Il Voto Infrangibile

di L1107
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


IL VOTO INFRANGIBILE
 
Prologo

Quella stessa notte, la notte in cui tutto finalmente finì, la notte in cui Lord Voldemort venne restituito al luogo dei morti, luogo dove sarebbe dovuto stare per sempre, molti Mangiamorte vennero arrestati e portati ad Azkaban. In quella notte che vide tante anime d’innocenti salire al cielo, innocenti che avevano combattuto valorosamente sperando in una vita migliore, la rabbia dei sopravvissuti era molta, il dolore dei familiari enorme. La signora Weasley piangeva disperatamente la morte del figlio Fred, mentre il marito l’abbracciava cercando di donarle la poca forza che gli era rimasta. Ron abbracciava il fratello Percy, finalmente tornato dalla parte dei buoni dopo essersi scusato con la famiglia, George non parlava, sotto shock per la morte del proprio fratello. Vari ricordi scorrevano nella mente della famiglia Weasley, ricordi di un Fred allegro e sorridente, leale e sincero. Ginevra Weasley piangeva abbracciata a colui che aveva posto fine a tutta quella sofferenza, Harry Potter. In questo contesto di dolore Hermione si sentiva veramente di troppo e, non sapendo cosa fare, decise di dare aiuto al Ministero della Magia che bloccava i Mangiamorte. La maggior parte non aveva più quella maschera, molti fingevano di essere stati sotto la maledizione Imperius, altri erano addirittura felici di andare Azkaban, altri ancora, come Bellatrix Lestrange, si dimenavano in preda al dolore per la fine di Lord Voldemort, il Signore Oscuro. In quel castello, che aveva formato i migliori studenti di magia, in quel castello irrimediabilmente distrutto dalla Magia Oscura, regnava un silenzio atroce, rotto solo da qualche urla dei Mangiamorte che osavano dichiararsi innocenti. I corpi erano stati spostati in Sala Grande, Remus Lupin era stato messo accanto finalmente riconosciuto come un vero eroe, finalmente i pregiudizi su di lui che lo avevano sempre accompagnato a causa del suo essere un Lupo Mannaro, lo avevano abbandonato permettendogli di morire in pace, elogiato da tutti. Tonks giaceva al suo fianco, entrambi erano morti l’uno accanto all’altro, entrambi avevano assistito alla morte dell’altro senza mai staccare lo sguardo e le loro mani si erano unite, come segno del loro eterno amore. Hermione, con il volto rigato di lacrime, si diresse verso un gruppo di Mangiamorte, chiedendo se poteva aiutare in qualche modo. Non capii il motivo di quelli sguardi di puro rispetto, di quel silenzio che seguì la sua domanda innocente, non si rendeva conto di essere anche lei l’eroina del Mondo Magico. Accanto a lei passo un Auror che non conosceva, notò però che stava trascinando una persona che quel giorno aveva combattuto con onore, dopo che gli avevano salvato la vita: Draco Malfoy. I loro occhi s’incontrarono per un momento, prima che quelli del ragazzo si abbassassero colpevoli, era uno dei pochi Mangiamorte che aveva accettato la sua sorte senza fiatare, consapevole di meritarla. Tuttavia Hermione Granger, ricordandosi che Malfoy aveva comunque avuto un ruolo importante, che era stato davvero costretto a combattere per la propria famiglia, spinta dalla pietà fermò l’Auror, che le riservò un’occhiata di puro rispetto.
<< Dove lo portate? >> chiese allora.
<< Alla prigione di Azkaban naturalmente, signorina Granger >> rispose in tono formale e altero, sicuro di sé senza mollare la presa sulle braccia del ragazzo che preferì non fiatare.
<< Le accuse? >> domandò.
<< Il signor Malfoy è accusato di aver partecipato all’assalto, di aver provocato la distruzione di Hogwarts e di aver preso parte ai piani diabolici del Signore Oscuro >> rispose pronto l’Auror.
<< Il Signore Oscuro ha un nome, Lord Voldemort, è ora che s’inizi a pronunciarlo, non è più una minaccia >> lo corresse la ragazza.
<< Riguardo alle accuse posso garantire io per Malfoy, ha partecipato ai piani diabolici di Voldemort perché costretto >> aggiunse poi guadagnandosi uno sguardo sorpreso e basito da Malfoy.
Lei e lui non erano mai stati in buoni rapporti, ma non l’odiava come pensavano tutti, Malfoy era stato costretto e aveva cercato di proteggere la famiglia, lei al suo posto avrebbe agito allo stesso modo. Non meritava di andare ad Azkaban, non meritava il bacio dei Dissennatori, meritava un’altra chance.
<< Questo non cambia le cose, signorina Granger, Malfoy è stato condannato >> le rispose arrogantemente l’Auror.
<< Condannate anche gli innocenti? Non conta il fatto che Malfoy ha cercato di proteggere la sua famiglia? Non conta nulla il fatto che ha aiutato me, il signor Potter e il signor Weasley a distruggere Lord Voldemort? >> domandò allora, arrabbiata per tanta arroganza, era così che agiva la giustizia? Puniva anche gli innocenti?
<< Non spetta a me decidere, signorina >> rispose l’Auror.
<< Però spetta a me decidere >> intervenne una voce autoritaria alle sue spalle. Hermione si voltò notando il Ministro in persona, finalmente libero dalla maledizione Imperius.
<< Ministro >> lo salutò con un cenno del capo mentre lui le sorrise amichevolmente.
<< Signorina Granger, è vero quello che afferma? >> le chiese lui affiancandola e guardandola con gli occhi brillanti.
<< Senza ombra di dubbio >> rispose sicura.
<< Allora questo cambia le cose per il signorino Malfoy >> concesse.
A un’occhiata del Ministro l’Auror lasciò immediatamente Malfoy, che comunque non si mosse né fiatò, forse troppo sorpreso da quello che stava accadendo.
<< Mi auguro che sia così >> intervenne la ragazza, con una certa arroganza.
<< Tuttavia… >> la interruppe il Ministro alzando un dito, tacitando così immediatamente la ragazza: << il ragazzo merita comunque una punizione, ha agito comunque in modo sbagliato>> aggiunse poi.
Hermione annuii seriamente, pienamente d’accordo con l’uomo, Malfoy non era poi del tutto innocente, anche se costretto aveva commesso molti errori e per questo motivo avrebbe dovuto pagare.
<< Suggerisco quindi una punizione esemplare, un Voto Infrangibile >> proseguì il Ministro, dopo una piccola paura che probabilmente serviva per aumentare la suspence.
Hermione rimase sorpresa dalle parole dell’uomo, un Voto Infrangibile? E per che cosa dato che adesso Lord Voldemort era stato finalmente distrutto?
<< Un Voto Infrangibile? >> sussurrò la ragazza, a mo’ di affermazione e domanda, guardando allibita il Ministro accanto a lei che aveva spostato il peso del corpo sul piede destro, rigirando la bacchetta sottile fra le sue mani.
<< Per l’appunto >> confermò.
<< E su cosa dovrebbe essere stretto questo Voto Infrangibile? >> chiese allora la ragazza spostandosi una ciocca di capelli morbidi che le era ricaduta davanti agli occhi, mossa dal vento che stava cominciando ad innalzarsi, quasi a voler purificare l’aria, si sentiva anche l’odore di un’imminente tempesta.
<< Dato che lei, signorina Granger, ha gentilmente aiutato il Signor Malfoy e ha combattuto in maniera stupefacente, affrontando con vero coraggio Lord Voldemort, penso che il minimo che possa fare il Signor Malfoy è stringere un Voto Infrangibile con me dove mi assicurerà di proteggerla, dato che lei è l’eroina e potremmo, in futuro, aver bisogno di lei >> spiegò gentilmente l’anziano Ministro, con un gesto gentile della mano.
<< Sta scherzando, mi auguro >> si lasciò sfuggire la ragazza posando lo sguardo su un Malfoy alquanto silenzioso.
Difatti il ragazzo sembrava essere palesemente sotto shock e non riusciva a pronunciare nessuna parola, tuttavia era consapevole che la decisione non spettava a lui e, sebbene l’idea di proteggere a vita la Granger non lo entusiasmava, la prospettiva di marcire ad Azkaban per i prossimi anni della sua vita non lo faceva morire esattamente di gioia.
<< In realtà sono serissimo, ovviamente se Malfoy è d’accordo ma penso che lo sia >> replicò il mago, agitando la bacchetta leggermente infastidito dalle proteste della ragazza.
La Grifondoro spostò lo sguardo sul Serpeverde, in attesa della sua risposta, certa che mai e poi mai Draco Malfoy avrebbe accettato di essere la guardia del corpo di una Mezzosangue, lui la odiava, per la barba di Merlino!
Il ragazzo si schiarì la gola mentre raddrizzava la schiena, assumendo quel portamento da nobile qual’era, posando uno sguardo gelido sul Ministro ma senza degnare di uno sguardo la Granger.
<< Accetto e la ringrazio, Signore >> rispose seriamente, stringendo- notò Hermione- la mascella.
Di sicuro il giovane Malfoy, quando si trattava di “salvarsi la pelle” era disposto a fare qualunque cosa, compresa quello di fare la balia a Hermione Granger.
<< Sono perfettamente in grado di cavarmela da sola, so usare la bacchetta e non ho bisogno di protezione! >> sbottò la ragazza, leggermente furiosa, notando che sia Draco che il Ministro avevano incrociato il braccio destro, mentre l’Auror stava estraendo la bacchetta.
<< Di questo non ne dubito signorina Granger, ha dato prova di grande coraggio e potenza, tuttavia un aiuto non fa’ mai male… lei non crede? Il Signor Malfoy potrebbe rivelarsi utile >> sostenne ancora il Ministro, facendole uno scherzoso occhiolino e zittendo finalmente le proteste della ragazza.
L’Auror recitò le solite promesse prima di finire l’incantesimo con il quale Malfoy promise di vegliare, proteggere e aiutare la Granger, detto ciò i due maghi si separarono e l’Auror ripose la bacchetta.
<< Bene, adesso… se volete scusarmi, ho molto lavoro da fare >> si congedò il Ministro seguito a ruota dall’Auror, lasciando i ragazzi finalmente soli.
<< Mezz… Granger, ti ringrazio per non avermi fatto finire ad Azkaban >> disse Malfoy, ritenendo che il modo migliore per non iniziare immediatamente a lanciarsi fatture fosse quello di mostrare un minimo di gentilezza, tuttavia Hermione non sembrava pensarla allo stesso modo.
<< Vedi di non starmi troppo tra i piedi, furetto >> pronunciò maligna prima di girare i tacchi per dirigersi poi verso la famiglia Weasley, ancora seduta attorno al corpo di Fred.


