La bambina alla ricerca di un sogno...

di LilyProngs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno di lavoro per Kagome! ***
Capitolo 2: *** Un raggio di sole per Rin! ***
Capitolo 3: *** Non ti scordar, di un bacio a mezzanotte! ***
Capitolo 4: *** Un nuovo compagno di giochi per Rin! ***
Capitolo 5: *** I fantasmi del passato... ***
Capitolo 6: *** La speranza è sempre l'ultima a morire.. ***
Capitolo 7: *** Addio ricordi di infazia... ***
Capitolo 8: *** Una spiacevole sorpresa! ***
Capitolo 9: *** Un segreto celato in te.. ***
Capitolo 10: *** La bellezza di parole mai dette...Segreti svelati! ***
Capitolo 11: *** Ti voglio insieme a me... ***
Capitolo 12: *** Voce rubata alla luce della felicità... ***
Capitolo 13: *** Un'argentea freccia come proposta! ***
Capitolo 14: *** L'arrivo di un inaspettato Principe! ***
Capitolo 15: *** Un'insolita fiaba che prende forma.. ***
Capitolo 16: *** Il passato del glaciale Principe... ***
Capitolo 17: *** 100% Rin!Finalmente... ***
Capitolo 18: *** Un nuovo-glaciale-sapore.. ***
Capitolo 19: *** Fiori d'arancio...e una rosa bianca... ***
Capitolo 20: *** Il lento dischiudersi di un adorabile bozzolo... ***
Capitolo 21: *** I molteplici giochi del tempo... ***
Capitolo 22: *** I fantasmi del passato sono duri a morire! ***
Capitolo 23: *** Vorrei dirti che...io...ti... ***
Capitolo 24: *** Lettera di un 'Angelo custode'... ***
Capitolo 25: *** Sei il lontano riflesso della mia anima.. ***
Capitolo 26: *** La paura non si può ancora dimenticare... ***
Capitolo 27: *** Vento di verità... ***
Capitolo 28: *** Avviso ***
Capitolo 29: *** Investigatori occasionali... ***
Capitolo 30: *** Marcus Conrad ***
Capitolo 31: *** La verità per la libertà... ***
Capitolo 32: *** La resa dei conti... ***
Capitolo 33: *** Ti amo a tal punto! ***
Capitolo 34: *** Gli aiutanti sono i migliori personaggi delle favole!Parte I ***
Capitolo 35: *** Gli aiutanti sono i migliori personaggi delle favole!Parte II ***
Capitolo 36: *** Una piccola svolta... ***
Capitolo 37: *** Il lento sciogliersi dei ghiacci... ***
Capitolo 38: *** Il fatidico Test! ***
Capitolo 39: *** Camomilla eccitante e rivelazioni... ***
Capitolo 40: *** Molto più che un salutino... ***
Capitolo 41: *** Il Cine-Occhio dei ricordi perduti... ***
Capitolo 42: *** Come away with me in the night... ***
Capitolo 43: *** La triforcazione delle strade d'Amore... ***



Capitolo 1
*** Primo giorno di lavoro per Kagome! ***


Sesshomaru e Rin Ciao a tutti!
Vorrei rompervi un attimo prima di iniziare.
Allora questa è la mia prima fic su Inuyasha. Mi è sempre piaciuto questo manga ed ultimamente ho iniziato a riguardarmi gli episodi su youtube ed ho anche iniziato a leggere le fic.
Sono sempre stata fan della coppia Inu-Kag ed ho iniziato con le loro storie e poi ho iniziato a conoscere la coppia Sesshomaru-Rin e me ne sono completamente innamorata!
Premetto di essere solo una fan ed una scrittrice che ama scrivere anche fanfiction(per adesso avevo iniziato a scrivere su questo sito solo su Harry Potter).
Non so come andrà questa storia e se piacerà, ma io ci provo!
Ora smetti di annoiarvi!Spero davvero che vi piaccia!
Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

La bambina guardava con occhi sognanti fuori dalla finestra dell'orfanotrofio.
Il giardino verde stracolmo di alberi si estendeva davanti i suoi occhi color nocciola grandi e dal taglio dolce e all'insù.
Vestiva con una T-shirt colorata e dei pantaloncini larghi, un po' troppo per la sua esile figura.
I capelli castani arrivavano fino alle spalle ed un un ciuffo di capelli era tenuto legato ad un lato della testa con un elastico di un viola brillante.
Chissà quando...Chissà chi e se, qualcuno l'avrebbe presa al suo fianco...Un giorno o mai.
Era rinchiusa tra quelle enormi mura da quando era una bambina a malapena in grado di parlare e mai nessuno l'aveva presa con sé...O meglio si era ritrovata a passare da una famiglia all'altra, sempre sbagliata, non aveva trovato mai nessuno che fosse in grado di farla star bene.
Rin era una banbina splendida, sempre sorridente nonostante la situazione in cui si era trovata a crescere.
Ma aveva sempre aspettato, paziente, con la costante speranza di poter trovare qualcuno che potesse colmare quel vuoto che aveva dentro.
Una famiglia.

Kagome si stava vestendo di tutto punto mentre la sua coinquilina nonché migliore amica, Sango, preparava la colazione.
Passò un leggerissimo strato di fard sulle guance bianche ed un leggera linea di matita sugli occhi. Non le piaceva molto truccarsi ma quello era un giorno importante. Finalmente dopo i suoi tre anni di apprendistato poteva cercare il suo primo, vero, lavoro come assistente sociale. Sperava soltanto andasse bene!
Ultimamente la sua vita le stava dando molte delusioni e ben poche soddisfazioni.
Era uscita da mesi da una storia che l'aveva trovata ferita. Ed era sempre china su grossi tomi per studiare.
Ma quel giorno avrebbe dato una svolta, lasciandosi tutto alle spalle nella speranza di essere inserita davvero in un ambiente di lavoro soddisfacente.
Uscì dal bagno e si presentò davanti all'amica facendo una giravolta.
Sango si girò verso di lei guardandola.
Portava un tailleur nero composto da una giacchetta e una gonna che arrivava poco più su delle ginocchia e sotto una semplice camicia bianca e ai piedi delle semplici decoltè nere.
I suoi lunghi capelli castani ondulati  erano sciolti e arrivavano poco più su dalla vita ed i suoi grandi occhi color cioccolato da cerbiatta brillavano di agitazione.
"Sei perfetta amica mia!Ma ora siediti e mangia qualcosa.." disse con fare materno che la fece sorridere.
Kagome seguì l'amica e le due fecero colazione insieme.
"Ho una paura Sango!" esclamò la ragazza sorseggiando il suo the. Sango sorrise.
"Kag ascoltami...Tu sei fatta per questo lavoro!Hai una sensibilità finissima che ti permette di guardare nel profondo delle persone,non dubitare di questa dote,sono sicura che andrai benissimo!" esclamò. Kagome si sentì rincuorata da quelle parole.
"Grazie Sanguccia sei un angelo!Ma come non potresti essere una santa con il fidanzato che ti ritrovi!" cercò di scherzare facendole l'occhiolino. Sango rise.
"A proposito sta sera Miroku viene a cena...E ci sarà una sorpresa per te..." cantilenò misteriosa. Kagome la guardò incuriosita.
"Cosa,cosaaaaaa??" iniziò a mugugnare facendo gli occhi dolci.
"No, no cara mia vedrai sta sera!Ora vai se non vuoi far tardi!"
Kagome alzò lo sguardo verso l'orologio e sussultò.
"Oh già!!Ciao Sango!" si alzò scoccando un bacio all'amica per poi scappare via.
Prese la macchina e si avviò.
Era davvero agitata, anche se le parole di Sango avevano avuto il loro solito effetto tranquillizzante.
Sospirò inoltrandosi in città e dopo venti minuti buoni si trovò davanti ad un grandissimo edificio bianco.
L'orfanotrofio.
Scese dalla macchina e prese la borsa per poi entrare.
Si avviò alla segreteria e iniziò a parlare con il suo tono educato e gentile.
"Salve, il mio nome è Kagome Higurashi e..."
"Ah si la nuova assistente sociale!" l'interruppe la donna allegramente, Kagome annuì con un sorriso.
"Si, sono io" rispose. La donna prese un paio di fascicoli e glieli porse.
"Immagino che conosca già la signora Kaede Mikon, proprietaria dell'orfanotrofio..."
"Si, al colloquio..." rispose Kagome.
Quell'anziana signora l'aveva davvero colpita. Era forte e determinata, sembrava tenere davvero a quel posto nonostante ricevesse in continuazione richieste di aquirenti per rilevare l'edificio.
La signora Mikon stava convocando nuovi assistenti sociali e avvocati per avere un personale più nuovo e fresco con la speranza che una migliore e più numerosa amministrazione potesse riportare all'antica luce l'orfanotrofio.
"Bene, la riporto da lei così che possa darle le ultime dritte, comunque io sono Kiaran" disse la donna porgendole la mano, che lei strinse sorridendo.
Si trovarono davanti ad una porta chiusa e Kiaran bussò. "Avanti" disse una profonda e saggia voce di donna.
"Signora Mikon è arrivata la signorina Higurashi" disse aprendo la porta e la donna annuì.
"Entri signorina" l'incitò la donna seduta alla scrivania con varie scartoffie che la circondavano.
"Salve signora Mikon, è un piacere rivederla..." disse Kagome timidamente. Kaede sorrise incorraggiante.
"Il piacere è mio, prego si sieda...Agitata?" chiese la donna. Kagome si ritrovò ad annuire sinceramente.
"Un po', ma sono anche impaziente di cominciare!" esclamò allegramente.
"Ne sono felice!Allora le cose più importanti ce le siamo dette al colloquio. Ha un ottimo curriculum e spero si troverà bene qui. Siamo una buona squadra tra assistenti sociali,psicologhi e avvocati, tra l'altro se ne agguingeranno di nuovi proprio come lei. Col tempo li conoscerà tutti. Vede qui ci sono molti bambini che hanno bisogno d'aiuto, molti sono cresciuti tra queste mura, altri sono qui solo da qualche anno e tutti hanno delle pesanti situazioni alle spalle. La farò scortare da Kiaran per familiarizzare con l'ambiente e vorrei farle una richiesta curiosa ma spero le piacerà..." disse lasciando la frase in sospeso aspettando la risposta della ragazza che annuì ripetutamente.
"Certo,certo mi dica..."
"Vede vorrei che si guardasse intorno e che scegliesse un bambino, sarà lei a sceglierlo. Sarà il suo primo incarico e voglio che si impegni molto...Sono stata chiara?" chiese.
Kagome rimase spiazzata da quella richiesta. Certo era una cosa molto interessante ma anche molto poco ortodossa.
"Accetto...Anche se ci sono molti bambini qui..."
"Sa voglio che vengano scelti, proprio come se venisse una famiglia in cerca di un bambino di adottare, capisce?Voglio che si sentano importanti!E poi si potrà dedicare anche agli altri, vorrei solo che ne scegliesse uno a cui affiancarsi completamente e da cui vorrei la sua disponibilità completa..." spiegò.
Era davvero un' ottima idea, una possibilità per far sentire quei bambini importanti. Era davvero bello.
"Va bene signora Mikon, ha la mia completa disponibilità!".
Kaede annuì sorridendo e le porse la mano che di nuovo strinse.
"Benvenuta tra noi, Kagome!".
La ragazza accompagnata da Kiaran prese a fare il giro dell'edificio. Era molto bello e ben tenuto anche se era così grande da metterle quasi soggezione. La guidò tra i dormitori e le sale svago dove incontrò i primi bambini e ragazzi.
I più piccoli erano sembrati molto felici e l'avevano accolta molto bene, i più grandi in piena crisi adolescenziale erano più strafottenti. Qualsiasi cosa ci fosse nel loro passato pesava su di loro come un macigno, perché a quell'età tutto sembrava più grande e difficile da sopportare. Lei lo capiva bene, aveva ventitre anni e non aveva passato da molto quella fase della vita.
Quando fu ora di pranzo potè vedere tutti i giovani orfani che occupavano quelle mura ed incontrò i suoi primi colleghi.
C'era Ayame Tsuki, psicologa infantile. Era poco più grande di lei,venticinque anni ed era molto dolce ed un vero tornado umano!Parlava a raffica ed era piena di energia. Aveva dei lunghi capelli rossi tenuti in due codini e dei grandi occhi verdi, era molto carina ed un demone lupo.
Cosa che non doveva stupire, ormai demoni e umani vivevano pacificamente sotto lo stesso cielo da anni. Nonostante per alcuni ci fossero ancora delle tensioni e delle situazioni di razzismo che lei proprio non approvava! Aveva anche notato dei bambini demoni tra l'altro.
Con lei c'era Koga Mioku, anche lui assitente sociale e demone lupo. Trent'anni. Lunghi capelli neri tenuti in una coda e grandi occhi azzurri che si posavano spesso e volentieri su Ayame(cosa che Kagome, buona osservatrice quale era, aveva notato subito). Koga era molto gentile e allegro ed era contento di trovare una sua nuova collega.
Poi c'era Myoga Tan, avvocato, un anziano signore basso e grassoccio dai lineamenti simpatici. Era un vecchietto arzillo e dalla parlantina facile. L'aveva subito coperta di complimenti imbarazzandola e facendola ridere.
"Per oggi siamo solo noi, sai facciamo i turni. L'orfanotrofio, come saprai, è in concomitanza con alcuni studi legali e questo spiega la presenza di assistenti sociali e sopratutto avvocati" spiegò Ayame. Kagome annuì.
"Sì, io sono stata indirizzata dopo il mio apprendistato in uno studio legale di Tokio"
"Ma qui è tutto diverso..." continuò Ayame con un sorriso al quale lei rispose.
"Immagino proprio di sì, e questo mi fa molto piacere..."
"Sì qui è un ambiente completamente diverso..." rispose Koga. I tre giovani continuavano a parlare del più e del meno e Kagome talvolta si guardava intono in cerca del suo bambino, o bambina, 'Prescelto'. Certo era difficile scegliere visto che non conosceva nessuno, ma aveva fatto una sfida con se stessa.
Sarebbe stato il suo cuore a scegliere, non la sua razionalità.
Dopo pranzo decise di fare una passeggiata in giardino da sola, per pensare.
Si trovava bene in quell'ambiente, come immaginava e sperava di riuscire a trovare il bambino a cui dedicarsi.
Aveva un gran bisogno di trovare qualcuno a cui dedicarsi con anima e corpo.
Passeggiava tra l'erba, nonostante le scarpe con i tacchi affondavano piano sul terreno morbido, ma lei non se ne curava particolarmente.
La giornata era molto bella e il sole l'avvolgeva con i suoi raggi. Fece un giro su se stessa per poi fermarsi all'improvviso.
Dall'edificio, era affacciata ad una finestra quella che sembrava essere una bambina.
I suoi occhi incrociarono quelli di Kagome ed il cuore di quest'ultima saltò un battito.
Vide quei grandi occhi nocciola stracolmi di un calore ed una celata tristezza che la colpirono dal profondo dell'anima.
L'aveva trovata.


Ed eccoci qua!
Ultima precisazione: La fic inizierà come un Inu-Kag per poi diventare completamente una sesshomaru-rin, non so perchè lo preciso ma volevo fosse chiaro sopratutto per questo primo capitolo privo di romanticherie(Che spero vivamente vi sia piaciuto comunque!)
Allora che ve ne pareeee?Ditemi,ditemi!!!
Spero di ricevere qualche commentino...^^

Un saluto
By LilyProngs


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Capitolo 2
*** Un raggio di sole per Rin! ***


Rin trova un raggio di sole Ecco un nuovo capitolo!
Eccomi già con un nuovo aggiornamento,il che ha dell'incredibile visto che sono una ritardataria cronica, ma con le vacanze ho più tempo!^^
Ci si rivede a fine capitolo!
Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

Kagome rimase a lungo imbambolata a guardare la bambina e poi, timidamente, alzò una mano in segno di saluto. Vide la bambina sgranare gli occhi e rispondere titubante al saluto, per quanto sembrasse perplessa sul suo bel viso era comparso un piccolo sorriso.
"Ciao...Come ti chiami?" urlò Kagome alzando il viso verso l'alta finestra.
"Io sono Rin!E tu?" chiese allegra e curiosa.
"Io sono Kagome!" si presentò la ragazza. La bambina rise.
"Che nome carino, un po' buffo ma carino!" anche Kagome rise.
"Anche il tuo mi piace tanto,sai Rin?" la piccola sorrise felice.
"Rin, non ti stai stancando ad urlare? Che ne dici di scendere qui così ci conosciamo...".
Rin sembrò pensarci su e il suo volto si fece allerta.
"Sei una strizzacervelli?" borbottò ad alta voce per farsi sentire. Kagome rise.
"Eh chi lo sa..." -rispose Kagome misteriosa- "Fin quando non scendi non saprai mai chi sono, non credi?". Rin ci pensò su e fece una scrollata di spalle.
"Mi sembra ragionevole..." concesse con un tono da adulta che la stupì da sola, infatti rimase un attimo ferma per poi ridacchiare.
"Leggo troppi libri" disse Rin, Kagome la sentì vagamente sussurrare.
Si avviò sotto un albero e si sedette su una panchina in legno, non sapendo quanto ci avrebbe messo la bambina a scendere visto la grandezza di quel posto.
Infatti dopo cinque minuti buoni la vide scendere in giardino, si guardo intorno e poi la vide.
Le corse intorno, la piccole braccia distese come se stesse per volare.
Kagome sorrise teneramente, il suo cuore aveva scelto ed era già rapita da quella bambina.
"Ciao!" ripetè la piccola Rin agitando ripetutamente la mano in segno di saluto.
"Ciao..." rispose Kagome. Rin si arrampicò sulla panchina al suo fianco e la guardò curiosa, scrutandola. La ragazza inclinò la testa di lato in un'espressione curiosa.
"Qualcosa non va?" chiese. Rin portò un dito alle labbra pensierosa.
"Sto cercando di capire chi potresti essere..." ponderò con lentezza.
Kagome annuì accondiscendente.
"Mmh...E quali sono le tue ipotesi?" . Rin si drizzò e continuò ad osservarla.
"Mmh fai tante domande come una strizzacervelli...Però sono discrete non come quella curiosona di Ayame!" le due risero insieme.
"Non ti sta simpatica Ayame?"
"Sì, sì...Ma no, tu non sei come lei, anche se fai tante domande..". Kagome annuì.
"E' vero non sono una psicologa, faccio tante domande perché sono curiosa!" rispose facendole l'occhiolino. Rin rise portandosi entrambe le mani alla bocca, divertita.
"Mmh non sei una 'psicologa'..." disse facendo le virgolette con le dita a quella parola, non era divertente come dire 'strizzacervelli', probabilmente.
"E sicuramente non sei un avvocato!Quelli sì, sembrano essere affezionati a noi ma sono sempre così ghiacciolosi!" esclamò la bimba. Kagome rise.
"Ghiacciolosi?!Bel termine!" si complimentò. Rin fece un grande sorriso, abbagliante.
"Grazie!...Comunque le persone ghiacciolose non mi piacciono molto e di solito gli avvocati sono così..." disse con aria saccente.
"E di certo non sei una mamma che mi vuole venire a prendere..." disse quella frase con un velo di tristezza e a Kagome le si strinse il cuore.
"Cosa te lo fa pensare?" domandò.
"Sei troppo giovane..." rispose subito Rin per poi continuare.
"Ultima ipotesi, decisiva..." lasciò la frase in sospeso per poi spiattellare la sua brillante intuizione. Si alzò con un balzo su due piedi e l'indicò, il ditino indice poco distante dal suo viso.
"Sei un assistente sociale!" esclamò. Kagome la guardò e scoppiò a ridere per la scenetta che aveva tirato fuori, che spasso quella bambina!
"Azzeccato, finalmente!" rispose, per quanto per un attimo aveva temuto che quella reazione dalla posa accusatoria fosse negativa. Però poi la vide saltellare sul posto battendo le mani.
"Lo sapevo,lo sapevo!Che mito,che mito!" esclamò con allegria.
"Be' ci hai messo un po'..." scherzò la ragazza. Rin fece un'espressione mista tra l'offeso e l'altezzoso.
"Era per creare un po' di suspance..." borbotto.
"Ma quanti anni hai, Rin?" chiese Kagome, esterrefatta per quanto fosse sveglia. Rin lo capì, perché fece un sorriso furbo.
"Ne ho dieci!Sembra che ne ho di più,eh?" esclamò orgogliosa sgomitandole sulla pancia. Sembrava un cartone animato da quanto era buffa, Kagome si stava divertendo un sacco con lei.
"E' vero!Non sono la prima a dirtelo?" chiese. Rin annuì facendo una scrollata di spalle e si risedette al suo fianco, a gambe incrociate.
"Me lo dicono in tanti...Però non credo sia niente di speciale..." borbottò.
"E perché no?Vuol dire che sei sveglia ed intelligente!" esclamò infervorandosi. Rin la guardò accigliata.
"No...A volte vorrei starmene di più sulla mia nuvoletta...Il fatto che io sia così vuol dire che sono cresciuta troppo in fretta...E chi viene qui vuol prendere un bambino piccolo e carino da coccolare!Io invece piaccio all'inizio ma poi vengono delusi,come fanno con gli adolescenti, che li guardano a malapena!Ma io non ho neanche la giustifica di essere un adolescente!" disse tristemente, abbassando lo sguardo. Kagome l'osservò seria.
"Rin...Ti va di raccontarmi qualcosa di te?" chiese. Quella domando sembrò spiazzare la bambina che spalancò gli occhi.
"Perché ti interessa?" chiese profondamente curiosa poi il suo volto si fece sospettoso.
"Chi è il tuo bambino?" chiese indagatrice. Kagome rimase spiazzata.
"I-il mio bambino?" balbettò.
"Si, quello che sicuramente Kaede ha voluto farti scegliere" affermò inquisitoria.
"Tu come fai a sapere queste cose?" . Rin abbassò di nuovo lo sguardo ed arrossì.
"Emh...Ho ascoltato per caso, una sua conversazione in ufficio una volta e allora..." mugugnò imbarazzata per poi rialzare lo sguardo verso di lei.
"Non mi hai ancora risposto però!Chi hai scelto?" contiunuò.
Kagome sorrise.
"Ho scelto te, Rin...Te.." le rispose sincera.
Se possibile, sul viso della bambina si era dipinta un'espressione doppiamente stupita in confronto a quella di prima. Boccheggiò più e più volte per trovare la voce e poi le uscì fuori una risposta strudula."Sul serio?".
"Sì...Perché tanto stupita?E perché volevi tanto sapere se avevo già scelto un bambino?" chiese Kagome.
"Be' se eri l'assistente di un altro bambino non ti raccontavo certo i fatti miei!" esclamò, poi si fece di nuovo triste.
"E perché non avrei mai creduto che qualcuno potesse scegliermi...Scegliere me?Ci sono bambini molto più interessanti di me...Dei bambini veri e non degli strani esseri cresciuti troppo in fretta come me..." sussurrò. Kagome non potè farne a meno e l'abbracciò. Rin, dopo un attimo di scoinvolgimento rispose all'abbraccio. Poi alzò lo sguardò verso il sole.
"Kagome...Vedi quei raggi di sole?" chiese con quella sua voce fanciullesca. Kagome annuì.
"Vedi...Tu sei come un raggio di sole per me adesso, ma attenta..."-disse seriamente alzando un dito in segno d'allerta prima di iniziare- "Vedrò se mi scalderai davvero come un raggio di sole, e quando mi sarò accertata che non sei un debole miraggio ma un raggio vero mi fiderò di te!Quindì attenta!" l'avvertì.
Kagome rimase ancora esterrefatta da quell'intelligenza. Sembrava parlare con un'adulta e non una bambina. E questo la spaventava un po', ma incuriosiva allo stesso tempo.
Annuì seriamente.
"Te lo prometto,Rin" disse solennemente. Rin la guardò con quei suoi occhioni per accertarsi che fosse sincera, lo sembrava davvero. Si riaccoccolò tra le sue braccia.
"Sarai la mia assistente sociale, vero?" chiese conferma.
"Sì..." rispose soltanto Kagome.
Le due rimasero in silenzio a lungo facendosi riscaldare dal sole, fin quando Rin non si addormentò tra le sue braccia. Quando si avvicinò l'ora di tornare a casa Kagome si alzò, si fece spiegare dove fosse la sua stanza e la portò a letto. Vicino al suo comodino lasciò il suo nome e numero di telefono. Le diede un bacio sulla fronte e se ne andò.
Forse era tutto molto poco professionale, ma a lei ormai non interessava più. Adorava quella bambina.
Bussò all'ufficio di Kaede che la fece entrare.
"Oh Higurashi, com'è stato questo primo giorno?" chiese curiosa.
"L'ho trovata, la bambina di cui mi prenderò cura" disse Kagome seria. Kaede si stupì ma le chiese subito.
"E chi è?".
"Rin..." rispose soltanto Kagome, anche perché non conosceva il cognome della bambina.
Kaede strabuzzò gli occhi.
"Rin, davvero?" ripetè.
"C'è qualcosa che non va?" chiese accigliata Kagome.
"No,no anzi!Quella bambina ha un grande bisogno di qualcuno accanto ma è...Sempre passata molto inosservato..." rispose la donna. Kagome si arrabbiò.
"Come passata in osservato?" urlò. Kaede la rimise al suo posto con un'occhiataccia.
"Le ricordo che qui sta lavorando,signorina Higurashi..". Kagome si fece piccola,piccola.
"Chiedo scusa..." balbettò.
"Comunque non era mia intenzione offendere la piccola Rin, sono felice della sua scelta...L'avviso soltanto che non sarà affatto una passeggiata..." Kagome la guardò con un mezzo sorriso.
"Signora Mikon, se avessi voluto fare una passeggiata non avrei certo scelto questo lavoro!" rispose.

Tornò a casa per l'ora di cena ed era distrutta. Vide una bella macchina parcheggiata sul vialetto, che non riconobbe. Scrollò le spalle indifferente, probabilmente Miroku si era voluto fare un regalo.
Prese le chiavi e aprì la porta sentì un lieve chiacchiericcio al suo interno e sorrise per il calore che quell'ambiente le dava.
"Sono a casa!" esclamò. Sango le venne incontro con un grande sorriso ma all'improvviso la sua vista venne oscurata da due mani ed una voce profonda e calda sussurrò al suo orecchio.
"Ti ricordi ancora di me?" chiese quella voce. Familiare, splendida, calda.
Le sue gambe tremarono e fu un miracolo che non fosse caduta a terra.
Oh mio Dio!pensò mentre si girava velocemente verso di...Lui.

E rieccoci!Chissà chi sarà il misterioso ragazzo, inimmaginabile,eh?;)
Ringraziamenti:
Monik: Oh mio Dio, tu sei quella che ha scritto Ars Fascinandi, mi è piaciuta un sacco quella fic,davvero molto carina!Me onorata!:)questo spasmo di pazzia a parte, ti ringrazio molto per i tuoi complimenti che mi hanno fatto davvero molto piacere!Spero che la mia fic ti appassioni sempre di più!Ancora grazie x la bella recensione, al prossimo capitolo spero!:)
Vale728:Ciao!Ti ringrazio molto per la recensione, mi fa piacere che il primo capitolo ti sia piaciuto e spero sia lo stesso anche per il seguente!Alla prossima!:)
Evilcassy: Ciao!Ringrazio anche te per la bella recensione e sono contenta che ti sia piaciuta l'idea,mi è uscita fuori all'improvviso!^^Spero di rivederti presto!:)
Draco:Ciao!Addirittura tra i preferiti,mi commuovo!;) Sono felice che il primo capitolo ti sia piaciuto e come avrai visto in questo capitolo hai azzeccato, Rin e Kagome vanno davvero molto d'accordo!:)Alla prossima spero!

Nel caso che non l'abbia detto abbastanza GRAZIEEEEEE!Ero davvero un pò agitata visto che era la mia prima fic su Inuyasha!^^

Alla prossima!
Un Saluto,
By LilyProngs

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Capitolo 3
*** Non ti scordar, di un bacio a mezzanotte! ***


Eccoti...Inuyasha Eccomi di nuovo!
Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

Kagome si girò e si ritrovò vicinissima a dei grandi ed espressivi occhi color ambra, prezioso oro colato che ogni volta che incrociava il suo sguardo sembrava affondare incandescente nella sua anima.
Lui, Inuyasha...Il suo Inuyasha.
"Inuyasha!" esclamò felice saltandogli al collo. Lui, come sempre, rimaneva spiazzato per poi posare delicatamente il suo braccio sulla sua vita.
"Kagome..." disse sorridendo e allontanandola lentamente. Faceva sempre così, la faceva avvicinare e poi l'allontanava. Per quanto questo le facesse male lei ormai era abituata ed in quel momento non voleva proprio angosciarsi. Anche perché il suo cuore batteva così forte che sentiva le gambe quasi cederle e le mani tremarle. Lei, timidamente, sapeva che lui poteva sentire tutto ciò che provava quando era al suo fianco. Ma non si poteva biasimarla. Erano sei anni che non lo vedeva e nessuno le aveva detto niente.
In quel momento le venne in mente che Sango le aveva accennato ad una sorpresa, il massimo che si era immaginata era un cucciolo di qualcosa non certo Inuyasha,anche se...
"Ah mi sono mancate le tue orecchie!" esclamò, la sua felicità così grande da essere tangibile. Gli si avvicinò e tastò le delicate e morbide orecchie del ragazzo. Lui come suo solito non gradì e se la scrollò di dosso.
"Kagome...E' umiliante!" esclamò togliendole le mani dalle sue orecchie. A quel contatto Kagome rabbrividì e si sentì sciocca, sembrava una bambina. Ma lui era lì e le era mancato così tanto!
Sorrise soltanto e si avvicinò alla cucina per andare da Sango e l'abbraccio.
"Sorpresa,eh?" chiese allegra l'amica. Kagome le mostrò la mano che tremavano incredibilmente e Sango rise.
"Tesoro mio...Sei arrabbiata perché non te l'abbiamo detto?" com'era sempre dolce Sango.
Kagome fece una scrollata di spalle.
"Naah...Un'emozione così non la provavo da molto ormai..." poi lo sbirciò dalla porta della cucina e lo vide chiacchierare di fianco a Miroku che continuava a stargli addosso. Lui era più espansivo a dimostrare la sua felicità nel vederlo ma anche Inuyasha, seppur sempre contenuto, si vedeva che era altrettanto contento.
Il suo viso era fine e niveo come lo ricordava e un po' più maturo anche se i mezzo demoni invecchiavano molto più lentamente degli umani. Forse l'aveva notato semplicemente perché era tanto che non lo vedeva e gli sembrava ancora più bello di quando era partito.
Il suoi capelli argentei ricadevano sulle sue belle spalle larghe e a volte le sue adorabili orecchie si muovevano impercettibilmente.
Sei anni, ripensò. Quasi una vita senza vederlo. Il suo amore.
L'aveva aspettato, lo sapeva che c'era qualcosa che li legava per quanto quel legame che passava dal platonico al concreto la consumava. Ma sentiva che prima o poi avrebbe lasciato un po' del suo caratteraccio da parte e avrebbe dischiuso quel lato dolce ed interessante che aveva sempre avuto e che lei amava sopra ogni altra cosa.
Vide l'amica porgerle un fazzoletto e lei la guardò confusa.
"Ti sta uscendo la bava!" scherzò Sango e lei arrossì violentemente, prese il fazzoletto e glielo tirò in faccia.
"Sciocca..." borbottò. Sango rise ancora.
"Ti è mancato, eh?" chiese furba. Kagome sospirò.
"Da impazzire, Sango! E' passato così tanto tempo e i miei sentimenti al posto di affievolirsi o scomparire sono anche più forti!Sono un caso disperato!E poi io che ne so come si è costruito la vita in questi anni a Londra? Si è trovato una ragazza? Si è sistemato? Ha scelto un'altra mummia dello stampo di Kikyo?" iniziò a sfogarsi a raffica. Il ricordo della prima ragazza di Inuyasha le fece saltare i nervi, come era sempre stato.
Loro due si conoscevano da quando erano bambini ed erano cresciuti insieme. A tredici anni Kagome si era accorta che il leggendario amico le piaceva, tanto. Ma era convinta che fosse solo una cotta leggera e non ci aveva dato molto peso. Fin quando a sedici anni Inuyasha conobbe Kikyo che glielo portò via. Si lasciarono dopo un anno ma lei era sempre rimasta con il rimorso che lui aveva scelto Kikyo e non lei. Se ne era sempre stata buonina in attesa perché Inuyasha, con i suoi modi bruschi, sembrava sempre interessarsi poco alle ragazze e invece. Dopo un anno lui era andato sulla sua spalla a piangere e lei, al posto di riempirlo di sberle come desiderava, l'aveva consolato e fatto da migliore amica.
Lei c'era sempre, se aveva bisogno, ad aspettarlo, a sognarlo. E quando furono più grandi le era sembrato che Inuyasha avesse iniziato a ricambiare i suoi sentimenti ma proprio in quel periodo si era venuto a sapere che Inuyasha doveva partire per Londra a fare l' apprendistato nell' illustre studio di avvocati del padre. In fondo lui era ricco e doveva tenere alto, con suo fratello Sesshomaru, l'onore della famiglia.
Quando partì la salutò con un leggero, semplice bacio a fior di labbra che l'aveva profondamente confusa ed anche emotivamente sconvolta.
Lui si ricordava quel bacio che sembrava quasi quello di due bambini?
Lei sì, lo ricordava. Era marchiato a fuoco nella memoria. In quegli anni aveva avuto qualcuno accanto ma nessuno era riuscito a compensare il vuoto che Inuyasha le creava dentro e aveva capito che le uniche labbra che avrebbe sfiorato e che l'avrebbero resa felice erano quelle di Inuyasha.
Sì, era quasi un'ossessione...Di quelle più dolci e martellanti.
In quegli anni era rimasta sospesa in un mondo fatato, fatto di illusioni da cui tutti i suoi amici cercavano di staccarla ma a cui lei rimaneva saldamente attaccata.
Ed ora averlo davanti ai suoi occhi, sembrava come se si fosse riscossa e svegliata da quel suo sogno e guardava in faccia alla realtà.
Inuyasha era lì, vero, non era un illusione e lei sentiva il bisogno di lui che era così forte da scoppiarle dentro.
Come si sarebbe comportata ora che era tornato?
Si sarebbe scioccamente posta nel suo solito angolino a leccarsi le ferite che le procurava o si sarebbe finalmente fatta avanti e avrebbe lottato per lui?
Non lo sapeva ma sperava fermamente nella seconda ipotesi.
"Basta pensare Kagome...Sta sera voglio solo vederti sorridere" le disse Sango accarezzandole la testa. Kagome la guardò sorridendo ed annuì.
Sorridere? Non le sarebbe mai stato così facile come quella sera!
"Forza a tavola!" avvisarono le due donne.
"Cos'è hai imparato a cucinare,Kaggy?" chiese Inuyasha dietro le sue spalle. Lei si girò, trovandolo molto più vicino di quanto si aspettasse, ma non si scompose all'apparenza e gli scoccò un'occhiata severa seguita da una linguaccia.
"Tu taci cagnolino, che non vai oltre ai cibi in scatola!" esclamò prendendo posto a tavola, al suo fianco.
Lui la guardò fintamente offeso e poi fece un mezzo sorriso.
"Meglio il cibo in scatola che quello carbonizzato!" sghignazzò.
"Ohooh questa poi!E' successo solo una volta!Avevi messo il fuoco troppo alto e il riso alla cantonese si è bruciato!E' stata colpa tua, non certo mia!" ribattè. Era già furiosa, era appena arrivato e già le faceva saltare i nervi.
'Ti è mancato anche questo, sciocca,ammettilo!' disse una vocina maligna nella sua testa che si affrettò a scacciare.
Inuyasha, intanto, sembrava divertirsi moltissimo a prenderla in giro. Niente, niente era cambiato.
Anche se lei non riusciva ancora a vedere, quella luce nascosta tra gli occhioni ambrati dell'hanyou.
"Seh, seh dicono tutti così..." concesse Inuyasha con leggerezza. Kagome si imbronciò ma lui le lanciò quel suo mezzo sorriso sghembo e quell'occhiata dolcemente divertita che lei si dimenticò tutto.
"Be' raccontaci un po' di quest'Inghilterra!Ci sono delle belle fagiane?" chiese Miroku.
Gli altri tre lo guardarono stralunati. Sopratutto per l'appellativo 'fagiane'  e per Kagome e Sango anche per la scelta, assolutamente inadeguata, dell'argomento.
Dopo un attimo di gelo Inuyasha scoppiò a ridere sguaiatamente, mentre le ragazze si concessero una mezza risata rassegnata.
"Fagiane...Ahahah...Miroku!" sghignazzava Inuyasha per poi ricomporsi. "Comunque sì ce ne sono..." riprese.
Kagome pendeva dalle sue labbra ora. Si sentiva così sciocca! Era grande ormai, i comportamenti da adolescente li avrebbe dovuti abbandonare da un pezzo. Ma una parte, in fondo al suo cuore era felice, voleva dire che una parte di se rimaneva bambina, innamorata nell'ingenuità della sua bellezza.
Rimase in attesa che lui continuasse.
"Qualcuna era davvero carina e ci sono uscito insieme, ma niente di che...".
Kagome rimase di ghiaccio per un attimo. Il suo cuore veniva strizzato come uno straccio e stracolmo del suo dolore strabordava lacrime. Lacrime che però lei si premurò di non far uscire dai suoi occhi.
Si sentì un' ipocrita allo stesso tempo. Anche lei era uscita con altri ragazzi aveva poco da dire!
Però lei sapeva che nel profondo l'aveva sempre aspettato, voleva solo lui. Invece lei cosa ne sapeva di quello che Inuyasha provava. Magari non è stato per sei anni, anche a contatto con persone nuove, a struggersi e a pensare a lei. Cosa piagniucolava a fare? Lui non le aveva fatto nessuna promessa!E lei stupida si era aggrappata ad un bacio...Bacio, ad un lieve sfiorarsi di labbra.
Non voleva dire niente, niente!Sei anni della sua vita buttati nella spazzatura!Continuava questo monologo nella sua mente.
Ma non ci poteva fare niente. Faceva così male!
"Anche se continuo a preferire le giapponesi!Le inglesi hanno quella puzza sotto il naso e sono piene di lentiggini e capelli rossi e biondi ed io continuo a preferire le more..." continuava Inuyasha.
Kagome lo sbirciò dalla sua frangia. Be' almeno quelle ragazze non erano state particolarmente importanti. Poteva tirarsi su il morale...Almeno un pochino.
"E tu Kaggy?" chiese Inuyasha con tono leggero. Ma perché in quella leggerezza Kagome percepiva un retrogusto strano? Una voglia di sapere.
Si drizzò sulla sedia.
"Oh si anche io sono uscita con qualche ragazzo molto carino" rispose, con la stessa leggerezza che aveva usato lui. Lo vide irrigidirsi e le sue orecchie fecero un 'zac-zac' che sapeva molto di infastidito.
'Cos'è tu ti puoi divertire ed io no,mio bel mezzodemone?' riuscì fuori la vocina maliziosa della ragazza che era uscita poco prima.
"Oh...Davvero?" riprese con tono che voleva sembrare incurante, Inuyasha. Peccato che sembrava tutto il contrario con quella sua bella voce smorzata da un acuto strozzato nell'esporre la frase.
Kagome da sotto la sua solita frangetta, lo scrutava gongolando allegra.
Allora almeno un pochino geloso lo è!pensò soddisfatta.
Dopo quel breve scambio di battute l'atmosfera si fece un pochino più pesante.
Allora qualcosa per cui valeva la pena combattere c'era...Continuava a pensare Kagome.
Tra una chiacchiera e l'altra il cielo si faceva sempre più buio e l'ora diventava sempre più tarda.
Quella notte Miroku e Inuyasha rimasero a dormire a casa delle ragazze.
Miroku si sistemò nella camera con Sango e Inuyasha in quella degli ospiti, accanto a quella di Kagome.
Quest'ultima era avvolta nelle sue spesse coperte ma non dormiva. Non ci riusciva, la sua mente galoppava così forte ed intensamente che lei non poteva fare a meno di fermarla.
Tutti quegli anni di resistenza e proprio in quel momento i suoi nervi cedevano. Ma era ovvio, lontano dagli occhi lontano dal cuore. E lei invece ce l'aveva proprio dall'altra parte del muro, il furfante!
Fermarsi a dormire lì, ma come? Voleva farla impazzire davvero!
Intanto continuava a girarsi avvolgendosi tra le coperte come un salame.
Sbuffò e si tirò su. Una bella tazza di tè caldo probabilmente le avrebbe fatto bene.
Si avviò alla cucina e all'ultimo momento vide una debole luce di candela ed il profilo inconfondibile di una figura dai capelli argentei. Rimase un attimo indecisa sul da farsi, immobile con un piede uno di fronte all'altro.
"Perché non vieni, Kagome?" chiese il ragazzo con la sua voce roca e morbida.
Kagome strabuzzò gli occhi  e poi scosse la testa. Che sciocca sicuramente l'aveva sentita da quando si era alzata dal letto, con quelle sue orecchie canine!Ma come poteva essere certo che fosse lei?
"Il tuo odore non è cambiato di una virgola, sai Kagome?Anzi forse un po',solo un poco..." lo sentì sussurrare, come se le avesse letto nel pensiero. La ragazza si fece coraggio e prese posto al suo fianco al tavolo della cucina.
"Vuoi del tè?" chiese Inuyasha porgendole la teiera fumante. Lei annuì e se ne lasciò versare una tazza.
"Ero venuta proprio per questo..." rispose. Inuyasha le sorrise, erano lievemente illuminati dalla luce della candela e quel suo lieve bagliore sul viso di lui creava sul suo viso dei tratti dalle fattezze angeliche.
Diamine quanto era bello!Semplice,sì, ma bello.
In quel momento le venne in mente il fratello di lui, Sesshomaru. Straordinariamente bello anch'egli, anzi, più di Inuyasha, ma a questo lei importava ben poco.
Sesshomaru, al contrario di Inuyasha, era sempre introverso, serioso e dall'aria austera. Il solo fatto che non avesse mai visto un sorriso comparire su quel volto perfetto voleva dire molto.
Per una tipa solare come lei una persona senza un minimo di voglia di ridere e sorridere davanti alla vita voleva dire essere una persona fredda e rigida con un imponente confronto col mondo.
Invece Inuyasha, in quella sua bellezza lampante e cristallina, dolce con quelle sue orecchiette di cane, gli conferivano un'idea di protezione e di immenso calore che era ineguagliabile.
In quel momento fu tentata di accarezzargli il viso ma si trattenne e si accontentò di dare un buffetto alla sua orecchia sinistra, giusto per infastidirlo un momento. Come immaginava, Inuyasha le prese la mano per scacciarla via, ma al posto del solito gesto brusco tenne soltanto la mano di lei poco distante dal suo viso. Sospesa tra la mano di lui.
"Vi piace scherzare, Signorina Higurashi?" chiese in tono formale. Lei sorrise.
"E' da secoli che non vi vedo signorino Taisho, permettetemi almeno questo..." sussurrò allo stesso modo, Kagome. Il sorriso del ragazzo si allargò ed il cuore di lei fece un balzo.
"A me non sei mancata così tanto, invece..." buttò li Inuyasha. Kagome rimase di sale.
Al solito, prima la faceva volare tra le nuvole e poi la schiantava al suolo con una sola parola.
Aveva perso il conto delle volte in cui si era data della stupida in quella serata, ma si premurò di aggiungere di nuovo l'appellativo alla sua precedente sfilza.
E lei che come sempre si era illusa. Faceva il tenero nella notte illuminata da quella luce debole di fuoco, e cercava di nascondere la gelosia nei suoi confronti davanti agli amici. Ma era tutta una scena che si creava lei in testa. Inuyasha le voleva bene quasi quanto ad una sorella. Magari come una di quelle sorelle piccole e rompiscatole.
In quel momento, così debole, non potè far a meno di far inumidire i suoi occhi e lacrime silenziose che sperava lui non vedesse, né sentisse, scesero sul suo viso di avorio.
Ma Inuyasha con i suoi sensi fini sentì il salato odore delle lacrime e sobbalzò.
Lui aveva voluto scherzare, ma forse era apparso troppo serio e lei se l'era presa.
Da quando si erano conosciuti, da bambini, Kagome le era sembrata una specie di bambina paranormale. Era sempre così forte!Rispondeva a tono alle sue battute e quando iniziavano a scherzare si batteva alla grande tirando pugni e calci. Poi crescendo quella forza è rimasta in lei, conferendole una notevole maturità e sensibilità ma al contempo, era diventata un po' più fragile. Le dava un gran fastidio darlo a vedere, ma lui sapeva che era così. E la maggior parte di quella fragilità si dischiudeva per colpa sua. Bastava una sua battuta particolarmente pungente a far vacillare l'animo fiero della ragazza. Lui all'inizio, bambino e immaturo,quanto un po' lo era ancora, non aveva mai capito il motivo di quelle sue reazioni. Poi crescendo, vedendo come girava il mondo, aveva iniziato a capirla e a capire se stesso. Capire che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di non farla ancora piangere, per farla sentire protetta, per provare ad abbattere quel suo muro brusco che si era creato sin da bambino per proteggersi dagli altri che lo emarginavano, facendosi forte.
Solo lei era riuscita ad abbattere quella barriera difensiva e di questo gli era immensamente grato, ma al contempo quel modo di comportarsi era diventato parte di lui e non poteva far niente per fermarlo, a parte pentirsi una volta fatto il danno. Una volta che aveva ferito con la sua solita lingua lunga l'unica persona che nella sua vita l'aveva fatto sentire amato ed importante.
Kagome fece per alzarsi, non voleva che la vedesse piangere. Ma lui la trattenne e la strinse tra le sue braccia.
Kagome, attonita con le braccia sul suo petto, rimaneva immobile con la bocca spalancata.
Cosa gli saltava in mente a quel cagnaccio?Voleva farla morire, diamine!
Alzò confusa lo sguardo su di lui che la guardava con quei suoi grandi occhi color ambra che come sempre facevano scorrere colate di oro caldo sulla sua schiena facendole venire i brividi.
Lui alzò le mani sul suo viso e le asciugò le lacrime.
"Non piangere Kaggy..." le sussurrò con quel soprannome che sapeva l'infastidiva e compiaceva allo stesso tempo.
"E allora tu smetti di farmi piangere!" sbottò piano e schietta, Kagome.
Inuyasha sorrise furbo, le piaceva il suo modo di fare così forte e sincero.
Posò la sua fronte su quella della ragazza e la sentì sussultare. I loro visi erano vicinissimi, i nasi si sfioravano.
"Lo sai che sono un cagnaccio cattivo, ma poi mi pento..." cercò di giustificarsi.
"Dovrei iniziare a metterti a cuccia, sacco di pulci che non sei altro!" esclamò la ragazza divertita, rincuorata da quel contatto che le aveva dato, che per lei era già un enorme traguardo.
Sapeva com'era. Timido e rigido a lasciarsi andare, sopratutto con lei. Era anche per quel motivo che era rimasta così sconvolta quando l'aveva abbracciata.
Inuyasha rise piano, una risata da bambino ma allo stesso tempo suadente.
Le accarezzò il viso e avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza.
'Ma cosa...?' si ritrovò a pensare anche la vocina maliziosa nella testa della ragazza.
All'inizio fu come un flashback, il ricordo di quel bacio di vento che si erano dati all'aereoporto prima che lui partisse. Poi lui la strinse con delicatezza a sé, prendendola per la vita, lei si aggrappò alle sue spalle. Inuyasha dischiuse le labbra e lei lo seguì approfondendo quello che era un incontro di anime che erano state lontane per così tanto tempo. Due anime che a kilometri di distanza si erano mancate e cercate, lasciando disperdere i propri pensieri nell'aria nella speranza,vana, che quei pensieri arrivassero all'altro.
In quel momento Kagome si rese conto che aveva fatto bene ad aspettarlo.
Non c'era sensazione più inebriante e dolce delle labbra di Inuyasha sulle sue.
Era come rinascere...O come prendere una sbronza particolarmente forte, a voi la poeticità del concetto.
Lentamente lui si scostò da lei e le sorrise.
"Ma...Ma..." iniziò subito a borbottare la ragazza. Lui le posò un dito sulle labbra.
"A nanna adesso Kaggy" le disse il ragazzo.
Kagome annuì ancora stordita da quel bacio strepitoso. Le gambe cantavano ubriache tenendola a malapena impiedi. Ma si riscosse. Sì, doveva dormire, il giorno dopo avrebbe rivisto la piccola Rin.
"Lasciamo tutto alle mani della notte..." sussurrò la ragazza. Inuyasha sorrise furbo e divertito.
"Non hai smesso di essere poetica..." le ricordò. Lei rise timidamente.
"Che ci vuoi fare, c'est moi!" pigolò in francese, che a lei non piaceva neanche. "That's me!" aggiunse. Lui rise ancora e la baciò di nuovo.
"Buona notte,a domani..."  disse per poi disperdersi tra il buio della casa. La candela aveva voluto spegnersi lasciando loro solo il bagliore della luna.
Kagome annuì assorta per poi scuotere la testa. Non l'avrebbe visto il giorno dopo, almeno fino a sera, doveva lavorare.
Scrollò le spalle. In fondo non gli faceva male sentire ancora un po' la sua mancanza, pensò furbescamente.
In fondo lei lo aspettava da quando era una bambina.

Ed un altro capitolo è andato!
Che cosa ne pensate?Dite che ho caraterizzato bene i caratteri di Kagome ed Inuyasha?
Spero di si, e spero proprio di non essere stata troppo sdolcinata ma solo un pò romantica!^^
Questa coppia non è quella principale ma è intorno a questo storia d'amore che parte tutto.
Ora taccio sennò vi rivelo tutto!XD
Ringrazio:
Mikamey:Ciao nuova lettrice!Non sto a ripetere quanto sono contenta che tu legga la mia storia perchè l'ho già letto nel commento della tua fic!^^Mi fa piacere che ti piaccia il modo in cui ho descritto il personaggio di Rin, la caratterizzazione di tutti i personaggi è come me li immagino e spero che siano abbastanza coerenti con i personaggi originali, almeno in parte.Comunque si scoprirà presto del passato di Rin. Ecco scoperto il 'lui', non so se ti aspettavi Sesshomaru ma ti confesso che lo vedremo tra un pò di capitoli, c'è da attendere!;)Che dici di questo capitolo?Alla prossima!
Vale728:Ciaoo!:)Eheh si Rin sembra più grande ma fa tutta parte del suo passato che pian piano si scoprirà!Cmq si, il rapporto dalle due è intenso sin da subito, sono contenta che ti sia piaciuto il loro abbraccio.Eccolo il misterioso ragazzo, ma credo c'era da aspettarselo!;)Al prossimo capitolo!
Draco:Rieccomi!L'avevo detto che non sarei stata celere come l'ultima volta!^^Sono contenta che il precedente capitolo ti sia piaciuto. Eh si era proprio Inuyasha!Non avrei permesso a nessun altro di stare affianco a Kagome!;)Al prossimo capitolo!
Achaori:Ciao nuova lettrice!:)Sono davvero felice di sapere che la fic ti sia piaciuta e spero che sia sempre così e mi fa piacere sapere che ho descritto bene i personaggi, ne sono proprio contenta!:DBè che dire, spero di rivederti presto!^^

Un saluto a tutti,
By LilyProngs

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Capitolo 4
*** Un nuovo compagno di giochi per Rin! ***


Capitolo 4 Ecco un altro capitolo!
Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

Kagome quella mattina si svegliò con una strana sensazione nell'animo. Come se un cumulo di adrenalina si fosse scaricato sul suo petto. Era una bella sensazione, inebriante e pacifica.
Si chiese perché si sentiva così bene e in pace con il mondo come non lo era mai stata.
Sopratutto da quando Inuyasha era uscito dalla sua vita partendo per Londra.
Aprì gli occhi di scatto e si tirò su.
"Inuyasha!" esclamò.
In quel momento tutti i ricordi della giornata precedente vennero a galla e quel groppone di adrenalina fremette dentro di lei e si disperse per tutto il corpo, le imporporò le guance.
Che sensazione magnifica, si ritrovò a pensare mentre stravaccata sul letto si lasciava cullare dai suoi stessi brividi.
Si girò verso la sveglia. Le 6.30, doveva alzarsi. Rin l'aspettava!
Si alzò con lentezza e si diresse verso il bagno facendo una bella doccia rigenerante.
Si vestì di tutto punto, prese un biscotto dalla credenza e si avviò alla porta per poi rimanere un attimo ferma con le mani sulla maniglia.
"E se..." sussurrò guardandosi indietro. Poi dissentì cambiando idea.
Ricordava bene che a Inuyasha non piaceva essere svegliato nel bel mezzo del sonno e diventava piuttosto irrascibile. Non voleva farsi spezzare le ossa dal potente hanyou.
Uscì dalla porta e si diresse all'orfanotrofio.
Entrò nell'edificio e si diresse verso l'ufficio di Kaede. Bussò delicatamente e la voce della donna le concesse di entrare.
"Buon Giorno,Signora Mikon" salutò, la donna ricambiò.
"Salve Signorina Higurashi, ho una buona notizia da darle...Anzi, alcune..." iniziò la donna. Kagome annuì attenta.
"Mi dica..." disse.
"Allora prima di tutto sono venuta a sapere che tra un mesetto circa verranno nuove famiglie per vedere dei bambini, chiedono una fascia dagli 8 ai 10 anni..." prese a spiegare.
Kagome cercò di nascondere una smorfia. 'Fascia dagli 8 ai 10 anni' erano dei bambini per la miseria, mica degli articoli regalo da scegliere in un grande magazzino!
"E visto che è un'età in cui rientra Rin ho trovato giusto avvisarla..." riprese.
"Ha fatto benissimo,Signora Mikon..." annuì Kagome che voleva tenere strettamente sott'occhio qualunque sarebbe stata la futura famiglia di Rin.
"L'avviso però che d'ora in poi dovrà anche imparare ad affiancarsi ad altri bambini....". Kagome annuì, questo se l'erano già dette.
"E visto questa notizia riguardo Rin, trovo giusto affiancarle una squadra. Come psicologa avrà al suo fianco Ayame e come avvocato un nuovo arrivato che arriverà giusto sta mattina" spiegò.
Kagome annuì entusiasta. Nuovi colleghi!
"Ne sono contenta, mi piace molto quest'idea della squadra" disse sinceramente. La donna sorrise apprezzando il complimento.
"La ringrazio, ora vada pure da Rin, mi ha chiesto di lei ieri sera. Mi sa che con lei vicino il lavoro di Ayame sarà limitato..." commentò con un sorriso.
"Be' spero che Ayame non si arrabbi, adoro quella bambina!" confessò Kagome. Il volto della donna si incupì.
"L'avviso di non affezionarsi troppo. Questi bambini, si spera, non debbano essere senza una famiglia per sempre. E' probabile che Rin, un giorno, prima dei diciotto anni trovi una famiglia anche per lei..." la raccomandò. Kagome annuì tristemente.
Sì, sì lo sapeva. Kaede aveva ragione, poteva volerle bene, ma essere pronta ad una sua possibile adozione sempre.
"Signora Mikon io raggiungo Rin, è probabile che staremo in giardino se mi cerca" disse alzandosi.
"Perfetto, la ringrazio. A dopo" la congedò.
Kagome si diresse a passo sicuro verso la stanza della bambina e sentì degli urli e dei rumori di zuffa nella camera.
Aprì la porta precipitosamente, preoccupata. Ma si ritrovò davanti a due bambini che ridevano e giocavano a fare la lotta.
"Rin..." la chiamò. La bambina si staccò subito dal suo compagno, mollandolo dalla stretta facendolo cadere per terra. Si illuminò di quel suo sorriso splendido e le andò incontro abbracciandola.
"Kagome!" esclamò felice. Kagome sorrise ricambiando l'abbraccio.
La guardò. Quel giorni teneva i lunghi capelli neri sciolti ed un cappellino da baseball tenuto al contrario, con la visiera indietro. Una grossa T-shirt grigia e dei larghi jeans.
Era un maschiaccio e con malinconia le ricordò se stessa da piccola.
Il bambino con cui si stava azzuffando Rin si mise fra loro.
"Ciao!" disse guardando Kagome.
Sembrava un demone volpe. Teneva i capelli rossi in una coda alta, aveva un viso paffuto con dei brillanti occhi verde smeraldo ed una buffa codina spessa color arancio chiaro. Era proprio carino!Pensò Kagome intenerita.
Il bambino sgomitò a Rin che si girò verso di lui accigliata.
"E' lei?" le bisbigliò il bambino. Come se Kagome non potesse sentirlo. Rin annuì, il bambino riprese a guardare la ragazza.
"Wow...Com'è bella!" esclamò con la sua vocina. Kagome sorrise intenerita.
"Ciao!Come ti chiami?" chiese. Il bimbo arrossì per poi rispondere.
"Shippo, il mio nome è Shippo!Ho sei anni!" esclamò fiero facendole vedere ben sette dita alzate. Rin gliene chiuse una.
"Avevi messo sette, pirletto!" lo rimbeccò divertita. Shippo arrossì ancora e poi le fece la linguaccia.
"Pirletta sarai tu e maschiaccio!" riprese lui. Rin si indignò.
"Brutta volpaccia!Non ti concio per le feste solo perché Kagome è venuta a trovarmi!" esclamò facendogli una pernacchia. Shippo le fece il verso e girandosi di schiena le fece vedere il sedere muovendo furiosamente la codina.
"Gne, gne,gneeeeeee!" la scimmiottò.
"Scusa un attimo,Kagome" disse Rin seria per poi andare addosso all'amico.
"No,no ragazzi basta!" accorse la ragazza tenendo col palmo la fronte di Rin che si dimenava combattiva e teneva per la coda Shippo.
"Suvvia,calmatevi!Rin non essere così irrascibile e tu Shippo non chiamare Rin maschiaccio!" li rimproverò con voce materna. I due annuirono e si calmarono.
"Ok,ok...Kaggy, faciamo una passeggiata?" chiese Rin prendendola per mano.
Kagome rimase per un attimo spiazzata a sentirsi chiamare così. Solo una persona la chiamava così.
Sorrise apertamente e le strinse la mano. Sentì anche qualcun'altro prenderla dall'altra parte.
"Vengo anche io, posso?Posso?" chiamò ripetutamente Shippo.
A Kagome avrebbe fatto piacere, in fondo doveva conoscere anche altri bambini. Ma aveva bisogno di parlare con Rin da sola. Stava per rispondere quando vide Rin spingere via Shippo e abbracciarle le gambe.
"Kaggy è la mia amica!Tu sei pieno di assistenti che ti vogliono prendere vicino!Non capisco perché ti devi prendere anche la mia!" esclamò Rin rabbiosa e combattiva, anche se Kagome aveva percepito un timbro di voce impastato di angoscia.
"Shippo che ne dici se ci vediamo tutti e tre a pranzo?" propose conciliante facendo il migliore dei suoi dolci sorrisi. Shippo arrossì ed annuì.
"Va bene!" pigolò. Lei sorrise e gli scompigliò i capelli.
"Sei un bravo ometto,Shippo!" gli disse per poi uscire con Rin che le teneva forte la mano.
Era contenta di averla vista a fianco ad un bambino, vedeva che con i suoi coetanei il suo lato bambino emergeva riempendosi di infantilità lecita alla sua età. Era giusto così. Non poteva apparire più grande di quello che era. Era sbagliato per un bambino bruciare le tappe. Anche se dalla risposta che aveva dato a Shippo poco prima aveva capito che la bambina doveva avere una grande sofferenza dentro. Voleva davvero conoscere il suo passato. Non l'aveva ancora chiesto a Kaede perché voleva che fosse Rin a raccontarle per prima, poi avrebbe chiesto conferma alla donna.
Si diressero alla stessa panchina in cui si erano sedute il giorno prima.
"Kaggy!Che bello vederti!" esclamò la bambina cingendole la vita con le braccia e posando la testa sul suo seno. A Kagome vennero le lacrime agli occhi solo per quel gesto.
Rin doveva avere un bisogno d'affetto incredibile e per come si era attaccata immediatamente a lei le veniva da intuire che probabilmente cercava da molto qualcuno a cui affidarsi. In fondo aveva solo dieci anni e i suoi occhi sembravano caricare già troppi fardelli.
Rin si staccò da lei e si mise a gambe incrociate al suo fianco.
"Rin, cosa mi racconti?Hai fatto qualcosa di bello in mia assenza?" chiese Kagome. Rin annuì e la vide trafficare tra le tasche dei suoi larghi pantaloni per poi tirare fuori un foglio e porgerglielo.
Kagome lo prese e lo aprì curiosa.
Disegnato, in maniera ancora infantile ma al contempo bella e curata, c'era il ritratto suo in piedi con Rin in braccio ed entrambe tenevano il braccio in avanti facendo il segno del due,come di vittoria ed avevano un grande sorriso stampati sui volti accuratamente colorati.
"Wow Rin,sei molto brava a disegnare!" esclamò Kagome ammirata. Rin sorrise fiera e le sue guance si tinsero di rosa.
"Grazie!" esclamò. Poi guardò dietro le spalle di Kagome ed inclinò la testa in un'espressione curiosa.
"Ma chi è?" si chiese. Kagome si girò e perse un battito.
Stava venendo verso di loro, con addosso un impeccabile completo nero giacca e cravatta, niente meno che Inuyasha Taisho.
"Ma...Ma...Ma che ci fai qui?" boccheggiò Kagome. Rin guardava la sua assistente sociale incuriosita, sopratutto dal fatto che la nuova amica fosse incredibilmente rossa in volto, per un attimo aveva temuto che stesse soffocando!Dopodiché prese a passare lo sguardo attento dal nuovo arrivato a Kagome.
"Kagome, dimentichi che faccio l'avvocato?" chiese sorridendo.
"Sei tu-tu-tu..." continuava a balbettare Kagome.
"Sì, tu-tu-tu linea occupata!Kaggy ci sei?" chiese preoccupata Rin passandole una mano davanti agli occhi. Kagome si riscosse e Inuyasha se la rideva.
"Se volevi boccheggiare che sono io l'avvocato che ti affiancherà hai intuito giusto" disse Inuyasha.
Kagome si riprese e fece un grande sorriso felice.
"Sul serio?" esclamò, era tentata di saltargli al collo per abbracciarlo tanto era felice all'idea di lavorare con lui ma si trattenne. Rin era con loro e poi stava lavorando, non era mica in vacanza!
"Ti presento Rin" disse invece. Inuyasha si piegò sulle gambe per arrivare all'altezza della bambina che lo guardava con sospetto.
"Ciao Rin" disse Inuyasha. Non è che con i bambini ci sapesse proprio fare. Aveva accettato quel lavoro perché attualmente era l'unico disponibile nei dintorni di Tokyo e perché Sango l'aveva avvisato che Kagome avrebbe lavorato lì e aveva colto la palla al balzo.
Vide la bambina porgergli educatamente la mano e ne rimase stupito, da quando le mocciose davano la mano in maniera tanto formale?Non si rese conto che stupendosi le sue orecchie fecero un piccolo scatto e vide la bambina alzare lo sguardo ed il suo volto illumirasi.
"Oh wow!" esclamò la bambina saltandogli al collo e prendendogli in ostaggio le orecchie.
Inuyasha immaginava già che gliele avrebbe tirate brutalmente come facevano sempre i bambini con i cani. Invece rimase stupito dalla carezza dolce e delicata con cui lo stava accarezzando la bambina.
"Vero che sono carine?" sentì Kagome caricare la dose.
"Siiiiiiiii!Com'è carino questo mezzo demone!" esclamò Rin allegra. Inuyasha arrossì e cercò di togliersela di dosso.
"Staccati mocciosa, staccati!" inizio a dimenarsi il ragazzo. Senza batter ciglio, nonostante l'altezza di Inuyasha, la bambina fece un balzo a terra e lo scrutò dal basso.
"Mmmh c'era da immaginarselo che sei un avvocato!Siete tutti così antipatici!" esclamò con diffidenza. Inuyasha vide Kagome lanciargli delle occhiate severe. E che aveva fatto adesso?
"Sono Inuyasha,comunque" disse la prima cosa che gli venne in mente, presentarsi.
Rin continuava a scrutarlo con i suoi begli occhi nocciola.
"Vieni, siediti con noi..." gli concesse dopo un po'. Kagome se ne stupì, credeva l'avrebbe cacciato via.
Inuyasha annuì, stupito dalla schiettezza della bambina. Non era una di quei pargoli piagniucoloni e strillanti. Era composta, schietta e per quanto riservasse, ovviamente, dei comportamenti da bambina, l'intelligenza nei suoi occhi era disarmante. In fondo non le stava poi così antipatica.
Lo fece sedere in mezzo a loro e ancora si sentì scrutato, ma in quel momento sembrava che anche Kagome fosse sotti i riflettori di Rin.
"Vi conoscete?" chiese la bambina. I due arrossirono guardando uno dalla parte opposta dell'altro.
Il viso di Rin si illuminò di comprensione.
"Aaaaaaaah!Qua si tratta di faccende sbaciucchiose!" esclamò. I due arrossirono di più ed Inuyasha stava per riprenderla ma Rin riprese a parlare.
"Non vi preoccupate, con me il vostro segreto è al sicuro!" esclamò facendo un grande sorriso.
Inuyasha era stupito ogni momento di più.
"Abbandona quella faccia da pesce lesso, avvocato!La vostra dovrebbe essere sempre un aria intelligente, mica da baccalà!" lo riprese Rin. Inuyasha le si avventò addosso ma lei si scansò facendolo cadere.
"Brutta mocciosa!" esclamò Inuyasha, il suo temperamento irruento e al contempo infantile riveniva a galla. Prese a rincorrere la bambina mentre Kagome stava seduta a guardarli ridendo.
"Su, su Inu-chan!Sei mezzo demone, dov'è tutta la tua velocità?" lo scimmiottò Rin facendogli la linguaccia.
"Non chiamarmi Inu-chan,ragazzina!Ed ora si che ti prendo!" rispose Inuyasha rincorrendola.
"Come dici Inu-chaaaaaaaaaaaan??" si ritrovò ad urlare, visto che Inuyasha davvero l'aveva presa ed ora se la portava dietro su una spalla come un sacco di patate. La bambina urlava, gli sferrava pugni e calci ma con il suo udito fine riuscì ad intercettare più di una risata tra le grida.
Aveva grinta quella bambina, non poteva negarlo.
Raggiunse Kagome alla panchina e posò la bambina che si andò a rifugiare tra le braccia della ragazza, cercava di trattenersi dal ridere ma poi cedette.
"Non sei poi così male, avvocato!" esclamò divertita. Vide per la prima volta Inuyasha sorriderle e se ne rallegrò.
"Neanche tu mocciosa non sei poi così mocciosa" concesse Inuyasha. Kagome e Rin risero e quest'ultima diede il cinque ad Inuyasha.
Non si era mai sentita così bene!Così piena di forza, di energia, era così piena di essa da sentirsi la testa girare!Era una sensazione bellissima.
Si rese conto che adesso oltre ad avere una buona amica a fianco ora aveva anche un compagno di giochi degno di questo nome.
In quel momento, per la prima volta nella sua giovane vita, non sentì il ricordo della famiglia.
Avrebbe anche potuto stare in quell'orfanotrofio a fare la muffa fino a diciotto anni, se Kagome ed Inuyasha sarebbero stati
sempre al suo fianco.
Il ragazzo guardò l'ora.
"Meglio che vada, devo sbrigare alcune cose...Non sono mica qui a bambanare come fa qualcun altro..." scherzò guardando Kagome, questa sbuffò.
"Io sto facendo il mio lavoro Inuyasha...Ma non so se tu riesca a capirlo!" rispose a tono, con voce stizzita. Inuyasha rise.
"Non è sempre così nevrotica..." assicurò a Rin. Lei rise.
"A dirla tutta l'ho vista così solo con te!" gli disse. Kagome fece un sorrisetto ma Inuyasha non si scompose e fece l'occhiolino alla piccola.
"E' perché mi adora..." affermò e notò Rin ridacchiare e Kagome diventare di un colore tendente al viola. Inuyasha fece un grande sorriso.
"Ciao,ciao..." disse allontanarsi e velocemente prese il cappello di Rin e lo lanciò un po' più in la, così solo per scherzo. Rin gli urlò dietro e andò a riprendersi il cappello.
"Ciao Kaggy..." le sussurrò facendole un sorriso sghembo e le sfiorò la spalla mentre si allontanava. Quel semplice gesto bastò a far saltare i suoi battiti.
Bene, allora non c'erano ripensamenti. Inuyasha sembrava davvero volerle stare accanto.
Vide Rin tornare mentre si metteva bene a posto il suo cappellino.
"Quel furfante, se voleva che mi allontanassi per salutarti per bene aveva solo da dirlo!" commentò Rin lisciandosi i lunghi capelli con le dita. Kagome la guardò imbarazzata.
"Rin!" esclamò, la bambina la guardò con un sorriso e fece spallucce.
"Tranquilla io non ne so tanto di queste cose amorose!So solo che ci si bacia sulla bocca!" esclamò schifata,scuotendo la testa come a cacciar via quell'idea. Kagome scoppiò a ridere.
Era così bella l'ingenuità dei bambini!Rin la guardò e fece un sorrisetto.
"E' vero, ammetto i miei limiti!...So a malapena cosa sia l'affetto materno, figurati quello!" aggiunse tristemente.
"Rin ti piacerebbe raccontarmi un po'...La tua storia?" cercò di chiedere la ragazza.
Vide il volto della bambina rabbuiarsi e poi farsi allegro.
"Ti andrebbe prima di raccontarmi prima la tua di storia...Con Inuyasha" chiese invece la bambina.
Kagome la guardò, forse non si sentiva ancora pronta a raccontarle del suo passato. Così acconsentì di raccontarle di Inuyasha.
"Be' che dire. Conosco Inuyasha da quando eravamo bambini. Io mi trasferii con la mia famiglia in questa città e mia madre fece subito amicizia con la madre di Inuyasha, Izayoi. Era una donna molto dolce e bella. Mia madre mi portò con sé a casa loro ma non conobbi lì Inuyasha. C'erano solo i suoi genitori e suo fratello Sesshomaru. Un tipo particolare anche lui, sai? Era un po' più grande di me ed aveva una costante espressione seriosa, le nostre madri cercarono di farci conoscere un po' meglio ma Sesshomaru era freddo e mi metteva in soggezione e non mi era molto simpatico!Conobbi Inuyasha a scuola. Era un bambino molto bello. Aveva un viso tondo e dei grandi occhi color ambra, i capelli erano già piuttosto lunghi ma la cosa che mi colpì di più furono le sue orecchie, non solo perché erano molto carine ma sopratutto perché stavano a significare che era un mezzo demone. La cosa mi stupì dato che sapevo per certo che invece Sesshomaru era un demone maggiore, puro. Poi venni a sapere che lui era il frutto della prima donna del Signor Taisho, anche lei demone ed invece Inuyasha era figlio di Izayoi. Comunque vidi che per il fatto che fosse un mezzo demone tutti si tenevano alla larga, a meno che lo coprissero di botte o scherzi. Mi affezionai subito a lui, non solo perché era figlio della nuova amica di mia mamma, di quello mi importava ben poco. Ma perché trovavo ingiusto che se ne rimanesse così solo, che motivo c'era di prenderlo in giro perché un hanyou?Non ho mai capito cosa ci fosse di male. Non sono mai stata d'accordo col fatto che una persona venisse rifiutata per un motivo così stupido. Ma avvicinarmi a lui fu difficile, era molto diffidente e scorbutico. Ma io non mi arrendevo!Trovavo normale che ci volesse del tempo per conquistare la sua fiducia, dopo tutte quelle persone che erano state cattive con lui!Quando mi misi davanti a lui durante una rissa, e mi presi un pugno al suo posto capì che molto probabilmente tenevo sul serio a lui e la nostra amicizia ebbe inizio. Dopo avermi coperto di insulti dandomi della stupida e dannata perché non c'era motivo che mi mettessi in mezzo. Ma a me non importava, avevo fatto la mia conquista!Crescemmo insieme e la nostra amicizia diventò fortissima man mano che crescevamo. Fin quando a tredici anni mi innamorai di lui. Da li partì la mia condanna. Inuyasha sembrava non ricambiare affatto i miei sentimenti, mi voleva bene sì, ma non di più, la conferma fu quando trovò la sua prima ragazza, Kikyo. Ci soffrii moltissimo ma ormai il danno era fatto. Avevo giocato a fare l'amica per tutto quel tempo non potevo certo pretendere che le cose cambiassero. Poi Inuyasha partì per Londra e mi era sembrato che mi ricambiasse, ma sarebbe andato a vivere per molto tempo dall'altra parte del mondo, quello che credevo di aver trovato era lontano. Ma non mi arresi!Rimasi attaccata al suo ricordo e nella speranza che tornasse per molto tempo, e al posto di affievolirsi il mio sentimento diventava sempre più grande!Sai proprio ieri sera è tornato dopo ben sei anni che lo aspettavo!E adesso le cose sembrano andare bene!"  concluse la sua lunga storia. Ovviamente aveva tralasciato baci e tutti i dettagli. Il suo era un quadro di fatti, voleva che Rin conoscesse l'amore a tempo debito e che interpretasse le sue sensazioni a modo proprio.
Quest'ultima l'aveva ascoltata attentamente ed i suoi occhi erano spalancati dalla meraviglia.
"Wow, che storia!" esclamò Rin emozionata. Era ancora meglio dei film sdolcinati che mettevano le ragazzine nella sala video dell'orfanotrofio!Sinceramente in quel momento non sentiva nessun bisogno di sentire quelle sensazioni, sinceramente le facevano un po' schifo! Era certa che Kagome avesse omesso di raccontarle di qualche bacetto e lei non aveva proprio intenzione di baciare nessuno, né tantomeno stare ore davanti ad uno specchio per scegliere come vestirsi per uscire come succedeva nei film sdolcinati delle adolescenti!A lei non importava niente di quelle cose e più tardi sarebbero arrivate e meglio era, sempre se fossero arrivate!Però la storia di Kagome le era piaciuta, la trovava avvincente quanto leggere un libro per quanto trattava di quegli argomenti schifezzosi e sbaciucchiosi che a lei proprio non piacevano!Preferiva l'idea di fare a botte con un ragazzo o di giocare con lui a calcio, o a fare gli scherzi.
Si sentì onorata però che la sua amica Kagome le avesse aperto così tanto il suo cuore. In fondo era una bambina e poteva avere la lingua lunga, poteva fare una di quelle stupidate tipiche della sua età e andare a spifferare tutto alle sue compagne di stanza e qualcuna particolarmente pettegola avrebbe potuto raccontare tutto a Kaede facendo cacciare o Kagome o Inuyasha. Invece Kagome probabilmente aveva capito che Rin non era una bambina come le altre, si era fidata davvero di lei nonostante si conoscessero solo da due giorni.
Rin in quel momento si sentì stracolma di una sensazione di felicità, si sentì per la prima volta nella sua vita davvero importante!
Sì, Kagome era davvero il suo raggio di sole ed era giusto che anche lei conoscesse la sua storia.

Ebbene vi chiedo scusa per non aver ancora inserito la storia di Rin ma sarebbe venuto troppo lungo e poi se vi spiffero tutto subito che gusto c'è?;)
Allora prima dei ringraziamenti per ogniuno volevo rispondere ad una domanda che mi hanno fatto in molti:e' un'osservazione più che lecita quella di dire che Rin è solo una bambina e che Sesshomaru invece è ormai grande e vaccinato!Ma fidatevi, non ho nessuna intenzione di scrivere una fic perversa con una storia tra una bambina ed un adulto sul genere 'Scusa se ti chiamo amore', no no mi fa schifo solo l'idea e non è affato il mio genere e non è proprio ciò che ho in mente. L'unica cosa che posso dirvi è di fidarvi,che non c'è nessun evento strano ma invece sarà tutto molto semplice e sopratutto di avere molta ma molta pazienza perchè la storia tra Sesshomaru e Rin si svolgerà a gradi e con lentezza ma spero comunque, davvero, che quello che ho in mente vi piaccia!:)
Ora passiamo ai ringraziamenti:
Monik:Oh sono stra felice di rivederti!:)Sono davvero contenta di sapere che i due capitoli ti siano piaciuti e sono onorata dai tuoi complimenti e di sapere che la mia fic ti piace tanto(ci tengo ad aggiungere che anche a me piace molto come scrivi)spero davvero di vederti sempre e che la fic ti prenda sempre di più!:)eccoti il nuovo capitolo!^^
Mikamey:Ciaoooo!Sono felicissima di rivedere anche te!^^Che dire, ti ringrazio moltissimo per i tuoi complimenti, mi fanno davvero piacere!Perfetto,è un bene che ti piacciano le scene romantiche perchè piacciono anche a me e ti assicuro che le vedrai spesso!XDFigurati era giusto che anche io commentassi la tua fic,e sopratutto era da tempo che volevo farlo!Mi fa piacere di sapere che ti piace come scrivo, per me è importante e sapere che tu pensi questo mi fa davvero piacere!^^ti ringrazio e al prossimo capitolo(o della mia storia o della tua!;)
Draco:Ciaoooo!:DSono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, eheh anche io adoro quei due insieme!:)Si, si sono dati subito da fare, ma povera Kaggy era da così tanto che lo aspettava!XDSe ti può rassicurare ti dico che loro sono la coppia di fondo che fa nascere il tutto, quindi è davvero molto importante e non è esposta a grandi rischi!;)Eccoti il nuovo capitolo e ti ringrazio molto per i complimenti!^^
Vale728:Ciaoo!^^Sono contenta che il precedente capitolo ti sia piaciuto!Eh si Kagome è un pò paranoica ma anche perchè, nonostante il fatto che è molto bella, è davvero molto insicura di se stessa e sopratutto del suo rapporto con Inuyasha, che l'aveva ferita molto e quindi è normale che sia sospettosa!:)Anche a me è piaciuto mooolto il bacio tra me e Inuyasha, era ora!NdKaggy^^. Ti ringrazio ancora, al prossimo capitolo!:D
Achaori:Ciaoooooo!:)Ti ringrazio molto per i complimenti sono felice che il capitolo ti sia piaciuto!Eheh si, mi piace tanto scrivere i ricordi e quello strano bacio mi sembrava un idea importante per non far arrendere Kagome. Eh Inuyasha rimane il solito sbruffoncello ma non è indeciso, in fondo hanno aspettato una vita e stare lontano per tanto da Kagome l'ha fatto pensare, era ora che si schiarisse un pò le idee!;)Grazie ancora, al prossimo capitolo!:)

Un saluto,
by LilyProngs


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Capitolo 5
*** I fantasmi del passato... ***


capitolo 5 Ecco il nuovo capitolo!
Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

Rin guardò la ragazza di fronte a sé prendendola seriamente in considerazione.
Si fidava di Kagome. Era la prima persona che l'aveva fatta sentire importante. La conosceva da poco ma le voleva bene, davvero molto bene.
Aprì la bocca per parlare ma la campana del pranzo suonò forte.
Più tardi, più tardi l'avrebbe resa partecipe del suo passato, pensò mentre si alzava con un balzo.
"Andiamo Kaggy?" chiese mentre le porgeva la mano e si illuminava in un grande sorriso.
"Certo!".
Le due si avviarono mano nella mano verso la sala da pranzo, presero il primo tavolino libero e Shippo arrivò subito. Rin alzò gli occhi al cielo ma poi iniziò a prenderlo in giro.
"Cos'è Shippino, ti sei innamorato di Kagome?" chiese. Il bambino arrossì violentemente e le fece la linguaccia.
"Sei un'impicciona Rin!" esclamò Shippo. Rin rise.
"E' una risposta affermativa?" riprese. L'altro arrossì,stava per rispondere quando qualcuno gli interruppe.
"Chi è innamorato di Kagome?" chiese minaccioso Inuyasha sedendo al loro tavolo. Kagome arrossì violentemente mentre Shippo era inquietato dalla presenza del ragazzo.
"Shippo, Shippo si è innamorato di Kagome!" esclamò subito Rin, divertita.
"Taci,tu!" Shippo le mostrò nuovamente la sua lingua.
Inuyasha lo guardò accigliato.
"Oh è solo un moccioso..." constatò. Rin scoppiò a ridere di gusto.
"Inuyasha!" lo rimproverò invece, Kagome.
"Ehi moccioso a chi?Ti faccio vedere io!" esclamò Shippo alzandosi sulla sedia per saltare addosso ad Inuyasha. Quest'ultimo tese la mano in avanti e tenne il bambino lontano, bloccandolo tenendogli la nuca. Il piccoletto si dimenava ma Inuyasha non faceva una piega, anzi sbadigliò visibilmente.
A Kagome scappò un sorriso, a volte Inuyasha era proprio un bambino!
"Il tuo fidanzato non mi piace affatto, Kagome!" esclamò Shippo smettendo di dimenarsi per farsi lasciare andare.
"Oh ma lui non..." iniziò a dire Kagome bloccandosi. In fondo loro cos'erano adesso?Un bacio rubato a mezzanotte faceva di loro due una coppia?
Vide Inuyasha guardarla accigliato, l'ombra di un sorriso sul bel volto, in attesa che rispondesse.
La ragazza si torturò le mani ma Rin andò in suo aiuto.
"Shippino finisci i tuoi broccoli, la verdura fa crescere così magari avrai un minimo di possibilità con Kaggy!" scherzò la bambina prendendo un broccolo dal piatto di Sihppo e cercò di metterlo in bocca all'amico che gesticolava furiosamente.
"No,no che schifo!" si dimenava il piccolo Shippo, gli altri due assistevano alla scena divertiti. Dopo aver smesso di torturare il bambino anche Rin rise, la sua risata era melodica e dolce come il suono di tanti campanellini.
"Ehy Rin-Rin te la prendi con i più piccoli adesso?" chiese un ragazzo che avrà avuto sedici anni, aveva dei lunghi capelli neri legati in una treccia ed un segno a forma di croce sulla fronte.
"Bankotsu, sono disposta a fare a botte con te tutte le volte che vorrai!" disse la bambina girandosi con aria minacciosa, nonstante il ragazzo la sovrastasse di molto. Infatti rise e le prese il cappello portantolo in alto così che lei non potesse prenderlo.
Rin saltellava infastidita dall'impotenza della sua età.
"Che pauuuuuuuraa mi fai Rin, cos'è un altro si è rifiutato di prendere un peso come te in famiglia?"
"Taci, sacco di cacca!Mi pare che nessuno abbia voluto anche te, che ci fai la muffa qui dentro!"
"Be' almeno io non sono qui da quando sono nato" rispose l'altro pungente. Rin infatti si bloccò ma non osò abbassare lo sguardo, nonostante si sentisse ferita. Stava per rispondere quando vide Inuyasha togliere il cappello di mano a 
Bankotsu, ora era lui che si sentiva sovrastato di molto.
"Perché ora non te ne cerchi uno alla tua di altezza?" chiese Inuyasha minaccioso. 
Bankotsu lo fulminò con lo sguardo ma non osò obiettare, era grande e da come era vestito poteva essere un avvocato o cose simili.
"Ora vai, non ho nessuna intenzione di prendermela con un ragazzino" continuò Inuyasha con un tono che non ammetteva repliche. Era stato anche molto stupido da parte sua, fare lo sbruffone davanti ad un avvocato ed un' assistente sociale.
Tutti ripresero i loro posti.
"Grazie Inu-chan..." sussurrò Rin.
"Non chiam...." iniziò Inuyasha ma poi vide il volto afflitto della bambina.
"Figurati, era un buletto cagasotto da quattro soldi!" disse facendole l'occhiolino nella speranza di farle tornare il sorriso, infatti ebbe effetto.
Kagome sarebbe intervenuta anche prima ma Inuyasha l'aveva bloccata, aveva quel suo orgoglio maschile e voleva essere lui a proteggere Rin in quel momento. Si era solo pentito di aver esitato un minuto di troppo permettendo così a quel ragazzino di dire quella cosa a Rin, cosa che sembrava averla piuttosto ferita.
Il pranzo era continuato come se niente fosse successo, con Kagome che cercava di mediare e di badare non a due bambini ma ben a tre!
"Inuyasha smettila!Sei un avvocato per la miseria, non puoi mica prendertela con i bambini!" lo riproverò la ragazza facendogli posare Shippo. Il ragazzo lo teneva sospeso per la coda. Lui sbuffò mettendolo giù e Shippo fece un'espressione trionfante.
"Ecco sta a cuccia!" lo rimbeccò, sicuro dell'appoggio di Kagome. Inuyasha lo fulminò con lo sguardo ed il bambino si fece piccolo,piccolo nella sua sedia non osando replicare oltre.
"Be' ora vado a sbrigare ancora un po' di faccende, poi ti spiego..." disse rivolto a Kagome. Quest'ultima immaginò si trattasse degli articoli riguardanti Rin, l'avrebbe raggiunto anche lei. Doveva anche occupare la parte più seria del suo lavoro, non poteva soltando godere della compagnia di Rin, quella era solo una piccola parte dei suoi incarichi.
"Sì, ti raggiungo anche io..." rispose ma sentì una mano posarsi sulla sua e si girò verso Rin, che aveva quei suoi bellissimi occhi nocciola che la guardavano imploranti.
"Ti prego, Kaggy...Potresti stare ancora con me?Devo raccontarti una storia..." disse con tono eloquente.
Kagome strabuzzò gli occhi. Non credeva davvero che Rin le avrebbe raccontato la sua storia così presto, senza rendersene conto, magari l'aveva rassicurata raccontandole pienamente di Inuyasha.
Le fece un grande sorriso ed annuì.
"Certamente...Be' Inuyasha ti raggiungo più tardi" gli disse. Lui annuì e dopo aver salutato tutti si avviò in ufficio.
Ayame si avviò verso di loro.
"Conosciuto il nuovo arrivato?" chiese con un sorriso. Kagome arrossì e Rin ridacchiò.
"Emh, si..." non ci teneva a far sapere che loro si conoscevano, tantomeno il resto.
Ayame non indagò oltre e guardò Shippo.
"Tesoro, è il momento della nostra oretta di chiacchierata!"gli disse. Shippo annuì con uno sbuffò e la seguì.
"Ciao a tutti!" salutò Ayame che si allotanò col bambino a fianco.
"Ti va una passeggiata intorno all'edificio?" propose Rin.
"Certo!" rispose Kagome ed insieme si avviarono fuori dalla struttura.
Le due camminarono l'una a fianco a l'altra in silenzio per un po'.
Rin teneva lo sguardo basso, immersa in una marea di parole che stava ariticolando per far uscire.
Ricordi lontani che riaffioravano nella sua mente da bambina. Intanto Kagome attendeva pazientemente. Vide Rin alzare lo sguardo davanti a se e fare un sospiro e, finalmente, iniziò.
"Dicono che i ricordi arrivano da quando si hanno circa quattro o cinque anni, vero Kaggy?" chiese. Kagome sobbalzò un attimo a sentirla parlare, a spezzare il silenzio così all'improvviso.
"Sì Rin, più o meno verso quell'età, la percezione dei ricordi è più facile, rimane più impressa" rispose. Rin annuì e continuò.
"Sai io so quando la mia vita è cambiata, o meglio ho alcuni ricordi sconnessi di quando ho perso le persone a me più care al mondo..." si interruppe cercando di riorganizzare i pensieri e Kagome l'osservava attenta ad ogni sua parola.
"Avevo circa due anni, e i miei ricordo sono molto sconnessi ma ci sono, so che non sono stati un sogno o meglio, un incubo...". La ragazza rimase stupita. Conservare un ricordo da quando si hanno due anni era davvero raro.
"Ricordo vagamente il viso dei miei genitori, quasi per niente...Sento però il calore, e l'amore che provavano per me. Mi ricordo che ero in pace. In fondo la vita dei neonati è più bella. Non si ha niente da pensare, niente da sopportare...Si sta li, si dorme, si fa la pipì e la popò e basta...". A Kagome scappò un sorriso a sentirla parlare così.
"Ma è quello il bello, è la sensazione di pace e l'amore che ti circonda completamente perché intorno a te ci sono persone che ti amano, ti proteggono e sperano per te tutto il bene. Quella vaga sensazione è l'unica a cui mi sono sempre aggrappata. Non avevo niente tra le mani che mi rendesse felice. Però quel calore si metteva davanti ad un ricordo..." disse e Kagome notò che un brivido aveva percosso la sua esile schiena.
"Molto probabilmente io ero seduta su una specie di divano, non lo so avevo ancora quella calda sensazione addosso, probabilmente ero circondata dai miei genitori ma poi...Ho sentito freddo, tanto freddo!Ricordo un lampo rosso ed un rumore assordante. Tante cose che cadevano. Poi qualcuno che mi teneva stretta ed il suono dei miei pianti. Ancora degli strattoni su di me o chi mi stava tenendo...Non so se fosse stata mia madre o mio padre. Poi ricordo un volto. Vago, era nero, coperto da una specie di mantello...Gli occhi erano rossi e agghiaccianti, ancora quando ci penso...Quegli occhi mi hanno perseguitato per tutta la vita...Mi svegliavo di notte perché sentivo quella presenza incombere su di me, mi faceva stare male!Quegli occhi rossi hanno ucciso i miei genitori...Quegli occhi hanno reso la mia vita così brutta e cattiva!E' per colpa loro che sono qui, è per colpa loro che sono sola e nessuno mi vuole!Perché quei dannati occhi rossi mi hanno fatta crescere troppo in fretta!Non sono ingenua, non sono piccola e indifesa come un genitore vorrebbe...Avere qualcuno da poter proteggere, da poter amare...Adottare me è quasi come addotare un adulto!Non mi puoi fregare dicendomi che nel minestrone non ci sono le carote perché io non sono stupida le vedo quelle cose arancioni che galleggiano!Non puoi dirmi di non avvicinare le mani al fuoco perché sono le mani del diavolo, so che non esiste!Non ti puoi travestire da Babbo Natale per la tua bella bimba di 10 anni per farla felice perché quella bambina sa che Babbo Natale non esiste!I miei occhi hanno percepito le cose con troppa facilità da quando sono una neonata e sono cresciuta troppo in fretta e questo alle persone fa paura!Non hai idea di quanto vorrei sentirmi bambina davvero!So che a volte, per fortuna, riesco a comportarmi da bambina ma è perché ci ho provato tante volte finché un po' ci sono riuscita ma non basta!Io non sono una bambina...Io non so cosa sono e non appartengo a nessuno!E tutto per quei maledettissimi occhi rossi!" pian piano la bambina aveva iniziato ad alzare la voce, che si era inclinata ma i suoi occhi erano solo umidi e non scendevano le lacrime. Quasi non ci riuscisse. Kagome si piegò sulle ginocchia per essere alla sua altezza ma Rin ormai non riusciva più a fermarsi e riprese a parlare.
"Sono andata di nascosto nell'ufficio di Kaede e ho preso il mio fascicolo...Era un demone. Non era solo, era un gruppo di banditi che erano riusciti ad entrare in casa per rubare tutto ciò che c'era dentro. Ma i miei genitori si sono opposti e gli hanno uccisi!Io sono viva solo perché la polizia è arrivata in tempo ma loro sono riusciti a scappare ed io sono viva!Ma forse, forse per aver vissuto in questa maniera per tutti questi anni avrei preferito morire!Non c'è spazio per me in questo mondo, non c'è!Non c'.." ma la bambina si interruppe perché delle braccia la stavano avvolgendo, morbide. La stavano stringendo forte e dolcemente.
In quel momento Rin sentì qualcosa dentro di sé schiudersi lentamente. Si sentiva al sicuro. Si sentiva amata. Era così che ci si sentiva tra le braccia di una madre?Come si stava sentendo tra le braccia di Kagome?Era così?O era ancora diverso?
A Rin non importava se quello era l'abbraccio di una madre o no. Era l'abbraccio di Kagome, l'unica che era riuscita, almeno un poco, a passare e creare una crepa su quel muro che si creava sul mondo per potersi difendere. Per la paura di essere ferita ancora.
Rin pianse, pianse tra le braccia di un amica. Pianse per la prima volta dopo quasi otto anni.
Per la prima volta nella sua vita si sentì alleggerita da ciò che l'opprimeva del suo passato. Certo, c'era ancora tanto lavoro da fare. I primi anni di vita di una persona sono essenziali a determinare ciò che sarai e lei aveva subito un trauma da quando era nata. Un trauma così forte da far inserire violentemente un ricordo nella sua mente che per la sua giovane età sarebbe dovuto scomparire col tempo e che invece, crudele, era rimasto e l'aveva inseguita per tutta la vita.
Un piccolo, fragile fardello era caduto. Il primo. Per quelli successivi c'era tempo e nessuna fretta.
Rin sapeva soltanto che da quando aveva incontrato Kagome la sua vita era pronta a cambiare.
"Rin sono con te adesso, non permetterò più a nessuno di farti del male!Non sarai più sola Rin, te lo prometto!" disse Kagome solennemente stringendola forte mentre Rin continuava a piangere e si lasciava scaldare dalle sue parole.
Mai più sola. Mai più sola. Queste parole continuavano a vagare nella sua mente fin quando, troppo stravolta da quelle sensazioni, si addormentò.
Per la seconda volta Kagome portò Rin nella sua stanza e la portò a letto.
Scese e si diresse verso gli uffici. Notò in lontananza delle orecchiette di cane dal colore bianco-argenteo.
Con passò leggero si avviò alla scrivania di Inuyasha. Lui l'aveva sentita sin dalla soglia della porta.
Alzò lo sgurdo e i loro occhi si incrociarono. Kagome fece un sorriso.
"Ehi..." disse Inuyasha posando una mano su una sedia per incitarla a posizionarsi al suo fianco. Kagome non se lo fece ripetere.
"Cosa stai facendo?" chiese osservando le carte sparse sulla scrivania.
"Sto studiando il fascicolo di Rin" rispose Inuyasha.
"Sai...Mi ha appena raccontato tutto..." confessò Kagome. Inuyasha la guardò accigliato e lei gli spiegò tutto ciò che la bambina le aveva detto.
"E' incredibile che se lo ricordi!" esclsamò Inuyasha esterrefatto. Kagome annuì.
"Sono d'accordo, ma è così...Non credo proprio che se lo sia inventato!" esclamò. Inuyasha la guardò e annuì, prese un foglio e glielo porse.
"Infatti, la sua versione è molto simile a quella della relazione fatta dalla polizia" concordò. Kagome prese a leggere.
"Ma non gli hanno mai trovati i banditi?E neanche il demone?" chiese. Inuyasha dissentì.
"E' stato un caso archiviato senza essere realmente risolto però si sa per certo che il demone si chiamava Naraku. Ma c'è dell'altro. Per quello che mi hai detto, Rin ha creduto che fossero dei banditi, dei ladri ma non è realmente così... Dando un'occhiata alla relazione si viene a sapere che c'è una sorta di legame tra i genitori di Rin e il demone Naraku. Le motivazioni sono molteplici ma nessuno è riuscito a scoprire la realtà, ci sono solo ipotesi e la più probabile è quella di un gioco di potere. Vedi, il signor Shinkon era un illustre dottore dell'istituto di ricerca di Tokio e Naraku era un suo collega. Si ritrovarono a lavorare su un caso di alterazione genetica. Sai che da quando la comunità umana si è unita a quella demoniaca ci sono state delle notevoli varianti e nuove invenzioni a livello genetico..." iniziò a spiegare Inuyasha, Kagome ascoltava attenta mentre annuiva.
"Sappiamo perfettamente che per quanto a distanza di ventenni il razzismo tra umani e demoni nella comunità persiste ancora, ma ci sono dei casi inversi quando..." e si bloccò per guardare Kagome negli occhi "Nasce un rapporto intenso tra umano e demone" disse e Kagome, per quanto sapesse che quello non era proprio il momento adatto si ritrovò ad arrossire, Inuyasha lo notò e si lasciò scappare un sorriso.
"Q-quindi il movente di Naraku ha natura sentimentale?" prese a borbottare la ragazza per cambiare discorso.
"Non proprio,prettamente scientifico" dissentì Inuyasha, lei aggrottò la fronte.
"Ma che cosa centra tutto questo?" chiese confusa.
"Ti spiego la ricerca sul quale stavano lavorando. Da quando le due comunità si sono unite ci sono stati dei cambiamenti. Pensaci, i demoni per la maggior parte delle volte, anzi sempre, conservano la loro longevità, invecchiamo molto lentamente....Gli umani, al contrario invecchiano con molta velocità!Come si può mantenere giovane un umano per far si che il rapporto tra demone e umano sia durauro?E in più, in caso di rapporto la nascita di un figlio sarebbe sicuramente di mezzo demone, esseri che si trovano di mezzo a due tipi di 'razze'. E cosa si potrebbe fare in quel caso?Comporre un'ulteriore comunità di mezzo-demoni?Non ci potrebbe essere un disfunzionamento nell'ordine naturale delle cose?Un'afflizione nella catena della vita?" continuava ad esporre Inuyasha. Certo che era un bel casino tutta quella situazione, e Kagome non era ancora riuscita a capire del motivo della morte dei genitori di Rin, ma Inuyasha continuava a spiegare. Sembrava che il caso gli fosse particolamente a cuore.
"Queste domande risiedono negli appunti del signor Shinkon, che decise di fermarsi nella ricerca perché c'era ancora bisogno di tempo ma questo non andava bene a Naraku, voleva che si continuasse nella ricerca. Non gli importava molto il fatto sentimentale quanto il discorso di contorno, se si potevano fare delle mutazioni genetiche tra umani e demoni perché non tra demoni e demoni?Accrescere la potenza mediante un miscuglio di poteri diversi. Per questo Naraku aveva bisogno delle ricerche del Signor Shikon che non era affatto d'accordo con le idee megalomani di Naraku!Così, tutti i file di ricerca gli prese con la forza, è per questo che noi possediamo solo degli appunti malamente fatti. Però non si riesce più a trovare nessuna traccia di Naraku e pian piano il caso è stato chiuso. La consolazione è che nel corso di questi anni non è emersa nessuna incredibile novità nella scienza quindi si suppone sia successo qualcosa che ha fermato Naraku nella sua ascesa di potere" concluse finalmente Inuyasha. Kagome lo guardava esterrefatta.
"Mamma mia che storia contorta!Ed ingiusta...Rin è stata privata della sua famiglia per un gioco di potere...Ma aspetta, la cosa riguardava soltanto il padre di Rin, perché anche la madre è stata uccisa?E, probabilmente, se non fosse stato per l'arrivo della polizia anche Rin sarebbe morta..." chiese. Inuyasha fece una scrollata di spalle.
"Credo sia per il fatto che Naraku non volesse testimoni o qualcuno che seguisse le indicazioni del Signor Shinkon, in fondo, anche la madre di Rin era una dottoressa, magari avrebbe potuto seguire le indicazioni del marito" spiegò. Kagome annuì. Chissà perché Inuyasha si era messo a fare l'avvocato, se lo vedeva bene anche come investigatore. Con un sorriso se lo immagino con matellino di tweed, pipa e lente di ingrandimento alla Sherlok Holmes.
"Perché sorridi?" chiese Inuyasha curioso. Kagome scosse la testa.
"No niente..Comunque è tutto molto complicato. E subdolo, è ingiusto che a Rin siano stato tolti i genitori per un motivo del genere..."
"Questo Naraku mi da tanto l'idea di un uomo senza scrupoli. Però non se ne è sentito più parlare è probabile che sia finito male" constatò Inuyasha. Kagome annuì in accordo.
"Be' non ci sarà molto utile per trovare una famiglia a Rin, ma sapere per bene il suo passato è importante!" esclamò Kagome.
"Sì, infatti".
"La signora Mikon mi ha detto che a breve verranno delle famiglie, speriamo che Rin attiri l'attenzione di qualcuno...Sinceramente trovo imposibile che qualcuno si rifiuti ad averla al suo fianco..." sussurrò tristemente.
"Lo so...Ci sei molto affezionata, vero?" chiese con un sorriso al quale lei rispose.
"Sai, appena incontrai il suo sguardo triste capii che era lei la bambina che avrei voluto affiancare!E più l'ho conosciuta più mi sono resa conto di quanto fosse splendida e di quanto avesse bisogno di affetto" rispose assorta. Voleva davvero bene a Rin.
Sentì una mano delicata posarsi sul suo viso ed alzò lo sguardo incontrando i grandi occhi ambrati di Inuyasha che la guardavano sorridenti.
"Sono sicuro che Rin è felicissima ad averti al tuo fianco...Chiunque lo sarebbe" aggiunse timidamente, infatti le sue guance bianche si tinsero leggermente, ma non stacco i suoi occhi da quelli di lei. Kagome stava per rispondere quando sentirono bussare alla porta. Si allontanarono immediatamente.
"Sì?" chiese Kagome, entrò Koga che li salutò.
"Kagome c'è bisogno di noi!Sono arrivate due famiglie che vogliono vedere i bambini, dobbiamo affiancare la signora Mikon" l'avviso. Kagome spalancò gli occhi, questa proprio non se l'aspettava!Sapeva che delle famiglie sarebbero arrivate tra un mese. Si alzò comuque andando incontro a Koga.
"A dopo Inuyasha..." disse salutandolo. Lui annuì. La vedeva agitata, in fondo era il suo primo incarico davvero importante come assistente sociale. Le sorrise.
"Buona fortuna, Kagome!" disse. Lei sorrise.
"Grazie..." rispose per poi avviarsi, agitata, di fuori.

Ed eccovi un altro capitolo!
Ammetto che ho avuto un pò di difficoltà, io sono abituata a delle situazioni più sentimentali che misteriose e piene di intrighi come queste, ma volevo che il passato di Rin fosse un qualcosa di importante...Spero vivamente che sia piaciuto comunque!E' un capitolo un pò diverso e presto tornerò a qualcosa di più emozionale, decisamente più nelle mie corde!^^
Ringrazio:
Mikamey: Ciao!:)Ti ringrazio moltissimo per i tuoi complimenti, mi fa davvero molto piacere sapere che la fic ti piaccia!:)Anche io non vedo l'ora di scrivere dell'arrivo di Sesshomaru ma ci vuole ancora un pò,ma il momento si avvicina pian piano,spero comunque che continuerai a seguirmi!^^Bè finalmente sei a conoscenza del passato di Rin, che te ne pare?Al prossimo capitolo!:)
Achaori:Ciao!Ti ringrazio moltissimo per i complimenti. Sono contenta che ti sia piaciuta l'idea di far lavorare Kagome e inuyasha insieme e sono altrettanto contenta di sapere che ti piace il personaggio di Rin!Mi diverto un sacco a scrivere su di lei e più ne scrivo più mi affeziono a questo personaggio!:)che ne dici?Alla prossima!
Vale728: Eccoti il nuovo capitolo!:)Sono davvero contenta  di sapere che ti sia piaciuto!^^Spero sia lo stesso anche per questo,siamo finalmente a conoscenza del passato di rin!^^grazie ancora per i complimenti!Alla prossima!
Monik:Ciaao!:)Mamma mia quanti complimenti *me arrossisco*!Mi fa molto piacere sapere che ti piaccia la storia e i miei personaggi,davvero!:)Ah ecco mi sembrava, non ti preoccupare le correzioni sono sempre ben accette e ti ringrazio per avermi avvisato!:)Ti ringrazio ancora di tutto!Alla prossima spero!XD
Draco:Si kagome e Inuyasha lavorano insieme, è un dettaglio importante!:)Grazie, mi fa piacere sapere che ti piace come scrivo. Anche io sto leggendo la tua storia, molto carina!^^Comunque ovvio, non avrei mai creato una relazione illecita tra sesshomaru e rin,mi verrebbero i brividi di orrore al solo pensiero!Sarà tutto molto regolare,promesso!^^Alla prossima!
Karly_chan the black cat:Ma ciao nuova lettrice!:DTi ringrazio molto per i complimenti, sono contenta che ti piaccia la mia Rin, e anche come scrivo, mi fa davvero molto piacere!:)Eh si, ci vuole solo un pò di pazienza tra il loro incontro ma si avvicina sempre più,promesso!:)Sai anche io ho letto le tue shot, davvero molto carine anche a me piace come scrivi!^^Spero di rivederti al prossimo capitolo e grazie ancora!:)

Un saluto,
by LilyProngs

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Capitolo 6
*** La speranza è sempre l'ultima a morire.. ***


Capitolo 6 Ecco un nuovo capitolo!
Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

Kagome uscì dall'ufficio accompagnata da Koga.
"Come mai sono venuti così presto?" chiese curiosa. Koga fece una scrollata di spalle.
"Non sono quelli di cui ci ha parlato Kaede, hanno chiamato sta mattina" rispose.
Kagome annuì e entrò nello studio della signora Mikon che accoglieva più gente del solito quel giorno.
"Buon giorno!" salutarono Koga e Kagome.
"Oh eccovi, signori vi presento i nostri due assistenti sociali il signor Koga Myoku e la signorina Kagome Higurashi" presentò la donna per poi continuare.
"Saranno loro ad accompagnarvi dai ragazzi, spero davvero che possiate trovare un bambino in grado di rapire il vostro cuore. Sarebbe una cosa bellissima sia per loro che per voi" concluse la signora Mikon, tutti sorrisero in accordo a quella bella osservazione.
"Venite, prego.." fece strada Koga.
Kagome gli stava vicino mentre Koga spiegava le vare strutture dell'edificio, indicandone gli uffici, le stanze e le camere di svago. Entrarono in quest'ultima che era spesso la stanza più gremita di ragazzi.
"Ragazzi, un attimo di attenzione!" chiamò Kagome, tutti si girarono verso di lei.
"Sono venute a trovarvi delle persone che avrebbero piacere di fare la vostra conoscenza" continuò e per un po' i bambini dell'istituto si riunirono agli adulti che erano venuti.
Una donna si avvicinò a Kagome. Era molto bella, aveva dei capelli neri legati in uno chignon, le labbra rosse e dei grandi occhi di un marrone molto particolare, sul granato.
"Salve signorina, posso rubarle un minuto?" chiese gentilmente. Kagome sorrise.
"Certo, signora, mi dica..." rispose. La donna rise.
"Per carità mi chiami per nome mi fa sentire vecchia!" esclamò. Kagome si unì alla sua risata e prese la mano che la donna le porgeva.
"Sono Kagura Kaze, piacere di conoscerla" si presentò
"Il piacere è tutto mio!Mi dica pure" l'incitò. Kagura annuì.
"Sa, io adoro i bambini...Sono cresciuta in un posto come questo sa?Può essere terribile stare chiusi in queste quattro mura..." disse. Kagome la guardò con tristezza.
"Mi dispiace, so che può essere difficile" disse.
"Sì, bisogna essere forti!Sa, io cerco un riscatto con me stessa!Io sono rimasta in un orfanotrofio fino ai diciottanni, nessuno ha mai voluto prendermi con sé..." disse con gli occhi avvolti nel passato.
"Come mai?Se posso chiederlo ovviamente" chiese Kagome, curiosa ma discreta. Kagura sorrise malinconicamente.
"Non l'ho mai capito...Probabilmente ero troppo esuberante e questo non piaceva!" commentò con ironia per poi riprendere a parlare.
"Volevo chiederle se c'era un bambino o una bambina che è qua da molto tempo, un bambino che ha difficoltà a trovare una famiglia" chiese guardandola con quegli occhi velati di tristezza.
Kagome rimase spiazzata da quella proposta e sentì un qualcosa cadere pesantemente nel suo corpo creandole malinconia e angoscia.
Solo una persona le venne in mente a delineare il quadro che le aveva descritto la donna.
Rin.
Chi meglio di lei?Era da quando era neonata che stava in quell'orfanotrofio tanto che, i ragazzi più maligni, la chiamavano 'la vecchia' visto che era lì quasi sin da quando era stato fondato l'orfanotrofio. Poi Rin attendeva una famiglia, se la meritava. Era il suo sogno, un sogno che aveva rincorso da quando era una bambina a malapena in grado di parlare!
Guardò Kagura dritto negli occhi. Sì, era quello il suo destino.
In fondo Kaede gliel'aveva detto di non affezionarsi troppo a Rin, avrebbe potuto soffrirne se avesse trovato famiglia. Ed infatti stava già soffrendo, ma era giusto così, Rin aveva bisogno di una famiglia ed era il primo compito del suo lavoro, trovargliela.
"In realtà ci sarebbe...Una bambina che è qui da molto tempo. Ha passato da qualche famiglia ma è stata portata indietro e non ha ancora trovato nessuno. Le confesso che è una bambina molto particolare ed io me ne prendo cura personalmente..." spiegò. La donna la guardava interessata.
"Oh, e qual'è il nome di questa bambina?" chiese curiosa.
"Rin, il suo nome è Rin Shinkon, per adesso tiene ancora il nome dei suoi genitori". Kagura annuì.
"Mi sembra giusto, io non glielo cambierei, è l'unica cosa che le è rimasta della sua famiglia!" esclamò comprensiva. Kagome sorrise, quella donna capiva la situazione alla perfezione. Sarebbe stata la persona giusta al fianco di Rin.
"Mi può portare da lei, per favore?" chiese dolcemente. Kagome sorrise.
"Certamente, solo che quando l'ho lasciata stava dormendo, le dispiace attendermi un attimo qui?" chiese. La donna annuì.
"Certamente cara, io l'aspetto!".
Kagome salì le scale mentre la sua mente vagava. L'aveva appena conosciuta e già aveva trovato una famiglia per Rin, forse, ovviamente. Ma la proposta che aveva davanti era decisamente vantaggiosa!Poi avrebbe potuto vederla ancora, verso il primo anno di adozione il compito dell'assistente sociale è di andare a controllare la famiglia al quale il bambino era affidato.
Se fosse andato tutto bene non ci sarebbe stato un addio. Non ancora per lo meno.
Non potè, comuque, fare a meno di far scendere delle lacrime sul suo bel volto.
Quando fu davanti alla stanza di Rin se le asciugò, non voleva vedere che soffrisse troppo all'idea di dividersi da lei. Bussò alla porta.
"Avanti!" disse la voce cristallina di Rin. Kagome entrò e quando la vide, la bambina fece un grande sorriso. Era seduta alla sua scrivania e aveva un grosso foglio davanti e tanti pennarelli colorati sparsi qua e là.
"Cosa disegni di bello?" chiese avvicinandosi. Rin le mostrò entusiasta il suo lavoro.
In primo piano c'era Inuyasha che teneva Shippo per la coda, che sembrava infuriato e dietro lei e Rin che sembravano ridere tenendosi le mani una sulla bocca e una sulla pancia come per trattenere l'ilarità. Anche Kagome scoppiò a ridere.
"Ah che carino!Sei proprio brava Rin!" esclamò posandole dolcemente una mano sulla testa, sempre adornata dal solito cappellino.
"Grazie!...Ah di tutto grazie Kaggy...Mi ha fatto davvero molto bene parlare con te oggi!" disse abbracciandola di slancio. Kagome la strinse a sé cercando di trattenere le lacrime.
"Ne sono felice, piccola Rin..." disse per poi allontanarla con dolcezza.
"Emh...Sai c'è qualcuno che vorrebbe conoscerti!E' una donna, davvero molto bella, potrebbe essere un ottimo soggetto per un ritratto!" disse cercando di riportare il discorso al motivo per cui era andata a trovarla.
Rin la guardò dubbiosa.
"Una potenziale mamma?" chiese ironicamente. Per lei un'affermazione del genere era una battuta.
"Esatto, Rin!" esclamò Kagome, lasciando così sconvolta la bambina.
"S-sul serio?" boccheggiò esterrefatta.
"Non scherzo su queste cose Rin, vuoi venire a conoscerla?" chiese porgendole la mano. Rin la guardò dubbiosa.
"A te come sembra questa tipa?" chiese.
"E' molto dolce, ed ha passato un infanzia simile alla tua...Potreste andare d'accordo" ammise a malincuore, Kagome. Rin la guardò e le prese la mano.
"Se lo dici tu allora mi fido!Andiamo!" acconsentì e le due si avviarono di sotto dove Kagura attendeva sulla soglia della stanza di svago.
"Kagura!" chiamò Kagome, la donna si girò e posò il suo sguardo su Rin facendo un sorriso.
"Questa è Rin!" presentò Kagome. Kagura si abbassò sulle ginocchia per trovarsi all'altezza della bambina che però si nascose un po' dietro le gambe di Kagome.
"Ciao Rin, io sono Kagura!" disse la donna sorridendo, senza lasciarsi intimorire dalla reazione della bambina. Rin la guardò intensamente negli occhi. Erano grandi e marroni e a guardar bene avevano dei riflessi rossastri cosa che le fece molta paura e si strinse di più dietro a Kagome.
"Rin, da quando sei così timida?" chiese la ragazza.
"Guarda che non ti mangio, perché non ti fai vedere per bene?Sembri proprio carina, ma così nascosta non riesco a vederti negli occhi!" disse Kagura con dolcezza.
"Hai gli occhi rossi tu, invece!" esclamò Rin in tono di accusa. Le due donne aggrottarono le sopracciglia ma fu Kagura a parlare.
"Sì, tesoro, sono una Yasha, però porto le lenti a contatto a volte...C'è qualche problema?" chiese curiosa.
Rin la guardò ancora e poi rispose.
"Non mi piacciono le persone con gli occhi rossi!" affermò soltanto. Kagura rise.
"Neanche a me piace avere questi occhiacci, sai?E' per questo che metto le lenti...Ma non vorrai mica togliermi il piacere di conoscerti per un motivo così sciocco?" chiese incurvando la testa di lato facendo un'espressione simpatica. Rin la guardò e poi mollò un po' la presa su Kagome che le disse:"Perché non vi fate una chiacchierata?".
Rin alzò lo sgurdo verso l'amica che la guardava incorraggiante. Se Kagome si fidava allora anche lei si fidava.
"Sì...Ok.." rispose titubante. Kagura sorridente le porse la mano ma Rin non la prese, iniziò soltanto a farle strada verso il giardino. Di nuovo Kagura non rimase particolarmente male dal comportamento della bambina, anche lei era così diffidente alla sua età.
Kagome le guardò allontanarsi ma poi vide Rin girarsi verso di lei.
"Kaggy, non vieni?" chiese, la ragazza dissentì.
"Devo sbrigare del lavoro qui, tu vai tranquilla!" esclamò facendole un grande sorriso incorraggiante.
Rin rimase un attimo ferma per poi annuire e continuare a camminare al fianco della donna.
"Allora Rin, ti va di raccontarmi qualcosa di te?" chiese Kagura con la sua solita dolcezza.
"Io...Sono orfana" disse timidamente la prima cosa che le venne in mente.
"Questo lo immaginavo,tesoro...Ma sono sicura che una ragazza carina e sveglia come te avrà presto una famiglia!" esclamò sorridente. Rin la guardò dubbiosa.
"Vorresti essere tu la mia famiglia?" chiese accigliata. Kagura rise.
"Perché no?Non ti piace l'idea?".
Rin la guardò ancora e poi affermò, senza riuscire a fermarsi: "Io non piaccio alla gente", lo disse in maniera talmente convincente che sembrava una realtà innegabile. Ma Kagura aggrottò le sopracciglia.
"E perché mai?Sei adorabile!" affermò sicura. Rin la guardò con occhi sgranati e prese a balbettare.
"L-La gente non la pensa allo stesso modo...Sono troppo sveglia per essere adottata, la gente preferisce i bambini ancora rimbambiti per poter farli crescere e giostrare le loro menti a loro piacimento!" esclamò con rabbia.
A volte era stata adottata, per poi essere riportata all'orfanotrofio come un elettrodomestico malfunzionante ancora in garanzia. Tutti cercavano di crescerla secondo regole che a lei stavano strette e questo infastidiva.
La risata di Kagura la distolse dai suoi pensieri e la guardò dubbiosa.
"Perché ridi?" chiese.
"E' che sei così sveglia!Hai una linguetta non male!" esclamò la donna con allegria. A Rin scappò un sorriso.
"Già, me lo dicono in tanti" concordò. Kagura la guardò a lungo.
"Se io fossi la tua mamma, ne saresti felice?" chiese.
Il cuore di Rin prese a battere forte metre velocemente alzava lo sguardo sulla donna con occhi sgranati e si indicò ripetutamente.
"Vuoi essere la mia...La mia mamma?" boccheggiò con gli occhi spalancati. Kagura fece un grande sorriso.
"Certamente, te e chi altro?Ti ho scelta e non voglio nessun'altro al tuo posto!" confermò.
Rin era ancora sconvolta. Una mamma. Finalmente qualcuno voleva farle da mamma!
"Ma ne sei sicura?" chiese come se cercasse di capire se fosse in un sogno o stesse vivendo la realtà.
"Decisamente sicura Rin, ma solo se tu lo vorrai!" rispose guardandola.
Rin rimase in silenzio a lungo per poi rispondere con una voce fiebile, che rasentava l'incredulità.
"Sì...Sì va bene".
Kagura la guardò con un sorriso e le posò la mano affusolata sulla testa.
"Perfetto, allora prepara le valige, presto starai con me!" affermò.

Kagome attendeva l'arrivo di Kagura e Rin nell'ufficio di Inuyasha. Le altre famiglie se ne erano andate ed erano anche riusciti ad avere qualche affidamento!Ma lei era agitata.
Camminava a lunghe falcate avanti e indietro quasi fino a consumare il pavimento.
Intanto Inuyasha la seguiva con gli occhi quasi si trovasse davanti ad un talismano per l'ipnosi.
Ad un certo punto scosse la testa e si rivolse alla ragazza.
"Maledizione Kagome, smettila!" esclamò alzandosi e prendendola per le spalle.
Kagome si girò verso di lui e gli lanciò uno sguardo di fuoco.
"Be', che c'è?" esclamò acida. Inuyasha si accigliò.
"Ti stai consumando le suole delle scarpe..." rispose pacato e lei sbuffò.
"Oh al diavolo!Ci stanno mettendo un sacco di tempo!" strillò quasi in preda ad una crisi isterica.
Inuyasha la strinse ancora tra le braccia, con più forza e dopo un po' la sentì calmarsi contro di sé.
"Se ci mettono tanto vuol dire che sta andando tutto bene!Ed è questo l'importante!Anche io mi stavo affezionando a Rin ma ha bisogno di essere felice!Merita di essere felice!E la felicità è l'ultima cosa che questo posto può darle!" esclamò costringendola a guardarlo negli occhi.
Kagome lo guardò a lungo per poi annuire.
"Sì hai ragione...L'importante è che Rin sia felice, se lei lo è lo sono anche io!" affermò tirando fuori un sorriso al quale Inuyasha rispose.
"Esatto, così ti voglio!E poi se andasse tutto bene questo non è certo un addio!La rivedrai spesso!" disse abbracciandola.
Si staccarono un po' per guardarsi negli occhi e...
Bussarono alla porta. I due si allontanarono di scatto, per la seconda volta nella giornata.
"Sì?" chiese Kagome. Entrò la signora Mikon con un grande sorriso.
"Kagome, Rin è stata adottata!".


Eccolo!Forse è un pò cortino, chiedo scusa ma da adesso si farà tutto più interessante e volevo far tutto per bene!;)
Ringrazio:
Mikamey:Ciao!:)Mi fa molto piacere che ti sia piaciuto il capitolo e ti ringrazio molto!Eheh cara quante ipotesi che mi fai!!^^Ma giustamente, con un pò di pazienza tutto verrà rivelato!:)Grazie mille ancora!Al prossimo cap!baci
Karly_Chan the black cat:Ciao!:)la tua recensione è stata davvero molto simpatica!^^Cmq si, la piccola Rin ne ha passate di tutti i colori ma adesso si spera che tutto vada meglio, eccoti svelato quello che succede!:)Grazie mille e sono contenta che la mia fic ti abbia 'rapita'!;)
Vale 728:Ciao!:)Grazie millissime per i complimenti sono contenta che il capitolo sia piaciuto!Ahah si anche io mi sono divertita un sacco a scrivere il pezzo di Inu e Shippo!E si, Rin è davvero forte, è anche per questo che è speciale!^^Grazie ancora,al prossimo cap!kiss
Achaori:Ciao!:)Grazie mille per i complimenti!:)Bè visto che io voglio i tuoi neuroni tutti intatti eccoti il nuovo capitolo con le risposte alle tue domande, spero ti sia piaciuto!:)Bè si spera per Rin il meglio d'ora in poi!^^Grazie ancora, al prosimo capitolo!baci

Un saluto,
by LilyProngs

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Capitolo 7
*** Addio ricordi di infazia... ***


Capitolo 7 Ecco il nuovo capitolo!
Buona lettura!  

La bambina alla ricerca di un sogno

Kagome la guardò incredula mentre una strana sensazione le cresceva dentro. Felicità e tristezza si fusero insieme, in una danza che turbinava nel suo cuore. Ma poi vinse la felicità.
"Davvero?" chiese sorridendo.
"Sì, Kagome...Sei stata un portafuortuna per lei!" esclamò la signora Mikon altrettanto allegra.
Kagome guardò verso Inuyasha che sorrideva, avrebbe voluto abbracciarlo ma si limitò a poggiare una mano sul suo braccio.
"Hai sentito?" chiese commossa, anche se era una domanda piuttosto stupida, sopratutto se rivolta a lui.
"Certo!Sono davvero felice per Rin!" affermò. Kagome riportò lo sguardo verso Kaede.
"Dov'è adesso?" chiese. La donna si spostò di lato ed indicò un punto al di fuori della porta.
"Nel mio ufficio, dobbiamo avviare tutte le pratiche ed ho proprio bisogno di te!E anche di te,Inuyasha!" disse riprendendo la sua professionalità. I due annuirono e si avviarono nell'ufficio della donna dove Kagura e Rin erano sedute. Appena sentì dei passi Rin si girò e quando vide Kagome le saltò in braccio con slancio.
"Kaggy hai saputo?Hai saputo?" esclamò euforica. Kagome la strinse tra le braccia e rise.
"Sì piccolina, sono così felice per te!" le disse dolcemente. Rin continuava a sorridere come se per lei fosse impossibile smettere di farlo.
"Io me lo sentivo sai che si avvicinava una speranza?Lo sentivo qui dentro!"-esclamò indicandosi il cuore-"Ed è successo!La speranza ha vinto!" disse contenta. Kagome annuì e poi la posò a terra per stringere la mano di Kagura.
"Ha fatto bene, Rin è splendida!" esclamò e la donna sorrise.
"Ne sono sicura...Be' ditemi cosa devo fare" disse poi.
Inuyasha e Kagome si sedettero e diedero sfogo alla loro professionalità.
"Allora comprende che questa è un' adozione e non si può ottenere da un giorno all'altro ma ci vuole del tempo, dei provvedimenti legali ed il bisogno da parte dell'assistente sociale di avere possibilità di giudicare se la persona a cui è stata affidata la bambina è idonea o no..." prese a spiegare Inuyasha, Kagura lo ascoltava attenta.
"Ovviamente non ci sarà preavviso per le mie visite, so che può risultare scocciante ma è il procedimento del mio lavoro..." aggiunse Kagome.
"Dopo questo periodo di tempo, che durerà qualche mese, ci sarà un'altro processo e la bambina le sarà completamente affidata. So che è una cosa molto impegnativa ma è una procedura molto delicata" continuò Inuyasha. Kagura annuì in accordo.
"E' giustissimo ma in pratica, da quando Rin potrà stare con me?" chiese. Questa volta fu Kaede a rispondere.
"Dipende dalla disponiblilità dello studio legale. Dovrà soltanto venire con noi in tribunale per ricevere le carte di affidamento. E' solo per l'adozione che c'è bisogno di più tempo" spiegò.
"Va bene, capisco...E quando potremmo prendere questi documenti?" chiese ancora.
"Provvederò subito ad avvisare il mio studio legale, ma se va tutto bene anche domani mattina" rispose Inuyasha.
"Perfetto allora, sarò qui domani!" disse Kagura.
Dopo un po' la donna dovette andare a casa.
"Rin, hai sentito?Presto saremo sempre insieme!" esclamò la donna chinandosi verso di lei.
"Ne sono felice, signora Kagura!" esclamò Rin con la sua dolcezza ormai tipica.
"Ah ma chiamami solo per nome tesoro!" rise la donna, anche a Rin scappò un timido sorriso.
"Allora a presto, Kagura" rispose.
La donna, dopo aver salutato Kaede, Inuyasha e Kagome, complimentandosi con la loro ottima organizzazione, se ne andò perché ormai si era fatta sera.
"Signora Mikon, andremo anche noi" disse Inuyasha e Kagome annuì.
"Sì, infatti domani sarà una giornata importante" disse lei guardando Rin con dolcezza, che sorrise saltellando sul posto.
"Certo, potete andare" concesse la signora Mikon, i due presero ad uscire ma Rin trattenne Kagome per la gonna. La ragazza si girò.
"Dimmi, Rin?" chiese. La piccola abbassò lo sguardo torturandosi le mani.
"Kagome ti andrebbe..Di rimanere qui con me?" domandò timidamente. Kagome sgranò gli occhi stupita e guardò Inuyasha che sembrava dispiaciuto di non poterla vedere a casa. In fondo il fatto di lavorare insieme era bello ma doveva avercela davanti un'intera giornata senza poterla neanche sfiorare, erano anni che non si vedevano e quella condizione era davvero frustrante!Ma rispose comunque.
"Credo che sia giusto, è una serata importante per Rin, è giusto che tu le stia vicino" le rispose. Kagome si stupì ancora di più, da lui si aspettava uno di quei bronci storici che le faceva quando faceva qualcosa con cui non era d'accordo. Non potè fare a meno di notare quanto fosse cresciuto in quegli anni di lontananza e questo servì a farle capire che l'amava sempre di più e che, come in fondo sapeva già, niente era cambiato.
"Grazie Inuyasha...Be' non vedo perché non posso trattenermi!" disse sorridendo. Rin saltellò ancora per la contentezza.
"Sì!Questo è il giorno più bello della mia vita!" esclamò euforica, tutti si intenerirono a quell'affermazione, anche Inuyasha che, da duro quale era, cercava di non darlo troppo a vedere.
"Allora bestiolina ci si rivede presto!" le disse togliendole il cappello per lanciarlo a Kagome che lo prese al volo.
Rin invece, gli fece la linguaccia.
"A presto, cagnolino!" disse ridendo, Inuyasha le fece una pernacchia per poi, dopo aver lanciato un intenso sguardo in segno di saluto a Kagome, se ne andò.
La signora Mikon intanto se ne era andata nel suo studio e Rin e Kagome rimasero sole.
"Che si fa?" chiese quest'ultima.
"Io ho fame!" affermò Rin e il brontolio del suo stomaco ne fu la conferma.
"Eh già, anche io!Forza, andiamo a cena!" disse, le due come sempre si presero per mano per avviarsi alla mensa.
Una volta finita la cena Rin posò delicatamente la forchetta sul piatto e guardò la ragazza di fronte a se.
"Kagome..." proferì attirando la sua attenzione. Kagome alzò lo sguardo.
"Dimmi...". Rin sospirò.
"Domani è un giorno importante...Se andrà tutto finalmente bene, questo è l'ultima volta che rimango tra queste mura" iniziò. Kagome annuì attendendo che continuasse.
"Per quanto qui a volte io non sia stata felice, questo posto per me è pieno di ricordi...Vorresti venire a fare un giro dell'orfanotrofio con me?Per tenere impressi i ricordi un ultima volta" concluse. Kagome le fece un grande sorriso ed annuì.
"Certo, volentieri...Vuoi andare adesso?" chiese, Rin annuì e le due si alzarono dalla loro tavola avviandosi all'uscita e Rin indicando qua e la' fece animare i suoi ricordi.
"Lì incontrai per la prima volta Shippo!Stava facendo dei strani giochi con i suoi poteri, io ne rimasi incuriosita e mi avvicinai...Per un  attimo non mi bruciò con il suo Fuoco Fatuo!" esclamò ridendo, anche Kagome sorrise.
"Lo insultai per bene e proprio da lì iniziammo ad essere amici..." spiegò mentre erano vicini ad un laghetto nel giardino dell'orfanotrofio. Passarono avanti fino ad arrivare nel retro dove anche li c'era molta vegetazione e di nuovo Rin indicò quel posto.
"Qui invece ci mettevamo a giocare in gruppo a scoprire i misteri, in effetti questa parte dell'edificio fa un po' paura!" continuava, Kagome l'ascoltava attenta, felice che volesse renderla partecipe del suo passato ancora una volta. Poi mentre passarono avanti vide il volto della bambina rabbuirasi mentre guardava verso l'ala pic-nic del giardino.
"Vedi quello spiazzo fra le panche?E' ottimo per le risse o per metterti al centro dell'attenzione per deriderti..." Kagome la guardò preoccupata.
"A te è stato fatto qualcosa di simile?" chiese subito. Rin tirò fuori un sorriso malinconico e si strinse nelle spalle.
"Che vuoi che faccia?Io non piaccio alla gente, te l'ho già detto!Lì ho fatto un sacco di risse e...Sono stata posta al centro delle derisioni...Mi prendevano in giro perché sono qui da sempre e perché rispondo troppo a tono, sopratutto ai ragazzi più grandi" spiegò con sufficienza, quasi come se la condizione di soffrire per lei fosse ormai una cosa abituale, a Kagome le si strinse il cuore a vederla così.
"Voglio sperare che ci siano stati del provvedimenti!" esclamò. Rin fece un mezzo sorriso.
"Sì, tranquilla qualcuno è stato spostato in un altro istituto..." disse e Kagome si calmò.
Poi Rin indicò una panchina sotto un albero.
"Poi quello è il mio posto preferito!" esclamò allegra. Kagome aggrottò le spracciglia e Rin la guardò.
"E' il mio preferito perché è li che ti ho incontrata ed ho incontrato Inuyasha!" continuò sorridente.
La ragazza abbassò lo sguardo verso di lei commossa e si abbassò per prenderla in braccio e abbracciarla.
"Sei un tesoro,Rin!" esclamò.
La bambina sorrise per quanto non si sentisse affatto un tesoro. Non si sentiva di essere tutte le cose belle che Kagome le diceva di essere. In fondo nessuno l'aveva mai voluta al suo fianco. Si sentiva una bambina ordinaria, non particolarmente carina e poco interessante. E si sentiva così anche perché nessuno l'aveva mai scelta a parte Kagome, e da allora, anche Kagura.
Le due presero posto a quella che ormai era la loro panchina.
"E' l'ultimo giorno qui dentro..." ribadì Rin assorta, portando i begli occhioni verso il cielo.
"Come ti senti per questa cosa?" chiese Kagome curiosa, Rin prese un sospiro.
"Come mi sento...Agitata, curiosa...Non vedo l'ora di andare!E' da così tanto che aspetto una famiglia!Da tutta la mia vita ed ora che il mio sogno si è avverato mi sento strana...Stracolma di un qualcosa che non riesco a spiegare!...Ma è una bella sensazione!" spiegò sorridendo.
"Ne sono felice..." rispose Kagome. Rin la guardò.
"Ma questo è un addio?" chiese accentuando la sua voce da bambina. Kagome rise.
"Certo che no!Ci rivedremo, devo tenerti d'occhio!" disse facendole l'occhiolino. Rin ridacchiò e rialzò lo sguardo verso il cielo.
"Mi fa piacere saperlo..." rispose e dopo quell'affermazione tra le due cadde il silenzio.
"Che bella che è la luna, sta notte..." disse poi Rin. Kagome seguì il suo sguardò aspettandosi di vedere una grossa e perlacea luna piena.
Invece si ritrovò davanti ad una falce di luna crescente che brillava nella notte e se si stava ben ad osservare si riusciva a vedere il tondo bluastro che la circondava. Posò poi il suo sguardo su Rin che osservava la luna assorta.
"Adoro la falce di luna!...E' luminosa ma non completa...Proprio come me..." continuò a dire Rin.
Kagome la guardò e si emozionò. Era incredibile quanto fosse intelligente, e speciale...Sopratutto speciale.
"Presto ti sentirai completa..." la rassicurò la ragazza.
"Sì...Con una famiglia!" concordò dolcemente la bambina.
Rimasero ore a chiacchierare sotto la luna e le stelle fin quando Kagome non avvisò che bisognava andare a dormire.
Prima di chiudere gli occhi in quel lettino che era stato la sua dimora da quando ne conservava il ricordo, Rin si guardò intorno, cercando di assimilare ogni particolare della sua camerina, che anch'essa era stata suo rifugio per tutta la sua vita e che, anche a lei, doveva dire addio. La seguente notte avrebbe dormito su un letto diverso. Nei giorni prossimi avrebbe dovuto vivere in una casa nuova. Era tutto nuovo, tutto stava per cambiare.
"Buona notte..." sussurrò per poi chiudere gli occhi, cercando di dormire.

Rin era vestita di tutto punto quella mattina, stranamente, aveva abbandonato i pantaloni larghi e le magliette colorate.
Portava un vestitino rosa che non le andava molto a genio, ma era stato uno dei regali di Natale che la signora Kaede faceva ad ogni bambino dell'orfanotrofio, e non c'era mai stata occasione di metterlo. Quello era il giorno giusto. In fondo si divertiva, se girava su se stessa la gonnellina prendeva a girare con lei dandole la sensazione di poter volare da un momento all'altro.
Erano le nove e mezza e lei era scesa a fare colazione. Sapeva che Kagome era andata via presto per andare in tribunale per la sua richiesta di affidamento con Inuyasha, Kaede e Kagura ovviamente.
La sua valigia, che in fondo conteneva ben poche cose visto che non aveva altro che i suoi vestiti ed i suoi album con le matite colorate, era stata fatta la sera prima con l'aiuto di Kagome.
Quando entrò in mensa tutti la guardarono. Alcuni tristi perché, per quanto non le avessero dato mai confidenza avrebbero sentito la mancanza di quel terremoto che faceva a botte anche con i ragazzi più grandi, e invece chi l'aveva sempre derisa la guardava stupefatto perché dopo tutto il dolore e le prese in giro alla fine lei, anche se dopo anni, se ne stava andando e loro invece se ne sarebbero rimasti li. Soli e senza famiglia.
Rin si sentì più leggera, come se si fosse presa la sua rivincita anche se, nonostante tutto quei ragazzini si erano comportati così perchè in qualche modo(sbagliato)l'avevano usata come capro espiatorio per il loro dolore, le facevano pena o meglio tristezza. Sapeva meglio di chiunque altro cosa volesse dire essere soli. Lo era sempre stata, per tutta la sua vita.
Prese, per l'ultima volta sola, posto in un tavolino vuoto e si prese il suo latte e qualche fetta biscottata che farcì con marmellata di pesche.
"Riiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin!" sentì urlare e sobbalzando si girò. Vide Shippo correre verso di lei e sedersi sulla sedia del suo tavolo.
"Shippo!Cos'è tutto questo rumore che fai?" chiese fintamente acida, infatti il bambino le rispose subito con una pernacchia. Poi la guardò. Aveva un vestitino rosa e svolazzante, con le maniche corte a sbuffo. I capelli pettinati alla perfezione adortati di un cerchietto dello stesso colore del vestito.
Shippo scoppiò a ridere e la bambina lo guardò imbronciata, immaginando già il motivo della sua ilarità.
"Beh, che c'è?" chiese accigliata, ma Shippo continuava a ridere.
"Sei così buffa vestita così!" esclamò tra le risate, Rin sbuffò alzando gli occhi al cielo.
"Sei proprio un pirletto!" gli disse rimettendolo a posto. Shippo la guardò facendosi serio.
"E' vero quello che dicono?" chiese con la sua vocina. Rin si accigliò.
"Che dicono?" chiese.
"Che sei stata adottata e che sta mattina te ne andrai via!" rispose. Rin lo guardò.
"E'  vero" affermò. Gli occhi del bambino si gonfiarono di lacrime e le andò incontro abbracciandola stringendola forte. Sulla testa di Rin scese un grosso gocciolone mentre cercava di staccarsi il bambino di dosso.
"Ma che fai adesso?Shippo!Staccati!" strillò ma la sua voce non potè fare a meno di inclinarsi divertita. Intanto dagli occhi del bambino sgorgavano fontane di lacrime.
"Riiiiiiiiiin mi lascerai solooooo!" piagniucolò tenendola sempre più stretta. Rin rise per la comicità della situazione.
"Ma no Shippo!Qua è pieno di persone che ti vogliono bene!E ora sta-staccati Shippo non respiro!".
Il bambino fece come gli era stato detto metre le sue labbrucce tremavano.
"Rin!Mi mancherai!" mugugnò, Rin sorrise e gli scompigliò i capelli.
"Anche tu diavoletto, un sacco!" disse facendo tornare il sorriso al bambino.
"Non mi dimenticherai, vero?" chiese Shippo sempre con il labbro tremolante.
"Certo che no!" rispose la bambina dandogli un tenero buffetto sulla guancia ma non potè fare a meno di prenderlo in giro un'ultima volta.
"Come si fa a dimenticare una lagna come te?" esclamò, per un attimo Shippo ci rimase male ma quando capì che stava scherzando le fece una sonora pernacchia e tornò a sedersi incrociando, imbronciato, le braccia al petto.
"Ed io che ero serio!" borbottò. Rin sorrise.
"Lo so Shippino!" rispose e al bambino scappò un sorriso.
"Dici che ci rivedremo...Un giorno?" chiese piano, lei si strinse nelle spalle.
"Chi lo sa...Ho capito che se sogni una cosa intensamente, prima o poi arriva!" gli rispose. Gli occhi del bambino si colmarono di speranza.
"Come è successo con te e la bella signora che ti ha adottato?Hai sognato tanto una mamma e ti è arrivata?" chiese con la voce stracolma di sorpresa.
"Esattamente!" disse Rin.
"Bene allora io sognerò sempre di rivederti!" esclamò allegro Shippo.
"..E mi rivedrai" concordò Rin. Il bambino fece un grande sorriso allegro al quale lei rispose.
"Rin!" si sentì chiamare dal fondo della sala. Kagome e Inuyasha la stavano aspettando.
"Arrivo!" rispose. Shippo la guardò.
"Allora addio Rin-Rin!" disse. La bambina si alzò e gli sorrise scoccandogli una bacio sulla guancia. Shippo si scostò arrossendo violentemente per poi posare schifato una mano sulla guancia importunata.
"Bleah Rin!" fece, ma rimaneva pur sempre rosso. Rin scoppiò a ridere.
"Arrivederci,Shippo...Arrivederci!" gli disse facendogli la sua ultima linguaccia, seguita da un sorriso.
Poi prese a correre, in quel suo modo unico divaricando le braccia di lato come per volare, verso Kagome e Inuyasha.
"Pronta bestiolina?"  chiese Inuyasha sorridente, Rin annuì ripetutamente.
"Andiamo allora!" disse Kagome porgendole la mano che subito prese.
Passarono dall'ufficio di Kaede per salutarla.
"Arrivederci Signora Kaede, e grazie per tutto quello che ha fatto per me in questi anni!" disse dolcemente Rin, Kaede si commosse e l'abbracciò.
"Grazie a te Rin, ti auguro tutta la felicità nella tua nuova famiglia!" le disse con le lacrime agli occhi, Rin gliele asciugò.
"Non pianga sigonora Kaede!Mi ricorderò sempre di lei e di quanto è stata gentile con me!" disse con un sorriso. Kaede le posò una mano sulla testa ed annuì.
"Addio, piccola Rin" disse.
Dopodichè i tre si avviarono alla macchina di Inuyasha. Rin si mise di dietro, vicino al finestrino.
La macchina si attivò e lei percorse con lo sguardo ogni centimetro di quell'edificio che per anni era stata la sua casa e lo seguì con lo sguardo fin quando non diventò un puntino remoto in lontananza, lasciandosi alle spalle, finalmente, una parte del suo passato.

Eccoci!
E finalmente Rin lascia l'orfanotrofio!La svolta si avvicina sempre di più!
Ringrazio:
FairyFlora:Ciao nuova lettrice!:)Sono onorata allora, anche io quando ho iniziato a leggere leggevo solo quelle nell'ambiente originale ma poi ho letto qualche AU davvero carina e alla fine è interessante vedere questi personaggi in un ambiente diverso anche se questo giustamente può cambiare qualche componente. Sono davvero felice che i miei personaggi ti piacciano, cerco di essere più fedele possibile e do una mia immagine del loro carattere, sono contenta che sia efficace e spero davvero di continuare così e non deluderti!:)Spero di rivederti al prossimo capitolo!Grazie ancora per il commento!
Draco:Rieccoti!^^Ti ringrazio molto per i complimenti e in questo capitolo hai qualche risposta alle tue domande e, si, Rin è molto sfortunata ad avere ancora con se il ricordo di Naraku, ma si sa lui è sempre in mezzo!XDGrazie tantissimo per i tuoi complimenti!
Achaori:Fiiiiiiu, felice di averti salvato i neuroni!XDEh già, manca Sesshomaru...Chissà quando arriverà?Boooo,io non lo so!;)Eh si ci saranno meno momenti pucciosi tra Inu e Kag però sono sempre felici!^^bacione e grazie!
Vale728:Ciao!Si Rin ora sta proprio bene a parte un pò di malinconia, ma è lecita in fondo!Eh si vedrà si vedrà, non posso rivelare niente!:x Grazie come sempre per i commenti!baci
Monik:Ciiiiiao cara!:)Mi sei mancata!XDEccoti finalmente il nuovo capitolo, le cose si fanno sempre più interessanti!!Grazie per i tuoi bei commenti!un bacione!!
Karly_Chan the black cat:Grazie moltissime per i tuoi complimenti!^^Sono davvero felice che la fic ti piaccia!Per le risposte alle tue domande........Si vedrà nei prossimi capitolo!^^'Cmq interessanti ipotesi!;) ti ringrazio ancora per la tua recensione!


Un saluto,
by LilyProngs

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Capitolo 8
*** Una spiacevole sorpresa! ***


Capitolo 8 Ecco il  capitolo!
Buona lettura!


La bambina alla ricerca di un sogno

Inuyasha guidava tranquillo per le vie di Tokyo e aveva messo una musica movimentata con la radio. Rin, per quanto fosse assorta in quella sensazione di emozione che faceva tanto battere forte il cuore, non potè fare a meno di distrarsi un attimo.
"Che musica è questa, Inu-chan?" chiese e sentì il ragazzo sospirare. Lei sorrise, si divertiva un sacco a dargli quel nomigliolo.
"Non ti riprenderò solo perché oggi è un giorno speciale..." borbottò infatti.
"Comunque questa musica si chiama Heavy Metal e questi sono i Black Sabbath, vuoi che cambi?" chiese rendendosi conto che forse quella non era proprio la musica adatta ad una bambina.
"No,no anzi, mi piace!E'...Energica!" esclamò saltellando sul sedile e muovendo largamente le braccia come voler ballare. I ragazzi davanti scoppiarono a ridere.
"Come sei buffa,Rin!" esclamò Kagome, anche la bambina rise.
Si sporse al centro dei sedili davanti, in mezzo ai due.
"Non è l'ultima volta che ci vediamo, vero?" chiese indagatrice. Kagome sorrise dolcemente.
"No Rin, tranquilla mi vedrai ancora" rispose, Rin le scoccò un bacio sulla guancia.
"Che bello!" commentò allegra per poi girarsi verso Inuyasha toccandogli un orecchio.
"Ehy mocciosa ora non prendiamoci troppi permessi!" borbottò imbarazzato cercando di scostarsi dal tocco della bambina. Le due ragazze risero.
"Rivedrò anche te, cagnaccio irascibile?" chiese divertita. Il volto di Inuyasha si rabbuiò un po'.
"Io non...Emh...Non è nei miei compiti" balbettò. Rin annuì piano. Era vero.
"Già, non ci avevo pensato...Allora è un addio Inuyasha?" chiese, questa volta chiamandolo con il suo nome, dando peso alla serietà del momento. Inuyasha borbottò.
"Io non...Ecco..." guardò fulmineamente verso Kagome in cerca di aiuto.
"Non ti preoccupare Rin, magari potrà venire con me per i miei controlli con qualche scusa..." le disse sorridendo. Inuyasha si rilassò e Rin rispose al sorriso di Kagome, quella ragazza aveva sempre la soluzione a tutto!
Inuyasha iniziò a rallentare e si avvicinarono in prossimità di una grande villa molto bella dotata di un grande giardino. Rin guardò l'abitazione esterrefatta.
"Wow...E' questa?" gli altri due annuirono. "Wow" commentò la piccola di nuovo.
All'uscita l'attendevano Kagura, bellissima come sempre nel suo vestito nero. Fece loro un grande sorriso quando parcheggiarono.
I tre scesero dalla macchina andando incontro alla donna.
"Prego entrate, vi offro un caffè?" chiese per poi accarezzare la testa di Rin."Sei davvero molto carina oggi!" commentò poi Kagura con un sorriso gentile. Rin arrossì, cosa piuttosto rara.
"Io...L'ho messo per l'occasione" rispose con un timido sorriso a cui Kagura rispose accarezzandole una guancia.
"Come sei dolce..." le disse per poi farli accomodare dentro.
"Siamo di corsa, Kagura, comunque grazie sarà per la prossima volta" iniziò a dire Kagome indicando Inuyasha che teneva in mano senza alcuna difficoltà il bagaglio della bambina.
"Oh...Be' ci conto per la prossima volta allora!" rispose e Kagome annuì sorridendo.
"Assolutamente!" concordò.
Poi cadde il silenzio e fu Kagura a spezzarlo.
"Tanto ci rivedremo presto!E' stato un piacere..." iniziò a dire porgendo la mano ad Inuyasha e Kagome.
"Io vi lascio un po' soli e mi faccio una tazza di tè" disse sorridendo per congedarsi. I ragazzi apprezzarono il suo tatto ma, in fondo, d'ora in poi Rin sarebbe stata tutta per lei.
Rin alzò lo sguardo verso i due giovani davanti a sé. I suoi occhi bellissimi iniziarono a velarsi di lacrime.
"Cosa piangi a fare mocciosa, ci rivedremo presto!" commentò con il suo solito tono Inuyasha per poi piegare le ginocchia per essere alla sua altezza, Kagome l'imitò.
"Infatti, non hai niente di cui preoccuparti!Sei in una famiglia, il tuo sogno si è avverato!Poi Kagura mi ha detto che suo marito è in un viaggio di affari e che arriverà...Be' tra un anno o poco meno, comunque c'è anche un papà per te!" esclamò sorridendo. Gli occhi di Rin si dilatarono dalla sorpresa.
"Davvero?Un...Un papà?" boccheggiò, questa proprio non se l'aspettava, credeva che Kagura fosse una donna sola. Ma a pensarci bene, guardandola bella com'era, era quasi impossibile che non avesse un marito.
"Esatto!" rispose felice per la sua espressione sorpresa,Kagome.
"Che cosa bella!" esclamò Rin con allegria. Inuyasha le scompigliò i capelli e la sua frangetta si impennò visto che era ben tenuta dal cerchietto.
"Ehy..." si lamentò la bimba fintamente offesa mentre si rimetteva a posto.
"Ci si vede bestiolina, promesso!" disse facendo per alzarsi ma la bambina lo bloccò abbracciandolo forte, aggrappando le braccia intorno al suo collo.
"Mi mancherai Inu-chan!" borbottò la bambina. Inuyasha arrossì impacciato su cosa dire o fare. Posò goffamente il suo braccio sulle spalle della bambina dandole qualche pacca leggera. Kagome ridacchiava intenerita a vederlo così.
"Io...Beh...Anche tu,Rin" affermò poi con voce ferma. Rin si staccò da lui regalandogli uno di quei suoi formidabili sorrisi a cui Inuyasha rispose ancora scosso per poi riscompigliarle i capelli.
"Io intanto vado a prendere la macchina...Arrivederci signora Kagura!" alzò la voce verso la porta dove la signora si era chiusa. Questa si aprì e da li spuntò la testa della donna che sorrise.
"A presto signor Taisho è stato un piacere!" rispose di rimando per poi richiudersi la porta alle spalle.
Rin e Kagome si guardarono, questa volta fu Kagome a sistemarle i capelli che il ragazzo le aveva scomposto.
"Non ti devi preoccupare di niente Rin, hai capito?" iniziò a dire. Rin annuì pendendo dalle sue labbra e la ragazza continuò.
"Come vedi sei in una famiglia agiata, presto incontrerai un padre e inizierai a vivere una vita splendida..." disse Kagome, anche se si sentiva inquieta ma interpretò quella sensazione come l'angoscia a dover lasciare quella bambina.
"Sono sicura che troverai la felicità che ti meriti piccola. Ricorda sempre che sei una bambina straordinaria e forte, non devi dimenticarlo mai!" esclamò, Rin annuì ancora mentre stille di sale a acqua scendevano dai suoi occhioni nocciola.
"Mi mancherai molto ma la tua felicità è la mia felicità!" disse per poi abbracciarla, la voce le si era incrinata ma non voleva che la vedesse piangere, voleva che la vedesse andare via serena e contenta per lei. Rin la strinse con le sue braccia fragili.
"Anche tu mi mancherai Kagome!" singhiozzò tra le lacrime. Kagome si tirò indietro e gliele asciugò.
"Ora basta pianti però!Di la' c'è una super mamma che ti aspetta e ti voglio con il tuo splendido sorrisone!" esclamò, dopo un po' di difficoltà la bambina l'accontentò.
"Oh, è così che ti voglio vedere!Poi ti prometto che ci rivedremo ed io mantengo sempre le mie promesse!" disse facedole l'occhiolino. Rin rise.
"Ora vado, Kagura l'ho già salutata. Mi raccomando chiama se c'è bisogno" le disse tirando fuori il suo biglietto da visita ma Rin la bloccò.
"Ho già il tuo numero...Ricordì?". A Kagome venne in mente il primo giorno che si erano viste, quando aveva lasciato scritto su un biglietto i suoi dati.
"Già è vero!" ridacchiò per poi scoccarle un bacio sulla fronte.
"Ciao piccola!" disse, la bambina sorrise.
"Ciao Kaggy!".
Kagome dovette tornare alla macchina di corsa e vi ci si rifugiò dentro. Inuyasha la guardava con un cipiglio preoccupato.
Kagome teneva le mani premute sugli occhi e pian piano le sue spalle furono scosse da tremiti.
Inuyasha odiava vederla piangere, l'odore delle sue lacrime per lui erano una tortura ma non disse niente. Con dolcezza, nonostante la scomodità del posto in cui si trovavano, la strinse forte tra le braccia come a voler attenuare i suoi tremiti che però aumentarono, schiusi dalla dolcezza di quell'abbraccio.
Kagome strette forte i lembi della sua camicia tra le mani, cercando di fare aderire più forte il corpo di lui al suo. Era così caldo, così comfortevole così...Rilassante. Si lasciò cullare da quell'abbraccio che per lei era tutto.
Aveva perso Rin, il fatto dei controlli era una formalità, se Kagura fosse risultata idonea non ci sarebbe stato particolare bisogno di starle col fiato sul collo. Questo lo sapeva bene anche se non aveva avuto il coraggio di dirlo a Rin, però in fondo aveva trovato il coraggio di allontanarla da lei e poco a poco l'avrebbe lasciata andare.
Era giusto che lei iniziasse una nuova vita lasciandosi le ombre del suo passato alle spalle.
Sarebbe cresciuta a fianco a dei genitori che l'avrebbero amata come nessuno aveva fatto in tutta la sua vita e la mezza luna nel suo cuore si sarebbe fatta completa e magari, poi, avrebbe anche trovato l'amore, una volta cresciuta, facendo splendere la luna che aveva dentro.
Sapeva che ormai lei era parte del passato che si era lasciata indietro ed era giusto così.
Singhiozzò più forte e sentì Inuyasha stringerla di più.
Ma fin quando avrebbe avuto lui al suo fianco, avrebbe continuato a vivere.




