This sorrowful life

di Giulz95
(/viewuser.php?uid=127009)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** ANNUNCIO ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


“Dopo un inverno così, la primavera non può che essere un toccasana, no?”
 
Avi cammina affianco a me tenendomi la mano. È la prima volta che passo la primavera con lui a Los Angeles. Ripartirò poco prima dell’estate per sistemare le ultime cose a casa, prima del trasloco. Chissà perché, pensavo che in America le mie allergie potessero scomparire improvvisamente. Starnutisco portandomi la mano davanti al viso.
 
“Sì, come no.” Rispondo sarcasticamente. “La primavera fa comunque schifo.”
 
“Sei negativa, Julie.”
 
“No, sono realista. Se anche tu fossi mitragliato da pollini e graminacee come lo sono io in questi deliziosi mesi, saresti d’accordo con me. E invece no. Hai il sistema immunitario di un toro.” Ironizzo. “Ma prima o poi ti verrà qualcosa. Anche solo un raffreddore invernale e io ti dirò, ‘Oh, e il tuo sistema immunitario? Non ha fatto il suo dovere stavolta?’”
 
Avi ride insieme a me prima di spingermi con la spalla.
 
“Smettila di dire scemenze. Io non mi ammalo mai.”
 
“Tutti ci ammaliamo, Avriel.”
 
“Beh, un raffreddore non ha mai ucciso nessuno.”
 
 
Questo sì però.
 
Osservo i corpi dei due zombie accatastati alla parete all’interno della cabina in legno trovata nei boschi. Rick e T-dog si occupano in genere della prima sterminazione. Successivamente sta a me, Daryl e ultimamente Carl dare un’occhiata in giro, cercando cibo, medicine, e quant’altro possa servirci. Abbiamo passato l’inverno così. Siamo diventati forti, duri come rocce. Affamati, sì. Esausti. Quasi non ci sopportiamo più l’un l’altro, e sono abbastanza sicura che nessuno sopporti più Rick. Il suo nuovo ruolo da leader mi ricorda sempre di più il ruolo che Avi aveva preso. Al comando con il pugno di ferro, pur di tenerci in vita tutti. La differenza? Dopo 217 giorni da quando abbiamo perso la fattoria, nessuno di noi è ancora morto.
 
Cosa stai cercando di dire? Non sono stato un buon leader?
 
E sì, sento ancora la sua voce nella mia testa. Cerco di ignorarla, di dargli poco peso, ma è sempre lì.
 
Sei patetica.
 
Daryl posa una mano sulla mia spalla, stringendo leggermente. Ha trovato un gufo al piano di sopra e ora sta procedendo a spennarlo. Annuisco nella sua direzione, facendogli capire che sto bene, che sono solo stanca. Come ancora se la beva, dopo mesi che gli propino la stessa scusa quando mi chiede se sia tutto ok, quando mi deve svegliare nel cuore della notte chiudendomi le labbra con una mano per evitare che strilli, presa dal panico dei miei incubi, attirando i vaganti, o quando flashback sempre più lunghi e sempre più critici mi fanno perdere i sensi nelle situazioni peggiori, questo ancora non lo so. Potrei dirglielo, potrei dirgli di ripartire e lasciarmi qui, visto che prima o poi li farò uccidere tutti, ma non riesco. Non riesco a dirgli che sto impazzendo, e che penso di soffrire di schizofrenia. Le voci, le allucinazioni, gli incubi.
 
Finirò per farli ammazzare tutti.
 
Forse dovrei semplicemente sparire.
 
Forse dovresti venire a cercare me.
 
Il rumore improvviso della lattina di cibo per cani che Rick ha violentemente lanciato nel camino mi distoglie dai miei pensieri. Carl abbassa lo sguardo sotto quello di suo padre. Ha fame, abbiamo tutti fame, ma siamo ancora persone. Credo.
 
Nessuno parla con nessuno. Il silenzio è ancora pesante quando dopo una decina di minuti T-dog, di guardia alla finestra dell’abitazione, fischia in direzione di essa. ‘Dobbiamo muoverci, ne arrivano altri’. La prassi è la stessa da mesi. Raccolgo l’arco, incocco una freccia e seguo Daryl e gli altri verso la porta sul retro. Prima di chiuderla dietro di me però i miei occhi incontrano quelli di Avriel, seduto al tavolo della cucina e mi si gelano le vene. Mi sorride, e il suo viso è quello di cui mi sono innamorata. La sua pelle è chiara e pulita, i suoi occhi verdi e accesi di quella gioia di vivere che tanto mi aveva catturata all’inizio della nostra relazione.
Stona con l’ambiente circostante, con il marcio, con la morte e il caos. Rimango a fissarlo negli occhi e dopo qualche secondo sorrido anch’io con le lacrime agli occhi. So che non è reale, ma infondo cosa c’è di sbagliato in questo? Non è reale ma ciò che lo è fa schifo. Perché continuare a vivere una realtà così? Sto per rientrare nella casa quando la porta mi si chiude davanti sbattendo e mi accorgo dello sguardo allo stesso tempo incazzato e preoccupato di Daryl, che mi afferra un polso stringendolo quasi a farmi male e mi trascina verso la sua moto, abbattendo due zombie nel frattempo. Quando ci allontaniamo dalla casa mi tengo stretta a lui il più forte possibile. Non posso continuare così. Devo andarmene.
 
Hai vinto tu, Avi.
 

Ebbene, si ricomincia! Perdonate il ritardo, so che avevo detto che avrei iniziato a pubblicare da fine settembre in poi, ma sono successe... beh... cose. Principalmente università.
La tabella di marcia per ora è un po' a caso, ma per questa settimana saremo coperti!

alla prossimaA

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Scendo dalla moto non appena essa si ferma accanto alla Toyota di Maggie, preparando l’arco e tenendo una freccia incoccata in esso, pronta a sparare. Daryl mi guarda con la coda dell’occhio, e capisco che vuole parlarmi, che vuole sapere cosa sta succedendo, ma questo non è il momento. Il gruppo si riunisce attorno alla macchina in testa alla carovana, e Maggie stende la mappa sul cofano di essa, mentre Carl e Beth controllano la strada davanti a dietro di noi.
 
“Non c’è più un posto dove andare.” Rick si avvicina a noi e Maggie gli risponde.
 
“Quando le due mandrie si incontreranno resteremo fuori, non arriveremo mai a sud.”
 
“Quanti saranno stati, 150?” Daryl appoggia le braccia sul vetro dell’auto, osservando la mappa e riferendosi alla mandria che abbiamo visto passare sulla strada qualche giorno fa.
 
“Forse la settimana scorsa,” Glenn scuote la testa “ora potrebbero essere il doppio.”
 
“Questo fiume potrebbe averli rallentati, se ci sbrigassimo potremmo anche riuscire a passare da qui.” Hershel traccia un percorso con il dito sulla cartina, che però non seguo con attenzione.
 
“Se questo gruppo si unisce all’altro però potrebbero arrivare a noi.” T-dog commenta subito prima di Maggie.
 
“Siamo bloccati.”
 
“Non ci resta che risalire l’A27 e passare attraverso Greenville.”
 
“Ci siamo già stati, Rick. È tutto l’inverno che giriamo in tondo.” T-dog cerca di far ragionare lo sceriffo, ma sappiamo tutti bene che contraddirlo non serve a nulla.
 
“Sì, lo so. Lo so.” Rick guarda negli occhi l’uomo, che distoglie lo sguardo dal suo come un cane farebbe con il suo alfa. “A Newman ci spingeremo a ovest. Là non ci siamo ancora stati. Ci serve un posto nel quale rintanarci per qualche settimana.” Alza lo sguardo verso la macchina dietro di noi, dove Lori è seduta.
 
“Va bene. Facciamo un salto al ruscello prima di andare, dobbiamo rifornirci d’acqua. La bolliremo dopo.” T-dog, Glenn, Maggie e Carol si allontanano con le taniche in mano, mentre Rick ed Hershel rimangono a discutere accanto a me. Daryl si affianca allo sceriffo dopo qualche minuto.
 
“Mentre gli altri lavano mutande, andiamo a caccia.” Carica la balestra. “Quel gufo non è abbastanza.”
 
“Prendo lo zaino…” Mi volto verso la moto, ma Hershel mi ferma.
 
“A dir la verità, Julie, ho bisogno di parlarti.”
 
Daryl  mi guarda abbozzando un sorriso prima di voltarsi e sparire tra la vegetazione seguito da Rick.
 

 
“Di cosa si tratta, Hersh?” Chiedo, sedendomi sul cofano dell’auto.
 
L’uomo posa una mano sulla mia spalla, osservandomi attentamente.
 
“Abbiamo tutti notato che dalla fattoria ti comporti in modo molto strano, Julia. Oggi Daryl ha quasi rischiato la vita per venire a recuperarti, e non ha voluto dire a nessuno che cosa ti stava trattenendo.” Parla con tono calmo. “Sei sicura di stare bene?”
 
“Sono solo…”
 
“Siamo tutti stanchi, ma nessuno di noi si comporta come ti comporti tu.” Hershel scuote la testa. “Sembri persa. Come se non fossi sempre qui con noi. Dimmi, c’è qualcosa che non va, della quale non puoi parlare con Daryl, o con Rick?”
 
“Ti ha chiesto lui di parlarmi?” Aggrotto la fronte. “Daryl?”
 
“Anche.” L’uomo si siede accanto a me. “Non biasimarlo. È preoccupato per te. Lo siamo tutti.”
 
“Che cosa vuoi che ti dica, Hershel?” Alzo lo sguardo sul suo. “Che non sto bene? Ok. Non sto bene. E ora?” Stringo le spalle. “Cosa pensate di fare? Mi porterete da uno psichiatra?”
 
“Di che si tratta?” Chiede, tranquillamente.
 
Ci penso su un attimo prima di decidere che se c’è qualcuno in grado di aiutarmi, quello è Hershel. È l’uomo più spirituale che conosca, e poi è un medico, no?
 
Veterinario.
 
È comunque un medico.
 
Se lo dici tu…
 
“Non devi dirlo a Daryl, va bene?”
 
“E’ qualcosa che non deve sapere?”
 
Annuisco. “Lo ferirebbe.”
 
“Penso che lo ferisca di più vederti così e non poter fare nulla per farti stare meglio.”
 
“Nessuno può farmi stare meglio, Hersh.”
 
“Perché non provi a parlarmene?”
 
“Va bene.” Prendo un respiro prima di cominciare a parlare. “E’ dalla fattoria che… Penso che ci sia qualcosa che non va nella mia testa.”
 
“Da quando ce ne siamo andati?”
 
“No, da prima. Forse da molto prima, solo che ho iniziato a farci veramente caso quando quei tizi ci hanno attaccato al bar, quella sera con Glenn e Rick. Ho perso i sensi, ricordi?” Hershel annuisce. “Mi era già successo prima. È come se tornassi indietro nel tempo, rivivendo situazioni passate. Mi succede ancora oggi.”
 
“Flashback?”
 
Annuisco prima di continuare. “Tutto è iniziato così. E poi sono arrivate le voci.” Abbasso la voce, quasi sussurrando. “E a quel punto ho capito la gravità della situazione.”
 
“Che genere di voci?”
 
“Solo una. È quella dell’uomo con cui ero prima di trovare il gruppo di Rick, all’inizio del contagio. L’uomo che stavo per sposare prima del contagio.”
 
“Oh. È per questo che non vuoi parlarne con Daryl.”
 
“Lo conosco.” Guardo l’uomo negli occhi. “Gli farei del male.”
 
“Dimmi, hai avuto altre esperienze? Come per esempio disturbi notturni, allucinazioni…”
 
“Entrambi. Allucinazioni di rado. La prima volta è stato sulla strada, quando Daryl è tornato a prendermi dopo la notte alla fattoria. Ho visto un amico, un ragazzo nel mio vecchio gruppo. Daryl ha detto che quando mi ha trovata stavo parlando da sola.” Abbasso lo sguardo. “E stamattina… Ho visto Avi, lo stesso uomo a cui appartiene la voce che sento.”
 
Hershel mi ascolta con attenzione prima di annuire.
 
“Potrebbe essere stress post traumatico. I veterani tornati dalla guerra del Vietnam ne soffrivano regolarmente. Spesso i sintomi assomigliano molto a quelli di una psicosi. Chiaramente non possiamo affidarci all’uso di medicinali, ma forse, una volta trovato un posto tranquillo potremmo provare a fare un po’ d’ordine.”
 
L’uomo parla con tranquillità e genuinità. In questi mesi Hershel è diventato come un padre per me. Nel suo sguardo comprensivo ho spesso trovato conforto e comprensione, e anche se alla fattoria poteva sembrare un po’ burbero, in realtà abbiamo tutti imparato a fidarci del vecchio signor Greene.
 
Tutte cazzate. Questa gente non ti conosce e tu non conosci loro.
 
Chiudo gli occhi cercando di bloccare la voce di Avriel, ma non ci riesco.
 
Stavi andando bene, amore. Avevi detto che saresti venuta da me.
 
“Julia…?” la voce di Hershel si sovrappone a quella di Avi. “Stai sentendo qualcosa?”
 
Annuisco.
 
Vieni da me, usignolo. Vieni a cercarmi. Ti sto cercando anch’io, disperatamente.
 
“Posso sapere cosa ti dicono queste voci?” l’uomo mi guarda intensamente.
 
“Vuole che me ne vada.” Lo fisso negli occhi. “Vuole che vada a cercarlo, che mi allontani dal gruppo. È arrabbiato con me.”
 
Non sono arrabbiato con te. Io ti amo.
 
“E tu?” Hershel alza le sopracciglia. “Vuoi andartene?”
 
