   
Le labbra dell’uomo rimasero orgogliosamente serrate. Una goccia di sudore gli scese lungo la tempia mentre il cuore batteva forte nel petto.  
Per qualche secondo lei distolse lo sguardo e si passò una mano tra i capelli legati.  
Per un attimo ebbe la fugace illusione che si sarebbe allontanata, che avrebbe desistito, che fosse tutto un bluff e che non avrebbe avuto il coraggio di fare nulla.
Ma il suo urlò invase il caveau pochi secondi dopo.  
Sotto shock, col fiato mozzato e scosso da tremiti di dolore, abbassò sconvolto gli occhi sulla sua coscia. C'erano delle forbici conficcate! Strette nel pugno della ragazza e conficcate nella sua coscia c’erano le forbici che fino a poco prima erano sulla scrivania.
Riprese fiato a fatica, ormai in preda al terrore puro si specchiò negli occhi folli della sua aguzzina. E di nuovo parlò.
-Il codice!-  
 

 


Una sottile pioggia estiva batteva leggera e fina contro il vetro. Il paesaggio grigio fuori dalla finestra appariva sfocato.
Takao si sentiva inquieto. Dentro sentiva un tumulto muto ed indefinito. Era arrivato il momento della finale. Come avrebbe fatto a riprendersi il Drago Azzurro? Ci sarebbe riuscito o era andato perso per sempre?  
Scosse il capo cacciando via quei pensieri. Lui non si sarebbe arreso, avrebbe lottato per riprenderselo e continuato a lottare, fino allo sfinimento, anche tutta la vita se necessario. Non lo avrebbe abbandonato al suo destino, il Drago Azzurro contava su di lui, lo sapeva!
Passò in rassegna i suoi compagni di squadra, abbattuti e taciturni.  
Dopo i mesi passati con la sua squadra, gli allenamenti, le tante sfide, le avventure, dopo essersi ritrovato a fronteggiare una amica come una nemica senza poter fare niente per evitarlo, per cambiare le cose, dopo una notte passata insonne a rigirarsi nel letto senza trovare pace, adesso doveva prepararsi ad affrontare la dura realtà con coraggio e determinazione per sé stesso e per i suoi amici.
Conosceva molto bene il sapore amaro della perdita di un amico e del tradimento, ma sarebbe andata bene come l’ultima volta, me era sicuro. Non si sarebbe lasciato abbattere, non si sarebbe arreso, né alla sfida che li aspettava sul campo di lì a pochi minuti, né alla speranza di ritrovare Ari perché lo sapeva, ne era certo! Non aveva finto per tutto quel tempo, lei era entrata a far parte della loro squadra, era una di loro e sarebbe tornata. Alla fine, anche lei lo avrebbe capito!
Takao stinse nel pugno il suo Dragoon pronto alla nuova battaglia.
Lanciò un’occhiata alla parte opposta dello spogliatoio cercando di incrociare lo sguardo di Kai, sperando che gli infondesse un po’ di forza, ma lui era assente, sconfitto. La fermezza che lo contraddistingueva sembrava averlo abbandonato, lasciandolo spento e svilito a fissare il vuoto fuori dalla finestra, seduto in un angolo a massaggiare distrattamente la mano fasciata.
Voleva dire che avrebbe combattuto anche per lui!
Hilary non poté fare a meno di notare che quello era il momento prepartita più silenzioso che avessero mai avuto. Anche gli altri ragazzi sembravano abbattuti, addirittura Daichi aveva perso la sua solita spavalderia e parlantina impertinente.  
Max e Rei avevano perso i loro animali sacri e non nutrivano la minima speranza di recuperarli.  
Quella mattina avevano già messo in guardia tutti gli altri bladers delle altre squadre. Molto probabilmente si sarebbe ripetuto quello che era successo tre anni prima in Russia.
Hitoshi si schiarì la voce e si fece coraggio. -Mi dispiace ma dobbiamo andare. Non possiamo rimandare oltre…- asserì asciutto.
Ci aveva pensato tutta la notte. Quella tattica non li avrebbe portati alla vittoria, ma era l’unica che avrebbe permesso loro quanto meno di presentarsi in campo. Anche Kappa era del suo stesso avviso.  
Fuori, intanto, si avvertiva già l’entusiasmo dei tifosi.
-Adesso scenderemo in campo, ma questa volta non in coppia. Abbiamo chiesto tre incontri singoli. Ci manca un giocatore e Kai non ha più il suo beyblade. Inoltre, credo che sia meglio fare scendere in campo Daichi da solo. Siete d’accordo?-
Loro annuirono, nessuno osò fiatare.
-Daichi, il tuo incontro è importante, devi vincere a tutti i costi! Contiamo tutti su di te!-
-Sarà fatto!- disse il piccolo straordinariamente serio.
-Tieni presente che con molta probabilità ti troverai ad affrontare uno o più di uno dei bitpower dei ragazzi.- lo mise in guardia -Non sottovalutarli e ricorda, proveranno sicuramente a sottrarre anche il tuo. Non abbassare mai la guardia!-  
Daichi annuì grave stringendo istintivamente i pugni.
-Poi scenderanno in campo Takao e Rei….- continuò Hitoshi alzandosi. –Adesso andiamo.-
I ragazzi lo imitarono, tirandosi su fiaccamente, chiaramente avviliti dalla situazione.
Takao non sopportava lo stesso si vederli così abbattuti. Sapeva che in fondo a ognuno di loro c’era una scintilla di speranza che ancora brillava sotto la cenere. Contava proprio in questo. Si infilò la giacca e si sistemò il berretto e parlò a tutti.
-Dobbiamo dare il massimo! Avranno pure preso i nostri bitpower ma noi restiamo i migliori. Noi siamo una squadra! Siete con me?!- disse potando una mano avanti per stringere quel patto con tutti i presenti.
Gli altri si fermarono e lo guardarono senza muovere un muscolo, poco convinti dall’ostinato ottimismo del loro capitano.
-Io ci sto!- esclamò Hilary afferrando la sua mano con vigore.
Daichi aggiunse la sua. –Anche io! Non mi lascerò sconfiggere da quegli idioti!-
Max e Rei si scambiarono un’occhiata e guardarono Kai che sembrava non volerne sapere di tornare tra loro. Non si era alzato dalla panca, non aveva dato segno nemmeno di essersi accorto di loro.  
Takao era tutto l’opposto invece: sembrava capace di piegare il mondo intero con la sua sola forza di volontà.
-Daremo il massimo!- disse Max facendosi forza. Conosceva fin troppo bene Takao, avrebbe combattuto questa battaglia senza per un attimo dubitare delle capacità sue e di quelle degli altri.  
Non si sarebbero lasciati abbattere, finché fossero rimasti uniti avrebbero continuato a lottare!
Alle loro mani si aggiunsero anche quella di Rei ed Hitoshi, tutti riuniti in cerchio sostenuti dalla forza d’animo del loro capitano.
-Kai….- lo chiamò quest’ultimo.
Kai alzò lentamente lo sguardo incrociando gli occhi scuri di Takao. Gli sorrideva come faceva sempre, pieno di fiducia.
-Datti una mossa!- gli disse. -Non dirmi che non vuoi vincere che non ci credo!-
Infatti! Takao lo conosceva fin troppo bene. Voleva vincere a tutti i costi, era quella la sua natura e non l’avrebbe mai potuta cambiare. Adesso loro avevano bisogno di lui, anche se non poteva fare niente.
Si alzò e la sua mano fasciata chiuse il cerchio, ma era come se fosse stata su quella di Takao.
-Tutti insieme ragazzi, al mio tre! Uno, due, tre….-
-Vinceremo!-

 

 

Grazie mille raga! Scusate l’abnorme ritardo, ma in questa settimana non sono riuscita a fare molto perché ho avuto il test di giappo, speriamo sia andato bene ^_^’’’’!
Lo so che è piccolo e non ho riletto, ma spero di farlo questo pomeriggio perché adesso devo andare a mangiare da mia zia.
Grazie mille a tutti voi, ci sentiamo più tardi. Bacioni e chi legge chi ha messo tra i preferiti e a tutte voi che avete recensito (chiedo scusa se c’è qualche ragazzo e non me ne sono accorta :D), spero di poter rispondere ai vostri commenti e potervi ringraziare una per una più tardi. Ciao! ps: come sempre il titolo fa cagare XD!
 

