Once upon a time Emma from Enchanted Forest

di Nao Yoshikawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il ritorno della Regina ***
Capitolo 3: *** Un angelo custode per Emma ***
Capitolo 4: *** Il primo bacio ***
Capitolo 5: *** La Maledizione della Luna Piangente ***
Capitolo 6: *** Mai più l'amore ***
Capitolo 7: *** Sei anni dopo ***
Capitolo 8: *** Ciò che non può essere cancellato ***
Capitolo 9: *** La richiesta di Gideon ***
Capitolo 10: *** Il fiore reciso ***
Capitolo 11: *** Fuga ***
Capitolo 12: *** Dove sono Emma e Baelfire? ***
Capitolo 13: *** Il sangue del tuo sangue ***
Capitolo 14: *** Oscuro ***
Capitolo 15: *** Un'unica realtà ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


1 - PROLOGO

Quella era stata  una notte importante. La piccola Emma, figlia di Biancaneve e del Principe Azzurro, era venuta al mondo.
Tutto il regno aveva fatto festa per tre giorni, poiché la principessa dai biondi capelli e gli occhi chiari come il mare, a sua insaputa, era già amata da tutti, soprattutto dai suoi genitori.
I primi anni li aveva vissuti nella spensieratezza più totale, tra giochi di fantasia e giornate passate all'aria aperta. Poi, più in la', erano subentrati i doveri. Sangue reale scorreva nelle vene di Emma, tuttavia ella tendeva ad avere un' indole avventuriera che poco si addiceva  ad una principessa. Ma per il Principe e Biancaneve andava bene così. Dopotutto, anche quest' ultima sapeva fare cose come combattere e tirare con l'arco, e ciò le era sempre tornato utile.
Ma era nel giorno dei suoi dodici anni, che le cose sarebbero cambiate.
Il sole era sorto da poco e un profumo di rose si mescolava all'aria.
Emma, i lunghi capelli biondi, una coroncina  di margherite e un arco in mano, si stava dirigendo in prossimità del bosco.
Di solito, per una principessa non era consigliabile andare in giro da sola, ma almeno per qualche ora, ella aveva bisogno di un po' di libertà. I suoi genitori le avevano però raccomandato di non insinuarsi oltre il bosco, e lei li avrebbe anche ascoltati, se solo non avesse avuto la propensione a cacciarsi nei guai. Calpestando le foglie secche, si addentrò tra gli alberi, tanto stretti tra loro da non lasciare attraversarsi dai raggi solari.
Afferrò l'arco, poi con l'altra mano prese una freccia. Chiuse un occhio per mettere a fuoco quello che sarebbe stato il suo obiettivo, ovvero un albero di fronte a sé.
Portò il braccio indietro e infine scocco la freccia. Quest'ultima andò a conficcarsi, ma non nel punto che aveva mentalmente stabilito, bensì più in alto.
Sbuffò. Non era ancora perfetta, e la cosa la faceva spazientire parecchio.
Poi si chinò. Intorno a lei vi erano molti fiori, tutti di tipo, colore e fragranza diverse. Magari avrebbe potuto fare un' altra coroncina di fiori.
Così inizio a raccogliere quelle che sembravano delle viole.
Ma a sua insaputa, qualcuno la stava osservando, ben nascosto dietro un albero.
Fatale fu il suo calpestare le foglie. Emma infatti aveva subito udito, e nel momento in cui si era sollevata, aveva avvertito qualcuno alle sue spalle.
Immaginava che questo qualcuno avrebbe provato a scappare, così, senza scomporsi più di tanto, si  voltò e fece per scoccare un' altra freccia.
"Chi va là!" - esclamò.
La sua vittima aveva immediatamente alzato le mani in segno di resa. La principessa rimase molto sorpresa nel rendersi conto che si trattava di un ragazzo poco piu grande di lei, moro e dagli occhi gentili, anche se in quel momento molto spaventati.
"Ferma! -esclamò- non voglio farti del male!
"Voglio ben sperare! Sta indietro!" - disse decisa, facendo un passo in avanti.
Il ragazzo a quel punto sorrise, senza un apparente motivo.
"Se la tieni cosi finirai con l' uccidermi veramente. E allora mi avrai sulla coscienza per sempre"
Senza sapere il perché, la principessa era violentemente arrossita. Mise giù l' arco, con le labbra serrate.
"Chi sei?"
"Mi chiamo Baelfire. Tu invece?"
"Sono la principessa Emma"
L'espressione di Baelfire a quel punto era cambiata, era quasi sbalordita.
"Principessa? Tu sei la principessa Emma? Beh, non sapevo che le principesse sapessero usare un arco"
La bionda alzò gli occhi al cielo: ma che razza di risposta era?
"Ah, avrei fatto meglio a non dirtelo" - borbottò facendo per andarsene.
Il ragazzo però le era andato dietro, poiché l'aveva ormai presa in simpatia.
"Tu vieni qui ad esercitarti da sola? Lo faccio anche io, per questo sono qui. Quando hai due fratelli più piccoli non è facile che ti lascino in pace, così preferisco allontanarmi da casa..."
"Su questo posso capirti" - rispose brusca, continuando a camminare.
"Ecco, guarda!" - esclamo Baelfire mostrandole il proprio arco - ti ho vista sai, hai mancato il bersaglio prima"
"Quindi mi stavi spiando!"- disse indignata.
"Potrei insegnarti" - le sussurrò. 
Emma inarco un sopracciglio. Se fosse stato qualcun'altro avrebbe rifiutato, ma in fondo, quel ragazzo sembrava in gamba.
Poco dopo, i due, come se si conoscessero da una vita, iniziarono ad esercitarsi, mentre il sole sopra le loro teste diveniva pian piano più intenso e caldo.
"Tendi il braccio in questo modo - suggerì Baelfire - e cerca di tenerlo fermo. Mi raccomando, non farti prendere dall'emozione, è necessario che resti concentrata fino all'ultimo"
Emma ascoltò ogni sua parola, incantata dal suo tono di voce. Tuttavia, lo stargli così vicino, la metteva non poco a disagio.
"Ma chi ti ha insegnato?" - domandò nel tentativo di prendere tempo.
"Ho imparato da solo in realtà. Tu, invece?"
"La stessa cosa, anche se mi mia madre mi ha spesso dato dei suggerimenti"
"Accidenti, la vostra deve essere una famiglia davvero molto speciale"
"Sì, non sai quanto"
"Beh? - domandò sorridendo - stai cercando di prendere tempo? Non c'è bisogno di vergognarsi, può capitare di sbagliare"
Emma arrossì di nuovo, questa volta gonfiando le guance. Di ragazzi sfacciati come lui ne aveva conosciuti pochi, in genere quelli che lei era abituata a frequentare erano così educati e accondiscendenti.
Ma non si tirò indietro. Seguì i suoi consigli, senza neanche accorgersene, e scoccò la freccia, guidata più che altro dal desiderio di non fare figuracce.
Aveva chiuso gli occhi, e per questo non si era accorta che Baelfire era rimasto a bocca aperta.
"Però... molto meglio!" - gli sentì dire.
Quando la bionda aprì gli occhi e vide la punta della freccia conficcata nel tronco, si lasciò andare ad una risata in cui trascinò anche l'altro.
Il momento fu interrotto, ad un tratto, dallo squillare delle trombe in lontananza, cosa che fece sussultare Emma.
"Che succede?" - domandò il ragazzo.
"Devo andare, ho fatto tardi! - esclamò - grazie per tutto, ma adesso devo proprio tornare, è un giorno importante!"
"Perché? - urlò mentre l'altra iniziava a correre nella direzione opposta - che c'è oggi?"
"E' il mio compleanno!" - rispose, senza neanche voltarsi indietro.
L'ultima cosa che Baelfire vide, furono i suoi lunghi capelli ondeggiare al vento.
Poi le sue labbra si curvarono in un sorriso.
"Beh, allora buon compleanno, principessa Emma"

Tutte le volte la stessa storia. Ogni volta che andava a giocare fuori, i suoi abiti finivano con il rovinarsi. D'accordo che poteva averne quanti voleva, ma forse, il riuscire a prendersi cura delle proprie cose, sarebbe stato opportuno.
Rientrò a palazzo con la gonna dell'abito bianco sporco di terra. All'interno vi era un grande via vai tra la servitù, che si stava apprestando ad ultimare i preparativi per la festa che si sarebbe tenuta nel pomeriggio.
Emma sperò di raggiungere la propria camera prima che sua madre la vedesse. 
Ma chi assolutamente non avrebbe mai potuto non vederla, era suo fratello minore.
"Emma, eccoti!"
Il principe David, di sei anni appena, corse incontro alla sorella maggiore, saltandole al collo.
"Oh, David! - esclamò - adesso non posso, giocheremo dopo, d'accordo? E' già tardi!"
"Ma sei stata fuori per tutta la mattina!" - protestò il bambino dai capelli corvini.
"Lo so - sussurrò - però devo sbrigare a cambiarmi, prima che nostra madre..."
"Prima che nostra madre", cosa?"
Biancaneve era come apparsa dal nulla. Ella era nota per la sua bellezza e soprattutto per il suo coraggio. Era infatti stata lei, insieme al Principe, a fermare le malevoli intenzioni della Regina Cattiva.
"Emh... io..." - rispose Emma, portandosi una mano sul viso.
"Fammi indovinare, hai rovinato un altro abito, non è vero? Beh, non importa - sospirò - però credo sia il caso di andare a cercarne un altro, non credi?"
Biancaneve le porse una mano, e a quel punto Emma si sentì più tranquilla.
Una volta liberata dall'abbraccio del fratello, si apprestò a raggiungere la propria camera da letto, assieme alla madre.
Lì, una domestica la aiutò a cambiarsi d'abito. In realtà, aveva già scelto da un pezzo quale avrebbe indossato per i suoi dodici anni: era di color fiordaliso, dalla gonna ampia e brillante come un cielo stellato. E ovviamente, in bella vista sulla testa, avrebbe portato la propria corona che molto spesso preferiva lasciare a casa.
"Sei stupenda, Emma! - sentenziò Biancaneve - ogni volta finisco con il commuovermi"
"Oh, madre..." - sussurrò arrossendo lievemente.
L'idea di crescere la faceva stare in ansia e non di poco. Sapeva che crescendo sarebbero aumentate anche le responsabilità, e poi un giorno, quando i suoi genitori non ci sarebbero stati più, ci sarebbe stato tanto di cui occuparsi, e temeva di non esserne all'altezza.
Biancaneve aveva ovviamente notato il cambiamento d'espressione nella figlia.
"Tesoro, qual'è il problema?"
"Oh, non è nulla, è solo un po' d'ansia - la rassicurò - insomma, il tempo passa e ci sono sempre più cose da imparare. E a volte non so, temo di non essere brava a fare la principessa"
La madre sorrise, afferrandole dolcemente il viso.
"E perché mai? Sei bella, coraggiosa e di buon cuore. Hai tutte le carte in regola per esserlo. Avere paura... è normale. Ma vedrai, crescendo imparerai ad avere fiducia in te stessa e... ti innamorerai" - aggiunse con un sorriso malizioso.
"Madre! - esclamò arrossendo - vi prego, non vorrete organizzare un matrimonio o cose del genere, vero?"
"Dopo come io e tuo padre ci siamo conosciuti? Non potrei mai" - la rassicurò facendole l'occhiolino.
Le parole di Biancaneve adesso l'avevano rassicurata.
Si guardò allo specchio, sospirando.
Forse si stava creando troppi problemi, problemi che sicuramente anche altre principesse dovevano aver affrontato, a loro tempo.
"Va bene, basta pensare" - disse fra sé e sé.
Intanto, al piano di sotto, gli ospiti erano già arrivato. Biancaneve e James, con in braccio David, li stavano intrattenendo nell'attesa che Emma arrivasse.
Quest'ultima, con un nodo alla gola e sperando di non cadere, apparve in cima alle scale. E in quel momento, tutti gli occhi le si puntarono addosso, facendola sentire piuttosto a disagio.
Biancaneve, da lontano, le suggerì di fare un respiro profondo.
E così fece. Respirò a fondo, poi prese a camminare.
Una voce annunciò il suo arrivo, e quando cominciò a scendere le scale, la paura cominciò a scemare pian piano.
Si affrettò comunque a raggiungere i genitori.
"Come sono andata?" - sussurrò.
"Bene. Sei bellissima, Emma" - le disse affettuosamente James.
"Grazie. Io... non dovrò ballare, vero?" - domandò speranzosa.
"Ma certo che devi, è la tua festa - sorrise Biancaneve - guarda, ci sono già molti giovani che non vedono l'ora di danzare con te"
"Anche io voglio ballare con Emma!" - esclamò David.
"Lo farai dopo - rispose James, lanciando un'occhiata malevole alla fila di giovani che si preparava ad avvicinarsi alla figlia - certo, preferire se certe cose si potessero evitare"
"Oh, James, sei sempre il solito - sospirò Biancaneve - tu e la tua apprensione"
"Non sono apprensivo. La mia reazione è del tutto normale" - rispose offeso.
L'altra non potè fare a meno di ridere. Per James non era facile accettare il fatto che la sua bambina stesse crescendo, ed i suoi modi di fare in proposito erano parecchio divertenti.
Alla fine Emma danzò con tutti, mostrandosi sempre gentile e disponibile, malgrado il dolore causatole dalle scarpe e la voglia di andare a dormire.
Il momento migliore arrivò alla fine, poco prima della mezzanotte.
Nella sala della festa fu portata una torta a tre piani, di un colore simile a quello del vestito della principessa. Sopra, vi era ovviamente una candelina.
"Su Emma, esprimi un desiderio!" - la incitò Biancaneve.
La principessa ci pensò su. Doveva essere un desiderio ben formulato, non si tornava di certo indietro.
Poi chiuse gli occhi e pensò intensamente.
"Desidero vivere una vita meravigliosa e piena di avventure, dove l'amore non manchi"
Infine soffiò sulla candelina, ed in seguito tutti i presenti presero ad applaudire.
Emma sorrise contenta. Era solita a dare un peso importante ai desideri, certa che quest'ultimi potessero avverarsi, se ci si credeva realmente.
Non poteva ancora saperlo, ma la sua avventura era già iniziata.


Nota dell'autrice
Buonasera a tutti. Avevo quest'idea da circa quest'estate, e siccome oggi ero presa a bene finalmente mi sono decisa a condividerla con il resto del mondo.
Spero che come idea vi piaccia. Io amavo Neal/Baelfire, e non perdonerò mai i due genialoidi per averlo ucciso. Quindi non mi resta che sognare.
Inoltre io amo questo genere di cose, principesse, magia, fantasy eccetera eccetera.
Emma è sempre la nostra Emma, idem per i suoi genitori.
David, il bambino, teoricamente sarebbe il piccolo Neal, che qui si chiama diversamente per motivi abbastanza ovvi (lo so, ho fantasia)
Inoltre, la cronologia di alcuni eventi sarà un po' diversa, ma mi serviva.
Beh, non ho altro da aggiungere. Un saluto!


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Capitolo 2
*** Il ritorno della Regina ***


Il ritorno della Regina

La Regina stava sorseggiando del vino rosso, seduta sul suo trono. Il castello in cui viveva era imponente e maestoso, ma tuttavia troppo vuoto.
Malgrado l'imminente passare degli anni, la sua bellezza aveva sempre quel fascino quasi ultraterreno, addirittura fatale. 
Una bellezza che era paragonabile soltanto al senso d'odio e vendetta che provava dentro di sé.
Mentre Biancaneve e il suo Principe vivevano una vita spensierata, felici, amati da tutti e insieme alla loro famiglia, lei si ritrovava da sola. L'amore le era già stato tolto una volta, ed era oramai convinta che proprio quel sentimento rendesse deboli.
Per dodici anni aveva tentato di dimenticare, di andare avanti, ma non ci era riuscita. Era ossessionata dall'idea che se lei non poteva essere felice, allora nessun altro, soprattutto Biancaneve, poteva esserlo.
Voleva far del male a lei e magari, perché no, anche alla sua discendenza. 
Malgrado fosse stata bandita dal regno, conosceva, per sentito dire, la principessa Emma.
Bella, coraggiosa, determinata... proprio come sua madre.
Un'altro motivo in più per odiarla.
Regina si era ora sollevata dal suo trono, e tenendo il calice di vino in mano, si era diretta verso la finestra, mentre il lungo abito nero le faceva da strascico.
Oramai tutti si erano dimenticati di lei. Tutti avevano dimenticato della donna forte che era stata un tempo.
Ma non si era arresa. Regina non si arrendeva mai. Dopo dodici anni di silenzio, un suo ritorno sarebbe stato inaspettato e trionfale.
Tuttavia non voleva scatenare una guerra. No, sarebbe stato troppo banale.
Voleva che le sue vittime soffrissero lentamente, voleva giocare con loro come se fossero state bambole senza vita.
E il modo per far del male a chi l'aveva bandita, era proprio Emma,
La preziosissima figlia di Biancaneve, la quale avrebbe molto sofferto le fosse successo qualcosa.
Un'idea a dir poco geniale.
Le labbra rosse di Regina si curvarono in un sorriso. Brindò a sé stessa e al suo successo.
"Una vita per una vita. Solo allora saremo alla pari"
Dopodiché bevve un sorso di vino, lasciando che quest'ultimo le pungesse leggermente la gola.

Come ogni mattina, Emma era uscita dalle proprie stanze, facendo ben attenzione a non farsi vedere da nessuno, in modo da non ricevere ramanzine o raccomandazioni.
Con l'arco stretto in una mano, si guardò intorno. Poi, attenta a non fare rumore, cominciò a camminare per l'immenso corridoio.
Quando raggiunse le scale, fece per accelerare il passo, ma fu frenata da una voce.
"Emma"
David la stava guardando dondolandosi leggermente.
"David! - sussurrò - cosa c'è? Io devo andare..."
"Non hai ancora giocato con me - protestò - uffa... non hai mai tempo"
"Giocheremo quando tornerò, d'accordo?" - cercò di convincerlo.
"Sì, dici così tutte le volte, ma poi non lo fai mai!" - esclamò.
La principessa cercò di zittirlo. Probabilmente, l'unico modo che aveva per uscire da quella situazione, era proprio accontentarlo.
"D'accordo, che ne diresti allora di venire con me? Però devi fare il bravo, altrimenti..."
"Oh, sì! - esclamò - farò il bravo, promesso!"
"Ah, va bene - sospirò inginocchiandosi - allora, adesso salta su"
David si aggrappò alla sua schiena, e quando Emma si fu sollevata, prese a correre verso l'esterno.
Per tutto il tempo non aveva fatto altro che cercare di scacciare dalla mente il pensiero di Baelfire, quel ragazzo che aveva incontrato il giorno prima e che era stato così gentile nei suoi confronti.
Più cercava di non pensarci, più lui le tornava in mente. Non facevano proprio per lei i ragazzi, pensava di essere ancora troppo giovane.
Però doveva ammettere che fosse carino, dai modi di fare cordiali, simpatico, in gamba e...
"Oh, accidenti!" 
"Emma, con chi stai parlando?" - domandò David confuso.
Solo in quel momento la bionda si rese conto di aver pensato ad alta voce.
"Emh... con nessuno. Guarda, siamo arrivati" - disse mettendo il fratello giù.
L'erba era di un bel verde intenso, pieno di fiori colorati come un arcobaleno.
Sarebbe stata una giornata tranquilla e senza sorprese... o almeno così sperava.
Per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardarsi intorno, cosa che le dava un'aria un po' distratta. E di questo David, che era piuttosto sveglio per la sua età, se n'era accorto.
"Sembra quasi che tu stia cercando qualcuno" - affermò infatti.
"Io? - domandò sedendosi accanto a lui - no, per niente... è solo, che di solito un mio amico viene qui, e... mi stavo domandando com'è che non ci fosse..."
"Ah, ho capito! - affermò - è il tuo fidanzato!"
"Non è il mio fidanzato! - esclamò arrossendo - non... dirlo!"
"Invece sì, sei arrossita! - disse divertito - ah, Emma ha un fidanzato!"
"Va bene, l'hai voluto tu! - disse la più grande, alzandosi - se ti prendo...!"
In seguito, David aveva preso a correre, ed Emma ad inseguirlo, e la cosa aveva finito per trasformarsi in un gioco.
Il più piccolo però, nella foga della corsa, inciampò, finendo con il rotolare giù per il prato.
"Ahi! - esclamò, rendendosi conto di essersi sprocato interamente di terra - che male!"
"Accidenti, che caduta. Tutto bene?"
David alzò lo sguardo. Ad aver parlato era stato un ragazzo, il quale era seguito da altri due bambini che però preferivano nascondersi dietro di lui.
"David! David, stai bene?"
Emma arrivò vicino al fratello con il fiato corto. Quando poi si rese conto di non essere da sola, si immobilizzò. Baelfire era di fronte a lei e le stava anche sorridendo.
Non riuscì a non ricambiare il sorriso, né a nascondere la propria felicità nel vederlo.
"Baelfire" - lo chiamò.
"Ciao, Emma - salutò - penso che il tuo amico qui si sia fatto male"
"Io non sono suo amico! - rispose David tirandosi su - sono suo fratello, il principe David!"
"Ops - disse sorridendo - le mie scuse, maestà. Io mi chiamo Baelfire, e sono un amico di Emma"
A quelle parole, gli occhi del bambino si illuminarono.
"Sei il suo fidanzato?" - domandò ingenuamente.
"David! - strillò Emma - Baelfire, ti prego, non dargli retta!"
Il ragazzo però si era lasciato andare ad una risata cristallina che scaldò ulteriormente il suo cuore.
"Mi stai simpatico! Loro invece sono i miei fratelli. Lui è Gideon"
Alle spalle di Baelfire, si nascondeva un ragazzino di circa dieci anni, dall'espressione seria e l'aria timida.
"Lei invece è mia sorella. Vuoi dire tu il tuo nome?" - domandò gentilmente.
Aggrappato alla sua gamba, c'era una bambina della stessa età di David, dagli occhi azzurri, i capelli castani e le guance rosate, che stringeva al petto un libro.
"Sono Rose" - sussurrò candidamente.
David sorrise, facendo un inchino, da bravo principe qual'era.
"Piacere di fare la tua conoscenza, Rose. Ti andrebbe di giocare?"
Gli occhi chiari della bambina si erano illuminati, e dopo aver lanciato un'occhiata al fratello per essere rassicurata, sorrise.
"Sì, mi piacerebbe!"
"Bene, sono certo che andrete d'accordo!" - affermò Baelfire guardando Emma dritto negli occhi. Quest'ultima aveva ricambiato lo sguardo, continuando a sorridere, senza rendersene più conto, poiché oramai le veniva quasi naturale.
Rose e David presero a giocare come se fossero stati amici da sempre. La bambina gli aveva poi mostrato il libro che si era portata dietro e gli aveva rivelato della propria passione per la lettura.
"Quando sarò grande voglio diventare una scrittrice - gli disse - e raccontare di storie bellissime"
"Wow - sussurrò David stupito - allora, quando scriverai il tuo primo libro, io voglio essere il primo a leggerlo!"
La bambina aveva sorriso lusingata, sotto gli occhi di Baelfire ed Emma, che stavano osservando quell'amicizia sbocciare come un fiore in primavera.
"Tua sorella è adorabile - affermò la bionda, seduta accanto a lui - credo proprio che andrà d'accordo con David e..."
Si era interrotta per voltarsi verso destra, dove Gideon stava seduto, a debita distanza dai due. Lui la stava guardando con la coda nell'occhio, ma non appena si era reso conto di come Emma lo stesse guardando a sua volta, aveva abbassato gli occhi, arrossendo lievemente.
"Tuo fratello invece... sembra timido. Andate d'accordo?" - domandò.
"Beh sì, per essere fratellastri andiamo piuttosto d'accordo, devo dire"  - rispose tranquillamente.
Emma sgranò gli occhi, piuttosto sorpresa da quella sua risposta.
"Voi siete...? Oh, non lo sapevo, mi spiace..."
"E perché ti scusi? Non potevi di certo saperlo. Sì, io Rose e Gideon siamo figli dello stesso padre, ma non della stessa madre. La mia vera madre, beh... non ricordo molto di lei. So solo che un giorno se n'è andata... e non è più tornata"
Baelfire sembrava non voler incrociare il suo sguardo, stava infatti guardando dritto davanti a sé. Emma non avrebbe saputo cosa rispondere, di certo non si immaginava che una storia del genere potesse nascondersi dietro i modi di fare allegri e spensierati del ragazzo.
"Però va bene così. La mia matrigna è davvero buona e gentile. In fin dei conti non mi è mancato nulla" - la tranquillizzò, sorridendo.
"Oh, sono molto contenta di ciò" - sussurrò appena, decisamente più serena.
Dopodiché avevano ripreso nuovamente a scherzare e a parlare come se nulla fosse, mentre il tempo passava velocemente, senza che neanche se ne accorgessero.
Ma, senza che potessero saperlo, qualcuno li stava osservando a debita distanza.
Ormai erano anni che Regina non metteva più piede in quei boschi e in quelle alture, ed Emma era l'unico motivo che l'aveva portata nello stesso luogo da cui era stata cacciata via.
E la osservava malamente. Era davvero graziosa come aveva sentito dire, le ricordava molto sua madre. E ciò non era un bene.
"Oh, ma guardali - sussurrò con un sorriso maligno - alle volte il destino sa essere piuttosto ironico. Teneri, piccoli fiorellini che sbocciano. Peccato che non avrete modo di approfondire la vostra dolce amicizia.
Aveva mosso una mano, e da quest'ultima era come uscita una sorta di fiamma arancione. Non ci sarebbe stato bisogno di andare da lei.
Sarebbe stata Emma a venire da lei.
Rose e David, stanchi di leggere, si erano sollevati, decisi a sgranchirsi le gambe, nonostante la raccomandazione dei fratelli più grandi di non allontanarsi, raccomandazione che avevano ignorato.
Presero a camminare verso il bosco. Fu poi Rose a fermarsi, nel capire che forse si stavano allontanando un po' troppo.
"Forse dovremmo tornare indietro" - disse guardando dietro di sé.
"Sta tranquilla, non ci perderemo di certo! - la rassicurò David tendendole una mano - fidati di me!"
La bambina aveva sorriso, e con le guance più rosse del solito, afferrò la sua mano, stretta, e si lasciò trascinare dal principe.
Nel seguirlo però, non si era accorta che il libro che tanto gelosamente era solita a custodire, le fosse caduto.
I due camminarono ancora per un po', e sicuramente avrebbero continuato a farlo,  se solo una figura misteriosa non si fosse piazzata sul  loro cammino.
"Bene, bene, bene - disse Regina sorridendo - che adorabili bambini. Il principe David, suppongo"
Quest'ultimo era rimasto immobile. Rose invece, si era immediatamente aggrappata al suo braccio spaventata e con gli occhi sgranati.
"Emh... chi sei tu?" - domandò il principe confuso.
"Oh, non sai chi sono? - domandò melliflua - bene, penso che possiamo rimediare subito alla cosa"
Nonostante le raccomandazioni fatte ai due bambini, Baelfire ed Emma sembravano decisamente troppo rilassati. Si erano lasciati cadere sull'erba, mentre i raggi del sole baciava la loro pelle. Gideon invece continuava a stare seduto e a stringere le gambe contro il petto, limitandosi ad ascoltare i due.
"Wow - sussurrò la principessa - allora vivi anche tu in un castello"
"Sì, ma non sono un principe. E dopotutto va bene così. Non credo che la vita da principe si addica ad uno come me"
"Lo penso anche io. Da principe saresti stato diverso. Invece, così mi piaci di più"
Solo dopo Emma si rese conto di quanto effettivamente quella frase fosse imbarazzante, oltre che equivoca.
"No, non intendevo dire quello che ho detto! Cioè sì, però anche no..."
Baelfire prese a ridere, e la principessa non seppe cosa pensare: la stava prendendo in giro o rideva semplicemente per imbarazzo?
"Mi piaci anche tu. Sei forte per essere una principessa"
Quel complimento la fece arrossire completamente, e come se non bastasse, il cuore aveva preso a batterle all'impazzata.
Non aveva trovato il coraggio di rispondere. Si era limitata a guardarlo negli occhi. Lui ovviamente aveva ricambiato lo sguardo. Avevano finito con il rimanere in silenzio a fissarsi l'un l'altro, cosa che aveva reso l'atmosfera leggermente diversa.
Gideon se n'era accorto, e aveva alzato gli occhi al cielo. Non bisognava essere un genio per comprendere la simpatia reciproca tra i due. E non se ne sorprendeva, dopotutto Baelfire piaceva a tutti.
Ad interrompere quel momento fu un urlo Baelfire sussultò immediatamente nel rendersi conto che ad aver urlato fosse stata Rose.
"Rose?! - esclamò - che è successo?"
"Non lo so - rispose Emma agitata - ma sarà meglio andare a controllare. Eppure avevo detto a David di non allontanarsi! Se gli succede qualcosa, sono finita!"
"Veniva dal bosco - aggiunse Gideon alzandosi in piedi - andiamo!"

Rose era rimasta paralizzata dalla paura. Quella donna, di cui non conosceva il nome, molto bella e a quanto pare anche molto perfida, aveva afferrato David, e lo stava adesso stringendo in un abbraccio che non aveva nulla di materno.
"Lasciami stare! - esclamò - lasciami stare, non ho fatto nulla di male!"
"Suvvia, smettila di dimenarti. Per il momento mi servi solo da esca, poi più avanti chissà. Pensavo che un principe dovesse essere coraggioso" - sussurrò divertita, passandogli un dito sul viso.
"Io sono coraggioso! - esclamò - Rose, vattene via!"
"No! - esclamò - non me ne vado!"
"E cosa avresti intenzione di fare, tu? - domandò Regina rivolgendosi a lei - sei tale e quale a tua madre. Credi di poter fare l'eroina, ma in realtà sei debole"
La bambina aveva gonfiato le guance e aveva stretto i pugni. Non era di certo stupida, e aveva ben compreso quell'insulto che l'aveva profondamente offesa.
***
Intanto, gli altri tre si erano insinuarsi nel bosco, anche se in realtà non avevano idea quale direzione seguire.
"Forse è meglio che ci dividiamo!" - suggerì Baelfire.
"Dividerci? E' una pessima idea! Se c'è qualcosa di pericoloso dovremmo rimanere uniti!" - ribatté Emma.
"Sì, ma in questo modo ci impiegheremo molto di più!"
Mentre i due discutevano, Gideon aveva fatto strano a qualcosa di strano e di molto familiare. Si trattava di un libro a pagine aperte, poggiato sul suolo, libro che riconobbe essere quello di Rose.
"Guardate - disse attirando la sua attenzione - questo è di Rose, deve esserle caduto. Andiamo da quella parte!"
***

"Lascialo stare! - esclamò Rose, cercando di apparire minacciosa - io... io non sono debole!"
"Ah detesto i bambini - sospirò alzando gli occhi al cielo - non costringermi ad ucciderti, non sei tu che mi interessi!"
"Rose, ascoltami! - la supplicò David - fa come ti ho detto, vattene via!"
Lei si guardò intorno, più confusa che mai. La voglia di aiutarlo si mescolava ad una profonda paura, e ciò non le avrebbe fatto concludere assolutamente nulla.
Fortunatamente non dovette decidere cosa fare, perché immediatamente dopo fu rincuorata dalla voce del fratello.
"Rose!"
Baelfire, Emma e Gideon apparvero alle sue spalle, dagli alberi, i primi due con l'arco in mano, già pronti ad attaccare.
"Metti giù mio fratello!" - esclamò la bionda decisa, cercando di non tremare.
L'espressione di Regina si dipinse di una gioia indecifrabile. Immediatamente lasciò andare David, facendolo malamente cadere al solo. Quest'ultimo si alzò, andando a nascondersi, insieme a Rose, dietro i tre più grandi.
"Finalmente - esordì Regina - la principessa Emma è davanti i miei occhi, quale onore"
"Chi è lei? - sussurrò Baelfire - la conosci?"
"Oh, sono solo un'amica" - rispose ella sorridendo.
"Tu non sei un'amica! - esclamò la principessa, puntandole la freccia contro - io so benissimo chi sei. Sei la Regina Cattiva, i miei genitori ti avevano lasciata vivere, però ti avevano esiliato! Allora perché sei tornata?"
"Perché? - domandò divertita - Perché mi andava. Dodici anni sono tanti, tuttavia non bastano per rimarginare le ferite. Ma dopotutto, io sono la cattiva, pertanto, mi comporterò da tale. Sono stata esiliata per tutto questo tempo, ma il mio odio non ha fatto altro che accrescere. Il mio nome tornerà a far tremare anche la terra stessa, il mio nome tornerà ad essere una minaccia"
Nel dire ciò, il tono di Regina e il suo sguardo si erano incupiti, e aveva preso a camminare verso Emma, la quale indietreggiava man mano.
"Sta indietro! - esclamò - che cosa vuoi?"
Baelfire si era allontanato di poco. La Regina sembrava non aver fatto troppo caso a lui, così ne aveva approfittato per spostarsi. Tese il braccio per scoccare la freccia e colpirla alle spalle.
Emma poté vedere Regina sorridere di nuovo, sorridere in modo sadico, in un modo che la fece rabbrividire.
"Il mio lieto fine" - le sentì dire alla fine.
E fu in quello stesso istante che Baelfire scoccò la sua freccia, indirizzata sul collo di Regina. Ma quest'ultima, svelta, si girò, e con un solo movimento della mano, mandò l'oggetto in fiamme.
Sorpreso, il ragazzo fece un passo indietro. Non avrebbe mai immaginato che quella donna potesse possedere dei poteri tanto spaventosi.
"Tu stanne fuori - lo minacciò - non è qualcosa che ti riguarda!"
Con rabbia, si scagliò contro Emma, emanando una fiamma di fuoco rosso e schiantandola pesantemente contro l'albero alle sue spalle. Emma sentì male, avvertì una sensazione simile alle ossa che si spezzano, ed il fiato le mancò per qualche breve attimo.
Rose e David strillarono all'unisono, e alla loro voce si unì quella di Baelfire.
"Emma!"
Chiamò il suo nome, non avendo tuttavia idea di come comportarsi. Non possedeva poteri magici, ma non poteva lasciare Emma in balìa di quella donna terribile. Fu preso da una paura indefinibile, mai provata in vita sua.
La principessa provò a sollevarsi, ma sentiva di essere completamente bloccata e senza fiato. Nel sollevare gli occhi, poté accorgersi di Regina, che minacciosa e maestosa si stava avvicinando a lei.
"Devo essere sincera, mi aspettavo qualcosa di più. Oh beh, a quanto pare devo essermi sbagliata" - sussurrò con cattiveria, scorgendo la paura nei suoi occhi.
Prima che potesse attaccarla di nuovo, Baelfire le saltò addosso, prendendola effettivamente alla sprovvista. Probabilmente si sarebbe rivelato un gesto avventato, ma era l'unico che gli era venuto in mente.
"Togliti di mezzo, ragazzino!" - esclamò Regina.
"Emma, scappa, avanti!" - disse Baelfire, cercando di stringerla più che poteva.
Malgrado non ne avesse le forza, la principessa si sollevò.
"Emma! - la chiamò David spaventato - ti prego, andiamo via!"
Ella fece per andargli incontro. Poi però le venne in mente che Baelfire stesse rischiando la vita per salvarla, e che non poteva quindi lasciarlo da solo.
"Te ne pentirai, stupido! - esclamò Regina spingendo il ragazzo - ti avrei risparmiato, ma a quanto pare hai fretta di morire"
Baelfire deglutì nervosamente, cercando di strisciare contro la terra. Regina fece per attaccarlo, ma a distrarla fu un fastidioso dolore alla spalla destra.
Si sorprese molto quando si accorse di come Emma fosse riuscita a colpirla. Il suo abito preferito era stato rovinato, e come se non bastasse, stava iniziando a perdere del sangue.
"Grande, Emma!" - esultò Baelfire alzandosi alla svelta e raggiungendo la bionda, la quale, con il respiro corto, non aveva distolto lo sguardo da Regina neanche per un secondo.
Quest'ultima, con molta semplicità, tolse la freccia dalla propria spalla, gettandola via. Poi si voltò a guardare i due.
"Siete davvero una strana coppia. Quando si dice che il destino ci mette lo zampino... - disse sorridendo, per poi tornare seria all'improvviso - poveri illusi"
Mosse prima un passo e poi un altro verso di loro. Emma era rimasta immobile, pur sapendo che il continuare a scoccare freccie non l'avrebbe salvata. Baelfire era accanto a lei, altrettanto spaventato e altrettanto con le spalle al muro. Gideon, Rose e David li guardarono, senza sapere come reagire.
Una frase arrivò all'improvviso, come portata dal vento.
"Io non lo farei se fossi in te, mia cara"
Regina, dopodiché, non si era mossa. Tutti i presenti avevano udito, e Baelfire non mancò di dimostrarlo.
"Padre?" - sussurrò.
Divertita, Regina si voltò. Avrebbe riconosciuto tra mille quello che per lui era stato un maestro e anche un complice. Tremotino era proprio davanti ai suoi occhi, e i dodici anni trascorsi non l'avevano cambiato di una virgola.
"Tremotino - lo chiamò sorridendo - chissà perché mi aspettavo una tua visita. Ne è passato di tempo"
L'altro, senza scomporsi più di tanto, si rivolse a guardare Balfire.
"Prendi i tuoi fratelli e và a casa" - ordinò.
"Ma..."
"Fa come ti ho detto"
Baelfire guardò Emma. Non si dissero una parola, ma bastò solo quel semplice sguardo per capirsi. Lui fece segno a Rose e Gideon si seguirli, lei invece andò verso David, e dopo averlo stretto tra le braccia, prese a correre verso casa.
"Oh - sospirò Regina - mi hai fatto scappare la principessina, mi stavo piuttosto divertendo"
"Si, ho notato. Qual buon vento ti porta qui dopo dodici anni? Ah, no aspetta - disse prendendola in giro - io lo so cosa. Il senso di vendetta, il volere un lieto fine, è così, no? Beh, sarà tutta fatica sprecata"
"E' facile parlare per uno che ha avuto esattamente quello che voleva - rispose fulminandolo con lo sguardo - hai avuto Belle, hai avuto una famiglia. E ti sei anche rammollito"
"Non so di cosa tu stia parlando - disse sorridendo - ero e sono tutt'ora il Signore Oscuro. A volte uccido qualcuno, faccio qualche accordo, ma sì, direi che la mia vita è abbastanza tranquilla e soddisfacente. Quindi, se vuoi uccidere la principessina fa pure, ma forse dovresti tenere fuori mio figlio"
"E' lui che si è intromesso. Sai... credo si sia affezionato alla principessa. Ironico, non è vero? Lei, una principessa, piena di bontà. E lui, figlio del Signore Oscuro, coloro che tutti temono e da cui preferiscono stare lontano"
"Ah, sciocchezze. Baelfire non presterebbe mai le sue attenzioni ad una ragazzina del genere. Posso assicurartelo"
"Lo spero. Perché in caso contrario, si ritroverebbe a soffrire molto. Lascerò il tuo ragazzo fuori dalle mie questioni personali. A patto che lui non si intrometta ulteriolmente"
"Non accadrà - rispose sicuro - è stato un vero piacere parlare con te dopo tanto tempo. Allora, non mi resta che augurarti buona fortuna per la tua ascesa al potere"
Regina inarcò un sopracciglio. Dopodiché scomparve in una nuvola di fumo nero.
Quando Tremotino fu rimasto da solo, la sua espressione sicura e tranquilla, lasciò posto ad una più preoccupata e nervosa.

La sera era già calata, e Belle era parecchio preoccupata. O forse, era solo fissazione, poichè non era abituata a stare da sola.
Molti nel regno, pensavano che fosse pazza. Lei, una principessa che aveva rinunicato alla sua corona, a tutto, per stare insieme al Signore Oscuro.
Ma a lei non importava. Lei lo amava, e amava tutto, sia la sua parte buona che quella malvagia. E sapeva che anche lui la amasse. Ciò le bastava, anche se non era sempre facile stare con qualcuno che tanto andava contro quelli che erano i suoi ideali e i suoi pensieri. Ma andava bene anche così...
Era affacciata alla finestra, ma sussultò quando udì un rumore al piano di sotto. I bambini dovevano essere sicuramente tornati. Così si affrettò a scendere per le scale, e quando li vide, si tranquillizzò immediatamente.
"Ragazzi, ma dov'eravate finiti? - domandò abbracciando Gideon - iniziavo ad essere preoccupata. Rose! Ma che è successo, hai un'espressione orribile! E tu Baelfire? Sei ferito in viso..."
Belle si era avvicinata, ma lui l'aveva immediatamente rassicurata.
"Non è... non è successo nulla... vero, ragazzi?" - domandò nel tono più convincente che poteva. Il suo tono però, così come gli occhi di Rose, lo avevano tradito.
Tremotino si materializzò dietro di loro, con un'espressione poco piacevole sul viso.
"Tremotino...?" - chiamò Belle.
"D'accordo. Adesso, pretendo di sapere cosa ci facevate voi tre lì!"
"Noi non abbiamo fatto niente! - esclamò la bambina - ecco, è andata così. Io e David eravamo nel bosco e..."
"David? Il principe? Da quando siete amici?" - domandò contrariato.
"Da oggi - rispose semplicemente - comunque, stavo dicendo... Io e lui stavamo passeggiando nel bosco, ed improvvisamente è apparsa una donna terribile, voleva fare del male a lui e ad Emma. Credo che si trattasse della Regina Cattiva"
Nell'udire quel nome, Belle alzò lo sguardo, per cercare quello di Tremotino, che però non la stava guardando affatto.
"E' colpa mia, padre - disse Baelfire - non prendertela con loro"
"Sì, ho ben capito che è colpa tua. Tu e... quella principessa, Emma... la vostra amicizia... Non sarebbe dovuta neanche cominciare!"
"Perché no? Lei non ha fatto niente di male! Stava per essere uccisa e io l'ho difesa, che c'è di male?"
"Hai messo in pericolo la tua vita e quella dei tuoi fratelli, e questo è un grande male"
"Ma se quella prova di nuovo a..."
"La cosa non ti riguarda - disse nervosamente - anzi, non riguarda nessuno di noi. Pertanto, la vostra amicizia termina qui. E non intendo aggiungere altro"
"Ma - fece Rose - questo significa che non poso più giocare con David"
"Precisamente!" - esclamò infine Tremotino, con un certo tono isterico, mentre si allontanava.
Baelfire adesso era in un umore pessimo. Non capiva la reazione di suo padre, e soprattutto non capiva perchè l'amicizia con Emma dovesse essere troncata.
Belle si avvicinò, circondandogli le spalle con un braccio.
"Non preoccuparti, proverò a parlarci io, d'accordo?" - domandò dolcemente.
Lui, nel vedere la sua occhiata complice, non poté fare a meno di sorridere.