Sì. Lo vuoi.
 
“Io non voglio mettervi in pericolo.” Trattengo le lacrime. “E finché siamo per strada, finché mi sveglio urlando nel cuore della notte, finché ho queste allucinazioni… Sono un pericolo per tutti voi.”
 
“Nessuno qui vuole che tu te ne vada, bambina.” L’uomo mi prende la mano stringendola.
“Questo Avi… Sa che sei amata qui? Sa che non c’è nessuno che preferirebbe farti andare via?”
 
Cazzate. Tutte cazzate. Nessuno ti ama quanto me, Julie. Nessuno. Gli fai solo pena. E occasionalmente comodo.
 
“Non ci crede.”
 
“E tu? Ci credi?”
 
Ci penso per un attimo. Lo sguardo di Daryl alla fattoria, quando ho lasciato che Carol prendesse il mio posto sulla sua moto. L’abbraccio di Carol quando sono tornata sull’interstatale. I sorrisi di Carl. La dolcezza di Hershel. Gli abbracci di Beth.
 
No, Julia. No. Sono cazzate. Non è vero. Niente di tutto questo è vero.
 
Tu non sei vero.
 
Ti sbagli. Ti stai sbagliando su tutto.
 
“Voglio crederci.” Annuisco a Hershel, che sorride accarezzandomi il viso con fare paterno.
 
“Allora fallo.”
 
Rick e Daryl tornano sulla strada quasi assieme a tutti gli altri. Riesco a percepire uno scambio di sguardi tra Hershel ed il cacciatore, ma quando Rick parla, l’attenzione di tutti è puntata su quello che ha da dire.
 
“Abbiamo trovato un posto.”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Rick apre un passaggio attraverso la rete di metallo che circonda il perimetro del cortile della prigione che lui e Daryl hanno trovato mentre erano a caccia. È un posto grande, con spazio a sufficienza per tutti noi e forse anche altra gente, ma è completamente infestato dai cadaveri dei detenuti, che passeggiano indisturbati per il cortile.
Non appena tutti sono passati dall’apertura, Glenn e Daryl richiudono il recinto con del fil di ferro, mentre i putrefatti del cortile si avvicinano all’inferriata, attratti dalla nostra presenza.
Quando la rete è di nuovo integra, ci spostiamo correndo verso l’entrata vera e propria del cortile.
 
“E’ perfetto.” Rick osserva le inferriate e il perimetro della prigione. “Chiudiamo quel cancello e impediamo che ne entrino altri. Tutti questi li eliminiamo.” Punta agli zombie nel cortile. “Entro stasera il posto è nostro.”
 
“Come chiudiamo il cancello?” Hershel chiede, preoccupato dal piano di Rick.
 
“Ci penso io” Glenn. “Voi copritemi.”
 
“No, è un suicidio.” Maggie scuote la testa vicino a lui, troppo innamorata per poter rischiare di perderlo.
 
“Sono il più veloce.”
 
“No.” Rick si volta verso di lui. “Tu, Maggie, T-dog e Beth li attirerete da quella parte.” Indica un punto lontano da noi, verso il bosco. “Li colpite attraverso il recinto. Daryl,” Guarda il cacciatore. “Tu e Julie salite sull’altra torre.”
 
Mi volto seguendo il cacciatore verso la torre mentre Rick continua a dare ordini agli altri, controllando nel frattempo che le frecce rimaste nella mia faretra siano abbastanza per parare il culo di Rick.
 
Una volta in cima alla torre Daryl mi guarda per un attimo, prima che Rick entri nel cortile.
 
“Stai bene?”
 
Annuisco, tendendo la corda dell’arco, pronta per scoccare la freccia.
 
“Sto bene.”
 
I minuti successivi sono veloci. Io e Daryl copriamo Rick dalla torre ovest, mentre Hershel, Carl e Carol fanno lo stesso da est. Scaglio frecce fin quando posso, centrando ogni vagante al cranio. Quando non ho più munizione per l’arco, lo lascio cadere sulle mie spalle, estraendo la mia Beretta in tempo per colpire uno zombie pericolosamente vicino alle spalle di Rick. L’uomo riesce a chiudere il cancello del cortile, fissandolo con due moschettoni, per poi entrare nella torre nord e chiudersi dentro.
 
“Ce l’ha fatta.” Sorrido a Daryl, che dopo aver annuito urla verso la seconda torre.
 
“Sparate!”
 
Rick spara l’ultimo colpo dal suo fucile dopo qualche decina di minuti, e l’ultimo zombie cade a terra, abbattuto. Il cortile sotto di noi è ora conquistato. Abbasso la pistola osservando Daryl, che mi sorride e mi stringe a sé con un braccio sulle mie spalle. Poso la testa sotto il mento e scoppio in una risata quasi isterica. Abbiamo trovato un posto dove stare, ce l’abbiamo fatta.
E la voce di Avi non è riuscita nemmeno per un minuto ad avere la mia attenzione.
 
 ...
 
Prima che cali la notte, accendiamo un fuoco in mezzo al cortile. Daryl ha macellato gli scoiattoli che lui e Rick sono riusciti a catturare oggi pomeriggio, dopodiché è salito sul camion ribaltato davanti ai cancelli mormorando agli altri che avrebbe fatto lui il primo turno di guardia, come sempre. È ormai buio pesto, la sola luce è quella delle fiamme, e l’odore di carne arrostita quasi copre quello di putrefazione. L’atmosfera è calma, pacifica. Vedo Lori osservare Rick dalla distanza, mentre egli percorre il perimetro per quella che sarà la ventesima volta. Beh, forse non proprio pacifica, ma almeno tranquilla.
 
“Domani raduneremo i corpi.” T-dog parla dopo aver posato il suo piatto. “Voglio tenerli lontani dall’acqua. Se riuscissimo a scavare un canale sotto la recinzione, avremmo acqua a volontà.”
 
“Il terreno è buono, potremmo piantare dei semi, coltivare dei cetrioli, dei pomodori, della soia…” Hershel fa passare della terra umida sulle sue mani, sentendone la consistenza con i polpastrelli.
 
“E’ il terzo giro che fa.” Dico, osservando Rick. “Se ci fosse stato un buco nel recinto l’avrebbe trovato.”
 
Dopo qualche secondo di silenzio alzo le spalle velocemente, riempio una ciotola di carne di scoiattolo per Daryl e mi incammino verso la sua postazione di guardia. Quando lo raggiungo, poso la ciotola sul camion e lascio che mi aiuti ad arrampicarmi in cima ad esso, accanto a lui. L’uomo si abbassa per prendere il suo piatto, e inizia a mangiare voracemente.
 
“Se non ti portassi da mangiare, non mangeresti niente.” Sorrido, stringendomi nella sua camicia di flanella che ho sulle spalle.
 
“Sì, beh… A quanto pare il piccolo Shane ha un bell’appetito.”
 
Lo guardo scioccata per un attimo prima di spingere leggermente la sua spalla con la mia.
 
“Che stronzo.”  Rido con lui per un attimo prima di tornare seria. “Rick ci ha fatto fare molta strada. Siamo tutti qui. Shane non ce l’avrebbe mai fatta, non senza lasciare qualcuno indietro.”
 
Qualcuno tipo me, viste le mie attuali condizioni.
 
“Cosa voleva Hershel?” Daryl mi chiede, portandosi un pezzo di carne alla bocca. Lo fisso per un secondo prima di sorridere.
 
“Gli hai chiesto tu di parlarmi.”
 
L’uomo alza le spalle prima di distogliere lo sguardo.

“Ho provato a chiedere. Continuavi a dirmi cazzate.”
 
“Sì, beh, sono migliorata in quello.” Scherzo.
 
“No, per niente. Non puoi nascondermi niente. Specialmente quando non stai bene.”
 
Perdo il sorriso guardandolo negli occhi. Dopo un attimo mi volto verso il buio della foresta, evitando il suo sguardo.
 
“Abbiamo parlato.” Sospiro. “Mi ha dato una mano.”
 
“Che cos’hai?”
 
“Niente che lui possa curare.” Scuoto la testa. “Ma parlarne è stato… Liberatorio.”
 
Daryl ci pensa su per un po’ prima di lasciare la ciotola atterra e pulirsi le dita sui pantaloni. Si avvicina a me per poi prendermi la mano e tirarmi tra le sue braccia. Rimango immobile, scioccata dalla sua reazione.
 
“Sono stati mesi di merda, è vero.” Parla senza lasciarmi andare e senza guardarmi in faccia. “Ed io non ho avuto tempo per parlarti sul serio. Ti ho vista allontanarti sempre di più e ho dovuto chiedere aiuto ad Hershel perché mi è sembrato che stessi sparendo poco a poco. Ho avuto paura, perché per la prima volta non posso tenerti al sicuro. Ma se c’è qualcosa, qualsiasi cosa…”
 
“Daryl.” Poso le mani sul suo petto, allontanandolo abbastanza per guardarlo negli occhi. “E’ solo stress. Davvero.” Sorrido. “Ora che abbiamo trovato questo posto… Sono sicura che le cose cambieranno.” Gli poso la mano sul volto. “In meglio.”
 
Daryl annuisce prima di posare un bacio leggero sulle mie labbra. Quando scendiamo dal camion mi prende per mano, camminando verso gli altri, il che mi sciocca non poco, dato che ancora dopo tutto questo tempo, nonostante tutti sappiano di noi, si guarda bene dall’essere troppo affettuoso con me davanti al resto del gruppo. Sono arrivata alla conclusione che si tratta del suo carattere, e di qualcosa che ha a che fare con la paura di venire deriso da suo padre e suo fratello, anche dopo che essi sono morti. O spariti. O quant’altro.
 
Quando arriviamo dagli altri, Beth sta cantando una canzone che riconosco subito. ‘The parting glass’, dei Clancy Brothers. Avi adorava questa canzone, ed ogni serata con i suoi amici finiva con armonizzazione di questa melodia. Sorrido, e anche se in gola mi si stringe un nodo, dopo qualche secondo mi unisco a lei, cantando.
 
“Of all the comrades that e'er I had
Were sorry for my going away
And all the sweethearts that e'er I had
They would wish me one more day to stay
But since it falls unto my lot
That I should rise and you should not
I'll gently rise and I'll softly call

Good night and joy be with you all
Good night and joy be with you all”

 
“Bellissimo.” Hershel è il primo a parlare, e mi guarda stupito come mi accorgo stanno facendo anche gli altri. “Non sapevo cantassi, Julie.”
 
Alzo le spalle guardandomi intorno e sedendomi accanto a Beth.
 
“Non lo faccio. Non più.” Sorrido. “In un’altra vita, era il mio lavoro.”

“Meglio andare a dormire.” Rick, che nel frattempo è tornato, si rivolge a noi dal suo posto accanto tra la moglie e il figlio. “Io starò di guardia laggiù. Domani sarà un giorno importante.”
 
“Che vuoi dire?” Chiede Glenn.
 
“So che siete tutti esausti.” Rick alza lo sguardo dalle sue mani, incontrando quello di ognuno di noi. “Quella di oggi è stata una grande vittoria. Ma purtroppo dobbiamo fare ancora un piccolo sforzo.” Fa una pausa prima di continuare. “Gli zombie sono quasi tutti guardie o prigionieri. Hanno preso questo posto anche troppo presto. Significa che le provviste sono probabilmente intatte. Potrebbe esserci un’infermeria, magari uno spaccio.”
 
“Un’armeria.” Daryl si siede accanto a me, stendendo il braccio dietro la mia schiena. Sorrido leggermente guardando a terra.
 
“Dovrebbe essere fuori dalla prigione, ma non troppo lontana. Nell’ufficio del direttore ci saranno direzioni per localizzarla. Armi, cibo, medicine! Questo posto potrebbe essere una miniera d’oro!”
 
“Le munizioni sono troppo poche.” Hershel scuote la testa, in disaccordo con Rick. “Le finiremmo senza nemmeno scalfirli.”
 
“Potremmo entrare.” Si voltano tutti verso di me, sbigottiti dalle mie parole. “E’ rischioso, ma se manteniamo una formazione e rimaniamo uniti, potremmo anche farcela.”
 
“Esatto. Uno affianco all’altro. Dopo quello che abbiamo passato possiamo farcela, ne sono sicuro.” Rick sorride, sicuro delle sue parole, prima di guardare suo figlio negli occhi “Questi stronzi non hanno speranze.”
 
Rick annuisce e dopo qualche secondo si alza. Lori lo insegue, e li sento discutere a qualche metro da noi. L’uomo le risente ancora di non averlo sostenuto sulla questione di Shane, e sinceramente non ha tutti i torti. Ma Lori ha bisogno di lui, e ha bisogno di suo marito, non del suo leader. Appoggio la testa alla spalla di Daryl, chiudendo gli occhi dopo un attimo.
Domani sarà una lunga giornata, ed io ho intenzione di parteciparvi.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


“Non se ne parla.” Daryl scuote la testa mentre arma la balestra.
 
“Devo ricordarti di chi ti ha parato il culo ai magazzini il mese scorso?”
 
“Devo ricordarti che stavi per diventare cibo per zombie ieri mattina, perché ti ha scoreggiato il cervello, o qualcosa di simile?” Lo guardo, ferita. Lui si volta quando non mi sente ribattere e abbassa le spalle. “Senti, non voglio che ti succeda qualcosa, e scusami se mi preoccupo, ma ultimamente gli incidenti sono troppo frequenti.”
 
“Non te lo sto chiedendo Daryl.” Scuoto la testa. “Verrò lì dentro con voi. Sto bene. Voglio aiutare. E siete dispari, avete bisogno di un’altra persona che copra il quinto.”
 
Daryl mi guarda per un attimo prima di sospirare.
 
