Magisterium di Signorina Granger (/viewuser.php?uid=864554)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ritorno ad Hogwarts (Scelta OC) ***
Capitolo 3: *** Nuove lezioni ***
Capitolo 4: *** Rintocchi ***
Capitolo 5: *** Dolore ***
Capitolo 6: *** Nuova settimana, nuova lezione ***
Capitolo 7: *** Passeggiatine notturne, scommesse e lettere ***
Capitolo 8: *** Inviti a cena poco graditi ***
Capitolo 9: *** Corvonero - Serpeverde ***
Capitolo 10: *** Lettere indesiderate, indecisioni e rivelazioni ***
Capitolo 11: *** Partenze e cene poco attese ***
Capitolo 12: *** Lethifold e battibecchi ***
Capitolo 13: *** Gaffe e serate inusuali ***
Capitolo 14: *** Sfogarsi ***
Capitolo 15: *** Gita ad Hogsmead ***
Capitolo 16: *** Visite inattese e forti indecisioni ***
Capitolo 17: *** Il momento della verità ***
Capitolo 18: *** I Patronus ***
Capitolo 19: *** Passeggiatina al chiaro di Luna ***
Capitolo 20: *** Fratelli ***
Capitolo 21: *** Febbre, veleni e camini presi in prestito ***
Capitolo 22: *** Grifondoro - Serpeverde ***
Capitolo 23: *** Raccontarsi (Parte I) ***
Capitolo 24: *** Raccontarsi (Parte II) ***
Capitolo 25: *** Verifiche, chiarimenti e incontri indesiderati ***
Capitolo 26: *** Pedinamenti e Appuntamenti ***
Capitolo 27: *** Di chi dorme fino a tardi e di chi gioca a tennis ***
Capitolo 28: *** Nuotatina al chiaro di Luna ***
Capitolo 29: *** Compleanni, punizioni e lettere da casa ***
Capitolo 30: *** Piccole vendette e fantasmi da affrontare ***
Capitolo 31: *** Di chi resta e di chi se ne va' ***
Capitolo 32: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Magisterium
Prologo
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, 1944
Non avrebbe mai pensato di tornare ad Hogwarts quando, nove anni prima, si era diplomata a pieni voti.
Eppure, malgrado tutto, era di nuovo in uno dei posti che aveva amato di più.
Varcando la soglia dell’Ingresso quasi sorrise, passando in mezzo agli studenti che le rivolgevano occhiate curiose, chiedendosi che cosa ci facesse tra le mura della scuola una donna che di certo non era un’alunna e nemmeno un’insegnante.
Come li invidiava, quegli adolescenti… Al sicuro dentro le mura di una scuola, con probabilmente l’unica preoccupazione dello studio in testa. Negli ultimi anni invece il Ministero e specialmente il Dipartimento avevano avuto diverse gatte da pelare, a causa di quello psicopatico di Grindelwald che disseminava terrore in tutta Europa.
Però in quel momento si stava ponendo la loro stessa domanda… Che cosa ci faceva di nuovo ad Hogwarts?
Probabilmente, presto avrebbe avuto la risposta a quella domanda che si poneva da tre giorni, quando le era inaspettatamente arrivata una lettera dall’ultima persona che si sarebbe aspettata: Armando Dippet, Preside di Hogwarts.
Salì le scale in fretta, senza guardarsi troppo intorno o fermarsi a parlare con qualcuno, diretta verso l’Ufficio del Preside.
Non tornava al castello da nove anni, però sembrava non aver dimenticato nulla… Nel momento stesso in cui aveva messo piede ad Hogwarts tutto le era tornato in mente, compresa la strada per raggiungere la sua vecchia Sala Comune.
Arrivata davanti al Gargoyle Charlotte si schiarì la voce per poi pronunciare la parola d’ordine, che Dippet le aveva scritto nella lettera:
“Magisterium.”
Quando il Gargoyle si spostò Charlotte iniziò a salire la stretta scala a chiocciola, fermandosi davanti alla pesante porta di quercia intagliata. Non sentiva alcuna voce dall’interno della stanza, quindi Dippet molto probabilmente era solo… sembrava che avesse fatto chiamare soltanto lei.
Alzò la mano per bussare, ma non ne ebbe il tempo perché la porta si spalancò, mostrando l’anziano Preside seduto dietro la sua scrivania. L’uomo le rivolse un sorriso, invitandola ad entrare:
“Buonasera Professore… Voleva vedermi?”
“Buonasera Charlotte… Si sieda, voglio parlarle di una certa idea che ho avuto. E chi meglio della prima donna ammessa al Dipartimento degli Auror può aiutarmi?”
*****************************************************
Angolo Autrice:
Buongiorno a tutti! Per chi non avesse ancora avuto la malsana idea di prendere parte ad una mia Interattiva, molto piacere.
Quanto sarebbe passato prima che me ne uscissi con una nuova storia? Poco, mi dicevo… e infatti eccomi qui.
La storia è ambientata nel 1944, tra la prima apertura della Camera dei Segreti e la sconfitta di Grindelwald… Potete perciò creare OC con cognomi conosciuti, ma solo secondari (quindi niente Potter, Malfoy o Weasley).
Poche semplici regole per partecipare e andare d’accordo con la sottoscritta:
- Potete creare studenti o professori, i primi devono essere del VII anno mentre i secondi devono avere un’età compresa tra i 25 e i 35 anni
- Nella recensione dovete precisare se il vostro OC è un professore o uno studente, il sesso e la Casa più eventuali ruoli nel secondo caso
- Massimo due OC a testa
- Non accetto Licantropi, Animagus, mezze Veela, mezzi Vampiri ecc
- Avete tempo per mandarmi le schede fino alle 19 del 27, quelle che mi arriveranno dopo non verranno considerate
- Se partecipate e venite scelti dovete essere presenti, se sparite per tre capitoli di seguito siete eliminati
Detto questo, vi metto la scheda da completare per quanto riguarda gli Studenti:
Nome:
Casa:
Aspetto:
Prestavolto:
Descrizione psicologica:
Ruolo: (Quidditch, Caposcuola, Prefetto, Lumaclub ecc)
Cosa ama/odia:
Fobie/Debolezze:
Patronus e ricordo felice:
Molliccio:
Materie: (quali ama o odia, dove è bravo particolarmente o meno)
Abilità particolari per cui è stato scelto per la nuova “classe”:
Storia e Famiglia: (la storia è ambientata in un periodo non proprio facile, quindi accetto passati turbolenti, traumi ecc… Vi chiedo solo di non essere troppo tragici)
Amicizie/Inamicizie:
Relazione:
Altro:
Questa invece è quella dei Professori:
Nome:
Età:
Aspetto:
Prestavolto:
Descrizione psicologica:
Ex Casa:
Materia che insegna:* (mettete anche un’opzione di riserva in caso la prima sia occupata)
Patronus e ricordo felice:
Storia e Famiglia: (la storia è ambientata in un periodo non proprio facile, quindi accetto passati turbolenti, traumi ecc… Vi chiedo solo di non essere troppo tragici)
Oltre ad aver accettato la cattedra momentanea da Dippet, che lavoro fa? (Curatore, Pozionista, Auror, insegnava altrove ecc)
Abilità particolari:
Amicizie/Inamicizie:
Relazione:
Altro:
*Le materie sono: Veleni e Antidoti, Medimagia, Difesa contro le Arti Oscure Avanzata e Duelli (quest’ultima è già occupata)
Con questo è tutto, spero che parteciperete in tanti… A presto!
Signorina Granger
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Capitolo 2 *** Ritorno ad Hogwarts (Scelta OC) ***
Capitolo 1: Ritorno ad Hogwarts (Scelta OC)
6 Gennaio 1944
A Jane Prewett piaceva andare in treno… specialmente se si trattava dell’Espresso per Hogwarts, quella vecchia locomotiva che due volte all’anno la riportava a scuola e per altrettante volte la faceva tornare a casa, dalla sua famiglia.
L’unica cosa che non le era mai andata giù di quei viaggi in treno era che puntualmente ogni Settembre e ogni Gennaio non riusciva a trovare i suoi amici nei numerosissimi scompartimenti nei vari vagoni del treno.
La Tassorosso sbuffò sommessamente, continuando a camminare e voltando lo sguardo a destra e a sinistra nella speranza di intravedere qualche faccia amica nei vari scompartimenti, visibili dall’esterno grazie alle porte scorrevoli in vetro.
Ma dove si sono cacciati questa volta, nella cabina del macchinista?
Quei due ovviamente negavano sempre, ma Jane era sicura che lo facessero apposta a non farsi trovare… Se li immaginava chiaramente, rintanati in un qualche scompartimento a ridersela mangiando dolci e immaginandola intenta a cercarli colma di irritazione. Immagine che in effetti corrispondeva alla realtà, ma Jane non teneva a farlo sapere a due tra i suoi più cari amici.
La ragazza si fermò all’improvviso, causando un mezzo scontro con qualcuno che camminava dietro di lei. Normalmente si sarebbe fermata a scusarsi, ma la sua attenzione era stata inevitabilmente catturata da due persone che avevano occupato lo scompartimento alla sua destra.
Ed eccoli lì, intenti a ridere, seduti accanto al finestrino uno di fronte all’altro e i sedili accanto a loro già mezzi ricoperti di dolci.
Non sbagliava un colpo, se si trattava di loro.
Jane si avvicinò e spalancò la porta, facendola scorrere con un gesto secco e restando in piedi sulla soglia, guardando i due zittirsi e voltarsi sincronicamente verso di lei.
Ne Amos ne Dante sembrarono cogliere l’espressione vagamente irritata che era comparsa sul volto della ragazza, perchè entrambi sfoggiarono due sorrisi allegri prima di salutarla:
“Jane, eccoti qui! Stavo per mandare Dan a cercarti.”
“Certo, ci credo. Mi spiegate perché ogni anno vi mettete nel punto del treno opposto rispetto al viaggio precedente?”
“Non lo facciamo apposta piccola Jane, è un caso...”
“E allora com’è che voi due vi trovate sempre in due secondi mentre io ci metto mezz’ora?”
La Tassorosso roteò gli occhi, entrando nello scompartimento e lasciando che la porta si chiudesse da sola alle sue spalle mentre si avvicinava ai due, lasciandosi scivolare sul sedile accanto ad Amos.
Dante le rivolse un gran sorriso e, anche se provò a non ricambiare, le sue labbra sottili si ritrovarono piegate leggermente all’insù quasi senza la sua volontà.
“Forse hai scarso senso dell’orientamento, Jane… Quanto a come noi ci troviamo sempre molto in fretta, non so spiegarlo.”
“Te lo dico io perché Dan, la vostra idiozia maschile funge da radar.”
Jane appoggiò il capo sulla spalla di Amos, sospirando e chiudendo gli occhi. Era immensamente felice di tornare a scuola, quelle vacanze erano state se possibili peggiori di quelle estive…
Vedere sua madre nervosa, terrorizzata e senza suo padre a tranquillizzarla era orribile… Come la consapevolezza di non poter fare assolutamente nulla per aiutarla, non ancora almeno.
Pochi mesi dopo però si sarebbe Diplomata, e allora le cose sarebbero cambiate… O almeno lo sperava. Le dispiaceva lasciare Hogwarts, significava non solo abbandonare la sua scuola e il luogo che le aveva fatto da casa negli ultimi anni… andarsene dal castello significava anche smettere di vivere in una bolla che non le faceva pensare alle guerra, non costantemente almeno.
“Che c’è Jane? Brutte vacanze?”
“Siamo nel 1944 Amos… Non esistono vacanze piacevoli. Per i maghi, per i Babbani… per nessuno.”
La Tassorosso tenne gli occhi chiusi, non sentendo alcuna risposta alla sue parole e avendo così la conferma che anche i suoi amici la pensavano allo stesso modo, anche se forse era l’unica ad avere il coraggio di dirlo ad alta voce.
Sentì il capo di Amos appoggiarsi contro il suo e la ragazza aprì gli occhi azzurri, ritrovandosi a guardare Dante che ricambiava il suo sguardo. Gli rivolse un debole sorriso e lui come sempre ricambiò, guardandola come se volesse aiutarla ma non sapesse come fare.
“Anche se intorno a noi tutto cade a pezzi, l’importante è stare uniti. Finché siamo con chi ci ama, niente può andare del tutto storto.”
Alle parole del ragazzo Jane non potè non sorridere, sapendo anche troppo bene da dove Dante avesse tirato fuori quelle parole:
“Questo chi l’ha detto Dan, tua madre?”
“No. Mio fratello Anthony.” Il Grifondoro ricambiò il sorriso, facendo ridacchiare Jane mentre Amos alzò gli occhi al cielo, lanciando all’amico un’occhiata quasi rassegnata:
“Mi mancavano le tue citazioni Dan… Stare due settimane senza i tuoi aforismi di famiglia è stato quasi traumatico.”
“Falla finita Watson, dico quello che mi pare!”
Dante si abbandonò sullo schienale, prendendo una Cioccorana e scartandola mentre si metteva comodo, stendendo le lunghe gambe per quanto lo stretto spazio tra i sedili glielo permettesse e impedendo così ai due amici di muoversi, causando sonore proteste da parte di Amos.
Jane invece sorrise, quasi non ascoltando i battibecchi tra i due e pensando a quanto Hogwarts e di conseguenza i suoi amici le fossero mancati.
*
“Un giorno o l’altro mi spiegherai perché vai in giro con quell’affare? Non ti ho mai visto usarla.”
Seduto comodamente sul sedile accanto al finestrino e il capo appoggiato sul vetro, Antares Black rivolse un’occhiata accigliata al ragazzo che era seduto di fronte a lui, facendolo sorridere appena:
“Dici questa? No, in effetti non la uso… Ma lo sappiamo solo io e te, infondo.”
Rodericus indicò la pipa che, come sempre quando non era costretto ad indossare la divisa, aveva infilato nel taschino del panciotto viola.
Antares non disse nulla, limitandosi ad alzare gli occhi al cielo e decidendo di lasciar perdere: conosceva Rodericus Lestrange da una vita, ma a volte proprio non lo capiva.
“Non fare quella faccia Black, lo sai come la penso… E’ tutta…”
“Questione di scena, lo so. Certo che so come la pensi, ti conosco da ben prima che tu cominciassi a metterti quegli affari assurdi!”
“Si chiamano panciotti, ignorante!”
“Scusa se non sono un esperto di moda Babbana, Rod. Sai, la mia famiglia non si interessa molto a quel frangente… Nemmeno la tua a dire il vero, ma tu sei un caso a parte.”
Antares rivolse al suo più vecchio ed eccentrico amico uno sguardo esasperato e divertito allo stesso tempo, ormai abituato alle manie di Rod decisamente strane agli occhi di tutti, delle loro famiglie in particolar modo.
“Non è una novità, la mia famiglia l’ha capito più di sei anni fa, quando invece che a Serpeverde mi hanno smistato a Grifondoro.”
“Sei fortunato in realtà, ai miei genitori sarebbe venuto un infarto… I tuoi invece non hanno reagito troppo male, non sono poi così chiusi infondo.”
“Se intendi che non hanno cercato di suicidarsi o non mi hanno rinnegato… Allora sì, direi che non l’hanno presa troppo male.”
*
“Occhio alla testa!”
Isabella si voltò, chinandosi giusto in tempo per evitare di finire decapitata da un baule volante che l’aveva sfiorata per pochi cm.
Sentendo il baule atterrare con un tonfo dietro di lei, la Caposcuola rivolse un’occhiata esasperata in direzione di una delle sue migliori amiche, che le si stava avvicinando con un sorriso stampato in faccia e l’aria allegra tipica da primo giorno dopo le vacanze… che sparisce sempre all’alba del secondo giorno:
“Ciao Bree… Cerchi di ammazzare qualcuno con quel baule?”
“Non fare tante storie Bella, non faccio male a nessuno… Ti sono mancata?”
Brianna si fermò davanti all’amica, sorridendole mentre intorno a loro la Sala Comune di Corvonero era gremita di studenti che correvano a destra e a sinistra per sistemare i bagagli prima di cena.
Isabella non potè non ricambiare il sorriso, annuendo con un cenno del capo prima di abbracciarla:
“Si, certo… E ti sarei grata se non mi schiaffassi un baule in faccia.”
“Tranquilla, non ho intenzione di rovinarti i connotati… Ma non mi andava di spostarlo senza magia, pesa un quintale!”
“Ci credo, con tutte le cose che ti porti sempre via! Ma ora leviamolo da qui, è d’intralcio.”
Brianna lanciò un’occhiata oltre le spalle della rossa, cogliendo distintamente un ragazzo del sesto anno che inciampava sul suo baule e imprecava sonoramente per essersi fatto male al piede.
“Si, non è una cattiva idea… Andiamo, sto morendo di fame e non voglio fare tardi per la cena!”
Brianna sorrise, dando un colpetto sulla spalla dell’amica prima di superarla e avvicinarsi al suo baule, seguita a ruota da Isabella.
“Scusa se te lo domando Bree… ma che cavolo ti sei messa oggi?” Mentre spostava il baule insieme all’amica e cercava di non finire addosso a qualcuno camminando all’indietro, Bella lanciò un’occhiata scettica in direzione della compagna, accennando alla cintura a vita alta che Brianna si era infilata sopra alla camicia o agli orecchini pendenti che portava.
La mora sbuffò, scrollando le spalle con nonchalance, ormai era abituata a domande simili:
“Odio questa divisa, il minimo che posso fare è aggiungere qualcosa di personale! Ma non ti dà fastidio l’essere vestita ogni giorno come tutti gli altri?”
“Onestamente? No, ma so quanto a te dia fastidio essere come tutti gli altri… Occhio al gradino, non voglio uccidermi prima del Diploma!”
“Io invece non voglio uccidermi prima della partita tra Corvonero e Grifondoro, quindi siamo pari.”
*
Respirò profondamente prima di entrare, superando la porta spalancata e fermandosi sulla soglia della stanza.
Non era mai entrata prima d’ora… aveva visto quella bellissima porta di legno massiccio intagliato moltissime volte, ma nient’altro: in sette anni non le era mai capitato di entrare nell’aula insegnanti della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, e solo un mese prima avrebbe detto che non sarebbe mai successo.
Eppure era lì, in quel tardo pomeriggio. Charlotte Selwyn fece correre i grandi occhi verdi sulle persone già sedute sulle sedie disposte a semicerchio, riconoscendo diversi volti familiare che non vedeva da molti anni.
C’erano i suoi stessi ex insegnanti e gli occhi dell’Auror si soffermarono, per un istante, su Albus Silente. Era seduto accanto a quello che senza dubbio era Horace Lumacorno, l’indimenticabile professore di Pozioni famoso per i suoi favoritismi per nulla mascherati.
Lo sguardo di Charlotte si posò su una faccia decisamente familiare e un debole sorriso le risultò spontaneo nel riconoscere un volto amico.
Regan probabilmente si sentì osservato, perché alzò gli occhi per posarli dritti su di lei, sorridendo con calore e alzando una mano nella sua direzione come a volerla salutare e invitarla ad avvicinarsi.
La sedia accanto a lui era vuota e Charlotte non se lo fece ripetere due volte, puntando dritta nella sua direzione con sollievo: la sola idea di sedersi vicino a Lumacorno la terrorizzava, benché avesse affrontato di tutto negli ultimi anni.
Quando gli fu vicino Regan le sorrise, salutando l’ex compagna di scuola:
“Signorina Selwyn, come sta?”
“Evita di darmi del Lei Regan… Tua moglie mi aveva accennato che Dippet volesse trascinare anche te in questa follia, ma non pensavo avresti accettato.”
L’uomo si strinse nelle spalle, passandosi una mano tra i lisci capelli castani mentre nella stanza facevano il loro ingresso gli altri professori, ovvero alcune tra le persone che avevano contribuito a rendere loro la vita difficile fino ad un decennio prima.
“Mi piace il mio lavoro, ma l’idea di cambiare per un po’ non mi dispiaceva… Si tratta solo di pochi mesi dopotutto, sarà un modo per rendersi utile. Non ti piace l’idea di fare la prof per un po’? Ti vedrei benissimo come professoressa cattiva!”
Regan sorrise, guadagnandosi un’occhiata torva da parte di Charlotte che si strinse appena nelle spalle, abbassando lo sguardo:
“Beh, sai com’è. Era o questo o continuare con la “terapia”, e io non sono una fan di quelle cose. Mi ci vedi stare con le mani in meno in questa situazione? Almeno qui farò qualcosa di utile, più o meno.”
Regan le rivolse un’occhiata comprensiva, annuendo appena con il capo:
“Si, ho sentito… Mi dispiace. Ma almeno ci sono io! Guarda il lato positivo, poteva capitarti qualche ex compagno di scuola odioso!”
L’ex Serpeverde sorrise allegramente con tutta l’intenzione di tirare su il morale all’amica nonché collega di sua moglie, che si accigliò per un attimo mentre i suoi occhi si posavano sulla soglia della stanza, dove aveva appena fatto la sua comparsa un loro coetaneo piuttosto alto e con i capelli scuri.
“A proposito di ex compagni di scuola… Non ti sembra di aver già visto quel tipo?”
“In effetti sì… Anzi, ci metto la mano sul fuoco che è…”
“William Cavendish!”
Imprecò mentalmente ma si sforzò di sorridere alla fonte della voce, accelerando considerevolmente il passo per sfuggire a Lumacorno e prendere posto, limitandosi a rivolgere al suo ex insegnante un cenno di saluto: l’ultima cosa di cui aveva bisogno era sentire ancora una volta le manfrine del Direttore della sua ex Casa.
Prese posto su una sedia vuota decisamente lontana dal suddetto insegnante, mentre Dippet aspettava che fossero tutti presenti per iniziare a spiegare per bene che cosa ci facessero dei volti nuovi e decisamente più giovani nella sala insegnanti.
Gli occhi di William vagarono sui suoi ex professori, cogliendo qualche volto nuovo prima di soffermarsi con lo sguardo su due suoi coetanei che lo osservavano a loro volta come se stessero cercando di riconoscerlo.
“Ma certo, è Will Cavendish!” L’uomo sorrise alla giovane donna seduta accanto a lui, permettendo a William di riconoscerlo perfettamente grazie alla voce allegra e al sorriso.
Regan Carsen aveva un anno in più di lui, ma erano stati Smistati entrambi a Serpeverde e avevano avuto modo di conoscersi bene anni prima.
William rivolse un cenno di saluto all’ex compagno di Casa, che ricambiò allegramente mentre la giovane donna seduta accanto a lui mormorò qualcosa mentre riportava lo sguardo su Dippe:
“Ah certo, come ho fatto a non riconoscerlo…”
Will inarcò un sopracciglio, trovando la voce leggermente familiare così come i grandi occhi verdi… probabilmente avrebbe chiesto spiegazioni per il tono vagamente scettico della donna, ma il Preside scelse proprio quel momento per iniziare a parlare e l’uomo non ne ebbe il modo, costretto a stare in silenzio per non sfigurare davanti ai suoi ex insegnanti… il pensiero che ora più che ex insegnanti erano suoi colleghi era decisamente strano, lo faceva quasi sentire vecchio… Ma infondo aveva accettato la proposta di Armando Dippet di sua spontanea volontà, più per interrompere la routine e fare qualcosa di diverso che per reale desiderio d’insegnare.
In parole povere per i successivi cinque mesi avrebbe nuovamente vissuto ad Hogwarts mentre intorno a quelle mura la guerra infuriava l’Europa intera… Per qualche motivo, aveva la strana sensazione che alla fine di quel periodo non sarebbe stato lo stesso che era entrato in quella stanza poco prima.
*
Complimenti, sei veramente un mito! Arrivare tardi alla primissima “riunione”, degno di te!
Lyanna sbuffò, maledicendosi mentalmente mentre percorreva il corridoio a passi svelti, dandosi da sola dell’idiota: ma come diamine aveva fatto a dimenticare la strada per la sala insegnanti? Ovviamente non c’era mai entrata mentre studiava ad Hogwarts, ed era passato un bel po’ dalla sua ultima visita al castello…
Ricordava chiaramente la strada per arrivare alla Torre di Corvonero, ma aveva completamente rimosso come arrivare a quella dannatissima sala. Era strano pensare che da quel momento avrebbe potuto entrarci quando voleva e passare il tempo lì… Un anno prima non si sarebbe mai aspettata una cosa simile, ma in fin dei conti erano cambiate moltissime cose negli ultimi 12 mesi.
Una morsa fastidiosa si formò sulla sua gola e sul suo stomaco, facendola deglutire a fatica mentre continuava a camminare nel corridoio familiare.
Insegnare ad Hogwarts non era di certo il suo sogno quando studiava tra quelle mura… Ma la proposta del Preside era stata quasi una benedizione e non aveva proprio potuto rifiutare, visti i recenti avvenimenti.
Lyanna si costrinse a non pensare a cosa succedeva oltre i cancelli di Hogwarts, almeno per un’ora, mentre si fermava davanti alla porta chiusa della sala insegnanti. Sospirò, maledicendo la sua sfortuna per averla fatta arrivare tardi proprio in quell’occasione prima di alzare il braccio e bussare timidamente alla porta, intuendo che Dippet si stesse chiedendosi dove accidenti fosse finita la nuova Professoressa di Medimagia.
La porta si spalancò magicamente e Lyanna si sforzò di sorridere alle numerose persone che avevano posato gli occhi su di lei, facendo un passo per entrare nella stanza.
Voglio scavarmi la fossa
Il sorriso rassicurante di Silente attenuò considerevolmente la sua voglia di sotterrarsi prima di rivolgersi a Dippet, che le sorrise a sua volta salutandola e invitandola gentilmente a sedersi.