 

 

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Capitolo 41
*** La finale ***


Dedicato a Klarai che in quatro parole ha sbloccato un intero capitolo fermo da un mese :), grazie!


41°. La Finale
(capitolo revisionato e riscritto)



 

DjMan in piedi sulla piattaforma di fronte al beystadio stava spiegando al pubblico le nuove modalità della finale.
-Tre incontri singoli! Uno contro uno signori!- spiegò con entusiasmo -La proposta dei Bladebreakers è stata accolta sportivamente dagli Olimpionick che hanno già presentato la loro formazione!-
Il pubblico nonostante il disappunto iniziale esultò sugli spalti pronto a godersi lo spettacolo.  
-Procediamo con il primo incontro! Invito i giocatori ad avvicinarsi al beystadio!- continuò DjMan –Per gli Olimpionick abbiamo Moustock mentre per i Bladebreakers Daichi!-
Daichi e Moustock si avviarono al campo da gioco e si posizionarono l’uno di fronte all’altro. Daichi non era mai stato così serio e concentrato in vita sua.
Alle sue spalle la sua squadra contava su di lui, avvertiva il loro occhi su di sé e il loro sostegno. Non aveva alcuna intenzione di deluderli.  
Le parole di avvertimento di Hitoshi gli vorticavano nella mente, non si sarebbe mai fatto battere da quei vigliacchi, gliela avrebbe fatta pagare! Ci avrebbe messo tutto sé stesso!   
Intanto in panchina i Bladebreakers seguivano tesi ogni movimento degli avversari. Gli Olimpionick ostentavano una grande sicurezza, poco distante da loro, Hito Hiwatari circondato dai suoi galoppini sogghignava tronfio e soddisfatto per essere riuscito a raggiungere il suo obbiettivo.  
Fu proprio la presenza dell’uomo a scatenare in Kai finalmente qualcosa di diverso dal soverchiante senso di colpa che lo opprimeva dalla sera prima. Si sentiva bruciare di rabbia e disgusto.
I suoi compagni lo aveva notato immediatamente, non appena erano entrati in campo e lo avevano visto. L'espressione sul viso del loro amico era mutata drasticamente.  
Takao non osava neppure immaginare cosa si dovessere provare a non poter avere la minima fiducia in chi avrebbe dovuto essere una certezza per te. Suo nonno lo aveva cresciuto con amore, non avrebbe mai osato fare di proposito nulla che potesse ferirlo. Invece per Kai era diverso, per l’ennesima volta era stato tradito e raggirato da suo nonno.  
-In posizione!-  
L’attenzione tornò sul cronista.
Daichi agganciò il suo Gaiadragoon al lanciatore.  
DjMan alzò il braccio pronto a dare il via all’incontro.
Sugli spalti la folla esultò entusiasta.
-Tre!-
Tutto lo stadio con un’unica voce prese a contare insieme al cronista.
Ma, al di sotto della folla incitante, uno strano rombo lontano arrivò alle orecchie di Daichi attirando la sua attenzione.  
Non fu l’unico a avere la sensazione di sentire qualcosa. Rei, Max e Kai si scambiarono un fugace sguardo perplessi e si voltarono verso l’ingresso poco distante da loro. Sembrava provenire da lì e sembrava crescere, sempre più forte.  
-Due!- continuò il coro incitante.
Con un tuono rombante irruppe nello stadio una moto lanciata a tutta velocità che interruppe di netto il conto alla rovescia, attirando completamente l’attenzione di tutti.
Fece una brusca frenata sterzando completamente, segnando il manto erboso del campo, fermandosi proprio di fronte al beystadio.    
Per un attimo regnò il silenzio. Non un fiato, sugli spalti, nel campo.
-Questo sì che è un ingresso spettacolare!- esclamò esultante DjMan caricando il pubblico. Abituato agli ingressi hollywoodiani degli americani era convinto che si trattasse di una trovata di una delle due squadre per dare spettacolo, e non fece caso che nessuno dei presenti in campo sembrava esaltato come lui.
Entrambe le squadre sapevano bene di chi si trattava. Nonostante il casco integrale, la divisa rossa e nera rivelava immediatamente l’identità della persona che aveva appena fatto irruzione.
Il pubblico esultava e gli addetti alla sicurezza si avvicendavano affannati e sconvolti all’ingresso dal quale era arrivata la moto.
Il pilota scese dalla moto mollandola a terra e si incamminò con passo impetuoso verso il lato degli Olimpionick.
Si sfilò il casco e lo gettò a terra.  
-Wow signori! Si tratta di Ariel dei Bladebreakers!- continuò DjMan sempre più gasato –Questa ragazza ha spaccato!-  
-Sumeragi, scendi da lì!- ordinò imperiosa Ariel con voce tonante mentre proseguiva, senza nemmeno degnare Daichi di uno sguardo e facendo inalberare inevitabilmente il ragazzino che si sentì salire di botto il sangue in testa.   
-Tu!? Come osi presentarti qui e darmi ordini!?- le sbraitò contro infuriato venendo ignorato da lei.   
Ariel era chiaramente diretta verso il suo obbiettivo, Hito Hiwatari, e le due guardie del corpo del presidente gli si pararono davanti pronti a bloccarla, ma non ce ne fu di bisogno perché lei si fermò a pochi metri da lui.  
Aveva uno sguardo feroce. La mandibola serrata, i pugni stretti lungo i fianchi, e gli occhi piantati in quelli del granitico, imponente uomo davanti a lei.  
-Che cosa credi di fare Mayer?- sibilò minaccioso Hito Hiwatari. Non tollerava quei colpi di testa. Inoltre, ci voleva ben altro per intimorire un uomo come lui. -Non ti ho dato il permesso di presentarti qui!-   
Le labbra della ragazza si piegarono i un ghigno.
-Signor presidente!- fece a mo’ di saluto con tono sornione. -Mi sembrava avesse detto di non aver paura di me. Me lo ricordo, non è una bestia disse, slegatela!-  
Quel comportamento non fece altro che acuire l’irritazione del vecchio Hiwatari. Non tollerava l’improvviso atteggiamento puerile e beffardo di quella che fino alla sera prima si era dimostrata inequivocabilmente una delle sue risorse migliori.  
Le guardie del corpo percepivano palpabilmente la prepotente instabilità e minaccia nell’atteggiamento della ragazza e azzardarono mezzo passo avanti pronti ad allontanarla con la forza.
Ariel alzò le mani e le mise ben in vista e i due si fermarono leggendolo come un gesto remissivo.
-Sappiamo entrambi che non hai bisogno di armi per essere pericolosa!- puntualizzò spazientito Hiwatari.  
Lei continuò a fissarlo senza fiatare e una strana espressione di trionfo si fece largo sul suo viso pallido.  
Con ancora le mani alzate ruotò i polsi lentamente, mostrando prima il dorso e poi di nuovo i palmi.  
La fronte del presidente Hiwatari si corrucciò. Le due guardie del corpo erano sempre più tese.
-Mi sono slegata.- disse in un sibilo minaccioso.  
L’uomo scoppiò in una fragorosa risata di scherno.  
-Sei solo una sciocca- sentenziò con disprezzo –Ti credevo più sveglia, invece ti sei rivelata l’ennesima delusione!-
