Scintilla d'amore

di Padmini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fotografia ***
Capitolo 2: *** Speranza dal futuro ***
Capitolo 3: *** Eliminato l'impossibile ***
Capitolo 4: *** Famiglia ***
Capitolo 5: *** Vi voglio bene ***
Capitolo 6: *** Scintilla d'amore ***



Capitolo 1
*** La fotografia ***


Ciao a tutti!

Prima di iniziare questa storia vorrei fare una piccola premessa.

Stavo pensando di scrivere qualcosa sulla nuova generazione, ma anche i tempi in cui Harry e i suoi amici frequentavano Hogwarts mi hanno sempre attratto … poi … l'idea geniale! (almeno spero).

Mi sono sempre chiesta come Harry abbia iniziato ad amare Ginny. Insomma, prima era preso completamente da Cho e poi, all'improvviso, si accorge di lei? Cosa è successo? Si dice che i viaggi temporali cambino il corso della storia … e se gli avvenimenti dell'epilogo fossero dovuti proprio a questo cambiamento?

Una tranquilla mattina a Godric's Hollow, Teddy e Lily, tanta nostalgia per la mamma e il papà e un incantesimo involontario ...

Buona lettura, spero che vi piaccia!!

 

 

 

 

 

La fotografia




Godric's Hollow, 24 agosto 2012

 

Harry non era mai stato un padre iperprotettivo, almeno non ai livelli di Ron, ma voleva che sua figlia, di appena tre anni, fosse seguita da qualcuno di responsabile. Dal momento che lui lavorava come Auror e che Ginny era impegnata alla Gazzetta del Profeta, aveva bisogno di qualcuno che stesse a casa con i figli. La mattina James e Albus andavano ad un asilo babbano, dove li aveva iscritti Harry per permettergli di socializzare con altri bambini della loro età. Lily invece stava a casa con uno dei numerosi zii o, in caso di necessità estrema, con la nonna o la babysitter. Con tutti i parenti che ormai si ritrovava, ereditati da Ginny, non aveva mai avuto problemi a lasciare Lily a qualcuno … almeno fino a quella mattina. Tutti i fratelli di Ginny e le rispettive mogli erano occupati, tra lavoro e impegni improvvisi e perfino Molly e Arthur avevano mandato un gufo in cui gli comunicavano che sarebbero stati impegnati fino all'ora di pranzo e tutti i loro amici erano ugualmente impegnati con il lavoro. Si era tranquillizzato quando aveva scoperto che nel pomeriggio i nonni sarebbero stati disponibili, ma restava un grosso buco da coprire per la mattina e né lui né Ginny potevano portare la piccola di casa al lavoro. Rimanevano quattro lunghe ore in cui sarebbe stata da sola …

Dopo un lungo ragionamento, aveva finalmente raggiunto una decisione, supportato dalla moglie. Aveva spedito un gufo ad Andromeda, la quale aveva risposto entusiasta all'idea che il suo nipotino, che sarebbe tornato a Hogwarts entro una settimana, fosse tanto cresciuto da poter badare a colei che considerava la sua sorellina.

Nemmeno un quarto d'ora più tardi, grazie alla metropolvere, Andromeda e un orgogliosissimo Teddy Lupin si erano presentati in casa Potter.

“Hai capito bene, Teddy?” gli chiese per l'ultima volta Harry, finendo di abbottonarsi il soprabito.

“Sì, zio.” rispose lui, diligentemente “Starò con Lily per quattro ore, a mezzogiorno verrà nonna Molly a prenderci e poterà me da nonna Andromeda e Lily con lei alla tana dopo aver preso dall'asilo James e Albus.”

Harry annuì. In fin dei conti Teddy era diventato grande e responsabile e continuando su quella strada sarebbe diventato Prefetto a Hogwarts, non aveva nulla da temere.

“Adesso lei sta ancora dormendo, ma ...”

“Non preoccuparti, zio!” lo rassicurò lui, per poi scoppiare a ridere “Sono stato con lei tante volte e saprò prenderne cura.”

Più tranquillo, Harry annuì.

“Se dovessi aver bisogno di qualsiasi cosa ...”

“Ti chiamerò, non temere. Adesso vai o farai tardi!”

Harry sorrise, poi finalmente uscì di casa. Con un sospiro Teddy andò a sedersi sul divano. Era felice, euforico. Si sentiva finalmente degno di un così importante incarico e il suo grado di orgoglio era pari solamente a quello delle guardie Yeomen, che sorvegliano i gioielli della corona della Regina babbana. Lily era preziosa e lui ne era consapevole. Anche se sentiva il peso di quell'impegno, sapeva anche che badare a Lily non doveva essere poi tanto impegnativo. La piccola di casa Potter era sempre stata vivace, ma mai disobbediente e aveva imparato a distrarsi e a divertirsi con poco e, dal momento che stava dormendo, poteva rilassarsi anche lui.

Aveva appena tirato fuori il libro di storia della magia, tanto per ripassare un po' in vista del rientro ad Hogwarts, quando sentì un grido disperato provenire dal piano superiore. Lily si era svegliata, probabilmente a causa di un brutto sogno.

Teddy posò il libro e, rassegnato, salì le scale che lo portarono alla stanza della piccola.

“Hey … Lily? Tutto bene?” chiese, entrando nella stanza. Si avvicinò al lettino della piccola e piano aprì le tende per permettere al sole di entrare. Lily, riconoscendo la voce familiare di Teddy, smise di piangere, ma continuò a singhiozzare.

“Brutto sogno!” mormorò, ancora scossa dai tremiti del pianto.

“Un brutto sogno, eh? Ti capisco … Dimmi, cosa hai sognato?”

Teddy prese un fazzoletto dalla cassettiera e si avvicinò a lei per pulirle il viso dalle lacrime e dal moccio.

“Prima c'era una torta, poi c'era un mostro!” esclamò lei, indignata.

“Una torta?” chiese Teddy, sorpreso “Che torta era?”

“Al Cioccolato! Grande grande!” rispose lei, entusiasta, dimenticando ormai quel mostro che aveva interrotto il suo sogno.

“Ah! Be' … non abbiamo una torta al cioccolato grande grande qui, ma possiamo fare colazione, che ne dici?” le chiese, sperando di ottenere la sua approvazione.

Lily annuì e si alzò in piedi con le braccia protese verso il suo fratellone per farsi prendere in braccio.

“Con la mamma?” chiese all'improvviso, abbassando le braccia, rendendosi conto in quel momento dell'assenza della madre.
“No, la mamma non c'è Lily”

La piccola sembrò delusa dalla risposta e si fece seria.

“Papà?” domandò, speranzosa.

“Papà è al lavoro. Li vedrai stasera. Adesso starai con me, poi andrai da nonna Molly e nonno Arthur con James e Albus e poi stasera verrà il papà a prenderti per portarti a casa.”

Quel riassunto della giornata non sembrò piacerle. Man mano che Teddy parlava lei si faceva sempre più seria.

“Voglio la mamma e il papà!” protestò lei, apparentemente irremovibile.

La sicurezza di Teddy vacillò. Sarebbe stato davvero tanto facile tenere testa a una bimba apparentemente fragile ma che in realtà nascondeva dentro di sé l'animo distruttore di un Ungaro Spinato?

“Adesso facciamo colazione, poi possiamo giocare in giardino o fare qualche bel disegno, che te ne pare? Posso farti la cioccolata calda con i pancakes se li vuoi, sono bravo in cucina!”

Lily restò seria, ma la prospettiva di una colazione golosa sembrò farle dimenticare i genitori.

“Va bene!” esclamò infine e allungò di nuovo le braccia verso Teddy.

“Prima però ti vesti, va bene?”

Lily annuì e Teddy prese i vestiti che Ginny aveva lasciato per la figlia, ben piegati sopra la cassapanca. Le fece indossare un semplice vestitino verde scuro che si intonava perfettamente con i suoi lunghi e ribelli capelli rossi, che richiamò con una meravigliosa treccia. Lily era sempre stata orgogliosa dei suoi vestiti eleganti e, a vestizione ultimata, restò qualche istante a fissarsi sullo specchio dell'armadio.

“Sei proprio bella, sai? Come la tua mamma!” le disse Teddy “Adesso però andiamo a fare colazione? Mi aiuterai a prepararla, vero? Li sai fare i pancake?”

La piccola scosse la testa.

“Non fa niente, te lo insegno io.”

Sperava, forse un po' ingenuamente, che Lily, troppo occupata a imparare qualcosa di nuovo, dimenticasse la mancanza di mamma e papà. La prese in braccio e insieme scesero al primo piano.

 

Una mezz'ora più tardi sedevano in cucina, Lily in bilico su una pila di cuscini che le permettevano di raggiungere il tavolo e Teddy al suo fianco, pronto a prenderla al volo nel caso fosse caduta. Di fronte a loro, una torre altissima di pancake luccicanti e ricoperti di cioccolato, panna e lamponi.
“Ti verrà il mal di pancia, sei certa di riuscire a mangiarli tutti?” le chiese Teddy, leggermente preoccupato. Lei scosse la testa, la bocca ancora piena e le guance sporche di marmellata di lamponi.

 

Teddy, sospirando, guardò dietro di sé. Il ripiano della cucina era sporco di farina e pastella e maledì il fatto di non poter usare la magia fuori dalla scuola, altrimenti avrebbe pulito tutto in un attimo, ma per quello ci sarebbe stato tempo. In quel momento voleva godersi il cibo.

“Ti piacciono?” chiese a Lily, che stava per riempirsi la bocca con un altro generoso boccone.

“Sì! Tanto!” furono le uniche parole che pronunciò, prima di riprendere da dove aveva interrotto. Era uno spettacolo vederla. Mangiava di gusto, felice e spensierata, assomigliava molto a suo zio Ron in quel momento.

“Mangia piano però!” la sgridò bonariamente, senza smettere di sorridere.

Lily sembrò non sentirlo, troppo occupata a mandare giù il boccone con una sorsata di cioccolata, che ormai era diventata tiepida, e che le decorò la faccia con una grossa macchia marrone. Teddy rise vedendola così seria e concentrata nel mangiare e nel bere, mentre in realtà era buffissima. Aveva rinunciato a pulirle il viso quasi subito, preferendo fare tutto quando si fosse allontanata definitivamente dal cibo.

“Fei brafiffimo, Feddy!” esclamò lei con la bocca ancora piena.

“Ti ringrazio, ma non si parla con la bocca piena. Intesi?” le chiese, mentre lei mandava giù il boccone.

“Va bene!” rispose lei, per poi tornare sulla sua colazione.

 

Più tardi, dopo aver pulito per bene la cucina, Teddy raggiunse Lily che, in soggiorno, si era dedicata al disegno. Aveva visto parecchi suoi disegni e per la maggior parte ritraevano la sua famiglia, usando tutti i colori dell'arcobaleno, ma aveva iniziato a ritrarre anche i Patronus dei genitori e l'album dove Ginny raccoglieva le opere della figlia era pieno di cervi e cavalli argentati. Quel giorno però i pastelli dai colori più vivaci erano rimasti nella scatola e attorno al foglio su cui era chinata c'erano solamente il nero e diverse tonalità di grigio. Incuriosito e leggermente intimorito da quelle scelte, si avvicinò alla piccola e cercò di decifrare cosa stesse disegnando. C'erano parecchie linee orizzontali a zig zag e qua e là qualche quadrato che incorniciava quello che doveva essere un volto. I fogli così decorati erano parecchi ed erano sparpagliati su tutto il tavolino.

“Cosa stai disegnando?” le chiese “Perché non usi i colori?” così dicendo prese un pastello giallo e glielo mostrò “Guarda, questo è bello!”

“No! No!” protestò lei “Faccio un giornale! Come la mamma!” protestò lei, indicando la sua opera.

Teddy scoppiò a ridere, riconoscendo in quel momento che le linee orizzontali dovevano essere gli articoli e i quadrati le fotografie di quello che sembrava una copia della Gazzetta del Profeta.

“Bene! Vuoi diventare una giornalista come la mamma?”

Lily annuì, orgogliosa.

“Sono certo che il tuo giornale le piacerà tantissimo quando lo vedrà. Di cosa parla?”

Lily non rispose, si alzò e andò verso Teddy, che si era seduto poco distante da lei.

“Quanto torna la mamma?” chiese, implorandolo con lo sguardo di rispondere che sarebbe tornata subito, come se una simile risposta avesse davvero potuto realizzare il suo desiderio.

“Stasera, te l'ho già detto. Tra poco andrai dai nonni e poi ...”

