La Dama del lago

di I aint bothered
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'INIZIO ***
Capitolo 2: *** Sulla nave ***
Capitolo 3: *** Belburgo ***
Capitolo 4: *** Il Test di Assegnamento ***



Capitolo 1
*** L'INIZIO ***


Inizio primo paragrafo

 

 

Siamo in Italia, più precisamente in Sicilia, in una città non molto grande, ma con il suo bel numero d’abitanti. Tra i vari messinesi ce n’è una in particolare che catturerà la nostra attenzione. Il suo nome è Laura Monti, ha 11 anni e sta passeggiando per una delle vie principali della città in compagnia dello zio inglese Arnold. Parlano del più e del meno, siamo ai primi di Agosto e il caldo toglie pure il respiro di gola. I due si accingono ad entrare in una gelateria per rinfrescare un po’ il palato. La giornata trascorre molto velocemente, nonostante il caldo asfissiante.

La sera Laura, tornata a casa saluta i genitori e sale direttamente in camera sua. Distrutta dalla giornata passata fuori a passeggiare, ha intenzione di mettersi a letto prima del solito e di dedicarsi alla lettura di uno dei suoi libri preferiti Magia, che passione!, per portarsi con la mente e la fantasia là dove solo un’adolescente può arrivare.

È un’abitudine che ha preso da un annetto circa, e ogni volta che è stanca o stressata, per rilassarsi, la sera prima di andare a letto, legge, legge, e ancora legge. Una volta ha addirittura letto un libro intero!

Lei leggendo rilassa la mente e così può passare la notte tranquilla, sognando quanto di meglio si può immaginare. Ma nonostante il solito rituale quella notte sarebbe stata…diversa.

Erano le 3 e mezzo del mattino quando nella stanza di Laura si sentì:

   "Siamo arrivati tardi! Lo sapevo!" una voce sconosciuta invade la stanza della ragazza. Anzi due.

   "Che sei tragico! Da come la dici tu sembra che sia troppo tardi perché è morta! Sta solo dormendo, Frank! Vedrai che riusciremo a parlarle!" rispose la seconda voce, con più ottimismo della prima.

Laura, ancora assonnata, si sveglia sentendo queste voci. Si guarda intorno, ma non vede nessuno.

   "Sto solo sognando." disse piano tra sé , ma i due nuovi arrivati l’avevano sentita lo stesso. Mentre si stava risistemando sotto il lenzuolo, per benino, ecco che la seconda voce parlò di nuovo:

   "Ecco! Che ti dicevo? Vedi, si è svegliata! Andiamo!"

   "Si!" confermò la prima che era diventata pimpante, quasi soddisfatta come se avesse vinto una scommessa.

Con la testa ancora appoggiata al cuscino, Laura, vide sul muro di fronte al letto delle ombre enormi che si muovevano, e allora pensò alle voci che aveva sentito e si alzò di scatto restando comunque seduta sul letto.

   "AH!" la prima voce gridò di paura.

E Laura non poté fare a meno di sentire sulla schiena un brivido.

'Di chi sono quelle ombre? E quelle voci? Cosa vogliono da me?'. La sua testa formulò così tante domande in una volta che le venne il mal di testa!

Piano piano, cercando di non fare rumore, si alzò dal letto per vedere chi era venuto a farle visita. Poi guardò l’orologio sul comodino accanto al letto e si rese conto di che ore fossero: erano le 03:48 del mattino!

Ancora più incuriosita dall’orario poco adatto anche per le visite notturne, si diresse verso le due ombre che non  avevano smesso né di muoversi, né di parlare.

   "Carl, ma che fa? Si è riaddormentata?" disse uno dei due.

   "Non lo so Frank. Non credo. Non la sento respirare pesantemente come prima." rispose Carl.

   "E allora… C-Cosa, cosa sta facendo? Non starà mica…"

   "Chi c’è lì? Chi siete?" lo interruppe Laura istintivamente.

Entrambi fecero un balzo. Per primo si ricompose il soggetto chiamato Carl, che sembrava il più saggio. E con grande sorpresa di Laura sbucò da dietro la poltrona un tesserino piccolo piccolo, tutt’altro che spaventoso da come lo presentava la sua stessa ombra.

   "Buonasera signorina," guardò il suo mini-orologio "mi correggo, buongiorno!"

   "Buongiorno" rispose lei per educazione "Chi siete?"

   "Io sono Carl, piacere di conoscerti Laura, lui è Frank…" si presentò lui.

   "Aspetta un momento! Alt! Prima di tutto come fai a sapere chi sono?? E poi non vedo nessuno accanto a te!" riprese accigliata lei. Si stava innervosendo, si sentiva presa in giro. Se era uno scherzo non le stava piacendo affatto!

   "Frank! Razza di idiota! Dove sei?? Che figure che mi fai fare!"

   "Ah! Sì eccomi! Piacere signorina!" e le porse una manina così piccola che lei si sentì un gigante in confronto. Lui poté stringere solo il suo mignolo.

   "Ehi! Carl o come-ti-chiami-tu! Non deviare il discorso! Come fai a sapere il mio nome?" riprese lei poco più rilassata dalla sensazione di tenerezza che le aveva provocato stringere una manina così piccola.

   "Bene. Ci stavo arrivando. Noi siamo qui per parlare con te," iniziò a spiegare Carl.

'Ma dai!' pensò lei lasciandosi scappare un’espressione a mo’ di sfottò.

   "Siamo stati mandati qui da Atena Silis, la maga più famosa d’Europa,"

   "Io direi di tutto il mondo!" aggiunse Frank, interrompendolo.

   "Stai zitto! Non divagare! Stavo dicendo? Ah, si! Siamo stati mandati qui da lei per informarti che è arrivata la tua ora!"

