Il mio finto fidanzato

di Perhaps one day
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


Finirà malissimo, questo fu il primo pensiero di Cara, il secondo fu che quando sua madre avesse scoperto che era tutta una grande menzogna non sarebbe stata abbastanza veloce per riuscire a scappare , il terzo pensiero che la fece continuare a parlare e a raccontare la balla del secolo era che quei bastardi dei propri ex compagni di classe del liceo compreso il suo unico e solo ex fidanzato non potevano credere che lei fosse una zitella senza nessuna vita sessuale e sociale.
Sarebbe morta piuttosto, avrebbe fatto finta di avere un ragazzo fino alla propria morte e magari anche oltre, avrebbe pagato qualcuno per fingersi quel famoso fidanzato che nessuno aveva mai visto e che giungeva al funerale inaspettato.
“Quindi porterai anche lui ?”
La voce di Laura era squillante come un campanello alle sei di mattina, Cara ricordava, quando ancora era la sua compagna di banco e credeva che le fosse amica, una delle poche amiche in quella classe di arpie, rimaneva ad ascoltare tutti i dubbi riguardo ai ragazzi che la assillavano e non erano davvero pochi, pensò Cara, annuendo.
“Si certo, le feste di Natale ..insomma..poi voi..”
“Ma non ha una famiglia ?”

Ah già , il famoso fidanzato avrebbe dovuto avere una famiglia a reclamarlo per Natale oppure no ?
Cara ci pensò un po' su, poteva rimanere vaga come lo era sempre stata per tutti quei mesi.
“Una situazione complicata direi”
Cara poteva immaginare l'espressione dubbiosa di Laura ed i suoi occhi alzarsi al cielo, come a dire che Cara è rimasta la solita matta. Cara si domandò ancora una volta perché non l'aveva mandata a quel paese quando aveva potuto.
Anche lì tutta colpa di sua madre che non voleva creare attriti tra i vicini. Sarebbe dovuta andare dal povero Tom, il cornuto Tom, il bel Tom, a dirle quello che stava accadendo, lui probabilmente non avrebbe creduto che fosse una ragazza grassa e invidiosa dell'amica più figa, la più figa di tutto il liceo oltretutto, no forse neanche Tom le avrebbe creduto, certo si era sempre dimostrato gentile e non l'aveva mai presa in giro per cinque anni, ma questo non voleva dire che lui avesse una qualche fiducia in lei.
“Capisco, comunque sia io che Elise stiamo morendo dalla curiosità di vedervi. Tu poi sempre con quelle foto di arte, cani e cibo su Instagram, perché mai non vi fate una foto assieme ?”
Laura era partita all'attacco, probabilmente su consiglio di Elise che ce l'aveva con lei da quando Cara le aveva soffiato il posto di rappresentante di classe anni prima.
Aveva fatto affondare la campagna di Elise con tutte le scarpe grazie all'aiuto di quello che allora era considerato il sogno di ogni ragazza. Cara non ripensava a quel fatto da quasi quattro anni e continuava a non comprendere come uno come lui e una come lei erano arrivati a tanto. Lui e Cara dopo essere stati eletti rappresentanti di classe , erano diventati quelli di Istituto e poi erano stati entrambi ammessi alla Cornell. Cara continuava a vederlo spesso a lezione e si ignoravano come avevano sempre fatto in tutti quegli anni, ma di tanto in tanto quando se lo ritrovava di fronte non poteva non notare quanto lui fosse diventato ancora più bello e quanto lei non fosse cambiata di un capello , il che la faceva sprofondare in una immensa malinconia del tipo che si rinchiudeva nella propria camera a guardare gli ultimi episodi di Game of Thrones mangiando patatine e commentando il tutto nel proprio Tumblr.
“Cara datti una mossa, voglio andare dall'estetista e non me ne frega un cazzo delle tue amichette sceme !”
La voce di Alex non era delle più amichevoli e neanche il suo lessico, tanto che Cara sentì Laura indignarsi come quelle principessine cretine dei cartoni animati. Lei preferiva una come Alex, che le diceva sempre quando stava per fare un errore e non faceva finta di essere una suora.
“Chi..Cara..è quella tua coinquilina ..tua madre, aveva detto ai miei che la tua compagna di stanza alla Cornell pareva uscita da una famiglia di camionisti, ma..”
Quello fu davvero troppo anche per lei. Poteva sopportare tutto, poteva sopportare la menzogna, la presa in giro, gli sguardi di sua madre e anche le lingue malefiche dei suoi compagni di classe, ma non tollerava che sparlassero di Alex.
“In verità proviene da una famiglia di narcos colombiani e non amano che qualcuno li chiami camionisti”
“Mi prendi in giro Cara ? Non ho mai capito se tu..”
“Credo che dovresti scoprirlo da sola se ti prendo in giro, ma dovresti stare attenta a quei tipi messicani che sono venuti nel quartiere”

Poveri messicani. Cara chiese scusa alla famiglia messicana del proprio quartiere, ma sperò che pestassero ai piedi a tutti i bianchi stronzi, compresa lei e Laura, che vivevano lì.
Attaccò il telefono in faccia a Laura e si voltò verso Alex che l'aspettava appoggiata allo stipite della porta.
“Narcos ?”
“Non mi è venuto di meglio lì per lì”
“Mia madre fa parte della Chiesa Battista e prepara dolcetti per le ferie di paese, ma chissà magari nasconde cocaina in quei biscotti.”