“Io voglio la mamma adesso!” piagnucolò lei, che già stava diventando rossa per il pianto imminente.

“La mamma sta lavorando … non può tornare ...” tentò di calmarla “Ma ci sono io, no?”

Lily annuì, poi scosse la testa. Teddy era il suo fratellone, gli voleva tanto bene … ma non era la mamma.
“Va bene, va bene. Non sono la mamma, ma lei tornerà presto!”

Sospirò vedendo che la sua promessa non sembrava aver avuto effetto sulla bimba e si guardò attorno, nella speranza di vedere qualcosa che potesse aiutarlo. Lily aveva già iniziato a singhiozzare, quando Teddy vide l'album di foto sulla libreria.

“Vuoi vedere la mamma, eh?” le chiese con un sorriso furbetto “Ti piacerebbe vedere quando era piccola? Quando aveva la mia età?”

Lily restò interdetta da quella proposta, poi quando Teddy si alzò per prendere l'album capì a cosa si riferiva e annuì felice. Il ragazzo la prese in braccio tenendo il grosso tomo nell'altra e andò a sedersi in poltrona. Una volta che si furono accomodati entrambi, iniziò a sfogliare l'album. C'erano molte foto di Harry, Ginny, Ron ed Hermione, risalenti all'epoca in cui frequentavano Hogwarts. Man mano che Teddy girava le pagine li vedeva crescere, di anno in anno.

“Mamma!! Papà!!” gridò Lily, riconoscendo i genitori in una foto dove erano ritratti insieme.

“Sì, sono la mamma e il papà.”

Contrariamente a quanto si era aspettato, vedere i genitori in fotografia non fece che acuire la nostalgia della piccola.

“Voglio la mamma! Voglio il papà!” gridò “Adesso!”

Era diventata ancora rossa, le tremava il labbro e gli occhi erano in procinto di esplodere in una fontana di lacrime. Teddy, allarmato, cercò di tranquillizzarla.

“Torneranno … saranno qui prestissimo!”

“Io voglio adesso!” protestò lei, agitandosi tra le sue braccia e battendo i pugni sulla foto dalla quale i genitori la osservavano sorridendo “Adesso! Adesso! Adesso!” gridò ancora, rimarcando ogni parola con un pugno.

“Lily, calmati per favore.” mormorò lui, allarmato per quello scoppio improvviso di rabbia.

La bambina sembrò non sentirlo nemmeno e continuò a prendere a pugni la foto, scoppiando in un pianto ancora più forte. Perché mai aveva accettato di occuparsi di lei? Stava per chiudere l'album in modo da non farle più pensare alla madre e al padre e pensando a come distrarla, quando accadde qualcosa che non avrebbe potuto prevedere.

“Voglio la mamma!!”

Sotto la forza dell'ennesimo pugno di Lily, la foto si spezzò in due. Non era strappata, sembrava infranta, come se fosse stata fatta di vetro. I due, sorpresi e atterriti per quella reazione inaspettata, si bloccarono con il fiato sospeso. Teddy, incuriosito, prese la fotografia dall'album per osservarla meglio.

“Cosa è successo? Non avevo mai visto niente di simile ...”

In quell'istante, dalla crepa uscì un'accecante luce gialla che li avvolse. Per istinto Teddy abbracciò Lily, ma la luce, così come era comparsa, scomparve, lasciandoli nel buio. Un momento. Buio? Non era sera, il sole splendeva fuori … perché ora si trovavano in una stanza completamente diversa? Lily, ancora stretta tra le sue braccia, tremava come una foglia. Il viso era rosso e rigato dalle sue lacrime, ma non osava parlare, terrorizzata da ciò che era accaduto. Teddy si alzò e cercò di capire dove si trovassero e soprattutto come erano arrivati fin lì. Era stata Lily a portarli in quel luogo? Uno scoppio di magia involontaria dovuto alla sua disperazione? Tenendola ben stretta, si addentrò lungo quello che sembrava un corridoio. Sulla parete erano allineate diverse fiaccole, come nel sotterraneo di un castello, dove i suoi passi rimbombavano.

Procedette adagio, quando vide in lontananza la luce di una lanterna.

“Chi c'è laggiù?”

Una voce sconosciuta li raggiunse e Lily si strinse ancor di più a lui, tremante di paura. Teddy si sentiva impaurito quanto lei, ma sapeva di doverla proteggere da chiunque avesse voluto aggredirli e, in un modo o nell'altro, riportarla a casa.

La luce della lampada si fece sempre più vicina e finalmente il suo proprietario si palesò, svoltando l'angolo alla fine del lungo corridoio. Teddy lo guadò con la bocca spaventata per lo stupore. Era lui? Era davvero lui?

Di fronte a loro c'era un uomo anziano, che indossava una lunga veste da mago. I suoi capelli e la barba erano lunghi e candidi come la neve e, da dietro alle lenti a mezzaluna degli occhiali, due vispi occhi azzurri li osservavano con attenzione.

“Voi due cosa ci fate qui?” domandò l'uomo, evidentemente confuso quanto loro “Tu sembri abbastanza grande per frequentare Hogwarts, ma non ti ho mai visto … e tu … tu sei troppo piccola!” esclamò, guardando Lily che, intimorita da quello sconosciuto, si era nascosta tra le braccia di Teddy.

“L-lei … lei è …” iniziò a chiedere Teddy, incapace di terminare la frase, emozionato e spaventato allo stesso tempo.

“Albus Percival Wulfric Brian Silente.”

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Capitolo 2
*** Speranza dal futuro ***


Ciao a tutti! Prima di tutto voglio ringraziare tutti quelli che hanno letto i primo capitolo. Spero che vi sia piaciuto e che il seguito non vi deluda. Ho aggiunto un particolare importante, ovvero la data, in modo da potersi orientare anche nei prossimi capitoli tra presente e passato. Spero di aver azzeccato la data

Buona lettura!

Mini

 

 

 

Speranza dal futuro

 

 

 

Hogwarts, 1996

 

Passarono alcuni istanti prima che Teddy riuscisse a ritrovare la parola. Aveva già visto Albus Silente, in fotografia, nelle figurine delle cioccorane e in qualche libro, ma mai e poi mai si sarebbe aspettato di vederlo di persona, dal momento che era morto da diversi anni.

“Vedo che sei piuttosto confuso, giovanotto” disse il vecchio, osservandoli bene “In questo momento lo sono anch'io e, te l'assicuro, non mi capita molto spesso.” concluse, esibendo un sorriso che contagiò anche lui e sembrò in qualche modo calmare Lily, la quale si rilassò tra le sue braccia.

“I-io non so come siamo finiti qui ...” mormorò Teddy “Stavamo ...”

“Direi di andare nel mio studio, che ne dite?” chiese l'uomo “Staremo molto più comodi e potrete raccontarmi per filo e per segno tutto quello che vi è successo.”

Sempre tenendo Lily, Teddy annuì e lo seguì lungo il corridoio. Si diede mentalmente dello sciocco per non aver riconosciuto subito i sotterranei di Hogwarts, ma d'altra parte non li frequentava se non per le lezioni di pozioni e in quel momento mai avrebbe pensato di essere finito proprio lì. Silente li accompagnò attraverso la scuola, che era vuota in quel momento.

“Gli studenti sono tutti nei dormitori.” spiegò Silente, prima che lui potesse aprire bocca “È molto tardi.”

Teddy annuì ancora.

“Teddy?” lo chiamò Lily, sussurrando per non farsi sentire “Dove siamo? Chi è lui?”

La bimba era spaventata, anche se la fiducia che Teddy sembrava riporre in Silente l'aveva almeno in parte tranquillizzata.

“Siamo a Hogwarts” spiegò lui “Però non ho capito perché ...”

Finalmente arrivarono di fronte all'ingresso dell'ufficio del preside. Teddy vi era entrato poche volte, ma lo ricordava bene. Quando furono tutti e tre seduti di fronte a una tazza di tè fumante, Silente riprese a parlare.

“Dunque, ora siamo tutti a nostro agio e direi che sono pronto per ascoltarvi.”

Teddy, che teneva sempre Lily seduta sulle sue gambe, annuì.

“Non so di preciso cosa posso dirle, Professore. Da quello che ho capito, noi veniamo dal futuro e non so quanto possa rivelare ...”

“Non preoccuparti” gli rispose Silente, abbozzando un sorriso e accarezzandosi la mano destra “Non lo dirò a nessuno, e se lo riterrai opportuno, potrai dirmi solo le informazioni strettamente necessarie affinché io possa aiutarvi.”

C'era una strana malinconia nei suoi occhi e Teddy riconobbe in quell'istante il nero della maledizione che si espandeva sulla sua mano. Avevano davvero viaggiato nel tempo ed erano arrivato poco prima della morte del preside … ma quanto prima? Se davvero stava per morire, avrebbe portato nella tomba quel segreto. Non era un bel pensiero, ma Teddy si sentì più tranquillo e libero di confidarsi.

“Allora … da dove posso iniziare?” chiese, rivolto più a se stesso che a lui “Io mi chiamo Teddy Lupin e sono il figlio di Remus Lupin e Ninfadora Tonks.”

Si fermò un istante, sopraffatto dall'emozione. Pensare ai suoi genitori lo turbava. Si sentiva triste e felice insieme, una sensazione difficile da spiegare. Era orgoglioso di loro per quello che gli avevano fatto e suo zio Harry gliene parlava spesso, ma questo non toglieva che ne sentisse la mancanza, anche se non li aveva mai conosciuti.

“Sono morti poco dopo la mia nascita” spiegò, prima che Silente potesse interromperlo “Non credo che sia il caso di raccontarle come e perché. Lei invece è Lily Luna” continuò, accarezzando la testa di Lily, che arrossì sentendosi chiamare “Figlia di Harry Potter e Ginny Weasley. Harry è anche il mio padrino, ma io lo chiamo zio, anche se … be', mi piacerebbe chiamarlo papà perché lo considero tale e anche Ginny è per me come una mamma e James, Albus e Lily i miei fratellini … Ah! James Sirius e Albus Severus sono gli altri due figli di Harry, ma sono più grandi di Lily ...” aggiunse, per spiegarsi meglio.

“Capisco … Be', è una gioia conoscervi, potervi incontrare prima di morire. Questo mi dà speranza per il futuro ...”

Silente era davvero felice, il suo sorriso era sincero e aveva spazzato via quel poco di malinconia che era apparsa poco prima. Teddy annuì ancora, a disagio. Era stato bello poterlo conoscere, ma doveva a tutti i costi tornare nel suo tempo o le conseguenze avrebbero potuto essere disastrose, per essere ottimisti.

“Spiegami cosa è successo, credo di potervi aiutare a tornare indietro.”

“Be' ...” era a disagio, in realtà non sapeva nemmeno lui cosa era accaduto “Lily stava facendo i capricci perché voleva la mamma e il papà, che erano al lavoro, così le ho fatto vedere qualche foto di Ginny e Harry quando venivano a Hogwarts, ma non è bastato, anzi!” rise piano, ricordando il modo buffo in cui la piccola si era agitata “Ha iniziato a piangere e a prendere a pugni la foto e … si è rotta. Non ho mai visto una foto magica rompersi così, si è spezzata come se fosse stata di vetro … poi … poi siamo stati avvolti da una luce e ci siamo trovati nei sotterranei.”

Silente ascoltò con attenzione, annuendo di tanto in tanto.

“Molto bene. Giovane Teddy Lupin, sei stato molto esaustivo. Credo che tu abbia già intuito che si tratta di un incantesimo involontario di Lily. Hai con te la foto?” chiese, leggermente allarmato.

“La foto … sì … sì … credo di ...” Teddy cercò in tasca e ne tirò fuori la foto. Era ancora intera, ma l'immagine era rovinata da una crepa profonda “Devo averla messa in tasca prima, quando ci siamo ritrovati nel corridoio.”

“Bene, bene. Sei stato molto previdente. Temevo di non poterla ricostruire. Se riuscissi a riparare il danno, voi due tornereste indietro. Parlo al condizionale perché non ho mai visto un incantesimo del genere e posso solamente fare delle supposizioni, ma al momento non mi viene in mente altro.”

“Voglio la mamma.”

Albus Silente e Teddy si voltarono verso la piccola che, sentendosi trascurata, aveva iniziato a singhiozzare.

“Stai tranquilla, tra poco la vedrai ...”

“No! Io la voglio adesso! Adesso!” gridò lei, scoppiando a piangere.

Silente si alzò e andò verso un armadio, dal quale tirò fuori una scatola di latta che, una volta tornato indietro, posò sulla scrivania.

