Le Cronache Angeliche - Il Marchio Dell'Angelo

di Geani
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo



La bambina guardo’ il neonato attentamente, aggrottando la fronte poco convinta. Quello era il suo nuovo fratellino? Eppure non le assomigliava per nulla. Non aveva i suoi capelli argentei, non aveva i suoi occhi verdi... in effetti non poteva essere sul serio suo fratello. Doveva esserci un errore.
-Mamma, quando lo riporti indietro?- Chiese osservando la donna che stringeva il piccolo fra le braccia.
-Non posso farlo.- Accenno’ una risata, accarezzandole i capelli.
-Non puo’ essere il mio fratellino, assomiglia troppo a papa’!- Sbotto lei, piagnucolando. -Non e’ uguale a me!
-Non deve certo esserlo, Eilidih. E poi sono certa che, col tempo, gli vorrai bene.
La piccola torno’ a guardare quegli occhi blu identici a quelli del padre. No, non poteva essere. Quello non era il suo fratellino. Forse era altro, un po’ come lo era suo padre per sua madre. Loro non erano fratelli. Magari anche lei e quel piccolo fagottino, da grandi, si sarebbero baciati come loro facevano quando nessuno della corte era nei paraggi. Quella era una domanda che le faceva avere notti insonni. Perche’ il re e la regina non si baciavano mai in pubblico?
 
<***>
 
La ragazza dai capelli argentei sospiro’ rassegnata. Quelle ore non finivano mai; ormai sapeva cio’ che le era necessario per comportarsi come una degna principessa. Non volava per le stanze, non si intrometteva nel mondo degli umani, non usciva di nascosto per vedere qualche guardia o qualsiasi altra persona. Lei aveva tutto cio’ che le serviva dentro il castello, aveva suo fratello. Certo, con il passare del tempo aveva capito che non serviva essere identici per avere un legame di sangue; secondo la sua insegnante per una cosa del genere bisognava essere gemelli ed era ovvio che loro due non lo erano. Semplicemente poco le importava del sangue, desiderava essere come sua madre. Seria, decisa, amata. Amata dal popolo, dal marito. Si’, anche lei avrebbe avuto una vita simile. Avrebbe guidato il regno angelico, mantenendo l’equilibrio sulla terra ed evitando le ostilita’ con il regno infernale.
-Sorella, ti vedo molto presa oggi.- Una voce la fece tornare alla realta’.
-Smettila, stavo solo riflettendo.- Zitti’ velocemente il ragazzo che aveva accanto, ignorandolo e tornando alla lezione.
Doveva restare attenta, mostrare che era degna di essere l’erede dei suoi genitori. Avevano aspettato piu’ di mille anni per tentare di avere dei bambini. Desideravano che tutto fosse tranquillo prima di prendersi cura di qualcuno bisognoso di tante cure. Finalmente erano in pace da quasi due secoli e si erano decisi ad andare avanti, pensando a se stessi e non all’umanita’.
-Scappate!- Una guardia entro’ nel salone, premendo poi la schiena contro le porte appena chiuse. –Un attacco demoniaco! Mettete al sicuro la principessa e il principe!- Urlo’ ancora.
Eilidih non si rese nemmeno conto di cio’ che stava succedendo. Si ritrovo’ a correre verso la torre piu’ remota del castello, luogo che i genitori avevano protetto con incantesimi nuovi e antichi come luogo sicuro in caso di pericolo. La sua insegnante accompagno’ lei e suo fratello fino in cima, sbarrando poi le porte e andando alla finestra per osservare cosa stesse succedendo fuori dalle mura.
Eilidih si sporse a sua volta, ignorando i rimproveri della donna. Cerco’ di riconoscere i generali in prima linea ma quello che vide le fece raggelare il sangue nelle vene.
-Perche’ non ci raggiungono?- Chiese in preda al terrore alla donna. –Perche’ i nostri genitori non ci raggiungono ma escono con le guardie!?- Ripete’ poi, attirando anche l’attenzione del fratello.
Sgrano’ gli occhi, guardando impotente i genitori che, dopo aver fallito una trattativa mirata ad evitare la battaglia, si lanciarono insieme agli altri soldati in mezzo alla massa di demoni armati. Strinse la mano del fratello, pregando per la loro salvezza. Poi urlo’. Urlo’ nel vedere suo padre cadere a terra, trafitto da parte a parte da piu’ di un demone. Le lacrime iniziarono a bagnarle le guance, ma le asciugo’ velocemente pregando per la salvezza della madre. Le sue parole non vennero pero’ ascoltate e anche lei, nonostante avesse spiccato il volo per allontanarsi dalla portata dei demoni, venne colpita da una freccia in pieno petto. La ragazza senti’ le gambe tremare, crollo’ poi a terra in lacrime e senza riuscire a dire altro. Per un attimo spero’ che prendessero anche lei, che la colpissero al cuore; poi si ricordo’ che non era sola. Aveva un fratello che la stava cullando cercando di non farle sentire i singhiozzi. Non aveva perso i genitori solo lei, anche lui era rimasto orfano. Lo strinse con forza, piangendo. Si sarebbe presa cura di lui, del suo fratellino. Sapeva anche gia’ come fare. Davanti ai genitori aveva dovuto far finta di nulla, ma loro non c’erano piu’ e non serviva... non aveva senso fingere ancora. Si allontano’ appena e, prendendo il viso del fratello fra le mani, lo bacio’. Ora era lei la regina. Poteva fare cio’ che desiderava.
 
<***>
 
La donna scrollo’ le spalle e si sedette sul trono sistemandosi il lungo e candido vestito  che si confondeva con i suoi capelli argentei intrecciati con fiori e delicate foglie d’oro. Guardo’ tutti i consiglieri e i generali che la circondavano poi sorrise soddisfatta. Non c’era piu’ stato alcun attacco da quel lontano giorno. Erano passati circa quattrocento anni, ma a lei cosa importava? Era immortale come ogni altro angelo, bloccata per sempre nel corpo di una ventenne.
-Vostra Altezza, non vorrei ma le devo ricordare che ha fatto una promessa alla scorsa assemblea, piu’ di dieci anni fa.- Inizio’ un signore che non dimostrava piu’ di trent’anni, eppure lei sapeva che due giorni prima ne aveva compiuti settecento. Era infatti stato alle dipendenze dei suoi genitori prima di servire lei.
-Cosa vi fa pensare che io non l’abbia mantenuta?- Rispose pacatamente, alzandosi.
-Non ci e’ giunta alcuna notizia di un erede, signora.
-Questo perche’ non l’ho voluto io.- Sorrise tranquilla, andando verso una porta e aprendola. Prese per mano un bambino e con calma lo accompagno’ al centro della stanza, osservando lo stupore di tutti i presenti. Lo prese poi in braccio, baciandogli la fronte. -Questo e’ mio figlio, futuro erede al trono. Ha compiuto un anno la scorsa settimana.-
-Signora, ha gli occhi di suo padre.- Disse un altro dei presenti, con tenerezza e nostalgia.
-No.- Eilidih gli sorrise raggiante. -Ha gli occhi di mio fratello. Di suo padre.-
 
 
<***>
 
Il generale entro’ nelle stanze della regina facendo rumore, anche troppo rumore. Non importava, essere il suo preferito aveva diversi vantaggi. Si spoglio’ velocemente e la raggiunse sotto le coltri profumate di rose. Doveva, in qualche modo, liberarsi del fratello di lei e del loro figlio. Quella cosa nata da un incesto. Doveva pero’ essere furbo, la regina era forse malata ma non stupida. Le bacio’ la fronte, accarezzandole i fianchi. Doveva farla innamorare. Farle perdere la testa. Magari darle un altro figlio, uno vero.
 
<***>
 
Danyas sospiro’ guardando l’orologio. Dove poteva essersi cacciato? Che altro doveva fare per fargli capire che non doveva essere cosi’ imprudente? Era ovvio che quel lato del carattere l’avesse preso da sua madre. Erano passati quasi dieci anni da quando, completamente soggiogata dal fascino del nuovo generale, li aveva cacciati dal paradiso. Non gli era dispiaciuto troppo, si era sempre sentito soffocare. Eilidih non era lucida, lo sapeva bene, lo aveva capito quando alla morte dei loro genitori l’aveva baciato. Lui sapeva che era sbagliato, che non doveva essere cosi’. Erano pur sempre fratelli. Eppure lei non ci dava peso, continuava a comportarsi in maniera sconsiderata. Lei aveva dichiarato che la pace veniva mantenuta da secoli, ma per lui pace non c’era mai stata. Sempre preso di mira da una sorella che non riusciva piu’ a distinguere giusto e sbagliato. Quel stesso figlio che ora stava ritardando era frutto di una costrizione. Danyas ricordava ben poco di quelle notti, per questo era abbastanza certo che lei lo avesse drogato presentandosi poi alcune settimane dopo annunciando di essere incinta. Eppure poi nulla era successo. Non l’aveva vista cambiare. Scosse la testa passandosi una mano fra i capelli. Sua sorella l’aveva drogato per portarlo a letto piu’ volte, nell’arco di piu’ anni. Poi si era invaghita di un generale e aveva bandito lui e il loro bambino dal castello. Nonostante tutto non rimpiangeva quell’esilio. Preferiva scegliere con chi andare a letto e ricordarselo il giorno dopo. Il problema non era nemmeno l’essere un padre solo; ormai Ryen non era piu’ un bambino. Avevano cambiato citta’ da poco per poter ricostruirsi un’identita’ senza che nessuno ponesse domande sul perche’ il padre fosse giovane quanto il figlio. Per tutti erano semplicemente fratelli. Molto diversi, ma fratelli.
Usci’ di casa sospirando. Doveva trovarlo prima che succedesse qualcosa, aveva saputo che sua sorella aspettava un bambino dal generale e di certo non aveva piu’ bisogno di un fratello e di un figlio frutto di incesto. Non  lo avrebbe sorpreso sapere che era stato dato l’ordine di giustiziare Ryen e, perche’ no, anche il fratello della regina. Si rigiro’ sul dito l’anello formato da due ali tre volte, localizzando il figlio. Spicco’ poi il volo raggiungendo il locale ed entrando come se nulla fosse. Dopo circa mezz’ora torno’ fuori. Non l’aveva trovato.
-Papa’!- Danyas si volto’ si scatto, correndo verso il vicolo da cui aveva sentito provenire l’urlo.
-Chi si vede.- Il generale ridacchio’ mentre due guardie angeliche dotate di sigillo reale afferrarono Dan, facendolo inginocchiare. -Il grande Danyas. Figlio dei primi governanti del paradiso... come ti senti a sapere che un semplice e normale angelo sta ora al tuo posto?-
-Non mi interessa il mio potere e nemmeno il mio titolo.- Lo fulmino’ con gli occhi. –Dov’e’ mio figlio?!- Urlo’ poi, cercando di liberarsi.
-Qui.- L’uomo gli sorrise, scostandosi e lasciando che la luce si propagasse per il vicolo rivelando il corpo di un ragazzo riverso a terra. Si inginocchio’ accanto a lui e, senza indugio gli taglio’ la gola lasciando che i capelli argentei si sporcassero di sangue.
Danyas urlo’, urlo’ ancora e ancora liberandosi e correndo verso il corpo del figlio, recitando antiche parole che probabilmente non conosceva nessun altro presente in quel momento.
-Non serve a nulla, il pugnale me lo ha dato tua sorella... sai, ha partorito una maschio. Poco dopo mi dato questa lama, benedicendola in modo che un angelo potesse uccidere un altro angelo... e anche per impedire altri contatti con l’anima del morto. Non mi ha chiesto la sua testa pero’, strano. Forse lo fara’ fra poco, non darla per scontato.- Concluse poi, spiegando le ali e sparendo fra le stelle seguito da tutti gli altri.
Dan rimase li’, a terra, stringendo il corpo del figlio fra le braccia e macchiandosi del suo sangue. Lo sapeva, sapeva che poteva succedere eppure non l’aveva fermato dall’uscire quella sera. Strinse i denti dopo avergli baciato la fronte. Si era presa gioco di lui. L’aveva usato, non l’aveva nemmeno mai amato. Ne’ come fratello ne’ come amante. Sua sorella era malata. Aveva ucciso lo stesso figlio che aveva ottenuto con tanto impegno. 


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Scusate questo piccolo spazio che non riguarda solamente la storia ma avrei piacere che leggeste fino in fondo. 

Ho deciso, dopo mesi di riflessione, di chiudere il mio account di Efp. Non lo uso quasi per nulla, mi dispiace ma e' cosi'. Non leggo nulla da quasi un anno e pubblico saltuariamente perche' tra miei affari vari mi passa la voglia a vedere storie intere senza nemmeno una recensione. Ho sia un account di Wattpad che un blog dove pubblico le mie storie. Per chi volesse continuare a seguire le mie storie e il seguito che avra L'angelo puo chiedermi per messaggio il nome dei sito e dell'acount (non voglio fare pubblicita' qui, scusatemi). Avrei anche un gruppo su facebook ma ormai non lo uso, penso pero' di riprendere a scriverci notizie relative alla storia una volta ripresa la scrittura in maniera seria (probabilmente inizio ottobre). 
Per rispetto di chi ha iniziato a leggere qui finiro' la pubblicazione di questa storia poi, probabilmente circa due settimane dopo la fine cancellereo' l'account sperando che tutti gli interessati abbiamo avuto modo di completare la lettura. 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 Capitolo 1



Danyas socchiuse lentamente gli occhi, guardandosi attorno e sorridendo beatamente al ricordo della sera prima. Fece forza sulle braccia e alzo’ il busto sbadigliando poi prima di guardare l’ora. Sbuffo’ infastidito, si era di nuovo svegliato tardi. Scivolo’ giu’ dal letto e apri’ la finestra osservando il panorama che la citta’ gli proponeva: tetti illuminati se non quasi bruciati dal sole, persone che correvano da tutte le parti, macchine ferme nel traffico.
Nulla di nuovo.
Si stiracchio’ andando poi in cucina dove trovo’ un bigliettino con una firma e un numero di telefono; ridacchio’ fra se’ e se’ poi accartoccio’ il pezzetto di carta e lo butto insieme al cartone vuoto del latte. Non le richiamava mai. Non voleva avere nulla di serio, non piu’. Non dopo quello che gli aveva fatto sua sorella.
Fare colazione a quell’ora gli parve improponibile cosi’, anche se di malavoglia, si vesti’ per uscire e comprare qualcosa per pranzo, o per cena, non ne era molto sicuro. Avere l’eternita’ davanti certe volte metteva in crisi la mente.
Le strade non erano frenetiche come al solito, forse era uscito troppo presto o forse troppo tardi; dopo tutti gli anni passati sulla terra ancora non era riuscito a capire bene come loro pensassero o almeno come si comportassero in certe situazioni. La cosa lo divertiva, era tutto un mistero e per questo spesso si incuriosiva tentando di scoprire di piu’ ma poi si fermava rendendosi conto che l’umanita’ stessa avrebbe perso il suo fascino.
Quella sera cosa avrebbe potuto fare di nuovo? In verita’ non molto; la sua vita era ormai un circolo vizioso di cose che sua sorella non poteva fermare. Il divertimento, quella era l’unica cosa rimastagli. Certe volte, riflettendoci, sorrideva amaramente, si sentiva un po’ come Lucifero. Un angelo condannato a stare fuori dal regno dei cieli poi pero’ si rendeva conto che i motivi erano diversi e si dava dello stupido. La sua vita era cosi’ per colpa di persone che conosceva da sempre e che non si erano opposte. Non poteva farci nulla, non piu’; era passato decisamente troppo tempo per intervenire in una qualsiasi maniera. Che avrebbe dovuto fare? Uccidere sua sorella e poi usurparne il trono? No, non era cio’ che desiderava. La vita a palazzo era spesso stata un incubo per lui; non aveva intenzione di tornarci di spontanea volonta’. Li’ era dove sua sorella l’aveva tradito in ogni modo possibile ed era certo che ogni singola pietra di quella costruzione glielo avrebbe ricordato. 
Sbuffo’ infastidito da tutti i pensieri che gli affollavano la mente, si era ripromesso di non pensarci piu’ eppure non ci riusciva. Poteva sviarli per un po’ ma tornavano sempre. Quel problema di fondo che odiava ammettere era li’. Nessuno aveva fermato quella persona che avrebbe dovuto amarlo e proteggerlo, nemmeno lui, non si era mai difeso.
-Dan!- Si volto’ sorridendo poi allegramente alla persona che si stava avvicinando. –Sono tre strade che ti urlo dietro, mi avranno presa per pazza!- Borbotto’ la ragazza, riprendendo fiato dopo la corsa che aveva fatto per raggiungerlo.
-Scusami, Ali, non ero molto attento a cosa mi circonda.- Si giustifico’ stringendosi nelle spalle.
-Perche’, lo sei mai?- Lo provoco’ divertita poi scosse la testa, legandosi i capelli in una coda alta.- Allora, questa sera aprono questo nuovo locale molto figo e tu devi, ripeto, devi venirci con me.-
-Mi stai costringendo a farti da accompagnatore?-
-Piu’ o meno, penso che tu possa trarne vantaggio, sai? Sono certa che troverai buona compagnia.
-Non saresti tu la mia compagnia?- Domando’ divertito.
-Solo per i primi trenta minuti, ti conosco ormai e con te non ci faccio proprio nulla.- Rispose lei premendo l’indice contro il suo petto ripetutamente. -Nulla.-
-Va bene, va bene, verro’ con te ma se non mi piace me ne vado immediatamente, sappilo.-
-Oh, ti piacera’ molto invece, non e’ come i soliti posti che frequenti.- Ridacchio’ lei, stiracchiandosi.
-E cosa lo renderebbe cosi’ diverso?-
-Le persone.- Disse semplicemente con un sorrisetto divertito. –Non e’ un locale per terrestri.- Aggiunse poi.
Dan la guardo’ attentamente per diversi secondi senza essere molto convinto dalle sue parole, poi sospiro’ e annui’. Che poteva esserci di male nel cambiare posto una volta tanto? O cambiare compagnia? Aveva sempre preferito essere solo, restare fuori da quel mondo di poteri, trasformazioni e faide ma non ne aveva guadagnato molto. Alaska era l’unica persona con cui ancora parlava; erano amici in un certo senso.
-Non ci saranno demoni, vero? Non voglio essere coinvolto in una rissa.-
La ragazza guardo’ in giro titubante, alzando poi gli occhi nei suoi con una di quelle espressioni che faceva quando doveva dare una brutta notizia.
-Ci sara’ Alex.- Disse infine.
Lui roteo’ gli occhi infastidito poi la guardo’ con aria sconsolata. Alex era una di quelle persone con cui non voleva avere a che fare semplicemente perche’ riusciva sempre, ma proprio sempre, a finire nei casini e trascinarci tutti quelli che lo conoscevano.
La terra era il piano neutro su cui sia demoni che angeli potevano vivere senza problemi; ovviamente infastidendosi ma comunque in maniera relativamente civile.
-No, io non ci vengo.- Incrocio’ le braccia al petto. -Preferisco chiudermi in casa tutto il giorno. Preferisco andare a lavorare e non lo faccio da due decenni!-
-Tanto quella compagnia va avanti senza di te da due secoli, no? Che ti cambia se fai questo sforzo per me?- Alaska si sporse verso di lui, sorridendo e poggiando le mani sulle sue braccia. -Ti prego, non ho con chi andarci!-
-E non ci puoi andare da sola?- Propose.
-In mezzo a demoni e vampiri? Sul serio?-
-Non eri perfettamente in gradi di badare a te stessa?- Domando’ lui, facendole il verso e riferendosi a una conversazione avuta molto tempo prima.
-C’erano altri come me, non so quanti ce ne siano questa sera... potrei essere solo io. Dai, da quando vuoi perderti l'apertura di un locale?-
-Da quando c’e’ Alex!- Sbotto’ infastidito. -Mi hanno arrestato l’ultima volta che l’ho visto.-
-Poi ti hanno rilasciato.- Gli ricordo’.
-Mi sono fatto rilasciare convincendoli un po’ a parole e un po’ a magia.- Preciso’.
La ragazza rimase in silenzio, guardandolo con aria da cucciolo bastonato, sbattendo piu’ volte le palpebre.
-Ti odio.- Mormoro’ lui.
-E’ un si’?- Chiese speranzosa lei.
-Vedi di essere pronta per le nove o io torno a casa e non esco piu’.- Rispose girando i tacchi e riprendo a camminare.
-Grazie!- La senti’ urlare da dietro di se’ ma non rispose, velocizzando il passo ed entrando poi nel primo baretto saltatogli all'occhio.
Alex sarebbe stato presente cosi’ come molte altre persone che evitava da una vita, ne era sicuro, ma era troppo tardi per tirarsi indietro e tutto per colpa di quel briciolo di affetto che provava per quella ragazza. Alaska era umana, si’, ma per varie circostanze era venuta a conoscenza di quel mondo che molti ritengono solo una storiella. Come lei ce n’erano molti: figli di un umano e una creatura o dei parenti lontani che ancora ricordavano un’unione insolita; poi bisognava sempre ricordare che i vampiri trasformati recentemente avevano ancora molti conoscenti in vita e non tutti volevano mantenere il segreto. Il mondo che un normale umano non notava era sempre piu’ grande e, per chi aveva i giusti agganci, era anche un posto pieno di opportunita’.
Per lui significava solo avere a che fare con persone che non amava avvicinare; gli immortali erano piu’ difficili da gestire perche’ potevano sempre tornare... dopo un decennio o dopo un secolo. I mortali no, bastava cambiare quartiere o citta’ per abbastanza tempo e non affezionarsi a nessuno di loro. Ci era riuscito meravigliosamente bene per anni e anni, poi la parte angelica che ancora era in lui aveva salvato quella ragazza, Alaska, da un attacco demoniaco. Non che lei non conoscesse gia’ la verita’ della duplicita’ del mondo che abitava, ma un angelo non l’aveva mai incontrato, almeno da quanto gli aveva poi detto. Erano rimasti in contatto un po’ perche’ la solitudine cominciava a farsi sentire e un po’ perche’ lei sbucava sempre fuori per quanto tentasse di allontanarla.
Su una cosa doveva pero’ darle ragione, nemmeno lui, in tutti gli anni che aveva trascorso sulla terra, aveva mai incontrato un altro angelo; non ne aveva nemmeno percepito uno. Non importava, ne era felice, nessuno avrebbe avuto modo o motivo di disturbarlo.
Pago’ il conto dopo aver dato un’occhiata all’ora. Doveva muoversi e arrivare a casa per darsi una sistemata e uscire, tanto sapeva che lei sarebbe stata pronta in anticipo; era sempre cosi’ quando non vedeva l’ora di fare qualcosa. 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
 
Arrivato all'angolo della strada di Alaska sorrise divertito e con una punta di soddisfazione. Erano le nove meno dieci ma lei era gia’ scesa e lo aspettava davanti al portone. Sapeva che si sarebbe comportata cosi’ e non poteva non gongolare per tale cosa. Aveva ragione, aveva quasi sempre ragione.
La raggiunse velocemente, allungando i passi e fermandosi poi per appoggiarsi con una spalla a un lampione. Lascio’ scivolare gli occhi su di lei ammirando la scelta fatta per quella sera, in seguito si tiro’ su mettendosi dritto in attesa di indicazioni. La stava accompagnando, si’, ma non aveva la minima idea di come raggiungere il posto in cui avrebbero dovuto passare la nottata.
-Sei in anticipo.- Le fece notare con un sorrisetto divertito.
-Anche tu, se per questo.- Rispose subito, sistemandosi i braccialetti che le agghindavano entrambi i polsi.
-In effetti e’ imbarazzante, da quando e’ la donna che aspetta l’uomo?-
-Da quando la donna non vuole perdere tempo.- La ragazza gli afferro’ una mano e senza troppe cerimonie inizio’ a camminare con decisione, trascinandoselo dietro.
-Hey! So camminare anche da solo!- Dan tiro’ indietro il braccio, liberandosi dalla sua presa.
-Saprai anche camminare, ma non sai la strada.-
L’angelo sbuffo’ ancora, passava un sacco di tempo a sbuffare quando era con lei, certe volte desiderava solamente scappare per non cedere al desiderio di strozzarla con le proprie mani. La segui’ in silenzio per le varie vie della citta’, chiedendosi diverse volte come potesse mantenere quel ritmo su dei trampoli del genere. Era una bella ragazza, non poteva negarlo, ma era anche abbastanza minuta e tutte le volte che usciva faceva in modo di crescere di circa dieci centimetri minimo. Era strabiliato da tanta decisione ma ci si era anche abituato col tempo e non pareva piu’ una cosa tanto difficile. Ovviamente solo quando lo faceva lei, di ragazze con caviglie slogate o gonfie... o lividi sul corpo ne aveva viste tante e quasi sempre perche’ erano cadute da quei trampoli. 
 
Il locale non pareva molto grande da fuori, una normalissima entrata e un normalissimo buttafuori accanto. Non c’era nessuno in fila, era strano. Nonostante la desolazione totale la musica, che molto probabilmente veniva da dentro quelle mura, si sentiva piu’ che bene.
-Hanno iniziato senza di noi.- Piagnucolo’ la ragazza, andando verso l’uomo appostato fuori.
-Ma come hanno iniziato, e’ prestissimo...-
-Si’ beh, vogliono lasciare piu’ tempo ai vampiri, sai... poi devono andare via prima dell’alba per non diventare spiedini grigliati al sole.- Spiego’ mostrando poi i due ingressi gia’ pagati ed entrando una volta che la porta venne aperta.
-Avevi preso le prevendite prima che io ti dicessi di si’?!-
-Sapevo che l’avresti fatto... e poi, al massimo, avrei trovato qualcuno con cui venire, almeno credo.- Scrollo’ le spalle guardandosi attorno, puntando poi delle scale. -Direi che la festa e’ giu’.-
Danyas scrollo’ le spalle indifferente, seguendola senza troppo entusiasmo. Non era nemmeno sicuro di voler essere li’, figurarsi se desiderava ballare o fare altro. Scosse poi leggermente la testa, passandosi una mano fra i capelli folti e castani. Aveva deciso di accompagnare Ali, ma cio’ non voleva dire che doveva vietarsi il divertimento se questo si presentava d’innanzi a lui. Raddrizzo’ la schiena e sfoggio’ il miglio sorriso che aveva, deciso a trarre il meglio da quella uscita e, soprattutto, deciso a evitare Alex e tutti i problemi che avrebbe potuto dargli.
-Pensi di potercela fare da solo?- Urlo’ Alaska, avvicinandosi al suo orecchio.
-Ho qualche centinaio d’anni in piu’ di te, direi di si’.- Rispose divertito lui, salutandola poi e andando verso il bancone individuato non appena entrato nella sala.
Si sedette su uno sgabello, guardandosi attorno per qualche minuto prima di voltarsi per ordinare qualcosa da bere, quello che gli apparve davanti pero’ lo lascio’ sconvolto. Conosceva il ragazzo che stava servendo, per sua sfortuna, e non riusciva a credere che fosse li’ per lavorare e non per festeggiare. Scosse la testa divertito quando arrivo’ il suo turno.
-Sei finito in seconda linea, Alex?- Lo prese in giro.
-Stai zitto e dimmi di cosa ti vuoi sfondare, angioletto.- Sbuffo’ quello, puntando i palmi delle mani sul bancone. -Non ne voglio parlare.-
-Ma non mi dire, non me ne ero accorto.- Rispose divertito, scrollando le spalle. -Stupiscimi, dammi da bere quello che piu’ ti pare, basta che non sia petrolio.-
Alex sorrise soddisfatto, annuendo e voltandosi per prendere un bicchiere insieme a diverse bottiglie che svuoto’ un po’ alla volta. Dopo qualche minuto porse la miscela al cliente sorridendo soddisfatto.
-Non moriro’ vero?-
-No, poi chi renderebbe la mia vita piu’ attiva a eventi come questo? Mi servi vivo e in forze.- Annui’ convinto delle proprie parole, chinandosi un poco per poggiare i gomiti ai lati del bicchiere.
Dan lo guardo’ con aria sospettosa ma sospiro’ e bevette comunque l’intruglio che gli era arrivato, sperando per il meglio. Una volta finito alzo’ gli occhi per guardare Alex, lui l’aveva osservato per tutto il tempo. Annui’ in segno di assenso, facendolo gongolare fiero. Se c’era qualcosa in cui era bravo quel ragazzo era sicuramente l’alcol. Si volto’ poi di fianco, guardando la pista da ballo e tutte le altre persone attorno a loro.
-Cerchi una preda?- Urlo’ Alex al suo orecchio, sporgendosi in avanti per farsi sentire.
-Si’, perche’ no dato che ormai sono qui.- Mormoro’ scrollando le spalle, fermandosi a guardare una ragazza dai lunghi capelli neri che per sua sorpresa ricambiava il suo sguardo.
-Quella e’ Belle.- Gli suggeri’ Alex. -E’ da un po’ che ti sta guardando.- Continuo’ poi.
-Dovrei andare, secondo te?-
-A meno che tu non voglia cercare altro o sembrare senza palle direi di si’, devi andare. Vi state mangiando con gli occhi, per Lucifero, vai e falla finita. I bagni sono molto grandi.- Indico’ un punto nella sala. -Da quella parte.- 
Lui roteo’ gli occhi, scuotendo la testa. Era troppo squallida come cosa, anche se voleva solo divertirsi aveva la decenza di trattare ogni ragazza con un minimo di attenzione. Si alzo’ tirandosi in giu’ la camicia e passandosi una mano fra i capelli per sistemarli alla meglio. Lo avrebbe fatto o se ne sarebbe andato, non c’era molto altro che catturasse il suo interesse. Fece qualche passo verso la folla, si volto’ con la sensazione che Alex volesse dirgli qualcosa ma in tutto quel fracasso di musica e voci non capi’ cosa urlasse. Annui’ appena facendo finta di aver inteso e riprese a camminare deciso verso quella che sarebbe dovuta essere la preda della serata.
Si fermo’ davanti a lei, porgendole una mano che lei velocemente prese, e inizio’ a ballare seguendo il ritmo di quello che stava facendo passare al momento il Dj. La tiro’ poi a se’, chinandosi al suo orecchio per presentarsi. Era il minimo che si potesse fare per avere un'interazione con un’altra persona; soprattutto era buon gusto.
-Io sono Belle.- Disse lei, portando una mano dietro alla sua nuca per avvicinarlo meglio a se’, passo’ poi lentamente la lingua sul suo collo, leccandosi le labbra una volta lasciato andare.
Dan agrotto’ la fronte a quel gesto ma non ci diede molto peso, forse quello era il nuovo modo di baciare nel mondo che cercava sempre di evitare. Le ballo’ accanto per un paio di canzoni poi, quando lei gli fece cenno di voler andare via, la accompagno’ fuori dal locale.
L’aria fresca riempi’ i loro polmoni e il vento scompiglio’ loro i capelli, la luce della luna illuminava leggermente il loro volti ma soprattutto i loro occhi incatenati gli uni negli altri. Non avrebbero pero’ saputo dire se era per i super alcolici che Alex serviva o perche’ erano davvero interessati. Non avevano parlato di nulla quindi, in verita’, anche fossero stati interessati sarebbe stato in maniera superficiale.
-Quindi, sei il famoso angelo di cui tutti parlano? Non ti ho mai visto.- Disse lei, appoggiandosi al muro di un edificio con la schiena.
-Gia’, pero’ sono un po’ stufo di essere preceduto dalla mia fama.- Ammise scrollando le spalle.
-Non ti piace quello che sei?-
-A te piace quello che sei?-
-No.- Rispose seccamente. -O meglio non mi piaceva, ci sono scesa a patti anni fa.-
Dan inclino’ piano la testa di lato, studiandola attentamente e rendendosi conto solo allora di aver passato tutta la serata in compagnia di un vampiro. Lei, in tutta risposta, gli sorrise mostrando i canini piu’ lunghi e affilati del normale per confermare i suoi dubbi.
-Non te ne eri accorto? Davvero?- Chiese divertita.
-Non che lo avessi scritto in fronte.- Borbotto’ lui.
-Vuoi tirarti indietro ora?- Chiese poi, ridacchiando.
-No.- Rispose semplicemente, avvicinandosi a lei. -Ma niente baci.- Aggiunse poi.
Belle scrollo’ le spalle, staccandosi dalla parete e spingendolo di lato per farsi largo e camminare lungo il marciapiede.
-Dove vai?- Dan inclino’ la testa perplesso, seguendola.
-A casa mia, tu puoi scappare all'alba, io no.- Fece notare senza nemmeno voltarsi. -Non penso tu mi voglia avere nei paraggi una giornata intera dopo aver giocato con me.-
-Che ne sai?-
Lei accenno’ una risata divertita, scrollando le spalle e fermandosi per guardarlo un attimo.
-Forse sono io che non voglio vederti dopo ma volevo lasciarti credere che fosse una tua idea.-
-Tranquilla, non mi rivedrai.- La rassicuro’ superandola. –Non sono il tipo che lascia il numero di telefono.-
-Sei piu’ il tipo da cuore infranto.- Acconsenti’ lei. –Peccato che il mio cuore sia morto da diversi anni.
-Magari riprendera’ a battere per me.- Disse scherzando.- Ma sara’ troppo tardi.- Concluse, non dicendo altro per tutto il tragitto. 