“Stai vicina a me. E legati i capelli.”
 
“Hai un problema con i miei capelli?” Alzo un sopracciglio.
 
“Ho un problema con il fatto che uno zombie potrebbe afferrarli da un momento all’altro. Come tra le altre cose è già successo.”
 
“Va bene… Va bene. Chiederò a Lori un elastico.” Gli poso una mano sulla spalla. “Sto bene. Devi credermi.”
 
Daryl annuisce dopo qualche secondo, prima di stamparmi un bacio sulla fronte e raggiungere gli altri seguito da me. Quando Rick mi vede arrivare guarda Daryl interrogativamente, e quest’ultimo annuisce. Sì, caro. Ho vinto io. Mi viene spontaneo da sorridere, ma mi trattengo. Devo rimanere concentrata. Questo non è il momento per le cazzate.
 
Quando io, Daryl, Rick, Maggie, Glenn e T-dog entriamo nei cancelli della prigione Hershel li richiude dietro di noi. Manteniamo la posizione, eliminando gli zombie man mano che essi si avvicinano. Il mio kukri è stretto fra le mie mani, mentre chi è rimasto fuori dalla recinzione attira una parte degli zombie, abbattendoli attraverso di essa.
 
Rimuovo la lama dal cranio della putrefatta, che cade a terra davanti a me. La osservo per qualche secondo e mi rendo conto dai vestiti che è una civile. Quindi deve esserci una breccia nelle mura, da qualche parte.
 
“Julia!” Rick mi riprende, ed io mi avvicino velocemente al resto del gruppo, rialzando la mia arma.
 
“Ci sono!”
 
La parte più esterna del cortile è ripulita, ma quando ci inoltriamo più all’interno troviamo i cancelli del blocco posteriore aperti. Gli zombie iniziano a riversarsi nel primo cortile, e con essi quattro guardie, con tenute antisommossa, avanzano verso di noi. Daryl tenta di abbatterli con un dardo, che però rimbalza sul caschetto protettivo.
Cerchiamo di respingerli inutilmente, fino a quando Maggie non trova il modo di far passare la lama sotto al casco, mostrandoci come fare. Rick e Daryl chiudono il cancello insieme, e quando l’ultimo stronzo cade ai miei piedi rinfodero il kukri e mi passo le mani sui jeans, tentando di ripulirle dallo schifo che le ricopre. Quando mi riunisco agli altri, Glenn sta andando a chiamare chi è rimasto fuori dalla recinzione ma Rick lo ferma.
 
“Fermati!”
 
“Sembra sicuro…” Glenn torna indietro.
 
“Non consideri quel cortile laggiù.” Daryl punta verso il cancello chiuso da lui e Rick.
 
“E quella è una civile.” Indico lo zombie che ho abbattuto poco fa. “Il che vuol dire che hanno trovato il modo per entrare nella prigione da fuori.”
 
“Se fosse crollato un muro?” Glenn allarga le braccia. “Non possiamo ricostruire tutto.”
 
“Non possiamo rischiare che ci sia un punto debole. Dobbiamo entrare per forza.”
 
Estraggo di nuovo la mia arma mentre seguiamo Rick verso l’interno della prigione.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


“Che ne dite?” Rick scende al piano terra quando Lori e gli altri entrano nel blocco di celle. Si guardano tutti attorno, probabilmente increduli riguardo all’avere quattro muri attorno e un tetto sulla testa. Poso le coperte mie e di Daryl a terra per un secondo roteando la spalla.
 
“Casa dolce casa.” Sorrido.
 
“Per il momento.” Rick annuisce.
 
“E’ sicura?” Lori si avvicina al marito, che però mantiene le sue distanze.
 
“Quest’ala sì.”
 
“E il resto della prigione?” Hershel si fa avanti, osservano il leader.
 
“Domani mattina cercheremo la mensa e l’infermeria.” La risposta di Rick è concisa, e fa capire a tutti che ancora non è arrivato il momento di fermarsi.
 
“Quindi dormiamo nelle celle?” Beth si volta verso di me, guardandomi.
 
“Sì. Rick ha trovato le chiavi su una guardia. Anche Daryl ne ha una copia.”
 
“Io non dormo in gabbia.” La voce di Daryl arriva dal piano di sopra, facendo voltare tutti. “Mi metto sul pianerottolo.”
 
“Fai un po’ quello che ti pare.” Alzo le spalle guardandolo, prima di recuperare le coperte raggiungerlo, superandolo verso la cella adiacente al pianerottolo. Sento gli altri iniziare a sistemarsi sui letti, e dopo qualche secondo Daryl spunta dalla porta, sedendosi accanto a me sul letto di sotto. “Sul pianerottolo, eh?”
 
“La porta della cella rimane aperta.” Mi avvisa. “Non sono un dannato criceto.”
 
Annuisco sorridendo e appoggio la testa sulla sua spalla, prima di sentire il suo braccio circondarmi la schiena e tirarmi a sé.
 
“Credo… Credo che starò meglio da adesso in poi.” Parlo dopo qualche minuto.
 
“In che senso?”
 
Lo guardo negli occhi. Potrei parlargliene. Potrei farlo, mi capirebbe, ma non serve. Finché le cose stanno così fra noi, fra me e il gruppo… Avi non riuscirà a convincermi ad andarmene. Avi è il passato. Forse è morto, forse non lo è, ma di sicuro non è più nella mia vita, ed io devo mettermi il cuore in pace. Non posso andare a cercarlo per tutta la Georgia da sola, e non posso chiedere a Rick di spostare un gruppo di persone per andare alla ricerca di un fantasma. No, lo ha già fatto una volta e non è andata bene.
 
Scuoto la testa e alzo le spalle prima di rispondergli.
 
“Solo una sensazione.” Sorrido prima di baciarlo velocemente e alzarmi. “Avanti, dammi una mano a tirare giù il letto di sopra.”
 
 
... 


Quando il mattino dopo apro gli occhi, Daryl non è nella cella, ma il letto accanto al mio è disfatto, il che vuol dire che ha dormito qui e non sul pianerottolo. Mi tiro seduta e mi guardo attorno, aspettando che il mio cervello si svegli completamente. Noto una grossa macchia di sangue rappreso sulla parete di fronte all’entrata, e mi chiedo come abbia fatto a non vederla ieri sera. Inizio a vestirmi, indossando i jeans neri che avevo su ieri e una maglietta pulita. Quando finisco di allacciare i miei anfibi, esco dalla cella sentendo delle voci nell’area ricreazione e scendo le scale legandomi i capelli con l’elastico di Lori. Carol mi vede passare e mi ferma, allungandomi una barretta energetica. La ringrazio con un sorriso e raggiungo gli uomini fuori dal blocco di celle. Sono attorno al tavolo principale e stanno dando un’occhiata a quello che sembra essere il contenuto dell’armeria.
 
“Avete trovato l’armeria?” Chiedo avvicinandomi.
 
“Stamattina.” Rick annuisce nella mia direzione. “Non era lontana dalla prigione.”
 
Guardo Daryl alzare un casco antisommossa dal quale cola una sostanza della quale sinceramente non credo di voler sapere la provenienza.
 
“Che schifo.”
 
“Già…” Si guarda le mani, impiastricciate di liquido. “Io non mi metto questa merda.”
 
“Potremmo bollirli.” T-dog tiene in mano un guanto con la stessa caratteristica.
 
“Non c’è abbastanza legna in tutta il bosco, no.” Prende un manganello, simulandone un attacco. “E poi siamo arrivati fino a qui senza.”
 
“Hershel?” Carol chiama l’uomo più anziano, facendogli segno di seguirla. Rick chiede se tutto vada bene, e la donna gli risponde che non c’è niente di cui preoccuparsi, prima di sparire seguita dal medico.
 
Rick non sembra convinto ma dopo qualche minuto parla di nuovo.
 
“D’accordo prepariamoci. Dobbiamo spingerci all’interno.”
 
 
...

 
Sto caricando la mia pistola quando Daryl arriva portando un giubbottino antisommossa.
 
“Daryl.” Lo guardo incredula.

“L’abbiamo trovato nell’armeria, è pulito.” Si giustifica. “Senti, mettilo e basta, ok.”
 
Lo prendo dalle sue mani e lo indosso, allacciando le fibbie su un fianco mentre lui si occupa dell’altro.
 
“Perché non mi hai chiamato stamattina.” Chiedo guardandolo. “Avrei potuto dare una mano.”
 
“Nah, è stata una passeggiata. Pochi zombie.” Chiude l’ultimo passante prima di sistemarsi la balestra sulle spalle. “In più è la prima nottata di sonno senza incubi che ti sei fatta dalla fattoria. Volevo lasciarti riposare.”
 
Ci faccio caso solo ora. Niente incubi. Niente voci. Niente allucinazioni. Che sia andato tutto via? Così presto? Magari Hershel aveva ragione. Magari mi bastava realizzare quale fosse il mio posto nel gruppo. Abbozzo un sorriso e seguo Daryl, Hershel, T, Glenn, Maggie e Rick verso il secondo corridoio che si apre dall’area ricreazionale. Daryl apre la porta e una volta che tutti siamo dentro, Rick la richiude dietro di sé.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


I corridoi sono completamente al buio, illuminati solo dalla debole luce delle torce. I cadaveri sparsi a terra sono numerosi, alcuni praticamente ridotti all’osso, e l’odore di morte è forte e nauseante. Glenn disegna una freccia sulla parete nei pressi di uno svincolo, per ritrovare la strada al ritorno, ma quando si volta va a sbattere contro Maggie, spaventandola.
Continuiamo a inoltrarci nel labirinto, e più ci spingiamo oltre, più i corpi sembrano aumentare. Si tratta solo di una questione di tempo, e quando Rick svolta l’ultimo angolo a destra, li troviamo. Prigionieri per lo più, qui da molto tempo.
“Indietro, torniamo indietro!” Rick indietreggia, spingendoci a fare lo stesso. Mi volto correndo per il corridoio e quando davanti a me Hershel inciampa su un cadavere lo aiuto a rimanere in piedi. Ricominciamo a correre e dopo qualche minuto troviamo rifugio in una stanza nei corridoi. Rick parla sottovoce.
 
“Dove sono Glenn è Maggie?”
 
Mi guardo attorno e mi accorgo che i due ragazzi non sono più con noi. Devono essersi divisi nella fuga.

“Dobbiamo tornare indietro!” Hershel è preoccupato, è chiaro, ma Daryl lo ferma subito.
 
“Ma da che parte?”
 
Rick si rialza aprendo lentamente la porta. I putrefatti sembrano essere stati seminati, così iniziamo le ricerche dei due ragazzi.
 
“Papà!”
 
Sento l’eco di un sussurro, e mi volto per vedere Hershel allontanarsi verso una diramazione del corridoio nel quale ci troviamo.
 
“Hershel, aspetta!” Lo raggiungo e punto la pistola davanti a noi, mentre lui mi fa luce con la torcia. Possiamo trovarli, devono essere qui da qualche parte.
 
“Maggie!” Cammino al fianco sinistro dell’uomo, chiamando il nome della ragazza. Dopo qualche passo però, lo sento urlare e cadere in avanti. Quando abbasso lo sguardo trovo uno zombie occupato ad addentare la caviglia destra dell’uomo ed istintivamente sparo, abbattendolo. È troppo tardi. Sangue rosso e si riversa sula pavimento, mentre le mie urla si aggiungono a quelle di Hershel.
 
“No, no! Aiuto! Aiuto!”
 
Cerco di fermare il sangue coprendo la ferita con il palmo della mano, ma è inutile. È tutto inutile.
 
“Julie!”  Sento la voce di Daryl alle mie spalle, mentre Maggie e Glenn compaiono davanti a me. La ragazza scoppia in lacrime appena vede suo padre, mentre Glenn aiuta Rick ad alzarlo. Daryl mi prende per una spalla tirandomi in piedi e sparando un dardo davanti a noi. Ci hanno trovati. CI voltiamo ricominciando a correre, ma i putrefatti ci tagliano la strada da ogni direzione. Io e Daryl chiudiamo la fila, abbattendo quelli che si fanno più vicini. Entriamo nell’unico cunicolo libero, dietro di noi, e per culo troviamo le porte della caffetteria.
 
“Dai, dai!”
 
“T, apri la porta!!”
 
L’uomo di colore spezza le catene che tenevano chiuse le ante ed esse si aprono davanti a noi. Rick e Glenn entrano subito con Hershel, seguiti da me e Maggie, mentre T e Daryl entrano per ultimi, richiudendola subito dietro di loro e bloccandola.
 
Hershel viene adagiato sul pavimento. Maggie gli tiene la testa mentre Daryl taglia la gamba del pantalone. Il morso è profondo, ha strappato il tendine. Vedo Rick sfilarsi la cinta dai pantaloni. C’è un solo modo per salvarlo.
 
È colpa tua.
 
No. No no no, tu non ci sei. Tu non sei reale.
 
Io no, ma questo sì. Ed è colpa tua. Tu eri lì con lui, avresti dovuto fermarlo, impedirgli di andare avanti da solo, e invece?
 
“Mi… Mi dispiace…” Mormoro, allontanandomi il più possibile dalla scena.
 
“Julie!” Rick si volta verso di me. “Julie! Devi tenerlo fermo! Julia!”
 
“Mi dispiace… Mi dispiace…”
 
“Julia!” Daryl urla, cercando di farmi rinsavire.
 
“D’accordo, c’è un solo modo per salvarlo.” Rick afferra l’ascia dal fianco di Hershel e dopo aver preso un respiro inizia a colpire la gambe dell’uomo, proprio sotto al morso.
 