   "Maga? La mia ora? Ma io sto delirando! Non devo più leggere libri del genere! Mi devastano il cervello! Io torno a dormire. Buonanotte cosini." disse lei sospirando.

   "No! Aspetti signorina! Ecco, vedi? L’hai spaventata! Ma che le dici 'é arrivata la tua ora!' sembra che tu la voglia uccidere, anche se dubito che ci riusciresti! Signorina! Aspetti! Aspetti! Ascolti me!" la implorò Frank rivolgendo un’occhiataccia all’amico-collega.

Laura non poté resistere alla richiesta così cortese di quell’esserino e si voltò verso i due.

   "Dici, ti ascolto, parla pure…" lo incoraggiò lei.

   "Grazie! Mi spiego meglio… noi siamo i folletti informatori, e il nostro compito è quello di avvertire i nuovi studenti che è giunto il momento di frequentare ufficialmente la scuola di Magia La Dama del Lago, di cui Atena Silis è la preside." le spiegò lui.

   "Magia? Folletti? Io?? Cosa c’entro IO? Deve esserci un errore! Io non posso c’entrare con la magia! Insomma…sarebbe bellissimo, ma è impossibile che io…" si giustificò lei.
   "Noto con enorme piacere che a differenza degli altri dormienti che ci è toccato avvertire, tu non hai dato problemi nell’accettare l’esistenza di questa cosa meravigliosa, anche se hai detto che non c’entri nulla tu! E invece si, mia cara! Tu c’entri eccome! Tu sei solo per metà dormiente! Vedi tuo zio…" ma qualcosa lo interruppe, la manina di Frank gli si posò sulla bocca, come per volerlo zittire, e a bassa voce iniziò a parlare:

   "Shh! Adesso stai parlando troppo! Se vorrà, sarà lui stesso a dirglielo!" lo rimproverò.

   "Dormienti?? " disse lei con aria sconvolta, non si era accorta di cosa avesse detto il più saggio dei due.

   "Non maghi! I dormienti sono i non maghi!" le spiegò allora Carl.

   "Ah! Ho capito." cominciava a capirci qualcosa "E quindi io sarei non-maga solo per…metà?"

   "Esatto!" confermò Frank entusiasta.

   "E quale membro della mia famiglia sarebbe…?"

   "Ah! No, no! Questo non te lo posso dire!" precisò.

   "Va bene!" si lamentò lei.

   "Comunque è tardi, è stato bello parlare con te! Ma dobbiamo avvisare tre svegli. E già siamo in enorme ritardo."

   "Svegli sono quelli che hanno entrambi i genitori maghi! Vero?"  chiese speranzosa Laura.

   "Si! Giusto! Allora qualcosa la sai!" la punzecchiò Frank, il più vivace dei due.

In effetti leggeva molto a riguardo maghi e magie ed era abbastanza informata.

   "Mi raccomando giorno 15 Settembre nel porto abbandonato della città. Devi aspettare la nave giusta. La riconoscerai, tranquilla! Non passa certo inosservata agli occhi di noi svegli!" concluse Carl dirigendosi alla finestra  dove Laura scorse per la prima volta da quando erano arrivati, una mini-moto.

   "V-Va bene." balbettò lei incredula.

   "Noi non ci saremo, quindi cerca di Charlie." la informò Frank mentre si avvicinava a Carl che già aveva messo in moto il veicolo.

'Charlie, Charlie!' cercò di memorizzare nella sua mente lei a testa bassa, come un promemoria.

Poi alzò lo sguardo e vide che anche l’altro folletto era salito a bordo e si stavano allontanando salutando con le manine, guidava Carl.

   "Mi raccomando, sii puntuale!" le puntualizzò Frank sorridendo.

   "Ci sarò! Senz’altro!" rispose lei, felice.

Poi, guardandoli mentre volavano via, pensò tra sé e sé 'Se è un sogno non svegliatemi!'

                                     

                                              

 

 

 

 

 

 

 

 

Nei pressi di Londra, in una cittadina immersa nel verde, vive una famiglia di svegli. La loro abitazione era collocata nel verde, come del resto tutto il paese. È circondata da alberi e fiori di ogni tipo, tutto di loro appartenenza. La casa è molto grande: 7 piani più l’attico. È una struttura in stile molto particolare, paragonabile allo stile liberty di un tempo. Un po’ il tipico genere di villetta inglese, che rispecchia la casa dei sogni di tutti.

Sono le 06:30 del mattino e tutti dormono, tranne in una stanza due ragazzi che studiano e altri due in un’altra che maneggiano calderoni, come per fare esperimenti.

La madre è al piano terra, in cucina, che prepara la colazione per tutta la famiglia, finché…

   "Sarah! Sveglia! Sono arrivati. Forza, dormigliona! Apri gli occhi!" urlò una voce in casa Hutch.

   "Che c’è Robbie? Chi è arrivato?" rispose lei ancora dormiente strofinandosi gli occhi con le maniche del pigiama.

   "Sono arrivati Frank e Carl." le rispose Max.

   "Frank! Carl! Eccomi! Sono sveglissima!" Sarah si alzò di scatto e si mise sull’attenti vicino la finestra, dove avevano appena posteggiato i due folletti.

   "Buongiorno Sarah! Robbie! Max!" salutò Carl.

   "Buongiorno a tutti." si aggiunse Frank.

   "Ciao! Che notizie ci portate??" chiese impaziente Sarah, conoscendo già la risposta.

   "Oggi qualcuno sarà informato di una cosa molto importante! Sarah… sei pronta?" cominciò Frank.