Nota dell'autrice
Perché due grandi personaggi devono sempre comparire insieme. Regina è cattiva, Tremotino è il mago oscuro figo che conosciamo e amiamo, solo che qui una gioia ce l'ha avuta.
Piccoli Bae ed Emma... la loro storia d'amore non è ancora cominciata e le cose sono già complicate.
Non poteva mancare Gideon, con la sua disarmante allegria (non si sa quasi niente di questo personaggio ancora, ma me lo immagino così), ed in più perché non aggiungere anche un'adorabile bambina per colmare tutti i miei desideri da fan della Rumbelle?
Ma a parte ciò, Regina è tornata, e sembra molto arrabbiata. Chissà se qualcuno riuscirà a calmarla, magari un certo ladro di nostra conoscenza, chissà...

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Capitolo 3
*** Un angelo custode per Emma ***


Un angelo custode per Emma

Emma aveva corso più veloce che poteva, con David sulla schiena. Non aveva avuto il coraggio di voltarsi indietro, il suo unico pensiero era quello di andare via di lì, di tornare a casa prima di incontrare qualche altra brutta sorpresa.
Quando si sentì abbastanza al sicuro da fermarsi, arrestò la sua corsa, vinta dalla stanchezza, e mise giù il fratello, il quale aveva un'espressione stralunata.
"David! - esclamò afferrandogli il viso - David, stai bene? Parlami!"
"Io sto bene! - la rassicurò - ma tu? Quella donna cattiva ti ha aggredito, cosa voleva da te?"
"Niente, niente, è tutto a posto - sussurrò per poi abbracciarlo - torniamo a casa"
La principessa però sapeva di come in realtà non fosse tutto a posto. Se la Regina Cattiva era tornata ed era realmente in cerca di vendetta, allora non c'era da stare tranquilli.
Al castello, Biancaneve attendeva pensierosa il ritorno dei due bambini. Aveva un pessimo presentimento, un po' come se avesse immaginato cosa fosse successo.
"Bianca, che c'è che non va? - le domandò James, vedendola agitata - non fai altro che camminare in avanti e indietro"
"Non so, sono un po' preoccupata. Emma e David mancano da un po'" - rivelò.
"Ebbene? Non è la prima volta che escono da soli. Coraggio, sta tranquilla" - le disse dandole un bacio su una tempia.
Biancaneve però non riusciva a stare tranquilla. E le sue preoccupazioni esplosero quando vide Emma e David rientrare a palazzo, mano nella mano, con i vestiti rovinati e il viso e le braccia piene di graffi.
"Emma, David! - esclamò ella correndo incontro ai due e inginocchiandosi di fronte al più piccolo - che è successo?"
"Abbiamo avuto un incidente" - rispose il bambino vago, puntando lo sguardo sulla sorella, che sospirò profondamente.
Era necessario che raccontasse ciò che le era successo, era necessario che tutti sapessero. Se non avesse parlato, si sarebbe venuto a sapere comunque, e nel peggiore dei modi.
"Madre, padre, ascoltatemi - disse mestamente - io... credo che il regno sia in pericolo. Credo che anche la nostra famiglia lo sia"
Biancaneve e James si guardarono, non riuscendo a capire.
"Che vuoi dire?" - domandò quest'ultimo.
"La Regina Cattiva - mormorò - io l'ho vista... lei... lei mi ha attaccato, ha provato ad uccidermi!"
"Cosa...?" - sussurrò Biancaneve con un filo di voce, sconvolta.
Per anni aveva vissuto in pace, certa che ormai il passato dovesse rimanere lì dove si trovava. Adesso, invece, tutte le sue certezze erano state spazzate via in un attimo
"Lei... parlava di vendetta. Non so cosa volesse dire, ma temo... che ce l'abbia con me" - continuò a dire Emma.
"James..." - chiamò Biancaneve.
"Se è davvero così dobbiamo mettere il regno in allarme" - le disse, altrettanto preoccupato.
"Se solo penso a quello che sarebbe potuto accadere! - esclamò l'altra guardando i suoi figli - come... come avete fatto a scappare via?"
"Beh... noi non eravamo soli. C'era Baelfire con me, lui mi ha aiutato. E poi, dal nulla è comparsa... una persona strana... sembrava un mago, e la Regina lo ha chiamato "Tremotino". E Baelfire è suo figlio. Lui ci ha permesso di scappare!"
Biancaneve e James si lanciarono un'altra occhiata. Tremotino e Regina già una volta erano stati in combutta, e se la seconda era malvagia e assetata di vendetta, il primo era un potente mago temuto e conosciuto in tutto il reame.
"Il Signore Oscuro - sussurrò James - questo è un guaio, dobbiamo prendere dei provvedimenti. E tu - disse rivolgendosi poi ad Emma - d'ora in poi faresti meglio a non rivedere più quel Baelfire"
"Cosa?! - esclamò - perché no?"
"Perché è il figlio del Signore Oscuro. E' gente pericolosa"
"Non è affatto vero! - ribatté - non è affatto pericoloso, è mio amico!"
"Non è il momento per amicizie strane o per capricci! - rispose autoritario - finché il regno è in pericolo starai al sicuro! Oggi hai avuto fortuna, ma chi ti dice che la prossima volta sarai altrettanto fortunata?"
Emma aggrottò la fronte, a braccia conserte. Perché mai avrebbe dovuto rinunciare all'amicizia con Baelfire? Non riusciva proprio a vederne il motivo.
Furiosa, si voltò e si incamminò verso le scale. David le andò immediatamente dietro.
"Emma, aspetta!"
Quando furono rimasti da soli, Biancaneve sospirò di nuovo.
"Sicuro di non essere stato troppo severo?" - domandò.
"Assolutamente no. Conosciamo Regina e conosciamo il Signore Oscuro, sappiamo cosa accadrebbe se quei due decidessero di allearsi, cosa che credo sia molto probabile. E se veramente la Regina è tornata per vendicarsi, è necessario proteggere i bambini, soprattutto Emma. Lei è così ribelle, non capisce ancora quali sono i pericoli..."
"Sì, hai ragione - sospirò - è compito nostro occuparci di questa cosa. E riusciremo a venirne fuori, proprio come abbiamo già  fatto una volta"
Emma era andata a rinchiudersi nella sua stanza. Quasi pareva essersi dimenticata del pericolo affrontato quel giorno, ma adesso, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era Baelfire. Oramai occupava la maggior parte dei suoi pensieri, e davvero non riusciva a spiegarselo. Sapeva soltanto che non voleva smettere di vederlo e di parlargli, di stare con lui. E poi, lui non era cattivo, era una delle persone più buone che avesse mai conosciuto.
A braccia conserte, girava per la sua stanza in preda al nervosismo.
Poi, David bussò alla porta, distraendola dai suoi pensieri.
"Emma, fammi entrare!"
La principessa aprì la voce ritrovandosi davanti il bambino imbronciato.
"David..."
"Non è giusto - proclamò - se tu non puoi vedere Baeflire, io allora non potrò vedere Rose, e non può essere! Io dovrò essere il primo a leggere il suo libro, come faccio?"
"Calma - sussurrò inginocchiandosi, in modo da poterlo guardare negli occhi - tu non smetterai di vedere nessuno, e nemmeno io. Rose e Baelfire potranno anche essere i figli del Signore Oscuro, ma non sono malvagi. Magari anche in segreto, ma continueremo a vederci"
"Potrebbe essere pericoloso!"
"Forse, ma non più di ciò che abbiamo affrontato oggi. Sei disposto a mantenere il segreto?"
"Assolutamente sì!"- le rispose con convinzione.
Emma a quel punto sorrise, certa di aver trovato un degno alleato.

Tremotino tendeva a filare la paglia quando era nervoso, un "brutto" vizio di anni precedenti che gli era rimasto. Si chiudeva nella torre più alta, vuota, a volte per ore, fino a quando tutta la paglia intorno a lui non diveniva oro.
Se c'era qualcuno che poteva calmarlo, quella era Belle. Ormai aveva imparato a  conoscere ogni sfaccettatura del suo carattere a aveva imparato a calmare ogni suo momento di rabbia. Così, senza bussare, era entrata. Tremotino non si voltò neanche, continuando a fare ciò che stava facendo.
"Belle, cosa c'è?" - domandò.
"I bambini dormono, erano distrutti dalla stanchezza - rispose - tu invece... stai bene?"
"Sì, certo! - rispose nervosamente - cosa ti fa pensare che io non ti stia bene?"
La ragazza scosse il capo, avvicinandosi.
"Perché ti conosco, e so capire quando sei preoccupato. Altrimenti non ti saresti arrabbiato in quel modo con i ragazzi"
"Hanno rischiato grosso. Con certe cose non bisogna scherzare"
"Lo so. Ma se sono tornati sani e salvi, allora forse sono più in gamba di quel che credi. Soprattutto Bae. Con Rose e Gideon è fantastico, ed inoltre lo sai che ci rimane male quando lo sgridi in quel modo"
"Ho dovuto farlo. Lui ancora non sa quanto il mondo là fuori per essere pericoloso"
"Al contrario tuo - sospirò - questo lo capisco. Ma perché vietargli di vedere la principessa Emma? Mi sembra che gli si sia molto affezionato"
"Ed è proprio questo il punto. Quella principessa è nel mirino della Regina, e se lui continua a frequentarla, potrebbe essere invischiato in una situazione assai poco piacevole. Lui, voi... e soprattutto io..."
Belle cercò il suo sguardo, e finalmente capì il motivo d tanta preoccupazione. Conosceva molto bene gli eventi accaduti anni prima, e probabilmente, adesso Tremotino stava cercando di scacciare i fantasmi del passato in modo che non tornassero a tormentarlo.
"Tutto questo... ti fa pensare a prima, vero? - sussurrò - temi che potresti nuovamente allearti con lei? Io però sono certa che non lo farai. Sei il Signore Oscuro, è vero, ma so che per te la famiglia viene prima di tutto"
"Esattamente. E proprio per questo motivo che sono stato così severo con Bae. Lui deve capire..."
La ragazza a quel punto, per addolcirlo, lo strinse da dietro.
"Dubito che ti ascolterà - sussurrò divertita - potrebbe scappare di nascosto, e io potrei anche fingere di non sapere"
"Non oseresti"
"Io oserei sì" - rispose incrociando finalmente il suo sguardo che risultava adesso diverso. Anche Tremotino ora le stava sorridendo.
"Grazie per tutto quello che fai per noi, e per Bae. Per lui sei come una madre"
"E lui è per me come un figlio. Mi raccomando, stai sereno" - bisbigliò dolcemente. Infine si avvicinò, e lo baciò, bacio che lui ricambiò con grande dolcezza e passione nello stesso tempo, mentre fuori dalla finestra la notte diventava più oscura.

La notte trascorse molto lentamente per James, il quale non aveva fatto altro che girarsi, rigirarsi, pensare e ripensare. Probabilmente, ripensandoci a  mente fredda, doveva aver sbagliato approccio con Emma. Tenerla chiusa dentro il castello non avrebbe migliorato la cosa. Conosceva la pericolosità della Regina, e se quest'ultima avesse voluto, avrebbe trovato in ogni caso il modo di farle del male. Per quanto lui e Biancaneve fossero presenti nella sua vita, temeva che non potessero esserlo costantemente. E visto che Emma era un animo un po' ribelle, serviva qualcuno che fosse costantemente al suo fianco, in modo da garantirle protezione a costo della vita.
Dubitava fortemente che esistesse qualcuno disposto ad assumersi tale responsabilità. Ma il regno era grande, e forse doveva solamene cercare.

Nella foresta di Sherwood, in una piccola locanda, malgrado l'orario inconsueto, vi era già molto chiasso.
Un uomo sedeva incappucciato, con una birra ancora intonsa poggiata sul tavolo. Nello stesso momento, un altro giovane uomo con tanto di arco, stava entrando.
"Hai sentito? Proprio ieri è arrivata la notizia che la Regina Cattiva è tornata!" - disse una voce.
"Ma non era stata esiliata? Spero proprio che non scoppi una sorta di guerra!" - rispose un'altra voce.
"Hei Robin, alla buon ora! - disse qualcun'altro - hai sentito?"
Lui si era voltato, ma senza mostrare un minimo di paura.
"Ho sentito, ma sono comunque tranquillo. Non temo nulla, neanche se mi ritrovassi faccia a faccia con qualcuno che vuole uccidermi"
"Suvvia, non metterti a fare l'eroe adesso!"
"Dopotutto rimani pur sempre un ladro!"
"Io dico che in quel caso la penseresti diversamente!"
Si scatenò una confusione immane. Solo a quel punto, l'uomo che sedeva incappucciato parlò, senza però mostrare il proprio viso.
"Tu - chiamò - ho sentito quello che hai detto poc'anzi. Qual'è il tuo nome?"
"Tutti conoscono il mio nome qui - rispose sorpreso - è Robin Hood. E tu chi dovresti essere, qualche mendicante pazzo, forse?"
"Non esattamente - rispose l'altro togliendosi il cappuccio - piacere di fare la tua conoscenza, sono il principe James"
Tutti gli occhi, in quell'istante, si posarono sui due. Robin aveva cambiato espressione, ed era anche leggermente arrossito, mentre invece James pareva molto divertito.
"Vostra... Maestà? - domandò il primo - ma cosa ci fa un principe in un posto come questo?"
"Stavo cercando una persona come te. Ti interesserebbe un lavoro?"
L'altro lo guardò, non riuscendo a  comprendere. Dopodichè si spostarono all'esterno, in modo da poter parlare con più tranquillità.
"E' da questa mattina all'alba che non faccio altro che girare per tutto il regno alla ricerca di qualcuno di coraggioso - disse James - mi servirebbe qualcuno che sia disposto a mettere a repentaglio la propria vita, pur di salvare una persona"
"E state pensando che io potrei essere la persona adatta?"
"Beh, se davvero non hai paura, sì, lo penso. Dovresti venire con me a palazzo, vivere lì"
"Sarebbe come una prigione!" - protestò.
"Sempre meglio che fare il ladro, no?"
"Ne dubito. Non so se posso accettare"
"Verrai pagato. Più di quanto tu possa immaginare"
Robin a  quel punto, che di certo non navigava nell'oro e la maggior parte della sua vita l'aveva passata a rubare per se stesso ma soprattutto per gli altri, parve improvvisamente interessato.
"E per quanto... dovrei rimanere?" - domandò.
"Oh, a  tempo indeterminato, fin quando non lo riterrò opportuno. Affidarti un compito del genere vuol dire riporre in te la mia più totale fiducia. Conto sul fatto che veglierai su questa persona come una sorta di angelo custode"
"Wow - disse - deve essere una cosa seria, allora. Va bene, d'accordo. Accetterò. Ma di chi si tratta?"
"Si tratta di mia figlia, la principessa Emma"

Proprio Emma, così come Biancaneve, era completamente all'oscuro di ciò che James avesse in mente per lei.
Come al solito, era scivolata lentamente fuori dalle proprie stanze, facendo segno a David di seguirlo. Era quasi certa che Baelfire la stesse aspettando, e di certo non voleva farlo attendere troppo, doveva uscire di lì prima che i suoi genitori si accorgessero delle sue attenzioni.
"David, sbrigati, sei una lumaca!" - chiamò.
"Arrivo, arrivo!" - borbottò spazientito l'altro. 
Mano nella mano, cercarono di fare meno rumore possibile. Ma proprio quando furono arrivati all'uscita, Biancaneve li sorprese arrivando loro alle spalle.
"Emma, David, cosa state facendo?" - domandò.
"Madre! - esclamò la principessa, sorridendo Emma nervosamente - noi, emh... noi veramente non stavamo facendo niente. C'è qualcosa che non va?"
"Effettivamente sì. Tuo padre è uscito questa mattina presto e non ha neanche detto  dove. Non è proprio il caso che si cacci nei guai, soprattutto se è da solo!"
"Sì, beh - rispose la figlia, cercando di trovare una scappatoia - adesso io e David dovremmo..."
"Oh, eccolo! - esclamò Biancaneve - credo proprio che stia tornando!"
James stava in effetti avvicinandosi in  groppa al suo cavallo bianco, con l'unica differenza che adesso non era solo. Con lui c'era Robin, il quale si guardò intorno parecchio stupito, certo di non aver mai visto tanta ricchezza e benessere in una volta sola. Era consapevole del fatto di aver accettato un compito difficile, che sarebbe potuto morire, ma per proteggere una bambina innocente sarebbe stato disposto anche a questo.
La sua presenza non passò inosservata da parte di Biancaneve e neanche da parte di Emma e David, i quali erano rimasti immobili.
"James! - esclamò Biancaneve, una volta che si fu avvicinato - dove sei stato? E... chi è costui?"
"Biancaneve - disse scendendo da cavallo - ragazzi. Sono lieto di presentarvi Robin Hood"
"Maestà - disse l'altro facendo un inchino - è un onore per me fare la vostra conoscenza"
I suoi occhi si posarono poi su Emma, la quale aveva chinato la testa di mezzo lato, più confusa che mai, e lo aveva osservato.
"Voi dovete essere la principessa Emma, immagino" - le disse.
"Da questo momento, Robin veglierà su te e David quando non sarete a palazzo" - proclamò James.
"Che cosa? - domandò la principessa - fatemi capire, siete andato a cercarmi un baby sitter?"
"Più che un baby sitter, io direi una sorta di guardiano - disse Robin con grande galanteria - mi farebbe molto piacere servire una lady come voi"
La principessa a quel punto si sentì lusingata, ed inoltre, Robin sembrava simpatico.
"Beh... la cosa è già diversa - rispose - ma allora... questo significa che non devo rimanere chiusa qui dentro a vita?"
"Sì, esattamente" - rispose James.
"Wow, fantastico! - esclamò - voglio andare subito allora. Andiamo, Robin!"
Emma pareva aver preso subito confidenza. Lui fece per seguirla, ma prima di farlo, si voltò a guardare James, che con un solo sguardo gli aveva immediatamente fatto intendere ciò che volesse dirgli.
Quando i tre si furono allontanati, Biancaneve, molto sorpresa, si avvicinò al marito.
"Sono stupita. Alla fine hai trovato una soluzione"
"Almeno Emma non sarà più arrabbiata, e non sarà da sola. Credo di aver fatto la scelta giusta, Faceva il ladro, ed è molto coraggioso"
"Hai affidato la vita di nostra figlia ad un ladro?" - domandò.
"Beh, ma non si è mai fatto catturare, quindi..."

Adesso Emma si sentiva decisamente meglio al pensiero che avrebbe potuto continuare a vedere la luce del sole. Robin camminava dietro di lei, accanto a David, non immaginando che la principessa gli avrebbe dato del filo da torcere.
"Emma, guarda! - esclamò il principe - ha un arco, proprio come te!"
"Davvero? - domandò lei voltandosi - io pratico il tiro con l'arco da quando ero molto piccola, ma non sono molto brava, purtroppo.."
"Non mi dite - rispose l'altro stupito - io invece sono molto abile, il migliore direi"
"Bene, allora adesso so per certo che adesso esiste qualcuno ancora più bravo di Baelfire! - disse entusiasta- sono sicura che andrete molto d'accordo"
Robin però cambiò espressione. James era stato chiaro con lui, doveva assolutamente tenere Emma lontana dai pericoli, e si dia il caso che Baelfire fosse uno dei pericoli. Tuttavia non se la sentiva di spezzare il suo entusiasmo.
"Questo Baelfire è un vostro amico?"
"Io credo proprio di sì! - esclamò agitata - cioè... lui per me è un amico, non so se io per lui sono un'amica, ma spero di sì..."
"Ha perso la testa per lui" - gli sussurrò David, facendolo ridere.
"Non è affatto vero! - esclamò arrossendo - e tu Robin, non sei sposato?"
"Non credo che la vita matrimoniale faccia al caso mio. Ero un ladro, vivevo una vita pericolosa, non credo sarebbe stato opportuno"
"Un ladro? - domandò il principe - forte!"
"David! - lo rimproverò Emma - e... non ti è mai capitato di sentirti solo?"
Robin rimase molto sorpresa dalle sue domande e dal suo cercare di comprendere il proprio stato d'animo, cosa che mai nessuno era riuscito a fare.
"No, non è mai successo" - si limitò a rispondere.
Emma continuò a rispondere. Poi, quando fu arrivata nel punto dove il giorno prima lei e Baelfire si erano visti, fu molto contenta di vedere che effettivamente il ragazzo fosse lì, insieme ai fratelli.
"C'è Rose!" - esclamò David iniziando a correre.
"Bae! - esclamò a sua volta Emma - Bae!"
"Principessa, aspettate!" - Robin cercò di fermarli invano. 
Baelfire sorrise radiosamente nel vedere la bionda. Per quest'ultima fu naturale, una volta arrivatogli vicino, abbracciarlo. Lui ricambiò, rendendosi conto solo in quell'istante che quello fosse effettivamente il primo e vero contatto che avessero avuto.
"Bae! Stai bene...! Avevo paura che ti fosse successo qualcosa"
"No, sto bene. E stai bene anche tu, vedo"
Il ragazzo si accorse ben presto della figura di Robin.
"Emh, lui chi è? La tua guardia del corpo?"
"In un certo senso. Robin, possiamo rimanere qui, ti prego!" - lo supplicò.
Il più grande sapeva che l'acconsentire avrebbe significato non eseguire i suoi doveri, tuttavia sapeva che non sarebbe riuscito a  dirgli di no. Emma sembrava così felice, ed inoltre non vedeva nulla di male in quel ragazzo.
Così sospirò, prendendo una dura decisione.
"E va bene... magari un po'..."
"Sì!" - esultò.
Così, mentre David e Rose per la tanta felicità si erano ritrovati a fare un girotondo ed infine a rotolarsi sul prato, Emma e Baelfire avevano preso a parlare di ciò che era successo il giorno prima.
"Ho avuto una paura matta! - esclamò - insomma, non mi ero mai ritrovata in una situazione simile!"
"Già, neanche io"
"Mio padre dice che adesso tutto il regno è in pericolo. E dice che... non dovrei neanche essere tua amica..."
"Anche mio padre lo dice"
"Davvero?"
"Sì"
"Oh. Beh, a me non importa se sei figlio del Signore Oscuro, so che sei buono"
"Infatti è così. Non voglio smettere di vederti. Anzi, ti dirò, se proveranno a separarci, scapperemo"
Emma arrossì violentemente nell'udire quella frase che aveva un non so che di romantico. Lei e Baelfire, scappare? Sembrava quasi la trama di un libro, però dovette ammettere che l'idea non le dispiacque per niente, anzi, con un solo sguardo gli fece capire di essere d'accordo.
Improvvisamente, Gideon si avvicinò ad Emma. Con lo sguardo basso e le guance terribilmente arrossate, gli stava porgendo un mazzo di fiori che aveva appositamente composto per lei.
"Eh? - domandò la principessa - sono per me?"
"Sì - rispose lui - spero che... ti piacciano..."
"Ma certo che mi piacciono! - esclamò prendendoli tra le mani - grazie Gideon, sei proprio adorabile!"
L'altro, nell'udire quel complimento, si allontanò alla svelta, prima di fare qualche brutta figuraccia.
"Credo si sia innamorato di te" - disse Baelfire.
"Com'è carino"
"Però mi ha detto di non avere speranza perchè tu preferisci me" - rispose sorridendo.
"Che cosa?! E questo chi te l'ha detto?"
"Ah, allora è vero! Avanti, perché non lo ammetti?"
"Stupido!" - borbottò a braccia conserte. 
Robin, che per tutto il tempo era rimasto immobile a fare la guardia, fu sinceramente divertito dal comportamento dei due, tra cui c'era una bella intesa e una bella amicizia che molto probabilmente si stava trasformando in qualcosa di più forte.

Nessuno di loro poteva immaginare che Regina li stesse nuovamente osservando da lontano. Il giorno prima era stata interrotta da Tremotino, e a quanto pare, il figlio di quest'ultimo si trovava nuovamente in compagnia di Emma.
"Ohi, ohi,  a quanto pare qualcuno non è bravo a farsi obbedire - sussurrò - beh, poco male, significa che le famiglie a lutto saranno due, allora. Ma... cosa abbiamo lì... un nuovo membro? Ah! A quanto pare vogliono farmi divertire... bene, non vedo l'ora"
Regina non immaginava che da quel momento la sua vita sarebbe cambiata per sempre.
Malgrado la lontananza che li divideva, Robin si era accorto che qualcosa non andasse. Insospettito, aveva preso una freccia e l'aveva tesa verso il punto in cui aveva sentito una presenza oscura.
"Robin, qualcosa non va?" - domandò Emma. L'altro però non rispose. Soltanto quando sentì la presenza farsi più vicina, urlò:
"Scappate!"
Né Emma né gli altri ebbero il tempo di idealizzare quello che stava succedendo, che immediatamente Regina si materializzò davanti ai loro occhi, in tutta la sua bellezza.
"Salve - salutò - credo che ieri ci siamo lasciati un po' malamente..."
"Sta indietro! - esclamò Robin, puntandole contro la freccia - non... avvicinarti..."
Qualcosa però era cambiato nel suo tono, così come nella sua espressione. Emma, che era rimasta immobile, poté vedere gli occhi di Regina, che tanto le erano sembrati cattivi, brillare di una strana luce che non seppe spiegarsi.
Regina stessa dovette rendersi conto di stare provando una sensazione che solo una volta aveva provato nella vite e che le sembrava ormai distante.
Furono solo pochi secondi, ma sia per Robin che per Regina parvero infiniti. Rimasero a fissarsi, senza un apparente motivo, mentre le vite di entrambi stavano già iniziando a cambiare, proprio da quel momento.


Nota dell'autrice
Bene, finalmente anche Regina e Robin si sono incontrati. Ho voluto rendere quest'ultimo il "protettore" di Emma perché... beh, perchè la trovo un'idea parecchio adorabile.
Regina si ritroverà a fare i conti con un paio di cosette più in là...
E' chiaro che quello tra Emma e Bae è già un amore "impossibile" (che belli gli amori difficoltosi), ma nessuno dei due ha idea di ciò che lo attende!
Colgo l'occasione per tutti coloro che stanno recensendo/seguendo la storia, proprio non me lo aspettavo.


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Capitolo 4
*** Il primo bacio ***



Il primo bacio

Emma aveva udito le parole di Emma, tuttavia non era stata in grado di muoversi, e come lei anche gli altri. Regina aveva invece uno sguardo incredibilmente sorpreso, mentre osservava l'espressione seria di Robin.
La principessa vide però l'espressione della Regina cambiare nuovamente e tornare ad essere inquietante e spietata come prima.
"E tu chi dovresti essere? - domandò con l'intento di schernirlo - il nuovo protettore della principessa? Come se un comune essere umano potesse fermarmi..."
"Ho detto stai indietro! - esclamò nuovamente Robin - potrò essere anche un comune essere umano, ma non intendo fuggire dai miei doveri. Principessa, dovete andarvene!"
Regina si ritrovò a pensare che quel suo modo di fare fosse sorprendente quanto sciocco. A quanto pare, quell'individuo sarebbe stato disposto a morire, e tutto per proteggere quella sciocca principessina da lei.
Emma si era intanto finalmente convinta, aveva afferrato Bae per un braccio e aveva fatto segno agli altri di seguirla.
"Andiamo!" - esclamò frettolosa.
"Dove credete di andare?!" - minacciò lei, cercando di di fermarla. Robin però si intromise tra le due, non gli importava di essere più debole, l'importante era che Emma si salvasse.
"Cosa credi di fare? - domandò la donna con un sorriso - vuoi forse provare a fermarmi?"
"Hai capito bene"- rispose.
"Oh... come sei coraggioso... e anche stupido!" - disse con disprezzo.
Robin si accorse di come la Regina fosse particolarmente abile a "maneggiare" la magia oscura. Vide creare dalle mani una sorta di fuoco nero che, ne era certo, se lo avesse colpito lo avrebbe ucciso o quantomeno ferito gravemente. E Regina aveva proprio intenzione di attaccarlo, di liberarsi di quel fastidioso individuo che si era messo in mezzo. Lui però non si fece colpire, guidato solo dal pensiero di prendere tempo e di impedirle di raggiungere Emma.
"Allora sei proprio testardo! - proclamò spazientita - ti hanno preso come se fossi una bestia da macello pronta a farsi ammazzare, forse dovresti tirarti indietro, non è un compito che fa per te!"
"Forse è vero. Ma finché ci sarà da difendere una lady in pericolo non mi tirerò indietro. Anzi, mi spiace alquanto che dobbiamo ritrovarci a combattere. In un altro contesto, sarei stato decisamente più cortese"
Regina spalancò leggermente gli occhi. A aveva capito male, o quel tipo le stava forse facendo la corte? Le venne quasi da ridere: nessuno aveva mai provato a conquistare il suo cuore, e il fatto che a farlo fosse qualcuno come lui, le sembrava assurdo.
"Mi spiace, ma penso che sarebbe stato inutile fin dal principio! Non sono esattamente un tipo romantico!" - disse andandogli contro.
"E' un vero peccato!" - disse lanciandole una freccia  che immediatamente lei riuscì a frenare.
"Cosa?!" - domandò con aggressività.
"Il fatto che una donna così bella come voi, sia anche così malvagia e temuta. Ma nessuno è completamente malvagio, credo ci sia sempre un po' di luce nell'oscurità"
Regina avrebbe voluto chiedergli "tu che ne sai?", ma di fatto non riuscì a proferire parola. Quel tipo la stava alquanto sorprendendo, non era debole,  né codardo. Non era scappato ed aveva osato tenerle testa, cosa che solo in pochi erano riusciti a fare. E poi, dovette ammettere che fosse anche parecchio affascinante.
"Qual'è il tuo nome?" - domandò freddamente.
"Robin Hood, direttamente da Sherwood, vostra maestà" - rispose con una leggera punta di scherno nella voce.
"Bene, sarà un nome che non dimenticherò, la prossima volta che verrò ad ucciderti"
"Questo significa che adesso mi lascerete andare?" - domandò.
"Non ti illudere. Tornerò, ed allora terminerò quello che ho cominciato" - sussurrò squadrandolo dall'alto in basso. Robin però non era spaventato, anzi, sembrava alquanto divertito da quella donna. Era sicuro che avrebbe mantenuto la sua promessa di tornare, ma stranamente, la cosa non lo infastidiva affatto. Forse era a causa della sua indole, ma avere a che fare con la Regina era stato un po' come avere a che fare con una donna dal pessimo carattere. La vide sparire in una nube di fumo nero, prima che potesse aggiungere qualsiasi cosa.
Emma, insieme a Bae e gli altri si era intanto allontanata. Non riusciva a stare tranquilla, continuava  a chiedersi se Robin stesse bene o meno, se fosse vivo, e per questo appariva molto agitata.
"Forse saremmo dovuti rimanere con lui!"
"E che avremmo potuto fare? Sarebbe finita come l'ultima volta!" - ribadì l'altro.
"Oh, sto morendo di paura!" - si lamentò David.
"Accidenti, finiamo sempre con il cacciarci in questi guai! - sospirò la bionda poggiando la schiena contro il tronco di un alberto - forse insieme siamo proprio una calamita per i problemi"
"E la cosa ti spaventa?"
"No, non mi spaventa affatto" - rispose lei a braccia conserte, alzando poi gli occhi al cielo. Le era venuto in mente le frase di Bae, quella sul fatto di scappare insieme se mai avessero provato a dividerli. Non poteva fare a meno di chiedersi se stesse scherzando o meno.
"Mmh... eri serio quando mi hai chiesto quella cosa?"
"Di che parli?"
"Oh, di quella cosa! - borbottò arrossendo - di scappare... Tu lo faresti veramente? Lasceresti la tua famiglia e tutto quello che hai... solo per me?"
Bae aveva alzato le spalle.
"Sì"
Emma arrossì. Certe cose le si facevano soltanto per le persone speciale, e proprio non riusciva a credere di poter essere speciale per lui.
"Ma... perché?" - domandò. Bae a quel punto si avvicinò come mai aveva fatto e le aveva accarezzato i capelli. La principessa potè notare come il suo sguardo ora fosse diverso, era certa che nessuno l'avesse mai guardata così.
"Forse, perché per te ne vale la pena..." - gli sentì dire.
Poi lo vide avvicinarsi. Bae, non badando al fatto che i loro fratelli li stessero guardando, si era avvicinato alle sue labbra e l'aveva baciata, molto delicatamente, come se fosse stata la cosa più preziosa sulla terra. Era stato a quel punto che il cuore di Emma aveva sussultato. Quello era il suo primo bacio, ed era veramente speciale come se lo era immaginato. In punta di piedi, a causa della diversa altezza tra i due, si era aggrappato a lui, e aveva ricambiato il bacio, chiudendo gli occhi.
Ovviamente la cosa non poté sfuggire agli altri tre. Gideon era arrossito, e  aveva gonfiato le guance. Rose e David invece avevano spalancato gli occhi.
"Si stanno baciando!" - fece notare quest'ultimo.
"Oh, che cosa romantica! - esclamò l'altra con aria sognante, afferrandolo - avanti, baciamoci anche noi!"
"Che schifo! Non ci penso neanche!" - protestò.
Emma e Bae si staccarono proprio in quel momento. Erano rimasti ad osservarsi, con gli occhi lucidi, e con un sorriso che parlava da sé. A distrarre la principessa fu proprio l'arrivo di Robin, il quale, straamente, non appariva neanche ferito.
"Robin! - esclamò Emma correndogli incontro - stai bene? Com'è possibile, sei tutto intero!"
"Beh, diciamo che ho trovato un modo per uscirne fuori - la rassicurò - piuttosto, voi state bene?"
"Sì... sto bene, stiamo tutti bene..."
"D'accordo. Forse è il caso che torniamo a casa..."
"Sì, forse è meglio. Ti prego, ti prego, non dire a mio padre che io e Bae siamo stati insieme, temo si arrabbierebbe tantissimo!"
"Non preoccupatevi principessa, non lo farò" - la rassicurò, poiché non voleva essere lui la causa della fine di quel nascente amore e, soprattutto, non voleva beccarsi un rimprovero da parte del principe James.
"Allora ci vediamo, Emma" - sussurrò Baelfire. Lei lo guardò, non potendo fare a meno di sorridere. 
"Sì... ci vediamo..."

Regina adesso si trovava nuovamente nel suo castello, più nervosa che mai. Non le era mai successo nulla del genere. Mai nessuno aveva osato andarle contro in quel modo, mai nessuno aveva osato prenderla in giro.
E soprattutto ce l'aveva con se stessa per essersi lasciata abbindolare. Aveva una reputazione, un orgoglio, non poteva permettersi di mandare tutto all'aria soltanto per... un uomo.
"Assurdo! Cosa vado a pensare!" - disse fra sé e sé. Le parole di Robin le erano entrare in testa e non riusciva più a farle uscire.
Nell'oscurità c'è sempre un po' di luce.... Anche lei un tempo era stata buona, gentile verso il prossimo, ed anche tanto ingenua. E com'era stata ripagata? Le era stato negato l'amore, e ciò non aveva fatto altro che indurire il suo cuore. Non avrebbe permesso ad un uomo qualunque di mandare all'aria anni di sforzi, per quanto gentile quell'uomo fosse.
Gli aveva promesso che sarebbe tornata, e così avrebbe fatto. E si sarebbe liberata di lui, in modo da non cacciarsi in un guaio, l'unico che non sarebbe riuscita ad affrontare.
"No - sussurrò - io non ti permetterò di prendere il mio cuore. Esso è invalicabile, e nessuno è in grado di arrivarci. Nel mio cuore... c'è spazio solo per la vendetta"
Aveva sussurrato queste parole, quasi come se stesse cercando di convincersi.
Perché lei era la Regina Cattiva, colei che aveva portato via tante vite, colei che era invincibile, indipendente, forte, e che assolutamente, non avrebbe avuto bisogno di nessuno, nella sua vita.

Emma, David e Robin erano tornati a palazzo. Malgrado lo spavento che la principessa aveva preso, era incredibilmente allegra, sorridente e distratta, cose che probabilmente dovevano essere le conseguenze del suo primo bacio. E tutto ciò che aveva intorno ora le appariva quasi estraneo, lontano.
"Bentornati! - li accolse Biancaneve - vi siete divertiti?"
"Sì, molto, non è vero, Emma?" - domandò David.
"Cosa? - bisbgiliò lei - oh... sì, assolutamente meraviglioso"
"Tesoro, stai male forse? - chiese la madre - hai il viso completamente arrossato"
"Sto bene... sto bene, davvero - le disse sorridendo - vado... vado in camera mia..."
A Biancaneve però non pté sfuggire quello sguardo, lo sguardo che solo chi è veramente innamorato può possedere, occhi pieni di vitalità e luce. Ed il pensiero la fece alquanto preoccupare, perchè se sua figlia si era innamorata di chi pensava, allora non c'era da stare tranquilli.
Quando i due bambini si furono allontanati, James si rivolse a Robin.
"E' andato tutto bene?"
"All'incirca, maestà. La Regina Cattiva ha provato di nuovo ad attaccare Emma"
"Cosa?! - domandò Biancaneve - davvero?!"
"Sì, ma non agitatevi, non ha corso alcun pericolo. Ci ho pensato io"
"Oh, cielo. Sei ferito? Ti ha fatto male? La forza di quella donna fa davvero paura!" - disse apprensiva.
"Non preoccupatevi per me, sto bene. Credo di essere in grado di gestire la situazione" - li rassicurò.
"Sorprendente - disse James - beh, se è così sono contento, e sono anche più tranquillo. So che Emma è in buone mani con te"
Biancaneve si era allontanata, pensierosa. Non aveva idea di quali delle cose fosse più pericolosa, se la sua acerrima nemica volesse uccidere sua figlia o il fatto che quest'ultima si fosse innamorata probabilmente della persona sbagliata. Forse sarebbe stato meglio parlarle.
La principessa stava distesa nel suo letto, con gli occhi fissi sul soffitto. Non faceva altro che ripensare a ciò che fosse successo quel giorno, ed il solo pensarci la feceva sorridere come una sciocca. Se quello era ciò che si provava quando ci si innamorava, allora era una sensazione stupenda.
Lo avrebbe rivisto il giorno dopo, e quello dopo ancora, poi sarebbero cresciuti e si sarebbero sposati. Forse stava correndo troppo con la fantasia, ma proprio non riusciva  a farne a meno. Ritornò alla realtà soltanto quando qualcuno bussò alla sua porta.
"Avanti"
Biancaneve entrò, cercando di apparire il più tranquilla possibile.
"Cara... scusa il disturbo, ma ero un po' preoccupata. Mi sei sembrata così distratta, poco fa..."
"Oh, non preoccupatevi madre, sto bene davvero. Anzi, sto benissimo, la vita è davvero meravigliosa!"
La più grande a quel punto si avvicinò. Quelli erano proprio tutti i sintomi di un innamoramento.
"Mi fa piacere. Come mai sei così felice?"
"Oh... non ne sono sicura... però forse... forse mi sono innamorata!"
"Ah, davvero? - domandò nervosamente - è... meraviglioso... e... chi è il fortunato?"
"E' Bae - sussurrò - madre, vi prego, non arrabbiatevi. Bae non è cattivo, anzi, è protettivo, e gentile, dolce... e bacia bene..."
"Ti ha baciato? - domandò sorpresa - questo è... oh, non so davvero cosa dire. Sai tuo padre come la pensa..."
"Ma voi la pensate diversamente, vero? - domandò supplichevole - vi prego, per favore, non separateci. Io... ci tengo veramente a lui!"
E a confermare quest'ultima frase era lo stesso sguardo di Emma. Voleva bene a Baelfire e si vedeva, e lei non avrebbe mai potuto dirle di stargli lontano. Sapeva riconoscere un sentimento vero, quando lo vedeva, ed era certa che il suo fosse vero quanto intenso.
"Questo ragazzo... deve piacerti davvero molto..."
"Sì, mi piace tanto, e piacerebbe anche a te se lo conoscessi"
"Ti credo, Emma. Il problema sarà convincere tuo padre, sai com'è..."
"Sì, lo so - borbottò - ma lo conviceremo, stanne certa..."