Ariel lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi.  
-Nessuno può permettersi di ingannarmi, usarmi e sperare di passarla liscia!- disse con voce venata di collera. -La farei pagare anche a quel bastardo di Vorkof se non fosse in galera… e gli conviene rimanerci se tiene cara la pelle!-
-E sentiamo, che cosa avresti intenzione di fare?-
Ariel studiò attentamente il suo avversario. La guardava dall’alto in basso, con sufficienza, come una fastidiosa, inutile seccatura, barricato nella sua sicurezza e nella convinzione di poterla schiacciare senza il minimo sforzo. Non la temeva. Non gli era ancora arrivata voce di quel che era successo quella notte. Non aveva il benché minimo sentore di cosa fosse pronta a fare, fino a che punto fosse disposta a spingersi.  
-Le toglierò tutto quello che ha ottenuto grazie a me! Un unico incontro. Ogni due minuti si aggiunge un giocatore.- propose asciutta e lesta prima che potesse interromperla. -Ci stai?-  
Negli occhi del presidente brillò una luce maligna e un ghigno beffardo si allargò.
-Tu vorresti affronta da sola l’intera squadra sapendo che abbiamo anche i quattro animali sacri come arma?!- Era chiaro, la ragazza stava vaneggiando. –Vuoi essere disintegrata quindi!-   
Ariel non si scompose, continuò a sostenere il suo sguardo integerrima. Anche quando il presidente improvvisamente le fu addosso, ad un palmo dal suo viso, sovrastandola minacciosamente, lei non si mosse, nemmeno un muscolo, non un tremito.  
-Sia come vuoi!- sibilò inviperito, indisposto da tanta faccia tosta e dallo spreco di tempo e di talento. -Al macello allora! E anche se non me ne faccio niente del tuo bitpower, me lo prenderò lo stesso!-
E così come si era avvicinato, fulmineo si allontanò da lei e andò immediatamente a dare le nuove disposizioni.  
Imperturbabile, Ariel ruotò su sé stesse. In fondo, nella parte opposta al campo, i Bladebreakers la fissavano muti, immobili, tesi, in attesa.
Si incamminò a passo di marcia attraversando il mando erboso del campo e li raggiunse.
Quando arrivò tra di loro nessuno proferì parola.
Si andò a sedere in panchina e si rilassò contro lo schienale avvertendo la stanchezza del viaggio e della tensione accumulata fino a quel momento.
Le stavano tutti intorno. Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro.
-Ari.- Takao fu il primo a parlare.  
Daichi avrebbe iniziato a parlare già molto prima, e ne avrebbe avute di cose da dire, ma gli era stato intimato da Takao di tacere. Voleva essere lui ad affrontarla.
-Scenderemo in campo uno dopo l’altro, preparatevi!- lo anticipò lei senza neanche guardarlo. Aveva ancora addosso la divisa della Borg, la stessa che la sera prima indossava quando aveva sottratto loro i bitpower, e ora era lì in mezzo a loro, senza l’intenzione apparentemente di dire nulla in proposito. -Sarà un unico incontro. Ogni due minuti si aggiunge un giocatore....-  
Gli altri si scambiarono degli sguardi allarmati e scettici.
-Sei impazzita?- sbottò Daichi d’impulso. -Cosa ti fa credere di poter venire qui dopo quello che hai fatto e darci pure degli ordini!?- proseguì senza alcun freno, rosso in viso e tremante di rabbia ignorando il richiamo di Takao.
Ma anche Hitoshi intervenne dando voce al pensiero di tutti.
-Come credi di poter affrontare un’intera squadra e i quattro animali sacri uniti completamente da sola?-  
Obbiettivamente nessuno di loro era nelle condizioni di poter affrontare un incontro del genere e di poterle dare sostegno a parte Daichi, e lui aveva già dimostrato più volte di non avere alcuna intensa con lei, a maggior ragione ora non c’era la minima speranza che ci collaborasse.  
Ariel parve totalmente indifferente alle affermazioni dei due. Come se nulla fosse si sfilò stancamente la giacca della divisa. Rimase in maglia nera, le braccia nude, la grossa cicatrice sull’avambraccio sinistro spiccava libera in piena vista.
Finalmente li guardò, sostenendo lo sguardo di ognuno di loro senza difficoltà.  
Erano diffidenti, sulla difensiva, tranne Hiwatari e Kinomiya. Il primo era rimasto in un angolo, in fondo alla panchina, muto e a testa bassa, l’unico a non essersi avvicinato. Il secondo aveva qualcosa di diverso da tutti gli altri, qualcosa che non riuscì a comprendere.
-So che è difficile per voi accettare che io sia di nuovo qui e che scenda di nuovo in campo con voi, ma i fatti sono questi- chiarì con durezza, senza preamboli –voi volete i vostri bitpower indietro, io voglio distruggere quel figlio di puttana di Hiwatari!-
-E come pensi di fare?- le chiese Rei. Nella sua voce c’era una freddezza che di rado era capitato loro di sentire. Lei lo guardò, si sporse in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia e un ghigno scaltro le increspò l’angolo della bocca.   
-Ho la mia arma.... Sumeragi aprirà l’incontro.- piegò -Allo scattare dei due minuti scenderò in campo io, dopodiché sarà il turno di Hiwatari....-
-Non credo che sia necessario farti presente che Kai non ha più un beyblade visto che sei stata proprio tu a distruggerglielo!- le rinfacciò aspramente Daichi senza darle il tempo di proseguire. -Tipo, quanto? Nemmeno dieci ore fa o te ne sei già dimenticata?!-
Per un attimo un luccichio di trionfo brillò nei suoi occhi e si alzò di scatto facendo sussultare Max e indietreggiare Kappa.  
Scansò Rei e Takao e si piazzò davanti a Kai.
Continuava a tenere la testa china, immobile, come pietrificato.  
Lentamente Kai alzò lo sguardo sulla ragazza in piedi davanti a lui. Per quando semplice, questa cosa richiese tutta la forza di volontà della quale disponeva. Trovò il coraggio e la guardò negli occhi senza sapere cosa aspettarsi. Erano freddi, scuri e lo scrutavano spietati. L'espressione sul suo volto era feroce e agguerrita ma diversa dal giorno prima.  
-In piedi!- gli ordinò.  
Distolse lo sguardo bruciato, la mascella gli si serrò e alla fine mise da parte il suo orgoglio e si tirò su arrendevole, cercando con tutte le sue forze di tenere la schiena dritta e la testa alta. Ma continuare a guardala in faccia, reggere il suo sguardo stava diventando sempre più difficile per lui.
-Dopo di me, tu scenderai in campo.- gli disse riducendo al minimo le distanze con un mezzo passo in avanti. Gli afferrò la mano fasciata con la sua e, senza interrompere il contatto visivo, vi mise qualcosa. -Insieme ci riprenderemo quello che è nostro!-  
Kai abbassò gli occhi e appena vide l’oggetto tra le loro mani d’impulso si ritrasse come ustionato, allontanando la mano sconvolto.  
-No!- scosse la testa più volte provando ad arretrare ancora, ma andrò a sbattere contro la panchina alle sue spalle. -Non posso... non posso!-  