 


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
 
La strada illuminata dalla poca luce del mattino lo affascinava, i colori che assumevano una nuova tonalita’ per pochi minuti prima che venissero completamente invasi dai raggi del sole erano particolari. Cammino’ lentamente per godersi quella sensazione di pace insieme alla freschezza del mattino. La sera era ormai lontana dai suoi pensieri, aveva rimosso quella vampira dalla propria mente nello stesso momento in cui aveva messo di nuovo piede in strada per tornare a casa. Lei non poteva seguirlo sotto la luce del sole o sarebbe morta, diventando cenere e disperdendosi del cielo che probabilmente non vedeva da anni.
Non era pero’ un suo problema.
Guardo’ l’orologio che aveva al polso, fermandosi poi su una panchina deciso ad aspettare che qualche bar aprisse per poter fare colazione prima di tornare a casa. Lascio’ scorrere gli occhi sulle persone che iniziavano a lavorare di prima mattina, sulle macchine e sugli oggetti che lo circondavano. L’alba era frenetica nonostante l’apparente tranquillita’.
Accenno’ un leggero sorriso nel vedere un paio di ragazze scalze con dei tacchi in mano, probabilmente anche loro stavano rientrando dopo aver festeggiato tutta la sera e, ci avrebbe scommesso, tutte avevano un terribile mal di testa.
Aspetto’ ancora prima di decidersi ad alzarsi, riprendendo la strada verso casa e comprando una brioche al volo. Quella voglia di stare fuori gli era passata velocemente sostituita dalla stanchezza della serata. Era un angelo, si’, ma aveva lasciato molto tempo prima che il suo corpo e la sua mente lo dimenticassero. Non volava piu’, lo evitava in piu’ possibile, non usava i suoi poteri e frequentava per lo piu’ umani. Il suo desiderio era staccarsi da quella vita falsa e distorta che gli era stata imposta dalla sorella.
Quando finalmente torno’ a casa accese la televisione per sentirsi un po’ meno solo, nonostante tutto non aveva ancora superato la perdita del figlio. Si ando’ a fare una doccia ma qualcosa catturo’ la sua attenzione. Si mise di schiena verso lo specchio, accennando una risata divertita nel notare i graffi che aveva sulle spalle. A quanto pare era stato troppo occupato con altro per sentirne il dolore; quella ragazza era davvero una bomba.
Una bomba che aveva gia’ fatto scoppiare una volta. Non c’era bisogno di rifarlo.
Lascio’ che l’acqua gli scorresse addosso stringendo appena i denti al bruciore che gli invase tutta la schiena.
 
<***>
 
Dan si sveglio’ verso le cinque del pomeriggio, ma la sua tranquillita’ duro’ ben poco. Il campanello era il motivo per cui non aveva continuato a dormire. Si era trascinato alla porta per aprire e nel vedere il demone della sera prima aveva imprecato. Era stanco e la voglia di sentire le sue lagne mancava completamente, nemmeno se avesse scavato un mese l’avrebbe trovata. Nonostante tutto non aveva avuto nemmeno la voglia di cacciarlo cosi’ si era semplicemente fatto da parte per lasciarlo entrare.
-Quindi tu e Belle?- Aveva chiesto Alex tuffandosi sul divano come fosse a casa propria.
-Quindi tu e i cazzi tuoi?- Sbotto’ chiudendo la porta. 
-Dai, andiamo, con me non c’e’ mai stata... voglio sapere.-
-Come vuoi che sia? E’ una ragazza, ha un bel corpo, il resto sai come procede.- Mormoro’.
-Mi lasci cosi’ quindi? Nessun dettaglio? Nulla di nulla?- Si sporse in avanti.
-Se devi segarti puoi comprarti una rivista, Alex.-
-Ma cosi’ non e’ divertente!- Protesto’ poggiando i gomiti sulle proprie ginocchia. -Voglio solo sapere se e’ come lo immagino io. Avete rotto il letto? Distrutto qualcosa? Svegliato i vicini?-
Dan roteo’ gli occhi, scuotendo la testa e alzandosi per andare in cucina, rifiutandosi categoricamente di rispondere a quelle domande. Lei poteva essere anche un vampiro ma era anche una ragazza e non avrebbe mai intaccato la sua reputazione; non piu’ di quanto di quando avesse gia’ fatto lei. Era fatto cosi’, tendeva a proteggere un po’ tutte perche’, in un certo senso, prendeva da loro qualcosa e si sentiva in dovere di ricambiare almeno con un po’ di rispetto.
-Non ho intenzione di parlarti di cosa ho fatto ieri notte, rassegnati.- Disse poi tornando con due birre per porgergliene una. -Puoi chiedermi qualsiasi altra cosa pero’.-
-Tutto tranne le cose che mi interessano davvero.- Borbotto’ prendendo la bottiglia per aprirla e berne un sorso. –Hai intenzione di rivederla?-
-No.- Disse secco, sprofondando nella poltrona che si trovava di fronte al divano.
-E perche’ no? Ti ha stancato e non ne puoi gia’ piu’?-
-Non voglio che si affezioni.- Spiego’ lui, bevendo.
-Chi? Belle che si affeziona? Ah!- Scoppio’ poi a ridere. –E’ impossibile, credimi.
-E perche’ mai?-
-La conosco la piu’ di un secolo, credimi, e’ sempre stata sola e sempre sara’ sola. Penso che abbia avuto una brutta esperienza all'inizio della sua nuova vita... o semplicemente non e’ fatta per una relazione seria.-
-Non mi convincerai a rivederla, lo sai, vero?-
-E chi vuole convincerti?!- Lo guardo’ quasi sconvolto. –Me la voglio portare a letto, sarei un po’ coglione a incoraggiarvi, non trovi?-
Dan annui’ anche se poco convinto, finendo di bere e lasciando la bottiglia vuota sul tavolino. Quel demone non gliela raccontava giusta, proprio no. Non si fidava molto delle sue parole. Poteva anche provare a metterli insieme per un qualche grande piano che non voleva rivelare ma no, non era interessato.
-Almeno ci torni? Al locale.- Chiese poi.
-Perche’ mai dovrei?-
-Perche’ servo i drink migliori di tutta la citta’.- Rispose con fare ovvio, roteando il polso.
-Non so, ci pensero’, ho chiuso con il tuo mondo e lo sai bene.-
-E’ anche il tuo mondo, angioletto, non puoi scappare per sempre.-
Alex sorrise divertito, alzandosi e lasciando la propria birra sul tavolo. Aveva fatto abbastanza per quella sera, aveva inserito il dubbio in quella testa bacata di angelo e non vedeva il perche’ dovesse fermarsi ulteriormente. Conosceva Belle da molto tempo, era sua amica, e nonostante sperasse ancora che lei si concedesse anche a lui non poteva ignorare quella luce che era apparsa nei suoi occhi quando aveva visto l’angelo. Era un demone, si’, ma se era sulla terra significava solo che non era completamente malvagio e una delle poche persone che gli interessavano era quella vampira che aveva conosciuto poco dopo la trasformazione. Non era mai stata cosi’ presa da qualcuno e dubitava che fosse solo per il fascino che l’angelo esercitava su tutte le ragazze.
-Un mondo che non voglio.- Disse semplicemente, alzandosi a propria volta. –Sai dove si trova la porta, buon viaggio.-
-Tanto so che tornerai, puoi negarlo ma io alla fine lo fanno tutti.- Alex sogghigno’ divertito, uscendo dalla casa.
Dan roteo’ gli occhi a quelle parole. Non aveva bisogno di tornare in quel posto, non ne aveva motivo. Forse avrebbe piacevolmente bevuto un altro bicchiere di quella cosa che Alex spacciava come sua ma non era sicuro di volerlo fare. Se proprio si fosse annoiato magari avrebbe potuto farci un pensierino. Scosse la testa maledicendosi per essersi fatto abbindolare da quel demone. Non avrebbe mai dovuto farlo entrare in casa ma ormai era troppo tardi e lo sapeva, quel pensiero che gli aveva messo in testa non sarebbe mai andato via e, in un modo o nell'altro, i suoi piedi lo avrebbero portato in quel locale che voleva cosi’ ardentemente evitare.
Odiava aver a che fare con i demoni, erano sempre cosi’ subdoli e manipolatori. Nonostante questo si ritrovo’ a chiedersi il perche’ Alex fosse cosi’ interessato a Isabelle, sembrava quasi che tenesse a lei e per questo, a maggior ragione, doveva starle alla larga. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era contrariare un demone. Quello era di una specie molto tranquilla, ma non era certo di voler vedere fino a dove avrebbe potuto poteva spingersi. La testa gli piaceva sul collo e non fra le sue fauci.
Forse sarebbe andato a bere qualcosa, prima o poi, ma dopo aver pagato se ne sarebbe andato senza complimenti e senza balli. Doveva solamente togliersi quel pensiero dalla testa poi non ci sarebbero piu’ stati problemi e sarebbe potuto tornare alla vita di sempre. Magari avrebbe ripreso sul serio ad andare in ufficio; ogni tanto doveva farsi vedere per assicurarsi che tutto procedesse bene. In ogni caso doveva anche preparare i soliti documenti per la successione. Erano ormai passati piu’ di cinquant'anni ed era il momento che lui morisse in modo che un lontano nipote, stranamente identico a lui, ne prendesse le redini per altri cinquanta o sessant'anni. 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4



Passo’ una settimana prima che si decidesse a togliersi dalla testa quel pensiero. Avrebbe messo piede dentro il locale, avrebbe salutato Alex e poi avrebbe fatto retromarcia. Non c’era alcun motivo per il quale dovesse fermarsi per piu’ di cinque minuti dentro a quel posto. Non pensava certo di ballare o di incontrare la vampira con la quale aveva passato una notte infuocata. Era stato bello, certo, ma era finita li’ e non aveva intenzione di farla continuare.
Lungo tutto il tragitto si continuo’ a ripetere le stesse cose; quanto facile sarebbe stato e quanto veloce sarebbe stato. Una parte del suo cervello gli continuava a dire che stava ingannando solo se stesso ma decise di non darle ascolto, non ne voleva sapere. Si passo’ una mano fra i capelli scompigliandogli piu’ di quanto non fossero gia’ poi, raccogliendo aria nei polmoni, svolto’ l’angolo e ando’ a fermarsi esattamente davanti all'entrata del locale. Come l’ultima volta che c’era stato lungo la strada e sul marciapiede regnava un silenzio surreale. L’uomo all'ingresso era diverso, a quanto pare tenevano sul serio alla sicurezza dei clienti. Annui’ appena per darsi coraggio e fece qualche passo avanti, guardando il buttafuori e sperando di poter passare senza dover dimostrare le sue doti di essere non umano. L’uomo alto e dai capelli rossi si sposto’ per farlo passare dopo averlo osservato attentamente. Dan fece il suo ingresso un po’ perplesso per quell'occhiata che aveva ricevuto, ma non ci diede peso, non aveva intenzione di farlo. Voleva godersi quei dieci minuti che doveva passare li’ dentro per quietare i propri pensieri e la propria mente.
Si diresse velocemente verso il bancone, ignorando il sorriso sornione e soddisfatto di Alex che gia’ gli porgeva un bicchiere di un colore strano, sul rosso. Lo prese facendo roteare il contenuto poi lo annuso’. Non voleva rischiare di bere qualche cosa piu’ adatta ai vampiri, il sangue non rientrava nelle sue bevande preferite.
-Non ti voglio avvelenare!- Urlo’ indispettito il demone.
-No, ma magari vuoi farmi qualche incantesimo come hai fatto per portarmi qui.-
Alex sorrise ancora, scrollando le spalle. Non poteva farci nulla; era cosi’ da sempre. Poteva disturbare i pensieri di chi lo circondava e amava farlo, era divertente vedere gli umani che andavano in palla per cose futili. Quello pero’ non era il caso, era sicuro che come coppia quei due sarebbero stati bene. Solitamente lasciava quel genere di lavori ad altri, ma Belle era sua amica da tanto tempo e se non poteva averla desiderava almeno vederla felice. Quel pensiero spesso gli strappava una smorfia pero’ ormai era tardi, quella briciola di altruismo che aveva assorbito controvoglia dal mondo umano lo costringeva a fare tutto il possibile per farla sorridere.
-Sai, Belle ti ha cercato.- Menti’, pulendo alcuni bicchieri.
-E tu le hai detto che io non torno mai indietro, vero?-
-No, io ho detto che magari anche tu l’avresti cercata prima o poi.- Continuo’ a mentire risultando estremamente credibile.
-Alex, mi stai mentendo?- Dan si sporse in avanti, guardandolo attentamente. –Non funzionano questi giochetti, non con me.-
-Sono serio!- Sbuffo’ infastidito da quella insinuazione che pero’ era vera.
-Beh, io non ho comunque intenzione di crederti, sai?- Sorrise divertito da quella reazione che gli dimostrava di aver ragione, finendo di bere quello che gli aveva servito al suo arrivo. -Mi ero concesso dieci minuti. Sono entrato, ho bevuto qualcosa... direi che me ne posso andare adesso.-
Il demone sorrise divertito, scuotendo la testa. No, non se ne sarebbe andato perche’ non funzionava cosi’ la mente. Lui voleva ballare, bere e divertirsi; non dare un’occhiata per correre via subito dopo. Lo guardo’ allontanarsi conscio del fatto che, entro poco, l’avrebbe visto tornare indietro. 
 
<***>
 
Danyas duro’ circa venti minuti fuori dal bar, poi quasi corse dentro insultando e maledicendo mentalmente quel demone che gli aveva insinuato tutti quei dubbi nella mente. Scosse la testa, rassegnato al passare in quel posto tutta la sera, era l’unico modo per non aver mal di testa e togliersi il pensiero che lo tormentava.
Si avvicino’ alla folla che si muoveva a ritmo sulla pista da ballo, cercando di evitare il piu’ e il meglio possibile Alex. L’ultima cosa che voleva era essere preso di mira da lui e dalle sue battute. Lo avrebbe preso in giro ricordandogli che aveva sempre ragione e che, anche in quel caso, aveva vinto lui. Il punto stava tutto nel non farsi vedere e avrebbe evitato le solite discussioni.
Si fece spazio fra i corpi seminudi e sudati delle persone che lo accerchiavano, finendo in mezzo alla pista da ballo. Li’, teoricamente, non avrebbe potuto vederlo. Piu’ ci pensava e piu’ lo odiava, ma si rese conto presto che gli dava ancora piu’ potere continuando a rifletterci sopra.
Decise quindi di non farlo piu’.
Cerco’ qualcuno con cui ballare, o meglio qualcuna con cui farlo. Si avvicino’ piano ad un gruppo di ragazze che lo accolsero’ di buon grado e si lascio’ andare a quella musica assordante che gli faceva vibrare non solo i timpani ma anche le viscere. Ballo’ con ognuna di loro, ridendo e lasciando che facessero a gara per sedurlo. Non aveva pero’ intenzione di cedere quella sera quindi non ricambio’ le attenzioni di nessuna lasciandole profondamente deluse. Non si dispiacque per loro, era conscio che in meno di dieci minuti avrebbero trovato un altro da assaltare con i loro corpi per nulla coperti dai quei vestiti striminziti che erano piu’ simili a dei stracci.
Fece qualche passo verso la parte piu’ tranquilla del locale per fare una pausa ma un luccichio attrasse la sua attenzione, facendolo fermare. Torno’ sui propri passi e osservo’ attentamente la scena che si stava svolgendo in mezzo a centinaia di persone; persone che facevano finta di nulla. Sospiro’ rassegnato, sapeva quello che sarebbe successo da li’ a cinque minuti. L’angelo che era in lui avrebbe avuto la meglio sul menefreghismo a cui si era costretto portandolo a intervenire e a creare molti ma molti problemi alle persone che lo circondavano. O forse, per una volta, avrebbe risolto la cosa in maniera veloce e pulita.
Alla fine aveva avuto ragione: quando di mezzo c’era Alex finiva sempre nei casini.
Mugolo’ infastidito al pensiero di cio’ che stava per fare ma in pochi passi raggiunse la coppia che invece di ballare stava lottando. Strinse la mano attorno al polso del ragazzo che premeva la lama di un coltello contro la schiena nuda di una ragazza. Con straordinaria fermezza e forza allontano’ l’arma, con la mano libera prese il coltello e se lo mise in tasca sperando di non pugnalarsi da solo con qualche movimento brusco. L’uomo alzo’ gli occhi su di lui con odio, ringhiando infastidito per quella intromissione.
-Questa puttana merita di morire!- Sbraito’ cercando di liberare la mano ancora bloccata.
-E perche’ mai?- Chiese Dan tranquillo, guardandolo attentamente. -Cosa ha fatto?
-Non sono cazzi tuoi!- Sbotto’ l’uomo spingendolo nella speranza che mollasse la presa.
L’angelo roteo’ gli occhi, guardandolo quasi annoiato da quella sceneggiata. Strinse di piu’ la mano strappandogli un gemito di dolore. La folla si era un po’ allontanata da loro, lasciando circa due metri quadrati vuoti. Nessuno pero’ accennava a voler intervenire, non l’avrebbero mai fatto. Pensavano alla propria vita e alla propria incolumita’ ed era quello uno dei motivi per cui lui, in quanto angelo, non doveva trovarsi in posti come quello. Finiva sempre col fare l’eroe di turno. Non voleva, la sua vita non era piu’ quella.
-Non sai che le donne non si toccano nemmeno con un fiore?- Chiese spingendo la ragazza dietro di se’. –Ora, a meno che tu non voglia finire la tua esistenza in questo stesso momento, te ne andrai velocemente nei prossimi tre minuti e non ti farai piu’ vedere attorno a lei.-
-Non mi fai paura, angelo.- Rispose l’altro, facendo un passo avanti con aria di sfida.
Dan sospiro’ annoiato, torcendogli il braccio senza il minimo sforzo ma fermandosi prima di romperlo. Accenno’ semplicemente un mezzo sorriso all'urlo che si perse nella musica che riempiva il locale. Lascio’ poi la presa, piegando la testa di lato mentre guardava quello che secondo lui doveva essere un demone scappare via, facendosi largo fra la gente.
Si volto’ poi per guardare la ragazza che aveva salvato, roteando poi gli occhi. Chi poteva essere se non lei? Era ovvio. La porto’ fuori dalla pista, controllando la sua schiena e notando il segno di una bruciatura esattamente nel punto in cui il coltello era stato tenuto. Perche’ bruciatura e non taglio? Estrasse la lama dalla tasca e se la rigiro’ fra le mani.
-L’ha fatta benedire.- Disse poi mentre Belle annuiva piano.
-O l’ha immersa in acqua santa.- Aggiunse lei, sciogliendo i capelli lunghi e neri nella speranza di coprire quella cicatrice.
-Per ora sei salva, buon proseguimento di serata.- Continuo’ semplicemente, rimettendo l’arma in tasca e andando verso l’uscita.
L’aria fresca del mattino lo investi’ in pieno. Sorrise compiaciuto e si stiracchio’ leggermente, riempiendo i polmoni di quel profumo di notte e pioggia. Dovevano essere cadute un paio di gocce mentre lui era dentro, il giusto per bagnare un po’ l’asfalto e per liberare tutte quelle fragranze che durante il giorno venivano assorbite dalla polvere e da tutti i gas inquinanti provenienti dai mezzi di trasporto.
Guardo’ l’orologio che aveva al polso  e sospiro’ infastidito, alla fine aveva davvero perso tutta la notte in quel posto. Posto in cui non voleva nemmeno andare prima che Alex ci mettesse il naso e la mente. Non riusci’ pero’ a fare piu’ di qualche passo verso il proprio appartamento perche’ una voce femminile comincio’ a richiamarlo. Si fermo’ controvoglia e con una smorfia, girandosi poi per guardarla correre verso di se’.
-Fatti ringraziare almeno.- Disse una volta ferma davanti a lui. –Mi hai salvato la vita senza alcun motivo mentre tutti gli altri mi avrebbero lasciata morire.-
-Cosa hai fatto a quel demone?- Chiese semplicemente lui, ignorando tutto il suo discorso.
-Potrei aver preso in prestito dei soldi senza piu’ tornarli.-
-Quindi hai rubato i suoi soldi e io ti ho salvata?- Alzo’ un sopracciglio. –Lui aveva le sue ragioni a quanto pare.- 
Belle abbasso’ lo sguardo mordicchiandosi le labbra. Aveva ragione, non era certo stata una santa e meritava di essere punita.
-Ma nemmeno una ladra merita la morte.- Aggiunse poi Dan, riprendendo a camminare in silenzio.
-Vuoi fare tanto il duro ma non lo sei, vero?-
-Tu non sai nulla di me, assolutamente nulla.- Sbotto’ infastidito.
-So che mi hai salvata e so che sei stato uno dei pochi ad avere rispetto per me e il mio corpo quando siamo stati insieme.- Continuo’ la vampira, seguendolo con ostinazione.
-Sei pur sempre una ragazza, mi pare una cosa normale. Cosa dovevo fare? Picchiarti nel mentre?-
-Alcuni lo hanno fatto, poi mi sono vendicata, pero’ e’ successo.- Ammise con una nota di rammarico nella voce. Spesso si chiedeva come avesse fatto a essere cosi’ stupida all'inizio della sua nuova vita.
-Io non faccio cose del genere.- Disse semplicemente lui, fermandosi di colpo poi ad un angolo. –Casa tua e’ lontana da qui.
-Si’, e quindi?- Belle lo guardo’ senza capire poi, quasi per sbaglio, alzo’ gli occhi verso il cielo notando un blu piu’ chiaro. –E’ l’alba?!- Quasi urlo’, spaventata.
-Non ce la farai ad arrivare a casa in tempo.- Sentenzio’ porgendole poi il proprio braccio. –Bevi.- La invito’ con fermezza.
-Ti pare il momento?- Lo guardo’ scioccata.
-Bevi e basta!- Sbotto’, osservandola attentamente.
L’angelo non si mosse quando senti’ le zanne di lei farsi spazio nella carne, lacerando la pelle. Lascio’ che facesse il necessario, fermandola prima di diventare troppo debole. Se i suoi ricordi erano veri e giusti, ed era certo che lo fossero, le sarebbe bastato per tornare a casa.
Quando il sole incontro’ i loro volti lui strinse piano gli occhi per il fastidio mentre la vampira tremo’ spaventata. Dan avrebbe scommesso che stesse aspettando di diventare cenere, eppure cio’ non successe.
-E’ bellissimo...- Sussurro’ lei dopo qualche minuto, incredula. –Non vedevo l’alba da oltre cento anni.- 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5