Hershel strilla per qualche secondo, prima di perdere i sensi. Tengo gli occhi chiusi fino a quando non sento l’ultimo colpo d’ascia toccare il pavimento. Quando li apro Rick è in piedi, si guarda le mani ricoperte di sangue, e sembra quasi voler piangere. Daryl si volta verso di me, ma non dice niente.
 
È colpa tua. È tutta colpa tua, usignolo. Non sei riuscita a salvarlo.
 
“Mi dispiace…”
 
Daryl si volta verso Rick, e lo sento sussurrare di star giù. Lo sceriffo fa come gli è stato detto e l’arciere si alza di scatto, puntando balestra e torcia contro la cucina. Cinque uomini ci osservano, cinque uomini vivi.
 
“Porca puttana.”
 

 
“Chi diavolo siete?”
 
“Chi diavolo siete voi!”
 
“Daryl!” T lo chiama, accennando verso di me. Sono ancora seduta lontana dagli altri, lo sguardo fisso sul moncherino di Hershel. Voci su voci mi riempiono le orecchie, non solo quella di Avi, ma anche altre che non conosco. Tutte però mi sussurrano la stessa cosa.
 
È colpa tua. È tutta colpa tua.
 
“Andiamo, alzati!” Daryl mi prende per un braccio tirandomi su, ma la testa comincia a girarmi e mi appoggio a lui per non cadere. “Va tutto bene, ehi! Concentrati!”
 
“Mi dispiace… Mi…”
 
“Julia!” Urla. Qualcosa scatta nel mio cervello, e vedo la situazione per com’è. I cinque uomini escono dalla cucina, tenuto sotto tiro da T-dog, mentre Glenn, Maggie e Rick stanno cercando di fermare il sangue di Hershel. Mi libero dalla presa di Daryl e cammino verso di loro, superandoli. “Dove cazzo vai?!”
 
“Avete delle scorte mediche?” Chiedo, ma mi guardo intorno senza aspettare una risposta. Trovo qualche benda e un tavolo con delle rotelle, che ripulisco velocemente con il braccio. Lo spingo fuori e accanto ad Hershel, aspettando che Rick e Glenn lo carichino su. Daryl mi strattona per un braccio portandomi dietro di lui e alza la balestra contro uno degli uomini, ora armato.
 
“Daryl, Daryl! Andiamo!”
 
T riapre la porta, e ci rincamminiamo verso il blocco C.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ci stanno seguendo. Daryl mi spinge dietro di sé, continuando a puntare la balestra davanti a lui.

“Via, via!”
 
Quando usciamo dai corridoi, Rick chiama subito gli altri perché aprano la porta del blocco C. Beth scoppia in lacrime quando vede suo padre, mentre Carol prende le redini della situazione, essendo l’unica che Hershel ha istruito un minimo in campo medico. Io osservo tutto da fuori la cella, con un’apatia che non mi appartiene. Mi accorgo che Daryl non è entrato con noi, così torno fuori raggiungendolo. Quando mi vede però, sgrana gli occhi, intimandomi di tornare indietro. Assieme a me, dai corridoi emergono i cinque prigionieri, un bianco, un ispanico e tre uomini di colore. L’ispanico è armato, e il modo in cui i suoi occhi si puntano subito su di me mi da subito un indizio di che tipo di uomo sia. Mi avvicino a Daryl, puntando la mia Beretta su di loro.
 
“Non fate un altro passo.” L’arciere li avvisa.
 
“Blocco C, cella 4.” L’ispanico avanza, spostando lo sguardo su quello di Daryl. “E’ la mia, gringo. Lasciami entrare.”
 
“Oggi è il vostro giorno fortunato: siete stati graziati, siete liberi di andarvene.” Daryl quasi gli sibila contro.
 
“Che sta succedendo qui?”

“Niente che ti riguardi.” Stringo di più la pistola.
 
“Non dirmi quali sono e non sono gli affari miei, puttanella.” Estrae la pistola dai pantaloni e Daryl stringe la balestra, migliorando la mira.
 
“Rifletti,” L’uomo di colore più grosso parla. “La gamba del vecchio è messa male, e noi siamo liberi. Che cosa aspettiamo?”
 
“Io devo trovare la mia vecchia.”
 
“Se un gruppo di civili tra tanti posti preferisce barricarsi in prigione,” l’ispanico mi guarda sorridendo maliziosamente. “Vuol dire che noi là fuori non sapremmo dove andare.”
 
“Ehy!” Daryl costringe l’uomo a voltarsi verso di lui. “Occhi a me, se non li vuoi perdere.”
 
“Perché non ce ne andiamo?” Il bianco parla timidamente.
 
“No, non ce ne andiamo!”
 
“Ma qui non ci restate!” T-dog spunta al mio fianco, anche lui armato.
 
“Questa è casa mia, le regole le faccio io!”
 
“Non credo proprio.” Scuoto la testa.
 
“Se non vi sta bene, tornatevene da dove siete venuti.” Daryl urla, e improvvisamente sfocia il caos. Voci su voci… Le voci nella mia testa si sono fermate, per ora, ma quelle fuori si sovrappongo strillando. Rick compare dietro di noi cercando di farli calmare.
 
“Ehy, ehy, rilassiamoci tutti, non c’è bisogno di fare così.”
 
“Non vi muovete!”
 
“Quanti siete là dentro.” L’ispanico chiede.

“Più di quanti voi possiate gestire.” Rick mente.
 
“Avete svaligiato una banca. Perché non lo portate in ospedale?”
 
Cosa?
 
“Quanto siete rimasti rinchiusi in quella mensa?” Lo sceriffo abbassa la voce.
 
“Direi circa dieci mesi.”
 
“C’è stata una sommossa. Mai visto niente del genere.”
 
“Persone diventate cannibali, morte e tornate in vita.”
 
“Una guardia ci ha difesi. Ci ha chiusi nella mensa, dovevamo aspettarlo. La pistola me l’ha data lui, doveva tornare subito.”
 
“Sono passati 292 giorni.”
 
“294, a dire il…”
 
“Zitto, basta!” L’ispanico ringhia al suo compagno, prima di continuare. “Pensavamo che l’esercito o la guardia nazionale sarebbero arrivati prima o poi.”
 
“Non c’è nessun esercito.” Rick inizia a parlare. “Nessun governo, nessun ospedale, polizia… Non c’è più niente.”
 
“Dici davvero?” Il bianco chiede allo sceriffo.
 
“Davvero.”
 
“Che ne è stato di mia madre?”
 
“E i miei figli, e la mia vecchia?! Per caso avete un cellulare per farci chiamare le nostre famiglie?”
 
“Non avete capito?” Stringo la Beretta. “Non c’è nessun cellulare. Internet… Non c’è elettricità. È finito tutto. Almeno metà della popolazione è morta, probabilmente di più.”
 
“Non è possibile.” L’ispanico scuote la testa.
 
“Allora guardate voi stessi.”
 
 ...
 
La discussione viene portata all’esterno. I carcerati ci hanno seguiti nel cortile, ed hanno visto la situazione con i loro occhi increduli. Tomas, l’ispanico, si volta verso Rick dopo qualche minuto.
 
“Da dove venite?”
 
“Atlanta.”
 
“Dove siete diretti?”
 
“Per ora, da nessuna parte.”
 
Tomas ci pensa un po’ prima di indicare il punto dove la sera prima ci eravamo accampati.
 
“Potete avere quel pezzo di terreno, accanto all’acqua. Dovrebbe essere comodo.”
 
“Useremo quel terreno per coltivare.”
 
“Vi aiuteremo ad andare fuori.”

“Nah, non sarà necessario. Abbiamo ucciso noi quegli zombie, la prigione è nostra.”
 
“Rallenta, cowboy…”
 
“Avete rotto i lucchetti delle nostre porte.” Andrew, uno degli uomini di colore, il più minuto, si intromette.
 
“Ve ne daremo di nuovi se è quello che volete.”
 
“E’ la nostra prigione.” Tomas allarga le braccia. “Eravamo qui da prima.”
 
“Chiusi dentro uno sgabuzzino.” Incrocio le braccia sotto il seno, e Tomas si volta a guardarmi. “Noi ce la siamo guadagnata, e vi abbiamo liberato.”
 
“E ora ce ne torniamo nel nostro blocco. Tu sei la benvenuta, guapa.”
 
“Non penso proprio.” Daryl si avvicina a me, mettendosi fra di noi. “Dovrete trovarvene un altro.”

“E’ mio, c’è ancora la mia roba là! Non potrebbe essere più mio di così!” Tomas estrae la pistola puntandomela contro ed io faccio lo stesso, anche se Daryl è più veloce di me con la balestra.
 
“Aspettate, cerchiamo una soluzione che vada bene per tutti.” Axel, il bianco, si posiziona in mezzo ai due gruppi.
 
“Non mi sembra possibile.”
 
“Neanche a me.” Rick concorda.
 
“Io non torno in quella mensa neanche per un minuto.”
 
“Nel carcere ci sono altri blocchi.” Alzo le sopracciglia. “Oppure potreste andarvene. Tentare la sorte in strada, come abbiamo fatto noi.”
 
Tomas ci pensa su prima di guardare i suoi per un attimo parlare.
 
“Se questi finocchi ce l’hanno fatta noi come minimo conquistiamo un altro blocco.”
 
“Con cosa?”
 
“Atlanta qui ci presterà un po’ di armi vere. Giusto capo?”
 
“Quanto è rifornita la mensa?” Rick negozia. “Deve esserci tanto cibo, cinque uomini per un anno!”
 
“Ce n’è rimasto ben poco.”
 
“Ne prenderemo metà, e in cambio vi aiuteremo a ripulire un blocco.”
 
“Non l’hai sentito?!” Andrew alza la voce. “Ce n’è rimasto poco.”
 
“A quanto pare avete più cibo che scelte.” Rick sorride. “Voi pagate, noi vi ripuliamo un blocco del carcere e ve lo tenete.”
 
“D’accordo.” Tomas concorda, ma lo sceriffo è pronto a specificare i termini dell’accordo.
 
“Ma mettiamo in chiaro una cosa: se vi vediamo qua fuori, se vi avvicinate al nostro gruppo, se anche solo sento il vostro odore, sappiate che vi ucciderò.”
 
“D’accordo.”
 
 ...
 
Torniamo in caffetteria. Seguiamo Tomas fin dietro la dispensa che contiene più cibo di quanto io abbia visto in tutto l’inverno. Daryl entra e dopo essersi guardato in torno si rivolge all’ispanico.
 
“Questo per voi è poco cibo?”
 
“Finisce in fretta. Potete avere un sacco di grano, del tonno…”
 
“Abbiamo detto metà.” Rick lo ferma subito. “E’ l’accordo.”
 
“Beh, se volete metà del nostro cibo potremmo buttarci dentro qualcos’altro.” Tomas porta gli occhi su di me, squadrandomi dalla testa ai piedi. “Che ne dici, chica, uh? Ti va di passare un po’ di tempo con me e i miei amici?”
 
“Che ne dici se ti sparo adesso e ci prendiamo tutto il cibo.” Rispondo appoggiando la mano sull’impugnatura della mia Beretta.
 
“Uuuuh, morde.” Andrew sorride.
 
“Basta.” Rick mette la mano davanti al petto di Daryl, che già stava puntando i due uomini stringendo l’impugnatura della balestra. “Prendiamo il cibo. La metà. Questo è l’accordo, se non vi sta bene potete uscire.”
 
“Non vi scaldate ragazzi.” Tomas allarga le braccia sorridendo. “Stavamo solo scherzando.”
 
Stringo la pistola ignorando l’istinto di sparargli. Per questo si dovrà aspettare.
 
 ...
 
Daryl arriva dietro di me mentre poso l’ultimo scatolone di cibo sulla mensola del salone.
 
“Ehy.”
 
“Dove sono?” Chiedo riferendomi ai carcerati. Ci manca solo che se ne scorrazzino per i paraggi.
 
“Con T. Torneremo presto. Tu dai un’occhiata qui, va bene?”
 
“Cosa? No! Io vengo con voi.”
 
“No, non credo proprio.” Daryl scuote la testa. “Torneremo in men che non si dica, dobbiamo solo…”
 
“Daryl! Ne abbiamo già parlato. Non hai voce in capitolo su come decido di mettere in gioco la mia vita.”
 
“Quelli non vedono una donna da un anno!” Sussurra, ma il suo tono di voce la dice lunga sul suo stato emotivo. È arrabbiato, e spaventato. “Non posso coprire il culo a Rick e tenere d’occhio dove mettono le mani allo stesso momento!”
 
“Posso difendermi da sola. Pensi che non ne sia capace?”
 
Rimane in silenzio. Dopo qualche secondo sospira e parla di nuovo.
 
“Nella caffetteria?” Non rispondo. “Continuavi a ripetere che ti dispiaceva. Con chi ce l’avevi? Con chi stavi parlando?”
 
“Daryl…”
 
“Io mi fido di te. Mi fiderei di te con la mia vita ma non posso rischiare che ti succeda qualcosa. Pensavamo stessi bene, ma non è così. Prima che torni lì fuori… Dobbiamo capire cosa ti sta succedendo.”
 
“So cosa mi sta succedendo.” Gli rispondo a tono. “E non c’è bisogno che tu mi faccia da balia. Se rimango concentrata…”
 
“Daryl!” Rick lo chiama. “Dobbiamo andare. Julie tu rimani qua.”
 
“Ma…”
 
“Muoviamoci.” Rick sparisce nei corridoi della caffetteria e Daryl mi guarda per un secondo prima di abbassare gli occhi e seguirlo.
 
E rieccoci. Chi aveva ragione? Non sei che un peso. Non ti lasceranno più uscire, non ti lasceranno più coprire le spalle al tuo nuovo fidanzato perché pensano che tu sia pazza.
 