Cara sorrise verso l'amica, Alex scosse la testa.
“E cosa mi dici dei messicani ?”
“Non volevo davvero, è che Laura è terrorizzata dai messicani”
“Una piccola trumpista tra di voi”

Alex prese la borsa e allungò la propria a Cara.
“Ora muoviamoci, ho intenzione di scoparmi Jake stasera e non voglio rimandare un minuto di più”
“Ancora non avete ...”

Cara dovette vedere lo sguardo impaziente dell'amica per crederci, solitamente tutti andavano a letto con Alex, uomini o donne che fossero, nessuno si tirava mai indietro , anche perché era del tipo splendida ma con le palle e prima o poi tutti finivano per innamorarsene tanto che lei si stufava e se li buttava dietro le spalle.
Il suo terapista diceva che questo suo atteggiamento era dovuto all'abbandono del padre quando era piccola, ma Alex continuava a dire che era solo perché era un femmina sana di ventitre anni e non capiva perché mai avrebbe dovuto evitare di scoparsi il mondo.
Il ragionamento non faceva una piega, ma ora c'era Jake e Jake non era mai stato uno facile. Per prima cosa era un nerd ed Alex odiava i nerd, non odiava lei solo perché Cara, durante il primo anno, le aveva tenuto la testa mentre vomitava per le sbronze almeno una decina di volte, ma Alex odiava i nerd, ed odiava ancora di più quelli timidi.
Jake era nerd e timido, certo era dannatamente carino e dolce, quella dolcezza non zuccherosa, ma di cui non potevi farne a meno.
Cara con Jake aveva trovato conferma che la frase di Mary Poppins: Basta un poco di zucchero e la pillola va giù, era verissima e si adattava ad Alex e Jake, Jake era lo zucchero che rendeva Alex meno incline al pessimismo, alla filosofia del Dio è morto e noi siamo qua.
L'unico problema era che lui non l'aveva ancora portata a letto ed Alex era stufa dei preliminari, per un po' le erano andati bene, ma Cara ormai conosceva la sua coinquilina da anni per non accorgersi di quando qualcosa la agitava e che Jake non le avesse ancora tirato via le mutandine a cui tutti puntavano la rendeva intrattabile.
“Secondo te è gay ?”
Alex glielo aveva chiesto senza neanche guardarla in faccia e Cara si domandò se la forte Alex, la splendida Alex, non si fosse fatta fregare proprio da uno come Jake.
“Io non..insomma non direi. Magari è solo che uno vuole aspettare un po'..sono solo tre mesi che vi frequentate”
“E' ateo e non credo che insomma...ha fatto sesso , lo so, lo sa fare eccome con quelle mani a volte mi fa impazzire, ma..”

Cara avrebbe voluto farsi sfuggire un sospiro. I propri approcci con il sesso erano stati se non deludenti ancora di più, aveva provato due volte a farlo e per due volte non era neanche riuscita a farsi toccare una tetta.
“Probabilmente non vuole portarti a letto perché sa come sei fatta”
L'ascensore arrivò al loro piano e Cara vide Alex tirarle un'occhiata che non aveva niente di buono prima di entrare all'interno di quel quadrato d'acciaio.
“Come sarei fatta scusa ?”
Ovviamente Cara non avrebbe mai dovuto credere di passarla liscia a quel punto e senza nessun testimone in ascensore.
“Lo sai. Ti annoi, te ne scopi due alla volta, Alex e Jake non mi pare uno scemo”
“Me li potrei scopare tre alla volta o dieci, ma questo non lo giustifica!”
“Sto dicendo che ha solo paura che lo molli, è paura, ok ? E adesso non mi fare la femminista del cazzo, odio quando tiri fuori le stronzate del tipo la vagina è la mia e ci faccio quello che voglio”
“Be' è così, anche tu dovresti far prendere aria alla tua”

Cara l'avrebbe uccisa in quel momento se non fossero giunte al piano terra, quando si aprirono le porte Cara fu la prima ad uscire, mentre Alex le correva dietro.
“Che problema hai, si può sapere ?”
Alex riusciva ad essere splendida anche in quel momento con una sciarpona di alpacha e i pantaloni della tuta addosso. Dovevano essere i capelli biondi, Cara lo pensò come sempre quando la sua amica anche di prima mattina pareva uscita da Vogue.
“Tra una settimana devo tornare a casa dalla mia famiglia e dai miei compagni di classe che hanno organizzato una festa ed io non ho un ragazzo”
Sputò fuori il mattone più leggero di tutta quella faccenda. Alex la fissò per qualche secondo, quando la guardava in quel modo Cara aveva paura che lei scoprisse tutte le bugie che raccontava acasa proposito della vita sociale che conduceva alla Cornell.
“E...non hai un fidanzato e allora ? Non mi pare che tu sia una fissata con questa storia del matrimono e..”
“Ho detto a mia madre che ne avevo uno e ho fatto sì che il mio ex lo sapesse”

Alex la prese per un braccio e la costrinse a fermarsi sul marciapiede affollato.
“E non puoi dire che vi siete lasciati o un'altra baggianata simile ? E comunque non puoi mentire sulla tua vita Cara. Ti laurerai a pieni voti quest'anno, sei la migliore analista politica che conosca eh..”
“E' Aleksej il migliore analista del nostro anno”