   "E me lo chiedi ?? Sono prontissima! È da quando siete venuti ad avvisare Robbie che aspetto questo momento!" confessò Sarah diventando rossa in viso. Era una ragazza molto estroversa, ma anche timida, amava molto la sua famiglia, era una gran simpaticona, aveva grinta da vendere e un senso dell’amicizia molto spiccato.

   "Benissimo! Allora mi raccomando, puntuali! Tutti quanti! Sapete dove e quando. In bocca al lupo per il nuovo anno a tutti." raccomandò Carl.

   "Ehi Frank, Carl! Non pensavate mica di andarvene senza salutare?" entrarono due ragazzi, identici!

   "Ma certo che no Johnny! Non oseremmo mai fare una cosa del genere ai gemelli Hutch!" lo prese in giro Frank.

   "Non sfottere moscerino!" lo riprese l’altro gemello.

   "No, Sam! Tranquillo!"

   "Vedo che vi siete motorizzati…"cambiò discorso Johnny, il primo dei gemelli che aveva parlato.

   "Si, la nostra cavalletta era diventata vecchia e non poteva più portarci,così abbiamo deciso di comprarci una moto, per essere pure più alla moda!"spiegò Frank.

   "Wow! È fantastica!" commentò Sam prendendo la moto in mano e girandola per vederla tutta nei dettagli      "è una Harley Davidson dell’86!" esclamò infine lanciandola al fratello.

   "Ehi! Ma è una moto giocattolo!" disse deluso Johnny.

   "Incantata," precisò Frank orgoglioso "dalle mie stesse mani!"

   "Che delusione…"dissero in coro i gemelli.

   "Certo! Cosa vi aspettavate per due folletti piccoli come noi! Una vera?" disse ridendo Carl.

   "Bla! Bla! Bla!" Sam gli fece il verso.

Tutti nella stanza risero di gusto.

   "Vi fermate a fare colazione con noi?" li invitò Max educatamente.

   "Ti ringrazio Max, ma dobbiamo tornare a scuola dalla preside per dirle che abbiamo avvisato tutti." ringraziò Carl mentre saliva a bordo della sua moto.

   "Promettete che un’altra volta rimarrete con noi un po’ di più." li pregò Sarah.

   "Promesso!" esclamarono sorridendo i due folletti all’unisono.

   "Allora vi aspettiamo!" esclamò Sarah ancora eccitata dalla fantastica notizia. Era da cinque anni che aspettava questo suo momento, che la fece sentire più matura.

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Capitolo 2
*** Sulla nave ***


La mattina del 15 Settembre, in casa Monti e in casa Hutch, regna sovrano il caos.

Tutti mettono le ultime cose nelle proprie valigie prima di andare dove gli era stato detto dai due folletti.

C’era qualcosa che però non convinceva Laura: suo fratello Alessandro, detto Alex.

Quella mattina, come ogni anno da quattro anni, si stava preparando per andare anche lui in quella scuola privata dove studia informatica. Fino a quest’anno Laura non ci aveva mai fatto caso, però quella mattina lei sapeva più degli anni precedenti, e secondo lei c’erano troppe coincidenze:

   “Cavolo!”esclamò Laura senza rendersene conto.

 ’Credo di aver capito tutto!’ continuò pensando tra sé e sé. Buttò sul letto il portatrucchi che stava mettendo in valigia e corse nella stanza di suo fratello, che nel frattempo stava riponendo in un’elaborata custodia un ambiguo pezzo di legno. Appena scorse la sorella lo ripose velocemente sotto il letto.

   “A che serve nasconderti ancora?”chiese Laura.

Alex si rassegnò, sbuffò e continuò a fare quello che stava facendo prima dell’arrivo della sorella.

   “Brutta impicciona…”

   “Già… Quando si tratta di verità, fratellino!”prese in giro lei.

Il fratello rispose con tanto di occhiataccia.

Ma l’atmosfera tornò seria.

   “Perché non mi hai mai detto nulla?”

   “Perché non potevo.”rispose serio Alex.

   “Ho capito! Sei il solito…”, e qui Laura sfogò un po’ della sua rabbia contro di lui,”dunque non parlarmi finché non avrai deciso di chiedermi scusa!” proseguì Laura pronunciando con più enfasi l’ultima parola.

   “Allora questa è l’ultima volta che ci parliamo! Esci e chiudi questa maledetta porta!”

   “La volete finire voi due di litigare di prima mattina!” li rimproverò il padre.

   “Eh sì…” si lamentò Laura.

Il rapporto con suo fratello non era tra i migliori, litigavano praticamente sempre.

Laura tornò nella sua stanza e finì di mettere tutto in valigia, la chiuse, prese la giacca a vento appena regalatale dalla madre, occhiali da sole e andò ad aspettare gli altri nell’ingresso.

 

 

 

 

 

Laura stava seduta in una cabina da sola (trovare la nave fu facile, grazie anche all’aiuto del fratello) che leggeva la lista delle cose che le sarebbero servite per la scuola, datale appena prima di salire sulla nave.

Era cullata dal rollio della nave. Era talmente rilassata che si stava quasi per addormentare, quando…

   “THOR! VIENI QUA! STUPIDO GATTACCIO! TORNA QUI, HO DETTO! SE TI PRENDO TI AMMAZZO!”.

Una ragazza biondissima con gli occhi verdi e l’accento non italiano correva per i corridoi di quel piano gridando a squarciagola contro il suo gatto.

Laura si alzò incuriosita, aprì la porta scorrevole che la separava da tutto e sporse la testa per guardare.

   “AH!”gridò lei all’improvviso.

Il gatto che quella ragazza stava cercando le era saltato addosso ed era entrato nella sua cabina, lasciandola senza parole.