Io non sono pazza.
 
Oh sì, invece. Come un cavallo. Sei ancora in tempo, usignolo.
 
Sta zitto.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


“Carl!” Lo vedo mentre sta per uscire dal blocco C e lo fermo. “Dove stai andando?”
 
“Non dire niente alla mamma.”
 
“Dove stai andando?” Chiedo di nuovo.
 
“Voglio cercare l’infermeria. Hershel ha bisogno di bende, e antibiotici. Io voglio rendermi utile.”
 
Lo guardo per un secondo prima di parlare.
 
“Andiamo insieme.”
 
Carl annuisce e riapre la porta. Siamo di nuovo catapultati nell’oscurità, ma quest’ala della prigione è nettamente meno affollata dell’altra. Abbattiamo due soli zombie, prima di trovare la porta. Il bambino posa il borsone aperto sul tavolo e inizia a rovistare sui bancali e negli armadietti, imitato da me.
 
“Che cosa è successo a Hershel?”
 
Mi volto verso di lui, che però non mi sta guardando.
 
“In che senso? È stato morso.”
 
“Ma… Come ha fatto? Non eravate insieme?”
 
“Maggie e Glenn si sono persi. Li stavamo cercando ed io ed Hershel abbiamo sentito la voce di Meg.” Alzo le spalle. “C’era uno zombie a terra, non l’abbiamo visto.”
 
“Ma non avevi detto che non bisogna mai allontanarsi da soli?”
 
“Sì, l’ho detto.” Finiamo di riempire il borsone. “Carl. Pensi che sia colpa mia?”
 
Il bambino mi guarda per un attimo prima di prendere il borsone e tornare da dove siamo venuti.
 
“Carl, aspettami.”
 
“Avreste dovuto fare più attenzione.” Si volta verso di me, furioso. “Hershel è l’unico che può fare nascere il bambino. Se lui muore…” Sospira, senza continuare la frase. “Ritorniamo.”
 
“Ehy!” Lo fermo, prendendolo per la spalla, che lui strattona dalla mia presa. “Hershel non morirà. Allontanarsi dagli altri è stato uno sbaglio, ma quello che è successo è stato un incidente. Tuo padre gli ha salvato la vita, e lui si risveglierà” Gli prendo il borsone dalle mani, mettendomelo in spalla. “E ora andiamo.”
 
 ...
 
Quando torniamo al blocco Carl è dietro di me. Sembra aver capito che quello che ha detto è stato cattivo, ma ancora non mi ha chiesto scusa. Non ho bisogno delle sue scuse in ogni caso, ma ha già cambiato atteggiamento rispetto a prima. Quando Glenn ci vede arrivare, aggrotta la fronte.

“Non stavate sistemando il cibo?”
 
“Il cibo è sugli scaffali.” Entro nella cella di Hershel, posando il borsone a terra. “Abbiamo fatto di meglio.”
 
Carl entra subito dopo di me, sorridendo. Carol e Lori rovistano subito nel borsone, iniziando a medicare Hershel come si deve.
 
“Dove l’hai presa?” Lori mi chiede, ma è Carl a risponderle.
 
“Nell’infermeria. Non c’era rimasto molto ma ho preso tutto.”
 
“Sei andato da solo?” Lori sembra infuriarsi.
 
“Sono andata io con lui.” Appoggio la mano al ferro del letto a castello. “La strada era pulita.”
 
“Sei impazzita?!” La donna mi fulmina con lo sguardo. “Non hai pensato di chiedermelo prima?!”
 
“Mamma, è stato facile. Abbiamo abbattuto solo due zombie.” Carl tenta di difendermi, ma Lori sembra arrabbiarsi sempre più.
 
“Hershel è stato ferito mentre era con tutto il gruppo! E voi due ve ne scorrazzate per la prigione come se niente fosse?! Chi ti ha dato il permesso di portare in giro mio figlio senza prima chiedermelo?”
 
“Ci servivano delle bende e le abbiamo prese!”

“Ed io lo apprezzo molto, ma…”

“Allora lasciami in pace!” Carl urla a sua madre.
 
“Carl!” Beth lo ferma. “E’ tua madre, non puoi parlarle così!”
 
Carl si ferma, ma quando Lori cerca di calmarlo scappa lungo il corridoio. La donna alza lo sguardo sul mio, ma decido di uscire dalla stanza senza dire niente. Può pensare quello che vuole. Tutti loro posso pensare quello che vogliono.
 
Questo perché non ti importa niente di loro. E sai perché? Perché il tuo posto non è lì. Il tuo posto è con me.
 
Mi sdraio sul letto mio e di Daryl e chiudo gli occhi.
 
Vieni da me, Julie. Ti scongiuro, vieni da me.
 
Mi volto su un fianco, cercando di bloccare qualsiasi rumore, dentro e fuori la mia testa. Questa giornata di merda dovrà finire prima o poi.
 
...
 
Vengo svegliata dalle urla di Beth, che chiedono aiuto per suo padre. Scendo velocemente le scale, e nella stanza trovo le due sorelle in preda alle lacrime, mentre Lori sta controllando il battito di Hershel.
 
“Cosa succede?” Chiedo, avvicinandomi all’uomo.
 
“Non respira più.” Lori mi guarda. “Sai fare la CPR?”
 
“Premi sul petto.” Annuisce, e al conto di dieci stringo il naso di Hershel e abbasso la sua mascella aprendogli la bocca e respirando ossigeno al suo interno. Ripetiamo la stessa operazione un paio di volte, ma la terza volta l’uomo si risveglia di soprassalto, alzandosi verso di me.
 
“Julie, attenta!” Lori mi tira indietro, convinta che Hershel si sia trasformato. Quando però guardiamo il suo volto e ci accorgiamo che è ancora umano tiriamo un sospiro di sollievo. Lori ride abbracciandomi ed io faccio lo stesso.
 
“E’ vivo…” Guardo Beth, ancora scossa da quello che ha visto, e la stringo fra le braccia. “E’ vivo tesoro, va tutto bene…”
 
“Oddio… Oddio, Julie, l’hai salvato… L’avete salvato!” La ragazza piange sulla mia spalla mentre Avi tace nella mia testa.
 
 …
 
Quando Daryl, Rick e T-dog rientrano nel blocco siamo ancora tutti intorno al letto di Hershel. Il primo a parlare è Carl.
 
“Hershel non respirava più. Mamma e Julie l’hanno salvato.”
 
Rick mi guarda annuendo in segno di gratitudine, mentre Daryl posa una mano sul mio braccio ed io gli sorrido debolmente. Sono ancora incazzata con lui, ma in questo momento non ho voglia di discutere. Io, lui e Carl restiamo fuori dalla cella, mentre Rick entra, osservando l’uomo più da vicino. Dopo qualche minuto, Hershel inizia ad aprire gli occhi.
Rick sgancia le manette che lo tenevano legato al letto per precauzione ed Hershel gli stringe la mano. 
 
È il primo vero miracolo che vedo avverarsi da un sacco di tempo. Prendo la mano di Daryl, che stringe la mia nella sua prima che Lori si allontani e Rick la segua.
 

 
“Allora?” Chiedo, quando Daryl si sdraia nel letto accanto a me. “Cosa è successo?”
 
“Tre morti. Rick ha ucciso lo spagnolo. Aveva cercato di farlo fuori.”
 
“E gli altri due?” Poso la testa sul suo petto, e lui mi circonda le spalle.
 
“Sono tipi a posto. Li abbiamo portati fino al blocco D.”
 
“Bene…” Chiudo gli occhi per un attimo prima di riaprirli nella penombra della stanza. “Daryl?”
 
“mmh?”
 
“La voce che sento nella testa… Le allucinazioni…” Prendo fiato prima di parlare di nuovo. “E’ Avi.” Daryl si congela, spostando il braccio dalle mie spalle. “Vuole che io me ne vada, che vada a cercare lui e che abbandoni voi. Non so come fermarlo.”
 
L’uomo al mio fianco si schiarisce la gola prima di parlare.
 
“Hai intenzione di ascoltarlo?”
 
“No.” Rispondo cercando il suo sguardo con il mio. “No. Voi siete la mia famiglia ora e Avi appartiene a un’altra vita. Solo che quando mi sembra di non sentirlo più, di essere… non lo so, guarita? Qualcosa va storto e sembra che lui sia sempre pronto a dare la colpa a me.”
 
“Questo mondo fa schifo,” Daryl parla sottovoce, ma con intenzione. “la colpa non è di nessuno. Smettila di colpevolizzarti per ogni cosa. Siamo tutti vivi anche grazie a te.”
 
“Non so come farlo smettere. Ho provato a ignorare la sua voce e ho iniziato a vedere il suo fantasma.” Il mio tono di voce è rassegnato, ma dopo qualche secondo Daryl parla di nuovo.
 
“Ieri notte non hai avuto incubi. Ieri sera mi hai detto che avevi la sensazione che sarebbe andato tutto a posto. Cosa è cambiato?”
 
“Non ne ho idea.” Scuoto la testa. “Per un po’ sembrava essere sparito tutto. Ma quando Hershel è stato morso…”
 
“Non sono uno strizzacervelli, Julie. Però secondo me devi smettere di pensare che la gente qui starebbe meglio senza di te. Non è così.”
 
“Lo so, ma…”
 
“Sei parte di questo gruppo. Abbiamo bisogno di te, nessuno vuole che tu te ne vada. Io…” Prende fiato prima di continuare. “Io non voglio che tu vada via. Mettitelo bene in testa.”
 
Non rispondo, quasi non respiro. È la prima volta che Daryl parla così esplicitamente del nostro rapporto, qualunque esso sia. Alzo il volto verso il suo con un sorriso incredulo che non credo l’uomo possa vedere nel buio della nostra cella, ma lui posa la mano sulla mia guancia, baciandomi con convinzione. Un brivido mi corre giù per la spina dorsale, e quando faccio scorrere la mano destra lungo il suo ventre, giù, verso i suoi boxer si ferma. Lo sento sghignazzare anche nell’oscurità.
 
“Vediamo di far capire a questo idiota nella tua testa che è ora di smammare.”
 
Rido con lui, accogliendolo sopra di me.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


E così è stato.
 
È passata una settimana da quando ho parlato con Daryl. Una settimana di pace, passata a ripulire la prigione e a prendersi cura di un Hershel ancora allettato. Io e Carl siamo tornati nell’infermeria (questa volta dopo averlo detto a sua madre) e contro ogni pronostico abbiamo trovato delle stampelle. Ieri sera Hershel ha finalmente detto di essere pronto per provare ad alzarsi, così stamattina, una volta tornata dal mio turno di guardia, ho raggiunto Lori, Beth e Carl nella sua cella.
 
Io e Beth lo aiutiamo ad alzarsi, mentre Lori tiene le stampelle davanti a lui, in modo che le possa afferrare facilmente.
 
“Non devi avere fretta.” La donna al mio fianco gli sorride, ma dopo essersi tirato in piedi l’uomo si sbilancia leggermente all’indietro, perdendo l’equilibrio.
 
“Whoa!” Lo tengo in piedi posandogli la mano sulla spalla. “Dopo aver insistito tanto per alzarti hai intenzione di tornare sul pavimento?”
 
Hershel sorride prima di voltarsi verso Beth e rassicurarla. Prova le stampelle testandone la stabilità e annuisce.
 
“Sapete, mi sento abbastanza stabile.”  Fa qualche passo in avanti, e quando Lori gli chiede se vuole riposarsi la guarda incredulo.
 
“Riposarmi? Facciamo una passeggiata!”
 
Lori mi guarda con stupore ed io le sorrido, seguendo Hershel e i ragazzi verso il cortile. L’uomo è ancora traballante, specialmente sui gradini che portano al piano giardino, ma dopo qualche minuto riusciamo a camminare all’aria aperta. Daryl, Glenn e Rick si stanno liberando degli ultimi cadaveri rimasti, mentre T-dog, Maggie e Carol spostano le auto all’interno della recinzione. Lascio ad Hershel lo spazio per avanzare, pur tenendomi pronta a tenerlo in piedi in caso dovesse perdere l’equilibrio sulle stampelle. So bene quanto possa essere difficile usarle quando non si è abituati, il mio legamento crociato malandato dai miei anni da giocatrice di pallamano alle superiori mi ha dato modo di appurarlo, ed io avevo entrambe il gambe.
 
“Avete eliminato tutti quei cadaveri?” Hershel sembra stupito da quanto lavoro siamo riusciti a fare questa settimana qui fuori. “Sta cominciando a sembrare un posto in cui poter vivere.”
 
“Attento a dove cammini, non sia mai dovessi cadere.” Lori è preoccupata, ma mi sembra esagerata.
 
“Ma figurati. Ormai va come un treno.” Sorrido, spostando lo sguardo su quello dell’uomo. “Sei pronto per i 100 metri, no Hersh?”
 
“Dammi un altro giorno e competerò alle olimpiadi, signorina.”
 
Rido assieme agli altri, e sempre assieme agli altri mi rendo conto che tutti i nostri compagni guardano Hershel come se fosse la miglior cosa che abbiano mai visto. Il fatto che sia sopravvissuto e sia in piedi qui con noi è l’ennesima riprova della buona leadership di Rick, e non solo. È speranza. È un nuovo inizio. Vedo il sorrido abbozzato di Daryl anche da qua sopra e lo ricambio. Sì, le cose andranno decisamente meglio d’ora in poi.
 