Dove diavolo lo aveva preso?!  
Non voleva nemmeno toccarlo, né vederlo. Non ne voleva sapere niente!
-Che succede Kai?- chiesero i ragazzi allarmati dalla reazione di Kai senza riuscire a capire da cosa fosse stata scatenata. Il ragazzo era diventato, se possibile, ancora più pallido.
Ma Ariel impietosa avanzò stringendolo ancora di più in un angolo senza lasciarli alcuna via di fuga, e sembro mancargli anche l’aria. Gli mise il pugno chiuso sul petto, Kai sentì chiaramente attraverso la maglia l’oggetto che stringeva tra le dita.   
-Tu invece lo farai!- gli disse. -Guardami!-  
E a quell’ordine finalmente la guardo negli occhi e ne fu come catturato. La determinazione del suo sguardo lo folgorò. Ora era talmente vicina da riuscire a vedere solo i suoi occhi e sentire il suo respiro sulle labbra.
-Non posso!- ammise grave in un sussurrò. Gli mancava il fiato. -L’ultima volta ho perso il controllo....-  
-È esattamente quello che voglio!- gli rispose in un sibilo rabbioso.  
Spinse ulteriormente quel bey maledetto contro il suo petto e lo lasciò, costringendolo ad afferrarlo. E finalmente gli diede spazio facendo un passo indietro.  
-Non mostrarti debole o ti si rivolterà contro!-  
Kai prese dei profondi respiri e finalmente guardò il beyblade nero che stringeva tra le pallide dita della mano fasciata, e riconobbe immediatamente sulla pelle, attraverso i polpastrelli la sua energia.  
-Quello è....- balbettò Max incredulo.  
-Dove diamolo l’hai recuperato quel maledetto beyblade?- le chiese allarmato Rei. -Cosa credi di ottenere così?-  
-Sei impazzita!?- esclamò Kappa non riuscendo più a trattenersi.
-Kai, se non vuoi non devi!- gli disse Rei, ma Kai sembrava non averlo nemmeno sentito, sembrava non aver sentito una sola parola dei ragazzi.
Ariel avanzo tra di loro ignorando le loro proteste e tornò a sedersi in panchina.  
-Adesso basta!- intervenne Takao risoluto spostando l’attenzione da Kai a Ariel, rivolgendosi infine a Max, Rei e Kappa. Hitoshi, Hilary e Daichi non avevano la minima idea del perché di tanto allarmismo da parte loro. -Kai ha noi al suo fianco!- continuò Takao persuasivo, cercando di convincere loro e sé stesso e a rassicurarli.
-Con tutto il rispetto Takao- proruppe spazientito Kappa palesando apertamente i suoi dubbi -non possiamo prendere sottogamba questa faccenda! Quel beyblade ha una pessima influenza su di lui e di lei invece non abbiamo motivo di fidarci. Metti che per assurdo riescano davvero a recuperare tutti e quattro i bitpower, ti tendi conto dell’assurda quantità di potere finirebbe nelle loro mani? Chi ci assicura che la situazione non degeneri?!-
-Cosa vorresti dire?!- intervenne Hilary avvampando di indignazione per le insinuazioni del professore. -Kai non farebbe mai nulla del genere!-   
Max era sempre più a disagio e cercò istintivamente con lo sguardo Rei, ma l’amico sembrava imperscrutabile.
-Tu non lo conosci, Hilary!- la rimproverò aspro Kappa zittendola. -Non conosci lui e non conosci l’effetto che ha quel bey su di lui!-  
-Ma io sì!- riprese inamovibile Takao –Non è più lo stesso Kai dell’ultima volta. Ha noi al suo fianco, ha me! L'ultima volta ha scelto noi e io mi fido di lui!- e dopo una pausa proseguì consapevole di mettere così a dura prova i suoi compagni. -E mi fido di Ari!-
Lei spostò la sua attenzione su di lui imperturbabile.
-Va bene l’amicizia ed essere ottimisti e fiduciosi col mondo, tutto molto nobile, ma non essere ingenuo!- lo rimbeccò Kappa.
-Sì Kinomiya, il professore ha ragione- intervenne Ariel prendendoli in contropiede, seccata da tutte quelle futili ciance –non essere ingenuo! Forse puoi fidarti della mia sete di vendetta ma per quanto riguarda quell’altro... è pur sempre un Hiwatari, non ci si dovrebbe fidare a prescindere!- Si alzò e li fronteggiò nuovamente. -Vogliamo la stessa cosa tutti noi, togliere i bitpower dalle mani di quel vecchio bastardo, questo è l’unica cosa che conta!-  
-Il fatto è che- intervenne Rei con calma -anche così saremo in netto svantaggio. Quindi la domanda che dovremmo farci è: vale la pena mettere Kai in questa posizione?-
-Ce lo faremo bastare.- sentenziò Ariel severa.  
Intanto DjMan invitò i primi blader ad avvicinarsi al campo per dare inizio alla finale.  
-Per quanto mi riguarda sono disposta a giocarmi tutto per riuscirci, e ci riuscirò!-
Quelle ultime parole instillarono in Rei un angosciante senso di agitazione. La cieca determinazione nel suo sguardo cupo, la totale mancanza di scrupoli che aveva palesemente dimostrato in più occasioni e quelle parole lo turbavano. Aveva come la sensazione che pur di vincere avrebbe superato ogni limite, a discapito di qualsiasi cosa.  
Come mai nessuno a parte lui sembrava averlo percepito?
L’avversario era già in postazione di lancio. Aspettavano solo loro.
-Daichi, vai!- disse asciutto Takao al più piccolo.
-Io non voglio fare quello che dice lei!- protestò furente lanciando un’occhiataccia a Ariel –Non può venire qui e dare disposizioni come se nulla fosse!-
-Daichi!- Takao lo fulminò con uno sguardo, era irremovibile –Ho detto vai!-  
Daichi sbuffò contrariato, e borbottando a denti stretti andò alla postazione di lancio.    
Tutto quel dibattito, i dubbi dei compagni e su tutta quella situazione... niente di tutto ciò arrivo a Kai. Era dentro una bolla, quel che avveniva intorno a lui sembrava ovattato e offuscato.
Black Dranzer. Dopo tutti quegli anni era di nuovo tra le sue dita, nelle sue mani. Non riusciva a distogliere lo sguardo, dentro di lui delle emozioni contrastanti stavano lottando per prevaricare.  
È esattamente quello che voglio!  
Il suo suadente potere si stava insinuando come un subdolo sussurro nella sua mente. So sentiva attraversargli la pelle.  
Alzò lo sguardo verso il campo da gioco. Ariel si stava preparando a lanciare. Dall’altra parte del campo suo nonno ghignava tronfio e soddisfatto, convinto di poterli schiacciare, ancora ignaro della mossa che gli aveva appena giocato Ariel, ancora ignaro del fatto che Black Dranzer ora fosse di nuovo nelle sue mani e che questa volta lo avrebbe usato contro di lui. Quella consapevolezza fece germogliare una nuova, meravigliosa euforia crescere dentro di lui, e un ghigno si allargò sul suo volto.  
Tutto il malessere, i sensi di colpa che lo affliggevano dalla sera prima, la rabbia e la frustrazione a causa di quell’ennesimo raggiro da parte di quell’uomo, tutto ciò che aveva accumulato fino a quel momento si tramutò in una soverchiante voglia di rivalsa.
È esattamente quello che voglio!
Era esattamente quello che avrebbe ottenuto.

