Il segreto della vita - L'inizio

di princess_sweet_94
(/viewuser.php?uid=446633)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** L'Espresso per Hogwarts - Binario nove e tre quarti ***
Capitolo 3: *** La Cerimonia dello Smistamento - Cominciano le lezioni! ***
Capitolo 4: *** Il duello di mezzanotte ***
Capitolo 5: *** Halloween ***
Capitolo 6: *** Il Quidditch ***
Capitolo 7: *** Lo Specchio delle Brame ***
Capitolo 8: *** Nicolas Flamel ***
Capitolo 9: *** Norberto, Drago Dorsorugoso di Norvegia ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


La Magia. Che grande invenzione! Per alcuni era stupefacente, per altri curiosa, per altri ancora impensabile ma, per chi ci convive quotidianamente, addirittura un’abitudine.
Era un’abitudine per Kate essere svegliata dalla lampada che le dava leggeri colpetti sulla spalla, che diventavano più violenti man mano che li ignorava finché non si decideva ad alzarsi. Mentre scendeva le scale massaggiandosi il braccio dolorante si maledì per aver chiesto a Severus di stregare la lampada (conoscendo la pigrizia della giovane il suo tutore era stato più che lieto di soddisfarne la richiesta, così era sicuro che si sarebbe alzata in orario se non voleva essere tempestata di lividi). Nella piccola cucina il bollitore con l’acqua calda stava già fischiando avvertendo di essere pronto. Lo tolse dal fuoco e afferrò due tazze dalla credenza riempiendole di foglie di tè verde e acqua, poi si dedicò alla cottura delle uova.
Kate Riddle era una ragazza minuta, con lunghi capelli ricci e neri e gli occhi verdi, orfana di entrambi i genitori – aveva perso la madre appena dopo la sua nascita e il padre poco più di un anno dopo – che viveva con il suo tutore: Severus Piton, un uomo sinistro e abbastanza inquietante con capelli neri lunghi poco più sopra delle spalle, il naso adunco e la pelle biancastra. A detta sua era un amico di suo padre (anche se pronunciava quella parola con un certo disgusto), uno dei più stretti e quindi era il solo ad averla potuta prendere sotto il proprio tetto dopo la sua morte.
La ragazza aveva undici anni, compiuti il 24 giugno, ma era stata educata bene: non era evasiva, pettegola o infantile come la maggior parte delle sue coetanee. Si mostrava invece seria e composta, a volte anche fredda, ed era estremamente attenta alle regole ed alle buone maniere: non la vedevi mettere un piede fuori riga, dire una parola di troppo o mancare di rispetto ad adulti o persone di carriera. Era con queste regole che l’aveva portata su Severus e lei non aveva la minima intenzione di infrangerne nemmeno una; se non per il nome e la differenza in aspetto la gente avrebbe potuto credere tranquillamente che fossero padre e figlia.
Proprio mentre faceva scivolare le uova dentro due piatti un rumore di passi provenì dalla scala accanto la cucina: avvolto in un elegante completo nero fece la sua comparsa nella stanza il suo tutore che, mormorando un ‘Buongiorno’ con la sua voce acuta in risposta a quello allegro di Kate, si sedette al tavolino cominciando a imburrarsi delle fette di toast appena sfornate. A metà della silenziosa colazione un picchiettare sul vetro li avvertì che era arrivata la posta: un grande gufo grigio se ne stava appollaiato sul davanzale della finestra in attesa che qualcuno gli aprisse. La ragazza si alzò prontamente ed aprì la finestrella lasciando entrare il gufo che posò una lettera sul piatto vuoto di Kate e attese: la ragazza la prese e la girò leggendone l’indirizzo:
 
Mrs. Kathleen Riddle
Stanza degli ospiti
11, Spinner’s End
Cokeworth
 
Osservò perplessa la busta mentre Severus assunse un cipiglio, soffiando un “Mi chiedevo quando sarebbe arrivata” e tornò tranquillamente ad imburrare i suoi toast. Sorpresa, Kate aprì la busta e quasi gli mancò il fiato, era scritta con una elegante calligrafia ordinata e in uno stupendo inchiostro verde smeraldo:
 
Cara Mrs. Riddle,
siamo lieti di informarla che lei ha il diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
 
Con ossequi
Minerva McGranitt
Vicedirettrice
 
 
Kate era così frastornata che rimase a bocca aperta a fissare la lettera: Hogwarts, la più grande scuola per giovani Maghi e Streghe, aveva ammesso lei! Si trattenne dall’urlare dalla gioia e saltare su e giù per la cucina solo perché sapeva che Severus non lo avrebbe permesso. Tutt’al più cercò di riprendersi e la cosa fu facilitata dal gufo, ancora appollaiato sul tavolo con aria di importanza, che lanciò un verso per ricordare loro la propria presenza. Severus si alzò dalla tavola e le disse con il suo tono di voce atono e spento: “Aspetta che gli consegni la risposta” e avvicinandosi ad un cassetto ne trasse un foglio di pergamena e una penna d’oca con tanto di boccetta di inchiostro “La scrivo io, tu va a vestirti. Oggi andiamo a comprare l’occorrente per la scuola”.
Ancora non ci credeva, era così felice ed emozionata: stava per frequentare la scuola che l’avrebbe istruita per diventare una vera strega professionista! Si fece la doccia e si vestì accuratamente fuori di sé dalla gioia poi prese mantello e borsa e scese nell’ingresso dove Severus la stava aspettando. Uscirono nella calda stradina di Spinner’s End e si affrettarono a raggiungere il confine della cittadina di Cokeworth, lì avrebbero potuto smaterializzarsi fino a Londra. Afferrò l’orlo del mantello dell’uomo e, dopo uno schiocco secco, si ritrovò a girare vorticosamente in uno spazio vuoto e buio, il fiato le si mozzò in gola e chiuse gli occhi. Dopo pochi istanti si ritrovò nell’ombrosa frescura di un vicolo. Non era la prima volta che si smaterializzava ma le faceva sempre uno spiacevole effetto.
Tornò a respirare e seguì Severus all’interno del pub situato lì vicino, Il Paiolo Magico, dove nel retro era situata l’entrata per Diagon Alley l’unico posto dove si poteva comprare tutto ciò che ad un mago poteva servire. Attraversarono la sala in tranquillità e stavano quasi per aprire la porta sul retro quando una voce balbettante alle loro spalle fece fermare di colpo l’uomo con la conseguenza che Kate, intenta a guardarsi intorno con curiosità, gli andò a sbattere contro. Anche lei si voltò e vide un giovanotto pallido dall’aria molto nervosa e un grosso turbante viola in testa venirgli incontro: “S-Severus!” esclamò mentre l’interessato s’irrigidiva con una smorfia “C-C-Che p-piacere v-vederti qui!” disse mostrando un lieve sorriso. Lo stesso non si poteva dire di Piton che lo guardò come se si trovasse qualcosa di estremamente disgustoso davanti.
“Raptor” esalò quello che doveva essere un saluto.
“C-C-come mai d-da q-queste p-p-arti?” domandò poi notò Kate che continuava a fissarlo “E l-lei c-chi s-sarebbe? Non d-dirmi c-che è t-t-tua figlia, eh S-S-Severus?” domandò con un risolino che suonava tanto di falso.
“No, Raptor, non è mia figlia. È solo sotto la mia custodia” spiegò infastidito poggiando una mano sulla spalla della ragazza e guardando intensamente il giovanotto che ora aveva l’aria ancora più nervosa di prima.
“Oh, m-ma d-dai” rispose lui, con un lieve tic all’occhio “I-I-Immagino s-siate qui p-p-per fare gli a-a-a-acquisti per la s-s-scuola”.
“Già, quindi se non ti dispiace avremmo un tantino fretta” sussurrò Severus gelido come se volesse avvelenarlo con le parole.
“Oh, a-a-allora b-b-buoni a-a-acquisti!” disse “Buona g-g-giornata!” ma prima che potesse finire la frase l’uomo si era già voltato e aveva raggiunto il retro continuando a spingere davanti a sé Kate. Una volta fuori si sbatté la porta alle spalle.
“Ma chi era quello?” domandò lei, incapace di trattenersi.
“Insegna Difesa Contro le Arti Oscure a Hogwarts” sbottò sprezzante estraendo la bacchetta “Quindi molto probabilmente sarà il tuo insegnante” concluse contando i mattoni del muretto.
“Oh, allora è lui che ti ha fregato il posto alla cattedra…” ma si interruppe immediatamente. Aveva toccato un tasto dolente: anche Severus insegnava ad Hogwarts, Pozioni, ma sapeva che il suo desiderio era avere la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure… che puntualmente si vedeva soffiare da sotto il naso. Lui fece una smorfia ma non disse nulla mentre i mattoni si ritiravano aprendo il passaggio su una stretta stradina affollata.
“Muoviamoci” disse solamente avanzando, seguito a ruota dalla ragazza.
La stradicciola era affollatissima: maghi e streghe di tutte le età entravano e uscivano da negozi di tutti i generi, il sole batteva sulle loro teste mentre a stento riuscivano a camminare attraverso la folla; ad un certo punto la stradicciola si biforcava: mentre da un lato continuava dritta, costeggiata di negozi, l’altra si apriva in uno spiazzetto vuoto su cui si ergeva un grande edificio bianco come la neve che sovrastava le piccole botteghe. Oltre le scale di pietra, dritto davanti all’ingresso, vi era un piccolo folletto dal viso scuro e l’aria intelligente. Salirono la scalinata mentre il folletto li accoglieva con un inchino.
Si ritrovarono davanti ad una porta d’argento che oltrepassarono, una coppia di folletti dal colorito pallido si inchinarono e li introdussero in un grande salone bianchissimo: sembrava esser stato scolpito nel marmo. Da entrambe le parti erano disposte due lunghe file di alti banconi in legno rosso e lucente su cui erano riversi almeno un centinaio di folletti, tutti occupati a scrivere su grossi libroni, pesare monete e gioiell, o esaminare pietre preziose. Un bancone più alto era riposto alla fine, anche quello di un rosso lucente, dove vi era un folletto dall’aria vecchia: la testa grande era coperta tutt’intorno da un fulvo di capelli bianchi con una chiazza pelata al centro, il naso era lungo e ricurvo, le orecchie lunghe e piegate, le dita erano strette attorno ad una penna d’aquila che scivolavano leggere su un paio di fogli di pergamena. Severus si fermò proprio lì e, con un colpo di tosse, richiamò l’attenzione della creatura che alzò su di loro gli occhi neri e sottili.
“Sì?” domandò.
“Siamo quì per prelevare del denaro dalla camera blindata 654, la signorina Kate Riddle deve fare un prelievo” informò Severus sbrigativo, mentre il folletto riponeva la penna nel calamaio e si sporgeva oltre il bancone per vedere in faccia la ragazzina. Per un istante lei ebbe giurato che un guizzo di sorpresa attraversasse il folletto mentre il suo viso impallidiva.
“Camera blindata 654?” ripeté come se non avesse capito bene o sperasse di non aver capito bene.
“Già” rispose Severus piuttosto irritato.
“Avete la chiave?” domandò ancora il folletto. Piton trafficò tra le pieghe del mantello e ne estrasse una minuscola chiave dorata si cui era inciso il numero ‘654’ “Molto bene” asserì infine la creatura ritirandosi sulla sedia. Schioccò le dita ed al loro fianco apparve un secondo folletto dalla carnagione rosea ed una tenuta d’oro e d’argento “Vi accompagnerà nella camera blindata 654” informò afferrando di nuovo la penna mentre l’altro faceva loro segno di seguirlo oltre il bancone fino alla fila di porte che costeggiavano il muro sul retro. Ne aprì una e si ritrovarono in uno stretto passaggio di pietra, illuminato da torce: scendeva ripido e scosceso e per terra correvano dei binari, come se fossero in una piccola ferrovia. Salirono su un carrello che cominciò a muoversi lentamente per poi andare via via aumentando di velocità man mano che procedevano.
Cominciarono e scendere sempre di più, il carrello sferragliava nel buio mentre faceva sempre più freddo. Kate cominciò a sentirsi male e anche Severus al suo fianco aveva il volto più pallido del solito. Dopo quella che parve almeno mezz’ora finalmente il carrello rallentò e si fermò davanti ad una porta alta fino al soffitto, di ottone e con una serie di ghirigori ad ornarla. Il folletto prese la chiave dalle mani di Severus e la infilò nella minuscola toppa nascosta mormorando parole in una strana lingua; la porta si illuminò di vari colori: dal verde smeraldo, al viola ametista, al nero pece, all’azzurro zaffiro fino a tornare al marroncino dell’ottone. Lentamente, come se fossero stati mille minuscoli serpenti, i ghirigori in rilievo si ritirarono ai bordi del portone: evidentemente erano delle protezioni magiche poiché solo allora il folletto girò la chiave aprendo la porta e mostrandone il contenuto.
“Questa è la tua camera blindata, Kate” informò pigramente Severus alle sue spalle mentre lei osservava la stanza sbalordita: una montagna di monete d’oro arrivava fino al soffitto e riempiva la maggior parte della stanza, sparse un po’ ovunque c’erano collane con perle grosse quanto una noce, un mucchietto di rubini che sembravano più dei piccoli macigni se ne stava stipato in un angolo, coppe d’oro puro e d’argento erano esposte su una mensola vicino al soffitto, due grossi diamanti erano riposti in cima a due mucchietti di falci e zellini, bracciali e anelli d’oro erano raccolti su dei rialzi di pietra e sparsi un po’ ovunque vi erano diversi piccoli scrigni di legno. Non poteva credere che fosse davvero sua. “Quando nascesti tua madre si premurò di riservartene una e di riempirla con una parte dei suoi averi in caso ne avessi avuto bisogno” concluse l’uomo.
Una parte? Solo una parte? Lì dentro c’era un patrimonio intero! Si chiedeva solo quante altre ricchezze possedesse la sua famiglia. Si accorse di avere la bocca spalancata per lo stupore solo quando il folletto gliela chiuse invitandola ad entrare e prelevare ciò che le serviva. Come risvegliata da una trance, Kate entrò nella camera e raccolse tutte le monete che entravano nella borsa ma non osò toccare né i rubini né i diamanti né le perle e né i gioielli. Un po’ per timore un po’ perché sapeva che non gli sarebbero serviti per comprare libri e paioli.
Una volta che la borsa fu piena abbastanza la chiuse e se la gettò in spalla, raggiunse l’uscita barcollando sotto il loro peso e risalì sul carrello mentre il folletto richiudeva accuratamente la porta e vi applicava nuovamente i sigilli, restituendo la chiave. La risalita fu più sopportabile della discesa ma lo stesso molto spossante.
Quando uscirono dalla banca, ritrovandosi finalmente all’aria aperta, Kate avrebbe volentieri baciato il marciapiede.
S’immersero di nuovo nella folla diretti a prendere l’occorrente, mentre Piton scorreva la lista.
“Tu va da Madama McClan a farti fare l’uniforme, io mi occupo dei libri” asserì infine. Si separarono ad un incrocio, Kate lasciò la borsa a lui e tenne solo il necessario per pagare le divise, e anche qualcosa in più (“Non si sa mai” gli aveva detto lui); con i libri non si poteva fare un conto preciso poiché il prezzo variava di volta in volta.
Raggiunse il negozio di Madama McClan: abiti per tutte le occasioni e vi entrò, il tintinnio del campanello le diede il benvenuto mentre una strega tarchiata e vestita con un lungo abito color malva spuntò dal retro.
“Dimmi, cara” asserì.
“Mi servono le uniformi per…” cominciò lei ma venne interrotta quasi subito.
“Hogwarts, scommetto” la precedette la donna, ricevendo un segno di assenso “Seguimi” le fece un cenno e la portò nel retro dove la fece salire su uno sgabello e le mise addosso una lunga tunica nera; si piegò ed iniziò a prendere le misure per accorciarla al punto giusto. Accanto a lei vi era un ragazzo dall’aria tesa, coi capelli neri e un paio di occhiali che si faceva aggiustare l’orlo da una streghetta minuta, appresso ancora un altro ragazzo pallido, con i capelli biondi e la faccia appuntita che sembrava molto annoiato di stare lì.
“Anche voi a Hogwarts?” domandò quest’ultimo. Il ragazzo annuì e lo stesso fece lei, quasi contemporaneamente.
“Mio padre mi sta comprando i libri e mia madre sta guardando le bacchette magiche, un po’ più avanti” disse “Dopo li trascinerò via per andare a vedere le scope da corsa. Non capisco perché a noi del primo anno non è concesso averne di personali. Penso che costringerò mio a comprarmene una e la porterò dentro di straforo, in un modo o nell’altro” asserì. Lei e il ragazzo coi capelli neri si scambiarono un’occhiata che fece comprendere molto bene quello che passava per le loro menti: a nessuno dei due importava nulla dei progetti di quel ragazzino.
“E voi ce l’avete un manico di scopa vostro?” proseguì il ragazzo.
“No” dissero quasi in coro.
“Sapete giocare a Quiddich?”
“No” rispose ancora il ragazzo che sembrava imbarazzato mentre lei si proferiva in un “Si”. Kate ebbe quasi la sensazione che lui non fosse uno che aveva vissuto nel mondo della magia, forse era un mago che discendeva da una famiglia di Babbani ma non glielo chiese, sapeva che non era una cosa molto educata.
“Io sì” disse ancora il ragazzo noncurante “Papà dice che sarebbe un delitto se non mi scegliessero per far parte della squadra del mio dormitorio, e devo dire che sono proprio d’accordo. Voi sapete già in quale dormitorio andrete a stare?”
Era incredibile come cambiasse argomento con una tale rapidità! Però, con quella domanda aveva insinuato un atroce dubbio nella mente di Kate: Severus le aveva parlato dei dormitori di Hogwarts e delle loro caratteristiche e quella domanda le era sorta spontanea: “In che dormitorio finirei, io?”
Lui aveva detto che con tutte le probabilità sarebbe finita in Serpeverde poiché tutta la sua famiglia da parte di padre era stata smistata lì.
“No” rispose il ragazzo ma lei non disse nulla, né fece alcun cenno.
“Be’, nessuno lo sa veramente finché non si trova sul posto, non è vero? Ma io so che starò a Serpeverde: tutta la nostra famiglia è stata lì. Pensa, ritrovarsi a Tassorosso! Io credo che me ne andrei, e voi?”
Il ragazzo si proferì in un distratto “Mmm…” mentre lei alzava semplicemente le spalle.
“Ehi! Guardate quello!” disse d’un tratto il ragazzo indicando con un cenno del capo la vetrina principale, per un attimo Kate credette si trattasse di Severus ma poi, girandosi verso il punto indicato, scoprì che non era lui… anzi, la figura oltre il vetro non gli somigliava neanche lontanamente! Era cinque volte più grande di un uomo normale, con una folta chioma nera aggrovigliata alla barba identica da cui si intravedevano a stento naso e bocca. Sorrideva, o così pareva, e aveva l’aria piuttosto simpatica. Indicò due grossi gelati per far capire che non poteva entrare e solo quando il ragazzo con i capelli neri parlò capì che si stava rivolgendo a lui.
“Quello è Hagrid” disse tutto contento “Lavora a Hogwarts”.
“Oh” disse il ragazzo “L’ho sentito nominare. È una specie di inserviente, vero?”
“È il guardiacaccia!” ribatté infervorato.
“Sì, proprio così, ho sentito che è una specie di selvaggio… vive in una capanna nel comprensorio della scuola. Ogni tanto si ubriaca, cerca di fare delle magie e finisce con l’appiccare il fuoco al suo letto” mugugnò il ragazzo biondo mentre l’altro gli lanciava un’occhiata gelida.
“A me sembra simpatico” commentò Kate, sorridendo “Ha un’aria amichevole” e colse con un lieve rossore l’espressione di profonda gratitudine che le rivolse il ragazzo con gli occhiali.
“Ma perché sei con lui? Dove sono i tuoi genitori?” domandò ancora il biondo senza il minimo senso di privacy. Ma cosa voleva: che si raccontassero le loro vite private a vicenda?
“Sono morti” rispose secco lui, lasciando vagamente sorpresa Kate che non osò chiedere come.
“Oh, scusa. Ma erano come noi?”
“Erano una strega e un mago, se è questo che intendi”.
“Io non penso che dovrebbero permettere agli ‘altri’ di frequentare, non trovate? Loro non sono come noi, non sono capaci di fare quello che facciamo noi. Pensa che alcuni, quando hanno ricevuto la lettera, non avevano mai neanche sentito parlare di Hogwarts. Secondo me, dovrebbero limitare la frequenza alle più antiche famiglie di stregoni. A proposito, voi come vi chiamate di cognome?” ma prima che qualcuno dei due potesse parlare le due streghe che lavoravano agli orli di Kate e del ragazzo coi capelli neri si rialzarono.
“Ecco fatto, ragazzi” disse Madama McClan rivolta ad entrambi. Tutti e due furono più che lieti di abbandonare la conversazione, saltarono giù dagli sgabelli mentre si sfilavano le vesti.
“Bene, penso che ci rivedremo ad Hogwarts” si congedò il ragazzo, sempre con la stessa parlata lenta e strascicata. Seguirono Madama McClan nell’ingresso dove ella piegò accuratamente le vesti e li infilò in due pacchetti separati che consegnò ai due che, dopo aver pagato, uscirono.
“Allora ci vediamo a scuola” disse il ragazzo, imbarazzato, volgendole un sorriso.
“Senza dubbio, se riusciamo a raccapezzarci sul treno anche prima” rise “Oh, e comunque mi chiamo Kathleen anche se preferisco farmi chiamare Kate.”
“Io sono Harry…” il ragazzo sembrò esitare senza sapere se dire o no il proprio cognome ma lei gli risparmiò questo dilemma.
“Allora ciao, Harry” salutò dirigendosi verso Il Ghirigoro, ovvero il negozio di libri dov’era Severus.
“Ciao” gli gridò dietro Harry, lei si voltò a volgergli un altro sorriso poi sparì tra la folla.
Prima che potesse mettere un solo piede sul gradino che portava alla porta del negozio questa si aprì lasciando uscire un uomo alto, con lunghi capelli d’argento e il viso appuntito: gli ricordava molto qualcuno ma non sapeva chi. “Chiedo scusa” disse lei gentilmente spostandosi, l’uomo le fece un cenno con la testa in segno di ringraziamento e si diresse in strada con un pacco di libri sotto braccio, senza però risparmiarsi di lanciarle un’occhiata indagatrice da sotto in su. Lei rimase leggermente perplessa ma decise di non preoccuparsi più di tanto, così fece per entrare nel negozio ma andò quasi a sbattere contro Severus che usciva.
“Hai finito con i libri?” domandò.
“Sì. Hai finito con le divise?”
“Sì”.
“Allora andiamo.”
Nell’ora successiva comprarono il calderone (in peltro, misura standard due), il set di provette in vetro (“Si rompono meno difficilmente di quelle in cristallo”), il telescopio e la bilancia d’ottone.
“Bene, manca solo la bacchetta” disse Severus intascando la lista e fermandosi all’imbocco di un vicolo “Tu va al negozio, te la caverai da sola… io devo prendere ancora una cosa” le lasciò un sacchetto con le monete “Se quando hai finito non sono ancora tornato aspettami alla gelateria qui di fronte” e indicò un bar dall’aria accogliente con dei tavolini all’aperto per poi sparire oltre un mucchio di vecchi calderoni che costeggiavano la strada. Kate si diresse verso un negozietto dall’aria antica e un po’ malridotta, l’insegna sopra la porta aveva il legno piuttosto marcio e la scritta in oro scrostata recava: Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.
Appena aprì la porta il campanellino d’argento suonò annunciando il suo arrivo; la stanzetta in cui si trovò era buia e piccola con scaffali alti fino al soffitto pieni di scatole lunghe e sottili, tutte rigorosamente neri. Una scala scivolò lungo gli scaffali e si fermò di colpo all’estremità dietro il bancone, un uomo si reggeva su di esso scrutando la ragazza: era piuttosto anziano con gli occhi grandi e grigi e dei folti capelli d’argento.
“Ehm… salve” salutò nervosamente lei.
“Mi chiedevo se si sarebbe mai fatta vedere… e pensare che…” la guardò a lungo ed in silenzio ma poi scosse la mano con un gesto improvviso “No, no… lasciamo perdere! Immagino sia qui per una bacchetta” disse scendendo dalla scala e avvicinandosi a lei “Che mano usa per tenere la bacchetta?” domandò afferrando un lungo metro per sartoria.
“Oh, ehm… la destra” si affrettò a dire mentre lui cominciava a misurargli la lunghezza delle braccia e delle dita.
“Mh… bene, bene…” borbottava ogni tanto mentre prendeva misure ovunque neanche dovesse fargli un set completo di abbigliamenti su misura “Molto bene…” la lasciò andare ed iniziò a frugare fra gli scaffali estraendo pacchetti, ne aprì uno da cui estrasse una bacchetta “La provi: legno di faggio e corde di cuore di drago, nove pollici, bella flessibile” spiegò infilandogliela in mano. Kate la osservò per un secondo poi l’agitò lievemente: un mucchio di scatole caddero dallo scaffale vicino a si aprirono, facendo rotolare il contenuto sul pavimento.
“Direi di no” commentò Olivander levandogliela di mano e sostituendola con un'altra “Acero e piume di fenice, sette pollici, molto flessibile”. Kate ripeté l’operazione ma stavolta fu una lampada ad esplodere. “Assolutamente no!” asserì Olivander strappandogliela di mano come se temesse di veder saltar via il negozio e gliene infilò una nuova in mano “Ebano e peli di unicorno, otto pollici e mezzo, elastica”.
Quando Kate la sollevò in aria ci fu uno scoppio e il bancone quasi saltò per aria “No, no e ancora no!” gliela tolse e cominciò a cercare tra gli scaffali mentre lei si dava un’occhiata in giro, gettando un occhio sul pavimento dove giacevano ancora le bacchette cadute dallo scaffale: ne notò una in particolare ancora adagiata all’interno dello scatolino aperto. Si avvicinò con cautela e prese tutto lo scatolo osservando la bacchetta: era lucida e liscia, di più o meno undici pollici se non errava, di un marrone chiarissimo quasi rosso.
“La provi” disse la voce di Olivander alle sue spalle, facendola sussultare. La scrutava con attenzione mentre lei tornava a posare gli occhi sulla bacchetta, poi la prese tra le dita e la alzò: non ebbe bisogno di agitarla perché un calore improvviso si diffuse su la sua mano e una strana frescura le invase il busto, la bacchetta sprizzò un paio di scintille dorate e vibrò.
“Interessante” sentenziò Olivander “A quanto pare ha trovato la bacchetta giusta per lei… o meglio, la bacchetta ha trovato il possessore giusto per lei”. Kate lo guardò poi tornò a fissare la bacchetta “Sappia che è la bacchetta a scegliere il mago, signorina Riddle” e qui Kate sbarrò gli occhi: come faceva a spere il suo nome? “E non il contrario. La bacchetta ha voluto che fosse lei a prenderla e nessun’altra… Legno di tasso, crine di unicorno, undici pollici e un quarto, bella flessibile: questa è la sua bacchetta”.
Olivander la incartò dopo averla rimessa nella scatola e, dopo aver pagato, Kate uscì un po’ sconvolta dal negozio. Severus non era ancora tornato quindi attraversò la strada ed entrò nel bar fresco e accogliente, ordinò una coppa di gelato alla crema e fragola e si sistemò su un tavolino all’aperto osservando la gente che passava.
Doveva ammettere che quel giorno erano successe davvero tante cose: aveva ricevuto la lettera che aspettava dall’età di sette anni, aveva visitato Diagon Alley, si era già fatta un probabile amico a Hogwarts e aveva anche una bacchetta. Già, anche se non era certo la prima volta che ne prendeva in mano una: ricordava quando aveva a malapena quattro anni ed era riuscita a prendere quella di Severus dal suo mantello mentre lui era distratto e gli aveva trasformato il naso (già abbastanza lungo di suo) in un lungo rubinetto ricurvo… cavoli, una sgridata come quella non l’aveva mai ricevuta!
La cosa brutta delle sgridate di Severus era che lui non urlava, non ne aveva bisogno, era così inquietante che gli bastava abbassare il tono e sibilare le parole con tutta la calma che poteva per spaventare a morte qualcuno. Se poi si aggiungeva anche quel gelido sguardo che ti rivolgeva quando voleva avvelenarti con gli occhi allora sì che potevi cominciare a correre.
Entro dieci minuti aveva già spazzolato il suo gelato e stava conversando con la cameriera, venuta a prendere la coppa di cristallo, che le stava raccontando della prima volta che aveva ricevuto la sua lettera. In quell’istante un ragazzo sbucò dal vicolo e si avvicinò al bar: “Ehi, Melissa!” chiamò avvicinandosi alla cameriera “Ci tieni tre posti liberi nel locale interno? Ci serve un posticino per parlare in tranquillità…” disse con un tono di voce che poteva far intendere molto. La cameriera parve un po’ scocciata.
“Papà non vuole finire nei guai, George” rispose seccata “Se state organizzando qualche incontro clandestino…”
“Nessun incontro clandestino, tranquilla. Solo una piccola chiacchierata tra amici” e le fece l’occhiolino. La cameriera annuì mentre Kate osservava il ragazzo: aveva i capelli rosso vivo e il naso tempestato di lentiggini, poteva avere sì e no tredici anni e… era molto carino, notò sentendosi imporporare le guance quando lui le rivolse un sorriso amichevole a cui rispose timidamente. La cameriera sparì nel locale e il ragazzo si voltò per andarsene ma si fermò di colpo.
“Ah, buongiorno professore!” esordì amichevolmente con un gran sorriso stampato in faccia rivolto a colui che si stava avvicinando: era Severus che fece una smorfia non appena lo vide ma non poté parlare perché un'altra chioma rossa spuntò alle sue spalle, Kate credette di avere le traveggole: era identico fino all’ultima lentiggine al ragazzo che era accanto a lei.
“Allora George hai…” cominciò a parlare ma si fermò subito alla vista dell’uomo “Buongiorno professore!” esordì esibendosi anche lui in un gran sorriso “Anche lei a fare compere?”
“Oh, si è deciso a prendersi un gufo!” esclamò George “Be’, era pur sempre giunto il momento visto l’incidente con… ehm… il precedente. Ricordi, Fred?”
Severus assunse un cipiglio diabolico.
“Ovviamente ci teniamo a ricordarle che non l’abbiamo fatto apposta” disse Fred con rammarico.
“Già, non era nostra intenzione farlo saltare in aria coi fuochi d’artificio.”
“Weasley, già è tanto che debba sopportarvi durante l’anno” ringhiò l’uomo “Fatemi il favore di sparire almeno quando è vacanza!” e posò con malagrazia una grossa gabbia dorata sul tavolino di fronte a lei.
“Ma certamente professore!”
“Con molto piacere!”
I due lo oltrepassarono velocemente mentre Severus sprizzava scintille dagli occhi, non appena si voltò verso il tavolo però Kate vide chiaramente George rivolgerle un gran sorriso. Rimase ad osservare incantata la sua chioma color fuoco sparire dietro l’angolo poi uno stridio acuto la fece destare: nella gabbia vi era appollaiato sul trespolo una fulgida civetta marrone, poi ricordò le parole dei gemelli.
“Severus, non avevi detto che Nigel si era perso?” domandò. Lui le rivolse un’occhiata di fuoco ma non rispose “Comunque vedo che te ne sei procurato un altro” si affrettò ad aggiungere lei.
“Questo è tuo” rispose asciutto “Ti servirà ora che inizierai la scuola.”
Kate osservò la civetta attentamente e la trovò molto graziosa, stava giusto per sceglierle un nome quando un dubbio la perforò: “È maschio o femmina?” chiese. Severus aprì la bocca per rispondere ma si bloccò
“Non lo so” asserì infine. Rimasero qualche istante ad osservare la civetta perplessi poi lui sbottò “Ora andiamo, abbiamo preso tutto” infilarono i pacchetti nella borsa e, tenendo la gabbia, tornarono verso Il Paiolo Magico, quando lo riattraversarono era completamente deserto. Si smaterializzarono e materializzarono sulla sponda del fiume ai confini di Cokeworth, per poi risalire la stradina di Spinner’s End.
Kate mise tutte le sue cose in ordine nel grande baule di pelle e si dedicò alla lettura dei libri scolastici, passava gran parte del tempo chiusa in camera a divorarli e, per la fine di agosto, li aveva già finiti tutti.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'Espresso per Hogwarts - Binario nove e tre quarti ***