Aleksej Clayton.
Colui con il quale ho praticamente mandato a monte una campagna elettorale liceale.
Cara non avrebbe rivelato anche questo ad Alex, perché non sapeva neanche spiegare come fosse successo.
“Cazzate, quello va avanti perché ha le maniere di uno uscito da Downton Abbey e l'aspetto di un modello di Armani. Però adesso il problema non è lui, ma sei tu che ti stai incasinando la vita solo per non fare la figura della sfigata con quelli di casa tua”
A Cara all'improvviso parve così stupida quell'idea del fidanzato, in effetti cosa aveva da invidiare agli altri ?
Era davvero uno delle migliori del proprio anno, si sarebbe laureata con il massimo, probabilmente avrebbe faticato un po' per trovare lavoro perché ambiva ad un posto da uomo e voleva fare una carriera da uomo, ma non era una drogata e neanche un'alcolista come Carrie di Homeland che sarebbe andata a finire con un finto terrorista , lei aveva una buona vita. Una vita...
“A loro non frega un cazzo della mia laurea o delle mie possibilità di carriera e per una volta non voglio essere quella tanto intelligente, ma anche così miserevole .”
“Miserevole ? Ma di che stai parlando ?”
Alex non riusciva a capire e Cara voleva trovare il modo di spiegarlo senza offenderla. La fece avvicinare ad una vetrina di un negozio abbigliamento, uno di quelli dove lei non era mai entrata e dove invece Alex comprava in continuazione top che non le arrivavano neanche a coprire la pancia.
“Tu hai una vita piena, Alex. Sei bellissima, la tua vagina è dannatamente indipendente e al liceo sarai stata almeno due o tre volte in lizza per il titolo di queen”
“Solo una volta e comunque non me fregava un cazzo di quella corona..”

Cara alzò gli occhi al cielo e Alex si zittì all'istante.
“Quello che sto cercando di dire è che tu sei una vincente che cammina, io invece voglio una rivincita e non la ottengo con la laurea , tutti sanno che sono intelligente e che mi impegno, ma nessuno si aspetta che io abbia una vita sentimentale o sessuale..”
Si guardò a lungo in quella vetrina e si vide con quei fianchi troppo larghi, con il seno grosso e il cappotto marrone che la infaggottava ancora di più. Neanche il viso poteva salvarsi dal proprio giudizio: quelle labbra piccolo, le gote tonde e gli occhi scuri senza nessuna sfumatura, non erano certo verdi brillanti come quelli di Alex.
L'unica cosa che Cara amava di sé stessa erano i capelli: neri e lunghi fino a metà schiena che adorava acconciare in trecce sempre troppo complicate.
Era il vezzo a cui dedicava più cura e che gli dava anche qualche soddisfazione visto che alcune ragazze le chiedevano come riusciva a farli crescere in quel modo senza danneggiarli con shampii e piastre.
“Tu non puoi capire Alex. Io non voglio sentirmi superiore a loro, sono stanca e basta. Voglio avere un fidanzato che le faccia crepare d'invidia”
“E dove credi di trovarlo ? Non è che ci sono supermercati di questo tipo...”

Alex si era voltata e l'aveva presa sottobraccio per poi guardarla negli occhi e Cara aveva scosso la testa percependo l'aria gelida di Dicembre entrarle dentro le ossa.
“Non lo so..probabilmente alla fine dovrò comunque fare la figura della sfigata, io volevo solo per una volta..”
“Ho capito, ho capito..senti troveremo il modo di mandare in culo Laura e tutta la tua classe di smorfiose”

Cara le voleva credere, aveva bisogno di crederle.