Lyanna si lasciò scivolare su una sedia vuota, sospirando debolmente e appuntandosi mentalmente di imparare di nuovo a memoria il castello per evitare ulteriori figuracce in futuro proprio mentre il Preside riprendeva a parlare:
“Bene, ora che ci siamo tutti posso inziare… C’è qualche volto nuovo tra noi, o almeno per così dire visto che i nostri gentili ospiti sono ex studenti. Come ho già accennato ad Albus e ad Horace, durante le vacanze di Natale ho avuto il tempo e il modo di elaborare e mettere in pratica un’idea che avevo da un po’ di tempo e che spero condividerete. Credo che dobbiamo preparare maggiormente i nostri ragazzi a cosa li aspetta, specialmente di questi tempi non proprio felici per tutti noi… E chi può aiutarli meglio di alcuni tra i nostri più talentuosi ex allievi?”
………………………………………………………..
Angolo Autrice:
Penso sia inutile dire che mi dispiace moltissimo di avervi fatto aspettare tanto… Chi mi conosce sa che in genere ci metto molto meno ad aggiornare, prometto che per i prossimi capitoli non dovrete aspettare più di una settimana.
Grazie a tutti per le schede, mi spiace per chi non è stato scelto ma come mio solito ho preferito non scegliere un numero troppo elevato di personaggi per potermi concentrare meglio su ogni OC.
Ad ogni modo… Spero che questa breve presentazione degli OC vi sia piaciuta, grazie a chi mi ha mandato le schede!
Devo dire che questa volta mi avete veramente fregata, ero convinta che mi sarebbero arrivati pochi OC nelle vesti di insegnanti, quindi avevo “programmato” solo qualche materia… Invece me ne sono arrivati parecchi, scegliere è stata una vera impresa.
Ho una richiesta per gli autori degli Oc insegnanti: avrei bisogno che mi diceste se il vostro personaggio ricopriva un qualche ruolo quando andava a scuola o se per caso era nel Lumaclub, cose del genere.
Se il vostro OC in questo capitolo non vi è piaciuto fatemi sapere!
Vi metto qui sotto, infine, la lista degli OC con i PV
Studenti
Rodericus Lestrange, Grifondoro
Brianna Sparkle, Corvonero, Cercatrice
Isabella Burton, Corvonero, Caposcuola
Dante Julius, Grifondoro, Portiere
Antares Black, Serpeverde, Caposcuola, Portiere
Amos Watson, Tassorosso, Cercatore
Jane Prewett, Tassorosso
Professori
Charlotte Selwyn, 27 anni, ex Corvonero
Regan Carsen, 28 anni, ex Serpeverde, Insegnante di Veleni e Antidoti
Lyanna Goblets, 31 anni, ex Corvonero, Insegnante di Medimagia
William Cavendish, 27 anni, ex Serpeverde, Insegnante di Difesa avanzata
E’ tutto, a presto!
Signorina Granger
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Capitolo 3 *** Nuove lezioni ***
Capitolo 2: Nuove lezioni
Lunedì 7 Gennaio
“Regan, hai finito di incipriarti il naso? Non per metterti fretta, ma è giusto farti sapere che Stephanie ci mette meno tempo di te a prepararsi.”
Charlotte sbuffò, in piedi davanti alla porta della camera di Regan. Dall’interno della stanza la donna sentì qualche borbottio non ben distinguibile, seguito dall’apertura della porta e la comparsa del Pozionista sulla soglia della stanza.
“Eccomi, Signorina Selwyn… Sono qui. E non dica che mia moglie ci mette meno tempo di me a cambiarsi, l’assicuro che non è così.”
“Io invece ti assicuro che diventerò nervosa se continui a darmi del Lei.”
Charlotte alzò gli occhi al cielo, facendo sorridere l’amico mentre si incamminavano lungo il corridoio per raggiungere la Sala Grande e fare colazione.
“Ma perché tanta fretta, Charlotte? In genere non sei una fissata con la puntualità.”
“All’Accademia ti fanno diventare particolarmente puntuale, credimi. In ogni caso, non voglio dovermi sedere vicino a Lumacorno.”
“Ahh, ora si spiega tutto! Avrei dovuto immaginarlo, l’hai sempre odiato. Peccato, eri molto brava in Pozioni se non ricordo male.”
“Ma mai quanto te Carsen, eri il suo pupillo quando studiavamo qui!”
Charlotte sfoggiò un sorrisetto divertito che fece piegare le labbra sottili di Regan in una smorfia, ricordando fin troppo bene quando faceva parte del Lumaclub. L’unica nota positiva di quelle noiose cene era stato incontrare Stephanie, la Grifondoro che qualche anno dopo era diventata sua moglie.
“Si beh… Non mi faceva troppo piacere. La cosa positiva è che ora non ci potrà più trascinare a quelle cene… O almeno credo. Non può farlo, vero?”
“Preghiamo di no, non risponderei delle mie azioni e il tricheco potrebbe trovarsi con qualche danno fisico permanente…” Charlotte piegò le labbra in una smorfia, facendo ridacchiare l’amico che s’immaginò chiaramente il loro ex professore di Pozioni che si aggirava per la scuola con le stampelle dopo che l’ex Corvonero l’aveva affatturato per aver provato a trascinarla di nuovo ad una delle sue solite cene.
*
Si sentiva decisamente osservata, e la cosa non le faceva particolarmente piacere.
Lyanna stava facendo colazione cercando di non badare agli studenti seduti davanti a lei che la osservavano con gli occhi carichi di curiosità, ottenendo però scarsi risultati: aveva quasi voglia di alzarsi e chiedere se non avessero mai visto una donna con meno di quarant’anni seduta a quel tavolo.
Ok, forse il punto era proprio quello in effetti…
Quando poi fecero la loro comparsa anche quelli che il giorno prima si erano presentati come Regan Carsen e Charlotte Selwyn, i mormorii e le domande degli studenti non fecero che aumentare.
Tuttavia l’ex Serpeverde e l’ex Corvonero sembrarono non badarci, camminando tra il tavolo di Corvonero e Tassorosso con falcate lunghe e disinvolte intenti a chiacchierare.
Lyanna osservò i due avvicinarsi al tavolo degli insegnanti e sorrise istintivamente nel vederli puntare dritti nella sua direzione: stavano evitando un certo professore, ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
“Buongiorno Lyanna… Ti dispiace se ci sediamo qui?” Charlotte le si parò davanti sorridendole in un modo che trasudava – ti prego dimmi di sì non voglio stare vicino a quel viscido ruffiano – e la donna non potè che annuire:
“Certo che no… sedetevi pure.”
“Grazie! Charlotte ha affrontato killer e quant’altro, ma di fronte all’ex prof di Pozioni scappa a gambe levate come puoi vedere.”
“Ridi meno Carsen, non mi sembra che TU sia andato da Lumacorno a fargli le feste.”
Charlotte fulminò l’uomo con lo sguardo mentre sedeva tra lui e Lyanna. Quest’ultima rivolse alla nuova collega un’occhiata curiosa, chiedendole che lavoro facesse:
“Sono un Auror… Tu che cosa fai invece?”
“Pozionista, niente di troppo emozionante… Davvero sei un Auror? Non l’avrei mai pensato…Non credevo ci fossero molte donne al Dipartimento!”
“E infatti è così, siamo solo in due. Io e quella santa che ha sposato Regan.”
Charlotte accennò col capo all’uomo sedutole accanto, che rivolse un sorriso allegro a Lyanna per poi fulminare l’amica con lo sguardo, come se avessero discusso di quella questione diverse volte.
“Oh, quindi tu sei collega di sua moglie… Davvero siete solo in due?”
“Già, e ora Stephanie dovrà cavarsela da sola per un po’, sfortunatamente… Non la invidio, è molto spiacevole essere circondate da vecchi trichechi brontoloni o nostri coetanei… maschilisti in entrambi i casi.”
Lyanna non riuscì a trattenere una risata, non invidiando per nulla la sua nuova collega anche se non poteva non ammirare la determinazione che doveva avere per forza, se era riuscita a smontare e a scavalcare la mentalità maschilista degli anni in cui vivevano.
Charlotte invece piegò le labbra in una smorfia come se le dispiacesse sinceramente di aver “abbandonato” la collega e amica in balia di quel branco di idioti… Ma non aveva avuto molta scelta, sfortunatamente.
In realtà a nessuna delle due donne era mai passato per la testa di insegnare… Sia Lyanna che Charlotte si erano ritrovate a dover accettare la proposta di Dippet per mancanza di alternative, ma non sapevano di essere nella stessa situazione dell’altra.
“Oh andiamo Charlotte! Non siamo tutti maschilisti, non fare dell’erba un fascio… Io non sono affatto così, ho sempre appoggiato Stephanie quando faceva l’addestramento in Accademia!”
“Fortunatamente tu sei un caso a parte Regan… Hai sale in zucca, mio caro amico. Sfortunatamente non si può dire lo stesso di molti altri, non dimenticherò mai le facce che mi circondavano in Accademia… Mi guardavano come se volessero chiedermi di portargli qualcosa da bere, nemmeno fossi la cameriera.”
Regan si trattenne dal ridere, sapendo che Charlotte era perfettamente seria: sapevano entrambi che non aveva avuto vita facile quando studiava per diventare Auror… e nemmeno dopo. Era piena di colleghi che la prendevano in giro, trattandola come se non fosse in grado di combinare nulla… O in caso contrario, ci provavano.
“Immagino… Ma essere riuscita a diventare Auror deve essere stata una gran soddisfazione! Io invece mi sento a disagio qui, è come se fossi nel posto sbagliato… Ho continuamente la tentazione di alzarmi e andare a sedermi al tavolo dei Corvonero.”
Lyanna sbuffò, lanciando un’occhiata carica di malinconia in direzione del suddetto tavolo dove un tempo anche lei sedeva insieme ai suoi amici per mangiare e chiacchierare.
Come invidiava quei ragazzi… Di certo molti non avevano situazioni familiari piacevoli visti gli anni che correvano, ma almeno erano al sicuro dentro le mura del castello… Lontani dai disastri, dalle brutte notizie che bombardavano il Ministero ogni giorno.
“Anche io… ex Corvonero anche tu? Strano, non mi ricordo di te…” Charlotte guardò la donna assottigliando gli occhi, come se stesse cercando di ricordare la collega ai tempi della scuola. Lyanna però le sorrise quasi con aria divertita, scuotendo il capo:
“Non è così strano… Nemmeno io mi ricordo di te Charlotte, ma sono abbastanza sicura che abbiamo qualche anno di differenza. So che non bisognerebbe chiederlo, ma quanti anni hai?”
“27. Tu invece?”
“31… Ma sono davvero la più vecchia?”
“Tranquilla, Lumacorno ti batte alla grande.” Le parole di Regan fecero ridacchiare Charlotte mentre Lyanna alzò gli occhi al cielo, sorridendo però a sua volta prima di parlare:
“Vorrei ben vedere! Intendevo tra noi quattro… Mi sembra che voi due abbiate la stessa età, no?”
“Circa, lui ha un anno in più di me. Però io e Cavendish abbiamo la stessa età.”
Charlotte si strinse nelle spalle mentre tagliava il bacon, facendo sospirare la collega: grandioso, era davvero la più vecchia del gruppo… Era il primo giorno e già si sentiva a disagio: ma eprchè tutti li guardavano? Nona avevano niente di cui parlare, gli studenti di Hogwarts?
“Ma perché ci fissano? Mi mette a disagio… Non sanno niente delle lezioni “speciali”?”
“Non credo… Se non ho capito male, oggi pomeriggio Dippet convocherà noi e gli studenti dell’ultimo anno per spiegargli il motivo della nostra presenza. Rilassati Lyanna, domani a quest’ira nessuno ci guarderà più come se fossimo creature sovrannaturali.”
Regan sorrise con aria rilassata, come se non desse alcun peso agli sguardi che lui e le due donne attiravano.
Lyanna annuì, non troppo convinta anche se in quel momento con suo gran sollievo molti sguardi si spostarono da lei: qualcuno era appena entrato in Sala Grande, attirando molta attenzione su di se.
*
“Secondo te chi sono quelle persone? Non le ho mai viste prima…” Amos studiò con attenzione i tre volti nuovi seduti al tavolo degli insegnanti, mentre Jane ripassava velocemente un capitolo di Antiche Rune:
“Non lo so, ma non mi interessa! Ho troppa paura per il test per pensare ad altro… Perché diamine tu sei rilassato?”
“Beh, non sono uno che si agita per le verifiche, dovresti saperlo… Rilassati Jane, andrà bene come sempre. Però voglio scoprire chi sono quei tre… Sono molto più giovani dei nostri soliti insegnanti, avranno circa dieci anni più di noi.”
“Ti prego, dimmi che non stai pensando a quanto siano attraenti quelle due.” Amos si voltò verso l’amica, che aveva alzato lo sguardo dal libro per posare gli occhi azzurri su di lui con aria speranzosa e rassegnata insieme:
“… No, certo che no!”
“Lo spero. Perché come hai detto tu, avranno dieci anni in più rispetto a noi.”
“Beh, però devi ammettere che quella con la treccia è molto…”
“AMOS, DEVO RIPASSARE! Se devi discutere del fascino di un paio di donne misteriosamente sedute al tavolo degli insegnanti, vai da Dante!”
*
“Che cosa ci faranno quelle persone al tavolo degli insegnanti? Tu ne sai qualcosa?” Alle parole di Brianna Isabella si strinse nelle spalle, facendola colazione in silenzio mentre nella sua mente c’era spazio solo per l’imminente test di Storia della Magia.
“Ma a che serve essere Caposcuola se non vi dicono le cose interessanti? Beh, spero che lo scopriremo presto… Guarda, è appena entrato un altro sconosciuto… Ma quando sono arrivati?”
“Immagino ieri, quando siamo tornati dalle vacanze.” Bella si strinse nelle spalle, voltandosi però verso l’ingresso della Sala per vedere lo “sconosciuto” a cui aveva accennato la sua amica: in effetti un ragazzo alto e dai capelli scuri si stava avvicinando con calma al lungo tavolo posto orizzontalmente infondo alla sala, di certo consapevole di aver addosso un mucchio di sguardi… Sembrava però non farci molto caso, o forse non gli interessava perché ci era abituato.
“Beh, quello non dimostra molti più anni di noi… E’ carino!”
Brianna sorrise e Isabella le lanciò un’occhiata scettica, facendola sbuffare:
“Che ho detto, è vero! E lo pensano tutte qui dentro, inclusa tu, Isabella Burton. Ti senti pronta per il test, piuttosto?”
“Si, ma se anche così non fosse ormai quel che è fatto è fatto… Andiamo, ci aspetta una divertente ora in compagnia di Ruf!”
Isabela parlò in tono ironico, roteando gli occhi mentre si alzava seguita a ruota da Brianna, che lanciò un’ultima occhiata carica di curiosità in direzione del tavolo degli insegnanti prima di seguirla verso l’Ingresso, pronta ad addormentarsi sopra la pergamena grazie alla voce soporifera dell’insegnante.
*
Quella sarebbe stata la sua prima giornata di “lavoro”, e non era iniziata propriamente nel migliore dei modi: ci aveva messo un po’ a scendere al piano terra… Non credeva possibile di aver dimenticato tante cose della sua vecchia scuola, ma ci aveva messo un secolo a trovare la strada dalla sua camera fino alla Sala Grande… era sempre stato abituato ai Sotterranei, mentre ora l’avevano rifilato al terzo piano.
Entrando nella grande, luminosa e accogliente Sala Will non potè non provare la piacevole sensazione di quando si entra nella casa in cui si è cresciuti… familiarità, mista forse a malinconia… Hogwarts gli era mancata, anche se forse se ne rendeva conto solo una volta tornato.
Camminando tra i tavoli delle Case si guardò intorno, studiando ancora una volta il finto cielo azzurro che sembrava sovrastarli. Era perfettamente consapevole di avere molti sguardi puntati addosso, ma non ci fece molto caso: ovviamente se l’era aspettato e d’altra parte… beh, ci era abituato.
William Cavendish aveva un bell’aspetto e lo sapeva… Era forse quella l’unica cosa per coi poteva ringraziare suo padre, probabilmente.
Quasi sorrise pensando a suo padre, sapendo che di certo l’aveva quassi colpito un infarto sapendo che suo figlio aveva accettato un simile lavoro… Ma a lui non dispiaceva, anche se insegnare non era mai stata la sua aspirazione: avrebbe fatto qualcosa di diverso per qualche mese, non c’era niente di male.
Avvicinandosi al tavolo degli insegnanti colse di sfuggita qualche occhiataccia dai suoi ex professori che un tempo non lo sopportavano, fatta eccezione per Lumacorno con cui aveva avuto un rapporto quasi conflittuale: il Direttore di Serpeverde si era sempre comportato quasi da ruffiano con lui, ma spesso e volentieri l’aveva rimproverato per l’atteggiamento talvolta maleducato e irriverente del suo allievo… Tuttavia in un modo o dell’altro, William Cavendish era sempre invitato alle sue cene e alle sue feste, trovandole infinitamente noiose tranne per le figuracce che occasionalmente qualcosa faceva durante quelle serate.
L’ex Serpeverde puntò dritto verso l’estremità sinistra del tavolo, non sognandosi nemmeno di andare a sedersi vicino ai suoi ex insegnanti e avvicinandosi invece a Regan, che alzò lo sguardo su di lui rivolgendogli subito un sorriso allegro e un cenno di saluto con la mano.
“Ciao Will! Mi chiedevo dove fossi finito… Pensavo che avresti saltato la colazione.”
“Diciamo che ho avuto qualche problema a trovare la Sala… Era più facile dormire nei Sotterranei.”
Sbuffò appena mentre sedeva accanto all’ex compagno di Casa, che sorrise come se lo capisse perfettamente:
“E’ vero… io ho la fortuna di avere una guida personale però.”
“Davvero? Charlotte, faresti da guida anche a me per caso?”
Capendo subito a chi si stesse riferendo Will rivolse alla donna un sorrisetto ironico, che venne ricambiato con un’occhiata scettica. Il giorno prima, durante la riunione con l’intero corpo insegnanti, Will aveva passato i primi cinque minuti a cercare di riconoscere la donna seduta accanto a Regan… Solo quando Dippet si era riferito a lei chiamandola “Charlotte” gli si era accesa una lampadina in testa, facendogli riconoscere quella donna come una sua ex compagna di scuola Corvonero, del suo stesso anno.
Non l’aveva più vista dal Diploma, ma erano bastate due parole per fargli capire che non era cambiata poi molto… anzi, se possibile era forse ancor più sarcastica rispetto ai tempi della scuola.
“Spiacente, ma è già dura dover aspettare che il Signor Carsen si prepari… Se aspetto che anche tu ti sistemi i capelli ogni mattina non terrò mai una lezione.”
“Esagerata, non ci ho messo così tanto stamattina!”
“Sai che ti dico? Domani ti cronometro.”
*
“Mi dici che accidenti stavi cercando di farmi capire a colazione? Fai pena con i segni, lasciatelo dire.”
“E’ colpa tua! Ci conosciamo da anni e non riesci ad interpretare cosa voglio dirti!”
“Perdonami, ma mangiamo a tavoli posti da una parte all’altra della sala, la distanza dio certo non aiuta. Ma ora sono tutt’orecchie Rod, quindi parla pure.”
Rodericus rivolse un’occhiata scettica al suo migliore amico, guardandolo come a volergli dire che infondo sapeva benissimo di cosa volesse parlargli… E in effetti era così: Antares non era certo stupido e soprattutto conosceva il suo amico Grifondoro… Non ci voleva molto a capire che cosa volesse dirgli.
“Beh, come penso si stiano domandando tutti… Secondo che ci fanno quelle persone al tavolo degli insegnanti? Non li ho mai visti prima…”
“Nemmeno io, a dire il vero. Anzi no, mi pare di aver già visto una delle due donne… Forse ad una qualche festa a casa mia.”
“Non è improbabile, se è Purosangue deve per forza aver preso parte a delle feste dai Black… Ma anche se così fosse, che ci fanno qui?”
“Non ne ho idea, ma immagino che lo scopriremo presto… Dippet continuava a confabulare con Silente a colazione, probabilmente parlavano proprio di questo.”
“Beh, in seconda ora abbiamo Trasfigurazione… Magari Silente ci dirà qualcosa.” Il tono dubbioso di Rod gli fece guadagnare un’occhiata scettica da parte dell’amico, per niente convinto dell’idea: figurarsi se il Vicepreside avrebbe aperto bocca… Non era certo tipo da lasciarsi sfuggire accidentalmente qualcosa.
“Ne dubito, onestamente. Tuttavia non credo sia il caso di costruirci troppi castelli in aria, magari infondo non sta succedendo niente.”
Antares si strinse nelle spalle, tornando a guardare dritto davanti a se mentre seguiva i suoi compagni di corso verso l’aula di Storia della Magia. Rod non replicò e rimase in silenzio, ma si ritrovò a riflettere sulle parole dell’amico: non era pienamente d’accordo con Antares… qualcosa gli diceva che c’era davvero sotto qualcosa. Era una sensazione, non c’era un motivo in particolare… Ma aveva osservato quei quattro volti nuovi durante la colazione e li aveva visto parlare tra loro, era come se si conoscessero già. La loro presenza aveva di certo un fine, in quasi sette anni non era mai successo di vedere persone nuove comparire magicamente al tavolo degli insegnanti a quasi metà anno scolastico.
Il Grifondoro però era certo di non essere l’unico a pensarla così: durante la prima ora di lezione da dopo le vacanze di Natale sembrava che un po’ tutti avessero la testa per aria… Ovviamente a Storia della Magia non era un fatto strano vedere tutti praticamente addormentati, ma quel giorno c’era un motivo: quasi tutti si stavano chiedendo chi fossero le persone che avevano visto a colazione per la prima volta tra le mura di Hogwarts.
Uno studente di Grifondoro e uno di Tassorosso non facevano eccezione: non per niente avevano passato praticamente tutta la prima ora a discutere delle ipotesi più disparate, facendo esasperare la loro amica che aveva altamente rimpianto la scelta di sedersi accanto a loro per quella lezione.
Uscendo dall’aula Jane provò infatti un moto di sollievo, imponendosi di stare alla larga da Dante e Amos per le lezioni successive.
“Vi avviso, se sento qualcos’altro su delle spie sotto copertura e cose simili, darò il peggio di me.”
“Non farla tanto lunga Jane… Che ne sai, magari le cose stanno così sul serio!”
Alle parole di Amos Jane guardò il compagno di Casa con aria scettica, come a volersi assicurare che stesse dicendo sul serio… Tuttavia dalla faccia del ragazzo non traspariva alcuna ironia, quindi la ragazza interpretò le sue parole come serie:
“Non so perché quelle persone fossero sedute al tavolo degli insegnanti… Ma qualcosa mi dice che NON siano spie o cose simili. Non capisco perché vi stiate creando tanti castelli d’aria, magari sono stati qui durante le vacanze e domani se ne andranno!”
La Tassorosso alzò gli occhi al cielo mentre percorreva il corridoio, camminando un paio di passi davanti a Dante e Amos che invece si scambiarono un’occhiata, come se fossero entrambi fermi sulle loro idee e non avessero intenzione di prendere in considerazione le parole dell’amica.
“Lasciala perdere, probabilmente è dio cattivo umore per via della fine delle vacanze… Sono sicuro che si sbaglia.” Amos parlò con l’aria di chi la sa lunga, facendo annuire Dante che parlò all’0amico in tono dubbioso mentre rifletteva a sua volta sulla presenza di quattro persone sconosciute nella Sala Grande:
“Lo credo anche io… Chissà che cosa stanno architettando Dippet e gli insegnanti.”
“Non ne ho idea, ma spero che non siano lezioni extra… Non reggerei, abbiamo già vagonate di compiti!”
“Disse quello che copiò il test di Storia della Magia da una sua amica…”
Jane parlò a bassa voce, ma non abbastanza da evitare di farsi sentire dai due e facendo ridacchiare Dante mentre Amos sfoggiò un sorrisetto colpevole anche se Jane non potè vederlo visto che dava le spalle ai due amici.
“Ok, finitela voi due… Abbiamo Trasfigurazione adesso e non voglio sentirvi discutere su chi copia i compiti da chi. Sarà un’ora lunga in ogni caso…”
“Tranquillo Dan, ti prometto che non ci sentirai discutere.”
“Davvero?”
“Davvero, visto che IO mi siederò con Brianna e Isabella! Vi lascerò discutere in pace sulle vostre assurde teorie, contenti?”
Jane rivolse ai due un gran sorriso, che però non venne decisamente ricambiato: anzi, un’ombra di delusione oscurò i volti dei due, anche se per motivi leggermente diversi.
Dante adorava chiacchierare con la Tassorosso e l’idea che lo abbandonasse non gli piaceva nemmeno un po’… d’altra parte, il, fatto che Amos Watson facesse pena in Trasfigurazione era un dato di fatto ad Hogwarts, e in genere faceva affidamento proprio sulla bravura della compagna di Casa durante quelle ore. Il Tassorosso si ritrovò così a rivolgere all’amico un sorriso eloquente, che venne ricambiato con un sospiro:
“Tranquillo Amos… ti aiuto io a Trasfigurazione.”
*
“Lo sapevo, ci avrei scommesso che c’era davvero qualcosa sotto… Avevo ragione!”
Brianna sorrise con aria trionfante mentre usciva dall’aula di Trasfigurazione con affianco Jane e Isabella. Quest’ultima annuì con aria assorta, pensando a quello che aveva detto Silente durante la lezione: aveva fatto qualche allusione ai loro nuovi “ospiti” … e aveva detto che ben presto a tutti sarebbe stata chiara la loro presenza. Infatti aveva informato tutti gli studenti del settimo anno presenti nella sua aula che alle 17, una volta terminate le elezioni, avrebbero dovuto recarsi tutti in Biblioteca.
“A quanto pare sì, c’è davvero un motivo se quelle persone sono qui.” Al contrario di Brianna che era decisamente allegra dopo aver appreso della “riunione” da Silente, Jane sembrava quasi amareggiata: non le piaceva ammettere di aver sbagliato… ma non poteva negare che per una volta Amos e Dante avevano fatto centro e lei no, anche se era pronta a scommettere che i due non fossero andati molto vicino al vero motivo che giustificava la presenza di quelle persone ad Hogwarts.