Isabelle resto’ con il naso per aria a guardare il cielo diversi minuti prima di scoppiare a ridere e strofinarsi le braccia con i palmi delle mani in una sorta di abbraccio. Le pareva assurdo non essere morta, riuscire a stare fuori casa durante la giornata, alla luce del sole. Era convinta che non ci fosse alcun modo per compiere una cosa del genere eppure eccola li’, in piedi, a sentire i raggi del sole carezzarle il viso.
Guardo’ l’uomo che, a pochi passi da lei, la guardava in attesa. Non pareva annoiato ed era abbastanza ovvio che volesse lasciarle il tempo di abituarsi a quella sua nuova condizione. Belle si passo’ una mano fra i capelli, portandoli da un lato e facendo poi una giravolta finendo per scompigliarli di nuovo. Non che le importasse sul serio, ormai era rapita dal giorno, dalla luce, dal sole, dal caldo.
Era estasiata.
Non avrebbe saputo dire se per il sangue d’angelo che le scorreva nelle vene o se per l’adrenalina. Tutto cio’ che sapeva era che voleva muoversi, saltare, ballare, urlare. Voleva correre e non fermarsi piu’ per sentire di nuovo il vento che scaccia il calore dei raggi del sole. Desiderava sentirsi viva anche se, come sapeva benissimo, era impossibile. A maggior ragione era suo dovere trarre il piu’ possibile da quella esperienza.
Solo dopo diversi minuti si fermo’, cerco’ di sistemarsi i vestiti e si avvicino’ a quell'essere che l’aveva salvata due volte nell'arco di mezz'ora. Spero’ che la ferita si fosse gia’ rimarginata in modo da non dare nell'occhio sulla strada. Il top che indossava lasciava gran parte della schiena esposta a occhi indiscreti. Si fermo’ a pochi passi da lui, sforzandosi di ricordare il suo nome. Era convinta di saperlo, ma come succede sempre quanto si cerca una parola precisa non riusciva a riportarlo a galla. Sbuffo’ infastidita poi si fece forza e alzo’ gli occhi su quel ragazzo.
Era certa che non fosse giovane, non poteva esserlo. Era un angelo.
Nonostante cio’ quello che si trovava davanti era una semplice persona sulla ventina, piu’ di ventitre' anni non glieli avrebbe mai dati.
Di lui conosceva ben poco: il nome, le abilita’ a letto e il gran cuore che l’aveva portato a salvarla piu’ di una volta.
-Ti ringrazio.- Disse rompendo il silenzio. -Di nuovo.-
-Non c’e’ bisogno.- Scrollo’ le spalle lui.
-Si’, sarei morta due volte di seguito se non ci fossi stato tu.-
-Se tu non avessi rubato quel demone non ti avrebbe fermata e saresti riuscita ad arrivare a casa prima dell’alba.- Le fece notare, con fare alquanto irritante.
-Beh, avevo bisogno di soldi.- Belle incrocio’ le braccia al petto. Lui non sapeva nulla.
-Dovevi comprarti altri vestiti che piu’ che altro paiono stracci?- Domando’ divertito.
-E se anche fosse? Non sono affari tuoi!-
-Lo sono quando ti faccio bere il mio sangue per salvarti dal sole.- Fece notare lui, divertito da come quella piccola ragazzina cercasse di trovare ragioni per quanto successo.
-Magari volevo morire, ci hai pensato?!-
-Certo, per questo sei sbiancata ancora di piu’... e sempre per questo hai appena fatto la danza del sole.- Ridacchio’.
 -E’ stato inaspettato, avrei dovuto piangere e chiedere la morte?- Sbotto’ Belle, esausta.
-Ti avrei accontentato.- Fece spallucce lui, sapendo pero’ che non era vero. Non aveva mai ucciso nessuno. Aveva combattuto, si’, aveva ferito e mutilato, si’; eppure non aveva mai tolto la vita a qualcuno. Non era nemmeno convinto di poterlo fare. In ogni caso non le avrebbe certo lasciato l’ultima parola finche’... non c’era un vero motivo o un fine misterioso, semplicemente voleva divertirsi e lei era la prima persona che lo distraeva dalla sua noiosa e monotona vita da mesi per non dire anni.
-Mi avresti uccisa?- Mormoro’ la vampira, incredula.
-Se era cio’ che desideravi.- Confermo’ cercando di risultare credibile. –Pero’ se hai cambiato idea ti conviene andare a casa prima che l’effetto sparisca.- Continuo’ cercando di cambiare argomento.
Belle sussulto’, ricordando quasi improvvisamente che aveva in circolo il suo sangue. Le torno’ in mente quello che prima non aveva notato. Era presa dalla foga e dalla paura ma solo in quel momento si rese conto che era stato dolce, quasi zuccheroso. La sua carne morbida e facile da azzannare. Si passo’ la lingua sulle lebbra di riflesso, quasi bramandone ancora. Lo guardo’ attentamente, piegando piano e di poco la testa di lato. Ci avrebbe messo circa un secondo per saltagli addosso e bloccarlo, forse cinque per dissanguarlo completamente.
-Per strada davanti a tutti gli umani?- La voce di lui la distolse da quei pensieri.
-Cosa?-
-Conosco quello sguardo, mi stavi degustando.- Sospiro’ lui, scuotendo la testa. –Non succedera’, non ti conviene provocarmi e di certo non ti conviene provarci.
Belle annui’ appena, imbarazzata. Con lui non riusciva a essere disinteressata come sempre, come con gli altri. Forse era il fatto che fosse un angelo, forse era perche’ il suo sangue le ribolliva nelle vene.
Era strano. Come se avesse mangiato per la prima volta dopo anni e anni.
-Tutti sono attratti dalla propria preda, e’ una questione psicologica.- Disse lui, scrollando le spalle. -Io me ne torno a casa, dovresti avere circa cinque minuti ancora... riesci ad arrivare in appartamento, vero?- Inizio’ quindi a fare qualche passo.
-Non penso.- Mormoro’ lei, seguendolo. -Abito dall'altra parte della citta’, anche correndo ci metto sui dieci. Lo sai.- Gli ricordo’.
Lo osservo’ attentamente, noto’ la sua schiena irrigidirsi e rilassarsi subito dopo. Guardo’ come lui, lentamente, si volto’ a guardarla scocciato. Capiva che fare da baby-sitter a una vampira non era esattamente il suo passatempo preferito ma non poteva mentire per andare verso morte certa. Non avrebbe fatto in tempo, ne era abbastanza sicura e, teoricamente, lui avrebbe dovuto saperlo dato che era li’ che avevano passato la notte insieme.
-Immagino che per chi non deve scappare dal sole non sia un problema.- Mormoro’ poi. –Non so come tu sia tornato a casa tua quella notte o quanto sia lontana da qui casa tua... ma io sono praticamente gia’ cenere.- Sospiro’ appena, affiancandolo. -Puoi darmi altro sangue o puoi ospitarmi fino al tramonto.- Aggiunse poi, sorridendo. Nessuna delle due idee le dispiaceva.
-Non hai proprio intenzione di lasciarmi stare, vero?-
-Solo se mi vuoi morta, in quel caso non potro’ farci nulla.- Fece notare.
- In questo caso e’ meglio se ci muoviamo.- Danyas riprese a camminare, allungando il passo. Casa non era lontana, poche strade e sarebbero arrivati. Non voleva ucciderla ma di certo non voleva nemmeno farsi dissanguare. L’aveva gia’ visto, i vampiri raramente sapevano controllarsi e da come lo aveva guardato prima, da come si era leccata le labbra poteva essere certo che non si sarebbe fermata prima di ucciderlo.
Belle annui’ appena, seguendolo. Era indecisa: parlare o meno? Forse aveva gia’ detto troppo nel tempo che avevano trascorso assieme. Non era colpa sua, lui non parlava molto o forse non parlava molto con lei. In ogni caso scelse di essere discreta e di aspettare in silenzio di arrivare.
Lei gli aveva aperto la propria casa e, nonostante pensasse di non vederlo mai piu’, lui ora stava facendo lo stesso. Aveva passato anni a credere che, prima o poi, qualcuno l’avrebbe accettata per cio’ che era. Sognava di confidare il proprio segreto ad un umano; lui poi l’avrebbe baciata e in seguito, dopo diversi mesi, le avrebbe chiesto di trasformarlo. Avrebbero cosi’ passato l’eternita’ insieme. Presto si era pero’ resa conto che erano le fantasie di una ragazzina, forse poteva sembrarlo ma non lo era piu’. Aveva piu’ di un secolo di vita e, sebbene fosse sicura che l’angelo al suo fianco ne avesse quanto minimo il triplo, si sentiva vecchia. Vecchia per dei sogni cosi’ stupidi. Gli umani odiavano chi era diverso da loro. Bruciavano le streghe e torturavano i vampiri, uccidendoli solo alla fine.
Scaccio’ quei pensieri cercando di essere piu’ positiva a cio’ che aveva davanti. Poteva provare a costruire qualcosa con quell'angelo ma dubitava che anche lui volesse la stessa cosa. Era sparito dopo una notte di fuoco come tutti gli altri, l’aveva usata. Eppure poi l’aveva anche salvata e non capiva il perche’. Non conosceva altri angeli, ma aveva sempre pensato che per loro natura fossero fatti per odiare i demoni e tutte le creature impure.
-Siamo arrivati.- Annuncio’ lui richiamando l’attenzione su di se’. -Spero tu non sia una di quelle che deve toccare tutto per curiosita’.- Continuo’ poi, aprendo il portone per farle salire le scale fino a una porta dell’ultimo piano. Apri’ anche quella e si fece da parte.  -Entra pure.- 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6



L’appartamento non saltava all'occhio per qualche strano motivo, era una normalissima casa. Belle accenno’ un sorriso non sapendo di preciso cosa aveva pensato di trovarci. Probabilmente lo aveva immaginato piu’ bianco, piu’ luminoso e piu’ ordinato ma aveva trovato tutte le tende scure aperte, mobili in legno e un mucchio di cose fuori posto.
Sposto’ una camicia spiegazzata e si sedette sul divano, accavallando le gambe e lasciando che il suo accompagnatore si prodigasse per rendere quel posto piu’ presentabile. Osservo’ curiosa tutte quelle piccole cose che facevano di quella casa una casa. I vestiti sparsi, alcune vecchie foto  e molto altro ancora. Aspetto’ che lui cambiasse stanza prima si alzarsi e prendere fra le mani una cornice sistemata in bella vita. La rigiro’ fra le mani cercando una qualche data sul retro ma sbuffo’ delusa dal non trovare nulla. Torno’ quindi a osservare con attenzione i visi dei due ragazzi.
-Cosa stai facendo?- La voce di Dan la sorprese, facendole quasi cadere di mano la cornice.
La vampira si volto’ e, nella penombra, gli mostro’ cio’ che aveva in mano senza saper cosa dire. Spero’ solo che non si arrabbiasse, avevano da passare insieme un’intera giornata.
-Dai, sentiamo la tua teoria.- La incoraggio’ appoggiandosi ad un muro. –Tutte hanno provato a indovinare chi e’ la persona accanto a me: vediamo cosa ne pensi tu.-
Belle guardo’ di nuovo il viso del ragazzo dai capelli biondi, c’era una somiglianza strana.
-Tuo... tuo fratello?- Provo’.
-Prevedibile.- Roteo’ gli occhi lui, sedendosi sul divano con una birra in mano. –Da te speravo qualcosa di piu’ interessante.-
-Chi puo’ essere se no? Tuo padre? Non penso che il tempo lasci tracce sui vostri corpi.- Sbotto’ infastidita. –O tuo nonno? Cugino? Cognato? Il tuo ragazzo!?-
Dan la guardo’ con una smorfia poi scosse la testa divertito. Quello era gia’ molto meglio, nessuna aveva mai pensato fosse gay e il motivo era anche semplice: erano felici di essere nel suo letto.
-Pero’ se e’ il tuo ragazzo vuol dire che sei per entrambe le sponde o non mi avresti scopata.- Punto’ gli occhi su di lui, scrutandolo con attenzione.
-Hai ragione.- Belle lo guardo’ spiazzata.
-Su cosa, di preciso?-
-Se fosse il mio ragazzo sarei per entrambe le parti.- Spiego’. –Ma non lo e’.-
La vampira rimise la foto a posto, stringendo i pugni. Era quello che faceva sempre per tenere a bada le emozioni e l'istinto di reagire in maniera violenta. Non le piaceva essere presa in giro e lui si stava divertendo decisamente troppo a sue spese. Fece un passo verso la porta desiderosa di andarsene ma poi si ricordo’ che era bloccata li’, non poteva andarsene. Non ancora. Il sole era appena sorto e, per quanto all'inizio avesse odiato l’essere una creatura della notte, non desiderava morire. Torno’ quindi sui proprio passi, restando in piedi e osservando il ragazzo che aveva davanti con aria critica.
-Allora illuminami, dimmi chi e’ perche’ io piu’ di cosi’ non posso fare.-
-Mio figlio.-
Lo guardo’ per qualche secondo in silenzio, indecisa sul da farsi poi scosse la testa ricacciando indietro una risata. Non voleva farlo arrabbiare e poi lei non poteva certo fare la difficile. Pochi minuti prima aveva immaginato che fosse il padre o il nonno dato che loro non invecchiavano quindi perche’ non poteva essere il figlio? Per quanto ne sapeva stava fronteggiando un essere millenario e, in effetti, pareva assurdo che in tutto quel tempo non si fosse mai innamorato o non avesse mai avuto una relazione seria. Aggrotto’ poi la fronte perplessa, se quello era il figlio doveva esserci anche una madre da qualche parte. Non riusci’ a trattenere una smorfia a quel pensiero. Non capi’ il perche’ ma le dava fastidio, anche molto.
-E dove lo nascondi?- Chiese alla fine.
-E’ morto.-
La freddezza con cui lo disse la spiazzo’ nuovamente, costringendola a sedersi su una delle poltrone dall'altra parte del tavolino che li divideva. Non pareva nemmeno umano in quel momento, pareva molto piu’ sconvolta lei. Scosse la testa passandosi una mano fra i capelli.
-Ne parli come fosse la cosa piu’ naturale del mondo.- Fece notare.
-Sono passati decenni, ho imparato ad accettarlo e a conviverci. Cosa vuoi che faccia? Ho pianto abbastanza all'epoca.- Incrocio’ le braccia, accennando un sorriso amaro prima di chinare il capo.
-Ne... ne vuoi parlare? Da come ti comporti non lo hai mai fatto.- Mormoro’ sporgendosi in avanti. –Esternare i propri pensieri e i propri sentimenti aiuta molto, sai?-
Dan sbuffo’ una risata, scuotendo la testa, poi alzo’ lo sguardo su di lei. Nessuno aveva mai voluto sentire tutta la storia anche perche’ avrebbe comportato raccontare di sua sorella, della sua vita, confessare di essere un principe e molte altre cose che aveva sempre preferito tenere per se’. Nessuno aveva mai voluto ascoltare perche’ lui non aveva mai voluto raccontare. Appoggio’ i gomiti sulle ginocchia intrecciando poi le dita delle mani.
-Io posso anche parlarne, ma tu pensi di poter sopportare un racconto simile?- Domando’ stancamente.
-Abbiamo un’intera giornata davanti, qualcosa dobbiamo pur fare.- Lo incoraggio’ con un leggero sorriso.
-Magari preferivi vedere la tv.- Scrollo’ le spalle lui, preparandosi a quella lunga storia che aveva sempre taciuto.
Belle scosse la testa, guardandolo attentamente in attesa. Immagino’ che non fosse facile parlarne quindi gli lascio’ tutto il tempo necessario.
-Che sono un angelo lo sai, ma che tipo di angelo no.- Le fece notare con un mezzo sorriso. –Il mio nome e’ Danyas Kal, fratello di Eilidih Kal, regina del paradiso.- Alzo’ piano gli occhi sulla ragazza che lo osservava senza parole. –Non sono un re, se e’ quello che pensi, mi limito ad essere un principe per ora. Mio padre e mia madre morirono molti anni fa in una battaglia. I demoni avevano, dopo secoli, trovato un modo per infiltrarsi tra i cancelli del paradiso. Cercarono di scappare ma non ci riuscirono, io e mia sorella eravamo presenti. Alla fine l’esercito angelico riusci’ a vincere ma ormai eravamo orfani. Mia sorella, essendo la piu’ grande, sali’ al trono e imparo’ a governare con l’aiuto dei consiglieri che una volta avevano affiancato i nostri genitori. Lei pero’ non e’ mai stata molto stabile.- Sospiro’ piano a quel pensiero. –Penso che ci sia qualcosa di strano in lei, l’ho sempre pensato. Agogna l’amore piu’ di ogni altra cosa. All'epoca aveva deciso che io sarei stato il suo amante ignorando ogni legge del buongusto e qualsiasi altra legge esista quando si parla di queste cose. Insomma, so che sulla terra e’ vietato.-
-Lo chiamano incesto.- Suggeri’ la vampira, desiderando che continuasse.
-Si’, quella cosa li’.- Ammise roteando il polso. –Non era qualcosa che volevo fare, ero piu’ piccolo e i nostri genitori mi avevano insegnato il giusto e lo sbagliato... quello mi pareva assolutamente sbagliato. Vedendo che non desideravo stare al suo gioco’ inizio’ a drogarmi; probabilmente faceva mettere delle sostanze da lei conosciute nel mio cibo. Qualche anno dopo venne nelle mie stanze con un neonato fra le braccia. Chi fosse il padre era stato tenuto segreto. Lo presento’ come mio figlio e io non potei negarlo... aveva i miei occhi.-
-Il ragazzo della fotografia.- Sussurro’ la ragazza mentre Dan annuiva.
-Proprio lui. Si chiamava Ryen. Sarebbe stato il prossimo erede al trono quando mia sorella si sarebbe ritirata o se fosse morta. La cosa pero’ non duro’ molto perche’ un soldato riusci’ a sedurre Eilidih. Fece velocemente carriera e ora come ora e’ un generale.-
-Ti ha drogato, stuprato e rimpiazzato?- Quasi urlo’ sconvolta.
Danyas si limito’ a inarcare le labbra, un sorriso amaro e triste. In effetti era cosi’, sua sorella lo aveva usato.
-Quell'uomo e’ riuscito a entrare nella sua testa e, man mano, l’ha rivolta contro me e Ryen. Alla fine ci ha bandito dal paradiso ma, se devo essere sincero, ne sono sempre stato felice. Posso essere me stesso, libero da lei e da tutto il resto. Pero’ a quanto pare non le era bastato, o meglio... a lui non era bastato. Qualche tempo fa stavo aspettando che Ryen tornasse a casa ma dopo diverse ore di ritardo sono andato a controllare cosa stesse facendo. Fuori dal locale in cui doveva essere un grido aveva attirato la mia attenzione cosi’, seguendolo, mi sono fermato davanti a diversi soldati. L’avevano preso.- SI fermo’ un attimo, guardando a terra. Raccontare quella storia lo stava sia aiutando sia distruggendo. Aveva preferito dimenticare, eppure eccolo li’ dopo tutti quegli anni.
-Lo hanno portato via?- Belle si morse il labbro inferiore. Si sentiva terribilmente in colpa nel vedere l’angelo ridotto in quelle condizioni. Se solo avesse saputo non l’avrebbe mai chiesto.
-Lo hanno ucciso davanti ai miei occhi, lo ha fatto quell'uomo.- Taglio’ corto. –Dicendomi poi che non serviva piu’ che vivesse un abominio del genere ora che Eilidih aspettava un altro figlio. Suo figlio.- Concluse poi.
-Ma e’ una cosa folle! Prima ti ha costretto a farlo e poi l’ha ucciso?!- Belle, indignata, strinse i pugni per trattenersi. Quella storia sembrava peggio della sua, probabilmente lo era davvero.
-Le regine folli non si discutono, si cercano di contenere e basta.- Le fece notare. –Ma dato che non c’e’ stata guerra sotto il suo regno nessuno ha mai provato a contraddirla. Alla fine, finche’ il popolo e’ felice e in salute, che importa cosa succede nel castello?-
-Ma e’ il paradiso! Non dovrebbe esserci pace e amore per tutti?- Domando’ perplessa Belle, calmandosi. Si era resa conto che, per quanto arrabbiata fosse, nulla di tutto cio’ sarebbe cambiato. Il figlio dell’angelo che le stava parlando era morto, il Paradiso era in pace e nessuno ne sapeva nulla se non la piccola cerchia di soldati che aveva portato a termine quella missione.
-Beh, notizia dell’ultima ora, piccola Isabelle, il Paradiso non e’ paradisiaco. Quello che gli umani chiamano Paradiso e’ altro, qualcosa che sta sopra di noi. Lo conosciamo, si’, ma non lo possiamo raggiungere nememno noi. Siamo troppo corrotti per arrivare alla verita’. Siamo la terra di mezzo fra la vera beatitudine e il mondo terreno.-
-Una specie di Purgatorio?-
-Non proprio.- Dan fece una smorfia. –Nel Purgatorio le anime si ripuliscono dai peccati terreni per ascendere al Paradiso vero. Noi siamo piu’ gli angeli che fanno il lavoro sporco.- Tento’ di spiegare. –Non e’ chiaro, lo so... ma non posso esserlo perche’ nemmeno noi conosciamo molto. Sappiamo da sempre che sopra di noi c’e’ altro e conosciamo la terra pero’ non ci hanno mai spiegato il nostro ruolo preciso. Facciamo solamente cio’ che i nostri avi fanno da sempre.- Scrollo’ le spalle raddrizzandosi. –Ma ora basta parlare di tutto questo, mi mette troppa depressione.- Ridacchio’ piu’ sereno di prima, alzandosi e andando verso la finestra per spostare piano le tende.
Il sole stava iniziando a scendere e la cosa lo stupi’, aveva passato cosi’ tanto tempo a parlare del suo passato? Gli parve assurdo ma allo stesso tempo era felice di averlo fatto. Quel senso di leggerezza era fantastico, non l’aveva mai provato. Per la prima volta dopo secoli si rese conto che, forse, aveva bisogno di una compagna: qualcuno che lo ascoltasse e che lo consolasse. Qualcuno che si dimostrasse del suo stesso parere e che lo sostenesse in quel lungo e infinito cammino che sarebbe stata la sua vita immortale.
Sussulto’ leggermente quando due sottili e deliziose braccia gli circondarono la vita, seguite poi da un corpo che aderi’ alla sua schiena. Aggrotto’ la fronte ma non si oppose, era qualcosa di strano che mai e poi mai pensava di poter provare. Porto’ una mano sulle due che erano ferme sul suo addome e sorrise debolmente.
-Mi dispiace.- La voce della vampira gli giunse ovattata ma non ci diete peso. Nessuno si era mai dispiaciuto per lui, forse nemmeno i suoi genitori quando era piccolo.
Si volto’ di scatto per prenderle il viso fra le mani e alzalo, punto’ gli occhi nei suoi per qualche secondo e solo dopo aver avuto conferma che anche lei desiderava la sua stessa cosa la bacio’.
Un bacio come non aveva mai dato. In esso si mescolavano gioia, dolore, lacrime e felicita’.
 
Belle dondolava le gambe nel vuoto, sorridendo piano al manto scuro cosparso di piccole luci che la sovrastava. Era riuscita a sopravvivere un altro giorno ed era stata una strana esperienza. Tutto quello che ora sapeva continuava a tornarle in mente per confonderla e renderla pensierosa. Immaginava che, prima o poi, anche lei avrebbe dovuto raccontare la sua storia, quella lunga e noiosa di come era diventata vampiro. C’era pero’ tempo: non aveva intenzione di rovinare quella serata con ulteriori racconti tristi.
Osservo’ le macchine passare sotto i propri piedi e conto’ i piani che la dividevano dalla strada.
-Perche’ l’ultimo piano?- Domando’ all'angelo che la osservava appoggiato alla ringhiera su cui lei era seduta. Le era sempre piaciuto il pericolo e poi, anche da quell'altezza, non sarebbe morta. Dovevano decapitarla e lei aveva imparato a tenere la testa ben salda e attaccata al collo.
-Cosi’ posso volare via senza passare davanti alle finestre degli altri.-

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7



I due passarono insieme anche tutta la notte, erano felici di aver trovato qualcuno con cui poter parlare liberamente.
Dan si sentiva piu’ leggero da quando era riuscito ad aprire il proprio cuore parlando del suo passato. Era stato difficile, certo, ma anche liberatorio. Quelle catene invisibili che lo avevano sempre bloccato nel passato erano finalmente caduto e lui si sentiva sereno, tranquillo. Per la prima volta dopo molto tempo aveva baciato una ragazza non per sfogo o per il desiderio di portarla a letto ma perche’ aveva provato qualcosa nel guardarla negli occhi. Ormai si fidava di lei; se l’avesse voluto morto sarebbe stato dissanguato ore e ore prima. Invece no, lei era li’, a ballare in mezzo alla cucina mentre cercava di cucinare qualcosa di indefinito. L’angelo era rimasto perplesso su quel suo desiderio, sapeva che i vampiri vivevano solamente di sangue e non potevano toccare il cibo normale senza provare disgusto. Il come lei desiderasse cucinare senza assaggiare il proprio preparato era un mistero.
-Sei sicura di cosa stai facendo?- Chiese dopo diversi minuti, aggrottando la fronte pensieroso.
-Abbastanza. Ho letto questa ricetta da qualche parte... non ricordo dove di preciso, ma sembrava buono.- Confermo’ aggiungendo un po’ di sale.
-Quando e’ stata l’ultima volta che hai cucinato?-
-L’altro ieri.-
-L’ultima volta che hai cucinato per mangiare tu?- Specifico’.
-Penso fosse il milleottocentoquarantacinque.- Mormoro’ voltandosi a guardare il ragazzo appoggiato al muro. –La smetti di fissarmi e ti fidi?-
Dan alzo’ le braccia in segno di resa, uscendo dalla stanza per prendere il telecomando e alzare la musica che pompava dalle casse. Era roba niente male, allegra e molto estiva. In effetti era qualcosa che molto probabilmente avrebbe sentito nei locali da li’ a poco.
Si lascio’ cadere sul divano e lesse il titolo della canzone che gli disse ben poco cosi’ come il nome di chi la cantava. Non seguiva piu’ nessun genere e nessun autore da piu’ di duecento anni; un po’ perche’ in Paradiso non aveva la musica terrena e un po’ perche’ non gli interessava. Si chiese se Belle invece fosse molto interessata a quel genere di cose vista l’infinita playlist che aveva sul telefono. Da sola aveva preso il controllo della casa, aveva collegato il cellulare alle casse e si era messa a riordinare prima di chiudersi in cucina.
Ancora non capiva se la sua presenza gli provocava mal di testa o piacere. Erano passati troppi anni da quando aveva avuto una seconda persona in casa e, riflettendoci, erano passati ancora piu’ anni da quando aveva avuto una donna accanto. Si sorprese a sorridere a quel pensiero perche’ era vero, per quando il loro aspetto restasse immutato, loro erano praticamente dei vecchietti. Nessuno gli aveva mai dato piu’ di venticinque anni eppure lui ne aveva molti piu’, forse un millennio forse piu’, non ne era nemmeno certo. Non festeggiava il proprio compleanno dalla morte dei genitori e non teneva conto del tempo. Faceva parte degli svantaggi e dei vantaggi degli immortali.
-La riemetti?- Belle sbuco’ da dietro la porta aperta, sorridendo allegramente. –La canzone.- Specifico’ poi notando il suo sguardo perplesso.
-Come si chiamava?- Domando’ Dan, alzandosi e osservando la lista di canzoni sul cellulare.
-Get wet, dei Fly Project.-
L’angelo soffoco’ una risatina a quel titolo ma non disse nulla, facendo ripartire la melodia dall'inizio. Indeciso poi sul da farsi resto’ in piedi, guardando la vampira che continuava a muoversi di qua e di la’ nella cucina a ritmo, muovendo i fianchi. Ripenso’ al loro primo incontro e si lecco’ le labbra. Non gli sarebbe dispiaciuto rifarlo. Il loro secondo incontro era stato basato su racconti, vecchie storie e sentimenti e, forse, cio’ lo stava portando solo a desiderarla ancora di piu’.
***
 
Belle provo’ ad assaggiare le uova che stava cucinando ma, come sempre, fu costretta a sputarle in un fazzoletto. In un certo senso non si era mai persa d’animo continuando a sperare che forse, un giorno, sarebbe potuta tornare a mangiare i piatti che tanto amava. Era anche sicura che, in oltre cento anni, la cucina fosse cambiata. Tutte quelle cose nuove come il fast-food la incuriosivano, tutti ne parlavano. Chi diceva che era buono e chi ne abusava; chi lo trovava una valida alternativa e chi invece non faceva altro che protestare. Lei non ne capiva molto pero’, era sempre uguale. Non ingrassava e non dimagriva, il tempo le passava addosso lasciandola immutata. Non capiva mai se esserne felice o meno, era costantemente in dubbio. All'epoca della sua trasformazione ne era contenta, ma dopo tutto quel tempo le sue certezze cominciavano a vacillare. Chi mai avrebbe potuto amare un vampiro? Un animale che vive a scapito di altre creature? Uccidendo o usando come coltivazioni di cibo umani? Nessuno.
Aveva smesso di cercare da tanto eppure quando quell'angelo l’aveva salvata due volte di seguito qualcosa si era acceso in lei; un barlume che pensava fosse sparito da tempo. Scosse la testa prendendo un piatto e apparecchiando per uno. Se anche avesse ammesso che quella persona le interessava non sarebbe cambiato nulla. C’era un abisso troppo largo fra di loro e nemmeno le ali di lui o la corsa con salto di lei sarebbero riusciti ad avvicinarli.
Ripuli’ velocemente cio’ che aveva usato poi si affaccio’ al soggiorno, cercando Danyas sul divano. Quel posto era pero’ vuoto e si trovo’ costretta a cercare nelle altre stanze. Arrossi’ violentemente nel vederlo a petto nudo nel bagno mentre si rinfrescava. Due secondi dopo si diede della stupida, lo aveva visto nudo, si faceva troppi problemi. Prese una boccata d’aria per farsi coraggio poi busso’ alla porta.
-E’ pronto, vorrei che l’assaggiassi prima che diventi fredda.- Spiego’ restando vicino alla porta.
-Arrivo. Un attimo.-
La vampira annui’ appena, spostandosi per farlo passare poi e rabbrividi’ a quel suo odore mischiato al deodorante e all'acqua di colonia. Socchiuse gli occhi restando ferma per inebriarsi di quell'odore ma alla fine dovette raggiungerlo per non apparire strana.
Dan si sedette a tavola davanti al piatto pieno di cibo. Lo osservo’ attentamente e poi, riconoscendolo come una sorta di omelette con altre cose dentro si decise ad assaggiarla. Mastico’ lentamente osservando la ragazza che si era seduta davanti a lui giusto per farla preoccupare, inghiotti’ poi senza dire nulla e noto’ divertito che lei non faceva altro che torturarsi le mani. Prese un altro boccone, sorridendo, e la vide rilassarsi.
-Non devi mangiarla se non ti piace.- Si affretto’ a dire lei, poco dopo.
-Ah, davvero?- SI fermo’, raddrizzandosi.
-No, non devi.- Confermo’ Belle, abbassando la testa visibilmente imbarazzata e delusa da se stessa. –Mi dispiace.-
-Per cosa?-
-Per aver fallito, io volevo solo ricambiare il tuo favore... mi hai salvata e mi hai dato da mangiare... volevo ricambiare.- Spiego’.
-Lo hai fatto.- Disse lui prima di scoppiare a ridere, riprendendo a mangiare. –E’ squisita.-
Belle alzo’ gli occhi rossi di rabbia su di lui, stringendo i denti e i pugni. Odiava essere presa in giro.
-Sei uno stronzo!- Sbotto’ alzandosi, spingendo via la sedia e andando in soggiorno.
Dan senti’ la televisione accendersi mentre finiva di mangiare con ancora il sorriso sulle labbra per la scena di poco prima. Una volta finito’ sistemo’ il tutto nel lavello promettendosi di lavare tutto in seguito. Usci’ dalla cucina e si fermo’ dietro il divano, perplesso da cio’ che la vampira che aveva accolto guardava.
-Perche’ i programmi per bambini? Hai due anni e mi hai mentito?- Domando’ divertito.
-Ho sempre voluto dei bambini.- Rispose lei. –Ma non ho mai potuto averli, mi piace guardare queste cose e immaginare di... non so, guardarli con qualcuno probabilmente.-
L’angelo si sposto’ leggermente per scorgerle il viso e noto’ una lacrima bagnarle la guancia. Come era passata dall'essere arrabbiata al piangere non lo capiva.
-Non sono pazza.- Lo rassicuro’ asciugando quella piccola goccia con il polso. –E’ solo... immaginavo di cucinare per la mia famiglia, di stare a tavola tutti insieme... invece non posso assaggiare quello che preparo, non posso mangiare come una persona normale e non posso avere la famiglia che tanto voglio.- Continuo’ poi. –Quello che e’ successo poco fa mi ha messo di fronte la realta’, sai... anche io, come te, sono sempre rimasta sola. Immagino che una perdita porti le persone a chiudersi e ad allontanare gli altri.- Accenno’ un leggero sorriso a quella affermazione. –Anche un essere come me prova queste cose.-
-Non sei un mostro.- Dan la guardo’ attentamente quando lei volto’ il viso verso di lui. –E poi, se cio’ che desideri di piu’ a questo mondo e’ una famiglia io posso dartela.-
Belle sgrano’ gli occhi a quella sua affermazione, guardandolo in attesa di altro. Non poteva lasciarla cosi’.
-Il sangue angelico guarisce qualsiasi cosa.- Spiego’. –Ti ha protetta dal sole e per un po. Il tuo corpo e’ tornato quello di una volta. Se ne bevi in quantita’ sufficiente o comunque regolarmente puoi avere un bambino.- Continuo’. –Posso darti il mio sangue.- Concluse.
La vampira lo osservo’ sconvolta da quella rivelazione; sembrava qualcosa di irreale ma d'altronde dopo aver bevuto il suo sangue non era stata bruciata dal sole.
-Se anche fosse mi servirebbe qualcuno con cui fare il bambino.- Rispose, accennando una risata. Era quasi ridicola come cosa e stentava a crederci.
Dan sorrise, porgendole la mano dopo essersi avviato verso la porta della camera da letto. Si sentiva pronto a fare una pazzia e, da bravo angelo, non poteva privare qualcuno di un figlio. Conosceva quel dolore e pensare che lei, una ragazza cosi’ giovane e amante dei bambini, fosse stata costretta ad un destino del genere lo rattristiva troppo. Era la prima persona con la quale aveva un minimo di intesa da secoli, le aveva aperto il proprio cuore e non l’aveva giudicato. In cambio le avrebbe donato cio’ che piu’ desiderava.
-Posso darti il mio.- Ripete’. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8