“Zombie!” La voce di Carl mi strattona fuori dalla mia positività, e quando mi volto verso il bambino li vedo. Una decina di vaganti, forse di più, si sono riversati nel cortile, avvicinandosi a noi. Estraggo la mia pistola dalla fondina sulla mia coscia, disinserisco la sicura e inizio a sparare sui corpi barcollanti. Maggie, T-dog e Carol ci hanno raggiunto, ma sento le urla di Daryl e Rick, ancora lontani. Ce ne sono troppi. Abbatto uno zombie vicino a Carl e lo afferro per il colletto della giacca, tirandolo verso me e Lori.
 
“Forza, dobbiamo andarcene di qui!”
 
“Julie, qui!” Maggie è davanti all’entrata del blocco C e ci fa segno di entrare assieme a lei. La raggiungiamo correndo e richiudendo il cancelletto dietro di noi, lasciando gli altri nel cortile per poi addentrarci nella prigione.
 
Una volta nell’ala ricreazione siamo costretti ad allontanarci anche da lì, inseguiti da un gruppo di zombie nel blocco di celle. Spingo Lori e Carl nei corridoio che portano alla caffetteria, seguita da Maggie, che richiude l’inferriata allontanandosi dalle braccia che cercano disperatamente di afferrarla. Una sirena d’allarme risuona nei muri dei cunicoli mentre ci addentriamo sempre di più.
 
Cammino davanti al gruppo seguita da Carl, Maggie e Lori, ma quando quest’ultima si appoggia ad un muro lamentandosi di dolore ci fermiamo tutti a guardarla. Lori posa una mano sul suo bassoventre. Il bambino. Ovviamente! Con quale tempismo!
 
“Qualcosa non va!” Lori stringe i denti mentre Maggie la soccorre e io e Carl rimaniamo pronti a difenderle. “Il bambino… Il bambino sta per nascere.”
 
“Mamma…”
 
Suoni di ringhia e passi strascicati a terra arrivano da infondo al corridoio. Li sento prima di vederli. Mi volto verso gli altri spingendoli da dove siamo arrivati.
 
“Non c’è tempo, dobbiamo tornare indietro.”
 
Maggie aiuta Lori a camminare, mentre Carl è troppo scosso nel vedere sua madre soffrire. Quando arrivo alla svolta del cunicolo però un altro gruppo di zombie mi taglia la strada, costringendomi ad indietreggiare. Sono quasi sicura di aver visto una porta lungo il cunicolo sulla mia sinistra, e quando ne ho la conferma spingo Carl oltre l’entrata, tenendo l’ingresso spalancato per Maggie e Lori. Quando tutti e tre sono al sicuro faccio un passo all’interno di quella che sembra la stanza caldaie, e guardo Maggie lasciare Lori appoggiata ad una parete prima di voltarsi verso di me.
 
“Puoi occupartene tu?” La guardo con determinazione mentre lei sgrana gli occhi scuotendo la testa.
 
“Dove pensi di andare? È pieno di zombie la fuori!”
 
“Ha bisogno di tuo padre, o di Carol. Anche Rick dovrebbe essere qui.” Poso una mano sul pomello della porta. “Cercherò di portarli qui il prima possibile, dovete solo resistere.”
 
“Julie, no!” Carl tenta di fermarmi. “E’ un suicidio!”
 
“Me la caverò.” Sorrido con poca convinzione. “Non vi preoccupate.”
 
“Julie!” Sento la voce di Maggie, ma prima che possa raggiungermi sono già fuori nei corridori, la porta di metallo chiusa dietro di me. Devo raggiungere gli altri, possibilmente senza farmi uccidere.
 
 ...
 
Mi piace paragonarli a degli sciami di vespe, a volte. Instancabili, aggressivi, orda su orda, zombie su zombie, cranio dopo cranio. L’odore è così forte che nemmeno ci faccio più caso mentre mi faccio strada tra i cadaveri ambulanti. Ci sto mettendo troppo tempo, potrebbe essere troppo tardi. La sirena si è fermata qualche minuto fa, lasciando un fastidioso ronzio di sottofondo nelle mie orecchie assieme ai lamenti dei vaganti dietro ogni angolo. Dopo qualche decina di minuti, riesco a trovare la porta che da sull’area di ricreazione, ed esco richiudendola dietro di me. Mi affaccio all’uscio del nostro blocco di celle, ma vedo solo cadaveri di zombie. Devono essere stati Rick e gli altri. Corro verso il cortile, e quando inizio a scendere gli scalini esterni vedo il resto del gruppo voltarsi verso di me. Daryl è il primo ad avvicinarsi, ma viene superato da Rick, che mi guarda negli occhi, preoccupato per la sua famiglia.
 
“Dove sono Lori e Carl?”
 
“Sono con Maggie nella sala caldaie, sono al sicuro.” Poso una mano sul braccio di Rick. “Rick, Lori sta per partorire.” La pelle dell’uomo diventa bianca tutto a un tratto. Vorrei rassicurarlo, ma non c’è tempo ora. “Hershel, devi venire con noi. Ti terremo al sicuro.” L’uomo sulle stampelle si fa avanti annuendo. Mi volto di nuovo verso Rick. “Rick, dobbiamo andare.”
 
“D’accordo, Daryl e Glenn, venite con…”

Un suono flebile. Un suono che credevo non avrei sentito mai più. Non è per niente in tono con lo scenario, con i nostri abiti e i nostri visi macchiati di sangue. Non è normale in un mondo di lamenti e urla agonizzanti sentire la voce di un neonato, ma è quello che arriva alle nostre orecchie. Il bambino. Mi volto con il sorriso pronto, pronta per vedere Lori stringere il piccolo Grimes, pronta per abbracciarla, ma quando lo faccio il cuore mi si ferma completamente. Il piccolo non è tra le braccia di sua madre, ma tra quelle di Maggie. Carl cammina dietro di lei, la tesa del cappello gli copre gli occhi ma non mi serve vedere le sue lacrime per capire cosa è accaduto. Lori non c’è, e il volto di Maggie è abbastanza per capire quello che le è successo. Rick le si avvicina, lasciando cadere l’ascia a terra. Quando la ragazza tenta di parlargli, di spiegargli, senza però riuscire ad articolare le parole, inizia a girarle intorno, passandosi le mani tra i capelli.
 
“Dove… Dov’è? Dov’è Lori?” Le chiede quasi aspettandosi già una risposta che non gli piacerà.
 
Non c’è nessuna possibilità che le mie gambe sorreggano il peso sulle mie spalle in questo momento. Mi accascio a terra cercando di continuare a respirare, mentre guardo Rick scoppiare in un pianto isterico, buttandosi a terra. Ha perso un pezzo di sé. L’ha perso perché io non sono stata abbastanza veloce, l’ha perso perché forse avrei dovuto rimanere con loro. Forse avrei potuto fare qualcosa. E invece no, invece è…
 
“Non è colpa tua.” Alzo lo sguardo trovando quello di Daryl. È in ginocchio accanto a me, una mano posata sulla mia spalla e la sua voce in un sussurro. “Julia. Julia, non è colpa tua. Non lasciare che nessuno ti dica il contrario.”
 
Lo guardo per un secondo prima di osservare il volto rigato dalle lacrime di Carl, di ascoltare le urla strazianti di Rick. La mia gola si chiude in una morsa terribile, i miei occhi si riempiono di lacrime e la mia testa cade sulla sua spalla. Daryl mi stringe a sé, continuando a ripetermi che non è colpa mia, che non sono stata io a fare questo a Lori, a fare questo a Rick e Carl. Mi concentro sulla sua voce, mi appendo ad essa come se ne dipendessi, non lasciando posto a nessun altro. Vorrei nascondermi, sprofondare nel cemento. Vorrei non dover mai più guardare Rick o Carl negli occhi. Vorrei non essere più qui.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Rick è ancora sotto shock. Daryl tenta di farlo tornare in sé, ma l’uomo continua a fissare il vuoto. Io sto meglio, credo. Non c’è tempo da perdere, dobbiamo fare in modo che la piccola sopravviva senza sua madre. Hershel chiede a Carl di avvicinarsi per fargli vedere la bambina, e dopo averla esaminata brevemente si volta verso me e Daryl.
 
“La buona notizia è che sembra in salute, ma le serve del latte artificiale, e anche presto, altrimenti morirà.”
 
“No, non lo permetterò. Non lei, non morirà nessun altro.” Daryl scuote la testa prima di mettersi la balestra in spalla e toccarmi in gomito. “Andiamo a cercarlo.”
 
“Vi darò una mano.” Maggie si avvicina a noi.
 
“Ok, pensiamo dove andare, forza.” Il cacciatore si volta verso le auto ma lo fermo stringendogli un braccio.
 
“Aspetta.” Mi guarda confuso mentre mi volto verso Beth, chiamandola in disparte. “Stai vicina a Carl, va bene?” Accenno al ragazzo e a Rick.
 
“Ci penso io a lui.” La giovane annuisce prima di sfiorarmi il braccio. “Tu stai bene?”
 
Annuisco. “Per forza.”
 
“Voi pensate al recinto, se se ne accumulano troppi è un problema.” Daryl parla agli altri prima di voltarsi verso me e Maggie. “Vamonos.”
 
Rick si alza, risvegliandosi dal suo stato catatonico e afferrando l’accetta, prima di girare i tacchi e camminare a passi veloci verso la porta dalla quale sono usciti Maggie e Carl. Maggie tenta di fermarlo, ma è inutile. Deve calmarsi da solo, in qualunque modo ritenga necessario. Ora però dobbiamo muoverci.
 
“Aprite il cancello!” Daryl cammina verso le auto. “Muovetevi! Presto sarà buio!”
 
Tocco la spalla di Maggie e la tiro leggermente verso di me. La ragazza mi guarda per un secondo prima di annuire e seguire me e Daryl verso i cancelli.
 
“Dove andiamo?” Daryl è il primo a parlare.
 
“C’è quel supermercato sull’ottantacinque.”
 
“Il reparto neonati è stato ripulito.” Maggie mi risponde scuotendo la testa. “Lori mi aveva chiesto di controllare, non c’è niente.”
 
“C’è un altro posto che non sia stato saccheggiato?” Siamo alle auto ormai, e mentre Daryl parla raccolgo la mia felpa dalla sua moto e la indosso prima di prendere uno zaino vuoto dal baule dell’auto di Maggie.
 
“C’è un certo commerciale verso nord ma la strada è bloccata, in macchina è difficile poter passare.” Maggie scuote la testa.
 
Daryl non perde tempo a pensarci, facendomi subito segno di salire sulla moto.
 
“D’accordo, andremo noi due.”
 
Maggie tenta di obiettare dicendo che si sente in dovere di farlo, per Lori, ma l’uomo al mio fianco la ferma subito, avvicinandosi a lei e parlandole a bassa voce, in modo da non farsi sentire da me. Non importa. Quello che importa è trovare del latte in polvere il più in fretta possibile, queste stronzate possono aspettare. Maggie annuisce arrendendosi alle parole di Daryl, che si riavvicina alla moto senza guardarmi. Raccoglie il suo poncio e lo indossa, prima di montare in sella e accendere il motore.
 
“Pronta?”
 
Faccio passare le braccia attorno ai suoi fianchi e annuisco.
 
“Andiamo.”
 
Oscar, uno dei prigionieri del blocco D, apre il cancello per farci uscire e lo richiude subito dietro di noi.
 
...
 
“Daryl, guarda.” Indico l’insegna di un asilo nido, nascosta nella vegetazione. L’uomo annuisce, proseguendo nella direzione della freccia e spegnendo il motore della moto davanti ad un piccolo parco giochi con attorno una recinzione abbastanza bassa da essere scavalcata. Scendo dalla moto prima di lui, che abbassa il cavalletto e recupera la balestra.
 
“Sono vicini.” Si affianca a me. “Stai attenta.”
 
Scavalco il recinto appena dopo di lui e mentre egli rimane di guardia, io cammino verso una delle finestre. Osservo che non ci siano vaganti attraverso il vetro, prima di infrangerlo con l’impugnatura della pistola. 
 
“Daryl.” L’uomo si volta verso di me e annuisce, seguendomi all’interno della stanza.
 
Non so cosa mi aspettassi di trovare in un asilo nido, ma il caos e la desolazione hanno raggiunto anche questo posto: sul pavimento sono cosparsi giocattoli, vestiti da bambini e immondizia varia. Cosa è successo qui? Dove sono questi bambini? Sono vivi? No, non penso proprio. Non ho tempo per perdermi nella mia depressione, la piccola Grimes ha bisogno di me e Daryl. Apro gli armadietti di fronte a me e m’inginocchio davanti ad essi. Biberon, pannolini, tutine… Sfilo lo zaino dalla mia schiena e inizio a riempirlo. Non è latte in polvere, ma sono comunque cose utili. Quando mi volto cercando Daryl, lo trovo dietro di me, intendo a fissare la parete alle mie spalle. Mi avvicino a lui, osservando le decine di manine di carta colorata che adornano il muro di fronte a noi. So che Daryl ne sta guardando una in particolare, nell’angolo in alto a destra. La sagoma è intagliata su della carta arancione, e il sole che filtra dalle finestre permette di leggere il nome scritto al suo centro. Sofie. Poso una mano sulla spalla di Daryl, stringendola appena.
 
“Andiamo.”
 
L’uomo mi guarda per una frazione di secondo, uscendo dai suoi pensieri prima di annuire e seguirmi fuori dalla stanza, nel corridoio. Ci dividiamo per un po’, controllando più stanze contemporaneamente. Ho trovato degli altri pannolini, un paio di ciucci e qualche bavaglino, ma niente latte in polvere. Quando esco dall’ultima stanza sento dei rumori provenire dalla porta accanto. Daryl alza la balestra raggiungendomi da infondo al corridoio, e noto che ha in mano una bambola di pezza gialla. Trattengo un sorriso, e alzo la pistola, aspettando che l’uomo entri nel cucinino, seguito da me. I rumori provengono dalla dispensa sulla sinistra. Un brivido mi corre lungo la schiena quando realizzo che potrebbe esserci un bambino lì dentro, o quello che ne resta. Daryl mi fa segno di aprire l’anta dopo aver puntato la balestra, e anche se l’ultima cosa che voglio fare è aprire questo armadio, lo faccio ugualmente. Un opossum ci soffia contro per un secondo, prima che il dardo di Daryl lo azzittisca.
 