Rin si svegliò nel suo bel lettino. Quelle pareti lilla erano ormai la prima cosa che vedeva al suo risveglio. Erano mesi ormai che non si spaventava più mentre, una volta svegliata, non vedeva le pareti color crema della sua stanza dell'orfanotrofio perennemente in disordine.
Si rigirò tra le coperte morbide.
La sua vita era di nuovo incominciata come le aveva detto Kagome tempo fa.
Kagome...Un sorriso malinconico fece capolino sul suo visino tondo di bimba mentre la pensava.
Come promesso era venuta a trovarla, per le visite di controllo.
Aveva iniziato a venire quattro giorni alla settimana per molti mesi, a volte accompagnata da Inuyasha. Che poi diventarono due. Che poi diventarono uno ed infine diventarono solo delle telefonate fugaci dopo che Kagura aveva ottenuto, dopo il processo, il pieno affidamente. In fondo non c'era più motivo per la dolce assistente sociale venire a trovarla.
A Rin mancava molto ma preferiva tenere quel sentimento per sé.
Kagura era splendida con lei, tanto dolce e la coccolava spesso, per quanto lei all'inizio fosse ancora distaccata, ma la donna aveva acconsentito ai suoi silenzi e ai suoi primi rifiuti. In fondo le aveva detto spesso che aveva passato un'infanzia simile alla sua e che la capiva.
Anche tutte le belle qualità di Kagura portarono ad un veloce affidamento, la sua condotta impeccabile aveva dato al giudice di pace una fiducia che si era giustamente guadagnata.
Ora Rin era sua e nessuno avrebbe più potuto togliergliela.
Il suo cognome però era sempre lo stesso, Kagura le aveva detto che voleva tenere il cognome dei suoi genitori per rispettare la loro memoria.
Rin aveva apprezzato quel gesto anche se per lei un nome faceva ben poca differenza, i suoi genitori erano nel suo cuore sempre e non sarebbe stato certo un cognome a portarglieli via. Ma a lei andava bene così. Tutto andava bene così com'era.
L'unica cosa era l'arrivo del suo papà. Kagura le parlava poco di lui e per scherzo, come una bambina, le aveva nascosto le sue foto. Un giorno Rin le aveva chiesto perché e Kagura le aveva risposto che il suo futuro papà era così straordinariamente bello che voleva fosse una sorpresa per lei vederlo, non le aveva neanche detto il suo nome, sempre per gioco e di sera a volte stavano ore ed ore davanti alla Tv mentre Rin cercava di indovinare il nome del suo futuro padre mentre Kagura l' assecondava, ridendo di tanto in tanto quando tirava un fuori un nome particoarmente buffo.
Avvolta da quei pensieri Rin finalmente si alzò infilandosi le ciabattine rosa che Kagura le aveva regalato. Personalmente a lei piaceva ben poco il rosa ma per far contenta la sua neo mamma se lo faceva piacere.
Scese la lunga rampa di scale lasciandosi guidare dal buon odore di frittelle e frutta che molto probabilmente stava preparando Kagura per colazione.
Quando arivò alla porta la vide più allegra del solito mentre volteggiava canticchiando da un fornello all'altro.
"Buon giorno,Kagura!" salutò con un grande sorriso. La considerava inevitabilmente sua madre, ma non era ancora pronta a chiamarla come tale. Non per cattiveria ma semplicemente perché doveva farci ancora l'abitudine. Kagura si girò verso di lei e con la sua solita eleganza le andò incontro prendendola in braccio e facendola danzare con lei.
"Cosa è successo che sei così allegra?" chiese curiosa la bambina. Kagura sorrise.
"C'è una sorpresona per te!"esclamò.
"Cos'è?Cos'è?" si agitò la piccola. Kagura ridacchiò.
"Non posso dirtelo!" rispose. Rin fece una faccetta cucciolosa.
"Eddaaaaaaaaiiii per favoreeeeeee!" implorò. Kagura la guardò.
"Lo vuoi proprio sapere?" chiese. Rin annuì ripetutamente. La donna stette ancora un po' in silenzio per poi rispondere.
"Oggi finalmente vedrai il tuo papà!" esclamò.
Il suo cuore saltò un battito per poi iniziare a pulsare furiosamente.
"Davvero?" sussurrò allegra.
"Davvero!Oggi, appena torna dall'aereporto lo vedrai!" strillò con allegria per poi posare a terra la bambina e servendole una deliziosa e festosa colazione.





Rin era nella sua camera, era pomeriggio inoltrato ed attendeva impaziente l'arrivo del suo nuovo papà.
Se l'era immaginato in tutti i modi. Grassoccio con la pelata, bellissimo ma autoritario, con i tratti dolci e tenero. Ci stava pensando da tutto il giorno ma mai si sarebbe aspettato quello che a breve avrebbe visto. Intanto stava disegnando come era suo solito fare e ascoltava la dolce musica di un carillon che le aveva portato tempo fa Kagome, da parte della signora Kaede. Era felice che nonostante tutto la stavano ancora pensando. Anche se, con tristezza, il volto della sua amica sembrava sbiadirsi e questo lei non lo voleva!Non voleva dimenticare né lei né Inuyasha, così spesso si ritrovava a ritrarre i due. Un giorno, che lei considerava di pura pazzia, si era messa a disegnarli mentre si baciavano. O meglio, Kagome era sulle punte a dare un semplice bacio sulla guancia di Inuyasha che aveva colorato leggermente rosso sul volto. Non gli avrebbe certo ritratti mentre si baciavano sulla bocca!La sola idea le dava la nausea!
"Rin, scendi!" la chiamò Kagura ed il suo cuore iniziò a battere. Aveva vagamente sentito il rumore di un auto parcheggiare. Sì, doveva essere arrivato, il suo nuovo papà.
Mollò la matita sulla scrivania lasciando incompiuto il disegno di una falce di luna circondata di stelle. Inciampò mentre posava i piedi a terra ma poi si precipitò di sotto, curiosa ed euforica. Mentre scendeva sentì dire:"Ciao Kagura" disse una voce bassa, graffiante che le mise un pò di paura ma poi scrollò le spalle. Se aveva una voce strana non voleva mica dire che era una cattiva persona!Pensò conservando la sua solita allegria e con un sorriso scese l'ultima rampa di scale trovandosi davanti ad un imponente figura di un uomo girato di schiena.
"Oh eccola!" esclamò Kagura sporgendosi verso di lei, il sorriso della bambina di allargò.
L'uomo si girò a guardarla.
Il sorriso morì sul volto tondo della bambina quando i suoi occhi nocciola incontrarono quelli sottili e rosso fuoco familiari a quelli dei suoi incubi.
Sentì una sensazione di angoscia ruotare nel suo cuore chiudendola in una morsa così dolorosa che per un attimo non riuscì a parlare. La sensazione di paura che ti avvolge, quasi quando si ha la sensazione di una presenza alle tue spalle nel buio.Poi qualcosa si schiuse facendole tornare la voce.
"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHH!" un urlo disumano di bambina squarciò l'aria nella casa, in uno strillo dilaniante.
La bambina vide la sua vista annebiarsi fino a diventare buio e l'ultima cosa che vide fu il ghigno negli occhi malefici del fantasma che aveva tormentato il suo passato.



Alloraaaa!Non mi uccidete vi prego, nella prima stesura volevo bloccare il capitolo anche prima quindi siate clementi!^^'
Ecco l'arrivo di Naraku ma la domande adesso sono tante e la più lampante Kagura conosce il suo passato?E' con lui o contro di lui?Lo sapremo al prossimo capitolo!XD
Ringrazio:
Monik:Ciao!Grazie sono contenta che il precedente capitolo ti sia piaciuto!Questo è un pochino più...Introspettivo!^^Al prossimo capitolo e grazie x la recensione!
Karly_Chan the black cat:Ciao grazie per i complimenti, ahah si mi è piaciuto molto scrivere la scena tra Rin e Shippo!XDTi ringrazio molto visto che anche se avevi fretta hai recensito lo stesso, grazie, la lunghezza della recensione è relativa a me fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto!^^Spero possa essere lo stesso anche per questo!Alla prossima!
Draco:Eheh sì...La vita con Kagura fino adesso è andata bene ma adesso??Ti ringrazio come sempre per i complimenti!:)Alla prossima!
KaDe:Ciao nuova lettrice!Sono davvero onorata di sapere che Rin riesca a trasmetterti sentimenti così forti!Ti ringrazio sono contenta di sapere che ti piace come scrivo e che trovi la mia storia carina ed interessante. Riguardo i miei stupidi errori ti ringrazio starò più attenta e chiederò aiuto alla mia beta, spero comunque che nonostante questo tu continui a seguirmi,ne sarei davvero felice!Ti ringrazio moltissimo per la tua recensione e i tuoi complimenti!Alla prossima spero!
Vale728:Ciao!Ti ringrazio sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e anche per la scena con Shippo!XDAdesso si prospetta un'ulteriore svolta per la vita di Rin, in meglio o in peggio?Si vedrà!Grazie per il commento!Alla prossima!
FairyFlora:Ciao sono proprio felice di rivederti!Grazie mi fa piacere che ti sia piaciuto il precedente capitolo e le sue scene, per quanto riguarda Inu-Kag sì per questi capitoli ci saranno solo dei contatti fugaci tra i due che trovo comunque importanti perchè nelle anime ciò che provano l'uno per l'altro è caratterizzato proprio da questi momenti, alcune parole e gesti ma ci saranno anche dei momenti più significativi ed intensi!XDOra la storia di Rin è il fulcro e ciò che accadrà!Grazie per la recensione!Alla prossima!
Mikamey:Carissima!:DFigurati capisco che a volte ci possano essere dei problemi, recensisci quando ti è più comodo a me fa piacere che tu mi segua perchè ti aprezzo molto come scrittrice  e sono davvero contenta ed onorata di sapere che anche la mia fic ti piaccia!^^Sono davvero felice che il capitolo ti sia piaciuto tanto, la scena con Shippo ha fatto proprio scalpore!XDNon posso ancora dirti se le tue ipotesi sono fondate o no, però sicuramente non sono sciocche, diciamo che ho notato che viaggiamo abbastanza sulla stessa onda!;)Riguardo l'arrivo di Sesshomaru non hai idea di quanto non veda l'ora di scrivere il suo arrivo ma devono succedere alcune cose importanti ma cercherò di postare sempre con frequenza per velocizzare l'attesa per tutti!:DGrazie come sempre!Alla prossima!


Vi ringrazio ancora chi recensisce, chi legge e anche chi ha messo la storia tra i preferiti!
Mi sto affezionando a questa fic e sapere che piace mi rende davvero contenta!:)

Un saluto,
by LilyProngs




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Capitolo 9
*** Un segreto celato in te.. ***


Capitolo 9

Ecco il nuovo capitolo!

Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

Rin strinse gli occhi, una sensazione dolorosa pervadeva la sua testa.
Li aprì delicatamente mentre veniva investita da un accecante luce bianca che la circondava. Dopo un po' si abituò a quella luce e guardandosi intorno si vide su un lettino modesto, vestita di una vestaglietta di carta che le stava larga e un ago nel suo braccio che le fece venire la nausea.
Lentamente realizzò, per quanto non fosse mai stata realmente in un luogo simile, che si trovava in un ospedale, l'aveva visto in tanti film.
Cercò di far mente locale su ciò che era successo ed un brivido le percorse la schiena mentre calde lacrime rigavano il suo volto di bambina.
Era lui, lo aveva riconosciuto! L'assassino, il maledetto!
Ma cosa c'entrava lui con il fatto che fosse in ospedale? Si ricordava solo di essere svenuta.
Cos'era successo dopo? Lui l'aveva maltrattata? Kagura l'aveva difesa e portata a lenire le sue ferite in un ospedale?
Per quanto sentisse la testa pesante, cercò di fare una revisione al suo corpo che sembrava privo di graffi. Riposò la testa sul piatto cuscino, perché a tenerla alzata sentiva un dolore lancinante.
"Cos'è successo?" pigolò, portando lo sguardo al soffitto bianco che pian piano si offuscò, reso tenue dalle sue lacrime.
"Smettila di piangere..." Rin sobbalzò. Ancora quella voce crudele e graffiante che faceva così tanta paura.
Cercò di guardarlo. Lunghi capelli neri incorniciavano un viso bianco e scarno, i vestiti normali coperti da un camice bianco.
Un dottore?
"Assassino..." disse la bambina a denti stretti, trovando un po' del suo coraggio.
L'uomo alzò lo sguardo e fece un mezzo sorriso che deformò il suo volto.
"No, mi chiamo Naraku" rispose, come se quella fosse una grande battuta! Lei invece sentiva solo una scarica di brividi di orrore percorrerle la schiena esile.
"Naraku... Mi ricordo di te, sei colui che ha ucciso i miei genitori" ringhiò assuefatta dalla rabbia.
Naraku, intanto, sembrava divertirsi un mondo in quella situazione - tanto che continuava a sorridere come se le parole della bambina fossero una simpatica barzelletta.
"Sì, lo so" rispose con sufficienza.
"Mi fai schifo!" alzò la voce la bambina. Lui la fulminò con quel suo sguardo che ora che era più vivo nei suoi ricordi le faceva venire un'irrefrenabile voglia di urlare, ma la voce, di nuovo, le si era spezzata in gola.
"Sono cose che capitano! E ora smettila di parlare..." disse e si avvicinò ad una sacchetta trasparente contenente uno liquido incolore: Rin notò con orrore, che quella sacca era collegata all'ago nel suo braccio.
Sentì la sua ragione affievolirsi sempre di più, la sua testa diventare un peso insostenibile e di nuovo il buio cadde sui suoi occhi.

"Kagura, hai fatto un ottimo lavoro!" sentì una voce ormai famigliare, ed una risata altrettanto conosciuta vibrare con malizia.
"Grazie Naraku, te l'avevo detto che ce l'avrei fatta ad avere la fiducia di tutti" rispose, la voce incrinata dall'arroganza.
"Sei riuscita a vestire bene i panni della mammina comprensiva, ammirevole!" continuava a complimentarsi l'uomo.
Una pausa, il soffio di un sorriso.
"Ora tutto è in mano tua, Naraku, ricorda che mi hai fatto una promessa" ricordò la donna.
"E sarà mantenuta" rispose.
Altro silenzio, il remoto rumore di sospiri ansimanti.
Rin riaprì gli occhi, l'orribile consapevolezza di essere stata tradita da una persona di cui iniziava a fidarsi.
Aveva fatto male, dopo aver fatto cadere tutte le sue difese con Kagome aveva preso a dare più fiducia agli altri.
Che sciocca, si disse mentre l'amarezza impastava la sua mente.
Un gioco, una trappola, una ragnatela tesa in una forma così perfetta tanto da essere insospettabile.
Ed ora non c'era più nessuna Kagome a salvarla dall'oblio, ormai lei era lasciata indietro. La luce in quello che era stato il suo passato stava tornando all'ombra, oscurando sempre più i pochi ricordi felici che circondavano i suoi ricordi.
Rin in quel momento si chiese perché il destino avesse voluto darle una sorte così aspra, odiosa ed invivibile. Pensò di aver fatto qualcosa di male, magari in una vita passata.
Non capiva perché fosse quasi nata come un'orfana, cresciuta in un orfanotrofio dove quasi tutti la detestavano e circondata da genitori che arrivavano cercando ogni genere di bambino ma nessuno che cercasse lei, lasciata in disparte in un angolo buio dalle grigie pareti.
E quando finalmente aveva trovato il suo caldo raggio di sole, e quando finalmente aveva creduto che qualcuno aveva finalmente voluto prenderla al suo fianco, scegliendo solo lei, dandole il calore di una famiglia...tutto si era velocemente dissolto. Il raggio di sole era stato oscurato dalle nuvole e quel dolce sorriso di madre era soltanto un ghigno corrotto.
Tradita, persa, abbandonata.
Prima: quando aveva iniziato il lungo percorso della vita.
Dopo: quando aveva trovato la felicità e un motivo per cui valeva la pena vivere, si era tutto frantumato in un sogno fatto di fragile vetro che si era rotto in mille pezzi, graffiandola con quelle sue schegge taglienti facendole capire che non c'era più speranza e non ce ne era mai stata, perché lei era destinata ad una vita fatta di pianti e dolore, il lento trascinarsi verso una morte che ormai lei agognava con tutta se stessa.
La speranza nel paradiso ed un lieve timore in un inferno, con la paura che anche dopo la morte non avesse il diritto di essere in pace e felice.
Perché? Perché il suo cuore non smetteva di battere?
Il suo futuro era fatto di lacrime e di angoscia come lo era stato il suo passato. La felicità che debolmente aveva iniziato a conoscere non l'avrebbe mai trovata nella sua completezza.
Questo lo sapeva, lo sentiva pulsare nella sua pelle ed ora niente sarebbe più cambiato. Chiusa in quella cella bianca senza conoscerne neanche il motivo.
Già... perché era li? Perché lei e tutti gli altri erano stati ingannati? Cosa c'era in gioco per esporsi ad un tranello così grande e subdolo?
"Ti sei svegliata, Rin" affermò Kagura avvicinandosi. Ora la temeva e odiava l'idea che la toccasse ancora una volta, infatti quando la sua mano affusolata si posò sul suo braccio si scostò quasi sentisse quell'arto pallido bruciare.
Kagura sorrise leccandosi le labbra rosse estasiata.
"Oh Rin, quanto è dolce l'innocenza... l'ingenuità di una bambina, per quanto troppo cresciuta" mormorò soavemente.
Già, la bambina troppo sveglia che nessuno avrebbe mai fregato. Ma quello era quando era una bambina energica che teneva nascosto al mondo una maschera di sorrisi davanti ad un cuore freddo, cuore che aveva tenuto tale fin quando non aveva incontrato la dolce Kagome che aveva fatto cadere le sue barriere e le aveva fatto scoprire il dolce sapore di infanzia e spensieratezza degno della sua età, facendola sentire finalmente e davvero bambina, cosa estremamente piacevole e che non si era mai concessa.
Rin per un attimo rimpianse quel suo cuore di ghiaccio che con tanta pazienza si era trovata a creare. Ma quello ormai era andato perduto ed ora si trovava indifesa, debole senza quel suo razionale muro di dolore a proteggerla.
"Perché l'hai fatto?" chiese Rin debolmente.
"Perché ho suggellato un patto con Naraku..." spiegò pazientemente.
"Non mi hai mai voluto bene,vero?" la donna fece una scrollata di spalle.
"Niente di personale, Rin, sei pure una ragazzina sveglia ma non è quello che a me importa..."
Tradita, ancora. Possibile che quella tortura non avesse mai fine?
"Posso almeno sapere perché sono qui?" chiese.
Kagura la guardò a lungo e poi annuì.
"Non cambierà niente, ma lo trovo giusto..." rispose. Rin fece una risata di scherno.
"Giustizia...Non c'è niente di giusto in quello che mi state facendo!" urlò con rabbia.
"Sì, in effetti, ma tant'è..." rispose Kagura con una scrollata di spalle.
Ah, come le davano fastidio quei toni leggeri e quell'indifferenza. Era proprio fuori luogo!Ma Rin immaginò che fossero persone senza né cuore né scrupoli e non c'era un minimo di distinzione davanti a uomo, donna né tanto meno bambino.
"Vuoi sapere la verità, sì o no?" chiese poi Kagura impaziente, Rin annuì.
"Beh, tuo padre era un dottore, stava facendo una ricerca per allungare la vita degli esseri umani così che potessero ricongiungersi ai demoni. Era un esperimento complesso e modificabile. Naraku era il compagno di lavoro di tuo padre e trovò le sue tesi brillanti ma sprecate per l'uso che ne voleva fare. Gli chiese più volte i suoi appunti per convertire le sue ricerche e trovare un modo che potessero giovare ad un ritrovamento di una maggiore potenza. Ma tuo padre si rifiutò e l'uccise ed uccise tua madre, dottoressa anche lei, così che non seguisse la strada del marito... Saresti morta anche tu se la polizia non ti avesse salvata, e questa è una grande fortuna..." aveva iniziato a raccontare Kagura, incurante delle lacrime della bambina nel sapere il motivo della morte dei genitori. Era tutto così confuso, lei non ne sapeva niente! Ma poi una domanda sorse spontanea.
"Perché... Perché è una fortuna che io sia viva?" chiese. Le labbra rosse di Kagura si piegarono in un sorriso.
"Perché dai file di tuo padre abbiamo scoperto che la chiave è in te, abbiamo fatto grandi passi avanti anche se comprendere tutti quegli scarabocchi è stato davvero difficile e siamo finalmente arrivati alla conclusione che tu hai qualcosa che potrebbe esserci davvero utile. Ma ovviamente dobbiamo scoprire dove tu nascondi ignara questo segreto..." concluse Kagura.
Rin la guardò esterrefatta.
Un segreto, lei... Conservava un segreto dentro il suo corpo. Qualcosa che suo padre aveva custodito in lei. Che grande gesto di fiducia le aveva dato nonostante lei fosse una bambina, e poi come? Dove? E nell'ipotetico caso che la sua vita fosse andata meglio...Come avrebbe potuto scoprire quel misterioso segreto che giaceva in sè?
Troppe domande e nessuna risposta. Nessuna speranza.
"Come... come potrete scoprire ciò che custodisco?" chiese ancora: Kagura rise.
"Ma con degli esami, sciocchina!" cinguettò allegramente. Se Rin ne avesse avuto la forza le sarebbe saltata addosso. Ma che rideva a fare, maledetta? Improvvisamente aveva provato un incredibile ribrezzo per quella donna, le faceva schifo.
"E-esami?" continuava a chiedere. Almeno voleva sapere a cosa andava incontro, era l'unica cosa che le rimaneva.
"Sì, esami, ed ora basta con le chiacchiere, ti dobbiamo prelevare il sangue e vedere se c'è qualcosa di utile" disse ed entrò un' altra infermiera. Si chiese però se fosse possibile una cosa che sapeva così tanto di illegale in un ospedale.
"Dove siamo?" chiese ancora. Kagura sbuffò, molto probabilmente non le andavano molto a genio le sue domande.
"Nei sotterranei della villa, abbiamo tutte le attrezzature, tranquilla... e poi quando non ci servirai più... Bye bye baby!" sghignazzò Kagura. Rin spalancò gli occhi.
Ecco, l'aveva detto. Sarebbe morta, ma chissà, quella le sembrava tanto più una liberazione che una condanna... quando l'infermiera la infilzò con l'ago e le venne una nausea pazzesca sperò soltanto che quel calvario finisse presto, perché sentiva già le forze venirle meno e mai la morte le era parsa pensiero più dolce.


Ed ecco un nuovo capitolo!
Allora preparatevi ad una dose di tristezza in questi capitoli!XD
Però fidatevi di me!:D
Ringrazio:

Draco:Eh si, era proprio Naraku!Qui trovi buona parte di risposte alle tue domande in questo capitolo!:)Ma non è ancora finita!!!!Ti ringrazio come sempre per i tuoi complimenti, grazie davvero!:)Al prossimo capitolo!

Vale728:Eccoti il capitolo!Ebbene è Naraku e come vedi Kagura era daccordo...Per Sesshomaru lo so che siete tutti impazienti ma ci vuole ancora un po' di pazienza però spero di riuscire a rendere l'attesa sopportabile anche con questi capitoli che sono davvero molto importanti!;)Grazie millissime per il tuo commento!:DAl prossimo capitolo!

Mikamey:Eh cara lo sapevo che lo sapevi, brava che hai indovinato!:)Eh lo so che tutte aspettate Sesshomaru ma devono ancora succedere delle cose prima del suo arrivo, prego pazienza però i prossimi capitoli sono molto importanti quindi vi farò tenere la mente impegnata!;)Ma no dai non dirmi così!Se ti sei già immaginata il finale che gusto c'è?;)cmq mi raccomando io attenda l'aggiornamento della tua storia!:)Ti ringrazio moltissimo per la recensione!bacione, al prossimo capitolo!

FairyFlora:Ohi ohi, in Peter Pan dicevano che le fatine sono esseri così piccini che possono provare solo un sentimento alla volta e io non voglio che ti arrabbi troppo sennò mi scoppi!;)Eheh sono felice di averti colta di sorpresa allora,visto che mi hai detto che non è molto facile!:DEccoti il capitolo così quieto la tua impazienza!Spero di rivederti al prossimo capitolo e grazie per il commento!:)

Achaori:Oh ciao che bello rivederti!:)Eccoti il capitolo!Eh anche tu, lo so che siete in attesa del personaggio di sesshomaru(ti capisco, lo adoro anche io!;)ci vuole ancora un po' di pazienza, devono succedere prima altre cose importanti comunque spero che i prossimi capitoli distraggano un po' dall'attesa di sesshomaru!;)Grazie millissimo per il tuo commento e recensisci quando puoi, per me non c'è problema!;)un bacione

Un saluto a tutti,

by LilyProngs








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Capitolo 10
*** La bellezza di parole mai dette...Segreti svelati! ***


Capitolo 10

Ecco il nuovo capitolo!

Chiedo scusa per il ritardo, internet non mi funziona tanto ma spero si risolva tutto al più presto!

Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

"Non abbiamo trovato niente!" esclamò Naraku rabbioso.
Kagura stava seduta a gambe incrociate sulla scrivania del demone e si tratteneva dallo sbuffare. Quando sarebbero arrivati i vantaggi di tutta quella storia?
"Magari non avete cercato abbastanza bene" buttò lì.
Naraku la fulminò con lo sguardo: "E' un corpo, Kagura, non è mica una caccia al tesoro! Piuttosto che dire idiozie, taci!" ringhiò nervoso. Teneva in mano un paio di fascicoli che erano i risultati degli esami del sangue di Rin.
Niente di niente. Non un'alterazione, non una vitamina, proteina, bacillo, niente che potesse portare ad una risposta.
"Dev'esserci qualcos'altro..." borbottò l'uomo tra sé.
"Sono arrivate le radiografie" annunciò un'infermiera, entrando. Il volto di Naraku fu preso da un guizzo euforico.
"Dammi qua!" disse scorbutico, strappando i risultati dalle mani della donna che uscì dalla stanza quasi scappando.
Il demone spulciava con lo sguardo ogni minimo dettaglia di quello scheletro piccolo e delicato. Anche lì, niente.
Che avessero male interpretato gli appunti? Era così strano.
Probabilmente quella bambina non era poi così speciale, e loro avevano sbagliato.
Naraku sbattè con forza un pugno sul tavolo che sotto la sua forza si incrinò leggermente.
Kagura sobbalzò guardandolo.
"Abbiamo sbagliato?" chiese accigliata.
Se così fosse stato avrebbero dovuto rincominciare tutto daccapo e ovviamente la bambina sarebbe dovuta sparire in ogni caso, solo che essersi esposti per niente era un bel problema!
"Maledizione!" ringhiò Naraku sull'orlo dell'isteria.


Kagome se ne stava seduta sulla poltrona della sua casetta.
Era domenica, e non sarebbe dovuta andare all'orfanotrofio.
Il tempo era passato e lei pian piano si era abituata, con lentezza, alla mancanza di Rin nella sua vita.
Era così doloroso! Sentiva come un qualcosa in sé mancare, si sentiva persa, ma cercava spesso di lasciarsi indietro quelle sensazioni: solo che quando era sola era impossibile non pensarci. Si poteva scappare da tutti e da tutto, tranne che da se stessi.
Sentì qualcosa chiudersi sui suoi occhi oscurandole la vista e poi una voce calda sussurrare al suo orecchio:
"Ciao..." mormorò Inuyasha, Kagome si lasciò andare ai brividi che quella voce le aveva provocato. Si girò lentamente facendo si che il ragazzo schiudesse le mani sui suoi occhi per spostarle sul suo viso.
Il suo tiepido sguardo ambrato era sempre una piacevole sorpresa, una cosa a cui non si sarebbe mai abituata. Era perfetto. Era unico. Era suo, il suo Inuyasha.
"Ciao..." rispose la ragazza ad un centimetro dal viso di lui.
Il ragazzo fece un mezzo sorriso sghembo, furbo che per lei era quasi contagioso.
"Sai che la casa è vuota?" chiese Inuyasha senza smuoversi di un millimetro, piegato verso di lei.
"L'ho sentito dire, sì..." rispose la ragazza divertita.
Inuyasha posò le ginocchia sui braccioli della poltrona accucciandosi di fronte a lei, e prese ad accarezzarle il viso, ad avvicinarla a sé senza però toccarla davvero e lei si perdeva in quel filo teso su di lei, che la faceva ondeggiare in bilico nell'aria.
"Cosa stai facendo?" chiese poi Inuyasha divertito. Kagome aggrottò la fronte, si stava protendendo con il viso verso di lui quando l'aveva interrotta.
"Che c'è?" chiese irrigidita, Inuyasha allargò il suo sorriso.
"Hai un'espressione maliziosa...Cos'hai capito?" chiese. Lei non capiva.
Era venuto lì, le aveva sussurrato all'orecchio che erano soli e le si era avvicinato, cosa diamine doveva pensare?
"Mi... mi hai detto che...soli..." iniziò a farfugliare. Inuyasha scoppiò a ridere.
"Io volevo giocare a Scarabeo!" esclamò. Kagome spalancò gli occhi, gli diede una spinta e, per come era seduto in equilibrio sul bracciolo, luicadde all'indietro.
"Dannata!" ringhiò a gambe all'aria.
Questa volta fu Kagome a ridere, mentre gli si avvicinava sedendosi al suo fianco.
"Che c'è?" chiese innocentemente la ragazza.
"Mi hai spinto!" sindacò Inuyasha.
Kagome gli si avvicinò pericolosamente al viso. Lui cercò di opporsi, voleva fare l'offeso ancora per un pò, ma gli occhi della ragazza, splendidi in quel color caffè rassicurante, furono un impetuoso invito ad avvicinarsi e così fece. Posò delicatamente le sue labbra su quelle della ragazza che rispose con altrettanta dolcezza ma poi sentì una dolorosa puntura sul labbro.
"Ahi! Maledetta, mi hai fatto male!" esclamò. Kagome si alzò ridendo e facendo spallucce.
"Così impari!" gongolò divertita per poi avviarsi in cucina velocemente.
"Oh adesso non mi scappi!" urlò il ragazzo con un balzò e prese ad inseguirla.
Kagome strillo e prese a correre per tutta la casa fin quando finalmente la raggiunse e la prese in braccio, caricandosela sulle spalle.
"Nooooo!Inuyasha lasciami!" strillava senza riuscire a nascondere la voce divertita, Inuyasha fece un sorriso furbo portandola nella sua camera e la stendette, fintamente in modo brusco sul letto.
Appena toccò la morbida superficie, Kagome cercò di scappare... ma con il braccio Inuyasha la rifece stendere.
Si piegò lentamente sul di lei e le posò dei leggeri baci su tutto il viso senza però mai sfiorarle le labbra.
"Inuyasha..." mugugnò Kagome, intrappolata in quella dolce morsa.
"Sì..." sussurrò Inuyasha al suo orecchio.
Kagome voleva che le si avvicinasse, che la baciasse, ma mai gli avrebbe dato questa soddisfazione!
"Staccati!" cercò di ringhiare con poco successo, tanto che Inuyasha rise continuando con la sua tortura.
"No..." rispose piano. Kagome sbuffò.
"Dai, davvero!"
"Manca la parolina magica!" le ricordò. La ragazza alzò gli occhi al cielo.
"Per favore..." supplicò, convinta che quella fosse la parola giusta.
Lui dissentì.
"Sbagliato..." cantilenò soffiando sul suo orecchio, quella volta Kagome cercò di nascondere i brividi. Sbuffò ancora.
"Oh dannazione, baciami!" esclamò.
Inuyasha rise carezzandole il viso.
"Risposta esatta!" rispose per poi premere le sue labbra su quelle della ragazza, sentì la ragazza sospirare e sentì che aveva avuto la sua rivincita.
Quando si divisero lei sbuffò.
"Me la pagherai!" sibilò.Inuyasha si accigliò.
"Come sei permalosa!" cantilenò, lei spalancò la bocca indignata.
"Non è vero!" strillò.
"Sì che è vero!"
"No invece!"
"Ti dico di sì!"
"No"
"Sì"
"No"
"Sì"
"N..." .
Non continuarono con quel monologo monosillabico perchè di nuovo Inuyasha aveva baciato Kagome, in maniera molto più energica di prima.
Per un attimo la ragazza avrebbe voluto protestare, ma appena sentì la lingua del ragazzo accarezzare la sua chiuse gli occhi, pensando che, in fondo, niente era mai cambiato: continuavano a litigare una volta ogni tanto, ma se era così che le cose andavano a finire anche quel lato un po' stonato del loro mondo non era poi così male.
Inuyasha le accarezzò il viso mentre si tirava un po' indietro per guardarla negli occhi.
La sua espressione sembrava assorta, concentrata a memorizzare ogni dettaglio della ragazza di fronte a se.
"E' stato divertente..." commentò con un sorriso che era un misto di dolcezza e spavalderia.
"Non cambieremo mai...
Tu non cambierai mai" rispose Kagome con la stessa espressione di lui.
Inuyasha rise.
"E' per questo che mi ami alla follia?" chiese con tono ironico, o almeno in parte.
Kagome lo guardò intensamente e si fece seria.
"Sì, ti amo" rispose.
Inuyasha la guardò spalancando gli occhi.
Quella proprio non se l'aspettava! Lui aveva fatto una battuta, non credeva davvero...che qualcuno l'amasse.
Sapeva che Kagome provava dei sentimenti nei suoi confronti; l'aveva aspettato per una vita diamine! Però sentirselo dire con quell'espressione e quel tono era...Wow...Tutt'altra cosa. E la cosa più bella era che il sentimento di lei era lo specchio perfetto e riflesso di ciò che provava lui.
Le diede un bacio a fior di labbra mentre lei attendeva impaziente una risposta, sperava in una risposta.
In fondo Inuyasha non era il tipo per quelle cose, lui si imbarazzava dietro quella facciata da duro che insisteva a costruirsi. L'amava o la loro era solo una storia che iniziava, pura e fragile come un bocciolo di un fiore? O il loro era un sentimento profondo che aveva abbattuto le avversità del tempo che alla fine, dopo pazienza e pianti aveva, finalmente, trionfato?
Kagome, in attesa di risposta, affondò i suoi occhi di cioccolato in quelli di miele del ragazzo che la guardava con uno sguardo stracolmo di un qualcosa...Un qualcosa che lei proprio non riusciva a decifrare. Sentì la sua mano lunga e affusolata carezzarle il viso.
"Ti amo anche io, Kagome" disse piano, in tono solenne, la sua voce era un tonante cullare di vento, penetrava nell'anima.
Se l'erano detto, dopo mesi che ormai quella storia nata da bambini si era finalmente modellata in una statua perfetta di due amanti. Si amavano, l'avevano sempre saputo, in quel momento confessato. E niente avrebbe spezzato quello spazio di mondo perfetto che si era creato fra loro.


Naraku continuava a girare per il suo studio avanti e indietro, teneva in mano un quaderno spesso e ne sfogliava le pagine leggendone avidamente il contenuto.
Eppure, eppure sembrava proprio che avessero ragione. Con parole contorte, quasi poetiche, il Dottor Shinkon aveva scritto che la risposta era in sua figlia. Ma dove? Dove?
Bussarono alla porta.
"Avanti..." sbottò Naraku infastidito.
"Ci sono i risultati della Tac" disse la solita infermiera. Quella volta non le tolse i risultati di mano con spaventosa avidità, anzi, le prese quasi con svogliatezza.
Aprì la cartella con quella lena lenta ed infastidita, quando i suoi occhi rossi si spalancarono. Con frenesia accese le lavagnette luminose e vi posò sopra la copia del risultato. L'immagine in bianco e nero di un encefalogramma mostrava al centro un puntino bianco reso particolarmente luminoso dalla luce in sottofondo, un puntino che brillava quasi come un diamante.
La risposta era li, non si era sbagliato: Rin era la chiave!
Avrebbe tirato fuori da quel piccolo cassetto di mente di bambina la potente risposta a tutti i costi!
In quel momento Kagura entrò e Naraku le regalò quell'orribile ghigno malefico che per lui era interpretabile come un sorriso.
"Non abbiamo sbagliato, Kagura, la risposta è in lei!" esclamò euforico l'uomo.
"Davvero? E'...Quella cosa lì?" chiese leggermente schifata indicando la copia.
"Si, è questo puntino, sembrerebbe un microchip o qualcosa di simile" spiegò.
"Ma come lo si tira fuori? E poi non sai che cosa sia, come puoi andare così alla cieca?" chiese curiosa e leggermente perplessa la Yasha.
"Un intervento, le apriamo la testa" rispose l'uomo con una scrollata di spalle, Kagura non poté fare a meno di rabbrividire per la maniera cruda di come era stata esposta la tesi.
"Ma questo non è un vero ospedale, è pericoloso" esclamò.
"La bambina tanto sarebbe morta comunque" rispose Naraku, che stava iniziando ad alterarsi per tutte quelle domande.
"Va bene, però, così..." cercò di dire Kagura.
Naraku la guardò quasi con sfida. "La risposta è lì... Ed io la tirerò fuori a tutti i costi!" rispose fermo: e nessuno, mai, glielo avrebbe impedito.

Ok ok  vi prego non odiatemi!
So di aver messo una piccola parte della storia di Rin dando un grosso spazio a Inu e Kaggy però vi avviso che il capitolo 11 è molto lungo con avvenimenti molto importanti ed avevo bisogno di questo capitolo di transizione che spero, comunque, che non vi deluda!
Ringrazio:

Draco: Eccoti il nuovo capitolo, ebbene kagura sì è terribile ma inizia a mostrare un briciolo di umanità!Tieniti forte per il prossimo capitolo che spero di riuscire a postare al più presto!Grazie mille per i complimenti!baci

Achaori:Eh si è stato un capitolo molto triste, so di aver creato una Kagura terribile, non l'amo molto come personaggio, ma come vedi le ho attribuito quel pizzico di umanità fedele al suo personaggio. Sono felice di averti un po' fatto ricredere su Rin che io invece adoro davvero!Grazie per il commento e al prossimo capitolo!

Vale728:Eccoti il nuovo capitolo!I tristi pensieri di Rin sono molto importanti, si vedrà più avanti. So che questo capitolo svela le cose solo in parte ma spero di riuscire ad aggiornare al più presto beta e internet permettendo!:)Grazie per i complimenti al prossimo cap!

Mikamey:Ciao carissima!:)Eheh crudele Kagura, lo so ma si è un po' riscattata sarà un personaggio particolare, non anticipo niente ribadisco solo che il prossimo capitolo è importante!Sono felice che la mia fic stimoli la tua fantasia e spero sia sempre così io farò del mio meglio a renderla sempre più interessante!Grazie mille per la tua recensione e complimenti!Al prossimo capitolo!un bacione

FairyFlora:Ah già, be' io adoro Peter Pan e visto la tua passione per le fate mi hai fatto pensare a Campanellino!;)Comunque ti ringrazio, mi fa piacere sapere che ti piace come scrivo è molto importante per me!Rin deve, piccola, ancora tribulare un po' ma il prossimo capitolò sarà pieno di imprevisti!Ah lo so, lo so mi dispiace che tutti siate così impazienti dell'arrivo di Sesshomaru ma davvero arriverà presto devono solo ancora accadere delle cose, ma arriva, davvero!;)Un bacione

Kin93:Ciaaaaaoooo!Ma certo che mi ricordo di te, che domande?!Una delle mie lettrici più affezionata!:)Sono davvero contenta di rivederti qui!Sì adoro Inuyasha, poi negli ultimi mesi riguardando le puntate e leggendo le fic c'è stato un ritorno di fiamma!;)Sono felice che la storia ti piaccia, e grazie per i tuoi bellissimo complimenti, ti ringrazio davvero!Spero di rivederti presto!:)baci

KaDe:Sono felicissima di rivederti e non ti preoccupare ti capisco, anche il mio internet mi ha fatto disperare in questi giorni!Sto dando i capitoli alla mia beta spero ci saranno meno errori.Comunque mi fa piacere sapere che la storia continui a piacerti e sì la storia di Rin si delinea sempre di più, è divisa in fasi più avanti si capirà meglio. Sono altrettanto contenta di essere riuscita a stupirti, di solito sono più ferrata nelle scene di sentimento che di colpi di scena e sapere di essere riuscita un po' a sviare i miei lettori è una piccola soddisfazione!;)Ti ringrazio per i complimenti e al prossimo capitolo!Un bacione

Ringrazio anche chi legge e chi ha inserito la storia nei preferiti e nelle seguite!Sono straeuforica!XD

Un saluto
By LilyProngs

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Capitolo 11
*** Ti voglio insieme a me... ***


capitolo_11 Ecco il nuovo capitolo!

La bambina alla ricerca di un sogno

Rin teneva la testa posata sul cuscino, cercando di trovare un un po' di pace. Era molto ormai che la sottoponevano ad una serie di esami estenuanti, per lei così piccola. Mangiava poco ed era debole. Buon esempio di quella situazione era che aveva costantemente il viso pallido e le sue adorabili guanciotte infantili erano malsanamente incavate.
All'inizio aveva avuto la sfrontatezza di opporsi a quella serie di esami che le facevano tanto paura e l'indebolivano, ma il risultato era una serie di lividi su tutto il corpo e urla spaventose che popolavano di notte i suoi incubi. Oltre che usata, veniva anche picchiata.
In fondo a quella gente non importava niente della sua salute, l'importante era trovare quel maledetto segreto celato in lei: il resto era inutile, superficiale.
Ma oltre al dolore fisico, Rin era pervasa completamente da un dolore più profondo. Il senso di solitudine ed abbandono le faceva venire le lacrime agli occhi ogni giorno. Lei non sopportava piangere, non voleva dare nessuna soddisfazione a quel demone di Naraku né tanto meno alla sua falsa madre Kagura!
Non c'era spazio per lei in quel mondo, ma la cosa che la faceva più imbestialire era che il mondo oltre la vita sembrava allontanarsi al posto che avvicinarsi e lei questo non lo voleva! Era così stufa di quella vita! Voleva lasciarsela alle spalle, voleva chiudere gli occhi e dormire per sempre!
In fondo la sua vita era sempre stata una fonte di dolore, sapeva che per lei non c'era speranza nel futuro, sentiva che per lei non c'era un futuro. Non aveva mai pensato ad un momento di felicità così forte da essere tangibile, sembrava esserle negato... Ecco perchè all'orfanotrofio leggeva tanto, si rifugiava in vite altrui nutrendosi delle loro avventure, situazioni e sentimenti. Attraverso le pagine di un libro rideva, si rallegrava, piangeva e vagava in mondi a lei sconosciuti o semplicemente vedeva cose che, rimanendo chiusa nell'orfanotrofio, non avrebbe potuto vedere. Ma sapeva bene che quello era un debolo riflesso di gioia, il fantasma di una vita non sua... perchè la realtà era la prova che mai avrebbe trovato la pace.

Aprirono la porta all'improvviso, tanto da farla sobbalzare. Alzò lo sguardo ed incontrò quello di Naraku, fiammeggiante e folle.
"Ho trovato la soluzione, ragazzina!" esclamò entusiasta.
Rin attese il verdetto, sperava solo che sarebbe stata una cosa indolore.
"E... dov'è la risposta?" chiese con voce fiebile.
"Nel tuo cervello, ragazzina!" rispose trionfante.
Rin rimase a lungo a guardarlo.
Nel suo cervello? Che voleva dire? Noncapiva.
"In...Che senso?" chiese tremante.
"C'è una spece di microchip nel tuo cervello, dobbiamo tirarlo fuori" rispose l'uomo con leggerezza.
Rin spalancò gli occhi, non era possibile! Non voleva, aveva paura! No, no, basta!
Senza neanche accorgersene aveva cominciato a tremare, urlare e a dimenarsi nel suo letto. Si rese conto solo dopo un po' che delle persone la stavano tenendo, ma a lei non importava! Trovava orribile ciò che stavano per fare, ancora peggiore di ciò che avevano fatto in passato.
Si rese conto in quel momento che il desiderio di morte aveva indietreggiato in confronto al grande sentimento della paura.
Anche se sapeva che non c'era nessuno per lei in quel momento, che era sola...
In fondo a lasciarli fare, a permettere loro di toglierle la vita...Cosa ci avrebbe perso?
Niente, assolutamente niente... e mentre le sue ultime urla vibravano attraverso le pareti bianche di quei sotterranei freddi, Rin chiuse gli occhi e si lasciò andare, perfettamente consapevole che tutto ormai era perduto.


Kagome si stava rigirando nel suo letto, avvolta nelle coperte e circondata da un dolce tepore.
"Noooooooooo, lasciatemi!!!!" urlava una voce familiare di bambina.
"Sta ferma, maledetta! Aiutatemi a bloccarla!" rispondeva un uomo dalla voce spaventosa e profonda.
Kagome sentì il suo cuore preso da delle scosse e dei tremiti.
"Non voglio, ho paura, ho paura, non mi toccate!" Altre urla di quella giovane voce vibravano in uno spaventoso timore.
Kagome sentiva quella voce echeggiare in lei, vibrava nella sua gola. Scosse la testa tormentata.
"L'anestesia, così si addormenta, presto!".
Ordini, per farla calmare, per bloccare quei tremiti e quelle urla. Brividi di orrore su per la schiena.
"Nooooooooo!Noooooooo!AAAAAAAAAAAAAHHHHHH!" urlava la bambina nella sua testa,
                                                                                                                            urlava Kagome ad occhi chiusi dentro il suo letto.
Poi una sensazione di resa e abbandono,
                                                        una mano che la scuoteva.
"Kagome, svegliati! Svegliati!" intimava una voce famigliare.
Kagome aprì gli occhi di scatto metre sentiva di avere il fiatone e il cuore che batteva a mille.
Si trovò davanti al bel volto di Inuyasha, preoccupato.
Lui abbracciò di slancio, le circondò la vita stringendola forte a sé. "Kagome calmati, è tutto finito...E' stato un brutto sogno" le sussurrò dolcemente all'orecchio, mentre le accarezzava le testa con delicatezza.
Kagome si staccò lievemente da lui guardandolo negli occhi. "Portami da Rin, Inuyasha!" disse con voce ferma, anche se c'era un ombra terrorizzata nella sua voce.
Inuyasha aggrottò le sopracciglia. "Rin, che c'entra lei?E' lei che hai sognato?" chiese.
Kagome annuì ripetutamente stringendogli una mano sulla sua spalla, con disperazione. "Sì, Inuyasha, ti dico che è in pericolo! Lo sai, non è la prima volta che faccio sogni di questa intensità! Ti prego portami da lei!" esclamò implorante.
Inuyasha la guardò ancora per poi annuire. "Sì, andiamo..." disse alzandosi. In pigiama, entrambi si avviarono verso la macchina, coperti solo dai loro cappotti, nella frenesia di quel momento spaventoso.

Inuyasha era ancora dubbioso ma credeva in Kagome. Sapeva che aveva del sangue di sacerdotessa nelle vene, sì, era un potere antico che si era perso nei corsi dei secoli, ma c'era. Non era la prima volta che Kagome faceva sogni...come dire? Premonitori.
Salirono in macchina e Inuyasha mise subito in moto per poi sfrecciare per le vie tranquille di Tokyo.
Erano le 3.30 del mattino e tutta la città stava dormendo a parte qualche macchina che sfrecciava di tanto in tanto.
"Dimmi, Kagome, cos'hai sognato?" chiese mentre rallentava e si girava indietro, per poi porgerle una coperta che teneva nei sedili posteriori. Kagome la prese accennando un 'Grazie'.
"Ho sognato Rin... era su un lettino d'ospedale ed urlava... Inuyasha, io riuscivo a sentire le sue sensazioni come se fossero state mie! Aveva molta paura, era. terrorizzata! Poi però si è arresa, come se volesse... come se desiderasse morire!" spiegò, mentre le lacrime riprendevano a rigare il suo volto.
Inuyasha cercava di sbrigarsi il più possibile, si sentiva impotente di fronte al dolore di Kagome, non sapeva come fare per aiutarla! E poi voleva assicurarsi che Rin stesse bene.
"Se le succedesse qualcosa, io non so che farei. Sono stata una stupida a fidarmi di Kagura! Non sono fatta per questo lavoro!" continuava a disperarsi Kagome, stringendo forte la coperta contro il petto nella speranza di riuscire a lenire, almeno in parte, il suo dolore.
"Non dire sciocchezze, Kagome. Tutti ci siamo fidati di lei, anche il giudice! Il fatto è che ha imbrogliato tutti con quella sua facciata da madre perfetta!" rispose Inuyasha con rabbia. Ma Kagome continuava a piangere, sperava con tutta se stessa di arrivare in tempo. A proposito...
"Ma Kagome... dove devo andare?" chiese Inuyasha preso dal panico, ma Kagome rispose con calma.
"A casa di Kagura" disse: non lo sapeva, ma lo sentiva.
"Ne sei sicura?" chiese infatti Inuyasha. Lei annuì. "Sì" rispose soltanto.
Inuyasha accelerò, sapevano che la strada era lunga. Il ragazzo continuava a chiedersi come avrebbero fatto ad intervenire, immaginava che quell'enorme casa fosse impenetrabile! E non avevano prove, non potevano chiamare la polizia: per dire cosa? "La mia ragazza ha fatto un sogno magico, per favore, venite"? No, avrebbero dovuto cavarsela da soli. Avrebbe trovato un modo.
Non osò esporre ad alta voce le sue impressioni, non voleva far agitare Kagome più di quanto non lo fosse già. La sbirciò con la coda dell'occhio.
Si stringeva stretta nella coperta e i suoi occhi erano persi in un mondo che lui non sarebbe mai riuscito a raggiungere. Aumentò ancora la velocità.



"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH" Un urlo di bambina.
Kagura sobbalzò, era appoggiata con la schiena alla parete esterna della sala operatoria.
Pensava, combattuta mentre le urla della bambina la colpivano come frustate sulla schiena.
"Non farlo, Naraku, sono sicura che c'è un altro modo!" gli aveva detto, nella speranza di farlo ragionare.
"Stupida, questo è l'unico modo! Cos'è, adesso ti tiri indietro?Non ti sei fatta scrupoli finora, mi pare, non te ne è importato niente di usare una bambina fin dal principio!" ringhiò Naraku.
Kagura aveva indietreggiato a sentire quelle parole. Era vero, non si era mai fatta scrupoli, però... in fondo si era affezionata un po' a quella ragazzina... l'idea che le dovessero aprire la testa era raccapricciante.
"Lo so, ma comunque non trovo giusto questo tuo comportamento!" aveva farfugliato tenendo lo sguardo basso.
"E' troppo tardi per farsi nascere una coscienza,Kagura! Avevi solo da pensarci prima. Ora mi hai portato la bambina ed io ci faccio ciò che voglio!" disse Naraku in conclusione, per poi avviarsi per uscire dalla stanza. Kagura era stata per un pò in silenzio, per poi porsi di fronte alla porta con le braccia aperte, con l'intenzione di impedirgli di passare.
Naraku la guardò con uno sguardo furente.
"Kagura, o sei con me.. o sei contro di me" aveva detto con serietà per poi ricordarle: "Ti ricordo che abbiamo fatto un patto io e te, tu sei in vita solo grazie a me!". La sua voce un ringhio sommesso.
Kagura abbassò lo sguardo.
"Lo so, ma non posso permetterti di farle questo!" aveva poi urlato, trovando un po' di coraggio, guardandolo fiera.
La bocca di Naraku si storse in un  ghigno divertito.
"E' così dunque?" disse per poi alzare le spalle arreso. "Va bene allora,  fammi passare adesso" disse con tranquillità. Kagura lo guardò dubbiosa, per poi mettersi di lato permettendogli di uscire.
Lo vide aprire la porta, poi un gesto fulmineo, lo scintillare dei suoi artigli e la mano conficcata nel suo petto.
Kagura aveva spalancato gli occhi sconvolta, colta di sorpresa: sentì la mano di lui afferrarle il cuore per poi strapparglielo dal petto.
Kagura si accasciò a terra, tradita.
"Na... raku..." gemette. Sapeva che ci avrebbe messo un po' prima di morire, ma era pur sempre un grande dolore. Alzò lo sguardo verso di lui che sorrideva trionfante.
"Questo non fa di te una persona libera, Kagura, sai che a breve morirai... Mi dispiace tesoro, ma non posso permettere che qualcosa vada storto!" le disse per poi uscire dalla stanza.
Kagura si era accasciata a terra, mentre lentamente sentiva la grande ferita rimarginarsi.
L'aveva fatto, aveva spezzato il loro legame... Per lei non c'erano più speranze e non era neanche riuscita ad aiutare Rin. Il destino della bambina era ormai segnato.
Kagura rabbrividì pensando a cos'era successo quasi un'ora prima. In quel momento poteva solo starsene impotente ad attendere la morte.
L'unica cosa buona che aveva fatto nella sua vita le si stava rivoltando contro: le urla di Rin ne erano la prova schiacciante.
Si lasciò cadere sulla parete e chiuse gli occhi.

Naraku guardava la sua infermiera che stava lentamente iniettando l'anestesia alla piccola Rin.
Lui intanto si stava preparando per l'operazione. Stava riprendendo tutti gli strumenti mentre una frenesia folle gli faceva tremare le mani.
La risposta al mistero, il raggiungimento della formula perfetta del potere. Avrebbe costruito un essere infallibile e se ne sarebbe impossessato. Il mondo ai suoi piedi, la dominazione di ogni specie al suo controllo.
Il potere, sentiva già il suo sapore scorrere in lui.
"Ok, l'anestesia è stata fatta... È molto agitata, ci vorrà un po'" comunicò la giovane; lui la fulminò con lo sguardo.
"Non mi importa se è agitata! Le concedo mezz'ora, poi inizierò ad operare!" ringhiò bruscamente.
Tutti gli infermieri lo guardarono attoniti. Come, non avrebbe atteso? Era un'operazione molto delicata, non... poteva....
"Ma signore, non possiamo agire prima che..." aveva provato a dire di nuovo l'infermiera, per poi essere interrotta da uno schiaffo in pieno viso che la fece cadere a terra.
"Zitta, puttana! Sono io che comando qui! Osa ancora parlare e ti sbatto fuori!" urlò l'uomo.
Rin aveva sentito tutto, l'anestesia non aveva ancora fatto effetto. Cercò di calmarsi, ma tutto quello che stava succedendo la faceva agitare ancora di più.


"Siamo arrivati!" esclamò Inuyasha parcheggiando.
Kagome scese dall'auto ancor prima che la spegnesse completamente, Inuyasha la raggiunse subito dopo.
Percorsero quel vialetto dove avevano marciato per mesi in pace, con la convinzione di aver trovato un posto felice per Rin. Che ingenui, pensò Kagome.
Tutto sembrava spento e Kagome si affannò in lungo e in largo nella speranza di trovare un modo per entrare.
"Ferma, Kagome!" aveva esclamato Inuyasha, le sue orecchie si mossero cercando di carpire con la loro finezza un qualche rumore. Fece uno scatto.
"Cos'è successo?" chiese subito Kagome. Lui non rispose, si accucciò a terra e pose su essa la testa.
"Sono qui sotto, questa casa deve avere dei sotterranei" le disse, Kagome si portò le mani alla bocca per reprimere un urlo. Allora c'era un posto nascosto in quella casa!
"Come facciamo ad entrare?" chiese. Inuyasha si guardò intorno.
"Non lo so..." rispose tristemente.
Aveva sentito delle urla, un qualcosa che sbatteva con forza. Come immaginava, Kagome ci aveva visto giusto: stava davvero succedendo qualcosa di orribile. Dovevano salvare Rin, immediatamente!
Alzò lo sguardo e vide delle alte finestre che scintillavano alla luce dei lampioni. "Aspettami qui, Kagome!" disse.
Sapeva perfettamente di avere vividi in sé i suoi poteri da mezzo demone, per quanto non gli usasse quasi mai. Quello era il momento giusto.
Prese la rincorsa e con un grande balzo saltò, quasi volando, verso la finestra sbattendoci dentro frantumando il vetro.
Kagome cercò di reprimere un urlo. Sapeva bene che Inuyasha era forte e abile e la sua pelle completamente diversa e più dura della sua, ma sperava comunque che tutto fosse andato bene. Dopo un pò sentì un click dalla porta di entrata e lei si avvicinò aprendola lentamente per poi trovarsi davanti un Inuyasha in ottime condizioni, con solo un po' di schegge di vetro tra i capelli e dei taglietti superficiali sul bel viso.
"Andiamo!" disse prendendola per mano. Fece lavorare il suo fiuto e il suo udito fin quando non si trovarono davanti  ad un tappeto persiano al centro della sala. Con uno strattone alzò il pesante drappo da terra per poi trovarsi di fronte ad una botola.
"Trovato, sbrighiamoci!" disse Inuyasha caricandosi Kagome sulle spalle.
"Arriviami, Rin!" si ritrovarono a sussurrare insieme per poi scendere giù, inconsapevoli di cosa e chi, si sarebbero trovati davanti.


"Dottore, sarebbe meglio..." tentò di dire un infermiere.
"Vuoi fare la fine della tua collega?" chiese Naraku, teneva un rasoio tra le mani con il quale avrebbe rasato i capelli a Rin per agevolare l'operazione.
Rin guardava quello strumento con orrore, per quanto la sua vista stesse iniziando ad offuscarsi.
Il ragazzo dissentì terrorizzato per poi accostarsi di nuovo al lettino.
"Bene...Ed ora tacete!" disse, avvicinando il rasoio alla testa della bambina.
Rin chiuse gli occhi e prima di perdere i sensi sentì un forte tonfo ed un urlo e poi il nulla.

"Lasciala, bastardo!" urlò Inuyasha, scagliandosi contro Naraku per poi spingerlo così forte da farlo rotolare a terra.
Tutti gli infermieri osservavano la scena impietriti. Da dov'erano usciti quel mezzo demone e quella ragazza tremante che aveva lasciato sulla soglia? Comunque nessuno di loro osava intervenire. Era stato promesso loro potere e soprattutto denaro, se avessero assistito Naraku in quel progetto che tanto decantava. Nessuno di loro sapeva che avrebbero dovuto fare del male ad una bambina per raggiungere quello scopo. Certo, nessuno di loro era un santo, erano per la maggior parte laureati impettiti smaniosi di denaro e gloria... ma a tutto c'era un limite.
"Andiamocene!" disse uno uscendo di corsa e fu presto seguito dagli altri. Kagome li fermò. "Vi prego, avvisate la polizia! Chiamate dei rinforzi!" esclamò.
Il ragazzo la guardò. Se così fosse stato sarebbero finiti in galera tutti loro, Kagome sembrò intuirlo. "Ve ne prego, sono un'assistente sociale, se chiamate la polizia e date la prova di quello che è successo vi prometto che nel caso che la cosa si ritorcesse contro di voi farò in modo di ridurre la vostra pena... vi prego, lo dico anche per voi!" implorò dando il meglio nel suo tono convincente.
Il ragazzo la guardò a lungo per poi annuire. "Va bene, e lei signorina, cosa farà? E il suo amico? Naraku è molto forte!"
Al suono di quel nome Kagome sbarrò gli occhi, ma poi scosse la testa. "Non preoccupatevi, fate quello che vi ho detto prima che sia troppo tardi!"
"Dividiamoci, alcuni di noi aiutino il mezzo demone!"
Così fecero, le ragazze uscirono per andare a chiamare la polizia e i ragazzi si misero al fianco di Inuyasha.
"Bastardi, non avete capito che sono imbattibile?" urlò Naraku, per poi avventarsi su un ragazzo ma Inuyasha si mise in mezzo tirandogli un pugno: Naraku si tirò subito su e cercò di graffiarlo con i suoi artigli che Inuyasha scacciò prontamente.
Com'era quell'antica formula che si tramandavano di generazione in generazione? Mentre pensava i suoi artigli si fecero più affilati e si ritrovò ad urlare, attaccando Naraku.
"SANGON TESSO!" gridò, ma riuscì soltanto a ferirgli un braccio. Naraku ringhiò di rabbia correndo verso di lui.
Kagome, preoccupata, vedeva la lotta svolgersi ma poi si avvicinò al lettino di Rin che ormai sembrava priva di sensi, cercò di scacciare le lacrime che spingevano per uscire. "Piccola mia..." aveva sussurrato per poi toglierle delicatamente l'ago collegato alla sacchetta dell'anestesia. La copri con la sua coperta e fece per prenderla in braccio.
"Brutta troia, non toccarla!" righiò forte Naraku per poi correre verso di lei.
Inuyasha lo vide ed una furia violenta si impossessò di lui: la parte demoniaca del suo sangue ribollì furiosamente.
"LASCIALA!" gridò, lo afferrò per le vesti e lo scaraventò all'indietro. Naraku sbattè violentemente contro un muro.
Inuyasha fece un cenno a Kagome per darle il tempo di uscire. La ragazza annuì con Rin tra le braccia e prese a correre fuori, ma qualcuno la prese per le caviglie, Naraku si era ripreso in fretta.
"TI HO DETTO DI NON TOCCARLA!" urlò ancora Inuyasha lanciandosi su di lui, che sotto la forte pressione della forza di Inuyasha mollò la presa su Kagome che prese a correre furiosamente e disperatamente, nonostante il carico di Rin. Si fermò soltanto quando si trovò davanti al corpo disteso di Kagura.
"Oddio..." sussurrò tra le lacrime. Ma non c'era tempo, doveva correre, doveva andare avanti. Però...
"Siete riusciti... a salvarla..." disse Kagura debolmente alzando la testa.
Allora era viva!
"Kagura vieni con me, ti porterò fuori di qui!" disse Kagome avvicinandosi.
"No! Lasciami morire qui, non c'è più speranza per me!" esclamò Kagura per poi sputare sangue, la ragazza tremò.
"Mi... dispiace, io... non..." farfugliò Kagura per poi chiudere definitivamente gli occhi.
La sua anima, alla fine, veva smesso di essere corrotta.
Kagome le si avvicinò e le posò una mano sulla testa. Li aveva imbrogliati, aveva quasi portato Rin ad una morte certa ma, alla fine, aveva provato a salvarla.
"Che tu riposi in pace..." sussurrò Kagome per poi riprendere la sua corsa verso l'uscita.
Sentiva il lento battere del cuore di Rin, ma perlomeno era ancora viva. Scosse la testa, non era quello il momento di pensare, era il momento di agire! Doveva assicurarsi che Rin stesse bene e che Inuyasha...Inuyasha...
Questa volta non potè reprimere un singhiozzo. Si fidava di lui, ma aveva comunque paura.
Fino a poco prima aveva avuto Inuyasha al suo fianco, in quel momento aveva Rin. Sperava solo che alla fine di quella storia avrebbe potuto avere entrambi.


Inuyasha era riuscito a respingere Naraku, ma ora era quest'ultimo a predominare su di lui. Teneva la sua mano possente attorno al suo collo e stringeva sempre più forte. La presenza degli infermieri era stata inutile, in fondo, loro erano dei deboli e fragili umani.
"Ora ti uccido, brutto bastardo! Poi andrò dalla tua bella amichetta, avete fatto un grande sbaglio a mettervi contro di me! E ti prometto che appeno avrò ciò di cui ho bisogno da quella mocciosa sterminerò tutti i bastardi come te!" gli ringhiò tremante mentre stringeva sempre di più la morsa su di lui. Inuyasha cercava di graffiargli le braccia, di allontanarlo ma per quanto riuscisse ancora a resistere non riusciva ad attaccarlo.
"Ma-maledetto..." gli uscì fuori, Naraku rise.
"Ora muori, brutto figlio di..." ma non riuscì a finire che fu scaraventato via.
Inuyasha sentì la vista riaffiorare e si trovò davanti ad un gruppo di uomini e demoni in divisa, armati e pronti ad attaccare, erano arrivati i rinforzi... finalmente.


"Lasciatemi! Lasciatemi!" urlava Naraku dimenandosi, bloccato da cinque uomini.
Un demone gli si avvicinò e gli sparò contro qualcosa che emanava una luce azzurrina, dopodiché videro Naraku privo di sensi e lo portarono via, chiuso in un furgone sigillato e sbarrato.
Kagome e Inuyasha guardavano la scena mentre erano seduti sul retro di un'ambulanza al fianco di Rin che stavano curando.
"Anche lei ragazzo, dovrebbe farsi medicare" disse un dottore entrando nella vettura per poi chiudere le porte.
"Non ce n'è bisogno, grazie" rispose Inuyasha mentre il forte rumore della sirena colpiva le sue orecchie delicate e l'ambulanza iniziava a sfrecciare veloce per le strade di Tokyo.
"Ah voi demoni, con il vostro orgoglio!" borbottò l'uomo per poi dedicarsi a Rin.
Inuyasha e Kagome accennarono a un debole sorriso, per poi stringersi l'uno all'altra e guardare verso la bambina.


Kagome e Inuyasha erano nella sala d'attesa dell'ospedale.Stavano uno abbracciato all'altra, ma nessuno dei due osava parlare. Troppo forti erano state le emozioni di quella sera! Kagome riprese a piangere e Inuyasha la strinse forte.
"Ehi, calma, è tutto finito!" disse accarezzandola.
"Per un attimo... ho temuto di perdervi entrambi!" disse tra le lacrime. Inuyasha sorrise intenerito.
"Kagome, quando ho visto Naraku toccarti... sono stato preso da una sensazione che mai ho provato prima...Ho sentito il mio sangue deminiaco pulsare in maniera più forte e prepotente! Se si tratta di proteggerti, Kagome, sarei disposto anche a morire, ma anche ad uccidere, proprio com'è successo stanotte con Naraku... Per questo non ti devi preoccupare per me".
Kagome alzò lo sguardo verso di lui, commossa. Nessuno le aveva mai detto una cosa simile... intensa, un po' strana e bella, straordinariamente bella.
Sì, fin quando ci sarebbe stato Inuyuasha a proteggerla nessuno le avrebbe fatto del male.
"Ti amo, Inuyasha" sussurrò. Forse non era il momento, ma non c'era mai stata frase che le veniva più dal cuore.
Sentì Inuyasha stringerla più forte. "Anche io ti amo, Kagome" rispose.
Cadde di nuovo il silenzio.
"Signorina Higurashi?" sentì chiamare. Kagome si alzò velocemente seguita da Inuyasha. Lo stesso dottore che era stato con loro in ambulanza le si era avvicinato.
"Sono il Dottor Totosai" disse stringendo loro la mano. "Lei è l'assistente sociale della signorina Rin Shinkon,giusto?" chiese.
La ragazza annuì.
"La bambina sta bene adesso, abbiamo notato un notevole affaticamento fisico ed un'esagerata quantità di morfina nel sangue ma ora è fuori pericolo. Dev'essere stata esposta a molti esami senza l'adeguata cura. Quando si sveglierà, provvederemo a fare ulteriori accertamenti, ma volevo assicurarvi che sta bene!" disse l'anziano dottore facendo un sorriso.
"Grazie mille! Possiamo vederla?" chiese Kagome.
"Sì, solo uno alla volta però" rispose il dottor Totosai.
"Vai tu Kagome, io ti aspetto qui..." disse Inuyasha accarezzandole il viso.
"Grazie..." rispose la ragazza con un sorriso per poi sparire dietro la porta della stanza di Rin.
"Sa, ragazzo... io ero un collega del padre della bambina" esordì l'uomo d'un tratto. Inuyasha lo guardò curioso. "Davvero?" chiese.
"Si, mi ricordo bene di Naraku... una carogna a tutti gli effetti, ma anche un dottore estremamente brillante, troppo! Akira, il padre di Rin, aveva fiducia nelle sue potenzialità, ma sa, non è tutto. Non mi stupisce che Naraku sia arrivato ad un complotto simile per il potere..." spiegò l'uomo.
Inuyasha annuì. "Maledetto..." ringhiò tra sé.
Totosai sorrise e gli posò una mano su una spalla. "D'ora in poi andrà tutto bene, ragazzo" affermò rassicurante.


Kagome entrò piano nella camera e prese posto al fianco di Rin. "Piccolina..." sussurrò tra le lacrime, posandole dolcemento una mano sul viso. Era diventato così magra! Prese a stringerle la piccola mano candida. "Rin, non permetterò più a nessuno di farti del male. Sono stata una stupida, mi dispiace! Non accadrà più!" disse per poi riprendere a guardarla.
In quel momento sentì qualcosa in se schiudersi. Un affetto così grande da essere quasi insostenibile, il bisogno istintivo di dover star accanto a quella bambina e di proteggerla a qualsiasi costo.
Ora sapeva perfettamente cosa doveva fare.


I ragazzi avevano insistito molto per rimanere in ospedale, ma il Dottor Totosai aveva detto loro di tornare a casa e riposarsi: il giorno dopo molto probabilmente Rin si sarebbe svegliata e aveva bisogno di loro al massimo delle forze. Dopo un po' avevano finalmente ceduto ed in quel momento si ritrovavano nuovamente in macchina, sulla strada di casa.
Erano rimasti in silenzio a lungo fin quando Kagome aveva ripreso a parlare.
"La voglio con me, Inuyasha..." esordì a voce bassa.
Inuyasha la guardò per un attimo.
"Che intendi dire?" chiese accigliato.
"Voglio... voglio che Rin diventi mia figlia, voglio adottarla!" rispose con voce ferma.
Inuyasha strabuzzò gli occhi per poi rimanere in silenzio a pensare.
"Perchè non mi rispondi?" chiese subito Kagome.
"Stavo pensando..." rispose Inuyasha.
"Non ho bisogno del tuo permesso!Se tu non la vuoi..."
"Certo che la voglio!" aveva urlato Inuyasha. Kagome lo guardò stupita.
"Sul serio?" chiese.
Lui la fulminò con lo sguardo. "Certo, che cosa credi? Non sei l'unica che si è affezionata a lei! Anche io le voglio bene!" aveva risposto leggermente offeso, mentre le sue guance si imporporavano.
Kagome lo guardò e sorrise, per poi lanciarsi contro di lui e abbracciarlo. Sentì la macchina fare una curva violenta.
"Aaaaaaaaah Kagome, andiamo fuori strada!" urlò Inuyasha ancora più rosso in volto. Kagome si staccò da lui, sorridendo serena e risedendosi bene sul sedile.
"Sono felice, Inuyasha...È come se fosse destino averla con me" gli confessò: Inuyasha annuì.
"Sì, ho sempre notato un legame molto forte tra voi... in fondo ho sempre pensato che questa sarebbe stata la scelta più giusta, ma... era troppo presto e la scelta di adottare un bambino è importante... Ma dopo stasera..." iniziò a dire Inuyasha ma Kagome lo interruppe.
"Dopo stasera non oseresti affidarla a nessun altro" concluse. Inuyasha annuì.
"Esatto"rispose.
"È la stessa cosa che provo io!" esclamò Kagome. I due si guardarono e si sorrisero, poi ancora il silenzio che Kagome tornò a spezzare: "Saremo i suoi genitori..." sussurrò.
In quel momento, entrambi pensarono che nella vita non avevano mai fatto una scelta più giusta di quella. Che in quel momento la loro vita, dopo quella decisione indissolubile, sarebbe stata davvero completa.

Allora che dire... Come vi avevo detto questo è un capitolo molto importante. Spero davvero di avere molti dei vostri pareri perchè è un capitolo al quale sono particolarmente affezionata, sarà per la sua importanza, non so!XD
Da questo momento una prima fase della storia di Rin è finita ma adesso per lei ci saranno nuove sfide da affrontare, una strada che si apre. Però era importante che il lato oscuro della sua vita avesse fine, no?
Spero di avervi colti di sorpresa con quest'ultima rivelazione e per chi l'avesse sospettato, bravi!:)
Ringrazio:
Mikamey:Ciao cara!:)Sono davvero contenta che il precedente capitolo ti sia piaciuto!:)Be' qui hai tutte le risposte alle tue domande, spero davvero di sapere che ne pensi!:)Te l'aspettavi?Alla prossima!Un bacione!
Vale728:Ciao!Mi fa piacere che il capitolo precedente ti sia piaciuto, la scena di Inu e Kag era importante per rendere effettiva la scelta in quest'ultimo capitolo che spero davvero che ti possa piacere!:)Alla prossima!
KaDe:Ciao carissima!Be' come ho detto la dichiarazione di Inu e Kag era molto importante per questo capitolo e sono contenta che ti sia piaciuta!Per Kagura, davvero ho voluto mantenere le sue sfaccettature e comunque ha un buon ruolo in questo capitolo ed in questa storia, seppur breve!Che mi dici di questo capitolo?Grazie per la recensione!Alla prossima!Un bacione!
Draco:Ciao!:)Grazie mille per i complimenti ed eccoti il famoso 11esimo capitolo che placa tutti i dubbi!XDSì la crudeltà di Naraku è immensa e alla fine Kagura ha avuto la sua redenzione.Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto spero sia lo stesso anche per questo!:)Alla prossima!baci.
FairyFlora:Ciao mia cara fatina, eccoti finalmente il nuovo capitolo!:)Sono contenta che ti sia piaciuta la dichiarazione di Kagome e Inuyasha, volevo fosse un po' fuori dagli schemi e scherzosa, proprio da loro!:)Come vedi non ti devi scomodare, ho mandato qualcuno a salvare Rin e come vedi ha ottenuto non solo la sua salvezza ma la realizzazione del suo sogno!Attendo il tuo parere riguardo questo capitolo!:)Alla prossima!Un bacione!
Achaori:Ciao!:)Eh sì Naraku è un maledetto, ma vedi?Ha avuto quel che si merita!Immagino che tua sia felice del ruolo che ho dato a Kagura,l'ho fatta morire, lo so, ma spero di averlo fatto in maniera aprrezzabile e gloriosa!Infine eccoti il nuovo capitolo, decisivo per questa fase della storia!Che te ne pare?Grazie mille per la recensione!Un bacione!

Grazie a tutti!
Un saluto
By LilyProngs

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Capitolo 12
*** Voce rubata alla luce della felicità... ***


Capitolo 12 Ecco il nuovo capitolo!
Allora per Rin si apre un futuro migliore, decisamente...Ma dopo tutto quello che ha sofferto tutto non può passare in un lampo, ci si vede a fine capitolo con la speranza che non vogliate uccidermi!XD
Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

Inuyasha e Kagome erano appena arrivati in ospedale e il Dottor Totosai aveva loro comunicato che Rin si era svegliata e che a breve avrebbe fatto colazione.
"Possiamo entrare?" chiese Kagome.
Il dottor Totosai gli guardò con espressione grave.
"Le è successo qualcosa?" chiese subito Kagome, preoccupata.
"Prego, seguitemi nel mio studio.." disse facendogli strada.
"Nel suo studio?La cosa non promette niente di buono!" esclamò Inuyasha altrettanto in ansia, l'uomo lo guardò e sospirò per poi farli accomodare.
"La prego signor Totosai, ci dica cos'è successo!" disse Kagome.
"Sì, allora...La bambina sta bene, si sta riprendendo, però..."
"Però?" lo incalzarono Inuyasha  e Kagome. Totosai li guardò.
"Il problema non è fisico ma...Psicologico. La bambina non parla" disse lentamente.
I due giovani rimasero in silenzio a lungo, quasi a voler assorbire completamente quella notizia.
"Co-come non parla?" chiese Kagome con voce strozzata.
"Abbiamo fatto tutti gli accertamenti, sta bene!Ma ha subito un grande shock, sono cose che capitano spesso sopratutto per una bambina della sua età è facile essere condizionati da questo genere di avvenimeti...Ma non è niente di irrisolvibile!" esclamò per calmarli.
Ma Inuyasha e Kagome non erano calmi, affatto.
Sapevano bene che la cosa che veniva meglio a Rin era parlare. Era quel suo carattere gioioso e aperto che la rendeva tanto speciale. Inuyasha strette forte i pugni e le suo nocche diventarono bianchissime.
"Bastardo" ringhiò tra se. Naraku, quel maledetto!Era colpa sua!
"Vorrei conoscere la situazione della bambina, ho chiamato anche la signora Mikon" disse l'uomo e proprio in quel momento bussarono alla porta.
"Avanti" disse ed un'infermiera entrò seguita da Kaede, Kagome la vide e l'abbraccio.
"Sono desolata per ciò che è succeso!" disse la donna guardando la giovane.
"Io...Mi dispiace!" rispose Kagome con voce incrinata.
"Non è stata colpa tua Kagome, ci siamo caduti tutti!" rispose Kaede per poi presentarsi al dottore e prendere posto.
"Mi fa piacere che ci siete tutti" disse Totosai.
"Allora la fonte del problema di Rin è strettamente psicologica. Ho parlato con la psicologa dell'ospedale, mi dispiace che non ci sia adesso comunque ha detto che molto probabilmente il problema della piccola è decisamente più vecchio. Si è trovata davanti ad una sensazione di infelicità così forte da sconvolgerla e questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso..." prese a spiegare il dottore.
"Rin è praticamente nata all'orfanotrofio, i ragazzini la prendevano in giro per questo e per via del suo carattere troppo brillante ed incredibilmente maturo molte famiglie non l'hanno presa con se, credo che sia questo il vecchio problema che ha trovato la sua psicologa" rispose Kaede e l'uomo annuì soppesando ciò che la donna aveva detto.
"E' probabile!Be' conoscere questo dettaglio è molto importante!Bisognerebbe sapere con precisione cos'è successo alla bambina ma questo si potrà scoprire più avanti..."
"Rin nel periodo in cui è stata sotto il controllo di Naraku si è sentita abbandonata. La donna che credeva l'avesse scelta per affetto si è scoperta una doppiogiochista e...L'unica persona che le voleva sinceramente bene ha dovuto lasciarla andare per motivi professionali. Sono sicura che Rin avesse creduto di essere sul punto di morire e desiderare questa condizione, trovando che la vita fosse troppo dolorosa e priva di sogni e speranze per lei...Temi che sia il fatto di essere viva e di reggere i ricordi del periodo con Naraku ad averla sconvolta" disse Kagome.
Le altre tre persone nella stanza la guardarono attoniti e lei arrossì.
"Come fa ad esserne così certa, signorina?" chiese Totosai sinceramente curioso.
"Tra me e Rin c'è un forte legame ed io...Ho fatto un sogno la notte in cui abbiamo trovato Rin, riuscivo a percepire le sue sensazioni è per questo che intuisco vagamente come si possa sentire" rispose timidamete.
"Oh" risposero Kaede e Totosai.
"So che può sembrare assurdo..." iniziò Kagome.
"Ma non lo è, Kagome ha una forte...Sensibilità per questo genere di cose" intervenne Inuyasha, la ragazza la guardò sorridendo.
"Va bene, non metto in dubbio anzi è una fortuna sapere queste cose!Ma credo che la bambina abbia comunque bisogno di uno psicologo per un po' di tempo" rispose.
"Certamente, gradirei che fosse seguita dalla psicologa dell'orfanotrofio Ayame Tsuki, la conosce già si sentirà più a suo agio con lei" disse Kaede.
"Certamente, per me non ci sono problemi...Quindi la bambina tornerà all'orfanotrofio?" chiese il dottore, Kaede annuì.
"Sì, ovvio..." rispose.
Inuyasha e Kagome si guardarono.
"Diglielo..." le sussurrò Inuyasha, la ragazza annuì.
"Kaede...Vogliamo prenderla noi Rin!" affermò Kagome convinta.
Kaede passò lo sguardò da lei a Inuyasha.
"Sul serio?" chiese. I due annuirono.
"Sì!Kaede io...Sono legata a quella bambina, non permetterei a nessun'altro di prenderla, sopratutto dopo quello che è successo!" esclamò Kagome angosciata, temeva il giudizio di Kaede.Quest'ultima la stupì con un grande sorriso.
"Sarebbe davvero fantastico!Rin ti adora, solo questo potrebbe giovarle a molto, vero dottore?" il dottor Totosai annuì.
"Assolutamente!Oh una bella notizia!" cinguettò il dottore con allegria.
"Ma volete prenderla con voi, anche dopo questa cosa che è successa?Una bambina muta è una grande responsabilità..." aggiunse Kaede.
"Ora più che mai!" esclamò Inuyasha, Kagome lo guardò con un moto di orgoglio mentre gli prendeva la mano.
"Ora più che mai!" confermò la ragazza.
Kaede annuì con un sorriso.
"Ebbene è deciso!Ovviamente ci vorrà un po' di tempo, ma conoscete le pratiche meglio di me, sopratutto tu Inuyasha" esclamò Kaede.
"Certo, è il mio lavoro!" rispose Inuyasha con ovvietà.
"Be' credo che Rin abbia una gran voglia di vedervi!" disse il dottor Totosai, i giovani annuirono.
"Io devo tornare all'orfanotrofio, passo oggi pomeriggio!Intanto inizio a lavorare sulla vostra adozione" disse Kaede stringendo loro la mano.
"Grazie signora Mikon!E' molto importante per noi!" disse Kagome, la donna annuì.
"Mi fa piacere saperlo!"rispose sorridendo per poi uscire.
I due ragazzi entrarono nella camera di Rin. Aveva davanti un vassoio pieno di roba da mangiare appena li vide entrare fece loro un grande sorriso e aprì le mani impaziente di farsi abbracciare.
Kagome non attese un secondo e si precipitò verso di lei stringendola forte.
"La mia piccola Rin!Tesoro mio!" strillò commossa. Inuyasha si sedette ai piedi del letto in maniera molto più discreta della sua ragazza.
"Kagome la soffochi così!" esclamò Inuyasha e sentì la bambina ridere e allungare le braccia verso di lui. Inuyasha si irrigidì imbarazzato per poi stringere dolcemente la bambina fra le braccia.Quando si staccarono Rin lo guardò. Il suo sguardo era splendido ed aveva sempre avuto quell'ombra triste celata dietro che rendeva, stranamente, i suoi occhi ancora più indimenticabili ma in quel momento la tristezza che celavano era ancora più profonda.
"Che schifezze ti fanno mangiare qua?" cercò di scherzare Inuyasha, vedere quegli occhi così malinconici facevano crescere in lui un moto di rabbia insostenibile. Se solo avesse potuto avrebbe fatto Naraku in mille pezzettini.
La bambina gli guardò e si toccò la gola e dissentì.
Kagome la guardò e annuì.
"Lo sappiamo Rin che non parli...Ma non ti devi preoccupare troveremo una soluzione insieme!" disse la ragazza rassicurante.
Rin annuì e le indicò il comodino. Kagome seguì la direzione e vide un block notes e una penna.
Di nuovo le vennero le lacrime agli occhi ma cercò di reprimerle, non voleva far preoccupare Rin.
Con mani tremante prese carta e penna e gliele porse.
Dunque d'ora in poi avrebbero comunicato così?
Niente più la sua voce cristallina?Le sue battute divertenti?
Avrebbe dovuto esprimere i suoi pensieri attraverso parole scritte velocemente su un foglietto?
Il dolore per quella bambina non avrebbe mai avuto fine?La vide scribacchiare per poi far vedere loro il suo messaggio.
"Mi dispiace, ma proprio non ci riesco!" era scritto e di fianco aveva disegnato una faccetta triste.
Kagome l'abbracciò di nuovo.
"Non ti devi preoccupare Rin!Risolveremo questa cosa insieme!Io e Inuyasha abbiamo una bella notizia da darti!" esclamò Kagome.
Rin sorrise annuendo ripetutamente in attesa che continuasse.
"Non vogliamo che nessun'altro ti faccia del male,Rin..." aveva iniziato a dire Inuyasha. Rin lo guardò facendo un lieve sorriso e gli accarezzò la guancia. Inuyasha rispose al sorriso e posò la sua mano su quella della bambina, stringendola leggermente...
"E-e come sai noi ti vogliamo molto bene, un bene enorme, gigantesco!" continuò Kagome con voce tremante, Rin accarezzò il viso anche a lei che fece lo stesso gesto di Inuyasha mentre ancora il suo volto si rigava di lacrime.
"E non potremmo sopportare di affidarti a qualcun'altro ne tantomeno di farti tornare all'orfanotrofio!" esclamò Inuyasha.
In quel momento Rin aggrottò la fronte sinceramente confusa...Se non volevano farla tornare all'orfanotrofio...Dove sarebbe andata?Guardò Kagome in cerca di risposta.
"Vogliamo adottarti noi,Rin...Vogliamo essere i tuoi ge-genitori!" concluse Kagome con la voce rotta dalle lacrime.
Rin rimase impietrita, con la bocca metà aperta e l'unico segno di vita erano i suoi occhi che passavano da Inuyasha a Kagome.
"O.." le uscì fuori un piccolo verso, l'ombra della sua voce. Si portò le mani alla bocca stupita e i due ragazzi si sporsero verso di lei in attesa di un parola ma Rin riprovò a parlare ma non uscì niente e prese a piangere, Kagome la prese subito tra le braccia.
"Non importa Rin!Ci vorrà del tempo!Voglio solo sapere...Se sei felice della nostra notizia?" chiese Kagome con timore. Rin si staccò da lei e prese a scribacchiare furiosamente sul suo quadernino tanto che i due temettero che la bambina non fosse contenta della notizia ma poi sporse il foglio verso di loro.
"SONO FELICE!TANTO!E' UN SOGNO CHE SI AVVERA!E' UNA COSA COSì BELLA CHE MAI MI SAREI ASPETTATA!VI VOGLIO TANTO BENE!" e vicino era disegnata una faccina con un sorrisone enorme circondato da stelline.
Inuyasha e Kagome sorrisero e l'abbracciarono.
"Sono felice anche io,Rin!Affronteremo le avversità insieme!Per te sarò una madre, una sorella, un'amica!Non ti lascerò mai Rin!Staremo insieme per sempre!" esclamò Kagome commossa, sentì le deboli braccia della bambina stringerla più forte.
Dopo un po' i tre si staccarono e Rin riprese a scrivere.
"La mia famiglia..." scrisse e Inuyasha annuì.
"Ovviamente Rin!Saremo la tua famiglia!" confermò con un sorriso.
In quel momento Rin sentì un sacco di sentimenti tutti insieme.
Sapeva perchè non riusciva a parlare, sapeva che quello era sintomo di uno shock.
Sapeva che in quella maledetta stanza sotterranea aveva avuto una grande paura. Si era sentita sola, abbandonata, ripudiata da una persona di cui credeva di potersi fidare per poi essere tradita.
Sapeva che aveva sentito che per lei non ci sarebbe stato un futuro, sapeva che non aveva mai avuto una famiglia e non avrebbe mai conosciuto le sensazioni che si potevano sentire in una famiglia.
Sapeva tutto questo perchè era convinta e desiderava morire, perchè credeva fermamente che a lei la felicità e l'amore materno fossero negati.
Invece ecco, quello che in fondo al cuore aveva sempre sognato, una famiglia proprio quando aveva creduto che tutto fosse perduto.
E non una famiglia normale!Erano Kagome e Inuyasha le persone che amava più della sua stessa vita, persone che lei segretamente si era sognate come una madre e come un padre e proprio loro adesso le promettevano la famiglia che aveva sempre desiderato!
Aveva una grandissima voglia di urlare fino a consumare la voce, di strillare canticchiando, di ridere fino ad avere i crampi allo stomaco ma proprio non ci riusciva!
Ma sapeva che la risposta e la soluzione era in lei ed ora non aveva più paura perchè sapeva di avere Kagome e Inuyasha al suo fianco e sperava davvero di riuscire a capire finalmente il significato di famiglia e felicità e sopratutto di scoprirne le splendide sensazioni che ne scaturivano.



Rin era nella sua camera.
Kagome e Inuyasha avevano comprato una nuova casa a più piani che condividevano con i loro amici Sango e Miroku che lei adorava tanto e li chiamava zio e zia.
Tutti insieme, circa un anno prima, si erano rimboccati le maniche per tirar su quella bella casetta che avrebbe protetto i suoi ricordi in un futuro migliore e nuovo.
Era passato un anno da quel giorno all'ospedale e lei non parlava ancora.
Andava un giorno alla settimana all'orfanotrofio per le ore con Ayame ma ora che sentiva la sua vita finalmente realizzata non le metteva più tristezza quel posto e poteva tenersi in contatto con Shippo.
Il suo piccolo amico era felice, le aveva detto che ogni notte sperava di rivederla per ridere e giocare con lei e così era successo.
Rin adorava la sua famiglia. Kagome era una madre affettuosa, la riempiva di coccole, la faceva giocare e anche lei la aiutava tanto a risolvere il suo problema. Parlavano tanto, o meglio Kagome parlava, lei rispondeva sul suo quadernino o con il linguaggio dei segni che tutti avevano imparato in casa. Kagome dimostrava il bene che aveva per lei ogni giorno e lei si era abituata subito a chiamarla mamma nella sua testa, le veniva istintivo tanto che pensava che Kagome e Inuyasha fossero due angeli mandati dal cielo dai suoi genitori per vegliare su di lei.
Non le importava del legame di sangue, sapeva che i suoi genitori vegliavano su di lei ed erano felici di vederla serena. Inuyasha invece era un papà divertente, la faceva giocare e trasgredire un po' alle regole ed era sempre Kagome a rimproverare tutti e due dicendo che non aveva a che fare con una bambina ma ben con due!
La felicità che provava era strabordante, una sensazione così forte da essere ingestibile e non sapeva proprio perchè nonostante tutta quella felicità, tutta quella sensazione di pace che pervadevano la sua mente non riuscisse ancora a parlare.
Molto probabilmente erano gli incubi di quelle notti che l'inseguivano ancora, ma Rin in fondo immaginava che quei ricordi non sarebbero mai completamente scomparsi. Forse c'era ancora qualcosa che doveva scoprire per regolarizzare la sua vita in modo tale di renderla 'perfetta'. Ma in quel momento stava bene così com'era. Aveva una famiglia. Se lo ripeteva spesso.
Famiglia!Famiglia!Famiglia!
Tanto che temesse che fosse tutto un sogno e che presto si sarebbe svegliata e sarebbe tornata a quella vita triste e ingiusta che l'aveva inseguita per tutti quegli anni.
Ma poi Kagome le faceva assaggiare un suo biscotto bruciacchiato ma fatto con tanto amore che a lei piaceva comunque e Inuyasha le faceva fare i 'vola-vola' sulle sue spalle e lei si rendeva conto che quello non era un sogno ma una realtà anche se tutta nuova. Amava quella sensazione!Ed era solo un anno!Era splendida la consapevolezza che avrebbe passato il resto della sua vita con loro, era una cosa dolcissima che pervadeva la sua anima.
Si alzò dal suo letto, la sua camera era completamente diversa da quella che aveva avuto per breve tempo da Kagura. Il suo ricordo non era così amaro, le avevano detto cosa aveva fatto la Yasha per lei. L'aveva tradita, sì, ma in fondo anche lei era stata una vittima ed era morta per proteggerla per questo ogni notte faceva una preghierina anche per lei.
Comunque la camera che aveva da Kagura sembrava quella di una casa delle bambole e non rispecchiava affatto il suo carattere.
Quella che aveva adesso, invece, l'avevano ridipinta e messa a posto proprio lei, Kagome e Inuyasha insieme.
Le pareti erano di un bel color granato tendente all'arancione(il suo colore preferito) aveva un lettino alto in ferro battuto pieno di ghirigori che la facevano sentire proprio una principessa!Ed era ricoperta di mensole piene di libri, poster di gruppi musicali(Inuyasha la stava portando ad una cultura musicale Hard-Rock mentre Kagome le passava dei brani molto più spensierati e dolcemente melodici, sopratutto di cantanti giapponesi, e a lei quei due generi insieme che univano il suo lato sbarazzino a quello tenero piacevano tanto!) sulle pareti e tanti peluches.
Guardandosi intorno un'ultima volta Rin scese dal letto con un balzo, era troppo alto e lei non riusciva ancora a toccare i piedi a terra, dopo essersi lavata fece per scendere a fare colazione ma quando passò davanti alla camera di Inuyasha e Kagome sentì qualcuno parlare e si avvicinò furtivamente spiando dalla porta semi-aperta.
Vide Inuyasha seduto in ginocchio davanti alla  poltrona e teneva in mano una piccola scatolina.
"Così Kagome, anche se ti dico sempre che cucini male, mi lanci i bastoncini come se fossi un cane e che trovi che abbia tinteggiato la parete della camera di Rin in maniera orrenda e anche se ti rispondo che sei una dannata mi vorresti...Sposare?" domandò al cuscino della poltrona porgendogli l'anello.
Sentì un applauso alle sue spalle e sobbalzò spaventato perdendo l'equilibrio. Temette per un attimo di vedersi davanti Kagome ma si trovò invece davanti una Rin estremamente diveritita.
Inuyasha arrossì violentemente.
"Rin!E' maleducazione spiare!" la rimproverò imbarazzato.
Rin fece una faccia accigliata e alzò gli occhi al cielo per poi iniziare a gesticolare.
"E questa schifezza me la chiami proposta di matrimonio?" chiese col linguaggio dei segni.
Inuyasha si laciò cadere sulla poltrona neo-sposa con cui stava parlando prima.
"Vieni qui" le disse indicandosi le gambe e Rin gli fu subito in braccio.
"E così vuoi finalmente sposare la mamma!Era ora!" disse di nuovo Rin col linguaggio dei segni.
Inuyasha abbassò lo sguardo arrossendo.
"Io...Sì. Ora la casa è a posto, il lavoro va bene, questo aprile quando andrai a scuola non voglio che i tuoi compagni ti prendano in giro dicendo che i tuoi genitori non sono sposati!" esclamò, Rin scoppiò a ridere, in quella sua ormai abituale risata silenziosa. Dopodichè si indicò per poi comunicare.
"Lo fai per me?Non perchè ami la mamma?" chiese, Inuyasha arrossì ancora di più.
"Certo che la amo!" esclamò indignato, Rin sorrise.
"Ah ecco!Quella della scuola era solo una scusa, imbrogline!"quando finì di gesticolare gli fece una linguaccia, Inuyasha non potè fare a meno di scoppiare a ridere e farle il solletico.
"Sei proprio una bestiolina!" esclamò. Rimasero ancora un po' a giocare e poi Inuyasha le chiese.
"Faceva proprio schifo come dichiarazione?" chiese accigliato, Rin annuì ripetutamente e lui sospirò.
"Non puoi certo dirle che non ti piace come cucina!Sai che poi si arrabbia!".
Inuyasha sbuffò.
"Già non è proprio il modo migliore di cominciare una cosa del genere!Non sono bravo in queste cose!" esclamò affranto.
Rin fece spallucce e gesticolò.
"Cosa vuoi che ne sappia io?Sono piccola!" e fece una faccetta triste, Inuyasha sorrise.
"Lo so Rin...".
I due rimasero a pensare per un po' e poi Rin prese a saltellare sulle gambe del ragazzo.
Si alzò corse fuori e tornò con il suo quadernino e prese a scrivere velocemente, la lingua tirata fuori tra i denti in segno di grande concentrazione poi strappò il foglio e lo porse a Inuyasha che prese a leggere. Dopo un po' fece un grande sorriso.
"Mi hai dato un ottimo spunto,Rin!Ti meriti una bella colazione!" esclamò. Rin lo guardò dubbiosa e lui rise.
"Tranquilla, so per certo che oggi è il turno di Sango a cucinare!" rispose e Rin fece un sospiro facendo finta di pulirsi la fronte madida di sudore.
Inuyasha rise e la prese in braccio.
"E' meglio non dire a Kagome questa cosa della cucina, magari le regalo un corso per il suo compleanno!" disse Inuyasha tra se, diveritito. Rin si staccò da lui per fargli vedere cosa voleva dirgli.
"Con discrezione però!" lo avvisò.
"Ovviamente Rin!Sappiamo bene quanto è spaventosa Kagome quando si arrabbia!Meglio non irritarla troppo!" disse facendole l'occhiolino.
Quando arrivarono in cucina, come immaginato, Sango trafficava ai fornelli e Kagome e Miroku erano seduti al tavolo della cucina e consumavano la loro colazione.
Inuyasha mise giù Rin così che potesse andare incontro a Kagome stringendola nel solito abbraccio mozzafiato della mattina per poi scoccare i soliti baci mattutini a Miroku e a Sango.
"Era ora Inuyasha!Credevo non finissi più!" disse Kagome con un sorriso mentre passava a Rin una fetta di pane e marmellata.
"Ho avuto dei...Problemini" rispose facendo l'occhiolino a Rin  che si nascose la bocca con la mano bianca per poi ridacchiare. Kagome li guardò accigliata.
"Voi due mi nascondete qualcosa..." disse sospettosa.
Rin dissentì ripetutamente.
"Mah no Kagome, cosa ti viene in mente!Su ora sbrighiamoci dobbiamo andare a lavoro!" esclamò Inuasha alzandosi per poi scoccare un bacio a Rin. Anche Kagome si alzò e strapazzò di baci e abbracci Rin.
"Ci si vede oggi piccolina!" disse Kagome, Rin la strinse forte per poi lasciarla andare.
"Tranquilli ci penso io a lei oggi, ci guardiamo qualche filmino!" disse Miroku prendendo il braccio Rin e facendole l'occhiolino. Kagome spalancò la bocca sconvolta.
"Miroku non osare far vedere quelle cose alla bambina, sei impazzito?" strillò diventando di tutti i colori.
"Io dicevo i Walt Disney Kagome, cosa pensavi scusa?" chiese Miroku con voce innocente.
Inuyasha e Sango scoppiarono a ridere mentre Kagome arrossiva e Rin guardava tutti confusa.
"Tranquilla Rin è presto per capire" le disse Miroku per poi prendersi un pugno in testa.
"Non capirà ne ora ne mai!" fu la volta di Inuyasha a strillare stizzito a questa volta fu Kagome a ridere.
"Ah fai già il padre geloso,Inuyasha!" sospirò Miroku, Rin continuava ad essere sempre più confusa ma poi fece spallucce e prese a continuare ad addentare la sua fetta di pane e marmellata.
Inuyasha e Kagome uscirono e Rin sospirò felice.
Che bello presto i suoi genitori si sarebbero spostati!
Appoggiò la testolina sulla spalla di Miroku mentre assaporava quella splendida sensazione di pace e allegria al quale stentava ancora abituarsi.
Una famiglia.


Allora, come vedete Rin è davvero felice ma è sorto un altro problema:il mutismo.
Spero non pensiate che sia sadica ma ho creduto che per una bambina speciale e profonda come Rin tutto non potesse passare come niente fosse ed in più è un riferimento alla storia originale che tutti sappiamo quando Sesshomaru salva Rin dalla morte e dopo la morte dei genitori aveva perso la voce.
In base a questo riferimento che credo dica molto perchè è un indizio all'arrivo, questa volta sul serio, sempre più imminente del nostro amato Sesshomaru!
Lo prometto manca davvero pochissimo al suo arrivo!XD
Per velocizzare non ho neanche fatto correggere il capitolo alla mia beta(spero non ci siano tanti errori!).
Ringrazio:
KaDe: Ciao carissima!Eccoti il nuovo capitolo. Che dire.. grazie, davvero,
è sempre un piacere immenso leggere le tue recensioni,  e sono davvero felice di sapere che ti piace il mio stile. Spero che la storia ti trasmetta sempre più emozioni e ti coinvolga sempre più!Grazie mille!Al prossimo capitolo!un bacione!

FairyFlora: Non credevo che la mia fic ispirasse addirittura alla danza, questa sì che è una bella notizia!;)Cmq sì finalmente Rin ha una vita normale ma come vedi i segni della prigionia di Naraku sono ancora molto vividi, ma a tutto c'è un rimedio, no?;)Per quanto riguarda la lettura io ho inserito in lei i miei sentimenti al riguardo, soprattutto in quest'ultimo periodo in cui libri e mie storie sono la mia unica linfa vitale, sono felice che molti di voi vi siate rispecchiati in quelle stesse sensazioni!Grazie tantissimo per la tua recensione!Al prossimo capitolo!:D

Vale728: Ciao!Be' ti ringrazio moltissimo per i tuoi bellissimi complimenti, davvero!Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, ti confesso che uno di quelli che ho scritto con maggiore sentimento proprio perchè, come hai detto tu, è il capitolo che chiude le porte alla vita oscura di Rin!Grazie molte!Al prossimo capitolo!

Achaori: Ciao cara!Ti ringrazio molto per i tuoi complimenti, mi fanno davvero piacere!Eh si una parte si è chiusa, ne rimangono i ricordi, ma niente è irrisolvibile!;)Sono felice di aver letto che hai considerato Rin una 'stupenda bambina' ricordandomi che all'inizio consideravi il suo personaggio di non molto spessore mi fa piacere che ti sto facendo cambiare un po' idea!;)Come ho detto ho inserito i miei sentimenti quando leggo e non sei l'unica che si è riscontrata in quella descrizione e di questo ne sono entusiasta!Grazie mille per la recensione!Al prossimo capitolo!Un bacio!^^

Draco: Grazie mille per il tuo bel commento, ora finalmente tutto è finito, vi ho lasciato sul filo del rasoio per un po' e come vedi tutto è ok, Rin è felice ma non è ancora tutto come dovrebbe essere...Ma le cose maggiori si sono ristabilite e aspettati dei capitoli che, per quanto spero siano sempre di gradimento, saranno più gioiosi e divertenti. Grazie tantissimo!Al prossimo capitolo!baci.

Mikamey: La mia carissima Mikamey!:)Sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto, in effetti sì c'erano un bel po' di avvenimenti ma ci tenevo a porre fine alle sofferenze della piccola Rin anche se non è ancora del tutto finito sicuramente il peggio è passato e credo si veda da questo capitolo!;)Sì avere loro tre insieme era l'obbiettivo primo di questa storia che gira intorno alla scoperta della completezza nella vita della piccola Rin.Questa volta, davvero, l'arrivo del misterioso Sesshomaru si avvicina sempre più però pensa;aggiunge un po' di pathos l'attesa del bel demone cane, no?;)Grazie davvero per la tua recensione che è sempre molto gradita!Al prossimo capitolo!un bacione!!!

Kim93: Che bello rivederti!Tranquilla capisco perfettamente in questo periodo ho l'istinto omicida di bruciare la scuola talmente mi sta mandando in pappa il cervello!Comunque ti ringrazio come sempre, sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e in questo avrai molte risposte alle tue domande!Al prossimo capitolo!baci!

Un saluto,
by LilyProngs


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Capitolo 13
*** Un'argentea freccia come proposta! ***


Capitolo 13 betato Ecco un nuovo capitolo!

La bambina alla ricerca di un sogno

"Allora, Rin-Rin, cosa vogliamo fare di bello oggi?" chiese Miroku. Rin ci pensò su e prese il suo quadernino, sapeva che Miroku aveva un po' di difficoltà ad abituarsi al linguaggio dei segni e male interpretava i suoi gesti traducendo sempre delle frasi un po' sconce che lei, per la gioia di Inuyasha, non riusciva mai a capire completamente.
"Andiamo al parco?" scrisse, per poi fargli leggere il suo messaggio.
"Oh, ma certo! Vieni con noi al parco, Sanguccia?" chiese Miroku, guardando la sua ragazza con un grande sorriso. Sango alzò gli occhi al cielo per quel nomignolo e poi accarezzò il volto di Rin.
"Certo che vengo! Devo controllarti, non vorrei mai che le insegni qualcosa di sconveniente!" rispose facendo l'occhiolino alla bambina che ridacchiò e poi le rispose con i segni.
"E anche per controllare che non faccia il cascamorto!" Sango arrossì ma poi annuì sorridendole.
Miroku non aveva capito bene.
"Per impedirmi di fare il casca l'orto? Che senso ha?" si chiese confuso. Sango e Rin scoppiarono a ridere ma poi il volto di Miroku si illuminò.
"Ah, cascamorto!" esclamò trionfante prendendo le mani di Sango tra le sue.
"Non devi essere gelosa mia...Ahi!" si bloccò perchè la sua ragazza gli aveva tirato un pugno in testa. Miroku piagniucolò mentre una Rin divertita gli accarezzava la testa ferita, lui si strinse alla bambina.
"Oh, Rin, proteggimi tu da questa ragazza cattiva!" mugugnò e Rin rise ancora. Si divertiva quando Inuyasha e Kagome la lasciavano a Sango e Miroku, quei due erano uno spasso insieme!
"Miroku, smetti di fare lo sciocco!" esclamò Sango esasperata e lui si tirò subito su con un sorriso.
"Ai tuoi ordini, tesoro mio!" cinguettò raggiante. Sango alzò gli occhi al cielo cercando di nascondere, senza troppo successo, un sorriso.
"Su, andiamo! Rin, prendi il giubbottino, mi raccomando!" disse premurosa mentre si alzava. Rin annuì scendendo dalle gambe di Miroku che si alzò a sua volta per poi avvicinarsi a Sango.
"Saresti proprio una brava mamma!" le bisbigliò dolcemente. Sango arrossi, per quanto era da più di un anno che erano sposati ormai, riusciva sempre a imbarazzarla.
"Non farti strane idee così presto, maniaco!" rispose divertita, schiocchiandogli un bacio sulla guancia e raggiungere Rin. Miroku rise per poi uscire anche lui con la sua ragazza e quella che per lui era ormai una nipotina a tutti gli effetti.


"Ah, oggi Shippo non ha fatto altro che chiedermi di Rin!" esclamò Kagome, sulla via di casa. Kaede li aveva fatti andare a casa stranamente più presto del solito.
Inuyasha strinse le mani sul volante.
"Quel moccioso non sarà mica innamorato di Rin?" chiese estremamente indagatore. Kagome scoppiò a ridere.
"Ma va figurati, è come una sorellina per lui... Al massimo è innamorato di me!" aggiunse divertita, Inuyasha deviò bruscamente.
"Che cosa?" strillò. Kagome posò prontamente le mani sul volante per fargli drizzare la guida.
"Inuyasha, stavo scherzando! Come sei geloso!" esclamò, segretamente soddisfatta. Inuyasha arrossì borbottando.
Poi Kagome notò che il ragazzo aveva preso una strada diversa dalla solita.
"Inuyasha, dove stai andando?" chiese confusa.
Lui sorrise. "È una sorpresa, Kagome" rispose, scoccandole un lento sguardo. Il cuore della ragazza saltò freneticamente i battiti.
"U-una sorpresa?" chiese stupita. Inuyasha non era proprio il tipo per quel genere di cose. Era dolce, certo, ma con dei piccoli gesti che per lei significavano molto... da lì a una vera sorpresa c'era una grande differenza. Rimase in silenzio guardando la strada e cercando di capire dove la stesse portando.
"Ma questa è la via per la scuola elementare" disse sempre più confusa, Inuyasha annuì e parcheggiò proprio davanti alla scuola ormai abbandonata, soltanto il giardino per quanto pieno di erbacce conservava un po' della sua antica bellezza.
Inuyasha scese dalla macchina e lei lo seguì.
"Perchè siamo qui?" chiese curiosa, lui le prese la mano senza dirle niente e se la prese in spalle per poi scavalcare il cancello con un balzo.
"Inuyasha si può sapere..." iniziò ma lui le posò un dito sulla bocca e la riprese per mano.
"Kagome, cosa ti fa pensare questo posto?" chiese. Kagome ci pensò su.
"E' qui che ti ho visto la prima volta" rispose in maniera spontanea: Inuyasha fece un grande sorriso, sperava in quella risposta, che era la stessa che avrebbe dato lui.
"Sì, è la stessa cosa che penso anche io quando passo di qui..." rispose, guidandola verso un posto che Kagome non riusciva ancora a comprendere.
"Ah... fu in quello spiazzo che presi quel pugno al tuo posto!" esclamò la ragazza indicando un posto lontano e pieno di erbacce. Inuyasha borbottò, se lo ricordava bene.
"Sì, non avresti dovuto!" rispose, lei rise.
"E' passato tanto tempo, il tuo orgoglio maschile ha retto il colpo?" chiese divertita. Inuyasha le fece la linguaccia per poi sorridere.
"Mi ci è voluto un po'" rispose facendole l'occhiolino. Kagome si strinse al suo braccio.
"Da quel giorno, però, siamo stati inseparabili. Ne è valsa la pena" rispose andandogli vicino, Inuyasha la guardò e le schioccò un bacio sulle labbra.
"E quello, te lo ricordi?" chiese indicando un posto più avanti. Kagome guardò in quella direzione e fece un grande sorriso.
Un enorme albero di tiglio si estendeva davanti a loro, le sue foglie verdi vibravano nell'aria.
"Il Goshinboku!" esclamò la ragazza, sorridendo come una bambina. "Era il nostro posto preferito!" ricordò.
"Già, e nessuno ci veniva mai perchè avevano paura di me..." aggiunse Inuyasha. Kagome fece un'espressione dispiaciuta; lo sapeva bene, lei era stata la persona al suo fianco per tutti quegli anni.
"Non fare quella faccia, era il posto più bello di tutto il parco. Era una fortuna che fosse solo nostro!" aggiunse Inuyasha con un sorriso. Lei annuì per poi alzare la testa all'improvviso.
"Ti ricordi quando conficcai la freccia nel tronco?" gli domandò. Inuyasha fece di nuovo quel  sorrisone, spevava tanto che si ricordasse anche quello.
"Sì, baka che non sei altro e poi ti sei arrampicata per riprenderla e ti sei graffiata il dito con la sua punta!" rispose in tono di rimprovero, Kagome annuì spensierata.
"E' vero, mi ricordo che mi misi a piangere e che tu ti strappasti un lembo della tua maglietta per fasciarmi il dito" ricordò, Inuyasha arrossì.
"Ah, già, quello me l'ero dimenticato..." rispose balbettando. Kagome rise.
"Io non l'ho mai dimenticato...E' stato il primo tuo gesto di dolcezza nei miei confronti" rispose con lo sguardo perso nel passato.
Inuyasha arrossì ancora di più. Iniziava a ricordarsi quel momento, era la prima volta che si era reso conto di quanto volesse bene alla piccola Kagome. La prima volta che aveva sentito il bisogno di proteggerla. Cercava di nascondere ciò che faceva per lei perdendosi in scuse e nascondendosi in modi bruschi, ma alla fine Kagome aveva sempre capito le cose molto prima di lui.
Scosse la testa cercando di riportare il discorso a suo vantaggio.
"Non siamo mai riusciti a tirar fuori quella lancia...Chissà se è ancora li?" si chiese, Kagome fece un sorriso raggiante.
"Vediamo!" esclamò per poi correre verso l'albero alzando un braccio. Si ricordava perfettamente dove fosse e sorrise pensando al fatto che non doveva più saltare come un coniglio per arrivare fino a quel punto.
"Attenta a non graffiarti!" le ricordò Inuyasha avvicinandosi.
"Sono grande adesso!" rispose Kagome facendogli l'occhiolino, toccando con delicatezza la corteccia dell'albero. Sentì un buco e poi qualcosa di freddo sfregare sul suo dito ma, stranamente non sembrava appuntito, probabilmente il tempo aveva consumato la lama...Pizzicò la corteccia per poi ritrovarsi qualcosa tra le mani.
"Preso!" esclamò trionfante, per poi ammutolire vedendo ciò che teneva fra le mani.
Un anello d'argento scintillava tra le sue dita, e un diamante circondato di disegni e filamenti d'oro brillava davanti ai suoi occhi.
"I-Inu... Inuyasha?" balbettò furiosamente guardandolo. Lui si godeva la scena vedendola con gli occhi spalancati dalla sorpresa, la bocca metà aperta e la sua mano tremante che teneva il piccolo oggetto prezioso tra le mani.
Le si avvicinò, le prese l'anello e si inginocchiò davanti a lei. Kagome lo guardava sempre più esterrefatta mentre sentiva crescere dentro una voglia sempre più grande di piangere commossa.
Lo vide prenderle la mano sinistra e attese euforica ciò che aveva da dirle.
"Kaggy, sai meglio di me quanto io sia... poco adeguato per queste cose. Non mi piacciono i violini e le rose e mi impappino se devo parlare di cose che vengono troppo dal... profondo di me stesso. Ho messo su questa scenetta per ricordarti dove ci siamo conosciuti, per ringraziarti di come e quanto ci sei stata per me nei momenti difficili. Ho trovato che venire qui fosse un modo... particolare e che non neessita di troppe parole per chiederti... mi vuoi sposare, Kagome?" .
Aveva parlato lentamente e un po' titubante. Kagome sapeva quanto gli costasse parlare in quel modo, ma mai era stata così felice del fatto che lui avesse usato uno di quei suoi soliti gesti per dimostrarle quanto l'amasse. A volte non c'era troppo bisogno di parole per dimostrare ad una persona il proprio affetto, e lei... lei era felice che Inuyasha fosse così e in quel momento lo amava più di quanto lo avesse mai amato in vita sua e questo era tutto dire.
Non potè fare a meno di piangere e rispose con un grido tremante: "Sì Inuyasha! Mille volte sì!" saltandogli al collo e lui perse l'equilibrio visto che era in ginocchio. Si rotolarono tra le foglie secche e Kagome lo riempì di baci. "Inuyasha... Inuyasha, sono così felice!" strillava e Inuyasha sorrideva divertito per la sua reazione, estremamente emotiva com'era tipico di lei.
"Kagome, dammi la mano..." le disse sorridendo, con quella sua reazione non aveva avuto modo di infilarle l'anello al dito.
"Oh sì, certo..." disse Kagome tra le lacrime. Il suo anello era bellissimo, ma era niente al confronto della gioia di quel momento. Dopo tutto quello che aveva fatto, avrebbe anche potuto usare una linguetta di una lattina come anello e non gliene sarebbe importato niente, davvero!
Appena le infilò l'anello, Kagome riprese ad abbracciarlo e rimasero in quel posto fino all'arrivo della sera. Insieme e felici in quel luogo che profumava dei loro ricordi.
"Forse è meglio andare, adesso..." disse Inuyasha, con Kagome appoggiata alla sua spalla che guardava verso il cielo.
Annuì. "Sì...Dobbiamo dare la nostra bella notizia agli altri!" esclamò euforica. Inuyasha rise tra sé, senza dirle che era stata Rin a dargli lo spunto. Certo, poi aveva fatto tutto da solo, ma il consiglio della sua bambina era stato davvero importante!
Camminarono mano nella mano fino alla macchina lasciandosi alle spalle il luogo del loro primo incontro.


"Ah ah, Miroku sei tutto scarmigliato!" esclamò Sango divertita mentre i tre rientravano a casa. Anche Rin rise silenziosamente.
Miroku sbuffò. Lui e Rin avevano giocato a 'Chi arriva prima' ed ovviamente era stata la bambina a vincere e Miroku in quel momento aveva tutti i capelli scompigliati dal vento ed il suo codino era impennato dietro la nuca.
"E' troppo vecchio per queste cose!" gesticolò Rin verso Sango che rise.
"Ehi, questa l'ho capita anche io! Vieni che ti prendo!" strillò Miroku che prese a rincorrere la bambina per tutta la casa. "Vediamo chi è il vecchio adesso!" aveva continuato.
Sango li guardava divertita. Ripensò a ciò che le aveva detto Miroku quella mattina. Avere dei bambini... forse non sarebbe stato poi così sbagliato, pensò tra sé con un sorriso toccandosi distrattamente la pancia.
Il rumore di una macchina che parcheggiava la riscosse dai suoi pensieri. Si girò e vide Inuyasha e Kagome scendere dalla macchina. Si accigliò: sembravano estremante raggianti, sopratutto Kagome.
"Sangooo!" urlò la ragazza correndo ad abbracciarla, Sango si stupì per tutta quell'euforia ma poi rispose guardando Inuyasha accigliata - lui fece spallucce.
"Dove sono Miroku e Rin?" chiese Kagome.
"Dentro che si rincorrono!" rispose Sango. Inuyasha entrò e si unì subito ai due, in un attimo riuscì a prendere Rin. Miroku si fermò piegato in due col fiatone.
"Oh meno male Inuyasha, non riesco a starle dietro!" soffiò ansimante. Inuyasha rise e guardò Rin che gli comunicò: "Io gliel'avevo detto che era vecchio!"
"Ehi ti ho vista di nuovo!" l'avvisò subito Miroku, Inuyasha e Rin scoppiarono a ridere.
Kagome raggiunse Inuyasha e Rin e gli abbracciò entrambi, felice. La sua famiglia.
Lo sarebbero stati a tutti gli effetti dopo quell'unione: la famiglia Taisho. Suonava magnificamente.
Rin guardò Inuyasha in modo furbo e lui annuì.
"Che bello!" gesticolò. Kagome la prese in braccio e la strinse forte. "La mia bambina!" sussurrò commossa.
Sango e Miroku guardavano i tre confusi. "Ma che succede qui?" chiese Miroku.
"Ragazzi, Inuyasha mi ha chiesto di sposarlo!" strillò Kagome felice.
"Sul serio?" esclamarono Sango e Miroku stupefatti. Era ora che si decidesse!
I due innamorati annuirono e Rin prese la mano di Kagome mostrando l'anello; quest'ultima la guardò confusa. "Ma tu come...Ecco cosa mi nascondevate oggi! Tu lo sapevi, vero?" chiese Kagome guardando la bambina e poi Inuyasha. I due annuirono insieme.
"Bestiolina! Me l'hai tenuto nascosto!" esclamò Kagome facendole il solletico, Rin rise allegra.
"Qui bisogna festeggiare!" esclamò Miroku.
"Concordo!" annuì Sango.
"Sì, credo che sia un'ottima idea!" concordò Inuyasha.
"Va bene, andiamoci a preparare allora!" disse Kagome.
Quella sera la famigliola brindò a quel bell'avvenimento proprio com'era successo l'anno prima, quando Sango aveva comunicato loro la stessa notizia.
Era una famiglia strana, unica - e a tutti andava benissimo così.


Eilà gente!Ecco il nuovo capitolo!
Sono davvero contenta che l'idea del mutismo sia in un certo senso piaciuta, perchè è stata davvero un'idea ponderata ma come vedrete nel corso della storia ci saranno molti riferimenti ad alcune scene o situazioni dell'anime originale, ovviamente con qualche piccolo cambiamento e tutto il rispetto per i diritti appartenenti a Rumiko Takahashi dal quale sono tratti tutti i personaggi della storia.
Spero che la proposta di matrimonio sia piaciuta, ci ho messo un po' ad inventarla e spero sia più...Inuyashesca possibile!;)
Ringrazio:
KaDe:Mia carissima KaDe!!!Come ho detto a molti anche io non vedo l'ora di pubblicare l'arrivo di Sesshomaru perchè so che siete tutti impazienti e perchè non vedo l'ora di sapere il vostro parere per come ho caratterizzato il personaggio, cmq il momento fatidico si avvicina sempre più!;)Come al solito la tua bella recensione mi riempe di un immensa gioia fatta di un mega sorrisone circondato da stelline!:)Anche io adoro Rin e sono contenta di riuscire almeno un po' a trasferire l'affetto che ho per questo personaggio nella mia storia!grazie mille come sempre!Un bacio grande!

Vale728: Ti ringrazio moltissimo per il tuo bellissimo e arguto commento, davvero!:)Mi fa piacere sapere che la storia del mutismo di Rin ti abbia colta di sorpresa era il mio intento!;)Eheh ti giuro che anche io non vedo l'ora di pubblicare l'arrivo di Sesshomaru perchè so che tutti voi siete in attesa e perchè non vedo l'ora di sapere i vostri pareri al riguardo, cmq manca sempre meno al suo arrivo!:DAncora grazie per il commento!Baci!

Draco:Ciao!:)Dici  bene, la piccola ha davvero diritto di essere felice adesso!!Ahah sono proprio contenta di sapere che la proposta di Inuyasha alla poltrona ti sia piaciuta!;)anche io mi sono divertita a scriverla.Puoi star tranquillo che non capiterà più niente di brutto a Rin, magari di nuovo, ma non certo brutto!:)Al prossimo cap!baci!

Mikamey:Carissima!Ovvio ho tolto la felicità per troppo tempo questa mia adorata creatura e ora come vedi le sto dando a più non posso la più grossa razione di gioia,benessere e protezione che si merita ora che ha i genitori del suoi sogni al suo fianco!;)Manca davvero poco all'arrivo di Sesshomaru e non vedo l'ora che la mia beta mi invii gli ultimi capitoli corretti perchè sono impaziente di pubblicare e leggere i vostri pareri!XDTi ringrazio moltissimo come sempre!Un bacione enorme!

Achaori:Ti ringrazio moltissimo, hai proprio ragione Rin ora sta bene e il mutismo è un problema più che superabile e poi adesso la famiglia è realmente consolidata. Be' Sesshomaru...Si vedrà presto ma sicuramente non è il personaggio da vedere come un padre, come si crede nella storia originale perchè nella mia fic quel ruolo è solamente coperto da Inuyasha...Cmq presto lo scoprirai!^^Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!Al prossimo cap!Baci!

FairyFlora:Ciao!:DSono contenta, come ho detto, che l'idea del mutismo ti sia piaciuta!Ahah sì be' Inuyasha è Inuyasha non me lo immaginavo proprio a fare lo sdolcinato, come hai visto in questo capitolo,che te ne pare?Eheh in attesa di Sesshomaru come tutti, ma manca sempre meno, promesso!;)Baci


Un saluto a tutti,
by LilyProngs

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Capitolo 14
*** L'arrivo di un inaspettato Principe! ***


Capitolo 14

Ecco il nuovo capitolo!

La bambina alla ricerca di un sogno

"Kagome, tesoro, quel colore ti sbatte un po'..." commentò la madre di Kagome.
Kagome fece un giro su se stessa guardandosi allo specchio, indossava un bel vestito di un verdino tenue.
"Dici?" chiese di nuovo guardando anche Rin che annuì ripetutamente, era seduta sulle ginocchia della signora Higurashi e sbarliccava un buon lecca-lecca alla fragola che la signora le aveva regalato.
"Me ne può far vedere degli altri?" chiese Kagome alla commessa, che annuì pazientemente.
Rin si era alzata e aveva preso a girare tra i vari appendiabiti e a camminare tra quelle gonne vaporose che sembravano tante meringhe.
"Rin, piccina, non toccare niente eh?" l'avvisò Fukata, la madre di Kagome. Rin si girò verso di lei e annuì, per poi continare la sua visita.
Ad un certo punto, su un manichino in bella mostra, vide un bellissimo vestito da sposa.
Aveva un corpetto bianco con l'incrociatura sul davanti ed era impreziosito da tante piccole perline delicate. La gonna era ampia e sembrava fatta di un tessuto leggero e soffice ed arricciate su un lato erano incrociate delle rose di stoffa dai bordini color indaco e Rin notò che anche il riflesso sul tessuto bianco leggero creava dei giochi di colore tendenti al blu.
Era davvero un vestito bellissimo.
Presa da una strana euforia corse verso il camerino di Kagome e ci entrò prima che potessero fermarla. Quando sentì qualcuno entrare Kagome sobbalzò inciampando sul vestito che stava provando alzando un grosso sbuffo di velo bianco.
"Rin!" esclamò mentre si alzava, una gamba nel vestito e una fuori.
La bambina saltellò, prendendola per mano.
"No, Rin, non posso mica uscire così!" esclamò Kagome imbarazzata. Rin le lanciò una vestaglia e la fece uscire.
"Signorina, che succede?" chiese subito la commessa, Kagome rispose con una confusa alzata di spalle.
Rin si fermò soltanto quando si ritrovò davanti all'abito che aveva visto poco prima.
"Ti piace?" chiese col linguaggio dei segni. Ma Kagome era incantata dalla vista dell'abito.
"E' bellissimo!" sussurrò commossa. Rin sorrise raggiante, contenta che i suoi gusti erano simili a quelli della madre.
Kagome la guardò. "Rin, sei... mitica!" esclamò prendendola in braccio e stringendola forte. "Insieme siamo imbattibili!" le disse ancora, presa da una strana euforia.
"Signorina!" chiamò la commessa che arrivò all'istante. "Sì?" chiese confusa.
"Vorrei provare questo vestito..." disse Kagome indicandolo: la ragazza sorrise.
"Ottima scelta! È splendido vero?" . Domanda retorica, ovviamente: Rin e Kagome annuirono ripetutamente.
Kagome rientrò nel suo camerino tenendo tra le mani quell'abito stupendo che sembrava fatto di nuvole. Sperava solo che le stesse bene!
Quando uscì, la commessa, sua madre e Rin la guardarono esterrefatte.
"Come sto?" chiese timidamente Kagome facendo un giro su se stessa. Fukata scoppiò in lacrime e Rin sobbalzò al suo fianco, per poi darle delle incoraggianti pacche sulla spalla per farla calmare.
"La mia bambina si sposa!" esclamò la donna in preda ad una crisi. Kagome arrossì guardando la commessa. "La scusi!" disse, mentre un grosso gocciolone scendeva sulla sua testa.

La ragazza scoppiò a ridere. "Non si preoccupi! Succede di peggio, mi creda!" rispose divertita.
"Sei bellissima, figlia mia!" esclamò Fukata commossa. Kagome sorrise e guardò verso Rin. "Ti piace?" chiese.
Rin annuì e gesticolò. "Sei splendida!".
Kagome si girò verso lo specchio e si guardò. Adorava quel vestito e doveva ammettere che le stava davvero bene, sembrava fatto apposta per lei. Aveva rimproverato la madre, ma anche a lei scorse una lacrima commossa sulla guancia candida. "Prendo questo!" affermò felice e Rin saltellò. Era contenta di aver contribuito a quella scelta.


"Ci vediamo stasera a cena, cara?" chiese Fukata scendendo dalla macchina. Kagome annuì metre Rin cambiava il suo posto dietro per andare sul sedile davanti, Fukata le mise la cintura prima che lo facesse da sola. Per quanto fosse un po' apprensiva, a Rin piacevano tutte quelle attenzioni. Non ne aveva mai avute e adesso si stava riprendendo tutto ciò che si era persa in una vita. Si ubriacava di quelle dimostrazioni d'affetto.
"Sì, mamma, a stasera da me alle otto! Oggi arriverà anche Sesshomaru, il fratello di Inuyasha, lo va a prendere appena torno a casa..." rispose Kagome.
"Oh, che bella notizia!Allora a stasera tesori miei!" le salutò scoccando loro due baci, poi Kagome rimise in moto.
"Ma mamma, il fratello di papà com'è?" chiese col linguaggio dei segni, prima che la ragazza partisse guardando la strada. Kagome sospirò.
"Eh, com'è... Sesshomaru è una persona da prendere con le pinze! Ti confesso che a me mette non poca soggezione: è taciturno e molto serio. Non so quanto potrete andare d'accordo, però verrà a stare da noi per un po' di tempo..." spiegò. Temeva del rapporto che avrebbe avuto Rin con Sesshomaru.
Certo, alla decisione dell'adozione della piccola sia la sua famiglia che quella di Inuyasha aveva risposto in maniera entusiasta... dopo aver conosciuto la bambina. Prima avevano tutti trovato che fosse una scelta troppo avventata, ma appena avevano conosciuto Rin tutti ne erano rimasti stregati. Sesshomaru, però, era una persona così fredda e impenetrabile... non sapeva proprio che pensare.
Rin rispose con una scrollata di spalle.
Non sapeva certo se sarebbe andata d'accordo o no con il fratello di Inuyasha, ma se così non fosse stato non ci sarebbero stati problemi. Rin era una bambina molto calma e diplomatica a volte, cercava di essere sempre il più discreta possibile con chi non conosceva.
Con un'altra scrollata di spalle si dedicò al libro di fiabe che Kagome le aveva regalato una volta uscite dall'atelier. Lo sfogliò rapita e si fermò su un punto in cui c'era l'immagine di un uomo vestito con un abito medievale azzurro su un cavallo bianco. Posò la manina delicata su quell'immagine, Kagome la sbirciò.
"Sogni il Principe Azzurro, Rin? E pensare che dicevi sempre che queste cose non ti interessavano!" esclamò Kagome divertita. Rin sobbalzò per poi sorridere. "Ma un principe è tutt'altra cosa!" scrisse sul suo quadernino. Kagome lesse e rise intenerita.
"Non me lo sarei mai aspettata da te, un discorso simile!" rispose divertita. Rin prese di nuovo a scrivere.
"Niente baci però!" aveva scritto sottolineando più volte la parola 'baci'.
"Oh certo, quello proprio no! Sennò chi lo tiene Inuyasha?" scherzò Kagome e le due scoppiarono a ridere spensierate.


"Siamo arrivate!" avvisò Kagome appena entrate in casa. Inuyasha fu subito da loro.
"Oh, eccovi finalmente! Avete scelto bene?" chiese il ragazzo con un sorriso furbo. Rin scrisse sul suo quadernino.
"Stramazzerai a terra!" c'era scritto.
Inuyasha sorrise. "Lo spero bene!" esclamò, Kagome gli diede un buffetto sulla testa. "Scemo!" lo rimbeccò divertita.
Inuyasha diede un bacio alle sue due donne di casa e prese le chiavi della macchina dalle mani di Kagome. "Vado a prendere Sesshomaru!" disse, non molto entusiasta.
"Dai, che in fondo vi volete bene!" esclamò Kagome, ma Inuyasha la fulminò con lo sguardo. "Beh... molto ma molto in fondo!" aggiunse, Inuyasha alzò gli occhi al cielo per poi uscire. Kagome ridacchiò e Rin la guardò confusa.
"Quando erano piccoli, lui e Sesshomaru non andavano affatto d'accordo! E così è stato per tutta la loro vita. Ma so che in questi anni che hanno lavorato a Londra insieme si sono avvicinati, non lo ammetterebbero mai ma so che è così" spiegò Kagome. Rin annuì sorridendo per poi salire nella sua camera. Kagome invece andò al piano di sotto da Miroku ad attendere che Sango tornasse dal lavoro. Le era dispiaciuto che non fosse venuta anche lei a prendere il vestito, sarebbe stata la sua testimone di nozze! Ma sarebbero andate insieme a ritirarlo e a scegliere il suo vestito.
Rin si chiuse in camera, accese la sua musica (un CD dei Queen) e si sedette sul letto a leggere il suo libro di fiabe.

Parlava di una giovane bellissima che si chiamava proprio "Bella".
Raccontava che una notte suo padre si era perso in un castello e aveva colto per lei una rosa, era l'unico regalo del suo viaggio che la figlia gli aveva chiesto.
Ma appena colta la rosa il pover'uomo era stato rinchiuso nelle segrete da una terribile e spaventosa Bestia, che lo trovava un ingrato visto che gli aveva dato ospitalità nel suo castello e lui l'aveva ricambiato rubando una delle sue amatissime rose!
L'uomo aveva invocato pietà, dicendo che non l'aveva fatto con cattiveria, che l'aveva colta per la sua figlioletta.
La Bestia allora lo fece tornare a casa concedendogli la possibilità di tornare a casa, ma presto sarebbe dovuto andare da lui portando la figlia. Doveva scegliere: o la morte o la prigionia della figlia.
L'uomo acconsentì solo per permettersi di salutare un'ultima volta la sua bambina e le altre sue figlie e figli. Disse alla sua Bella di non preoccuparsi, che sarebbe stato lui a tornare e non lei. Ma Bella fu irremovibile. Si sentiva responsabile di quella condanna e l'avrebbe scontata lei per il padre!
L'uomo la pregò di cambiare idea, ma lei partì con la tristezza nel cuore.Bella era una giovane forte e coraggiosa e non si sarebbe lasciata intimorire da nessuno!
Quando arrivò al castello e vide la Bestia ne fu estremamente spaventata, ma lui l'aveva portata in una camera bellissima ed aveva a disposizione una marea di abiti splendidi, poteva vagare in un'enorme libreria e ogni suo capriccio veniva esaudito.
Ogni sera scendeva per cena e alle nove esatte la Bestia scendeva per vederla.
Bella col tempo aveva capito che la Bestia era buona e nonostante la sua bruttezza era una creatura nobile e dolce. La Bestia però quelle stesse sere, ogni volta, le chiedeva di sposarlo ma lei con rammarico declinava l'offerta. Voleva bene alla Bestia ma non se la sentiva proprio di sposarlo!
Lui con tristezza accettava sempre la sua risposta ma non si dava comunque per vinto!
Una sera allora gli chiese per favore di lasciarla andare e di salutare un'ultima volta il suo caro padre e la famiglia per poi tornare e promettergli di stare con lui per sempre e di sposarlo.
La Bestia aveva avuto paura che lei non gli dicesse la verità, ma poi si rese conto che si fidava della sua Bella, lei che gli aveva scaldato il cuore che per colpa di quella sua bruttezza si era chiuso ed era diventato freddo e cattivo. Bella gli aveva fatto conoscere la bellezza dell'amore per quanto non fosse riuscito ad essere amato a sua volta. Ma per lei era disposto a rimanere Bestia per sempre, si sarebbe negato della sua presenza per un po' di tempo permettendole di vedere la sua famiglia un ultima volta.Le concesse otto giorni, poi sarebbe dovuta tornare.
Quando tornò dalla sua famiglia, splendida come un fiore e avvolta in quegli abiti preziosi, le sorelle morirono d'invidia a vederla così ricca e felice. Così fecero molte moine per farla rimanere più di otto giorni, così che quando sarebbe tornata la Bestia l'avrebbe inghiottita in un sol boccone!
Una notte però Bella sognò la Bestia che giaceva morente e decise di tornare subito da lui, rammaricata e triste per non aver mantenuto la sua promessa e di averlo lasciato solo.
Quando tornò al castello lo vide disteso sul giardino delle rose. Gli si avvicinò in lacrime.
"Perdonatemi. Bestia!" gli aveva urlato accarezzando quel suo viso spaventoso ma che lei, solo in quel momento vedendolo in quelle condizioni, si era resa davvero conto di amare.
"Non avete... mantenuto la vostra promessa!" mormorò la Bestia.
"Perdonatemi!Vi prometto che starò con voi per sempre e vi sposerò!" esclamò tra le lacrime.
La Bestia si girò verso di lei.
"E' troppo tardi...Almeno ho avuto la fortuna...Di vedervi un'ultima volta!" disse posando la sua grande mano artigliata sul suo viso per poi chiudere gli occhi.
"No! Mia Bestia, non morite! Non morite!... Io vi amo!" urlò posando il suo viso sul suo petto.
D'un tratto una luce si alzò e colpì il corpo della Bestia. Bella si ritrasse spaventata.
Circondato da un fascio di luce la Bestia si alzò e quando la luce si dissolse Bella non si trovò più davanti ad una bestia, ma di fronte ad un giovane di una bellezza maestosa e splendida che le scaldò il cuore. Ma lei non capiva. Gli si avvicinò.
"Dov'è la mia Bestia?" chiese timorosa. Il giovane sorrise, un sorriso brillante da togliere il fiato.
"Sono io, mia amata Bella! Sono un principe, una strega mi aveva fatto un incantesimo costringendomi a rimanere una bestia per sempre fin quando non avessi imparato ad amare ed essere al contempo amato. E chi meglio di voi, mia amata Bella, che siete riuscita a vedere oltre le apparenze!" rispose con la sua voce incantevole.
Così i due si sposarono ed insieme governarono nella pace quel regno che era rimasto chiuso per così tanto tempo. E tutti vissero felici e contenti.

Quando finì di leggere Rin strinse il libro a sé, sognante. Che storia fantastica!
Le era piaciuta tanto anche perchè era diversa dalle altre. Non parlava di due giovani bellissimi che si dichiaravano amore eterno. Parlava di una ragazza buona e dolce che era riuscita a vedere la bellezza dietro la maschera di una bestia. Trovava fosse una cosa davvero avvincente!
Non aveva mai pensato a queste cose, si ricordava che le fantasticherie romantiche le davano sui nervi e non riusciva neanche a comprenderle. Ma probabilmente stava crescendo, a malincuore, un tempo voleva essere come Peter Pan... invece probabilmente stava toccando anche a lei, Kagome le diceva che era nel periodo della pre-adolescenza.
Bah, probabilmente aveva anche ragione, ma riguardo a quelle faccende sbaciucchiose lei proprio non capiva niente e non sapeva neanche cosa si provasse, sempre se si provava qualcosa!
Ma i Principi esistevano solo nelle fiabe e lei aveva imparato, nonostante la felicità che aveva finalmente bussato alla sua porta, che nella realtà c'era sempre un retrogusto amarognolo dal quale non si poteva scappare: sapeva che non avrebbe mai incontrato un Principe.


Si sentì chiamare e, dopo aver posato il suo affezionato libro sul comodino, scese di sotto.
Kagome si girò sentendo i passi della bambina, era affacciata alla finestra. "Vieni Rin, sono arrivati!" disse Kagome prendendola per mano e uscendo fuori.
Rin guardò curiosa verso la macchina. Prima uscì Inuyasha che poi fu seguito da Sesshomaru. Spalancò la bocca esterrefatta.
Un giovane si trascinava dietro una valigia; era alto e la sua figura maestosa. Aveva un viso fine dai lineamenti delicati ma molto belli. Aveva un'espressione rilassata, ma al contempo severa. Lunghi capelli color argento si muovevano creando disegni nel vento.
Si avvicinava sempre più e Rin con il cuore a mille studiava avidamente la sua figura.
Aveva occhi color ambra come quelli di Inuyasha, ma avevano una forma diversa. Erano grandi, sì, ma con un taglio più sottile e marcato lievemente all'insù che davano a quello sguardo un'intensità disarmante e dietro quelle iridi preziose c'era uno sguardo gelido e impenetrabile ma, Rin notò, vagamente triste.
Sentì un qualcosa vociare dentro di lei, un qualcosa che premeva violentemente di uscire.
"Un... un Principe!" esclamò estasiata una voce dolce di bambina, che per troppo tempo era rimasta nascosta.

Eccoloo il nuovo capitolo!Che dire, non vedevo l'ora di postare!Finalmente è arrivato Sesshomaru!Spero vi piaccia l'idea con cui l'ho creato agli occhi di Rin e anche il riferimento alla Bella e la Bestia, so che se si pensa a Sesshomaru si pensa a tutto tranne ad una bestia ma ai miei occhi c'era qualche analogia con il modo in cui volevo rendere la mia storia, spero lo notiate anche  voi!XD.Aspetto impazientissima i vostri commenti!Ringrazio:

Vale728:Grazie millissime per i tuoi complimenti, mi fa piacere che la proposta sia piaciuta, l'ho studiata a lungo credimi!:)Sì mi sono divertita molto a scrivere il pezzo di loro tre insieme, ero anche ispirata da una puntata che avevo appena visto 'La più pericolosa dichiarazione di Miroku', è stata davvero illuminante!;)Grazie ancora!Kissoni 

KaDe:Mia carissima Kade!E' come sempre un piacere immenso leggere le tue recensioni e sapere di essere riuscita ad emozionarti a tal punto è per me un grande onore!Finalmente il nostro amato Sesshomaru è arrivato!Ti piace come l'ho introdotto?Aspetto impaziente un tuo commento!Bacioni

Draco:Ciao!:DTi ringrazio moltissimo per i tuoi complimenti, sono contenta che ti sia piaciuta la proposta, credimi è stata molto ponderata!;)Come vedi la risposta ai tuoi dubbi è arrivata in questo capitolo...Ma è solo un momento o è l'inizio del ritorno permanente della sua parola?Al prossimo capitolo!Baci! 

Mikamey:Carissima Mikamey!Grazie, grazie, grazie e ancora grazie per i tuoi complimenti sono davvero felice che l'idea della proposta ti sia piaciuta!Mi sono divertita molto a scrivere le scene con Miroku e Sango, non riuscirei mai a scrivere un'intera fic su di loro ma sono adorabili per alcune scene...Ed è arrivato Sesshomaru sì,sì,sì e con lui Rin ha riaquistato la parola...Ma è solo un momento o durerà?Lo scopriremo nel prossimo capitolo!XDGrazie millissime come sempre!Bacio enorme! 

FairyFlora:Ti ringrazio per il tuo bellissimo commento e per ritagliare un momento per la mia fic anche all'università!XDSono felicissima che la proposta ti sia piaciuta e che la trovi inuyashesca, so quanto ci tieni all'idea che i personaggi siano resi molto simili agli originali e sono contenta che i miei li trovi tali.Finalmente è arrivato Sesshomaru!:)Grazie ancora per i complimenti!Bacioni! 

Un saluto a tutti 
By LilyProngs







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Capitolo 15
*** Un'insolita fiaba che prende forma.. ***


Capitolo 15

Ecco il nuovo capitolo!

La bambina alla ricerca di un sogno

Kagome si girò verso Rin, mentre sentiva il battito del suo cuore pulsare violentemente nelle sue orecchie.
Aveva parlato! L'aveva sentita!
Rin si posò le due manine sulla bocca per poi guardare confusa la madre. Kagome si piegò sulle ginocchia, mentre Inuyasha guardava le sue due donne di casa preoccupato.
Sesshomaru, invece, era una maschera di inespressività.
"Rin, hai parlato!" esclamò Kagome, le lacrime che iniziavano a rigarle il volto. Da quando aveva conosciuto Rin, con tutte le emozioni che le aveva fatto provare, stava diventando una piagnona!
Rin la guardò con i suoi occhioni, smarrita.
"Che succede, Kagome?" chiese Inuyasha curioso.
"Rin ha parlato!" esclamò lei. Inuyasha spalancò gli occhi sorpreso e anche lui si piegò per trovarsi di fronte alla bambina. "Davvero, tesoro? Fammi sentire la tua bella voce!" le disse, incoraggiante.
Ma Rin si era di nuovo bloccata, sentiva quegli occhi color ambra puntati su di sé e questo le provocava una strana agitazione. Scosse la testa con decisione e corse su verso la sua camera.
Inuyasha e Kagome rimasero immobili per un po' di tempo, fu la voce di Sesshomaru a riscuoterli. "Che succede?" chiese, con un tono di voce completamente disinteressato.
I due si tirarono su e Kagome gli porse la mano. "Ben arrivato, Sesshomaru!" disse: lui fece un lieve cenno del capo, ma non prese la mano della ragazza. Toccare una
ningen?Mai!
Kagome abbassò il braccio imbarazzata e Inuyasha la guardò con una scrollata di spalle intimandola a lasciarlo perdere.
"Vieni, ti faccio vedere la tua stanza..." continuò a dire Kagome. Sesshomaru annuì e la seguì.
"Spero che il viaggio sia stato piacevole..." chiese la ragazza, non si era mai data per vinta con Sesshomaru. O almeno provava ad andarci d'accordo, per quanto costasse davvero un grande sforzo!
"Se un viaggio può essere considerato piacevole..." rispose Sesshomaru atono. Kagome sospirò e decise di lasciar stare. Era troppo preoccupata per Rin in quel momento per poter mettersi a pensare al caratteraccio del suo futuro cognato.
"Questa è la tua stanza..." disse aprendogli la porta. Sesshomaru annuì ed entrò. Kagome sapeva di non doversi aspettare nessun ringraziamento da parte sua, ed infatti fu così.
"Sistemati pure tranquillo e riposati... Alle sette si cena, vengono i tuoi genitori e anche la mia famiglia" gli disse, e lui annuì di nuovo in silenzio.


Kagome si lasciò la porta alle spalle e bussò a quella di Rin ed entrò.
La bambina era coricata sul suo letto, a pancia in su, teneva al suo fianco il libro che quel giorno le aveva regalato.
"Tesoro..." disse Kagome per poi avvicinarsi. Appena si sedette al suo fianco, Rin l'abbracciò.
Kagome la strinse forte. Rin si ritrasse e parlò con il linguaggio dei segni. "
Ci ero riuscita!".
Kagome annuì, ma un dubbio la percorse. "Quello che non capisco è perchè hai nominato un principe..." chiese confusa.
Rin, senza sapere il perché, si ritrovò ad arrossire violentemente e Kagome lo notò: Ci pensò un po' su e poi il suo volto si aprì in un sorriso. "Ah...Sesshomaru!" esclamò. Rin arrossì ancora di più e nascose la testa sotto il cuscino.
Kagome rise e cercò di tirarla su. "Guarda che non c'è niente da vergognarsi!" le disse, cercando di farla riemergere. Ma Rin continuava a nascondersi.
Kagome provò uno strano moto di gelosia. Era più di un anno che tutti si impegnavano a farla parlare, poi era arrivato Sesshomaru e le aveva fatto pronunciare una parola!
Lui, che non la conosceva, che non le aveva rivolto la parola e con cui sicuramente in quei giorni di permanenza da loro non l'avrebbe degnata di uno sguardo... l'avrebbe trattata con freddezza, la stessa freddezza stizzita che usava con lei, con tutti gli esseri umani che ripudiava e tutte gli esseri che conosceva! Sesshomaru non era degno delle 'prime parole' della sua bambina!
Kagome accarezzò i capelli setosi di Rin, cercando di farla stare tranquilla. "Non ti devi preoccupare, tesoro mio! Se non ti senti ancora pronta a parlare non c'è nessun problema!" le disse e Rin, timidamente, riemerse dal suo nascondiglio e prese il suo quadernino e iniziò a scrivere.
"
Non pensare a cose strane su di me!" le scrisse, e Kagome sorrise. "Cosa intendi per 'cose strane'?" chiese. Rin riprese a scrivere.
"
Non lo so...Tipo del motivo per cui ho parlato dopo aver visto il Signor Sesshomaru!" rispose.
"
Signor Sesshomaru?... Beh, comunque non ti devi preoccupare: ti prometto che non penserò a niente di strano, ok?". Rin annuì ripetutamente.
"Ora stai tranquilla qui, tra un oretta vengo su così ti fai bella per i nonni!" le disse e Rin annuì ancora.


Quando Kagome uscì dalla sua stanza, Rin si mise a pensare a lungo. Chissà perché aveva parlato? E perché adesso non riusciva più?
Con questi pensieri, si concesse un sonnellino prima dell'arrivo della sua famiglia.