Lo stesso buon umore aveva colpito Baelfire, il quale appariva fin troppo distaccato da tutto ciò che aveva intorno. Quando era tornato a casa, era stato per il tutto il tempo in un angolo, a sospirare, e non aveva neanche toccato cibo. Belle, che lo conosceva bene, si era ovviamente accorta del suo cambiamento, ed inoltre, aveva anche riconosciuto i sintomi di un "male" incurabile che portava il nome di amore.
"Tremotino... non ti sembra che Bae sia un po' strano?" - gli domandò.
"Strano? Non ho idea di cosa tu stia parlando" - rispose.
"E che... non so, è distratto, ha un'aria sognante, ed è particolarmente allegro"
"Ah, avrà avuto una bella giornata" - disse con noncuranza.
"Certo che ha avuto una bella giornata - disse Rose, alzando lo sguardo dal libro che stava leggendo - ha dato il suo primo bacio ad Emma. Erano così carini"
"Cos'ha fatto?!" - domandò Tremotino.
"Emh... niente..." - rispose la bambina nascondendosi dietro il libro.
"Lui... hai sentito Belle? Non posso crederci, mi ha disubbidito di nuovo!"
"Sì, ho sentito, ma non credo ci sia bisogno di agitarsi così..."
"Aspetta... tu lo sapevi...e  non mi hai detto niente?"
"Sapevo che fosse con Emma, e tra l'altro ti avevo anche detto che sarei stata dalla sua parte, ma no, non sapevo che ci fosse stato un bacio. A quanto pare si piacciono veramente"
"E questo non va bene! Ci sono mille mila ragazze in tutto il regno, e lui proprio di lei doveva invaghirsi?" - domandò agitato.
"Mi spieghi perché la cosa rappresenta un problema?"
"Perché? Perché credi che la Regina sia tornata? Ma per uccidere la principessa ovviamente! Io non voglio che Bae rimanga coinvolto, fisicamente ed emotivamente!"
"D'accordo, ma non credo che questo sia il modo giusto per affrontare la cosa. Forse... forse dovresti provare a parlargli, vedrai che con te si aprirà"
"Tu dici?" - domandò.
"Certo - lo rassicurò - solo ti prego... non essere troppo severo"
"Una parola, Belle. Quella tenera fra i due sei tu"
"Oh... non è proprio vero" - disse lei sorridendo, per poi buttargli le braccia al collo e baciarlo dolcemente.
"Oh - borbottò Rose contrariata - tutti si baciano tranne me"
"E non bacerai nessuno per molto tempo - le disse Tremotino - adesso vado"
Come Emma, anche Bae non faceva altro che pensare a ciò che fosse successo. Le ragazze non gli erano mai interessate poi di tanto, ma lei era diversa, era speciale, era una principessa, ma era forte, intelligente, simpatica, ed anche molto graziosa. Sentiva che avrebbe fatto di tutto per proteggerla dai pericoli e che avrebbe fatto di tutto per poterle stare accanto.
Tremotino entrò trovando la porta parte. Dovette effettivamente rendersi conto che Bae era particolarmente sognante, e la cosa di certo non gli fece particolarmente piacere..
"Siamo pensierosi, vedo" - disse attirando la sua attenzione.
"Amh... sì, ma non stavo pensando a nulla di che, davvero..."
"Belle mi ha fatto notare che effettivamente sei strano"
"Wow, non le sfugge niente"
"E tua sorella non ha saputo resistere dal dire ciò che hai fatto. Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro con te, Bae. Non voglio che tu frequenti quella lì..."
"Quella lì si chiama Emma - esclamò nervoso - e poi... tu non puoi dirmi quello che devo fare, è la mia vita!"
"Cosa?" - domandò minaccioso.
"Ho detto che è la mia vita!" - ripeté ancora più arrabbiato.
"Baelfire, stammi bene a sentire - gli disse, apparendo improvvisamente più minaccioso - tu ancora non capisci quanto può essere pericoloso. Ti caccerai nei guai, io so quello che è meglio per te!"
"No che non lo sai! - esclamò - lo so che passerò i guai, ebbene? Sarò pronto ad affrontarli perchè al contrario tuo, io non sono un codardo!"
Tremotino fu scosso da un fremito. Gli avevano dato del codardo così tante volte che oramai aveva perso il conto, ma il fatto che a dirglielo fosse stato proprio suo figlio, lo aveva fatto infuriare tremendamente. Così la sua mano si era mossa da sola e aveva schiaffeggiato il viso del ragazzo. Quest'ultimo era rimasto immobile e anche parecchio interdetto. Poi però si era voltato a guardarlo, con gli occhi lucidi, e senza aggiungere una parola, si era allontanato.
"Baelfire! - chiamò - dove stai andando?"
"A prendere aria, lontano da te!" - esclamò arrivando al piano di sotto.
"Ma sì, forse faresti meglio a calmarti!"
Baelfire a quel punto si era voltato, e con molta eleganza gli aveva fatto un gestaccio con il dito, per poi allontanarsi.
Quelle urla avevano attirato le attenzioni di Belle, la quale era apparsa alle sue spalle.
"Tremotino ma...  ma che è successo?" - domandò.
"Niente" - rispose freddamente.

La notte era passata nuovamente, una notte che Robin aveva passato insonne. Non era riuscito a chiudere occhio, il suo pensiero andava costantemente alla Regina, e non perchè ne fosse spaventato, al contrario, ne era rimasto particolarmente colpito. Ma formulare certi pensieri verso una persona che rappresentava una sua nemica, sarebbe stato sconveniente. Questo lo sapeva, sapeva che il suo compito sarebbe stato quello di ucciderla, se mai ci fosse riuscita, Ma anche volendo, non era sicuro che fosse esattamente quello che voleva. Aveva guardato a lungo negli occhi di Regina, e non aveva scorto solo cattiveria, ma anche tanta sofferenza.
Il sole era sorto da poco, ed era andato nei giardini per cercare di prendere un po' d'aria e mettere a posto i pensieri. Di storie ne aveva avute parecchie, ma mai nessuna donna aveva occupato i suoi pensieri come lei.
Lei che, senza che potesse immaginarlo, lo stava osservando. Era parecchio che lo osservava in realtà, e nel farlo aveva memorizzato il suo viso.
Poi le era apparso davanti, come se nulla fosse. Robin parve molto sorpreso, più contento in realtà. nel vedere di come ella avesse mantenuta la propria promessa. Allora, egli aveva preso il proprio arco e le proprie frecce, e le aveva lasciate cadere al suolo.
"Non intendo combattere, se è questo quello pensate" - le disse, sorprendendola parecchio.
"Idiota - rispose - mai vista una persona così poco attaccata alla propria vita"
"Me lo dicono in molti, in effetti. Siete tornata per provare ad uccidere di nuovo Emma? O per caso siete tornata solo ed esclusivamente per me?"
"Attento, non provocarmi. Cosa ti fa credere che sia tornata per te?"
"Beh, non mi avete ancora ucciso. Quindi questo mi fa ben sperare"
Regina si ritrovò zittita da quella frase. Stava perdendo tempo, eppure non riusciva ad attaccarlo o a fargli male non riusciva, o forse non voleva.
"Mi chiedo perchè uno come te abbia accettato un compito tanto ingrato"
"Beh, non ho una famiglia da cui tornare. E poi, la paga è piuttosto allettante. E, visto che siamo in vena di domande, maestà, io mi chiedo invece perchè ce l'abbiate tanto con la principessa..."
"Perché, mi chiedi? - domandò fulminandolo con lo sguardo - non è per qualcosa che lei ha fatto, ma per qualcosa che ha fatto sua madre, Biancaneve. Per colpa sua, ho perso il mio unico e vero amore. Pertanto, se io non posso essere felice, nessun altro lo sarà. E così ho intenzione di far soffrire entrambe, di farli soffrire tutti"
"Mi dispiace" 
"Ti dispiace? Di cosa, precisamente?"
"Che abbiate sofferto. Ma ne ero sicuro, non potevate essere nata malvagia"
"Non cercare di psicanalizzarmi"
"Non lo sto facendo. Sto solo dicendo che avevo ragione, nessuno nasce cattivo. Però... dubito che nella vendetta troverete la vostra felicità"
"E tu cosa vuoi saperne?"
"Nulla, in realtà. Però, se provate a far del male ad Emma, dovremmo essere l'uno contro l'altro, Mentre invece, adesso stiamo parlando così tranquillamente..."
Regina lo squadrò. Effettivamente, era tanto che non parlava con qualcuno... tutti l'avevano sempre e solo temuta.
"Credi che questo mi convincerà a desistere dall'ucciderla?"
"Lo spero. Vostra maestà, nella vita ci sono cose molto più importanti della vendetta... per esempio l'amore..."
"Ah, certo, immagino tu sia un animo romantico. L'amore non fa per me, assolutamente, l'amore rende deboli"
"Meglio deboli allora, che senza amore..." - sussurrò. Senza accorgersene si erano avvicinati l'un l'altro. Regina però non poteva. Lei era superiore, e se si fosse lasciata andare a futili sensazioni ed emozioni, non sarebbe più stata lei.
Robin fu distratto da una voce: sembrava quella di Emma. Quando si voltò, si rese conto che Regina non c'era più. Era scomparsa, ed era certo che qualcosa fosse cambiato in lei, come in lui.
Si era materilizzata di nuovo nel suo castello. Perchè aveva avuto la sciocca idea di andare da lui? Perché si ritrovava in difficoltà, dopo tanto tempo?
Come avrebbe potuto portare a terminare la sua vendetta in questo modo? Se avesse provato ad uccidere Emma, Robin sarebbe stato sempre lì a proteggerla.
Poi le venne l'idea che forse non doveva per forza ucciderla, non subito almeno. Forse c'era un modo migliore per farla soffrire. Robin aveva ragione, c'erano cose più importanti, come l'amore, lo stesso amore che le era stato negato.E proprio l'amore sarebbe stata la rovina di Emma. 
Un'idea si impossessò della sua mente, ma per realizzarla avrebbe avuto bisogno di aiuto.

Nota dell'autrice
Ah, questi adolescenti dagli ormoni in subbuglio, sono così ribelli. Anche se mi sono rispecchiata molto nello scrivere di Bae, forse perché anche io mi arrabbio così quando mi rompono le scatole. Probabilmente è per quello.
Un singolo bacio ha scatenato una tempesta di ormani in entrambi i piccoli, ma non tanto piccoli, protagonisti. E Regina ha capito che qualcosa non va, e che Robin non è come gli altri.
Chissà a chi chiederà aiuto? (eheh, ma neanche a dirlo)

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Capitolo 5
*** La Maledizione della Luna Piangente ***


La Maledizione della Luna Piangente

Tremotino aveva filato la paglia per delle ore, e adesso era notte fonda. 
Il litigio con Bae lo aveva alquanto innervosito, sapeva di non essere adatto a tenere a freno un adolescente ribelle che voleva fare di testa sua.
E così, preferiva sfogare quelle sue frustrazioni tramite un'abitudine che da tanto tempo lo accompagnava, ignorando il fatto che una vecchia amica stesse venendo lì per chiedergli aiuto.
Regina apparve dal nulla, avvolta in un abito nero, attillato e dal lungo mantello che le davano un aspetto ancora più regale.
"Non si usa più bussare?" - domandò Tremotino senza smettere di fare quello che stava facendo.
"E tu invece vedo che fai fatica a mettere da parte le vecchie abitudini - disse sorridendo - per quanto mi costi ammetterlo, mi serve il tuo aiuto"
"Qualsiasi cosa tu voglia, non posso aiutarti. Non ho intenzione di allearmi nuovamente con te, se è questo quello che vuoi"
"Io dico invece che la cosa potrebbe interessarti. Potrebbe interessare te e tuo figlio Baelfire"
Regina sapeva che in questo modo avrebbe immediatamente catturato la sua attenzione. Tremotino infatti smise di filare la paglia, ed immediatamente la guardò, con fare inquisitore.
"Che cosa vuoi?" - domandò freddamente.
"Mi serve un incantesimo - rispose - uno molto potente che sia in grado di cancellare il ricordo di un amore"
"E' per te, forse?" - domandò schernendola.
"No - rispose assottigliando lo sguardo - è per Emma. Voglio che non sia più in grado di amare"
"E perché la cosa dovrebbe interessarmi?"
"Perchè forse, in questo modo, anche tuo figlio sarà in grado di dimenticare. In questo modo, io potrò agire come voglio, e lui non soffrirebbe. Voglio che entrambi si dimentichino l'uno dell'altro e so per certo che conosci un modo. Allora, sei disposto ad aiutarmi oppure no?"
L'idea di poter prendere una scorciatoia allettava molto Tremotino, il quale però si sentiva parecchio in difficoltà. Agire in questo modo avrebbe significato "salvare" in un certo senso Bae, ma allo stesso tempo avrebbe significato costringerlo ad un'esistenza miserabile. Lui stesso aveva vissuto sulla sua pelle quanto molto spesso l'amore potesse salvarti, ed inoltre, l'immaginare l'espressione della sua Belle quando e se avesse scoperto cosa aveva fatto, lo bloccava.
Ma forse, non essere in grado di amare sarebbe stato meno doloroso che vivere in un amore travagliato e che si sarebbe concluso nel peggiore dei modi, perché conosceva Regina e sapeva che prima o poi avrebbe messo fine alla vita di Emma, e allora Bae ne avrebbe sofferto.
Così, nonostante in quegli anni avesse cercato di rimanere lontano dai guai, si vide costretto a prendere una drastica decisione.
"C'è... una maledizione... ma realizzarla è difficile..." - rispose vago.
"Di cosa si tratta?" - domandò impaziente.
"Si chiama "Maledizione della Luna Piangente" - spiegò - e per realizzarla, occorrono tre oggetti molto importanti. Il primo oggetto è il fiore che sboccia alla luna piena la prima notte d'estate, il cui nome è Regina della Notte. Il secondo oggetto è il calice forgiato con l'oro bianco. E l'ultimo, è la spada del cuore infranto, che può essere utilizzata soltanto da chi ama veramente"
"Diamine, è praticamente impossibile" - sbuffò.
"Se proprio vuoi rinunciarci, la prima notte d'estate è dopodomani" - le disse, fingendo di non apparire interessato.
"D'accordo! - esclamò - ma ho bisogno del tuo aiuto, non credere che farò da sola tutto il lavoro. La prima cosa che ci serve è il fiore, giusto? Bene, allora lo coglieremo al sorgere della luna piena. Vedi di non darmi buca"
"Non ti ho detto una cosa importante - affermò divertito - in realtà c'è anche un quarto oggetto... che non è propriamente un oggetto. Servono delle lacrime. Le lacrime delle due persone che vuoi maledire. E devono essere lacrime data dalla sofferenza per un amore"
"Ah, e quando pensavi di dirmelo?! - esclamò - va bene. Maledizione, mi toccherà tenere d'occhio la principessina per ore"
"Hai quarantotto ore di tempo"
"Abbiamo, vorrai direi. Ti ricordo che adesso non puoi tirarti indietro"
"Lo so. Devo ricordarti però, che la magia ha sempre un prezzo. Spezzando il vero amore di qualcun'altro, anche il tuo vero amore sarà difficile e ostacolato da mille avversità"
Regina si lasciò andare ad una risata.
"Non preoccuparti, non amo nessuno da molto tempo. Piuttosto mi preoccuperei per il tuo matrimonio"
Tremotino rimase indifferente, malgrado le sue parole lo stessero preoccupando e non di poco. Sapeva ed era vero che la magia avesse un prezzo, e  sapeva che quella sua azione avrebbe avuto delle conseguenze. Ma niente e nessuno avrebbe separato lui e Belle. Già troppe volte avevano rischiato di essere separati, e sarebbe stato dispoto a  fare qualsiasi cosa pur di tenerla con te.
La  porta alle sue spalle si aprì,  distraendolo dai suoi pensieri. Era Belle, piuttosto assonnata.
"E' molto tardi - sussurrò - non vieni a letto?"
Lui guardò nella direzione dove Regina avrebbe dovuto trovarsi, rendendosi conto che fosse scomparsa.
"Io... sì, arrivo..." - disse distrattamente.
"Tutto bene? - domandò - mi era sembrato di sentirti parlare con qualcuno"
"No, stavo solo... pensando ad alta voce..." - la rassicurò. 
Belle  gli rispose con un sorriso e lui sperò che lei non smettesse mai di sorridergli e  di guardarlo in quel modo.

Emma aveva passato una notte più tranquilla, sapendo che sua madre avesse in un certo modo approvato la sua amicizia con Bae e, soprattutto, il nascente sentimento che provava per lui. Anche se adesso, il sapere di doverne anche parlare con James la innervosiva e non poco.  Suo padre tendeva ad essere leggermente severo e apprensivo su quell'argomento in particolare. Probabilmente, anche per quel motivo, quella mattina a colazione era completamente tesa e nervosa, tant'è che non faceva altro che dondolarsi. Biancaneve se ne accorse, e cercò di rassicurarla con lo sguardo e di prendere il discorso.
"Emh, emh - fece sgranchendosi la voce - oggi, tu e David passarete la giornata all'aperto?"
"Amh... sì, madre..."
"E sarete in compagnia?"
"Oh... sì. Credo proprio che andrò a giocare co Baelfire..."
Emma sperava che James avesse sentito, anche se da un lato sperava disperatamente il contrario. Ovviamente, all'orecchio attento del principe non era potuto sfuggire nulla.
"Come hai detto, prego?" - domandò immediatamente.
"Emh... ho detto... ho detto..." - balbettò la principessa.
"James, cosa c'è di male?" - domandò Biancaneve, ricevendo in cambio un'occhiataccia da parte del marito.
"Cosa c'è di male? Eravamo d'accordo che non avrebbe più dovuto vedere quel ragazzo!"
"In realtà, tu eri d'accordo - rispose tranquillamente, senza scomporsi - inoltre, credo che prima dovresti ascoltare ciò che Emma ha da dire"
La bionda principessa a quel punto si sollevò in piedi, tremante.
"So che mi avevate detto di interrompere l'amicizia con lui. Ma non l'ho fatto, e non intendo farlo. Lui è gentile, altruista, premuroso... ed è la prima persona che mi abbia mai baciato..."
Se James avesse potuto, in quel momento avrebbe imprecato malamente, ma fortunatamente non ne ebbe il tempo, poiché Emma non aveva ancora finito di parlare.
"... E probabilmente... io mi sono innamorata di lui, e anche lui di me!"
"Questo non ha assolutamente senso! Siete due bambini, cosa potete saperne dell'amore?"
"James!" - lo rimproverò Biancaneve.
"Perché? Devo forse avere un'età precisa per capire cosa significa amare? - domandò la principessa, improvvisamente più nervosa - io so quello che ho provato e che provo tutt'ora. Vogliamo continuare a stare insieme, e nessuno ci separerà!"
"Basta! - esclamò James, adirato - basta. Mi hai già disubbidito una volta, adesso è veramente troppo. Parli di amore vero ma c'è ancora tanto che devi imparare. Tu non rivedrai mai più quel ragazzo, sono stato chiaro?"
A differenza della prima volta in cui lo aveva detto, questa volta James sembrava molto più serio e deciso, ed il suo tono ed il suo sguardo non permettevano repliche. Ad Emma venne quasi da piangere, ma si trattenne, si allontanò immediatamente, quasi correndo.
"James - chiamò Biancaneve indignata - perché sei così duro? Proprio tu dovresti sapere cosa significa soffrire per amore, non poter stare accanto alla persona che si ama ed essere costretti a fare ciò che non si vuole!"
"Lo so, ma è dverso. Loro non sono come noi"
"In questo momento mi sembra che neanche tu sia veramente tu" - concluse freddamente.

Emma si era rifugiata sul suo materasso, piangendo disperatamente come mai aveva fatto. Lei non era stupida, sapeva perfettamente quello che stava provando, quello che il suo cuore stava provando. Il pensiero che lei e Bae avrebbero dovuto rimanere separati la faceva disperare. Forse era vero che erano ancora dei bambini, che erano immaturi, ma questo non rendeva meno intenso e vero ciò che provavano l'uno verso l'altro. Non voleva separarsene. Tutto ciò che di lui aveva era il ricordo persistente di un bacio sulle labbra. Emma aveva di lui memorizzato tutto, il profumo, la voce, ogni sfaccettatura del suo sorriso e delle sue espressioni, a tal punto che, se chiudeva gli occhi, lo sentiva così vicino. Era completamente persa. 
"Lo giuro sulla mia vita. Scapperò con lui"
Aveva formulato questo pensiero, credendoci più che mai. Non aveva paura, voleva soltanto la libertà di poter amare chi credeva.
Il pianto convulsivo a cui si era lasciata andare le aveva fatto venire un tremendo mal di testa e l'aveva spossata a tal punto da farle perdere le forze e farla addormentare. Fu proprio quando cadde in un profondo sonno, che l'ultima lacrima scivolò sulla sua guancia. Prontamente Regina era apparsa, aveva allungato il braccio e aveva fatto cadere la lacrima in una piccola boccetta di vetro trasparente. Soddisfatta guardò il suo bottino, per poi rivolgere l'attenzione alla principessa addormentata e sfinita.
"Credevo non ti addormentassi mai. Così giovane eppure soffri già per amore. Temo tu non abbia idea di cosa ti aspetti in futuro. Credimi, io so cosa significa soffrire per amore"
Nel dire ciò, il suo tono freddo si era dipinto di una sfumatura di dolcezza, quasi di apprensione, che Regina non seppe spiegarsi. Era inutile lasciarsi andare a sciocchi sentimentalismi, era lì per un motivo ben preciso. 
E, cosa più importante, era riuscita ad avere la sua lacrima.

Se Emma aveva quanto meno provato a far valere le proprie ragioni, Baelfire non aveva intenzione affatto di parlare con nessuno. Era ancora terribilmente arrabbiato e si limitava a soffrire in compagnia di se stesso. Anche Tremotino sembrava piuttosto teso, per il semplice motivo che non sapeva come avrebbe potuto prendere la sua lacrima se non gli permetteva neanche di avvicinarsi.
"Bae non scende a mangiare?" - domandò distrattamente Rose, prestanto più attenzione al proprio libro, in realtà.
"No, stupida, non lo sai che è arrabbiato?" - borbottò Gideon.
"Uffa, ma perchè devi essere sempre così antipatico?" - si lamentò.
"E' la verità - disse dispettoso - lui è arrabbiato e non vuole più bene neanche a te"
A quel punto gli occhi di Rose si annacquarono di lacrime.
"Non è vero! - piagnucolò - madre, fallo smettere, fallo smettere!"
"Ragazzi, vi prego, non è il momento - sospirò Belle, rivolgendosi poi a Tremotino, che non aveva fatto una piega - è da ieri notte che è rinchiuso in camera sua. Sicuro che non vuoi riprovare a parlargli?"
"Lo hai visto anche tu com'è finita l'ultima volta" - borbottò.
"D'accordo. Però non voglio che muoia di fame, quindi vado io a portargli qualcosa!" - esclamò alzandosi.
"Ah, allora chiedigli anche se mi vuole ancora bene!" - disse Rose, lanciando un'occhiataccia al fratello.
"Va bene, sarà fatto" - disse ridendo. Belle afferrò un vassoio, riempiendolo, poi si indirizzò al piano di sopra e come sempre, prima di entrare, chiese il permesso.
"Bae? Bae, sono io. Posso entrare?"
"Sì... umh... entra pure" - rispose la voce spenta del ragazzo. La donna entrò, trovandolo seduto a gambe incrociate sul pavimento, con gli occhi rossi e il viso dello stesso colore. Provò molta tenerezza verso di lui, che aveva visto crescere come un figlio.
"Tua sorella vuole sapere se le vuoi ancora bene. Si preoccupa quando sei arrabbiato"
Le labbra si Bae si curvarono in un sorriso.
"Certo che le voglio ancora bene"
"Bae - sussurrò inginocchiandosi di fronte a lui - non devi soffrire così, te ne prego. L'amore, se vero, non è mai impossibile"
"Sì, sembra facile! - esclamò - ma quando sei un ragazzino che nessuno prende sul serio, nulla è facile!"
Nel dire ciò, due lacrime erano nate dai suoi occhi e avevano tracciato due linee sulle guance. Belle, allora, aveva afferrato un fazzoletto di lino e glielo aveva dato.
"Oh, no, ti prego, non piangere. Non è vero che nessuno ti prende sul serio. Devi capire tuo padre. Lui sa... cosa vuol dire soffrire, cerca di proteggerti"
"Non è questo il modo giusto! - rispose asciugandosi il viso - se magari provasse a capirmi. Io piuttosto scappo di casa con Emma"
"Una fuga romantica?" - domandò sorridendo.
"Non ridere! - esclamò imbarazzato - lo faccio... vedrai se lo faccio!"
Belle aveva capito quanto il sentimento che Baelfire provasse fosse vero. Lo aveva capito dalle sue lacrime e dai suoi occhi. Era giovane, e proprio per questo, l'amore che provava era ssolutamente vero, puro e senza secondi fini.
"D'accordo. Se non vuoi scendere non farlo, ti ho portato qualcosa da mangiare"
"Grazie" - rispose accennando un altro sorriso e porgendole il fazzoletto.
Poi era uscita e lo aveva lasciato da solo come promesso. Tornò dal resto della famiglia.
"Allora mi vuole ancora bene?!" - esclamò Rose.
"Sì... ha detto di sì. Tremotino, forse dovresti scusarti" - disse severa.
"Questa sì che è bella. Scusarmi per cosa, esattamente?"
"Sei stato troppo severo"
"Assurdità" - rispose frettolosamente.
"D'accordo, va bene - disse Belle gettando sul tavolo il fazzoletto - ma sappi che grazie a questo tuo orgoglio, le cose tra di voi non faranno altro che peggiorare!"
Se Tremotino non avesse avuto da pensare, probabilmente le avrebbe dato retta. Poi però, si era reso conto che la soluzione dei suoi problemi gli era stata messa davanti. Sfiorò il fazzoletto umido e intriso di lacrime, lacrime appartenenti a Bae. Senza volerlo, Belle gli aveva dato ciò di cui aveva bisogno. Così lo afferrò, e prima che potesse asciugarsi, andò a strizzarlo, facendo cadere appena due gocce, dentro una fiala.

Quando giunse il momento, Regina si fece trovare appena fuori dal bosco. Lì vi erano molti fiori, peccato che non avesse idea di che aspetto avesse la Regina della Notte.
Tremotino apparve poco dopo, serio come non mai.
"Ah, allora sei venuto? - domandò - temevo avessi cambiato idea"
"Ti ho dato il mio aiuto, non mi tiro indietro. Sarà meglio sbrigarci, la luna è alta"
"Qual'è il fiore?"
"E' questo qui - rispose indicando un fiore dai petali bianchi come la luna stessa - il fiore che sboccia e vive la notte, come i segreti degli amanti"
"Oh, siamo romantici vedo"
Tremotino si sgranchì la voce.
"Dobbiamo versare le lacrime sui petali. Occhio a non farla cadere"
"Pff, figurati"
Dopdodiché, la Regina lasciò cadere il contenuto della fiala sopra il fiore, il quale parve, per un attimo, brillare di luce propria. Poi, Tremotino fece lo stesso.
"E adesso? Non succede nulla?" - domandò impaziente.
"Bisogna aspettare la mattina. Si formerà una sorta di brina"
"Ma è estate"
"E' magia! - rispose schernendola - la brina che si formerà andrà messa dentro il calice d'oro bianco. Io mi occuperò della spada"
"E dove dovrei cercarla?"
"Nel punto della terra in cui i raggi della luna la sfiorano con più passione"
Lei gli lanciò un'occhiataccia.
"Questo tuo modo di parlare mi fa alquanto innervosire"
Dicendo ciò si allontanò. La luna era piena, e potevano essere miriadi i posti baciati dai raggi di quest'ultima. Cercò a lungo, tenendo sempre a mente di avere solo poche ore, poiché il sole sarebbe poi sorto.
"Che razza di rompicapo" - disse fra sé e sé. Si era spostata tanto da arrivare vicino un fiume immobile, illuminato interamente dai raggi lunari, a tal punto da apparire bianco. Ciò le diede da pensare. Il calice si trovava in un punto della terra illuminato, ma non necessariamente doveva trovarsi in terra. Anche l'acqua faceva parte di quest'ultima. Così si chinò. Ebbe l'impressione che qualcosa brillasse oltre lo specchio d'acqua. Quindi allungò le mani e quando le immerse, non trovò il nulla come si era aspettata, bensì tirò fuori qualcosa.
Regina sgranò con sorpresa gli occhi quando capì di avere il calice tra le mani, un calice che pareva effettivamente d'oro bianco ma, ne era certa, fosse in realtà fatto con un materiale che probabilmente  in quel mondo non esisteva, doveva necessariamente venire dall'alto.
Ma poco importava. Aveva trovato ciò di cui aveva bisogno. Ritornò immediatamente al punto di prima, sorprendendosi di trovare Tremotino, tranquillo come se nulla fosse, con la spada in mano.
"Perché ci hai messo tanto?" - domandò sempre con una punta di scherno nella voce.
"Ma dove l'hai trovata?"
"Incastonata tra le rocce di lago d'argento"
"D'accordo, il tuo essere poetico mi ha ufficialmente stancata.. Inoltre, va bene il calice, ma la spada ha che serve?"
"E' soltanto per prevenzione. Serve per spezzare la maledizione. E almeno così, ho la certezza che nessuno potrà usarla"
"Spero che tu abbia ragione - sbottò - non dovrebbe mancare molto all'alba"
Passarono pochi minuti. Ben presto, il cielo oscuro sopra le loro teste si tinse prima di grigio, poi di un arancio rosato, a sprazzi azzurro. I petali della Regina della Notte si riempirono di una sostanza simile al ghiaccio. Fu proprio Regina a chinarsi, e far scivolare la strana sostanza nel calice. Quest'ultimo si illuminò ad un tratto.
"Ha funzionato?" - domandò.
"Prima dovrebbero bere quello che c'è l' dentro"
"Cosa?! Non mi avevi detto che bisognava berla"
"Ti avevo detto che sarebbe stato difficile"
"Va bene, come vuoi. Ma almeno farà effetto subito?"
"E come posso saperlo? E' la prima volta"
Regina alzò gli occhi al cielo. Sperò vivamente che ne sarebbe valsa la pena. Far bere la sostanza ad Emma significava dover tornare al suo castello, senza farsi vedere.
Poiché era ancora l'alba, la principessa si trovava in un profondo sonno ricco di sogni. Regina apparve accanto al suo letto. Aveva anche fatto apparire una tazza di latte caldo, a cui avrebbe aggiunto la brina fatta di lacrime.
Quando fece ciò, un attimo di debolezza la frenò. Si chiese cosa significasse non essere più in grado di amare, non provare tutte le sensazioni che da un po' di tempo si era ritrovata a provare. E per un attimo fu tentata di bere, di maledirsi. Ma poi pensò che tutto ciò che aveva fatto, lo aveva fatto per maledire Emma, non se stessa.
Così lascio la tazza vicina al comodino. E scomparve di nuovo, apparendo però nei giardini, dove aveva già una volta incontrato Robin.
Non sapeva se e quando le cose sarebbero cambiate, sarebbero cambiate anche tra di loro. Ma perchè continuava a pensarci?
"Sei tornata"
Quella voce fece sussultare il suo cuore. Oramai aveva imparato a riconoscerlo all'istante. Ebbe quasi timore a voltarsi, e quando lo fece, trovò Robin che le stava sorridendo.
"Evidentemente" - rispose secca.
"Che cosa stai facendo? Ho forse motivo di preoccuparmi?"
"No, assolutamente"
"Allora, sei nuovamente tornata per me"
"Questa tua impertinenza non ti costerà cara"
"E' un rischio che correrò - disse avvicinandosi molto, forse troppo - credo di essere diventato pazzo"
"Questo lo avevo già capito da un pezzo" - disse aspramente.
"Pazzo perché... Probabilmente ho iniziato a provare qualcosa verso la donna più disprezzata di tutto il regno"
Regina si sentì morire, in senso positivo. Il suo cuore aveva preso a battere come non faceva da tempo, e se si fosse lasciata andare alle proprie emozioni, probabilmente si sarbbe gettata tra le sue braccia e gli avrebbe detto che il sentimento fosse ricambiato. Ma non aveva il coraggio di amare, non di nuovo.
"Sì... sei proprio pazzo - sussurrò, non riuscendo a nascondere la voce rotta - è un amore nettamente impossibile"
"Aspetta! - esclamò afferrandola per un braccio - se provi qualcosa anche tu, dimmi la verità, ti prego"
Quel suo tocco la fece quasi sentire male.
"E' ovvio che provo qualcosa, ma non posso. Non posso più permettermi di soffrire, e non voglio che neanche tu stia male!
"Credo che tu ti sia fatto un'idea sbagliata! - esclamò scostandosi dalla sua presa, anche se con difficoltà - io e tu siamo nemici, non dimenticartelo"
Prima che Robin potesse aggiungere qualsiasi cosa, Regina scomparve. Lui sapeva, era certo che anche lei provasse qualcosa. E sapeva anche che probabilmente era davvero pazzo. Ma oramai c'era troppo dentro per sperarne di uscirne.

Anche Bae stava ancora dormendo, o almeno, era ciò che Tremotino credeva. Belle aveva preparato del tè da portargli in camera, un' occasione perfetta per far bene al figlio la sostanza. Ormai era convinto di ciò che stava per fare, non sarebbe tornato indietro. Prima che Belle potesse tornare, si avvicinò furtivamente alla tazza, versando in essa il contenuto, poi si allontanò. Infine arrivò Belle che, ignara, afferrò la tazza  salendo fino in camera di Bae.
"Bae - chiamò - ti ho portato del tè"
A quel punto il ragazzo, stranamente fin troppo allegro, aprì la porta.
"Buongiorno, Belle"
"Ciao... Mi... sembri di buon umore"
"Assolutamente - rispose prendendo il té e tracannandolo - mmh, delizioso, adesso scusa, ma ho da fare!"
"Ma, ma...".
Non le diede neanche il tempo di finire parlare che immediatamente chiuse la porta. Non è che si fosse calmato o il suo malumore fosse passato, semplicemente aveva trovato una soluzione ai suoi problemi.
"Bene - sussurrò - aspettami Emma, sto venendo a salvarti"








Regina della Notte

 
Nota dell'autrice
Ringrazio affettuosamente Shimba97 per avermi aiutato a formulare una maledizione abbastanza figa, in cenero non sono particolarmente brava con queste cose. Il prossimo sarà il capitolo della verità, dove verrà deciso il destino di Emma e Bae, ma non solo il loro!
Io amo Baelfire, è un cavaliere coraggioso sin da ragazzino. Peccato che Tremotino sia tornato un po' sui suoi passi, ma altrimenti non ci sarebbe divertimento.

 

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Capitolo 6
*** Mai più l'amore ***


Mai più amore

Baelfire era scappato, e l'aveva fatto con l'intenzione di non tornare. Era saltato giù per la finestra, si era aggrappato al muro con le mani fino a farsi male, ma alla fine era arrivato al suolo sano e salvo. 
E poi via, dritto per il palazzo dove la sua principessa lo attendava, a passo sicuro, come se fosse stato un cavaliere.
Andò via, ma la porta della sua stanza aveva finito con l'aprirsi.
Rose, che più di tutti aveva sentito la sua mancanza, si era avvicinata con un libro tra le braccia, alla sua stanza.
"Bae - chiamò - Bae, leggiamo insieme una storia...?"
Poi affacciò il capo, ma lo stesso libro le cadde dalle mani quando si rese conto che suo fratello non fosse più li.
Scappò per le scale, strillando a squarciagola.
"Bae è scappato, Bae è scappato! Non c'è più!"
Arrivata al piano di sotto, Gideon e Belle la stavano guardando in modo strano.
"Ma che dici - borbottò il primo - non può essere scappato!"
"Invece sì! - esclamò con le guance rosse, afferrando Belle per una mano - madre, vieni a vedere!"
"Rose, calmati, ti prego!" - cercò di tranquillizzarla, più confusa che mai.
"Beh? - domandò a quel punto Tremotino - che cos'è questo baccano?"
"Bae! - esclamò la bambina esasperata - è scappato!"
Il suo tono era serio, ma anche se non lo fosse stato, Tremotino non avrebbe potuto non crederci. Guardò negli occhi Belle, la quale si era resa conto di aver fatto un errore: anche lei non aveva preso sul serio il ragazzo quando le aveva rivelato del suo desiderio di scappare.
"Oh, no" - sussurrò con un alito di voce.
"Scappato? Come scappato? - domandò l'altro - e dov'è andato?"
"Io... io temo di sapere dove si trovi - sussurrò la donna - credo che sia andato da Emma"
Tremotino rimase abbastanza sorpreso da quella rivelazione, più che altro era rimasto sorpreso da fatto che la Maledizione non avesse ancora fatto effetto.
"Allora andiamo a riprenderlo" - dichiarò.
"Vengo anche io, vengo anche io!" - esclamò Rose, nella speranza di poter, in questo modo, rivedere il suo amico David.
"No, non verrai da nessuna parte! - rispose l'altro severo - Gideon, occupati di tua sorella. Saremo presto di ritorno"

(( Ho scelto questa come sottofondo per la scena seguente 
https://www.youtube.com/watch?v=44evmCy40JM beh, le fan di YOI come me saranno felici)

Bae proseguiva dritto per la sua strada. Davanti a lui solo il castello, in cui la principessa era rinchiusa. Emma era affacciata alla finestra, con grande malinconia, a fissare il vuoto, completamente ignara di ciò che stesse per accadere. Baelfire aveva visto dal basso la chioma  bionda di Emma, e in quello stesso momento era stato preso dalla frenesia più totale.
"Emma, Emma!" - esclamò preso dalla felicità, ignorando il fatto che avrebbe potuto essere udito. 
Il suo cuore sussultò profondamente,e  quando chinò lo sguardo, lo sentì perdere un battito.
"Bae" - sussurrò con gli occhi lucidi.
Ti ho promesso che ti avrei salvato, e ti salverò adesso. Vieni con me piccola, non sei sola.
Lui a quel punto si aggrappò al muro di pietra, e non gli importava se sarebbe caduto, avrebbe continuo a provare, fin quando le sue dita non si fossero consumate. Emma lo osservò con grande trepidazione ed emozione, non riuscendo a credere che lui fosse giunto lì per davvero, che stesse mantenendo la sua promessa. Baelfire ce la mise tutta,  deciso a non mollare, e con un ultimo sforzo, arrivò alla sua finestra. 
Adesso si guardavano negli occhi.
"Emma... vieni con me..." - ansimò.
"Mi stai salvando...?" - sussurrò lei con una mano sul viso.
"Te l'ho promesso, ricordi? - domandò con un sorriso - vieni via con me, mia dolce principessa"
Il suo cuore perse un altro battito. In quel momento niente, nessun racconto, nessuna favola, nessuna leggenda, avrebbe potuto essere meglio di ciò che stava vivendo. E non le importava neanche delle conseguenze. Trasportata dalla felicità, si aggrappò al suo collo, e lo baciò, diversamente da come aveva fatto la prima volta. Questa volta era un bacio completamente sentito, guidato dalla passione e da un pizzico di disperazione, tanto da fargli mancare il respiro.
"Allora... è un sì?" - domandò lui speranzoso.
"Sì - sussurrò lei - come scendiamo di qui"
"Esattamente come sono salito io. Aggrappati a me, non ti lascerò cadere"
Lei però non aveva paura, sapeva che lui non avrebbe permesso che si facesse male. Allora si aggrappò a lui, lo strinse da dietro, desiderando di non  staccarsi mai più. Bae cercò di tenere duro, ma visto il peso in più che portava addosso, alla fine cadde al suolo, anche se non da una distanza elevata, riuscendo però a tutelare Emma.
"Bae! - esclamò lei, sopra di lui - ti sei fatto male?"
"No - rispose lui stralunato - sto bene. Dai, andiamo prima che ci trovino"
"Ma, aspetta! - esclamò - almeno sai dove andare?"
"No, ma che importa! - disse tendendole una mano - qualunque posto andrà bene!"
Emma si decise a lasciarsi alle spalle ogni dubbio, allora. Afferrò la sua mano. Non importava dove sarebbero andati, purchè fossero insieme.

