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“Credi davvero che dovrei andarci?” Kara osservò il proprio riflesso nello specchio, il vestito
azzurro era troppo semplice, scomparve e riapparve con pantaloni neri e camicia
bianca, scosse la testa, troppo aggressivi.
“Te l’ho già detto, possiamo pensarci
noi ai Paralliani. Prova quello arancio, che ti
arriva al ginocchio.” Davanti agli occhi divertiti di Alex, Kara
sparì per poi ricomparire in un delicato abitino di color arancione.
“È troppo scollato.” La più grande delle
Danvers alzò gli occhi al cielo.
“Non è troppo scollato e ti sta
benissimo, i colori caldi ti fanno brillare.”
“Ma mi dici sempre che il blu è il
mio colore!”
“Vero, infatti stai benissimo anche
con il blu, il verde, il giallo, il nero, il rosso…”
“Ho capito, non mi aiuti.” Kara fece una smorfia poi sparì di nuovo nella stanza. Il
telefono di Alex squillò e lei si alzò dal divano, ormai sommerso dagli abiti
scartati da Kara, e rispose. La kryptoniana
ricomparve con un abito lungo e smanicato, color crema.
“Devi andare?” Disse nel vedere la sorella
infilare la giacca.
“Sì, era Winn,
hanno una pista sui Paralliani.”
“Bene, sei sicura che…”
“Sì! Vai al tuo vernissage con la Luthor e divertiti.”
Kara scese dall’auto osservando
meravigliata l’entrata della galleria, allestita con luci ed effetti che
rendevano magica l’atmosfera. All’interno numerosi ospiti in abiti eleganti
bevevano champagne chiacchierando e ridendo. Tra tutti Kara
identificò subito la figura di Lena, i suoi occhi si fissarono sulla donna che
percependo il suo sguardo si voltò. I loro occhi si incontrarono e il viso di
Lena si trasformò: il sorriso di circostanza scomparve e nei suoi occhi brillò
la gioia.
“Kara! Sei
qui.” Disse subito andandole incontro scusandosi con le persone con cui stava
chiacchierando fino ad istante prima.
“È bellissimo!” Affermò Kara lanciando uno sguardo attorno a lei e volendo
includere la sala elegante e raffinata e soprattutto i dipinti e le sculture
disposti con maestria nella sala.
“Ti piace?”
“Oh, sì.” Gli occhi di Lena non si
era spostati dal suo volto e Kara arrossì
sistemandosi gli occhiali.
“L’arte, la musica, la scienza, la
tecnologia, sono settori in cui un’azienda come la mia può fare tanto. Questo
intendevo quando dicevo che volevo fare della L-Corp
una forza per il bene. Questo è il primo di, spero, molti progetti.”
“Sono tutti artisti sconosciuti,
vero?”
“Esatto, artisti che la L-Corp ha trovato, i primi che la mia compagnia ha aiutato a
emergere, sto stanziando borse di studio, creando fondi per gli studenti,
investendo in edifici atti a dare ai giovani conoscenza e cultura.” Lena era
chiaramente entusiasta e nella sua voce vi era la soddisfazione.
“Sono felice che tu sia venuta a
National City.” Ammise Kara e Lena tornò a guardarla,
gli occhi che brillavano.
“Vieni, ti faccio fare il giro.”
Lena fu una perfetta padrona di casa,
le illustrò le opere e le presentò gli artisti, poi le fece conoscere i
numerosi altri ospiti, facendola passare da un gruppo all’altro attenta che non
si annoiasse e coinvolgendola sempre nelle conversazioni.
Dedicare l’intera serata a Lena,
senza doversi preoccupare di criminali, articoli o alieni, permise a Kara di notare dettagli della donna che non aveva mai
rimarcato prima: i capelli scuri che risaltavano sulla pelle candida, il modo
il cui le sue labbra si incurvavano quando sorrideva, i suoi deliziosi occhi
chiari, verdi vicino all’iride e poi azzurri, la sicurezza che aveva nel
parlare, il suo garbo e la sua eleganza.
“Kara?”
“S…sì?” Si riscosse dai ricordi,
arrossendo.
“Sembravi persa nei pensieri.” Erano
sulla berlina di Lena che le aveva offerto un passaggio a casa e non aveva
accettato un no come risposta.
“Pensavo alla serata.”
“Spero che tu ti sia divertita.”
“Oh, sì, molto. Sei stata gentile a
invitarmi.” Lena sorrise, contenta nel sentire la pronta risposta.
La macchina si fermò e l’autista le
aprì la portiera. Lena scese accanto a lei, poi fece una cenno all’uomo che
rientrò al posto di guida lasciandole sole.
“Kara…
volevo dirti una cosa.” Annunciò la donna, che sembrava aver perso la sua
abituale tranquillità.
“C…certo, dimmi, pure.” Kara sorrise, impacciata, cercando di smetterla di torturare
le pieghe del suo abito o di sistemarsi gli occhiali.
Aveva sentito il cuore di Lena
accelerare e questo aveva immediatamente accelerato il suo.
“Sono felice che tu sia venuta, oggi.
Non solo perché sei un’amica, ma perché…” Lena abbassò gli occhi poi li rialzò
lucidi. Sul volto della donna vi era un sorriso tirato e il suo cuore batteva
ancora più veloce risuonando nelle orecchie di Kara e
facendo eco al suo. “Volevo che fossi… fiera, volevo mostrarti, con gli atti
che posso fare quello che ho promesso.”
“Lena, non hai niente da dimostrare,
so quello che hai fatto per National City, so di come hai impedito a… Cadmus di uccidere tutti gli alieni in città.” Non disse:
‘tua madre’, non voleva ferirla.
Lena sorrise, poi allungò le mani,
prendendo le sue.
“Grazie.” Mormorò. Sentire quelle
dita morbide posarsi su di lei le diede un brivido, ma specchiarsi negli occhi
di Lena le tolse il respiro, in essi vi era un profondo sentimento e un
desiderio.
Lo sguardo della donna scese sulle
sue labbra, il ventre di Kara si contrasse poi non ci
fu più tempo di riflettere, perché Lena Luthor aveva
deciso di non poter aspettare oltre.
Le loro labbra si incontrarono, in un
bacio delicato, poi le mani di Lena si separarono dalle sue infilandosi tra i
suoi capelli e attirandola verso di sé, mentre il loro bacio si approfondiva. Le
sensazioni esplosero nel cervello di Kara, le dita di
Lena le diedero una serie di brividi freddi nel sfiorarle la nuca e le loro
labbra allacciate stavano dando fuoco al suo ventre. Posò le mani sui fianchi
della donna attirandola ancora di più contro di sé e il sentire il corpo di
Lena così vicino le diede una nuova scarica d’adrenalina. Senza sapere dove avesse
trovato il coraggio spinse la lingua ad accarezzare le labbra della ragazza che
non esitò un istante ad accoglierla e a farle incontrare la sua, mentre le
braccia di lei si stringevano attorno al suo collo.
La nuova sensazione fu troppo per Kara, la sua testa non era più in contatto con il corpo e i
suoi piedi non erano più in contatto con il terreno.
Quest’ultimo pensiero fece, lentamente,
breccia tra le emozioni e Kara si separò da Lena per
ricadere a terra bruscamente.
Aveva baciato Lena Luthor e aveva perso il controllo. Aveva baciato Lena Luthor e aveva volato con lei tra le braccia. Aveva baciato
Lena Luthor! Da qualsiasi punto la si guardasse era
nei guai.
Note: Questa storia è già stata interamente scritta e
dunque la porterò a termine (tranne se mi tirate i pomodori…), mi farebbe però
piacere sapere cosa ne pensate e leggere le vostre recensioni potrebbe
spingermi a postare i capitoli più velocemente… insomma, abbiate la gentilezza
di condividere i vostri pensieri! J
Detto questo ho scelto l’arancione perché non scrivo
scene che io reputo rosse, ma ho letto storie rosse più arancioni di questa quindi…
non aspettatevi troppo, ma neanche troppo poco (arancione insomma! XD).
Lena sorrise, rilasciando le braccia attorno
al suo collo, ma senza scostarsi da lei.
“Wow…” Le mormorò, gli occhi che catturavano i
suoi, mentre si mordicchiava il labbro.
Kara cercò la sorpresa nel suo volto o la paura,
la rabbia magari, ma non vi era nulla del genere, solo quel sensuale sorriso
che riusciva ancora a farle battere veloce il cuore. “Va tutto bene?” Le chiese
Lena, cogliendo la sua tensione.
“Ehm… sì… io… ehm…” Lena sorrise, poi le
depose un delicato bacio sulla guancia.
“Buona notte, Kara,
e grazie della magnifica serata.” Non si voltò invece fece qualche passo
indietro fino a raggiungere la macchina.
“Bu… buonanotte,
Lena.” Riuscì a dirle. La donna sorrise poi si voltò e salì sull’automobile che
partì lasciandola sola ad osservare la strada deserta.
Aveva baciato Lena Luthor!
Kara si lasciò sfuggire un piccolo grido di
giubilo, poi si portò le mani alla bocca, incredula.
Lei non… no, lei non… eppure, oh Rao! Quel bacio era stato pazzesco! E aveva volato…
Fece una smorfia: aveva volato con Lena tra le
braccia. Non le era mai successo di perdere il controllo a quel modo, l’ultima
volta aveva avuto tredici anni e aveva volato perché era arrabbiata con Alex.
Non aveva più tredici anni, ne aveva venticinque! E, per Rao,
non era certo il suo primo bacio!
Il ricordo le fece attorcigliare il ventre,
sentì le guance diventare rosse e un ampio sorriso aprirsi sulle sue labbra:
aveva baciato Lena Luthor! Quella stava diventando la
sua frase preferita, anche se a dirla tutta era stata Lena a baciarla per
prima. Le guance le divennero di nuovo rosse, mentre lei sorrideva.
Doveva dirlo ad Alex!
Con un solo rapido movimento lasciò gli abiti
nel suo appartamento e volò fino al DEO, dove avrebbe, con maggiore
probabilità, trovato la sorella.
“Ciao, Winn, Alex è
ancora occupata con i Paralliani?” Il giovane si
voltò, con aria sorpresa nel vederla atterrare sull’elegante pavimento di marmo
della nuova sede del DEO.
“Ciao, credevo che fossi occupata questa
sera.”
“Lo ero infatti, ma è successa una cosa e…” Kara arrossì e il giovane corrugò la fronte perplesso.
“Insomma, Alex non è qui?”
“No, abbiamo trovato la tana dei Paralliani e ora sono in contenimento fino a quando non
decideremo come risolvere il problema. Alex è tornata a casa una paio d’ore
fa.”
“E tu cosa fai ancora qui?” Winn fece una smorfia, poi si voltò verso il computer.
“Ehm… ricerca…” Kara
annuì, bevendosi la mezza bugia del ragazzo che sì stava facendo una ricerca,
ma per una missione degna del Guardiano.
“Capito… divertiti.” Alzò il pugno, ma il
giovane la richiamò.
“Kara?” Si voltò
verso Winn, interrogativa. “Come è andata la tua
serata?” Il sorriso si ampliò sulle sue labbra, mentre un certo rossore si
espandeva sulle sue guance.
“Bene… ehm… molto bene.” Winn
inarcò le sopracciglia davanti a quella reazione, con chi era uscita la
ragazza? Gli sembrava di aver sentito parlare di un vernissage con la Luthor… che avesse incontrato qualche affascinante paperone
o magri un artista squattrinato di cui doveva preoccuparsi?
“Ottimo.” Le rispose, cercando di trattenere
l’onda di gelosia che lo assaliva. “Buona notte.”
“Buona notte, Winn.”
Mormorò lei, il sorriso che non svaniva dalle sue labbra. Winn
la osservò volare via poi si guardò attorno furtivo e riaprì la pagina di
ricerca sul suo computer. Prima di occuparsi del Guardiano però doveva dare una
lettura alla lista di invitati al vernissage.
Atterrò sul balcone di Alex ed entrò in casa,
le luci erano accese e nell’aria c’era della musica.
“Alex?” Chiamò.
“Supergirl?” Si
voltò verso la cucina, perplessa nel sentirsi chiamare a quel modo e incontrò
gli incuriositi occhi scuri di Maggie Sawyer.
“Ehm…” Kara sbatté
le palpebre arrossendo: Maggie indossava solo un’ampia maglietta che Alex usava
come pigiama e aveva tra le mani un grande barattolo di gelato.
“Supergirl!” Questa
volta, voltandosi, trovò sua sorella.
“Mi dispiace! Non volevo disturbare…”
“È successo qualcosa?” Chiese allora Alex
fissandola con aria preoccupata.
“No, no… ehm sì… ma nulla di grave, voglio
dire… ne parleremo domani o…”
“Sei sicura che vada tutto bene?”
“Sì! Devo imparare a bussare!” Fece un sorriso
che era una mezza smorfia e poi volò via, rapida com’era arrivata.
“Supergirl piomba in
casa tua in piena notte… mi devo ingelosire?”
“No…” Alex fissò corrucciata la finestra da
dove Kara era scomparsa, cosa l’aveva preoccupata
tanto da farla piombare a quel modo in casa sua?
“Sei preoccupata per lei? È una ragazza
grande…”
“Sì, ma a volte…” Avrebbe voluto dire: ‘è solo
la mia sorellina’ ma quello era un segreto che non poteva condividere con
Maggie, non ancora. “A volte si sente sola e ha bisogno di parlare.”
“Capisco.” Maggie le avvolse le braccia
intorno al corpo e poi le lasciò un bacio sul collo facendola sorridere di
piacere. “Credi che potremmo tornare ai nostri programmi? Gelato e coccole?”
“Mmm… perché non
coccole e gelato?” Alex ruotò tra le braccia della detective fino a trovarsi davanti
a lei e a catturarle le labbra in un bacio.
“Approvato!” Disse con un ampio sorriso
Maggie, baciandola ancora.
***
Il mattino dopo Kara
si recò alla CatCo, aveva dormito poco, troppo
occupata a rigirarsi nella mente ogni istante di quella serata, aveva alternato
momenti di grande euforia a momenti di quasi terrore. Ora però il sole era
sorto e le paure della notte potevano essere messa da parte, era un’adulta
poteva gestire anche quella situazione. Entrò in ufficio e sentì subito il
profumo delle rose, le bastò uno sguardo per notare il mazzo posato sulla sua
scrivania. I colleghi le lanciarono occhiate divertite e curiose mentre lei si
avvicinava con trepidazione al suo posto.
“Buongiorno, Kara.”
James uscì dall’ufficio di miss Grant, per lei sarebbe stato sempre l’ufficio
di miss Grant, e le sorrise.
“Buongiorno.”
“Vedo che hai un ammiratore…” Malgrado il tono
casuale era chiara la sua curiosità e il fondo di gelosia. Kara
arrossì, ridacchiando, poi cercò di smettere conscia che appariva ancora più
colpevole.
“Sarà un errore…” Tentò di dire, mentre le sue
mani accarezzavano inconsciamente i delicati petali.
“Un errore? Ebbene, dai un’occhiata al
biglietto e togliti il dubbio.” James si era seduto sulla sua scrivania e
aspettava. Ovviamente Kara aveva subito notato il
piccolo foglio infilato tra le rose, ma aveva sperato che James la lasciasse
sola per leggerlo.
“Ah, sì, certo.” Fece un sorriso tirato e
prese il fogliettino. La carta era pregiata e una sottile linea d’oro seguiva
il bordo sul quale c’era scritto in un’elegante scrittura un’inequivocabile: ‘Kara’. Con trepidazione estrasse dalla piccola busta il
biglietto e poi lo aprì.
“Un’invito a pranzo…”
“James!” Lo redarguì lei, non aveva visto il
ragazzo sporgersi per leggere, era troppo presa nell’osservare la scrittura
pulita ed elegante e nell’immaginarne l’autrice scrivere quelle poche parole di
proprio pugno.
Il ragazzo si strinse nelle spalle, per niente
imbarazzato.
“Non è firmato e non vi è un indirizzo. Il che
presuppone che tu sappia chi sia all’origine di…” Kara
lo guardò con la massima disapprovazione di cui era capace portandosi il
fogliettino al petto, nascondendone il contenuto. “Mi preoccupo per te.” Tentò
di dire il ragazzo aprendo le braccia e fingendo un’aria innocente.
“Danvers!” Kara si voltò nel sentirsi chiamare dal caporedattore Carr,
lanciò un’ultima occhiataccia a James e se ne andò.
Un invito a pranzo… Lena Luthor,
perché sua era la scrittura e suo il profumo sul biglietto, l’aveva invitata a
pranzo… con un orecchio ascoltava le sferzanti critiche al suo ultimo pezzo, ma
la maggior parte della sua concentrazione era focalizzata su quel pensiero. E
se avesse di nuovo tentato di baciarla… ehm, ‘tentato’ non era il termine
giusto, l’aveva proprio baciata! L’idea le fece accelerare il cuore, ma poi ne
sopraggiunse un’altra: e se avesse voluto scusarsi? Fare un passo indietro? E
se avesse finto che non fosse successo nulla? Ma aveva mandato delle rose, no?
“Danvers! Sei qua o
nel mondo degli unicorni volanti?”
“Ehm… unicorni, signore?” Il caporedattore le
lanciò un’occhiata fulminante e poi la congedò chiedendole di riscrivere da
capo il pezzo.
“Salve…”
“Miss Luthor la sta
aspettando.” Kara si passò le mani sui fianchi
cercando di calmarsi. Arrivare fino all’ufficio di Lena alla sede della L-Corp era stata dura, ma ora era lì e doveva muoversi se non
voleva fare la figura della sciocca. La segretaria la guardò interrogativa e
lei fece un sorriso tirato per poi oltrepassare la porta che le era stata
aperta.
“Jess, avvisa il cuoco che mangeremo appena
sarà pronto.”
“Certo, miss Luthor.”
La donna uscì dall’ufficio e Lena posò lo sguardo su di lei, gli occhi che
brillavano mentre un sorriso curioso le illuminava il volto.
“Ciao.” Era seduta alla sua scrivania e si
appoggiò indietro contro lo schienale, la mano che giocherellava con una penna.
“Ehm… ciao… io… ehm… le rose erano
bellissime.” Il sorriso di Lena si ampliò ancora, mentre Kara
si torturava le mani cercando di non arrossire e cercando di non soffermarsi
sulle labbra di Lena. Ma era impossibile non notarne la pienezza e non
desiderare di averle…
“Sei nervosa.” Evidenziò Lena, senza smettere
di sorridere. Kara fece un sorriso teso e la donna le
indicò la sedia. “Avevo paura che non venissi.” Ammise nel vederla sedersi.
“Avevo paura di aver sognato ieri sera…” La sua mano si alzò e lei si accarezzò
le labbra. Gli occhi di Kara seguirono quel movimento
completamente rapiti.
“Non hai sognato.” Disse senza potersi
fermare, poi arrossì, ma fu felice di vedere il sorriso di Lena illuminarle gli
occhi.
Un leggero bussare le interruppe, un uomo
portò due coperti, un carello e apparecchiò due posti vicini sulla scrivania,
poi augurò loro buon appetito e se ne andò.
“Jess, per favore, non voglio essere
disturbata.” La segretaria che aveva accompagnato lo chef annuì e poi chiuse le
porte. Nell’ufficio si espanse un profumo invitante.
“Non sapevo cosa ti piacesse così ho fatto
preparare un po’ di tutto…” Sollevò le campane di metallo che nascondevano il
cibo mostrando i manicaretti sottostanti e gli occhi di Kara
brillarono.
Pochi minuti e si ritrovarono ad assaggiare
tutto ciò che c’era sui vassoi, dimenticando i propri piatti e spiluccando di
tutto un po’.
“Non ti facevo così amante del cibo.” Affermò
Lena nel vederla divorare l’ennesimo involtino di carne.
“Oh, in realtà ho sempre fame, consumo
tantissime calorie.” Lena sorrise divertita poi prese un rotolo di zucchine e
pesce e lo intinse in una salsa cinese.
“Prova questo…” Disse porgendoglielo, il tono
di voce diventato improvvisamente basso. Kara
trangugiò saliva, mentre i suoi occhi si perdevano nel verde-azzurro di quelli
di Lena. Avvicinò le labbra e prese il boccone perfetto. Lena si portò le dita
alle labbra leccandone la punta. Il cuore di Kara
ebbe un violento sussulto mentre il suo ventre si tendeva. Improvvisamene si
rese conto che lo spazio tra di loro era poco, che le loro gambe quasi si
sfioravano. Gli occhi di Lena non si separavano dai suoi e Kara
cercò di leggere in essi i pensieri della donna.
“Sì, Kara, desidero
baciarti.” La aiutò lei facendola sussultare.
“Ecco… io…” Lena si avvicinò, lentamente, come
un felino che punta la preda, gli occhi fissi nei suoi, sulle labbra un sorriso
ammaliatore, il suo cuore però la tradiva, perché batteva forte nelle orecchie
di Kara.
“Baciami…” Soffiò a pochi centimetri dalle sue
labbra e fu come se Kara prendesse la scossa, il suo
corpo fu attraversato dalla corrente nel sentire quella richiesta. Oh Rao, non avrebbe di certo detto di no!
Chiuse gli occhi e spinse la propria bocca
contro quella di Lena. Forse il suo impeto la colse di sorpresa perché la donna
si tirò leggermente indietro, ma nel vederla ritirarsi con le guance in fiamme
alzò le braccia e la attirò a sé catturandole le labbra in un bacio.
Le aveva baciate solo il giorno prima? Perché
a Kara non sembrava che le labbra di Lena fossero
così morbide. E malgrado non avesse pensato ad altro le sensazioni che
ricordava impallidivano davanti a quello che sentiva adesso.
Lena si separò da lei con un ampio sorriso
sulle labbra.
“Non ho desiderato altro dal momento stesso in
cui ti ho dato la buona notte ieri sera.” Kara
sorrise a quelle parole, sentiva di avere le guance rosse, ma per una volta non
era imbarazzo, ma intensa gioia, senza vergognarsi attirò di nuovo la giovane Luthor a sé baciandola con passione. Le loro lingue si
trovarono, ma quella posizione era scomoda così Lena si alzò attirandola contro
di lei e appoggiandosi alla bianca scrivania. Le mani di Kara
andarono sui fianchi di Lena per poi correre alla sua schiena accarezzandola
fino a giungere alla nuca scoperta dall'alto chignon. Le loro labbra non si
separavano e Kara sentì il suo corpo reagire a quella
situazione eccitante. Lena separò le loro bocche per andare a mordicchiarle il
collo, le mani che le sbottonavano la camicia. Kara
fece un salto indietro chiudendo con la mano la camicetta, il cuore che batteva
veloce. Lena dovette appoggiare una mano sulla scrivania per non cadere essendo
venuto meno, all’improvviso, il suo appoggio.
“Ho fatto qualcosa che non dovevo?”
“No, no!” Kara
sentiva sotto le dita il tessuto del costume di Supergirl
e si chiese cosa sarebbe successo se Lena se ne fosse accorta. La donna le si
avvicinò con occhi indagatori, alzò la mano, le accarezzò delicatamente la
guancia per poi avvicinarsi e baciarla, senza la foga di prima, ma con
dolcezza.
“Mi dispiace se hai avuto l’impressione che io
avessi fretta di…”
“Oh… oh!” Kara
sgranò gli occhi e arrossì, rendendosi conto di quello che Lena stava pensando.
“Già… ma abbiamo tempo, tutto il tempo del
mondo.” Gli occhi della donna la accarezzarono, togliendole il respiro e
facendole girare la testa. “Cosa ne dici se proviamo i dolci?” Disse poi la
donna, un’aria divertita sulle labbra indicando il carrello e l’ultimo ripiano
ancora intatto.
“Adoro i dolci.” Ammise Kara
e la donna annuì, contenta.
Note: Eccovi il nuovo capitolo, siete state così rapide a
darmi un feedback positivo che non ho voluto farvi aspettare oltre.
Proviamo a fare un giochino? Alle cinque recensioni posto
un nuovo capitolo, vi va? Facciamo un tentativo e vediamo! ;-)
Cosa ne pensate? Lena ha la testa nelle nuvole e non si
rende nemmeno conto di aver levitato tra le braccia di Kara,
ma Kara non è da meno, visto che dimentica cosa porta
sotto la camicia!
Piccola scena anche per le Sanvers…
vi sono piaciute?
“Frena, frena, frena! Tu cosa?!” Alex
aveva alzato le mani davanti a sé e la fissava con aria stupefatta.
“Hai capito, ho volato, ma solo un
poco e…”
“No, quello che hai detto prima!” Kara fece ruotare gli occhi, arrossendo leggermente.
“Lena mi ha baciato.”
“Lena ti ha baciato.” Ripeté Alex con
aria esterrefatta. “Lena Luthor ti ha baciato.”
Dovette dire una seconda volta.
“Sì, anche io sulle prime sono
rimasta un po’ bloccata su questo concetto, ma ora andiamo avanti…”
“No, no, no. Lena Luthor
ti ha baciato e tu?”
“Beh… io ho baciato lei.”
“Wow.” Alex si lasciò ricadere
indietro appoggiandosi allo schienale del divano. “Ora capisco perché sei
arrivata così trafelata nel mio appartamento ieri sera.”
“Sì, ma non è tutto. Mentre ci
baciavamo io… io ho perso il controllo e ho volato.” Alex scosse la testa
cercando di assimilare quel nuovo concetto e di concentrarsi su quello che le
diceva Kara.
“Aspetta, vuoi dirmi che non solo tu
e Lena vi siete baciate con gioia reciproca, ma che il bacio ti ha così tanto
coinvolto che hai perso il controllo sui tuoi poteri?”
“Esatto!”
“Vuoi dirmi che Lena sa che…?”
“No! No, non se n’è accorta, te l’ho
detto, mi sono sollevata solo di pochi centimetri e lei era tra le mie braccia
quindi…” Alex scosse la testa mentre un sorriso tra il felice e lo sbalordito
nasceva sul suo volto.
“Tu e Lena Luthor…
non riesco a crederci e… sei sicura che sia la persona giusta?”
“Sì, sono sicura.” La sua fermezza
fece annuire Alex. “Lena ha dimostrato più di una volta di…”
“Va bene, va bene.” La interruppe
subito, bloccando sul nascere la vibrante perorazione che leggeva sul volto
della sorella. “Hai perso il controllo.”
“Esatto…”
“Per un bacio… quindi…” Alex alzò il
sopracciglio e Kara arrossì.
“Sì, beh… ecco… non so cosa succederà
se… noi… ehm…”
“Un bel problema.”
“Potrei farle del male, potrei farle
molto male! Non è solo questione di nascondere i miei poteri, devo anche
proteggerla.”
“Non è la prima volta che…” Alex fece
una smorfia cercando la parola adatta. “Che hai un rapporto intimo con un
umano…”
“Lo so e non ho mai avuto paura di
fare qualcosa di incontrollato, ma Lena… Oh Rao! Lena
è così… quando mi bacia… e il suo corpo…”Si morse il labbro e Alex alzò le mani fermandola.
“Ho capito!” Rise nel vedere Kara nascondere il volto nel cuscino. “Cosa pensi di fare?”
Chiese poi tornando seria.
“Non lo so.” Sospirò la kryptoniana, abbattuta.
“Lena Luthor
ti ha baciato…” Mormorò Alex e Kara sorrise.
“Già.”
***
Kara si gettò sull’alieno stringendo i
denti, l’essere assorbì il suo urto senza difficoltà grazie alla sua
composizione gommosa, poi tentò di afferrare la ragazza che si lanciò lontano. Supergirl ruotò su se stessa alzandosi in volo e prendendo
le distanze dal Gomasiano.
“Suggerimenti?” Chiese, facendo una
smorfia nel vedere l’enorme alieno seduto al centro della strada, era innocuo
se non fosse che aveva deciso di eleggere la via più trafficata di National
City come domicilio e che inglobava ogni cosa sul suo cammino, essere umani
compresi se capitava.
“Hai provato con il raggio laser?”
Chiese Winn nel suo auricolare.
“Non funziona, diventa solo più
molle, pericoloso e arrabbiato.” Il telefono le squillò e lei mise il DEO in
attesa.
“Pronto?”
“Ciao, Kara.”
“Oh… Lena! Ciao.” Il suo cuore nel
sentire la voce calda della donna iniziò ad accelerarle.
“Spero non ti dispiaccia che io ti
chiami…”
“No, no.”
“Sei occupata, magari preferisci
parlare più tardi?” Kara osservò il Gomasiano inglobare un’intera macchina e fece una smorfia.
“Kara?”
“No, solo liberissima.” A terra un
gruppo di agenti del DEO si stava disponendo per accerchiare l’alieno.
“Mi chiedevo se ti andasse di cenare
con me questa sera… a casa mia… Ma, se pensi che sia troppo presto, posso sempre
prenotare un ristorante o…”
“No!” Kara
vide un agente avvicinarsi troppo all’alieno che si protese per inglobarlo
nella sua massa gommosa, rapida raggiunse l’uomo e lo spostò di qualche metro
schivando lei stessa per pochissimo il pericolo.
“Allora va bene a casa mia?” Kara sbatté le palpebre cercando di non distrarsi dalla
conversazione.
“Sì, mi piacerebbe molto.”
“Ne sono felice.” Poteva sentire il
sorriso nella voce di Lena.
“Supergirl,
fai qualcosa!” Alex da terra le lanciò un’occhiataccia e lei si strinse nelle
spalle.
“Sei sulla Main
Street?” Chiese, immediatamente preoccupata, Lena.
“Sì, sto seguendo…”
“Fai attenzione, lo so che c’è Supergirl, ma… non voglio che tu ti faccia del male.”
“Sei gentile, ma solo molto lontana
dal pericolo.” Kara schivò un arto e poi un
tentacolo, l’alieno stava mutando la sua forma per riuscire ad attaccarla, alla
faccia dell’innocuo.
“Supergirl
dovrebbe usare il suo soffio raggelante, la gomma non reagisce bene al freddo e
quell’alieno sembra proprio essere fatto di gomma.” Le parole di Lena la
lasciarono di stucco, si bloccò a metà movimento e un tentacolo la avvolse.
“Devo lasciarti Lena!” Riuscì a dire,
mentre il suo corpo veniva schiacciato e cominciava a essere assorbito
dall’alieno.
“Ma certo, allora ci vediamo
stasera.”
“A stasera!” La chiamata si
interruppe e Kara prese un profondo respiro poi
iniziò a soffiare. Il tentacolo divenne duro e Supergirl
lo spezzò con un solo pugno.
“Continua così, lo ridurremo di
dimensioni sparandogli!” Gli urlò Alex così Kara volò
attorno all’alieno soffiandogli addosso il suo raggelante soffio. Pochi minuti
e l’alieno era diventato grande quanto una vettura, qualche colpo ancora e
aveva le dimensioni di un cane.
Degli agenti del DEO gli gettarono
addosso un telo oleato che Winn aveva preparato
apposta per il Gomasiano e che avrebbe dovuto
contenerlo impedendogli di inglobare cose.
“Ottimo lavoro.” Disse Supergirl atterrando al loro fianco, ma Alex le lanciò
un’occhiataccia.
“Eri distratta!” Le sibilò. “Poteva
ucciderti o uccidere uno dei miei uomini perché tu eri al telefono!”
“Era Lena…” Si giustificò lei, con
imbarazzo. “E mi ha suggerito lei di usare il soffio congelante.”
“Te lo avrebbe suggerito anche Winn se non lo avessi messo in attesa!” Alex scosse la
testa, severa.
“Oh andiamo Alex! Lo sai che per me
questo è tutto nuovo…” La maggiore delle Danvers sospirò
e poi fece una smorfia.
“Sei incasinata forte.”
“Lo so…”
“Cos’è successo?” Hank, le mani sui
fianchi guardava Alex e Kara con aria arrabbiata.
“La gomma che formava il Gomasiano deve aver bloccato il segnale dell’auricolare di Supergirl.” Affermò decisa Alex coprendo la sorella. Winn alzò un sopracciglio, ma nel vedere l’occhiata di
fuoco di Alex annuì ad Hank.
“Sì, può essere.”
“Che non succeda più, non possiamo
permetterci che tu non riceva aiuto dalla base durante gli scontri.” Hank si
voltò verso il giovane tecnico con aria severa. “Fai quello che devi fare per
evitare che il problema si riproduca.”
“Sì, signore.” Disse lui e l’uomo
annuì per poi andarsene.
“Fiuuu.”
Sospirò Kara. “Grazie Alex.”
“Cos’è successo, veramente?” Winn cercò di imitare l’aria severa di Hank Henshaw, ma le due donne si strinsero nelle spalle senza
dargli una spiegazione.
“Grazie di avermi coperto Winn.” Gli disse, semplicemente, Kara
sorridendo.
“Non succederà più, giusto?” Alex
lanciò alla sorella uno sguardo tra l’interrogativo e il severo.
“Ehm… sì…” Le rispose Kara arrossendo un poco e torturandosi le mani.
“Cosa voleva dirti?” Winn era fuori portata d’orecchio, Alex compilava il
rapporto di missione e Kara cercava di scrivere un
pezzo sul soggetto.
“Invitarmi a cena… a casa sua.” Alex
ruotò sulla sedia guardandola.