Questa è una FF che ho deciso di riproporre dopo un'attenta revisione, o spero che lo sia stata! Un prologo breve giusto per darvi l'idea di dove siamo e che cosa sta succedendo. Fatemi sapere cosa ne pensate :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


IL VOTO INFRANGIBILE
Capitolo 1
Hermione Granger lanciò una fattura contro il suo più grande amico, Harry. Lui riuscì a evitarla con una certa facilità e a risponderle con uno Stupeficium che perse potenza grazie allo scudo di Hermione, scudo che, tuttavia, non fu abbastanza forte e la fece indietreggiare di qualche passo.
“Va tutto bene, Hermione?” le chiese Harry con le sopracciglia aggrottate, non era da lei evocare un incantesimo che non fosse alla massima potenza.
“Si Harry, sono solo distratta” rispose Hermione con voce fiaca, tagliando corto.
Le cose dopo la guerra non erano migliorate come si poteva pensare, Ron si era allontanato dal loro trio dopo la morte del fratello e aveva chiuso ogni rapporto con loro, nonostante l’intervento di Ginny nulla aveva funzionato. Era un eroe assieme a loro tre, ma sembrava che la gente se lo fosse dimenticato. Esisteva solo Harry e Ron ne aveva sempre sofferto, per Hermione invece era meglio così. Lei era solo contenta che la guerra fosse finita, anche se una strana sensazione armeggiava in lei, la sensazione che qualcosa di oscuro fosse ancora in agguato ed Harry aveva la stessa sensazione, o non le avrebbe proposto il giorno dopo la guerra un allenamento fra loro due. C’era un’altra cosa che la turbava, sentiva come se la sua forza e la sua bravura negli incantesimi stesse venendo meno, come se gli orrori della guerra le avessero tolto l’amore per la magia e la magia, dunque, si stesse rifiutando di risponderle come aveva sempre fatto. Hermione si sentiva sola e frustata, senza la magia lei non valeva nulla, era la magia che le aveva dato tutto ma ora le stava togliendo tutto. Era tornata dai suoi genitori ma il contro incantesimo non aveva funzionato, i suoi genitori non si ricordavano più di lei. Harry si era offerto di ospitarla a casa sua e di Ginny, ma Hermione aveva rifiutato e aveva deciso di prendere una casa per conto suo, grazie alla guerra il Ministero le aveva lasciato un’ingente somma per ringraziarla, somma che lei aveva speso per prendersi un piccolo appartamento a Diagon Alley. Draco Malfoy, altrimenti soprannominato da lei il furetto, la seguiva come un’ombra pauroso delle eventuali conseguenze di quel dannato Voto Infrangibile, che aveva legato le loro vite per sempre. Notando lo sguardo di Harry, Hermione si concentrò e riuscì a lanciare un Expelliarmus decente disarmando Harry. Tuttavia, entrambi sapevano che non aveva neanche un decimo della potenza di un tempo.
“Scusa Harry, probabilmente ho ancora un po’ di stanchezza” disse Hermione passandosi una mano fra i capelli che, nel frattempo, le stavano allungando incorniciandole il bel viso.
“Non ti preoccupare Herm, penso sia normale dopo tutto quello che abbiamo passato, che ne dici di terminare qui?” rispose Harry.
Hermione si limitò ad annuire, andando verso la sedia dove aveva posato il suo zaino e prendendo un asciugamano per asciugarsi il sudore dal volto. Rimase in silenzio per un po’, fino a quando Harry non la salutò e uscì dalla Stanza delle Necessità, lasciandola sola con i suoi pensieri. Rimasta sola la ragazza prese una foto che ritraeva il famoso trio insieme, erano ancora al quarto anno, inconsapevoli di cosa li stesse aspettando lì fuori. Sorridenti e felici, si abbracciavano e ammiccavano alla fotocamera magica, era stato proprio dopo quella foto che Hermione aveva capito che i suoi sentimenti per Ron erano cambiati. Ron era cresciuto, era diventato molto più alto di lei, i capelli rossi erano stati sistemati in maniera più corta, il viso paffutello aveva lasciato spazio a una mascella ben definita e un filo di barba. Era diventato bello, gentile e altruista, più maturo, ma di nuovo adesso si era rotto qualcosa e per qualche motivo, dopo quel bacio nella camera dei segreti, Ron l’aveva evitata come un’appestata e l’aveva fatta sentire usata. Hermione sospirò e si asciugò una lacrima che le era sfuggita dalle lunghe ciglia, poi notò uno specchio che prima non c’era, si alzò e si guardò. Anche lei era cambiata, i capelli crespi avevano lasciato spazio a dei capelli lunghi e mossi, che le cadevano composti sulle spalle, dai mille riflessi dorati. Il viso era più magro, più adulto, i suoi occhi scuri erano ancora profondi e dolci, costernati da lunghe ciglia. Era più bella, ma era una bellezza più consapevole, meno importante, Hermione aveva superato le sue insicurezze sull’aspetto fisico ed era diventata quello che aveva sempre voluto essere, una strega giusta e potente ma…adesso? Era ancora così? Dopo tutti gli orrori della guerra nessuno si era accorto che Hermione aveva imparato sempre più spesso a stare in silenzio, ad ascoltare, nessuno aveva notato le occhiaie scure sotto i suoi occhi, nessuno sapeva della solitudine della casa nella quale viveva o degli incubi che la tormentavano ogni notte. Era un’eroina, invidiata da tante ragazze e ammirata dai ragazzi, eppure lei continuava a sentirsi vuota. Acconciò i capelli in uno chignon morbido, lasciando che due ciocche le ricadessero ai lati del collo, prese lo zaino e si diresse con passo lento, ma sicuro, all’uscita della Stanza delle necessità.
Draco Malfoy l’aspettava fuori, appoggiato a una colonna non disse niente ma la guardò in silenzio, senza che lei se ne accorgesse. Inarcò le sopracciglia quando notò che la Mezzosangue, sempre sicura e piena di sé, dal passo altezzoso, camminava piano, quasi assorta, con le spalle curve e i capelli in disordine. Gli sembrò persa e terribilmente sola, e si chiese per quale motivo la ragazza fosse così dopo aver vinto una guerra. Senza quasi rendersene conto la seguì in silenzio, come un’ombra, e anche quello gli parse strano perché lei, così attenta e coraggiosa non si accorse di niente. Uscì dal castello con lo stesso passo e scese lungo il sentiero, rivolta verso la casa del gigante. Era stata completamente distrutta dal fuoco, non vi era rimasto niente, lì accanto Hagrid aveva messo una lapide per ricordare il suo cane Thor, morto fra le fiamme di quella casa che era diventata la sua prigione. Hermione sfiorò la lapide e le sue spalle ebbero un fremito, estrasse la bacchetta facendo un cerchio ma spuntò qualche misero fiore appassito, niente in confronto a quello che era solita creare.
“Maledizione!” sbottò senza accorgersi che Draco era a pochi passi da lei e l’aveva seguita.
Il ragazzo estrasse la bacchetta, facendo finta di non notare il lampo di timore che aveva segnato gli occhi di Hermione, e senza proferire parola compose una ghirlanda per il povero cane. Sapeva che la Mezzosangue amava gli animali, il pugno che gli aveva dato a terzo anno bruciava ancora come un ricordo amaro. Nessuno aveva mai osato mettersi contro di lui, nessuno tranne lei.
“Grazie” mormorò lei sorprendendolo e spingendolo a guardarla.
Era più alto di lei ma spesso si era sentito inferiore, la Mezzosangue aveva un portamento sempre fiero e orgoglioso che sembrava conferirle un’aura di potere, lei stessa era potere, tutto in lei parlava di magia sebbene odiasse ammetterlo, eppure adesso non era riuscita a evocare neanche una ghirlanda di fiori, uno degli incantesimi più stupidi. Che fosse stata la guerra? Che fosse stata la tortura di sua zia in quella casa a privarla del calore battagliero che l’aveva sempre contraddistingua?
“Stai bene?” le chiese prima ancora di rendersene conto, si morse la lingua, del resto a lui che importava? Si convinse del fatto che fosse solo per il voto, nient’altro.
“Si” rispose lei con freddezza, ricomponendo la sua espressione più neutrale possibile, ma aveva ancora le ciglia bagnate.
“Senti Mezzosangue, ti volevo chiedere… ho preso una casa vicino a dove abiti tu adesso, a Diagon Alley, penso che sia la cosa più giusta per tenerti d’occhio…” s’interruppe perché Hermione aveva alzato una mano ed estratto la bacchetta. Draco la seguì a ruota parandosi accanto a lei. La presa di Hermione non era salda, tremava con i muscoli in tensione, in allerta ma passò qualche minuto senza che accadesse niente. Poi, quando la tensione era alle stelle, un gatto brutto e arancione spuntò fuori dalla foresta.
“Grattastinchi!” lo chiamò Hermione e fece un passo avanti sollevata, ma Draco corse un movimento e si parò davanti a lei evocando uno scudo giusto in tempo per deviare il raggio di luce verde che era chiaramente diretto verso di lei.
Hermione si paralizzò ed estrasse la bacchetta di nuovo, poi dalla foresta spuntò Greyback. Fra tutti i Mangiamorte era il più assetato di sangue, essendo di fatti un lupo mannaro, ma non era il più furbo e il più veloce.
“Greyback…” ringhiò Hermione mentre Draco alzava la bacchetta. Draco osservò in silenzio colui che una volta era un alleato ma che aveva sempre visto come un nemico, era riuscito a scappare al Ministero assieme a tanti altri Mangiamorte, compreso suo padre.
“Felice di rivedermi, dolcezza?” rise lui, avvicinandosi con passo felpato. Era elegante nelle movenze, come un lupo, ma il tanfo di sudore e sangue era rivoltante.
“Ti sei fatta un nuovo amichetto, vedo” continuò il lupo mannaro, spostando gli occhi acquosi su Draco che mantenne un’espressione inflessibile.
“Che cosa vuoi? Non hai più un padrone, Voldemort è morto” disse Hermione seguendolo con lo sguardo, gli occhi incendiati, ma solo Draco poté vedere che la mano le tremava. I Grifondoro non erano i coraggiosi? Allora perché la Granger sembrava così impaurita?
“Non sono qui per lui, sono qui per te, per vedere come te la passi dopo il nostro ultimo incontro...” si passò una lingua sulle labbra e sorrise, mostrando i denti gialli e appuntiti. Hermione trasalì e d’istinto si portò una mano alla spalla sinistra, coperta da un maglioncino leggero, senza proferire parola.
Fu allora che Greyback attaccò, ma Hermione era paralizzata, Draco fu veloce a evocare un Bombarda che spedì il lupo lontano da loro.
“Vattene Greyback, non hai speranze” sputò Draco con rabbia puntandogli la bacchetta di nuovo. Sapevano entrambi che senza luna piena Greyback non aveva speranze. Draco era stato addestrato duramente da sua madre, fin da piccolo, era un ottimo duellante e Greyback lo sapeva. Schioccò la lingua scocciato e dopo aver giurato che sarebbe tornato, si smaterializzò.
Lentamente Draco si voltò verso la ragazza paralizzata di fronte a lei. Hermione era pallidissima, le occhiaie cerchiavano gli occhi sgranati dalla paura, gli occhi erano vitrei come se guardassero lontano.
“Mezzosangue…” la chiamò Malfoy ma lei non rispose, né si mosse. Teneva stretta in pugno la maglietta che le copriva la spalla.
Lentamente nella mente di Malfoy riaffiorarono le parole di Greyback, il loro ultimo incontro… quando era stato? Ma certo, a casa dei Malfoy. Greyback era stata la tortura più tremenda per Hermione, Draco ricordava ancora le urla della ragazza, il sangue che le colava dalle ferite aperte, il corpo dilaniato. Come aveva potuto dimenticarlo? A un certo punto era uscito dalla stanza, quando l’odore del sangue si era fatto insopportabile, quando Hermione sembrava star perdendo i sensi, in quel momento aveva sperato succedesse qualcosa ed era stato allora che Harry Potter, seguito a ruota da Ron Wesley, erano intervenuto. Si era fatto disarmare con facilità, voleva che vincessero loro, per quanto li odiasse lui non era come gli altri Mangiamorte. Ricordò solo allora di aver visto, per una frazione di secondo, Greyback chino sulla spalla nuda della ragazza, prima che fosse travolto dalla battaglia.
“Mezzosangue!”
Non ebbe il tempo di pensare ad altro, le gambe di Hermione cedettero mentre lei sveniva fra le sue braccia. Riuscì ad afferrarla prima che toccasse terra, la sollevò accorgendosi dei riflessi dorati dei suoi capelli baciati dal sole. Biascicò un’imprecazione e si smaterializzò, la Mezzosangue aveva bisogno di aiuto e lui era tenuto a darglielo.
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