“E non vedo l’ora di sapere qual è! Non so voi, ma ora inizierò a contare i minuti che ci separano dalle 17!”
“Beh, ti faccio i miei auguri Bree allora… Sono appena le 10.”
Il tono pacato di Bella le fece guadagnare un’occhiata torva da parte della mora, che la guardò come a volerle dare della guastafeste.
“Che c’è? E’ vero, insomma è un dato di fatto… Se non mi credi, guarda l’ora!”
“Lascia stare Bella… Piuttosto, qualcuno mi ricorda che materia abbiamo ora?”
“Erbologia, due ore.” Il tono cupo di Jane si accoppiò perfettamente con la smorfia che comparve sul volto di Brianna, visibilmente poco felice alla prospettiva di passare ben due ore chiusa in una serra.
“Ok, ritiro tutto. Hai ragione Bella, saranno delle ore davvero molto lunghe…”
*
“Lo sapevo, ci siamo persi. Ho bisogno di una cartina, maledizione.”
“Non dire stupidaggini Cavendish, non ci siamo persi!”
Charlotte alzò gli occhi al cielo, continuando a camminare con calma e disinvoltura nel corridoio, come se fosse perfettamente rilassata e per nulla agitata.
Will invece sbuffò, rivolgendo alla collega un’occhiata scettica:
“Davvero? Perché quando qualcuno non sa dove si trova si dice proprio così: perdersi.”
“Conosco la definizione, grazie. Ma rilassati, siamo nella nostra vecchia scuola… troveremo la strada per la Biblioteca… prima o poi.”
“Grandioso, il tuo – pima o poi – mi rassicura molto… Vi insegnano questo all’addestramento per Auror? Ma che dico, non è colpa dell’addestramento, sono le donne che non sanno orientarsi.”
“In effetti non ci insegnano ad orientarci all’Accademia… in compenso però ci insegnano qualche trucco per ammazzare la gente in meno di cinque secondi. Se vuoi posso farti una dimostrazione pratica.”
Il sorriso di Charlotte convinse quasi il coetaneo a tacere… quasi, ovviamente.
“No grazie… Se vuoi puoi farmela quando avremo trovato finalmente la Biblioteca. Se penso che una volta ci andiamo quasi ogni giorno…”
“Beh, sono passati nove anni… Dimenticare è normale. Ma perché non incontriamo nessuno, sono tutti in classe?”
“Sono quasi le 17, immagino di sì… Possiamo solo sperare che qualche insegante con un’ora buca ci trov-“
Will non aveva nemmeno finito di parlare quando una voce, una voce orribilmente familiare, lo fece zittire all’istante oltre a bloccare sia lui che Charlotte.
La donna sgranò gli occhi a sua volta, evitando di voltarsi mentre esattamente come Will pregava di aver sentito male… o frainteso la voce nel migliore dei casi:
“Oh no… Dici che è lui?”
“Certo che è lui Charlotte, non esiste uomo con voce più petulante… Non possiamo darcela a gambe, magari?”
“Non posso, ho i tacchi…” Charlotte si stampò un sorriso in faccia mentre si voltava lentamente verso il capo opposto del corridoio, imitata da Will che non vide altra soluzione se non seguire il suo esempio: avrebbe anche potuto filarsela, ma probabilmente non sarebbe stata granché come idea… Non solo si sarebbe fatto una figuraccia con un uomo che avrebbe dovuto vedere ogni giorno fino a Giugno, ma di certo Charlotte Selwyn l’avrebbe ammazzato sul serio, sfoggiando cosa aveva imparato all’Accademia durante l’addestramento.
“Professore… Buon pomeriggio! Sa, magari potrebbe aiutarci… Stiamo cercando la Biblioteca.”
Charlotte rivolse a Lumacorno un sorriso, guadagnandosi un’occhiata scettica da parte dell’ex Serpeverde:
Da quando sei così ruffiana?
Da quando conosco Horace Lumacorno… Mi ha influenzata negativamente
*
“Siamo qui da dieci minuti… Qualcuno si degnerà di dire qualcosa o resteremo qui fino ai M.A.G.O.?”
Antares sbuffò, tenendo le gambe accavallate mentre si guardava intorno nervosamente: non gli piaceva aspettare… erano le 17 passate e gli studenti dell’ultimo anno erano già tutti riuniti in Biblioteca. I professori erano tutti presenti, fatta eccezione per lo stesso Preside e Lumacorno… Se li immaginava chiaramente intenti a chiacchierare amabilmente mentre loro li aspettavano.
“Rilassati, staranno per arrivare…”
“Secondo me si stanno bevendo una tazza di the.”
“Beh, in effetti sarebbe ora… Non mi dispiacerebbe una tazza di… Ok, lasciamo stare.”
Cogliendo l’occhiataccia dell’amico Rod decise di non terminare la frase, spostando lo sguardo sugli insegnanti seduti su delle sedie allineate davanti a loro.
L’attenzione del ragazzo venne immediatamente catturata dalle persone che erano diventate il fulcro della giornata, sedute vicine e intente a parlare tra di loro. O almeno due di loro erano sedute vicine, visto che ne mancavano un paio all’appello.
Intanto, dietro di loro, anche altri due ragazzi erano piuttosto ansiosi che la “riunione” iniziasse… Sia Dante che Amos non vedevano l’ora di sentire cosa avesse da dire Dippet, praticamente non avevano pensato ad altro durante le lezioni.
“Odio aspettare… Ma perché non si muovono?” Amos sbuffò, pregando mentalmente Dippet di darsi una mossa ad entrare, Anche Lumacorno non c’era, ma il Tassorosso non ci fece troppo caso… anzi, non poteva certo dire di essere triste per la sua assenza.
“Probabilmente Dippet lo fa apposta. E mi è appena venuto in mente che abbiamo già un sacco di compiti da fare… Passeremo la serata qui a studiare, temo.” Dante sospirò quasi con rassegnazione, rimpiangendo più che mai le vacanze appena concluse. Certo non erano state particolarmente splendore visti i tempi che correvano, ma almeno aveva potuto passare un po’ di tempo con la sua famiglia… E soprattutto, non aveva dovuto passare 12 ore al giorno sui libri tra compiti e lezioni.
“Non ricordarmelo… Voglio una Giratempo per tornare al 23 Dicembre.” Amos sbuffò, parlando a mezza voce e con aria contrariata mentre dalla porta della Biblioteca faceva la sua comparsa anche Lumacorno, vestito di un viola sgargiante impossibile da non notare e seguito da due tra i quattro nuovi insegnanti di Hogwarts.
“Ma che si è messo Lumacorno?” Dante strabuzzò gli occhi, cercando di non ridere mentre davanti a lui Antares aveva perso quella sfida, soffocando le risate premendosi una mano sulla bocca e cercando di trattenersi per parlare:
“Ehy Rod… non sei l’unico ad amare il viola a quanto pare… Potreste andare in giro coordinati d’ora in poi.” Antares era troppo intento a sghignazzare per far caso all’occhiataccia che gli rivolse Rodericus, decisamente schifato all’idea di vestirsi coordinato all’insegnante di Pozioni: se il Grifondoro adorava Silente incondizionatamente fin dal primo anno… beh, lo stesso non si poteva dire del Direttore della Casa di Serpeverde.
“Taci, Black.”
*
“Ah, eccovi qui! Ma dove eravate?” Regan inarcò un sopracciglio ma non ottenne alcuna risposta: sia Charlotte che Will lo guardarono come chi non ha alcuna voglia di parlare o dare spiegazioni prima di sedersi su due sedie vuote, lei accanto a Lyanna e lui accanto a Regan.
“Sarai lieta di sapere che non sei l’unica ad essersi persa già da subito… Non riuscivamo a trovare la Biblioteca.” Charlotte parlò a voce bassa in modo da non farsi sentire dall’amico, facendo sorridere appena la collega: in effetti Lyanna era quasi sollevata… almeno non era l’unica ad aver dimenticato qualcosa di Hogwarts.
“E vi ha aiutati il vecchio Lumacorno?”
“Per nostra fortuna sì… Avrei preferito incontrare Silente, o anche Ruf! La mia fortuna non conosce limiti, a quanto pare…”
“Non lamentarti, almeno siete arrivati prima di Dippet! Io ieri mi sono fatta una figuracc-“
Lyanna però non finì la frase, interrompendosi bruscamente per via dello sguardo assassino che le stava rivolgendo la sua adorata ex insegnante di Erbologia.
“Ops… la Westerfeld non ha perso l’occhio omicida, vedo.” Charlotte represse un sorrisetto, parlando con un filo di voce mentre sia lei che Lyanna puntavano gli occhi sul gruppo di studenti davanti a loro, evitando di guardarsi a vicenda.
“No, è rimasta uguale… un po’ più vecchia forse, ma non facciamoglielo notare.”
Charlotte cercò di non ridere alle parole di Lyanna e ringraziò mentalmente Dippet per aver scelto proprio quel momento per fare il suo ingresso nella grande Biblioteca: se non altro tutti si erano voltati verso di lui e nessuno l’aveva vista ridere sotto i baffi.
Quando il Preside aveva fatto il suo ingresso nella sala era sceso il silenzio più totale e nessuno fiatò anche quando Dippet iniziò finalmente a parlare, spiegando ai suoi studenti più grandi che cosa sarebbe cambiato nei successivi mesi di scuola.
In effetti per Lyanna, Regan, Charlotte e William fu quasi divertente studiare le facce dei loro nuovi studenti mentre Dippet parlava: le espressioni di quel gruppo di adolescenti mutarono piuttosto in fretta, variando dalla sorpresa, all’irritazione… alcuni sembravano emozionati, altri solo irritati dalla notizia che il Preside stava dando loro.
Quando poi Dippet annunciò che non avrebbero seguito tutti quelle lezioni “speciali” ma solo alcuni che sarebbero stati selezionati nei giorni successivi da lui e gli altri insegnanti, gli studenti reagirono in modi differenti: alcuni sembravano quasi sollevati come se sperassero di non essere scelti per quelle materie extra, mentre altri quasi offesi dalla decisione del Preside come se non trovassero giusto che solo alcuni potessero avere quell’opportunità.
A quel punto c’era solo una cosa che tutti si chiedevano, sia studenti che insegnanti: chi sarebbe stato effettivamente scelto per quelle nuove lezioni che avrebbero messo a confronto brillanti ex studenti con diciottenni altrettanto talentuosi?
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Angolo Autrice:
Buon...giorno? E' quasi l'una, quindi credo di poter dire così.
Questo capitolo è abbastanza introduttivo ma spero comunque che vi sia piaciuto, grazie per le recensioni che avete lasciato a quello precedente e per le informazioni.
Piccola richiesta per MasterOfPuppets_: ho bisogno di un punto della scheda che hai lasciato vuoto, quello sulle abilità del tuo OC.
Per tutti invece: delle nuove 4 materie, in quali il vostro OC sarà bravo o meno? E quali gli piacerebbero e viceversa?
Grazie in anticipo, a presto spero!
Signorina Granger |
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Capitolo 4 *** Rintocchi ***
Capitolo 3: Rintocchi
Senza amore, senza rabbia, senza dolore,
il respiro è come un orologio che fa tic tac
“Perché è qui?”
Quasi sorrise al sentirsi porre quella semplice domanda. Incredibile come fosse semplice ma brutalmente complessa allo stesso tempo… E la verità era solo una: non conosceva la risposta.
“Buffo. Credevo che dovesse dirmelo lei… Non è questo quelle che deve fare?” Si voltò, restando vicino alla finestra appannata dalle gocce di pioggia che stavano inondando Londra dalla notte precedente, come spesso capitava nelle fredde giornate invernali.
Rivolse un sorriso ironico alla donna che la stava osservando di rimando, seduta su una sedia e con i capelli castani lunghi fino alle spalle e arricciati. Non potè fare a meno di pensare che anche sua madre portava i capelli così… Ma si disse di non pensarci in quel momento, mentre osservava la donna di circa quarant’anni seduta ad un paio di metri di distanza.
“Non esattamente. Speravo che lei avesse la consapevolezza… Sa, spesso accettare e riconoscere qualcosa è un passo davvero molto importante, specialmente all’inizio. Si sieda, per favore.”
“Preferisco stare in piedi, se non le dispiace.”
Restarono a studiarsi per un istante ma poi la donna sorrise gentilmente, accennando al divanetto a due posti color bordeaux davanti al quale era seduta:
“La prego, Signorina Selwyn. Si sieda.”
Charlotte sospirò, ma dopo aver esitato si mosse verso il divano, sedendo con riluttanza e maledicendo ancora una volta la gonna attillata che le impediva di muoversi liberamente. Un giorno o l’altro qualcuna si sarebbe ribellata e anche loro avrebbero potuto mettere i pantaloni, ne era certa.
Non le era mai piaciuto prendere ordini… Ma aveva imparato a farlo, diversi anni prima. Era stato uno dei primi compromessi che aveva dovuto stipulare per diventare un Auror.
Senza dire nulla puntò di nuovo gli occhi verdi in quelli più scuri della donna, che le sorrise come se fosse soddisfatta. Si sentiva quasi un cane in un centro di addestramento, in effetti.
E quella sensazione non le piaceva nemmeno un po’.
“La ringrazio. Parlarsi faccia a faccia è molto più facile, se ne renderà conto… Vorrei farle un’altra domanda, Signorina Selwyn. E sono sicura che a questa saprà rispondermi: che cosa ne pensa la sua famiglia?”
“Di questa… cosa? Beh, hanno contribuito a costringermi, quindi immagino che siano d’accordo.”
“Si chiama terapia, Signorina.”
“Charlotte, per favore. Nessuno mi chiama Signorina Selwyn da quando me ne sono andata di casa.”
La donna annuì con un cenno alle parole quasi brusche della ragazza, guardandola dritta negli occhi prima di parlare di nuovo:
“Charlotte, allora. Ma non intendevo che cosa ne pensano di tutto questo… Mi chiedevo che cosa ne pensano della sua vita.”
Charlotte piegò istintivamente le labbra carnose in un sorriso ironico, ricordando senza difficoltà le scenate a cui aveva assistito anni prima:
“Beh… Credo che lei lo sappia. Non ne sono molto felici, specialmente mia madre.”
“Com’è sua madre?”
“Diversa da me. Totalmente. E’ una donna ricca, bella, Purosangue… che si è sposata per volere dei suoi genitori quando era molto giovane.”
“E lei invece com’è, Charlotte? Non la conosco, ma so diverse cose di lei.”
“Davvero?”
“Basta guardarla e leggere il suo fascicolo: è giovane, molto attraente… Ma non è sposata. Questo trasuda desiderio di indipendenza o più che altro di allontanarsi dalla sua famiglia, considerando che sua madre ha fatto proprio il contrario. Voti altissimi a scuola: intelligenza. Primo Auror donna della storia in Inghilterra: determinazione, competitività, voglia di cambiare le cose. Lei è una persona in gamba, Charlotte. E allora io le domando: perché è qui?”
Charlotte sorrise nervosamente, abbassando lo sguardo mentre teneva le mani giunte, i gomiti appoggiati sulle sue gambe e la schiena leggermente protesa in avanti.
Perché era lì? Fosse stato per lei, di certo in quel momento sarebbe stata altrove… ma la sua famiglia aveva insistito, così come i suoi superiori. E non aveva avuto scelta, alla fine.
Gli occhi scuri di Luisa Bennet si posarono sulle mani della giovane donna, cogliendo il senso di impotenza che Charlotte provava mentre teneva le mani giunte e appoggiati sulle ginocchia, senza mostrarle i palmi.
Il silenzio calò nella stanza, mentre l’unico rumore era il rintocco dell’orologio a pendolo posto dietro alla sedia dove Luisa si era seduta. Tic, tac, tic, tac. I rintocchi scandivano il tempo che passava, facendo innervosire leggermente Charlotte che dopo qualche istate sollevò il capo per guardare di nuovo la donna che le sedeva di fronte, spostando poi lo sguardo sul pendolo che scandiva il tempo che ancora doveva trascorrere chiusa in quella stanza.
Sarebbero state delle ore davvero lunghe, ne era certa…
*
Tic, tac, tic, tac
Gli occhi di Charlotte erano fissi sull’orologio da taschino che teneva in mano, osservando le lancette muoversi senza però riuscire a vederle davvero.
Non sapeva nemmeno il perché, ma guardare quell’orologio e sentire le lancette muoversi nel surreale silenzio del corridoio le aveva fatto tornare in mente quella strana, quasi dolorosa prima “seduta”.
Le mani della donna strinsero l’orologio d’oro, voltandolo lentamente e osservando la S incisa sul retro del piccolo oggetto.
Istintivamente accarezzò con un dito la lettera in corsivo, sentendo una specie di morsa stringerle lo stomaco mentre la porta accanto alla quale era in piedi si apriva, facendola finalmente ridestare:
“Ehilà! Me lo sentivo che eri qui fuori… Dicevi sul serio allora, quando hai detto che volevi cronometrarmi! Dimmi, quanto ci ho messo oggi?” Regan le sorrise, chiudendosi la porta alle spalle mentre Charlotte si voltava verso di lui, ricambiando il sorriso prima di rispondergli:
“Meno di ieri… 10 minuti! Bravo Regan, sono fiera di te.”
“Molte grazie… Dai, andiamo a fare colazione o Silente finirà tutte le cose più buone! Non mi ero mai reso conto di quanto fosse goloso quell’uomo!”
Regan prese l’amica sottobraccio, lanciando un’occhiata all’orologio da taschino d’oro che teneva ancora stretto in mano:
“Hai un orologio da taschino? Strano, in genere li portano gli uomini.”
“Beh, avevo detto che ti avrei cronometrato Regan… Io mantengo sempre quello che dico. Comunque non è mio, come hai detto tu le donne non li usano mai.”
Charlotte si fece scivolare l’orologio in una tasca della giacca color polvere, incuriosendo leggermente l’amico: aveva quasi voglia di chiederle di chi fosse l’orologio, ma Charlotte non sembrava aver molta voglia di parlarne visto il modo in cui aveva chiuso il discorso… E chi era lui per andare contro la sua volontà?
*
“Fantastico, mi sono pure svegliata in ritardo! Mi sembra quasi di essere tornata a scuola…”
Lyanna sbuffò, appoggiando la spazzola sulla toilette e lanciando un’occhiata alla foto incorniciata e appoggiata accanto allo specchio ovale mentre allungava la mano verso il suo rossetto rosso preferito, quello che metteva praticamente ogni giorno.
Alle sue spalle l’orologio continuava a ticchettare, scandendo il tempo che passava e che determinava il suo lieve ritardo per la colazione:
“Hai visto come mi sono ridotta? Parlo pure con una foto… Se mi sentissi, rideresti molto.”
Le labbra di Lyanna si piegarono in un lieve sorriso, malinconico e quasi divertito allo stesso tempo mentre spostava gli occhi contornati da lunghe ciglia sullo specchio, stendendo il colore sulle labbra quasi con un gesto automatico.
Rimettendo il rossetto sul tavolo Lyanna rimase per qualche istante ad osservare il suo riflesso nello specchio, trovando la scena dolorosamente familiare.
Mancava solo un piccolo, enorme dettaglio.
“Ancora con quel rossetto? Non ti ho praticamente mai vista senza.”
Si strinse nelle spalle, rivolgendo un sorriso all’uomo alle sue spalle attraverso lo specchio:
“Dovresti saperlo… ormai è il mio marchio di fabbrica. Perché, non ti piace?”
Lo guardò scrollare le spalle a sua volta prima di alzarsi dal letto, avvicinandolesi già vestito di tutto punto e rivolgendole un sorriso:
“No… Mi piace moltissimo invece.”
Quasi per dimostraglielo si chinò mentre lei si voltava, prendendole la testa tra le mani e baciandola.
Dopo qualche istante si staccò, sorridendole senza allontanare il viso da quello della donna per più di qualche cm:
“Ti amo, Lyanna.”
Sorrise appena, spostando gli occhi di nuovo sulla foto incorniciata. I rintocchi dell’orologio riempivano ancora la stanza silenziosa, non facendo che aumentare il tempo che stava trascorrendo lontana da lui. Senza staccare gli occhi dalla foto parlò a bassa voce, sapendo che ormai non avrebbe potuto sentirla nemmeno se avesse urlato a squarciagola:
“Ti amo anche io.”
*
“In parole povere, ci aggiungeranno lezioni extra! Grandioso… Non voglio pensare a come faremo con tutti i compiti, visto che i nuovi corsi saranno al pomeriggio!”
Dante sospirò, guadagnandosi un lieve sorriso da parte di Jane, come se volesse tirargli su il morale mentre impilava ordinatamente i libri che doveva restituire alla Biblioteca:
“Non è una cosa brutta Dan… insomma, sono cose interessanti! Non certo come Storia! Quella sì che è una noia… Specialmente con Ruf come prof! Te lo immagini ad insegnare Medimagia?”
“Figuriamoci, il paziente farebbe in tempo a morire dissanguato prima che quello finisca di leggere un paragrafo. Lascia, faccio io.”
Jane fece per sollevare la torre di Pisa che aveva formato con i libri ma Dante la precedette, prendendoli e sollevandoli dal tavolo al posto suo.
“Grazie Dan!” Jane gli sorrise, guardandolo con affetto incamminarsi a passo svelto per la Biblioteca prima di ridestarsi e trotterellargli dietro, non avendo alcuna intenzione di lasciarlo da solo visto che sarebbe stato capacissimo di combinare qualche guaio.
“Figurati… sei così magrolina che crolleresti.” Dante ridacchiò, facendo imbronciare appena l’amica. La cosa lo fece sorridere ulteriormente, guardandola con cipiglio divertito che si estese fino agli occhi eterocromatici:
“Dai piccola Jane, non prendertela! Sei carinissima comunque.” Le sue parole fecero come al solito crollare il broncio della ragazza, che finì per sorridergli scuotendo appena il capo:
“Menomale che ci sei Dan, dovrei inventarti altrimenti! Tornando alle nuove materie… Rilassati, io spero piuttosto che io, te e Amos verremo scelti… Così almeno saremo insieme, no?”
“Ottima idea, così tu puoi aiutarmi nelle materie dove farò pena!”
“Grazie tante!”
“Beh, io ti faccio da facchino e tu da prof, mi sembra un buon compromesso.”
Dante sorrise allegramente proprio mentre la Bibliotecaria, Madama Jones, sbucava da dietro uno scaffale fulminando il Grifondoro con lo sguardo:
“JULIUS! SILENZIO!”
“Mi scusi, cercherò di parlare più piano!” Il ragazzo rivolse alla donna un sorriso colpevole e carico di scuse, consapevole di avere una voce forte e decisamente difficile da non sentire.
L’anziana strega lo fulminò con lo sguardo per poi allontanarsi, borbottando qualcosa sul fatto che non avrebbero dovuto concedere ore buche agli studenti così da permettergli di gironzolare e fare chiasso.
“Com’è nervosa! E io che sto persino rimettendo in ordine dei libri!”
Jane non condivise l’espressione leggermente irritata dell’amico, ridacchiando invece:
“Beh, io te lo dico sempre… a volte ti sento parlare persino in Sala Grande, dal mio tavolo!”
“Cosa vuoi che ti dica Jane… avere un mucchio di fratelli mi ha temprato, dovevo farmi sentire sin da piccolo!”
Dante si strinse nelle spalle mentre appoggiava il mucchio di libri sul ripiano centrale della Biblioteca e, come sempre, i vari volumi planarono ordinatamente ognuno al suo posto dopo aver toccato il legno incantato del tavolo.
Jane invece non disse nulla per qualche istante, seguendo distrattamente il percorso di un tomo di Pozioni rilegato in pelle mentre rifletteva su quanto avesse appena detto Dante… anzi, su tutte le volte in cui il ragazzo accennava alla sua famiglia.
“Mi piacerebbe avere una famiglia come la tua, sai?”
Il tono vago e quasi assorto della ragazza fece voltare Dante, che la osservò dall’alto in basso per un attimo prima di sorriderle vivacemente:
“Beh, di certo non si sta mai tranquilli un attimo!”
“Non mi dispiacerebbe… una famiglia numerosa, chiassosa, tremendamente unita. Sei fortunato Dan.”
Jane sembrò riscuotersi, voltandosi verso il ragazzo e rivolgendogli un sorriso incerto, come se non si sapesse nemmeno spiegare perché avesse detto quelle parole. L’aveva sempre pensato, in realtà… ma era la prima volta in cui si esprimeva ad alta voce.
“Sai che ti dico Jane? Un giorno avrai una famiglia così grande che non saprai nemmeno dove metterla. Te lo prometto.”
Dante le sorrise, allungando una mano dalle dita lunghe per darle un buffetto sulla guancia, facendola sorridere di rimando mentre si scostava leggermente:
“Grazie Dan… Spero che tu abbia ragione.”
“Certo che ho ragione. E ora smettila di fare il pulcino bagnato e fammi un sorriso Jane Prewett, lo sai che non mi piace vedere le persone tristi.”
Dante le rivolse un sorriso allegro e Jane non riuscì a non ricambiarlo, facendo saettare lo sguardo sull’orologio alle spalle del ragazzo…. Secondo le sue lancette che rintoccavano nel silenzio della Biblioteca, la loro ora buca stava per finire.
“Lo so, lo so… Ma ora è meglio andare, o la Jones ti butterà fuori a calci per “disturbo della quiete pubblica” … E poi tra meno di dieci minuti abbiamo Trasfigurazione.”
“Hai ragione… filiamocela.”
*
“Secondo te con quali criteri sceglieranno?”
“Immagino i più bravi in determinate materie… Quelli che si comportano meglio… Cose del genere.” Isabella e Brianna, sedute una di fronte all’altra al tavolo dei Corvonero per il pranzo, stavano mangiando chiacchierando meno del solito, ognuna con la testa rivolta alla riunione in Biblioteca del pomeriggio precedente: entrambe si chiedevano se sarebbero state scelte e, nell’eventualità che accadesse, come sarebbero state quelle nuove lezioni.