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


Alex aveva preso a cuore tutta quella storia assurda e aveva iniziato a setacciare i siti per accompagnatori, si era fatta aiutare da Jake, il quale si era addirittura proposto per farsi passare come il fidanzato di Cara, ma Cara aveva visto gli occhi verdi di Alex diventare più simili a quelli di un toro che vede rosso e allora Cara aveva declinato la gentile offerta, mentre Jake si prendeva una cinquina sul collo.
“Sono troppo cari, una settimana ti costa quanto due anni alla Cornell e non..”
Cara lo sapeva bene, oltretutto quel tipo di accompagnatori sembravano più simili a spogliarellisti che ad un ragazzo di cui Laura potesse essere invidiosa. 
Forse aveva ragione Alex doveva assolutamente essere superiore e presentarsi da single come era sempre stata e..
“Cara”
Cara pensò si essere dentro ad una allucinazione, eppure la voce di fianco a lei non poteva appartenere ad altri se non a lui. Alex sbattè le ciglia due o tre volte, ma poi tornò sul proprio cappuccino ed i libri di filosofia accanto a lei rischiarono di finire sul pavimento della caffetteria dell'Università.
“Cara”
Lo ripetè ancora una volta e stavolta fu costretta a voltarsi, non lo vedeva cosi vicino dai tempi in cui sempre lui si era seduto davanti a lei nella biblioteca dedicata a Roosevelt della loro scuola. A quell'epoca lei pensava che Aleksej fosse venuto per darle qualche genere di nuovo tormento e così aveva fatto per alzarsi, ma lui le aveva chiesto di restare.
Era talmente educato che Cara non se l'era sentita di andarsene e anche la propria paura si era inchinata ad i modi di Aleksej Edward Clayton. 
Ora però le cose erano diverse e lei non era più un adolescente sbeffeggiata e solitaria, lei aveva anche degli amici e tutti le chiedevano aiuto per gli esami del Professor Cohen, lei poteva vantare di essere qualcuno almeno dal punto di vista accademico e...
“Tu saresti ?”
Alex che aveva più faccia tosta rispose con una punta di sospetto e acidità nella voce, senza invitare a sedersi Aleksej che la fissava con quel mezzo sorriso in volto, il mezzo sorriso che Cara conosceva alla perfezione perché era il modo in cui lui dimostrava la propria freddezza a chi gli stava vicino. 
Gli occhi verdi di Aleksej erano diversi da quelli di  Alex, erano scuri e sembravano blu a seconda dei giorni. 
Cara non avrebbe voluto ricordare tante cose di lui, tante cose così precise almeno, ma per sei mesi avevano vissuto una specie di rapporto e si erano accaparati una vittoria giocando sporco assieme. 
“Aleksej Clayton, ma Cara mi conosce, frequentavamo la stessa scuola. E a chi ho il piacere di rispondere ?”
La voce di Aleksej si era fatto più fine, lo infastidiva la maleducazione, odiava chi non si sapeva comportare ed odiava quel modo di fare di Alex, gli strafottenti non lo avevano mai affascinato e non lo affascinava chi, come in quel caso, si metteva nel mezzo a lui ed ad una conversazione.
“Alex. Sono un'amica di Cara”
Rispose lei e fece quel gesto con la mano passandosela dietro al collo che lasciava intravedere la spalla bianca ed esile sotto al maglione, Cara conosceva quel gesto perché spesso e volentieri Alex lo utilizzava quando era attratta da qualcuno. Era qualcosa di inconscio ovviamente, ma ogni volta che Jake era nei paraggio lei si passava le dita in quel modo sulla pelle e ora davanti a Aleksej probabilmente aveva sentito di nuovo la bolla di attrazione scoppiare. Cara non poteva darle torto, la infastidiva solamente quel teatrino perché Alex conosceva perfettamente Alek, era impossibile non fare caso a lui: con il suo metro e ottantacinque, i capelli di un castano lucente quasi ramato e quegli occhi, per non parlare di tutto il resto. 
Aleksej praticava arti marziali e nuoto da una vita, quando era arrivato nella loro scuola, Cara aveva visto le ragazze chiedersi come mai i tipi come lui esistevano perché nella loro scuola prima dell'arrivo di Clayton erano apprezzati il football ed il basket, ma il nuoto era considerato uno sport per checche. 
Be' lui non era mai apparso una checca e i bei vestiti che si portava addosso completavano l'opera rendendolo desiderabile.
Il carattere , quello era tutta un'altra storia.
“Grazie Alex senza cognome, solo che ora avrei bisogno di Cara”
Cara vide Alex voltarsi verso di lei, prima di aver rivolto un'occhiata di fuoco al loro interlocutore, lei non era abituata ad essere trattata in quel modo. Spesso i maschi erano attratti da lei come una sorta di miele, ma non era il caso di Aleksej, non era mai il caso di Aleksej. 
Le ragazze che Cara negli anni di Università aveva visto con Aleksej non erano state più di due, più una moretta che di tanto in tanto spuntava, ma frequentava il dipartimento di Anglistica e di cui Cara non conosceva  il nome, anche se era essenzialmente, come tutte le ragazze di Aleksej, perfetta. Una specie di bambolina: elegante, con la pelle chiarissima, le labbra rosse e il portamento da principessa.
“Io sono al dipartimento, quando hai fatto vieni chiamami pure”
Alex si prese il cappuccino ed i libri e guardò Cara stavolta senza lasciarsi scappare una specie di punto di domanda come a voler dire “Perché non mi hai mai detto che Aleksej Clayton conosce il tuo nome ?”
Cara non era sicura di poterglielo spiegare nel modo semplice ed il modo giusto era troppo complicato e poi quello era un segreto. Un segreto che lei e Aleksej nascondevano molto bene da anni. Lui prese posto di fronte a lei e Cara vide le mani lunghe giocherellare con l'anello della famiglia Clayton. 
Inarcò un sopracciglio.
“Non potevo buttarlo”
“Non ti stavo chiedendo nulla”

Rispose Cara, rendendosi conto che certe cose non erano cambiate in anni: come quel loro strano modo di comunicare. Aleksej sorrise, un sorriso appena accennato sulla bocca perfetta. Cara lo aveva visto pochissime volte sorridere del tutto, con i bei denti in bella vista, quelle poche volte lo aveva fatto ridere lei e c'era stato un tempo in cui aveva creduto che quella risata significasse qualcosa per lui quanto significava  per lei.
“Non c'era bisogno che tu chiedessi”
Cara si sistemò meglio sulla sedia, non voleva dare l'impressione di essere debole o svantaggiata, si mise con la schiena dritta ed eliminò i gomiti sul tavolo. Aleksej dal canto suo smise di giocare e mise l'anello al dito.
“Carina la tua coinquilina”
L'ironia non gli aveva mai fatto difetto, ma spesso era nascosta, Aleksej aveva quel tipico sarcasmo inglese e lo sguardo di ghiaccio sovietico. 
“Sapevi che era la mia coinquilina ?”
“So un sacco di cose”
“Be' sembri uno stalker se rispondi cosi”

Rispose Cara  arricciando le labbra.
“Ancora arricci le labbra quando qualcosa non ti sta bene ?”
“E tu hai ancora la fissazione di osservare chiunque ti stia a meno di dieci metri. Stalker”

Lui stava per ridere, Cara se ne accorse dagli occhi.
“Come sta tua nonna ?”
Aleksej aveva allungato le gambe sotto al tavolo e Cara sentì un brivido appena alla base della schiena quando la gamba di lui le sfiorò il ginocchio.
“Pensa ancora che mia madre ci abbia cresciute troppo americane”
“Ah il diavolo quindi..”
“E già. Ma scommetto che non sei venuto qui per informarti sulla salute di mia nonna ..”