Un debole raggio di sole inondò una stanza di luce soffusa. Le tende bianche erano semplici e delicate, mentre filtravano la luce del tramonto. Il sole tramontava in Diagon Alley e la gente si affrettava a rientrare mentre le temperature scendevano nonostante fosse primavera. Sembrava l’alba di un nuovo inizio, tutto era calmo e silenzioso, qualche risata di bambini risuonava lungo le strade mentre gli adulti si scambiavano i saluti prima di rientrare a casa. Un giovane ragazzo osservava la scena in silenzio, dietro una finestra. Aveva una camicia aperta a mostrare l’addome piatto, un’aria annoiata mentre si portava la sigaretta alle labbra e ne traeva un respiro. La bacchetta era abbandonata sul comodino, accanto al posacenere. La luce inondò i capelli quasi bianchi del ragazzo, donandogli sfumature arancioni. Aggrottò la fronte appena senza smuoversi non appena sentì lo schiocco di una materializzazione, si mosse con calma e portò gli occhi di ghiaccio, impenetrabili e profondi, alla creaturina che era appena comparsa nella stanza. L’elfo domestico si inchinò profondamente, toccando quasi la terra col lungo naso, prima di rialzarsi. Era Derby, uno dei suoi elfi domestici che più rispettava, non era stupido come gli altri, era furbo e obbediente.
“Padrone, la ragazza si è svegliata” annunciò l’elfo con voce acuta, facendo un altro inchino.
Draco spense la sigaretta e si alzò, abbottonandosi la camicia.
“Come sta?” chiese al suo elfo.
“È scossa ma stabile, non sa dove si trova” rispose l’elfo subito.
“Va bene, andrò da lei”
Draco finì di abbottonarsi la camicia e dopo essersi passato una mano sui capelli lisci come seta e intascato la bacchetta nella tasca dei pantaloni, si avviò a grandi passi verso la stanza dove aveva deposto Hermione.
Aprì la porta senza troppi convenevoli e strizzò gli occhi di fronte al buio della stanza. Puntò la bacchetta verso le tende e con un gesto agile del polso le tende si spostarono facendo entrare un po' di luce. Hermione strizzò gli occhi di fronte alla luce e si mosse, un po' infastidita, le ci volle un po' per riconoscere la sagoma che era appena entrata nella stanza.
“Furetto” lo apostrofò subito.
“Vedo che stai meglio, Mezzosangue” rispose pronto lui alzando gli occhi al cielo per il nomignolo che gli aveva appena affibbiato.
“Dove sono? Cos’è successo?” chiese la ragazza alzandosi lentamente. Si guardò in fretta le gambe e sospirò di sollievo, indossava ancora i suoi jeans e la sua felpa.
“Niente di che, sono corso in tuo soccorso e ti ho salvata dalle grinfie di Greyback” rispose il biondo con un sorrisetto rigirandosi pigramente la propria bacchetta fra le mani. Non gli sfuggì il fremito della ragazza quando aveva nominato il lupo mannaro.
Hermione assottigliò lo sguardo, non se la ricordava proprio così.
“Veramente non la ricordo proprio così”
“Il succo è quello ma, piuttosto, a te che è successo?” le chiese entrando nella stanza e prendendo una sieda, si sedette incrociando le gambe lunghe.
“Che vuoi dire?” chiese la ragazza sedendosi davanti a lui, sul letto.
“Be’ Mezzosangue, o il tuo odio per me è così grande da farti sacrificare la tua stessa vita per uccidermi, oppure c’è qualcosa che non mi torna. Sbaglio o eri tu la più brava negli incantesimi?” le chiese sorridendo mellifluo.
“Non so cosa mi stia succedendo…” la risposta della Grifondoro fu’ pronunciata a voce così bassa che lo stesso Draco ebbe fatica a capirla. La Grifondoro abbassò lo sguardo sulle proprie mani, le lunghe ciglia nascondevano gli occhi scuri a quelli cerulei del compagno.
Draco non parlò, si limitò a osservarla in silenzio, non voleva sembrare invadente ed era sicuro che il suo silenzio avrebbe spinto la Grifondoro a parlare. Era sempre stato piuttosto bravo a capire e a manipolare le persone,
“E’ come se la magia mi stesse abbandonando, non la sento più mia, non la vedo più mia. È successo oggi ma non è la prima volta, da giorni ormai non riesco a evocare nessun incantesimo. Non sono riuscita neanche a togliere l’incantesimo della memoria fatto suoi miei genitori, li ho persi… non si ricordano più di me” confessò con voce spezzata.
Una strana stretta al cuore mise a disagio Draco mentre si rendeva conto che loro due non erano così diversi. Anche lui aveva perso i suoi genitori durante la guerra, sua madre aveva ricevuto la pena minima, ma suo padre sarebbe stato condannato.
“Non è che, invece, sei tu che stai abbandonando la magia?” le chiese quindi.
“Cosa vuoi dire?”
“Hai detto che non la senti più tua, sembrerebbe come se la tua mente la stesse rifiutando. Forse dai la colpa a lei per la guerra, per i morti, ne hai viste davvero tante e penso tu abbia sofferto parecchio…” ipotizzò Draco.
Hermione lo guardò, riflettendo sulle sue parole. Era strano, un tempo Draco era stato la persona che aveva più odiato al mondo, ma adesso che la guerra era terminata loro due si scoprivano simili, due ragazzi che venivano da famiglie diverse e da principi diversi, ma avevano entrambi perso qualcosa e fatto delle scelte. Draco aveva deciso di passare dalla parte di Voldemort per proteggere la sua famiglia e Hermione aveva seguito le persone a lei più care, per proteggerle. Il fine era lo stesso.
“Potrebbe essere…” rispose lei.
“Penso che sia imprudente lasciarti da sola senza magia e, se permetti, terrei particolarmente alla mia vita quindi ti proporrei di stare qui in modo da poterti controllare e proteggerti in caso di attacco” disse allora lui, alzandosi.
“Non ho bisogno della balia…”
Stupido, dannato, orgoglio Grifondoro.
“Granger dubito che tu sia in grado di fare qualsiasi cosa senza magia, quindi non essere irragionevole” tentò di rabbonirla lui, serrando la mascella.
“Senti Malfoy, ho dimostrato sempre quanto valgo, di certo non ho bisogno di nessuno, soprattutto di te, e di inutile protezione”
“Inutile protezione? Greyback ti ha cercata per assicurarsi che…” la voce di Malfoy diminuì mentre sulla sua mente appariva l’immagine, chiara e nitida, di Greyback chino sulla spalla inerme della Grifondoro. Aveva sollevato la testa, i canini allungati erano sporchi di sangue.
“Sei stata morsa…” mormorò lui, sgranando gli occhi.
Hermione perse il poco calore che aveva sul volto e d’istinto tirò indietro la spalla quando lui cercò di toccargliela.
“Di cosa parli?” tentò invano mentre si alzava dal letto in fretta. Un capogiro, dovuto alla tensione la prese alla sprovvista e il Serpeverde ne approfittò per prendere lo scollo della felpa che indossava e tirarlo giù a scoprirle la spalla. Hermione trattenne il respiro per quel trattamento che le aveva procurato solo dolore. Sulla pelle diafana spuntava una garza bianca. Il Serpeverde la sollevò con delicatezza, scoprendo lo scempio che quel mostro le aveva provocato.
“Bastardo…” proruppe furioso alla vista. Mancava un bel pezzo di pelle, sostituita da sangue che continuava a scorrere. La ferita era gonfia e pulsante, infiammata e piena di pus. La pelle della ragazza al tatto era bollente, non era da escludere che la Mezzosangue avesse la febbre da giorni.
“Non è niente…” Hermione riuscì a divincolarsi ignorando la fitta di dolore, in poco tempo rimise la felpa al suo posto ma quello strattonare le fece rivoltare lo stomaco per il dolore.
“A me non sembra niente… da quando stai così?”
La Mezzosangue non rispose, ma Draco sapeva la risposta. Era accaduto a casa sua, davanti ai suoi occhi, erano passate due settimane, la ferita avrebbe dovuto avere un aspetto migliore se non fosse stata di lupo mannaro.
“Derby!”
L’elfo si materializzò all’istante al suo fianco, sollevando gli occhi verso il suo padrone.
“Portami acqua con ghiaccio, dittero e bende pulite” gli ordinò Malfoy e l’elfo sparì per ricomparire poco dopo col necessario.
“Malfoy, non è necessario…” protestò Hermione quando lui afferrò il dittero e cominciò a svitarlo.
“Dubito che tu sappia cosa sia necessario, Granger, dato che sei stata talmente stupida da tenere nascosta un’infezione così grave”
“Non è così grave, me la sarei cavata”
“Granger, saresti potuta morire se non me ne fossi accorto, possibile che tua sia così stupida?” sbottò lui zittendola. Fece cadere alcune gocce sulla ferita, una sottile patina la avvolse e l’infiammazione si ridusse di poco. Draco lo aveva previsto, una ferita da lupo mannaro stava molto tempo a guarire. Tuttavia la Granger era fortunata, Greyback l’aveva morsa in forma umana, non ci sarebbero state conseguenze.
“Stenditi” le ordinò severo e Hermione, improvvisamente stanca, gli diede ascolto senza protestare. Chiuse gli occhi mentre il ragazzo strizzava il panno bagnato e glielo posava delicatamente sulla fronte per contrastare la febbre.
Stettero così per un po', poi quando Hermione finalmente si addormentò ordinò a Derby di prepararle un brodo caldo, poi la coprì e in silenzio uscì dalla stanza.
 