Quella sera Kagome aveva insistito per farle mettere un vestitino, nonostante le proteste della bambina. Era verde e vaporoso, Rin si sentiva una meringa alla mela ma non aveva osato più obiettare dopo aver visto l'espressione felice di Kagome dopo averglielo fatto indossare. Stava scendendo di sotto quando anche la porta della stanza degli ospiti si aprì: Ne uscì Sesshomaru, sempre rigorosamente serio, vestito con una camicia nera ed un paio di jeans. Distratta eleganza, disarmante.
Senza sapere perché, Rin se ne rimase li impalata a fissarlo, senza scappare via.
Quando Sesshomaru si rese conto di essere fissato, si guardò intorno fino a trovare lo sguardo della bambina che quando incrociò gli occhi ambrati del ragazzo sobbalzò, abbassando la testa.
Sesshomaru la guardò curioso. Era il cucciolo d'uomo che Inuyasha gli aveva detto di aver adottato. Gli aveva anche detto che non parlava... che esseri strani gli umani!
Visto che la bambina se ne stava lì impalata e visto che lui con i bambini non ci sapeva fare e non gli piacevano (urlavano, piangevano e sapevano di sporco!) decise di passarle avanti e scendere le scale come se niente fosse.
Rin sobbalzò a sentirlo passare avanti a sé e si riscosse per poi correre giù velocemente, superandolo.
"Eccola la nostra bambina!" esclamò Izayoi, la madre di Inuyasha, la sua bellissima nonna! Le andò incontro e si fece prendere in braccio e abbracciare, anche nonno Taisho le si avvicinò. Era sempre uguale, quella coda alta dai capelli argentei e quell'espressione fiera e regale. Rin lo salutò con un bacio. L'uomo sorrise e la prese in braccio, facendola volare in alto, lei rise divertita.
"Guardate che quest'anno fa le medie! Non potete trattarla come una bambina a vita!" disse una giovane voce. Rin si girò contenta verso Sota. Il suo zietto aveva solo tre anni in più di lei e gli voleva un' infinità di bene. Gli fece una sonora pernacchia e con il linguaggio del segni gli disse: "
Geloso!".
Sota fece un'espressione offesa e le andò incontro. Rin si sganciò impaurita dalla presa di nonno Taisho e presero a correre per tutta la casa. Tutti guardavano i due bambini inteneriti fin quando scese Sesshomaru.
Inu e Izayoi lo guardarono sorridenti. "Figlio mio!" esclamò il demone stringendo la mano al figlio.
Izayoi invece si teneva a distanza, da anni si era abituata all'idea che il suo figliastro non sopportava la sua presenza, ma non aveva mai smesso di volergli bene. Lui si girò verso di lei, rigido e disse soltanto "Izayoi" in segno di saluto.
Arrivò anche Fukata e il nonno, che per Rin era il 'Bis'.
C'erano anche Sango che aiutava Kagome in cucina, se non ci fosse stata sarebbero stati tutti intossicati, e Miroku era al fianco di Inuyasha che parlava con tutti i suoi famigliari.
Intanto Rin e Sota continuavano a rincorrersi.
"Ragazzi, basta! Si cena adesso!" disse Inuyasha fermando Rin e caricandosela sulle spalle.
La cena procedette in maniera piacevole e allegra.
Il tema principale era, ovviamente, il matrimonio. Si sarebbe svolto tra un mese e mezzo e tutti erano entusiasti. Nell'aria aleggiava un'atmosfera di pura tranquillità.
"Sesshomaru, come procede il lavoro?" chiese Inu al figlio.
"Tutto bene, padre..." rispose.
"E tu, Inuyasha, come va all'orfanotrofio?" chiese Izayoi. Inuyasha fece un sorriso e strinse la mano di Kagome. "Facciamo una bella squadra, anche se, se non ci sono io qualcuno
bambana troppo!" scherzò, Kagome gli diede una sberletta sul braccio e si rivolse ai futuri suoceri. Voleva sempre essere al meglio di fronte a loro: erano così altolocati e fieri. A Kagome le facevano ancora quell'effetto, nonstante gli conoscesse da quando era una bambina.
"Sta scherzando, ovviamente!" rettificò, tutti risero allegri (a parte Sesshomaru, ovviamente). Kagome guardò l'ora, era mezzanotte e Rin iniziava a sbadigliare sonoramente. "Forza piccola, a nanna!" disse alzandosi. Rin sbuffò.
"Dai, piccola, che domani stai con Sango e Miroku!" disse Kagome, ma i due interpellati risposero impacciati.
"Ehm, noi in realtà non ci siamo domani..." disse Sango.
"Oh... beh, a chi lascio la bambina?" chiese Kagome.
"Possiamo prenderla noi..." disse Izayoi.
"O noi..." continuò Fukata.
"Io sono a casa domani...".
Tutti si girarono verso Sesshomaru, Chi con espressione ironica, sconcertata, accigliata, impaurita. Se non si fosse trattato di Sesshomaru, si sarebbero messi tutti a ridere.
Lui li guardò con sfida.
"Beh? Non mi sembra di aver mai mangiato dei bambini" rispose, la sua voce sempre inespressiva era vagamente stizzita.
Cadde il silenzio e fu una balbettante Kagome a romperlo. "No... no, certo che no, Sesshomaru! Solo che non volevamo disturbarti!" inventò sul momento.
Lui fece una scrollata di spalle. "Come volete".
A lui interessava ben poco della bambina, non sapeva neanche perchè si era proposto.
Ma per quanto gli duolesse ammetterlo, ospitarlo era stato un bel gesto da parte di Inuyasha e Kagome ospitarlo, altrimenti sarebbe dovuto andare dai suoi genitori e Sesshomaru non sopportava la presenza di Izayoi troppo vicina a lui. Gli sembrava come minimo
educato proporsi di badare alla bambina. Cosa mai poteva essere? Bastava essere presente ed impedirle di ficcare le mani curiose nella presa della corrente o robe simili.
Kagome si rivolse a Rin. "Cosa vuoi fare, tu?" chiese.
Rin fece spallucce. In realtà era curiosa di conoscere il signor Sesshomaru, sperava che Kagome lo intuisse. Infatti la vide sorridere.
"Bene, allora starai a casa con Sesshomaru! Ora a nanna però!" disse accompagnadola.
La cena continuò nella sua calma e allegria, nonostante Inuyasha fosse un po' agitato all'idea di lasciare sua figlia in balia di quel
ghiacciolo del fratello.


Rin si stiracchiò nel il suo lettino sbadigliando sonoramente.
Diede una sbirciata alla sveglia: le 9, poteva alzarsi.
Si vestì con lentezza e si andò a lavare. Una volta finito sentì il suo stomaco brontolare e corse di sotto impaziente di addentare un bel croissant.
Dopo aver fatto l'ultimo scalino diventò una statua di sale a vedere Sesshomaru seduto sul divano intento a leggere un libro.
Ah, già! Quel giorno sarebbe dovuta stare con lui! Si sentì agitata e si chiese come mai aveva avuto la sciocca idea di voler stare con il signor Sesshomaru. Sarebbe stato meglio andare da nonna Fukata a giocare con Sota, o dai nonni Taisho per essere coccolata e riverita in tutti i comfort della grande villa dei nonni paterni.
Ma il danno era fatto, quello strano magnetismo a lei sconosciuto che la legava a Sesshomaru l'aveva avuta vinta.
Sospirò, fece un passo avanti e pian piano gli si avvicinò per poi sedersi sul divano al suo fianco e, senza rendersene conto, prese a fissarlo. Rimase così a lungo fin quando, senza staccare gli occhi dal libro, Sesshomaru parlò.
"Mi stai fissando..." disse indifferente e Rin sussultò distogliendo lo sguardo.
"Hai fame?" chiese poi. Rin annuì.
Senza dire niente, Sesshomaru posò il suo libro e si avviò in cucina.
Rin, sempre presa da quella poca padronanza di se stessa, lo seguì.
"Mi stai seguendo..." disse di nuovo Sesshomaru mentre versava il latte in un pentolino e lo metteva sul fuoco.
Rin lo guardò di nuovo, colta sul fatto. Ma lui si esprimeva in maniera così distaccata che lei non riusciva a capire se la sua presenza gli desse fastidio o no. L'incuriosiva molto quell'uomo. Era impenetrabile, inespressivo. Si chiedeva se la sua fosse solo una maschera o se era quello fosse proprio il suo carattere.
Era strano. A lei non erano mai piaciute le persone fredde e distaccate. Lei era energica, pimpante e trascinante, i 'ghiacciolini' come lei chiamava le davano solo i nervi, ma sentiva come se ci fosse qualcosa di più nel comportamento di Sesshomaru. Un qualcosa da scoprire che la spingeva ad avvicinarsi a lui, per quanto la sua compagnia non fosse di quelle più allegre.
Si arrampicò su una sedia in attesa.
Sesshomaru cercava tra i vari sportelli della cucina qualcosa con cui cibare la ragazzina.
Trovò un pacco di brioches e gliele mise davanti. Lei annuì.
Sesshomaru le versò il latte nella tazza e gli diede anche quello per poi sedersi e tornare al suo libro.
Rin afferrò la sua tazza, la sua brioches e lo raggiunse sul divano.
"Ti pregherei di smetterla di seguirmi..." le disse, tenendo sempre gli occhi sul suo libro.
Rin sentì l'impellente bisogno di rispondergli, la divertiva quel suo essere così composto. In fondo lo stava irritando un po' e non capiva perchè si ostinava a risponderle con quell'innata compostezza.
Ma non disse niente.
"Perchè non parli?" chiese lui con naturalezza. Rin si irrigidì e, ovviamente, non rispose.
"Non sei costretta a rispondermi se non vuoi...Ero solo curioso." contiunuò mentre girava una pagina.
Rin lo osservò. Immaginava sapesse che lei non parlava. Sicuramente Inuyasha glielo aveva detto.
Lo guardò ancora, il suo volto perfetto vagamente concentrato.
"Il silenzio mi fa paura... una volta parlavo molto perchè non avevo nessuna paura" gli rispose.


La voce le era uscita quasi dolcemente tirata fuori da un incantesimo e non era riuscita a fermarla.
Aveva
bisogno di rispondergli. Nessuno le aveva mai chiesto il perchè non parlava, nonostante tutti l'aiutassero, anche Ayame, tutti erano partiti dal fatto che fosse lo shock della prigionia di Naraku ad averla ammutolita ed era vero. Ma non aveva mai spiegato il motivo del suo silenzio nella sua personale e fanciullesca opinione.
Rin si posò stupefatta le mani sulla bocca. Aveva parlato! Era di nuovo riuscita a parlare! Come mai? Perché dopo quegli anni a tentare il silenzio era stato proprio quel ragazzo a lei sconosciuto a rompere il suo mutismo? Cosa lo legava a lei in maniera così forte da permettergli di spezzare e spaccare quel tacito muro che si era nuovamente tirata di fronte?
Per un attimo le era sembrato di vedere Sesshomaru sobbalzare, ma non ne fu sicura.
Il ragazzo la guardò e l'incatenò con quei suoi occhi profondi e dorati. Per la prima volta la guardò. La prese seriamente in considerazione.
"In che senso?" chiese. Il suo tono era piatto, ma dietro a Rin sembrava aver nascosto una vaga curiosità. Senza rendersene conto la sua gola vibrò ancora e la voce le uscì fuori, per quanto un po' roca - per troppo tempo era rimasta rinchiusa - e gli rispose.
"Le parole per me hanno sempre scacciato via la paura. Quando avevo paura del buio cantavo tutta la notte fin quando non mi addormentavo! Mi hanno sempre detto che parlavo moltissimo, ma poi... poi è successa una cosa che mi ha spaventata così tanto che la voce mi è andata completamente via e non sono più riuscita a riprenderla, nonostante fossi finalmente con una famiglia che amavo e che mi amava, nonostante finalmente avessi conosciuto la felicità... non riuscii più a parlare...". La sua voce aveva ripreso a vibrare e non era più riuscita a controllarla! Era così bello sentire i propri sentimenti che uscivano col suo fiato, si sentiva così leggera, liberata da un peso che per troppo tempo l'aveva oppressa! Parlare di nuovo era una sensazione splendida!
Chissà come avrebbero reagito tutti, sopratutto Inuyasha e Kagome!
Ma poi fermò il flusso dei suoi pensieri. Non era mai, mai riuscita a parlare di nuovo. Invece adesso era la seconda volta che riusciva a tirar fuori la voce. E lo aveva fatto solo da quando aveva visto Sesshomaru. Perché? Perché quella persona sconosciuta era riuscita a sbloccarla, continuava a chiedersi?
"Fino ad oggi..." la risposta di Sesshomaru la riscosse dai suoi pensieri.
Aveva una voce profonda e carezzevole che donava una grande tranquillità, sembrava musica... nonostante il suo tono fosse perennemente distaccato!
Rin lo guardò. "Già..." rispose, il suono della sua voce invece le sembrava incredibilmente familiare ma lontano allo stesso tempo. Avrebbe dovuto riabituarsi.
"Il latte si raffredda..." aveva commentato poi Sesshomaru.
"Oh!" borbottò per poi prendere a bere e addentare la sua merendina.
Rialzò lo sguardo verso il ragazzo che era tornato a leggere. Gli si avvicinò di più.
Era solo una sua impressione o quella strana smorfia che gli incurvava le labbra sembrava l'ombra di un sorriso?
"Perché ridete?" chiese.
"Perché mi dai del voi?" chiese subito Sesshomaru a suo volta. Rin si riscosse, era vero non se ne era neanche accorta, le era venuto naturale come le veniva naturare pensare a lui come il signor Sesshomaru.
Forse era per la sua aria fiera e principesca che l'aveva colpita fin dalla prima volta che l'aveva visto. Sì, molto probabilmente era per quello. Era la sensazione di profondo rispetto e ammirazione che provava nei suoi confronti a spingerla a rivolgersi così. Ma sicuramente non glielo avrebbe mai detto!
"Non mi avete ancora risposto!" esclamò.
"Neanche tu..." rispose il ragazzo, di nuovo completamente assorto nel suo libro.
Rin sbuffò. "Non voglio dirvi il motivo!"
"Bene, neanche io voglio dirti il mio!".
Sbuffò ancora, per poi sorseggiare il suo ultimo sorso di latte e lo andò a posare nel lavandino, tirandosi sulle punte dei piedi, e buttò via la carta.
"Volete fare qualcosa in particolare quest'oggi? Un giro della città?" chiese poi Rin sedendosi di nuovo al suo fianco.
"Io ci sono nato, in questa città..." rispose Sesshomaru voltando pagina.
Rin pensò a qualcos'altro. "Volete fare qualche gioco?" chiese ancora. Sesshomaru tolse l'attenzione dal libro per poi guardarla dritto negli occhi.
Quello sguardo disarmante la metteva sempre in un'incredibile difficoltà.
Attese la sua risposta.
"No". Secco, perentorio, irremovibile.
A Rin scappò un sorriso. In effetti non se lo vedeva proprio il signor Sesshomaru a giocare con lei!
"Possiamo andare al cinema!" cinguettò allegra.
"Ho paura del buio" rispose atono Sesshomaru che aveva ripreso a leggere.
Rin tirò fuori la più sorpresa delle sue espressioni. "Sul serio?" chiese profondamente stupita.
"No" rispose Sesshomaru, nuovamente in maniera secca, ma a Rin pareva di aver colto una nota divertita.
Pensò ancora un po'. "Potremmo..."
"Preferivo quando stavi zitta" l'interruppe il ragazzo. Non la minima ombra di rabbia o di scocciatura nella sua voce, era un'innegabile constatazione.
Rin ci rimase un po' male e ammutolì per poi ridacchiare. Vide il sopracciglio di Sesshomaru incurvarsi ma quest'ultimo non proferì parola facendo finta di niente.
"Credo che molti la penseranno come voi..."
"Non avrebbero tutti i torti" .
Rin ridacchiò nuovamente. "Ma tutti mi adorano comunque, che io parli o no!" si vantò.
"Buon per loro...".
Sesshomaru non sapeva perchè continuava a rispondere a quella bambina. Di solito non rispondeva, non sopportava chi parlava troppo, ma lei... lo incuriosiva e gli faceva salire su per la gola una strana sensazione di solletico. Ilarità, forse?
No, lui non rideva nè sorrideva mai. Era roba da stupidi, era roba che lui non soleva fare.
Però l'energia di quella bambina era contagiosa, riempiva l'aria che respirava. Che umana strana e curiosa.
"Voi non mi volete bene, signor Sesshomaru?" chiese Rin gattonando vicino a lui che senza rendersene conto si schiacciò di più verso l'angolo del divano quasi come se la bambina avesse una malattia contagiosa.
Questa volta decise di non rispondere, perché una risposta non l'aveva... e se l'avesse avuta non avrebbe risposto comunque. Però qualcosa da dire gli era venuto in mente.
"Non dire sciocchezze..." rispose e girò un'ulteriore pagina.
Rin indietreggiò e si andò a sedere dall'altro lato del divano e sospirò. "Io vado in camera mia" proclamò senza ottenere risposta. Salì velocemente le scale ed entrò in camera e quando passò davanti allo specchio si girò contemplando il suo riflesso. Sul lato superiore delle labbra si estendevano dei baffetti bianchi fatto molto probabilmente dal latte.
La sua espressione fu colta da un lampo di consapevolezza. Ecco perchè il signor Sesshomaru aveva sorriso.
Rin non sapeva, però, che Sesshomaru non sorrideva mai nè tantomeno per così poco: ma con lei lo aveva fatto.
 

Che dire...perchè qualcosa da dire sicuramente c'è!;)Allora una cosa che mi preme molto con l'arrivo di questo capitolo. Io ho caratterizzato i personaggi di questa mia storia creandoli con un profilo psicologico dal mio punto di vista ma al contempo ho cercato di rendere i personaggi il più possibile somiglianti agli originali, perchè secondo me un po' è questo lo scopo di chi scrive fanfiction sennò si posterebbe sulle storie originali dove ogniuno è libero di creare il proprio personaggio con le sue personali caratteristiche.Comunque parlando di Sesshomaru, il mio personaggio preferito con Rin; allora non è un granchè facile descriverlo perché è un personaggio misterioso e imperscrutabile. Io gli ho dato la mia caratterizzazione e sopratutto ho cercato di renderlo il più possibile originale anche se sicuramente è un po' OOC, vorrei solo sapere da voi quanto!^^So che sono lunga e petulante ma ci tenevo a rompervi un po' al riguardo!XD
Spero davvero di non aver deluso le vostre aspettative!Ora la smetto di parlare e ringrazio:

KaDe: Ma carissima sono io ad adorare te e le tue recensioni!*-* Finalmente ho introdotto Sesshomaru!Alleluia,Alleluia!XD Ah per quanto riguarda i Queen, be' in ogni mia storia provo a mettere un po' di me stessa. I Queen sono stati la mia 'iniziazione' a tutta la musica che ascolto adesso:rock, hard rock, metal e se non ci fossero stati loro probabilmente sarei una barbie che va a ballare la techno in discoteca, chi lo sa!;)Ahah no,a parte gli scherzi volevo che Rin avesse la mia stessa propensione alla musica e mi fa davvero molto piacere che ti sia piaciuta e che ti piacciano i mitici Queen che, effettivamente, sono stati una pietra miliare della musica!Le tue parole sono sempre per me fonte di grande gioia e spero solo di meritarmele appieno!XDUn bacione al prossimo cap!

Mikamey: Ahah dire che, ovviamente, ho adorato la tua recensione è dire poco!XD Sono davvero contenta di sapere che ti piaccia come procede la storia e, come ho spiegato a KaDe, mi fa piacere che anche a te la scelta dei Queen ti sia altrettanto piaciuta; guarda io sono nata proprio l'anno in cui è morto il caro Freddy quindi -_- ma hai ragione grazie al cielo le loro opere sono rimaste conficcate ed amalgamate nel tempo.Sono felice che ti sia piaciuta l'idea del principe(sarà un po' nella base iniziale della storia, ti confesso)e di essere riuscita a stupirti cosa che non credevo possibile!XDSpero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!Un bacio enorme!

Draco: Oilà!:DSono contenta di averti sorpreso allora!^^ Che tenero, ma meno male che che c'è ancora qualche ragazzo a cui piace un minimo di romanticismo credevo fossero andati fuori produzione!XDComunque in questo capitolo hai tutte le risposte ai tuoi dubbi, spero ti piaccia!Un grazie mille per i tuoi complimenti!Baci

Vale728: Che carina, le tue recensioni sono sempre tanto tenere e mi riempono di gioia!Sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto e che tu abbia notato l'analogia nella Bella e la Bestia perchè sarà molto importante nel corso della storia!A te il nuovo capitolo con la speranza che non deluda le tue aspettative!Un bacione

FairyFlora: La super Fairy, quando ho letto la tua recensione una scintilla fatata stava per colpirmi in mezzo agli occhi!Aiuto!(Ok ora la smetto con le battute idiote -_-)Coooooomunqueee mi fa davvero piacere che l'entrata di Sesshomaru sia stata di tuo gradimento e concordo, la Bella e la Bestia è la mia fiaba preferita in assoluto!Eheh guarda io scrivo, scrivo ma alla fine spero anche io che mi arrivi un bel principe ma guarda, neanche traccia!Vorrà dire che ci metteremo a sperare insieme magari poi a una delle due andrà sicuramente bene!;)grazie come sempre per le tue adorabili recensioni!Un bacione!

Kim93: Io l'ho finita la scuola ed ora lavoro ma credimi comprendo esattamente ciò che stai passando quindi non ti preoccupare per la scorsa recensione!^^Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e che tu abbia notato il particolare del ripudio verso i baci perchè come altre cose nel precedente capitolo, è un dettaglio molto importante!Eheh *sbav* capisco alla perfezione i tuoi pensieri riguardo a Sesshomaru e li condivido pienamente!;)Grazie per la recensione!Bacioni

JhonSavor: Ciao nuovo lettore!Prima di tutto ti ringrazio per aver messo la storia tra le seguite e sopratutto ti ringrazio per la recensione!Condivido la bellezza di questi due personaggio insieme(anche se a questo punto della storia è un po' presto a dirsi;)comunque spero di rivedere nuovamente una tua recensione!Ciao

Un saluto a tutti,
by LilyProngs

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Capitolo 16
*** Il passato del glaciale Principe... ***


Capitolo 16

Ecco il nuovo capitolo!

Scusate il ritardo!

La bambina alla ricerca di un sogno

Sesshomaru era salito in camera sua, si sentiva leggermente scosso.
Posò il suo libro sul comodino e si stese sul suo letto e perso nei suoi pensieri chiuse gli occhi.

Un bambino dai capelli argentei che arrivavano poco più su delle spalle stava giocando con una piccola spadina.
Sesshomaru era un bambino dai portamenti eleganti e di una grande pacatezza ma non per questo era sempre tranquillo... A volte scappava oltre la staccionata della grossa villa che era sempre appartenuta alla sua famiglia, da generazione in generazione. Era un palazzo antico, risalente all'epoca Sengoku per quanto ormai solo alcune parti fossero rimaste orginali.
A Sesshomaru piaceva la sua casa, gli piaceva la sua storia. Il giorno del suo decimo compleanno suo padre gli aveva regalato un antico libro di miti dell'epoca Sengoku, dicendo che anche lui era in quelle storie. Curioso, aveva sfogliato il libro nascosto sotto le lenzuola accompagnato solo da una piccola e debole lampadina da lettura. Aveva sfogliato e risfogliato il libro fin quando la fiera figura di un demone cane gli apparve davanti: aveva lunghi capelli argentei, uno yukata pregiato accompagnato da una strana armatura. L'espressione fiera, due graffi violacei ad entrambi i lati delle guance ed una mezzaluna crescente al centro della fronte, parzialmente coperta dalla frangia.
Sesshomaru si era toccato la fronte. Anche lui aveva un segno uguale proprio lì, ma era molto più chiaro, un rosato che spiccava leggermente sulla sua pelle nivea. Abbassò lo sguardo e aveva notato che sotto c'era scritto il nome del nobile yukai.
Sesshomaru No Taisho.
Il ragazzino aveva spalancato la bocca meravigliato. Eccolo, il suo antenato! Suo padre gli aveva raccontato che nella sua famiglia c'era una salto particolare nelle generazioni. Un personaggio appartenuto ad un'epoca passata ritornava in un'epoca futura. Lui quindi era il discendente di quel Sesshomaru, che cosa strana e interessante!
Prese a leggere la sua storia. Sesshomaru l'antenato era in grado di fare molte cose, tra le quali il teletrasporto e aveva degli artigli velenosi e letali. Era quasi immortale, e anche il piccolo Sesshomaru lo era, sapeva che il suo invecchiamento andava molto ma molto a rilento. E portava con sé una spada data in eredità da suo padre. Tenseiga, una spada dai poteri taumaturgici.
Sesshomaru si accigliò: una spada con poteri simili sembrava molto poco adatta ad un demone del suo genere, così spietato. Probabilmente l'arma si era arrugginita nell'elsa dell'antenato. Era un demone freddo e senza scrupoli, dall'innegabile superbia.
Sesshomaru però non si vedeva riflesso però in quella descrizione! Era un bambino tranquillo, lui, faceva qualche scherzo ogni tanto e non trovava poi così terribile farsi qualche risata. Sospirò, lievemente deluso dal suo antenato, anche se era descritto come un essere infallibile e fiero.
Riprese a sfogliare il suo libro ed un'altra figura attirò la sua attenzione.
Era un giovane dai lunghi capelli argentei e curiose orecchie canine e teneva sguainata una grossa spada molto simile ad una zanna.
Sesshomaru fece una faccia schifata. Hanyou. Che razza errante!Passò avanti con le pagine senza neanche leggerne il nome.
Sbadigliò sonoramente e si addormentò.



Nel corso della sua vita Sesshomaru aveva sempre avuto idee leggermente emarginanti nei confronti di ningen e hanyou, ma per il resto non dava fastidio a nessuno e stava anche piuttosto simpatico alla gente, aveva una pacata ironia molto piacevole.
Tutto cambiò però in una notte di settembre.
Sua madre era una Yasha dai poteri sopraffini,veniva chiamata la Signora della Notte per via dei suoi poteri dominati dalla madre Selene. Da quello era dato il simbolo di luna crescente sulla fronte di Sesshomaru. Era bellissima, sua madre, lunghi capelli argentei leggermente diversi da quelli di suo padre. Avevano dei riflessi più luminosi e delicati catturavano i colori dell'arcobaleno alla luce del sole, sembravano proprio capelli di luna. Sesshomaru aveva ereditato un misto di colore tra i capelli della madre ed il padre.
Tsuki, sua madre, gli diceva sempre che era un giovane di rara bellezza aveva preso la delicatezza dei lineamenti di Selene e la fiera durezza di Inu Taisho suo padre e Sesshomaru le voleva un gran bene.

Tsuki era una madre affettuosa anche se un po' severa e gli insegnava sempre tante cose.
Suo padre gli insegnava l'arte della spada, nonostante il fatto che in quell'epoca pacifica e moderna non ce ne fosse bisogno, e sua madre invece gli dava tesoro delle perle della vita: gli raccontava tante leggende su cui lui doveva ragionare e rapportarsi e questo lo faceva sentire importante, profondo e completo.
Ma quella notte di settembre i suoi segreti e miti si spensero, come si spense la luce perlacea che irradiavano i suoi occhi color zaffiro.
Sesshomaru le tenne la mano quando si spense e pianse tutte le sue lacrime quando sua madre, maestra e amica morì.
Il piccolo era diventato più serioso dalla morte della madre, ma si era tirato su in fretta.
Era forte lui! Forte e orgoglioso e ce l'avrebbe fatta a superare tutto!
Così si dedicò anima e corpo allo studio, cercando di dimostrare a suo padre che poteva essere fiero di lui, poteva farsi amare davvero.
Sesshomaru era sempre stato convinto che suo padre non gli volesse bene e che non volesse neanche molto bene a sua madre ma poi diceva a se stesso che era ancora piccolo e che probabilmente non poteva ancora capire quel genere di cose al meglio.
Così, senza chiedere niente a nessuno, si era rimboccato le maniche e aveva cercato sempre la perfezione in ogni aspetto nella sua vita e questo lo portò ad essere un po' superbo, ma non troppo.
Tutto cambiò quando suo padre aveva iniziato a cantare, a fischiettare, a mostrarsi spensierato.
Assurdo, vero? Ma era proprio stato quello strano comportamento a farlo insospettire.
Suo padre era un demone maggiore, potente e fiero, cantare era roba da sciocchi!
Ma poi Sesshomaru scoprì il motivo di tutta quell'allegria e suo padre gliela portò a casa una sera.
Era una donna. Una sporca umana.
Izayoi.
Quando la vide, Sesshomaru fu preso da un moto d'odio che mai aveva pervaso il suo corpo e la sua anima. E fu ancor peggio quando concepì il suo ibrido fratellastro Inuyasha, che suo padre sembrava adorare qualunque cosa facesse!
Di male in peggio... come aveva osato suo padre infangare il nome della madre? E ancor peggio, come aveva potuto farlo con un'umana?
Da quel giorno l'odio di Sesshomaru per gli umani crebbe in maniera spropositata. Non sopportava il loro odore, la loro debolezza, la loro vita... il loro incredibile bisogno di dimostrare per forza dei sentimenti, la loro debolezza guidata da essi, quell'assurda, nauseante esaltazione dell'amore e la loro sciocca tendenza a rischiare il tutto e per tutto per proteggere qualcuno. Erano disposti a morire per proteggere una persona a loro cara, che stupidi! Non potevano pensare a loro stessi e smettere di fare i buonisti? Erano nauseanti.
Lentamente il cuore di Sesshomaru divenne freddo, calcolatore e privo di quel calore e di quell'espressività così dolce in lui.
Perché?
Ecco, il fatto di provare delle emozioni, di trasmettere e dimostrare i propri pensieri, dimostrare ciò che era, gli sembravano delle caratteristiche troppo umane!E questo gli dava il voltastomaco. Non voleva sembrare un umano, neanche lontanamente!
Così era diventato il Sesshomaru adulto che tutti cono
scono. Non aveva più provato un'emozione nella sua vita, il suo corpo era freddo e non conosceva il calore.
E soprattutto provava un profondo, viscerale, odio per gli umani.


 Sesshomaru alzò gli occhi di scatto, riemergendo dai ricordi del passato.
Perchè aveva pensato a tutte quelle cose? Perché col pensiero aveva ripercorso le tappe più importanti della sua vita... non sarà stata mica a causa del cucciolo di umano?
Non sapeva perché, ma si era sentito più... sereno, a contatto con quella piccola ningen.
Scosse la testa. Sarebbe stato stupido! Già si stava abbastanza rammollendo, familiarizzando con il suo ibrido fratellastro e la sua consorte, instaurare un qualsiasi tipo di legame con la loro prole sarebbe stato il colmo!
Scosse la testa e guardò l'ora. Doveva cibare nuovamente l'umana, tanto per cambiare. Quegli esseri mangiavano sempre!
Si alzò di malavoglia e si diresse di sotto e prese a cercare qualcosa di semplice da cucinare e si rese conto che non sapeva fare niente. Bollire un po' di latte era elementare ma... che so, friggere una spinacina era tutt'altra cosa.
Spinacina, che nome idiota tra l'altro.
O fare dell'oden, disastro!
Alzò gli occhi al cielo e si diresse ai piani di sopra. Bussò con delicatezza alla porta della bambina.
"Avanti" la sentì rispondere.
"Cosa vuoi mangiare? Va bene quella cosa piatta con il pomodoro e il formaggio sopra?" chiese.
Rin ci pensò su. "Intendete una pizza?".
In tutta sincerità non gli dava poi così fastidio che gli dasse del voi, lo distaccava da lei. "Sì, quello".
Rin fece un grande sorriso e annuì ripetutamente. "Va bene,adoro la pizza!" esclamò tutta pimpante.
Ecco, anche emozionarsi per qualcosa da mangiare... che senso aveva?
Scosse la testa e prese il telefono ordinando una pizza d'asporto.
Preparò il tavolo e si rese conto che stava in un certo senso servendo quella bambina e stranamente prendersi cura di lei non gli dava poi così fastidio.
Sesshomaru stai impazzendo, pensò con rabbia.
Probabilmente era quell'ambiente così umano a dargli quelle sensazione o trovarsi così a stretto contatto con una della loro specie. Si diede dello stupido ad essersi offerto personalmente a badare a quella bambina. Ma lui era superiore e nobile e dopotutto un gesto minimo e apparentemente disinteressato per coloro che lo ospitavano lo doveva pure fare! Ah, quel diavolo di matrimonio, non avrebbe potuto trovare una scusa per non andare? Ma in fondo gli era mancata la sua patria e inventare una scusa per allontanarsi dal lavoro non era stato poi così male.
Sentì i passi veloci della bambina scendere le scale e saltare euforica l'ultimo gradino.
Lui la guardò accigliato, per poi sedersi sul divano a guardare la TV, e Rin si mise al suo fianco. Sesshomaru per la seconda volta si appattì all'angolo del divano. Rin l'aveva notato:
"Non avrete mica paura di me?" chiese con innocenza. Lui la guardò.
"Assurdità!" rispose secco e Rin ridacchiò.
Cos'aveva da ridere? La sua non era mica una battuta! Decise di non pensarci e quando il campanello suonò andò a ritirare la pizza.
"Mangia" le disse posando la scatola sul tavolo. Rin si precipitò alla sua postazione.
"Solo una? Voi non mangiate?" chiese guardandolo curiosa.
Aveva degli strani occhi, la piccola ningen. Erano grandi e aveva delle ciglia lunghe che rendevano quello sguardo innegabilmente dolce e le sue iridi color nocciola erano intense. Scaldavano il cuore.
Sesshomaru le diede le spalle risedendosi sul divano. "Non mangio quella roba" rispose.
"Mangiate qualcos'altro" propose la bambina.
"Non ho fame" disse, ed il suo tono era così irremovibile che Rin non osò replicare.
Mangiucchiò la sua pizza lasciando tutte le croste e questa volta dopo aver finito strofinò bene il suo visetto così che non ci fossero tracce di cibo ed il Signor Sesshomaru non l'avrebbe presa in giro.
Sesshomaru aveva notato proprio in quel momento quello che stava facendo la bambina e sentì di nuovo quel solletico graffiargli nel petto tentando le sue labbra perfette ad incurvarsi, ma non successe. Sesshomaru ci teneva al suo contegno.
Quando ebbe finito si era immaginato che tornasse a rifugiarsi nella sua cameretta, probabilmente in soggezione dalla sua presenza. In fondo, animali, umani e demoni, ogni specie vivente sembrava essere intimorita dalla sua presenza e questo non gli dava affatto fastidio. Lui era superiore, non aveva bisogno di nessuno accanto e soprattutto nessuno osava avvicinarsi.
Invece, stupendolo, Rin tornò a sedersi al suo fianco e lo fissò. Sesshomaru, ovviamente, lo aveva notato ma decise di far finta di niente. Si era ripromesso di non dare troppa confidenza alla piccola ningen ma poi, sentendo il peso di quello sguardo su di sé non riuscì a far a meno di darle retta.
"Mi stai fissando, di nuovo" commentò senza guardarla ma sentì il pulsare del suo cuore in maniera molto più forte e intravide le guance della piccola imporporasi.
Oh, anche quel loro vizio di sprecare la loro energia arrossandosi il viso per un nonnulla!
Ma poté fare a meno di trovare la bambina divertente in quel momento.
Ovvio, era segretamente divertito, ma la sua espressione era imperscrutabile come un attimo prima. Ci erano voluti anni ed anni di allenamento per crearsi quell'espressione anonima.
"Signor Sesshomaru... siete molto alto! Mi sentò così piccola accanto a voi!" aveva esclamato.
E questo cosa c'entrava? Probabilmente aveva provato, assurdamente, a cambiare discorso.
"Tu sei piccola" aveva sottolineato.
Rin sbuffò. "Non è carino ricordarmelo!" esclamò.
"Io non sono carino infatti!" rispose Sesshomaru, lievemente disgustato dalla parola 'carino'.
Rin sbuffò ancora, senza farlo apposta la stava irritando, meglio così... se ne sarebbe andata e l'avrebbe lasciato stare. Iniziava già a sentire uno strano tepore insinuarsi sibilante dentro di lui e gli era venuto troppo spesso voglia di sorridere! Questo non andava bene!
"Datemi la mano, signor Sesshomaru" disse Rin d'un tratto.
"Non ci penso nemmeno!" aveva esclamato.
Aveva alzato la voce? Lui non lo faceva mai! Non si scomponeva per nulla al mondo, nulla!
Anche Rin parve stupita e poi ridacchiò.
Maledetta, non gli piaceva affatto che la gente gli ridesse in faccia, tanto meno una mocciosa.
"Non vi farò niente di male!" lo incoraggiò.
"Ci mancherebbe!" rispose Sesshomaru riprendendo il suo solito tono incolore per poi aggiungere "E poi non ci riusciresti, neanche a volerlo". Aveva un orgoglio, lui.
"Allora non avete niente da temere!"
"Io non temo niente!" rispose. Rin sbuffò e gli prese la mano di forza ancor prima che lui potesse obbiettare. Posò il suo palmo su quello di lui come a misurarne la lunghezza.
La mano di Rin era così piccola, soprattutto in confronto alla mano lunga e perfetta di Sesshomaru.
Quest'ultimo a quel contatto sentì il calore che la bambina gli irradiava da tutto il giorno esplodergli dentro e sentì una piacevole sensazione di completezza dal quale egoisticamente ed irrazionalmente non voleva sottrarsi.
Magari avrebbe fatto un'eccezione per quella ningen. Avrebbe concesso una resa con quelli della sua specie. Solo con lei, ovviamente. Solo una piccola, minuscola ed insignificante eccezione.

Eccomi!!!!
Volevo dire che poco dopo aver scritto questo capitolo ho scoperto una parte del manga dove si vede la mamma di Sesshomaru, io questa proprio non la sapevo ma mi ero troppo affezionata alla figura di Tsuki quindi vi prego di concedermi quest'errore!^-^'
Ringrazio:

Mikamey:Tesoro caro!:)Ti ringrazio infinitamente per la tua recensione come sempre!Che dire la motivazione del silenzio di Rin piace molto anche a me, ma non è merito mio, l'ha detto la piccola nell'anime quando è stata rapita e stordisce Kohaku con la sua bella chiacchiera!XDSì lo so ma questa bimba ne aveva passate davvero troppe e poi volevo che fosse Sesshomaru, il suo strano principe, a spezzare il suo silenzio!Attendo impaziente il tuo parere!:)Un bacione!

Vale728:Ciao!:)Ti ringrazio moltissimo per i tuoi complimenti!Come al solito hai esposto una tesi eccellente, hai proprio ragione è stata la scioltezza e pacatezza di Sesshomaru a rendere Rin serena, fa parte del suo personaggio!:)Grazie mille come sempre!:DAl prossimo cap!

FairyFlora:La cara Fairy!:DAhah sono proprio contenta che il mio Sesshomaru ti piaccia, spero di riuscire a renderlo bene, adoro questo personaggio ma descriverlo è sempre una bella sfida!^^'Sì al matrimonio manca ancora un pochettino ma spero ti piacerà!:DGrazie come sempre per la tua bella e simpatica recensione!!Al prossimo capitolo!bacioni

JhonSavor:Ciao!Devo ammettere che ho adorato la tua recensione!:DSono davvero contenta di aver reso abbastanza bene Sesshomaru, spero di riuscire a continuare su questa strada!^^'Sono felice che la fic ti piaccia!:DGrazie mille al prossimo cap!

Draco:Ciao Draco!:DE' sempre un piacere leggere una tua recensione!Ti ringrazio come al solito per i tuoi bellissimi complimenti e commenti!Sono felice che il mio Sesshomaru e la conversazione tra lui e Rin ti sia piaciuta!Un enorme grazie come sempre!Al prossimo cap!baci

Achaori:Ciao cara!Figurati non ti preoccupare assolutamente, hai tutta la mia comprensione!:)Ti ringrazio per i complimenti, mi fa piacere che la proposta ti sia piaciuta tra qualche capitolo ci sarà il matrimonio, attenderò il tuo parere al riguardo!:DGrazie, al prossimo cap!Baci

KaDe:Carissima grazie per i commenti alle mie shot e il commento al precedente capitolo sulla tua fic!:)Bacioni!!!

Le nuove lettrici!*-*

Niki92:Ciao!:DPrima di tutto mi complimento per la tua storia 'Hinezumi' che seguo e che trovo carina e divertente!:)A parte questo, ti ringrazio molto per la tua recensione!:DAnche io adoro Rin e Sesshomaru per il tuo stesso motivo, anche se essendo dei personaggi stupendamente complessi è una bella sfida descriverili(soprattutto il bel Sesshy!;)Grazie mille ancora e spero di rivederti presto!

Nimi_chan: Ciao!:DBe' mi fa molto piacere che hai iniziato a recensire, davvero, e ti ringrazio molto per i tuoi complimenti spero davvero che questa fic ti piaccia sempre più!sono contenta di riuscire a stupirti, eh sì è strano che sia ice-Sesshy a scogliere Rin però c'è una chimica particolare tra i due!^^Grazie ancora spero di rivederti al prossimo cap!

Babydgv:Ciao!:DCommossa, addirittura?Be' sono onorata!Ti ringrazio molto per i complimenti e spero di rivederti presto nel prossimo capitolo!:D

XxKagome_ChanxX:Ciao!:D Oh ma vai tranquilla hai tutta la mia comprensione, sono solidale con le persone pigre come me!;)Però spero che ora, visto che la pigrizia è andata in vacanza, di rivederti al prossimo capitolo!:)

Un saluto,
by LilyProngs

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Capitolo 17
*** 100% Rin!Finalmente... ***


Capitolo 17

Eccovi un nuovo capitolo!
Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

Sesshomaru si allontanò dalla bambina, spezzando il loro legame. Rin sembrò non scomporsi, anzi, gli fece un sorriso ancora più luminoso.
"Signor Sesshomaru, io vado nella mia camera!" cinguettò allegra. Lui annuì soltanto e Rin prese a correre.
Aveva uno strano modo di farlo. Divaricava le braccia ai suoi lati, come se avesse le ali.
Era davvero bizzarra.

Rin si precipitò nella sua stanza, tirò fuori il suo album dei disegni e lo posò sulla tavolozza che Kagome e Inuyasha le avevano regalato per il suo compleanno l'anno precedente. Prese la sua matita e prese a disegnare.
Quando si dilettava nella sua arte, la piccola si immergeva in un mondo solo ed esclusivamente suo dove immagini create dalla sua fantasia prendevano forma attraverso le curve morbide che tracciava la sua piccola mano al contatto col foglio bianco.
Mentre l'idea si affacciava alla sua mente, sul suo viso spuntò un sorriso divertito.


"Oh, Inuyasha, smettila con quella faccia!" esclamò Kagome esaperata, tirandogli in testa un fascicolo che fino a poco prima stava sfogliando. Lui si riscosse offeso.
"Eeeehi, che diamine ti salta in mente?" esclamò arrabbiato massaggiandosi la testa. Kagome ridacchiò borbottando: "Esagerato".
Inuyasha sbuffò e la guardò. "Comunque io non ho nessuna 'faccia' su cui tu possa avere da dire!" ci tenne a precisare. Kagome lo guardò accigliata.
"Io non mi lamento affatto della tua faccia, anzi..." commentò con uno sguardo malizioso che lo fece arrossire "Comunque la tua espressione da cane bastonato è irritante!" concluse e Inuyasha si riprese subito.
"Oh al diavolo, perché tu sei tranquilla a sapere che Rin è con Sesshomaru?" sbottò.
"Sapevo che era questo il problema..." sospirò Kagome mentre prendeva appunti sul computer.
"Certo che è questo il problema! Per te no?"
"No, Sesshomaru che io sappia non ha mai fatto del male a nessuno. Un conto è essere scorbutici, un altro è essere pericolosi" rispose Kagome con calma. Inuyasha incrociò le braccia e sbuffò facendo il broncio.
"Questo lo so! Però..." iniziò senza sapere lui stesso come continuare.
"Non sarai anche geloso di Sesshomaru?" chiese Kagome vagamente divertita, sopratutto conoscendo il vago interesse che aveva la sua bambina per il nuovo arrivato in famiglia. Non se lo sapeva spiegare, ma aveva capito che Rin si era affezionata a Sesshomaru.
Inuyasha si indignò.
"Tsè, certo che no! Figurati, Sesshomaru non potrebbe entrare nelle simpatie di Rin neanche se lo volesse!" esclamò stizzito. Kagome annuiva con sufficenza.
"Sì, sì... Comunque io sono tranquilla e vedi di esserlo anche tu! Se sei così apprensivo adesso, non oso immaginare quando avrà il ragazzo..." commentò Kagome; cercava di tenerlo nascosto, ma si stava divertendo un mondo in quel momento.
Inuyasha si tirò su come se fosse stato preso da una scossa elettrica e lei dovette farsi forza psicologica per non scoppiare a ridere sguaiatamente.
"Lei non uscirà proprio con nessuno!" esclamò irremovibile. Lei lo guardò convinta.
"Hai ragione Inuyasha, io propongo la clausura una volta compiuti i 13 anni!" esclamò, con tanto di manata di enfasi sul tavolo. Inuyasha ci pensò su.
"Certo, certo, non sarebbe una cattiva idea!" si animò con allegria.
Kagome fece cadere la sua falsa espressione accondiscendente per poi fulminarlo con lo sguardo.
"Dico, ma sei scemo? Quando sarà il momento Rin si innamorerà e scoprirà la bellezza dell'amore" esclamò Kagome, estasiata, già persa in un futuro dove sua figlia le chiedeva consigli romantici.
Inuyasha la guardò accigliato.
"Questo non succederà, a Rin non interessano queste cose!".
Kagome lo guardò scettica e con aria di superiorità.
"E' ovvio che adesso non ci pensa, ha quasi 11 anni... è ancora piccola! Ma quando inizierà le medie inizierà a crescere..." disse anche se con un po' di malinconia. Sentì Inuyasha sbuffare divertito.
"Conoscendo Rin non ci dovremmo preoccupare fino ai vent'anni, se non di più!" esclamò.
"Sì certo, fino ai quaranta! Inuyasha, a volte mi chiedo da quale uovo di Pasqua sei sbucato" borbottò.
"Quale uovo di Pasqua?" chiese Inuyasha confuso. Kagome lo guardò rassegnata.
"Lascia perdere, Inuyasha...".
Tra i due calò il silenzio, ma Inuyasha tornò all'attacco.
"Ma fino ad adesso mi hai preso in giro o dicevi sul serio?" chiese.
Kagome sorrise teneramente. "Anche io vorrei che Rin rimanesse bambina per sempre, spensierata e attaccata a noi, ma per quanto ci vorrà sempre bene un giorno diventerà grande! E mi auguro per lei che scopra tutte le bellezze della vita e che percorra una sua strada e si innamori. So che è presto per parlare di queste cose, per fortuna. Non abbiamo neanche avuto il provilegio di vederla nascere e crescere, ma abbiamo ancora tempo per vederle passare molte altre fasi della sua vita... ciò non toglie che quel momento, spero lontano, arriverà..." gli disse dolcemente.
Inuyasha sapeva che la sua Kagome aveva ragione, ma non volle pensarci in quel momento: la sua piccola Rin era la sua piccola Rin e lo sarebbe sempre stata e sapeva, anche se Kagome cercava di non darlo a vedere, che la pensava allo stesso modo.
"Comunque riguardo le faccende amorose stavo scherzando. Puoi stare tranquillo, per come so che vede le cose Rin ci vorrà davvero molto tempo prima che si interessi sul serio ad un ragazzo".


Sul volto di Rin si dipinse un sorriso divertito. Aveva finito il suo lavoretto.
Sul foglio era disegnato un maestoso cavallo bianco e su esso, altrettanto splendido, stava un giovane dai lunghi capelli argentei e occhi ambrati vestito con un abito medievale di un tenue azzurrino. Aveva un'espressione accigliata e scocciata con un grosso gocciolone dietro la testa mentre guardava sotto di se una bambina vestita con un abito rosso e un codino sul lato destro della testa e gli porgeva una rosa bianca con un sorrisone con tanto di stelline intorno.
Rin ridacchiò ammirando il suo lavoro. Sapeva che era una cosa sciocca e senza senso, ma si era divertita molto a fare quel piccolo schizzo.
Ovviamente il principe era Sesshomaru, con la sua solita espressione scostante, ma a lei, inspiegabilmente, piaceva il fatto che in fondo trovava Sesshomaru il suo principe: non un principe a modo, aristocratico e dolce di cui narravano le fiabe, ma un principe freddo, scorbutico ed irritante che probabilmente non aveva mai visto le bellezze della vita e la sua gioia. In fondo Rin si sentiva molto vicino a quella persona perché sentiva che in parte fosse come lei. Ma in quel momento, quando finalmente aveva ripreso la sua voce e ancora di più la sua allegria avrebbe tanto voluto prendere Sesshomaru per mano e mostrargli che il mondo non è poi così terribile.
Ma non era sicura che lei stessa, dopo quello che era successo, sarebbe riuscita a rivedere la bellezza in quel mondo, e poi sapeva che Sesshomaru non le avrebbe mai concesso un posto nel suo cuore.
Davvero, loro due erano così simili.


Quando arrivarono a casa dopo la giornata di lavoro, Inuyasha sembrava più tranquillo e Kagome rise di nascosto a vederlo così.
"Siamo arrivati!" esclamò Inuyasha. La sua voce arrivò fino al piano di sopra, dove Rin lo sentì e il suo cuore prese a battere furiosamente.
Allora, cosa sarebbe successo? Ce l'avrebbe fatta a parlare anche di fronte ai suoi genitori?O di nuovo sarebbe successo solo con Sesshomaru? Sperava vivamente che fosse la prima ipotesi!
Con gambe tremanti scese le scale e sbirciò di sotto.
Vide Sesshomaru salutare Inuyasha e Kagome con un cenno del capo e la solita aria seria.
Era il momento. Scese le scale facendo rumore così che una volta sceso l'ultimo scalino i due si girassero verso di lei e così fu.
"Ciao tesoro! Com'è andata la giornata?" chiese Kagome sorridendo e venendole incontro.
Rin alzò lo sguardo verso di lei, con un'intensità tale che Kagome si bloccò.
Rin prese un sospiro e guardò prima Kagome e poi Inuyasha. Aprì la bocca ma aveva la sensazione che non sarebbe uscito nessun suono.
Si sentì osservata e incrociò il penetrante sguardo d'oro di Sesshomaru. Quello sguardo era... rassicurante, anche se perennemente freddo - la fece sentire tranquilla. Le diede quella sensazione di pace a cui si stava piacevolmente abituando.
Sesshomaru la guardava quasi in attesa e lei volse di nuovola sua attenzione verso Inuyasha e Kagome che la fissavano curiosi e un po' preoccupati dal suo comportamento.
Fece loro un grande sorriso e mentre i battiti del suo cuore pulsavano furiosamente nella sua testa, finalmente, disse: "Ciao... mamma e papà".
La sua voce sembrava ancora un po' tirata fuori con forza, ma alle orecchie dei due sembrò il suono più bello che avessero mai sentito.
Quella voce cristallina, allegra e dolce che avevano entrambi amato dal primo momento che l'avevano vista. In quel momento, guardandola sorridente di fronte a loro, rividero la bambina che avevano conosciuto. Per quanto, irrimediabilmente, nei suoi occhi nocciola rimanesse un'indelebile ombra di un profondo dolore, una parte di quello sguardo brillava di gioia e il suo sorriso splendido e inimitabile scintillava in tutta la sua bellezza.
Era tornata. La loro Rin era tornata.
Kagome scoppiò a piangere mentre le andava incontro e la prendeva in braccio, e la fece volteggiare stretta a sé.
Rin rise divertita...
Anche quello le era mancato, quella dolce melodia di campanellini tintinnanti.
Inuyasha ci mise un po' a riprendersi e si avvicinò alle due e le strinse entrambe tra le sue braccia. "Bentornata, piccola mia" disse con un sorriso a Rin che tese le mani facendosi prendere in braccio, mentre Kagome le accarezzava il viso e poggiava la testa sulla spalla di Inuyasha.
Ora di nuovo tutto avrebbe avuto inizio. Davvero.

In quell'anno avevano amato Rin ancora di più. Le erano stati vicino, le avevano dato l'appoggio di cui aveva bisogno e Rin aveva accettato quelle attenzioni, riconoscente, ma i suoi erano gesti che formavano brevi parole e frasi scarabocchiate di fretta su un quadernino. Le sue particolari parole erano sempre quelle della schietta e scherzosa bambina che avevano conosciuto, ma non potevano essere espresse in tutta la loro integrità.
Da quel momento la bellezza dei pensieri di Rin, in tutta la loro particolare e fantasiosa completezza si sarebbero dischiusi col suono della sua incantevole voce e loro potevano essere finalmente testimoni di quel prodigio.
Da quel momento sarebbero incominciate le gioie delle sue parole nei momenti di felicità e allegria; sarebbero incominciati i dolori nei momenti di capriccio e di rabbia che sicuramente sarebbero arrivati, sopratutto perchè Rin stava iniziando pian piano ad avvicinarsi al traguardo dell'adolescenza.
Ma Inuyasha e Kagome erano pronti. Avevano affrontato senza paura e con enfasi il mutismo di Rin. Avrebbero accolto con altrettanto entusiasmo quella nuova sfida che si imponeva maestosa davanti a loro, la sfida che avevano già affrontato ma che in quel momento si completava.
Essere genitori.
"Sesshomaru..." disse Kagome girandosi, ma Sesshomaru non c'era.
"Dov'è andato?" chiese Rin curiosa. I due sobbalzarono. Dovevano riabituarsi alla sua voce.
"Bah, credo che tutta questa dimostrazione di umano affetto gli abbia dato il voltastomaco" borbottò Inuyasha, mettendo giù Rin. Kagome annuì.
"Probabile..." concordò "È che volevo andare a cena fuori tutti insieme per festeggiare Rin!" esclamò Kagome allegra, Rin sorrise.
"E' un'ottima idea! Vado a chiamare Sango e Miroku, anche loro saranno felici!" esclamò euforico. Quando uscì dalla stanza, Kagome prese Rin per mano e la fece sedere al suo fianco sul divano.
"Siamo molto felici di quello che è successo, davvero! Ma sappi che avresti potuto rimanere in silenzio per sempre e ti avremmo amato allo stesso modo..." ci tenne a precisare Kagome.
"Lo so mamma, mi sono resa perfettamente conto dell'amore che mi avete dato ma anche io sono felice di riuscire a parlare di nuovo, tanto che non riesco più a fermarmi!" esclamò allegra. In effetti da quando aveva ripreso a parlare si divertiva a fare frasi molto lunghe. Le due risero insieme, ma poi Kagome tornò seria e la guardò indagatrice.
"Quello che mi chiedo è come sia successo... abbiamo provato un sacco di cose ma niente..." disse, per quanto in cuor suo sapeva la risposta. Temeva la risposta.
Rin abbassò lo sguardo e si torturò le dita.
"Beh, io... non lo so... è successo all'improvviso!" disse, prima titubante e poi convinta. Kagome sapeva che era una bugia, ma non voleva forzarla: quando Rin la guardò sospirò sconsolata.
"Mamma... io non so come sia successo, ma so che ho parlato da quando ho visto il signor Sesshomaru. Oggi ho rivolto a lui le mie prime parole. Non so perché riesce a infondermi tutta questa fiducia e questa calma, ma è così, nonostante sia un ghiacciolino incallito e scorbutico. So solo che è grazie a lui se ho ripreso la voce! È che..." tentennò.
Kagome l'aveva ascoltata attenta. Era come immaginava. Era stato Sesshomaru che, senza esserle mai stato vicino e comparendo all'improvviso, aveva gettato via tutta la paura che si era accumulata in Rin. E di questo non sapeva se esserne infastidita o grata.
"Che?" cercò di incalzarla. Rin sospirò.
"Non lo so... non ho davvero idea di come sia successo, ma lo scoprirò!" disse allegra.
Kagome aveva un vago sospetto di quale fosse il motivo, ma scosse la testa dandosi della sciocca. No, sicuramente non era ciò che aveva in mente. Era la cosa più insensata e stupida avesse mai pensato e scacciò quell'idea dalla sua testa senza voler darle mai più peso.
"Non ha importanza, ciò che conta è che tu abbia ripreso la tua voce e che abbia sconfitto parte dei fantasmi del tuo passato" rispose convinta. Rin annuì.
"Non hai idea di quanto mi senta... leggera a poter sfogare i miei pensieri ad alta voce! È una sensazione splendida, di liberazione!" cinguettò vivace.
Sentirono la porta aprirsi e le voci di Sango e Miroku.
"Dov'è il nostro usignolo?" chiese subito quest'ultimo. Lui e Sango in fondo non avevano mai sentito parlare Rin, perchè quando era entrata in famiglia era muta.
"Ciao zio Miroku e zia Sango!" rise tra le parole Rin.
I due la guardarono e poi corsero verso di lei. "Ah, lo sapevo che prima o poi sarebbe successo!" disse Miroku.
"Sei una bambina forte, puoi affrontare qualsiasi cosa!" esclamò Sango con dolcezza e a Rin piacque quell'affermazione.
Sì, lei era forte. Forte per affrontare quella nuova vita che si apriva di fronte a lei.

"Direi che una cenetta fuori non ce la toglie nessuno!" disse Inuyasha.
"Sì, è vero! E poi... poi andiamo al Luna Park, che ne dici Rin?" chiese Miroku.
La bambina rise allegra. "Wow, non è neanche il mio compleanno!"
"Ma è un giorno altrettanto speciale!" le ricordò Kagome. Rin annuì.
"Sono tanto felice!" disse abbracciandola. Kagome la strinse accarezzandole i capelli.
"Anch'io, piccola mia" disse la ragazza, ormai persa in quel ruolo di madre che sentiva aderirle addosso come se fosse sempre stato suo. Fu come se nella sua vita fosse già destinata ad essere la madre di quella bambina speciale.
"Dovremmo chiamare anche Sesshomaru" aggiunse Inuyasha con poca convinzione.
"Vado a chiamarlo io, magari è in giardino!" esclamò Rin alzandosi e uscendo fuori.

Sesshomaru si teneva appoggiato sulla ringhiera del ponticello sul laghetto dei pesci nel giardino.
Era lì da un po'. Aveva voluto sottrarsi a quel momento di gioia che aveva avvolto la famiglia del suo fratellastro quando erano venuti a sapere del ritorno della voce di Rin.
Era stato un momento troppo importante, troppo loro - da cui lui si sentiva inadeguato e giustamente escluso. Lui non era fatto per quei momenti. Non sapeva cosa volessero dire, o almeno se ne era dimenticato. Aveva scordato il calore della famiglia da anni, ormai. Aveva dimenticato il calore di ogni cosa: degli abbracci di una madre, delle parole incoraggianti di un padre, i giochi con un vero fratello... il calore di una donna.
Una donna, già. C'erano addirittura colleghi che credevano fosse gay! O altri, più colti, sostenevano fosse misogino. Idioti, certo non erano quelli i motivi della sua solitudine! Era già stato con qualche donna, ma non aveva provato nessun piacere particolare... solo una scossa lungo la schiena nel momento “cruciale”. Nulla di più.
Quando era successo, aveva capito che per lui non c'era nessuna speranza, che il calore a lui era negato e a lui andava bene così. Non aveva bisogno dell'amore e dell'affetto, aveva vissuto una vita senza essi ed era vivo e vegeto, senza nessun rimorso. Senza bisogno di nessuno.
Ma poi aveva conosciuto quella bambina: per quanto non l'avrebbe mai ammesso, si era spaventato. Aveva creduto che quella piccola creatura fosse uscita dal suo inferno personale pronta a farlo dannare. Ma si sbagliava o, al contrario, aveva proprio ragione, il fatto era che quella bambina sembrava non volergli fare del male. Il suo spirito si placava al suo fianco e non si sentiva poi così terribile come si era sentito per tutta la sua esistenza.
Da quanto era arrivata Rin sembrava che tutto stesse mutando.
Per la prima volta sentiva un po' di calore. Quella bambina spezzava la monotonia e il vuoto che l'avevano avvolto per così tanto tempo.
Ma non sarebbe durato per sempre, lo sapeva e non avrebbe fatto niente per cambiare le cose.
Sarebbe stato solo la rovina per lei e sapeva che, comunque, nessun essere - tanto meno un concentrato di energia e spensieratezza quale era Rin - avrebbe mai potuto affezionarsi ad un essere freddo, irritante e vuoto come lui.
Ne era assolutamente certo.
"Signor Sesshomaru!" lo chiamò una voce che per lui ormai era familiare. Non si girò.
"Signor Sesshomaru!" insistette Rin. Sentiva i suoi passi farsi più veloci e correre sul ponticello per raggiungerlo. Lui tenne lo sguardo di fronte a sé senza degnarla di uno sguardo.
"Sapete, mamma e gli altri vogliono fare una cena!" esclamò allegra e si aggrappò ai vari intagli del ponticello per poi sporgersi verso l'orizzonte, al suo fianco.
"Mi sembra normale..." rispose Sesshomaru dopo un po', scostante. Rin ridacchiò.
"Ma sì, io intendevo una cena speciale!" esclamò "Vogliono festeggiare il ritorno di Rin, quella vera" sussurrò con una punto di malinconia.
"Non mi sei mai sembrata finta" rispose Sesshomaru palese e Rin sorrise.
"Avete capito, il ritorno della Rin chiacchierona ed energica di un tempo... per quanto non sarà niente come prima..." L'ultima frase fu un debole soffio sulle sue labbra ma che Sesshomaru, con i suoi sensi finissimi, sentì comunque.
"Dovresti andare a festeggiare allora, che fai ancora qui?" chiese con leggerezza. Rin riprese la sua vivacità e presa da un impeto di coraggiò osò anche dare una gomitata giocosa a Sesshomaru, che le scoccò uno sguardo accigliato. Rin arrossì violentemente.
"Scusate..." borbottò ma poi riprese a sorridere "Che domande mi fate, signor Sesshomaru?! Sono qui per invitarvi ad unirvi a noi!" esclamò con ovvietà. Sesshomaru posò nuovamente lo sguardo verso l'orizzonte.
"Non vengo" rispose secco. Rin ci rimase davvero male, ma cercò di non darlo troppo a vedere.
"Ma come? È grazie a voi se ho ripreso a parlare!" si oppose per poi fermarsi di botto, ma ormai l'aveva detto. Sesshomaru sembrò non darci peso, sembrava a malapena che l'avesse ascoltata, ma poi rispose:
"È solo merito tuo e della tua volontà... Io non c'entro proprio niente".
Rin abbassò lo sguardo, non voleva parlare oltre. Non sapeva perché, ma non voleva far sapere al signor Sesshomaru quanto fosse stata importante la sua vicinanza. Molto probabilmente perché lei stessa non si spiegava il motivo per cui la sua presenza fosse stata davvero così importante.
"Mi farebbe davvero piacere se veniste..." disse comunque.
Sesshomaru rimase in silenzio a lungo.
"Nessuno sentirà la mia mancanza, credimi, ed ora è meglio che ti vada a preparare prima che facciate tardi" rispose. Era la frase più lunga e meno piacevole che Rin avesse mai sentito uscire dalla bocca di Sesshomaru. Annuì comunque.
"Non insisto, signor Sesshomaru, ma se cambiaste idea..." iniziò, ma lui l'interruppe.
"Non lo farò..." affermò, per poi rimanere in silenzio. Rin annuì tristemente e fece per andarsene.
"Grazie, comunque" concluse. Rin alzò lo sguardo verso di lui e gli regalò un gran sorriso.
"Si figuri, signor Sesshomaru!" cinguettò la bambina. Aveva sentito dire una volta da Kagome che Sesshomaru, mai, mai ringraziava. Per nessuna ragione - dalla più importante alla più frivola.
Per lei, stranamente, quello sembrò un personale e piccolo traguardo.

Eccoci!Finalmente Rin ha ripreso a parlare davvero, anche davanti a Inuyasha e Kagome!:D
Ringrazio:

Mikamey: Carissimaaa!:)Ti ringrazio come sempre per i bellissimi complimenti, sono contentissima che il rapporto tra Sesshomaru e Rin ti piaccia e spero che anche se ti ho rivelato un sacco di spoiler la storia scritta ti stupisca ugualmente!;)Sì anche a me è piaciuto il momento dei righi finali...Sono così cocchi quei due!XDAl prossimo capitolo, ci sentiamo!Bacioni!^^

Xx Kagome_Chan xX: Ciao!:)Eheh ti ringrazio come sempre per i tuoi complimenti, beh qui si rivedono Inuyasha e Kagome, contenta?Spero che il tuo esame sia andato bene!^^Scusa il ritardo, la storia non è lasciata in sospeso, figuriamoci!XDI ritardi che potrò fare a volte saranno solo per una discordanza di tempo tra me e la mia Beta, tranquilla!:DEheh non posso proprio rispondere alla tua domanda, ma fidati di me!;)Al prossimo cap!Baci

Vale728:Vale sei sempre cocchissima, sono davvero felice che i capitoli ti piacciano sempre!:)Eh sì la storia di Sesshomaru era molto importante,sopratutto per enfatizzare i righi finali, sono contenta ti sia piaciuto quel pezzo, è il mio preferito!XDGrazie millissime come sempre!Un bacione

JhonSavor: Ciao Jhon!I tuoi commenti mi fanno sempre, irrimediabilmente, sorridere!:)Ti ringrazio molto, eh sì la spiegazione del comportamento di Sesshomaru era essenziale!Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto!:D(ahah sì in effetti anche io non ce lo vedevo proprio a spadellare ai fornelli!XD)Al prossimo cap!

Nimi_chan:Ciao,sono felice di rivederti!^^Ti ringrazio moltissimo per i complimenti e rispondo subito alle tue domande,allora: 1. Io non so se è il cognome effettivo ma il padre di Inuyasha e Sesshomaru si chiama Inu No Taisho, che se non sbaglio significa'Signore di tutti i cani' o qualcosa del genere!XDE quel No Taisho è da molti interpretato come cognome, quindi credo sia effettivamente così!^^ 2. Il passato di Sesshomaru è tutto inventato di mia sana pianta, tanto che nel precedente capitolo avevo detto che anche Tsuki(che significa luna in giapponese) la madre di Sesshomaru è una mia invenzione. Nel manga la mamma di Sesshomaru è un demone cane, come lui e il padre. Spero di esser stata esauriente!:)Al prossimo cap!

Babydgv: Ciao!Mi fa piacere sapere che il capitolo ti sia piaciuto, spero sia lo stesso anche per questo!:)Al prossimo cap!

FairyFlora:Cara Fairy!Ahah sì potrebbe, ma non credo che Inuyasha e Kagome la lascerebbe a qualcun'altro ormai...Sopratutto dopo la gelosia di Inuyasha che noti in questo capitolo!;)Ti ringrazio moltissimo per i complimenti come sempre, sono davvero felice che la fic ti piaccia!:)Al prossimo cap!Un bacione!

Achaori: Ciao cara, sono felice che stia per passare tutto, ti auguro un'estate super rilassante!:DSono davvero felice di averti incuriosita ben bene, in  effetti sì, per Rin vale proprio la pena di fare un'eccezione!;)Ti ringrazio moltissimo come sempre!Al prossimo cap!Baci

Un saluto,
by LilyProngs

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Capitolo 18
*** Un nuovo-glaciale-sapore.. ***


Capitolo 18

Eccovi il nuovo capitolo!
Ci tengo ad avvisare che eventuali ritardi non sono per un blocco o un abbandono della fic ma semplice questione di tempo tra me e la mia Beta!^^
Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

"Rin... Rin... svegliati, tesoro" la scosse con dolcezza Kagome.
La piccola borbottò nel sonno e si girò dall'altra parte.
"Rin!Mi avevi detto che volevi venire a ritirare i fiori per il matrimonio con me!" aveva poi esclamato la madre.
Rin borbottò ancora, ma più forte e lentamente aprì gli occhi.
Lei adorava i fiori. I loro colori sgargianti, le loro forme particolari, il loro profumo intenso. Scese dal letto, scordandosi che era un po' alto e se non fosse stato per Kagome sarebbe scivolata a terra.
"La mia dormigliona" aveva sorriso. La sera Kagome le aveva proposto di andare con lei era rimasta entusiasta...Ma era così presto!
"Mamma..." mugugnò.
"Tesoro, svegliati! Oggi ho chiesto di non lavorare apposta per uscire io e te!" insistette e Rin lentamente si alzò a sedere stropicciandosi gli occhi.
"Ok, ok sono sveglia!" disse molto poco convinta, Kagome rise.
"Allora forza, bella addormentata, preparati che andiamo a fare colazione fuori!" esclamò Kagome pimpante e Rin si chiese come facesse la sua giovane madre ad essere così arzilla alle sette del mattino.
"Va bene, ora mi vesto..." disse, e Kagome uscì dalla stanza.
Scese le scale e trovò Sesshomaru con una tazzina di caffè in mano che leggeva il giornale. Ovviamente non la degnò di uno sguardo.
"Buongiorno" disse la ragazza timidamente. Si sentiva sempre così inadeguata quando era con Sesshomaru. Uno strano verso di risposta le fece capire che l'aveva sentita.
Spero solo che Rin si sbrighi, pensò la ragazza mentre prendeva un biscotto dal sacchetto.
"Biscotto?" chiese, porgendogli il pacchettino. Sesshomaru non staccò gli occhi dal giornale e dissentì.
"Mamma, sono pronta" scese una Rin vestita, lavata e solo un po' spettinata. Kagome sorrise contenta.
"Bene tesoro, andiamo!" esclamò ma il suo cellulare suono. "Un attimo!" disse rispondendo.
Rin si avvicinò ancora mezza addormentata alla sedia e sventolò la sua manina di fronte a Sesshomaru, che sembrò inarcare un sopracciglio contrariato.
"Buon giorno anche a te, Rin" proferì distrattamente; la bambina fece un grande sorriso.
"Buongiorno anche a voi, signor Sesshomaru!" trillò ancora con poca lucidità. Sbadigliò sonoramente.
In quel momento Sesshomaru si chiese se quella strana bambina avrebbe mai smesso di dargli del 'voi' e di ostinarsi a chiamarlo 'Signor Sesshomaru': non ne capiva il senso, ma decise di non darvi troppo peso. Robe da ragazzini, pensò.

"Oh, capisco... Sì, dispiace anche a me... si figuri signora Mikon, è il mio lavoro! No no, va bene, arrivo subito" .
Rin, a quelle parole, si girò lentamente verso Kagome.
"Che succede?" chiese curiosa. Kagome abbassò lo sguardo imbarazzata.
"Ehm, Rin, tesoro... Abbiamo avuto un'adozione proprio stamattina di un bambino che sto seguendo, e c'è bisogno del mio aiuto" rispose sempre a testa bassa la ragazza.
Rin la guardò. "Oh!" le uscì fuori, leggermente delusa.
"Mi dispiace! È che è urgente! Solo che... come faccio a ritirare i fiori adesso?" aggiunse poi parlando tra sé, ma Rin non l'ascoltava più: era presa da un attacco di stiracchiamento e sbadigli acuti.
Kagome alzò lo sguardo e lo puntò prima su Rin e poi su Sesshomaru, sorridendo con furbizia.
"Beh, se è così io torno a letto" disse Rin scendendo dalla sedia.
"Sesshomaru, potresti andare tu a ritirare i fiori con Rin?" chiese Kagome all'improvviso.
"In fondo non ho poi così sonno!" cinguettò all'improvviso Rin rianimandosi di colpo.
Kagome la guardò divertita.
Sesshomaru alzò lo sguardo lentamente. Sembrava molto ma molto scocciato. Guardò Kagome con la stessa espressione contrariata e poi spostò la sua attenzione su Rin, che sembrava fissarlo esitante. Riportò l'attenzione al giornale, tanto che le due iniziarono ad arrendersi all'idea di quella giornata ormai andata in fumo.
"Se sarà una cosa veloce..." sussurrò Sesshomaru, ma le due lo sentirono benissimo.
"Oh, perfetto! Molte grazie Sesshomaru! Potresti darmi anche un passaggio al lavoro? Inuyasha è già all'orfanotrofio e ha preso la macchina... oggi io e Rin dovevamo prendere il pullman, ma..."
"Va bene, adesso taci" sbottò Sesshomaru, Kagome si zittì di colpo. Sembrava assurdo, ma quella era la cosa più gentile che Sesshomaru le avesse mai detto. Ebbene sì.
"Sì, che bello! Andiamo, andiamo!" esclamò Rin, improvvisamente euforica.
Sesshomaru si alzò di malavoglia e prese le chiavi della macchina, che gli era arrivata solo qualche giorno prima da Londra. Accompagnarono Kagome al lavoro e poi Rin uscì dalla macchina per andare a sedersi davanti.
"Non sei troppo piccola?" chiese subito Sesshomaru. Rin lo guardò indignata.
"Ho dieci anni e mezzo!" aggiunse poi come se quel dettaglio facesse una grande differenza.
"Come vuoi" rispose Sesshomaru indifferente.
Rin si accomodò per bene sul sedile. Aveva una bella macchina, il signor Sesshomaru, non aveva idea di che tipo fosse ma sembrava sportiva, era di un nero scintillante e davvero molto ma molto comoda! Si sdravaccò mentre si allacciava la cintura.
"Non vorrai riaddormentarti" proferì Sesshomaru; non era una domanda. Rin lo guardò divertita.
"Non preoccupatevi, sono completamente sveglia!" esclamò la bambina con allegria. Un po' troppo in effetti, sentiva le guance leggermente imporporate e qualcosina che turbinava dentro. Bah, non riusciva proprio a spiegarsi cosa avesse, ma era sicuramente una sensazione di benessere, una sensazione al quale da quando aveva incontrato il signor Sesshomaru si stava lentamente abituando.
Il suo stomaco brontolò e mentre arrossiva ancora di più le parve si sentire per un attimo lo sguardo ambrato del giovane su di sé. Lo vide accostare senza proferire neanche una parola.
"Scendi" ordinò con calma. Rin si tirò su: erano già arrivati? Ma quando si affacciò al finestrino vide un bar dalle pareti color pesca e tavoli in legno fuori.
"Che significa?" chiese confusa.
"Mi pareva avessi fame" rispose Sesshomaru con ovvietà.
Rin lo guardò. Wow, non avrebbe mai pensato di far colazione fuori con lui! Era una cosa... carina!
Sorrise raggiante. "In effetti ho proprio fame!" rispose e scese anche lei dalla macchina.
Mentre entravano, Rin aveva notato che tutte le giovani del bar si giravano ammirate verso Sesshomaru.
Beh, che hanno da guardare? pensò Rin curiosa e stizzita allo stesso tempo.
Ma Sesshomaru sembrava non essersi minimamente reso conto di quelle attenzioni, anzi le era parso che avesse eretto su di sé un'espressione ancora più severa, che allontanava.
I due presero posto e Rin prese a sfogliare il menù.
"Non prendete niente?" chiese, vedendo che se ne stava semplicemente seduto con le mani posate sul tavolo.
"Pensa a scegliere per te" rispose asciutto e lei non si scompose, si stava già abituando ai modo bruschi di Sesshomaru e non le davano fastidio, fece spallucce.
Una cameriera arrivò al loro tavolo, aveva un sorriso smagliante e guardava verso Sesshomaru.
"Posso esservi utile?" chiese con voce zuccherosa.
"Sì, grazie!" esclamò Rin, ma la cameriera non si girò verso di lei. Intanto Sesshomaru aveva preso a leggere una rivista che era lasciata incustodita sul tavolo.
Rin lo guardò storto, leggeva ogni minima cosa che gli capitava a tiro!
"Signorina..." chiamò ancora Rin, si sporse a vedere la targhetta sulla sua camicia "Sarah, signorina Sarah?" chiamò e la ragazza si girò, un po' scocciata, verso di lei.
"Dimmi ragazzina" le disse. Rin gonfiò le guance offesa, ma non le rispose a tono.
"Un cappuccino e un croissant alla marmellata, per favore" rispose acidamente, la ragazza appuntò
"E tuo fratello vuole qualcosa?" chiese e si rigirò verso Sesshomaru.
"No" rispose Sesshomaru secco, continuando a non degnarla di uno sguardo.
La ragazza sbuffò e se ne andò.
Ma che ne sapeva se eravamo fratelli o no quell'impicciona? si chiese Rin stizzita e poi prese a giocherellare con la scatolina dei tovaglioli.
"E' davvero una bella giornata oggi, non credete?" fece Rin. Sesshomaru alzò gli occhi dal giornare per dare una fulminea occhiata fuori.
"Un giorno come un altro" rispose con leggerezza, girando una pagina.
"Non è vero! Nessun giorno è come un altro! Signor Sesshomaru, ma voi leggete proprio ogni cosa che vi capita a tiro?" chiese Rin curiosa, incurvando la testa. Sesshomaru non rispose, rimase in silenzio a lungo: nel frattempo la sua ordinazione arrivò. Rin fece spallucce rassegnata e prese a mangiare, dopo un po' Sesshomaru chiuse il giornale e lo mise da parte, la bambina si ritrovò a sorridere soddisfatta.
"Perchè sorridi?" chiese Sesshomaru, anche se dal suo tono sembrava non curarsi di una risposta.
"Niente, niente..." rispose Rin misteriosa e il ragazzo sembrò non aver intenzione di indagare oltre.
Rin prese a bere il suo cappuccino. "Mmh, buono! Ne volete un po'?" chiese con la bocca piena porgendogli un pezzo di croissant tutto smangiucchiato. Lui la guardò e dissentì.
"Vorrà dire che lo mangerò tutto io" borbottò, ficcandosi un grosso pezzo in bocca.

Sesshomaru la guardava vagamente curioso. Come faceva un essere così piccolo a mangiare con tale voracità? Scrollò le spalle, rassegnato al fatto che quella bambina per lui era un completo mistero.
"Voi non mangiate mai, signor Sesshomaru... È perché non volete mangiare i cibi da umani o perchè non volete ingrassare?" chiese d'un tratto, sinceramente interessata.
Sesshomaru alzò lo sguardo verso di lei; non lo dava molto a vedere, ma era leggermente perplesso. "Mangio poco e basta" rispose. Le sue frasi non erano mai molto lunghe.
"Oh..." rispose soltanto Rin, buttando giù una buona sorsata della sua bevanda. Quando posò la tazza sul piattino si pulì la bocca e fece un sorriso raggiante.
"Ho finito! Andiamo?" chiese con allegria, Sesshomaru annuì e dopo aver pagato uscirono.
Sesshomaru stava per riavviarsi alla macchina, ma Rin lo fermò.
"Signor Sesshomaru, chiedo scusa, ma visto che il negozio di fiori è vicino potremmo andare a piedi, che ne dite?" chiese.
Sesshomaru guardò la stradina di negozi e scrollò le spalle. "Andiamo" rispose soltanto e Rin saltellò con allegria facendogli strada.
"E' un posto bellissimo qui! Ci sono tanti negozi e si può passeggiare tranquilli! A voi piace la frutta? Qui c'è un fruttivendolo che vende della roba buonissima! Io adoro la frutta! Vi piacciono i meloni?" iniziò a parlare a raffica proprio come le capitava prima di perdere la voce. Era una bella sensazione, ma dalla faccia di Sesshomaru capì che era una cosa positiva solo per lei.
"Parli troppo" constatò Sesshomaru e lei annuì comprensiva.
"Effettivamente sì, signor Sesshomaru..." gli concesse per poi prenderlo per la manica e trascinarlo direttamente al negozio. Quando arrivarono e mollò la presa alzò lo sguardo verso di lui che le stava lanciando delle occhiate davvero poco raccomandabili.
"Ehm... vi chiedo scusa, mi sono lasciata prendere dall'entusiasmo!" mugugnò facendo un piccolo sorriso, sinceramente dispiaciuta. Aveva capito che a Sesshomaru non piaceva molto che si invadesse il suo 'spazio vitale'.
Il ragazzò la guardò per poi fare un verso stizzito e guardare altrove.
Rin sorrise fra sé, in fondo non se l'era presa così tanto. Prese a girare per il negozio di fiori, visto che c'era la fila, e si avvicinò ad ogni vaso ammirandone i fiori contenuti e il loro profumo.
"Venite per favore!" lo chiamò con gentilezza. Lui sembrò non averla ascoltata ma dopo un po' le si avvicinò. "Che c'è?" chiese accigliato.
"Guardate... avete visto quel fiore arancione? È un giglio tigrato, il mio preferito!" esclamò con un sorriso dolce e spensierato. "Poi ci sono anche quelle roselline, le 'Serenella', sono piccole e carine! Poi le primule gialle e viola, sapete, sono molto delicate..." iniziò a spiegargli. Immaginava che al Signor Sesshomaru importasse poco se non niente dei fiori che lei adorava, ma non aveva intenzione di fermarsi. Voleva parlare e parlare perché le era mancato e perché quel posto pieno di delicati profumi la metteva sempre in umore gioioso e sereno. Lo prese per mano senza accorgersene, con più delicatezza di prima ma senza di nuovo curarsi se Sesshomaru fosse d'accordo a quel contatto o no.
"Poi c'è l'amemone... no, amemole... anemone! Ecco, così è giusto! Ha un nome un po' difficile ma avete visto che carina che è? Tutta viola e dalla forma particolare! Poi... gli iris! Avete visto che belli?" continuava ad avanzare e a trascinarlo al suo fianco. Sesshomaru non diceva niente, la sua espressione era anonima anche se Rin stava iniziando ad interpretarne le quasi impercettibili sfaccettature.
Sembrava leggermente disinteressato, perplesso ma certamente non contrariato o scocciato, così continuò a fargli da guida.
"Queste sono margherite, so che sembrano semplici ma sono belle a modo loro! Tutti le sottovalutano perchè non hanno né una forma né un profumo particolare, ma è proprio perchè sono un po' incomprese che mi piacciono. E poi al contrario ci sono le più belle per eccellenza: le rose!A me piacciono ma non ne vado matta però una cosa loro è inconfondibile..." disse con voce saccente, mollandogli la mano e sporgendosi verso il vaso.
"Non toccare, Rin..." le disse subito Sesshomaru, ma lei sorrise.
"Non voglio fare niente di male, venite qui vicino..." gli disse, facendogli segno di avvicinarsi.
"Perchè?" chiese sospettoso, non l'aveva interrotta durante la sua predica da fioraia ma in quel momento sembrava aver ripreso la sua aria fredda e la risposta pronta.
"Oh, come siete difficile!" borbottò la piccola, accarezzando un petalo con delicatezza per poi allungarsi per avvicinare la sua mano al viso di Sesshomaru: quest'ultimo si scosto di scatto.
"Che c'è?" chiese subito. Rin sbuffò.
"Ma che razza di demone cane siete se non sentite niente? Su, sentite..." gli disse avvicinando di più la sua mano al suo viso. Per un attimo rimase fermo ma poi si rialzò.
"Muoviti Rin, tocca a noi..." disse facendosi avanti verso il bancone. Rin sospirò sconsolata.
Non era proprio riuscita a trascinare il Signor Sesshomaru nel suo entusiasmo.
"Salve! Senta, siamo venute la scorsa settimana, io e la mia mamma volevamo ritirare i fiori per il matrimonio" iniziò a spiegare la piccola alzandosi sulle punte per poter far emergere la testa dall'alto bancone. La commessa le fece un bel sorriso.
"Certo, l'ordine è arrivato! Aspettavamo la conferma..." disse la ragazza appuntando delle cose su un'agenda.
"Sì, sono venuta apposta! Doveva venire la mamma..." spiegò Rin smanettando nel suo borsellino. "Questo è il resto dei soldi che dovevamo dare" disse, allungandole delle banconote.
"Grazie piccola!" disse la ragazza mettendo tutto in cassa.
"Perfetto, avevate già lasciato l'indirizzo: il nostro furgone passerà a portarvi tutto entro oggi pomeriggio" le disse la ragazza.
"Grazie mille signorina, arrivederci!" disse, uscendo seguita da Sesshomaru.
"Aspetta piccola..." le disse la ragazza e prese un giglio arancione e glielo porse. "Ho sentito che ti piace, ecco: te lo regalo!" disse la ragazza con un sorriso.
"Wow... grazie signorina!" disse la piccola prendendo il fiore per poi andare via.
Quando uscirono, Rin rimirava estasiata il suo fiore e Sesshomaru la guardava di sottecchi.
"Avete visto che bello?" trillò Rin portandosi il giglio vicino e odorandone il profumo.
"Sentite..." gli disse porgendoglielo.
"Lo sento da qui, tutti sti profumi mi hanno stordito!" borbottò Sesshomaru.
"Non vi piacciono i profumi come questi?" chiese curiosa.
Sesshomaru fece una scrollata di spalle e non le rispose. Rin riprese ad ammirare il suo nuovo fiore.
"Siete così freddo, signor Sesshomaru..." disse Rin dopo un po'.
Sesshomaru smise di camminare e la guardò. Rin alzò lo sguardo verso di lui arrossendo violentemente.
"Non-non era una critica..." prese a balbettare. "Una semplice constatazione!" continuò per poi riprendere a camminare. Rimasero in silenzio a lungo.
"Rin, fermati..." disse Sesshomaru con tono irremovibile, così perentorio che Rin si bloccò letteralmente, con una gamba sollevata e l'altra poggiata a terra e le braccia immobili in posizione di marcia. Sentì Sesshomaru allontanarsi ma non fiatò, non si mosse e non parlò anche se la posizione non era delle più comode.
Sesshomaru tornò ed un guizzò diverito comparve sui suoi occhi di ghiaccio per poi ritornare quell'oro statico ed inespressivo.
"Puoi muoverti, adesso..." le disse e Rin prese un gran sospiro ridacchiando tra sé, liberandosi da quella posizione che si era creata per poi cadere a terra ancora divertita.
"Tieni..." disse Sesshomaru lanciandole qualcosa.
"Uh?". Rin prese l'oggetto al volo. Era davvero gelido al tatto. Era circondato da una pellicola trasparente, attaccato ad uno stecco e la forma di un triangolo dalla punta arrotondata e di un arancione brillante.
"Che cos'è?" chiese Rin guardando l'oggetto curiosa.
"Mangialo" rispose Sesshomaru con ovvietà. Rin fece una scrollata di spalle e addentò senza pensarci troppo su. Era duro e non sapeva di niente.
"Signor Sesshomaru, siete sicuro che sia commestibile?" chiese.
Per un attimo ebbe l'impressione di averlo visto sospirare ma non ne fu sicura.
"Devi scartarlo, Rin" rispose con pazienza.
"Oh..." commentò arrossendo. Tolse la carta e mise quella cosa arancione in bocca.
Era davvero molto, ma molto freddo! Ma lo era in maniera piacevole, dissetante, ed aveva un buon gusto d'arancio.
"Mmmh... buono... mi piace!" esclamò con allegria prendendo a mangiare con vivacità. "Cos'è?".
"E' un ghiacciolo..." rispose Sesshomaru con leggerezza. Rin ridacchiò, un nome carino!
"Mhm, è proprio buono, mi piace molto!" commentò di nuovo, gaia.
"Non tutte le cose fredde sono poi così terribili..." le disse Sesshomaru con tono incolore.
Rin alzò lo sguardo di scatto verso di lui e si aprì in un sorriso sincero, mentre sentiva il suo cuore sospirare spensierato.
No, in fondo se le cose fredde erano come un ghiacciolo o come il Signor Sesshomaru non erano davvero poi così terribili.

Ammetto che questo capitolo è assurdo e senza senso, vi chiedo scusa, ma avevo proprio bisogno di un capitolo di transizione!^^'

Ringrazio:

Mikamey:Carissima per me è un onore che mi concedi anche solo dieci minuti e la tua è stata una carinissima recensione, tanto per precisare. A proposito mi avevi detto che avresti avuto degli esami a fine mese o sbaglio?Poi voglio sapere com'è andata e ti auguro in bocca al lupo nel caso tu non gli abbia ancora fatti. Ad ogni modo mi fa piacere che nonostante gli spoiler la storia continui a sorprenderti, ci speravo davvero!^^Ti ringrazio moltissimo per i complimenti!Ahah attenderò ma stai attenta prima tocca a me estorcerti quanche spoilerino sulla tua bellissima fic!Un bacione

SesshomaruJunior:Ciao nuovo lettore!Mi fa davvero piacere che la fic ti piaccia e ti ringrazio molto per aver messo la fic tra i preferiti!^^Ti ringrazio altrettanto per i complimenti!

Draco:Draco, ovviamente è una gioia rivederti!:)Divertito al mare?Spero di sì!^^Il tuo commento, davvero, mi ha riempito di gioia anche se penso sinceramente che in questo sito ci siano scrittrici molto ma molto più brave di me ma mi fa comunque piacere sapere di riuscire a trasmetterti delle emozioni, a me questo basta e ti ringrazio molto!Come vedi il rapporto tra Sesshomaru e Rin si intensifica sempre più e spero che questa fic ti appassioni sempre più!Ti ringrazio ancora!Baci

Xx Kagome_Chan xX: L'esame era oggi!Com'è andato?Dai ti regalo questo capitolo nella speranza che l'esame complessivo sia andato più che bene!:)Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, come sempre!:)

JhonSavor: Io te lo dico e lo ripeto:adoro le tue recensioni!XDMi rallegrano sempre!Sì in effetti ho pensato che la gelosia di Inuyasha fosse proprio inculcata nel suo essere ed oltre ad essere geloso con la sua amata lo immaginavo altrettanto con la figlia, come ogni padre che si rispetti alla fine!;)il tuo commento su Sesshomaru mi ha fatto morire da ridere 'che peste li colga' ahah, sei un grande!:)Grazie come sempre per la tua recensione!baci

FairyFlora:Cara Fairy!:)Ahah hai proprio ragione, in fondo lo sappiamo che Inuyasha e un po' bimbo e, fortunatamente, non cambierà mai!;)Ti ringrazio molto per la tua adorabile recensione, come sempre, e sono immensamente felice che ti piaccia il mio Sesshomaru, davvero davvero!:)Bacioni

Achaori:Cara hai proprio ragione bisognerebbe stirarli sotto un camion quegli idioti che osano dare del gay o del misogino al meraviglioso Sesshomaru anche perché, figo com'è, se fosse in una delle due situazioni sarebbe davvero un oltraggio e uno spreco!;)A parte gli scherzi sì, ha rifiutato, in fondo te lo immaginavi il grande Sesshomaru-sama che passava il pane a Miroku o cose simili, io sinceramente no!;)E poi se avesse accettato il suo cuore di ghiaccio si sarebbe sciolto troppo in fretta e questa fic non avrebbe senso!;)Bacioni

nimi_chan:Mi fa davvero molto piacere che il capitolo ti sia piaciuto tanto, ti ringrazio moltissimo!Be' in questo capitolo non c'è rischio di commuoversi, magari fa scappare più di un sorriso però(spero;)Al prossimo cap!

Vale728: Le tue recensioni sono sempre dolcissime e sono davvero felice di averti fra i miei lettori!:)Sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto tanto ed hai proprio ragione, Rin è davvero felice di aver ricevuto un ringraziamento da Sesshomaru!:)Baci al prossimo cap!

Un saluto,
by LilyProngs



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Capitolo 19
*** Fiori d'arancio...e una rosa bianca... ***


Capitolo 19

Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

Kagome si rigirò nel letto con una strana sensazione, una di quelle che ti assalgono appena arriva la mattina di un nuovo giorno.
Era agitata, agitata e stranamente euforica... d'un tratto la realtà le piombò addosso come una secchiellata d'acqua gelida.
"Mi sposo!" strillò, alzandosi dal letto così velocemente che cadde per via del groviglio di coperte al quale erano allacciate le sue gambe.
Rin si alzò di scatto, seguita a ruota da Sango. Le due, visto che Kagome non ne voleva proprio sapere di dormire la notte prima anche se un po' brilla per via dell'addio al nubilato, Rin e Sango avevano deciso di farle compagnia. Si erano rannicchiate tutte e tre sul letto matrimoniale di Fukata ed erano cadute nel mondo dei sogni.
Ma in quel momento Kagome aveva ripreso il suo furore e Rin si sporse dal letto e vide la sua giovanissima mamma a terra circondata da coperte come un salame.
"Mamma! Che disastro che sei!" esclamò tra le risate, ancora mezza addormentata.
"Rin, non è il caso di confortarmi in questo modo..." borbottò la ragazza alzandosi e strofinandosi il sedere. Sango e Rin risero ancora di più.
"Confortata? Non hai bisogno di essere confortata, mamy!Oggi sposerai il mio bellissimo papino Inuyasha!" le ricordò Rin con allegria, ma a quell'affermazione Kagome fu presa da un moto di panico.
"Oddio, mi sposo! Oggi mi sposo... Io... Non so se... Non..." iniziò a farfugliare e Sango la prese per le spalle.
"Tranquilla, ci siamo noi con te! Non hai niente di cui preoccuparti! Hai Inuyasha, un bellissimo vestito da sposa... Le spiagge bianche di Capo Verde che ti attendono... Andrà tutto bene!" la rassicurò Sango con dolcezza. Kagome annuiva ancora un po' agitata.
"Respira, mamma..." le ricordò Rin e Kagome prese un gran sospiro.
"Sì, avete ragione!" esclamò la ragazza aprendosi in un grande sorriso ebete e gli occhi le iniziarono a brillare.
Sango e Rin si scambiarono un'occhiata e ridacchiarono.
"E' tornata in sé..." proferì Sango solennemente.
"Puoi dirlo forte zia!" esclamò felice.
"Devo prepararmi... sono una schifezza!" esclamò Kagome guardandosi allo specchio: il panico minacciava di tornare.
Rin sospirò. Com'era emotiva la mamma, pensò sconsolata.
"Ho un'idea!Io vado a prepararti un bel bagno caldo, e poi ci facciamo tutte belle! È un giorno speciale, non devi preoccuparti di niente, ci penso io!" disse Rin facendo quel suo grande sorriso contagioso e le due ragazze la guardarono ammirate.
"Ma sei sicura di avere undici anni, sì?" chiese Sango. La piccola ridacchiò.
"Dicono così! Forza, diamoci da fare!" esclamò la piccola piena di energia avviandosi in bagno. Sango seguì il suo consiglio e si precipitò in cucina mentre Kagome si sdraiava nuovamente sul letto.
Erano le sette in punto. Mancavano quattro ore.
Il suo cuore prese a battere furiosamente a quel pensiero. Una vita insieme ad Inuyasha, quanto l'aveva aspettato. Il suo Inuyasha.


Inuyasha dormiva tranquillo abbracciato al suo cuscino, russando di tanto in tanto. D'un tratto la sveglia suonò e lui con un gesto brusco la scaraventò dal comodino: ma quella, maligna, al posto di spegnersi, si incantò suonando più forte assordandolo per via del suo udito delicato. Ma non era l'unico in quella casa ad avere l'udito fino.
"INUYASHA!" tuonò Sesshomaru piombando nella stanza con la furia di un uragano, tanto che Inuyasha sobbalzò. Sesshomaru faceva paura per via di quella sua freddezza tagliente, di quel suo distacco e non era abitudine vederlo palesemente e puramente infuriato.
Prese la sveglia in mano e la strinse così forte che quella andò in un sacco di pezzi.
"La mia sveglia!" piagniucolò Inuyasha assonnato.
"Ringrazia che questa non era la tua testa!" ringhiò Sesshomaru per poi buttare i poveri pezzi infortunati a terra.
"Che succede qui?" chiese Miroku entrando nella stanza tutto scompigliato e assonnato.
"Chiedilo a quell'imbecille del tuo amico..." soffiò Sesshomaru e Miroku guardò Inuyasha che a sua volta fulminava con lo sguardo il fratello maggiore.
L'ultimo arrivato sospirò sconsolato.
"Beh, tanto vale alzarsi definitivamente" disse.
"Non ci penso nemmeno! Io dormo ancora un po'!" si lamentò Inuyasha.
"Amico, ti sposi oggi, ricordi?" gli rammentò Miroku. Il ragazzo preso da un moto di agitazione si raddrizzò sulla schiena di scatto.
"Certo che lo so!" strillò e Sesshomaru alzò gli occhi al cielo.
"Smettila di fare il ragazzino spaurito e vatti a dare una lavata!" gli ordinò con quel suo tono che stava tornando della sua solita freddezza ed irremovibile.
"Tu non darmi ordini!" lo minacciò Inuyasha.
"E allora muoviti! Fai ancora tutto quel chiasso e, davvero, ti sbriciolo pezzetto per pezzetto!" ribattè Sesshomaru uscendo dalla stanza.
Miroku lo seguì con lo sguardo.
"Però... che caratterino il tuo fratellone, ma far sesso ogni tanto? Potrebbe smuovergli i nervi!" borbottò Miroku e Inuyasha lo guardò con aria rassegnata. Ringraziando i Kami Sesshomaru non l'aveva sentito.
"Ringrazia che stamattina mi sono svegliato misericordioso!" sentirono urlare dopo un po'.
Come immaginava, l'aveva sentito.
Miroku sobbalzò e uscì dalla stanza.
"Vatti a fare la doccia Inuyasha, io vado a fare colazione" disse Miroku prima di sparire oltre la porta.
"Ma cos'è questa storia? Mica puzzo?!" si lamentò Inuyasha annusandosi, per poi alzarsi di malavoglia verso il bagno.


Kagome se ne stava distesa nella vasca, finalmente del tutto rilassata.
Rin era davvero un angelo. Aveva cosparso la vasca con oli profumati, fiori e aveva acceso un po' di incenso. Era tutto perfetto.
Era così felice di aver Rin con sé. Ci pensava spesso. Aveva una figlia, una bambina che per quanto non fosse cresciuta in lei sentiva che fosse sua, si sentiva madre come se i loro destini si fossero incrociati ancor prima di conoscersi. Era un pensiero fantastico.

"Nonna, la mamma è ancora nella vasca, la vado a chiamare?" chiese Rin mentre beveva il latte da una grossa scodella. Fukata la guardò con dolcezza. Doveva ancora abituarsi alla voce della bambina, alla sua dolcissima e inaspettata voce.
"Finisci tranquilla, poi la vai a chiamare. Prepariamo tutte insieme la sposa e poi ci prepariamo noi" rispose, passandosi una mano tra i corti capelli riccioluti con aria sognante.
Preparare sua figlia per andare all'altare, che emozione! si ritrovò a pensare mentre una lacrima commossa le solcava una guancia.
Izayoi la guardò comprensiva. Tutte le donne si erano riunite a casa di Fukata, mentre tutti gli uomini erano a casa di Kagome.
"Suvvia Fukata, non vorrai mica farti vedere così da tua figlia!" le disse con quel suo solito tono delicato e dolce e Fukata la guardò con un mezzo sorriso, ancora commossa.
"Beata te che hai due uomini!"
Izayoi sospirò. "Già, a me basta aiutare la mia consuocera" disse facendole un sincero sorriso.
"Come siete tenere, nonne!" esclamò Rin.
Le due si girarono verso di lei e risero, anche Sango si unì a loro.
"Sei tu che sei un dono dal cielo, piccola Rin!" disse Izayoi accarezzandole la testa.
Rin la guardò e i suoi occhi si illuminarono. Dopo un'intera vita senza amore, tutto quell'affetto a cui riusciva a malapena ad abituarsi dopo un anno riusciva sempre a stenderla di felicità.
"Grazie nonna!" disse Rin con estrema sincerità. Fukata singhiozzò: "Ora basta, entro fine giornata avrò consumato almeno un pacchetto di fazzolettini!" esclamò prendendo quello che le porgeva Sango con un sorriso. Le quattro scoppiarono a ridere.
"Su, vado a chiamare la mamma!" trillò Rin alzandosi.


Inuyasha uscì dalla doccia fasciandosi la vita con un asciugamano e si scrollò i capelli in maniera davvero molto canina, com'era suo solito.
Solo in quella stanza che aveva ancora l'odore di Kagome si ritrovò a pensare a come, per quanto non volesse nemmeno ammetterlo a se stesso, fosse davvero agitato. Era un passo importante, il loro.
Era una vita che si conoscevano e un anno che convivevano (con tanto di figlia!) ma sapeva che in parte dopo quel giorno le cose sarebbero state diverse. Sarebbe diventato tutto più concreto, più vero. Erano davvero molto giovani, ma quella era la scelta più giusta che avessero mai fatto. E nonostante il suo caratteraccio, nonostante il fatto che avesse fatto passare così tanto tempo prima di rendersi conto che, anche lui, ricambiava il grande amore che gli dimostrava Kagome, si ritrovò a pensare che nonostante tutto quello era proprio il momento giusto.
Il suo stomaco brontolò sonoro.
"Colazione, immediatamente!" decise, per poi indossare una tuta e scendere di sotto.


"Allora Kagome, tesoro mio, il braccio dove ce l'hai?" chiese Fukata mentre cercava di farsi spazio tra il tulle vaporoso dell'abito da sposa di sua figlia, le lacrime che le offuscavano la vista non l'aiutavano di certo!
"Qua, mamma!" disse Kagome da sotto la gonna facendo spuntare il suo braccio dal corpetto.
La cerniera si era inceppata e per non rischiare di romperla stavano cercando di infilarle il vestito da chiuso, quattro donne alle prese di un vestito da sposa a strillare e a ridere di tanto in tanto.
Era una situazione buffa e assurda ma nessuna, presa da quell'euforia che ormai Kagome aveva trasmesso a tutte, se ne curava.
"Ok, anche l'altro, tesoro!" la intimò ancora Fukata mentre le altre tenevano giù la gonna e su il corpetto. Dopo un gemito di Kagome spuntò l'altro suo braccio e Fukata glielo acchiappò.
"Tirate piano!" disse; le altre annuirono. Dopo un po' di sforzi ne uscì fuori una Kagome un po' scarmigliata, ma assolutamente splendida in quell'abito indaco chiaro.
Fukata scoppiò in un pianto a dirotto. Le altre sorrisero e Kagome sospirò.
"Mamma..." borbottò sconsolata per poi guardarsi allo specchio. Non era ancora truccata, era spettinata ma in quel momento si sentì rilassata e splendente come mai in vita sua. Probabilmente la felicità era un ottima cura di bellezza, pensò con un sorriso.
"Bene ragazze, d'ora in poi ci pensiamo io e Fukata, voi andate a prepararvi" disse Izayoi.
Le due annuirono, andando anche loro a lavarsi e a rilassarsi un po' sotto il caldo getto della doccia.
Sarebbe stato un giorno bellissimo.


Inuyasha, dopo aver fatto colazione, andò a lavarsi i denti e dopo un po' sentì dei rumori provenire dalle scale.
"È permesso?" sentì la voce saggia e tonante di suo padre e uscì dal bagno con una guancia sporca di dentifricio.
"Certo papà, dimmi tutto" disse strofinandosi l'asciugamano sul viso.
L'uomo sorrise: "Aiuto mio figlio a prepararsi" disse.
Inuyasha rimase fermo come una statua.
"Sono... sono capace di vestirmi" boccheggiò.
"Lo so benissimo figlio mio, ma sono sicuro che non sai allacciarti la cravatta..." gli rispose divertito.
"In effetti..." gli concesse Inuyasha prendendo il suo completo dall'armadio.
"Almeno posso farlo con te, Sesshomaru non me lo permetterebbe neanche se gli passasse lontanamente l'idea di sposarsi". Inuyasha fece una scrollata di spalle.
"Lui è così" rispose rassegnato.
Non solo Sesshomaru non aveva intenzione di sposarsi, non sapeva neanche se avesse mai provato sentimenti per una donna. Non sapeva se mai aveva provato dei sentimenti in generale, ma lui era fatto così: freddo, imperscrutabile, fiero. Ma alla fine, per quanto non l'avrebbe mai ammesso, era affezionato al fratello. Certo, gli diceva che era un ibrido e che non meritava che respirasse la sua stessa aria, ma Inuyasha sapeva che in fondo al cuore del fratellastro c'era un piccolo, minuscolo spazio per un po' di affetto. Credeva e sopratutto sperava che un giorno Sesshomaru avrebbe trovato una persona in grado di riuscire a sciogliere il ghiaccio nella sua vita, almeno un pochino.


Il grande giardino del tempio Higurashi era accuratamente decorato.
Sugli alberi erano stati appesi strascichi di tanti colori circondati da gigli bianchi e le sedie erano disposte in gruppi a due lati opposti, lasciando posto ad una navata coperta di fiori colorati che si apriva in direzione di un archetto nuziale intagliato in legno altrettanto decorato con rami d'edera, rosei fiori di ciliegio e fiori d'arancio.
Le persone, vestite in abiti eleganti, si stavano riunendo e prendendo posto vociferando con allegria.
Fukata parlava con il nonno, in qualità di prete scintoista sarebbe stato lui a sposare la sua nipotina.
Finalmente, quando tutti arrivarono la musica iniziò.
Sango era poco distante dal prete, seguita da Ayame; al loro opposto stavano Inuyasha, agitatissimo, poi Miroku e Sesshomaru.
Ora che i testimoni e lo sposo erano al loro posto non rimaneva che attendere la sposa.
Una musica che preannunciava la marcia nuziale anticipò Rin: adorabile nel suo abitino svolazzante e gonfio color indaco chiaro, in tinta al vestito della madre, i lunghi capelli neri erano tenuti indietro ai lati da due spillette a forma di piccoli gigli e cadevano ondulati sulle sue esili spalle di bambina. Al suo fianco Sota l'accompagnava a braccetto.
Rin teneva in mano un cestino di vimini e lanciava per la navata petali di rose e fiori di ciliegio accogliendo tutti con il suo caldo sorriso. Dopodichè la marcia nuziale suonò e la sposa si fece avanti accompagnata dal Signor Taisho: era assai strano venire accompagnati dal padre dello sposo, ma tant'è.
Kagome avanzava, bellissima, lungo la navata.
Il vestito splendido prendeva vita sul suo corpo, il lunghi capelli erano tenuti ai lati in una complicata treccia e il resto ricadeva sulle spalle in morbide onde. Il trucco era delicato e rendeva il suo viso luminoso dietro il velo.
Il suo cuore batteva all'impazzata mentre stringeva il bouquet di rose bianche al petto e posava lo sguardo sul suo Inuyasha bellissimo in quell'abito nero ed elegante, per quanto non fosse molto il suo stile.
Quando arrivarono di fronte all'altare il signor Taisho la lasciò andare per poi prendere posto accanto ad Izayoi, mentre Fukata al suo fianco era in un fiume di lacrime e commozione.
I due si sorrisero e la cerimonia iniziò.
"Kagome Higurashi..." proferì Inuyasha impacciato e rosso in volto mentre le prendeva la mano.
"Io Inuyasha Taisho prometto... prometto..." iniziò in preda al panico, guardò Kagome che lo guardava incoraggiante e Rin dietro di lei che gesticolava animatamente incitandolo ad andare avanti. Sorrise tra se e prese un po' di coraggio.
"La nostra strada comincia da quando eravamo bambini. Io ero insicuro e scorbutico, tu dolce e premurosa, non so come ci siamo avvicinati ma è successo. Crescendo ci siamo affidati l'un l'altra, io non capivo, non vedevo ciò che avevo davanti... ma tu non ti sei arresa! E ora ti dico scusa e grazie per aver sempre creduto in noi, per aver capito molto prima di me... Con questo io prometti di amarti e rispettarti per tutta la vita." disse prendendo un grosso sospiro mentre Rin si avvicinava porgendogli il piccolo cuscino con sopra gli anelli, gli fece un occhiolino.
Kagome si lasciò infilare la fede e prendendo quella di lui proclamò con voce sicura: "Io Kagome Higurashi prometto di amarti e rispettarti per tutta la nostra vita. Niente è pari all'attesa che ho sopportanto sognando solo te, ma niente è altrettanto comparabile con la felicità di averti ritrovato, di averti visto tornare con uno sguardo diverso apposta per me. E con questo ti dico che sarei disposta a rivivere quegli anni d'attesa mille volte per poi godere di questa felicità che tu e soltanto tu sei in grado di donarmi. Ti amo" disse Kagome, mentre le lacrime silenziose scivolavano sul suo volto di pocellana ed infilava la fede nella mano del suo amato. I due si sorrisero.
"E così vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa" disse il nonno con un sorriso sdentato.
Inuyasha fece un sorriso sghembo mentre si avvicinava a Kagome e le alzava il velo, mostrando quel suo volto bellissimo che amava. Le accarezzò il viso e l'attirò dolcemente a sé, dandole quel bacio che sigillava la loro unione.

"Inuyasha, mettimi giù!" strillava Kagome, tirandogli una sfilza di pugni sul petto mentre Inuyasha la teneva in braccio senza un briciolo di difficoltà.
"Rimangia ciò che hai detto allora!" le urlò e lei si dimenò.
"No e no! Cagnaccio! Vai a cuccia!" strillò ancora Kagome senza far a meno di sorridere, Inuyasha la sollevò più in alto e la ragazza si dimenò di più mentre continuava ad urlare a Inuyasha sghignazzava.
"Dai papà lasciala! Certo che non cambierete mai!" gli urlò contro Rin, diverita.
I due si sorrisero e Inuyasha la mise giù.
"Non avrai mica creduto che tutto sarebbe cambiato?" chiese Inuyasha e Kagome gli diede uno scapellotto.
"Magari!" esclamò e Inuyasha le fece la linguaccia. Kagome rimase seria e i due si scrutarono a lungo per poi scoppiare a ridere e abbracciarsi. Rin li guardava confusa e sconsolata, mentre alzava gli occhi al cielo si diresse verso il suo tavolo e i due nuovi sposini la seguirono.


Fu un pranzo allegro, allietato da un chiacchiericcio vivace e buona musica di sottofondo, stava andando proprio tutto bene. Dopo il pranzo si aprirono le danze e Inuyasha pestò i piedi a Kagome e lei li pestò a lui più di una volta mentre altre coppie, incoraggiate, iniziarono a volteggiare al loro fianco.
"Signor Sesshomaru, voi non ballate?" chiese Rin, prendendo posto al suo tavolo.
Sesshomaru era seduto con scomposta noia alla sua sedia. Aveva tolto la giacca ed era rimasto in camicia, allentando un po' la cravatta. Una visione divina: a confermare erano le molteplici ragazze single che se lo mangiavano con gli occhi, ma lui non sembrava curarsene. Si raddrizzò e guardò verso Rin accigliato.
"Non ci penso nemmeno!" rispose serio e Rin sbuffò.
"Oh, come siete! Un sacco di ragazze hanno calpestato il loro orgoglio venendo loro stesse a chiedervi di ballare e voi le avete rifiutate tutte, che insensibile!" lo bacchettò Rin, segretamente divertita.
"Dubito che si soffocheranno nel sakè per questo..." rispose lui con indifferenza e Rin ridacchiò, lui la guardò accigliato e lei rise di più.
"Dite delle cose divertenti e non ve ne rendete neanche conto!" cinguettò, facendo un grande sorriso.
Sesshomaru sentì quel suo ghiaccio che giaceva in lui dischiudersi sempre più, soprattutto quando quella bambina sorrideva, quando lo invadeva con la sua gioia così forte e trascinante. Sbuffò mentre la vide avvicinarsi.
"Dai almeno a me lo concedete un ballo?" chiese porgendogli la mano; lui si girò dall'altra parte.
"Ho detto di no, non fai la differenza,s ai?" rispose con aria antipatica, ma Rin scorse un po' di finzione nella sua voce e insistette facendo la sua migliore espressione da cuccioletto abbandonato che Inuyasha le aveva insegnato.
"E dai! Sono la figlia degli sposi, faccio differenza eccome!" rispose convinta e lui sbuffò di nuovo.
"Per me potresti essere anche figlia dell'imperatore e non cambierebbe niente".
Rin sospirò e si arrese avviandosi verso la sua sedia, ma poi si sentì presa per una spalla.
"Uno e basta, prima che ti metti a piagnucolare" disse Sesshomaru in tono glaciale, Rin gli regalò un'espressione gioiosa e per un attimo le era sembrato che le labbra di Sesshomaru si fossero impercettibilmente incurvate.
Era, ovviamente, molto più alto di lei, la sovrastava completamente. La prese per le mano e la tirò sui suoi piedi. Rin lo guardò confusa.
"Non ho nessuna intenzione di rendermi ridicolo cadendo" borbottò subito Sesshomaru e lei strinse di più la presa sulle sue mani, tenendosi diveritita in bilico mentre volteggiavano goffamente. Sesshomaru la teneva lontana, sospesa come se tenesse tra le mani le corde di un burattino ma Rin sembrava divertirsi ugualmente, la sua risata 'campanellina' inondava tutta la sala.

Poco prima che la canzone finisse arrivò Miroku un po' brillo, tolse Rin dalle mani di Sesshomaru e la prese in braccio facendola volteggiare.
"E' così che si fa ballare una bambina, caro Sesshy!" esclamò strngendo forte la bambina che sorrideva diverita sopratutto osservando l'espressione superiore, e - solo lei l'aveva notato - un po' contrariata, che si era dipinta sul bel volto di Sesshomaru.
"Non chiamarmi 'Sesshy'" ringhiò per poi tornare al suo tavolo.
"Ma come fa a starti simpatico quello lì?" chiese strascicando Miroku mentre la faceva volteggiare in assurde acrobazie.
"E' il mio principe!" si ritrovò a rispondere Rin con naturalezza per poi arrossire, ma Miroku era così alticcio che non le diede realmente retta.


Si fece sera ed era arrivato il momento per Inuyasha e Kagome di partire per la luna di miele.
"Allora, starai a casa con Sesshomaru e poi ci sono Sango e Miroku ovviamente. Per ogni cosa chiama, mi raccomando! Avrò il cellulare con me, sempre! E poi..." iniziò a farfugliare Kagome tenendo Rin in braccio che cercava inutilmente di calmarla, per fortuna arrivò Inuyasha.
"Lasciala vivere, Kagome! È con Sango e Miroku! Per Sesshomaru non garantisco comunque..." disse il ragazzo avvicinandosi a loro, Rin ridacchiò.
"Sono sicura che mi tratterà benissimo" rispose la piccola, divertita.
"Sì, in effetti sei l'unica a cui dà un minimo di corda, non so se l'hai drogato o cosa, comunque sono sicuro che andrà tutto bene!" disse Inuyasha, posandole una mano sulla testa e schioccandole un bacio sulla fronte.
"Ovviamente! Pensaci tu a calmare la mamma" gli disse Rin abbracciandolo forte.
"Ho già in mente qualcosa..." sussurrò Inuyasha guardando Kagome intensamente, lei arrossì dandogli una gomitata.
"Stupido..." borbottò. Rin si staccò da Inuyasha senza aver capito una parola del loro discorso, scollò le spalle e abbracciò anche Kagome.
"Mamma, stai tranquilla e divertiti!" le disse, Kagome le diede un bacio e l'abbracciò forte per poi avviarsi alla macchina, tutti erano pronti a salutarli e un gruppo di ragazze si erano radunate più vicino in attesa del lancio del bouquet.
I due salutarono tutti dopodichè Kagome si girò e lanciò il mazzo di fiori.
"Signor Sesshomaru, avete... auch!" Rin si stava avvicinando a Sesshomaru, quando qualcosa le andò in testa. Si massaggiò la nuca e poi raccolse confusa il bouquet ai suoi piedi. Alzò lo sguardo.
"Sì, sì, ce ne vorrà di tempo prima che..." iniziò a borbottare Inuyasha, ma Kagome lo spinse in macchina, così si girò verso di lei facendole l'occhiolino.
"A presto, bimba mia! Ciao a tutti!" disse gesticolando: dopodichè la macchina, seguita da trilli e con un gran cartellone con scritto 'Just married', si allontanò.
Rin guardò le rose bianche sotto il suo naso mentre Sesshomaru le si avvicinava. Rin sfilò una rosa e gli fece il gesto di abbassarsi, lui la guardò accigliato. Rin sbuffò, spezzando un grosso pezzo di gambo e si sporse trascinandolo in basso per la cravatta.
"Ehi!" si lamentò ringhioso il ragazzo. Rin gli si avvicinò, gli appuntò la rosa alla giacca e gli regalò un sorriso radioso.
"Così non vi scorderete mai di me!" esclamò, per poi allontanarsi saltellando, felice e arzilla con il suo bellissimo bouquet di fortuna tra le mani.

Finalmente il capitolo che molti aspettavano!So che davvero ci tenevate, e non so...Spero sinceramente di non aver deluso le vostre aspettative. Non sono molto brava, nelle storie me la sono cavata con le proposte di matrimonio non con la scena del matrimonio stesso. Forse nella promessa Inuyasha è stato un po' OOC e di questo vi chiedo scusa!^^
Ah e riguardo il precedente capitolo sì, ci sono molti riferimenti al manga spero non vi dia fastidio questa cosa perché ho intenzione di mettere altre scene che per me sono state così belle che mi piacerebbe inserire per dare più credibilità, spero non vi dispiaccia!^^
E chiedo scusa per il riferimento a Nemo e la scena al bar che sembra di Twilight, per quella mi disp non era davvero voluta!^^'
Ad ogni modo, ringrazio:

Mikamey: Carissima!Con la nostra ultima chiacchierata la mia fic non ha più segreti ma credo(e spero vivamente) che per te leggere il capitolo vero e proprio sia nettamente diverso dal sapere come va la storia!^^Sei dolcissima come sempre, mi fa piacere che la scena del ghiacciolo ti sia piaciuta...Una metafora contorta la definirei!;)Ti ringrazio moltissimo per i tuoi complimenti!Aspettati di essere torchiata il prima possibile!;)Un bacione!

Draco: Caro Draco, che bello rivederti!XDHai capito, beh ti sei proprio impegnato, una ronfata da record complimenti!;)Spero comunque che ti sia divertito un mondo in vacanza!!Ti ringrazio moltissimo per i tuoi complimenti, sei sempre molto gentile ed hai proprio ragione ci vorrà del tempo...Ma in fondo gli iceberg e i ghiaccioli non si sciolgono con molta facilità, no?;)Grazie ancora, bacioni!

SesshomaruJunior: Ciao!:)Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, sono contenta che il mio Sesshomaru ti piaccia!:DAl prossimo cap!

JhonSavor: Jhon ormai lo sai, sono sempre in super attesa delle tue strepitose ed esilaranti recensioni e anche in questa non ti sei proprio smentito, ahah!;)Come giusto detto sì ho tratto delle parti dal manga,spero che l'idea ti sia piaciuta, e ti ringrazio per avermi detto di Twilight era l'unico riferimento che non era voluto!^^'Ti ringrazio infinitamente per i tuoi complimenti e 'Sesshomaru stiloso che passa un ghiacciolo a Rin per insegnarle qualcosa di profondo', beh me la segno, scriverò un libro sulle tue recensioni!;)A parte gli scherzi ti ringrazio davvero!Un bacione!

FairyFlora: Mia dolce Fairy!Proprio come detto so che tenevi molto a leggere questo capitolo ma come sempre quando delle persone hanno delle aspettative si ha sempre paura di deluderle, quindi dimmi pure in tutta sincerità cosa ne pensi di questo cap!^^In quanto al precedente ti ringrazio per i complimenti  mi ha fatto proprio piacere che l'ultima scena tra Sesshomaru e Rin con il ghiacciolo ti sia piaciuta, ci ero particolarmente affezionata!^^Grazie ancora!Baci(i miei non sono fatati, abbi pazienza!;))

Achaori: Cara, hai proprio ragione, per quanto con lentezza, Sesshomaru fa dei piccoli passi avanti!Ti ringrazio molto per i complimenti e sono contenta che la parte tratta dal manga ti sia piaciuta!:DBaci!

Vale728: Vale, che tenera!:DAhah sì, devi sapere che mia zia fa la fioraia ed ho impartito un po' a Rin la mia limitata sapienza, in fondo nel manga ha sempre e perennemente dei fiori in mano ho voluto mettere nel suo carattere un particolare amore per questi colorati vegetali!;)Apparentemente, nel tipico stile Sesshomaru, si sta abbastanza avvicinando alla nostra piccola, sì!:DGrazie ancora!baci

Nimi_Chan: Eheh sì l'ho preso da Nemo, ammetto!^^'Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, spero vivamente sia lo stesso anche per questo!Baci

Un saluto a tutti,
by LilyProngs

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Capitolo 20
*** Il lento dischiudersi di un adorabile bozzolo... ***


Capitolo 20

Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

Rin si rigirò nel letto infastidita. Sentiva un male incredibile al petto e non riusciva a dormire! In più i ciliegi erano in fiore e presto avrebbe dovuto iniziare un nuovo anno scolastico, l'ultimo dell'elementari e si rendeva conto che il tempo stava passando in fretta... era combattuta tra il desiderio di rimanere bambina per sempre e la curiosità di diventare grandi anche se era doloroso, letteralmente!

Sbuffando, decise di alzarsi. Kagome e Inuyasha erano tornati dal viaggio di nozze da una settimana, riposati e raggianti. Anche lei era stata bene: Miroku e Sango salivano spesso a far compagnia a lei e Sesshomaru. In quanto a quest'ultimo, ormai la sua presenza era diventata essenziale. Aveva bisogno di stargli dietro come un'ombra, di cercare di parlargli il più possibile, per quanto lui non fosse molto loquace... ma per lei non era un problema, anzi, era divertente il fatto che fosse così distaccato ed era una soddisfazione per lei coglierlo in fragrante mentre cercava di nascondere un minuscolo sorriso che lei gli aveva provocato.
Con un sospiro si tirò su dal letto e andò alla finestra aprendola e si sedette sul davanzale guardando le stelle. Era una delle tante cose che amava della sua camera, quella finestra su uno spettacolo di volte celesti.
Perse il suo sguardo tra le stelle quando una di queste, commossa dall'intensità e dolcezza nella bambina, cadde facendo scivolare la sua lacrima splendente e brillante nel cielo. Rin spalancò la bocca meravigliata e giunse le mani in segno di preghiera chiudendo gli occhi con forza.
"Voglio che il Signor Sesshomaru rimanga al mio fianco per sempre!" pensò tra sé, per poi riaprire gli occhi sorridendo. Sperava solo che quella stella rimanesse fedele al suo desiderio. Con quest'ultimo pensiero chiuse gli occhi piegando indietro la testa, rimanendo cullata dal dolce venticello di primavera.


"Rin, tesoro, già sveglia?" chiese Kagome quando vide la sua bambina scendere barcollando come se fosse ubriaca. Aveva tutto il pigiamino sgualcito, i capelli arruffati e due grandi occhiaie.
Inuyasha stava facendo il caffè mentre Sesshomaru stava leggendo un giornale, entrambi alzarono gli occhi verso di lei.
"Che brutta cera che hai, Rin" le disse Inuyasha.
"Grazie papi..." rispose Rin sarcastica. Kagome aprì le braccia e lei vi si rifugiò.
"Hai fatto un brutto sogno?" chiese con dolcezza, la piccola dissentì.
"No, mi sono addormentata sul davalzale,sono tutta indolenzita! Avevo provato ad alzarmi... Avevo molto male qui..." borbottò toccandosi all'altezza del cuore. Kagome la guardò facendo un mezzo sorriso.
"Ah, sì?" chiese, sembrava divertita poi la vide posare la sua mano sul suo petto.
"Mamma, che fai?" strillò Rin imbarazzata, soprattutto quando vide Inuyasha e Sesshomaru che la guardavano.
"Oh, la mia piccola sta crescendo!" esclamò Kagome, totalmente presa dalla gioia, invece Rin voleva sprofondare. Cosa cavolo era saltato in mente a quella pazza di sua madre?
"Kagome che succede?" chiese Inuyasha confuso mentre, grazie al cielo, Sesshomaru si era di nuovo immerso nella lettura. Kagome vide la sua bambina rossissima in volto e si rese conto di essersi un po' lasciata prendere la mano. In fondo era mesi che l'osservava e più lo faceva più si rendeva conto che il piccolo seme che era Rin stava crescendo mettendo le prime gemme. Poi sarebbe stata un bocciolo pallido, fino a schiudersi in una splendida rosa. Era solo all'inizio di quel lungo cammino e il solo pensiero le faceva venire le lacrime agli occhi. Avrebbe dovuto far una chiacchierata con lei al più presto, vedeva già che Rin aveva qualcosa che non andava. L'adolescenza incombeva sempre più e le sensazioni e i cambiamenti che ne conseguivano iniziavano ad essere, ovviamente, ingestibili. Guardò verso suo marito e gli fece un sorriso innocente.
"Niente di che, Inuyasha..." gli disse convinta. Lui la guardò a lungo per poi scrollare le spalle.
"Quando torno ti va se usciamo a prenderci un gelato?" chiese poi a Rin e vide il suo volto illuminarsi.
"Certo mamma!" esclamò felice, prendendo un po' del suo vigore.
"Splendido! Ora dobbiamo andare, a stasera!" disse Kagome dandole un bacio seguita da Inuyasha. Sesshomaru li salutò con un vago cenno del capo.


"Eccoci qua..." proferì Rin. Lo faceva sempre, dopo che Kagome e Inuyasha andavano al lavoro se ne usciva con la stessa frase.
"Già" rispose atono Sesshomaru: anche la sua era sempre la solita risposta.
Rin sbadigliò forte e decise che era il caso di farsi una bella doccia per svegliarsi e così sarebbe stata un po' più lucida per escogitare un modo per torturare Sesshomaru. Non ne poteva fare a meno, gli stava appiccicata fino allo sfinimento e la glaciale pazienza di Sesshomaru era troppo inesauribile per non sfruttarla.
Entrò in bagno spogliandosi e per un attimo si concesse di osservare il suo riflesso. Era davvero molto magra, la sua pelle bianca però...Vedeva che qualcosa stava cambiando in lei, accenni di forme piccole e imperfette ma esistenti che la spaventarono quasi e distolse subito lo sguardo dallo specchio per poi lasciarsi andare dentro la vasca.
Quando uscì si diresse nella sua camera e dopo essersi vestita si avviò di sotto. Ma qualcosa attirò la sua attenzione: la porta della stanza di Sesshomaru era semi-aperta. Rimase a osservarla a lungo, indecisa se entrare o no. Era convinta che la stanza di una persona dicesse molto del suo modo di essere... era un po' come entrare nel mondo del signor Sesshomaru. Fece un passo titubante in avanti.
"Rin..." sentì chiamare dal piano di sotto e sussultò.
"Arrivo!" strillò precipitandosi per le scale e con un balzo ed un enorme sorriso si presentò davanti a Sesshomaru che la guardò con serietà.
"Devo uscire, scendi da Sango e Miroku" disse con fermezza. Rin lo guardò curiosa.
"Non posso venire con voi?" chiese con una piccola vocina. Sesshomaru la guardò a lungo e Rin si chiese cosa stesse passando nella la testa del demone che poi vide dissentire.
"No Rin, vai da Sango e Miroku" ribadì con una voce dura che la stupì, ma non osò opporsi e annuì debolmente.
"Va bene, signor Sesshomaru" rispose e mentre lui usciva lei lo seguì.
"Sango, devo uscire, tenete Rin con voi" disse dopo aver aperto la porta. Sango lo guardò perplessa, non si era ancora abituata a quel tono imperioso, ma annuì comunque.
E così Sesshomaru se ne andò, con un breve cenno del capo come saluto.


Quando Kagome ritornò, non vedeva l'ora di vedere Rin. Era quasi emozionata perché avrebbe per la prima volta affrontato un vero e proprio discorso “tra madre e figlia”.
Lei e Inuyasha entrarono in casa ma non videro nessuno in salotto.
"Siamo arrivati!" gridò Kagome, dopo un po' sentì dei passettini giù per le scale e poi il bel volto di Rin saltar fuori.
"Ciao mami e papi!" trillò con allegria per poi scendere e dar loro i rispettivi baci di accoglienza.
"Tesoro, dov'è Sesshomaru?" chiese Kagome la bambina fece una scrollata di spalle, stizzita.
"Prima è uscito, poi si è rinchiuso nella sua stanza con in mano un sacco di scartoffie! Ha chiesto di parlare con te papi, una volta arrivato a casa..." disse facendo un'analisi dettagliata di ogni momento della giornata del demone. Inuyasha si accigliò, stupito dalla richiesta del fratellastro, ma poi salì per le scale.
"Vediamo cosa vuole..." borbottò.
Kagome guardò la sua Rin con un sorriso raggiante. "Allora, lo vogliamo andare a prendere questo gelato o no?" chiese: Rin saltellò sul posto annuendo ripetutamente.
"Certo, certo! Voglio una mega coppa!" esclamò felice. Kagome rise guardandola intenerita. Adorava la sua voce che per molto tempo aveva creduto di perdere per sempre. Sentiva una gioia immensa nel vedere quanto Rin stesse lentamente crescendo, di come la sua vita fosse completamente cambiata da quando l'aveva conosciuta e sorrise tra sé consapevole che in parte quella felicità gliel'avevano donata lei ed Inuyasha; ma in fondo anche Rin aveva inondato la loro vita di luce.
"Andiamo allora" disse porgendole la mano ed uscirono lasciando un bigliettino ad Inuyasha.

Camminarono nel grande parco della città ed i fiori di ciliegio rendevano la visuale splendida, alcuni cadevano scossi dal vento impigliandosi tra i loro capelli. Rin adorava il suo paese e tutte le tradizioni e situazioni uniche al quale era legato. Con questi pensieri affondò con energia il cucchiaino colorato nel suo gelato per poi portarselo alla bocca.
"Aaaaah, mi si sta congelando il cervello!" esclamò dopo un po', Kagome scoppiò a ridere senza riuscire a trattenersi.
"E' ovvio! Devi mangiarlo piano!" le disse, assumendo il suo tono da madre. Rin la guardò annuendo e iniziando a prendere cucchiaiate più modeste. Kagome la guardò a lungo e poi si decise a parlare.
"Rin, ti devo parlare...Vieni, sediamoci qui" disse posandole una mano sul braccio e guidandola verso una panchina. Rin la guardò incuriosita, in attesa che continuasse.
"Tesoro mio... ho notato che stai davvero crescendo in quest'ultimo periodo..." iniziò e vide Rin rizzarsi sul posto, impaziente di sentirla continuare. Come immaginava anche lei si era accorta di quel cambiamento.
"E questo, anche se mi crea un po' di malinconia, mi fa anche piacere. Per me è una gioia immensa vederti crescere sotto i miei occhi... trasformati in quella splendida farfalla che sicuramente sarai..." continuò con voce tremante. "Io non voglio farti lunghi discorsi spiegandoti cosa vuol dire crescere eccetera, eccetera... ma se hai qualcosa da chiedermi sarei lieta di risponderti e se non ci fosse niente voglio che tu sappia che per ogni cosa, ogni minima cosa di cui mi vorrai parlare non devi temere mai perchè sarò sempre pronta ad ascoltarti" concluse seriamente per poi guardarla dritto negli occhi.
"Mamma, ti ringrazio... per me è molto importante avere un riferimento, sono sempre stata sola e mi sono abituata a cavarmela senza nessuno ma non è comunque facile... Per adesso non ho niente da chiederti, anche perché vorrei scopire da sola cosa vuol dire diventare grandi, anche se mi fa un po' paura e se fosse per me rimarrei così per sempre" rispose la piccola prendendo ad osservare un punto lontano, assorta nei suoi pensieri.
Kagome la guardò a lungo, rapita da quella magia che Rin aveva sempre emanato. Il vento le scompigliava i capelli dandole quel senso di libertà che sicuramente si sarebbe portata dietro per tutta la vita.
La Rin bambina che aveva davanti agli occhi era solo il preludio di una futura, splendida donna. Ne era sicura. E si sentì onorata di essere spettatrice di quella magnifica opera che sarebbe stata la vita di Rin e sapeva che davvero la bambina sarebbe venuta da lei se ne avesse avuto bisogno.
Si augurava per lei una vita piena di emozioni ed avventura perchè sapeva che quello era ciò che Rin sperava per se stessa. Immaginava già come sarebbe diventata.
"Va bene Rin, se ora non hai niente da dirmi non c'è nessun problema. L'importante è che tu abbia capito la serietà delle mie parole" rispose Kagome e Rin si voltò nuovamente verso di lei con il suo splendido sorriso fanciullesco; per un attimo a Kagome era sembrato che Rin volesse davvero dirle qualcosa, ma poi la bambina tornò a volgere lo sguardo negli orizzonti del suo mondo.
Rin avrebbe voluto chiederle: "Mamma, che cos'è l'amore?". Non ci aveva mai pensato prima, ma in quel periodo quella domanda vorticava spesso nella sua mente per poi nascondersi nei meandri del suo cuore, imbarazzata.
Sperava di scoprire la risposta da sola e se proprio non l'avesse trovata sapeva ed aveva la certezza della persona a cui rivolgersi.

Quando tornarono a casa ,Inuyasha e Sesshomaru erano seduti sul divano e guardavano la televisione, a Kagome era sembrata una scena davvero insolita ma non pronunciò parola al riguardo.
"Siamo arrivate..." annunciò con un sorriso e i due uomini volsero verso le due i loro ambrati sguardi.
"Ciao" disse Inuyasha con un sorriso, ma Kagome si accorse che qualcosa non andava: Inuyasha sembrava quasi preoccupato soprattutto quando volse il suo sguardo verso Rin.
"Ho preparato la cena, stasera Sango e Miroku sono andati fuori per una cenetta romantica e ci siamo solo noi" continuò il ragazzo alzandosi e lentamente tutti si misero a tavola.
"Oh, che carini!" commentò Kagome con aria sognante, Inuyasha la guardò accigliato.
"Cos'è, devo prenderci anche io l'abitudine?" chiese, Kagome rise mentre Rin fingeva un conato di vomito nel suo piatto e borbottò la parola "diabete". Vide Sesshomaru guardarla in modo strano, sembrava sforzarsi di trattenere una risata, ne era certa! Sorrise tra sé a quel pensiero.
"No Inuyasha, non ci spero neanche" rispose Kagome teatralmente desolata, Inuyasha le fece le boccacce da dietro le spalle.
La cena proseguì con la solita aria frizzante, sopratutto alimentata da Kagome e Inuyasha. Sesshomaru invece sembrava silenzioso, più del solito.
"Signor Sesshomaru, c'è qualcosa che vi turba?" chiese Rin all'improvviso portandosi alla bocca un rotolino di sushi. All'improvviso l'atmosfera si fece gelida e nè Kagome nè Rin compresero il motivo. Inuyasha invece spostava il suo sguardo in attesa dal suo fratellastro alla sua bambina.
Sesshomaru rimase in silenzio a lungo per poi rispondere senza alzare lo guardo portandosi il bicchiere d'acqua alla bocca.
"Domani parto" disse con la sua solita voce incolore. L'atmosfera si fece sempre più tesa quando Rin chiese ancora, con voce tremante: "In-in che senso partite?" chiese cercando di scacciare quella sensazione di irrequietezza che si era improvvisamente accampata nel profondo del suo animo.
"Torno a Londra" rispose di nuovo Sesshomaru con lo stesso tono, ma non alzava lo sguardo, continuava a mangiare con una disinvoltura tale da essere disarmante.
In quel momento per Rin il tempo si fermò all'improvviso. Il battito del suo cuore che pulsava nelle sue orecchie ne scandiva i lenti secondi.
Sesshomaru-Londra-non tornerà. Questa nenia sconnessa si ripeteva in maniera estenuante nella testa di Rin, quasi a volersi convincere di quelle parole al quale sinceramente avrebbe preferito non dare significato. Ma invece lo avevano, un significato importante, basilare.
Il silenzio cadde nella stanza e, senza dire niente, Rin si alzò dalla tavola e salì su per le scale in più in fretta che poteva mentre lacrime calde, bollenti iniziarono a scendere copiose sul suo viso di bambola. Si chiuse a chiave nella sua stanza mentre la sua vista si offuscava. Si sentiva come un animale in gabbia, un'angoscia incontenibile l'avvolgeva in una morsa stretta ed insopportabile... d'improvviso uscì dirigendosi in bagno e rimettè tutto ciò che aveva in corpo.
Si sciacquò il viso e si lasciò cadere sul pavimento freddo, cercando di trarne un po' di refrigerio. Ma quello che sentiva era solo un dolore enorme, più grande di quello che aveva sentito in tutta la sua vita, più grande di quello che aveva sentito con Naraku.
Già, era completamente diverso. In quella situazione il suo desiderio era stata la morte, non conoscendo le gioie aveva creduto che morire fosse la migliore soluzione ai suoi problemi. Invece in quel momento le cose erano cambiate. Aveva conosciuto il significato della parola felicità, famiglia, completezza ed erano sensazioni a cui non voleva rinunciare, però... ormai il Signor Sesshomaru, il suo glaciale principe, era diventato una parte integrante della sua vita. Una consapevolezza ferma, un punto della sua vita che aveva un universo a sé. Un mondo a cui non voleva e non credeva di dover rinunciare. Invece adesso avrebbe dovuto continuare a vivere, senza di lui.

Continuò a piangere fin quando sentì dei passi e alzò lo sguardo trovandosi Kagome davanti che si piegava verso di lei, circondandola con le sue braccia e il suo calore. Rin pianse più forte e sentì quella sofferenza grande, ingestibile ed ingombrante. Le toglieva l'aria, la schiacciava con la sua forza. Si strinse al corpo della madre con le esili braccia, lasciandosi cullare.
Kagome stava in silenzio, le accarezzava il capelli, rispettava i singhiozzi della sua bambina comprendendo tutto il suo dolore, si rese conto che il discorso che avevano fatto poche ore prima calzava a pennello. Lo aveva sospettato, aveva cercato di non pensarci. Rin stava crescendo, sì, ma non poteva essere... E invece!
Rin si era innamorata per la prima volta nella sua vita, ne era certa. Sapeva che la sua bambina non conosceva ancora il significato di quelle emozioni, ma presto lo avrebbe capito.
Rin alzò lo sguardò verso la madre. Aveva il viso arrossato, bagnato di lacrime e quando incontrò i suoi occhi Kagome si rese conto che la Rin bambina era volata via e si era aperta a quell'accenno di donna che minacciava di uscire da tempo. Ed ora eccola che iniziava a dischiudere le sue ali colorate dal suo bozzolo, ma per Kagome quella trasformazione era arrivata troppo presto, per quanto fosse consapevole che ormai non poteva essere fermata.
"Mamma..." pigolò Rin con voce tremante. Kagome la strinse più forte a sé, trovandosi senza parole, senza riuscire a trovare una frase adatta alla marea incontrastabile che sapeva si stava agitando in quel momento nell'animo della figlia. Solo il tempo avrebbe lenito il suo dolore. Lei lo sapeva bene, ma tutto sarebbe passato... in fondo Sesshomaru era soltanto il suo primo amore.

Eccoci!E' molto importante questo capitolo ed anche il prossimo, spero davvero vi sia piaciuto!
Credo vi siate accorti che questa storia su Rin è divisa in varie fasi: la sua condizione, il suo passato, la sua nuova vita...In questo capitolo un'altra fase della sua vita muta...Ci tenevo a dirvelo, è una cosa a cui ho pensato ormai quando avevo già iniziato a pubblicare la fic sennò avrei disposto i capitoli diversamente...Comunque ora ve l'ho detto!^^
Ringrazio:

Mikamey: Carissima!E' per me una gioia immensa leggere la tua recensione, sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e sopratutto sapere che per te leggere capitolo per capitolo la storia è nettamente diverso dal sapere come va a finire, ne sono davvero contenta!Riguardo alle scene tra Sesshomaru e Miroku sono piaciute a molti(a me sono venute naturali sinceramente!^^) però magari ne sfornerò ancora qualcuna!;)Grazie millissime per il tuo appoggio e i tuoi complimenti!Un bacione

JhonSavor:Sono felice che per una volta sono io a farti ridere un po', visto che solitamente sei tu a farmi ridere con le tue spettacolari recensioni!;)Ahah come ho detto le scene tra Sesshomaru e Miroku sono piaciute molto, chi lo sa che ne tiro fuori altre!;)Eh sì, l'ho detto che non garantivo per la parte delle promesse!^^' Cmq ti ringrazio moltissimo per i complimenti e per la tua recensione!un bacione

Draco: Ciao!Ti ringrazio moltissimo per i tuoi soliti complimenti che mi fanno sempre molto piacere, sono contenta che i capitoli ti piacciano!Effettivamente mi sono divertita molto a scrivere il precedente capitolo e sono felice di essere riuscita a trasmettere questa cosa e ti ringrazio per il commento sulla scrittura, per me è importante anche se so che ho ancora molto da imparare!Al contrario questo è un capitolo molto triste ma al quale(non so perché) sono particolarmente affezionata quindi sono proprio curiosa di vedere che ne pensi!:DGrazie millissime!Bacioni

Vale728:Ciao!:DTi ringrazio molto, sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e di essere riuscita a rendere bene il matrimonio, ero sinceramente un po' dubbiosa riguardo a quel pezzo...La convinzione di Rin sulla figura da Principe di Sesshomaru sarà molto importante, vedrai nel prossimo cap...Intanto che ne pensi di questo?Grazie mille come sempre!Bacioni

Nimi_Chan: Grazie molto per i complimenti, sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e, ahimè, mi sa che molte avrebbero voluto essere al tuo posto ma non credo che la cara Kaggy ne sarebbe stata felice!;)Effettivamente il nostro ghiacciolino davanti alla piccola Rin si ammorbidisce un po'..Ma solo un pochino!;)Grazie per la recensione!baci

XxKagome_ChanxX: Ma vai tranquilla io sono sempre felice quando commenti ma hai tutto il tempo che vuoi a disposizione!:DSono davvero contenta che il capitolo precedente sia piaciuto, avevo molta paura di deludere le aspettative!^^' e di questo capitolo, un po' più triste ma importante, che mi dici?Grazie mille!Baci

DolceKagome:Ciao nuova lettrice!Sono molto felice che il capitolo ti sia piaciuto, spero davvero che continuerai a seguirmi!Che ne dici di questo cap?baci

Un saluto a tutti,
by LilyProngs

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Capitolo 21
*** I molteplici giochi del tempo... ***


Capitolo 21

Ecco a voi il nuovo capitolo!
Scusatemi per il ritardooo!^^

Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

La giovane si girò nel letto, avvolgendosi stretta alle coperte.
I lunghi capelli neri erano sparsi sul cuscino mentre il suo volto dai lineamenti fini era arricciato in un mezzo sorriso sognante. Sospirò nel sonno girandosi un'altra volta con più energia per poi ritrovarsi a terra, svegliandosi all'improvviso.
"Accidenti!" borbottò Rin assonnata e in quello stesso momento la sua sveglia prese a trillare assordante. La ragazza si portò istintivamente le mani alle orecchie ma il rumore non cessava: sbuffò sonoramente per poi alzarsi e spegnere l'aggeggio con un gesto di stizza. Sbadigliò di gusto, per poi grattarsi la testa scompigliata.

Era cresciuta Rin, ormai.

I suoi capelli le ricadevano dolcemente sulle spalle ed il suo viso era fine e maturo, indubbiamente bello con quelle labbra rosee e piene e gli occhi grandi, dalle ciglia lunghe. Era piuttosto alta, il fisico magro ma dalle forme morbide, ben allenato dalle lezioni di Hip-Hop che prendeva da quando aveva 12 anni.
Molte cose erano cambiate nel corso di quei sette anni, altre erano rimaste le stesse.
Era indubbiamente cresciuta e le sue forme erano diventate quasi ingombranti, a suo parere, ma era riuscita a gestire quel senso di inadeguatezza che aveva da bambina. Il suo carattere gioioso e sveglio era sempre lo stesso ma c'era in aggiunta una certa timidezza che ancora la coglieva alla sprovvista. Aveva due migliori amiche: Shiori, una mezzo-demone dall'infinita dolcezza e Yumi, una punkette energica, stralunata e sempre pronta a dare buoni consigli. Faceva ogni tanto da baby-sitter ai tre figli di Sango e Miroku ed era al suo ultimo anno di scuola: aveva già inviato una domanda di iscrizione ad un università di medicina, perché nel corso di quegli anni delle immagini si erano manifestate improvvisamente nella sua testa ed aveva dedotto che provenissero da quel famoso microchip nel suo cervello tramandatole dal suo vero padre: questo l'aveva portata alla decisione di seguire le sue orme.
Ciò che non era cambiato in quegli anni era il suo migliore amico Shippo, che aveva trovato una famiglia due anni dopo di lei. Inuyasha e Kagome erano sempre i suoi fantastici genitori, belli e attaccabrighe che però, sfortunatamente, non riuscivano ad avere altri figli, figli del loro stesso sangue e Rin pregava sempre per una soluzione a quel problema. Non erano altrettanto cambiati Sango e Miroku, i suoi adorabili zietti: Miroku il solito maniaco, Sango la solita orgogliosa unica persona in grado di tenergli testa. Altra cosa che non era mutata nel tempo...

Rin si sedette alla sua scrivania e tirò fuori da un cassetto segreto un diario rilegato in morbida pelle color mattone. Lo aprì sfogliando le pagine scritte e disegnate... in ogni angolo dei grandi e sottili occhi ambra e la fugura di un demone dai capelli argentei e il volto pallido dominavano intere pagine accuratamente disegnate e colorate.
Una cosa che era rimasta assolutamente immutata dal tempo era il suo amore per Sesshomaru.
Era partito davvero, dopo quella sera maledettamente indimenticabile e lei aveva versato tutte le sue lacrime tra le braccia di sua madre. Allora era troppo piccola per capire, per comprendere il grande sentimento che era venuto a farle visita alla sua giovane età.
Dopo che era partito - senza averla salutata - , nel corso di quegli anni non l'aveva più visto né sentito e per molto tempo era rimasta devotamente legata al suo glaciale Principe Azzurro che non avrebbe mai voluto sostituire. Kagome aveva rispettato quel suo lutto per molto tempo, convinta che prima o poi quella sbandata sarebbe passata come tutte le cotte prese a quell'età, ma si era sbagliata e si era resa conto di quanto sua figlia le somigliasse...



Flashback

Rin aveva quindici anni ai tempi e quel giorno stava tornando a casa da sola, le cuffie inforcate nelle orecchie che trasmettevano musica hard rock a tutto volume. D'un tratto qualcuno le posò una mano sulla spalla e lei si girò all'improvviso per poi trovarsi davanti a Kohaku, il fratello di Sango che aveva la stessa età di suo zio Sota, ovvero tre anni in più di lei.
"Ciao Rin!" disse il ragazzo con un sorriso raggiante a cui lei rispose.
"Ciao Kohaku, com'è?" chiese la ragazza con la sua solita voce allegra.
"Tutto bene, grazie... tu?" domandò a sua volta: sembrava agitato, Rin si chiese come mai.
"Sì, sì tutto a posto...Volevi dirmi qualcosa?" chiese con curiosità. Le guance lentigginose del ragazzo si fecero porpora e abbassò lo sguardo. "Sì... Rin, volevo chiederti... volevo chiederti se avevi voglia di uscire con me, uno di questi giorni.." domandò in attesa di risposta. Rin lo guardò confusa.
"Ma noi usciamo sempre insieme, con Sota, Shippo e gli altri..." rispose perplessa, non certo quanto Kohaku che la guardò stralunato e sempre più in difficoltà.
"S-sì, certo... ma io intendevo noi due... soli" cercò di spiegare con fare eloquente. Rin rimase assorta e poi il suo volto si illuminò di consapevolezza.
"Aaaaaaaaaaah mi stai chiedendo un appuntamento!" esclamò, felice di aver capito il concetto; Kohaku si animò di quella speranza che fino a poco prima aveva perso, fraintendendo la sua gioia come la felicità per quella sua proposta.
"Esatto!" cinguettò entusiasta ma Rin si fece di nuovo seria e scrollò le spalle.
"Sono onorata, Kohaku, ma mi dispiace..." iniziò e poi di rese conto di essere un po' brusca e tirò fuori un sorriso conciliante, imbarazzandosi. "Però per me tu sei un amico, nulla di più" rispose, in difficoltà.
Kohaku la guardò, visibilmente deluso. "Oh... ehm... beh, va bene... non... cioè..." iniziò a balbettare per poi riprendere un po' del suo orgoglio maschile: "Va bene allora... io vado" disse in imbarazzo, per poi scappare via.

Rin lo guardò allontanarsi rendendosi conto che aveva ricevuto la prima proposta di appuntamento nella sua vita. Ma non voleva prendere in giro nessuno, lei amava il suo principe Sesshomaru, nessuno avrebbe mai preso il suo posto!
Quando era rientrata in casa, Kagome l'aveva guardata con un cipiglio serio.
"Rin, dobbiamo parlare" disse, salendo le scale verso la sua camera. Rin la seguì confusa, chiedendosi se aveva fatto qualcosa di male. Entrò nella sua stanza posando per terra la sua cartella.
"È successo qualcosa?" chiese titubante. Kagome la guardò addolorata.
"Rin... io credevo fosse una cosa passeggera! Mi son detta: sì, è una bambina, lei non sa ancora cosa voglia dire! Ho rispettato... la favola che ti eri creata in testa..." iniziò, facendo un gesto stizzito verso il murales con un grande cane bianco dalla mezza luna viola al centro della fronte, che dominava la parete della sua camera. Rin seguì lo sguardo della madre, sempre più confusa, ma non fece in tempo a rispondere perché Kagome aveva ripreso a parlare.
"Mi sono detta: passerà, è una bambina. Ma poi gli anni sono passati e non cambiava niente, tu eri sempre più devota ad un uomo... lontano chilometri e chilometri da te! Che chiamava solo alle feste e che non chiedeva mai di te! Ho creduto che anche questo potesse farti cambiare idea, ma niente!" esclamò angosciata e Rin aveva capito cosa intendesse dire ed andò all'attacco con quel suo tono aggressivo tipico della sua età, dove ogni situazione era vista in maniera molto più grande, dove le convinzioni, anche quelle più irrazionali, erano intoccabili.
"Mamma, tu sei l'ultima che dovrebbe parlare. Tu ti sei innamorata di papà quando avevi la mia età! E quando lui è partito hai continuato ad amarlo ed ora guarda: siete sposati!" esclamò con rabbia.
Kagome la guardò e annuì lentamente. "In effetti è incredibile quanto tu mi assomigli, ma... era diverso, Rin. Io e Inuyasha eravamo migliori amici, e siamo cresciuti insieme. Non puoi paragonare le due situazioni!Sono simili, è vero, ma non uguali" spiegò.
A quel punto Rin scoppiò a piangere, posando il viso sulle gambe della madre che aveva preso ad accarezzarle la testa. "Tesoro mio, tu non hai ancora idea di cosa voglia dire..." iniziò a dire, consapevole di quanto le stesse mentendo, lei aveva vissuto le stessa situazione della figlia ed era convinta che Rin avrebbe aspettato Sesshomaru per tutta la vita... Ma era sbagliato.