La mattina del primo settembre non fu come le altre: alle sette meno cinque Severus venne a svegliarla (“Neanche la lampada è impostata così presto” borbottò lei).
“Come mai così presto?” domandò soffocando uno sbadiglio entrando in cucina “Il treno parte alle undici”.
“No, alle nove” rispose lui chiudendo mobili e credenze con la bacchetta di modo che polvere, muffa o insetti non entrassero “Dovrai prendere la metropolitana per andare a Londra” spiegò in risposta al suo sguardo interrogativo “Non posso accompagnarti alla stazione, mi smaterializzerò direttamente a Hogsmeade… il preside ha mandato un gufo ieri sera a tutti gli insegnanti chiedendo di essere a scuola in mattinata per discutere di alcune cose” terminò di sigillare i mobili e si avviò all’ingresso con Kate alle calcagna “Devi essere alla stazione per le otto meno dieci, non perdere tempo, non fare tardi, entrambi i biglietti sono nella busta sul tavolo, lava i piatti dopo che avrai finito la colazione e lasciali nel lavello ho già chiuso tutto, e…”
“…chiudi bene la porta, non dare nell’occhio, stai attenta, non parlare con gli estranei e ricordati che l’entrata e tra il binario nove e dieci” terminò lei “Me lo hai già detto ieri, il giorno prima e quello prima ancora… in effetti è da una settimana che non fai che ripeterlo” constatò.
“Bene, posso stare tranquillo?”
“Certo!” esclamò lei indignata “Per chi mi hai preso?”
“Allora ci vediamo stasera” detto ciò si avvolse nel mantello e uscì. Solo dopo che lo vide sparire giù per la stradina Kate tornò di sopra a prepararsi: fece la doccia, si vestì, consumò in fretta la sua colazione e finì di raccattare le cose sparse per la stanza e gettarle nel baule. Guardò l’ora: le otto e mezza, aveva venti minuti per raggiungere la stazione ma non poteva comunque prendersela comoda. Fece il giro delle stanze e chiuse tutte le finestre e le porte, trascinò il baule e la gabbia nell’ingresso ed uscì nella fresca aria mattutina. Chiuse bene la porta e intascò le chiavi. Si era messa una T-Shirt a maniche corte sotto la giacca di jeans solo sapendo che più tardi l’aria si sarebbe riscaldata. Scese la stradina e attraversò il paesino di Little Orley velocemente fino alla stazione, ovvero un piccolo binario su cui viaggiava un solo treno che faceva sempre lo stesso giro: Londra e ritorno. Appena vi mise piede le porte dietro di lei si chiusero. I due vagoni erano completamente vuoti, meglio così, almeno nessuno avrebbe avuto da ridire sulla sua civetta. Il viaggio fu piuttosto lungo tant’è che, quando raggiunse la stazione di King’s Cross alle undici meno dieci, temette seriamente di perdere il treno. Attraversò la stazione con il carrello pieno contando i binari: sei… sette… otto... nove… dieci. Si fermò e guardò la barriera sotto il numero nove. Era lì che doveva entrare. Girò il carrello e puntò dritto contro lo spesso muro di mattoni con passo svelto… sperava solo di non aver sbagliato muro… appena fu a pochi centimetri questo dubbio si trasformò quasi in certezza e il panico la prese ma non poteva fermarsi… pochi istanti dopo, con suo enorme sollievo, attraversò la barriera.
Si trovava su una banchina affollatissima, un grande treno scarlatto era fermo sul binario, un grosso cartello in cima diceva Espresso per Hogwarts, ore 11, dietro di lei vi era un arco in ferro battuto dove torreggiava la scritta Binario Nove e Tre Quarti. Ci era riuscita, e anche in tempo!
Camminò lungo il treno facendosi largo tra la folla di persone e animali e raggiunse gli ultimi vagoni che sembravano liberi, caricò sia la gabbia che il baule sul treno (l’ultimo con un po’ di difficoltà) e percorse il corridoio in cerca di uno scompartimento. Era quasi arrivata agli ultimi due quando sentì delle voci alle sue spalle che urlarono: “Veniamo, mamma” si voltò giusto in tempo per vedere due ragazzi saltare a terra. Non vide chi erano ma riconobbe il ragazzo coi capelli neri e gli occhiali fermo davanti alla porta, un sorriso radioso gli illuminò il volto: “Ehi, Harry!” chiamò agitando la mano. Il ragazzo sussultò e la guardò sorpreso, dopo un attimo di sconcerto il suo volto assunse un’espressione rilassata. Lei gli fece cenno di avvicinarsi e il ragazzo, afferrato baule e gabbia, la raggiunse.
“Ciao!” salutò sorridendole.
“Te l’avevo detto che ti avrei raccapezzato sul treno. Vieni, ho trovato uno scomparto vuoto” e lo guidò verso l’ultimo vagone dove si sistemarono uno di fronte all’altro, entrambi vicino al grande finestrino. Kate gettò un occhio sulla banchina e quasi le si fermò il cuore: un gruppetto di ragazzi coi capelli rossi era proprio lì vicino e tra loro riconobbe quello che aveva incontrato a Diagon Alley; se non ricordava male si chiamava George.
I suoi battiti accelerarono notevolmente quando lui si voltò così che fosse bene in vista e sussurrò qualcosa al suo gemello, sorridendo. Non si era accorto che lo stava guardando. Colei che doveva essere la madre, una donna grassottella con i capelli rossi, tirò fuori un fazzoletto e afferrò il più piccolo della famiglia che doveva avere sì e no la sua età.
“Ron, hai qualcosa sul naso” disse mentre strofinava un punto imprecisato della sua faccia.
“Mamma… piantala!” si divincolò lui liberandosi.
“Ah! Ronnie piccolino ha qualcosa sul nasino?” cantilenò uno dei gemelli, che doveva essere Fred. Potevano essere identici quanto gli pareva ma lei avrebbe riconosciuto George anche tra mille Fred!
“Chiudi il becco!” intimò Ron.
“Dov’è Percy?” chiese la madre scrutandosi intorno.
“Eccolo che arriva” George indicò un gruppetto di persone da cui spuntò una chioma rossa. Il più grande dei fratelli si avvicinò a loro: si era già cambiato d’abito e aveva una spilla d’argento appuntata al petto con su incisa la lettera P.
“Non posso trattenermi a lungo, mamma” disse “Sono sulla carrozza di testa, i prefetti hanno due scompartimenti riservati…”
“Oh, tu sei un prefetto, Percy?” chiese Fred con aria di grande sorpresa “Avresti dovuto dircelo, non ne sapevamo niente”.
“Aspetta un attimo, mi ricordo di avergli sentito dire qualcosa in proposito” disse George pensieroso “Una volta…”
“O due volte…”
“Un minuto…”
“Tutta l’estate…”
“Oh, fatela finita!” esclamò Percy.
“E come mai Percy ha degli abiti nuovi?” chiese Fred contrariato.
“Perché lui è un prefetto” disse la madre tutta intenerita, George finse di vomitare e la bambina, che evidentemente doveva essere la sorellina, ridacchiò nascondendosi dietro la madre “Bene, caro, buon anno scolastico e… mandami un gufo quando sei arrivato”. Lo baciò sulla guancia e il ragazzo si allontanò, poi si rivolse ai gemelli.
“E ora, voi due… quest’anno vedete di comportarvi bene. Se ricevo un altro gufo che mi dice che avete… che avete fatto saltare in aria una toilette o…”
“Saltare in aria una toilette? Ma noi non l’abbiamo mai fatto” esclamò George indignato.
“Che bella idea ci hai dato, grazie mamma!” disse Fred.
“Niente scherzi. E badate a Ron”.
“Non ti preoccupare, con noi il piccolo Ronnie è al sicuro”
“Chiudete il becco” ripeté Ron che aveva quasi raggiunto i gemelli in altezza e aveva ancora il naso arrossato nel punto dove la madre lo aveva strofinato.
“Ehi, mamma, vediamo se indovini chi abbiamo appena incontrato sul treno!” esclamò Fred.
Kate notò un movimento brusco davanti a sé e vide Harry che si ritraeva, a quanto pare non era l’unica ad osservare la famigliola… anche se lei lo faceva solo perché aveva intravisto il ragazzo, ma lui perché? E come mai si era ritratto così all’improvviso?
“Sai quel ragazzo coi capelli neri che era vicino a noi alla stazione? Lo sai chi è?” continuò Fred eccitato.
“Chi è?”
Harry Potter”.
Un pensiero balenò per la mente di Kate che si voltò a guardare il ragazzo davanti a sé: in effetti aveva i capelli neri ed aveva anche visto due ragazzi saltare giù dal treno vicino a lui, e in effetti si chiamava Harry ma… che fosse proprio lui?
“Oh, mamma, posso salire sul treno a vederlo? Mamma, ti prego…” squittì la bambina.
“L’hai già visto, Ginny, e quel povero ragazzo non è mica un animale dello zoo. Ma davvero è lui, Fred? Come lo sai?”
“Gliel’ho chiesto. Ho visto la cicatrice. È proprio… come un fulmine”.
L’occhio di Kate scivolò sulla fronte del ragazzo e, tra il ciuffo di capelli corvini, notò un sottile taglio a zigzag… altro tuffo al cuore.
“Povero caro… non c’è da stupirsi che fosse solo, mi dicevo. È stato così beneducato quando mi ha chiesto come raggiungere il binario!”
“Ma a parte questo, pensi che ricordi che aspetto aveva Tu-Sai-Chi?”
D’un tratto la madre assunse un’aria molto severa.
“Ti proibisco di chiederglielo, Fred! Non ti azzardare a farlo. Non c’è proprio bisogno di ricordarglielo il primo giorno di scuola”.
“D’accordo, non ti agitare tanto”.
Si udì un fischio, segno che il treno era in partenza.
“Svelti, su!” disse la madre e i tre ragazzi si arrampicarono sul treno. Si sporsero dal finestrino per un ultimo bacio di addio e la sorellina più piccola si mise a piangere.
“Non piangere, Ginny, ti manderemo stormi di gufi!”
“Ti manderemo una tazza del gabinetto da Hogwarts”.
“Ma George!”
“Sto scherzando, ma”.
Il treno si mosse e videro la madre salutare i ragazzi con la mano e la sorellina rincorrere il treno finché non scomparve. Ora le case sfrecciavano sotto di loro e Kate guardava Harry.
“Ti sembrerà una domanda inopportuna ma… sei davvero Harry Potter?” chiese timidamente. Il ragazzo la guardò e annuì ma prima che potessero fare altro la porta dello scompartimento si aprì e ne entrò il più giovane dei ragazzi coi capelli rossi.
“Ehm, i posti sono occupati?” chiese “Il treno è pieno…”
Entrambi scossero la testa e il ragazzo si sedette accanto a Kate che spostò la gabbia mettendola sulla reticella insieme al baule. Passarono alcuni minuti di totale silenzio poi la porta si aprì di nuovo e, con una capriola allo stomaco, Kate si accorse che erano i gemelli.
“Ehi, Ron” il primo a sporgersi fu Fred che gettò un occhio ai tre “Senti, noi andiamo a metà del treno… c’è Lee Jordan con una tarantola gigante”.
“Ve bene” borbottò Ron.
“Harry” disse George “ci siamo presentati? Fred e George Weasley”.
Harry abbozzò un sorriso.
“Allora ci vediamo dopo” Fred stava per chiudere lo sportello ma il gemello lo fermò con la mano e guardò in direzione di Kate, che si sentì arrossire, con aria pensierosa.
“Ma io ti ho già vista!” esclamò infine mentre il suo viso si illuminava “A Diagon Alley, alla gelateria di Florian”.
Lei annuì poi, pensando fosse il caso, aggiunse: “Si, mi chiamo Kathleen Riddle” ma si sentì molto stupida dopo averlo fatto, anche se non sapeva perché.
“Fred! George! Sbrigatevi!” urlò qualcuno dal corridoio.
“Arriviamo!” risposero in coro.
“Allora a dopo” disse George sorridendo a tutti.
“Ciao” risposero Harry, Kate e Ron. I ragazzi si richiusero la porta scorrevole alle spalle e sparirono nel corridoio. Ron alzò lo sguardo su Harry e chiese:
“Sei davvero Harry Potter?”
Harry annuì nuovamente.
“Oh… be’, pensavo fosse uno degli scherzi di Fred” disse Ron “E hai veramente… voglio dire…” e si indicò la fronte. Harry si scostò la frangia e mostrò la cicatrice.
“Allora è lì che Tu-Sai-Chi…?”
“Si. Ma io non ricordo niente”.
“Proprio niente?” insisté Ron.
“Be’… mi ricordo una gran luce verde, e nient’altro”.
“Wow!”
Ma Kate non stava seguendo la conversazione già da un po’, stava pensando ancora a George Weasley. Quando lo aveva incontrato a Diagon Alley aveva intuito, su per giù, l’età che poteva avere ma non le era minimamente passato per la testa che avrebbe potuto rincontrarlo sul treno o a scuola, e dire che aveva pensato parecchie volte a lui durante l’ultimo mese.
“E nella tua, Kate?”
Lei si ridestò di colpo e si accorse che Harry le stava porgendo una domanda. Arrossì di botto ripensando ai pensieri che stava rivolgendo al fratello maggiore di Ron ma cercò lo stesso di assumere un tono naturale: “Io cosa?”
“La tua famiglia: sono tutti maghi?” domandò Harry.
“Oh, ehm… si. Si, certo… più o meno. Cioè, so che nella famiglia di mio padre erano tutti purosangue ma non so se mia madre lo era altrettanto” tutti e due la fissavano “Be’, io non ho mai conosciuto i miei genitori: mia madre è morta poco dopo che sono nata io e mio padre un anno dopo. Sono cresciuta con un amico di mio padre”.
“Oh, be’… nella mia famiglia sono tutti purosangue” disse Ron.
“So che mio padre era un mago sicuro ma mia madre no, visto che mia zia è una Babbana” disse Harry. Scese un silenzio imbarazzante interrotto nuovamente da Harry poco dopo: “Quindi conoscete già un mucchio di magie?”
Kate ci pensò un po’ su: a parte quando aveva trasformato il naso di Severus in un rubinetto quali altre magie aveva fatto?
“Be’, ho fatto solo una magia in vita mia ed avevo quattro anni” ammise “per il resto tutta teoria appresa dai libri”.
“Non molte… anzi, quasi nessuna” disse Ron “Anche se cresci in una famiglia di maghi non è detto che tu debba saper fare per forza delle magie”.
“Avrei preferito lo stesso crescere con tre fratelli maghi piuttosto che con i miei zii” rispose Harry amaramente.
“Cinque” precisò Ron “Io sono il sesto della famiglia a frequentare Hogwarts. Puoi ben dire che mi tocca essere all’altezza di un sacco di aspettative. Bill e Charlie hanno già finito… Bill era capoclasse e Charlie capitano della squadra di Quiddich e adesso Percy è prefetto. Fred e George sono un po’ perdigiorno ma hanno ottimi voti e tutti li trovano davvero spiritosi. In famiglia ci si aspetta che io sia all’altezza degli altri ma, se poi ci riesco, nessuno la considererà una grande impresa visto che loro lo hanno fatto prima di me. E poi con cinque fratelli non riesci mai a metterti un vestito nuovo. Io mi vesto con gli abiti smessi di Bill, uso la vecchia bacchetta di Charlie e il vecchio topo di Percy” raccontò senza neanche una pausa. Kate si sentì un po’ a disagio ripensando a tutti gli oneri con cui era cresciuta, essendo una sola non dava per niente peso a Severus su nessun punto e poi, da quando aveva scoperto la piccola fortuna racchiusa nella sua camera blindata, sospettava che usasse quei soldi per non farle mancare nulla. Però osservò con curiosità il topo che Ron estrasse dalla tasca della giacca, era grigio e grasso e dormiva profondamente.
“Si chiama Crosta e non serve a nulla, non si sveglia quasi mai. Percy ha ricevuto in dono da papà un gufo, per via della promozione a prefetto ma i miei non si potevano perm… cioè, io ho avuto Crosta”.
Le sue orecchie erano diventate rosse, forse pensava di aver detto troppo perché si zittì e iniziò a guardare fuori dal finestrino, oltre la spalla di Kate.
Harry assunse una strana espressione e, dopo alcuni secondi di silenzio, si dilungò in un lungo racconto della sua vita nel numero 4 di Privet Drive: di come indossasse gli abiti smessi del cugino, di come non ricevesse un soldo dagli zii né un regalo di compleanno “… e finché Hagrid non me l’ha detto non sapevo neanche di essere un mago e ignoravo tutto sui miei genitori o su Voldemort…”
Fu un secondo: Ron trasalì e lei quasi si strozzò con l’acqua che stava bevendo dalla bottiglietta; nessuno osava dire quel nome.
“Che cosa c’è?” chiese Harry smarrito.
“Hai pronunciato il suo nome… il nome di Tu-Sai-Chi!” esclamò Ron.
“E allora?” rispose Harry ancora più confuso.
“Harry, nessuno osa pronunciare il suo nome” disse Kate scioccata dalla perplessità del ragazzo “Quando lui salì al potere divenne così pericoloso che la gente si spaventava al solo pronunciarne il nome” spiegò.
“Avrei creduto che proprio tu fra tutti…” cominciò Ron tra lo sconvolto e il colpito.
“Non sto cercando di fare il coraggioso pronunciando il suo nome, è che semplicemente non lo sapevo. Ho ancora un mucchio di cose da imparare…” cominciarono così una lunga e allegra conversazione che venne interrotta verso mezzogiorno quando una donna sorridente, con due fossette sulle guance si fermò nel loro scompartimento portando un grosso carrello pieno di dolci “Qualcosa dal carrello, cari?” domandò gentilmente. Harry e Kate balzarono in piedi mentre Ron borbottava che aveva portato dei panini, raggiunsero la donna nel corridoio e, mentre Harry guardava estasiato e curioso tutti quei dolci, Kate prese un po’ di tutto e lo stesso fece lui poco dopo. Pagarono la signora e tornarono dentro rovesciando sui sedili tutto quel bendidio.
“Fame, eh?” domandò Ron.
“Da morire!” rispose Harry, addentando uno Zuccotto di zucca, mentre Kate apriva un pacchetto di Polentine. Ron invece tirò fuori un sacchetto bitorzoluto che conteneva quattro panini: “La mamma si dimentica sempre che non mi piace la carne in scatola” disse con una smorfia di disgusto.
“Facciamo cambio: ti do uno di questi” disse Harry porgendogli una Bacchetta Magica alla Liquirizia.
“Se vuoi prendine anche qualcuno dei miei” offrì Kate rifilandogli sotto il naso un pacco di gelatine Tuttigusti +1.
“Ma…” provò Ron.
“Dai!” esclamarono in coro finché lui non accettò. Era divertente starsene lì, a mangiare dolci e conversare tranquillamente tutti insieme.
“E queste che cosa sono?” chiese Harry prendendo un pacco di Cioccorane “Non saranno mica rane vere?”.
“No” rispose Kate con un sorriso “Ma guardaci dentro, ci sono le figurine di tutte le Streghe e Maghi famosi. Puoi farne la collezione”.
“Oh, sì. Io la faccio, ne ho circa cinquecento, mi manca solo Tolomeo” disse Ron “Vedi se lo trovi”.
Harry scartò la sua rana e osservò la figurina con aria pensierosa: “Allora, questo è Silente!” esclamò poi mostrando la foto di un uomo con gli occhiali a mezza luna, il naso lungo e adunco e capelli, barba e baffi fluenti e argentei. Lei ne aveva sentito parlare molto ma non lo aveva mai visto.
“Mi dai un'altra rana, magari trovo Tolomeo… Grazie” Ron prese il pacchettino che gli porgeva Harry e lo scartò “No! Ho travato un’altra Morgana e ne ho già sei… la vuoi tu? Puoi cominciare a fare la raccolta” disse porgendogliela “E tu, la fai la raccolta? Magari possiamo scambiarcele…” chiese Ron speranzoso ma Kate scosse la testa.
“Non faccio la collezione, non mangio quasi mai cose di questo genere” rispose.
“Come mai?” chiese Harry.
“Be’, Severus è vivamente contrario ai dolci, dice che fanno male alla salute e altre cose di questo genere… forse solo i biscotti per il tè non sono nocivi”.
“Severus?” domandarono i due in coro.
“Oh, sì. L’amico di mio padre, è lui che si occupa di me… insegna anche ad Hogwarts”.
“Davvero?” chiesero ancora.
“Già, Pozioni… anche se ambisce alla cattedra si Difesa contro le Arti Oscure ma non la riceve mai” ridacchiò. Harry sorrise e prese un pacchetto di Tuttigusti +1.
“Con quelle devi fare attenzione” lo ammonì Ron “Tuttigusti vuol dire proprio tutti i gusti… puoi trovare quelli più comuni come cioccolato, marmellata, menta e frutti ma può anche capitarti spinaci, fegato e trippa. George giura di averne trovata una al gusto di caccola!”
Kate ne prese una dal suo pacchetto e la osservo attentamente: era di un vivo rosso, indugiando la morse. Dopo qualche secondo impallidì, i due se ne accorsero perché le rivolsero uno sguardo preoccupato: “Va tutto bene?” domandò Harry ma lei non poteva rispondere, aveva la lingua in fiamme! Sputò la caramella in un pacchetto vuoto di Cioccorane e, afferrata la caraffa di succo di zucca dal davanzale, la svuotò in un sorso.
“Peperoncino… piccante… lingua… fuoco!” boccheggiò facendosi aria alla bocca con le mani. I due risero.
“Prendi questo” e Ron le porse un pacchetto di Calderotti “Sono ripieni, dovrebbero andare bene”.
Kate ne buttò giù sei prima che la sua lingua riacquistasse tatto.
Un acuto stridio si levò da sopra le loro teste: le due civette reclamavano qualcosa da mangiare.
“Non gli faranno mica male?” chiese Harry guardando i dolci.
“In effetti si” disse Ron “È meglio se gli dai solo gli Zuccotti, i biscotti piacciono ai gufi”.
Harry prese una manciata di Zuccotti e li infilò nella gabbia della civetta bianca come la neve: “Si chiama Edvige” disse rivolto a Kate che la guardava.
“È un bel nome” rispose lei.
“Il tuo invece?”
“Ehm…” la ragazza guardò la sua, a cui Harry stava dando dei biscotti, e pensò che non gli aveva più dato un nome “Ad essere sincera non so neanche se sia maschio o femmina, Severus me l’ha presa solo un mese fa”.
Ron allungò il collo per guardarla, stava osservando con aria circospetta i biscotti: “È maschio” disse infine “Vedi? Ha le piume più rade sul petto” spiegò “Alle femmine sono più sporgenti”.
“Oh… però non so che nome dargli” ammise “Una volta avevo un gufo, cioè quello di Severus anche se me ne occupavo io, e si chiamava Nigel”.
“Oh, che gli è successo?” domandò Harry.
“Lui mi aveva detto che si era perso ma il mese scorso abbiamo incontrato Fred e George a Diagon Alley e, da quanto hanno detto, lo hanno fatto involontariamente saltare in aria con i fuochi d’artificio”.
“Si, una volta mi hanno raccontato una cosa del genere!” esclamò Ron con aria sognante “Piovevano piume e intestini ovunque…” ma si bloccò all’occhiata gelida che le rivolse la ragazza “Cioè, volevo dire… povero gufo…”
Harry trattenne a stento una risata e la soffocò in un pacchetto di gomme Bolle Bollenti.
Erano passate le sei quando qualcuno bussò alla porta del loro scompartimento: un ragazzo col faccione rotondo, dei grandi occhi castani e l’aria depressa sembrava quasi in lacrime.
“Scusate, avete visto un rospo?” domandò. Tutti e tre scossero la testa. “L’ho perso! Continua a scappare!” disse in tono lamentoso e Kate ebbe la viva impressione che stesse davvero per mettersi a piangere.
“Vedrai, tornerà” disse Harry.
“Si” convenne tristemente lui “Se lo vedete…” e se ne andò senza neanche finire la frase.
“Non capisco perché si preoccupa tanto” commentò Ron “Se mi fossi portato dietro un rospo avrei provveduto a perderlo il prima possibile. E comunque non sono certo di poter parlare: mi sono portato Crosta!” il topo stava ancora ronfando sulle sue ginocchia “Potrebbe essere morto e non me ne accorgerei nemmeno… George mi ha insegnato a farlo diventare giallo, volete vedere?”
Entrambi annuirono e Ron tirò fuori la sua bacchetta, che aveva un’aria malconcia: era rosicchiata in alcuni punti e all’estremità baluginava qualcosa di bianco.
“I peli di unicorno stanno per darsela a gambe. Pazienza…” disse con un’alzata di spalle. Aveva appena puntato la bacchetta contro il topo che la porta dello scompartimento si aprì di nuovo. Il ragazzo che aveva perso il rospo era tornato ma con lui stavolta c’era anche una ragazzina: aveva i capelli castani, lunghi e ricci e indossava la sua uniforme di Hogwarts nuova fiammante.
“Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il suo” disse con un tono autoritario.
“Gli abbiamo già detto che non lo abbiamo visto” disse Ron, ma la ragazza non lo ascoltava: stava guardando la bacchetta che lui teneva in mano.
“State facendo magie? Vediamo!” e si sedette accanto ad Harry, così da trovarsi direttamente di fronte a Ron che la guardava sorpreso.
“Ehm…” il ragazzo si schiarì la gola e agitò la bacchetta pronunciando una formula: “Per il sole splendente, per il fior di corallo/stupido topo diventa giallo!”
Un lampo di luce bianca colpì Crosta ma non gli accadde nulla: il topo era sempre grigio e continuava a dormire.
“Lo sapevo che era una fregatura” borbottò posando la bacchetta accanto a sé.
“Sei sicuro che sia un vero incantesimo?” domandò ancora la ragazza “Non funzione molto bene, o sbaglio? Io ho provato a farne alcuni semplici semplici e mi sono riusciti tutti. Sapete, nella mia famiglia nessuno ha poteri magici, è stata un vero sorpresa quando ho ricevuto la lettera ma mi ha fatto un grande piacere, ovviamente… voglio dire, da quel che ho sentito è la migliore scuola di magia che esista. Ho anche imparato a memoria tutti i libri di testo, spero basti… e, a proposito, io mi chiamo Hermione Granger. E voi?”
Tutti e tre rimasero ad osservarla sbigottiti: non aveva quasi ripreso fiato tra una parola e l’altra.
“Io sono Ronald Weasley” bofonchiò Ron.
“Kathleen Riddle”.
“Harry Potter”.
E, com’era prevedibile…
“Davvero?” esclamò Hermione “So tutto di te, sei citato in molti libri! La tua storia è quasi una leggenda”.
Harry parve molto confuso: “Sul serio?”
“Ma come non lo sapevi? Io se fossi in te avrei cercato di saperne il più possibile” disse ancora la ragazza “Sapete già in quale dormitorio andrete? Io ho chiesto in giro e spero di essere a Grifondoro, sembra di gran lunga il migliore ma penso che anche Corvonero non dovrebbe essere tanto male… Comunque è meglio se ci muoviamo Neville, dobbiamo cercare il tuo rospo. E voi tre fareste bene a cambiarvi, sapete? Credo che siamo quasi arrivati” e se ne andò portando con sé il padrone del rospo.
“Ma respira quella lì?” domandò Kate ancora scioccata dalla vivace parlantina della ragazza.
“Non lo so, ma qualunque sia il suo dormitorio spero non sia anche il mio” disse Ron.
“In quale dormitorio sono i tuoi fratelli?” domandò Harry.
“Grifondoro. Anche papà e mamma sono stati lì. Chissà che cosa diranno se non ci vado, non credo che Corvonero dovrebbe essere tanto male ma pensa se mi mettono in Serpeverde…” e lì rabbrividì.
“Era il dormitorio si Vol… ehm… Tu-Sai-Chi, vero?” chiese Harry.
“Si” confermò Ron “Quel dormitorio non ha buona fama, tutti i maghi oscuri sono stati lì. Non ne trovi uno che si salva”.
Kate ebbe un balzo allo stomaco: tutta la sua famiglia da parte di padre era stata in Serpeverde e, a quanto pareva, doveva andare anche lei lì. Ma se era vero che Serpeverde aveva la fama di sfornare maghi oscuri allora lei… deglutì. No, era impossibile, per quel che ne sapeva anche Severus era stato un Serpeverde ma non era certo un mago oscuro!
“Oh, be’ se Grifondoro ha una così buona fama allora vale la pena finire lì” disse Harry “E tu Kate?” domandò allegro.
Cosa dire?
“Non lo so” rispose scrollando le spalle “Se mi smisteranno in una casa vuol dire che il mio destino è lì, non c’è molto da presagire”.
E invece c’era tanto da presagire.
Si voltò a guardare fuori dal finestrino il buio paesaggio che scorreva velocemente sotto i loro occhi ascoltando a spezzetti i discorsi dei due che ora stavano parlando dei fratelli maggiori di Ron.
“Charlie è in Romania a studiare draghi mentre Bill in Africa a lavorare per la Gringott…”
Kate quasi non ascoltava, piuttosto rimuginava tra sé: e se fosse davvero finita in Serpeverde? Cosa sarebbe successo? Harry e Ron avrebbero continuato a parlarle o l’avrebbero tenuta al largo? Ripensò alle sue stesse parole: “Se mi smisteranno in una casa vuol dire che il mio destino è lì…”.
Forse il suo destino era… essere una strega oscura? Eppure non si era mai sentita attratta da cose di quel genere.
Il ciarlare di Ron si fece più entusiasta giacché stava parlando del Quidditch a Harry che sembrava interessato allo sport.
Il suo sguardo vagò su Ron e, come un fulmine che le attraversava la testa, ricordò che tutta la sua famiglia era stata a Grifondoro, quindi anche George e… d’un tratto le sembrò che qualcosa la colpisse violentemente allo stomaco e una domanda si fece timorosamente strada in lei: perché?
Era da agosto che non la smetteva di pensare a quel ragazzo incontrato quasi per caso a Diagon Alley: spesso si era sorpresa a sorridere al pensiero di lui, spesso lo aveva sognato e spesso si era chiesta perché.
Non aveva mai frequentato una scuola, neanche quella Babbana, poiché Severus gli aveva fatto da insegnante: matematica, inglese, scienze, storia (prevalentemente magica ma lei ogni tanto sgraffignava qualche libro dalla biblioteca del paese e si informava anche su quella Babbana), insomma tutto quel che c’era da sapere e quindi non stava a contatto con i suoi coetanei; ergo: non si era mai innamorata.
Perché si, era sicura che quello fosse amore: aveva letto in molti dei suoi libri di quel sentimento di attrazione verso gli altri e i sintomi che recava lei erano gli stessi. C’era solo da chiedersi: era amore vero o una semplice cotta? Quello era ancora da stabilire.
Il rumore della porta che si apriva la fece ridestare, gettò un’occhiata alla soglia e vide la figura di tre ragazzi: due grossi e dall’aria stupida ai lati, uno basso biondo e con la faccia appuntita al centro.
Riconobbe subito quello al centro: era il ragazzino pallido incontrato da Madame McClain ad agosto.
“È vero?” chiese a bruciapelo “Per tutto il treno vanno dicendo che Harry Potter si trova in questo scompartimento. Sei tu?”
“Si” rispose Harry, guardando gli altri due ragazzi. Anche lei li guardò avevano l’aria piuttosto cattiva e sembravano più che altro le guardie del corpo del ragazzino.
“Oh, questo è Tiger e questo e Goyle” fece il ragazzino con noncuranza notando lo sguardo dei due “E io sono Malfoy. Draco Malfoy”.
Ron diede un colpetto di tosse che avrebbe potuto benissimo dissimulare una risatina. Malfoy lo guardò.
“Trovi buffo il mio nome, vero? Non c’è bisogno che chieda il tuo: capelli rossi, abiti di seconda mano… tu devi essere un Weasley. Non tarderai a scoprire che alcune famiglie di maghi sono migliori di altre, Potter” aggiunse poi rivolgendo ad Harry “Non vorrai mica fare amicizia con le persone sbagliate? Se vuoi posso darti una mano” allungò una mano verso Harry con un ghigno mentre Kate represse una smorfia di disgusto.
“Credo di essere capace di capire da solo chi siano le persone sbagliate” rispose gelido Harry, senza accenno ad alzare la mano. Il ragazzo assunse un colorito roseo e il ghigno svanì dal suo volto.
Colpito e affondato!, notò con soddisfazione Kate.
“Se fossi in te ci andrei piano, Potter” disse lentamente Malfoy “Se non moderi la lingua potresti fare la stessa fine dei tuoi genitori…” ma non poté aggiungere altro. In uno scatto d’ira Kate si alzò e, afferrata la bacchetta nuova di zecca dalla tasca interna della giacca, la puntò sul ragazzo. L’essere cresciuta con Severus aveva i suoi lati positivi: non aveva bisogno di urlare, minacciare o scagliare incantesimi a raffica per far spaventare qualcuno, le bastava fissare dritto negli occhi il suo interlocutore con quello sguardo gelido di cui il suo tutore sarebbe andato fiero. Malfoy indietreggiò all’istante, forse alla vista della bacchetta o dall’espressione sul viso di lei che lasciava intendere le sue intenzioni anche fin troppo bene, non sapeva ma di una cosa era completamente certa: aveva paura.
“N-non puoi farmi niente… non… non c-conosci gli incantesimi…” balbettò ancor più pallido. E qui si sbagliava ancora, lei non si era limitata a leggere quei libri ma a studiarli. Se la gente diceva che la teoria era un qualcosa di stupido si sbagliava di grosso, era sicura che se avesse voluto avrebbe potuto fargli tutto ciò che voleva e forse anche più.
“Non sfidarmi, ragazzino” mormorò gelida. Non sapeva perché ma sentiva addosso una rabbia incontenibile, che gli era salita non appena quel poppante aveva nominato i genitori di Harry.
Certo, era facile parlare per lui che i genitori li aveva entrambi ed era stato coccolato e viziato non come Harry, abbandonato a un anno e costretto a vivere con degli zii malefici, e non come lei… non poteva lamentarsi di Severus, questo mai, era stato più che ottimo come tutore ma l’affetto dei genitori è qualcosa che non si può sostituire neanche col miglior tutore dell’universo.
I due ragazzoni si fecero avanti con aria minacciosa ma lei non batté ciglio, non aveva paura di loro: li avrebbe trasformati tutti e tre in soprammobili se avessero osato alzare solo un dito su di lei, Harry o Ron. Assottigliò gli occhi e fece un passo verso di loro senza abbassare la bacchetta, l’espressione sui volti di quei due passarono dalla sorpresa alla rabbia.
“Kate, no!” Harry si alzò e Ron lo imitò, l’afferrarono per le braccia e cercarono di trattenerla. Il ghigno sul volto di Malfoy si ricompose.
“Andatevene!” disse Ron.
“Oh, e se non vogliamo?” chiese mellifluo.
“Andate al diavolo!” esclamò Kate furente, il resto successe molto in fretta: Harry disse qualcosa, Tiger si avventò su Ron pronto a scagliargli un pugno, Kate alzò la bacchetta pronta e… Goyle urlò. Tutti e cinque si voltarono a guardarlo inorriditi fermando le azioni a mezz’aria.
Goyle era in piedi davanti alla montagna di dolci ancora intatti, si reggeva la mano destra con la sinistra da cui, dal dito medio, se ne stava appeso un topo grigio: a quanto pareva il ragazzo aveva cercato di sgraffignare dei dolci ma Crosta glielo aveva impedito. Ululando di dolore lo fece roteare a mezz’aria e, quando finalmente il topo si staccò, andò a sbattere contro il vetro.
“Via, via!” esclamò Malfoy dandosela a gambe seguito a ruota da Tiger e Goyle, impegnato a reggersi il dito sanguinante.
Ron corse subito a raccogliere Crosta dal pavimento e lo tenne ben alto, con la coda stretta fra il pollice e l’indice: “Penso che me l’hanno fatto fuori” disse. Poi lo guardò da vicino “No… è incredibile… si è addormentato di nuovo!”
Kate tremava di rabbia, scaraventò la propria bacchetta nel baule e ne estrasse la divisa: “Sbrighiamoci a cambiarci, siamo quasi arrivati” disse togliendosi la giacca e indossando la tunica dalla testa. Harry e Ron si guardarono per un attimo prima di imitarla; dopo un paio di minuti una voce risuonò per tutto il treno: “Fra cinque minuti saremo ad Hogwarts. Siete pregati di lasciare il bagaglio sul treno, verrà portato negli edifici scolastici separatamente”.
Kate ed Harry raccolsero i dolci intatti, li scaraventarono nel baule di Ron ignorando le sue proteste, e uscirono nel corridoio già affollato. Seguirono la calca di persone giù dal treno rabbrividendo alla gelida aria serale, sulla testa degli studenti si accese una luce e una voce possente echeggiò per il binario: “Primo anno! Primo anno da questa parte! Primo anno! Ehilà, Harry, tutto bene?” domandò colui che reggeva la torcia. Kate lo riconobbe, era il semi gigante incontrato fuori Madama McClan: il guardiacaccia Hagrid.
“Coraggio seguitemi!” Hagrid li scortò giù per un ripido sentiero costeggiato di alberi fino alla sponda di un lago nel quale si rifletteva un grande castello pieno di torri e torrette; la versione nitida era migliore di quella riflessa. Il castello era dall’altro lato del lago, costruito con solida pietra nera, le numerose finestre erano illuminate da una tremolante luce arancione.
“Non più di quattro per battello!” esclamò Hagrid indicando una flotta di piccole imbarcazioni vicino alla riva. Harry, Ron, Kate e Neville s’imbracarono sulla prima che fu a tiro.
“Tutti pronti?” gridò Hagrid che aveva un’imbarcazione personale “Bene… SI PARTE!”
E le barchette si staccarono dalla riva, scivolando sul lago nero e liscio come vetro bruciato. Quando raggiunsero una cortina d’edera il guardiacaccia diede l’ordine di tener bassa la testa, tutti obbedirono e in men che non si dica raggiunsero un tunnel che li portò direttamente in un piccolo porticciolo.
Kate fu l’ultima a scendere ma, appena mise piede a terra, un rumoroso gracidio la costrinse a voltarsi: un rospo verdastro giaceva sul fondo della barchetta. Tornò indietro e lo prese tra le mani per poi correre verso il gruppetto: “Ehi, Neville!” urlò “È questo il tuo rospo?” domandò porgendoglielo; al ragazzo s’illuminarono gli occhi e, per tutto il tragitto dalla caverna al prato, non fece altro che ringraziarla.
Arrivati di fronte al castello salirono una scalinata di pietra fino a raggiungere un portone in quercia.
“Ci siete tutti?” tuonò Hagrid per farsi sentire poi alzò la mano e busso tra volte.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La Cerimonia dello Smistamento - Cominciano le lezioni! ***