Belle ci mise un po’ per riprendersi da quello stato di intorpidimento totale. Era stanca, come se non avesse dormito affatto, eppure era piacevole. Alcune immagini della notte precedente le passarono davanti agli occhi prima che riprendesse completamente il controllo sul proprio corpo e sulla propria mente. Si ritrovo’ quindi a chiedersi se aveva semplicemente sognato o meno. Premette coi gomiti e alzo’ leggermente il busto per guardare bene il posto in cui si trovava. Il mobilio e le pareti non erano quelle del suo appartamento e la cosa le ricordo’ quella piccola discussione la sera prima. Sgrano’ gli occhi incredula di aver anche solo pensato, per un secondo, che fosse possibile. Si lascio’ ricadere sul materasso, affondando la testa nel cuscino e maledicendosi piu’ e piu’ volte. Era un vampiro, il suo corpo restava immutato perche’ morto. Era impossibile.
Per anni, all’inizio, ci aveva sperato cercando cure di ogni tipo ma non le era stato possibile trovare un rimedio a quella condizione. Si era rassegnata per non soffrirci e lui con poche parole le aveva fatto credere di non aver cercato abbastanza. Era certa, pero’, che sarebbe stata solo una delusione che avrebbe portato a rimuginarci per molto tempo.
Stanca di stare immobile rotolo’ su un fianco, portando con se' praticamente tutto il grande lenzuolo e lasciando quasi del tutto scoperto il ragazzo che giaceva al suo fianco. Si morse piano il labbro e, in silenzio, tiro’ via quel poco che ancora lo copriva per poterne osservare la schiena. I muscoli rilassati ma ancora visibili e due piccole linee che immagino’ essere le ali. Solo in seguito’ le saltarono agli occhi alcune piccole cicatrici nella parte superiore, si avvicino’ a guardare meglio poi si scosto’ prima che lui, rigirandosi, le venisse addosso.
-‘Giorno.- La sua voce giunse alle orecchie di lei roca e assonnata ma ancora terribilmente sexy.
-Buongiorno.- Sussurro’ alzandosi senza guardarlo.
-Scappi?- Si fermo’.
-Se anche fosse?-
Dan le afferro’ un braccio, tirandolo verso di se’ per farla sedere sul bordo del letto. Non ancora soddisfatto la fece poi stendere bloccandola sotto il proprio corpo per studiarne il viso e le varie espressioni. Qualcosa non andava, non era convinta di qualcosa o qualcuno e lo poteva dire grazie ai suoi occhi che non riuscivano a fissare un solo punto ma vagavano di continuo in cerca di uno stimolo.
-Ci hai ripensato, vero?- Domando’ poi.
-A che cosa?-
-Al nostro bambino.-
Belle lo osservo’ attentamente, studiando ogni suo tratto e ogni sfumatura della sua pelle. No, non aveva cambiato idea, semplicemente aveva capito che era impossibile. Non aveva alcun senso illudersi.
-Non c’e’ nessun bambino, Danyas, sono un vampiro e non ne posso avere.- Gli fece notare. –Non so nemmeno perche’ ti ho dato ascolto e non capisco perche’ tu abbia fatto tutta questa scenata per portarmi a letto quando bastava semplicemente chiedere.- Concluse provando ad alzarsi ma lui le blocco’ i polsi ai lati della testa.
-Io non mi sono inventato nulla e non ho fatto alcuna scenata, ti ho dato cio’ che desideravi. Puoi non credermi, ma quando perderai questo bambino non venire a piangere da me.- La ammoni’ prima di alzarsi. Ando’ poi verso l’armadio e prese un cambio.
-Tu sei pazzo.- Borbotto’ massaggiandosi piano le parti che lui aveva stretto. –Mi sono lasciata andare per qualche secondo e siamo finiti a letto. Ecco cosa e’ successo.- Raccatto’ i propri vestiti da terra poi si blocco’ tornando a guardarlo. –Perche’ parli come se fossi certo che io sia incinta?-
-Perche’ lo sei.- Disse semplicemente lui. –Lo percepisco. La sua parte angelica pulsa nel tuo ventre.-
-Io non posso aspettare un bambino e tu non me lo puoi dire, senza avere prove, dopo nemmeno un giorno!- Sbotto’ infastidita. Non aveva intenzione di farsi prendere per stupida e credulona.
L’angelo scosse la testa pensando per la prima volta in tutte quelle ore che forse non era stata la migliore delle idee. Voleva un figlio, si’, voleva essere di nuovo padre e lei era l’unica ragazza alla quale si era avvicinato in tutti quegli anni ma, evidentemente, non era stata la cosa giusta. L’intenzione era buona anche se si stava trasformando in un disastro.
-Il sangue angelico puo’ curare certe... malattie...- Inizio’ poi a spiegare. –Quando hai bevuto il mio sangue il tuo corpo ha ripreso a funzionare normalmente ed e’ per questo che la tua pelle ha potuto sopportare la luce del sole senza disintegrarsi o bruciarsi per il caldo. Non era secca in quel momento. Se continuato a prendere l’effetto puo’ essere di lunga durata e, quindi, puo’ portarti a vivere come un’umana. Non penso si possa fare qualcosa riguardo al mangiare esclusivamente sangue pero’ ti assicuro che, in questo momento, il tuo corpo e’ caldo e accogliente.- Lei, nel mentre, lo guardava incredula. –Con tutti gli orgasmi avuti prima di dormire... posso assicurarti che dentro di te cresce un piccolo essere. E’ ancora un ammasso di cellule ma c’e’. Ma se entro questa sera non berrai altro sangue... beh, lo perderai.- Concluse indossando una maglietta. –E’ una tua scelta, ormai. Non posso costringerti ad avere un figlio mio nonostante tu ne fossi entusiasta poche ore fa.-
Belle non riusci’ a rispondere ma si porto’ semplicemente una mano sul ventre. Da una parte non voleva starci male ma, dall’altra, quello che lui aveva detto aveva un certo senso e non si sarebbe mai perdonata il lasciar andare quella opportunita’.
-Dove stai andando?- Domando’ dopo diversi minuti di silenzio nel vederlo avvicinarsi alla porta.
-Ho delle faccende da sbrigare in mattinata. C’e’ un bicchiere del mio sangue in frigo. Hai tutto il tempo di decidere fino a questa sera.- Spiego’ girando poi la chiave nella toppa.
-Tu lo vuoi?- Belle fece un passo nella sua direzione. –Questo bambino, tu lo vuoi? Anche se ci conosciamo appena? Lo cresceresti con me sotto forma di... amici? O di coppia che si e’ lasciata?-
-Si’.- La sua risposta alleggio’ nell’aria dopo che usci’ di casa.
 
Belle passo’ diverse ore in cucina, con le finestre sbarrate, a fissare il frigorifero. Ci era andata per bere quel sangue e poi uscire per tornare al proprio appartamento ma non le era riuscito. Sul punto di prendere il bicchiere si era fermata chiedendosi come sarebbe stato il futuro dopo quella scelta. Avrebbe voluto dire che si sentiva diversa ma non era cosi’, non avvertiva nulla di strano o di anormale. Il suo corpo era lo stesso e tutto cio’ che poteva fare era affidarsi alle parole di quell'angelo che, a quanto pare, l’aveva messa incinta come se fosse la cosa piu’ ovvia e facile del mondo. Accenno’ una risata ripensando alla situazione.
Chi era cosi’ pazzo da fare un bambino con uno sconosciuto? Poi ricordo’ che, nelle notti passate nei locali, aveva spesso sentito di ragazze che non sapevano nemmeno chi fosse il padre del piccolo che portavano in grembo. Lei almeno questo, se era vero, lo sapeva.
Quell'angelo le aveva salvato la vita due volte e poi le aveva dato un posto sicuro in cui stare fino alla notte. Forse, essendo un essere celeste, era fatto cosi’. Forse non poteva stare lontano da chi aveva bisogno di aiuto e tutto quello che era successo era solo il suo modo per renderla felice. Peccato che lei si fosse gia’ affezionata, anche troppo per i suoi gusti, e un bambino probabilmente l’avrebbe fatta anche innamorare. Nonostante cio’ era disposta a sopportare tutto per poter avere almeno una briciola di possibilita’; se era vero sarebbe stata una madre.
Strinse labbra e occhi, alzandosi e aprendo il frigorifero per afferrare il bicchiere e poggiarlo sul tavolo.
-Se anche avessi questo bambino, cosa sarebbe? Un vampiro dannato come me?- Si chiese passandosi una mano fra i capelli, ancora indecisa.
Alla fine, in un moto di insofferenza per quella situazione, mando’ giu’ tutto il liquido rosso portandosi poi una mano sul ventre. Sarebbe stata egoista, non curante di tutto e tutti, avrebbe cresciuto quel bambino e non avrebbe passato piu’ l’eternita’ da sola. Sempre che non fosse tutto un sogno o un inganno. 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9



Alex si sorprese di leggere il nome dell’angelo sullo schermo del telefono. Era assolutamente inaudito che lo cercasse di spontanea volonta’. Nonostante il dubbio accenno’ un sorriso soddisfatto e rispose, curioso di sapere il motivo di quella chiamata.
-Sei a casa?-
-No, ma posso andarci se devo.- Disse con un sorrisetto, facendo segno alle ragazze sedute attorno a lui di allontanarsi.
-Ho bisogno di distrarmi e Alaska e’ fuori citta’.- Il suo tono, per i gusti del demone, era troppo serio.
-E cosa ti annoia cosi’ tanto? Stancato della bella vampira?-
-Ti va di uscire o no? Dio, mi sono abbassato a questo...- Borbotto’ fra se’ e se’.
Alex ridacchio’ poi si alzo’ per prendere prendere la camicia che aveva lanciato sul divanetto del locale. Non usciva da li’ da giorni e, forse, rivedere la luce del sole gli avrebbe fatto bene.
-Dove vuoi andare?- Chiese poi.
-Non lo so, al cinema?- Propose l’angelo.
-Sei proprio diventato come gli umani.- Alex fece una smorfia a quel pensiero ma, mentre si allacciava i bottoni, ci ripenso’. –Va bene, non ho voglia di camminare o stare in piedi, almeno li’ posso dormire. Ti aspetto fuori.- Concluse chiudendo la chiamata e incamminandosi verso quello che una volta era stato un teatro. Forse una delle scelte piu’ intelligenti mai fatte: trasformare un teatro che cadeva a pezzi in un cinema.
La forte luce del pomeriggio gli feri’ gli occhi a primo impatto ma, col tempo, si rese conto che mancavano poche ore al tramonto. Quanto tempo aveva passato chiuso sempre nel locale in cui lavorava non l’avrebbe saputo dire.
Si passo’ una mano fra i capelli biondi e corti mentre si fermava davanti all’entrata, osservando le locandine dei film di quella settimana. Alcuni parevano promettenti e, stranamente, non si dispiacque di aver accettato quella uscita. 
-Finalmente, gli angeli solitamente non sono piu’ puntuali?- Disse con arai scocciata il demone, stiracchiandosi, una volta visto il suo compagno di film avvicinarsi.
-Non mi andava di volare.- La risposta di Dan non ammise altre discussioni sull’argomento.
-Vuoi davvero vedere il film o vuoi sfogarti su qualcosa che e’ successo?- Chiese alzando un sopracciglio. –Sei cosi’ acido da essere troppo anche per me.-
-Non penso capiresti.-
-Sono un demone, qualsiasi stronzata tu abbia fatto non mi puo’ sconvolgere piu’ di tanto.-
-Ho messo incinta Isabelle.- Dan lo attentamente, aspettando la sua reazione.
-Ma non e’ tecnicamente impossibile?- Aggrotto’ la fronte Alex.
-A quanto pare no. Ora e’ incinta e non ci crede, non so se lo terra’ o meno e non so nemmeno a quale delle due cose incoraggiarla. Io lo voglio, ma non penso sia per le giuste ragioni.- Confesso’.
Alex si schiari’ la voce, ripensando a quello che aveva appena sentito. Nonostante non riuscisse a crederci era ovvio che qualcosa era davvero successo o non sarebbe stato cosi’ agitato.
-Io mi ricordo di Ryen, sono passai molti anni ma era un bravo ragazzo... non so se tu voglia solo sostituirlo o tentare di avere una famiglia di nuovo pero’ ho una sola cosa da dirti, angioletto, se avessi voluto sostituirlo avresti messo incinta qualcuna delle tue conquiste anni e anni fa senza aspettare tutto questo tempo.- Detto questo entro’ nell’edificio e si diresse verso la biglietteria. Era un demone, si’, ma vivere sulla terra lo aveva un po’ cambiato. Non riusciva piu’ a essere solo malvagio cosi’ come anche Danyas non riusciva piu’ a fare solo del bene prodigandosi per la felicita’ degli altri fino allo sfinimento.
 
Dan rientro’ tardi, ormai il sole era scomparso da un pezzo dietro alle alte costruzioni della citta’. Era andato a gettare luce su altre case, su altri parchi e su altre parti del mondo.
Tutto quello che aveva fatto quel pomeriggio erano state scuse per non dover tornare a casa e affrontare il casino che aveva fatto. Era sul serio convito che quella vampira desiderasse una famiglia, come lui, ma si era dimenticato che non l’avrebbe creduto. Dubitava che prima di lui un altro angelo fosse sceso sulla terra raccontando quello che poteva o non poteva fare il loro sangue. Capiva anche il perche’. Tutti l’avrebbero cacciato per poter ottenere quei privilegi promessi da quel liquido cosi’ speciale.
Aveva pensato, per tutta la giornata, che forse era meglio scappare. Belle avrebbe potuto dirlo a tutti, portare via quello che le aveva lasciato nel frigo e mostrarlo ad altri vampiri. Si era lasciato trascinare dalla corrente di quelle emozioni che non provava piu’ da cosi’ tanto tempo da crederle ormai scomparse per sempre. Da una parte morire non gli faceva ne’ caldo ne’ freddo. Era un angelo, sarebbe salito nei cieli e avrebbe raggiunto suo figlio. Non sarebbero mai piu’ scesi sulla terra e sarebbero stati fuori dalla portata di Eilidih ma, d’altra parte, la sua vocazione era proteggere e non poteva farlo da morto. Avrebbe potuto togliersi la vita molti anni prima ma a non avrebbe mai potuto compiere un atto cosi’ egoistico. Il suo compito era difendere i deboli e non abbandonarsi alla disperazione e al dolore.
Quando, alla fine, apri’ la porta dell’appartamento resto’ sorpreso dal vedere la vampira seduta sul divano a guardare il notiziario. Di tutti gli scenari che si era immaginato quello era il meno improbabile. Si era aspettato di vederla dormire, di vederla ballare, magari cucinare o corrergli incontro per insultarlo ma mai avrebbe creduto di vederla tranquilla ad aspettarlo come se nulla fosse successo. Era ormai buio fuori e nulla la tratteneva li’ se non la sua volonta’ di restare.
L’angelo, perplesso, chiuse a chiave appoggiando poi quel mazzo chiassoso sul mobile all’entrata. Si diresse poi in bagno, rimandando il piu’ possibile quel confronto a cui aveva spesso pensato durante le ore passate fuori. Si concesse una doccia per schiarirsi le idee ma quando ando’ in camera per vestirsi trovo’ la vampira seduta, le gambe accavallate, sul bordo del letto.
-Stai cercando di evitarmi?- Gli chiese pacata.
-Sto solo cercando di vestirmi.- Le fece notare l’asciugamano che portava attorno ai fianchi.
-Ti ho gia’ visto nudo, fai pure con calma.- Belle scollo’ le spalle, poggiando le mani dietro di se’ e inclinando leggermente la schiena all’indietro.
-Immagino che tu abbia preso una decisione.- Mormoro’ Dan, prendendo il cambio dall’armadio e lasciando cadere a terra l’asciugamano per indossare dei boxer e un paio di pantaloni da ginnastica, larghi e comodi.
Belle lascio’ cadere lo sguardo sulle nudita’ nell’angelo con fare soddisfatto, avrebbe avuto sicuramente un bel bambino da lui. Non che fosse importante, pero’ perche’ negare che quello che aveva davanti era davvero una bella persona dal punto di vista estetico?
-Si’, ho deciso di tenerlo.- Rispose una volta che lo spettacolo stranamente casto fini’.
-Ti faro’ avere il sangue necessario.- La rassicuro’ stiracchiandosi. –Scegli tu, vuoi restare qui o vuoi tornare al tuo appartamento?-
-Sarebbe piu’ facile se restassi, vendero’ casa mia per avere dei soldi per il bambino. Non ho messo molto da parte, ho sempre vissuto alla giornata.- Belle si raddrizzo’, portando i gomiti sulle ginocchia.
-Quindi mi stai informando che conviveremo?-
-Piu’ o meno.- La vampira sorrise, le piaceva come lui dicesse le cose in maniera diretta.
-Sara’ divertente.- Dan non aggiunse altro prima di lasciare la stanza.
Aveva bisogno di una birra o due, magari di un’intera bottiglia di vino. 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10 



Eilidih si sedette sul trono con la grazia di sempre nonostante cio’ che era appena venuta a sapere. Suo fratello, dopo tutti gli anni passati a nascondersi, si era fatto vedere in un covo di esseri poco raccomandabili. Da sempre teneva d’occhio demoni e vampiri per poter fermare qualsiasi problema o disputa prima che diventasse un pericolo ma non si sarebbe mai immaginata di poter, in quel modo, scoprire anche altre cose. Nonostante fosse convinta di non provare piu’ nulla per lui, di non averne piu’ bisogno, quella novita’ l’aveva destabilizzata.
Vecchi ricordi erano tornati e si affacciavano insistentemente per ricordare quello che aveva fatto. L’aveva amato e ci aveva costruito una famiglia ma non era stato destino. Se solo avesse aspettato un po’ di piu’...
Era pero’ tardi e le scelte che aveva fatto l’avevano portata li’. Si era sposata con una grande e sfarzosa cerimonia con il generale dell’esercito e da lui aveva avuto un figlio. Le cose erano molto cambiate e, nonostante certi ricordi fossero forti come pugnali conficcati nella schiena, era bravissima a scacciarli e a pensare ad altro.
-Mia regina, ci sono degli affari da discutere.- Uno degli uomini che sedevano davanti a lei attiro’ la sua attenzione.
-Come sempre, non penso che questo raduno si sia mai fatto senza uno scopo.-
-Non volevo dire cio’.- Provo’ a scusarsi ma un’occhiata della sovrana lo zitti’.
-Certo che non intendevi dire una cosa del genere.- Annui’ poi, osservando tutti gli altri. –Quindi? Devo chiedervi le notizie una ad una o pensate di parlare da soli?-
Gli angeli, uno ad uno, si alzarono portando notizie da ogni angolo del paradiso. Duro’ anche meno del solito visto che, per la maggior parte, le cose andavano avanti bene. Il tempo delle rivolte era ormai passato, il popolo era felice e tutto andava avanti a meraviglia.
La regina si alzo’ dal trono dopo aver congedato tutti i suoi consiglieri e informatori. Stancamente si diresse verso il balcone che dava sui giardini reali e guardo’ il ragazzo dai capelli quasi argentei per quanto chiari. Sospiro’ appena, incrociando le braccia sotto al seno mentre una ventata d’aria fresca mosse le tende color crema e il suo vestito di un azzurro pastello cosi’ chiaro da poter essere confuso con una tonalita’ del bianco.
-Pensi ancora a lui?- Una voce decisa le si avvicino’, parlando al suo orecchio. –Pensavo di aver risolto la questione anni fa.-
-E’ tornato, Aghon.- Mormoro’. –Si e’ nascosto per anni, non abbiamo piu’ avuto notizie e ora... ora gira per locali.-
-La cosa ti turba?-
-No, non troppo almeno.- Ammise. –E’ solo... non ha mai provato a venire qui, a trovarci, a vederci... magari siamo morti e non lo sa.- Eilidih strinse appena i pugni, nascondendoli fra le lunghe e larghe maniche del vestito. Non sopportava una tale indifferenza, non se proveniva da suo fratello.
Il generale si umetto’ le labbra indeciso, aveva evitato di dirle tutto cio’ che era successo quella lontana sera sulla terra e soprattutto non le aveva confessato di aver anche minacciato il principe. Aveva voluto essere il solo per lei, poterla ingannare a proprio piacimento su cose che non le interessavano sul serio. Era una brava sovrana, nessuno avrebbe potuto negarlo, ma era anche una donna che non ne sapeva nulla di armi e di eserciti. I soldati, le gerarchie e le nomine erano solo in apparenza sue perche’ ormai era da tempo che la persuadeva a fare cio’ che lui desiderava.
-Forse aveva paura di rischiare la vita nel tornare.- Provo’ a tranquillizzarla.
-Forse, ma un fratello e un padre non si arrendono cosi’ facilmente, soprattutto se nono la stessa persona.- Sbotto’ lei, voltandosi e spingendolo da parte. –Voglio sapere ogni cosa. Cosa fa, con chi la fa e perche’ la fa.- Concluse poi, uscendo dalla sala del trono.
 
<***>
 
Belle si stiracchio’ ancora assonnata. Apri’ gli occhi ma fu costretta a richiuderli subito a causa della forte luce che li feriva. Non era ancora abituata a dormire di notte e svegliargli con i raggi del sole a far capolino dalla finestra. Si volto’ piano, sistemandosi su un fianco per guardare il ragazzo che aveva accanto.
Ricordo’ quasi con divertimento quando, la loro prima volta, lui le aveva detto che il suo cuore avrebbe ripreso a battere ma sarebbe stato troppo tardi. La verita’ era cosi’ vicina a quella sua insinuazione che avrebbe voluto urlargli contro tutti gli insulti che le passavano per la testa ma poi ricordava di essere nel suo letto, nel suo appartamento e incinta del suo bambino. Lui credeva davvero che la situazione sarebbe potuta andare avanti senza cadere nel tranello dell’amore?
La vampira scosse piano la testa ma ci mise poco poi ad alzarsi e correre in bagno sotto l’attacco di un conato di vomito. Chiuse a fatica la porta prima di accasciarsi a terra. Era stanca di tutto quello ma non poteva tirarsi indietro e poi teoricamente sarebbe andata avanti cosi’ per poco tempo ancora. Un mese e sarebbe finita quella tortura. Poi ovviamente sarebbe iniziata la prossima ma dubitava che potesse essere cosi’ tremenda. Lei, che nonostante tutto il sangue angelico in corpo non poteva mangiare vero cibo, non aveva cosa rimettere. Sentiva solo la tosse raschiarle lo stomaco e la gola nel tentativo di far uscire cose che non c’erano. All’inizio aveva sputato qualche goccia di sangue ma dopo tutte quelle settimane nemmeno quello succedeva piu’.
Quando la crisi le passo’ riusci’ ad alzarsi, con fatica, per lavarsi il viso. Quando alzo’ gli occhi sullo specchio lancio’ pero’ un urlo di spavento mentre una risata riecheggiava nella stanza.
-Sei pazzo?!- Gli urlo’ contro, lanciandogli l’asciugamano addosso.
-Non eri un vampiro con udito super sviluppato? Cosa vuoi da me?- Dan lo afferro’ al volo, portandoselo attorno al collo. –Ho bisogno del bagno.-
-Beh, anche io, e io sono quella incinta.- Gli ricordo’ spingendolo fuori.
L’angelo roteo’ gli occhi ma non si oppose, andando a buttarsi sul divano in attesa che lei uscisse. Ormai si era abituato a quella routine, era diventata quasi divertente e piacevole. Si era chiesto piu’ volte in quegli ultimi giorni se magari non si stesse lasciando troppo andare ma era arrivato alla conclusione che, anche se fosse stato cosi’, non sarebbe stata una tragedia. Non aveva mai amato sul serio, non cosi’ tanto da volersi fermare e prendersi delle responsabilita’, e per tutto esisteva una prima volta. Forse non era una prima volta ortodossa ma poco gli importava, se la cosa doveva succedere di certo non si sarebbe tirato indietro e da quel calore che provava ogni volta che la vedeva addormentata sul divano con la televisione accesa era sempre piu’ certo che fosse gia’ in atto.
 
Belle, dall’altra parte del muro, si sciacquo’ la faccia cercando di calmarsi. Non poteva semplicemente apparire dal nulla in quella maniera o sarebbe morta per la seconda volta. Poi il suo tempismo era pessimo, come sempre. Non poteva nemmeno piu’ guardarlo senza arrossire perche’ si sentiva spesso a disagio, sbagliata. Per quanto lo volesse nascondere era ormai innamorata persa di quell’angelo che le aveva salvato la vita piu’ di una volta, le aveva donato la possibilita’ di avere una famiglia e le aveva mostrato che vivere in un altro modo era possibile. Non metteva piede in un locale notturno da piu’ di due mesi e non se ne dispiaceva. Aveva quelle piccole cose che le erano state negate. Guardava il tramonto, restava in terrazzo nelle ore calde del pomeriggio e passeggiava nei parchi. I vampiri che la conoscevano la credevano morta e lei era felice cosi’. Di giorno non avevano modo di vederla e di notte era stanca per uscire. L’avrebbero torturata e uccisa pur di conoscere il suo segreto ma non se ne preoccupava, era certa di essere al sicuro e fuori da ogni pericolo.
Quando usci’ finalmente dal bagno si diresse in cucina ignorando l’angelo in soggiorno. Era ancora scossa da cio’ che aveva capito quella mattina e non voleva essere presa in giro. Poteva soffrire in silenzio una volta capito e iniziato a nascondere quei sentimenti che le si erano riversati addosso tutti in una volta. Non aveva nemmeno molto tempo, solamente qualche minuto per imporsi di comportarsi normalmente senza essere influenzata da lui o dalle sue parole o, molto direttamente, da cio' che avrebbe voluto sentirgli dire.
L’importante era che quel bambino fosse felice Che quell’uomo dalle sembianze di un ragazzo fosse felice. Lei si sarebbe limitata a essere l’effetto collaterale di tanta felicita’. 

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Scusate questo piccolo spazio che non riguarda solamente la storia ma avrei piacere che leggeste fino in fondo. 