“Ciao, cena.” Daryl sorride leggermente avvicinandosi all’animale.
 
“Io non lo metto nel mio zaino.” Mi volto verso gli armadietti di fronte alla dispensa e inizio a cercare. Un sorriso si apre sul mio volto quando apro la seconda coppia di ante.
 
“Daryl!” Il cacciatore si gira verso di me, e quando alza lo sguardo sui barattoli di latte in polvere si avvicina e posa una mano sulla mia schiena prima di sorridere e posarmi un bacio sulla tempia.
 
“Bel colpo.” Mi da una mano ad arrivare agli scaffali in alto, e in men che non si dica lo zaino è pieno di tutto ciò che occorre alla figlia di Lori. “Andiamocene da qui. Potremo sempre ritornare a dare un’occhiata quando ne avremo bisogno.”
 
“D’accordo.” Lo seguo verso il giardino. Il sole sta calando, deve essere quasi il tramonto. Decido di parlargli. “Daryl.”  L’uomo si volta poco prima di arrivare alla moto. “Grazie. Per prima.”
 
Daryl mi guarda per un secondo prima di annuire e montare in sella accendendo il motore.
 
...

 Quando scorgiamo le torri della prigione è già buio, spero soltanto che non sia troppo tardi per la bambina. Axel distrae gli zombie allontanandoli dai cancelli, permettendo ad Oscar di farci entrare e richiuderli subito dietro alla Triumph. Arriviamo fin davanti al cortile del penitenziario e una volta scesi dalla moto ci precipitiamo all’interno della prigione, raggiungendo gli altri nell’area ricreazionale. Le grida della bambina sono strazianti, deve avere molta fame. Daryl si leva velocemente il poncho avvicinandosi alla piccola, mentre Maggie mi corre incontro quasi strappandomi lo zaino dalle mani. Lascio a lei e Beth la preparazione del latte in polvere e mi avvicino anche io alla neonata, che intanto è passata dalle braccia di Carl a quelle di Daryl. L’uomo la culla leggermente mormorando sotto voce, nel tentativo di farla calmare. Quando Beth gli porge il biberon, la piccola tace immediatamente e in un secondo si attacca al ciuccio in gomma. Osservo la scena surreale davanti ai miei occhi: Daryl sembra avere un talento naturale, e il modo in cui tiene in braccio la bambina nutrendola emana protezione e affetto. Sta prendendo il posto di Rick, ora che lo sceriffo è impegnato a rincorrere i suoi demoni.
 
“Ha già un nome?” l’uomo alza lo sguardo su quello di Carl.
 
“Non ancora,” Carl scuote la testa continuando a guardare sua sorella. “ma stavo pensando di chiamarla Sophia.” Daryl lo guarda negli occhi per un secondo, prima che il ragazzo continui. “Poi c’è anche Carol,” Carol. Mi guardo attorno e per la prima volta da questo pomeriggio mi rendo conto che la donna non è tra di noi, così come T-dog. Non ce l’hanno fatta. Mi mordo il labbro e abbasso lo sguardo trattenendo le lacrime. “Andrea, Amy, Jacqui, Patricia, o…Lori, non lo so.” La voce di Carl si rompe pronunciando il nome di sua madre. Non so cosa sia successo nel locale caldaie, ma mi basta sapere che lui era lì, che ha dovuto vedere sua madre morire davanti ai suoi occhi. A nessuno dovrebbe succedere una cosa così. Poso la mano sulla sua schiena, tirandolo verso di me. Carl alza lo sguardo incrociando il mio, e stranamente si avvicina al mio fianco, appoggiando la testa sotto al mio braccio. Lo stringo a me, cercando di dargli più conforto possibile.
 
Daryl ricomincia a parlare, stavolta rivolgendosi alla bambina tra le sua braccia.
 
“Mmh… Ti piace? Uh?” La sua voce è dolce, chiara, quasi irriconoscibile. Sorrido impercettibilmente. “Piccola spaccaculi.”
 
Rido leggermente al nomignolo, così come fanno tutti i presenti. Anche Carl ridacchia, staccandosi da me. Cerco il suo sguardo con il mio, ma il suo sorriso non raggiunge i suoi occhi. Sarà una strada lunga, piccolo, ma ce la farai. Ce la faremo tutti insieme. Daryl ride assieme a noi, guardandosi attorno. I suoi occhi finiscono su di me per ultimi e qualcosa nel mio stomaco si muove, mandando un segnale dritto al cervello. Vederlo così, sorridente con una neonata in braccio… Può essere che mi stia…? Mi trattengo dal pensare a quelle parole, non è il momento, non sono pronta e nemmeno lui lo è. Siamo due persone danneggiate, spezzate e rimesse assieme in qualche modo. È per questo che gravitiamo una attorno all’altro, ma nessuno dei due è pronto per amare, non a quel livello. Quando Daryl distoglie lo sguardo riabbassandolo sulla piccola, io chiudo gli occhi per un secondo, cercando di ricompormi.
 
“È un bel nome vero? ‘Piccola spaccaculi’. È un bel nome! Ti piace, tesoro? Mmh?”
 
Ce la faremo. Ci rialzeremo anche stavolta e andremo avanti, come abbiamo sempre fatto: insieme.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


I bambini non sono mai stati il mio forte. Io non sono mai piaciuta a loro e loro non sono mai piaciuti a me. Le urla, gli schiamazzi, le notti in bianco… Non sono mai stata tagliata per queste cose, anche se devo dire che la piccola Grimes è veramente un gioiello. Ha dormito quasi tutta la notte, che per un neonato è incredibile. Di lei se ne sta occupando per lo più Beth, mentre noi altri stiamo cercando di fare del nostro meglio per andare avanti senza Rick alla guida.
Siamo tutti nella sala ricreazione a fare colazione quando lo sceriffo entra dai cunicoli della caffetteria.
 
“State tutti bene?” La sua voce è apatica, spossata. Indossa degli abiti puliti, ma all’interno so che sta soffrendo ancora. Lo si capisce dal modo in cui cammina, dal suo sguardo e dal suo tono.
 
“Sì, stiamo bene.” Maggie gli risponde dal suo posto accanto a Glenn.
 
“E tu come stai?” È Hershel a parlare. Rick annuisce prima di rispondere avvicinandosi a suo figlio.
 
“Ho ripulito il blocco delle caldaie.”
 
Da solo?
 
“Quanti ce n’erano?” Chiedo, dopo aver scambiato velocemente uno sguardo preoccupato con Daryl.
 
“Non lo so. Dieci, venti… Devo tornare la.” Lo sceriffo alza le spalle prima di posare la mano sulla testa di suo figlio. “Volevo solo vedere come stava Carl.”
 
“Non devi farlo da solo, Rick.” Poso la ciotola vuota sul gradino accanto a me e mi alzo, camminando verso di lui. “Possiamo darti una mano a…”
 
“No no, ci penso io.” Rifiuta il mio aiuto senza pensarci due volte e si avvicina a Daryl. “Hanno tutti una pistola e un coltello?”
 
“Sì, ma le munizioni scarseggiano.”
 
“Io e Maggie volevamo fare un giro questo pomeriggio.” Glenn parla dal tavolo a cui è seduto. “Possiamo cercare pallottole e latte artificiale.”
 
“La stanza dei generatori è pulita.” Daryl attira di nuovo l’attenzione dello sceriffo. “Axel li sta riparando, in caso di emergenza. Ripuliremo anche i piani inferiori.”
 
Rick annuisce e mormora qualcosa sottovoce prima di voltarsi e riallontanarsi verso il blocco caldaie, sbattendo le sbarre che lo separano da noi dietro di sé. Hershel tenta di fermarlo, chiamandolo, ma lo sceriffo è già sparito.
 
“Vado a parlargli.” Cerco di inseguirlo, ma Hershel mi precede.
 
“No.” Si alza avvicinandosi alla porta dalla quale Rick è uscito. “Ci penso io. Voi avrete altro da controllare, no?”
 
“Potresti venire con me e Daryl.” Carl parla senza alzare lo sguardo dal suo piatto. “Nei sotterranei.”
 
Daryl annuisce verso di me ed io mi volto verso Hershel.
 
“Va bene.”
 
Rick ha bisogno di parlare con qualcuno che non sia reduce da episodi di schizofrenia, e se c’è qualcuno che può aiutarlo quello è Hersh. In quanto a me, io e Daryl potremmo sfruttare il tempo nei sotterranei per parlare con Carl, provare a rincuorarlo. Non che Daryl sia il tipo più indicato per questo, ma so che saprà fare la sua parte. In ogni caso, preferisco averlo vicino che in un’altra ala del penitenziario.
 
 
 ...
 
Il mio kukri è nella sua guaina attaccata alla cintura dei miei jeans mentre la mia beretta è nella solita fondina di cuoio, legata alla mia coscia. Faccio luce con una torcia elettrica a Daryl e a Carl, che camminano davanti a me. Notiamo un paio di zombie poco combattivi all’interno di una cella di isolamento, ma a parte questo, la zona sembra tranquilla.
 
Carl non ha ancora aperto bocca da quando siamo scesi, e cammina avanti, senza rivolgerci lo sguardo. Deve essere ancora molto scosso dalla morte di Lori. Lancio un’occhiata a Daryl che annuisce dopo avere osservato il ragazzo per un secondo. Mi avvicino a Carl e gli sfioro una spalla, guardandolo negli occhi.
 
“Ehy. Come ti senti?” Il ragazzo mi risponde alzando le spalle, distoglie lo sguardo dal mio e si allontana da me. Domanda stupida, Julie.
 
Daryl è accanto a me in un secondo, posa la mano sulla mia spalla e mi supera, raggiungendo Carl. Davvero, vuole essere lui a parlargli? Se spera di avere più fortuna… Eppure sembra funzionare. Inizia a raccontargli di come lui ha perso sua madre, in un incendio, quando aveva pressappoco l’età di Carl. Sia io che il ragazzo lo ascoltiamo senza parlare, e l’intero ricordo di Daryl mi lascia con un nodo alla gola.
 
“È stata dura. Già… non c’era più. Disintegrata. Non c’era più niente, nemmeno un corpo da mettere in una bara.” Daryl sembra perdersi nei ricordi per un attimo, ma poi ricomincia a parlare. “La gente diceva che era meglio così. Non lo so, a me sembrava solo che non fosse reale.”
“Io le ho sparato.” Carl interrompe il breve silenzio che le parole di Daryl avevano creato, fermandosi di fronte a me. Alza gli occhi su quelli dell’uomo prima di continuare. “Era morta, non si era trasformata. L’ho fatta finita. Era reale.” Daryl annuisce e Carl continua. “Mi dispiace per tua madre.”
 
“E a me dispiace per la tua.” L’uomo posa una mano sulla spalla del bambino, stringendola leggermente in segno di conforto. Mi avvicino a loro e accarezzo la nuca di Carl.
 
“Ehy,” Il ragazzo alzando sguardo sul mio. “Tua madre era molto fiera di te.”
 
“Per cosa? Per essere stato cattivo con lei?” Sposta gli occhi dai miei, così decido di accovacciarmi davanti a lui e costringerlo a guardarmi in volto.
 
“Non devi dire così. Carl, lei ti amava più di qualsiasi altra cosa.” Gli stringo le mani. “Fidati di me, okay?” Carl abbassa di nuovo lo sguardo ed io lo imito cercando di mantenere un contatto. “Ehy?” Quando rialza la testa il suo volto è rigato di lacrime. Lo tiro a me, chiudendolo tra le mie braccia. Faccio segno a Daryl di allontanarsi per un po’, in modo di lasciare che il bambino si sfoghi liberamente senza aver paura di essere giudicato. Infondo è questo che è: un bambino. A volte lo dimentichiamo, a volte lo dimentica lui stesso. Ma non è altro che un bambino che non ha avuto tempo di piangere sua madre. “Aw, coniglietto…” Sussurro nel suo orecchio. “Va tutto bene, sssh… Ascoltami,” Lo allontano da me, tenendo la presa sulle sue spalle. “Adesso è dura, lo so, ma vedrai che con il tempo andrà meglio. Lori era fiera di te perché sei un bambino intelligente, dolce e forte. Sapeva che saresti stato capace di vivere in questo mondo anche senza di lei, perché sapeva di aver fatto un lavoro magnifico nel crescerti. Quindi adesso devi rialzarti e andare avanti, per lei, per tuo padre e per la tua sorellina.” Carl torna a guardarmi negli occhi annuendo. “Noi saremo tutti qui per voi, va bene? Tutti, persino Daryl è capace di mettere da parte il suo caratteraccio per il tempo che serve.”
 
Il bambino ridacchia leggermente ed io mi rialzo, prima di spingerlo appena davanti a me. Raggiungiamo Daryl, che mi guarda per un secondo prima di annuire. Ci avrà sentiti? L’importante è che Carl sia riuscito a sfogarsi, questo gli darà modo di riprendersi più velocemente.
 
Continuiamo a camminare per i cunicoli, quando passando davanti ad una cella noto un pacchetto di sigarette sul tavolinetto.
 
“Oh.” Entro seguita dagli altri due. Prendo la scatolina. È mezza vuota, ma la muovo comunque davanti agli occhi di Daryl in segno di vittoria. L’uomo abbozza un sorriso prima di scuotere la testa.
 