La porta si spalancò all’istante e sulla soglia, erta in tutta la sua altezza e con lo sguardo severo, vi era una strega vestita di verde.
“Ecco gli allievi del primo anno, professoressa McGranitt” disse Hagrid.
“Grazie, Hagrid. Da qui in avanti li accompagno io” e con un gesto invitò i ragazzi ad entrare. Gli studenti varcarono il grande portone e si ritrovarono così in una grande Sala d’Ingresso coperta di marmo bianco con appese torce fiammeggianti, il soffitto era altissimo e di fronte a loro una grande scalinata di marmo portava ai piani superiori.
La professoressa portò i ragazzi oltre una grande porta da cui provenivano dei brusii: tutto il resto della scuola doveva già essere lì; entrarono in una saletta vuota dove si stiparono in attesa che la professoressa parlasse.
“Benvenuti ad Hogwarts” esalò “Il banchetto per l’inizio dell’anno scolastico avrà luogo a breve ma prima di prendere posto nella Sala Grande verrete smistati nei vostri dormitori. Lo Smistamento è una cerimonia molto importante poiché, per tutto il tempo che passerete qui, il vostro dormitorio sarà la vostra Casa e i compagni la vostra famiglia.
I quattro dormitori si chiamano: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ciascuno ha la sua nobile storia e ha sfornato maghi e streghe di prim’ordine. Ogni trionfo che otterrete faranno vincere punti alla vostra Casa, ogni violazione delle regole gliene farà perdere. Alla fine dell’anno il dormitorio con più punti verrà premiato con una coppa, il che costituisce un grande onore. Spero che ognuno di voi darà lustro al proprio dormitorio” disse accigliata “La cerimonia dello Smistamento inizierà tra pochi minuti, nella Sala Grande. Vi consiglio di sistemarvi al meglio nell’attesa. Tornerò appena saremo pronti” e con ciò uscì.
I minuti successivi Kate li passò ad osservarsi intorno: tutti confabulavano agitati chiedendosi come sarebbe avvenuto lo smistamento: lei non aveva problemi, sapeva cosa sarebbe successo. Sapeva tutto di quella scuola: una sera di agosto aveva incastrato Severus in poltrona e costretto e dirgli tutto. Non si stupì neanche quando un’orda di fantasmi entrò svolazzando, parlottando allegramente.
Dopo almeno cinque minuti la porta si aprì di nuovo e riapparve la McGranitt: “Siamo pronti per la cerimonia dello smistamento, mettetevi in fila e seguitemi” ordinò uscendo seguita dai ragazzi in perfetta fila indiana. Appena varcarono un grande portone si ritrovarono di fronte lo spettacolo più magnifico che potesse esistere: era illuminato da migliaia di candele sospese a mezz’aria sopra quattro lunghi tavoli gremiti di studenti, tutti apparecchiati con piatti e calici d’oro. In fondo alla sala un altro lungo tavolo era stato disposto su dei gradini, ovvero il posto riservato agli insegnanti, scorse la fila con gli occhi: vide il professor Silente al centro, seduto su un grande trono d’oro; due posti più in là colui che riconobbe come il professor Raptor si guardava nervosamente intorno e, proprio accanto a lui, Severus. O meglio, il professor Piton ora che anche lei frequentava la scuola. Si fermarono davanti al tavolo degli insegnanti e vide Severus rivolgergli un’occhiata da capo a piedi come per constatare che fosse tutta intera, anche Silente la guardava (o forse era una sua impressione) con estrema curiosità. La professoressa McGranitt depose uno sgabello davanti a loro con sopra un vecchio cappello nero pieno di toppe, poi si allontanò e attese; tutti osservavano il cappello compresa lei. D’un tratto si aprì uno squarcio al lato del cappello e lui cominciò a cantare:
 
Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette,
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronto gli altri son zeri.
Non c’è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
È forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è a Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all’istante
Con me sarete in mani sicure
Perché io sono un Cappello Parlante!
 
Non appena ebbe terminato la sua filastrocca, tutta la sala scoppiò in un applauso. Il cappello fece un inchino a ciascuno dei quattro tavoli e poi tornò immobile.
La professoressa McGranitt srotolò una lunga pergamena e si schiarì la voce: “Quando chiamerò il vostro nome voi verrete qui, io vi sistemerò il Cappello parlante sulla testa e verrete smistati nelle vostre Case” annunciò.
Chiamò i primi nomi, ognuno andava a sedersi, s’infilava il cappello e, dopo pochi istanti, quello annunciava la casa.
Fra quelle ci fu anche la ragazza con i ricci incontrata sul treno, ovvero Hermione Granger, che fu assegnata a Grifondoro (con grande disappunto di Ron) così come Neville Paciock, il ragazzo del rospo.
Quando venne chiamato il nome di Malfoy lui si avvicinò con così tanta spavalderia da far saltare i nervi, ancora tesi, di Kate. Il cappello aveva appena sfiorato i biondi capelli di Malfoy quando urlò: “SERPEVERDE!” senza tanti complimenti.
Dopo Moon, Nott, Parkinson, Patil, Patil e Perks finalmente venne chiamato quello di Harry.
Lui stette giusto tre minuti prima che il cappello urlasse: “GRIFONDORO!”
Dopo di ciò, finita la P, iniziò la R e con ciò…
“Riddle, Kathleen!”
E stavolta Kate ne fu sicurissima, proprio come aveva fatto con Harry, Silente si sporse di più sul tavolo come se temesse di perdersi qualcosa.
Kate salì i due gradini, si sedette allo sgabello e l’ultima cosa che pensò fu: “Forza, spediscimi a Serpeverde” prima che il cappello le calasse sugli occhi e il resto fu buio.
“Mmm…” sussurrò una vocina al suo orecchio “Mmm… molto interessante” non ci mise molto a capire che era il cappello a parlare “Sai, vedo tanto cervello qui cosa che ti farebbe stare bene in Corvonero però c’è la lealtà e tanta, tanta pazienza che ti renderebbe una perfetta Tassorosso, per non parlare del coraggio e l’audacia con cui andresti d’accordo in Grifondoro eppure… c’è qualcosa che mi spinge a mandarti a Serpeverde”.
Kate ebbe un tuffo al cuore, ecco lo sapeva!
“La mia famiglia?” bisbigliò in un sussurro appena udibile.
“Temo proprio di sì…” rispose il cappello “Ma io non giudico in base alla famiglia, non se non ce n’è bisogno”.
Altro tuffo al cuore.
“L’intelligenza è la virtù dei forti, la lealtà un dono prezioso e il grande coraggio che hai va oltre ogni immaginazione: questi tre elementi vanno a braccetto e sarebbe un peccato sprecarli nel posto sbagliato…”
Oh, ti prego! Ti prego, mandami lì… pensò Kate mordendosi il labbro inferiore.
“Ho deciso…” sentenziò infine il cappello e fece un verso come nell’atto di prendere un gran respiro.
Ti prego! Pensò ancora più intensamente.
“GRIFONDORO!” l’urlo sovrastò la sala seguito da uno scalpiccio e delle urla assordanti dal tavolo di mezzo. La professoressa McGranitt le tolse il cappello e le sorrise mentre lei, raggiante, correva a sedersi accanto ad Harry. I gemelli Weasley le strinsero la mano mentre il fratello maggiore, Percy, si congratulava.
Kate gettò un occhio al tavolo degli insegnanti e notò Silente che la osservava da sopra gli occhiali a mezzaluna: sorrideva anche se sembrava leggermente sorpreso, mentre Severus era quasi confuso; be’ in fondo erano anni che non faceva che ripeterle che sarebbe finita in Serpeverde poiché la sua famiglia di nobile stirpe era stata smistata lì fin dai tempi più antichi. A quanto pareva lei aveva messo un fine alla tradizione di famiglia.
La cosa le interessò solo finché non venne smistato anche Ron. Appena si mise il cappello in testa quello esclamò, senza curarsi di bisbigliare: “Ah! Un altro Weasley!” facendo sobbalzare sia la McGranitt che Ron “So esattamente cosa fare con te. GRIFONDORO!”
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo e andò a sedersi di fronte a Kate, proprio accanto a Hermione come notò troppo tardi. Quando anche l’ultimo ragazzo fu smistato la McGranitt portò via sgabello e cappello e Silente si alzò in piedi facendo cessare i mormorii di colpo.
“Benvenuti!” disse sorridendo ad ognuno con le braccia aperte “Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al banchetto vorrei dire qualche parola. E cioè: pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!” tornò a sedersi e tutti applaudirono.
“Ma… è un po’ matto?” sentì Harry domandare a Percy.
“Scherzi! È un genio, il miglior mago del mondo! Però si, è un po’ matto… Patate, Harry?” rispose lui.
I tavoli si erano magicamente coperti di ogni tipo di pietanza: roast beef, pollo arrosto e stufato, braciole di maiale e di agnello, salsicce, bistecche, patate, carote, ragù e dolci alla menta.
Kate, che stava letteralmente svenendo dalla fame nonostante si fosse rimpinzata di dolci tutto il giorno, si servì un po’ di tutto e cominciò a mangiare immersa nei suoi gioiosi pensieri:
1) Non era finita in Serpeverde
2) Era nella stessa Casa di Harry e Ron (e George)
3) Finalmente era ad Hogwarts
4) Non era finita in Serpeverde!
Il suo cuore era leggero come una piuma e… d’un tratto uno strillo di disgusto la fece voltare: sospesa alle sue spalle c’era un fantasma vestito elegantemente con una gorgiera intorno al collo e, con suo immenso orrore, la testa mezza decapitata così da vedere l’interno del suo collo. Quasi sputò il succo di zucca che stava bevendo e d’un tratto si sentì anche lo stomaco più leggero.
Posò coltello e forchetta e non toccò più cibo finché Silente non si alzò facendo di nuovo cadere il silenzio: “Solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi di cibo e bevande ho da darvi alcuni annunci di inizio anno: gli studenti del primo anno devono ricordare che l’accesso alla Foresta Proibita è proibito a tutti gli alunni. E alcuni degli studenti più anziani farebbero bene a ricordarlo anche loro” e scoccò un’occhiata in direzione dei gemelli “Inoltre Mastro Gazza, il guardiano, mi ha chiesto di ricordare che è vietato fare magie nei corridoi.
Le prove di Quiddich si terranno durante la seconda settimana dell’anno. Chiunque sia interessato a giocare per la squadra del proprio dormitorio è pregato di contattare Madama Bumb. E infine devo avvertirvi che da quest’anno è vietato l’ingresso al corridoio del terzo piano a meno che non desideriate fare una fine molto dolorosa”.
Tutti lo guardarono con le fronti aggrottate tranne i pochi che risero.
“E adesso, tutti a letto. Via di corsa”.
Ci fu uno scalpiccio e tutti si alzarono rumorosamente dalle panche sciamando verso l’uscita, capitanati da Percy salirono le scale di marmo e ancora su per altre scale fino a raggiungere una delle Torri dove si fermarono davanti al ritratto di una donna vestita di seta rosa: “Parola d’ordine?” chiese.
Caput Draconis” rispose Percy. Il ritratto si aprì con un cigolio rivelando un buco nella parete, tutti vi si arrampicarono e sbucarono nella sala di ritrovo di Grifondoro: calda, accogliente ma soprattutto rossa.
I ragazzi avevano il dormitorio in cima ad una scala a chiocciola mentre le ragazze dietro una porta che portava ad un piano superiore. La stanza delle ragazze era circolare con quattro letti a baldacchino: Kate la condivideva con Hermione Granger, Calì Patil e Lavanda Brown.
Nessuno fu in vena di chiacchierare, tutti troppo stanchi per farlo, quindi s’infilarono nei rispettivi dormitori e scivolarono sotto le coperte senza indugiare oltre addormentandosi quasi subito.
Il sonno di Kate fu molto agitato: sognò di essere su un prato secco e deserto, il cielo era grigio ma non sembrava dovesse piovere, il Cappello Parlante era ai suoi piedi immobile e silenzioso. Si guardò intorno: dov’era? Poi scorse due figure in lontananza: sembravano un uomo e una donna ma erano completamente avvolte dai mantelli. Provò ad andare verso di loro ma, anche se camminava, non si muoveva di un solo passo e restava sempre lì. Le due figure parlavano, sembravano deluse: dicevano che lei era il disonore della famiglia per essere stata ammessa a Grifondoro, che il suo posto era tra i Serpeverde com’era stato per i suoi avi… lei non sapeva cosa rispondere, aveva deluso i suoi genitori.
Poi loro scomparvero e apparve Severus, anche lui sembrava deluso e arrabbiato: la rimproverava perché non era stata all’altezza della sua stirpe, che tutto quello che gli aveva insegnato non era servito a nulla poi si voltava e spariva, lasciandola sola col Cappello che, solo allora, parlò: “Resto della mia opinione: sarai una grande Grifondoro”.
 