Eccomi qui, con un nuovo capitolo dopo anni. Avevo perso l'ispirazione cadendo nel tipico blocco da scrittore, inoltre l'università mi ha completamente assorbita. In questi anni ho preso una laurea triennale, adesso sono iscritta alla magistrale. Tornando a noi, ho intenzione di finire sia questa fan finction che l'altra. So che è passato molto tempo, ma spero che vorrete lasciare una recensione. 
L1107

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Era una giornata di pioggia, il vento soffiava forte spingendo l’acqua a picchiettare violentemente il vetro della finestra. A un certo punto il vento riuscì ad aprire la finestra, ma il proprietario della casa estrasse in poco tempo la bacchetta e con un pigro movimento del polso sigillò la finestra. I suoi occhi grigi scorrevano con attenzione la pagina della Gazzetta del Profeta, solo le labbra strette segnavano il suo nervosismo. In prima pagina, a caratteri cubitali, spiccava il titolo:

 
 “Assalto al pub di Diagon Alley, ferite 3 persone, il Ministero indaga”
 
Le ipotesi erano le più disparate, si partiva da un probabile assalto terrorista a un innocente incidente che vedeva come protagonista un bambino di 4 anni che aveva agitato la bacchetta presa a un genitore distratto. Draco non pensava che fosse nessuna delle due, da ex Mangiamorte sapeva che i sostenitori di Voldemort sarebbero tornati all’assalto dopo qualche mese, c’era troppa gente convinta di quelli ideali e che si ergeva a paladino per proteggere la razza dei Purosangue. Lo stesso Draco, qualche mese fa’ avrebbe sostenuto certe ideologie. Suo padre, il grande e temibile Lucius Malfoy, lo aveva cresciuto in un ambiente razzista, insegnandoli fin da piccolo a odiare i Mezzosangue. Crescendo aveva sviluppato dei dubbi, ma gli era stato insegnato a non fare domande e il terrore, quando era tornato Lord Voldemort, lo aveva a spegnere quelle domande che adesso era tornate a galla più potenti che mai. Era ancora un codardo, non sarebbe potuto cambiare nel giro di così poco tempo, ma non era uno stupido. Aveva visto Harry Potter uccidere Lord Voldemort e difendere i suoi ideali, rischiare la propria vita per i Babbani e i Mezzosangue, sacrificando la propria pur di proteggere i suoi amici e le persone che amava. All’inizio pensava fosse un modo per vendicare i suoi genitori, Voldemort aveva tolto molto a quel ragazzo, ma poi aveva sentito parlare dei suoi zii, dei Babbani, che lo odiavano profondamente e nonostante questo, Harry aveva scelto di proteggerli. Sua madre era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, una donna silenziosa che Draco aveva sempre disprezzato per la sua freddezza e totale assenza di empatia nei confronti del figlio, di stirpe nobile, cresciuta con gli stessi ideali aveva seguito suo marito senza mai fare domande, ma, alla fine, si era scoperto che agiva nell’ombra per proteggere ciò che di più caro aveva: Draco. Aveva perfino mentito a Lord Voldemort pur di salvare la sua famiglia, mostrando un coraggio e una lucidità tale che Draco l’aveva perdonata per la totale assenza di calore in cui lo aveva fatto crescere comprendendo che lo aveva fatto per proteggerlo. E alla fine c’era il suo più grande maestro, Severus Piton, che aveva sacrificato tutto in nome dell’amore di una Mezzosangue che aveva scelto il suo più accerrimo nemico, James Potter, eppure Piton aveva giurato di salvare il figlio di lei, sebbene lo odiasse, e aveva sacrificato tutto per lei. Draco si era chiesto se fosse possibile innamorarsi in un modo così intenso di una persona che aveva da sempre considerato inferiore alla sua stirpe, e Piton ne era stata la prova inconfutabile. E poi era arrivata lei, Hermione Granger. L’aveva sempre odiata per i risultati eccellenti, sempre più alti di qualsiasi altro mago Purosangue, e per salvare la sua reputazione aveva provato a dire in giro che era solo una secchiona che non vedeva nessun’altra cosa eccetto i suoi adorati libri. Anche lì, Draco aveva sbagliato. Ricordava come Hermione aveva tenuto duro subendo le torture a Malfoy Manor, senza mai tradire i suoi più grandi amici e la causa. Ricordava anche quella sera, quando tutti pensavano che il Prescelto fosse morto, era stata la prima a urlare no e a puntare la bacchetta contro Voldemort, un incendio le aveva animato gli occhi mentre si ergeva come leader seguita da Paciock e da Weasley. Draco non aveva preso parte alla battaglia, si era rifugiato cercando di salvarsi la vita, ma ricordava di aver visto la ragazza impugnare la bacchetta e correre in soccorso di una ragazzina del primo anno, accerchiata da due mangiamorte. L’aveva vista pararsi davanti a lei, lo sguardo furente, e con un solo gesto aveva evocato una fenice di fuoco annientando i due Mangiamorte. Era magia avanzata, ma non per lei. Era lì che si era reso conto che la Granger, indipendentemente dal sangue che scorreva in lei, era una delle streghe più potenti di quel secolo, la segna nemica di Lord Voldemort. Quel giorno avevano preso suo padre per rinchiuderlo ad Azkaban, in attesa del bacio dei Dissenatori che sarebbe sopraggiunto poco dopo. Sua madre invece, era stata risparmiata e condannata a soli sei mesi di prigionia, era stato Harry Potter a evitarle una pena peggiore e Draco gliene era stato grato. A Draco era stato evitato tutto questo dalla Granger, la persona che più avrebbe dovuto odiarlo era accorsa in suo aiuto. Non gli faceva piacere avere un voto infrangibile che lo condannasse a vita a vegliare su di lei come un angelo custode, ma non era così idiota da pensare che fosse meglio un giro ad Azkaban.
Draco sospirò posando il giornale nel tavolo vicino, mentre si alzava dalla poltrona di velluto nero disincrociando le gambe avvolte da dei jeans scoloriti. Non teneva più così tanto al suo aspetto, cercava di farsi notare il meno possibile, bastavano i capelli biondi e gli occhi grigi a far sussurrare la gente e mostrarsi ancora ricco, come in realtà era, non sarebbe stato un modo intelligente per non far parlare di sé. Inoltre, quei soldi non li sentiva più suoi e ne usava solo il minimo indispensabile, un’ingente somma aveva pensato di donarla alle vittime della guerra ma aveva poi abbandonato quell’idea, rendendosi conto che questo non lo avrebbe aiutato a farsi perdonare per quello che aveva fatto. Sentì un tonfo dal piano di sopra e, sfoderando la bacchetta, si diresse di corsa al piano di sopra verso la stanza dove riposava la Granger.
La trovò sul pavimento, con una smorfia sul viso mentre si batteva una mano sulla testa.
“Si può sapere cosa ci fai a terra?” le chiese lui appoggiandosi allo stipite della porta, mentre la ragazza alzava lo sguardo.
“Contavo le piastrelle del pavimento” rispose sarcastica lei prima di puntellarsi sulle ginocchia e tirarsi su.
Draco la squadrò, stringendo le labbra per trattenere un ghigno alla risposta di lei. La ragazza era ancora pallida e instabile sulle gambe, probabilmente aveva cercato di alzarsi e aveva avuto un capogiro dovuto alla febbre e all’infezione alla spalla. Draco si avvicinò a lei e le si sedette accanto in silenzio, ma quando alzò una mano verso il suo viso Hermione si spostò, fulminandolo con lo sguardo.
“Che diavolo hai intenzione di fare?” lo accusò.
Draco alzò gli occhi al cielo: “Sto cercando di vedere se sei calda, puoi evitare di cruciarmi con lo sguardo? Sto solo cercando di aiutarti” rispose, attendendo poi una risposta dalla ragazza. La Grifondoro lo squadrò ancora per qualche secondo, poi si avvicinò di nuovo senza dire niente. Draco alzò lentamente una mano e quando vide che lei non si sottraeva, la fece scorrere leggermente sulla sua fronte, in una carezza delicata che durò pochi secondi.
“La febbre si è abbassata” disse solo.
“Allora posso tornarmene a casa” rispose immediatamente lei alzandosi velocemente, ma barcollò leggermente prima di ritrovare l’equilibrio.
“Sei ancora debole, Granger. Inoltre è la pozione antipiretica che ti ha fatto passare la febbre, la spalla come va?” le chiese alzandosi.
“Meglio” rispose lei, scrollando le spalle, ma un brivido di dolore la tradì.
“Posso?” le chiese allora. La ragazza sbuffò ma gli consentì di abbassarle il maglione per scoprirle la pelle. Draco alzò la garza con delicatezza, guardando la ferita. Non era migliorata molto, era meno rossa ma ancora infiammata e pulsante.
“Non è peggiorata, almeno” disse solo rimettendole la benda apposto e il maglione.
“Derby, portale il brodo che ti ho ordinato di farle” disse non appena l’elfo si smaterializzò nella stanza. Derby s’inchinò e sparì, tornando poco dopo con un brodo fumante.
Draco fece comparire un tavolo e due comode sedie, poi con un gesto che non ammetteva repliche si sedette spingendo la Grifondodo a fare lo stesso. Mangiarono in silenzio, fino a quando la ragazza non lo ruppe.
“Perché stai facendo tutto questo?”
“Hai una memoria molto breve, Granger… ti ricordo che mi è stato affidato un compito”
“Sottovaluti la mia intelligenza, Malfoy, sappiamo entrambi che un morso di licantropo non è fatale” rispose pronta lei, prendendo un altro sorso di brodo.
Malfoy rimase in silenzio per alcuni minuti, indeciso se fosse il caso di risponderle o meno.
“Non sono il mostro che pensiate che sia” rispose alla fine.
Hermione si appoggiò allo schienale della sedia, rilassando i muscoli contratti.
“Non ho mai pensato che tu fossi un mostro, Malfoy, Un arrogante, viziato, borioso e figlio di papà si, ma non un mostro”
“Ah si? E cosa te lo fa’ dire, Granger? Non sai cosa ho vissuto, cosa ho visto, cosa ho fatto, io sono figlio di uno dei Mangiamorte più stretti di Voldemort” i pugni del ragazzo si contrassero, mentre pronunciava quel nome.
“Non so cosa me lo faccia dire, Malfoy. La guerra ha provato tutti, tutti abbiamo dei lati oscuri e tu hai avuto le tue influenze che ti hanno portato a fare scelte sbagliate. Non so, se al tuo posto, avrei reagito allo stesso modo”
“Non sai di cosa parli, Mezzosangue. Tu sei stata un’eroina, tu hai scelto la parte giusta”
“E’ qui che ti sbagli, Malfoy. Nessuno di noi ha scelto. Io sono cresciuta con dei genitori Babbani che mi hanno insegnato l’amore, con due amici, uno Purosangue cresciuto anch’esso con Babbani e l’altro traditore del suo sangue. La mia scelta non è stata una scelta, e neanche la tua. Entrambi ci siamo trovati nelle fazioni opposte della guerra.”
Draco Malfoy restò in silenzio, riflettendo su quelle parole e sul sollievo che provava, si riteneva ancora responsabile e colpevole, ma avere la comprensione della persona che più lo odiava al mondo lo fece sentire un po' meglio.
“Mangia Granger, devi tornare in forze. Ho il presentimento che il mondo magico avrà bisogno dei suoi eroi” disse alla fine.