“Qui dentro ci sono dei cioccolatini, puoi prenderne uno, se lo vuoi. So che la cioccolata non può sostituire la mamma, ma vedrai che ti sentirai meglio, parola mia.” le fece l'occhiolino e questo bastò alla piccola per calmarsi e addirittura sorridere. Era incredibile come quell'uomo riuscisse a influire sui sentimenti altrui. Teddy aprì la scatola e prese un cioccolatino per entrambi. Dopo quello spavento, ne sentiva a sua volta la necessità. Quando si fu calmato e anche Lily, placata dal dolcetto, smise di piangere, si rese conto del problema in cui erano finiti. Cosa sarebbe successo se Molly, andando a prendere la nipote, avesse trovato la casa vuota? E sua nonna Andromeda? Come avrebbero reagito? Per non parlare di Harry e Ginny!

“Professore? Quanto ci vorrà per aggiustare la fotografia? Cosa faremo io e Lily nel frattempo?”

“Non preoccuparti, Teddy” lo rassicurò lui, servendosi a sua volta di cioccolato “Se ho ragione – e raramente accade il contrario – quando avrò riparato la fotografia ritornerete esattamente al momento in cui si era spezzata.”

Questa rassicurazione sembrò calmare Teddy, almeno in parte.
“Nel frattempo dovrete restare nascosti. Io tra non molto morirò, come probabilmente già sapete, per questo ho potuto custodire il vostro segreto, ma voi due non esistete ancora in questo tempo e se qualcuno dovesse vedervi, potreste scatenare delle conseguenze imprevedibili. Resterete nelle mie stanze, per tutto il tempo necessario.” concluse, con un tono che non ammetteva repliche.

Teddy annuì e si alzò.

“Mi scusi, Professore, ma ...” iniziò lui, leggermente a disagio, ma Silente sembrò intuire i suoi pensieri.
“Un po' di cioccolato non basta a placare la vostra fame, eh?” chiese l'uomo sorridendo “Beata gioventù! Siete così pieni di energia! Vi farò portare un po' di cibo nella mia stanza. Seguitemi.”

Teddy, stanco di tenere Lily in braccio, la fece scendere per farla camminare. La bimba era ancora spaesata e tremava, ma accanto a lui sapeva di essere al sicuro, tanto che gli restò appiccicata fino a quando non furono soli. Il preside si congedò per tornare nel suo ufficio e li lasciò a contemplare una succulenta cena. Il ragazzo prese alcuni cuscini dal letto e li mise sulla sedia destinata a Lily, incantandoli perché non cadessero, per permetterle di raggiungere il tavolo con facilità, ma lei sembrava ancora restia a mangiare.

“Cosa c'è? Non hai fame?” le chiese, prendendola in braccio e facendola accomodare.

“Sì … ma … voglio la mamma! Voglio il papà!” pigolò, rossa in viso per un pianto imminente.

Teddy sospirò, lievemente ferito dal fatto che lei non stesse bene con lui e che desiderasse tornare dai suoi genitori, ma dovette ammettere che per una bambina di tre anni era perfettamente normale.

“Non puoi, non adesso. Il Professor Silente metterà tutto a posto e potrai vedere la mamma. Te lo prometto.”

Una volta tornati a casa avrebbe portato Lily in redazione da Ginny, d'altra parte si trattava di un'emergenza no? Lily annuì, ricacciando indietro con molta fatica le lacrime e, attratta dal cibo invitante sulla tavola, allungò la mano verso una coscia di pollo.

“Questo è il cibo di Hogwarts” spiegò Teddy, servendosi a sua volta di patate e carne “Quando verrai a studiare qui lo potrai mangiare tutti i giorni! Vedrai, è buonissimo!”

Lily, affamata com'era, prese un grosso morso e, con la bocca piena, annuì, per la gioia di Teddy, che finalmente poté a sua volta godersi la cena.

 

Più tardi, quando ebbero finito, i piatti svanirono da soli, lasciando il tavolo pulito e ordinato. Prima del viaggio temporale per loro non era nemmeno mezzogiorno, ma la paura, il cibo che avevano mangiato e la consapevolezza che era notte, li fece sbadigliare. Iniziò Lily e Teddy la imitò, guardando con la coda dell'occhio il letto a baldacchino che sembrava chiamarli a sé.

“Che ne dici di dormire, Lily?” le chiese, prendendola in braccio e avviandosi verso il letto.

“Ho sonno.” ammise lei, che probabilmente avrebbe dormito lo stesso per il suo riposino pomeridiano “Mi racconti una storia?” chiese, anche se probabilmente ne avrebbe ascoltata meno della metà, prima di addormentarsi.

“Certo!” rispose lui “Una storia di Beda il Bardo o una babbana?” chiese. Sapeva di avere radici babbane e aveva voluto conoscere fin da bambino entrambe le culture.

“La Bella e la Bestia!” mormorò lei, accomodandosi sotto le coperte.

“La Bella e la Bestia sia!” esclamò, sistemandosi a sua volta accanto alla bimba “Dunque … vediamo se me la ricordo … In un paese lontano, viveva nel suo splendido castello un giovane principe. Era viziato, cattivo ed egoista. Durante una fredda notte d'inverno una vecchia mendicante si presentò al castello e chiese al giovane riparo dal freddo, offrendogli in cambio una bellissima rosa ...”

 

Quanto tempo era passato? Un minuto? Un'ora? Aveva smesso di raccontare la fiaba quando Belle entrava per la prima volta nel castello, rendendosi conto che ormai Lily si era addormentata. Anche lui, esausto per le troppe emozioni, si era lasciato andare al sonno e aveva dormito, dormito e dormito … per quanto tempo? Sbadigliò rumorosamente e cercò d'istinto Lily accanto a sé, ma si sentì mancare il fiato quando non la trovò.

“Calma. Calmati, Teddy. Deve essere qui vicino. Il Professor Silente ha detto di avere più di una stanza, sarà andata in esplorazione … Perché diavolo non mi sono svegliato? Che razza di babysitter sono?!”

Non avendo un pigiama non si era nemmeno tolto i vestiti che indossava, perciò si alzò di scatto e cominciò a cercare freneticamente la bambina, in tutti i buchi che gli venivano in mente. Cercò sotto il letto, negli armadi, dietro i mobili e perfino dentro i cassetti, ma della monella non c'era traccia.

“Lily?” chiamò “Lily, dove sei? Non farmi spaventare, vieni fuori! Per piacere!”

Pallido come un fantasma, andava avanti e indietro per quelle stanze che ormai avrebbe potuto attraversare a occhi chiusi, quando andò a sbattere addosso a qualcosa o, meglio, a qualcuno.

“Buongiorno!” lo salutò il preside.

“B-buongiorno! Mi scusi, non l'avevo vista!” si scusò Teddy, ora rosso per l'imbarazzo, senza smettere di guardarsi attorno.

“Non preoccuparti, giovane Lupin. Piuttosto … qualcosa non va?” chiese, intuendo il suo disagio.

“Sì ...” sussurrò Teddy, rivolgendo ora lo sguardo verso gli occhi limpidi del Professore “Ieri sera abbiamo cenato – tra l'altro il cibo era buonissimo, la ringrazio molto per avercelo procurato – poi ho letto una fiaba a Lily e quando lei si è addormentata ho dormito anch'io, ma ...”

“ … ma?” chiese il preside, celando egregiamente la preoccupazione che stava inevitabilmente contagiando anche lui.
“Lily è scomparsa!”

 

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Capitolo 3
*** Eliminato l'impossibile ***


Ecco un nuovo capitolo! Non vi allarmate, ciò che leggerete potrebbe sembrare assurdo, ma ha un suo perché, che verrà svelato alla fine della storia.

Chi azzecca la citazione (molto facile) avrà un premio speciale!

Buona lettura

Mini

 

 

Eliminato l'impossibile

 

 

 

 

Mezz'ora prima

 

Molti studenti si erano ormai svegliati e si stavano dirigendo verso la Sala Grande per la colazione. Era un giorno come tanti, pieno di lezioni, esercizi, domande a cui rispondere e lunghissimi temi da scrivere, ma per qualcuno non sarebbe stato così. Innanzitutto non lo fu per gli studenti che, percorrendo il corridoio che portava alle stanze del preside, incrociarono Lily. Non era insolito vedere un primino più basso del normale, ma tutti coloro che la sorpresero nel suo vagabondare in cerca della mamma non poterono confondersi. La bimba correva a destra e a sinistra, per quanto glielo permettessero le sue gambine, chiamando la madre e cercandola in ogni angolo.

“Mamma? Mamma? Dove sei mamma?”

Si era svegliata presto, era sempre stata molto mattiniera ma, abituata a trovare la mamma nella stanza accanto, una volta scesa dal letto si era resa conto che non si trovava in nessuna delle stanze vicine, così si era disperata e, con un altro scoppio di magia involontaria, aveva aperto la porta che l'aveva condotta al corridoio, dove aveva incontrato molti studenti che la guardavano stupiti. Non si era accorta di essere al centro dell'attenzione e aveva continuato a correre, rossa in viso per il pianto e lo sforzo.

“Mamma! Mammina! Non ti trovo!”

Tra tutti gli studenti, solo una biondina dai grandi occhi grigi e che indossava la divisa di Corvonero si avvicinò a lei.

“Ciao piccola!” esclamò, inginocchiandosi per essere alla sua altezza “Come ti chiami?” chiese poi. Non voleva spaventarla e, sebbene avesse molte domande da porle, pensò che fosse meglio iniziare con calma. Lily si spaventò inizialmente, ma riconobbe la sua madrina e smise di piangere.

“S-sono L-lily!” rispose, come se fosse ovvio e, anzi, chiedendosi perché non l'avesse riconosciuta.

“Lily! Che bel nome! La mamma di un mio amico si chiamava così, però ora è morta, come la mia mamma. Hai fame, Lily? Andiamo a fare colazione?”

La bimba si limitò ad annuire, poi si voltò verso la direzione da cui era arrivata.
“Teddy? Dov'è Teddy?” chiese, tornando a rivolgersi alla ragazza.

“Non lo so.” rispose Luna, pensando che Lily si riferisse al suo orsetto di pelouche “Poi andremo a cercarlo, ma per adesso hai bisogno di fare colazione. Spero che ci sia la torta alle mele ...”

Lily si fece prendere in braccio da Luna, e insieme raggiunsero la Sala Grande. Luna non si accorse nemmeno per un istante di tutti gli sguardi che la sfiorarono mentre scendeva le scale e attraversava i corridoi, abituata da sempre ad essere additata per il suo modo di vestire o per il suo sguardo sognante, perciò non si avvide nemmeno che quel giorno, invece che su di lei, gli sguardi erano puntati sulla piccola bimba dai lunghi capelli rossi e gli occhi castani. Quando entrarono finalmente nella Sala Grande, la reazione fu più tiepida, in quanto gli studenti erano troppo occupati a servirsi la colazione. Luna si sedette al solito posto, al tavolo dei Corvonero, e subito i suoi compagni di classe si voltarono, sconvolti.

“Luna, chi è quella bambina?” le chiese Anne, una sua compagna di corso “Dove l'hai trovata?”

“Si chiama Lily. Era tutta sola, vagava per i corridoio e ho pensato che avesse fame.”

“Ho fame e voglio la mamma!” esclamò lei, comodamente seduta sulle gambe di Luna.

“Oh … ma … non ne hai parlato con nessuno? Insomma, non mi sembra normale che una bambina di … quanti anni hai, piccola?” chiese a Lily, sporgendosi per vederla meglio.

“Ho tre anni!” rispose lei, fiera.

“Tre anni, eh?” chiese Anne, fingendosi sorpresa “Ormai sei già così grande e vuoi ancora la mamma?”

Il tono della ragazza era scherzoso e fece ridere sia Lily che Luna. All'improvviso però la bimba si fece seria. Il suo sguardo era stato attirato da qualcosa o, meglio, qualcuno, seduto al tavolo vicino. Capelli rossi, occhi castani, sorriso dolce, lentiggini sul naso … era la sua mamma!

“Mamma! Mamma!”

Ignorando la fetta di torta che Luna le aveva posato davanti, scese dalle sue gambe e corse verso Ginny la quale, incuriosita come tutti dalle sue grida, si voltò per vedere di cosa si trattasse. Lily, inconsapevole del fatto che sua madre non sapesse ancora chi fosse, si gettò su di lei, abbracciandola per quanto la sua bassa statura glielo permettesse.

“Mamma! Mamma! Avevo tanta paura mamma! Sei qui! Mamma!”