La bionda si avvicinò e si scusò per il disturbo recatole dal suo micio. con questa scusa Laura la invitò ad entrare e ad accomodarsi, proprio come una perfetta padrona di casa. In effetti si stava annoiando da sola.

   “Molto gentile! Con piacere!”rispose la ragazza, “io sono Sarah Jenny Hutch! Tu come ti chiami?”

   “Io mi chiamo Laura Monti, piacere di conoscerti Sarah! Dove sei diretta? Scusa l’indiscrezione…”disse Laura.

   “Sono diretta dove sei diretta tu, e tutti i passeggeri a bordo di questa nave: alla Scuola di Magia La Dama del Lago. È bellissima!”rispose Laura, poi continuò: “Purtroppo quelli che non sono studenti non possono accedere per vederla all’interno, però io grazie a mio fratello Oliver sono potuta entrare! Lui è il capitano della squadra di basket del partito di Sirio! Dove ci sono tutti i miei fratelli e sorelle! Ecco, guarda!”dalla tasca dello zainetto uscì una foto e la mostrò fiera alla sua nuova amica.

   “Sono tutti fratelli tuoi??”esclamò sorpresa Laura.

   “Si! Tutti, tutti!” rispose Sarah sorridendo.

   “Ma quanti siete?”Laura stava guardando la foto molto incuriosita, non aveva mai visto una famiglia così numerosa.

   “Siamo in tutto undici figli!”spiegò Sarah, poi riprese presentandoli uno ad uno: “te li presento in ordine decrescente: questo è Robbie,” e indicò un ragazzo alto, biondo, con occhi chiari (come tutti gli altri fratelli, in effetti) “è il più grande, ha 17 anni e frequenta il 2° anno del liceo, anche lui fa parte della squadra di basket” poi spostò il dito su un ragazzo sempre alto, con più o meno le stesse caratteristiche di quello di prima, il fisico era sportivo.

   “Lui è Oliver!”esclamò Sarah, “quello di cui ti ho parlato prima, frequenta il 1° anno di liceo. Adora lo sport! Questo invece,” mosse  ancora una volta il dito e lo posò indicando il ragazzo di fianco a Oliver, “è Max! Il più responsabile della famiglia! Vorrebbe essere Capoclasse nel suo partito, e ama l’ordine e il rispetto delle regole!” poi guardando più a destra nella foto Laura si accorse che vi erano due individui, praticamente uguali!

   “Questi sono Sam e Johnny! O più comunemente detti diavoli Hutch! Amano prendere in giro Max e me,”quando iniziò a parlare dei gemelli le brillarono gli occhi, e Laura se ne accorse!

   “Veramente tutti!”esclamò una voce all’improvviso aprendo la porta.

   “Ti abbiamo cercato ovunque!” ecco che apparvero due ragazzi biondi, due gemelli. Laura guardò la foto perché si era resa conto di averli già visti, e poi capì che erano i gemelli Hutch.

   “Sam! Johnny!”esclamò Sarah, “accomodatevi!”

   “Con piacere! Chi è questa ragazza?” chiese quello che doveva essere Sam.

   “Lei è una mia nuova amica! Si chiama Laura. Sam, Johnny vi presento Laura! Laura, ti presento Sam e Johnny!”

   “Piacere Laura!” risposero in coro i due fratelli.

   “Piacere mio!”rispose Laura educatamente.

   “Cosa stavate facendo?”chiese Johnny alla sorella.

   “Le stavo presentando la nostra famiglia, ero arrivata proprio a voi!”

   “Lo sappiamo” risposero i due di nuovo insieme.

   “Spero che abbia parlato bene di noi.”continuò Sam.

   “Sì, tranquillo! Come del resto di Robbie, Oliver e Max.” lo tranquillizzò Laura.

   “Oh, no! Poverina! Hai conosciuto Max?” lo prese in giro Sam mettendosi le mani ai capelli.

   “Non ancora.”bisbigliò lei.

   “Prega di non incontrarlo mai.” disse a bassa voce Johnny mettendo una mano al lato della bocca, come se volesse farlo sentire solo a lei.

I quattro parlarono ancora fino all’arrivo a scuola. Scherzarono, si conobbero meglio e diventarono amici! Sarah le presentò dalla foto gli altri fratelli di cui ancora non aveva parlato:

Mark, l’appassionato di computer e tecnologie varie.

Andrew, l’unico della famiglia ad avere i capelli neri, appassionato di libri, proprio come Laura.

Isabel ed Elizabeth, due sorelle, non gemelle, ma come se lo fossero; stesse passioni, ad esempio il trucco, i vestiti e le acconciature particolari.

Poi Sarah, l’appassionata di pozioni.

E infine Ruthie, la più piccola, amante del ballo e che ancora non è entrata a scuola, l’unica oramai perché Sarah era finalmente al suo primo anno!

Per ogni fratello o sorella i diavoli commentavano e prendevano in giro. Tutto il viaggio l’avevano passato ridendo come matti, grazie all’incredibile simpatia dei due.

   “E tu invece? Sei figlia unica?” chiese Sarah riprendendosi dalle risate.

   “No, ho un fratello di 13 anni, ma non so molto di lui…” confessò Laura con lo sguardo basso.

   “Ehi! Che c’è? Tutto okay?” chiese preoccupato Johnny.

   “Sì, è che è così bello quando i fratelli hanno un rapporto così affiatato! Io e mio fratello, non ci vediamo mai, e quando ci vediamo, solo d’estate, litighiamo di continuo!” Laura aveva gli occhi lucidi. Era evidente che desiderasse un rapporto diverso con il fratello.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Belburgo ***


Capitolo 3°

 

 

 

 

Toc! Toc! Bussarono alla porta, che subito dopo si aprì.