“E hai detto sì? Credevo che avessi
deciso di andarci piano…”
“Io non ho deciso di andarci piano!” Kara arrossì nel vedere la faccia di Alex assumere un
espressione divertita. “Non, non in quel senso…” Ruotò la testa in imbarazzo.
“Capisco…” Sul volto di Alex il ghigno
divertito si ampliò ancora. “Cosa porterai, dei fiori? Del vino?”
“Oh!”
“Non ci hai ancora pensato?”
“Ehm… no…” Alex che sembrava godersi
un mondo la situazione, accavallò le gambe dimenticando il rapporto.
“Maggie mi ha portato pizza e birra,
ma non credo vada bene per una Luthor.” Nel vedere
l’aria compiaciuta di Alex, Kara sbuffò.
“Non mi aiuti!”
“Cosa indosserai? Questa volta magari non
mettere il costume di Supergirl sotto…” Nel vedere la
sua aria arrabbiata Alex scoppiò a ridere, quando le aveva raccontato quel
dettaglio si era quasi strozzata con la sua birra per il rischio che Kara aveva corso, ma ora poteva riderne.
“Non ti racconto più nulla!” Si
imbronciò Kara.
“Porta dei fiori, non puoi sbagliare
con i fiori e indossa qualcosa di semplice, che mostri il tuo io.”
“Mmm…” Il
broncio di Kara si trasformò in un sorriso e Alex
scosse la testa divertita.
“Rapporto finito?” Hank si sporse
dalla porta osservandole.
“Quasi!” Affermò Alex ruotando e
rimettendosi al lavoro. Kara a sua volta si rese
conto di quanto fosse tardi e scrisse il pezzo usando la super-velocità, se
voleva essere pronta per quella sera doveva muoversi.
Il portiere la fece entrare e
gentilmente le premette il pulsante dell’ascensore.
“Miss Luthor
la sta aspettando nel suo ufficio.” La avvisò l’uomo poi, adocchiando i fiori
fece un ampio sorriso. “Buona serata.” Aggiunse e lei arrossì un poco mentre
l’ascensore si chiudeva portandola in alto.
La scrivania di Jess, la segretaria
di Lena, era deserta, ma Kara poteva sentire il
respiro calmo di Lena dall’altra parte dell’ufficio, così come il suo cuore
battere regolarmente. Prese un profondo respiro, bussò e poi entrò, un sorriso
che le brillava sulle labbra non appena gli occhi di Lena si illuminarono nel
vederla.
“Se sono arrivata troppo presto posso
aspettare…”
“No, sei arrivata nel momento
migliore.” Lena sorrise alzandosi e vedendole incontro. Senza indugiare si tese
verso di lei e le depose un bacio sulle labbra. “Ti va di salire?”
“Salire?” Chiese Kara,
sbattendo gli occhi, ancora sommersa dalle sensazioni che quel leggero bacio le
aveva dato.
“Sì, abito nell’attico del palazzo.
Questi bellissimi tulipani hanno bisogno di essere messi nell’acqua.” Il
sorriso di Lena si ampliò mentre Kara, ricordando
all’improvviso i fiori, glieli tendeva.
“Sono per te.” Ammise. “So che ti
piacciono le plumerie, ma i tulipani sono semplici e
vivaci ho pensato che ti avrebbero fatto pensare a me…” Arrossì mentre Lena
rideva.
“È un pensiero delizioso, oltretutto i
tulipani rossi hanno un significato speciale e mi fa molto piacere riceverli da
te. Vieni, saliamo.” Uscirono dall’ufficio e Lena la accompagnò a un secondo
ascensore. Vi entrarono e la donna premette l’unico tasto presente, le fu
richiesto un codice che inserì velocemente, poi l’ascensore iniziò a salire. Kara sentiva la tensione crescere, erano sole e stavano per
entrare nell’appartamento privato di Lena, tutto ciò era molto intimo.
“Non succederà nulla che entrambe non
vogliamo succeda.” Kara trangugiò saliva voltandosi a
guardare la Luthor che le sorrideva dolcemente, poi
la mano della donna cercò la sua e le loro dita si intrecciarono.
Kara sentì la tensione scendere e strinse
un poco la mano di Lena, cercando di comunicarle il sul silenzioso
ringraziamento.
Quando l’ascensore si aprì si
ritrovarono direttamente nell’appartamento della Luthor
e Kara si guardò attorno stupefatta. Le superfici in
legno erano calde e armoniose, le ampie vetrate permettevano di vedere la
città, alle pareti vi erano quadri dai colori vivaci che rallegravano
l’ambiente e davano luce.
“Wow… è molto diverso da quello che
mi aspettavo!” Lena rise al suo commento poi la condusse nella moderna cucina,
prese un vaso e lo riempì d’acqua per metterci dentro i tulipani.
“A cosa avevi pensato? Superfici in
metallo, bianco immacolato e freddo vetro?”
“Beh… il tuo ufficio…”
“Il mio ufficio deve dare un senso di
moderna efficienza. Qua posso essere me stessa, non sono molti quelli che possono
dire di aver visto questo posto…” Mentre parlava si tolse i tacchi e la giacca
del completo che indossava. “Ti dispiace se mi cambio? Sono stanca di questi
abiti.”
“No, figurati…” Lena le sorrise.
“Fai come se fossi a casa tua.” La
disse, mentre si dirigeva verso quella che lei immaginò essere la sua camera da
letto.
Kara rimasta sola osservò l’elegante
parquet e decise di togliere le scarpe che poi posò accanto alla porta. Il
pavimento era riscaldato e le trasmise un immediato senso di piacevole
benessere. Con passo incerto si avvicinò ad una libreria, osservando i libri di
Lena. Non era una libreria d’immagine con libri mai letti, ma era chiaro che
quei testi erano stati letti e apprezzati dalla donna, molti avevano dei
fogliettini che segnalavano un punto interessante e, malgrado l’evidente cura,
mostravano i segni dell’usura. Kara iniziò a leggerne
i titoli, stupefatta di trovare tanti classici non solo americani, ma anche
europei, orientali e qualche testo africano.
Affascinata andò avanti nella sua
esplorazione, fermandosi quando si ritrovò ad osservare un dipinto che rappresentava
un robottino che andava su di un’altalena. Mai avrebbe immaginato un simile
oggetto nella casa di Lena.
“Ti piace?” Chiese la donna e lei si
voltò incontrando lo sguardo limpido di Lena. Aveva indossato degli abiti più
comodi: pantaloni e t-shirt; aveva sciolto i capelli che ora le ricadevano
attorno al viso e aveva tolto ogni traccia di trucco. Kara
si morse il labbro: era bella, terribilmente bella. Lena sembrò interpretare il
suo sguardo perché sul suo volto brillò un sorriso, mentre abbassava gli occhi
compiaciuta.
“Sei bellissima.” Ammise Kara e allora Lena rise, dolcemente.
“Tu sei bellissima.” Ritorse la
ragazza, poi le si avvicinò e catturò tra le dita una ciocca bionda
arrotolandola. “Bellissima.” Mormorò, questa volta con voce più bassa e gli
occhi che andavano a catturare i suoi.
Kara sorrise, poi, dimenticando
l’imbarazzo e la goffaggine, posò una mano sulla guancia della Luthor e ne attirò il viso verso il suo, baciandola con
dolcezza. Le loro labbra si trovarono subito, ma Lena non permise al bacio di
accendersi, invece si separò da lei con un sorriso.
“Vieni, ho fatto preparare la cena
dal mio chef e sarebbe un peccato lasciarla raffreddare.” Lena intrecciò di
nuovo le loro dita e la condusse fino all’ampio tavolo della cucina, dove
apparecchiò lei stessa e poi le servì una cena da cinque stelle.
Kara osservò la donna, rilassata e calma,
che chiacchierava, sorrideva, rideva, mentre le parlava di lei, della scuola e
delle sue prime cotte, dell’amore che provava per l’arte e per la musica oltre
che per la lettura, e l’ascoltava mentre Kara le
parlava di sua sorella, del suo lavoro e della difficoltà che aveva provato
nell’arrivare a National City. Non ci furono imbarazzanti silenzi, né momenti
di tensione. Ci furono le risate e ci furono i momenti seri, in cui Lena le
parlò della sua famiglia adottiva e della sofferenza che aveva provato nel
capire che suo fratello era perso per sempre.
Il cibo era finito da tempo e loro
ancora imparavano a conoscersi, mostrandosi l’un l’altra per come erano.
Kara abbassò gli occhi sorridendo, mentre
capiva che si stava innamorando di Lena.
Note: Come promesso eccovi il nuovo capitolo! Siete state
rapidissime ad arrivare a cinque recensioni, quindi direi che possiamo continuare
con il giochino: altre 5 per questo appena pubblicato e avrete il prossimo! ;-)
Altro spazio per Alex e Kara,
che amo vedere insieme, spero che vi siano piaciute… così come spero che
abbiate apprezzato vedere Supergirl all’opera, dopo
tutto il mondo non si ferma e le minacce per National City non diminuiscono. Poi…
cena romantica! Cosa ne dite?
Due piccole note supplementari: i tulipani sono simbolo,
tra le altre cose, di amore perfetto e dell’amante ideale quelli rossi, donati
da Kara, dichiarano amore vero e irresistibile.
Il dipinto che Lena ha nell’appartamento e che ha
intrigato Kara è questo:
“Mi ha dato la buona notte e mi ha
fatto riaccompagnare a casa dal suo autista.”
“Stai scherzando? Credevo che la
serata stesse andando magnificamente…” Kara la guardò
male.
“Infatti è andata magnificamente!”
“Allora perché non sei rimasta da
lei? Voglio dire… credevo di aver capito che tra voi due ci fosse una certa
alchimia…”
“Infatti! È solo che non vuole precipitare le
cose.” Alex fece una smorfia dubbiosa, ma nel vedere lo sguardo di Kara alzò le mani in segno di resa.
“Quando vi vedete di nuovo?”
“Non lo so, è dovuta andare a Metropolis per lavoro e non è sicura di sapere quando
tornerà.”
“Mmm…”
“Cosa?!” Chiese esasperata Kara.
“Nulla, mi fa strano, sei sicura che
la serata sia andata bene?”
“Ti assicuro di sì!” Kara sorrise ricordando le ultime parole che le aveva
rivolto Lena.
“È stata una serata speciale, grazie Kara.” Lena
le sorrise, poi la baciò. Un bacio che voleva essere dolce, ma che cambiò molto
in fretta, le loro bocche si schiusero permettendo alle loro lingue di
trovarsi. Kara sentì la mani di Lena posarsi sui suoi
fianchi poi chiudersi a pugno, mentre la donna faceva un passo indietro, il
respiro mozzato. Lena si morse il labbro poi scosse la testa.
“Perdonami, sto davvero provando ad andare piano, ma… quando ti bacio…”
Scosse la testa abbassando il viso.
“Non devi chiedermi scusa per… questo…” Kara la
attirò a sé baciandola, ma impedendosi di spingere troppo oltre il loro bacio.
“Voglio che sia speciale.” Le mormorò Lena, appoggiando la fronte contro
la sua. “Perché tu sei speciale per me.” Kara arrossì
e Lena sorrise. “Adoro farti arrossire.” Ammise candidamente, poi le catturò le
labbra in un altro bacio. “Buona notte, Kara.”
“Buona notte, Lena.”
“Sai posso chiedere a Winn di verificare se sia davvero andata a Metropolis…”
“Alex!” La sgridò lei e la ragazza
rise.
“Stavo scherzando! Ora devo andare,
sono passata solo perché ero troppo curiosa per aspettare stasera. A proposito,
questa sera vieni con noi al bar?” Alex infilò la giacca in pelle guardandola
interrogativa.
“Certo.” Le annuì e la donna uscì per
raggiungere la base del DEO.
Kara si ritrovò a riflettere, voleva fare
qualcosa di speciale per Lena, ma cosa si poteva offrire a una donna con un
patrimonio multimilionario?
“Sembri pensierosa, qualcosa che non
va?” Maggie si sedette accanto a lei appoggiando la birra sul tavolo del locale
di ritrovo preferito dagli alieni. Kara si voltò a
guardarla sorpresa, era così persa nei suoi pensieri che non l’aveva vista
avvicinarsi.
“Partita a biliardo finita?” Chiese
lanciando uno sguardo al tavolo dove James e Winn
facevano coppia contro Maggie e Alex.
“Tua sorella può tranquillamente
stracciarli da sola.” Sorrise la detective e Kara
annuì. Poco lontano Mon-El stava servendo un cliente,
ma visto che guardava verso Kara versò il liquore
fuori dal bicchiere.
“Sono forse pensieri legati al nuovo,
bel, barista?” Chiese Maggie, intercettando senza difficoltà lo sguardo.
“Cosa? No, no…”
“Mmm… posso
aiutarti in qualche modo?” Maggie sorseggiò la propria birra sorridendole. “A
volte uno sguardo dall’esterno può aiutare.”
“Credo di essere innamorata di Lena Luthor.” Lasciò uscire di getto Kara
e la ragazza sgranò gli occhi presa completamente di sorpresa.
“Questa non me l’aspettavo! Alex lo
sa?”
“Sì, certo.” La donna scosse la testa
sorridendo.
“Wow… beh, potrebbe essere un
problema, la Luthor è molto in alto e…”
“Le piaccio, so che le piaccio in
quel senso.”
“Caspita! Voi Danvers
avete fegato da vendere, non c’è dubbio.” Maggie lanciò un’occhiata alla sua
compagna e sorrise, poi tornò a guardare Kara. “Bene,
bene, quindi sembra che tu non abbia problemi…”
“Il fatto è che vorrei fare qualcosa
di speciale per lei, con lei, ma… cosa? Ha tutto ciò che può desiderare.”
“Di cosa parlate?” Alex si avvicinò
posando una mano sulla spalla di Maggie e prendendole la birra dalle mani per
berne un sorso. “Li sto stracciando, per la cronaca.” Sorrise divertita. Kara osservò James e Winn che
parlavano fitto fitto, cercando di valutare la disposizione delle palle sul
tavolo da biliardo.
“Pensavo a Lena e a cosa potrei fare
per lei…” Spiegò Kara rassicurata dalla distanza dei
due ragazzi.
“Glielo hai detto, quindi?” Chiese
Alex indicando Maggie.
“Me l’ha detto e… wow, la tua
sorellina punta ai pesci grossi!”
“Solo uno, solo un pesce grosso.”
Affermò Kara facendo ridere Alex e Maggie e
arrossendo.
“Senti qua, c’è una sola cosa che
puoi fare con lei e che quasi di sicuro non ha mai fatto prima: portala a
volare.” Alex e Kara si bloccarono, sgranando gli
occhi. Maggie aveva capito il segreto di Kara?
“Ehm…”
“Indoor Skydiving,
mai sentito nominare?” Alex rilasciò tutto il fiato e Kara
rise nervosamente.
“No, mai sentito.”
“Beh, le piacerà e sarà un ricordo
indelebile nelle vostre memorie.” Aggiunse Maggie ignara del momento di totale
panico che aveva creato. “Certo Supergirl è la vostra
amica del cuore, potreste chiedere a lei di far volare la Luthor,
ma non credo che ti piacerebbe vedere la tua ragazza tra le braccia di un’altra
donna.” Maggie le fece l’occhiolino poi indicò ad Alex il tavolo da biliardo.
“Credo che abbiano deciso,
finalmente.”
“Ottimo!” Alex si voltò e tornò da
James e Winn.
“Indoor Skydiving?”
Chiese Kara alla detective, perplessa.
“Assolutamente.” La donna le fece
l’occhiolino e poi raggiunse a sua volta il tavolo da biliardo.
Mon-El le fece un sorriso e lei gli rispose
distratta, chissà cosa stava facendo Lena in quel momento…
Lena lanciò un’occhiata al telefono
chiedendosi se fosse troppo tardi per chiamare Kara.
Era stata impegnata tutto il giorno,
presa a completare le mille incombenze che stavano aspettando lei a Metropolis, aveva pranzato con il sindaco e assicurato
l’uomo che la sua compagnia non aveva in alcun modo intenzione di seguire i
passi di Lex, poi aveva parlato con numerosi investitori
preoccupati del cambio di direzione e infine aveva partecipato ad una cena di
beneficienza per mostrare il lato umano e sensibile della sua azienda, tra
tutti questi impegni era riuscita a concludere due importanti acquisizioni e a
dare inizio ad una fusione con un’azienda avversaria che produceva
nanotecnologia.
Ora, finalmente sola e libera dagli
assilli, desiderava solo una cosa e ciò sentire la voce dolce di Kara, eppure era passata la mezzanotte e non voleva
rischiare di svegliarla.
Il telefono vibrò e lei lo prese con
un piccolo tuffo al cuore, cosa che non le era assolutamente abituale.
“Stai dormendo?”
Lena sorrise e sentì il peso della
giornata scivolarle via da dosso. Premette la chiamata, si stese sul letto e
attese che Kara rispondesse.
“Pronto? Ti ho svegliata? Mi dispiace se…”
“Non stavo dormendo, stavo pensando a
te.” Sorrise perché le sembrò quasi di vedere il viso di Kara
arrossire mentre sul suo volto compariva quell’adorabile espressione felice.
“Mi manchi.” Aggiunse poi si morse il labbro, forse era troppo, troppo e troppo
presto. Non era abituata a sensazioni simili, non era abituata ad avere timori,
titubanze. Non che avesse avuto molte relazioni, anzi, ma quelle poche erano
state fuochi fatui che si erano spenti dopo poche settimane.
“Anche tu mi manchi…” Quell’ammissione le scaldò il cuore e Lena desiderò non dover rimanere a
Metropolis un intero giorno ancora. “Com’è stata la tua giornata?”
“Pesante, ma produttiva. E la tua?”
“Ho avuto un’idea, beh non è proprio una mia idea, è un’idea di Maggie,
la ragazza di mia sorella… ecco, beh, sai, stavo pensando…” Lena sorrise inclinando la testa,
poteva vedere la ragazza gesticolare, sistemarsi gli occhiali, tesa per quello
che voleva dire, preoccupata di una sua eventuale risposta negativa.
“Sì.”
“Sì?” Le
chiese stupefatta. “Ma non sai ancora
cosa volevo chiederti.”
“Staremo assieme?”
“Sì… certo…”
“Allora sì, e non vedo l’ora.” Ora la
sentì sorridere, chiuse gli occhi e immaginò le labbra della ragazza incurvarsi
verso l’alto, visualizzò nella sua mente i suoi occhi, azzurri come un cielo
d’autunno, illuminarsi e percepì la gioia che irradiava da lei.
“Quando torni?”
Riaprì gli occhi e sospirò.
“Dopodomani.”
“Oh…”
“Mi dispiace.”
“No, non devi scusarti, è il tuo lavoro è importante… solo che mi
piacerebbe volare fino a lì e…” La ragazza si interruppe di botto. “Voglio dire, arrivare velocemente da te, sai era una metafora non è
che io…”
“Mi piacerebbe averti qua con me.” Le
venne in aiuto lei.
“Kara!” Lena corrugò la fronte, improvvisamente sullo sfondo della
chiamata sentiva della musica e il rumore di voci di un gruppo in festa e poi
quella voce: non era di James Olsen? “Scusa Lena, mi chiamano, devo fare da
giudice in una partita di biliardo.”
“Oh… capisco.” Lena sentì una piccola
fitta di gelosia, ma la soffocò, era inutile chiedersi con chi fosse, con chi
si divertisse, doveva avere fiducia in Kara, dopo
tutto lei non le aveva chiesto con chi avesse passato la giornata.
Sentiva il respiro di Kara, come avrebbero dovuto salutarsi? Per un istante
indugiò nella sciocca speranza di trattenere la ragazza con sé ancora un po’,
poi le venne in aiuto.
“Divertiti, ci vediamo presto.”
“Buona notte, Lena.” Le disse la
giovane, esitando ancora un istante.
“Buona notte, Kara.”
La chiamata si interruppe e Lena posò il telefono, una sensazione agrodolce nel
cuore. Era felice di aver potuto parlare con Kara ed
era felice, molto felice, di sapere che stava facendo progetti per loro, ma… ma
era anche gelosa, gelosa di non poter essere lì accanto a lei quando altri lo
facevano. Chiuse gli occhi e scosse la testa. No. No, lei era Lena Luthor e non doveva, non voleva, indulgere in certi
pensieri sciocchi. Pensò alla ragazza e pensò a quando l’avrebbe rivista e un
sorriso nacque sulle sue labbra: non vedeva l’ora.
***
Kara afferrò il missile con un grugnito.
“Tutto bene?”
Chiese Alex nel suo auricolare.
“È più difficile di quello che sembra!”
Rispose lei stringendo i denti mentre spingeva il missile verso il cielo
contrastando gli aggiustamenti di rotta che le facevano opposizione.
“Ci sei quasi.” La rassicurò Winn che controllava sul monitor
l’altitudine. Kara sentì l’atmosfera farsi più rarefatta,
prese un profondo respiro, continuò a spingere e finalmente si ritrovò a
fluttuare nello spazio.
“Ce l’hai fatta!” Le urlò Winn e lei sorrise.
“Ora riportalo giù, sarebbe uno spreco inutile lasciarlo a vagare nello
spazio.” La voce di
Hank non conteneva nessuna battuta e lei fece una smorfia, poi, sempre con il
respiro trattenuto si spinse fino a raggiungere il missile e lo riportò
nell’atmosfera.
“Piano o si disintegrerà.” L’avvisò Winn.
L’attrito si fece di nuovo sentire e Kara poté prendere una boccata d’ossigeno.
Atterrò nel deserto e posò il missile
accanto alla batteria che lo aveva lanciato.
“Ottimo lavoro Supergirl.”
Le disse Hank non appena lei tornò alla base principale del DEO. Alex le
rivolse un sorriso soddisfatto e Winn le mostro i due
pollici in alto. “La prossima volta che avremo a che fare con un missile saprai
come comportanti.”
“Addestramento finito?” Chiese
speranzosa. Era il settimo missile che inseguiva quel giorno e iniziava a non
poterne più.
“Per oggi.” Fu il laconico commento
di Hank, ma lei fece un saltello felice, doveva correre all’indirizzo che le
aveva indicato Maggie per essere pronta quando Lena sarebbe tornata da Metropolis.
“Ehi Kara!”
Si voltò sorpresa nel vedere Mon-El alla base del
DEO.
“Cosa ci fai qui?”
“Cercavo te…”
“Oh… sono un po’ di fretta, ma
dimmi.”
“Mi chiedevo se potessimo allenarci assieme,
ogni tanto, sai come all’inizio.”
“Credevo facessi il barista adesso.” Mon-El sorrise stringendosi nelle spalle.
“Sì, ma vorrei esserti utile, se ti
servisse una mano…”
“Ma certo! Sarebbe bellissimo!” Kara gli fece un ampio sorriso e gli diede un colpetto
sulla spalla, felice che il ragazzo stesse seriamente pensando di usare la sua
forza per il bene.
“Adesso…?”
“Ehm, no, adesso non posso…” Il
ragazzo sembrò deluso. “Ma lo faremo di sicuro, ok?” Le chiese lei cercando di
non abbatterlo.
“Va bene, grazie, sarebbe grande.”
“Assolutamente!” Kara
gli sorrise di nuovo, poi indicò il cielo. “Devo andare ora.” Lui annuì e lei
sparì, volando via a tutta velocità.
Winn poco distante corrugò la fronte.
“Non trovi che Kara
sia strana, ultimamente?” Gli chiese il giovane daxamite
e lui si strinse nelle spalle non che gli piacesse il modo in cui Mon-El guardava Kara, ma era suo
amico.
“Ha qualcosa per la testa, qualcosa
che non ci dice.” Winn ne aveva già parlato con
James: le rose, l’invito a pranzo, i sorrisi quando era persa nei suoi
pensieri, le telefonate mentre combatteva o mentre era con loro al bar, le
chiacchiere segrete tra lei e Alex… Era ovvio che c’era qualcuno di cui Kara si era presa una cotta, ma chi era questo qualcuno? Ed
era una cosa seria? Sulle prime avevano ipotizzato Mon-El,
ma Kara lo aveva quasi ignorato al bar e poi era
uscita per fare una telefonata dalla quale era tornata molto sorridente.
“Qualcosa o qualcuno?” Chiese il daxamite con una smorfia.
“Benvenuto nel club…” Borbottò Winn, mentre ruotava sulla sedia e si rimetteva a lavorare.
Kara arrivò al lavoro con i capelli in
disordine e un grande sorriso sulle labbra. James la fissò con aria stupita.
“Va tutto bene?”
“Oh sì! Sono andata a volare!” James
si guardò attorno spaventato, la ragazza aveva parlato senza preoccuparsi di
chi potesse sentirla.
“Kara!”
Sibilò lui lanciandole un’occhiata ammonitrice.
“No, no! Non in quel senso!” E fece
roteare gli occhi, divertita. “Sono andata a provare un posto che mi ha
suggerito Maggie.”
“Ah.” James la fissava sempre più
perplesso.
“Capo, ecco la pagina che avevi
richiesto.” Il tecnico porse un grande foglio a James che lo prese senza distogliere
lo sguardo da Kara.
“Grazie Jerry.” Il tecnico se ne andò
con un cenno della testa.
“Si tratta di paracadutismo, però…”
Gli occhi di Kara scesero sulla pagina e la sua
fronte si corrugò.
“Paracadutismo?” Chiese James, ma la
ragazza non lo stava più ascoltando invece afferrò il bozzetto della pagina e
lo girò verso di lei. “Kara di cosa stai parlando e
da quando in qua ti interessi di gossip?” Chiese frustrato il giovane.
Kara osservò la pagina con lo stomaco
contratto, il titolo che aveva attratto il suo sguardo era impossibile da
fraintendere: ‘Nuovo amore per Lena Luthor?’
Non lesse le poche righe, aveva colto
solo la parola ‘Metropolis’ e ‘serata romantica’, ma
si focalizzò sull’immagine. Lena, la sua Lena, era a cena con una donna che,
nella foto, le stava tenendo la mano. Sul volto di Lena vi era un sorriso che
neppure la pessima risoluzione della foto del paparazzo poteva nascondere.
Lo stomaco di Kara
si contrasse ancora poi restituì la pagina a James.
“Devo andare.” Mormorò e, senza
aggiungere altro, uscì dalla stanza con passo deciso.
Note: Che dire: siete magnifiche!! Talmente magnifiche
che dovrei alzare l’asticella prima di darvi un nuovo capitolo… nooo, scherzo, non lo farei mai! Rimaniamo a 5 care
lettrici, o lettori, se ce se sono... J
Piaciuto questo capitolo? Speravate che la serata
prendesse una certa piega e siete rimaste stupite tanto quanto Alex?
Ora Lena e Kara sono lontane e
si sa, la lontananza crea desiderio, ma porta con sé anche dei timori…
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Chi fosse interessato a capire cosa ha suggerito Maggie a
Kara eccovi un link. Ditemi se non è meraviglioso! Kara riuscirà a portarci Lena? E le piacerà?
Kara si sistemò gli occhiali
mentre aspettava che Lena finisse con il suo ultimo appuntamento della
giornata. La giovane Luthor era rientrata da Metropolis quella mattina ed era stata sommersa dagli
impegni accumulatisi durante la sua assenza, ma aveva trovato il tempo di
chiamarla e di chiederle se il suo ‘progetto’ per loro due poteva essere
attuato quella sera stessa. Quindi eccola lì, ad aspettare, con la testa e il
cuore in subbuglio. Voleva credere alle parole di Alex che aveva liquidato la
faccenda come idiozie da paparazzi e le aveva chiesto se ora non credeva più
che potesse esistere l’amicizia tra due donne e voleva credere al suo istinto
primario: fidarsi. Malgrado ciò aveva paura che Lena avesse dato alla loro
relazione un significato diverso da quello che le aveva dato lei, magari per
Lena la fedeltà non era nel pacchetto. L’idea la fece irrigidire di nuovo e lei
dovette chiudere gli occhi per allontanare il sospetto.
“Arrivederci
signor Haston, saluti sua moglie da parte mia.” La porta
dell’ufficio si era aperta e un uomo elegantemente vestito ne uscì,
accompagnato da Lena che lo congedò sorridente. Non appena fu entrato
nell’ascensore però, sbuffò. “Mi dispiace! Non riuscivo più a liberarmene.”
Kara sentì il cuore accelerare e
non era un sentimento negativo questa volta, no, nel vedere il sorriso di Lena
ogni sospetto fu categoricamente messo da parte.
“Jess,
per questa sera abbiamo finito, puoi andare. A domani.” Lena non distoglieva
gli occhi da lei.
“A
domani, miss Luthor.” Salutò la donna, alzandosi e
raggiungendo a sua volta l’ascensore, lasciandole sole. Allora, finalmente,
Lena le si avvicinò e si piegò sulla sedia, nella quale lei aveva aspettato,
catturandole le labbra in un bacio, pieno di bisogno.
“Mmm… quanto mi sei mancata…” Mormorò baciandola ancora. Kara arrossì e poi rise.
“Sai… ho
pensato che avessi un’altra…” Gli occhi di Lena si sgranarono.
“Cosa?”
Chiese sorpresa.
“Ecco…
ho visto una tua foto con una donna che ti teneva la mano e il titolo diceva:
nuovo amore per Lena Luthor; e…” Lena rimase
interdetta per qualche secondo poi scoppiò a ridere.
“KaraDanvers gelosa? Davvero?
Questo non me lo sarei mai immaginato!” Con il riso ancora sulle labbra si
chinò su di lei baciandola con passione. “No, Kara,
esisti solo tu. Immagino la foto si riferisse alla mia cena con Elisabeth, una delle poche amiche che mi sono rimaste dalla
scuola. Le ho parlato di te per tutto il tempo.”
“Davvero?”
Chiese Kara sistemandosi gli occhiali con un sorriso
felice e imbarazzato sulle labbra.
“Davvero.”
Mormorò lei baciandola ancora. “Cosa ne dici di salire da me…” Propose la
donna, ma poi ricordò i progetti di Kara. “No, no,
avevi un programma e lo rispetteremo. Dimmi: dove mi porti?”
“Sei
sicura di non essere stanca? Il viaggio e la giornata di lavoro…”
“Non
sono stanca.” La rassicurò lei, poi le prese la mano attirandola in un
abbraccio. “Adoro il fatto che tu me l’abbia detto… adoro la tua sincerità,
vorrei che mi parlassi sempre dei tuoi dubbi o delle tue preoccupazioni, vorrei
che fossimo sincere una con l’altra.” Le loro bocche si incontrarono di nuovo e
Kara soffocò il senso di colpa sulle morbide labbra
di Lena, evitando di pensare al grande segreto che taceva alla donna.
“Ok,
sono perplessa.” Kara aveva congedato l’autista di
Lena e ora la donna fissava un anonimo capannone che sembrava una palestra.
“Ti
piacerà!” Assicurò ancora una volta Kara, poi le
prese la mano e la guidò all’interno. “Devi indossare questa.” Lena osservò
l’aderente tuta nera con aria sempre più confusa.
“Kara… cosa…?”
“Lo
vedrai! Indossala.” Le ordinò poi sparì in un camerino. Quando Lena uscì con la
tuta addosso Kara la stava già aspettando e la sua
incontenibile gioia era tanto contagiosa che Lena smise di preoccuparsi o di
pensare che era ridicola con quella tutina nera. Per quest’ultimo aspetto la
aiutò Kara che nel vederla arrossì distogliendo gli
occhi attraversati da pensieri più che evidenti.
Passarono
in un secondo camerino dove un addetto le aiutò a trovare un casco adatto,
ormai Lena aveva smesso di tentare di indovinare dove la ragazza la stesse
portando.
“Siamo
pronte.” Affermò Kara.
“Ma la
domanda rimane la stessa: pronte per cosa?” Kara si
voltò a guardarla, gli occhi che brillavano anche sotto gli occhialoni che
portava assieme al casco.
“Pronte
a volare!” Nello sguardo di Lena passò un lampo di sgomento.
“Volare?”
“Sì!”
“Io…”
L’entusiasmo negli occhi di Kara era tale che Lena si
bloccò, come poteva dirle che lei detestava volare? Che lo faceva solo ed
esclusivamente per lavoro?
“Non ti
piace?” Chiese Kara e lei le sorrise.
“No, no…
solo che…”
“Non
aver paura! Ci sarò io a tenerti, lo faccio da sempre!” La ragazza scosse la
testa arrossendo. “Voglio dire: ho già provato a farlo e non è niente di
difficile…” Al suo cenno affermativo Kara la
accompagnò nella sala principale dell’edificio dove vi erano delle stanze
rotonde con mura trasparenti. Malgrado ci fossero varie persone nella struttura,
alcuni con le loro stesse tute altri con abiti normali, nessuno era all’interno
di quelle particolari stanze, ma Lena iniziò a capire di cosa si trattasse.
“Gallerie
del vento…” Affermò e Kara annuì entusiasta.
“Esatto!
Vieni.” Entrarono in una di quelle strutture, ampie abbastanza da poter
contenere anche quattro o cinque persone, e si misero una davanti all’altra.
“Sei pronta?” Le chiese Kara un sorriso smagliante
sulle labbra.
Non era
pronta, non lo era per nulla, gli esseri umani erano fatti per stare a terra e
non per… tese le mani e Kara le prese immediatamente.