Ginny, ovviamente, restò immobile, colta di sorpresa da quella bambina che la chiamava mamma.

“Hem … credo che tu ti sia sbagliata, piccolina ...” le sussurrò, cercando di allontanarla.

“No! Sei tu la mia mamma! Sei la mamma più bella di tutte!”

La giovane Grifondoro, rossa in viso per l'imbarazzo, si guardò attorno, spaesata. Esattamente come lei, anche Hermione, Ron, Neville e Dean erano stupiti dall'apparizione della bimba e soprattutto quest'ultimo stava arrossendo per il disagio.

“Mamma, ho fame! Mi fai le frittelle?” chiese Lily, cercando di sedersi accanto a lei.

“Piccola, non so chi tu sia, ma non sono la tua mamma. Io mi chiamo Ginny, tu come ti chiami?” le chiese, sperando di ottenere la sua fiducia.

“La mia mamma si chiama Ginny!” protestò lei, che ormai stava iniziando a stancarsi di quello che per lei era solo un brutto scherzo.

A quel punto, vedendo che l'amica era in seria difficoltà, intervenne Hermione.

“Lei non può essere la tua mamma, piccola. È troppo giovane.” sussurrò, cercando di non suonare troppo aggressiva. Lily, sentendo la sua voce, si voltò verso di lei.

“Zia 'Mione!” esclamò, poi vide anche gli altri “Zio Ron! Zio Neville!”

Il silenzio calò sulla tavolata e anche su quelle vicine. Tutti quelli che potevano ascoltare si erano girati per vedere lo spettacolo di quella bambina che asseriva di essere la figlia di Ginny Weasley.

Mentre Ron e Neville guardavano alternativamente lei e Ginny, sconvolti per essere stati chiamati in causa e Dean fumava di rabbia per essere stato escluso, Hermione, come sempre, riuscì a mantenere la calma

“Ascolta …” iniziò, leggermente a disagio “Deve esserci un errore, noi ...”

“Eccoti!!”

La voce di Teddy, che era appena entrato nella sala, risuonò su quel silenzio. Il ragazzo, seguito da un altrettanto preoccupato Silente, si accorse che tutti si erano voltati verso di lui.

“Oh … hem … scusate ...”

Rosso come un pomodoro, corse verso Lily.
“Sei qui! Perché sei scappata? Non puoi andare dove vuoi!”

Lily, che si sentiva rifiutata dalla madre e vedeva che anche gli zii non la riconoscevano, scoppiò in lacrime.

“I-io v-volevo l-la m-mia m-mam-mamma!!” strillò “V-volevo c-cercare la mia mamma e il mio papà!”

Fu silente a prenderla in braccio.

“Su, su … te l'ho promesso, giusto? Tornerai dalla tua mamma e dal tuo papà, ma per adesso ...”

Il preside si interruppe, notando in quel momento gli sguardi indagatori dei presenti.

“Vi ha detto qualcosa?” chiese, temendo che la piccola si fosse già esposta, chiamando “mamma” Ginny.

Non fecero in tempo a rispondere perché proprio in quel momento Harry entrò in sala e Lily, tra le braccia di Silente, lo vide subito. Capelli neri, spettinati. Occhiali rotondi. Cicatrice sulla fronte. Era lui, era il suo papà. Iniziò ad agitarsi tra le braccia dell'uomo.

“Papà! Papà!!” gridò, dimenandosi per essere messa giù, ma il preside non la lasciò.
“Il tuo papà non è qui, ma lo vedrai presto ...” cercò di rassicurarla lui, sperando di riuscire a risolvere la situazione senza danni, ma lei era decisa ad abbracciare suo padre e a farsi consolare da lui.

Harry, assonnato dopo una lunga notte di studio, si avvicinò sbadigliando agli amici, stupito da quel silenzio e dalle grida della bambina, non capendo che era proprio a lui che si stava riferendo.
“Cosa suc-”

“Papà! Papà! Papà!” gridò ancora Lily, sporgendosi verso di lui, che ormai era arrivato ed era alla sua portata “Papà! Voglio papà!”

Silente guardò Harry, poi si rivolse a Lily e sospirò. Avrebbe dovuto portare subito Harry e Ginny in una stanza appartata e spiegare loro la situazione lontani da sguardi e orecchie indiscreti, ma ormai tutti avevano visto, tutti avevano sentito e il suo istinto gli diceva che stava facendo la cosa giusta. Lanciò a Harry un'ultima occhiata, quella che il giovane mago conosceva bene. Con quello sguardo gli chiedeva di fidarsi di lui, di lasciarsi andare al corso degli avvenimenti. Harry si limitò a ricambiare lo sguardo senza capire cosa volesse e Silente, interpretando quel silenzio come un assenso, tornò a guardare Lily.

“Va bene, piccola monella!” borbottò, fingendosi arrabbiato “Lasciatelo dire, sei identica a tuo nonno James. Con quegli occhioni da cerbiatta ottieni sempre quello che vuoi, vero?”

Lily rise e, una volta libera, andò ad abbracciare le gambe di Harry.

“Papà! Abbraccio papà! Abbraccio!”

Harry, ancora mezzo assonnato e sconvolto per la scena che si presentò di fronte, rimase a bocca aperta. Per qualche istante cercò con lo sguardo l'aiuto dei suoi amici, ma vide che erano più spaesati di lui. Tornò a guardare la bambina che gli tirava la divisa per essere presa in braccio.

Il suo viso era rosso e gli occhi, castani come quelli di suo padre, erano lucidi del pianto recente.

All'improvviso qualcosa scattò in lui. Non pensò al fatto che quella bimba lo aveva chiamato papà né che Silente avesse accennato a nonno James. Tutta quella situazione era assurda, lui non si era mai avvicinato a una ragazza, non in quel senso almeno, ed era impossibile che lei potesse essere sua figlia, tuttavia si chinò e la prese in braccio e la strinse, chiudendo gli occhi. Ripensò a se stesso, il se stesso di molti anni prima o di pochi mesi prima, o addirittura di quella stessa mattina. Se stesso in cerca di una famiglia, di un padre e di una madre da abbracciare, da cui farsi consolare nei momenti di difficoltà. Aveva rivisto in lei quel bambino con gli occhiali rotti, chiuso in un polveroso sottoscala, solo e senza amore. Non gli importava chi lei fosse, voleva semplicemente che avesse ciò che a lui era stato negato per tanto, troppo tempo. Sentiva l'amore della bimba, incondizionato e puro e per un momento sperò che tutto quello fosse vero.

Non avvertì i commenti, maligni o semplicemente sorpresi, sussurrati per tutta la sala, ma quando Ron parlò, si risvegliò da quel dolce momento.

“Harry? Tu ne sai qualcosa?” chiese. Tutto il suo viso era rosso per la collera e le mani erano strette, pronte a sfogarsi con un pugno sul naso del suo migliore amico, probabilmente aiutato da Dean, che fremeva al suo fianco, pronto a saltargli addosso per fargli del male.

“No, non ne so nulla.” si limitò a rispondere lui, ignorando i loro sguardi assassini e cercando invece quello di Silente, per ricevere spiegazioni.
“Quella bambina ha chiamato te papà, ma poco fa si è buttata su Ginny, chiamandola mamma! Come me lo spieghi?”

Harry restò a bocca aperta e guardò Ginny, le cui guance erano diventate della stessa tonalità dei suo capelli. Era confuso, così come tutti i presenti, ma seppe mantenere un autocontrollo invidiabile.

“Credi che sia vero? Ron, usa il cervello, questa bambina avrà tre, al massimo quattro anni …”

“Ho tre anni, papà!” lo interruppe lei, accoccolandosi sul suo petto.

“Ecco, appunto. Tre anni fa io ne avevo tredici e tua sorella dodici. Credo che ti saresti accorto se fosse rimasta incinta, no?”

Ron e Dean si guardarono, senza trovare nulla da ridire. In quel momento arrivò Luna che, avvicinatasi alla piccola, le accarezzò la testa.

“Io credo che sia possibile invece. Non so come, ma lei è vostra figlia.” disse, rivolta a Harry e a Ginny. Tutti si voltarono verso di lei.

“Non è possibile, Luna” spiegò Hermione, sospirando come quando la sentiva parlare del Ricciocorno Schiattoso.

“Eppure sono convinta che è così.” disse lei, serissima “L'hai sentita, no? Ha detto che sua mamma si chiama Ginny e ha riconosciuto Harry come suo padre. Insomma, lui è molto facile da riconoscere, soprattutto per la cicatrice, e credo che non sia facile scambiarlo per un'altra persona, no? Inoltre lei ha i capelli rossi come Ginny e il Professor Silente ha velatamente suggerito che il padre di Harry avesse gli occhi di della sua stessa sfumatura di castano. Per non parlare del fatto che si chiama Lily – me lo ha detto lei stessa, poco fa – e sono certa che, se Harry avesse una figlia, la chiamerebbe con il nome di sua madre.”

Brusio di sottofondo era cessato perché tutti avevano voluto ascoltare il discorso di Lunatica Lovegood, ma quando lei finì la sua spiegazione, che in effetti non faceva una piega, il caos ricominciò. Harry guardava Ginny mentre il panico tra i loro amici cresceva vertiginosamente. Sembrava che fosse appena scoppiata una bomba, ma la cosa divertente era che Lily, tranquilla tra le braccia del padre, non ci faceva minimamente caso. Ciò non si poteva dire per il preside, che alzò le braccia e la voce leggermente sopra quella degli altri.

“Basta così.” disse, brusco e autoritario “Signor Potter, signorina Weasley, seguitemi, vi devo parlare … in privato.”

“Possiamo venire anche noi?” chiese Ron, guardando la sorella con fare iperprotettivo.

“No.” rispose Silente “So quali sentimenti ti hanno spinto a fare questa richiesta, ma per il momento ho bisogno di parlare con loro due senza interferenze, se non quella di Teddy.” aggiunse, guardando il ragazzo, che annuì.

Non aggiunse altro e semplicemente si allontanò per uscire dalla stanza. Teddy, che finalmente si trovava di fronte a coloro che considerava al pari di un padre e una madre, iniziò a cambiare il colore dei capelli per l'agitazione, facendoli diventare prima verdi, poi rosa e infine azzurri, sotto lo sguardo stupito dei presenti.
“F-forse è meglio andare ...” mormorò, per poi seguire Silente.

Harry e Ginny si fissarono, poi lo seguirono, mentre sala fu nuovamente invasa dalle voci degli studenti.

“Tu ci stai capendo qualcosa?” chiese Ron a Hermione.

“No, assolutamente, ma Silente sembra sapere quello che fa e io mi fido di lui.” rispose lei, tradendo invece una certa inquietudine.
“Ha detto che è loro figlio!” sbottò Dean “Cosa vorrebbe dire?! Ginny sta con me!”

“Secondo me quella bambina e quel Teddy vengono dal futuro.” sentenziò Luna, più seria che mai.

“D-dal futuro?” chiese Ron, diventando ancor più rosso.

“No, non è possibile. Io e Ginny ci amiamo! Perché dovrebbe mettersi con Harry in futuro?!”

“Luna. Sii seria. Non è possibile che venga dal futuro. Nessuno può viaggiare nel tempo così. Anche avendo una giratempo - cosa impossibile dal momento che sono state tutte distrutte – avrebbero dovuto girarla un'infinità di volte e, da quello che ho visto, anche loro sembrano non capire perché si trovano qui.”

“Forse è stato un incidente. Teddy sembrava molto spaventato. Se non sanno nemmeno loro cosa li ha portati qui vuol dire che non si è trattato di una giratempo.”

“Allora come?” protestò Hermione “Non c'è altro modo di viaggiare nel tempo, ergo loro non lo hanno fatto.”

“Invece sì.” rispose placidamente Luna “È l'unica soluzione a tutti gli indizi.”

“È impossibile!”

Luna si alzò. Amava Hermione, ma a volte la vedeva troppo chiusa e limitata, priva di immaginazione.

“È improbabile, non impossibile, ed eliminato l'impossibile, tutto ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità.”

Così, mentre Hermione scuoteva ancora la testa, parzialmente convinta dal suo ragionamento ma troppo orgogliosa per ammetterlo e Ron aiutato da Neville cercava di placare l'ira di Dean, Luna trotterellò via, felice, consapevole che la presenza di Lily e Teddy non portava caos ma speranza per il futuro.

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Capitolo 4
*** Famiglia ***


Eccomi ancora qui!