"Tu devi vivere la tua vita, uscire con i giovani della tua età, fare le tue esperienze! Sei grande ormai, la storia del Principe Azzurro dovrebbe esserti uscita dalla testa da un pezzo" disse. Sapeva che la stava ferendo, ma era giusto che aprisse gli occhi. Rin pianse più forte.
"Ti ho vista, prima... Rin, tu hai diritto di essere amata come tutte le ragazze della tua età!Non voglio che arrivi a venti e più anni con il rimpianto di non aver vissuto la tua adolescenza appieno, con il rimpianto di aver amato un uomo che faceva parte solo di un sogno..." le disse con dolcezza.
"Ma io lo amo!" esclamò Rin tra le lacrime.
"Come puoi saperlo, Rin? In un mondo roseo e cristallino di bambina il tuo amore può vivere, ma nella realtà? Come puoi dire di amarlo se non hai nessun metro di paragone, se non hai mai provato a vivere l'amore nella sua vera completezza con qualcuno?" chiese Kagome, mentre le lacrime della figlia si affievolivano. Rin alzò debolmente lo sguardo e ancora una volta parte della sua fanciullezza volò via lasciando dischiudere sempre più quel bozzolo di farfalla, avvicinandosi sempre di più a quella meravigliosa meta che era l'essere donna.
Dopo quella discussione si concesse di iniziare ad uscire con qualcuno. Aveva fatto le prime uscite, aveva dato il primo bacio e per un po' di tempo si era davvero convinta che quell'amore fatato che l'aveva seguita per molto tempo era davvero solo un sogno. Aveva iniziato a costruire il primo ponte con la sua femminilità, a scoprire i primi legami con l'altro sesso, a vedere le cose in maniera più adulta e affascinante com'era giusto che fosse. Ma poi, quando stava con un ragazzo, aveva incominciato a pensare a come avrebbe potuto vedere Sesshomaru con i suoi nuovi occhi di donna. Sarebbe stato il Principe perfetto dei suoi sogni di bambina? L'avrebbe emozionata la sua vista?Affascinata? O al contrario le sarebbe stato indifferente? Ne sarebbe stata orripilata, magari? Il tempo passava, e per quanto lei cercasse di imprimere quel viso dei suoi ricordi sulla carta, la sua figura rimaneva sempre più sfocata abbandonandosi ai tratti delicati e appena accennati che si delineavano nella sua mente. Si chiedeva ancora come sarebbe stato il tocco delle sue labbra sulle sue... le avrebbe creato quel piccolo brivido che sentiva quando un ragazzo la baciava?O non avrebbe sentito niente?
Queste domande sembravano lasciar spazio all'idea di lasciarselo alle spalle, ma al contempo l'idea rimaneva sempre fissa nella sua mente e nel suo cuore.
Così aveva capito che nonostante alcuni fidanzatini che aveva incontrato nel corso negli anni nessuno era riuscito a colmare il vuoto e l'affetto che Sesshomaru le aveva lasciato.
Era grande ormai, e sapeva ciò che voleva.
Aveva avuto il suo metro di paragone. Aveva avuto le sue esperienze, aveva provato a vedere le cose in maniera diversa, ma niente era cambiato.
Lei amava Sesshomaru e l'avrebbe sempre amato.
Non sapeva se l'avrebbe mai rincontrato, magari avrebbe trovato un altro uomo da amare nel suo cammino. Ma di una cosa era certa: nessuno nel suo cuore avrebbe preso il posto di Sesshomaru.

Scosse la testa, rendendosi conto di essersi lasciata un po' troppo andare nei suoi pensieri.
Prese a scrivere sul suo diario. Era molto emozionata. Era il suo ultimo giorno di scuola, ormai era maggiorenne e non vedeva l'ora di iniziare l'università! Voleva dare risposta a quelle immagini e formule che a volte affollavano la sua mente, voleva percorrere la via e l'ideale che suo padre le aveva lasciato prima di morire: la possibilità di congiungere alla perfezione la vita dei demoni e degli umani, ed era anche il suo amore a spingerla verso quella strada. Forse il suo desiderio non si sarebbe mai avverato, ma sperava comunque che magari il sogno di altra gente si realizzasse. Anche solo quello di Inuyasha e Kagome. Sua madre era ancora molto giovane, aveva solo 29 anni e non era cambiata molto nel corso degli anni, ma un giorno sarebbe successo e le sarebbe tanto piaciuto riuscire a fermare la sua giovinezza per permetterle di vivere quanto Inuyasha, che doveva la sua longevità al suo sangue di demone.
Chiuse il suo diario e si andò a preparare.
Quando scese le scale, già pronta nella sua divisa verde-bianca, si sedette a tavola dando un bacio prima ad Inuyasha e poi a Kagome.
"Buongiorno!" esclamò con allegria. Kagome la guardò divertita e commossa al contempo.
"E' il tuo ultimo giorno di scuola! Come sei cresciuta, piccola mia!" piagnucolò strngendola forte: Rin rise tra sé.
"Mamma, risparmia le lacrime per il giorno del diploma!" rispose Rin sedendosi a tavola, mentre vedeva Inuyasha alzare gli occhi al cielo.
"Kagome, non cambierai mai!" sospirò il ragazzo per ricevere uno scapellotto.
"Neanche tu, se è per questo!" rispose Kagome facendogli la linguaccia e borbottando un 'insensibile' mentre preparava la colazione. Finalmente aveva imparato a cucinare decentemente, alla fine Inuyasha le aveva regalato davvero un corso di cucina!
Rin ridacchiò mentre li sbriciava. Erano sempre i soliti! Guardò l'ora e si alzò, e proprio in quel momento il telefono suonò. "Io vado!" salutò per poi precipitarsi a prendere il pullman.

Quando arrivò davanti a scuola vide i suoi amici aspettarla nel cortile.
Shippo sembrava discutere animatamente con Yumi, e Shiori li guardava rassegnata.
"Buongiorno!" salutò Rin raggiungendoli.
"Oh, ecco! Rin, diglielo tu: vero che sono stati i Ramones a fare 'Bonzo goes to Bitburg' e non i Clash come afferma questo totale ignorante?!" chiese subito Yumi appena la vide.
La sua amica era una ragazza solitamente molto chiusa e timida, tranne con loro con cui si mostrava per la ragazza allegra e un po' matta quale era. Yumi aveva ondulati capelli castano chiaro e dei grandi occhi azzurri dal taglio misterioso ed enigmatico. Anche se indossava la divisa, dalla sua cartella nera con spille e teschietti e dal suo trucco pallido ma concentrato sugli occhi lasciavano intendere il suo stile dark-punk. Rin adorava la sua amica Yumi, il suo essere un punto di riferimento e anche quella sua natura artista così simile alla sua, anche se Yumi scriveva e invece Rin disegnava.
Shiori al suo fianco la guardava disperata. La dolce Shiori, mezzo-demone come Inuyasha. Erano stati i suoi lisci capelli bianco-argenteo ad aver attirato la sua attenzione la prima volta che l'aveva vista quando aveva iniziato le medie. Aveva la pelle leggermente abbronzata, dei bellissimi occhi lilla, il contorno delle sue iridi viola intenso e le labbra rosse. Shiori era davvero bellissima, ed era anche la sua natura demoniaca a darle tutto quel fascino. Ma lei non se ne rendeva mai abbastanza conto. Era molto timida e modesta. Era considerata la piccola del gruppo, per via di quella sua natura calma e fanciullesca che la caratterizzava.
Ed infine Shippo, il suo adoratissimo Shippo. Ovviamente anche lui, come lei, era cresciuto nel corso degli anni. Era piuttosto alto, dal fisico atletico. Lo stesso codino a trattenere i capelli rosso fuoco, gli stessi occhioni verdi e il viso tondo che nonostante fosse ormai maturo gli dava l'aspetto di un bambino che non sarebbe mai cresciuto.
Eccoli i suoi amici, un quartetto indivisibile. Due umane e due demoni. Caratteri completamente diversi, ma assolutamente complementari.
Rin guardò Shippo severa.
"Ma certo che sono i Ramones! Shippo, questa da te proprio non me l'aspettavo!" lo rimproverò Rin divertita. Il ragazzo incrociò le braccia rassegnato, consapevole che due contro uno non poteva proprio vincere.
La campanella suonò.
"Dai ragazzi, pensiamo al nostro ultimo giorno di scuola!" esclamò Shiori. Gli altri annuirono con allegria.
"Non dobbiamo perderci di vista quest'estate, mi raccomando!" disse subito Yumi, Rin le cinse le spalle.
"Scherzi? Noi perderci di vista? Impossibile!" esclamò solennemente. Il quartetto sorrise spensierato, tutti emozionati per quella nuova via che stavano per intraprendere.
"A proposito, sabato festicciola in birreria: C'è un bel gruppo che va a suonare!" avvisò Yumi.
"Sì, sì, ci ricordiamo..." risposero pazientemente Rin e Shiori, ma Shippo andò all'attacco con il suo tono polemico.
"E come dimenticarlo? Sono mesi che ce lo ricordi, visto che c'è quel tipo che ti piace che suona nel gruppo!" disse subito il ragazzo con il solo intento di imbarazzare l'amica. Infatti Yumi arrossì violentemente e gli fece la linguaccia.
"Brutta comare che non sei altrio" lo canzonò offesa.
"Su, su non litigate... Shippo dice così solo perchè è geloso!" disse subito Rin e Shippo sbuffò.
"Tsé, figurati!" rispose stizzito mentre le altre tre ridacchiavano.
Rin sospirò felice. Se c'era qualcosa di bello e realizzato nella sua vita erano proprio i suoi amici (senza contare i suoi amati genitori, ovvio!). In fondo lei amava la vita che nel corso degli anni, grazie a Inuyasha e Kagome, si era modellata facendola crescere e rimanere la Rin di sempre ma più felice. I tristi ricordi di infanzia erano incancellabili, ma superati dall'affetto delle persone che la circondavano. L'unica cosa che avrebbe coronato la sua vita era l'amore, ma a quello aveva rinunciato ormai da un pezzo.

Finalmente la scuola era finita e per la prima volta si sarebbe goduta l'estate, per poi iniziare l'università. Quando uscirono, tutta la classe si fermò in un bar e rimasero insieme a lungo facendosi la promessa di rimanere in contatto, cosa che solo per alcuni sarebbe successo. Nonostante la gioia, tutti conservavano una certa malinconia. Alcuni avrebbero continuato gli studi, altri avrebbero iniziato a lavorare... ma una cosa era certa: la vita sarebbe stata assolutamente diversa. Niente più corsi extrascolastici, ore in più a pulire la scuola, niente più divise. In fondo era giusto così, si doveva crescere prima o poi.
"Ci vediamo sabato, allora?" chiese Rin.
"Ovvio!" risposero gli altri tre e poi si divisero. Shippo tornava a casa con Shiori e Rin con Yumi.
"Ah libertà, finalmente!" commentò quest'ultima stiracchiandosi tealtralmente. Rin guardò l'amica divertita.
"Già... niente più divisa scolastica" disse con un sorriso, Yumi annuì.
"Finalmente potrò mettermi i miei anfibi senza essere minacciata di sospensione!" esclamò la ragazza, le due risero.
"Così sabato vedrai il ragazzo che ti piace" cambiò discorso, Rin. Yumi arrossì violentemente.
"Eh sì... quello non mi guarda nemmeno però!" disse sconsolata.
"Non dire sciocchezze, sei così bella che appena ti vedrà stramazzerà a terra!" esclamò Rin convinta. Yumi scoppiò a ridere.
"Ahah, bella! Tu sei bella Rin, con i capelli lisci scompigliati dal vento e gli occhioni nocciola. Shiori è bella, con quel visetto da bambola e gli occhi lilla. Io non lo sono..." Rin la guardò contrariata e fece per rispondere, ma Yumi l'interruppe.
"E con il tuo Principe?" chiese. Rin sorrise amaramente, Yumi era sempre rimasta affascinata dalla sua utopica storia d'amore. Rin ormai aveva perso la speranza, il suo amore viveva vivido nel suo cuore, in quel suo lato bambino che non se ne sarebbe mai andatoi ma che non poteva vivere nel mondo reale, ma solo nel suo mondo di fantasia.
"E' dov'è sempre, Yumi, a Londra" rispondeva sempre, sconsolata e arresa.
"Sono sicura che un giorno tornerà! E quando lo farà dovrò essere la prima a saperlo, ancor prima di Shippo!" disse la ragazza alzando un dito minaccioso verso di lei. Rin sorrise divertita.
"Tanto non c'è pericolo, e poi anche se fosse? È impossibile, lo è sempre stato e lo sarà sempre..." disse Rin assorta. Yumi la guardò contrariata.
"Allora perchè lo pensi sempre?"
"Il fatto che lo ami non rende la cosa possibile. Di amori non ricambiati è pieno il mondo!Un giorno incontrerò un altro uomo e lo amerò" disse Rin, consapevole che la sua era solo una mezza verità.
"Ma non sarà mai lui..." e Yumi l'aveva smascherata in un attimo, come era suo solito fare.
"Sì, è vero... la mia vita avrà sempre un retrogusto amaro. Da bambina era la mancanza di una famiglia. Ora è la mancanza di un amore. Ormai mi sono rassegnata a questa condizione!"
"Sciocchezze!" esclamò Yumi con enfasi e Rin sorrise intenerita dall'appoggio che le dava senza rendersene conto. Ovviamente lei, ma anche Shippo e Shiori. Aveva un rapporto speciale e un po' diverso con ognuno di loro.
"Ora vado, ci vediamo presto!" disse Rin abbracciando l'amica.
"Ovvio, telefonata a quattro stasera alla solita ora!" le ricordò, e Rin annuì con un sorriso, dopodiché si salutarono definitivamente.
Girò la chiave nella toppa della portà e l'aprì con energia.
"Sono a casa!" trillò saltellando, ma d'un tratto si bloccò. Si sentì sbiancare, tutti i suoni si ovattarono e per un attimo fu davvero convinta che il suo cuore si fosse fermato... ma era solo un'impressione, visto che in quel momento batteva così freneticamente che temeva che le esplodesse nel petto.
Attirati dal suono della sua voce, Inuyasha e Kagome si girarono ed anche un'altra persona che era di schiena un attimo prima.
Lunghi capelli di un argenteo luminoso e perlaceo. Occhi ambra. Alto e maestoso.
La sua vista era offuscata, ma l'aveva riconosciuto.
Sesshomaru.
"Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!" strillò ancor prima di rendersene conto ed uscì fuori di casa trafelata, presa da un euforia troppo forte, da un'emozione esageratamente grande, da un sentimento così spossante che l'aveva colpita all'improvviso e completamente alla sprovvista. Erano anni che le sensazioni non prendevano il sopravvento su di lei in maniera così ingestibile.

I tre si guardarono. Sesshomaru conservava il suo cipiglio serio ma sotto, sotto, dietro quella maschera gelida, era confuso e perplesso.
Kagome era palesemente preoccupata e Inuyasha sconvolto.
Sapeva che avrebbero dovuto avvisarla! Cosa poteva pretendere? Anche a lei era venuto un colpo al cuore, quando aveva visto Inuyasha dopo anni. Ok, non aveva reagito così, ma l'energia di Rin era troppo lampante e sorprendente.
"Vado a cercarla..." disse per poi uscire anche lei dalla casa.
I due fratellastri rimasero in silenzio a lungo e, stranamente, fu Sesshomaru a parlare.
"E quella chi è?" chiese col suo tono indifferente ma vagamente interessato.
Inuyasha assunse un'espressione ancora più sconvolta.
"Ma come chi è? È Rin ovviamente!" rispose Inuyasha come se fosse ovvio.
Vide per la prima volta un'espressione sul volto del fratello maggiore: stupore puro.
Rin? Si era fumato il cervello quell'ibrido inetto che non era altro, Inuyasha! Rin era una bambina! Una bambina piccola e arzilla. L'unica persona che gli avesse dato un minimo di calore nella sua vita... il motivo per cui era tornato.
Dopo che ben sette anni prima aveva comunicato la notizia del suo ritorno a Londra, non l'aveva neanche salutata. Quella mocciosa era riuscita ad aprire un piccolo spiraglio nella sua anima. Non l'avrebbe mai ammesso, ma quel blocco di ghiaccio si era lievemente sciolto da quando l'aveva conosciuta, regalandogli quel tepore a cui non avrebbe voluto rinunciare... ma doveva farlo.
Quando era tornato a Londra, per un attimo era stato convinto che fosse nata in lui un'assurda predisposizione per i bambini, tanto che aveva iniziato ad affiancare un'assistente sociale per fare un lavoro simile ad Inuyasha. Ma niente, gli altri bambini erano fastidiosi, sporchi e urlanti proprio come aveva sempre creduto che fossero ed il suo cuore si era di nuovo indurito. Era tornato quel blocco di ghiaccio, non più tagliente come una volta ma condensato di tristezza e angoscia. Ma a lui andava bene così. Tanto meglio, sarebbe tornato il glaciale Sesshomaru che era una volta e non avrebbe mai rivisto quella bambina. Era decisamente meglio così, non era riuscito a rammollirsi!
Però in quel grande incrocio di strade che si ricongiungevano, dividevano e univano, ovvero il destino a cui lui non credeva, l'aveva portato a ricongiungersi con quella bambina.


Era in tribunale, in riunione con dei suoi colleghi, elencando nuovi casi fin quando non arrivarono al caso Shinkon. A quel nome gli si erano rizzate le orecchie, l'aveva già sentito, ma dove? E quando gli raccontarono di un criminale di nome Naraku che era rinchiuso in Giappone, la sua mente iniziò a collegare.
"So che non è cosa che ci riguarda, ma sapete i nostri contatti con il Giappone. Ci hanno chiesto un avvocato per la controparte. Vorrebbero rilasciare questo Naraku per buona condotta, ma ci sono pareri contrastanti. Ora se qualcuno di voi si offre per l'incarico bene, sennò mando una lettera di rifiuto" disse il direttore con tono annoiato. Di solito ciò che non riguardava il suo paese era di poco conto. I suoi colleghi avevano borbottato, assolutamente contrariati all'idea, e mentre il direttore si stava pronunciando sulla rinucia all'incarico la sua voce glaciale era uscita ancor prima di fermarla.
"Andrò io" disse.
"Siete sicuro? Beh, ovvio, è una questione personale" rispose l'uomo con un sorriso elegante. Sesshomaru alzò di scatto lo sguardo verso di lui, tanto che per un attimo il suo capo si spaventò.
"In che senso, scusi?" ringhiò. L'uomo si aggiustò la cravatta agitato, non credeva di aver detto niente di male.
"Lei è giapponese, credevo che per questo..." iniziò a borbottare e Sesshomaru si rese conto dell'assurda uscita che aveva fatto.
"Sì, infatti. Vado io" aveva risposto seccamente ed era partito, avvisando suo fratello solo dopo essere arrivato in Giappone.

Era convinto però di ritrovare la bambina gioiosa che aveva lasciato. Quella non era di certo una bambina! Dov'era finita la sua piccola Rin?



Non sapeva nemmeno perché avesse reagito così! Doveva essere stato lo stupore.
Non si era certo immaginata così un suo ipotetico ritorno. Aveva rinunciato a struggersi con quelle fantasticherie da tempo, solo nei suoi disegni si concedeva di evadere dalla realtà, ma nella vita reale aveva provato a pensare il meno possibile e a vivere al massimo delle sue forze. Comunque, tra tutto quello che si era immaginata non aveva mai creduto di uscire di casa strillando come una matta. Cosa le era saltato in mente? Cosa avrebbe pensato di lei Sesshomaru?
Sesshomaru...
Si fermò all'improvviso in quella frenetica corsa.
Era tornato davvero, non era più un sogno ormai. Si pizzicò forte.
"Ahi" si lamentò scioccamente.
"Rin!" sentì chiamare. Era Kagome. Rin si rifugiò tra le sue braccia come faceva da bambina e si lanciò così forte che le due caddero a terra in mezzo alla strada.
"Tesoro mio..." disse Kagome con dolcezza. Poteva capire alla perfezione cosa si stava scuotendo nel suo animo. Era incredibile quanto la sua storia fosse simile... un assurdo gioco del destino.
"Perchè non me l'avete detto?" chiese Rin con voce tremante.
"L'abbiamo saputo stamattina, subito dopo che sei andata a scuola. Sesshomaru ci ha avvisati solo dopo che era arrivato in Giappone" spiegò Kagome.
Una lacrima solcò il bel volto di Rin. Una sola, che conteneva mille emozioni. Gioia, stupore, sollievo... benessere.
"E perché?" chiese ancora.
"Andiamo a casa, ti spiegheremo per bene, non possiamo mica stare in mezzo alla strada!" esclamò Kagome alzandosi; Rin la seguì.
Le sue gambe erano molli e il cuore aveva ripreso a battere forte.
Kagome la sbirciò con la coda dell'occhio e sorrise divertita. "Emozionata, eh? C'era da aspettarselo, so che non hai mai smesso di amarlo... Non ti scorre il mio stesso sangue ma parte di me ti è entrata comunque dentro..." disse Kagome con voce esperta. Rin sorrise imbarazzata.
"Io ci ho provato, davvero, ma nessuno mai... è riuscito a prendere il suo posto nel mio cuore... ma certo non mi sarei mai aspettata di vederlo tornare" confessò sinceramente. Kagome le cinse le spalle.
"Tesoro, non voglio fare la guastafeste ma sai che..." iniziò, ma Rin la interruppe.
"Non mi illudo certo che lui possa provare ciò che provo io. Non so neanche se abbia mai provato qualcosa nella sua vita. Voglio solo sapere perché è qui, per quanto, e passare un po' di tempo con lui come ai vecchi tempi, se sarà possibile" disse. Kagome la guardò con un moto d'orgoglio.
"Sei diventata una donna fantastica, come ho sempre creduto" le disse con un sorriso, Rin si strinse a lei.

Quando arrivarono a casa c'era solo Inuyasha che stava controllando dei fascicoli. Alzò lo sguardo e si precipitò da Rin. "Rin, tutto bene? È successo qualcosa?" chiese preoccupato. Rin scoppiò a ridere e lo abbracciò. Inuyasha non sarebbe mai cambiato e certe cose non le avrebbe mai capite, non in maniera istantanea almeno.
"Dov'è Sesshomaru?" chiese Kagome.
"E' andato a farsi la doccia" disse Inuyasha con una scrollata di spalle.
"Io vado a cambiarmi" disse Rin salendo le scale. Non vedeva l'ora di rifugiarsi nella sua camera, ma quando aprì la porta rimase di sale.
Sesshomaru era nella sua stanza e teneva la porta dell'armadio aperta. Lo vide girarsi verso di lei all'improvviso, chiudendo bruscamente l'anta. La guardò a lungo tanto che non riuscì a sostenere il suo sguardo ed abbassò gli occhi arrossendo violentemente. Non si era neanche concessa di guardarlo come si deve.
Di una cosa era certa, una risposta alle sue vecchie domande l'aveva: l'effetto al suo ritorno non era stato affatto indifferente, né tantomeno orripilato.
Arrossì ancora.
"Cosa ci fate qui?" chiese, si rivolse a lui dandogli del voi senza neanche accorgersene.
"Sei proprio tu...." sentì rispondere.
Oh, la sua voce! Non se la ricordava così profonda, calda, melodica... suadente.
Un'altra risposta alle sue vecchie domande: lo vedeva certamente con gli occhi di una donna, ed era una sensazione nuova, mai provata prima - splendida.
"Cosa ci fate nella mia camera?" chiese avvicinandosi con passo tremante e quando gli fu vicino lui indietreggiò. Rin sorrise tra sé: lui, al contrario, non era cambiato affatto.
Si prese coraggio e alzò lo sguardo verso di lui.
I lunghi capelli argentei gli ricadevano dolcemente sulle spalle larghe e la sovrastava, non certo come quando era bambina, ma era sicuramente molto più alto di lei.
Il suo viso era niveo, le labbra rosee e dalla forma tentatrice e morbida.
Ed i suoi occhi: grandi, allungati, di quella forma intensa, specchi glaciali dal color d'oro incantevole.
Eh sì, non aveva più quelle fattezze accenate, delicate e principesche come quelle che vedeva da bambina. Erano fattezze affascinanti, bellissime, incantatrici.
Decise di riscuotersi da quello stato di trance che non aveva mai provato con nessun ragazzo nella sua vita. Non l'avrebbe mai creduto ma aveva sempre avuto ragione.
Solo Sesshomaru sarebbe stato l'uomo che avrebbe sempre amato.
"Co-cosa facevate nel mio armadio?" chiese con voce titubante aprendolo. Sesshomaru cercò di fermarla, ma era troppo tardi. Vide il pacchetto e lo tirò subito fuori.
"Mi avete fatto un regalo?!" esclamò saltellando. Sesshomaru la guardò come se fosse una marziana. Stentava ancora a crederci ma era certo che quella ragazza fosse proprio Rin!
Come aveva fatto a dimenticarsi del fatto che Rin era un'umana e che sicuramente negli anni sarebbe cresciuta. Per quanto sapesse che fosse proprio lei, era ancora guardingo nei suoi riguardi.
"Non lo aprire, è una sciocchezza..." disse cercando di toglierle il pacchetto dalle mani ma lei lo schivò prontamente e strappò la carta.
Tra le sue mani una stoffa leggera color arancio scuro (che era rimasto il suo colore preferito), lo spiegò e si ritrovò davanti ad un bellissimo e adorabile scamiciato... da bambina.
Rimase un attimo stupita e poi un sorriso amaro comparve sulla sua bocca carnosa.
Sesshomaru attendeva la risata di scherno da parte della ragazza, che però non arrivò.
"Sarò sempre una bambina ai vostri occhi..." sussurrò e Sesshomaru la guardò confuso.
Era stato sciocco, lo ammetteva segretamente a se stesso, ma non era certo una cosa brutta! Sesshomaru sperava di tornare e ritrovare la Rin bambina che aveva lasciato, con quella ragazza cresciuta non sapeva come comportarsi... ma in quel momento, chissà come mai, si rese conto che davvero era lei. In quel momento ne era certo più che mai, sopratutto per un motivo: Rin era sempre stata in grado di sorprenderlo.

Eccomi!!!
Una piccola nota, nel caso che qualcuno non si ricordi Shiori è la piccola mezzo-demone che permette ad Inuyasha di potenziare la sua Tessaiga nella rossa, permettendo di spezzare le barriere.
Yumi, invece, è un personaggio di mia invenzione (che mi assomiglia un po'), volevo mettere come migliori amici di Rin personaggi che nel manga hanno più o meno la sua età così che crescessero con lei, ma solo Shippo e Shiori mi ispiravano e visto che volevo un quartetto ho aggiunto un personaggio in più, spero che la cosa non vi dispiaccia!^^

Sapete non so perché ma sono piuttosto affezionata a questo capitolo!Sarà che finalmente Rin è cresciuta e si apre una nuova fase della storia, sarà che mi è piaciuto scrivere del suo flashback o sarà il fatto che mi diverto un mondo a scrivere di lei,Shippo,Shiori e Yumi...Ma probabilmente è tutto questo insieme!XD...
Quindi sono curiosissima di sapere il vostro parere!Vi aspettavate di vedere una Rin cresciuta in questo capitolo??

Ringrazio:

Mikamey: Carissima!Ahah non ho proprio idea, sai tutto!Ma devo ammettere che mi fa piacere riuscire comunque a stupirti perché anche se mi dici che la tua passione per questa storia non cambia credo che sia più bello che tu ti sorprenda leggendola!:)Capolavoro...Mi sembra un po' troppo ma ti ringrazio comunque!XDCome vedi l'addio non c'è stato...E' un po' particolare come capitolo!Ma spero comunque che ti piaccia!Un bacione!

Achaori: Ciaooo!Eheh Sesshomaru è così, imprevedibile e se fa un passo avanti poi ne fa due indietro!XDGrazie per la recensione!Al prossimo cap!baci

Dolcekagome:Ciaoooo!Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, mi fa piacere che la fic ti piaccia!Spero allora che continuerai a seguirmi!:)

FairyFlora:Che bello rivederti!!Mi sei mancata, immaginavo fossi in vacanza!!^^Ti ringrazio per la doppia recensione, ci tenevo al tuo parere per il matrimonio visto che ci tenevi tanto!!!Eh sì la piccola Rin è speciale e profonda ma Sesshomaru è sempre troppo complesso ed imprevedibile!Al prossimo cap!Di nuovo buone vacanze!!!baci

XxKagome_ChanxX: Ciaoo!Eh sì la piccola è innamorata e come vedi non è solo una roba da ragazzina come credeva Kagome, ma molto, molto di più!:)Grazie mille!Al prossimo cap!

Monyprincesslovett:Ciao nuova lettrice!!!!Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, sono davvero felice di esser riuscita a trasmetterti delle emozioni, spero che mi seguirai ancora!Ti ringrazio anche per la recensione alla mia shot 'Somewhere over the rainbow'!:)Al prossimo cap!

JhonSavor: Ciaooooooo!Lo so,lo so sono in ritardo!XDAaaah non ci credo, ammeeettilooo che ti sei commosso!;)No a parte gli scherzi grazie mille per la recensione(unica nel suo genere come sempre!)sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, spero sia lo stesso anche per questo!Al prossimo cap!baci

nimi_chan: Ciao!!Be' che dire...A vedere il ghiacciolino forse, forse mi sarei innamorata anche io!;)Scherzo, il fatto è che Rin è una bambina speciale, intelligente ed è affascinata da Sesshomaru proprio per il suo carattere complesso, forse perché dentro se si rende conto di essere diversa dagli altri agli occhi del glaciale demone!:)Grazie mille!Al prossimo cap!

Vale728:Cara grazieee mille per il tuo adorabile commento!:)mi fa sempre piacere...Ti ringrazio moltissimo per i tuoi complimenti!Come vedi sono molteplici i discorsi madre e figlia in questa fic!;)Grazie mille!Al prossimo cap!

Ringrazio anche per chi ha commentato la mia shot 'Somewhere over the rainbow':
Niki92
vale_cullen1992
monyprincesslovett
mikamey
Vale728
lua82
Danche of death
Lis94

Un saluto,
by LilyProngs


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Capitolo 22
*** I fantasmi del passato sono duri a morire! ***


Capitolo 22

Ciao a tutti!
Emh...Non vi arrabbiate, so che sono un po' in ritardo ma spero di farmi perdonare con il mio aggiornamento!^^
Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno

Rin pigiò frenetica le dita sul telefono e lo portò all'orecchio.
"Sì?" fece la voce di Yumi.
"Sono Rin!" rispose la ragazza; il suo tono euforico era sospetto e poi era un po' presto per la loro solita 'chiamata a quattro'.
"Ciao, Rin-Rin... che succede?" chiese curiosa. Silenzio dall'altra parte della cornetta, tanto che per un attimo credette fosse saltata la linea.
"Mi avevi detto che ti avrei dovuto avvisare per prima se fosse successo..." rispose Rin cercando di trattenere l'emozione. Yumi rimase in silenzio, inizialmente senza comprendere le sue parole, poi si illuminò di consapevolezza.
"Aaaaaaaaaaah, sul seriooooooo?" strillò, tanto che Rin allontanò da sé la cornetta.
"Mi vuoi sbriciolare un timpano?" chiese fintamente stizzita, ma la risata della sua amica fu contagiosa.
"Come... come è successo? Dov'è, a casa tua?Cosa vi siete detti? Ti ha riconosciuta? Tu..."
"Yumi, taci!" esclamò Rin, esasperata ma divertita.
"Ops, scusa! Dobbiamo dirlo agli altri!" disse poi.
"Ovvio! Li chiamo, rimani in linea" disse per poi digitare i due numeri.
"Pronto?" fece la voce zuccherina di Shiori.
"Ohi?" rispose, al contrario, Shippo.
"Ci sono grandi novità!" esclamò Rin felice.
"Enormi novità!" ribadì Yumi.
"Ciao ragazze, che succede?" chiese Shiori curiosa.
"Se sono cose strappalacrime o frivolezze da ragazzette vi sbatto il telefono in faccia!" disse Shippo.
"Stupido! E io che volevo renderti partecipe del ritorno di Sesshomaru..." disse Rin, a voce bassa. Sapeva che in quel momento Sesshomaru era sotto la doccia, ma non sapeva quali fossero i limiti del suo udito estremamente sviluppato.
"COSA?" esclamarono Shippo e Shiori e di nuovo Rin dovette di nuovo allontanare la cornetta dall'orecchio.
"Anche voi, non urlate!" disse.
"Ma come è successo?"
"Lo sapevi già e non ce l'hai detto?"
"È stata colta alla sprovvista!"
"Ehi, Yumi, tu come mai l'hai saputo prima di noi?"
"Oh, Shippo non fare il geloso!"
"Io non sono geloso!"
"Ragazzi finitela!"

Mentre seguiva quella conversazione a Rin spuntavano in testa tanti nervetti irritati.
"RAGAZZI STATE ZITTI!" strillò in preda all'isteria. Nella cornetta calò il silenzio: "Molto meglio" commentò soddisfatta.
"Rin, dobbiamo assolutamente parlarne tutti insieme" disse poi Shiori.
"Fantastico, addio privacy" commentò Rin divertita.
"Ehi, sei tu che ci hai avvisati!" rispose Shippo infastidito.
"Oh come sei acido Shippo, cos'è hai le tue cose?" chiese Rin e sentì distintamente le risate di Yumi e Shiori e i borbottii infastiditi di Shippo.
"Comunque ci dobbiamo vedere... Ehi portatelo dietro sabato!" propose Yumi e Rin arrossì violentemente.
"Seh, certo, le fa da baby-sitter?" scherzò Shippo.
"Baka, guarda che per i demoni l'età è percepita in maniera nettamente differente, vero Shiori?" chiese subito Yumi.
"Giustissimo!" concordò l'altra.
"Ehi lo so sono un demone anche io!" esclamò Shippo offeso.
"Ragazzi non sono abbastanza in confidenza!E poi che gli dico?" chiese Rin già agitata.
"Ma come? Avevate un così bel rapporto!" disse Shiori.
"Ma sono passati sette anni!" rispose Rin affranta.
"Ma lui è tornato!"
"Yumi, non è certo tornato per me!".
Silenzio.
"A proposito, perchè è tornato?" chiese Shippo. Rin ci pensò su.
"Sinceramente non me l'hanno ancora detto" rispose.
"Vedi di scoprirlo!"
"Agli ordini, capo!" dissero le tre ragazze e sentirono lo sbuffo di Shippo soffiare attraverso la cornetta.
"Dai, ora è meglio che vada, ci sentiamo allora?" chiese Shippo.
"Sì!" risposero le tre ragazze e poi, uno ad uno, riattaccarono.

Rin sospirò lasciandosi cadere sul letto.
Era inutile, non riusciva ancora a crederci! Lo aveva desiderato per così tanto tempo che credeva di essersi addormentata e di sognare. Ma aveva già fatto il test del pizzicotto poco prima. Lo rifece.
"Ahi" borbottò. Era tutto vero.
Si alzò di schiena e prese in mano il vestitino che Sesshomaru le aveva regalato.
Ma rimaneva pur sempre una bambina per lui... anzi, le era sembrato un po' deluso del fatto che fosse cresciuta.
Non era abbastanza bella, magari? si chiese guardandosi allo specchio. Sospirò per poi infilarsi qualcosa di comodo e si fece il suo caratteristico codino di un lato.
Era ora di scendere e chiedere a Inuyasha e Kagome il perché del suo ritorno.
Uscì trafelata dalla sua stanza, per poi bloccarsi.
Appena uscito dal bagno, coperto solo di un asciugamano in vita, stava Sesshomaru: la pelle nivea imperlata da gocce d'acqua, il fisico finemente scolpito, i capelli bagnati scuri e dai riflessi lucidi...Wow.
Tra i due cadde il silenzio e poi Rin arrossì violentemente coprendosi gli occhi con la mano.
"Scusate, io..." iniziò ma andò a sbattere contro un muro ma non si tolse la mano dagli occhi: "Ahi...vado!" borbottò agitata per poi precipitarsi di sotto.

Sesshomaru rimase fermo, pensando alla reazione della ragazza.
'Mph' una risata minacciava di uscire, ma la dominò con la sua solita freddezza.
Da quanto tempo non succedeva! Da quando aveva lasciato quella casa... Solo Rin era in grado di muovere in lui quel moto di ilarità che aveva sempre cercato di nascondere.
Indubbiamente era Rin, all'apparenza completamente diversa, ma alla fine sempre la stessa.
Tornò nella sua camera, si vestì per poi scendere di sotto. La piccola famigliola era tutta riunita al tavolo. Era il momento di spiegar loro la verità.
"Oh Sesshomaru, vuoi una tazza di tè?" chiese Kagome alzandosi, lui la guardò ed annuì.
Si sedette al tavolo e sentì lo sguardo del fratello addosso e parlò, con il suo solito tono pacato e incolore.
"Vogliono rilasciare Naraku..." disse, con il suo dannato vizio di non fare troppi giri di parole. A volte era un bene...
Un silenzio gelido cadde su di loro. Kagome era rimasta con l'infuso del tè a mezz'aria. Inuyasha stringeva convulsamente la sua tazza tanto che iniziava già a sentire la ceramica creparsi lentamente. Ed infine Rin.
Immobile, una statua, gli occhi (che erano l'unica cosa che era rimasta della piccola Rin) erano fermi su un punto lontano. Alzò lo sguardo all'improvviso incontrato da quello ambrato di Sesshomaru, che fu colto alla sprovvista.
"Voi come fate a saperlo?" chiese, la voce tremante che cercava di nascondere la paura.
"Il caso è arrivato fino a Londra e..." iniziò e fece una pausa per poi riprendere: "Hanno dato a me l'incarico" rispose secco.
"Oh..." sentì Rin rispondere. Sua impressione o sembrava delusa? Di cosa, che lui fosse tornato?
"Io lo ammazzo! Se me lo trovo tra le mani io..." iniziò a farfugliare Inuyasha iniziando a gesticolare ampiamente. Sesshomaru lo guardò con freddezza.
"Il mio lavoro è impedire che accada..." rispose scostante. Rin cercò di nascondere uno sbuffo. Un suo dovere, probabilmente se non glielo avessero chiesto lui non sarebbe neanche stato lì. Il suo ritorno era solo una questione professionale. Che sciocca, come aveva anche solo lontanamente potuto pensare che ci fosse una motivazione diversa? Come aveva avuto l'ardire di sperare che fosse tornato per lei, anche solo per fare un saluto a quella bambina che lui credeva fosse rimasta?
Sentì l'accigliato sguardo di Sesshomaru su di sé, ma non osò alzare lo sguardo e si dedicò a cose più importanti.
"Papà, segui anche tu il caso" gli disse, guardandolo.
Inuyasha si illuminò. "Ovvio che lo farò!".
Sesshomaru ringhiò. "Nessuno ti ha chiesto niente, sono perfettamente in grado di occuparmene da solo" rispose tagliente.
"Abbiamo lavorato nello stesso studio di nostro padre, non puoi impedirmi di fare il mio lavoro!"
"Ma questo non è il tuo lavoro, ora lavori all'orfanotrofio"
"Rimango ugualmente un avvocato!" esclamò Inuyasha.
"Non mi affiancherai!" l'inesauribile pazienza di Sesshomaru stava vacillando.
"Perchè no?"
"Perchè sei emotivamente coinvolto!" lo rimproverò Sesshomaru.
Rin si bloccò, cercando di contenere la delusione. Era felice di sapere che Sesshomaru, il suo Sesshomaru, seguisse quel caso. Non volle dar peso al fatto che non era stato lui a scegliere, comunque voleva che anche Inuyasha seguisse il suo caso.
"Sfortunatamente pochi hanno la vostra stessa freddezza, Signor Sesshomaru. Ma ci sarebbe un po' di equilibrio: Inuyasha con la sua emotività potrà prendere un minimo a cuore il caso e voi sarete la sua razionalità, quella certo non vi manca" proferì Rin gelida, alzandosi: "Questa situazione mi riguarda da vicino, quindi gradirei che seguiste il mio volere, ve lo chiedo per favore" concluse risoluta. Sesshomaru non la guardò. Non diede a vedere che quelle parole avevano creato in lui un certo fastidio ed indignazione. Non lo mostrò perchè sarebbe stato sinonimo di debolezza. Maledetta ragazzina e a come riuscisse a disarmarlo con la sua lingua lunga!
Inuyasha fece un sorriso trionfante."È deciso, allora!" esclamò soddisfatto.
"Non so quanto tempo ci vorrà, è una cosa delicata. Cercherò comunque una sistemazione da queste parti" riprese Sesshomaru: dal suo tono non traspirava nessun tipo di emozione.
"Non dire sciocchezze, Sesshomaru! La casa è abbastanza grande per tutti, come lo è stato anni fa lo è adesso" rispose subito Kagome.
"La mia presenza magari non è gradita come un tempo..." rispose Sesshomaru con leggerezza, senza guardare nessuno, sorseggiando solo il suo tè. Ma Rin sapeva che si riferiva a lei, oh se avesse saputo cosa provava ad averlo lì davanti a sé!
Aprì la bocca per rispondere per poi scuotere la testa e avviarsi in camera sua.


"Credo che tu non possa pretendere troppo" le disse Yumi. Alla fine i quattro amici erano riusciti a vedersi prima del famoso sabato sera.
"Che cosa?" esclamò Rin stizzita.
"In fondo Yumi ha ragione, cosa ti aspettavi? Una dichiarazione d'amore? Ti ha lasciato che eri una bambina, non può certo aver coltivato i tuoi stessi sentimenti in questi anni!" le disse Shippo, Rin arrossì violentemente.
"Questo lo so! Però io credevo che... si fosse affezionato a me, almeno un po'... Lo so perfettamente che mi vede come una bambina!" disse imbronciata. Aveva anche raccontato loro la storia del vestito.
"Tu che ne sai che non si è affezionato? Per come lo descrivi, credo che abbia davvero un modo singolare di esprimere le sue emozioni, ma questo non vuol dire che non le prova!" disse Yumi saggiamente.
"E poi, che ne sai... ora non sei più una bambina, magari ti vedrà in modo diverso adesso!" esclamò Shiori speranziosa. Rin la guardò con rassegnata tenerezza.
"Ne dubito fortemente" disse la ragazza.
"Dovresti dargli comunque un'altra possibilità..." continuò l'amica.
"Oh, se fosse per me gli darei tutte le possibilità del mondo..." disse Rin sognante e i suoi amici ridacchiarono.
"Sarebbe proprio bello se succedesse davvero... 'Un'amore lungo una vita: Il sogno di una bambina cresciuta'" esclamò Yumi mimando dei grandi titoloni con le mani.
"Ehi, se vuoi scrivere una storia sulla mia assurda vita mi devi pagare i diritti!" scherzò Rin, i quattro risero ancora.
"A proposito... avete già lo stesso cognome, non avete neanche bisogno di praticare tanto scartoffie quando vi sposerete" scherzò Shippo, Rin lo spintonò.
"Seh, sposati, sarebbe più verosimile che mi trovi un alloggio su Marte!" rispose la ragazza.
"Mamma mia, come sei negativa!" esclamò Shiori con un sorriso, Rin le posò una mano su una spalla.
"Sei il mio zucchero Shiori, se non fosse per te vedrei il mondo in bianco e nero!" disse Rin melodrammatica.
"Esageraaataaa!" cantilenarono gli altri.
"Ma basta parlare della mia storia d'amore utopica: passiamo alla relazione passionale di Yumi" esclamò Rin mentre si godeva la visione dell'amica versione pomodoro.
"Non ci penso nemmeno!" esclamò infatti Yumi.
"Su su raccontaci i dettagli!" scherzò Shiori, Shippo le coprì gli occhi e le orecchie con le mani.
"No tu no, Shio, sei troppo piccola!" disse e la hanyou si staccò stizzita e rossa in volto.
"Non è assolutamente vero!" si schernì.
"Sì che è vero!"
"No invece!"
"Sì invece!".
"Eeeeeeeeeeeh sotto un albero di pino, Shippo e Shiori si scambiano un bacino!Chissà cosa accadrà, ohi,ohi un bel patatrac!" Rin e Yumi a braccetto presero a canticchiare a squarciagola in mezzo al parco, interrompendoli. I due arrossirono violentemente.
"Che sciocchezze" borbottò Shippo nel mentre Shiori guardava le amiche imbarazzata, pregando loro di smetterla anche perchè poteva passare della gente.
"Un albero di piiiiiiinoooooooo!" strillò Yumi poi seguita da Rin: "Si scambiano un baciiiiiin..." ma poi si interruppe all'improvviso quando vide Sesshomaru passare per la loro stessa strada in macchina aveva anche il finestrino abbassato. 
Accidentaccio!pensò.
"Che succede, Rin?" chiese Shiori preoccupata.
"È-è appena passato Sesshomaru in macchina" balbettò sconvolta.
I tre amici rimasero in silenzio, per poi scoppiare a ridere sguaiatamente.
"Ahah che figuraccia Rin!"
"Proprio davanti a lui!"
"Che imbranata!".
Rin sbuffò: "Certo che fate un bel coretto voi tre! Che razza di amici mi ritrovo!" borbottò offesa, poi Shippo la cinse per le spalle.
"Stai tranquilla Rin-Rin, sono sicuro che ci avrà riso su anche lui" cercò di consolarla, davvero malamente. Un grosso gocciolone spuntò dalla testa di Rin: "E' più preoccupante quando sorride che quando è serio" borbottò sconsolata.
"Ora smettila di preoccuparti e pensa ad essere più gentile con lui!" la rimproverò Yumi.
"Ehi! È lui che ha iniziato, ha lasciato praticamente intendere che non gliele frega niente di me!".
"Rin, smettila di frignare e datti da fare!" la rimproverò Shippo.
"Tsé, ha parlato il Latin Lover!" commentò la ragazza, fintamente acida, ma alla fine non riuscì a trattenere un sorriso.

Eccomiiii!
E' un capitolo leggero ma spero vi sia piaciuto comunque nella sua spensieratezza!

Ci tenevo a postare perché martedì dovrei partire per Dublino e sto via dieci giorni e volevo farvi un saluto e darvi un grosso bacione prima di partire!^^

Ringrazio:

Mikamey: Tesorooooo!!!La tua recensione mi ha fatto sorridere come un'ebete per un bel paio di minuti!XDSono contentissima che la fic ti stupisca sempre nonostante ciò che sai!Ti ringrazio moltissimo per i tuoi complimenti, è sempre importante per me sapere cosa ne pensi!:)Sono onorata per quello che mi dici e sopratutto sapere quanto la mia storia ti piace, ovviamente ci tengo a ribadire per la millionesima volta che l'affetto e la stima è completamente ed assolutamente ricambiata!^^Bacioni, tvb!

JhonSavor: Ciaooooooo!:D E' sempre un piacere leggere le tue recensioni te lo ripeterò fino allo sfinimento: sono davvero felice di averti fra i miei lettori!:) Detto questo ti ringrazio come sempre per i tuoi complimenti e per le tue parole anche se non ho capito una cosa -perdono sono un po' tardocca a volte-...Ma perché mi sono inoltrata in un campo così...Minato?Tutta la cosa della responsabilità,il rischio, la Hime(perdona l'ignoranza, ma chi è?^^') se mi spieghi per bene poi ti rispondo in maniera meno stupida,davvero!XD Comunque ti ringrazio come sempre e spero che questa mia storia ti piaccia sempre e che non deluda mai le tue aspettative!un bacione!

Monyprincesslovett: Carissima che bello vederti sempre!:DChiedo nuovamente scusa per il ritardo-_-...Cmq è sempre un piacere leggere le tue recensioni sei molto gentile e sono davvero contenta che le mie storie ed il mio stile ti piaccia, grazie davvero. Eh sì hai proprio ragione il viaggio temporale era obbigatorio ed in effetti ,sì, a Sesshomaru la piccola Rin andava bene così ma lentamente(vedrai che è un po' tardo a capireXD) si renderà conto davvero di quanto Rin è cresciuta e di cosa sente al riguardo...Ma ora è meglio che sto zitta sennò anticipo troppo e ti saluto!Grazie anche per la recensione alla shot, la solfa è sempre la stessa:grazie per il complimenti e le tue parole!:)al prossimo cap, un bacione!

HimeChan: La tua fama ti precede!;)Scherzo, però so chi sei perché ho letto la tua fic con roro e...Sono così contenta di averti tra le lettrici!XDOra abbandonando il mio momento di sclero rispondo per bene alla tua recensione!Ti ringrazio moltissimo per i tuoi complimenti, effettivamente il cambio temporale era più che dovuto per iniziare una nuova fase della storia!:)Ti ringrazio anche per la recensione alla mia shot, sono contenta che l'arte e il rock che metto nelle mie fic ti piaccia,anche la caratterizzazione di Rin ormai è fissa in come me l'immagino e ci saranno sempre queste caratteristiche nelle mie storie. Cmq sono felice che ti sia piaciuta perché se è così spero di averti tra le lettrici della long-fic che ho in cantiere e che posterò una volta aver finito 'La bambina alla ricerca di un sogno'!^^Spero davvero di rivederti al prossimo cap!un bacione!

Achaori: Ciauu!:)Eheh sì ci voleva un cambio temporale, anche se così immediato, perché giustamente come dici la storia d'amore con Rin bambina assolutamente non può nascere!!! però i precedenti capitoli sono serviti a far creare un profondo legame fra i due, un legame che secondo me solo i bambini possono creare(e sopratutto una bambina speciale com'era Rin!;))Ti ringrazio moltissimo come sempre e al prossimo cap!Bacioni!

Ping94: Oilà com'è bello vederti nuova lettrice!:DTi ringrazio moltissimo per i complimenti!Certo, certo la continuo sempre, ci mancherebbe mi ci sono affezionata!XDGrazie per la recensione e spero di rivederti al prossimo cap!Baci!

XxKagome_ChanxX: Ciao, chiedo umilmente perdono per il ritardo!^^'... Ti ringrazio moltissimo come sempre e non ti preoccupare leggendo vedrai che andrà tutto bene per Inuyasha e Kagome!:DPer ciò che riguarda Rin hai proprio ragione, Sesshomaru anche se un ghiacciolino è assolutamente indimenticabile!XDCmq finalmente eccoti il nuovo cap, vediamo che ne pensi!^^Bacioni!

Vale728: Ciaoooo!:)Sei come sempre gentilissima e ti ringrazio moltissimo per la bella recensione!Sono contenta di averti stupita ma sopratutto emozionata è una cosa che spero di riuscire a fare sempre e seci riesco è una vera gioia, ti ringrazio molto!Eh sì l'amore di Rin non poteva mutare e,sì, è particolare il fatto che Sesshomaru non se l'aspettasse cresciuta...^^Grazie mille come sempre e anche per la recensione alla Shot. Sono davvero felice che ti sia piaciuta, Sesshomaru era un po' più sciolto ed è ovviamente un po' più intensa dell'altra, grazie ancora!:)Al prossimo cap!Un bacione!


Un saluto, 
by LilyProngs

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Capitolo 23
*** Vorrei dirti che...io...ti... ***


Capitolo 25

Ciao a tutti!
Scusate nuovamente per il ritardo ma una volta tonata da Dublino(Bellissimaaaaaa!)mi sono ritrovata anche con internet guasto!-_-'
Ad ogni modo...Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno



Quel giorno Rin aveva la casa totalmente per sé e decise di approfittarne.
Mise uno dei suoi CD nello stereo del salotto e sparò la canzone 'I want you to want me' dei NOFX al massimo fin quando la musica non l'avvolse totalmente, dopodiché si mise a cantare e a ballare per la casa mentre si preparava la colazione.

I want you to want me
I need you to need me
I'm beggin' you to beg me
And I want you now

Iniziò a strillare ancheggiando goffamente mentre metteva a soffriggere il burro e rompeva un uovo.
Già ingestibile, la sua vita aveva subito un ulteriore cambiamento. Completamente inaspettato, assurdamente meraviglioso.
Yumi aveva ragione, si poteva scrivere una storia sulla sua vita complicata, comprendendone le gioie e i dolori. In quel momento però non sapeva cosa pensare, come padroneggiare la situazione. In quelle molteplici volte che aveva sognato il ritorno di Sesshomaru aveva sempre creduto che sarebbe riuscita a rendere le cose come prima: lei che lo infastidiva, lui che le rispondeva scostante... ma alla fine, l'innegabile energia che li legava. Era sicura, nel profondo del suo cuore, che Sesshomaru si era affezionato alla Rin bambina che era stata.
Ma della Rin cresciuta, cosa ne avrebbe fatto?

Yeah I want you to want me

I need you to need me
I'm beggin' you to beg me
I'd love you to love me
Buy a brand-new shirt,put on brand-new shoes
I would do anything if you say
That you love me


Continuò a cantare mentre prendeva il suo piatto e si avviava alla poltrona, ma quando si girò le venne un colpo.
"Sesshomaru!" strillò, così forte da riuscire a coprire la musica a tutto volume.
Lui le restituì lo sguardo e, per quanto la sua espressione fosse seria, riusciva a scorgere nell'ombra dei suoi occhi ambrati una nota sinceramente divertita.
Ma perché doveva sempre fare la figura dell'idiota davanti a lui?
"Non vi ho sentito..." borbottò, abbassando lo sguardo.
"Non ne dubito, visto il volume della musica... e della tua voce..." aggiunse con un tono che sembrava indifferente ma nascondeva una vena sarcastica. Rin arrossì violentemente mentre si precipitava a spegnere lo stereo.
"Come mai siete tornato così presto?" chiese, cercando di cambiare discorso.
"La prima riunione si è conclusa..." rispose l'uomo posando la valigetta sul tavolo. Rin lo notò solo in quel momento.
Era vestito in maniera molto elegante: un completo nero, camicia bianca ed una cravatta allacciata alla perfezione. Le ricordò il giorno del matrimonio di Kagome e Inuyasha. Sorrise tra seé chissà se conservava ancora la sua rosa bianca...
"Che c'è di divertente?" chiese Sesshomaru accigliato. Rin si riscosse dai suoi pensieri.
"Pensavo...Comunque cosa si è deciso? Vogliono davvero liberare Naraku?" chiese Rin, sinceramente interessata. Sesshomaru la guardò e lei si sentì scrutata nel più profondo dell'anima.
"Vorrebbero... ma non lo faranno" rispose risoluto, mentre si sfilava la giacca e la posava sullo schienale della sedia. Rin ascoltava attenta ogni parola, e rimaneva incantata da ogni suo gesto. Ma come faceva a renderla così dipendente da lui?
"Vi ringrazio di aver permesso anche a papà di seguire il caso..." disse la ragazza dopo un po'. Per un attimo Sesshomaru fu tentato di fare una smorfia, ma si trattenne lasciando trapelare solo una certa irritazione attraverso il suo tono distaccato.
"Non ne avrei avuto il minimo bisogno" rispose seccamente, facendo sbocciare il suo orgoglio. Rin sospirò: non aveva mai avuto intenzione di offenderlo.
"Vi chiedo scusa... io non ho mai dubitato nelle vostre capacità, trovavo giusto che anche Inuyasha partecipasse al caso ,tutto qui" concluse, fermamente e sinceramente rammaricata.
"Tsé, certo..." rispose Sesshomaru stizzito e a quel punto tutta la tenerezza di Rin andò a farsi benedire ed esplose ancor prima che se ne rendesse conto.
"Non fatemi la vittima proprio adesso, Signor Sesshomaru! Cosa pretendete? Che mi prostri davanti a voi e vi dica grazie perchè vi hanno costretto a seguire questo caso? Se non ve l'avessero chiesto probabilmente non sareste neanche qui e non vi sareste fatto né sentire né vedere come avete fatto in tutti questi anni! Ve ne siete andato all'improvviso, senza darci neanche il tempo di abituarci all'idea! Ma bene, perfetto! Spero risolviate il caso in fretta, così ve ne tornerete nella vostra amata Inghilterra e lascerete qui le persone che vi vogliono bene!" si ritrovò ad urlare mentre le lacrime premevano d'uscire - ma le trattenne con orgoglio.
Al diavolo i consigli dei suoi amici, era impossibile andare d'accordo con Sesshomaru, consolidare il rapporto che un tempo si era creato. Lei era cambiata, cresciuta, non era più una bambina che lo guardava incantata solo perchè sembrava uscito dal mondo dei suoi sogni. Nonostante questo si rendeva maledettamente conto di amarlo e per quanto quella sua freddezza la spingeva ad avvicinarsi di più a lui non riusciva a sopportare il fatto che con lei lui fosse così.
Guardò Sesshomaru che le restituì quella sua immagine bellissima, quell'espressione immobile fatta di cera.
"Non mi hanno costretto a venire, sono stato io a sceglierlo. E' stata una pessima idea" affermò, per poi dirigersi ai piani di sopra.

Era stato lui a scegliere? Perchè... non glielo aveva detto?

Si rese conto che Sesshomaru, sì, ai suoi occhi il suo mistero non era poi così incomprensibile ma si rese altrettanto conto che il suo carattere era un labirinto fuorviante, difficile da capire... comprensibile solo per chi avesse la pazienza di leggere attraverso la sua anima in tutte le sue sfaccettature. E lei l'aveva.
Fece un passo avanti, si fermò e poi riprese.
"Signor Sesshomaru..." lo chiamò, ma lui continuò a salire le scale. "Signor Sesshomaru..." chiamò più forte, mentre la sua voce si incrinava leggermente. Ingoiò, cercando di padroneggiare se stessa. Lo vide fermarsi ma non girarsi.
"Temo che siamo partiti con il piede sbagliato..." disse e lo raggiunse; a quel punto Sesshomaru si girò e lei alzò lo sguardo incatenandolo a quello di lui.
"Mi dispiace deludervi, ma sono cresciuta. Non so perchè questo vi infastidisce tanto... ma è così. Se volevate almeno un minimo di bene alla Rin bambina che avete conosciuto, vi prego di permettermi di mostrarvi che solo alcune cose sono cambiate, ma alcune sono rimaste le stesse..." gli disse guardandolo implorante. Sesshomaru rimase in silenzio a lungo, poi le diede le spalle e si diresse verso la sua camera.
"Parli sempre troppo..." disse dopo un po', aprendo la porta della sua stanza. Rin sorrise tra sé.
"E smettila di darmi del voi..." lo sentì affermare dopo un po' per poi chiudere la porta bruscamente.
Rin rise. Magari, finalmente, avrebbero potuto ricominciare daccapo.


"Papy, posso andare ad una festa questa sera?" chiese Rin mentre erano tutti e quattro a cena. Inuyasha alzò il suo viso dal piatto e la guardò scettico.
"Tra qualche anno, magari" borbottò, gli altri risero e Sesshomaru sembrava assente.
"Papy non scherzare! Mi hai sempre fatto uscire!" esclamò Rin, tirando fuori un'espressione implorante.
"L'ultima volta sei tornata a casa alle 3!" esclamò Inuyasha scandalizzato.
"Beh? C'è chi torna a casa alla mattina!"
"Ma le 3 sono di mattina!"
"Hai capito che intendo pa'!" ribattè Rin divertita, sapeva che c'era sempre bisogno di insistere con Inuyasha, ma alla fine cedeva sempre, poi se l'aiutava anche Kagome...
"Dai Inuyasha lasciala andare, è con i suoi amici!" disse, appunto, Kagome. Il cellulare di Rin squillò.
"Pronto?" rispose mentre si sorbiva le occhiatacce dei suoi genitori che odiavano che si usasse il cellulare a tavola.
"Ciao sono Yumi..."
"Ci sono anche io in linea!"
"Shippo sta zitto! Volevamo sapere se venivi stasera..." chiese Yumi, Rin stava per rispondere quando Shippo urlò alla cornetta talmente forte che i due demoni alla tavola riuscirono a sentire alla perfezione.
"E hai trovato il coraggio di invitare Sesshomaru?" chiese Shippo.
Inuyasha mosse in fretta le sue orecchie canine, Sesshomaru alzò lo sguardo verso di lei, inespressivo ma segretamente confuso. Rin, infine, avrebbe voluto sprofondare, uccidere il suo ex-amico Shippo ed era arrossita violentemente.
"Cos'è sta storia?" chiese subito Inuyasha.
"Ops..." borbottò Shippo all'apparecchio.
"Idiota, ti hanno sentito tutti!" aveva sospirato Yumi esasperata.
"Emh io... cioè..." iniziò a farfugliare Rin senza riuscire a porre rimedio a quella scomoda situazione. Kagome, la sua amatissima madre, andò in suo soccorso.
"Sono stata io a darle l'idea..." iniziò, tutti si girarono verso di lei. "Sai vanno in birreria, non si sa mai che gente gira e allora le ho detto se aveva voglia di invitarti, Sesshomaru, così sarei stata più tranquilla..." aveva continuato.
"E... ed io l'ho accennato ai miei amici però poi mi sono anche dimenticata di chiedervelo, quindi niente!" le diede subito corda, Rin. Sesshomaru rimase in silenzio a lungo.
"Se è un posto così poco raccomandabile..." buttò li con disinvoltura. Nella lingua di Sesshomaru era un sì, lo capirono tutti.
"Bene, te ne sono molto grata Sesshomaru!" trillò Kagome.
L'unico davvero molto poco soddisfatto era Inuyasha.


Rin si ficcò direttamente dentro il suo armadio per trovare cosa mettersi.
Tirò fuori ogni cosa che possedeva, mettendo in un mucchietto le cose da escludere e quelle da prendere in considerazione. Si mise a gambe incrociate contemplando il suo grande dilemma e poi si illuminò.
"Trovato!" esclamò saltellando, prese ciò che le interessava e lasciò tutto il resto in disordine.
Si fece la doccia, si asciugò accuratamente i capelli e si truccò un po', mettendo un ombretto scuro e il mascara che delineava le sue ciglia lunghe e rendeva il suo sguardo più intenso di quanto non fosse già ed un filo di rossetto.
Infilò la gonna scozzese con qualche fine catenella attaccata, gli anfibi spessi ed un corpetto nero.
Si guardò allo specchio e sorrise, le piaceva il suo stile: personale e alternativo.
Prese la borsa e scese di sotto sperando che Sesshomaru fosse già pronto e, ovviamente, era così.
"Andiamo?" chiese una volta scese le scale. Kagome la guardò.
"Come sei carina tesoro!" esclamò.
"Non è un po' troppo mini quella gonna?" borbottò subito Inuyasha. Rin si guardò, le arrivava a metà coscia, non era certo così scabrosa! Avrebbe dovuto vedere come si conciavano alcune ragazze il sabato sera!
Kagome la guardò, incitandola a non dargli ascolto. Si sentì osservata e si girò verso Sesshomaru.
Incantevole... con quella camicia bianca dal tessuto leggero che lasciava intravedere il suo fisico spettacolare, jeans neri e un paio di All Star dello stesso colore. Semplice, ma su di lui ogni cosa prendeva una bellissima forma.
"Andiamo?" ripetè cercando di non soffermarsi troppo sulla figura di lui, che annuì.
"Ciao, ciao, divertitevi!" salutò Kagome e anche Inuyasha; sempre se un grugnito può essere considerato un saluto.
"Spero che non vi annoierete troppo, signor Sesshomaru" commentò Rin una volta che furono in macchina. Sesshomaru mise in moto, guidando con quella pacatezza che contraddistingueva il suo animo.
"Ti avevo detto di smetterla di darmi del Voi" rispose invece, eludendo completamente alla precedente constatazione della ragazza. Rin sorrise tra sé..
"Avete... ehm, hai ragione...Mi ci vorrà del tempo" Le faceva uno stranissimo effetto non dargli del Voi.
"Devi dirmi dov'è questo posto..." disse Sesshomaru dopo un po' e lei lo guidò. Si trovarono dopo un paio di minuti davanti ad un locale dalle vetrate in legno e Sesshomaru parcheggiò.
Quando entrarono il locale era gremito di gente, nonostante fosse molto ampio ed era diviso in due parti: una sala con dei tavoli in legno (tutto in stile irlandese) un'altra sala spaziosa da dove proveniva una musica fortemente Hard Rock ed infine un grande bancone dominava la sala.
"Eccoci qui" disse Rin con un sorriso. Cercò, per quanto fosse umanamente possibile, di scrutare l'espressione di Sesshomaru: era scostante come al solito, ma per nulla contrariata e questo fu per lei un grande sollievo.
"Ven... vieni da questa parte, ci dovrebbero essere i miei amici..." disse indicandogli il salone, si fecero spazio tra la folla anche se non fu difficile. Sesshomaru incuteva sempre quel timore, o imponente ammirazione, che teneva tutti a debita distanza. Quando entrarono nel salone Rin si sentì assalire prima da una e poi da due persone.
"Rin-Rin sei uno schianto stasera!" esclamò Shiori.
"Molto punk-rock, sorella!" commentò, invece, Yumi. Lei rise guardando le sue amiche.
Shiori portava un vestitino bianco con una cinturina viola che si intonava con i suoi occhi e i capelli argentei erano legati in una coda alta . Quel suo stile fine e delicato che la caratterizzava.
Yumi, al contrario, portava anche lei un vestito, ma tutto nero, stretto in vita delineando le sue forme morbide e legato con dei lacci che si incrociavano sul davanti e la gonna era fatta a balze di tulle in stile gothic, i lunghi anfibi neri a coronare il tutto. Gli occhi azzurri marcati da un eye-liner nero e i capelli castano chiaro lasciati morbidamente sulle spalle.
"Anche voi siete bellissime!" commentò Rin abbracciandole.
"Sai, Yumi sta sera deve fare colpo!" scherzò Shiori, la presa in causa arrossì e Rin rise.
"Verissimo!" esclamò e poi si rese conto di essersi dimenticata qualcosa. Si girò verso Sesshomaru che si guardava intorno accigliato. Lo scosse per un braccio per attirare la sua attenzione e lui la fulminò con lo sguardo. Arrossì immediatamente.
"Emh ragazze lui è Sesshomaru... Sesshomaru loro sono le mie migliori amiche: Shiori e Yumi" presentò.
Le sue amiche rimasero momentaneamente imbambolate a contemplare la figura del bel demone di cui avevano tanto sentito parlare. Le descrizioni di Rin non gli rendevano minimamente giustizia e questo era tutto dire.
Un cenno del capo di lui le distolse dal loro stato di trance e Rin ridacchiò.
"Piacere di conoscerti" disse Shiori con il suo tono gentile, non si sporse neanche a stringergli la mano, Rin aveva anche raccontato loro del suo carattere e sicuramente non si sarebbe mai abbassato a toccare un'umana, tanto meno una mezzo-demone come lei. Lo stesso fece Yumi, poi arrivò Shippo.
"Ehi Rin-Rin, ti sei agghindata alla grande stasera!" esclamò Shippo facendole fare una giravolta. I lineamenti di Sesshomaru si indurirono ma solo Yumi e Shiori riuscirono, compiaciute, a notarlo.
Shippo indossava una camicia a quadrettoni bianca e nera e dei jeans slavati e larghi, Sesshomaru l'osservava vagamente contrariato e quando Shippo incontrò il suo sguardo si staccò da Rin intimorito e quest'ultima presentò nuovamente.
"Shippo, lui è Sesshomaru!" esclamò. All'inizio era titubante all'idea di portarlo con se ma era davvero felice di presentarlo ai suoi amici.
"Shippo perchè non accompagni Sesshomaru al bancone..." iniziò Shiori prendendo per un braccio Rin.
"Vi raggiungiamo subito!" continuò Yumi prendendo l'altro braccio dell'amica. Shippo, per quanto decisamente in soggezione dalla figura del demone, lo fece.
"Wow Rin! E' uno schi-an-to!" sillabò Yumi, Shiori annuì ripetutamente al suo fianco.
"È proprio gnocco!" commentò la piccola, che solitamente era molto contenuta. Rin scoppiò a ridere mentre arrossiva.
"Vi piace sul serio?" chiese.
"Hai voglia! Dovete stare insieme a costo di rinchiudervi in uno sgabuzzino per il resto della vostra vita!" esclamò Yumi.
"Sareste così bene insieme!" cinguettò Shiori, più romantica. Rin sorrise.
"Su, andiamo da loro, non so quanto Shippo possa resistere in sua compagnia" disse, e infatti quando arrivarono al bancone il loro amico si stava già guardando intorno nella loro ricerca, disperato, mentre Sesshomaru era comodamente e silenziosamente seduto sul suo sgabello.
"Scusate, chiacchiere tra ragazze" esordì Rin, Shippo l'incenerì con un'occhiataccia le conosceva così bene che immaginava il futile e schiamazzante motivo per cui l'avevano lasciato in balia di quel ghiacciolo vivente.
Rin prese posto accanto a Sesshomaru e gli sorrise.
"Ti piace qui? Spero davvero che non ti annoierai" disse, lui si girò a guardarla e lei come sempre si sentiva scrutata nell'anima da quel d'orato sguardo.
"Non è terribile come immaginavo" commentò soltanto e quella, con molta fantasia che per fortuna Rin aveva, era considerabile come una risposta positiva. Gli fece un grande sorriso, in quel momento Sesshomaru pensò che era un'altra cosa di lei che non era affatto cambiata.
"Ehi Kata!" chiamò e dal bancone emerse un giovane dai corti capelli tinti di biondo e occhi neri.
"Ehi Rin, dimmi tutto" disse mentre asciugava un bicchiere e lo posizionava al suo posto.
"Il solito... due per favore" disse.Il ragazzo annuì con un sorriso.
"Ordini per me senza chiedere?" chiese Sesshomaru incolore, ma era accigliato.
"Sesshomaru, mi piacerebbe farti vedere il mondo con i miei occhi questa sera!" esclamò la ragazza senza rendersi lei stessa conto della castroneria che stava dicendo. Non le importava però, era felice. La musica era ottima, l'atmosfera brillante era con i suoi amici ed aveva presentato loro il famoso Sesshomaru.
L'osservò mentre si guardava intorno con aria, lei lo sapeva, vagamente curiosa e circospetta. Sì,il Sesshomaru che tutti vedevano era solo apparenza; si doveva scrutare a fondo nel suo animo per trovare la soluzione al grande enigma che era e questo l'affascinava profondamente. Più lo vedeva e più si rendeva conto che il suo non era solo l'antico capriccio e roseo sogno di una bambina, era un sentimento vero e profondo che però doveva crescere, ora che aveva la maturità adatta per affrontare quelle nuove e forti sensazioni.
"Cosa c'è?" chiese Sesshomaru girandosi lentamente verso di lei che sobbalzò imporporandosi.
"Niente, niente... oh, ecco i nostri drink" disse sorridendo e porgendogli un grosso bicchiere di plastica chiara con due cannucce colorate, il liquido era di un rosa acceso. Sesshomaru guardò il bicchiere con diffidenza.
"Assaggiate... ehm, assaggia" lo incitò porgendogli il bicchiere. Lui lo prese con diffidenza e prima di tutto tolse via le cannucce, Rin ridacchiò, e poi bevve.
"È alcolico..." commentò, minimamente scalfito dalla cosa.
"Sì, ovvio! Ti piace?" chiese ma lui aveva già tirato giù un'altro sorso con la sua solita e pacata disinvoltura.
"Non male..." disse e quello a Rin tanto bastava. "Cos'è?" chiese poi. Rin fece un mezzo sorriso.
"Orgasmo rosa" rispose nel mentre i suoi amici la sbirciavano e si trattennero dal ridere quando videro Sesshomaru quasi soffocare nel suo bicchiere. Ci mise un attimo a ricomporsi.
"Oh.." commentò poi e Rin ridacchiò. "Hai detto che non è male" disse divertita, bevendo il suo. Sesshomaru non rispose e lei si prese il tuo tempo a fare quello che stava diventando il suo hobby preferito: osservarlo.
Visto che la band non era ancora arrivata, un dj momentaneo gestiva la musica e in quel momento mise su una musica Hip-Hop.
"Oh, carina sta canzone!" disse Yumi e Rin concordò in pieno.
"Andiamo a ballare?" chiese alle sue amiche che, ovviamente, annuirono.
"Vieni anche tu?" chiese sorridendo porgendogli la mano.
"Non ci penso nemmeno!" rispose lui secco, lei fece un'espressione implorante.
"Eddai! Un ballo non comprometterà la vostra natura irremovibile!" esclamò la ragazza. Lui la guardò male.
"Rimango qui e bevo questo... coso..."
"Orgasmo rosa..." ripetè Rin, giusto per godersi la faccia scandalizzata che faceva Sesshomaru ogni volta che pronunciava quel nome. “Che carino!” pensò, e se solo Sesshomaru avesse potuto sentirla l'avrebbe fatta sicuramente a bradelli.
"Quindi proprio..." tentò per un ultima volta.
"N-O" sillabò, lei sbuffò.
"Eh va bene, non mi spaventare solo Shippo!" disse.
"Ehi!" si lamentò l'amico, l'avevano di nuovo lasciato con quello strano tipo, infatti dopo un po' anche lui andò a ballare. Sesshomaru invece, senza rendersene conto, prese ad osservare Rin mentre ballava.
I suoi movimenti erano fantasiosi e precisi, in piena sincronia con la musica e lei sorrideva felice.
Stentava ancora a credere che lei fosse la bambina che aveva conosciuto. Era così diversa! Le sue espressioni per quanto poco immutate erano più mature, il suo viso era diverso come d'altronde il suo fisico. Non riusciva a capire quali sensazioni muoveva in lui il fatto di osservarla... ma il solo fatto che avesse delle sensazioni, per quanto senza nome, era preoccupante. Era così assorto nei suoi pensieri che non si era reso conto che qualcuno si era avvicinato.
"Ehi, carino..." disse una voce suadente non lontano da lui, che si girò accigliato e già pronto con il suo sguardo inceneritore. Accanto a lui stava non una ragazza, ma bensì un ragazzo! Beh, se così si poteva dire.
Aveva i capelli mediamente lunghi legati in una coda, era truccato e portava un'aderente camicia a fronzoli viola e aderenti jeans neri e lo guardava con occhi languidi.
Ci mancava questa, pensò Sesshomaru tra sé. Non gli diede minimamente retta e continuò a bere quel drink dal nome sconcertante.
"Io sono Jakotsu...E tu mio hot-demon?" chiese pronunciando anche un po' di inglese, probabilmente pensava fosse una cosa molto fashion!
Sesshomaru strinse convulsamente il suo bicchiere, non doveva dargli ascolto sennò con i suoi artigli avrebbe tranquillamente potuto staccargli la testa. E non era proprio il caso, anche se la tentazione era tanta. Si girò e gli diede le spalle senza proferir parola. Aveva provato più volte a comunicare con Rin in cerca di un ipotetico aiuto ma la mocciosa aveva solo risposto con occhiate divertite, al diavolo!
"Oh, divino! Hai proprio un bel sederino ragazzo mio!" commentò ancora il ragazzo. Questo si che era troppo!
“Ora lo ammazzo!” pensò Sesshomaru girandosi, ma poi sentì una presa delicata ma ferma sulla sua spalla. Si girò trovandosi davanti Rin. Era ora che venisse in suo soccorso!
"Sesshomaru, vieni a ballare con me" gli disse.
Ballare? Che razza di aiuto era? Una tortura per un'altra. Ma poi c'era quel ragazzo che continuava a fissarlo. Beh, se proprio doveva scegliere... Si lasciò trascinare in mezzo alla pista da ballo ma una volta arrivato rimase immobile.
"Dai, muovetevi un po'!" esclamò Rin. Si stava divertendo molto la piccoletta!
"Questa me la paghi!" ringhiò avvicinando il suo viso a quello della ragazza che per un attimo perse la sua schiettezza. L'alcool iniziava a fare un po' effetto, ma non a tal punto.
"Oh scusa... volevi che vi lasciassi soli?" chiese divertita, lui la guardò molto male.
"Dannata" ringhiò ancora e in quel momento le sembrò molto Inuyasha. Ridacchiò e decise di non interferire oltre.
"Dai, qualche passo lo puoi anche fare!" esclamò dopo un po'.
"Non ci penso nemmeno!" rispose subito il demone che se ne rimaneva piazzato senza muovere un muscolo.
Rin prese un altro sorso del suo drink e fece un sorrisetto sadico, si sentiva intraprendente!
"Vorrà dire che ballerò solo io!" disse e prese a volteggiargli intorno. Lo sentiva rigido sotto le sue dita, ben gli stava!
Poi vide che qualche altra ragazza, avendo notato il bel palo che era a disposizione sulla pista si avvicinò e Rin per quanto infastidita non provò a fermarla: in fondo Sesshomaru non era mica di sua proprietà. Ma quando la ragazza si avvicinò, Sesshomaru fece una cosa totalmente inaspettata: prese Rin stretta per la vita e si girò iroso verso la ragazza che non osò avvicinarsi oltre.
"Fammi-uscire-di-qui" le sussurrò all'orecchio e Rin pensò di averlo torturato abbastanza, si staccò a malincuore dalla presa di lui che la lasciò subito andare e si diressero verso il bancone.
"Non hai perso il vizio di torturarmi, ragazzina" le disse Sesshomaru assottigliando lo sguardo infastidito. Rin si rese conto che per quanto le sue frasi erano le sue solite quella sera erano venate di espressività, magari anche sui demoni l'alcool dava un piccolo, insignificante, effetto. Magari se lo ubriacava poteva conoscere ogni suo segreto, pensò facendo un sorriso sadico, nooo troppo facile!
"Cosa ti salta nella testa?" parlò ancora Sesshomaru, Rin si riscosse dai suoi pensieri e gli fece un mezzo sorriso.
"Un'altro modo per torturarvi, ma credo di aver fatto abbastanza per stasera" rispose, lui sbuffò stizzito.
"Credi bene" commentò. Rin fece un sorriso amaro, probabilmente non aveva mai neanche lontanamente avuto voglia di venire con lei a quella serata. Decise di non pensarci e guardò verso il palco dove finalmente il gruppo per cui erano venute iniziava a suonare. Vide Yumi avvicinarsi al palco e poi arrivare il ragazzo che le piaceva. Era il vocalist ed il chitarrista del gruppo. Aveva lunghi capelli castano scuro che ricadevano liberi sulle spalle, dei tratti del viso spigolosi ma affascinanti, grandi occhi verde smeraldo e vestiti tipicamente metal. Ce la vedeva proprio Yumi con un tipo così. Non se ne rese conto ma Sesshomaru seguì il suo sguardo.
"Ti piace quel tipo?" chiese riprendendo quel suo tono disinteressato. Si girò verso di lui, riscossa dai suoi pensieri, e scoppiò a ridere.
"Certo che no! E' il ragazzo che piace a Yumi!" esclamò indignata e lo guardò. Altro che, se solo avesse saputo chi le piaceva davvero... Lui fece una scrollata di spalle che fu come una pugnalata al cuore.
Non sarebbe mai stata più che la ragazzina figlia del suo fratellastro ai suoi occhi e questo le faceva male.
Era felice di averlo lì, davanti a sé, dopo anni di attesa, ma alla fine stare al suo fianco come ai vecchi tempi non era così semplice come immaginava ed erano solo pochi giorni che era tornato. Col passare del tempo sarebbe stato sempre peggio, sicuramente.
La serata continuò piacevolmente e dopo un po' vide Yumi parlare animatamente con il ragazzo della band, sorrise a quella vista, il giorno dopo l'amica avrebbe avuto un bel po' di cose da raccontarle. Si fece largo tra la folla e andò a salutare Shippo e Shiori che stavano ballando.
"Ciao ragazzi, io vado!" disse e diede un bacio sia a Shiori che Shippo.
"Ci vediamo domani, abbiamo un po' di cose da raccontarci!" disse Shiori facendole l'occhiolino, Rin sorrise.
"Magari venite da me, domani ho casa libera" propose quest'ultima, gli altri due annuirono in accordo.
"A domani allora, ditelo anche a Yumi quando ha smesso di flirtare" scherzò e i due risero per poi salutarla definitivamente.
Quando uscirono dal locale Rin si addormentò in macchina appena toccò il sedile.
Sesshomaru la sbirciò dalla sua frangia. Doveva ammettere che era buffa con la guancia appiccicata al sedile e la bocca metà aperta. Non sapeva più cosa pensare al suo riguardo.
Una parte era convinta che lei fosse esattamente la bambina che aveva lasciato, che gli scaldava il cuore con il solo sorriso, al quale voleva sottrarsi con la paura che potesse indebolirlo ma al contempo aveva bisogno di stargli vicino e proteggerla.
Un'altra parte, un po' più sveglia, gli diceva che quella era sempre Rin ma cresciuta e quindi indubbiamente diversa in alcune cose e questo lo confondeva. Non sapeva che fare con lei, non riusciva ad aprirsi quel minimo che aveva fatto con la piccola Rin, ma era pur sempre la stessa persona!
Scosse la testa per quel suo discorso contorto... Come avrebbe dovuto comportarsi con quella Rin cresciuta?
"Signor Sesshomaru, io vi..."
"Siamo arrivati" entrambi parlarono all'unisono, interrompendosi a vicenda. Sesshomaru la guardò confuso mentre Rin stava riaprendo gli occhi, svegliata dalla sua voce e arrossì all'improvviso. Che diamine stava per dire nel sonno?
Alzò gli occhi trovandosi davanti quelli dorati e intensi del suo demone preferito. Fece un sorriso innocente ed uscì dalla macchina.
Quando entrarono in casa Sesshomaru chiese: "Cosa mi stavi dicendo prima?". Rin lo guardò ammutolita pensando velocemente ad una risposta.
"Io... volevo ringraziarti per questa bella serata, sì" disse subito. Lui la guardò, provando a capire se gli stava mentendo o no. Scrollò le spalle e si diresse verso la sua camera senza dire niente. Rin sospirò e lentamente si sfilò la giacca e la posò sull'appendiabiti.
"Prego, Rin..." sentì dire per poi udire una porta che si chiudeva. Sorrise tra sé.
Magari un giorno, quando la sua speranza sarebbe morta completamente, gli avrebbe detto la verità.

Eccomi!Che direin questi capitoli avevo proprio voglia di farmi due risate e a voi, ne ho fatte fare un po'?...Spero di sì!!!!
Mi piace l'idea di alternare gioia e dolore, allegria e tristezza, leggerezza e profondità...Spero che la cosa vi piaccia e renda sempre piacevole ed interessante la mia storia!
Ringrazio:

Mikamey: Tesoro belloooooo!!!Come sempre la tua recensione mi riempie di gioia!!!!!E' un piacere sapere dell'affetto che provi per la mia storia e spero davvero di non deluderti mai!!!!Sei troppo cocca!XDChe ne dici di questo capitolo???Ci sentiamo!!!Un bacione,TVB

JhonSavor: Carissimooo!Ora sì, ho capito quel che intendevi(Te l'ho detto che sono un po' lenta)ad ogni modo sono d'accordo con te, è un argomento con assoluta carta bianca, la trama è ben definita nella mia testa ed ho quasi concluso i miei capitoli in bozza...Io non so come risulterà questa storia d'amore, spero vivamente che non sarà banale, non credo lo sia, ma io sono di parte e sta ai lettori giudicare!XD...Ed io ti chiedo sempre questi tuoi sinceri, e sempre piacevoli, commenti non si può far altro che imparare da essì!Ti ringrazio moltissimo per i complimenti!!!Ti aggrada questo cap??baci

Matt_Plant: Ciao nuovo lettore!!!Allora ti devo confessare che la tua recensione mi ha...Stupita, commossa, lusingata...Mi ha colpito molto ti devo confessare, non so nemmeno bene perché!XDForse perché è bello avere qualcuno che 'mi segue' in un certo e sopratutto in entrambi i fandom su cui scrivo. Ti ringrazio moltissimo per i tuoi complimenti e sopratutto, sì, mi piacciono gli amori difficili. Forse perché mi ci riscontro o forse perché gli amori tanto sospirati sono sempre i più belli!!Ciò che mi ha colpito di più è stato il tuo commento sulla mia personalità...Non hai idea di chi io sia, hai letto solo i miei scritti ma hai inquadrato molto la mia personalità...Certo, be', se hai letto 'Ci vuole solo un po' di polvere di fata' mi hai conosciuta attraverso Morgan ma comunque ho apprezzato davvero e spero vivamente di rivederti tra i lettori e recensori di questa mia storia!!Che ne dici di questo cap?Baci

FairyFlora: Ciao sei tornataaaaaa!!!!Che bello, la mia fatina preferita!XDEccoti il nuovo cap!Ti ringrazio per i complimenti e sopratutto sono contenta che ti piacciano Shippo e Shiori, spero altrettanto Yumi(anche xke mi assomiglia un po!XD)a parte gli scherzi sono contenta che ti piacciono perché adoro scrivere di quei quattro, mi diverto un mondo e credo si veda ancora di più in questo cap!:D...Ah e sì sono d'accordo, vedere Sesshomaru docciato dev'essere un bello spettacolo!!!!Al prossimo cap!!!Un bacione!

Shiva Fuyu: Ciao nuova lettrice!Anche la tua recensione mi ha fatto molto piacere, sono davvero contenta che la fic ti piaccia, effettivamente cerco di mettere un misto tra profondità e spensieratezza, spero che renerà sempre bene, io faccio del mio meglio!XDCome vedi qua c'è ancora un po' da ridere e Rin cresce sempre più!!!Spero di rivederti al prossimo cap!!!Baci

Xx_Kagome Chan_xX: Ciao...Sorry,sorry per il mio ritardo e figurati non preoccuparti del tuo, recensisci quando puoi, non devi mica timbrare il cartellino!;)...Ad ogni modo ti ringrazio molto per i complimenti, sono contenta che il pecedente cap ti sia piaciuto, chissà se sarà lo stesso per questo???Baci

Achaori: Ciao cara!!!Come vedi il precedente capitolo non era l'unico leggero ma spero che questo ti sia altrettanto piaciuto!!Effettivamente Rin è una ragazza solare e divertente e mi piace immaginarla anche un po' pasticciona!!!XDP.S. Dublino è splendida, una città meravigliosa mi sono divertita!!!Baci

Monyprincesslovett: Carissima!!Ti ringrazio infinitamente per i tuoi complimenti...Ahah la scena del Sesshy docciato ha fatto furore...Non vi biasimo assolutamente!XDGrazie, sono davvero felice che la mia storia ti piaccia e per le tue parole. Per me scrivere è tutto e ci tengo a scrivere sempre qualcosa di importante, voglio sempre impegnarmi seriamente poi giustamente la storia può anche non piacere ma l'importante è che io ci metta tutto il cuore e ti ringrazio per aver compreso questo mio messaggio. Che ne dici di questo cap?Un bacione!

DolceKagome: Ciauu!Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, sono felice che la storia ti piaccia e di essere riuscita a farti ridere. Di solito non mi diletto molto nel 'comico', ma in questi capitoli ero ispirata, spero di averti fatto altrettanto divertire in questo!!!Recensisci quando puoi, non c'è alcuna fretta!Grazie ancora, al prossimo cap!Baci

Vale728: Ciaoooo!Ti ringrazio...Che bello, sono contenta che il quartetto ti piaccia, adoro scrivere su di loro!!:D... Comprendo ciò che mi dici e Rin ha come sempre reagito in maniera singolare come è suo solito. Non volevo che facesse gesti eclatanti per il ritorno di Naraku perché lei non si rende ancora completamente conto di ciò a cui va in contro,è stata colta alla sprovvista e a volte la paura e la sorpresa lascia paralizzati. Ma sono contenta che me l'hai detto, perché cercherò comunque di rendere al meglio le emozioni la prossima volta!E cmq certo, il rapporto tra Rin e Sesshomaru è destinato a mutare e maturare...L'importante è che rimangano sempre loro stessi,spero almeno di renderli tali!XDTi ringrazio moltissimo come sempre!!Bacioni

Un saluto,
by LilyProngs

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Capitolo 24
*** Lettera di un 'Angelo custode'... ***


Capitolo 24

Rieccomi!Scusate il ritardo!...Come sempre...-_-'
Buona lettura!

La bambina alla ricerca di un sogno



Rin scese di fretta le scale per andare ad aprire ai suoi amici, che erano finalmente arrivati.
"Ciao ragazzi!" salutò aprendo la porta e li fece entrare.
"Ma perché non c'è nessuno a casa?" chiese Shippo.
"Mamma e papà sono all'orfanotrofio e Sesshomaru è allo studio giuridico" spiegò la ragazza facendoli accomodare sul divano.
"Ho preso il gelato!" disse Yumi porgendole una grossa vaschetta; Rin saltellò sul posto, andò a prendere i cucchiai e tra una cucchiaiata e l'altra iniziarono a chiacchierare.
"Ora che siamo tutti insieme devi dircelo, Yumi!" iniziò Shiori mentre l'amica arrossiva.
"Dirvi cosa?" chiese l'interpellata in imbarazzo.
"Dai, del metallaro a cui sbavi dietro, hai fatto centro o no?" chiese Shippo e Rin gli diede uno scappellotto.
"Sei delicato come un elefante!" lo rimproverò e lui sbuffò. Le altre due risero.
"Dai, Yumi, non farti pregare!" disse poi Rin. L'amica sorrise.
"Ci siamo scambiati i numeri di telefono... ragazzi, non ci posso credere!" esclamò la ragazza lasciandosi andare con occhi sognanti.
"Nooooo! Che bello!" strillarono Shiori e Rin mentre Shippo sbuffava.
"Devo frequentare dei ragazzi..." borbottò.
 Le ragazze lo guardarono ammutolite ed il gelo calò nella stanza. Shippo guardò le sue amiche molto male.
"Sceme, cos'avete capito?" esclamò scandalizzato, le tre scoppiarono a ridere.
"Eh che pretendi? Te ne esci con delle affermazioni così!" si schernì Rin e le altre annuirono.
"Sceme!" borbottò Shippo offeso.
"Tornando a cose più serie..." riprese Shiori.
"Basta parlare di me, vi basti sapere che la prossima settimana usciremo insieme" disse Yumi.
"Oh è fantastico!" esclamò Rin, l'amica le sorrise.
"E tu? Con quello strafigo di demone che ti porti appresso?" chiese Yumi, Rin e Shiori risero mentre Shippo si malediva di essere uscito con loro quel giorno.
"Guarda, non so cosa pensare..." sospirò Rin sconsolata.
"E' un po' freddino ma con te, non so... sembra che lo sia meno..." constatò Shiori e Yumi fu d'accordo.
"E' vero! Ma Rin, tu cosa vuoi fare?" le chiese.
"Sinceramente non lo so. Sapete che non mi aspettavo il suo ritorno!" rispose, e gli altri annuirono.
"Sì, beh, ma ora dovresti decidere cosa fare!" esclamò Shippo e Rin raccontò loro di quando l'aveva fatto ballare e quello che stava per dirgli quando era in macchina.
"Mamma mia, sei un disastro Rin!" esclamò Shippo con un sorriso.
"Rin devi decidere che cosa fare!" ripetè Shiori.
"In che senso cosa devo fare? Cosa volete che faccia?" esclamò la ragazza rossa in volto.
"Rin, da quando ci conosciamo ci hai parlato di questo Sesshomaru, il tuo bel principe insostituibile. Poi sei cresciuta e la tua fantasia si è affievolita ma il tuo amore per lui non è mutato...Ci dicevi che sapevi che non sarebbe più tornato e che un giorno avresti trovato qualcun altro da amare. Non sarebbe mai stato lui. Ma ora guarda, è arrivato! E tu sei abbastanza grande per sostenere la situazione! Lo hai aspettato tutta la vita per cosa? Per metterti in un angolo a guardarlo da lontano? Devi lottare per lui, Rin, ecco cosa devi fare! Se poi scoprirai che lui non ti ricambia ok, soffrirai, ma avrai noi vicino! Ma almeno non avrai il rimpianto di non aver sfruttato al meglio l'unica occasione che la vita ti ha concesso!".
Yumi aveva parlato: quando la sua indole romantica e d'artista prendeva il volo, era impossibile non darle retta.
Rin la guardò e i suoi occhi si umidirono mentre i suoi tre amici l'avvolgevano in quella stretta fraterna.


"Voi dite che è la giusta soluzione?" chiese Rin posando la testa sulla spalla di Shippo.
"Yumi ha ragione, è un'occasione che non si ripeterà!" disse Shiori.
"Ma cosa devo fare?" chiese Rin.
"Non devi fare grandi cose, sparare fuochi d'artificio e lasciargli un cartellone con 'Sesshy caro I love you!'" commento Shippo mentre le altre ridacchiavano. "Devi essere te stessa: la splendida Rin che sei sempre stata e da cui lui era rimasto colpito quando eri bambina. Devi solo... non porti dei limiti credo, no?" continuò Shippo e le sue amiche annuirono.
"Non potevi dire niente di meglio!" commentò Shiori con un sorriso.
"E se lui... se lui mi respinge? Non è un tipo delicato, se mi rifiuta mi spezza il cuore..." disse Rin tristemente.
"Io non credo, ma comunque devi aspettarti entrambe le possibilità: sia che vada bene, sia che vada male..." rispose Yumi.
"L'amore è un rischio, devi avere coraggio per far sì che il tuo sogno si avveri. I sogni esistono per chi ha abbastanza forza di volontà per impegnarsi a realizzarli e non solo per tenerli chiusi in un cassetto" disse Shiori accarezzando il viso dell'amica. Lei invece era così dolce, così tenera che anche le sue parole erano un toccasana, ed erano parole vere e sincere.
Rin guardò felice i suoi amici, i suoi pilastri... Come avrebbe mai fatto a vivere senza di loro? Li abbracciò sorridendo.
"Vi voglio bene!" disse loro mentre si sentiva stringere tra le loro braccia.
"Su, ora basta.." disse Shippo staccandole da sé e asciugandosi un po' gli occhi.
"Oh, abbiamo fatto commuovere Shippino!" escamò Rin.
"Non è vero!" esclamò lui scandalizzato.
"Ti meriti un bacino!" disse Yumi sorridendo malignamente.
"Sì, sì giusto!" concordò Rin mentre Shiori si teneva a distanza guardandole divertite.
"Non vi avvicinate..." minacciò Shippo indietreggiando ma le due furono veloci e gli scoccarono un bacio ai lati delle guance mentre lui arrossiva e cercava di scacciarsele via e quando si staccarono si pulì ripetutamente le guance mentre le sue amiche ridevano divertite.
"Guarda queste pazze..." borbottò contrariato mentre le altre cercavano di riprendersi e sorridevano soltanto.


Rin sentì dei rumori provenire dal piano di sotto e scese le scale per scoprire chi fosse: come sempre, al suo cuore saltò un battito scoprendo che si trattava di Sesshomaru.
"Buon giorno!" esclamò, accogliendolo con un sorriso. Lui alzò lo sguardo e per un attimo non rispose.
"Ciao..." fece, mentre Rin scendeva le scale.
"Com'è andata? Ci sono novità?" chiese curiosa, lui la guardò ancora.
"Rin, ti devo parlare" disse diretto, senza troppi giri di parole. Lei si spaventò leggermente: cosa c'era di così importante da fargli usare quel tono?
"Dimmi, Sesshomaru" disse andandosi a sedere sul divano, lui la imitò e poi trafficò nella sua valigetta, con quella pacatezza tipica dei suoi gesti.
Tirò fuori alcuni vecchi quaderni, che sembravano dei diari e glieli porse.
"Cosa sono?" chiese Rin curiosa. Sesshomaru la guardò e rispose: "I diari di tuo padre" Quelle parole furono per Rin come se avessero innescato una bomba ad orologeria nella sua testa.
"I diari di mio padre?!" ripetè con voce acuta, e prese a sfogliare avidamente ogni pagina, osservandola con attenzione. Si fermava a volte quando vedeva una di quelle formule familiari che vagavano nella sua testa, ma visto che non aveva nessuna conoscienza scientifica, non poteva ancora comprendere.
"Ma come...?" disse dopo un po'.
"Erano alla polizia, nei fascicoli del caso di Naraku li abbiamo tirati fuori per il caso" spiegò Sesshomaru con voce ferma ed inespressiva.
"E perchè li avete dati a me?" chiese senza curarsi di avergli dato del voi.
"Rin, sei molto importante per il caso. Credo che sia molto grande il motivo per cui Naraku ti ha rapito anni fa" disse Sesshomaru guardandola dritto negli occhi, ma poi fu il buio ed immagini non sue entrarono nella sua testa e si piazzarono come nuvole di immagini davanti ai suoi occhi.

Mia dolce Rin,
[...]
Quando sarà il momento il sapere rinchiuso in te si schiuderà... Ma attenta, tesoro mio! Nessuno dovrà venire a conoscenza del tuo potere, perché è troppo forte!
[...]
So che sarà difficile ma dovrai mantenere il segreto, ne va della tua vita! Troppe volte uomini e demoni hanno schiacciato i loro valori per raggiungere il potere ed il tuo è un potere immenso e non voglio che ti accada niente! Che non succeda ciò[...]
Ti saluto mio tesoro,
[...]
Vide il profilo dell'uomo che stava scrivendo la lettera e poi la scena di un diario che si chiudeva.

"Rin, Rin, che succede?".
Si sentì scossa e lentamente le immagini si affievolirono, si fece buio e poi lentamente si ritrovò davanti a dei bellissimi e familiari occhi color dell'oro molto vicini ai suoi.
Si riscosse rendendosi conto di quanto Sesshomaru le fosse vicino e senza farlo apposta sobbalzò e lui si allontanò da lei all'istante.
"Ti sei ripresa, finalmente" le disse, una traditrice nota preoccupata a colorare il suo tono. Lei lo guardò intontita.
Doveva trovare quella lettera!
Guardò Sesshomaru e cercò di trovare una scusa all'istante.
"Un calo di zuccheri!" disse di botto. Per un attimo sembrò ci avesse creduto ma poi posò lo sguardo verso la vaschetta di gelato lasciata sul tavolo, ormai vuota. Le sue sopracciglia bianche si inclinarono impercettibilmente ma non disse niente e non fece domande. Rin sorrise tra sé, un'altra cosa che amava di lui era la sua discrezione.
"Vi... ehm, ti dispiace se gli do un'occhiata, nella mia camera?" chiese: lui annuì e per un attimo sembrò voler dire qualcosa, ma non lo fece e si alzò andando a prendere un bicchiere d'acqua e Rin si diresse verso la sua camera. Si fermò quando lo sentì dire: "Ho fatto in modo che fossero tuoi" .
Rin si girò confusa.
"Come?" chiese; lui si girò.
"Sono tuoi, puoi farne ciò che vuoi" ripetè, cambiando leggermente la versione della frase.
Le labbra di Rin si aprirono in un grande sorriso ancor prima che se ne rendesse conto.
"Ti ringrazio!" esclamò, lui non rispose ma sentì una specie di grugnito in risposta e questo le bastava.

Si rifugiò nella sua camera e prese a sfogliare con attenzione il diario. Non era un diario personale, ma una raccolta di appunti e formule che lei, però, non riusciva ancora a comprendere o almeno in parte. Alcune cose le sembravano familiari ed altre facilmente interpretabili. Nozioni che però sentiva non appartenerle completamente e pensò che fosse il microchip nella sua testa a guidarla. Guardò e sfogliò, ma della lettera non c'era traccia. Sospirò sconsolata accarezzando soprapensiero la copertina tra le sue dita e dopo un attimo si irrigidì. Abbassò lo sguardò verso l'interno della copertina e vide che c'era un rigonfiamento. Toccò ancora e fu certa che dentro la rilegatura ci fosse qualcosa. Prese il tagliacarte sulla sua scrivania e prese a grattare i bordi incollati finchè non riuscì ad allentare la rilegatura.
Spalancò la bocca stupita: da dentro spuntò un foglio un po' ingiallito che tirò fuori velocemente e lo aprì. Era una lettera: la sua lettera.

Mia dolce Rin,
So che sembra assurdo scriverti una lettera in questo momento perché tutto ciò che ti devo dire potrei comunicartelo una volta che tu sarai cresciuta ed in grado di capirmi, ma temo che non ne avrò modo.
Io e tua madre ci siamo inoltrati in una scoperta importante, forse più grande di noi e che ci vedrà sconfitti ma sai, bambina mia, una cosa che non devi mai scordare è che i sogni non sono solo un'utopia che la gente si crea per colorare di desideri la sua vita, o almeno per alcuni è così ma per altri no. I sogni sono fatti per essere realizzati! E nel caso che quando sarai grande avrai un sogno da realizzare, voglio che tu
combatta per esso e che tu faccia di tutto per realizzarlo, affrontando ogni rischio!
Ti dico questo perché anche io sto affrontando un sogno che però temo di non riuscire a compiere e chiedo a te di continuare da dove io forse mi interromperò. Il senso di irrequietezza che mi segue in questi giorni è troppo forte e per quanto io speri di sbagliarmi, non ne sono completamente sicuro.
Ti ho appena detto di affrontare i tuoi futuri sogni ma ti chiedo, solo se potrai e vorrai, di concludere il mio.
Io ti ho fatto un dono che sono sicuro riuscirai ad usare appieno. C'è un segreto celato in te, una chiave che porterà alla risoluzione di quei problemi che tu vedi in questo disordinato diario. Un piccolo recipiente di sapienza che ti apparterrà!
Quando sarà il momento il sapere rinchiuso in te si schiuderà... Ma attenta tesoro mio! Nessuno dovrà venire a conoscenza del tuo potere perchè troppo forte!
Non so quando e se leggerai mai questa lettera, ma se e quando lo farai sarai grande abbastanza. Voglio dirti una cosa importante: quello che è celato in te è un potere molto grande, da sfruttare nel modo migliore che so tu interpreterai attraverso i miei scritti ma devi sapere che il mondo è pieno di persone corrotte, uomini e demoni che farebbero qualsiasi cosa per il potere ed è davvero molto importante che le scoperte che farai, gli esperimenti che effettuerai e ciò che apprenderai rimanga segreto e tuo fin quando sarai certamente pronta a dominarlo e finalmente a renderlo possibile... ma solo ed esclusivamente in quel momento potrai svelare la tua verità!
So che sarà difficile ma dovrai mantenere il segreto, ne va della tua stessa vita! Troppe volte uomini e demoni hanno schiacciato i loro valori per raggiungere il potere ed il tuo è un potere immenso e non voglio che ti accada niente! Che non succeda ciò che magari potrebbe succedere a noi, quello che sfortunatamente sento accadrà a me e a tua madre.
Ti chiedo perdono nel caso ti lasceremo sola, e questo sarà un mio rimorso per sempre. Non so cosa potrà accadere ma spero potrai diventare la donna splendida che già vedo nella neonata che ora sei.
Perdonami se la tua vita non sarà quella che hai sognato ma spero e sono certo che da grande avrai il riscatto che magari all'inizio della tua vita forse travagliata non potrai permetterti.
Ti saluto mio tesoro,
Akira Shinkon

Rin pianse ancor prima di poter accorgersi delle lacrime che sgorgavano ormai da tempo dai suoi occhi.
Suo padre... Il suo vero padre. Era proprio vero, le aveva lasciato un potere immenso, un potere che lei non poteva ancora comprendere ma che si sarebbe impegnata a scoprire.
Sì, da bambina era stata spesso arrabbiata all'idea dei suoi genitori che l'avevano lasciata sola, ma si era finalmente resa subito conto che i suoi erano pensieri assurdi. Suo padre aveva inseguito il suo sogno fino alla morte, esponendosi in prima persona per una causa a cui credeva fermamente.

I sogni sono fatti per essere realizzati!E nel caso che quando sarai grande avrai un sogno da realizzare, voglio che tu combatta per esso e che tu faccia di tutto per realizzarlo, affrontando ogni rischio!

Le tornò in mente la frase del padre, sì, lei aveva un sogno... ma le sembrava così sciocco! Poi però si rese conto che non c'era niente di stupido nei suoi pensieri, inoltre aveva un altro sogno da realizzare, quello di suo padre! Non sapeva come ma avrebbe portato a termine l'incarico che il padre le aveva lasciato. Strinse la lettera al petto e promise a se stessa che da quel giorno si sarebbe impegnata al massimo per realizzare il sogno che suo padre le aveva affidato... E si sarebbe dedicata, anche se con più cuore ma con meno speranza, al suo profondo e personale sogno.

Sentì la porta aprirsi all'improvviso e nascose la lettera dentro la maglietta.
"Ho sentito l'odore delle..." Rin si girò verso di lui. "Lacrime" concluse Sesshomaru incolore, la sua espressione neutra si mutò in un vago stupore quando vide la ragazza andargli incontro e soprattutto quando si sentì stringere dalle sue piccole e delicate braccia.
Sesshomaru rimase immobile mentre sentiva aderire sul suo corpo le forme morbide della ragazza e per la prima volta da quando l'aveva rivista, quella bambina cresciuta, sentì quel calore sinuoso che si era insediato in lui la prima volta che aveva incontrato la Rin bambina. Era lei, ma era cresciuta e solo in quel momento se ne rese davvero conto.

Rin, dal canto suo, provava dolore, sensazioni forti che riusciva con difficoltà a gestire, aveva dei problemi che la turbavano, segreti custoditi in lei e ricordi che non avrebbe mai potuto e voluto condividere, proprio come lui.

Eccomi!Allora le cose iniziano a riprendere una piega più...Complessa!XDDa qui iniziano nuovi problemi e le parti più importanti della storia, spero vi piaccia!
Ringrazio:

Mikamey: Gioia!:)Eccoti il nuovo capitolo!Mi fa piacere che ti sia piaciuto quel pezzo tra Rin e Sesshomaru, spero di mantenerlo sempre abbastanza IC!XD...Ahah effettivamente Rin ha un piccolo lato sadico ma che conserva solo per il caro Sesshy!XDChe mi dici di questo cap-che ti avevo spoilerizzato-?;)Baci, Tvb!!!

JhonSavor: Ciao carissimo!Sono proprio contenta che il precedente cap ti sia piaciuto e sopratutto di essere riuscita a farti ridere!:)Mi diverto un sacco quando leggo le tue recensioni e mi elenchi tutte le cose che ti sono piaciute con commentini aggiunti, ahah!XDSì,sì l'ho letto però giuro che se vedi delle somiglianze non sono volontarie, anche xke Bella tra i personaggi di Twilight non è neanche tra i miei preferiti quindi non mi verrebbe di dare delle sue caratteristiche, ma è molto probabile che accada qualche volta e quindi chiedo scusa x questo!:)Questo cap...aggrada?;)baci

Matt_Plant: Oilà Matt!:)Come sempre la tua recensione mi ha fatto molto piacere!Ti ringrazio per quello che mi dici e sono contenta di farmi conoscere attraverso i miei scritti, e attraverso i nostri ci stiamo conoscendo!:DPer quanto riguarda Rin,ha una caratterizzazione tutta particolare, è esattamente come me la immagino e le somiglianze che mi hai fatto notare-bravo, assolutamente veritiere!:)- devo ammettere che non sono volontarie!XDIo sono più in Yumi che in Rin, però ora che ci penso...^^ Sono contenta di averti fatto divertire adesso, dopo questi capitoli più frizzanti, si torna su una linea un po' più...Riflessiva!:)Che ne dici?Spero di leggere presto un tuo aggiornamento!Baci

Achaori: Ciao!!:)Ahah sì capisco, anche io con le figuracce me la cavo piuttosto bene e,come hai visto, Rin ci fa concorrenza!XDSono felice che il cap ti abbia divertito ma,aimè, la leggerezza inizia ad effievolirsi con questo cap...Spero che ti piaccia cmq però!^^baci

FairyFlora: Oh la cara Fairy, puntuale come sempre!;) Dici bene, Sesshomaru da quel punto di vista è proprio simile ad Inuyasha, un po' lento!XD...Oh concordo in pieno, i ragazzi delle band hanno proprio un loro fascino...Almeno alla mia Yumi ho fatto andare le cose bene, io invece un tipo così non l'ho ancora visto...Aspetterò!XDGrazie mille per la recensione, che te ne pare questo cap?Bacioni

Nimi_chan: Ciao!!!Vai tranquilla non c'è nessuna fretta per me l'importante è che il capitolo risulti una piacevole lettura!^^sì,sì ho avuto delle vacanze spettacolari a Dublino, peccato che adesso sono già a scuola, aaah l'ultimo anno di superiori!*O*...Grazie millissime per il commento, al prossimo cap!Baci

Vale728: Ciao cara!!Ti ringrazio molto per la recensione sono felice che il capitolo ti sia piaciuto...Ahah meno male, è piaciuta a molti la figuraccia di Shippo!..Eh sì vedremo Sesshomaru sciogliersi un po'...Ma mai cambiare completamente, questo è sicuro!XDMi piace troppo ghiacciolino e inscrutabile!;)Grazie per la recensione, che ne dici di questo cap?Bacioni

Un saluto,
by LilyProngs










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Capitolo 25
*** Sei il lontano riflesso della mia anima.. ***


Capitolo 25 Lo so, sono in un terribile ritardo, chiedo umilmente scusa!Non ho neanche fatto betare il capitolo quindi in caso di errori ditemi pure.
Spero che questo capitolo mi faccia un po' perdonare, anche se non succede niente di eclatante!^^'
Buona lettura!


La bambina alla ricerca di un sogno


Sesshomaru rimase immobile, quella bellissima statua greca che lui non sapeva di essere.
Rin si stringeva ancora a lui, probabilmente inconsapevole a cosa andava incontro o forse ne era incurante.
Ma quella volta Sesshomaru non ringhiò, non proclamò una di quelle sue risposte taglienti, non la scacciò via con un gesto brusco. Semplicemente rimase immobile, per la prima volta dopo tanto tempo, confuso da un avvenimento. E altrettanto stranamente si sentiva sciocco, cosa che non avrebbe mai ammesso, ma si chiedeva come mai quella ragazzina era venuta a cercare conforto proprio da lui?Lui?!
Era la persona meno adatta per quel genere di cose.
Lui non dava conforto, lui non era meta di protezione per nessun essere demone o umano che fosse.
Lui era solo, lo era sempre stato e voleva sempre esserlo. La presenza delle altre persone lo faceva sentire stranamente a disagio, probabilmente perchè si sentiva superiore ad esse o magari perché, dentro di se, sapeva che la sua presenza non era mai gradita e a lui andava benissimo così.
"Scusami Sesshomaru..." sussurrò Rin strofinandosi gli occhi gonfi di lacrime. Sesshomaru non rispose facendo sua quella maschera senza emozioni a cui ormai era tanto affezionato e in cui si sentiva assolutamente a suo agio e sicuro.
"So che non ti piace il contatto fisico..." continuò Rin gesticolando, lui la fissò.
Che razza di affermazione aveva tirato fuori?Però a pensarci bene era vero, non gli piaceva essere toccato perchè qualunque persona che lo circondava era indegna anche solo di ardire ad avvicinarsi a lui, la sola idea gli dava la nausea. Rin questo l'aveva capito, probabilmente si ricordava quando era bambina e appena si avvicinava lui prendeva la sua debita distanza.
Anche lei non era degna...O forse...Forse...
Chiuse gli occhi infastidito da quell'accenno di pensiero che gli stava troppo stretto e a cui non volle far prendere forma neanche nella sua testa.
Le girò le spalle, come ormai era abituato a fare. Non era vigliaccheria, o almeno non voleva ammettere che fosse così, era perchè non voleva condividere anche solo la sua stessa aria perchè lei era una ningen e come tutti gli altri era indegna. Giusto?Giusto!
Ormai era vicino al suo obbiettivo, la maniglia della porta che brillava di luce propria, impaziente di essere piegata per farlo uscire da quell'inferno dal profumo di rose.
"Sesshomaru..." sentì chiamare, ma no, in realtà non l'aveva sentita, mise la mano sulla maniglia e la piegò.
Un sospiro arreso, aveva capito che non era il caso di trattenerlo oltre, che in quel momento era la persona meno indicata a cui affidarsi e lui era felice di questo.
"Sesshomaru...".
Un sussurro che prendeva debolmente vita stretto in morbide labbra. Un pensiero scappato per un soffio, troppo fiebile per essere sentito; ad orecchio di umano ma non certo di demone.
Sesshomaru si fermò, ormai la porta spalancata di fronte a sè, quella voltà sì che sarebbe stato facile far finta di non averla sentita ma proprio in quel momento si fermò. Non le chiese niente, attese solo un altro attimo per farle capire che, per quel fugace secondo, poteva avere l'occasione di essere ascoltata. Ma non disse niente, molto probabilmente aveva capito con chi aveva a che fare e Sesshomaru si sentì sollevato e fece un passo per uscire definitivamente da quella stanza.
"Puoi ascoltarmi?" chiese Rin all'improvviso, cogliendolo alla sprovvista.
Ma si decideva o no quella ragazzina?Non aveva tempo da perdere, lui.
Ma nonostante la protesta nella sua mente rimase ancora fermo permettendole di andare avanti, facendole capire che aveva la sua attenzione. In quei casi le parole gli sembravano le cose più inutili sulla faccia della terra.
A lui non picevano molto le parole, perchè da essere traspiravano le emozioni, e quelle le odiava sinceramente.
"Non voglio un consiglio...Non voglio la vostra totale attenzione se non vorrete darmela...Vorrei solo che le mie parole non si perdessero nel vento...Ma le vostre, preziose, non le chiedo" disse Rin stupendolo come era suo solito fare e prima che se ne rendesse conto si girò e la guardò negli occhi, quegli occhi velati di un qualcosa che lui, ovviamente e non pretendeva neanche, di comprendere.
Chiuse la porta dietro di sé e proferì in quel suo tono brusco che proprio non riuscì a fermare. L'aveva messo in difficoltà, e questo non era certo cosa da poco. Gli aveva quasi letto dentro e questo per lui non era molto piacevole, affatto.
"Parla" soffiò, o sbottò sarebbe meglio dire. Rin lo guardò e fece un mezzo sorriso ed iniziò a parlare, a vanvera lui aveva inizialmente pensato e non l'aveva realmente ascoltata fin quando quei suoni assurdi iniziarono a prendere forma e significato.
"Sai, quando ero all'orfanotrofio, da bambina, mi chiedevo sempre come mai nessuno volesse prendermi con se. Ero ancora molto piccola e vedevo le cose con quell'ingenuità tipica del'infanzia, non percepivo il dolore perchè bastava una qualsiasi distrazione per allontanarmi da quel peso che stava iniziando a formarsi dentro di me, ancor prima che me ne rendessi conto. Poi sono cresciuta, lentamente e avevo fatto di quelle mura grigie la mia casa perchè sapevo che ormai non avrei potuto vedere oltre a quegli orizzonti. Credo che non ci sia cosa più terribile che perdere la speranza quando in realtà, a detta del tempo, hai tutta la vita davanti. Quando ho conosciuto Kagome...Ricordo ancora quel giorno, i nostri occhi si sono incrociati da lontato ed io avevo capito, sentito, che da quel momento la mia vita non sarebbe più stata la stessa e, in effetti fu così. Prima di essere adottata da Kagome e Inuyasha sono stata prigioniera da Naraku. Ero solo una bambina e col tempo avrei potuto dimenticare, ma ero stata ferita nel profondo e poi ormai ero abituata ad avere dei ricordi, immagini che non avrei mai voluto che si scolpissero nella mia mente..." mentre parlava Rin sedeva con la schiena posata sul muro e le sue gambe lunghe posavano distratte sul suo letto, mentre il suo sguardo era perso in immagini e mondi che Sesshomaru non riusciva a comprendere ma che iniziava a sbrirciare affascinato, curioso della storia di quella bambina che si era portato dentro per tutti quegli anni con innata naturalezza.  
"Quando Naraku mi rinchiuse nel suo laboratorio desiderai ardentemente di morire. Volevo farla finita di quella vita che non mi aveva mai dato niente: nient'altro che solitudine, immense delusioni, dolori troppo grandi per me così piccola. Perchè ero così piccola!Un bambino non dovrebbe avere il desiderio della morte, non dovrebbe neanche conoscerla!Non potrebbe comprendere i misteri che essa cela. Perchè è solo un bambino e l'unica cosa di cui deve curarsi è la vita lunghissima che gli si apre davanti; un mondo da scoprire, un'infinità di sensazioni da cogliere, l'emozione di vedersi crescere, il delirio di sentirsi amati!Un bambino non può desiderare morire, non può farsi carico di pesi troppo pesanti per le sue esili spalle..." continuava a parlare Rin mentre la sua voce si incrinava di enfasi. In quel momento troppo persa nel suo discorso non si rese conto di avere tutta l'attenzione di Sesshomaru.
Per la prima volta si sentì rispecchiato in un'altra persona, vide l'ombra di se stesso su qualcun'altro(qualcuno che per lo più era proprio un umano, e non un demone) e non sapeva definire come si sentisse, ma provava qualcosa e questo era già tanto,troppo!Ormai non sapeva che nome dare all'emozioni perchè per tutta la vita le aveva negate ed ignorate.
Quando aveva conosciuto la Rin bambina ciò che aveva provato l'aveva chiamato calore, solotanto calore, una parola non completamente sensata ma che per lui aveva un personale significato.
La sua vita ed il suo essere era stato ghiaccio e l'unica cosa che batte il freddo, inesorabilmente, è il caldo.
Ma Sesshomaru sapeva che c'erano altri nomi, attribuzioni a cose e sensazioni che lui non riusciva ad interpretare, comprendere e nominare. Capì, però, in quel momento che Rin non era una ragazzina frivola che immaginava fosse diventata. Ed anche la bambina che era stata era diversa da tutti gli altri ed era per quel motivo che anni addietro l'aveva colpito ma lui non ne aveva mai saputo il motivo: il motivo era che loro due erano simili.
Anche lui quando era bambino, dopo l'inizio della sua vita piuttosto serena si era ritrovato all'improvviso perso, caricato da pesi che lui non riusciva a sostenere.
La perdita dell'unico suo punto di riferimento fu per lui un dolore troppo grande, il primo dolore che incrinò il suo essere, che fece vacillare la sua sicurezza già precocemente sviluppata. Ma aveva affrontato quella perdita, per quanto estenuante e dilaniante, e l'aveva superata per quanto avesse creato la prima cicatrice su quel cuore roseo che aveva iniziato a prendere battiti più deboli e che aveva iniziato ad indurirsi impercettibilmente.
La delusione più grande fu vedere la memoria della madre profanata, la consapevolezza che lei non fosse mai stata amata e che lui stesso non era mai stato amato abbastanza. Suo padre aveva scelto un'altra donna, aveva scelto un'umana e quello era il disonore e la delusione più grande che avesse mai ricevuto nella vita. Poi era nato il suo fratellastro, Inuyasha, qualunque cosa facesse andava sempre bene. Anche se aveva quelle orecchie che sbandieravano la sua diversità, quegli occhi così scandalosamente simili ai suoi. Aveva assorbito l'affetto di una madre premurosa e suo padre tremendamente orgoglioso di lui. Il fratello ibrido e non quello purosangue, il primogento.
Quelle attribuzioni sembravano prive di importanza. Sesshomaru non aveva mai compreso cosa fosse l'affetto, cosa si sentisse, e se l'era sempre negato perché era una sensazione che sbandierava la sua sconfitta. Sconfitta che lui non voleva ammettere dato quella maschera invincibile, che nessuno poteva togliere, di cui nessuno poteva avere sospetto. Teneva alla larga e frenava alla prima impressione e a lui questo faceva davvero molto comodo, era convinto che nessuno avrebbe mai potuto comprendere le sfacettature del suo animo.
Ma Rin...Rin aveva creato un universo a sé nella sua vita; l'aveva fatto da bambina, l'aveva fatto quando era tornato e si era stupito quando l'aveva vista cresciuta...Lo stava facendo in quel pomeriggio mentre parola dopo parola creava quel ponte tra loro che ,alla fine, ancor prima che lui stesso se ne rendesse conto, avevano creato.
"...Non posso dire di non essere più felice perché ora ho una famiglia, quella che ho sempre sognato!E per quanto un altro sogno, sicuramente meno realizzabile di quello che ho avuto da bambina, si impone di fronte a me io temo di dargli ascolto e cerco di affrontare le avversità al meglio e faccio di una parte del mio essere la consapevolezza che quasi sicuramente ne rimarrei sconfitta. Ma ora, adesso altre cose più grandi di me mi si mostrano davanti ed io ho paura di affrontarle!Non so se ne sarei in grado" concluse Rin.
Sesshomaru ascoltò nuovamente soltanto l'ultima parte del suo discorso, si era perso troppo nei suoi pensieri con ciò che aveva detto precedentemente. Ad ogni modo, non chiese a Rin quale fosse l'altro suo sogno che era sicura di non riuscire a realizzare. Non le chiese quel grande avvenimento che si era imposto di fronte a lei spaventandola, quell'avvenimento che gli sapeva tanto avere il nome di segreto. Non credeva di essere la persona adatta e di non avere nessun diritto di impicciarsi nei suoi affari anche perchè non era quello che gli aveva chiesto Rin, gli aveva chiesto di ascoltarla e, per quanto all'inizio lui non ne avesse avuto la minima intenzione, alla fine l'aveva fatto e senza rimorsi per quanto gli duolesse ammetterlo.
Rin lo guardò e gli sorrise. Lui non sapeva cosa stava passando per la contorta mente quale era quella di Rin. Non sapeva che in quel momento Rin era felice di essersi sfogata proprio con lui. Il suo grande amore, il suo più profondo sogno ed era quella persona che davvero rispettava i suoi misteri ed i suoi silenzi senza chiedere niente in cambio e questo poteva farlo e poteva essere solo ed esclusivamente Sesshomaru.
Il sorriso di Rin era lieve e appena accennato tant'è che dischiuse gli occhi per il peso di tutte quelle emozioni.
Sesshomaru, d'altro canto, si alzò dalla sedia sulla quale si era momentaneamente accomodato, e in silenzio come se ne era venuto, uscì dalla stanza chiudendo la porta con leggerezza alle sue spalle.



Eccomi!Allora, che ve ne pare questo cap????
Dato che non ho niente da aggiungere passo subito ai ringraziamenti:

Mikamey: Carissima, è da un po' che non ci sentiamo!!:)Allora sono davvero felice che il capitolo ti sia piaciuto e soprattutto che non diventa scontato  nonostante la quantità industriale di spoiler di cui ti ho fornita!XDEffettivamente la frase mi ha stupita, mi è uscita di botto!A volte ne sparo di discrete senza neanche rendermene conto-_-'
E' sempre un piacere leggere i tuoi commenti cara!Un bacione!!!!

Matt_Plant: Oilà!:)Ahah ti ringrazio...Certo immagino che l'ultimo anno di superiori sia il più bello...Dato che è l'ultimooo!XDVabbè a parte questo ti ringrazio infinitamente per i complimenti, mi fa piacere che apprezzi l'alternarsi di 'leggerezza e profondità' nei miei capitoli, io provo a trasmettere ciò che sento ma non so mai se ci riesco davvero. Riguardo a Sesshomaru e Rin sono contenta di ciò che mi dici, visto che è una coppia complicata è davvero tanto difficile da gestire!...Oh, che bella domanda!La mia risposta è semplice: vorrei vivere con la mia scrittura, pubblicare un libro e magari nel mentre essere un'insegnante di lettere. E' un piccolo sogno ma per me è l'ambizione più grande...E il tuo di sogno?:)baci al prossimo cap!(Commenterò il tuo cap appena avrò un attimo di tempo, promesso!)

_Draco_: Carissimo, ben tornato!E' bello riaverti tra i miei...commentatori. Sono proprio felice che i precedenti capitoli non abbiano deluso le tue aspettative. Effettivamente hai proprio ragione, Sesshomaru non sa neanche cosa sia l'amore ed il suo cuore è chiuso in una gabbia, sarà lunga farlo aprire...Ma non impossibile!:)Come sempre ti ringrazio moltissimo per i tuoi complimenti, davvero!Un bacione!

JhonSavor:Ciao caro!....Devo dire di essere onorata di avere tanti recensitori maschi, già 3!E' difficile trovarne in questo sito particolarmente popolato da ragazze, sono felice di avere un diverso punto di vista!^^...A parte questa piccola parentesi...Adoro le tue recensioni!Lo so, lo so te lo dico sempre ma mi fai sempre ridere!Rin tenera come il filetto me la devo proprio segnare, magari l'userò come termine per una shot un po' divertente, e te la dedicherò!XDVabbè Sesshomaru con i suoi tempi tartarugosi sta iniziando a fare i suoi piccoli passi avanti, adesso deve iniziare a capire cosa sono le relazioni interpersonali, nel vero senso della parola!:)Ahah dai davvero, ti piacciono gli amici di Rin?Io mi diverto un sacco a scrivere su di loro!XDGrazie mille per la tua recensione, come sempre!!Un bacione

FairyFlora: La cara Fairy!:DEh già le cose iniziano a complicarsi e, tieniti forte, questo è solo l'inizio!!!Eheh proprio così se ne vedranno ancora...Comunque sì, Sesshomaru è un tipo pacato e ci vogliono i suoi tempi per capire che quello che batte nel suo petto non è un marchingegno tecnologico ma il suo buon vecchio cuore!:)Eheh tesoro, magari!Solo che non riesco a trovarne uno per me, come faccio a trovarne uno per te?!...Mah sì, vorrà dire che mi informerò per entrambe!;)
Un bacione

Vale728: Mia fedelissima Vale, ciao!:)Addirittura tra i tuoi capitoli preferiti???Wow!:)Sono davvero contenta che il precedente capitolo ti sia piaciuto, è sempre un piacere sapere di essere riuscita, nel mio piccolo, a trasmettere delle buone emozioni!Grazie millissime!Un bacione

Nimi_chan: Ciao!Eh già proprio 5, che faticaccia!Grazie x gli auguri, comunque!:) Pensavi fossì più grande?Eh no,no 18 compiuti da poco, è stata un'attesa sofferta!XDComunque ti ringrazio moltissimo per i complimenti, sono felice che il precedente capitolo ti sia piaciuto!:)Ah, adoro Rin e Sesshomaru...Ma credo che si veda!;)Al prossimo cap!Un bacione


Un saluto,
by LilyProngs






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Capitolo 26
*** La paura non si può ancora dimenticare... ***


Capitolo 26 Ciao a tutti!
Chiedo perdono per il ritardo mostruoso, non linciatemi, ma la quinta è una bella rottura e per tutti questi mesi non hanno fatto altro che caricarci di compiti!Ma finalmente le vacanze mi permettono di aggiornare!:)
Buona Lettura!


La bambina alla ricerca di un sogno


Rin guardò a lungo il suo interlocutore, quasi con sfida.
"Papà, stai scherzando?" chiese, le sarebbe venuto da ridere se la situazione non fosse stata così seria.
Inuyasha la guardò, quasi offeso dalle sue parole. Intanto, al suo fianco Kagome la guardava con un cipiglio preoccupato e Sesshomaru...Be' lui la guardava e basta, non un ombra di emozione sul suo bel viso.
"E' ovvio che non sto scherzando!Neanche io posso scherzare su cose di questo genere, diamine!Sesshomaru diglielo tu!" esclamò Inuyasha interpellando il fratellastro che lo guardò accigliato, già troppo infastidito dal fatto che gli avesse ordinato qualcosa e, per dispetto, rimase in silenzio a lungo prima di parlare davvero.
"Se non vuoi parlare va bene, è una tua decisione..." iniziò e Inuyasha si era già gonfiato per dirgliene quattro anche a lui, fu Kagome che solo posandogli una mano sul braccio lo fece calmare. Sul viso di Rin era spuntato un sorrisetto trionfante: il suo Sesshomaru non la deludeva mai!Lui alzò lo sguardò e lo incatenò al suo: "Ma sei tu ad aver detto che questa è la tua causa" concluse aridamente e il sorriso sulle labbra di Rin morì. Sesshomaru non aveva neanche avuto motivo, né voglia, di dare ulteriori spiegazioni la conclusione veniva da sé: Rin considerava quella la sua causa, non poteva rifiutarsi di testimoniare. Fu la volta di Inuyasha a sorridere trionfante ma non disse niente.
Rin distolse lo sguardo da loro consapevole di quanto Sesshomaru avesse ragione, ma lei aveva così tanta paura!Andare in quell'aula di tribunale, percorrere quei passi...Rivedere quegli occhi. Non voleva, aveva paura non...Credeva che la sua vita sarebbe stata così crudele da porla su quell'ostacolo. Ma era anche vero che una sua testimonianza era più che essenziale. Inuyasha le aveva detto che lui e Sesshomaru sospettavano che la corte fosse corrotta. In fondo la figura di Naraku era molto simile a quella di un mafioso: magari rinchiuso in una cella ma in grado di riuscire a giostrarsi anche lì. Una sua confessione sarebbe stata basilare, sfortunatamente magari non decisiva, Rin rimaneva comunque la figlia dell'avvocato della controparte, poteva essere altrettanto retitente la sua opinione ma era tutto ciò che avevano e sopratutto ciò di cui avevano bisogno. Era un suo compito testimoniare, un suo dovere per spazzare via dal passato quel fantasma che da quando era una neonata a malapena in grado di avere un ricordo, l'aveva perseguitata. Era un dovere verso se stessa anche se la paura era tanta, così forte che per un attimo era riuscita a spazzare via la sua razionalità.
Una settimana per prepararsi, per farsi carico di quella responsabilità.
"Avete ragione, ci sarò" proferì convinta e guardò verso Sesshomaru che la fissò a lungo e per un attimo le era sembrato  avesse fatto un cenno con la testa.
L'aveva contraddetta, l'aveva fatta rinsavire...Era d'accordo con la sua decisione per quanto non lo dasse troppo a vedere, ma lei lo sapeva.
Da quel giorno che gli aveva confessato il suo passato aveva notato un certo cambiamento da parte del demone. Certamente non visibile ad un occhio poco allenato, ma al suo sì. Certo non si sbracciava, non sbandierava ai quattro venti cosa gli passava per la testa ma Rin aveva notato che la sua voce si colorava di una leggera espressività quando parlava con lei -solo con lei- e che le era vicino in ogni momento, con gesti silenziosi a spronarla sempre per diventare una persona migliore o almeno Rin l'aveva interpretato così. Aveva notato che loro due erano più uniti, in un casto e platonico scambio di emozioni, un cordone invisibile che li univa...Un ponte gettato tra i loro animi così simili e al contempo così diversi...Così complementari.
Rin quando si scopriva di quei pensieri si dava della sciocca ma era impossibile non sentire ciò che effettivamente provava.
Da amore impossibile ad amore platonico, ma era pur sempre amore!Si diceva per poi scuotere la testa.
Sciocca Rin rimasta ancora un po' bambina, a questo punto vuoi tormentare te stessa?si chiedeva con un sorriso amaro.
A tal punto sei così sciocca?


Rin guardava fuori dal finestrino, mentre il paesaggio correva veloce, salutandola con i suoi colori che sfrecciavano e si mischiavano di fronte ai suoi occhi. Sospirò mentre si lisciava l'elegante gonna che aveva dovuto indossare per andare al processo. Il cuore batteva a mille, ma non con quella cadenza sognante che sentiva quando era emozionata per felicità, per aver ascoltato una canzone particolarmente bella oppure quando incrociava lo guardo freddo e splendido di Sesshomaru. No, era un battito agitato, angosciato...Sembrava che il suo cuore volesse scapparle dal petto per la troppa paura. In fondo non lo biasimava, se avesse potuto anche lei sarebbe scappata via.
Posò lo sguardo sui sedili anteriori dove Inuyasha e Kagome stavano seduti.
Inuyasha guidava e Rin aveva notato che il padre teneva le mani strette convulsamente al volante, in fondo non sarebbe stato facile neanche per lui. Quella notte di sette anni addietro lei era ancora incoscente quando l'avevano salvata ma aveva saputo che Inuyasha si era fronteggiato con Naraku. Capiva la sua frustrazione.
Kagome, d'altro canto, cercava di infondere, nella sua tranquillità, un po' di pace ai due ma senza molto successo.
Il risultato era un silenzio teso e rigido.
Rin si sporse un po' dal finestrino e scorse più avanti l'elegante macchina nera di Sesshomaru. Chissà cosa pensava lui in quel momento?
Alla sua solita freddezza scostante magari, oppure stava ripetendo nella sua testa le domande da fare ai testimoni ma sicuramente non stava pensando a lei. Al fatto che quel caso sarebbe stato basilare per lei. Un conto finalmente chiuso dopo una vita. Mai più il fantasma di Naraku a perseguitarla, mai più. Quel pensiero era quasi rincuorante per la sua agitazione anche se continuava a pensare che magari non ce l'avrebbero fatta. In fondo per quanto le testimonianze sarebbero state lampanti...Aveva in se il dubbio che non sarebbero bastate. E questo l'impauriva nuovamente.
"Siamo arrivati" disse Inuyasha rigido, e il cuore di Rin riprese a balzarle nel petto, iniziava a sentire le gambe molli. Coraggio, si disse nella testa ma con ben poca convinzone.
Scesero dalla macchina e Rin si trovò davanti ad un imponente edificio: il tribunale penitenziario.
Gonfiò le guance, uno strano gesto che faceva quando era irritata o per darsi coraggio. Si ritrovò immediatamente Kagome al suo fianco che le teneva la mano e la guardava con quel cipiglio incorraggiante. Rin si ritrovò pervasa da quella sensazione purificatrice che le infondeva sempre Kagome e si caricò di essa assorbendo quell'energia, dandosi forza. Con lei al suo fianco riuscì a camminare con un po' più di sicurezza. Intanto Sesshomaru e Inuyasha, bellissimi e sicuri nei loro completi eleganti, si avviavano di fronte a loro alla stanza del tribunale.

Le porte si spalancarono, Sesshomaru e Inuyasha erano già a posto, con sguardo titubante Rin alzò la sua attenzione all'altro capo della scrivania adiacente a quella dei suoi due avvocati prediletti.
Un uomo vestito elegante stava leggendo dei fascicoli e al suo fianco...Naraku.
Quest'ultimo si girò in quel momento e i suoi occhi sottili e rossi incontrarono quelli grandi e nocciola di Rin che fu presa da un'agitazione e panico indescrivibili mentre il precoce ricordo della morte dei suoi genitori e le loro urla invasero la sua mente. Il suo passo sicuro vacillò ma c'era sempre Kagome a sorreggerla. Rin si girò verso di lei riconoscente, e anche per staccare lo sguardo da Naraku. Kagome c'era sempre stata per lei e la gratitudine nei suoi confronti cresceva come stava crescendo lei. Una realtà innegabile che quella giovane madre le aveva dato.
Il giudice entrò trafelato nella stanza vestito con la sua toga nera e si alzò sul pulpito del tribunale e battè il martelletto forte, tanto che Rin sobbalzò, e pronunciò le parole fatidiche: "L'udienza è aperta!".
A quel punto Rin non avrebbe più avuto via di scampo.

Sesshomaru e Onigumo, l'avvocato di Naraku, stavano esponendo le loro tesi con accurati termini che lei non capiva appieno, comunque entrambi gli avvocati se la stavano cavando più che bene ma era ovvio che la ragione era dalla loro parte. Il reato di Naraku era indifendibile. Almeno, per lei lo era.
Ad un certo punto il giudice proclamò un'altra frase decisiva: "Ci sono testimoni?". La sua voce sembrava malcelare una certa sufficenza e questo non prometteva niente di buono.
"Sì, giudice" dissero entrambi gli avvocati.
"Bene, partiamo dal testimone della controparte" disse il giudice e Sesshomaru annuì.
"E' Rin Taisho Shinkon" disse con la sua voce fredda e Rin si avviò tremante vicino al banco dove proclamò il giuramento di verità, dopodichè si sedette vicino al microfono, a fianco di quel giudice ostile e di fronte ad una quantità assurda di gente che la guardava in attesa. Fu ancora presa dal panico ma poi Sesshomaru iniziò a parlare ed incatenò il suo sguardo a quello di lui, un sole gelido dove si sentiva sicura.
"Signorina Shinkon, lei ha già visto il demone seduto a quella scrivania, non è vero?" chiese Sesshomaru con quel suo tono serio e, in quel momento, anche professionale.
Rin cercò di non guardare dalla parte di Naraku ma annuì comunque.
"Sì, è vero" rispose, cercando il più possibile di rendere la voce ferma e sicura.
"Come fa a conscerlo?" chiese nuovamente Sesshomaru.
Rin prese un respiro e rispose: "Perchè sono stata vittima di alcuni suoi esperimenti" .
Un vociferare  simile a quello dei film , si alzò per tutta la sala e, come da copione, il giudice invocò il silenzio con il martelletto per poi far cenno a Sesshomaru di continuare.
"Spiegatevi meglio" l'incitò e Rin prese a spiegare: "La via che mi ha spinto a Naraku non è stata per vie ordinarie come un rapimento o cose del genere.E' stato un inganno..." iniziò Rin prendendo una pausa, indecisa se continuare o no. Sesshomaru  le fece segno di continuare.
"Io ho vissuto in un orfanotrofio da quando avevo circa un anno e mezzo. Per molti anni nessuno mi ha mai presa come figlia per quanto non avessi mai recato dei problemi particolari e questo era per me fonte di gran sofferenza. Ad ogni modo un giorno, com'era normale, vennero alcune famiglie. Una donna si avvicinò alla mia assistente sociale, Kagome Higurashi, dicendole che voleva un bambino diversi dagli altri. Le fece una descrizione che la condusse piuttosto direttamente a proporre una bambina come me: che era li da anni, che sembrava non essere voluta da nessuno. La signora Kagura Kaze dopo alcuni processi ordinari ottenne il mio affidamento.  Tutti sembravano convinti dell'affidabilità di Kagura ed anche io mi convinsi che quella sarebbe stata davvero la mia futura madre. Però poi scoprii che conosceva Naraku ed il suo era stato un complotto contro di me. Naraku era un collega di mio padre e..." Rin si interruppe. Non poteva fare sapere a tutti del suo segreto. Glielo aveva detto suo padre.
Come aveva fatto a non pensarci?Come si tirava fuori da quella situazione. Vide Naraku ghignare malignamente. Sapeva che aveva le mani legate ma doveva trovare un modo...Un modo.
"Naraku aveva fatto una ricerca sul mio conto, credeva che potessi essere la chiave di qualcosa, voleva aprirmi il cervello come una noce..." iniziò dandosi un tono di sufficenza e alla sua ultima affermazioni si alzò di nuovo un brusio curioso. "Ma Inuyasha Taisho è riuscito a salvarmi in tempo. Naraku era pazzo, credeva fosse celato in me chissà quale segreto, invece ero soltanto una bambina abbandonata a se stessa" concluse teatralmente.
L'aveva scampata. L'unico rimpianto era che, con quella testimonianza non era sicura di essere stata abbastanza convincente.
Si alzò e andò al suo posto dove Kagome le strinse le spalle dolcemente.
Quello scoglio l'aveva passato. Ma come sarebbe andato a finire il processo?


Tornarono a casa verso le sei e nessuno parlò del processo. La prossima settimana ci sarebbe stata l'arringa finale e speravano andasse tutto bene. Sesshomaru, con il suo orgoglio, era sicuro che avrebbero vinto, Rin non ci metteva proprio la mano sul fuoco ma non volle darci troppo peso. Non voleva pensarci.
Si avviò nella sua camera seguita da Sesshomaru che andò a farsi la doccia.
Quando entrò nella sua camera a Rin venne in mente una cosa. Era sempre stata curiosa di vedere la stanza degli ospiti quando era presente Sesshomaru. Come teneva le sue cose e magari, se l'avesse fatto anni fa si sarebbe resa conto delle valige già pronte e non sarebbe stata così spiazzata dalla sofferenza dopo che aveva comunicato a tutti che se ne sarebbe andato.
Scosse la testa e si alzò furtivamente, sentiva lo scrosciare dell'acqua e attraversò il corridoio entrando nella stanza di Sesshomaru.
La camera era immacolata: il letto fatto alla perfezione, una valigia accanto all'armadio ed uno spesso libro sul comodino.
Si apprestò subito a sbirciare nella valigia, per fotuna era vuota e tutti i vestiti del ragazzo erano nell'armadio.
Si spostò e sbirciò il libro che Sesshomaru teneva sul comodino. 'L'ombra del vento' di Carlos Ruiz Zafon.
"Ottimi gusti,Sesshy-chan" borbottò tra se Rin con un sorriso e prese a sfogliare il libro che si aprì dove c'era il segno.

Si paralizzò all'istante: come segnalibro davanti ai suoi occhi c'era un biglietto. Lo prese con mani tremanti e se lo portò davanti agli occhi. La data segnava esattamente sette giorni dopo quel giorno.
Quando ci sarebbe stato il processo e dopo il processo se ne sarebbe andato.
Più guardava quel biglietto più aveva l'impressione che da esso fluisse una specie di energia negativa che la consumava, che la derideva.
Se ne sarebbe andato. Di nuovo, l'avrebbe lasciata sola e lei...Cosa avrebbe fatto?Si sarebbe arresa?Avrebbe continuato a vivere come prima del suo arrivo?Ma le cose erano cabiate, non aveva più speranza l'aveva tutta persa in quel momento mentre teneva il bigliettino verde tra le dita.
Le lacrime inziarono a farsi spazio sui suoi occhi per poi sgorgare lente, esse urlavano strisciando sulle sue guance.
Urlavano le sue lacrime, il suo dolore, il suo corpo. Ogni fibra del suo essere urlava,fremeva e la paura, la sofferenza lambirono la sua anima e la fecero sentire smarrita.
Non avrebbe sopportato un'altra vita senza Sesshomaru. In quel momento si sentì sciocca ed esagerata, ma cosa ci poteva fare?Le sensazioni avevano preso il sopravvento su di lei ancor prima che se ne potesse rendere conto.
"Rin..." si sentì chiamare e, sobbalzando, si girò lentamente trovandosi Sesshomaru poggiato sulla porta già vestito e con i capelli ancora gocciolanti, la guardava con un'espressione severa.
"Che ci fai qui?" le chiese. Ma lei non l'ascoltò e gli sventolò davanti il biglietto.
"Te ne vai?Te ne vai di nuovo senza dire niente?" ringhiò la ragazza che aveva provato ad asciugarsi le lacrime ma quelle, impertinenti, continuavano a sgorgare contro la sua volontà.
"Si può sapere chi ti ha dato il permesso di frugare tra le mie cose?" ribattè lui, il suo tono sempre incolore ma con una nota più acuta e strozzata a voler malcelare la sua rabbia.
"Non mi rispondi, è come credevo quindi" sentenziò Rin lasciandosi cadere le braccia, arresa, mentre cercava di non guardarlo negli occhi.
"Rin..." ripetè lui ma lei lo interruppe: "Tu sei sempre stato così. Non te ne è mai importato niente di noi!Vai e vieni come se niente fosse e non ti rendi conto del vuoto che lasci!" gli urlò contro.
"Non dire sciocchezze" sbottò Sesshomaru.
"Non sono sciocchezze!Tu non ti rendi conto!Ma va bene, in fondo tu stai bene da solo, non hai bisogno di nessuno poi ancor peggio Kagome è umana, Inuyasha un mezzo demone...Io sono umana!Non siamo degni, non sono degna di stare al tuo fianco, vero?Tu, il grande Sesshomaru Taisho!Va bene hai ragione...Che stupida, sono una stupida" prese a parlare tra sé Rin, le parole sgorgavano e lei non riusciva a fermarle. Probabilmente a breve si sarebbe lasciata scappare che lo amava e quel punto lui l'avrebbe sbattuta fuori dalla sua camera e sarebbe scappato abbandonandola per sempre.
"Non capisco perché ti preoccupi tanto..." aveva iniziato a dire con il suo tono freddo, glaciale cercava di nascondere il modo in cui quelle parole l'avevano profondamente colpito e confuso.
Rin lo interruppe ancora.
"Perché io...." iniziò ma poi si interruppe e si lasciò cadere sulle gambe a terra, stremata dalle sue forze.
"Non andare via..." sussurrò, supplicò arresa.
Lui la guardò a lungo. Ma cos'erano tutte quelle storie?Perché teneva tanto a lui?Non riusciva a capire ma sentiva dentro sé di essere scombussolato e per la prima volta nella vita disarmato, da lei, da quella ragazzina...Quell'ombra di una bambina cresciuta. L'unica persona per cui aveva provato...Non sapeva che cosa avesse provato ma sicuramente qualcosa di diverso dal solito. Ma cos'avrebbe dovuto fare con quella ragazza accasciata a terra che gli implorava di rimanere. Poi alla fine, ancora più confuso, per partire dove?
"Quello è un biglietto del treno. Devo portare la macchina a riparare e dopo il processo vado a ritirarla. Vado in treno per non prendere la macchina di Inuyasha" le disse mentre,lentamente, le si avvicinava. Non capiva neanche il perché di tutte quelle spiegazioni. Erano affari suoi dove andava e cosa faceva però...Aveva sentito il bisogno di rassicurarla per quanto non riuscisse sinceramente a capire perché lei fosse tanto scombussolata da una sua ipotetica partenza anche perché, alla fine, aveva deciso di tornare per rimanere per sempre.
Vide Rin alzare lievemente la testa e il suo viso era rosso, fiammante. Lo guardava con uno sguardo disarmante e perso che irradiò nel suo petto quel calore familiare che solo quella ragazzina riusciva a trasmettergli.
"Non...Non te ne vai?" chiese in un sussurrò, un timido pigolio. Lui dissentì soltanto.
Rin sorrise, il suo volto si illuminò con quel suo sorriso splendente e felice. Si alzò di fretta e andò in contro al ragazzo, circondò il suo petto con le sue piccole braccia e lo strinse forte. Incurante del fatto che l'avrebbe respinta, che si sarebbe irrigidito. Aveva bisogno di lui, del suo calore...Della consapevolezza che l'aveva ancora vicino e non se ne sarebbe andato.
Sesshomaru rimase immobile, era la seconda volta che gli veniva addosso a quel modo. Ma le cose sembravano diverse.

Sesshomaru sentì qualcosa sopito in lui svegliarsi all'improvviso, con ferocia, una sensazione forte ed inebriante che come una bomba buttata nel suo corpo aveva preso a scoppiare e bruciare con violenza. Una chimica che spingeva quella ragazza verso di sé.
Alzò le braccia e strinse forte la ragazza contro il suo corpo, sentiva la mente persa chissà dove, in balia di quelle sensazioni così forti e nuove che lo stordivano, ma in quel momento sembrò non importargli.
Circondò la vita e le spalle della ragazza con le sue braccia, premette delicatamente i suoi artigli nella sua pelle e sentì la ragazza stringersi più forte a lui, sentiva il battito del suo cuore accellerare i battiti contro il suo petto.
Fu quel sentore a riportarlo alla realtà. La domanda del perché di  quella reazione da parte della ragazza e sopratutto della sua reazione.
Staccò la ragazza da sé con un gesto che era un misto tra il brusco e la delicatezza. Rin alzò lo sguardo verso di lui ed incatenò i suoi occhi a quelli di Sesshomaru. Vi poteva leggere un certo smarrimento ma anche qualcos'altro, qualcosa che lui proprio non riusciva a comprendere. Rin abbassò subito lo sguardo.
"Scusami Sesshomaru per questa scenata ma..." iniziò, sembrava che le parole uscissero con difficoltà dalla sua bocca. Lui attese in quella discrezione tipica del suo essere. Rin prese un sospiro forte e continuò: "So che sembra assurdo ma io mi sono affezionata a te...Già quando ero piccola e quando te ne sei andato ci sono rimasta molto male" continuò titubante. A quell'affermazione Sesshomaru sentì un'altra sensazione, tra le tante a cui non riusciva a dare nome perchè mai provate. Sentiva una stretta all'altezza del petto, dolorosa e solleticante, come una ferita. Rimorso, forse?
Non aveva mai provato niente nella sua vita...Come potevano colpirlo tutta quella miriade di sensazioni in una volta?Come...
"E' per questo che ho reagito così ma mi rendo conto che sembravo una pazza..." cercò di scherzare, pareva più rilassata. "Non darci troppo peso, ok?" concluse poi, con velocità. Lui la guardò e annuì soltanto.
"Bene!" affermò Rin sorridendogli per poi uscire trafelata dalla stanza.
Sesshomaru percepì il suo profumo di rose allontanarsi sempre più. Si sentiva scombussolato e per la prima volta nella sua vita sconfitto da qualcosa. Da quelle sensazioni a cui non sapeva dare nome perché sempre rifiutate.
In effetti in tutta la sua vita aveva respinto la condizione di provare dei...Sentimenti. Erano caratteristiche troppo umane e per questo non degne del suo essere. Ma esistevano per quanto in tutta la sua vita le avesse prontamente schivate invece in quel momento, le sensazioni prendevano il sopravvento con prepotenza senza che lui fosse in grado di fermarle. Ed era proprio un'umana a provocargli quelle emozioni, quindi questo non annullava forse il fatto che Sesshomaru rifiutasse i sentimenti perché troppo umani?
Scosse la testa per tutti quei pensieri che si erano affollati nella sua mente.
Di una cosa era certo: lui non aveva mai perso contro niente e nessuno, quindi avrebbe dovuto vincere su quelle sensazioni a lui sconosciute, doveva capire cosa fossero.
Ora che era pronto ad accettarle.
Segretamente ed irrazionalmente pronto ad accettarle.



Eccomi!
Allora che ne dite di questo cap?La parte del processo forse risulterà un po' confusa e banale, ma tutto ciò che so al riguardo l'ho preso dai film quindi per favore, mi concedereste questo sgarro?;)
Ringrazio:

Mikamey: Tesoro è da un secolo che non ci sentiamo!!!Mi mancano le nostre chiacchierate u MSN!:(...Che dire, ti ringrazio come sempre per la tua carinissima e dolcissima recensione!Mi fa piacere che ti sia piaciuto Sesshomaru nel precedente cap, come vedi pian piano sta mutando, spero però di non evadere mai dal suo personaggio originale, seppur apportandogli dei cambiamenti!:)Ti ringrazio moltissimo per i complimenti cara, e spero di risentirti presto!Un bacione, TVB!