Ecco a voi il terzo capitolo, diciamo che sto già lavorando al quarto. La prossima settimana mi cominciano le lezioni quindi molto probabilmente pubblicherò con meno frequenza, le lezioni del secondo semestre saranno molto pesanti. Ho voluto incentrare questo capitolo su Draco e su come sia in atto il suo cambiamento. Non lo renderò un santo, Malfoy dovrà fare un lungo percorso insieme a noi ma sta già cambiando. Ci saranno delle novità, ho voluto concludere con quella frase appositamente: Hermione deve rimettersi in forze il prima possibile, la guerra non è finita.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Hermione si stava pigramente rigirando la bacchetta fra le dita, la fronte corrugata per la concentrazione e un velo di sudore sulle tempie, quando Draco Malfoy entrò nella stanza. La ragazza perse la concentrazione e una piccola scintilla rossa di magia le sfuggì dalla bacchetta diretta verso il ragazzo biondo che, sorpreso, si gettò di lato.
“Capisco che mi odi, ma provare a schiantarmi quando non ho ancora aperto bocca mi sembra un’esagerazione” cominciò prima di passarsi una mano sui capelli fini che gli erano ricaduti in fronte.
Hermione abbozzò un sorriso: “Forse, se tu imparassi a bussare, Malfoy, non rischieresti tanto” rispose piccata.
“Granger, fino a prova contraria questa è anche casa mia… comunque, cosa stavi cercando di fare?” le chiese avanzando e buttandosi mollemente sul materasso sul quale stava la Grifondoro, le gambe incrociate e la bacchetta tornata inerme fra le sue dita.
“Stavo cercando di riconnettermi alla mia magia, ma la sento distante, mi risponde ma non riesco a indirizzarla… quella scintilla rossa ti avrebbe provocato un leggero prurito invece di un vero bruciore” spiegò frustata, abbandonando il capo sulle mani e lasciando che i ricci le ricoprissero il volto.
“Fattura urticante…” intuì lui.
Hermione annuì: “Erano la specialità di Ginny…” disse sovrappensiero, un’ombra cupa le oscurò lo sguardo solitamente vivace.
“Non avete ancora nessuna notizia dai Weasley?” chiese Draco, mordendosi la lingua per evitare di chiamarli sangue sporco, una parte di lui aveva il terrore che la Granger, mossa dalla rabbia e dall’odio nei suoi confronti, avrebbe potuto conquistare la sua magia in un nanosecondo.
“Da quando è morto Fred sono spariti, si sono allontanati. Io e Harry abbiamo provato a contattarli in tutti i modi, ma né Ginny né Ron hanno risposto… dopo tutto quello che abbiamo passato, Ron mi ha di nuovo abbandonata” si lasciò sfuggire l’ultima parte, prima di portarsi una mano alla bocca e guardarlo con gli occhi spalancati.
“Non ti preoccupare, Granger, la tua simpatia per Weasley era conosciuta già da tutta Hogwarts, l’unico idiota a non capirlo era lui” ghignò Malfoy.
“Ron non è un’idiota, è solo più sensibile di altri!” lo giustificò lei, immediatamente.
“Non è sensibilità, è vigliaccheria, ma non lo sto offendendo… io non sono stato migliore, lui ha avuto il coraggio di affrontare le sue paure e tornare da voi, io non l’ho fatto. Dagli del tempo, Granger, vedrai che si farà sentire” disse seriamente Malfoy.
Hermione lo guardò sorpresa di tanta comprensione verso uno dei suoi più acerrimi nemici. Poi il suo sguardo ricadde sulla pergamena aperta poggiata sul comodino. Era stata svegliata da un gufo bianco, per un momento le era sembrata Edvige, poi si era ricordata di come la civetta era morta per salvare il suo padrone, si era alzata in silenzio e aveva aperto la finestra al gufetto. Il gufetto le aveva offerto gentilmente la zampetta con la pergamena, aveva riconosciuto la grafia di Harry e una stretta allo stomaco l’aveva fatta sentire in colpa.
“Forse ho anche io abbandonato Harry…” mormorò prendendo il foglio e passandolo a Draco.
Draco lo afferrò in silenzio, aprendolo e spiegandolo sulle ginocchia:
Cara Hermione,
spero che tu stia bene, non ho tue notizie da 3 giorni e sono preoccupato. Forse ho esagerato, mi dispiace, ho insistito con gli allenamenti nonostante Voldemort sia stato sconfitto, non ho capito il tuo dolore dopo tutto quello che è successo, forse cercavo solo un modo per dimenticare gli orrori della guerra e tutto il dolore. Sirius, Lupin, Tonks e Fred… mi sento così in colpa, mi dispiace così tanto di aver trasferito il mio dolore su di te, di non esserci stato. Sono riuscito a mettermi in contatto con Molly; mi ha confermato quello che sospettavamo già: sono tutti insieme alla Tana, Ron e Ginny erano molto affezionati a Fred e non stanno rispondendo perché sono molto preoccupati per George. Vuole partire e, onestamente, lo capisco. Mi ha riferito che si faranno sentire a breve e che fra qualche giorno si terrà il funerale di Fred, Tonks e Lupin, che sia io che te siamo invitati e nessuno ci ritiene responsabili di quello che è successo. Ti farò sapere l’orario e il giorno, ma so già che sarà una cerimonia piccola fra di noi e che si terrà alla Tana.
Dopo Molly è arrivato Arthur, mi ha chiesto di parlare in privato e, dopo aver concordato un appuntamento, ieri ci siamo sentiti. Non so se sia il caso di dirtelo, ma sei la mia più cara amica nonché una grandissima strega, sarò egoista, ma temo di non poter affrontare una cosa così grande da solo. La situazione al Ministero è grave, molti Mangiamorte sono riusciti a scappare, non sappiamo ancora come ma siamo certi che stiano covando vendetta. Voldemort aveva molti seguaci e molti di loro condividevano le sue idee. Temo che possa accaderti qualcosa, tu sei l’eroina Mezzosangue che ha sabotato i loro piani, sarai un loro bersaglio, ti prego di stare attenta Hermione. Non posso riferirti altro, per lettera è ancora rischioso, sappi che sono al sicuro e che sto bene. Non rimarrò nell’ombra più del dovuto, sono pronto a difendere di nuovo la mia gente, sto seguendo tutte le azioni… qualcosa si sta muovendo.
Spero di avere tue notizie al più presto,
Stai attenta, ti voglio bene.
Tuo Harry.
 