Come promesso, ecco una sorpresa per i vincitori: _purcit_ e marty090 ! Ho provato a inserirla nel testo, ma non ci sono riuscita, perciò ecco il link! Spero che vi piaccia! Sherlock è fiero di voi!
 

https://plus.google.com/u/0/photos/photo/116684019371711502772/6384433343977086914?icm=false&authkey=CNC7rIyNncy2Jg

 

Buona lettura!

Mini

 

 

 

Famiglia

 

 

 

Harry e Ginny camminavano in silenzio, seguendo Silente e Teddy, altrettanto silenziosi. L'imbarazzo era palpabile, sfiorato dagli sguardi di chi aveva già visto la bambina nei corridoi e di chi, dopo aver assistito alla scena in Sala Grande, li aveva seguiti, giusto per curiosità. L'unico rumore, oltre a quello dei pettegolezzi che si stavano già diramando a macchia d'olio, era quello della voce di Lily, che si rivolgeva prima a Harry che la teneva in braccio, poi a Ginny, accanto a lui.

“Papà, questa è Hogwarts? Perché siamo qui? Chi sono loro? Ho fame! Mangiamo le frittelle? Mamma, perché papà è stanco? Ha lavorato tanto? Sai che ho fatto un giornale come quelli che scrivi tu? A Teddy è piaciuto tanto! Lo vuoi vedere?”

Lily continuò a tempestare di domande i genitori e si fermò solo quando, tornati nelle stanze del preside, vide la lauta colazione che aveva fatto servire lì.

“Ora fai la brava bambina e vai a mangiare. Ci sono le ciambelle e la cioccolata.” le disse Silente “Devo parlare con la mamma e il papà.”

Lily, abituata ai momenti in cui i genitori dovevano parlare di cose “da grandi” e altrettanto allettata dalla colazione, scese dalle braccia di Harry e trotterellò verso il tavolo.

Teddy e Harry guardarono il cibo con desiderio dal momento che non avevano ancora mangiato, ma la loro attenzione fu subito richiamata dal preside.

“Se vi state chiedendo cosa di vero c'è in quello che ha detto Lily … be', lo è tutto.”

Ginny gemette, Harry impallidì e il sorriso di Silente non fece altro che acuire il loro smarrimento.

“Non preoccupatevi, so benissimo che … be', non può essere, almeno per ora.”

“Professore, gradirei se potesse essere più chiaro.” disse Harry, lievemente contrariato “Tutto questo non è divertente!”

Ginny, al suo fianco, annuì e Teddy, spaventato, guardò implorante il professore. Ora che li avevano visti rischiavano di modificare il futuro e tutto ciò che conosceva poteva svanire per sempre.

“Va bene. Sarò chiaro. Teddy” e nel dir così guardò il giovane “e Lily vengono dal futuro. Teddy è il tuo futuro figlioccio, Harry. È figlio di Remus Lupin e Ninfadora Tonks. Lily invece è la vostra terza figlia, dopo James e Albus.” concluse, senza celare l'orgoglio nel dire che il loro secondo figlio avrebbe portato il suo nome.

“Dal futuro … ma ...” sussurrò Ginny “Non … non è … o sì?” mormorò Ginny, arrossendo, travolta da troppi sentimenti insieme. Da una parte era imbarazzata, impaurita dalla possibile reazione di Harry a quella notizia, dall'altra era più che felice perché non aveva mai smesso di amarlo. Da bambina si era infatuata di lui, ai suoi occhi era sempre stato un mito irraggiungibile; quando lo aveva incontrato per la prima volta avrebbe voluto sotterrarsi perché si era resa conto di averlo idealizzato, mentre in realtà era un bambino come tutti gli altri; passando del tempo con lui aveva imparato quanto poteva essere straordinario, e non perché era Harry Potter, il bambino sopravvissuto, ma perché era Harry, con i suoi pregi e i suoi difetti; infine, quando lo aveva visto struggersi per Cho Chang aveva sentito l'inconfondibile morso della gelosia ma anche un sentimento più nobile, che l'aveva spinta a non interferire e a volere la sua felicità prima della propria. Aveva cercato di dimenticarlo, di distrarsi, ma l'amore che provava per lui era destinato a crescere sempre di più, nonostante lei si sforzasse di farlo morire … e ora, davanti a lei, c'era la prova di questo, del loro amore che, in un futuro nemmeno troppo lontano, sarebbe sbocciato, dando alla luce ben tre figli. Poteva essere così egoista da desiderare che fosse vero, senza tener conto dei sentimenti di Harry, il quale l'aveva sempre vista e trattata come una sorellina? Fu la voce di Silente a spezzare i suoi pensieri.

“Non è chiaro nemmeno a me come sia successo, ma posso provare a fare qualche supposizione.”

Il preside tirò fuori la fotografia che ritraeva Harry e Ginny e la posò sul tavolo.

“Sono qui grazie a questa fotografia. La piccola Lily era a casa con Teddy e desiderava vedere a tutti i costi i suoi genitori, così quando lui le ha fatto vedere questa foto, la sua disperazione è esplosa in una magia involontaria che ha fatto qualcosa di unico, aprendo una crepa nel tempo e nello spazio che li ha portati qui. L'unico modo per far tornare Teddy e Lily è sovrapporre la fotografia del loro tempo a quella del vostro. La foto rotta verrà assorbita da quella sana, la crepa si risanerà e tutto tornerà al suo posto.”

Harry si avvicinò alla foto per guardarla meglio e rimase a bocca aperta. Davanti a lui, sorridenti e leggermente imbarazzati, vide se stesso e Ginny. Sullo sfondo, il lago visto dal castello.

“Professore … questa fotografia … non esiste … o almeno non esiste ancora … Io e Ginny non ci siamo fai fatti fotografare insieme da soli.” mormorò, voltandosi verso Ginny, immobile al suo fianco.

“No?” chiese il Preside, sorridendo “Ottimo!”

I tre ragazzi si guardarono spaesati.

“Ma … ha appena detto che ...”
“Vorrà dire che la faremo. Adesso. Non so perché, ma il mio istinto mi dice che è la cosa giusta e che la persona che dovrà farla sarà proprio ...”

“Posso farla io?” domandò Lily, che si era avvicinata con una ciambella enorme tra le manine e aveva ascoltato l'ultima parte del discorso.

“Non solo potrai ma dovrai farla tu, Lily.” le rispose il preside con un grande sorriso “Quindi forza, andiamo. A giudicare dall'angolazione, sono certo che si tratti della torre di Astronomia.”

Senza attendere le loro risposte infilò la foto spezzata nella tasca dell'abito, si alzò e, presa la sua personale macchina fotografica dallo scaffale, uscì dalla stanza. I tre ragazzi esitarono ma, dal momento che non avevano altra scelta se non seguire il preside, si rassegnarono a dargli la loro fiducia. Harry in particolare sapeva cosa significava permettere ad Albus Silente di tenere le redini della situazione e proprio per questo fu il primo a muoversi. Prese nuovamente in braccio la piccola Lily e, dando l'esempio, uscì a sua volta dallo studio, diretto alla torre di Astronomia.

 

Il silenzio regnava sovrano in quella parte del castello. Il sole era già alto all'orizzonte e splendeva allegramente, illuminando la cima della torre di Astronomia. Silente osservava i tre ragazzi e la bambina, affascinato dalla loro gioventù e dalla loro felicità.

“Bene. Direi che non abbiamo tempo da perdere, giusto?” borbottò, sfregandosi le mani “Lily, tu sai usare una macchina fotografica?” le chiese, avvicinandosi a lei e porgendogliela.

La bambina annuì e Silente tirò fuori la foto che veniva dal futuro.

“Sì.” disse, allontanandola dal viso per guardarla da una diversa prospettiva “Perfino la luce è la stessa. Ora voi due vi metterete sul balcone, dando le spalle al lago … ecco, perfetto!” esclamò, quando Ginny e Harry si misero nella posizione riprodotta dalla foto.

Mentre Lily preparava la macchina fotografica aiutata da Silente, Teddy osservava la scena. Il suo padrino era a disagio, così come Ginny. Lui sembrava chiedersi perché si trovava lì e lei era imbarazzata, chissà per quale motivo.

“Dovete sorridere!” gridò Lily, quasi per sgridarli per le loro facce dubbiose.

I due, più divertiti che scocciati da quel rimprovero, sorrisero spontaneamente, contagiando anche Teddy. Proprio in quel momento, Lily scattò la foto.

“È bellissima!!” annunciò, restituendo la macchinetta all'uomo barbuto.

“Sì” rispose Silente annuendo “Ora dobbiamo solo aspettare che si sviluppi, poi potrò usarla per riparare l'altra.”

“Quanto tempo ci vorrà, Professore?” chiese Harry, che aveva sperato in una rapida risoluzione del problema.”

“Per la foto pochi minuti. Per l'incantesimo di riparazione non posso dirlo con esattezza.”

“Ci saranno conseguenze?” chiese Teddy, allarmato e preoccupato “Lei aveva detto che non dovevamo farci vedere, giusto? Ora che ne sarà di Lily? Nascerà ancora? E James? E Al?”

“Non dovete preoccuparvi. Questa foto è la prova che Harry e Ginny dovevano sapere la verità. Quando vi ho detto di restare nascosti non avevo idea che questa foto doveva ancora essere scattata, ma ora ho capito che se è stata proprio questa a farvi venire qui, significa che loro due dovevano conoscervi.”

Teddy sospirò, ma Harry provò una strana sensazione. Si voltò verso Ginny, sentendosi tremendamente in colpa. Lui non l'amava, non in quel senso almeno. Aveva provato attrazione per Cho e si era convinto di esserne innamorato, ma non era così. Per Ginny provava un affetto fraterno, ne era sempre stato convinto, e farle sperare che qualcosa potesse nascere tra di loro gli sembrava crudele. Silente si sbagliava. James, Albus e Lily non sarebbero mai nati e Teddy sarebbe rimasto da solo in futuro. Teddy notò il cambiamento di espressione sul viso del suo padrino e si affrettò a raggiungerlo.

“Zio Harry? Cosa succede?” gli chiese, senza rendersi conto di come l'aveva chiamato.

“Zio ...” sussurrò lui, sorridendo appena “Sarò zio ...” ripeté ancora “Sarò ...”

I suoi occhi divennero lucidi e una lacrima scese lentamente sulla sua guancia. Ginny lo prese per mano e in quel momento sentì un calore nuovo, una speranza, calda e rassicurante come il sole che li illuminava.

nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive …

Quelle parole risuonarono nella mente come la campana di un funerale. Ci pensava da tanto, da mesi, da quando aveva sentito la profezia per la prima volta. Aveva creduto di dover morire, di non poter osare desiderare un futuro … invece poteva, sarebbe diventato zio, sarebbe diventato padre … ma era giusto? Era giusto vivere con Ginny un amore che non provava? Sospirò e si accorse in quel momento che la ragazza lo stava stringendo.
“Andrà tutto bene, Harry ...” mormorò dolcemente “Non ti preoccupare ...”

Lui annuì, poi tornò a rivolgersi al preside, senza riuscire a guardarla negli occhi.

“Nel frattempo cosa faremo? Cosa dovremo ...”

Silente prese in braccio Lily e si avvicinò ai due.

“Nel frattempo starete con lei. Ha bisogno di voi in questo momento. Vi autorizzo a saltare le lezioni per tutto il tempo necessario.”

Lily si sporse verso la madre che, confusa, la prese tra le braccia.

“Mamma, sei felice?” le chiese, vedendola arrossire.

Ginny si limitò ad annuire, anche se in realtà non sapeva nemmeno lei come si sentiva.

“Perché papà piange?” chiese poi, osservando Harry con gli occhi ancora lucidi e rossi per il pianto “Papà, perché piangi? Sei triste?”

Harry,sentendo la voce della figlia, si accorse che aveva continuato a lasciar scorrere le lacrime e allora, per non farla preoccupare, si sforzò di sorridere.

“Sto bene, non preoccuparti ...” si passò una mano sugli occhi per asciugare le lacrime e le accarezzò la testa “Ti va di fare una passeggiata al lago?” le chiese. Non aveva voglia di restare al castello, con il rischio di essere visto da tutti. In quel momento più di tutto aveva bisogno di stare da solo, ma non poteva lasciare Ginny e Lily.

“Sì!” gridò lei “Può venire anche Teddy?”

Il ragazzo osservava la famigliola tenendosi a distanza, teso come la corda di un violino. Harry incrociò il suo sguardo. Silente gli si avvicinò con cautela.
“Cosa vuoi fare, Teddy? Vorresti andare dai tuoi genitori?”