Jhon Savor: Ehilà, caro vecchio Jhon!;)...Abbi pazienza, ormai mi sento abbastanza in confidenza per poter sparare delle cavolate con te!;) Cooooooomunque, ah sì hai proprio ragione!Sesshomaru sta lentamente diventando normale, anche se spero sempre di non evadere troppo dal suo personaggio, però ti avviso che sarà una lunga attesa, in fondo lo sappiamo che il caro Sesshy è un po' lento in alcune cose...Meno male che Rin è una santa ed ha pazienza!;)Ti ringrazio molto per i complimenti e per la tua solita, simpaticissima, recensione!baci

HimeChan: Ciaooooooo, che bello rivederti!:)Ebbene ho scoperto molte cose: abbiamo lo stesso nome e, se non erro, abbiamo pure la stessa età. Ci piace il rock, dovremmo affrontare il terribile tunnel della maturità e...Tu l'hai già quella schedina rosa altresì chiamata patente?Perché io ci sto lavorando, per ora ho solo passato la teoria...Ad ogni modo, mi sa che facciamo un'accoppiata perfetta!;)Ritornando alla fic, ti ringrazio moltissimo per i complimenti. Eh sì Rin è una ragazza saggia, almeno lei ha la testa sulle spalle!;)Ti ringrazio moltissimo per la recensione e aspetto un tuo aggiornamento di 'un mezzodemone in giallo', mi raccomando, io attendo!;)baci

Achaori: Da quanto teeeeempoooooo!...Ok io non dovrei parlare, anche a me qui mi hanno quasi dato per dispersa...Ad ogni modo è bello risentirti!:D Eh sì adesso la storia inizia a farsi più seria e complicata, stiamo entrando nel vivo...Come vedi il caro Sesshy fa dei piccoli, lenti ma significativi passi avanti!;)Grazie per la recensione!Un bacione

Matt_Plant: Ciaoooo Matt!:D Eh sì, mi sa che la 'linea riflessiva' non l'abbandono più e, come vedi, a volte ricompare!;) Ti ringrazio molto per i complimenti e il tuo parere, effettivamente il buon Sesshy sta iniziando a scavare nei suoi strati spessi di ghaccio e sta trovando un po' di sensibilità, è ancora un po' lontano ma, suvvia, diamogli atto che si sta impegnando!;) Oooh io ho dato l'esame di teoria un mesetto fa, passato per fortuna!:D Adesso ho fatto solo una guida, speriamo bene!E te, l'hai presa questa patente???:) Be' Matt, visto che abbiamo le idee piuttosto chiare non ci rimane altro che inseguirli, i nostri cari sogni!:) baci

Vale728: Ciao cara!Ti ringrazio moltissimo per la recensione, finalmente ho aggiornato!:D Eh sì Sesshomaru sta facendo dei piccoli progressi, attenderemo nuovi risultati!Un bacione e grazie!


Nel caso non faccia un aggiornamento nei prossimi giorni, per sicurezza...................
VI AUGURO A TUTTI BUONE FESTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!


Un bacione,
LilyProngs


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Capitolo 27
*** Vento di verità... ***


Capitolo 27 Rieccomi!
No, dai non uccidetemi, so che sono in super ritardooooo!Posso dire a mia discolpa che la 5^ superiore mi sta ciucciando l'energia come una sanguisuga, chiedo perdono!^^
Buona lettura!


La bambina alla ricerca di un sogno


Stava passeggiando tranquilla sulla stretta stradina che portava alla casa di Yumi. Aveva trovato un libro che sicuramente le sarebbe piaciuto e voleva farle una sorpresa. Intanto la musica continuava a fluire ritmicamente, irradiando energia dagli auricolari neri. Canticchiava fra sé le parole e guardava il cielo quel giorno di un triste color grigio, portatore di pioggia, ma riusciva ancora a distrarsi e posare la sua testolina color ebano tra le nuvole.

Fu però strappata da quella sensazione di leggerezza all'improvviso. Sentì una mano forte afferrarla per un gomito per poi sbatterla violentemente contro un muro. La ragazza fu pietrificata dalla paura e l'urlo che sembrava essere nato spontaneo in lei si smorzò in mezzo alla sua gola, impedendo alla sua voce di uscire.
Terrorizzata alzò lo sguardo e si vide semplicemente davanti a due occhi neri ma poteva scorgere tra essi dei riflessi vermigli. Il resto era coperto da un pesante passamontagna.
"Chi sei?" avrebbe vouto chiedere ma la paura, come già tempo fa con lei aveva giocato, le aveva rubato il suono candido della sua voce sostituendola ad un solo, silenzioso, respiro muto.
Così prese a dimenarsi e a scalciare, ma lei così piccola poteva fare ben poco per difendersi. L'uomo la sbattè ancora contro la parete.
"Fermati ragazzina, non ho intenzione di sfiorarti con un dito" disse sprezzante il malfattore.
Dopo quell'affermazione la ragazza sentì i suoi muscoli flettersi leggermente, seppur allerta, più sollevati. La violenza era una delle cose che temeva di più al mondo.
"Ora tu mi devi stare bene a sentire, e non farmi scherzi sennò vedi come passo questo coltellino sul tuo bel collo, intesi?" sibilò. Rin annuì inerme e indifesa.
"Brava...Ora: sono qui da parte di Naraku, oh sì bambolina, proprio lui!No, non scappare...Dimentichi già cosa ti ho appena detto?" ridacchiò guardandola con scherno.
Naraku, ancora Naraku! urlava una voce disperata nella sua testa. Avrebbe voluto urlare, desiderava ritrovare la forza che in quel momento sembrava essersi volatilizzata tra la nebbia.
Era inutile.
Sospirò e si impose di calmarsi. L'uomo continuò: "Al capo non è piaciuta la tua testimonianza sai?E' stata un po' troppo...Sincera!Eh no cara, non si fa così!In fondo, se hai scoperto il piccolo segretuccio celato in te è anche un po' merito suo, non trovi?" chiese, per quanto il suo viso fosse nascosto Rin potè giurare che stesse sorridendo malignamente. Ma ciò che la sconvolse di più furono le sue parole: sapevano del suo segreto.
"E sarebbe scortese da parte tua non ricambiare, non trovi?...Magari ritrattando la tua testimonianza e procurandone una nuova, che dici?".
Rin si dimenò forte e per un attimo riuscì a liberarsi ma subito si sentì presa per i capelli e tirata nuovamente indietro. Le lacrime calde iniziarono a scendere bollenti sul suo viso fine. Tremiti e singhiozzi iniziarono a percorrere la sua schiena esile. Sentì la punta di un coltello freddo sulla sua gola.
"Eh no, devi collaborare...Non mi ci vuole niente a farti fuori!O, se sei davvero così coraggiosa come vuoi far credere, allora vorrà dire che non sarai tu a pagare ma qualcun'altro...Un tuo amico, un fidanzato...La tua famiglia" disse inclinando la voce in una folle gioia.
"No.." sussurrò Rin. La risposta era uscita gracchiante e flebile, ma comunque udibile.
"Ora si ragiona! Ragazzina, tu domani ti rimangi tutto quello che hai detto o quanto è vero iddio qualcuno dei tuoi si farà male...Mortalmente male, ci siamo capiti?" chiese strattonandola.
Rin rimase in silenzio a lungo e poi annuì, arresa.
"Molto bene" esclamò l'uomo lasciandola andare con violenza tanto che stramazzò a terra. Lui si piegò alla sua altezza e le sussurrò: "A te non avrei fatto niente comunque, la tua testolina è troppo preziosa. Ma ricordati bene che non mi ci vorrebbe niente a far saltare quella di qualcun'altro" concluse per poi andarsene. La sua figura nera si mischiò fino ad inghiottirlo nel vicolo in cui era scomparso.
Rin rimase a lungo accasciata a terra, immobilizzata e dolente. La sua mente aveva preso a galoppare veloce.
Era inutile, ovunque sarebbe andato, Naraku sarebbe sempre stato il suo incubo.Fin quando fosse stata la sua maledizione avrebbe ancora potuto reggere. Ma non avrebbe perso una persona a lei cara per una faccenda che riguardava solo lei.
Se il prezzo da pagare era rinunciare alla libertà e continuare a tenersi la sua maledizione, be', si sarebbe tenuta la sua maledizione.
Lentamente ritrovò un po' di forze e si alzò. Provò a ricomporsi e riprese a camminare, con andatura tranquilla, verso la casa di Yumi. Non doveva destare sospetto e non avrebbe detto a nessuno della minaccia e dell'aggressione.
Voleva comunque raggiungere Yumi, sennò l'agonia l'avrebbe fatta ammattire.
Finalmente raggiunse la casa e suonò al campanello. Nessuno rispose. Fece un altro tentativo.
"Chi è?" chiese Yumi dal citofono.
"Rin" rispose soltanto. Il cancello si aprì con uno scatto. Entrò nel vialetto. Dopo un po' Yumi aprì la porta con un sorriso, sembrava un po' scarmigliata.
"Rin, tesoro com...Che è successo?" chiese facendosi subito guardigna.
"Niente, posso entrare?" chiese Rin, l'altra si fece da parte per farla passare.
La prima si guardava attorno guardigna, quasi si sentisse osservata. In quel momento però sembrava essere al sicuro. La casa di Yumi era lontana dal centro, quasi protetta.
"Rin, sei strana..." disse l'amica avvicinandosi con circospezione. Rin si girò verso di lei e quando incontrò le iridi azzurre e sincere di Yumi le sue difese si frantumarono e le lacrime che fino a quel momento aveva orgogliosamente cercato di trattenere, sgorgarono come un irrefrenabile fiume in piena.
"Oddio..." sussurrò Yumi avvicinandosi, avvolgendola tra le sue braccia.
Rin si lasciò abbandonare a quell'abbraccio e posò su di lei tutto il suo peso ed anche la sua frustrazione.
Yumi la strinse forte e, anche se con un po' di difficoltà, riuscì a trascinarla sul divano e la fece sedere, seppur non lasciandola mai andare.
"Shh, è tutto apposto tesoro...Ora sei al sicuro, ci sono io con te" sussurò cullandola tra le sue braccia.
Rin pianse più forte. Yumi aveva la straordinaria capacità di essere un universo a sé per lei.
Per Rin poteva essere amica, sorella ed anche madre in alcune occasioni. A volte era l'unico porto sicuro a cui volesse affidarsi, per quanto anche Shiori e Shippo fossero più che importanti.
Ma tra le due c'era un rapporto di sorellanza unico tra gli altri.                    
La ragazza lasciò Rin piangere sulla sua spalla senza più interrompere o chiedere niente. Lasciò che i suoi singhiozzi fossero l'unico suono ad aleggiare nella stanza. Fin quando un rumore di passi si avvicinò sempre più. Rin sobbalzò terrorizzata staccandosi all'improvviso dall'amica e prese a guardarsi intorno tormentata.
Yumi la guardò curiosa fin quando qualcuno spuntò dalla porta del salotto.
Rin urlò forte.
"Aaaaaaaaah!" urlò anche la misteriosa figura nascondendosi dietro lo stipite della porta.
"Stupido esci fuori!Come diamine ti è saltato in mente di spuntare così all'improvviso?" chiese Yumi infuriata. Rin alzò titubante il viso dalla sua spalla, la paura si era affievolita sentendo la voce sicura della ragazza.
"Yumi, non ti ho più vista arrivare e mi sono preoccupato!" disse una voce da dietro la porta.
Rin si accigliò mentre Yumi arrossì violentemente.
"Emh...Suvvia ora esci fuori" sospirò rassegnata.
"Ma chi è?" chiese Rin che si era ripresa leggermente dallo shock.
"Ti...Ricordi il ragazzo della band che ho conosciuto?Be' è da qualche mese che stiamo ufficialmente insieme..." mugugnò Yumi timidamente per poi riprendersi: "Ma ora non è importante, fino ad un attimo fa mi stavi piangendo disperata su una spalla!" esclamò.
Rin: il volto bagnato di lacrime, con il terrore nel cuore, riuscì nonostante tutto a farsi spuntare un lieve sorriso.
Sembrerà assurdo ma Rin, in qualsiasi circostanza, rimaneva  un raggio di sole.
"Sapevo che se fossi venuta da te avrei smesso di piangere" disse. Yumi l'abbracciò nuovamente.
"La mia sorellina..." sussurrò con dolcezza.
"Emh-emh non vorrei interrompere  ma io sono ancora qui" esordì il ragazzo ancora nascosto.
"Esci!" esclamò Yumi.
Pian piano spuntò un bel ragazzo. Alto, dai lunghi capelli castani e vivaci occhi verdi.
Cadde un silenzio imbarazzante.
Yumi era mortificata perché non aveva più parlato agli amici di quella sua novità e, sopratutto, era preoccupata per Rin qualsiasi cosa le fosse successa e trovava quel piccolo intermezzo assai fuori luogo nella situazione.
Liam era immobile ed impacciato, dato che nessuno l'aveva mai presentato.
Rin...Aveva appena subito percosse e minacce eppure, assurdamente, aveva scorto in quel terribile momento un piccolo barlume di luce. La felicità trovata dell'amica riusciva a lenire, per quanto effimeramente e momentaneamente, la dilaniante agonia di cui era appena stata vittima.
"Io sono Liam..." spezzò così il silenzio il giovane da un forte accento anglosassone.
"Piacere, io sono Rin" disse non prima di essersi asciugata le lacrime.
"Liam è irlandese, è qui per un viaggio di studio. Si fermerà in Giappone per un anno" spiegò Yumi, sembrava mortificata. Non era certo il momento che si era immaginata per presentarglielo.
Il ragazzo rimaneva in piedi, immobile, guardava Yumi di tanto in tanto. Quest'ultima sospirò e si alzò dal divano.
"Sei sconvolta Rin, ti faccio qualcosa di caldo e poi mi racconti tutto" disse mentre metteva su l'acqua.
"NO!" esclamò Rin, forse con troppa foga, infatti Yumi si girò accigliata verso di lei.
"Rin così mi preoccupo ancora di più..." disse e Rin si raccolse la testa tra le mani.
"Io ora è meglio che vada, dovete parlare delle vostre cose..." esordì Liam ma Rin lo fermò. Se c'era lui Yumi non l'avrebbe coperta di domande.
"Non andare via!Sei il fidanzato della mia amica, ti devo conoscere..." disse, sorridendogli sincera.
"Ma Rin!" si lamentò Yumi.
"Ti prego, non posso dirti quello che è successo, ok?Non avrei neanche dovuto farti questa scenata. Ho solo bisogno della mia amica. Ho bisogno di non pensare, ti prego..." sussurrò guardandola implorante. Yumi per un attimo sembrò non voler cedere.
"Sei in pericolo?" chiese. Rin ingoiò il vuoto ma rispose: "No".
Yumi la guardò a lungo e disse: "Non ti credo...Ma se me lo tieni nascosto un motivo ci sarà. Stai solo attenta".
Rin le sorrise ed annuì.
Non doveva preoccuparsi. Doveva solo fare quello che le era stato detto e tutto sarebbe andato secondo i piano. Doveva resistere e nessuno si sarebbe fatto male per colpa sua.
"Io cosa faccio?" chiese Liam. Yumi gli sorrise.
"Tu rimani qui" gli rispose.
"Posso chiamare Shiori e Shippo?Anche loro devono sapere della novità" disse Rin. Sopratutto aveva bisogno dei suoi amici al completo.
Yumi arrossì ma poi annuì.
"Certo, qualsiasi cosa per renderti serena" le rispose. Rin sospirò.
Era impossibile tenere qualcosa nascosto a Yumi.


***

Percorreva la sua stanza avanti e indietro, a gran passi. Se fosse andata avanti ancora per molto avrebbe potuto bucare il pavimento.
"Rin, calmati!" si impose ma non riusciva ad impedire alle sue mani di tremare.
Era riuscita a trovare una nuova testimonianza, assurdamente falsa. Il problema successivo sarebbe stato spiegare a Kagome, Inuyasha e Sesshomaru la situazione. Loro conoscevano perfettamente la verità. Doveva riuscire a cogliere tutti di sorpresa, fin quando Naraku non fosse stato libero.
Doveva farlo...
Qualcuno bussò alla porta, facendola sussultare.
"Avanti!" disse con tono acuto, entrò Kagome.
"Tesoro sei pronta?Tra poco è ora di andare...Sei emozionata?" chiese avvicinandosi. Annuì soltanto, la voce stava iniziando a giocarle nuovamente dei brutti scherzi.
"Mamma...Qualunque sarà il verdetto non importa, andrà bene lo stesso" sussurrò fiebilmente. Kagome aggrottò le sopracciglia curiosamente.
"Be' non proprio, tu lo vuoi un Naraku a piede libero?Io personalmente no!E credo neanche tu dopo tutto quello che ti ha fatto passare quel maledetto!" rispose Kagome infervorata. Rin si sedette sul letto e Kagome la seguì e le cinse le spalle.
"E' normale che tu sia spaventata cuore mio, ma non devi temere!Tuo padre e Sesshomaru sono due ottimi avvocati, riusciranno a dargli quello che si merita!" le assicurò.
"E se la controparte trova un nuovo testimone?Può...Può capitare!".
"Dubito che si riesca a trovare qualcuno che possa fare una testimonianza positiva nei confronti di Naraku. Solo un bugiardo potrebbe e anche la falsa testimonianza è reato".
Rin sussultò e Kagome la guardò minuziosamente.
"C'è qualcosa che devo sapere?" chiese sospettosa. Rin dissentì ripetutamente.
"No, certo che no!Ora è meglio scendere" rispose alzandosi, seguita da Kagome.
Tutto, tutto purché a nessuno venga fatto del male!pensò tra sé.

Entrare in quell'ampia aula era stato un incubo per lei, sia dal primo giorno del processo ma, quel giorno in particolare, sembrò mancarle l'aria ed un'angoscia, indomabile, prese a salire sinuosamente fino ad annodarsi sulla sua gola. Ce l'avrebbe fatta, a dire la nuova testimonianza?
Avrebbe sopportato lo sguardo deluso dei suoi cari?
Tutti si sarebbero accorti della sua bugia?Sarebbe stata condannata per questo?
Quante infinite domande prive di risposte. Ma poi Rin si rese conto di non voler sapere, non osava più pensare. Quello che stava facendo non era per se stessa.
Stava barattando la sua libertà per la vita di una persona a lei cara. Nient'altro sarebbe importato.
Il giudice entrò e, come regola, tutti si alzarono.
Iniziò ripresentando il caso, erano agli ultimi momenti ormai; a meno che una delle due parti  non avesse ulteriori testimoni da interrogare.
Sesshomaru e Inuyasha dissentirono, il giudice spostò il suo sguardo su Onigumo che con le labbra piegate in un ghigno, annuì lentamente.
"Sì vostro onore, E' Rin Taisho Shinkon che chiamiamo al banco" rispose con la sua voce sottile, serpentina.
Fu assordante il chiacchiericciò che si alzò dopo quell'affermazione, mentre tutti osservavano Rin alzarsi dal suo posto e camminare lentamente sul banco degli imputati.
"Mi oppongo vostro onore, non è possibile che venga interrogata la nostra parte!" esclamò Inuyasha alzandosi di colpo, Sesshomaru, le sue iridi ambra fiammeggianti, lo fulminò con lo sguardo.
Il giudice lo guardò con una punta di ironia: "Certo che è possibile, signor Taisho, deve ripassare tutto il codice per saperlo?" chiese divertito. Inuyasha si scusò e si rimise al suo posto.
Da lontano Rin li guardò tutti e tre.
Inuyasha l'osservava smarrito, dissentiva lievemente, non capiva cosa le era saltato in mente.
Kagome le restituiva lo sguardo, nel suo un'ombra arresa; come se avesse capito, istintivamente, cosa stesse combinando sua figlia.
Ma ciò che le fece più male fu Sesshomaru che, al contrario, non la degnava di uno sguardo. Guardava altrove, eppure quell'aura di profonda delusione Rin potè sentirla arrivare fino a lei e per poco cedette ma il solo pensiero che con quella testimonianza avrebbe potuto salvare uno di loro tre, se non tutti, l'incitarono ad andare avanti. Mentire, a rischio di tutto.
"Signorina Shikon, lei la scorsa volta dopo la fine del processo è venuta da me e mi ha raccontato una storia totalmente diversa da quella che ha esposto qui il primo giorno, è giusto?" chiese Onigumo.
"Sì, è giusto" rispose Rin, la voce tremante ed una cantilena nella sua testa che le diceva: 'non farlo'.
"Può gentilmente riportare davanti a tutti il vero svolgersi dei fatti?" chiese, Rin annuì ancora.
"Certamente...Io, io non sono stata prigioniera di Naraku, ma una sua legittima figlia adottiva dato che era il compagno di Kagura Kaze, la mia tutrice ai tempi" rispose Rin, che cercava di dare un tono più convincente alla sua voce mentre sentiva la coscienza macchiarsi nella menzogna.
Lei, che non era mai stata in grado di dire bugie.
Anche quella testimonianza scatenò il putiferio nel foro.
Rin vide tutto passare di fretta, come un lampo.
Sesshomaru e Inuyasha si erano alzati contemporaneamente, per opporsi alla testimonianza, ma non fu quello che la colpì; fu la porta del tribunale che si aprì di colpo facendo un forte tonfo e proprio lì davanti i suoi tre amici: Yumi, Shiori e Shippo.
Cosa ci fanno qui?si chiese confusa ma tutto taque quando un'altra figura entrò in sala. Sembrò portarsi dietro il grosso spiffero che aveva creato la porta spalancata, ma era qualcosa di più forte, un vento di giustizia che seguiva quell'alta e diafana ragazza che stava in mezzo ai suoi tre amici.
Non l'aveva mai vista prima; i lunghi capelli bianchi, rittissimi, una pelle quasi cadaverica e due grandi occhi neri come l'abisso.
"Vostro onore, la signorina Shikon è vittima di una minaccia!" strillò Yumi dal fondo dell'aula.
Il gruppo si avvicinò dopo un cenno del giudice.
"Stava per esporsi a falsa testimonianza per eludere l'intimidazione!" esclamò Shiori.
"Non avete prove, giovanotti" rispose il giudice impassibile.
"Non è vero, vostro onore. Lei è Kanna Kaze, sorella di Kagura Kaze. Anch'essa vittima della prigionia con Naraku, proprio come la signorina Shikon!" concluse Shippo.
Un profondo, inquieto silenzio si estese nella sala, nessuno osò fiatare.
Rin guardò i suoi amici e diede un'occhiata dalla parte di Naraku: lui e Onigumo sembravano lividi. Si erano lasciati scappare una testimone decisamente scomoda.
Questo voleva dire che poteva essere libera?
"Signorina Kaze, è tutto vero?" chiese il giudice. La ragazza annuì freddamente.
"Signorina Shikon torni al suo posto, è stata interrotta in tempo. Ora vedremo di risolvere tutti questi misteri...Signorina Kaze, è pronta a testimoniare?" domandò il giudice mentre Rin si alzava, guardò verso Naraku che le sillabò qualcosa che non riuscì a capire, ma non volle darci peso: non in quel momento.
"E' ora che si scoprano tutti i dovuti misteri" disse Kanna con tono incolore, come un eco che veniva da lontano.
L'imponente e puro sospiro che scuoteva gli animi, che invocava la giustizia: la verità.


Anche questo è un capitolo di transizione e nonostante tutto è stato un vero e proprio parto!!Sono molto dubbiosa per come sia uscito, ma so che non posso fare altrimenti quindi spero che sia comunque di vostro gradimento...Nel caso non lo fosse sono pronta ad essere ricoperta di pomodori marci virtuali!XD
Ringrazio:

Kobato: Oh che bello, una nuova lettrice!:DFinalmente ho aggiornato!Guarda, sono davvero onorata per la tua recensione, ti ringrazio davvero per tutto i complimenti, che spero di meritare appieno. Mi fa piacere non aver distorto completamente i personaggi, non è facile renderli fedeli, ma sono contenta ti siano piaciuti. Mi auguro che questo cap non deluda le tue aspettative! Ti ringrazio ancora moltissimo, la tua recensione mi ha riempito di gioia! spero di risentirti presto!Baci

Lirinuccia: Ciao anche a te!E' sempre un piacere vedere un'ulteriore lettrice!XDGrazie millissime per i complimenti, sono davvero felice che la fic ti piaccia, per uno scrittore è bello sapere di essere riuscito a trasmettere la passione per la storia e coinvolgere completamente, almeno un pochino. Come dico spesso, gestire Sesshomaru non è affatto facile, temo spesso di cadere nell'OOC, sono grata di sapere che secondo te sono riuscita nel mio intento. Non so quanto possa piacere questo cap, sono dubbiosa, aspetto quindi il tuo parere!:)Baci

Mikamey: Mary mia carissima!Uff, è di nuovo un sacco che non ci sentiamo, ma temo che siamo entrambe impegnate con la fine di due anni scolastici molto importanti!;) Be' come al solito  ti ringrazio per il tuo bellissimo commento, so che ti piacciono i colpi di scena, spero con questo cap di averti stupita abbastanza - se sono riuscita nel mio intento. Non so se ci riuscirò, dato tutto quello che sai!;)Mi auguro di sentirti presto, o sulla mia fic, sulle tue drabble, su MSN, insomma, da qualche parte!XDUn bacione immenso cara!TVB

JhonSavor: Il buon vecchio Jhon, mi piace troppo salutarti così!...Non odiarmi per questo!XDOrsù, dunque, ebbene sì, si stanno accavallando sempre nuovi colpi di scena ed io sto impazzendo, non sono molto brava in questo genere e spero almeno un pochino di riuscire nel mio intento, anche perché questa fic aveva proprio bisogno del suo salto per una nuova fase della storia!...Ahah hai visto i due principi del foro?Altro che chiacchiere, ho smesso di farli bambanare!XDChe ne dici di questo cap?ci tengo al tuo parere, mi raccomando!:) Baci

HimeChan: We Hime, bello rivederti, dopo le nostre piccole chiacchierate su MSN!:)Ho preso la patente, era ora, immagino sia lo stesso anche per te dato che eri un po' più avanti di me, finalmente un po' di indipendenza!=)Sono felice che la fic continua a piacerti, ora il nostro Sessho è passato in secondo piano, ma presto lo rivedremo in ribalta!Baci

Dolcekagome: ciao cara, contenta di risentirti!:) Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, eh sì, le cose si stanno facendo complicata in tutti i sensi...chissà come andrà a finire, non lo so neanche io!...Non è vero, scherzo!XD Mi sono fatta aspettare come al solito ma spero ne sia valsa la pena, anche con questo piccolo cap!A presto, baci!

Vale728: Ciao vale!Ahah sono felice che il vecchio cap ti sia piaciuto, la scenata di Rin ha fatto particolarmente scalpore, forse perché ha portato al primo contatto fra i nostri due protagonisti!:)Spero che anche questo capitolo possa essere di tuo gradimento!Baci


Un saluto,
by LilyProngs





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Capitolo 28
*** Avviso ***


Ciao a tutti! Lo so, lo so è da tantissimo tempo che non mi faccio sentire proprio tanto, ma vi confesso che è da maggio che non tocco il computer per via della maturità e dopo quella non ho comunque toccato il computer né, ammetto, continuato la storia. Non fraintendetemi, non ho nessuna intenzione di piantarla in asso così, assolutamente, solo che vi è dovuto sapere che sono in una fase da "Blocco dello scrittore", quindi mi è un po' difficile continuare... Però vi scrivo per farvi sapere che la continuerò, non so quando, ma lo farò ed ho trovato giusto avvisarvi, anche per non dar per dispersa questa piccola storia a cui sono molto affezionata! Infine ringrazio tutti coloro che hanno recensito l'ultimo capitolo, come sempre siete tutti splendidi e vi ringrazio molto per la vostra pazienza e per i vostri bellissimi commenti, vi voglio bene!:D Ci si rivede(lo prometto!) Un saluto, by LilyProngs

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Capitolo 29
*** Investigatori occasionali... ***


Capitolo 28 bis Emh...Emh...Mi vergogno tantissimo!!!
Sono tre anni che non aggiorno questa storia, lo so! Se vi può consolare una volta iniziata l'università non ho più toccato penna/tastiera, il primo anno è stato sconvolgente poi mi sono ripresa bene comunque la mia vita è cambiata in questi anni e non voglio rompervi le scatole con la storia della mia vita, comunque tra questo e la perdita di ispirazione su questa storia fatto sta che non ho più scritto! 
Poi qualche giorno fa ho rivisto il primo Harry Potter e mi è venuta la mancanza delle fic, sono tornata su questo sito ho riletto e trovato nuovi commenti, ho riletto la mia storia dato che tante cose me l'ero dimenticate e mi è tornata l'ispirazione così...eccomi qua!
Non so se chi mi ha seguito anni fa tornerà a seguirmi, lo spero tanto!
Non so più che altro dire se non...
Buona lettura!


La bambina alla ricerca di un sogno


Una settimana prima del processo

"Certo, qualsiasi cosa per renderti serena" le rispose. Rin sospirò.
Era impossibile tenere qualcosa nascosto a Yumi.
Rin abbassò lo sguardo, sentiva dentro di sé come se qualcosa si fosse rotto, spezzato... Come avrebbe fatto?Dove avrebbe trovato il coraggio di dire qualcosa di non vero... Qualcosa che avrebbe cambiato la sua vita per sempre?Cercava di sorridere, di sopprimere tutto il tumulto che aveva in testa. Iniziò a credere che la sua, davvero, era una vita dannata. Mai nella sua vita era riuscita a trovare un momento di pace... Sì Kagome e Inuyasha avevano cambiato la sua vita, ma avevano dovuto salvarla da una fine che avrebbe potuto essere tragica. Amava un'uomo che sembrava considerarla a tempi alterni, che per quanto riuscisse ad interpretare talvolta i suoi gesti, le sue frasi laconiche, il loro rapporto era indefinibile... Sostanzialmente amava un uomo che era un mistero, una vera e propria chimera. Tutto difficile, tutto insuperabile, anche le cose belle della sua vita sembravano sempre ostacoli intramontabili. Un'eterna strada in salita. Lei, sì, era forte...Ma per quanto tempo ancora lo sarebbe stata?Per quanto ancora avrebbe resistito?
Tutte queste domande le si accavallavano in testa, come un fiume irrefrenabile di dubbi, paure, incertezze. A quel pensiero le lacrime spingevano prepotentemente di uscire, si forzò di trattenerle, di ricacciarle indietro.
Il suono del campanello distolse la sua attenzione. Non si era resa conto che mentre Liam e Yumi stavano parlando quest'ultima non aveva smesso di osservarla. Yumi si alzo per andare ad aprire, imbarazzata per l'assurda figura che avrebbe fatto con i suoi amici. Sopratutto Shippo non l'avrebbe mollata un minuto con le sue solite battute sarcastiche non appena avrebbe incontrato Liam. Ma non era questo realmente a preoccuparla, era Rin. Sentiva che c'era qualcosa che non andava. Era certa che le stesse nascondendo qualcosa, ma non riusciva a capire cosa potesse essere. Se fosse stato qualcosa che riguardava Sesshomaru non avrebbe avuto motivo di nasconderglielo. Conosceva bene la difficoltà e sopratutto l'intensità dei sentimenti che Rin provava per lui, e sopratutto era ben consapevole di qualto Rin potesse sfogarsi solo con lei e gli altri, anche solo parlarne con sua madre era una cosa difficile, era comunque suo cognato... In modo molto platonico, certo, però era una situazione bizzarra.
Non riguardava Sesshomaru, ne era quasi certa. Era terrore quello che aveva letto negli occhi dell'amica. Puro terrore e anche la situazione più disparata che avrebbe potuto coinvolgerla con Sesshomaru sicuramente mai avrebbe potuto scatenarle quella paura negli occhi. No, c'era qualcosa di molto più importante sotto ed era suo dovere di amica scoprirlo. Aveva deciso di non insistere con le domande, era sicura che così facendo Rin si sarebbe chiusa ancora di più. Doveva fare da sola, lei, Shippo e Shiori. Aveva bisogno che Rin e Liam se ne andassero, doveva escogitare un piano.
Quando aprì trovò i due amici accoglierla con tanti sorrisini maliziosi, alzò gli occhi al cielo. Era stato il prezzo per il suo silenzio.
"Ciao Yumi, dov'è il tuo futuro maritino?" esordì subito Shippo, Shiori gli diede una gomitata. Le fu grata, perché sicuramente di mano sua gli avrebbe fatto molto più male.
"Vedi di finirla subito, è straniero, non ti conosce e sicuramente con la tua faccia da scemo lo spaventerai subito!" gli rispose, acida. Shippo la canzonò con numerose smorfie per poi entrare. 
Quando entrarono in salotto Rin gli accolse con un sorriso tirato, per poi cercare di essere più solare e indicò Liam facendo loro l'occhiolino.
Liam, impacciato, si alzò dal divano e fece per stringere la mano ai due nuovi arrivati. 
"Ciao io sono Shiori, è un piacere conoscerti" disse la ragazza stringendogli la mano con un sorriso.
"Liam" rispose semplicemente l'altro.
"Io invece sono Shippo...Ti tengo d'occhio!" disse piano, facendogli anche il gesto. Liam ingoiò l'aria, quel tipo sembrava sì innoquo ma era comunque un demone. Erano due demoni in realtà. Non ci era proprio abituato. A Belfast c'erano degli individui come loro, ma aveva notato che in Giappone ce ne erano molti di più. Nel suo paese tra l'altro vivevano vite separate, l'Irlanda del Nord non era mai stata famosa per essere di ampie vedute. Lì infatti demoni e umani frequentavano scuole diverse, sostanzialmente facevano vite diverse incrociando le loro strade di rado e a scuola e a casa era cresciuto con una profonda diffidenza nei confronti di quelle creature. Doveva ammettere che la cosa non lo meteva proprio a suo agio, tra l'altro Yumi non l'aveva avvisato della cosa. La cosa non gli piaceva per niente. Guardò Yumi come per dire: "Perchè non me l'hai detto?" quasi con sguardo implorante. Lei gli restituì uno sguardo confuso, poi contrariato. 
"Emh adesso però io devo proprio andare..." esordì il ragazzo.
"Ma come?noi siamo venuti qui apposta per conoscerti!" esclamò Shippo prendendolo per una spalla per farlo tornare a sedere, Liam sussultò impercettibilmente.
"Shippo smettila di essere così noioso, non vedi che lo spaventi! Ti giuro, non è sempre così!" cercò di rassicuralo Shiori con il suo solito sorriso gentile. 
"Niente, niente però io davvero devo andare..." rispose rialzandosi in piedi. Yumi l'osservava sempre più stranita ma avrebbe indagato su questo più avanti. Rin era il suo pensiero fisso.
"Sì, tranquillo, ti accompagno... Voi ragazzi se volete qualcosa servitevi pure" disse agli amici per poi avviarsi alla porta.
"Che hai?" gli chiese, secca. Liam abbassò lo sguardo imbarazzato.
"Non mi avevi detto che i tuoi amici erano demoni..." sussurrò piano, dando uno sguardo al corridoio, per paura di essere ascoltato. Yumi strabuzzò gli occhi, poi si riprese.
"E' un problema?" sebrava quasi minacciosa, Liam accusò il colpo.
"N-no... Figurati!E' che non me l'aspettavo!" borbottò.
"Beh loro sono i miei amici, non ho ritenuto importante dirti che sono dei demoni perché per me tutto ciò è normale e trovo fuori luogo precisare. E' come se ti dicessi: 'Io ho due amici uno si chiama Pinco e l'altro Pallino, Pinco è di colore e Pallino invece è bianco!', è assurdo! Pinco e Pallino sarebbero dei miei amici e questo ti dovrebbe bastare per accettarli!" esclamò parlando a raffica, quel discorso non le piaceva per niente. Liam parve capirlo e decise di lasciar cadere il discorso.
"Sì, scusami... Non volevo farti arrabbiare, ci sentiamo domani!" disse scoccandole un veloce bacio sulle labbra, fece per andarsene.
"Aspetta Liam!" lo chiamò Rin. I due si girarono.
"Scusa Yumi ma io devo tornare a casa... Ho preso i libri per l'esame di ammissione a medicina e volevo iniziare a darci un'occhiata!" disse. 
"Ma l'esame è tra due mesi, devi proprio andare?" chiese Yumi, sempre più insospettita.
"Sì, sì sai sono un po' ansiosa! Volevo chiedere a Liam se aveva voglia di darmi un passaggio..." chiese. Yumi lo guardò.
"Puoi accompagnarla?" domandò con provocazione.
"Sì, sì certo, ho la macchina vieni pure" disse senza guardare Yumi. L'aveva proprio fatta arrabbiare.
"Grazie, ci vediamo domani allora" disse dando un bacio alla guancia dell'amica.
"Sì, d'accordo... Per qualsiasi cosa lo sai..." disse lasciando la frase in sospesa e guardandola intensamente. A Rin mancò un battito e sorrise deviando lo sguardo da lei.
"Ma certo, certo... Ci sentiamo!" esclamò e lei e Liam uscirono dalla casa. Yumi si chiuse la porta alle spalle e si appoggiò su essa.
"Non me ne va bene una oggi" sussurrò fra sé. Devo pensare prima a Rin, pensò. Così tornò in salotto dove i due amici la stavano aspettando. A soprenderla fu Shippo.
"Cos'è successo a Rin?" chiese subito guardando Yumi dritto negli occhi. Lei sospirò.
"L'hai notato?" chiese, Shiori nel mentre guardava i due passando da uno all'altro.
"Certo che l'ho notato... Io e Rin siamo cresciuti insieme in orfanotrofio, ormai capisco quando finge di stare tranquilla e in realtà non lo è affatto!Poi decidere di andare via così all'improvviso, senza voler stare con noi... Allora cos'è successo?" domandò nuovamente. Yumi scrollò le spalle, arresa.
"Non lo so..." rispose tristemente. 
"Come non lo sai? A te dice tutto!" esclamò il ragazzo. Yumi dissentì.
"Questa volta no... E' arriva a casa senza neanche avvisare, io ero con Liam. Però lui quando ha sentito il campanello si è nascosto perch credeva fossero i miei..." iniziò a raccontare.
"Bel carciofo che ti sei trovata!" la interruppe Shippo. Yumi gli scoccò un'occhiata infastidita, ma colta sul vivo.
"Dai ragazzi datevi una calmata!Siamo tutti un po' troppo nervosi oggi!" esordì finalmente Shiori, diplomatica come sempre.
"Scusa... Continua.." borbottò Shippo.
"Stavo dicendo... Quando ho aperto mi è entrata in casa una Rin agitatissima che dopo un attimo mi ha guardato ed è scoppiata a piangere!Ragazzi quello non era un pianto normale, era un pianto isterico, terrorizzato! Ho provato a chiederle cosa fosse successo ma lei non voleva saperne. Poi è entrato Liam e lei si è spaventata a morte, come se avesse creduto che ci fosse chissà chi in casa!Ovviamente ha subito usato Liam per deviare il discorso da lei... E poi siete arrivati voi" spiegò.
I due amici stettero a lungo in silenzio a pensare.
"Magari è successo qualcosa con Sesshomaru?" si chiese Shiori, già poco convinta delle sue stesse parole.
"Ci ho pensato anche io, ma perchè non parlarcene?E soprattutto ve lo dico io, quello non era un pianto da dolore sentimentale...C'è qualcosa di più grosso secondo me, ma non riesco proprio a capire cosa..." rispose Yumi, infastidita con se stessa perché non riusciva a trovare il tassello mancante. Durante quella piccola conversazione Shippo era stato zitto, lo sguardo perso nel vuoto. Rare volte l'aveva visto così serio da quando lo conosceva.
"Tu cosa pensi, Shippo?" chiese infatti. Il ragazzo alzò per un attimo lo sguardo verso di lei per poi tornare a guardare il vuoto.
"C'è qualcosa che non mi convince..." sussurrò.
"Benvenuto nel club!" rispose Shiori. Neanche lei non si capacitava. 
"Ragazze credo che Sesshomaru centri ma non dal punto di vista sentimentale..." proferì Shippo. Le due ragazze lo guardarono confuse.
"E in che senso allora?" chiese Shiori. Finalmente Shippo alzò lo sguardo e le osservò entrambe.
"Sesshomaru è tornato non tanto per Rin..." iniziò.
"Cosa dici, certo che è tornato per Rin!" lo interruppe subito Yumi.
"Ragazze potete smetterla di fare le smielate per una volta?" le canzonò. "Sesshomaru può anche essere venuto per Rin, ma come avvocato!" esclamò. Le due sussultarono, di questo dettaglio se ne erano completamente dimenticate.
"Continua..." lo esortò Yumi.
"Sesshomaru è tornato perchè il caso di Naraku è arrivato fino a Londra! E, certo, può avere accettato perché conosce bene Rin, e perchè è la figlia di suo fratello ma è comunque tornato in veste di avvocato! E noi tra l'altro siamo pure andati al processo!" esclamò. 
"Che stupida come ho fatto a non pensarci!" esclamò Yumi, anche Shiori annuì. Il loro lato femminile aveva offuscato la loro razionalità. 
"E l'ultima volta Rin è andata piuttosto alla grande al banco... Però proprio per questo non capisco per cosa può essere preoccupata... Tra una settimana ci sarà il processo definitivo e hanno praticamente la vittoria in tasca!" continuò, per poi interrompersi.
"Questo è vero, però hai fatto un ottimo ragionamento non potrebbe esserci altra cosa che possa spaventare di più Rin... Sappiamo bene cosa Naraku le ha fatto passare!" disse Shiori.
"Sì anche se non ha mai voluto raccontarci per bene com'è andata" aggiunse Yumi. Shippo sospirò.
"E' arrivato ad un passo dall'ucciderla..." disse.
"Questo lo sappiamo bene, ma non sappiamo perché! Anche Rin al processo, ricordate? Ad un certo punto si è quasi bloccata, poi si è ripresa. Ma non ha dato la motivazione per cui Naraku l'ha imprigionata anni fa" disse Yumi. I due annuirono.
"Lei certamente sa qualcosa che noi non sappiamo..." disse Shiori.
"Ma non ne vuole parlare a nessuno neanche per salvarsi dal processo! Sono sicura che anche Sesshomaru e Inuyasha sanno il minimo indispensabile, non di più!" continuò Yumi. 
"Ma cosa mai potrebbe essere? La verità le garantirebbe la salvezza assoluta!" rispose Shippo. Yumi sospirò.
"Non lo so, ma sento che è lì la chiave... Rin ha affermato che Naraku era un pazzo, che credeva che ci fosse chissà cosa in lei, ma che in realtà aveva preso una cantonata... E se invece fosse vero?" si domandò Yumi.
"Che in realtà non avesse detto tutta la verità?" si chiese ancora Shiori. Di nuovo nella stanza calò il silenzio. 
"Però ragazze, c'è qualcosa che non mi convince... Rin allora era una bambina, e poi Naraku voleva farla fuori... Dubito che prima di ucciderla le abbia spiegato il motivo, a lui che cosa poteva importare? Doveva solo raggiungere il suo scopo, senza dare conto a nessuno!" esclamò Shippo.
"Anche questo è vero..." concesse Shiori. Anche Yumi annuì, il ragionamento calzava. E allora perché?
"Però sono sicura che la risposta è lì... Abbiamo solo pochi dati" disse Yumi.
"Potremmo chiede spiegazioni a Rin..." tentò Shippo. 
"Si spaventerebbe, si chiuderebbe... C'è qualcosa che l'ha profondamente terrorizzata e non mi stupirebbe che anche Sesshomaru e gli altri non sospettino di niente... No, dobbiamo arrivarci da soli" rispose Yumi.
"Potremmo chiedere aiuto anche a loro..." disse Shiori.
"No, non possono costringerla a parlare, e anche se Rin gli dicesse qualcosa che in realtà non vuole far sapere... Loro non possono negare il suo volere, in questo caso sono pur sempre degli avvocati e sono vincolati dal segreto professionale!" rispose Yumi.
"Cavolo abbiamo le mani legate!" esclamò Shippo, rabbioso. Yumi fu colta da un lampo di genio.
"Ma noi non siamo nessuno! Non abbiamo vincoli, e possiamo fare delle semplici ricerche come privati!" esclamò. Shippo le scoccò un'occhiata scettica.
"E da dove mai potremmo iniziare, Sherlock?" la provocò. Yumi gli fece la linguaccia, per poi ammutolire.
"Non lo so..." sospirò. Shippo ridacchiò.
"Potremmo partire dal passato di Rin... Sappiamo che Naraku l'ha imprigionata per fare degli esperimenti su di lei, che sia il lavoro di un pazzo come è riuscita a convincere tutti Rin o se fosse qualcosa di più... Le ricerche di Naraku erano a livello medico, giusto?" esordì Shiori, Yumi e Shippo le dedicarono tutta la loro attenzione.
"I genitori di Rin erano entrambi dei medici!" esclamò la ragazza, Yumi si illuminò.
"Dobbiamo partire da lì!Suo padre sopratutto era molto famoso come genetista ricercatore, vuoi che su internet non ci sia niente che lo riguarda?".
"Non vi sembra troppo facile?" disse Shippo, dubbioso.
"Non è detto che debba essere facile o difficile... Non siamo mica in un film poliziesco!Le nostre sono semplici ricerche!" rispose Yumi.
"Anche io voglio fare medicina, proprio come Rin... Potrei volere fare delle semplici ricerche" continuò Shiori.
"E poi a noi è venuto in mente di partire da lì, non è detto che sia giusto ma se uno non inizia a cercare...".
Shippo le guardò entrambe poi annuì: "Avete ragione, non ci costa niente... Partiamo?". Le due ragazze si alzarono dal divano come molle.
"Vado ad accendere il computer!" esclamò e si avviò nella sua camera dove i due la seguirono. 
Quando entrarono in camera Yumi accese subito il computer sedendosi alla sua scrivania, gli altri due si sedettero sul suo letto.
"Mi sento molto la 'signora in giallo'!" esclamò Shiori euforica, sopratutto per smorzare la tensione. Yumi sorrise e la guardò annuendo.
"Solo che tu sei più carina..." si lasciò scappare Shippo, per poi arrossire violentemente. Yumi scoppiò a ridere mentre Shiori raggiunse la stessa tonalità di rosso dell'amico, se non di più.
"Ahah... Sotto un albero di pinooooo...." iniziò a canticchiare Yumi. 
"Dacci un taglio!" ringhiò Shippo. Yumi ridacchiò tra sé ma non andò oltre, non era il momento di scherzare. Avevano una missione in quel momento.
"Ok, sono sul motore di ricerca... Come si chiamava il padre di Rin?" domandò.
"Akira Shinkon" rispose Shippo. Yumi digitò veloce e premette 'invio', dopo un attimo varie ma non troppe voci si aprirono con quel nome.
"Studi di genetica in giappone... Akira Shinkon" lesse Yumi per poi cliccare sul link. 
"Eccoci... Allora Akira Shinkon fu un ricercatore mediamente importante nel campo della genetica e della biologia negli anni ottanta, a lui non si devono grandissime scoperte ma più un eccellente applicazione della professione. La sua svoltà ci fu nell'ottantotto quando fondò un'equipe di ricerca sull'apoptosi, scoperta scientifica avvenuta solo negli anni settanta, che comprendeva una schiera di medici genetisti, biologi, psicanalisti, neurochirurghi, e fisici che si impegnarono nello studio di questa nuova scoperta, ma che non raggiunsero grossi risultati in quanto con la morte del fondatore principale dell'equipe quest'ultima si discolse nel giro di un anno..." lesse Yumi ad alta voce.
"Che cos'è l'apoptosi?" chiese Shippo giustamente.
"Questa è un'ottima domanda... Allora qui c'è scritto che sostanzialmente riguarda il processo di 'morte cellulare programmata', sembra che spieghi il motivo per cui le cellule dell'essere umano nel corso della vita invecchino e muoiano, però non ci sono stato grandi scoperte dopo questa. Si è solo capito il funzionamento delle cellule e si è dato questo nome..." continuò Yumi.
"Un progetto molto ambizioso, scegliere di fare una ricerca in questo campo..." disse Shiori.
"Assolutamente!Sembra comunque che l'equipe si sia completamente sfaldata, erano tutto a conoscenza del fatto che il dottor Shinkon è stato ucciso, e molti medici o si sono dedicati ad altro, o hanno lasciato la professione o siano semplicemente integrati in ospedali pubblici... I membri non sono moltissimi, e quei pochi erano già piuttosto avanti con gli anni all'epoca quindi dubito che ci sia qualcuno ancora in vita..." disse ancora Yumi.
"Certo, sicuramente erano tutti membri di grandissima esperienza nel loro campo, anche se la scoperta era nuova..." ragionò Shiori.
"Beh anche se fosse cosa volevate fare, interrogarli uno ad uno?" domandò Shippo, che continuava ad essere il più scettico.
"Potevamo trovare qualcuno, fare qualche domanda disinteressata come studenti..." disse Yumi, poi si bloccò.
"Non ci crederete mai, sapete chi era l'assistente del padre di Rin?".
"Fammi indovinare, Naraku?" chiese Shippo, Yumi annuì.
"Allora erano iniziate le prime presenze di demoni nel nostro territorio, almeno come membri attivi della società e non come emarginati come era accaduto fino a quel momento. L'inserimento di demoni all'interno degli studi di medicina era anche utile come commistione tra esseri con caratteristiche completamente diverse e questo stimolò la ricerca... Naraku era l'assistente del dottor Shinkon!Quindi è ovvio che sapeva ogni procedimento delle sue ricerche... Che abbia trovato qualcosa di suo interesse?Una grandiosa scoperta che Shinkon non è stato in grado di divulgare?" si chiese Yumi.
"Questa è una cosa grossa..." disse Shiori.
"Dopo la morte del dottor Shinkon tutto è stato insabbiato infatti abbiamo pochissime informazioni al riguardo" concluse Yumi. Però continuava a cercare, bastava solo una persona, qualcuno che sapesse ancora qualcosa. Dopo Shinkon moltri altri menbri dell'equipe erano mancati, come una sorta di maledizione o forse semplici motivi di vecchiaia. Erano passati più di vent'anni. Ma poi...
"Ne ho trovato uno!" esclamò saltellando sulla sedia.
"Marcus Conrad, uno dei membri non giapponesi... Si era specializzato completamente in America pur essendo di nazionalità britannica, ed erano americani coloro che avevano scoperto l'apoptosi... Era il membro più giovane dell'equipe ma praticamente un prodigio! Era entrato nell'equipe a ventott'anni ed aveva due lauree una in biomedicina e l'altra in neurochirurgia...Adesso avrà quasi cinquant'anni... Magari lui è contattabile!" esclamò, euforica digitando sul suo nome. Anche qui però le voci erano poche, e sembrava essere stato anche lui colpito dalla maledizone dell'equipe, certo non era morto ma nonostante la brillante carriera che gli si era aperta davanti, in quegli anni dopo la morte di Shinkon non aveva smesso di esercitare ma si era dedicato solo a lavori di laboratorio in microscopia. Un grosso spreco dato l'innegabile talento.
"E dove lavora adesso?" chiese Shiori. Yumi si mise a leggere e sorrise.
"Lavora qui a Tokyo, al National Medical Clinic!" esclamò con un sorriso.
"Possiamo andare a farci una chiacchierata" disse Shiori.
"Ma con che pretesto ragazze?Che diavolo gli diciamo?Non possiamo presentarci lì, e chiedere che cosa poi?" domandò Shippo, accigliato.
"Possiamo presentarci in qualità di studenti, te l'ho detto!Abbiamo Shiori qui che ci può aiutare, e anche a me ha sempre incuriosito la genetica, possiamo fare delle semplici domande inerenti ad una ricerca sull'apoptosi, cosa mai ci può succedere?" esclamò Yumi.
"A me sembra una cosa un po' campata in aria!" ribattè Shippo.
"Ma infatti è campata in aria!Non sto dicendo che risolveremo qualcosa ma possiamo almeno provarci, quasi sicuramente ci andrà male ma che cosa abbiamo da perdere?Potremmo aiutare Rin, potremmo renderci utili ora che ci ha escluso da questa situazione..." rispose Yumi.
"Ha ragione Yumi, non abbiamo niente da perdere!" disse Shiori.
Shippo stette in silenzio a lungo passando con lo sguardo prima da una e poi dall'altra ed infine sbuffò.
"Va bene però dobbiamo organizzarla bene..." iniziò a dire quando le due ragazze lo soffocarono di abbracci.
"Sì, sì però dobbiamo stare attenti...ragazze, lasciatemi!" borbottò contrariato. Le due si staccarono.
"Bene ragazzi, al lavoro!" esclamò Yumi con un grandissimo, speranzoso sorriso sulle labbra.
Avrebbero scoperto qualcosa di importante, ne era certa.


Allora...che ve ne pare? Ho una paura matta perché è tanto che non scrivo e ho paura di essere arrugginita, spero tanto, tanto di non deludervi! Se così fosse però non esitate a farmelo notare, accetterò tutto commenti positivi e negativi perchè solo così facendo potrò migliorarmi! 
Volevo ringraziare i veterani commentatori di questa storia: 
Mikamey
JhonSavor
Flora
Vale728
MattPlant
Spanner
E moltissimi altri tra coloro che recensivano fin dall'inizio o che hanno iniziato a storia cominciata, a chi mi ha scritto i messaggi nelle casella e ai numerosi che hanno commentato nel lungo periodo di pausa, che mi hanno esortato a non lasciare incompleta questa storia...
Grazie di cuore a tutti! E' sempre un piacere scrivere per voi!

Alla prossima (presto questa volta!;)
LilyProngs

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Capitolo 30
*** Marcus Conrad ***


Capitolo 29
La bambina alla ricerca di un sogno
Tre giorni prima del processo

Quella mattina si svegliò di buonora, ancor prima che la sveglia suonasse. Si poteva dire eccitata per il piano che lei, Shippo e Shiori avevano architettato per quel giorno. In realtà era tutto  molto semplice: sarebbero andati al National Medical Clinic presentandosi come studenti universitari, in fondo avevano già tutti la carta dello studente come prova, e avrebbero chiesto informazioni su Marcus Conrad, semplice e preciso. Aveva la sensazione che fossero sulla strada giusta, non sapeva dire come, era come se la voce dell'istinto le vibrasse dentro. Senza ausilio di nessuno di importante e qualificato, solo e soltanto con le loro forze di ragazzi giovani e un po' matti, era comunque certa che stessero facendo la cosa più giusta, qualcosa a cui nessuno che seguiva il processo sarebbe arrivato. Forse era anche perché nessuno di loro, né Inuyasha, né tantomeno Sesshomaru avevano partecipato all'irruzione sconvolta che Rin aveva fatto a casa sua e questo era fondamentale. Lei era la sua migliore amica e sapeva, sapeva e basta.
Quando si avviò verso l'armadio e l'aprì venne presa dall'agitazione. Non aveva niente da mettersi, o meglio, niente che facesse credere che lei fosse una seria e convincente studentessa di medicina. Il suo guardaroba era ricolmo di pantaloni neri e jeans strappati, gonnelline a quadri e una varietà infinita di maglie dal taglio gotico o con particolari stampe sopra. Insomma sapeva bene che, per quanto amasse il suo stile punk-rock, in quella situazione non era proprio appropriato. Alzò gli occhi al cielo e si pentì di quello che aveva detto a Shippo il giorno prima.

"Andiamo in ospedale, ci fingiamo degli studenti universitari di medicina e improvvisiamo una ricerca, tu Shiori sarai quella che parlerà di più, sei tu l'esperta!" aveva esordito prendendo con entusiasmo il comando della situazione. Poi aveva scoccato uno sguardo contrariato a Shippo.
"Tu non vorrai andare mica conciato così?" lo aveva rimproverato. Lui si guardò confuso gli abiti: aveva una T-shirt con una stampa improponibile, larghi jeans slavati e scarpe da skaters.
"Non capisco dove sia il problema... Manco tu ti vestissi come Letitia Casta!" le aveva risposto a tono e ripensandoci avrebbe dovuto incassare il colpo e riflettere al posto di rispondere:
"Letitia Casta?Non credevo fosse quello il tuo genere, Shippino! Ti facevo più amante di lunghi capelli avorio, occhi viol..."
"Dacci un taglio!" aveva abbaiato l'amico ancor prima che potesse finire. Che Shiori avesse raccolto l'insinuazione o meno non lo diede a vedere, sembrava troppo concentrata a rileggere l'articolo che avevano appena scoperto.

A quel pensiero Yumi sospirò sconsolata, aveva predicato bene e razzolato male e non aveva niente da mettere e da lì a un'ora si erano dati appuntamento per andare in ospedale. Prese con pigrizia il telefono e fece il numero dell'unica esperta in quel campo del gruppo.
"Pronto, Shiori? Sono Yumi scusami se ti rompo già a quest'ora ma..." iniziò ma l'amica l'interruppe.
"Ho già scelto qualcosa che ti possa stare, ti aspetto qui quando vuoi" aveva risposto con tono di chi la sapeva lunga. Yumi rimase interdetta.
"Ma come...?" aveva esalato.
"La prossima volta al posto di fare stupide battutine su Letitia Casta e allusioni amorose fatti furba!" aveva risposto ma una nota di divertimento colorava la sua affermazione. Yumi sospirò.
"Questa volta me lo merito!!0 minuti e sono da te!" aveva risposto per poi mettere giù.
Infatti dieci minuti dopo suonava al campanello dell'amica che le aprì la porta preparata di tutto punto. Lei sì che era credibile: i lunghi capelli raccolti in una morbida treccia ed un semplice ma moderatamente elegante tubino color panna da giorno con una sottile cintura nera e basse decolletè dello stesso colore.
"Tu sì che sembri una seria laureanda" le aveva detto accennando un inchino, la ragazza ridacchiò alzando gli occhi al cielo e la fece entrare.
"Sei sicura di avere qualcosa per me?il mio girovita non è esattamente sottile come il tuo" aveva aggiunto, affranta. Shiori sbuffò.
"Manco tu fossi la balena bianca! Comunque ho alcuni indumenti che di tanto in tanto mi hanno regalato più grandi di una taglia, per fortuna gli ho conservati, vieni" disse guidandola nella sua camera. Ovviamente quella era di un ordine impeccabile ben lungi dall'essere simile a quella dei suoi amici. Quella di Rin era saltuariamente in disordine con pareti disegnate e dai colori fin troppo sgargianti; la sua era tappezzata su ogni centimetro di pareti con poster di gruppi rock musicali e piena di vestiti ovunque e quella di Shippo, be', era da battaglia batteriologica.
Yumi si sedette sulla cassapanca bianca che rimaneva davanti al letto e attese le direttive dell'amica.
"Sono a tua disposizione, cara la mia stilist!" esordì facendo nuovamente un inchino.
"Ma quanto sei scema?Comunque per farla breve provati questi, sono sicura andranno benissimo e poi ti trucco io, potresti inquietare con venti chili di eye-liner sugli occhi" rispose porgendole una gonna a tubino nero e una bella camicia in raso viola.
"Sei molto divertente, davvero Shiori! Be' non si può negare che sia roba bella, sicuro che non ti sta?" domandò iniziando a credere che capi di tale eleganza su di sé si rovinassero. L'amica le scoccò uno sguardo di rimprovero quasi ad averle letto nel pensiero.
"No, tranquilla e muoviti!Shippo arriverà tra mezz'ora e abbiamo qualcosa di più importante da pensare che al guardaroba" tagliò corto e Yumi annuì, non era certo quello il momento delle sue solite seghe mentali riguardo al suo aspetto.
 "Agli ordini capitano, mio capitano!" sdrammatizzò alzando un braccio a modi soldatino per poi vestirsi. In effetti lei era esattamente una taglia in più di Shiori, tra le ragazze era sicuramente quella dalle forme più morbide rispetto ai perfetti e snelli corpi delle sue due migliori amiche. Infilò la gonna che aderiva ma non troppo sui suoi fianchi e prese ad indossare la camicia, era di un tessuto talmente delicato che aveva quasi paura a toccarla.
"Sì, sì ho proprio occhio per certe cose, però devi mettere la camicia dentro la gonna, così... Stai benissimo!" esclamò estasiata. Shiori la guidò davanti al suo specchio e si guardò indecisa. Il tutto le ricadeva con molta naturalezza e niente le aderiva troppo, ma si sentiva così strana.
"Forza mettiamo le scarpe e poi ti trucco, non sai quanto mi sto divertendo" trillò l'amica, lei le lanciò uno sguardo contrariato.
"Beata te!" rispose senza troppo entusiasmo. Shiori la truccò e dovette ammettere che quella sottile linea di eye-liner con una corta coda finale le ingrandiva ancora di più gli occhi anziché nasconderli come di solito faceva lei, poi le sciolse i lunghi capelli mossi. Infine le imprestò delle decolletè basse dello stesso colore della camicia e un cappotto lungo doppiopetto nero con una sciarpa di lana.
"Questo è troppo bello, non lo voglio!" iniziò a discutere.
"Infatti mica te lo regalo! Ma oggi fa partocolarmente freddo e il tuo cappottone di pelle alla Matrix rovinerebbe tutta la mia opera! Forza, indossalo e andiamo sembra che stia arrivando Shippo" rispose senza voler sentire repliche, infatti sentirono le ruote della macchina scricchiolare sul cortile di pietra della casa di Shiori. Yumi sbuffò e indossò il cappotto.
"Andiamo, abbiamo ancora molte cose da decidere" disse e uscì con l'amica.
Fuori dalla macchina le aspettava Shippo, anche lui sembrava essersi rimesso a nuovo per l'occasione. Indossava dei jeans della sua giusta misura, snikers nere e Yumi avrebbe pututo giurare che sotto il blazer nero e la sciarpa c'era una normalissima, sobria, camicia bianca. Il ragazzo fece prima un sorriso a Shiori e quando lo sguardo si posò su Yumi aggrottò le sopracciglia.
"Chi sei tu e che ne hai fatto della mia amica?" esordì scatenando l'ilarità di Shiori al suo fianco. Lei scoccò uno sguardo imbronciato prima a una e infine all'altro.
"Cretino" soffiò soltanto quando arrivarono alla macchina.
"Ah ecco, ora sì che sei tu!" ridacchiò, lei gli rispose con una linguaccia.
"Ha parlato il damerino, è una camicia bianca quella che indossi lì sotto?" lo provocò e quest'ultimo incassò il colpo borbottando.
"Finitela tutti e due!" li liquidò l'amica stufa dei loro battibecchi. Shiori si sedette davanti e Yumi dietro, quando partirono decisero di mettere a punto le ultime decisioni.
"Shiori esponici di nuovo la parte 'medica' del piano" disse Yumi.
"Allora andiamo alla portineria dell'ospedale e mostriamo i cartellini universitari e diciamo che dobbiamo fare una ricerca di microbiologia e che vorremmo parlare con il dottor Marcus Conrad... In teoria agli studenti universitari è permesso aggirarsi per l'ospedale, poi per sicurezza ho contattato via mail un docente che lavora presso l'ospedale si chiama Yukio Mishima
." spiegò.
"Ottima idea Shiori, è per questo che sei la mente del gruppo" si complimentò Yumi.
"Non avete preso in considerazione l'idea che Marcus Conrad non ci sia?" esordì Shippo.
"Sì, l'abbiamo presa ed è proprio per questo che ho preso l'appuntamento con il professore" rispose Shiori con calma.
"Non capisco tutta la tua negatività! Non capisco perché Marcus Conrad non dovrebbe più lavorare lì!" borbottò invece Yumi che, non sapeva come mai, non voleva ammettere la possibilità che quell'uomo non ci fosse. Ci fu un attimo di pausa.
"Quello che Shippo intende è che non possiamo avere la certezza che lui negli anni si sia spostato, chi glielo impedisce?" cercò di farla ragionare, Shiori.
"Sull'articolo c'è scritto che lavora lì, perché dovrebbe essere errato?" si impuntò la ragazza.
"Perché l'articolo è di due anni fa!" riprese Shippo. Yumi sbuffò e incrociò le braccia come una bambina.
"Due anni non sono niente..." borbottò. Shippo e Shiori si scambiarono un'occhiata e decisero di non discutere oltre, Yumi sembrava non voler sentire discussioni su quell'argomento. Convenivano che trovare proprio lui fosse essenziale, ma il loro era un piano campato in aria e non potevano essere certi di nulla.
Nel giro di mezz'ora erano già arrivati e quando scesero dalla macchina si diedero uno sguardo di intesa.
"Allora ragazzi, non siamo certi di nulla ma cerchiamo di essere sicuri e naturali, il piano è semplice non lasciamoci abbattere da possibili difficoltà e sosteniamoci a vicenda, ok?" esordì Yumi e i due annuirono.
"Perfetto, vai avanti tu Shiori, sei il nostro asso nella manica" disse Shippo e i tre si avviarono con sicurezza all'interno dell'ospedale. C'era moltissima gente e lo stabile era enorme, ma per fortuna la portineria non era molto lontano dall'entrata. Quando la trovarono una donna dai lunghi capelli neri stretti in una treccia e occhiali squadrati stava sfogliando pigramente una rivista.
"Posso esservi utile?" domandò senza neanche alzare lo sguardo.
"Emh, sì, siamo degli studenti universitari e volevamo chiedere un' informazione... Sa dirci se qui lavora Marcus Conrad?" domandò gentilmente Shiori. La donna alzò fulmineamente lo sguardo su di loro per poi riposarlo sulla rivista.
"Secondo lei so il nome di tutti i medici che lavorano qui dentro?" rispose piccata, una fastidiosa voce strascicata a colorare il tutto. I ragazzi si trovarono spiazzati in meno di un minuto. A questo non avevano pensato. Shiori si schiarì la voce e riprese.
"Sì, mi scusi... Io avrei appuntamento con il docente di microbiologia Yu..." iniziò a dire ma la donna l'interruppe.
"Piano di Microbiologia zona 5 dipartimento universitario Z" rispose pigramente. I tre si guardarono nuovamente, smarriti.
"Come scusi?" si lasciò sfuggire Shippo, cercando di celare la nota affranta nella sua voce. La donna sembrò trattenere un sospiro e alzò definitivamente lo sguardo su di loro.
"Primo ascensore che trovate sulla destra, piano -1, i cartelli al piano vi guideranno, è tutto?" chiese quasi scocciata, come se avesse faticato molto a dargli quell'unica, magra, informazione. I ragazzi si sentivano disorientati quanto prima, ma ritennero inutile parlare ancora con quella donna.
"Sì, grazie, arrivederci" si congedò Shiori.
"Ci voleva tanto?" borbottò Shippo.
"La cosa non è partita nel migliore dei modi" sospirò Yumi, che cercò di combattere per non farsi subito cadere il morale sotto i tacchi. Quello era un impatto agghiacciante con il mondo universitario, del lavoro, degli adulti. Erano stati ingenui a pensare che tutto sarebbe stato tanto facile. Infatti, nonostante le indicazioni della donna, si persero più volte e tre quarti d'ora ormai erano passati dal loro arrivo.
"E' stata una pessima, pessima, idea!" esclamò Shippo. Shiori sospirò.
"E' assurdo, non possiamo abbatterci ancora prima di iniziare! Ora prendiamo coraggio e chiediamo informazioni a qualcuno" affermò Yumi, decisa a non mollare.
"Se tutti sono simpatici come la portinaia siamo a cavallo" rispose Shippo, ironico. Yumi lo ingnorò e si guardò intorno. Una ragazza che sembrava poco più grande lo loro col camice stava passando sulla loro strada. Sperò vivamente che fosse una tirocinante.
"Ciao, scusami avrei bisogno di un aiuto... Cerchiamo il piano di Microbiologia e il professor..." iniziò a dire Yumi per poi guardare Shiori che si fece avanti: "
Yukio Mishima" concluse per lei. Il volto della ragazza si illuminò di comprensione.
"Sì certo, anche io devo andare lì a consegrare una cartella, vi accompagno" disse la ragazza e li guidò.
"Non mi sembra vero!" esclamò Shippo. La ragazza sorrise.
"Io sono Aika... Studenti del primo anno?" domandò con comprensione.
"Una specie" borbottò Shippo, Yumi gli diede una gomitata.
"Sì esatto, ma ci siamo persi subito!" rispose. Aika annuì.
"E' capitato anche a me, questo stabile è enorme!" esclamò.
"Poi la megera al piano terra non aiuta" aggiunse Shippo nuovamente. La ragazza scoppiò a ridere.
"Avete avuto la sfortuna di trovare la signorina Kuniko, una donna odiosa! Per vostra fortuna però l'infermiera del piano di Microbiologia è gentilissima e sarà sicuramente disposta a rispondere ad ogni vostra domanda, è una veterana dell'ospedale" spiegò la ragazza. Yumi sospirò.
"Meno male, ho temuto che questa giornata iniziasse male e finisse nel peggio!" disse tirando fuori il dubbio che la stava divorando da tutto il tempo. Per lei solitamente era così, se una cosa si prospettava nel peggiore dei modi non poteva far altro che peggiorare.
"No, no... La facoltà è ottima, e il dipartimento universitario dell'ospedale è fatto molto bene, solo che è enorme e ci metterete un attimo ad orientarvi. Eccoci qua!" esclamò quando si aprirono le porte dell'ascensore.
"Non potete sbagliare dritto alla vostra sinistra troverete il bancone del dipartimento e lì chiedete dell'infermiera Sakuko, sarà ben lieta di aiutarvi" spiegò la ragazza con un sorriso.
"Grazie Aiko, sei stata preziosa!Buon lavoro!" augurò Yumi e la ragazza sparì tra la moltitudine di gente che passava in quel corridoio.
"Finalmente siamo arrivati a destinazione, andiamo" disse Yumi e i ragazzi seguirono le istruzioni della ragazza che questa volta si trovarono corrette, un grosso bancone blu e bianco faceva capolino dal corridoio. I tre si avvicinarono.
"Salve, scusi cercavamo l'infermiera Sakuko" domandò subito Yumi. Una donna cicciottella e, notarono quando si alzò dalla sedia, piuttosto bassa e avanti con gli anni sorrise loro con gentilezza.
"Sono io" disse. I tre credettero incredibile di aver potuto avere tanta fortuna.
"Fantastico! Scusi siamo degli studenti del primo anno e dovremmo fare una ricerca, è possibile parlare con il dottor Marcus Conrad, lavora qui, vero?" domandò subito Shiori. L'espressione gentile e serena della donna si spense e abbassò lo sguardo.
"Sì, lavorava qui" rispose tristemente.
"Ah, è... E' andato a lavorare in un altro ospedale?" chiese subito Yumi. La donna la guardò e dissentì.
"No, è morto, un anno e mezzo fa" rispose Sakuko. I tre rimasero a bocca aperta. Tutto si sarebbero aspettati, ma non quello.

"M-morto?" boccheggiò Yumi. La donna annuì.
"Perché lo cercavate, se posso chiedere?" domandò, il volto oscurato nell'aver dovuto dare quella notizia. I tre, nonostante avessero provato il discorso da fare in risposta a quella domanda rimasero in silenzio.
"Signorini ho bisogno di saperlo per potervi aiutare" aggiunse la donna facendo un sorriso. Shiori fu quella che si riprese per prima.
"Noi, noi cercavamo il dottor Conrad perché dovevamo fare una ricerca sull'apoptosi e..." iniziò, si era dimenticata molte delle cose che si era prefissata di dire.
"Siamo degli studenti universitari" aggiunse Shippo prontamente facendole vedere le loro tessere. Yumi, invece, era taciturna.
Come avevano potuto escludere con tanta sicurezza quella possibilità?Daltronde l'equipe del padre di Rin non era scomparsa lentamente o per vecchiaia o per strani incidenti? Perché per quell'uomo non avrebbe dovuto essere lo stesso? Solo perché all'epoca era il più giovane della squadra questo certo non lo esentava da quell'oscuro destino. Nonostante l'ondata di razionalità che l'aveva appena travolta continuava ad essere sconvolta per l'accaduto, non ci voleva credere. E poi, pensò con rabbia, era solo passato un anno dall'accaduto. Erano in ritardo di solo un anno.
"Capisco, be' se avete appuntamento con il dottor
Mishima vi porto al suo studio" disse la donna che prese ad uscire da dietro il bancone.
"Come è morto?" esordì Yumi all'improvviso. La donna si bloccò e invece i due amici la guardarono accigliati. Che cosa c'entrava quello?
"Un incidente d'auto, terribile, il corpo... Era a malapena riconoscibile dopo che la macchina aveva preso fuoco" rispose la donna, con dolore. Yumi si avvicinò e guardò dritto negli occhi la donna.
"Sembra molto triste all'idea che quell'uomo non ci sia più" disse la ragazza nel mentre i due amici continuavano ad osservarla confusi. All'infermiera Sakuko si inumidirono gli occhi.
"Sì, be', ha avuto una morte orrenda, lui che amava tanto guidare poi, era così prudente" borbottò cercando di trattenere un singhiozzo, ma Yumi continuava a guardarla e così continuò a parlare.
"Un uomo così a modo, davvero... Il miglior uomo e medico che abbia mai attraversato questi corridoi, ve lo dico io... Mi chiedeva sempre dei miei figli e poi, oh aveva una sensibilità! Negli ultimi anni aveva preso a lavorare nel reparto di oncologia, non so quale sarà il vostro orientamento futuro miei cari ragazzi, ma per oncologia ci vuole o un gran cuore o, al contrario, un cuore freddo come il ghiaccio... Lui rientrava nella prima categoria" continuò la donna, si asciugò frettolosamente una lacrima che stava scivolando sul suo viso tondo.
"La ringrazio, signora... Per lo studio del professore?" si fece avanti Shippo.
"E così era un bravo medico" continuò Yumi, imperterrita. Sakuko la guardò confusa.
"Sì signorina, lo era davvero... Ma mi scusi, perché le interessa tanto?" domandò senza supponenza, solo con genuina curiosità.
"Già, perché?" la riprese Shippo che non riusciva proprio a capire il comportamento dell'amica. Erano lì per aiutare Rin e non per trovare ipotetiche idee per nuove storie. Conosceva bene Yumi, a volte le venivano idee all'improvviso e infatti portava sempre con sé un blocchetto su cui scriveva per qualche sua storia, attingeva come nettare idee dalla realtà che poi lei con la sua penna trasformava. Conveniva che quella del dottor Conrad fosse una storia particolare, ma non erano lì per quello. Yumi scoccò un'occhiata all'amico. Perché le interessava a tal punto la vita dell'uomo? Non lo sapeva. Non aveva idea del perché di tutte quelle domande, apparentemente inutili. Eppure era convinta che fosse molto più utile fare quelle domande irrilevanti che trovare il dottor
Mishima, che non avevano certezza potesse sapere nulla di quella storia e che avevano usato solo come ripiego se le cose non fossero andate secondo i loro piano. In effetti, le cose non stavano affatto andando secondo i loro piano ma lei non voleva schiodarsi di lì. Era istinto, come se la notizia della morte di quell'uomo sconosciuto le avesse fatto mancare un pezzo ed era certa che quel pezzo mancante era necessario per la loro indagine.
"Perché è importante! Che tipo di uomo era?" continuò a chiedere, intanto un altra infermiera, più giovane di Sakuko, più suo quarant'anni, si avvicinò.
"Sakuko hai bisogno di una mano?" domandò la donna, Sakuko sobbalzò e le fece un sorriso.
"Stavo parlando a questi giovani del dottor Conrad, nessuno meglio di te può parlarne" rispose, l'infermiera le scoccò uno sguardo di rimprovero e poi annuì tristemente.
"Una tragedia" affermò a conferma della sua espressione.
"Chiaki aveva un debole per lui..." cercò di sdrammatizzare Sakuko, Yumi sorrise.
"Davvero?" chiese, la donna la guardò accigliata.
"Era indubbiamente un bell'uomo e poi così gentile, nessuno poteva non rimanerne stregato" borbottò imbarazzata.
"Vi ha mai parlato del progetto sull'apoptosi?" domandò Yumi. Shippo e Shiori ormai la guardavano impotenti, sicuri che in quel momento Yumi non poteva essere interrotta e schiodata di lì. Sperarono che fosse ben conapevole di ciò che stava facendo. Sakuko guardò Chiaki con un sorriso. Questa parve molto imbarazzata ma poi guardò seria la ragazza insistente davanti a sé.
"Mi scusi signorina, ma perchè le interessa?" si sentì di nuovo domandare nel giro di poco tempo. Yumi sospirò.
"Dobbiamo fare una ricerca su un medico a nostra scelta e io, dopo aver letto alcuni articoli, ho scelto di fare una ricerca sul dottor Conrad, in particolare sulla ricerca dell'apoptosi" prese a spiegare, con malcelata impazienza.
"Me ne aveva parlato una volta..." iniziò a dire Chiaki.
"Gli aveva chiesto di uscire talmente tante volte che quella sera lo prese per sfinimento" aggiunse Sakuko. Chiaki le lanciò un'occhiata scandalizzata e imbarazzata.
"Questo è irrilevante! Ad ogni modo, sì, mi raccontò di quella ricerca che però fu la sua rovina, non aggiunse altro" continuò.
"Era un medico di straordinario talento, più di una laurea, grande esperienza, ho sempre creduto che avrebbe potuto fare qualcosa di più grande... Diventare primario di un grande ospedale, candidarsi anche in politica, ma era un uomo molto umile e non ha mai ambito a grandi cose, almeno, non dopo quello che è successo con Akira Shinkon" aggiunse Sakuko. Yumi rimase in silenzio a lungo e poi rispose.
"Grazie mille, scusate se vi ho importunate con tante domande" disse con un sorriso.
"Si figuri, è stato bello ricordarlo..." disse Sakuko.
"Posso chiedervi un'ultima cosa, se lo sapete... Dov'è sepellito, qua o le spoglie sono tornate in Inghilterra?" domandò Yumi.
"Yumi non capisco questo..." iniziò a dire Shippo ma lei lo zittì con un'occhiata. Anche le altre due donne sembravano interdette.
"E con la sua ricerca questo cosa c'entra?" domandò Chiaki accigliata.
"Questa è semplice curiosità" rispose con sicurezza. 
"No è rimasto qua, è sepellito al cimitero degli stranieri, a Aoyama Reinen" disse.
"Vi ringrazio moltissimo, scusate se sono stata indiscreta ma volevo comporre una tesi che non contenesse solo dati scientifici, capite?" disse Yumi, le due annuirono.
"Le posso dire signorina che anche se per tutto il resto della sua vita non è stato un medico illustre come tanti altri, la sua scelta non poteva ricadere su niente di meglio" disse Sakuko.
"Ne sono certa" rispose Yumi con un sorriso e le salutò.
"Ora mi spieghi tutta questa pantomima" disse Shippo una volta che si furono allontanati dalle due donne, anche Shiori guardava l'amica confusa.
"Non capisco, avevamo detto che se non avessimo trovato Conrad saremmo andati a chiedere a
Mishima" disse infatti.
"Per farci dire cosa, lui non è il nostro uomo" esclamò Yumi.
"Sì, Yumi, ma il nostro uomo non c'è più! Parlare con Mishima è sempre meglio che niente" riprese Shippo.
"Chiedere informazioni a quel dottore che non abbiamo neanche idea di quanto tempo è qui!" esclamò Yumi.
"Sempre meglio che andare a trovare un morto!" ribattè Shippo, piccato. I due si guardarono a lungo, Shiori passava lo sguardo da uno all'altro come in una partita a tennis. Non aveva il coraggio di dire quanto fosse d'accordo con Shippo.
"Perfetto, io vado ad Aoyama e voi andate da Mishima" rispose seria e irremovibile.
"No Yumi, non ci dobbiamo dividere!Ti prego, cerca di ragionare... Andare in quel cimitero non porterebbe a niente!" esclamò Shiori con aria implorante.
"Infatti io non vi costringo a venire con me!" rispose Yumi convinta e se ne andò. Shiori e Shippo si scoccarono un'occhiata.
Era assurdo, era come se Yumi fosse definitivamente impazzita tutto d'un colpo.
"Che facciamo?" chiese Shiori. Shippo alzò le spalle.
"Andiamo da Mishima, lascia andare Yumi" rispose, offeso di come l'amica si era comportata.
"E la lasciamo andare da sola?" insistette Shiori.
"Sì, lei voleva andare e lei andrà, così si renderà conto da sola di quanto è stupida la sua idea!" disse e i due tornarono da Sakuko.

Yumi uscì trafelata dall'ospedale. Sapeva perfettamente di quanto fosse assurda la sua idea, eppure era certa di fare la cosa giusta. Visitare la tomba di quell'uomo le avrebbe fatto vedere le cose da un punto diverso. Di Yumi si potevano dire molto cose, ma pochi che l'avevano mai conosciuta potevano considerarla una sprovveduta o un'irrazionale, e la cosa più assurda era che in quel momento non si sentiva tale. Era puro istinto, un percorso alla cieca di cui però si sentiva padrona. Era quel pezzo mancante, quel pezzo... Doveva andare in un luogo che fosse denso di energia e ricordi. Certo non avrebbe trovato il fantasma di Marcus Conrad parlarle, non sapeva che risposte avrebbe mai potuto avere osservando una lapide, ma era lì che doveva andare. La zona di Aoyama si raggiungeva con facilità con la metropolitana, c'era proprio una fermata a poca distanza da lì, ragionò osservando la cartina che aveva appena comprato.
Quando salì sul mezzo si sedette e si strinse nel cappotto, era solo fine settembre ma quel giorno faceva freddo come se fosse già stato inverno. Quando uscì dal passaggio sotterraneo salendo le scale che portavano alla strada si rese conto che stava iniziando a piovere. Imprecò, aveva lasciato il suo ombrello in macchina di Shippo, sperando che non si sarebbe messo totalmente a diluviare, alzò il colletto del cappotto e pensò ai suoi due amici. Li aveva piantati in asso senza dare una spiegazione. Shippo sicuramente ce l'aveva a morte con lei per quel comportamento e per un attimo pensò che i suoi amici avessero ragione e forse parlando con quell'altro dottore avevano risolto il loro problema senza tante storie e lei invece si sarebbe solo trovata con in mano un pugno di mosche e un bel raffreddore. Scosse la testa, ormai era lì e non si sarebbe mai azzardata a tornare indietro. Chiese a un passante a quanto distasse il cimitero degli stranieri e quello le rispose che era ad un solo isolato di distanza, aveva ancora un po' da camminare. Dopo aver passato tre palazzi vide a bordo di una stradina l'indicazione e si avviò.
Presto si trovò davanti al cimitero, un grosso muraglione delimitava il perimetro e il cancello era aperto. Per la seconda volta in un giorno si sentì disorientata da un luogo enorme, proprio come era stato in ospedale. Era arrivata a destinazione, ma come avrebbe trovato la tomba? Si disse che oltrepassare il cancello sarebbe stato il primo passo e così fece. Le venne in mente "La signora dalle Camelie" quando il protagonista chiede al guardiano del cimitero di guidarlo da Marguerite. Sperò di trovare anche lei un guardiano, perché quel cimitero era enorme, iniziava a piovere forte e lei non si era mai sentita tanto sola, affranta e abbandonata come in quel momento. Forse aveva fatto una grandissima, enorme, stupidaggine.
Prese a girare, percorrendo come una scacchiera ogni lapide ma di Marcus Conrad non c'era traccia. Imperterrita continuava a controllare ogni iscrizione e a passare da una stradina all'altra, febbrilmente.
"Dove sei, dove sei?" iniziò in preda al panico. Si guardò indietro e si rese conto di aver perso d'occhio il cancello e si ritrovava in mezzo ad un mare di lapidi, in più prive del nome che stava cercando. Si era persa ma al posto di tornare indietro andò avanti.
Si rese conto che il muraglione opposto che delimitava la fine del cimitero era solo qualche metro più avanti e amare lacrime iniziarono a rigarle il volto e a mischiarsi con la pioggia, si guardò ancora intorno ma non c'era anima viva, letteralmente. Vide all'angolo estremo una piccola cappelletta e si diresse  correndo in quella direzione per proteggersi dalla pioggia, aprì il cancelletto che la chiudeva ci si rifugiò dentro. Quel luogo era freddo e odorava di pioggia ma almeno lì era protetta. Prese a piangere e a tremare. Perché l'aveva fatto? Perché aveva fatto una cosa tanto sciocca? Perché si era impuntata così tanto senza voler sentire ragioni? In quel momento, disperata e sola com'era non volle darsi una risposta. Invece cercò il cellulare per chiamare i suoi amici e implorarli di venirla a prendere e pronta a chiedere loro scusa in tutte le lingue che conosceva, ma quando provò a chiamarli ad entrambi suonava libero ma nessuno aveva risposto, evidentemente stavano parlando con il dottor Mishima e avevano messo il silenzioso. Rimise il cellulare in borsa, soffocando per un momento l'intenzione di scaraventarlo contro il muro e si abbracciò le gambe dondolandosi di tanto in tanto, cercando di darsi una calmata. Le lacrime che le rigavano il volto erano irrefrenabili e non riusciva a dire con certezza se fossero lacrime di amarezza per non aver trovato ciò che cercava, o di profondo abbandono o forse entrambi e molto altro ancora. Inclinò la testa indietro, contro il muro e guardò distrattamente verso le lapidi che impilate una sopra l'altra la sovrastavano. Confusa ancora dallo smarrimento che la pervadeva non le fu impedito di notare che quella cappella era abitata da soltanto una incisione, le altre arano ancora vuote. Con la vista appannata provò a leggerne il nome ma, ovviamente, non ci riuscì anche se...
Si alzò di scatto, in modo tale da poter leggere e con un gesto frettoloso si asciugò le lacrime. La foto era a malapena visibile, come se qualcuno avesse cercato di danneggiarla, sembrava che qualcuno con un fiammifero o altro avesse provato a bruciare il vetrino che copriva la foto per confonderne la vista. Chiunque fosse stato era riuscito nel suo intento, il vetrino era completamente annerito e il viso raffigurato era come se fosse appannato, nascosto da una spessissima nebbia. L'unica cosa, che forse di per sé aveva una foza tale da non poter essere oscurata da nulla erano gli occhi. Dei grandi occhi dall'espressione dolce e, sembrava riuscendo ad osservare quel poco che rimaneva dell'immagine, dal colore verde chiaro brillante. Abbassò lo sguardo e lesse: "Marcus Conrad".
Il suo cuore saltò un battito e credette non fosse vero di aver trovato ciò che stava cercando dopo essersi così tanto arresa. Sorrise apertamente e con una man sfiorò l'occhiello dove stava l'immagine dell'uomo.
"Grazie, grazie mille" sussurrò quasi in tono di preghiera. Leggendo la lapide trovò un'altra cosa piuttosto curiosa: quel giorno era il giorno dell'anniversario di morte di Marcus Conrad. Era un segno. Si mise in ginocchio, in silenzio, e si concentrò. Non aveva la più pallida idea di cosa stesse facendo ma sin dall'inizio si era lasciata guidare dall'istinto e così avrebbe continuato a fare. Dopo quello che le parve essere un tempo infinito, forse ore non era accaduto niente. Non le era venuto nessun colpo di genio, non aveva sentito niente. Per la seconda volta in poco tempo venne presa dallo sconforto. Aveva sbagliato. Eppure non si pentì totalmente di ciò che aveva fatto. Aveva sbagliato, sì, ma almeno non si sarebbe pentita di non averlo fatto.
Quando fece per alzarsi sentì un rumore alle sue spalle, come se il cancello si fosse aperto. Si girò di scatto e urlò forte appiattendosi contro le pareti della cappella.
Un uomo vestito con un lungo cappotto nero e una sciarpa che gli copriva per metà il viso stava davanti a lei, alla sua vista anch'egli aveva, soffocato però, un urlo e entrambi si guardarono a vicenda come se fossero stati fantasmi. Eppure sembrava così reale. L'uomo indietreggiò facendo cadere ciò che teneva tra le mani e iniziò a correrre, correre come solo persona viva poteva fare.
"Aspetta!" urlò Yumi uscendo dalla cappella. Abbassò fulmineamente lo sguardo e notò che l'uomo aveva lasciato cadere dei fiori.
"Aspetta!" ripetè. Fece per rincorrerlo e inciampò, maledì le decolleté di Shiori e riprese la sua corsa più veloce che poteva.
Aveva riconosciuto quegli occhi. Quello era Marcus Conrad.



Rieccomi con un nuovo capitolo! Lo so, lo so che mi sto allontanando molto da Rin e Sesshomaru, ma questi torneranno presto solo che trovo assurdo non specificare come i ragazzi siano arrivati a Kanna quindi per il bene della storia c'è bisogno di questa digressione, spero vivamente che nonostante questo non troviate il capitolo noioso proprio perché questi ultimi sono capitoli un po' più diversi del solito mi farebbe tantissimo piacere avere un vostro parere!
Dopo anni è bello ritrovare alcuni vecchi lettori ed è altrettanto piacevole trovarne di nuovi!Ringrazio in particolare:
Serin88
Lady luna love
rpnzl
Sailorgemini

Vi ringrazio di cuore e spero di trovare tanti nuovi lettori a commentare e come sempre ringrazio tanto anche i lettori silenziosi!

Un saluto,
LilyProngs.



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Capitolo 31
*** La verità per la libertà... ***


Capitolo 30
La bambina alla ricerca di un sogno
Tre giorni prima del processo

Prese a rincorrerlo nonostante continuasse ad inciampare tra la ghiaia, ma doveva assolutamente raggiungerlo. Poteva immaginare il motivo per cui un uomo che aveva simulato la sua morte si sentisse così tanto in dovere di correre così veloce, temette che lui stesse scappando perché la riteneva un pericolo ma lei in realtà voleva solo risposte... Era proprio un fulmine, in un attimo aveva raggiunto il cancello e lei fece un balzo per paura di perderlo di vista ma le scarpe di Shiori avevano già resistito troppo a quella tortura e incastrandosi in un tombino le fecero prendere una storta e si rovinò a terra. Yumi soffocò un urlo mentre rotolava ancora per qualche metro, la ghiaia le aveva graffiato il viso e la caviglia le doleva.
"Miseriaccia!" imprecò, quel giorno non gliene stava andando bene una e, soprattutto, dopo quel ruzzolone il dottor Conrad doveva aver approfittato del suo vantaggio per dileguarsi. Si girò verso il cancello e vide l'uomo di spalle, fermo. Si chiese perché non avesse continuato a correre e il cuore le saltò un battito quando lo vide tornare indietro. Che cosa stava facendo?
L'uomo le si avvicinò con passo lentissimo e lo sguardo basso, in un attimo le fu vicino e si inginocchiò al suo fianco.
"Mi faccia vedere la caviglia" disse. Yumi lo fissava attonita e non rispose né tantomeno si mosse. Senza chiedere il permesso l'uomo le prese delicatamente la caviglia dolente e prese a tastarla con calma. Aveva delle mani grandi e affusolate, si muovevano con velocità ma al contempo il suo tocco era leggerissimo. Yumi continuava a stare in silenzio, non le sembrava vero di essere riuscita a fermarlo. Per un attimo pensò che avrebbe dovuto inciampare prima se quello era l'effetto.
"Dottor Conrad..." esalò, l'uomo sussultò al sentirsi chiamare e la guardò. Yumi dovette ammettere a se stessa che quegli occhi dal vivo erano ancora più luminosi e penetranti di quanto non fossero in fotografia. Aveva un viso fine, dai lineamenti delicati, incredibilmente inglesi. Con due calcoli conosceva bene l'età dell'uomo ma quello che aveva davanti non era ciò che si era immaginata. Era un volto senza tempo, nonostante i tratti che il tempo stesso gli aveva segnato. Era indubbiamente un uomo molto affascinante, l'uomo più bello che avesse mai visto, pensò Yumi e a quel pensiero abbassò immediatamente lo sguardo.
Anche lui fece lo stesso e tornò a concentrarsi sulla sua caviglia e a muoverla, a partere un piccolo gemito di dolore quando le spostò la caviglia verso sinistra in realtà Yumi non sentiva così tanto male.
"Non si è rotta, è solo una piccola storta" decretò per poi alzarsi.
"La prego non riprenda a correre!" lo implorò, l'uomo fece un mezzo sorriso e si inginocchiò al suo fianco scrutandola con sospetto.
"Chi è lei?" chiese infine. Yumi cercò di non pensare troppo a quanto suonasse morbida e gentile la sua voce.
"Dottor Conrad... Io non sono una minaccia" affermò.
"L'ho capito nel momento in cui è caduta a terra, una vera minaccia avrebbe usato le scarpe da ginnastica" rispose e lei alzò lo sguardo, l'uomo aveva un'espressione calma ma sembrava vagamente divertito.
"Già" riuscì solo a dire.
"Come ha fatto a trovarmi?" domandò nuovamente. Yumi fece per rispondere ma poi ci ripensò.
"Non è che c'è un posto migliore per parlare che non sia sul terreno umido di un desolante cimitero?" domandò a sua volta.
"Capisce che per me è un po' difficile fidarmi di lei in questo momento dato che continua a eludere le mie domande" affermò Conrad. Yumi annuì.
"Akira Shinkon... conosce questo nome dato la sua espressione... Questo mi conferma finalmente che lei è l'uomo che sto cercando! Non so perché ha simulato la sua morte e al momento non mi interessa so solo che lei può darmi risposte che nessun altro può dare!Sono la miglior amica della figlia di Shinkon e solo perché lei è in pericolo che l'ho cercata" rispose buttando tutto fuori a raffica. Intuì dall'espressione di Conrad che fossero molte le sue domande ma, dopo quello che risultò essere un lungo minuto disse soltanto: "Rin è in pericolo?". Yumi spalancò gli occhi nel comprendere che l'uomo conoscesse tanto la sua amica da saperne il nome.
"Ho ottenuto la sua fiducia, possiamo andare a parlare da un'altra parte?" implorò nuovamente. Conrad la scrutò ancora a lungo e poi annuì.
"Accordato" convenne Conrad alzandosi e le porse la mano che lei prese subito. Una volta in piedi le ci volle un attimo per rimettersi in equilibrio. Si avviarono fuori dal cancello, Yumi zoppicava un po'.
"Invece perché lei ha una tale fiducia in me? Potrei essere un folle criminale assetato di sangue o un pazzo maniaco" disse l'uomo spezzando il silenzio. Yumi lo guardò.
"Impossibile... Nessun criminale ammetterebbe di esserlo, e comunque se lei era uno degli assistenti di Akira Shinkon il cui sangue scorre nelle vene di una delle persone a cui voglio più bene al mondo è impossibile che lei sia cattivo" disse. Avrebbe voluto aggiungere che la bontà mista a tristezza che celavano i suoi occhi avrebbero reso impossibile anche solo sospettare che lui fosse un uomo di malafede, ma ritenne fosse meglio omettere quel particolare.
"Potrei fingere per ottenere la sua fiducia e poi buttarla giù da un burrone" continuò. Lei lo guardò accigliata.
"Se vuole convincermi a non avere fiducia in lei faccia pure, ma non attacca io so che lei è la persona giusta" affermò decisa, Conrad parve stupito dalla sua tenacia e poi fece spallucce.
"In effetti non ho nessuna intenzione di buttarla giù da un burrone o cose simili... Ma sono curioso, come ha fatto a trovarmi?" domandò.
"Ho fatto una ricerca su internet, era segnato che lei era uno dei pochi in vita dell'equipe creata da Akira Shinkon nella ricerca sull'apoptosi... Sono andata al National Medical Clinic dato che risultava che lei lavorasse lì... Immagini il mio stupore nel sapere che era morto e poi vedermelo davanti al cimitero" spiegò la ragazza. Conrad annuì.
"Sì immagino sia stato piuttosto spaventoso" convenne.
"Ho visto di peggio" rispose Yumi per poi arrossire, l'uomo la guardò accigliato.
"N-nel senso che non mi sono proprio spaventata quando l'ho vista è come se... Una parte di me fosse consapevole che lei era vivo, non so come spiegarlo" borbottò.
"Signorina immagino che entrambi abbiamo molte cose da raccontarci... Sembra che lei sappia molto di me, io invece non conosco nemmeno il suo nome" disse.
"Oh, sì io sono Yumi Caprice" si presentò, lui la scrutò.
"Nome giapponese e cognome... Francese?" domandò con curiosità.
"Fuochino, italiano, anche se, sì, la mia famiglia viene dalla zona di confine con la Francia però la mia famiglia vive in Giappone da due generazioni e così hanno deciso di chiamarmi con un nome giapponese" spiegò, Conrad annuì.
"Anche lei accolta dalla terra del sol levante" affermò. Yumi sorrise.
"Sì esatto, io mi sento decisamente più giapponese anche se mi piacciono le mie origini italiane" disse e Conrad sorrise.
"Io continuo a sentirmi un inglese ben accoltò però da questa terra" spiegò.
"E' per questo che nel simulare la sua morte si è fatto sepellire qui?" domandò Yumi.
"Non esattamente, l'ho fatto perché così fosse ben risaputo a chi di dovere che non ci sono più".
"Sicuramente c'è un motivo per aver fatto ciò che ha fatto, ma non è stato imprudente da parte sua farsi vedere al cimitero? Al posto mio avrebbe potuto esserci qualcuno di più pericoloso" constatò la ragazza, lui la guardò e ridacchiò, forse perché gli parve strano essere considerato un irresponsabile da una ragazza sicuramente molto più giovane di lui.
"Dubito che chi di dovere abbia voluto venire a fare un salutino alla mia tomba, ma nonostante questo io non mi faccio vedere mai però..." iniziò per poi bloccarsi, sospirò.
"Ho un tale rispetto per la morte che è stato molto difficile per me prendere questa decisione esattamente tre anni fa... Così per chiedere perdono del mio gesto ogni anniversario della mia falsa morte porto dei fiori sulla mia tomba, in segno di rispetto" spiegò piano, quasi a vergognarsi della sua affermazione.
"E' molto bello, un po' macabro, ma bello" convenne Yumi, l'uomo la riguardò con un sorriso.
"Sì, un po' sì, ma tant'è" rispose con un'alzata di spalle.
"Dottor Conrad ho bisogno del suo aiuto" esordì Yumi di nuovo, era piacevole discorrere con lui ma non doveva dimenticarsi il motivo per cui l'aveva cercato. Conrad la fissò.
"Lo immagino, è per questo che la sto conducendo a casa mia... Ci sono cose che credo debba sapere e altre che io voglio chiederle" rispose.
"D'accordo... Andiamo a piedi?" domandò visto che ormai erano tornati nella parte viva della città.
"Metropolitana" rispose soltanto, Yumi lo seguì in silenzio che poco dopo venne interrotto dalla sua suoneria, entrambi sussultarono. Quando vide di chi era la chiamata Yumi si battè fulmineamente il cellulare in testa, fece per rispondere, si era completamente dimenticata...
"Pronto..." rispose con una vocina piccola, piccola.
"Yumi, piccola pazza scatenata!Dove diavolo ti sei cacciata?" esordì la soave, e in quel momento alteratissima, voce di Shippo.
"Emh sì, stavo per chiamarvi" iniziò a rispondere per poi essere nuovamente interrotta.
"Come hai potuto piantarci in asso in quel modo?Tra le stupide idee che ti siano mai venute questa è decisamente la peggiore!" continuò a sbraitare.
"Mi spiace non avervi avvisati ma ho una grande notizia!" continuò a dire, Conrad rimaneva in silenzio e cercava di guardarsi distrattamente intorno per non ascoltare ma la voce che usciva dall'apparecchio era talmente alta che era impossibile riuscire in quell'intento.
"Ah sì, voglio proprio vedere!Cosa diavolo puoi aver trovato in quello stupido, insulso cimitero?" domando Shippo. Yumi guardò Conrad per un attimo e posò la mano sul cellulare.
"Emh... Non sono l'unica che la stava cercando, in realtà ero con due miei amici ma poi ci siamo divisi e, davvero si fidi di me!" si sentì in dovere di spiegare, l'uomo parve titubante... Cosa stava succedendo?
"Con chi parli adesso? Sono proprio curioso di sapere con chi stai parlando? Magari il fantasma Formaggino è venuto a farsi una partita a carte con te?" urlò di nuovo Shippo, Yumi sbuffò.
"La vuoi smettere di urlare? Se non la finisci di sbraitare giuro che scuoio la tua stupida pelle da volpe e la uso per farmici un giacchino!" prese a strillare a sua volta, le sopracciglia di Conrad scattarono così indietro che quasi sparirono.
"Non ci faccia caso... Il mio amico è un demone volpe" si sentì in dovere di spiegare.
"Mi spieghi con chi parli?" ripetè Shippo.
"Con Marcus Conrad, razza di idiota! Marcus Conrad!" le scappò di urlare in risposta. Conrad alzò gli occhi al cielo e Yumi potè giurare di sentirgli mormorare un 'ragazzini' in modo esasperato. Si ritrovò a pensare che dato che li riteneva dei ragazzini non si sentisse minacciato all'idea che gli altri suoi amici sapessero della sua condizione. Ci fu un lungo attimo di silenzio.
"Shiori ti prego parlaci tu, è totalmente impazzita rischio che se me la trovo davanti l'appendo da qualche parte" gli sentì mormorare.
"Yumi" sentì la voce più calma, anche se preoccupata, dell'amica.
"Shiori ti prego, credimi! E' successa una cosa incredibile è importante che mi crediate e mi raggiungiate" rispose affannata, Conrad decise di venire in suo aiuto, prese carta e penna dalla tasca del cappotto e le scrisse le indicazioni della metropolitana per raggiungerli, lei lo guardò riconoscente.
"Che è successo, perché Shippo è così sconvolto?" domandò Shiori con calma.
"Di solito ti risponderei che lo è solo perché è un ottuso ambulante... Ma in questo caso immagino il suo sconvolgimento perché gli ho detto che sto parlando con Marcus Conrad" affermò Yumi. Anche Shiori rimase in silenzio a lungo.
"Marcus Conrad... Ma, Yumi, come è possibile?" rispose la ragazza totalmente attonita.
"E' possibile perché è vivo, vi prego di credermi! Raggiungetemi con la metropolitana linea 7 capolinea Iwabuchi" spiegò.
"Yumi..." cercò di farla ragionare Shiori.
"Shiori non sono impazzita, ti prego" implorò e c'era una tale voce disperata che, incredibilmente, Shiori le credette.
"Aspettaci alla stazione del capolinea allora, arriviamo" disse Shiori, Yumi le fu riconoscente.
"Grazie, Shiori, grazie! Ci vediamo lì!" affermò e chiuse la chiamata. Conrad la guardò con tanto d'occhio.
"Una combriccola interessante la sua" disse, Yumi dissentì.
"Immagino cosa sta pensando, mi perdoni... Devo averle scombinato i piani" sussurrò.
"Non lo nego, ma la curiosità mi sta facendo mantenere la calma, per ora" rispose.
"Se lei mi darà tutte le risposte che cerco io gliene darò altrettante" disse fiduciosa.
"Lo immagino, forza avviamoci aspetteremo i suoi amici nella stazione" disse guidandola. Scesero le scale e lui si riavvolse la sciarpa intorno alla bocca e mise un cappello, in tal modo era quasi impossibile vederne il volto.
"Le posso assicurare che su questa linea girano persone conciate peggio, mi stia vicino" si sentì in dovere di spiegare. Effettivamente quando salirono Yumi si rese conto che il dottor Conrad non aveva la mise più stravagante, gli si sedette vicinissimo, scrutata da più occhi indiscreti.
Rimasero in silenzio per tutto il viaggio. Nel vagone c'era un aria pesante, Yumi non sapeva se venisse dall'enorme uomo pelato con giubotto di pelle che continuava a girarsi tra la bocca uno stuzzichino o dal ragazzo allampanato che era seduto poco più avanti e che stava fumando qualcosa che, Yumi era certa, non erano semplici sigarette. Venne scossa da un brivido e si strinse nel cappotto, si sentiva osservata, l'uomo grasso la guardava con un'espressione poco rassicurante.
"La prossima volta pagherò io il taxi personalmente" sussurrò a Conrad, lo sentì ridacchiare.
"Mi perdoni, ma le assicuro che non le accadrà niente" la rassicurò, Yumi fece una smorfia.
"Me lo auguro" disse scoccando un'occhiata rabbiosa all'uomo grasso che ridacchiò, in maniera molto meno delicata rispetto a Conrad, e che posò lo sguardo su un giornale che probabilmente, leggendo la notizia in prima pagina, aveva più di due anni.
"Probabilmente è solo la ragazza più carina che abbiano mai visto salire su questa linea" disse Conrad, genuinamente. Nonostante la totale mancanza di malizia nella sua voce Yumi si sentì arrossire e sperò che l'uomo non la scrutasse da sotto il cappello. La metro si fermò e i due uomini poco raccomandabili scesero dal vagone, rimasero solo loro due. Yumi si rilassò.
"La prossima è la nostra" affermò Conrad alzandosi.
"Perché vive in una zona tanto malfamata?" domandò Yumi, quel posto non rispecchiava assolutamente l'innata finezza dell'uomo.
"In realtà sono morto, ricorda? Devo andare in posti dimenticati da Dio che non danno nell'occhio" spiegò.
"Capisco" convenne Yumi. Conrad la scrutò.
"Le posso assicurare che la mia casa è più accogliente" disse, Yumi sobbalzò.
"Ne sono certa... Emh, li aspettiamo qua?" domandò accennando alle panchine che stavano fuori dalla stazione, Conrad annuì.
"Perché ha voluto condurmi a casa sua?" domandò Yumi dopo un po'.
"Perché sono certo che a casa mia potrà avere tutte le risposte alle sue domande e perché, le ripeto, non posso andare in giro come se niente fosse" spiegò l'uomo.
"Sì, ha ragione... Domanda stupida" borbottò.
"Sa signorina, questa è una delle giornate più strane dei miei ultimi quindici anni" disse con un sorriso.
"Immagino, devo averle sconvolto l'esistenza oggi..." rispose annuendo alle sue stesse parole.
"Non nego di essere molto curioso, come le ho detto... Ma le posso assicurare che la mia esistenza ha visto di peggio" aggiunse con tristezza. Yumi lo guardò, il volto nascosto. Chi era quell'uomo... realmente?
"Eravate ad un passo da una grande scoperta, vero? Lei e il dottor Shinkon" intuì Yumi con perspicacia. Conrad la guardò con attenzione.
"Certo che se ne trovano informazioni su internet, eh?" disse con un sorriso, Yumi scrollò le spalle.
"No, non più di tanto... Il minimo indispensabile" rispose con leggerezza.
"Quel giusto per fare lavorare una mente brillante" disse Conrad, Yumi sorrise.
"Mi picerebbe avere una mente brillante, ma non sono io il genio del gruppo" affermò, anche Conrad sorrise.
"Immagino che Rin lo sia, e che non si renda neanche conto fino a che punto" rispose e Yumi lo guardò stupita.
"Esattamente... Come fa a sapere chi è?" domandò e a Conrad scappò una risata triste.
"L'ho vista nascere, ero un grande amico di Akira... All'epoca ero un ragazzo entusiasta appena uscito dall'università con tanta voglia di imparare, Akira mi ha posto sotto la sua ala protettiva" spiegò per poi continuare.
"E' ovvio che con i geni che si ritrova Rin sia una ragazza brillante..." affermò, Yumi sospirò.
"E' il motivo per cui l'ho cercata dottor Conrad, per Rin... Deve sapere che dopo la morte dei suoi genitori Rin è stata portata in un orfanotrofio e lì è rimasta per dieci anni perché nessuno mai ha voluto prenderla con sé" iniziò a raccontare.
"Poi ha conosciuto un assistente sociale che le si è molto affezionata che riuscì ad indirizzarla verso una nuova famiglia, quella di Kagura Kaze" continuò ma a sentire quel nome Conrad alzò lo sguardo di scatto.
"La conosce?" domandò Yumi spontaneamente, l'uomo annuì.
"Mi racconti tutta la storia" la incitò.
"Sì... Una volta ottenuta la custodia completa la Kaze ha letteralmente dato in pasto Rin a Naraku, che immagino lei conosca benissimo... Naraku sembra, ma noi non sappiamo niente di ciò che è realmente successo in quel periodo, che abbia cercato di fare degli esperimenti su di lei"
"Bastardo!" l'interruppe l'uomo alzandosi, Yumi lo osservò con occhi sgranati.
"Lo sapevo di aver sbagliato, lo sapevo! Ma perché è successo? Naraku doveva essere in prigione è stato condannato per l'omicidio della famiglia Shinkon" esclamò l'uomo sconvolto.
"No, dottore, non è così che sono andate le cose... Naraku sì è stato in prigione ma è stato poi rilasciato per mancanza di prove!E' tornato per prendere Rin ed è andato di nuovo in prigione e ora è in atto il processo che rischia nuovamente di farlo scagionare è per questo che sono qui!" esclamò Yumi a sua volta, Conrad la guardò a lungo, si passò con stanchezza una mano sul volto.
"Le cose non dovevano andare così, non dovevano" mormorò.
"Dottore io ho bisogno di sapere per poterla aiutare e perché lei possa aiutare me... E' per colpa di Naraku che lei ha simulato la sua morte, ne sono certa... Siamo stati tutti inghiottiti da un fantasma che continua a nutrirsi della vita delle persone che amiamo mi deve aiutare a farmarlo!" disse Yumi avvicinandosi all'uomo e gli prese una mano, Conrad sussultò a quel contatto e Yumi gliela lasciò subito, confusa per il gesto che lei stessa aveva fatto. Conrad la guardò.
"Deve sapere molte cose" disse e il loro discorso venne interrotto da delle voci in lontananza.
"Yumi!" strillarono i due amici alle loro spalle e in un attimo li raggiunsero, Shiori e Shippo guardavano il dottor Conrad con aria sconvolta.
"Come fai a sapere che è lui e non è un pazzo criminale che ci sgozzerà tutti appena giriamo le spalle?" sbraitò subito Shippo che guardava Conrad con sospetto, l'uomo fece per rispondere ma Yumi lo anticipò.
"Perché è l'uomo della foto al cimitero, è lui" disse con sicurezza.
"Come possiamo fidarci?" domandò ancora Shippo.
"Perché io mi fido! La smetti di fare l'idiota?" rispose, Conrad e Shiori guardavano prima uno e poi l'altra.
"Lo so che sapermi morto e poi vedermi vivo e vegeto davanti ai vostri occhi può sembrarvi assurdo, ma c'è un motivo se ho fatto ciò che ho fatto e sono più che disposto a spiegarvelo ma dovete venire con me" affermò l'uomo con la sua voce gentile che avrebbe fatto cambiare idea a chiunque. Shiori infatti annuì e si mise di fianco a Yumi, Shippo lo scrutò ancora per un po' per poi alzare gli occhi al cielo.
"Forza, andiamo" disse e i tre seguirono Conrad fiduciosi. Fu un tragitto a piedi lungo e in silenzio fin quando, dopo essersi addentrati in un sentiero nella boscaglia videro una casa in lontananza. Era una casa piccola fatta di mattoni e ricoperta di edera.
"Sembra un cottage inglese" constatò Yumi.
"Mancanza di casa" disse Conrad semplicemente. Quando entrarono le luci erano spente ma l'interno era caldo e accogliente.
"Vi offrirei volentieri una tazza di the, ma prima dovete venire sotto" disse e li guidò lungo un corridoio e, dopo aver tirato fuori dalla tasca una chiave aprì la porta che portava a un sotterraneo.
"Io continuo a pensare a Jack lo Squartatore" borbottò Shippo, Conrad lo sentì.
"Non nego che possa essere inquietante" convenne ed entrò, Shippo guardò le amiche.
"Visto, non ha negato!" mormorò con voce acuta, Yumi alzò gli occhi al cielo e seguì l'uomo lo stesso fece Shiori e infine, per inerzia, le raggiunse Shippo. Alla fine della scala non c'erano scenari raccapriccianti ma solo una sala che a vedersi sembrava essere uno studio medico, più di una persona aspettava seduta su comodi divanetti, alcuni feriti.
"Marcus sei arrivato finalmente" esclamò una donna sui quarant'anni.
"Izumi chiama anche Naoko, Heizo e Kanna soprattutto" disse, la donna a sentire l'ultimo nome le morì il sorriso dalla bocca.
"Cosa c'entra mia figlia?" mormorò e notò per la prima volta da che erano arrivati i tre giovani alle spalle dell'uomo.
"Chi sono questi ragazzi?" domandò ancora.
"Izumi fidati di me, ci sono delle cose da spiegare" rispose soltanto Conrad e la donna annuì.
"Anzi lascia Heizo a seguire i malati" disse vedendo il piccolo gruppo di persone seduti sui divani.
"Che razza di posto è questo?" buttò lì Shippo.
"La vuoi finire di essere così maleducato?" lo riprese Yumi.
"Non importa, questa Shippo è una clinica clandestina" rispose asciutto per poi avviarsi non sapevano dove, questa volta tutti e tre rimasero immobili e sconcertati, Conrad si girò.
"Da questa parte" disse indicando loro una porta e, a piccoli passi, lo raggiunsero. La stanza era uno studio piuttosto grande anche lì c'era un grosso divano e più di una sedia, sembrava uno studio sempre pronto ad accogliere persone, li fece accomodare e poi prendendo una sedia si sedette davanti a loro. Dopo poco entrarono anche Izumi, Naoko e Kanna anche se i ragazzi non sapevano chi fosse chi.
"Lei è Naoko" iniziò a presentare Conrad mostrando una ragazza sui trent'anni, i ragazzi erano ammutoliti dall'enorme cicatrice che divideva il viso della ragazza da parte a parte, dalla punta dell'occhio destro fino alla parte sinistra della mandibola. A guardarla quell'enorme sfregio era un vero peccato, era una ragazza piuttosto alta e magra, lunghi capelli lisci corvini e grandi occhi neri, se non fosse stata per quella cicatrice avrebbe rappresentato la tipica bellezza giapponese.
"E lei è Kanna" continuò Conrad. Una ragazza sempre sulla stessa età dell'altra anche se era molto più bassa. Li guardava con espressione spenta, i grandi occhi neri sembravano vuoti. Su di lei non c'era nessuna traccia di ferita ma la sua pelle era talmente bianca da essere cadaverica e i lunghi capelli argentei erano tenuti indietro da due spille a forma di fiori, era una demone.
"Queste due giovani ragazze sono la massima dimostrazione di quanto la crudeltà di Naraku non abbia limiti" disse infine, i tre ragazzi lo guardarono in silenzio come a spingerlo a continuare a spiegare e così fece.
"Come sapete io ho conosciuto Naraku ai tempi dell'equipe del dottor Shinkon anche se non mi sono mai realmente fidato di lui... Akira è sempre stato un uomo intelligente ma anche una persona che riusciva a vedere il bene in tutti anche se non ho mai capito cosa ci vedesse di buono in Naraku, l'unico suo pregio e credo sia questo che ha sempre affascinato Akira, era che Naraku era dotato di una mente che, forse, nemmeno Akira stesso avrebbe potuto eguagliare, secondo lui" iniziò a spiegare, si era alzato per dare il suo posto a Kanna e mentre spiegava aveva preso due sedie anche per Izumi e Naoko, lui era rimasto in piedi.
"Ho sempre pensato che si sbagliasse, Akira era un uomo brillante ed era stato il suo gran cuore a spingerlo nella scoperta che aveva fatto, cosa che, al contrario, Naraku non avrebbe mai potuto eguagliare. Io ero ancora uno studente universitario in America quando venne scoperta l'apoptosi ed essendo uno studente di biomedicina studiai approfonditamente quella scoperta e ne rimasi affascinato. Morte cellulare programmata, si scopriva il motivo scientifico per cui un essere umano arrivava a morire. Si fecero numerose ricerche ma nessuno era riuscito a capire come isolare quelle cellule in modo tale da poterle modificare e fare in modo che anche gli esseri umani potessero vivere per sempre, proprio come i demoni e mezzi-demoni che in quegli anni, dopo secoli di razzismo e reclusione, si stavano unendo a noi sulla nostra terra. Non c'era nazione però che confluisse così tanti demoni come il Giappone e fu qui che io, una volta laureato, mi spostai e chiesi ad Akira Shinkon di assumermi dato che la sua fama era arrivata fino in America, dopo un breve colloquio Akira mi prese nella sua squadra. Akira aveva intuito che dato che i demoni erano immortali, forse, non possedevano le cellule morenti che invece gli esseri umani avevano, ipotizzò che o i demoni erano sprovvisti di quelle cellule, oppure, avevano un programma che le rigenerava continuamente senza farle morire mai" prese un attimo di pausa per riprendere fiato, o forse per pensare perché per un attimo rimase in silenzio. Si rese conto di avere ancora il cappotto addosso, forse distratto da tutti quegli avvenimenti e lo tolse per poi riporlo distrattamente sull'attaccapanni e riprese il suo discorso.
"Era un intuizione però, come entrambi avevamo convenuto, impossibile da confermare. Ci volevano degli esami approfonditi e soprattutto invasivi. Eravamo in pieno campo della microscopia e per studiare le cellule tu devi asportarle, mutilare anche se chirurgicamente e i demoni, sì, hanno tempi di ripresa molto più brevi rispetto agli uomini ma avremmo comunque dovuto recare dolore. Avremmo potuto usare la vecchia scuola e studiare sui cadaveri ma, ovviamente, i demoni non muoiono se non subendo un grandissimo trauma, se non vengono uccisi e noi non volevamo abbassarci a tanto. Non volevamo uccidere i demoni per impedire agli umani di morire... Nonostante questo Akira era ossessionato da questo progetto, in continua ricerca per trovare un modo di sperimentare la sua tesi senza fare danno. Ovviamente si consultò anche con Naraku che a volte cercò di persuaderlo a fregarsene della morale in onore della scienza, daltronde, la scienza per arrivare ad innumerevoli scoperte aveva lasciato da parte la morale, come negli esperimenti sugli animali... Una cosa disgustosa che mi ripugna con ogni fibra del mio essere per la sua stupidità ma l'essere umano è spesso stupido e senza scrupoli, tutto ciò che io e Akira non volevamo essere. Però Naraku, che mai era arrivato a tali conclusioni, non era della stessa idea. Più volte tentò di appropriarsi degli appunti di Akira e lui stesso dopo anni di fiducia aveva capito l'uomo che gli stava davanti. Alla fine Akira decise di escluderlo dall'equipe anche se in lui vedevo che si era insinuata un'aria folle, quel progetto gli stava mangiando anima e corpo. Minako, sua moglie, anche lei microbiologa che l'aveva sempre assistito lo invitò a desistere, a cercare nuove scoperte perché questa era impossibile da compiere ma Akira non voleva sentire ragioni... Per paura che qualcuno potesse trafugare i suoi appunti e con il timore di subire vendetta da Naraku disse di aver bruciato i suoi quaderni e di aver trovato un modo più sicuro per custodire il suo sapere, un modo che avrebbe permesso un giorno con la nuova tecnologia di mettere in atto finalmente la sua scoperta" concluse l'uomo ma Yumi aveva subito una domanda.
"Quale modo? Come ha fatto?" chiese, Conrad abbassò lo sguardo e sospirò.
"Non ne ho idea, verso la fine dei suoi giorni aveva iniziato ad essere sospettoso di tutti e non mi ha più informato di nessuna sua scoperta. Da tempo però stavo dietro alle mosse di Naraku, sapevo che avrebbe tramato qualcosa. Riuscii a trovarlo e una notte scoprii il suo rifugio, a malincuore devo ammettere che era una cosa simile a quella che ho messo su qui ora, una specie di ospedale sotterraneo, l'unica differenza è che io lo uso per curare i malati, lui usava il suo laboratorio per fare esperimenti... Avevo trovato un percorso tra le fogne che... Mi era stato suggerito da Kagura" disse piano.
"Kagura?Ma lei era la compagna di Naraku perché avrebbe dovuto aiutarla?" domandò Shiori, Conrad aprì la bocca per rispondere esitante, parve imbarazzato, fu Izumi a rispondere per lui.
"Kagura era innamorata pazza di Marcus, nonostante fosse una demone, nonostante fosse la protetta di Naraku... Faceva anche lei parte dell'equipe. E' sempre stata una ragazza fredda e calcolatrice ma in fatto di uomini è sempre stata fin troppo passionale, fino al limite della ragione, fino ad arrivare al tradimento. Nonostante dovesse molto a Naraku, gli doveva la sua stessa vita anche se non per nobili motivi sarebbe arrivata a tutto per avere Marcus e Marcus usò questo suo vantaggio per scoprire i piani di Naraku, Kagura fu la sua talpa" spiegò la donna, Conrad sospirò.
"Non ne vado fiero" borbottò.
"Dovresti, se non l'avessi fatto mia figlia non sarebbe ancora viva" disse indicando Kanna.
"Quindi lei ha salvato Kanna e Naoko?" domandò Yumi.
"Ho salvato le uniche due bambine ancora in vita che trovai nella stanza" rispose Conrad, una profonda tristezza celata nei suoi occhi.
"Se solo penso che tutto questo poteva succedere a Rin" disse Shippo sconvolto.
"E' questo che non capisco, Naraku dopo gli esperimenti e dopo l'omicidio degli Shinkon avrebbe dovuto essere imprigionato a vita" esclamò Conrad.
"Ma come fa a non sapere come sono andate le cose?Come ha potuto averlo seguito per tanto tempo e poi aver abbassato la guardia solo perchè era in prigione?" esclamò Yumi, delusa.
"Non l'ha fatto! Ha messo a repentaglio la sua vita per anni per salvare noi! Ha continuato a lavorare al National Clinic per anni per poter mantenerci, poi ha messo su questo posto che è un rifugio per uomini e demoni esiliati, per malati di tumore che non hanno cure o che non vogliono essere curati dal normale sistema ospedaliero... Ha messo su tutto questo a danno della sua stessa vita fin quando, tre anni fa alcuni seguaci di Naraku sono tornati a cercarlo, non sono riusciti a finire il lavoro che il loro capo gli aveva commissionato anni fa... E' per questo che Marcus ha simulato la sua morte, per far sì che non gli dessero più la caccia e per poter continuare ad aiutare noi!" aveva spiegato Naoko, che per la prima volta aveva parlato. Sembrava irata dall'accusa di Yumi.
"Naoko, calmati..." disse Conrad gentilmente.
"Ti devo la vita, non voglio che passi per codardo o per stupido" spiegò scoccando un'occhiata a Yumi.
"Io non intendevo... C'era qualcosa che non tornava, tutto qui" borbottò Yumi arrossendo.
"E ha ragione, in realtà io ho sbagliato, ho abbassato la guardia... Dal momento in cui liberai Naoko e Kanna, dal momento in cui Naraku uccise gli Shinkon io insieme a loro e ad altri che erano stati sue vittime ci demmo alla macchia per molto tempo, girammo tutto il Giappone perché Naraku aveva scoperto che ero stato io a portare via le sue più care cavie da laboratorio... Poi Naraku venne incarcerato e noi creammo questo posto, credevamo, forse ingenuamente, forse stanchi da anni di peregrinazione di poter finalmente trarre un respiro di sollievo... Troviai un lavoro, creai questo posto..." spiegò Conrad, un'espressione stanca e afflitta sul volto.
"Una volta ben nascosto e stabile decisi di dedicarmi a Rin, sapevo che era sopravvissuta e immaginai fosse in un orfanotrofio, anche se non sapevo che fare... A volte pensai di adottarla io stesso ma un conto era prendere persone al tuo fianco a collaborare per un fine comune, come tuoi pari, un conto è avere un figlio e io temo di non essere mai stato adatto per questo... Però volevo sapere se stava bene, se era felice e al sicuro, mi informai e venni a sapere che era stata adottata a quattro anni, gli stessi anni in cui noi avevamo girato, credetti che fosse a posto, che avesse trovato una famiglia che le voleva bene... Io non avevo niente da offrirle, non con la vita che avevo deciso di condurre, sarebbe stata in pericolo! Ma a quanto mi ha raccontato ho sbagliato, perché lei è tornata in orfanotrofio, non è stata felice e al sicuro come desideravo" disse con voce affranta, il bel volto voltato verso terra chiuso in un'intima tristezza.
I tre ragazzi rimasero in silenzio a lungo, quella storia spiegava molte cose, cose che forse neanche Rin stessa sapeva. Conrad aveva dato loro tutte le risposte, ma ora loro dovevano portare avanti la loro richiesta. I tre si guardarono, come a decidere chi dovesse parlare poi Yumi si schiarì la voce.
"Dovete raccontare tutto questo al processo dottor Conrad" disse la ragazza alzandosi, anche Conrad alzò il volto da terra e la guardò.
"Abbiamo bisogno di testimonianze certe che permettano a Naraku di marcire in prigione una volta per tutte, far sì che voi siate liberi, che Rin sia libera per sempre" continuò.
"Marcus questo ti espone ad un alto rischio" iniziò Izumi.
"E' vero, tu sei morto non puoi farti vedere, ti condannerebbero per truffa" riprese Naoko.
"E' un piccolo prezzo da pagare... Non l'ho protetta come avrei dovuto, questo è il minimo che le devo" rispose Conrad con calma, guardò Yumi ed annuì.
"Andrò io, io testimonierò!" esclamò Kanna che per la prima volta aveva preso parola, tutti si girarono verso di lei.
"La tua testimonianza da sola Marcus vale ben poco" continuò, lo stesso volto impassibile, la voce monotona quasi oracolare.
"Ha ragione, tu non hai subito Naraku come noi... Sapere cosa ci ha fatto, lo incastrerebbe per sempre" aggiunse Naoko.
"Così sarete voi a rischio!Siete le due persone a cui Naraku più di tutto da la caccia, se vi vedrà farà in modo di prendervi" ribattè Conrad.
"Ma se lo incastriamo una volta per sempre, cosa rischiamo? Lui sarà in prigione e noi saremo liberi!Liberi di uscire da queste mura, tu libero di tornare a vivere!" esclamò Naoko.
"Essere in prigione non ha mai impedito a Naraku di agire!" la riprese Conrad.
Yumi si fece ancora avanti, in modo tale di trovarsi di fronte a Conrad, l'uomo la sovrastava di un po'.
"Dottor Conrad, la prego... Rischiamo, proviamo... La libertà non le manca?Non è stanco? Le ragazze sono grandi e libere di decidere ma se lei non le appoggia non ce la faranno" disse, l'uomo la guardò a lungo e poi annuì.
"Ha ragione, facciamolo!" esclamò.
"Io ci sono" disse Kanna con fermezza.
"Anche io" affermò Naoko.
"Incastriamo quel verme una volta per tutte!" esclamò Shippo, tutti scoppiarono a ridere, come a smorzare quella tensione quasi tangibile che si era creata.
"Quando è il processo?" chiese Conrad.
"Tra tre giorni" rispose Yumi.
"Abbiamo tempo" affermò Conrad.
"Inuyasha, Sesshomaru, Rin... Devono saperlo?" domandò Shiori.
"Far uscire questa cosa da queste mura è rischioso secondo me, abbiamo visto quanti occhi possiede Naraku, è meglio contare sull'effetto sorpresa" affermò Yumi.
"Sono d'accordo" disse Conrad. Tutti annuirono poi ci fu un lungo attimo di silenzio.
"Ora devo tornare dai miei pazienti" disse Conrad.
"Quando ci rivedremo?" domandò Naoko. Shiori scartabellò nella borsa.
"Questo è l'indirizzo del tribunale, l'aula, l'ora del processo, c'è scritto tutto direi di non sentirci più e di vederci fuori dal tribunale direttamente quel giorno" disse Shiori consegnando il biglietto a Conrad che annuì.
"E' un'ottima idea, grazie" disse prendendo il biglietto e lesse il contenuto.
"Se volete quella tazza di the..." iniziò a dire con un sorriso al quale i tre ragazzi risposero.
"No, grazie è meglio andare ora" disse Shippo per poi avvicinarsi a Conrad e gli tese la mano.
"Scusi per come mi sono comportato, non volevo offenderla" disse e Conrad gli strinse la mano.
"E' l'uomo del gruppo, ha fatto il suo dovere" rispose con un sorriso.
"Grazie di tutto, a venerdì" disse Shiori facendo lo stesso e poi andarono a salutare anche gli altri.
"Grazie davvero dottor Conrad, immagino sia stato destino riuscire a trovarla oggi, di essere arrivata giusto nel momento in cui è arrivato" disse Yumi. 
"Lo credo anche io, è quel che si dice essere nel posto giusto al momento giusto" affermò, Yumi annuì.
"Evidentemente dobbiamo riuscire a tutti i costi in questa impresa" disse.
"Ne sono certo, grazie a lei che mi ha cercato con tanta fermezza, per avermi dato fiducia" disse, le mani erano ancora strette mentre parlavano, Conrad se ne accorse e spezzò quel contatto. Yumi lo guardò.
"Ho solo seguito l'istinto, a venerdì" disse congedandosi.
"A venerdì" rispose Conrad.
Izumi li condusse fuori e Heizo, il ragazzo a cui era stato detto di badare ai pazienti, gli venne presentato e raccontato tutto e fu lui ad accompagnarli fuori dal bosco fino alla stazione della metropolitana. Era un ragazzo dall'espressione simpatica e la battuta facile, è inutile dire che legò subito con Shippo.
"Eccoci arrivati, spero di rivedervi presto, incrocerò le dita per voi al processo" disse il ragazzo con un sorriso solare.
"Grazie, saluta ancora tutti da parte nostra" disse Yumi e il ragazzo annuì e li aspettò finché non li vide tutti salire sul metro e li salutò con la mano mentre il mezzo iniziò a sfrecciare. Il vagone aveva lo stesso odore pesante dell'andata ma per fortuna ne avevano scelto uno vuoto, lontano da occhi indiscreti.
"Ragazzi che giornata lunga!" esclamò Shippo lasciandosi cadere a peso morto su un sedile.
"Se ci penso non riesco neanche a crederci" affermò Shiori.
"Già, non ditelo a me..." borbottò Yumi.
"E' vero, ma non te la sei fatta sotto quando te lo sei visto davanti?" chiese Shippo curioso. Yumi ci pensò su.
"Devo dire di no, non subito almeno... E' stato come riconoscerlo, come se sapessi che era vivo" ragionò Yumi più tra sé che ai suoi amici.
"So che è poco virile ma io me la sarei fatta sotto" confessò Shippo sinceramente.
"Non avevo dubbi!" lo riprese Yumi ridendo, Shippo cercò di darle uno scapellotto ma per fortuna c'era Shiori in mezzo.
"Basta voi due, razza di bambini!" li riprese fintamente scocciata, Shippo ridacchiò e poi chiuse gli occhi.
"Non dormire tu, poi chi ci riaccompagna a casa?" esclamò Yumi.
"Sta zitta, svegliatemi quando siamo arrivati" borbottò, le due si scoccarono un'occhiata e poi alzarono gli occhi al cielo, rassegnate. Rimasero in silenzio per un lungo istante, poi Shiori prese la parola.
"Ho sempre pensato che tu fossi fatta per gli uomini maturi" buttò lì con noncuranza, spezzando il silenzio. Yumi sobbalzò come se avesse appena preso la scossa.
"Che cosa?" domandò con voce acuta, Shiori ridacchiò.
"Non sei l'unica perspicace del gruppo in questo genere di cose" continuò con un sorrisetto furbo, quasi inquietante sulla sua faccia angelica.
"Non so di cosa tu stia parlando" rispose Yumi incrociando le braccia al petto, guardando ovunque tranne la sua amica.
"Sarà, ma secondo me hai una cotta" disse cantilenando.
"Sciocchezze" borbottò Yumi, Shiori sospirò.
"Sarà... Comunque anche se più grande lo preferisco all'irlandese razzista che ti sei portata a casa l'altro ieri" disse, Yumi mise su un'espressione colpevole.
"Te ne sei accorta? Mi dispiace, anche io sono caduta dal pero quando ho visto come vi ha trattati, è ovvio che con me ha chiuso il giorno stesso" spiegò come a volersi togliere un grosso peso. "Avrei voluto dirvelo prima ma in questi giorni sono successe cose più importanti" spiegò, Shiori annuì.
"Tranquilla, non ti preoccupare... Eeeeeeeeh sotto un albero di pino Yumi e Conr..." iniziò ma Yumi le arpionò un braccio per interromperla.
"Non ti azzardare!" esclamò Yumi rossa fino alle punte dei capelli, Shiori ridacchiò.
"Ti sei proprio presa una cotta..." la riprese.
"Non è vero".
"E' vero".
"Non è vero".
Le due si guardarono e continuarono a stare in silenzio finché finalmente la metrò si fermò, uscirono e tornarono fino a casa dopo una giornata che a tutti e tre era sembrata infinita.


Ecco un altro capitolo andato... Non so perché ma mi è piaciuto molto scriverlo, era da giorni che l'avevo già pronto e non vedevo l'ora di pubblicarlo!
Ringrazio chi ha letto e soprattutto:
Serin88
Charly e Beky
rpnzl
Cicci89


Un saluto,
LilyProngs.



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Capitolo 32
*** La resa dei conti... ***


Capitolo 31
La bambina alla ricerca di un sogno
Il processo

"Non è vero, vostro onore. Lei è Kanna Kaze, sorella di Kagura Kaze. Anch'essa vittima della prigionia con Naraku, proprio come la signorina Shikon!" concluse Shippo.
Un profondo, inquieto silenzio si estese nella sala, nessuno osò fiatare.
Rin guardò i suoi amici e diede un'occhiata dalla parte di Naraku: lui e Onigumo sembravano lividi. Si erano lasciati scappare una testimone decisamente scomoda.
Questo voleva dire che poteva essere libera?
"Signorina Kaze, è tutto vero?" chiese il giudice. La ragazza annuì freddamente.
"Signorina Shikon torni al suo posto, è stata interrotta in tempo. Ora vedremo di risolvere tutti questi misteri...Signorina Kaze, è pronta a testimoniare?" domandò il giudice mentre Rin si alzava, guardò verso Naraku che le sillabò qualcosa che non riuscì a capire, ma non volle darci peso: non in quel momento.
"E' ora che si scoprano tutti i dovuti misteri" disse Kanna con tono incolore, come un eco che veniva da lontano.
L'imponente e puro sospiro che scuoteva gli animi, che invocava la giustizia: la verità.

Ma non c'era solo la ragazza che si era detto si chiamasse Kanna, osservò Rin, poco dopo si aggiunsero altre due persone: una giovane ragazza con una cicatrice raccapricciante sul viso che appena entrò fece scorrere numerosi mormorii e vicino a lei un uomo alto, attraente e dall'età indecifrabile... Chi erano quelle persone e come avevano fatto i suoi amici a trovarli? Il giudice parve frustrato da tutti quei colpi di scena e battè numerose volte il martelletto.
"Silenzio, silenzio... Chi sono tutte queste persone?" domandò con tono autorevole.
"Vostro onore, questi sono dei testimoni chiave per questo processo la prego di ascoltarli" disse Yumi, Onigumo si alzò subito in piedi.
"Obbiezione, questa gente non è sulla lista dei testimoni!" esclamò, il giudice lo guardò e poi guardò i ragazzi, combattuto.
"Devo dire accolta" convenne, gli interpellati fecero una lunga pausa poi dal banco degli avvocati ci fu un tremito, Inuyasha si alzò in piedi.
"Ce l'ho io... la lista" proferì alzandosi confuso, Sesshomaru gli scoccò un'occhiata accigliata, anche i ragazzi si scambiarono un'occhiata confusa, eccetto Shiori che aveva l'aria di chi la sapeva lunga.
"Gliel'ho mandata io via mail in versione anonima, per sicurezza" sussurrò a Yumi e Shippo.
"Sei un genio!" risposero i due.
"Be' se è così portate la lista qui, e la prossima volta le consiglio di essere più preciso, avvocato Taisho" lo rimbrottò in modo gioviale il giudice, Inuyasha arrossì.
"Ha ragione vostro onore" borbottò.
Onigumo si sedette piano, continuava a guardare Naraku che però non staccava gli occhi di dosso da Kanna, Naoko e il dottor Conrad. L'avevano fregato, si era lasciato abbindolare... Pensò solo che quei ragazzini erano stati degli idioti a giocare con l'effetto sorpresa, non conoscendo la storia, sia Inuyasha che Sesshomaru non avrebbero avuto domande intelligenti da porre... In teoria.
"Sedetevi tutti e per prima al banco la signorina Kaze" disse il giudice, Kanna avanzò lentamente verso il banco. Sesshomaru e Inuyasha si guardarono a lungo, inconsapevoli sul da farsi. Sesshomaru si alzò lentamente, suppose che se gli amici di Rin avevano trovato quelle persone e non avevano detto niente ci fosse un preciso motivo... Decise di tenersi sul vago, immaginò sarebbe stato sufficiente.
Si avvicinò al banco dei testimoni.
"Signorina Kaze, può presentarsi alla corte?" domandò con calma, la giovane annuì.
"Io sono Kanna Kaze, come è stato detto sono la sorellastra di Kagura Kaze, l'assistente di Naraku all'epoca in cui la signorina Shinkon è stata imprigionata" iniziò.
"Qual'è il suo ruolo in tutta questa storia?" domandò ancora Sesshomaru.
"Io sono stata vittima degli esperimenti di Naraku quasi dieci anni prima rispetto a ciò che è accaduto alla signorina Shinkon" disse, nuovamente ci fu un vociferare nella sala, Rin si sporse per ascoltare, il cuore le batteva a mille. Per un attimo si girò verso i suoi amici, seduti accanto ai due altri nuovi arrivati. Immaginò che quel giorno avrebbe avuto molte risposte alle sue numerose domande.
"Obiezione, non ci sono prove di questa fantomatica 'prigionia', sono supposizioni!" si alzò nuovamente Onigumo.
"Respinta, questo lo lasci valutare a me... Vada avanti signorina" disse il giudice. Onigumo si sedette contrariato, continuava a muoversi a disagio sulla sedia, come se fosse stata bollente.
"In cosa consistevano questi esperimenti?" domandò ancora Sesshomaru, non sapeva dove sarebbe andata a parare tutta quella storia, ma aveva capito immediatamente che quelli arrivati erano dei testimoni chiave e le domande gli spuntavano fuori con innata naturalezza.
"Naraku aveva fatto parte dell' equipe di Akira Shinkon, ci sono dei documenti che provano la presenza di Naraku in quel gruppo e le ricerche fatte dal dottor Shinkon, io non sono in grado di spiegare in cosa consistessero quelle ricerche fatto sta che Naraku usò me e numerosi altri bambini per provarle... Sembrava qualcosa inerente alla morte cellulare programmata e al fatto che i demoni forse ne erano sprovvisti, ripeto, non so spiegare in modo scientifico fatto sta che Naraku mi usò" disse.
"In che modo?" domandò Sesshomaru, gli occhi inespressivi e vuoti di Kanna ebbero un tremito.
"Per questi studi era necessario studiare il comportamento cellulare sia dei demoni che degli umani, in entrambi i casi usava i bambini perché sosteneva che l'andamento cellulare infantile fosse più importante, anche se fece esperimenti anche sugli adulti... Sappiamo tutti quanto sia difficile uccidere un demone, specialmente ai giorni nostri ma Naraku aveva bisogno di conoscere l'andamento delle cellule dei demoni sia in fase di vita che di morte..." iniziò, per un attimo lo sguardo fu totalmente assente, perso in un punto indefinito. Ci fu una lunga pausa poi Kanna riprese a parlare.
"Ero una bambina, e lui mi uccise" esordì spezzando il silenzio, per l'ennesima volta si alzò un vociferare.
"Vostro onore per quanto vogliamo fare andare avanti questa farsa!" scattò in piedi Onigumo. Questa volta anche il giudice pareva sconvolto.
"Signorina, come è possibile, capisce che è difficile crederle" disse il giudice rivolgendosi alla ragazza. Kanna si alzò e prese a sbottonarsi la camicia.
"Signorina questo non è il luogo..." iniziò il giudice ma la voce gli morì in gola quando scoprendosi Kanna mostrò una ferita all'altezza del cuore, era una cicatrice enorme, raggrinzita e perlacea, talmente lucente da sembrare quasi uno specchio.
"Naraku mi uccise con i suoi artigli da demone, velenosi, non mi strappò il cuore dal petto ma ci ficcò la mano dentro e ci infilzò i suoi artigli in modo tale che il suo veleno mi scorresse nelle vene e mi uccidesse lentamente, la cicatrice si è rimarginata solo perché sono un demone... Usare il veleno è quasi portare le cellule a morire in modo simile alla morte naturale...Mi uccise e mi analizzò da morta, era importante conoscere l'andamento delle cellule violate, le studiò in fretta giusto il tempo per prendere i campioni necessari dal mio corpo, io morii solo per qualche ora poi, con l'uso dell'energia mi riportò in vita... E' ovvio che quando fui rianimata della parte vivente di me rimaneva solo la versione biologica, respiravo, il mio cuore era tornato a battere, l'energia aveva rigenerato le mie cellule ma era come se fossi un automa, non parlavo, a malapena pensavo, non ero in grado di muovermi, ero come una persona affetta da un handicap, ma facendo questo Naraku era riuscito a sviluppare e studiare il processo delle cellule demoniache, con nessun demone si era spinto tanto il là quanto con me... Immagino scoprì molte cose, ma non ne capì nemmeno una. Il dottor Conrad scoprì il nascondiglio di Naraku grazie a mia sorella che non aveva avuto remore ad offrire la sua sorellastra come cavia, ma aveva un tale debole per gli uomini che si fece convincere... Io devo il fatto che parlo, mi muovo e penso solo e soltanto al dottor Conrad che con pazienza, negli anni, dopo avermi salvata mi sottopose a numerose cure e, come una bambina appena nata, si impegnò a rimettere in moto il mio sistema cerebrale, ci mise dieci anni ed è solo grazie a lui che ora posso essere qui, in grado di raccontare la mia storia" sostenne, lo sguardo fiero. Tutti tacevano.
"Possiamo avere le prove di tutto ciò? La sua cicatrice per quanto grave prova ben poco" disse Sesshomaru, Onigumo annuì soddisfatto ma invece Naraku al suo fianco aveva messo su un'espressione sconvolta, quasi di compresione, il suo sguardò scattò dall'altra parte della sala, dritto verso il dottor Conrad.
"Sì, c'è una prova della mia testimonianza e anche della signorina  Naoko Shangai, entrambi le cartelle sono in possesso del dottor Conrad" disse, il giudice si sporse per dare un'occhiata a Conrad.
"Allora guardia, cosa aspetta mi porti qui quelle prove" ordinò, la guardia andò incontro a Conrad che gli porse due cartelle e le mise all'attenzione del giudice che le analizzò.
"Incredibile... Questo basterebbe a chiudervi in cella a vita, Naraku, ma siamo con un processo con giuria e non sono io a prendere la decisione... Ascoltiamo gli altri due testimoni, signorina Shangai, al banco" disse, il volto indurito dal disgusto. Naoko si alzò e si sedette al banco, la cicatrice che sfoggiava sul volto sembrava bastare come testimonianza a tutti i presenti.
"Signorina Shangai... Come si è procurata quella cicatrice sul volto?" domandò Sesshomaru.
"Come è stato sostenuto da Kanna anche io sono stata una vittima degli esperimenti di Naraku, in qualità di bambina umana però... Sono stata rapita un giorno di giugno, avevo 8 anni ed ero uscita fuori dal cortile del condominio per giocare a palla, mentre giocavo la mia palla andò oltre il recinto della casa e quando uscii dal portoncino ricordo solo il buio, qualcuno mi aveva coperto il viso con un sacco e portato via, quando mi svegliai ero nel laboratorio di Naraku, mi ricongiunsi con i miei genitori solo cinque anni dopo l'accaduto, sempre grazie al dottor Conrad a cui anche io devo la vita... Se guardate le cronache dell'epoca troverete molte denunce di scomparsa di bambini, ma Naraku ha avuto l'astuzia di rapire bambini a distanza di mesi alterni e da varie parti del Giappone in modo tale da non destare sospetti, era il 1993... Io sono sempre stata una bambina passionale e irruenta e appena scoprii cosa mi era capitato iniziai a muovermi e a urlare come una pazza, era difficile tenermi a bada, la mia presenza innervosiva particolarmente Naraku anche se sosteneva che una bambina con tutta la mia energia sarebbe stata paricolarmente fruttuosa da analizzare ma ero difficile da tenere tranquilla, mi sedarono tante di quelle volte che anche io rischiai danni permanenti al cervello, proprio come Kanna... Vedo che molti si sconvolgono per la mia cicatrice sul volto, be' quella è il meno, ho tagli e cicatrici da per tutto... Il punto è che Naraku era un biomedico, un clinico e non un chirurgo ma era talmente folle nel voler scoprire ciò che voleva scoprire che non voleva coinvolgere nessun chirurgo qualificato per i suoi esperimenti, oltre al fatto che nessun chirurgo sano di mente e dedito alla sua professione avrebbe mai accettato di fare ciò che faceva Naraku... Ad ogni modo prese ad analizzarmi, a portare via piccole parti del mio corpo per studiarle, asportava e ricuciva, asportava e ricuciva, prese anche a studiare il mio sistema linfatico una cosa estremamente dolorosa... Anche qui non so bene che cosa scoprì, penso che in realtà fosse un inetto e che si divertisse segretamente a spezzettarci tutti, in un delirante desiderio di sangue e morte, una follia galoppante" concluse Naoko, c'era un silenzio sconvolto questa volta per tutta la sala, tutti la fissavano con espressione attonita. Naoko si girò verso la giuria presa da una fuoria incontrollabile, era incredibile tenere testa alla tentazione di oltrepassare il banco e di andare a strangolare Naraku con le sue stesse mani. Ciò che le aveva fatto era imperdonabile e bruciava ancora, lei era un umana e non una demone come Kanna, negli anni si erano conosciute, avevano condiviso le stesse paure quasi a diventare sorelle... Ma Kanna era gelida, imperturbabile, soffriva silenziosamente; lei invece era passione, fuoco e sentimento allo stato puro.
"Guardate tutta la mia cicatrice sul volto? Be' questa è l'unica cicatrice che non mi fece per sue analisi ma per puro sfizio, come ho detto ero una bambina molto vivace e devo ammettere anche intelligente, una volta studiai un modo per scappare da quel luogo orribile così scollegai il tubo della flebo che mi portavano al braccio, in modo tale che l'anestesia uscisse a vuoto, feci finta di addormentarmi e quando Naraku ebbe un momento di distrazione scattai via dal lettino... Ero intelligente ma pur sempre una bambina, sottovalutai i riflessi da demone di Naraku che quando si accorse che stavo scappando, bisturi a mano, si girò e mi colpì senza minimamente curarsi di dove avesse puntato la sua arma... Mi squarciò il viso, per poco non mi amputò un occhio... Mi ricucirono solo perché avevano ancora bisogno di me, e io non provai più a scappare" disse, questa volta tutta la sala si animò e potè giurare di aver sentito dei singhiozzi, numerose donne erano rimaste profondamente turbate da quel racconto, la maggior parte sicuramente madri. Incrociò lo sguardo di una giovane donna dai lunghi capelli castani e grandi occhi color cioccolato, teneva la mano a quella che all'inizio aveva capito essere Rin Shinkon in persona, il volto era rigato di lacrime e la guardava fisso in un'espressione talmente addolorata che le fece deviare lo sguardo.
"Questo è orribile, davvero, davvero orribile" sussurrò il giudice.
"Vostro onore non pretenderà che possiamo stare qui a ricevere tutte queste assurde insinuazioni" tentò Onigumo per l'ennesima volta, ma fu la goccia che fece traboccare il vaso, il giudice gonfiò le guance indignato.
"Insinuazioni? Io stesso avrei ritenuto assurde queste insinuazioni se non tenessi queste cartelle tra le mani, con tanto di foto e anche se all'epoca le due signorine erano delle bambine è facile riconoscerle ora, le loro testimonianze sono vere quanto le prove che tengo tra le mani senza contare del giuramento che hanno fatto nel momento che si sono sedute al banco! Ritengo inammissibili le sue insinuazioni e veda di finirla con le sue obiezioni insensate o questo processo andrà molto male anche per la sua carriera, il suo cliente temo stia assaporando le ultime ore di libertà! E ora ascoltiamo solo più il dottor Conrad, anche se le ultime due testimonianze sono state più che sufficienti, prego venga al banco" disse e Conrad si alzò lentamente, Naraku sussurrò qualcosa a Onigumo che questa volta si alzò con minore convinzione, il giudice lo guardò.
"Abbiamo ragione di credere che il dottor Conrad in realtà sia morto" disse piano, questa volta il giudice venne preso in contropiede.
"Che cosa?" disse e guardò Conrad che gli fece vedere i suoi documenti d'identità ma fu Sesshomaru a intervenire.
"Immagino ci sia un motivo per cui il dottor Conrad abbia simulato la sua morte e, dopo le ultime testimonianze, immagino che l'abbia fatto per un motivo più che valido come la legittima difesa, reato che si può scontare con una cauzione e ben minore da ciò che abbiamo sentito adesso" disse con fare annoiato, Sesshomaru formulava frasi lunghe solo ed esclusivamente quando era in veste di avvocato.
"Obiezione, è sentenzioso!" disse Onigumo.
"Respinta, prego signor Conrad ci spieghi tutto" disse e Conrad annuì.
"E' stato citato da entrambe le testimoni in modo più che lusinghiero, qual'è il suo ruolo in tutta questa storia?" domandò Sesshomaru.
"Ciò che ho fatto ci tengo a precisare l'ho fatto per amore della giustizia e perché credo profondamente al giuramento che ho fatto nel momento in cui mi sono laureato in medicina, né più,né meno... Io ero uno dei collaboratori di Akira Shinkon e il più giovane dell'equipe, Akira mi aveva assunto per le due lauree che in così giovane età ero riuscito ad ottenere, sin da subito fummo molto affiatati e insieme sviluppammo la ricerca sull'apoptosi, che era stata scoperta in America negli anni in cui ero ancora uno studente... Akira si trovò vicino ad una scoperta sorprendente che riguardava appunto la morte cellulare programmata, uno studio sulle differenze cellulari tra umani e demoni, entrambi facemmo moltissime ipotesi e ricerche in microscopia ma ad un certo punto ci fermammo, ben consapevoli che non avevamo modo di provare le nostre ricerche perché la ricerca sarebbe stata troppo invasiva nei confronti dei demoni. In effetti Naraku ha avuto una giusta intuizione quando decise di uccidere Kanna perché effettivamente solo così si sarebbe riuscito a scoprire qualcosa... Ma è questa la differenza tra un medico che si rispetti e uno che insulta il proprio mestiere solo per la gloria e per il potere: i medici esistono per curare, per mantenere e lottare per la vita il più possibile... Un medico che uccide non è degno di questo nome, non è degno di esistere e soprattutto non infanga solo il nome di medico ma sopra ogni cosa infanga il nome di uomo" disse Conrad guardando dritto negli occhi l'essere da cui per innumerevoli anni aveva dovuto scappare, era inebriante poter guardarlo con fierezza, sarebbe morto per i suoi ideali e era sfuggito dalla morte solo per mantenere in vita i suoi ideali stessi. Aveva temuto per più volte di essersi comportato da codardo scappando, simulando la sua morte ma dopo ciò che aveva fatto in quegli anni per la gente che aveva incontrato per sua strada aveva capito che quella fuga, così lontana dal suo modo di essere, era stata necessaria per mantenere un rovescio della situazione in confronto a Naraku. Salvare più vite possibile in opposizione a tutte le vite che Naraku, per un progetto a cui lui stesso aveva fatto parte, aveva tolto.
Non si rese conto che Rin lo stava guardando con avidità, quell'uomo aveva conosciuto suo padre, aveva avuto modo di lavorare con lui, di essere anche suo amico magari. Forse quell'uomo avrebbe potuto aiutarla a capire ciò che accadeva nella sua testa, a decifrare i diari che aveva ereditato da suo padre... Quell'uomo sarebbe stato degno di condividere il suo segreto, ne era certa. Il cuore le saltò un battito per la commozione, poteva avere risposte, forse avrebbe anche potuto conoscere i suoi genitori attraverso i suoi racconti. La voce del dottor Conrad era gentile, anche se indurita dall'amarezza del suo discorso, ebbe la sensazione di avere davanti una persona profondamente buona... Ma come avevano fatto i suoi amici a scovare quelle tre persone? L'avevano salvata, salvata dalla sua falsa testimonianza, salvata dalla possibilità che Naraku potesse essere vivo e tormentarla per tutta la vita. Si girò nuovamente verso di loro che stavano seguendo gli avvenimenti con attenzione. Quando la videro girarsi Shiori e Shippo le restituirono subito lo sguardo, Yumi invece stava guardando verso il dottor Conrad, Shiori le diede una gomitata e indicò Rin. I tre amici le restituirono un sorriso immenso a cui lei rispose, nei suoi occhi una riconoscenza che percepirono subito. Si girò nuovamente.
"Bene, dichiaro chiuso questo processo e permetto alla giuria di andare a deliberare" disse battendo il martelletto, si passo stancamente una mano sul volto. Tutti fecero per alzarsi ma uno dalla giuria si alzò e andò a sussurrare qualcosa al giudice che attirò nuovamente l'attenzione su di sé.
"Prego a tutti di non abbandonare l'aula, mi è stato riferito che la seduta della giuria sarà breve" affermò e tutti si risedettero mentre lui abbandonò momentaneamente l'aula, un vivace vociare si alzò dalla stanza e nell'aula entrarono alcune guardie in più.
Dopo una ventina di minuti infatti il giudice rientrò e lo stesso la giuria. Tutti si sedettero e calò nuovamente il silenzio. Una guardia andò a prendere dalle mani di un componente della giuria un foglio e lo portò dal giudice che lo lesse senza stupore e cercò di nascondere un sorriso soddisfatto, annuì e lo fece restituire.
"Prego, dichiarate il verdetto" affermò, il ragazzo della giuria si alzò.
"Dichiariamo l'imputato... Colpevole e condannato all'ergastolo e dichiariamo un risarcimento per danni morali e fisici alle signorine Shinkon, Kaze e Shangai per un ammontare di
13130000.00* di yen a testa" dichiarò, un boato si diffuse nella stanza dalla parte di Rin e numerose obiezioni dalla parte di Naraku che fu ammanettato da due guardie.
"Me la pagherete, questa storia non finisce qui!" urlò Naraku pieno di rabbia mentre si vincolava furisamente dalle guardie.
"Non le conviene fare minacce nella mia aula... Oltretutto le dico solo una parola: Cassazione! Marcirà in galera per tutti i secoli che la sua misera vita di demone è destinata a durare! Auguri, dicono che il carcere per demoni sia spaventoso" rispose il giudice indignato per poi congedarsi.
Rin, l'esplosione delle urla intorno a sé, rimase attonita per un attimo, stordita come se fosse convinta che quello che era accaduto non potesse essere vero, un sogno. Si guardò intorno, i suoi amici si abbracciavano saltellando, Kagome e Inuyasha si stavano baciando con slancio, il volto di lei rigato di lacrime. Naoko, Kanna e il dottor Conrad invece era convinta avessero la sua stessa espressione. Si guardavano increduli, il sollievo sui loro volti i cui occhi sembravano nascondere una tristezza e dolore non dimenticati nonostante la gioia, li capì. Capì la sensazione che provavano dopo anni a scappare, a nascondersi, a rinunciare alla vita stessa... Era la consapovolezza di essere liberi nonostante anni in cui, come lei, si erano considerati intrappolati in una gabbia che sembrava essersi impossessata delle loro vite. Era la libertà reclusa, era il timore di vivere... Sapere che tutto ciò non c'era più, che il mostro, l'ombra, il fantasma spaventoso del loro passato era scomparso per sempre era una sensazione inebriante, che veniva percepita con lentezza, lasciava quasi un vuoto. Infine si girò verso Sesshomaru...
Gli occhi ambra incatenati ai suoi, riuscì a riconoscere la solita impenetrabile freddezza ma negli anni, sin da bambina aveva imparato ad interpretare le innumerevoli sfumature nel suo sguardo. Sesshomaru non parlava, non esternava mai le sue emozioni, i suoi occhi erano la sua voce, la sua parola. Era sollievo allo stato puro quello che lesse nei suoi occhi, forse sollievo perché ora lei era finalmente libera e al sicuro?
Gli si avvicinò.
"Grazie" disse soltanto, Sesshomaru abbassò lo sguardo.
"Non è me che devi ringraziare" disse con una punta di amarezza scoccando uno sguardo verso i suoi tre amici che in quel momento si erano lasciati andare ad un trenino con tanto di ola.
"Devo ringraziare te, perché senza te non avrei avuto il coraggio di affrontare tutto questo" disse, lui rialzò lo sguardo, sembrava colpito. Aprì la bocca per rispondere ma fu travolta da più braccia, i suoi amici l'avvolgevano così stretta che quasi le bloccarono il respiro, Sesshomaru indietreggiò e si allontanò. I suoi amici si staccarono da lei quando Kagome e Inuyasha le si avvicinarono. Rin si tuffò tra le braccia della madre e scoppiò a piangere, un pianto liberatorio, di sollievo.
"E' tutto finito bambina mia, tutto finito" le sussurrò accarezzandole i capelli, Inuyasha le posò una mano sulla spalla e si accinse ad abbracciare anche lui.
"Rin tesoro, ce l'hai fatta!" si avvicinarono anche Sango e Miroku. Era una festa, non riuscivano a fermarsi, a smettere di gioire, di urlare quello non sembrava neanche più un tribunale e infatti le guardie invitarono tutti ad uscire, non se lo fecero ripetere due volte. Uscirono dal tribunale e la luce del sole di fine settembre li colpì.
"Bisogna andare a festeggiare!" esclamò Miroku.
"Per te ogni occasione è buona per tirarsi neri!" lo rimproverò Inuyasha con un sorriso.
"Questa volta la gioia è un dovere, per la mia bambina e non solo, è la fine di un incubo ed è giusto festeggiare tutti insieme" disse Kagome guardando anche Kanna, Naoko e il dottor Conrad.
"Nessuno ci ha presentati, vorrei tanto conoscervi e ringraziarvi" aggiunse verso di loro.
"E sapere come avete fatto a scovarli!" aggiunse Inuyasha rivolto verso i tre amici della figlia che annuirono.
"E' una storia che ha dell'incredibile!" affermò Yumi, e i due amici annuirono animatamente alle sue spalle.
"Bene, allora che ne dite, tutti a casa nostra?" propose Kagome, tutti ne furono entusiasti... Vabbé Sesshomaru non lo esternò particolarmente ma questa volta, in silenzio, si sentì segretamente partecipe di quella gioia e non si sarebbe tirato indietro come anni prima quando a Rin era tornata la voce.