§
 
La mattina dopo fu svegliata di buon’ora da Hermione che, già vestita di tutto punto, blaterava che dovevano scendere a fare colazione per poi iniziare le lezioni.
Kate, ancora stordita dal sogno (anche se ricordava poco), si alzò di malavoglia e si vestì infilandosi la divisa da sopra la tuta. Scese nella Sala Comune di Grifondoro dove trovò Harry e Ron intenti ad aprire il ritratto. Li raggiunse e scese con loro alla Sala Grande, con Hermione alle spalle che ciarlava sulle lezioni con Calì. A colazione mangiò poco poi ricevettero gli orari delle loro lezioni dalla professoressa McGranitt e, una volta tornati di sopra a prendere i libri per la giornata, scesero a cercare le aule.
Orientarsi in quel castello non era affatto semplice: c’erano scale che si muovevano, porte che si aprivano solo ad una certa ora o che non erano affatto porte, corridoi labirintici e passaggi nascosti. Se volevi chiedere indicazione la cosa migliore era domandare ai fantasmi (ma solo alcuni erano felici di risponderti, tra cui Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma del loro dormitorio) se poi incontravi Pix il Poltergeist in classe non ci arrivavi proprio!
Era l’essere più dispettoso che potesse esistere, si divertiva a fare scherzi a tutti quelli che avevano la sfortuna di passare nel suo campo visivo: ti lanciava pezzi di gesso o calamai, ti infilava in testa il cestino della carta straccia, ti tirava il tappeto da sotto i piedi e chi più ne ha più ne metta.
Quando loro tre ebbero la stupida idea di chiedergli dove fosse l’aula di incantesimi lui li mandò dritto filato al corridoio del terzo piano, sfortuna volle che vennero beccati da Gazza il custode che pareva avercela a morte con gli studenti e non ne voleva sapere che era stato Pix a mandarli lì. Vennero salvati per un pelo dal professor Vitious, l’insegnante di incantesimi, che li accompagnò in classe.
Le lezioni erano pressoché interessanti come Incantesimi, Pozioni, Trasfigurazione, Erbologia ma anche noiose come Storia della Magia.
I professori erano diversi tra loro, nulla da ridire: l’insegnante di Incantesimi era il professor Vitious, appunto, un mago basso e sorridente che doveva stare in piedi su una pila di libri per guardare oltre la cattedra, molto amichevole con gli studenti; la professoressa McGranitt, la loro insegnante di Trasfigurazioni, era proprio come Kate aveva pensato che fosse ovvero severa e intelligente, una come lei era meglio non contrariarla; l’insegnante di Erbologia era la professoressa Sprite una strega bassa e tarchiata che era più un incrocio tra la McGranitt e Vitious: severa e disponibile; Storia della Magia era l’unico corso tenuto da un fantasma, il professor Rüf parlava con voce lenta e soporifera facendo addormentare la maggior parte degli studenti.
Altre lezioni erano Difesa contro le Arti Oscure, tenute dal professor Raptor che sembrava averne paura lui stesso, poi c’era Astronomia tenuto sulla torre più alta con la professoressa Sinistra, una strega alquanto inquietante. Infine c’era Pozioni tenuto da Severus, ops: il professor Piton.
D’accordo, Severus era severo (forse è per questo che l’hanno chiamato così?) ma di certo non prendeva ad odio gli studenti: peccato che Kate dovette ricredersi ben presto.
Appena giunti nei sotterranei (senza perdersi nemmeno una volta!) dove si tenevano le lezioni, Piton fece l’appello e, come tutti gli insegnanti, si fermò al nome di Harry e fece un commento tagliente a proposito.
Dopodiché fece una lavata di capo a tutta la classe:
“Siete qui per imparare la delicata arte delle pozioni” cominciò in quel suo gelido sussurro che fece rabbrividire l’intera classe, tranne lei cui era abituata “Poiché qui non si agita insulsamente la bacchetta molti di voi stenteranno a credere che si tratti di magia ma non mi aspetto che comprendiate a fondo la bellezza del calderone che cuoce a fuoco lento e il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane ammaliando le mente, stregando i sensi… io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, addirittura la morte: sempre che non siate una manica di teste di legno come in genere sono tutti gli allievi che mi toccano”.
Quel discorso sulla bellezza delle pozioni colpì molto Kate: Severus odiava la sua materia!
Forse era la stessa cantilena che diceva a tutti i nuovi studenti.
“Potter” disse Piton d’un tratto “Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?”
Kate, che fino a quel momento era stata con la testa poggiata sulle braccia incrociate, si alzò di scatto e guardò Harry al suo fianco che sembrava ammutolito: non sapeva la risposta era ovvio. Invece lei la sapeva, ovviamente, ma non si sognava nemmeno di rispondere: lei, al contrario di Hermione che saltellava sulla sedia con la mano alzata, sapeva che quando Severus chiedeva qualcosa a qualcuno solo e solamente l’interpellato doveva rispondere. Intervenire sarebbe stato non solo inutile ma anche nocivo.
“Non lo so, signore” rispose Harry.
“Bene, bene… a quanto pare la fama non è tutto” rispose Piton con un ghigno. “Proviamo ancora, Potter. Dove guarderesti se ti dicessi ti cercarmi un bezoar?”
Suggerire? Sarebbe stato peggio.
“Non lo so, signore”
“E… Potter, qual è la differenza tra l’Aconitum napellus e l’Aconitum lycoctonum?”
Hermione si alzò in piedi con la mano tesa, come se volesse toccare il soffitto.
“Non lo so, signore” rispose Harry “Ma penso che Hermione lo sappia. Perché non prova a chiederlo a lei?”
Alcuni risero, Kate soffocò la sua nel braccio ma Piton non lo trovò affatto divertente.
“Sta’ seduta!” ordinò secco a Hermione “Per tua norma e regola, Potter, asfodelo e artemisia insieme fanno una pozione soporifera talmente potente da andare sotto il nome di Distillato della Morte Vivente. Un bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni. Per quanto riguarda l’Aconitum napellus e l’Aconitum lycoctonum sono la stessa pianta nota anche come aconito. Be’? Perché non prendete appunti?” domandò al resto della classe.
Ci fu un rovistare seguito immediatamente dal fruscio delle pergamene e il grattare delle penne, dopodiché li divise in coppie e li mise a fabbricare una semplice pozione per curare i foruncoli.
Piton passava tra i tavoli muovendo critiche praticamente a tutti, tranne a Malfoy che sembrava stargli simpatico e a Kate (ma forse solo perché stava preparando correttamente la sua mistura, lei non aveva mai avuto problemi con le pozioni dal momento che lui si era premurato di insegnargliele a non meno di otto anni).
Dopo poco più di un’ora il sotterraneo fu sommerso da una nube verde acido e da un sibilo potente: non si sa come Neville era riuscito a fondere il calderone di Seamus e, dall’ormai contorto ammasso di metallo, colava la loro pozione. In un attimo quasi tutti presenti salirono sugli sgabelli poiché l’infuso, scivolando per il pavimento, bruciava le scarpe degli astanti.
“Ma che razza di idiota!” sbottò Piton ripulendo tutto con la bacchetta “Suppongo che tu abbia aggiunto gli aculei di porcospino prima di togliere il calderone dal fuoco. Non è così?”
Neville frignava poiché ricoperto di pozione e gli stavano spuntando delle bolle su braccia e viso.
“Portalo in infermeria” intimò Piton a Seamus poi si girò verso Harry e Kate che lavoravano lì vicino
“E tu, Potter… perché non gli hai detto di non aggiungere gli aculei? Pensavi che se lui sbagliava ti saresti messo in luce, non è vero? Un punto in meno a Grifondoro”.
Harry aprì la bocca per ribattere, indignato, ma Kate gli tirò un calcio da sotto il tavolo seguito da un’occhiataccia: meglio non peggiorare la situazione.
Quando uscirono dal sotterraneo, un’ora dopo, Kate ne fu assolutamente certa: Severus odiava Harry. Ma perché?
“Su col morale, Harry” cercò di consolarlo Ron mentre scendevano nella Sala Grande per il pranzo “Piton non fa altro che togliere punti a Fred e George”.
“Piuttosto, oggi vai a trovare Hagrid, giusto?” domandò Kate riferendosi alla lettera che Harry aveva ricevuto quella mattina “Vedrai che riuscirai a distrarti”.
“Si. Perché non venite anche voi due?” domandò a Kate e Ron, che accettarono di buon grado.
Alle tre meno cinque stavano attraversando il prato diretti alla casetta di legno ai margini della foresta, dove Hagrid dimorava.
Quando bussarono, dall’interno si udì un raspare frenetico e una serie di latrati coperti poco dopo dalla voce di Hagrid: “Qua, Thor… qua!”
La porta si aprì e l’uomo comparve sulla porta sorridente: “Entrate, entrate!” esclamò facendosi da parte e trattenendo per il collare un grosso cane marrone “Sta’ giù, Thor!” ordinò.
La casa era formata da un'unica stanza: dal soffitto pendevano prosciutti e fagiani, nel camino scoppiettava un fuoco allegro e sulla catasta di legno pendeva un bollitore di rame, in un angolo vi era un grande letto coperto da una trapunta patchwork.
“Fate come se foste a casa vostra” disse lasciando andare il cane che si avventò dritto su Ron, cominciando a leccargli le orecchie.
“Ti presento Kate” disse Harry indicandola, lei salutò con un sorriso “E Ron”.
“Un altro Weasley, eh?” chiese Hagrid versando dell’acqua nel bollitore “Ho passato metà della vita a dar la caccia ai tuoi fratelli gemelli per la foresta” posò su un piattino dei grandi biscotti ma, non appena li ebbero addentati, per poco non gli spezzarono i denti. Tuttavia finsero di gradirli moltissimo. Thor aveva poggiato la testa sulle gambe di Harry e sbavava tutto contento nel mentre che gli raccontavano il resoconto della prima settimana.
“E Piton sembrava avercela con me!” finì Harry con rammarico.
“Sciocchezze! A Piton non va a genio nessuno studente, non è una novità” rispose Hagrid.
“Ma pare che mi odia!”
“Be’, ammetto che il comportamento di Severus è stato strano. Non l’ho mai visto aizzarsi contro qualcuno così” disse Kate bevendo un sorso di tè. Hagrid la guardò alzando un sopracciglio. “Oh… ehm… sai, mi ha cresciuta lui” spiegò.
“Oh, allora tu devi essere la figlia di…!” ma Hagrid s’interruppe di botto diventando pallido.
“La figlia di…?” lo esortò Kate. Non aveva mai saputo i nomi dei suoi genitori, sapeva solo che suo padre portava di cognome Riddle ma nient’altro e Severus non aveva mai voluto rispondere alle sue domande. Diceva che un giorno glielo avrebbe detto la persona giusta ma non lui e non in quel momento.
“No… ehm…” Hagrid sembrava a disagio “Oh, Ron! Tuo fratello Charlie come sta?” chiese d’improvviso cambiando discorso.
“Hagrid!” esclamò Harry d’un tratto “La rapina alla Gringott è avvenuta il giorno del mio compleanno! Forse è successo quando c’eravamo noi” disse con in mano un trafiletto della Gazzetta del Profeta.
Ancora una volta l’argomento ‘genitori di Kate’ era sviato, ma oramai ci era abituata.
Hagrid bofonchiò qualcosa e offrì altri biscotti parlando del tempo.
Quando tornarono al castello avevano le tasche piene di biscotti marmorei e la testa piena di domande senza risposte. Hagrid sapeva chi era suo padre? E, allora, se lo sapeva lui chi altri lo sapeva? Silente forse? E perché né Severus né Hagrid volevano dirgli chi era? Cosa nascondevano? Suo padre era forse un poco di buono, un criminale o…? E chi era la persona giusta e quale era il momento giusto perché gli venisse detto?
Senza neanche accorgersene erano arrivati davanti al ritratto della Signora Grassa, una volta attraversato il buco del ritratto Kate salì senza tanta esitazione nel dormitorio femminile. Erano appena le sei ma lei non aveva per niente fame, invece si stese sul letto ancora vestita e fissò il soffitto rimuginando finché, piano piano, scivolò in un sonno ancor più agitato della notte precedente.
Era di nuovo sul prato secco ma stavolta il Cappello non c’era, era completamente sola sotto il cielo grigio che stavolta prometteva pioggia sicura. Si guardò febbrilmente intorno alla ricerca di qualcuno o qualcosa… e infine la trovò: lì, in mezzo all’erba gialla, vi era una figura incappucciata. Era più alta del normale ma molto esile. Una parola le salì alle labbra senza che se ne fosse accorta: papà.
Si avvicinò e, con mano esitante, gli sfiorò il mantello. L’uomo si voltò mostrando quello che c’era sotto il cappuccio e…
“KYAAAAAH!”
L’urlo agghiacciante che uscì dalle sue labbra fece rizzare i capelli a tutte le sue compagne di stanza: Calì urlò, Lavanda cadde dal letto e Hermione accese la lampada con la bacchetta pronta, terrorizzata.
“Che cosa succede?” chiesero all’unisono guardando tutte nella direzione di Kate seduta sul letto completamente vestita, pallida e tremante. Non riusciva ad aprire bocca per descrivere ciò che aveva visto: non lo ricordava per niente, come se l’immagine fosse talmente orribile che la sua mente l’avesse rimossa automaticamente, ma di una cosa era certissima: era raccapricciante.
“N-niente…” balbettò a fatica “Un b-brutto sogno… scusate”
Tutte e tre tirarono sospiri di sollievo e si ributtarono tra i cuscini, lei si accucciò su sé stessa mentre la lampada si spegneva e rimase al buio, completamente sveglia, finché le prime luci dell’alba non la investirono.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il duello di mezzanotte ***


La prima settimana finì velocemente, con grande sollievo di Kate, e si arrivò alla domenica: giorno di riposo… anche se lei di riposo ne voleva ben poco. Dopo la figura incappucciata non aveva più fatto sogni strani ma temeva sempre di addormentarsi e rifarli, forse anche peggiori.
Quel giorno uscì giusto per avere qualcosa da fare: la giornata era limpida e leggermente ventosa, adatta per stare all’aperto. Lei, Harry e Ron si erano seduti all’ombra di un faggio poco distanti dal lago ad osservare i ragazzi che passeggiavano, discutevano le lezioni o leggevano. Fred e George erano sulla sponda del lago intenti a fare il solletico alla piovra gigante che vi viveva.
Kate si perse ad osservare il profilo sorridente di George e, senza rendersene conto, anche le sue labbra si incurvarono in un lieve sorriso; mentre Ron e Harry parlavano della lezione di volo che si sarebbe tenuta il giovedì prossimo il sole scendeva piano piano e il vento cominciò ad alzarsi. Solo quando oramai non riuscì più a tenere le lunghe ciocche ricce lontane dalla faccia che si decise ad avviarsi su per il castello.
Il lunedì le lezioni ricominciarono regolarmente e si diede il via alla seconda settimana che fu strapiena di compiti, ogni sera lei, Harry e Ron si rintanavano in un angolo della sala comune a studiare e spesso finivano molto tardi. Questo rallegrò molto Kate: andando a dormire tardi era così stanca che cadeva in un sonno senza sogni ma si riversava molto sulla sua salute poiché era sempre molto stanca e assonnata, il mercoledì sera andò a dormire alle tre passate per finire un tema di Storia della Magia e ciò la portò a dormire si e no quattro ore.
Il seguito fu che più ovvio: nell’arco della giornata di giovedì si addormentò per ben due volte; una durante Storia della Magia (fortunatamente nessuno se ne accorse) e una durante Pozioni ma lì non fu altrettanto fortunata.
Non seppe come fosse successo, dopo Storia della Magia si era risvegliata fresca come una rosa ma, neanche mezz’ora dopo l’inizio della lezione di Pozione, proprio mentre faceva scivolare i suoi scarabei in polvere nel calderone, le si annebbiò la vista. Un lontano tonfo metallico le disse che il calderone di Hermione a cui stavano lavorando entrambe era caduto e dopo un attimo si ritrovò sulla fredda pietra del sotterraneo; ci fu uno strillo acuto, un movimento di sedie e dei passi. Gli ci vollero una manciata di secondi per riprendersi. Quando aprì gli occhi la prima cosa che vide fu uno spicchio di soffitto poi la testa di Dean Thomas irruppe nel suo campo visivo insieme ad una altra decina di facce.
<< Toglietevi di mezzo. Largo! >> una voce autoritaria si fece strada nella sua testa e la folla si aprì, Severus si inginocchiò accanto a lei e la scrutò più pallido che mai, poi si sentì alzare di peso << Tornate ai vostri posti e lavorate mentre io l’accompagno in infermeria! >>
Vedeva sfocato ed ebbe solo la debole percezione che qualcuno la stesse trascinando su per le scale e attraverso i corridoi.
<< Sto bene >> biascicò a chiunque fosse ma non ricevette risposta << Mi sono… mi sono solo addormentata…>> ma non ne era tanto sicura nemmeno lei. Una porta si aprì sbattendo, una forte luce la investì, una voce di donna si lamentò, una di uomo parlò poi venne stesa su un letto. Qualcuno parlava vivamente, sembrava stessero litigando ma lei sentiva i suoni sempre più lontani e confusi finché la vista non le si oscurò completamente.
 
<< È solo stanchezza, professore! >> stava dicendo una stanca voce di donna << No, non sta morendo! Ha solo avuto una carenza di forze dovuta al poco riposo, si riprenderà subito! >>
<< Ne è sicura? >> chiese allarmato una voce di uomo.
<< Quando mai ho sbagliato il mio lavoro? >> ribatté aspra la donna << E voi due cosa volete? >>
<< Potter! Weasley! Cosa ci fate qui, non dovreste essere a lezione? >> domandò la fredda voce di Severus.
<< Ehm… >>
<< Ora abbiamo la lezione di volo, volevamo sapere come stava… >>
Harry… Ron… lezione di volo… giovedì alle tre mezzo…
<< Sta ben…! >>
Kate si alzò di scatto come folgorata: non poteva perdersi la prima lezione di volo!
<< Ecco visto? Le avevo detto di non preoccuparsi! >> scattò la donna. Kate la mise a fuoco: era alta, avvolta in un vestito rosso porpora con un grembiule bianco da sopra, i capelli neri legati in una crocchia e l’aria severa; accanto a lei vi era Severus, pallido ma con il solito sguardo freddo; accanto alla porta Harry e Ron la guardavano preoccupati.
<< La lezione di volo, devo andare! >> disse scendendo dal letto e sfrecciando verso la porta sotto gli sguardi sbalorditi dei quattro.
<< Ehi, dove credi di andare?! >> le urlò dietro Madama Chips, l’infermiera della scuola, dopo essersi riscossa dallo scatto improvviso ma lei la ignorò e scese le scale di corsa diretta al prato.
Quando arrivò vide entrambe le classi del primo anno di Grifondoro e Serpeverde già radunate vicino a delle scope messe bene in fila sull’erba, venendo raggiunta da degli ansanti Harry e Ron.
Quando si mise in fila accanto ai suoi compagni molti la tempestarono di domande.
<< Sto bene! >> esclamò esasperata per la sesta volta “Mi sono solo addormentata!”
Fu felice quando arrivò Madama Bumb, la loro insegnante di volo, che mise a tacere il chiacchiericcio.
<< Be’, che cosa state aspettando? >> sbraitò << Ciascuno prenda posto accanto a un manico di scopa. Di corsa, muoversi! >>
Ci fu un fuggi fuggi e tutti presero posto accanto ad una scopa, tutte delle Scopalinda Sette, messe a disposizione dalla scuola.
<< Stendete la mano destra sopra la vostra scopa e dite: Su! >>
<< SU! >>
La scopa di Kate le volò in mano con tanta forza da farla barcollare, ma fu una dei pochi tra cui Harry, Malfoy, Seamus Finnigan e un altro ragazzo di Serpeverde. Quella di Hermione si limitò a rotolare, quella di Neville non si mosse proprio mentre a Ron si alzò di scatto finendogli sul naso.
<< A questo punto montate in sella alle scope >> tutti salirono in groppa alla propria << Quando suonerò il fischietto datevi una spinta premendo i piedi a terra, tenete ben salde le scope e sollevatevi di un metro poi tornate giù inclinandovi leggermente in avanti. Al mio fischio… tre… due… >>
Ma Neville, per il nervoso o l’eccitazione, si dette la spinta troppo presto.
<< Torna indietro, ragazzo! >> gridò lei, ma Neville si stava sollevando sempre di più incapace di controllare la scopa. Era arrivato a quasi sei metri di altezza quando fece uno scatto in avanti e andò a sbattere contro le mura del castello. La scopa ricadde a terra spezzata in due poco distante dal proprietario che giaceva inerte sull’erba.
Madama Bumb era corsa vicino a lui e si era chinata col viso sbiancato dalla paura.
<< Polso rotto >> disse << Nulla di grave, su alzati… >> aiutò Neville ad alzarsi e si diresse all’entrata << Rimanete tutti coi piedi per terra mentre lo accompagno in infermeria, se vedo anche solo una scopa per aria vi ritroverete espulsi prima ancora di dire Quidditch! >>
<< Avete visto che faccia, quel gran salame? >> disse Malfoy ridendo.
<< Chiudi il becco Malfoy! >> ringhiò Seamus.
<< Ehi, guardate! È quella stupida Ricordella di Paciock! >> esclamò Malfoy come se nessuno avesse detto niente e si chinò a raccogliere la sfera trasparente che brillava al sole << Se l’avesse stretta tra le mani si sarebbe ricordato di cadere sulle chiappe! >> tutti i Serpeverde risero.
<< Dammela Malfoy! >> disse Harry.
<< Se non vuoi che faccia quello che non sono riuscita a fare sul treno. O hai intenzione di dartela a gambe anche stavolta? >> Kate gli si parò davanti e seguì un coro di “Oho!” tra i Serpeverde. Malfoy arrossì.
<< Come osi… >> ringhiò lui << Non parlarmi così, Riddle! >>
<< Altrimenti? >> domandò lei in tono di sfida << Lo dirai a tuo padre? >>
Un “Oho!” ancora più forte seguì quell’affermazione, stavolta dai Grifondoro.
Una mano si posò sulla spalla di Kate, Harry la mise da parte e si parò davanti a Malfoy: << Dammela, Malfoy! >> ripeté.
<< Altrimenti? >> stavolta sul suo viso c’era un ghigno maligno, montò in sella alla scopa e si librò in aria << Vieni a prenderla, Potter! >> rise beffardo. Harry montò sulla sua ma Hermione gli si avvicinò.
<< Harry, no! Ci caccerai tutti nei guai! >>
Ma lui non vi badò e si alzò da terra raggiungendo il ragazzo: << Ridammela! >> urlò.
<< La metterò in un posto in cui Paciock dovrà andare a riprendersela >> disse guardandosi intorno per poi sfrecciare oltre Harry << Che ne dici del tetto? >> e lanciò la pallina con tanta veemenza che quella minacciò di scontrarsi contro una delle finestre, rischiando anche di romperla. Harry si lanciò al suo inseguimento a tutta velocità, molti trattennero il respiro: lui era pochi centimetri dalla finestra quando afferrò la Ricordella e, con una capriola, si ribaltò tanto da dare le spalle al vetro.
Tutti i Grifondoro urlarono e corsero verso di lui riempiendolo di complimenti, Kate gli batté un cinque e Seamus diceva che era una presa degna di una grande Cercatore. Proprio quando Malfoy, verde di rabbia, toccò terra il portone si aprì e ne uscì un’infuriata McGranitt.
<< HARRY POTTER! >> esclamò. Tutti tacquero e si radunarono dietro di lui mentre Malfoy ghignava beffardo “Vieni con me!” e gli fece cenno di seguirla all’interno della scuola.
 
Poco più tardi lei, Hermione e Ron erano radunati nella Sala Comune di Grifondoro. Kate aveva chiesto alla ragazza di aiutarla con un lungo tema di Trasfigurazione per non dover rifare le ore piccole ed evitare di svenire in classe il giorno dopo e Ron, anche se con molta riluttanza, si era unito a loro.
Hermione stava giusto spiegando in cosa consisteva la Trasfigurazione e perché era utile mentre Ron prendeva velocemente appunti ma Kate non l’ascoltava minimamente: era concentrata su un George intento a duellare con Fred nel bel mezzo della Sala Comune circondato dai ragazzi esultanti.
<< Kate? Kate! >> la voce di Hermione la fece trasalire.
<< C-che cosa c’è? >> chiese distrattamente.
<< Non stai prendendo appunti! >> la rimproverò.
<< Scusa… mi ero distratta… >> rispose lanciando un’occhiata furtiva in direzione dei gemelli che non sfuggì agli occhi attenti della ragazza.
<< Perché continui a fissarli? >> domandò.
<< Be’, i duelli sono interessanti >> rispose Ron osservando i fratelli da sopra la pergamena quasi piena ma Hermione la fissava con gli occhi sottili e lei, senza rendersene conto, lanciava a George sguardi sognanti.
<< Aha! >> esclamò d’un tratto trionfante facendo sobbalzare sia Ron che Kate << Ho capito! >> e a quel punto abbassò la voce << Ti sei presa una cotta per uno di loro due! >> disse maliziosa.
<< Cosa? >> esclamò Ron << Ma non dire scemenze…! >> ma la ragazza aveva assunto un color porpora molto evidente, il ragazzo sgranò gli occhi << Non dirmi che…? >>
Kate era imbarazzatissima e non osava guardarli: << Vi prego non diteglielo! >> supplicò a bassa voce lanciando sguardi preoccupati ai due.
<< Allora è così! >> disse Hermione sorridente << Tranquilla, noi donne sappiamo mantenere i segreti >> aggiunse con aria di importanza per poi scoccare un’occhiata torva a Ron.
<< Anche noi ragazzi, cosa credi? >> ribatté lui indignato << Ma, dicci, chi dei due? >> aggiunse poi curioso.
<< Ehm… >> e farfugliò qualcosa.
<< Cosa? >> domandò Hermione avvicinandosi. Di nuovo Kate lo sussurrò ma uscì solo un groviglio di ‘g’, i due capirono lo stesso visto che solo uno portava la ‘g’ nel nome.
<< Be’, in effetti George ha sempre riscosso più successo di Fred con le donne >> commentò Ron.
<< Come mai? >> chiese Hermione.
<< Ha più tatto, è più gentile… Fred, non è da meno è vero, però a volte esagera un po’… >>
<< Anche se è stata solo una coincidenza… il primo che ho incontrato a Diagon Alley è stato George, se avessi visto prima Fred mi sarei presa una cotta per lui… in fondo sono identici >> rispose Kate.
<< Eh, già… come fate a distinguerli? >>
<< Oh, suvvia si capisce! >> rispose Kate come se fosse ovvio << George è poco più alto di Fred ed ha gli occhi più chiari… be’, perché mi fissate? È vero! >> esclamò lei arrossendo.
<< Ora che me lo hai fatto notare, è vero… >> rispose Ron osservandoli mentre si grattava il mento con la punta della piuma << Non me n’ero mai accorto e io ci sono cresciuto con loro >>.
<< Forza dell’abitudine >> rispose Hermione con semplicità per poi riaprire il libro di Trasfigurazione << Sbrighiamoci a finire, abbiamo altri compiti >> e ricominciò a leggere. Stavolta Kate prendeva appunti cercando di concentrarsi al massimo sia per scrivere sia per non gettare l’occhio alla sua destra. Aveva riempito più di mezzo rotolo di pergamena quando Ron annunciò di avere fame, in effetti anche lei sentiva un certo languorino: erano le sette. Chiusero i libri decisi a rimandare e scesero in Sala Grande per la cena.
Poco dopo essersi seduti li raggiunse anche Harry, allegro come mai, e raccontò loro che la McGranitt lo aveva inserito nella squadra di Quidditch come Cercatore.
<< Stai scherzando? >> aveva detto Ron con la patata a mezz’aria << Cercatore? Mai quelli del primo anno… tu devi essere il più giovane cercatore del dormitorio da… >>
<< Un secolo, secondo la McGranitt. Comincio l’allenamento la settimana prossima! >> rispose lui.
Lo sguardo di Kate vagò per la stanza e si fermò sul tavolo degli insegnanti dove Severus la scrutava attentamente da sopra il calice come se temesse di vederla svenire da un momento all’altro. Si sentì a disagio e voltò velocemente lo sguardo verso Harry proprio mentre i gemelli Weasley li raggiungevano.
<< Complimenti >> disse George a bassa voce sedendosi tra Kate e Harry << Baston ce l’ha appena detto. Anche noi siamo nella squadra: Battitori >>.
<< Ve lo dico io >> Fred si sedette dall’altro lato di Harry, vicino a Neville << quest’anno la coppa la vinciamo noi. È da quando Charlie se n’è andato che non vinciamo più ma quest’anno la squadra promette bene >>.
<< Devi essere proprio bravo, Harry >> continuò George << Baston stava praticamente saltando dalla gioia quando ce l’ha detto >>.
<< Bene, ora dobbiamo andare. Lee è convinto di aver trovato un nuovo passaggio segreto per uscire dalla scuola >>.
<< Scommetto che è quella dietro la statua di Gregory il Viscido che abbiamo scoperto la settimana scorsa. Ciao! >> George salutò con la mano Ron e Hermione davanti a sé e diede una pacca sulla spalla a Harry, per poi strizzare l’occhio a Kate che si sentì avvampare.
Non sapeva quante volte glielo aveva visto fare, forse aveva un tic all’occhio e lei non lo sapeva?
Quando Fred e George furono scomparsi qualcun altro si avvicinò.
<< L’ultimo pasto, Potter? >> chiese Malfoy ghignante << Stai per prendere il treno e tornare dai Babbani? >>
<< Vedo che sei molto più coraggioso, ora che sei tornato coi piedi per terra e hai i tuoi amichetti a fianco >> rispose Harry con tranquilla freddezza.
<< Con te sono pronto a battermi da solo in qualunque momento >> ribatté deciso Malfoy << Se vuoi anche stanotte. Un duello tra maghi, solo bacchette >>.
Harry parve esitare: << D’accordo >> esclamò infine.
<< E io sono il suo secondo >> esclamò Kate infervorandosi, conosceva abbastanza fatture da farlo ricoverare in infermeria per almeno un mese prima che potessero farlo tornare al suo aspetto umano << Il tuo chi è? >>
Malfoy squadrò Tiger e Goyle come per valutarne la stazza.
<< Tiger. Ti va bene a mezzanotte? Ci ritroviamo nella sala dei trofei, non è mai chiusa a chiave >> detto ciò fece dietro-front e tornò al proprio tavolo.
<< Che cos’è un duello tra maghi? E che vuol dire che sei la mia seconda? >> chiese Harry, lasciando sbigottiti Kate e Ron.
<< Hai accettato una cosa senza sapere cos’era? >> sbottò Hermione senza degnarlo di uno sguardo da sopra il libro di Storia della Magia.
<< Il secondo è quello che ti sostituisce se muori >> spiegò Kate << Ma si muore solo nei duelli veri, in questo al massimo potreste sprizzarvi addosso scintille… ovviamente se facessi cambio con me, le scintille diventerebbero fatture niente male >> disse piuttosto compiaciuta.
<< E se agito la bacchetta e non succede niente? >>
<< Getta via la bacchetta e dagli un bel pugno sul naso! >> suggerì Ron addentando la sua salsiccia con fin troppa enfasi.
<< Secondo me non dovreste andare, finireste solo nei guai >> Hermione parlava mangiando piselli mentre continuava a leggere col libro posato contro la caraffa di succo.
<< Be’, è vero che se ci beccano finiremo nei guai… >> concordò Kate.
<< E immagino che scagliarsi fatture, o anche solo scintille, provocherebbe un bel po’ di rumore >> disse Harry amareggiato.
<< Ma non puoi non andarci! >> ribatté Ron << Ti prenderebbe in giro a vita! >>
<< Meglio che finire espulsi! >> rimbeccò Hermione.
<< Ma voglio andarci lo stesso, voglio chiudergli la bocca una volta per tutte! >> decise Harry.
 