   << Ragazzi, scusate il disturbo, volevo solo dirvi che siamo arrivati a Belburgo e che… Oh! E chi è questa ragazza? >> parlò un ragazzo con voce molto educata.

   << Oh! Poveri noi! >> si lamentarono i gemelli uscendo dalla cabina.

   << Max! Entra pure! Lei è Laura una mia nuova amica! Sapessi quanto è simpatica! >> squillò Sarah, poi si rivolse a Laura e continuò << Laura, lui è Max! Il nostro aspirante Capoclasse! >>

   << Oh! Non fare così, Sarah! Comunque piacere Laura, Max! >> si presentò il fratello di Sarah.

   << Piacere mio! >> ricambiò subito Laura.

   << E allora, stavo dicendo che siamo arrivati a Belburgo, e dobbiamo scendere per comprare tutto l’occorrente per l’anno scolastico. Avete le vostre liste? >>

   << Sì! >> risposero in coro le due amiche, e Sarah contemporaneamente la mostrò come un trofeo.

   << Molto bene! Allora andiamo! Tu Sarah sei nel gruppo con me e i nostri fratelli, Laura vuoi unirti a noi? >> la invitò Max.

   << Molto volentieri! Sai, qui ancora non conosco nessuno! >> confidò Laura imbarazzata, ma felice per l’invito.

Scesi dalla nave uno spettacolo apparve davanti ai loro occhi. Centinaia di piccole botteghe davano luogo ad un paesaggio simile a quello della fiabe. Un sacco di persone strane, maghi sicuramente, camminavano per quelle stradine, pieni di buste per la spesa e quant’altro.

   << Wow! >> sussurrò Laura guardandosi intorno, << è fantastico! >>.

Si aspettava da un momento all’altro che comparissero Cenerentola o Biancaneve accompagnate, la prima da topini, e la seconda da adorabili uccellini.

“BENVENUTI A BELBURGO!” diceva un cartello sopra le loro teste, appena scesi dalla nave.

   << Laura! Eccoti! Dov’eri finita?? >> esclamò spaventato un ragazzo abbracciandola.

“Non può essere lui” pensò Laura scostando il fratello.

   << Alex, dimmi, ero in cabina…con degli amici! >> e sorrise a Sarah e Max.

   << Vi conoscete? >> disse Sarah a Laura.

   << Certo! È mio fratello! Quello di cui parlavo prima, ricordi? >> disse Laura.

   << Ah, sì! LUI?? >> riprese incredula la bionda.

   << Sì, perché? >> chiese curiosa Laura.

   << È… >>

   << Sono il migliore amico di Sam e Johnny! >> aggiunse Alex, svelto.

   << TU??? >> esclamò Laura sgranando gli occhi e indicandolo come in un’accusa.

   << Sì, io… perché? >>

   << Benissimo! >> s’intromise Max <>.

Alex annuì, Laura fece un gesto con la mano per far capire al fratello il messaggio “Ne parliamo dopo”, e si avviarono.

Nella lista, fortunatamente, accanto ad ogni prodotto da comprare vi era scritta anche la bottega adatta dove poterlo trovare. Fu facile perché ogni negozietto aveva un’insegna abbastanza leggibile, per il resto ci pensava Max ad accompagnarli.

Sam e Johnny correvano come pazzi da un negozio all’altro con le mani piene di buste già dopo 5 minuti.

   << Fanno sempre così? >> chiese sconvolta Laura a Max.

   << Sì, lasciamo stare. Tutta quella roba non è nella lista, è un extra. Serve a loro per i loro esperimenti. >> disse Max con sguardo arreso.

Gli bastò mezza giornata per comprare tutto il necessario, tornati sulla nave erano tutti distrutti. Molti si addormentarono, tra cui Sarah. Ma non Sam e Johnny, ovviamente.

Entrarono silenziosamente – per quanto possa essere loro possibile – nella cabina delle due ragazze e si accomodarono nel letto di fronte alla sorella, accanto a Laura, - uno da una parte, e uno dall’altra – che stava leggendo.

   << Non dormi? >> chiese Johnny.

   << No, sono troppo nervosa perché possa dormire. >> rispose Laura sorridendo.

   << Nervosa? E per cosa? >> chiese subito Sam.

   << È il mio primo anno. >> si giustificò lei.

   << Anche Sarah è al suo primo anno, ma guarda com’è tranquilla! >> esclamò Sam indicando con una mano la sorella.

In effetti era sera, ma lei ronfava già da qualche ora.

   << Sì, ma io è la prima volta che vengo a sapere tutte queste cose! Lei era già preparata! Insomma, ne sono passati quanti prima di lei? 10? Beh! Sa cosa aspettarsi, ecco. Io no, non ne ho idea. Perché mio fratello non me ne ha mai parlato. A quest’ora forse sarei stata più pronta e più rilassata, e magari sarei a dormire proprio come lei. >> si sfogò Laura.

   << Capito. Mi hai fatto paura. Ma sei stata chiara. Perché non provi lo stesso a dormire? >> parlò Johnny.

   << Ci proverò. >> promise Laura con un sorriso.

I due gemelli si alzarono e si diressero alla porta, ma prima Johnny fece una cosa: le baciò la fronte e le sussurrò all’orecchio: << Dormi bene! Mi raccomando, riposa. Notte. >> e poi uscì svelto col fratello.

Lei si sdraiò, poggiò il libro aperto sulla sua pancia e chiuse gli occhi.

Pensò alla giornata, come era suo solito fare, ma in particolar modo all’incontro con il fratello appena scesi a Belburgo. Si addormentò con questi pensieri in mente.