"Così te lo sei visto davanti quando lo avevi creduto morto?" domandò Miroku incredulo, gli occhi sgranati e lievemente piegato in avanti.
"Sì" rispose con semplicità, Yumi.
"E non te la sei fatta sotto?" chiese Miroku ancora più incredulo, tutti scoppiarono a ridere.
"E' quello che le ho chiesto anche io..." borbottò Shippo, gli altri risero ancora di più.
"No" rispose di nuovo con altrettanta semplicità Yumi. Erano tutti seduti nel salone della casa di Kagome e Inuyasha. Kagome e Sango trafficavano insieme ai fornelli per mettere su la cena mentre gli altri si erano seduti in salotto, in mano bicchieri di spumante e avevano iniziato ad esserci tutte le domande del caso; di come gli amici di Rin avevano scovato le persone che, effettivamente, avevano salvato la situazione nonché loro stessi. Stava avendo particolarmente successo l'aneddoto di Yumi e di come, contro tutto e tutti, era andata a trovare il dottor Conrad al cimitero e di come, straordinariamente, l'aveva trovato.
Rin era seduta tra gli amici sul lungo divano, e sull'altro erano seduti Naoko, Kanna, il dottor Conrad e Miroku era seduto sul loro bracciolo, subito aveva iniziato a fare il compagnone soprattutto con le due ragazze della combriccola. Sesshomaru era seduto su una sedia, poco più indietro come a voler determinare quanto si sentisse distante mentre Inuyasha era sul bracciolo del divano dei ragazzi e ascoltava rapito tutta la storia.
"E' proprio vero che le donne di oggi hanno più attributi di noi" borbottò Miroku scuotendo la testa.
"Più di te sicuramente, amore mio!" lo riprese Sango con un sorriso.
"Non è affatto vero, sono un cuor di leone!" esclamò Miroku drizzandosi sul suo posto, perdendo leggermente l'equilibrio.
"Sì, certo, parla quello che si è messo ad urlare perché c'era un ragno nel bagno sta mattina" lo riprese Sango con leggerezza, di nuovo si sentirono più persone ridacchiare. Miroku cercò di darsi un tono.
"Era un ragno molto grosso, comunque" cercò di giustificarsi con dignità.
"Devo confessare che anche io sono rimasto stupito dal suo sangue freddo" convenne Conrad, Yumi fece per rispondere ma si zittì. Come spiegare davanti a tutti che aveva sentito che era vivo, una sensazione irrazionale ma che aveva provato nel profondo del cuore. Come avrebbe potuto spiegare di non essersi spaventata solo perché quando lo aveva visto aveva sentito tornare al suo posto un pezzo di sé che fino a quel momento era stato mancante? Sicuramente l'avrebbero presa per pazza.
"Saranno stati i suoi begli occhi verdi dottor Conrad... Tende a perdere la ragione, Yumi, davanti agli uomini con gli occhi verdi" esclamò Shippo scherzosamente, Yumi spalancò la bocca indignata mentre tutti ripresero a ridere, l'argomento era così succulento che Sango e Kagome si erano fermate nei loro lavori e si erano spinte verso il salotto per ascoltare. Shippo aveva un sorriso sadico, forse voleva vendicarsi di tutte le volte in cui Yumi l'aveva messo in imbarazzo facendo battutine su lui e Shiori, l'unica differenza era che Yumi aveva il buon senso di fare quelle frecciatine solo quando erano fra loro. Il dottor Conrad fece un sorriso imbarazzato.
"Cosa dici, brutto volpino da strapazzo!" esclamò Yumi dandogli una gomitata così forte che l'amico tossicò.
"Dovevi farti un giacchino con il suo scalpo come ti eri ripromessa!" le ricordò Shiori partecipe.
"Mannaggia hai proprio ragione" borbottò la ragazza.
"Ciò che non capisco è come vi è venuta in mente un'impresa del genere?" esclamò Inuyasha, i tre ragazzi guardarono Rin che abbassò lo sguardo.
"Immagino... Immagino che abbiano sospettato qualcosa, il giorno che sono andata a trovare Yumi" sussurrò piano, di nuovo Sango e Kagome non solo si sporsero ma entrarono direttamente in salotto.
"Sospettato qualcosa, che cosa?" chiese Inuyasha con voce acuta. Rin abbassò lo sguardo, parve imbarazzata, ma ormai non c'era più niente da temere, poteva dirlo. I suoi amici avevano intuito tutto senza chiederle niente ma c'era un motivo se quella mattina aveva azzardato con una falsa testimonianza, poco prima che i suoi stessi amici la salvassero.
"Un uomo, non so chi... Una settimana fa un uomo mi ha intrappolata in un vicolo e mi ha minacciata... Ha minacciato di farvi del male se non avessi ritirato la mia testimonianza" confessò, l'atmosfera spensierata e leggera che aveva avvolto l'atmosfera fino a quel momento venne surgelata, tutti taquero.
"Cosa, come... Perché non ce l'hai detto?" chiese Kagome avvicinandosi, pochi si accorsero che Sesshomaru si era alzato ed era uscito dalla stanza. Rin se ne accorse e per un attimo lo seguì con lo sguardo, ma i suoi genitori la guardavano con avidità ed era necessaria una spiegazione.
"Perché vi avrebbero fatto del male, quella è gente che non scherza, voi non avete idea!" esclamò e guardò verso Kanna, Naoko e Conrad che le restituirono uno sguardo comprensivo.
"Rin non è da biasimare, signori Taisho, lei sapeva con chi aveva a che fare" disse Naoko, Kagome e Inuyasha annuirono.
"Non posso credere che ti avessero convinta, se non ci fossero stati loro probabilmente oggi le cose sarebbero andate molto diversamente" sussurrò Kagome.
"Non l'avremmo permesso, noi l'abbiamo vista, io l'ho vista sconvolta bussare alla mia porta... Non mi sarei data pace finché non avessi trovato il motivo di quell'angoscia, e anche senza di noi la sua falsa testimonianza avrebbe destato sospetti, avrebbero avuto bisogno di prove" disse Yumi, i due genitori annuirono.
"Che incubo, quel maledetto..." sussurrò ancora Kagome.
"Un incubo che per tutti si spera essere passato, non si angosci più, signora Taisho... Il male, la vendetta, sono cose che ci annientano... Male non fa altro che attirare altro male in un circolo vizioso senza fine! Sia fiera di sua figlia che è arrivata a rinunciare alla sua libertà pur di vedervi salvi, sia fiera degli amici straordinari che è stata in grado di trovare in questi anni che sono arrivati ad amarla a tal punto da trovarci e smuoverci tutti! Provi gioia per l'incubo che è finito e la sua gioia non farà altro che portare altra gioia finché tutto il dolore che avete passato, passerà" disse Conrad alzandosi in piedi, Kagome lo guardò, una lacrima le rigò il volto. Il dottor Conrad era la persona più adulta in quella stanza, e l'autorità e la saggezza che portava la sua persona in quel luogo era quasi confortante. Inuyasha gli sorrise e asciugò la lacrima che era caduta sul volto della moglie.
"Certo che lei ci sa proprio fare con le parole, dottor Conrad!" esclamò Miroku alzandosi e dando una poderosa pacca sulla spalla dell'uomo che rise.
"Fa anche questo parte del mio lavoro, ho parlato con così tante persone nel corso di questi anni! Ma vi prego, ora chiamatemi Marcus" disse con un sorriso.
"A patto che ci diamo tutti del tu!" disse Shiori.
"E che non mi chiami signora Taisho, mi fa sentire vecchia!" esclamò la ragazza, Marcus sorrise di nuovo.
"Affare fatto!" disse annuendo.
"E ora forza abbiamo preparato qualcosina al volo, tutti a tavola!" disse Sango tutti annuirono e si avviarono in sala da pranzo. Rin si avvicinò a Marcus.
"Dottor... Scusi, Marcus... Quando tutti questi festeggiamenti saranno finiti vorrei chiederti alcune cose..." iniziò a dire, quasi in imbarazzo dopo tutto quel trambusto non era ancora riuscita a parlare con quell'uomo che tanto l'aveva incuriosita, che tanto l'aveva fatta sentire a casa. Marcus sorrise con gentilezza.
"Lo credo bene, Rin... Non hai idea di quante cose ho da raccontarti sui tuoi genitori" disse con allegria, Rin gli fece un grande sorriso.
"Grazie! Ma non si tratta solo di quello io ho... Dei diari di mio padre, e una lettera che però non riesco bene a capire" spiegò, il sorriso per un attimo morì sul volto di Marcus.
"I suoi diari? Ce ne sono ancora? Sarò lieto di aiutarti Rin, credo proprio che sarà necessario" rispose, la guardava quasi con curiosità, Rin fu certa che quell'uomo potesse darle molte risposte.
"Grazie" disse.
"Di nulla" rispose Marcus con semplicità.
"Devo andare a chiamare Sesshomaru, chiedo scusa..." disse congedandosi, Marcus annuì e si avviò dagli altri.
Rin percorse il corridoio e bussò alla stanza di Sesshomaru ma non ricevette risposta, quando aprì cautamente capì che non era lì. Affacciandosi alla finestra lo vide appoggiato sul famoso ponticello sul retro della casa, uscì trafelata per raggiungerlo. Quando uscì si rese conto che ormai era l'imbrunire e iniziava a fare fresco, erano in pieno autunno daltronde.
Fu certa che lui potesse sentirla arrivare, ma quando i suoi passi si infransero sulla ghiaia annunciando il suo arrivo lui non si girò.
"S- Sesshomaru..." proferì Rin esitante. Non ebbe risposta, continuava a darle le spalle, come anni fa gli si avvicinò e si arrampicò sul ponticello al suo fianco, scrutandolo con curiosità. La differenza era che ora era alla sua stessa altezza e poteva vedere distintamente il suo volto serio, il suo sguardo che fissava un punto lontano.
"Sesshomaru, cosa ti è successo?" domandò piano. Lui si girò di scatto, il cuore le saltò un battito quando si rese conto di quanto erano vicini. A Sesshomaru, al contrario, la cosa non parve sconvolgerlo. Nei suoi occhi c'era un'espressione dura, quasi delusa, non l'aveva mai guardata in quel modo.
"Non me l'hai detto" rispose secco, Rin sgranò gli occhi.
"I-io..." balbettò, non riusciva a capire perché fosse così indignato. Provò a ricomporsi.
"Voi... Tu non sai cos'è successo, se non te ne fossi andato avresti sentito la mia risposta" disse, tremava ora non solo più dal freddo. Sesshomaru la guardò dritto negli occhi, non un grammo di quella durezza aveva abbandonato il suo sguardo.
"Non ti sei fidata di me" continuò, il suo solito tono distaccato, le sue solite frasi perentorie. A volte si diceva di essere stanca del suo modo di fare, eppure era consapevole che ogni cosa di lui l'attirava come una calamita. Incredibile dire che i suoi modi scostanti, la sua freddezza, il fatto di essere così impenetrabile erano tutte cose che l'avevano avvicinata anziché allontanarla. Perché lei sapeva che dietro a tutti quegli strati di ghiaccio che coprivano il suo cuore c'era una persona grande, una persona complessa ma che, se fosse mai riuscita a trovare la chiave giusta, avrebbe potuto darle il mondo. Lo sapeva, lo vedeva nei suoi occhi d'ambra che evocavano la più profonda solitudine. Non credeva che Sesshomaru ricambiasse i suoi sentimenti, nemmeno nelle sue più rosee previsioni, ma sapeva che da bambina aveva instaurato un legame con lui, sapeva che ora che aveva capito che era una donna ma sempre la stessa Rin, lui la trattava in modo diverso dagli altri. L'aveva sempre trattata in modo diverso dagli altri. Non sapeva come, né dove, ma aveva un posto nella sua vita e il fatto che la respingesse a tal punto le faceva male... Credette di non aver mai visto nulla che le arrecasse tanto dolore quanto quello sguardo.
"Mi avevano minacciato di farvi del male... A Inuyasha, a Kagome, a te!" esclamò.
"Io posso difendermi" rispose sprezzante. A Rin montò una rabbia.
"Ma io non posso difendermi dall'idea di perderti! Ma perché non lo capisci?" esclamò, non si rese conto delle lacrime che stavano rigando il suo volto, dei singhiozzi che la stavano facendo congelare. Lui la fissò.
"Non dire sciocchezze" soffiò. Rin alzò gli occhi al cielo.
"Non dire sciocchezze, non dire sciocchezze! Possibile che è tutto ciò che sei in grado di dire, sempre?" rispose tra le lacrime. Sesshomaru, il volto la solita statua di sale, in quel momento parve indignato.
"Che diavolo stai dicendo?" rispose, indietreggiò quasi. Lo sentiva, nonostante lei stesse tremando di freddo di fronte a lui sentiva tutto il calore che poteva emanare. Con la sua sola presenza, con le sue sole lacrime. La poteva sentire, ogni volta che era nelle vicinanze... Quando piangeva tra le sue braccia, quando gli implorava di non andarsene quando lui non aveva intenzione di andare da nessuna parte. Aveva il terrore, il grande Sesshomaru aveva il terrore che quella ragazzina, quella donna, avrebbe potuto varcare le mura che lui si era costruito intorno con tanta cura. Aveva il terrore che una volta entrata non sarebbe riuscito a respingerla, a tirarla indietro... Perché una volta che fosse riuscita ad inondarlo totalmente con quel calore non sarebbe riuscito a farne a meno e sapeva, sapeva, che non sarebbe più riuscito a lasciarla andare... Che non sarebbe stata libera e soprattutto lui non sarebbe stato libero da lei. Tutto questo lui non poteva permetterlo.
"Perché ogni santa volta che ti dico ciò che provo tu ti ti-tiri indietro! Non mi rispondi m-mai, non mi dici mai niente..." esclamò, ormai i tremiti non riuscivano a farla smettere di singhiozzare.
"Io sono fatto così" rispose con freddezza. Rin lo guardò, arresa.
"Lo so" disse.
"Allora smettila di lamentarti, non so cosa vuoi da me" rispose. Allontanarla, allontanarla era l'unico suo obiettivo.
"Possibile che proprio non lo capisci?" rispose implorante.
"No, e ora torna dentro, ti stai congelando" disse e le passo avanti, come a volere andarsene.
"Dovrei esserci abituata, a forza di stare vicino a te" rispose dura.
"Hai ragione" disse soltanto, Rin battè i piedi a terra come una bambina intanto lui se ne stava andando.
"Dove vai?" gli urlò dietro.
"Via, tornerò forse quando ti sarai data una calmata" disse, un passo dopo l'altro.
"Scappa pure, sei sempre il solito vigliacco" esclamò, Sesshomaru si bloccò.
"Io non sono un vigliacco" sussurrò, le dava ancora la schiena, Rin si fece forza. Tutto, tutto pur di tenerlo con sé.
"Sì che lo sei, sennò non scapperesti tutte le volte che per te le cose si fanno difficili... Perché non mi guardi in faccia quando mi parli, perché non mi affronti da uomo?" urlò. Vide le sue spalle scosse da un tremito.
"Possibile che non capisci che io ti..." sussurrò ma lo vide girarsi e tornare verso di lei.
"Basta!" fu la prima volta che lo sentì gridare, in un attimo le fu vicino. Il volto basso.
"Sei terrorizzato all'idea di ciò che ti posso dire..." disse Rin implacabile, non era mai stata così intraprendente con lui ma quel giorno... Il giorno in cui il suo peggiore incubo era finito si sentiva animata di nuova forza, terrorizzata all'idea di perdere ciò a cui teneva, forte di una consapevolezza nuova. Padrona delle sue emozioni e non più una ragazzina spaurita alla sua prima cotta, era amore forte e profondo quello che sentiva da così tanto tempo, anni ormai.
Si sentì donna in quel momento, veramente una donna per la prima volta nella sua vita e questo, certo, cambiava le cose.
"Stai zitta" ringhiò.
"Non hai il coraggio di affrontarmi!" continuò.
"Smettila!" urlò Sesshomaru, mai in tutto quel tempo il suo volto le era stato così vicino ma non fu quello a sconvolgerla, a farle saltare un battito. Gli occhi di Sesshomaru non erano del solito color ambra e dall'espressione implacabile. Erano incurvati in un'espressione irata, rossi come il fuoco, i rosei segni demoniaci sul suo volto si erano fatti violacei.
Cosa aveva fatto per aver tirato fuori il lato demoniaco che era in lui?



Emh... Che dire questo capitolo è molto importante anche se confesso non sono totalmente soddisfatta ma, l'ho riscritto un milione di volte e questo è il risultato finale, è stato difficilissimo da scrivere proprio per la sua importanza credo... Ora la storia prende una nuova svolta!
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e in particolare:
Charly_chan
Serin88
Cicci89
Bekkuzza_chan

Un saluto,
LilyProngs



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Capitolo 33
*** Ti amo a tal punto! ***


Capitolo 32
La bambina alla ricerca di un sogno


"Sesshomaru..." sussurrò Rin, per la prima volta da che lo conosceva Rin ebbe paura di lui. Un conto era comprendere il suo attegiamento scostante, da persona superiore, la sua indole di ghiaccio... Ma mai, mai, aveva avuto paura di lui.
In quel momento però, quando la stava guardando con quegli occhi fiammeggianti, Rin si sentì spiazzata a tal punto che non si rese neanche conto subito che lui l'aveva afferrata per le spalle, la guardava con quell'espressione vuota che lei non riconosceva... Dov'era il suo Sesshomaru?
"Sesshomaru?" ripetè, questa volta quasi come se fosse una domanda, avrebbe voluto chiedergli: 'Dove sei?'. Le sue mani lunghe le avevano arpionato un braccio in una morsa stretta e l'avevano attirata a sé, Rin rimase scioccata da quel gesto, mai lui intenzionalmente l'aveva attirata così tanto vicino. Per la prima volta Rin riuscì a percepire il suo calore corporeo, i loro corpi aderivano uno sull'altro. Lo guardò confusa, lui strinse ancora di più la morsa sulle sue braccia tanto che lei sentì i suoi artigli aderirle sulla carne, trattenne un gemito di dolore. Le sue mani dalle sue braccia passarono alla sua vita, ebbe un fremito quando le sentì aderire sulla sua schiena, sempre più vicini, sempre più a contatto.
Quante volte lo aveva sognato? Quante volte da che era diventata più adulta aveva sognato un contatto vero, carnale, con lui? Si sentì arrossire a quel pensiero ma se l'era immaginato così tante volte, cosa potesse voler dire essere amati da Sesshomaru e non solo la consapevolezza di cosa volesse dire amarlo. Eppure eccolo lì, che senza dire niente la stringeva a sé, completamente assurdo, assolutamente sconvolgente... Era arrivato il momento anche per loro? Lui aveva finalmente capito che cosa provava lei, aveva forse capito di provare qualcosa anche lui?
Istintivamente alzò una mano per toccargli il viso ma ciò che fece lui la lasciò attonita, appena aveva visto la mano di lei alzarsi sul suo volto l'aveva bloccata. Lei lo guardò ancora, quelle iridi fiammeggianti. Lui avvicinò il suo volto a quello di lei e posò le labbra sul suo collo, un tremito la scosse nuovamente mentre una sensazione calda e piacevole le pervadeva lo stomaco. Ancora una volta provò a toccarlo a sua volta e, di nuovo, lui la fermò. In quel momento Rin capì. Aveva ragione, il suo Sesshomaru non era lì con lei, non realmente almeno. Era lì il suo corpo ma la sua anima era altrove, il demone aveva preso il suo posto e per quanto per la prima volta lui la toccava, la trattava come una vera donna lei sapeva che il vero Sesshomaru non l'avrebbe mai toccata, non il quel modo almeno. Era la bestia che l'aveva colto. Per un attimo Rin si trovò di fronte ad un bivio: lasciarsi andare senza pensare alle conseguenze, lasciarlo fare, consapevole forse che quella era l'unica occasione per lei di averlo così vicino, di sentirlo; dall'altra era ben consapevole che forse Sesshomaru non si sarebbe neanche ricordato di quello che stava accadendo, di lasciarsi scappare quell'occasione perché possedere uno Sesshomaru che non sarebbe mai stato davvero lui, davvero suo, non ne voleva la pena. Era come sprecare l'amore che sentiva per lui, sprecare tutto il sentimento che in tutti quegli anni aveva provato.
Quando sentì la bocca di lui dischiudersi nell'incavo del suo collo si lasciò quasi andare alla prima scelta, ma ancora una volta desiderò averlo tutto per sé e ancora una volta fece per stringerlò a sé e, nuovamente, lui la fermò. Fu in quel momento che capì davvero che non aveva intenzione di scedere a compromessi. Non avrebbe sminuito se stessa per quel momento, non avrebbe sminuito il suo amore per un attimo di oblio. Fu così che cercò di staccarsi dalla sua presa, ma lui era più forte e la stringeva sempre più, con sempre maggior foga, come una passione cieca che l'aveva travolto per un momento senza farlo ragionare, non voleva lasciarla andare, non l'avrebbe mai lasciata andare.
"Sesshomaru, lasciami..." sussurrò, le lacrime avevano iniziato a rigarle il volto. Ma lui non c'era, sembrava sordo alle sue parole. Alzò le mani dalla sua schiena e fece per sbottonarle la camicia, lei bloccò le sue mani tra le sue e lo guardò, cercò di farlo tornare in sé.
"Sesshomaru, ti prego..." lo implorò. Lui ebbe un ultimo impeto di forza e per un attimo si divincolò dalla sua presa, strinse la camicia di lei fra le dita e sentì il rumore della stoffa rompersi.
"Ti prego..." ripetè tra le lacrime e Sesshomaru all'improvviso si bloccò. Il tempo parve fermarsi. Indietreggiò e la guardò, gli occhi rossi stavano affievolendo il loro colore per tornare all'ambra che lei tanto amava, che così profondamente riconosceva.
Sul volto di lui apparve un'espressione sconvolta, spaesata... Indietreggiò ancora.
"Devo andare..." disse, vide le sue mani tremare. Rin fece due passi verso di lui e lui indietreggiò ancora.
"Sesshomaru..." sussurrò e lo afferrò per un braccio. Lui la guardo ma non disse niente per un momento.
"Lasciami andare..." disse con il suo solito tono incolore, con un gesto secco si liberò dalla sua presa e corse via. Non l'aveva scossa forte, ma tutte le emozioni che aveva provato fino ad allora con quel solo gesto le fecero perdere l'equilibrio e cadere a terra. Quando sentì l'impatto sul suolo morbido iniziò a piagere così forte da non riuscire più a fermarsi, dopo qualche minuto vide la macchina nera sportiva di Sesshomaru sfrecciare sul vialetto e percorrere la strada a tutta velocità.
"Sesshomaru!" urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, ma lui ormai se ne era andato.


"Mi passi l'oden, peffavore?" domandò Shippo con la bocca piena, il piatto già ricolmo di cibo. Yumi lo guardò leggermente disgustata.
"Non capirò mai come fai ad incamerare così tanto cibo in così poco tempo" commentò. Shippo alzò gli occhi al cielo.
"Solo perché tu mangi come una principessina delle fiabe non vuol dire che tutti siano così" commentò, Yumi gonfiò le guance.
"Idiota" sbuffò. Gli altri commensali li guardavano ridacchiando.
"Ma sono sempre così?" chiese Marcus con un sorriso divertito.
"Anche peggio" rispose Shiori sconsolata. Yumi la guardò contrariata.
"Questo non è vero, io e Shippo siamo in grado di intavolare delle conversazioni civilissime!" disse seriamente, Shiori si accigliò.
"Ma quando mai?" esclamò, Shippo annuì.
"E' vero tu con me sei sempre un'arpia!" commentò il ragazzo anche se nascondeva un sorrisetto dietro alle bocconate di cibo. Yumi mise su un'espressione offesa.
"Ma non è vero!" si lamentò.
"Solo perché vuoi fare bella figura davanti al dot...AHI!" urlò per poi scoccare un'occhiata irata a Yumi.
"Mi hai tirato un calcio!" soffiò sconvolto. Yumi mise su la sua migliore espressione da innocente.
"Oh, scusa, mi è scivolato il piede!Magari puoi chiedere a Shiori di guarirti la bua" disse con un sorrisetto sadico. Shippo aprì la bocca pronto a rispondere sicuramente in maniera poco carina ma Shiori li fermò.
"Finitela!Bambini..." commentò esasperata, i due la finiro con il loro teatrino non prima di indirizzarsi due linguacce a vicenda.
"Di solito sono migliori di così, ma stare davanti a tanta gente li agita" commentò Shiori divertita.
"Shiori!" esclamarono i due all'unisono, con tono offeso. Gli altri risero ancora.
"Ah certo che stando insieme voi quattro non vi annoiate mai!" commentò Inuyasha  con un sorriso.
"Mi ricordano tanto noi quattro da ragazzini, ah bei tempi, quante ne abbiamo passate" commentò Miroku dando una pacca sulla spalla all'amico.
"Eh sì, gran bei tempi di rimorchio, vero Miroku?" commentò Sango con tono acido, Miroku si girò subito verso la sua compagna.
"Dai Sanguccia, sai che l'unico mio vero amore sei sempre stata tu!" le disse in tono mieloso, Sango cercò con tutte le forze di trattenere un sorriso.
"A proposito, ma dove sono Rin e Sesshomaru, è da un po' che dovrebbero essere rientrati" disse Kagome alzandosi.
"Rin mi ha detto che è andata a chiamarlo, magari si sono fermati a chiacchierare..." disse Marcus, la maggior parte dei commensali mise su un'espressione attonita.
"Sesshomaru non chiacchiera" commentò Inuyasha a modi spiegazione. Il discorso fu interrotto dal cellulare di Yumi che squillò.
"Scusate..." disse mentre leggeva il messaggio, aggrottò le sopracciglia.
"E' successo qualcosa?" chiese subito Kagome, Yumi alzò il viso di colpo e si rese conto che tutti la stavano guardando, sfoggiò un sorriso tirato.
"Niente di importante... Emh, li vado a chiamare io, una boccata d'aria dopo tutto questo buon cibo mi farà bene, vieni anche tu Shio?" chiese all'amica accanto a lei che la conosceva così bene da riconoscere la sua espressione.
"Sì, magari una passeggiatina" disse alzandosi a sua volta, Kagome le guardava sospettosa.
"Dite a Rin di sbrigarsi che tra poco a quei due non rimarrà niente..." disse Miroku lanciando uno sguardo a Shippo che non raccolse la provocazione.
"Defo venire acchio?" borbottò Shippo ancora tra le bocconate.
"No, no ci mettiamo un attimo..." rispose Yumi. Kagome le seguiva con lo sguardo come una lince e le due si affrettarono ad uscire dalla casa.
"Cos'è successo?" chiese subito Shiori una volta uscite dalla porta. Yumi sospirò.
"Allarme Sesshomaru, temo... Sono al ponticello" disse e le due percorsero il retro della casa dove stava il bel giardino dei Taisho, quando varcarono la soglia videro una Rin seduta a terra, tremante. Le due si precipitarono al suo fianco.
"Rin cosa diavolo è successo?" chiese subito Yumi, l'amica seduta a terra che si abbracciava le gambe.
"S-se n'è andato..." disse tra i singhiozzi.
"Andato, Sesshomaru? Andato dove?" chiese Shiori sedendosi al suo fianco, Yumi fece lo stesso.
"N-n-non lo so... Eravamo qui, abbiamo iniziato a discutere e-e...Ma perché fa così freddo qui!" iniziò alzando la voce, scossa dai singhiozzi. Yumi si tolse subito la sua giacca e gliela posò sulle spalle.
"Tesoro, cosa è successo? Avete litigato?" chiese con voce calma mentre le cingeva le braccia frizionando forte per farla scaldare.
"Lui... Lui si è arrabbiato perché non g-gli ho detto niente che mi hanno minacciata, ma cosa potevo fare?" disse alzando la voce con fare isterico. Le due amiche a malapena la riconoscevano. A che punto l'aveva sempre portata Sesshomaru, pensarono entrambe.
"Be' ma non è così grave, sai com'è lui, quando si tratta di te è sempre un po' irrazionale" commentò Shiori. Rin dissentì.
"A lui non importa niente di me! Sono solo un oggetto per lui!" esclamò, Yumi si accigliò.
"Un oggetto? Ma cosa dici, Rin..." commentò confusa. Rin alzò lo sguardo sulle amiche per poi abbassarlo di colpo, le gote imporporate.
"Lui mi ha... mi ha stretta, mi ha... quasi baciata..." borbottò in imbarazzo, ancora tra le lacrime. Le due amiche si guardarono confuse.
"Scusa tesoro, ma è quello che hai sempre sognato, allora perché piangi?" domandò Yumi, stordita. Rin sospirò.
"Non era in sé quando l'ha fatto..." rispose e di nuovo le due ragazze erano sempre più confuse.
"Rin ti prego smettila di parlare in tono tanto misterioso, dicci cos'è successo!Poi non possiamo stare qui fuori, dentro si staranno preoccupando" disse Shiori e Yumi annuì in accordo.
"No, non voglio entrare... Non voglio vedere nessuno... Voglio stare qui!" disse scuotendo la testa come una bambina. Shiori e Yumi si scambiarono l'ennesima occhiata attonita. Yumi sospiro e prese il cellulare dalla tasca del cappotto.
"Qui c'è bisogno di una mano..." borbottò portando il cellulare all'orecchio. Fa che risponda Kagome, pensò.
"Pronto?" rispose la familiare voce di donna.
"Kagome sono Yumi, non ti allarmare c'è stato un piccolo malinteso tra Rin e Sesshomaru e... Rin si vergogna a rientrare a casa con tutta la gente che c'è, puoi per favore...non lo so..." iniziò a borbottare senza sapere bene lei stessa cosa dire.
"Sì, vi apro la porta della cucina così potete entrare senza farvi vedere io, mi inventerò qualcosa... Yumi, cos'è successo?" disse prima pratica, poi fece la domanda con tono preoccupato.
"Non lo so..." rispose Yumi, affranta.
"Ci penserò io, aspetterò che tutti vadano via, voi intanto entrate... Che giornata" commentò, Yumi annuì.
"Grazie Kagome, arriviamo..." disse e chiuse la telefonata.
"Vieni Rin, ti portiamo in camera tua, al caldo..." disse porgendo una mano all'amica.
"Ma..." iniziò ad obiettare.
"Tranquilla, non ci vedrà nessuno, vieni..." disse e Shiori l'aiutò ad alzarsi, quando fu in piedi videro entrambe la camicia dell'amica leggermente strappata.
"Ma cosa...?" iniziò Shiori, Rin dissentì.
"Dentro...".
In un attimo entrarono dalla porta nel retro, Kagome l'aveva lasciata aperta ma non le aveva aspettate, era tornata in sala da pranzo, ma Rin fu convinta che una volta che tutti se ne fossero andati via da casa loro l'aspettava una lunga chiacchierata con la madre.
Che giornata, si ritrovò a pensare senza sapere che la madre aveva commentato nello stesso, identico, modo.
Quando furono nella sua camera Shiori trafficò nell'armadio dell'amica e la costrinse a cambiarsi e a mettersi un bel pigiama caldo, nonostante il fatto che avesse smesso di piangere Rin continuava a tremare, Yumi invece le scostò le coperte e ne prese ancora una da sopra la poltroncina e la fece rintanare.
"Ragazze... Non sono malata..." cercò di ribellarsi Rin.
"Io temo proprio che tu lo sia, dai mettiti sotto e raccontaci tutto" disse Yumi in tono irremovibile, così Rin le obbedì. Aspettarono che i tremiti si affievolissero, in religioso silenzio, e aspettarono che Rin fosse pronta a parlare.
"Quando sono uscita per chiamarlo lui... Mi ha guardato in un modo, sembrava così deluso, così offeso... Abbiamo iniziato a discutere, non ho neanche idea di come sia iniziata... Lui non capiva, non capisce quanto lui sia importante per me così, mi sono infuriata! Ho iniziato a provocarlo... Ero ad un passo per dirgli che l'amo..." disse quasi in un sussurro, le due amiche spalancarono la bocca, sconvolte.
"Rin, ma cosa ti è venuto in mente?" commentò Yumi. Rin arrossì.
"Non lo so, è stato come... Una furia che si è impossessata di me... Oggi una parte orribile della mia vita si è chiusa ed è come se, non lo so..." disse confusa.
"Come se avessi voluto coronare il sogno?" offrì Shiori, Rin ci pensò su.
"Sì, credo proprio di sì..." commentò, quasi come se avesse capito solo in quel momento.
"E lui non ti ha detto niente?" incalzò Yumi.
"Non mi ha neanche permesso di parlare, continuava a dirmi di non dire sciocchezze, tipico suo! E poi all'improvviso è cambiato... E' venuto fuori il lato demoniaco che è in lui!" esclamò, ripercorreva tutto quel momento nella sua mente, come in un film, e continuava a chiedersi dove avesse sbagliato, cosa avesse fatto per farlo infuriare a tal punto.
"Il lato demoniaco? Be' cosa mai può essere successo, lui è un demone completo non come noi hanyou che quando capita perdiamo il controllo..." commentò Shiori, Rin la guardò.
"Io... io non lo so, ma non era in lui ragazze, vi giuro che quello non era Sesshomaru! Aveva gli occhi rossi vuoti e all'improvviso ha iniziato a stringermi, ad abbracciarmi quasi... Per un attimo ho pensato di lasciarmi andare, perché lui mai mi aveva toccato... mai... Aveva dato l'idea di volermi stare vicino, in un qualunque modo... Ed io l'ho desiderato per così tanto tempo che per un attimo..." disse, di nuovo le sue gote si fecero di fuoco.
"Ma non era lui, non era lì per te... Non ti riconosceva, giusto?" intuì Yumi, Rin annuì.
"Ho deciso di tirarmi indietro quando ho capito che lui non mi permetteva di toccarlo, mi stringeva, mi baciava ma non mi permetteva di ricambiare... Era solo lui, io non c'ero, io... Non avevo importanza..." commentò, le lacrime a quel pensiero minacciarono nuovamente di uscire. Le due ragazze rimasero in silenzio a lungo, poi Shiori lo spezzò.
"Poi cos'è successo?" domandò, Rin sussultò, quasi ad essersi dimenticata che loro due erano lì.
"E' tornato in sé... E quando è tornato in sé è scappato via... Lui scappa sempre..." disse, totalmente assorta.
Yumi e Shiori si guardavano ancora, in silenzio. Per la prima volta si sentivano impotenti. Sempre, quando si ritrovavano a scambiarsi le loro idee, a confessarsi i più profondi segreti avevano sempre qualcosa da dire, una per l'altra.
Non che Shippo non facesse parte di quella cerchia riflessiva che a volte si concedevano, anzi, spesso era il rappresentante maschile che dava spesso risposte che mai si sarebbero aspettate, che dava loro un punto di vista diverso. Ma altre volte si trovavano solo loro tre, le tre ragazze del gruppo e tutte e tre conoscevano alla perfezione le debolezze, le paure l'una dell'altra.
Sapevano che Shiori era innamorata persa di Shippo da secoli ormai, ma che entrambi avevano una paura matta di dichiararsi e da anni rimanevano in sospeso, in quel limbo da amici che consumava entrambi, ma da cui nessuno dei due si voleva sottrarre.
Sapevano che Yumi era alla ricerca disperata di un amore, l'aveva cercato più e più volte, prendendosi lunghe sbandate mai ricambiata, sbagliando sempre soggetto... Sapeva cosa voleva ma non l'aveva mai trovato, i ragazzi della sua età sembravano venire da un altro mondo o forse, come Shiori e Rin avevano provato a spiegarle una miriade di volte, era lei troppo speciale per i ragazzi che conosceva e solo una persona altrettanto speciale sarebbe stata degna di lei. Ma la mancanza di un amore vero la consumava lentamente, continuava a cercare qualcosa che le sembrava negato.
Infine tutti nel gruppo, da sempre, da quando da ragazzine si erano conosciute, conoscevano perfettamente il grande, fantomatico, irrazionale e fortissimo amore che Rin provava per Sesshomaru. Negli anni avevano preso a considerarla quasi una favola, bellissima, certo, ma che nella sua inconsistenza rimaneva sempre un'intangibile, utopica, fragile, favola. Eppure Rin era sempre stata fiduciosa, sempre ancorata a quell'amore che aveva quasi qualcosa di folle, di adorabilmente folle. Rin aveva raccontato loro di quando Kohaku le aveva proposto di uscire e di come sua madre si fosse arrabbiata perché non riusciva più a vedere Rin in quel modo, ancorata ad un amore fittizio, che non esisteva nella realtà. Loro erano lì con lei quando aveva iniziato ad uscire con altri ragazzi e avevano visto sempre la cosa con scetticismo. All'inizio Rin sembrava quasi convinta della sua scelta, ma poi aveva iniziato a confessar loro di aver visto il volto di Sesshomaru mentre baciava il suo ragazzo del momento, di pensare a lui, a pensare come sarebbe stato baciare lui, amare ed essere amata da lui e capirono alla perfezione che non c'era speranza.
Rin sarebbe stata di Sesshomaru per sempre e anche se avesse mai trovato un'altra persona nessuno mai per Rin sarebbe stato Sesshomaru.
Poi il colpo di scena, Sesshomaru era tornato davvero! Oltre le più rosee previsioni di tutti era tornato, e chicchesia poteva dire che fosse tornato per il processo loro non ci avevano mai creduto... Sesshomaru era tornato per Rin, perché quel processo coinvolgeva Rin. L'aveva anche ammesso di aver accettato quel lavoro di sua spontanea volontà senza che gli fosse stato imposto. L'aveva fatto per lei, e forse lui per primo non si rendeva conto fino a che punto.
Sia Yumi che Shiori, come osservatrici esterne, avevano intuito che Sesshomaru nei confronti di Rin aveva un comportamento particolare, era bastato vederlo poche volte. La trattava, seppur con la freddezza che sembrava riserbare a tutti, con un occhio di riguardo, con un tono di colore... Solo e soltanto lei. Ma forse, avevano congetturato, lui stesso non aveva mai amato, forse lui non sapeva, non capiva cosa volesse dire. Ma una persona che sembrava essere così poco in grado di amare poteva essere all'altezza della loro adorata Rin? Anche se era l'uomo dei suoi sogni... Era degno di stare al suo fianco?
Loro in tutta sincerita non sapevano dare risposta a quel grande quesito, e dopo quello che era successo per la prima volta non sapevano rispondere, non avevano idea di cosa dire per tirarla su, per farle vedere le cose da un altro punto di vista.
Erano impotenti.
Qualcuno bussò alla porta, era Kagome.
"Mamma?" disse Rin, Kagome entrò nella stanza.
"Se ne sono andati via tutti, ho detto che Sesshomaru è stato chiamato a lavoro d'urgenza e che tu invece hai avuto una botta di influenza e Yumi e Shiori ti hanno accompagnata qui in camera..." disse, sembrava molto seria.
"Una serie di scuse perfette!" commentò Shiori con un debole sorriso a cui Kagome rispose.
"Sì, solo che il dottor Conrad si è proposto di venirti a visitare, non sapevo che dirgli poi sembra aver intuito qualcosa e si è tirato indietro... Ora capisco perché ha due lauree..." rispose, poi guardò Rin.
"Ho spiegato un po' a Shippo la situazione, è sotto che vi aspetta per portarvi a casa" disse per poi rivolgersi a Shiori e Yumi che scattarono subito in piedi.
"Allora andiamo, ci sentiamo domani" dissero e dopo averle dato un bacio a testa uscirono dalla stanza. Kagome rimase per un attimo sulla soglia della porta, poi si fece avanti e si sedette ai piedi del suo letto. Rin guardò altrove.
"Mamma, non iniziare..." commentò in tono piatto.
"Iniziare cosa?" domandò con innocenza mal celata, Kagome. Rin si accigliò.
"Lo sai cosa, la solita storia... La solita storia riguardo a Sesshomaru..." disse.
"C'è una solita storia da raccontare?". Rin la guardò implorante.
"Mamma, ti prego... So come ragioni, so che non approvi..." sussurrò. Kagome sospirò.
"Ma come posso approvare, tesoro mio, se ogni volta che arriva o se ne va ti ritrovo in questo stato? Come posso ogni volta venire qui, raccogliere i tuoi pezzi, e non dire niente?" disse con tono ovvio ma anche addolorato.
"Non sai neanche cos'è successo..." ribattè Rin.
"Vorrei saperlo?" chiese Kagome accigliata, Rin arrossì. Se l'era cercata.
"No, forse no... Non lo so..." borbottò.
"Mi basta guardarti ora per sapere... Perché ti fai questo? Perché non lo lasci andare?" domandò cercando il suo sguardo, ma Rin non aveva il coraggio di affrontarla, non sapeva cosa dire.
"Non ci riesco mamma... Credi che non vorrei? Credi che io sia felice di tutto questo? Felice di amare una persona che non mi degna di uno sguardo se non per rari, fugaci, momenti? Credi davvero che non mi renda conto di quanto sia assurda e difficile tutta questa situazione? Eppure io lo so, sono certa che da qualche parte in lui c'è della bontà, del calore... Solo che non è in grado di tirarlo fuori..." confessò.
"E tu credi che lui sia disposto a tirare fuori questo calore proprio con te?" chiese Kagome, cercava di essere cinica ma non credeva lei per prima alle sue parole. Vedeva che Sesshomaru aveva una predilizione speciale per Rin, l'aveva sempre avuta. Ma aveva il terrore che lui non fosse in grado di sostenerla e lei doveva tutelare sua figlia prima di ogni altra cosa. Rin parve essere presa in contropiede, esitò.
"Non lo so... Io non..." balbettò. Chiuse gli occhi, si sentiva stanca, spossata, come se avesse consumato tutte le lacrime. Kagome continuava ad osservarla. Chiunque potesse mettere di mezzo il sangue quella bambina era sua, e il dolore che Rin provava in quel momento era come se fosse stato suo, lo sentiva nel più profondo dell'animo. Ma non sapeva che cosa fare, non sapeva come poteva scostarla da quella situazione. Rin era sempre stata molto sensibile sin da bambina, forse perché ne aveva viste talmente tante nella sua vita da che era nata che era impossibile che lei non fosse così tanto speciale, così unica. Amava con una tale intensità, con una tale fervente passione che lei non riusciva a capacitarsene. Era sempre stato il mistero di Rin, avere la capacità di concentrare su di sé così tanto amore, così tanto calore che a volte pensava che era ovvio che anche il grande, glaciale, Sesshomaru non fosse riuscito a sottrarsi a tutta quella bellezza, a quella gioia.
Ma era terribile per lei che tutta quella bellezza fosse rivolta ad una persona che non sapeva coglierla nella sua completezza... O, forse, Sesshomaru proprio perché così freddo e scostante era ancora più degno di altri di ricevere tutto quell'amore... Era lui per primo che ne aveva bisogno, forse era più in grado di altri a ricambiarlo... Ma più lo osservava meno le sembrava pronto a sostenere una cosa simile. D'altro canto, però, non sapeva cosa fare, cosa pensare. Anche lei, senza saperlo, aveva sentito la stessa sensazione di impotenza che avevano sentito Yumi e Shiori.
"Io lo amo..." disse Rin, spezzando il silenzio, distogliendola dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo su di lei.
"Io lo amo, non posso farci niente, non posso farne a meno... Non puoi impedirmelo" disse, Kagome vide una tale fermezza nel suo sguardo, una forza e convinzione così matura, adulta, che fu perfettamente consapevole che mai sarebbe riuscita a smuoverla. Rin sapeva cosa stava facendo, sapeva a cosa andava incontro. Era pronta ad affrontare tutto, anche il dolore. Annuì.
"Allora amalo, tesoro mio... Ma non ti posso salvare dalle conseguenze" disse con sincerità. Rin annuì.
"Lo so, io lo so..." disse e lei capì che ormai era fatta, Rin aveva preso la sua decisione e non sarebbe mai tornata indietro.
Forse quell'amore era talmente grande che da nessun'altro al mondo avrebbe potuto essere compreso.





Non uccidetemi!Dopo il processo sono arrivata ad un punto fermo e poi mi è venuta questa idea e non ho potuto fare a meno di svilupparla... Spero di non deludervi... Ma fidatevi di me!
Devo avvisarvi che tra esattamente una settimana riprendo l'università e devo subito preparare un esame... Quindi non garantisco la frequenza di questi ultimi tempi ma ora vi posso assicurare che i ritardi non saranno dovuti ad un abbandono della storia come tre anni fa, anzi l'ispirazione mi è tornata appieno vi avviso solo di avere pazienza!Grazie mille!
Ringrazio chi ha letto e soprattutto:
rpnzl
Serin88
BlackGirl91
Charly_chan
Cicci89

Un saluto,
LilyProngs.


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Capitolo 34
*** Gli aiutanti sono i migliori personaggi delle favole!Parte I ***


Capitolo 33
La bambina alla ricerca di un sogno

Stava distesa sul letto a pancia in su, non aveva idea di quanto tempo fosse passato, ma doveva essere parecchio che era ferma a fissare il soffitto bianco della sua camera. Aveva ripercorso quel momento centinaia di volte nella sua testa da cinque giorni ormai, come un disco rotto, l'immagine difettosa di un video. Tornava, tornava... Ricordava, ricordava...
Si chiedeva in quale momento avesse sbagliato o se avesse sbagliato o fatto forse l'unica cosa davvero sensata nella sua vita... Era difficile per lei credere all'ultima possibilità, però, perché erano giorni che Sesshomaru non si faceva sentire, si era letteralmente eclissato. 

Inuyasha sembrava confuso.
Si era reso conto che da giorni succedevano strane cose sotto il tetto della sua casa, avvenimenti a cui non riusciva a darsi una spiegazione.
La prima era la scomparsa di Sesshomaru. Erano giorni che se ne era andato via dalla loro casa, senza neanche aver fatto le valige, e non si era più fatto sentire. Inuyasha, con la sua solita aria strafottente nei confronti del fratellastro, non era riuscito a nascondere un'espressione preoccupata. Se ne era andato senza dire niente, per un attimo aveva creduto fosse tornato a Londra, ma aveva chiamato lo studio e gli era stato detto che da mesi non avevano più notizie di Sesshomaru. Sapevano che si era trasferito in Giappone in via definitiva. Aveva chiamato suo padre ma era palese che mai, per qualsiasi motivo, Sesshomaru non sarebbe andato da lui e Izayoi. Inuyasha si era scervellato continuamente ma si poteva dire che conosceva così poco il fratello che non sarebbe riuscito a capire dove fosse andato con il solo uso dell'intuizione. Aveva lasciato cadere il discorso dicendo che era ormai grande e vaccinato e dove fosse andato erano affari suoi.
Tanto quanto la misteriosa scomparsa di Sesshomaru era altrettanto strano il comportamento di Rin, e Inuyasha come nel caso precedente rimaneva il più confuso di tutti. Si può dire di essere consapevoli che in certe cose Inuyasha era particolarmente lento a capire, e Rin gli fu grata di questo. A volte si diceva che Kagome e Inuyasha erano davvero fatti l'uno per l'altra perché perfettamente equilibrati: lui lento nel capire le questioni sentimentali e Kagome, al contrario, era fin troppo sveglia. Anche lei, però, non era a conoscenza dei dettagli dell'accaduto tra lei e Sesshomaru, ma il solo fatto che Rin si ostinasse a non dirle niente per lei era stato più che sufficiente per intuire.
Aveva sentito i genitori parlottare, seduta sulle scale, qualche giorno prima. Gli unici ad essere a conoscenza piena degli eventi erano i suoi amici, che le erano stati vicino come al solito, anche se capiva quanto loro per primi si sentissero spaesati da quella situazione, come se non la conoscessero... Come se fosse venuto alla luce un lato cupo e triste di Rin che non aveva mai fatto parte di lei.
Aveva capito che i suoi genitori erano molto preoccupati. Forse perché erano quattro giorni che non mangiava, si era inchiodata al letto e le uniche parole che scambiava con loro era per chiedere di passargli gli amici al telefono o a dir loro di farli salire in camera sua. Era un comportamento troppo strano per Rin. Dopo la loro ultima conversazione Kagome si era detta di volerle dare del tempo, capiva il suo comportamento, capiva anche il suo dolore...
Quante volte in passato, alla sua stessa età, aveva sofferto per Inuyasha in totale silenzio e isolamento? Si sarebbe sentita un'ipocrita a forzarle la mano ma, dall'altra parte, il fatto che si rifiutasse di mangiare la preoccupava non poco, e non aveva idea di come comportarsi. Neanche in piena crisi adolescenziale Rin si era comportata in quel modo... Era così strano. Al quarto giorno di digiuno si era detta di voler intervenire e aveva fermato Shippo, Shiori e Yumi alla porta prima di farli uscire, erano gli unici che in quei giorni riuscivano ad avere una conversazione con Rin priva di monosillabi ed erano certamente le persone più indicate in quella circostanza. Tutti le risposero di darle tempo, ma poi a Yumi era venuta un'idea, lei per prima non sapeva se poteva essere considerata una buona idea, ma un tentativo non costava a nessuno e Kagome si era decisa a darle ascolto e fu così che, bussando alla porta, interruppe la corrente di pensieri di Rin.
"Rin, posso entrare... C'è qualcuno che è venuto qui per te..." disse alla porta che ancora era chiusa. Sentì il lento muoversi di Rin. La poteva immaginare mentre si alzava stancamente dal letto, gli occhi gonfi e tristi.
"Chi, i ragazzi?" chiese, la porta sempre chiusa.
"No, è il dottor Conrad..." rispose, Rin aprì improvvisamente.
"L'hai chiamato tu?" il tono di voce sembrava scocciato, Kagome per un attimo parve turbata ma cercò di non darlo troppo a vedere.
"No, certo che no! Era qui di passaggio e si è fermato per farti vedere una cosa, ma se vuoi lo mando via... Sarebbe molto scortese dopo tutto ciò che ha fatto per te cinque giorni fa, mettendo a repentaglio la sua vita e quella di altre due persone a lui care per testimoniare e liberarti dalla persona più orribile che abbia mai infestato la tua vita, ma se vuoi gli dico che sei tornata ad avere tredici anni e che ora non sei disponibile..." disse, le parole le erano uscite fuori come un fiume, ma non si sentiva totalmente in colpa per la sua risposta.
"Era sufficiente un no, comunque mi do una rinfrescata e scendo" rispose e chiuse la porta.
Le sembrava così strano che il dottor Conrad fosse venuto a trovarla per pura casualità senza l'intervento di sua madre, ma non era totalmente dispiaciuta della cosa. Aveva così tante cose da chiedergli e forse, per un po', avrebbe smesso di pensare a Sesshomaru... Cosa che le era stata molto difficile in quei giorni. Si mise dei vestiti puliti e si sciaquò il viso per poi scendere al piano di sotto. Quando scese l'ultimo gradino ed entrò in cucina vide la figura del dottor Conrad di spalle, e quando la sentirono arrivare lui e Kagome si girarono verso di lei, il dottor Conrad le fece un grande sorriso.
"Ciao Rin! Spero di non averti disturbata, ma ero giorni che volevo passare..." disse con voce solare. Effettivamente quell'uomo sprizzava sempre qualcosa di molto simile alla gioia. Rin tese le labbra, le sentì quasi intorpidite, forse si sentivano fuori allenamento per aver smesso all'improvviso nella loro attività preferita: sorridere.
"No, dottor Conrad, si figuri non disturba affatto! Sono i miei ultimi giorni di libertà prima dell'inizio dell'università" rispose.
"Sì, infatti è proprio per questo che sono qui! Volevo farti vedere una cosa particolare in cui tuo padre era maestro..." disse e tirò su da terra quello che sembrava essere un microscopio professionale. Rin spalancò la bocca.
"Sbaglio o questo è un microscopio dell'Olympus?" domandò stupefatta.
"Sì, esatto... E' un modello di qualche anno fa, ma è il mio personale" disse posandolo sul tavolo. Rin gli si avvicinò con uno sguardo reverenziale.
"Ne hai mai usato uno?" chiese Conrad.
"Ho solo sognato di farlo..." rispose Rin, incantata. Conrad fece un mezzo sorriso.
"Ti va di provarlo?" chiese ancora, Rin alzò lo sguardo stupefatta.
"Posso?" balbettò, Conrad annuì.
"Sono venuto apposta, così quando inizierai nei laboratori sarai più avantaggiata di altri" rispose. Kagome dietro di loro li guardava sollevata. Yumi aveva avuto proprio ragione, chiamare il dottor Conrad poteva essere una buona idea, e lo era stata.
"Potete andare nello studio di Inuayasha se volete stare tranquilli, o se avete bisogno di luce c'è la mia piccola serra dietro in giardino, non è molto grande ma anche lì ho un tavolino" disse, Rin guardò Conrad e sperò che rispondesse di voler stare dentro.
"Effettivamente un po' di luce ci farebbe comodo" rispose Conrad.
"Perfetto, andate pure... Rin fagli strada" disse Kagome. Rin annuì cercando di trattenere un sospiro. Quando uscirono dalla porta della cucina Rin cercò di non guardare verso il ponticello, quel luogo di ricordi che in quei giorni così tanto la tormentavano. Conrad la sbirciò da dietro il ciuffo che gli lambiva la fronte.
"Sta bene, Rin?" domandò. Rin lo guardò mentre gli apriva la porta della serra.
"I-io... Sì, certo..." borbottò. Conrad la fissò per un attimo.
"Molto bene, allora... Iniziamo? Ho qualche vetrino da farti vedere, delle cosine che tenevo nel mio studio..." disse trafficando nel cappotto, tirò fuori alcune piccole lastre di vetro accuratamente custodite dentro delle scatoline di plastica.
"Cosa sono?Radici, foglie?" domandò, ne aveva già viste a scuola, anche se con quel microscopio anche un pezzo di cipolla sarebbe stata una vista strabiliante. Conrad fece un sorrisetto, come se le avesse letto nel pensiero.
"Immagino che quelle siano cose che tu hai già visto a scuola... No, sono campioni di diversi gruppi sanguigni" rispose.
Rin spalancò la bocca.
"Wow! Li ho visti solo sulle immagini dei libri!" esclamò. Erano decisamente più interessanti delle cipolle!
"Visto che sei una brillante studentessa già ammessa alla facoltà saprai dirmi benissimo quali sono i diversi gruppi sanguigni..." disse, invitandola ad elencare.
"Certamente... Sono i gruppi: 0, A, B e AB ulteriormente classificati in vari antigeni come il Fattore Rhesus, il Kell e..." iniziò ad elencare ma ad un gesto di stop di Conrad si fermò.
"Bravissima, sei ben ferrata sull'argomento e come sai in analisi si distinguono dalle sostanze o dalla mancanza di sostanze sul globulo rosso, guarda qui..." disse posizionando con dimestichezza un vetrino al di sotto della lente, una volta fatto l'invitò a guardare all'interno. Rin si avvicinò e ciò che vide era completamente diverso da ciò che si aspettava, letteralmente. Come aveva detto aveva visto numerose volte le immagini dei globuli rossi sui libri e sapeva bene che quello che aveva visto non era un globulo rosso, alzò lo sguardo confusa e Conrad fece un bel sorriso.
"Qualche problema?" domandò divertito.
"Questo non è..." iniziò a dire confusa.
"Sì, invece, solo che non è di un essere umano... Ma di un demone completo" disse con ovvietà, il sorriso che si era allargato ancora di più. Rin spalancò ancora di più la bocca.
"Non ne avevo mai visti!" esclamò, elettrizata.
"L'ho immaginato, strardinario, no?" disse tutto entusiasta, era strabiliante la passione che metteva nel suo lavoro. Le fece vedere che anche per i demoni e i mezzi demoni c'erano diverse classificazioni di gruppi sanguigni e glieli fece vedere uno per uno, descrivendone le caratteristiche, elencandone i nomi. Per Rin era un mondo tutto nuovo, mai a scuola avevano studiato l'anatomia dei demoni, solo e soltanto degli esseri umani. Per quanto si sentisse contenta per quella nuova scoperta, il suo pensiero non potè far altro che cadere su un demone completo di sua conoscenza. Osservò il dottor Conrad che con delicatezza toglieva un vetrino sostituendolo con un altro. Sembrava una persona davvero particolare. Inondava di luce per quanto ci fosse un ombra di perenne tristezza nel suo sguardo... Le sembrava incredibile di aver trovato finalmente un ponte con il suo vero padre e a quel pensiero le venne in mente che appena era venuta a conoscenza della sua esistenza avrebbe voluto fargli vedere la lettera che le aveva lasciato, ma fu un'altra domanda, su una tematica completamente diversa, che voleva porre al dottore. Dava talmente tanta fiducia, talmente tanta calma la sua presenza che non ebbe il timore di parlare.
"Lei conosce bene i demoni completi, giusto?" domandò all'improvviso. Conrad alzò lo sguardo su di lei.
"Sì: demoni, mezzi-demoni, umani... Mi sono dedicato allo studio di tutti nel corso degli anni, ma sì, in particolare dei demoni..." disse annuendo meditabondo.
"E' possibile che un demone completo perda il controllo?" domandò ancora, Conrad aggrottò le sopracciglia.
"Dipende... Cosa intedi per 'perdere il controllo'?" chiese. Rin esitò.
"Cosa intende per cosa intendere?" domandò a sua volta, Conrad sorrise.
"Non lo so: reazioni di violenza, di incoscienza come se si fosse in trance... Oppure di immobilità, di rabbia..." iniziò ad elencare ma dall'espressione di Rin i suoi esempi non sembravano calzanti con ciò che aveva in mente.
"Di... Non saprei dire... Un comportamento completamente diverso da quello che uno mantiene normalmente..." borbottò, Conrad parve confuso.
"Ho bisogno di un esempio" rispose, quasi mortificato. Rin arrossì.
"Emh... Un esempio... Come se un demone che si è sempre comportato in modo freddo, distaccato, altezzoso..." iniziò a elencare.
"Un tipo come il Signor Sesshomaru, il fratello di Inuyasha?" offrì distrattamente, Rin si bloccò con la bocca mezza aperta, si disse di chiuderla.
"E... Sì, uno come lui...Sì..." balbettò, Conrad annuì.
"Bene, continua, dimmi pure..." disse, sinceramente interessato ad aiutarla e a rispondere al suo complesso quesito.
"Uno come... Ad esempio il Signor Sesshomaru... Che prende all'improvviso le sembianze di demone e che inizia ad essere... Come dire... Affettuoso?No, non è la parola giusta... Emh..." provò a dire ma parve essere andata completamente in tilt, Conrad cercò di arrivare in suo aiuto.
"Sì, ho capito... Credo di aver capito... Sì, è raro ma capita... I demoni completi non perdono il controllo quando la parte demoniaca prende il sopravvento perché non c'è una parte umana, come nei mezzi-demoni, con cui va a scontrarsi... Nei mezzi- demoni ci sono vere situazioni di perdita di controllo, di violenza molto forte spesso... Credo che nel caso dei demoni, nelle rare volte in cui accade questo fenomeno il demone sia parzialmente in sé. Ad esempio se un demone come Sesshomaru, solitamente scostante e non aperto ad un contatto, può dimostrarsi più aperto nel caso che, inconsciamente, desideri quel contatto, come un contatto fisico come, non so un abbraccio..." prese a spiegare. Rin lo ascoltava rapita non solo per la scioltezza con cui stava spiegando quei concetti, ma soprattutto sul loro contenuto.
"Dice che Sess... Emh... Volevo dire, che questo ipotetico demone potesse desiderare un contatto ma che se lo sia sempre negato razionalmente e solo con la parte demoniaca è venuto fuori?" cercò di riepilogare. Conrad annuì.
"Sì, in questi casi c'è il subconscio che viene fuori, il nostro lato sopito, qualcosa che magari non riusciamo a controllare, che cerchiamo di dominare... Ipoteticamente..." rispose, e il modo in cui disse 'ipoteticamente' le fece sospettare che sapesse perfettamente di ciò di cui stava parlando. Fecero una lunga pausa, le sembrò che Conrad avesse aperto la bocca più di una volta per poi richiuderla.
"Rin... Io, non voglio essere indiscreto e perdonami se ti faccio questa domanda e sei liberissima di non rispondermi se non vuoi... Ma è successo qualcosa tra te e il Signor Sesshomaru?" domandò con un tale candore da bambino che per quanto rimase interdetta per un attimo da quella domanda non potè fare a meno di essere sincera. Voleva parlare di questa cosa con lui, forse aveva aperto quel discorso sin dall'inizio proprio perché voleva parlargliene. Abbassò lo sguardo mentre le sue guance si facevano più rosse.
"Io... Sì... Non le chiedo neanche come ha fatto a capirlo, temo che lei tenti di dimostrare di essere meno intelligente di quanto non sia in realtà e, per la cronaca, non le riesce affatto bene perché anche solo così appare molto, molto perspicace..." iniziò, Conrad fece un mezzo sorriso come a far intendere di essere stato beccato.
Dopodiché gli raccontò cosa era successo. Poi le parole iniziarono a sgorgare e Conrad la guardava con attenzione, come se stesse dando un reale peso alle sue parole, senza dare l'idea di essere stanco di ascoltare i piagnistei di una ragazzina... Le parve di avere davanti i suoi amici; solo in una versione più matura, discreta e meno chiassosa. Fu così che gli raccontò tutto, ma proprio tutto.
Da quando a dieci anni l'aveva visto per la prima volta e aveva ripreso a parlare, di quando le aveva regalato un ghiacciolo insegnandole che: "Non tutte le cose fredde sono poi così terribili"; di come dopo essersene andato spezzando il suo cuore di bambina dopo anni era tornato e l'aveva accolto con un urlo, del vestitino da bambina... Di tutto, di ogni cosa che aveva intrecciato il suo destino con quello di Sesshomaru. Chi conosceva bene Rin sapeva che era particolarmente loquace, chiacchierona, e in quel momento, come a volersi sfogare, diede il meglio di sé e fu stupita che il dottor Conrad neanche per un attimo diede segni di cedimento nel seguire il discorso. Quando però finì con la sua cascata di parole era arrossita ancora di più e aveva smesso di parlare, lo sguardo puntato a terra. Conrad si concesse una lunga pausa prima di rispondere.
"E' strabiliante..." proferì all'improvviso. Rin alzò lo sguardo confusa e lo fissò sul viso di lui.
"Cosa?" domandò soltanto.
"Quanto tu sia in grado di amare con tanta intensità, seppur così giovane... Io stesso..." iniziò a dire per poi bloccarsi. Dato che lui era stato così discreto nei suoi confronti Rin si trattenne da indagare sulla sua ultima affermazione.
"Lei dice?" domandò ancora.
"Sei identica a tuo padre, tua madre Minako lo raccontava spesso... Anche i tuoi genitori si erano conosciuti sin da bambini e sono cresciuti insieme, per poi amarsi una volta adulti" raccontò. Rin sgranò gli occhi.
"Davvero?Anche Kagome e Inuyasha hanno vissuto la stessa cosa!" esclamò.
"Immagino che siano stati i tuoi genitori da lassù ad averti mandato i tuoi splendidi genitori adottivi, non meritano come li stai trattando in questi giorni, se mi permetti di dirtelo..." disse con cautela. Rin abbassò lo sguardo.
"Lo so, non è colpa loro... E' che è così difficile!Non... Riesco a gestirlo, ci credo profondamente, non riesco a rinunciare a questo sentimento ma è così difficile sostenerlo" confessò. Conrad annuì.
"Lo posso immaginare... E' una cosa molto forte, ma non credo tu debba pensare di non essere ricambiata" disse.
"E come posso fare il contrario? L'unica volta che mi ha toccata non era in sé, io non c'ero, non ero importante! Poteva esserci qualsiasi persona al mio posto e non avrebbe fatto differenza" disse. Era come togliersi un grosso peso, neanche ai suoi migliori amici l'aveva mai detto ma quello era il suo pensiero fisso da giorni, il suo più profondo timore. Si stupì quando vide Conrad dissentire.
"Ti sbagli di grosso,Rin... Quello che ha fatto è forse stato l'unico vero gesto spontaneo di Sesshomaru nei tuoi confronti da quanto è tornato e ti ha vista cresciuta... Da quel che mi hai raccontato credo che tu abbia colpito Sesshomaru sin da bambina ma sai, quando eri piccola per lui era più facile volerti bene..." disse. Rin fu curiosa.
"In che senso?" domandò.
"Volere bene a un bambino è una cosa più facile, più spontanea... Non richiede l'intervento di un sentimento complesso, tipo di sentimento che, per quanto sconvolgente anch'esso per la personalità di Sesshomaru, era più facile da gestire... Era bello sentirsi accolto da una bambina, da un vulcano di energia come immagino eri, ed era facile accogliere, fare eccezione per te. E' per questo che forse Sesshomaru al suo ritorno avrebbe preferito trovare una Rin bambina, capace di farlo sciogliere, magari segretamente divertire anche... Ma un bambino è come un animale, ama incondizionatamente senza chiedere niente in cambio... Un amore adulto, d'altro canto, è più complesso... Un amore adulto richiede di essere ricambiato e deve essere coltivato, costruito, accolto... Per una persona come Sesshomaru questo è difficilissimo! Ha fatto già un grande sforzo ad accoglierti come bambina, accoglierti da donna, con tutto ciò che ne consegue è più difficile da sostenere" aveva spiegato con una tale nonchalance che forse non si era reso conto che Rin lo stava fissando a bocca aperta, nonostante l'espressione poco intelligente che aveva in quel momento in realtà stava assorbendo parola per parola.
"Certo che lei ne sa!" le sfuggì. Conrad fece una mezza risata.
"Magari mi sbaglio di grosso, ma mi piace congetturare..." rispose con un sorriso.
"Invece credo che lei possa aver ragione... Ma quindi? Sono senza speranze? Anche se ricambiasse lontanamente il mio sentimento non sarebbe mai in grado di gestirlo... Amo un fantasma, una chimera inafferrabile" disse, più tra sé che a lui. Conrad dissentì di nuovo.
"Temo tu ti stia sbagliando nuovamente, Rin... Io non ho tutte le risposte ma, dopo ciò che è accaduto, ho ragione di credere che tu possa provare a giocare le tue carte, da adulta, senza più nasconderti come ragazzina... Non devi farti avanti, certo, sei una donna e devi essere colta come una donna! Ma dovrai fargli capire che non ha totalmente sbagliato con il suo comportamento, che non ti ha spaventata... Perché credo che in questo momento, anche se stenterai a crederlo, quello che sta soffrendo di più dev'essere lui... Può credere di averti fatto del male, di averti violata contro la tua volontà e questo, per un uomo con una vera coscienza, è un peso molto grande" disse. Rin lo guardò a lungo.
"Quindi lui mi ricambia?" domandò. Conrad sorrise alzando le mani.
"Rin mi dispiace ma io non sono un oracolo... Ma credo tu possa avere delle possibilità... Immagino tu debba avere molta pazienza ma fino adesso hai dimostrato che questa è una virtù che non ti manca" disse piano. Rin sospirò.
"E' che ogni volta lui mi smonta... Ci sono dei momenti in cui fa qualcosa di inaspettato, addirittura dolce per i suoi standard e poi si tira indietro... Io proprio non lo capisco" si era ritrovata a dire.
"Io invece credo tu lo capisca benissimo, è proprio per questo che tu sei in grado di amarlo con tanta devozione, tu conosci cose di lui che nessun altro sa" rispose Conrad. Rin lo guardò.
"Come ha fatto a sopportare tutta la mia lagna per tutto questo tempo?" domandò con sincerità. Conrad rise.
"Non l'ho trovata una lagna, ma una questione molto interessante... Sei una ragazza molto matura, Rin, con sani e bellissimi valori... Per questo anche per un vecchiaccio come me non è stato pesante seguire il tuo discorso" disse cercando di scherzare.
"Lei non è vecchio, dottor Conrad! Anzi mi ricorda molto i miei amici... Una versione più sana di mente, è ovvio!" aggiunse, cercando anche lei di alleggerire l'atmosfera.
"I tuoi amici sono delle personcine straordinarie, e ti vogliono un bene immenso... Hanno dato una prova di fiducia e lealtà nei tuoi confronti come rare volte ho visto nel corso degli anni" ammise colpito. Rin fece un leggero sorriso.
"Sì, lo so... Sono tutti diversissimi tra loro eppure siamo tutti e quattro così ben amalgamati" rispose.
"L'amicizia è un valore importantissimo" convenne Conrad. Rin lo guardò.
"Dottor Conrad...lei..." aveva una domanda che le frullava per la testa ma si era detta che non era proprio il caso di fargliela, ma poi le parole erano partite e ormai lei aveva tutta la sua attenzione, non poteva più tirarsi indietro.
"Non voglio essere invadente ma lei... E' mai stato innamorato?" domandò tutto di un fiato e si imbarazzò ancora di più nel vedere l'espressione di Conrad, preso per la prima volta totalmente in contropiede.
"Io... Sì, una volta..." rispose con voce cauta.
"Mi scusi, mi scusi non volevo impicciarmi degli affari suoi!Solo che sembrava così ferrato in materia che ho creduto... Che avesse provato certe cose in prima persona ma non volevo assolutamente..." prese a bofonchiare, Conrad annuì.
"Chi non sa fare insegna, è così che si dice, no? E basta farti sapere che io non ho gestito le cose al meglio, mi sono fatto scappare un'occasione..." disse piano. Anche Rin annuì a sua volta.
"E ora cosa faccio? E' giorni che non si fa vedere! E se gli fosse successo qualcosa? E se non tornasse mai più?" iniziò a domandarsi con aria affranta. Conrad sospirò.
"Per quanto noi uomini tentiamo di non darlo a vedere spesso siamo molto vigliacchi... E' la verità. Crediamo di poter sempre gestire le cose al meglio e di bastare a noi stessi senza bisogno degli altri... In questo momento Sesshomaru ha avuto bisogno di scappare... La differenza tra un uomo vero e uno mediocre è la capacità di accettare i proprio sbagli, e tornare sui propri passi e chiedere venia, nonostante l'orgoglio" disse Conrad. Rin l'osservò confusa.
"E quindi?" domandò.
"E quindi devi attendere ancora, Rin... Se non è una persona mancante, tornerà sui suoi passi... Ma devi attendere, quello che è successo è una cosa troppo sconvolgente per un tipo come lui" spiegò. Rin arricciò le labbra in una smorfia.
"Attendere, è la storia della mia vita!" esclamò, Conrad rise piano.
"Un giorno di tutto questo sarai ricompensata" le disse in tono consolatorio. Rin gli sorrise.
"La ringrazio, dottor Conrad... Mi è stato molto d'aiuto, mi sento come liberata da un peso!" disse. Pian, piano il suo lucente sorriso tornava a prender forma, nonostante fosse celata in esso un'ombra di tristezza, proprio lì all'angolo della bocca. Conrad la notò, ma fu altrettanto lieto di vedere quel sorriso, che era diventato quello di una vera donna. Fragile e forte.
"E' stato un piacere poter essere d'aiuto! Ora devo proprio andare, avevo quest'oretta di pausa ma ora devo tornare alla Clinica... Fammi sapere se ci sono novità" disse ritirando tutti i vetrini e prendendo il grande microscopio in braccio.
"Assolutamente, non mancherò!" rispose mentre lo accompagnava al cancello. I due si strinsero la mano. Conrad la guardò per un attimo prima di congedarsi.
"Con te Rin non ho fatto quello che avrei voluto. Avrei voluto essere un padre per te, proprio come tuo padre lo è stato per me... Scusa il gioco di parole... Ma non ne ho avuto il coraggio e per colpa di questo mio errore tu hai dovuto soffrire tanto, prima di trovare una famiglia che ti meritasse... Ora, se vuoi, posso essere un amico per te e la tua famiglia. Per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi" disse, estremamente serio nel volto e nella voce. Rin capì il peso delle sue parole e lo guardò riconoscente.
"Ho capito, dottor Conrad e non mancherò! Nel giro di poco tempo è diventata una persona molto importante... Un ponte tra la mia vita passata che non ho mai conosciuto e quella di adesso... E' un forte legame che spero non si scioglierà mai" disse. Conrad annuì con un sorriso.
"Lo spero anche io, a presto allora!" disse mentre si avviava alla macchina. Rin lo salutò agitando una mano.
"A presto!" rispose. Chiuse il cancello e tornò in casa.
Aspettare, doveva aspettare... Ma per quanto tempo? Non ne aveva idea. D'altro canto era sempre stata consapevole del fatto che amare Sesshomaru aveva un prezzo. Una persona come lui, così innegabilmente unica nel suo genere, non poteva far altro che essere così complessa. Con grandi lati di luce, seppur celati, ma con altrettanto grandi lati bui. Amare un uomo con una personalità così imponente comportava alti rischi di sofferenza, rischi
che però da anni aveva accettato di comprendere e accogliere. 
Un giorno, forse, tutto quel dolore le sarebbe stato utile. 
Aprì la porta di casa, decisa ad accogliere nuovamente la sua famiglia, e di attenderlo con più serenità. Accettando il conforto che i suoi genitori le portavano senza più respingerli. A volte sentire il parere di qualcuno totalmente estraneo dalle situazioni poteva essere sano, soprattutto se era qualcuno dotato di una grande intelligenza come il dottor Conrad.
Era proprio vero quello che aveva sempre pensato: gli aiutanti sono i migliori personaggi delle favole.




Salve a tutti!
Come vi avevo avvisati, l'affluenza di capitoli sarebbe notevolmente calata dopo l'inizio all'università! Ma dopo essere riuscita a conquistare un'altro esame, posso prendermi un breve momento di pausa per postare un nuovo capitolo!
E' di transizione, lo so, ma era necessario e spero tanto che vi sia piaciuto e non vi abbia deluso!
Purtroppo non ho il tempo per rispondere uno ad uno, ma ringrazio:
rpnzl
Charly_chan
cicci89
serin88
BlackGirl91


Un saluto,
LilyProngs.



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Capitolo 35
*** Gli aiutanti sono i migliori personaggi delle favole!Parte II ***


Capitolo 33 bis
La bambina alla ricerca di un sogno

"Che disgusto..." disse il giovane, il bel volto contratto da una smorfia orripilata. L'uomo che stava davanti a lui gli assomigliava straordinariamente: alto, dal portamento fiero, solo i lunghi capelli argentei legati con un'alta coda distinguevano le due figure.
"Sesshomaru, non osare!" rispose l'uomo con tono secco, autoritario. Sesshomaru lo guardò con aria di sfida, gli occhi ambra erano fiammeggianti.
"Se vuoi delle congratulazioni sprechi il tuo tempo..." disse. Il tono gelido contrastava con il furore che animava i suoi occhi.
"Tu non capisci, e se continui a comportarti in questo modo non capirai mai" rispose Inu Taisho, cercava in tutti i modi di nascondere la delusione nella sua voce, ma sembrava essere vano. Aveva cresciuto quel figlio con tutto l'amore di cui era capace. Nonostante provenisse da un rapporto a cui era stato costretto, nonostante venisse da una donna che lui non aveva mai realmente amato ma solo rispettato. Nonostante questo quello era suo figlio e questo nessuno mai glielo avrebbe tolto. Però da tempo ormai Sesshomaru non era più il ragazzo che aveva cresciuto, da quando la madre era morta il suo cuore si era indurito sempre di più, e non c'era stata cosa per lui peggiore di sapere che suo padre si era innamorato di un'umana. Ma era così, un dato di fatto imprescindibile a cui Inu Taisho non voleva sottrarsi solo per far smettere i capricci del figlio. La cosa per lui peggiore, però, era che suo figlio sembrava non essere in grado di dimostrare né odio, né tantomeno amore. Era diventato un essere di ghiaccio, nulla sembrava smuoverlo minimamente e questo per lui era la più profonda delusione. La sua mente era intrisa nel desiderio di successo, di forza, ma più andava avanti più Inu si sentiva deluso da quel comportamento, non era il figlio che avrebbe voluto avere. Un figlio che non era in grado di distinguere il bello dal brutto, il bene dal male, l'amore dall'odio. Sembrava che ogni cosa non lo scalfisse, viveva in una costante indifferenza... Ma come avrebbe potuto vivere senza conoscere quelle distinzioni? Dove mai avrebbe trovato la felicità se non era in grado di amare nessuno? E la felicità reclusa di un figlio era la peggior sconfitta per un genitore.
Possibile che non lo capiva?
"Cosa vuoi da me? Mi fa schifo che tu abbia deciso di unirti con una donna umana!Una sporca, debole, umana!Non potevi sceglierti feccia peggiore con cui andare a letto!" sbottò. Inu Taisho spalancò la bocca per poi scoppiare in una risata amara.
"Tu credi che sia per questo che io mi sono unito con Izayoi?" rispose esterrefatto.
"Non mi interessano i motivi che ti hanno spinto ad una così stupida decisione" rispose.
"Avresti trovato la mia scelta così tanto orripilante se al posto di un'umana avessi scelto una demone?" domandò Taisho, accigliato.
"Avrei trovato insignificante il tuo accanimento nel cercare per forza una compagna... Sicuramente non l'avrei chiamata 'madre' ma almeno non mi avrebbe nauseato il suo odore ogni volta che me la sarei trovata vicino" rispose con leggerezza. Inu Taisho scosse la testa.
"Non è una questione di umani o demoni... Io amo Izayoi perché è Izayoi, solo questo per me ha importanza" rispose con forza. Sesshomaru lo guardò come se non avesse mai udito qualcosa di tanto assurdo e tanto rivoltante in tutta la sua vita.
"Quella donna ti ha fatto proprio il lavaggio del cervello... E io che ti consideravo un uomo forte" disse scuotendo la testa. Lo guardava come se gli facesse una profonda pena.
"Odi a tal punto gli esseri umani? Cosa ti fa credere di essere migliore di loro?" domandò Taisho. Sesshomaru sbarrò gli occhi.
"Tutto, osi addirittura chiederlo? Sono degli esseri deboli e disgustosi neanche degni di camminare su questa terra! Esseri infidi padroneggiati da sentimenti che li conducono all'oblio!Mi disgusta che un essere del genere faccia parte della mia famiglia, mi fa schifo ancor di più accettare di avere un lurido mezzo-sangue come fratello!" esclamò, un barlume di rabbia che stranamente colorava la sua voce. Inu fece per dargli uno schiaffo ma prontamente Sesshomaru lo fermò, gli spinse via il braccio. Il suo volto era tornato una maschera impassibile, ancor più terribile di qualsiasi moto d'ira. 
Inu Taisho guardò il figlio a lungo e capì che non c'era più niente da fare, era perduto. Non era il fatto che si fosse unito ad Izayoi il vero problema, anche se in quel momento Sesshomaru la pensava in quel modo. Sesshomaru era perduto da tempo ormai e temeva che a quel punto nessuno l'avrebbe salvato, che erano buttate al vento le sue parole.
"Vorrei che capissi cosa vuol dire trovare qualcuno che ti completi, qualcuno per cui valga la pena di vivere e morire!".
A quell'affermazione Sesshomaru soffocò una risata di scherno.
"Trovi la tua vita così preziosa che valga a se stessa? Che non valga la pena sacrificarsi per un altro a tuo scapito? Vorrei che tu sapessi cosa vuol dire avere qualcosa da proteggere senza remore...Vorrei che diventassi un uomo migliore" disse con sincerità, Sesshomaru fece un sorriso sprezzante.
"Sono già l'uomo migliore che possa esistere" disse e sembrò aver considerato finito il discorso perché prese la valigia e fece per andarsene, passandogli davanti senza neanche degnarlo di uno sguardo.
"Sesshomaru tu hai qualcosa da proteggere?" chiese il padre guardando davanti a sé, senza girarsi verso il figlio. Sesshomaru si fermò per un attimo, entrambi si davano le spalle.
"Non ho bisogno di queste sciocchezze... Non ho intenzione di diventare un debole come te" rispose e aprì la porta.
"Mi hai deluso profondamente, Sesshomaru" sussurrò Inu Taisho.
"Se è per questo anche tu. Addio" disse infine uscendo e chiudendosi la porta alle spalle con un gesto secco.

Toc-toc.
Un bellissimo demone cane, dai lunghi capelli argentei e pelle nivea come la luna stava disteso sul sedile anteriore della macchina, le braccia incrociate dietro alla testa. I demoni non erano soliti dormire, non ne avevano particolare bisogno, fu per questo che il nuovo visitatore non smetteva di battere insistentemente sul finestrino del bellissimo demone cane: Sesshomaru. Quest'ultimo aggrottò la fronte e finse di non sentire.
"Smettila di pensare così o ti andrà a fuoco il cervello!" urlò il demone che l'aveva risvegliato dalle sue elucubrazioni. Sesshomaru riaprì gli occhi lentamente e li indirizzò con fastidio al suo interlocutore.
"Ah, sei tu" proferì soltanto il giovane demone, per poi uscire dalla macchina.
"Chi credevi che fosse?Non ti ho mica chiamato io, sei tu che sei venuto!" esclamò il demone dai lineamenti maturi. Molto più che maturi, i lunghi capelli argentei erano tenuti in una coda, l'attaccatura dei capelli era alta. Leggerissime rughe gli rigavano gli angoli degli occhi.
Sesshomaru alzò gli occhi al cielo senza rispondere, come se non fosse stato vero il fatto che si era macinato chilometri e chilometri per arrivare proprio da lui.
"La povera Asako è entrata in casa urlando che un bellissimo demone stava sonnecchiando davanti casa nostra... Sospettavo fossi tu!" esclamò guardando il giovane demone, incurante del fatto che non lo degnasse di una risposta.
"Infatti sono uscito e ti ho trovato... Bellissimo demone, da chi crede che hai preso?Se mi avesse visto a 200 anni altroché, saresti passato in ombra in un lampo!" disse ancora.
"Non ne dubito..." soffiò Sesshomaru annoiato, quelle non erano il tipo di chiacchiere che gli interessavano... Anche se in generale non gli interessavano proprio.
"Sfotti, sfotti, tuo nonno ai tempi d'oro era un vero figurino!Non che ora abbia da lamentarmi, queste zampe di gallina trovo che mi diano un certo fascino" affermò soddisfatto.
Sesshomaru si accigliò, appoggiandosi con eleganza sul cofano della macchina. Il demone maggiore la prese come un'offesa.
"Guarda che non ho dimenticato le buone maniere, sbarbatello, vieni dentro ti offro del sakè in terrazza" disse avviandosi oltre il cancello, dove un'enorme villa si stagliava affacciandosi verso il mare. Sarebbe stata una visione fantastica se solo Sesshomaru non fosse assolutamente vulnerabile a quei dettagli e per il fatto che conosceva quella dimora come le sue tasche.
"Io non ho detto niente..." disse Sesshomaru con un'alzata di spalle.
"E quando mai? Se ti avessi trovato loquace mi sarei spaventato! Forza entra dentro senza storie, sia mai detto che Irie no Taisho è un demone inospitale, in particolare con il nipote" esclamò in tono solenne e lo spintonò oltre il cancello. Sesshomaru lo fulminò con lo sguardo, ma Irie parve non farci caso.
"Non ho voglia di entrare dentro, sono qui solo di passaggio" disse Sesshomaru con calma. Irie lo guardò accigliato.
"Figurati, mica mi aspettavo ti fermassi per la notte! Volevo solo essere gentile, ma immagino che questa parola sia sfuggita dal tuo vocabolario" borbottò il vecchio. Sesshomaru alzò gli occhi al cielo per la seconda volta dopo poco tempo.
"Cosa mi è saltato in mente..." ringhiò a denti stretti.
"Ah no eh, questo non lo accetto! Non ti ho invitato certo io, sei tu che vieni qui ogni volta che sei nei guai!" esclamò Irie, per quanto le parole potessero far credere il contrario, non sembrava molto alterato.
"Questa poi..." soffiò Sesshomaru tra sè. Irie sospirò e guardò il nipote di sottecchi, erano alla stessa altezza.
"Se non vuoi entrare vieni allora, scendiamo al mare... Se non ricordo male questa è l'unica cosa che tiene un po' a bada il tuo caratteraccio" disse Irie mentre lo guidava verso una piccola stradina che portava sulle rive del mare. Sesshomaru sbuffò, ma per la prima volta sembrò non esserci stizza nel suo gesto. Alzò il volto per contemplare l'immensa distesa azzurra che si presentava ai suoi occhi. Il vento soffiava forte, e le onde si alzavano e si infrangevano a terra con forza. Tumultuose, arrabbiate quasi. Lui si era sempre sentito come quelle onde: inavvicinabili, potenti, indomabili.
"Allora cosa ti porta dal tuo vecchio?Avevi nostalgia di qualcuno che non trema di paura al tuo cospetto?" domandò con un sorrisetto.
"Tu parli troppo..." rispose.
"Eh meno male! Se fosse per te staremmo qui in silenzio a contemplare il mare fino a sera, ma dovresti essere una demone tutta curve per non farmi annoiare al solo pensiero, e mi dispiace caro, ma non lo sei" esclamò prontamente Irie. Sesshomaru lo guardò con tanto d'occhio, poi parve ricordarsi che quelle uscite da parte di suo nonno erano all'ordine del giorno. Era tantissimo tempo che non lo vedeva e se ne era disabituato.
"Grazie al cielo, anche se lo fossi non saresti il mio tipo" rispose Sesshomaru gelido. Irie lo guardò per poi scoppiare a ridere.
"Ahahah! Una battuta! Terribile certo, ma è sempre qualcosa" esclamò Irie dando una sonora pacca sulla spalla del ragazzo. Sesshomaru trattenne un'imprecazione tra i denti.
"E smettila di fare lo stizzito! Sono certo che ti mancavo!" esclamò.
"Sicuro" rispose Sesshomaru come se pensasse tutto il contrario. Irie ridacchiò e si ammutolì. Entrambi stettero in silenzio per un lungo istante.
"Allora, cos'è successo? Altri problemi con tuo padre? Spifferi ancora ai quattro venti che l'odore della sua consorte umana ti da il vomito?" domandò senza smettere di usare quel suo tono bonario, che Sesshomaru trovava irritante ma per qualche strano motivo efficace.
"Non sono più un ragazzino" rispose soltanto.
"Questo è certo... Allora cosa c'è? Problemi sul lavoro? Non ti hanno dato uno studio tutto tuo? Il caffè dell'ufficio fa schifo?" tirò a indovinare. Per la prima volta da che erano lì Sesshomaru staccò gli occhi dal mare, solo per lanciare un'occhiata infastidita che avrebbe incenerito il nonno, se solo quest'ultimo non fosse più che avvezzo ai suoi sguardi micidiali.
"Da quando per te sarei così superficiale?" domandò, seppur dando l'idea che non gli interessasse minimamente la risposta. Irie fece spallucce.
"Non lo sei mai stato... Stavo solo facendo il burlone" rispose con un sorrisetto. Sesshomaru ridusse gli occhi a due fessure.
"Non sei divertente" asserì. Irie annuì.
"Anche io ho i miei momenti morti... Però anche tu, ragazzo, non mi aiuti!Se sei venuto qui c'è un motivo, erano secoli che non ti facevi vedere!Sto solo provando a tirare fuori il motivo della tua visita,sicuramente ce n'è uno" rispose Irie pazientemente.
"Magari mi sei solo mancato" rispose Sesshomaru serissimo. Irie lo fissò ammutolito, gli occhi fuori dalle orbite. Poi scoppiò a ridere.
"Oh, un'altra battuta! Ahahah, questa volta me l'hai fatta, Sesshomaru!" strillò e continuò a ridere ancora per un po'. Il morbido labbro di Sesshomaru si incurvò impercettibilmente all'insù, si passò una mano sul viso per nascondere quell'accenno di sorriso e tornò a guardare verso il mare. Nel mentre il moto di risa di Irie, dopo un considerevole periodo di tempo,  si affievolì. Guardò il nipote con un moto d'orgoglio.
"Questa era bella, proprio bella!" esclamò tutto felice. Sesshomaru non disse niente, continuava a guardare di fronte a sé.
Stettero nuovamente in silenzio. Sesshomaru affondava lo sguardo nelle onde, Irie osservava il nipote in cerca di una risposta. Si torceva le mani affusolate concentrato, la mente che provava a trovare il motivo della sua visita. Non era paranoico, semplicemente Sesshomaru era sempre venuto da lui in caso di bisogno. Mai un bisogno materiale, aveva imparato a badare a se stesso molto prima di conoscere l'alfabeto. Era una ricerca di conferme e di saggezza, per quanto Irie provava in tutti i modo di scrollarsi di dosso i panni del vecchio saggio con i suoi modi ironici e grotteschi. Per quanto mai Sesshomaru l'avrebbe ammesso, Irie era l'unico essere cui si sentiva pari e in quanto tale degno tesoriere delle sue più profonde emozioni, seppur mai queste venissero espresse a parole. Sin dalla morte della madre, Sesshomaru aveva considerato quella villa il suo rifugio, e Irie l'unica persona all'altezza di passare con lui il suo tempo. Era andato da lui alla morte della madre, da lui quando Inu si era legato ad Izayoi, da lui quando nacque Inuyasha e Sesshomaru aveva deciso di scappare di casa. Era andato a stare da Irie, fin quando una volta iniziata l'università aveva lasciato andare anche lui. Per quanto Irie fosse perfettamente consapevole della riconoscenza che il nipote provava nei suoi confronti, per quanto mai l'avrebbe ammesso, Irie aveva preso quel distacco come un modo per fargli capire da lontano che andava tutto bene. Ora era a posto, e aveva preso quell'allontanamento proprio come la conferma del fatto che ormai era cresciuto e che niente gli sarebbe stato d'ostacolo. Sin da ragazzino Sesshomaru era stato forte e caparbio, certo dopo la morte della madre era anche diventato freddo e calcolatore, nessuna emozione voleva attraversare quella coltre di ghiaccio. Irie si dispiacque molto quando si rese conto di quel cambiamento, temette che ormai una parte del bambino che aveva conosciuto si fosse persa per sempre. Il suo carattere gioviale e allegro era in completa antitesi a quello del nipote, ma aveva sospettato che fosse proprio quello il motivo che lo legava a Sesshomaru, come se quest'ultimo avesse segretamente bisogno di una persona che gli iniettasse un po' di gioia di vivere. Come se avesse bisogno di prendere quella gioia da una fonte esteriore, forse perché non riusciva a trovarla in se stesso. Era questo il maggior rammarico di Irie, che dopo i dolori passati il suo amato nipote non avesse più trovato la pace, la gioia e nessun remoto sentimento che permetteva ad un essere di pensare che la vita era una cosa che valeva la pena essere vissuta. Si era colmato di vuoto, e da quel vuoto di emozioni, da che aveva ricordo, mai più era uscito. Dopo questo moto di pensieri tornò a parlare.
"Certo non sei venuto qui a chiedermi consigli sulle donne, mai mi daresti questa soddisfazione!" esclamò scrollando la testa desolato. Aveva creduto che solo l'amore avrebbe potuto salvare il nipote da quello stato catatonico di dolore e di vuoto, ma era talmente consapevole che Sesshomaru si riteneva superiore agli altri tanto da bastare a se stesso che aveva perso la speranza al riguardo. Da che sapeva Sesshomaru non si era mai posto il problema, e non osava immaginare che esistesse una donna in grado di smuovere i ghiacci che pervadevano la sua anima. A quella affermazione Sesshomaru abbassò lo sguardo, staccandolo dal mare. Irie a quella vista fece un urlo strozzato e stramazzò a terra gambe all'aria. Sesshomaru non mosse un muscolo. Irie si tirò prontamente in piedi per poi fissare Sesshomaru incredulo.
"Una donna? Sei venuto qui a chiedermi consiglio su una demone? Un essere di sesso femminile ha finalmente stimolato lo stato letargivo della tua libido?" proruppe tutto d'un fiato, sconcertato dalle sue stesse parole. Non riusciva a capacitarsi, era accaduto un miracolo? Dopo la sua ultima affermazione il volto di Sesshomaru si contorse in una breve smorfia di disgusto.
"Allora ho ragione, ho ragione! Non ti sarebbe interessato che io usassi la parola libido se non l'avessi provata, ah-ah questo è un giorno incredibile!" strillò tutto contento.
"Smettila di fare tutte queste feste" soffiò Sesshomaru che iniziava a pentirsi amaramente della sua visita. Irie si fermò, per quanto non riuscisse ad appianare l'enorme sorriso sornione che si era stampato sulla sua faccia.
"E' stupendo, stupendo! Allora com'è questa creatura? Non oso immaginarne una che possa aver attirato la tua attenzione! Chi può essere? Una demone cane come te? O una del vento? Del fuoco? Una custode della morte? Data la tua solita allegria può essere un tipo di tuo gradimento..." tirò a indovinare. Sesshomaru incrociò le mani di fronte a sé e si rifiutò di rispondere. Irie imperterrito continuava a sparare nomi di tipi di demoni fino ad impazzire.
"Eddai Sesshomaru, almeno un aiutino! Non saresti venuto fin qui se non volessi dirmelo! Dai che tipo è? Ho detto ogni specie demoniaca e ultraterrena che conosco, su aiutami a capire! Ho escluso solo le umane sennò le ho tirate fuori proprio tutte!" esclamò affranto. Sesshomaru strinse un momento la presa sulle sue braccia conserte. Irie strabuzzò gli occhi, la prese come una conferma. Ci fu un lungo e gelido attimo di silenzio...
"UN'UMANAAAAAA????!" urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Sesshomaru aggrottò la fronte.
"Oh dacci un taglio!" si lasciò sfuggire. Irie finì nuovamente a gambe all'aria.
"Oh per tutti i Kami.... Un'umana, ti sei innamorato di un'umana!" si ripetè in stato catatonico ancora a terra.
"Innamorato, figuriamoci!" Sesshomaru pronunciò la prima parola come se il solo nominarla gli provocasse un fastidioso moto di nausea. Scoccò un'occhiata fugace al nonno che giaceva per terra
e aveva iniziato ad essere scosso da tremiti, per un attimo si preoccupò di averlo fatto sentire male ma poi il suono inconfondibile di una risata sguaiata lo fece ricredere. Irie aveva preso a ridere così forte che temeva che mai sarebbe riuscito a fermarlo.
"Ahahahah...Un'umana,un'umana! Oh quanto è ironica la sorte!" continuava a ripetere mentre si rotolava a terra dalle risate.
Sesshomaru scosse solo la testa,ma si rifiutò di rispondere. Nonostante quanto continuasse a chiedersi per quale assurdo motivo aveva fatto tanti chilomentri per arrivare fino a lì, al contempo sapeva perfettamente di aver cercato apposta quel luogo e quella persona. Suo nonno non era esattamente la persona più morigerata che conoscesse, anzi, era chiassoso, volgare, sempre con quelle stupide battute pronte. A parte questo, per quanto Sesshomaru non glielo avrebbe mai detto, era l'unica persona che riusciva a tenergli testa e in quanto tale non lo infastidiva il suo modo di fare. Segretamente lo divertiva, e soprattutto lo aveva sempre spronato ad assere una persona migliore, o almeno ci aveva provato. Sesshomaru era come se provasse piacere a fargli credere di fare il contrario di ciò che diceva, ma alla fine, ascoltava molto il suo parere. La cosa buffa era che quando andava a trovarlo lui non gli raccontava mai esplicitamente il motivo della sua visita. Si limitava a stare in silenzio a contemplare le onde. Irie riusciva spesso a scrutare comunque i suoi pensieri e altre volte invece non riusciva nell'intento e si limitava a guardarlo contrariato, mentre si crogiolava nella curiosità. E infatti fu così che si rifiutò di rispondere e si lasciò aprire ai pensieri, ben consapevoli dei familiari e vegliardi occhi ambrati che provavano ad analizzarlo. Stette comunque in silenzio, gli permise senza interromperlo di schiarirsi le idee. Erano le onde che, lente, aprirono un varco nei suoi pensieri.
Questo era ciò che Rin era in grado di fargli fare: perdere il controllo.
Da quanto tempo ormai accadeva? Gli si avvicinava con quegli occhi grandi che sembravano implorargli qualcosa a lui sconosciuto ogni volta che incrociava il suo sguardo. Era tempo ormai che accadeva. Lei innumerevoli volte creava un ponte e, lentamente, come se con una corda l'avesse legato a sé, se lo portava vicino.
Da anni quella persona era il più grande mistero che avesse infestato la sua vita. Era entrata nella sua vita all'improvviso, come un uragano di energia e di calore concentrato in un'unica, piccola, persona. Un minuscolo essere che nonostante fosse così minuto era in grado di scatenare una marea così grande dentro di lui. All'inizio ne era rimasto profondamente sconvolto poi, con la solita calma che lo distingueva da qualsiasi altro, ci aveva fatto l'abitudine. Ma era stato così facile legarsi a lei quando era una bambina.
Ci aveva messo del tempo per capirlo ma lei con la sua allegria, il suo essere spensierata ma allo stesso tempo con il suo dolore, era stata in grado di aprirgli un varco dentro. Ed era facile perché con quel suo modo di fare, avvicinandosi con così tanta spontaneità a lui, era diventato naturale accoglierla segretamente, senza dare spiegazioni. Senza essere costretto a dare qualcosa in cambio.
Era facile farsi volere bene dalla Rin bambina perché il suo era un affetto incondizionato che non richiedeva particolare sforzo, l'obbligatoria necessità di ricambiare quell'affetto. Era una fonte inesauribile di calore che lui all'improvviso aveva scoperto e di cui da moltissimi anni si era dimenticato. Si era dimenticato cosa fosse il calore, come lui si era abituato a chiamare. Calore che in sé costudiva un'infinità di significati in più, di sensazioni che però lui non era pronto ad accettare come tali.
Era così facile ricevere senza dover dare niente in cambio.
Sesshomaru Taisho, però, era solito in una pratica non molto nobile e che  insultava la sua somma intelligenza, ma era un errore in cui cadeva spesso: mentire a se stesso.
Sì, perchè in realtà in cuor suo sapeva bene che ciò che aveva pensato non era totalmente vero. Sì, Rin da bambina era stata in grado di inondarlo con un affetto strabordante a cui lui mai si era voluto sottrarre, ma era altrettanto vero che lui non aveva solo ricevuto... Ma dato. Dato in quel suo modo singolare, tutto suo e da interpretare, ma aveva dato e la Rin bambina questo l'aveva sempre saputo e aveva preso senza che lui non se ne rendesse neanche conto.
Poi Rin era cresciuta, in un modo che lui mai si sarebbe aspettato, in un modo che lui aveva dimenticato. Era ovvio che Rin dopo tutti quegli anni doveva essere cresciuta ma lui era come se avesse dimenticato che Rin fosse un'umana e in quanto tale che sarebbe diventata adulta un giorno. Ma lui non ci aveva pensato, non l'aveva sospettato neanche per un momento perché forse per lui Rin non era una semplice, inferiore, sciocca umana. Era questa la cosa più sconvolgente, rendersi conto che Rin era un'umana esattamente come tutti quegli esseri umani che lui aveva incontrato nella sua vita e per cui aveva provato ribrezzo e orrore.
Umana, proprio come la donna che aveva sostituito sua madre, che gli aveva dato quel suo ibrido fratello, la donna che gli aveva fatto odiare quelli della sua specie più di chiunque altro al mondo.
Quante volte aveva guardato suo padre con orrore, con il disgusto di aver scelto un'umana così diversa da loro e soprattutto orripilato di quanto sembrava amarla, molto più di quanto non avesse mai amato sua madre. Sesshomaru odiava le sciocche frivolezze dettate dai sentimenti, ma aveva capito alla perfezione fino a che punto Izayoi era riuscita a fare breccia nell'animo del padre. Si era chiesto per quale assurdo motivo si era lasciato ingannare da quella donna con tanta facilità.
Poi anche Inuyasha era cresciuto e, disgustato da lui tanto quanto lo era della madre, aveva comunque iniziato ad osservarlo come si fa con un nemico di cui si vuole studiare ogni mossa. Inuyasha con le sue orecchie scandalose, con il suo modo di fare irruento, passionale, così scioccamente umano. Sempre a sbandierare le sue emozioni, sia positive che negative, ma era un continuo fuoco proprio dove lui, inesorabilmente, era ghiaccio. E anche lui aveva iniziato a guardarsi intorno e, come però era ovvio, era rimasto attratto non da delle demoni, ma da delle umane. Lui non li capiva, trovava così assurdo che delle semplici umane potessero avere così tanto potere su un demone, o anche solo su un mezzo demone.
Dopo un po' di tempo aveva iniziato a pensare a Rin in modo diverso, si era deciso a considerarla un'eccezione perché era innegabile il modo in cui si sentiva calamitato da lei, come fosse piacevole essere inondato da tutto quel calore. Così era passato avanti al fatto che fosse un'umana. Era soltanto Rin.
Poi,però, era cresciuta e quella Rin così diversa all'inizio l'aveva guardata con diffidenza, quasi come se non credesse potesse essere la stessa che lui aveva conosciuto anni prima. Una Rin dagli occhi ancora più grandi, alta, dai lineamenti sottili e non più infantilmente paffuti come un tempo... Gli sembrava impossibile che quella fosse Rin e con la sua maturità aveva ritenuto sarebbe stata diversa, magari più banale, una sciocca ragazzina. Ma come aveva imparato a capire, Rin aveva la straordinaria facoltà di sorprenderlo e con estrema facilità era riuscita a dimostrargli non solo che non era una sciocca ragazzina, ma qualcosa ancora più grande della Rin bambina; non era solo calore ed energia ma profondità, intelletto e qualcosa di molto, molto simile a ciò che era lui.
La Rin ragazza però aveva un grosso difetto rispetto alla Rin bambina ed era l'esatto motivo per cui da tempo ormai contemplava le onde perso nei suoi pensieri: la Rin ragazza gli chiedeva qualcosa in cambio.
L'aveva capito solo quando il giorno prima gli aveva urlato addosso parole che non le aveva permesso di tirar fuori. Il calore di Rin non era più una cosa gratuita, incondizionata, ma aveva un prezzo, un valore che lui prima non gli aveva mai dato. Abituato al fatto che tutto gli fosse perennemente dovuto non era avvezzo all'idea di dover ricambiare qualcosa. Questo, però, la Rin ragazza lo richiedeva; senza imporsi, senza scalpitare... Era una semplice richiesta di cui lui però non aveva intenzione di prendersi carico.
Era per quel motivo che l'aveva interrotta con tale foga, tanto che aveva addirittura perso il controllo, la parte demoniaca aveva preso il sopravvento su di lui. Anche quel momento, un'ulteriore scoperta: in quanto demone il fatto che il suo lato demoniaco venisse fuori non faceva assolutamente differenza eccetto per il suo aspetto eppure...
Era stato come uscire da se stesso. Era come se il fatto che la stesse rifiutando fosse qualcosa per lui che andasse contro il suo corpo, la sua vera volontà. Come se il fatto di rifiutarla fosse in realtà una cosa razionale e non sincera ed il suo corpo si era ribellato senza che lui fosse in grado di controllarlo.
Si era ribellato con un'energia di cui credeva non essere capace. Era diventata pura passione, un desiderio cieco ed incontrollabile che solo la sua voce implorante e il suo tocco erano stati in grado di fermare.
Già, la sua voce implorante... Lui l'aveva toccata contro la sua volontà. Era stato impossibile per lui fermarsi, ma questo certo non giustificava ciò che aveva fatto. L'aveva violata, ferita... Come aveva potuto fare una cosa del genere, cosa gli era preso?
Ripercorreva quel momento da tempo ormai nella sua mente. Era scappato, il grande Sesshomaru Taisho era scappato da una situazione, come un vigliacco qualsiasi; perché Rin aveva ragione, non si era comportato come suo solito.
Non aveva avuto il coraggio di guardarla ancora dopo ciò che le aveva fatto, si vergognava di se stesso, questa era la verità.
Perché lei aveva tutto quel potere su di lui? Odiava l'idea di essere schiavo di qualcuno, di una donna, di un essere umano... Ma se odiava tanto quella sensazione, perché ogni parte del suo corpo aveva vibrato al contatto con Rin? Perché al posto che schiavo in quel momento, seppur ottenebrato, si era sentito più libero come mai nella sua vita?
Cosa gli stava accadendo?
"Scommetto che hai fatto la figura del vigliaccone!" esordì Irie, così all'improvviso da farlo sobbalzare.
"Cosa?" borbottò distratto. Irie sospirò.
"Ti sei comportato da vigliacco, lo scommetto... Te la sei data a gambe non appena le cose si sono fatte difficili" esclamò il demone con aria di chi la sapeva lunga. Sesshomaru rimase interdetto per un attimo, aveva sempre sospettato che suo nonno potesse avere delle doti telepatiche, ma mai a tal punto.
"Ma cosa ne vuoi sapere,tu!" rispose sulla difensiva. Irie ridacchiò.
"Lo sapevo, ci ho azzeccato! Oh è così tipico tuo!" continuò scuotendo la testa. Sesshomaru fece una smorfia.
"Sciocchezze" buttò lì. Irie sospirò mentre lo guardava di sottecchi.
"Sono così abituato ai tuoi silenzi che ormai non ho neanche più bisogno di sentirti parlare..." disse facendosi più serio.
"Tu non capisci, non hai idea..." sussurrò Sesshomaru.
"Di cosa non ho idea? Hai passato così tanto la tua vita a combattere contro gli umani che per te è impensabile ammettere di provare qualcosa per un'umana! Ma il fatto che la tua testa dura non riesce a capire è che qui non si tratta di umani o demoni ma di una cosa di cui tu non hai mai voluto ammettere l'esistenza... L'amore!" disse Irie con fervore.
"Se devo ascoltare le tue smancerie da strapazzo è meglio che me ne vada" esclamò Sesshomaru disgustato e fece per alzarsi, Irie lo trascinò di nuovo a terra afferrandogli un braccio. Sesshomaru gli rifilò l'ennesima occhiata ammonitrice della giornata.
"Ti ricordi di quella brutta discussione che tu e tuo padre avete fatto prima che tu scappassi da casa?" riprese Irie come se niente fosse accaduto. Sesshomaru lo fissò ammutolito, era esattamente lo stesso ricordo che gli era venuto alla mente quella mattina. Annuì impercettibilmente.
"Di tutte le porcate che gli hai detto non faccio menzione, ma devo citare tuo padre... Ti aveva detto esattamente quello che sto cercando di farti capire io, per lui non importava niente il fatto che Izayoi fosse un'umana o una demone, l'amava perché era lei..." prese a spiegare, Sesshomaru però si rifiutava di capire.
"Chiunque sia questa ragazza tu sai, perché un vero uomo lo sa, che potrebbe essere qualsiasi cosa... Ma è lei che fa la differenza. Credo davvero che la sorte voglia darti una lezione facendoti provare qualcosa proprio per ciò con cui hai lottato per tutta la vita. Per quanto tu sia un misantropo incallito, per quanto hai fatto dell'indifferenza la tua ragione di vita, devi capire che ti è stata data un'occasione. L'occasione di essere felice, di uscire da questa tua coltre di ghiaccio che ti sei creato e di vivere davvero. Butta nel cesso le tue idee di purezza del sangue, di orgoglio, di odio, per esprimere ciò che pensi... Io sarò un vecchio brontolone ignorante per te, ma lascia che questo vecchio ti dica una cosa: le occasioni nella vita sono poche e quelle rare volte che si presentato non tornano se te le lasci scappare. Se lasci qualcuno che ti ha scosso così tanto da venire qua dopo tutti questi anni, se lasci qualcuno che ti ha fatto provare un minimo brivido da quanto te ne sei negato l'esistenza, allora lascia che ti dica che sei ancora più stupido di quanto mai mi sarei immaginato!". Disse tutto ciò guardandolo dritto negli occhi, quasi a voler scavare nella sua anima. Sesshomaru deviò lo sguardo e si scrollò dalla presa che il nonno aveva lasciato sul suo braccio e si alzò.
"Non sono certo venuto qui per farmi insultare" disse con aria indifferente, come se non gli avesse appena detto la cosa più banale e allo stesso tempo più sensata che avesse mai udito.
"Sai bene che ho ragione" disse Irie alzandosi a sua volta.
"Tu credi di sapere tutto ma non mi conosci, tu non hai idea di chi sono... Io basto a me stesso, non ho bisogno di nessuno" rispose. Irie sospirò.
"Hai ragione, ho sbagliato io... Non ho la più pallida idea di chi tu sia, perché ti credevo una persona molto più intelligente" disse annuendo alle sue stesse parole.
"La vuoi smettere?" ringhiò Sesshomaru.
"Vuoi una tazza di the?" chiese Irie di punto in bianco. Sesshomaru fu preso in contropiede dal cambio di argomento.
"No che non voglio una tazza di the!" esclamò perplesso. Irie fece spallucce.
"Beh io ne ho voglia invece, mi hai fatto parlare troppo e mi si è seccata la gola... Io entro dentro, se cambi idea sai dove trovarmi" disse per poi avviarsi verso casa. Sesshomaru lo seguì con lo sguardo, totalmente attonito. Irie era disarmante, un attimo prima era lì a sproloquiare cose assurde e all'improvviso se ne andava come se niente fosse. Scosse la testa.
"Vecchio pazzo..." borbottò tra sé. Senza la presenza di Irie si trovò di nuovo solo, era rimasto il rumore delle onde che si infrangevano a riva. Guardò verso il mare.
Era rimasto solo, solo come era sempre stato. Un enorme vuoto lo invase, quel vuoto a cui era tanto abituato.
Per un attimo gli tornò in mente il volto di Rin, il suo sguardo implorante.
"Sesshomaru lasciami... Sesshomaru ti prego..." sentì la sua voce affiorare nei suoi pensieri. Chiuse gli occhi come per scacciare quel ricordo.
Meglio così, dopo quello che era successo l'avrebbe odiato e finalmente sarebbe stato libero da lei. Non si sarebbero più visti, aveva avuto l'occasione perfetta per scrollarsi da quella situazione che da troppi anni lo dominava. Era libero da Rin, che motivo avrebbe avuto rimediare? Perché mai avrebbe dovuto abbassarsi per tornare sui suoi passi.
Bastava a se stesso. Sì, non aveva bisogno di nessuno, tanto meno di Rin. Eppure...
Sentì qualcosa bruciargli dentro, proprio come quando aveva perso il controllo con Rin qualche giorno prima. Un delirio, un oblio prese nuovamente il sopravvento su di lui. Abbassò lo sguardo e vide che le sue mani erano diventate violacee e i suoi artigli si erano allungati a dismisura.
All'improvvisò capì. Stava andando contro la sua stessa natura. Si stava raccontando le sue solite storie da ragazzo orgoglioso, da uomo che non deve chiedere mai...
Ma ogni parte del suo corpo gli chiedeva di essere libero finalmente, libero laddove lui pensava di essere imprigionato.
Essere libero dalla prigione che lui stesso si era creato, e lui sapeva bene qual era la chiave.
Con la stessa naturalezza con il quale era arrivato, lentamente indietreggiò e si avviò verso la villa.
Doveva tornare, anche se non aveva la più pallida idea di che cosa fare. Fece le scale del sentiero due alla volta e senza guardarsi indietro o dire niente prese la macchina e partì. Non sapeva che un demone cane molto più grande di lui lo stava osservando dalla finestra della sua casa, con un enorme sorrisetto soddisfatto che gli solcava il volto.
"Vai figliolo, prenditi ciò che è tuo..." disse Irie tra sé, chiuse la tenda una volta vista la macchina sportiva del nipote allontanarsi fino a diventare un piccolo puntino.
Ora sì, era pronto per tornare a vivere.



Ciao a tutti!
La scorsa settimana ho dato il mio penultimo esame estivo e per riposarmi ho scritto il nuovo capitolo, giusto per farmi risentire. Ormai ho preso una nuova piega, sono passati molti anni da che ho iniziato questa storia e per quanto ci tenga a finirla il personaggio di Sesshomaru non mi esce più naturale come una volta, ma spero di riuscire a tenerlo più coerente possibilie fino alla fine della storia... Quest'altra idea, come quella precedente, mi è venuta all'improvviso, spero che vi piaccia!
Ringrazio:
Satana1
Silverbreath
Heart
Serin88
Smery_Tigrotta
Nihal_Lupa
E grazie anche a chi legge e segue la storia!

Un saluto,
LilyProngs.

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Capitolo 36
*** Una piccola svolta... ***


Capitolo 34
La bambina alla ricerca di un sogno

"Allora ragazze, avete dato una ripassata al sistema nervoso?" chiese Marcus seduto davanti alle due giovani aspiranti studentesse di medicina. In progressivo avvicinamento al test di ammissione a Medicina Rin aveva chiesto al dottor Conrad di aiutare lei e Shiori ad una ripassata generale in quegli ultimi giorni. Averlo seduto lì con il tavolo della cucina che li divideva sembravano già alle prese con dei veri esami universitari. Le due ragazze si guardarono con un sorrisetto e batterono contemporaneamente sul tavolo come a voler premere un pulsante, "vinse" Shiori che iniziò ad elencare a manetta.
"Il sistema nervoso è diviso in in parti che collaborano strettamente e sono: sistema di sensori, rete di nervi, sistema neuronale centralizzato, sistema nervoso periferico, sistema nervoso ortosimpatico, sistema nervoso parasimpatico!" disse Shiori tutto d'un fiato saltellando sulla sedia. Marcus e Rin ridacchiarono.
"Brava Shiori, e Rin mi dici le caratteristiche dell'ortosimpatico e del parasimpatico?" domandò Marcus.
"Certo! L'ortosimpatico, o anche semplicemente simpatico, è costruito da due lunghe catene di gangli, pari e simmetriche rispetto alla colonna vertebrale. E' costruito da fibre organizzate in plessi che si distribuiscono a tutti gli organi seguendo il percorso delle arterie. Esercita funzioni di controllo e coordinamento e spesso opposte a quelle del parasimpatico. Il parasimpatico, invece, è formato essenzialmente dal nervo vago che, oltre all'omeostasi controlla le funzioni degli organi interni" prese a spiegare con scioltezza. Marcus l'ascoltava attento mentre parlava. Aveva la stoffa per quel mestiere, come suo padre. Anche Shiori era molto brava, ma Rin aveva una marcia in più. Era ereditaria. Fece ad entrambe un grosso sorriso.
"Molte bene ragazze, davvero molto brave! Se non prendete il massimo dei voti all'esame di ammissione dovrete vedervela con me!" disse mettendo su una finta espressione minacciosa.
"Io ho solo un problemino di nervi" borbottò Shiori.
"Non si era capito! Devi stare calma Shio, sei bravissima!" disse Rin dandole una spintarella.
"Rin ha ragione, poi è un esame scritto, è sempre meno stressante... E nel futuro vedrai, se studierai sodo ci sarà sempre un po' di agitazione, ma se la materia ti appassionerà stai sicura che non ti preoccuparai di nulla" disse rassicurante. Shiori annuì.
"Avete ragione, testa sui libri e via!" esclamò.
"Poi sei sempre stata abituata ad essere una secchiona, non vorrai mollare proprio adesso!" esclamò Rin, Shiori sbuffò.
"Non sono una secchiona!" si difese. Chissà perché i suoi vestiti impeccabili e l'espressione sempre tranquilla e composta facessero pensare a tutto il contrario. Suonarono al citofono.
"Ora è meglio che vada" disse Marcus alzandosi.
"Oh no, Marcus non ti preoccupare! Dovrebbero essere solo Yumi e Shippo" disse subito Shiori per trattenerlo mentre Rin andava ad aprire, ed effettivamente erano i due amici ad essere arrivati. Quando entrarono i due parvero stupiti di vedere Marcus.
"Ah già è vero, il vostro ripasso!Vi abbiamo disturbati?Marcus, come va?" chiese Shippo mentre andava a stringergli la mano.
"Benissimo, grazie.Tranquillo Shippo, abbiamo finito... Ripassatevi il Sistema Circolatorio per la prossima volta" disse alle ragazze mentre si metteva la giacca, guardò Yumi facendole un sorriso.
"Yumi, tutto bene?" chiese cordialmente dato che da quando era entrata non aveva spiccicato parola. Sussultò e fece un sorriso tirato.
"Certo dottor Conrad, tutto benissimo... E lei? Le ragazze sono brave?" chiese tutta composta.
"Eccellenti, hai due future dottoresse come amiche... Però ti prego Yumi, mi sento già abbastanza vecchio a stare in mezzo a voi, se tu continui a darmi del lei mi fai sentire direttamente decrepito" disse divertito. Yumi non parve capire lo scherzo.
"Oh, no, no, no... Dottor Conrad, Marcus....Non è... Non sei vecchio! Non sembra almeno.... Cioè non volevo dire che sembri più giovane... Anche se lo sembri,però non è questo che volevo dire è che... " prese a balbettare tutto d'un fiato. Shippo si dovette ficcare un pugno in bocca per impedirsi di ridere come un pazzo alla vista dell'amica totalmente in tilt. Rin alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa di fronte al caso perso, mentre Shiori aveva un sorrisino intenerito. Marcus rise gesticolando per farla calmare.
"Tranquilla Yumi, stavo solo scherzando! Chiamami pure come ti senti più a tuo agio" disse con dolcezza.
"Oh certo, certo... Scusa. E' lo studio anche per me sa... Sai... Mi si sta fondendo il cervello!" borbottò imbarazzata.
"Che forte Yumi, è quello che abbiamo studiato oggi" disse Shiori. Yumi parve accorgersi solo in quel momento che erano lì anche i suoi amici, si riscosse.
"Ah sì?" domandò scioccamente.
"Già, ma ora è meglio che levi le tende e vi lasci chiacchierare... Fa bene a tutti voi rilassarvi un po' dopo tutto questo studio. Ciao Yumi" disse posandole distrattamente una mano sulla spalla dato che era la più vicina per poi girarsi a salutare gli altri con un cenno e il solito solare sorriso.
"Non c'è bisogno che mi accompagni Rin, ormai so la strada, salutami i tuoi! Ciao a tutti!" disse avviandosi per poi sparire oltre la porta.
Yumi era rimasta immobile, rossa come un peperone. Appena Marcus uscì dalla porta i tre ragazzi scoppiarono a ridere di fronte all'amica che ci mise un po' prima di sentirli, di nuovo uscì dalla tranche.
"Oh...Eh... Cosa c'è da ridere?" domandò.
"Oh sei proprio un'imbranata! Ti ha a malapena sfiorata e ti si potrebbero già friggere due uova sulle guance!" esclamò Shippo felice come non mai. Yumi aggrottò la fronte in un'espressione offesa.
"Oh stai zitto!" bofonchiò Yumi mentre si metteva a sedere con gli amici. Rin continuava a guardare l'amica scuotendo la testa.
"E' da quel ragazzetto di intercultura che era venuto nella nostra classe alle medie che non ti vedo così cotta!" esclamò divertita.
"Ah già è vero, come si chiamava?" ricordò Shiori. Yumi sbuffò ed incrociò le braccia di fronte al petto rifiutandosi di rispondere.
"Sì, sì me lo ricordo anche io! Scu-cu-cu-cusa mi potresti prestare la maviva, la macaca...la ma-ma-matita!" prese ad imitarla Shippo con un'entusiasmo traboccante. Da quando aveva capito la cotta dell'amica per il bel dottore non smetteva di torturarla un secondo, troppa era la soddisfazione per riscattarsi da anni di battutine e di canzoncine stupide verso di lui e Shiori. Yumi gli scaraventò addosso la borsa, piena di libri, mentre le due amiche erano piegate in due dalle risate.
"Ridete, ridete alle mie spalle... Infingarde!" esclamò, e a sentirsi chiamare così le due risero ancora di più.
"Quando Shiori mi ha detto che ti eri innamorata del dottor Conrad non ci potevo credere!" esclamò Rin che, non vivendo l'esperienza da investigatori degli amici e in quel momento oberata da problemi più importanti, subito non si era accorta di nulla.
"Hai fatto bene, perché io non sono innamorata proprio di nessuno!" esclamò, ostinata a negare l'evidenza.
"Ma smettila, che se chiedi al tostapane stai tranquilla che se ne è accorto anche lui!" esclamò Shippo. Yumi gli fece una sonora pernacchia.
"Però non è così inverosimile... Sì è molto più grande, però è un uomo affascinante, intelligente,non è così assurdo dopo tutto" convenne Shiori.
"Attenzione Shiori, non vorrai mica far concorrenza a Yumi" esclamò Shippo cercando di scherzare, era stato molto bravo a mascherare una nota risentita, anche se non abbastanza per Yumi.
"Cos'è Shippo, la gelosia ti rode il fegato?" domandò candidamente con un sorriso sadico. Shippo l'incenerì con lo sguardo.
"Stupida" rispose soltanto.
"Comunque è meglio dell'irlandese razzista" continuò Shippo, Shiori scoppiò a ridere.
"Incredibile è la stessa cosa che le avevo detto io!" esclamò.
"Davvero?" rispose Shippo.
"Oh che tenerezza avete anche i pensieri in coordinato!" esclamò Yumi facendo finta di asciugarsi una lacrima. A vederli così a Rin venne da ridere ma allo stesso tempo, un'ombra piccola di tristezza era tornata sui suoi occhi.
"Oh ragazzi, cosa farei senza di voi!" disse d'un tratto con una sincerità tale che i tre interruppero il loro teatrino, per poi restituirle cautamente lo sguardo.
"Non se ne sa niente, eh?" domandò Yumi, seriamente interessata e anche felice di poter spostare il discorso lontano da lei. Rin dissentì.
"Neanche Inuyasha, allo studio non gli hanno detto niente?" chiese Shiori.
"Niente, la cosa strana è che non ha neanche chiamato lo studio per una disdetta... Ho paura sia tornato a Londra senza dire niente" rispose tristemente.
"Figurati, non è possibile... Avrebbe avvisato... Tornerà" disse Shiori sedendole vicino, le cinse le spalle.
"Per fortuna in questi giorni ho altro a cui pensare... Studio, studio, studio... Ma a volte mi manca così tanto! E mi sento così stupida! Sento la mancanza di una persona che non è nemmeno mia, che prima si avvicina e poi scappa... Come si può amare qualcuno che ci fa soffrire tanto?" domandò più a se stessa che agli amici.
"Hai fatto una scelta Rin... Magari tornerà, magari no... Credo che dopo quello che è successo o c'è una svolta, o dovrai pensare seriamente a riprenderti la tua vita" disse Yumi, i tre la guardarono ammutoliti. Lei alzò lo sguardo verso di loro.
"Sai cosa intendo Rin... Sai che con me e gli amori impossibili sfondi una porta aperta... Ma un conto sono i romanzi, e un conto è la vita vera... Non meriti questo. Mi piace Sesshomaru, lo sai... E' bellissimo...Strano, unico forse, ma vale la pena?" domandò Yumi. Erano passati giorni da quella famosa giornata e Rin era passata da uno stato alternato di rabbia, tristezza, depressione e di nuovo rabbia, arrendevolezza. Tutti sapevano che quello era un tasto delicato per Rin, ma non era possibile continuare in quel modo. Rin aveva dedicato la sua vita a quell'amore, e per cosa? L'unica volta che l'aveva toccata l'aveva quasi forzata e poi era scappato via. Volendole bene come a una sorella, come avrebbe potuto continuare a vederla in quello stato. Rin la fissò.
"Yumi, lo sai..." iniziò a dire. Yumi annuì.
"Lo so Rin, so tutti... Non ti voglio imporre il mio parere, voglio solo dirti di stare attenta, di pensare. Tu sei una persona troppo grande per meritare di soffrire in questo modo" disse con franchezza.
"Lo so che ti preoccupi per me, ma non sono pronta a lasciarlo andare, non ci riesco ho... Ho bisogno di tempo" rispose, Yumi le sorrise e le strinse una mano.
"E io, noi, ci saremo per te... Ti faremo da cuscinetto per tutto il tempo che vorrai" rispose, aveva capito che per quel momento era stato detto abbastanza. Calò il silenzio.
"Allora, a che punto siete con il test?" chiese Shippo intenzionato a cambiare il discorso.
"Bene, è solo la punta dell'iceberg come difficoltà, in fondo è una conoscenza generale... Però ce la stiamo cavando bene, vero Rin?" disse Shiori, Rin sorrise capendo che i suoi amici volevano distrarla e annuì.
"Sì, più studio più mi piace... Credo che saranno degli anni molto belli, duri, perché sarà difficile... Ma ce la faremo!" esclamò fiduciosa.
"E' eccitante, ma allo stesso tempo fa paura... Sarà un mondo tutto nuovo e quando usciremo ci sarà la vita vera ad attenderci" disse Yumi, gli altri tre annuirono in accordo.
"Decisamente! La cosa positiva che tutte le nostre facoltà sono nella stessa struttura, potremmo continuare a stare insieme!" disse Shiori contenta. Shippo sbuffò.
"Sì, ma Yumi non si dovrà più avvicinare all'ala di ingenieria!" esclamò Shippo, la presa in causa ridacchiò.
"E' stato divertente!" sghignazzò, Rin e Shiori erano confuse.
"Perché, che è successo?" chiese Rin.
"L'altro giorno, mentre voi studiavate, è venuta con me a portare i moduli di iscrizione... C'era ancora sessione d'esame, quindi era pieno di gente. Ovviamente lei si è presentata con il suo solito look eccentrico e non faceva altro che urlare ogni volta che ci passava qualcuno vicino: fisica quantistica, il gatto di Schrodinger, teoria della relatività!" disse sconcertato.
"Beh che c'è? Ti ho fatto fare bella figura!" esclamò Yumi sulla difensiva, Shippo sbuffò.
"Figurati, cosa ne vuoi sapere tu! Diceva solo queste tre cose a ripetizione, la gente non ha fatto altro che girarsi verso di noi, che vergogna, non ti ci porto più!" esclamò Shippo.
"Ma perché? Volevo vedere che faccia facevano, puzzavo di facoltà umanistica lontano un miglio! Volevo vedere che effetto gli faceva vedere una come me pronunciare le loro teorie da cervelloni!" disse ridacchiando. Le due amiche scossero la testa.
"Sei incorreggibile!" disse Rin con un sorriso. Shiori parve confusa.
"E com'è fatto questo gatto di Schrodinger?" domando interessata. Shippo si battè una mano sulla fronte, Yumi fece spallucce.
"Oh è un gatto che non si sa sa è vivo o se è morto" rispose con leggerezza. Shippo fece un'espressione ancora più incredula.
"Oh taci! Non sai neanche di cosa si sta parlando!" esclamò Shippo.
"Scusa ma è vero, ho ragione!" si difese Yumi.
"E' molto più complicato di così!" rispose Shippo, Yumi fece nuovamente spallucce.
"Continuo a non capire" si rassegnò Shiori.
"Te lo spiego io un'altra volta" rispose Shippo con fare saccente, Yumi colse la palla al balzo.
"Magari da soli, davanti ad una cenetta a lume di candela, musica di violini..." disse con voce melodiosa. Shiori come al solito avvampò e Yumi si vide scaraventata addosso la sua stessa cartella.
"Ahio!Stupido!" strillò facendogli la linguaccia.
"Che dite ragazzi, andiamo a fare un giro? Così ci distraiamo un po'" propose Rin. Aveva voglia d'aria. A volte il dolore, anche in compagnia dei suoi amici che sapeva facevano di tutto per farla stare allegra, arrivava a grosse ondate. Era una sensazione soffocante. Per un attimo ragionò su ciò che le aveva detto Yumi. Sapeva che aveva ragione, sapeva che si stava buttando via per un qualcosa di cui riconosceva a malapena la forma. Fino a quel momento, da che Sesshomaru era tornato dopo tanti anni, avevano imparato un nuovo modo di convivere. Sesshomaru aveva imparato a vederla nei panni di ragazza, seppur sospettoso all'inizio, ma in quel periodo avevano creato un codice loro. Non era neanche lontanamente romantico, ma era come se avesse sentito che per lui, lei aveva un valore particolare. Non aveva la presunzione di saperlo definire, però era già qualcosa. Quel giorno dopo il processo, invece, dopo la sua violenta reazione e ciò che ne era seguito... Era tutto cambiato. Le carte in tavola era mutate. Cosa aveva voluto dire quel raptus? Era stato un momento di perdita del controllo assurdo, dove al suo posto avrebbe potuto esserci chiunque o come aveva provato a spiegarle Marcus quello era forse uno dei suoi rari momenti di sincerità? Aveva un valore o non era niente? Capì che era proprio quel piccolo dubbio, quella flebile, piccola fiamma di speranza che continuava a farla andare avanti. La domanda era: con il tempo quella fiamma si sarebbe definitivamente spenta o si sarebbe rianimata?E sapeva anche che la risposta non dipendeva da lei. In fondo Yumi aveva ragione, o ci sarebbe stata una svolta o avrebbe dovuto iniziare a pensare al suo futuro. Erano passati quasi quindici giorni da quel pomeriggio e lui era scomparso. Ora era lui a dover fare un passo. Rin però temeva in cuor suo che quel pomeriggio sarebbe stato il suo ultimo ricordo con Sesshomaru.
Gli amici furono d'accordo sull'uscita e si alzarono tutti per andare via.
"Ma se Marcus ti stringesse la mano giusto per un saluto cosa dici, ti esploderebbe la testa per l'emozione?" domandò Shippo a Yumi mentre uscivano dalla porta. Shiori alzò gli occhi al cielo.
"Non lo so, e se chiedessi a Shiori di darti un buffetto sulle tue belle guanciotte dici che dovrei comprarti un pannolino per impedirti di fartela addosso?" rispose prontamente Yumi.
"Lo sapevo..." sospirò Shiori esasperata.
"Ah non guardare me non sono stat..." stava dicendo Yumi per poi bloccarsi, scrollò un braccio a Shiori per farla guardare nella sua stessa direzione. Rin era rimasta indietro per chiudere la porta. Dall'espressione attonita delle due amiche anche Shippo guardò nella loro stessa direzione e spalancò la bocca.
Alla fine del viale di casa Taisho, appoggiato ad una macchina sportiva nera fiammante stava Sesshomaru. Dritto come un palo, la solita espressione fiera e distaccata sul volto, le mani in tasca. Era tornato.
"Rin, Rin..." chiamò Shippo.
"Arrivo, arrivo stavo chiud..." anche a lei come a Yumi si bloccarono le parole in gola alla vista. Le amiche si girarono verso Rin. Era violentemente sbiancata.
"Rin tesoro, scendiamo insieme..." disse Shiori con fare disinvolto, convinta che Sesshomaru da lontano li stesse osservando tutti. Rin la guardò con occhi sbarrati e poi annui. Anche lei voleva dare l'idea di essere calma e fu grata a Shiori di averla vicino, era sicura che le gambe non le avrebbero retto. Scesero tutti verso Sesshomaru, quando gli furono vicino sembravano quattro stoccafissi. Sesshomaru li degnò malapena di uno sguardo, i suoi occhi erano fissi su Rin.
"Sali" disse soltanto quando furono abbastanza vicini da poterlo udire, e una volta detto questo entrò in macchina. I quattro si guardarono.
"Vai, coraggio..." le disse Shiori staccando la presa di Rin sul suo braccio che non voleva lasciarla. Era sotto shock.
"Forza entra, non era quello che aspettavi? Prova a vedere cosa vuole..." disse Shippo avvicinandosi e la spinse dolcemente verso la macchina. La svolta di cui aveva parlato Yumi forse era arrivata. Con molta calma, tramortita, Rin si avvicinò alla macchina, aprì la portiera ed entrò. Appena chiuse la porta Sesshomaru mise in moto e si allontanò da loro. Yumi parve essersi riscossa da un lungo stato catatonico e per un attimo rincorse la macchina.
"Ehy tu chi ti credi di essere? Borioso, arrogante! Vieni qui come se niente fosse..." prese a strillare come una matta mentre la macchina si allontanava.
Sesshomaru alzò accigliato lo sguardo verso lo specchietto retrovisore e vide in lontananza Yumi gesticolare e saltare come un'ossessa.
"Sempre molto pacata quella tua amica..." commentò distrattamente.
"Eh?" domandò Rin che stava continuamente cercando di darsi un contegno. Segretamente provò a darsi un pizzicotto perchè le sembrava troppo assurdo che lui fosse lì, accanto a lei, dopo tutto quello che era successo e che le stesse parlando, invece, come se niente fosse accaduto. Era come se avessero premuto il pulsante stop, e che all'improvviso lui l'avesse rischiacciato ed era tranquillo e pacato laddove lei si stava sentendo morire.
"La tua amica dicevo..." ripetè Sesshomaru con calma.
"Oh..." commentò di nuovo Rin con molta sagacia. Sesshomaru le scoccò un'occhiata per poi tornare a guardare di fronte a sé.
"Stai cercando di essere meno logorroica del solito?"  domandò. Rin lo guardò aggrottando la fronte. Avrebbe voluto coprirlo d'insulti fino a sotterrarlo, ma le parole facevano fatica ad uscire.
"Dove mi stai portando?" chiese invece.
"A cena" rispose semplicemente. A Rin si accapponò la pelle dietro il collo.
"Che cosa?" esclamò con voce strozzata.
"A quest'ora di solito mangi, ti porto a mangiare" rispose come se le stesse spiegando un elementare calcolo matematico.
"Non ho fame" rispose. 
"Quella cosa italiana rotonda va bene?o vuoi quel disgustoso intruglio fritto con tutto sopra?" domandò ancora. Sembrava che le sue esigenze alimentari fossero l'unica cosa di importanza. Rin provava a capire dove cercasse di andare a parare ma era così confusa che le faceva quasi male la testa.
"Pizza o okonomiyaki?" rispose cercando di capire cosa intendesse, e la cosa paradossale era che stava dicendo tutto al di fuori di ciò che voleva realmente dire.
"Esatto" rispose Sesshomaru. Rin stette in silenzio per un momento. Decise di prenderselo quel momento, perché lui era stato un sacco di tempo chissà dove senza farsi più vivo per poi tornare come se niente fosse stato. Aveva il diritto di prendersi un momento. Sesshomaru, che con lui e il silenzio si andava a nozze, le lasciò tutto il tempo di riflettere. Scorreva sull'asfalto con estrema calma, come se non sapesse neanche lui dove stessero andando. L'importante era andare.
"Non ho fame" ribadì. Si sentì molto stupida in quel momento.
"D'accordo" rispose Sesshomaru con calma. Di nuovo il silenzio.
Avrebbe voluto dirgli così tante cose, così tante. Il modo con cui era tornato, però, le aveva tolto la voce, le aveva tolto la facoltà di ragionare. E allo stesso tempo ritornare su ciò che era successo la metteva in un tale imbarazzo che non aveva idea di dove iniziare.
"Mi dispiace". Sentì dire quelle due parole come se provenissero da un luogo lontanissimo. Sobbalzò sul sedile e lo guardò.
"Cosa?" esclamò con voce strozzata. Sesshomaru le scoccò un'occhiataccia, dire ciò che aveva detto sembrò essergli costato moltissimo.
"Ho detto, mi dispiace" la voce quella seconda volta si era abbassata tantissimo. 
"Io... cioè..." borbottò Rin. Ma perché le parole giuste non riuscivano ad uscire.
"Ti posso garantire che ciò che è successo non succederà mai più" rispose in tono perentorio.
Rin lo guardò a lungo.
"Oh" disse soltanto. Il verso aveva un'inclinazione così delusa che a pensare a cosa effettivamente era successo e alla delusione nella sua risposta Rin avvampò. Si sentì osservata per un momento ma era così imbarazzata che preferì guardare dritto in faccia al bocchettone dell'aria condizionata.
Non potè vedere il secondo in cui un lato del labbro di Sesshomaru si piegò impercettibilmente all'insù, per poi tornare al suo plastico stato naturale. Di nuovo il silenzio.
"Allora, cosa vuoi fare? La cosa tonda o la frittella disgustosa?" spezzò così il silenzio Sesshomaru.
Rin tutto nella vita si sarebbe aspettata, ma mai, mai, che avrebbe sentito anche solo una volta uscire le parole 'mi dispiace' dalla bocca di Sesshomaru. Mai. Conoscendolo più di quanto mai si sarebbe immaginata sapeva quanto potesse costare una cosa del genere ad un animo orgoglioso come il suo. Le sembrò una cosa così grande, nel suo piccolo, che tutta la rabbia, la sfrustrazione si sciolsero affondando in una parte recondita di lei. Di tutte le cose intelligenti che avrebbe voluto dire rispose soltanto:
"Perché ti interessa tanto farmi mangiare?" non era esattamente quello che aveva in mente ma era curiosa. Sesshomaru aggrottò la fronte e le sembrò si fosse mosso a disagio sul sedile, per poi tornare alla sua espressione fiera.
"Di solito il cibo ti mette allegria" rispose semplicemente. Rin si sentì nuovamente avvampare, il cuore le saltò un battito. Forse questa era stata una delle cose più dolci che gli avesse sentito dire dopo: "Le cose fredde non sono poi così terribili". Ma allora era una bambina, questa era la prima frase carina che le diceva da quando era diventata adulta. Ovviamente una cosa carina stando allo standard di Sesshomaru. Interpretò che avesse capito di averla ferita, in un certo modo, e che volesse tornare a vederla felice. Era il suo strampalato e contorto modo di chiederle scusa, di dimenticare. La considerò una piccola conquista.
Forse la svolta, seppur le sembrasse minuscola, era arrivata.



Eccomi tornata, giovedì è stato dato l'ultimo esame estivo, siiiiiiii!E così non vedevo l'ora di postare un nuovo cap, avevo tantissima voglia di riprendere questa storia e ora finalmente posso concentrarmi su questo!
Che dire, lo so che è un capitolino, di cui solo l'ultima parte sembra importante, ma era necessario per andare avanti e fare un nuovo salto, iniziare una nuova fase!
Fatemi sapere cosa ne pensate!:)

Ringrazio:
_Bianka_    
Kagome01
Chiara_chan
serin88
StiveCoppolaxD
BlackGirl91
Heart
Satana1
SmeryTigrotta
E grazie a chi legge soltanto!

Un saluto,
LilyProngs.