Tremotino e Belle erano arrivati esattamente pochi istanti dopo la fuga dei due, al castello del principe James e della principessa Biancaneve. E 
Robin Hood, che oramai aveva preso la buona abitudine di rimanere in guardia, nella speranza che Regina tornasse, non potè rimanere indifferente.
"Fermi! - esclamò - dove credete di andare?"
"Togliti dai piedi, non ho tempo da perdere, idiota!" - rispose secco Tremotino.
"Aspetta - sussurrò Belle - ma io... io ti conosco..."
Robin mise giù l'arco, inarcando un sopracciglio.
"Sì, è vero... anche io ti conosco. Mi hai aiutato a scappare quando lui mi teneva prigioniero..."
"Sì, d'accordo, tutto questo è molto commovente, ma avremmo qualcosa di più importante a cui pensare!"
"Suo figlio Bae è scappato - spiegò Belle più gentilmente - e temiamo... che Emma sia andato con lui"
Robin fu preso dal panico in quel momento. Aveva avuto modo di vedere gli sguardi, i sorrisi e l'intesa dei due ragazzi, e l'idea che fossero scappati non era poi così assurda. Il difficile adesso sarebbe stato dirlo ai due sovrani.
"Seguitemi" - mormorò appena.
Il principe e la principessa rimasero molto sorpresi di ricevere al loro castello niente meno che il Signore Oscuro, la persona che, oltre Regina, temevano e detestavano, come la maggior parte della gente nel regno.
"Cosa?! - esclamò James - cosa fate voi qui?! Robin, che succede?"
"Ah, è un piacere anche per me rivederti, principino" - rispose Tremotino sarcastico.
"E' successo qualcosa?" - domandò Biancaneve, l'unica che era stata in grado di leggere nello sguardo di Belle.
"Temiamo che i nostri figli siano scappati insieme..." - sussurrò lei.
"Questo è impossibile! - disse James - Emma è chiusa in camera sua!"
"No, non è vero! - aggiunse David, il quale appariva stanco e  spossato - ho appena visto, non c'è nessuno! Se n'è andata veramente!"
"Bene, adesso che abbiamo la conferma, forse dovremmo muoverci e cercarli!" - disse Tremotino piuttosto nervoso.
"Ma non sappiamo dove possano essere andati!" - disse Biancaneve.
"Non possono essere andati lontani, dopotutto sono solo due ragazzini!" - fece notare Belle.
"Va bene, d'accordo, vado a prendere il mio cavallo! E tu - disse James rivolgendosi a Robin - tu dovevi tenerla d'occhio!"
"Non sarebbe servito a nulla, in ogni caso" - rispose senza scomporsi minimamente.
"Questo non è il momento di litigare! - esclamò Biancanve - andiamo e basta!"
Le due coppie e Robin, si misero così alla ricerca di Emma e Bae, anche se separatamente visto che altrimenti, James non avrebbe fatto che discutere e battibeccarsi con Tremotino ed anche con Robin stesso.
Sia Baelfire che Emma in realtà immaginavano che le rispettive famiglie fossero sulle loro tracce, ma erano tranquilli, erano certi che non li avrebbero presi. Avevano fatto una breve pausa, visto che si erano precedentemente  ritrovati a correre per minuti interminabili, ma non avrebbero avuto molto tempo.
"Accidenti, ho dimenticato il mio arco - disse la principessa stiracchiandosi - forse avrei dovuto portarlo"
"E a che ti serve? - domandò Bae- dove andremo, non ci sarà bisogno di combattere, non ci saranno regine che vogliono ucciderci o famiglie che vogliono separarci. E in caso dovesse succedere qualcosa.. ti difenderò io"
"Non esagerare! - esclamò l'altra, fingendo di non essere lusingata - so difendermi anche da sola, se voglio!"
"Lo so, ma è più bello così - sussurrò lui, afferrandola per le spalle - credi che... potremmo baciarci un'altra volta?"
Emma arrossì. Si erano già baciati due volte, tuttavia non era ancora abituata a quel contatto che, doveva ammetterlo, non le dispiaceva affatto.
"Beh... forse un'altra volta non sarà un problema" -sussurrò deglutendo poi nervosamente. 
Si alzò sulle punte, con gli occhi chiusi e aggrappata al suo braccio, nella speranza di non perdere l'equilibrio. Bae sorrise, intenerito dai suoi modi di fare goffi e dalla sua dolcezza. E poi si chinò, fino ad incontrare le sue labbra.
Furono attraversati da un brivido, ma non per il bacio in sé. Sentirono delle voci, voci che chiamavano il nome della principessa.
"Hai sentito?!" - domandò Bae.
"Ho sentito! Non ci credo, mi hanno trovata, che facciamo?!"
"Calma, calma, dobbiamo solo andare via di qui! Vieni!" - disse frettoloso, afferrandola per un braccio.
I due non lasciarono nulla delle loro tracce, se non le proprie impronte sul terreno. James e Biancaneve giunsero lì proprio poco dopo.
"Avrei giurato di sentire qualcuno!" - disse il primo.
"E a quanto pare non sbagliavi - rispose la seconda indicando le impronte - guarda là. Sicuramente ci condurranno da loro, andiamo!"
Adesso la tranquillità di Bae ed Emma si era letteralmente sbriciolata. Se davvero non volevano farsi prendere, dovevano essere veloci, sparire del tutto, e il sapere di avere qualcuno a pochi passi da loro, li faceva agitare alquanto.
Mano nella mano, percorsero una salita, arrivando in cima senza fiato. 
Poi dovettero rendersi conto che di lì, la strada finiva. C'era il vuoto, sotto di loro, un vuoto che aveva l'aspetto di un fiume impetuoso quasi come un oceano.
"E adesso?" - domandò Emma rabbrividendo. Il ragazzo serrò le labbra, afferrandola.
"Emma, dobbiamo saltare"
"Cosa? Non possiamo saltare! Potremmo morire!"
"Proprio per questo devi  cercare di sopravvivere! Hei, guardami! Non lasciare la mia mano neanche un attimo, d'accordo?" - le disse guardandola negli occhi.
"Io... va bene, d'accordo" - rispose lentamente, consapevole del fatto che non ci sarebbe stata altra soluzione. Strinse più forte che mai la mano di Bae. Poi prese un respiro profondo e chiuse gli occhi.
"Al mio tre, allora. Uno... due... tre!" - esclamò Bae.
Spiccarono un salto. Il vento entrò loro nelle ossa, ma mai quanto l'acqua gelida che bloccò anche il respiro di entrambi.
Emma aveva fatto come promesso, non aveva mollato la sua presa, ma era più difficile di quel che credeva a causa della corrente. Cacciò fuori la testa, esalando un lungo respiro.
"Bae! - esclamò - Bae!"
"Sono qui, Emma, sono qui! Non lasciarmi!"
"Ci provo, ma non è facile! - urlò - ti stai allontanando, resisti, Bae!"
Lui cercò di tenersi stretto a lei, di non lasciarla fino all'ultimo. Ma la forte corrente vinse, fino a separarlo dalla principessa e a spingerlo parecchi menti indietro.
"Emma!"
"Bae!"
La bionda si ritrovò di nuovo con la testa sotto l'acqua, e quando tornò in superficie, lui non era più lì. Lo chiamò a lungo, ma allo stesso temo dovette anche cercare di tenersi a galla. Forse si sarebbero rincontrati a terra. Emma non poteva immaginare che il ragazzo stesse lottando allo stesso modo, con l'unica differenza che non avrebbe potuto continuare a farlo. Fu trascinato con tanta violenza da finire contro un masso e sbattere la testa. Lottò con tutto se stesso per rimanere sveglio. Ma le immagini intorno a  lui cominciarono a divenire sfocate e le forze cominciavano a scemare. L'ultima parola che pronunciò prima di chiudere gli occhi fu un nome.
"Emma"
Proprio quest'ultima, tremante per il freddo, senza forze  e con tanta tristezza addosso, riuscì a trascinarsi fino all'asciutto.
Con il viso contro la terra, pregò soltanto che Bae stesse bene, che non gli fosse successo nulla. Se solo avesse avuto la forza di alzarsi...
Non importa. Quando mi sveglierò andrò a cercarlo e scapperemo di nuovo. Sì, scapperemo di nuovo.
Poi, vinta dalla stanchezza, svenne. Emma non avrebbe immaginato mai che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe pensato, l'ultima volta che si sarebbe ricordata di lui.

"Io lo sapevo. Lo sapevo che dovevo usare le maniere forti!" - si lamentò Tremotino.
"Se con maniere forti intendi  il chiuderlo in una torre e impedirgli ogni contatto con il genere umano, stai sbagliando approccio" - disse Belle.
"Alle volte penso che tu sia troppo tenera. Hai visto com'è andata a finire?"
"E' innamorato! Cosa avrebbe dovuto fare? E tu, tu lo avresti fatto per me? Perchè io lo avrei fatto per te!"
"Certo che lo avrei fatto per te. Ma è diverso"
"Io invece penso che sia la stessa cosa - affermò con decisione - e sappi che neanche questo lo fermerà"
Belle diceva tutto ciò, ignara della Maledizione che lui e Regina avessero lanciato su quei due giovani innamorati.
Fece per dire qualcosa, ma l'attenzione della donna si rivolse al fiume che avevano alla loro destra. Impallidì di colpo quando vide arrivare quello che sembrava il corpo di Baelfire.
"Oh, no - sussurrò - no...". Immediatamente corse dentro l'acqua, mentre Tremotino invece era stato molto meno "impulsivo", visto che la visione di suo figlio all'apparenza senza vita, lo aveva per un attimo immobilizzato.
"Bae..." - sussurrò.
"E' vivo, è vivo! - esclamò Belle, poggiando un dito sul suo collo - portiamolo all'asciutto"

"Dimmi la verità Biancaneve: tu lo sapevi?"
"Per l'ultima volta, ti ho detto che non sapevo nulla, pensi che non l'avrei fermata allora?"
"Tu eri dalla sua parte!"
"Sì, ma non fino a questo punto!"
Alla fine, James  aveva trovato il modo di litigare anche con Biancaneve. Ormai erano alla ricerca della figlia da un po', e quest'ultima sembrava scomparsa nel nulla. Biancaneve fu di nuovo colta da un senso di ansia e di panico che in genere provava sempre quando ad uno dei suoi figli accadeva qualcosa. In groppa al suo cavallo, prese a camminare vicino al fiume, scossa da un terribile presentimento. Poi scese, con un'espressione orribile.
"Bianca, cosa...?" - domandò James.
"Emma!"
La sua voce era intrisa di terrore, e quando il principe alzò lo sguardo, si rese conto che la principessa fosse distesa al suolo, completamente immobile, e a quel punto tutta la sua rabbia venne messa da parte.
"Emma! - chiamò Biancaneve, afferrandola - Emma, ti prego, dì qualcosa"
"E' gelida - costatò James poggiandole una mano sulla fronte - ma è viva. Dobbiamo portarla a casa e farla riprendere"
Fu così che Emma e Baelfire furono nuovamente separati, soltanto che questa volta nessuno dei due avrebbe sofferto e   nessuno dei due avrebbe avuto modo di ricordare.
La principessa fu portata al castello, e quando Robin aveva saputo, era tornato a sua volta, molto preoccupato. Se fosse successo qualcosa alla principessa, non se lo sarebbe mai perdonato.
E Regina sapeva. Lo guardava da lontano e poteva leggere la sua sofferenza. Chissà se in essi avrebbe anche letto la delusione, quando lui avrebbe saputo che cosa aveva fatto, quale destino terribile aveva riservato alla piccola Emma.
Che sciocca che era stata. probabilmente era già troppo tardi, probabilmente il suo cuore apparteneva già a lui. Quasi si pentì di non essersi maledetta al posto della principessa.
Rigida e con un'espressione che mai le era appartenuta, si avvicinò a Robin, ricurvo su stesso e di un umore pessimo.
"Robin"
Nell'udire la sua voce, immediatamente lui si alzò in piedi, avendo quasi l'impressione che quella di fronte a sé fosse una visione.
"Sei tornata! Mia bella Regina, sei tornata...!"
"Sì... amh. So quello che è accaduto ad Emma..."
"Non è opera tua, vero?"
"No - sospirò - no Robin, ma... le ho riservato un destino molto peggiore"
"Di cosa stai parlando?"
"Io l'ho maledetta. Ho fatto sì che non potesse più amare. E così facendo, ho cambiato anche il mio destino. Se a qualcuno l'amore negherò, allora anche il mio sarà destinato ad essere ostacolato"
"No... l'hai fatto davvero..." - disse l'altro.
"Cosa ti aspettavi? Te l'ho detto, noi siamo nemici! - esclamò - e adesso odiami, odiami per averle fatto male!"
"No! - esclamò afferrandola per la vita - mi dispiace, ma anche volendo non riesco ad odiarti. Non posso..."
Regina capì quanto bene si trovasse tra le sue braccia. Magari avrebbe potuto rimanere lì per sempre. Ma dovette staccarsi.
"Cosa devo fare per farmi odiare?"
"Perché... perchè non puoi semplicemente accettare ciò che provo... ciò che proviamo?"
"Perchè mi ero ripromessa che non avrei più amato. Forse è stato un errore tutto questo, ma la distanza riuscirà a dividerci..."
"Regina, Regina, aspetta...!" 
Robin non chiese alcun permesso. La strinse a sé e e la baciò, la baciò nella speranza che lei capisse, che cambiasse idee, che si convincesse.
Per la prima volta dopo tanti anni, Regina avvertì un calore al cuore che quasi la commosse. Lui la amava... e anche lei amava lui. Ma ciò le fece paura, e  per quanto le costasse, fu costretta a staccarsi da quel bacio.
Si sfiorò le labbra, ancora calde.
"Mi dispiace - annaspò Robin - ma dovevo, ti prego, non andare, non scomparire"
La stava supplicando. Solo Regina sapeva quanto avrebbe voluto cedere a quella supplica. Ma ancora una volta si costrinse ad essere forte, forte a modo suo.
"Mi dispiace..." - sussurrò a malapena. Quelle sarebbero state le ultime parole che gli avrebbe riservato. Robin provò ad abbracciarla,  a quando lo fece, si ritrovò a stringere il nulla, l'aria. 
Ed allora fu sconforto e disperazione più totale.
Nel momento in cui Regina scomparve, Emma spalancò gli occhi. 
Biancaneve, James e David erano rimasti accanto a lei per tutto il tempo, nella speranza che si risvegliasse.
"Emma! - esclamò Biancaneve abbracciandola  - grazie al cielo stai bene, ho temuto il peggio!"
"Madre...." - sussurrò lei ricambiando l'abbraccio, confusa.
"Emma! - piagnucolò il fratello - ho avuto tanta paura quando sei scappata!"
"Aspetta... sono scappata?" - domandò lei.
"Sì, tu e Baelfire siete scappati, ci avete fatto prendere un colpo!" - disse Biancaneve.
"Chi è Baelfire?"
A quella domanda, i suoi genitori si guardarono negli occhi, confusi.
"Ma come chi è! - esclamò David - è il tuo fidanzato! Siete innamorati, per questo siete scappati!"
"Non so di cosa tu stia parlando. Io non conosco nessuno con quel nome" - rispose tranquillamente.
"Emma... tu non ricordi più nulla?" - domandò James.
"Perché dovrei ricordarmi di qualcosa che non esiste?"
La tanta sicurezza di Emma lasciò stupefatti gli altri tre. James e Biancaneve pensarono che si trattasse di perdita di memoria, anche se era molto strano, Emma ricordava tutto, tutto tranne ciò che riguardasse Baelfire... era come se non si fossero mai conosciuti.
Per i primi tempi, fecero il tacito accordo di non parlarne, anche se David continuava ad insistere. Ma alla fine anche lui smise, visto che Emma neanche l'ascoltava. Il tempo  passò, e alla fine, entrambi dimenticarono, o per meglio dire, finsero di dimenticare la questione Non capirono mai perché Emma non ricordasse nulla, ma dopotutto la sua vita era ricominciata, e sembrava felice.
Sì, Emma era felice, felice ed ignara del fatto che nona avrebbe mai potuto amare. Baelfire era stato cancellato dalla sua mente dal suo cuore, così come ogni suo bacio, parola,e d ogni sentimento.


Sei compleanni dopo, Emma compì diciotto anni. Ed era diventata una bellissima giovane donna, con i capelli sempre più biondi, gli occhi sempre più color cielo, un viso dolce ed un'espressione determinata. Anche David era cresciuto, ed ormai era diventato un dodicenne vivace e dai capelli ribelli e più neri della notte.
Era piuttosto triste essere l'unico a ricordare. 
Perché mentre quel giorno osservava sua sorella spegnere diciotto candeline, pensava a come le loro viste fossero cambiate, esattamente sei anni prima.
Ma ormai era tutto un ricordo lontano e sbiadito come un sogno.

Nota dell'autrice
Questo capitolo è estremamente triste. Sì, perchè penso che dimenticare tutto sia terribile. Sul serio, è la cosa che più mi fa paura, ma bado alle ciance...
Se tra le lettrici c'è qualche fan di YOI, sappiate che quella canzone che adoro mi ha maledettamente ispirato, e poi direi che il resto era più che azzeccato per il salvataggio di Bae. Parte che tra l'altro ho scritto con tutti i sentimenti, che volete farci, sono un'anima romantica in fondo.
E anche sadica, visto che ho rovinato tutto. E ho fatto separare Robin e Regina.
Ah, dimenticavo, sono passati sei anni. Il destino sembra aver separato Bae ed Emma... e ora? Come riusciranno a ritrovarsi?


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Capitolo 7
*** Sei anni dopo ***


Sei anni dopo

In quegli anni, Emma non aveva mai smesso di fare le sue lunghe passeggiate sotto il sole di una primavera già molto inoltrata. 
Questo non era cambiato, e David e Robin erano sempre al suo fianco.
Il primo oramai era un giovanotto che aveva imparato a brandire una spada, il secondo invece, alla fine, nonostante oramai pareva non esserci più alcun pericolo, aveva deciso di rimanere accanto ad Emma, visto che le si era affezionato. In questo modo aveva sperato di distrarre i  suoi pensieri da Regina, che da sei anni era scomparsa e non se ne spiegava il motivo. 
Quel bacio era l'unica cosa che gli rimaneva, lì, tra i suoi ricordi, ed inoltre, le parole di Regina tornavano spesso a tormentarlo.
"L'ho maledetta, ho fatto in modo che lei non possa più amare"
E in effetti, non aveva potuto non notare lo strano cambiamento di Emma. 
Si era dimenticata di Baelfire, quest'ultimo era come se non fosse mai esistito, ma gli era stato proibito di parlare di questo. E Robin soffriva, per sè stesso e per lei, perché non poteva immaginare a quale triste destino fosse già andata incontro.
Adesso che era pomeriggio, i due camminavano vicini. Emma, non solo era cresciuta, ma era anche diventata molto abile con l'arco, la maggior parte di ciò che sapeva glielo aveva insegnato proprio Robin. David invece camminava più avanti, con una spada a dimensioni ridotte nel fodero. Quando arrivarono alla collina in cui ormai si ritrovavano sempre dopo tanti anni, Emma e Robin avevano preso ad esercitarsi con l'arco, mentre per il povero principe era nostalgia totale. Nostalgia per quei ricordi che solo lui era in grado di ricordare, per Rose... chissà quest'ultima come stava, ci pensava spesso, ma non poteva saperlo.
"Hei, ti vedo pensieroso fratellino. Cos'è successo, sei forse innamorato?" - domandò Emma, prendendolo affettuosamente in giro.
L'altro gonfiò le guance, arrossendo. Con gli anni aveva mostrato un carattere stranamente timido e per certi versi un po' chiuso, e con l'arrivo delll'adolecenza, le cose non erano migliorate.
"Sì, certo, tanto tu che ne sei dell'amore" - borbottò lui, non potendo immaginare quanto quella frase fosse più che azzeccata.
La principessa tornò ad essere immediatamente seria. Malgrado avesse già diciotto anni compiuti, non ricordava di essersi mai innamorata, e ciò era strano, visto che in genere l'adolescenza era il periodo più fertile per l'amore.
Immaginava semplicemente di non aver ancora incontrato la persona giusta. Ma Robin, lui invece sapeva, e per questo si sentiva in colpa. Perché avrebbe voluto dirle la verità, ma non sapeva come, né come l'avrebbe presa. Emma sembrava felice, ma era in realtà una felicità apparente.
"Beh, io vado ad allenarmi un po' con la spada tra gli alberi - borbottò il ragazzino alzandosi - a dopo"
"Accidenti - sospirò la sorella - non ricordavo che avesse questo caratteraccio"
"Anche voi eravate così, principessa"
"Già... è vero... Robin - sussurrò ad un tratto - sai, mi sono sempre chiesta perché alla fine tu sia rimasto. La Regina era scomparsa di nuovo, non avevi motivo per voler rimanere qui"
L'ormai ex ladro, era rimasto per affetto, ma soprattutto era rimasto nella speranza di poter un giorno rivedere Regina. Questo però non poteva dirglielo, era un altro segreto, il più prezioso.
"Mi... ero affezionato. E poi mi trovo bene, quindi..." - rispose vago.
"Spero che questo non ti abbia rammollito" - lo sfidò lei.
"Rammollito, io? Non credo proprio" - disse sorridendo.

David intanto, con la spada tra le mani, si era allontanato. Non era ancora esattamente perfetto nell'usarla, ma suo padre insisteva che imparasse visto che "un principe deve saper usare una spada, altrimenti che razza di principe è?"
Con quelle parole in mente, alzò l'arma, tagliando i sottili rami di un albero. 
Poi, fingendo di avere un rivale davanti, tagliò l'aria, ed infine conficcò la spada in un tronco d'albero.
Annaspò. Tendeva a stancarsi molto facilmente. Improvvisamente un rumore lo distrasse, e sospettoso, estrasse nuovamente la spada, guardandosi intorno con fare circospetto. Quella sarebbe stata una buona occasione per mettere alla prova ciò che aveva imparato. Così si era indirizzato verso il punto da dove aveva sentito il rumore. Si appiattì dietro un albero, contando a mente fino al numero tre. Poi fece un salto, e udì un urlo.
Una ragazzina della sua età si era alzata immediatamente in piedi nel vederlo, con fare spaventato.
"Ah! Ti prego, non farmi del male, non stavo facendo nulla!" - esclamò lei.
Lui inarcò un sopracciglio, rimettendo la spada nel fodero.
"Scusa, non volevo spaventarti, credevo fossi qualcuno di sospetto" 
"No... sono solo io. Questo è il posto dove vengo per scrivere il mio libro..."
"Il tuo... libro?" - sussurrò lui. Lei annuì, e a quel punto il principe la guardò meglio. Riconobbe quegli occhi azzurri, quelle guance arrossate e il sorriso, inconfondibile.
Anche lei aveva preso a guardarlo, e senza accorgersene si erano avvicinati l'un l'altro, lentamente.
David stette in silenzio a lungo prima di provare a pronunciare quel nome, con un po' di paura, in realtà.
"Rose...?"
All'altra le si bloccò il respiro.
"David..."
Un alito di vento caldo sfiorò i visi di entrambi. Con gli occhi lucidi, Rose non ci pensò due volte prima di abbracciarlo e di cancellare immediatamente sei anni di lontananaza. 
David rimase sulle sue, in un primo momento. Da bambini si erano abbracciati tante di quelle volte, ma adesso era diverso, lei era diversa. Anche Rose era cresciuta, era diventata più alta, più simile ad una donna, i capelli mossi le arrivavano fino alla schiena e anche le sue labbra oramai erano rosse. Il profumo però... quello era rimasto uguale.
Solo a qule punto, lui ricambiò l'abbraccio, ma entrambi dovettero rendersi conto che il farlo adesso suscitava in loro un certo imbarazzo.
Per questo, Rose si staccò, ancora emozionata.
"Sono passati anni!"
"Sei, per la precisione. Non capisco, perchè non ci siamo mai incontrati in tutto questo tempo?"
"Io e i miei fratelli avevamo smesso di venire qui - spiegò - da poco però, ho preso l'abitudine di venire, nella speranza che mi venga un po 'di ispirazione per il mio libro"
"Non l'hai ancora finito, allora?"
"No. Anche volendo non potevo finirlo, dopotutto dovevi essere tu il primo a leggerlo"
"Te lo ricordi ancora?"
"Ma certo, io ricordo tutto"
"Tu ricordi tutto..." - sussurrò lui, lasciandole immediatamente intendere cosa volesse dire.
I due presero a camminare, e a conversare come un tempo, parlarono di tutto, di ciò che avevano fatto nei sei anni trascorsi separatamente, e poi arrivarono all'argomento cruciale. Emma e Bae.
"Io non so cosa sia precisamente successo - disse David - il giorno in cui sono scappati è stato l'ultimo in cui si sono visti. Emma era svenuta, e dopo che si è risvegliata... non ricordava nulla di Bae. A lui è successa la stessa cosa?"
"Proprio la stessa. Aveva battuto la testa, e quando si è risvegliato e gli ho chiesto di Emma, lui mi ha detto che non conosceva nessuno con quel nome. Io e mamma non capivamo, ma papà ci ha detto che probabilmente si trattava di amnesia e di non forzarlo. Ma un'amnesia ti fa dimenticare tutto, non solo la persona che ami..."
"E' strano... è molto strano. Forse, se riuscissimo a farli incontrare, potrebbero ricordare?"
"Non so, possiamo provare. Devo soltanto portare qui Baelfire, anche se... beh, insomma, non sarà facile..."
"Perché?"
"Perché nella vita fa il soldato. Pensa sempre alla guerra e quando è a casa non parla d'altro"
"Un soldato? Accidenti..."
"Già, ma non ci dobbiamo arrendere. Adesso che ci siamo rincontrati, abbiamo la possibilità di aggiustare tutto, sei d'accordo?" - domandò entusiasta.
"Sì... ma certo, sono d'accordo..." - sussurrò lui. 
"Rose, Rose!"
I due sentirono ad un tratto una voce.
"Maledizione! - imprecò - è Gideon...!"
"Gideon?!" - esclamò l'altro. Come avrebbe potuto dimenticarsi di quel timido e ombroso bambino che da piccolo gli aveva messo i brividi più volte?
Ma anche il bambino oramai era diventato un uomo, anche se l'espressione perennemente seria era rimasta.
"Ah, ah, ti ho trovata! - esclamò lui sbucando da dietro gli alberi - non dovresti essere qui, nostro padre non vuole che ti allontani!"
"Beh, e tu non dirglielo, semplice, no?!" - esclamò.
"E chi è questo ragazzino qui con te...?"
"Gideon, sono David, non ti ricordi?" - domandò lui. Il ragazzo strabuzzò gli occhi.
"David? Tu... tu eri solo un bambino. Non ti avevo riconosciuto. Aspetta... tu sei qui. C'è anche Emma?"
"Certo che c'è, ovvio!"
L'espressione del più grande parve cambiare ad un tratto, solo un secondo, prima di tornare quella di sempre.
"Rose, dobbiamo andare. Avanti"
"Ci rivediamo qui domani alla stessa ora - sussurrò lei, rivolgendosi poi al fratello, sarcastica - d'accordo "padrone", tutto quello che volete!"
A David venne da ridere. Non solo Rose era cresciuta, ma aveva sviluppato anche un bel caratterino.  Poi si ricordò che forse sarebbe stato meglio tornare da Emma. Corse, fino a raggiungere la sorella e Robin.
"Ma dov'eri finito, ti eri perso?" - domandò lei annoiata.
David ci pensò su un attimo. Forse sarebbe stato meglio non dire nulla, almeno per il momento.
"Sì... mi ero perso..."
"Che sciocco - disse affettuosamente - torniamo a casa, adesso..."

Rose stava fremendo, ma doveva assolutamente sforzarsi di rimanere calma. Non riusciva a credere di aver incontrato David, dopo tutto quel tempo. Lui le era così mancato, avevano giocato così tanto insieme.
Certo, adesso non avrebbero più potuto giocare, le cose erano cambiate. E non vedeva l'ora di rivederlo, anche solo per potergli stare vicino.
Durante la strada di casa, anche Gideon sembrava piuttosto pensieroso. Lui era quello che si era sempre dimostrato indifferente a tutto, ma in realtà era tutta apparenza. Non si spiegava il perché Baelfire avesse dimenticato tutto, in effetti era piuttosto assurdo. 
Adesso che però il destino aveva permesso ai loro cammini di incrociarsi di nuovo, Gideon non si sarebbe fatto sfuggire l'occasione.
Quando tornarono al castello, Belle era lì ad accoglierli.
"Bentornati ragazzi"
"Ciao madre! - salutò Rose - emh... Bae non è ancora tornato?"
L'espressione della donna cambiò ad un tratto.
"Mi spiace, non ancora... non credo che tornerà, per adesso..."
"Che cosa?! - esclamò disperata, vedendo giù tutti i suoi piani andare in fumo - ma non può essere...!"
Ad un tratto, la ragazzina si sentì afferrare da due braccia forti che l'avevano stretta tante di quelle volte che assolutamente non avrebbe potuto non riconoscerle.
"Guarda guarda come si dispera per me! Allora mi vuoi davvero bene come dici!"
Baelfire la stava abbracciando. Anche lui, non era potuto rimanere immune al passare del tempo. Era diventato un uomo, affascinante, di buon cuore e coraggioso.
"Bae! - esclamò - sei uno stupido, mi avete fatto uno scherzo!"
"E' stata un'idea sua!" - rise Belle.
"Proprio così. Non preoccuparti Rose, sono qui, per adesso sono tutto per te - alzò poi lo sguardo su Gideon - ciao fratello"
Le sue labbra si dipinsero di un leggerissimo sorriso. Voleva bene a Bae, ma probabilmente avrebbe preferito che per il momento non fosse tornato.
Tremotino arrivò proprio in quell'istante. La maledizione sembrava non aver colpito né lui, né la sua relazione con Belle, né il perfetto equilibrio della sua famiglia.
"Padre" - lo chiamò Bae.
"Figliolo - disse abbracciandolo - sono contento che tu sia tornato"
E soprattutto, il suo perfetto rapporto con Baelfire.
Tutto andava bene, ma Tremotino stesso sapeva che la magia aveva un prezzo che prima o poi avrebbe dovuto pagare, per il destino terribile che aveva riservato a suo figlio.
Giunta la sera, i tre fratelli andarono a dormire, mentre Belle, in ginocchio, stava a rimettendo a posto i libri dell'immensa libreria.
"E' sempre bello quando Bae torna a casa. Non pensa altro che alla guerra, sei sicuro che sia salutare?" Non hai paura?
"No che non ho paura. So che tornerà sempre, com'è sempre tornato"
"Sì... a volte però credo che si dedichi tanto a questo solo per riempire un vuoto" - sospirò chinando lo sguardo.
Probabilmente, quella che stava soffrendo di più era proprio Belle. Lei aveva visto Bae innamorato, ed il vederlo adesso così, dopo tutti quegli anni, senza ricordi, vuoto, la faceva star male.
Lui le si avvicinò, afferrandole il viso.
"Hei... non pensarci... sono passati sei anni...."
"Lo so. Ma siamo sicuri che sia veramente felice? E se sta soffrendo? E' cambiato tanto da quella volta..."
Baelfire non poteva soffrire, perchè non sapeva quale destino lo avrebbe aspettato, una vita senza amore. Alle volte Tremotino ci pesava, e  si pentiva di ciò che aveva fatto. Ma oramai era passato tanto tempo, e se qualcuno avesse in qualche modo spezzato la maledizione, sarebbe stata la fine.
Così sforzò un sorriso.
"Credimi Belle... non sta soffrendo..."
Lei sorrise a sua volta, tranquillizzata dalle sue parole.
"Sono felice che da quella volta non abbiate più litigato. Sei un padre perfetto per i nostri figli"
Certe parole lo colpivano nel profondo, facendogli piuttosto male. Ma doveva fingere, come ormai faceva da anni.
"Quella perfetta sei tu" - sussurrò. Poi, la afferrò e la baciò, con tanta passione da farle mancare l'aria. Belle ricambiò il gesto, piuttosto sorpresa, poi si staccò, ansimando.
"Tremotino caro, per caso hai strane voglie?" - domandò divertita.
"E' possibile" - rispose lui baciandola di nuovo e  non riuscendo più a fermarsi.
Sentiva il bisogno di stringerla, di sentirla sua, per il semplice fatto che aveva paura, paura che tutto potesse finire, potesse rovinarsi. 
E sarebbe successo, prima o poi, per quanto lo ignorasse.

Il giorno dopo, il primo pensiero che attraversò Rose fu quello di dover incontrare David, anche se adesso c'era un piccolo probelma: Baelfire si rfiutava di andare con lei, e fino all'ultimo, lei provò a convincerlo.
"Avanti Bae, sei proprio sicuro che non vuoi venire? E' tanto tempo che non andiamo! E poi... io non voglio camminare da sola nel bosco, e se vogliono rapirmi?"
"Non preoccuparti, Rose - disse Gieon - fin troppo gentilmente - ci vengo io con te"
"Visto? Soluzione trovata"- disse il più grande. Lei alzò gli occhi al cielo esasperata. Non era esattamente così che le cose dovevano andare. Intanto però si sarebbe vista con David, ed insieme avrebbero pensato ad una soluzione.
"E va bene, d'accordo - borbottò - allora andiamo"
I due fratelli uscirono quindi dal castello, indirizzandosi verso il bosco. Emma, insieme a Robin e David, si trovava già lì, e quest'ultimo seduto sull'erba, appariva pensieroso.
"Stai aspettando qualcuno?" - domandò la più grande.
"Emh... sì, un'amica..." - rispose vago.
"Ah, un amica? - domandò maliziosa - chi è, la tua fidanzata?"
"Non è assolutamente la mia fidanzata, cosa dici?!" _ esclamò lui arrossendo. 
Adesso i ruoli erano invertiti, adesso era lui quello che veniva preso in giro. Ma pensare a Rose come una fidanzata... in realtà non ci aveva mai pensato.
Quest'ultima comparve poco dopo, in compagnia di Gideon.
"Hei! - esclamò - sono qui"
David, e la stessa Emma, fu attirato dalla sua voce. Gli occhi della principessa si incrociano con quelli di Gideon, il quale quasi non la riconobbe. Era diversa, ma era sempre bellissima come si ricordava.
"Ciao - salutò arrivandole vicino - tu.... - probabilmente non ti ricordi di me ma... noi ci conoscevamo, da bambini. Sono Gideon"
La ragazza lo guardò attentamente. Effettivamente c'era qualcosa nella sua mente, delle immagini, che però appariva sfocate e incomplete.
"Io... sì, credo di ricordare qualcosa, in realtà. Credo che una volta tu mi abbia regalato dei fuori?"
"Sì! Allora ti ricordi!"
"E di me? Di me ti ricordi? Aveva sei anni e  giravo sempre con un libro tra le mani!" - esclamò Rose.
"Sì, credo di sì. Giocavi sempre con David. E credo che tu una volta abbia provato a baciarlo"
"EH?! - esclamò il ragazzino - questa cosa non me la ricordavo affatto!"
Ad Emma venne da ridere, ed incredibilmente, anche Gideon rise. I suoi occhi adesso brillavano, e finalmente aveva deciso di mettere da parte la timidezza, per parlare con lei. 
David e Rose invece si erano allontanati, in modo da poter conversare indisturbati.
"Perchè non hai portato Bae?" - domandò lui.
"Ci ho provato, ma non è voluto venire - sbuffò - dobbiamo trovare un modo per farli incontrare, altrimenti non avremmo risolto nulla. E dobbiamo trovarlo prima che Bae parta di nuovo! Accidenti, che ansia!"
David sospirò. Poi, chissà perché , provò ad immaginare Rose che tentava di baciarlo, un'immagine che lo fece arrossire.
"Allora è vero? Che una volta hai provato a baciarmi?"
"Certo che sì! - rispose - ma tu ti sei rifiutato. Voi maschi siete tutti uguali. Perchè me lo chiedi? Non vorrai un bacio, adesso?"
"Ma... ma che dici. No, assolutamente no" - borbottò a braccia conserte.
I due più grandi stavano parlando di tutt'altro. Gideon pareva irriconoscibile, sembrava aver trovato improvvisamente la felicità. Emma era di buon umore, tuttavia qualcosa la turbava, Sentiva che ci fosse qualcosa che non andava, che mancasse qualcosa, ma non sapeva cosa.
"Gideon... solo per curiosità... siete soltanto tu e Rose, non è vero?"
Il ragazzo fu preso alla sprovvista da quella domanda. Ci pensò su, poi sorrise nel modo più convincente che poteva,
"Ovviamente. Perché, chi dovrebbe esserci?"
"Niente, lascia stare. Sono solo i miei ricordi che mi fanno strani scherzi"
Robin aveva udito la conversazione, e la cosa gli era apparsa piuttosto strana. Che motivo averebbe avuto Gideon di mentire su una cosa del genere? Poi si ricordò che oramai non era più un bambino e  si accorse di come stesse guardando Emma. Lui la guardava come ogni uomo guardava la donna che amava, ed immediatamente fu tutto chiaro.
Ed il fatto che i due fossero così vicini, non potè sfuggire neanche a Rose.
"Oh, guarda Emma e Gideon! - esclamò - sono così carini... no, aspetta, che cosa sto dicendo, non sono carini! E' un disastro, un vero disastro!"
"Calma, stanno solo parlando!"
"Ma non lo vedi come parlano? Sono così vicini. E se si innamorassero l'uno dell'altro?!"
"Questo non potrebbe accadere mai! Cioè... credo..."
"E' un disastro, te lo dico io. Dobbiamo trovare un modo, prima che sia troppo tardi, e intanto devi cercare di dissuadere Emma dal farsi piacere Gideon, a tutti i costi!"
"Va bene, d'accordo, ho capito". 
Se i due avessero saputo della Maledizione, probabilmente sarebbero stati più tranquilli. Anche volendo, Emma non avrebbe mai potuto innamorarsi né di lui, né di nessun'altro. Ma questo ovviamente, neanche Gideon poteva saperlo, ed era certo che sarebbe riuscito a farla innamorare di sé, ed avrebbe fatto di tutto per far sì che accadesse.

Nota dell'autrice
Rose e David saranno la salvezza di Bae ed Emma, ma in contemporanea c'è Gidon che sembra molto deciso a rubare la ragazza a suo fratello (quando si dice una bella famiglia felice)
Cosa succederà in questo duro triangolo amoroso? Emma e Bae riusciranno ad incontrarsi? E soprattutto, che fine ha fatto Regina?


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Capitolo 8
*** Ciò che non può essere cancellato ***


Ciò che il tempo non può cancellare

Prima dodici anni, poi sei anni. Per tutto quel tempo, Regina se n'era rimasta in disparte, ma la seconda volta era stato decisamente più doloroso. Si era ripromessa che sarebbe tornata per compiere la sua vendetta, per uccidere Emma e per ferire la sua famiglia, ma oramai, a  distanza di anni, Regina si rendeva conto che forse non era esattamente quello che voleva.
Lei sapeva di essere innamorata di Robin, e per questo aveva avuto paura. Proprio lei, la "spietata" e malvagia Regina Cattiva, aveva paura di amare un uomo, aveva paura di essere debole, un'altra volta.
Aveva creduto che la lontananza potesse aiutarla a dimenticare, ma non aveva previsto che quest'ultima potesse solo contribuire all'accrescere del sentimento.
Così non era più tornata e per altri sei anni era rimasta all'interno del suo castello, a crogiolarsi in una tristezza inimmaginabile. Si domandava se almeno lui l'avesse dimenticata, se magari si fosse innamorato di un'altra donna. Da un lato ci sperava, ma dall'altro... il solo pensiero le faceva ribollire il sangue nelle vene.
Adesso la principessa Emma doveva aver avuto circa diciotto anni. Aveva fatto sì che crescesse, le aveva concesso più tempo di quello che meritava. Poi pensò a quanto fosse effettivamente fortunata. Chi stava pagando le conseguenze della Maledizione, era proprio lei, non la principessa, che aveva dimenticato cosa volesse dire amare.
Che fosse quello, il prezzo da pagare?
No, sicuramente doveva esserci dell'altro, doveva esserci altra sofferenza.
Perchè aveva finito per star male lei, alla fine?
L'ennesimo bicchiere di vino consumato, l'ennesimo sguardo lanciato ad un regno lontano. 
Nuovamente dovevano essersi dimenticati di lei, ma in fondo non le importava. Tante volte aveva avuto voglia di tornare, ma si era sempre trattenuta dal'accontentare questa sua voglia.
"Che ti succede, Regina? - si chiese - che fine ha fatto la tua forza, che fine ha fatto la tua indipendenza? Hai sempre detto di non avere bisogno di un uomo per sentirti completa, eppure è da sei anni che stai rinchiusa qui, a  crogiolarti nella sofferenza. Il tuo cuore dovrebbe essere duro abbastanza da impedirti di soffrire ancora. Avevi un obiettivo e lo hai compiuto solo a metà"
Regina cercava di scacciare dalla mente quella vocina che le diceva "torna, torna, torna"
Non aveva idea di quello che sarebbe successo una volta tornata, poteva accadere il nulla, come poteva accadere tutto.
"E va bene, maledizione - disse ad alta voce, come se stesse parlando con qualcuno - una volta, tornerò una volta sola"
Quella era una promessa fatta a se stessa. Tuttavia aveva forti dubbi che sarebbe riuscita a mantenere tale promessa.