La sera Kate rimase a letto a fissare il soffitto, guardando l’orologio di tanto in tanto; alle undici e mezza s’infilò la vestaglia e scese nella Sala Comune ad aspettare. Si sorprese nel trovare Hermione seduta su una poltrona.
<< Non voglio che finiate nei guai >> disse << Pensa se verresti espulsa, cosa ne sarà del tuo futuro e…? >>
<< Ti prego, Hermione! Non farmi la predica. L’espulsione è l’ultima cosa che mi preoccupa >>.
In effetti se pensava alla reazione di Severus se l’avesse vista nella Sala dei Trofei, nel bel mezzo della notte, a lanciare fatture su Malfoy… be’, l’espulsione sarebbe stata l’ultima dei suoi problemi. L’avrebbe come minimo chiusa in cantina per tre anni, a vivere di pane e acqua!
Dopo meno di dieci minuti scesero anche Harry e Ron, e furono sorpresi di trovare anche Hermione… sorpresa che svanì quando lei iniziò a fare loro la predica. La ignorarono e si accinsero ad aprire il buco del ritratto.
Lei li seguì fino a fuori senza smettere di sibilare scongiuri finché Ron non si stufò: “Vattene! Non sono affari che ti riguardano!” sbottò.
<< Oh, bene! Ma io vi ho avvertiti, poi non lamentatevi quando sarete sul treno che vi riporterà a casa. Siete proprio dei… >> ma si bloccò. Rimase lì impalata a fissare il ritratto vuoto: evidentemente la Signora Grassa era andata a farsi un giro notturno.
<< E adesso che faccio >>” si disperò.
<< Affari tuoi >> rispose Ron scendendo le scale.
<< Ma… ma non potete lasciarmi qui… >> balbettò lei.
<< Vieni, allora >> disse Kate << Non hai altra scelta >> aggiunse in risposta al suo sguardo.
<< Ok, ma se ci beccano dirò che è stata un’idea vostra e io sono rimasta coinvolta nel tentativo di fermarvi! >> sbottò lei seguendoli.
<< Che poi è quello che è appena successo, Hermione >> rispose cauta Kate visto che la ragazza sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.
<< Adesso fate silenzio! >> esclamò Harry << O ci scopriranno sul serio! >>
<< Pregate solo di non incontrare Pix >> bisbigliò Ron.
Scivolarono lungo i corridoi illuminati solo dalla lieve luce lunare, guardandosi bene intorno per essere sicuri che non vi fosse nessuno. Fortunatamente non incontrarono nessuno e raggiunsero la Sala dei Trofei senza problemi e lì attesero. La mezzanotte arrivò e passò ma di Malfoy e Tiger nemmeno l’ombra.
<< Forse ha avuto paura >> disse Ron in un sussurro prima che un rumore nella stanza accanto li fece balzare.
<< Sono loro? >> chiese Hermione.
<< No >> rispose Kate voltandosi e sentendo un familiare voce maligna.
<< Annusa qua dentro piccina, potrebbero essere nascosti dietro un angolo >>.
Era Gazza, il custode, che parlava alla sua gatta Mrs Purr.
<< Via, via! >> sillabò Harry senza emettere suoni prima di darsela a gambe verso la porta opposta a quella da dove erano entrati, esortandoli a seguirlo con gesti frenetici.
Sgattaiolarono il più silenziosamente possibile lungo la galleria delle armature, svoltarono l’angolo e… CRASH!
Ron era inciampato in una di esse e imprecava ad alta voce.
<< CORRETE! >> urlò Harry e tutti e quattro si affrettarono su per il corridoio, girarono, un altro corridoio, un altro angolo.
Harry era in testa, Kate dietro e a seguire Ron e Hermione; lacerarono un arazzo e si ritrovarono in un corridoio accanto all’aula di Incantesimi. Lì si fermarono a riprendere fiato.
<< Ve l’avevo detto io >> mormorò Hermione ancora sotto shock << Ve l’avevo detto! >>
<< Dobbiamo tornare alla Torre >> disse Ron << In fretta! >>
<< Quel verme ci ha ingannato! >> sbottò Kate << Non aveva la minima intenzione di duellare, voleva solo metterci nei guai. Ha fatto la spia! >> sbraitò in preda alla collera << Oh, ma aspettate che lo prenda… gli farò pentire di essere nato! >>
<< Andiamo >> Harry aveva appena mosso un passo quando Pix sbucò da un’aula, appena li vide si mise a ridacchiare.
<< In giro per il castello a mezzanotte, pivellini? >> squittì.
<< Zitto, Pix, per favore. Ci farai espellere! >> piagnucolò Hermione.
<< Dovrei proprio dirlo a Gazza, si sì! È per il vostro bene, sapete? >>
<< Ma levati di mezzo! >> sbottò Ron colpendolo… ma fu un grosso errore.
<< ALLIEVI FUORI DALLE CAMERATE! >> urlò Pix con quanto fiato aveva in gola << ALLIEVI FUORI DALLE CAMERATE! NEL CORRIDOIO DEGLI INCANTESIMI! >>
Si tuffarono sotto di lui e spiccarono una corsa con tutta la forza che avevano nelle gambe, dritti verso l’estremità del corridoio, dove andarono a sbattere contro una porta chiusa a chiave.
<< Siamo al capolinea >> disse Ron sconfortato. Udirono i passi di Gazza che si avvicinavano il più in fretta possibile.
<< Ci beccheranno di sicuro! >> esclamò Harry.
<< Oh, levatevi di mezzo! >> sbottò Hermione estraendo la bacchetta e puntandola contro la maniglia << Alohomora! >>
Il lucchetto si aprì e la porta si spalancò davanti a loro, la oltrepassarono e se la richiusero alle spalle.
<< Da che parte sono andati, Pix? >> stava chiedendo Gazza << Svelto, parla! >>
<< Dì per favore >> lo canzonò il Poltergeist.
<< Non farmi perdere tempo, Pix. Dimmi dove sono andati? >>
<< Non ti dirò un bel niente se non me lo chiedi per favore >>
<< E va bene… per favore! >>
<< NIENTE! Ah-ha! Te l’avevo detto che non avrei detto niente se non dicevi per favore! Ha ha! Haaaa! >> e udirono Pix svolazzare via mentre Gazza gli lanciava maledizioni.
<< Crede che questa porta sia chiusa a chiave >> bisbiglio Kate sollevata.
<< E c’era un motivo se era chiusa a chiave >> mormorò Harry. Tutti e tre si voltarono e trattennero il respiro: davanti a loro c’era un cane gigantesco, tanto da coprire tutto lo spazio circostante, aveva tre teste e, soprattutto, tre bocche da cui pendeva la bava. Li guardò con i sei piccoli occhi neri famelici, i tre nasi che annusavano nella loro direzione e poi… il cane abbaiò, loro urlarono, Harry aprì la porta e si gettarono tutti e quattro oltre la soglia chiudendosi velocemente la porta alle spalle. Poi ripresero a correre, anzi a volare, lungo il corridoio.
Gazza era sparito, Pix era svolazzato qualche piano più sopra, così che poterono raggiungere la Torre senza incontri sgradevoli.
<< Ma dove diavolo eravate finiti tutti quanti? >> domandò la Signora Grassa quando li vide arrivare, stanchi e ansimanti.
<< Non fa niente… grugno di porco, grugno di porco! >> esclamò Harry. Il ritrattò si aprì e si arrampicarono nella Sala Comune lasciandosi cadere sulle poltrone, nel tentativo di riprendere fiato.
<< Che cosa lo tengono a fare un mostro come quello chiuso in una scuola! >> esclamò Ron ancora scosso.
<< Non lo so, ma spero di non doverci avere mai più a che fare! >> rispose Kate cercando di fermare il tremolio alle gambe: troppe emozioni per una notte sola.
<< Dite un po’, non avete l’abitudine di usare gli occhi? >> chiese Hermione riprendendo fiato e, purtroppo, il suo solito carattere “Non avete visto dove poggiava le zampe?”
<< Sul pavimento? >> suggerì Harry.
<< Scusami tanto, non ho proprio pensato a concentrarmi su dove poggiava le zampe ero più impegnato a guardare le teste. Non so se lo hai notato: erano tre! >>quasi urlò Ron.
<< Stava su una botola. È chiaro che fa la guardia a qualcosa” rispose guardandoli con odio mentre si alzava “Ora se non vi dispiace io torno a letto prima che a qualcuno di voi venga qualche altra brillante idea per farsi uccidere… o peggio, espellere. Buonanotte! >> e con ciò si avviò oltre la porta per il dormitorio femminile.
<< Quella ragazza ha bisogno di rivedere le sue priorità >> commentò Ron.
<< Vado a dormire anche io >> Kate si alzò << Troppe emozioni per una notte sola>> e seguì la scia di Hermione su per il dormitorio.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Halloween ***


Dopo l’incontro col cane a tre teste non ebbero più spiacevoli incidenti, per loro fortuna, e anzi, Harry sospettava di sapere cosa si trovasse sotto quella botola.
Raccontò a lei e Ron che il giorno che era stato a Diagon Alley Hagrid aveva prelevato qualcosa dall’aria importante nella camera blindata settecentotredici. Fecero molte teorie a proposito ma nessuna sembrava convincente o anche solo provabile così accantonarono l’idea per un po’ e si dedicarono ad un modo per vendicarsi di Malfoy.
<< Io suggerirei una Fattura Orcovolante mentre è in corridoio >> sussurrò Kate ai due mentre il ragazzo passava circondato da una folla di compari. Tutti e tre ridacchiarono al pensiero ma non osavano farlo (o meglio, Harry e Ron non osavano farlo), tuttavia ebbero modo di vendicarsi una settimana dopo durante la posta del mattino.
Come di consueto i gufi invasero la Sala Grande portando pacchi, pacchetti e lettere ai propri proprietari ma uno in particolare attirò l’attenzione di tutti: un lungo pacco trasportato da sei grossi allocchi. Anche il terzetto era curioso di sapere cosa fosse e si sorpresero quando atterrò proprio in mezzo a loro.
<< Harry, qui c’è scritto il tuo nome! >> esclamò Kate leggendo il retro della lettera attaccata al pacco per poi passarla al ragazzo che l’aprì. Ron si sporse oltre la sua spalla e Kate fece il giro del tavolo per sedersi accanto a loro e leggere comodamente:
 
NON APRIRE IL PACCO A TAVOLA
Esso contiene la tua nuova Nimbus 2000, ma non voglio che gli altri sappiano che hai ricevuto in dono un manico di scopa altrimenti ne vorranno una anche loro.
Oliver Baston ti aspetta questa sera alle sette al campo di Quidditch per il tuo primo allenamento.
 
M. McGranitt
 
<< Una Nimbus Duemila! >> sospirò Ron << Non ne ho mai neanche toccata una! >>
<< Cavolo! >> esclamò Kate.
<< Dai, portiamolo di sopra! >> disse Harry ancora frastornato afferrando il pacco. Uscirono dalla Sala Grande, impazienti di scartarla, ma nell’Ingresso incontrarono Malfoy, Tiger e Goyle.
Il primo afferrò il pacco dalle mani di Harry e lo tastò: “Ma questo è un manico di scopa!” disse restituendoglielo sgarbatamente << Questa volta sei rovinato, Potter, a quelli del primo anno non è concesso avere manici di scopa! >>
<< Non è una scopa qualunque, è una Nimbus Duemila >>scattò Ron << Cosa dicevi tu, Malfoy, che a casa hai una Comet Duecentosessanta? >>
<< Ma cosa ne vuoi sapere tu, Weasley, che non ti puoi permettere neanche mezzo manico! >> lo rimbeccò Malfoy << Immagino che tu e i tuoi fratelli dovete mettere da parte un rametto alla volta >>.
Prima che potesse fare qualunque altra cosa Kate estrasse la bacchetta e gliela puntò contro: << Non ti azzardare a parlare della sua famiglia >> sibilò.
<< Niente liti, spero, vero ragazzi? >> squittì una voce ansiosa alle loro spalle. Il professor Vitious era comparso sulla soglia e li guardava uno ad uno << La prego, signorina Riddle, metta via la bacchetta. Sono sicuro che non si tratta di nulla che non si possa risolvere a parole >>.
<< Mi scusi, professore >> rispose lei rimettendosi la bacchetta in tasca e lanciando uno sguardo velenoso a Malfoy che non se ne curò.
<< Professore, a Potter è arrivato un manico di scopa >> disse tutto d’una fiato.
<< Già, proprio così >> rispose allegro quest’ultimo << La professoressa McGranitt mi ha raccontato tutto sulle circostanze speciali, Potter. Che modello è? >>
<< Una Nimbus Duemila, signore >> rispose lui cercando di non ridere all’espressione inorridita sulla faccia di Malfoy.
<< Ed è proprio a Malfoy che lo devi, eh, Harry? >> chiese soddisfatta Kate. Poi si accinsero a salire le scale mentre ridacchiavano all’espressione confusa e arrabbiata del ragazzo.
<< Be’, è proprio vero >> disse Harry << se non avesse fatto lo sbruffone ora non sarei in squadra… >>
<< E magari pensi che questa sia la ricompensa per aver infranto le regole? >> domandò una voce irritata alle loro spalle. Hermione stava rumorosamente salendo le scale lanciando sguardi di disapprovazione al pacco.
<< Oh, ti prego Hermione. Non ricominciare! >> esclamò Kate seccata.
<< No, falla continuare. Ci fa così piacere! >> disse Ron sarcastico ma la ragazza si allontanò con aria sdegnosa e il naso all’aria.
<< È troppo attenta alle regole >> commentò Harry.
<< Ieri mi ha ripreso perché io e Seamus stavamo giocando con un Frisbee Zannuto che, a detta di Gazza, non sono autorizzati >> disse Kate.
<< Bah, chi la capisce >> rispose Ron per poi avviarsi tutti e tre verso la Sala Comune.
Una volta di sopra si spostarono tutti e tre nel dormitorio dei ragazzi e Harry aprì il pacco, rimasero a fissare stupiti la scopa rotolare sul copriletto bordeaux.
<< Wow! >> esclamò Ron.
<< La migliore scopa dell’anno >> sentenziò Kate << Ho sentito che è molto richiesta dai giocatori anche se credo sia presto per decidere di comprarle, in fondo fabbricano scope nuove ogni anno ed ognuna migliore delle precedenti. Vedrete che fra due anni ne uscirà una di gran lunga superiore… ma non roviniamoci il momento per una cosa che succederà fra due anni >> aggiunse in risposta agli sguardi crucciati dei due.
Ammirarono con entusiasmo le scopa finché non furono raggiunti da Dean, Seamus e Neville (i compagni di dormitorio di Ron e Harry) che si bloccarono sulla porta e fissare torvi Kate.
<< Be’, che avete voi tre? >> domandò Ron dopo due minuti di ostentato silenzio. Dean indicò col dito Kate.
<< Sei una ragazza >> sentenziò infine mentre lei faceva scattare in aria le sopracciglia.
<< Quando sei perspicace, Thomas! >> commentò lei, sarcastica.
<< E questo è il dormitorio dei ragazzi >> continuò Seamus.
<< Oh, è per questo che io e Ron dormiamo qui! >> esclamò Harry come se avesse finalmente compreso il senso della vita.
I tre ragazzi li guardarono offesi. Riscese un lungo silenzio.
<< E va bene, ho capito! >> esclamò Kate alla fine, esasperata. Sorpassò i ragazzi velocemente mormorando qualcosa come “Maschi!”
Alle sette Harry scese al campo mentre Kate si rintanava nella Sala Comune a leggere un libro per Vitious (Guida pratica agli Incantesimi) accompagnata da Ron immerso in Il Quidditch attraverso i secoli preso in prestito dalla biblioteca; Hermione non si era vista per tutto il giorno, forse ce l’aveva ancora con loro per la scopa, ma probabilmente era rintanata in biblioteca a studiare.
Dopo un’oretta Harry tornò nella Sala Comune, eccitato al massimo, e raccontò loro dell’allenamento fatto con Baston.
<< … e le ho prese tutte, senza mancarne una. Baston era al settimo cielo! >> finì entusiasta. Passarono così il resto della sera a discutere allegramente degli allenamenti che avrebbe sostenuto, delle partite e i punteggi finché non fu l’ora di andare a letto.
 
§
 
Settembre e ottobre passarono in un batter d’occhio, senza che quasi nessuno se ne rendesse conto si risvegliarono la mattina di Halloween con un delizioso profumo di dolci che aleggiava per le stanze e zucche intagliate disposte nei corridoi.
Per di più a lezione di Incantesimi il professor Vitious li ritenne pronti per far levitare gli oggetti, li divise in coppie e diede una piuma ciascuno.
Harry e Seamus erano proprio di fianco a lei e Dean, mentre Ron ed Hermione dietro. La ragazza non rivolgeva neanche lo sguardo al suo compagno che non parve minimamente offeso, sollevato piuttosto.
<< Non dimenticate il movimento del polso: agitare e colpire! >> squittì Vitious mostrando il movimento dall’alto dei suoi libri mentre i ragazzi li imitavano: la piuma di Neville non si mosse per nulla, quella di Seamus prese fuoco, mentre Ron agitava la bacchetta come fosse uno scaccia mosche.
<< Lo stai dicendo in modo sbagliato. È Wingardium Leviosa, non Leviosaa >> sbottò Hermione << E se continui così caverai l’occhio a qualcuno! >>
<< Fallo tu visto che sei così brava! >> la rimbeccò Ron.
Lei non si scompose, alzò la bacchetta e pronunciò la formula: la piuma si alzò a circa un metro e mezzo e lì rimase sospesa. Kate riuscì a farla librare solo al terzo tentativo e si andò ad aggiungere a quella di Hermione.
<< Molto bene! >> gridò Vitious << Avete visto? Miss Granger e Miss Riddle ci sono riuscite! >>
Alla fine della lezione Ron era di pessimo umore.
<< Non prendertela, Ronald. Siamo qui per imparare no? Presto ci riuscirai anche tu V cercò di consolarlo lei.
<< Non è la lezione il problema ma lei. È insopportabile! Ci credo che non ha amici, nessuno la sopporta >> sbottò Ron << Si dice Leviosa, non Leviosaa >> cantilenò in un’imitazione di lei anche fin troppo acuta.
<< Ron… >> cominciò a rimproverarlo Kate ma qualcuno passò vicino a loro, sbatté contro la spalla di Harry e corse via.
<< Mi sa che ti ha sentito >> disse quest’ultimo osservando la chioma crespa allontanarsi.
Hermione non si vide per tutto il pomeriggio né in Sala Comune né a lezione, a cena mancava anche alla tavola di Grifondoro.
<< Dov’è Hermione? >> chiese Harry a Dean e Seamus di fronte a loro, ma entrambi alzarono le spalle.
<< È in bagno >> rispose Neville << La sua amica Calì ha detto che è rimasta tutto il giorno lì a piangere >>.
Sia Harry che Kate lanciarono sguardi torvi in direzione di Ron.
<< Complimenti, Ronald! >> sbottò lei posando coltello e forchetta e, alzatasi di scatto, uscì dalla Sala Grande mentre uno stormo di pipistrelli ne approfittava per uscire dal portone aperto. Non le importava di perdere la festa di Halloween, in quel momento l’unica priorità era sapere come stava Hermione.
A metà del corridoio del sotterraneo incontrò il professor Raptor, correva senza sosta, tutto sudato e col turbante storto.
<< Buonasera, professor… >> ma quello si era già dileguato per il corridoio. Guardò per un attimo il punto in cui era sparito poi alzò le spalle e continuò a camminare: forse era in ritardo per il banchetto.
Aprì silenziosamente la porta del bagno femminile e tese le orecchie: rochi e bassi singhiozzi venivano dall’ultimo abitacolo. Si avvicinò e bussò piano.
<< Hermione? >>
I singhiozzi cessarono di botto.
<< Hermione dai, vieni fuori. Non ne vale la pena, sai che Ron è… >> ma non trovò il termine adatto per descriverlo: insensibile? Idiota? << Hermione, per favore… >>
<< Vattene via, in fondo io sono insopportabile no? >> disse lei con voce rotta.
<< Oh, ma non è vero! Giuro che se becco Ron gli ficco la bacchetta su per il… >> si morse la lingua per non finire la frase ma sentì una piccola risatina uscire dall’abitacolo << Non sei insopportabile ma soltanto… molto sapiente, ecco >>.
Attese qualche minuto poi la porta si aprì cigolando e ne sbucò la pallida faccia di Hermione, le guance umide e gli occhi arrossati: << Grazie >> sussurrò.
<< Non te il prendere. Ora che ne dici di andare su a cenare? E magari riempire Ron di fegato in purea? >>
Un lieve sorriso si aprì sul volto della ragazza che annuì… poi si bloccarono: un odore nauseabondo aveva invaso il piccolo bagno.
<< Cosa diavolo…? >> chiese Kate ma Hermione aveva già gli occhi fissi davanti a sé, spalancati in un misto di puro terrore. Voltandosi capì cos’è che stava spaventando l’amica: un enorme Troll era lì in piedi davanti a loro. Era alto più di tre metri, la pelle di un grigio verdognolo, il corpo bitorzoluto, le braccia lunghe, le gambe corte, una testa piccola e un enorme mazza tra le mani.
Grugnì mostrando i denti gialli e storti mentre Kate si appiattiva contro la porta dell’abitacolo, cercò a tentoni la maniglia e la aprì afferrando Hermione per il braccio e appiattendosi tra la tazza e il muro, chiudendo la porta.
Non ebbero il tempo di fare molto: videro la grande mazza brandita sopra le loro teste; d’istinto si gettarono sul pavimento. Hermione urlò mentre con un unico colpo il Troll faceva a pezzi tutte e quattro le parti superiori degli abitacoli. La porta si aprì in quell’istante e qualcun altro urlò, il Troll sembrò distratto e le due ragazze ne approfittarono per gattonare sotti i lavandini. Alzando lo sguardo videro cos’è che lo aveva distratto: Ron era fermo davanti la porta con espressione stupida, Harry era aggrappato alla testa del Troll e gli aveva appena infilato la bacchetta su per il naso con un suono umidiccio.
Infastidito il bestione cominciò ad agitarsi facendo roteare la sua mazza, Harry cercava di schivare i colpi e intanto urlò rivolto a Ron: << Fa qualcosa! >>
Quello si guardò intorno, disperato: << Cosa? >>
<< Qualunque cosa! >>
Il ragazzo estrasse la bacchetta e guardò verso di loro come in cerca di aiuto, fu Hermione a parlare: << Agitare e colpire! >> urlò mimando il movimento della bacchetta mentre una mazzata si dirigeva verso di loro, si tirarono indietro mentre i due lavandini che fino a poco prima erano il loro rifugio venivano distrutti e pezzi di porcellana sparati ovunque.
<< Wingardium Leviosa! >> esclamò Ron agitando la bacchetta; la mazza scivolò via dalla mano del Troll rimanendo sospesa a mezz’aria. Lui si guardò con espressione ottusa la mano vuota poi alzò lo sguardo e quella gli ricadde pesantemente sulla testa, con un rantolo si afflosciò al suolo. Harry si rimise velocemente in piedi per evitare di essere schiacciato mentre un gran polverone si alzava.
Cadde il silenzio mentre Harry estraeva la bacchetta dalla narice del Troll. Entrambe le ragazze si alzarono e si avvicinarono cautamente, piene di polvere, porcellana e acqua.
<< È… morto? >> domandò Hermione sconcertata.
<< No. Lo abbiamo messo K.O. >> rispose Harry ripulendo la bacchetta sulla veste << Puah! Caccole di Troll! >>
In quello stesso istante la porta venne spalancata e sulla soglia apparve la professoressa McGranitt, Severus e Raptor.
La prima parve scioccata e si fermò di botto sulla soglia, Raptor tremava e Severus lanciò un’occhiata penetrante a tutti prima di soffermarsi su Kate che squadrò dalla testa ai piedi con un misto di rabbia e delusione.
<< Esi… esigo una spiegazione! >> esclamò la McGranitt, una mano sul cuore.
<< Be’… >> cominciò Harry.
<< È colpa mia professoressa >> esalò Hermione << Ero venuta a cercare il Troll, avevo letto tutto sull’argomento e credevo di riuscire ad affrontarlo… Kate, Harry e Ron sono venuti a cercarmi… e se non mi avessero trovato probabilmente sarei morta >>.
Kate lanciò un’occhiata sorpresa a Hermione, la stessa che dovevano avere gli altri presenti.
<< Signorina Granger… avresti potuto finire ammazzata, se ne rende conto! >> esclamò la McGranitt ancora scioccata ma furente << Cinque punti verranno tolti a Grifondoro per questo suo atto di incoscienza >>. Hermione chinò il capo << E in quanto a voi tre… cinque punti ciascuno >> finì un po’ più calma << Per la vostra fortuna sfacciata! >> aggiunse << Ora tornate nei vostri dormitori, gli altri studenti stanno finendo di festeggiare Halloween… >>
<< Mi permetta, Minerva >> asserì Piton e tutti e quattro trasalirono << Vorrei trattenere la signorina Riddle ancora un po’ nel mio ufficio >> e la trafisse da parte a parte con lo sguardo tant’è che, benché avesse abbassato il proprio, lei riusciva a sentire i suoi occhi addosso.
<< Oh, Severus non credo sia il caso… >>
<< Decido io se è il caso oppure no >> rispose lui gelido e fece un segno fuori dalla stanza, lei scavalcò le gambe del Troll e, dopo aver gettato uno sguardo ai tre, sparì oltre la porta.
Scesero silenziosamente le scale fino al sotterraneo dov’era l’ufficio di Severus, lui aprì la porta e aspettò che lei entrasse prima di sbattersela alle spalle.
<< Siediti >> ordinò secco e lei ubbidì. Era pronta alla sfuriata, lo sapeva. Lui la guardò da dietro la scrivania, restando in piedi << Che cosa è successo in quel bagno? >> chiese.
Kate deglutì: << Hermione te lo ha detto… >> cominciò ma venne subito interrotta.
<< Non voglio sapere la storiella che si è inventata la Signorina Granger per pararvi le spalle. Lei non era presente dall’inizio della cena e tu te ne sei andata poco prima che fossimo avvertiti. Non credere che non me ne fossi accorto >>.
Oh, be’… a quel punto era inutile mentire.
<< È successo stamattina >> cominciò dopo aver preso un profondo respiro: raccontò dell’offesa di Ron, di come Hermione non si fosse fatta vedere per tutto il giorno, di aver saputo a cena da Neville che era in bagno, che l’aveva raggiunta e a quel punto il Troll era entrato e le aveva attaccate << … poi ci siamo rifugiate sotto i lavandini e abbiamo visto Harry e Ron che cercavano di fermarlo. Harry gli ha ficcato la bacchetta nel naso, ma credo per errore, e Ron gli sbattuto la sua stessa clava in testa con un incantesimo. E poi siete arrivati voi >> concluse e attese.
Severus la scrutava serio e imperturbabile come per constatare se crederle oppure no, ma decise di sì perché disse: << E per quale motivo non avete raccontato cos’è accaduto davvero invece di inventare una scusa così malsana? >> chiese. Ma lei alzò le spalle.
<< Non so, non me l’ero aspettato da Hermione. Evidentemente per lei sarebbe stato… imbarazzante, per lei, raccontare la verità >> rispose. Piton incurvò le labbra in una specie di smorfia, infine si raddrizzò.
<< Adesso va’, che non succeda mai più una cosa simile >> aggiunse minaccioso << Non voglio certo riportare ciò che resta di te a S… >> si bloccò per un secondo come riflettendo su quello che stava dicendo poi fece un brusco gesto con la mano e la porta si spalancò << Fuori >> ammonì e lei non se lo fece ripetere due volte. Solo quando fu davanti al ritratto della signora Grassa non capì perché Severus si era interrotto: perché non avrebbe dovuto nominare Spinner’s End?
<< Grugno di porco >> disse e il ritratto si spostò. Harry, Ron ed Hermione erano seduti ad un tavolo a mangiare ciò che le cucine avevano trasportato su. Prese un piatto, lo riempì e si sedette fra loro: non raccontò mai di aver detto la verità a Severus, le piaceva poter parlare amichevolmente con tutti e tre.
Forse la verità sarà la migliore strada ma a volte una piccola bugia può fare molto, come legare indissolubilmente quattro undicenni.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il Quidditch ***