“Ti tengo io.” Affermò e nei suoi occhi brillò una tale sicurezza che Lena ne
fu sorpresa, annuì e Kara si voltò per fare un cenno
al tecnico.
Furono
avvolte dal vento e prima che potesse fare alcunché Lena si ritrovò sospesa ad
un metro da terra. Davanti a lei Kara sembrava nel
suo elemento, le sue mani, allacciate alle proprie, le davano sicurezza e la
trattenevano in una posizione corretta. Sto volando: si disse Lena e sulle sue
labbra si aprì un grande sorriso: mio dio, era meraviglioso!
“È
stata la cosa più bella che io abbia mai fatto! Adrenalina pura e quel senso di
libertà, avrei voluto che non smettesse mai.” Lena si voltò verso Kara, gli occhi le brillavano. “Sei la donna più
meravigliosa che io abbia mai incontrato.” Prima che potesse pensarci erano una
sulle labbra dell’altra, i corpi premuti, le mani che tentavano di liberarsi da
quelle tute ormai diventate un fastidioso intoppo. Con il poco di raziocinio
che rimaneva loro si spinsero in un camerino e poi chiusero la porta alle loro
spalle. Lena le abbassò la cerniera che teneva chiusa la tuta per poi
sfilargliela dalle spalle, le morse il collo scendendo in una serie di baci e
morsi verso il suo seno ancora nascosto. Sentì la ragazza gemere quando lo
lambì con una mano e non riuscì più a trattenersi, senza indugiare scostò
quell’inutile tessuto di lato e afferrò tra le labbra il capezzolo già teso dal
desiderio di Kara. La donna gemette di nuovo
mordendosi le labbra cercando inutilmente di controllarsi. Lena tornò alla sua
bocca baciandola con voracità, assaporando la sua lingua, desiderando fondersi
con lei. Infilò la mano della tuta della ragazza scendendo lungo la sua pancia,
infilandosi sotto in tessuto che ancora copriva Kara
e cercando di giungere tra le sue gambe.
“Lena!”
Annaspò Kara cercando di trattenerla. Si fermò,
conscia che stava andando troppo in fretta, eppure lo desiderava da così tanto
tempo. Incollò le labbra a quelle di Kara cercando di
abbassare il ritmo. “Non ti fermare…” Le mormorò però Kara
sulle labbra, gli occhi lucidi di passione e Lena si morse il labbro: non era
stata una richiesta di fermarsi, ma un incitazione ad andare avanti.
Lena
iniziò a lottare con la cerniera della propria tuta e Kara
alzò le mani, poi, come se fosse stata carta, le strappò la tuta di dosso. Si
fermarono entrambe, stupefatte. Kara guardò con
sgomento la tuta di cui aveva un lembo tra le mani.
“Doveva
essere difettosa…” Le mormorò Lena, troppo desiderosa di continuare il discorso
intrapreso per preoccuparsi di un dettaglio così insignificante. Posò le labbra
sul collo di Kara che però si tirò indietro.
“Mi
dispiace… mi dispiace… io…”
“Ehi,
ehi… non importa…” Lena guardò la giovane, bianca in volto senza capire perché
fosse così sconvolta. “La pagherò, diremo che l’ho strappata nel toglierla.”
“Non
è quello…” Kara si coprì il corpo con le braccia.
“Scusa io… ora devo proprio andare…”
“Aspetta,
Kara!” Ma la ragazza era già uscita dal camerino.
Lena afferrò la propria camicia indossandola in fretta, ma quando uscì di Kara non vi era più traccia.
“Maledizione!”
Proruppe. Era stata così stupida! Aveva perso il controllo e l’aveva
spaventata. Si era ripromessa di non spingere, di non andare di fretta, di lasciare
alla ragazza il tempo di desiderarlo tanto quanto lo desiderava lei e di non
avere più paura e poi aveva rovinato tutto saltandole addosso in uno squallido
camerino. Si passò la mano sul volto, doveva solo sperare di riuscire a farsi
perdonare.
“Ho
perso il controllo: di nuovo! E poi me ne sono andata lasciandola lì! Mi
detesterà, crederà che sono pazza o…”
“Calmati,
Kara.” La ragazza andava avanti indietro nel salotto
di Alex che la fissava preoccupata.
“Calmarmi?
Non vorrà più vedermi! La sorpresa era andata così bene… perché devo sempre
rovinare tutto?”
“Non
hai rovinato tutto…”
“E
se anche fosse? Non posso stare con lei! È chiaro che non ne sono capace!
Potrei spezzarle un braccio, potrei romperle il collo come se fosse un grissino
e solo perché magari ho voglia di baciarla! Lo capisci?!” Alex non rispose,
aveva visto Kara così sconvolta pochissime volte in
vita sua.
“Perché
non chiedi a Clark?”
“Kal? Il cuginetto a cui cambiavo i pannolini? Il nemico
giurato dei Luthor? Come posso andare da lui e
dirgli: sono talmente innamorata di Lena Luthor che
non riesco a baciarla senza perdere il controllo e ho paura di ucciderla.”
“Lui
capirà, è una persona buona.” Kara si fermò, la mano
sulla fronte, scuotendo la testa.
“Kal è stato sulla terra fin da piccolo, ha sviluppato i
poteri mentre lentamente cresceva, io sono qui da quando ho undici anni, per me
è diverso…”
“Ma hai
imparato a controllarli perfettamente tanto che per tredici anni non li hai
usati, sono sicura che puoi riuscire a controllarti e sono sicura che non
faresti mai del male a qualcuno che ami, volontariamente o involontariamente.”
“Ho
rotto il piede a Ben quando ho voluto ballare con lui e mi piaceva soltanto…”
“Eri una
bambina allora ed eri sulla terra da meno tempo.” Kara
sospirò e Alex aprì le braccia. “Vieni qua.” Le disse e lei obbedì entrando nel
rassicurante abbraccio della sorella. “Andrà tutto bene, vedrai. Non lasciare
che un piccolo…”
“Due.”
La corresse Kara.
“Che due
piccoli incidenti ti fermino. Se sei innamorata di Lena Luthor
allora devi lottare per poter stare con lei.”
“Se le
facessi del male non potrei perdonarmelo…”
“Lasciarla
senza una ragione la ferirebbe molto di più, mi sembra di capire che anche lei
si è presa una bella cotta per te.” Kara arrossì sorridendo,
ancora abbracciata ad Alex. “Pizza?” Chiese poi la maggiore delle Danvers e Kara annuì.
Alex
osservò la sorella uscire dalla finestra per andare a prendere la loro cena e
sospirò. Quella storia poteva finire molto male, Kara
metteva sempre passione in quello che faceva, ma questa volta, questa volta
aveva messo tutta la sua anima e per quanto il suo corpo fosse indistruttibile
il suo cuore non lo era.
Kara entrò alla CatCo con la testa bassa, persa nei suoi pensieri, aveva
dormito poco, tentata di tornare da Lena e al contempo spaventata al pensiero
di rivederla. Cosa le avrebbe detto? Sarebbe stata arrabbiata o delusa o stanca
della sua titubanza? Offesa per il modo il cui l’aveva abbandonata?
“Ciao Kara.” Alzò gli occhi e incrociò quelli di Mon-El.
“Ciao.”
Tentò di sorridere mettendo da parte i suoi pensieri cupi. “Cosa fai alla CatCo?”
“Ti ho
portato queste.” Ruotò le braccia che teneva nascoste dietro alla schiena e le
mostrò un mazzo di rose.
“Oh…”
“Mi
hanno detto che sono questi i fiori da regalare a una ragazza…” Disse
improvvisamente titubante. “Su Daxam non strappavamo
fiori per regalarli… ma qui mi è stato detto che…”
“Sì, ma
le rose rosse sono per un sentimento d’amore!” Nel vedere di nuovo uno sguardo
deluso comparire sul volto di Mon-El, Kara sorrise, non voleva che si sentisse sempre sbagliato,
voleva che imparasse a considerarsi a casa lì sulla terra.
“Sono
bellissime e ti ringrazio.” Kara posò le rose accanto
a quelle di Lena che iniziavano ad appassire, ma erano ancora belle.
“Ne
avevi già…” Rimarcò il daxamite scontento.
“Sì,
beh…” Kara accarezzò un petalo del mazzo di Lena
ricordando la pelle vellutata della giovane, per Rao,
doveva risolvere i suoi problemi con lei!
“Kara?”
“Sì?” Il
giovane le stava parlando della loro prigionia assieme, diceva di aver capito
qualcosa in quella situazione estrema, ma lei, distratta, lo aveva ascoltato
appena.
“Tu sei
speciale.”
“Oh…
beh, ti ringrazio… ma faccio sempre dei pasticci e…” Kara
ripensò alla sera prima mordendosi un labbro, con Lena era stato così intenso…
“Non
sono abituato a queste cose.” Mon-El fece una smorfia,
poi si strinse nelle spalle. “Farò come si faceva a casa, spero che tu non ti
offenda.” Kara cercò di concentrarsi su quello che
stava cercando di dirle il giovane, ma prima che potesse reagire in alcun modo
lui l’aveva attirata contro di sé e aveva premuto le proprie labbra contro le
sue.
“Capisco.”
La parola arrivò come uno schiaffo, mentre lei faceva un brusco passo indietro
scostandosi da Mon-El.
“Non è
come…” Provò a bofonchiare, il volto in fiamme.
“Sembra?”
Sul volto di Lena Luthor vi era solo fredda durezza.
“Lena,
io…” La donna non la lasciò spiegare, ma, con un brusco dietro front, si voltò
e tornò all’ascensore.
“Aspetta!”
Kara fu sul punto di inseguirla, ma numerosi occhi si
alzarono sorpresi dal suo tono di voce troppo alto. Si morse un labbro e
l’ascensore si chiuse portandosi via la donna. Poteva sempre fare le scale,
poteva gettarsi dal palazzo in realtà, doveva raggiungerla, assolutamente, e
spiegarsi!
“Kara?” Si voltò verso Mon-El con
un’espressione feroce.
“Perché
lo hai fatto? Perché devi sempre comportarti come uno stupido?” James uscì dal
suo ufficio attirato da tutto quel trambusto.
“Ehi… Kara, cosa succede?” La ragazza aveva le lacrime agli
occhi.
“Ha
rovinato tutto!” Proruppe, mentre le sfuggiva un singhiozzo. “Ora Lena non mi
perdonerà mai.”
“Lena?”
Chiese perplesso James, fissando prima Kara poi Mon-El che era altrettanto spaesato.
“Rao! Sono innamorata di lei! È così
difficile da immaginare?” James rimase a bocca aperta mentre Mon-El abbassò gli occhi profondamente dispiaciuto. Senza
aspettare una risposta Kara lasciò l’edificio
lanciandosi all’inseguimento di Lena.
Note: Ok… ho quasi paura ad
interrompere così! XD
Le cose vanno bene (quasi
benissimo nel camerino) e poi vanno male e quando potrebbero migliorare vanno
ancora peggio! E siamo solo all’inizio della storia… Ma visto che siete delle
schegge a leggere e a commentare non disperate, il prossimo capitolo arriverà
altrettanto in fretta! (Ai 5 commenti come sempre.)
La sorpresa di Kara ha funzionato, ma la passione ha preso il sopravento e
ha spaventato la nostra supereroina e infine Mon-El
si è messo in mezzo, come un idiota ha colto il momento meno opportuno in
assoluto… certo, se Kara fosse stata un po’ più concentrata
forse avrebbe potuto evitare!
Lena sembra una donna dolce,
ma di certo è orgogliosa… permetterà a Kara di
spiegarsi?
Non odiatemi troppo, la storia
inizia a scaldarsi e ne vedremo di tutti i colori: belli e brutti!
Sto già preparando parafulmini
e anti malocchio per più avanti, quindi trattenete le maledizioni, ci sarà
tempo per scagliarle, ma ricordate sempre che io amo le SupeCorp!
;-)
Lena strinse i pugni: non avrebbe pianto. La
macchina si muoveva nel traffico e lei osservava il mondo scorrere attorno lei
senza vederlo, perché il suo cuore bruciava, bruciava di rabbia, delusione e
soprattutto di dolore. Aveva perso troppo nella sua vita ed era riuscita a
rimanere in piedi, ma perdere quell’amore, prima ancora che sbocciasse, era
troppo. Chiuse gli occhi, la sua testa rifiutava quello che i suoi occhi
avevano visto con chiarezza.
Kara. Kara la dolce e
innocente Kara che baciava un'altra persona. Oh,
quanto aveva giocato bene la commedia: tutto era stato falso. Non c’era nulla
da spiegare, nulla da dire: i suoi occhi avevano visto e non c’era modo per lei
di tornare indietro.
Un singhiozzo le sconquassò il petto e lei si
posò un pugno tra i seni, soffocando il dolore, soffocando i sentimenti,
respingendo quell’ingiusta sofferenza: era stata una sciocca e non avrebbe
permesso al suo corpo di mostrarsi debole. Era una Luthor
e i Luthor non piangevano.
“Siamo arrivati, miss Luthor.”
Gli annunciò l’autista posteggiando la macchina accanto a uno dei laboratori
fuori città della L-Corp.
“Dammi un minuto, Arthur.” Riuscì a dire e fu
felice di sentire la sua voce priva di emozioni. Prese un profondo respiro e
poi un secondo, rilassò la mano e la stese sul sedile accanto a sé. Prese la
sua borsa e recuperò uno specchietto poi osservò il proprio riflesso. Due occhi
chiari e vuoti la fissavano. Molto bene.
“Arthur, sono pronta.” L’uomo uscì dalla
macchina e le aprì la portiera. Lei lo ringraziò ed entrò nell’edificio dove la
stavano aspettando due scienziati in camice bianco.
“Come procedono i test?”
“Mi dispiace dirle, miss Luthor,
che abbiamo riscontrato un problema…”
“Quale problema?” Chiese con voce distaccata e
fredda. I due scienziati si lanciarono un’occhiata perplessi nel vederla così
diversa dal solito. “Quale problema?” Ripeté lei con tono leggermente più alto.
“Una delle molecole durante il processo
rischia di diventare instabile il che farebbe collassare la reazione e potrebbe…
”
“Cosa dicono i test?” Sapeva perfettamente
cosa sarebbe successo se una molecola avesse alterato l’equilibrio.
“Abbiamo sospeso i test perché se il processo
collassasse…”
“Quali sono le probabilità?” I due scienziati
si lanciarono di nuovo uno sguardo e lei sentì la rabbia crescere.
“Quindici percento, miss Luthor.”
“Un rischio più che accettabile. Non possiamo
vivere nella paura.” Ripeté come se fosse un mantra a cui ora doveva
aggrapparsi. “Fatelo.”
“Ma…”
“Ho detto: fatelo!” La sua rabbia non sfuggì
ai due uomini che annuirono. “Quanto ci vorrà per preparare tutto?”
“Pochi minuti.”
“Molto bene.”
“Miss Luthor, devo
sconsigliare una simile affrettata procedura senza…”
“Quante simulazioni al computer sono state
fatte?” Chiese brusca, ben conoscendo la risposta, aveva seguito personalmente
il progetto.
“Non so di preciso…”
“Duemilacinquecentosessantatré.”
Rispose allora lei fissando l’uomo con alterigia. “Duemilacinquecentosessantaquattro
se oggi è stata eseguita quella che era in programma.”
“Sì, miss Luthor.”
“Ebbene, in queste duemilacinquecentosessantaquattro
simulazioni, quante volte il risultato ha portato al collasso della reazione?”
“Nessuna…” Lena lo fissò.
“Quante volte dottor Raymond?”
“Nessuna, miss Luthor.”
“Appunto. Procedete con l’esperimento.” L’uomo
annuì e poi si diresse verso il laboratorio principale mentre lei, seguita dal
secondo scienziato, raggiunse il ponte di osservazione, dove i computer
avrebbero mostrato loro i risultati.
Kara sbuffò, arrabbiata dalla lentezza
dell’ascensore della L-Corp, lei aveva una fretta
dannata e tutto il mondo sembrava essere più lento di un bradipo.
“Devo vedere…”
“Non è qui.” La segretaria si alzò in piedi
fissandola dritto negli occhi intenzionata, probabilmente, a non sbattere le
palpebre neppure una volta.
“E dov’è?”
“Non posso riferire degli spostamenti di miss Luthor, mi dispiace.” Disse con tono inflessibile la donna.
“Devo parlarle ed è urgente!” Proruppe lei, si
voltò verso l’ufficio e abbassò leggermente gli occhiali: il posto era
effettivamente vuoto.
“Mi dispiace.” Ripeté la segretaria. Kara prese il cellulare e lo fece suonare per l’ennesima
volta, ma Lena non le rispose o la ignorava o stava lavorando lontano dalla
sede della L-Corp.
“Grazie.” Disse, cercando di non avere un tono
troppo tagliente, e riprese l’ascensore. Mentre scendeva con lentezza
esasperante chiamò Alex.
“Cosa succede?”
“È successa una cosa…”
“Stai bene?” Chiese,
subito preoccupata, la ragazza.
“Io… sì, no, no.”
“Come posso aiutarti?”
“Devo parlare con Lena e lei non risponde al
telefono e…”
“Vuoi che lo faccia rintracciare? Se ha il telefono con sé sapremo
dove si trova.”
“Lo so che non dovrei chiedere di usare le
attrezzature del DEO per fini personali, ma…”
“Kara?”
“Sì?”
“Il DEO ti chiede di usare il tuo corpo per fare da scudo tra noi
umani e le minacce aliene ogni giorno, sono sicura che possiamo fare uno
strappo alla regola per darti una piccola mano.”
“Grazie… non so cosa farei senza di te.”
“Sì… però… non diciamolo ad Hank, ok?”
“Ok.”
Pochi minuti dopo Winn
aveva rintracciato la posizione del telefono di Lena e Kara
si precipitò verso uno degli laboratori in cui la L-Corp
faceva sperimentazioni.
“Non sarà facile entrarci, hanno un sistema di sicurezza
all’avanguardia.” Le
spiegò Winn che aveva collaborato senza chiedere
nessun tipo di spiegazione, da vero amico.
“Non mi vedranno neppure. Grazie.” Kara chiuse la conversazione, poi scandagliò l’edificio con
la vista a raggi X fino a riconoscere la figura elegante di Lena che sembrava
aspettare qualcosa, ferma con le braccia incrociate. Prese un profondo respiro,
annuendo: poteva farcela.
Quando la porta d’entrata si aprì lei corse,
infilandosi a super-velocità nell’edificio, fermandosi solo davanti alla porta
dietro alla quale aveva visto Lena. Prima che le mancasse il coraggio entrò
nella stanza.
“Chi è lei?” Uno scienziato, il primo a
vederla, si fece avanti con fare aggressivo. “Come ha superato i sistemi di
sicurezza?”
“Kara?” La voce di
Lena sembrò avere un tremito e lo scienziato si voltò perplesso a guardarla.
“Conosce questa donna, miss Luthor? Devo chiamare la sicurezza?” Kara
vide gli occhi della donna indurirsi e intervenne prima che accettasse il
suggerimento e chiamasse davvero gli uomini della sicurezza.
“Devo parlarti, ti prego, solo qualche
minuto.” La donna strinse la mascella, rimanendo in silenzio per un lungo
istante poi guardò lo scienziato.
“Lasciateci sole.”
“La reazione è incominciata e…”
“I computer registreranno tutto quello che
devono registrare che lei sia qui oppure no.” Lo interruppe lei con tono duro.
L’uomo annuì e uscì dalla stanza.
Kara si passò la mani lungo i fianchi, cercando di
calmarsi.
“Sto aspettando e mi pare avessi detto:
qualche minuto.” Proruppe Lena, freddamente.
“Quello che hai visto… io non volevo
assolutamente…”
“Sono stata una stupida, credevo che tu fossi
diversa, credevo che fossi sincera e onesta, credevo che potessi essere…” Lena
si interruppe scacciando con rabbia una lacrima sfuggita dai suoi occhi.
“Vattene.”
“Lena io sono innamorata di te!” Quelle parole
sembrarono fare breccia anche nella fredda corazza in cui Lena si era avvolta.
“E allora perché baciavi un altro? Mike: quel
sciocco bamboccio.”
“Non lo baciavo…”
“Hai paura di stare con me? Perché sono una Luthor?”
“Che sciocchezza!” Kara
strinse i pugni arrabbiata. Un bip iniziò a risuonare nella stanza, ma le due
donne lo ignorarono.
“E allora cosa? Perché sono una donna?” Kara scosse la testa, ma una scossa destabilizzò il loro
equilibrio. Ora furono molti i bip a risuonare nell’aria e si aggiunse un
allarme.
“Cosa sta succedendo?” Chiese Kara, Lena si voltò verso i computer leggendo i dati
rapidamente.
“La reazione che stavamo testando è diventata
instabile, dobbiamo uscire subito da qui!” Mentre lo diceva una seconda
violenta scossa spezzò in due il pavimento sotto i piedi di Kara
che sparì tra una nuvola di polvere e macerie.
“Kara!” Urlò Lena
gettandosi in avanti incurante del pericolo che lei stessa correva. Il terreno
tremò di nuovo e la donna cadde a terra, ma non le importava, gli occhi le
bruciavano a causa della polvere delle macerie, ma nulla contava, solo Kara. Due braccia forti la afferrarono e lei fu tirata
verso l’alto.
“No!” Urlò, ma Supergirl
la teneva stretta mentre spezzava le mura, creandosi una strada verso
l’esterno. “Kara! Salva Kara!”
Le disse, ma la giovane supereroina la posò sul verde prato esterno
all’edificio e poi si gettò di nuovo all’interno del laboratorio. Pochi istanti
e il prato fu affollato da scienziati e impiegati dello stabile. Lena si
aggirava tra di loro, il volto sconvolto alla ricerca di due occhi azzurri
senza i quali, ora lo sapeva, non poteva vivere.
“Sono tutti fuori e ho congelato la reazione.”
Affermò Supergirl atterrando con agilità ed eleganza
sul prato.
“Kara! È sparita tra
le macerie…” Supergirl la guardò, gli occhi dolci.
“Kara sarà sempre al
sicuro, fino a quando io avrò respiro.” Lena sbatté gli occhi e la supereroina
scomparve, mentre una mano si appoggiò sulla sua spalla.
“Sono qua…” Sentì mormorare e quando si voltò
vide Kara, senza neppure un graffio, un sorriso
titubante sulle labbra. Lena la prese tra le braccia e la strinse a sé mentre
il suo petto sussultava a causa dei singhiozzi non più trattenuti. “Va tutto
bene, sono qui.” Le mormorò ancora Kara
accarezzandole la schiena e lasciando che si sfogasse.
Kara la riaccompagnò alla L-Corp,
Lena aveva smesso di piangere, ma sembrava persa nei pensieri e lei non la
disturbò, ma quando si allontanò la donna catturò la sua mano e non la lasciò
più andare.
“Jess, stanzia un indennizzo per i dipendenti
del laboratorio che ho fatto esplodere, direttamente dal mio conto personale,
grazie.”
“L’ufficio addetto stampa si sta occupando dei
media, è appena arrivato il discorso che le hanno scritto, vi sono numerosi
video che si stanno diffondendo su internet, ma i suoi impiegati non stanno
diffondendo nessuna notizia sul perché l’esplosione è avvenuta, parlano solo di
incidente.”
“Bene, mi occuperò della faccenda, ma non
oggi.”
“Sì, miss, Luthor,
nessuno la disturberà.”
“Grazie, Jess.” La voce di Lena era di nuovo
salda e la sua sicurezza sembrava essere restaurata, ma non le lasciò la mano,
neppure davanti alla segretaria che, perfetta nel suo lavoro, non fece nessuna
gesto che rivelasse avesse notato la cosa.
Risalirono i piani fino a giungere all’attico.
Erano sporche di polvere e Lena aveva qualche graffio sulle braccia e sul viso.
“Vuoi che ti lasci tranquilla… magari ti serve
del tempo per…” Provò a dire.
“Vorrei che tu rimanessi questa notte.” Disse
allora la donna, senza titubanza, ma con occhi stanchi.
“Rimarrò fino a quando non mi manderai via.”
Le rispose ottenendo in cambio un sorriso dolce. Lena le si avvicinò e le
scostò una ciocca di capelli sfuggita alla sua bionda treccia.
“Non hai neppure un graffio… io ti ho visto
cadere…”
“Sto bene.” La rassicurò, Kara
e lei annuì, ancora incredula. Poi osservò le proprie mani sporche e sospirò.
“Devo fare un bagno.” Le lanciò uno sguardo e
inclinò la testa. “Dobbiamo fare un bagno.” Kara
arrossì e lei sospirò di nuovo, ma senza dolore, solo stanchezza. “Ti scelgo
qualcosa da metterti, tu vai per prima.” Kara annuì e
poi raggiunse il bagno.
Una grande vasca occupava il centro della
stanza, infossata nel pavimento in legno, numerose fragranze erano sistemate
nei loro eleganti botticini accanto alla vasca, così come varie candele. Contro
un angolo vi era anche una doccia, grande il doppio di quella di casa sua, ma
altrettanto pratica. Kara si liberò dai vestiti e
aprì l’acqua poi si ripulì dalla polvere di cui si era sporcata prima di
ricomparire sul prato e aver tolto il costume di Supergirl.
“Questi dovrebbero andarti bene.” La voce di
Lena la fece sobbalzare, la donna aveva accostato la porta e ora posò dei
pantaloni, un paio di t-shirt e dell’intimo su un armadietto. “Scegli quello
che preferisci.” Non la guardò, invece rischiuse la porta e la lasciò con il
cuore che batteva veloce.
Kara finì in un attimo, indossò l’intimo, cercando
di non pensare al fatto che appartenesse a Lena, e poi scelse i pantaloni beige
e una t-shirt grigio scura. Nel vederla arrivare Lena si fermò a metà
movimento. Kara alzò la mano al volto per sistemarsi
gli occhiali e si rese conto che li aveva dimenticati, con il cuore che batteva
veloce guardò Lena che si avvicinava, lo sguardo rapito. La donna alzò la mano
per accarezzarle il volto poi si fermò e sorrise in imbarazzo.
“Sono sporca e tu sei bellissima… non ti avevo
mai vista con i capelli sciolti e senza occhiali.” Kara
abbassò lo sguardo, ringraziando che i capelli bagnati apparissero più scuri di
quelli di Supergirl e che la ragazza non avesse
notato la somiglianza. “Ora tocca a me. Ho ordinato giapponese. Non ho voglia
di aspettare che lo chef ci prepari qualcosa di elaborato… ti dispiace?”
“No, va benissimo.” La ragazza annuì, poi
raggiunse il bagno e serrò la porta dietro di sé. Kara
chiuse gli occhi cercando di non cedere alla tentazione di osservare con i
raggi X la ragazza che si spogliava, era sbagliato per così tanti motivi che…
aprì un occhio solo e poi lo richiuse arrossendo e si voltò di spalle, doveva
recuperare i suoi occhiali, almeno la aiutavano a non cedere a tentazioni
ridicole.
Lena fu veloce, tanto che fu pronta mentre
arrivava la loro cena, portata dal sorridente portiere.
Mangiarono chiacchierando, lasciando da parte
gli argomenti importanti e lasciando da parte le paure di quella giornata, ma
alla fine Kara dovette parlare.
“Lena…”
“Sì?”
“Volevo parlarti di quello che hai visto,
oggi, alla CatCo.” La donna abbassò lo sguardo poi
scosse la testa.
“Oggi ho creduto di averti persa per davvero.
Quando ti ho visto precipitare tra le macerie…” Scosse la testa mentre gli
occhi le si velarono di lacrime. “Non mi importa di Mike, non mi importa di
quello che è successo. Voglio solo che tu stia bene.”
“Aspetta… pensi che…”
“Penso che tu sia confusa e che tu abbia
bisogno di tempo per capire. Hai detto di essere innamorata di me, ma forse
provi qualcosa anche per lui… e va bene.”
“No!” Kara si
inalberò a quelle frasi. “No! Io non sono innamorata di Mo…
di Mike! È solo un amico per me. Io…” Di nuovo sentì la gola seccarsi, ma gli
occhi di Lena erano allacciati ai suoi e aspettavano, aspettavano con timore e
speranza le sue parole. “Io so quello che voglio e sei tu. Io sono innamorata
di te.”
“Sei sicura? Perché non posso permettermi di
crederci se non sei sicura, ho perso troppo e non posso perdere anche…” Le sue
parole furono interrotte dalle labbra di Kara. Dolci,
ferme, sicure.
“Sì, sono sicura.” Le disse e poi catturò di
nuovo le sue labbra in un bacio cercando, con tutta se stessa, di imprimere in
esso l’amore che provava per Lena.
Note: questa volta sono stata brava, no? Niente finale al
cardiopalma… ;-)
Tutto è andato per il meglio, anche se ci è voluta un’esplosione
per convincere Lena a tornare sui suoi passi e a rimangiarsi la sua fredda
resistenza. Crede di aver visto la quasi morte di Kara…
normale che si mettano da parte le stupidaggini. Kara
poi ha saputo spiegarsi e chiarire che lei vuole solo ed esclusivamente Lena,
nessun tentennamento!
Ora, ragazze, Lena è stata chiara, vuole Kara a casa con sé questa notte… che dite che succederà?
Vedremo. ;-)
Intanto vi ringrazio anche qui per i commenti, adoro
leggere le vostre idee e le vostre opinioni su come si svilupperà la storia e a
volte le vostre reazioni appassionate mi fanno morire dal ridere (adoro anche
quando mi maledite!). Grazie, davvero grazie, di condividere con me la vostra
lettura.
“Perché sei scappata l’altro giorno
allo Skydiving?” Kara e
Lena erano stese sull’enorme letto della Luthor, le
gambe intrecciata e le mani che giocavano e si accarezzavano. A quella domanda Kara abbassò lo sguardo. “Hai avuto paura?” Chiese allora,
con tono gentile, Lena. La luce delle candele era tenue e creava giochi di luce
e ombre sui volti delle due donne.
“Ho avuto paura di perdere il
controllo.” Ammise lei e Lena corrugò la fronte. “Mi dispiace averti lasciato
così.” Mormorò poi e Lena scosse la testa.
“Non importa, ma avresti dovuto
dirmelo, avresti dovuto fermarmi, lo avrei fatto se tu lo avessi chiesto…” Un
sorriso le si aprì sulle labbra. “Avrei tentato quanto meno.” Kara arrossì e Lena rise. Un risata delicata che però le
riscaldò il cuore. Rimasero in silenzio mentre Lena seguiva con un dito la linea
delle labbra di Kara.
“Non mi è mai successo di provare
qualcosa di così intenso per qualcuno.” Ammise poi la Luthor,
il tono basso, come se mormorasse un segreto. “Quando ci siamo baciate, la
prima volta… sai quando si dice: non toccavo terra? Ebbene, quella era la
sensazione, te lo giuro.” Kara, in imbarazzo, alzò la
mano per sistemarsi gli occhiali sul volto, ma li aveva tolti nello stendersi e
arrossì, mentre Lena si mordeva il labbro. “Devo farti un’altra confessione. Io
odio volare, mi fa paura, mi sembra sbagliato, lo faccio solo perché devo,
eppure… eppure volare con te è stata la cosa più bella che io abbia mai fatto.”
“Non ti piace volare?” Chiese Kara sbalordita dalla dichiarazione. “Io… non lo sapevo!”
“Meno male, altrimenti non mi avresti
mai portata in quel posto.” Lena sorrise mentre Kara
faceva una smorfia dispiaciuta. “Devi ringraziare… Maggie?” Provò e quando lei
annuì Lena ripeté: “Ringrazia Maggie per la dritta.”
“Lo farò.” Rimasero in silenzio a
fissarsi, le mani che si intrecciavano.
“Mi fai sentire come un’adolescente
alla prima cotta.” Riprese a parlare Lena. “Ho voglia di fare l’amore con te,
una voglia matta, eppure rimango qui, incapace di respirare e ti guardo,
chiedendomi se si possa impazzire dal desiderio.” Kara
sbatté le palpebre sorpresa. Il cuore di Lena stava battendo veloce ora e il
suo lo seguì mentre lei spingeva il suo viso verso quello della ragazza
catturando le sue labbra in un bacio.
Dolcemente assaporò le labbra della
ragazza, senza fretta lasciò che le loro lingue si trovassero, godendo ogni
istante di quel delicato scoprirsi, ancora e ancora.
Lena la spinse a sdraiarsi pancia in
su stendendosi su di lei attenta a non pesarle addosso, ma facendo sì che i
loro corpi aderissero. Si baciarono ancora, mentre Kara
avvolgeva le braccia attorno al corpo di Lena lasciando che le sue mani le
accarezzassero la schiena prima attraverso il tessuto della t-shirt, poi
infilandosi sotto di essa e toccando la pelle nuda della donna. Dopo pochi
istanti Lena si sollevò a sedere e attirò verso di sé Kara,
la baciò poi, sempre con dolcezza, un sorriso sulle labbra, le sfilò la
maglietta per poi fare lo stesso con la propria. La mani di Lena si posarono
sulla sua schiena nuda mentre le labbra della ragazza si spostarono alla base
del suo collo provocandole un brivido di piacere.
Kara piegò la testa lasciando che Lena le
baciasse il collo fino ad arrivare a morderle dolcemente il lobo dell’orecchio.
“Va tutto bene?” Le chiese Lena
quando la sentì rabbrividire sotto di sé.