Dopo un pomeriggio passato insieme, Emma, David e Robin si stavano dirigendo nuovamente verso il castello. La principessa sembrava piuttosto pensierosa, questo perchè l'incontro con Gideon l'aveva alquanto destabilizzata. Si ricordava di lui, si ricordava di Rose, si ricordava dei pomeriggi passati insieme a loro, eppure sentiva che mancava un pezzo al puzzle dei suoi ricordi.
Un'ombra, una figura mancante, una voce flebile come un alito di vento, qualcosa che era esistito ma che dalla sua mente era stato cancellato.
Si voltò verso Robin. Lui che era stato per lei come un fratello, a  volte un padre, ma soprattutto, un amico.
"Robin...?"
"Cosa vi turba, principessa?" - domandò lui.
"Probabilmente sono matta. Tu eri presente, i giorni in cui io e quel ragazzo giocavamo insieme da bambini, vero?"
Robin si fermò un attimo, sorpreso da quella domanda.
"Sì - rispose con parecchia difficoltà - c'ero"
"Allora forse puoi aiutarmi. Sento che c'è qualcosa di importante che devo ricordare, ma non riesco, e la cosa mi fa sentire in colpa. C'è qualcosa che dovrei ricordare? Se è così dimmelo, ti prego"
Poté vedere nei suoi occhi una sofferenza sincera. Emma stava soffrendo per qualcosa di cui non ricordava neanche il nome, per un amore che aveva perso e di cui aveva dimenticato tutto.
Lui avrebbe voluto essere sincero, ma gli era stato proibito di farlo, e anche volendo, non avrebbe saputo come dirle la verità.
"Gideon non è stato abbastanza sincero?" - domandò, cercando di sviare il discorso.
"Beh, non so, mi è sembrato fosse abbastanza sincero, ma te l'ho detto, nel momento in cui l'ho visto ho iniziato a pensare..."
"Allora, se davvero c'è qualcosa di importante da ricordare, quando sarà, ricorderete" - le disse fiducioso.
Solo a quel punto Emma si calmò, mentre suo fratello accanto non faceva altro che borbottare parole incomprensibili.
"Gideon non mi piace, è strano, Non mi piace come guarda Emma. Lei gli piace, non c'è alcun dubbio, ma non possiamo permettere che si innamorino l'uno dell'altro!"
"David? - domandò la principessa - hai detto qualcosa?"
"Eh? Io emh.... - decise di approfittarne per prendere il discorso - Emma... senti... cosa ne pensi di Gideon?"
"Gideon? Io... credo che sia gentile... e molto simpatico..."
"Ti piace? Nel senso.... Ti piace.... in quel senso?"
La bionda strabuzzò gli occhi. Come poteva saperlo? Aveva l'impressione che il suo cuore fosse invalicabile, l'impressione che nulla potesse arrivare ad esso, ma non per sua scelta, e la cosa la faceva soffrire.
"No... no, credo di no..."
"Ah, grazie al cielo..." - sospirò.
"Perché sei così sollevato? Ho l'impressione che tu e Rose abbiate in mente qualcosa!"
"Niente, assolutamente niente!" - la rassicurò frettolosamente.
Nel parlare non si erano accorti di essere giunti al castello. 
Le cose per James e Biancaneve andavano molto bene, negli ultimi sei anni non avevano avuto problemi di alcun tipo, fatta eccezione per quel piccolo segreto da tenere all'oscuro di Emma. Ancora dopo tanto tempo, non riuscivano a capire cosa fosse effettivamente successo, ma forse era stato meglio così. Emma, in questo modo, non sarebbe stata in pericolo, e avrebbe potuto essere libera di amare qualcun'altro... o almeno così credeva. Alle volte però i sensi di colpa venivano a tormentarla.
"Sei sicuro che in questo modo non stiamo condannando nostra figlia ad una vita di solitudine?" - chiese a James.
"Assolutamente no. David ha provato tante volte a ricordargli di Baelfire, ma lei ha completamente dimenticato tutto.  E' giusto che si rifaccia una vita e che ami qualcun'altro" - rispose lui.
Biancaneve però non era mai del tutto tranquilla. Ricordava del giorno in cui sua figlia aveva compiuto dodici  anni e in tono preoccupato le aveva chiesto "Madre, non vorrete organizzare un matrimonio combinato, vero?"
Di fatto non era così, non l'avrebbero costretta a sposare nessuno che non amasse, ma in un certo senso, era come ingannarla. Perchè ne era sicura, per quanto il ricordo fosse stato cancellato in qualche odo, il sentimento doveva essere sopravvissuto. Se era vero amore, sarebbe stato così.
"Siamo tornati" - annunciò Emma.
"Oh - disse Biancaneve sorridendo - ciao ragazzi, vi siete divertiti?"
"Abbastanza. Abbiamo incontrato due vecchi amici. Gideon e Rose"
David si morse le labbra, afferrandola per un braccio.
"Adesso però siamo molto stanchi, andiamo a riposarci, andiamo Emma!"
"Aspetta, ma non abbiamo ancora mangiato!" - esclamò lei.
"Chissà perché questi nomi non mi sono nuovi" -  affermò James sospettoso.
"Se mi permettete di aggiungere una cosa, maestà - disse Robin - la principessa e il principe giocavano con loro da bambini. Si tratta dei fratelli minori di Baelfire"
"Cosa? Un'altra volta?!" - domandò lui.
"Non credo ci sia bisogno di preoccuparsi. A detta della sorella, Balefire ormai non vive più qui, si è dedicato alla vita militare, e fra i quattro non c'è nulla più che un semplice rapporto di amicizia" - mentì.
"Oh, meno male! D'accordo, ma tienili d'occhio, fa che non leghino troppo  e soprattutto fa che non ci siano incontri strani. Sarebbe troppo difficile spiegare ad Emma perchè non vogliamo che passi il suo tempo con loro..."
"Va bene, sarà fatto maestà"  - disse facendo un inchino per poi ritirarsi.
Quando se ne fu andato, Biancaneve si voltò verso il marito.
"Sei sicuro che quello che siamo facendo è giusto? Lo sai che prima o poi le bugie vengono sempre a galla, e se fosse un segno?"
"Bugie, noi non abbiamo detto nulla"
"Appunto, è proprio questo il problema. Oh James, non lo so, ho l'impressione che finirà male"
"Sta tranquilla - le disse poggiandole le mani sulle spalle - finché Emma non sarà in grado di ricordare, non ci sarà nulla temere"

Anche Gideon e Rose si stavano dirigendo verso casa, e quest'ultima, come David, non stava affatto tranquilla. Gli occhi di suo fratelli brillavano come non mai ed anche il suo umore era incredibilmente migliorato. Così decide di testare i suoi effettivi sentimenti.
"Chissà se dicendo del nostro incontro a Bae, la prossima volta non si convinca a venire..." - disse distrattamente.
"Cosa? - domandò lui - non vorrai dirglielo, vero?"
"Beh, perché no? Si sono amati una volta, non c'è nulla di male se si rincontrano dopo tutto questo tempo!"
"Ti devo ricordare che per Bae era vietato vederla, e probabilmente sarà vietato anche per noi! Vuoi forse dirmi che non ti importa di poter stare con David?"
La ragazzina strinse i pugni, arrossendo. A quanto pare, suo fratello doveva aver capito della simpatia che provasse nei suoi confronti.
"Certo che mi importa! Ma non rigirare il discorso, guarda che ho capito qual'è la questione, a te Emma piace, e non come semplice amica"
"Cosa ci sarebbe di male?"
"Nulla, se non fosse per il fatto che lei ama Baelfire e che lui ama lei"
"Una volta forse, adesso le cose sono diverse"
"Ma Gideon!"
"Senti Rose, tu sei ancora troppo piccola per capire certe cose! - esclamò nervoso - io sono sempre stato il secondo in tutto, cosa c'è di male se per una volta ottengo quello che voglio? Sì, lei mi piace, e dopotutto non si ricordano l'uno dell'altro, quindi non faccio male a nessuno!"
"Ma... oh!" - sbottò nervosa. Il tempismo di Gideon era davvero incredibile, i triangoli non erano mai una cosa buona.
Al castello intanto, Baelfire stava conversando con Tremotino, mentre Belle si apprestava  a servire loro del té.
"Sei stato via parecchi mesi, Bae. Eppure non hai niente da raccontare"
"Non è che ci sia molto - affermò lui - la vita da soldato non è esattamente piacevole e facile, ma va bene così. E pensare che da piccolo... cos'è che volevo diventare, da bambino...?"
"Un principe - esordì Belle comparendo dal nulla con un vassoio in mano - volevi essere un principe"
"Un principe, eh? - domandò pensieroso - no, non mi vedo proprio a fare una cosa del genere"
"Già - disse Tremotino sgranchendosi la voce - piuttosto...Ormai hai vent'anni Bae, non credi sia arrivato il momento di sistemarti? Intendo... con una donna"
Il ragazzo bevve un sorso di té, che quasi gli andò di traverso.
Donne...  in quegli anni, di donne ne aveva avute tante, ma non era stato con loro per amore. Anzi, pensandoci non si era mai innamorato veramente, sembrava quasi immune a quel sentimento che tanto era in grado di cambiare la vita.
"Forse dovresti provare a rivedere Emma" - disse Belle, ingenuamente in realtà.
Baelfire fu catturato da quel nome che gli risultava nuovo, ma non del tutto.
"Emma...?" - domandò.
"Belle - disse Tremotino sorridendo nervosamente - ti dispiace, dovrei scambiare due parole in privato con te!"
"Emma... - sussurrò ancora il ragazzo -ma dove ho già sentito questo nome?"
Nel momento in cui i due si furono allontanati, Gideon e Rose rientrarono, chiassosi come non mai.
"Rose, non ti azzardare!" - esclamò il più grande. La sorella però corse immediatamente tra le braccia di Bae, abbracciandolo.
"Hei, bentornati. Vi siete divertiti?"
"No! - esclamò Gideon - assolutamente no, ci siamo annoiata da morire!"
"Io mi sono divertita! - esclamò lei - ho rincontrato un mio amico, dovresti conoscerlo!"
"Rose...!" - la chiamò ancora l'altro.
"Beh, se questo amico è più di un amico, temo che sì, mi toccherò conoscerlo" - scherzò. 
Rose però divenne quasi paonazza.
"Accidenti! Ma i miei sentimenti sono così evidenti?!" - esclamò, andando a  chiudersi in camera sua per la vergogna.
Baelfire rise, incontrando poi lo sguardo serio del fratello.
"Gideon, che cos'hai?"
"Ah, non è niente, lascia stare"
"Fammi indovinare, anche tu problemi d'amore?"
"Io ho sempre problemi, in tutto! - esclamò - e sì anche in amore. Tu sei quello che è sempre piaciuto alle ragazze, io invece sono solo il fratello sfigato che fa tenerezza"
"Ah, non dire assurdità. Sei mio fratello, e pertanto hai ereditato il mio stesso fascino. E poi la timidezza ti da un'aria misteriosa che alle ragazze piace!" - fece scompigliandogli i capelli.
"Piantala - borbottò imbarazzato - allora, visto che sei così esperto, come dovrei conquistare una ragazza?"
"Sii sfacciato. Faglielo capire e non avere paura di un rifiuto, altrimenti non farai mai nulla!"
"Dovrei essere sfacciato? - domandò - beh... se lo dici tu"
"Fidati di me!"
Baelfire si stava inconsapevolmente ritrovando a dare consigli sull'amore, argomento di cui non conosceva nulla, al fratello, in modo che quest'ultimo conquistasse Emma, nonché suo primo e unico amore.  Se solo avesse saputo...

"Tremotino, mi dispiace, non l'ho detto con cattive intenzioni!" - esclamò Belle.
Come doveva immaginarsi, Tremotino si era parecchio adirato per quella frase che aveva detto senza pensarci troppo.
"Lo sai che non devi parlarne, mai!"
"Lo so! Mi è solo scappato, che posso farci. E' che trovo incredibile come non riesca a ricordarsi di una persona che ha amato!"
"Evidentemente c'è un motivo se è successo! Quei due non possono stare insieme. E probabilmente lei sarà già morta..."
"Cosa?! Come puoi essere così insensibile?"
"Non sono io che l'ho uccisa. La Regina avrà già fatto il suo lavoro, ne sono più che certo"
"Io invece penso proprio di no. Emma è viva, e sono certa, Tremotino, che finiranno con l'incontrarsi"
"Anche se fosse? Non potrebbe nascere assolutamente nulla tra di loro!"
"E come fai ad esserne così sicuro?"
Lui si fermò un attimo, esitando. Era ovvio che lo sapesse, insieme a Regina aveva fatto in modo che non potesse più amare.
"Lo so e basta!"
"Tremotino - chiamò lei freddamente - se c'è qualcosa che mi stai nascondendo, è meglio che parli adesso"
"Non c'è... niente - disse cercando di apparire tranquillo - e solo che... lo sai cos'è successo l'ultima volta. Sono scappati e ho rischiato di perdere Bae, non intendo passare le stesse orribili sensazioni di allora"
"Ma non è più un bambino - sussurrò lei più gentilmente - Bae è un uomo ormai. Certe cose deve viverle sulla propria pelle, per capirle"
"Di questo ne sono consapevole. Ma finché potrò, cercherò sempre di proteggerlo" - aggiunse freddamente.
Belle lo vide scostarsi dalla sua presa. Era strano, c'era qualcosa che non andava, di questo se n'era accorta, ma non riusciva a capire cosa. Non voleva pensare che ci fosse qualcosa che non sapeva, anche perchè non avrebbe avuto idea di cosa potesse essere.
Lei era però convinta che se veramente Bae ed Emma si fossero incontrati, il destino di tutti loro sarebbe cambiato.
E questo lo sapeva anche Tremotino. Il suo pensiero andò immediatamente alla spada, che ancora dopo anni teneva custodita. 
Nessuno avrebbe mai dovuto sapere della sua esistenza.

Regina aveva deciso. Avrebbe preso il coraggio in mano e sarebbe uscita allo scoperto.
In quegli anni, le abitudini della principessa sembravano non essere cambiate. Come sempre, usciva, armata di arco, in compagnia del fratello e di Robin.
Lui, che le aveva rubato un bacio, l'unico ricordo che in quegli anni di solitudine le aveva fatto compagnia. Lui, che in quegli anni non era cambiato, era rimasto sempre bello, sempre lo stesso.
Nascosta dietro dei fitti rami, Regina lo osservava, mentre il coraggio la abbandonava. Una volta sola si era detta, una volta sola, ma cosa avrebbe dovuto fare in quell'unica volta?
Poi le sue attenzioni andarono ad Emma. Anche lei era cambiata, era diventata una donna, bella, all'apparenza forte, ed anche molto allegra.
La bambina era diventata donna, e per un breve attimo, Regina ebbe timore che l'amicizia si fosse trasformata in qualcosa di più. Da lontano poteva vedere gli sguardi che Robin lanciava ad Emma, i gesti gentili che le riservava e i sorrisi che le concedeva.
Ed un nodo allo stomaco le impedì di respirare. Avvertì gelosia, per la prima volta, nonostante sapesse che Robin non avrebbe mai guardato Emma in quel modo, ma non riusciva a non lasciarsi andare a mille mila pensieri diversi.
Era tornata, e a quanto pare il suo sentimento era esploso dopo aver passato troppo tempo nascosto. Non aveva risolto nulla, e se solo non avesse avuto tanto timore, probabilmente si sarebbe avvicinata.
Vide Gideon andare incontro ad Emma. Anche lui era cresciuto, somigliava a suo padre.
A quanto pare, la Maledizione aveva funzionato, ma non aveva reciso del tutto i legami fra quelle due famiglie.

"Ciao Gideon - sussurrò Emma - mio fratello e tua sorella sono già scomparsi?"
"Emh... già - disse tendendo una mano verso di lei - questa... è per te"
La bionda chinò lo sguardo. Il ragazzo stava tenendo una rosa stretta nella mano, lo stesso fiore che rappresentava l'amore più totale.
"Io... ecco... grazie..."
"Di nulla - disse sorridendo nervosamente - Emma io... lo so che è tutto molto affrettato. Però... è inutile trattenere quello che sento"
Poi la guardò. 
Lei lo guardò a sua volta, ma non capì, non ancora.

Baelfire, in groppa al suo cavallo, si stava ritrovando a pensare a quel nome che tanto occupava la sua mente. Chi era Emma? Conosceva qualcuna con quel nome, qualcuna che era stata importante?
I ricordi dei primi anni della sua adolescenza apparivano esageratamente sfocati.
Poi pensò ai suoi fratelli. Magari sarebbe potuto andare a trovarli, per accontentare Rose e per tenere d'occhio Gideon con la ragazza che tanto gli piaceva. E così si indirizzò verso il bosco.
In quest'ultimo, Rose e David stavano camminando, a debita distanza. Da piccoli tendevano a camminare mano nella mano, ma adesso non ci pensavano neanche a farlo.
"Ho la conferma. Gideon è innamorato di Emma. Credo che lo sia da sempre" - affermò lei.
"In effetti lui l'ha sempre guardata in modo strano. Se entrambi i tuoi fratelli sono innamorati di lei, è un problema"
"Se solo Bae mi ascoltasse! E' così testardo, accidenti a lui!" - esclamò con le guance rosse.
David non potè fare a meno di ridere. Rose era... bella, era di una bellezza genuina, non era semplicemente carina come in genere si diceva ad un bambina.
Arrossì al solo pensare una cosa del genere.
"Siamo bravi a far mettere insieme gli altri forse, eppure noi non abbiamo nessuno"
"Oh David, ma siamo ancora così giovani! Però non mi dispiacerebbe avere una sorta di fidanzato. C'è qualcuna che ti piace?"
Lui distolse lo sguardo.
"Sto... ancora cercando di capirlo..." - sussurrò. Lei sorrise, e fece pera allungare una mano verso di lui.
La figura di Regina apparve però poco dopo, tra gli alberi. Ella stessa si sorprese di trovare quei due bambini che una volta aveva tenuto in ostaggio, così cresciuti. E anche loro l'avevano riconosciuta.
Rose gettò fuori un urlo, un urlo che arrivò a Baelfire, il quale si diresse immediatamente verso la direzione da cui aveva sentito le grida, e ad Emma.
Quest'ultima era rimasta immobile, mentre Gideon si avvicinava al suo viso, senza sapere cosa fare. Poi però erano stati interrotti, per sfortuna, o per fortuna.
"Cos'è stato?" - domandò lei.
"E' Rose!"
"Rose? E David! - esclamò - accidenti, Robim andiamo!"

"Calmatevi, stupidi ragazzini! - esclamò Regina - non voglio farvi nulla!"
"Guarda che non ti conosciamo bene, una volta hai provato a farci fuori!" - esclamò David mettendosi di fronte a Rose e sguainando la spada, nel tentativo di proteggerla.
"E' stato anni fa, adesso non ho alcun interesse a farvi male!"
"Tu sei la Regina Cattiva, tu fai solo male!" - affermò.
"Vedo che l'insolenza non ti manca, ragazzino. Almeno il coraggio è cresciuto con te!"
Poi si udirono delle voci. Regina sapeva che non poteva farsi trovare, non in quella situazione almeno. Così, molto a malincuore, scomparve nel nulla.
"Eh?! Dov'è andata?" - domandò Rose.
"ROSE!"
"DAVID!"
Baelfire arrivò da un lato, Emma da un altro, seguita da Gideon e Robin, e per u  attimo il tempo si fermò.
I loro occhi si incrociarono. E accadde qualcosa, qualcosa che scosse le loro menti, mettendo di fronte i loro occhi ricordi, vividi o meno, che ora si ammassavano.
Rose e David, senza accorgersene, si erano abbracciati, ma non ci badarono. 
In modo del tutto inaspettato, erano riusciti a farli incontrare.

Nota dell'autrice
Emma e Bae, finalmente faccia  a faccia dopo anni di separazione! Ma come reagiranno vista la Maledizione che c'è di mezzo?
Regina ha fatto la sua comparsa, chissà come la prenderà Robin quando scoprirà che la su amata è tornata.
Le cose tra Rumple e Belle si stanno scaldando, mentre invece il povero Gideon innamorato soffre di complessi di inferiorità (e lo capisco)
Quale sarà il "primo" approccio tra Emma e Bae?


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Capitolo 9
*** La richiesta di Gideon ***


La richiesta di Gideon

Passarono alcuni secondi, prima che Emma e Bealfire ritornassero in loro.
"David, tutto bene?" - domandò la prima andando incontro al fratello.
"Rose, che è successo?" - chiese il secondo alla sorella.
"Lei... la Regina... io l'ho vista... era proprio qui..." - biascicò David, in modo confuso.
Nell'udire quelle parole, Robin spalancò immediatamente gli occhi.
"L'hai vista?! E dov'è andata?! Cosa ti ha detto?!"
"Ma... io... non lo so..." - balbettò il principe, piuttosto stupito dalla reazione di Robin.
"Non preoccuparti Bae, sto bene, però sono molto contenta che tu sia qui" - disse Rose, attaccandosi al suo braccio.
"Bae? - domandò Emma - è il tuo nome?"
"A quanto pare. Tu invece sei...?"
"La principessa Emma" - rispose lei. 
Nuovamente quel nome, che sembrava star torturando Bae. Che fosse quella "l'Emma" di cui Belle aveva accennato?
"Oh, una regale. Scusa se i miei fratelli ti hanno causato problemi"
"I tuoi fratelli?" - domandò la principessa sorpresa. Non avrebbe mai immaginato che vi fosse anche un terzo fratello, visto che Gideon aveva negato la presenza di quest'ultimo.
Proprio Gideon, in quel momento, stava mal guardando Bae e maledicendo un destino crudele che a quanto pare voleva mettergli i bastoni tra le ruote.
"Beh, visto che siamo qui, allora, possiamo rimanere tutti insieme" - cercò di convincerli Rose.
"Emh... io veramente dovrei andare..." - disse Bae pensieroso.
"Ti prego! - esclamò la sorella con le mani congiunte - ti prego... lo fai per me?"
"Oh, ma se mi guardi in quel modo... va bene, d'accordo, magari posso rimanere un pochino"
Rose dovette trattenersi dall'esultare, mentre con sguardo complice si voltava a guardare David. E se avesse guardato Gideon, si sarebbe resa conto di quanto terribile fosse la sua espressione. Era stato a pochi passi dal baciarla, dal rivelarle di quei sentimenti che sin dalla più tenera età lo accompagnavano. Adesso non sarebbe stato più possibile.
Quando poco dopo, Emma e Baelfire cominciarono a parlare, si resero conto di non trovare difficoltà nel farlo. Veniva ad entrambi tutto molto naturale, quasi come se si conoscessero da sempre, cosa strana visto che non si erano mai visti. Avevano dimenticato tutto l'uno dell'altro, ma guardandoli, David e Rose si convinsero che il sentimento dovesse esistere ancora, da qualche parte.
"La vita da soldato sembra molto emozionante" - disse la bionda.
"Ah, abbastanza. Ed è anche difficile, ma va bene così, dopotutto era ciò che volevo fare da ragazzino"
"Immagino. Allora sai tirare con l'arco? Io sono piuttosto brava"
"Ma dai, non mi dire. Non ho mai visto una principessa utilizzare un arco" - disse ridendo. Emma rise a sua volta, ma poi, per qualche strana ragione, le risate scemarono, fino a sparire del tutto.
C'era qualcosa di nettamente familiare in quella conversazione, e se n'erano resi conto entrambi.
"Voi... come fate a conoscervi?" - domandò poi Bae, cambiando discorso.
"Credo che io e tuo fratello giocassimo insieme da bambini..."
"Davvero? E' molto strano. Io e lui eravamo sempre insieme, a questo punto dovrei conoscerti anche io"
"Magari... magari ci siamo già incontrati, solo che non siamo in grado di ricordarlo..."
"Credimi, mi ricorderei di te" - le disse gentilmente. Emma a quel punto arrossì. In genere alcun tipo di complimento era in grado di farla arrossire, ma lui ci era riuscito con tanta semplicità.
"Anche io... credo che mi ricorderei di te..." - sussurrò con un sorriso timido.
Rose, a debita distanza, teneva la mano sulla spalla do David, in preda alla felicità più totale.
"Ci siamo, ci siamo! - sussurrò - guarda come si guardano! E' chiaro che il sentimento esiste ancora, dobbiamo soltanto perseverare!"
"D'accodo, ho capito, mi stai facendo male! - borbottò lui - prima dovremmo capire in che modo, non basta perseverare.
"Principe David, permettetemi di dirvi che se vostro padre viene a saperlo si arrabbierà - aggiunse a quel punto Robin - voi sapete lui come la pensa..."
"Lo so, lo so, ma non importa. E poi, Emma non è più una bambina, è libera di amare chi vuole. E sì, lo sono anche io, dopotutto ho già dodici anni" - affermò a braccia conserte.
Robin sorrise di fronte la tanta determinazione del principe. Poi però gli venne in mente ciò che era successo poco prima: se Regina era davvero tornata, se era davvero lì, aveva bisogno di sapere, a  costo di destare sospetti.
"Principe, riguardo a poco fa... avete visto la Regina?"
"Si, e non sai che paura. Chissà perchè è tornata di nuovo, forse vuole farci ancora del male..."
"Oh, io... non credo sia il caso di preoccuparsi..."
"Tu dici? Sei strano, Robin..."
"Ah, davvero...?" - mormorò.
Poi tornò a guardare Emma e Baelfire, che sembravano sempre più in confidenza.
"Gideon mi ha regalato questo fiore, poco fa..." 
"Mio fratello? Strano, non è uno spirito romantico, in genere"
Solo a quel punto, Baelfire si rese conto che probabilmente Emma doveva essere la ragazza di cui Gideon era innamorato, e probabilmente, proprio per questo, adesso il fratello sembrava piuttosto nervoso.
"Va bene, dai - disse sgranchendosi la voce - sarà meglio tornare"
"Oh, però domani torniamo, non è vero?" - domandò Rose.
"Amh... vedremo. E'... è stato un piacere per me conoscerti, Emma"
"E' stato un piacere anche per me" - lo salutò.
Poi lo vide allontanarsi, insieme ai suoi fratelli. Era rimasta colpita da lui, tuttavia era come bloccata, non riusciva a sentire nulla se non una semplice simpatia. E non ci sarebbe stato nulla di strano, se solo non avesse avuto la sensazione di stare sbagliando tutto.
"Emma" - chiamò David.
"Sì, scusa... andiamo..."
"Voi... andate avanti..." - dise Robin guardandosi intorno.
"Stai bene, Robin?" - chiese la principessa.
"Ma certo - la rassicurò - c'è solo una cosa che devo controllare, non preoccupatevi"
"Se lo dici tu" - rispose la principessa prendendo sottobraccio il fratello ed allontanarsi.
Adesso che era rimasto solo, Robin poteva smettere di fingere. Non poteva avere la certezza che Regina fosse ancora lì, ma aveva la speranza che così fosse.
"Regina, ti prego - sussurrò - ti prego, se sei veramente qui... Vieni da me. Ti prego... ne ho bisogno..."
Attese per qualche minuto, ma non accadde nulla. Forse ci aveva sperato troppo, forse lei non voleva rivederlo.
Avvilito, fece per tornare verso il castello. Poi però, l'aria dietro di sè si mosse, e ciò lo portò a voltarsi. Davanti a lui, la figura elegante di Regina, che sembrava essere rimasta immune al trascorrere di quei sei anni.
Non aveva potuto resistere alla supplica esasperata di Robin.
"Ciao Robin" - sussurrò seria, con lo sguardo vitreo.
L'uomo fu preso dalla gioia più totale, non potendo resistere alla voglia di abbracciarla e stringerla a sé come mai aveva potuto fare.
"Regina - chiamò - Regina, non posso crederci, sei proprio tu, non sto sognando"
"No, Robin. Non stai sognando, sono io" - sussurrò lentamente.
"Dove sei stata per tutto questo tempo? Perché sei scomparsa? Io temevo di non rivederti più"
"Non dovrei essere qui in questo momento, ma prima o poi dovevo tornare. Avrei voluto farlo molto tempo prima, ma non ci sono riuscita"
"Sono successe così tante cose. Ed Emma... aspetta - disse indietreggiando - tu sei tornata qui per ucciderla...?"
"Hai sempre saputo che fosse quello il mio obiettivo"
"Sì, ma  adesso sarebbe inutile! - esclamò - lasciati alle spalle il dolore e la vendetta, io e te... noi possiamo ricominciare!"
"Non è facile come sembra, Robin - disse freddamente - ed in questo momento, non c'è nulla che potremmo costruire, per via della Maledizione che ho lanciato su Emma..."
"Sì, è vero - sussurrò - sei stata tu a lanciare la maledizione... hai fatto sì che non potesse più amare nessuno..."
"Sì, le ho fatto bere la brina di lacrime della Regina della Notte, un fiore che sboccia solo di notte, un fiore magico. E per questo, il prezzo da pagare è un amore doloroso e pieno di ostacoli, per me. Io non voglio farti soffrire, Robin"
"Allora spezza la maledizione. Ci deve essere un modo!"
"Un modo c'è, bisognerebbe spezzare il fiore con una spada impugnata soltanto da chi ama veramente. Ma credi davvero che cambierebbe qualcosa? - domandò con un sorriso amaro - guardarmi, io sono la Regina Cattiva, tutti mi odiano. Per te sarebbe impossibile stare con me"
"Non mi importa di ciò che gli altri potrebbero dire. Solo, dimmi che lascerai stare Emma, lei non c'etra nulla"
"Non ho aspettato tutto questo tempo per poi lasciarla vivere"
"Allora perché non sei tornata prima?" - domandò duramente.
"Vuoi davvero saperlo? - domandò alzando la voce - è perché avevo timore. Sì, hai capito bene. Timore che quello che provo per te avrebbe potuto fermarmi. Io ti amo Robin, ma in un modo o nell'altro sarò costretta a vivere una vita in solitudine"
"Smettila - disse afferrandola per i fianchi e avvicinandola a sé - io non ti permetterò di sparire di nuovo. Questi sei anni sono sembrati infiniti, non è passato un giorno senza che pensassi a te. Ti prego Regina, forse eri cattiva una volta, ma non sei destinata ad esserlo per sempre. Lasciati tutto alle spalle"
Se solo il cuore di Regina non si fosse tanto indurito, probabilmente avrebbe ascoltato le sua parole. Ma lasciarsi andare e amare, avrebbe significato soffrire di nuovo, e  lei non voleva soffrire, non voleva che nessuno dei sue soffrisse.
"Non posso, Robin - sussurrò - puoi provare ad uccidermi se vuoi, ma non c'è niente che mi fermerà"
"Io non ti ucciderei mai" - disse guardandola negli occhi.
La donna quasi non trovò il coraggio di reggere il suo sguardo. Avrebbe tanto voluto baciarlo, gettarsi fra le sue braccia, e comportarsi normalmente, come ogni persona  faceva. Ogni persona ma non lei, che aveva un orgoglio troppo forte, quasi quanto la paura di essere debole.
"Quando ci rivedremo - sussurrò - dovrai decidere da che parte stare. Se uccidermi, o lasciarmi uccidere"
"Regina, no..." - sussurrò. Prima di poter aggiungere parola alcuna, Regina scomparve nell'oscurità. Non poteva averlo davvero messo di fronte una scelta del genere. Lui non poteva scegliere, non voleva mettere in pericolo nessuno dei due. Adorava Emma, e aveva giurato di proteggerla da qualsiasi cosa, ma amava profondamente Regina, e mai sarebbe riuscito a farle del male. Cosa fare? Come agire? Scegliere il bene o il male?

"Avanti, Gideon, ti ho detto che mi dispiace"
"E io ti ho detto che delle tue scuse non me ne faccio niente" - borbottò.
La discussione fra i due fratelli andava avanti da un po'. 
Il più grande aveva infatti chiesto scusa al più piccolo di essere intervenuto in un momento poco opportuno, ma quest'ultima non sembrava disposto ad ascoltarlo.
"Guarda che ho visto come vi guardavate. Ti piace, dì la verità"
"No che non mi piace"
"Come sarebbe a dire, non ti piace?!"- esclamò Rose.
"E' una principessa, non fa per me"
"Sei anni fa non l'avresti pensata in quest modo!" - esclamò la più piccola, rendendosi conto solo dopo di essersi fatta scappare qualcosa di troppo.
"Beh, questo non potrò mai saperlo, e comunque non rubo di certo la ragazza a mio fratello. Puoi stare tranquillo Gideon, vedrai che riuscirai a conquistarla. Inoltre, mi sembra che stiate molto bene insieme"
Rose alzò gli occhi al cielo. Cosa doveva fare per farsi ascoltare?
"Beh, grazie Bae - disse Gideon più tranquillo - solo ti prego, non dire nulla ai nostri genitori. Loro non approverebbero sicuramente la nostra attuale amicizia con Emma e David"
"Perché no?"
"Emh... perché..."
"Perchè io sono innamorata di David! - esclamò Rose arrossendo - e se scoprono che beh sì insomma... ci vediamo, potrebbero arrabbiarsi, sai com'è nostro padre"
"Ah, allora è per questo - disse Bae - posso già cominciare a chiamarti "principessa"?
La ragazzina arrossì, nervosa. Aveva detto la prima cosa che le era passata per la testa, e fra tutto ciò che avrebbe potuto inventare, proprio questo.
Quando rientrarono al castello, la situazione fra Tremotino e Belle sembrava piuttosto tesa. Il primo sembrava freddo, la seconda invece aveva un'espressione dispiaciuta.
"Siamo tornati! - esclamò Rose - emh... tutto bene? Sembra di essere ad un funerale"
"Scherza poco, Rose - disse duramente Tremotino - dove siete stati? E' tardi, non dovete stare fuori quando è buio!"
"Tremotino, ti prego..." - supplicò Belle.
"Non preoccuparti padre, c'ero io con loro" - affermò Bae.
"Balefire, quante volte te lo devo dire che è compito tuo dare il buon esempio. Ormai non sei più un bambino, sei un uomo"
"Sì, peccato che sembri ricordartelo solo in questi casi" - borbottò Belle. Lui le lanciò un'occhiata, cercando di trattenere il proprio nervosismo.
"D'accordo, sapete che vi dico? Fate pure quello che volete"
Dopo aver detto ciò se ne andò, lasciando i suoi tre figli piuttosto sorpresi.
"Belle, è successo qualcosa?" - domandò Bae.
"Non preoccuparti. Solite discussioni che in una coppia si hanno sempre" - lo rassicurò sorridendo.
Gideon però non era affatto convinto. La cosa cominciava  risultargli strana, ed era più che certo che suo padre stesse nascondendo qualcosa.
E avrebbe scoperto cosa.

Tremotino sapeva che tutto ciò che stesse accanendo, non fosse alto che una conseguenza della Maledizione. Si era ripromesso che niente e nessuno si sarebbe intromesso nell'amore fra lei e Belle, ma sembrava non essere in grado di controllare tutto ciò che stesse accadendo. Ed il suo malumore, si stava anche riversando sulla sua famiglia.
"Ogni volta che ti vedo, sei sempre più nervoso"
Avrebbe riconosciuto ovunque quella voce, fossero passati anni. 
Regina si trovava nella sua torre, bella ed elegante come sempre.
"Guarda un po' chi si vede. Dopo sei anni, pensavo che oramai non ti facessi vedere più" - affermò Tremotino, non troppo sorpreso in realtà.
"Ho una brutta notizia, per te si intende. Baelfire ed Emma si sono incontrati, di nuovo"
"Cosa? - domandò, questa volta non riuscendo a trattenere il suo stupore - che stai dicendo?"
"Mi hai sentito bene. Si sono incontrati di nuovo. A quanto pare il destino gioca contro di noi"
"Com'è possibile che si siano incontrati? Sono stati lontani per sei anni, e adesso?"
"Non scaldarti tanto, ti ricordo che la Maledizione non permetterà a nessuno dei due di innamorarsi... e di ricordare. A meno che, qualcuno non recida la Regina della Notte, si intente..."
"Immagino che tutto questo non sarebbe successo se l'avessi uccisa prima, invece che temporeggiare"
"Hei, non prendertela con me"
"E con chi sennò? Se devi uccidere la ragazza, fallo. Ma fallo prima che accada qualcosa di di irrimediabile"
In quel momento, la porta in legno si era aperta, e Gideon aveva fatto la sua comparsa. Aveva sentito tutto, e questo "tutto", lo aveva lasciato sconvolto, senza parole.
"Gideon..." - sussurrò Tremotino.
"Bene, ci mancava anche qeusta" - fece Regina alzando gli occhi al cielo.
"Ho sentito tutto - sussurrò - adesso capisco, adesso capisco tutto. Ecco perché Bae ed Emma non si ricordano l'uno dell'altro, siete stati voi... voi avete permesso tutto ciò..."
"Gideon, aspetta..."
"Andiamo ragazzino, sappiamo entrambi che la cosa conviene anche a te. Ho visto come guardi Emma..." 
"Cosa? - domandò Tremotino - Gideon, è vero?"
"Mi dispiace, padre, ma a quanto pare entrambi i tuoi figli sono innamorati della stessa donna. Solo che uno non può ricordarlo. Chi è che sa di questa cosa?"
"Ad oggi, siamo solo noi tre - affermò Regina - che intenzione avresti? Non vorrai spifferare tutto, vero?"
"Gideon, non farlo. Distruggeresti una famiglia" - disse Tremotino.
"Io non distruggerei nulla, non sono io quello che lanciato una Maledizione su Bae. Però no, non dirò nulla. Ma nessuno ucciderà Emma"
"E questo chi dovrebbe impedirmelo, tu forse?" - domandò la donna, schernendolo.
"Esattamente. Io la amo, e non permetterò che nessuno le faccia del male"
"Ma che animo romantico. Purtroppo devo informarti di una cosa: lei non è più in grado di amare"
"E invece sì. Io riuscirò a farla innamorare di me. Tu non la ucciderai, e nessuno saprà niente di questa storia. Anche perché sono sicuro che mia madre sarebbe molto dispiaciuta di sapere una cosa del genere"
"Gideon, non oseresti"
"Io oserei, sì. Quindi, vedete voi come comportarvi. Se non vuoi che tuo figlio Baelfire ti odi a vita, sai bene cosa fare"
Lo sguardo del ragazzo era incredibilmente serio. Non scherzava affatto, aveva l'espressone di chi sarebbe stato disposto a fare di tutto, pur di ottenere quello che voleva.
Quando se ne andò, Tremotino dovette rendersi conto che adesso le cose si complicavano.
"Beh, perchè fai quella faccia? Se decidessi di non ucciderla, non ci sarebbe bisogno di preoccuparsi"
"Sì, ed in cambio dovrei vivere per sempre un amore difficile, e con la consapevolezza di aver fatto del male a mio figlio per niente. E se  spezzassi la Maledizione, sarebbe peggio. E poi... suppongo che tu non abbia intenzione di rinunciare..."
"Ben detto. A quanto pare, qualcuno dovrà inevitabilmente soffrire"
Avrebbero sofferto tutti, in realtà. Aveva fatto tutto questo per proteggere Baelfire, ma adesso, entrambi i suoi figli si sarebbero ritrovati a soffrire. 
E come se non bastasse, in un modo o nell'altro, sapeva che avrebbe perso Belle. Era in trappola, e per la prima volta non sapeva cosa fare.

Al palazzo di Biancaneve e del principe azzurro, l'atmosfera era decisamente più rilassata. per tutti tranne che per Robin. Aveva così tanti pensieri per la mente. Avrebbe voluto rivelare tutto ad Emma, della Maledizione che le era stata lanciata,e  del fatto che Regina volesse ucciderla. Da un lato però voleva difendere la su amata, impedire che le fosse fatto alcun male. 
Sapeva che in ogni caso, qualcuno avrebbe sofferto. Aveva bisogno di parlarne con qualcuno, e l'unico che avrebbe potuto capirlo, era un ragazzino dodicenne dai capelli corvini: David, ancora troppo piccolo per poter vedere il male che avrebbe visto un adulto, ma abbastanza grande per comprendere.
Così, prima che il principe si ritirasse nelle proprie stanze, Robin gli fece segno di avvicinarsi.
"Principe, devo parlarvi... Riguarda vostra sorella Emma.."
"Che succede?" - sussurrò.
Il più grande si inginocchiò in modo da poterlo guardare negli occhi.
"Io so il motivo per cui né lei né Baelfire non possono ricordarsi l'uno dell'altro"
Il ragazzino spalancò gli occhi chiari, facendogli segno di parlare.
"E' per una Maledizione, una Maledizione lanciato loro dalla Regina Cattiva. Sei anni fa, quando la principessa è scappata, non ha dimenticato tutto per un'amnesia, ma per una Maledizione. Essa non le permetterà più di amare"
"Non le permetterà più di amare - sussurrò - ma è... è terribile... Robin, ma perché non l'hai detto subito?"
"Avrei voluto, ma i vostri genitori mi avevano proibito anche solo di provare a ricordarle di lui, visto che non erano favorevoli alla relazione tra i due. Adesso però si sono rincontrati, e forse... forse c'è un modo per spezzare la Maledizione. La Regina mi ha parlato di una spada..."
"Aspetta, ti ha parlato della spada? Voi parlate?"
Robin sorrise nervosamente.
"Non parliamo soltanto, mio principe. La nostra è una relazione ben diversa"
David a quel punto spalancò gli occhi.
"Robin, tu sei innamorato di lei!"
"Ebbene sì. E anche se può non sembrare, lei ama me. E per questo mi trovo in una situazione orribile. Lei è tonata per finire ciò che aveva cominciato, per ucciderla. Io però  non voglio che nessuno ci rimetta la vita, ed è per questo che ne ho parlato con voi, perchè so che siete il più ragionevole di tutti, nonostante l'età, e perchè se ne avessi parlato con i vostri genitori, sarebbero saltati a conclusioni affrettate"
"Accidenti - sussurrò l'altro - non mi aspettavo una cosa del genere. Ma adesso che sappiamo cosa è successo, forse possiamo spezzare  la Maledizione, e forse possiamo salvare Emma. Dici che è possibile, Robin?"
"Io non lo so, ma spero tanto di sì. Cercherò di convincere Regina a non farle del male. Ma voi e la vostra amica Rose, potreste intanto pensare a come spezzarla. Per farlo, bisogna recidere la Regina della Notte, un fiore che sboccia la notte... bisogna farlo con una spada magica, brandita soltanto da chi ama veramente..."
"Che cosa complicata. E dove potrebbe trovarsi questa spada?"
"Non lo so, per questo bisogna cercare"
"Va bene, d'accordo - sospirò - domani cominceremo a cercare. Adesso mi è finalmente tutto chiaro. Ti ringrazio per aver parlato, alla fine"
"Dovere. Sono affezionato ad Emma..."
"Sì anche io... solo mi chiedo... come fai a stare con quella donna? Mi mette i brividi"
A Robin scappò una mezza risata. Forse adesso, con l'aiuto del principe David, le cose sarebbero state meno difficili.
Ma cosa sarebbe successo, non poteva saperlo nessuno.