Ho deciso, dopo mesi di riflessione, di chiudere il mio account di Efp. Non lo uso quasi per nulla, mi dispiace ma e' cosi'. Non leggo nulla da quasi un anno e pubblico saltuariamente perche' tra miei affari vari mi passa la voglia a vedere storie intere senza nemmeno una recensione. Ho sia un account di Wattpad che un blog dove pubblico le mie storie. Per chi volesse continuare a seguire le mie storie e il seguito che avra L'angelo puo chiedermi per messaggio il nome dei sito e dell'acount (non voglio fare pubblicita' qui, scusatemi). Avrei anche un gruppo su facebook ma ormai non lo uso, penso pero' di riprendere a scriverci notizie relative alla storia una volta ripresa la scrittura in maniera seria (probabilmente inizio ottobre). 
Per rispetto di chi ha iniziato a leggere qui finiro' la pubblicazione di questa storia poi, probabilmente circa due settimane dopo la fine cancellereo' l'account sperando che tutti gli interessati abbiamo avuto modo di completare la lettura. 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 

I mesi passarono velocemente, la gravidanza di Belle diventava sempre piu’ evidente e per questo lei passava lunghe ore a osservare il ventre gonfio con la paura di svegliarsi una mattina e di vederlo scomparire. Era il suo piccolo tesoro, si era anche abituata a bere il sangue d’angelo a ore regolari. Non le pesava seguire delle regole, anzi, le piaceva. Adorava quell’aria di famiglia che si stava creando in quel loro appartamento. Era riuscita a vendere il proprio e aveva anche iniziato a pensare alla camera del piccolo. Non sapevano ancora il sesso ed erano indecisi sul suo nome ma avevano tempo, diversi mesi prima del suo arrivo.
Alex e Alaska erano venuti a visitarli e l’avevano guardata come fosse un alieno. Danyas non aveva dato loro nessun tipo di informazione dato che anche lui non ne sapeva poi molto. Erano felici e convinti che fosse sano ma nulla di piu’.
-Vado a fare la spesa.- Annuncio’ la vampira mentre l’angelo inclino’ la testa di lato.
-Ma tu non mangi.- Le ricordo’ per l’ennesima volta.
-E quindi? Tu si’!- Sbuffo’ come sempre a quella affermazione. –Non mi pare tu voglia andare e poi non mi pare nemmeno che tu voglia morire di fame.-
Dan si ritrovo’ a dover stare zitto e, con un sospiro, la lascio’ andare via. Non gli pareva di ricordarla cosi’ grintosa se pensava a prima della gravidanza. Il problema era che quei battibecchi, quel discutere e poi ridere, la sua decisione e caparbieta’ lo stavano affascinando sempre di piu’. Era stato un processo lento: svegliarsi la mattina con i suoi capelli in faccia, trovare la colazione pronta e avere con chi parlare. Non voleva nemmeno piu’ ripensare a come era stato vivere solo, non era interessante e nemmeno importante. Aveva una famiglia e, anche se costruita sul sesso, era diventata amorevole. Non riusciva a non accarezzarle le guance con dolcezza e a quel tocco lei arrossiva. Gli veniva difficile non preoccuparsi quando usciva per ora senza dare segni di vita ma poi la aiutava sempre a portare in casa tutti quegli oggetti che lei riteneva indispensabili per un neonato. Mancavano ancora quattro mesi eppure giocattoli, scatole e completini erano sparsi ovunque. Non gli dava fastidio, anzi, sorrideva nel vederla cosi’ presa da quella continua preparazione.
Era felice della sua felicita’ e, se quello non era amore, cosa poteva essere?
Gli pareva cosi’ graziosa quando faceva ondeggiare davanti al suo naso delle tutine che lei chiamava “di colore neutro”. Non aveva mai obbiettato ma non capiva il perche’, secondo l’umanita’ e a quanto pareva anche secondo il popolo non umano, il giallo fosse un un colore “neutro”.
 
Belle rientro’ dopo circa due ore, spingendo la porta con la schiena per poter portare dentro le borse piene di tutto quello che lei pensava si dovesse mangiare per essere sani. Non ricordava esattamente cio’ che era sui piatti quando era umana eppure era sicura che le cose fossero cambiate ma solo in peggio. Non diede peso al silenzio che c’era nella casa e diede per scontate che fosse uscito per fare una passeggiata o che semplicemente si fosse addormentato.
Scarico’ le buste sul tavolo della cucina iniziando a sistemare tutti i viveri comprati. Piu’ di una volta si volto’ con la sensazione dell’essere osservata ma ogni volta si diede della stupida. Non c’era nessuno. Non poteva esserci qualcuno eppure i suoi sensi di vampiro erano in allerta. Sentiva una strana agitazione ma non ne capiva il motivo e piu’ passava tempo a pensarci e piu’ le pareva di essere stupida.
Quando fini’ si lavo’ le mani ma quando poi alzo’ il viso noto’ che sull’acciaio del coperchio dei fornelli si specchiava una donna. Lancio’ un urlo, afferrando un coltello nelle vicinanze e si volto’ puntandolo davanti a se’ ma si riscopri’ sola.
Tremolante si avvicino’ lentamente alle tende, scostandole per assicurarsi che non si fosse nascosta li’ poi fece qualche passo verso la porta. Controllo’ la nicchia fra essa e il muro ma di nuovo trovo’ il vuoto. Si fece quindi coraggio e usci’ dalla cucina, chiudendo la porta dietro di se’ per sicurezza.
Lo specchio che copriva interamente l’anta del mobile del soggiorno la fece urlare sbiancare. L’immagine che rifletteva non era la sua, nonostante lo avesse davanti, ma quella di una giovane donna dai capelli argentei. Sul momento non riusci’ a capire dove avesse gia’ visto quella strana sfumatura poi rimase a bocca aperta nel vederla sorridere prima di sparire, come risucchiata dalla superficie liscia che ora le proponeva la solita immagine: un corpo ben formato, ingrassato, gonfio sul ventre. Si precipito’ ad appoggiarci una mano per assicurarsi che non fosse stato un trucco ma tutto quello che ottenne fu un brivido di freddo irradiarsi in tutto il palmo per raggiungere poi il resto del corpo.
Tiro’ un sospiro di sollievo e si volto’ ma urlo’ di nuovo, spingendosi contro l’anta che scricchiolo’.
-Ciao, Isabelle.- La figura aggraziata le sorrise, giungendo le mani davanti al corpo con estrema tranquillita’. Si guardo’ poi attorno e, indecisa se sedersi o meno, si accomodo’ sul braccio del divano.
La vampira strinse con forza l'impugnatura della lama che teneva fra le mani. Se fosse stata sola non avrebbe avuto paura, non si sarebbe protetta in quel modo e avrebbe gia’ attaccato mordendo e prosciugando quell’intrusa. Il problema era pero’ il bambino: se il sangue di lei lo avrebbe danneggiato? Non voleva rischiare e, per tale motivo, si trovava inerme davanti a quella figura cosi’ calma da sembrare una statua.
-Non voglio farti del male.- Continuo’ con voce calma e carezzevole. –Non fisicamente almeno.- Aggiunse pochi secondi dopo e Belle rabbrividi’.
-Cosa vuoi?- Disse quando ne trovo’ il coraggio.
-Io? Cosa voglio io? Beh, io volevo una vita perfetta e l’ho piu’ o meno avuta... solo che sai, qualcosa e’ andato storto e ora mi trovo qui. Con te. Non che ne tragga piacere, stai tranquilla, cerco solo di non affaticarmi inutilmente.-
-E io cosa posso farci?- Il coltello tremava appena nella sua mano.
-Beh, in verita’ volevo solamente avvertirti.- Ridacchio’ alzandosi, non trovandosi piu’ comoda in quella posizione. –Quel bambino non merita tanta sofferenza.-
-Che ne sai tu del mio bambino?!- Sbotto’ infastidita, dimenticando per un momento la paura.
-E’ figlio suo, no?- Domando’ distrattamente, facendo qualche passo verso la finestra.
Belle sbianco’ ancora di piu’, se possibile, e ricordo’. Aveva gia’ visto quei tratti e quei capelli in una foto. La foto di Dan e il figlio che era morto, quello nato dalla sorella. Strinse i denti in una smorfia. La paura si era mischiata all’insofferenza per quella persona che aveva fatto tanto male a un essere cosi’ bello e dolce, al padre di suo figlio, al padre dei loro figli.
-Eilidih.- Sputo’ quel nome con la mascella serrata, cercando di immaginare una ragione per la sua presenza li’, in quel momento.
-Oh, quindi ti ha parlato di me.- La voce dell’angelo non parve troppo sorpresa, come se fosse una cosa ovvia. –Peccato che lui non mi abbia parlato di te. In effetti sono anni che non ci parliamo.- Continuo’ riflessiva. –Ma sai, qualche disordine a corte...-
-Hai fatto ammazzare vostro figlio davanti a lui!- Sbotto’ la vampira, raddrizzandosi per non sembrare del tutto indifesa e vulnerabile.
Il viso di Eilidih si contrasse in una smorfia di disappunto ma non obbietto’, avvicinandosi lentamente alla sua interlocutrice mentre la veste color crema carezzava il pavimento.
-Ho fatto cio’ che dovevo. Non mi aspetto che tu capisca... d’altronde nemmeno lui capisce.-
-Che cosa vuoi?- Ripete’ Belle, scandendo le parole lentamente.
-Oh! Che sbadata, mi ero dimenticata il perche’ sono venuta.- Accenno’ una risata poi il suo viso muto’. I suoi occhi divennero quasi vitrei mentre le labbra prima piegate in un sorriso di stavano deformando in un ghigno. –So che si e’ dato alla bella vita, ha cambiato donne su donne e locali su locali cosi’ come alcol su alcol. Tu chi pensi di essere per cambiarlo? Non puoi farci nulla. Non ti fai un po’ schifo? Insomma, ti sei fatta mettere incinta dl primo capitato.- Ridacchio’ avvicinandosi cosi’ tanto che Belle senti’ il suo respiro sul viso. –Sei solo un’altra che abbandonera’. Sai, lui, alla fine, tornera’ da me perche’ sono io la sua famiglia. Non tu e non questo... questo essere immondo che porti in grembo e ti ostini a chiamare bambino. Vi abbandonera’.-
-Non lo fara’!- Sbotto’ la vampira.
-Te lo ha promesso? Oh, ma tesoro, come sei facile da ingannare... non sai, forse, che le promesse sono fatte per essere infrante? Non hai mentito anche tu molte volte? Mi sono informata su di te, sai? Avevi promesso a tuo fratello che sarebbe passato, che l’avresti salvato...- Le asciugo’ una lacrima solitaria che le rigava la guancia. –Eppure brucia fra i fuochi dell’inferno.- Concluse con una risata, allontanandosi. –Non meriti un angelo, non meriti mio fratello. Lui appartiene al paradiso e non a te! Tornera’ a casa e tu resterai sola! Faresti meglio a capirlo subito e ad andartene.-
-Ma io... io...- Belle degluti’, non trovando le parole giuste per opporsi con autorita’.
-Tu? Tu cosa?- Sbotto’ Eilidih? –Tu lo ami, non e’ vero? Beh, lui non ti amera’ mai! Tale sentimento non e’ di questo mondo. Tu ti illudi di amarlo perche’ hai bisogno di lui. Tutto qua.-
-Anche lui mi ama!- Urlo’ decisa, forte di tutti i momenti che era sicura di non aver mal interpretato. Non ne avevano parlato ma entrambi lo sapevano. Si amavano.
L’angelo proruppe in una fragorosa risata poi scomparve quando la porta d’ingresso si apri’. Sotto il peso di tutto cio’ che era successo Belle cadde in ginocchio, il coltello al proprio fianco, tremando. 


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Breve storia triste:
Mi sono preparata per un esame, ho sperato che non ci fosse, alla fine mi sono convinta di sapere abbastanza per passare. Mi sono presentata, ho aspettato con il desiderio di toglierlo dai pensieri per essere libera di dedicarmi ad altro. E nulla, la docente ha fatto sciopero e io sono qui a pubblicare in ritardo perche' per poter studiare non ho seguito nessuna delle mie storie. Sempre per questo ammetto di non aver riletto il capitolo, se ci sono piu' refusi del solito mi dispiace davvero tanto. 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
 


Dan guardo’ la vampira cercando di processare tutte quelle informazioni. Sua sorella che si esponeva cosi’ tanto per potergli arrecare danno? Gli pareva assurdo. Molto probabilmente voleva verificare con i propri occhi quello che le era stato riferito, il come lui era andato avanti ricreandosi uno spazio sicuro e confortevole in cui stabilire di nuovo degli affetti. Aveva creduto di essere al sicuro ma non era cosi’, evidentemente lei non poteva sopportare l’idea di saperlo tranquillo e felice.
-Lo sapevi?- La voce di Belle gli arrivo’ alle orecchie come un leggero soffio. –Sapevi che ti stava tenendo d’occhio?-
L’angelo non rispose, scuotendo la testa. Che senso aveva spiegarsi se ormai il danno era fatto? Alzo’ gli occhi su di lei e non riusci’ a vedere altro se non terrore. Aveva paura di farsi del male, di fare del male al bambino e forse, molto in fondo, di fare del male anche a lui. Non riusci’ a biasimarla per quei pensieri dato che avrebbe potuto prevenire quella situazione. Cio’ che lo spaventava davvero, pero’, era altro. Se non si fosse arresa cosi’ ma avesse continuato a dar loro fastidio? Iniziava ad avere davvero paura di sua sorella. Era entrata in casa loro come se nulla fosse.
-Dan!- Urlo’ lei, infastidita. -Non ignorarmi.- Aggiunse poi.
-No, non lo sapevo.- Mormoro’. -Non con certezza.- Ammise in seguito.
-Pero’ sapevi che c’era la possibilita’?- Indago’ incredula.
-Sai la mia storia, la nostra storia, Isabelle. Mi sono nascosto per molto tempo e pensavo avesse perso interesse per me. Credevo di essere uno qualunque ora, di non contare nulla per lei, di poter vivere la mia vita.-
-E quando pensavi di dirmi che tua sorella poteva ancora tenerti d’occhio? Quando mi avrebbe uccisa per gelosia?- La vampira, infastidita, strinse i denti.
-Non ha motivo di fare del male a te, calmati.-
-Ma a nostro figlio si’!-
-Se vuole fare del male a qualcuno… quello sono solo io. Non ha motivo di toccare voi due, non fisicamente almeno.-
-Come se cio’ che provo non valesse niente.- Disse con amarezza la ragazza. -Come se tu mi avessi solo usata e illusa… io non ci voglio credere, so che anche tu… che anche tu provi cio’ che provo io.- Alzo’ gli occhi su di lui e rabbrividi’ come se fosse investita da venti gelidi.  
-Belle io… cosa vuoi che ti dica?- Le chiese.
La vampira scosse la testa, accennando un sorriso fra il sofferente e il divertito. Davvero non riusciva a capirlo? Sua sorella era gelosa perche’ fra di loro c’era ben piu’ di un bambino. In quei mesi si erano avvicinati ma, come aveva immaginato, solo lei lo aveva ammesso con se stessa. Probabilmente lui non l’avrebbe mai fatto e per quanto la ferisse continuava a ripetersi che doveva aspettarselo, che era ovvio. Eppure sentiva il bisogno di dirgli cio’ che provava. Doveva liberarsi di quel peso che la opprimeva da ormai troppe settimane. Non era mai stata quel tipo di persona che si perdeva in smancerie ma non si era mai nemmeno nascosta. Preferiva mostrarsi per la sua vera natura e sentiva il bisogno ma anche il desiderio di sfogarsi con lui. Non importava cio’ che avrebbe pensato o fatto in seguito. Doveva mettere le cose in chiaro almeno fra di loro.
-Ha detto che non ti avrei potuto cambiare.- Inizio’. -E non ho capito, sul momento, cosa intendesse dire ma penso di capirlo ora. E’ convinta che tu non possa amare, che tu mi stia solamente usando e che io sia stupida ma non e’ cosi’. Sapevo cio’ che stavo accettando quando ho deciso di tenere questo bambino. Sapevo che mi sarei innamorata perche’ sei cosi’… cosi’ perfetto. Sei dolce e accorto con me, non penso che avrei mai potuto chiedere di meglio.- Concluse poi con un sospiro liberatorio.
Danyas la guardo’ incredulo per qualche minuto, in seguito le sorrise e si alzo’ per sedersi accanto a lei e stringerla contro il proprio petto, assaporando la morbidezza della sua pelle e il profumo dei suoi capelli. Aveva ragione lei, come avevano fatto a credere di poter andare avanti senza innamorarsi? Non lo sapeva piu’.
-Anche io.- Sussurro’ quasi, piegandosi verso il suo orecchio come a confidarle un segreto. -Mi sono innamorato anche io.- Aggiunse poi con un mezzo sorriso.
Le alzo’ poi il viso con dolcezza, tenendole il mento fra indice e pollice per baciarla con delicatezza. Le sue labbra ebbero un sapore piu’ dolce del solito, trattenne il respiro, quasi potesse sentirlo meglio. Si allontano’ solo dopo qualche secondo, sorridendo poi dolcemente alla vista delle guance arrossate di lei.
-Si sbagliava.- Belle lo guardo’ in cerca di conferma.
-Certo che si sbagliava. E’ solo una stronza egoista e manipolatrice.-
Belle si accoccolo’ contro il suo petto, nascondendosi fra le sue braccia. Era strano ma pensava di potercela fare. Quella donna non le avrebbe tolto tutto quello che aveva sempre desiderato. Era felice e, di certo, non sarebbe stato un angelo a distruggere tutto. Era davvero paradossale come, in verita’, gli esseri alati come lei avrebbero dovuto aiutare e non mettere in difficolta’. Era pero’ vero che lei era un vampiro e non un umano, forse le cose non valevano poi per tutti e il cielo preferiva quegli esseri chiamati “puri”.
 
<***>
 
Aghon poggio’ le mani sulla scrivania, piegandosi in avanti e lasciando che i capelli di media lunghezza gli scorressero attorno al viso armonioso come una cascata. Odiava dover dare spiegazioni delle proprie azioni ma, a quanto pareva, era necessario. La regina non faceva altro che osservarlo con durezza, le mani strette a pugno.
-Quindi, caro, pensi di iniziare a parlare prima della fine della serata?-
-Penso tu sappia gia’ tutto.- Le fece notare, rimettendosi in posizione eretta.
-Io voglio capire il perche’.- Rispose la donna calcando l’ultima parola.
-Dovevo tenerlo lontano da qui, in qualche modo.- Spiego’ giungendo le mani dietro la schiena. -Forse non ti piace il modo che ho scelto per farlo ma non puoi negare che abbia funzionato a meraviglia.-
-Pensavo mi avesse abbandonata!- Urlo’ Eilidih, prendendo la spada di una delle due guardi ai lati della porta e gliela punto’ contro. -E’ mio fratello!-
-E io sono tuo marito.- Le ricordo’ il generale senza scomporsi, osservando la punta della spada che sfiorava appena il suo petto. -Padre di tuo figlio. Erede al trono angelico. Vuoi davvero uccidermi? Sara’ il mio sangue a bagnare le tue mani e la tua anima per la prima volta?-
La donna lascio’ cadere a terra la lama, il rumore del metallo che toccava il pavimento rieccheggio’ nella stanza.
-Quello che ho fatto e’ stato per noi, solo per noi.- Continuo’ lui, facendo qualche passo verso di lei.
-Volevi tenermi al sicuro?- Domando’ con un tono che serviva piu’ che altro a convincere se stessa. -Mi volevi tutta per te.- Aggiunse poi con un sorriso smagliante, dimenticando in un secondo tutto cio’ che era successo. SI avvicino’ ad Aghon e lo strinse fra le proprie braccia, baciandolo con decisione.
Le guardie uscirono ad un suo segno e li lasciarono soli proprio mentre il vestito di lei andava a raggiungere, insieme agli abiti del generale, la spada abbandonata sul pavimento. 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13


Altre settimane passarono velocemente e nonostante Belle e Dan non avessero piu’ avuto incontri spiacevoli non riuscivano a stare tranquilli, non del tutto. Cercavano di andare avanti, di pensare al bambino, di dargli un nome e una cameretta completa.
La vampira correva di continuo per la citta’ in cerca di questo o quello che ancora mancava. Non riusciva poi a trattenersi dal comprare le piccole tutine che erano esposte nelle vetrine nei negozi specializzati. Probabilmente sarebbe stato il bambino piu’ alla moda e con il piu’ grande numero di completi di tutta la citta’.
Avevano deciso, insieme, di provare a fare una visita medica. Non ci avevano pensato prima a causa delle loro origini, se il bambino avesse avuto delle ali come l’avrebbero spiegato? Alla fine si era rivelato tutto nella norma e, dato che si poteva capire, avevano scoperto di star aspettando una bambina. A quella notizia Isabelle aveva letteralmente dato di matto irrompendo in tutti i negozi contenenti gonnelline e scarpette.
Danyas la lasciava fare, divertito da tutto quell’entusiasmo. Pensava, tra l’altro, che distrarsi in quel modo avrebbe tenuto il pensiero di Eilidih e delle sue parole lontano. Non voleva che si preoccupasse, non faceva bene ne’ e lei ne’ alla bambina.
Nonostante tutto, pero’, non avevano ancora scelto un nome e sebbene avessero ancora del tempo a disposizione non potevano rimandare fino al giorno prima del parto. La verita’ era che Belle non conosceva nemmeno un nome che le piacesse mentre Dan non voleva imporle un nome angelico.
 
Quella sera le si sedette accanto, sul divano, stiracchiandosi pigramente. Era deciso ad affrontare quell’argomento una volta per tutte. Non sapeva pero’ cosa aspettarsi come repliche e la cosa lo intimoriva leggermente.
-Stavo pensando che dovrebbe avere un nome. -Inizio’ accennando al pancione.
-Hai qualche idea?- La vampira non parve molto interessata alla questione, il programma che davano alla televisione assorbiva tutte le sue energie e tutta la sua concentrazione.
-Si’, ne ho una.- Ammise piegando la testa di lato. -Ti va di chiamarla Fagiolina?-
-Si’, si’, va benissimo.- Mormoro’ la vampira, annuendo senza staccare gli occhi dallo schermo.
-Sei seria, Belle?- Sbuffo’ lui. -Ti va bene se la chiamiamo Fagiolina?-
-E’ un bellissimo nome.- - Continuo’ a dargli corda senza ascoltarlo veramente. Solo quando il programma venne interrotto dalla pubblicita’ sgrano’ gli occhi e lo guardo’ di traverso. -Non la possiamo chiamare Fagiolina!-
-Ma non mi dire!- Si finse sorpreso lui. -E io che avevo capito che ti piaceva!-
-Non ti stavo ascoltando, okay?- Ammise lei, roteando gli occhi. -Stavo guardo una cosa interessante.-
-Era un programma sulle capigliature piu’ complicate degli ultimi duecento anni.- Le ricordo’. -E’ interessante?-
-Certo che lo e’!- Borbotto’ lei, sospirando poi. -Io ero seria… va bene qualsiasi nome tu scelga, non ho idee. Non mi piace nulla di cio’ che conosco e poi, in verita’, a me importa che stia sana. Possiamo chiamarla anche Fagiolina pero’ penso che lei ci restera’ male quando i bambini la prenderanno in giro.- Ammise poi.
-Io ne ho uno, pero’ devi essere d’accordo.-
-Dimmi e io valutero’.- Belle accavallo’ le gambe anche se con difficolta’ e solo per pochi secondi prima di stenderle di nuovo in avanti con uno sbuffo.
-Meryem.- L’angelo la guardo’ attentamente cercando di capire la sua reazione. -Penso che possa andare, suona bene, no?- Chiese in seguito.
Belle ci penso’ qualche secondo, ripetendo poi sia mentalmente che con dei sussurri quel nome che pareva accarezzare le corde vocali per poi irradiare tutto lo spazio circostante d dolcezza e luce. Se ne ritrovo’ entusiasta e con un sorriso si sporse ad abbracciare Dan.
-E’ meraviglioso, mi piace da matti!- Rispose poi, guardandolo. -Ho fatto bene a lasciare questa scelta a te.-
-Sicura?- L’angelo la strinse a se’, facendola sedere sulle proprie gambe. -Insomma, puoi anche non fingere che vada bene, sai?-
-Ma io trovo che vada bene.- Belle lo guardo’ convinta, baciandolo dolcemente. -Piacera’ anche a lei, ne sono certa.- Concluse poi.
 
<***>
 
Danyas affronto’ i mesi seguenti con grande attenzione, riflettendo su ogni possibile mossa della sorella e dei pericoli che aspettavano dietro l’angolo. Aveva contemplato l’idea di trasferirsi ma non era il massimo della comodita’ con una bambina che stava per nascere e una vampira che dipendeva dal suo sangue per poter restare alla luce del sole. Certo, ormai dopo tutti quei mesi molto probabilmente il suo organismo l’aveva assimilato riuscendo a riprodurlo da solo in piccola parte ma dubitava che bastasse per la fame, il sole e la gravidanza. Non poteva iniziare a scappare proprio in quel momento. Era troppo.
Nonostante cio’ aveva potuto raggiungere Alex e Alaska per una piccola riunione sull’argomento. Loro lo conoscevano da cosi’ tanto che il suo passato in Paradiso non era un segreto. Non volendo allarmare Isabelle quelle erano le uniche altre persone a cui poteva parlarne.
-Hai paura che vi perseguiti?- Chiese la ragazza, perplessa. -Pensi che ne sarebbe capace?-
-Certo che lo e’.- Alex si gratto’ la nuca. -Pare piu’ un demone che un angelo.-
-Non penso abbia mai bruciato qualcuno per un debito in denaro.- Lo fulmino’ con gli occhi Alaska.
-Era il periodo della caccia alle streghe!- Provo’ a difendersi. -Alla gente piaceva quel genere di spettacolo! E poi era comunque un criminale. Aveva rubato a molte persone.-
-Cio’ non ti giustifica comunque.- Ribatte’ l’umana, incrociando le braccia al petto.
-Mi giustifica il fatto che sia un demone, allora?-
-Non del tutto dato che ormai dici di aver perso quella tua incontrollabile rabbia e voglia di fare del male.- Gli fece notare accigliata.
-Possiamo tornare alla mia ragazza e a mia figlia?!- Sbotto’ l’angelo, stufo di sentirli discutere. -Criminale o meno quello e’ bruciato, carbonizzato e completamente decomposto! Dubito che possa interessargli sentirvi litigare come due bambini su questa cosa.-
Alex lancio’ un’ultima occhiata quella ragazzina cosi’ piena di se’ poi annui’ con un sospiro rassegnato. Non sapeva ancora se essere felice di averla conosciuta grazie a quell’angelo che aveva bisogno di aiuto o se fosse solamente scocciato. Nel dubbio preferiva punzecchiarla, darle corda e vedere quanto caparbia potesse diventare; lo divertiva molto. Le soffio’ un bacio che Alaska ricambio’ con una smorfia poi scrollo’ le spalle.
-Non possiamo fare molto se scendere qui per farvi del male perche’ di certo non avvisera’, pero’ sono certo che possiamo fare del nostro meglio per proteggere tua figlia e tua moglie.-
-Vi siete sposati?!- Trillo’ la ragazza, scattando in piedi. -Non me lo hai detto?-
-Non ci siamo sposati.- Rispose immediatamente l’angelo, roteando gli occhi.
-Oh, lo farete.- Alex parve saperla lunga sulla questione.
-Senti, io faro’ qualsiasi cosa mi chiederai di fare quando avrai bisogno.- Continuo’ decisa Alaska. -Insomma, spero non ci sia bisogno pero’ non voglio che tu soffra ancora… soprattutto vedendo quanto sei stato felice negli ultimi mesi.-
Dan accenno’ un sorriso sghembo poi la ringrazio’. Forse non era una cosa normale ma quello era il suo ristrettissimo gruppo di amici: un’umana e un demone esiliato. Negli anni che pero’ avevano passato insieme avevano scoperto di potersi fidare gli uni degli altri e cio’ li aveva avvicinati piu’ di ogni altra cosa. La fiducia e’ il collante piu’ forte che esista.
-Conta su di noi, le proteggeremo se ci sara’ bisogno.- Annui’ Alex, alzandosi e dando una pacca sulla spalla destra dell’angelo.
-Speriamo non ci sia il bisogno.- Mormoro’ Alaska anche se poco convinta. Da tutto cio’ che sapeva della Regina Svitata non vedeva come la cosa potesse concludersi tranquillamente. 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Potete seguire Belle e Dan anche su wattpad.