 

 

 

Vitaly non aveva perso tempo, appena il suo bey toccò il campo da gioco si lanciò immediatamente in un attacco frontale su Drawing. Anche Moustock abbandonò il contrasto con Gaia Dragon per avventarsi sul bey della nuova arrivata.  
-Ehi! Come ti permetti!?- protestò offeso Daichi inseguendo il suo avversario.  
Drawind scansò abilmente l’attacco coordinato e raggiunse immediatamente Gaia Dragoon.
-Il tuo piano è scappare, Mayer?!- la sbeffeggiò Vilaty mentre i due bey si davano all’inseguimento. –La tua spocchia ti costerà cara questa volta, il presidente Hiwatari ci ha dato l’ordine di distruggerti!-
-Per noi sarà un vero piacere eseguire i suoi ordini!- continuò Moustock.
Nonostante Daichi fosse pronto ad affrontarli, i due avversari lo scansarono e rincorsero Drawind che si diede alla fuga. Ma Ariel non sembrava affatto intimorita o preoccupata, la sua determinazione era assoluta, aveva un obbiettivo e lo avrebbe raggiunto.  
-La tua arroganza ti ha fatto commettere un passo falso alla fine. Davvero credi di poterci affrontare tutti da sola?-
Ma Ariel ignorò l’ennesima provocazione di Vitaly, il suo sguardo di fuoco era piantato sull’uomo in fondo alla panchina della squadra avversaria.
-Tigre Bianca, annientala!- con grande sorpresa di tutti Vitaly invocò immediatamente l’animale sacro. La tigre apparì e nel giro di un attimo divorò la distanza che lo divideva da Drawind.  
Fu per un soffio che scansò il suo attacco micidiale. Il bey andò a piena potenza a schiantarsi contro una parete laterale del beystadio mandandola in frantumi. Non riportò danni ma come Ariel aveva previsto non avevano ancora sviluppato il minimo controllo su tanto potere.  
-Cosa vi fa credere che vi affronterò da sola?- chiese Ariel asciutta.  
-E chi dovrebbe darti manforte, il piccoletto?- disse beffardo Vitaly. -O quegli altri quattro inutili idioti?-  
-Come ti permetti!- sbottò Daichi sempre più irritato. -Il Nanerottolo ieri ti ha fatto il culo, brutto babbeo!-  
Il tempo stava scorrendo. Accanto a Vitaly e Moustock si presentò il loro terzo giocatore, Hector.   
Avvertì la presenza di Kai al suo fianco.  
I tre davanti a lei e il resto degli Olimpionick risero beatamente ignari.  
La piega che increspo le labbra di Ariel in un sorrisetto appena accennato avrebbe dovuto far capire loro che da lì a poco si sarebbe scatenato l’inferno in campo, ma né i suoi avversari né il presidente Hiwatari colse quel segnale. Non notarono nemmeno che chi si era appena presentato alla postazione di lancio non era più lo stesso ragazzo che solo mezz’ora prima aveva raggiunto scoraggiato e a capo chino la panchina dei Bladebreakers.
Era decisamente un’altra persona.  
-Cosa vorresti lanciarci contro, il lanciatore?- lo derise Vitaly.
Il fischio dello scadere dei due minuti risuono nell’arena.
Drawind si fermò al centro.  
Hito Hiwatari impallidì.  
Black Dranzer schizzò nel campo come un proiettile facendo rimbalzare indietro senza alcuna fatica il beyblade di Vitaly che proprio in quel momento stava per sferrare un nuovo, micidiale attacco della Tigre Bianca su Drawind.
Oh, non se lo aspettava! Nessuno aveva avuto il minimo sentore che Black Dranzer fosse stato trafugato giusto qualche ora prima. Nessuno aveva ancora potuto dare l’allarme dopo tutto....  
Finalmente videro la sicurezza dell’uomo sgretolarsi, ma venne sostituita immediatamente da una furia dirompente che scaricò sull’assistente e l’allenatore.
Era livido di rabbia, come se qualcuno lo avesse appena preso a schiaffi in pieno viso.
-Non ti illudere!- disse rivolgendosi infuriato a Ariel -Anche così non avete la benché minima possibilità di vittoria!-
Aveva ragione. La perfetta intesa tra Kai e Ariel in campo si stava rivelando vincente, stava riuscendo a sbaragliare gli avversari, ma non era abbastanza. Il tempo stringeva ed erano consapevoli di dover recuperare i due animali sacri prima che scendessero in campo anche gli altri giocatori o si sarebbero trovati in netto svantaggio numerico. Una volta che anche Rei, Max e Takao si fossero uniti alla battaglia, Daichi avrebbe dovuto concentrare tutte le proprie energie a difendere dagli attacchi i vulnerabili bey dei compagni.   
Ariel, lasciata cadere ogni maschera, sfoderò finalmente il suo reale stile di combattimento, brutale ed estremo e così fece anche Kai. Sembrava aver abbandonato ogni scrupolo, regredito a scemi che appartenevano al vecchio sé stesso ma che combaciavano perfettamente con quelli della compagna di squadra.
Suseguiorono una serie di scontri spettacolari. Anche gli avversari lottavano senza esclusioni di colpi e nonostante avessero a loro favore la Tigre Bianca e la Tartaruga si trovarono in serie difficoltà davanti alla potenza totalmente senza filtri dei due.
Con una mossa fulminea Black Dranzer attraversò da parte a parte il bey di Moustock come fosse stato fatto di vetro, mandandolo in frantumi e eliminandolo dai giochi. A quel punto puntarono ai due bey rimasti, quelli che contenevano la tigre e la tartaruga. Si scontrarono tre contro due al centro del campo.  
Mancavano pochi secondi allo scadere dei due minuti.  
Così come aveva fatto con Dranzer durante l’incontro contro le ragazze dei Sarek, Ariel mando senza esitazione la sua aquila all’interno del bey che governava la Tigre Bianca.
Per un attimo non accadde nulla, ogni suono parve spegnersi, l’aria si fece immobile in maniera innaturale. Ai ragazzi rimasti in panchina mancò il fiato, non riuscivano a formulare un solo pensiero.  
Fu poco più che un sussurro, fermo e deciso.  
-Tigre Bianca... a me!-   
Un boato fece tremare l’intero stadio.  
Gli attimi si dilatarono, parvero ore.  
Hilary si portò le mani alla bocca trattenendo un urlo, Max, Hitoshi e Kappa erano sgomenti. I blaider sugli spalti erano sconcertati.  
Un terrore paralizzante attanagliò il petto di Rei di fronte alla Tigre Bianca, la sua Tigre, immensa, immobile, minacciosa che sovrastava su di loro, su Ariel che con tanta violenza la aveva evocata.
Nessun tentennamento, nessun accenno di debolezza. Ariel resse il suo sguardo ferino senza vacillare. Il cuore pulsava forte e veloce nel petto. Tutte le energie e la concentrazione erano impiegate per imporre la propria volontà sulla bestia.
Vitaly richiamò a sé l’animale sacro, le diede degli ordini.   
Gli occhi gialli della tigre si assottigliarono, fermi sull’umana, le zanne ben in vista.  
-Black Dranzer, disintegralo!- Kai mandò il suo bey all’attacco e in un attimo anche il beyblade di Vitaly venne fatto in mille pezzi, distruggendo anche l’ultima briglia che conteneva la bestia.  
Ma la Tigre non scomparve. Rimase lì, luminescente, ora in mano a Ariel. Il Terzo fischio giunse proprio in quel momento ridestando Rei che si rese conto di stare ancora trattenendo il fiato.  
Qualcuno lo sospinse verso la postazione di lancio. Ora toccava a lui, e doveva fare alla svelta, il controllo di Ariel sulla sua tigre non sarebbe durato ancora a lungo e le si sarebbe rivoltata contro.   
Non appena Driger toccò il campo la Tigre Bianca si tuffò al suo interno, riconoscendo finalmente il suo custode. Era di nuovo con lui!  
Ariel al suo fianco respirava affannosamente e tremava per la fatica. Anche se si era trattato di pochi secondi, riuscire a evocare e poi dominare la Tigre Bianca nel pieno delle sue forze aveva richiesto tutte le sue energie.  
Si asciugò il sudore sulla fronte, prese un profondo respiro e si ricompose pronta a continuare con la stesse fredda risolutezza nello sguardo di quando aveva iniziato l’incontro.  
Rei, Daichi e Kai si scambiarono un cenno d’intesa. Adesso toccava a loro, avrebbero recuperato la Tartaruga e dato ad Ariel il tempo di riprendersi.  
L’ordine che arrivò all’auricolare del nuovo giocatore degli Olimpionick fu lo stesso che arrivò agli altri: “Abbattetela”.