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Capitolo 37
*** Il lento sciogliersi dei ghiacci... ***


Capitolo 35
La bambina alla ricerca di un sogno

"Ho voglia di un ghiacciolo all'arancia" disse Rin con un sorriso. Vide il volto di Sesshomaru contrarsi in un'espressione stupita, per poi tornare alla solita maschera imperturbabile.
"E sia" rispose soltanto.
Rin si appoggiò allo schienale della macchina e si girò verso di lui. I soliti lineamenti sottili si mostravano in tutta la loro delicata perfezione anche di profilo. Alcuni capelli argentei gli ricadevano poco sopra gli occhi, e poteva intravedere le iridi ambrate illuminarsi alla fioca luce del sole che da lì a poco tempo sarebbe tramontato. Il suo gesto l'aveva completamente sconvolta. Comparire così dal nulla, dopo tutto quello che era successo... E, alla fine, cos'era successo?
Era accaduto tutto così all'improvviso quel famoso giorno, la sua vita aveva cambiato rotta in un istante. Non aveva avuto il tempo di metabolizzare la sua vita libera da Naraku che Sesshomaru si era messo a fare e dire cose che mai si sarebbe aspettata. Tutte quelle emozioni, tutte in una volta, l'avevano sconvolta, svuotata. Non le avevano neanche lasciato il tempo di fermarsi a riflettere, forse era stato questo ad averla tanto scombussolata. Vedere la fine di un incubo e vederne iniziare un altro. Sì, Marcus quel giorno davanti al microscopio aveva provato a farle capire cosa era potuto accadere, ma prima di quel momento si era sentita talmente ferita e delusa che non aveva avuto modo di dare spiegazioni logiche a quel comportamento. Si era solo sentita usata, umiliata dalla persona che più amava al mondo e che mai avrebbe potuto farle del male. Con il suo solito comportamento gelido e distaccato Rin sapeva che Sesshomaru non le avrebbe lasciato vita facile, sapeva bene che amarlo non era una passeggiata. Nonostante questo lui una volta tornato aveva provato, dopo lo sconvolgimento iniziale, a cambiare atteggiamento nei suoi confronti, ma aveva comunque mantenuto quel comportamento gelido a cui ormai era abituata e che le lasciava ben poche speranze a realizzare il suo sogno. Il sogno di avere il permesso di amarlo davvero un giorno.
Vederselo fuori di casa ad aspettarla l'aveva profondamente stupita. Ora non sapeva bene dove stessero andando e cosa sarebbe successo, come si sarebbero comportati una volta lasciato quel piccolo e confortante abitacolo. Si disse che non poteva far altro che aspettare e vedere. Doveva ancora avere pazienza.
"Mi stai fissando" disse d'un tratto con il suo solito tono incolore. Rin si imbarazzò e allo stesso tempo le sfuggì un sorriso. A volte le cose sembravano non essere cambiate. A volte si sentiva ancora la bambina che si emozionava ad ogni sua mossa, a cui lui concedeva una tregua. Sapeva in realtà che non era così. Lei era cresciuta e la barriera che si costruiva intorno diventava così invalicabile da farle quasi male.
"Siamo arrivati" disse Sesshomaru accostando la macchina. Rin guardando fuori riconobbe la zona del quartiere Sumida, che costeggiava il fiume. Le piaceva quel quartiere. Quando scesero dalla macchina si rese conto di un chioschetto ambulante di gelati, sorrise raggiante. Si diede un'occhiata attraverso il vetro. Convinta di fare solo due passi con gli amici, non si era neanche cambiata. Aveva dei semplici pantaloni della tuta e un insignificante T-shirt bianca con il colletto tagliato da lei a caso perché non sopportava i colli troppo stretti. I capelli erano legati in una coda morbida, aveva la classica tenuta da studio, con tanto di lievi occhiaie. Tra tutte le volte che aveva sognato un'uscita con Sesshomaru mai si era figurata così sciatta. Anzi, si era sognata con un fantastico vesitino aderente che nei suoi sogni avrebbe provocato anche solo una lontana espressione di stupore sul volto del suo glaciale principe. In quel momento, invece, si sentiva sensuale quanto un palo dotato di parrucca.
"Ci sei?" la riscosse Sesshomaru, Rin trasalì.
"Sì, sì, arrivo..." rispose. Per l'ennesima volta le sue guance andarono in fiamme. Era lieta del fatto che non potesse leggerle nel pensiero, anche se a volte aveva l'impressione che potesse comprendere anche solo la sua più piccola espressione. Proprio come capitava a lei nei suoi confronti.
Attraversarono la strada e raggiunsero il chiosco, un ragazzetto magrissimo con sparati capelli corvini li accolse con un enorme sorriso.
"Salve signori, come posso esservi utile?" domandò tutto allegro. Sesshomaru lo guardò accigliato, irritato da tutta quella gaiezza.
"Un ghiacciolo all'arancia e una soda" rispose secco, il per favore con certa gente non faceva neanche parte del suo vocabolario. Rin alzò gli occhi al cielo.
"Grazie mille" disse infatti al ragazzino quando le porse il ghiacciolo. Lui annuì mentre fece cadere titubante il resto tra le mani di Sesshomaru, timoroso che potesse azzannarlo da un momento all'altro. L'affabilità non era esattamente tra le sue doti migliori.
Una volta preso il bicchiere di soda Sesshomaru prese a percorrere il viale, per un attimo Rin non seppe che fare, non capiva dove volesse andare. Dopo un attimo di titubanza lo raggiunse. Stavano semplicemente passeggiando, senza meta. Stava diventando la giornata più strana e al contempo più bella della sua vita.
Gli corse dietro per un pezzo perché lui aveva preso a camminare senza neanche aspettarla. Era sempre lei a dover stargli dietro, rallentò quando lo raggiunse e l'osservò in tralice. Si sentiva così piccola quando era al suo fianco, e non si poteva considerarla una ragazza troppo minuta. Sesshomaru però, che nel fisico rappresentava anche il suo carattere, si ergeva come una montagna e la sua espressione superiore lo rendeva ancora più alto e irraggiungibile. Sorseggiava con calma, le lunghe dita affusolate tenevano il bicchiere di plastica che si era condensato per il freddo. Aveva delle mani stupende, lunghe, sottili... Quante volte aveva sognato una sua carezza?
Distolse lo sguardo a quel pensiero. Era bastato non vederlo per poco tempo per far riaffiorare tutto l'amore e la celata passione che provava nei suoi confronti. Ogni piccolo dettaglio della sua persona la incantava. Cercava di scorgere ogni sfumatura nei suoi silenzi, provava a tirare fuori il meglio dalle sue parole, seppur rare. Per la seconda volta in quella giornata si sentì sopraffatta dal suo sentimento... Averlo sentito vicino, anche solo per poco, anche se aveva avuto paura... Aveva risvegliato in lei sensazioni che mai con nessuno aveva provato. Il timore e quasi la certezza che quelle mani non l'avrebbero più sfiorata, tantomeno in un momento di vera tenerezza la colpirono come uno schiaffo. Averlo di nuovo vicino era così bello, ma averlo vicino e non poterlo amare faceva così male. Si stupì di quel pensiero, in realtà cosa si era aspettata? Non aveva mai creduto che lui potesse ricambiare i suoi sentimenti... Eppure le parole di Marcus riaffiorarono nei suoi pensieri... E se avesse avuto anche solo una possibilità? Senza rendersene conto scosse la testa come a cacciare quel pensiero. Ora lei non doveva fare più niente, se qualcuno avrebbe dovuto fare una mossa quello era Sesshomaru. Pazienza, come le aveva detto Marcus, doveva avere pazienza. Doveva rispettare i suoi  tempi.
"Che hai?" domandò Sesshomaru all'improvviso, scostandola nuovamente dai suoi pensieri. Rispose con un sorriso tiepido.
"Nulla, sto bene..." rispose, più a sé che a lui. Le scoccò uno dei suoi classici sguardi accigliati per poi tornare a guardare di fronte a sé.
Un silenzio così familiare e stranamente confortevole li avvolse, come non si sarebbe aspettata fu lui a spezzarlo.
"Cosa farai adesso?" le domandò. Rin rimase in silenzio, la domanda poteva avere talmente tante risposte che aveva paura di dire fischi per fiaschi.
"Dopo Naraku, sei libera... Cosa farai adesso?" ripetè. Rin sospirò e fece spallucce.
"Riprenderò la mia vita... A breve farò i test per l'università, mi iscriverò a Medicina" disse, si rese conto solo allora che non gliene aveva mai parlato.
"Come tuo padre..." rispose Sesshomaru con semplicità. Rin lo guardò e annuì.
"Già, come mio padre..." sussurrò. Non aspettava che lui potesse comprendere le sue future intenzioni, ma daltronde era stato lui a fare in modo che i diari di suo padre arrivassero a lei, conosceva bene la storia.
"Quel dottore... Conrad, è un tipo a posto" disse Sesshomaru d'un tratto. Rin si girò stupita verso di lui. Era il primo commento gentile che gli sentiva fare su un essere umano.
"Sì, molto" convenne ancora interdetta. Sesshomaru bevve un sorso.
"Ho visto che usciva da casa tua oggi pomeriggio" disse ancora, era incredibile quanto parlasse a rate.
"Sì, sta dando una mano a me e a Shiori per i test di ammissione..." rispose, ma dopo averlo fatto le venne in mente un dettaglio.
"Da quanto tempo eri lì fuori? Marcus è uscito molto prima che uscissimo noi ragazzi!" esclamò, come se avesse trovato la soluzione ad un intricato indovinello. Non ne fu sicura, ma le parve vederlo irrigidirsi per un breve secondo, per poi prendere un altro sorso.
"Ero lì da un po'" rispose misterioso. Rin aggrottò le sopracciglia.
"Ma perché non sei entrato?" domandò allora.
"Non avevo fretta" disse. A Rin parve una risposta assurda e scosse la testa.
"Sei così strano a volte, Sesshomaru" constatò tra sé. Lui la guardò.
"Dopo essere stato considerato gelido, è già un bel cambiamento" rispose. Rin potè giurare di aver sentito trapelare una piccola nota ironica tra le parole.
Tanto concentrata ad ascoltarlo e osservarlo non si era resa conto del ghiacciolo che si stava sciogliendo sulla sua mano.
"Oh, accidenti!" esclamò prendendo a succhiarne i bordi, era tutta appiccicosa. Imprecò tra sé, perfetto, oltre a sciatta era pure pasticciona, si sentiva un vero disastro. Si vide porgere un candido fazzoletto di stoffa bianco sotto gli occhi, li alzò verso Sesshomaru e lo prese imbarazzata.
"Grazie" pigolò.
"Di niente" rispose Sesshomaru.
Per l'ennesima volta lo scrutò. Le sembrava così strano quel giorno. Era il solito distaccato Sesshomaru, ma al contempo aveva un qualcosa di più affabile, di meno gelido. Le venne da sorridere, credeva non esistessero più gli uomini che porgevano il fazzoletto di seta alle donzelle in difficoltà. Peccato che nelle favole o nei film venivano usati per asciugare le pudiche lacrime delle giovani e non per asciugarsi dopo un'appiccicosa sbrodolata. Si pulì le mani e il viso e mise da parte il fazzoletto. Lui buttò il bicchiere di carta nella spazzatura e si mise le mani in tasca. Continuarono a camminare, sembravano non avere meta. Rin lo seguiva e basta, calamitata dalla sua presenza. Intanto, in lontananza poteva vedere il sole che lentamente si stava tuffando nel fiume. Sarebbe stato romantico se solo non stessero camminando distanziati a quasi un metro con lui con le mani in tasca e lei conciata come uno spaventapasseri. Nonostante questo Rin poteva sentire tutto il calore e il piacere di quel momento, seppur assolutamente assurdo e inaspettato.
Sembrava tutto così diverso, lui era tanto diverso. Si capiva a malapena ma si era accorta di un cambiamento, non aveva idea di come interpretarlo ma c'era.
"Posso farti una domanda?" chiese all'improvviso. Sesshomaru si girò un attimo verso di lei, il solito sopracciglio lievemente incurvato.
"Non mi pare tu abbia mai chiesto il permesso" affermò. Si grattò la testa imbarazzata.
"Sì beh, sto cercando di essere meno impertinente del solito" borbottò.
"Questa sì che è una novità" constatò Sesshomaru. Si sentì nuovamente presa in giro, stranamente al posto di offendersi le scappò un sorriso.
"Già..." disse soltanto e si ammutolì, le era sparito momentaneamente il coraggio di chiedere. Riaffiorò il silenzio tanto che credette non sarebbe più riuscita a parlare.
"Allora?" domandò Sesshomaru, non si aspettava che l'avrebbe incalzata. La stava stupendo ogni secondo di più. Alzò lo sguardo per poi riabbassarlo.
"Sembri diverso..." soffiò piano. Mentre camminavano ad un certo punto si fermò e si poggiò sulla ringhiera che costeggiava il fiume. Era convinta che se avessero iniziato a parlare di qualcosa di importante le gambe non avrebbero retto. Lui parve perplesso per un attimo e poi la seguì. Si poggiò con i gomiti al corrimano, laddove lui guardava verso il fiume lei gli dava le spalle. 
"Questa non è una domanda" fu la sua risposta. Rin si girò verso di lui e le scappò uno sbuffo. A volte quella sua precisione metodica era esasperante, evitò di farglielo notare.
"La domanda è: sembri diverso, perché?" domandò pazientemente. Sesshomaru non rispose subito, anzi, per un momento Rin temette non avrebbe risposto affatto.
"Non lo sono" disse asciutto. Rin non potè impedirsi di restituirgli quell'espressione accigliata che di solito le rifilava lui.
"Lo sono?" si sentì domandare e per la prima volta da che era arrivato la guardò dritto negli occhi. Quelle iridi ambrate, solitamente così impenetrabili e fredde, le restituirono uno sguardo totalmente diverso: intenso, tutto su di lei, penetrante. Rin sostenne quello sguardo nonostante dentro si sentisse sciogliere e fu felice di essersi fermata. La stava guardando, veramente, la stava seriamente prendendo in considerazione.
"Sì..." le uscì soltanto. Fu grata anche di quello, perché temette che a quel contatto, seppur apparisse insignificante, era sicura che la sua voce avrebbe tremato troppo.
"Probabilmente è una tua impressione" disse soltanto e ruppe quel legame, riprendendo a guardare davanti a sé. Anche Rin abbassò lo sguardo, il cuore aveva preso a battere così forte che temette lui potesse sentirlo. Era evidente che non voleva risponderle, al contempo, quello stesso sguardo era valso mille parole. Sì, era diverso. Non riusciva a spiegarsi come, perché. Forse allontanarsi per tutto quel tempo era stato utile, forse aveva trovato delle risposte, forse... Interruppe un sospiro che stava per affiorare. Quante domande, quanti assurdi castelli in aria si stava facendo. Doveva rilassarsi e lasciare che il tempo avrebbe deciso per lei. Doveva lasciare che le cose prendessero il loro corso, forzare Sesshomaru era impossibile. Era impossibile scalfirlo come le rocce. Avrebbe dovuto fidarsi questa volta e farsi guidare. Era l'ultima occasione che concedeva a se stessa e a lui. Sperò che finalmente non sarebbe rimasta delusa e fu incredibile rendersi conto che dopo quel giorno quella fiammella di speranza che aveva sentito sbocciare dentro di lei al posto di spegnersi sembrò animarsi. Gli fece finalmente uno di quei suoi enormi sorrisi da bambina gioiosa.
"Evidentemente è stata solo una mia impressione" affermò. La guardò di nuovo.
"Evidentemente" disse. Abbassò lo sguardo per posarlo sull'orologio. "Dovremmo tornare".
Era ora di tornare alla vita vera, e chissà come sarebbe stato. Lui come sarebbe stato. Quella breve oretta fuori dal mondo sarebbe stata solo un caso o l'inizio si qualcosa di nuovo? Avrebbe dovuto lasciarsi guidare, aveva fiducia.
"Sì, andiamo" rispose sorridendogli di nuovo.
Per la prima volta dopo tanto tempo si ricordò cosa volesse dire sentirsi felice.






Eccomi tornata!
In tutto questo tempo di pace garantisco che sono andata avanti a scrivere, chiedo scusa se non ho postato prima ma ho avuto problemi di connessione!
Dopo tutta l'attesa so bene che questo capitolo è piccoletto ma volevo lasciare questo episodio da solo, isolato senza metterci altre cose insieme. Quello dopo comunque è già pronto e preso lo posterò. Sono contenta perché ritornando a scrivere è rimontata la fantasia e l'affetto per questa storia che per un po' di tempo avevo lasciato in sospeso!
Passiamo ai ringraziamenti:

Chiara_chan: Ti ringrazio moltissimo per il commento! Eh era ora, prima o poi dobbiamo aspettarci da questo ghiacciolino almeno un po' di tenerezza... Sennò dovrei togliere da questa storia la dicitura di 'romantica' e proprio non mi va!;) A presto al prossimo cap!

Kagome_01: Ahah, Lessie! E' un nomignolo perfetto per il Sesshy!:) Ebbene sì, l'ha detto, ha lasciato molti sconvolti... Ma doveva fare qualcosa di eclatante sennò Rin dopo essersi ripresa poteva prenderlo a schiaffi al posto di seguirlo! Grazie mille per la recensione e a rivederci al prossimo cap!

Serin88:Ciao serin! Eh sì, giustamente come hai visto anche in questo cap le svolte vanno viste a piccoli passi, ma rispetto al nulla è sempre qualcosa!;) Eheh quel 'non accadrà più' tipico di Sesshomaru, chissà se risco a fargli cambiare idea!;) Grazie per seguirmi, alla prossima!

BlackGirl91: Ciaooo Black!Ti ringrazio moltissimo per il tuo commento, sempre molto gradito!:D Sono d'accordo con te, Sesshomaru doveva darsi una svegliata sennò qui la cara Rin rischia di perdere la pazienza, che è stata ampiamente messa alla prova!Eh per il 'limone non il frutto' dovrai essere come Rin, paziente! Ma la speranza è sempre l'ultima a morire!XD Un bacione e al prossimo cap!
 
Heart: Cara Heart sono d'accordo con te, hai perfettamente capito i sentimenti dei miei personaggi! Pian piano il Sesshy si darà una svegliata, assicurato! Questa chiacchierata è solo un piccolo inizio, ma daltronde i grandi ghiacci non si sciolgono dall'oggi al domani... Ma comunque si sciolgono!:) Grazie per la recensione e al prossimo cap!
 
Sesshomaru_sama: Ciao, nuova lettrice vero? E' sempre un piacere!:) Sono molto felice che il capitolo ti sia piaciuto e ti ringrazio molto! Spero di rivederti al prossimo cap!

Un saluto,
LilyProngs.

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Capitolo 38
*** Il fatidico Test! ***


Capitolo 36
La bambina alla ricerca di un sogno

"Se ne va?" domandò Yumi con occhi sgranati all'amica. Rin fece un'alzata di spalle e annuì.
"Sfortunatamente in questo momento non ho il tempo di pensarci" rispose facendo un cenno verso l'enorme struttura al quale si stavano avviando.
Il fatidico giorno dei test di ammissione era arrivato per tutti loro. Vestiti di tutto punto si avviavano verso quello che sarebbe stato solo l'inizio di una lunga e nuova avventura. Tra tutti, per quanto non cercasse di darlo troppo a vedere, la più agitata era proprio Rin. Entrare nella facoltà Medicina per lei era una cosa troppo importante. Voleva dire mantenere la promessa che il padre le aveva lasciato scritta nella lettera, realizzare il suo sogno. E mentre aveva fatto quella scelta e si era messa a studiare sodo aveva capito che aveva preso quella decisione sì per il padre, all'inizio, ma più studiava e più si rendeva conto che non avrebbe voluto fare altro nella vita. Un lavoro che permettesse di aiutare le persone, che svelava i più celati segreti di un corpo prima di allora a lei sconosciuto. Era ciò che voleva fare, ciò che voleva essere e non riuscire ad assere ammessa non avrebbe solo voluto dire perdere un anno a fare qualcosa di totalmente diverso rispetto a quanto si era prefissata. Aveva anche paura di deludere le aspettative di chi le stava intorno, di chi la guardava da lassù... E le sue.
Come se non fosse bastato il giorno prima Sesshomaru aveva comunicato che da lì a pochi giorni si sarebbe trasferito in un'altra casa. Non era una tragedia, il fatto che volesse spostarsi in un'altra casa era sempre meglio dell'idea di anni prima di trasferirsi in un altra nazione. Al contempo si era così abituata ad averlo sotto il suo stesso tetto in quegli anni, di poterlo avere vicino seppur il suo animo fosse sempre lontano e irraggiungibile... Cosa sarebbe accaduto se lui se ne fosse andato? La cosa che temeva di più era che, conoscendolo, pur vivendo nella stessa enorme città, lui non avrebbe più trovato un motivo valido per vederla. Daltronde non si era mai posta il problema quando vivevano insieme, lui era costretto a vederla, ma ora? E la cosa peggiore era che questa bella bomba le era caduta tra capo e collo proprio il giorno prima del suo esame. Dubitava che Sesshomaru si fosse reso conto che una notizia del genere avrebbe potuto scombussolarla. In quei giorni, dopo la loro assurda uscita a Sumida, aveva provato ad essere meno scontroso e scostante. Nonostante questo non aveva ancora idea di cosa avesse in testa e temeva che mai avrebbe potuto scoprirlo se se ne fosse andato. Sospirò. Non era quello il momento di pensarci, doveva rimanere concentrata. Sentì una mano piccola e delicata stringere la sua, alzò lo sguardo. Shiori le restituiva un piccolo sorriso rassicurante.
"Ora non ci pensare, andrà tutto bene... Sia col test che con Sesshomaru" disse con la sua solita voce dolce e fiduciosa. Le rispose al sorriso.
"Sì, è il momento di concentrarmi" rispose. Guardò verso Yumi e Shippo che sembravano un po' più calmi. Almeno così apparivano.
"Me la sto facendo sotto come te, Rin... Ma è da fare!" disse Shippo quasi a leggerle nel pensiero. Le tre risero.
"Ha ragione, è ora di entrare" disse Yumi e i quattro varcarono la grossa porta dell'ateneo. C'erano ragazzi ovunque, cercavano di capire dove andare.
"Là ci sono i tabelloni delle aule" disse Shiori avviandosi verso una bacheca dove c'era una grande fila. Provava a farsi strada chiedendo timidamente di farla passare, senza soritre alcun risultato. Shippo alzò gli occhi al cielo e la raggiunse. Distrattamente le posò una mano sul fianco per passare e prese subito a brutte parole il ragazzo che era rimasto a fissare la bacheca per così tanto tempo che aveva bloccato la visuale.
"Ehy amico, devi solo capire dove andare, non è la successione di Fibonacci!" lo rimbrottò con tanto di riferimento intellettuale. L'alto giovane lo incenerì con lo sguardo.
"Senti microbo, vuoi trovare un buon motivo per non presentarti? Tipo che ti prenda a calci?" rispose il ragazzo con una smorfia. Shippo per un attimo rimase interdetto, per poi gonfiarsi come un pallone, nonostante il ragazzo torreggiasse su di lui.
"Senti tu, vuoi che..." inziò a minacciare quando Shiori lo prese per un braccio cercando di farlo calmare e si rivolse al giovane con tutta la diplomazia di cui era capace.
"Dai ragazzi, siamo tutti un po' agitati... Ti prego di perdonare il mio amico, ma se hai finito di guardare potresti farci dare un'occhiata anche a noi?" domandò gentilmente. Shippo stava già per rimproverarla del fatto che stava quasi dando la colpa a lui dell'accaduto ma la ragazza gli rifilò una leggera gomitata. L'attaccabrighe la guardò con un suadente sorriso. Era un bel ragazzo, un demone per la precisione. Aveva morbidi capelli neri, un viso pallido e sottile e intensi occhi viola scuro.
"Certo carina, se me l'avessi chiesto prima tu ti avrei lasciato passare subito" rispose caldamente scoccandole un buffetto per poi dileguarsi. Shippo stava già per corrergli dietro ma Shiori, rossa fino alle punte dei capelli, lo trattenne per un braccio.
"Forza finiscila, o arriveremo in ritardo!" esclamò per poi poter dare finalmente un'occhiata alla bacheca. Shippo la guardò offeso.
"Ma hai sentito cos'ha detto?" esclamò esterrefatto. La ragazza arrossì ancora di più.
"Certo che l'ho sentito, non sono mica sorda" rispose.
"E non dici niente? Oh certo ti avrà fatto piacere ricevere i complimenti da quel belloccio, guardati tra un po' prendi fuoco!" esclamò con un'energia decisamente spropositata rispetto al problema.
"Cosa dici? Non è assolutamente vero!" lo rimproverò una Shiori sempre più imbarazzata. Decisero finalmente di intervenire Rin e Yumi che si erano godute la scena a distanza fino a quel momento.
"Smettila di sfogare la tua rabbia repressa Shippo, o finirà che te le suono io al posto del bel tenebroso" lo rimbrottò Yumi.
"Fate come volete, io ho visto in che aula sono... Ci vediamo più tardi" ringhiò. Le tre lo guardarono esterrefatte. Yumi gliene aveva dette di peggio nel corso degli anni, ma in quel momento sembrava un animale ferito a cui avevano violentemente pestato la coda.
"E' impazzito" borbottò Shiori cercando di sembrare infastidita, ma si poteva notare lontano un miglio che era offesa e ferita dal comportamento di Shippo. Rin e Yumi si scambiarono un'occhiata. Quei due erano un caso disperato.
"Che grande inizio, speriamo non sarà così per tutto l'anno... Dimmi Shio, dov'è l'aula del test di Lettere?" domandò Yumi. Shiori si riscosse e controllò il foglio.
"Aula 7b, terzo piano in fondo a destra secondo la cartina" rispose assorta.
"Noi invece siamo qui al primo, forza Shiori andiamo... Yumi ci vediamo dopo" disse Rin. Le tre ragazze si strinsero insieme le mani e si augurarono buona fortuna. Rin e Shiori osservarono Yumi perdersi tra la folla per raggiungere il suo piano e poi si guardarono.
"Non ci pensare a Shippo, quando vuole sa essere un vero scorbutico... Me l'hai detto tu, no, che andrà tutto bene" disse Rin, cercando di ricambiare il conforto con cui la sua stessa amica fino a qualche attimo prima aveva provato a calmare lei. Shiori fece un grosso sospiro e annuì.
"Sì, al diavolo i ragazzi per oggi, dobbiamo concentrarci solo su di noi!" esclamò e Rin rise prendendola per le spalle. Si avviarono così all'aula per poi staccarsi. Era un'aula immensa, ci saranno stati all'incirca trecento e più posti. Il pensiero che solo la metà o forse meno erano i posti disponibili per entrare fece salire un moto d'ansia ad antrambe le ragazze che però cercarono di farsi forza a vicenda.
"Andiamo" disse Rin avviandosi con sicurezza ai banchi. Shiori la seguì.
Si sedettero sulla stessa striscia di banchi, lasciandone uno di distanza. Tra i tanti candidati scorsero anche il ragazzo che aveva discusso con Shippo. Si sedette qualche banco più avanti a loro e quando scorse lo sguardo di Shiori le fece l'occhiolino. Shiori deviò subito lo sguardo imbarazzata. Rin ridacchiò, ma non osò dire niente.
Una donna sulla cinquantina varcò la soglia insieme a due assistenti che tenevano dei grossi plichi di carta in mano. La donna si sedette alla cattedra e prese il microfono.
"Silenzio tutti, per favore... Ora, appena tutti avrete preso posto i miei assistenti vi distribuiranno il test. Alcune regole: il test è a risposta multipla, non vi è permesso di scarabocchiarci sopra. Avrete il foglio delle domande e uno apposta dove dovrete segnare le risposte. Mettete il vostro nome nelle caselle in alto a destra, tutto deve essere leggibile, mi raccomando, è un sistema informatico che vaglia le risposte. Non girate il foglio finchè tutti non lo avranno ricevuto e finché io non vi darò il via. Avete un'ora e mezzo" disse con autorità per poi permettere agli assistenti di distribuire i foglio con un cenno.
Shiori e Rin attesero pazientemente l'arrivo del loro foglio finché, quando la professoressa diede il via girarono il foglio e con il cuore in gola iniziarono il test.
Rin si prese un po' di tempo per dare un'occhiata veloce alle domande per poi iniziare. L'agitazione iniziale si dissolse grazie alla concentrazione e alla quasi consapevolezza di conoscere la maggior parte delle rispose. Senza perdere tempo a pronosticare i risultati si concentrò sulle domande e prese a riempire i quadrati di cui era sicura. Le domande di biologia stavano andando, aveva riscontrato molte delle cose che aveva fatto ripassar loro Marcus. Al momento delle domande di chimica, che lei odiava, si fermò di più. Su quel fronte era stato Shippo a dar loro qualche dritta, e anche per le domande di Fisica e Matematica, che però erano un po' più scontate data la scarsa importanza per il loro corso di Laurea. Chimica invece era piuttosto importante. Prese a leggere le domande con attenzione e si rese conto di non avere la più pallida idea alla risposta di una.  La lesse e rilesse con attenzione ma, essendo chimica, c'era poco da ragionare. Decise di passare avanti e di ritornarci una volta finito di rispondere alle altre domande. Seppur a volte riscontrasse delle difficoltà, tutto stava procedendo con calma fin quando:
"Dieci minuti alla fine" esordì la professoressa. Rin alzò la testa all'improvviso. Dieci minuti? Com'era possibile che fosse volata più di un'ora da quando avevano iniziato. Prese un lungo sospiro. Era tutto a posto, aveva risposto a tutto tranne a quell'ultima domanda. Decise di riguardare per bene le altre risposte in quegli ultimi minuti e se fosse rimasto tempo avrebbe ripreso quell'ultima domanda, alla peggio sarebbe stata l'unica alla quale avrebbe risposto a caso. Prese a confrontare con attenzione metodica il foglio delle domande e quello delle risposte.
"Cinque minuti!" avvisò nuovamente la professoressa. Aveva controllato tutto, era riuscita a farlo anche due volte nel giro di quei cinque minuti. Riprese la fatidica domanda di chimica.
"Dati i seguenti acidi: (1)H2SO4;(2)CH3COOH;(3)H2S;(4)HCN;(5)HClO4; (6) HNO3; (7) H3PO4; (8)HF, individuare la serie che indica solamente quelli poliprotici". Quella era la domanda, ma non ricordandosi assolutamente cos'erano i poliprotici ai suoi occhi quella domanda non aveva assolutamente senso. Fu quando rilesse quella domanda per l'ennesima volta che una fulminante fitta alla testa le strappo un piccolo urlo. Si premette la fronte con forza, incurante di alcune facce che si erano un attimo girate verso di lei per poi continuare il proprio lavoro. Shiori si accostò subito a lei.
"Cos'hai Rin?" chiese preoccupata. Rin si tastò ancora la fronte.
"Tutto bene Shio, non ti avvicinare, non voglio pensino che stai copiando... Non ti preoccupare" rispose cercando di placare il dolore. Shiori le scoccò un'occhiata ma le diede ascolto. Da lì a poco tutto sarebbe finito e avrebbe potuto aiutarla.
Rin scosse la testa, quel dolore che era arrivato lancinante come un fulmine a ciel sereno ora ronzava nella sua testa. Posò lo sguardo sul foglio e un'altra fitta, seppur più leggera, la colpì. D'improvviso nella sua memoria iniziò a veder vorticare simboli e calcoli. Poi l'immagine che sembrava presa da un libro che però lei non si ricordava di aver mai letto le si figurò nella memoria.
"Gli acidi poliprotici sono quegli acidi che in soluzione acquosa possono fornire più di un protone. Nella loro molecola contengono più di un atomo di idrogeno.  Esempi di acidi poliprotici sono: l'acido solforico
H2SO4, l'acido solforoso H2SO3, l'acido arsenico H3AsO4, l'acido solforoso H3PO3".
Senza pensare troppo a quello che era appena accaduto si precipitò a casellare la risposta giusta.
"Tempo scaduto, posate le penne e rigirate il foglio. Attendete l'arrivo degli assistenti prima di andarvene" disse la professoressa. Rin eseguì e fatto questo si distese sulla sedia. Ora poteva permettersi di pensare a cosa le era accaduto. Era dalle superiori che non le capitava una cosa del genere, e in quelle rare occasioni il dolore era stato meno intenso e le immagini molto meno nitide e assolutamente molto più incomprensibili. Capì che era stato il cip nella sua testa a stimolare quella reazione, ma era talmente tanto tempo che non le accadeva una cosa simile che si era dimenticata di quel suo speciale e segreto dettaglio. Scosse la testa. Da quando aveva conosciuto Marcus Conrad si era detta che avrebbe voluto parlargli di tutto ciò che le era successo, si ricordò che quel giorno dopo il processo l'aveva fermato per chiedergli consiglio per decifrare i diari di suo padre. Poi però era successa quella cosa con Sesshomaru e più niente aveva avuto importanza. Quella volta che era venuto a trovarla avevano parlato proprio di Sesshomaru. Figuriamoci le altre volte che si erano visti per i test di Medicina, volte in cui anche Shiori era con loro e che quindi non avrebbe potuto parlargliene. Sospirò forte. Decise che sarebbe andata a trovarlo in ospedale il prima possibile. Si sentiva scombussolata e confusa. Nonostante fosse a conoscenza di alcune cose, nonostante le fosse già accaduto... Era stato molto più intenso delle altre volte. Se avesse passato quel test e fosse riuscita ad entrare nella facoltà di Medicina avrebbe dovuto iniziare seriamente a trovare le sue risposte e a impegnarsi per ciò per cui suo padre, evidentemente, l'aveva preparata.
Durante tutto quel ragionamento, in attesa che venissero raccolti i loro fogli, Shiori aveva osservato attentamente l'amica. Il colore era totalmente sparito dal suo volto. Era pallidissima e lo sguardo era perso nel vuoto, in pensieri che Shiori capì fossero invalicabili. Attese in silenzio che uscisse da quello stato pensieroso, ebbe quasi timore a disturbarla per chiederle come stava. Quando però le raccolsero il foglio e lei non fece una piega per alzarsi le si avvicinò e le posò piano una mano sul braccio. Rin sobbalzò e la guardò, parve ricordarsi solo in quel momento di lei, di dov'era.
"Rin, tesoro, ora possiamo andare" disse con calma. Rin si riscosse ed annuì.
"Certo, andiamo" rispose prendendo la borsa e alzandosi. Sentiva le gambe molli, Shiori la sostenne.
"Grazie Shiori, sto bene ora... Avevo solo le gambe un po' intorpidite" disse cercando di darsi un contegno. Shiori mollo la presa sul suo braccio e la lasciò andare sola.
"Puoi dirmi cos'è successo? Se ti va..." domandò con discrezione. Rin la guardò e accennò a un debole sorriso.
"Oh, niente... E' che mi è venuta una forte fitta alla testa, dev'essere stato per la dimensione del carattere... Era piccolissimo non trovi?" rispose cercando di cambiare discorso. Shiori lo capì.
"Eh sì, è vero... Sicura che sia solo questo?" provò ancora. Rin annuì.
"Sì, certo, solo questo!Chissà magari mi servono un paio di occhiali!" disse con un sorriso. Shiori capì che non avrebbe avuto altre risposte e si fidò dell'amica. Decise di rispettare il suo silenzio. Aveva sempre creduto che in Rin ci fossero dei lati bui invalicabili che non dovevano essere forzati.
"Allora, come credi che sia andata?" domandò. Rin parve sollevata.
"Non so cosa pensare... C'erano tante domande, soprattutto di biologia, tante cose che abbiamo fatto con Marcus... Anzi, credo che ci abbia già preparate un po' per il futuro... Però non si può mai dire, le domande a risposta chiusa sono sempre insidiose" rispose. Shiori annuì.
"Sono d'accordo... Vabbè questa è andata! Tra una settimana avremo i risultati e sapremo di che morte dobbiamo morire!E poi a settembre si inizia!" disse Shiori con un sospiro.
"Una settimana, così poco?" domandò Rin stupefatta. Shiori la guardò accigliata.
"Sì, una settimana... L'ha detto prima la professoressa mentre raccoglievano i test, non ricordi?" domandò perplessa. Rin arrossì.
"Oh, già... Mi ero distratta" rispose abbassado lo sguardo.
"Vabbè cerchiamo di raggiungere gli altri... Speriamo che Shippo si sia dato una calmata e soprattutto che non abbia mandato a monte il suo test a causa del suo caratteraccio" borbottò Shiori, nonostante ancora offesa, anche evidentemente preoccupata. Rin la scrutò con un sorriso.
"Certo che siamo un ricettacolo di casi disperati: io, te e Yumi... Tutte e tre dedite agli amori impossibili" sospirò Rin. Shiori cercò di contraddirla ma poi ci pensò su. Erano solo tra loro, ed era perfettamente consapevole di quanto le sue amiche sapessero che il suo sentimento per Shippo non era uno scherzo. Era solo un passo che faceva paura, come quando giocando d'azzardo si metteva tutta la propria puntata sul piatto: o vincevi e prendevi ancor di più di ciò che avevi dato... O perdevi tutto.
"Non so chi di noi è messa peggio..." rispose. Le due si guardarono e a entrambe, nonostante le circostanze, scappò da ridere. Si sentivano davvero dei casi persi.
"Ragazze?Shiori, Rin!" si sentirono chiamare. Si girarono e videro Yumi venir loro incontro.
"Ehy, com'è andata?" domando subito Rin. Yumi fece un grosso sospiro.
"Speriamo bene... E' sembrata una passeggiata, quasi... Credo... Spero... Non si è mai troppo sicuri in questi casi, voi?" domandò a sua volta.
"Stessa cosa" rispose Rin e Shiori annuì in accordo.
"E il volpino isterico, l'avete già visto?" chiese Yumi. Le due si guardarono.
"Stavamo parlando proprio di lui, non si è visto... Magari proviamo ad uscire e aspettarlo fuori" propose Rin, dato il continuo affluire di gente dalle aule dopo l'esame.
"Non fare quella faccia, Shio, dovresti essere contenta... E' stata una scenata di gelosia in piena regola!" esclamò dando una pacca sulla spalla all'amica. Shiori sbuffò.
"Ma figurati!" rispose alzando gli occhi al cielo. Rin annuì.
"Io sono d'accordo con Yumi" affermò.
"Figuriamoci" borbottò ancora Shiori. Mentre camminavano tutte e tre insieme non si curarono degli altri, come se fossero in una bolla nel loro mondo. Non si accorsero che spesso alcuni ragazzi si giravano nella loro direzione. Rin sorrise.
"Mannaggia Yumi, vestita così fermi il traffico!" scherzò la ragazza sporgendosi a guardare l'amica oltre Shiori che stava in mezzo a loro. Shiori ridacchio guardandola anche lei, felice del cambiamento di tema. Yumi indossava un blazer lungo nero, una semplice camicia bianca infilata in una gonna a tubino dello stesso colore della giacca e decolletè basse ma con le sue forme morbide nel fisico a clessidra quell'aderenza era più che sufficiente. L'interpellata le guardò totalmente stralunata.
"Ci mancherebbe! Qui non vanno di moda le occidentali cicciotte, ma le giapponesi magroline con tutte le forme al posto giusto" rispose guardando in direzione di Rin.
"Tu e questa fissa della cicciottella stai diventando noiosa" le fece notare Rin.
"Sono d'accordo" convenne Shiori. Yumi sbuffò.
"Vabbè non so neanche come siamo arrivate a parlare di questo" borbottò Yumi decisa a cambiare il discorso per lei imbarazzante.
"Eccovi, vi ho trovate!" esclamò Shippo alle loro spalle.
"Oh, vulpes in fabula!" esordì Yumi quando le raggiunse. Shippo la guardò confuso.
"Che?" soffiò temendo fosse uno dei suoi soliti insulti. Yumi alzò gli occhi al cielo.
"Lascia stare... Mi sto già esercitando a resuscitare lingue morte" rispose. Shippo la guardò dissentendo come arreso di fronte al caso che riteneva perso.
"Vabbè, com'è andata?" domandò loro. Le tre fecero spallucce.
"A questo punto, vedremo che succederà... Anche a voi i risultati arriveranno tra una settimana?" chiese Rin, i due annuirono.
"Sarà una settimana davvero mooolto lunga!" disse Shiori.
"Puoi dirlo forte..." convenne Shippo. Shiori sorrise.
"SARA' UNA SETTIMANA MOOOLTO LUNGA!" ripetè urlandogli alle orecchie. Le orecchie appuntite di Shippo vibrarono. Se le coprì.
"Ahi, scema! Questa tra l'altro è l'ironia più penosa che ti abbia mai sentito fare" disse. Shiori ridacchiò schernendosi.
"Sì beh, te lo meritavi" borbottò senza però osare guardarlo negli occhi. Per i suoi standard era già stata fin troppo intraprendente. Yumi e Rin si scoccarono un'occhiata.
"Oh meno male, i due piccioncini hanno fatto pace" sussurrò Yumi all'orecchio di Rin, non abbastanza piano per l'udito di Shippo.
"Ma quali piccioncini, scema!" esclamò subito, una lieve tonalità di rosa sulle guance pallide. Yumi fece un grosso sbadiglio.
"Vabbè sono troppo stanca per discutere con te, andiamo a casa?" chiese dato che per quel giorno si era proposta lei di prendere la macchina. I tre annuirono.
Mentre guardava attraverso il finestrino la strada scorrere, Rin pensò che il prima possibile sarebbe dovuta passare in ospedale da Marcus per parlargli finalmente dell'accaduto. Con il test finalmente fatto e la situazione con Sesshomaru affatto risolta ma almeno stabile, era arrivato il momento di parlargli di suo padre e di ciò che le aveva lasciato.






Rieccomi!
Con questo capitolo credo di aver fatto fuori i restanti capitoli corti, prometto che dal prossimo i capitoli saranno un po' più corposi. Si ritorna ai misteri a lungo lasciati in sospeso, prima o poi sarebbe successo!:)
Ringrazio moltissimo:
Chiara_chan: Ciao! Sono felice che il precedente capitolo, seppur breve, ti sia piaciuto. In questo si sposta momentaneamente l'attenzione da Sesshomaru, ma lo rivedremo presto!:)Grazie mille e al prossimo cap!Baci!

Heart: Ciao Heart! Eh lo so, Sesshomaru è un ghiacciolone ma ti assicuro che con un sole caldo come Rin vicino riusciremo nel miracolo di scioglimento!;) Sei sempre molto introspettiva, la tua domanda è capitata a fagiolo con il giungere di questo capitolo, comunque no, Sesshomaru non sa niente, Rin per ora non ha mai confessato a nessuno il suo segreto. Spero di risentirti al prossimo cap!Un bacione!

Blackgirl91: Ciao cara! Ti ringrazio molto per la tua segnalazione che in questi casi è sempre gradita, confesso che mi capita spesso di fare qualche errore anche perché io mi correggo da sola le bozze con i poveri mezzi del mio cervellino e spesso mi scappano delle scivolate e quando mi sono fatte notare è anche un modo per me di migliorare e soprattutto per correggere!:) Sono feliiiiceee che il precedente cap ti sia piaciuto, un piccolo chiarimento è già qualcosa! Ahah, sì, sperò presto di esaudire le tue richieste di limoni e bum-bum!:D Un bacione e al prossimo cap!

Serin88: Carissima, figurati, non c'è nessuna fretta, i tuoi commenti che arrivino prima o dopo sono sempre egualmente graditi!:) Ti ringrazio per l'approvazione nell'isolare il precedente cap, hai proprio ragione, la mia intenzione era proprio quella di lasciarli un po' sospesi nel loro incontro! Ti ringrazio come sempre e a rivederci al prossimo cap! 

Un saluto,
LilyProngs.

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Capitolo 39
*** Camomilla eccitante e rivelazioni... ***


Capitolo 37
La bambina alla ricerca di un sogno

Rin si girò nel letto per l'ennesima volta. Una gamba affusolata e snella spuntava fuori dal letto tra le coperte. Capovolse il cuscino e lo sprimacciò per poi riposarci sopra la testa e cambiare nuovamente posizione. Scostò le coperte, indossava un paio di shorts neri e un top arancio evidenziatore che sembrava leggerissimo. Infatti non era il caldo a non farla dormire, ma l'ansia. Quella mattina sarebbero arrivati i risultati dell'ammissione: o fuori o dentro. Come se non bastasse in quei giorni non era riuscita a passare neanche una volta da Marcus per spiegargli cosa le era accaduto. Il dottor Conrad era riuscito a ritagliarsi piccole porzioni di ore quando si era proposto di aiutare lei e Shiori per il test ma in quel periodo era oberato di lavoro. Tra il fatto dello sconvolgimento per il fatto che fosse 'resuscitato' e la conseguente sua integrazione all'ospedale di Tokyo. Era riuscito a creare un piccolo ambulatorio nell'ospedale a sue spese per mettere legalmente in atto il progetto della sua clinica che aveva chiamato 'clandestina'. I pazienti senza assicurazione o problemi particolari potevano essere curati dato che lui ci metteva metà del suo stipendio per pagare un piccolo numero di universitari che potevano occuparsi di quei casi. Era dispendioso ma almeno tutto alla luce del sole. Le aveva detto che appena avesse trovato un momento l'avrebbe avvisata.
Rin si girò ancora, a pancia in giù. Come se non fosse bastato da lì a pochi giorni Sesshomaru avrebbe definitivamente lasciato la loro casa. Aveva fatto capire che ormai non c'era più motivo di abitare da Inuyasha, evidentemente infastidito dall'idea di essere in debito con lui per la sua ospitalità, e dato che aveva intenzione di fermarsi definitivamente a Tokyo era necessario trovare un posto suo. Ovviamente aveva fatto intendere tutto questo, la sua massima spiegazione era stata un: "A breve cambio casa". Tutto il resto era stato intuito da lei e i genitori. Inuyasha soprattutto era consapevole del fatto che il suo fratellastro prima o poi se ne sarebbe andato, anzi era stupito dal fatto che si fosse fermato fin troppo. Rin aveva sperato che il motivo fosse lei, ma aveva preferito non illudersi. Sesshomaru era Sesshomaru e non bastava una passeggiata per scalfire il suo cuore. Anche se l'idea della passeggiata era stata sua e che quel giorno le aveva lanciato uno sguardo che le aveva fatto accapponare la pelle. Dopo quel momento però, come aveva temuto, i momenti di lieve tenerezza erano stati pressoché nulli e lei era ripiombata nello sconforto. Almeno, a volte lui le si avvicinava, le faceva brevi domande. Sembrava vagamente interessato a sapere come stava. A volte aveva l'impressione che non avesse proprio idea di come comportarsi, che voleva la sua compagnia ma non era in grado di chiederla. Era troppo orgoglioso per chiederla, era più facile quando lei si avvicinava a lui. Non era palesemente rifiutata, ma tiepidamente accolta cosa che per Sesshomaru era tutto dire. Lei però era stanca di farsi avanti, anche se meno spropositato del suo, anche lei aveva un orgoglio. Sbuffò.
"Al diavolo, mi alzò!" sbottò arrabbiata. Non c'era cosa peggiore di non riuscire a dormire. Diede un'occhiata all'ora. Erano le 5,30. Scivolò fuori dal letto e si mise addosso la sua sottile vestaglia di raso, arancione anche quella. Uscì dalla stanza, passando davanti alla porta di Sesshomaru. Quante volte avrebbe voluto entrare di nascosto nella notte, avrebbe voluto vederlo solo dormire. Almeno, all'inizio l'idea era quella. Consapevole però dei suoi sensi estremamente sviluppati aveva sempre evitato accuratamente la sicura figuraccia. Scese piano le scale quando sentì dei rumori dalla cucina. Si bloccò appiattendosi al muro, spaventata. Vide il portaombrelli vicino alla porta di ingresso e si precipitò lì vicino arpionando un ombrello e si avviò a passi felpati alla cucina. La piccola luce della cappa era accesa. Da quando i ladri si accendevano la luce? Si fece coraggio ed entrò nella cucina come una furia.
"Altolà....Aaaaaaaaah!" urlò quando al posto dei ladri vide Sesshomaru comodamente seduto al tavolo della cucina, che ovviamente non aveva fatto una piega quando la vide irrompere nella stanza urlando come una matta.
"Sveglierai tutti se urli così" le disse pacatamente. Rin posò l'arma a terra e si posò una mano sul cuore.
"Sesshomaru, sei tu!" soffiò temendo che il cuore le sarebbe schizzato dal petto per poi rotolare ai piedi di lui. La guardò, la piccola luce dei fornelli sembrava quella di una candela. Abbastanza da potersi vedere, sufficientemente fioca da creare la penombra.
"Eri più impavida all'idea dei ladri" le fece notare. In effetti quando aveva visto che non erano dei ladri ma lui si era inquietata ancora di più. Tutto si sarebbe aspettata, ma non Sesshomaru. Sospirò evitando di rispondergli e si sedette sulla sedia accanto alla sua. Lo vide stringere più forte le mani intorno alla tazza per poi rilassarsi. Rin lo guardò. Era da quel giorno che non rimanevano soli. Tra lei chiusa in stanza a studiare, lui a lavoro e i suoi a girare per casa quello era il loro primo momento da soli. Si sentì agitata ma cercò di non darlo a vedere.
"Cosa ci fai qui?" chiese d'improvviso Sesshomaru. Lo guardò storto.
"Io ci abito... Tu a breve non potrai dire lo stesso" cercò di punzecchiarlo. L'adrenalina e il buio la rendevano più coraggiosa. Lui le scoccò un'occhiata severa.
"Intendo cosa ci fai sveglia a quest'ora" rispose eludendo la sua ultima affermazione. Rin fece spallucce.
"Non riuscivo a dormire..." rispose prendendo a percorrere con le dita le venature del tavolo. Nonostante l'adrenalina, che presto avrebbe sopito il suo effetto, era comunque difficile guardarlo negli occhi... Soprattutto perché quella luce calda rendeva ancora più belli i suoi lineamenti. Si rese conto che anche quella volta doveva essere conciata un disastro, non osava immaginare in che stato fossero i suoi capelli.
"E' per i risulati?" domandò Sesshomaru. Rin lo guardò.
"Sì, per quello..." mentì in parte. Certo non poteva dirgli che era per quello e per il fatto che temeva che andandosene da quella casa non l'avrebbe più visto. Di certo gli incontri clandestini alle cinque del mattino sarebbero stati esclusi.
"Capisco..." rispose soltanto. L'osservò da dietro la frangetta scompigliata. Ebbe la sensazione che con quel capisco avrebbe potuto leggerle nel pensiero.
"Mi faccio una camomilla... Tu che hai lì?" domandò alzandosi. Sesshomaru affondò lo sguardo nella tazza.
"Caffè" rispose. Rin rise.
"Due bevande in antitesi... Di solito però tu sei la camomilla e io sono il caffè" si lasciò sfuggire. Si posò una mano sulla bocca, sperò che il suo rossore nel buio non diventasse fosforescente. Si girò per un momento versò Sesshomaru e si stupì rendendosi conto che la stava guardando. Il sopracciglio argenteo lievemente incurvato non prometteva niente di buono.
"Non intendevo che... Cioè... Non... Lascia stare, sono mezza rimbambita perché non riesco a dormire" bofonchiò. Non rispose. Un silenzio imbarazzante aleggiò nella stanza. Versò l'acqua calda nella tazza con l'infuso e si risedette zitta, zitta al suo posto.
"Scusa non volevo..." provò a dire non sapeva bene neanche lei cosa.
"Non crederai che mi offenda per così poco" la rimbrottò secco. Rin si fece piccola, piccola.
"No, certo che no..." rispose.
Pensierosa si mise sulla sedia in una di quelle sue classiche posizioni scomodissime per qualsiasi essere umano ma non per lei. Piegò una gamba per portarsela al petto e un lato della vestaglia si aprì mostrando la sua meravigliosa gamba scoperta. Si irrigidì e fece per coprirla ma il raso continuava a scivolare via.
"Temi che ti salti addosso?" esordì Sesshomaru. Rin arrossì ancora di più e ancora una volta ringraziò la penombra. Posizionò la gamba in modo tale che potesse essere coperta. Si chiese se fosse contenta del fatto che non avesse intenzione di saltarle addosso oppure se si sentiva delusa. Una parte di lei urlava delusa.
"Figurati, cosa ti viene in mente?!" rispose con voce più acuta del solito. Lui la guardò ancora. Aveva uno sguardo, le rare volte che la fissava sul serio... Si sentiva totalmente esposta, come se lui potesse frugarle dentro. Carpire ogni sussulto del suo cuore, ogni fermarsi del respiro. Come faceva a non capire quanto lo volesse... E come mai lui non voleva lei? Era la piccola Rin, la ragazzina che era stata in grado di farlo sorridere... Tutto questo sarebbe valso a qualcosa un giorno? Quel pomeriggio al fiume aveva sentito quelle stesse sensazioni. Lo desiderava, lo amava tanto da stare male...
"Ti vedrò ancora... Dopo che ti sarai trasferito?" si lasciò sfuggire, non tanto accidentalmente. Voleva davvero saperlo. Voleva sapere se doveva ancora attenderlo come una stupida o se c'era speranza. I sottili occhi di Sesshomaru si allargarono in un guizzo.
"Cosa ti salta in mente?" domandò. Rin sbuffò.
"Rispondi sempre a una domanda con un'altra domanda... Sei proprio un avvocato" borbottò, quasi offesa. Nascose il viso nella grossa tazza di camomilla. Sesshomaru l'osservò a lungo, in silenzio. Il torace si alzò e abbasso sommessamente. Il primo sospiro di Sesshomaru.
"Se ti farà piacere ci vedremo" rispose enigmatico. Rin emerse dalla tazza, tossicando. Lo guardò infastidita.
"Certo che mi fa piacere, non mi sarei umiliata a chiedertelo se non volessi... Non credi?" rispose. Possibile che un uomo che si definiva tanto intelligente a volte fosse tanto ottuso?
"Beh allora credo che ci vedremo" rispose con ovvietà. Era esasperante. E la cosa più fastidiosa era che lei amava anche quel lato di lui.
"Ti prendo in parola, Sesshomaru... Se ti sei trasferito perché volevi sbarazzarti di me, stanne certo, non avrai vita facile" disse in un moto di coraggio così grande che dovette alzarsi per congedarsi. Posò la tazza, gli fece un cenno e si avviò alle scale.
D'un tratto si sentì presa per una mano. Sentì il corpo di Sesshomaru, era proprio dietro di lei. Lo sentì abbassarsi all'altezza del suo orecchio. Alcune ciocche argentee si fusero con le sue castane.
"Non ho intenzione di sbarazzarmi di te" le sussurrò piano. Lasciò lentamente la presa sulla sua mano e, in quanto lei era inchiodata a terra, si scostò e la superò avviandosi in cima alle scale senza voltarsi. Consapevole forse che due grandi occhi nocciola lo stavano seguendo.
Rin era paralizzata, un brivido caldo era sceso per la sua schiena al tocco del suo respiro sul suo orecchio. Meravigliosi tremiti di calore che la tennero ferma immobile laddove era stata bloccata perché temeva che le sue gambe fossero diventate di gelatina. Si riscosse e si aggrappò alla ringhiera e prima di salire le scale, senza riuscire a trattenersi le scappò un: "Accipicchia!". Estasiata come se stesse camminando sulle nuvole si avviò alla sua stanza, cercando di non sbattere la faccia sulla porta. Quando si mise a letto fu consapevole che non sarebbe riuscita a dormire, perché avrebbe vissuto quel piccolo momento di confessione e intimità miliardi di volte nella sua mente. Sperò che ad un certo punto non l'avrebbe confuso con un sogno.

Fu svegliata dal bip del suo cellulare. Emergendo dalle coperte, dove ricoricandosi era caduta in un sonno beato, fece spuntare un braccio e a tentoni recuperò il suo telefono. Si strofinò una mano sugli occhi, infastidita dal bagliore dell'aggeggio. Era Marcus ad averle mandato un messaggio, le aveva chiesto se poteva passare da lui in ospedale nel primo pomeriggio. Lesse il messaggio più di una volta, intontita dal risveglio. Una parola la fece balzare in piedi: ospedale.
"I risultati!" esclamò precipitandosi giù dal letto. Rimise indosso la vestaglia e si precipitò giù per le scale. Kagome e Inuyasha stavano facendo colazione.
"Ben svegliata, tesoro!" l'accolse Kagome con un sorriso.
"E' già arrivata la posta?" domandò con ansia. Inuyasha scoccò un'occhiata all'orologio.
"Credo che a quest'ora dovrebbe..." rispose annuendo. Rin si lasciò scappare un gridolino e si precipitò fuori di casa. Kagome e Inuyasha si scambiarono un'occhiata perplessa, poi la prima si battè una mano sulla testa.
"I risultati dei test d'ammissione, arrivano oggi!" esclamò. L'ansia che fino a quel momento era stata della figlia si trasmise a entrambi. Anche loro si precipitarono fuori dalla porta. Rin stava immobile davanti alla cassetta delle lettere. All'improvviso con gesto secco l'aprì e frugò tra la posta. Si fermò. Chiuse un attimo gli occhi tenendosi la lettera al petto e poi, con mani tremanti, l'aprì.
"Signorina Shinkon Taisho siamo lieti di informarla..." aveva iniziato a leggere e da lontano, Kagome e Inuyasha la videro saltellare e strillare felice. Aveva preso a fare una danza improvvisata con tanto di mossette e sculettamenti. I due la presero come una conferma e si precipitarono fuori verso di lei. Quando li vide venirle incontro fece un urlo e si precipitò tra le loro braccia.
"Sono stata ammessa! Ammessa,ammessa,ammessa!" continuò a ripetere fino alla nausea. Inuyasha la prese in braccio come se fosse stata una bambina e la fece girare. Kagome aveva le lacrime agli occhi.
"Oddio... Mia figlia un medico!" esclamò tra le lacrime. Rin rise.
"Mamma sono solo stata ammessa all'università, non mi sono ancora laureata!" la corresse senza riuscire a trattenere la gioia.
"E' lo stesso... Un giorno lo sarai, e sarai straordinaria!" affermò commossa prendendola tra le braccia. Rin la strinse e poi si staccò.
"Sesshomaru è già uscito?Volevo dargli la notizia" disse.  Kagome e Inuyasha si scambiarono uno sguardo.
"E' partito sta mattina, ha caricato i pochi bagagli che aveva e si è trasferito nella nuova casa" rispose Inuyasha. Rin ci rimase male. C'era da aspettarselo, era tipico suo andarsene senza dire niente. Non aveva neanche idea di dove fosse andato ad abitare. Quel piccolo dettaglio smorzò per un attimo la sua euforia.
"Sono sicura che lo rivedremo presto... Ora su, vatti a cambiare che ti preparo una colazione da principessa!" disse Kagome cercando di distrarla. Rin le fece un debole sorriso.
"D'accordo... Già che ci sono chiamo gli altri per chiedergli com'è andata" disse e, con molta meno energia di prima, si avviò verso la sua stanza.
"Io non capisco perché ci tiene tanto a quello scemo di Sesshomaru" borbottò Inuyasha. Kagome lo guardò esasperata.
"Ah, Inuyasha... A volte sei proprio cieco" rispose Kagome scuotendo la testa, rientrando anche lei in casa. Inuyasha rimase fermo.
"Cieco? Che c'entra? Perché sono cieco? Kagome,ehi!" domandò riscuotendosi e rincorrendo la moglie. Kagome alzò gli occhi al cielo.
"Non capirai mai" sussurrò.
"Cosa, cosa non capisco?" domandò Inuyasha, infastidito dall'essere sempre l'unico a non sapere le cose. Kagome si girò verso di lui e gli carezzò dolcemente una guancia.
"Sei un caso disperato, amore..." e poi gli scoccò un lungo bacio convinta che questo sarebbe bastato a far placare le sue domande. Quando si staccarono Inuyasha aveva un'espressione inebetita come se quello fosse stato il loro primo bacio.
"Vabbè, sai te..." concluse il discorso, azzerando il cervello. Kagome fece un sorrisetto furbo, felice di essere riuscita a vincere anche quella partita.
Al piano di sopra Rin si era chiusa la porta alle spalle con un sopiro quando notò un biglietto sul comodino. Si avvicinò piano e lo prese.
"Odio i saluti. Questo è il mio indirizzo" lesse Rin esterrefatta leggendo l'indirizzo mentre il cuore aveva saltato un battito per poi prendere a pulsare così veloce da assordarla. Si rese conto che la sua casa non era tanto lontana, era nella loro stessa prefettura. Si sentì felice con quel biglietto in mano, certo poco cordiale, ma era tipico di Sesshomaru fare cose carine che però si dovevano leggere tra le righe. Scavare lo strato scontroso e duro per trovare il cuore morbido. Di nuovo la gioia aveva preso il sopravvento. Lasciare a lei e solo a lei quell'indirizzo voleva dire che si aspettava o comunque che era d'accordo del fatto che l'andasse a trovare. Era un bel passo avanti. Si disse che sarebbe passata subito dopo essere andata a trovare Marcus. Che giornata era appena iniziata! Tra l'incontro in cucina a notte fonda, l'ammissione e quel biglietto... Il sorriso non riusciva più a lasciare il suo volto. Si vestì in fretta e avviò la telefonata multipla con i suoi amici, tanto valeva sentirli tutti insieme.
"Pronto, Rin?" disse Yumi.
"Buongiorno Rin" disse Shiori.
"Stavo dormendo!" mugugnò invece Shippo.
"Ma come Shippo, non ti sei svegliato per controllare i risultati?" chiese Rin. Sentì un rumore strozzato.
"Oh, cacchio!" esclamò Shippo e d'improvviso la sua linea fu interrotta. Si sentirono le risate delle ragazze all'apparecchio.
"Caso perso..." affermò Yumi divertita.
"Allora ragazze, com'è andata?" domandò Rin. Ci fu un attimo di silenzio che la fece temere.
"Ammesseeee!" urlarono all'apperecchio le due ragazze, esattamente all'unisono, neanche si fossero messe d'accordo. Rin rise.
"Oh meno male! Wow ragazze, siamo tutte ammesse!Shiori passeremo un sacco di tempo insieme!" esclamò profondamente felice.
"Già, dobbiamo festeggiare! Che dite, usciamo sta sera?" propose Yumi. Rin ci pensò su. Era giusto festeggiare.
"Sono d'accordo" rispose.
"Anche io!" si accodò Shiori.
"Chissà se il volpino isterico è passato" disse Yumi.
"Ma sì, figurati, era ferratissimo!" esclamò Rin. Sentirono un debole suono.
"E' il mio cellulare... Oh, è lui! Dice che è stato ammesso e che ora se ne torna a dormire. Tipico suo!" borbottò Shiori, contenta però che anche lui avrebbe frequentato con loro.
"Fantastico! Allora poi ci organizziamo per stasera!" disse Yumi. Le due concordarono e attaccarono.
Rin posò il cellulare e andò a vestirsi per la sua strepitosa colazione.
Quando scese trovò tutto ciò che le piaceva sul tavolo e ringraziò la madre con gioia, per poi prendere a mangiare con appetito. I due coniugi la guardavano accigliati per la repentina ripresa dell'umore. Chissà cos'era successo che le aveva ritirato su il morale. Forse la chiamata con gli amici.
"Ah, dopo pranzo dovrei passare a chiedere una cosa a Marcus, e già che ci sono ringraziarlo per l'aiuto che mi ha dato... Mi presti la macchina, mamma?" domandò a Kagome che annuì.
"Certo, Inuyasha mi darà un passaggio a lavoro, non c'è problema" rispose.
"Perfetto!" rispose Rin arzilla.
Forse quella visita le avrebbe dato delle notizie che l'avrebbero rattristata. Era un'eventualità possibile. Ora che era finalmente sicura di poter iniziare gli studi di Medicina e riuscire finalmente a comprendere quello che suo padre le aveva lasciato... Era il momento di scoprire la verità. Era finalmente pronta per scoprirla.

Rin scese dalla macchina e si avviò all'interno dell'ospedale. L'unica volta che era entrata al National Clinic di Tokyo era stato per curarla dalle tremende torture alle quali l'aveva sottoposta Naraku. Era strano rientrare lì dentro dopo tutto quel tempo. Sapeva però che c'erano volti amici e soprattutto che molto probabilmente ad un certo punto degli studi avrebbe iniziato proprio in quella struttura il suo tirocinio. Guardò il cellulare, Marcus le aveva lasciato tutte le indicazioni per arrivare al suo studio. Controllò nuovamente la borsa per esser certa di averci messo dentro tutti i diari e la lettera. Si sentiva agitata. Aveva paura di quello che avrebbe sentito. Temeva di fare qualcosa di sbagliato. Suo padre le aveva detto di non condividere con nessuno il suo segreto ma sapeva che non ce l'avrebbe mai fatta ad affrontare tutto da sola. Si fidava ciecamente di Marcus, sperava che suo padre da lassù potesse approvare la sua decisione. Sentiva che era così. Prese un respiro e si avviò con passi decisi all'interno della struttura. Seguì alla lettera le sue indicazioni. Si fermò all'accettazione.
"Salve, avrei un appuntamento con il dottor Conrad" disse alla donna vestita da infermiera. Sul camice aveva scritto il nome Sakuko. Rin non poteva sapere che i suoi amici avevano proprio parlato con quella donna quando erano venuti a chiedere informazioni su Marcus Conrad. Le fece un grande sorriso.
"Può dirmi il suo nome, signorina?" domandò.
"Certo, sono Rin Shinkon-Taisho" rispose la ragazza. Sakuko fece scorrere lo sguardo sulla cartella poi annuì.
"Certo, lei è la prossima. La chiamerò io quando potrà entrare. Si accomodi" disse cordialmente. Rin le fece un sorriso e si mise a sedere in sala d'attesa. Le mani le tremavano leggermente, anche se non doveva essere visitata si sentiva egualmente in ansia.
"Sakuko, per favore dai un nuovo appuntamento al signor Hiori, per il prossimo mese se trovi uno spazio" disse Marcus uscendo dal suo studio, aveva posato cordialmente una mano sulla spalla dell'uomo che lo guardava con riconoscenza.
"Grazie dottor Conrad" disse l'uomo porgendogli la mano, che Conrad strinse con vigore ed un sorriso.
"Si figuri" rispose gentilmente. Sakuko alzò lo sguardo e fece un cenno a Conrad all'indirizzo di Rin.
"Signorina Shinkon, può entrare" disse alla ragazza. All'udire quel nome Marcus si girò.
"Oh Rin, sei arrivata! Entra pure" disse aprendo la porta del suo studio, Rin entrò piano.
"Mi dispiace aver dovuto chiederti di prendere appuntamento, ma ultimamente non ho più un attimo di respiro!" esclamò facendola accomodare. Aveva indosso il camice bianco tenuto aperto. Rendeva ancora più slanciata la sua figura asciutta ma elegante. Rin cercò di trattenere un sorriso all'idea dell'amica Yumi che probabilmente sarebbe collassata alla vista di Marcus Conrad in affascinante tenuta da medico. 
"A proposito a quando i risultati degli esami?" domandò interessato. Rin parve ricordarselo solo in quel momento.
"Oh sono arrivati oggi, sono stata ammessa!" rispose contenta. Marcus fece un gesto di esultanza e le strinse le spalle dandole due baci sulle guance.
"Scusa, a volte il mio lato europeo prende il sopravvento... Ma sono così felice e fiero di te! Anche tuo padre lo sarebbe! E Shiori?" domandò ancora.
"Anche lei è passata" rispose, divertita da tutto quel suo entusiasmo fanciullesco. Dalla sincera gioia espressa per il loro traguardo conseguito.
"Oh, bene, bene, sono contento" rispose con un sorriso.
"A proposito, sono venuta qui apposta per chiederti di mio padre" colse la palla al balzo Rin. Marcus parve colto alla sprovvista per un momento ma poi annuì accomodandosi sulla sua sedia.
"Dimmi pure, sono tutto orecchi" disse con il suo solito tono gioviale. Rin si rese solo in quel momento che doveva cercare le giuste parole.
"Ti ricordi il giorno del processo, ti avevo detto che avevo dei diari di mio padre" iniziò la ragazza titubante. Marcus annuì.
"Certo, il che ha dell'incredibile... Aveva detto a tutti di averli bruciati" rispose interessato.
"Sì, beh... Sesshomaru me li fece avere a suo tempo e mi aveva detto che la polizia li aveva trovati in uno scomparto segreto nella scrivania del suo studio" spiego. Marcus strabuzzò gli occhi.
"Questa sì che è stata una genialata, tipico di Akira!" esclamò Marcus con un sorriso al quale Rin rispose.
"E' possibile che abbia nascosto questi diari per me?" domandò Rin tirandoli fuori dalla borsa.
"E' possibile... Ma come avresti potuto capirli? Gli appunti di Akira erano pressoché incomprensibili. Essendo il suo assistente avevo imparato un po' a decifrarli. Quando però aveva iniziato a capire i sotterfugi di Naraku aveva iniziato ad essere sospettoso con tutti, perfino con me e aveva creato un modo di trascrivere che solo lui poteva comprendere... Non so come tu potresti capirli" pensò ad alta voce, Marcus. Rin aprì uno dei diari e gli porse una lettera.
"Leggi pure" disse. Marcus si tastò il camice e ne tirò fuori dalla tasca un paio di occhiali sottili dal taglio rettangolare.
"La vecchiaia" spiegò inforcandoli. Rin ridacchiò e di nuovo pensò all'amica che si sarebbe sciolta a quella vista. Marcus si fece serio mentre aveva preso a leggere.
"Caspita..." sussurò Marcus tenendo la lettera fra le mani per poi alzare lo sguardo verso Rin. Con gesto leggero si tolse gli occhiali e li posò sulla scrivania.
"Hai disubbidito" disse guardandola negli occhi, anche se un lieve sorriso rassicurante gli incurvava le labbra. Rin sospirò.
"So che mi aveva detto di tenere tutto segreto, e prima di te mai a nessuno ho detto di questa lettera, nemmeno ai miei genitori" rispose Rin. Marcus chiuse la lettera e gliela porse.
"E perché l'hai detto a me?" domandò con cautela, nemmeno un filo di collera era nella sua voce.
"Ho paura di non riuscire a fare da sola quello che mi ha chiesto... Tu sei stato il suo assistente, non l'hai mai tradito! Anzi, hai lottato contro il suo stesso nemico rischiando la tua stessa vita... Credo che non mi abbia parlato di te in quella lettera perché credeva che anche tu, come effettivamente è successo a tutti i membri dell'equipe di mio padre, non saresti sopravvissuto alle mire di Naraku" disse Rin. Certo l'idea di confessare tutto a Marcus non era stata presa alla leggera. Sì, si fidava di lui ma aveva pensato anche ad ogni cosa. Il motivo che gli aveva espresso le era sembrato il più sensato e il modo in cui Marcus stava annuendo pensieroso le fece credere che fosse d'accordo con lei.
"Il ragionamento non fa una grinza... E io ti posso giurare che mai ti tradirò! Già troppo è il rimorso di non esserti stato vicino nella tua infanzia, aiutarti in questa impresa è l'unico modo per riscattarmi dai miei sbagli. Ciò che non capisco è questo segreto di cui parla Akira... Possono essere i diari stessi il segreto?" domandò confuso. Rin prese un altro grosso sospiro. Un altro angolo buio della sua vita doveva essere svelato.
"No, non sono i diari... Almeno non totalmente. Ricordi che anche io sono stata vittima di Naraku?" domandò. Marcus annuì.
"Come dimenticarlo..." disse piano.
"Beh, non so come, ma Naraku aveva capito che in me c'era qualcosa da cercare... E la trovò" disse. Marcus l'osservava attento, in attesa di spiegazioni. Rin continuò a spiegare.
"Non mi aveva rapita per farmi degli esperimenti, come aveva fatto con Kanna o Naoko... Mi aveva sottoposto a degli esami per cercare qualcosa che diceva essere celato in me, e la trovò" disse, per un attimo la voce le morì in gola al ricordo di ciò che era successo. Al suono delle parole di Naraku che le avrebbe aperto la testa senza scrupoli pur di tirare fuori ciò che cercava. Marcus rispettò il suo silenzio, in attesa che continuasse. Con movimenti leggeri, spinse indietro la poltrona e prese un po' d'acqua dal distributore. Porse il bicchiere di carta a Rin che bevve per un attimo, rispondendogli con un cenno di ringraziamento. Riprese.
"Il segreto celato il me è un microcip... Un microcip che non so come mio padre è riuscito ad infilare nel mio cervello. Avevo provato una volta a tastarmi la testa per trovare una cicatrice, ma non mi è mai parso di trovarla... Fatto sta che era quello che Naraku aveva cercato. Era venuto fuori con una risonanza magnetica. Disse che mi avrebbe aperto la testa per prendere ciò che cercava" disse. Marcus sgranò gli occhi e per il modo in cui aveva scosso per un momento le spalle avrebbe giurato fosse rabbrividito. Scosse la testa.
"Tipico di quell'inetto di Naraku... Non era un chirurgo, ma gli piaceva giocare a fare Dio con il bisturi in mano... Conoscendo Akira dubito che qualunque cosa ti avesse lasciato, fisicamente, fosse fatta per essere estratta. Mai ti avrebbe esposta a questo rischio..." disse Marcus meditabondo. Rin annuì.
"Infatti  c'è un'altra cosa da sapere. Da dopo il mio completo sviluppo ho iniziato, seppur sporadicamente, ad avere delle brevi fitte alla testa e a volte immagini che non avevo mai visto mi si accavallavano nella mente durante la notte... Solo l'altro giorno, proprio al test, mi capitò di avere queste visioni da sveglia e il dolore alla testa era stato molto più intenso e molto più nitido. C'era una domanda di chimica che proprio non avevo ripassato, non avevo idea di come rispondere e all'improvviso dopo una forte fitta alla testa mi si parò davanti un'immagine di un libro che non avevo mai letto dove scritto c'era l'esatta risposta necessaria" spiegò Rin. Marcus parve ancora più stupefatto. Si mise a pensare.
"Incredibile... Tutto ciò ha dell'incredibile!" mormorò tra sé, poi guardò Rin investendola con i suoi soliti sorrisi spassionati.
"Ma sì, ma sì... E' così tipico di Akira! Quel diavolo di Naraku non avrebbe mai potuto capire, ci sono cose che i tipi come lui non possono comprendere... Nella sua testa bacata di onnipotenza credeva che estraendo la chiave da te avrebbe potuto avere la risposta. Essendo un microcip poteva aver creduto di poterlo inserire in un dispositivo informatico qualunque per poter trovare le risposte... Ma la risposta sei tu Rin, non il microcip... Senza di te il microcip non varrebbe niente!" esclamò Marcus, pienamente convinto della sua ipotesi. Rin lo guardò insicura.
"Tu dici?" domandò perplessa.
"Ma certo! E' l'amore, Rin, l'amore che Akira provava per te che gli ha fatto trovare il modo di conservare il suo sapere. Era un dono a te. Sicuramente quel cip è stimolato dalle tue scosse neurologiche e solo la tua persona può decriptare lo stimolo del cip. Ed è per questo che hai capito di dover studiare Medicina, perché solo intraprendendo questo percorso saresti stata pronta. Si spiega con l'episodio all'esame. Hai detto che è stato più intenso ma soprattutto più nitido di altre volte, dev'essere perché attraverso lo studio della materia hai reso più comprensibile la decodificazione del cip. Credo siate due cose che vivono in simbiosi. Tuo padre ha inserito lì dentro dati che solo dal tuo intelletto possono essere stimolati, ma devono essere stimolati. Dati che molto probabilmente sono una trasposizione della sua conoscenza. Se un giorno decidessi di metterti a cucinare onigiri per la strada come ragione di vita il potere di quel cip rimarrebbe sopito nel tuo cervello fino alla fine dei tuoi giorni. Sei tu la chiave, Rin" disse, piuttosto convinto di ciò che diceva. Pareva commosso.
"Sei sicuro di quel che dici, Marcus?" chiese ancora Rin. Le parve incredibile che ciò che per lei era stata solo una disgrazia poteva renderla invece tanto speciale.
"Non posso esserlo al cento per cento, ma so bene come ragionava tuo padre... Metteva sempre qualcosa di sentimentale in ciò che faceva, pur essendo uno scienziato. Lo capisco, anche io sono così, ed è per questo motivo che non eravamo solo colleghi ma grandi amici. Seppur allora io ero uno sbarbatello alle prime armi, come mi chiamava lui. Sono piuttosto convinto di ciò che dico. Se non ti dispiace vorrei farti anche io una risonanza per capire in che area del cervello è localizzato il cip, così posso avere conferma delle mie ipotesi" disse. Rin annuì.
"Certo... Allora mi aiuterai?" domandò smarrita. Marcus annuì.
"Certo, anche se credo che ad un certo punto non avrai più bisogno di me. Tuo padre ti ha lasciato questo dono credendo che avresti dovuto affrontare tutto da sola, ti ha lasciato i mezzi per farlo. Ma se vuoi il mio aiuto stai certa che non te lo negherò" disse con tono gentile. La guardò fiducioso.
"La risonanza però non la faremo qui, e mai più verrai qui a parlarmi di queste cose. E' un luogo sicuro, sì, ma la sicurezza non è mai troppa. A casa mia ho conservato alcuni apparecchi, anche se sono riuscito a spostare il mio ambulatorio. Ti dirò io quando passare, se riesco già tra pochi giorni" disse alzandosi. Rin lo imitò.
"Salutami i tuoi amici e fai le congratulazioni a Shiori da parte mia" disse congedandola. Rin annuì incerta, Marcus lo capì.
"Non inquietarti per questa cosa Rin... Se riuscirai a mettere in atto il progetto di tuo padre credo tu possa cambiare la vita a molte persone, umani e demoni. Capiremo cosa aveva in mente e tu cambierai la storia. So che ora ti può sembrare un fardello troppo grande, ma non è così. E' un'eredità che ti è stata lasciata che però non ti impedisce di vivere e di fare ciò che vuoi. Se ad un certo punto non vorrai andare avanti nessuno ti potrà rimproverare, io per primo non lo farò mai. Devi continuare a vivere la tua vita come hai sempre fatto, a convivere con questa cosa. E soprattutto trovare un sogno che sia solo tuo, come ti ha scritto Akira nella lettera. Hai il diritto di vivere come vuoi tu. Semmai vorrai negare ciò che ti è stato lasciato nessuno ti biasimerà. Ma credo per il solo fatto che sei qui, per le scelte che hai fatto finora, non credo tu voglia tirarti indietro" disse, fugando proprio i dubbi e le paure che si erano affollate nella sua mente. Dopo questa consapevolezza la sua vita sarebbe stata normale? Allo stesso tempo aveva sempre capito di avere una missione, da quando aveva letto la lettera di suo padre, da quando aveva scoperto di quel cip anche se non aveva idea di come usarlo. Marcus aveva ragione, le era stato dato un dono e non doveva sprecarlo. Soprattutto quel dono, che sicuramente le ci sarebbe voluto tempo per coltivarlo, non le avrebbe mai impedito di vivere come aveva fatto in tutti quegli anni. Era la stessa persona, solo con più consapevolezza. Strinse forte la mano di Marcus.
"Grazie Marcus, è incredibile come sai sempre dire la cosa giusta!" esclamò ritrovando la voglia di scherzare.
"Figurati, mi rimproverano sempre di parlare troppo, a volte è meglio stare zitti!" rispose, con il suo solito modo di schernirsi davanti a un complimento. Rin scosse la testa.
"Ti ringrazio invece per le tue parole, di tutto. Aspetto una tua telefonata allora" disse aprendo la porta.
"Certamente, Rin. Ti farò sapere presto" rispose uscendo per accogliere un altro paziente, le fece un cenno di saluto mentre la vide avviarsi per poi chiudersi nuovamente nel suo studio ad aiutare un nuovo malato.
Mentre usciva dall'ospedale Rin si sentì sollevata di aver condiviso con Marcus quel segreto. Era la persona giusta con cui confidarsi. Quella era stata la persona più vicina in assoluto a suo padre, che creava un ponte con una realtà che non le era stata permessa di vivere. Sentì che quella persona era stata mandata dal cielo da suo padre per guidarla, era sicura più che mai di non aver disubbidito alla sua lettera, ma di essere stata guidata da lui. Era una bella sensazione, sentire che ci fosse un angelo custode che l'aiutava e proteggeva. Credeva profondamente in questo. Alzò gli occhi al cielo con un sorriso.
"Grazie" sussurrò. Sentendosi più leggera tornò a casa, convinta che quella grande giornata avrebbe riserbato per lei altre nuove sorprese.



Rieccomi a voi!
Che dire, si iniziano a smuovere un po' le acque su più fronti!;)
Ringrazio:
Heart: Ciao carissima! Grazie di non abbandonarmi!XD So che il precedente capitolo era un po' vuoto eccetto il fatto del cip, ma necessario proprio ad introdurre ciò che accade in questo capitolo! Sono felice che apprezzi questa parte della storia, che confesso è venuta fuori dal nulla sin dai primi scritto, avevo bisogno di qualcosa in più della semplice storia d'amore... Poi ultimamente mi sto appassionando alla scienza medica, nonostante abbia scelto una strada completamente diversa nella vita!XD Ti ringrazio come sempre!:) 

Sesshomaru_sama: Konnichiwa anche a te!:) Lietissima che tu abbia smesso di essere una lettrice silenziosa, fanno sempre piacere nuovi pareri!:) Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, sono felice che la storia ti piaccia! Grazie ancora, spero di risentirti presto!

iloveryuga2000: Ciao!:) Be' ti ringrazio moltissimo per la tua recensione, mi ha fatto davvero piacere! Anche io adoro Sesshomaru e Rin, e come ho detto da quando ho ripreso questa storia di non perdere il personaggio di Sesshomaru, che è davvero complesso da trattare e che spero di continuare a gestire... Confesso che una volta mi veniva molto più naturale, poi adesso le cose si faranno ancora più difficili, ma spero di non deludere mai le aspettative! Sono contenta del fatto che la storia ti abbia coinvolta e ti ringrazio ancora di più per averla messa tra i preferiti. A presto spero, un saluto!


Un saluto,
LilyProngs.






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Capitolo 40
*** Molto più che un salutino... ***


Capitolo 39
La bambina alla ricerca di un sogno

Quella sera Rin e i suoi amici si erano dati appuntamento in un bel locale in centro a Tokyo dove suonavano musica jazz e tutto era fatto di legno. Entrarono nel locale sorridenti e presero posto dove avevano prenotato. Ordinarono da bere e portarono in alto i calici per un brindisi.
"All'ammissione all'università!" disse Rin.
"Alle future crisi di panico e esaurimenti nervosi a causa dell'ansia!" aggiunse Shippo.
"Alle future ore chiusi in camera per mesi senza vedere la luce del sole!" si aggregò Yumi.
"E alla fantastica carica di ottimismo di Yumi e Shippo!" concluse Shiori scatenando la risata dei tre.
"Cin-cin!" dissero tutti. Presero a bere e il liquido alcolico creò un caldo torpore nei loro corpi.
"Cavolo, è forte questa roba..." borbottò Shippo.
"La solita mammoletta" lo prese subito in giro Yumi. L'interpellato non si degnò di risponderle se non con una linguaccia.
"Come siamo maturi, abbiamo la tipica compostezza degli universitari giapponesi" commentò Rin. Era felice di stare lì con i suoi amici. Anche se una parte di sé continuava a sentire la mancanza di Sesshomaru. L'aveva sentita per tutto il giorno, non l'aveva lasciata neanche quando era andata a parlare con Marcus. Quella breve malinconia le fece tirar giù un altro sorso di vino. Si ricordò di non aver ancora condiviso con loro l'episodio di quel mattino.
"Sapete l'ultima?" esordì dal nulla, i tre si girarono verso di lei.
"Che è successo?" domandò Shiori.
"Sesshomaru se ne è andato senza salutare?" buttò lì Yumi. Rin ridacchiò.
"Sì e no... Direi" rispose con un sorriso.
"Che diavolo vuol dire sì e no?" domandò subito Shippo. Rin allora iniziò a raccontare per filo e per segno tutto ciò che era successo. Alla fine del racconto i tre guardarono fisso l'amica ammutoliti. Temevano di aver capito male. Fu Yumi a spezzare il silenzio.
"Wow... Sexy... Si può dire? Non mi è venuto altro modo per descrivere il momento" si lasciò sfuggire un po' tramortita. Shiori annuì.
"Eh sì, direi di sì" convenne Shiori con sguardo perso nel vuoto. Shippo si posò sonoramente una mano sulla fronte.
"Ma perché non ho amici maschi? Perché mi circondo continuamente di estrogeno?" borbottò. Per un attimo l'attenzione fu spostata su di lui.
"Estrogeno? Cos'è hai dato una manina a Shiori nel ripasso generale?" domandò Yumi con un sorriso malizioso. Shippo alzò gli occhi al cielo.
"Che ho fatto di male..." si lasciò sfuggire.
"Voi dite? Non so... Non riesco a capire cosa sta facendo. E' diventato quasi gentile... Sembra non fargli schifo la mia presenza" disse Rin continuando il discorso ignorando l'interruzione di Shippo.
"Forse sta facendo un tentativo..." suppose Shiori.
"Forse è il suo modo astruso di corteggiarti" ci penso su Yumi. Rin non potè fare a meno di impedire l'affluire di sangue sulle sue gote al solo pensiero.
"Corteggiarmi? Sesshomaru non è il tipo" borbottò nonostante il solo pensiero le faceva mettere una colonia di farfalle in pianta stabile nel suo stomaco.
"Non ti sembra il tipo perché ha un modo anticonvenzionale di farlo... Daltronde è una persona anticonvenzionale" disse Yumi.
"Effettivamente... Anche se, se continua ad avere questi tempi farà un passo quando tu avrai ottant'anni e lui ottocento" affermò Shiori meditabonda. Yumi annuì alla sua affermazione.
"L'hai detto sorella... Peccato che per lui ottocento anni non siano niente. Il tuo sex-appeal invece a ottant'anni temo sarà buttato via da un pezzo" disse Yumi con aria greve. Rin la guardò accigliata.
"Grazie Yumi, sei molto confortante" rispose Rin facendole una smorfia.
"Se vuoi una spalla su cui piangere sai dove trovarmi" rispose Yumi con un sorriso. Rin rise alzando gli occhi al cielo.
"Magari ha bisogno di una spintarella..." buttò lì Shiori.
"Assolutamente no! Devi rispettare i suoi tempi, se ti vuole verrà. Agli uomini non piacciono le donne che prendono troppa iniziativa" esordì Shippo che fino a quel momento non aveva preso parola. Le tre lo guardarono perplesse.
"Cosa ne sai tu di cosa pensano gli uomini?" disse subito Yumi che non perdeva mai l'occasione di torturarlo. Lui parve offeso.
"Si da il caso che io sia un uomo!" affermò gonfiando il petto. Yumi ridacchiò.
"Ma tu guarda, chi l'avrebbe mai detto!" esclamò con quel sorriso sadico che dedicava solo a lui. Shippo stava già per prenderla a brutte parole quando Rin lo interruppe.
"E poi da che pulpito viene la predica. Non si da il caso che tu sia il tipo che prende l'iniziativa" disse Rin. Shippo la guardò sentendosi tradito.
"Rin, ti ci metti anche tu?" bofonchiò offeso. Yumi battè il cinque a Rin.
"Questo sì che è parlare, ragazza" esclamò. Intanto Shiori aveva affondato il viso nel bicchiere per evitare di far vedere quanto fosse diventata rossa la sua faccia per l'evidente allusione che le sue amiche avevano fatto nei confronti di Shippo. Effettivamente era l'ultima persona che doveva parlare in quanto a iniziativa ed era proprio per quello che lei aveva proposto una spintarella. Yumi e Rin la guardarono con un tenero sorriso.
"Vabbè non è della patetica vita amorosa di Shippo che stavamo parlando..." disse Yumi intenzionata a cambiare il discorso per l'amica. Shippo si infastidì nuovamente.
"Io non ho una patetica vita amorosa!" replicò sempre più offeso. Yumi si interruppe guardandolo fisso e poi annuì.
"Hai ragione, tu non ce l'hai affatto" convenne seria. Shippo fece per replicare ma sembrarono mancargli le forze.
"Lascia stare" borbottò.
"Ad ogni modo... Magari un piccolo passo vuole che tu lo faccia, sennò non ti avrebbe lasciato il suo indirizzo" si precipitò ad intervenire Shiori. Rin sospirò.
"E' quello che pensavo anche io... Ma mi vergogno troppo, che gli dovrei dire? Sono stanca di farmi avanti..." sussurrò.
"Ma qui non si tratta di farsi avanti... Magari lui ha capito i suoi sentimenti, sempre che in quel cuore di ghiaccio possano albergare dei sentimenti... Forse non si sente sicuro. Ti vuole, ti si avvicina, ti fa le improvvisate fuori casa... Ma forse teme di toccarti dopo quello che è accaduto, teme di forzarti di nuovo" propose Yumi. Rin la guardò con un piccolo sorriso.
"Era la stessa cosa che mi aveva detto Marcus" disse sorniona. D'improvviso l'amica divenne bordeaux.
"S-sul serio?" balbettò. Shippo ridacchiò.
"Ora chi è quella con la patetica vita amorosa?" canticchiò felice di incassare almeno un punto. Yumi si riprese subito per guardarlo storto.
"Ah, stai zitto!" lo rimbrottò.
"Ad ogni modo non fa una piega... Evidentemente deve essere un po' incorraggiato, ne sono convinta! Non devi buttarti fra le sue braccia, ma solo fargli capire che non ti fa paura" disse di nuovo Shiori per placare i battibecchi dei due amici.
"In effetti in quella graziosa uscitina lungo il fiume non avete esattamente parlato dell'argomento" convenne Yumi. Rin sbuffò e prese un altro sorso.
"Beh io ero imbarazzata e sicuramente lui non voleva più tornare sull'argomento... Non ne abbiamo parlato perché non volevamo parlarne" disse con un sospiro. 
"Troverai il tuo modo di fargli capire cosa provi... Credo abbia bisogno di questo" disse Yumi. Tutti si chiusero in un silenzio riflessivo.
"Credo che abbia capito di amarti, Rin... So bene che tutti abbiamo sempre evitato di parlarne per non illuderti e prima d'ora aveva dato rari accenni di una possibilità. Credo che ora sia cambiato e non devi permettergli di tirarsi indietro. Se lui avrà il coraggio di prendersi le sue responsabilità credo possiate essere molto felici entrambi" disse d'un tratto Shiori rompendo quel silenzio. I tre alzarono gli  sguardi dai loro bicchieri per puntarli sull'amica. Era strano sentire Shiori parlare in quel modo, ma non era da escludere che si sentisse partecipe anche lei di quella situazione: due persone che vivevano un sentimento sempre vicini ma senza riuscire a toccarsi mai. Le suonava familiare ed era convinta che l'amica soffrisse a vedere Sesshomaru avvicinarsi e allontanarsi... Proprio come capitava a lei e a un altro demone di sua conoscenza. Avere vicino un amore e sentirselo sempre scivolare tra le dita faceva tanto male da sentirsi morire a volte. Rin le sorrise dolcemente, capendo ciò che intendeva dire. Shippo in quel momento aveva puntualmente deciso di alzarsi per andare a prendere degli stuzzichini. Quando se ne fu andato Yumi scosse la testa borbottando all'indirizzo dell'amico mentre Shiori guardò fisso Rin.
"Non permettegli di respingerti" le disse. Rin si sentì colpita dall'intensità con cui le diede quel consiglio spassionato. Guardò le sue due più grandi amiche e si rese conto che, davvero, avevano scelto degli amori veramente complicati ma erano tutte fermamente convinte dei loro sentimenti.
"Che mi sono perso?" domandò Shippo come se niente fosse stato.
"Oh guarda Shippo, a volte sei così stupido che mi sfinisci!" esclamò d'un trattoYumi.
"Ehy, sempre a offendere!" si lamentò Shippo. Shiori e Rin guardarono la scena ridacchiando. Poi Shiori guardò nel suo raffinato orologio da polso.
"Che dite ragazzi, andiamo a nanna? Io domani devo svegliarmi presto" disse prendendo la borsa.
"E che hai da fare? Siamo in vacanza!" chiese subito Shippo. Shiori lo fissò imbarazzata.
"Shiori è troppo educata per dirti di farti una pentolata di affari tuoi, quindi te lo dico io!" intervenne subito Yumi. Shippo la guardò sbuffando.
"Ma possibile che ce l'hai sempre con me?" esplose irritato. Yumi sbuffò.
"Come sei permaloso! E' il mio modo di dimostrarti che ti voglio tanto bene!" esclamò mielosa stritolandogli un orecchio. Lui la scacciò via.
"Comunque devo portare mia mamma ad una visita" disse Shiori. Subito i tre si preoccuparono.
"Niente di speciale, tranquilli!" li rassicurò subito vedendo le loro facce.
"D'accordo, andiamo pure" disse Rin alzandosi e lo stesso fecero gli altri.
Uscirono dal locale avviandosi al parcheggio. Ognuno quella volta aveva la sua auto.
"Allora ci sentiamo in questi giorni" disse Rin. Tutti si salutarono.
Salì in macchina e mise in moto, rimase però ferma per un momento e le venne qualcosa in mente. Frugò nelle tasche e trovò l'indirizzo che le aveva lasciato Sesshomaru. Erano le undici di sera. Per un attimo le venne una gran voglia di andarlo a trovare... Anche solo per renderlo partecipe del fatto che aveva passato l'esame. Era tutto il giorno che ci pensava. Avrebbe tanto voluto condividere con lui quella gioia, fu la prima cosa a cui aveva pensato appena aperta la busta. Rendersi conto di volerlo vicino e non poterlo avere era stato come uno schiaffo. Come se una parte alla quale volesse appoggiarsi fosse stata mancante. Si sentiva incompleta senza di lui, aveva bisogno di lui. Decise, irrazionalmente, di seguire il suo istinto. Dimostrargli che non aveva paura, forse le sue amiche avevano ragione. Forse qualcosa in lui si era sbloccato, ma dopo ciò che era successo, per quanto lei si fosse dimostrata cordiale e felice di vederlo, non era abbastanza.
Mise la marcia e si avviò, nella notte non fu facile seguire le indicazioni che si era scaricata per arrivare da lui ma dopo una mezz'ora abbondante si trovò di fronte alla casa di Sesshomaru. Era una bella casa moderna, dalle linee squadrate e una breve scalinata. La porta d'ingresso si affacciava a una veranda. Fissò la luce accesa della casa ma ogni muscolo del suo corpo era bloccato. Era stata una bella idea finché non era arrivata, ma in quel momento le parve la decisione più stupida che avesse mai preso. Cosa ci faceva lì, che mai gli avrebbe detto una volta scesa dalla macchina? Che era lì di passaggio alle undici di sera e che voleva fargli un salutino?Scosse la testa. Pessima idea. Sospirò guardando quella casa da lontano che sembrava un lato di lui invalicabile ma allo stesso tempo era l'unica cosa che la fece sentire vicina. Il tempo e lo spazio erano una cosa stupefacente. Poteva essere lì, ad un passo da lui... E lui non l'avrebbe mai saputo. Scosse la testa e fece per rimettere in moto quando sentì qualcuno bussarle al finestrino.
"Aiuto!" urlò scioccamente girandosi, e si sentì ancora più assurda quando, attraverso il vetro, vide il volto di Sesshomaru. L'espressione seria e cupa non presagiva niente di buono.
"Che ci fai qui?" chiese. Rin avrebbe voluto schizzare via alla velocità della luce e non farsi vedere mai più. Non aveva idea di come rispondergli.
"Emh... Io...Sono venuta a darti un saluto" rispose affossandosi nel sedile. Disse l'unica cosa che non avrebbe voluto dire. Sesshomaru rimase perplesso, ma solo per un secondo.
"Alle undici di sera?" il tono era da domanda, però era più che altro incredulo. Rin fece un timido sorriso.
"Già" le uscì soltanto. Sesshomaru si poggiò ulteriormente alla portiera, stavano parlando attraverso il finestrino.
"Non ti sembra un po' tardi?" chiese ancora.
"Mentre ero in macchina mi è sembrata una buona idea" disse sinceramente. Sesshomaru annuì.
"Ah... E ora?" domandò nuovamente. Rin sospirò.
"Ora vorrei che una voragine aprisse il terreno ingoiando me e la macchina" sputò fuori stringendo gli occhi, troppo imbarazzata per poterlo guardare in faccia.
"Capisco" disse ancora Sesshomaru, asciutto. Ci fu un lungo, orribile, momento di silenzio.
"Scusa per questa improvvisata, è stata una cosa stupida... E che mi hai lasciato il tuo indirizzo e ho creduto... Ma sono io che ho sbagliato, ho fatto di testa mia e non avrei dovuto... Ora me ne vado a casa..." iniziò a dire tutto d'un fiato.
"Rin..." provò ad interromperla.
"E' che non so neanche io cosa mi è venuto in mente! Dev'essere stata quella bottiglia di sakè che mi sono bevuta insieme ai ragazzi... Io di solito non amo l'alchool, lo reggo poco... Ma è che è successa una cosa importante e abbiamo voluto festeggiare... Avrei voluto dirtelo, è per questo che sono qui, ma ero così impaziente che non mi sono resa conto dell'ora..." continuò a ruota libera,
presa dal panico non voleva sentire ragioni a fermarsi.
"Rin..." tentò di nuovo Sesshomaru.
"Ma mi rendo conto che sono stata inopportuna, ed egoista... E ti prego, per favore, dimentica questa cosa assurda... Ora vado a casa e..." 
"Rin taci!" esclamò Sesshomaru perentorio. Rin si bloccò, come se qualcuno avesse tolto all'improvviso l'asticella dal mangiadischi. Alzò gli enormi occhioni da cerbiatto spaurito verso di lui, e si guardò bene da aggiungere un'altra parola. Sesshomaru la guardò a lungo, fece un soffio che le diede l'idea di un sospiro. Doveva aver messo a dura prova la sua pazienza.
"Vuoi entrare?" domandò semplicemente. Rin rimase di sasso. Lo guardò fisso.
Di entrare, le aveva chiesto di entrare? Lui, Sesshomaru, aveva chiesto a lei, Rin, di entrare a casa sua. Soli. Nella sua nuova casa senza i suoi genitori in giro. Soli. Magari con luci soffuse, un comodo divano su cui sedersi, chiacchierare... Soli. Nel mentre questi pensieri affluivano al suo cervello una gradazione sempre maggiore di rossore si accumulava sul suo viso. L'espressione era quella di qualcuno a cui avevano improvvisamente tolto ogni collegamento con il cervello. Soli, disse ancora una vocina nella sua testa.
"A bere qualcosa, un caffè magari" si sentì in dovere di specificare Sesshomaru quando non aveva sentito arrivare risposta.
"Mmh?" rispose scioccamente Rin. Lui la guardò accigliato e quell'espressione vagamente irritata la riscosse.
"Eh... Oh... Caffè, sì, beh..." prese a borbottare.
"Magari è meglio che torni a casa, è tardi" disse Sesshomaru che stava fraintendendo quella titubanza come un timore ad entrare in casa sua. Declinare quell'invito che così piacevolmente era arrivato, dopo anni di rifiuti, sospiri, lacrime e attesa fece risquotere Rin come se avesse appena preso una scossa. Se si fosse lasciata scappare quell'occasione se ne sarebbe pentita per tutta la vita.
"No!" esclamò forte, forse con troppa enfasi. Il sopracciglio di Sesshomaru non accennava ad abbassarsi, ma, se il buio non l'ingannava, avrebbe potuto giurare che anche un remoto angolo della sua bocca si era incurvato.
"Bene allora" disse con calma allontanandosi dalla portiera per farla scendere. Rin rimase ferma, temeva all'idea che se avesse messo un piede fuori dalla macchina sarebbe stramazzata a terra.
"Vuoi che ti passi una tazza attraverso il vetro?" l'incalzò con remota ironia Sesshomaru. Rin si riscosse e si decise che in quel momento avrebbe dovuto darsi una bella svegliata cercando di fugare il sospetto in Sesshomaru che fosse diventata irrimediabilmente tonta e pure paralitica.
"No, certo che no, arrivo" disse finalmente decisa. Prese la sua borsa e scese dalla macchina. Per un attimo un piede si intrappò stupidamente nell'altro ma rimase in piedi. Si trovò di fronte a Sesshomaru con un'espressione che mai aveva visto sul suo viso. Era la solita maschera di sale, ma sembrava si stesse sforzando dal non scoppiare a riderle in faccia. Si disse che probabilmente era una sua impressione. Impossibile.
Le fece un cenno come a farsi precedere da lei, e lei, a passi cauti, si avviò verso l'entrata della casa.
"E' una bella casa" disse per smorzare il silenzio.
"Non sei ancora entrata..." la reguardì Sesshomaru. Rin si trattenne dallo sbuffare.
"Da fuori è già bella" aggiunse. Lui le aprì la porta per farla entrare. La casa era di un ordine metodico, con un lungo divano nero e un tavolino di vetro all'entrata. Era arredata in modo moderno, dallo stile un po' freddo ma innegabilmente elegante. Lo rappresentava in tutto e per tutto. Rin sorrise.
"E' proprio come immaginavo la tua casa" si lasciò sfuggire. Sesshomaru la guardò.
"Ti sei messa ad immaginare la mia casa?" domandò vagamente interessato. Rin arrossì e guardò altrove.
"Sì, qualche volta..." confessò. Sesshomaru la guidò in cucina. Anch'essa dalle linee squadrate  con una penisola in marmo con due sgabelli a fianco. Le piaque quell'angolo.
"Posso sedermi lì?" domandò cautamente. Sesshomaru annuì e la fece accomodare poi si mise a fare il caffè. Si muoveva piano, ma con sicurezza. Doveva essere contento di avere un posto tutto suo. Rin lo guardò, perdendosi ad osservare la linea della sua schiena, le spalle ampie. D'un tratto Sesshomaru si girò, beccandola nel pieno della sua espressione adorante. Con il cuore che le saltò un battito, si raddrizzò sullo sgabello e si impose di guardare da un'altra parte.
"Be' confermo ciò che ho detto prima di entrare, questa casa è proprio bella! Moderna, elegante... Solo un po' spoglia, se mi permetti. Ci vorrebbe un po' di colore, tutto così bianco o nero è un po' troppo freddo... Ma sicuramente è così che ti piace, dicevo così, solo per dire..." iniziò. Di nuovo, come le capitava puntualmente quando era agitata, prese a parlare a ruota libera. In silenzio Sesshomaru le porse la tazza e si sedette sullo sgabello a fianco al suo. Rin lo guardò, poi abbassò immediatamente lo sguardo. Le sembrava così vicino, seppur compostamente seduto e apparentemente non intenzionato ad avvicinarsi oltre.
"E' buffo, è la seconda volta nel giro di poco tempo che ci ritroviamo in una cucina a chiacchierare! Beh, chiacchierare... Non è esattamente la parola giusta ma..." continuò ma le parole le si persero nella bocca e nella mente. Avrebbe dato tutto per trovarsi e vivere quel momento, ma le sembrava allo stesso tempo così difficile. Quella notte a casa sua era stato diverso, inaspettato, e la sorpresa non le aveva lasciato il tempo di pensare o agitarsi. Allora, invece, aveva scelto lei di andare da lui, senza avere la più pallida idea di cosa aspettarsi. Aveva fatto il suo passo ma non aveva idea di come gestirlo. Seppur non fosse il suo genere, sperò che Sesshomaru avesse un'idea di cosa fare sennò lei avrebbe continuato a sproloquiare senza sosta, sentendosi sempre più in imbarazzo. Sesshomaru la guardò.
"Perché sei qui?" chiese di punto in bianco. Rin venne colta alla sprovvista, nell'improvviso interrompersi dei suoi pensieri. Alzò il viso verso di lui, la bocca metà aperta in un'espressione intontita.
"Emh... Io..." balbettò. Si maledì per essere così brava a parlare di cose inutili ma così incapace di parlare quando era veramente necessario. Scosse la testa, deviando per un attimo lo sguardo da lui. Doveva ritrovare il suo spirito, non poteva continuamente annullarsi perché non aveva il coraggio di parlare. Dire ciò che pensava non era mai stato un problema per lei, anzi, era spesso difficile farla tacere. Sesshomaru, però, aveva un tale potere su di lei che a volte si sentiva improvvisamente svuotata e poi colmata dalla sua presenza. Non era giusto lasciarsi sopraffarre. Aveva tanto desiderato un suo passo e finalmente era arrivato. Quando l'aveva vista fuori da casa sua avrebbe potuto fare finta di niente e lasciarla andare, avrebbe potuto dirle che era troppo tardi e di tornarsene a casa... Ma non l'aveva fatto. L'aveva invitata ad entrare nonostante l'ora, le aveva offerto qualcosa giusto per prolungare la sua permanenza lì e le aveva fatto una domanda che il solito Sesshomaru mai e poi mai le avrebbe posto. Era la sua mano tesa e lei non poteva più permettersi di rifiutarla. Un passo lui e un passo lei, era così che dovevano andare le cose. Se lei lo voleva e forse anche lui voleva lei, avrebbero dovuto incontrarsi a metà strada. Prese un lungo respiro e finalmente gli restituì lo sguardo.
"Mi mancavi" disse con tutta franchezza. Così tanta che per un attimo Sesshomaru venne colto alla sprovvista, i grandi occhi ambra si erano dilatati per un istate dallo stupore. Si riprese subito.
"Capisco" disse soltanto. A Rin scappò un piccolo sorriso.
"Beh, cosa ti aspettavi?" chiese. Sesshomaru scosse le spalle.
"Nulla" rispose. Fu il turno di Rin di accigliarsi.
"Come nulla?" lo incalzò.
"Non mi aspettavo nulla, con te è inutile" disse. Lo guardò confusa e si sentì in dovere di specificare.
"Tu fai sempre qualcosa di inaspettato, è inutile intuire le tue mosse" le spiegò. Rin non ne fu sicura ma le parve un complimento.
"Come piombarti davanti a casa alle undici di sera?" offrì con un sorriso. Sesshomaru la fissò a lungo e poi annuì.
"Sì, tipo questo" convenne. Rin prese a percorrere con un dito il bordo della sua tazza ed evitò di guardarlo anche se il sorriso non aveva smesso di abbandonare il suo viso. Decise di mettere tutto sul tavolo, temendo che non le sarebbe più capitata l'occasione.
"Questa volta non mi hai impedito di dirti ciò che penso" sputò fuori. Ne conseguì un silenzio teso, anche se stava evitando di guardarlo negli occhi, potè giurare che si fosse irrigidito. Ormai era abituata a quei lunghi, agonizzanti attimi di silenzio prima di avere una risposta. La cosa nuova era che nonostante l'attesa la risposta arrivava sempre.
"Ti avevo detto che non sarebbe più accaduto" disse serio. 
"Già l'avevi detto" rispose. Di nuovo un lungo silenzio li avvolse. Il silenzio faceva parte di una conversazione con Sesshomaru, era da mettere in conto. Con lui però, il silenzio non le faceva paura, com'era sempre stato per lei. Era invece confortante, e frustrante talvolta, ma era sempre un silenzio carico di senso.
"Io non ho paura di te, Sesshomaru" esordì. Quella era la sera delle affermazioni ad effetto. Di nuovo Sesshomaru fu preso in contropiede, ma taque nell'attesa di farla parlare. Finalmente lo guardò.
"Quel giorno non è stato il fatto che mi avessi toccata, abbracciata, a spaventarmi... E' stato il fatto che non fossi in te ad inquietarmi... Più di tutto, è stato il fatto che non mi permettessi di ricambiare" disse tutto d'un fiato, soprattutto l'ultima affermazione la fece avvampare, ma ebbe il coraggio di sostenere il suo sguardo. Come mai si sarebbe aspettata, fu Sesshomaru a rompere quel contatto. Si passò una mano sugli occhi e se la passò tra i capelli. Sembrava sfinito da quella confessione.
"Abbiamo continuamente evitato di parlare di quel giorno da che sei tornato... Ma è assurdo! Nonostante il fatto che fossimo andati avanti ciò che è successo creava una voragine che continuava a ingoiarci vivi. Almeno, per me è stato così! Sembra impossibile poter andare avanti con tutto il dolore e le insicurezze che ha portato quel momento. Una cosa che non riesco a dimenticare. Ma volevo che sapessi che non volevo respingerti... Se solo avessi creduto che mi volessi davvero non ti avrei mai fermato" affermò ancora. Mentre aveva ripreso a parlare Sesshomaru si era alzato, come se non fosse stato in grado di stare fermo nel sostenere quella conversazione. Era spiazzante ricevere tutte quelle verità in una volta. Una parte di sé aveva sempre saputo che Rin si sentiva vicina a lui ma non era mai riuscito a gestire tutte quelle attenzioni. Non si era mai sentito in grado di ricambiarle. Lui era scontroso, freddo, non avvezzo alle smancerie... Sapeva che Rin aveva una predilizione per lui ma non si era mai spiegato come fosse possibile. Com'era possibile che una ragazza giovane, chiacchierona, piena di vita com'era Rin, potesse provare piacere a stare vicino ad uno come lui? E per questo l'aveva sempre respinta, allontanata ogni qual volta avesse provato ad avvicinarsi troppo. In quegli ultimi tempi, però, si era reso conto che respingerla era inutile e che, soprattutto, non aveva intenzione di allontanarla. Era inebriante quel calore che emanava, piacevole quel suo modo di fare energico e spensierato. Era tutto ciò che non era lui e quel suo modo di essere era come una boccata di aria fresca. Un mare limpido in cui tuffarsi. Qualcosa che mai si sarebbe immaginato di volere, tanto che quando se lo era negato aveva perso letteralmente il controllo. Aveva un tale bisogno di lei. Lo sapeva. Cosa sarebbe successo però se non fosse stato all'altezza? Non era ansia da prestazione ma piena conoscenza dei suoi limiti. Lui non era una persona fatta per stare con un'altra, si era rifiutato di mettersi in quella situazione per tutta la vita. Si era negato a quella condizione. Aveva iniziato a capire, però, che quel rifiutarsi non faceva altro che fare danno a lui e, aveva capito solo in quel momento, che quell'atteggiamento stava facendo un danno anche a lei. Laddove la sua intenzione era quella di proteggerla da se stesso non stava facendo altro che farle ancora più male.
Si girò verso di lei laddove per un lungo momento le aveva dato le spalle. Allora perché non fare un salto nel vuoto, ora che erano entrambi pronti a farlo?
"Io ti volevo... Ti voglio." disse con fermezza, i suoi occhi incatenati a quelli di lei.
Rin sentì il battito del suo cuore talmente forte che sarebbe stato in grado di assordarla completamente. Era in piedi davanti a lei, gli occhi color ambra pieni di un qualcosa che mai prima di allora aveva visto. Erano occhi pieni, laddove per anni aveva scorto un'enorme vuoto di tristezza. Era lei a colmare quel vuoto e rendersi conto di provocare in Sesshomaru gran parte delle cose che lui provocava a lei era una felicità immensa. Così grande da sentirsi mozzare il respiro, tanto enorme da piangere quasi di gioia. Si avvicinò a lui, a passi brevi. Lui la vide avvicinarsi e non fece un passo indietro, l'attese. In un attimo si trovarono uno di fronte all'altra, in piedi, occhi negli occhi.
Con estrema lentezza, dando a se stessa tutto il tempo per svegliarsi se fosse stato un sogno, alzò una mano e le fece fare ciò che aveva desiderato da quando l'aveva conosciuto e amato: la posò sulla sua guancia. Sesshomaru rimase immobile e il solo fatto che non l'avesse respinta fugò tutti gli incubi di ciò che era stato. Era una persona nuova, era finalmente la persona per lei. Il suo volto era ancora più delicato e liscio di quanto non sembrasse alla vista. Fece scivolare il pollice sul suo zigomo, poco sotto l'occhio, che lui aveva chiuso godendosi quella carezza. Non avrebbe voluto, ma a Rin scappò una lacrima. Sperò che lui non potesse sentirne l'odore perché non era sicura che potesse riconoscerne tutta la felicità e non la tristezza che in essa era contenuta. Lo stava toccando, si stava lasciando amare da lei. E lei aveva così tanto amore accumulato per lui in tutti quegli anni che non era sicura avrebbe potuto contenerlo tutto, proprio ora che era sgorgato.
Sesshomaru alzò una mano e strinse nella sua quella che Rin aveva posto sul suo viso. Con l'altra le strinse la vita e l'avvicinò ancora di più a sé. Rin sorrise posando la testa sulla sua spalla, al quale si incastrava perfettamente e con l'altro braccio gli cinse le spalle. Lui posò il mento sulla sua testa. Rimasero così, immoti, per un istante.
"Rin..." la chiamò a voce bassa Sesshomaru.
"S...?" rispose Rin alzando il volto, quell'affermazione le rimase in gola, perché lui posò le sue labbra su quelle di lei senza neanche farla finire di rispondere. Rin rimase interdetta per un secondo, ma solo un secondo. Affondo le dita tra i suoi capelli e rispose a quel bacio. Gli cinse il collo e si sentì stringere ancora di più ma quando stavano per approfondire il loro bacio il cellulare squillò.
Tutta l'atmosfera eterea che si era creata si infranse in un attimo. Sesshomaru si staccò da lei per lasciarla andare a rispondere e sentirsi abbandonata così all'improvviso, dopo tutto l'inebrante torpore nel quale si era avvolta, la lasciò intontita. Cercando di tenere le gambe ferme andò al banco dove aveva lasciato la sua borsa e rispose al telefono.
"Pronto?" rispose con voce malferma.
"Rin, tutto bene?". Era Inuyasha.
"Sì, certo" rispose cercando di essere disinvolta e di sorvolare sul fatto che una piccola parte di lei in quel momento stava odiando suo padre.
"No, perché mi sembri stana... Comunque è un po' tardi, di solito avvisi quando ti trattieni mi stavo preoccupando" disse e d'un tratto sentì Kagome.
"L'hai chiamata? Ti avevo detto di aspettare ancora un momento!" udì la sua voce in sottofondo.
"Lascia stare mamma, sì sto arrivando... Mezz'ora e sono lì" disse bruscamente.
"Non ti ho detto di tornare, Rin, volevo solo essere sicuro che stessi bene" rispose Inuyasha, spiazzato dal tono di lei.
"Sì, non importa... Sto arrivando. Ciao" disse per poi riattaccare. Sospirò. Era tenero Inuyasha a preoccuparsi per lei, ma in quel momento lo avrebbe volentieri appeso da qualche parte per le orecchie.
"E' tardi" sentì Sesshomaru alle sue spalle. Si girò. Per un momento ebbe l'orrenda sensazione che tutto quello che c'era stato sarebbe svanito nella notte per non tornare più.
"Già... Dovrei andare" disse piano.
"Ti accompagno" rispose Sesshomaru. A Rin parve tornato il suo tono distaccato e il panico, tacito, la colpì. Si sentì tramortita e, senza che se ne rendesse conto, lo stava seguendo all'uscita, senza dire una parola.
Mi sono immaginata tutto, lo sapevo! Pensò e di nuovo le lacrime premettero di uscire, ma stavano per non essere più di felicità.
Sesshomaru le aprì la porta, si girò verso di lui.
"Allora ci sentiamo" disse. Lui annuì. Lo guardò e poi si girò non sopportando quell'umiliazione. Solo lui, solo lui era in grado di farle toccare il cielo con un dito per poi buttarla giù nell'inferno. Scappò quasi avviandosi alla macchina.
"Rin" si sentì chiamare. Cercando di ingoiare il groppone che le si era bloccato in gola si girò.
"Cosa c'è?" rispose senza riuscire a celare la rabbia e la delusione. Lui parve stupito e scosse la testa.
"Volevo chiederti..." iniziò.
"Cosa?" lo incalzò brusca.
"Vorresti uscire con me, uno di questi giorni?" domandò con calma guardandola negli occhi. Rin rimase immobile. La bocca semi aperta.
"Tu... Tu... Tu..." iniziò a balbettare. Sesshomaru si accigliò e incrociò le braccia, si poggiò allo stipite della porta in attesa di risposta. Rin esplose e tornò come una furia verso di lui.
"Ti sembra il modo di trattare una signora, questo? Mi baci, mi cacci fuori e poi mi chiedi di uscire?! Io dico, un po' di coerenza, mi hai fatto prendere un infarto! E io che credevo, credevo..." iniziò a sbraitare senza riuscire a fermarsi. Sesshomaru la fissò.
"Credevi?" domandò. Rin gonfiò le guance offesa.
"Credevo mi volessi piantare in asso! Ti sembra il modo? Sono allibita!" esclamò battendo un piede a terra. La guardò in silenzio.
"Vieni qui" ordinò guardandola sempre fisso. Serio e perentorio. Rin tentennò un attimo e poi sbuffò raggiungendolo, erano di nuovo uno di fronte all'altra.
"Cosa c'è?" domandò acida ma non ebbe più il tempo di ragionare che per un secondo fu abbagliata da un piccolo sorriso di un uomo che mai aveva visto sorridere veramente. Con un gesto veloce infilò un dito sullo scollo della sua maglietta e l'usò come gancio per attirarla a sé. Per la seconda volta nel giro di poco le loro labbra si incontrarono. Si staccò.
"Ci sentiamo. Buona notte" le disse. Ebbe la brutta sensazione che si stesse prendendo gioco di lei. Lo guardò offesa nonostante quel breve contatto le avesse fatto nuovamente perdere la stabilità con il terreno.
"Si beh... Buona notte" borbottò facendo per allontanarsi, ci ripensò e battè un piccolo pugno sul suo torace che non fece una piega. Sesshomaru incurvò il suo bel sopracciglio argenteo in attesa di una spiegazione per quel suo gesto.
"Ti consiglio di migliorare le tue tecniche di corteggiamento, lasciano un po' a desiderare" gli confessò. La rabbia con quel bacio aveva preso il volo, ma ci teneva almeno a fingere di mantenere la sua integrità. Le parve volesse trattenere un sorriso, non ne fu certa. Non era mai certa di quei suoi fugaci movimenti di umanità.
"Ma io non ti sto corteggiando" disse con calma. Nuovamente Rin cadde dalle nuvole.
"Ma... Ma... Ma... Mi stai prendendo in giro!" esclamò tutto d'un fiato. Sesshomaru liberò finalmente quel lieve sorriso.
"Quando ti ho detto che non mi sarei sbarazzato di te non stavo scherzando. Buona notte, Rin" disse e quella voce profonda e musicale che per anni aveva riconosciuto fredda e scostante in quel momento le parve giocosa e dolce. Tutte quello che in quel breve istante l'aveva prima ferita e poi offesa si volatilizzò, lasciando spazio ad un grande sorriso felice, molto più allenato di quello di Sesshomaru.
"Buona notte, Sesshomaru" rispose per poi avviarsi verso la macchina. Finalmente sicura e serena che ciò che era accaduto non se l'era immaginato, né tantomeno si era volatilizzato.
Quando salì si rese conto solo in quel momento che Sesshomaru la stava guardando dalla finestra. Le fece un cenno a cui rispose e poi lo vide chiudere le imposte.
Il cuore nuovamente aveva preso a battere all'impazzata e un forte solletico partì dal suo stomaco per poi raggiungere il viso. Prese fiato poggiandosi al sedile. Non poteva crederci, non era successo davvero... Aveva sul serio baciato Sesshomaru? Due volte? Veramente? Chiudendo gli occhi le tornò alla mente tutto.
"Ti voglio" disse una voce nella sua testa e l'abbraccio più intimo che avesse mai provato, seguito dal bacio più bello che avesse mai dato, riaffiorarono con violenza nella sua memoria.
Non aveva mai saputo cosa si potesse provare dopo aver vissuto una grande emozione. Di che sensazione si provasse dopo aver sentito realizzare un sogno. Era una cosa tanto grande da far rimanere spiazzati e al contempo storditi. Aveva sempre creduto che avrebbe sentito un grande rimestio di sensazioni, invece era una sensazione sorda, ovattata. Come se fosse in una bolla. Aveva capito il significato della frase: è troppo bello per essere vero. Sì, le era capitata una cosa tanto bella, tanto incredibile e così a lungo desiderata che sembrava impossibile, irreale. Rendersi conto però che non era un sogno ma la realtà era sconvolgente e meraviglioso. Aveva baciato Sesshomaru. Sesshomaru le aveva chiesto di uscire.
"Wow" le scappò dalle labbra senza che se ne accorgesse.

Finalmente era pronto ad accoglierla. Sì, era valsa la pena di attendere tutti quegli anni solo per quel momento.
Era valsa la pena aspettare per Sesshomaru. Solo e soltanto per Sesshomaru.













Eccomi!  
Emh... Allora... Che dire? Niente. No, non voglio dire niente, vorrei tanto che questo capitolo parlasse da sé, senza bisogno di spiegazioni.
I miei timori riguardo al modo in cui "creo" il personaggio di Sesshomaru sono già stati più volte snocciolati. Dico solo che secondo me un Sesshomaru che ama deve obbligatoriamente avere delle caratteristiche diverse dal solito che conosciamo. Spero solo di averlo mutato senza scostarmi troppo dal suo personaggio. Basta, non aggiungo altro. Sono curiosa di sapere il vostro parere perché credo proprio che con questo capitolo, dopo ben 40 capitoli suonati, sono arrivata al punto che credo tanti stavano aspettando.
Io per prima sono un po' emozionata, da una parte desideravo postarlo da tempo e dall'altra mi mancava il coraggio, per paura di deludere le aspettative. Però è giunto il momento!
Vi avviso anche che la prossima settimana riprendo l'università. Se tutti i Kami e le forze celesti mi assistono questo dovrebbe essere il mio ultimo anno,con tanto di tirocinio. Non voglio bloccarvi qui per rompervi con i fatti miei, vi volevo solo avvisare che con l'anno di fuoco che mi si prospetta davanti le mie pubblicazioni torneranno ad essere più rare, ma di certo non mancanti! Ora basta, sto finalmente zitta e passo ai ringraziamenti:

Sesshomaru_sama: Konnichiwa!:) Sono felice di risentirti e soprattutto di sapere che la storia continui a piacerti, ti ringrazio tanto! Per quanto riguarda la scrittura, be', grazie e spero di essere all'altezza dei tuoi complimenti. Amo scrivere da sempre e seppur abbia iniziato in sordina con tremendi errori grammaticali, spero di migliorarmi sempre più e di rendere piacevole ciò che scrivo, nonostante le infinite insicurezze!:) Grazie di tutto e a presto!

Chiara_chan: Ciao Chiara! Sono lieta che il precedente cap ti sia piaciuto con tutto quello che è successo! Ma qui sorge una domanda spontanea, se nel precedente cap credi che Sesshomaru si sia scongelato un po', quanto credi si sia scongelato questa volta?;) Ti ringrazio come sempre per seguirmi e alla prossima!

iloveryouga2000: Ciao carissima! Grazie mille per i complimenti, sei sempre troppo buona! Confesso che anche io prediligo la prima parte del precedente cap, chissà perché?!;) E anche la parte di Marcus è stata molto importante. Lui sarà sempre più un personaggio importante all'interno della storia, soprattutto per quanto riguarda il dono di Rin, e non solo. Ti ringrazio anche per la considerazione sugli errori, a volte mi capita qualche strafalcione, ma spero sempre di tenerli abbastanza a bada!;) Che dire, grazie come sempre e spero di renderti davvero una fan accanita!:) Leggerò volentieri la tua storia in questi giorni prima dell'università e di sicuro ti darò il mio parere se lo vuoi, nel mio piccolo. Ti avviso solo che non seguendo il fandom di Beyblade non sarò molto ferrata sui personaggi, ma farò del mio meglio!:) Sayonara e al prox cap!

Heart: Cara Heart, bentrovata! :) Ecco a te un nuovo aggiornamento! Sperando di non sembrare troppo mielosa ti rispondo che per me è invece un onore averti come lettrice, riesco a percepire il modo in cui entri in questa storia e te ne sono davvero molto grata! Eheh hai proprio ragione, Sesshomaru ha un particolare potere sulla nostra Rin!;) Grazie ancora e alla prossima!

Zonami84: Woooooo! Zonami, mi ricordo di te! :D Sono felice di rivederti tra le recensioni, tanto! Ti ringrazio molto, come al solito per il tuo apprezzamento. Eh sì hai proprio ragione, si intersecheranno sempre più le due direzioni della vita di Rin, tra il suo dono e il suo amore e sia Marcus che Sesshomaru, in modi nettamente differenti, sono importanti... Anche se, diciamolo, Sesshomaru lo è un po' di più, parecchio di più!;) Eccoti un nuovo cap! Grazie ancora e alla prox!

Serin88: Seeeeriiiiin!:D Eheh, no, no, non ti preoccupare io ti attendo e poi so che prima o poi mi arrivi e quando ci sei mi fa sempre piacere! Sei una delle poche se non l'unica lettrice che mi segue sin dall'inizio, prima ancora della mia lunga pausa, e per questo e non solo ti sono affezionata!:) (ok adesso tiriamo fuori i fazzoletti e facciamo piovere lacrime di commozione!XD) A parte gli scherzi, sono d'accordo con te, un bigliettino era dovuto! Ma come avrai notato e come puoi ampiamente notare in questo cap, il nostro amato Sesshy non è più quello di una volta, inizia a prendersi le sue responsabilità, alleluia! Che ne dici, Rin non l'ha sbattuto in una stanza però... Fammi sapere, alla prox!


Un saluto,
LilyProngs.

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Capitolo 41
*** Il Cine-Occhio dei ricordi perduti... ***


Capitolo 39
La bambina alla ricerca di un sogno

"Rin... Mi senti, Rin? Terra chiama Rin?" cercò di riscuoterla ripetutamente Marcus. Rin scosse la testa come se fosse stata risvegliata da un lungo sonno.
"Chessucced?" si intrappò risvegliandosi. Vide il bel volto di Marcus sbatterle in faccia un ampio e divertito sorriso.
"Era ora... Sogni ad occhi aperti?" domandò curioso. Rin sospirò mentre un'ondata di calore le arrivò al viso e si sparse su tutto il corpo. Non avrebbe mai avuto il coraggio di confessare ad anima viva ciò a cui stava pensando.
"Oh, scusami Marcus... Mi sono distratta un momento" disse posandosi una mano sulla testa, imbarazzata. Marcus la guardò con l'aria di chi la sapeva lunga ma non aggiunse altro.
"Beh Rin, a breve potrai continuare con i tuoi sogni perché ti lascerò sola nella stanza per fare la risonanza. Volevo solo chiederti, soffri di claustrofobia?" domandò riappropriandosi del suo tono professionale. Rin dissentì.
"Non credo, non so... Quando mi era stata fatta, da bambina, hanno dovuto sedarmi" confesso, una punta di dolore nella voce. Marcus la guardò comprensivo.
"Allora, nel caso non ti trovassi a tuo agio c'è un microfono all'interno della macchina con cui possiamo comunicare, se ti rendessi conto di avere paura. Ora stenditi pure e rimani ferma. Chiudi gli occhi e rilassati" le disse con il suo timbro gentile e l'aiutò a distendersi sul lettino. Rin annuì e chiuse gli occhi. Appena lo fece nuove immagini di lei e Sesshomaru in qualsiasi situazione possibile si affollarono nella sua mente. Sapeva che era lì da Marcus per occuparsi di una faccenda importante della sua vita ma non riusciva a smettere di pensare a Sesshomaru in quei giorni. Era da quella sconvolgente serata a casa di Sesshomaru, dove aveva ricevuto il più bel bacio della sua vita, che non si vedevano. Le aveva fatto sapere con un sms a dir poco dattilografico giorno e ora in cui sarebbe andato a prenderla per la loro uscita. Il loro primo appuntamento, non le sembrava vero. Moriva dalla voglia di raccontare ai suoi amici cosa le era successo ma anche loro avevano avuto difficoltà ad incontrarsi in quei giorni. Shippo e Shiori, separatamente, erano andati in vacanza con i genitori e Yumi era andata a trovare una sua nonna che non stava molto bene ad Osaka e sarebbe tornata quel giorno. Certo avrebbe potuto chiamarli, ma era una cosa troppo bella, troppo importante e di cui avevano parlato talmente tanto in tutti quegli anni che non voleva sprecarla con una telefonata. Un'altra parte di sé, invece, aveva il terrore di essersi immaginata tutto. Era tanto felice da credere di poter scoppiare da un momento all'altro ma allo stesso tempo aveva il terrore che quel sogno che aveva tanto agoniato potesse frantumarsi tra le sue dita. Sesshomaru non era una persona facile, e se si fosse pentito della sua scelta? Se avesse fatto qualcosa che l'avesse ferita? Aveva capito che ricambiava il suo sentimento ma non era esattamente la persona più abituata ad esternare ciò che provava. Aveva fiducia in lui, in loro... Il fatto era che lo aveva desiderato talmente tanto che se qualcosa fosse andato storto si sarebbe sentita praticamente in ginocchio. Aveva temporeggiato a dire ciò che era successo a chicchessia perché aspettava di vedere come sarebbe andata quell'uscita. Temeva però che se Yumi fosse andata a trovarla in quei giorni avrebbe trovato difficile tenerglielo nascosto. Anche perché era probabile che l'amica, per quanto la conosceva bene, le avrebbe letto la verità negli occhi. Concentrata in quei pensieri la risonanza magnetica era già stata fatta ancor prima che se ne accorgesse. Sentì dal microfono la voce gentile di Marcus che le diceva di alzarsi e di andare tranquillamente a rivestirsi. Eseguì, e in quel momento si rese veramente conto di ciò che stava accadendo ed ogni pensiero passò improvvisamente in secondo piano, per la curiosità e ansia che le parole di Marcus le avrebbero portato.
Uscita dallo stanzino Marcus la guidò al suo ufficio. Tutto era accaduto nel sotterraneo della casa, dove aveva avuto sede il primo incontro dei suoi amici con quello che, seppur  più grande di lei, stava diventando altrettanto un grande e buon amico. Dato che ormai la clinica non aveva più motivo di esistere nella sua casa tutto era spoglio e solo poche stanze erano rimaste con dei macchinari ed era rimasta fedelmente, per assisterlo in quel controllo, Izumi, la madre di Kanna. Era la fidata segretaria di Marcus, che conosceva ogni suo segreto e che l'aveva accompagnato a tal punto in quegli anni che Marcus era riuscito a farle avere un posto come sua assistente alla National Clinic. Portò i risultati a Marcus che li mise sulla lavagnetta rifrangente per farli vedere a Rin.
"Vieni Rin, ti faccio vedere, così inizi già a prendere confidenza con la lettura di queste lastre... Questa è la mappatura del tuo cervello, vedi questo minuscolo puntino nero? Come vedi la risonanza, come la Tac, fa come tante foto a sezioni del cervello in modo tale da poterne vedere ogni angolazione. Il tuo puntino è nell'emisfero sinistro, nella parte profonda del cervello dove sta la memoria a lungo termine. Ho un sospetto di come tuo padre abbia potuto inserire il cip senza forti traumi, era anche un ottimo chirurgo. Soprattutto per il fatto che, calcolando, questa operazione ti è stata fatta verso l'anno e mezzo e sicuramente ti è stata fatta senza provocarti il minimo dolore. Altra cosa interessante è la posizione... Mi segui, Rin?" domandò d'un tratto quando, troppo concentrato, per un attimo non aveva preso in considerazione la reazione di Rin alle sue parole. E Rin era assorta. Un po' perplessa, un po' incuriosita e affascinata. Sapeva perfettamente che quello era il suo cervello, era la sua vita e la sua storia... Ma per un momento era rimasta incantata dalle parole professionali di Marcus, curiosa di poter leggere anche lei un referto con tale capacità. Era come risolvere un intricato indovinello e l'idea che un giorno lei avrebbe potuto fare la stessa cosa l'intrigava moltissimo. Senza saperlo, per un momento arrossì e guardò Marcus.
"Mi credi che per un attimo non ho pensato alle cose che mi riguardavano... Ma a quanto mi sarebbe piaciuto essere in grado di leggere il referto il tuo posto?" domandò, un po' sbigottita e imbarazzata. Marcus rimase fermo per un attimo e poi fece una lieve risata.
"Oh Rin... Sei proprio una Shinkon nell'anima e nella mente! Tuo padre era uguale... Era totalmente affascinato e assorto in questo lavoro. Essendo più un clinico che un chirugo, seppur eccelso in entrambi i campi, diceva sempre che questo nostro lavoro era un po' come giocare a fare il detective e che lo scervellarsi per trovare una diagnosi equivaleva al raccogliere gli indizi... Ed era così assorto, così assorbito in questa professione che ha trasmesso questa passione a me che già ce l'avevo quando ho iniziato... E l'ha passata a te. Sono certo, che il merito non sia tutto nel cip" disse con dolcezza. Rin sorrise. Le piaceva tanto sentire parlare di suo padre dall'unica persona ancora in vita che l'aveva conosciuto.
"Lo penso anche io... Allora, tornando a noi... Cosa devo fare?" domandò. Marcus scrollò le spalle.
"Niente, Rin... Credo che tuo padre con questo lascito ti abbia solo lasciato una guida, un piccolo superpotere per facilitarti. Non devi fare niente. L'unica cosa che credo volesse tuo padre è che vivessi. Vivi, Rin, studia, ama... Segui il percorso che i geni e il tuo intelletto ti permettono di amare questa professione e quando sarà il momento, quando sarai pronta, avvierai la tua ricerca per continuare il lavoro di tuo padre. Solo tu capirai come e quando, prima di quel momento continua a vivere come hai sempre vissuto. Nessuno ti chiede nulla di più, ne sono certo" le rispose con un sorriso fiducioso al quale rispose. Era convinta che Marcus avesse ragione ed ora, più consapevole, era pronta davvero ad iniziare quel percorso che un po' le era stato predestinato e che in altra parte stava imparando, e avrebbe imparato, a percorrere da sola.
"Ti ringrazio molto, Marcus. Dico davvero!" esclamò riconoscente. Marcus fece un gesto leggero, come a voler interrompere quei ringraziamenti.
"Figurati! E' un piacere per me aiutarti... Vedo così tanto di tuo padre in te, che mi sembra di essere tornato indietro negli anni!A proposito!" esordì dopo un attimo, illuminandosi. Rin fu curiosa quando lo vide cercare in un cassetto, le fece cenno di tornare a sedersi e le porse un cd. Rin lo prese tra le mani, confusa.
"L'ho trovato durante lo sgombro della clinica, è da quando ti ho ritrovata che ho cercato come un matto questa cosa... E' un filmino, Rin. Un filmino di quando eri piccola. Ai tempi ero anche appassionato di foto e video. Così avevo comprato una videocamera, per gioco. Una sera andai a casa dei tuoi per una cena mi misi a filmare. Akira, ora ne capisco il motivo, mi chiese più volte quando passavo da lui per una visita di piacere e non di lavoro, di fare qualche ripresa tua e di voi insieme... Immagino sentisse cosa sarebbe accaduto e ha voluto che tu avessi un ricordo. Non poteva avere idea che il destino ci avrebbe diviso per così lungo tempo, però ora sono tutti tuoi. Li ho già convertiti dalla cassetta al Dvd, così che tu possa guardarli con calma, ogni volta che vorrai. Sei contenta?" domandò con delicatezza, dato che da che aveva iniziato a parlare Rin fissava quel dischetto ammutolita. Alzò lo sguardo e Marcus si rese conto in quel momento delle lacrime che solcavano il volto della giovane. Anch'egli commosso, le fece un lieve sorriso e non disse altro. Rin trovò la forza di parlare.
"Qui... Ci sono i miei genitori? In questo cd posso vedere i loro volti?S-sentire la loro voce?" domandò con la voce rotta dal pianto. Marcus annuì semplicemente. Rin, senza riuscire a trattenersi scoppiò in un pianto di gioia. Un po' impacciato, Marcus le passò un pacco di fazzoletti, e le posò a piccole pacche una mano sulla spalla. A quel gesto al contempo tanto tenero e tanto goffo a Rin venne da ridere tra le lacrime. Pian, piano queste fluirono e, asciugate, lasciarono posto solo ad una grande gioia e commozione.
"Oh, Marcus, non sai che regalo mi hai fatto! Non hai idea di quanto desiderassi una cosa del genere, non mi è rimasta neanche una loro foto! Li ho solo sognati tante volte... Oh, quante cose mi stanno accadendo in questi giorni!" si lasciò sfuggire dalla foga. Marcus decise di metterla sul ridere per sdrammatizzare.
"Eh lo sapevo io, che qualcosa era cambiato nella vita della piccola Rin! C'entra forse un bel demone da lunghi capelli argentei e occhi color ambra?" domandò lasciandosi sfuggire un sorriso complice e sorinione. A Rin scappò una piccola risata allegra, mentre arrossiva.
"Forse..." pigolò con un sorriso. Marcus si unì a quella risata e alzò le mani.
"Lungi da me sapere i dettagli! Non mi sento a mio agio nei panni dell'amica del cuore, ma sono tanto felice per te!" esclamò con sincerità e posì una mano lunga sulla testa di Rin, come se fosse stata una bambina. Rin lo guardò riconoscente e sempre stupita di quel suo gentile gioire per le sue gioie.
"Ora bisogna andare, avevo detto che avrei tardato in clinica, ma ora è meglio che vada... Tu Rin hai bisogno di un passaggio?" domandò cortese. Rin dissentì.
"No, sono arrivata in macchina... Yumi mi ha spiegato la strada, non voleva assolutamente che usassi la metropolitana!" aggiunse poi, confusa. A Marcus, ricordandosi quel loro primo incontro, scappò una breve risata.
"Sì, immagino. E' stata saggia" rispose. A Rin parve lui si ricordasse una cosa, tutta sua, e fu contenta che, seppur senza tenerezza, lui avesse un ricordo che lo legasse a Yumi. Anche solo un piccolo aneddoto divertente. A pensarci in quel momento ebbe gran mancanza della sua amica, dei suoi amici, e decise di adare a trovare Yumi una volta tornata a casa.
"Marcus, scusa... Già che sei qui, ti dispiace firmarmi alcune carte? E qui c'è la posta..." disse Izumi porgendogli i fogli su una scrivania. Marcus annuì tirando fuori una penna dalla giacca. Izumi guardò Rin e le posò una mano sul viso.
"Rin, cara... Come stai?" domandò con aria materna. Nelle volte che si erano incontrati con Kanna e Naoko aveva avuto la possibilità di conoscere quella donna, che a lei pareva tanto bella nonostante fosse sicuramente prossima alla sessantina, ed anche molto dolce. Sembrava impossibile che una donna così avesse potuto crescere una creatura tanto algida quanto era Kanna.
"Tutto bene, Izumi... Una breve visita di straforo sorpassando le file dell'ospedale" inventò sul momento Rin. Vide Marcus sorridere sulle carte a quell'improvvisa invenzione. Izumi scoppiò a ridere.
"E hai fatto bene! Ormai sfruttiamo tutti Marcus per queste cose, altrimenti a che cosa servirebbe avere un medico in famiglia?" scherzò Izumi.
"Ben felice di sapere quanto sono sfruttato" borbottò Marcus tra una firma e l'altra. Una volta finito diede un'occhiata veloce alla posta e si fermò quando si trovò tra le mani una busta diversa dalle altre, quadrata e dal color avorio. La prese in mano e guardò accigliato Izumi.
"No" disse soltanto, secco. Rin guardò confusa da Marcus a Izumi che sbuffò.
"Non è colpa mia se è il terzo invito che ti è arrivato! Potresti andare a quel maledetto ballo di gala e toglierti il dente!" rispose convinta. Rin era sempre più confusa.
"Ballo di gala?" domandò e cercò di bloccare il più possibile la risata che stava per prorompere dalla sua gola. Izumi annuì.
"Un ballo di beneficenza indotto dall'ordine dei medici per la ricerca. Ora che tutti sanno che Marcus Conrad è vivo, e non morto, tutti se lo stanno filando per inserirlo in qualche nuovo lavoro di ricerca" spiegò, con un tono talmente orgoglioso che sembrava che il bell'invito fosse arrivato a lei. Rin sorrise entusiasta.
"Ma è una bellissima cosa!" esclamò congratulandosi. Marcus non pareva della stessa idea, e guardò Izumi infastidito.
"No, che non lo è... Non cerco più la gloria, mi basta fare quel che faccio" rispose Marcus, fu una delle rare volte che Rin lo vide rabbuiato. Izumi parve non avere la stessa sensibilità. Sbuffò ancora.
"Oh Marcus, che t'importa! E' anche un modo per vedere un po' di gente, non ti sei stufato di vivere solo in queste quattro mura per questi anni? Non importa se si richiede di essere accompagnati, non avrai certo difficoltà a trovare una donna disposta a venire con te!" proruppe d'un tratto Izumi. Marcus l'incenerì con lo sguardo, e Rin potè notare un rossore che dal collo di Marcus si era dilatato fino alle gote. Il grande Marcus Conrad era arrossito.
"Non è il caso di parlare di queste cose davanti a Rin, anzi, è meglio non parlarne proprio! Ci vediamo domani Izumi. Vieni Rin" rispose serio Marcus facendo un cenno a Rin di uscire. Furono accompagnati per un pezzo dai borbottii di Izumi. Rin non riuscì a trattenere una risata. Marcus le scoccò uno sguardo esasperato.
"Oh, no, ti prego Rin! Non ti ci mettere anche tu!" implorò e quella voce cristallina, in quella preghiera, era parsa ancora più giovane del solito. Rin ridacchiò.
"Non sentirti in imbarazzo con me, Marcus! Con gli amici che mi ritrovo ho assistito a scene peggiori!" cercò di consolarlo. Marcus alzò una mano sul suo capo, in un gesto imbarazzato. Rin si fece più seria e, seppur consapevole della difficoltà, provò a sondare il terreno.
"E' per i medici boriosi o per l'accompagnamento che sei così restio? Perché sono d'accordo anch'io che in fatto di chiedere ad una donna di uscire non avresti problemi!" esclamò in uno slancio di confidenza che si arrischiò a commettere per il bene di una giovane amica di sua conoscenza. Marcus parve preso in contropiede da quell'apertura quasi sfacciata. Di nuovo un lieve rossore tinse le sue sottili gote. Guardò altrove e poi si fece più serio, la guardò. A Rin parve volesse parlare da pari a pari. Da adulti.
"Ricordi quella volta che mi avevi chiesto se avevo amato? Non intendo approfondire sull'argomento. Ma sappi che io non ho più intenzione di mettermi in una situazione del genere... Ho deciso di rimanere solo. Chiedere ad una donna anche solo di accompagnarmi innescherebbe un meccanismo di aspettative e desideri che io non mi sento più di sostenere... Ci siamo capiti?" chiese con voce ferma, tanto ferma che Rin immaginò che mai più si sarebbe tornati sull'argomento. Il cuore le si contrasse all'idea dell'amica. Cosa stava succedendo? Ora che il suo sogno d'amore prendeva forma avrebbe dovuto vedere quello della sua più cara amica infrangersi, per l'ennesima volta. Sperò che quel sentimento che era nato in Yumi non fosse forte come sembrava. Sospirò.
"Ricevuto... Scusami, Marcus, non volevo essere inopportuna... Posso chiederti un'ultima cosa?" esordì. Marcus la guardò diffidente ma annuì per farla continuare.
"Ma a te un pochino, non per la gloria, ma per amore della ricerca... Ti piacerebbe avere a quel galà qualche proposta di lavoro interessante?" domandò. Marcus ci pensò su, fece un lungo sospiro.
"Non mi dispiacerebbe, no..." confessò.
"Allora mi sembra sciocco rinunciare solo per non dare un patimento a qualche donzella, no?" domandò. A Marcus scappò una risata. Erano arrivati davanti alle loro macchine.
"Sei un po' troppo giovane per metterti a fare la saggia" ironizzò con un sorriso. Rin fece spallucce.
"Io sono nata saggia! A parte gli scherzi, ti consiglio di pensarci ancora un po' su, alla peggio potrai andare da solo... Non ti pare?" continuò Rin che parve non voler arrendersi sull'argomento. Marcus la guardò e fece un nuovo sospiro.
"Ostinata... Altra caratteristica degli Shinkon! Ti ringrazio per la chiacchierata, Rin. A presto" disse stringendole la mano e Rin annuì.
"A presto, Marcus" rispose ed entrò in macchina. Posò il cd sul sedile al suo fianco e lo guardò. Non vedeva l'ora di vederlo, allo stesso tempo non vedeva l'ora di poter andare a trovare Yumi a quell'ora sicuramente già di ritorno a casa. Decise di unire l'utile al dilettevole e si avviò dall'amica che sapeva, in camera tra le tante cose, aveva un bellissimo ampio schermo... Utilissimo per visionare al meglio dolci e passati ricordi.
Quando passò davanti alla casa dell'amica fu felice di trovare la macchina dei genitori parcheggiata sul vialetto. Mise il dvd in borsa e scese dall'auto. Non aveva neanche avvisato, voleva fare all'amica una sorpresa. Suonò al campanello dei Caprice e aprì la madre di Yumi. Fece un grande sorriso quando la vide.
"Rin, cara, ci hai fatto un'improvvisata?" domandò la donna abbracciandola. Si sentì una voce dal piano di sopra.
"Ho sentito dire Rin?" domandò Yumi da cima alle scale, poi vide l'amica e le corse incontro stritolandola in un abbraccio al quale Rin rispose entusiasta.
"Oh, Rin-Rin che bello vederti!" esclamò la ragazza.
"Anche per me, Yumi!" rispose Rin.
"Vieni su, chiacchieriamo un po'" disse prendendola per mano e guidandola nella sua stanza. Yumi aveva la tipica stanza da letterata, ben due pareti erano coperte da due librerie stracolme di libri, a fianco di una di queste stava un divanetto. Una scrivania con un portatile e un grosso schermo con dvd posati sopra. Un letto morbido con le sponde in arzigogolato ferro battuto. Anche quella stanza richiamava alle sue origini non nipponiche. Le due, come erano solite fare quando lei o anche Shiori venivano a farle visita, si sedettero sul divanetto.
"Allora, come sta tua nonna?" domandò Rin.
"Oh, bene! Grazie per averlo chiesto... E' sempre arzilla, nonostante gli acciacchi. Non perde di smalto" rispose Yumi con leggerezza e poi la scrutò. Gli occhi di Rin erano stracolmi, quasi lucidi. Un lieve rossore le era parso non aver lasciato le guance dell'amica da che era arrivata. Yumi spalancò la bocca.
"Che è successo?" esordì con tanta voga che Rin sobbalzò sul posto. Divenne paonazza.
"Che cosa? Che... Nulla!" rispose scioccamente nonostante fosse andata lì per condividere con l'amica le ultime, sconvolgenti notizie delle ultime ore.
"Ma smettila! Sei... Raggiante! E saresti una gran vigliaccona se non mi dicessi il motivo!" esclamò Yumi, fingendosi offesa. E Rin aprì la bocca per parlare e poi la richiuse. L'aprì di nuovo e nuovamente la chiuse. Yumi la guardò accigliata.
"Cos'è vuoi metterti a giocare ai mimi ora? Vuoi fare il pesce rosso?" domandò smorzando il silenzio. Rin la guardò male e provò nuovamente a parlare ma le parole non riuscivano ad uscire. Era la gioia. Una gioia strabordante, così grande da toglierle il respiro, da farle mancare la parola. Quante volte ne avevano parlato, ancora da ragazzine, sedute con anche Shiori su quel logoro e accogliente divano. A volte anche Shippo era con loro, ma stranamente le conversazioni da piccole donne sognanti avvenivano spesso a casa di Yumi, proprio in quella stanza, su quel divano. Per un momento a Rin parve impossibile poter dire ciò che stava per dire. Si ricordò della prima volta a cui aveva parlato a Yumi di Sesshomaru. Avevano quattordici anni e da tempo ormai era nata la loro amicizia, all'inizio solo come compagne di banco. All'epoca Yumi aveva i capelli corti, in un bel caschetto sparato da punk-rocker, sembrava tanto diversa dalla Yumi che si trovava davanti in quel momento: dai lunghi capelli castani raccolti in una morbida treccia e con i primi tentativi di un abbigliamento un po' più raffinato sotto i consigli di Shiori. Allora le aveva parlato del suo grande amore e Yumi, inguaribile romantica e appassionata di storie, era rimasta folgorata dall'amore dell'amica. Aveva sempre parteggiato per quel sentimento che all'epoca sembrava tanto assurdo, quasi scocco... Eppure per Rin tanto reale. Sempre aveva avuto fiducia sul fatto che un giorno sarebbe tornato, anche quando dopo anni Rin aveva perso le speranze. Yumi, invece, era stata sempre fiduciosa tanto che le ripeteva sempre che avrebbe voluto essere la prima ad essere chiamata se fosse tornato, e così era stato quando effettivamente Sesshomaru era tornato dopo anni. Per Rin quel momento era una gioia così incontenibile. Poter condividere con la sua più cara amica sognatrice quel sogno che lasciava i primi abbozzi di una realtà, con tutto questo le erano mancate le parole. E le parole che avrebbe voluto dire, che nei pensieri si erano accomulate sempre di più come un groppo sulla sua gola, sgorgarono all'improvviso.
"HobaciatoSesshomaru!" proruppe tutto d'un fiato. Yumi fece un'espressione gioiosa che poi morì.
"Ma è fant... Che?" disse infatti confusa. Era sicura che quello che Rin avesse da dire fosse una cosa bella, ma per quanto si fosse sforzata non era riuscita ad afferrare tutta la frase. Le era parso però di avere sentito il nome di Sesshomaru, ma non ne fu sicura.
"Che hai detto?" ripetè appunto. A Rin scappò una risata nervosa, poi prese un sospiro. Prese le mani dell'amica e la guardò negli occhi.
"Ho baciato... Ho baciato Sesshomaru" finalmente disse, nonostante la voce le tremasse per quella felicità quasi insostenibile. Guardò fisso l'amica che le restituiva lo sguardo perso. La bocca era mollamente lasciata mezza spalancata.
"Yumi... Mi hai sentita?" cercò di riscuoterla Rin. Yumi sbattè più volte le palpebre e poi scoppiò in un urlo felice che per un momento perforò i timpani della povera Rin. Si sentì abbracciata e avvolta da quella stretta di condivisa gioia. Di profonda partecipazione di una felicità che avrebbe dovuto sentire solo lei ma che la commosse nel riuscire ad averla trasmessa all'amica.
"Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!" esclamò in continuazione Yumi stritolando l'amica di abbracci. A Rin scappò da ridere.
"Oddio, l'ultima volta sei stata un po' pessimista" disse quasi per scherzo ma Yumi si allontanò da lei con un'espressione tra il serio e il dispiaciuto.
"Quello non c'entra... Sai bene quanto ho sempre creduto nella vostra storia! Mi è sempre sembrata una storia così bella, così importante! Una di quelle che vale la pena scrivere sui libri" - disse indicando i volumi alle loro spalle- "Era la piccola speranza che un amore del genere potesse esistere! Però sai, la realtà, lo strano carattere di Sesshomaru... Mi ha fatto temere per te, per il tuo dolore... E nessuna bella storia inventata sarebbe valsa il dolore reale della mia migliore amica. Ti voglio bene, Rin, e ho detto allora quelle parole solo per proteggerti... Ma in cuor mio sapevo, oh sapevo, che da qualche parte nel ghiacciato cuore di Sesshomaru c'era un piccolo focolaio fatto solo per Rin" disse Yumi. Fu la volta di Rin di rimanere ammutolita, per poi fare un piccolo strillo agguantando l'amica.
"Oh Yumi, che cara che sei! Che tenera!" esclamò stritolando a sua volta l'amica. Yumi ridacchiò.
"Lo so, sono un'inguaribile romantica!" disse, e Rin annuì.
"Lo sei davvero!" convenne. Quando si staccarono Yumi fece all'amica un sorrisetto malizioso.
"E ora raccontami i dettagli!" esclamò punzecchiandola con le dita sui fianchi per farle il solletico. Nuovamente Rin avvampò e poi finalmente si lasciò andare con Yumi alle confidenze, consapevole che solo con lei poteva parlare di certe cose. Invece Shiori si sarebbe imbarazzata ancora più di lei e Shippo l'avrebbe presa in giro a vita affibiandole nomi come 'vecchia marpiona' o cose del genere. Yumi, invece, aveva quella punta di pudore e al contempo di sana malizia per poter sostenere con lei quel discorso. Di certo con Kagome mai avrebbe potuto parlarne altrettanto. Così le raccontò tutto. Di quando dopo la loro uscita le era venuta la malsana, ma a posteriori geniale, idea di andarlo a trovare a casa. Di ciò che si erano confessati, di lui che infiammandole le vene per tutto il corpo le aveva quasi urlato 'Ti voglio' . Dei due baci, che non avevano avuto il tempo di essere altrattanto audiaci per colpa della chiamata di Inuyasha, ma che nonostante questo erano stati perfetti. Le racconto tutto e Yumi la guardava con occhi sognanti, partecipe della sua felicità... Felice all'inverosimile come solo un'amica vera poteva essere, senza lasciare nemmeno un momento lo spazio ad un'ipotetica invidia per ciò che lei invece aveva sempre cercato ma mai avuto. Una gioia pura e dolce di cui Rin le fu profondamente grata.
"Sono così felice per te, Rin, così felice!" disse col cuore Yumi. Rin annuì e le strinse la mano.
"Lo so, e ti ringrazio" rispose con dolcezza. Yumi si fece curiosa.
"Ed ora? Quando vi vedete? Oddio un appuntamento!" strillò tutta eccitata. Rin scoppiò a ridere per la sua euforia.
"Questo sabato sera che viene" rispose e un'ondata di calore, che ormai era diventato abituale, la invase tutta al solo pensiero.
"Che bello!Ti dobbiamo agghindare per le feste! Per come eri conciata quando ti è venuto a prendere fuori casa è già tanto che non sia scappato a gambe levate!" scherzò Yumi. Rin non riuscì neanche a fingersi offesa per quanto era d'accordo con lei.
"In effetti! Beh è una fortuna che mi abbia preso comunque, no?" domandò momentaneamente insicura. Yumi scoppiò a ridere.
"E' un'ineguagliabile conferma d'amore!" la rassicurò con un sorriso. Anche a Rin venne da ridere, senza un motivo specifico, solo ubriaca di felicità.
"Dovrò chiedere aiuto a Shiori per trucco, parrucco e annessi e connessi" disse Rin. Yumi annuì partecipe.
"C'è sempre bisogno di Shiori per questo genere di cose... E' un oracolo!" convenne Yumi.
Rin si prese un momento di pausa e poi scoccò un'occhiata alla sua borsa.
"Sono andata da Marcus oggi pomeriggio... Avevo bisogno di un consiglio su alcuni libri di testo" esordì Rin, inventando la prima scusa che le venne in mente. Notò quanto gli occhi dell'amica si fossero illuminati solo al suono di quel nome.
"Sul serio?" domandò Yumi giusto per dire qualcosa. Rin annuì.
"Yumi... Hai voglia di condividere con me quella che sarà una delle più grandi emozioni della mia vita?" domandò Rin. Yumi spalancò gli occhi, confusa da quella domanda, ma nonostante questo fece un cenno di assenso.
"Se mi ritieni degna di condividere con te questa cosa, sai bene che mai mi tirerei indietro" rispose cautamente Yumi. Rin sorrise e frugò nella borsa per poi tirare fuori un cd. A quella vista Yumi si accigliò ancora più perplessa ma non fece domande.
"Questo è un mio filmino di quando ero piccola... Me l'ha dato Marcus. Ha detto che ai tempi gli piaceva filmare e che mio padre gli aveva chiesto di conservare per lui qualche ricordo... Doveva averlo fatto per me, forse sapeva che non avrebbe potuto vedermi crescere" spiegò Rin, la voce che si incrinava. Anche a Yumi vennero gli occhi lucidi e senza dire una parola le porse solo la mano per prendere il dvd. Rin alzò lo sguardo verso di lei e le lasciò il cd in modo tale che potesse accendere il televisore e inserirlo. Quando mise tutto a posto, Yumi tornò a sedersi al fianco dell'amica e le cinse le spalle.
"Ti ringrazio... E' un ricordo talmente importante che sono profondamente onorata che tra tutti, tu voglia condividerlo con me" disse Yumi piano. Rin la guardò e sorrise. Sedute su quel divanetto che era stato partecipe di tutte le loro chiacchiere da ragazzine alle adulte che stavano diventando, in silenzio e attesa, aspettarono che il video si avviasse per mostrare il suo contenuto.
"Rin guarda in camera... Ehy, piccolina" sentirono la voce più limpida ma ben riconoscibile di Marcus da dietro la telecamera. Una bambina già oltre l'anno, piena di capelli castani dritti e sparati guardava dritto in camera, grandi occhi color nocciola da piccola cerbiatta bucavano lo schermo. La bocca minuta a forma di cuore sorrideva, mostrando due piccoli dentini bianchi.
"Oh Rin... Eri una meraviglia!" si lasciò scappare Yumi, già commossa. A Rin scappò una breve risata, senza riuscire a staccare gli occhi dallo schermo. Quella era lei, ad un anno di vita. Lei da bambina. Non aveva la più pallida idea di come era quando era nata, le sue foto più vecchie equivalevano a quelle sue e di Shippo in orfanotrofio a sei anni. Quella era lei. Era incredibile. Il cuore le saltò un battito quando la camera si alzò per mostrare il volto della persona che la teneva in braccio.
"Minako dai, fammi un sorriso!" sentirono nuovamente la voce di Marcus. Una donna dal viso sottile e folti capelli ondulati quasi ricci abbassò lo sguardo imbarazzata con un sorriso timido. Aveva degli occhiali spessi, che celavano una bellezza che era evidente nell'incarnato porcellana e la bocca piena e rosea, anch'essa a forma di cuore come quella della bambina. Era l'unica cosa che Rin sembrava aver strappato alla madre, per il resto non si assomigliavano molto. Anche il colore degli occhi della donna erano del tipico nero giapponese. Senza saperlo a quella vista entrambe le ragazze furono curiose di vedere il padre di Rin, per riuscire a scorgere altre somiglianze.
"Dai Minako, non essere timida!" sentirono una voce calda fuori campo. Videro due braccia prendere Rin e prontamente la camera ne seguì i movimenti. Rin era in braccio ad un uomo che sembrava essere piuttosto alto e indubbiamente molto bello. I capelli erano neri e vaporosi, sembravano morbidissimi, come si evinceva dal divertimento della piccola Rin nel toccarli e arricciarli sulle sue dita. Un enorme sorriso solcava il piccolo viso della bambina e altrettanto pieno d'amore era lo sguardo dell'uomo rivolto alla figlia. Eccoli gli occhi di Rin, solo ovviamente di taglio più maschile. Ma erano grandi, come i suoi, color nocciola, come i suoi... Dolcissimi,come i suoi. Anche il viso sottile, dai lineamenti delicati, gioviali erano perfettamente riconducibili a Rin. Una lacrima solcò il viso della ragazza, mentre il cuore pareva scoppiarle. Quelli erano i suoi genitori. Minako e Akira Shinkon. I suoi veri genitori, il sangue del suo sangue. Quante volte li aveva sognati? Quante volte se li era immaginati? E non erano neanche lontanamente paragonabili a quelli dei suoi sogni, erano molto di più. Erano lei. Era così bello vedersi appartenere a qualcuno. Riconoscere il suo timbro di voce leggero e fanciullesco in quello della madre, ma il piglio spigliato e deciso nel tono del padre. Tutto ciò che era lei. Il fisico sottile ma non privo di curve nel corpo elegantemente vestito della madre. La risata cristallina simile a tanti campanelli del padre, seppur più tonante e forte. Altre lacrime sgorgarono, le se asciugò in fretta per non appannare la visuale, non voleva perdersi un minuto. Yumi la sbirciava senza dire parola, altrettanto commossa anche se non poteva neanche lontanamente immaginare il turbinio di emozioni che sicuramente stava provando l'amica. Rin aveva vissuto gran parte della sua infanzia in un orfanotrofio. Persa, abbandonata, inconsapevole del vero motivo per cui si trovava in quel luogo. Costretta ad agoniare una famiglia che per anni non si era rivelata quella giusta. Come unico amico un buffo demone volpe che condivideva con lei la stessa pena. Quante volte Rin poteva aver desiderato conoscere, anche solo attraverso lo sbiadito filtro di un video, i suoi genitori. E conoscerli così non sminuiva di certo l'amore per i genitori che l'avevano cresciuta, Kagome e Inuyasha, che l'avevano salvata da un destino orribile, che la conoscevano come nessun altro, che erano la sua famiglia. Yumi, però, immaginò che il fatto di vedere i suoi veri genitori, la donna che l'aveva portata in grembo per nove mesi, le sue origini... Fosse un'emozione talmente grande da non poter essere compresa da nessun altro. Rimase così in silenzio, lasciando godere a Rin quel momento, che anche lei stava condividendo. Pensò che Marcus avesse fatto una cosa straordinaria lasciandole quel video.
"Akira, sei il solito egocentrico! Se la fai volare ancora più in alto rischi che ti scappi via come Peter Pan!" sentirono la gioviale voce di Marcus. Akira, infatti, aveva preso a far volare Rin dalle sue braccia. Una risata acuta si propagava per la stanza ad ogni balzo. Era la risata di una Rin bambina che non poteva avere idea di quello che sarebbe stato il suo futuro. Una Rin bambina senza pensieri, piena di gioia per il solo fatto di essere tra le braccia del padre che la trattava come se fosse una preziosa bambola. Sicure e forti erano le mani che la facevano volare, avvolgenti i suoi abbracci ogni volta che la posava a terra per poi ricominciare, incitato dai versi della bambina che non aveva nessuna intenzione di mettere fine a quel gioco.
"Quei due... Chissà chi è il più bimbo?" domandò Minako verso la telecamera, in primo piano. Nonostante la battuta scherzosa, da dietro le lenti, si poteva intravedere la beatitudine dell'immagine che le si poneva davanti. Le due persone che amava di più al mondo giocavano felici. Così da vicino, poterono vedere quel sorriso tenero smorzarsi, come se all'improvviso fosse giunto alla mente della donna un pensiero peregrino e poco piacevole. Abbassò lo sguardo. Rin lo notò ed ebbe una stretta al cuore. Sì, i suoi genitori sapevano del rischio che stavano correndo. Per un attimo una domanda funesta l'attraversò.
Era evidente l'unione di quella piccola famiglia, dell'amore infinito che li legava. Perché i suoi genitori avevano deciso di sacrificare  quella gioia al posto di un ambizioso progetto scientifico? Capiva l'amore per la professione, la consapevolezza di salvare delle vite... Ma alla sua vita avevano pensato? Suo padre l'aveva sottoposta ad un intervento a neanche due anni di vita solo per trasmetterle il suo sapere... Davvero la sua scoperta era così grande da mettere a repentaglio la sua vita e quella della moglie? Poteva essere così certo che lei, Rin, sarebbe stata salvata anch'essa dalla morte? E se così fosse stato, valeva la pena rinunciare ad una figlia tanto amata, correre il rischio di farle passare una vita di stenti e di dolore per essere orfana? Valeva la pena tutto questo? Per un attimo fu egoista e tutta la gioia che aveva provato alla vista di quell'amorevole quadretto si smorzò. Perché non erano rimasti con lei? Perché non avevano rinunciato pur di poter continuare a vivere e veder crescere la loro figlia?
"Non portare loro rancore, Rin... Godi di questi pezzi di ricordi e non porti troppe domande" esordì Yumi strappandola dai suoi pensieri. Rin si girò verso di lei, sconvolta dal fatto di come l'amica fosse riuscita a leggerle dentro. Yumi fece un debole sorriso.
"Io non posso sapere come ti senti, ma possi immaginarlo... Posso immaginare che tu ti senta quasi tradita, arrabbiata con loro per il fatto che non ci sono più. Io non conosco tutta la storia, e non voglio saperla, se avessi voluto dirci tutto l'avresti fatto da tempo. Quel che è certo è che i tuoi genitori sono stati uccisi e questo, da solo, spiega molte cose... Ma non essere in collera con loro perché non ci sono più e ti hanno lasciata sola. I grandi dolori portano sempre dietro un grosso sacrificio ma pensa alla tua vita ora. E' un percorso, è il destino... Uno può prendere una strada o un'altra. Il destino ha voluto che tu camminassi da sola e questo ti ha reso la persona unica e meravigliosa che sei, anche se a un carissimo prezzo, ma è così. Non odiarli per questo" disse Yumi. Il suo lato saggio a volte prendeva il sopravvento su quello ironico e irriverente. Rin la guardò: aveva ragione. Yumi, come fastidiosamente accadeva spesso, aveva ragione. Ogni cosa nella vita accadeva per un motivo e lei non poteva struggersi per qualcosa che mai più avrebbe potuto cambiare. Doveva portare avanti quel progetto che per un attimo si era ritrovata a detestare, perché mollare tutto avrebbe reso vana la morte dei suoi genitori e il loro sacrificio. Forse la loro causa era davvero tanto importante quanto i rischi che avevano corso pur di portarla avanti.
Tornarono a guardare il filmato, con lo stesso spirito curioso e intenerito di quando avevano iniziato. Rin doveva attingere da quei ricordi, goderne e gioirne ma poi andare avanti perché quello era un passato isolato. Un breve frammento della sua vita, di cui tutto ciò che era venuto dopo apparteneva a tutt'altra storia.
"Forza, cameramen, fatti un po' vedere!" esclamò d'un tratto Akira diretto verso la telecamera. Videro l'inquadratura indietreggiare.
"No, Akira, che c'entro io?" sentirono Marcus protestare indietreggiando sempre più.
"Via, via, fatti vedere, prendi in braccio la bambina!" esclamò Akira e, dopo un po' di trambusto nell'inquadratura, videro spinto Marcus. A Rin scappò da ridere alla vista di quel giovane Marcus Conrad mentre il cuore di Yumi aveva accellerato i battiti. In inquadratura stava un giovane sui trent'anni di straordinaria bellezza. Alto, sottile. Uno strepitoso viso liscio e raffinato, con folti capelli castano chiaro lunghi fin poco sotto le orecchie, dei lineamenti tanto delicati da sembrare dipinti. Due grandi occhi verdi brillante spiccavano. Sorrideva imbarazzato, la bocca morbida di un roseo scuro. Fu la volta di Rin ad osservare l'amica, che a quella vista era addirittura arrossita. Il Marcus Conrad che loro conoscevano non era troppo diverso da quel ragazzo, nonostante quell'immagine risalisse a quasi vent'anni indietro. Il Marcus che loro conoscevano aveva il viso più segnato, gli occhi verdi persi in un passato doloroso ma che nonostante questo non perdevano la loro brillantezza. Una leggera spruzzata di bianco agli angoli delle orecchie, che per il resto erano dello stesso color castano di quel filmino. Quello che conoscevano era un uomo laddove quello del filmato era ancora un ragazzo. A Rin venne una stretta al cuore nell'osservare lo sguardo estasiato dell'amica. Forse, pensò, il Marcus di quel filmino avrebbe potuto amarla. Forse anche lui allora non era stato ancora ferito da nessuno, nessuno ancora gli aveva dato modo di chiudere il suo cuore al mondo. Suo padre Akira, mentore di Marcus, non era ancora morto e si apriva per lui un'aspettativa di belle speranze. Sicuramente, dopo quel filmato, anche la vita di Marcus aveva subito un brusco cambio di rotta che l'aveva segnato per la vita. E il Marcus segnato per la vita avrebbe potuto amare la sua giovane amica? Tornandole in mente le parole che gli aveva sentito dire quel giorno, ebbe forti dubbi. E chi meglio di Rin poteva conoscere i sussulti e i dolori di un cuore che aveva tanta voglia di amare ed essere amato? Lei per prima, nonostante la grande svolta che la sua vita aveva preso dopo quel bacio mille volte sognato, si sentiva ancora impaurita e insicura sul suo futuro.
"Yumi..." chiamò l'amica che si riscosse, togliendo a malincuore lo sguardo dallo schermo.
"Sì?" chiese con voce incrinata. Rin sospirò.
"Ti piace così tanto? Marcus intendo..." domandò Rin cautamente. Yumi fece un sorriso amaro abbassando lo sguardo. Per un momento nella stanza ci fu il buio causato dalla fine di quel filmato in attesa che se ne avviasse un altro.
"Proprio tu me lo chiedi, che ami la stessa persona da quando hai dieci anni" rispose con dolcezza, senza astio nella sua voce. Rin sospirò.
"Te lo chiedo proprio per questo" rispose guardandola dritto negli occhi. Di nuovo la stanza si illuminò e fu proprio il volto di Marcus vicinissimo all'inquadratura a fare capolino sullo schermo. Erano tutti fuori all'aperto e la telecamera sembrava essere stata posta su un cavalletto. Yumi sorrise ancora guardando l'immagine di quel giovane Marcus che stava giocando con la sua amica Rin bambina, insieme al padre di lei. Un sentimento forte la scosse, la fece sentire sopraffatta.
"Rin tu mi conosci da anni... Sei stata partecipe di tutti i miei stupidi pianti nei bagni della scuola, delle mie poche, rare, esperienze a malapena riuscite... So che quest'uomo ha trent'anni più di me. So che è un uomo dove io sono solo una giovane ragazza. So che la lavagna della sua vita è ampiamente scritta laddove la mia è quasi tutta bianca. So che non lo conosco abbastanza per poterlo amare... Ma so cosa ho sentito quel giorno all'ospedale quando l'abbiamo cercato per te. So di aver sentito di dover andare in quel cimitero anche se la cosa non aveva nessun senso, e ricordo bene l'emozione e come mi sono sentita quando i miei occhi per la prima volta hanno incontrato i suoi. Come se ogni pezzo della mia anima si fosse messo a posto. Mi sono sentita colma, completa. Una sensazione così si prova poche volte nella vita, se non mai per alcuni. Io amo quest'uomo come mai credevo di poter amare una persona. E vorrei conoscerlo, sapere ogni cosa di lui, del suo passato, della sua vita. Vorrei penetrare in ogni piega del suo essere e so che è irrazzionale, assurdo e impossibile... Ma non c'è nessun altro al mondo che possa capire come mi sento più di te" confessò Yumi. Una singola, solitaria lacrima scivolò sul suo viso. Rin la guardò. Sì, lo amava e, sì, lei poteva capire l'amore dell'amica più di chiunque altro al mondo. Si sentì come forse i suoi amici si erano sentiti nei suoi confronti ad ascoltarla nel confessare il suo impossibile amore per un demone che aveva incontrato da bambina e che per anni non aveva più visto, pur continuando ad amarlo. Forse i suoi amici a sentirla parlare così si erano sentiti partecipi ma impotenti di fronte a quel suo amore così grande e impossibile, proprio come lei si sentiva in quel momento nei confronti di Yumi. Però, pensò, dopo anni di attesa, lacrime e dolore un piccolo spiraglio di luce che sperava si sarebbe diffuso sempre di più aveva fatto capolino nella sua vita. Quello che aveva sempre desiderato dava i primi segni di qualcosa che poteva essere vissuto. Il suo sogno si stava avverando. Forse un amore così grande come quello che lei aveva sempre provato per Sesshomaru, come quello che Yumi aveva scoperto nei confronti di Marcus... Forse un amore così grande era talmente forte da poter essere vissuto. Non aveva risposte certe, però, a quella speranza. Di nuovo si sentì impotente ma provò a trovare le parole proprio come negli anni Yumi aveva fatto per lei.
"Io ti capisco pienamente, Yumi. So cosa vuol dire amare una persona ostinatamente, con forza, senza arrendersi mai anche quando ogni cosa non lascia ben sperare. Anche quando si ama una persona anche se non è fisicamente presente e non sai se tornerà mai, come è accaduto negli anni in cui Sesshomaru è tornato a Londra. Lui non c'era e non sapevo se mai sarebbe tornato e nonostante questo ho continuato ad amarlo. Anche se dopo un po' avevo perso le speranze, anche se mi ero rassegnata a costruire una futura vita con qualcuno che non avrei mai amato altrettanto. So cosa vuol dire amare tanto profondamente. Non sono brava come te a trovare le parole giuste, come hai fatto pazientemente per me in questi anni. Mi hai sempre detto di non arrendermi e io mai mi sono arresa e forse ora, forse perché con Sesshomaru non si hanno mai certezze, ora si intravede uno spiraglio... Sto imparando a conoscere Marcus e seppur sia una persona completamente diversa da Sesshomaru, condivide con lui una particolare inclinazione ad essere unico, inavvicinabile e complicato... Ma tu sei unica, bella e straordinaria e non hai nessun motivo per non lottare, provaci e vedi dove ti porterà la corrente. Io non mi sono mai arresa, nonostante abbia voluto farlo a volte, e sto raccogliendo qualche frutto... Io ti starò vicino e spero di poterti stare accanto come tu lo sei stata con me in questi anni, mi hai dato forza quando io non riuscivo più a sostenere tutto. Ti starò vicino in questo amore impossibile, ci piacciono così tanto gli amori impossibili!" concluse Rin con un sorriso al quale Yumi, dopo un momento, rispose.
"Lo so bene che è assurdo, improbabile, impossibile per una miriade di motivi... Ma io andrò dove mi porterà la corrente e so che, se mi infrangerò su qualche scoglio nel cammino tu, Shiori e quel pazzo di Shippo sarete in grado di rimettere insieme i miei pezzi e a starmi vicino" rispose fiduciosa, serena quasi. In quella pace dei sensi che si sente quando per un attimo si lascia in sospeso la mente e ci si lascia guidare solo dal cuore.
Entrambe sapevano che così facendo si rischia di farsi molto più male, ma si ha la certezza di aver davvero vissuto. Ogni minimo, singolo, palpitante, momento.