 

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Capitolo 4
*** Il Test di Assegnamento ***


                                           QUARTO CAPITOLO:

                                                "Il Test di Assegnamento"

                                                                    (Laura)

Il giorno dopo il nostro arrivo ci spettava la parte più importante di tutta questa storia: il Test di Assegnamento a uno dei tre “partiti” della scuola. Quando Max accennò a questi credetti che parlasse di partiti politici e ciò mi sembrava improbabile quanto assurdo, ma non mi azzardai a chiedergli cosa c’entrasse la politica con la scuola. Ero sicura che avrei fatto una gran brutta figura. Poi accennò tre nomi: Sirio, Andromeda e Steno. Allora capii cosa intendeva per partiti. In attesa di essere assegnati a qualcosa, sistemarono tutti noi nuovi in un edificio staccato dalla scuola, una specie di dependance. Erano tre o quattro enormi stanze e i bagni. Ci avrei giurato che da fuori non sembrava così grande. Sarah ed io per fortuna rimanemmo insieme. Infatti, una ragazza che doveva certamente essere dell’ultimo anno ci aveva assegnati alle varie stanze, ed ero seriamente convinta che se fossi rimasta nuovamente sola mi sarei fatta prendere dal panico. Mi sentivo molto stupida.

Capitammo la stanza più rossa che un uomo possa immaginare. Le pareti erano di un rosso accecante. I vetri delle finestre sembravano avere una raccapricciante tonalità rosa antico e le tende erano amaranto. Ai quattro angoli della stanza c’erano dei tavolini rotondi con un centrini di un rosso un po’ più chiaro delle pareti, un vaso in ceramica bianca e rose rigorosamente rosse.  I letti avevano una coperta marrone e lenzuola, per fortuna, bianche. Quello che mi colpì di più furono i quadri al di sopra delle spalliere dei letti su cui era dipinta una bellissima donna vestita di pelli leopardate, in diverse pose. Quella era Morgana, senza dubbio. Mi sorprese piuttosto il fatto che non le avessero dipinto i capelli di rosso.

Io e Sarah ci sistemammo in due letti vicini. Stavo uscendo il pigiama dalla valigia, quando mi accorsi che una ragazza mi guardava insistentemente. E con avversione.

   << È Cecilia De Santis. >> disse Sarah quando quella uscì dalla stanza.            << La ragazza più arrogante che conosca. >>.

   << Ma dai… >> dissi con sarcasmo. Sarah sorrise.

   << Il padre è il creatore di una delle due scope più potenti del nostro mondo e pare che di recente si sia occupato di tappeti volanti, creandone un modello unico in seta. La ragazza se la passa decisamente bene. Per questo ha la puzzetta sotto il naso. >> mi spiegò Sarah.

Feci una smorfia disgustata e tornai a sistemarmi.

La notte fu inaspettatamente tranquilla. Mi aspettavo di fare sogni terribili come di essere divorata dalla scuola, ma nulla di ciò accadde. Mi svegliai ancora prima che suonasse la sveglia. Rimasi ancora un po’ a letto a contemplare il soffitto, convinta che se mi fossi girata alla mia destra avrei visto il solito comodino della mia stanza, pieno di fazzoletti, carte e un bicchiere d’acqua. Nulla di tutto ciò accadde quando mi alzai per andare in bagno a farmi una doccia.

Sarah fu l’ultima a svegliarsi. Proprio per questo forse, emise un urlo disumano quando andò in bagno. L’acqua rimasta doveva essere molto fredda. Riuscì comunque a sbrigarsi prima che fosse troppo tardi.

In men che non si dica imboccammo il sentiero per la scuola ai cui lati c’erano cespugli di rose dai colori vigorosi e le foglie di un verde cenere. Infine svoltammo per il sentiero principale, che portava al portone d’entrata alla scuola.

Fu con grande emozione che la vidi in tutta la sua imponenza. Decine e decine di finestre si stagliavano lungo la parete bianca della facciata. Fino al primo piano arrivavano ad arrampicarsi dei rami d’edera. O qualcosa che le assomigliava, difatti le foglie erano dorate.

La struttura mi ricordò molto le regie francesi del Settecento. Alle spalle, però, di questa bellissima facciata, c’era un enorme edificio cilindrico con ai lati due torri molto alte.

Queste, invece, erano molto simili ai castelli Medievali, ma il colore era bianco come la facciata settecentesca.

Varcammo la soglia del portone e osservai meglio anche dentro. Ai lati dell’entrata c’erano degli arazzi raffiguranti Morgana. Alla nostra destra c’era un breve corridoio che portava ad un cortile. Probabilmente lo avremmo visitato dopo. Alla nostra sinistra c’era un altro corridoio, ad occhio e croce un po’ più lungo, alla fine del quale sembrava esserci una grande sala. Di fronte, invece, c’era un altro portone, leggermente più piccolo di quello principale.

   << Test di Assegnamento? >> una voce alle nostre spalle ci fece sobbalzare. Avanzai di un passo e mi voltai con uno scatto. A parlare era stata una ragazza che non avevo ancora visto. O forse solo tra i rappresentanti degli studenti. Non avrei saputo dirlo con certezza.

Aveva un aspetto piuttosto gradevole. Capelli lunghi, castani, tenuti fermi alla nuca da un fermaglio. Gli occhi cerulei avevano l’aria felice di chi ha scoperto di aver vinto una gran somma di denaro. Guardava me e Sarah con una vivacità che allora non avrei saputo eguagliare. Accanto a lei c’era un’altra ragazza. Pensai che senza ombra di dubbio le due dovevano essere sorelle, tanta era la somiglianza. La sola vera differenza stava nel colore dei capelli: l’altra ragazza, la seconda, li aveva più scuri. E inoltre lei aveva l’espressione annoiata.