Il Drago Azzurro in mano al loro avversario si rivelò feroce come mai era stato, come mai nemmeno Takao lo aveva visto e mai si sarebbe aspettato di poterlo vedere. Per lui fu straziante vederlo così e ancora di più lo fu quello che seguì.  
Non diede tregua. Nonostante la costante difesa di Driger e Gaia Dragon e dello stesso Drawind, alcuni degli attacchi ripetuti del drago riuscirono ad abbattersi direttamente su Ariel ferendola. Perché proprio a lei puntava il suo avversario, non al suo beyblade.  
Ciò lasciò poco margine di movimento a Kai per recuperare la Tartaruga e fu solo quando l’ennesimo fischio risuonò di nuovo e Max si poté finalmente unire all’incontro che riuscì a trovare una breccia nella difesa della Tartaruga.  
Una volta che Kai ebbe evocato dal beyblade l’animale sacro, come in precedenza aveva fatto la compagna di squadra con la tigre, fu direttamente Max a richiamarla a sé senza fatica o il rischio che si ribellasse.  
Con un guizzo fulmine Black Dranzer fu sul bey che conteneva il Drago Azzurro, sbalzandolo lontano dagli altri.  
Kai si frappose tra il suo nuovo avversario e Ariel che, sorretta dai Rei, teneva una mano sulle costole rotte e col fiato mozzo vomitava bile. Era stata colpita direttamente dal Drago.
Guardò il suo avversario con gelido rancore.  
Era chiaro che suo nonno aveva dato l’ordine non di metterla semplicemente fuori gioco ma di liberarsi di lei.
Draciel si accostò a Black Dranzer, così fecero anche Gaia Dragon e Driger. Drawind non ricevette ordine, rimase dietro di loro continuando a ruotare.  
Accanto al bey che conteneva il Drago Azzurro si presentarono gli altri due ancora in gara.  
-È instabile.... Il Drago....- mormorò Ariel a denti stretti cercando di ignorare il dolore alle costole. -Non capisco...-
Rei la guardò perplesso. In effetti era l’unico dei bitpower ad aver essersi dimostrato fino a quel momento così inferocito.    
-Dobbiamo tenerlo occupato ancora per poco, Takao è il prossimo...- le disse Rei, ma lei continuò a fissare preoccupata il Drago ruggire di rabbia mentre gli altri bitpower lo attaccavano contemporaneamente da più fronti. Ciò che ottennero fu però di renderlo ancora più feroce e fuori controllo e Gaia Dragoon fu scaraventato fuori dal beystadio.
-Spero che basti...- disse poco convinta, poi continuò -Della Fenice dovrò occuparmene io!-
-Ari, sei stremata e ferita....- le fece presente Rei.  
-Non può farlo Kai!- spiego trattenendo un gemito e mettendosi dritta, lasciando il sostegno del braccio di Rei. -L’Aquila Rossa e l’Aquila Nera non possono scontrarti, sono la stesse essenza....-   
Inavvertitamente un colpo le squarciò il petto come delle lame di fuoco, sbalzandola indietro di diversi metri.  
Dal Bey di Will, che era sceso in capo insieme a Max, era apparta immensa e infuocata la Fenice.  
Furono presi in contropiede. Erano convinti che la Fenice dovesse ancora scendere in campo; invece, era rimasta nascosta fino a quel momento e approfittando che tutti i suoi avversari fossero concentrati su quest’ultimo, Will la mandò all’attacco.  
Sembrava inferocita tanto quanto Il Drago Azzurro.
Fu l’Aquila bianca a frapporsi, lottò con tutte le sue forze per impedire alla Fenice di raggiungere nuovamente sua custode.  
Ariel si tirò su in piedi, la vista annebbiata, un fischio costante nelle orecchie. Rei accanto a lei la sosteneva. Ogni respiro era una fitta di dolore sempre più acuta e si sentiva come se stesse annegando. Tossì forte, provando un’ennesima fitta destabilizzante mentre del sangue le colava dalla bocca. Rei strinse la presa sentendola tremare. Una delle costole rotte doveva averle perforato un polmone.  
Ari alzò lo sguardo e mise a fuoco a fatica.
La sua Aquila colpo dopo colpo iniziò a soccombere sotto gli artigli affilati della Fenice. La sua furia era talmente cieca, lei era talmente instabile che continuò ad infierire sull’Aquila Bianca nonostante la Tigre Bianca fosse su di lei e la attaccasse ripetutamente e cercasse di allontanarla in tutti i modi.
Non fu il dolore fisico ma quello spettacolo agghiacciante a destabilizzarla. Spinse via Rei e corse verso il bordo dello stadio.  
Non avrebbe permesso che le facesse questo! Non avrebbe lasciato che la sua Aquila affrontare da sola la furia della Fenice! Mai!  
Come in un turbine tutte le sue energie esplosero e vennero risucchiate avidamente dal suo animale sacro.  
L’Aquila Bianca parve rinvigorirsi, risplendere, riuscì a liberarsi dalla morsa dell’altra bestia respingendola e andando subito al contrattacco.
Doveva riprendere l’Aquila Rossa, doveva valicare i suoi feroci attacchi e la sua difesa e distruggere quel beyblade. Doveva liberarla!
I potenti ed incontrollati attacchi che subiva la sua Aquila si aprivano anche sul suo corpo già stanco, segnandolo e indebolendolo ulteriormente.  
Si sentiva stordita ma non era più a causa del dolore: la colse un’improvvisa sensazione di euforica e invincibilità. Le confondeva la mente, non avvertiva la stanchezza, non sentiva le costole rotte a ogni respiro, le fitte allo stomaco, il sangue che le riempiva i polmoni.  
Aveva ancora altre forze, sì! Era in simbiosi con il suo bitpower come mai prima di allora e non si era mai sentita così potente!
Intanto Kai, dopo un’estenuante lotta, era riuscito ad avere la meglio sul Drago Azzurro e finalmente l’ultimo fischio permise anche a Takao di scendere in campo.  
L’espressione sconvolta di Hito Hiwatari le dava un piacere perverso. Vedere i suoi occhi muoversi in varie direzioni alla disperata ricerca di una soluzione, un modo per fermarla ed impedirle di prendere anche l’Aquila Rossa, la incitava a continuare.
Poi un’improvvisa morsa al petto, un dolore sordo sovrastò gli altri.
Strinse la mano al petto. Le pupille si strinsero in due spilli neri. I colori si fecero sempre più vividi e confusi, i suoni ovattati e il continuo martellio del cuore che le invadeva i timpani le impediva di sentire le voci dei suoi compagni di squadra che la supplicavano di fermarsi.  
Si ritrovò in ginocchio mentre delle gocce vermiglie imperlavano il pavimento davanti a sé. Avvertì un liquido caldo scivolarle in bocca soffocandola.  
Non si era trattato di un attacco.
La consapevolezza di quello che stava accadendo arrivò quando vide il sorriso trionfante di Hito Hiwatari: il suo cuore non avrebbe retto.
Per vincere stava donando la sua anima all’Aquila Bianca per renderla invincibile, per riuscire a sconfiggere e riprendere la Felice, per togliere fino all’ultimo animale sacro a quell’uomo.  
Ogni attacco che subiva il suo bey sul campo arrivava con altrettanta potenza a lei. Il dolore che provava la sua Aquila lo provava lei, ma non l’aveva mai vista così bella e splendente. Era il giusto ringraziamento per ogni volta che l’aveva salvata e che le era rimasta accanto: condividere la loro ultima battaglia fino alla fine. Doveva essere forte!
Dragoon, Draciel, Driger e Black Dranzer si fiondarono sul beyblade di Will, allontanandolo da Drawind.
Continuavano chiamarla, ad implorarla perché si fermasse, ma non li sentiva. Non si sarebbe fermata! Doveva rovinare quell’uomo!
Con un ultimo sforzo si tirò in piedi. Il sangue dal naso continuava a scendere copioso.  
Un movimento fulmineo, Drawind superò le difese dei Bladebreakers e si fiondò sul beyblade che conteneva ancora l’ultimo bitpower. Come una freccia lo attraversò.
La fenice fu libera. Per un secondo tutto si fermò.
Uno strido acuto e stridente trafisse l’aria.
Un solo colpo di fuoco.
Un fuggevole azzurro, limpido e brillante, non il rosso che l’aveva accompagnata per una vita.
Cadde. Sprofondò in un abisso nero e vuoto.
Era serena. Non sentiva più il suo cuore, ma solo il silenzio e la pace …
Era finita.                                                                                                                                        