“Sì.” Soffiò lei, incapace di dire di
più. La donna sorrise poi la baciò mentre con le mani le slacciava il reggiseno
e glielo sfilava, gettandolo via. Kara sentì il cuore
che tornava ad accelerare mentre la ragazza la spingeva verso il materasso
rimanendo seduta su di lei, gli occhi che si perdevano nel guardare il suo
corpo.
“Sei perfetta.” Affermò, poi con la
mano le accarezzò un seno, facendole sfuggire un sospiro di piacere. Lena si
morse il labbro e Kara fu sicura che il suo cuore non
avrebbe retto oltre. Invece resse anche quando la donna si abbassò di nuovo su
di lei, baciandole il collo e scendendo fino a lambire il suo capezzolo con la
bocca. Kara sentì il proprio corpo arcuarsi mentre
dalla labbra le sfuggiva un gemito.
Sentiva un fuoco accendersi nel basso
ventre, mentre tra le gambe iniziava ad avvertire una certa umidità. Lena passò
al secondo seno e lei dovette ansimare incapace di resistere al piacere. Eppure
doveva, perché non poteva permettersi di perdere il controllo.
“Lena…” Ansimò e la donna si separò
dal suo corpo per guardarla.
“Devo fermarmi?” Le chiese la donna,
gli occhi che brillavano. Kara scosse la testa, ma
Lena non ricominciò, invece si stese accanto a lei, baciandola con dolcezza.
“Non abbiamo nessuna fretta.” Le mormorò. La sua mano andò a posarsi sul suo
fianco accarezzandola dolcemente, mantenendo vivo il desiderio, senza però
spingerlo oltre.
Kara si mise di
fronte a lei, chiedendosi cosa avesse fatto per meritarsi una donna tanto
speciale.
“Non voglio farti del male.” Le disse
mentre le accarezzava il volto.
“Non mi farai del male.”
Kara tornò a congiungere le loro labbra
mentre Lena le accarezzava la schiena attirandola contro il proprio corpo.
Infastidita dal reggiseno che ancora indossava la donna lo tolse e Kara rimase affascinata da quel corpo svelato. Ammirandone
le forme e contemplando la perfezione di quella pelle alabastro Kara fece scorrere le dita lungo di essa, osservando il
modo in cui al suo tocco i capezzoli si irrigidirono. Lena chiuse gli occhi
lasciandosi sfuggire un sospiro e Kara sentì che il
cuore della donna batteva più veloce e quando Lena riaprì gli occhi si ritrovò
a specchiarsi in un cielo estivo. Rapita si piegò su di lei baciandola e
lasciando che i loro seni si toccassero. Fu un bacio lungo, ma le mani di Lena
non rimasero inattive, invece si insinuarono nei sui pantaloni finendo per
accarezzarle il sedere, dandole dei lunghi brividi di piacere.
Poi la donna tornò a spingerla verso
il basso e salì su di lei, le baciò il collo, poi i seni fino a scendere sul suo
ventre che mordicchiò e baciò e poi arrivò al bordo dei suoi pantaloni. Kara trattenne il respiro, ma la donna alzò gli occhi verso
i suoi cercando un permesso per andare oltre. La kryptoniana
rimase immobile, ma la donna dovette leggere qualcosa nel suo sguardo perché
non indugiò più, invece, le sbottonò i pantaloni e li tirò verso il basso
lasciando che scivolassero via e poi gettandoli a terra. Ora si trovava tra le
sue gambe e la guardava mentre lentamente scendeva a baciare la sua intimità
ancora coperta dalle mutandine. Kara sentì il proprio
corpo tendersi e gemette mentre spingeva la testa indietro e stringeva le
lenzuola nei pugni. Le mani di Lena si posarono sulle sue cosce accarezzandole,
mentre la sua bocca le infuocava la pelle nel suo punto più sensibile.
Lentamente sentì le dita di Lena risalire fino ad arrivare alla sua vita, poi
tornarono a scendere e con esse scese anche l’ultimo pezzo di indumento che
ancora indossava. Trattenne il respiro e poi le labbra di Lena furono davvero
su di lei. Gemette con più forza quando sentì la lingua accarezzare il suo
centro. Rao, cosa avrebbe fatto quando la donna fosse
entrata in lei? Con un ansimo cercò di riprendere il controllo, ma Lena non la
aiutava, anzi, fece passare le mani attorno alle sue gambe e le strinse il
sedere spingendo il bacino di Kara contro la sua
bocca con più decisione.
Kara gemette mentre le ondate di piacere
si facevano sempre più forti, mai aveva provato qualcosa di simile.
“Lena!” Ansimò, quando sentì che il
suo corpo si stava sollevando dal letto, iniziando a levitare contro il suo
volere. La donna alzò il viso e Kara fu quasi
sommersa dal piacere nel vedere quegli occhi chiari fissarla da quella
posizione. La donna comprese e risalì il suo corpo baciandola con il suo sapore
sulle labbra.
“Va tutto bene?” Le chiese,
accarezzandole il viso.
“Perdonami…” Disse lei mortificata.
“No, no. Non chiedere mai scusa per
quello che succederà qua e non dire mai grazie. Quando facciamo l’amore nulla è
vergognoso e nulla è forzato. Succede solo quello che desideriamo entrambe.” La
baciò di nuovo poi le sorrise. “Ti dispiace se mi spoglio anche io?” Kara scosse la testa, il cuore che ancora non riusciva a
calmarsi, il piacere che invece di spegnersi sembrava accumularsi dietro a un
diga. Lena si sollevò e scese dal letto, poi senza distogliere gli occhi da lei
si tolse i pantaloni e con essi lasciò cadere le mutandine. Kara
sentì la gola seccarsi mentre osservava quel corpo finalmente nella sua
interezza, nudo e bellissimo. Lena gattonò fino a lei, gli occhi che sembravano
laghi di piacere in cui ci si poteva perdere per sempre.
“Credi di essere l’unica che perde il
controllo?” Soffiò sulle sue labbra, poi prese la sua mano e la spinse con
delicatezza tra le proprie gambe. Kara, che poteva
trattenere il respiro per quasi mezzora, si trovò completamente senza fiato.
Lena chiuse gli occhi sospirando
mentre le dita di Kara affondavano nella sua intimità,
bagnata e pronta ad accoglierla. Ora poteva morire. Accarezzò la pelle calda
della donna e poi delicatamente spinse un dito a penetrarla, il gemito di Lena
le fece quasi girare la testa. Si spostò mettendosi sulla donna, poi iniziò a
muoversi, le mani di Lena, chiuse a coppa attorno alla sua, e i movimenti del
suo bacino le diedero il ritmo e Kara si ritrovò a
guardare Lena che ansimante di piacere si muoveva sotto di lei. Mai, in tutta
la sua vita, aveva visto qualcosa di più bello. La pelle bianca, i capelli
quasi neri sparsi sul cuscino e quel volto espressione del piacere. Rao quanto l’amava.
Sentì che Lena si stringeva attorno
alle sue dita e percepì le prime contrazioni del piacere, ma la donna la spinse
via da lei, ansimando.
“Non ancora.” Proruppe, il fiato
corto. “Non prima di te.” Affermò poi mentre, famelica ribaltava le posizioni.
Senza indugiare spinse la propria
mano tra le sue gambe e Kara si trovò ad agevolarla,
il piacere di sentirla dentro di sé che cancellava ogni altro pensiero. E poi
successe: Kara sgranò gli occhi, mentre Lena
penetrava in lei.
“Lasciati andare…” Le soffiò nell’orecchio
mentre aggiungeva un secondo dito e iniziava a muoversi con spinte sempre più
profonde.
Kara si aggrappò alla sua schiena
spingendo il bacino incontro alla sua mano mentre un piacere caldo e avvolgente
si espandeva dal ventre in tutto il corpo, lentamente, ma inesorabilmente,
sommergendola. Il suo corpo si tese mentre tutto il suo essere veniva scosso e
lei si lasciava annegare, perdendosi nel piacere che sembrò espandersi e
colpire la donna che si muoveva su di lei.
Lena ansimò, mentre a sua volta il
piacere dell’orgasmo la travolgeva. La donna aveva gli occhi chiusi, sul viso
l’espressione stessa del piacere.
Kara lasciò uscire l’aria dai polmoni,
riprendo a respirare e si rilassò sul materasso, conscia solo in parte di
essersi sollevata di qualche centimetro dal materasso, ma ben consapevole di
avere le ginocchia che tremavano.
La donna rise mentre ricadeva su di
lei, cercando le sue labbra in un bacio ancora pieno di fuoco.
“È stato… è come se il tuo piacere
avesse…” Scosse la testa incapace di definirlo, poi si sistemò al suo fianco
accarezzandole il corpo come a voler accompagnare gli ultimi strascichi
dell’orgasmo. Kara la guardava meravigliata nello
scoprire nuovi dettagli su quel volto che rendevano Lena ancora più bella.
“Sei bellissima.” Disse
accarezzandole il volto e scendendo lungo la sua spalla, poi passò la mano
sulla sua schiena e Lena sussultò. Kara sgranò gli
occhi sorpresa. “Cosa…?”
“Non è nulla.” Le disse Lena coricandosi
sul dorso.
“Fammi vedere.” Kara
si tirò a sedere, il viso teso.
“Non c’è nulla che…”
“Fammi vedere.” Lena sospirò poi si girò
e le mostrò la schiena, dove erano ben visibili delle impronte rosse che, non
era difficile immaginare, sarebbero diventati dei lividi.
Kara si portò la mano alla bocca, sconvolta.
“Smettila, non mi fanno male e i
lividi sono parte del gioco quando ci si lascia andare!”
“Ti ho stretta troppo forte.” Mormorò
lei. “Ti ho fatto del male…” Vedere quei marchi violacei sulla pelle perlacea
della ragazza le fece venire le lacrime agli occhi. Scese dal letto mettendosi
a cercare i suoi vestiti.
“Kara.” La
chiamò Lena, immobile sul materasso, ma lei scosse la testa raccogliendo
maglietta e pantaloni. “Kara, guardami.” Si fermò
attirata dal tono dolce di Lena. “Se te ne vai ora mi farai molto più male di
quanto potranno mai farmene due lividi.”
Kara rimase ferma guardando la donna i
cui occhi erano lucidi a causa di lacrime non ancora versate e sulle cui labbra
vi era un sorriso, che tremolava appena, lasciò cadere gli abiti e risalì sul
letto lasciandosi attirare nel suo abbraccio.
“Perdonami, io non so come… come
comportarmi con te… è tutto così nuovo e forte e…”
“Fa paura. Lo so.” Lena le sollevò il
viso poi le baciò le labbra. “Non sapevo ci fosse una tigre sotto quell’aria di
dolce reporter.” Kara sentì le guance imporporarsi e
vide gli occhi di Lena brillare di divertimento.
Era giusto nasconderle la propria
identità? Aveva dato per scontato che dovesse farlo, ma come poteva mentirle a
quel modo? Se voleva costruire qualcosa di serio con lei non avrebbe dovuto
dirle tutta la verità?
“Lena, io…”
“Shhh.” Lena
le posò un dito sulla bocca, le loro labbra si unirono in un bacio poi la donna
si stese nel letto e la attirò contro di sé a cucchiaio, i corpi nudi stretti
uno all’altro. “Niente affermazioni dopo l’amore, potresti pentirtene…” Disse,
un sorriso sulle labbra.
Rimasero così a lungo, in silenzio,
godendo della reciproca vicinanza, fino a quando Kara
non sentì il sonno invaderla. Chiuse gli occhi lasciando che il respiro leggero
di Lena la cullasse, i pensieri e i dubbi che se ne andavano.
Lena le depose un bacio sulla spalla,
poi sul collo fino a giungere al suo orecchio che baciò delicatamente.
“Ti amo…” Sussurrò la donna,
transigendo alla sua stessa regola, Kara sorrise, mentre
con quelle dolci parole si addormentava.
Kara si svegliò leggermente confusa, era
da tanto che non dormiva così profondamente, normalmente era disturbata dai
rumori della città. Si girò da un lato e trovò Lena che la guardava. Le candele
erano spente e su di loro vi era un lenzuolo che la donna doveva aver
recuperato mentre lei dormiva, la luce del mattino entrava nella stanza
illuminandola.
“Buongiorno.” Le mormorò Lena facendo
un sorriso nel vedere i suoi occhi aperti.
“Buongiorno.” Kara
si sollevò un poco per far sì che le loro labbra si ritrovassero. Erano passate
solo poche ore eppure già le mancavano. “Pensavo che potremmo fare colazione
assieme…” Propose.
“Mmm.”
Mormorò Lena mentre attirava il corpo nudo di Kara
contro il suo. Ritrovarsi stretta dalla ragazza fu come gettare benzina su un
fuoco all’apparenza spento, ma pronto a riaccendersi, Kara
sentì i propri sensi risvegliarsi bruscamente e il suo corpo iniziare a
desiderare di più.
Le carezze di Lena divennero sempre
più pressanti e Kara sempre più desiderosa di sentirla
scivolare dentro di lei.
Lena rotolò su di lei intrappolandole
le braccia in alto mentre con le labbra scendeva a baciarle il corpo. Poi la
lasciò andare, scendendo dal letto e facendo segno di seguirla mentre si mordeva
il labbro inferiore. Kara la imitò veloce, seguendo
la donna nel bagno fin dentro alla doccia dove Lena aprì l’acqua lasciando che
scorresse su entrambe.
“Tanto vale portarsi avanti…” Le
mormorò ridendo, poi incollò in suo corpo a quello di Kara
e spinse il braccio tra i loro bacini. Kara la aiutò e
poi ansimò quando la donna la penetrò con fermezza dandole una decisa onda di
piacere. L’acqua cadeva su di loro e a Kara sembrò
improvvisamente bollente quando fu trascinata di nuovo verso l’orgasmo. Quando
le sue gambe smisero di tremare si inginocchiò tra quelle di Lena assaggiando
per la prima volta il suo sapore e venendo premiata, dopo poco tempo, da un
lungo gemito di piacere.
Risalì il corpo ancora fremente della
donna fino ad arrivare alle sue labbra che baciò con dolcezza mentre lei si
aggrappava alle sue spalle cercando un sostegno che le gambe non sembravano più
capaci di darle.
“La colazione?” Chiese Kara e Lena ancora tremante dopo l’orgasmo, rise baciandola
ancora.
Fecero la doccia ridendo, baciandosi,
scherzando. Gli abiti di Kara era tornati puliti e
stirati dalla lavanderia e lei poté indossarli, Lena invece coperta solo da una
vestaglia stava preparando la colazione, saccheggiando gli armadi della cucina.
“Marmellata di pesche o di fragole?”
Chiese nel vederla arrivare.
“Entrambe!” Assicurò Kara facendola ridere. La kryptoniana
si avvicinò a lei appoggiandosi alle sue spalle e abbracciandola, ispirando il
suo profumo assieme a quello fragrante del pane tostato.
Il telefono squillò e Lena fece una
smorfia.
“Solo un secondo.” Assicurò, poi
sollevò la cornetta ascoltando. Kara prese il pane
semi imburrato e finì il lavoro poi continuò con la marmellata. I suoi occhi
era distratti dalla figura di Lena, che osservava la città parlando al telefono
di contratti e meeting. Il sole mattutino la illuminava schiarendole i capelli
bruni e facendo brillare la sua figura elegante.
“Ahi!” Kara
abbassò lo sguardo e guardò il taglio sulla sua mano. Una sottile linea rossa
si stava formando sul suo palmo: sangue.
Note: Vietato lamentarsi per il finale! Ragazze vi ho
dato il capitolo tanto atteso quindi, sperando che vi sia piaciuto, godetevelo!
J
Scherzo, potete lamentarvi e darvi alle congetture se vi
va, sarò felicissima di leggere quello che pensate anche di quest’ultimo
dettaglio, spero, inaspettato.
Scrivere questi capitoli, o meglio, queste scene, è
sempre dura quindi… spero di essere riuscita a fare un lavoro decente!
Non vedo l’ora di leggere le vostre impressioni, quindi,
come sempre, fatemi sapere. J
“Ti sei tagliata?” Lena fu subito
accanto a lei, le prese la mano e la mise sotto l’acqua fredda. “Fa male?”
Chiese preoccupata.
“Io…” Kara
era senza parole, incapace di concepire la ferita sul suo corpo.
“Non sembra profondo, ha già smesso
di sanguinare…” Lena guardava il suo palmo e Kara
alzò gli occhi verso il sole che la stava raggiungendo. Chiuse il palmo in
fretta, sorprendendo Lena.
“Non è nulla!” Affermò con forzata
tranquillità.
“Sicura?”
“Sì, assolutamente.” Lena annuì poi
fece una smorfia.
“Mi dispiace interrompere la nostra
colazione, ma devo andare in ufficio, ci sono dei problemi con una cessione e…”
“Ma certo!” Kara
annuì comprensiva e Lena la baciò.
“Ci vediamo più tardi?”
“Sì.” Lena la salutò con un altro
bacio poi andò a vestirsi e lei uscì dall’appartamento, passò davanti
all’ufficio dove Jess la salutò con un buongiorno senza fare commenti o
lanciarle occhiatine e poi uscì dall’edifico.
Il sole splendeva sulla città e su di
lei, Kara aprì la mano osservandone il palmo: del
taglietto che si era fatta non vi era più alcuna traccia.
“Buongiorno!” Kara
atterrò al DEO con un grande sorriso sulle labbra. “Come va? Ho portate le
ciambelle, chi ne vuole?” Aprì la grande scatola che teneva tra le mani e
iniziò a distribuire le ciambelle tra gli agenti.
“Ciao Kara…”
Winn la guardava con aria inquisitoria.
“Ehi Winn!
Buongiorno! Vuoi una ciambella?”
“Perché sei così felice?”
“Io? Sono felice normale…” Disse
subito lei mettendosi sul chi vive.
“Hai parlato con la presidentessa?”
“No…” Rispose lei.
“Oh! Allora deve essere stato…” Winn arrossì e Kara ancora di
più.
“Buongiorno, chi ha portato le
ciambelle?” Alex entrò nella stanza perplessa di vedere tutti gli agenti con le
mani occupate.
“Io!” Kara
le porse la scatole e Alex si servì, ma quando ne ebbe una tra le mani si fermò
a guardarla. “Cosa c’è di diverso in te, oggi?”
“Niente!” Rispose Kara
incapace di mentire.
“Niente…? Vieni.”
“Ehi non vale!” Proruppe Winn nel vedere le due rintanarsi per una delle loro
conversazioni segrete tra sorelle.
“Allora?”
“Cosa?”
“Avete fatto sesso, è evidente, e
direi che non l’hai uccisa, quindi…?” Kara arrossì
davanti alla franchezza di Alex.
“Alex!” La sgridò, le guance in
fiamme.
“Andiamo! Racconta.” Le mani sui
fianchi, la più grande delle Danvers si stava
divertendo un mondo.
“No, che non ti racconto!” Le rispose
lei scuotendo la testa.
“Non vogli mica i dettagli! Dimmi
solo che non hai combinato disastri.” Kara fece una
smorfia.
“Le ho lasciato dei lividi sulla
schiena…”
“Oh…” Alex alzò le spalle. “Immagino
che penserà che sei passionale, niente di troppo grave a volte io ho dei
lividi…” Si bloccò e fu il suo turno di arrossire.
“E… ho levitato, ma solo un pochino…”
Indicò con l’indice e il pollice la distanza, cercando di essere rassicurante.
“Ah… di nuovo, e non se n’è accorta?”
“No.”
“O sei dannatamente fortunata o sei
dannatamente brava a letto…” Kara arrossì e la
sorella rise.
“C’è un’altra cosa…” L’ilarità di
Alex scomparve nel sentire il suo tono teso. “Ho perso i poteri…”
“Tu, cosa?” Chiese Alex sconvolta.
“Adesso sono tornati, ma questa
mattina mi sono tagliata e sanguinavo.”
“Sanguinavi?” Ripeté Alex,
interdetta.
“Sì, sì, ma è guarito subito,
guarda.” Tese la mano perfettamente liscia e tentò un sorriso.
“Aspetta, mi stai dicendo che… non
capisco…” Kara spostò il peso sui suoi piedi in
imbarazzo.
“Credo che… ehm… facendo…” Trangugiò
saliva, arrossendo. “L’amore con Lena…” Arrossì ancora di più nel dirlo. “Beh
io abbia svuotato le mie cellule… sai quando… beh, è come se fosse stata
un’onda e Lena l’ha sentita e… non ha capito cosa fosse ma, sai…” Con le mani
cercò di mimare un’esplosione, il viso rosso d’imbarazzo.
“Oddio.” Disse soltanto Alex,
passandosi la mano sulla fronte. “E se ci fosse un’emergenza mentre tu… durante
o non lo so…”
“Non è nulla di trascendentale… pochi
minuti di sole ed ero di nuovo al massimo della forma! E poi, forse la prima
volta era speciale e… magari non succederà più…” Cercò di minimizzare Kara.
“Kara, è
grave!”
“Mi dicevo che… se dicessi a Lena la
verità potremmo risolvere molti problemi…” Alex chiuse la bocca mentre Kara la guardava con quegli occhioni imploranti che le
facevano sempre dire di sì.
“Non puoi.” Ma non questa volta, Alex
scosse la testa.
“Perché?” Il tono di Kara si fece più alto. “Perché? Non posso pensare di
costruire qualcosa con lei se mantengo un segreto così importante su chi sono!
Starei con lei solo a metà, conoscerebbe solo metà di me!”
“Kara, è un
segreto troppo importante, non dico che tu non posso dirglielo, un giorno, ma
non così presto, la vostra storia è agli inizi, forse…”
“Se non fosse una Luthor
non parleresti così!” L’accusò Kara.
“È vero. È una Luthor,
il suo peso politico ed economico è immenso, se svelasse il tuo segreto nessuno
dubiterebbe della sua parola, non avremmo nessuna possibilità di smentirla, è
troppo forte, con influenze ovunque.”
“È il mio segreto, dovrei avere il
diritto di svelarlo a chi desidero.” Protestò ancora Kara.
“E io mi fido di Lena, completamente!”
“Non è solo il tuo segreto.” Kara aprì la bocca per ribattere, ma Alex la fermò subito.
“Saprebbe anche di Clark, non è stupida e ci arriverebbe in un secondo. E
saprebbe del DEO, di noi, di quello che facciamo.”
“Maggie…”
“Maggie sa del DEO, perché tanto lo
aveva già capito, è un detective della polizia scientifica e lavora sui casi
che coinvolgono gli alieni, ma non sa di te, non le ho detto nulla di te.”
Quelle parole dette con serietà bloccarono le ulteriori proteste di Kara che si lasciò cadere su una sedia sconfitta. “Mi
dispiace, ma è troppo presto, so che il tuo cuore è sinceramente fiducioso, ma
io devo fare l’avvocato del diavolo e proteggerti, anche da te stessa.”
“Non è giusto.” Affermò Kara, ma era una protesta senza forza.
“Lo so…”
“Kara…”
James le venne incontro non appena lei entrò negli uffici della L-Corp, evidentemente la stava aspettando. “Puoi venire nel
mio ufficio per qualche minuto?”
Kara annuì e lo seguì nell’ufficio di
miss Grant. Il ragazzo si sedette sulla scrivania facendo uno dei suoi sorrisi
imbarazzati, Kara si torturò le mani rendendosi conto
di non aver più detto niente né a lui né a Mon-El
dopo la sfuriata del giorno prima.
“Mi dispiace di aver urlato contro di
te ieri… e mi dispiace anche di aver detto quelle cose a Mon-El…”
Iniziò, ma il ragazzo scosse la testa, fermandola.
“Volevo parlarti di quello, ma volevo
essere io a scusarmi… non è facile per me… ma ecco: sono felice che tu abbia
trovato qualcuno da amare e spero che tu sia riuscita a chiarire le cose con
lei… ho visto i video dell’esplosione al laboratorio e siete andate via assieme
quindi ne ho dedotto che…”
“Sì, abbiamo risolto.” Lo rassicurò Kara e James annuì, sollevato e imbarazzato assieme.
“Bene, bene… posso solo aggiungere
che sono qui per te se vorrai parlarne o confidarti o se hai bisogno di
qualsiasi cosa, ok?” Kara gli sorrise, annuendo.
“Grazie, James.”
“Siamo amici, no?” La ragazza annuì e
lui incrociò le braccia. “Allora… Lena Luthor è?”
“Ehm… sì…” Kara
si sistemò gli occhiali in imbarazzo.
“Dovrò fare attenzione a quello che
pubblica la pagina gossip allora, non vuoi ritrovarti in una foto sfocata,
giusto?”
“Giusto…” Confermò lei, pensando a
quell’aspetto per la prima volta. Lena non aveva detto niente al riguardo, ma
per lei era normale, forse. Si alzò per tornare al suo posto, ma James la
richiamò ancora una volta.
“Fai attenzione…” Le disse, con uno
sguardo preoccupato. “Anche Clark e Lex erano amici
all’inizio.” Kara aprì la bocca per protestare il
viso che si arrossava per la collera davanti a quell’accusa ingiusta, ma James
alzò le mani. “Voglio solo che tu faccia attenzione, non ho nulla contro Lena,
ma: fai attenzione.” Kara strinse le labbra poi,
rendendosi conto che il ragazzo era semplicemente preoccupato per lei, annuì
secca.
“Lo pensi solo perché non la
conosci.” Affermò e quando lui annuì lei uscì dalla porta.
“Danvers!”
“Sì, signore?” Disse, chiedendosi
cosa volesse Carr da lei, le aveva già assegnato articoli di sport che
l’avrebbero tenuta occupata tutta la settimana.
“Eri con la Luthor
nel laboratorio che è collassato ieri?” Kara si
sistemò gli occhiali.
“Ehm…”
“Era una domanda retorica, ho visto i
video dei cellulari. Scrivici un pezzo da testimone diretta e aggiungici
un’intervista esclusiva: la Luthor ha diffuso un
semplice comunicato stampa, tu potrai tirarle fuori qualche dichiarazione meno
sterile.”
“Ma…”
“Per mezzogiorno voglio vedere una
bozza.” Kara annuì, dopo tutto quello sarebbe stato
un articolo da prima pagina e a Lena non sarebbe dispiaciuto darle qualche frase
‘esclusiva’ da aggiungere.
“Ciao, ti mancavo?”Kara sorrise nel sentire il tono caldo di Lena
contro il proprio orecchio.
“Certo che mi mancavi, ma ti chiamo
per lavoro.”
“Dimmi tutto.”
Le disse allora Lena.
“Mi hanno chiesto un articolo su
quello che è successo ieri al laboratorio e mi domandavo se tu potessi…”
“Posso, ma a una condizione.”
“Sì?” Chiese Kara,
sorpresa.
“Questa sera, miss Danvers, deve cenare con
me.”Kara rise del tono serio della Luthor.
“Volentieri, miss Luthor,
ma sarà a casa mia.”
“Oh, beh… non so che intenzioni abbia, miss Danvers,
ma di certo non mi oppongo.” Lena rise e Kara la imitò. Rao, avrebbe tanto voluto essere lì da lei per poterla
baciare. “Ora, cosa vuoi chiedermi
sull’incidente di ieri?”
Kara osservò il suo appartamento con aria
critica e annuì, sembrava tutto a posto. Quando suonò il campanello andò ad
aprire con il cuore che batteva veloce. Lena era bellissima.
“Buonasera, miss Danvers.”
Le mormorò.
“Miss Luthor…”
Disse solo lei attirandola dentro l’appartamento e baciandola. Rimasero un
lungo istante ferme davanti alla porta le labbra allacciate in un bacio poi, Kara, si separò sorridendo e le prese il cappotto lasciando
che lei versasse il vino che aveva portato.
Mangiarono raccontandosi della loro
giornata e baciandosi, baciandosi molto.
“Preferisci il gelato o una torta al
cioccolato?” Lena arrivò alle sue spalle avvolgendola in un abbraccio, mentre
lei guardava nel frigo.
“Stavo pensando a un dessert
leggermente diverso…” Le mormorò all’orecchio e Kara
sentì un brivido correrle dal ventre verso il basso. Si voltò per baciarla, ma
prima che potesse fare altro bussarono alla sua porta. Lena si separò da lei
perplessa.
“Scusami…” Mormorò e andò ad aprire.
“Alex, Maggie…?” Disse nel vedere le
due ragazze.
“Ciao, Winn
e James vogliono la rivincita così ci chiedevamo se…” Alex si interruppe nel
vedere Lena alle sue spalle. “Oh…”
“Agente Danvers.”
La salutò la donna e Alex si fece avanti tendendole la mano.
“Miss
Luthor.”
“Lena.”
Alex sorrise.
“Alex, allora.” Kara
osservava lo scambio tra le due donne con apprensione.
“Maggie Sawyer.”
Si presentò la detective facendosi avanti con un ampio sorriso sulle labbra,
chiaramente divertita dalla situazione. “Piacere di conoscerla.” Aggiunse.
“Maggie, sono felice di incontrarla,
devo ringraziarla per la dritta sul Skydiving.”
“Kara…”
Maggie si voltò verso la kryptoniana e scosse la
testa. “Doveva essere una tua idea.”
“Oh, lei è la sincerità fatta
persona.” Intervenne Lena guardandola con occhi dolci. Alex lanciò uno sguardo
a Maggie il cui sorriso si ampliò davanti a una tanto palese adorazione.
“Ehm…” Kara
si sistemò gli occhiali imbarazzata e lanciò uno sguardo ad Alex che afferrò al
volo il messaggio.
“Allora noi andiamo, è chiaro che vi
stiamo disturbando…”
“Già, ci vediamo domani,
divertitevi.” Prese la palla al balzo Kara.
“Non venite?” Chiese allora Maggie,
con quel sorriso malizioso e divertito sulle labbra che non sembrava
abbandonarla da quando era entrata.
“Non credo che…” Le rispose la kryptoniana cercando con gli occhi la sorella.
“Perché no.” Lena intervenne
interrompendo Kara. “Mi piacerebbe conoscere i tuoi
amici.” La bocca di Kara si spalancò mentre Alex
lanciava un’occhiataccia a Maggie che si stava divertendo un mondo.
“È solo un bar con gente strana, non un
posto adatto per…”
“Una Luthor?”
Lena alzò un sopracciglio e Kara scosse la testa.
“No, no, certo che no…” Poi guardò
sua sorella alla ricerca di un aiuto che però la donna non seppe offrirle.
“Sarebbe un piacere per noi avervi
entrambe.” Disse Alex con un sorriso.
“Ottimo.” Affermò allora Lena
soddisfatta.
***
L’uomo consegnò la valigetta e ne
ricevette un’altra in cambio. Le due valigette furono aperte e l’uomo sorrise
nel vedere i biglietti di piccola taglia che aveva chiesto.
“Dieci milioni di dollari.” Affermò
il suo compratore, lui prese un mucchio dal mezzo e lo sfogliò, gli occhi che
brillavano nel vedere tanto denaro.
“È stato un piacere fare affari con
voi.” Affermò felice e il compratore annuì.
“Piacere mio detective, si goda il suo
denaro.”
“Lo farò, lo farò.” Assicurò il
detective della polizia, fece un cenno della testa e poi se ne andò, la
valigetta ben stretta tra le mani.
Mentre camminava ringraziò, ancora
una volta, la sua fortuna. Che quelli avessero contattato proprio lui era già
di per sé enorme, ma che gli avessero offerto dieci milioni per rubare una cosa
così insignificante dal laboratorio prove era a dir poco fantastico. Dopo anni
a servire la sua città per uno stipendio misero e un orario di lavoro pessimo
poteva andarsene e godersi una vita da principe, tutto grazie a quel piccolo
gesto. Una fialetta verde di origine sconosciuta trovata arrestando Lilian Luthor per dieci milioni di dollari! Sorrise ancora
stringendo un po’ di più la valigetta. Mio dio quanto era stato fortunato.
***
Kara si guardò attorno con un certo senso
di panico, il bar non era molto affollato e, per fortuna, sembrava che non
fossero presenti alieni troppo espliciti.
“Eccovi finalmen…”
Winn lanciò uno sguardo verso Lena Luthor e sbatté le palpebre interrompendosi, sorpreso.
“Lena si è unita a noi.” Lo aiutò
Alex e il ragazzo cercò d’ingoiare l’imbarazzo e sorridere.
“Bene, bene. Ho ordinato birra per
tutti, ma…” Mon-El spuntò in quel momento
destreggiandosi con fatica tra le sedie, le mani occupate dal vassoio con le
birre.
“Oh.” Disse soltanto, mentre il viso
di Lena si tendeva. Kara trangugiò saliva e poi fece
un sorriso al ragazzo.
“Mike… ehm… volevo scusarmi per
quello che ho detto e… ehm lei è Lena… credo che tu lo sappia, certo che lo
sai…” Balbettò, mentre Lena le prendeva la mano intrecciando le loro dita, con
aria minacciosa.
“Non ti devi scusare, sai come sono,
impulsivo e poi le vostre abitudini mi sfuggono e non sapevo che due donne…”
Alex sgranò gli occhi e intervenne prontamente indicando un tavolo.
“Ci mettiamo lì!”
“Oh, certo. Ehm, cosa posso portarti,
Lena?” Chiese Mon-El cercando di farle un sorriso
gentile.