“Bene, così smetterai di scroccare.”
 
Un lamento alle nostre spalle ci fa girare di scatto. Uno zombie si avvicina a noi. Sia io che Carl spariamo senza colpire il bersaglio, colti alla sprovvista, ma Daryl scocca un solo dardo con precisione, e il vagante cade davanti alle sbarre.
 
“Porca puttana.”  Sussurro, riprendendomi dallo shock. Abbasso lo sguardo su quello di Carl, aggiungendo subito dopo. “Dimentica che l’ho detto.” Il ragazzino ridacchia, mentre Daryl si avvicina al cadavere esaminandolo. Mi volto verso di lui, raggiungendolo. “Che succede?”
 
“Questo…” Estrae una lama dalla gola del vagante. “È il coltello di Carol.”
 
Il silenzio pare riempire l’intero spazio attorno a noi. Poso una mano sulla spalla dell’uomo, che intanto pulisce la lama sulla divisa dello zombie, un ex detenuto. “Daryl?”
 
“Tornate dagli altri.” Si rialza per poi superarmi velocemente. “Devo fare una cosa.”
 
“No.” Lo fermo per un braccio. “No, non devi farlo. Non da solo.”
 
“Me la caverò.”


“Non devi farlo da solo.” Sostengo il suo sguardo per qualche secondo. So che era legato a Carol, e devo ammettere che a volte la cosa mi ha fatto ingelosire in passato, ma qualsiasi fosse la natura del loro rapporto, abbattere una persona cara non è una cosa semplice. Sempre che ci sia ancora un corpo da abbattere. “Possiamo tornare insieme, più tardi. Portiamo Carl indietro e ci occupiamo di…”
 
“Tu riportalo indietro.” Daryl sembra perdere la pazienza, ma tiene la voce bassa. Sa che è rischioso alzarla in questi cunicoli. “So cosa devo fare.”
 
“Daryl!” Ma è già dietro l’angolo, e so che non varrebbe la pena inseguirlo per cercare di fargli cambiare idea. “Maledizione!”
 
“Lascialo andare.” Carl parla dietro di me. “Deve farlo lui. So come si sente.”
 
Rimango in silenzio, senza sapere come rispondergli. Rivolgo un ultimo sguardo in direzione dell’uomo, ma mi limito a questo. Mi volto verso il ragazzino, posandogli un mano sulla schiena e spingendolo davanti a me. “Andiamo.”
 
...
 
Quando mi chiudo la grata alle spalle, Carl cammina con decisione verso Hershel, seduto su una delle panche con la piccola in braccio, mentre Beth sta cucinando. Probabilmente l’ennesima zuppa d’avena.
 
“Dov’è Daryl?” Mi chiede preoccupata.
 
“Sta bene.” Le sorrido forzatamente. “Si… Si sta occupando di una cosa. Maggie e Glenn non sono ancora tornati?”
 
“No. Nemmeno Rick.” Annuisco, posandole una mano sulla spalla.
 
“Andrà tutto bene, vedrai.” Sospiro prima di continuare a parlare. “Senti, io devo tornare dentro a dare una mano a Daryl… Voi avete bisogno di qualcosa?”
 
“No, non per…”
 
La porta della grata si apre di nuovo, ma questa volta è lo sceriffo ad entrare. Ci voltiamo tutti verso di lui, osservandolo attentamente mentre si avvicina alla bambina. La guarda per un attimo, prima di prenderla dalle braccia di Hershel, che gli sorride. Rick sussurra qualcosa alla piccola, per la prima volta in braccio a suo padre, e un nodo mi stringe alla gola quando se la stringe al petto. Mi asciugo velocemente gli occhi prima di sorridere a Beth, che fa lo stesso rivolta verso di me.
 
“Dovremmo uscire. L’aria fresca le fa bene.” Hershel si alza dopo aver raccolto le stampelle dal bordo del tavolo e si avvicina alla porta d’uscita, seguito dagli altri.
 
“Voi… Voi andate. Io stavo tornando nei sotterranei da Daryl.”
 
“Va tutto bene?” Rick si volta verso di me, con ancora la piccola in braccio.
 
“Tutto bene. Devo solo aiutarlo con una cosa.”
 
L’uomo annuisce, prima di continuare seguendo gli altri e lasciarmi sola nella saletta. Prendo un respiro profondo e mi volto, tornando verso l’interno della prigione.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Sono quasi arrivata all’ingresso dei sotterranei quando sento il rumore dei suoi passi. Mi fermo, e Daryl mi si para davanti, il corpo di Carol tra le sue braccia. Lo guardo per un attimo prima che lui parli.
 
“È viva.”
 
“Cosa?” Lo lascio passare, continuando a seguirlo verso la cella di Carol. “Daryl?”
 
“È solo svenuta. Si era chiusa in una cella d’isolamento. Deve essere disidratata.” Entra nella stanzetta prima di adagiare la donna, ancora priva di sensi sulla sua brandina. “Vado a prenderle dell’acqua. Rick è tornato?”
 
“Sì, è fuori con gli altri, e con la bambina.” Mi avvicino a Carol, sedendomi accanto a lei. “Ci sono delle bottigliette chiuse nella nostra cella. Sto io con lei.”


L’uomo annuisce prima di uscire dalla cella velocemente. Prendo la mano della donna stringendola e le sfioro la guancia. “Ehy? Carol, riesci a sentirmi?”
 
“Mmh.” Apre gli occhi lentamente, mettendomi a fuoco nella stanza. “Dove… Julia?”


“Ben tornata.” Sorrido, trattenendo le lacrime. “Daryl è andato a prenderti dell’acqua. Riesci a tirarti su un pochino?” Annuisce prima di cercare di alzarsi a sedere lentamente e appoggiandosi a me. “Ecco, così… Tutta intera?”
 
“Sì…” Daryl compare sull’uscio della cella con due bottigliette d’acqua in mano. Quando la vede si ferma e annuisce leggermente prima di entrare e posare una bottiglietta ai piedi del letto, per poi aprire l’altra e passarla alla donna, che la accetta volentieri, bevendone subito un sorso.
 
“Piano. Non esagerare, devi riassumere liquidi un po’ alla volta.”
 
“Grazie.” Carol guarda me e poi Daryl, prima che dei rumori e delle voci provengano dalla sala ricreazione.
 
“Vado a dare un’occhiata.” L’uomo annuisce, prima di uscire dalla cella. Mi volto di nuovo verso Carol, posandole una mano sulla schiena.
“Pensavamo fossi… Sembra quasi un miracolo.”
 
“Lo è stato.” Annuisce sorridendo. “Pensavo di morire in quella cella. Se Daryl non mi avesse trovato…”
 
“Beh, l’ha fatto. Se qui, no? È questo che conta.”
 
Dei passi si avvicinano dal corridoio, e dopo poco tempo Daryl ritorna alla cella seguito da Rick e gli altri. Lo sceriffo sembra non credere ai suoi occhi quando vede Carol seduta accanto a me. La aiuto ad alzarsi, e quando lo sceriffo si rende conto di chi ha davanti agli occhi la tira a sé, abbracciandola e ringraziando Dio. Carol abbraccia Hershel subito dopo, ma quando vede la piccola si volta verso Rick, chiedendogli conferma con lo sguardo. Lo sceriffo nasconde il volto, piangendo e Carol gli sfiora il viso, facendogli le sue condoglianze. Abbasso lo sguardo anche io, la mancanza di Lori è ancora qualcosa di cui mi devo ricordare di tanto in tanto. La donna era diventata una figura materna anche per me, e il pensiero di non averla più attorno è surreale. Mi alzo dalla brandina avvicinandomi a Daryl, che mi osserva attentamente prima di circondarmi le spalle con un braccio e tirarmi a sé.
 
“Tutto ok?” Mi sussurra, mentre Carol prende la piccola Grimes in braccio.
 
“Sì.” Annuisco, prima di alzare lo sguardo verso la grata che separa il blocco dalla saletta e vedere una donna osservarci. “Chi è quella?”
 
Rick alza lo sguardo sul mio prima di seguirlo verso la donna.
 
“Non lo sappiamo. L’abbiamo trovata davanti alla recinzione. Era ferita.”
 
“E l’hai fatta entrare?” Non mi pare affatto una buona idea.
 
“L’abbiamo disarmata. Aveva del latte in polvere.” Aggrotto le sopracciglia. “Dobbiamo capire perché.”
 
Aveva del latte in polvere ed è riuscita a trovarci. Ciò vuol dire che molto probabilmente ha incontrato Maggie e Glenn, e se loro non sono qui… Questa cosa non mi piace per niente.

 
... 
 
Lasciamo Carol con Beth e la bambina, mentre io, Daryl, Hershel e Rick raggiungiamo la donna di colore nell’ala ricreazione. È seduta su uno dei tavoli in metallo, e tiene uno straccio premuto sulla ferita alla gamba. Poso il suo zaino sul tavolo di fronte, dietro di noi, in modo che non possa tentare nulla. Ha lo sguardo piuttosto incazzato, e sinceramente non so se convenga o meno fidarsi di quello che dice. Rick si mette in piedi davanti a lei, la mano appoggia alla Python sul suo fianco, mentre Daryl tiene la balestra abbassata, ma pronta all’uso.
 
“Possiamo curare la tua ferita. Darti del cibo, acqua e rimandarti per la tua strada.” Lo sceriffo le parla con calma. “Ma prima devi dirci come ci hai trovati e perché avevi il latte artificiale.”
 
La donna si guarda attorno prima di parlare. “Era stato abbandonato da un ragazzo asiatico e da una bella ragazza bianca.” Glenn e Maggie.
“Li hai visti?” Incrocio le braccia sotto al seno. “Sono stati attaccati?”
 
“Sono stati catturati.” La donna sposta lo sguardo sul mio.
 
“Da chi?”
 
“Dallo stesso stronzo che mi ha sparato.”

“Fanno parte del nostro gruppo. Dicci cosa è successo, subito!” Rick le si avvicina e sembra perdere la pazienza. Posa la mano con forza sulla ferita della ragazza, che salta con un verso di dolore prima di alzare il dito contro lo sceriffo e minacciarlo.
 
“Non provare più a toccarmi.”
 
Daryl alza la balestra puntandola alla testa della donna. “È meglio se cominci a parlare, o la ferita da arma da fuoco sarà l’ultimo dei tuoi problemi.”
 
“Ehy, ehy!” Cerco di mettermi in mezzo. Non credo ci si possa fidare di questa tizia, ma perdere la calma non servirà a nessuno. “Cerchiamo di mantenere la calma, d’accordo? Torniamo all’inizio.” La guardo negli occhi. “Sai dove li hanno portati?”
 
“Non vi dirò dove trovarli.” Mi osserva con uno sguardo di sfida, e sembra quasi un animale selvatico spinto in un angolo, pronto ad attaccare alla giugulare. È pericolosa, decisamente, ma non penso che cercherà di fare qualcosa qui. Troppa gente, troppe armi puntate addosso.
 
Rick fa abbassare la balestra a Daryl, prima di fronteggiare di nuovo la donna, che intanto si è alzata a fatica, zoppicando sulla gamba sana.
 
“Sei venuta qui per un motivo, no?”
 
La donna ci pensa un attimo prima di rispondere.
 
“C’è una città: Woodbury. Con 75 sopravvissuti, li avrà portati lì.”
 
“Un’intera città?” Chiedo sottovoce, stupita.
 
“È gestita da un tipo che si fa chiamare Governatore. Un bell’uomo, affascinante. Un tipo alla Jim Jones.”
 
“Uno stronzo.” Si voltano tutti verso di me. “Giusto?”
 
La donna annuisce prima di voltarsi verso Daryl.
 
“Ha degli uomini?”
 
“Sì, degli aspiranti paramilitari. Ci sono sentinelle su ogni muro.”
 
“Sai come entrare?” Rick le chiede.
 
“Il posto è sicuro contro i vaganti, ma noi potremmo farcela.”
 
“Come sapevi che eravamo qui?”
 
“Hanno nominato una prigione, dicendo che era molto vicina rispetto a dove stavano.”

Rick la guarda per un po’ prima di annuire e voltarsi verso Hershel, indicandolo alla donna.
 
“Lui è Hershel. Il padre della ragazza che è stata rapita. Si prenderà cura di te.” Si volta verso me e Daryl, accennandoci di seguirlo, e così facciamo. Dobbiamo prepararci.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** ANNUNCIO ***


Ciao a tutti :) No mi dispiace, non si tratta di un aggiornatmento, non esattamente. Sono passati tanti anni dall'ultimo capitolo di questa storia, tante cose sono cambiate nella mia vita, e non ci sono più i presupposti per sedersi a riguardare la serie puntata per puntata e riscrivere ogni scena. Ero arrivata a scrivere qualche capitolo della 5 stagione, ma purtroppo sono andati perduti durante una fomrattazione del pc. Ma sappiate che non mi sono affatto dimenticata di Julie e Daryl! Questa è una storia che mi porto nel cuore da tanti anni, che ho pianificato perfettamente, e che segue ogni puntata della serie. Quindi, visto che TWD si sta avvicinando alla sua conclusione, mi piacerebbe celebrare questi dodici anni dando una risposta a tutti coloro che hanno ancora domande riguardo al futuro di Julie, Daryl, ma soprattutto di Avi. Se avete domande specifiche sul proseguimento della storia potete scriverle qui sotto, o mandarmele per messaggio privato, e farò del mio meglio per rispondervi, magari buttando giù anche qualche one shot/drabble, o degli Head Canon su questa coppia che scoppia eheh. Grazie mille per la pazienza e per avermi seguito!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3548927