Sarah sembrava conoscerle.

   << Silvia! Marta! Che piacere vedervi! >> esclamò Sarah con enfasi, abbracciando la ragazza che ci aveva parlato prima. Si divisero in fretta e Sarah si rivolse a me.

   << Laura, questa è Silvia, la fidanzata di Robbie. >> e la tipa allegra mi porse la mano molto cordialmente. Io la strinsi e mi presentai, abbozzando un sorriso che non fosse troppo timido. Silvia indicò la ragazza accanto a lei.

   << Questa è mia sorella Marta! >> strinsi la mano anche a lei, che perse per un momento l’espressione tediata di prima.

Sarah si voltò proprio verso di lei e la guardò curiosa.

   << Che c’è che non va? >>

Marta stava cominciando a dire qualcosa, ma fu anticipata dalla sorella.

   << Non vuole fare Alchimia oggi. >> spiegò Silvia roteando gli occhi.

   << E perché? Tu non amavi l’Alchimia? Mi pare di averlo sentito dire a mio fratello una volta… >> fece Sarah, facendosi pensierosa.

   << Sì, eccome! >> Marta poté finalmente parlare << Ma oggi c’è il nuovo insegnante e ho una profonda antipatia per lui già da ora! >>.

   << È stupida, non farci caso. >> mi sussurrò Silvia, facendomi agitare. Le persone così vivaci mi incutevano terrore al primo incontro. Un po’ come Sam, Johnny, Sarah… La presenza di Max riusciva a rilassarmi un po’, invece. Lasciai perdere questi inutili pensieri e ripresi ad ascoltare le ragazze.

   << …in ogni caso il Test quest’anno si svolge al primo piano, nell’aula di Historìa. Sai, in assenza del professore… >>

   << Non è che ci accompagneresti? Io… >> cominciò Sarah.

   << No, no, no! Andate pure, sorelle Previti… della nostra sorellina ci occupiamo noi! >> esclamò Johnny spuntando alle nostre spalle. Lui e Sam avevano due identici ghigni malefici, il che mi fece preoccupare. Sarei stata una loro vittima? Mi risposi che probabilmente mi stavo creando troppi problemi.

Silvia e Marta, non molto convinte, ci salutarono e si dileguarono in breve tempo.

   << Ma ci stavate seguendo? >> chiese Sarah ai suoi fratelli aggrottando la fronte.

   << Non lo so! Johnny, le stavamo seguendo? >> chiese Sam con espressione innocente.

   << Non saprei… Laura, vi stavamo seguendo? >> mi chiese Johnny. Inutile dire che non risposi. Mi limitai solo a mordermi un labbro, facendomi pure male.

Lui capì l’antifona e lasciò perdere il mio silenzio imbarazzato. Sarah mormorò qualcosa che non riuscii a sentire e aprì quel portone di fronte a noi.

Ci trovammo in una stanza di forma quadrata. Di fronte a noi c’era una rampa di scale in marmo bianco, illuminate da una grande vetrata. Alla nostra destra un’altra rampa di scale portava a un piano inferiore. Delle porte si affacciavano su questa specie di atrio. Erano delle aule da quel che potei capire. Non molto in ogni caso.

Le pareti, color panna, erano tappezzate di quadri raffiguranti nature morte, maghi e streghe di ogni tempo (compresa Morgana) e animali mitologici.

   << Volete restare qua per molto ancora? >> domandò Sam, un po’ più avanti rispetto a noi. Scossi la testa e vidi Sarah fare lo stesso. Seguimmo lui e Johnny senza discutere e arrivammo al primo piano. Imboccammo il corridoio. Il pavimento in legno faceva sembrare i nostri passi svelti molto cupi, ma l’unica cosa che mi incupì veramente fu il ritardo con cui arrivammo. I gemelli stranamente non ci trattennero, ma ci raccomandarono di non entrare in Steno. Non capii perché, ma non m’importava molto.

Io e Sarah entrammo contemporaneamente in classe e chissà per quale buon dio, il professore non era presente.

L’aula era abbastanza grande. Eravamo in tutto una trentina di ragazzini, disposti in file ordinate di banchi singoli. Da una finestra entrava giusto un po’ di luce. Le tende non permettevano ai raggi del sole di arrivare a noi.

Io e Sarah trovammo due banchi vicini, l’una dietro l’altra. Con mia grande sfortuna, davanti a me trovai quella tipa snob della sera prima, Cecilia De Santis. Quella si voltò lentamente verso di me, mi lanciò un’occhiata sprezzante e sbuffò.

   << C’è qualche problema? >> le chiesi cominciando a scaldarmi. A quel punto nulla avrebbe potuto fermarmi.

   << Dici a me? >> rispose quella dandosi un mucchio di arie.

   << Vedi altre oche in giro? >>.

La mia risposta dovette offenderla molto, poiché tornò a guardare davanti a sé con aria furiosa. Qualcuno ridacchiò sotto i baffi, in particolare un ragazzo con i capelli rossi nel banco accanto al mio. Sembrava che volesse complimentarsi, ma non ne ebbe il tempo. Una donna dai capelli corvini entrò in classe reggendo dei fogli e si voltò a guardarci, appoggiata alla cattedra.

   << Buongiorno ragazzi. Io sono Miranda Duffa e sono la bibliotecaria. Oggi sono in missione per voi. >> alzò per qualche secondo i fogli facendoli vedere per bene. << Questi sono i vostri Test. Da questi dipende il vostro futuro scolastico. Dovrete rispondere a 100 domande su di voi, e siete pregati di essere sinceri. Potreste pentirvene. >> il suo sguardo s’incupì. Forse lei non era stata sincera. Cominciò a passare tra le file per distribuire quella serie di fogli. Anzi, erano più dei fascicoli. Erano qualcosa tipo undici fogli. Nell’ultimo c’era pure lo spazio per firmarsi. Prima che la bibliotecaria ci desse il via mi voltai verso Sarah, guardandola speranzosa.