Nota dell'autrice
Come incasinare tutto in un solo capitolo... fatto. Direi che ho fatto cacciare Robin e Tremotino in un bel guaio, e come se non bastasse, Gideon ha deicso di fare il grandioso e minacciare. Ovviamente, perchè non prendere l'occasione di avere Emma per sé?
Ma Regina si tirerà indietro?
E David e Rose uniranno le forze per cercare di rompere la Maledizione?

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Capitolo 10
*** Il fiore reciso ***


Il fiore reciso

Le parole di Robin avevano tenuto sveglio David tutta la notte. Non avrebbe mai immaginato che dietro l'amnesia di Emma e Bae vi fosse addirittura un sortilegio. Si chiese poi dove avrebbero dovuto cercare la fantomatica spada per spezzare la maledizione.
Quando il giorno dopo si svegliò, era di un umore pessimo, ed Emma se ne accorse.
"Fratellino, c'è qualcosa che non va?"
Adesso non si trattava più di far mettere insieme due persone, si trattava di salvarle, il che era molto peggio, era una responsabilità enorme.
Per non parlare poi del sentimento di Robin verso la Regina, che aveva cercato di nascondere per tutto quel tempo.
Non riguardava più soltanto lui o Emma, riguardava tutti.
"David!" - esclamò la principessa, attirando la sua attenzione.
"Eh? Non è nulla, davvero!" - esclamò frettoloso.
Povera sorella mia, che destino crudele che ti è stato riservato. Certo, non puoi soffrire non ricordando nulla, ma credo che sia proprio questa la cosa triste. Non preoccuparti, troveremo il modo di spezzare l'incantesimo.
"David, non guardarmi così" - affermò l'altra sorridendo.
"Andiamo - borbottò semplicemente, precedendola - Rose mi starà aspettando"
"Ah, allora credo di aver capito quale sia la questione..." - fece Emma alzando gli occhi al cielo.
"Figlioli, state uscendo?"
Biancaneve era apparsa alle loro spalle, l'espressione gentile come sempre.
"Sì, madre. Credo che il nostro David sia innamorato"
"Innamorato? - domandò sorridendo - oh, cielo. Forse dovresti prendere esempio da lui, Emma. Ormai hai diciotto anni, forse sarebbe anche l'ora di fare certe esperienze"
"Madre, vi prego - arrossì - e poi, non dipende da me. Io ci provo ad innamorarmi, ma sembra quasi che il mio cuore sia immune"
"Non dire queste cose - la rassicurò - vedrai che quando incontrerai l'amore, quello vero, te ne accorgerai"
Biancaneve però sapeva che probabilmente, Emma doveva già aver incontrato quello di solito si definiva "vero amore", ed era solo questione di tempo prima che saltasse fuori.
Quando successivamente, Robin e David si videro, si lanciarono un'occhiata d'intesa. Poi tutti e tre si avviarono. 
Gideon e Rose erano già lì ad aspettarli, ed il primo sembrava piuttosto  nervoso.
"Ma perché Bae non è venuto, questa volta!" - borbottò la più piccola distesa sull'erba, con il libro posato sul ventre.
"Perché Bae sa capire quando è il momento opportuno per certe cose" - rispose lui freddamente.
"Gideon, ascolta, ti prego, andrà a finire male, credimi! Tu ed Emma non potrete mai stare insieme!"
"Perché no?"
"Perché... lei ama Baelfire, e lo ama ancora, vedrai, deve soltanto ricordarlo!"
"Oh... io dubito che riuscirà a ricordare" - sussurrò. Rose fece per chiedergli cosa volesse dire, ma fu interrotta dall'arrivo di David e degli altri due.
"Ciao!" - salutò allegramente.
"Rose - rispose lui serio - io ti devo parlare..."
Poi la afferrò veloce, e la trascinò con sé dietro gli alberi. Lì, iniziò a raccontarle tutto ciò che Robin gli aveva riferito, dando finalmente una risposta alla sua tanto agoniata domanda "perché Bae ed Emma non sono in grado di ricordare"
E quando finì di raccontare, gli occhi azzurri di Rose si spalancarono all'inverosimile.
"Non ci posso credere. Una Maledizione, ma è terribile, adesso capisco tutto! Ecco perché non si ricordano! E non potranno innamorarsi se prima non spezziamo l'incantesimo! Ma certo, è tutto molto logico! Ora capisco perché Gideon mi ha risposto a quel modo, poco fa"
"Gideon? Aspetta, lui non dovrebbe sapere"
"Sì... è vero - disse pensierosa - chi avrebbe potuto parlargliene?"
"Beh, forse la Regina non ha agito da sola, magari qualcuno l'ha aiutata"
Rose ci pensò su a lungo, poi formulò un ipotesi, quella più logica.
"Oh - sussurrò - forse so... forse so chi l'ha aiutata. Mio padre è stato il suo insegnante per molto tempo, erano alleati un tempo, e conosce le arti magiche più oscure. Forse l'ha aiutata, e Gideon, in qualche modo, è venuto a saperlo!"
"Cosa?! Ma è terribile! Perché fare una cosa del genere?"
"Perché Emma è destinata a morire per mano della Regina, e in questo modo Baelfire non ne soffrirebbe"
"No - affermò deciso - nessuno morirà qui! Noi salveremo tutti! Ti prego, Rose, mi devi aiutare, mi sento disperato!"
Nel dire ciò aveva afferrato le sue mani, e l'aveva guardata negli occhi. E lei non poté fare a meno di rabbrividire. Lo avrebbe aiutato, ora e sempre.
"Certo che ti aiuto! - esclamò - hai parlato di una spada, vero? Bene, è possibile che si trovi in casa mia. Oh, ma dove! Devo assolutamente cercarla!"
"Ma può essere brandita soltanto da chi ama veramente. Cosa pensi che voglia dire?"
"Io penso che con amore vero si intenda un amore disinteressato, puro - arrossì violentemente - beh, tu fidati di me, accidenti!"

Mentre i due ragazzini confabulavano tra di loro, Gideon parlava ad Emma, cercando di scaldare l'atmosfera. Sapeva che con la Maledizione in mezzo, farla innamorare di sé sarebbe stato quasi impossibile, ma ci sarebbe riuscito, sarebbe andato oltre il sortilegio, e finalmente avrebbe ottenuto ciò che da tempo ormai bramava, ovvero l'amore della ragazza. Mentre le parlava però, le sembrava distratta, quasi assente.
"C'è qualcosa che non va, Emma?" - le domandò.
C'era forse troppo che non andava. Un grave peso sul suo cuore che le impediva di respirare.
"E che non sto bene, Gideon. Ho come l'impressione che l'aria mi manchi"
"C'è qualcosa che posso fare per te?" - le chiese avvicinandosi, afferrandole delicatamente il viso.
Emma chiuse gli occhi. Perché non sentiva nulla? Né un brivido, né una minima emozione, il vuoto più assoluto. Questo la faceva impazzire. Forse non era in grado di provare amore? Non ricordava l'ombra di questo sentimento in nessun attimo della sua vita.
Eppure ricordava bene il desiderio espresso il giorno dei suoi dodici anni, un desiderio che a quanto pare non era destinato ad avverarsi.
Lui si avvicinò, facendo per baciarla, proprio come il giorno prima. Fu lì che la principessa si irrigidì. Avrebbe potuto lasciarsi baciare, eppure sapeva che non sarebbe stato giusto.
Si tirò indietro, avvertendo un nodo alla gola.
"Scusa Gideon, io non posso" - sussurrò. Dicendo ciò si sollevò, correndo verso il bosco.
"Emma, aspetta!" - esclamò lui correndole dietro.
"Dove state andando? Fermi!" - esclamò Robin, cercando di non rimanere indietro.

Se Emma era di un umore pessimo, Baelfire non era da meno. Era piuttosto nervoso, come non si sentiva da tempo oramai. L'incontro con Emma l'aveva piuttosto scombussolato. Ed inoltre,aveva come la netta sensazione che non avrebbe dovuto trovarsi lì in quel momento, bensì con lei.
Ciò era assurdo, perché non la conosceva, non sapeva nulla di lei, eppure le sue sensazioni gli dicevano il contrario.
Ma si era messo da parte per fare un favore a Gideon, non avrebbe mai potuto tradirlo in quel modo.
Belle, che oramai lo conosceva meglio di chiunque altro, gli si avvicinò, circondandogli le spalle con un braccio.
"Bae tesoro, che succede? Hai un'espressione terribile"
"Non è nulla Belle, sono solo... pensieroso, tutto qui..." - rispose.
"Sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa"
Lui sorrise, un sorriso piuttosto strano in realtà.
"E che... sento come se i fantasmi del mio passato fossero venuti a tormentarmi. Ma la domanda è, quale passato? Mi sento come se avessi amato una volta, ma non ricordo più come si fa. E' tutto questo è successo dopo aver incontrato Emma..."
"Emma? - domandò lei - tu hai incontrato Emma?"
"Sì. Perché, Belle? Cosa devo sapere che non so? Chi è lei? Ho già sentito il suo nome tante volte, sento che è legata a me in qualche modo, ma non capisco, ti prego, aiutami a capire!"
Lo sguardo del ragazzo era supplichevole ed esasperato. Belle lo aveva già visto soffrire troppo, ed era una situazione che non poteva più sopportare.
"Bae..."
"Il tuo malumore è percepibile anche a metri di distanza, figlio mio! - esclamò Tremotino, materializzandosi dal nulla, con un sorriso forzato sulle labbra - non è il caso che ti lasci andare a pensieri strani, a volte succede"
"Lo so, padre. Dici che non è nulla di che?"
"Ne sono più che certo. Forse la distanza dal campo di battaglia ha un effetto negativo su di te. Credo che dovresti tornare"
"Ma Tremotino..." - sussurrò Belle.
"Dovrei tornare fra due giorni - rispose Bae, un po' titubante - Rose e Gideon ci rimarranno male se me ne vado prima, senza neanche salutarli"
"Oh, loro capiranno, sanno quali sono i tuoi doveri militari. E poi... la salute montale è più importante di qualsiasi cosa"
Bae annuì. Non era del tutto convinto, però forse, la lontananza dal luogo della sua infanzia lo avrebbe fatto stare meglio.
"Forse non è una cattiva idea..."
"E' un ottima idea! - disse dandogli una leggera spinta - le tue cose sono già preparate, non ti resta che montare a cavallo e andare!"
"Oh - rispose sorpreso - io, beh, d'accordo allora - si voltò verso Belle - grazie per tutto, Belle, ci vediamo quanto torno. E padre... grazie anche a te, per tutto... salutami i ragazzi"
Tremotino non rispose, si limitò a forzare un sorriso. Belle però aveva capito che ci fosse qualcosa che non andava. Aspettò che Bae uscisse dalla porta, per rivolgersi all'altro, in tono parecchio infastidito.
"Tremotino, che cosa stai facendo?"
"In questo momento niente"
"Sai a cosa mi riferisco! L'hai praticamente convinto ad andarsene! Perché?!
"Perché so che più sta lontano da qui, meglio è" - rispose frettoloso.
"Ah, no non provarci! So che mi stai nascondendo qualcosa da anni, e adesso pretendo di sapere cosa! Dimmelo immediatamente, oppure giuro che non mi rivedrai mai più!"
Quella frase aveva attirato la sua attenzione. Si voltò a guardarla: con la verità o senza, l'avrebbe persa comunque. 
"Belle, io non posso..."
"Allora qualcosa c'è! Ti prego, devi dirmelo! Perché so per certo che riguarda tutti noi! Dimmi la verità..."

Il pomeriggio era passato e il sole sarebbe tramontato di lì a poco.
Rose e David avevano dovuto pensare ad un piano di emergenza da applicare, e così, insieme, si erano diretti al castello della prima.
Quest'ultima conosceva suo padre e la sua furbizia, sapeva che quando si trattava di sortilegi, cercava sempre il modo di avere la situazione sotto controllo, quindi, era più che certa che la spada l'avesse nascosta lui.
David sapeva che scomparendo così all'improvviso, sia i suoi genitori che Emma si sarebbero preoccupati, ma aveva una cosa più importante a cui pensare, doveva salvare il destino della sua amata sorella.
"Da questa parte! - esclamò Rose facendogli segno di avvicinarsi - entriamo di qui, così nessuno può vederci!"
La ragazzina sollevò il chiavistello, e la porta si aprì con uno scricchiolio. Trascinò David dentro con sé, e poi presero a salire le scale, pregando di non incontrare nessuno sul proprio cammino.
Tremotino teneva una stanza chiusa ermeticamente, piena di oggetti strani a cui nessuno, soprattutto i suoi figli, dovevano avvicinarsi.
"Vieni, David - sussurrò - possiamo provare qui"
"Questa cosa non mi piace - piagnucolò - ho l'impressione che finirò con il farmi tanto male!"
"Andiamo David, sii uomo. Ho paura anche io, ma va fatto! - lo incoraggiò - Piuttosto, come apriamo questa porta?! Non credo ci sia una chiave, probabilmente è chiusa con una magia!"
"Emh... che genere di magia?"
"Mh, vediamo - pensò - forse... forse potrei provare con un incantesimo di sangue"
"Un che cosa?"
"Un Incantesimo di sangue. In poche parole ci vuole il sangue di qualcuno membro di questa famiglia, e in questo caso ci sono solo io, quindi adesso fammi male!"
"Non posso picchiare una donna, non farebbe bene al mio onore da principe!"

"D'accordo, come vuoi! - borbottò - allora sarò costretta a pensarci da sola!"
Nel dire ciò, Rose si morse con violenza una mano, sconvolgendo David, che non la credeva capace di simile gesti.
"Oh, mamma. Ti sei fatta male?" - domandò.
"Un po', ma è necessario - rispose mentre un rivolo di sangue le scolava dalla mano - spero almeno che funzioni"
Fece cadere qualche goccia sulla maniglia. Poi attesero qualche istante. Con un sonoro scricchiolio, essa si aprì.
"Ha funzionato!" - esclamò David.
"Sssh - lo zittì lei - non sbaglio mai, io. Entriamo"
Quando furono dentro, si ritrovarono davanti gli oggetti più strani che avessero mai visti, alcuni sembravano anche molto antichi.
"Mi raccomando David, non toccare niente. Quello che dobbiamo cercare è una spada. Vedi una spada da qualche parte?"
Il principe si guardò intorno: in mezzo a tutta quella confusione, sarebbe stato difficile focalizzare l'attenzione su un oggetto in particolare.
"Non so..." - sussurrò.
Poi si inginocchiò. La sua attenzione era stata catturata da qualcosa che brillava di una luce fin troppo naturale, come se si fosse trattato di un raggio di sole. E ciò che stava brillando con tanta forza, era proprio l'oggetto delle sue ricerche.
"Rose, credo di averla trovata" - sussurrò.
"Wow - fece lei, con gli occhi lucidi - guarda come brilla. E' fatta, David, adesso dobbiamo solo trovare il fiore da recidere. Prendila, avanti!"
"Io... voglio che la prenda tu - disse lui - credo che tu... sia la persona più adatta per tenerla..."
Rose batté le palpebre, stupita, ma lusingata dal fatto che lei si fidasse tanto di lei.

"Allora Tremotino? - domandò Belle spazientita - io ho l'impressione che tu conosca il vero motivo della perdita di memoria di Bae!"
"Anche se fosse? - chiese a sua volta, oramai messo alle strette - ho fatto bene, gli ho risparmiato anni di problemi..."
"Che... cos'hai fatto?"- sussurrò con una punta di terrore.
"Io ho... lanciato una Maledizione su Baelfire ed Emma. E l'ho fatto insieme alla Regina Cattiva..."
Belle sentì il sangue nelle vene raggelarsi. Credeva che oramai Tremotino avesse smesso da anni di fare certe cose, ma a quanto pare si era sbagliata.
"Con la Regina? Ma quella donna... è malvagia!"
"Sì, ma entrambi miravamo alla stessa cosa. Lei voleva uccidere Emma, ed io non volevo che Bae soffrisse per la sua perdita. Così abbiamo fatto in modo che non potessero ricordarsi l'uno dell'altro"
"Tu hai fatto cosa?! - esclamò - stai scherzando spero! Adesso però tutto ha un senso, ecco perché dei tuoi atteggiamenti strani! Hai mentito a noi, e soprattutto a Be eper tutti questi anni, lo sai come ci rimarrà male?"
"Lo so, Belle. Ma ho avuto il mio prezzo da pagare per aver torto a lui l'amore. Non è un caso se in questi anni le cose tra di noi siano peggiorate. Se l'amore tolgo, l'amore mi verrà tolto"
Belle sgranò gli occhi, senza ormai più aria nei polmoni. Non voleva credere che avesse fatto davvero una cosa del genere.
"Quindi hai messo a repentaglio anche noi? La nostra relazione, la nostra famiglia! Mio Dio, non posso crederci, avrei dovuto capirlo prima!" - esclamò portandosi le mani sulla testa.
"Ormai non c'è più niente da fare!"
"Sì che c'è! Spezza la Maledizione! C'è sempre un contro incantesimo!"
"Non posso. Se lo faccio rischio di perdere sia Bae che Gideon"
"Gideon? Che c'entra Gideon?"
"Io... credo che si sia innamorato di Emma. E se adesso spezzo la Maledizione, mi odierà per averlo fatto"
"Oh, non pensarci neanche. Non permetterò Gideon viva nella menzogna proprio come tu hai fatto!"
"Così facendo rovinerai la nostra famiglia!"
"Non provare a darmi la colpa! Sei tu che l'hai rovinata. E Bae... e anche Gideon... loro non avrebbero torto ad odiarti!"
Belle era furiosa come non lo era mai stato, ma era anche tanto delusa, era possibile capirlo dal suo tono di voce. E Tremotino, per la prima volta dopo anni, si sentì davvero male, perché l'amava, e perché era l'ultima persona sulla terra che avrebbe voluto far soffrire.
Poi, ad un tratto, smisero di litigare. Un rumore sordo attirò la loro attenzione.
Rose, a pochi metri da loro, aveva fatto cadere la spada, finendo con il mandare all'aria la loro copertura.
"Rose?" - sussurrò Belle.
"Oh, oh..." - fece la ragazzina guardando David. 
Tremotino, a quel punto, si accorse della spada.
"La spada... Rose, dammela immediatamente...!"
"Non posso, mi dispiace! - esclamò - devo spezzare la Maledizione!". Dicendo ciò si sforzo per raccogliere l'oggetto, ed insieme a David, corse via.
"Oh, no - sussurrò - non posso permetterglielo"
"Tremotino, che vuoi fare?! - esclamò Belle - è nostra figlia!"
"Questo lo so, ma devo fermarla"
"Io vengo con te!" - esclamò con rabbia, facendo intendere sin da subito di non essere dalla sua parte.

Baelfire, in groppa al suo cavallo, si era già lasciato dietro la propria casa. Tuttavia, qualcosa lo tratteneva. Sentiva di star andando dalla parte sbagliata, sentiva che quel qualcosa che lo legava lì, era forte, tanto forte da mettere in difficoltà anche la sua volontà.
Pensò ad Emma. Lei non era una semplice conoscente, non era una persona qualunque, né una semplice comparsa nella sua esistenza.
Lei  rappresentava qualcosa, ma non sapeva cosa, e  sentiva che il non saperlo lo avrebbe reso pazzo. 
Così cambiò direzione. Doveva trovarla, e chiarire una volta per tutte il dubbio che lo attanagliava.

Emma aveva finito con il perdersi nel bosco. Il sole era appena calato, così come il buio sopra la sua testa. Dopotuto però, non le importava. Non voleva tornare a casa, l'unica cosa che voleva era sfogarsi. Aveva preso a piangere senza un motivo ben preciso, gettando fuori una tristezza che doveva provenire dagli angoli più remoti del suo cuore.
Più cercava di ricordare, più dimenticava, più si sforzava di capire e più diveniva confusa. Stava accadendo qualcosa dentro di lei, ma non sapeva cosa.
Baelfire.
Era l'unico nome che le passasse per la testa. Sentiva come se qualcosa li legasse, ma non ricordava cosa, non ricordava il come, il perché, il quando. Era stato tutto cancellato. 
Gideon e Robin si erano messi a cercarla da un pezzo, ma la principessa era come scomparsa. Quest'ultimo temeva che Regina avrebbe attaccato di lì a poco. E se ciò fosse successo, si sarebbe ritrovato davanti ad una scelta che avrebbe preferito lasciare in sospeso.
Regina però, non avrebbe più atteso. Si era mossa nel buio come un fantasma, ed aveva seguito Emma. Non si sarebbe più tirata indietro, non avrebbe più permesso al proprio cuore di bloccarla.
La bionda principessa si era ad un tratto fermata, a causa della mancanza d'aria. Si era appoggiata ad un albero, per riprendere fiato.
"Perché? - sussurrò esasperata - perché sento tutto questo? Cosa ho fatto di male? Perché i miei ricordi sono stati cancellati? E sopratutto, perché il mi cuore sembra così freddo? Ho come l'impressione di non essere più umana..."
Non si aspettava una risposta, per questo, quando essa arrivò, sussultò per la paura.
"E ti lamenti? Io credo che non avere un cuore, molto spesso, sia la cosa migliore"
Regina era avvolta in un abito nero come la notte stessa. Ed aveva un'espressione estremamente minacciosa.
"Tu sei..."
"La Regina, proprio io - disse sorridendo - è parecchio tempo che non ci vediamo, principessina"
"Cosa vuoi da me? Tu eri scomparsa..."
"Non dovresti essere così ingrata. Ti ho lasciato più tempo di quel che meritavi..."
"Perché? Perché mi odi tanto? Me lo sono chiesta  tante volte, ma non ho mai capito il perché..."
"Il perché? - domandò lei, avvicinandomi - ma come, la tua cara mammina non te l'ha mai raccontato? Non ti ha raccontato come ha fatto sì che il mio primo amore venisse ucciso, davanti ai miei occhi?"
"Cosa...?" - mormorò.
"Sì, hai ben capito - disse sorridendo - la candida Biancaneve, non è poi così candida... né pura... E adesso, io voglio farla soffrire uccidendo ciò che ha di più prezioso... tu... Penso di aver prolungato abbastanza la tua sofferenza... Ti chiedevi perché non riuscissi né a ricordare, né ad amare... beh.. eccola di fronte a te, la risposta"
Emma si sentì quasi morire. Avrebbe voluto sapere cosa intendesse, ma la paura le stava anche impedendo di parlare.
Aveva già rischiato di essere uccisa una volta.
Ma com'era che era riuscita a salvarsi?
"Regina, non farlo!"
La voce di Robin le arrivò dritto alle orecchie. Egli stava tendendo la freccia contro Regina. Quest'ultima si voltò a guardarlo.
"Robin... vedo che hai fatto la tua scelta..."
"No, Regina! - esclamò - io scelgo di non scegliere! Non voglio che nessuna delle due muoia!"
"Cosa stai aspettando! - esclamò Gideon - colpiscila!"
"No - rispose - no, non lo farò. Perché questa... è la donna che amo"
Emma spalancò gli occhi. Regina stessa rimase sorpresa da quella dichiarazione aperta, che per un attimo le aveva scaldato il cuore.
"Robin - disse seria - ti amo anche io. Però mi spiace... ho rimandato per troppo tempo"
Si voltò verso Emma, la quale avrebbe tanto voluto scappare.
Robin urlò un "no!", che però era certo che non sarebbe stato ascoltato.
Ma qualcosa, anzi, qualcuno, arrivò, mettendosi in mezzo tra le due.
"Baelfire?"- domandò Gideon. Emma aprì gli occhi che aveva precedentemente chiuso.
Era lui. E quella situazione non gli era nuova.
"Lasciala stare" - minacciò lui.
"Bene, bene, tutto ciò mi ricorda qualcosa - disse lei divertita - ah sì. Hai provato a fare la stessa identica cosa, quando eri bambino. Certo, adesso sei un uomo, ma temo che... non riuscirai a fermarmi..."
"Balefire... vattene via!" - supplicò Emma.
"No - disse - se vuoi ucciderla... allora uccidi me, per primo"

In quegli stessi istanti, Rose e David si stavano ritrovando a  correre sotto la luna. Dovevano trovare il fiore, peccato che non avessero idea di che aspetto avesse.
"Accidenti - biascicò David - qui ci sono miriadi di fiori, quale sarà quello giusto!"
"Non lo so, ma li taglierò tutti se ne è necessario!" - esclamò lei.
"Temo che non abbiamo tempo! - esclamò - se è un fiore magico dovremmo capirlo, ci sarà un motivo se si chiama "Regina della Notte"
"Hai ragione - disse - sboccia con il sorgere della luna, quindi dovrà essere luminoso, un po' come questa spada!"
I due arrivarono al punto più alto della collina, quella dove la luna splendeva di più. Fra i tanti fiori sbocciati, ne distinsero uno che era quasi di un colore argenteo.
"Guarda, Rose! - esclamò il principe - credo che sia questo!"
"E' il più bello e il più luminoso, non ci resta che provare!"
Rose fece per sollevare la spada, ma Tremotino apparve prima che potesse farlo, insieme a Belle.
"Rose! - esclamò il primo - fermati immediatamente!"
"Mi dispiace padre, non posso, devo farlo, è per il bene di tutti!"
"Non provare a fermarla! - esclamò Belle - Rose, fa quello che devi, non preoccuparti delle conseguenze"
"La magia non è una cosa con cui si scherza. Ed inoltre, non credo che funzionerà. Quella spada può essere brandita soltanto da chi ama veramente. E direi che non è il tuo caso"
"Io - disse arrossendo - invece sì... Io amo veramente... Sono innamorata di lui"
Nel dire ciò alzò il dito, indicando David, il quale, sconvolto, spalancò gli occhi.
"Eh?" - sussurrò flebilmente. Tremotino posò gli occhi sul principe, guardandolo malamente, quasi come se avesse voluto ucciderlo.
"Di lui? - domandò - fammi il piacere Rose, non puoi amarlo veramente. Siete solo due bambini"
Ma quella frase per Rose non era stata altro che una sfida. Decisa, si avvicinò a David, lo afferrò, e con molta tranquillità, lo baciò sulla bocca. Il principe sentì quasi la terra mancargli sotto i piedi, al contatto con le labbra morbide della ragazzina, la quale lo aveva baciato anche con una certa foga. Alla fine era riuscita nel suo intento,e  dovette ammettere che non gli dispiaceva.
Belle sorrise. Sua figlia aveva proprio preso da lei, non c'erano dubbi.
"Ma guarda tu - sussurrò Tremotino indignato - ucciderò quel piccolo principe da strapazzo per questo!"
Dopo alcuni secondi, Rose si staccò da lui, soddisfatta.
"E questa era solo una dimostrazione. Non è giusto che Emma e Baelfire non possano stare insieme. Li salverò io!"
"Rose!"
Tremotino provò a chiamarla un'ultima volta, ma fu tutto inutile. La lama della spada recise quel fiore immortale e magico.
Ad un tratto, una luce biancastra si sollevò come un vento, scuotendo gli alberi.
Un vento che fu trascinato fino ad arrivare ad Emma e Baelfire.
Nel momento stesso in cui respirò quella nuova aria che profumava di lacrime versate e fiori spezzati, Emma sollevò lo sguardo, e lo stesso fece Baelfire. Si guardarono, e sia Regina, che Robin, e soprattutto Gideon, capirono che qualcosa fosse successo.
I ricordi presero a  susseguirsi veloci nelle loro menti, e in un attimo, tutto fu ricostruito, tutto fu chiaro, e sei anni di lontananza furono cancellati.

Nota dell'autrice
Fin ora questo è stato il capitolo che più ho amato scrivere (soprattutto la parte di Rose e del suo bacio con David), mentre scrivevo mi scorreva davanti tutto come un film!
Spero siate rimasti coinvolti almeno quanto me.
Cosa più importante, la maledizione è stata spezzata. Ma non per questo i guai sono finiti!
E non temere per i Rumbelle, il lieto fine ci sarà per tutti, anche per loro!

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Capitolo 11
*** Fuga ***


Fuga
Emma sentì quasi l'aria mancarle. Delle immagini le passarono davanti, un po' come se stesse sognando. Ed infine, la consapevolezza di aver riacquistato tutti i ricordi che le erano stati cancellati.
Sollevò gli occhi verso Baelfire, il quale a sua volta la guardò.
Regina attese. Intuì immediatamente che qualcosa non andasse, e lo aveva capito da come i due si stavano guardando.
Lui si mosse verso di lei, lentamente, ancora confuso, come se davanti avesse avuto un'immagine astratta.
"Emma" - sussurrò.
Nel sentirsi chiamare, la principessa tremò. Quella voce... come aveva potuto dimenticarsi di quella voce e del modo in cui il proprio nome veniva pronunciato?
Come aveva potuto dimenticare quello che era stato il suo primo, vero amore?
Le lacrime iniziarono a pizzicarle gli occhi, e prima che potesse fare qualsiasi cosa, una lacrima le rigò il viso, finendo poi al suolo.
E le labbra si mossero piano, quasi in maniera impercettibile.
"Baelfire"
Adesso sapevano. Adesso sapevano cosa fossero l'uno per l'altro, adesso sapeva il perché dei dubbi, il perché delle strane sensazioni che li tormentavano.
Gideon strinse i denti, guardandoli. Non poteva credere che avessero ricordato proprio adesso che era stato ad un passo da ottenere quello che voleva.
"Emma! - esclamò Baelfire andandole incontro - Sei tu. Sei sempre stata tu, per tutto questo tempo! Come ho potuto dimenticare?"
"Non darti troppe colpe - disse a quel punto Regina - il merito è soltanto mio e di Tremotino"
"Cosa? - domandò lui confuso - cosa c'entra mio padre?"
"C'entra eccome. Era una Maledizione perfetta, peccato che qualcuno l'abbia spezzata. Oh, beh, questo non mi impedirà di portare a termine la mia missione"
"Regina, no!" - esclamò Robin.
"Tu non la ucciderai! - esclamò il ragazzo - vale ciò che ho detto poc'anzi. Se vuoi ucciderla, dovrai prima passare sul mio corpo!"
La Regina a quel punto alzò gli occhi al cielo, infastidita.
"Sai, è proprio per questo che avevamo lanciato la Maledizione. In modo che io potessi ucciderla senza seccature attorno, ma a quanto pare mi toccherà uccidere anche te!"
Baelfire sembrava irremovibile, e Regina sembrava decisa a perseguire per la sua strada.
Robin stava lì, e sapeva che se non avesse fatto qualcosa, qualcuno ci avrebbe rimesso la vita. Ma agire avrebbe significato andare contro la donna che amava. Alla fien, si sarebe ritrovato comunque dinnanzi una scelta.
Così tese la freccia contro la donna, rendendosi conto, per la prima volta, di quanto il suo braccio tremasse.
Probabilmente non sarebbe servito a nulla, ma doveva almeno provarci.
Così scoccò la freccia, colpendola al braccio.
Regina sussultò a quel gesto inaspettato. Poi, lentamente, incontrò lo sguardo dell'uomo, il quale sembrava piuttosto rammaricato e in difficoltà.
"Robin" - sussurrò lei.
"Mi dispiace, Regina. Non posso permetterti di far loro del male. Emma, vai via. Andate tutti via!"
Con la schiena poggiata contro il tronco dell'albero, Emma udì il tono autoritario di Robin. Ma non voleva andare via, aveva troppe cose da chiedere, troppe cose da capire.
"Emma, ho detto vai!" - esclamò di nuovo, distraendola dai suoi pensieri.
Lei guardò Baelfire. Era chiaro che anche lui aveva tante cose da dirle, ma probabilmente avrebbero dovuto farlo in un altro momento.
Così si stacco dall'albero, e corse via, sotto gli occhi del ragazzo, il quale, insieme a Gideon, scomparve poco dopo.
Regina li aveva lasciati andare via, sembrava quasi che non le importasse. Era evidente, dalla sua espressione, che fosse interessata a ben altro. Ella si avvicinò a Robin, affranta, dispiaciuta ed arrabbiata.
"E così hai fatto la tua scelta, Robin. Pensavo che mi amassi"
"Io ti amo. Ma stai sbagliando tutto. Non puoi uccidere Emma"
"Certo, la piccola principessina è sotto la tua protezione - disse schifata, non riuscendo a nascondere la gelosia - io te l'avevo detto, ti avevo avvertito che stare con me sarebbe stato impossibile. Io ho ucciso in passato, e probabilmente continuerò ad uccidere. Tu sei per la giustizia, e solo questo è un buon motivo per cui non dovresti più venirmi dietro"
"Ma sono sei anni. Sei anni che ti aspetto, per tutto questo tempo non ho fatto altro che pensare a te. Potresti benissimo vendicarti, ma dopo cosa ti rimarrebbe? Nulla. E' questo quello che vuoi?"
In realtà, Regina non aveva idea di cosa volesse in quell'istante. Da un lato, il senso di vendetta persisteva, ma da un lato, il pensiero di una vita felice con Robin, la faceva dubitare di se stessa.
E come se non bastasse, Emma le era scappata di nuovo, per l'ennesima volta.
"Hai fatto la tua scelta, Robin. Com'è giusto che fosse. Era chiaro sin da subito che sarebbe stato impossibile"
Robin, a quel punto, smise di supplicarla. Sapeva che continuando a farlo, non avrebbe ottenuto niente.
"Se non vuoi ascoltarmi, lo capirai da sola. Io comunque sia, non permetterò che nessuno muoia, a costo di rimetterci la vita"
La donna non l'aveva mai sentito così serio, così autoritaria. Forse, quella sarebbe stata la volta buona in cui finalmente Robin avrebbe smesso di vederla come una persona da amare, o almeno, di questo sperava.

Rose, con il fiato corto, sapeva di essere riuscita nel suo intento. David, accanto a lei, la guardava con gli occhi lucidi e con il cuore che ancor batteva a mille, a causa del bacio di poco prima.
Tremotino, invece, non sembrava per niente felice.
"Rose, che cos'hai fatto?! - esclamò - cos'hai fatto?!"
"Ho dovuto! - esclamò - stavano soffrendo entrambi!"
"No, tu non hai idea di quello che hai fatto, non puoi neanche immaginarlo. Sarà la rovina, te lo dico io. E' tutta colpa tua - sussurrò rivolgendosi a David - se solo non le avessi preso il cuore, tutto questo non sarebbe successo"
Spaventato, il principe indietreggiò, cercando di trattenere la paura.
"David, va via!" - esclamò Rose.
"Ma, io..."
"Ho detto vattene!"
L'altro la guardò ancora una volta, intuendo il suo volere. E poi prese a correre a gambe levate verso il proprio castello.
"Cerchi anche di proteggerlo? - domandò Tremotino - hai fatto tutto questo per... quello?"
"Non è "quello" e basta! Probabilmente io ne sono innamorata, e non me ne importa niente se la cosa non ti ti sta bene!"
"Rose - sibilò lui, afferrandola - non provare a disobbedirmi ancora...!"
"Basta! - esclamò Belle - basta così. Non è il momento di litigare. E se dobbiamo parlare di questa cosa, credo proprio che dovremmo farlo con il diretto interessato... Baelfire"
Quest'ultimo si era diretto verso casa, seguito da Gideon, che appariva più silenzioso del solito. Era andato tutto a monte, ogni suo piano era stato spazzato via, e come se non bastasse, adesso sarebbe scoppiata una faida familiare.
Baelfire rientrò furioso. Se davvero suo padre c'entrava qualcosa, voleva sapere tutto.
"Bae, sei tornato! - esclamò Rose abbracciandolo - stai bene?"
"Dov'è nostro padre? - domandò, rivolgendosi poi a Belle - dove si nasconde?"
"Non mi nascondo proprio da nessuna parte, figliolo" - rispose lui, apparendogli davanti.
Finalmente, si ritrovarono faccia a faccia, difronte una verità che era stata celata per troppo tempo.
"Che cos'hai fatto a me e ad Emma? - domandò con rabbia - hai lanciato una Maledizione per far sì che ci dimenticassimo l'uno dell'altro?!"
"Era la cosa più giusta da fare. Lei è destinata a morire, ed io volevo evitarti una sofferenza"
"Ah, grazie tante, e ti sembra questo il modo?! Impedirmi di amare e di ricordarmi dell'unica persona che mi abbia mai reso veramente felice?!"
"Bae, era l'unica soluzione..."
"L'unica soluzione? - domandò - sei arrivato perfino ad allearti con la Regina, per questo. Hai mentito a tutti noi, o c'era qualcun'altro che lo sapeva?"
Gideon a quel punto chinò lo sguardo, gesto che non poté sfuggire al fratello, il quale sentì l'aria mancargli.
"Gideon, tu... tu lo sapevi... e non mi hai detto niente?"
"Beh, perché avrei dovuto? - domandò - per renderti le cose facili come sempre! Potevi avere altre mille donne!"
"Ma di cosa stai parlando? Non posso credere che tu me l'abbia tenuto nascosto!"
"Ho dovuto farlo! - esclamò - e perché l'ho fatto perché anche io amo Emma, da sempre, da quando era bambino. Ma lei non ha avuto occhi che per te. Tu non hai idea di quanto sia doloroso essere sempre il secondo in tutto... per una volta, per una volta, volevo essere il primo in qualcosa. Ma a quanto pare non è possible, eh?"
Era la prima volta che Gideon si rivolgeva a lui in quel modo, ma dal suo tono era evidente che si trattasse di emozioni represse per chissà quanto tempo.
Per questo, non trovò nulla da dirgli.
E nemmeno Gideon ebbe bisogno di aggiungere altro. 
Gli lanciò un ultima occhiata, e poi se ne andò. Adesso rischiava anche di perdere un fratello.
"Bae - sussurrò Rose - sono stata io a spezzare la Maledizione. L'ho fatto perché voglio che tu ed Emma stiate insieme"
Lui sorrise, accarezzandole il viso.
"Grazie, Rose. Non so se ti ringrazierò mai, per questo. Credo che tu sia una delle poche persone a cui importi davvero della mia felicità"
Nel dire ciò aveva lanciato un'occhiataccia al padre, e poi aveva fatto per voltarsi indietro.
"Dove stai andando?" - domandò Tremotino.
"Tu che credi? Ho sei anni persi da recuperare, non penserai che me ne stia qui senza fare nulla"
"Bae... tutto questo è assurdo..."
"Sì, lo puoi ben dire - disse indignato - assurdo"
A quel punto, Tremotino capì che nulla avrebbe potuto convincerlo a  desistere. Ed inoltre, era successo proprio ciò che temeva. 
Baelfire aveva scoperto tutto e aveva finito con l'odiarlo.