“Una birra andrà benissimo anche per
me.” Disse lei, con tono affilato.
“Ottimo, ottimo, le birre ho imparato
a farle.” Affermò il ragazzo poi posò il vassoio e si allontanò.
“Credo di essermi persa un
passaggio.” Disse allora Maggie con aria interessata fissando analitica l’aria
tesa di Lena e le spalle basse di Mon-El.
“Ecco James.” Intervenne di nuovo
Alex e Kara chiuse gli occhi per un istante, la
serata non sembrava incominciare bene.
Ma tutto filò liscio, James e Winn incominciarono una partita a biliardo contro Alex e
Maggie che le ragazze vinsero, mentre loro si divertirono a scherzare e a
prendere in giro i giocatori. Lena sembrava a proprio agio e non fece caso
all’alieno che si sdoppiò per andare in bagno e rimanere comunque al bancone a
bere né a quello che ordinò del petrolio caldo per la tosse.
Quando si congedarono Kara era rilassata e tranquilla.
“Sono contenta di essere venuta.” Le
disse Lena mentre camminavano lentamente allontanandosi dal bar.
“Davvero?” Chiese Kara
cercando di scrutare il suo volto.
“Sì, conoscere le persone che ti
vogliono bene e che ti stanno accanto era importante per me.” Lena le sorrise e
lei annuì.
“Sono contenta che ti abbiano
conosciuto e viceversa.” La ragazza annuì poi scosse la testa.
“Mi spiace solo aver perso
l’occasione di mangiare un delizioso dessert… ma potremmo rimediare a meno che
tu non sia troppo stanca…”
“Non dico mai di no a un dessert...”
Poi nel vedere il sorriso malizioso di Lena arrossì facendo ridere la donna.
“Oh… oh! Quel tipo di dessert!”
“Kara!” Si
voltò sorpresa, Alex le fece un cenno richiamandola verso il bar.
“Scusami un istante.” Disse e poi si
diresse verso la sorella. “Cosa succede?” Chiese nel raggiungerla.
“Volevo dirti che sono contenta che
tu e Lena state assieme, vedo il modo in cui ti guarda e in cui tu guardi lei
e… beh: è amore. Forse dovremmo riconsiderare l’idea di parlarle di te…” Kara arrossì di piacere poi strinse la sorella in un
abbraccio. “Ora torna da lei…” Alex sbatté gli occhi esitante, cercando la
figura che solo un istante prima era in attesa davanti a loro. “Dov’è…?” Chiese
perplessa e Kara si voltò a sua volta, il sorriso che
si bloccava sul suo volto.
Lena non c’era. Inclinò la testa e
ascoltò ignorando ogni altro rumore.
“Non riuscivo a crederci: una Luthor, nel mio
bar preferito, lì a ridere e a scherzare…”
“È nei guai!” Disse soltanto poi lasciò
la sorella senza ulteriori spiegazioni e si mosse rapida verso la voce
arrabbiata.
La scena che si trovò davanti le fece
accelerare il cuore. Un alieno dalla pelle dorata e dalle lunghe escrescenze
ossee sul cranio puntava una pistola verso Lena che lo guardava immobile. Erano
vicini, se fosse esploso un colpo sarebbe riuscita a intercettare il proiettile
prima che la colpisse?
Lena fece un passo in avanti
riducendo ancora le sue possibilità.
“La mia famiglia ha fatto del male a
molti, ma io non sono la mia famiglia, io sto cercando di fare del bene.”
“Sono fuggito dal mio pianeta perché
al comando vi erano dei tiranni, tiranni che uccidevano e opprimevano il mio
popolo, soprattutto gli scienziati, come me. Hanno ucciso le mie tre mogli e
tutti e sette i miei figli, sono fuggito cercando un nuovo posto in cui
ricominciare e quando sono arrivato qui sono stato accolto dalle amorevoli
braccia della Luthor Corporation.”
Kara atterrò alle spalle dell’alieno, ma
Lena le lanciò uno sguardo fermo chiedendole di non intervenire.
“Mi dispiace per quello che ti è
stato fatto.”
“Ti dispiace? Mi hanno torturato! Mi
hanno usato come cavia!” Alex e Maggie arrivarono in quel momento le pistole
spianate.
“Polizia di National City! Getta
quell’arma!” Urlò Maggie, ma l’uomo scosse la testa, fissando la sua preda.
Lena alzò le mani.
“Non sparate.” Chiese, con voce
calma, gli occhi puntati sull’alieno. “Quello che ti è stato fatto è
imperdonabile e ingiusto, non posso, in alcun modo, cancellare il passato, ma
posso offrirti un futuro.”
“Un futuro?” Chiese allora l’alieno
passandosi la mano sulla fronte, la mano che iniziava a tremare.
“Hai detto che eri uno scienziato,
cosa fai ora sulla terra?”
“Mi hai guardato in faccia? Sono un
alieno e non bello come la kryptoniana, riesco a
vivere pulendo le fogne, lontano da occhi umani.”
“Posso offriti un lavoro.”
“Non mentire!” Kara
sentiva le mani fremere dal desiderio di scattare e portare via Lena da quella
minaccia, ma la donna sembrava calma, le mani sempre alzate a fermare Maggie e
Alex tese e attente tanto quanto lei.
“Posso prometterti un lavoro, non so
con quale posizione, ma la L-Corp cerca una seconda
occasione ed è disposta a offrila anche agli altri. Posseggo molte aziende
diverse, sono sicura che troverai un posto in cui potrai essere felice di
lavorare.”
“Non voglio la tua elemosina.”
“Elemosina? Eri uno scienziato sul
tuo pianeta, per noi sarà molto utile averti come impiegato. Una mano tesa
l’uno verso l’altro, un nuovo inizio per entrambi.” Kara
vide la mano dell’uomo scendere verso il basso e non attese oltre, veloce prese
Lena tra le braccia sollevandola verso il cielo.
“Ehi, aspetta, non c’era più
pericolo.”
“Alex e Maggie arresteranno
quell’uomo, inutile rimanere lì a guardare.” Le rispose lei, tenendola stretta,
lo sguardo fisso nella notte.
“Kara mi starà…”
“Mi ha chiesto di portarti via.”
“Quando le hai parlato?” Chiese
perplessa la Luthor e lei scosse la testa.
“Io e lei ci capiamo al volo.” Non
vide la perplessità sul volto di Lena, invece atterrò morbidamente sul
davanzale della L-Corp. “Sta già venendo qua.” Aggiunse, poi si voltò verso il
balcone intenzionata ad andarsene.
“Aspetta, volevo ringraziarti per
l’altro giorno, quella reazione incontrollata avrebbe potuto ucciderci tutti
nel distruggere il laboratorio e se non fosse stato per te…”
“Tu ami troppo i rischi!” Kara si voltò arrabbiata, la paura che aveva provato un
istante prima ora veniva sfogata sotto forma di rabbia.
“Non…” Iniziò lei, sorpresa da quella
reazione.
“Cosa pensavi di fare prima? Avrebbe
potuto spararti! Voleva spararti!”
“Mi dispiace… ma conosco l’odio e
quell’uomo era solo disperato, aveva bisogno di speranza, di un futuro, quello
che voleva arrivando qui e che mio fratello gli ha tolto. Parlerò con i miei
avvocati, lo tireremo fuori di prigione e gli offrirò un lavoro. Essere una
forza per il bene significa esporsi anche in prima persona, tu lo sai meglio di
tutti.” Kara scosse la testa insoddisfatta.
“La disperazione è pericolosa tanto
quanto l’odio, anzi di più, quell’alieno non aveva più nulla da perdere e tu
gli hai offerto l’occasione di ucciderti e vendicarsi.”
“Avresti fermato il proiettile.”
Affermò fiduciosa Lena.
“Eravate vicini, troppo vicini!” Kara le si avvicinò, alzò la mano accarezzandole il volto
con delicatezza, scuotendo la testa spaventata da quello che avrebbe potuto
succederle. Lena sbatté gli occhi confusa da quel gesto di tenerezza. “Avrebbe
potuto ucciderti.” Mormorò ancora Kara, persa nella
paura che aveva provato poi, senza riflettere, si spinse in avanti catturando
in un bacio le labbra rosse e dolci di Lena.
Note: Capitolone in cui
succedono molte cose e che, ormai lo sapete che mi piace torturarvi un po’,
finisce in maniera molto, molto interessante. J
Come promesso abbiamo avuto delle risposte: la ferita di Kara dipendeva da un rilascio d’energia causato da… beh lo
sapete! ;-) ma abbiamo anche avuto nuove informazioni piuttosto inquietanti:
chi ha comprato la misteriosa fialetta e per farne cosa?
Poi: vi è piaciuta la seratina al biliardo? Con Mon-El che se faceva una mossa sbagliata veniva azzannato
da Lena e Maggie che si divertiva alle spalle di Kara?
Lo so che la serata non è finita come speravate…
quell’alieno avrebbe potuto evitare di minacciare Lena e Kara…
beh Kara questa volta l’ha combinata davvero grossa. Alex
le ha chiesto di mantenere il suo segreto con la Luthor
per poi cambiare idea sul finale, ma sarà troppo tardi o, ancora una volta, Kara sarà fortunata?
Per tutto questo e altro ancora dovete aspettare il
prossimo capitolo! Non dimenticate il nostro gioco, 5 recensioni per me e
capitolo nuovo per voi! Mi raccomando: NIENTE SPOILER sul nuovo episodio nei commenti, altrimenti vi trovo e... vi scrivo una storia in cui tutti muoiono! J
Kara la baciò e quando sentì la mano di
Lena appoggiarsi sul suo petto e spingerla via con fermezza capì che aveva
appena fatto un errore stupido, ma nel vedere gli occhi della donna sgranati si
rese conto che l’errore era stato terribile.
“Tu…?” Disse la ragazza quando riuscì
a ritrovare la parola. “Sei sempre stata tu!” Nella voce di Lena l’accusa e la
rabbia iniziavano a prevalere sullo stupore.
“Ehm… non…”
“Non negare!” La fermò lei, brusca.
“Oddio… ora capisco!” Lena scosse la testa incredula. “Avevi paura di lasciarti
andare, di mostrare i tuoi poteri…”
“Avevo paura di farti male!” Le
ricordò Kara.
“Avresti potuto uccidermi…” Mormorò
la donna e quando lei fece un passo in avanti alzò il braccio retrocedendo e
tenendola a distanza. “Non ti fidi di me.” L’accusò.
“Mi fido di te, Lena, ti prego, mi
fido di te.”
“Non abbastanza.” Sentenziò la donna.
“Ma come posso biasimarti, un Super non sbandiera il proprio segreto al nemico,
giusto?”
“Non sei mai stata un nemico per me,
mai.”
“Come pensavi di andare avanti? Mio
dio, ti credevo così sincera, amavo la tua franchezza, la tua incapacità di
tenere segreti, eri una boccata d’aria fresca nel mio mondo di finzione e
artificiosità… me era tutta una messa in scena, una bugia, tu detieni il grande segreto di National City.”
Rise, ma la sua freddezza fece tremare Kara.
“Lena, io non…”
“Va via.”
“No, non voglio…” Lena la fermò con uno
sguardo di ghiaccio.
“Non temere, il tuo segreto è al
sicuro con me, lo porterò nella tomba, come nella tomba è finito quello che
provavo per te.”
“Mi hai detto che mi amavi!” Ritorse Kara, gli occhi pieni di lacrime ora. Il viso di Lena si
irrigidì ancora di più.
“L’ho detto a una donna che non
conoscevo per davvero, l’ho detto a qualcuno che credevo diverso, unico e
speciale. Quel qualcuno è morto un istante fa.”
“No…”
“Se penso a tutte le tue bugie… ho
avuto così paura che morissi in quel maledetto laboratorio e tu…” Fece un
sorriso ironico. “Tu mi stavi già portando fuori. Che stupida dovevo apparire
ai tuoi occhi, lì a disperarmi per Kara… e i tuoi
amici? Tua sorella? Ovviamente loro lo sanno, ora capisco gli sguardi quando
questa sera parlavo di Supergirl.”
“Non ho mai pensato che tu fossi
stupida. Lena, ti prego…”
“Miss Luthor,
credo che sia più appropriato, Supergirl.” Kara scosse la testa, sul volto sentiva bruciare le
lacrime, vedere Lena così fredda le spezzava il cuore. Sapeva quanto poteva
essere decisa e orgogliosa, poteva perdonare molte cose, ma se si sentiva
umiliata o presa in giro nulla le avrebbe fatto cambiare idea. “Ora se non ti
dispiace, vorrei rimanere sola.”
“Lena, io ti…”
“Non pronunciare parole vuote di
senso, è ovvio che non provi nessun sentimento verso di me! Altrimenti ti
saresti fidata, altrimenti mi avresti detto quello che eri! Quante occasioni
hai avuto? Decine! Quante volte ti ho parlato del fatto che sono stata
adottata? E tu? Non potevi dirmi che era lo stesso per te? Perché è così, non è
vero? Oddio, tutte le volte che ti ho parlato di Supergirl
e del fatto che io ne ammirassi la forza e il coraggio e tu lì in silenzio a
crogiolarti nel tuo segreto!”
“Non potevo dirtelo!”
“Perché sono una Luthor?
Perché sono solo un passatempo? Dimmi, perché non potevi dirmelo?”
“Non sei solo un passatempo…” Un
sorriso amaro si aprì sulle labbra di Lena.
Allora è perché sono una Luthor. Sapevo che eri come tutti gli altri. Prendi la
porta o il balcone, ma vattene, vattene, non voglio più vederti.”
Kara scosse la testa arrabbiata e con il
cuore spezzato. Cercò di trovare qualcosa da dire, qualsiasi cosa perché Lena
capisse la sua posizione, ma lei si era arroccata nel suo castello di rabbia e
risentimento e niente l’avrebbe fatta spostare.
Uscì sul balcone e si spinse in alto
verso il cielo, mentre le lacrime le scivolavano lungo il viso, incontrollate.
Bussò alla porta e un’Alex stupita
venne ad aprirle.
“Cosa…?” Nel vedere la sorella, Kara ricominciò a piangere e Alex la attirò contro di sé in
un abbraccio. “Cosa è successo?” Le chiese e lei singhiozzando le raccontò ogni
cosa. “Mi dispiace.” Le mormorò lei accarezzandole i capelli. “Vedrai che le
passerà, ora è arrabbiata, ma…”
“Non la conosci bene quanto me, è
testarda e inflessibile se vuole, non cambierà idea, crede che io l’abbia
tradita nascondendole una parte di me e nulla la smuoverà dalla sua posizione.”
“Lei ti ama, Kara,
l’ho visto, vedrai che cambierà idea.” Cercò di convincerla Alex, ma Kara scosse la testa, persuasa che ormai l’aveva persa e
nulla avrebbe potuto restituirle Lena.
Quando tornò a casa e trovò i due
bicchieri di vino e il tavolo apparecchiato le sembrò che la loro cena felice e
piena di baci fosse ormai lontana anni luce e che mai si sarebbe ripetuta.
Pianse di nuovo fino a quando non si addormentò sul letto, ancora vestita, i
fazzoletti sparsi ovunque attorno a lei.
Il giorno dopo James la intercettò
mentre si trascinava al suo posto di lavoro. Sentiva di avere il viso gonfio
dal troppo pianto e gli occhi le bruciavano e seppe che non era solo
un’impressione quando il ragazzo le lanciò uno sguardo preoccupato.
“Kara… ci
hanno venduto una foto, credo che tu debba vederla… non era proprio quello che
temevamo, ma… beh guarda tu stessa.” Aprì una cartellina e le mostrò
l’immagine. Nella foto, evidentemente scattata da un cellulare, vi era lei che
volava con, tra le braccia, Lena Luthor. I loro visi
erano vicini e le braccia della ragazza erano attorno al suo collo. Kara sentì gli occhi riempirsi di lacrime, ma le respinse
indietro.
“Mi sono rifiutato di pubblicarla
nella pagina gossip, apparirà in quella di cronaca, come l’ennesimo salvataggio
di Supergirl, ma non so come tratteranno il soggetto
gli altri giornali…”
Infatti, prima che fosse ora di
pranzo internet fu pieno di ipotesi sull’intreccio amoroso più super di
National City. Il titolo che più ferì Kara fu questo:
‘Un Luthor e un
Super che lavorano assieme?’; ma ve n’erano di molto più diretti: ‘Lena Luthor cattura
un Super pesce’. ‘Il Super colpo di
Lena Luthor’, ‘SuperCorp: nuova coppia a National City?’. Chiuse le
pagine internet cercando di smettere di pensarci, ma sembrava che tutto
l’ufficio fosse in fibrillazione per quella notizia e le battute risuonavano in
continuazione, tanto che iniziò a desiderare che un alieno creasse problemi in
città o che ci fosse un incendio o anche soltanto un gattino da salvare,
qualsiasi cosa che la tenesse occupata sarebbe stata la ben venuta persino una
ramanzina di Carr.
***
“Non mi piace.” L’uomo entrò e si
sedette con uno sbuffo sulla sedia, guadagnandosi un’occhiata irritata
dall’uomo elegantemente seduto al tavolo.
“Puoi essere più specifico?” Gli
chiese nel vederlo imbronciato e silenzioso.
“Quella cosa che mi hai fatto
comprare: dieci milioni per una fialetta? Cosa diavolo può contenere di tanto
prezioso?” L’uomo si asciugò la bocca e guardò il figlio.
“Dovresti saperlo che la conoscenza è
potere. Ebbene, io ho ottenuto una piccola, ma preziosissima, informazione che
ho messo a frutto e che mi ha portato da quella bellissima e miracolosa
fialetta.”
“E quale sarebbe l’informazione?” Sul
volto dell’uomo si aprì un sorriso malvagio.
“La domanda giusta è: a cosa ci porterà
quell’informazione? E la risposta è: la fine dei nostri problemi d’affari.” Il
figlio guardò il padre con aria stupita.
“Vuoi dire che…?”
“Esatto.”
“Con quella provetta verdognola?”
“Sì.”
“E come faremo a...?”
“Sei già andato a pesca figliolo?” Il
giovane fece un’espressione perplessa e il genitore gli passò il giornale nel
quale, sulla prima pagina, campeggiava l’immagine di Supergirl
con Lena Luthor tra le braccia.
“Non capisco.”
“E questo è il motivo per cui tu sei
il braccio e io la mente e quando sarà il momento tu continuerai ad essere il
braccio mentre tua sorella sarà la mente.” Il ragazzo fece una smorfia, ma poi
annuì al padre, non così stupido da non capire quale fosse il suo posto
all’interno della famiglia. “Ora, ascolta attentamente.”
***
“Non vi siete più parlate?” Kara scosse la testa e Alex sospirò.
“Ci ho provato in ogni modo: l’ho
chiamata, le ho scritto, le ho mandato dei fiori, sono andata al suo ufficio e
ho persino volato sul suo balcone, ma non si è voltata e non ha aperto la
porta, malgrado io le abbia detto che sarei entrata con la forza.”
“Ma, non lo hai fatto…?”
“Certo che no! Non voglio farla
arrabbiare ancora di più!” Alex annuì e Kara abbassò
gli occhi fissando il barattolo di gelato al cioccolato che aveva finito. Con
uno sbuffo lo posò a terra accanto agli altri tre.
“Cosa pensi di fare ora?”
“Non lo so…”
“Non vorrai arrenderti?”
“No! Certo che no! Ma non so come
farmi perdonare.” Alex guardò attorno a sé, l’appartamento di Kara era un disastro, sembrava che non pulisse e non
sistemasse da giorni e probabilmente era così.
“Maggie pensa che abbiate rotto a
causa di Supergirl.” Le riferì e Kara
si premette il cuscino sulla faccia.
“Quella maledetta foto doveva proprio
arrivare quel giorno? Sono sicura che l’ha fatta arrabbiare ancora di più
contro di me, come se fosse colpa mia!” Sbuffò, ma la rabbia evaporò presto dal
suo viso sostituita dalla tristezza. “Credo che andrò a prendere dell’altro
gelato…”
Il telefono di Alex suonò e lei
sorrise nel vedere che si trattava di Maggie.
“Perdonami un istante…” Mormorò a Kara che si strinse nelle spalle e mormorò ‘gelato’ prima
di sparire facendo agitare le tende della finestra.
“Sì?”
“Abbiamo un problema…”
“Di cosa si tratta?”
“Non è esattamente di mia competenza, ma so che avresti voluto saperlo,
la notizia è ancora strettamente confidenziale…”
“Cosa è successo?” Chiese Alex,
sempre più allarmata.
“Lena Luthor è scomparsa.”
“Cosa?” Alex si era aspettata di
tutto, tranne quello.
“Abbiamo trovato la sua macchina ferma in un vicolo, di lei nessuna
traccia, così come del suo autista.”
“Prove che sia stata portata via?”
“Non posso ancora essere ufficiale, ma l’odore di cloroformio è forte sui
sedili, credo che ne abbiano messo nell’impianto si aereazione, l’autista deve
essersi sentito male e ha parcheggiato, a quel punto prenderli deve essere
stato un gioco da ragazzi.”
“Quando è successo?”
“La segretaria afferma che Lena ha lasciato L-Corp
verso le due di pomeriggio e da allora non hanno più avuto notizie.”
“Ma solo le nove di sera! Diavolo,
nessuno l’aspettava da qualche parte? Quella donna è sempre piena di impegni.”
“Non ho parlato io con la segretaria, sembra che fosse molto restia a
dare informazioni private sulla Luthor e non sono
riusciti a tirarle fuori altro, tranne che da una settimana era cambiata e che
amava passare lunghi momenti da sola, in macchina.”
“Nessuna richiesta di riscatto?”
“Nulla per ora, ma se venisse fuori qualcosa ti farò sapere.”
“Grazie, Sawyer.”
“Quando vuoi, Danvers.” Riattaccò e si voltò trovandosi
davanti Kara con le braccia piene di barattoli di
gelato di ogni gusto.
“Lena…” La ragazza lasciò cadere i
gelati.
“Cosa le è successo? Sta bene?”
“È molto probabile che sia stata
rapita.” Alex vide gli occhi della ragazza allargarsi e poi quasi sentì i suoi
pugni stringersi con forza.
“Chiunque l’abbia fatto ha commesso
un terribile errore.” Ringhiò, scuotendosi da dosso ogni altra emozione se non
il bisogno di salvarla.
“Non sappiamo chi è stato e neppure
dove trovarlo…”
“Chiama Winn,
lui ci aiuterà, io sorvolerò la città, non appena hai una pista fammelo sapere.”
“Kara
potrebbe essere…”
“Non mi importa! Nulla importa! Andrò
a prenderla.” Alex annuì, comprendendo perfettamente l’emozione che provava sua
sorella, lei non aveva esitato un instante quando ad essere rapita era stata
Maggie.
“Sono con te.” Affermò e Kara annuì, poi si lanciò dalla finestra, iniziando a
scandagliare la città alla ricerca del proverbiale ago nel pagliaio.
Alex scosse la testa, così non
l’avrebbe trovata mai, ma c’erano altri modi.
Dieci minuti dopo era al DEO assieme
a Winn e stavano lavorando sui video della
sorveglianza cercando la traccia che avrebbe permesso a Kara
di ridurre l’area di ricerca e, se erano fortunati, di trovare Lena.
Aprì gli occhi confusa, la testa le
faceva male, ma era chiaro che non era di un semplice mal di testa che doveva
preoccuparsi.
“Il sonno di bellezza ha prodotto i
suoi frutti? Come vi sentite, miss Luthor?”
“Dove sono?” Ringhiò tendendo le
braccia e scoprendo che erano legate dietro alla sua schiena. L’uomo che le
aveva parlato sorrise divertito.
“Siete nostra ospite, non temete, non
vi sarà fatto alcun male... probabilmente…”
“Avete scelto la persona sbagliata da
rapire!” L’uomo aprì le maniin un gesto
di rassegnazione.
“Non avrei mai scelto una Luthor, dopo tutto tra di noi vi sono fiorenti affari da
anni… ma a volte per attirare un pesce pregiato ci vuole un’esca altrettanto
pregiata.”
“Non ho la minima idea di quello che
sta dicendo. Se vuole un riscatto lo chieda e poi mi lasci andare.” L’uomo
guardò dietro alle proprie spalle dove un ragazzo più giovane aspettava in
piedi, tra le mani una valigetta.
“Ora guarda quanto ci metterà, lei, a
capire.” Affermò, poi gli fece un cenno, il ragazzo si fece avanti e gli porse
la valigetta che l’uomo aprì per poi voltarla verso di lei. Gli occhi di Lena
si sgranarono nel comprendere, senza nessun dubbio, cosa fosse quella piccola
provetta piena di liquido verde. L’uomo batté le mani, ammirato, e sorrise.
“Questa è una donna intelligente. Una
Luthor dopo tutto, anche se dal cuore tenero.”
Ridacchiò e poi richiuse la valigia restituendola al ragazzo.
“Cosa volete fare?”
“Lo sai cosa vogliamo fare.”
“Non potete, lei…” Lena scosse la
testa, per la prima volta da quando era lì il suo cuore prese a battere veloce
e la paura la sommerse. L’uomo fece un ampio sorriso.
“L’amore che bel sentimento, può
muovere montagne e anche… abbattere eroi. Sansone ne è un esempio.”
“Anche King Kong!” Affermò il ragazzo
guadagnandosi un’occhiataccia dell’uomo più anziano.
“Non ne ero proprio sicuro, anche se
quella foto parlava da sé, ma ora so che è un sentimento condiviso… dunque, un Luthor e un Super insieme che storia fantastica, le
famiglie eternamente rivali che trovano la pace nelle loro più giovane
espressioni. Siete le novelle Romeo e Giulietta.”
“Dovresti dire Giulietta e Giulietta,
papà!” Il ragazzo ridacchiò e l’uomo sospirò scuotendo la testa.
Lena sentiva il cuore battere veloce
mentre la sua testa lavorava a una soluzione, qualsiasi soluzione che le
permettesse di salvare Kara.
“Chiedetemi qualsiasi cosa e la
otterrete. Sono una donna potente, lo sapete, una mia collaborazione attiva ai
vostri affari potrebbe essere di grande utilità per voi.” Tentò, ma l’uomo
scosse la testa fingendosi desolato.
“Sarebbe di certo utile avervi come
affiliata, da quando possedete l’azienda di famiglia abbiamo perso molto, ma…”
“Supergirl
non vi da fastidio, non si occupa degli affari delle Famiglie.” Lo interruppe
Lena e l’uomo sorrise ammirato.
“Vedi, figliolo? Una donna
intelligente, ha capito subito chi siamo e cosa rappresentiamo. Ma non ha
capito perché lo facciamo.” Tornò a
fissare Lena. “Questi eroi, questi superuomini e superdonne sono d’ispirazione,
sono simboli di speranza, di forza, di coraggio. E questi sentimenti sono un
problema per noi, spingono le persone a ribellarsi al nostro potere a fare di
testa loro…” Scosse la testa. “Dobbiamo dare una lezione a questi nuovi eroi così
che la gente capisca che noi rimaniamo i più forti. Uccideremo Supergirl e non vedremo più bambine indossare mantelli
rossi, uccideremo Supergirl e lo faremo in diretta.
Tutti vedranno la loro eroina cadere.”
Note: Ve lo avevo detto di non desiderare troppo forte
che Lena scoprisse chi ci fosse sotto l’elegante costume di Supergirl!
(Se non lo avevo detto l’ho pensato molto forte… ;-) )
Ora Lena sa. L’ennesimo passo falso di Kara ha portato al disastro e lei è troppo orgogliosa per
passare sotto silenzio una simile mancanza di fiducia… Quando l’orgoglio brucia
è difficile perdonare…
Però, c’è sempre un però, la situazione si è di molto
complicata e le carte in tavola sono decisamente cambiate. Lena è nelle mani di
potenti mafiosi, mentre Kara svolazza di qua e di là
per cercarla senza sapere che non è nient’altro che un’elaborata trappola tesa
per lei…
Ormai dovreste aver capito cosa contiene la fialetta,
Lena non ha avuto dubbi. Quindi: guai in arrivo!
Ora potete spoilerare, ho
recuperato l’episodio in tarda serata ma ce l’ho fatta! ;-)
Ancora una volta, 5 recensioni e saprete quanto sarà
grande il “guaio”! J
Lena tentò per l’ennesima volta di
liberarsi i polsi, ormai sentiva il sangue scorrerle tra le mani, ma non le
importava, doveva andarsene da lì, al più presto, Kara
poteva arrivare da un momento all’altro e sarebbe stata la fine.
Era arrabbiata con la ragazza, o
almeno lo era stata, sentirsi umiliata in quel modo, ridicolizzata aveva
accecato il suo raziocinio e l’aveva spinta a chiudersi a riccio, tenendo Kara lontano. Eppure aveva pianto, al sicuro nella sua
auto, girando per la città senza meta, aveva pianto per giorni, sentendosi male
per quello che aveva detto, piangendo per la mancata fiducia di Kara e per se stessa che era stata incapace di perdonarla,
di darle una seconda possibilità, malgrado la giovane avesse fatto di tutto per
parlarle, per spiegarsi. In parte la capiva, capiva la necessità di mantenere
un simile segreto eppure il suo orgoglio ferito bruciava.
E ora sarebbe venuta a prenderla, lo
sapeva, perché Kara era così, avrebbe corso qualsiasi
pericolo per salvarla e sarebbe morta per quello. Sarebbe morta per colpa sua.
Strinse i denti tirando le manette e
detestando la propria impotenza.
“Ci siamo miss Luthor.” Affermò una voce attraverso un
altoparlante. “Sarà in diretta tra tre,
due, uno…”
Le varie telecamere puntate della
stanza si accesero e Lena fisso dritto nell’obiettivo della più vicina.
“Non venire. Per nessuna ragione
voglio che tu venga…” Si interruppe, mentre con fragore Supergirl
sfondava il soffitto posandosi davanti a lei, un ginocchio a terra, il mantello
aperto attorno a lei. Kara alzò gli occhi che brillarono
nel vederla.
“Ti ho trovato.” Disse, un largo
sorriso sulle labbra.
“Vai via! Subito!” Intimò lei e fu come
se la ragazza fosse colpita, i suoi occhi batterono confusi da quella brusca accoglienza
che di certo non si aspettava.
“Benvenuta Supergirl, ti prego di fare
attenzione a due cose, prima di tutto alla bomba a pressione posta sotto alla
sedia su cui è accomodata miss Luthor e poi alle
telecamere davanti e attorno a voi.”
“Che diavolo…?”Winn osservava la scena dalla sua postazione al DEO
ed era in comunicazione diretta con Alex.
“Cosa succede?” Chiese la ragazza già
in movimento con una squadra, diretta verso il magazzino in cui avevano
individuato la probabile posizione di Lena Luthor. Le
briciole lasciate dai rapitori erano state estremamente facili da seguire.
“È una trappola… Alex, l’hanno attirata in una trappola e stanno mandando
tutto in diretta.”
“Cosa significa che è una trappola?”
“La stavano aspettando, Lena è seduta su una bomba e… ha cercato di dire
a Kara di andarsene, ma…”
“Quanto all’arrivo?” Chiese la
maggiore delle Danvers al suo autista, stringendo i
denti.
“Cinque minuti.”
“Stiamo per arrivare.” Comunicò a Winn che fece una smorfia.
“Potrebbe essere troppo tardi…”
“Cosa volete?” Chiese Kara guardandosi attorno, i pugni stretti e la mascella
rigida.
“Non li ascoltare e vattene, hai
capito? Vattene!” Lena cercò lo sguardo della ragazza, ma Kara
era concentrata e non la guardava.
“È molto semplice: dovrai scegliere; Salvare Lena Luthor
o far perdere alla città la sua più grande difesa.”
“Che cosa significa?”
“Ti prego, non ascoltare…” Il tono di
Lena era cambiato.
“Tu, Supergirl, per Lena Luthor.”Kara
abbassò il volto guardando Lena seduta sulla sedia, sorrise nel vedere le
lacrime scendere sul suo viso.
“Cosa devo fare?” Chiese, la durezza
era scomparsa dal suo tono.
“Supergirl, per piacere, per le telecamere:
preferisci sacrificare la tua vita e quindi abbandonare la città e il mondo ai
disastri che verranno e che tu avresti evitato, preferisci lasciar morire le
migliaia di persona che vivendo salveresti per salvare un’unica persona. La
donna la cui famiglia è causa di infinite sofferenze: Lena Luthor?”
Per tutto il discorso Kara non aveva distolto gli occhi da Lena assaporando il
piacere di poterli vedere di nuovo, di poter leggervi in essi l’amore che la
donna aveva detto di non provare più, ma che invece era lì, vivo e forte.
“Sì.” Lo mormorò, ma Lena lo udì e
così i suoi rapitori.
“Ottimo! Allora, prego avvicinati al tavolino sul quale è posta la
valigetta e aprila.”
“No, no, no, no, ti prego, non posso
perderti, non importa, lasciami morire.” Lena si agitò sulla sedia tentando di
far partire l’esplosione prima che Kara potesse
compiere qualsiasi azione, conscia che la ragazza non ne sarebbe stata
minimamente danneggiata.
Kara aprì la valigetta che era
evidentemente rivestita di piombo, e si piegò su se stessa gemendo.