Il freddo cominciò ad arrivare con l’inizio di novembre ma questo non impedì certo gli estenuanti allenamenti di Quidditch che Harry doveva sostenere sempre più spesso.
La sera rientrava alla Torre gelato e bagnato, così come il resto della squadra. Baston ignorava tutto e non faceva che ripetere che ce l’avrebbero fatta continuando con quel ritmo.
<< Certo, se prima non ci prendiamo una polmonite cronica >> commentò Fred irritato al rientro dall’ultimo allenamento prima della partita, facendo sloggiare un paio di studenti del secondo da una poltrona e gettandovisi sopra avvicinandola quanto più poteva al camino.
<< Sai, in questi casi vorrei tanto saper fare degli incantesimi al tempo >> borbottò George avvicinando una poltrona al fuoco con la mano destra, mentre con la sinistra reggeva un pezzo d’ovatta sul naso sanguinante.
<< Che cosa è successo al tuo naso? >> domandò Ron.
<< Colpa mia >> rispose Fred << L’ho scambiato per un bolide… >>
<< Almeno tu sei riuscito a colpire qualcosa >> sbottò l’altro.
<< Spero solo che il giorno della partita il tempo migliori >> disse Harry cupo << Non riuscirei mai a giocare con un tempo così… >>
<< Tranquillo, abbiamo giocato in situazioni peggiori e ce la siamo sempre cavata… be’, più o meno >> disse George.
<< Ricordi il giorno del tifone? >> chiese Fred << Charles Bistrot venne spazzato via e dovemmo sospendere la partita. Lo hanno ritrovato dopo due settimane a 300 km da qui, confuso e acciaccato >>.
<< Quella fu l’ultima volta che giocò a Quidditch >>.
<< Poveretto >> disse Kate alzando lo sguardo per la prima volta dal suo libro. Incrociò lo sguardo di George, arrossì e lo distolse subito tornando a leggere.
Dopo di ciò passarono l’ultima settimana a riposare, Ron prestò a Harry il libro Il Quidditch attraverso i secoli, che lui trovò molto interessante, mentre Fred e George si godevano giorni di meritato ozio.
La vigilia della prima partita erano tutte i quattro nel cortile, in un angolo appartato: si stringevano l’un l’altro vicino ad una fiammella blu, una creazione di Hermione.
Kate era schiacciata tra Ron e Harry, mentre Hermione reggeva davanti a sé la fiammella che regalava un piacevole tepore; un attimo dopo Ron proruppe in un << Oh oh >> che non promise nulla di buono.
Alzò lo sguardo e vide Severus che si dirigeva verso di loro, aveva un ghigno malevolo sul volto che non piacque a nessuno dei quattro.
Si strinsero di più attorno al fuoco per non farlo vedere.
<< Che cosa nascondi là dietro, Potter? >> domandò. Harry estrasse il libro che stava leggendo: Il Quidditch attraverso i secoli.
<< È proibito portare fuori dagli edifici scolastici i libri della biblioteca >> disse Piton prendendolo << Cinque punti in meno per Grifondoro >>.
Kate lo guardò truce ma lui la ignorò apertamente, voltandosi se ne andò.
<< Questa regola se l’è inventata >> ringhiò Harry a denti stretti.
<< Mi chiedo cosa si sia fatto alla gamba >> Kate osservò il professore zoppicare via.
<< Non lo so >> rispose Ron << Ma spero gli faccia molto male >>.
 
Quella sera, la sala di ritrovo di Grifondoro era più chiassosa che mai. Tutti erano eccitati per la partita dell’indomani. Harry, Hermione, Ron e Kate erano seduti vicino ad una finestra ed Hermione stava correggendo i loro compiti di Incantesimi; si rifiutava categoricamente di farli copiare (<< Altrimenti come imparate? >>) ma lasciandoglieli correggere i tre ottenevano lo stesso le soluzioni esatte.
<< Qualcosa non va? >> Kate aveva notato che Harry era piuttosto nervoso e continuava a guardarsi intorno.
<< Sono solo agitato per domani… avessi almeno il libro per distrarmi >> rispose amareggiato.
<< Be’, chiedi a Severus di ridartelo, no? >>
<< Già… non sarebbe male come idea >> e si alzò.
<< Vuoi che venga? Magari se glielo chiedo io… >>
<< No, tranquilla. Ci vado da solo >> e uscì dal buco del ritratto. In quell’istante si avvicinarono Fred e George.
<< Allora, emozionati? >> domandò Fred sedendosi tra Ron e Hermione, mentre George occupava il posto di Harry dall’altro lato di Hermione, quasi di fronte a Kate, al tavolo circolare.
<< Dov’è il nostro Cercatore? >> chiese.
<< Non sarà andato a suicidarsi spero >> rispose Fred << Baston lo vuole intero per domani >>.
<< No, è solo sceso da Piton >> spiegò Kate << È andato a riprendersi un libro >>.
<< Non è che tenterà di lesionarlo, vero? >> chiese Oliver Baston, capitano della squadra di Grifondoro, avvicinandosi al gruppetto.
<< Perché mai dovrebbe? >> chiese Hermione alzando gli occhi dalla pergamena.
<< Perché lui, cara, è il Direttore di Serpeverde e domani è contro di loro che giocheremo >> spiegò Fred con solennità.
<< Severus non lo farebbe mai! >> scattò Kate, offesa << Non gioca sporco e poi è un professore, perché dovrebbe ferire i suoi studenti? Per una partita di Quidditch, poi! A lui non interessa nemmeno come sport, è solo la rivalità tra Case che lo fa… >> ma non scoprirono mai cosa faceva perché il buco del ritratto si aprì e ne entrò un Harry ansante.
<< Harry! >> esclamò Baston << Cosa hai… non devi… la partita… devi essere in forma per domani! >> era scandalizzato.
<< Scusate ragazzi ma devo parlare con loro, in privato >> rispose prendendo fiato << Vi dispiace? >> aggiunse mentre Fred, George e Baston si allontanavano.
<< Cosa è successo, Harry? >> domandò Hermione.
<< Piton. Era in Sala Professori, con Gazza. Aveva la gamba mezza maciullata e stava parlando di un cane a tre teste >> spiegò velocemente << Credo che sia stato lui a far entrare il Troll dai sotterranei per usarlo come diversivo ed andare al corridoio del terzo piano >>.
<< Cosa te lo fa pensare? >> domandò ancora Hermione.
<< Lo abbiamo visto. Io e Ron, mentre venivamo a cercarvi in bagno, stava correndo verso il corridoio >>.
<< Dici che vorrà prendere la cosa che è nascosta sotto la botola? >> domandò Ron.
<< No >> sentenziò Kate, lo sguardo freddo e basso verso il tavolo << No. Lui non potrebbe mai rubare qualcosa che Silente ha nascosto dentro la scuola >>.
<< Come fai a spere che Silente…? >> cominciò Ron.
<< Ma è ovvio >> rispose Hermione << Perché mai, altrimenti, ci sarebbe qui quel mostro? È stato Silente a mettercelo per fare la guardia, chi altri? >>
<< Quindi qualunque cosa ci sia là sotto, Silente sa cos’è e sta cercando di proteggerla >> ragionò Harry.
<< Io non credo che Severus la voglia rubare, non ne ha ragione. E poi lui è stato tutto il tempo in Sala Grande, mi ha vista entrare e uscire e appena sono uscita io Raptor è venuto ad avvertirvi… >> si bloccò << Raptor >> sussurrò << E se fosse stato lui? >>
<< Cosa? >> esclamarono in coro i tre.
<< Scherzi? >> rise Ron << Raptor? >>
<< Perché no. È stato lui ad avvertirvi del Troll quando doveva essere in Sala Grande. Cosa ci faceva nei sotterranei la notte di Halloween? >> insisté.
<< Vorresti dire che Raptor ha usato il Troll come diversivo, è andato al terzo piano, ha cercato di eludere la sorveglianza ma Piton lo ha intercettato ed è così che si è procurato quella ferita? >> disse Ron scettico.
<< Bè… è un’ipotesi” mormorò Hermione incerta << Ma io non credo che sia stato nessuno dei due >> sentenziò infine << Insomma, sono insegnanti! >>
<< Hermione, credi davvero che tutti gli insegnanti siano dei santi? >> la rimbeccò Ron << Io sono d’accordo con Harry, penso che Piton sia capace di tutto. Raptor è da escludere: quel tipo ha paura della sua stessa ombra, figuriamoci liberare un Troll e affrontare un cane a tre teste >>.
<< Bè, anche se non è stato Raptor io non credo che Severus farebbe mai una cosa simile! >> sbottò Kate alzandosi, gli occhi verdi che scintillavano << Lo conosco, non farebbe mai una cosa simile. Solo perché non sta simpatico agli studenti non significa che… >>
<< Ma, Kate, ha parlato del cane! L’ho sentito! Si chiedeva come poteva tenere a bada tutte e tre le teste! >> rispose Harry, cercando di essere ragionevole.
<< Hai detto che era con Gazza no? E allora lui cos’è, il suo complice? >> ormai era irritata e furente << Pensate quello che vi pare ma io sono sicura che c’è un’ottima spiegazione. Anzi! Domani vado da lui e ci parlo! >> sentenziò infine, girando i tacchi e salendo le scale diretta al dormitorio.
 
Ma la mattina dopo fu praticamente impossibile cercare di parlare con Severus: in Sala Grande non c’era per la colazione e quella mattina ci sarebbe stata la prima partita della stagione, quindi non avrebbe potuto parlagli. Non restava che aspettare il pomeriggio.
Mentre si imburrava delle fette di toast venne raggiunta da Hermione che posò davanti a loro un paio di libri.
<< Senti >> cominciò subito << so che sei arrabbiata con Ron e Harry ma loro non lo vogliono accusare perché lo odiano. Harry ha solo detto quello che ha sentito e a chiunque verrebbero dei sospetti… >>
<< Li stai difendendo? >> sbottò voltandosi a guardarla << Anche tu la pensi così, immagino >>.
<< Cosa? No! Io non credo che Piton abbia tentato di eludere la sorveglianza del cane. Forse… credeva che quello fosse un diversivo e voleva controllare che nessuno tentasse di entrare nel corridoio però è stato attaccato dal cane >> ribatté Hermione un po’ incerta. Evidentemente non sapeva spiegarsi nemmeno lei come mai ma quella ragione parve plausibile ad entrambe una volta detta ad alta voce. Poi si avviarono al campo passando davanti a Harry e Ron senza salutarli.
La partita cominciò ben presto: tutti i componenti di entrambe le squadre entrarono accolti dagli applausi, montarono in sella alle scope e, al fischio di Madama Bumb, l’arbitro della partita, si alzarono in volo.
La partita era iniziata.
<< E la Pluffa è stata intercettata immediatamente da Angelina Johnson del Grifondoro… che brava Cacciatrice è questa ragazza, e anche piuttosto carina… >>
<< JORDAN! >>
<< Chiedo scusa, professoressa >>.
A commentare la partita era Lee Jordan, l’amico dei due gemelli Weasley, sorvegliato a vista dalla professoressa McGranitt.
<< La ragazza è davvero veloce, lassù. Effettua un passaggio puntuale ad Alicia Spinnet, un’ottima scoperta di Oliver Baston, che l’anno scorso ha giocato soltanto come riserva… indietro alla Johnson e… no, la Pluffa è stata intercettata dal capitano del Serpeverde Marcus Flitt, che se la porta via: eccolo che vola alto come un’aquila… sta per… no, bloccato da un’ottima azione del Portiere del Grifondoro Baston, e il Grifondoro è di nuovo in possesso della Pluffa. Ed ecco la Cacciatrice del Grifondoro Katie Bell… bella picchiata intorno a Flitt, poi di nuovo si… AHI!... Deve averle fatto male quel Bolide sulla testa! La Pluffa ritorna al Serpeverde. Ecco Adrian Pucey che parte a tutta birra verso i pali della porta ma è bloccato da un secondo Bolide lanciatogli da Fred o George Weasley, non riesco a distinguerli… >>
<< È Fred! >> quasi urlò Kate. George volava dall’altra parte del campo in cerca di un Bolide da sparare su Flitt.
<< Comunque, davanti a lei il campo è sgombro >> continuò Lee << E si allontana, schiva un bolide micidiale… è davanti alla porta - vai, Angelina! – il Portiere Bletchley si tuffa… manca il bersaglio… IL GRIFONDORO HA SEGNATO! >>
L’aria gelida fu saturata dall’applauso dei Grifondoro a dalle urla e dai fischi di Serpeverde.
<< Spostatevi un po’, voi, scorrete più giù” >>
<< Hagrid! >>
Hagrid si fece strada nelle tribune e si mise accanto a lei, Hermione e Ron.
<< Finora ho guardato dalla mia capanna >> disse lui mostrando un grosso binocolo << ma non è lo stesso che allo stadio! Il Boccino finora non s’è visto, eh? >>
<< No >> rispose Ron << Finora Harry non ha avuto un granché da fare >>.
<< Almeno s’è tenuto fuori dai guai >> rispose Hagrid alzando il binocolo. Harry volava intorno al campo scrutandolo alla vista del Boccino.
La partita continuò con fare monotono, Harry non faceva che sorvolare il campo alla ricerca del Boccino ma quello non sembrava volersi mostrare. I punti continuavano ad essere segnati da entrambe le squadre quando, a metà partita, il Boccino non fu avvistato a pochi centimetri da Adrian Pucey. Harry e Terence Higgs, il Cercatore di Serpeverde, si gettarono all’inseguimento. Erano testa a testa, entrambi con le mani tese mentre tra gli spalti i ragazzi trattenevano il fiato… Harry diede un’accelerata potente…
WHAM! Un boato di rabbia venne dai Grifondoro: Marcus Flitt aveva tagliato la strada a Harry di proposito e la sua scopa sbandò mentre il ragazzo cercava disperatamente di reggersi in sella.
<< Fallo! >> gridarono i Grifondoro.
Madama Bumb fischiò un rigore a Grifondoro mentre Dean Thomas, al fianco di Ron, si sporgeva dalle tribune e urlava: << Arbitro, mandalo fuori! Espulsione! Cartellino rosso! >>
<< Qui non siamo ad una partita di calcio, Dean! Non si possono espellere i giocatori >> gli urlò in risposta Ron << E poi cos’è un cartellino rosso? >>
<< Quel piccolo… avrebbe potuto buttare di sotto Harry! >> esplose Kate. Intanto Lee Jordan trovava difficile mantenersi distaccato.
<< Quindi… dopo questa lampante e ignobile scorrettezza… >>
<< Jordan! >> ringhiò la McGranitt.
<< Voglio dire, dopo questo fallo palese e schifoso… >>
<< Jordan, ti avverto… >>
<< E va bene. Flitt per poco non ammazza il Cercatore di Grifondoro, il che naturalmente può succedere a chiunque, quindi rigore per Grifondoro battuto da Spinnet che mette in rete senza difficoltà. Il gioco prosegue con i Grifondoro ancora in possesso di palla >>.
Qualcosa nell’aria si mosse a alcuni ragazzi notarono Harry che zigzagava su per il campo ma il resto era ancora concentrato sulla partita.
<< Palla al Serpeverde… Flitt ha la Pluffa… oltrepassa Spinnet… supera Bell… viene colpito in faccia da un Bolide, e spero gli abbia rotto il naso… ma no, professoressa, sto scherzando… il Serpeverde segna… oh, no! >>
I Serpeverde esultavano mentre, lentamente, a strattoni e balzi, la scopa di Harry volava sempre più in alto.
<< Harry! Guardate Harry! >> strillò Kate, talmente forte che tutta la tribuna di Grifondoro alzò lo sguardo. Gli occhi di tutti furono puntati su di lui: la scopa di Harry si era messa a fare le capriole e, con un violento strattone, lui venne disarcionato rimanendo appeso solo per una mano. Tutti trattennero il fiato mentre i gemelli Weasley accorrevano in suo aiuto cercando di trarlo in salvo su una delle loro scope ma era praticamente impossibile avvicinarvisi, poiché quella scattava in sempre più su. Compresa la gravità della situazione tutta la squadra si mise in cerchio sotto di lui nel tentativo di acchiapparlo se sarebbe caduto; intanto Flitt si era impossessato della palla ed aveva segnato cinque volte senza che nessuno se ne accorgesse.
<< È il malocchio! Qualcuno sta facendo il malocchio alla scopa di Harry! >> esclamò Kate. Hermione afferrò il binocolo di Hagrid e scrutò le file dagli spalti, poi trattenne il fiato.
<< Kate! >> quasi urlò << È Piton… Piton sta… >> ma lei gli aveva già strappato il binocolo di mano e guardava in quella direzione. Gelò. Severus teneva gli occhi fissi su Harry e borbottava tra sé.
<< Si… >> sentenziò infine con la gola secca << Lui… Hermione… >> quasi non riusciva a parlare.
<< Lasciate fare a me! >> esclamò lei e si dileguò fra le file.
Kate aveva il cervello disconnesso: perché Severus stava facendo il malocchio ad Harry? Perché stava tentando di ammazzarlo? Che Harry e Ron avessero ragione su… ma i suoi pensieri vennero interrotti: Harry si era rimesso in sella e ora stava scendendo in picchiata verso il terreno. Ruzzolò a terra e si rialzò. Tutti gli occhi erano fissi su di lui e poi… Harry si portò le mani allo stomaco ed ebbe dei conati.
<< Quello fra poco vomita! >> urlò Hagrid.
<< Harry! >> urlò qualcuno. Il ragazzo aprì la bocca e sputò qualcosa di piccolo e dorato nelle proprie mani, poi alzò in aria il Boccino d’oro.
La folla esplose in un boato enorme e scesero tutti in campo, la squadra stava abbracciando Harry e Kate, Ron, Hermione (che nel frattempo era tornata) e Hagrid si infilarono in mezzo alla folla e lo accerchiarono.
<< Abbiamo vinto! Abbiamo vinto! >> cantavano i gemelli Weasley tenendosi a braccetto, Hagrid diede una manata sulla schiena di Harry, Ron urlò, Hermione applaudì e Kate gli saltò tra le braccia.
<< Mi dispiace >> riuscì solo a sussurrare stringendolo ma ciò che era successo la sera prima venne subito dimenticato e Hagrid, afferrandoli per la collottola, li portò via dal campo verso la sua capanna.
 
<< È stato Piton >> spiegò Ron << Stava facendo il malocchio alla tua scopa. Lo abbiamo visto tutti >>.
<< Stupidate! >> rispose Hagrid agitando la mano, non aveva sentito una sola parola di quello che era accaduto presso di lui, sugli spalti << E perché mai Piton doveva fare una cosa del genere? >>
Harry, Ron ed Hermione si guardarono come per decidere se dire o no la verità ma Kate non partecipava assolutamente: era seduta nell’angolo più in ombra della stanza e guardava il suo tè ormai freddo.
<< Che cos’hai, Kate? >> domandò Hagrid vedendola in quello stato ma lei non rispose, temeva che se avesse aperto bocca avrebbe vomitato.
<< È solo un pochino sotto shock… >> mormorò Hermione.
<< Ovvio, ha appena scoperto che colui che l’ha cresciuta è un ladro assassino >> disse Ron con semplicità; questo la fece stare anche peggio.
<< Ron! Sei un insensibile! >> esclamò Hermione, tirandogli uno dei grossi biscotti rocciosi di Hagrid.
<< Ahi! Ma cosa…! >> si lamentò lui massaggiandosi il braccio.
<< No >> disse infine lei, sempre osservando il proprio tè come se volesse affogarvisi dentro << ha ragione. Se non lo avessi visto con i miei occhi non ci avrei mai creduto: Severus… stava facendo il malocchio alla scopa di Harry. Bisogna mantenere il contatto visivo quando si vuole eseguire questa maledizione e lui non gli toglieva gli occhi di dosso… io… non posso crederci >> asserì infine posando la tazza sul camino e nascondendo il viso tra le mani.
Sentiva il mondo crollarle addosso. Hagrid si alzò e le andò vicino posandole una delle grosse mani sulla spalla mentre riempiva la sua tazza di tè ancora intatta.
<< Higrid, la notte di Halloween Piton ha cercato di eludere la sorveglianza del cane a tre teste; crediamo voglia rubare quello a cui il cane fa la guardia >> disse Harry.
Hagrid lasciò cadere la teiera: << Voi come fate a sapere di Fuffi? >>
<< Fuffi? >> Kate alzò lo sguardo su di lui.
<< Quel coso ha un nome? >> domandò Ron.
<< Certo che ha un nome, è mio! >> rispose Hagrid << L’ho comprato da un tizio l’anno scorso, in un pub, l’ho prestato a Silente per… >> ma si interruppe << No, non chiedetemi altro. È una cosa segretissima! >>
<< Ma Piton sta cercando di rubarlo! >> insisté Harry.
<< Sciocchezze! Piton è uno degli insegnanti che protegge la… Sentite, non so perché, o chi, stesse facendo il malocchio alla scopa di Harry ma questa è una cosa più grande di voi. Vi state immischiando in una cosa che non vi riguarda. È una faccenda tra Silente e Nicolas Flamel… >> di nuovo si bloccò << Non dovevo dirvelo. Non dovevo assolutamente dirvelo >> borbottò raccogliendo la teiera e rimettendola sul fuoco mentre i quattro si lanciavano occhiate piene di significato.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Lo Specchio delle Brame ***