“Beh, non mi dispiacerebbe poter seguire lezioni nuove… sarebbe interessante, anche divertente! Il Club dei Duellanti è solo per i ragazzi… sarebbe l’occasione per imparare a duellare, no?”
Brianna sfoggiò un sorriso allegro e Isabella annuì, non potendo non fare una smorfia alle parole dell’amica: le aveva sempre dato un gran fastidio il fatto che il Club dei Duellanti non fosse aperto alle ragazze… Non perché avrebbe necessariamente voluto prendervi parte, ma la trovava comunque un’ingiustizia bella e buona.
“Immagino di sì… Non sarebbe nemmeno male se qualche idiota si decidesse ad aprire il Club anche a noi.”
“Lascia perdere Bella, non lo faranno prima dei prossimi 30 anni… Ci hai provato, lascia stare.”
Isabella sospirò, scuotendo il capo e appoggiando la forchetta sul piatto. Decise di seguire il consiglio dell’amica e di lasciar perdere, chiudendo l’argomento e tornando a concentrarsi sulla questione delle nuove lezioni:
“Ok, meglio lasciar perdere… Ci comunicheranno chi è stato scelto dopodomani, me l’ha detto Silente stamattina.”
“Cosa, te l’ha detto dopo Trasfigurazione? Perché solo a te? E soprattutto perché non me l’hai detto?”
“Beh, dopo Trasfigurazione tu avevi Aritmanzia e io Antiche Rune, non ti ho visto fino ad ora! Immagino me l’abbia detto perché sono Caposcuola, comunque.”
“Questi sono i momenti in cui piacerebbe esserlo anche a me! Dopodomani, quindi… Immagino che ci osserveranno un po’ domani per decidere chi scegliere.”
“Non se sarei così sicura Bree… Magari ci hanno osservato anche stamattina senza farcelo sapere, chi può dirlo.”
Brianna si accigliò leggermente alle parole sibillina dell’amica, che per tutta risposta sollevò le sopracciglia come a volerle dire di non fare quella faccia e che poteva davvero essere così.
“La cosa mi mette un po’ di ansia… Ma hai ragione, potrebbe anche essere. Che ore sono piuttosto? Non ho più guardato l’ora…”
Brianna abbassò lo sguardo sull’orologio che portava allacciato al polso, sgranando gli occhi azzurri con orrore nel vedere la lancetta dei minuti posta tra il 10 e l’11 mentre quella dei secondi continuava a muoversi velocemente… forse anche troppo.
“Oh cavoli… A furia di parlare quasi perdiamo le lezioni! Tra meno di dieci minuti abbiamo Pozioni, dannazione!”
“Oh no, non mi va di sentire Lumacorno pavoneggiarsi!” Isabella gemette, sbuffando mentre si alzava controvoglia dalla panca. Bree le lanciò un’occhiata seccata, come a volerle dire – Perché, secondo te a me va? – mentre si alzava a sua volta per poi seguirla verso le porte aperte della Sala Grande, zigzando tra gli studenti che stavano uscendo come loro per tornare a lezione.
“Sai Bella, a volte penso che il tempo passi troppo in fretta… La pausa pranzo dura sempre troppo poco.”
“Il tempo è una delle poche cose costanti che esistano Bree… E’ la nostra mente ad elaborarlo diversamente da ciò che è, a volte.”
*
“Senti… La tua pozione di che colore è?” Rod si sporse leggermente verso il banco accanto al suo, sbirciando la pozione che ribolliva nel calderone di Antares. Una smorfia increspò le labbra del Grifondoro davanti a ciò che vide, ovvero una pozione color carta da zucchero.
“Ma andiamo, non è possibile! La mia è viola!”
“Beh, guarda il lato positivo… A te piace il viola.”
Antares si strinse nelle spalle, continuando a mescolare la sua pozione mentre Rod sbuffava, guardando il suo calderone con aria torva: per quanto Pozioni gli piacesse, non ne azzeccava mai una.
Antares sosteneva che aveva fuso tre calderoni dal sesto anno… In realtà erano 4, ma non aveva mai avuto il coraggio di correggerlo.
“Non sono mai riuscito a spiegarmi perché Lumacorno mi ha voluto nel suo “club” … Faccio pena nella sua materia!”
Rod sospirò, facendo stringere Antares nelle spalle prima di rispondergli in tono vago, come se avesse ripetuto quelle parole diverse volte:
“Vero. Ma ti chiami Lestrange di cognome, dopotutto.”
“Che fortuna… Beh, mi consolo: farò pena in Pozioni, ma almeno me la cavo in altre cose! In Trasfigurazione non mi batte nessuno.”
“Temo di dover dissentire, Lestrange: io sì.”
“Ma non dire assurdità! Ti vorrei ricordare mio caro Black, che una volta ho trasfigurato Yaxley in un tacchino al Club dei Duellanti!”
Rod sfoggiò un sorrisetto, ricordando l’episodio che non si sarebbe mai stancato di raccontare con infinita soddisfazione. Quando l’aveva raccontato ad Antares il Serpeverde aveva quasi pianto dal ridere, non riuscendo a smettere per diversi minuti e segnando così la condanna del compagno di Casa Starkey Yaxley, che spesso e volentieri si ritrovava con il fastidioso aneddoto sbattuto in piena faccia.
“La vedremo giovedì alla prossima lezione allora… Voglio proprio vedere chi tra noi ci metterà meno ad auto-trasfigurarsi in un comò.”
*
“Che strazio… Non ricordavo che un’ora di lezione potessero essere così lunga!”
Will sbuffò, guardandosi le mani e tirando un sospiro di sollievo nel realizzare che poteva di nuovo vederle: non gli erano mai piaciuti gli incantesimi di Disillusione… una parte di lui aveva sempre il terrore di non riuscire a tornare normale.
“Se è stata lunga per te, immagina quei poveracci… Non li ho proprio invidiati, cominciavo anche ad avere caldo nonostante i Sotterranei in genere siano umidi.”
Regan si prese i lembi della giacca per farsi aria, lieto di essere finalmente uscito dall’aula di Pozioni al termine della lezione. Lui, Will, Charlotte e Lyanna avevano assistito silenziosamente senza farsi vedere dagli studenti, auto-applicando un Incantesimo di Disillusione prima di entrare in aula.
“Regan, cerca di capirlo… Per il povero Will dev’essere davvero frustrante non venir rimirato per un’ora intera! Sessanta minuti sono tantissimi infondo!”
Will lanciò un’occhiataccia alla donna che gli era appena comparsa accanto, che lo guardava con la compassione più finta del mondo:
“Sempre adorabile, Charlotte… Il tempo passa, ma le persone non cambiano poi molto a quanto pare.”
“Stavo per dire la stessa cosa, mi hai letto nel pensiero!”
Charlotte gli sorrise amabilmente prima di strizzare l’occhio ad un Regan che stava cercando di non ridere, accelerando il passo per superare i due e raggiungere Lyanna che camminava qualche passo davanti a loro.
“Regan, stai ridendo?”
“Io? No! Ma come ti viene in mente Will? Non oserei mai. Notato qualcuno di interessante, comunque?”
“Dovrei chiedertelo io… Insegnerai tu Veleni e Antidoti dopotutto… e si avvicina abbastanza a Pozioni.”
“Un ragazzo Grifondoro stava quasi per disintegrare il suo calderone, poverino! Ero quasi tentato di andare ad aiutarlo…”
Regan sorrise con sincero divertimento, non potendo non provare solidarietà per quei ragazzi: in fin dei incontri solo un decennio prima era al loro posto… E anche se era sempre stato bravissimo in Pozioni, aveva avuto le sue lacune come tutti.
“Per carità, lasciali nel loro brodo finché sono nell’aula di Lumacorno… altrimenti poi chi lo sente. In ogni caso, per oggi abbiamo finito di fare da spettatori e la cosa mi solleva parecchio. Non abbiamo una qualche riunione adesso, vero?”
Il tono e l’espressione quasi allarmata di Will fecero sorridere l’ex compagno di Casa, che scosse il capo per rassicurarlo:
“Noi, tranquillo… Ma domani ne abbiamo una dopo le lezioni, per decidere chi seguiremo nei prossimi mesi.”
“Oh, fantastico… Non vedo l’ora. Beh, io vado a riposarmi un po’ finché ne ho la possibilità. Ci vediamo a cena Regan!”
Will rivolse al collega un cenno di saluto che venne ricambiato prima che Cavendish si allontanasse a passo svelto nel corridoio umido e poco illuminato. Era la prima volta in cui tornava nei Sotterranei dopo nove anni… Era strano, in effetti. Sia per lui che per Regan, che venne sfiorato dalla tentazione di dare una sbirciata alla sua vecchia Sala Comune, giusto per vedere cosa fosse cambiato o rimasto uguale… Fortunatamente però si riscosse, dicendosi che non era una grande idea e che probabilmente avrebbe fatto prendere un colpo a qualche studente.
Passando davanti al muro che celava l’ingresso alla Sala Comune Regan sorrise appena, appuntandosi mentalmente di farci un salto entro la fine dell’anno scolastico… Non poteva certo tornare ad Hogwarts senza combinare almeno un guaio, dopotutto.
*
“Bell’orologio.” Charlotte alzò lo sguardo di scatto, ritrovandosi a guardare Lyanna sedersi accanto a lei nella Sala Insegnanti.
L’Auror annuì appena, chiudendo l’orologio da taschino per poi riporlo lentamente nella tasca della giacca:
“Grazie. In genere non amo gli orologi, in realtà… Non li porto mai.”
“Davvero? Perché?”
“Non lo so… credo che non mi piaccia il fatto che scandiscano costantemente il tempo, che ci ricordino quanto velocemente scorrano le nostre vite e a quanto ci scivolino dalle mani, a volte.”
Lyanna inarcò un sopracciglio alle parole della collega, che teneva lo sguardo fisso sulle fiamme che ardevano nel camino acceso come se stesse riflettendo su qualcosa.
“Non avevo mai pensato a questo… punto di vista. Non ci avevo mai riflettuto, ma forse hai ragione.”
“Probabilmente sono strana, lascia stare Lyanna… Ma a volte quel ticchettio mi rende davvero nervosa, non so perché.”
Charlotte sorrise tetramente, riuscendo quasi a sentire quel fastidioso rumore anche se l’orologio era chiuso e riposto nella sua tasca. Aveva passato diversi minuti senza dire o fare nulla, osservando un orologio a pendolo e aspettando che il tempo trascorresse… Peccato che in quei momenti il tempo sembrava non passare mai, come se le lancette si divertissero a prendersi gioco di lei senza spostarsi.
A quelle parole Lyanna le rivolse un leggero sorriso, come a volerle tirare su il morale:
“Ognuno ha le sue stranezze Charlotte… E dietro c’è quasi sempre un motivo preciso.”
“Immagino che tu abbia ragione. Al tempo che passa, allora.” Charlotte prese la tazza di the fumane dal tavolo da caffè, avvicinandola a quella che teneva in mano la mora e facendole incontrare. Lyanna annuì, ripetendo le sue ultime parole prima di bere un sorso di the:
“Già… al tempo che passa mentre noi stiamo a guardare.”
..........................................................................................................................................
Angolo Autrice:
Buonasera! Non pensavo di aggiornare così presto, ma l'ispirazione ha bussato alla mia porta... quindi eccomi qui.
Grazie per le informazioni che mi avete mandato e per le recensioni come sempre... a presto, spero, e buonanotte!
Signorina Granger |
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Capitolo 5 *** Dolore ***
Capitolo 4: Dolore
Tra tutti gli animali, l’uomo è il più crudele.
E’ l’unico a infliggere dolore per il piacere di farlo
Mark Twain
1942
“Mi dispiace dovertelo chiedere Charlie… Ma Stephanie non è riuscita a tirargli fuori nemmeno una parola, e nemmeno John.”
“Non preoccuparti… Dammi dieci minuti e avrai le informazioni che vuoi.”
La galleria, fredda e illuminata in modo da conferirle un’aria quasi spettrale, era praticamnete deserta e avvolta nel silenzio… Gli unici rumori erano i passi sul pavimento di metallo e le voci dei due Auror che la stavano attraversando fianco a fianco, camminandosi a passo svelto per raggiungere la sala infondo al tunnel.
“Dieci minuti? Non lo so Charlie… questo è davvero determinato, sostiene che non dirà nulla.”
“Lo dicono tutti, Sean… Ma tutti cambiano idea dopo aver chiacchierato un po’ con me.” Charlotte sfoggiò un lieve sorriso prima di aprire la porta, entrando in una spoglia stanza dalle pareti grigie e un’unica lampada appesa al soffitto, illuminando l’intera stanza quadrata.
Sean non replicò alle sue parole, non potendo fare a meno di pensare che la giovane donna avesse ragione. Entrando nella stanza dietro a Charlotte l’Auror lanciò un’occhiata in direzione dei due colleghi in piedi l’uno accanto all’altro: Stephanie teneva gli occhi fissi sull’uomo seduto sulla sedia e legato con una fune magica, e se la conosceva almeno un po’ sapeva per certo che aveva una gran voglia di lanciargli contro una maledizione.
John invece, il più giovane della squadra, si voltò verso i due colleghi quando fecero il loro ingresso, rivolgendo al superiore lo sguardo quasi esasperato di chi ha gettato la spugna.
Senza dire nulla Charlotte si avvicinò all’uomo di poco più di trent’anni, che la osservò di rimando con aria divertita, senza trattenere una mezza risata ironica:
“Non sapevo che al Dipartimento ci fossero tante belle ragazze! A saperlo mi sarei fatto catturare prima. Pensate davvero che una graziosa bambolina mi farà parlare?”
Avvicinandosi a Stephanie Sean la vide distintamente piegare le labbra in una smorfia quasi schifata, mentre invece Charlotte sfoggiò un sorriso, rigirandosi la bacchetta tra le dita mentre si fermava di fronte all’uomo.
“Evidentemente sì, altrimenti non sarei qui. Sei proprio sicuro di non voler parlare di tua spontanea volontà? In questo modo ci risparmieremo un bel po’ di tempo…”
“Scusa, tesoro. Ho le labbra sigillate, e di certo non sarai tu a scucirmele.”
“Peccato. Speravo di rientrare a casa prima stasera… Vorrà dire che me dirai quello che vogliamo sentire con le cattive…”
*
10 Gennaio 1944
“Amos!”
Sentendosi chiamare da una voce familiare il Tassorosso alzò lo sguardo, tenendo la tazza colma di caffè a mezz’aria mentre guardava Jane avvicinarglisi quasi di corsa, con un gran sorriso stampato in faccia che sembrava preannunciare una bella notizia:
“Buongiorno Jane… come mai tanta allegria di prima mattina? In genere affatturi chiunque ti rivolga la parola prima delle 9…”
“Oh, smettila… un sacco di persone sono irritabili di prima mattina. In ogni caso, ti cercavo per dirti che hanno appeso un foglio nell’Ingresso, con i nomi di chi è stato scelto per seguire i nuovi corsi… E siamo entrambi sulla lista! Anche Dante, in effetti… L’hai visto, così glielo dico!”
Jane sfoggiò un sorriso allegro, guardando verso l’affollato tavolo dei Grifondoro per cercare il ragazzo mentre Amos sfoggiava un sorrisetto: non vedeva l’ora di sentire l’amico brontolare perché non voleva seguire corsi extra dove di certo non sarebbe stato una cima… Nemmeno li era troppo entusiasta di avere nuove materie, ma la buona notizia era che in quel modo avrebbe perso molte lezioni inutili, come Divinazione.
“No, non l’ho visto… Credo stia arrivando.”
“Beh, vado a cercarlo! Voglio essere io a diglielo, così vedrò la sua faccia sgomenta!”
“Ma non fai colazione? Jane, è una pessima idea, quando non mangi diventi…”
Purtroppo il tono allarmato di Amos non fece cambiare idea alla Tassorosso, che girò sui tacchi per poi dirigersi felicemente verso le porte della Sala Grande, non facendogli finire la frase.
Il ragazzo sospirò, scuotendo il capo senza nemmeno prendere in considerazione l’idea di correrle dietro: la conosceva bene e sapeva che non cambiava facilmente idea… Come sapeva che, quando non faceva colazione, la dolce Jane diventava decisamente poco socievole e molto irritabile.
Che fosse il caso di tenerle da parte un croissant?
*
“Non hai idea di quanto sia felice! Non vedo l’ora di iniziare… Quando cominciano le lezioni?”
“Lunedì, saranno sempre di pomeriggio. A chi lo dici Bree, non vedo l’ora di imparare a Duellare, così poi andrò a fare un salutino a quei beoti del Club.”
“E allora Isabella farà tutti neri… Che bella visione.” Il sorrisetto colmo di soddisfazione sul volto di Isabella non vacillò nemmeno per un istante, mentre Brianna sorrideva con aria divertita: di certo non si sarebbe persa la scena.
“Ci puoi scommettere. E se quel lurido verme del sesto anno… Come si chiama, quello moro!”
“Di chi parli?”
“Quello che ficca il naso a destra e a sinistra, quello viscido… Quello che ha sbattuto fuori Hagrid sostenendo che avesse aperto la Camera dei Segreti!”
Isabella sbuffò, cercando di ricordare il nome dell’irritante Serpeverde che molte volte aveva sorpreso a ficcanasare in giro per il castello in piena notte. Per quanto lo detestasse, non riusciva mai a ricordare come si chiamasse.
“Ahh, vuoi dire Riddle! Non ricordamelo, povera Mirtilla.”
Un brivido attraversò la schiena di Brianna, che piegò le labbra in una smorfia al ricordo dell’evento a dir poco spiacevole dell’anno precedente, quando una tredicenne della loro stessa Casa era stata trovata morta in un bagno.
Isabella annuì alle sue parole, sollevata di aver finalmente ricordato il nome del Prefetto:
“Si, lui. Detto tra noi, quella faccia non mi convince nemmeno un po’. Non so, è troppo perfetto… In ogni caso, se prova di nuovo a fare qualche commento sul fatto che non so duellare solo perché non ci fanno entrare al Club, potrei diventare piuttosto nervosa.”
Isabella sbuffò, incrociando le braccia al petto e, già che c’era, fulminando con lo sguardo il suddetto Serpeverde. Brianna sorrise ma non disse nulla, evitando d’informarla che trovava sempre molto divertenti gli screzi che l’amica aveva con il piccolo “eroe” di Hogwarts.
“Non pensarci… Per tua fortuna i corsi nuovi sono solo per il settimo anno, quindi non rischi di trovartelo tra i piedi.”
“Meno male. Non voglio nemmeno pensare a cosa voglia dire avercelo insieme in classe… Mi immagino Lumacorno, ho sentito che è schifosamente lecchino con lui.”
“Già… Non mi dispiace NON essere nel Lumaclub, sinceramente. A te?”
“No grazie, le ronde notturne mi bastano… Black mi ha anche lasciato il sabato sera, molto gentilmente. Ma se pensa di cavarsela si sbaglia, lo tallonerò finché non si prenderà almeno il venerdì! C’è anche lui nella nuova classe?”
“Si, mi sembra di sì.”
“Benissimo. Si prenderà il venerdì’ allora, o in alternativa gli rifilerò un veleno a lezione mentre guarda da un’altra parte.”
“Sai Bella… a volte ringrazio di essere tua amica e non tua nemica.”
*
“Come sarebbe a dire che vogliono bombardare Berlino? Dimmi che stai scherzando!”
Charlotte boccheggiò, guardando la donna che le stava davanti con gli occhi sgranati: possibile che i Babbani potessero essere tanto stupidi? Il Parlamento credeva davvero che bombardare la capitale della Germania fosse la soluzione ai loro problemi?
Stephanie sospirò, scuotendo il capo come se non riuscisse a crederci nemmeno lei:
“Non lo so CeCe… E’ tutto un gran casino qui da quando te ne sei andata.”
“Immagino… Mi piacerebbe essere lì, davvero.” Il tono cupo di Charlotte fece quasi sentire in colpa l’ex Grifondoro, che si morse il labbro prima di parlare, annuendo con un lieve cenno del capo:
“Lo so… Scusami. Ma dico davvero, stanno tutti dando di matto. Non solo noi, anche i Babbani.”
“Beh, spero solo che Spencer-Moon muova il regale fondoschiena e vada a fare una chiacchierata con il Primo Ministro, o ci ritroveremo nei guai fino al collo! Non basta avere uno psicopatico che sta portando caos ovunque, ci voleva anche una stupida guerra tra i Babbani di mezzo mondo!”
“Non credo sia una coincidenza, Grindelwald c’entra di sicuro in tutta questa storia… Sei sicura di voler sapere che cosa succede a Londra, CeCe? Non so se ti fa bene…”
“Credimi Stephanie, mi fa sentire peggio stare fuori dal mondo senza sapere che cosa succede nella vita reale. Qui è come stare in una grande bolla, ma prima o poi ne uscirò.”
Charlotte sospirò, pregando affinché quei dannati mesi passassero in fretta: voleva tornare al suo lavoro vero, fosse stato per lei l’avrebbe fatto anche seduta stante. Il fato però aveva deciso di prendersi gioco di lei, mettendola in disparte proprio in un momento di simile difficoltà.
Guardò la collega, inginocchiata sul pavimento del suo nuovo ufficio, lanciarsi un’occhiata alle spalle prima di sbuffare, voltandosi di nuovo verso l’amica con aria seccata:
“Devo andare, abbiamo un branco di macellai da interrogare. Non è roba per me Charlotte, vorrei che fossi qui a sfar sputare sangue e informazioni a quei vermi.”
“Tornerò presto a disseminare terrore Stephanie, non preoccuparti. Che intendi con macellai, comunque?”
“Non credo che tu voglia saperlo di prima mattina. Ci vediamo presto Charlotte, ti terrò aggiornata… Salutami tanto Regan, digli che mi manca.”
Charlotte annuì, leggermente intenerita dal tono dolce e carico di affetto di Stephanie quando si parlava del marito, molto diverso di quello che aveva usato per parlare dei maghi che stava per interrogare.
“Sarà fatto… Buon lavoro.”
Scorgendo un ultimo sorriso sul volto della collega Charlotte si tirò indietro con il capo, sollevandolo dal braciere acceso che ardeva nel camino.
Rimase inginocchiata sul tappeto per qualche istante, riflettendo su quanto appena sentito mentre qualcuno si schiariva la voce, facendola voltare e tornare improvvisamente alla realtà:
“Ciao. Con chi stavi parlando?”
“Una collega. Non ho il camino in camera mia, quindi devo per forza venire qui…”
Stringendosi nelle spalle Charlotte si alzò senza staccare gli occhi da Will, che la guardava di rimando con gli occhi carichi di curiosità:
“Hai detto qualcosa a proposito di Berlino?”
“Si… pare che il Parlamento abbia deciso che sia una mossa intelligente bombardarla. Come no, si ritroveranno con Londra rasa al suolo a breve, se continuano così…”
L’Auror sbuffò, superando il collega per uscire dalla stanza e andare a fare colazione: dopo aver discusso di questioni decisamente poco piacevoli per mezz’ora aveva davvero bisogno di mettere qualcosa sotto i denti.
Will la seguì, uscendo dalla stanza e incamminandosi nel corridoio, desideroso di saperne di più: in effetti era da un paio di giorni che aveva un paio di domande in testa, ma non aveva mai trovato il modo o il momento di porle… Probabilmente quello era il momento giusto:
“A questo proposito… posso chiederti come mai sei qui? Non dirmi che l’idea di insegnare ti piace…”
“Non molto, in effetti. Ma credo che lo stesso si possa perfettamente dire di te… Dimmi Cavendish, tu perché sei qui?”
Will si strinse nelle spalle, ripetendo ancora una volta le medesime parole che aveva già usato con Regan e con un milione di altre persone:
“Dippet me l’ha chiesto… e non ho trovato un valido motivo per cui dirgli di no, diciamo che mi annoiavo.”
“Oh certo. C’è una guerra in corso, è comprensibile che tu ti stia annoiando...” Il tono comprensivo e decisamente finto di Charlotte le fece guadagnare un’occhiata torva da parte dell’ex Serpeverde, che si strinse nelle spalle:
“Veramente stavamo parlando di te, Charlotte. Non svicolare… Fa’ davvero strano, una Selwyn che insegna… Le donne della tua famiglia solitamente non se ne stanno in un grande villa a dare ordini agli elfi domestici e a sfornare marmocchi?”
Will inarcò un sopracciglio, chiedendosi sinceramente perché l’ex compagna di scuola fosse tornata ad Hogwarts: non riusciva a capire perché un Auror dovesse voler lasciare il suo lavoro, specialmente nel bel mezzo di una guerra.
Con sua gran sorpresa Charlotte invece sorrise, guardandolo con aria quasi divertita mentre scendevano le scale:
“Hai detto bene Cavendish, solitamente è così… Ma non mi è mai piaciuto seguire la massa, specialmente se si tratta della mia famiglia. Quanto al perché sono qui… Beh, diciamo che l’alternativa era di gran lunga peggiore, si può dire che io abbia scelto il male minore.”
Non era mai stato un ficcanaso, solitamente si faceva gli affari propri. Non tanto perché fosse una persona riservata, più che altro perché era raro che gli importasse a tal punto di qualche altra persona da interessarsi alla sua vita… Ma c’era qualcosa che lo incuriosiva, forse il trovare quella donna molto diversa dalla ragazza che aveva frequentato le lezioni con lui anni prima. Charlotte Selwyn era cambiata, in qualche modo, ma così sottilmente da rendere difficile capire come. In un primo momento non lo si notava, ma c’era qualcosa di diverso in lei. E prima o poi avrebbe capito che cos’era…
*
“Sei sposata?”
“Come?” Lyanna si voltò di scatto verso Regan, svegliata da una specie di stato di trance. L’uomo accennò all’anello d’oro che la collega portava e che, quasi inconsciamente, si era messa a far ruotare mentre era immersa nei ricordi che la Sala Grande aveva risvegliato, riportando alla memoria un mucchio di colazioni, pranzi e cene passate in compagni di amici... e anche di qualcun altro.