“Hanno della kryptonite! Alex, devi fare più in
fretta!” Le urlò Winn nell’auricolare e la ragazza strinse i denti, ancora
pochi secondi e sarebbero arrivati.
“Bene, ora prendi la siringa che vi è posta a lato, il resto credo tu
possa capirlo da sola.”Kara strinse i denti prendendo con mano
tremante la fialetta e la siringa.
“Tic, toc. Il tempo passa, presto avremo altri ospiti e allora sarà tardi
per miss Luthor.” Avvisò la voce con tono divertito. Kara inserì la siringa e prelevò il liquido poi distese il
braccio. “Nel collo se non ti dispiace Supergirl, non vogliamo che ci metta troppo, non è vero?”
James osservava con orrore la scena
che si svolgeva davanti ai suoi occhi sulla decina di schermi che coprivano la
parete dell’ufficio.
L’intera città era in attesa, il
fiato sospeso, ogni canale interrotto da quella terribile trasmissione.
“Ho la vostra parola che nonle farete del male?” Chiese, Kara.
“Hai la nostra parola Supergirl.”
Kara sollevò la siringa poi si voltò
verso Lena cercando per un’ultima volta i suoi occhi.
“Non lo fare…” Supplicò lei.
“Ti amo.” Pronunciò senza emettere
alcun suono, un messaggio che i microfoni non avrebbero raccolto, ma che Lena
comprese, poi premette l’ago nella pelle diventata morbida e si iniettò la kryptonite.
“No!” Lena si agitò sulla sedia
mentre la supereroina cadeva a terra, la siringa ormai vuota rotolò lontano, ma
sfumature verdi si irradiavano sul collo della ragazza salendo verso il
cervello e scendendo verso il cuore.
Alex sfondò la porta dell’edificio e
corse nei corridoi, accanto a lei la squadra tattica si muoveva silenziosa e
veloce. Trovarono un uomo svenuto, presumibilmente l’autista della Luthor, senza indugiare Alex corse avanti.
“E così muore la speranza. E così muoiono i nostri eroi. Miss Luthor porterà per sempre la colpa di averci privato della
nostra più grande protettrice, ma Supergirl porterà
la colpa di averci abbandonato al nostro miserabile destino di mortali. Questi
sono i nostri nuovi dei: esseri egoisti e mortali.”
“Vi troverò! Vi distruggerò!
Perderete ogni cosa e quando penserete che io abbia finito prenderò le vostre
vite!” Lena era rabbiosa, feroce e terribilmente bella. Sul pavimento, il cuore
che rallentava, il corpo scosso da terribili spasmi, Kara
sorrise.
“Lena…” Chiamò e la donna la fissò,
gli occhi roventi e pieni di lacrime. “Ti prego, sii la forza per il bene che
desideravi essere.”
Alex piombò nella stanza e sparò alla
prima telecamera che le venne a tiro, pochi istanti e i suoi compagni l’avevano
imitata interrompendo la diretta.
“Trasmissione interrotta.” Comunicò
ad alta voce, avvisata da Winn.
“Kara! Ha
bisogno di aiuto!” Gridò subito Lena. “Si è iniettata della kryptonite,
dovete incidere sul collo, era una sostanza vischiosa, potrebbe non essersi
ancora diffusa.” Spiegò concitata, ignorando il fatto di essere ancora seduta
su di una bomba. Alex annuì, inginocchiandosi accanto a sua sorella, un
affilato coltello nella mano. Senza indugiare incise la pelle nel punto in cui
era ben visibile il liquido verde.
Due agenti iniziarono a lavorare
attorno alla sedia di Lena, ma la donna non distolse gli occhi osservando la kryptonite uscire, vischiosa, assieme al sangue dal corpo
di Kara.
“Può alzarsi.” Le comunicò un agente
dopo che con un gesto solo ebbe tagliato il nastro liberandole le mani. Lena si
inginocchiò accanto a Kara prendendole la mano.
“Ti prego, ti prego, non posso
perderti, respira Kara, respira!” Alex aveva il volto
pallido, l’aria tesa.
“Non c’è più battito cardiaco.”
Comunicò con voce bassa.
“Kara!”
Urlò Lena. “Un defibrillatore, portate un defibrillatore!”
“C’è ancora troppa kryptonite in lei…” Mormorò Alex una lacrima che scorreva sul suo volto e le
sue mani, premute sulla ferita da lei stessa inferta si tingevano di rosso.
“No!” Lena premette sul petto di Kara cercando di obbligare il suo cuore a battere. In quel
momento una figura scese dal cielo, il mantello nero che svolazzava sulle sue
spalle, il volto severo, la pelle verde.
“J’onn è…”
“Lasciatela a me.” Disse e Alex si
fece prontamente indietro. Ma Lena non stava ascoltando, aveva preso il volto
di Kara tra le mani e soffiò nei suoi polmoni, poi
tornò a spingere sul suo petto mentre mormorava, come una litania: ‘torna da
me, torna da me’.
“Lena, lasciala andare.”
“No, no…” Singhiozzò la donna.
“Ha bisogno del sole.” Spiegò J’onn, poi senza attendere oltre sollevò la supereroina tra
le braccia e si spinse verso il buco nel soffitto scomparendo nella notte.
“Può salvarla?” Chiese Lena.
“Non lo so…” Ammise Alex.
J’onn atterrò al DEO riprendendo le
sembianze di Hank Henshaw, tra le braccia Kara che posò su di un lettino sul quale risplendevano le
lampade ultraviolette. Winn arrivò correndo,
guardando mentre i medici incidevano di nuovo la pelle estraendo in maniera più
sistematica il liquido verde.
“Andiamo, andiamo.” Mormorò mentre
osservava l’elettrocardiogramma rimanere piatto.
“Cosa succede Winn, aggiornami!”
“Le stanno estraendo la kryptonite.”
“Il suo cuore? Il suo cuore batte?” La voce di Lena conteneva una nota di puro terrore.
“No, ma non vogliono che riparta, non
ancora, manderebbe in circolo altra kryptonite invece
così… così posso toglierla tutta…” Winn guardava la
scena con il cuore che batteva veloce, incapace di distogliere lo sguardo,
incapace di credere che la sua migliore amica era, umanamente, morta.
Dieci minuti dopo Lena e Alex
arrivarono correndo.
“Come sta?” Chiese subito la sorella
guardando Winn e Hank.
“Non hanno ancora finito.”
“Quanto può resistere, quanto possono
resistere i suoi tessuti senza che il cuore batta?”
“Non lo sappiamo con sicurezza…”
Rispose Alex alla donna.
“Quanto?” Insistette Lena.
“Superman ha avuto un arresto
cardiaco durato sette minuti.” Disse allora Winn.
“Sette…” Lena si portò la mano alla
bocca cercando di fermare l’orrore che la invadeva.
“Ce la farà.” Affermò allora Alex.
“Lei può farlo, ce la farà.”
“Ci siamo.” Disse allora Hank, le
mani sui fianchi, gli occhi concentrati. Dall’altra parte della stanza i medici
posarono sul petto di Kara l’elettroshock. Il suo
corpo sussultò, ma nessun bip seguì la scossa. Il medico richiese una seconda
scossa e poi una terza, senza ottenere risultati. Si voltarono verso il vetro
scuotendo la testa.
“Ancora!” Chiese Lena e nel vedersi
ignorata guardò Alex. “Ancora!” Hank fece un cenno e i medici provarono altre
due volte.
“È finita.” Mormorò Hank abbassando il
volto, la colpa di non essere stato lì subito che gli incurvava le spalle.
“No, no, no, non posso perderla, no…”
Lena uscì dalla stanza e raggiunse Kara. Si piegò su
di lei. “Amore mio, ti prego, torna da me.” Baciò le labbra esangui della
ragazza cercando di infondere in esse la proprio vita, cercando di riportarla a
sé con la sola forza di volontà.
Alex osservò la scena, un singhiozzo
eruppe dalla sue labbra, incapace di credere di aver appena perso Kara. Winn le si strinse contro
cercando di dare e ricevere un conforto che era impossibile da ottenere.
Poi un bip risuonò nella stanza. Alex
alzò gli occhi e Lena sobbalzò. Un secondo bip seguì il primo e poi un terzo.
“Le lampade.” Mormorò Winn. “Le lampade! Il sole!” Ripeté più forte e poi rise
facendo un salto di gioia.
Sotto le dita fredde di paura di Lena
il cuore di Kara riprese lentamente a battere.
Alex osservò Lena lasciare la stanza
in cui Kara dormiva, non si era ancora svegliata, ma
il suo battito diventava sempre più forte e la respirazione migliorava, a detta
dei medici le sue cellule si stavano ristabilendo con la solita sorprendente
rapidità. Ad aiutare era arrivato anche Clark che aveva donato del sangue,
sottoponendosi al dolore di venire esposto alla kryptonite
affinché Kara potesse ricevere una trasfusione che la
aiutasse a sostituire il sangue perso.
“Starà bene.” Affermò Alex nel vedere
il viso teso di Lena.
“Lo so.”
“Ma?” Chiese allora Alex voltandosi a
guardare la donna.
“Quello che è successo è stato un
monito, non posso permettere che mi usino contro di lei. Non posso essere il
suo punto debole.” Alex rimase un lungo istante in silenzio.
La città aveva reagito con grande
clamore alla diretta in cui aveva creduto veder morire Supergirl
e il palazzo della L-Corp era assediato dai
giornalisti. Lena non aveva ancora lasciato nessuna dichiarazione e non era
ancora stata vista essendo rintanata al DEO, questo aveva fatto circolare voci
sempre più fantasiose.
“Kara
voleva dirtelo.” Lena guardò l’agente del DEO e la donna continuò. “Voleva
dirti che era Supergirl, voleva che tu sapessi tutto
di lei, voleva che facessi parte della sua vita, dell’intera sua vita.”
“Non ha più importanza.”
“Invece ha importanza.” Controbatté
Alex. “Io le ho detto di non dirtelo, perché io, non mi fidavo di te. Di una Luthor.” Lena serrò la mascella, ma la ragazza non aveva
finito. “Io sono sua sorella e la proteggerò sempre, sempre e comunque. Ma non
posso proteggerla da te.”
“Non volevo che si uccidesse per me!
Se avessi potuto fermarla lo avrei fatto.” Proruppe Lena sentendo il cuore
dolere nel ricordo della sua impotenza.
“Lo so. E so che se tu non sarai
accanto a lei quando si sveglierà, se tu non le concederai tutto l’amore che
provi e che io ho visto, allora soffrirà e io non potrò farci niente e questo,
questo non posso permetterlo.” Alex si portò la mano al petto. “Se la abbandoni
di nuovo le spezzerai il cuore e spezzerai anche il tuo.”
“Non posso… l’ho vista morire… io non
posso rischiare di perderla…”
“L’errore più grande che puoi fare è
tentare di tenerla lontana, soffrirai tu e soffrirà lei, ma se qualcuno volesse
farti del male lei volerà da te, dovesse anche morire nel farlo. Lei è così,
non dona mai il cuore a metà e il suo cuore, lo hai visto, batte per te.”
Lena scosse la testa poi i suoi occhi
tornarono alla figura stesa al di là del vetro e la donna sospirò.
“Interrompiamo le trasmissioni per mandare in onda, in diretta, la
conferenza stampa indetta da Lena Luthor.”
“Buongiorno a tutti, prima di ogni
altra cosa ho il dovere di dirvi che Supergirl è
viva. Il video a cui avete tutti assistito è un falso, girato da un gruppo di
artisti che hanno ritenuto simpatico lo scherzo. Non ho potuto smentire
immediatamente i fatti perché la polizia ha voluto che prima fossero fermati i
responsabili, che ora sconteranno una giusta pena per la loro bravata.
Domande?” I giornalisti si guardarono tra di loro perplessi poi uno si alzò.
“Sta dicendo che quello che abbiamo
visto, lei e Supergirl in quella condizione estrema,
la scelta,il sacrificio, il dolore sul
suo viso: erano falsi?”
“Attori. Sì.” L’uomo fece una smorfia
scuotendo la testa e si sedette, un altro giornalista si alzò.
“Miss Luthor,
la qualità della recitazione era ottima e anche la somiglianza… vuole dirci che
gli autori di questo cosiddetto scherzo sono vostri sosia?”
“Le dico solo che io non sono stata
rapita e di certo Supergirl non è morta, nessuna
pozione magica potrebbe ucciderla.”
“Perché non è qui a dirlo lei stessa?”
Intervenne una giornalista.
“Come sapete bene Supergirl
non risponde ai nostri bisogni mondani, lei c’è quando abbiamo davvero bisogno
di lei.” Un mormorio confuso passò tra i partecipanti alla conferenza stampa.
“Avete atre domande?”
“Pensa davvero che crediamo a queste
sue affermazioni?” Domandò allora un giornalista più coraggioso degli altri.
“Posso dirvi questo: nel video che
avete visto vi è una verità, Supergirl si sarebbe
sacrificata per me.” I flash scattarono e i giornalisti tesero le telecamere e
i microfoni. “Come lo farebbe per chiunque altro. Perché lei è pronta a morire
per ognuno di noi. Lei è speranza, lei rappresenta il meglio che c’è negli
esseri umani e farà tutto ciò che è in suo potere per salvarci, sempre.” Lena Luthor guardò la platea per un lungo istante. “Anche solo
uno di noi è importante, questo è essere un eroe, mettere sempre la propria
vita in secondo piano quando da ciò dipende la salvezza di un altro. Supergirl è la nostra eroina e lo sarà sempre.” Lena osservò
i giornalisti ancora per un poco poi annuì. “Grazie di essere venuti,
arrivederci.” Si voltò e si incamminò verso la macchina, mentre i giornalisti
lanciavano domande che sarebbero rimaste senza risposta.
Kara aprì gli occhi lentamente, si
sentiva stanca, profondamente stanca eppure aveva l’impressione di aver dormito
a lungo. La luce delle lampade ultraviolette le disse immediatamente dove
fosse, poi una mano si posò sulla sua e lei si voltò.
“Bentornata tra di noi.” Alex
manteneva un tono di voce basso e le sorrideva. Kara
rispose al sorriso cercando di schiarirsi la mente, non riusciva a pensare con
chiarezza. Poco distante su di uno schermo Lena Luthor
stava facendo un discorso ai giornalisti, ma non vi era suono e Kara non sapeva cosa stesse dicendo o perché ci fosse uno
schermo acceso. Un respiro più profondo giunse alle sue orecchie e lei voltò
ancora un po’ la testa. Lena stava dormendo su di una sedia, proprio lì,
accanto a lei. Tornò a guardare lo schermo sul quale vi era la dicitura:
diretta. Chiuse gli occhi e li riaprì cercando di comprendere.
“Hank.” La aiutò Alex tenendole la
mano e parlando sempre sottovoce. “Lena non voleva lasciarti e quel discorso
andava fatto, la città aveva bisogno di essere rassicurata sulla tua sorte.
Ovviamente abbiamo detto che era tutto falso.” Kara
scosse la testa, non capiva. Guardò Lena e poi Alex.
“Cosa ci fa, lei, qui?” Chiese e vide
il volto di Alex raggelarsi.
Note: Non mi piace tenervi troppo sulle spine… Lena è
stata salvata e Kara, malgrado un momento di panico, è
stata salvata anch’essa. Ho detto troppo sulle spine, un po’ sulle spine mi
piace! ;-) E infatti la battuta finale di Kara è…
strana, no?
Cosa ne pensate del capitolo, vi è piaciuto? 5 commenti e,
lo sapete già, domani avrete il prossimo!
Piccola riflessione: il capitolo che credevo vi sarebbe
piaciuto di più, quando finalmente Kara e Lena si
lasciano andare alla passione ha ricevuto 8 commenti, mentre quello in cui
tutto va male, Kara e Lena litigano e Lena viene
rapita 12… cosa ne devo dedurre? In realtà vi piace soffrire!! XD
Lena aprì gli occhi e vide Kara che stava osservando lo schermo che le avevano portato
per assistere alla conferenza stampa, poi la ragazza si voltò verso Alex che le
teneva la mano.
“Cosa ci fa, lei, qui?” Quelle parole
penetrarono nel suo cervello scuotendola da ogni residuo di sonno accumulato in
quei due giorni in cui non aveva, praticamente mai, lasciato la stanza in cui Kara stava recuperando le forze.
“Qual è l’ultima cosa che ricordi?”
Chiese Alex, lanciando a lei un’occhiata preoccupata.
“Non… non saprei…” Kara sbatté le palpebre confusa poi sembrò ricordare.
“Avevamo un problema con dei Paralliani e Carr mi
aveva dato da scrivere degli articoli sportivi…”
“Questo… questo è successo due
settimane fa…” Affermò Alex cercando di non apparire troppo preoccupata.
“Cosa? Settimane?”
“Posso parlarle agente Danvers?” La sua voce attirò finalmente lo sguardo di Kara che la fissò perplessa sulla sua presenza lì.
“Lena…” Tentò di dire Alex, ma lei si
diresse con passo deciso verso la porta e Alex annuì.
“Torno subito, va bene? Non ti
preoccupare, ti spiegherò ogni cosa.” Rassicurò la sorella e poi la seguì.
Lena incrociò le braccia cercando di
trattenere il dolore nel petto, impedendosi di provarlo: Kara
era viva e stava bene, era l’unica cosa che contava.
“Lena, mi dispiace, avevano parlato
di possibili danni al cervello a causa dell’esposizione alla kryptonite, ma le cellule si erano riformate perfettamente
e nessuno poteva immaginare che… sono sicura che le tornerà la memoria, a volte
succede quando si subisce un trauma, ma con le giuste…”
“No.” Il suo monosillabo fermò le
parole di Alex che la guardò senza capire e allora lei si spiegò: “Non dovrà
sapere quello che ha dimenticato.”
“Ma è assurdo!”
“No, è il meglio per lei.”
“Questo è ridicolo, io dirò a Kara tutto ciò che è successo e…” Lena scosse la testa con
fermezza.
“No, Alex, tu non lo farai. Le
racconterai che è venuta a salvarmi e che c’è stato un fraintendimento sulla
nostra amicizia, ma non le dirai cosa provo per lei e cosa lei prova per me.”
“Non le nasconderò una cosa simile.”
“Lo farai perché hai detto che la
proteggerai sempre e ora ne hai l’occasione. Se dimenticherà quello che prova
per me non rischierà più di mettersi in pericolo in quel modo. Io farò in modo
di non incontrare più Kara, se non nei limiti del suo
lavoro e lo stesso avverrà per Supergirl, mi farò
fotografare in atteggiamenti intimi con altre persone e presto tutti
dimenticheranno questa storia. Lei sarà al sicuro e io anche.” Alex scuoteva la
testa, ma Lena capì che avrebbe accettato, c’era in gioco la salvezza di sua
sorella e non era pronta a vederla rischiare la vita di nuovo. “Se non fossi
stata io a essere in quella situazione voi avreste capito che si trattava di
una trappola, sareste intervenuti con una squadra di agenti o magari con il
vostro marziano, insomma, Kara sarebbe stata al
sicuro, ma ero io e lei non ha riflettuto, così come non avete riflettuto voi.
Ho visto i video che vi hanno condotti al luogo in cui ero trattenuta, sarebbe
stato semplice capire che era una trappola. Ma eravate tutti troppo coinvolti.”
I suoi occhi sfuggirono e Lena si ritrovò a guardare Kara
che confusa e dolorante cercava di alzarsi dal lettino. Era stata così vicina
alla morte…
Lena trattenne il dolore, lo
trattenne con forza soffocando il singhiozzo che rischiava di sfuggirle dalle
labbra. Doveva mostrarsi forte e risoluta altrimenti Alex non avrebbe ceduto
alla sua richiesta.
“Cosa sei disposta a fare per
salvarle la vita?” Chiese dura.
“Qualsiasi cosa.” Ammise Alex, senza
indugio.
“Nascondendole quello che siamo state
una per l’altra la salverai.”
“Ma lei ti ama…” Protestò Alex. “Come
posso privarla di un sentimento così forte, così importante?” Lena sollevò il
mento stringendo la mascella, le braccia intrecciate che premevano sulle ferite
ai polsi fino a farle sanguinare di nuovo sotto le candide bende.
“Troverà qualcun altro, qualcuno che
sia per lei meno pericoloso amare.”
“Ma… tu…” Alex la guardava senza
comprendere, o forse leggendo nei suoi occhi la sofferenza che però non
esprimeva.
“Io non vado bene per lei.”
“Saresti morta se questo avesse
potuto salvarla, ti ho visto…” Lena alzò la mano interrompendola.
“Non ha importanza. Kara sta bene e io ho del lavoro da fare.” Ruotò su se
stessa, conscia che non avrebbe potuto resistere oltre, giunta alla porta
guardò Alex interrogativa. La donna sospirò e scosse la testa, ma alla fine si
rassegnò.
“Va bene, ma non mi piace.”
“Non deve piacerti.” Affermò lei. “Ho
la tua parola?” Alex esitò ancora un istante.
“Sì.” Accettò, infine.
Lena fece un brusco cenno con la
testa poi lasciò la base del DEO.
***
Kara si svegliò, aveva fatto un sogno
bellissimo, ma non ricordava quasi nulla se non il senso di felicità che le
dava, con un sorriso scese dal letto e si stiracchiò, poi grazie alla super-velocità
fece una doccia, mangiò colazione e fu pronta in pochi minuti. Aveva perso due
settimane della sua vita e, a quanto pareva, aveva rischiato di morire, non
aveva più intenzione di perdersi un solo attimo.
Arrivò in ufficio e preparò delle
domande per l’articolo che Carr voleva che scrivesse, poi mangiò con James che
continuava a lanciarle occhiate preoccupate e non sembrava voler smettere
malgrado ormai fosse tornata al pieno della sua forma. Non che James fosse
l’unico, Winn sembrava sfuggire il suo sguardo in
continuazione, tanto da farle credere che le nascondesse qualcosa e Alex
sembrava sempre avere un pensiero nella mente, qualcosa che l’addolorava,
eppure con Maggie all’apparenza andava tutto bene. La detective era l’unica
normale, perché persino Mon-El era strano con lei e
aveva tergiversato quando lei gli aveva proposto di allenarsi un po’ insieme,
malgrado le avesse confidato di voler usare i suoi poteri per il bene.
Nel pomeriggio si recò sul campo e
intervistò dei medici che sosteneva un’iniziativa per far sì che le famiglie
potessero stare vicine durante le lunghe degenze in ospedale e infine tornò a
casa, per godersi la cena assieme ad Alex.
“Come ti senti?” Le chiese subito la
ragazza non appena la vide.
“Bene! Lo sai che puoi smettere di
chiedermelo ogni volta che mi vedi?”
“Nessun ricordo?”
“No…” Kara
si strinse nelle spalle, la sorella le aveva fatto un resoconto degli
avvenimenti che aveva dimenticato, ma continuava a insistere affinché lei si
sforzasse di ricordare. Era frustrante e nel video in cui salvava Lena vi era
qualcosa che la tormentava, le telecamere erano posizionate in modo da cogliere
ogni espressione dei loro volti e vedere un tale dolore sul viso di Lena le
faceva male. E poi c’era quel momento, quel momento in cui rivolgeva a Lena
parole mute, che non riusciva a cogliere a causa di un leggero difetto nel
video. Aveva guardato mille volte quel frammento, ma non era riuscita a dare un
senso al movimento delle sue labbra. Il web era pieno di ipotesi, i più
fantasiosi, influenzati da una loro foto in volo, parlavano di un ‘ti amo’ la qual cosa era ridicola, ma le altre ipotesi erano
altrettanto assurde e Lena, quando lei l’aveva interrogata al riguardo, aveva
affermato di non ricordare molto a causa dello stress della situazione, cosa
più che comprensibile.
Alex le aveva detto che Lena aveva
voluto essere presente durante il tempo in cui era stata male e le aveva detto
che ora conosceva la sua identità, ma quando era andata a trovarla la donna non
aveva dimostrato particolari sentimenti, aveva scambiato qualche parola con lei
per poi scusarsi e congedarla perché aveva un meeting o qualcosa di simile.
Da allora non l’aveva più vista.
“Vieni al bar domani sera?”
“Come?” Chiese Kara
che si era persa nei pensieri, le succedeva spesso quando pensava a Lena,
tendeva a sentirsi triste senza un reale motivo, come se le mancasse, cosa che
era assurda.
“Abbiamo il solito biliardo con James
e Winn, ti va di venire?”
“Solito biliardo? Una nuova
tradizione che ho dimenticato?” Alex si strinse nelle spalle e poi le annuì.
“Volentieri, magari Mon-El potrà spiegarmi perché non
vuole allenarsi con me.” Accettò allora Kara.
“Mon-El?”
Chiese, perplessa, Alex.
“Sì, abbiamo tanto in comune, dopo
tutto siamo orfani di pianeta e mi piacerebbe passare del tempo assieme a lui…”
Alex fece una smorfia e lei arrossì. “Cosa? Non ho mica detto che…”
“No, certo… allora ci vediamo domani.
Ciao.” La ragazza si congedò lasciandola a chiedersi il perché di quella
reazione. Alex era strana, come tutti gli altri, le sarebbe proprio piaciuto
capirci qualcosa in quella storia e aveva la sensazione che quel buco di due
settimane non aiutava.
Lena osservò al città, appoggiata al
balcone del suo ufficio, avrebbe dovuto tornare a casa, sarebbe bastato
prendere l’ascensore, eppure non riusciva ad entrare nel suo appartamento senza
che fosse sommersa nei ricordi e quei ricordi facevano troppo male. Aveva visto
Kara una sola volta, la ragazza era gentile come
sempre, le aveva fatto delle domande, cercando evidentemente di mettere assieme
i pezzi di una vicenda che non comprendeva appieno e come avrebbe potuto? Le
mancava un dettaglio fondamentale.
Aveva dovuto fuggire, averla lì,
davanti a lei, sorridente eppure così lontana, era una tortura alla quale non
riusciva a sottoporsi, aveva preso una decisione e l’avrebbe rispettata, ma
doveva proteggersi in qualche modo e stare lontana dalla ragazza era l’unico
modo che aveva trovato.
Con un sospiro tornò alla scrivania,
no, vi era un altro modo per alleviare la sofferenza ed era la vendetta. Il
dossier aperto davanti a lei era ormai completo, le Famiglie avrebbero pagato
cara la sofferenza che le avevano causato. Aveva riflettuto su ogni parola che
lei e l’uomo che l’aveva rapita si erano detti e aveva ricordato un particolare:
lui e i Luthor avevano lavorato assieme. Dopo
settimane di lavoro era riuscita a racimolare una mole di informazioni che
avrebbe messo in ginocchio le Famiglie. Avrebbero rimpianto troppo tardi
l’errore che avevano fatto. Un Luthor era un nemico
pericoloso, un Luthor dal cuore spezzato era una
forza inarrestabile.
***
“Kara, non
giochi?” Maggie le si sedette accanto, Kara distolse
lo sguardo da Mon-El che come al solito la sfuggiva e
sorrise alla detective.
“Tu e Alex formate una squadra
strepitosa e mi piace vedere James e Winn perdere.”
Maggie rise e Kara fu contenta nel vedere che l’unica
che non era cambiata era Maggie, forse dipendeva dal fatto che non era a
conoscenza della sua doppia identità e non sapeva che era quasi morta.
“Ecco le birre!” Affermò, la
detective, nel veder arrivare Mon-El. Il ragazzo posò
sul tavolo l’ordinazione e Kara lo interpellò.
“Mon-El, mi
chiedevo… sai per quella questione di cui abbiamo parlato, cosa ne dici di
domani mattina?”
“Ehm…” Il ragazzo stava cercando una
scusa e Kara fece un sorriso.
“Non avrai paura, vero?” il daxamite gonfiò il petto, colpito nel suo orgoglio.
“Domani mattina sono libero.”
“Ottimo! Allora ci vediamo domani.”
Il ragazzo se ne andò e Kara si ritrovò gli occhi di
Maggie addosso.
“Pensavo che non ti piacesse.” Kara arrossì.
“Non mi piace, siamo solo amici.” La
detective corrugò la fronte perplessa poi il suo sguardo fu attirato dallo
schermo della tv in un angolo del locale. Kara lo
seguì e si ritrovò a guardare Lena.
“È triste.” Affermò senza sapere bene
perché lo dicesse, era qualcosa nel modo in cui teneva le spalle, o forse erano
i suoi occhi spenti a parlare per lei.
“Ti manca?” Chiese Maggie e lei la
guardò sorpresa.
“Perché dovrebbe mancarmi? Voglio
dire, non siamo così tanto amiche…” Maggie alzò un sopracciglio perplessa.
“Infatti siete state ben più che…”
“Maggie, vieni?” Alex le fece un
gesto deciso e la ragazza si strinse nelle spalle.
“Ognuno affronta le rotture al
proprio modo.” Sorrise e raggiunse il tavolo da biliardo.
Kara rimase lì ferma a chiedersi di cosa
parlasse. Quale rottura?
Kara schivò con facilità il colpo, poi
allungò un piede e il ragazzo sbilanciato cadde a terra. Veloce ruotò per
abbattere Kara che altrettanto rapida si alzò in volo
evitando il colpo. Mon-El fece una capriola e si
rimise in piedi, lo sguardo concentrato. Allungò un pugno che Kara parò, per poi tirare il ragazzo verso di sé, Mon-El non riuscì a fermarla, lei lo fece ruotare e lo
sbatté ancora una volta a terra.
Il daxamite
gemette e lei sorrise.
“Ti arrendi?”
“Neanche per sogno!” Affermò lui
rialzandosi e rimettendosi in guardia, si girarono attorno valutando la
prossima mossa, prima che potesse succedere altro, però, Alex entrò trafelata
nella palestra.
“Che succede?” Chiese Kara e Mon-El attaccò, la kryptoniana avrebbe dovuto ricevere il colpo sulla
mascella, ma ruotò su se stessa con super-velocità e il pugno andò a vuoto. Mon-El si ritrovò a passare sotto il mantello di Kara e poi a finire contro il muro. “La prossima volta non
essere tanto prevedibile.” Gli suggerì con un sorriso divertito.
“Se la smettete di giocare avrei
delle cose da dirti.” Disse brusca Alex, sorprendendo Kara,
la ragazza era sempre estremamente contrariata quando lei passava del tempo con
Mon-El, forse temeva che si sarebbe legata a lui
perché condividevano lo stesso dramma? La perdita del pianeta di origine?
“Dimmi.” Disse soltanto, evitando di
acerbare ancora la situazione. Alex le fece un cenno e insieme uscirono dalla
palestra per entrare nel cuore informatico del DEO.
“Eccovi.” Disse Winn
nel vederle arrivare poi attivò lo schermo principale e mostrò loro una serie
di file.
“Cosa significa?”
“Questa mattina la polizia di
National City ha ricevuto un dossier, il contenuto di questo dossier è a dir
poco straordinario.” Winn era chiaramente su di giri,
con alcuni colpi sulla tastiera evidenziò dei file. Kara
tentò di capire la fonte di tutta quell’eccitazione, ma le sfuggiva a lei
sembravano solo normali file di rendicontazione aziendale. “Sembra che qualcuno
abbia deciso di mettere in ginocchio le Famiglie.”
“Non capisco.” Ammise Kara.
“Si tratta di decine e decine di file
che raccolgano bilanci, organigrammi, conti bancari di ogni azienda, attività,
organizzazione attraverso le quali le Famiglie operano i loro traffici
illegali.” Spiegò Alex. “Una miniera d’oro per gli investigatori che stanno
iniziando le rettate, entro questa sera saranno in decine a essere messi agli
arresti e le prove fioccheranno, perché quando si sa dove guardare i giochi
diventano facili.”
“Le Famiglie… non sono il gruppo
mafioso che ha rapito Lena e ha tentato di uccidermi?” Chiese Kara e notò subito lo sguardo che passò tra Alex e Winn.
“Esatto.” Disse solo il ragazzo.
“Quindi…” Kara
corrugò la fronte iniziando a capire.
“I Luthor
posseggono un’azienda tentacolare che di certo ha contatti d’affari anche con
le maggiori case mafiose del paese, si tratta di agevolare le importazioni e le
esportazioni, evitare doli o furti e ogni altro genere di problema, una specie
di accordo di reciproco rispetto, ogni azienda così vasta intrattiene simili
relazioni.” Spiegò Winn.
“Ma Lena non si piegherebbe mai ad
accordi del genere!” Protestò lei, sentendosi in dovere di difendere la donna.
“Forse Lena no, ma lei possiede
l’azienda da poco tempo, è ovvio che ha ereditato una certa situazione e,
conoscendo i Luthor, mettendosi in affari con certa
gente avranno voluto avere una forma di assicurazione…” Intervenne Alex.
“È stata lei ha consegnare il dossier
alla polizia?” Chiese allora Kara.
“Il dossier è arrivato in forma
anonima, ma è assolutamente probabile che vi sia lei dietro a simili
informazioni. Si tratta di un dossier accurato e preciso che dimostra una
conoscenza approfondita delle Famiglie, un fascicolo messo insieme negli anni e
pronto ad essere usato in caso di necessità. Lena ha giurato vendetta e un Luthor non minaccia mai a vuoto, in queste settimane deve
aver scavato affondo nella sua azienda, messo insieme i pezzi e composto il
dossier.” Alex sorrise. “Maggie era su di giri, hanno chiesto l’aiuto di ogni
detective libero, la mole di lavoro per loro sarà enorme, ma sono anni che
sperano di mettere le mani sugli alti esponenti delle Famiglie e questo dossier
è un sogno.”