Anche Emma era appena rientrata a casa, con il fiato corto e gli occhi lucidi spalancati. Era sconvolta, senza parole, aveva l'impressione di star quasi per sentirsi male.
Non poteva credere di aver gettato sei anni così, e tutto a causa di una Maledizione che le aveva impedito di ricordare, di amare.
Biancaneve e James la videro arrivare, e si accorsero immediatamente che qualcosa in lei non andava.
"Emma...Emma, che succede, ti senti male?" - domandò la madre.
La figlia alzò lo sguardo stralunato.
"Io ricordo tutto" - sussurrò.
"Cosa... cosa intendi?"
"Baelfire - mormorò - il suo primo bacio... ogni sua parole... ogni suo gesto, ogni suo tocco sulla mia pelle. Io ricordo tutto..."
I due coniugi a quel punto si guardarono. Erano convinti che oramai non ci fosse più modo che Emma potesse ricordare, mentre invece era successo.
"Tu... ricordi tutto...?"
"Sì... la Maledizione è stata spezzata... Voi, voi lo sapevate?"
"Di quale Maledizione stai parlando, Emma?" - chiese James.
La principessa però non li stava neanche più ascoltando. Nella sua testa si era convinta del fatto che loro dovessero sapere da tanto tempo ormai, e che le avessero tenuto nascosto tutto.
"Ma certo - sussurrò - ma certo che sapevate. Voi sapevate eccome, e me lo avete tenuto nascosto!"
"Emma, calmati" - cercò di tranquillizzarla Biancaneve.
"Non dirmi di stare calma! Ma certo, in questo modo sarebbe stato tutto troppo facile. Perché dirmelo, quando era proprio ciò che volevate?"
"Noi non conosciamo alcuna Maledizione!" - disse James.
"Bugiardi. Siete dei bugiardi. Sono tutti dei bugiardi. Come posso fidarmi, adesso?! Non sarò più in grado!"
"Emma!"
Biancaneve provò a chiamarla, ma invano. Emma sembrava sconvolto, ma aveva dato loro accuse infondate.
"Cosa credi sia successo?" - sussurrò al marito.
"Non lo so, ma la cosa non mi convince affatto"
Robin arrivò proprio mentre i due parlavano. Aveva un'espressione indefinibile, che mai gli era appartenuta.
"Robin! - esclamò Biancaneve - tu hai idea di cosa sia successo?"
Lui la guardò Oramai sarebbe stato inutile continuare a nascondere tutto.
"E' successo quello che doveva succedere. La Maledizione è stata spezzata"
"Di quale Maledizione stai parlando?"
"Sei anni fa, la Regina e il Signore Oscuro si sono alleati e hanno lanciato una Maledizione su Emma e Baelfire, in modo che si dimenticassero l'uno dell'altro e in modo che non potessero essere più in grado di amare. Ma è stata spezzata..."
Biancaneve si portò una mano sul cuore, sconvolta. Una Maledizione. Perché non ci aveva mai pensato?
"Una Maledizione. Oh mio Dio. Allora, in tutti questi anni... Emma deve aver sofferto terribilmente. Ma tu come fai a sapere tutto questo?"
"E' stata la Regina, a dirmelo..."
A quel punto fu James ad avvicinarsi a lui.
"La Regina? Tu hai parlato con lei?"
"Vostra Maestà, abbiamo fatto molto più di questo - disse mestamente - Emma è sempre stato nel mirino della Regina, tuttavia... questo non mi ha impedito di innamorarmi di lei..."
James indietreggiò, sconvolto. La stessa sorpresa colpì Biancaneve, la quale non poteva immaginare che vi fosse qualcuno in grado di amare Regina, non di nuovo almeno.
"Se per questo sarò considerato un traditore, così sia" - affermò poi.
"No - disse Biancaneve - non credo tu sia un traditore. Dopotutto, hai sempre protetto Emma, com'era tuo dovere"
"E allora, come dovremmo comportarci? - domandò James, rivolgendosi poi a Robin - tu come dovresti comportarti? Sei con noi, o sei contro di noi?"
"Io voglio solo proteggere chi amo. Anche a costo di morire. Non ho paura"
"Bene - disse lui, serio - perché adesso è guerra"

Anche David era rientrato al castello, non proprio di buon umore. La situazione si era risolta solo in parte, perché da un lato non aveva fatto altro che complicarsi. Ed anche la sua di situazione si era complicata. Quel bacio continuava a sussistere sulle sue labbra, facendogli desiderare di averne ancora. Si era innamorato di Rose, e da bravo principe da strapazzo qual'era, non era neanche riuscito a dichiararsi decentemente. Fra le tante cose.
Arrivò alla porta della camera di Emma, e poi bussò.
"Andate via!"
"Emma, sono David" - rispose. Egli sentì poi dei passi, ed infine vide Emma aprire la porta, con gli occhi arrossati.
"Emma... mi... mi dispiace. Siamo stati io e Rose a spezzare la Maledizione. Cioè, veramente è stata lei, ma io le ho fatto da sostegno. Non devi prendertela con i nostri genitori, loro non ne sapevano nulla"
"Non ha importanza, David. Sono io quella che ha perso sei anni della propria vita, sono io quella che ha dimenticato, sono io che sono stata vittima di una Maledizione!"
"Sì, beh... forse non è troppo tardi. Dopotutto... tu e Bae vi amate ancora"
La principessa pensò un attimo prima di rispondere. Eccome se lo amava, ma non aveva dimenticato di tute le difficoltà che da bambini avevano dovuto affrontare e che sicuramente anche adesso avrebbero dovuto affrontare.
"Sì. Ma adesso siamo più grandi, e le cose saranno più difficili"
"Finalmente credo di poterti capire - disse imbarazzato, portandosi una mano sulla testa - perché l'amore fa soffrire?"
Emma sorrise, e poi lo abbracciò.
"Perché altrimenti non sarebbe vero amore"
Poi gli accarezzò il viso e lasciò che tornasse nelle proprie stanze.
Lei invece si stese sul materasso, come se fosse morta. Aveva la testa così piena di domande. Com'era possibile che fosse successo tutto questo?
Ancora faticava a crederci? Veramente il loro amore doveva essere destinato ad essere così... ostacolato?
Chiuse gli occhi, facendo per addormentarsi.
Erano stati sei anni di finta felicità. E questa era la cosa che la faceva più arrabbiare. L'essere vissuta nella menzogna.
Stava quasi per passare al mondo dei sogni, quando un rumore familiare attirò la sua attenzione. Si tirò su, e lì lo vide. Baelfire stava aggrappato alla finestra, esattamente come sei anni prima!
"Bae..." - sussurrò commossa.
"Emma! - disse lui, scavalcando la finestra e raggiungendola - mi dispiace, ma dovevo vederti, io..."
"No - fece abbracciandolo, con le lacrime agli occhi - a me dispiace. Perdonami Bae, non avrei dovuto dimenticare. Io ti amavo, ti amo ancora, non ho mai smesso, per questo sono stata così male!"
"Oh, Emma - sussurrò lui, ricambiando l'abbraccio - non è colpa tua, non è colpa di nessuno dei due. Hanno provato a tenerci separati nella maniera più esasperata, ma non ci sono riusciti. E adesso siamo qui, i nostri ricordi sono tornati. Abbiamo già perso sei anni, non voglio perderne altrettanti"
"La Regina vuole uccidermi. Già una volta siamo provati a scappare!"
"E scapperemo di nuovo! Adesso siamo adulti, è diverso, possiamo cavarcela da soli! Tu sei disposta a seguirmi, mia principessa?"
Il suono di quelle parole era maledettamente dolce. Baelfire era diventato un uomo, ma era sempre lui, sempre il ragazzino di cui si era innamorata.
"Sempre" - sussurrò al suo orecchio. Un gesto semplice, che aveva però scatenato in Bae sensazioni diverse.
Non erano più bambini, erano cresciuti, e insieme a loro, certi bisogni, certe sensazioni.
Si strinsero, e poi si baciarono, non in modo casto come avrebbero fatto anni prima. Era un bacio passionale, uno di quei baci veri che tanto spesso avevano desiderato darsi, un bacio che premuniva molto altro.
I due boccioli finalmente sbocciarono, e lì, consumarono per la prima volta il loro amore fatto di segreti e storie incredibili.
Adesso erano una cosa sola. Adesso sarebbero stati insieme per sempre, e nessuna Maledizione, niente di niente, neanche la morte avrebbe potuto separarli.
Stretti l'uno all'altro, quella notte, non ebbero più paura, né timori, né sensazioni strane. Finalmente avevano ritrovato la loro felicità.
E quando il sole sorse, la mattina seguenti, Baelfire ed Emma andarono via, pronti a portare a termine ciò che sei anni prima avevano iniziato. E questa volta, nessuno li avrebbe separati.

Nota dell'autrice:
E faida fu! Le due famiglie si trovano in difficoltà, magari questo li porterà a collaborare. Cosa molto utile visto che Emma e Bae sono scappati, ma questa volta non sarà tanto facile trovarli.
Di positivo è che finalmente stanno insieme in tuuutii i sensi, e questa è una cosa molto bella.
Nel prossimo capitolo, uno scontro tra due vecchie rivali...


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Capitolo 12
*** Dove sono Emma e Baelfire? ***


Dove sono Emma e Baelfire?

Biancaneve non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Era rimasta in pensiero, per via della discussione avuta con la figlia e che le aveva portato tante preoccupazioni.
Una Maledizione, come aveva potuto non pensarci? Sarebbe stata la spiegazione più plausibile per l'amnesia di Emma. Non si stupiva che adesso quest'ultima fosse arrabbiata, dopotutto aveva passato sei anni di vuoto e monotonia.
Per questo, la mattina seguente si era alzata presto. Aveva bisogno di parlarle, di mettere le cose in chiaro. Così, quando arrivò alla sua porta, bussò, nella speranza che fosse sveglia.
"Emma, tesoro, sei già in piedi? - domandò gentilmente - se è così, ti prego, ascoltami. So che sei furiosa, ma né io né tuo padre sapevamo nulla di questa Maledizione. Sei arrabbiata e hai tutti i diritti per esserlo, solo ti prego, non escludermi dalla tua vita. Emma...?"
Preoccupata dal fatto di non aver ricevuto alcuna risposta, Biancaneve afferrò la maniglia, e quando entrò nella stanza, sentì il respiro bloccarsi: il letto era disfatto, ma non c'era alcuna traccia di Emma. Sembrava essersi volatilizzata, così com'era successo sei anni prima.
Fu immediatamente colta dal panico, e a gran voce prese ad urlare:
"Emma, Emma! Emma è scappata!"
Il primo a svegliarsi fu David, Aveva avuto per tutta la notte un terribile presagio, ma non avrebbe mai pensato potesse avverarsi.
Raggiuse la camera della sorella e dovette costatare, con molta tristezza nel cuore, che lei non ci fosse più. Tuttavia non riuscì ad essere troppo triste: sapeva che quello era l'unico modo che avevano lei e Bae per stare insieme, e dopotutto, avevano preso la scelta migliore.
Tale pensiero non era però condiviso dai suoi genitori. Biancaneve aveva appena dato la notizia a James, il quale si sentì parecchio in difficoltà. Robin, accanto a lui, aveva immaginato anch'egli che una cosa del genere sarebbe potuto succedere. Forse, in questo modo, Emma sarebbe stata al sicuro da Regina, ma allo stesso tempo temeva per la sua vita, temeva che le due si ritrovassero faccia a faccia e che qualcuno avrebbe finito per rimetterci la vita.
"Questo è troppo! - esclamò - è già successo una volta, e già allora abbiamo rischiato di perderla! Tra l'altro, la Regina  intenzionata ad ucciderla, non è al sicuro!"
"James, ti prego, cerca di stare calmo! - esclamò - ho l'impressione che se andassimo a cercarli peggioreremmo solo le cose!"
"E cosa dovremmo are, allora? Lasciare che tutto rimanga per com'è e far finta di niente?"
"Pemreettetmi, maestà - disse a quel punto Robin -  mi metterò alla sua ricerca immediatamente"
"Non pensarci neanche, tu! - esclamò l'altro - come posso sapere che non sei dalla parte della Regina? Dopotutto l'hai detto anche tu, ne sei innamorato!"
"E' vero - affermò lui - ma ho un onore, e niente può intaccarlo"
"James, ti ho già detto come la penso al riguardo! - aggiunse Biancaneve - Robin non ci tradirebbe mai!"
"Lo spero" - rispose il marito, lasciando un'occhiata all'altro e passandogli davanti.
"James, adesso dove stai andando?"
"Al castello del signore oscuro. C'entra anche lui in tutto questo, no?!Lui ha contribuito a creare la maledizione, per tanto, che paghi le conseguenze!"

James era ormai convinto di portare avanti quello sconto, mentre Tremotino era di un umore pessimo.
Bealfire era andato via e non era più tornato,  ciò lo aveva portato a credere che probabilmente fosse di nuovo scappato. Rose lo aveva aspettato affacciata alla finestra per tutta la notte, ma dopotutto sapeva che sarebbe tornato. Gideon invece si sentiva colpevole da una parte e furioso dall'altra. Emma era scappata con Baelfire, questo significava dire addio alle sue speranze di conquistarla. Ed il solo pensiero non faceva altro che innervosirlo ancora di più.
"E' tutta la notte che è fuori! - esclamò Belle, camminando nervosamente avanti e indietro - forse dovremmo andare a cercarlo"
"Lui non vuole essere trovato. Non da me, almeno" - disse mestamente Tremotino.
"Beh, non mi importa! - esclamò la donna - è come se fosse mio figlio, ed io non voglio che vada a vivere chissà come, lontano dalla sua famiglia! Che ti succede adesso, forse non hai il coraggio?"
"Probabilmente..." - rispose lui freddamente, con il rischio di strapparle qualche brutta parola, cosa che fu interrotta da Rose.
"Arriva qualcuno!" - esclamò.
Pochi attimi dopo, si udì un fragoroso battere contro la porta. Belle andò immediatamente ad aprire, e quando lo fece, si ritrovò travolta da James, il quale entrò spedito, digerendosi verso Tremotino.
"Tu! - esclamò - maledetto, è tutta colpa tua!"
"Per essere un sovrano, siete molto maleducato" - lo cantilenò.
"Non scherzare! - esclamò afferrandolo - so bene quello che hai fatto. Sei stato... tu insieme alla Regina, avete lanciato una Maledizione su Emma e Bealfire. E adesso, sono scappati. Credo che qualcuno dovrà pagare per aver rovinato la mia famiglia!"
"E' alquanto stupido da parte tua metterti contro di me. Lo sai cosa potrei farti" - lo minacciò.
"Bene. Fa pure, non ho paura!"
"Qui nessuno farà del male a nessuno! - esclamò Belle - sei anni fa abbiamo collaborato, dovremmo farlo anche adesso!"
"Sei anni fa non c'era una maledizione di mezzo! - esclamò James - da che parte stai, Signore Oscuro? Dalla nostra o...?"
"Tutto quello di cui mi importa è riavere mio figlio con me" - proclamò.
"Allora direi che abbiamo tutti lo stesso obiettivo, ma temo che questa volta non sarà facile - disse Biancaneve - e questa volta faremmo meglio a non separarci!"
"Io e David andremo insieme!" - esclamò prontamente Rose.
"NO!"- esclamano all'unisono Tremotimo e James.
"E invece sì - disse il principe a braccia consorte - perché... perché io e Rose siamo fidanzati, ecco perché"
I due a quel punto si lanciarono un'occhiataccia malevole a vicenda.
"Se tuo figlio tocca mia figlia non vivrà abbastanza da imparare a combattere"
"Non sarà necessario, forse lei lo ucciderà prima con qualche incantesimo!"
"Va bene! - disse Biancaneve - David e Rose andranno insieme. Così come noi quattro e Robin. E tu..."
Le sue attenzione si soffermarono su Gideon, che fin ora se n'era rimasto un disparte. Quest'ultimo si alzò, con un'espressione indefinibile sul viso.
"Io vado da solo" - proclamò.
Finalmente, le ricerche iniziarono. Robin camminava sempre qualche passo avanti agli altri, in modo da difenderli in caso di pericolo.
Si avventurarono per la foresta, senza sapere precisamente da che parte andare. i due avrebbero potuto trovarsi ovunque ed il regno era abbastanza grande, per questo erano certi che in un giorno no sarebbero mai riusciti a trovali.
Dopo diverse ore che camminavano senza una direzione ben precisa, Robin fu costretto a fermarsi Di fronte a lui si ergeva una montagna, e sotto l'ombra di quest'ultima, una figura a lui familiare si mosse.
"Chi va là?" - domandò.
"Bene, che hai portato tutta la carovana con te. Sarà una bella riunione"
Ad aver parlato era la voce di Regina, la quale era apparsa poco dopo. Biancaneve, nel vederla, fu portata ad indietreggiare. Erano anni che non la vedeva, e il ritrovarsela davanti in quel modo, le fece uno strano effetto.
"Tu! - esclamò - dov'è mia figlia?!"
"E' la stessa cosa che mi chiedo anche io - rispose lei - siamo alla ricerca della stessa persona. Anche se credo sia per motivi diversi"
"Tu non la toccherai. Caso mai, è me che devi uccidere!"
"Ah - fece alzando gli occhi al cielo - infatti è quella la mia intenzione. Ma se non mi diverto un po' prima, che gusto c'è?"
"Regina, te ne prego! - supplicò Robin - è il caso di mettere da parte il passato. Hai sofferto, lo so, posso immaginarlo. Ma se adesso ti vendichi, non sarai più in grado di essere felice"
Regina incrociò lo sguardo dell'uomo. Sapeva quanto lui l'amasse e sapeva quanto le amasse lui. Ma il problema era che ogni volta che trovava ad ascoltarlo, le immagini della sua sofferenza rendevano a scorrerle davanti gli occhi facendole male, facendo accrescere la sua rabbia.
"E' qui che ti sbagli Sarò finalmente felice. Sarà un vero lieto fine, per me"
Biancaneve a quel punto fu presa dalla paura. Si guardò intorno, guardando le frecce e l'arco di Robin. Probabilmente sarebbe stato inutile ordinargli di attaccarla, e d'altronde, l'abilità con certe armi non era scemata. Così, velocemente, gli sfilò via l'arco e una delle frecce.
"Vostra maestà...?" - domandò lui.
"Ti avverto, non ho paura di te - disse Biancaneve, minacciando Regina - non me ne importa nulla di morire, ma lascia stare mia figlia. Sono io la causa della tua infelicità, non lei!"
Regina, a quel punto, si lasciò andare ad una risata sadica avvicinandosi a lei senza troppi problemi.
"Davvero osi ancora minacciarmi? Cielo... direi che certe lezioni non le impari mai!"
La guardò negli occhi, intensamente.Poi, con un gesto veloce, affondò letteralmente una mano sul suo petto. Biancaneve avvertì un dolore atroce, e poco dopo, si sentì svuotata: la Regina aveva preso il suo cuore.
"Ferma!" - esclamò James.
"Ah, ah - lo cantilenò la donna, reggendo il cuore rosso sangue tra le mani - ho sempre desiderati poter fare una cosa del genere.Forse in questo modo, potresti assaggiare un minimo del dolore che io steso ho passato, che ne pensi?"
"Fa pure" - affermò coraggiosamente - non mi importa"
"Tsk. Ecco cosa succede a voler fare l'eroina!" - esclamò facendo per premere il cuore fra le mani.
"Regina, no! - esclamò Robin - non farlo... ti prego. Se davvero c'è un mino d'amore per me, allora ti prego di lasciarla vivere!"
la donna rimase molto sorpresa dal coraggio di Robin, che sembrava disposto a concedere la sua vita così, come se non valesse nulla.
Ma non era così. La sua vita valeva, valeva tanto per lei. Nei suoi occhi vi era tanta sofferenza, così tanto che reggere il suo sguardo divenne impossibile.
Poi guardò con odio Biancaneve. Non l'avrebbe perdonata così facilmente, tuttavia si lasciò andare ad un atto di carità forzata nei suoi confronti. Si avvicinò di nuovo, e con poca delicatezza rimise il cuore a suo posto.
L'altra fece un respiro profondo, mentre James alle sue spalle la sorreggeva.
"Bene, allora facciamo così. Vediamo chi sarà in grado di trovarli prima. Se li trovo io... allora li ucciderò entrambi" - affermò senza troppi problemi.
"Aspetta, no!" - esclamò James, senza però alcun risultato. Regina non intendeva di cero perdere tempo.
"Ho sentito bene? - domandò Belle - li ucciderà entrambi?"
"Ci dobbiamo sbrigare - ansimò - non posso perdere mia figlia"
"Beh, ed io non posso perdere mio figlio! - esclamò Tremotino - lo troverò, lo troverò e se il caso ucciderò la Regina!"
"Tu non oserai toccarla! - esclamò Robin - ti faceva comodo ai temi della Maledizione, vero?"
"Vedo che qualcuno è profondamente innamorato. bene. ti do un consiglio, dimenticatela. Non sarà mai in grado di amarti"
"Io ti..."
"Fermo, Robin - ordinò James - non puoi fargli del male. Al massimo sono io quello che deve farlo"
"Tsk, certo, come no" - disse lui alzando gli occhi al cielo.
La situazione era precipitata esattamente come temeva. La sua famiglia si era rivoltata contro di lui, suo figlio era scappato e  si trovava anche in pericolo di vita. Sentì una paura che in genere non avrebbe mai provato, e poi anche un senso di colpa. Non doveva dimenticarsi che era stato proprio lui, a causare tutto ciò.

Molto, molto distante da essi, Emma e Bealfire osservavano il panorama dall'alta montagna in cui si erano accampati. Non avevano nulla con loro, sé non una tenda e pochi averi, ma era tutto assolutamente perfetto.
Si erano allontanati parecchio dal regno,e d adesso intorno a loro vi era solo natura e nient'altro. Erano certi che nesusno, nè le lroo famiglie né la Regina, li avrebbero trovati. E così, avrebbero potuto vivere il loro amore in pace.
Stavano recuperano tutto il tempo che avevano passato separati, amandosi, senza riuscire a fermarsi.
Per Emma però, la situazione non era facile. Lei era la principessa di un regno e  sapeva di avere delle responsabilità. E inoltre, non poteva non pensare alle parole della Regina: sua madre le aveva fatto un grave torto. Non le aveva mai raccontato nulla di tutto ciò, e questo la faceva star male. Forse adesso poteva comprendere meglio il suo desiderio di vendicarsi.
"Hei, Emma - la chiamò Bae - stai bene?"
"Sì - rispose lei sorridendo - stavo solo pensando. Contineuremoa  vivere così?"
"Per me non è un problema - disse abbracciandola, guardando il tramonto dritto davanti a sé - quando eravamo più piccoli, saremmo andati ovunque, pur di stare insieme"
"E la penso ancora così. Ma sarà giusto scappare?"
"Siamo stati costretti. Solo così possiamo stare insieme - la guardò negli occhi - io ti amo, Emma. Sei sempre esistita solo tu, per me"
Lei sorrise.
"Anche per me sei sempre esistito solo tu. Non mi sentivo così felice da... beh, sei anni..."
"E sarai felice sempre. Parola mia"
Lui le afferrò il viso, e delicatamente la baciò sulle labbra.
Era tutto perfetto. E sarebbe stato tutto perfetto anche nei prossimi due mesi.
Ma una minaccia, diversa da quella che immaginavamo, gravava sule loro teste.

Nota dell'autrice:
Lo so, lo so, il capitolo è abbastanza corto, ma mi serviva come collegamento al prossimo che sarà... sì, direi pieno di sorprese. E inoltre i rivali saranno due, non solo Regina. Chissà chi sarà, eh?
E chissà se il povero Tremotino riuscirà a trovare un po' di conforto....


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Capitolo 13
*** Il sangue del tuo sangue ***



Il sangue del tuo sangue

Un mese e mezzo, anzi, quasi due per essere precisi.
Emma e Baelfire mancavano da casa da quasi due mesi, e questa volta sembravano essersi volatilizzati per davvero.
Le rispettiva famiglie li avevano cercati ovunque, ma senza alcun successo. Senza contare il fatto che se la Regina fosse arrivata prima di loro, probabilmente i due sarebbero stati uccisi, e ciò non potevano permetterlo.
Robin aveva passato dei giorni lunghi e pieni di paura, sperava, fino all'ultimo, che Regina cambiasse idea, sperava che Emma e Bae stessero bene, e, soprattutto, che tornassero a casa.
Ma in fondo capiva bene il motivo della loro fuga: talvolta è necessario scappare per poter vivere, come in quel caso.
Anche Rose e David cominciavano ad essere preoccupati, per quanto avessero in tuttti i modi tifato per una loro fuga. Volevano che tornassero a casa, ma evidentemente non volevano essere trovati.
Oramai settembre era alle porte e ben presto l'estate avrebbe lasciato posto all'autunno.
Sia David che Rose potevano notare come qualche foglia ancora verde stesse iniziando a cadere, finendo sotto i loro piedi.
"Accidenti - sospirò lei - temo che anche oggi sarà una ricerca a vuoto. Gideon, come fai ad essere così veloce?"
Il fratello maggiore, infatti, camminava qualche passo in avanti. In quei mesi non si era fermato un attimo, e la sua rabbia non era scemata affatto.
Continuava a provare qualcosa di molto forte per lei, ed il fatto che fosse scappata così, insieme a Baelfire, gli faceva provare una rabbia incontenibile. Nonostante questo però, non sapeva ancora come si sarebbe comportato una volta che li avrebbe trovati: perché ne era certo, lui li avrebbe trovati.
"Gideon! - lo chiamò Rose - mi stai ascoltando?"
"Ah, lasciami in pace - sbottò - voi due mi rallentate, vado avanti da solo!"
"Bene, fa come vuoi!" - disse stizzita.
David spostò lo sguardo su di lei. Quelli erano tempi difficili, anche se forse qualcosa di buono c'era. Loro, o per meglio dire, quella che sembrava una relazione appena nata e che era nata così, senza una vera dichiarazione, senza una vera domanda. Era nato tutto spontaneo per merito di Rose, che lo aveva prima baciato e che poi aveva affermato una loro relazione. Era davvero così? Da un po' continuava a pensarci, ma la paura di una risposta lo aveva frenato a lungo.
"David! - lo chiamò la ragazzina, muovendo una mano davanti al suo viso - ci sei?"
"Sì, scusa - rispose mestamente - è solo che... tutta questa situazione mi snerva e mi preoccupa"
"Anche a me. Ma non preoccuparti, li troveremo, non possono essersi volatilizzati nel nulla - lo afferrò per mano - andiamo!"
Lei fece per trascinarlo, ma lui oppose resistenza. Doveva assolutamente sapere come stessero le cose, e Rose parve accorgersi della sua voglia di farle quella precisa domanda.
"David...?"
"Un po' di tempo fa mi hai baciato... e hai detto che ero il tuo fidanzato. E' veramente così? Cioè, lo sono?"
L'altra sospirò.
"Sì, certo! Sempre che tu lo voglia, è chiaro!" - esclamò arrossendo lievemente.
Il principe a quel punto sorrise, aumentando la presa sulla sua mano.
"Mi ero immaginato tutto un po' diverso. Pensavo che ti avrei corteggiata a lungo, che avrei fatto fatica, invece tu sei arrivata e mi hai preso il cuore, già sei anni fa. Decisamente non sei come le altre"
Rose si avvicinò al suo viso con il cuore che batteva all'impazzata, ed i loro occhi chiari si incrociarono. Questa volta l'iniziativa partì da entrambi, i quali poggiarono le labbra l'uno su quelle dell'altro.
Era un semplice bacio, molto casto, ma che li fece fremere profondamente. David le portò poi una mano dietro la schiena nel tentativo di avvicinarla a sé, e Rose parve accettare di buon grado.
Quando si staccarono, qualche secondo dopo, entrambi sorridevano con gli occhi lucidi.
"Beh, anche tu sei diverso dagli altri principi. Non che ne conosca molti in realtà, però beh... hai capito - sussurrò languida - se vuoi staremo insieme per sempre. Dobbiamo solo convincere i tuoi che non sono una specie di strega malvagia e mio padre che non sei uno sciocchino che vuole usurpare la mia purezza"
"Tuo padre... mi fa puara quasi quanto la Regina" - ammise deglutendo nervosamente.
Lei si fece scappare una risatina, dandogli un buffetto su una guancia.
Poi si rimisero in cammino, nella speranza che almeno quel giorno, la ricerca portasse a qualcosa.

A palazzo le cose procedevano lentamente. James e Biancaneve avevano un regno da governare, per questo avevano spedito degli uomini dell'esercito, capitanati da Robin, alla ricerca della figlia.
La madre di quest'ultima soffriva terribilmente nel vedere il suo giaciglio vuoto da troppo tempo. L'aveva avuta vicina sin dalla nascita, ed il pensiero che non sapesse dove fosse la faceva impazzire.
Anche per James non era facile. Se solo non fosse stato così severo, forse le cose sarebbero andate diversamente, ma ormai era tardi per tornare indietro.
Altrettanto male le cose andavano per Tremotino, il quale aveva ripreso a filare la paglia in oro, dato il suo pessimo umore, mischiata alla tristezza e alla paura.
Era colpa sua. Era colpa sua se Bae era scappato da lui e se adesso la Regina minacciava di ucciderlo. Aveva rovinato tutto, la sua relazione e la famiglia perfetta che aveva e che avrebbe potuto avere per sempre.
Belle aveva fatto caso al suo cambiamento. Per un attimo era tornato tale e quale a quando l'aveva conosciuto, freddo, chiuso in se stesso, ma con molta sofferenza negli occhi. Non voleva che perdesse la sua umanità, perché lo amava, ed in quell'ultimo periodo la rabbia nei suoi confronti era sparita.
Aveva sbagliato, su questo non c'erano dubbi, ma non voleva portargli rancore per sempre. Aveva "perso" suo figlio, un figlio che sentiva anche suo, e non voleva lasciarlo, soprattutto, non in quel momento.
Tante volte si era persa a guardarlo, senza trovare alcuna parola da dire.
Come adesso, che lo guardava, certa che lui non si fosse accorto della sua presenza.
"Tremotino" - lo chiamò lentamente. Lui si fermò immediatamente, tirando fuori un sospiro.
"Belle..." - chiamò a sua volta.
"Credo che non dovresti stare qui ad autocommiserarti. Andiamo a cercarlo, avanti" - gli disse gentilmente, avvicinandosi.
"E a che serve? Lui non vuole essere trovato, soprattutto non da me. Io gli ho portato via l'amore, e adesso mi odia, com'è giusto che sia"
"Io invece credo di no. Bae non è in grado di odiare, e se non lo troviamo rischiamo di perderlo per sempre!"
"Allora vai a cercarlo tu. Io vorrei venire, ma ho paura. Sì, proprio io ho paura. Ho cercato di proteggerlo così tanto che alla fine non ho fatto altro che allontanarlo. La verità è che io ho fallito, Belle. Con te e con i nostri figli. Ho sbagliato tutto"
Belle sentì il cuore rompersi in mille mila pezzi e le lacrime pizzicarle gli occhi. Sentirgli dire ciò le faceva male, perché le sue parole non corrispondevano a verità. Non aveva sbagliato tutto e non era un fallito. E dopotutto, anche lei aveva le sue colpe. Perché avrebbe dovuto capire prima, perché avrebbe dovuto essere più forte, e invece era stata solo capace di andargli contro.
Così gli si avvicinò ancora, e senza alcun preavviso, lo abbracciò da dietro.
"Belle...?" - la chiamò sorpreso.
"Non mi importa di quello che dici - sussurrò, con la voce rotta dal pianto - ma non ti permetto di dire che sei un fallito o che hai sbagliato tutto. Perché non è così. Ti prego, io non voglio che tu ti arrenda o che tu abbia paura adesso. Bae ha bisogno di te e sono certa che saprà perdonarti. E anche io ho bisogno di te, perché da sola non posso farcela. Tu sei tutto, sei la mia metà perfetta, sei il pezzo mancante della mia anima, la mia famiglia. Quindi ti prego, stammi accanto anche adesso"
Le mani della donna si erano poggiate sul suo cuore. Quelle parole avevano riacceso in lui una piccola luce di speranza. Aveva creduto di averla persa, di essersi fatto odiare, ma con sua grande sorpresa dovette accorgersi che non era affatto così.
Si alzò e si voltò, incrociando i suoi occhi.
"Ti sbagli, Belle. Sono io ad aver bisogno di te. Perché credi che sia riuscito ad andare avanti, altrimenti?" 
"Tremotino..." - mormorò con gli occhi lucidi.
"E allora adesso andremo avanti insieme. La nostra famiglia ha bisogno di me, e questa volta non sbaglierò"
Quando finì di parlare, Belle gli gettò le braccia al collo e lo baciò dolcemente come ormai non faceva da mesi. Lui le circondò la vita con le braccia e la strinse tanto forte da sollevarla da terra.
"Piano, Signore Oscuro - sussurrò l'altra maliziosa - avrai tempo per farti perdonare del tutto"
"E non vedo l'ora. Ma adesso, dobbiamo andare. Cercheremo Bae e lo troveremo. Parola mia" - affermò con decisione, ritrovando finalmente lo spirito che aveva perso.

Dopo quasi due mesi, Bae ed Emma erano convinti che oramai nessuno lo stesse cercando, anche se la principessa sapeva, in cuor suo, che la sua famiglia non avrebbe smesso un attimo di cercarla.
I suoi genitori le mancavano, e le mancava tantissimo anche David, ma sapeva di non poter tornare.
Lì con Bae, in quel breve lasso di tempo, aveva riscoperto sensazioni ed emozioni che credeva dimenticate. Si amavano, e sapevano di voler stare insieme per sempre.
In mezzo alla natura incontaminata, in una semplice tenda, lontano da tutti, avevano trovato la loro felicità.
Quando Emma si svegliò, quella stessa mattina, il sole era già alto. Sicuramente avrebbe continuato a dormire ancora se non fosse stato per la nausea violenta che l'aveva colpita e l'aveva costretta ad alzarsi e a rimettere tutto ciò che aveva mangiato la sera prima.
Baelfire arrivò poco dopo, sorprendendosi nel trovarla in quelle condizioni.
"Emma...?" - chiamò. Lei però fece segno di non avvicinarsi.
"Non venire. Accidenti, non riesco a tenere più nulla nello stomaco, è incredibile" - ansimò.
"Forse il pesce di ieri era andato a male. Però devi sforzarti, altrimenti sarai debole. Vuoi che ti porti dell'acqua?"
"Magari, sì" - sussurrò sorridendo.
Bae si allontanò di nuovo, e dopodiché Emma si lasciò cadere sull'erba.
Non era solo la nausea il problema. In quegli ultimi mesi molte cose nel suo corpo erano cambiate: stava iniziando a mettere su peso, cosa che prima non sarebbe successa mai, odori che prima apprezzava adesso le facevano letteralmente venire la nausea.
E poi un ritardo, ormai di più di due settimane. Lì aveva avuto la conferma ai suoi dubbi, ma non ne aveva ancora parlato con Bae.
Dopotutto erano giovani, ed una cosa del genere non era stata programmata. Solo  loro due, in una situazione del genere, dubitava che se la sarebbero cavati, considerando anche il fatto che una Regina Cattiva era sulle loro tracce, intenzionata ad ucciderli.
Forse sarebbe stato meglio tornare, ma il pensiero di chiederlo la terrorizzava.
Decise di alzarsi e fare due passi. Se fino a quel momento non si era preoccupata troppo, adesso tutto la terrorizzava. Forse perché in mezzo non c'era più solo la sua vita, ma anche quella del bambino che portava in grembo e che voleva proteggere a tutti i costi.
Aveva sempre pensato che non avrebbe avuto istinto materno, invece si era sbagliata, e adesso le veniva tutto naturale.
Si incamminò per una discesa, badando bene a non allontanarsi troppo. Davanti a lei c'erano alberi rinsecchiti i cui rami erano intrecciati tra di loro. Poco distante da lei, qualcuno stava per incrociare il suo cammino.
Gideon era forse stato incosciente ad allontanarsi tanto da casa, ma non gli importava. Quando da lontano vide una figura muoversi, si avvicinò piano.
La principessa avvertì dei passi dietro di lei, e fece già per scappare nella direzione opposta, se solo Gideon non fosse sbucato dal nulla e l'avesse afferrata per un braccio.
"Ah!" - esclamò.
"Emma! - fece l'altro - Emma, sei tu!"
"Gideon - sussurrò - oh, cielo, sei qui!"
Nel dire ciò lo aveva istintivamente abbracciato, un gesto che il ragazzo ricambiò molto volentieri.
"Finalmente ti ho trovata! Ecco perché sembravate scomparsi, nessuno si è ancora avventurato fin qui!"
"Vuoi dire che ci stanno cercando ancora?"
"Non fanno altro, né la tua famiglia, né la mia - sospirò - siete scappati così, senza lasciare traccia. La Regina è sulle vostre tracce, e ha giurato che se fosse arrivata per prima, vi avrebbe ucciso. Dovete tornare a casa, adesso"
L'espressione di Emma parve cambiare. La ragazza si sedette su una roccia, con fare pensieroso.
"Purtroppo temo anche io che sia così. In realtà, è un po' che ci penso"
Gideon le si avvicinò. In quella frase, lesse mille speranze che gli fecero credere che, forse, Emma aveva cambiato idea, che volesse tornare per lui.
"Davvero? - domandò - come mai, cos'è successo?"
"E' diventato troppo pericoloso - disse mestamente - solo io e Bae ce l'avremmo fatta, ma adesso... non siamo solo noi due"
"... In che senso?" - chiese confuso.
La ragazza lo guardò.
"Sono incinta"
Fu quello il momento in cui Gideon vide tutte le proprie speranze rompersi così, come se fossero state vetro. La ragazza che amava, che da sempre aveva amato, era incita di un altro, più precisamente di suo fratello, che tanto ammirava ma che tanto sentiva di odiare, soprattutto in quel momento.
"Ah..." - fu tutto quello che riuscì a dire.
"Ti prego, almeno per adesso non parlarne con nessuno - supplicò - prima voglio dirlo a Bae"
Sembrava non aver letto il proprio tono dispiaciuto. E dopotutto, nessuno si accorgeva mai dei suoi sentimenti, nessuno badava troppo a quel povero, piccolo, insignificante ragazzo.
Sforzò un sorriso, il più convincente che poteva.
"Sì... va bene - sussurrò - adesso scusa, ma voglio andarmene"
"Ma... Gideon..." - lo chiamò l'altra, sorpresa.
Il ragazzo però non si voltò indietro. Non poteva credere che fosse successo veramente, il destino giocava contro di lui, un destino contro cui stava inesorabilmente perdendo.
Adesso la sua ira lo pregava di essere liberata, si tratteneva da troppo tempo oramai, voleva smettere di essere il secondo in tutto, il perdente, quello che arrivava sempre troppo tardi.
Qualcuno però, qualcuno che non sarebbe mai aspettato, parve leggere molto bene la sua sofferenza.
Regina sapeva quanto le sofferenze per amore potessero portarti a cambiare.
Così, quando Gideon si fu fermato, gli apparve dietro, anche se a debita distanza.
"Oh, povero, piccolo, ragazzo indifeso"
Egli riconobbe immediatamente la sua voce, e quando si voltò e la vide, ebbe come primo istinto quello di scappare, o di difendersi.
"Tu! - esclamò - che cosa vuoi da me?"
"Calma, ragazzo, non sono certo qui per farti del male - disse con finta gentilezza - ho potuto costatare che sei veramente furioso"
"Ebbene, a te che importa?"- domandò con rabbia.
"Mi importa eccome, invece - disse avvicinandosi - vedi, da questo punto di vista siamo uguali. Anche io ho sofferto per amore, ma ho lasciato che questa sofferenza si tramutasse in forza e mi rendesse ciò che sono adesso. E tu... tu dovresti fare lo stesso"
Gideon sembrò ad un tratto interessarsi alle sua parole, dimenticandosi del fatto che quella davanti a lui fosse una nemica.
"Che vuoi dire?"
Lei sorrise, certa ormai di aver conquistato la sua attenzione.
"Tu sei quello messo sempre da parte, quello che non è mai abbastanza. Volevi soltanto una cosa, l'amore di Emma, e anche questo ti è stato tolto. La colpa è forse sua? Assolutamente no, ma di tuo fratello. Lui che è sempre stato un passo avanti a te, bravo in tutto, amato, rispettato, stimato..."
Sembrava che più Regina parlasse, più la rabbia di Gideon aumentasse.
"Dimmi, mio caro... che cosa vuoi?" - domandò avvicinandosi al suo orecchio.
"Io voglio essere il primo, per una volta. Voglio essere il più forte. Voglio essere davanti a tutti" - sussurrò stringendo i pugni.
"E potrai esserlo, se decidi di aiutarmi - sussurrò - insieme, potremmo diventare invincibili"
"Insieme? - domandò - ma io sono solo un comune essere umano, non so fare nulla"
"No, no, è qui che ti sbagli. Tu sei il figlio del Signore Oscuro, hai ereditato parte delle sue tenebre. Posso rendermene conto, guardando in questi tuoi occhi desiderosi di giustizia - fece afferrandogli il viso tra le mani - tuo padre ha preferito una vita insulsa alla magia oscura. E tu... vuoi forse farti sfuggire l'occasione?"
Gideon tremò. Lui non aveva mai creduto di essere malvagio, ma le parole di Regina lo stavano facendo pensare. Perché preoccuparsi, quando nessuno si era mai preoccupato per lui?
"Che cosa devo fare...?" - sussurrò.
Regina sorrise contenta.
"Devi solo fidarti di me. Ma adesso io ti chiedo... per ottenere quello che vuoi, sei disposto a fare tutto? Anche uccidere... il sangue del tuo sangue?"
Per la prima volta, Gideon tremò. Sapeva che Regina si stesse riferendo a Baelfire, quel fratello con cui era cresciuto, con cui aveva giocato, ma che gli aveva portato via l'unica cosa di cui realmente gli importava.
Quello fu l'istante in cui decise di dare ascolto alle tenebre dentro di sé.
"Io sono disposto"

Nota dell'autrice
Bene, adesso che ho rimesso a posto le idee, posso affermare che la storia sta per concludersi. I prossimi due capitoli saranno quelli della verità, quelli più importanti. Gideon è passato al lato oscuro e sembra disposto perfino ad uccidere il suo stesso fratello.
Emma adesso è in dolce attesa, pertanto c'è un'altra vita da proteggere. Regina si dimosterà spietata come sembra?