La mano di Lyanna si allontanò immediatamente dalla fede quasi come se fosse incandescente, limitandosi ad annuire dopo aver esitato pe runa timo:
“Io… si.”
“Non mi ero accorto che portassi la fede… Da quanto sei sposata?”
“Quasi nove anni.”
“Però, è parecchio considerando che hai appena trent’anni… Eri molto giovane.”
“Si, in effetti si, avevo appena 22 anni.”
Lyanna abbassò lo sguardo sulla sua tazza di caffè’, chiedendosi perché facesse tanta fatica a dire che suo marito era morto: non riusciva nemmeno a togliersi la fede…
Sfortunatamente Regan non aveva idea che la sua nuova collega fosse rimasta recentemente vedova e sfoggiò il suo classico sorriso allegro, desideroso di fare conversazione e conoscerla meglio:
“Vi siete conosciuti a scuola?”
“Guà… Siamo stati amici per un sacco di tempo, ma poi le cose sono cambiate.”
Lyanna sorrise appena, provando una piacevole sensazione di sollievo nel ricordare alcuni tra i più bei momenti passati in quella scuola. Non le andava di raccontare come fossero realmente finite le cose e perché fosse dovuta tornare ad Hogwarts… Non ancora, almeno.
“Anche io e Stephanie ci siamo conosciuti qui… L’unica nota positiva delle cene di Lumacorno è stata conoscerla! Sai, lei era Grifondoro, credo che a tutta la mia Casa sia venuto un colpo al cuore quando ci siamo fidanzati. Ora che sono passati dieci anni, credo che qui sia presa un po’ troppo sul serio, la faccenda delle Case. Tu non credi?”
“E’ probabile. Infondo le persone cambiano, non restiamo per sempre come ad 11 anni… Chissà, magari se indossassi oggi il Cappello Parlante non mi Smisterebbe a Corvonero. Ti dirò Regan, tu non mi sembri per niente un Serpeverde. Ad occhio non so, ti avrei visto come un Grifondoro.”
Regan sorrise alle parole di Lyanna, annuendo come se gli avessero già detto quelle stesse parole:
“Non sei la prima a dirmelo… Anche Charlotte lo sostiene. Ah, parli del diavolo… Buongiorno Charlie!”
Regan sfoggiò un sorriso allegro, puntando gli occhi sull’amica che si stava avvicinando al tavolo degli insegnanti con Will subito dietro.
“Buongiorno… Regan, per favore, non chiamarmi…”
Charlotte sospirò ma non finì la frase, interrotta dall’amico che si maledisse mentalmente per la sua sbadataggine prima di scusarsi, affrettandosi a correggersi:
“Scusa! Lo so, mi dimentico continuamente… Va bene se ti chiamo CeCe come fa Stephanie?”
“Benissimo, grazie. Ci ho parlato prima, a proposito… Dice di salutarti e che le manchi moltissimo.”
Charlotte sedette accanto a Regan, salutando Lyanna con un sorriso mentre l’uomo invece sospirava, parlando con tono leggermente cupo:
“Manca anche a me… Dopo una settimana. Sono messo male!”
“Sei solo innamorato Regan. Ci fari l’abitudine, vedrai.” Lyanna gli rivolse un sorriso quasi freddo, assente di una qualunque nota gioiosa, come se stesse parlando per esperienza personale e non stesse dicendo solo una frase fatta. Sia Charlotte che Regan intuirono che c’era qualcosa sotto da quelle parole ma soprattutto da quel sorriso forzato ma nessuno dei due si dilungò in domande inopportune; Regan si rivolse invece a Will, iniziando a chiacchierare allegramente delle nuove lezioni che non vedeva l’ora di iniziare, ignaro che la donna seduta accanto a lui lo stesse ringraziando mentalmente per non aver fatto domande a cui non avrebbe risposto volentieri.
*
Ma perché non lo trovo mai da nessuna parte?
Jane sospirò, guardandosi intorno nella vana speranza di scorgere la familiare e altissima figura di Dante: benché lo conoscesse da anni, non aveva mai capito come facesse a nascondersi ovunque nonostante i suoi due metri appena sfiorati di altezza.
Il pianerottolo che portava alla scalinata principale era in effetti gremito di studenti che stavano scendendo dalla Torre di Corvonero e di Grifondoro per andare a fare colazione, rendendo la ricerca dell’amico ancora più ardua per la ragazza: Dante era talmente alto che normalmente sarebbe stato impossibile non notarlo… In effetti molto probabilmente l’aveva vista e si stava nascondendo apposta, ridendosela sotto i baffi nel vederla impaziente e a disagio.
Dovrà pur comparire, prima o poi!
Jane sbuffò mentre si appiattiva lungo il muro, cercando di non farsi calpestare da qualche compagno di scuola decisamente impaziente di afre colazione, visto il modo in cui correvano sulle scale: avevano forse paura che finisse il cibo?
La ragazza stava quasi iniziando a considerare l’idea di Appellare l’amico quando sentì una mano sfiorarle la spalla, facendola voltare di scatto e ritrovandosi a guardare un sorriso allegro e un paio di occhi luccicanti:
“Cerchi qualcuno?”
“Dan, eccoti finalmente! Ma dove ti eri imbucato?”
“Qua e là, come sempre. Perché volevi parlarmi, piccola Jane?”
“Le nuove lezioni, Dan… Siamo stati scelti, e anche Amos!”
Jane sorrise ma Dante non ricambiò, sfoggiando invece quasi una smorfia: aveva sinceramente sperato che non l’avrebbero scelto… In effetti si chiedeva perché mai l’avessero preso, visto che non era eccezionalmente bravo in nessuna materia particolare.
“Beh, puoi anche provare a mostrarti allegro… L’idea di passare del tempo con i tuoi amici è tanto traumatizzante Dan?”
Jane abbozzò un sorriso, inclinando leggermente il capo e facendolo sorridere di rimando:
“Certo che no… Se non altro ci sarete tu e Amos, sarà molto più piacevole così. Ma ora basta parlare, non dovremmo andare a fare colazione? Sto morendo di fame!”
“Tranquillo, so che mangiare è uno dei tuoi hobby… Ma ci vorrà una vita per passare, qui p tutto bloccato.”
Jane sbuffò, accennando tetramente all’ingorgo che si era formato sul pianerottolo e sulle scale.
Dante però sembrò non porsi minimamente il problema, sorridendo alla ragazza prima di metterle un braccio intorno alle spalle:
“Tranquilla Jane, ci penso io… Guarda e impara.”
Jane inarcò un sopracciglio, guardandolo strizzarle l’occhio prima di alzare lo sguardo, puntandolo dritto davanti a se sulla folla di studenti:
“Scusate, permesso! Fate passare!”
La voce tuonante del ragazzo fece bloccare gran parte dei presenti, che si voltarono in direzione dei due mentre il Grifondoro sorrideva, avanzando facilmente e trascinandosi dietro Jane grazie al varco che si era creato non appena aveva parlato.
Dal canto suo la Tassorosso sbuffò, chiedendosi ancora una volta come facesse: probabilmente se lei avesse trovato a chiedere di farla passare, l’avrebbero calpestata.
“A volte vorrei avere una voce come la tua, sai?”
“Non è sempre positivo, in realtà… Se può farti stare meglio, per me è assolutamente impossibile cercare di suggerire durante le verifiche. Mi sente perfino Ruf!”
Dante sorrise e Jane scoppiò a ridere, annuendo mentre scendevano le scale per raggiungere l’Ingresso:
“Beh, questo mi solleva parecchio… Grazie Dan, tu sì che sei un amico!”
*
“Non capisco perché tutti non facciano altro che parlare di questa stupida guerra… E’ una cosa così inutile, stupida… rozza. Così insensata, perché non si parla d’altro?”
Rod sbuffò, tenendo le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni neri mentre percorreva un corridoio insieme ad Antares per raggiungere l’aula di Trasfigurazione.
“Suppongo perché è una cosa… importante. Nel bene e nel male ci coinvolge tutti.”
“Forse, ma resta comunque inutile. E magari se tutti la smettessero di darci tanto peso finirebbe più in fretta.”
Il Serpeverde alzò gli occhi la cielo: conosceva Rod da un sacco di tempo e sapeva cosa pensava un po’ su tutto... compresa la guerra.
“So che è una cosa… “volgare” per i tuoi parametri di decenza ed eleganza Rod. Ma non tutti la pensano come te e ci sono un mucchio di persone che stanno guadagnando parecchio da tutta questa storia.”
Il Grifondoro si limitò a sbuffare, scuotendo il capo come se non volesse parlarne:
“Denti, lasciamo stare… Stiamo andando a Trasfigurazione e le ore di Silente sono quelle che preferisco… Non voglio rovinarmele.”
“Si sì tranquillo, lo so che hai una cotta per Silente e che adori le sue lezioni… Oggi avremo anche modo di constatare chi di noi è più è più bravo nella sua materia, pronto a trasformati in un bel comò di ciliegio Lestrange?”
“Non essere sciocco Black… mogano, se io fossi un mobile sarei di certo di mogano.”
Antares emise un suono a metà tra una risata e un verso esasperato alle parole dell’amico, ripetendosi ancora una volta che Rodericus Lestrange non sarebbe mai cambiato… anche se forse, anche se non l’avrebbe mai ammesso, gli andava bene così.
Tuttavia il Caposcuola non fece in tempo a dire nulla all’amico, perché udì una voce chiamarlo a gran voce dal fondo del corridoio. Voltandosi il Serpeverde sgranò gli occhi azzurri, imprecando mentalmente prima di rivolgersi all’amico frettolosamente:
“Si beh… Mogano, certo! Ora che ci penso, devo dire due parole a Silente prima della lezione… Ci vediamo in classe!”
Senza dare all’amico il tempo di dire nulla Antares si dileguò, affrettando improvvisamente il passo e allontanandosi lungo il corridoio. Rod inarcò un sopracciglio, chiedendosi che accidenti gli fosse preso mentre una figura dall’aria poco allegra compariva accanto a lui:
“BLACK! FARABUTTO, NON PUOI SCAPPARE PER SEMPRE! Ah, ciao Rod!”
“Ciao Isabella… perché vuoi parlare con Antares?”
“Il tuo caro amico mi ha scaricato i turni di ronda del fine settimana, ma se pensa di passarla liscia si sbaglia! Ora scusa, devo inseguirlo… Ci vediamo in classe!”
Isabella rivolse al Grifondoro un debole sorriso prima di riprendere a correre nel corridoio, imprecando contro il suo “collega” che era schifosamente più veloce di lei nel svignarsela.
Anzi… Probabilmente non l’aveva mai visto correre tanto come quella mattina. Anche Rod pensò a quanto in fretta si fosse dileguato il suo migliore amico, non potendo fare a meno di sorridere: non l’aveva mai visto correre così velocemente, tranne quando erano bambini e scappavano da sua madre dopo aver combinato qualche guaio.
*
“Proprio non vi capisco… Perché vi ostinate a farci perdere tanto tempo? Vi risparmiereste una buona dose di dolore…”
Charlotte quasi sospirò, guardando l’uomo steso sul pavimento che ricambiava il suo sguardo, respirando affannosamente e la fronte imperlata di sudore.
“Vuoi uccidermi?”
“Oh no, io non uccido nessuno. Ma il gatto gioca sempre un po’ con il topo, e noi continueremo a giocare finché non parlerai. Voglio sapere chi sta manipolando, in Germania… Qualcuno vicino ad Hitler, giusto? Devi solo dire i nomi, poi smetterai di soffrire anche se ti meriti tutto quello che ti sto facendo patire.”
Charlotte puntò la bacchetta sotto al mento dell’uomo, sollevandoglielo per far sì che la guardasse negli occhi verdi, carichi di disprezzo e freddezza.
“Te lo ripeto, non sarai certo tu a farmi parlare.”
“Io invece credo che sarò proprio io e sto per dimostrartelo. Ho visto come hai ridotto quelle poverette, quindi voglio farti una domanda: dimmi, che cosa si prova a stare davanti ad una donna che non ha paura di te?”
Un gemito di dolore trattenuto a stento uscì dalla bocca socchiusa dell’uomo quando il piede di Charlotte coperto dallo stivale di cuoio premette sulle sue costole, arrivando quasi ad incrinarle mentre la donna non staccava i suoi occhi dal volto dell’uomo:
“Charlie…”
“Sta’ zitto Sean. Non le hai viste.”
Il tono pacato di Charlotte non sembrava voler ammettere repliche, zittendolo all’istante. L’uomo si limitò a guardarla con una vena di preoccupazione, chiedendosi fin dove si sarebbe spinta questa volta… sapeva che si era sentita punta sul vivo in quel caso, non l’aveva preso per niente bene e tutta quell’aggressività era il risultato.
“Odio le persone che non rispondono alle domande, Joseph. Voglio i nomi, adesso.”
Dopo un istante di silenzio Charlotte fece per ricominciare con la Maledizione Cruciatus, ma la voce strozzata la bloccò di colpo con la bacchetta ancora puntata sul suo petto:
“Schmidt, Meyer.”
“Sono tre, lo sappiamo. Dimmi anche il terzo Joseph, o ti prometto che questa volta non sarò per niente gentile.”
“Schwarts! Sei contenta, stronza?”
Il tono rabbioso la fece sorridere, annuendo con un debole cenno del capo mentre allontanava la bacchetta dall’uomo, rimettendosi dritta in piedi:
“Si, molto… Grazie. Fatelo sparire dalla mia vista, per favore… Fallo portare al San Mungo John, ma che non lo perdano di vista neanche per un attimo. Andiamo Sean, dobbiamo muoverci.”
L’Auror girò sui tacchi e uscì in fretta e furia dalla stanza, quasi correndo lungo la galleria per tornare agli uffici del Dipartimento.
“Ma non dovresti essere tu il capo?” John rivolse a Sean un’occhiata confusa, che venne ricambiata con una scrollata di spalle quasi rassegnata prima che l’uomo seguisse Charlotte fuori dalla stanza:
“Si beh… Ormai è partita, ora chi la ferma più… Vieni anche tu Stephanie, dobbiamo farci un giro al Ministero. Portate questo verme schifoso al San Mungo, anche se non se lo merita neanche un po’. Il dolore si, quello se l’è meritato.”
Lanciando all’uomo che avevano catturato solo poche ora prima un’occhiata carica di disgusto l’Auror uscì dalla stanza insieme a Stephanie, che annuì con un debole cenno del capo:
“Poco ma sicuro… E’ brutta da dire, ma alcune persone lo meritano davvero, visto quanto ne infliggono. E Charlie è davvero brava, io crollerei…”
“Crolla anche lei, di tanto in tanto. Solo che lo fa in silenzio e si rialza da sola, prima che qualcuno possa fermarsi ad aiutarla… Ma prima o poi scivolerà davvero Stephanie, e allora dovrà permettere a qualcuno di aiutarla sul serio.”
*
Sedendo sul letto, gli occhi di Charlotte non si staccarono dal muro nemmeno per un attimo… O più precisamente da un punto del muro, quello in cui aveva attaccato un articolo di giornale risalente a circa un mese prima.
Il titolo e la foto riuscivano sempre a provocarle una fitta di dolore all’altezza del petto… Nonostante quante volte l’avesse letto o anche solo semplicemente visto.
Però forse non era un male, forse infondo se lo meritava.
Aveva passato anni a far parlare i peggiori criminali aiutandosi spesso e volentieri con il dolore che provocava… Era arrivato il suo turno di soffrire, in fin dei conti.
Subito prima di tornare ad Hogwarts Luisa le aveva detto che c’erano cose che non si potevano escludere dalla vita umana… Principalmente due, l’amore e il dolore.
Nonostante si tenesse lontana dalla prima, viveva a stretto contatto con la seconda ormai da anni… E forse le cose non sarebbero cambiate per molto tempo.
“Mi dispiace, davvero… Ho sbagliato e non lo dico spesso Seannie, quindi spero davvero che tu mi stia ascoltando.”
Sapeva che non poteva più sentirla, ma si scusò comunque… con gli occhi lucidi e la voce flebile, lo sguardo puntato dritto su quel dannato articolo di giornale che aveva appeso proprio davanti al suo letto, in modo da averlo sempre davanti agli occhi per non dimenticare cosa aveva fatto.
Lo guardò sorridere nella foto in bianco e nero, i capelli come sempre spettinati e gli occhi verdi ridenti fissi sull’obbiettivo… Se non altro poteva ancora vederlo ridere, in qualche modo, anche se la scritta subito sopra la foto toglieva a lei qualunque voglia di farlo:
Sean Selwyn era morto durante una missione… Insieme a praticamente tutto il resto della squadra, eccetto la sorella Charlotte.
....................................................................................................................................
Angolo Autrice:
Buonasera! Scusate se ci ho messo un po' ad aggiornare ma da qualche giorno ho dovuto riprendere a studiare sul serio, purtrtoppo. Ad ogni modo non preoccupatevi, il prossimo capitolo arriverà al massimo nel week end. Scusate gli errori che probabilmente abbonderanno ma non ho avuto tempo di rileggerlo per bene visto che volevo pubblicarlo stasera per non farvi aspettare un altro giorno.
Grazie come sempre per le recensioni, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto... Nel prossimo cominciamo con le lezioni "nuove", ci sarà da ridere XD (per me, ovviamente) Avete una richiesta particolare, quale vorreste leggere per prima?
Detto ciò vi saluto, a presto!
Signorina Granger |
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Capitolo 6 *** Nuova settimana, nuova lezione ***
Capitolo 5: Nuova settimana, nuova lezione
Lunedì 14 Gennaio
“Rod, potresti farmi un favore? Smettila di sorridere.”
Con suo gran rammarico Dante si ritrovò davanti ad un sorriso ancora più largo, dovuto proprio alle sue parole e al tono decisamente poco allegro mentre faceva colazione più silenziosamente del solito.
“Che muso lungo Julius... Come mai così di cattivo umore?”
“È lunedì mattina, essere di cattivo umore è una specie di legge, al lunedì mattina. E poi oggi cominciamo le lezioni nuove e non sono particolarmente felice.”
Rod sfoggiò un sorrisetto, guardando il compagno di Casa come se proprio non lo capisse: di tutti quelli che erano stati scelti per i corsi extra, Dante Julius era molto probabilmente l'unico a non esserne felice.
Lui al contrario non vedeva l'ora che arrivassero le 15, così da iniziare con la prima lezione: il fatto che si cominciasse proprio con quella che sarebbe diventata di certo la sua preferita in assoluto lo rendeva ancora più allegro.
“Davvero non sei felice nemmeno un po’? Sarà molto più interessante delle solite, noiose materie! E poi oggi si duella... Non vedo l'ora.”
“Ci credo Lestrange, sei il più bravo anche al Club da quel che ho sentito.”
“Infatti è così... Ma sono certo che non te la caverai male Dante. Non fraintendere, nemmeno io sarò bravo in tutto: hai presente Pozioni, la materia in cui faccio più pena in assoluto? Considerando quante volte ho fuso un calderone, dubito che prenderò buoni voti in Veleni e Antidoti.”
“Poco ma sicuro... Ma per me è diverso Rod, sono abbastanza sicuro che non eccellerò proprio in niente: odio duellare, anche se non me la cavo male, per fare un esempio.”
Dante sospirò, guardando il suo piatto con aria sconsolata: conoscendosi era abbastanza sicuro che non sarebbe mandato malissimo in Duelli o Difesa avanzava... Ma di certo nessuna delle nuove materie l'avrebbe entusiasmato, anzi molto probabilmente avrebbero messo i suoi nervi a dura prova visto che di certo sarebbero state abbastanza toste.
E l'ultima cosa di cui aveva bisogno Dante Julius era innervosirsi e agitarsi, visti i problemi che aveva da sempre.
*
“Che sonno... Dite che posso farmi un pisolino, oggi pomeriggio?”
Regan nascose uno sbadiglio dietro alla mano, mentre accanto a lui Lyanna era intenta a leggere l'ultimo numero della Gazzetta del Profeta. Senza nemmeno alzare lo sguardo dal giornale la donna annuì, rispondendo distrattamente:
“Considerando che oggi l'unica di noi a fare lezione sarà Charlotte immagino di sì. Domani tocca a te, vero Regan?”
“Sì, il martedì spetta a me. Non invidio CeCe, non vorrei mai avere il lunedì!”
“Nemmeno io, in effetti. Per mia fortuna, hanno saggiamente deciso di rifarlo a lei... Così fino a mercoledì posso starmene in pace.” Will sfoggiò un sorrisetto soddisfatto, infinitamente grato a Dippet di aver messo la sua lezione al mercoledì pomeriggio e non ad inizio settimana.
“Certo che voi due avete proprio una gran voglia di lavorare... Piuttosto, che fine ha fatto Charlotte?” Lyanna inarcò un sopracciglio, sollevando gli occhi dal giornale e scrutando l’ingresso della Sala Grande con aria accigliata.
Will per tutta risposta si strinse nelle spalle, parlando in tono pensieroso come se stesse ipotizzando il motivo del lieve ritardo della collega:
“Magari ha cambiato idea e se l’è filata...”
“Ne dubito fortemente Will... CeCe non è tipo che molla qualcosa, e di certo non andrà via da qui prima di Giugno, puoi starne certo.”
William si voltò verso Regan, guardandolo con lieve perplessità mentre invece il collega teneva gli occhi fissi sulla porta in attesa di vedere Charlotte, esattamente come Lyanna.
“Stai alludendo a qualcosa?” Il tono pacato e sicuro di Regan l'aveva decisamente incuriosito, portandolo a chiedersi se l’ex compagno di Casa non sapesse qualcosa sulla donna che lui ignorasse.
“No, assolutamente.” Regan si strinse nelle spalle con disinvoltura, ma non bastò a far demordere Will che stava già elaborando le sue parole, chiedendosi cosa ci fosse sotto.
Tuttavia l’ex Serpeverde non ebbe molto tempo per riflettere quanto appena sentito, perché dopo pochi attimi venne distratto dalla voce di Lyanna:
“Ah, eccola qui. Aspettate, ma che...” Lyanna sgranò gli occhi, sporgendosi leggermente sul tavolo come a voler vedere meglio: Charlotte era appena comparsa sulla soglia, ma non era come qualunque persona in quella sala si era aspettato di vederla.
Regan al contrario scoppiò a ridere fragorosamente, sorridendo in direzione dell'amica che si stava avvicinando con disinvoltura, camminando in mezzo ai tavoli e ignorando i diversi sguardi allibiti che stava attirando.
“Non ci credo... Non credevo l'avrebbe fatto sul serio!” Regan non smise di ridere nemmeno per un istante, mentre Lyanna non sapeva se trovare divertente o meno il fatto che la sua collega avesse... Beh, non fosse vestita come al solito.
"Non capisco proprio che cos'avete, tutti quanti!” Arrivata davanti al tavolo degli insegnanti Charlotte sbuffò, lanciando uno sguardo carico di esasperazione in direzione degli altri insegnanti.
“Non avete mai visto una donna con i pantaloni, per caso?”
“Beh Selwyn... In effetti no.” Will piegò le labbra in un sorrisetto divertito, guadagnandosi un’occhiata torva da parte della donna:
“Beh, c'è sempre una prima volta... Se qualcuno ha pensato anche solo per un attimo che mi sarei messa ad insegnare a duellare con la gonna e magari i tacchi, si è sbagliato di grosso. Regan, piantala di ridere!”
La giovane Auror fece il giro del tavolo per sedersi sull'ultima sedia rimasta libera, fulminando l'amico con lo sguardo. L'uomo però non ci fece molto caso e continuò a sghignazzare per qualche minuto di fronte alle facce sbalordite e alle mascelle che sfioravano il pavimento della Sala Grande.
“Una non può nemmeno vestirsi come vuole... Vorrei proprio vedervi, vuoi maschietti che vi professate tanto bravi e forti a vivere su dei tacchi a spillo! Crollereste dopo dieci minuti...”
Il borbottio sommesso di Charlotte fece sorridere Lyanna, che annuì mentre ripiegava il giornale:
“Questo è vero... Dicevo sempre la stessa cosa anche a mio marito.”
Charlotte le rivolse uno sguardo curioso, non potendo fare a meno di pensare che Lyanna non accennava praticamente mai alla sua vita al di fuori della scuola... Sapeva che era sposata perché aveva notato che portava la fede, ma aveva preferito non fare domande visto che Lyanna non ne parlava mai spontaneamente... Quella era la prima volta in cui la sentiva nominare il marito, anche se di sfuggita.
Will ebbe i medesimi pensieri ma nemmeno lui osò domandare nulla, notando lo sguardo un po’ cupo della collega mentre ritornava a concentrarsi silenziosamente sulla colazione, quasi come se si fosse pentita di aver parlato.
“Secondo c'è qualcosa sotto... Su suo marito, intendo.”
Il mormorio assorto di Will fece alzare gli occhi al cielo all’ex Corvonero, che gli lanciò un’occhiata carica di rimprovero prima di replicare in tono piatto, come se la questione non dovesse essere di loro interesse:
“Se anche fosse, non sono affari nostri... Abbiamo avuto tutti una vita tra il Diploma e la settimana scorsa Cavendish, ma non vuol dire che deve essere nota a tutti. E poi da quando sei diventato così curioso? A scuola eri Lord Non Mi Importa Di Nulla Fuorché di Me Stesso.”
Charlotte rivolse all’ex compagno di scuola un’occhiata scettica, ricordando decisamente bene gli anni in cui aveva frequentato Hogwarts... Ricordava bene anche Will Cavendish, in effetti.
“Mi hai sempre reputato immaturo Charlotte, ma le persone cambiano... Sono passati anni, chi ti dice che sono lo stesso che hai conosciuto qui? Mi annoi, lasciami almeno spettegolare e farmi qualche castello in aria! E poi davvero mi chiamavano così?”