Non sapevano cosa aspettarsi dal parto di un vampiro per questo la sorpresa era stata doppia quando si erano trovati a correre in ospedale. Dan non ci aveva pensato eppure avrebbe dovuto essere ovvio. Con tutto il sangue angelico che aveva in corpo Belle era quasi una normalissima ragazza.
Aveva scoperto in quelle ore che l’ansia e la paura non risparmiavano nemmeno gli angeli. Certo, era anche la prima volta che aspettava sul serio un figlio. Non aveva aspettato Ryen e non l’aveva nemmeno voluto, un giorno era capitato fra le sue braccia. Non per questo l’aveva amato di meno, certo, pero’ era diverso. Era tutto completamente estraneo e invece di riuscire a incoraggiare chi stava sul serio facendo tutto il lavoro quello che riusciva a fare era camminare su e giu’ per il corridoio mangiucchiandosi le pellicine e cercando di ignorare le urla che sentiva.
Non gli piaceva, come avrebbe potuto? In fin dei conti lei stava soffrendo per colpa sua, era stato lui a fargli tutto cio’ eppure era anche convinto che poi sarebbe andata meglio. Si sentiva stupido, ridicolo e infantile. Stava costruendo cosi’ tanti castelli in aria che ci mancava poco a ritrovarsi sepolto da mattoni di fumo e nuvole.
Aveva chiamato poco prima Alex e Alaska. Non erano esattamente le persone che voleva vedere ma era certo che Belle avrebbe gradito compagnia. Immaginava che di solito certe cose venissero affrontate con il supporto di una famiglia ma la situazione non le dava quella possibilita’. Per lui, invece, erano le uniche persone vicine e importanti. Si era isolato per anni ma non da loro, soprattutto non da Alex anche se non faceva altro che lamentarsi di lui.
Avevano scoperto, con il tempo, che si erano influenzati a vicenda e che sulla terra erano arrivati quasi nello stesso momento anche se per motivi diversi. Avevano bevuto, riso, litigato, combattuto insieme. Era piu’ o meno un fratello e la cosa li faceva sempre ridere. Come potevano un angelo e un demone essere fratelli? Non potevano. Loro pero’ erano diversi. Ormai mutati dalla terra e dalle esperienze erano un angelo con un po’ di demone e un demone con un po’ di angelo dentro.
Quando senti’ una mano sulla schiena sussulto’; l’aveva colto di sorpresa. Si volto’ per guardare il ragazzo e sospiro’ stancamente. Era li’ da ore e ore. Pareva non finire piu’.
-Notizie?- Chiese il demone, accomodandosi su una sedia di plastica.
-No, solo che pare non voler uscire.- Sbuffo’ lui.
-Magari ha cambiato idea, ha visto che schifo e’ il mondo e che schifo fa suo padre.- Lo provoco’ Alex, ridacchiando.
-Vaffanculo.- Dan lo guardo’ storto, mostrandogli il dito medio.
Il compagno scoppio’ a ridere, rialzandosi e mettendogli le mani sulle spalle per bloccarlo ma anche per farsi guardare. Era uno di quei momenti in cui sentiva il bisogno di fare qualcosa per una persona che vedeva in difficolta’. Represse l’istinto di tirarsi indietro e si convinse a continuare. Quell’angelo, ala fine, c’era sempre stato per lui. Anche quando era finita male e ne aveva pagato le conseguenze non aveva fatto molte storie.
-Senti, Danyas Kal, sei un principe e un angelo. Figlio dei primi angeli ed erede al regno angelico. Hai superato una guerra, la morte dei tuoi parenti, le pazzie di tua sorella e la morte del tuo primo figlio. Hai vissuto da eremita sulla terra, hai aiutato tutti quelli che hanno avuto bisogno e hai spesso rinunciato a te stesso.- Inizio’ deciso. -Meriti una famiglia, meriti l’amore di Isabelle e meriti di essere felice. Non pensare a tutte quelle cose che non hai fatto o a tutte le volte che hai sbagliato. Pensa a tutto il buono che ti circonda, a quello che c’e’ di bello a questo mondo. Pensa a tua figlia, a come le sarai accanto. Immaginala fare i primi passi, dire le prime parole.- Continuo’ accennando un sorriso perche’ era vero, credeva in quelle parole che non sembravano poter venire da un demone. -Sarai un buon padre e un buon compagno. So che la ami, si vede, sai? Avete molte cose da scoprire uno dell’altra e viceversa, avete tantissime cose da condividere e da fare insieme. Crescerete una bellissima bambina e ne sarete felici. Tu ne sarai felice.- Lo scosse appena per dare piu’ enfasi alle proprie parole. -E se qualcuno provera’ a farvi del male io saro’ li’ per proteggervi, okay? Ci pensera’ lo zio Alex.- Concluse, riprendendo fiato.
Dan lo guardo’ per qualche secondo in silenzio, sorpreso di sentirlo parlare cosi’ tanto per qualcosa di diverso dal rimorchiare una ragazza. Annui’ lentamente e si concesse una risatia divertita.
-Lo zio Alex?- Chiese sogghignando.
-Lo potra’ dire solo la bambina, non tu.- Sbuffo’ spingendolo appena da parte per tornare a sedersi. -Alaska non viene?- Chiese poi.
-L’ho chiamata ma ha detto che forse e’ meglio aspettare. Sai, secondo lei portare la vecchia scopamica in ospedale per la nascita del figlio avuto dalla compagna attuale non e’ bello.-
-In effetti ha ragione.- Annui’ il demone, stiracchiandosi e alzandosi di nuovo. -Io vado a prendermi da bere, vuoi qualcosa anche tu?-
-Dell’acqua puo’ bastare.- Dan accenno’ un sorriso leggero, lasciandolo andare.
Quando pero’ si volto’ fece un passo indietro, sgranando gli occhi e stringendo i pugni. Non poteva succedere davvero, non in quel momento. Cerco’ di non dare di matto e si limitato’ a fare un cenno con la testa.
-Mi saluti solo cosi’?- Chiese la donna, avvicinandosi.
-Non lo farei proprio, se fosse per me.-
-Peccato, i rapporti tra fratelli andrebbero mantenuti.- La voce pareva rammaricata.
-Dipende dai rapporti in questione.- Sbotto’ lui. -Che vuoi da me ancora? Non puoi lasciarmi in pace e basta?- Continuo’ esasperato. -Perche’ sei tornata?-
-Perche’ mi hai rimpiazzata! Non si fa!- Urlo’ lei, ricomponendosi poco dopo. -Sei mio non di quella… quella cosa.-
-Eilidih, non ho intenzione di rovinarmi la vita per colpa tua di nuovo, tornatene da Aghon.-
La donna strinse i denti, infastidita. Come faceva a non capire? Le famiglie sono fatte per stare insieme, non per sfilacciarsi. Poteva accettare dei compromessi ma era convinta di doverlo riavere a castello.
-Puoi portare la mia nipotina, sai? E’ parte di te e non le farei mai del male.- Gli sorrise parendo quasi dolce. -Tutti insieme… pensa che bello, Dan. Una famiglia di nuovo…-
-Tu hai la tua, ti sei sposata, lo hai dimenticato?- L’angelo le si avvicino’, tenendole testa. -Lascia che io abbia la mia.-
-Se no?- Lei assottiglio’ gli occhi, cercando di capire se suo fratello fosse davvero cosi’ stupido da sfidarla.
-Vuoi che ci sia un “se no”? Pensi che sia saggio, Danyas?- La sua voce perse tutta quella tenerezza di poco prima, diventando tagliente.
-Tu sei lunatica e instabile, non passerei insieme a te nemmeno un altro giorno della mia vita!- Esclamo’ infastidito da quella insistenza. Subito dopo si senti’ piu’ leggero perche’, alla fine, quella era una verita’ che aveva taciuto per troppo tempo.
I tratti della regina si contrassero in una smorfia di puro odio ma non ebbe il tempo di rispondere perche’ dei passi riecheggiarono nel corridoio. Scompari’ lasciando suo fratello e il suo amico soli.
Alex guardo’ l’angelo perplesso, non capendo il perche’ avesse urlato contro il vuoto ma non pose domande perche’ poco dopo un dottore li raggiunse, chiedendo al padre della neonata se desiderava vederla prima che l’infermiera la andasse a lavare e vestire. 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15
 

♦Se questa storia vi piace vi chiedo gentilmente di farmelo sapere e, se potete, di seguirla anche su Wattpad♦


Alex si stiracchio’ e sbadiglio’ prima di alzarsi dal letto. Era notte fonda eppure non riusciva piu’ a dormire. Lascio’ che la coperta gli scivolasse di dosso e fece qualche passo verso la grande finestra della camera da letto. Si fermo’ pero’ qualche secondo davanti allo specchio accanto alla porta. Illuminati appena dalla luce lunare i suoi capelli sembravano brillare di luce propria mentre gli occhi azzurri catturavano l’attenzione. Abbozzo’ un sorriso. Era la solita bellezza scontata. Come tutti i demoni era cio’ che gli uomini trovavano bello in modo da poterli cosi’ ingannare. Avevo imparato pero’ ad accettare di essere il frutto dei desideri di altri e si era accettato. Aveva persino iniziato a considerarsi bello da solo facendo lievitare ancora di piu’ l’autostima gia’ alta come quella di qualunque altro demone.
Si stacco’ dal suo riflesso facilmente, raggiungendo in fine la finestra. Lancio’ uno sguardo sulla citta’ illuminata nel buio e appoggio’ la fronte sul vetro fresco con un sospiro di sollievo. Troppe cose gli passavano per la mente e per quanto ci provasse non riusciva proprio a concentrarsi su altro. Gli veniva troppo difficile, come se non fosse piu’ in possesso di tutte le sue facolta’. Qualcosa non andava, lo poteva percepire, ma era difficile capire che cosa. Chiuse gli occhi affaticato, reggendosi malamente sulle proprie gambe.
Una figura dai capelli color mogano gli si avvicino’ lentamente, abbracciandolo poi da dietro con preoccupazione.
-Torna a letto, Alex, e’ notte fonda.- Protesto’ stancamente.
Il demone spalanco’ gli occhi come svegliato da un lungo sonno e sorrise soddisfatto, annuendo appena e voltandosi per abbracciare quella figura minuta. Si morse poi la lingua nel tentativo di non fare la domanda sbagliata.
-Quindi stiamo insieme?- Sussurro’ dopo qualche minuto all’orecchio di lei.
-Se pensi di poterla reggere come situazione.- Annui’ lei piano. -Dan non so cosa dira’ ma Belle sara’ sicuramente felice di sapere che la scopamica del suo compagno non e’ piu’ un problema.- Continuo’ lei, staccandosi piano dal suo abbraccio e andando verso il letto per tornare a stendersi.
Il demone studio’ la sua figura e la raggiunse poco dopo. Sapeva cio’ che gli interessava.
 
<***>
 
Isabelle si era ripresa velocemente dopo la bambina e, ignara dell’incontro tra Dan e Eilidih, faceva del suo meglio per averne cura. Aveva sempre immaginato che fosse difficile ma non aveva mai capito fino a che punto. Nonostante cio’ non le dispiaceva perche’ era cio’ che aveva ardentemente desiderato per molto tempo. Aveva ridotto le quantita’ di sangue angelico perche’ non era piu’ pericoloso ma doveva comunque allattare la piccola. Quella era stata un’altra grande sorpresa. Non aveva mai pensato che la figlia di un vampiro fosse come un qualsiasi neonato.
-Ho lasciato una sacca di sangue in frigo.- La informo’ Dan, lasciandosi cadere sulla poltrona.
-Non devi prosciugarti per me, posso anche restare chiusa in casa per qualche giorno, sai? Mery non e’ piu’ in pericolo.- Aggiunse accarezzandole delicatamente il visino.
-No, ma deve mangiare e non vedo perche’ andare a comprare cose artificiali.- L’angelo incrocio’ le braccia con aria di sfida. Voleva solo il meglio per sua figlia.
La vampira roteo’ gli occhi ma non ribatte’ a quelle parole, limitandosi a scuotere appena la testa. La stupiva come, nonostante tutto, lui si impegnasse tanto. Poteva capire l’amore paterno ma quello… non era sicura che tutti i padri avrebbero avuto il coraggio e la forza di farsi prelevare sangue di continuo pur di non comprare cose inscatolate per il proprio bambino.
-Sta crescendo velocemente.- Cambio’ argomento lei, alzando gli occhi verdi su di lui.
-Come tutti alla sua eta’, ormai sono passati un paio di mesi.- Le ricordo’ scostando poco dopo lo sguardo.
Non succedeva spesso ma, ogni tanto, in quel colore rivedeva il proprio padre e non riusciva a sopportarne il peso. Non era piu’ nemmeno sicuro dell’esatta sfumatura che avevano.
Quelli di lei erano di un verde scuro, come l’erba al tramonto. Li amava perche’ amava lei. Di suo padre non aveva molte immagini, era piu’ che altro una cosa che sapeva e basta. Ma mai prima di incontrare lei si era fermato a rifletterci. Forse l’idea di avere di nuovo a cuore due occhi verdi aveva risvegliato in lui antichi ricordi.
-Sai, non mi hai mai raccontato di cosa e’ successo prima di Eilidih.- Sussurro’ Belle, coprendosi il seno e andando a posare Meryem nella culla. -Dei tuoi genitori e della guerra.- Continuo’ poi.
-Vorresti sapere?- Dan alzo’ un sopracciglio, sorpreso da quella strana richiesta.
-Mi piacerebbe.- Ammise. -Nemmeno io ti ho mai raccontato tutta la mia storia, potrei farlo dopo se hai voglia di ascoltarla.-
L’angelo abbozzo’ malamente un sorriso ma poi acconsenti’. Forse sarebbe stato un bene dirlo a qualcuno, parlare anche di quelle cose che anche per il paradiso erano un po’ un mistero da non risolvere.
-La guerra, quindi.- Inizio’ mettendosi comodo. -Nessuno sa perche’ inizio’. A dire la verita’ molto probabilmente una porta del paradiso era rimasta aperta o semplicemente era piu’ debole… nessuno indago’ mai sul come i demoni fossero riusciti a entrare senza farsi vedere. Ammazzarono e depredarono la citta’ poi si spinsero fino al castello. In quei giorni di disordine anche la terra venne lasciata un po’ a se stessa, un po’ come lo era anche prima. La differenza fu che, esattamente allora, c’era bisogno di protezione angelica anche nei territori umani. Questa non arrivo’.-
Belle aggrotto’ la fronte cercando di ricordare quale fosse uno dei piu’ famosi disastri umani ma l’unica cosa che le veniva in mente era il periodo del Medioevo che pero’ le pareva troppo vicino a loro. Doveva essere qualcosa di ancora piu’ vecchio anche se a lei non veniva nessuna idea.
-Hai presente Gesu’ e tutta la sua storia, vero?- Lei annui’ a quella domanda e Dan sorrise. -Tutti i massacri e tutte le cose successe allora, nella nostra mancanza, vennero romanzate dando loro un senso in modo che l’umanita’ non si sentisse completamente abbandonata. Ovviamente i nostri superiori ci diedero una mano ma il libro piu’ famoso al mondo non e’ altro che la copertura di una guerra fra angeli e demoni.-
-No, non e’ possibile.- Belle scosse la testa, incredula. -Non e’ mica sanguinoso come racconto!-
-E le piaghe d’Egitto?- Domando’ l’angelo, guardandola. -Ti dicono nulla?-
Belle si zitti’, cercando di capire quelle parole. Era una cosa assurda per una persona che aveva sempre creduto a cose completamente diverse. Nonostante cio’ era di fronte a un angelo e se lui non raccontava la verita’, chi lo avrebbe fatto allora?
-Quindi la societa’ moderna e’ costruita su bugie?- Chiese con un filo di voce.
-Per la maggior parte.- Ammise lui, abbassando lo sguardo.
 
<***>
 
Belle prese una grande boccata d’aria respirando a pieni polmoni prima di parlare. Gli aveva gia’ accennato qualche aneddoto ma, alla fine, non si era mai presa la briga di raccontargli tutto. Pensava che non importasse o che comunque a lui non interessasse. Eppure era li’ a guardarla in attesa, pronto ad assorbire ogni sua parola e per quanto potesse farle paura quella curiosita’ le riscaldava le membra. A lui importava di lei e di cio’ che le succedeva o era successo. Era l’ennesima conferma contro quello che aveva detto Eilidih. Lui la amava. Una cosa che adorava pensare perche’ voleva dire essere ricambiata. Anche lei amava lui.
-Non devi farlo per forza.- Dan le prese una mano fra le proprie, preoccupato.
-No, va tutto bene… voglio farlo. E’ solo che non l’ho mai fatto, non lo sa nessuno. La mia storia e’ un completo mistero.- Ammise accennando un sorriso. -Mi sono trasformata perche’ l’ho voluto. Eravamo solo io e mio fratello. Stavamo viaggiando, tornavamo a casa dopo aver passato un fine settimana a casa di amici, in collina. Dovevamo attraversare un bosco abbastanza fitto e la carrozza procedeva lenta. Sai, nel millesettecento le strade poco trafficate non erano sicure.- Continuo’ alzando gli occhi nei suoi, facendosi coraggio. -Ci attaccarono, non so da dove sbucarono ma uccisero i nostri accompagnatori… io svenni. Quando mi ripresi la carrozza non c’era piu’ mentre mio fratello, coperto di sangue, stava rannicchiato contro un albero. Andai a soccorrerlo ma poi notai che il sangue non era suo, non aveva nessuna ferita.-
-Non… non eravate a conoscenza dei vampiri?-
-No, non ne sapevamo nulla. Certo, le storie per spaventare i bambini le conoscevano tutti come anche ora ma mai mi sarei immaginata che sarei finita a farne parte.- Ammise lei, accennando un sorriso poco convinto. -Lo portai via da li’ ma subito notai che il suo comportamento era strano. Quando finalmente riuscimmo a collegare tutti i punti lui mi supplico’ di tagliargli la testa ma io… io ero debole anche allora, come adesso, e non…- Scosse la testa sospirando. -Alla fine della giornata mi ero fatta trasformare anche io. Non so chi ci ha attaccati e non so il perche’. Semplicemente ora sono un vampiro e non posso tornare indietro.- Concluse.
Danyas sospiro’ appena, scuotendo la testa e cercando di tenere a freno la lingua. Voleva sapere ma non voleva farle ricordare brutti momenti. Sentiva che gia’ quella storia, oltre ad averle tolto un peso dal petto l’aveva anche sconvolta.
-Mio fratello e’ scomparso.- Rispose lei, intuendo il suo dilemma. -Era finito in una compagnia poco raccomandabile, non mi ha mai voluto dire cosa facevano quando uscivano. So solo che e’ stato catturato e spedito all’inferno come prigioniero. Hanno preso la sua anima, non il suo corpo. Non c’e’ modo di riportarlo indietro.- Spiego’ asciugandosi le guance rigate dalle lacrime silenziosa che erano apparse durante quell’ultima parte di racconto.
-Vorrei poterti aiutare, Belle, davvero.- L’angelo la prese dolcemente fra le proprie braccia, cullandola.
-Lo hai fatto. Mi hai salvata da me stessa, no? Andavo con tutti pur di non essere mai sola. Mi sono cacciata in mille guai e altrettante mille volte ho pensato di lasciarmi morire sotto il sole. Mi hai dato una casa e una famiglia, non potrei mai ringraziarti abbastanza per questo.- Belle porto’ una mano sul suo viso, accarezzandoglielo dolcemente e appoggiando la fronte sulla sua. -Ti amo.- Sussurro’ poi sulle sue labbra prima di baciarlo. 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

 
Aeghon si fece trovare nel vicolo che aveva indicato nel biglietto spedito pochi giorni prima. Controllava la propria tunica con attenzione, osservando ogni decorazione in filo d’argento e scorrendo le dita sul proprio nome ricamano sul polsino dentro. Aveva scelto di non indossare l’armatura quella volta, non aveva senso e poi sarebbe saltato subito all’occhio di qualsiasi passante per non parlare del rumore che avrebbe fatto a corte. Sapeva essere silenzioso pero’ che senso aveva darsi tanto da fare se non era strettamente necessario?
Alzo’ lo sguardo sul cielo, sbuffando annoiato. Era arrivato in anticipo e il tempo non passava piu’ o la persona che doveva vedere era in estremo ritardo? Odiava dover aspettare, era il tipo di persona che desiderava tutto e subito. In quel modo era riuscito a prendere il comando dell’esercito e poi a entrare nel cerchio privato della regina fino a diventare il suo amante e successivamente suo marito. Aveva cio’ che sognava da fanciullo. Il potere che bramava, nonostante dovesse condividerlo, era finalmente suo. Eilidih poi non era sempre attenta a cosa le succedeva attorno, spesso lasciava che altri prendessero decisioni al posto suo e per quelle occasioni era sempre pronto. Viveva per quei momenti, sentiva il cuore battere e l’adrenalina scorrere. Poteva decidere il destino di molte persone e cio’ lo elettrizzava anche piu’ del dovuto.
Scrocchio’ le dita una ad una, assaporando quel suono netto e acuto. Il cielo senza stelle rendevano la sua chioma ancora piu’ scusa di quanto non fosse gia’ al naturale. Cio’ entrava in netto contrasto con gli occhi grigio tempesta che restavano sempre in allerta.
Il suono di un sassolino calciato contro un muro attiro’ la sua attenzione verso la figura che aveva fatto la sua apparizione sotto il lampione che illuminava l’angolo della strada. L’uomo si prese qualche secondo prima di riprendere a camminare, avanzando verso il generale degli angeli mentre si toglieva il cappuccio rivelando i capelli biondi che lo distinguevano vistosamente dal suo interlocutore.
-Ci sei riuscito quindi.- Inizio’ Aeghon soddisfatto. -Non che avessi dubbi, ti ho insegnato io.-
-Non vantarti in questo modo, padre. Tutti gli angeli possono farlo ma non usano questo potere perche’ non ne hanno bisogno. Gli uomini si fanno governare anche senza doverne prendere il controllo.-
-Tu non sei dentro a un semplice umano, Mikael, lo sai.-
-Come dimenticare se me lo continui a ricordare ogni singolo secondo da quando mi hai spiegato il mio ruolo nel tuo piano?- Sbuffo’ il ragazzo, incrociando le braccia.
-Non e’ solo mio, lo sai. Tua madre ha bisogno di questa cosa, e’ molto importante per lei.-
-Giusto, io non basto come figlio. Deve raccogliere tutti i bastardi che ci sono in giro.- Rispose con risentimento lui, guardando a terra.
Mikael non era esattamente d’accordo con cio’ che gli era stato chiesto di fare ma non aveva avuto modo di tirarsi indietro. Non desiderava altra concorrenza e il semplice fatto di starsela procurando da solo lo mandava fuori di testa ma non poteva nulla contro il volere dei genitori. Soprattutto non poteva dire di no a sua madre, la regina. Non voleva sapere cosa sarebbe successo a un possibile rifiuto; ne aveva abbastanza paura.
Con una smorfia rialzo’ il capo puntando gli occhi azzurri su quelli del padre. Trovo’ buffo che solo nel corpo di un altro gli somigliasse dato che al naturale aveva ereditato tutto da Eilidih: capelli argentei e occhi verdi. Nonostante tutto Aeghon era stato un buon padre per un periodo. Da piccolo lo portava nei giardini a giocare, insegnandoli a riconoscere le varie specie di alberi e fiori che adornavano tutto cio’ che faceva parte del castello.
-Sai che ti ama, non fare il bambino viziato.- Lo rimprovero’ il generale, scuotendo la testa.
-Allora perche’ non si limita a farsi mettere incinta di nuovo? Hm? Perche’ non mi da’ un fratello legittimo invece di tutte queste missioni del cazzo!?- Urlo’ infastidito.
Aeghon, non sopportando piu’ quella scenata, gli diede uno schiaffo che riecheggio’ nel buio della notte. Rigo’ poi su se stesso per dare le spalle al figlio e allontanarsi prima di lasciare che la rabbia o qualche altra emozione prendesse il sopravvento di nuovo.
-Faro’ cio’ che devo.- Mormoro’ Mikael con una mano sulla guancia arrossata. -Se resta il segno mi inventero’ una scusa, sto pur sempre fingendo di essere un demone.-
-Molto bene, vedo che hai capito.- La risposta del padre fu fredda, quasi infastidita. -Prendi quella cosa… tua cugina, tua sorella, chiamala come ti pare, ma prendila. Ci pensera’ tua madre poi, sono certo che ha gia’ tutto programmato. Se anche la adottasse non sarebbe certo un’erede al trono. Chissa’, magari fra qualche centinaio di anni imparerai ad apprezzarla e potrai sposarla.-
-Tanto finche’ non morira’ la mamma non mi avvicinero’ mai a quel trono.- Ricordo’ infastidito. -E sinceramente non me ne potrebbe interessare di meno. Voglio solo finire questa cosa per tornare ai miei studi.-
-Come se una biblioteca potesse aiutarti in tutti gli aspetti della vita.- Disse con una smorfia disgustata Aeghon. -Dovresti allenarti con l’esercito invece di imparare a memoria i nomi delle piante.-
-Ti ricordo, padre, che sei stato tu a insegnami queste cose all’inizio.- Lo canzono’ il giovane, divertito. -Che poi per me sia rimasta una passione e’ tutta un’altra storia.-
-Sia come sia non ci siamo incontrati per discutere di cosa deve e non deve fare un principe.- Aeghon porto’ le braccia dietro la schiena, tornando a guardare con attenzione il figlio. -Per adesso come sta andando? Qualcuno si e’ accorto del cambio?- Indago’.
-No, pensano che siano uno dei loro. Ho accesso a tutte le informazioni, alla casa e alla bambina.- Spiego’ il biondo. -Non dovrebbe passare molto tempo, sono certo di finire questa cosa in poco tempo.-
-Molto bene, voglio concludere questa storia il prima possibile per tornare alle nostre vite e, chissa’, magari in questo modo avrai davvero un fratello legittimo. Ora pero’ torna pure da dove sei venuto prima che la ragazza noti la tua assenza.- Concluse il generale.
Mikael annui’ senza replicare, rimettendosi il cappuccio della felpa in testa e sparendo poco dopo dietro l’angolo lasciando il padre da solo sotto il cielo che, come d’incanto, era stato popolato da miriadi di stelle ormai stufe di restare nascoste dietro le nuvole.
 
Alaska si sveglio’ presto a causa dei raggi solari che penetrava dalla finestra; la sera prima si erano dimenticati di chiudere le tende. Dopo essersi stiracchiata noto’ pero’ che l’altra parte del letto era vuota e fredda. Si alzo’ lentamente, infilandosi i vestiti del giorno prima per scappare al freddo e usci’ dalla stanza.
Trovo’ Alex solo dopo diversi minuti, era seduto in cucina vestito come se stesse per uscire da un momento all’altro. Si accomodo’ di fronte a lui, rubandogli un biscotto dal pacco aperto sul tavolo e addentandolo poi.
-Sei sveglio da tanto? Non mi sono accorta che sei andato via.-
-Da un po’, sono uscito a prendere questi.- Annui’ accennando ai biscotti.
La ragazza non rispose pero’ ricordo’ perfettamente che quel pacco era stato aperto la mattina prima e che prima di andare a dormire lo aveva visto dentro il mobile della cucina. Cerco’ qualche espressione diversa dal solito repertorio del demone ma, non trovando nulla, si rassegno’. Se non voleva dirle il perche’ fosse uscito di prima mattina non vedeva il senso di insistere, erano fatti suoi alla fine dei conti.
Si alzo’, gli lascio’ un bacio sulla guancia, poi ando’ in bagno per prepararsi al resto della giornata, lasciandolo solo e non notando il foglietto appallottolato recentemente buttato dentro il cestino della cucina. 

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Non fatemi elemosinare recensioni, vi prego. 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17 
 
Ci rinuncio. Spero solo che vi piaccia quello che state leggendo. 

Belle si sveglio’ con un muglio, andando con un occhio chiuso a prendere la bambina dalla culla. Si chiese perche’ avevano scelto di non metterla in camera con loro anche se significava rinunciare a tutta l’attivita’ fisica che erano abituati a fare. Cosa che, tra l’altro, non succedeva piu’ perche’ erano entrambi sfiniti da quel piccolo pargolo urlante.
La strinse al proprio petto, sedendosi sul divano per farla mangiare e poi, dopo diversi tentativi di farla addormentare di nuovo falliti la porto’ con se’ nel lettone. La copri’ con attenzione, andando a tentoni e cercando di non svegliare Danyas. Quando finalmente chiuse gli occhi senti’ una manina che, per quanto delicata, cercava di alzarle le palpebre. Mugolo infastidita, rassegnata al dover restare sveglia.
-Mery, ti prego, e’ notte fonda.- Provo’ comunque a dire. La piccola ridacchio’ divertita, prendendosi i piedini con le mani e dondolando sotto le coperte.
La vampira scosse la testa, prendendo il ciuccio di riserva dal comodino e dandoglielo nella speranza di poter finalmente stare un attimo tranquilla.
-Non vuole dormire?- La voce roca di Dan quasi spavento entrambe.
-Non ne ha proprio intenzione…- Ammise affranta.
Danyas, senza aggiungere altro, avvolse la figlia con un braccio e la porto’ al proprio petto. Inizio’ quindi a cullarla e a cantare una dolce ninnananna in una lingua che Belle non aveva mai sentito. La melodia e la dolcezza dei suoni fecero addormentare quasi subito Mery. Soddisfatto le rimbocco’ le coperte, baciandole la testolina e chiudendo gli occhi come se nulla fosse successo.
-Ma come hai fatto?- Sussurro’ curiosa Belle, ormai senza sonno.
-Angelico.- Rispose semplicemente l’angelo. -Funziona sempre con i bambini ma anche con le persone adulte e agitate.-
-Per quello non ho sonno?- Lo prese in giro.
-Ho detto agitate, non gia’ tranquille. Tu hai gia’ sonno, solo che la tua mente e’ in modalita’ mamma. Chiudi gli occhi e vedrai che ti addormenterai.- Le consiglio lui, nel buio.
La vampira annui’ appena piu’ per se stessa che per lui dato che non poteva vederla. Prese una boccata d’aria giusto per fare qualcosa e poi si sistemo’ con il cuscino fra le braccia, addormentandosi quasi immediatamente.
 