Draco sollevò lo sguardo su di lei, seria e con le spalle curve. Non lo stava guardando, fissava la sua bacchetta con rabbia.
“La tua magia tornerà, Granger” le disse serio.
“Non so se basterà” rispose lei, alzando lo sguardo su di lui. Draco non rispose, sapeva che fra le schiere dei nemici c’era anche sua zia, Bellatrix Lestrange.
“Sono più deboli, il Ministero è pronto, loro non hanno un capo” disse infine.
“Non hanno bisogno di un capo, ho idea che stiano covando qualcosa, un modo per farcela pagare, devo riuscire a capire qual è” rispose lei alzandosi dal letto.
Draco l’osservò, la determinazione sembrava averle dato nuova vita. Non barcollava più e le spalle erano tornate dritte. Sorrise fra sé e sé, quella ragazza era una forza della natura. Prima di rendersi conto di quello che stava facendo, alzò una mano e la chiuse sul polso della ragazza, con delicatezza. Hermione sobbalzò, girandosi a guardarlo, ma non cercò di opporsi quando lui la tirò per avvicinarla e farla sedere davanti a lui.
“Devo controllare la tua ferita” disse lui, rispondendo allo sguardo interrogativo della ragazza.
Le allontanò i capelli dalla spalla e, con molta delicatezza, le abbassò il maglione sollevandole la garza. Le scrutò con attenzione la ferita, notando come fosse meno infiammata e si stesse rimarginando in fretta. Alla luce leggermente soffusa gli sembrò quasi di vedere, sulla pelle diafana della ragazza, una I verde ma fu un solo momento. Si tirò indietro, con un movimento veloce del polso fece comparire dell’acqua, con essenza di dittamo, e una nuova garza pulita. Fece cadere qualche goccia nella bacinella, gliela lavò con cura stando attento a non farle male, poi le cambiò la garza rimettendole al posto il maglione.
“Sei un Medimago?” gli chiese la ragazza, che lo aveva osservato.
“No, ma mia madre mi aveva insegnato qualcosa, nel caso ce ne fosse stato bisogno” rispose lui: “La ferita sta guarendo, presto tornerai come nuova” concluse infine.
“Io si, ma la mia magia?” la domanda non era rivolta a lui, più a sé stessa, ma decise di rispondere comunque.
“La tua magia tornerà molto presto e più potente di prima, Granger, e farai bene a farla tornare… senza di te non avremo possibilità” concluse uscendo dalla stanza. Non si rese conto dello sguardo di Hermione alle sue spalle e del sorriso che le era affiorato sulle labbra a quelle parole.



Eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitolo. Nella realtà sono già al quinto capitolo, quindi vi chiedo solo di stringere i denti, presto le cose si muoveranno e non si metteranno bene per Hermione. Continuatemi a seguire e a recensire, un riscontro mi aiuterà a capire che cosa vi aspettate. Vi do solo questo piccolo spoiler: Draco sarà costretto a mentire. Mi dispiace se il capitolo è breve e poco importante, ma è un capitolo di passaggio. Spero di aggiornare presto, possibilmente le recensioni mi aiuterebbero a pubblicare più velocemente ;)
Lo so, sono perfida.
Buona serata

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
I giorni erano passati in fretta e la strana convivenza fra Hermione e Draco era andata avanti. La ragazza si stava riprendendo velocemente, animata dal fuoco della determinazione. Draco le aveva offerto una stanza da usare per esercitarsi agli incantesimi, la ragazza stava rinchiusa lì per ore ed ore, ogni tanto veniva distratta dal Serpeverde che le portava il cibo e le controllava la ferita. Nonostante si fosse quasi del tutto rimarginata, la magia di Hermione non tornava. All’ennesimo fallimento dell’incantesimo, Hermione mollò un pugno di frustrazione sul sacco da boxe che avrebbe dovuto scalfire ma che non era riuscita neanche a graffiare. Proprio in quel momento entrò nella stanza il Serpeverde, che alzò un sopracciglio guardandola divertito.
“Pensavo che ti stessi allenando con la magia, non con quelle cose da Babbani” le disse appoggiandosi allo stipite.
La ragazza aveva le guance arrossate e un velo di sudore le copriva la tempia, i capelli erano legati in una coda disordinata e alcune ciocche le cadevano scompostamente sul volto. Si voltò a guardarlo, gli occhi ambrati brillavano di fuoco. Indossava una canotta attillata che le metteva in risalto le forme delicate, e le lasciava la spalla più libera avvolta solo da un bendaggio. Malfoy non si rese conto di starla osservando con attenzione. La Mezzosangue aveva un corpo piccolo ma ben proporzionato, nessuna forma eccessiva, ma la vita era sottile e il seno non troppo grande. Scrollò la testa riportando lo sguardo sul suo viso.
“Non sto facendo nessun progresso!” si lamentò lei, buttandosi pesantemente su una sedia e prendendo l’asciugamano per asciugarsi il volto. Si sciolse i capelli che le ricaddero sulle spalle, con una mano cercò inutilmente di dar loro una forma più decente.
“Devi darti tempo… la spalla come va?” le chiese lui, avvicinandosi a lei. La ragazza gli offrì il bendaggio, che Draco sciolse velocemente. La ferita si era rimarginata del tutto, lasciando una I sottile al suo posto, di nuovo Draco ebbe la sensazione di vedere un bagliore verde e corrugò la fronte.
“Qualcosa non va?” gli chiese lei che lo aveva osservato.
“No, la ferita è praticamente guarita, come ti senti?” si riscosse lui, sostituendo il bendaggio.
“Stanca, nervosa, stressata” elencò lei sbuffando.
Draco sorrise nel vederla più rilassata con lui, senza rendersene conto le accarezzò il viso.
“La tua magia tornerà Mezzosangue, devi solo rilassarti”
“Ci sto provando, ma qualcosa la blocca… ho passato la vita a subire gli insulti di tutti, ma nonostante tutto ero la mezzosangue più promettente della storia… la mia magia mi ha reso quella che sono, senza non sono nulla” sbottò lei alzandosi e dandogli le spalle.
Lo sguardo di Draco ricadde sull’avambraccio, dove solo 8 mesi fa sua zia Bellatrix aveva deciso di marchiarle la scritta “Mezzosangue”.
“Non è la tua magia a darti un valore, Granger. Sei sempre stata la migliore della classa e questo, lo sai meglio di me, non è solo per la tua magia ma per la tua straordinaria intelligenza e la tua determinazione. Devi imparare ad avere fiducia in te” le rispose il Serpeverde avvicinandosi a lei. La fece voltare e le prese le mani con le sue.
“C-Cosa…” tentò Hermione, arrossendo leggermente e guardandola confusa.
“Rilassati, voglio vedere se riesco a raggiungere la tua magia con la mia”
“Vuoi usare la connessione interpersonale?” chiese la ragazza.
Era una tecnica che veniva utilizzata dei maghi senza l’uso delle bacchette, si diceva che un mago abbastanza forte poteva aiutare la magia dell’altro connettendo la propria. Era una tecnica molto antica, molti maghi non la usavano più ma Hermione sapeva che era un incantesimo molto potente. Tuttavia non la sorprese che Draco lo sapesse padroneggiare, era una tecnica che solo un Legilimens poteva fare.
“Esattamente… ora stai zitta e rilassaati, chiudi solo gli occhi e fidati di me” sussurrò il Serpeverde.
In condizioni normali Hermione avrebbe evitato tutto questo ma era talmente disperata, talmente nervosa e stanca, che non oppose resistenza lasciandosi guidare da lui.
“Incanto connecto” pronunciò Malfoy, con voce forte e sicura. Le mani di Malfoy diventarono più calde, poi il calore diminuì passando nelle mani di Hermione.
Draco si ritrovò a vagare nel buio pesto, guidato solo dal calore che sentiva nella sua mente. Si concentrò, senza interrompere il contatto e si diresse più in fondo, fino a quando cominciò a vedere un bagliore lontano. Si affrettò verso di esso, non seppe dire quanto tempo impiegò ma alla fine si trovò davanti a qualcosa che gli tolse le parole di bocca. Una grande luce bianca era concentrata in un punto, era forte, potente e calda, la poteva percepire vibrare di forza e tenacia, era la magia della Granger. Tentò di raggiungerla ma quando era vicino, non appena allungò una mano venne sbalzato lontano di qualche metro da una pressione altrettanto forte. Stordito, riuscì a rimettersi in piedi e si guardò attorno. La magia della Granger, così pura e potente, vibrò di nuovo e quelle vibrazioni gli misero un’angoscia strana… c’era qualcosa che non andava.
Draco estrasse la bacchetta, pronto, mentre quell’angoscia e una strana consapevolezza si faceva largo in lui.
Revelio”
L’incantesimo gli rivelò quello che aveva temuto fin dall’inizio, ricompose i pezzi uno ad uno, la I che aveva visto non era una I, ma una L, lo strano bagliore verde e tutto assunse un senso. La magia della Granger era stata contaminata, e solo una persona avrebbe potuto fare uno scempio del genere.
“Figlio di puttana…” esclamò.
Perse la concentrazione e le gambe gli cedettero, pallido e tremante alzò gli occhi verso un Hermione confusa.
“Draco… stai bene?”