“No... Soltanto io. Mi passi le uova, per favore?”
Roteando gli occhi Will eseguì, porgendo alla collega la ciotola con le uova strapazzate. Lei gli rivolse un debole sorriso, servendosi mentre lui rifletteva sulle sue parole:
“Hai ragione Charlotte, tutti abbiamo un passato... Per questo so per certo che tu sei qui per un qualche motivo. Stai fuggendo da qualcuno, per caso?”
“Se anche fosse non lo direi a te! Non siamo amici e non lo siamo mai stati Cavendish, vedi di ricordarlo. Io non faccio domande a te e non tu non ne fai a me, sono sicura che così riusciremo ad andare d'accordo fino a Giugno.”
*
"Sai, credo di non vederti sorridere come stai facendo ora da quando Tassorosso ha vinto contro Serpeverde, a Ottobre.”
Le parole di Jane non fecero che aumentare il sorriso di Amos, che annuì quasi con aria sognante mentre ricordava il felicissimo aneddoto:
“Ci puoi giurare, non vedo l'ora di iniziare... E le facce sgomente dei Serpeverde non le dimenticherò mai, il giorno migliore della mia vita!”
“Ci credo... Quel branco di simpaticoni ci reputano degli imbecilli senza cervello, che nervoso.”
Jane sbuffò prima di bere un sorso di caffellatte, face di annuire l'amico che era seduto di fronte a lei:
“Già... È stata una gran soddisfazione batterli a Quidditch, poco ma sicuro. E anche se ci ritengono degli idioti, sia tu che io siamo stati scelti per queste nuove materie... Un motivo deve pur esserci, non siamo certo stupidi!”
“Certo che non lo siamo Amos, sono solo un branco di palloni gonfiati vestiti di verde a pensarlo. Poco male, forse prima o poi cambieranno idea...”
“Magari queste nuove lezioni saranno un modo per far sì che ciò accada, piccola Jane.”
“Mi spieghi perché tu e Dan mi chiamate sempre piccola Jane? Sono alta nella media per una ragazza, ti ricordo!”
La Tassorosso appoggiò la tazza sul tavolo, riservando all’amico un’occhiata quasi seccata: la chiamavano così da sempre, probabilmente già al primo anno quando Dante sfiorava il metro e settanta mentre lei era uno scricciolo.
“È vero... Ma sei comunque la nostra piccola Jane, arrenditi.”
Amos le sorrise con aria divertita, facendola sospirare con fare arrendevole: se per i suoi due migliori amici lei era “piccola Jane”, probabilmente le cose non sarebbero ma cambiate per quelle teste di rapa.
*
“Che noia... Ma quanto parla?” Brianna sospirò, lanciando un’occhiata torva in direzione di Rüf che, come sempre, aveva il potere di far addormentare chiunque con la sua parlantina.
Persino Bella nelle sue ore faticava a stare attenta e a rimanere concentrata, finendo spesso col scarabocchiare distrattamente sulla pergamena.
“Credo che non si zittisca mai... Anche se non farebbe male un modo per spegnerlo...”
“Dici che se mi alzo sul bancone mi metto a cantare l'inno nazionale smetterà di parlare per cinque minuti?”
Il tono dubbioso di Bree fece alzare lo sguardo dell'amica, che la osservò per un istante come a volersi assicurare che fosse seria: conoscendola, tutto era possibile.
“Perché mi guardi così? Era solo un’idea!”
“Un'idea che io non metterei in pratica, se fossi in te... Potresti anche scivolare dal banco, ti conosco. Così cadresti addosso a me e finiremmo entrambi in Infermeria, cosa che oggi non può assolutamente accadere visto che abbiamo la prima lezione...”
“Tranquilla Bella, lo so che non vedi l'ora. E credo che sarà divertente, hai visto la prof? Stamattina aveva i pantaloni!”
"Si, credo che non ci sia nessuno che non se ne sia accorto... Ero mezza tentata di alzarmi per farle i complimenti!” Isabella sorrise, ricordando distintamente i commenti e gli sguardi di incrudeltà quando Charlotte Selwyn aveva fatto il suo ingresso nella Sala Grande con tanto di pantaloni a vita alta, stivali con i lacci e capelli raccolti in una coda alta.
La Corvonero invece si era quasi messa a ridere, non tanto perché trovasse ridicola la situazione ma per via delle facce sgomente degli insegnanti. L'unico che sembrava essersi divertito parecchio era stato Silente, che aveva sfoggiato un inconfondibile sorrisetto mentre le mascelle dei suoi colleghi sfioravano il pavimento.
“Beh, potrai farlo tra qualche ora, quando avremo la sua lezione... Ma il tempo si blocca in quest’aula? Non è possibile che le lancette ci mettano così tanto a sposarsi!”
Brianza sbuffò, appoggiando il mento su una mano con aria sconsolata senza staccare gli occhi azzurri dell'orologio, quasi sperando che il tempo iniziasse a passare velocemente all’improvviso: mancavano meno di dieci minuti alla fine della lezione e tutti gli studenti del VII anno stavano quasi cronometrando il tempo che mancava alla Campanella e alla pausa pranzo.
“chi può dirlo, il tempo procede in modo insolito durante le lezioni di Rüf... Speriamo solo che non ci dia un intero capitolo da studiare, come la settimana scorsa.”
Isabella sbuffò, fulminando l'insegnante con lo sguardo mentre l'amica annuiva con aria sconsolata:
“Già... Lo spero proprio. Domani ho anche l’allenamento, quando studierò?”
“Lo dici a me? Dippet quest’anno ha scambiato Prefetti e Caposcuola per delle guardie carcerarie, ho idea... Ho un sacco di turni di sorveglianza, ma almeno sono riuscita a lasciare il venerdì sera a Black.”
La rossa sorrise, parlando quasi con aria sognante al ricordo di un paio di giorni prima, quando dopo Antiche Rune aveva praticamente placcato Antares, costringendolo a prendersi il turno del venerdì senza dargli via di scampo.
Anche Brianna sorrise, non permettendosi però di dirle che aveva trovato la scenetta molto divertente: non appena la campanella era suonata la sua amica era quasi corsa verso il banco del “collega”, rivolgendogli un sorriso trionfante mentre al contrario sul volto del Serpeverde era comparsa un’espressione allarmata e rassegnata allo stesso tempo: sapeva di non avere scelta se si trattava di Isabella Burton.
“Perché sorridi Bree?”
“Niente niente... Sono solo felice che tu sia riuscita nel tuo intento. Grazie al cielo mancano cinque minuti, stavo pensando di farmi un pisolino quasi quasi... Dopo pranzo che abbiamo?”
“Divinazione.”
“Poco male allora, avrò tempo di dormire dopo!”
*
“L’ora più inutile di tutto l'anno! Anzi, di tutti gli anni messi insieme! Prima o poi qualcuno mi spiegherà a cosa serve questa materia...”
Il tono cupo di Antares fece alzare gli occhi al cielo a Rod, che rivolse all’amico uno sguardo carico di esasperazione mentre lascia no la Torre Nord dopo un’estenuante ed infinita ora di Divinazione:
“Ormai lo sanno anche le armature che odi quella materia... Anzi, secondo me lo sa persino Sir Cadogan! Ma perché diamine non l’hai mai mollata se la odi così tanto?”
“Me lo chiedi almeno una volta ogni due mesi dal quarto anno Rod, e io ti rispondo sempre allo stesso modo da allora... E così farò per le domande a venire: io non mollo niente, mai. Un Black...”
“Non torna mai sui suoi passi... Si lo so, lo so! Me l'hai detto milioni di volte.” Rod sospirò, decidendo di lasciar perdere visto che ormai aveva rinunciato da tempo a cercare di convincere Antares a lasciare Divinazione: in realtà passare quelle lezioni con lui era decisamente divertente visto che non la smetteva di sbuffare, brontolare a mezza voce e commentare sarcasticamente tutto quello che sentiva... In compenso però fare i compiti con lui – o meglio provare a farli per poi rinunciare miseramente – era quasi una tortura.
“Sai che ti dico Antares? Lasciamo perdere la Divinazione... In fin dei conti tra pochi mesi non dovrai più studiarla in vita tua, così sarai felice e anche io visto che non dovrò più sentirti. Pensa invece che tra un'ora abbiamo la prima lezione di Duelli!”
Il tono sognante di Rodericus fece sorridere lievemente il suo migliore amico, che lo guardò come se sapesse benissimo a cosa stesse pensando:
“Fammi indovinare Rod... Non vedi l'ora di dimostrare che sei il migliore, quando si tratta di duellare.”
“Ovviamente! Almeno mi riprenderò la rivincita visto che mi hai battuto a Trasfigurazione... Quattro secondi certo, ma mi hai comunque battuto.”
“Certo che ti ho battuto, te l'avevo detto... Non prendertela Lestrange, sei comunque il migliore... Dopo di me certo, ma non è male come risultato.”
Antares diede all'amico una pacca sulla spalla, senza riuscire a non sorridere in ogni caso. Quando poi il Grifondoro lo incenerì con gli occhi chiarissimi il suo sorriso si allargò, intuendo cosa stesse per sentirsi dire:
“Black, piantala di pavoneggiarti! Hai presente Starkey tramutato in un tacchino? Continua così e seguirai le sue orme!”
“Sai che paura... Hai presente la MIA famiglia, Rod? Cresci con i Black e niente potrà mai spaventarti davvero, fidati. Eccetto mia madre arrabbiata, ovviamente.”
“Non me parlare, io l'ho vista tua madre arrabbiata! Mette i brividi per davvero...”
*
“Ma perché siete tutti così... Felici? Non vi capisco proprio.”
Dante incrociò le braccia al petto, sbuffando sommessamente: e pensare che per quella lezione stava pure perdendo un allenamento!
Jane, seduta accanto a lui, non sembrava decisamente pensarla allo stesso modo visto il sorriso allegro che aveva dipinto in volto già da diverse ore:
“Dan, smettila di brontolare! Mi ricordi sempre di più mia madre, sai?”
Amos scoppiò a ridere, ma la risata venne provvidenzialmente mascherata in un colpo di tosse quando Dante fulminò l'amico con lo sguardo, intimandogli di non ridere prima di rivolgersi nuovamente a Jane:
“Grazie tante Jane... Scusa, non mi piace fare il guastafeste ma queste lezioni mi mettono s disagio... Spero che vada tutto bene.”
“Ma certo che andrà tutto bene Dan! Non essere sciocco, non succederà niente!”
Jane gli sorrise quasi con tenerezza, appoggiandogli una mano sulla spalla mentre il ragazzo si sforzava di ricambiare, cercando invano di crederle... peccato che la dolce Jane non sapesse i motivi della preoccupazione dell’amico.
“Jane ha ragione Dan, niente può andare storto... Rilassati.”
Dante annuì, chiedendosi che cosa gli avrebbero detto i suoi fratelli maggiori in quel momento. Probabilmente avrebbero parlato esattamente come Amos, quindi non vide altra soluzione se non cercare di seguire il consiglio dell’amico: in fin dei conti se fosse partito già teso non sarebbe andato molto lontano.
I pensieri del Grifondoro però vennero interrotti quando, poco dopo, la porta della grande sula dalle pareti grigie e quasi interamente spoglia si aprì, facendo entrare Charlotte Selwyn.
Non appena la donna ebbe fatto la sua comparsa nella grande stanza il silenzio calò tra il gruppo di studenti, mentre ogni paio d'occhi era posato sulla donna che li osservava di rimando con aria curiosa e rilassata allo stesso tempo.
Non disse nulla per un momento, osservandoli quasi con una luce divertita nei grandi occhi verdi: sembrava quasi avere tutta l'intenzione di divertirsi, nelle ore che di lì fino s Giugno avrebbero passato insieme una volta a settimana.
Dopo qualche istante di completo silenzio la donna sedette sull’ultima sedia rimasta vuota, accavallando le gambe con un gesto fluido e rivolgendo ai suoi nuovi alunni un sorriso:
“Allora... Ditemi, chi di voi sa già duellare?”
Gli occhi dell’insegnante indugiarono sulle mani che si alzarono, facendo poi cenno perché le abbassassero:
“Il Club non è ancora aperto alle ragazze, vero?”
“No.” Isabella contorse la mascella, parlando con un tono seccato scarsamente celato che fece sorridere appena l’insegnante, che scosse il capo quasi con esasperazione:
“Certe cose non cambiano proprio mai... Vorrà dire che farò presto una chiacchierata con il Professor Dippet. Ad ogni modo che quelli vadano a quel paese, finché in questo castello ci sarò io le ragazze duelleranno eccome... Mi chiamo Charlotte Selwyn, sono un’Auror e, se tutto va come previsto, a Giugno sarete tutti in grado di avere la meglio in un combattimento.
Non mi piacciono le regole, quindi ve ne darò poche:
La prima è che il primo che mi chiamerà Professoressa Selwyn finirà dritto in cucina a lavare i piatti con gli elfi: gradirei che mi chiamaste Charlotte.
La seconda è che chi proverà a fare il furbo e a giocare sporco sotto la mia supervisione... Beh, finirà sempre in cucina a lavare i piatti, non amo chi non gioca secondo le regole.
Infine la terza: per un motivo o per un altro voi siete qui, e quello che imparare si spera che un giorno vi potrà essere utile... Perciò non dovete arrendervi e buttarvi giù, mai. Se lo fate nella vita vera siete fregati e voglio che impariate a non mollare già sotto queste mura.”
“Se dovessimo per caso arrenderci finiamo sempre a lavare i piatti?”
Le parole di Rod scaturirono una risata generale tra i compagni, mentre anche le labbra di Charlotte si piegavano in un sorrisetto:
“Mi scusi, lei è?”
“Rodericus Lestrange.”
“Beh Signor Lestrange... no, se demorderete non vi farò lavare i piatti, bensì vi sbatterò fuori da questa stanza. E ora che abbiamo chiarito voglio che chi sa già duellare si alzi e faccia una “dimostrazione”, così gli altri possono vedere come si fa e la prossima volta inizieremo dalle basi. Mi dicono che lei sia molto bravo, vediamo un po’ che cosa sa fare, Signor Lestrange.”
Charlotte sorrise in direzione del Grifondoro, che ricambiò con nonchalance prima di alzarsi sotto lo sguardo divertito di Antares, che dal canto suo già prevedeva una prima lezione molto interessante:
"Rod, ti sei fatto una nuova amica.”
Il Grifondoro gli sorrise di rimando, ma la sua allegria duro ben poco: dieci minuti dopo, quando venne decisamente stracciato dalla sua insegnante, non ce n'era infatti più alcuna traccia.
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Angolo Autrice:
Buonasera! Scusate il ritardo, avrei voluto pubblicare ieri ma non sono riuscita a finire il capitolo in tempo... Diciamo che ha fatto un po’ di fatica ad uscire dalla mia testa.
Mi sono concentrata poco sugli insegnanti ma nel prossimo saranno più presenti... sarà abbastanza introspettivo, così saprete qualcosa in più sugli OC (specialmente gli studenti).
Spero come sempre che vi sia piaciuto, grazie mille per le recensioni! :)
Buonanotte, ci sentiamo presto con il seguito!
Signorina Granger
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Capitolo 7 *** Passeggiatine notturne, scommesse e lettere ***
Capitolo 6: Passeggiatine notturne, scommesse e lettere
Lunedì 14 Gennaio
“E’ una pessima, pessima, pessima idea!”
“Smettila di essere così noioso… Non siamo studenti, non possono metterci di certo in punizione!”
“Ovviamente no… Ma IO non ci tengo a vedere la faccia della Selwyn se ci trova in giro a quest’ora! Stasera aveva il turno di sorveglianza e non mi sembrava molto felice… Non ci tengo a vederla contrariata, grazie!”
“Parli come se CeCe fosse un Dobermann… Rilassati Will, di certo non ci ucciderà!”
“Parla per te, tu sei suo amico! Sono io quello sacrificabile! Ma perché mi sono lasciato convincere…”
William sospirò, passandosi una mano tra i capelli mentre scendeva le scale insieme a Regan, diretti ai Sotterranei. Il collega non disse nulla, limitandosi a sorridere e senza smentire la sua ipotesi, cosa che di certo non lo tranquillizzò: non sapeva nemmeno perché stesse andando nei Sotterranei a tarda ora insieme al suo ex compagno di scuola… si era lasciato in qualche modo convincere da Regan ad accompagnarlo nella loro vecchia Sala Comune, forse perché infondo anche lui nutriva un po’ di curiosità nel rivederla dopo quasi un decennio.
“Non lo so, in effetti non ci speravo! Ti stai rammollendo Will…”
“Non mi rammollisco, se sono qui è perché lo voglio… Nessuno mi fa fare cose che non voglio fare Regan, non scordarlo mai.”
William sbuffò, parlando quasi in tono cupo mentre attraversava il Salone d’Ingresso quasi completamente buio: la scuola di notte non metteva nessuno dei due completamente a proprio agio, in effetti… Ma a differenza di molti suo compagni di Casa Will Cavendish non si era mai potuto definire codardo, non per niente anni prima il Cappello Parlante ci aveva messo parecchio a scegliere se Smistarlo a Serpeverde o a Grifondoro.
“Oh, non lo metto in dubbio… Ma ora muoviamoci, non vorrei che spuntasse davvero qualcuno da dietro una angolo.”
Scesero a passo svelto le scale per raggiungere i Sotterranei e nello specifico il muro che nascondeva l’ingresso della Sala Comune dei Serpeverde.
“Grazie al cielo sapevi la parola d’ordine, per un attimo ho temuto che mi avessi trascinato fin qui senza preoccuparti di scoprirla…”
“Ma per chi mi hai preso Will, per un idiota? Ovvio che mi ero informato, altrimenti non entravamo di sicuro… Lumos.”
Entrambi scivolarono cercando di non far rumore dentro la Sala Comune, accendendo la punta delle rispettive bacchette che illuminarono leggermente la grande stanza.
“Cavoli, non è cambiata per niente! C’è anche il quadro di quello scorbutico, come si chiamava…”
“Nigellus. Phineas Nigellus Regan…”
Will sollevò leggermente la sua bacchetta, studiando le pareti dove c’erano gli stessi dipinti che ricordava… anche i divani e le poltrone non erano cambiati, e nemmeno le lampade ad olio smaltate di verde scuro.
“Ah già, quando ho incontrato Dippet nel suo ufficio ci ho parlato… Persona sgradevole, decisamente.”
I due ex Serpeverde si voltarono di scatto, allarmati al sentire una voce provenire da dietro di loro: si ritrovarono con stupore a guardare Charlotte intenta a guardarsi intorno con grande interesse:
“CeCe? Che ci fai qui?”
“Vi ho seguito fin qui. Quindi è così la Sala Comune dei Puzza Sotto il Naso, interessante… Me la immaginavo diversa, con lusso più ostentato.”
Charlotte si avvicinò ai due con disinvoltura, continuando a guardarsi intorno mentre teneva le mani dietro la schiena. Regan e Will intanto la stavano osservando con tanto d’occhi, chiedendosi come avessero fatto a non accorgersi che la donna li aveva pedinati:
“Esattamente, per quanto ci hai seguito?”
“Dal quarto piano. Ho sempre voluto vedere la vostra Sala Comune e ho colto l’occasione, ovviamente…”
Charlotte sfoggiò un sorriso, immensamente divertita di fronte alle faccia stralunata di Regan e a quella quasi seccata di Will: in effetti un po’ gli rodeva di non essersi accorto di avercela avuta alle calcagna per più di dieci minuti… Evidentemente Charlotte Selwyn aveva un passo molto felpato.
“E ora dove vai?” Regan inarcò un sopracciglio, seguendo l’amica con lo sguardo mentre si avvicinava al centro della stanza con naturalezza, come se fosse il salotto di casa sua:
“Che domande, quel divano sembra comodo… Vado a provarlo!”
Di fronte alle parole e al sorriso di Charlotte Regan scosse debolmente il capo mentre invece Will alzava gli occhi al cielo con aria esasperata:
“Non fare quella faccia Carsen, io te l’avevo detto che di certo ci avrebbe beccati. La tua amica ha occhi e orecchie ovunque, a quanto pare…”
“Non sai quanto Cavendish…”
*
Martedì 15 Gennaio
“Ma quanto ci vuole? Io non vedo l’ora di cominciare!” Brianna sbuffò, faticando a stare ferma sulla sedia mentre continuava a lanciare occhiate alla porta dell’aula, sperando che da un momento all’altro si aprisse e il loro prof facesse la sua comparsa.
“Bree, non ti ho mai vista tanto impaziente per una lezione… Che ti succede? … Ti prego, non dirmi che trovi carino il professore…”
“Beh, è carino in effetti. Peccato sia sposato… In ogni caso tranquilla, preferisco quello di Difesa Avanzata!”
Brianna rise, dando all’amica una pacca sulla spalla. Isabella invece alzò gli occhi chiari al cielo, astenendosi dal commentare: lei non si era mai guardata troppo intorno in fatto di ragazzi, da sempre troppo impegnata ad impedire a sua madre di trattarla come un’inutile giocattolo da pettinare e presentare agli amici di buona famiglia.
Non aveva mai avuto una vera cotta in vita sua… e ne era solo che felice, vista la società in cui viveva dove per la maggior parte delle persone le donne non avevano grandi ruoli se non sorridere, essere attraenti e avere qualche figlio.
Suo padre non l’aveva mai considerata molto, ponendo molta più attenzione a suo fratello… Isabella l’aveva sempre odiato e l’ultima cosa che voleva era finire come sua madre, impegnata a preoccuparsi solo di cose futili e di giocare con lei come se fosse un oggetto da mettere in mostra.
In effetti invidiava la sua migliore amica, che sembrava non soffrire delle sue stesse pene… Bree aveva sempre avuto la capacità di vivere le cose più alla leggera rispetto a lei, facendosi meno paranoie.
“Dai Bella, scherzavo! Non fare quella faccia…”
“Scusa, avevo la testa altrove…. Ma scusa, come fai a sapere che il professor Carsen è sposato?”
“Tranquilla, non ho fatto ricerche... ma porta la fede. Per essere una secchiona super intelligente ti guardi poco intorno, mia cara!”
Isabella sorrise appena alle parole dell’amica, limitandosi a scuotere il capo: in effetti no, non ci aveva fatto caso… Probabilmente eprchè aveva altro di cui preoccuparsi, ma decise di non sottolinearlo all’amica che sembrava decisamente allegra quel pomeriggio.
Non era l’unica, comunque: anche Amos, seduto tra Dante e Jane, era particolarmente sorridente. In effetti il Tassorosso era particolarmente entusiasta di inziare ad imparare a preparare Veleni e i loro rispettivi Antidoti… Era sempre stato bravissimo a Pozioni, aveva un olfatto particolarmente sviluppato che l’aveva sempre agevolato parecchio.
“Secondo voi con cosa inizieremo? Non vedo l’ora di iniziare a preparare qualcosa… Sarà di certo molto più divertente di Pozioni!” Amos sorrise mentre Jane annuiva, leggermente divertita dalla sua allegria quasi insolita visto che erano a lezione.
“Immagino di sì… A me piace Pozioni, ma questo sarà più interessante.”
“Beh, voi due siete molto bravi in Pozioni… chissà io che combinerò! Ma non potrò essere peggio di Rod, questo mi rassicura.”
Dante sfoggiò un sorrisetto, rivolgendo al compagno di Casa seduto nel banco davanti un’occhiata divertita: non era mai stato un asso in Pozioni… ma nessuno poteva eguagliare Rodericus Lestrange, quella era una certezza che non l’avrebbe mai abbandonato.
“Dante, sarò penoso nel preparare intrugli ma non sono sordo…” Rod sbuffò, voltandosi leggermente per lanciare al compagno di Casa un’occhiata seccata. Sia Jane che Amos ridacchiarono mentre Dante sorrideva con aria colpevole, quasi come a volersi scusare silenziosamente per le prese in giro.
“Beh, non puoi negare di essere il peggiore della classe Rod… sono davvero curioso, chissà come te la caverai.” Antares sorrise con l’aria di chi la a lunga, immaginandosi chiaramente come sarebbero andate quelle lezioni: di certo il suo migliore amico avrebbe avuto modo di fondere qualche altro calderone entro la fine dell’anno. O nel peggiore dei casi qualcuno in quella stanza sarebbe finito avvelenato irrimediabilmente.
Rodericus fece per replicare ma non ne ebbe il tempo visto che la porta si aprì e Regan entrò nell’aula con la sua solita aria rilassata e un sorriso stampato in faccia:
“Buongiorno ragazzi! Mi chiamo Regan Carsen, sono un Pozionista al Ministero… e il Professor Dippet mi ha gentilmente chiesto di insegnarvi a riconoscere i Veleni e a prepararne gli antidoti… Mi raccomando, non assaggiate mai niente di quello che vi porterò o che preparerete se non vi dirò di farlo, altrimenti passerò guai seri.”
Le parole dell’insegnante scaturirono delle risate generali, ma Regan non imitò gli studenti e rimase serio, come se non stesse affatto scherzando: era sempre meglio essere precisi, visti gli spiacevoli episodi a cui aveva assistito anni prima, quando studiava per diventare Pozionista.
*
“Non voglio farlo… No, non posso.”
“Non è se “vuoi” farlo, il punto. Devi Rod, lo sai.”
“Oh, andiamo… non ce la farò mai…” Rodericus sospirò, lanciando alla superficie scura dell’acqua un’occhiata carica di terrore: si era sempre rifiutato di avvicinarsi al Lago Nero… e ora il suo migliore amico, che era in piedi accanto a lui e lo stava guardando con aria divertita, pretendeva addirittura che ci si tuffasse dentro.
In realtà l’idea non era stata proprio di Antares: Rod amava fare scommesse, su qualunque cosa… E avendo perso sul tempo che l’amico avrebbe impiegato a tradurre un testo in Rune, doveva pagare pegno ossia tuffarsi nel Lago, come da lui stesso proposto.