Aleksej la guardò in silenzio e Cara maledì il fatto di non essersi truccata quel giorno, neanche un po' di lucidalabbra.
“Si tratta di Cohen, stai scrivendo con lui la tesi giusto ?”
“Esatto”
“Be' anche io ...”

La cosa non la sorprese affatto, entrambi erano entrati alla Cornell per una laurea in Scienze Politiche, in particolar modo in Analisi e Relazioni internazionali, materia in cui Cara avrebbe richiesto una borsa di dottorato, mentre Aleksej era il tipo che avrebbe potuto lavorare in un'agenzia internazionale senza problemi. La competizione di quel tipo non lo spaventava era il suo pane quotidiano.
“Il problema è che ha rigettato il mio ultimo capitolo, proprio la mia analisi di ricerca sulla possibilità di manipolazione dell'elettorato tramite notizie create ad hoc”
Non aveva smesso di fissarla e a Cara sembrò di essere di nuovo una diciottenne. La stessa diciottenne di allora con lo spasmodico desiderio di avvicinarsi a Aleksej in modo da poter rimanere nella sua orbita per un tempo indefinito. 
Lui aveva il potere di farle desiderare cose che mal si adattavano a lei. 
“Ed io cosa c'entro ? Vuoi che dia un'occhiata alla tesi ? Posso darti una mano, ma Cohen ama i casi sul campo, inutile che fai ipotesi strutturali, lui..”
“Voglio parlare di noi”

Fu la volta di Cara stavolta, la volta in cui alzò gli occhi su di lui senza neanche un accenno di debolezza.
“Stai scherzando ? Non puoi parlarne in un atto pubblico, potremmo avere delle conseguenze”
Cara non aveva lavorato tanto per vedere le proprie possibilità sfumare a causa dell'orgoglio impazzito di Aleksej.
“Non possono più farci niente e non metterei i nostri nomi. Lo prenderei come caso e direi a Cohen che ho delle fonti, potrei analizzare i nostri passi e..”
“Non sai tutti i passi che abbiamo fatto”
All'improvviso il suo stomaco si rivoltò. Non si era mai vergognata di aver strappato la vittoria ad Elise e di aver fatto annegare la popolarità della sua compagna di classe per tutto l'ultimo anno. Anzi ne era fiera, ma  lei ed Aleksej avevano minacciato, si erano inventati una lettera finta, avevano infilato accuse da una parte e dell'altra e avevano fatto finta di uscirne puliti. La caduta di Elise e Rhett era stata la loro vittoria più grande, ma aver sabotato un'elezione era comunque un reato.
“Per questo ho bisogno di te. Non ricordo tutta la faccenda della lettera canadese e dei messaggi porno di Rhett e non..ci sono dei punti oscuri e quelli sei l'unica a saperli..”
“Neanche io so come siamo riusciti ad avere quelle foto di Elise”

Lui si strinse nelle spalle, Cara non aveva dubbi che Elise si stesse spogliando per lui, che Aleksej fosse il destinatario di quelle foto. 
“Non posso aiutarti Aleksej e tu non dovresti rinvangare questa faccenda”
“Non la sto rinvangando, Cara. Io e te lo abbiamo fatto e siamo qui adesso. Elise e Rhett non avevano la stoffa, non erano niente se non due deficienti.”
“Tu avresti vinto quelle elezioni anche senza tutta quella cornice..”

Questa era una di quelle domande che lei non gli aveva mai posto da quella sera in biblioteca. Aleksej non aveva bisogno che di sorridere alla persona giusta per accappararsi la rappresentanza e Cara si era sempre chiesta perché mai avesse voluto lei come alleata in quel gioco.
“Non volevo vincere, volevo dargli una lezione e tu lo volevi quanto me”
Aleksej spostò la propria gamba e Cara all'improvviso sentì freddo. 
“Pensi che Cohen ci denuncerà alle autorità, per una elezione liceale ? Lui ti adora, sei la sua pupilla..”
Cara non potè non notare gli occhi di Alek, erano diventati meno limpidi, più oscuri al centro delle iridi.
“Anche tu lo sei. Non ci vedo niente di..”
Le voci che giravano su di lei e Cohen erano quelle che si dovevano sentire ogni volta che un professore si attardava a spiegare qualcosa ad una sua alunna nel proprio ufficio. Cara non ci aveva mai fatto caso, ma Alek non doveva essersele perse.
“Cosa stai insinuando ?”
“Nulla, ma Cohen non metterebbe mai a rischio la tua carriera e non credo metterebbe a rischio neanche la mia. Il nostro esperimento gli darebbe solo ragione”
“Esperimento ? Scherzi ?”
“Ti sto chiedendo una mano Cara e sai che sei obbligata a darmela”

Aleksej aveva parlato in un russo strascicato, tipico di chi non era abituato a parlarlo mai, se non in rare occasioni. Cara lo parlava con sua nonna a volte, ma l'anno del loro diploma lo aveva parlato quasi sempre con Aleksej quando erano da soli. 
“Obbligata e dove avrei firmato questo obbligo con te ? Gesù Alek fai una semplice tesi , una di quelle sui flussi di comunicazione tra Russia e Stati Uniti  che a Cohen piacciono tanto”
“Non intendo essere così banale”
“Sei troppo pieno di te infatti”