Il ragazzo restò in silenzio. Aveva pensato a lungo a quel momento. Avrebbe potuto conoscere i suoi genitori, vederli, parlarci insieme, abbracciarli … ma sarebbe stato giusto? Avrebbe avuto un momento di felicità, pagato però con altrettanto dolore, sia per lui che per loro. A chi poteva chiedere consiglio? C'era una sola persona che sarebbe stata in grado di aiutarlo, ma temeva di fare quella domanda …

“Per ora … per ora vorrei venire con voi, se non vi dispiace ...” mormorò, muovendo un passo verso di loro.

Harry lo guardò, intenerito. Non sapeva bene perché, ma sentiva che quel ragazzo, come Lily, aveva bisogno di lui, di loro.

“Certo.” disse semplicemente, prendendo Lily dalle braccia di Ginny per non farla affaticare.

 

Una volta scesi dalla torre di Astronomia, Silente li lasciò liberi di uscire. Dirigendosi verso l'ingresso incrociarono Ron, Hermione, Dean e Neville, che avevano appena terminato una lezione di incantesimi. Quando Dean vide Harry e Ginny avvicinarsi con la bimba tra le braccia tremò per la gelosia, ma Neville lo prese per un braccio.

“Calmati, amico. Vedrai che ci sarà una spiegazione più che plausibile per quello che è successo.”

“Lo spero per Potter” sibilò “Altrimenti non risponderò delle mie azioni”

“Harry! Ginny!” li chiamò Hermione, quando si avvicinarono “Allora? Cosa vi ha detto Silente?”

Ginny guardò Harry, che annuì. A loro potevano dire la verità.

“Ha detto che Lily e Teddy vengono dal futuro e che lei è davvero nostra figlia … la terza, per essere precisi. Avremo anche altri due figli, James e Albus.” disse, vagamente orgogliosa.

“Ah ...” sussurrò la ragazza, sorridendo “Allora Luna aveva ragione, anche se mi chiedo come questo viaggio temporale possa influire sul futuro.”

“Il Professor Silente ci ha assicurato che, una volta che loro saranno tornati al loro tempo, non ci saranno conseguenze per noi né per loro.”

Hermione alzò un sopracciglio ma non disse nulla. Si fidava ciecamente di Silente e se lui aveva detto così, così doveva essere. Sorrise, lasciandosi finalmente andare.

“No!” gridò Dean, livido per la rabbia “Non è possibile! Ginny ama me! Non te, Potter! Ama me!!”

“Tu sei brutto e cattivo e la mamma non ti ama.” disse Lily, con una semplicità disarmante “La mamma ama il mio papà e lui ama lei. Lui le porta sempre i fiori e lei gli fa le torte e poi si danno tanti baci e sono felici insieme e hanno tre bambini e sono ancora più felici.”

“Ne sono certa, piccola Lily, ne sono più che certa ...” mormorò Hermione, sorridendo per la felicità. Harry era sempre stato per lei come un fratello e sapere che in futuro sarebbe stato tanto felice era per lei fonte di gioia pura. Ron e Neville erano invece senza parole, mentre Dean fumava di rabbia. Le parole della bambina, pronunciate con innocenza, avevano toccato un nervo scoperto. Senza dire nulla, di voltò e corse via, diretto alla lezione successiva.

“Cosa farete ora?” chiese Ron, in evidente disagio, temendo che volessero seguire le lezioni con la bimba.

“Andremo al lago. Staremo con Lily finché Silente non avrà finito di riparare la fotografia.”

“Quale fotografia?” chiese Hermione, incuriosita.

“Te ne parleremo più tardi, ora abbiamo da fare.” rispose Ginny, facendole l'occhiolino.

Lei, Teddy e Harry che teneva sempre in braccio Lily, li salutarono con un cenno della testa e uscirono per raggiungere la sponda del lago.

 

Non poteva essere una giornata più perfetta. Il sole era caldo, l'erba era morbida e asciutta e il lago splendeva davanti ai loro occhi. Si erano seduti poco distante dalla riva, abbastanza vicini per poter vedere l'acqua ma fuori dalla portata del calamaro gigante.

Lily, avvertendo la presenza dei genitori, si era rilassata e aveva iniziato a rincorrere ogni insetto sul quale posava gli occhi. Per lei quello era un normale pomeriggio trascorso con la sua famiglia, niente di eclatante insomma, ma sufficientemente rassicurante da farla sentire felice.

“Mamma! Mamma!” gridò all'improvviso “Vieni a raccogliere i fiori?”

Ginny guardò Harry, che le sorrise, così si alzò e raggiunse la figlia. Teddy, seduto accanto a lui, sospirò. Erano soli. Avrebbe potuto approfittarne e chiedergli ciò che temeva di più, ma sarebbe stato il caso?

“C'è qualcosa che non va, Teddy?” gli chiese, voltandosi verso di lui.

“N-no!” gridò lui, confermando il suo sospetto e il sorriso soddisfatto di Harry gli fece capire che lo aveva scoperto “Come lo hai capito?”

Harry tornò a guardare il lago.

“Ho visto il mio stesso sguardo in te.” rispose semplicemente “Ti ho visto mentre guardavi Lily tra le braccia mie e di Ginny … e mi sono rivisto mentre guardo Ron e Ginny con i loro genitori. Ho visto malinconia e anche una certa invidia.”

“I-io non volevo … mi dispiace ...” iniziò lui, ma Harri lo interruppe.

“Non devi. È normale. Ho pensato che se Silente ti aveva chiesto se volevi vedere i tuoi genitori poteva significare che ...”

“Sì, sono morti.” mormorò Teddy, reprimendo le lacrime “Poco dopo la mia nascita. Non li ho mai conosciuti.”

Il silenzio calò ancora, ma Teddy non si sentì a disagio. Come sempre quando si trovava con Harry, si sentiva bene, compreso, come vicino a un padre.

“Zio Harry?” lo chiamò.

“Dimmi ...” rispose lui, non ancora abituato al fatto di essere chiamato zio.

“Se tu potessi, anche solo per un minuto, vorresti vedere i tuoi genitori?”

Harry si aspettava quella domanda. Rispose senza esitare.

“Sì.” disse “Lo vorrei. Nemmeno io ho ricordi di loro. Li ho visti una volta, ma erano un riflesso nello Specchio delle Emarb, non c'era nulla di vero. Se avessi la possibilità di toccarli, di parlarci davvero, di abbracciarli … be', non me la lascerei sfuggire.”

Si voltò verso di lui sorridendogli e Teddy, rincuorato, sorrise in risposta.

“Non so quanto tempo abbiamo prima che tu e Lily possiate tornare alla vostra epoca, ma ti consiglio di tornare da Silente e chiedergli di portarti da Remus e Tonks.”

Teddy scoppiò a ridere, abbracciò il suo futuro padrino, lo baciò sulla guancia e correndo tornò al castello, mentre Lily chiamava a gran voce il suo papà perché andasse a giocare con lei.

 

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Capitolo 5
*** Vi voglio bene ***


 Penultimo capitolo, il prossimo sarà quello conclusivo. In questa introduzione voglio condividere con voi una cosa che ho notato sui nomi dei nostri due orfani, Harry e Teddy. Entrambi derivano da altri due nomi (Harry – Henry e Teddy -Ted), entrambi hanno una doppia (la r per Harry e la d per Teddy e entrambi finiscono per y. Sarà un caso? Sì, probabilmente sì, devo smetterla di pensare a queste cose.

Buona lettura!!

Mini

 

 

 

Vi voglio bene

 

 

 

 

 

Silente era nel suo studio. Osservava le due foto, identiche, una sopra l'altra. Come aveva previsto, le crepe di quella portata da Teddy e Lily si stavano lentamente rimarginando, come una ferita che guarisce con il tempo. Aveva proposto a Teddy se voleva vedere i suoi genitori senza pensarci, guidato semplicemente dall'istinto. Le parole erano uscite prima che potesse fermarle e la cosa lo aveva turbato. Lui non parlava mai senza pensare.

Un energico bussare alla porta lo distrasse da quei pensieri.

“Avanti!”

 

 

 

 

In riva al lago, Harry e Ginny raccoglievano delle margheritine insieme a Lily, la quale stava prendendo parecchio sul serio quel piccolo lavoro. Harry la guardava, vedendo se stesso nei suoi lineamenti, ma anche Ginny. Era perfetta, bellissima, quasi eterea. Era lì, a due passi da lui, poteva toccarla, parlarle, farsi abbracciare da lei, ma temeva che potesse scomparire come un bel sogno. Era davvero questo il suo futuro? Era davvero destinato a diventare padre di quella magnifica bambina? Più ci pensava, più quell'idea appariva bella, perfino egoistica. Per la prima volta, dopo tanto tempo, osava guardare oltre Voldemort. L'unico problema era Ginny. Davvero sarebbe stato felice con lei? Davvero le avrebbe promesso di restarle fedele per sempre, finché morte non li avesse separati? Di solito, pensò, chi si sposa dice che se gli avessero detto con chi avrebbe condiviso la vita qualche anno prima si sarebbe messo a ridere. Ecco, a lui era successo, eppure non riusciva ugualmente a ridere o a capire. Voleva bene a Ginny, l'amava come una sorella … ma era davvero così? Il sentimento che provava per lei era davvero fraterno o si era imposto quel limite senza nemmeno accorgersene?

Sospirando si sedette con un mazzolino di margherite tra le mani. Il suo sguardo si perse sulla superficie liscia del lago. Ginny, al suo fianco, si voltò verso di lui.
“Harry … so che tutto questo ti sta sconvolgendo, ma ...”

Esitò. Voleva dirgli che non era obbligato a portare avanti una relazione con lei se non se la sentiva, ma d'altra parte c'erano in ballo la sua felicità e, cosa più importante, quella di Lily, James, Albus e Teddy. Harry sembrò intuire quei pensieri e le prese la mano.

“Non so cosa ci riserverà il futuro, Ginny … non so nemmeno se ...”

Le parole gli morirono in gola e la profezia tornò a risuonargli nella mente. Non poteva confidarsi, non con lei.

“In questo momento ci sono cose più difficili da affrontare …” sussurrò, pensando ai mangiamorte, a Voldemort e a ciò che lo aspettava “ … ma sarà tutto più leggero, se saprò che ci sarà un dopo in cui io e te saremo insieme e … felici.” concluse, sorridendo, contagiando anche lei.

Ora che aveva espresso ad alta voce quel pensiero si sentiva meglio. Non gli importava più come sarebbe stato quel dopo, con chi lo avrebbe vissuto. Al momento la cosa più importante era la certezza che quel dopo, quel futuro ci sarebbe stato. L'idea di affrontare il suo destino non gli sembrava più tanto spaventosa ora che sapeva che, un giorno, avrebbe imparato ad amare.

Al di sopra della voce della Cooman che recitava la profezia, che riecheggiava nella sua mente da troppo tempo, sentì una voce nuova, quella di una bimba, di Lily: La mamma ama il mio papà e lui ama lei. Lui le porta sempre i fiori e lei gli fa le torte e poi si danno tanti baci e sono felici insieme e hanno tre bambini e sono ancora più felici. Sorridendo, senza sapere bene perché, guidato semplicemente dal suo istinto, porse il mazzolino di margherite a Ginny.

 

 

 

 

Più il tempo passava e più tessere si aggiungevano a quello strano mosaico. Nel momento esatto in cui aveva pensato a Ninfadora e a Remus chi, se non loro, aveva bussato alla sua porta? Quando lui li accolse, sorpreso di vederli, manifestarono lo stesso stupore.

“So che questo incontro non era previsto, ma come mai è così stupito di vederci, Professor Silente?” chiese Tonks, cercando nella sua borsa i documenti per i quali erano andati a Hogwarts.”

Silente si alzò e andò alla finestra. Da lì vedeva in lontananza Harry con Ginny e Lily, ma nessuna traccia di Teddy. Che fine aveva fatto? Che fosse diretto proprio lì? Che il destino avesse fatto in modo che incontrasse i suoi genitori?

“Quello che sto per dirvi potrebbe sembrarvi strano, ma vi assicuro che è la verità.” guardò il plico che Tonks gli porgeva, lo prese e lo posò sul tavolo, in un angolo “Questo, per quanto importante possa essere, può aspettare.”

Ninfadora e Remus si scambiarono uno sguardo, ma si sedettero di fronte al preside.

“Di cosa ci deve parlare?”

“La cosa buffa è che stavo pensando proprio a voi due.” disse Silente “Prima di tutto vorrei farvi una domanda …” cominciò, guardandoli stranamente malizioso “Voi due siete amici, giusto?”