Aeghon entro’ nella stanza del trono senza farsi annunciare, raggiungendo la regina che, come spesso succedeva quando non c’erano questioni da discutere, guardava il giardino dalla grande finestra che si apriva un balcone in marmo bianco.
-A cosa stai pensando?- Le chiese avvicinandosi, lanciando un’occhiata all’esterno.
-Come sta andando il piano? Nostro figlio e’ pronto?-
-Si’, nessuno si e’ accorto della differenza, ha passato molto tempo a studiare il carattere e il modo di fare del demone.-
-E’ uno dei meno potenti se e’ stato cosi’ facile, vero?- Chiese la donna, sospirando.
-Non ne ho idea, sembra che sia sulla terra da sempre. Non ci sono molte informazioni su di lui.- Ammise il generale con un sospiro.
-Dici che dovrei dirgli che e’ qui?- Mormoro’ dopo un attimo di silenzio lei. -Magari tornerebbe da noi, potremmo essere una famiglia di nuovo.-
L’uomo serro’ la mascella ma non si scompose, cercando di restare tranquillo nonostante quella sua frase. Una cosa che odiava era essere messo in discussione. Quello che anni fa aveva fatto non poteva e non doveva danneggiarlo.
-Ti ricordi come ci siamo conosciuti?- Lui cambio’ argomento, spiazzandola.  
Eilidih annui’ perplessa da quella domanda. Non vedeva il nesso con quella situazione o con quel discorso. Si lascio’ voltare, aderendo con la schiena scoperta contro il vetro freddo della finestra.
-Eri sola, tuo fratello non riusciva nemmeno a guardanti in faccia dopo aver scoperto cosa avevi fatto. Cresceva vostro figlio praticamente da solo.- Le ricordo’. -Volevi solo qualcuno che ti amasse… qualcuno che ti dimostrasse di tenere davvero a te.-
-E tu mi hai sentita piangere nel giardino, mi hai ascoltata e rassicurata per tutto il pomeriggio.-
-E tutta la notte.- Continuo’ lui, con un sorriso soddisfatto. -E tutti i giorni a seguire e tutte le notti a seguire fino ad oggi.-
Lei annui’ rapita da quelle parole e da quei ricordi. Sapeva come erano andate le cose eppure sentirle la rassicurava. Era assurdo ma non importava perche’ quello era suo marito e qualsiasi parola dolce le faceva venire i brividi di piacere. Adorava sentirlo parlare e amava sentirlo parlare di loro due insieme.
Si dimentico’ dei figli, del fratello, della vampira e della nipote che voleva portare in paradiso. Non avevano piu’ importanza di fronte a quello che era la sua nuova ossessione. Nemmeno Aeghon avrebbe messo la mano sul fuoco dicendo che era davvero innamorata. Molto probabilmente era solamente stato cosi’ bravo da giocare con la sua mente in maniera impeccabile. Nonostante cio’ aveva scoperto, col tempo, che per lei provava davvero qualcosa. Era uno di quei casi strani in cui finisce con l’innamorarsi il cattivo. Non riusciva pero’ a vederci nulla di male. Aveva una donna, un figlio, una famiglia e il potere che sempre aveva agognato. Si era preso cura dei dettagli liberandosi si quel fratello che le faceva provare emozioni cosi’ forti per averla solo per se’. Non sopportava l’idea di doverlo rivedere, ma se per rendere felice Eilidih doveva convivere con i figli di lui poteva anche stringere i denti e andare avanti. L’importante era restare nel cuore e nella mente della regina per non parlare del letto.
Si era reso conto dopo poco tempo che il vederla nuda, ansimante e con i capelli arruffati lo riempivano di gioia. Adorava sentirla urlare, si sentiva forte e virile.
Si chino’ appena per baciarle le labbra con delicatezza, accarezzandole poi i capelli. Non gli interessavano le cose negative di lei, era pronto a compiacerla pur di non perderla.
-Poi staremo tutti insieme.- Sussurro’ sulle labbra di lei, sorridendo. -E tu sarai felice. Voglio solo questo.-
Eilidih sorrise. Il volto si illumino’ di allegria, speranza e serenita’. Sembrava una bambina alla quale avevano promesso di comprare il gioco tanto sognato. Lo strinse a se’, accoccolandosi contro il suo petto in seguito.
-Devo dirti una cosa.- Mormoro’ poi contro di lui, alzando gli occhi nei suoi. -Avrai un altro erede.-
Aeghon sgrano’ gli occhi poi scoppio’ in una risata dolce, come mai aveva fatto. La prese in braccio, baciandola con decisione. Era la migliore notizia che potesse mai ricevere. 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18 
 
Danyas ando’ ad aprire la porta con un mezzo sorriso, facendosi da parte per far entrare i due amici. Lascio’ che raggiungessero il soggiorno da soli per fermarsi e chiudere la porta. Sapeva che non era una grade protezione contro un esercito angelico o contro una regina pazza ma solo quel gesto gli dava piu’ tranquillita’. Era una delle tante abitudini prese durante tutti gli anni passati sulla terra.
Lascio’ la chiave nella toppa e raggiunse la propria famiglia, sorridendo nel vedere la piccola Mery urlacchiare e dimenarsi fra le braccia del demone. Non aveva mai immaginato che lui avesse una tale predilezione e predisposizione per i bambini. Si lascio’ sprofondare in una delle poltrone sistemate, insieme al divano, attorno al tavolino.
-Volete qualcosa da bere?- Belle si affaccio’ dalla cucina con un sorriso pieno.
-Si’, l’hai della coca?- Chiese Alaska, sporgendosi in avanti per vederla meglio.
-Quella si sniffa, tesoro, mica si beve.-
-Alex!- Urlo’ quasi sconcertata Belle, facendo ridere gli altri due presenti. -Non con mia figlia in braccio. Non voglio che senta certe cose.- Continuo’ seria.
-Tanto mica le capisce.- Ridacchio’ il demone, baciando una manina alla piccola.
-Che ne sai?! Sai, hanno fatto degli studi e…-
-Dai, lascialo stare, mica la sta drogando.- Si affretto’ a calmarla l’angelo. -Era una stupida battuta.-
La vampira roteo’ gli occhi infastidita e spari’ dietro la porta della cucina per tornare dopo qualche minuto con un vassoio e dei bicchieri vuoti.
-Interessante, beviamo aria adesso.- La punzecchio’ sempre il Alex.
-Se non la smetti berrai le tue interiora frullate.- Ringhio’ Belle, tirando fuori dal nulla una bottiglia di succo.
Alaska scosse la testa rassegnata, pensava che dei battibecchi fossero cosa normale solo che non pensava di essere lei la spettatrice silenziosa. In quanto vecchia amica di divertimenti di Danyas era abbastanza certa che una o due battute le sarebbero state lanciate senza nemmeno pensarci, era una cosa quasi ovvia ai suoi occhi. Eppure, pareva proprio che la vampira le rivolgesse sorrisi tranquilli e per nulla infastiditi. Scelse quindi di ignorare il tutto preferendo un tranquillo pomeriggio con quella che era, piu’ o meno, la sua famiglia.
-Quindi, vi sposerete mai? Voglio fare il testimone.- Alex lascio’ la bambina a terra, adagiandola sul tappeto con attenzione.
-Non ne abbiamo mai parlato.- Ammise l’angelo, scrollando le spalle con indifferenza. -Non mi pare una cosa importante.-
Belle, a quella parole, abbasso’ lo sguardo deglutendo. Tutto cio’ che possedeva in quel momento era molto al di sopra di cosa aveva sognato. Di uomini ne aveva avuti a bizzeffe ma di bambini… quello era un autentico miracolo per lei. Nonostante tutto pero’ ogni tanto si riscopriva a immaginare di percorrere una navata con un vestito bianco. Non era nemmeno certa di poter entrare in una chiesa, non lo faceva da quando era stata trasformata. I sogni non sono limitati dalle preoccupazioni della razionalita’.  Amava farsi cullare in quelle fantasie anche se era ben cosciente di non vederle mai diventare realta’. Era una cosa difficile da accettare pero’ non faceva altro che rammentarsi quanta fortuna avesse gia’ avuto.
-E tu, Belle, non gli dici niente?- La voce del demone la ridesto’ da quei pensieri.
-Che posso dirgli? Sono gli uomini a fare la proposta, mica le donne.- Rispose velocemente, passandosi una mano fra i capelli e parendo divertita da quel discorso.
-Quindi stai dicendo che non ha le palle per chiedertelo?- Alaska sgrano’ gli occhi, scoppiando poi a ridere.
Dan sbuffo’ a quella frase ma non rispose, portando semplicemente le mani dietro la nuca deciso a lasciar correre.
-Le ha solo se servono a mettermi incinta.- Corresse la vampira, sorridendo con un pizzico di malizia. -Per fortuna che non ha dovuto partorire lui pero’ o di certo avrebbe fatto in modo di far sparire la bambina. Non lo avrebbe certo sopportato.-
Alex e Alaska scoppiarono a ridere, cercando pero’ di mantenere un contegno e sperando di assistere a una piccola lite domestica fra i due. Quando c’era da scatenarsi non sapevano proprio fermarsi senza contare che avevano un repertorio di insulti e frecciatine cosi’ vasto da poter intrattenere una folla di spettatori per giorni se non settimane.
-Magari lo facevo meglio di te, invece.-
-Come fa un uomo a partorire meglio di una donna?- Chiese perplesso il demone.
-Non puo’ partorire quindi ovviamente non puo’ farlo meglio.- Intervenne la ragazza dagli occhi color nocciola. Dando man forte alla compagna.
-Quindi ora stai con l’avversaria?- Quasi urlo’ incredulo Dan, alzando le braccia come a chiedere spiegazioni. -Che voltafaccia.-
-Le donne stanno sempre con le donne.- Rispose tranquilla lei.
-Da quando?-
-Da sempre.- Continuo’.
-Si’, tranne quando l’altra donna non ha rubato il ragazzo o il marito, tranne quando l’altra ha lo stesso vestito… o magari ruba l’unico posto di parcheggio cosi’ grande da poter parcheggiare senza chiamare in soccorso il proprio compagno o tranne quelle volte in cui cercando di far sentire piu’ vecchie o brutte o grasse le altre per stare meglio con se stesse. Tranne quando…-
-Abbiamo capito!- Esclamo’ Alaska infastidita, zittendo il demone. -Dio come sei snervante.-
-Sono pur sempre un demonietto, no- Ridacchio’ divertito dalla sua reazione. -Stavo solo scherzando. O forse no… dipende…-
Dan si alzo’ scuotendo la testa, non volevo piu’ sentire altri discorsi del genere. L’idea di radunarsi tutti era mirata a passare delle belle ore in compagnia, non a punzecchiarsi di continuo. Senza dire niente a nessuno spari’ per qualche minuto ma torno’ poi con in braccio diverse bottiglie di birra. Le sistemo’ sul tavolino’ poi ne stappo’ una, bevendo con soddisfazione. Non c’era nulla che una birra non potesse calmare. Forse le dispute sulla birra migliore ma non era quello il caso. Torno’ poi a sedersi e, vedendo la figlia gattonare verso di lui, la prese in braccio facendola sedere su una gamba.
-Credi che le spunteranno mai le ali?- Chiese dopo qualche minuto di silenzio l’unica umana nella stanza.
-Si’, penso che potrebbe succedere.- Ammise l’angelo, facendo comparire una piuma di luce e dandola a Mery per farla giocare. -Se cosi’ fosse le insegnero’ a volare.-
A quelle parole Belle sussulto’ spaventata. Non amava l’idea di essere sospesi nel nulla. Un conto era affacciarsi dalla finestra o dal balcone di un palazzo molto alto ma volare... quella poi era la sua bambina, se si fosse fatta male? Come avrebbe potuto aiutarla? Spero’ poi di non dover mai preoccuparsi di una cosa del genere, non in quel momento almeno dato che era ancora troppo piccola.
-C’e’ tempo ancora.- Alex si stiracchio’. -Mangiamo qualcosa? Inizio ad avere fame, e’ tardi.-
-Oh, si’, certo. Vedo cosa c’e’ in frigo.- Belle scatto’ in piedi come se tutto il tempo fosse stata seduta su una molla, pochi attimi dopo era gia’ sparita.
-Penso sia mio dovere darle una mano.- Alaska si alzo’ a sua volta, sistemandosi la maglietta prima di seguire la vampira.
-Siamo rimasti solo noi tre ora.- Disse Dan divertito, dando un buffetto sulla guancia di Mery, facendola ridere. -Anche se dovrei andare in bagno.- Mormoro’ qualche secondo dopo.
-La tengo io.- Si offri’ Alex, allungando le braccia verso la piccola.
-Torno subito.- L’angelo gliela sistemo’ fra le braccia poi corse via, lasciando i due soli.
Alex osservo’ la bambina con un sorriso soddisfatto, alzandosi e uscendo dalla casa senza dire nulla a nessuno. La chiave gia’ inserita gli rese le cose piu’ facili. Quando arrivo’ finalmente in un vicolo poco illuminato e ben nascosto si vide costretto a fare una scelta.
Quando Mikael spicco’ il volo con Meryem in braccio il corpo di Alex si accascio’ contro un muro, cadendo poi a terra con un tonfo. 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19 
 

Belle guardo’ Alaska in silenzio, non sapendo cosa dire. Non era certo il caso che lei commentasse le scelte amorose della ragazza ma nulla poteva farle dimenticare che, in qualche modo che non poteva comprendere, il demone era sparito nel nulla cosi’ come la bambina che aveva tanto desiderato.
Si porto’ entrambe le mani nei capelli cercando di restare calma e non dare di matto. Era difficile dover aspettare nel silenzio opprimente che c’era da piu’ di un’ora in quella casa ma non poteva fare altro. Dan era uscito per cercare qualche traccia e intralciarlo non sarebbe servito a nulla. Cercava di essere ragionevole, di pensare al bene della loro bambina.
-Vedrai che sta bene.- Provo’ a dire la ragazza al suo fianco ma decise di ignorarla.
Che poteva saperne lei? Quella che era sparita con un demone non era sua figlia. Una figlia che aveva atteso e agognato per secoli. Non anni ma secoli interi. Non poteva nemmeno capacitarsi dell’idea di non sentirla piu’ ridere. Avrebbe dovuto darle da mangiare, coccolarla e poi metterla a dormire. Non sarebbe certo dovuta andare in quel modo. Aveva paura di alzare gli occhi sui suoi giocattoli sparsi sotto la televisione o di avvicinarsi alla piccola cameretta che aveva arredato con tanto amore.
Nonostante impegnasse tutte le sue forze nel restare calma e immobile in attesa alla fine senti’ gli occhi pizzicare e, contro la propria volota’, scoppio’ in un pianto disperato.
Come avesse fatto solamente a immaginare di poter avere una vita normale non lo capiva. Con il fratello di una pazza psicopatica poi. Non poteva certo scegliere un altro da amare, no, lei era profondamente masochista. Eppure, doveva essere successo qualcosa anche prima, dovevano esserci stati dei segni perche’ non poteva credere che Eilidih avesse semplicemente deciso di prenderle la bambina di punto in bianco. Quando l’aveva vista, quando le aveva parlato, l’angelo aveva riversato la sua rabbia e la sua invidia sull’amore e basta. Aveva detto che lei non avrebbe cambiato Danyas, che tanto l’avrebbe lasciata e, col senno di poi, si era anche consolata pensando che almeno avrebbe avuto una piccola parte di lui sempre con se’ nel caso fosse successo. Pero’ quella donna era stata infinitamente piu’ crudele, aveva fatto si’ di portarle via quella parte di lui che pensava sua per sempre. Aveva il terrore di vederlo sparire dalla propria vita pur di riavere la loro bambina. Sarebbero stati insieme, certo, ma lei sarebbe tornata a vagare per la terra sola e senza amore.
-Se non tornano uccidimi.- Sussurro’ poi fra i singhiozzi. -Non voglio una vita in cui sono sola, senza mia figlia e l’uomo che amo. Non voglio nemmeno pensarci. Finirei con l’impazzire e col strapparmi da sola il cuore dal petto.- Concluse asciugandosi le guance.
Alaska si alzo’ lentamente dalla poltrona che occupava ormai da un’ora e si avvicino’ alla vampira, abbracciandola anche se titubante. Vedendo che non la stava respingendo o aggredendo si accomodo’ suo divano facendole poggiare la testa sulle proprie gambe per accarezzarle i capelli. Non sapeva cosa dire in quella situazione, era abbastanza difficile trovare le parole giuste ma i gesti… quelli dovevano solo trasmettere affetto e in cio’ si stava impegnando il piu’ possibile.
-Torneranno entrambi, vedrai, non dovro’ fare nulla di cosi’ drammatico.- Mormoro’ dopo un po’, cercando di alleviare la sua pena.
Non appena fini’ quella frase la porta d’ingresso di spalanco’ e Belle scatto’ in piedi pronta a riabbracciare la sua bambina. Quello che invece vide la lascio’ a bocca aperta.
-Alex!- Alaska corse in aiuto di Dan, portando con lui il demone sul divano. -Da quanto ha perso conoscenza?-
-Non ne ho idea, pero’ se e’ come penso io quasi un’ora.- Rispose l’angelo, portandosi una fra i capelli e scuotendo la testa. -Mi sento un completo idiota.-
-Di cosa stai parlando?- La vampira lo affianco’ rapidamente, alzando gli occhi su di lui in attesa di risposte. -Sapevi che sarebbe successo?!-
-No! Certo che no!- Sbotto’ infastidito da quella supposizione. -Ma ho una teoria. Non ti piacera’ nemmeno un po’; non piace nemmeno a me.-
Belle apri’ la bocca per replicare ma dalle sue labbra le parole non fecero in tempo a uscire perche’ Alex, steso sul divano con Alaska che continuava a scuoterlo nel tentativo di svegliarlo, mugolo’ qualcosa di incomprensibile.
-Hey, amico, calma.- L’angelo si fiondo’ al suo fianco, guardandolo con preoccupazione. -E’ ovvio che lo hanno usato per portare Mery fuori da questo appartamento. Dubito che lui sia stato cosciente di cio’.- Aggiunse poi, guardando le due ragazze.
La ragazza dai capelli rossicci non disse nulla ma si limito’ ad accarezzare la fronte del proprio ragazzo. Era preoccupata forse anche piu’ di quanto avrebbe dovuto dato che si sparlava di un essere sovrannaturale. Gli alzo’ delicatamente la nuca per sistemare due cusciti sotto di essa. In quel modo gli permise di vedere tutto cio’ che lo circondava compresi il viso pallido di Belle e quello senza espressione dell’amico.
-Cosa… cosa e’ successo?- Chiese dopo diversi minuti, a fatica.
-Ti ho trovato svenuto in un vicolo.- Lo informo’ Dan, senza giri di parole. -Ti ricordo come ci sei arrivato?-
-Non ricordo nemmeno come sono arrivato qui.- Ammise pero’ Alex, guardando Alaska con fare disorientato. -Noi… noi non avevamo avuto una notte di fuoco? Ero andato a prendere da bere ma poi non lo so cosa e’ successo. Non sono tornato a dormire?- Le chiese.
-Sei qui da ore, vi abbiamo invitato a pranzo.- Spiego’ con un filo di voce Belle, incrociando le braccia al petto.
Alaska impreco’, alzandosi e mettendosi le mani sui fianchi in un moto di rabbia repressa. Le era servito qualche secondo per collegare tutte le cose strane che erano successe ultimamente partendo dalla notte alla quale aveva accennato. Le volte che era uscito da solo senza dire dove o perche’, le domande strane che ogni tanto faceva come se dimenticasse interi pezzi di vita, di cose successe.
-Quella notte e’ stata un mese fa.- Informo’ poi gli altri tre. -Un mese in cui Alex non e’ stato Alex, a quanto pare.-
Il demone non replico’, cercando di capire cosa stesse succedendo attorno a lui. Troppe informazioni insieme lo avevano confuso. Non ricordava nulla e, da quel poco che aveva capito, le cose non stavano andando per nulla bene.
-Quindi e’ come ho pensato io. Qualcuno e’ entrato dentro di lui.-
-Tipo possessione?- Chiese l’umana aggrottando al fronte. -Quelle non vengono fatte dai demoni per portare le persone sulla cattiva strada?-
-Non per forza, tutte le creature angeliche o demoniache che siano, possono farlo. E’ tutta una questione di scelte. Solitamente non lo facciamo perche’ non ci pare una buona cosa. Non e’ nemmeno qualcosa che si insegna, in Paradiso. Lo sappiamo fare in pochi.- Spiego’ velocemente.
-Questo restringe il campo? Sai anche chi potrebbe essere stato?- Chiese il demone, alzandosi’ lentamente sui gomiti deciso a fare tutto il possibile per aiutare.
-Eilidih! Chi altro?- Urlo’ Belle, i pugni stretti per controllarsi.
-No, non lei. Qualcuno che puo’ sparire per un mese senza che la gente si preoccupi o faccia domande. La regina di certo non puo’ prendere e andarsene in questo modo.-
-Allora chi?- La vampira stringe le labbra, desiderosa di avere qualcuno da incolpare.
-Il generale? Potrebbe essere lui?- Provo’ Alaska.
-Probabile.- Concesse l’angelo. -Aeghon puo’ essersi inventato una qualche missione per spiegare la sua mancata presenza a corte.-
Belle annui’ lentamene, cercando di calmare tutta quella rabbia che prima era invece disperazione. Non poteva stare li’ a fare niente, doveva reagire, andare a prendere sua figlia e ammazzare tutti quelli che avevano osato toccarla.
-Bene, quindi cosa facciamo?- Chiese picchiettando con l’indice, impazientemente, sul proprio braccio.
-Le diamo quello che desidera.- Rispose Danyas. -Andro’ in paradiso e cerchero’ di capire cosa si e’ messa in testa ora.-
-Vuole portarvi via da me, e’ evidente!- Sbotto’ infastidita. -Come fai a non rendertene conto?-
-Allora ci serve un piano.- Fece notare Alaska, dando appena un calco alla gamba del divano. -Non puoi andare li’ e rischiare di farti bloccare in Paradiso.-
-Ha ragione, non ci puoi andare da solo.- Alex, ora seduto, supporto’ la propria ragazza.
-Ci vado io con lui.- Belle fece un passo avanti.
-No, salteresti subito all’occhio. Senza contare che le guardie nel castello non fanno entrare nessuno senza controllare prima, capirebbero che sei un vampiro.- Dan sospiro’ poi guardo’ Alaska. -Tu verrai con me. Alex, tu resterai qui a trattenere Isabelle da qualsiasi azione folle.-
-E’ anche mia figlia!-
-E non la vedrai mai piu’ se finisci ammazzata!- Le urlo’ contro l’angelo, stufo di perdere tempo. -Resta qui e non fare stronzate. Alaska e’ umana, posso farla passare per un angelo tardivo che ancora aspetta le ali.-
Dan non si fermo’ per altre discussioni, afferro’ il polso della ragazza e la trascino’ sul balcone, spiegando le ali e stringendola contro il proprio petto. -Chiudi gli occhi o verrai accecata.- Le disse prima di spiccare il volo immergendosi in un fascio di luce pura. Una volta attraversato mollo’ la presa sulla ragazza. Le mura del castello erano a pochi metri da loro. 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20 
 

Le guardie entrarono nella sala del trono con un gran fracasso, accalcandosi e formando cosi’ un gruppo molto compatto. Avanzarono poi simultaneamente verso la regina che, visibilmente infastidita, lanciava occhiatacce a tutti i presenti. Prima che qualcuno si decidesse a parlare passarono diversi minuti; tempo nel quale Aeghon aveva preso posto accanto all’amata. Quando nel grande salone ci fu un silenzio completo interrotto solo da qualche lieve accenno di vento che smuoveva le lunghe tende uno dei soldati fece qualche passo avanti prima di inginocchiarsi.
-Quindi?- Chiese impaziente Eilidih, stufa di tutta quella pagliacciata. -Cosa e’ successo di cosi’ grave da farvi correre tutti qui dentro in questo modo?-
-Mia signora.- Inizio’ l’uomo. -Ero a guardia del cancello principale quando ho visto vostro fratello avvicinarsi.-
-Mio fratello?- Chiese soddisfatta la donna. -Lo avete fatto entrare?-
-E’ all’ingresso, lo tengono d’occhio.- La rassicuro’.
Eilidh sorrise soddisfatta. Si era immaginata che, prima o poi, quello stolto di suo fratello prima o poi sarebbe tornato. Anche se per necessita’. Aveva sua figlia, non si sarebbe certo sognato di non presentarsi. Congedo’ quasi tutti i presenti con un cenno della mano poi, con il sorriso sulle labbra mando’ un piccolo gruppo a sorvegliare con attenzione la nuova arrivata. Non poteva certo rischiare che la portassero via.
-Fatelo venire qui.- Disse poi guardando gli ultimi due soldati rimasti. -Voglio vederlo, voglio parlarci. Se non e’ solo…-
-E’ solo, mia regina.-
La donna piego’ appena la testa di lato sorpresa. Non si era aspettata un atto cosi’ coraggioso da parte sua. Ma, alla fine, se anche il piano fosse stato quello di distrarla la nuova cameretta era sotto stretta sorveglianza e nessuno sarebbe riuscito ad avvicinarsi.
-Allora portate solo lui.- Detto cio’ si alzo’ con il sorriso sulle labbra. Sentiva di aver vinto, ormai aveva riunito la famiglia senza quella feccia di succhia sangue che aveva stregato il suo fratellino facendogli credere di poter vivere felice sulla terra. Danyas, un angelo, apparteneva al Paradiso e il suo posto non sarebbe certo cambiato solo per una ragazzina che viveva da meno di un battito di ciglia.
-Sei felice?- Chiese il generale, avvicinandosi al suo orecchio.
-Molto. Vorrei solo che non tentasse di convincermi a ridargli la bambina. Non sarebbe bello che tutto finisse oggi?- Si volto’ per poterlo guardare negli occhi. -Potrebbe farsi una vita qui, magari incontrare una donna e avere una famiglia che non sia un abominio per la natura?-
-Si’, immagino di si’.- Il generale scrollo’ le spalle. -Tutto quello che fa felice la mia regina fa felice anche me.- Aggiunse prendendole una mano fra le proprie e baciandone il dorso.
Eilidih sorrise intenerita a quel gesto ma ben presto si stacco’ da lui per tornare al proprio posto: sul trono. Quando le porte si spalancarono e Danyas oltrepasso’ la soglia la vide raggiante di felicita’. Aeghon era al suo fianco e le teneva una mano sulla spalla anche se veniva mezzo nascosto dal trono.
-Non e’ cambiato molto.- Mormoro’ l’angelo, alzando gli occhi al soffitto e ispezionando anche tutto il resto della stanza.
La cupola era sempre la stessa, bianca e lucida ma decorata con mille stucchi floreali e non. Riconosceva i riccioli delle foglie che salivano fino al centro del soffitto per scoppiare poi in un ammazzo di stelle e mezze lune. Le colonne scolpite in modo tale da avere delle piante rampicanti fino ai capitelli erano luminose come quando era piccolo. Le piastrelle di marmo creavano un gioco rilassante per l’occhio infatti il color crema si intrecciava perfettamente con un bianco quasi roseo. Le tende invece, una volta bianche e ricamate, erano state sostituite da un tessuto molto piu’ leggero ma piu’ colorato. Si fermo’ per diverso tempo a osservare il loro ondeggiare; solo poi si costrinse a fermare gli occhi sulla sorella.
-Vedo che non e’ cambiato molto.- Disse poi.
-Ho preferito che restasse come era all’inizio… pero’ quelle tende non mi sono mai piaciute, le ho cambiate.- Ammise con soddisfazione.
-Si’, beh, per quanto mi piacerebbe non sono qui a parlare di cosa ti piace o meno nel castello nei nostri genitori. Penso tu sappia benissimo il perche’ della mia presenza.-
-La bambina, no? La piccola bastarda che vorresti crescere in un luogo inappropriato per i suoi poteri.-
-Non puoi sapere se e’ appropriato o meno.- Sbotto’ Dan, stringendo i pugni per cercare di calmarsi. Non poteva permettersi il lusso di essere impulsivo, non in quel momento.
-E’ un angelo, fratellino, come fai a non essertene accorto?- Lo prese in giro la donna, accennando una piccola risata. -La allevero’ come fosse mia figlia e le insegnero’ come essere la principessa che e’. Nonostante tutto fa parte della famiglia.-
-Quale famiglia? La nostra o la tua?- Chiese curioso l’angelo, avvicinandosi al trono. -Perche’ prima avevi detto che ero io la tua famiglia, poi si e’ aggiunto Ryen… pero’ se non sbaglio hai cacciato entrambi per rimpiazzarci. Quindi, sorella, di quale famiglia stai parlando?-
Eilidih strinse i denti poi sospiro’ sconsolata.
-C’e’ sempre stata una sola famiglia. Pensavo che tu te ne volessi andare e per questo ti ho lasciato fare, sareste potuti tornare in ogni momento.-
-Sai che non ti credo, vero? Ci avresti lasciato la testa pur di nascondere il passato e cio’ che avevi fatto.- La provoco’.
-Non mi sono mai vergognata delle mie azioni.- La donna, infastidita da tutto quel discorso, si piego’ in avanti per guardare meglio il suo interlocutore. -Pensi che venire qui a fare un po’ di scena possa salvare tua figlia? Beh, ti sbagli. Non e’ certo cosi’ che l’avrai.- Si alzo’ poi dal trono, scese i pochi scalini che lo rialzavano e si fermo’ davanti a lui. -Resta qui con noi, potrai vederla crescere e io saro’ la madre che merita. Non le manchera’ niente. Non deve sapere la verita’ sulla sua altra meta’.- Continuo’ poi il suo discorso.
-Mi farai avere un posto nel letto fra te e tuo marito?- Chiese alzando un sopracciglio. -Fingeremo di essere una grande famiglia felice?-
-Stare in mezzo spetta a me.- Rispose con una punta di malizia e un risolino. Si volto’ poi verso Aeghon. -A te darebbe fastidio?-
Il generale borbotto’ qualche cosa ma fratello e sorella non capirono nulla cosi’ tornarono a guardarsi. Entrambi volevano restare fermi sulle proprie posizioni in modo da vedere l’altro capitolare ai propri piedi.
 