Eccomi di nuovo qui con il capitolo 5 come promesso! Le lezioni si fanno sentire, quindi è molto probabile che riuscirò ad aggiornare solo fra sabato e domenica. Intanto, se volete curiosare fra le mie storie, vi consiglio di dare un'occhiata all'altra mia ff: "L'omicidio di Harry Potter". Tornando a noi, so che questo capitolo è un po' breve ma per ragioni di tempo e soprattutto per creare un po' di suspence ho preferito tagliarlo in due parti. Spero di pubblicare presto il capitolo 6. Intanto cosa pensate che abbia trovato Draco nella mente di Hermione? Avete qualche ipotesi su quello che sta succedendo alla magia della nostra eroina Grifondoro? Fatemi sapere, le recensioni saranno sempre gradite e magari mi daranno qualche spunto su come continuare la storia. 
Vi auguro una bellissima serata, un bacione.
L1107

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
Hermione continuava a fissarlo preoccupata, una mano rivolta verso di lui mentre in silenzio aspettava. A Draco ci volle qualche minuto di tempo prima di riprendersi, il suo cervello elaborò in fretta quell’informazione e se fosse il caso di dirgliela. Afferrò la mano della Grifondoro e mentre si alzava in silenzio decise che no, avrebbe portato quel segreto con sé.
“Sto bene” rispose, ma la sua voce non dovette risultare convincente perché le sopracciglia di Hermione si inarcarono.
“Mi ha solo… destabilizzato vedere tutte quelle immagini di guerra e di morte, mi ero quasi dimenticato di quelle sensazioni” improvvisò. Per fortuna aveva un talento particolare nel dire delle bugie, essere un Serpeverde lo aveva aiutato più volte a uscire da situazioni scomode. Dall’altra parte Hermione era una Grifondoro, sconosceva totalmente la sottile arte della menzogna.
“Coss’hai visto?” gli chiese attenta mentre Draco assumeva di nuovo il contegno sicuro di sé. La guardò negli occhi, mentre metteva a tacere il senso di colpa, ma non era sicuro che Hermione fosse in grado di reggere proprio quello.
“La tua magia è ancora lì, vibra e pulsa, pura come sempre ma c’è qualcosa che la blocca… penso che i lutti e gli orrori della guerra l’abbiano stancata, l’hai utilizzata troppo e ti sei spinta al limite, la tua magia è stata molto potente ma ora è più debole” rispose, la guardò due secondi in volto, evitando accuratamente i suoi occhi.
“Ok, quindi cosa pensi che possa fare?” gli chiese Hermione, seria.
“Riposare Granger, non devi spingerla a tornare da te… quando sarà il momento lei tornerà da te, ma non devi forzarla… è stanca, è come se la tua magia per il momento fosse esaurita, hai bisogno di riprenderti, di ricaricarti” le spiegò.
Quella era la sola idea che poteva venirgli al momento, doveva tenerla al sicuro, e l’unico modo per farlo era tenerla lontana dalla sua stessa magia.
“Ok…” Hermione annuì, fidandosi chiaramente delle sue parole: “eviterò allora questi allenamenti e farò come dici, mi sento così vuota e inutile…” disse.
Draco si morse l’interno della guancia, avrebbe voluto dirle di più, che sarebbe andato tutto bene, ma doveva vederci meglio, doveva elaborare un piano e non poteva farlo da solo. Le si avvicinò, le allontanò una ciocca di capelli ribelli del volto e, poiché la ragazza si era seduta, si abbassò alla sua altezza in modo che l’argento incontrasse l’oro e le fece alzare il mento con una mano.
“Non preoccuparti, qui sei al sicuro, avrai tutto il tempo di riprenderti, nessuno ti farà del male” mormorò piano.
Hermione arrossì leggermente, evitò il suo sguardo e gli sorrise imbarazzata come unica risposta, impedendo a quelle parole di penetrare in fondo al suo cuore, sebbene le avesse apprezzate venivano pur sempre da Malfoy.
“Quando hai detto che si terrà il funerale di Weasley?” le chiese, allontanandosi da lei e spezzare quel silenzio imbarazzante. Era riuscito a distrarla.
“Domani”
“Va bene, penso che sia imprudente lasciarti andare da sola, solo io so della tua magia e ho il dovere di proteggerti”
“Già, il tuo voto…” rispose lei mesta. Draco corrugò la fronte a quel tono duro che le aveva sentito, ma si limitò a scrollare le spalle. Non lo faceva più solo per il Voto, quella ragazza lo aveva colpito, la sua determinazione, il suo fuoco, vedere la sua magia in quelle condizioni gli aveva fatto sorgere un istinto di protezione che non riusciva a spiegarsi. Doveva proteggerla, a tutti i costi, e il funerale lo avrebbe aiutato: non poteva farcela da solo, solo uno poteva aiutarlo.
“Ti accompagnerò, tranquilla mi terrò distante e non ti disturberò, ma penso che sia il caso che avvisi Potter della mia presenza” con queste ultime parole uscì dalla stanza lasciandola un po’ confusa.
 
 
Draco Malfoy aspettò che la Mezzosangue si ritirasse nella propria stanza, dopo cena, prima di ordinare a Derby di sparecchiare e di avvertirlo nel caso Hermione fosse scesa. Assicuratosi di questo, si chiuse nel proprio ufficio, prese un foglio di pergamena e intinse la piuma nell’inchiostro. La mascella era dura mentre scriveva quelle poche parole, ma sapeva che Potter non si sarebbe tirato indietro.
Potter,
sono Draco Malfoy. Hermione ti avrà già avvertito di essere da me e della situazione. Verrò anche io al funerale di Fred Weasley, ma devo parlarti urgentemente di una cosa che riguarda la tua amica, è molto importante e lei non deve saperlo. So di chiederti molto, ma sai che sono legato col Voto Infrangibile e che, dunque, non posso agire alle sue spalle. Ti chiedo di fidarti di me; la Granger è in pericolo.
Attendo tue notizie al più presto
Draco Malfoy
Sigillò la busta con cura, poi con uno schiocco di dita ordinò a Derby di farla avere a Harry Potter utilizzando la sua magia, temeva che un gufo potesse essere pericoloso e intercettato facilmente. Si stiracchiò sulla poltrona di cuoio nera, lasciando cadere il suo sguardo sul camino che scoppiettava lì accanto.
 Era tremendamente preoccupato, e per la prima volta non era per sé stesso. Hermione era una strega terribilmente forte e potente, un’eroina, lei fra tutte non poteva perdere la sua magia in quel modo eppure non conosceva nessun rimedio per salvarla. Era quello il destino della ragazza? Nata Babbana e destinata a diventarlo? Dopo tutto quello che aveva fatto per il mondo magico, dopo tutti i sacrifici, dopo le torture che aveva subito, dopo che si era rialzata, di nuovo era costretta ad affrontare un’altra sfida? Non poteva permetterlo, non era sicuro che Hermione avesse la forza di affrontare una cosa del genere, non dopo tutto quello che era successo, non dopo tutte le perdite che aveva subito. Aveva sperato così tanto di sbagliarsi, ma quel bagliore verde, quell’angoscia, quella I marchiata sulla spalla della Granger gli aveva tolto qualsiasi dubbio: era una magia oscura, più potente di un voto infrangibile, Hermione non la poteva conoscere: era proibita ed estremamente rara. Ma Draco la ricordava bene, lo aveva letto nei libri segreti di suo padre quando aveva conosciuto Greyback e ne era rimasto terrorizzato. Aveva otto anni quando era entrato di nascosto nella biblioteca privata del padre, sapeva leggere perfettamente e conosceva la biblioteca, non gli era risultato difficile trovare un libro dedicato ai lupi mannari. Lo aveva divorato, stampandosi in mente ogni incantesimo utile a combatterli, uno degli ultimi era proprio quello.
L’incanto Lercius.
Un pop lo distrasse da quei pensieri, mentre il suo sguardo si spostava sul piccolo esserino che si era appena smaterializzato nella stanza. Derby fece un inchino profondo, allungò una mano con una busta per lui. Draco lo ringraziò e lo congedò, prima di strappare la busta e dispiegare la pergamena.

Malfoy,
Se Hermione è in pericolo come dici tu, non ho altra scelta che fidarmi di te. Ci vediamo domani al funerale, nessuno si accorgerà se ci allontaneremo qualche momento. Hermione è tutto quello che ho in questo momento, sono pronto. Ti ringrazio per avermi avvertito, non eri tenuto nonostante il patto che hai stretto col Ministro
A domani
Harry Potter
 
Draco richiuse la pergamena, la mascella contratta, purtroppo Potter si sbagliava: doveva dirlo a qualcuno che volesse bene a Hermione, qualcuno di abbastanza forte, non poteva farcela da solo e Potter era un alleato prezioso.

Scusate il fortissimo ritardo ma ho davvero una marea di cose da fare, sono in piena sessione e con un sacco di lezioni. Vi lascio al capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate e scusate ancora la mia assenza.
L1107