Remus annuì, arrossendo appena ma Tonks sembrò tentennare di più.

“Perché ci ha fatto questa domanda, professore?” chiese infine lei, seccata.

Ninfadora aveva capito di amare Remus Lupin dal primo momento in cui lo aveva visto. La dedizione che aveva dimostrato per aiutare tutti quelli dell'ordine, il suo essere così pacato e gentile, nonostante la diffidenza che gli altri avevano nei suoi confronti, l'avevano conquistata. Remus sembrava voler dare agli altri quello che lui stesso non credeva di meritare e questo, in barba al suo carattere ribelle, le aveva colpito il cuore. Sentiva di provare un affetto infinito per quell'uomo così solo, era certa che si meritasse qualcuno che lo amasse come lui amava gli altri … e con il tempo aveva imparato che quel qualcuno poteva essere lei. Non capiva però la domanda del professore. Stava forse indagando sulla loro relazione? Perché poi? Avrebbe voluto dirgli di farsi gli affari suoi, ma Silente la precedette.

“Questa notte si è verificata una magia alquanto singolare. Due persone sono arrivate fin qui dal futuro.”

“Dal … dal futuro?!” chiese Remus, scoppiando a ridere “Non crederà che sia possibile!”

“Ci ho pensato a lungo, Remus” ripose lui, calmissimo “Non ho dubbi che sia così. Questa foto è il mezzo tramite il quale sono giunti.”

Gli avvicinò la foto in cui erano ritratti Harry e Ginny, dove la crepa si stava lentamente rinsaldando. Alzò la foto rotta per un istante, giusto il tempo di mostrargli quella sana, scattata quella mattina.

“Questa foto è stata realizzata questa mattina, quella rotta è il mezzo che ha portato qui Lily e Teddy. La piccola Lily, grazie a uno scoppio di magia involontaria, ha portato se stessa e Teddy all'epoca in cui era stata scattata la foto.”

Tonks si sporse per guardare meglio.

“Lily? Teddy? Chi sono?” chiese poi, tornando ad appoggiare la schiena sulla sedia.

“Sono per caso ...” sussurrò Remus, arrossendo “Sono i figli di Harry?” chiese infine, sopraffatto dall'emozione “La foto ritrae lui con Ginny Weasley, presumo perché in futuro si sposeranno?”

Silente annuì, intenerito dal modo in cui Remus, neppure di fronte all'evidenza, riusciva a capire che Teddy non poteva essere figlio di Harry.

“Harry si sposerà con Ginny Weasley” confermò “Avranno tre figli: James, Albus – si interruppe un istante, orgoglioso come sempre quando pensava al suo futuro omonimo – e la piccola Lily. Teddy, di cui Harry sarà solo il padrino è ...”

In quel momento la porta dello studio si spalancò e Teddy entrò di corsa.

“Professore! Professore! Ho deciso! Voglio ...” la voce gli morì in gola quando vide i genitori che, con la bocca spalancata per lo stupore, lo fissavano.

“Bene, direi che il mio lavoro è finito ...” disse Silente, sorridendo a Teddy.

“P-professore?” chiese il ragazzo, rosso in viso per la corsa e l'emozione “L-li ha chiamati lei?”

“No, Teddy” rispose lui “Sono venuti qui per consegnarmi dei documenti da parte dell'Ordine. Il fatto che ora voi tre siate qui è decisamente segno che dovevate incontrarvi.”

“Non capisco ...” mormorò Ninfadora, che invece aveva cominciato a comprendere. Teddy poteva essere stato chiamato così solo in onore di suo padre, Ted Tonks. Quindi voleva dire che era …

“Mamma … Papà ...” sussurrò Teddy incapace di trattenere le lacrime.

Remus e Tonks si lanciarono una rapida occhiata, entrambi troppo imbarazzati per ammettere la propria felicità.

“Tu sei … tu sei davvero ...” iniziò Remus, ma fu interrotto da Teddy, che li travolse con un abbraccio.

“Ho sempre desiderato incontrarvi!” gridò, scoppiando a piangere.

Tonks, dopo un primo momento di smarrimento, ricambiò la stretta, imitata da Remus, poi però le parole del ragazzo assunsero un significato diverso.

“Aspetta ...” sussurrò “Perché dici che … perché … se siamo i tuoi genitori ...” chiese, arrossendo guardando di sfuggita Remus.

“V-voi … v-voi ...” iniziò Teddy, incerto se rivelare o meno il loro futuro.

“Ora non ha importanza.” sentenziò Silente “L'importante è che siate qui, insieme, ora. Se voi due non avete altri impegni con l'Ordine, vorrei che restiate con lui fino a quando non sarà pronto per tornare, con Lily, nel suo tempo.”

Tonks e Remus non potevano essere più confusi, ma annuirono.

“Certo. Ah, dov'è Lily? È con Harry e Ginny?” chiese Remus.

“Sì. Sono vicino al lago. Se volete, potete raggiungerli. Lì starete in pace. A questo ritmo, entro stasera la crepa si sarà riparata e Teddy e Lily saranno rispediti nel loro tempo, nel futuro. Per ora cercate di godervi questo tempo insieme.”

Se ancora Remus e Ninfadora avevano dei dubbi, lo sguardo di Teddy li spazzò via in un lampo. Il ragazzo era emozionato oltre ogni dire, felice fino alla follia ed era evidente che non vedeva l'ora di passare un po' di tempo con loro. Tutto quell'entusiasmo e il disagio nel rispondere alla loro domanda fece capire a entrambi di trovarsi di fronte a un orfano. Sapevano di essere in costante pericolo e di rischiare di morire ogni giorno, ma davanti a loro avevano la prova vivente che sarebbero stati felici, anche se per poco, insieme. Uno sguardo bastò a entrambi per capire che avevano avuto gli stessi pensieri.

“Andiamo, Teddy.” disse Remus.

Lupin si alzò e prese per mano Ninfadora e il futuro figlio. Silente, ormai dimenticato dai tre, li osservò uscire dal suo studio, commosso. Una sola lacrima gli illuminò il volto, andando poi a nascondesi nella folta barba bianca. Lui sarebbe morto presto, ne era consapevole, ma almeno aveva avuto conferma che ci sarebbe stato un futuro, non aveva smesso di pensarlo da quando aveva scoperto l'identità di Teddy e Lily. Non era del tutto certo delle conseguenze che quel viaggio temporale avrebbe apportato alla realtà, ma era sicuro che sarebbero state positive.

 

 

Le ore successive trascorsero rapidamente, forse troppo, almeno per Teddy. Il sole salì alto nel cielo e poi cominciò a calare, lentamente, oltre le montagne. Avevano trovato un luogo appartato dove stare e dove nessuno andò a disturbarli. Quando fu ora di cena, su Silente in persona ad andare a cercarli. Farli cenare in Sala Grande sarebbe stato decisamente inopportuno, così li invitò nelle sue stanze per permettergli di trascorrere quelle ultime ore insieme in tranquillità.

La timidezza era scomparsa, Harry e Ginny sedevano accanto a Lily, felici e consapevoli di aver dato insieme la vita a quella bimba energica, testarda e solare. Remus e Ninfadora, superato l'iniziale imbarazzo, si erano impegnati per dare a Teddy ciò che, erano sicuri, non sarebbero più stati in grado di dargli. Era incredibile come, solo dopo poche ore, la presenza di quei due viaggiatori del tempo avesse portato gioia e speranza nei loro cuori.

Era ormai tardi e Lily stava già iniziando a sbadigliare, quando entrò Silente. In mano teneva la fotografia, quasi del tutto riparata. Mancava meno di un millimetro, un minuscolo puntino, e tutto sarebbe finito.

“Immagino che abbiate passato una bella giornata” disse, guardandoli in viso e lasciando che le loro espressioni rispondessero al loro posto “Mi duole doverla interrompere, ma tutto ha una fine, anche i momenti più belli.”

Teddy sentì una stretta al cuore. Non voleva andarsene, voleva restare con i suoi genitori per sempre. Il dolore che aveva previsto arrivò. Aveva passato delle ore felici con loro, ma non ne avrebbe avute altre. Di loro gli sarebbe rimasto solo il ricordo. Guardò Harry e ripensò al discorso che lui gli aveva fatto poche ore prima. Lui non era stato così fortunato, non aveva ricordi così vividi dei suoi genitori. Si sentì in colpa per un istante e capì che, nonostante tutto, poteva solo essere grato per quello che gli era stato concesso. Non avrebbe più visto i suoi genitori, ma aveva avuto la possibilità di essere felice con loro.

“Mamma … Papà ...” li chiamò, sussurrando per la gola stretta dall'emozione “Vi voglio bene, grazie per questa giornata insieme …”

I suo occhi erano lucidi di pianto e anche quelli di Tonks e Lupin erano rossi di commozione. I tre si strinsero in un grande abbraccio, piangendo in silenzio.

Anche Lily andò dai genitori, che da quando erano rientrati al castello non si erano più lasciati la mano, senza sapere perché. Quel pomeriggio con Lily li aveva avvicinati, entrambi avevano provato emozioni fortissime vedendola correre, ridere, chiamarli. I sentimenti che entrambi provavano l'uno per l'altra si erano rafforzati e Harry si era ritrovato a pensare a lei in modo diverso, molto lontano dal fratello che aveva creduto di poter essere per lei.

“Ci vediamo presto mamma! Ci vediamo presto papà!” esclamò Lily, abbracciando prima Ginny e poi Harry, che annuirono, ricambiando quella stretta.

Teddy si staccò dai genitori e andò a prendere Lily.

“Andiamo, signorinella” le disse, stringendola “Oggi l'hai combinata grossa, ma ti voglio tanto bene!”

Lily rise e si accoccolò a lui.

“Allora, a chi devo affidare questa fotografia?” chiese Silente, porgendola ai due. Ormai la crepa era riparata, si trattava di istanti.

“A me!” gridò la piccola, afferrandola.

Nel momento stesso in cui la sfiorò, la fotografia si illuminò. Poco prima di essere risucchiato come se avesse toccato una passaporta, Teddy riuscì a guardare un'ultima volta i suoi genitori e a sussurrare un “Vi voglio bene.”

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Capitolo 6
*** Scintilla d'amore ***


Scintilla d'amore

 

 

 

 

 

 

Teddy e Lily erano appena scomparsi, accompagnati da un lampo abbagliante, ma quando la luce all'interno dello studio del preside tornò ad essere quella delle candele, nessuno dei presenti ricordava nulla delle ultime ore. Solo Silente, tra di loro, sembrava avere idea del perché si trovassero insieme lì. Per qualche istante i presenti si guardarono senza sapere cosa dire, ma fu il Preside a spezzare il silenzio.

“Vi ringrazio” disse, rivolto ai due Auror “I documenti che mi avete portato sono molto importanti anche se, purtroppo, non contengono buone notizie.”

“Sarebbe potuto andare peggio ...” mormorò Tonks, scura in viso.

“Ora dobbiamo andare.” aggiunse Lupin, guardando confuso Tonks. Sembrava quasi che stesse cercando di ricordare qualcosa di molto importante, ma proprio non gli veniva in mente. Accennarono entrambi un inchino e uscirono.

“Molto bene. Arrivederci.” rispose Silente, ma quando Harry e Ginny si mossero per seguirli, si alzò e li fermò sollevando le mani.

“Aspettate voi due.”

I ragazzi si fermarono, titubanti. Harry non ricordava di essere mai stato da solo con Ginny e anche lei sembrava imbarazzata dal trovarsi così vicina a lui.

“Signorina Weasley ...” Silente sembrò pensare a cosa dire, infine la liquidò con un elegante gesto della mano “Può andare. È molto tardi, vada a dormire. Si ricordi della cena con il Professor Lumacorno, questo fine settimana.”

Ginny, seppur intontita, annuì e uscì quasi correndo dalla stanza.

“Per quanto riguarda lei, signor Potter, credo che possa immaginare perché l'ho convocata nel mio ufficio.”

Harry annuì, anche se si sentiva confuso come Ginny e altrettanto imbarazzato. Era lì per vedere i ricordi sulla vita di Tom Riddle con il Professore, giusto? Allora perché sentiva che c'era qualcosa di sbagliato, di mancante?

“Cominciamo!”

La voce entusiasta di Silente lo destò da quei pensieri. Si chiese come poteva essere così allegro, ma decise di non indagare.

 

 

 

 

Il giorno successivo Tonks si svegliò di ottimo umore. Non ricordava nulla del giorno precedente se non il viaggio a Hogwarts con Remus. Nonostante si fossero recati da Silente per aggiornarlo sulle ultime morti segnalate di nati babbani, si sentiva stranamente felice, come se quel viaggio le avesse portato molto più di quello che le aveva tolto.