“Per la L-Corp
è un grave danno economico.” Intervenne Winn. “Ho
dato solo una rapida scorsa ai documenti, ma molte delle aziende e delle
strutture coinvolte fanno affari con la compagnia di Lena, ma per le Famiglie è
una botta durissima. Si rimetteranno in piedi, molto probabilmente, ma la
competizione per il controllo dei traffici illegali in città è spietata, non so
se riusciranno mai a riprendersi il potere che hanno ora. Comunque è ovvio che
se mai lo faranno sarà tra molti anni.”
“Molte teste cadranno, Kara. Teste in posizioni molto alte, teste corrotte. Lena
ha fatto una gran cosa per la città e l’ha fatta malgrado sia una mossa che
costerà cara alla sua azienda.” Concluse Alex, gli occhi che sembravano
valutare la sua reazione.
“Vorrei che non ci fosse di mezzo una
questione di vendetta…” Mormorò però lei pensierosa.
“Quello che le hanno fatto… posso
capire che abbia avuto voglia di…” Winn strinse le
labbra senza continuare, Kara annuì, era ovvio che
essere rapiti e minacciati era qualcosa di tremendo.
“Dovresti essere fiera di lei.”
Asserì invece Alex le mani sui fianchi.
“Lo sono…”
“Forse dovresti andare a dirglielo…”
Provò Alex, ma lei si strinse nelle spalle.
“Non sono sicura che abbia voglia di
vedermi, ho provato a parlarle, ma ha annullato gli appuntamenti che avevo
fissato… credo che non voglia che la gente si faccia delle idee sbagliate su
noi due, come è già successo… da quello che ho capito se non l’avessi portata a
casa in volo e non ci avessero fotografate non sarebbe stata rapita e tutto il
resto.”
“Di chi state parlando?” Mon-El stava arrivando, del ghiaccio sulla testa.
“Lena Luthor.”
Affermò Alex e di nuovo ci fu quel generale imbarazzo.
“Vado al lavoro.” Sbuffò Kara, poi spiccò il volo lasciando i tre a guardarsi.
“Detesto mentirle.” Affermò Winn.
“Credi che mi faccia piacere?” Sbottò
Alex. “Sto cercando in tutti i modi di spingerla ad aprire gli occhi, malgrado
le parole di Lena non credo sia giusto che Kara sia
privata di…” Sbuffò scuotendo la testa.
“Hai detto che era per proteggerla!”
Protestò Mon-El. “Ci hai fatto mantenere il segreto
perché era la cosa migliore.”
“Non so più se è la cosa migliore.”
Confessò Alex.
“Non è felice, crede di esserlo, ma
non è neanche lontanamente felice come quando stava con Lena.” Infierì Winn. “Dobbiamo dirglielo.”
“Lena non vuole.” Controbatté Alex.
“Questa situazione sarebbe assurda su
Daxam e credo che sia assurda anche su questo
pianeta.” Concluse Mon-El spostando il ghiaccio dalla
testa alla spalla con una smorfia. “Se sono promesse dovrebbero stare assieme.”
“Te l’ho già spiegato Mon-El, non è questione di essere promessi, ma è questione
di anime destinate a stare assieme.” Persino Alex alzò un sopracciglio davanti
al romanticismo di Winn. “Cosa c’è? È vero!”
“Io so solo che Kara
vuole stare con lei e con nessun altro, non che non ci abbia provato, ma mi
sono preso un bel due di quadri.” Affermò allora Mon-El.
“Picche.” Lo corresse Alex senza
neanche rifletterci.
“Come?” Chiese confuso il daxamite.
“Due di picche. Si dice due di
picche.” Spiegò Winn.
“Va bene.” Annuì il ragazzo cercando
di memorizzare quel bizzarro modo di dire.
“Sentite, ne abbiamo discusso e
discusso ancora, non ho intenzione di tradire la parola che ho dato a Lena, ma
di certo non farò nulla per evitare che Kara si
innamori di nuovo di lei.” A quelle parole i due ragazzi annuirono anche se
controvoglia e Alex sospirò. Far innamorare di nuovo Kara
le era sembrato qualcosa di semplice ed era sicura che Lena non sarebbe
riuscita a resistere a lungo, ma la Luthor sembrava
più tosta di quello che aveva immaginato, aveva detto che non avrebbe più visto
Kara o Supergirl e stava
riuscendo a meraviglia nel suo intento.
Proteggere Kara
era la sua ragione di vita, ma non era sicura di aver fatto la scelta giusta
questa volta.
Note: Che dire… il peggior
prognostico che potevate immaginare si è avverato. Ragazze, iniettarsi un
cocktail di kryptonite sporca non è un toccasana e di
certo Kara non poteva cavarsela con un “piccolo”
arresto cardiaco. Vi ricordo che la kryptonite si
espandeva dal suo collo giù verso il cuore e su verso il cervello… Insomma, un
brutto affare.
Dopo tutto quello che hanno
passato Kara e Lena sono di nuovo separate e, quel
che è peggio, Kara non sa neanche quello che si sta
perdendo. Alex ha dato la sua parola, ma ora si mangia le mani, Lena invece
rimane salda nella sua decisione di tenere la ragazza che ama al sicuro, ma di
certo non è rimasta a girarsi i pollici, invece ha fatto ciò che i Luthor sanno fare meglio: ha studiato un piano e si è
vendicata.
Idee su come si possa uscire
da una simile, triste, situazione? È
destinato a finire tutto così o, come dice Winn, Kara e Lena sono anime destinate a stare assieme?
Questo era un capitolo di
passaggio, tanto per riprendere fiato dopo tutto quello che è successo. Il
prossimo capitolo prestissimo, spero e non odiatemi troppo! ;-)
Kara entrò alla CatCo
e si ritrovò investita da una frenetica attività, tutti erano appesi ai
telefoni verificando informazioni, segnando nuove retate e gestendo le notizie
che arrivavano a frotte.
“Danvers!”
Urlò il caporedattore più agitato e scontroso del solito.
“Sì, capo?”
“Voglio una reazione a caldo della Luthor, vai subito da lei.”
“Ehm… non sono sicura che…” Carr alzò
gli occhi su di lei guardandola da sopra gli occhiali con l’aria più gelida che
lei gli avesse mai visto in volto.
“Non sei più una segretaria, sei una
reporter o quanto meno ci stai provando, la Luthor è,
assieme a Supergirl, l’unico motivo per la quale ti
tengo quindi vai da lei e spremile una dichiarazione riguardo a questo dossier
che sta sconvolgendo la città.” A Kara non rimase che
annuire.
Entrò nell’edificio e vi trovò una
marea di report bloccati nell’atrio da un gruppo di uomini in eleganti completi
neri. Lei si fece largo tra la folla fino a raggiungere il portiere che la
conosceva, l’uomo nel vederla fece un sorriso e le aprì l’ascensore tra le
proteste e gli sbuffi degli altri giornalisti.
Kara si chiese perché si sentisse così
tesa, dopo tutto Lena non era mai stata ostile con lei e il fatto che avesse
cancellato gli ultimi due appuntamenti era più che ragionevole, dopo tutto era
una donna molto impegnata.
L’ascensore si aprì e lei si fece
avanti, si passò le mani sui fianchi cercando di calmarsi: avrebbe fatto le sue
domande, se Lena la riceveva, e sarebbe andata via, tutto lì.
“Sì?” Le chiese interrogativa la segretaria
nel vederla fissare interdetta le porte dell’ufficio.
“Posso… ehm… è libera?” L’impiegata le
lanciò una lunga occhiata e lei si sistemò gli occhiali tentando un sorriso.
Non era mai piaciuta a quella donna, forse si era offesa la volta in cui le era
passata davanti ignorando il suo stop.
“Miss Luthor
ha detto che ha sempre tempo per lei.” Affermò la donna e Kara
sentì le guance tingersi di rosa.
“Oh… bene.” Si avvicinò alla porta,
bussò e la aprì. Lena era alla sua scrivania concentrata nell’osservare
qualcosa al computer, alzò gli occhi e la notò. Kara
vide gli occhi della donna illuminarsi, poi però la mascella si indurì e lei
distolse lo sguardo.
“Kara,
buongiorno, immagino che sarai qui per avere informazioni su questo misterioso
dossier…” La donna si alzò per prendersi un bicchiere d’acqua, il suo tono era
calmo, normale, ma i suoi occhi la sfuggivano, cosa che non avevano mai fatto
prima.
“Sì… ne deduco che tu non ne sappia
niente.” Questa volta Lena la guardò.
“Parlo a Kara
la giornalista, a Supergirl la paladina della
giustizia o…?” Si interruppe senza riuscire a definire il loro rapporto e tornò
alla scrivania. Kara si sistemò gli occhiali confusa
e inspiegabilmente tesa. Poi abbassò il taccuino e lo chiuse.
“Parli a me.” Mormorò e vide una lampo
passare negli occhi della donna.
“I Luthor
hanno molti scheletri negli armadi, scheletri e dossier, potrei passare una
vita a raccogliere quello che generazioni di Luthor
hanno messo insieme come polizze di assicurazione. Siamo una famiglia di paranoici
o di gente accorta, a te decidere.”
“Quindi sei stata tu a consegnare le
Famiglie alla polizia.”
“Sì.”
“Per vendetta?” Lena alzò gli occhi
fissandoli nei suoi.
“Vendetta? L’ho fatto per te.”
Affermò con un certo rancore. “Per noi.” Si lasciò sfuggire, poi scosse la
testa e ruotò a metà la sedia lasciando che il suo sguardo si perdesse
nell’osservare la città.
“Per me?” Chiese Kara,
il suo cuore aveva battuto veloce a quel noi, ma ora non osò ripeterlo.
“Hanno tentato di ucciderti, volevano
eliminare ciò che rappresenti: la speranza. Non potevo permettere che ci
riprovassero e il DEO ci avrebbe messo anni a raccogliere prove sufficiente per
sistemare uno solo dei capi delle Famiglie, io ho fatto cadere le teste di
tutti.” Il suo tono era adirato, non vi era soddisfazione, solo rabbia e
rancore.
“Non lasciare che quello che ti hanno
fatto soffochi il tuo desiderio di fare del bene.” Disse e Lena si voltò, i
suoi occhi ora erano lucidi. “Ti ringrazio di volermi proteggere… ma voglio che
tu sappia che non mi devi niente, io…” Si interruppe perché sul volto di Lena
era apparsa una smorfia.
“Lo so: ti saresti sacrificata per
chiunque.”
“Non volevo dire questo…” Kara si sistemò gli occhiali scuotendo la testa, incapace
di comprendere le emozioni che provava, incapace di sopportare la sofferenza
che vedeva sul viso di Lena.
“Di al tuo capo che la mia
dichiarazione alla stampa è semplice: non ho scritto quel dossier, non l’ho mai
visto e non so cosa contiene, ma sono contenta che uno dei più attivi e potenti
tra i gruppi mafiosi di National City sia stato messo in ginocchio.”
“Perché sei diversa?” Sbottò Kara e Lena si irrigidì. “È per quello che è successo? Perché
hai scoperto che sono aliena o…”
“Non sono diversa, sono solo molto
impegnata, ho dovuto preparare al meglio la mia compagnia per evitare perdite
troppo ingenti e mettere assieme il dossier non è stato facile.”
“Capisco.” Kara
si alzò, si sentiva triste e arrabbiata. Desiderava una reazione da Lena, una
qualsiasi, invece di quelle blande affermazioni. “Grazie di avermi dedicato il
tuo tempo.” Si voltò decisa e raggiunse la porta, ma Lena intervenne.
“Mi dispiace.” La mano ormai sulla
maniglia Kara si voltò a guardarla.
“Di cosa ti dispiace?” Lena sospirò
scuotendo la testa senza voler aggiungere altro. “Lena, cos’è successo tra di
noi in quelle due settimane che ho dimenticato?” La domanda le bruciava sulle
labbra da così tanto tempo che porla fu una specie di liberazione.
“Mi hai salvato la vita.” Mormorò la
donna alzandosi, incapace di rimanere seduta. Le braccia incrociate si voltò a
fissare i palazzi di vetro.
“Tutto qui?” Kara
si avvicinò lentamente, doveva vedere i suoi occhi, doveva capire.
“Sei quasi morta per me, non è
sufficiente?” Lena era ancora voltata e Kara appoggiò
la mano sulla spalla della donna. Sfiorare il suo corpo le diede un brivido e
un brivido attraversò anche Lena che trattenne il respiro, mentre lei ammaliata
seguiva con gli occhi la curva del collo, su verso l’orecchio e la tempia.
Senza che se ne rendesse conto le sue dita seguirono quella dolce linea
infilandosi tra i capelli scuri, increspando la pelle di Lena. La donna si
voltò a guardarla e Kara si specchiò nei suoi occhi
pieni di lacrime, poi senza parlare Lena la abbracciò stringendola a sé quasi
con disperazione.
Kara fu a casa. Con un sospiro chiuse gli
occhi e sorrise, ora tutto era al suo posto, lì doveva stare, lì doveva vivere:
lì era felice. Le mani di Lena salirono lungo la sua schiena mentre le sue
labbra si posavano sul suo collo in un bacio. Kara
sobbalzò stupita e Lena si separò da lei, abbassò lo sguardo e fece un passo
indietro.
“Perdonami, ora ho davvero del lavoro
da fare.”
“Ehm… ehm… certo.” Con passo deciso,
ancora scombussolata, raggiunse la porta, poi si voltò verso di lei con un
sorriso. “A presto Lena e… la città e io ti siamo grate per quello che hai
fatto.” La donna annuì, ma i suoi occhi non salirono a incrociare i suoi.
La pelle di Lena era morbida sotto le sue dita, il suo profumo
inebriante, le sue labbra dolci come il miele, le sue mani ovunque su di lei. Kara inarcò la schiena mentre il piacere l’avvolgeva.
Kara aprì gli occhi respirando con
affanno, mentre il suo corpo era ancora travolto dal piacere. Scosse la testa
senza capire. Aveva appena sognato di fare l’amore con Lena? Non poteva
negarlo, se chiudeva gli occhi riusciva ancora sentire il cuore di Lena battere
veloce, correndo con il suo.
Cosa le stava succedendo?
“Ho fatto un sogno questa notte…”
“Ah sì?” Alex l’ascoltava con un
orecchio solo, concentrata a osservare dei dati sul computer.
“Ero con Lena e…” Questa volta Alex
si voltò a guardarla, dimenticando i file.
“E…?” Chiese, Kara
arrossì.
“Beh… era molto realistico, non
sembrava un sogno… voglio dire… è ovvio che fosse un sogno, ma… ecco, non che
io desideri quello che è successo nel sogno… però…” Alex aprì la bocca e la
richiuse incapace di formulare una frase.
“Un sogno.” Disse alla fine.
“Sì, un sogno molto vivido che mi ha
svegliata.” Aggiunse Kara, cercando di non arrossire
nel ricordare che aveva dovuto cambiare mutandine e pigiama dopo quel sogno molto vivido.
“Capisco.”
“Capisci? Perché io no, voglio dire,
non è che io e Lena ci conosciamo così bene e… mi chiedevo se tu potessi, non
so, dire qualcosa che mi possa aiutare, tu sai sempre dire qualcosa che mi
aiuti.” Supplicò Kara.
“Cosa ha provocato questo… sogno?”
“L’ho vista, ieri Carr mi ha mandato
a intervistarla, e abbiamo parlato.”
“Bene! Di cosa avete parlato?” Alex
sembrava estremamente felice della notizia, eppure Kara
era sicura che a lei Lena non piacesse molto, almeno, non le piaceva molto prima…
“Del dossier e del perché fosse così
fredda con me adesso, le ho chiesto se era successo qualcosa tra di noi durante
le due settimane che ho dimenticato.” Alex sgranò gli occhi.
“Cosa ha risposto?”
“Che le ho salvato la vita quasi
perdendo la mia…” Kara si torturò le mani che teneva
in grembo. “E poi mi ha abbracciato e… mi ha dato un bacio, ehm… qui…” Indicò
il collo e sul viso di Alex comparve un sorriso.
“E poi tu hai fatto un sogno con lei,
che ti ha svegliato e che non era un incubo, dico bene?”
“Ehm… sì.” Il sorriso di Alex si fece
ancora più amplio.
“Capisco.”
“Cosa?” Chiese lei esasperata. Alex
si strinse nelle spalle.
“Un sogno può voler dire molte cose,
magari ti sta suggerendo qualcosa, magari interpreta i tuoi desideri.”
“Noooo.”
Disse lei, arrossendo fino alla radice dei capelli e scuotendo la testa.
“No?”
“No, no… non credo proprio… non…”
Alex assunse quell’aria divertita e sarcastica che faceva quando sapeva che Kara stava mentendo e la kryptoniana
sentì il suo viso andare in fiamme. “Davvero, non credo che io e Lena…”
“Pensaci, io devo lavorare e alla CatCo ti staranno aspettando.” Chiuse il discorso Alex.
Alex arrivò a casa con un sospiro di
sollievo, avevano avuto un’emergenza nel pomeriggio ed era stata tre ore
immersa per metà nelle fogne per stanare un gruppo di alieni del pianeta Talpix. Ora voleva solo farsi un bagno caldo, mangiare e
rilassarsi. Era a metà del suo progetto quando arrivò Maggie.
“Che giornata!” Esordì la ragazza per
poi lasciarle un dolce bacio sulle labbra.
“A chi lo dici…” Borbottò lei e
Maggie sorrise.
“Top Secret?” Chiese e quando Alex
annuì il suo sorriso si ampliò ancora. “Magari ha a che fare con le fogne?”
Alex si annusò un braccio chiedendosi se puzzasse ancora, ma la donna rise
scuotendo la testa. “Tu sei profumata come una rosa, ma lo sai che ho orecchie
dappertutto.”
“Mmm...”
Brontolò lei poi si consolò baciando la ragazza e godendosi il suo caldo
abbraccio. “Tu invece? Sempre presa con le operazioni legate al dossier?”
“Sì, non credo che finiremo presto,
anche solo la catalogazione delle prove ci prenderà intere settimane.”
“Lena Luthor
vi ha fatto un regalo niente male.” Maggie inarcò le sopracciglia.
“Non capisco come tu possa continuare
a parlare bene di lei, per carità, ci ha fatto un enorme favore, ma quello che
ha fatto a tua sorella non dovrebbe squalificarla per sempre ai tuoi occhi?”
Chiese e Alex sospirò.
“È complicato.”
“L’ha mollata per Supergirl,
non mi sembra complicato.”
“Chi ha detto che si sono lasciate
per…” Alex si fermò scuotendo la testa, detestava non poter dire la verità a
Maggie quindi non voleva neppure parlarne.
“Non sono cieca, si solo lasciate
quando è uscita quella foto sui giornali e poi quel video… pochi credono che
era un falso e di certo non io che ti ho avvisato del rapimento! Lena Luthor è innamorata persa e Kara
ne soffre. Era la felicità incarnata quella sera in cui siamo usciti tutti
assieme, sembrava brillare tanto stava bene e, credevo, anche Lena… ma mi ero
sbagliata.”
“Dici che dovrebbero stare assieme?”
Chiese Alex.
“Ovviamente, persino il povero Mon-El lo ha capito, ho visto i suoi occhi quando le ha
viste assieme.”
“Ho fatto un errore davvero stupido.”
Affermò allora Alex.
“Cosa? Che centri tu?”
“Io ho… è… accidenti, avrei potuto
far sì che tornassero assieme, ma ho… ho fatto uno sbaglio, ho preso la decisione
sbagliata.” Maggie la fissava senza capire, ma si strinse nelle spalle.
“Puoi rimediare?” Chiese, pratica
come sempre. Alex rifletté qualche istante poi annuì.
“Forse, ma non sarà facile.”
“Sei sicura che debba andarci?” Alex
annuì e Winn confermò con una lunga serie di sì con
la testa.
“L’informazione è fondata, forse non
succederà niente, ma la tua presenza sul posto potrebbe evitare un disastro.”
“Molto bene, allora.” Disse ancora
perplessa Kara osservando l’invito al galà
dell’università.
“Indossa un bel vestito.” Incalzò Winn.
“Devo indossare un bel vestito?
Perché? Non posso andarci come Supergirl?”
“L’invito è per Kara
ed è meglio mimetizzarti tra i donatori dei fondi universitari.” Intervenne
prontamente Alex lanciando a Winn uno sguardo ammonitore.
“Oh… va bene.” Annuì lei. “Spero che
abbiano un buon buffet.”
“Lo spero anche io!” Mon-El si fece avanti, un sorriso sulle labbra.
“Verrai anche tu?” Chiese Kara, sempre più confusa da quell’improvvisa missione.
“L’invito è per due e mi farebbe piacere
aiutare.” Spiegò il daxamite e Kara
annuì con un sorriso.
Poche ore dopo Kara
uscì dal taxi con Mon-El, lei indossava un elegante
vestito color crema, senza maniche, che Alex aveva definito perfetto, e il daxamite un completo giacca e cravatta elegante di colore
grigio scuro.
La grande sala che ospitava il galà
per i donatori dell’università era piena di gente, tutti eleganti e intenti a
chiacchierare. Kara lanciò un’occhiata alle uscite di
sicurezza, chiedendosi se tutta quella folla sarebbe riuscita a uscire in
fretta nel caso il cacciatore di taglie si fosse fatto vivo alla festa come
suggeriva l’anonima fonte di Maggie che aveva avvisato Alex.
“Rilassati.” Le suggerì Mon-El prendendo due bicchieri e consegnandogliene uno.
“Grazie.” Disse Kara
prendendo il bicchiere e intercettando veloce un vassoio di dolcetti. Era
meglio mangiare prima che la festa finisse.
“Ti va di ballare?” Chiese Mon-El quando notò l’orchestra.
“Ma non sta ballando nessuno…”
“Qualcuno deve pur iniziare.” Le tese
la mano con un sorriso e Kara acconsentì all’invito,
posò il bicchiere ormai vuoto su di un tavolino e prese la mano del giovane.
Pochi istanti dopo volteggiavano sulla pista da ballo. Mon-El
si muoveva elegante, ma era chiaramente concentrato su qualcos’altro.
“Mi fa piacere vedere che sei così
concentrato sul lavoro.” Gli confidò Kara e lui la
guardò perplesso.
“Come?”
“Stai cercando il cacciatore, giusto?
Ballare è stata un’ottima idea per avere una visuale migliore.” Mon-El sbatté le palpebre stupito poi annuì.
“Ma certo.” Kara
si portò la mano all’auricolare e comunicò con Alex.
“Nessun avvistamento, per ora sembra
tutto tranquillo.”
“Già… sembra che la soffiata fosse sbagliata.”
“Come?” Il tono di Alex era strano e Kara era alquanto perplessa da quella nuova informazione.
“Sbagliata, sì, godetevi la serata lo stesso, ora che siete lì. Passo e
chiudo.”
“Ma…?” Mon-El
le fece un sorriso e un orrendo sospetto nacque in Kara.
“Non sarà stata tutto un piano per
farci uscire assieme, vero?” Chiese mentre il ragazzo continuava a condurla nei
passi di danza.
“Cosa? No! Certo che no! Non ho
intenzione di rovinare di nuovo… insomma, non voglio mettermi tra…” Si
interruppe, i suoi occhi fissi in un punto tra la folla. Si fermò di botto e Kara seguì il suo sguardo incontrando i penetranti occhi
azzurri di Lena. Verde-azzurri ricordò Kara, mentre
il suo ventre si tendeva al ricordo del sogno. Non si era preparata a vedere la
donna tanto presto.
“Guarda! C’è Lena, andiamo a
salutarla.” Affermò il giovane quasi trascinandola verso la Luthor.
“Buonasera, Lena.” Disse, un sorriso
amplio sulle labbra.
“Mon-El.”
Disse solo lei, dimostrando di conoscere la vera identità del ragazzo.
“Ciao Lena…” Disse invece lei, le
mani che aggiustavano gli occhiali sul naso, gli occhi che sfuggivano dai suoi.
“Kara… non
pensavo partecipassi a eventi simili. Si tratta di un articolo?”
“Una soffiata.” Spiegò Mon-El vivace. “Rivelatasi sbagliata. Ora, se non vi
dispiace dovrei fare una cosa, vi lascio chiacchierare tra di voi.” Il ragazzo
si allontanò rapido e Kara si ritrovò a dover parlare
con Lena da sola.
“Sono contenta di vederti così
presto.” Ammise e si rese conto che era vero, era davvero felice di vedere la
ragazza. La donna non rispose, sembrava concentrata, come se vederla lì l’aveva
sorpresa al punto da non saper più come gestire la cosa. “Quindi… sei una delle
donatrici dell’università?”
“Tu e Mon-El
uscite assieme?” La frase uscì secca dalle labbra di Lena.
“Come? Oh no, no, no. Siamo amici,
solo amici.” Kara agitò la mano davanti a sé come a
voler allontanare l’idea, ma dovette chiedersi perché non voleva che Lena la
credesse impegnata.
La donna si incamminò verso un lato
della sala e Kara la seguì in silenzio. Si fermarono
quando furono sole su di un balcone, all’interno la musica suonava, ma da lì
potevano osservare la pioggia che cadeva sulla città.
“Questo è uno dei progetti in cui L-Corp è impegnata: fondi per un laboratorio di scienze e per
uno laboratorio creativo.” Affermò dopo poco la donna spezzando il silenzio.
“Ti stai impegnando per fare del
bene. Ne sono felice.” Lena la guardò come se fosse particolarmente colpita da
quelle parole, Kara arrossì e abbassò il volto. “Ti
ho sognata questa notte.” Ammise, senza sapere perché.
“Sognata?” Chiese Lena, sembrava che
la sua voce fosse una carezza morbida ora, niente a che vedere con il tono che
aveva assunto recentemente con lei, quello professionale e distaccato.
“Sì.”
“Era un bel sogno?” Chiese la donna
dopo che il silenzio aveva seguito la sua risposta.
“Sì.” Ammise e, di nuovo, pensò che
era vero, non era stato un sogno strano o imbarazzante, forse sì, ma solo in
superficie, l’unica cosa che contava era la felicità che aveva provato… e il
piacere, oh Rao, quanto piacere! La mano di Lena
scivolò sul suo braccio nudo, creandole una serie di brividi, il suo cuore
prese a battere più veloce. Poi la donna ritirò la mano come se si fosse
bruciata.
“Devo andare. Buona serata Kara.” Con un secco dietrofront tornò all’interno della
sala e la lasciò sola a guardare la pioggia, confusa e con la pelle che fremeva
lì dove la ragazza l’aveva sfiorata.
Si stese sul letto con la testa
affollata di pensieri, il galà aveva perso tutto il suo interesse quando Lena
se n’era andata e neanche i tentativi di farla sorridere di Mon-El
avevano funzionato. Anche tra quella folla di gente allegra lei si sentiva
sola.
Ruotò nel letto cercando di
addormentarsi, ma la pioggia, così rara a National City, continuava a
ticchettare nel suo cervello senza che lei riuscisse a farla stare zitta. Passò
un’altra ora evidenziata dall’inclemente sveglia, ma il sonno non ne voleva
sapere di arrivare.
Poi bussarono alla sua porta. Kara osservò l’ora perplessa, era l’una passata, strinse un
poco gli occhi usando i raggi X e riconobbe subito la figura di Lena. Il suo
cuore prese a batterle follemente nel petto e quando vide la donna voltarsi per
andarsene si ritrovò ad aprire la porta.
“Lena!” Chiamò e la donna si voltò di
nuovo verso di lei. Era bagnata dalla testa ai piedi, i capelli sempre ordinati
e perfetti le ricadevano scomposti dallo chignon, l’abito elegante e aderente
che aveva indossato al galà era fradicio di pioggia ed era a piedi nudi, i
tacchi stretti in una mano.
“Sono rimasta sotto casa tua fino a
quando non ho trovato il coraggio di salire… ma ora...” Sospirò e scosse la
testa. ”Non sarei dovuta venire…” Kara non la lasciò
andare avanti, tese la mano e la attirò a sé, poi senza indugiare posò le
proprie labbra roventi su quelle gelide di Lena.
Note: Avete notato i
riferimenti al primo capitolo? Il cerchio si sta chiudendo oppure quello che è
successo è troppo importante per poter essere messo, semplicemente, da parte?
Lena ha resistito fino a
quando ha potuto, ma andiamo, se incrocia gli occhi di Kara
non può fare a meno di sciogliersi. E cosa mi dite della gang del bosco? Alex, Winn e Mon-El con quella storia
della soffiata non sono un po’ sospetti?
Infine: Kara.
Che sogni fa?? ;-)
Fatemi sapere tutte le vostre
opinioni, lo so che ho interrotto sul più bello e che mi detesterete per
questo, ma si stanno baciando! Assaporate la gioia di vederle di nuovo assieme…
sperando che duri…
Kara chiuse la porta dietro di lei,
mentre le sue labbra non lasciavano quello di Lena, era così giusto che la sua
mente sospese i dubbi o le indecisioni, c’era solo lei nella sua testa. Aprì la
bocca schiudendo le proprie labbra alla lingua di Lena che impaziente chiedeva
di incontrare la sua.
Il corpo della Luthor
era freddo e bagnato di pioggia, ma quello di Kara
era bollente.
La sollevò lasciando che le sue
braccia e le sue gambe la avvolgessero e la portò fino in camera dove si lasciò
cadere sul letto trascinando con sé la donna. Sentì le mani di Lena infilarsi
sotto il leggero pigiama e poi sfilarglielo con impazienza, presa dalla stessa
foga la spogliò e la sentì gemere di piacere quando i loro corpi furono uno
sopra l’altro nudi e impazienti. Kara sentiva la
testa leggera, ansimò quando le labbra di Lena scesero a catturare un suo
capezzolo, sentiva il materasso allontanarsi e si rese conto di volare.
Spaventata si sollevò a sedere, ma Lena le posò una mano sulle labbra
impedendole di parlare.
“Ti prego.” Mormorò. “Ti prego.”
Ripeté poi la baciò di nuovo infondendo tutto il suo bisogno in un solo bacio. Kara non pensò più a nient’altro e quando sentì la mano di
Lena scivolare tra le sue gambe spinse il bacino verso di lei accogliendola con
un gemito di piacere e poi ansimando ad ogni nuova spinta della ragazza. Prima
che potesse raggiungere l’orgasmo però Lena sfilò le dita da lei, le prese la
mano e se la portò tra le proprie gambe indicandole chiaramente cosa
desiderasse.
Era sopra di lei, quasi seduta, i
capelli bagnati le ricadevano scomposti sul corpo velando i suoi occhi, il
corpo era ormai caldo, ma brillava ancora di pioggia. Una singola goccia stava
scivolando lungo il suo corpo passando tra i seni eretti e scendendo lungo il
suo ventre. Kara lasciò che le proprie dita entrassero
in Lena e quasi gemette dal piacere quando la donna iniziò a muoversi sopra di
lei elegante e sinuosa. Non vi era suono che uscisse dalle sue labbra che però
erano socchiuse, gli occhi invece erano chiusi, la testa semirovesciata
indietro.
Sentì le contrazione iniziare e i
movimenti di Lena si fecero più rapidi, senza aspettare la prese per la vita e,
rimanendo dentro di lei, la ruotò coricandola sul materasso, senza sforzo.
Sorpresa la donna aprì gli occhi e lei li catturò. Ora la guardava, ora era con
lei. Riprese a muoversi, sempre più velocemente fino a quando il corpo di Lena
non fu scosso da un lungo tremito e dalle sue labbra sfuggì un gemito di
piacere. Gli occhi della donna si velarono e le lacrime cominciarono a scendere
lungo il suo volto.
“No… no… no…” Mormorò Kara posando le proprie labbra sul suo viso catturando le
lacrime e baciandole delicatamente le guance umide. Dolcemente ritrasse le dite
provocando a Lena un altro brivido, anche se meno intenso. La donna si accoccolò
contro di lei, le sue dita si posarono tra le sue gambe cercando di darle il
piacere che aveva ricevuto, ma Kara prese la mano
portandosela alle labbra e scosse la testa. Lena aveva il volto solcato da lacrime
e non era così che doveva andare. Con dolcezza Kara
la accolse tra le braccia, senza capire cosa succedesse alla donna, ma
desiderando darle tutto il conforto di cui aveva bisogno. La strinse a sé
facendo sì che appoggiasse la schiena sul suo petto e le accarezzò i capelli
fino a quando non sentì che il suo respiro era diventato profondo e tranquillo.
Con dolcezza depose un bacio sulla
sua spalla poi lasciò che il sonno prendesse anche lei.
Quando si svegliò, il mattino dopo,
era sola. Si guardò attorno spaesata, ma l’appartamento era vuoto e di Lena era
rimasto solo il profumo. Si alzò guardandosi attorno, incredula, poi notò un
piccolo foglio lasciato sul tavolo della cucina. Si avvicinò con il cuore che
batteva veloce, ma le parole che lesse non le diedero nessun tipo di conforto: “Perdonami, è stato un errore.”
Strinse tra le dita il piccolo foglio
di carta: non era stato un errore! Era stato giusto, era stato dannatamente
vero e bello!