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

Hermione inserì l’ultima forcina per allontanare un ciuffo che le ricadeva sul viso. I capelli le stavano allungando e cominciavano a darle fastidio, tendeva sempre più spesso a legarli in una semi coda morbida, per allontanare i ciuffi più corti dalla fronte. Aveva messo un leggero trucco sotto gli occhi, il mascara per risaltare le ciglia lunghe, sperava di coprire i segni della tristezza di quel giorno. Con Fred aveva avuto un rapporto più stretto rispetto al suo gemello George. Fred era brillante, le sue battute erano più sottili e delicate di quelle di George che aveva un senso dell’umorismo più accattivante. Fred era anche molto dolce, era stato un buon amico e un fratello amorevole, aveva sempre cercato di tenere unita la famiglia a suo modo. George preferiva stare per i fatti suoi, era più egoista, più dedito al divertimento, Fred amava divertirsi ma più che altro amava far ridere le persone accanto a lui. Tutti gli volevano bene, aveva un sorriso dolce e ispirava fiducia, era sempre stato pronto ad aiutare gli altri. Si ricordava ancora quando, arrabbiata con Ron per aver baciato Lavanda davanti a lei, era scappata via e Fred l’aveva trovata per errore, fuori al freddo e in silenzio si era seduto accanto a lei, posandole la sua giacca sulle spalle.
“Ron è un’idiota, ma non è cattivo” aveva detto, e l’aveva fatta sorridere, prima di abbracciarla e darle un bacio in testa.
Hermione era figlia unica ma in quella famiglia così incasinata aveva trovato una sorella e un fratello, per lei Fred era quel fratello assieme a Harry. Quando aveva visto quel lampo di luce verde e il corpo di Fred volare via, aveva sperato in tutti i modi di essersi sbagliata, ma dopo la guerra aveva raggiunto i Weasley con un morso in gola, e aveva capito. Il suo sguardo lo aveva trovato subito, i capelli rossi spiccavano, sul viso un sorriso che aveva rivolto al ragazzino che aveva salvato, era morto da eroe ed Hermione non era riuscita a dirlo, troppo scossa dalle lacrime che le avevano offuscato la vista. Draco bussò alla porta, distogliendola dai ricordi. In fretta si passò una mano sul viso, per allontanare le ultime tracce di lacrime dal volto; doveva essere forte, Fred non avrebbe voluto vederla piangere.
“Sei pronta?” le chiese Draco, alle sue spalle.
Hermione fissò la sua immagine allo specchio, indossava il nero, un colore che non le donava e che odiava, faceva risaltare l’incarnato pallido e gli occhi arrossati tradivano il suo stato d’animo.
“Suppongo di esserlo…” rispose scrollando le spalle, la voce le morì in gola.
Draco avanzò di qualche passo, con delicatezza la fece voltare verso di lui. Gli occhi grigi sembravano preoccupati, non sorrideva, aveva un’espressione tirata in volto, probabilmente andare a quel funerale doveva richiedergli un certo sforzo: per molti lui era il responsabile di quella guerra.
“Stai bene?” gli chiese Hermione.
“Suppongo che lo scoprirò… “ le fece eco lui, un sorriso triste sul volto. Il suo sguardo si spostò alla stanza della ragazza, ricadendo su una foto sul comodino: erano lei e Fred, sorridenti e ignari di quello che sarebbe successo.
“Non l’ho mai conosciuto bene, ma mi facevano simpatia, c’era una sorta di rispetto fra di noi, non so come…” sussurrò prendendola in mano.
“Fred era così, non insultava mai nessuno. Anche nei suoi scherzi, non aveva quella cattiveria, le sue battute erano brillanti e non le faceva mai se aveva la sensazione che avesse potuto offendere qualcuno. “Hermione sorrise tristemente alla foto.
“Eravate molto uniti?” le chiese Draco, con delicatezza le passò una mano sulla vita, attirandola accanto a sé. Sembrava così naturale quel momento fra di loro, che fu altrettanto naturale per Hermione poggiare la testa sulla sua spalla. Draco era terrorizzato all’idea di andare lì e di essere ricordato come la causa della morte di un ragazzo come Fred, mentre Hermione soffriva per la morte di Fred, Tonks e Lupin.
“Era come un fratello…” sussurrò Hermione, la voce spezzata. Draco non capì mai il motivo per il quale fece ciò che fece, ma qualcosa nella voce spezzata di lei lo spinse a farle alzare il volto e a baciarla dolcemente sulle labbra. Non fu un bacio passionale, né romantico, fu un semplice bacio a stampo, come una carezza delicata, quasi come se le volesse dire che la capiva, che ci sarebbe stato lui accanto a lei, che non era sola. D’altra parte Hermione comprese l’intento di Draco e lo lasciò fare, in cerca di quell’affetto che le mancava. Non ci fu imbarazzo dopo, entrambi sapevano che non si sarebbe ripetuto e che era stato solo un momento loro, un bel ricordo, ma se qualcuno avesse potuto guardare dentro la corazza di Draco, si sarebbe accorto che quel senso di protezione sarebbe stato il primo passo per qualcosa di ben più grande.
“E Tonks e Lupin?” le chiese lui, rompendo il silenzio. Hermione sorrise dolcemente: “Tonks era una forza della natura, Lupin la persona più timida del mondo. Se non fosse stato per Tonks, Lupin non avrebbe mai capito di amarla, è stata lei a fare la prima mossa. Non si sono mai separati da allora e…. Lupin voleva sposarla, glielo aveva chiesto prima della guerra, lo abbiamo capito perché abbiamo trovato l’anello sulla mano di lei, stringeva quella di Lupin, sono morti insieme col loro piccolo segreto. Tonks era incinta…” aggiunge sotto lo sguardo interrogativo di Draco.
“Merlino, mi dispiace…” disse Draco.
“Già…. Andiamo?” disse Hermione, non voleva ripensare a quello che avevano perso Tonks e Lupin. Draco annuì, concentrato sul suo obiettivo, mentre Hermione si smaterializzava trascinandolo con lei.
Atterrarono alla Tana, Draco non c’era mai stato e gli sembrò vecchia, trasandata, ma sembrava anche una vera casa. Abituato com’era al lusso non si era mai accorto che Malfoy Manor incuteva solo terrore, mentre quella casa, vecchia e sottile, sembrava aver tanto da raccontare di sé, ogni mattonella era una storia.
Hermione gli fece strada, e lui la seguì in silenzio, da dietro, la preoccupazione che si faceva strada nel suo petto. Il terreno era fangoso ma era stata fatta una magia e le scarpe restavano pulite. C’era un leggero vento che smuoveva appena l’erba. A un certo punto, dopo pochi metri, lo spazio cominciò ad aprirsi e si trovarono di fronte a una radura piena d’erba verde. In fondo, tre bare di colore diverso erano messe l’una accanto all’altra, una era gialla, una viola e l’altra verde scuro. Hermione e Draco si avvicinarono alle bare e alla famiglia Weasley che era lì accanto assieme ad Harry. Hermione abbracciò il suo migliore amico, mentre Draco e Harry si scambiarono un solo cenno di saluto. Nessuno dei Weasley disse niente, si limitarono ad ignorarlo, forse troppo persi nel loro dolore. Hermione fece comparire tre mazzi di fiori per posarli sulle bare, poi andò a salutare gli altri, lasciandolo solo.  
Lasciato da solo Draco si avvicinò alle bare in silenzio, osservando il legno scuro sotto la luce calda del sole. Nonostante ciò si percepiva l’aria fredda della morte che sembrava penetrarli nelle ossa, facendolo rabbrividire. Si avvicinò alla bara di Lupin, nonostante avesse disprezzato il suo essere un lupo mannaro, più per paura che per altro, aveva sempre ammirato il modo di spiegare di quel professore. Ricordava ancora quando in quell’aula stavano affrontando il molliccio, draco sapeva qual’era la sua paura più grande e non voleva condividerla con nessuno, Lupin lo aveva visto pallido e tremante, se ne rendeva conto solo ora, ma anziché insultarlo come un figlio di Lucius Malfoy avrebbe meritato aveva chiamato al suo posto Harry Potter, prevedendo che la situazione del ragazzo avrebbe fatto terminare la lezione. Tonks non la conosceva bene, sapeva che era abile con la magia, una persona solare e piena di vita, ma la sua morte gli aveva trasmesso ben poco. Fred invece era una persona buona, nonostante tutto invidiava i Weasley e la meravigliosa famiglia che avevano, lui era pieno di soldi e solo, loro erano poveri e pieni d’amore, il bene più prezioso. Si girò, sentendo dei passi dietro di lui. Delle lenti brillarono al riflesso del sole e degli occhi verdi seri si posarono su di lui, Harry Potter gli fece un cenno che Draco ricambiò.
“ Malfoy “
“ Potter “ rispose neutrale, nessun disgusto nella voce.
Potter era cambiato, era cresciuto sebbene Draco fosse più alto di lui, la barba li ricopriva il mento, gli occhi brillanti erano più seri e velati di tristezza, era più sicuro, più maturo, più consapevole. La guerra aveva cambiato anche lui: era diventato un eroe e un leader, ma le spalle curve sembravano gravare sotto il peso di quell’enorme responsabilità.
“ Ho ricevuto la tua lettera… “ cominciò.
Draco annuì, serio: “ Penso che Herm… la Granger sia in grave pericolo “ disse.
“ Cos’hai visto? “
“Una magia oscura e molto antica, una delle più potenti e tremende… l’incanto Lercius”
Harry lo guardò stranulato e Malfoy accennò un ghigno, era normale che uno come Potter non sapesse che incantesimo fosse, non apparteneva alla magia bianca. Malfoy si spostò i capelli mossi dal vento e proseguì, spostando lo sguardo assente in un punto non definito sopra le bare.
“ L’incanto Lercius è un incantesimo molto potente che apparteneva ai lupi mannari. È una maledizione, la usano nelle loro vittime. Quando un Lupo Mannaro morde non si nutre solo di sangue, soprattutto in forma umana, ma si nutre della magia. Silente aveva trovato un modo per bloccarla ma Greyback lo ha tradito, permettendo la contromossa dei lupi mannari e i sacrifici di Silente sono risultati inutili. L’incanto Lercius non uccide, ma tiene prigioniera la magia creando un legame col lupo mannaro e la sua vittima, questo legame è più forte più è forte la strega o il mago vittima dell’incantesimo. La magia della Granger è una delle più potenti che abbia mai visto, nutre il legame, quando ho tentato di avvicinarmi sono stato sbalzato via “
“ Che cosa succede se non viene spezzato? “ gli chiese Harry.
La mascella di Draco s’indurì: “ Ci sono diverse teorie su questo, alcuni ritengono che il lupo mannaro faccia innamorare la sua vittima e la usi per la proliferazione, baggianate secondo me. Alcuni pensano che la usi per controllare ogni suo passo e per controllarla, come una sorta di Imperius ma Hermione è sempre rimasta sé stessa… io penso che si nutri della sua magia, distruggendola piano piano, una parte di lei vive in lui e una parte di lui in lei, solo che Hermione è troppo luminosa e la sua magia è troppo pura per la magia del lupo mannaro, non c’è equilibrio, uno dei due deve soccombere “e dopo la guerra, la tristezza, il lutto, l’ha spezzata, Hermione soccomberà alla magia oscura, la perderà, diventerà una Babbana “ sentenziò infine Draco, in tono grave, mentre Harry impallidiva.
“ Mi stai dicendo che non c’è nessuno modo per aiutarla a vincere? “
“ No, sto dicendo che Hermione non ha possibilità di vincere. La sua magia è debole dopo la guerra, la tristezza, il lutto, l’ha spezzata, Hermione soccomberà alla magia oscura, la perderà, diventerà una Babbana “ sentenziò infine Draco, in tono grave, mentre Harry impallidiva.

Ecco a voi il settimo capitolo! Ho letto le vostre recensioni e vi ringrazio di cuore, scusate se non rispondo sempre ma ho moltissimi impegni. Come regalo di Pasqua vi ho lasciato questo capitolo! Qualcosa comincia a muoversi fra i due ragazzi e nella storia e per la nostra Grifondoro non sarà una passeggiata. Volevo anche dirvi, per chi fosse appassionato della saga di The Vampire Diaries e della coppia Klaus e Caroline, cho appena iniziato una storia su di loro: "Notte di sangue", perciò, se vi va, datele un'occhiata. Vi auguro una felice e serena Pasqua!
L1107

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