Fu lei stavolta a parlare la lingua natale della propria nonna. Alek fece sciocchare le labbra, non era abituato alle persone che gli parlavano in quel modo, si era dimenticato cosa volesse dire avere a che fare con Cara. 
“Posso fare qualcosa per te in cambio”
Aveva stretto la mano dell'anello in un pugno e lo faceva passare sul palmo dell'altra mano. Cara si sentì all'improvviso debole: lui con la sua bella camicia e la giacca, con quel profumo amaro che la disarmava e lei che tentava di resistere. 
Cara tentava sempre di resistere, ma più Aleksej si sforzava di rientrare nel mondo che lei aveva costruito attorno, più lei voleva cedere, abbandonarsi. Aveva passato quattro anni impegnandosi solo sui propri studi, sulle serie tv e sulla vita dei propri compagni di corso ed Aleksej ne era sempre stata una figura di contorno. Si erano ignorati da sempre, dal giorno dopo la vittoria non si erano mai più visti da soli, ma più avevano scambiato una parola in russo, mai più avevano condiviso segreti e confidenze e adesso lui tornava senza neanche camminare in punta di piedi.
“Non puoi fare niente, Alek. Smettila”
Fece per alzarsi, non voleva rimanere in quella caffetteria affollata di studenti, voleva evitare di guardarlo ancora.
“Come sta il tuo fidanzato, Cara ?”
Si fermò, consapevole che le proprie gambe erano gelatina fusa e che lo stomaco si era rimpicciolito tanto da farle male.
Aleksej aveva appoggiato la schiena alla sedia e ora l'anello dei Clayton con lo stemma nero capeggiava come una specie di segnale di pericolo. 
Come potuto pensare che lui non avesse preso la mira con precisione ? Si sedette di nuovo stavolta senza bisogno di ricordarsi di tenere la schiena dritta.
“Tua nonna ha detto a mio padre che la sua nipotina preferita si era trovato sicuramente un giovane sgorbio americano..”
Cara abbassò gli occhi per una frazione di secondo.
Probabilmente Trump la accuserà di essere una spia di Putin”
“E tuo padre te lo avrebbe detto ? Non lo facevo uno incline alle chiacchiere”
Il padre di Aleksej, Cara lo aveva conosciuto una sola volta quando si era ritrovata in camera del figlio e lui le aveva sorriso come sorrideva il figlio. Non aveva richiesto spiegazioni e lei non aveva mai pensato di domandarle.
“Sei rimasta impressa a mio padre per qualche strano motivo, probabilmente perché non sei il tipo di ragazza che si aspetta da me ”
“Infatti non lo sono”

Aleksej si slacciò un bottone della giacca e poi un altro e Cara non potè non notare come le dita passavano svelte, doveva essere bravo a togliere vestiti di qualsiasi genere.
“Sta di fatto che mi sono sorpreso non poco di sentire la novità visto che non ti ho mai visto con nessun sgorbio americano, canadese o inglese di questa università”
“Lavora”
Aveva sbagliato a mentire perché lui la conosceva e infatti sorrise nel modo che Cara odiava di più, con la bocca socchiusa e gli occhi di un adulto.
“Ti prego, non sono tua madre, né uno della tua famiglia.”
“L'ho detto solo perchè volevo che mia madre la smettesse di chiedermi quando mi sarei trovata..”

Lui alzò la mano e lei tacque , alzò gli occhi al cielo.
“Non sono la tua coinquilina, non mi interessa perché hai pensato di inventarti un fidanzato immaginario. Però lo hai fatto e ora tutti lo vorrano vedere, immagino”
“Immagini sempre molto bene. Hai qualcuno da presentarmi ?”
“Mi aiuterei con la tesi ?”
Cara sapeva che se lui era entrato in argomento era perché aveva la soluzione al suo guaio, Aleksej era bravissimo a fingere, ma non quando si trattava di patti, quando doveva stipulare accordi che gli  interessavano era sempre attento a non farsi sfuggire nessuna possibilità.
“Niente nomi ?”
“Nessuno. Cohen non può obbligarmi, in più io sono stato protagonista di quella elezione e tu anche, credo che sarà sorpreso di scoprire il passato che abbiamo in comune”

Stavolta non fece niente per nascondere il sarcasmo.
“Andata. Ti aiuterò, ma voglio leggerla e voglio tenermi una copia nel caso in cui tu decidessi di cambiarla ti farò pentire di essere nato e adesso dimmi chi. Chi è che puoi vendermi ?”
Aleksej distese lo sguardo e per un momento Cara vide appena una traccia di agitazione nelle iridi. 
“Me stesso. Posso venderti me stesso, Cara”

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo ***


La bocca le si era completamente seccata, aveva bisogno di bere, qualcosa di forte probabilmente. Fermò il ragazzo della caffetteria per chiedergli un caffè forte e si voltò nuovamente verso il proprio interlocutore che non pareva avere nessuna espressione in volto. Cara aveva sbagliato a vederlo agitato, perché in quel momento era solo il solito Aleksej, anzi sembrava quasi annoiato.

“Sei diventato pazzo ?”

Domandò lei dopo che il ragazzo dagli occhi scuri e un gran sorriso le aveva servito il caffè, se fosse stata sola probabilmente si sarebbe già presa una cotta per lui.

“Spero che tu la smetta presto con questa incredulità, mi suona enormemente fastidiosa”

“Ti prego, fammi almeno essere incredula”

Cara sorseggio il proprio caffè che in effetti era bello forte come lo aveva chiesto, ma non

abbastanza da stordirla più della notizia che aveva ricevuto.

“Come ti è venuto in mente , Aleksej ? Tu ed io ? Sul serio ? Non ci crederebbe nessuno..noi non abbiamo mai...”

“Legato ?”