Indossò il costume da Supergirl, si alzò in volo e atterrò sul balcone di Alex
poi entrò.
“Alex!” Chiamò, le lacrime che le
scendevano lungo il viso incapace di fermarle.
“Supergirl…?”
Rao, si era dimenticata di Maggie. Si asciugò le
lacrime cercando di nascondere il volto alla ragazza che però aveva visto a
sufficienza. “Va tutto bene?” Chiese, mentre Alex usciva dalla stanza infilando
in fretta una felpa.
“Cos’è successo?” Vide il volto di Kara e impallidì.
“Forse è meglio se imparo a bussare…”
Tentò di dire e vide il volto di Maggie assumere un’espressione strana.
“Ho un terribile senso di dejà vu.”
Affermò la donna, poi infilò la giacca, diede un bacio ad Alex e si recò alla
porta. “Vi lascio parlare questa volta, mi sembra che Kara
abbia qualcosa di dannatamente urgente da dirti.” A quelle parole Alex sgranò
gli occhi e così fece Supergirl. La detective le
guardò con aria divertita. “Davvero pensavate che non avrei capito?” Inarcò un
sopracciglio e uscì dalla stanza.
“Cos’è successo?” Chiese Alex scuotendo
la testa e concentrandosi su di un problema alla volta. Kara
gli tese il foglietto che lei lesse in fretta. “Cosa significa?”
“Ieri… ieri ho passato la notte con
Lena.”
“Oh.” Disse solo Alex neanche troppo
sorpresa.
“Lei è arrivata a tarda notte, non ha
detto niente, solo che non avrebbe dovuto essere lì e io… io l’ho baciata e
poi… insomma… questa mattina il letto era vuoto e sul tavolo c’era questo.” Kara si mise a camminare lungo la stanza, sul volto una
smorfia che tentava di trattenere le lacrime che continuavano a riempirle gli
occhi.
“Oh Kara…
mi dispiace tanto… avrei dovuto dirti…” Alex si lasciò cadere sul divano
mordicchiandosi il labbro, ancora indecisa.
“Dirmi cosa? Cos’è che tutti quanti
mi nascondete?”
“Non dovresti chiederlo a me, ma a
lei.” Rispose Alex sospirando. “Ha fatto una scelta, la stessa che ho fatto io
anni fa: proteggerti, sempre.”
“Lena?” Chiese allora Kara e Alex annuì.
“Non posso che rispettare la sua
decisione, anche se è chiaro che la sta facendo soffrire e fa soffrire anche
te. Speravo che organizzando un incontro le cose tra voi si aggiustassero, ma…”
“Lo avete fatto apposta? Ieri sera,
era tutta una messinscena per far si che la incontrassi?”
“Sì.” Kara
guardò sbalordita la sorella che si strinse nelle spalle, sul volto un’aria
colpevole. “Lena sa essere maledettamente testarda.”
“Sono stanca di tutto questo.”
Affermò allora Kara e volò via spingendosi verso il
cielo di nuovo limpido del mattino.
Atterrò sul davanzale della L-Corp e guardò nell’ufficio di Lena che era vuoto. Allora
entrò e raggiunse la porta, la spalancò e si ritrovò a incontrare lo sguardo
spaesato della segretaria.
“Dov’è Lena?” Chiese con il tono
autoritario di Supergirl.
“Non posso dare questa informazione…”
“Ho bisogno di parlarle, adesso.”
Incalzò e la segretaria tremò un poco, intimorita.
“Mi dispiace, davvero, ma non è in
città in questo momento.” Affermò dandole una mezza risposta senza rispondere
per davvero. Kara lanciò uno sguardo sulla scrivania
e notò la stampa di un itinerario di volo, la destinazione del jet della L-Corp era Metropolis.
“Grazie.” Affermò poi tornò nell’ufficio
di Lena e spiccò il volo dal suo davanzale, spingendosi veloce verso la città
di Kal.
Non ci mise più di qualche minuto,
volando a super-velocità, ma quando atterrò si chiese come avrebbe fatto a
trovare Lena in una città così grande. Digrignò i denti e strinse i pugni,
desiderava confrontarsi con lei, chiederle spiegazioni, era stanca di starsene
buona. Eppure non aveva idea di dove trovarla. Con rabbia tornò a casa e si
diresse alla CatCo, dove l’aspettava il lavoro.
Scrisse un articolo particolarmente
pungente e Carr glielo rispedì indietro affinché ricominciasse da capo, quando
fu il momento di tornare a casa la sua rabbia era diventata vuoto dolore. Un
senso di perdita che attanagliava il suo cuore e che le impedì di dormire bene.
Quando si svegliò il mattino dopo tornò da Lena, ma le fu detto che miss Luthor non era ancora tornata così si recò ancora una volta
in ufficio. Attraversò la stanza con aria distratta fino a quando i suoi occhi
non caddero sul lavoro di un grafico che stava preparando una pagina del sito
online della CatCo.
“Di cosa si tratta?” Chiese
fermandosi, leggeva solo metà del titolo, ma le era bastato per incuriosirla: ‘Supergirl: già
di…’ Il tecnico fece un sorriso divertito.
“Non credevo ti interessassi al
gossip, Danvers.” Affermò, poi le aprì la pagina
mostrando il titolo intero: ‘Supergirl: già
dimenticata? Lena Luthor e la sua nuova fiamma.’
Una foto mostrava Lena mentre era avvinghiata ad una donna su di una pista da
ballo affollata di persone. Kara capì che aveva
stretto il pugno solo quando sentì il caffè bollente scenderle lungo la mano.
“Attenzione!” Gemette il tecnico
facendo un balzo di lato, ma Kara fissava solo quella
foto mentre il suo dolore si trasformava di nuovo in cocente rabbia.
***
Odiava volare e aveva preso dei
calmanti, ma mixati con l’alcool che aveva bevuto la sera prima e considerando
il fatto che per dormire aveva preso dei sonniferi era normale che ora si
sentisse uno straccio e che la testa le dolesse.
Lena chiuse gli occhi appoggiando la
schiena e la testa alla sua poltrona, cercando di contrastare il dolore. Il
fatto che si sentisse sporca e orrenda e che le piangesse il cuore ogni volta
che pensava a come si era comportata con Kara non
aiutava di certo.
Un leggero tonfo la fece sobbalzare,
si voltò e si ritrovò davanti due occhi azzurri pieni di rabbia. La porta del
balcone si aprì e la ragazza entrò a passo di marcia nell’ufficio, il mantello
rosso che le ricadeva elegante sulla schiena, i capelli biondi che coprivano le
sue spalle con armonia, gli stivali alti e la gonna che nascondeva così poco
delle lunghe gambe che lei aveva potuto accarezzare. Il ventre di Lena si tese
di desiderio e di paura, di sofferenza e di amore. Era stanca di provare tutto
ciò e di non poter tornare a essere semplicemente felice.
“Sei tornata.” Constatò la donna, le
mani sui fianchi il tono duro e freddo come l’acciaio di cui alcuni dicevano fosse
fatta.
Non le rispose, era ovvio che non
desiderava una risposta.
“Come hai osato farmi questo?” Con
violenza schiacciò una pagina di giornale sulla scrivania, Lena pensò che
l’avrebbe spezzata in due, ma evidentemente la ragazza possedeva ancora una
forma di controllo perché la scrivania resse. Non aveva bisogno di vedere il
giornale per capire cosa mostrasse, si era fatta fotografare apposta perché Kara la vedesse.
Di nuovo rimase in silenzio, non
poteva accampare scuse, non poteva dirle che si era ubriacata per poter ballare
in quel modo e che comunque aveva respinto la donna quando aveva tentato di
baciarla. Una donna di cui non ricordava neppure il nome e di cui le importava
ancora di meno.
“Dimmi che non provi nulla per me.”
Richiese la ragazza, gli occhi che sembravano pronti a brillare di potere rosso,
pronti a trafiggerla con un raggio laser.
Come poteva rispondere? Lei l’amava,
l’amava con tutta se stessa eppure non poteva dirglielo, Kara
aveva dimenticato e questo l’avrebbe tenuta al sicuro.
La donna stanca del suo silenzio fece
alcuni passi avanti, la sollevò dalla sedia spingendola a sedersi sulla
scrivania, poi appoggiò le mani sul tavolo bianco, intrappolandola tra le sue
braccia, e spinse il volto a pochi centimetri dal suo.
“Dimmi che non mi ami!” Supplicò e
questa volta nei suoi occhi non vi era rabbia, ma solo dolore, un acuto dolore
che l’avrebbe divorata. Lena si perse in quel dolore che faceva eco al suo.
Chiuse gli occhi e la baciò. Era
stupido, dopo tutto quello che aveva fatto e detto, ma cedette baciando quelle
labbra morbide e meravigliosamente calde. Kara la
avvolse in un abbraccio, tutta la durezza sembrava essere sparita dal suo
corpo, mentre con delicatezza ricambiava il suo bacio.
Con un sospiro Lena si separò da lei
e Kara scosse la testa.
“Non capisco.” Mormorò. “Non capisco
e mi sta spezzando il cuore.” Ripeté, facendo sanguinare quello di Lena. Prese
le sue mani osservando le cicatrici quasi scomparse sui suoi polsi segno
evidente del dolore che si era procurata nel tentativo di liberarsi. Vi depose
un bacio delicato.
“Queste cosa significano?” Bussarono
alla porta e Lena voltò il capo, pronta a rispondere, ma Kara
scosse la testa. “No.” Disse poi nel vedere la porta aprirsi prese Lena tra le
braccia e si gettò dal palazzo. Lena si aggrappò a lei irrigidendosi nella
paura. “Ti tengo io.” Affermò la ragazza e Lena sorrise nel vedere i suoi occhi
brillare di sicurezza.
“Mi hai già portata a volare.” Rivelò
e Kara annuì.
“La foto dei giornali, quella che ci
ha messo nei guai, sì, l’ho vista.”
“No. Ho volato con Kara.” La ragazza sorvolava gli edifici diretta verso
nessun posto in particolare, solo volando, ma nel sentire quelle parole la
guardò perplessa.
“Vuoi dire prima di sapere chi
fossi?”
“Sì.”
“Com’è possibile?”
“La galleria del vento.” Lena cercò
negli occhi di Kara un briciolo di comprensione
qualcosa che le dicesse che la ragazza ricordava, ma la giovane si strinse
nelle spalle.
“Mi dispiace, non so di cosa parli.”
“Non importa…” Mormorò Lena delusa,
ma Kara scosse la testa.
“Importa invece. Adesso voglio la
verità, tutta la verità, ogni dettaglio di quello che è successo.”
“Kara… ho
preso una decisione, per il tuo bene e…”
“Non mi importa.” La bloccò Kara, esasperata. “Solo questo ha importanza.” Si fermò
nell’aria poi spinse i loro volti ad avvicinarsi, baciandola.
“Penseranno che io sia stata rapita
di nuovo.” Le ricordò Lena.
“Abbiamo bisogno di parlare, io ho
bisogno che tu mi parli, non posso permettere che cambi idea o che scappi a Metropolis per vedere quella…”
Per la prima volta il viso di Lena si
illuminò in un sorriso e Kara fece una smorfia.
“Volevo allontanarti, non è successo
nulla con quella donna, non so neppure come si chiama.” Kara
sentì la calma scendere su di lei.
“La verità finalmente.” Disse e Lena
annuì con rammarico.
“Mi dispiace.”
“Smettila di dispiacerti.” Mormorò,
ma poi la baciò come a voler attenuare la severità delle sue parole.
“Stasera, stasera vieni da me e ti
spiegherò ogni cosa.”
“Stasera? Promesso?”
“Sì.”
“Parola di Luthor?”
Chiese Kara e fece di nuovo ridere Lena.
“Per quello che vale: parola di Luthor.”
“Bene.” Kara
si lasciò scendere fino a posare i piedi sul balcone dell’ufficio di Lena.
All’interno la sua segretaria, chiaramente in agitazione, si voltò e nel
vederle arrossì per poi uscire rapidamente dall’ufficio.
“Ops…”
Mormorò Kara arrossendo e mostrando di nuovo la
ragazza dolce e impacciata che era quando non indossava il costume.
“Non ti preoccupare, Jess è estremamente
fidata.”
“Lo so! Non voleva dirmi neppure
dov’eri.”
“Ah…”
“Ed ero in costume!” Protestò ancora
offesa Kara, Lena sorrise.
“La pago profumatamente per la sua
lealtà e non mi ha mai deluso.” Kara fece una smorfia
e Lena le posò una mano sul braccio per poi piegarsi in avanti e baciarla. “Non
essere gelosa.” Mormorò sulle sue labbra.
“Io non sono gelosa!”
“Si che lo sei e sei adorabile.” Kara arrossì e Lena la lasciò andare, ma prima che potesse
rientrare nell’ufficio Kara la richiamò.
“Lena? Solo una domanda…”
“Sì?” Chiese lei, osservando con aria
curiosa la ragazza: quale domanda era così urgente da non poter aspettare la
sera?
“L’altra notte… quando abbiamo…”
“Sì?” Lena si appoggiò alla porta
mentre si godeva la vista di Supergirl rossa di
imbarazzo.
“Non era la prima volta per noi,
vero?” Il sorriso sulle sue labbra portò via gli ultimi residui di dolore.
“No, non era la prima volta.” Poté
ammettere e si sentì finalmente leggere, leggera e felice.
“Lo immaginavo… ehm… allora a
stasera.” Affermò la ragazza cercando di darsi un tono da supereroina, poi
spiccò il volo alzandosi nell’aria e sparendo nel cielo.
Note: Avete avuto paura? Lena
stava per fare un errore tremendo, ma Kara non le ha
permesso di tirarsi indietro: e brava Kara, dico io!
;-)
Ho aggiunto una piccola scena:
Maggie che rivela essere a conoscenza del segreto di Kara,
mi infastidiva troppo non essere in linea con il telefilm quindi, fatto. Se vi
chiedete quando l’ha capito, beh, è stato quando Alex le ha detto che poteva
rimettere insieme Kara e Lena. Dopo tutto nel
telefilm le è bastato anche di meno! ;-)
Allora cosa ne dite? Tutto è
bene quel che finisce bene? Direi che ormai possiamo dire di sì, questo era il
penultimo capitolo (vedete che sono buona e che vi avviso!). Non che la storia
sia finita qui, c’è una promessa da mantenere e delle spiegazioni da dare… ma,
insomma, preparatevi a dello zucchero! J
Si fermò davanti all’ascensore
privato di Lena e prese un profondo respiro, poi racimolò il suo coraggio e
premette sull’interfono.
“Sì?” Chiese la voce ricca di Lena.
“Sono io.” Riuscì a dire e le porte
dell’ascensore si aprirono.
“Sali.” Le suggerì la donna e lei
obbedì, le porte si chiusero e poi si riaprirono e lei si ritrovò ad osservare
l’appartamento privato di Lena Luthor. Fu strano
vedere tanta differenza con l’ufficio della donna e non esserne stupiti, come
se fosse giusto così.
“Sono già stata qui.” Disse.
“Certamente.” Confermò Lena. Kara sfilò le scarpe e le lasciò vicino alla porta godendo
della sensazione piacevole del legno caldo sotto i piedi, poi si guardò
attorno.
Lena indossava degli abiti comodi,
pantaloni e t-shirt, i capelli raccolti in una coda bassa, gli occhi che la
seguivano osservando i suoi movimenti all’interno dell’appartamento come
studiasse le sue mosse.
“Mi piace.” Mormorò Kara fermandosi davanti a un dipinto con un robottino che
andava su di un’altalena. Poi si ritrovò le braccia di Lena attorno al corpo,
la donna respirò il suo profumo e sospirò.
“Mi sei mancata.” Confessò. Kara ruotò all’interno del suo abbraccio arrivando a
fronteggiarla.
“Dobbiamo parlare.” Disse con sguardo
serio.
“Dobbiamo.” Confermò Lena, poi le
catturò le labbra in un bacio. Qualche secondo e non fu più un semplice bacio.
Le loro dita si aggrapparono al tessuto desiderando che sparisse, mentre i loro
corpi spingevano alla ricerca di un contatto più profondo.
Lena si separò da lei con il fiato
mozzo e nel notare che lei respirava ancora benissimo, rise.
“Avrei dovuto capirlo! Quanto puoi
rimanere senza respirare?”
“Dobbiamo parlare.” Tentò di dire
lei, ma, quando vide gli occhi di Lena brillare mentre la donna si mordeva il
labbro, si ritrovò ad avere la bocca secca e il ventre teso dal desiderio.
“Prima dobbiamo finire il discorso
iniziato l’altra sera.” Le mormorò lei nell’orecchio mentre iniziava a
sbottonarle la camicetta.
“Lena!” Tentò lei, cercando di
riprendere la situazione in mano, ma mise ben poca forza nella protesta. Infatti
la donna non si lasciò fermare, invece le sfilò la camicia lasciandola cadere
per terra. Le sue labbra scesero a baciarle il collo dandole dei brividi che le
si riverberarono lungo il corpo. Lena si separò da lei e fece alcuni passi
indietro senza distogliere gli occhi dal suo corpo. Alzò le braccia sfilando la
t-shirt poi si tolse il reggiseno, Kara la seguiva
ipnotizzata dai suoi movimenti e dal suo bellissimo corpo. Quando la donna
sfilò i pantaloni erano in camera da letto. Senza attendere oltre Kara eliminò le distanze tra loro due spingendola sul letto
e intrappolando le sue labbra con la sua bocca, mentre chiudeva una mano a
coppa attorno al suo seno facendola gemere.
“Ti ho fatto male?” Chiese,
sobbalzando preoccupata.
“No! Non ti fermare!” Le disse con
veemenza Lena e lei scese con la bocca, assaporando il seno bianco e perfetto
di Lena. Quando però continuò la discesa verso la sua pancia la donna la
richiamò attirandola a sé, poi invertì le posizioni.
La spogliò lentamente godendo del
piacere di scoprire poco a poco la sua pelle e dedicando la stessa attenzione a
ogni piccola porzione di lei. Quando fu nuda si liberò anche delle sue
mutandine e poi si stese sopra di lei, facendo sì che i loro corpi aderissero.
Quando iniziò a muoversi da entrambe sfuggì un gemito di piacere.
Il ritmo salì delicatamente fino a
quando Kara pensò che sarebbe stato troppo, ma Lena
si tolse da lei baciandole le labbra e scendendo tra le sue gambe dove prese a
baciarla, dandole nuove ondate di piacere. Kara si
aggrappò al letto, ma quando Lena la penetrò con la lingua dando colpi rapidi e
decisi perse il controllo, la sua testa si rovesciò indietro mentre il suo
corpo si separava dal letto. Lena riaprì gli occhi sorpresa, ma non lasciò la
presa che aveva attorno alle sue gambe, invece aumentò il ritmo e quando Kara gemette con forza capì che aveva raggiunto l’orgasmo.
Kara sentì l’onda arrivare, il suo corpo
non aveva più importanza, ma solo Lena e quello che le stava facendo, non aveva
più braccia o gambe, ma solo un cuore che batteva veloce e piacere, piacere
ovunque. Quando le mani di Lena si strinsero con più forza attorno alle sue
gambe e il ritmo aumentò non capì più nulla. La diga si ruppe e lei fu
travolta.
Annaspò alla ricerca di un ancora e
trovò il corpo caldo di Lena che scivolava contro di lei. Tenne gli occhi
chiusi mentre stringeva la donna, il mondo che girava follemente attorno a lei.
“Va tutto bene?” Chiese,
improvvisamente inquieta, Lena.
“Oh Rao…”
Mormorò lei, mentre il mondo tornava ad avere senso. Aprì gli occhi e guardò la
donna che con occhi chiarissimi la fissava preoccupata. “Siamo andate al
vernissage e mi hai baciato… e al Skydiving abbiamo
volato assieme e nei camerini… ma avevo paura di farti male così sono scappata
come un’idiota e poi, poi abbiamo fatto l’amore qua, in questo letto, Rao è stato dolce e perfetto, poi, poi hai scoperto che ero
Supergirl ed eri così arrabbiata e ti hanno rapita.”
Le prese il volto tra le mani, lacrime di gioia che si mescolavano a lacrime di
dolore. “Ti hanno rapita e io, io non potevo permettere che morissi, non
potevo!” Lena aveva gli occhi lucidi, ma interruppe le sue parole premendo le
labbra contro le sue.
“Sono qui ora.”
“Rao, Rao…” Mormorava Kara la mano sugli
occhi. “Ti amo, ti amo con tutta me stessa.” Lena sorrise poi la baciò di nuovo
infondendo in lei lo stesso sentimento.
“Lasciarti all’oscuro è stata la
decisione più stupida della mia vita.”
“Sì.” Affermò lei guardandola con
fermezza e scacciando le lacrime. “Sì, e se non fossi nuda e bellissima e se io
non ti amassi alla follia, ora sarei molto, molto arrabbiata con te.” Lena
sorrise.
“Sono stata una sciocca, ma ti amo.” Kara sentì il cuore sussultare di gioia. Ruotò e si mise
sopra alla donna.
“Dimmi che non farai mai più una cosa
così stupida.” Chiese, fissandola negli occhi con la fermezza di Supergirl. Lena si specchiò in quegli occhi seri e si
chiese come avrebbe potuto amare di più quella donna, perfetta e unica,
meravigliosa e piena di sorprese.
“Non lascerò che nessuno, mai più,
neppure me stessa, ci separi.” Kara scese sulle sue
labbra sigillando la sua promessa con un bacio, poi la sua lingua accarezzò le
labbra di Lena mentre il suo corpo si muoveva su di lei, risvegliando
dolcemente il desiderio.
Si svegliò perché un raggio di sole
colpiva il suo volto. Lena la guardava con aria sognante.
“Credevo che non ti stancassi così
facilmente…” Aveva un’aria divertita e Kara si
ribaltò sulla pancia alzando un braccio per accarezzarle il volto.
“Sei qui…” Mormorò e il sorriso sulle
labbra di Lena si spense.
“Mi dispiace…”
“Shhh.”
Mormorò allora lei, poi sorrise. “Cosa dicevi sull’essere stanche?”
Fecero l’amore nel letto, poi durante
la doccia e lo avrebbero rifatto sul divano se Kara
non fosse stata chiamata da Alex per un’emergenza al DEO.
“Fai attenzione.” Le chiese Lena
accarezzandole il volto e poi baciandola.
“Certo.” Kara
sorrise poi spiccò il volo, volando da Alex e dalla minaccia alla città.
La porta si aprì e Lena entrò nel parlatoio. Dall’altro lato vi era solo un uomo, sulla mezza
età, molto meno elegante ora che era in tuta arancione.
Lena si sedette e lo guardò prendere
il telefono, un’aria rabbiosa sul volto, con deliberata lentezza prese a sua
volta la cornetta.
“Cosa vuoi? Non ti è bastato
rovinarci? Vuoi anche gongolare?” Lena fece un ampio sorriso che non coinvolse
i suoi occhi.
“Ti avevo avvertito, ho mandato in
carcere mia madre, credi davvero che avrei avuto delle remore a farci finire
voi?” L’uomo digrignò i denti rabbioso.
“Perché sei qui?”
“Volevo che sapessi quanto profondo è
stato il tuo fallimento, volevo vedere, con i miei occhi quanto tu fossi caduto
in basso. Insomma, volevo gongolare.”
“Ho mostrato al mondo il punto debole
di Supergirl, un giorno qualcuno raccoglierà quel messaggio
e riuscirà lì dove io ho fallito. Nessuno ha creduto che fosse tutto falso come
avete asserito.”
“La kryptonite?
Nessuno ha visto altro che un liquido verde…”
“No, non il minerale: tu!” Lena
inclinò la testa fissando negli occhi l’uomo che aveva tentato di uccidere
l’amore della sua vita.
“Io?” Chiese con sarcasmo.
“Sì, ho dimostrato che con te in
pugno lei obbedirebbe a qualsiasi ordine, persino quello di uccidersi.”
“Hai dimostrato che il suo cuore è
grande e pieno d’amore, hai dimostrato che non ha paura del sacrificio, hai
dimostrato che la speranza in lei non è soltanto un simbolo disegnato sul suo
petto.” Lena si avvicinò al vetro. “Hai dimostrato che nulla può ucciderla.”
Sorrise mentre l’uomo stringeva la cornetta nel pugno con forza tale da
sbiancarsi le nocche. “E per questo ti ringrazio.” Lena appoggiò la cornetta al
suo posto senza più sentire l’ex capo delle Famiglie che sbraitava e vomitava
odio e rabbia dall’altra parte della parete di vetro.
***
“Jess.”
“Miss Danvers.”
Pronunciò la donna con un cenno del capo.
“Kara.” Le
suggerì lei, come al solito, ma la donna non diede segno di cogliere il
suggerimento. Kara si strinse nelle spalle ed entrò
nell’ufficio di Lena.
“Cosa ci fai qui?” Chiese Lena
sorridendo, sorpresa, poi si alzò e fece il giro della scrivania per poterla
baciare.
“Sorpresa!” Disse lei, attirandola
contro di sé per un secondo bacio.
“Mmm… mi
piacciono queste sorprese…” Lena fece qualche passo indietro fino a ritrovarsi
contro la scrivania. Kara la sollevò immediatamente
facendosi spazio tra le sue gambe. Il loro bacio si fece più profondo,
coinvolgente, bagnato. “Continuiamo questo discorso sopra?” Chiese Lena
baciandole l’orecchio.
“Ho altri programmi…” Mugugnò Kara accarezzando le gambe di Lena che la circondavano.
“Programmi?” Chiese allora Lena
cercando il suo sguardo.
“Sì, per questo pomeriggio e questa
sera, ti ho preparato una sorpresa e ora ti rapisco dall’ufficio.”
“Puoi rapirmi e portarmi di sopra…”
Propose lei mettendole le braccia attorno al collo e guardandola con aria
seducente. Kara si morse il labbro poi sorrise.
“Rao, mi
farai impazzire!” La donna rise mentre la ragazza la prendeva per mano e la
accompagnava fuori dove, sotto lo sguardo della segretaria, cercava di essere
seria per poi finire a baciarla con foga nell’ascensore e a fare l’amore con
lei senza neanche avere il tempo di arrivare nel letto.
Coricata sull’elegante parquet in
legno Lena osservava il corpo di Kara disegnando sul
suo ventre dei cerchi e delle linee immaginarie.
“Ora possiamo andare dove desideri.”
Pronunciò con aria divertita.
“Se fosse per te non usciremmo mai da
questo appartamento.”
“Non è vero non ho nessun problema a
fare l’amore nel tuo di appartamento e se tu non fossi così in imbarazzo lo
potremmo fare anche nel mio ufficio, Jess non entrerebbe mai se le chiedessi di
non disturbare.” Kara arrossì e Lena rise.
“Ma lo saprebbe!”
“Cosa credi che pensa che stiamo
facendo quassù? Discutiamo di filosofia?” Lena continuò a ridere e nel vedere Kara arrossire ancora di più si alzò su di un gomito per
baciarla.
“Adoro discutere di filosofia con
te.” Ammise allora Kara facendola sorridere.
“Dimmi, dove andiamo adesso?”
“Sorpresa.” Affermò Kara.
“Davvero?”
“Sì.”
“Va bene.” Lena le sorrise, i suoi
occhi tornarono penetranti. “Ma prima dobbiamo fare la doccia.” Si morse un
labbro e Kara non ebbe bisogno di ulteriori
istruzioni, sollevò la giovane senza nessuna fatica portandola fino al bagno,
dove ridendo e giocando si ritrovarono ancora una volta a fare l’amore.
“I vantaggi di stare con una Super:
non si stanca mai.”
“Neanche tu ti stanchi.” Le fece
notare Kara e lei rise.
“Di te? Mai.”
“Sei pronta?” Lena annuì, Kara teneva le mani davanti al suo viso e per lei era tutto
buio. “Adesso.” Mormorò lei e le permise di vedere: davanti ai suoi occhi vi
era l’ologramma di una donna.
“Buon pomeriggio, Lena.” Disse
l’ologramma.
“Buon pomeriggio…?” Guardò Kara perplessa, la giovane sembrava tesa o forse
emozionata.
“Lei è mia madre… o almeno quello che
rimane di lei. Non ha un gran cuore, ma… volevo che la conoscessi.”
“Oh…” Lena osservò quella donna
elegante e seria, chiedendosi che tipo di madre era stata. Il tipo di madre che
sacrificava il proprio egoismo per salvare la figlia anche se questo
significava lanciarla nello spazio verso un futuro ignoto.
“Sono felice che Kara
abbia trovato una compagna degna del suo amore.” Affermò l’ologramma e Lena
rimase stupita da quell’affermazione.
“Quindi tu sai che io e Kara ci amiamo?”
“Certo, Kara
passa un po’ del suo tempo a chiacchierare con me, non sono sua madre, ma so
ascoltare come sapeva ascoltare lei e a volte posso offrire un punto di vista
nuovo.”
“Capisco.” Allungò la mano
intrecciando le dita con quelle di Kara, era triste
pensare quanto dovesse mancarle sua madre, la sua famiglia, il suo pianeta. A
volte dimenticava che Kara aveva vissuto per molti
anni lontano dalla Terra.
“Grazie.” Disse Kara
e l’ologramma si spense.
“Wow…” Affermò allora Lena. “Non mi
aspettavo nulla di così…”
“Non è finito! Vieni.” La tirò per la
mano fino a portarla davanti a una grande forma nascosta, con eleganza tolse il
telo mostrando quello che copriva. “La mia navicella. Mi ha portata fino a qui.
Kal l’ha rotta nel tirarmi fuori, ma tutto sommato è
ancora perfetta. A volta ci entro quando mamma e papà mi mancano troppo.”
Sorrise in leggero imbarazzo per quell’ammissione, ma Lena strinse un po’ più
forte la sua mano, commossa per quello che la ragazza stava condividendo con
lei, non solo oggetti, ma parti importanti della sua anima e del suo passato.
Lena passò la mano sui delicati
intarsi della navicella immaginando la paura di Kara
nell’entrarvi e nel salutare per sempre il suo pianeta natio e tutto ciò che
conosceva, per andare verso un futuro ignoto.
“Sei la donna più coraggiosa che io
conosca ed eri già una bambina coraggiosa.” Kara la
baciò, commossa dalle sue parole.
“L’ultima sorpresa è a casa mia.”
Lena non fece battute questa volta, era emozionata e annuì felice di avere una
donna così speciale al suo fianco.
Raggiunsero l’appartamento di Kara poco più tardi e quando aprì la porta scoprì che non
era vuoto: Alex la accolse con un sorriso, poi le fu presentata Eliza di cui aveva tanto sentito parlare, ma che non aveva
mai incontrato, vi erano gli amici di Kara: Winn, James, Hank, Mon-El e
Maggie che le fece l’occhiolino e le suggerì di tenersi forte perché la cena
sarebbe stata una prova non da poco. Ma non fu difficile, Eliza
era diffidente, ma gentile e si rilassò quando vide la felicità negli occhi di Kara e l’amore brillare in quelli di Lena ogni volta che il
suo sguardo si posava sulla ragazza.
“Va tutto bene?” Le chiese Kara nel vederla osservare la stanza in cui si
intrecciavano risate, scherzi e conversazioni.
“Sì.” Mormorò lei, mentre si rendeva
conto di una cosa. Kara sorrise nel comprendere il
suo pensiero e la strinse a sé.
“Ora hai una vera famiglia.” Affermò
e sorrise nel veder brillare la commozione nei suoi occhi.
“Grazie.” Disse sentendo che niente
poteva essere più perfetto.
“Un giorno ti presenterò Barry e i
suoi amici.”
“Barry?” Chiese lei, cercando di
combattere l’emozione.
“Viene da un’altra dimensione… non ti
ho mai raccontato di quando ho viaggiato tra le dimensioni?”
“No!” Disse lei, stupita, voltandosi
a guardarla.
“Magari ti ci porto… potrebbe essere
la prossima sorpresa…” Lena scosse la testa poi sorrise.
“Non mi annoierò mai con te, non è
vero?”
“Lo spero.” Il suo sorriso era ampio
e luminoso.
Lena comprese che l’avrebbe amata per
sempre.
FINE
Note: Ed eccoci arrivati alla
fine della storia, non vi racconto della bellissima proposta di matrimonio né
vi cito i titoli di giornale sul matrimonio più chiacchierato dell’anno tra
l’unica Luthor fuori dalla prigione e una
semi-sconosciuta reporter (non parliamo poi del regalo che fece loro miss
Grant!). E neppure sto lì a dirvi dei cattivi che cercarono, inutilmente, di
sconfiggere Supergirl, ormai diventata imbattibile
grazie all’aiuto di una multimilionaria estremamente intelligente e creativa
(nonché terribilmente sexy). Non vi racconterò di come siano andate a trovare
Barry né di come Sara Lance si sia divertita a tentare di farle ingelosire,
senza riuscirvi.
Insomma Kara
e Lena vissero felici e contente ed ebbero dei figli che a loro volta vissero
felici e contenti (ed ebbero tanti cuginetti grazie ad Alex e Maggie).
Spero che la storia vi sia
piaciuta fino alla fine. Ci tengo a ringraziarvi per aver condiviso con me le
vostre impressioni e i vostri sentimenti, lo so, mi ripeto, ma siete state
fantastiche e continuerei a ringraziarvi ogni giorno se solo fosse possibile! J