“Non è stata una mia idea Rod, ma tua… E non vuoi tirarti indietro, immagino. Non lo fai mai.”
“E’ vero, ma ho posto come pegno questo solo perché ero convinto di vincere… Andiamo Antares, fa un freddo cane!”
Rod sospirò, sfoggiando una smorfia carica di disperazione. Provò anche a rivolgere all’amico uno sguardo implorante, ma Antares rimase impassibile e continuò semplicemente a sorridere, deciso a non demordere per nessun motivo: ovviamente sapeva che Rod odiava il Lago Nero e che la sola idea di imbattersi nella piovra o in qualche Avvincino lo terrorizzava… E proprio per questo non vedeva l’ora di guardarlo superare la sua paura.
Capendo che non gli avrebbe permesso di tirarsi indietro nemmeno se fossero passati mesi il Grifondoro sbuffò, sapendo di non avere scelta mentre si voltava di nuovo verso l’acqua:
“Ok, va bene… ma questa me la paghi Antares… la prossima volta in cui scommetteremo sarai tu a fare qualcosa di sgradevole, e anche tanto!”
“Andiamo Lord Ciliegio, ho gli allenamenti! Non posso aspettarti per ore!”
Antares roteò gli occhi azzurri, guadagnandosi un’occhiataccia da parte dell’amico prima che Rod si voltasse, respirando profondamente prima di mandare mentalmente a quel paese il mondo intero e fare un passo avanti, cadendo dritto in acqua.
Antares inarcò un sopracciglio, chiedendosi se per caso non sarebbe affogato… Non moriva dalla voglia di tuffarsi nell’acqua gelida, per di più prima di un allenamento, ma non avrebbe nemmeno lasciato che Rod affogasse.
Quando lo vide riemergere abbozzò un sorrisetto, cogliendo la sua smorfia schifata mentre impallidiva velocemente:
“FA UN FREDDO CANE! Smettila di ridere idiota, aiutami ad uscire da qui! Non lo farò mai più…”
“Chissà Rod, forse questo ti insegnerà a smetterla di scommettere su qualunque cosa…”
Antares non riuscì a non ridacchiare mentre si chinava, allungando un braccio all’amico per aiutarlo ad uscire dall’acqua. Il Grifondoro borbottò un “mai” appena percettibile mentre, tremando, si metteva steso sull’erba e puntava gli occhi azzurri sul cielo coperto di nuvole.
“Come ti pare… Aspetta, stai fermo o ti prenderai una polmonite.” Antares puntò la bacchetta sull’amico, mandandogli del vapore caldo che lo asciugasse senza riuscire a smettere di sorridere: solo due giorni prima non avrebbe mai pensato di vederlo tuffarsi nel Lago Nero… fin dal primo anno Rodericus Lestrange si era categoricamente rifiutato di avvicinarsi anche solo di cinque metri alla riva, figuriamoci saltarci dentro in pieno inverno.
“Grazie… tu va’ pure ad allenarti per la partita di domenica prossima… io rimarrò qui a contemplare il cielo.”
Antares inarcò un sopracciglio, guardando l’amico con aria scettica mentre si chiedeva se lo stesse prendendo in giro o meno: tuttavia Rod sembrava davvero serio, anche se restando comunque nella sua teatralità, era impassibile mentre continuava ad osservare le nuvole che coprivano completamente il sole.
“Se proprio vuoi… Ma non venirti a lamentare quando avrai la febbre! Non fare l’apatico, devi essere felice… hai superato la tua paura Rod, non è a tutti.”
Il Grifondoro si limitò ad annuire con un cenno del capo, ringraziando mentalmente la buona sorte per non avergli fatto incontrare nessuna creatura marina nei pochi secondi in cui era rimasto in acqua: certo aveva superato una delle sue paure peggiori… ma non voleva certo dire che l’avrebbe mai rifatto.
“Si Antares, sono fiero di me… ricordami di scommettere sulla TUA fobia, la prossima volta.”
*
Jane si guardò intorno con apprensione, pregando affinché Amos arrivasse: possibile che quando aveva bisogno di qualcuno, quella persona era sempre misteriosamente assente? Conoscendolo, probabilmente aveva tardato in Sala Comune mentre recuperava i libri prima di raggiungerli in Biblioteca.
Di certo lei non era in grado di convincere Dante ad ignorare le parole velenose di un emerito imbecille… La ragazza rivolse al ragazzo uno sguardo implorante, avvicinandoglisi e mettendogli una mano sul braccio:
“Dan, per favore… Davvero, non importa, non…”
“Jane, ci penso io… Importa eccome. Lavati la bocca quando parli di lei Yaxley! Non la conosci quindi non parlare.”
Dante ignorò il tono di supplica dell’amica, continuando a squadrare con quasi odio il ragazzo che gli stava davanti nel bel mezzo della Biblioteca.
“Piantala Julius, non stavo certo dicendo eresie… La tua amica te lo può confermare, non è vero Prewett? Dillo, al nostro eroe, che ho ragione.”
Starkey sfoggiò un sorrisetto, puntando gli occhi scuri su Jane mentre Dante contraeva pericolosamente la mascella, trattenendosi dal mettergli le mani intorno al collo e strangolarlo.
Jane fulminò il Serpeverde con lo sguardo, ignorando le sue parole e rivolgendosi di nuovo a Dante, parlando a bassa voce e pregando che qualcuno non comparisse da dietro una angolo e peggiorasse ancora di più la situazione già molto tesa:
“Dan… è solo Yaxley, un idiota che non ha altro da fare se non sparlare… Non dargli retta, se non lo faccio io!”
“Fai male Jane! Nessuno parla male dei miei amici di fronte a me… Ascoltami bene Yaxley, non mi interessa che cosa ha fatto suo padre, Jane è la persona più dolce che esista e le sue azioni non devono ritorcersi su di lei! Perciò se ti sento ancora parlare di questa ragazza insieme ai tuoi inutili amici stacco la testa prima a te e poi a loro, è chiaro?”
Jane sospirò, tristemente consapevole che le minacce e le promesse di Dante Julius non andavano mai a vuoto… Succedeva spesso che anche con Amos, tra le risate, gli promettesse di fargliela pagare per qualcosa… Ma se era serio, era capacissimo di vendicarsi brutalmente su qualcuno e l’aveva già visto alzare le mani nel corso degli anni. Dante si irritava spesso e molto facilmente, ma per sua fortuna l’aveva visto di rado davvero arrabbiato… peccato che quel momento fosse sulla buona strada per aggiungersi alla lista.
“Danny, per favore, andiamo via…”
“Si Julius, ascolta la tua amichetta e gira al largo invece di fare minacce a vuoto… Pensavo che i Tassorosso fossero degli idioti, ma a quanto pare lei ha più buonsenso di te. Forse hai ragione, la Prewett non mi sembra aver preso da suo padre.”
Starkey sorrise, accennando col capo alla Tassorosso appena prima che le mani di Dante volassero sul suo maglione, afferrandolo per il bavero e sollevandolo di più di dieci centimetri per avere il volto alla stessa altezza del suo:
“Ti ho detto di non parlare di lei o della sua famiglia… E’ tanto difficile?”
“Dante, smettila! Yaxley, se hai un briciolo di intelligenza TACI, per favore!”
Jane sbuffò, tirando fuori la bacchetta dalla veste prima di minacciare l’amico di colpirlo sul serio, se non avesse rimesso a terra il Serpeverde:
“Ma Jane…” Dante si voltò verso di lei, tenendo Yaxley ancora saldamente per i vestiti e guardandola quasi con incrudeltà, come se non capisse perché lei fosse tanto calma.
“DANTE. Mettilo giù, adesso. Anche se sei tu, ti giuro che ti Schianto.”
Il tono e l’espressione facciale della ragazza erano tanto seri che il Grifondoro sbuffò, esitando per un istante prima di far scivolare con riluttanza Yaxley contro lo scaffale di libri, guardandolo quasi con disgusto:
“A questo punto dovresti anche ringraziarla… Fammi un favore, gira al largo se ci tieni ai connotati!”
“Dovresti rilassarti un po’ Julius, se lei non s’è l’è presa non vedo perché debba farlo tu…”
Il Serpeverde gli risolve un’occhiata seccata mentre si sistemava il maglione nero della divisa, girando poi sui tacchi per allontanarsi e raggiungere di nuovo i suoi compagni.
Dante lo seguì con lo sguardo per un attimo, borbottando sommessamente un insulto prima di abbassare lo sguardo su Jane, che lo stava fissando con le mani sui fianchi e una faccia per niente allegra,
“Jane…”
“Siediti, Dante.”
“Ma io…”
“SIEDITI.”
Dante Julius era cresciuto in compagnia di sei fratelli… E non era abituato a cedere facilmente o a sentirsi ordinare qualcosa: in genere partivano discussioni, contestualizzazioni… Ma di fonte all’espressione seccata di Jane non riuscì a non obbedire, sedendo di nuovo al tavolo che aveva occupato fino a poco prima insieme a lei.
La Tassorosso sospirò, sedendosi accanto a lui e porgendogli una mano, come a volergli chiedere di dargli la sua. Senza dire nulla Dante obbedì, ritrovandosi a stringere delicatamente la pallida mano di Jane tra la sua, decisamente più grande:
“Ascolta Dante… Lo so che hai le migliori intenzioni del mondo, ma non puoi alzare le mani su qualunque idiota che parla a sproposito!”
“Lo sai, non sopporto che qualcuno parli male delle persone a cui tengo… Specialmente quando si tratta di idiozie che non riguardano te, ma tuo padre! Perché non ti irrita?”
“Yaxley è un imbecille… lascialo dire. Ma non ha tutti i torti Dante, non ha detto niente di non vero per quanto riguarda mio padre, lo sai anche tu.”
Jane sorrise dolcemente, non riuscendo a restare arrabbiata o seccata di fronte agli occhioni da cucciolo che Dante sfoggiava sempre con lei: a volte si chiedeva se non lo facesse apposta per manipolarla come voleva, in effetti.
“Lo so… Ma non dovrebbero parlare se non sanno come sono andate davvero le cose Jane! Se parlassero dei miei fratelli non lo reggerei!”
“Dan… I tuoi fratelli sono brave persone, li conosco… e anche i tuoi genitori. Io non posso dire lo stesso di mio padre… Ma non mi importa, ha fatto la sua scelta e io di certo non la condivido. Lascia perdere Dan, non devi proteggere e aiutare il mondo intero, anche se inconsciamente pensi di doverlo fare.”
Il sorriso di Jane non vacillò nemmeno per un istante, anche se stavano parlando di qualcosa che cercava costantemente di evitare… e Date si ritrovò ad annuire, abbassando lo sguardo sulla sua mano che stringeva quella di Jane:
“Ok… Ma promettimi che se dovessi aver bisogno di qualcosa, mi chiamerai.”
“Ti nomino mia guardia del corpo personale allora, spilungone.”
Jane rise appena di fronte alla smorfia di Dante, che le rivolse un’occhiata sconsolata prima di borbottare:
“Non prendermi in giro per la mia altezza… lo sai che a volte mi mette a disagio.”
“Beh, tu mi chiami “piccola Jane”, quindi io posso chiamarti “spilungone” … Ma sei il mio gigante buono preferito, non dimenticarlo mai!”
Jane sorrise e Dante si ritrovò a ricambiare quasi senza volerlo, proprio mentre Amos faceva la sua comparsa spuntando da dietro uno scaffale con la borsa a tracolla carica di libri:
“Ah, eccovi qui! Mi sono imbattuto in Yaxley, Nott e Flint mentre arrivavo… mi hanno guardato peggio del solito, mi sono perso forse qualcosa?”
“No Amos… Ho solo evitato che Dante mandasse Yaxley in Infermeria.”
Jane roteò gli occhi azzurri, facendo accigliare il compagno di Casa che rivolse a Dante un’occhiata perplessa mentre sedeva davanti a loro. Il Grifondoro si limitò a sfoggiare un sorriso a trentadue denti mentre Jane scuoteva il capo, decisa a chiudere la questione:
“Sentite, lasciamo stare e pensiamo ai compiti per favore… Abbiamo le ore buche per prenderci avanti, non per spettegolare.”
“Si, beh, solo un attimo Jane! Perché volevi picchiare Yaxley?”
“Ha detto cose poco carine su Jane.”
“Beh, allora dovevi lasciare che lo spedisse in Infermeria con le ossa fratturate!”
“Amos, mi sei di zero aiuto, lo sai vero?”
*
Brianna lasciò che la porta si chiudesse da sola alle sue spalle, avvicinandosi al letto e lasciandocisi cadere stancamente sopra: l’allenamento le era sembrato infinito quel pomeriggio… Grazie al cielo era finito, visto che avevano ceduto il posto ai Serpeverde… E per una volta sembrava che a nessun membro della squadra fosse dispiaciuto, visto il freddo e la stanchezza generale.
Ed è solo martedì… come arriverò al weekend?
Brianna sospirò, passandosi stancamente una mano sul viso mentre pensava alle nuove lezioni: per il momento aveva provato solo Duelli e Veleni… entrambe la interessavano moltissimo e non vedeva l’ora di cominciare a seguirle sul serio, imparare a duellare per bene e eprchè no, anche a preparare intrugli mortali o il modo per porvi rimedio.
Tuttavia era pur sempre un carico di lavoro extra… Se da una parte era soddisfatta che al contrario suo fratello non fosse stato scelto e sapeva che Alexander la invidiava parecchio, dall’altra provava quasi invidia per lui: era l’ultimo anno e aveva anche il Quidditch… non aveva idea di come avrebbe fatto a gestire tutto, probabilmente sarebbe finita a chiedere disperatamente aiuto ad Isabella.
Se non altro avere come amica la migliore della classe aveva i suoi vantaggi…
I pensieri della Corvonero vennero però interrotti da un rumore improvviso ed insistente, che la costrinse a sollevare la testa di scatto: ci mise un attimo a capire da cosa fosse generato quel battere, ma poi si rese conto che nessuno stava bussando alla porta del Dormitorio… c’era invece un piccolo gufo bruno che la fissava oltre il vetro della finestra, con gli enormi occhi puntati su di lei.
“Ciao piccolo… Hai qualcosa per me?”
Brianna sorrise, alzandosi dal letto per avvicinarsi alla finestra. Aprendola lasciò che il piccolo animale entrasse, guardandola quasi come se stesse aspettando che prendesse la lettera che gli era stata legata alla zampa.
Quando ebbe sciolto il nodo fatto col cordino il gufo svolazzò di nuovo fuori dalla finestra, diretto di certo alla Guferia.
Brianna girò la lettera, curiosa di sapere chi le scrivesse: quando vide scritto “Elladora Sparkle” con una strettissima calligrafia la ragazza si accigliò, chiedendosi perché le arrivasse una lettera della madre a quell’ora e non a colazione… Doveva essere qualcosa di urgente di sicuro.
Sedendo di nuovo sul letto la Corvonero aprì la lettera, carica di curiosità e un certo nervosismo: quella non era una risposta ad una sua lettera… sua madre aveva qualcosa da dirle, evidentemente.
*
“Zia, perché io non posso venire alle tue lezioni?”
Lyanna sorrise, accarezzando i lisci capelli scuri del ragazzino che le stava camminando accanto, qualche libro tra le braccia e gli occhi puntati su di lei.
“Mi piacerebbe poterti insegnare tesoro… Ma io mi occupo solo dei ragazzi più grandi, sei troppo piccolo per duellare, preparare veleni mortali o curare qualcuno.”
“Non sono piccolo zia! Tra un mese compio 12 anni!”
“Scusa, hai ragione… ma sarai sempre il mio piccolo ometto!” Lyanna sorrise, scompigliando affettuosamente i capelli del nipote che sbuffò, scostandosi con aria scocciata:
“Va bene, ho capito… anche io ti voglio bene zia, ma basta coccole!”
Lyanna ridacchiò, strizzandogli l’occhio prima di accennare all’aula di Trasfigurazione che avevano appena raggiunto:
“D’accordo, come vuoi… ora va’ a lezione Digeon, non vorrai far aspettare Silente spero! E’ il miglior insegnante che esista, io lo adoravo!”
“Anche a me sta simpatico… vado, ci vediamo dopo!”
Il ragazzino le sorrise prima di raggiungere i compagni davanti alla porta dell’aula, mentre Lyanna gli rivolse un cenno di saluto prima di spostare di nuovo lo sguardo davanti a se, scorgendo Charlotte infondo al corridoio:
“Ciao Charlotte! Cosa stai leggendo?” L’Auror si voltò, alzando gli occhi dallo schedario che stava sfogliando e sorridendole di rimando mentre la collega si avvicinava:
“Ciao… Niente, cose di lavoro che mi ha mandato una collega. Ti avevo visto già prima ma non volevo interrompere te e… tuo nipote?”
“Si, è il figlio di mio fratello maggiore… In effetti forse lo conosci, lavora al Dipartimento.”
“Quindi sei la sorella di Gregory Goblets? Si lo conosco, ma solo di vista... Non abbiamo mai lavorato insieme. Tuo nipote è Corvonero?”
Lyanna ebbe quasi la sensazione che la collega non avesse molta voglia di parlare del suo lavoro, ma non osò insistere sull’argomento per paura di essere invadente e si limitò ad annuire, sorridendo quasi con aria orgogliosa:
“Si, ha reso orgogliosa sua zia… Gli sono molto affezionata. Tu hai fratelli?”
Charlotte esitò per un attimo, gli occhi ancora posati sul gruppo di ragazzini intenti a chiacchierare prima che la lezione di Silente avesse inizio. Dopo un istante però sembrò riscuotersi, abbozzando un sorriso e riportando lo sguardo su Lyanna, rispondendo frettolosamente:
“No... Non ho fratelli. Senti, ti va di bere una tazza di the? Non abbiamo nulla da fare, dopotutto.”
“Con piacere… così mi racconti della tua prima lezione! Hai già atterrato qualcuno?”
“In un certo senso…”
*
“Si può sapere che sta succedendo qui?” Isabella sbuffò, guardando il gruppo del quarto anno che stava discutendo animatamente nel bel mezzo del pianerottolo.
Ma non avevano proprio altro da fare, oltre che sollevare inutili discussioni tra Case diverse? Il tutto perché i Serpeverde si credevano migliori dei Grifondoro e i Grifondoro ritenevano i primi dei palloni gonfiati arroganti…
“Immagino che stiano discutendo e che tra poco arriveranno alle mani.”
“Cavolo Antares, tu sì che hai occhio! Me n’ero accorta anche io… Beh, vai a fermarli!”
“Non lo fai tu?”
“No, nessuno mi prende sul serio, sono alta 1,60!” Isabella sbuffò, alzando gli occhi al cielo mentre invece il Serpeverde sfoggiò un debole sorrisetto, non potendo che trovarsi d’accordo con la ragazza.
“Non hai tutti i torti… Aspetta, ma quello non è John Burke?”
“Il simpaticone che mi chiama “pel di carota”? Si, è proprio lui…”
Senza nemmeno dargli tempo di dire o fare nulla, Isabella partì in quarta verso il gruppo di scalmanati, lasciando il “collega” leggermente spiazzato: sapeva che molti prendevano in giro Isabella per via dei suoi capelli… così come sapeva che lei non lo poteva sopportare.
E per qualche motivo, sembrava che Isabella Burton non fosse affatto tipo da lasciarsi prendere in giro, usare o soggiogare facilmente.
“BURKE, MOLLA SUBITO JOHNSON O TI APPENDO AD UNO DEGLI ANELLI DELLO STADIO! E no, non scherzo. Milord, mi concede un aiuto per caso?”
Isabella si voltò verso di lui, rivolgendogli un’occhiata scettica dal chiaro messaggio. Antares abbozzò un sorriso e annuì, raggiungendola con poche falcate e dividendo a forza i due “cerebrolesi con scarso intelletto”, come era solita definirli la Corvonero.
*
“Posso?”
Charlotte alzò lo sguardo, sorridendo al vedere Regan sulla soglia della sua camera.
Annuì con un cenno del capo, dandogli silenziosamente il permesso di entrare. Lui non se lo fece ripetere ed entrò, chiudendosi la porta alle spalle prima di avvicinarsi alla scrivania dove l’0amica era seduta, lanciando un’occhiata alla pagina appesa al muro.
“Non dovresti tenerlo lì, CeCe… ti fa bene?”
“Non lo so, ma di sicuro mi permette di non dimenticare facilmente e mi va benissimo. Hai bisogno di qualcosa Reg?”
Charlotte si voltò completamente verso l’amico, inarcando un sopracciglio mentre lui le si avvicinava, appoggiandosi al ripiano della scrivania e guardandola dall’alto in basso: il Pozionista sospirò, lanciandole un’occhiata quasi rassegnata:
“CeCe, perché cerchi di allontanare tutti? Ti voglio bene e sono preoccupato per te… siamo, in effetti. Anche Stephanie pensa che forse dovresti tornare a vedere la Bennet.”
“Se sono qui Reg è proprio per NON andare alle sedute… Lo sai e lo sa anche Stephanie, non cercate di convincermi a tornare a Londra perché non lo farò prima del dovuto.”
“Sei una persona forte Charlotte… la psicologia ti spaventa tanto? Hai affrontato di peggio.”
“Sean diceva sempre che non c’è ostacolo più grande all’uomo se non se stesso… E’ più difficile affrontare se stessi che un qualche assassino, Regan. Ed evidentemente non sono poi così’ forte, altrimenti non sarei qui… Se lo fossi ora sarei a Londra, al Dipartimento.”
Charlotte contrasse la mascella, puntando gli occhi sul vetro leggermente appannato della finestra. Fuori il cielo era di un deprimente grigio scuro, quasi a voler riflettere come la donna si sentiva in quel momento.
“Può succedere CeCe… doveva succedere prima o poi, con quello che facevi! Sei un Auror, non sei la prima ad avere un crollo nervoso!”
“Mi hanno congedata per sei mesi, Reg… L’hanno presa come una tragedia, mi guadavano come se fossi un pericoloso animale tenuto in gabbia che avrebbe potuto liberarsi da un momento all’altro.”
Charlotte roteò gli occhi, parlando in tono decisamente cupo mentre ricordava con fastidio i giorni dopo la disastrosa missione, quando tutti i colleghi la guardavano come se fosse stata una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
“Beh, chiunque avrebbe reagito male ad una cosa simile CeCe… ma non credo che dovresti continuare ad addossarti tutta la colpa.”
“L’ha detto anche Stephanie, sai? Voi due siete proprio una bella coppia… Ragionate allo stesso modo.”
La donna abbozzò un sorriso, abbandonandosi sullo schienale della sedia quasi come a voler sdrammatizzare la situazione. Regan annuì e ricambiò il sorriso, come se condividesse appieno le sue parole:
“Lo so. E non credi che abbiamo ragione?”
“No… Non c’eravate Reg, è diverso quando lo vivi di persona. Senti, perché non cambiamo argomento? Com’è andata la tua prima lezione, Professor Carsen?”
Charlotte rivolse all’amico un sorriso, decisa a cambiare argomento come sempre quando si parlava di suo fratello o di come fosse morto. Regan esitò per un istante, combattuto: doveva insistere o assecondare la sua volontà? Era del parere che Charlotte non stesse affrontando la situazione nel modo giusto... ma infondo chi era per forzarla a fare qualcosa?
“Bene… mi stanno simpatici, quei ragazzi! Credo che il mio preferito sia Lestrange, è talmente incapace nella mia materia e in Pozioni da risultare comico…”
“Oh sì, lo conosco. Se la cava bene a duellare, però. Non abbastanza da reggere davanti a me ovviamente… Ma si può comunque migliorare.”
Charlotte rise appena, sorridendo e strizzando l’occhio all’amico, che intuì cos’era successo il giorno prima ma si limitò a sorridere con cipiglio divertito, immaginandosi perfettamente la donna che atterrava senza tante cerimonie uno studente senza nemmeno faticare.
*
“Non hai idea di che accidenti mi è successo! Ci credo se ti dico che un branco di idioti del quarto anno hanno tirato su un polverone al secondo piano?”
Isabella sbuffò, chiudendosi la porta del Dormitorio alle spalle prima di avvicinarsi al suo letto con tutta l’intenzione di stravaccarcisi sopra.
Con sua somma sorpresa Brianna non disse nulla, restando immobile e in silenzio seduta sul suo letto con una lettera in mano e lo sguardo assorto, come se avesse la testa da un’altra parte.
Trovando strano che l’amica non le chiedesse nulla la rossa sollevò il capo, rivolgendo alla mora un’occhiata carica di curiosità:
“Bree? Va tutto bene?”
“Non proprio. Bella, mi ha appena scritto mia madre…”
Il tono cupo della ragazza fece risuonare un mucchio di campanelli d’allarme nella testa di Isabella, che in un attimo si era alzata per avvicinarsi all’amica, guardandola con leggera apprensione:
“E? Così mi spaventi Bree! I tuoi genitori stanno bene, vero?”
“Si, stanno bene. Ma… vogliono che io, Alex, Isabell e Kristyn torniamo a casa, hanno già scritto anche a Dippet.”
.............................................................................................................
Angolo Autrice:
Buonasera! Sono finalmente riuscita a finire questo capitolo, scusate per eventuali errori ma non ho avuto tempo di rileggerlo volendo pubblicarlo questa sera, senza farvi aspettare un altro giorno.
Mi dispiace ma dal prossimo capitolo Brianna non comparirà più... Mi spiace eliminare un personaggio già all'inizio, ma ero stata chiara sull'essere partecipi.
In ogni caso spero che vi sia piaciuto... grazie come sempre per le recensioni! :)
Ci sentiamo tra qualche giorno con il seguito... Buonanotte!
Signorina Granger
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Capitolo 8 *** Inviti a cena poco graditi ***
Capitolo 7: Inviti a cena poco graditi
Domenica 20 Gennaio
Lasciando che la
porta si chiudesse da sola alle sue spalle, si avvicinò al
suo letto quasi
senza pensarci, lasciandocisi cadere sopra. Sospirò,
puntando
gli occhi azzurri sul baldacchino sopra di lei e cercando, invano, di
non
pensare al fatto che Bree se n’era andata da nemmeno
un’ora e già sentiva
quando le sarebbe mancata. Non
l’avrebbe
potuta vedere prima di mesi… e chissà che cosa
sarebbe successo entro Giugno,
visto cosa stava succedendo in quel periodo.