   << Potete iniziare! E fate velocemente! >>.

Cominciai a leggere la prima domanda: “Come ti senti?”. Ma che razza di domanda era? E le risposte: A) Ottimista, B) Insicuro, C) Arrabbiato.

Come poteva dipendere il mio destino scolastico da simili domande? Alcune erano più interessanti, come la 16 (“Cosa fai in caso di pericolo?”), ma altre erano assurde e inutili come la 50 (“Che animale preferisci tra il cane, il cavallo e il serpente?”).

Andai avanti ancora un po’ con le domande dopodiché completai il Test e scrissi il mio nome nella prima pagina.

Mi alzai molto discretamente dalla sedia e andai alla cattedra dalla signora Duffa.

   << Bene, cara… >> mi disse quella con un gesto impaziente della mano << adesso puoi andare. >>.

Io restai là a fissarla imbambolata. << Andare? >> le chiesi.

   << Sì, ragazzina. Fuori, fuori dall’aula! >>.

Che oltraggio avevo subito! Perché una ragazzina calma e assennata come me doveva stare fuori? Da sola!

Mi avviai lo stesso verso l’uscita. Mentre passavo vicino al suo banco, Sarah mi fece segno di aspettarla fuori, ma vidi con grande dispiacere che era ancora alla terza pagina del Test. Annuii e uscii definitivamente.

Sperai in parte che uscisse qualcuno, ma non avrei saputo che dire, perciò cambiai subito idea.

Fissai la mia attenzione su un quadro appeso alla parete. Ritraeva due uomini vestiti alla maniera rinascimentale seduti a un tavolo che guardavano pensierosi un pezzo di legno che ricordava molto la bacchette. Le mie riflessioni furono interrotte da un borbottio sommesso. Mi voltai e vidi la fonte del rumore: un ragazzo di non più di venticinque anni veniva verso di me reggendo dei fogli. Sembrava che quelle letture lo stessero contrariando molto.

Tanto fu il mio timore di disturbarlo in un momento così delicato e tanta la sua distrazione, che mi venne addosso e gli caddero alcuni fogli.

   << Scusami! >> mi disse mortificato, aiutandomi ad alzarmi. Sì, avevo fatto una bella caduta.

Era un ragazzo piuttosto carino: alto, magro, con dei sottili occhi scuri e capelli neri. Il tutto contornato da un sorriso disarmante che, a modo suo, doveva essere incoraggiante.

   << Oh, no! È colpa mia! >> esclamai io agitando le mani furiosamente. Non volevo che si sentisse in colpa. D’altronde ero stata io la stupida a non spostarmi.

Lui guardò la porta dell’aula dove si stava svolgendo il Test. << È la signora Duffa a presiedere al Test? >> mi chiese.

Io annuii timidamente e lo vidi guardarmi come intenerito.

   << Non voglio mica mangiarti! >> mi disse sorridendo con accondiscendenza. << Sono Luiz Fernandez e tu? >>

   << Laura… Laura Monti. >>

   << Piacere Laura. >> disse porgendomi una mano << Ma mi sa che noi ci vedremo tra qualche anno! >>.

   << Perché? >> chiesi io con curiosità, mentre gli stringevo distrattamente la mano.

   << Io insegno Alchimia e voi la farete al sesto anno. Per il momento dovete accontentarvi delle basi e di altre materie… >> mi si fece più vicino affinché nessuno (e chi poi?) potesse sentirlo, << …noiose. >> fece un buffo sospiro. << Io avrei lezione e invece sto qui a fare perdere tempo a te e a chiacchierare. Non male come primo giorno! >>.

Decisi che avrei potuto sorridere, anche se l’idea che fino a poco prima avevo pensato che il mio futuro professore fosse un bel ragazzo mi imbarazzava ancora, impedendomi di essere me stessa.

   << Arrivederci, Laura. >> si congedò lui con un cenno del capo.

   << Arrivederci, professore. >> salutai io. Continuai a guardarlo finché non scomparve dalla mia vista.

Poco dopo la porta dell’aula si aprì e con mio gran sollievo ne uscì Sarah e dietro di lei una ragazzina di colore dall’aria sperduta. La capivo perfettamente.

   << Tutto chiaro il Test? >> chiesi a Sarah.

   << Sì, ma c’erano domande degne del più imbecille degli imbecilli. Mi pare ci fosse a pagina 9 una domanda di questo genere: voleva sapere se veniva prima l’uovo o la gallina e tra le risposte c’erano la gallina, l’uovo o nessuno dei due. Mi chiedo a cosa serva sapere certe cose. >>

Feci spallucce, ignorando anche io il significato di quei quesiti.

   << Abbiamo da fare ora? >> chiesi a Sarah.

   << Sì. >> rispose lei.

   << Oddio! Cosa? >> cominciai a preoccuparmi. Anch’io come il professor Fernandez, avevo la fobia da primo giorno. Solo che nel mio caso era più accentuata.

Sarah prese a ridacchiare. << Oziare! >> esclamò lei come se la cosa fosse scontata.

   << Ah… >> mormorai io imbarazzata, << Certo… >>.

Dovetti correre un po’ per starle dietro, ma alla fine, insieme, raggiungemmo il cortile e ci sedemmo su una panchina di fronte a una fontana monumentale.

Finalmente il primo passo era stato fatto.

 

 

 

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