 

 





(Lo so che non si intende ma l'azzurro sono gli occhi di Max, che per un attimo incontrano quelli di Ari. mi piaceva molto come idea, anche perchè max è sempre molto felice e serno)
Salve! Scusate per il ritardo, non linciatemi vi prego, soprattutto dopo aver letto questa cagata di cap…. non scherzo spero che sia venuto decente, dopo tutta l’attesa che c’è stata (certo, noi a te stavamo aspettando perché non avevamo nient’altro da fare!-_- ndtutti)…
Ehm ehm! Questo capitolo è dedicato con un ringraziamento speciale a Klarai, perché se sono tornata è grazie a lei, che mi ha ricordato che dopo tutto gli incontri di beyblade non sono importanti ma ciò che conta sono i sentimenti, quindi ho fatto come hai detto tu Kla! :D
Grazissime!
Un grazie grande grande anche a Sweetlilith, lesyhiwanov, lexy90!! Un bacione gigantesco a chi ha letto fin qui senza tentare il suicidio o l’omicidio (infatti sono ancora viva) e a chi a messo la storia tra i preferiti e seguiti.
Il prossimo sarà veramente l’ultimo capitolo, l’epilogo per intenderci (come sono spiccia oggiXD), e poi, siccome sono masochista e soprattutto sadica faccio pure il seguito! (evviva… -_-ndtutti+bladebreakers) su via! Che entusiasmo!
Cmq adesso vado che dovrei uscire!
Ciao!!!!!!!!!!!!!!


 

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Capitolo 42
*** À bientôt…. ***


42. À bientôt….
(capitolo revisionato)


Il bip continuo delle macchine scandiva il silenzio segnando il battito lento della ragazza stesa sul letto. Da dietro la maschera dell’ossigeno i suoi occhi scuri, leggermente schiusi ed inquisitori, scrutavano con diffidenza la donna fasciata in un elegante tailleur rosa pesca accanto a lei.
Aveva i capelli scuri legati in uno chignon alto che lasciava libero il sottile collo candido segnato da un sottile filo di perle. Il suo viso era dolce e bello, da quando era entrata non le aveva staccato i suoi bonari occhi blu di dosso. Scintillavano di commozione nella penombra del tardo pomeriggio di fine estate.
Avrebbe voluto cacciarla in malo modo, ma era stordita per poterlo fare. Il suo corpo era pesante e addormentato e restò passiva ad ascoltare la discussione tra lei e un uomo seduto vicino alla finestra, in un angolo della stanza. Le ci vollero diversi minuti per riconoscere il presidente Daitenji.
Di tanto in tanto la donna le accarezzava i capelli e le sussurrava con dolcezza cose che non riusciva a comprendere.
Ogni cosa che vedeva e sentiva le sembravano come pezzi appartenenti a puzzle diversi.
Lentamente realizzò che dovevano averle dato qualcosa per sedarla. Prese coscienza di trovarsi in una stanza di ospedale, bloccata. Non le piaceva.  
Ancora non riusciva a cogliere il significato delle parole che correvano a tratti da una parte all’altra della camera.
-Deve stare a riposo assoluto, evitare movimenti bruschi e prendere le medicine. Il cuore ha subito un forte stress. I medici hanno detto che si è trattato di un collasso, un arresto cardiaco improvviso dato da uno sforzo troppo forte….- disse il vecchio con tono grave ma con una lieve nota di sollievo. –Per fortuna i soccorsi sono stati tempestivi, altrimenti non ce l’avrebbe fatta.-
Ariel chiuse gli occhi assaporando quella nuova consapevolezza.  
Era viva, e ce suonava più come una condanna.
La donna le accarezzò la guancia con affetto e parlò di nuovo ma in una lingua diversa, una lingua che non sentiva da tanto.  
-Non ti preoccupare tesoro, ti ho ritrovata….-   
 