Un mattino di metà dicembre il castello di Hogwarts si svegliò sotto una coltre di neve alta più di un metro; il lago era divenuto una spessa lastra di ghiaccio e i gemelli Weasley erano stati puniti per aver fatto un incantesimo alle palle di neve che avevano inseguito Raptor dovunque andasse rimbalzando sul dietro del suo turbante. I pochi gufi che riuscivano a fendere il cielo temporalesco per consegnare la posta dovevano essere curati da Hagrid prima di poter ripartire.
Natale era ormai vicino e i ragazzi non vedevano l’ora che iniziassero le vacanze; mentre nella Sala Comune di Grifondoro e nella Sala Grande ardevano fuochi scoppiettanti, i corridoi pieni di spifferi erano gelidi e un vento sferzante faceva sbattere le imposte delle aule. Tutto ciò rendeva le lezioni di pozioni peggiori di quanto già non fossero: si tenevano nei sotterranei, tra pareti di fredda pietra grigia, i respiri dei ragazzi si condensavano e tutti cercavano di stare quanto più vicini possibile al proprio calderone. Kate si riscaldò abbastanza quando, mentre lavorava con Neville, lui si bruciò l’orlo superiore della veste per essersi avvicinato troppo al fuoco che scoppiettava alla base del paiolo rischiando di dar fuoco anche a lei. Piton si infuriò talmente tanto che lo mise in punizione.
Nell’ultima settimana di lezione la professoressa McGranitt era salita alla Torre di Grifondoro per prendere i nomi di coloro che sarebbero rimasti a scuola per le vacanze. Harry, Ron e Kate diedero immediatamente i loro.
Harry non aveva alcuna intenzione di tornare a Privet Drive dai suoi zii, i genitori di Ron sarebbero andati in Romania a trovare Charlie, il fratello maggiore di Ron, mentre Kate non aveva alcun motivo per tornare a Spinner’s End poiché Severus sarebbe rimasto al castello. Hermione invece tornava a casa dai suoi genitori.
Mentre tornavano dalla lezione di pozioni, incontrarono nella Sala d’Ingresso un grosso abete che arrancava verso di loro. Per un attimo pensarono a uno degli scherzi di Fred e George ma poi videro spuntare un paio di grossi piedi da sotto l’albero.
<< Ciao, Hagrid! >> esclamò Kate scendendo le scale di corsa per andargli incontro. Il faccione del guardiacaccia sbucò da dietro l’albero.
<< Ehilà, ragazzi! >> salutò allegro.
<< Hagrid, ti serve una mano? >> chiese Ron ficcando la testa tra i rami.
<< Nooo, ce la faccio da solo, Ron, grazie tante >>.
<< Dove porti quell’abete? >> chiese la ragazza incuriosita ma Hagrid non fece in tempo a rispondere che una voce alle loro spalle esclamò.
<< Ti spiacerebbe toglierti di mezzo? >> Malfoy spuntò alle spalle di Hagrid con una faccia decisamente contrariata << Che cosa c’è, stai cercando di guadagnare qualche spicciolo, Weasley? Forse speri di diventare anche tu un guardiacaccia quando te ne andrai da Hogwarts… la capanna di Hagrid deve sembrarti una reggia in confronto a dove abita a tua famiglia >> ghignò malignamente.
Ron si buttò a testa bassa contro Malfoy proprio mentre Piton saliva le scale.
<< WEASLEY! >>
Ron, che aveva afferrato Malfoy per il davanti della tunica, lasciò la presa.
<< Ci è stato tirato, professore >> disse Hagrid sporgendosi oltre l’albero << Malfoy insultava la sua famiglia >>.
<< Quale sia la ragione, Hagrid, fare a pugni è contro le regole della scuola. Cinque punti in meno a Grifondoro, e ringrazia che non te ne tolga di più. Levatevi di torno, tutti quanti! >>
Malfoy, Tiger e Goyle passarono di corsa spargendo gli aghi dell’abete ovunque e sfoderando un sorriso compiaciuto.
<< Gliela faccio vedere io >> ringhiò Ron << Uno di questi giorni gliela faccio vedere io… >>
<< Li odio tutti e due, Piton e Malfoy >> disse Harry.
<< Su, basta coi musi lunghi, è quasi Natale! >> disse Hagrid << Adesso sapete cosa facciamo? Vi porto a vedere la Sala Grande, è tutta una festa! >>
Così seguirono Hagrid e il suo albero fino alla Sala Grande, dove la professoressa McGranitt e il professor Vitious stavano sistemando le decorazioni natalizie.
<< Ah, ecco Hagrid con l’ultimo albero… mettilo in quell’angolo laggiù, ti spiace? >>
La Sala era davvero uno spettacolo: dalle pareti pendevano ghirlande d’agrifoglio e di pungitopo, tutto intorno erano disposti dodici alberi di Natale, alcuni decorati con ghiaccioli scintillanti altri illuminati da centinaia di candeline.
<< Quanti giorni mancano alle vacanze? >> chiese Hagrid sistemando l’abete nell’angolo.
<< Soltanto uno >> rispose Hermione.
<< Oh, bene… così dopo avrete un paio di settimane di relax >>.
<< Già, ma ora dobbiamo andare. Manca mezz’ora al pranzo, se non ci sbrighiamo non avremo tempo >> disse Kate.
<< Andare dove? >> domandò Hagrid curioso.
<< In biblioteca >> rispose prontamente Hermione << Stiamo cercando informazioni su Nicolas Flamel >>.
<< Cosa? >> esclamò Hagrid voltandosi di scatto e spruzzandoli con la neve aggrovigliata nei suoi capelli e nella barba << Ve l’ho già detto, lasciate perdere! Che cosa custodisce il cane non sono affari vostri >>.
<< Vogliamo solo sapere chi è Nicolas Flamel, tutto qui >> rispose Kate con fare vago << Nessuno di noi ha nominato il cane >>.
Hagrid assunse un’aria indispettita.
<< A meno che non voglia dircelo tu, così ci risparmi la fatica >> soggiunse Harry.
<< Ho le labbra cucite >> disse Hagrid categorico << E voi fareste meglio a non immischiarvi >> aggiunse prima di voltarsi e uscire dalla Sala Grande.
<< Non ci rimane che scoprirlo da soli >> Ron scrollò le spalle e si diressero tutti e quattro lungo il corridoio. Setacciarono la biblioteca da cima a fondo, sfogliarono centinaia di libri, Harry visitò anche il Reparto Proibito (anche se Madame Pince, la bibliotecaria, lo cacciò via col piumino della polvere) ma non trovarono nulla.
A sera si ritirarono in Sala Comune, delusi e affranti.
<< Abbiamo cercato dappertutto, perché non c’è? Eppure io sono convinto di aver letto il suo nome da qualche parte! >> disse Harry frustrato sedendosi su una poltrona.
<< Be’, dovete continuare a cercare. Io me ne andrò per le vacanze ma voi resterete qui, no? E quando troverete qualcosa mi manderete un gufo >> disse Hermione risoluta.
<< Se troveremo qualcosa >> la corresse Kate.
Ma con l’inizio delle vacanze Harry, Ron e Kate si divertirono troppo per pensare a Flamel: la Sala Comune era praticamente vuota cosi da permettersi di prendere le poltrone migliori vicino al camino, mangiare qualunque cosa si potesse infilzare su un forchettone e arrostire e parlare liberamente di come far espellere Malfoy.
Ron insegnò anche a Harry come giocare agli scacchi dei maghi, che erano come quelli Babbani con la sola differenza che i pezzi si muovevano da soli tramite gli ordini dei giocatori. Era divertente vedere Harry prendere ordini dagli scacchi che non si fidavano minimamente di lui e lo contraddicevano ad ogni mossa.
La vigilia di Natale andarono a letto pregustandosi le leccornie del giorno dopo ma senza aspettarsi grandi regali. Ma la mattina dopo Kate si svegliò nella stanza completamente deserta con un mucchietto di pacchetti ai piedi del proprio letto. Sorpresa cominciò ad aprirli: quello di Hagrid conteneva una collana fatta con un filo di peli di coda di unicorno e, come ciondolo, quello che sembrava una zanna color smeraldo e allegato un pacchetto dei suoi biscotti rocciosi; un altro pacco firmato Molly Weasley conteneva un maglione di lana fatto a mano di un bel rosso rubino e una scatola di caramelle mou fatte in casa; Severus gli aveva regalato un libro; Hermione gli aveva mandato un grosso pacco di Calderotti e Zuccotti di Zucca. Rimaneva un ultimo pacchetto da parte di ‘Nonna Ginevra’.
Non era veramente sua nonna ma una simpatica strega che viveva in fondo alla stradina sotto casa sua, era lei che si prendeva cura di lei ogni anno quando Severus era a scuola, una vecchietta arzilla e dolce.
Gli aveva mandato una scatola dei suoi famosi biscotti allo zenzero e un biglietto nel quale si congratulava con lei per essere stata ammessa ai Grifondoro (anche lei era stata lì). Kate sorrise e mise tutto da parte, infilandosi però il maglione di Mamma Weasley, scese le scale e salì nel dormitorio di Ron e Harry.
I ragazzi erano già svegli e stavano scartando i propri regali.
<< Buon Natale! >> salutò allegra sedendosi sul letto di Neville.
<< Buon Natale >> risposero in coro.
<< Ron, credo che tua madre mi abbia mandato un maglione >> disse stirandoselo addosso. Il ragazzo arrossì e bofonchiò qualcosa come “I maglioni alla Weasley… ogni anno… gli ho detto di te e Harry…”
<< Devo ricordarmi di ringraziarla >> rise lei mentre Harry si contava i regali sulle dita con aria perplessa.
<< Ho aperto quello di Hagrid, quello di Hermione, quello dei miei zii e quello di tua madre… ma allora di chi è questo? >> chiese osservando un pacco piccolo e informe.
<< Aprilo >> suggerì Ron alzando le spalle. Harry lo scartò e ne scivolò qualcosa di fluente e argenteo che cadde a terra in un mucchietto di pieghe lucenti.
<< Che cos’è? >> domandò Ron.
<< Sembra un mantello >> osservò Kate. Harry lo prese e lo tastò.
<< È stranissimo, sembra… acqua >> lo distese e se lo avvolse intorno alle spalle.
Kate soffocò uno strillo e Ron lasciò cadere il pacco di gelatine Tuttigusti+1 che gli aveva mandato Hermione.
<< Io so cos’è! >> quasi urlò alzandosi dal letto e indicandolo << È un Mantello dell’Invisibilità, è rarissimo! >> esclamò, mentre Kate si avvicinava per guardare meglio: la testa di Harry volteggiava nell’aria ma del corpo nessuna traccia.
<< Sono invisibile? >> domandò Harry girando su sé stesso e guardando in basso << Forte! >>
<< Ma chi può avertelo mandato? >> domandò Ron ancora in estasi.
<< Non lo so, guardate se c’è un biglietto >> rispose lui togliendosi il Mantello. Kate prese la carta che aveva avvolto il regalo e l’aprì completamente, un biglietto cadde sul pavimento; lo prese e tutti e tre si avvicinarono per leggerlo:
 
Questo me l’ha affidato tuo padre prima di morire, è giusto che ce l’abbia tu. Fanne buon uso.
Buon Natale
 
Non c’era firma. Appena aprirono bocca per parlare la porta venne aperta e Fred e George entrarono nella stanza; nello stesso istante Kate e Harry avevano gettato dentro il baule Mantello e biglietto.
<< Buon Natale! >> salutò George.
<< Ehi, guarda… anche Harry e Kate hanno un maglione alla Weasley! >> disse Fred.
I loro maglioni erano blu chiaro con una lettera in giallo ‘F’ e ‘G’.
<< I vostri sono più belli dei nostri però >> notò Fred << Ovviamente mamma ci mette più impegno se non sei della famiglia >> commentò.
<< E tu Ron, perché non ti sei messo il tuo? >> chiese George severo << È una tradizione, su! >>
<< Io odio il color melanzana >> piagnucolò lui sconfortato mentre se lo infilava dalla testa.
<< Sul tuo almeno non c’è nessuna lettera. Segno che mamma non crede che dimentichi il tuo nome >> disse Fred.
<< Ma noi non siamo stupidi… sappiamo benissimo che ci chiamiamo Gred e Forge! >> esclamò George facendoli ridere.
<< Che cos’è tutto questo chiasso? >> Percy Weasley infilò la testa dentro la stanza con aria di disapprovazione. Si vedeva che anche lui aveva cominciato a scartare i suoi regali perché, come i fratelli, aveva poggiato sul braccio un maglione bitorzoluto di un bel arancione chiaro, che Fred afferrò subito.
<< P come Prefetto! Infilatelo anche tu, ce li siamo messi tutti! Anche Harry e Kate ne hanno ricevuto uno >>
<< Ma io… non… voglio… >> bofonchiò mentre i gemelli gli infilavano a forza il maglione dalla testa, mandandogli gli occhiali di traverso.
<< Oggi levati dalla testa di sederti al tavolo dei Prefetti! >> disse George << Il Natale si passa in famiglia >> e lo trascinarono via di peso, in quattro, approfittando della sua immobilità poiché era intrappolato nel pullover mentre Kate li seguiva divertita.
 
Un pranzo di Natale come quello, lo sapeva benissimo, non lo aveva mai visto: la tavola era imbandita con un centinaio di grassi tacchini arrosto, montagne di patate bollite, vassoi di salsicce alla cipolla, zuppiere di piselli al burro, salsiere d’argento con salse dense e saporite alla carne e al mirtillo e montagne di petardi magici disposte a intervalli lungo la tavola.
Quegli ultimi non avevano niente a che fare con quelli dei Babbani; quando Kate, con l’aiuto di Fred, ne fece scoppiare uno quello non si limitò a fare bum!, ma sparò come un cannone avvolgendoli in una nuvola di fumo blu mentre da dentro schizzava fuori un tricorno da Contrammiragli e una miriade di topolini bianchi vivi. Intanto, al tavolo delle autorità, Silente aveva barattato il proprio cappello con una cuffia a fiori e stava ridendo a crepapelle col professor Vitious.
Ai tacchini seguirono i dolci flambé e poco mancò che Percy non si rompesse un dente con una moneta d’argento nascosta nella fetta che gli era toccata.
Quando finalmente si alzarono da tavola avevano le braccia piene degli strani oggetti usciti dai petardi, fra cui un pacchetto di palloncini luminosi a prova di spillo, un kit fai-da-te per far spuntare nuove verruche e una scacchiera magica nuova.
Kate, Harry e i fratelli Weasley trascorsero un pomeriggio felice a giocare a palle di neve nel cortile. Harry e Ron si erano rintanati in una fortezza e lanciavano palle di neve alla cieca, Fred e George avevano stregato le loro perché li centrassero ovunque fossero mentre Kate faceva assalti dall’alto di un cedro. Quando una palla di neve lanciatagli da Ron la colpì alla nuca lei perse l’equilibrio e cadde proprio su George che prendeva la mira per colpire oltre il fortino innalzato da Harry; entrambi finirono nella neve uno sull’altro ma durò giusto una manciata di secondi prima che Percy marciasse furibondo verso di loro, sbraitando per il troppo chiasso.
George si rialzò e venne raggiunto da Fred mentre Kate stava ancora seduta per terra, paralizzata. I gemelli si scambiarono giusto un’occhiata prima di lanciarsi all’attacco contro il malcapitato fratello che batté in ritirata coperto di neve, sibilando punizioni e lettere alla madre.
<< Hai fatto un bel volo! >> esclamò d’un tratto Fred porgendole la mano con un gran sorriso, lei la prese e si alzò ricambiandolo.
<< Già, meno male sono caduta sul morbido >> rispose.
<< Oh, sì… morbidissimo >> commentò George sarcastico, massaggiandosi la schiena, mentre tutti e quattro scoppiavano a ridere.
Alla fine, infreddoliti, bagnati e senza fiato, tornarono alla Torre di Grifondoro a scaldarsi davanti a fuoco. Kate scoprì che il maglione della Signora Weasley era incorporato con un incantesimo respingi-umidità che lo rendeva perfetto per le giornate di neve.
Harry inaugurò la sua nuova scacchiera facendosi umiliare da Ron, con accanto Percy che dava suggerimenti uno dietro l’altro che si rivelavano sempre pessimi, mentre Kate e Fred giocavano a Spara Schiocco sotto lo sguardo stanco di George.
Dopo la merenda a base di tè, panini al tacchino, focaccine, zuppa inglese e dolce di Natale, ebbero un ultimo spettacolo di Percy che inseguiva i gemelli per tutta la Torre perché gli avevano rubato le spilla da Prefetto; dopodiché si trascinarono a letto assonnati e stanchi.
Kate si addormentò rivivendo nella mente la bellissima giornata trascorsa, desiderando che fosse sempre così.
 
La mattina dopo Harry parlò a lei e Ron della sua fuga in biblioteca e del ritrovamento di uno strano specchio.
<< Ho visto tutta la mia famiglia lì dentro… era… non lo so, sembrava così vero! >> raccontò mentre Ron lo guardava perplesso e Kate pendeva letteralmente dalle sue labbra.
<< Allora… >> irruppe immersa nei suoi pensieri << …potrei vedere anche io i miei genitori lì dentro? >> sussurrò.
<< Certo che sì! Così finalmente saprai chi sono >> rispose Harry entusiasta << Ci tornerò stanotte, venite? >>
Quella notte vagarono tutti e tre per i corridoi nascosti sotto il Mantello dell’Invisibilità alla ricerca della stanza dove Harry aveva trovato lo specchio; girarono per un’ora prima di trovarla.
Appena entrati, si chiusero la porta alle spalle e si sfilarono il Mantello. Kate si avvicinò allo specchio e lo osservò: era molto grande con una cornice d’oro piena di scritte.
Si guardò indietro e vide Harry e Ron dietro di lei, ancora davanti la porta.
<< Prima tu >> sussurrò Harry e lei tornò a guardare lo specchio.
Voleva vedere sua madre… lo voleva disperatamente, era sempre stato il suo desiderio più grande: conoscere la donna che l’aveva messa al mondo.
Per quelli che parvero parecchi minuti vide solo lei riflessa nello specchio poi un’altra figura apparve alle sue spalle… Kate sbatté le palpebre più volte, incredula: dietro di lei c’era una donna alta e snella, molto carina, con lunghi capelli ricci e neri… come i suoi… e splendidi smeraldi incastonati nel viso pallido… come il suo.
Deglutì e si avvicinò di più allo specchio: quella donna le somigliava tantissimo, tanto che Kate ne sembrava una piccola caricatura. Sorrideva.
Anche lei sorrise e per un attimo si scordò dei due amici dietro di lei; allungò una mano e toccò la levigata superficie dello specchio dove il suo riflesso le restituiva il gesto… ma non riusciva a toccare la donna.
Sua madre.
Guardò il lato alla sua destra, vuoto. Voleva vedere anche suo padre…
<< Ma io non vedo nulla! >> esclamò d’un tratto Ron e lei si ricordò di lui. Si voltò di scatto e li guardò come se li vedesse per la prima volta << Sono comparsi i tuoi genitori? Io non vedo nulla >> disse.
Kate tornò a guardare lo specchio: sua madre le sorrideva.
<< È qui >> sussurrò << Dietro di me… c’è mia madre >>.
Vide Harry apparire nel posto vuoto nello specchio.
<< Io non la vedo, però… >> disse << Però vedo i miei genitori… come è possibile? >> domandò guardandola attraverso lo specchio ma lei scosse il capo.
<< Non lo so >> sussurrò << Io vedo solo te, me e mia madre. I tuoi genitori non li vedo >>.
<< Come sono? >> chiese d’un tratto Ron comparso in mezzo a loro.
<< Mia madre è uguale a me >> sussurrò Kate << Solo più alta, coi capelli più lunghi e il viso più delineato. Mio padre non c’è >>.
<< Mio padre ha i miei stessi capelli >> disse Harry dopo un paio di secondi di silenzio << E porta anche lui gli occhiali… mia madre invece ha i miei stessi occhi e i capelli rossi… >>
<< Ron… >> disse d’un tratto Kate << Tu cosa vedi nello specchio? >> si voltò ma Ron stava fissando il proprio riflesso a bocca aperta, gli occhi luminosi.
<< Me… con la coppa del Quidditch in mano >> esclamò entusiasta << E… sono Capoclasse e capitano della squadra di Quidditch! >>
<< Cosa? > oramai lo guardavano entrambi, stralunati.
<< Ragazzi, credete che questo specchio mostra il futuro? >> domandò eccitato guardandoli.
<< E com’è possibile >> mormorò Harry amaramente << I nostri genitori sono morti >>.
 
In seguito Ron non ne volle sapere di tornare nella stanza dello specchio, troppe volte se l’erano cavati per il rotto della cuffia e non voleva rischiare di essere beccato. Ma Harry e Kate volevano tornarci a tutti i costi.
Quella terza notte si diedero appuntamento nella Sala Comune poi, nascosti sotto il Mantello, tornarono nella stanza. Si sedettero l’uno accanto all’altro e tennero gli occhi fissi sullo specchio.
Ecco di nuovo sua madre che le sorrideva… voleva chiederle come mai suo padre non apparisse ma sapeva che non avrebbe potuto risponderle… e forse lei la risposta l’aveva già.
<< Di nuovo qui… voi due? >>
Kate sentì le viscere contorcersi mentre entrambi gelavano. Si voltarono: alle loro spalle, seduto su uno dei banchi, c’era nientemeno che Albus Silente. Dovevano essergli passati accanto senza notarlo.
<< Io… noi… >> balbettò Harry << Non l’avevamo veduta, signore >>.
<< Strano: essere invisibili rende miopi! >> osservò Silente ed entrambi furono sollevati nel vedere che sorrideva << Allora >> il preside si lasciò scivolare giù dal banco e si avvicinò a loro, che oramai erano in piedi << voi due, come altri prima ancora, avete scoperto le dolcezze dello Specchio delle Brame >>.
<< Non sapevo si chiamasse così >> sussurrò Harry gettandogli un'altra occhiata.
<< Ma posso supporre che abbiate capito a cosa serve >>.
“Ehm… no, signore >> disse Harry.
<< Io e lui ci vediamo i nostri genitori, però… >> cominciò Kate.
<< Il signor Weasley ci si è visto con tutti gli onori di questa scuola >> terminò lui per loro.
<< Lei come…? >> domandò Harry.
<< Non ho bisogno di un mantello per rendermi invisibile >> rispose lui con un sorriso << Ora vi spiego: l’uomo più felice della terra vedrebbe solo sé stesso riflesso nello specchio; voi, che non avete mai conosciuto i vostri genitori, li vedete lì accanto a voi. Cominciate a capire? >>
<< Ci vediamo dentro quel che vogliamo… che desideriamo… >> rispose Kate.
<< Si e no >> rispose Silente << Ci mostra quel che desideriamo nel profondo del nostro cuore. Ronald Weasley, che ha sempre vissuto all’ombra dei fratelli, si vede come il migliore di tutti. E tuttavia questo specchio non ci dà né la conoscenza né la verità. Ci sono uomini che si sono smarriti a furia di guardarcisi, rapiti da quel che vi avevano visto, oppure hanno perso il senno perché non sapevano se quel che esso mostra è reale o anche solo possibile.
<< Domani, lo Specchio verrà portato in una nuova dimora e io vi chiedo di non cercarlo mai più. Ricordate: non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere >>.
Passarono alcuni secondi di silenzio.
<< Professore… >> mormorò Kate: l’avrebbe chiesto a lui << …io ci vedo solo mia madre, per quanto mi sforzi non riesco a vedere mio padre. Perché? >>
Per un attimo il viso di Silente fu attraversato da un’ombra ma disse, tranquillissimo: << Lo specchio ci mostra solo ciò che desideriamo nel profondo del nostro cuore, per quanto tu possa desiderare una cosa con la mente quella non apparirà se non lo vuoi davvero. Hai qualche ricordo inerente a tuo padre che ti ha lasciato una brutta espressione di lui? >>
Kate ci pensò su e ricordò il sogno della figura incappucciata. Un brivido l’attraversò.
<< Un sogno >> disse << ma non sono sicura che sia vero. Ho visto il volto di mio padre ma era… >> si bloccò. Non voleva ricordarlo. Scosse la testa come per cacciar via il pensiero.
<< Ora sarà meglio che andiate a letto, è tardi per voi >> concluse Silente con una lieve nota grave nella voce.
Harry e Kate si avviarono alla porta e l’avevano quasi raggiunta quando Harry si voltò: << Professore… lei cosa vede nello specchio? >>
<< Io? Mi vedo con in mano un paio di grossi calzini di lana >>.
Entrambi lo guardarono increduli.
<< I calzini non bastano mai >> disse Silente << È passato un altro Natale e nessuno mi ha regalato un paio di calzini. Chissà perché a me regalano solo libri >>.
<< Sai >> disse Kate qualche minuto dopo mentre entravano dal buco del ritratto e si sfilavano il Mantello << non credo che sia stato del tutto sincero quando ci ha detto quello che vedeva nello specchio >>.
<< Già, lo credo anche io >> rispose lui << Ma in fondo gli ho fatto una domanda troppo personale >>.




Angolino della tizia:
Hola!
Innanzitutto voglio ringraziare tutto color che hanno avuto il coraggio di arrivare fin qui, chi ha letto e chi ha recensito!
Dopodiché voglio invitarvi ad mettere like a codesta pagina: https://www.facebook.com/My-Life-is-a-Fiction-1780447005510967/
E iscrivervi a codesto gruppo: https://www.facebook.com/groups/195102060851984/
Sempre se lo desiderate naturalmente, è stato fondato da una mia preziosa amica che mi ha chiesto il favore di spammarli fino alla nausea, sopratutto ora che sta per dare il via al suo primo contest (Natalizio).
Detto questo vi ringrazio ancora e ci si vede al prossimo capitolo ^^
princess_sweet:94

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Nicolas Flamel ***


La chiacchierata con Silente aveva aperto la mente di Kate, ora riusciva a guardare i fatti con più precisione, a riflettere molto meglio su ciò che le succedeva.
Aveva visto sua madre nello Specchio delle Brame ed era stata un’esperienza magnifica, certo avrebbe voluto rivederla ancora ma opprimeva quel pensiero ripensando alle parole del Preside: << Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere >>.
Non gli dava alcun torto, sua madre non c’era più e guardare il suo riflesso non l’avrebbe certo fatta tornare; da sempre si era interrogata suo come potesse essere, se le somigliava oppure no e adesso che si era tolta questa curiosità non aveva più alcun motivo di cercare lo specchio… anche se le sarebbe piaciuto avere una sua foto.
Per suo padre, invece, la faccenda era diversa: lei non desiderava vederlo con il cuore a causa del sogno che aveva fatto su di lui ma, dopotutto, quello era solo un sogno. A volte si diceva che, quando si sarebbe sentita pronta, avrebbe voluto trovarsi di nuovo di fronte allo specchio per poterlo vedere.
Tuttavia dovette accantonare presto questi pensieri. Hermione tornò dalle vacanze il giorno prima dell’inizio del nuovo trimestre e li spronò a mettere impegno nella ricerca di Flamel.
Così ricominciarono le ricerche in biblioteca e loro furono sommersi fino al collo dai libri: Kate aveva sempre amato i libri ma tutta quella faccenda glieli stava facendo veramente odiare!
Senza contare che Harry aveva gli allenamenti di Quidditch che lo tenevano molto impegnato, una sera Kate andò ad assistere ad uno di quelli ma la pioggia batteva così funesta che lei dovette seguire tutto dal basso dello spogliatoio.
Alla fine dell’allenamento, tornarono tutti bagnati fradici, tranne George che era coperto di fango come se ci avesse sguazzato dentro allegramente; Harry aveva una faccia da funerale e lei non poté biasimarlo quando lui gli disse che la prossima partita l’avrebbe arbitrata Piton.
<< Oh, Harry… >> sussurrò per non farsi sentire dagli altri che si stavano cambiando << Sev… Piton… non cercherà mai di farti il malocchio o buttarti giù dalla scopa o che altro. È l’arbitro e deve volare per tutto il campo, sarà sotto gli occhi di tutti, lo vedrebbero >>.
<< Già, forse hai ragione ma è meglio se sto attento >> rispose lui togliendosi la divisa bagnata e il maglione. Kate aveva munito la sua canotta di un incantesimo anti-umidità e gli aveva portato un involucro di vestiti asciutti dalla Torre. Mentre Harry si infilava una felpa lei asciugava con la bacchetta la sua divisa.
<< Lo sai >> Baston uscì dall’ufficio del capitano asciutto e pulito << saresti un ottimo aiutante per la squadra >> le disse ammiccando.
<< Già, a Harry porti vestiti e fai incantesimi e a noi no >> si lamentò George strizzando il suo maglione da cui colò acqua e fango in gran quantità poi lo mise da parte e si infilò la divisa nera da sopra la canotta umida.
<< Voi non me l’avete chiesto >> rispose lei, offesa. Per George avrebbe fatto quello e altro.
<< Be’, effettivamente nemmeno io te l’ho chiesto >> gli fece notare Harry.
<< Tu sei mio amico, Harry, lo faccio volentieri. Però i vestiti sono stati un’idea di Hermione, sapeva che se pioveva ti serviva un cambio >> spiegò.
<< Be’… grazie a entrambe allora” rispose lui con un gran sorriso. Dopo di ciò si diressero tutti verso la Torre di Grifondoro.
Harry annunciò a Ron ed Hermione la notizia ed entrambi espressero lo stesso parere di Kate. Questo sembrò rassicurarlo un po’ di più, poi Kate salì nel dormitorio dei ragazzi a posare i vestiti di Harry (“Tu stai qui e riposati, hai lavorato abbastanza per oggi” gli aveva detto).
Quando scese pochi minuti più tardi trovò Neville seduto accanto a Hermione intento a scartare una Cioccorana con un’aria molto cupa.
<< Malfoy >> disse semplicemente Ron; a quanto pare aveva fatto a Neville un Incantesimo delle Pastoie.
<< Credo che me ne andrò a letto >> disse Neville << Vuoi la figurina Harry? Tu fai collezione, no? >>
Harry accettò e prese la figurina che gli porgeva Neville. Poi il ragazzo si alzò e salì su al dormitorio.
<< L’ho trovato! >> esclamò d’un tratto Harry << Ho trovato Flamel! >> e porse a tutti e tre la figurina: davanti c’era il volto di Albus Silente e dietro una parte della descrizione diceva ‘Il professor Silente è noto soprattutto per aver sconfitto nel 1945 il mago del male Grindelwald, per aver scoperto i dodici modi per utilizzare il sangue di drago e per i suoi esperimenti di alchimia insieme al collega Nicolas Flamel’.
Tutti e quattro si guardarono.
<< Ci sono! >> disse poi Hermione, scattò in piedi e corse su per il dormitorio delle ragazze, meno di pochi secondi dopo tornò con un libro stretto al petto, lo aprì sul tavolo e iniziò a sfogliarlo febbrilmente << Il tuo libro, Kate! Quello che ti ha regalato Piton per Natale: Alchimia avanzata per principianti, te l’ho chiesto in prestito la settimana scorsa >> Poi lo voltò e lo spinse davanti a Harry e Ron << Leggete! >> Kate si piegò fra i due e lesse il punto segnato:


L’antica disciplina dell’alchimia si occupa di fabbricare la Pietra Filosofale, una sostanza leggendaria dai poteri sbalorditivi. La pietra è in grado di trasformare qualsiasi metallo in oro puro e produce l’Elisir di Lunga Vita che rende immortale chi lo beve.
Nel corso dei secoli si è parlato molto della Pietra Filosofale ma l’unica che esista attualmente appartiene a Nicolas Flamel, noto alchimista e appassionato di opera lirica. Flamel, che l’anno scorso ha festeggiato il suo seicentossessantacinquesimo compleanno, conduce una vita tranquilla nel Devon insieme alla moglie, Peronella, che ha seicentocinquantotto anni.
 