Di nuovo quel sottile sarcasmo.

“Mai fatto sesso ? O baciati ?”

Continuava e Cara avrebbe volentieri fatto a meno dell'immagine di lui nudo.

“Come spiegheremo la cosa , uhm ?”

“Dobbiamo spiegherla ?”

“Oh Aleksej ti prego , nessuno penserà mai che all'improvviso ti sei accorto di me e ti sei innamorato”

“Infatti non è stato improvviso”

Ebbe bisogno dell'altro caffè e Cara alzò gli occhi al cielo.

“Falla finita e dimmi cosa..”

“Cara ascoltami: io sono la tua carta migliore in questa storia. Lo sai. Lo sai che tutti i nostri compagni di liceo ti guarderanno con invidia, lo sai che Laura ed Elise vorranno essere te a quel punto.”

“Quanto sei sicuro di te , credi sul serio di essere cosi desiderabile ?”

Neanche lei ci credeva e Aleksej le sorrise, il sorriso che riservava ai cretini.

“E va bene. Sicuramente saresti un bel pezzo da novanta, ma lo hai detto tu stesso neanche tuo padre crede che io sia una ragazza per te e per non parlare della tua fidanzata”

Non avrebbe dovuto nominare la fidanzata, la brunetta di Anglistica, Cara se ne pentì immediatamente.

“Quello che crede mio padre è totalmente inutile e non ho nessuna fidanzata”

Lei inarcò un sopracciglio e Aleksej sbuffò.

“A chi ti riferisci ?”

“Ah sono più d'una ?”

“Non una fissa se è questo che intendi”

Cara guardò la propria tazza scuotendo ancora la testa eppure quella era una grandissima soluzione. Aleksej era il ragazzo che nessuna di loro aveva mai avuto, anche al liceo aveva sempre snobbato le altre, come se volesse far intendere che loro non erano abbastanza. Aveva delle ragazze, sempre,  ogni mese una che né Cara, né Laura avevano mai visto. Solitamente provenivano da scuole private ed erano inglesi, perciò che proprio lei si fosse aggiudicata quel tipo di uomo sarebbe stato un colpo che nessuna delle proprie compagne avrebbe mai digerito, per non parlare di Andrew, lui che non poteva sopportare la vista di Aleksej.

Oltretutto Cara sapeva che la propria nonna avrebbe adorato quella notizia, mentre sua madre avrebbe giudicato male quella relazione. A lei non piaceva la famiglia di Aleksej, troppi segreti, troppo russi in tutto e per tutto e sua madre non amava la Russia pur avendo sposato uno di loro.

“Cara, sono la tua scelta migliore. Tua nonna mi adorerebbe e tua madre penserebbe che sei la solita figlia degenere”

Cara sapeva che se ne sarebbe pentita, certe cose le sentiva in fondo alla pancia e Aleksej le rivoltava sempre la pancia come un calzino.

“Andata”

“Andata”

“Come è potuto succedere ?”

Alex la fissava sprofondata nel divano, regalo del padre di Cara che aveva pensato che nessuna casa poteva essere sprovvista di divano, Cara stava ancora cercando di metabolizzare il fatto che il suo finto fidanzato fosse proprio Aleksej. Doveva essere uno scherzo di cattivo gusto che lui si era inventato.

Doveva essere...scosse la testa, lui non era tipo da scherzi del genere. Aleksej non parlava mai a vanvera o a caso, era quel tipo che se decideva di parlarti non era per sprecare fiato.

“Lo devo aiutare per una faccenda della tesi con Cohen, lo fa per avere il mio aiuto”

Rispose all'amica nel modo più convincente possibile, oltretutto quella era la vera motivazione, non le stava mentendo, non stava mentendo a sé stessa, eppure lo stomaco non si decideva a sciogliere il proprio nodo, rimaneva stretto tanto da toglierle il respiro.

“Cos'è questa storia che lo conosci ? Perché non me ne hai mai parlato ?”

“Anche tu lo conosci, ma hai fatto finta di niente prima”

Cara si riscoprì ancora un po' risentita dell'atteggiamento di Alex, ma quella sgranò gli occhi nel modo più innocente possibile.

“Io non lo conosco, certo so chi è, ma non mi andava di fare quella che si sposta appena il principino comanda”

Intrecciò le braccia sotto al seno e continuò a fissarla in quel modo che la irritava.Cara dal canto suo non aveva voglia di spiegare di lui ad Alex, non aveva voglia di raccontarle come mai lui si permetteva di sedersi al tavolo con lei con tutta quella confidenza.

“L'ultimo anno di liceo siamo stati eletti rappresentanti di classe, tutto qua”

Alzò le spalle lasciando scivolare la frase direttamente sulla bocca senza dare troppa enfasi ad una informazione che doveva apparire solo di servizio.

Alex strinse gli occhi e scosse la testa.

“Tutto qua ?”

Cara annuì con convinzione, cercando di non manifestare quella specie di ribollio del sangue che provava tutte le volte che pensava a quello che lei ed Aleksej avevano condiviso e quello che poi ne era rimasto: niente di niente.

“E ti sei fidata di lui ? Se neanche lo conosci come puoi..”

“Non avrei conosciuto neanche un accompagnatore”

“Ma quelli lo fanno per soldi, lui lo fa solo per un aiuto alla tesi ? Mi sembra davvero un patto dove sei tu quella che ha il piatto della bilancia più pesante”

Purtroppo per Cara, Alex non era stupida e la laurea in filosofia che si apprestava a prendere le dava una smisurata capacità analitica e una vena di dubbio che la rendeva come un segugio da caccia.