Salve, salve!
Lo so, sono mesi che non mi faccio sentire...Meglio di anni come al solito, però! ;)
Come immaginavo questo ultimo anno si sta rivelando molto impegnativo, ma dopo una buona sessione avevo su il morale per aggiornare... E' molto tempo che ho scritto questo capitolo e dopo gli ultimi eventi forse vi aspettavate un capitolo tutto Rin/Sesshomaru, ma non temete, arriverà! Questo capitolo forse potrà sembrare insignificante... Ma fidatevi non è così...

Ringrazio profondamente:

Kikyo Sama: Ciao nuova/vecchia lettrice! :) La recensione tua e di cleopatra98 mi aveva riempita di gioia quando l'ho letta... Cioè io non sono nessuno ed è buffo sapere che ci sia qualcuno che si appassiona e parla della mia storia, è molto bello, mi ricordo una cosa che facevo con una mia amica molto tempo fa... Ci eravamo messere a leggere il nuovo Harry Potter in inglese illuminate da solo una lucina di notte e dopo aver letto un capitolo ne avevamo parlato per ore... Perdona il mio attimo nostalgico, certo non mi paragono a JK Rowling, sia mai, però la vostra recensione mi aveva fatto tornare in mente quell'episodio... E' un modo maldestro per farvi capire quanto mi ha fatto piacere la vostra recensione... Passiamo ai ringraziamenti seri però! Sono molto felice che ti piaccia la mia Sesshomaru/Rin... Ho amato questi due da sempre e come ormai avrai capito mi piacciono gli amori un po' complicati! ;) Ben lieta che tu ti sia registrata per dirmi ciò che pensi, mi ha fatto molto piacere! Spero di sapere un tuo parere anche su questo capitolo!P.s. Carino l' 'infarto della gioia'!;)

Cleopatra98: Ciao anche a te nuova/vecchia seguitrice! La recensione soprascritta riguarda un po' anche te! ;)  Sono lieta che la storia ti piaccia e che ti abbia spinta ad iscriverti per darmi un tuo parere, fa sempre piacere sapere cosa pensano i lettori, nel bene e nel male, portare una storia ad un pubblico, grande o piccolo che sia, dà sempre il giusto polso per capire se si sta andando nella direzione giusta... Ad ogni modo ti ringrazio moltissimo, davvero! Spero di rivederci al prossimo capitolo per verificare dove ci porterà il dovuto cambiamento di Sesshomaru! ;)

Chiara_chan: Ciao Chiara! :) Eh si, l'abbiamo finalmente sciolto quel bel ghiacciolino... Avrai potuto appurare che gli impegni universitari mi hanno allontanata dall'aggiornare per molto tempo, ma non scompaio mai del tutto! ;) Ti ringrazio molto per seguirmi, un bacio e al prossimo cap!

Serin88: Ciao cara! Ahah Inuyasha non si smentisce mai, c'è poco da fare, non si può trattenere dal fare il guastafeste, ha il solo vantaggio che è talmente carino che gli perdoniamo tutto!;) Eh sì, ormai mi si è stampato in testa questo Sesshomaru sornione e per quanto ci provi non riesco a strapparmelo via, temo che la mia psicosi peggiorerà esponenzialmente! Vi e li ho fatti aspettare parecchio per questo sacrosanto bacio, ma alla fine è arrivato... Meglio tardi che mai!;) Un bacione, alla prossima!

Zonami 84: Ciao Zonami! Eh certo che mi sono ricordata di te, hai sempre fedelmente commentato tutte le mie storie, sono contenta per questo... Eh sì, non si può negare che spesso le cose più belle che ci capitano sono proprio quelle che non ci aspettiamo... Eh chissà se la felicità arriverà anche per gli altri, chi vivrà vedrà!;) Grazie per l'augurio universitario, comunque per risponderti frequento il Dams di Torino. Un bacio e alla prossima!

Heart: Ciao carissima! Dopo tanto tempo sono tornata, ogni tanto riemergo dall'ombra!;) Festa? Una festona bisogna fare, il ghiacciolino come in molto hanno appurato si è finalmente sciolto un po', ce ne è voluto di tempo per far muovere signorino! Sono d'accordo, sono una bellissima coppia, li amo profondamente... Magari questo capitolo non ti farà saltare come un canguro, ma spero vivamente che ti piaccia!:) un bacione, al prossimo cap!

Jennah: Ciao Jennah! Ti ringrazio molto per la tua recensione, mi ha fatto molto piacere... Sapere che ti sei ritagliata del tempo per la mia storia mi fa sentire onorata. Ti ringrazio per il tuo parere, che dire, sono sempre stata una romanticona ed è da quando sono bambina che ho un debole per gli amori impossibili, non ne posso fare a meno!;) Spero di risentirti al prossimo cap, un saluto!

Enchanted darkness: Ciao! Sono felice che la storia ti piaccia, ti ringrazio per il tuo parere! il nostro bel Sesshomaru sta finalmente dando segno di un briciolo di sentimento, era ora no?;) Eccoti il nuovo capitolo, un bel po' in ritardo ma finalmente è arrivato! Un saluto, alla prossima!

Lunedì74: Ciao! Ahah, eh sì dati i miei tempi di pubblicazione questa storia è diventata di origini mooolto antiche! ;) Ti ringrazio molto per la tua recensione, mi ha fatto molto piacere... Io invece ho un debole per le storie con un po'di differenza di età (Non si nota, eh?;)) e riuscire a farla apprezzare a qualcuno che non ama particolarmente queste circostanze, beh, non nascondo che sono contenta di averti fatto un po' cambiare idea su di loro!;) Tenere fedele Sesshomaru è sempre un'impresa, ma mettermi alla prova con un personaggio così complesso mi piace, anche se spesso mi assillano i complessi se sono all'altezza dell'impresa o meno! Ti ringrazio, sì, la Lily di sei anni fa non è la stessa di oggi ed è un sollievo sapere che il mio stile sia mutato con me... Rimpiango solo il fatto di avere molto meno tempo rispetto ad allora, tempo che confesso a volte mi ruba anche un po' di fantasia... Però sono lieta che tu abbia notato una crescita e non una regressione... Spero di risentirti al prossimo cap! Un saluto.

SheisEsha: Ciao! Oh, davvero? Ti ringrazio, quaranta capitoli tutti d'un fiato sono una bella maratona! :) Mi dispiace che in questo cap non c'è traccia del fiero demone glaciale, eccetto nelle fantasie di Rin, ma prometto che al prossimo cap mi farò perdonare! Un saluto.

Marina12: Ciao! Sono felice che la storia ti piaccia ed ecco a te un nuovo capitolo!:) Un saluto, alla prossima!

Gino94: Ciao Gino! Ahah, la tua recensione, o meglio le tue recensioni, mi hanno strappato più di un sorriso! E' anche per salvaguardare le tue ginocchia che mi sono messa ad aggiornare, spero che il risultato non deluda le tue aspettative! :) Mi fa piacere che la storia ti piaccia, anche se la mia fantasia ultimamente da sprazzi di blackout, è merito dei due straordinari personaggi della Rumiko che mi danno ispirazione per creare qualcosa di sempre nuovo. Ti ringrazio molto per la recensione e spero di rivederti al prossimo cap!



Un saluto,
LilyProngs.





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Capitolo 42
*** Come away with me in the night... ***


Capitolo 40
La bambina alla ricerca di un sogno

"Gli hai detto che adoro ballare?" esclamò Yumi stupefatta.
"Sì, certo... Mi è sembrata una scusa migliore rispetto a un: sai Marcus, Yumi è pazzamente innamorata di te dalla prima volta che ti ha visto, quindi potresti invitarla al tuo ballo di gala? Avresti preferito che dicessi così?" domandò Rin ironica.
"Shh che c'è Shippo" bisbigliò Yumi. L'interpellato entrò in quel momento nella stanza.
"Shippo cosa?" chiese subito.
"Niente, fatti gli affari tuoi!" lo aggredì Yumi. Shippo fece un'espressione stupita e poi un sorrisetto.
"Come sei scontrosa... Tanto lo so da me che sei pazzamente innamorata di Marcus Conrad!" esclamò tutto pimpante dimostrando di aver perfettamente origliato la conversazione delle amiche. Yumi gonfiò le guance arrabbiata.
"Tu, tu... Non credere di fare il pallone gonfiato!" esclamò gesticolando furiosamente con il mascara che aveva in mano.
"Vacci piano con quello Yumi, non vorrai accecare Rin!" disse Shiori strappandole il trucco dalle mani.
"Grazie Shiori... Non vorrei farmi vedere con un occhio nero al mio primo appuntamento con Sesshomaru!" disse Rin guardando storto Yumi che sbuffò.
"Vabbè, se Shiori ti mette il mascara io ti metto il fard, almeno non sei a rischio contusione" rispose Yumi prendendo il pennello e la scatolina del fard.
"Rin, fai un sorriso" s'intromise Shiori per farla truccare al meglio.
"Certo Shiori che ci sai proprio fare, stai facendo un'ottimo lavoro!" disse Yumi guardando l'amica. Rin parve insicura.
"Sul serio?" domandò impacciata. Le due amiche annuirono.
"Non chiedete neanche il mio parere?" domandò Shippo alzandosi a dare un'occhiata. In quel momento Shiori le stava mettendo un sottile strato di rossetto rosso sulle labbra piene.
"Tu cosa ne vuoi sapere?" lo punzecchiò puntualmente Yumi. Shippo la guardò storto.
"Si dà il caso che io sia l'unico uomo nella stanza!" puntualizzò.
"Ultimamente ci tieni molto a sottolineare questo particolare, cos'è, hai bisogno di conferme?" rispose Yumi pungente. Shippo non parve darle troppo retta e le rifilò un leggero scapellotto.
"Ehi! Non si toccano le signore!" esclamò Yumi tirandogli il codino.
"Non vedo vere signore, qui!" rispose Shippo. I due iniziarono una buffa lotta a suon di schiaffetti e tiramenti di guance o di orecchie.
Rin e Shiori li guardavano ormai rassegnate.
"Mi dici come farò ad infilarla dentro un raffinato abito da sera?" domandò Shiori che sapeva che, dopo essersi occupata dell'appuntamento di Rin, avrebbe poi dovuto fare lo stesso con Yumi. Rin sospirò.
"Eppure Yumi di solito è sempre così fine! Shippo tira fuori il lato peggiore di lei!" esclamò Rin divertita. Ai commenti delle amiche Yumi si fermò.
"Che abito da sera?" bofonchiò tutta scompigliata. Le due amiche alzarono gli occhi al cielo.
"E' un ballo di gala, Yumi, ci vuole l'abito da sera" spiegò pazientemente Shiori come se si trovasse davanti ad una bambina di quattro anni. Yumi parve tramortita.
"Ma io non ho un abito da sera!" esclamò. Guardò il vestito di Rin appeso sulla graffetta dell'armadio.
"Non posso usarne uno come quello di Rin?" aggiunse poi.
"No, tesoro... E' una cosa diversa" ribadì con la stessa pazienza Shiori. Yumi rimase zitta per un attimo e poi fece spallucce.
"Vabbè, non è ora il momento di pensarci... Oggi è la serata di Rin!" disse. Prese la spazzola ed iniziò a pettinarle delicatamente i capelli.
"No, no fate pure... Più tardi penso a ciò che mi sta accadendo e meno mi agito" si precipitò a dire Rin. Scoccò un'occhiata all'ora. Mezz'ora. Mancava mezz'ora e dalla finestra della camera di Shiori avrebbero visto parcheggiare l'elegante macchina nera di Sesshomaru. Macchina che chissà dove li avrebbe portati. Cosa sarebbe successo...
"Rin non iniziare ad iperventilare, manca ancora un po' di tempo" la riscosse Shiori che le stava dando gli ultimi ritocchi e si trovava proprio faccia a faccia con l'espressione preoccupata dell'amica. Rin la guardò.
"Non garantisco niente, sono troppo agitata!" si lasciò sfuggire.
"Rin goditi il momento! L'uomo dei tuoi sogni sta per venirti a prendere. Non farti prendere dall'ansia da prestazione, lasciati andare!" la rassicurò Yumi. Fece scivolare i lunghi e lisci capelli di Rin sulle sue spalle, diede una spazzolata alla sua frangetta.
"Perfetto, sei stupenda Rin! Solo per il fatto di essere così bella non dovresti porti problemi!" esclamò Shiori quando l'amica si alzò.
"Dite davvero?" domandò ancora Rin che non aveva la stessa certezza dell'amica.
"Beh conciata così non sei proprio il massimo" s'intromise Shippo in riferimento alla tutona indossata dall'amica.
"Infatti se esci dalla stanza Rin potrà infilarsi il vestito così sarà totalmente pronta" disse Shiori. Shippo alzò gli occhi al cielo.
"Come se non l'avessi mai vista... Siamo cresciuti insieme!" esclamò girandosi soltanto, senza uscire dalla stanza.
"Immagino che Rin sia un po' diversa rispetto alle vostre scampagnate in orfanotrofio!" puntualizzò Yumi rivolta alle spalle dell'amico.
"Come sei pignola Yumi! Forza sbrigatevi, che io non perdo certo il mio tempo a sbirciarvi" borbottò Shippo. Shiori prese l'abito dall'armadio e aprì delicatamente la lampo del vestito. Aiutò Rin ad infilarlo e glielo chiuse. Una volta indossato Yumi e Shiori guardarono compiaciute l'amica.
"Allora?" domandò Rin.
"Posso girarmi?" domandò Shippo.
"Sì, sì! Dacci il tuo tanto ricercato parere da 'uomo'" disse Yumi puntualizzando con le dita le virgolette. Shippo si girò e per un attimo parve stupito e poi fece un grosso sorriso.
"Così va meglio!" esclamò. Rin guardò le facce compiaciute dei suoi tre amici ma non aveva ancora il coraggio di girarsi verso lo specchio.
"Guardati, Rin, stai tranquilla che non rimarrai delusa" l'incitò Yumi leggendole come al solito nel pensiero. Rin fece un sorriso e si girò. La persona che vide riflessa per un attimo non la riconobbe. Shiori aveva fatto un lavoro delicato e perfetto sul viso. I grandi occhi nocciola erano impreziositi con un trucco smokie grigio perla e il mascara, una sottile tinta rosata le ravvivava le guance e il rossetto rosso le dava un tocco elegante e sensuale, un colore perfetto per la sua carnagione e la tinta ebano dei suoi capelli. Yumi le aveva spazzolato i capelli che lisci e vaporosi le ricadevano sulle spalle ed erano lunghi fino ai gomiti. Infine il vestito, semplice ed elegante. Un tubino senza spalline di raso lucido nero che fasciava
come un guanto il suo fisico sottile. Era semplicissimo ma sul suo corpo flessuoso e atletico risaltava perfettamente. Il raso raffinato dell'abito bastava ad impreziosirlo. Shiori le mise ai piedi delle decolletè rosse, sempre di raso che si intonavano alla pochette dello stesso colore. Rin infilò le scarpe e con un balzo fu un po' più alta. Si guardò ancora allo specchio, non per vanità, semplicemente incredula. Si sentì coccolata e amata dalle sue amiche che con tanta gioia e partecipazione l'avevano preparata per quell'evento che aveva aspettato e sognato.
"Be' è decisamente meglio rispetto all'ultima volta che siamo usciti!" esclamò per sdrammatizzare il momento. I tre amici risero. Si guardò ancora. Sì, era così che si era immaginata per un'uscita con Sesshomaru. Si girò verso gli amici.
"Grazie!" disse semplicemente. La sincera gratitudine che trapelava dalla sua voce fece venire ai tre la stessa idea di avvolgerla in un abbraccio a più braccia.
"Te lo meriti, Rin!" le sussurrò Shiori all'orecchio. Rin, felice di avere degli amici tanto straordinari provò ad abbracciarli tutti insieme.
"Dai ora basta, che ti stropicciamo tutta!" disse Yumi staccandosi e guardando da un'altra parte. Shippo ridacchiò.
"Oh, l'abbiamo fatta commuovere!" esclamò all'indirizzo dell'amica. Yumi gli diede una gomitata e poi guardò Rin.
"Goditela, Rin, senza farti domande. Vivi questo sogno anche per noi" disse guardandola negli occhi, in riferimento a se stessa e Shiori. Shippo si grattò la testa imbarazzato, consapevole di essere stato escluso da quel commento. Scoccò uno sguardo alle spalle di Shiori per poi guardare altrove. In lontananza sentirono lo scricchiolare di ruote sulla ghiaia. I quattro raggelarono per un istante.
"E' arrivato!" sussultò Rin, rimanendo immobile. Shiori le mise in mano la borsetta e la guardò.
"Forza, vai! Noi ti sbirciamo dalla finestra" le disse con un sorriso. Rin guardò gli amici, immobilizzata. Yumi la riscosse e l'accompagnò fuori dalla stanza.
"Fuori di qui, cosa ci fai ancora con noi?! Corri dal tuo principe" esclamò incorraggiante. Rin li guardò tutti e poi annuì.
"Vado!" affermò per poi precipitarsi fuori dalla stanza.
"Occhio alle scale!" gli urlò dietro Shippo. Shiori e Yumi lo guardarono ma rinunciarono a commentare e i tre si precipitarono alla finestra. Sesshomaru era fuori dalla macchina, appoggiato su essa nella stessa identica posizione in cui l'avevano trovato tempo prima, quel famoso giorno che aveva prelevato Rin tornando all'improvviso dalla sua lunga assenza.

Rin aprì la porta della casa di Shiori e uscì. Trovò Sesshomaru alla macchina e gli andò incontro. Il cuore batteva a mille, le pulsava nelle orecchie. Non aveva idea di cosa fare. Non era mai uscita realmente con qualcuno. Si rese conto allora, mentre posava cautamente i piedi a terra per non cadere, che per tutta la vita aveva aspettato quel momento. Si era risparmiata a chiunque per vivere quell'istante fatto di sussulti, insicurezza e paura dell'avvenire solo per Sesshomaru. Fu felice che le sue preghiere fossero state ascoltate. Fu stranamente contenta di sentire quello stordimento, quella sensazione di insicurezza e smarrimento tipico di chi ama. Trovò il coraggio di alzare lo sguardo dai suoi piedi per alzarlo su Sesshomaru. Quest'ultimo aveva seguito ogni suo movimento da quando l'aveva vista uscire dalla porta. Quando finalmente Rin trovò il coraggio di guardarlo vide la sua espressione. Sempre composta, sempre impassibile. Eppure per un attimo, in quei brevi istanti fatti di secondi tipici di Sesshomaru, dove poteva pensare o fare qualsiasi cosa in un brevissimo lasso di tempo, vide il suo sguardo abbassarsi sul suo corpo per poi incatenarlo nuovamente sugli occhi di lei. Rin si sentì rabbrividire per quel guizzo, che seppur così breve, la fece sentire lusingata. Rimasero in silenzio a guardarsi per un momento. Rin si rese conto della tenuta di Sesshomaru. Indossava una semplicissima camicia bianca, jeans slavati e le sue immancabili All Star nere. Non che non fosse bellissimo, Sesshomaru era in grado di mostrarsi stupendo anche con il più basso articolo di abbigliamento. Il fatto era che la sua tenuta
era estremamente informale laddove quella di lei era elegante. Si sentì inadeguata.
"Io... Non sapevo dove saremmo andati e non... Devo andare a cambiarmi?" domandò. Era a disagio. Era ovvio che si fosse messa in tiro solo per lui, ma la differenza tra loro dimostrava tutta la sua premura ad attirare la sua attenzione e questo l'imbarazzò. Sesshomaru la guardò nuovamente e fece spallucce.
"No, va bene. Sali" disse allontanandosi dalla porta del passeggero per farla entrare. Insicura, Rin, lo ascoltò ed entrò in macchina. Si ritrovarono nuovamente uno a fianco all'altra. Il silenzio che solitamente le pareva tanto confortante in quel momento le sembrò pesante e teso. Non riusciva a calmarsi. Invece Sesshomaru era la solita maschera impassibile. Lo sbirciò da sotto la frangetta. Come poteva essere così tranquillo? Come mai era lei la solita agitata? Era importante per lui quanto lo era per lei quell'uscita o era solo un caso isolato e senza particolare senso? Era così tipico di Sesshomaru. Quel farla sentire forte e sicura per un momento per poi farla cadere nello sconforto e nella paura l'attimo dopo. Era così facilmente in grado di scombussolarla solo con una parola. Mise in moto e, nuovamente, si diresse verso un luogo a lei sconosciuto. In silenzio. Il silenzio com'era confortevole e asfissiante con lui. Sospirò.
"Sei già stufa ancor prima di iniziare?" domandò Sesshomaru. Rin sussultò e scosse la testa.
"No è che... Non sapevo cosa dire" rispose. Sesshomaru le scoccò uno sguardo per poi tornare a fissare la strada.
"Neanche io" si giustificò Sesshomaru con leggerezza, come se quel silenzio per lui non avesse creato nessun problema. Rin lo guardò. Non le aveva neanche dato un lieve bacio sulla guancia quando l'aveva accolta. Non l'aveva sfiorata con un dito. Sapeva che la serata era solo all'inizio ma conoscendo il temperamento freddo di Sesshomaru si chiese se mai l'avrebbe fatto. Era sera, una sera limpida e luminosa a causa della luna piena che rendeva il paessaggio quasi argenteo. Era tutto molto bello ma come sospeso in una bolla fatta di brevi silenzi, sguardi. Non sapeva cosa aspettarsi da quel genere di cose. Un appuntamento, solo quando si trovò effettivamente a viverlo, in quel momento, si rese conto che non aveva la più pallida idea in che cosa consistesse. Cosa si doveva fare, come ci si doveva comportare. In un breve istante si chiese se Sesshomaru aveva idea realmente di cosa consistesse un appuntamento. Una vocina fastidiosa nella sua testa si chiese se Sesshomaru in quegli anni di vita 'prima di Rin', fosse uscito con qualche donna. Cosa aveva fatto? Come si era comportato? L'idea che lui avrebbe potuto essere stato con qualche donna prima di lei, seppur sarebbe stato naturale, la prese come uno schiaffo. Dei due chissà chi era il più esperto in materia o se erano due sprovveduti che si lasciavano guidare dall'istinto. Le piaque di più la seconda ipotesi.
"Sei sicuro che sono vestita in modo adeguato per dove dobbiamo andare?" domandò giusto per dire qualcosa. Sesshomaru fece spallucce.
"Sì, va bene" rispose tranquillo.
"Perché altrimenti potevi avvisarmi e anche io avrei potuto indossare qualcosa di più informale" continuò insicura. Sesshomaru rimase in silenzio a lungo.
"No, sei a posto... Non ti ho avvisata perché non l'ho ritenuto necessario" rispose con calma. Rin si rilassò sul sedile, distese le lunghe gambe incrociando i piedi ornati dalle belle scarpe una sull'altra. Posò le mani sul grembo in una posizione composta.
"Sei taciturna" constatò Sesshomaru. Rin alzò la testa, fece un lieve sorriso.
"Devo tenere io il pallino della conversazione?" domandò guardandolo. Sesshomaru parve pensarci su.
"Non dico questo... E' che mi sembri a disagio" rispose. Rin prese un lungo respiro e poi dissentì.
"No, non mi sento a disagio è che..." tentennò. Sentì nuovamente lo sguardo su di sé per un secondo e poi non lo sentì più.
"Cosa?" domandò Sesshomaru. Rin posò la testa sullo schienale e si girò a guardarlo.
"Sei la prima persona con cui esco davvero" confessò tutto d'un fiato. Si era girata completamente verso di lui per poter scrutare al meglio ogni sua espressione. Ne aveva una tipica, quando veniva preso in contropiede: le sopracciglia si alzavano e la bocca si apriva leggermente per poi tornare tutto composto. Era questione di secondi, ogni barlume di sana umanità in Sesshomaru era questione di secondi. Come se ogni forma di sensazione che lui sapientemente aveva imparato a controllare negli anni a volte scappasse dal suo controllo, sfuggendo per un istante, per poi essere riacchiappata al volo. Rin sorrise a quel pensiero.
"Sul serio?" si sentì chiedere con quel solito timbro incolore, che aveva imparato a riconoscere negli anni. Eppure in quegli ultimi tempi riusciva ad intravedere un piccolo arcobaleno di sfumature nelle sue parole. Era bello avere il permesso di parlargli, di confessarsi. Edificare un piccolo linguaggio tutto loro. Lentamente l'agitazione disparve, la consapevolezza che lui fosse lì con lei perché voleva stare con lei: l'aveva scelta. L'aveva baciata e voluta, in quel momento le tornò in mente il motivo per il quale si trovava lì, in quell'insolito e pauroso appuntamento. Loro avevano un passato, avevano avuto un contatto... Quell'uscita era un modo per conoscersi meglio, per consolidare un sentimento che già c'era, era presente. Certo Sesshomaru non era una persona abituata ad esternare i suoi sentimenti, ma in quel momento era lì per lei. Sarebbe stato stupido non approfittarne, tenersi ingessata in un comportamento composto e timoroso di rivelare verità scomode. Le verità scomode erano state svelate quella famosa sera a casa di lui. Una piccola parte di lui, forse, le apparteneva... E voleva cogliere tutto a piene mani. Finalmente si lasciò andare in un sorriso.
"Sul serio... Non avrei voluto vivere questo momento con nessun altro" disse piano, come a non voler farsi sentire per il lieve imbarazzo nella sua confessione. Sentì la macchina rallentare e poi fermarsi. Trovò il coraggio di alzare lo sguardo su di lui e riconobbe quello sguardo intenso che sembrava essere stato costruito solo per lei.
"Siamo arrivati" disse, nonostante avesse aggirato ogni commento alla sua affermazione il suo tono era sereno, dolce quasi. Rin si riscosse ed annuì uscendo dalla macchina. Non si era neanche chiesta dove potessero essere. Si rese conto in quel momento che erano in un semplice spiazzo, la strada poco distante non era illuminata, solo la luna rischiarava il paesaggio. Vide un lungo muretto dove oltre esso si incurvava una collina. Sembravano essere persi nel nulla eppure in lontananza le sembrava di sentire un gran vociferare.
"Dove siamo?" domandò confusa guardandosi intorno. Sesshomaru aprì il retro della macchina e ne tirò fuori una coperta leggera e la posò delicatamente sul muretto. La guardò.
"Siedi, così non ti sporchi" disse senza rispondere alla sua domanda. Confusa ma fiduciosa Rin eseguì. Si sedette guardando verso di lui che era di nuovo andato a prendere qualcosa nel baule, le scoccò un'occhiata.
"Devi volgerti dall'altra parte" ordinò. Rin aggrottò la fronte e con difficoltà a causa dell'aderente vestito, si ruotò e guardò verso la distesa che si apriva di fronte a lei. La luna illuminava quella collina, in fondo, in lontananza sembrava scorgere una macchia enorme, più scura rispetto all'erba e da lì sembrava arrivare il vociferare.
"Ma laggiù c'è della gente!" esclamò stupefatta, cercò di aguzzare la vista poi una luce improvvisa l'abbagliò. Tutto fu visibile, le luci che si erano accese appartenevano ad un palco e le numerose persone furono ben visibili. Loro da quello spiazzo torreggiavano su quella gente a un paio di kilometri di distanza, ma dall'altezza in cui erano rimaneva tutto ben visibile. Si girò verso Sesshomaru in cerca di risposte. Lo vide chiudere il baule e tenere due piccoli scatoli per il pranzo in una mano e una bottiglia con due bicchieri in un'altra. Lo fissò stupefatta. Con leggerezza, senza dire una parola, si sedette al suo fianco e mise fra loro i due cestini e per terra la bottiglia. La guardò, e gli sfuggì un sorriso data l'espressione attonita di lei. Un boato in lontananza distolse i loro sguardi, in miniatura come se fosse stata una colorata formichina vide qualcuno mettersi al centro del palco e cercando di vedere meglio intravide quattro altre persone, distinse una batteria. Si illuminò di consapevolezza.
"E' un concerto!" esclamò. Sesshomaru annuì.
"Finalmente ci sei arrivata" commentò, cercando di nascondere una nota divertita. Lei lo fissò con occhi sgranati.
"Laggiù c'è un concerto! Di chi?" domandò. Si guardò intorno. Erano lontani ma sovrastavano il tutto come se da quel luogo potessero dominare l'intero ambiente. Lentamente, senza difficoltà, riuscirono a sentire i primi accordi suonare. Sorrise felice. Da quel luogo erano sufficientemente distanti per poter rimanere solo, ma altrettanto vicini da poter sentire distintamente la musica. E comprese gli accordi e riconobbe l'artista. Si girò stupita verso Sesshomaru.
"E' Norah Jones!" esclamò stupefatta. Sesshomaru la guardò, cercava di contenere la sua espressione fredda ma nel semibuio Rin riuscì a vedere l'ombra di un sorriso.
"Lo so" rispose semplicemente. Rin boccheggiò.
"Io adoro Norah Jones!" disse ancora. Sesshomaru annuì.
"So anche questo" affermò con calma.
"Ma... Ma... I biglietti erano esauriti da un pezzo!" soffiò come una macchinetta. Sesshomaru annuì nuovamente.
"E so anche questo..." rispose. Rin in quel momento capì. Da quel luogo potevano ascoltare il concerto senza problemi. Come era riuscito a scovarlo?  Capì che erano molto in alto e presa dalla consapevolezza riconobbe il piccolo stadio per i concerti del quartiere di Sumida. Un posto privilegiato, dove potevano ascoltare quella musica lontano dalla calca senza dover rinunciare a quello spettacolo. Anche se non poteva vederla non aveva importanza, poteva distintamente sentirla. Lì, vicino a Sesshomaru, lontano da tutti. Le parve una cosa così romantica, chissà se Sesshomaru se ne rendeva conto.
"So che non si vede nulla da qui... Ho provato in tutti i modi a trovare i biglietti, ma non sono riuscito" si sentì in dovere di spiegare Sesshomaru, fraintendendo il silenzio di Rin. Si girò di scatto verso di lui.
"No, no... Così è ancora meglio! E' bellissimo, davvero bellissimo! Ti ringrazio tanto!" esclamò piena di gioia e presa dall'impeto si slanciò per abbracciarlo, rovesciando le due scatoline che c'erano tra loro, e quasi perdendo l'equilibrio sul sottile muretto. Sesshomaru venne colto alla sprovvista e riuscì solo a posarle una mano sulla spalla. A quel contatto, stupidamente, Rin si allontanò.
"Scusa, scusa... Che impiastro ho rovesciato tutto! E' che ero così felice... Sono tanto felice!" si corresse. Sesshomaru si piegò a raccogliere i cestini e li riposò tra loro.
"Tutto a posto, tranquilla..." rispose soltanto, poi la guardò per un lungo istante.
"Mi fa piacere... Che tu sia felice intendo" aggiunse. Rin sorrise e annuì.
"Lo sono, molto... E' bellissimo! Grazie" rispose. Lui la fissò e poi aprì finalmente il primo dei due scatoli. Rin seguì il i suoi movimenti mentre in sottofondo il caldo suono jazz colorava quella serata. Sciolse con delicatezza i nodi del primo bento. Rin si trovò a sorridere pensando che quella era la cosa più bella che era stata fatta per lei. Si stupì che Sesshomaru, sempre così freddo, fosse riuscito ad avere un'idea tanto perfetta e anticonvenzionale per la loro uscita. Lo sentì un dono solo per lei e si sentì di amarlo sempre di più e soprattutto, per la prima volta, riuscì a sentire il suo affetto. Il solo fatto che avesse architettato una cosa del genere andava così in contrasto con la sua personalità che le parve che le mostrasse un lato del suo carattere destinato solo a lei. E si sentì lusingata di questo, più di mille dolci parole, che da Sesshomaru era improbabile aspettarsi... Ma che erano colmate dai suoi gesti e dai suoi sguardi, che valevano ancora di più. Aprì il cestino e mostrò tante piccole squisitezze, riconobbe molte delle sue preferite. Alzò lo sguardo su di lui con un sorriso estasiato.
"Wow! Sono tutte le mie cose preferite!" esclamò stupefatta. Sesshomaru alzò lo sguardo su di lei.
"So anche questo" disse, e il suo fatto di essere così monotematico strappo un sorriso a Rin e una leggera increspatura sulle labbra di Sesshomaru.
"Hai cucinato tutto tu?" domandò e a quell'affermazione il volto di Sesshomaru si indurì all'improvviso, aggrottando le sopracciglia.
"Certo che no! Per chi mi hai preso?" soffiò. A Rin scappò da ridere.
"Ah, Sesshomaru, dovresti vedere la tua faccia! E io che ti immaginavo già con un bel grembiulino a pallini colorati!" esclamò Rin, presa da un'ilarità spropositata dalla gioia. Sesshomaru ridusse gli occhi a due fessure.
"Insolente" disse a denti stretti, nonostante questo Rin non riuscì a prenderlo sul serio. Riusciva a sentire il divertimento nascosto dietro la sua maschera offesa. Gli posò una mano sulla spalla, lui si girò verso di lei.
"E' un vero peccato... Saresti stato molto sexy con quel grembiulino" si lasciò sfuggire Rin, irriverente ma consapevole di poterselo permettere in quel momento. La famosa espressione stupita fece capolino sui lineamenti scolpiti di Sesshomaru, per poi rientrare nei ranghi come al solito. Guardò dritto verso di sé.
"Mangia" ordinò. Rin ridacchiò e con le bacchette prese un pezzo di sushi.
"Tu non prendi niente? Dai dammi la soddisfazione di vederti mangiare per una volta! Non sarà mica tutto per me, per chi mi hai presa?" domandò Rin con allegria.
Sesshomaru si girò verso di lei. Eccola, la Rin bambina. La ragazza gioiosa e impertinente con la quale però non si poteva rimanere offesi, l'uragano di luce e di colore. Gli occhi grandi da cerbiatta così adulti velati da quel leggero trucco. Un sorriso spalancato, che l'animava tutta. Così incredibilmente diversa da lui, era la sua totale antitesi. Era così strano sentirsi calamitati verso una forza che avrebbe dovuto respingerlo e che invece l'attirava come una calamita. Colmava quel vuoto di freddezza, di compostezza... Scioglieva la maschera di ghiaccio che con tanta devozione aveva imparato a costruire negli anni. Aveva creduto di fare la cosa giusta, chiudendosi al mondo eppure, quella creaturina in quel momento così fortemente cresciuta aveva sconvolto la sua esistenza. Faceva vibrare in lui quelle sensazioni, quel calore come l'aveva chiamato all'inizio, che aveva cercato di negarsi. Forse convinto di non meritare quel calore, convinto che la gioia gli fosse negata. Aveva disimparato ad amare e prima di lei non aveva sentito assolutamente la mancanza di quel vuoto, anzi, era confortevole e sereno, privo di preoccupazione e pensieri. Invece lei, oh, lei... Lo aveva strappato da quel gelo, aveva smosso il suo animo pacato e dormiente. D'improvviso si era riscoperto a sorridere, già quando era bambina. Si sentiva sfidato da quella creaturina, sfidato a smuoversi. Sfidato ad uscire fuori, come se quella bambina non avesse paura di lui e fosse pronta a battersi ad armi pari. Sembrava non essere minimalmente scalfita dall'aria di superiorita a cui si sentiva tanto affezionato, anzi, quella piccola Rin sembrava quasi divertita dai suoi modi scostanti, come se fossero un gioco. Una partita da giocare dove lei era spinta a buttar giù ogni piccolo mattone che si era diligentemente costruito negli anni:  ci era riuscita. La Rin bambina aveva permesso che si sentisse legato a lei e la Rin adulta, invece, lo aveva scosso ancora di più. Aveva risvegliato in lui un lato nascosto. Un'esigenza di sentirla vicina, un bisogno, di lei. Bisogno che si era costretto a respingere, con forza, con violenza... Ma che alla fine l'aveva lasciato più sconfitto che potente. Tutto ciò che l'aveva guidato a quel momento a fare cose che mai nella vita si immaginava avrebbe potuto fare. Aveva risvegliato quel lato giocoso che aveva sepolto nel suo animo di bambino, aveva riscoperto la sua capacità di sorridere, di giocare. Era talmente inebriante la presenza di Rin...Si rese conto che lei, solo lei in tutto il mondo, era in grado di tirare fuori un lato di lui che aveva sepolto. Il lato migliore di lui che si era sempre negato e che con prepotenza, in quel momento, premeva di venire fuori.
"Che c'è?" lo riscosse dai suoi pensieri Rin, intimorita da quel silenzio. Aveva temuto per un momento che quel suo slancio di confidenza l'avesse allontanato o infastidito. Sesshomaru la fissò e, con estrema lentezza, si avvicinò a lei. Si poggiò con una mano sul muretto ad un millimetro dalla sua coscia, la toccava appena con un dito. Rin sentì accellerare i battiti e rimase immobile, in attesa. Vide il viso di lui avvicinarsi sempre di più al suo, potè sentire il suo respiro fresco sferzarle il viso. Un sospiro silente soffiò nella sua bocca e dischiuse gli occhi per poi rimanere stupita del suo cambio di direzione verso il basso. Lo seguì con lo sguardo e lo vide addentare il boccone di sushi che era rimaso in bilico tra lei sue bacchette. Non aveva staccato lo sguardo da lei neanche un momento e con un gesto veloce, familiarmente ferino, addentò la palla di riso e si allontanò prontamente da lei, masticando. Rin era rimasta immobile, spiazzata, con le bacchette ormai vuote a mezz'aria. Sbatteva gli occhi ad intermittenza e la bocca era mezza spalancata dallo stupore.
"Contenta, adesso?" lo sentì domandare e potè distintemente distinguere una nota divertita e irrisoria nella sua voce. Rin lo fissò sbigottita.
"Tu... Tu... Sei un cagnaccio orribile!" esclamò esterrefatta. Sesshomaru si accigliò.
"Perché? Che ti aspettavi?" domandò con finto tono curioso. Rin boccheggiò.
"Tu! Ti nascondi in quell'espressione da finto santerellino e invece sei un demonio!" esclamò prendendo a prenderlo a pugni sulle spalle. Per la seconda volta, sporgendosi verso di lui, Rin riuscì a dare il giro a tutto ma visto che ormai le scatole erano aperte, tutto si rovesciò a terra.
"Oh, guarda cosa hai fatto!" esclamò Sesshomaru che cercava di difendersi dalla raffica di piccoli pugni di Rin.
"Non è colpa mia, mi hai provocata!" rispose Rin senza fermarsi. Sesshomaru provò a fermarla, le bloccò i polsi ma Rin, cercando di dimenarsi con un gesto secco, fece perdere il già instabile equilibro ad entrambi che fecero la stessa fine del cibo che si era rovinato a terra. In un secondo il loro rumoreggiare si interruppe, solo la musica in lontananza riempiva il vuoto del silenzio. "Come away with me" con i suoi toni suadenti iniziò. In quel momento Sesshomaru si trovava sopra Rin, con ancora le mani posate sui suoi polsi, i lunghi capelli color della luna arrivavano a sfiorarle il volto di lei che, per la seconda volta, era rimasta ammutolita da quella vicinanza. Poteva sentire il peso di lui sul suo corpo ed era così... Eccitante, inebriante e dolce quel contatto. Il cuore le batteva così forte che temeva le sarebbe schizzato a gambe levate dal petto. Lui, invece, la guardava semplicemente, in silenzio, in quel modo tutto suo, disarmante. Rin si trovò a desiderare un contatto con tutta se stessa. A quel pensiero le sue gote andarono in fiamme. Era sempre stata abituata a vivere quell'amore in modo puro quasi, nonostante le numerose fantasie che si erano accavallate nella sua mente negli ultimi tempi. Per la prima volta nella sua vita non si sentì solo una giovane ragazzina innamorata del suo Principe Azzurro... Si sentì donna. Ed era molto meglio di qualsiasi favoletta di ragazza. Si sentì adulta, edificata, integra. Si sentì veramente se stessa, come se si fosse scoperta, dischiusa in un lato nascosto di lei. Si sentì completa nel solo fatto di amarlo e desiderarlo così tanto. Pregò per un momento che non la stesse prendendo più in giro, per quanto fosse stato divertente, in quel momento però non sentiva il bisogno di giocare ma di vivere. Toccare a piene mani ciò che a lungo aveva solo desiderato, senza sapere bene cosa aspettarsi. Voleva immergersi in quella vita che era rimasta solo immaginaria ma che in quel momento, finalmente, riusciva ad animarsi. Lo guardò, e i suoi occhi si irradiarono di quella tacita richiesta. Sesshomaru parve intuire i suoi pensieri, affondò lo sguardo in quello di lei. Il suo torace si alzava e abbassava visibilmente, come se Rin non riuscisse a dominare il suo respiro. La vide e vide quanto fosse incredibilmente adulta, come se lo fosse diventata solo in quel momento, era sbocciata una meravigliosa donna, lì, tra le sue mani. La bambina era volata via e la bellezza di quella giovane donna lo colpì. I suoi occhi da cerbiatta, immensi quasi, nella sua richiesta di quel qualcosa che prima di allora non si era mai sentito di dare... Che ora invece era pronto a donare e ricevere. La sua bocca era rossa, piena. Abbassò lo sguardo su quelle labbra e, con delicatezza distolse le mani dai suoi polsi. La sua lunga mano si posò sul viso di lei, talmente grande che le copriva tutta una parte del viso. La vide chiudere per un momento gli occhi, godendo di quella carezza, rimase colpito dalla sua delicatezza. L'altra mano si era posata sul terreno, per tenersi in equilibrio, nel timore di poterla schiacciare troppo con il suo peso. Lievemente si piegò su di lei, il suo naso dritto e perfetto sfiorò quello minuto di Rin. Le labbra a distanza di un soffiò e di nuovo la sentì sospirare ma questa volta non le negò ciò che anche lui desiderava. Posò le sue labbra su quelle di lei e seppur quello non era il loro primo bacio, fu molto più carico di significato di quelli che lo avevano preceduto: privo dell'ansia e dell'agitazione della prima volta, fu lento, tenero. Fu un bacio che si prese tutto il tempo per dischiudersi. Rin trovò il coraggio di muoversi e alzò una mano per affondarla prima sul viso poi nei capelli di lui, come aveva sempre sognato e immaginato migliaia di volte. In quel momento, però, la realtà sotto le sue dita superava di gran lunga la fantasia. Lo spinse con un gesto delicato ma deciso ad avvicinarsi di più e lui esegui la sua richiesta. La mano che lui aveva posato sul suo viso scivolò piano sul suo fianco sottile e lo strinse. Rin posò l'altra mano sulle sue spalle e lui si lasciò accarezzare. Era tutto molto diverso. Era meraviglioso poterlo toccare senza più il timore di essere respinta. Era bello sapere di non essere solo lei a godere di quelle carezze ma di essere in grado di trasmettere anche a lui tutto l'amore di cui era capace. Sentì le labbra di lui finalmente dischiudersi, lo imitò. Sentì una carezza calda scivolare nella sua bocca, lo stomaco lanciarle un'ondata di inebriante solletico su tutto il corpo. Oh quanto era bello essere baciata da Sesshomaru! Si muoveva così bene su di lei, era delicato e sensuale al contempo e lei si sentiva viva, viva e piena tutta in una volta. Persa in un'isola lontana, in un remoto e sopito angolo della sua anima che sapeva esattamente cosa fare, come muoversi e comportarsi anche se non aveva mai fatto nulla di tutto ciò prima. Pensò che amare fosse la cosa più naturale al mondo. Per un momento sentì il peso di Sesshomaru sollevarsi sempre di più finché non lo sentì più. Aprì gli occhi tramortita e si rese conto che Sesshomaru si era spostato al suo fianco. Vide la sua espressione serena, quel volto perfetto senza severità, limpido. Gli sorrise felice.
"Grazie!" esclamò, per poi arrossire violentemente. Avrebbe voluto dire qualcosa di meno stupido. Fissò Sesshomaru che rimase impassibile per un momento poi fece qualcosa che la sconvolse: scoppiò a ridere. Una risata composta, per niente sguaiata, ma vera. Non l'aveva mai sentito ridere da che lo conosceva. Ed era una risata così bella e musicale, bassa e morbida. Fu una risata breve perché dopo un momento lui si ricompose guardandola con un sorriso sghembo.
"Prego" rispose divertito. Anche Rin sorrise imbarazzata nascondendosi posando una mano sul viso.
"Avrei voluto dire qualcosa di più intelligente ma... Temo di aver bruciato tutti i miei neuroni!" sputò fuori. Sesshomaru scosse la testa e per quanto si sforzasse non riusciva a cacciar via quel sorriso a mezza bocca, che per i suoi standard era già tanto. Non gli importò di essere composto, non più, non con lei. Con lei era l'uomo vero che mai a nessun altro avrebbe mostrato. Le accarezzò il viso.
"Non dire niente, allora" sussurrò piano. I due si guardarono per un lungo istante. Poi l'idilliaco momento fu interrotto da un violento brontolare dello stomaco di Rin, che a quel suono arrossì ancora di più. A Sesshomaru scappò uno sbuffo divertito e Rin, non più con una sola mano ma con entrambe le braccia si nascose il viso.
"Oh, sono un impiastro!" esclamò affranta.
"Se qualcuno non avesse rovesciato ciò che avevo preso non ci troveremmo in questa situazione" la canzonò Sesshomaru. Rin emerse dal suo nascondiglio.
"Ehy, non è colpa mia! Se tu non ti fossi messo a fare il gran sensualone non avrei avuto la necessità di picchiarti e non avrei rovesciato tutto!" si difese Rin. Sesshomaru si accigliò.
"Il gran sensualone? Questa poi" rispose riappropriandosi del suo tono scostante e disgustato nel ripetere una parola ridicola come quella che Rin si era appena inventata. Rin avvampò.
"Sì, hai capito bene!" ribadì. Sesshomaru la guardò fece per rispondere qualcosa ma poi si interruppe e alzò gli occhi al cielo. Si mise seduto e considerò totalmente perso lo scatolo a cui Rin aveva dato il giro, per fortuna il secondo l'aveva lasciato ancora chiuso. Lo raccolse mettendolo di nuovo sul muretto poi si alzò e porse una mano a Rin.
"Per fortuna qualcosa si è salvato. Forza vediamo di sfamare la belva!" affermò. Rin gonfiò le guance offesa prendendogli la mano e lo guardò dritto negli occhi.
"La belva affamata questa volta si papperà tutto da sola senza l'interferenza di cagnacci scandalosi" rispose con voce autorevole. Sesshomaru abbassò il viso verso di lei, posando lo sguardo sulla sua bocca. Rin rimase di nuovo impietrita, in attesa.
"D'accordo... Allora non capiterà più" disse avvicinandosi ancora di più mentre parlava per poi allontanarsi all'improvviso, tornando a sedersi verso il palco, dandole le spalle. Per un momento Rin rimase ferma e interdetta, poi scosse la testa e tornò a sedersi al suo fianco. Lo guardò di storto.
"E chi l'avrebbe mai detto che dietro quell'aria da freddo principe dei ghiacci si nascondeva uno così!" commentò esterrefatta. Sesshomaru le scoccò uno sguardo curioso.
"Così come?" domandò con sincera innocenza. Rin lo guardò e fece per parlare, senza riuscire a trovare le parole.
"Così... Così... Ah, non te lo dirò mai!" si arrese poi per l'estremo imbarazzo nel rivelare ciò che pensava. Sesshomaru la guardò ancora accigliato ma decise di non indagare oltre e aprì il secondo scatolo che conteneva solo dolci. Poi aprì la bottiglia di vino che era rimasta incolume agli attentati di Rin. Le note di "Love me tender" iniziarono dolcemente.
"Wow, sono tutti dolci!" esclamò Rin, ancora più felice. Sesshomaru annuì.
"Un po' malconci a causa di qualcuno... Ma ancora commestibili" rispose divertito. Rin si azzardò a fargli una linguaccia.
"Ti avviso, Sesshomaru, ora che ti sei approfittato di me non ho nessuna intenzione di rimanere intimorita dai tuoi modi! Ti avviso: sono chiassosa, chiacchierona, sopra le righe e molto, molto più divertente di te! Sei sicuro di riuscire a sopportare tutto questo?" domandò con fare spavaldo un dubbio che l'attenagliava molto più seriamente. Lei conosceva tutti i contorti motivi per cui l'amava, lui invece si rendeva conto a cosa andava incontro? Lui la guardò a lungo, le porse il bicchiere di vino. Quando lei lo prese lui indugiò un istante più del dovuto le sue dita su quelle di lei e poi le lasciò andare.
"Io non mi sono approfittato di te" rispose soltanto. Rin spalancò la bocca e poi sbuffò, infastidita dall'elusione della domanda, ma non aggiuse nient'altro guardando a terra. Sesshomaru capì che doveva aggiungere qualcosa.
"Ti potrei fare la stessa domanda, non credi? Siamo entrambi qui... Perché vogliamo essere qui" aggiunse cautamente. Dicendolo si era sporto leggermente verso di lei, come se si stessero confidando un piccolo segreto. Rin alzò il viso verso di lui e lo investì con un sorriso felice. Aveva perfettamente capito cosa intendesse dire e si trovò d'accordo. Stranamente, forse, erano fortemente attratti uno all'altro proprio per le differenze che li caratterizzavano. Uno aveva bisogno dell'altro, si completavano.
"Sono d'accordo! Posso farti un'altra domanda?" chiese mentre addentava un daifuku di color rosa pallido in un sol boccone. Sesshomaru la guardò incerto per un istante, poi annuì.
"Temo quello che posso aspettarmi, ma dimmi" rispose. Gli scoccò un'occhiata offesa e poi parlò.
"Come fai a sapere di Norah Jones? Del sushi e dei daifuku e mochi che sono i miei dolcetti preferiti?" domandò curiosa. Sesshomaru sembrò aspettarsi qualsiasi strana domanda, ma non quella. Rimase in silenzio per un momento e poi guardò in lontananza dove le luci del concerto stavano facendo virtuosistiche piroette.
"Abbiamo vissuto insieme per un po' di tempo, ho capito cosa ti piace" rispose con leggerezza, senza guardarla. A Rin non parve tutto.
"E di Norah Jones?" chiese ancora. Lui si girò verso di lei per un breve istante, con un mezzo sbuffo, come se rispondere a quella domanda fosse una cosa scomoda. Rimase in silenzio ancora e poi decise finalmente di girarsi verso di lei, si ruotò totalmente, spostandosi di poco in modo tale da vederla bene. Sembrava volesse dire un qualcosa giusto per accontentarla ma con premura di chiudere l'argomento.
"Una volta di ritorno da lavoro passando davanti alla tua camera avevo sentito della musica e poi la voce della tua amica, quella umana e chiassosa, dire che ascoltavi Norah Jones solo quando ti sentivi ispirata... Non ho la più pallida idea riguardo cosa dovessi sentirti ispirata in quel contesto, le chiacchiere tra ragazzette non sono di mio interesse... Ma volevo che ti sentissi ispirata, stasera" rispose Sesshomaru, il tono era quasi infastidito, come se rispondere a quella domanda gli fosse costato molto. Nonostante questo Rin pensò che fosse giunta finalmente la sua prima lunga frase che non conteneva qualcosa di orribile come suo solito... Ma qualcosa di estremamente dolce, per la prima volta.
"Oooooooooh!" esclamò con un verso mieloso. Sesshomaru scattò e tornò a guardare davanti a sé.
"No, smettila di fare tutte queste moine!" rispose secco ma Rin non seppe trattenersi e gli agguantò il collo in un abbraccio distorto, nonostante lui continuasse a non guardarla.
"E' così dolce, così tenero!" strillò la ragazza tutta felice. Sesshomaru provò a scrollarsela di dosso.
"Non ti azzardare a chiamarmi tenero" le ringhiò all'orecchio. Rin si divertì.
"Oh, dai, Sesshomaru! Dammi questa soddisfazione" cinguettò con allegria stampandogli un bacio su una guancia per poi accontentarlo, staccandosi da lui. La guardò in tralice.
"Quanto sei matta" buttò lì Sesshomaru. Rin annuì.
"Già! Chiassosa, chiacchierona, divertente e anche matta, hai ragione" convenne Rin.
"Che eri matta già lo sapevo" aggiunse Sesshomaru. Rin ridacchiò.
"Ah be' allora te la sei cercata da solo" disse con un grande sorriso. Vide il suo profilo perfetto sussultare, come se avesse trattenuto una piccola risata.
"Questo è vero" rispose piano girando il viso verso di lei. La guardò in quel modo tutto suo, al quale stava cercando di abituarsi con difficoltà, perché troppo bello da sostenere. Questa volta fu lei a deviare lo sguardo, ma non lasciò andar via quel sorriso aperto, anche perché non era in grado di scacciarlo dalla sua bocca per quanto ci provasse. Rimasero in silenzio per un lungo istante, piacevolmente colmato dalla musica in lontananza. Iniziò "What am I to you", a sentirla iniziare proprio in quel momento a Rin vennero in mente tutti i pianti riferiti a Sesshomaru sotto quella specifica canzone. Cosa sono per te? Era la domanda nel brano, e quante volte Rin si era fatta quella domanda all'indirizzo di Sesshomaru. Quante volte si era fatta mille questioni su ogni sua parola, gesto o sguardo, proprio per trovare risposta a quella domanda che tanto la tormentava. Non era mai riuscita a capire il modo in cui si comportava con lei. Le si avvicinava di un passo poi ne faceva tre indietro. Era stato frustrante, spesso. Invece quella sera, in quei giorni da quando era tornato da lei si era finalmente mostrato una persona nuova, solo per lei. Finalmente era riuscito a dare quella risposta che tanto aveva cercato, senza che lei avesse bisogno di chiederglielo. Glielo aveva dimostrato con i fatti e gli fu grata, sentì di amarlo ogni secondo di più. Ora aveva capito cos'era per lui e sempre di più sentiva crescere ciò che lui era per lei.
"Non hai idea del grande dono che mi hai fatto portandomi qui, stasera. Adoro questa cantante. Yumi, l'umana chiassosa, dice, sì, che la uso per darmi ispirazione ma anche che tira fuori il mio lato romantico, abituate entrambe come siamo a musica di tutt'altro genere. Però con questa cantante, ho sempre trovato un corrispettivo della mia vita che ho sempre tenuto un po' nascosto, quel qualcosa di cui non volevo troppo parlare ma che colmava la mia vita... Rappresentava un po' il sogno e anche qualche sofferenza. Le situazioni di cui parla nelle sue canzoni mi hanno sempre solo ricordato una persona, e l'ho sempre ascoltata come un modo per avere vicino quella persona: te. L'ho sempre ascoltata pensando a te e proprio tu, per la nostra prima uscita stasera, hai scelto di portarmi qui. Non lo dimenticherò mai, Sesshomaru" disse girandosi a guardarlo.
"Mi fa piacere, davvero" rispose Sesshomaru con sincerità. Rin gli sorrise felice.
"Ora ti chiedo io una cosa" esordì lui. Rin si riscosse e lo fissò curiosa di sapere cosa volesse chiederle.
"Dimmi" lo incitò.
"Quella sera che sei venuta a casa mia avevi detto di essere venuta per dirmi una cosa... Anche se poi abbiamo parlato di altro" disse Sesshomaru, all'ultima frase Rin si sentì avvampare al solo pensiero di quell'altro che c'era stato. Lasciando andare l'imbarazzo, capì cosa intendesse dire Sesshomaru e annuì.
"Non era stata una scusa per venire da te, davvero ero venuta a dirti qualcosa di importante" si sentì in dovere di specificare sulla difensiva. Sesshomaru si accigliò, potè intravedere nel buio un'espressione furba.
"Non ho mai insinuato il contrario" rispose infatti. Rin si bloccò per un momento e poi scosse la testa. Cercò di sorvolare la piccola figuraccia.
"Sì, vabbè, comunque... Ero venuta da te quella sera perché la mattina avevo ricevuto i risultati del test d'ammissione. Sono stata ammessa e proprio quella mattina tu ti sei trasferito senza dire niente e io... Ci tenevo così tanto a condividere quella notizia con te, avrei voluto correre in camera tua per dirtelo quando Inuyasha mi disse che eri già partito. E per tutto il giorno, anche alla sera con i miei amici, non ho fatto altro che pensare al fatto che avrei voluto dirtelo. E' per quel motivo, davvero, che ti sono piombata a casa in tarda sera" spiegò per poi guardarlo. Sesshomaru aveva un'espressione curiosa, difficile da trovare sul suo volto. 
"Brava" disse soltanto, ma l'orgoglio che trapelava da quella breve parola bastò a far sentire Rin lusingata molto più di tutte le congratulazioni che le erano state fatte prima riguardo quel traguardo raggiunto.
"Grazie, davvero" rispose timidamente.
"E' un percorso lungo, come ti senti?" domandò interessato. Rin annuì prendendo un sospiro.
"Lo so bene. Sei anni di università, due di master e quattro di dottorato... Mi aspettano quasi dieci anni di studio. Ma sono pronta, sai? Non lo faccio solo per seguire le orme di mio padre, o almeno all'inizio ci ho pensato per quello però... Mi piace, studiando mi sono appassionata e penso che non vorrei fare nient'altro nella vita!Credi che possa farcela?" domandò con un pizzico di timore.
"Penso che tu possa fare qualsiasi cosa" rispose subito, con assoluta certezza. Rin rimase colpita.
"Dici sul serio?" chiese stupita non tanto dalla sua affermazione quanto per la piena fiducia che dimostrò di avere in lei.
"Ne sono certo" disse con tranquillità.
"E' strano sentire questi complimenti da te... Mi hai sempre dato l'impressione di essere una persona con la convinzione di essere l'unica al mondo ad essere in gamba" butto fuori con un pizzico di sfrontatezza. Sesshomaru fece un'espressione accigliata e provocatoria.
"Hai sempre pensato che fossi un borioso arrogante" disse mettendole le parole in bocca.
"Un pochino" confessò Rin cercando di non scoppiare a ridere. Sesshomaru la fissò sempre accigliato.
"Lo sono infatti" confermò e fece un mezzo sorriso che a Rin parve, per un momento, semplicemente irresistibile.
"Ti stai svelando sempre di più Sesshomaru Taisho" gli disse sorniona.
"Svelando come?" domandò Sesshomaru con curiosità.
"Come l'uomo dietro la maschera di ghiaccio... Non ho mai capito per quale motivo tu fossi così. Se fossi nato scostante, freddo o se lo fossi diventato per qualche motivo specifico. Con quell'aria di superiorità cucita addosso, quel tuo rifiuto a concederti a chiunque... Ti sembrerò anche io una boriosa arrogante adesso, ma ho sempre creduto che ci fosse qualcosa dietro a quei modi di fare così algidi. Come se ci fosse un briciolo di umanità, so che questo termine ti può insultare, ma non ne ho altri... Non so cosa ti ha cambiato da che sei tornato e credo anche che non è che tu sia cambiato ma che tu ti stia rivelando per la vera persona che sei solo adesso. Uno che riesce anche ad essere un gran bastardo a volte, con i tuoi giochetti, ma anche un uomo in grado di essere gentile, fastidiosamente divertente, con un sorriso talmente carino che è un affronto che sia stato per tanto tempo celato. Credo di essermi innamorata dell'uomo dietro la maschera ancor prima che tu mi permettessi di vederlo" confessò tutto d'un colpo. Parve rendersi conto di quanto si fosse esposta con quel discorso e rimase interdetta per le sue stesse parole. Voltandosi verso Sesshomaru notò che stava in silenzio, immobile e si chiese cosa gli stesse passando per la mente in quel momento.
Sentirono in lontananza la voce della cantante dire che avrebbe chiuso il concerto con la canzone "Don't know why", e Rin, presa dall'imbarazzo per la mancata risposta si alzò di scatto.
"Oh accidenti, sta per finire... Forse è meglio che iniziamo a mettere un po' a posto, che dici? Per caso hai qualche sacchetto in macchina così buttiamo via tutto" iniziò a parlare a raffica, guardandosi intorno, cercando qualcosa per mettere in ordine.
Accadde in un attimo, eppure c'erano alcune cose nella vita che capitavano talmente in fretta che, paradossalmente, venivano percepite dagli occhi a rallentatore. Si sentì presa per la vita e spinta da una forza che per un attimo non riconobbe: era il braccio di Sesshomaru che l'aveva attratta a sè con tale impeto che sentì le sue forme sbattere per poi fondersi con il suo corpo granitico. Girandosi alzò spontaneamente il viso e sentì le labbra di Sesshomaru premere sulle sue. Fu talmente veloce che non ebbe subito il tempo di realizzare ma quando lo fece allacciò con gioia le braccia attorno al suo collo. Si sentiva così piccola, così preziosa avvolta in quelle spalle ampie. Sembravano le ali di un angelo che si chiudevano su di lei, protettive e forti: un demone tramutato in angelo.
Sentì le sue mani salire dalla sua schiena per poi affondare nei suoi capelli, pose entrambe le mani a coppa sul suo viso come se volesse attingere da lei tutta la vita, come se desiderasse assetarsi di lei. Presi da quel momento si mossero come se stessero ballando finché non andarono a urtare contro la macchina che era stata parcheggiata poco distante. Le fece inclinare la testa e posò sul suo collo una scia di baci, leggera prima, da quelle labbra morbide che poi vennero dischiuse e Rin riconobbe quella carezza calda, incandescente, che la fece tremare. Si aggrappò alle sue spalle, stringendo tra le dita il cotone sottile della sua camicia. Avrebbe voluto sussurrare il suo nome che era però rimasto bloccato sul suo petto, senza riuscire ad uscire. Tornò sulla sua bocca, poteva sentire la sua mano affusolata tra i suoi capelli. Più viveva quel momento, più attingeva da quella serata magica tutta la vita e l'amore che aveva sempre aspettato. Si rese conto di non essere più quella bambina alla ricerca di un sogno di un tempo: perché il sogno finalmente l'aveva trovato e la bambina ormai si era trasformata in una donna quella sera.
Senti le labbra di lui fare sempre meno pressione, per poi allontanarsi completamente. Poteva però ancora sentirlo vicino, aveva ancora una mano tra i suoi capelli e una che le avvolgeva la vita. Tramortita da quel bacio che aveva ridotto le sue gambe a gelatina e che aveva fatto vibrare ogni fibra del suo corpo, aprì gli occhi. Si trovò le iridi ambrate di Sesshomaru a pochi centimetri di distanza.
"Non hai ancora visto tutto" le sussurrò ad un soffio dalle labbra. Rin si sentì sciogliere e si aggrappò alla sua schiena. Lo guardò.
"Ne sono certa... Non vedo l'ora di scopriti" rispose seria, poi allo sguardo malizioso di Sesshomaru capì che la sua frase poteva essere fraintendibile. Avvampò. Vide Sesshomaru scoccare un veloce sguardo sul suo corpo per poi tornare sui suoi occhi. Fece scivolare un dito sulla sua gola fino ad arrivare alla scollatura del suo vestito.
"Anche io" rispose con un mezzo sorriso per poi allontanarsi. Rin si sentì bruciare dove l'aveva toccata. Si riscosse.
"Ma io non intendevo... Cioè... Non quello... Però..." prese a borbottare furiosamente ancora appoggiata sul cofano della macchina, mentre Sesshomaru aveva aperto la sua portiera. 
"Forza, andiamo, Rin... Devo riportare la principessa a casa" disse montando in macchina. Rin sospirò e lo raggiunse, quando tornò al suo fianco scosse la testa. Lui la guardò accigliato.
"Cosa c'è?" domandò curioso, ancora una nota ilare nascosta nella sua voce.
"Sei proprio un cagnaccio malizioso, non me lo sarei mai aspettato!" esclamò la ragazza esterrefatta. Sesshomaru mise in moto.
"Beh l'hai detto tu che sono ancora tutto da scoprire, no?" la provocò nuovamente. Rin si girò.
"Sì, ma io non intendevo quello. E' un termine che si presta a molti significati" rispose cercando di nascondersi dietro un tono saccente. Lo vide cercare di nascondere un sorriso, senza molto successo.
"Beh è un vero peccato... Che non intendessi anche quello" rispose. Rin si inalberò.
"Sesshomaru!" esclamò scandalizzata, mentre invece al solo pensiero miliardi di farfalle si irradiarono dal suo stomaco per poi diffondersi in tutto il corpo.
Lui prese la curva e abbandonarono quella collina che venne salutata dalla nuova e profonda risata di Sesshomaru.




Salve a tutti!
Da questa settimana tornano impellenti i miei impegni universitari e davvero non so quando riaggiornerò, quindi ci tenevo tantissimo a postare questo capitolo, in modo da lasciarvi il famoso appuntamento prima di riassentarmi.
Ho scritto questo capitolo tempo fa, nonostante credo che sia un'idea un po' bislacca nel corso del tempo più lo rileggevo più capivo che questo era ciò che volevo... Qualcosa di particolare e; spero vivamente, non troppo sdolcinato. Sono curiosa di sapere cosa pensate di questo, faticato e agoniato, primo appuntamento!
Ringrazio:
Zonami84: Ciao cara. Ti ringrazio molto per la tua recensione, c'è stata una piccola deviazione sul passato di Rin ma, come vedi, siamo tornati ai nostri due beniamini preferiti! Un abbraccio e al prossimo cap!

Chiara_chan: Ciao Chiara! Ooooooh, sì è vero, mi assento per lunghi periodi ma alla fine non vi lascio mai davvero! :) Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e che ti abbia un pochino commossa, è bello trasmettere queste sensazioni... Eheh, spero che Yumi riesca a conquistare il nostro Marcus, non sarà facile. Eccoti finalmente il loro primo appuntamento, come al solito ho sempre le mie riserve riguardo a Sesshomaru ma come era uscito dalla mia testa il Sesshomaru freddo e scostante anni fa, è così ora che immagino un Sesshomaru innamorato, non privo di spigoli ma carino!;) Sta a te dirmi la tua impressione, un abbraccio!

Maria76: Ciao nuova lettrice! Ben lieta che tu abbia pescato la mia fic tra gli archivi storici di EFP!;) Eh sì, Marcus è stato molto dolce! Spero vivamente di rivederti e di sapere cosa ne pensi di questo nuovo cap! Un saluto.

Sesshylove: Ciao sesshylove, il tuo nickname è già tutto un programma, mi trovi perfettamente d'accordo nel love Sesshy!;) Sono molto contenta che la storia ti piaccia, anche io amo questa coppia e confesso che a volte tenere fede ai personaggi non è facile, anzi, secondo me è la sfida maggiore nello scrivere le fic. In questo capitolo, proprio al riguardo, ho dovuto fare un cambio di rotta nel personaggio di Sesshomaru, declinarlo in modo nuovo, spero che ti piaccia, sono curiosa di sapere cosa ne pensi!

Kagome_01: Ciao carissima! Tranquillissima, non c'è una data di scadenza nel recensire, l'importantante è che non sia un obbligo ma un piacere!:) Anche perchè mi hai dato una doppia recensione, meglio di così!;) Sono felice che i precedenti cap ti siano piaciuti. Beh in questo ho provato a non essere tirchia in quanto a tenerezza, vediamo che ne pensi!;) Un abbraccio.

Heart: Ciao cara Heart! Wow, è stranissimo pensare che qualcuno pensi alla mia storia!(Scusa il gioco di parole!XD) Evidentemente mi hai evocata con la forza del pensiero!:) Ti ringrazio come sempre per il tuo parere, entri sempre molto nella mia storia e lo apprezzo molto, sono lusingata nel farti sognare, davvero. Questo è il capitolo che credo molto aspettano da tempo, dimmi un po' cosa ne dici! Un abbraccio.

Gino94: Ciao Gino! Tengo virtuali mani in alto, tranquilla, se questa storia ha resistito per tutti questi anni resisterà ancora, non ho nessuna intenzione di abbandonarla... L'unica difficoltà è che con gli impegni da "persona adulta", il piacere e l'ispirazione per dedicarsi alle cose più piacevoli va a scemare ma non si esaurisce mai veramente. Lascio anche a te questo capitolo, sperando di rendere più dolce l'attesa per il prossimo aggiornamento. E data l'attesa, che almeno per questa volta non è stata atroce come mio solito, sono molto curiosa di sapere il tuo parere!

Kikyo_sama: Ciao Kikyo! Anche tu, tranquilla, commenta pure quando vuoi e puoi sopratutto! Ahah sì, ho sconvolto in molto con il cambio di rotta nell'attenzione ma, come vedi, non è stato un cambio di rotta molto lungo. Sono d'accordo con te, comunque, mi piaceva l'idea di creare un'attesa, soprattutto dal punto di vista di Rin. Mi piacciono sempre moltissimo le tue recensioni, anche se arrivano allo scoccare inoltrato della mezzanotte, anche a me piace molto leggere o scrivere di sera. Non ho voluto far attendere l'estate per questo capitolo e spero vivamente di sapere cosa ne pensi!:)


Un saluto,
LilyProngs.


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Capitolo 43
*** La triforcazione delle strade d'Amore... ***


Capitolo 41
La bambina alla ricerca di un sogno

Era da tempo che fissava il soffitto bianco della sua camera.
Era la seconda volta in poco tempo che si ritrovava a scegliere quel preciso angolo di muro, ornato da una piccola macchia di umidità, come punto da cui trarre i suoi più intimi pensieri.
L'ultima volta che era successo, però, il motivo era stato completamente diverso, se non opposto. Sesshomaru l'aveva piantata in asso per poi scomparire senza lasciare traccia. Lasciando solo il vuoto dietro di sé, come capitava ogni volta che l'abbandonava senza farsi scrupoli. Ma ora...
Ora quella macchia umida le faceva un sorriso e si plasmava danzando nella gioia dei suoi pensieri.
Sesshomaru Taisho era suo.
Non poteva esserne certa al cento per cento, per il semplice fatto che con lui la certezza era fuori questione. Le parole rassicuranti, poi, non facevano proprio parte del suo vocabolario. Ma Sesshomaru Taisho era suo, lo sapeva. La sentiva scorrere nelle vene quella consapevolezza, ed era meraviglioso.
Era bloccata in un momento di riflessione, come capitava ormai da giorni... Da quando in quel magnifico appuntamento Sesshomaru si era mostrato ancora migliore di quanto mai si sarebbe immaginata.
Abituata per anni ad amare una chimera, a preferire la solitudine pur di non accontentarsi, era quasi diventata avvezza all'idea di rimanere sola. Mai si sarebbe immaginata che Sesshomaru sarebbe tornato, e una volta tornato, invece, le era venuto il terrore di illudersi. Non voleva credere che lui fosse tornato per lei, temeva di sperare di avere qualche possibilità. Fino ad un certo momento quel Sesshomaru tornato dopo sette anni di assenza, anni in cui era cresciuta e in cui un profondo vuoto l'aveva avvolta, Sesshomaru le aveva dato ben poche possibilità di sperare. Sì, era lontanamente affabile con lei. Sì, le aveva permesso di abbracciarlo e di aggrapparsi a lui quel giorno quando aveva scoperto la lettera di suo padre... Ma poi si era sempre allontanato. Con quella sua freddezza quasi spietata a volte si era convinta che, forse, Sesshomaru non era proprio in grado di amare. Non era colpa sua era che o non era in grado di amare oppure non voleva amare lei. Quando l'aveva abbandonata piangente ai piedi del ponticello di casa, quel famoso giorno, si era sentita tramortita e persa. Per quale forza Sesshomaru l'aveva toccata e perché non le permetteva di ricambiare? Valeva così poco da non essere neanche degna di toccarlo? Era solo un momento di sfogo in un attimo di rabbia? Queste erano le orribili domande che si era fatta poco tempo prima fissando quel medesimo angolo del soffitto. E invece...
Sesshomaru l'aveva stupita, piacevolmente sconvolta. Sesshomaru non era solo una persona in grado di amare, seppur a modo suo, ma era capace con i suoi gesti e le rare parole a darle molto più di quanto mai si sarebbe immaginata. Era molto di più del Principe Azzurro dei suoi sogni di bambina. Forse, inconsciamente, questo l'aveva sempre saputo. Ogni fibra del suo essere sapeva che Sesshomaru era suo, lo era sempre stato.
Ci sono cose che si sanno ancor prima di prenderne coscienza. Ricordava benissimo il primo giorno in cui aveva visto Sesshomaru. Si ricordava addiruttura com'era vestita. Ancora prima di rendersene conto, per una strana alchimia inspiegabile uno sa, lo sa, quando una persona diventa importante nella propria vita.
Era una fotografia nella mente che non sbiadiva mai, un ricordo incancellabile. Come se il cervello, l'istinto avessero deciso di fare un regalo. Scattare quella foto e riporla in un angolo della memoria in modo tale da poterla tirare fuori quando si vuole. L'incanto per aver bloccato quel momento ancor prima che ci si renda conto che avrebbe avuto importanza un giorno, si porta dietro qualcosa di magico, di fatalista. La nostra parte più recondita ci avvisa che quella sarà la persona per la vita. Non importa se hai ancora dieci anni e ti ripudia l'idea dei baci, quella persona l'hai amata nello stesso istante in cui l'hai vista ed è difficile poi staccarsi da quella convinzione, anche quando le circostanze remano contro e fanno perdere le speranze.
Questo era ciò che stava pensando Rin. Aveva amato Sesshomaru dal primo momento ma allora, più che mai, si era resa conto di amarlo ancora di più di tutti quegli anni che aveva passato a sognarlo. La realtà, in modo straordinario, era di gran lunga migliore del sogno.  Ed era talmente inebriante e al contempo sconvolgente vedere un sogno a lungo sospirato e sofferto, realizzarsi. Si sentiva quasi persa, seppur nella gioia. Si sentiva sospesa, immota nella vita.  Si rendeva conto di quanto alcune frasi fatte avessero un vero significato. Come: la vita cambia in un attimo.
Aveva sempre creduto che quella fosse una gran stupidaggine. Come faceva la vita a cambiare in un attimo? La vita, i giorni che si passano su questa terra, come poteva cambiare da un momento all'altro qualcosa di tanto grande? Ci doveva essere un qualche cosa di epico, una sconvolgente emozione che dà il giro a tutto. Un cambiamento lento e trasversale che ti dà il tempo di prendere coscienza di ciò che sta accadendo. E invece no.
Un attimo prima sei una ragazza sola, abituata ad esserlo. Abituata talmente tanto da credere che mai nessuno ti potrà toccare, che mai nessuno ti potrà mettere in cima ai suoi pensieri. Innalzarti al grado più alto. Ti ci abitui, credi davvero che questo ti sia negato. Poi Sesshomaru Taisho, quello stesso Sesshomaru che ti ricordi sceso dalla macchina con una semplice camicia bianca e jeans, che incede come se camminasse a venti metri più in alto degli altri... Ti dice che ti vuole, e ti bacia. In quell'istante, la tua vita cambia.
E non sei più la Rin bambina che sogna Sesshomaru, che lo disegna formato gigante in versione cane sul muro della stanza. Non sei più la ragazzina che lo aspetta e che urla dandosela a gambe trovandoselo a casa dopo sette anni. Non sei più la Rin che ha paura di farsi sfuggire l'enorme segreto di amarlo. Una Rin che prova ad accarezzarlo quando si trova tra le sue braccia e che vede scacciarsi quella mano come se fosse una mosca fastidiosa. No.  
Sei una Rin che è sbocciata e che è diventata adulta. Sei una Rin che ama Sesshomaru Taisho e a cui è permesso di amarlo. Che non ha più paura di tirar fuori frasi scomode, ma che può anche urlargli addosso che è un 'cagnaccio scandaloso' senza temere che scappi. Una Rin che non soccombe più, che non è più in basso, ma che viaggia a testa alta di fianco all'uomo che ha sempre amato. Una Rin che è baciata da Sesshomaru e che è consapevole di provocare brividi a lui quanti lui ne provoca a lei nelle carezze.
E' una Rin amata e ricambiata da un uomo ancora migliore di quanto mai si sarebbe immaginata e che non vedeva l'ora di continuare a conoscere perché sapeva che c'era molto altro da vivere. Un mondo da scartare insieme, in ogni sua sfumatura, consapevole di non essere più sola. Era quasi come aver finalmente avuto una famiglia dopo anni ad averla aspettata. Era il sogno dopo il sogno. Perché quando un sogno si avvera non devi fare altro che tenertelo stretto e poi cercarne un altro. Per anni aveva desiderato una famiglia, e dopo averla avuta, aveva desiderato un amore. Il suo amore.
Sapere di non essere più sola, sentimentalmente questa volta, era la parte migliore. Finalmente capiva il mito dell'Androgino di Platone che le aveva raccontato Yumi spiegandole come lei concepiva il vero amore.
Essere destinati a trovare quella metà che Zeus per timore e invidia aveva separato. La ricerca estenuante di quella metà ed il fatto di sentirsi finalmente completi, appagati ed integri una volta trovata. Questo era per lei Sesshomaru: la sua metà. Il pezzo di puzzle che si incastrava a lei, compensandosi tra angoli spigolosi o convessi.

Il cellulare squillò, interrompendo i suoi pensieri. Era passata esattamente una settimana dalla sua uscita con Sesshomaru e tra lavoro e università non erano più riusciti a vedersi. Quello che sarebbe avvenuto quella sera sarebbe stato il loro secondo appuntamento. Quel particolare sabato sera, però, non era speciale solo per lei. Qualcun altro sarebbe uscito: Yumi. Era felice di essere riuscita ad architettare quell'uscita tra lei e Marcus, anche se sapeva che il loro non sarebbe stato un vero e proprio appuntamento. Marcus era completamente ignaro dei sentimenti di Yumi nei suoi confronti ed aveva accettato più per il fatto che Rin l'aveva messo alle strette che per un vero desiderio di uscire con Yumi. Non che gli desse fastidio la sua compagnia, ma per il semplice fatto che si sentiva estremamente in imbarazzo in quella situazione. In quella circostanza, però, Rin aveva voluto fare un tentativo, anche solo per regalare un po' di gioia ad un'amica che sempre le aveva dato conforto e consolazione in quegli anni. Una parte di lei aveva paura che l'amica avrebbe sofferto, perché sapeva in quale complicato guaio si era messa innamorandosi proprio di Marcus. Un uomo molto più grande di lei, che da tempo ormai aveva chiuso il cuore al mondo. Yumi quel giorno che era andata a trovarla, però, le aveva raccontato con tale ardore il modo in cui si era sentita cambiare la prima volta che aveva visto Marcus, che sperava che per lei ci sarebbe stata quella stessa dose di fatalismo che lei aveva provato per Sesshomaru. Così Shiori le aveva scritto che se voleva assistere alla grande trasformazione di Yumi per quella sera avrebbe dovuto trovarsi a casa sua in mezz'ora, e Rin era ben felice di partecipare a quella trasformazione.
Con il delirio del primo appuntamento aveva già dato e si apprestava ad un'uscita che secondo lei sarebbe stata più rilassata e sicuramente altrettanto bella quanto la precedente. Sesshomaru le aveva detto che sarebbero usciti fuori a cena, in un locale elegante al centro di Tokyo. Non vedeva l'ora. Si sentiva quasi sciocca ad immaginarsi con gli occhi a cuoricino, ma la felicità, ora che finalmente l'aveva conosciuta, era inebriante! Si guardò un'ultima volta allo specchio. Aveva optato per un top rosso, la versione elegante del suo colore preferito, senza spalline e una gonna a matita nera. Decolleté un po' più basse di quelle dell'altra volta, rosso vermiglio. Scompigliò i capelli per dar loro movimento e si reputò pronta per uscire. Inuyasha e Kagome erano ancora a lavoro. Piccolo tasto dolente: non aveva ancora detto loro di Sesshomaru. Neanche a Kagome, le era mancato il coraggio. Più volte si erano trovate da sole e lei aveva provato ad aprire la bocca per poi ammutolirsi. Eppure aveva il sospetto che Kagome sapesse, non ne era certa ma aveva una vaga sensazione. Quel sesto senso da mamme. Se lo sapeva, comunque, non dava modo di darlo a vedere. Come a sfidarla a sputare lei fuori il rospo perché, daltronde, era suo compito farlo. Kagome era troppo arguta per non rendersi conto che la figlia camminava a venti metri da terra, non per superbia come un demone di sua conoscenza, ma per pura irrefrenabile gioia. Inuyasha, invece, era tranquillo e inconsapevole come sempre. Era convinto che lei fosse rimasta la stessa Rin di dodici anni con i pantaloni larghi che giocava a basket sul giardino di casa. Insospettabile per lui che avesse anche solo la vaga intenzione di unirsi con un essere di sesso maschile. Ancora più impensabile, e questa era la cosa che rendeva Rin più restia a dare a lui la notizia, era per Inuyasha non solo il fatto che si potesse essere innamorata, ma che tra tutti gli esseri sulla faccia della terra si fosse proprio innamorata del suo fratellastro Sesshomaru. Anche solo immaginare la sua reazione alla notizia le faceva tremare le gambe, era convinta che in quella circostanza neanche Kagome avrebbe potuto fermare la sua furia. Aveva intenzione di dirglielo, solo, non ancora. Voleva ancora godersi l'euforia di quelle prime uscite, senza l'interferenza di padri ipergelosi.
Prese la macchina e si avviò da Shiori, curiosa e divertita all'idea di invertire i ruoli con Yumi da truccata a truccatrice. Yumi, ancora meno avvezza di quanto fosse lei a tulle, trucco e tacchi, sarebbe stata un vero spasso! Shippo aveva detto che sarebbe arrivato dopo, dichiarando che dopo l'altra volta aveva bisogno di guardare un po' di calcio o fare qualcosa di virile prima di assistere a quei riti da femminucce, come li chiamava lui. Il che era un vero peccato, perché i battibecchi tra lui e Yumi in quella situazione sarebbero stati ancora più spassosi del solito.
Quando arrivò di fronte alla casa di Shiori potè intravedere quest'ultima gesticolare animatamente dalla finestra che dava sul vialetto. Quando la sentì arrivare Shiori si sporse dalla finestra.
"Oh era ora!Vieni su a darmi una mano, è aperto" l'invitò, poteva sentire l'irritazione nella sua voce. Alzando gli occhi al cielo divertita, Rin eseguì le istruzioni e quando entrò già dalla rampa delle scale potè sentire le due battibeccare.
"Yumi, ti prego, datti una calmata o ti infilzo con l'eyeliner!" sentì Shiori.
"Oh, Shio, Shio, ti prego abbi pietà di me!" udì Yumi implorare. Rin sentì che c'era bisogno di lei. Irruppe nella stanza.
"Yumi, per l'amor del cielo, datti una calmata!" tuonò. Yumi, già su di giri di suo, a sentire la sua voce fece un balzo. Shiori alle sue spalle, invece, guardava l'amica con un sorriso riconoscente.
"Accidenti a te, Rin! Mi è preso un infarto!" si lamentò Yumi per poi lasciarsi cadere pesantemente sulla sedia. Rin le si avvicinò.
"Sai quanto ci vuole per far perdere la pazienza a Shiori? Neanche Shippo a volte riesce nell'intento! Che hai?" le domandò.
"E me lo chiedi? Chi me l'ha fatta fare questa cosa? Io non sono fatta per questi eventi! Credi che sia tanto chiacchierona e brillante con le persone al di fuori di voi? No! Io sono un orso, non avvezza alle chiacchiere e completamente incapace a comportarmi ad un ballo di gala!" prese a buttar fuori in preda al panico. Rin sospirò.
"Prima di tutto tu sei in grado di cavartela in ogni situazione, e poi non è vero che sei un orso" cercò di consolarla Rin, poco convinta. Sapeva bene che tra loro Yumi poteva essere una ragazza divertente, brillante e dalla battuta pronta, ma con le persone con cui non aveva confidenza si chiudeva a riccio. Rispondeva con frasi corte e concise e si piazzava sulla bocca un sorriso così finto da sembrare granitico. Sotto quello strato burbero Rin sapeva che la sua amica era una persona fantastica ed una gioia per chiunque avesse l'onore di starle vicino. Di questo era certa. Yumi alla sua affermazione e con la solita facoltà di interpretare ogni ombra sul suo viso la fissò poco convinta.
"Non è vero, e lo sai anche tu!E poi anche se mi impegnassi non è questo che mi fa più paura..." cercò di aggiungere. Shiori si sedette sul letto guardando l'amica. Sapeva che con l'arrivo di Rin, Yumi si sarebbe calmata. Non che lei non avesse abbastanza confidenza con Yumi, erano amiche per la pelle da anni. C'erano cose, però, in cui Yumi e Rin avevano un rapporto talmente simbiotico che era difficile mettersi in mezzo. Un po' com'erano lei e Shippo, con l'unica differenza che lei provava qualcosa in più del semplice affetto fraterno nei confronti dell'amico. Con la solita discrezione che la distingueva da chiunque altro, assistette alla conversazione delle amiche senza dire niente. Certa che una volta che Yumi si fosse tranquillizzata sarebbe stata più malleabile anche con lei.
"Cosa?" l'incalzò Rin sedendosi ai piedi dell'amica. Yumi guardò altrove.
"Rin, che cosa hai fatto? So che sei stata tu a premere su Marcus per questa uscita ma lui non ha idea di quello che provo. Mi crede solo una ragazzina, ne sono certa. Ho paura. Se adesso che neanche lo conosco sono già pazza di lui se sta sera lo conosco meglio mi innamoro ancora di più? E se mi innamoro ancora di più di lui e lui, giustamente, non mi vede come una donna? Io... Non so se posso sopportarlo" confessò finalmente. Rin la guardò, consapevole del fatto che lei stessa, senza essere coinvolta, aveva avuto gli stessi dubbi dell'amica. Non sapeva perché aveva premuto tanto affinché lei e Marcus avessero la possibilità di uscire quella sera. Sapeva di giocare col fuoco e certo non era sua intenzione far soffrire l'amica. Però sapeva, senza sapere come, che quella era la cosa giusta da fare.
"So bene che non sono la persona migliore per dispensare consigli in questo campo. Ne abbiamo già parlato. Io ho amato la stessa persona per una vita ed ora, dopo quasi dieci anni di amore sto iniziando finalmente a cogliere i frutti. Non auguro certamente a te lo stesso calvario, ma ti conosco. So che non hai mai amato nessuno come quest'uomo e credo che un motivo ci sia, anche se non sono in grado di spiegartelo razionalmente. Ma, caspita, siamo adulte ormai! Non possiamo più nasconderci nel cantuccio dei sogni! Vuoi quest'uomo? Prova a predertelo! Certo se continuerai a guardarlo da lontano senza darti una possibilità continuerai a torturarti senza ottenere niente. Anni fa me l'avevi detto tu, no? Di lottare per Sesshomaru, di farmi sentire... Hai idea di quanto avessi paura di fare quel salto nel vuoto? Sei stata con me insieme a Shiori e Shippo a farmi da cuscinetto nei miei pianti ma sono sopravvissuta! Lo farai anche tu, e se non solo sopravviverai ma vivrai, credimi ora lo so, sarà ancora meglio" le disse, in ginocchio davanti all'amica per poterla guardare negli occhi. Aveva fiducia, proprio come avevano avuto loro nei suoi confronti quando Sesshomaru era tornato. Quei discorsi le sembravano lontani anni luce, sembravano ormai così diversi dai quattro ragazzi che chiacchieravano al parco e che canticchiavano canzoni assurde sotto gli alberi di pino. Erano cresciuti tutti, e non erano solo le lenti colorate di rosa con cui guardava il mondo in quel momento a farglielo credere. Era certa che tutti, non solo lei, erano cambiati. Erano cresciuti insieme ed era giusto imparare a prendere le proprie decisioni in base a quella crescita. Yumi la fissò e poi guardò Shiori, che le sorrise rassicurante.
"Quante volte l'abbiamo detto ultimamente?Siamo dei reietti dell'amore! Rin innamorata dello stesso demone da quando era bambina, tu di un uomo con il doppio dei tuoi anni e io di uno stupido volpino da strapazzo, siamo casi disperati! Ma siamo questo. Rin forse, nonostante il gelido uomo di cui si è innamorata, in cuor suo sapeva di essere speciale per Sesshomaru e questo le ha dato forza di andare avanti e ora, guarda, sono al loro secondo appuntamento! Noi due abbiamo meno certezze, io poi, sono il caso più disperato di tutte. Ma siamo questo. La scorsa settimana hai detto a Rin di godersela, beh, tu fai la stessa cosa! Fatti conoscere per la ragazza straordinaria che sei, e sfido qualsiasi uomo, soprattutto quello giusto, a tirarsi indietro davanti alla tua bellezza" aggiunse Shiori. Era arrivato il suo momento di parlare. Era lei quella dei discorsi rassicuranti, l'eterna ottimista. L'inguaribile romantica, dolce, Shiori. Loro erano questo. E nessuno poteva dire che, a loro modo nei pregi e difetti, non erano almeno un poco straordinarie.
Yumi guardò Shiori, poi Rin e si rese conto che per la prima volta non era lei a dover rassicurare ma ad essere rassicurata. Le sue amiche avevano ragione. O faceva il salto nel vuoto o rimaneva nel suo caldo cantuccio fatto sì di certezze ma anche di solitudine. Non era lei che credeva nell'amore vero? Non poteva più limitarsi a scriverlo nelle sue pagine, doveva provare a viverlo, anche se questo faceva più paura. Le fissò e fece loro un grande sorriso.
"Forza allora, compiete il miracolo di farmi bella!" esclamò. Le due alzarono gli occhi al cielo.
"Se non riusciamo questa volta ad infonderti un po' di fiducia in te stessa non ci riusciamo più" constatò Shiori alzandosi. Rin annuì.
"Concordo" convenne guardando severamente l'amica. Yumi fece spallucce.
"Vabbè, vabbè, bando alle chiacchiere! Da dove si comincia?" domandò alzandosi. Shiori fu felice di avere finalmente una modella collaborativa.
"Siediti di nuovo. Trucco, acconciatura e infine vestito... Diamoci da fare" disse Shiori assumendo il tono del comando. Rin era pronta ad eseguire ogni suo ordine.

Dopo un'ora, finalmente, nonostante le fiebili proteste che venivano da Yumi di tanto in tanto, erano riuscite a mettere a punto 'trucco e parrucco'. Dopo averle messo a punto l'ultimo ciuffo di capelli, Shiori fece un passo indietro contemplando la sua opera. Con un sorrisetto guardò verso Rin che annuiva con un'espressione altrettanto soddisfatta. Yumi le guardava incerta.
"E allora?" le incalzò. Shiori fece un sospiro.
"Sono un genio!" esclamò. Rin fece finta di prostarsi ai suoi piedi.
"Lo sei, mia signora, lo sei!" proclamò con fare recitante. Yumi sbuffò.
"Smettetela di fare le stupide! Posso guardarmi?" domandò curiosa. Shiori picchiettò con la spazzola la mano di Yumi che si stava posando sullo specchietto.
"No, ad opera finita! Certo che tra te oggi e Rin l'altra volta devo dire che non sono sicura di aver scelto il giusto mestiere... Avrei dovuto intraprendere la strada della moda" si congratulò Shiori con se stessa, dandosi anche una pacca sulla spalla, le altre due risero.
"Dai Shio, non torturiamola così! Dalle il vestito così può vedersi" disse Rin divertita. Concordava con Shiori l'ottimo lavoro. Doveva ammettere che anche con lei era stata bravissima, ed era riuscita anche a darle qualche dritta in modo tale di riuscire a fare da sola senza chiedere sempre il suo aiuto. Shiori in fatto di eleganza era davvero una maga.
"Ah già, il vestito! Io te l'ho detto Shio di non avere nessun vestito. Quando ti ho chiesto se venivi con me a comprarlo mi hai detto che eri già a posto... Non me ne avrai mica comprato uno tu, spero!" esclamò Yumi. Shiori rise.
"Sei pazza? E come me lo potrei permettere? No, tranquilla... Ho fatto tutto da sola" disse tutta orgogliosa. Questa volta Yumi e Rin la guardavano incerte. Non che non avessero fiducia nelle sue capacità sartoriali, sua madre faceva quel lavoro ed aveva insegnato a lei un po' l'arte del mestiere. Ma non si sarebbe visto che quello di Yumi era un abito fatto in casa? Shiori guardò male le amiche intuendo i loro pensieri.
"Cosa credi che ti mando ad un ballo di gala vestita come una barbona? Donne di poca fede!" esclamò Shiori con tono offeso e si avviò verso l'armadio. Quando ne uscì Rin e Yumi avevano un'espressione sconvolta.
L'abito che Shiori teneva in mano era un abito da sera lungo color blu cobalto. Aveva un corpetto con la scollatura a cuore dalla quale si aprivano le spalline del vestito che ad occhio avrebbero dovuto scendere a metà spalla. Dal centro della scollatura si apriva su tutto il corpetto per poi diffondersi alla gonna uno sbuffo di quella che sembrava una stoffa leggerissima, per arrivare fino alla fine dell'abito discendendo a strati morbidi fino a formare una corta coda. Era veramente bellissimo.
"Shiori, hai davvero sbagliato mestiere!" si trovò ad esclamare Rin. Shiori rise soddisfatta.
"Non nego di essere stata bravina questa volta... E tu, Yumi, non dici niente? Sei tu che devi mettertelo, mica io" la riscosse l'amica divertita. Rin si girò verso Yumi che continuava a non parlare. Le diede una gomitata. Si riscosse e guardò Shiori.
"Miseriaccia!" buttò fuori. Shiori la guardò male.
"Ehy, è un lavoro sartoriale di alta qualità! Confesso che mia madre mi ha dato una mano ma diresti mai che era un suo abito che poi abbiamo modificato? Un lavoro del genere vale un sacco di yen, miseriaccia!" si difese Shiori fraintendendo l'espressione dell'amica. Yumi scosse la testa.
"No, Shio, non fraintendermi! E' stupendo! Ma... come fa tutta questa roba che mi porto dietro ad entrare in quel vestito?" domandò indicandosi. Shiori sbuffò.
"Per chi mi hai presa? L'ho fatto sulle tue misure ed ora ti prego smettila di cincischiare e vieni ad indossarlo, io e Rin ti diamo una mano" disse Shiori con tono così autoritario che Yumi scatto via dalla sedia. Fece tutto ciò che le veniva chiesto senza aggiungere più niente e dopo qualche minuto il vestito era indossato. Di nuovo Shiori e Rin la guardarono. Shiori aveva adattato la forma del vestito in modo tale che risaltasse le forme morbide di Yumi con eleganza ed il risultato era strabiliante. Yumi si lamentava sempre di sentirsi cicciotta, invece era solo una ragazza formosa. Anche se i corpi come il suo non andavano più di moda dagli anni '50 le sue amiche, che al contrario rappresentavano la fisicità filiforme e perfetta considerata dalla loro generazione, a volte invidiavano un poco quelle leggere rotondità. Yumi era una ragazza procace e di questo doveva essere fiera anziché vergognarsi. E quel vestito metteva in risalto tutta la sensualità e al contempo eleganza del suo corpo.
"Ti sta a pennello, Yumi!" esclamò Rin.
"Sul serio?" domando Yumi incerta. Shiori annuì guardandola.
"Decisamente" concordò e la prese per le spalle girandola.
"Ora ti puoi guardare" aggiunse. Fu così che assistettero alla scena.
Yumi vide la ragazza riflessa truccata con una linea di eyeliner sottile ma allungata, che rendeva ancora più grandi gli occhi azzurri, sapientemente esalitati dal colore del vestito. Una sottile spuzzata di fard roseo sulle guance ed uno strato leggero di rossetto rosa acceso, che stava bene con la sua carnagione chiara. Semplicissimo era il trucco e raffinata, quasi vintage era l'acconciatura. Alcune ciocche le incorniciavano il viso e uno chignon laterale era legato morbidamente. Abbassò lo sguardo e vide quella scollatura a cuore che era perfetta per lei. Per un momento le sembrò troppo. Ma daltronde anche quel suo corpo che tanto l'imbarazzava faceva parte di lei, e forse avrebbe dovuto accettarlo lei per prima, prima che lo facessero gli altri.
Sentirono bussare forte alla porta. Yumi sussultò.
"Yumi, sei mezza nuda? Posso entrare?" sentirono la voce di Shippo. Yumi sbuffò.
"Guai a te, volpino da strapazzo, non osare fare un passo!" strillò subito. Shiori e Rin scossero la testa.
"E' vestita, puoi entrare" disse invece Shiori.
"Ehy!" si lamentò Yumi. Shippo entrò curioso.
"Allora, ho saltato i convenevoli da femminucce?" domandò per poi bloccarsi a guardare Yumi, per poi girarsi intorno.
"E Yumi dov'è? Mi ha sbraitato addosso un attimo fa!" esclamò Shippo girando su se stesso nella ricerca, ma non potè andare oltre perché una scarpa gli era stata scaraventata addosso colpendogli sonoramente la nuca. 
Shiori e Rin scoppiarono a ridere.
"Ahia!Ah sì, sei tu ora ne sono sicuro" disse raccogliendo la scarpa da terra, rilanciandogliela. Yumi la prese al volo facendogli la linguaggia.
"Allora Shippo, che ne pensi?" domandò Shiori. Yumi alzò gli occhi al cielo mentre si infilava le scarpe.
"Dico che sei in grado di fare miracoli, Shiori! Ha la lontana parvenza di essere una ragazza, per una volta" rispose Shippo, intenzionato a torchiare un po' l'amica in quel momento di vulnerabilità.
"E tu invece hai la lontana parvenza di essere un cretino!" rispose Yumi a tono. Gli altri tre ridacchiarono.
"Dai Yumi, sei proprio suscettibile! Se non fai partire le coronarie al dottorino sta volta, non riuscirai più" rispose Shippo, nel suo astruso modo di farle un complimento.
"Ma io non voglio fargli partire le coronarie" si lamentò Yumi, in quel momento troppo agitata per cogliere l'ironia.
"Ma quanto sei baka!" disse Shippo scuotendo la testa. Sentirono una macchina arrivare. Si precipitarono alla finestra, eccetto Yumi. Quando si affacciarono, però, riconobbero l'auto di Sesshomaru.
"Oh, è già arrivato! Lui e la sua puntualità" disse Rin. Nonostante il tono contrariato il suo stomaco sembrava aver fatto un triplo salto carpiato all'indietro a quella vista. Però voleva anche assistere all'arrivo di Marcus.
"Ti è venuto a prendere qui?" domandò Shiori. Yumi si girò.
"Non è ancora Marcus?" domandò Yumi tra il sollevato e il deluso. Rin fece spallucce.
"Non ho ancora detto niente ai miei... Così ho lasciato qui la mia macchina e ho detto a Sesshomaru di raggiungermi a casa tua" spiegò Rin.
"Non hai ancora detto niente ai tuoi?" tuonarono i suoi tre amici all'unisono. Rin si fece piccola, piccola.
"Non sono ancora pronta" disse soltanto. Bussarono di nuovo alla porta, era la mamma di Shiori.
La madre di Shiori, in quanto umana era completamente diversa da lei. Era comunque una bella donna, semplice, dai lunghi capelli castani ed occhi dello stesso colore. Entrò nella camera con un sorriso.
"C'è quel bel demone che era venuto a prendere Rin l'altra volta, cos'è lo faccio entrare a prendere una tazza di tè?" domandò per poi guardare Yumi.
"Oh cara! Questo vestito ti sta un incanto... Shiori, tesoro, abbiamo proprio fatto un buon lavoro!" esclamò andando incontro alla ragazza prendendola per le mani. Yumi sorrise imbarazzata.
"La ringrazio, signora Shizu" rispose Yumi.
"Ma figurati cara! Però Shiori, tesoro, come mai le tue amiche escono sempre da questa casa vestite di tutto punto per uscire con dei baldi giovincelli e invece tu sei sempre chiusa a casa in tuta?" domandò la donna senza malizia, ma sinceramente curiosa di avere risposta. Gli altri gelarono. Shippo trovò improvvisamente interessante il pomo sulla testata del letto. Yumi si stava quasi ficcando un pugno in gola per impedirsi di scoppiare a ridere. Rin si grattava la testa imbarazzata e Shiori fissava la madre ammutolita.
"Be' mamma..." riuscì solo a dire.
"E' che io e Rin siamo delle imbranate in queste cose, Shiori è l'unica in grado di farci sembrare presentabili, vero Rin?" intervenne Yumi.
"Assolutamente!Ci scusi se le stiamo continuamente invadendo la casa, signora Shizu" si aggregò Rin. Shizu gesticolò animatamente.
"Figuratevi, siete sempre le benvenute... E' che la mia Shiori è una così bella ragazza che non capisco proprio perché non esca con nessuno" si lasciò sfuggire Shizu.
"Mamma!" la riprese Shiori colma di imbarazzo. Da fuori suonò un clacson. Rin sobbalzò.
"Il tuo demone sembra impaziente! Corri, Rin... I bei demoni dai capelli d'argento non vanno mai fatti aspettare, credi a me" disse Shizu. Yumi e Rin risero mentre Shiori si picchiava una mano sulla testa temendo di sprofondare.
"Ha ragione, signora Shizu, corro!" disse Rin precipitandosi fuori dalla stanza.
Yumi cercò quasi di afferrare l'amica da lontano, timorosa di fare un passo senza il suo aiuto. Anche se poteva contare su Shiori e Shippo i due in quel momento sembravano troppo torchiati dalla presenza della madre della prima per prestarle attenzione.

Rin scese le scale due a due per l'impazienza, rischiando di cadere più volte. Quando uscì dalla casa trovò Sesshomaru nella solita posizione: in piedi appoggiato alla macchina, ad aspettarla. Quando la vide corrergli incontro aprì la bocca per salutarla, per poi rimanere impietrito dal fatto che la ragazza l'avesse preso e catapultato dentro il cespuglio più vicino insieme a lei.
"Mi puoi spiegare?" domandò Sesshomaru freddamente, sputacchiando una foglia. Rin si girò verso di lui e gli sorrise.
"Ciao anche a te Sesshomaru: siamo appostati" spiegò con semplicità. Sesshomaru si accigliò.
"Appostati?" ripetè soltanto, confuso. Rin annuì.
"Sì, appostati, perché Yumi sta per uscire con Marcus e qui ho la visione migliore per interpretare ogni sua espressione quando lei uscirà dalla porta" disse guardandolo.
"Interpretare ogni espressione?" ripetè nuovamente, troppo sconvolto per riuscire a tirare fuori frasi di maggiore intelligenza.
"Sì, Sesshomaru. A Yumi piace Marcus, ma lui non lo sa. Crede che gli abbia proposto di chiedere a Yumi di accompagnarlo al ballo di gala perché a lei piace ballare e che mai lei avrebbe mal interpretato le sue intenzioni. Essendo così giovane lui non immagina neanche lontanamente che Yumi possa essere in un qualsiasi modo attratta da lui. Invece è così! E visto che lui sembra non avvezzo all'idea di trovare una compagna proviamo a vedere se la cara Yumi riesce a smuovere il suo cuoricino ormai cosparso di ragnatele. E io voglio accertarmi che ci sia qualche speranza, mi segui?" spiegò a raffica, in preda all'euforia. Lui la guardò con serietà.
"No" rispose secco. Rin lo fulminò con lo sguardo.
"Come no? Più chiaro di così si muore, vuoi che ti faccia un disegno?" domandò. Sesshomaru l'incenerì con lo sguardo.
"No. Non capisco perché ti affanni tanto se lui non è interessato" rispose. Rin ci rimase male.
"Non sappiamo ancora se non è interessato! Sto appurando apposta, perché credi che Yumi non sia abbastanza carina?" l'aggredì. Sesshomaru fece spallucce.
"Non mi sono mai posto il problema" rispose sinceramente. Rin, senza motivo specifico, si sentì vagamente lusingata. Scosse la testa.
"Be' lo è! E Marcus cadrà ai suoi piedi" disse con convinzione.
"Non puoi esserne certa" commentò Sesshomaru. Rin gesticolò come a voler mandar via un moscerino.
"Via, via tutta questa negatività! Ma perché sei così cinico?" esclamò sbuffando. Sesshomaru decise di tacere, Rin sembrava troppo irritabile sull'argomento. Per una volta lasciò da parte la sua carica negativa. La guardò.
"Perché non mi hai chiesto di aspettarti, allora? Al posto di mettere su questo ridicolo quadretto?" domandò Sesshomaru perplesso. Rin lo soppesò.
"Avrei potuto. Ma non sarebbe stato altrettanto divertente" spiegò con un sorrisetto. Sesshomaru spalancò la bocca, sembrò voler rispondere qualcosa, ma poi fece un sospiro scuotendo la testa.
"Questo è uno dei tuoi tanto modi di torturarmi" affermò. Rin gli fece un sorriso irresistibile.
"So che in fondo, in fondo ti stai divertendo anche tu" rispose.
"Affatto" soffiò Sesshomaru. Rin fece per rispondere ma un altra macchina stava varcando la soglia di casa di Shiori.

Quando Rin sbattè la porta alle sue spalle, Yumi si girò a vedere il simpatico quadretto tra i suoi amici e la madre di Shiori.
"Se solo ti mostrassi un pochino più disponibile, tesoro. Non dico che devi fare la donnaccia, per carità! Ma qualche sorrisino ai ragazzi che ti guardano quando usciamo, un po' di savoir faire, ogni tanto! I pretendenti certo non ti mancherebbero! Dico bene Shippo?" domandò la signora Shizu alla persona meno indicata. Shippo a sentirsi preso in causa sobbalzò.
"Oh, io, beh..." si ritrovò a balbettare.
"Mamma ora basta! Stai mettendo in imbarazzo sia me che i miei amici, puoi uscire dalla stanza?" scattò Shiori. Shizu fece un sussulto portandosi una mani al cuore. Presa in contropiede da una risposta tanto sgarbata dalla sua dolce Shiori.
"Oh tesoro, scusami! Non volevo metterti in imbarazzo! Stavo solo esprimendo un parere con i tuoi amici" rispose con innocenza.
Il rumore di una macchina, a cui Shiori fu immensamente grata, distrasse la madre dalle sue scomode affermazioni.
"Oh be', io scendo Shiori. Yumi pancia in dentro e petto in fuori e vedrai che stramazzerà a terra!" consigliò Shizu prima di uscire per poi scappare fuori dalla stanza, senza lasciare il tempo a Shiori di riprenderla. Yumi fece un sorriso tirato, perché al suono di quelle ruote sull'asfalto il suo cuore aveva preso a batterle all'impazzata al centro della gola. Guardò Shiori.
"E' lui?" domandò con voce soffocata. Shiori sbirciò fuori dalla finestra e annuì.
"E' lui, forza Yumi. Fatti coraggio e vai, hai tutto il nostro supporto morale" disse Shiori andando da lei prendendola per mano. Yumi fece un sospiro e annuì.
"Sì, vado. Ci vediamo" butto lì con voce tremante mentre si avviava fuori dalla stanza.
"Mi raccomando Yumi, pancia in dentro..." iniziò Shippo.
"Ah, sta zitto!" riuscì a rimbrottarlo fuori dalla porta. Shippo ridacchiò.
"Forza, sbirciamoli" sussurrò Shiori con fare cospiratorio. I due si inginocchiarono alla finestra, cercando di guardare senza farsi notare da Marcus. Lo videro scendere dalla macchina. Si sistemò distrattamente la giacca del completo e poi guardò verso la porta.
"Oh, ci sono pochi uomini che stanno bene in frac" commentò Shiori compiaciuta. Shippo le scoccò uno sguardo accigliato.
"Ma davvero? E io con cosa starei bene?" domandò. Shiori fu presa in contropiede da quella domanda, ma poi cercò di girarci intorno, provando a prenderlo in giro.
"Be', tu sei un po' troppo robusto per stare bene in frac. Sarebbe meglio uno smoking... O un tutone da lottatore di sumo!" rispose e le scappò un sorriso quando lo vide con la coda dell'occhio inalberarsi.
"Io non sono robusto!" rispose con orgoglio. Shiori ridacchiò.
"Certo non sei un giunco" continuò.
"Questi sono muscoli, cara mia, altroché" borbottò per poi arrossire violentemente quando Shiori gli tastò un braccio.
"Mmh, sì te lo concedo... Ma staresti comunque male in frac" rispose divertita per poi staccare la mano da lui. Shippo sbuffò.
"Scema".

Yumi si trovò di fronte alla porta di uscita di casa di Shiori. Prese di nuovo un sospiro e l'aprì.
Al fondo del vialetto l'aspettava Marcus, stupendo nel suo abito scuro ed estremamente elegante. Da lontano gli sorrise timidamente, per poi andargli incontro. Con una leggerezza di cui non si credeva capace, sollevò con una mano la gonna e scese piano gli scalini del giardino. Quando gli fu vicina, con timore alzò lo sguardo. Vide il classico sorriso radioso di Marcus investirla. Quel sorriso cordiale ma che faceva sentire lontani anni luce, come se niente in realtà potesse scalfirlo. Le prese una mano e gliela baciò con eleganza.
"Yumi sei molto bella. Sarà un onore averti al mio fianco questa sera" disse Marcus. Yumi gli sorrise imbarazzata.
"Anche tu stai molto bene" pigolò timidamente e una parte di lei urlava di fare meno la timorosa e di tirare fuori il suo carattere deciso. Quel suo lato di sé, però, sembrava essere partito per le Fiji alla sola vista del suo sorriso. Il cespuglio poco distante si mosse e i due sobbalzarono guardando in quella direzione. Non accadde niente ma Yumi di rese conto che la macchina di Sesshomaru era ancora parcheggiata nel vialetto. Si trattenne dallo scoppiare a ridere. Marcus fece spallucce e le rispose.
"Figurati, è la prima cosa che ho trovato nell'armadio" scherzò per poi aprirle la portiera della macchina.
"Be' allora hai un guardaroba molto raffinato" rispose Yumi con un sorriso e Marcus rispose con una breve risata. Si sedette al posto del guidatore e prima di mettere in moto si girò verso di lei e la guardò. Sentendosi osservata Yumi si volse verso di lui.
"C'è qualcosa che non va?" domandò. Marcus fece un lungo sospiro e parlò.
"Ti confesso, Yumi, che mi sento un po' in imbarazzo. Non fraintendermi, sono lieto della tua presenza ma temo tu possa annoiarti sta sera. Vedrai un sacco di gente impettita ed estremamente barbosa. Qualcuno si salva, ma non sono molti. E' la parte altolocata della medicina giapponese, anzi, internazionale che sarà presente sta sera. Volevo solo essere certo che tu ti senta a tuo agio, io per primo non scoppio di gioia. Rin mi ha detto che adori ballare e che questi eventi possono essere un'ispirazione per i tuoi scritti. Voglio solo esser certo che tu stia bene" le disse con estrema sincerità. Yumi lo fissò a lungo, vagamente imbarazzata da quella franchezza e anche un po' delusa, non riusciva a capire bene per cosa però. Forse per il tono estremamente gentile ma al contempo formale con cui si rivolgeva a lei. Gli fece un'espressione rassicurante.
"L'importante è che la mia presenza non imbarazzi te, Marcus. Io sto bene" rispose. Marcus dissentì.
"Assolutamente! Anzi, devo sentirmi orgoglioso che una giovane ragazza come te sia contenta di passare la serata con un vecchiaccio come me" rispose, riprendendo il suo tono gioviale. Yumi sorrise e lo guardò, cercò con poco di fargli capire almeno una parte di ciò che pensava.
"Tu non sei vecchio, Marcus. Sei più giovane di molti veri giovani di mia conoscenza, e sicuramente molto più piacevole" disse piano. Marcus per un momento parve colpito dalla sua franchezza, colpito dalle sue parole. Abbassò lo sguardo e poi mise in moto la macchina. Sorrise ancora.
"Sono lusingato, Yumi. Siamo pronti per andare?" domandò e Yumi annuì.
"Sì, sono pronta" rispose e si accomodò bene sullo schienale. Per un momento chiuse gli occhi e pregò di ricevere un po' di speranza da quella serata.

"Oh guarda! Shippo e Shiori si sono nascosti dietro la finestra! Gli si vede solo la fronte! Meno male che Marcus è troppo impegnato a guardare Yumi per accorgersi di loro" commentò Rin che era pronta a godersi e ad analizzare ogni momento della scena.
"E di noi" commentò Sesshomaru con fare annoiato. Rin sbuffò.
"Figurati, noi siamo sotto una copertura perfetta" rispose. Sesshomaru alzò gli occhi al cielo e non rispose.
Osservarono la scena in silenzio e per un momento Rin stava per perdere l'equilibrio dato che si stava sporgendo troppo. Con gesto fulmineo Sesshomaru l'afferrò per la vita e la sostenne con il suo braccio, premendola leggermente al suo torace. Lo stomaco di Rin a quel contatto fece una capriola.
Intravidero i due girarsi versi il loro cespuglio per un momento,per poi continuare a parlare ed entrare in macchina. Rin fece un sospiro per il mancato pericolo ma non si mosse di un millimetro e Sesshomaru non aveva ancora lasciato la presa dalla sua vita. La macchina di Marcus si allontanò.
"Per un pelo non ci hanno scoperti!" esclamò Rin alzandosi, scrollandosi le foglie di dosso e facendo schizzare via un ragnetto dalla sua spalla.Sesshomaru sciolse delicatamente la sua stretta e si alzò. Rin fu stupita che nonostante la posizione assurda in cui erano stati Sesshomaru non era neanche lontanamente sporco o sgualcito. Si chiese come diavolo facesse ad essere così irrimediabilmente impeccabile.
Sesshomaru per un lungo istante la fissò per poi avvicinarsi. Confusa Rin stette immobile. Lo vide posare una mano sulla sua testa. Chiuse gli occhi. Sentì qualcosa staccarsi dai suoi capelli e riaprì gli occhi trovandosi l'espressione compiaciuta di Sesshomaru e una foglia tra le sue dita.
"Avevi dimenticato questa" le disse piano porgendogliela, avviandosi poi verso la macchina. Rin la prese e con uno sbuffo gliela ritirò.
"Fai sempre il solito giochetto, stai diventando noioso" commentò con voce malferma, il viso che aveva raggiunto la tonalità del viola. Sesshomaru si girò a guardarla.
"Sei tu che ci caschi sempre. Andiamo" disse entrando in macchina. Rin lo seguì e sbattè la porta.
"Marcus almeno ha aperto la portiera a Yumi" cercò di scalfirlo Rin. Sesshomaru la guardò.
"Io non sono Marcus" rispose soltanto. Rin sbuffò.
"A volte sei lapidario" commentò. Sesshomaru annuì.
"E questo è molto meglio di: freddo, noioso e carino, soprattutto" rispose con leggerezza. Rin fece per commentare ma poi non potè trattenersi dallo scoppiare a ridere.
"Oh, Sesshomaru! Sei tanto carino!" cinguettò, lo pensava sul serio. Sesshomaru fece una smorfia.
"Accidenti" ringhiò tra i denti per poi mettere in moto. Rin ridacchiò, per una volta l'aveva avuta vinta lei.

"E ci siamo visti anche il quadretto di Sesshomaru e Rin... Non rischiamo di passare per guardoni?" riflettè Shippo dopo aver visto anche la seconda coppia andar via. Lui e Shiori si erano voltati e in quel momento stavano seduti per terra, le spalle contro il muro. Shiori ridacchiò.
"Temo di sì. Viviamo di luce riflessa" si trovò a dire con sincerità. Shippo si corrugò.
"Non è vero!" rispose. Shiori annuì.
"Sì che è vero. Non avendo una nostra vita sociale sbirciamo quella delle nostre amiche" commentò Shiori alzandosi.
"Non sono d'accordo. Io sto benissimo così" disse convinto imitandola. Shiori lo guardò in silenzio per un momento.
"Di questo sono certa" rispose. Per quanto volesse essere ironica la sua voce era sembrata talmente seria da essere quasi triste. Shippo aprì la bocca per rispondere, poi tacque. Shiori si girò ed iniziò a mettere a posto i trucchi. Piano, uno ad uno dentro il suo astuccio. Shippo la guardò.
"Tua madre ha ragione, potresti stare con chiunque, se solo lo volessi" iniziò a dire piano, con voce tanto bassa che per un attimo sperò di non essere udito. Un rossetto scivolò dalle mani di Shiori e ricadde sul tavolino. Lo riprese e fece un sorriso, amaro.
"Dovrei volerlo" rispose. Chiuse l'astuccio e si mise a mettere in ordine la stanza. Non riusciva a star ferma. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi. Da quando si era messo a farle quelle domande scomode? Shippo si piegò e le porse un golfino.
"E perché non lo vuoi?" domandò. Shiori tenne lo sguardo basso, prendendo l'indumento dalle sue mani, con fare brusco.
"E da quando ti interessa? Questi non sono gli argomenti da femminucce che ti infastidiscono tanto?" domandò Shiori sulla difensiva. La fissò sorpreso.
"E' così. Ero solo curioso" disse piano. Shiori gli dava le spalle, stette in silenzio. Ripose le ultime cose nell'armadio.
"Non volevo offenderti, Shiori" si sentì in dovere di aggiungere Shippo, data la mancata risposta. Shiori si girò verso di lui.
"Non mi hai offesa. E' che domandate da te certe cose, mi viene quasi da ridere. Hai la tipica sicurezza di chi in realtà sa già la risposta" disse. Il cuore aveva preso a battere all'impazzata. Si impose di calmarsi, rischiava di farsi scappare verità scomode. Ma lui, con la sua faccia innocente che le faceva quelle domande assurde. Era davvero tanto ottuso?
"Scusami, io non intendevo..." rispose Shippo. Si era reso conto in quel momento che, lasciandosi andare per un istante, stava rischiando di buttar giù il castello di carta che con tanta diligenza aveva innalzato negli anni. Un passo e sarebbe crollato. Lui era pronto al fatto che crollasse?
"So che non intendevi... Be' lo spettacolo è finito. Ti accompagno?" domandò Shiori d'un tratto, cercando anche lei di cambiare discorso.
Shippo la fissò e annuì.
"Sì, grazie" disse avviandosi alla porta, Shiori l'aprì. Aveva lo sguardo basso. Le splendide labbra rosse erano tirate. La frangia argentea le copriva gli occhi e anche con quella semplice tuta bianca, il suo colore prediletto, era bellissima. Lui sapeva bene che lei era bellissima ed anche buona, anche con chi non se lo meritava. Cauta, paziente, gentile, incredibilmente intelligente. Tutte cose che spesso non era lui e che in lei ammirava. Sapeva benissimo, conosceva alla perfezione la giovane donna che stava in piedi al suo fianco. Quante volte avrebbe voluto appendere a testa in giù Yumi che con tanto divertimento e altrettanta sagacia riusciva perfettamente a tirar fuori i suoi dubbi e le sue paure. Non poteva fare a meno di prendersela quando lo stuzzicava, perché sapeva che l'amica aveva ragione. Sapeva che il tema principale delle sue battute erano il fatto che fosse un vigliacco e che non avesse il coraggio di prendersi ciò che voleva. Lo sapeva bene. Sapeva che Shiori a volte, con i suoi sorrisi timidi e la voce sottile si era ritrovato a desiderare di prenderla tra le sue braccia e non lasciarla più andare. Aveva ragione lei, per un attimo le aveva posto quella domanda perché sapeva già la risposta. La conoscevano entrambi. Entrambi sapevano, però, che la loro amicizia era troppo forte. Si conoscevano da quando erano poco più che ragazzini. Da quando avevano undici anni avevano creato quello strano gruppetto, di cui lui era l'unico ragazzo. Alle medie gli altri ragazzini lo prendevano in giro per questo, ma lui se ne era sempre infischiato. Le sue amiche erano divertenti e fino ad una certa età Rin e Yumi erano state talmente maschiacce che di poco si vedeva la differenza. E Shiori, invece, era sempre stata la stessa. Con i suoi inamidati vestitini bianchi pieni di balze o fiocchi. L'espressione gentile e la voce piccola e tenera. All'inizio non la sopportava tanto, era stata Rin a farla entrare nel loro gruppo. Shiori rappresentava quei mezzi-demoni a cui era tanto affezionata dato il suo padre adottivo. La presentò loro dicendo che era tanto carina e che ci voleva una vera femmina nel gruppo. Una in grado di sedare le loro liti e i continui battibecchi che già allora vedevano Yumi e Shippo protagonisti. Secondo lui non avevano bisogno di una vera femmina, anzi, stavano tanto bene così com'erano. E invece Shiori, con il suo carattere pacato e gentile, era riuscita a farsi spazio in quella schiera di amici così diversi da lei. Amici di cui aveva tanto bisogno perché in una comunità fatta di demoni e umani essere la parte che sta nel mezzo è sempre la cosa peggiore. Non si è uno e non si è l'altro e i bambini, a quell'età ancora più spietati, si chiudevano in gruppi: o si era tutti umani o si era tutti demoni. E lei si era sentita sola per tanto tempo che quando Rin l'aveva presa per mano chiedendole di unirsi a loro era stata così grata, così felice, che mai avrebbe fatto nulla per rinunciare o rischiare di perdere un tale generoso dono. Col tempo era riuscita a farsi accettare, anche da lui che all'inizio era diffidente nei suoi confronti. Cercava di fare i giochi meno bruschi per evitare che si facesse male, e un giorno Shiori l'aveva preso e gli aveva urlato di trattarla come le altre. Non era fragile, non avrebbe pianto se fosse caduta a terra. Era degna di stare con loro. Da quel momento, sconvolto e stupito, l'aveva finalmente riconsiderata e la sua presenza era diventata essenziale nei loro giochi. Poi erano cresciuti e Rin e Yumi diventarono sempre meno dei maschiacci e sempre più delle ragazze ma come fu all'epoca lui non rimase escluso. La loro amicizia mutò. Si era ritrovato a sentirsi in dovere di proteggere quelle ragazze, seppur spesso non ne avessero bisogno. Si era ritrovato ancor di più a difendere Shiori alla quale spesso non bastava la sua bellezza per essere accettata, anzi. Aveva fatto del metterla sotto la sua ala protettiva la sua missione e nessuno poteva azzardarsi a dirle qualcosa che avrebbero dovuto fare i conti con lui, che col tempo era diventato alto e forte. E da compagna di giochi, ad amica, a protetta d'un tratto Shiori si era fatta donna ed era stupenda. Crescendo il loro rapporto si era chiuso talmente tanto in una bolla di rassicurante amicizia da far venire il terrore ad entrambi di farla scoppiare e diventare qualcosa di più. Da amici erano vicini. Come amici potevano confidarsi, scherzare, giocare, stare insieme senza rischiare che tutto potesse finire. Se avessero fatto un passo oltre avrebbero perso tutto. Entrambi non avevano il coraggio di dare il giro alla situazione. Non si rendevano abbastanza conto che, se avessero avuto il coraggio di fare il salto, forse avrebbero ottenuto molto più di quanto non avessero già. E a volte, quella lontana consapevolezza premeva così forte da farli essere tentati di fare il salto, per poi ritirarsi indietro. E ripremeva di nuovo, con tanta ferocia da non riuscire a pensare a nient'altro. Con il desiderio che con un passo avrebbero potuto sentirsi liberi dalle catene che loro stessi si erano creati.
Shiori alzò il viso per guardarlo, investendolo con la bellezza delle sue iridi lilla brillante. Non capiva perché per così tanto era rimasto inchiodato e fermo sulla porta.
"Shippo cosa...?" fece per domandare, ma la domanda le rimase bloccata sulla bocca. Subito non si rese conto del perché, provava a parlare ma non ci riusciva. Sbattendo gli occhi si rese conto di avere il viso di Shippo talmente vicino al suo da sembrare sfocato, e che qualcosa di soffice e caldo era posato sulle sue labbra. Si sentì stringere per la vita e per la prima volta potè sentire il corpo di Shippo vicino al suo. Ed era morbido e saldo, forte come l'aveva sempre visto e soprattutto immaginato. Tramortita riuscì solo a posare timidamente una mano sulla sua spalla, non in grado di fare altro se non di godere di quel bacio che aveva un che di disperato, di perso. Shippo la strinse ancora di più a sé, si schiacciarono quasi contro il muro. Le lambiva le labbra con sicurezza, come se l'avesse fatto miliardi di volte, seppur era ben consapevole che lui non era mai uscito con nessuna. Eppure era così sicuro, così a suo agio nel tenerla fra le sue braccia, come se l'avessero fatto da sempre. Il punto era che lui quel momento se l'era immaginato un'infinità di volte, senza riuscire mai a concretizzarlo. Fu preso da quella consapevolezza che si rese conto che quello non era uno dei suoi tanti sogni e fu con quel pensiero che si staccò bruscamente da lei. Tanto che quando si sentì abbandonata Shiori sbattè la schiena contro il muro per poi guardare Shippo con occhi sgranati. Confusa, tramortita, con un calore sulle guance che era certa superasse i mille gradi.
"Shippo..." riuscì solo a dire piano. Lui la guardò.
"Devo... Devo andare. Ci vediamo domani" rispose con voce malferma. Uscì dalla stanza come un fulmine.
Shiori, con lo sguardo perso nel vuoto, si lasciò scivolare a terra, sedendosi sul pavimento freddo. Si posò una mano sulla bocca, incredula. Nonostante la brusca uscita di Shippo, non riuscì a trattenersi dal sorridere per poi prendere coscenza di ciò che realmente era accaduto.




Ehilà, chi non muore si rivede! ;)
E' sempre strano tornare dopo anni di inattività...Mi sento sempre un po' imbarazzata nel farvi aspettare tanto ma, la verità è che quando si cresce il piacere di scrivere qui su EFP diventa ogni volta più ingestibile, le priorità cambiano e la vita ci assorbe. Devo dire che questo capitolo l'avevo scritto due anni fa, e l'ho riletto solo oggi e ho deciso di postarlo. In cantiere non ho un altro capitolo, quindi confesso che non ho idea di quando posterò di nuovo, vi è dovuta la mia sincerità! Però so che la maggior parte di voi ormai mi conosce e sa che nonostante il fatto che probabilmente saremo tutti vecchi decrepiti quando finirò questa storia, l'unica mia certezza è che ho intenzione di finirla un giorno! Sì, lo so, è una magra consolazione... '^-^
Per quanto non sappia mai quanti dei miei precedenti lettori continuino a leggere questa storia, io passo comunque ai miei soliti ringraziamenti:

Zonietta78: Ciao nuova lettrice! Devo confessare che la tua recensione mi ha smossa dal torpore e mi ha dato una motivazione per riprendere questa storia... Il caso ha voluto che mi scrivessi proprio il giorno in cui ho passato un esame e questo mi permette di avere un po' di tempo libero!Pertanto, sono molto contenta che tu mi abbia scritto una recensione nonostante la mia lunga assenza e soprattutto ti ringrazio per il contenuto delle tue parole, che mi hanno dato una grande gioia! Spero gradirai anche questo capitolo!Un saluto.

Milla Renzi De Medina: Ossequi a te, cara! Ti ringrazio per il tuo commento... Eh temo di aver proprio messo la tua pazienza a dura prova, spero che nonostante le mie lunghe assenze tu continui ad avere l'intenzione di leggere questa mia storia! Grazie ancora, un saluto!

Heart: Ciao carissima! Da un capitolo sfornato dietro l'altro, alla solita lunga attesa, ma ricordo che tu ormai ci sei abituata!;) Sono contenta che il precedente capitolo ti sia piaciuto  e soprattutto della tua rassicurazione riguardo a Sesshomaru OOC, hai ragione, essendo questa una fanfiction ad un certo punto dove non arriva la storia originale arriva la fantasia del lettore. Per rispondere alla tua domanda, no, nessuno eccetto Marcus è a conoscenza del segreto di Rin. A risentirci, spero!Un bacio.

Jennah: Ooooh cara Jennah! Mi ha fatto moltissimo piacere la tua recensione! Sono contenta di regalarti qualche emozione con il mio scritto, è il mio obiettivo più importante! Eh sì, questa pratica è reduce dalle mie primissime letture qui su efp, ormai secoli fa, e una volta ho letto il mio nome a fine capitolo di una storia che stavo seguendo e mi ha fatto così piacere che ho deciso di prendere anche io questo metodo come autrice. So che ormai la tecnologia anche su efp è avanzata e si può rispondere al recensore privatamente ma trovo che così, oltre ad essere vintage come mio solito, sia un modo più diretto di ringraziare! Spero vivamente di leggere una tua nuova recensione. Un abbraccio.

Gino94: Ciao carissima! Sono lieta che l'uscita ti sia piaciuta e che soprattutto non fosse come te l'aspettavi, era proprio questo il mio intento! E' molto in linea con uno Sesshomaru una cena in un posto di classe ed era quello che avevo immaginato, ma mi sembrava un'idea poco originale e un po' fredda, e la mia intenzione era proprio quella di scaldare un po' il nostro Sesshomaru!;) Ahah, no, no hai ragione ad aspettarti questo... Io non so mai se riuscirò ad essere in grado o meno di descrivere quel genere di situazioni, ma sicuramente è mio obiettivo di farvi leggere un capitolo simile, è da molto tempo che ce l'ho in testa. spero di non deluderti quando arriverà!;) Grazie ancora, un bacione.

Maria76: Ciao Maria! Sono contenta che l'uscita di Sesshomaru e Rin abbia incontrato il tuo apprezzamento, spero lo stesso anche per questo capitolo! Un bacio.

Kikyo_Sama: Ehy carissima! Il mio ricordo di te e della tua amica è sempre vivido nella mia memoria! ;) Come al solito la tua recensione mi ha fatto molto piacere, hai proprio ragione, la mia intenzione era proprio far parlare più i fatti che le parole che, come sappiamo, non sono affatto il forte di Sesshomaru! La tua intuizione è giusta, vedremo come evolveranno le cose. Grazie mille come sempre, un abbraccio!

Zonami84: Ciao cara! Ti ringrazio tardivamente per l'augurio, un anno fa è arrivata la tanto agoniata laurea e ho iniziato il mio primo anno di magistrale, ed è per questo anche che il mio aggiornamento si è sempre fatto più saltuario! Sono contenta che tu rimanga sempre una lettrice fedelissima e soprattutto che il precedente capitolo ti sia piaciuto! Un abbraccio!

Chiara_chan: Ciao Chiara! Sono contenta che il precedente capitolo ti sia piaciuto, eh immagino che molte (me compresa) avrebbero voluto essere al posto di Rin!;) Eh come hai potuto vedere gli impegni universitari mi hanno profondamente rapita e continueranno a farlo, ma di tanto in tanto l'amore per questa storia e l'intenzione di mandarla avanti, riemergono! Un abbraccio.


Un saluto,
LilyProngs.









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