Anche quel giorno aveva in previsione una missione proprio con lui ma, una volta arrivata a Grimmauld Place, si stupì sentendo da Malocchio che Remus era partito senza di lei.

“Cosa vuol dire?!” chiese, infuriata “Dovevamo andare insieme!”

“Non so cosa dirti, Tonks. Ho cercato di farlo ragionare ma è partito lo stesso, non c'è stato verso di farlo aspettare un minuto di più. È arrivato qui, ha chiesto le informazioni sulla missione e se n'è andato. Tu oggi invece verrai con me. Partiamo tra dieci minuti.”

Tonks annuì anche se dentro ardeva dalla rabbia. Borbottando Malocchio uscì dalla stanza, lasciandola sola.

“Sei un idiota, Remus ...” mormorò tra i denti, stringendo i pugni per l'ira “Un idiota ...” sussurrò ancora, stavolta rilassando le mani e sorridendo. Non era certa del motivo per cui Remus l'avesse evitata quel giorno, ma sentiva che tutto sarebbe andato per il verso giusto, una nuova consapevolezza aveva iniziato a prendere forma nel suo cuore.

Si avvicinò alla finestra, fuori il cielo era grigio piombo, le nuvole cariche di pioggia stavano per riversare sulla città tutte la loro acqua. Tonks levò la bacchetta e produsse un Patronus, sussurrando un dolce avvertimento.

 

 

 

 

Ginny non dormì quella notte, o almeno non abbastanza da considerarsi riposata la mattina successiva. Qualcosa in lei era cambiato, ne era certa, ma il fatto di non ricordare come e perché la stava facendo impazzire. Da quando aveva scoperto di amare Harry e allo stesso tempo che non avrebbe mai potuto avere una storia d'amore con lui, su suggerimento di Hermione aveva deciso di lasciar perdere, di cercare di dimenticarlo. Ce l'aveva fatta per un po', uscire con altri ragazzi l'aveva aiutata a superare quella delusione, anche se in realtà Harry non l'aveva mai veramente rifiutata.

Per qualche tempo era riuscita a reggere, a convincersi che Dean fosse davvero quello giusto per lei, ma quella notte era rimasta con gli occhi spalancati, cercando di scacciare quelli di Harry che si erano prepotentemente insinuati nei suoi pensieri.

Si lavò e si vestì e rapidamente scese in Sala Grande, dove trovò Dean. Il ragazzo abbandonò i cereali della sua colazione e si alzò per raggiungerla.

“Ginny! Come ...” si bloccò, vedendo il suo pallore “Stai male? Hai dormito male? Ti fa male da qualche parte? Vuoi che ti accompagni da Madama Chips? Vuoi che ...”

“Smettila!” gridò lei, interrompendo quella sfilza di domande che ebbero il solo poteree di farla agitare ancora di più “Ho dormito male, ma non sono fatti tuoi!” sbottò senza potesi fermare. Guardò con astio il cibo sulla tavolata e, dal momento che ormai le era passata la fame corse fuori, mentre Dean, giustamente sorpreso da quella reazione inaspettata, la seguì per farsi dare una spiegazione.

 

 

 

 

Remus si sentiva un idiota. Era partito per quella missione senza aspettare Tonks. Perché? Da quando erano tornati da Hogwarts aveva notato qualcosa di strano in lei, uno sguardo diverso puntato su di lui. Se prima si sentiva osservato per le sue cicatrici, i suoi abiti rovinati o il suo essere diverso, quegli sguardi lo avevano accarezzato come una coccola. Aveva percepito in lei un sentimento di cui non ricordava il sapore, che aveva smesso di percepire da tanto tempo. Se James e Sirius lo avevano fatto sentire accettato, trasmettendogli il loro affetto e la loro amicizia, quello che provava al fianco di Ninfadora era … era … davvero poteva essere amore? Davvero quella strega così coraggiosa, eccezionale e determinata era … innamorata di lui? No, si era ripetuto tutta la notte che non poteva essere vero, doveva aver male interpretato i suoi sguardi, confondendo la pietà con quel sentimento che nessun essere umano avrebbe mai potuto provare per lui, che non meritava …

Stava camminando lungo un sentiero alla periferia del piccolo villaggio dove era diretto, quando vide qualcosa di argenteo, grande e luminoso, farsi strada tra gli alberi, diretto verso di lui, ma solo quando fu più vicino lo riconobbe. Si trattava di un patronus, su quello non aveva avuto dubbi, ma quando ne vide la forma trattenne il fiato. Una voce dolce, amorevole, ma allo stesso tempo decisa, risuonò nel silenzio del suo respiro trattenuto. Un lupo mannaro.

“Fai attenzione, Remus. Torna sano e salvo. Torna da me.”

La voce di Tonks lo accarezzò dolcemente e quando il suo patronus corse via, attraversandolo per poi scomparire, gli sembrò di sentire il calore del suo sorriso e in lui nacque il desiderio di abbracciarla e di amarla come meritava.

 

 

 

 

nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive …

Harry si svegliò bruscamente, il sogno interrotto dall'angoscia. Sirius che precipitava oltre il velo, la voce della Professoressa Cooman che ribadiva quella profezia di morte … Si mise a sedere, il respiro corto e irregolare. Da quanto tempo quei pensieri si erano fatti sogni, tormentandolo? Se avesse dovuto ricordare il giorno esatto non avrebbe saputo dirlo, ma ogni notte e ogni mattina sembravano le prime, dopo tutto quel tempo l'angoscia, la paura e il senso di abbandono non erano cambiati … oppure sì? C'era qualcosa di diverso in quel sogno, una presenza che lo aveva in qualche modo rassicurato.

Era sempre consapevole del compito che lo aspettava, ma quella mattina sentì che gli incubi della notte scivolavano dalla sua mente con estrema facilità. Cos'altro aveva sognato? La risata di una bambina, dei fiori … il suo pensiero andò a Ginny, i suoi capelli profumavano di fiori …

Si voltò verso Ron, ancora dormiente, sentendosi in colpa. Davvero stava pensando a Ginny in quel senso? Sorrise ancora, il profumo dei capelli di Ginny gli entrò nel naso, invadendolo piacevolmente. Perché pensava a quel profumo? Quando le aveva annusato i capelli? Non lo ricordava ma doveva per forza averlo fatto, non c'erano altre spiegazioni.

Silenziosamente si vestì e uscì dal dormitorio, diretto alla Sala Grande per fare colazione. Entrando vide Ginny discutere con Dean e all'improvviso avvertì una strana sensazione al petto, che vibrò come se una creatura stesse ruggendo al suo interno, indignata per quello spettacolo. Perché si sentiva così vedendo Ginny con Dean? Cos'era quel ruggito che rimbombava nel suo cuore e nella sua mente? Era forse gelosia? Forse avrebbe voluto essere lui al posto di Dean?

Fece appena in tempo a vederli uscire di corsa dalla Sala, quando Hermione lo richiamò alla realtà.

“Hey, Harry, cosa ti è successo? Sei pallido come un lenzuolo! Hai dormito male?”

Harry seguì la chioma rossa e profumata di Ginny finché non svanì dietro il portone e solo allora si voltò verso l'amica, come un sonnambulo appena risvegliato dalle sue passeggiate notturne.

“N-no … v-va tutto bene ...”

“Hai già deciso chi porterai alla festa di Lumacorno?”

La festa di Lumacorno? Già … la festa … Avrebbe voluto invitare Ginny …

 

 

 

 

 

 

 

Godric's Hollow, 24 agosto 2012

 

Ci volle qualche istante perché Teddy e Lily potessero ricominciare a vedere una volta che il lampo di luce si dissolse. Un attimo prima si trovavano a Hogwarts, un attimo dopo erano ritornati a casa, nel loro tempo.

“Lily? Stai bene?” le chiese, preoccupato.

“Sì!” rispose lei sorridendo.

“Ti mancano ancora la mamma e il papà?” chiese ancora.

“No. Tanto stasera tornano.” lo rassicurò lei, abbracciandolo. Poi, senza sapere bene perché, guidata solamente dal suo istinto, sollevò il viso verso di lui.

“Teddy, vuoi essere il mio fratellone?”

Il ragazzo restò a bocca aperta di fronte a quella domanda, così innocente ma meravigliosa e sconvolgente.

“I-io ...” esitò, si sentiva così felice, l'emozione stava per sopraffarlo. Dopo quel giorno trascorso con i suoi genitori, sentirsi parte di una famiglia, della famiglia di Harry, era la cosa più bella del mondo “Sì, Lily. Sarò il tuo fratellone ...”

Lily si tuffò in un nuovo abbraccio stritolante e solo dopo parecchi minuti si staccarono.

“Cosa vuoi fare adesso? Facciamo un bel disegno?”

La piccola annuì e corse a prendere i fogli e i colori. Teddy la osservò correre via e all'improvviso sentì la necessità di fare una cosa molto urgente. Estrasse la bacchetta, ma si fermò. Non poteva fare magie al di fuori della scuola, ma era sempre stato fiero del suo patronus e avrebbe voluto vederlo correre via per recapitare quel messaggio che sentiva non poteva essere posticipato. Ripensò alla forma che aveva preso e allo stupore quando l'aveva visto, evocato sotto la guida di Harry. Amava il suo lupo mannaro, sapeva che era suo padre, tornato per lui sotto forma di incanto di protezione, ma era anche sua madre, rappresentava l'amore che Ninfadora aveva provato per Remus, tanto forte da farle cambiare il suo patronus, come gli aveva raccontato Harry quando era comparso per la prima volta. Rassegnato a dover usare mezzi più semplici, scrisse due brevi biglietti e li consegnò alla civetta delle nevi di casa.

Nemmeno cinque minuti dopo proprio Harry e Ginny si materializzarono in casa. Lily, seduta davanti al tavolino del soggiorno, stava disegnando un unicorno, si alzò di scatto e gli corse incontro per abbracciarli. Teddy, che invece stava leggendo, si alzò a sua volta, ma restò in disparte.

“Mamma! Papà! Siete tornati!”

Harry e Ginny si guardarono, evidentemente non avevano programmato quel rientro in contemporanea.
“Ho ricevuto il tuo messaggio” disse Harry a Teddy.

“Anch'io” si aggiunse Ginny.

“Non serviva che tornaste ...” mormorò Teddy, leggermente a disagio “Io ...”

Harry gli sorrise. Quante volte si era rivisto in quel ragazzo, orfano e senza ricordi dei suoi genitori. Quante volte, quando stava a casa dei genitori di Ginny, avrebbe voluto chiamare mamma e papà coloro che per lui erano semplicemente la signora e il signor Weasley. Forse anche Teddy voleva fare lo stesso con loro? Sentirsi davvero parte della famiglia e non semplicemente un ospite bene accetto? Lanciò un'occhiata a Ginny che annuì. Anche lei aveva pensato a qualcosa di simile. Quelle tre parole “Ti voglio bene”, erano state sufficienti per fargli capire l'immenso bisogno di affetto di quel ragazzo che ostentava sicurezza e felicità e invece aveva bisogno di un padre e di una madre per sostenerlo.

“Teddy … so che sono solo il tuo padrino … ma … se vuoi ...” iniziò Harry, posandogli una mano sulla spalla.

“Puoi chiamarci mamma e papà.” concluse Ginny, dandogli poi un bacio sulla testa.
“D-davvero posso?” sussurrò lui, commosso e al limite delle lacrime.
“Sì! Sì! Che puoi!” gridò Lily “Teddy sarà il mio fratellone! Il mio fratellone! Voglio dirlo a Jame e Al! Teddy fratellone di Lily!”

Teddy strinse Lily e si fece abbracciare da Harry e Ginny. Non avrebbero mai potuto sostituire Remus e Ninfadora, ne era certo, ma avrebbero potuto dargli quell'amore di cui aveva bisogno e gli avrebbero permesso di darglielo a sua volta.

Quando aveva iniziato quello strambo viaggio nel tempo aveva temuto che il suo presente e la sua felicità avrebbero potuto essere distrutti dai capricci di una bambina, invece aveva finalmente capito che era stato proprio merito di Lily se, seppur con qualche fatica, aveva raggiunto la sua famiglia.

 

 

 

 

 

 

 

¡Muy Bien! Anche questa storia è finita, spero che vi sia piaciuta ^_^

Ringrazio tutti quelli che l'hanno letta!

Un abbraccio grande grane

Mini

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