Le era parso di
sentire di un bombardamento su Berlino quella mattina, ma non ci aveva
fatto
molto caso e preoccupandosi invece di salutare Brianna prima che se ne
andasse
insieme ai suoi fratelli. Come la sua
migliore amica le aveva spiegato pochi giorni, sembrava che i suoi
genitori
avessero deciso di farli tornare a casa, ritenendo che sarebbero stati
più al
sicuro in previsione di come la Germania avrebbe risposto alle oltre
2.000 bombe
che il Parlamento aveva fatto lanciare sulla capitale
tedesca… E il fatto che
solo un anno prima fosse morta una studentessa di certo non aveva
contribuito a
rendere Hogwarts più sicura agli occhi di diversi genitori
che avevano iniziato
a ritirare i figli dalla scuola.
Isabella
sospirò,
afferrando il suo cuscino e stringendolo quassi convulsamente tra le
braccia,
sentendo il bisogno di abbracciare qualcosa mentre la consapevolezza di
essere
sola si faceva strada nella sua mente molto più velocemente
di quanto non
avrebbe voluto.
Perché
proprio
Brianna aveva dovuto andarsene? Perché proprio la sua
più cara amica?
Per anni lei era
stata l’unica con cui si era confidata, con cui aveva mai
parlato sinceramente
al 100%... e ora da un giorno all’altro aveva perso una delle
persone a cui
teneva di più, ancora una volta.
Non
sapeva come avrebbe fatto ad arrivare a Giugno senza una sorridente
Brianna
che, con le sue chiacchiere e i suoi assurdi accessori Babbani, la
rallegrava
costantemente e le impediva di pensare a ciò che
l’aspettava fuori da quelle
mura, a casa.
Isabella si
voltò,
rotolando sui gomiti per poggiare lo sguardo sul suo comodino, in
particolare
sulla foto che teneva gelosamente incorniciata.
Gli occhi chiari
della ragazza volarono sul volto sorridente che non vedeva da tanto
tempo se
non in quella vecchia immagine, sentendo ancora una volta una lieve
stretta
allo stomaco:
“Secondo te
perché
non me ne va bene una, Nick? Ho forse fatto qualcosa di
sbagliato?”
Sentì quasi
gli
occhi diventarle lucidi mentre osservava il sorriso allegro di
Nicholas,
immaginando che cosa le avrebbe risposto. Sentì quasi ancora
una volta la sua
risata e le sembrò di rivederlo sorridere teneramente,
spettinandole i capelli
rossi per i quali l’aveva sempre presa un po’ in
giro prima di ammonirla di non
dire stupidaggini e che sarebbe andato tutto bene, alla fine.
Peccato che, a
rigor di logica, il suo adorato Nick si fosse sbagliato e niente stava
andando
per il verso giusto.
*
“Non posso
credere
che l’abbiano fatto sul serio…”
Charlotte
sospirò,
passandosi una mano sul viso quasi con esasperazione mentre se ne stava
seduta
su una poltrona in Sala Insegnanti.
Aveva appena letto
una lettera di Stephanie, che le aveva spiegato per filo e per segno
cos’era
successo a Berlino durante la notte e per parte della mattinata.
E, a quanto pare,
tra le innumerevoli vittime c’erano anche un paio di nomi fin
troppo conosciuti
ad entrambe: Wilhelm Meyer e Anthony Schwarts erano stati uccisi dalle
bombe… I
due uomini che aveva tanto faticato a rintracciare, mettendo sotto
tortura più
e più persone che aveva catturato nel corso di tutto
l’anno precedente.
“Mi dispiace
Charlotte… Ma non erano certo belle persone, la loro morte
non dispiacerà a
nessuno.”
“Lo so
Reg… Ma ora
Grindelwald manderà qualche altro imbecille a tenere sotto
controllo Hitler, e
ci vorranno altri mesi per conoscere i loro nomi. Ho fatto tutto per
niente…”
Charlotte contorse
la mascella, alzandosi per lasciar cadere la lettera
dell’amica tra le fiamme
del camino acceso, mentre Regan e Lyanna osservavano la collega in
silenzio,
non sapendo cosa dire per tirarla su di morale.
“Sono certo
che
troveranno chiunque manderà quel pazzo… Hai
scovato quei nomi una volta, non
sarà certo impossibile farlo di nuovo.”
“Beh, questa
volta
però non potrò mettere sotto torchio proprio
nessuno reg, sono confinata qui
dentro fino a Giugno… tecnicamente tutta questa storia non
sarebbe più affar
mio, tua moglie passerebbe dei guai se scoprissero che siamo spesso in
contatto.”
“Non
controllano
le vostre lettere?”
Lyanna inarcò un
sopracciglio, stupendosi dell’ingenuità del
Dipartimento e facendo sorridere
appena Charlotte, che si voltò verso di lei prima di tornare
a sedersi sulla
sua poltrona:
“Oh
sì, a volte le
intercettano… ma nel corso del tempo io e Stephanie abbiamo
elaborato un modo
tutto nostro per dirci le cose, non so se mi spiego.”
“Codici,
capisco…
Quindi potresti anche spettegolare su Regan e lui non lo saprebbe
mai!”
“Ehy, loro
non
spettegolano su di me! Non lo fate, vero?”
Regan si voltò prima verso Lyanna e poi verso
Charlotte, scrutando
l’amica con aria sospettosa e facendola ridacchiare prima di
stringersi nelle
spalle:
“Forse…
Non te lo
dico.”
Regan
sbuffò e probabilmente
avrebbe replicato per farsi dire la verità, ma la porta
della stanza si
spalancò di colpo facendoli voltare tutti e tre verso
l’uscio, trovandosi
davanti un Will visibilmente poco tranquillo:
“Ho una
notizia tremenda!”
“Complimenti
Cavendish, vedo che hai saputo del bombardamento… ma arrivi
tardi, lo sappiamo
già.”
“Vedo che
sei
simpatica come sempre, Charlotte… ma io non mi riferisco a
quello, bensì al
fatto che Lumacorno ci vuole a cena insieme a lui! TUTTI E
QUATTRO.”
“Non posso,
ho un
impegno.”
Will alzò gli occhi su
Charlotte, che teneva le gambe accavallate mentre si osservava con
nonchalance
le punte dei capelli, come se le parole dell’uomo non
l’avessero minimamente
turbata.
“Ma se non
ti ho
nemmeno detto quando sarebbe!”
“Beh, mi
sembra
ovvio che farò in modo
di avere un
impegno, qualunque sia la data.”
Charlotte
abbozzò
un sorrisetto che fece sorridere anche Lyanna e Regan, mentre invece
William
alzò gli occhi al cielo prima di sedersi di fronte a Lyanna
al tavolo ingombro
di libri, pergamene e piume.
“Sorvolando
sulla
scarsa collaborazione di una certa individua… Lumacorno mi
ha torchiato, sostiene
di volerci invitare tra due settimane, domenica sera.”
“Mi duole
infinitamente dover declinare, ma pensavo di scrivere una lettera a
Stephanie
proprio quella sera… o farmi una chiacchierata con lei
attraverso il camino
della mia camera.”
Regan piegò
le
labbra sottili in un sorriso angelico, guadagnandosi
un’occhiata torva da parte
del collega che si rivolse silenziosamente a Lyanna, inarcando un
sopracciglio
come a volerle porre silenziosamente la domanda: neanche la donna
sorrise quasi
con aria colpevole, sollevando le mani come a voler dichiarare la sua
innocenza:
“Scusa Will,
è il compleanno
di mio fratello e pensavo di chiedere ad Armando se mi dava il permesso
di
tornare a casa quel giorno.”
“Tante
grazie…
Charlotte?”
“In effetti
pensavo di lisciarmi i capelli
proprio quella sera…”
Charlotte
sfoggiò
un sorriso angelico mentre continuava ad accarezzarsi i capelli,
facendo ridere
sia Regan che Lyanna mentre invece William alzò gli occhi al
cielo, sospirando
con aria esasperata:
“Puoi essere
seria
per un attimo, per favore?”
“Da quando
il sarcasmo
ti irrita, Cavendish? Da quel che ricordo ai tempi della scuola era il
tuo
migliore amico…”
“Io apprezzo
infinitamente
il sarcasmo, Charlotte… Ma mi dà fastidio quando
gli altri lo usano su di me, specialmente
una certa individua che sta sorridendo invece di rispondermi
seriamente…”
“Va bene ho
capito, sei di cattivo umore oggi. Devo proprio andarci?”
“Beh, salvo
avere
scuse molto plausibili… Si. E se pensi di filartela e di
lasciami da solo con
Lumacorno ti sbagli, Charlotte Selwyn. Ti verrò a cercare e
ti trascinerò per i
capelli fino al suo ufficio se necessario!”
“Che
gentiluomo.”
Il commento
chiaramente acido di Charlotte fece sorridere amorevolmente William,
che decise
di imitarla e di procedere usando l’ironia pungente:
“Io sono un
gentiluomo, ma con chi se lo merita!”
Will
incrociò le
braccia al petto, fulminando sia Regan che Lyanna con lo sguardo
vedendoli
ridere sotto i baffi mentre, ne era sciuro anche se non poteva vederla,
Charlotte gli faceva sommessamente il verso dalla sua poltrona.
“A questo
punto
quasi mi spiace di non venire, sarebbe divertente vedere voi due
più Lumacorno
cenare di nuovo insieme come un tempo… Un trio pieno
d’amore.”
“Regan,
piantala.”
“Quindi
facevate
tutti parte del Lumaclub? Anche io, ma solo perché ero
parecchio secchiona all’epoca…”
“Lo stesso
vale
per me… CeCe perché si chiama Selwyn di cognome,
suppongo. Tuo padre e Lumacorno
non sono anche amici per caso?”
Regan si
voltò
verso l’amica, che borbottò qualcosa
d’incomprensibile come se non volesse
parlare dell’argomento, ricordando con scarso entusiasmo le
infinite domande
che il professore le aveva sempre fatto sulla sua famiglia quando
studiava ad
Hogwarts.
“Ok, abbiamo
capito che è meglio sorvolare l’argomento... Anche
Will era nel Lumaclub, anche
se il motivo non è mai stato chiaro del tutto a nessuno.
Scusa se te lo dico,
ma la metà degli insegnanti non ti sopportavano, a volte ti
riprendeva anche Lumacorno!”
“Si,
beh… immagino
che il chiamarmi di cognome Cavendish abbia completamente surclassato i
motivi
per NON avermi nel Lumaclub. E anche se mi detestavano, nessuno
potrebbe mai
mettere in discussione che ero il migliore del mio
anno…”
“Questione
di punti di vista…”
“Smettila
Charlotte,
lo so che sei ancora arrabbiata solo perché ti ho battuta di
un punto ai
M.A.G.O.”
William rivolse alla
collega un sorrisetto soddisfatto, ricordando perfettamente gli esami
finale così
come se li ricordava lei, quando entrambi si erano notevolmente dati da
fare
per battere l’altro.
Regan alzò
gli
occhi al cielo come se quell’argomento non gli fosse affatto
nuovo, mentre
Charlotte sibilava che l’aveva battuta di un singolo ed
insignificante punto e
Lyanna guardava prima il Serpeverde e poi la Corvonero con aria
leggermente
accigliata, come se stesse cercando di capire entrambi:
“Sapete,
devo
ancora capire bene una cosa… Ma voi eravate amici o cosa, a
scuola?”
Nessuno dei due
diretti interessai spiccicò parola alla domanda di Lyanna,
che ottenne come
risposata due grugniti dal significato confuso mentre invece Regan
ridacchiò, guadagnandosi
il cuscino che Charlotte gli lanciò dritto in faccia.
“Ok, mi pare
di capire
che non eravate pappa e ciccia…”
“Non
esattamente…
Vedi Lyanna, a me piace vincere, e anche a Cavendish. Io sono
intelligente, e
in un modo contorto lo è anche lui… quindi
eravamo spesso in competizione, a
scuola.”
“Scusa, che
vorrebbe dire che sono intelligente in un modo contorto? Ho un
quoziente
intellettivo superiore alla media, giusto perché tu lo
sappia!”
Will rivolse
all’ex compagna di scuola un’occhiata accigliata e
offesa che la fece sorridere
appena, accorgendosi che per nove anni non si era più potuta
prendere
sottilmente in giro con William Cavendish… ma aveva sei mesi
per rifarsi,
dopotutto.
*
“Se per caso
avessi tre costole rotte, che cosa faresti?”
“Ti porterei
in
Infermeria.”
“No, non
puoi… L’Infermeria
è crollata.”
“Allora al
San
Mungo.”
“E’
crollato!”
“Anche
quello?”
“Sì,
per colpa… di
un bombardamento che i tedeschi hanno deciso di ricambiare! Andiamo
Dan, provaci almeno!”
Jane
sospirò, guardando
l’amico con aria esasperata mentre facevano insieme i
compiti… o almeno ci
provavano, visto che il Grifondoro non era molto collaborativo.
Il ragazzo
sbuffò,
rivolgendo alla Tassorosso un’occhiata sconsolata:
“Ed dai
Jane… E’
domenica, il mio cervello ormai è entrato in una fase buia
dove non può
produrre nulla di sensato!”
“Mi hai
preso per
scema? Amos mi ha abbandonata, non ti permetterò di dartela
a gambe per spiare
l’allenamento dei Serpeverde!”
Un sorrisino
colpevole spuntò sul volto del Grifondoro di fronte
all’accusa pienamente
fondata di Jane, che lo guardò come se fosse un vero e
proprio caso perso:
“Andiamo,
prima
finiamo e prima potrai andare a zonzo con Amos a fare gli idioti! E poi
hai
detto che l’ora di Medimagia ti era piaciuta, quindi poche
storie e facciamo i
compiti.”
“Da quando
sei
diventata così diligente? E poi non è proprio
l’ora ad essermi piaciuta, quanto
più l’insegnante.”
“I
Tassorosso sono diligenti, Dan...
Amos è un caso a
parte. Comunque hai ragione, la Goblets è davvero carina!
Finalmente un
insegnante che non mi metterà mai
ansia…”
Jane sorrise con
aria sollevata, ricordando piacevolmente la lezione di Medimagia che
avevano
avuto solo un paio di giorni prima. Benché l’idea
di avere a che fare con
ferite e sangue non le piacesse, le era risultato impossibile
– così come a
tutti – non provare immediata simpatia per la dolce e
sorridente donna che si
erano ritrovati davanti.
“Già…
La Selwyn
invece credo che ci farà fuori tutti entro
Giugno… però è stato meraviglioso
quando ha atterrato Rod!”
Anche Dante
sorrise con la stessa aria sognante dell’amica, ricordando
con somma gioia
quando si era ritrovato a ridere quando il compagno di Casa era finito
a terra:
le sue risa erano rimbombate per tutta la sala ma non ci aveva fatto
molto
caso, ignorando gli ammonimenti di Amos e Jane affinché si
zittisse per evitare
di fare la stessa fine di Rodericus.
“A me piace,
è
forte! Finalmente una donna con la spina dorsale… anzi, che
dico. Ci sono un sacco
di donne che ne hanno più degli uomini, solo che siete
troppo occupati a farvi
il nodo alla cravatta per accorgervene!”
“Ehy! Io
sono femminista…”
“Lo so Dan,
credo
che non dimenticherò mai quando sei arrivato con le unghie dipinte di
rosso,
dopo le vacanze di Pasqua dell’anno scorso… Le tue
sorelle ti trattano come una
bambola per caso?”
“Una cosa
del
genere… Che vuoi farci Jane, mi adorano… In
effetti sono schifosamente
adorabile per natura, non trovi?”
“Purtroppo
si… sei
la persona meno odiabile che io conosca.”
Le labbra di Jane si sciolsero per un attimo in un sorriso
sincero ma la
Tassorosso si ridestò in fretta, dicendosi di non lasciarsi
distrarre dall’amico che stava sfoggiando il suo sorriso
soddisfatto:
“Però
sei uno
sfaticato! Su, rispondi: se dovessi fratturarmi qualche costola, cosa
faresti?”
“Che
domande, mi
preoccuperei a morte per te!”
“Sei molto
carino
Dan… ma smettila di girarci intorno!”
*
Mentre usciva
dagli spogliatoi, gli occhi di Antares Black andarono a finire dritti
sugli
spalti, in particolare sulla prima fila di sedie: mentre si allenava
gli era
parso di intravedere una figura familiare, ma si era convinto di
essersi
sbagliato… Eppure si ritrovò con stupore a
guardare proprio il suo migliore
amico, che se ne stava seduto sugli spalti con le gambe accallate e un
giornale
aperto stretto in mano.
Ma che accidenti
è venuto a fare?
“Rod?”
Sentendosi
chiamare il Grifondoro abbassò lo sguardo su di lui,
rivolgendogli un mezzo
sorriso prima di ripiegare con un gesto fluido il numero della Gazzetta
del
Profeta e alzarsi per andargli incontro:
“Eccoti qui!
Mi
chiedevo quanto ci avresti messo… Sono qui ormai da un
po’.”
“Si, ho
notato… E
dimmi, come mai sua Altezza ha deciso di onorare lo stadio con la
presenza?”
Antares
inarcò un
sopracciglio, guardando l’amico con aria scettica: a Rod il
Quidditch non era
mai piaciuto molto, non l’aveva mai seguito sostenendo che
fosse un gioco
ripetitivo e alle lunghe noioso… Probabilmente non lo
riteneva “chic”, secondo
Black.
“Sapevo che
avevi l’allenamento
e sono passato a salutarti! Tranquillo, non serve che mi
ringrazi.” Rod
gli sorrise, dandogli una pacca sulla
spalla mentre il Serpeverde si asteneva dal sottolineare che
l’idea di ringraziarlo
non l’aveva neanche minimamente sfiorato.
Il Grifondoro lo
incitò a tornare al castello ma Antares non lo
ascoltò appieno, concentrandosi
sulla solita pipa che il ragazzo si era infilato nel taschino del
panciotto… di
un acceso color cremisi con ricamati ghirigori e arabeschi, quasi come
a voler
sottolineare l’appartenenza alla sua Casa anche se era andato
a vedere l’allenamento
dei Serpeverde in previsione della partita della settimana successiva.
“D’accordo,
andiamo… carino, il panciotto.”
Le
labbra di Antares si piegarono in un sorrisino, guadagnandosi
un’occhiata torva
da parte dell’amico, che decise di ignorare il suo evidente
sarcasmo:
“Lo so,
grazie.
Invece di pensare al mio abbigliamento concentrati sulla prossima
partita Black…
cerca di non cadere dalla scopa come ad ottobre.”
“Io
non… NON SONO
CADUTO! Sono svenuto, è diverso! Non è stata
colpa mia…”
“Se sei
stato
tanto sprovveduto da andare alla partita con la febbre alta, non
è certo colpa
mia o di qualcun altro…”
“Beh, non
volevo
tirarmi indietro prima della partita, anche se alla fine abbiamo perso
lo
stesso… Ma questa volta non andrà
così, i Corvonero sono anche senza Cercatrice
al momento visto che Brianna Sparkle se n’è
andata. Abbiamo la vittoria in
tasca.”
Un sorriso soddisfatto
comparve sul volto del ragazzo, mentre Rod preferì evitare
di commentare visto
che l’argomento non era di sua competenza…
Ovviamente avrebbe tifato per il suo
amico, anche se i suoi compagni di Casa l’avrebbero linciato,
Dante Julius in
primis.
“Beh, lo
spero per
te… Anche eprchè so che perdere contro i
Tassorosso è stato un brutto colpo.”
“Lasciamo
stare,
la mia famiglia era tentata di radiarmi dall’albero
genealogico! A mio padre
sarà venuto un infarto…”
“Ora capisci
cosa
ho provato IO quando mi hanno messo a Grifondoro! Anche se è
sempre meglio di
Tassorosso, in quel caso anche a mio padre sarebbe venuto un colpo vero
e
proprio... Quanti Purosangue ci sono in quella Casa?”
“Solo Jane
Prewett, o almeno del nostro anno… Ma la sua famiglia non
sta passando un bel
periodo, non credo che a loro importi molto.”
Antares
piegò le
labbra in una smorfia, ricordando gli articoli letti sulla Gazzetta del
Profeta
ma ancor più frammenti di discussioni tra i suoi genitori
proprio sull’argomento,
durante le vacanze di Natale da poco concluse.
“Ti
riferisci a suo padre?”
Antares
annuì,
ripensando a tutti i mormorii che sentiva costantemente quando la
Tassorosso
passava in un corridoio… Era sempre stata benvoluta da tutti
per via del suo
carattere estremamente gentile e dolce, ma nelle ultime settimane si
era parlato
spesso di lei e della sua famiglia in special modo… Un paio
di volte aveva
anche assistito allo spettacolo gentilmente offerto da una Isabella
Burton
decisamente scocciata che aveva preso a parole poco gentili i
“pettegoli” di
turno, ordinando loro di stare zitti e farsi i fatti propri, se ne
erano in grado.
In effetti
Isabella sembrava, o almeno agli occhi di Antares, abbastanza delicata
sulla
questione “famiglia” e oltre a non accennare mai
neanche lontanamente alla sua
non sopportava di sentire gli altri sparlare di quelle altrui,
inalberandosi
parecchio.
Era un ragazzo
piuttosto
riservato e non essendo propriamente amici non si era mai sognato di
chiederle
nulla, ma era sempre stato molto bravo a capire le persone anche
sapendo poco
su di loro… E sulla sua “collega” di
Corvonero sapeva abbastanza per avere la
certezza che, qualunque cosa succedesse a casa sua, Isabella non voleva
parlarne, affrontarlo e quindi nemmeno pensarci.
*
“Come mai
quel
muso lungo? L’idea di andare a cena con il tuo insegnante
preferito non ti
aggrada proprio, vero?”
Lyanna sorrise di
fronte all’espressione decisamente cupa di William, che era
seduto di fronte a
lei mentre era intenta a scrivere una lettera a suo fratello.
“Proprio per
niente…. Beata te, hai la scusa della famiglia da poter
sfoderare.”
“I vantaggi
di
avere un fratello, suppongo… Usare il compleanno per saltare
le cene scomode…
Mi ricorderò di ringraziarlo per aver compiuto gli anni
proprio di domenica,
quest’anno. Tu non hai qualche fratello da poter usare come
scusante, Will?”
“Si e
no.”
“Che vuoi
dire?
Non voglio fare la ficcanaso, ovviamente…”
La donna
inarcò un
sopracciglio, curiosa ma non volendo allo stesso tempo impicciarsi
nelle
questione private altrui. William però accennò un
debole sorriso, come se non
gli importasse di intavolare o meno l’argomento:
“Non
c’è problema
Lyanna, non preoccuparti… Ho dei fratelli, ma non sono nella
condizione di
poter usare il loro compleanno come scusa.”
Will posò
lo sguardo
sulle fiamme che scoppiettavano nel camino acceso, assumendo
un’espressione
pensierosa mentre Lyanna lo osservava, carica di curiosità
ma non osando
indagare oltre: forse aveva un brutto rapporto con i suoi fratelli?
Dalle sue
parole, sembrava che le cose stessero più o meno
così.
“Mi
spiace… Se non
altro nemmeno Charlotte ne ha, quindi nemmeno lei può
filarsela con questa
scusa.”
Lyanna si
sforzò
di sorridere, cercando di lasciar cadere l’argomento che
sembrava non molto
gradito da parte del collega. La donna abbassò il capo e
riprese a scrivere velocemente
sul foglio di pergamena, mentre Will si voltava lentamente verso di lei
dopo
aver esitato per un attimo:
“Come hai
detto?”
“Solo che
nemmeno
Charlotte può defilarsi usando la scusa della famiglia,
visto che non ha
fratelli. Voi due vi conoscete da un bel po’, non lo
sapevi?”
Lyanna
tornò a guardare
il collega, inarcando un sopracciglio di fronte
all’espressione lievemente
stralunata di William, che esitò per un attimo prima di
parlare a bassa voce
mentre tutti gli ingranaggi del suo cervello erano al lavoro, andando
alla
ricerca dei più disparati ricordi nei meandri della Memoria
a Lungo Termine.
“No…
In effetti no.”
Lyanna fece
spallucce e riprese a scrivere ma Will non smise di pensare a quello
che aveva
appena sentito: non sapeva perché, ma Charlotte Selwyn
fingeva di essere figlia
unica quando aveva un fratello, cosa di cui lui era perfettamente a conoscenza dato che
ricordava
chiaramente Sean Selwyn, Smistato a Serpeverde solo un anno prima di
lui.
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Angolo
Autrice:
Salve!
So che in questo capitolo non succede granchè, ma
l'ho scritto abbastanza di getto... Chiedo venia per gli aggiornamenti
poco regolari ma ho altre due storie in corso anche se ne sto
per finire una, quindi spero di riuscire a pubblicare capitoli
più decenti in futuro.
Nel
prossimo ci sarà la partita tra Serpeverde e Corvonero...
perciò, chi volete che vinca tra le due?
Ovviamente Nene e Alidifarfalla sono esentate dal fornirmi il
voto. (Per favore, votate via Messaggio Privato!)
Riusciranno
Regan, Charlotte, Will e Lyanna a darsela a gambe dalla cena di
Lumacorno? In questo caso vi anticipo la riposta: no, ovviamente
verranno incastrati dal nostro Prof preferito e dalla sottoscritta
visto che sarà senza dubbio una cenetta molto
interessante...
Ma
non preoccupatevi, verrà anche il momento di una bella cena
anche per i nostri studenti XD Non risparmio nessuno, io.
Dovrei
riuscire ad aggiornare entro la fine della settimana, quindi a presto!
Signorina
Granger
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