“Ci guadagniamo entrambi, Alex. L'aiuto che vuole è su una ricerca di tipo sperimentale e non è facile , in più la sua famiglia conosce la mia perciò ..”

“Conosce la tua famiglia ? Cara, perché vengo a sapere tutto questo adesso ? Ti conosco da quattro anni e non mi hai mai accennato a nessun legame con quello”

Si alzò in piedi e Cara la vide passarsi i palmi delle mani sui jeans, continuando a fare avanti e indietro nella stanza.

“La madre di Aleksej è di origini russe ed anche il padre proviene per parte di madre da un'antica famiglia nobile cara ai Romanov. Mia nonna paterna fa parte di quella stessa famiglia”

“Vuoi dire che siete parenti ?”

“No, sono solo le nostre nonne a far parte della stemma famiglia, ma non dello stesso ramo”

Era una situazione complicata e quando sua nonna Olga aveva provato a spiegarle il tutto lei si era persa completamente, aveva solo afferato che lei ed Aleksej non avevano nessuna goccia di sangue in comune, ma solo l'origine e comunque questo non aveva significato niente per loro e a lei era andato bene così fino a che lui non aveva deciso di cambiare le carte in tavola.

“Cristo santo mi stai dicendo che sei russa ?”

Alex ora si era di nuovo seduta e ora sembrava sul punto di rottura. Troppe novità in una sola giornata.

“Non sono russa, cioè solo un po' e mia madre è la più newyorkese tra le madri quindi tranquilla, adesso smettila con quella faccia”

Cara aveva bisogno di un hot dog o magari di una fetta di cheesecake alla cioccolata. Quella giornata era davvero piena di troppe stranezze e ancora non era neanche finita.

“Cara scusami se sono sconvolta dal fatto che tu non mi abbia mai parlato di questa parte della tua vita che comprende una qualche forma di parentela con quel..”

“Non ho nessuna parentela, va bene ? Sono cose di un secolo fa! Non avevo mai visto Aleksej fino al giorno in cui non è arrivato nella nostra scuola e ci siamo ignorati per tutto il liceo fino a che non siamo stati eletti rappresentanti. Ti posso assicurare che ci siamo parlati si e no dieci volte”

Bugiarda, bugiarda, bugiarda.

Cara non riusciva mai a parlare sinceramente di Aleksej, c'era come una specie di ombra attorno a lui, attorno a quello strano rapporto che avevano condiviso per qualche mese e lei aveva pensato che fosse stato poi tutto organizzato dalla propria testa, che alla fine Andrew avesse ragione almeno sul fatto che Cara si era presa una cotta per qualcun altro.

Che quel qualcun altro fosse proprio Aleksej Cara non lo aveva mai ammesso neanche a sé stessa, forse poi quello che le dava ancora più fastidio era l'insinuazione che tutto fosse una specie di sbandata.

Una cotta significava un rossore momentaneo, qualcosa che come era iniziato poteva finire con la stessa velocità, una parentesi senza nessun discorso nel mezzo, una cotta era superficiale , era lo strato più esterno del cuore.

Cara se avesse dovuto descrivere il rapporto con Aleksei, quei loro discorsi sussurati, gli sguardi accennati in classe, le risate nel cuore della notte, le parole in russo che avevano un sapore antico e malinconico quando lui le parlava, ecco se avesse dovuto descrivere quel rapporto non avrebbe mai detto di essersi presa una cotta.

Cara sentì la spalla di Alex vicino alla propria e si voltò verso il viso dell'amica che le si era avvicinata. Gli occhi verdi di Alex non avevano perso luce e i capelli biondi lasciati liberi sulle spalle la rendevano solo più simile ad una amazzone di quelle come Xena.

“Dieci volte con quel tipo ? Come lo hai sopportato ?”

Le sussurrò con un sorriso appena accennato sulla bocca, Cara comprese di aver sbagliato nel non dirle già da tempo che il suo rapporto con Aleksej aveva visto una fase di profonda complicità e che purtroppo quella complicità non era finita. Quel giorno quando gli aveva parlato aveva ritrovato quella specie di buco della serratura che riusciva a farle osservare Aleksej da vicino, tutto ciò però aveva un prezzo e lei non voleva più pagare quei dazi.

“C'è dell'altro vero ?”

Domandò Alex nel silenzio della camera e Cara voleva evitare di mentirle ancora.

“Non lo so.”

Rispose lasciando che l'amica l'abbracciasse per le spalle.

“Be' se non altro adesso sì che hai un fidanzato da urlo. Vi siete già messi d'accordo sulla storia da dover raccontare ? E la sua famiglia , lui..?”

“Alek non parla con la madre da tutta la vita e il padre non sta quasi mai a New York, vive tra Londra e Mosca”

Cara vide Alex rimangiarsi per un attimo le parole che aveva sulla punta della lingua, sicuramente avrebbe voluto chiederle come faceva a sapere tutti quei dettagli.

“E perché allora si è trasferito in America ?”

“ Faccende di lavoro”

Secondo Aleksej quella era stata una punizione bella e buona, Mikail aveva un metodo educativo tutto suo e aveva spedito Alek come un pacco postale oltreoceano con il ricatto che gli avrebbe tolto anche l'ultima camicia se non si fosse posto delle regole, una delle quali includeva evitare i contatti con la madre.

“Sicuramente quella situazione familiare è complicata”

Cara scoppiò a ridere, una risata che era molto vicina all'isteria che provava nel pensare a quella situazione.

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