Kate, appena finito di leggere, si sbatté una mano sulla fronte: << Ma certo! >> esclamò ricordando all’improvviso << Come ho fatto a non notarlo, l’ho letto poche settimane fa! Sono proprio stupida! >> disse.
<< Ma allora, quello a cui il cane fa la guardia è… la Pietra Filosofale? >> chiese Harry guardandoli tutti e tre.
<< E ci credo che Piton la vuole! Oro in quantità e lunga vita, chi non la vorrebbe? >> disse Ron sognante. Kate lo fulminò.
<< Ammetto che Severus abbia cercato di uccidere Harry ma non ho detto che sono d’accordo che sia lui a volerla rubare. C’è qualcun altro dietro, lo so… ma non è lui >> aggiunse << Questo no >>.
<< Oh, certo: può ammazzare il tuo migliore amico ma non può rubare un tesoro di stato! >> disse Ron sarcastico. Hermione non ci pensò su due volte: estrasse la bacchetta e l’agitò contro di lui; le labbra di Ron si sigillarono insieme e lui non poté fare altro che emettere suoni.
<< Grazie, Hermione >> disse Kate.
<< Quando vuoi >> rispose lei.
<< Lasciamo da parte chi vuole giocare a fare il ladro >> s’intromise Harry << prima dobbiamo essere davvero sicuri che sia davvero la Pietra Filosofale ciò che il cane custodisce. Se così fosse… >> ma non finì la frase.
<< Aspettate un momento! >> li fermò Kate << La Pietra Filosofale produce oro ed Elisir di Lunga Vita. Se è solo questo non è poi così grave se qualcuno ne entra in possesso, diventerà solo molto ricco e molto vecchio… allora perché Nicolas non l’ha lasciata alla Gringott? Perché ha chiesto a Silente di custodirla qui e proprio quest’anno? >> domandò Kate, mentre gli ingranaggi del suo cervello lavoravano frenetici.
<< Be’, il giorno in cui Hagrid ha prelevato la Pietra qualcun altro è entrato alla Gringott proprio per cercare di rubarla >> ricordò Harry.
<< Questo vuol dire che Nicolas sapeva che qualcuno avrebbe cercato di rubarla e, visto che sono amici, ha chiesto a Silente di custodirla? >> domandò Hermione.
<< Ma certo!” rispose Kate “Questo significa che qualcuno sta cercando veramente di rubarla e questo qualcuno deve essere molto pericoloso se è riuscito a penetrare alla Gringott senza farsi beccare >>.
<< Hagrid mi ha detto che bisogna essere matti per tentare un colpo alla Gringott, che non c’è posto più sicuro tranne Hogwarts. Si vede che nemmeno Flamel si fidava e ha fatto più che bene >> disse Harry << Ma ora che ci penso… Hagrid ha anche detto che quando succedono cose di questo genere tutti pensano che ci sia dietro Vold… >> Harry si fermò << …emort >> finì debolmente e colse lo sguardo terrorizzato di Hermione, quello preoccupato di Kate e quello languido di Ron, che aveva abbandonato ogni tentativo di parlare.
<< Non è possibile >> rispose Hermione, solo l’idea la spaventava << Harry, Tu-Sai-Chi è stato sconfitto dieci anni fa… da te! >>
<< Be’, non proprio... >> continuò lui << …Hagrid mi ha detto che lui crede che sia ancora vivo ma è troppo debole per andare avanti >>.
Scese un lungo silenzio mentre Kate assimilava ogni parola e la elaborava: che Voldemort cercasse l’immortalità era risaputo, Ginevra gliel’aveva detto tante di quelle volte quando gli raccontava del periodo in cui egli era al potere. Anche lei aveva espresso lo stesso parere di Hagrid: lui era ancora vivo, nascosto da qualche parte ma troppo debole per andare avanti.
E cosa poteva aiutare una cosa né viva né morta, senza potere e, forse, senza neanche un corpo?
L’Elisir di Lunga Vita.
La risposta gli arrivò senza che ci avesse pensato. Doveva aver assunto un’espressione inorridita perché tutti e tre la fissarono di punto in bianco.
<< Cosa c’è? >> domandò Hermione con un filo di voce << Ti è venuto in mente qualcosa? >>
<< No… >> rispose d’istinto << …nulla >>.
 
Con l’avvicinarsi del giorno della partita Harry era sempre più teso e lei si convinse di aver fatto bene a non parlargli dei suoi sospetti su Voldemort. Sospetti che, in fin dei conti, potevano anche essere errati.
L’avrebbe solo agitato ancora di più.
Ma intanto si convinceva che qualcuno stava tentando davvero di rubare la Pietra e quel qualcuno era all’interno della scuola. Il problema era solo capire chi.
Il giorno della partita contro Tassorosso, Harry si separò da loro davanti all’entrata del campo come se fosse l’ultima volta che li vedeva. Lei, Hermione, Ron e Neville presero posto in cima agli spalti con gli altri Grifondoro.
<< Guardate! Quello è Silente! >> esclamò Neville d’un tratto indicando una folta barba argentea nelle tribune di fronte a loro.
Ron, Hermione e Kate si scambiarono un’occhiata di sollievo: con Silente ad assistere alla partita nessuno avrebbe osato far del male a Harry.
I ragazzi entrarono in campo e Piton diede il via alla partita; Kate ed Hermione erano concentratissime sulla partita che, come avevano previsto, era tutt’altro che imparziale: Piton non faceva altro che regalare rigori ai Tassorosso per un motivo o per l’altro, tant’è che quasi non fecero caso alla zuffa che stava avvenendo alle loro spalle: Ron se la batteva con Malfoy sotto il sedile di Hermione mentre Neville se la stava vedendo da solo contro Tiger e Goyle.
Giusto pochi minuti dopo il fischio d’inizio videro Harry scendere in picchiata contro Piton; Hermione salì sul proprio sedile per guardare meglio e urlò: << Forza, Harry! >>
Kate nel frattempo si chiedeva perché mai puntasse Pitone. Lui si scansò appena in tempo e Harry risalì in alto, oltre di lui, tenendo la mano alzata in segno di trionfo, tra le dita chiuse sbucavano due minuscole alette che si dibattevano vivacemente: il Boccino cercava di liberarsi.
<< Harry Potter ha preso il Boccino d’Oro! >> urlò Lee nel megafono << Grifondoro vince! Grifondoro vince! >>
Esplose un boato enorme tra gli spalti di Grifondoro mentre tutti scendevano in campo.
<< Abbiamo vinto! Ron, dove sei? Abbiamo vinto! >> urlò Hermione saltando giù e abbracciando Kate. Poi si diressero tutti verso Harry che era atterrato ed era circondato dalla propria squadra e tutto il dormitorio.
Si fecero largo e lo raggiunsero e si strinsero tutti e quattro in un grosso abbraccio e, poco prima di marciare con gli altri verso la Torre a festeggiare, Kate e Harry videro Silente ammiccare verso di loro con un largo sorriso stampato in faccia.
 
<< Ancora non ci credo, abbiamo stabilito un record! >> urlava Baston stappando Burrobirre << Il Boccino non è mai stato preso tanto in fretta nel mondo del Quidditch! Neanche dieci minuti! Oh, dov’è Harry? >> esclamò poi scendendo dal tavolo e perdendosi tra la folla che aveva invaso la Sala Comune.
<< Secondo me gli costruirà una statua d’oro >> disse Fred sbucando accanto a loro e ficcando una bibita in mano ad ognuno.
<< La Coppa del Dormitorio porterà il nostro nome quest’anno >> disse George arrivando con un carico di dolci presi dalle cucine, che lasciò cadere su un tavolo << La squadra di Grifondoro non ha mai avuto un Cercatore così bravo, forse solo Charlie! >>
<< A proposito, dov’è Harry? >> domandò Ron che si tamponava il naso viola con del ghiaccio << Devo dirgli dell’occhio nero che ho fatto a Malfoy. Per non parlare di Neville! Ha dato una bella batosta a Tiger e Goyle! >>
<< E ora come sta? >> chiese Hermione, preoccupata.
<< È ancora in coma ma Madama Chips dice che se la caverà >> rispose lui.
<< Certo con due colossi come quelli, che ti aspettavi? >> rispose lei.
<< Harry! >> esclamò Fred all’improvviso: Harry aveva varcato il buco del ritratto e si dirigeva verso di loro mentre i ragazzi gli davano pacche sulla schiena e si congratulavano.
<< Complimenti, Potter! >>
<< Bella presa! >>
<< Sei stato rapidissimo! Un vero record! >>
Lui sorrise a tutti e li raggiunse, li spinse nell’angolo più remoto della stanza e cominciò a parlare velocemente: << Ho visto Piton e Raptor nella foresta, lui sembrava che lo stesse minacciando. Gli ha chiesto se aveva già risolto il problema del cane poi ha accennato qualcosa ai suoi abracadabra da quattro soldi e ha detto che lo teneva d’occhio >> raccontò tutto d’un fiato << Credo che la Pietra sia protetta da qualcos’altro oltre a Fuffi e che centri Raptor, probabilmente Piton sta cercando di scoprire come tenere a bada il cane e come annullare l’incantesimo di Raptor >>.
<< Quindi credi che finché Raptor terrà la bocca chiusa la Pietra sarà al sicuro? >> domandò Hermione a voce bassissima.
<< Lo spero >> rispose lui.
<< Ma bisogna essere davvero coraggiosi, sapete che Piton può essere spaventoso se vuole >> commentò Ron.
E Raptor di coraggio ne aveva ben poco.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Norberto, Drago Dorsorugoso di Norvegia ***


Febbraio e marzo vennero spazzati via con la neve e con aprile si aprì la stagione dello ‘Stress da Esami’. Anche se mancavano solo dieci settimane agli esami di fine anno Hermione, Kate e la maggior parte degli studenti si era già impegnato a fare programmi di studio.
Hermione stava entrando in crisi, Kate aveva già sfogliato più della metà dei propri appunti… ma Harry e Ron non avevano la minima intenzione di cominciare.
<< Mancano secoli agli esami! Perché rovinarsi le giornate adesso? >> domandò Ron.
<< Dieci settimane non sono secoli! >> quasi urlò Hermione << Questi esami ci servono per passare al secondo anno! Oh, avrei dovuto iniziare a ripassare un mese fa >>
Anche gli allenamenti di Quidditch vennero diminuiti: Oliver, che frequentava il quinto anno e doveva sostenere i G.U.F.O. (Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari), doveva studiare più di tutti e quindi rimandare gli allenamenti.
<< Così avrai più tempo per studiare >> disse Hermione rivolta a Harry dopo che Baston gli aveva dato la notizia a malincuore.
<< Mi dispiace ma se non guadagno almeno sei G.U.F.O. mia madre mi spezza la scopa >> aveva detto amaramente prima di andare in biblioteca.
Così si misero tutti e quattro sotto a studiare, Hermione aveva stilato un programma di studio per tutti e li aiutava a ripassare. Ogni sera si rintanavano in biblioteca e ci restavano finché Madama Pince non annunciava che era ora di chiusura.
Le vacanze di Pasqua non furono certo come quelle di Natale, le passarono come tutti i giorni: a studiare.
Un venerdì particolarmente limpido, mentre tutti erano sul prato a divertirsi, loro quattro finivano i compiti per le vacanze.
<< La rivolta dei Goblin del 1764 non me la ricorderò mai! >> esclamò Ron chiudendo un libro << È pieno di date, nomi e chissà cos’altro! >>
<< Ti conviene fartelo entrare in testa >> rispose Kate senza staccare gli occhi da Mille Erbe e Funghi Magici << Il professor Rüf ha detto ci sarà all’esame scritto >> sentì Ron sbuffare mentre lei voltava le pagine alla ricerca della voce ‘Dittamo’, non alzò la testa nemmeno quando qualcuno le passò accanto con un gran fruscio e una grossa ombra li sovrastò << Ciao, Hagrid >> salutò distrattamente.
<< Hagrid! >> esclamò Hermione.
<< Ciao, ragazzi >> la voce del loro gigantesco amico le fece alzare gli occhi dal libro: Hagrid era in piedi davanti a loro con l’aria di volersi trovare altrove e nascondeva qualcosa dietro la schiena << Non ditemi che state ancora facendo ricerche su Flamel, spero >> aggiunse poi sospettoso.
<< No, stiamo studiando per gli esami >> rispose lei e per un attimo un’espressione di sollievo si fece spazio sul viso di Hagrid… ma sparì subito quando lei aggiunse: << Abbiamo scoperto di Flamel già da un pezzo >>.
<< Già, sappiamo della Pietra Filo… >> cominciò Harry ma Hagrid lo interruppe con un sonoro: << Shhh! >>
<< Ma volevamo sapere se Fuffi… >> cominciò Ron ma fu interrotto anche lui.
<< SHHH! >> ripeté Hagrid guardandosi intorno, un’espressione inorridita dipinta sul volto << Non potete parlarne così apertamente! Sentite, venite da me stasera e parliamo con calma, ok? >> poi si voltò e uscì dalla biblioteca.
<< Ma che cosa ci faceva qui? >> chiese Hermione.
<< Vado a vedere in che reparto è stato >> rispose Ron e sparì oltre gli scaffali, tornò pochi minuti dopo con in mano un carico di libri: << Draghi! >> disse << Hagrid stava consultando la letteratura sui draghi! Guardate qui: Specie di draghi della Gran Bretagna e dell’Irlanda… Dall’uovo agli inferi: guida pratica per l’allevatore di draghi… >>
<< Hagrid ha sempre desiderato un drago, me l’ha detto quando ci siamo conosciuti >> disse Harry.
<< Ma è contro le nostre leggi! >> esclamò Kate << L’allevamento di draghi è stato dichiarato fuori legge dalla Convenzione degli Stregoni del 1709. È difficile non farsi notare quando allevi un drago in giardino e non si possono nemmeno addomesticare, troppo pericoloso >>.
<< E qui in Gran Bretagna ci sono? >> chiese Harry.
<< Naturalmente >> rispose Ron << Il Verde Comune del Galles e il Nero delle Ebridi. Il Ministero della Magia ha il suo bel da fare a tenere la cosa segreta e noialtri dobbiamo continuare a fare incantesimi sui Babbani che li hanno intravisti affinché ne perdano il ricordo >>.
<< Ma allora cosa ha in mente di fare Hagrid? >>
 
Quella sera, quando bussarono alla porta del guardiacaccia, furono sorpresi nel vedere che tutte le tende erano tirate.
<< Chi va là? >> domandò Hagrid prima di farli entrare, per poi richiudersi velocemente la porta alle spalle.
Dentro si soffocava dal caldo, Kate si sfilò il maglioncino nero e lo poggiò sulla sedia prima di sedersi; rifiutarono i panini alla donnola che Hagrid offrì ma apprezzarono il tè.
<< Allora, volevate chiedermi qualcosa? >>
<< Si >> cominciò Harry << Ci chiedevamo se potessi dirci da cosa è protetta la Pietra Filosofale, oltre Fuffi >>.
Hagrid li guardò aggrottando le sopracciglia: << Certo che non ve lo posso dire >> rispose << Primo, non lo so neanche io. Secondo, ne sapete già troppo e quindi non ve lo direi in nessun caso. Quella Pietra è qui per una buona ragione, poco ci è mancato che alla Gringott non la rubassero… penso che a questo siete arrivati no? Però mi venisse un colpo se capisco come avete fatto a sapere di Fuffi >>.
<< Diciamo che è stato uno spiacevole appuntamento al buio >> rispose Ron, ironico.
<< Hagrid, se non vuoi dirci da cosa esattamente è protetta la Pietra non farlo… ma almeno accennarci chi ha contribuito a proteggerla? >> domandò Kate << Sono sicura che questo lo sai, sai sempre tutto quel che accade qui! >>
Il petto di Hagrid si gonfiò d’orgoglio a quelle ultime parole: << Be’, immagino che non ci sia niente di male se vi dico questo. Vediamo un po’: Silente ha preso Fuffi da me, poi alcuni insegnanti hanno fatto degli incantesimi >> cominciò << La professoressa Sprite, il professor Vitious, la professoressa McGranitt, il professor Raptor… oh, e ovviamente anche Silente ha fatto il suo. Ne ho scordato uno… ah, sì! Il professor Piton >>.
<< Piton? >>
<< Ovvio. Non è che state ancora rimuginando cose strane sul suo conto, voi quattro? Perché lui ha dato una mano a proteggere la Pietra: non ha nessuna intenzione di rubarla >> disse.
<< E chi te lo dice! >> esclamò Ron << Per quanto ne sappiamo può benissimo essere stato lui >>.
<< Sciocchezze! >>
<< Ma se colui che ha cercato di rubarla a Diagon Alley stesse cercando di rubarla anche qui… >> rifletté Harry << Kate, tu eri a Diagon Alley quel giorno, è lì che ci siamo incontrati la prima volta >>.
<< E allora? Non penserai mica che ci abbia provato in quella occasione! Me ne sarei accorta >> rispose lei offesa.
<< Ma è stato con te tutto il tempo? >> incalzò Hermione.
<< Certo, ci siamo separati solo due volte: una quando sono entrata da Madama McClan mentre lui prendeva i libri e dubito che in quel breve lasso di tempo avrebbe potuto tentare di rubarla e tornare in tempo per prendere i libri e farsi trovare in negozio >>.
<< E l’altra? >>
<< Quando ho preso la bacchetta, mi ha lasciato davanti ad Olivander ed è andato a prendere un gufo. A meno che non sappia sdoppiarsi dubito che possa averlo fatto. Però… lì c’era anche Raptor. Lo abbiamo incontrato al Paiolo Magico >>.
<< Ancora con questa storia?>> chiese Ron seccato.
<< Perché? Severus si e Raptor no? >>
<< Perché sospetti di Raptor? >> domandò Hagrid.
<< Perché l’ho visto, la sera di Halloween, mentre andavo a cercare Hermione nel bagno: stava correndo fuori dai sotterranei >> rispose << E che cosa ci faceva lui lì se doveva essere alla festa da un pezzo? >>
<< Hagrid, cos’è quello?! >> esclamò d’un tratto Ron indicando il focolare. Tutti si voltarono a guardare: dentro, proprio tra i carboni, c’era un grosso uovo nero.
<< Oh >> fece Hagrid giocherellando con la barba << Quello… ehm… >>
<< Quello è un uovo di drago! >> quasi urlò Kate.
<< Shhh! >> rispose il gigante.
<< Ma Hagrid, dove lo hai preso? Ti sarà costato una fortuna! >> esclamò Ron.
<< L’ho vinto>> rispose lui << Ieri sera. Sono sceso al villaggio per farmi qualche bichierozzo e mi sono messo a giocare a carte con uno straniero. Anzi, sembrava che fosse contento di disfarsene >>,
<< Ma cosa farai quando si schiude? >> chiese Hermione.
<< Per questo mi sono dato un po’ alla lettura >> rispose Hagrid estraendo un grosso libro da sotto il materasso << In biblioteca ho preso questo: Allevare draghi per lavoro e per hobby… Naturalmente è un pochino superato ma dentro c’è proprio tutto. Bisogna tenere l’uovo nel caminetto acceso perché stia al caldo poi, quando si schiude, ogni mezz’ora bisogna dare al piccolo un secchio di brandy mischiato a sangue di pollo. Spiega anche come riconoscere le diverse specie dall’uovo… sto ancora cercando di capire quale sia ma… >>
<< È un Dorsorugoso di Norvegia >> rispose Kate >> Lo si può riconoscere per la marmorizzazione della superficie, è una specie molto rara >> poi notando che tutti la fissavano aggiunse << Ho letto un libro sulle specie di draghi qualche anno fa >>.
<< Ma i draghi quanto diventando grandi? >> domandò sconcertato Harry guardandosi intorno, anche lui si era posto la stessa domanda degli altri… tranne Hagrid, evidentemente.
<< Mmm… >> la ragazza osservò l’uovo da vicino cercando di ricordare cosa diceva il capitolo dedicato ai Dorsorugosi Norvegesi << Se non sbaglio, un Dorsorugoso può raggiungere i trenta metri di lunghezza nel giro di tre anni… questo vuol dire che crescerà molto in fretta >> poi si voltò a guardare Hagrid << Come farai a tenere un drago di trenta metri che sputa fuoco chiuso qui dentro? Questa specie è molto cattiva… >>
Ma lui non ascoltava e canticchiava allegramente mentre attizzava il fuoco.
 
E così avevano un altro problema di cui preoccuparsi: un drago. La cosa peggiore era che se qualcuno lo avesse scoperto sarebbero stati grossi guai per Hagrid.
<< Sapete, mi domando com’è vivere una vita tranquilla >> sospirò Ron, una delle tante sere di fila che passarono a sgobbare sui libri.
Poi, qualche giorno dopo, Edvige portò una lettera a Harry che fece leggere a tutti e tre, dentro c’erano solo tre parole: Si sta schiudendo, scritte con l’inconfondibile calligrafia di Hagrid.
Ron ed Hermione passarono tutto il tragitto dalla Sala Grande alla serra a battibeccare: Ron voleva andare subito ma Hermione si rifiutava di saltare la lezione. Così decisero di andare dopo Erbologia.
Appena suonò la campana della ricreazione, posarono i loro attrezzi e corsero verso la capanna dove Hagrid li accolse eccitato: << È quasi uscito >> disse facendoli entrare.
L’uovo era poggiato sul tavolo e la sua superficie era incisa da crepe profonde; dopo qualche colpo l’uovo si spaccò in due e una specie di lucertola ruzzolò sul tavolo: una lucertolina tutta raggrinzita e nera. Le ali, coperte di aculei, erano enormi a confronto del corpicino esile; aveva il muso allungato, narici larghe, due cornini appena accennati e sporgenti occhi arancioni.
Il draghetto starnutì e fece una capriola all’indietro spolverando il tavolo con del fumo.
<< Non è adorabile? >> mormorò Hagrid tendendo una mano per accarezzare la testolina dell’animale. Questo gli morse il dito con i denti appuntiti << Guardate riconosce la mamma! >> poi impallidì e guardò oltre la finestra: qualcuno stava correndo via, verso il castello.
Anche da quella distanza era impossibile non riconoscere la chioma bionda.
Malfoy aveva visto il drago.
 
E cosi i giorni trascorsero lenti ma Malfoy non aveva ancora denunciato Hagrid, dopo tre settimane il drago era ormai divenuto lungo più di due metri e i ragazzi insistevano per convincere Hagrid a liberarlo.
<< Non può stare qui, Malfoy potrebbe spifferare tutto a Silente da un momento all’altro! >>
<< Ma non posso lasciarlo libero, è troppo piccolo: morirebbe! Ho deciso di chiamarlo Norberto. Mi riconosce davvero: guardate. Norberto! Norberto! Dov’è la mamma? >>
<< È andato fuori di testa >> disse Ron.
<< Hagrid, da qui a quindici giorni Norberto sarà grande come la tua casa. Non puoi tenerlo qui >> disse Kate ad alta voce << Senza contare quello che farebbero se scoprissero che allevi un pericoloso drago nei confini di una scuola >>.
Hagrid si morse il labbro: << Lo so ma non posso mica buttarlo via! >>
<< Senza contare che un drago non può essere lasciato libero come niente fosse, potrebbe far del male a qualcuno >> aggiunse Hermione.
<< Charlie! >> esclamò d’un tratto Harry voltandosi verso Ron.
<< Sei diventato matto pure tu? >> domandò lui << Io sono Ron, hai presente? >>
<< Ma no! Charlie, tuo fratello, quello che studiava i draghi in Romania. Possiamo mandare Norberto da lui! >>
<< Geniale! >> esclamò Ron << Che ne dici, Hagrid? >>
Ci volle un po’ ma alla fine Hagrid acconsentì a spedire un gufo a Charlie.
Il resto della settimana lo passarono con una duplice ansia: Malfoy che avrebbe potuto spifferare tutto o Charlie che rifiutava per un qualsivoglia motivo. Finalmente mercoledì sera arrivò il tanto agognato gufo, la lettera diceva:
 
 
Caro Ron,
Come stai? Grazie della lettera. Sarei lieto di prendere con me il Dorsorugoso Norvegese ma non sarà facile farlo arrivare fin qui. Credo che la cosa migliore sia affidarlo a certi amici miei che verranno a trovarmi la settimana prossima. Il problema è che non devono farsi vedere trasportare un drago di nascosto.
Potreste salire sulla torre più alta a mezzanotte di sabato? Loro possono venirti incontro lì e portarselo via finché è buio.
Mandami una risposta al più presto.
Tanti baci,
Charlie
 
In quel momento, Ron varcò il buco del ritratto: << Mi ha morso! >> esclamò mostrando la mano fasciata in un fazzoletto insanguinato << Non riuscirò a tenere la penna d’oca in mano per una settimana! Il drago è l’animale più orribile che esista, v’è lo dico io >>.
Gli passarono la lettera di Charlie e Kate scrisse la risposta con Ron che dettava, dopo aver aggiunto il post scritto: (P.S.: ci caricano di compiti, il tempo fa schifo e sono stato morso dal drago… per il resto tutto bene.) chiusero la lettera e la diedero a Edvige.
<< Speriamo se la cavi. È un viaggio lungo e faticoso, soprattutto se fatto due volte >> sospirò Kate guardando la civetta sparire << Forse avremmo dovuto mandare qualcun altro >>.
<< Sono sicuro che se la caverà >>.
 
La mattina dopo la mano di Ron si era gonfiata tanto da diventare il doppio dell’altra e assunse un brutto colorito verde; a quel punto non ebbero scelta e portarono Ron in infermeria.
Madama Chips non fece troppe domande e sembrò credere che fosse stato un cane ma lo sguardo con cui li squadrava faceva intendere il contrario.
Ron restò in infermeria fino a sabato, Madama Chips non ne voleva sapere di mandarlo via finché non fosse guarito del tutto e, cosa peggiore, Malfoy aveva messo le mani sulla lettera di Charlie chiusa in uno dei libri che era venuto a chiedere in prestito a Ron come scusa per potersi far beffe di lui.
<< Oramai è tardi per cambiare il piano >> disse Hermione << Forse questa sarà l’unica occasione per sbarazzarsi di lui >>.
Così si accordarono: Harry ed Hermione sarebbero saliti sulla torre di Astronomia a portare Norberto, Ron era ancora in infermeria e Kate sarebbe rimasta al dormitorio, in tre non ci sarebbero stati sotto il Mantello dovendo portare anche la cassa.
Stesa nel proprio letto, Kate osservava il soffitto: quando Hermione si alzò per uscire lei gli sussurrò un flebile ‘buona fortuna’ ma non fu sicura che l’avesse udito.
La mezzanotte arrivò e passò e lei cominciava a preoccuparsi. Era ormai l’una e mezza passata quando Hermione rientrò con una faccia da funerale e riuscì solo a dire: << Ci hanno beccati >> prima di crollare sul letto e non parlare più.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3555885