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Capitolo 14
*** Oscuro ***


Oscuro

Emma era rimasta sorpresa dalla reazione di Gideon. Probabilmente non si aspettava una cosa del genere, ma addirittura reagire in quel modo le sembrava esagerato. Chissà se avrebbe detto alle loro famiglie dove si trovavano e o se avesse fatto finta di niente.
Si domandava questo, mentre tornava verso Baelfire, che sicuramente doveva starla cercando. Era preoccupata, ed aveva anche una pessima sensazione, ma forse era solo frutto della sua immaginazione.
Quando il ragazzo la vide, parve accorgersi immediatamente che qualcosa non andava.
"Emma, tutto bene?"
Lei però sforzò un sorriso, non voleva preoccuparlo con le proprie paranoie.
"Ma certo"
Le cose però non andavano realmente bene come Emma immaginava. Questo perché, a sua insaputa, a insaputa di tutti loro, Gideon e la Regina avevano stretto un'alleanza. Quest'ultima aveva visto bene la rabbia del ragazzo e ne avrebbe approfittato per usarlo come un burattino e per divertirsi.
Gideon, dal canto suo, voleva solo smettere di soffrire e sentirsi così stupido e inutile. E per farlo, sarebbe stato disposto a sporcarsi le mani di sangue.
"Dimmi Gideon, ti hanno mai insegnato a strappare un cuore?" - domandò lei divertita.
"In realtà no. A cosa mi serve impararlo?"
"E' il modo più divertente per uccidere. Adesso sta fermo, ti faccio vedere"
Il ragazzo la sentì avvicinarsi a sé. Regina avvicinò la mano coperta da un guanto nero al suo petto, e con molta facilità, quasi come se fosse strato trasparente, lo attraversò. Gideon sentì l'aria mancargli e sentì un dolore intenso che lo costrinse a trattenere un gemito.
Qualche secondo dopo, la donna aveva estratto il suo cuore rosso e pulsante dal petto, e trionfante lo stava tenendo tra le mani.
"Ecco fatto. Ma la parte più divertente non è questa. La parte più divertente è che posso torturarti quando e come voglio. In questo modo..."
Dicendo ciò strinse il cuore tra le mani. Il ragazzo si inginocchiò, in preda ad un dolore fisico mai sentito in vita sua. Aveva come l'impressione che il respiro gli venisse violentemente mozzato.
"Questo è quello che anche tu puoi imparare a fare - disse infine Regina - così potrai dare libero sfogo alla tua rabbia"
Dopodiché si avvicinò e gli ridiede il cuore. Gideon ansimò, ma finalmente il vuoto nel petto scomparve.
"E come dovrei... riuscirci?" - ansimò.
"Chiunque può riuscirci. Soprattutto tu che la magia oscura ce l'hai nel sangue. Avanti... fa la prova con me" - sussurrò guardandolo intensamente.
Gideon deglutì nervosamente, riuscendo a malapena a reggere il suo sguardo. Poi si concentrò. Sarebbe stato così facile e così soddisfacente poter dare agli altri quel dolore che fin ora era stato solo suo. Lentamente mosse una mano lì dove doveva trovarsi il cuore di Regina.
"Deve essere un movimento rapido e deciso" - gli disse
Lui allora cercò di seguire quel consiglio, un po' incerto. La sensazione che provò nell'attraversare il suo petto fu strana, ma ancora di più fu quella di stringere il suo cuore tra le mani, in cuore in parte colorato di nero, segno della sua malvagità.
Strabuzzò gli occhi, ancora incredulo. 
"Ma che bravo, ce l'hai fatta" - sussurrò divertita. Qualcosa però negli occhi di Gideon la fece un attimo sussultare.
Stava stringendo il cuore di Regina tra le mani, questo voleva dire che avrebbe potuto ucciderla, che avrebbe potuto essere l'eroe.
Il confine tra eroe e nemico, era sottile. E lui si trovava ancora in mezzo.
"Hei, a cosa stai pensando? - domandò l'altra assottigliando lo sguardo - non avrai intenzione di tradirmi, vero?"
Pareva avergli letto nel pensiero. Forse la gloria e l'onore non erano poi così importanti come l'invincibilità e la vendetta. Forse Regina era veramente l'unica che voleva aiutarlo.
Così le ridiede il cuore.
"No che non voglio tradirti. Vado sempre fino in fondo"
"Sono contenta di saperlo - disse sorridendo - adesso però è finito il tempo di giocare"

Mentre i due si preparavano ad attaccare, James, Biancaneve, Robin, Tremotino, Belle e i due bambini si erano nuovamente messi alla ricerca dei ragazzi. Robin, che meglio di tutti conosceva quelle montagne, guidava la spedizione, in groppa al suo cavallo, su cui stava anche Rose, la quale guardava tutto con gli occhi spalancati.
"Lì! - esclamò indicando un punto - andiamo lì!"
"Ma è troppo pericoloso" - cercò di spiegarle l'uomo.
"Sì, ma se vogliamo trovarli dobbiamo cercare ovunque, non ti sembra? - domandò - ti prego, andiamo!"
"E va bene - sospirò lui - seguitemi"
Gli altri lo seguirono, senza dire una parola. Tremotino in particolare sembrava molto pensieroso. Anche lui, come Emma, aveva una sensazione non molto piacevole.
"Tremotino, a cosa stai pensando?" - gli sussurrò Belle.
"Sto pensando che molto probabilmente sta accadendo qualcosa che non sappiamo - rispose - dov'è Gideon?"
"Sta cercando per conto suo. Ma cosa c'entra Gideon?"
"Già - sussurrò - vorrei saperlo anche io"
Mentre parlavano erano risaliti su per la montagna, dove la temperatura si era leggermente abbassata e dove la strada era molto difficile da attraversare. Ad un certo punto, Rose volle scendere da cavallo.
"Robin, aiutami a scendere! - esclamò - sento che questa volta è la volta buona!"
"Eh?! - esclamò David, andandole dietro - Rose, aspettami!"
"Dove state andando? - domandò James - oh, sarà meglio seguirli, prima che si caccino nei guai"
Un po' più sopra, Emma stava passeggiando nervosamente. Più i secondi passavano più un orribile presagio di morte si impossessava di lei. Era vero? Sarebbe morta veramente?
"Emma, insomma! - esclamò Baelfire afferrandola per un braccio e frenando la sua camminata - mi spieghi cosa c'è che non va?"
La principessa sospirò. Forse nasconderglielo sarebbe stato inutile.
"Bae... sento che qualcosa non va... sento che siamo in pericolo"
Nello stesso istante in cui finì di parlare, udirono dei passi e avvertirono l'aria vibrare. Bae le fece segno di mettersi dietro di lui.
Era certo che di lì a poco la Regina sarebbe sbucata. Per questo, quando vide le teste di David e Rose, rimase molto sorpreso.
"Eh... voi?" - sussurrò.
"BAE!" - esclamò la ragazzina saltandogli letteralmente addosso, stritolandolo in un abbraccio.
"EMMA!" - chiamò invece David, abbracciando la sorella allo stesso modo.
"David... ragazzi... voi siete qui..." - sussurrò incredulo.
"Ma certo che siamo qui! Sono due mesi quasi che vi cerchiamo, stavamo perdendo le speranze!" - esclamò il principe.
"E' stato Gideon a dirvi che eravamo qui?" - domandò.
"Sì, magari - sbuffò Rose - non vedo Gideon da un po' in realtà..."
"Ah..." - sussurrò sorpresa.
"Cosa centra Gideon? - chiese a quel punto Baelfire - Emma...?"
La ragazza non ebbe però modo di rispondere. Poco dopo infatti, furono raggiunti dal resto della famiglia. Quando Biancaneve la vide, con gli occhi lucidi e il cuore decisamente più leggero, andò incontro alla figlia e l'abbracciò.
"Oh mio Dio, Emma! Sei qui, non ci posso credere!" - sussurrò.
"Madre - mormorò ricambiando l'abbraccio, e alzando poi lo sguardo - padre... e Robin..."
"Mi sei mancata così tanto" - fece James, unendosi all'abbraccio.
Anche loro le erano mancati. Oramai, tutta la rabbia sembrava sparita.
La situazione era invece diversa per Baelfire, il quale aveva preso a guardare malissimo Tremotino. I due infatti si stavano fronteggiando con lo sguardo.
"Cosa fai qui? - domandò freddamente - mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro..."
"Lo so, Bae. Ma non potevo lasciarti andare. Io ti voglio bene"
"Ah - fece alzando gli occhi al cielo - ho infatti visto come me l'hai dimostrato..."
"Bae, ti prego - aggiunse Belle - ti prego, torna a casa.."
"Io vorrei tornare. Ma ho l'impressione che se torno le cose si complicheranno di nuovo..."
"Non si complicheranno di nuovo! - disse Rose, che molto bene conosceva i suoi sentimenti e il suo stato d'animo - Bae... tu ami Emma, non è vero?"
Il ragazzo a quel punto si voltò a guardare la principessa, che a sua volta ricambiò lo sguardo.
"Certo che la amo... la amo da sempre" - sussurrò.
"Ed Emma, tu ami Bae, non è vero?" - chiese poi alla bionda.
"Ovvio che sì - sussurrò con le guance leggermente arrossate - da sempre"
"Emma, dici sul serio? - domandò James - da sempre? Come faia  fidarti? Magari anche lui è dedito alla magia oscura, magari anche lui è pericoloso!"
"Non è così - disse Tremotino - mio figlio non è come me. Mio figlio è meglio di me. Lo sono tutti e tre, anzi. Se Bae dice di amarla... posso assicurarvi che è vero e che non la tradirà mai..."
Baelfire rimase sorpreso dalle sua parole. Non avrebbe mai immaginato e sperato che suo padre lo difendesse in quel modo, che stesse dalla sua parte. Quel gesto gli scaldò il cuore.
"Padre, madre, ve ne prego - disse poi Emma - per anni siamo stati divisi, adesso non vogliamo più esserlo. Ma solo se ci date la vostra benedizione, allora potrò vivere la mia relazione in pace"
A quel punto Biancaneve si avvicinò a lei.
"Quando eri bambina, tutta impaurita, mi chiedesti se mai ti avessimo costretto a stare con una persona che non amavi. E io ti dissi di no. Se adesso ti negassi di stare con lui, sarebbe come non mantenere fede alla mia promessa. Vi amate... e si vede. E per va bene"
La principessa sorrise, con le lacrime agli occhi. Poi guardò James. Adesso mancava solo la sua risposta.
"Beh - sospirò - io voglio vederti felice Emma. E se questo può renderti felice... allora va bene..."
La figlia sorrise, e lo abbracciò, felice che finalmente anche lui avesse capito.
"Ah, questo significa che anche io e David possiamo stare insieme?" - esclamò Rose.
"Oh - sospirò Tremotino - speravo che sarebbero passati altri trent'anni prima che mi chiedessi una cosa del genere ma... a questo punto sarebbe inutile dirti di no. E va bene - si rivolse a David, con fare minaccioso - ma sappi che ti terrò d'occhio"
Il principe strabuzzò gli occhi spaventato, ma immediatamente Rose lo abbracciò con calore.
"Sì, che bello!"
Tutto stava andando bene. Emma si avvicinò a Bae, che la prese per mani. Adesso mancava solo che annunciasse a tutte della sua gravidanza, e allora sì che sarebbe stato perfetto.
Ma qualcosa, un'ombra nera, squarciò la loro felicità.
"Bene, bene, ma che bel quadretto"
Il primo ad alzare lo sguardo fu Robin, attratto dalla voce della donna che amava.
"Regina..."
La maggior parte delle attenzioni però, erano rivolte al ragazzo accanto a lui.
"Gideon... - sussurrò Belle - Tremotino, che ci fa con lei?"
"E' quello che vorrei capire anche io - disse duramente - Gideon, cosa ci fai lì?"
"Scusa padre, ma ho deciso di passare al lato oscuro. Non dovresti sorprenderti tanto, dopotutto sono tuo figlio"
"Hei, adesso smettila - fece Baelfire - stai esagerando. A che gioco stai giocando?"
Il fratello minore lo guardò.
"Oh, Bae. Il mio caro, perfetto fratello. Sempre superiore in tutto, sempre il migliore, sempre un passo avanti a me. Ma adesso le cose cambieranno..."
"Di che cosa stai parlando? Non ti capisco!"
"E' molto semplice. Solo di una cosa mi importava, e tu me l'hai portata via. Emma - guardò la principessa dritto negli occhi - io ti ho sempre amata, ma tu non ti sei mai accorta di me..."
La bionda sentì in quel momento un brivido attraversarla. Gideon le aveva appena rivelato il suo amore, ed in quel momento si sentì stupida. Come aveva potuto non recepire tutti i suoi segnali, chiari come il sole? E lei che gli aveva anche detto della sua gravidanza.
Aveva ferito i suoi sentimenti tante di quelle volte che non si sorprendeva affatto della sua rabbia.
"Questo è quello che succede quando nessuno si accorge delle tue sofferenze - disse Regina - io e il giovane Gideon ci siamo trovati d'accordo. E adesso avremo entrambi la nostra vendetta..."
Emma indietreggiò, spaventata. Istintivamente si era portata la mano sul ventre, come a voler proteggere la vita dentro di sé.
In un'altra situazione forse avrebbe affrontato tutto con coraggio. Ma non poteva rischiare di mettere in pericolo anche suo figlio.
Così indietreggiò, poi si voltò, prendendo a correre.
"Emma, aspetta!" - esclamò Bae correndole dietro.
"Oh, no, no - fece Regina - non mi sfuggirete!"
"Ferma! - esclamò Biancaneve - non toccare mia figlia!"
"Che seccatura - sospirò la donna - Gideon, occupatene tu"
Il ragazzo fece per andare dietro ai due, ma fu prontamente fermato da Tremotino.
"Non pensarci neanche" - disse lui, con l'espressione di chi non stava scherzando affatto. Gideon allora sorrise amaramente.
"Ovviamente. Non potevi non proteggere il tuo figlio preferito"
"Smettila. Qui non si sta parlando di questo. Non permetterò che i miei figli si uccidino fra di loro. Questo non lo accetto, non lo accetterò mai"
"Sarai costretto ad accettarlo. Oppure ucciderò anche te"
"Gideon, no! - esclamò Belle, mentre stringeva a sé Rose - non farlo, ti prego. Noi siamo la tua famiglia"
"Mi spiace madre, ma non ho altra scelta. Sono disposto a fare di tutto, questa volta"
Dopodiché si voltò a guardare Tremotino. Quest'ultimo era irremovibile, e sicuramente sarebbe stato disposto anche a morire, pur di salvare gli altri. Quello fu il momento in cui Rose scivolò via dalle braccia di Belle, mettendosi in mezzo.
"Lascialo stare! - esclamò - smettila. Gideon!"
"Rose, togliti di mezzo! - disse il fratello - non ti riguarda!"
"Invece sì! Sei uno stupido, non capisci niente!"
A quel punto il più grande fu preso da un'ira incontenibile.
"Sei sempre stata una ragazzina fastidiosa e insolente - sussurrò andandole incontro e facendola indietreggiare - sempre a voler fare la cosa giusta, a voler dire la cosa giusta. Lo fai anche tu per difendere Baelfire, il tuo fratello preferito, vero? Bene, qui davanti però non c'è lui!"
"Tu infatti non sarai mai come lui!" - urlò con rabbia. Gideon allora agì di istinto.  La schiaffeggiò in pieno viso, talmente forte che Rose cadde in terra.
Quando sollevò lo sguardo, stava sanguinando copiosamente. E quella visione bastò per fare andare Tremotino fuori di testa.
"Non osare più toccarla - disse afferrandolo  - non osare più versare il sangue del tuo sangue. Altrimenti non avrò pietà neanche io"
"Bene, allora uccidimi, uccidimi se hai il coraggio" - lo sfidò.
Nello stesso istante, Regina e Biancaneve si stavano fronteggiando allo stesso modo.
"Per tutti questi anni non hai fatto altro che tormentarci, hai tormentato mia figlia, le hai negato l'amore. Avanti, finisci questa cosa!"
"Sì, ne sarei lieta! E' tutta colpa tua. E' colpa tua se sono quella che sono diventata. Tu mi hai portato via il mio primo amore, ed io non ti perdonerò mai per questo!"
"Ero una bambina, ma non ti chiederò di ragionare! Avanti, uccidimi!"
"Biancaneve, no! Non puoi farti uccidere!" - esclamò James.
"Sono d'accordo - aggiunse Robin - Regina. Uccidi me"
La donna rimase sorpresa da quella sua richiesta. Uccidere Robin? Come avrebbe potuto?
"Non è te che voglio uccidere"
"Perché non vuoi uccidermi?" - domandò avvicinandosi a lei senza paura.
"Perché non mi hai fatto alcun torto"
"Io invece credo che non sia per questo. Vedi? Non sei così malvagia come vuoi far credere. Non vuoi uccidermi perché mi ami. Se fossi veramente senza cuore non saresti in grado di amarmi. Regina... sappiamo entrambi cosa proviamo l'uno per l'altro. Io credo che tu dovresti essere abbastanza forte per lasciarti alle spalle il passato!"
"Robin, ti prego! - gli disse James - è inutile, non vedi che non c'è modo di farla ragionare?"
"Silenzio tu - sbottò Regina - è ovvio che non voglio lasciarmi alle spalle il passato. Quest'ultimo mi ha reso forte. Ucciderò chi ritengo più giusto. Tua figlia per prima. Quindi, se non ti dispiace..."
Dicendo ciò, Regina mosse leggermente una mano. Biancaneve si sentì afferrare dal collo, come se qualcuno la stesse strozzando, al punto che le mancò sia l'aria che la parola.
Poi, la scaraventò qualche metro più in la, con violenza.
"Biancaneve!" - esclamò James soccorrendo la moglie.
"Regina - chiamò Robin afferrandola per mano, guardandola quasi a supplicarla - ti prego..."
Lei rabbrividì al suo tocco. Inizialmente ricambiò la stretta, ma poi la lasciò.
"Robin, non sono arrivata fino a questo punto per niente. Mi dispiace"
Dopodiché gli diede le spalle, e sparì. Robin sospirò rumorosamente. Forse avrebbe fatto meglio a rendersi... ma non ancora. Doveva provare, un'ultima volta.
Nel frattempo, Tremotino e Gideon non avevano smesso di fronteggiarsi.
"Allora? - domandò il figlio - cosa c'è? Sei troppo codardo anche per uccidermi?"
"Gideon. Smettila - ordinò - tu non sei così. Tu sei molto meglio di così, smettila di dare ascolto alla tenebre"
"Detto da te è interessante, considerando che non hai mai smesso! - esclamò - sai, poco fa avevi ragione! I tuoi figli sono meglio di te. Io sono meglio di te, perché sono più forte. E soprattutto non ho paura"
Dopodiché fece ciò che neanche l'altro poteva aspettarsi. Prese il suo cuore, con freddezza e semplicità.
"Gideon - ansimò Tremotino - non..."
"Ah, adesso non fai più il grandioso, vero? Posso ucciderti lentamente o velocemente... tu che dici?"
Il ragazzo non immaginava che Belle potesse intervenire. Proprio lei lo strinse da dietro, cercando di fermarlo.
"Madre..."
"Gideon - sussurrò - tu sei stato il mio primo figlio, e ti ho amato fin da prima che nascessi. Per questo, adesso non ti permetterò di rovinarti, non in questo modo. Se uccidi lui, allora dovrai uccidere anche me. Se hai il coraggio uccidi anche me!"
Finalmente, senza che Belle potesse immaginarlo, aveva toccato il suo punto debole. Gideon amava sua madre, e non avrebbe mai avuto il coraggio di uccidere lei, che era una delle poche, secondo lui, ad averlo amato in modo disinteressato.
Così, con un grande sforzo, ridiede di nuovo il cuore a Tremotino, il quale si accasciò, cercando di regolarizzare il respiro.
"Questo non mi fermerà, madre, lo sai bene anche tu. Se davvero mi ami, lasciami andare..."
"Non avrai la felicità, in questo modo"
"Invece sì. E lo vedrai..." - sussurrò, er poi allontanarsi da lei, veloce come il vento. Dopodiché, Belle ed anche Rose si inginocchiarono accanto a Tremotino.
"Tremotino... stai bene...?"
"Io sì... ma Gideon.. sono preoccupato per lui. E per Bae. Li dobbiamo raggiungere... immediatamente"
Emma era già lontana. Stava correndo, nella speranza di salvarsi.
Ma l'ombra della morte era appena a due passi da lei.

Nota dell'autrice
Siamo quasi alla fine. Quale sarà l'esito? Lieto fine, finale triste o finale dolce amaro in cui qualcuno ci perde la vita? *già vedo una folla inferocita che tenta di uccidermi*
Scusate, mi piace tenere sulle spine.


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Capitolo 15
*** Un'unica realtà ***


Un’unica realtà

 

Scappare. Nella testa di Emma vi era solo quella parola. Scappare, sopravvivere, per lei e per suo figlio.

Si insinuò dentro quella che sembrava una grotta, buia, umida, in cui sperava di trovare riparo.

Andò avanti, avvertendo il rumore delle gocce che cadevano al suolo roccioso, sentendo il respiro divenire sempre più irregolare e il cuore battere all'impazzata. Non è che avesse smesso di essere coraggiosa, solo non poteva permettere che una vita innocente venisse messa in mezzo.

Camminò ancora nel buio, sperando di trovare la luce al più presto. In fondo però sapeva che neanche questo sarebbe bastata per salvarla da Regina.

Quest’ultima infatti, che l’aveva inseguita senza troppi problemi, le apparve alle spalle, silenziosamente. La prima cosa che Emma avvertì fu la paura, la consapevolezza di non essere al sicuro.

Poteva percepire la sua presenza e Regina fu lieta di sapere che la cosa la terrorizzasse.

“A quanto pare, alla fine sei finita con le spalle al muro, principessa!”

La bionda si guardò intorno.

“Dove ti nascondi?”

“Sono proprio qui, dietro di te” - nel dire ciò si era però avvicinata tutt'insieme. Emma si voltò di scatto e nel vederla non poté fare a meno di indietreggiare.

“Cosa succede? - domandò Regina divertita – non ricordavo fossi così codarda”

“Ti prego – supplicò Emma – non farmi del male”

“Tu preghi me? E cosa ti fa credere che questo dovrebbe fermarmi?”

“EMMA!”

La voce di Baelfire risuonò all'interno della caverna. La principessa sollevò lo sguardo, e potè vedere il ragazzo arrivare dal lato destro.

“Bae” - sussurrò.

“E’ meglio che stai indietro – fece Regina – oh, ma tanto morirete comunque… Allora, principessa… sei pronta ad avere la fine che ti spetta? Non preoccuparti, non sarà troppo doloroso, dopotutto, hai già sofferto abbastanza”

Baelfire era immobile, con gli occhi sgranati. Avrebbe voluto far qualcosa, ma sapeva che qualsiasi tentativo sarebbe stato fermato proprio da Regina.

Emma allora si voltò a guardarlo con le lacrime gli occhi e poi rivolse la stessa occhiata alla sua rivale. Non voleva credere che in lei non ci fosse pietà. Forse sarebbe stato solo un vano tentativo odi aggrapparsi a qualcosa, ma doveva provare.

“Ti prego – ripeté – non faresti male soltanto a me…”

“E adesso che vai blaterando?”

“Sto dicendo – alzò la voce – che aspetto un bambino”

Baelfire udì immediatamente le sue parole,e fu colto da un senso di emozione, misto ad incredulità, felicità e paura.

Sentì gli occhi divenire immediatamente lucidi, poi si portò una mano sul viso.

“Emma… è vero…?”

“Sì – sussurrò lei – mi spiace, avrei voluto dirtelo prima. Se adesso mi uccidi – si rivolse a Regina – ucciderai anche l’anima di un bambino innocente. Io non posso, non voglio credere che tu sia senza cuore. Altrimenti Robin non si sarebbe innamorato di te”

Udendo quel nome, Regina avvertì un fastidioso nodo allo stomaco. Un cuore ce l’aveva, un cuore che batteva d’amore per quell'uomo.

E poi… un bambino. Ciò che lei avrebbe sempre voluta, una famiglia, dei figli d’amare… il pensiero di poter togliere a qualcun’altra questo privilegio la fece rabbrividire. Anche se si trattava di Emma, anche se si trattava della figlia di Biancaneve… forse non meritava di soffrire fino a questo punto. Emma poté vedere un cambiamento d’espressione nel viso di Regina.

Ella infatti indietreggiò. Sapeva che lasciarla andare dopo tutto quel tempo sarebbe stato da stupidi, ma il suo punto più debole era stato toccato.

Non le era mai importato nulla delle ingiustizie contro gli innocenti… ma i bambini, loro erano angeli dall'anima pura, non poteva arrivare a tanto.

Quando la principessa la vide indietreggiare, solo allora, osò tirare fuori un sospiro di sollievo.

“Grazie...” - sussurrò impercettibilmente, chiudendo gli occhi.

“Non voglio un tuo ringraziamento” - sbottò l’altra.

Era così, dunque, che finiva tutto? Lei che la lasciava vivere e che probabilmente si sarebbe convertita al bene?

Ci aveva pensato tante volte, eppure… adesso era tutto più reale.

Emma si voltò verso Baelfire un’altra volta, ma questa volta stavano sorridendo entrambi.

Il ragazzo fece per andarle incontro, ma fu frenato da qualcosa che né lui né nessun altro si sarebbe aspettato.

Gideon gli era arrivato alle spalle e gli aveva afferrato il cuore con cattiveria e semplicità. Il più grande avvertì un dolore immenso, e quando si voltò e incrociò gli occhi del fratello, impallidì.

“Gideon...” - sussurrò.

“Proprio io – rispose l’altro compiaciuto – e adesso chi è il più forte?”

“No! - esclamò Emma – lascialo stare!”

“Non ci penso neanche – rispose freddamente – sono arrivato fin qui e non ho intenzione di rinunciare a ciò che voglio!”

I quattro vennero immediatamente raggiunti dalle sue famiglie e da Robin. Tremotino sgranò gli occhi quando si rese conto che uno dei suoi figli stava tenendo tra le mani il cuore dell’altro.

“Emma! - esclamò Biancaneve – Emma, stai bene?!”

“Io sto bene! Ma Bae! Gideon, ti prego, è una follia!”

“Tu! - esclamò Tremotino rivolgendosi a Regina – sei stata tu a convincerlo, maledetta!”

Gli andò contro, ma venne bloccato da Robin, il quale si mise in mezzo.

“Non toccarla!”

“E tu cosa vuoi? Osi ancora difenderla?”

“Sta calmo – disse Regina con fare annoiato – se la principessa è viva è solo perché ho deciso di lasciarla in vita”

“Davvero? - domandò Robin voltandosi a guardarla – cosa ti ha fatto cambiare idea?”

“Beh – fece spallucce – diciamo soltanto che la vostra Emma aspetta un bambino ed io non volevo un peso del genere sulla coscienza per tutta la vita”

Quella frase arrivò immediatamente a Biancaneve, la quale si portò una mano sul cuore: sua figlia sarebbe diventata madre? Sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma non immaginava così presto.

“Ah, e così? - domandò Gideon, stringendo ancora il cuore del fratello – ma pensa, non ti credevo in grado di rammollirti!”

Baelfire, intanto, stava cercando di controllare il respiro, per quanto difficile gli riuscisse. Sentiva che sarebbe morto, e non voleva.

“Non provocarmi, ragazzino. A questo punto è inutile, non mi servi più”

“Ti sbagli, non è inutile! Pensavi davvero che mi sarei semplicemente fatto sfruttare da te? Io adesso ho il potere tra le mie mani, ho il potere di poter decidere sulla vita altrui… potere che mi renderà invincibile”

Aumentò la presa sul cuore di Baelfire, il quale urlò dal dolore. Emma strillò forte, e a quel punto Tremotino e Regina si mossero all'unisono, combattendo, per la prima volta, per lo stesso obbiettivo.

“Ora basta, Gideon. Hai scherzato troppo” - disse il primo.

“Io non ho scherzato affatto. E tu non puoi dirmi quello che devo fare, io...”

“Emh, emh, scusa, ti dispiace?” - domandò Regina con molta nonchalance.

Lei, che era padrona del fuoco, avvolse Gideon in quest’ultimo, il quale a quel punto fu costretto a lasciare il cuore.

“No, ti prego! - esclamò Belle – non fargli del male!”

“Non gli sto facendo del male, sto solo cercando di mettere un freno alla sua insolenza!”

“Tu! - esclamò Gideon rabbioso – noi eravamo d’accordo! Hai scelto di essere debole, perché mai?”

La donna lo guardò, pensando a lungo una risposta.

“Non ho scelto di essere debole. Ho solo… scelto di essere coraggiosa – rivolse uno sguardo a Robin, il quale ricambiò – e tu… tu dovresti imparare ad essere molto meno influenzabile”

Nello stesso istante, Emma era scivolata verso Bae, aveva preso il suo cuore e lo aveva rimesso al suo posto. Il ragazzo sospirò, aggrappandosi a lei.

“Emma! Oh, Emma! - esclamò, abbracciandola – stai bene!”

“No, tu stai bene – sussurrò – avevo paura di perderti!”

“Fatemi capire bene – disse James a quel punto, confuso – Regina adesso è diventata buona?”

“Non esageriamo. Diciamo che… nella vita c’è di meglio che dannarsi” - rispose. Biancaneve a quel punto si sentì in dovere di avvicinarsi.

“Io… ti ringrazio, per aver risparmiato mia figlia – mormorò – è vero, non eri costretta a farlo, ma l’hai fatto. So che mi odi per il male che ti ho causato ma posso assicurarti che se poetssi tornare indietro… non lo rifarei. Per questo… io ti chiedo scusa...” - concluse chiudendo gli occhi.

Tutti i presenti, e Regina compresa, rimasero sorpresi da quelle parole.

La persona che più di tutti sentiva di odiare… le stava chiedendo perdono.

Un perdono che non credeva sarebbe mai arrivato. Accettarlo, avrebbe significato mettere fine a tutta la sua rabbia, a tutta la loro rivalità.

Fece un leggero cenno con il capo, leggerissimo, ma ciò bastò a Biancaneve per capire.

“Bae… oh Bae – sussurrò Emma – ho temuto il peggio...”

“Non preoccuparti, Emma… Sono qui...” - disse accarezzandole il viso.

Lei allora, piena di felicità, lo abbracciò. Gli altri rimasero a guardarli, capendo quanto effettivamente fosse grande il sentimento che li univa.

E a Regina, per la prima volta dopo tanto tempo, le si scaldò il cuore. Fare qualcosa di giusto, alle volte dava più soddisfazioni che fare qualcosa di sbagliato.

Dopo un po’, le due famiglie uscirono da quella caverna, con la consapevolezza che sarebbero stati legate per sempre.

Gideon, che era ancora in preda alla rabbia più totale, fu chiuso in una stanza del proprio castello con un incantesimo, in modo che non potesse uscire e che potesse calmare la propria ira.

Le prime ore erano state quelle più terribile, ma poi pian piano l’ira era scemata, lasciando posto al vuoto più totale: era cattivo? C’erano davvero le tenebre nel suo animo?

Poi ripensò a ciò che stava per fare: uccidere suo fratello. Il pensiero adesso lo faceva tremare, ma da un lato continuava comunque a sentirsi infastidito. Ciò non cambiava la sua situazione, né i i suoi sentimenti.

E ancora una volta nessuno capiva.

Dopo qualche giorno di solitudine, qualcuno finalmente bussò alla sua porta.

“Chi è?” - domandò seccato.

“Gideon… Sono Bae...” - sussurrò il fratello dall'altro lato.

Il più piccolo sorrise amaramente. Fra tutti, proprio lui era venuto a cercarlo.

“Non dovresti essere qui. Potrei farti di nuovo del male...”

“No, io sono certo che non lo farai. Sono insieme ad Emma. Possiamo entrare?”

“Se proprio insistete” - borbottò facendo spallucce.

Detto ciò, i due entrarono, mano nella mano. Stavano veramente bene, insieme.

“Gideon… - chiamò la principessa – come stai?”

“Oh, divinamente. Perché, non si vede?” - domandò sarcastico.

“Ah, vedo che non hai perso il tuo spirito” - scherzò Baelfire.

“Perché sei qui? Dovreste odiarmi tutti e due. Ti ho quasi ucciso Bae. Volevo ucciderti”

“Per l’appunto, volevi. Io non so perché ti sia convinto ad agire così, ma di una cosa posso assicurarti: tu non sei inferiore a me. Tu sei… bello a modo tuo...”

Gideon sollevò lo sguardo. Era la prima persone che gli avesse mai detto una cosa del genere.

“Sei il bambino timido, adorabile e gentile che mi ha regalato dei fiori – disse Emma – se solo avessi saputo dei tuoi sentimenti prima, sarei stata attenta a non calpestarli. Ti chiedo scusa, Gideon...”

Anche queste, le scuse, erano qualcosa di nuovo per il ragazzo.

“Anche se voi adesso mi perdonate…. Non cambierà nulla. Il resto della famiglia mi odia, e sento che questo non è il posto che fa per me”

“Non è vero che il resto della famiglia ti odia, Gideon. Vedi, è questo il problema, tendi sempre a sottovalutarti e ad incolparti. Insomma… può capitare di sbagliare, ma questo non significa che non troverai l’amore… nostro padre né è la dimostrazione...”

“Sì – sussurrò – beh… grazie, Baelfire. Avevo bisogno di sentirmi dire questo. Io non sono sicuro di voler essere cattivo”

“Infatti non lo sei” - sorrise incoraggiante. Poi gli poggiò una mano su una spalla e lo abbracciò, sancendo finalmente la pace fra i due fratelli.

Emma sorrise commossa, per poi unirsi a quell'abbraccio.

“Io comunque sento che davvero questo posto non mi appartiene – disse poi – sento che devo andar via, trovare la mia strada...”

“Se è questo che vuoi… io non ti tratterrò, anzi. Ma credo che prima dovresti risolvere il tuo conto in sospeso” - disse alludendo al suo rapporto con la famiglia. E il pensiero fece star male Gideon. Non solo aveva quasi ucciso suo fratello, ma aveva fatto del male a suo padre e a sua sorella ed era andato contro sua madre. Temeva che il loro affetto fosse diminuito.

Gideon fu liberato l’indomani, sotto consiglio di Baelfire. Il ragazzo si sentiva un po’ un criminale, ma d’altronde non poteva dare loro torto, Diede alla sua famiglia la notizia che sarebbe voluto partire.

“Credo che un po’ di tempo lontano da casa mi farà bene – sussurrò – a me… e a voi...”

Tremotino e Belle, che erano stretti in un abbraccio, si strinsero ancor di più. La prima a muoversi fu proprio lei, che con gli occhi pieni di lacrime, andò incontro al figlio, abbracciandolo.

“Se vuoi andare, vai. Ma sappi che ovunque andrai, rimarrai sempre mio figlio” - sussurrò.

Lui allora ricambiò l’abbraccio, soffocando un gemito strozzato.

“E tu sarai sempre mia madre”. Dopodiché, le sua attenzione si rivolsero a Rose, che aveva sempre trattato tanto male, senza alcun motivo.

La sorella adesso lo guardava fisso.

“Rose – chiamò sorridendo – spero che quanto tornerò… tu vorrai gicoare con me. Lo so che non l’ho fatto mai fatto, in dodici anni della tua vita. Ma forse non è tardi per cominciare… no?”

La più piccola sentì un nodo alla gola. Quelle parole sarebbero valse più di qualsiasi cosa. Dimenticò tutto quello che c’era stato, e gli corse incontro, abbracciandolo per la prima volta. Gideon fu felice di ciò, del fatto che Rose non gli portasse alcun rancore.

Rimaneva solo Tremotino. Non aveva proferito alcuna parola, ma il suo sguardo parlava da sé: sembrava fiero di quel figlio che gli somigliava più di chiunque altro, ma che allo stesso tempo era anche terribilmente diverso.

Gideon gli rivolse uno sguardo, sorridendo appena.

“Non avresti mai pensato che sarei andato via, vero?” - gli domandò.

“In realtà no. Ma ultimamente mi hai piacevolmente sorpreso. Solo adesso mi rendo conto di quanto effettivamente mi somigli”

“Beh – disse con voce piena di ammirazione – se davvero ti somiglio, anche solo la meta, allora diventerò un grande uomo”

Quella era forse una delle poche parole gentile che suo figlio gli avesse mai concesso. E solo per questo, tutti i suoi sbagli gli furono perdonati.

Perché tutti avevano bisogno di una seconda possibilità, e lui lo sapeva bene.

E poi anche loro, si lasciarono andare ad un abbraccio. Gideon aveva ancora molto da scoprire e imparare, e lo avrebbe fattoa modo suo. Ma sapeva che avrebbe sempre avuto una famiglia da cui tornare, una famiglia che lo stimava, contrariamente a quanto aveva sempre pensato.

“Mi raccomando – disse Baelfire – torna in tempo per conoscere tuo nipote”

“Lo farò, non preoccuparti. A presto”

Così andò via, non troppo silenziosamente in realtà. Chiunque lì avrebbe sentito la sua mancanza, in quei lunghi mesi.

Emma si strinse a Baelfire, mentre lo osservava allontanarsi verso il tramonto. Tutti loro erano cresciuti, ma il cambiamento più grande lo aveva fatto proprio Gideon.

 

Anche Regina guardava con molta malinconia il tramonto. Era stata per così tanto tempo dalla parte del male, che adesso non aveva idea di cosa ne sarebbe stato di lei e delle sua vita. Poteva davvero passare dal lato della “luce” come se nulla fosse?

A distrarla dai suoi pensieri furono i passi di Robin, il quale pareva molto allegro.

“Hei...”

“Robin...” - sussurrò malinconica.

“Perché fai quella faccia? Dovresti essere felice, hai salvato ben due famiglie. Questo ti fa onore”

“Questo lo so. Ma adesso, io cosa sarò? Chi sarò? Perché per anni sono stata semplicemente la Regina Cattiva. Adesso…?”

“Te lo dico io – sussurrò accarezzandole il viso – sarai una donna forte, indipendente, ma che ha imparato nuovamente ad amare. Regina… so che hai sofferto e non voglio avere la presunzione di poter cancellare tutto. Ma voglio stare con te. Io ho sempre creduto in te, più di chiunque altro. E alla fine ho avuto ragione”

“Oh, Robin...” - sussurrò.

“Sì… - rispose nervoso – e adesso… devo farti una domanda molto importante...”

Regina inarcò un sopracciglio. Quando lo vide inginocchiarsi davanti a lei, il suo cuore perse un battito. Quello era il momento che credeva non avrebbe mai avuto.

“Regina. Vorresti sposarmi?” - domandò guardandola negli occhi.

Ella sentì gli occhi pizzicarle. Quello avrebbe segnato un nuovo inizio, una nuova vita, una nuova se stessa.

L’amore le scoppiava dentro il cuore, e non avrebbe potuto esserne più felice. Cercò di darsi un contegno, per quanto possibile.

“Io… accetto...” - rispose con voce tremula. Robin, a quel punto, felice, si sollevò, e la baciò. Lì, Regina si lasciò finalmente andare, e ricambiò senza avere ormai più paura di voler sparire.

Da quel momento la sua nuova vita iniziava. E come testimoni di quell'evento, vi erano Baelfire ed Emma, che li avevano visti ed avevano pensato bene di non interrompere il momento.

“Ah, alla fine ce l’ha fatta a chiederglielo. Sembrano felici. Secondo te Regina sarà contenta se le chiediamo di diventare la madrina di nostro figlio?”

“Io… ho l’impressione che sarà molto felice – disse Emma stringendosi a lui – non avrei mai pensato di poter avere tutto questo”

“Ma adesso ce l’abbiamo. E durerà per sempre...” - sussurrò posandole un bacio sulla fronte.

Il sole tramontò. E l’indomani non fu più pieno di incertezze.

 

Un anno dopo…

 

Rose era concentrata. Con un ultimo sforzo, scrisse l’ultima parola. Poi prese un sospiro e sorrise.

“Rose! - esclamò David entrando – ah, ecco dov’eri! Dai sbrighiamoci, stiamo facendo tardi!”

“Arrivo. Guarda David, ho finito il mio libro”

Il principe allora si avvicinò.

“Però, non male! Come mai hai scelto questo titolo?”

“Perché mi sembrava il più adatto. Sono certa che “Once Upon a Time Emma from Enchanted Forest” farà un successone. Ma ovviamente, tu sarai il primo a leggerlo”

“Lo farò, ma adesso è vermanete tardi! Dai andiamo!” - esclamò prendendola per mano.

Al piano inferiore, si potevano udire delle voci. Regina, con al dito una sfavillante fede nuziale, stava cullando un neonato paffuto e dagli occhi azzurri, che rideva di gusto.

“Ma come sei carino! - esclamò – sei il bambino più bello del mondo!”

“Ma insomma! - esclamò Gideon seccato – tu sarai pure la madrina, ma io sono il suo zio preferito, quindi fammelo tenere in braccio!”

“Tu non hai familiarità con i bambini. Io invece sì”

“Ragazzi, insomma, cos'è tutta questa confusione?” - domandò Emma.

“Chiedilo a lei! - borbottò il ragazzo – perché deve essere lei la sua madrina?”

“Perché è un ruolo che mi calza a pennello. E poi ho scelto anche un bellissimo nome. Non sei d’accordo, Henry?”

Il bimbo a quel punto prese a muovere le mani, come se avesse capito.

“Va bene, ma spostate a dopo i litigi – disse Baelfire – abbiamo un battesimo a cui non possiamo mancare. Dove sono gli altri?”

“Eccoci! - esclamò David, trascinandosi dietro Rose – siamo qui!”

I due ragazzini erano insieme, Robin stringeva Regina e Baelfire ed Emma stavano accanto a loro volta.

“Oh, Gideon. Avresti potuto portare una delle tue tante ragazze” - scherzò Baelfire.

“Silenzio – disse arrossendo – quella che è la mia vita amorosa non ti riguarda”

James e Biancaneve osservarono i figli da lontano. Avevano sempre sognato tutto ciò, e alla fine era arrivato, anche se con un giro un po’ più lungo.

“Loro sono felici – sussurrò la seconda – e lo siamo anche noi. Era questa la vita che volevo”

“Anche io. Il perfetto lieto fine per una favola stupenda” - rispose James, avvicinandosi alla sue labbra.

“Scusate, coppietta felice, ma avete una certa età per fare certe cose”

“Tremotino! Scusatelo, a volte non ha senso del romanticismo” - esclamò Belle.

“Non preoccupatevi. Piuttosto – esordì James – c’è qualcosa di cui dobbiamo parlare. Adesso abbiamo un nipote in comune, e direi che voi siete d’accordo con me se dico che sarà un perfetto principe”

“Non pensarci neanche. Henry imparerà a usare la magia – ribatté Tremotino – che è sempre meglio che essere un melenso principe in calzamaglia”

“Come dici?! Credi di essere migliore di me solo perché sei il Signore Oscuro?!” - esclamò l’altro stizzito, facendo ridere Belle e Biancaneve.

Di certo i loro battibecchi non sarebbero finiti lì, ma andava bene così.

Le avventure di Emma non erano finite, anzi, cominciavano proprio da lì.

Da quel momento, ella visse, insieme all'amore della sua vita, suo figlio e la sua grande famiglia, per sempre felice e contenta.

Nota dell'autrice
Questo è il finale che avevo pensato ancora prima di iniziare la storia (sì, io ragiono al contrario), spero che vi sia piaciuto. Almeno qui, tutti i nostri personaggi hanno un lieto fine, i Rumbelle, Regina e Robin, Emma e Bae... tutti insomma.
Ringrazio chi ha seguito fin qui, spero sia stato un finale degno, alla prossima!

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