 
Assurdo, assolutamente assurdo! In quel momento non doveva trovarsi lì, in quell’orribile e rumoroso reparto di un ospedale canadese, ma in Francia, nello chalet di montagna di Josephin insieme alle sue amiche ed ai ragazzi più belli e popolari della scuola!
E l’assurdità non finiva qua, anche se già solo questo bastava e avanzava per lei!
Quell’insensibile di sua madre l’aveva trascinata con sé da un momento all’altro per andare a trovare quella che doveva essere sua cugina. Cosa cavolo le fregava di una sua cugina che per di più era un’idiota sfigata che giocava con le trottole!?
Ancora non ci poteva credere: come poteva una persona finire in terapia intensiva giocando con una stupida trottola?!   
No, decisamente non era normale, e già solo l’idea di avere qualcuno del genere in famiglia la faceva rabbrividire. Insomma, come poteva avere una parente così lei, lei che era così, così… perfetta?!
Ottime amicizie, ottimi voti a scuola, una famiglia tra le più importanti ed influenti della Francia e, non per mancanza di modestia, ma si riteneva anche abbastanza bella. Come poteva avere una cugina che giocava con le trottole e a quanto pareva così incapace da farsi pure male?!  
Che razza di imbranata slash sfigata doveva essere?!
Si guardò attorno annoiata. Però doveva ammetterlo, se quei due ragazzi che stavano attendendo come lei davanti quella porta erano amici suoi quanto meno aveva buon gusto. Certo non erano nemmeno lontanamente il suo genere ma erano oggettivamente bei ragazzi. Mancavano di classe....  
Il più grosso dei due sedeva sbragato sulla sedia, gli occhi verdi arrossati, segnati da profonde ombre scure le suggerivano che aveva passato la notte insonne. L’altro doveva essere un punk a giudicare dai capelli mezzi tinti. Arricciò il naso con disapprovazione.  
Poi un pensiero le attraversò la mente: che anche sua cugina fosse una tipa del genere!? A quel punto l’avrebbe ripudiata, senza dubbio!
Ma lo avrebbe fatto comunque già solo perché per colpa sua aveva perso l’opportunità di passare una serata sicuramente indimenticabile e romantica con Daniel DeBouden. Questo era già più che sufficiente per odiarla!
Sbuffò e controllò l’orario sul sottile orologio al suo polso.
Mezz’ora che attendeva davanti quella porta, e stava iniziando ad averne abbastanza di quello squallido posto. Non le piacevano gli ospedali, le davano la sensazione di sporco e tristezza.
Una giornata del genere sarebbe costata alle tasche dei suoi genitori ben due anni di psicanalisi, anche solo per ripicca, questo era certo!
Sospirò rassegnata scrutando la porta di fronte a sé ordinandole con la forza del pensiero di aprirsi immediatamente e liberarla da questa tortura.
Ma la porta non si mosse e, fra un via vai di infermiere e medici, proprio mentre tornava a vagare nostalgica al finesettimana sprecato, degli schiamazzi ravvivarono il reparto.
Un gruppo alquanto strano di ragazzi si stava avvicinando vociando senza il minimo riguardo.
-Non mi ero sbagliato, era pediatria!- disse un ragazzo col cappello con la visiera girata.
-Tu avevi detto piedologia….- ribatté una ragazzina minuta.
-È lo stesso!- continuò lui.
Bene, quello doveva essere il capo del gruppo a giudicare dalla demenza! Sicuramente stavano lì per il suo stesso motivo.
-Non credo proprio!- continuò la ragazzina che dimostrava di essere petulante e logorroica, perché prese a sproloquiare in modo insopportabile anche per una come lei che ne aveva di amiche così.
-Meno male che abbiamo incrociato Yuri….- disse un ragazzo cinese con un ridicolo abito tradizionale.
Sospirò decisa a distogliere lo sguardo per sempre da quella massa di sfigati quando incrociò due splendidi e gelidi occhi azzurri.
Si irrigidì e la gola le si fece improvvisamente secca.
Chalet, Daniel DeBouden scomparvero come se non fossero mai esistiti di fronte a lui: altero, bello, dai capelli rosso fiamma ed un portamento di una nobiltà senza pari.
Le tremarono le gambe, si faceva sempre più vicino. No, non poteva essere! Uno così non poteva mescolarsi a certa marmaglia!
-ARI!-
Improvvisamente fu travolta dal ragazzo col cappello che l’abbracciò riportandola bruscamente ad una orrida realtà. Rimase pietrificata per quelli che le parvero minuti.
-Stai bene! Oh, come sono contento!- esclamo con entusiasmo il maniaco afferrandole le spalle e allontanandola quel poco che bastava per studiarla dalla testa ai piedi.  
Il suo sorriso la fece rabbrividire.  
Con un’aggressione del genere avrebbe avuto bisogno di dieci anni di psicoterapia!
-Come mai ti sei vestita in questo modo? Di un po’, è stata la botta?!- continuò lui.
Lo spintonò via e, anche se l’idea di toccarlo era raccapricciante, gli mollò un ceffone stampandogli le sue cinque dita in faccia.
-Come ti permetti, cafone! Non osare mai più mettermi le mani addosso!- strepitò scandalizzata rassettandoli.
La faccia del ragazzo maniaco si afflosciò per lo sgomento e cercò di ribattere. Lei stessa stava per riprenderlo aspramente, ma il ragazzo dai capelli rossi lo afferrò per la giacca trattenendolo dal fare qualche altra azione avventata.
-Scusalo, credo che ti abbia confusa per una nostra amica….- le disse.
La voce era bellissima, profonda ed autorevole; un distacco che non ammetteva repliche.
Si ammutolì e prese un’aria altezzosa.
-Ma come, non è Ari?!- chiese il ragazzo idiota.
-Ma come fai a dire che è Ari?- gli chiese un ragazzino biondo e lentigginoso. –Non le somiglia neanche! Takao svegliati!-   
No, non poteva essere! Possibile che l’avesse confusa con…. Oddio! L’aveva confusa con una qualsiasi sfigata che per qualche caso sfortunato era imparentata con lei!
Strinse la borsa tra le mani trattenendo la voglia di sbattergliela in faccia, e cercando di comportarsi nella maniera più signorile possibile. Non aveva alcuna intenzione di sembrare una cafona al ragazzo dai capelli rossi.
-No, dai Max!- disse la ragazzina petulante. –Un po’ le somiglia, per un attimo l’ho confusa anche io!-
-Oh, accidenti! Allora non sei Ari, scusa!- disse Takao rosso in viso sia per lo schiaffo sia per l’imbarazzo. Poi sghignazzò e le porse la mano che lei guardò con diffidenza alzando un sopracciglio. –In effetti mi sembrava proprio strano che Ari girasse così conciata….-
Rimase interdetta a quell’affermazione. Cosa voleva dire quel villano?!
-Piacere di conoscerti- continuò lui senza notare la sua espressione contrariata. –io sono Takao, avrai già sentito parlare di me, sono il campione del mondo!-
Sì, degli sfigati che giocano con le trottole, pensò lei immediatamente.
-Loro sono, Hilary, Rei, Max…..- iniziò ad elencare nomi che non si diede la briga di ricordare.
La maniglia della porta si abbassò e il ragazzo dai capelli spettinati seduto sulla sedia di mise dritto.
Non proprio ora! Perché l’idiota campione degli sfigati non le diceva il nome di quel ragazzo dai capelli rossi?!
La porta si aprì.
-E lui è Kai e l’altro Yuri…. E tu sei….-
Yuri, si chiamava Yuri!
Sua madre uscì e con la sua solita eleganza riuscì a catturare l’attenzione di tutti con il solo gesto dell’inforcare i suoi occhiali scuri e rotondi sul naso. Come dire, la classe non è acqua!
-Claire, nous pouvons aller!- le disse incamminandosi con passo distinto. Il suono dei tacchi sul pavimento completava la sua figura incantevole.
-Oui mama….- rispose ignorando la domanda di Takao; per lei non era degno di risposta né di considerazione.
Sorrise fra sé iniziando a seguire sua madre. Dopo tutto non era stata una perdita di tempo venire fino in Canada, e forse la nuova cugina non le sarebbe stata poi così tanto antipatica.
Si voltò con grazia facendo volteggiare la gonna e rivolse un sorriso al rosso.
-À bientôt….-   
Era deciso: Yuri sarebbe stato suo!







Salve ragazzi!!!!!
Ecco l’ultimo capitolo, che emozione. Quando l’ho finito mi sono quasi messa a piangere ç_ç…..
Ok forse non c’entra niente e non si capisce, ma mi sembrava carino. Pensate ne ho scritte tre versioni, una dal  punto di vista di takao, l’altra di ari quando se li trova nella stanza e questa.
Speriamo che vi piaccia e che non ho chiuso la storia in schifezza :D.
Ringrazio di cuore tutti voi che avete letto, a Lexy90, Klarai, sweetlilith, lesyhiwanov, lirinuccia, bebbe5, arwen, clown, per avermi sostenuta,
Ametista
Bebbe5
BlueHinata
Clown
giovy39
Heather91
kamy
Klarai
layly_lily
LesyHiwanov
masychan  
mik92
Nena Hyuga
PGV 2
Sakura Hiwatari  
SweetLilithOfMyDreams
per aver messo la ff tra i preferiti e alisea e kamy che hanno seguito la ff.
un bacione a tutti, ci vediamo con il seguito! Ciaociao!!!! 
À bientôt….

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