Alaska camminava ormai da dieci minuti in cerca di quel passaggio di cui Danyas le aveva parlato ma le sembrava solo di girare attorno al castello inutilmente. Ormai stufa di cercare qualcosa di introvabile poggio’ una mano sui mattoni, sbuffando, ma subito dopo si ritrovo’ stesa a terra. Velocemente si alzo’, pronta a combattere con un qualsiasi nemico ma quasi subito si rese conto che non era stato qualcuno a buttarla giu’. Si era aperto un varco li’ dove si era appoggiata. -Finalmente.- Sorrise soddisfatta e, non sapendo come richiudere il passaggio si limito’ ad avanzare nell’oscurita’. Non cammino’ molto perche’ quasi subito raggiunse un altro cunicolo illuminato. SI concesse qualche secondo per osservare le piccole lanterne appese al soffitto con delle catenine argentee. Allungo una mano e ne fece dondolare una scoprendo cosi’ che non era calda. Si alzo’ sulle punte ma nonostante cio’ non riusci’ a guardare dentro per capire quale tipo di luce fosse. Di certo non era fuoco.
Scosse la testa infastidita ma si decise a continuare la sua missione. Doveva portare la piccola Mery fuori da quel posto e, se Danyas aveva ragione, quel passaggio l’avrebbe fatta sbucare esattamente nella cameretta della bambina. Si lascio’ guidare dal proprio istinto finche’ non si ritrovo’ in un vicolo cieco. Impreco’ fra se’ e se’ ma poi, ricordando cosa era successo poco prima, premette il palmo contro la pietra fredda. Non ci fu nessun rumore quando la porticina si apri’. Alaska, circospetta, cotrollo’ che nessuno fosse nessuno fosse nella stanza prima di aprire completamente il passaggio ed entrare.
La luce candida che inondava la stanza la investi’ e le feri’ gli occhi che si erano abituati al buio dei cunicoli. Corse a chiudere le tende in modo che nessuno potesse vederla e in seguito ispeziono’ la camera. Per terra dominavano bambole, castelli giocattolo e pupazzi di pezza. Delusa dal non aver trovato subito la piccola si avvicino’ all’unica porta della stanza. Vi appoggio’ l’orecchio e cerco’ di capire se fosse sicuro uscire da li’. Tutto quello che le arrivo’ pero’ fu una risatina infantile e, non volendo piu’ aspettare, apri’ la porta.
Il nuovo locale era identico a quello di prima solo che non era piu’ sommerso dai giochi. Erano presenti anche degli armadi e una culla bianca a baldacchino. Nessuno pareva controllarla. 
La ragazza vi si affaccio’ e sorrise nel vedere la bambina che scalciava allegra alla sua vista.
-Ciao anche a te, Mery.-
 
Nel frattempo, Mikael, non convinto di tutto cio’ che stava succedendo nella sala del trono, continuava a camminare avanti e indietro nei propri appartamenti. Si volto’ verso il proprio letto e fece una smorfia nel vedere che la ragazza con cui si era divertito si era rimessa addosso gli unici stracci che possedeva.
-Riportatela nelle segrete.- Tuono’ facendola sussultare, poco dopo due guardie eseguirono velocemente il suo ordine, portandola fuori dalla stanza.
Aveva bisogno di pensare, tutto era stato perfino troppo facile. Prendere quella che era sua cugina e tornare a casa era stato semplice. Ora suo zio si era presentato da solo e di certo non c’era modo che convincesse la regina a farsi dare la piccola. A meno che non ci fosse un infiltrato, qualcuno che potesse passare inosservato.
Il ragazzo strinse i pugni infastidito dall’idea. Non poteva succedere, non doveva succedere. La pace della sua famiglia dipendeva da cio’ e di certo non aveva intenzione di sentire sua madre lamentarsi ancora e ancora del fratello che l’aveva abbandonata.
Mikael conosceva la vera storia ma, come tutti gli altri, parlava solo della versione distorta dalla mente della regina. Senza contare il giochino che aveva fatto suo padre anni prima, tutto per tenere Danyas lontano. Aveva funzionato fino ad un certo punto e, nonostante fosse ovvio che prima o poi le cose sarebbero venute a galla, si continuava a chiedere perche’ non era potuto durare ancora un po’.
Usci’ dalla propria stanza indeciso sul dove andare ma poi, senza nemmeno rendersene conto, fini’ davanti alla porta della cameretta della cugina. Fece segno alle guardie di lasciarlo passare e si richiuse la porta alle spalle.
Quando pero’ attraverso’ il piccolo atrio per raggiungere finalmente la camera da letto si blocco’ nel vedere quella che, mentre aveva preso le sembianze del demone, era stata la sua ragazza.
-Lo sapevo che doveva esserci un qualche infiltrato.- Ringhio’ avvicinandosi a lei con decisione, pronto a trascinarla dalle guardie per i capelli. -Stupida ragazzina, pensavi di poter scappare? Io ti conosco. Urlavi un po’ troppo quando ti scopavo.- Aggiunse poi, buttandola a terra.
Alaska sgrano’ gli occhi, cercando di rialzarsi. Tutto era successo cosi’ in fretta da non darle nemmeno il tempo di voltarsi. Era riuscita giusto a riemettere Mery nella culla in modo da non farle del male.
-Sei tu che hai controllato Alex!-
-Proprio io.- Confermo’ con un ghigno’ il ragazzo, guardandola dall’alto.
-Forse non dovresti far incazzare una ragazza innamorata, sai?- Alaska fece forza sulle gambe e scatto’ in piedi, avvinghiandosi poi al ragazzo che poco prima la sovrastava.
-Se no che fai? Mi stringi a morte?- Chiese divertito Mikael prima di sussultare, un rivolo di sangue gli colo’ dalla bocca.
-Mai, ma mai, dare per scontato che una ragazza non sia armata.- Sussurro’ al suo orecchio’ prima di lasciarlo cadere a terra con un tonfo, un pugnale conficcato nell’addome.
Tutto quel baccano aveva fatto spaventare la bambina che aveva iniziato a piangere. La ragazza la prese in braccio, avvolgendola in una copertina e, tenendola stretta al petto si infilo’ nel cunicolo dal quale era uscita, tirando dietro di se’ la porta segreta e sperando che le guardie non facessero in tempo a vederla chiudersi. 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21



Eilidih aveva appena congedato il fratello, stufa di sentirlo blaterale del più e del meno. Aveva voluto ascoltare le sue ragioni e le sue proposte ma nessuna di esse aveva esaudito i sui desideri. Non aveva motivo di perdere altro tempo, quello che aveva voluto era riuscita ad ottenerlo. Meryem era a castello e anche se Danyas non aveva accettato di restare in quel modo aveva comunque accanto a sé una parte di lui.
Si alzò dal trono con un sospiro non del tutto soddisfatto ma anche con un sorriso allegro per quello che era comunque riuscita a raggiungere. La sua famiglia, in maggior parte, era con lei e non poteva esserne più contenta. Si avvicinò di nuovo alla finestra per lanciare qualche occhiata al sole che stava calando nascondendosi dietro le nuvole e per controllare che tutto fosse tranquillo. Una leggera brezza muoveva le foglie delle piante ornamentali e dei grandi alberi piantati per far ombra nelle giornate più calde.
Non riuscì però a uscire sul terrazzo per respirare l’aria fresca della sera perché diverse urla riecheggiarono del palazzo, facendola sussultare indispettita. Si voltò pronta a chiedere cosa stesse succedendo ma un soldato giocò d’anticipo e iniziò a parlare non appena le porte della sala del trono si aprirono.
-Mia signora, il principe è stato accoltellato. È stato portato in infermeria ma le sue condizioni sono critiche, ha perso molto sangue.- Spiegò velocemente.
-Cosa? Come è potuto accadere?!- Urlò istericamente, alzando la gonna del lungo vestito per camminare velocemente verso il soldato.
-Non lo sappiamo ancora, non siamo riusciti ad interrogarlo prima che svenisse.-
-Il mio bambino… il mio bambino accoltellato!- Disse incredula, correndo lungo i corridoi senza badare alle occhiate dei servitori e delle guardie.
Non le interessava quello che avrebbe dovuto fare una regina, in quel momento era una madre e una madre soltanto. Doveva vedere suo figlio, stringerlo e consolarlo. Doveva dirgli che sarebbe andato tutto bene e che non l’avrebbe lasciato solo ad affrontare tutta quella situazione.
Quando le guardie la videro avvicinarsi di corsa aprirono velocemente la porta per farla passare, richiudendola poi al suo seguito in modo che nessuno potesse intromettersi.
-Mia regina.- Una ragazza, di età indefinita, si allontanò dal letto lasciando in seguito i due da soli.
La donna, bianca in viso e con occhi lucidi, si sedette sul bordo del letto, prendendo una mano del figlio fra le proprie portandola poi alla fronte prima di baciarne il dorso.
Mikael respirava a fatica e le palpebre tremavano febbrilmente. La coperta gli era stata sistemata solo fino al bacino e quindi lasciava intravvedere tutto il petto fasciato. Nonostante le bende fossero appena state cambiate si stavano già macchiando nuovamente di sangue.
-La mamma è qui.- Sussurrò dolcemente accarezzandogli i capelli. La paura di perderlo le era entrata nelle ossa e nel cuore; continuava a strappare e mordere lasciandola inerme davanti a quella visione terribile. -Resta qui anche tu.-
Il ragazzo cercò di aprire lentamente gli occhi per guardare il viso della madre e quando finalmente ci riuscì accennò un leggero sorriso. Non la vedeva così da quando, da piccolo, si era ammalato gravemente. Forse si era sbagliato, non era mai stato solo un mezzo per ottenere altro. In quel momento ebbe la certezza che sua madre lo amava e che si era sbagliato in quegli ultimi mesi a dubitare di lei. Cercò si stringerle la mano ma un dolore si propagò in tutta la cassa toracica e lo lasciò senza fiato. Faticò a riprendersi ma non si pentì d’averlo fatto.
-Mamma.- Sussurrò debolmente, richiamando la sua attenzione. -Ti voglio bene.-
-Anche io, Mikael, anche io.- Eilidih si chinò per baciargli la fronte.
-L’hanno presa.- Aggiunse con un ultimo sforzo il ragazzo poi  socchiuse gli occhi.
-Chi?- Domandò ma vedendo che non riceveva nessuna risposta iniziò a preoccuparsi, rendendosi conto che qualcosa non andava bene.
Mikael non respirava più mentre la macchia di sangue sul petto si allargava incessantemente. La donna provò a scuoterlo ma non servì a nulla, la mano che prima stringeva cadde dal suo grembo. Allora urlò e urlò ancora finche’ medici e guardie non si riversarono nella sala. Nonostante l’impegno generale però non cambiò nulla e, alla fine, Eilidih si accasciò a terra, in ginocchio, piangendo disperatamente sulla madre del figlio perso.
 
<***>

Belle continuava a camminare per la casa cercando quasi con disperazione qualcosa da fare. Doveva distrarsi, ne aveva immenso bisogno e non sapeva che altro fare se non pulire e sistemare. Aveva perfino provato a cucinare ma per quello serviva troppa concentrazione e sul momento non ne disponeva assolutamente. Aveva tentato ma non era finita bene e non aveva alcuna voglia di continuare a bruciare cibo sprecandolo senza alcun senso.
Alex aveva provato a farla ragionare ma non c’era stato modo e quindi aveva abbandonato l’impresa da diverse ore. Si limitava a guardarla, lanciando ogni tanto qualche occhiata all’orologio per cercare di immaginare quanto ancora avrebbero dovuto aspettare.
-Vedrai che stanno bene, torneranno tutti.- Mormorò dopo diverso tempo, vedendola cucire per la terza volta lo stesso paio di calzini. -Sono certo che ora lo strappo non si vede più, sai? Anzi, non avranno mai più il coraggio di rovinarsi.- Aggiunse cercando di distrarla.
-E se invece fosse successo loro qualcosa? È quasi il tramonto! Mery avrà fame e io… io non sono con lei.- Continuò con voce strozzata.
-Tra poco sarà di nuovo fra le tue braccia, fidati di Dan, è anche sua figlia.- Le ricordò con dolcezza, sperando di farla sentire meglio.
La vampira annuì e, proprio in quel momento, avvertì dei rumori. Trattenne il fiato cercando di capire chi potesse essere. Nonostante fosse esausta non poteva trattenersi dallo sperare di vederli entrare da quella porta. Nell’arco di tutte quelle ore aveva analizzato decine di passi identificandoli poi con i diversi vicini che abitavano in quello stesso palazzo ma quella volta era diverso e, per un secondo, si sentì mancare.
Quando la porta si aprì scattò invece in piedi, correndo dalle due persone che erano entrare peer abbracciarle. Scoppiò a piangere copiosamente, tremando come una foglia quando prese in braccio la piccola, stringendola al proprio petto con fare protettivo e baciandole il capo di continuo.
-Ti ho detto che l’avrei riportata da te.- Le disse l’angelo, accarezzandole la schiena e stringendola poi a sé.
Alex, nonostante fosse immensamente felice, restò immobile a guardare Alaska. Non sapeva cosa dirle e nemmeno come comportarsi. Vederla poi con una macchia di sangue sulla maglia lo aveva lasciato senza parole. Si avvicinò cautamente a lei, cercando di capire dove fosse la ferità ma lei con un leggero sorriso incerto gli offrì la risposta a quella domanda muta.
-Non è il mio sangue. Per prendere Mery ho dovuto pugnalare un angelo, penso… penso che sia stato uno di quelli importanti.- Spiegò titubante.
-Era Mikael, ha ucciso il figlio della regina.- Mormorò Dan, senza però staccarsi dalla propria famiglia. -Abbiamo ripresto Mery, è vero, ma dopo questo affronto non ci lascerà certo andare così facilmente.-
Belle rabbrividì a quelle parole, ricacciando però indietro le lacrime nel tentativo di non spaventare o turbare ulteriormente la piccola che si era rannicchiata contro il suo petto. La sola idea di quello che avrebbe potuto fare quella donna le faceva gelare il sangue nelle vene. Tutto quello che riuscì a pensare in quel momento fu a come poter proteggere il piccolo essere che teneva in braccio e anche a quello che portava in grembo senza che nessuno ne fosse a conoscenza.
 
 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

 
Alex e Alaska erano andati via da poco quando Danyas si lasciò cadere sul divano con un sospiro stanco. Fece scorrere i palmi delle mani sul viso con fastidio e insofferenza. Sapeva, certo, che andare a riprendersi la figlia avrebbe fatto adirare Eilidih ma non riusciva nemmeno a immaginare cosa sarebbe successo dopo aver ucciso Mikael. Se anche lei si fosse dimostrata misericordiosa avrebbe comunque avuto a che fare con Aeghon e quello non sarebbe certo stato piacevole. Nessuno, nemmeno lui che era uno degli angeli più potenti, voleva affrontare un soldato addestrato esclusivamente per combattere.
-È così grave?- Belle si accomodò al suo fianco, porgendogli un bicchiere d’acqua. -Insomma, ha ucciso vostro figlio senza troppi problemi… magari… magari non ne fa una tragedia.- Continuò cercando di convincere se stessa. Non le interessava davvero la risposta alla domanda posta poco prima.
-Se anche lei lasciasse stare il Generale non lo farebbe. Quello mi odia da sempre e cerca un motivo per staccarmi la testa da quando si è sposato mia sorella.- Borbottò lui.
La vampira, per nulla rincuorata da quelle parole, abbassò lo sguardo senza più sapere cosa dire. Desiderava aiutarlo ma non ne aveva modo. Le sue parole l’avevano solo fatto stare peggio e non, paradossalmente, un po’ era felice di vederlo così preoccupato per quella situazione. Voleva dire che era preoccupato per loro, per lei e per la piccola e desiderava vivere ciò come fosse una piccola vittoria. Una dolce famiglia che si proteggeva a vicenda. Se solo non avesse rischiato la vita nel farlo sarebbe già corsa a rinfacciarlo a quella donna che aveva cercato di allontanarli.
-Vuoi mangiare qualcosa? Sei stato via un sacco di tempo e hai saltato sia il pranzo che la cena.- Gli fece notare dopo un attimo di silenzio, cercando di distendere la tensione ma soprattutto di farlo calmare.
-Sì, penso che potrei mettere qualcosa sotto i denti.- Rispose lui, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa contro lo schienale del divano. -Poi penso che mi farò una doccia e una dormita. Anche solo parlare con mia sorella è sfiancante.-
-Va bene, sposto Mery in cameretta così non rischia di svegliarti.- Rispose prontamente la vampira, alzandosi per andare verso la cucina.
-No, lasciala dormire. Penso che anche lei sia leggermente sconvolta per cosa è successo oggi.- L’angelo sospirò facendosi coraggio e alzandosi, deciso a non perdere tempo e a fare quindi la doccia prima di mangiare. -Arrivo subito.- Avvertì quindi.
Belle non rispose, iniziando a mettere sul tavolo tutto ciò che vedeva con gli occhi cercando di decidere cosa preparare. Alla fine optò per una omelette veloce buttandoci dentro anche pancetta e cipolla verde. Ricordava che, da piccola, adorava quella portata. Dopo tutto quel tempo però faticava anche a ricordarne il sapore. L’odore non le diceva nulla, lo ricordava buono ma nonostante si propagasse per tutta la stanza lei non era nemmeno un po’ golosa. Sospirò rassegnata, come sempre, apparecchiando per uno. Si fermò poi a guardarsi il ventre senza saper cosa fare. Se sceglieva di tacere avrebbe perso quel bambino e l’idea le faceva venire i brividi ma d’altra parte come poteva portare in tavola un argomento del genere in quella situazione?
-Tutto bene?- La voce di Danyas la fece sussultare ma si ricompose velocemente.
-Oh, sì, certo. Stavo solamente pensando ad una cosa.-
-Hai finito il sangue?- Chiese lui, senza preamboli, andando a sedersi davanti al piatto fumante che era sistemato sul tavolo.
-Più o meno.- Annuì lei, rimandando il discorso ad un altro giorno, magari più tranquillo di quello.
-Vedrò di lasciartene altro prima di andare a dormire così poi mi riprendo.- La rassicurò iniziando poi a mangiare con un mugolio soddisfatto. -Dio, ma questa cosa è divina!-
Belle rise a quelle parole, felice di vedere il suo apprezzamento. Era bello vedere che quella pietanza era riuscita a metterlo di buon umore così come una volta metteva di buon umore lei. Si accomodò su una sedia per tenergli compagnia dopo aver lavato velocemente tutto quello che aveva usato per cucinare. Le pareva quasi strano poter stare tranquilla, a tavola, dopo una giornata in cui tutto pareva essere andato a rotoli.
-Vieni a dormire anche tu?- Chiese l’angelo, una volta lasciato il piatto nel lavandino.
-Sì, voglio dormire un po’.- Annuì lei, seguendolo con lo sguardo.
Danyas, ormai abituato, meccanicamente prese un ago da un cassetto e con l’aiuto di un tubetto e un laccio emostatico riuscì a riempire quasi completamente la bottiglietta in vetro che Belle usava per mangiare.
-Così è troppo.- Sussurrò lei, preoccupata. -Non tutto in una volta…-
-Oggi posso dormire, se domani mia sorella torna come farai senza mangiare, hm?- Le lanciò un’occhiata che non ammetteva repliche mentre si puliva velocemente e buttava gli utensili nel cestino dopo averli avvolti in diversi strati di stracci. -Non voglio rischiare.- Concluse poi, prendendo un cerotto.
-Te lo metto io.- Si offrì la ragazza, correndo ad aiutarlo.
Quando ebbe finito entrambi si andarono a coricare, stanchi per la giornata appena passata. Non era certo che il giorno seguente sarebbe stato migliore ma, per quanto possibile, desideravano godersi quella tranquillità che era loro concessa.  
 
<***>
 
Aeghon tremava dalla rabbia. Aveva distrutto tutto l’ufficio a suon di pugni e calci prima di uscire e sbattere la porta nel tragitto verso l’armeria. Lì si era procurato un bastone con il quale aveva iniziato a colpire un albero. Le mani gli facevano male per la forza che ci aveva messo e le dita erano intorpidite a causa della stretta rigida che aveva mantenuto per ore. Nonostante avesse fatto del proprio meglio per calmarsi e disperdere tutti quelle emozioni che lo martellavano da dentro rischiando di farlo scoppiare.
L’idea di aver perso il proprio figlio non riusciva ad attecchire e ogni volta che iniziava ad abituarsi all’idea l’immagine del suo corpo pallido sul letto azzerava tutti i progressi fatti. Chi poteva entrare nel castello senza farsi vedere, rapire una bambina, uccidere un principe e non farsi vedere o sentire? Doveva essere per forza qualcuno che aveva a che fare con Danyas e man mano che quell’idea di radicava nella sua mente l’odio provato per il fratello della moglie aumentava a dismisura. Si chiedeva perché non l’avesse semplicemente ucciso anni e anni prima inventando poi una qualunque scusa da propinare a Eilidih.
Chiuse gli occhi e si costrinse a prendere una boccata d’aria per calmarsi. Diversi minuti dopo tornò nel proprio ufficio, chiamando dei camerieri per mettere a posto tutto quello che lui aveva distrutto in un impeto di rabia cieca. Una volta lasciate le indicazioni necessarie si diresse verso la camera da letto, sperando di trovarci la moglie. L’idea di dover andare nella camera di Mikael per parlarle e doverlo vedere di nuovo morto lo colpiva come mille spade nella schiena. Aveva bisogno di tempo per processare quella notizia. Odiare anche lei sarebbe stato più facile. Senza la sua ossessione per quella bambina e per il fratello non sarebbe successo nulla di quello che era invece successo ma non ci riusciva. Lei era comunque sua moglie e portava in grembo un altro bambino. A quel pensiero la conversazione che aveva avuto con Mikael gli rimbombò fra le tempie e, senza nemmeno rendersene conto, tirò un pugno al muro.
La porta degli appartamenti reali si spalancò poco dopo e fece capolino il viso perplesso e pallido di Eilidih. Quando notò le nocche arrossate e graffiate di lui sgranò gli occhi preoccupata trascinandolo in seguito dentro la camera.
-Cosa pensi di fare?! Non è facendoti male che cambierai qualcosa!- Sbottò lei, fasciandogli velocemente la mano con un pezzo di stoffa strappato dal proprio vestito. -Non voglio perdere anche te.- Aggiunse poi.
-Non mi perderai per un pugno.- Sbuffò lui ma non aggiunse altro, non volendo turbarla ulteriormente.
-Voglio che paghino.- La donna, una volta finito il proprio lavoro, alzò gli occhi su di lui. -Voglio che soffrano. Toglierò a mio fratello quella stupida puttana. La bambina non ha colpe e non voglio abbassarmi ai loro livelli. Non si uccidono i figli per vendicarsi!- Continuò concitata, cercando poi di calmarsi.
L’uomo che la guardava non era completamente soddisfatto di quella situazione ma, dall’altra parte non si sapeva chi avesse ucciso suo figlio quindi in ogni caso avrebbero dovuto farsi giustizia da soli ma alla cieca. Quella pareva una buona soluzione non troppo difficile da mettere in pratica. I vampiri erano facili prede quando in trappola ed era certo che quella ragazza non potesse scappare.
-Cosa hai intenzione di fare?- Chiese poi, curioso.
-Entrerò nella mente di mio fratello.- Rispose alzandosi e andando verso la finestra, scostando appena le tende per vedere il paesaggio. -Le proporrò di andare a fare una piccola gita volando e quando saremo lontani e nel punto più alto dl cielo la lascerò precipitare. Voglio vedere il terrore nei suoi occhi. Desidero che guardi la faccia Danyas mentre cade nel vuoto. Voglio che sia lui a tradirla.- Concluse poi con un sorriso perfido.
Aeghon, soddisfatto da quel piano, la raggiunse per abbracciarla e accarezzarle poi il ventre. 

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

 
Verso metà mattinata Alaska bussò alla porta. Quando Belle le aprì la salutò velocemente entrando per non creare corrente. Iniziava a fare freddo e con una bambina in casa nessuno voleva rischiare un raffreddore generale. Si tolse la giacca, appendendola nell’atrio, poi seguì la vampira nella cameretta. Si affacciò alla culla e abbozzò un sorriso intenerito. Non poteva farne a meno data la dolcezza di quel piccolo batuffolo biondo.
-Quindi restate fuori tutto il giorno?- Chiese poi, voltandosi verso Belle.
-Si’, ma faremo del nostro meglio per tornare il prima possibile, non voglio tenerti qui fino a notte fondo.- Provò a rassicurarla.
-Non sarebbe meglio che la portassi a casa con me? Sanno dove abitate e io non ho nessun potere per poterla proteggere.- Mormorò la ragazza, spostandosi i capelli rossicci su una spalla.
-Sicura? Dovresti portarti via tutte le sue cose, pensavo che ti fosse più comodo qui.- Belle la guardò leggermente preoccupata. Non era sua intenzione approfittarsi dell’aiuto che le era stato offerto.
-Certo, non è un peso. Almeno posso tenerla al sicuro. Casa vostra e penso che casa di Alex sono posti che il nemico conosce.-
Belle accennò una risata a quella frase. Le parve assurdo il dover pensare di avere dei nemici che avrebbero fatto del male a una bambina di nemmeno un anno. D’altra parte, però quella ragazza aveva ragione. Per tutto quello che era successo non aveva altro modo per indicare Eilidih e i suoi tirapiedi.
Annuì appena allo sguardo perplesso della ragazza cercando di farle capire che le stava solamente dando ragione. Si stiracchiò poi con un sospiro.
-Beh, posso darti una mano a portare le cose. Ho mangiato poco fa quindi posso uscire. Con una cosetta ti porto un paio di borse.- Si offrì.
-Sarebbe molto comodo, in effetti.- Annuì la ragazza, cercando di capire quali fossero le cose necessarie da portare via. -Penso servano cambi e giochi, no? La metto nel mio letto per farla dormire…-
-Basta che attorno le metti dei cuscini in modo che non cada.- Spiegò la vampira prendendo due borse in spalla. -Penso sia tutto… tu devi portare solo lei dopo.- Aggiunse dopo aver preso una terza borsa piena di pannolini.
-Vuoi andare già ora?- Chiese Alaska, aggrottando la fronte.
-Beh, dopo devo andare via quindi penso proprio di sì.- Rispose andando verso la porta.
-Aspetta!- La ragazza la rincorse, raggiungendola subito. -Tieni le chiavi, se no da dove entri?- Chiese divertita porgendo il mazzo decorato da una catenina con dei campanellini.
-Certo che nessuno ti sente quando entri in casa, vero?- Chiese con ironia Belle, scuotendo la testa e prendendo le chiavi per metterle in tasca. -Te le riporto fra poco, tu stai attenta, okay?-
Alaska non fece in tempo ad annuire perché in un battito di ciglia la vampira sparì dalla sua vita. Sbuffò rassegnata e tornò in soggiorno cercando Danyas. Non aveva senso stare tutto il tempo di fianco alla culla dato che nemmeno loro lo facevano e poi avrebbero solo fatto abituare la piccola a non stare mai da sola. Non trovando nessuno nella stanza si spostò in cucina ma anche lì si ritrovò sola.
Le saltò però all’occhio il biberon lasciato vicino al lavandino e sbuffò. Belle si era dimenticata il cibo per la piccola, avrebbe dovuto portarselo dietro. Non ci diede però molto peso perché alla fine aveva comunque preso la maggior parte delle cose e di certo tre pappette e un biberon non le sarebbero pesati troppo. Cercò quindi nelle credenze le cose necessarie e, tornando nella cameretta, sistemò il tutto nella borsa a tracolla che si era portata dietro. Una volta finito tornò dalla piccola per prenderla in braccio.
-Ma ciao! Come stai?- Le chiese scuotendo poi la testa nel vederla ridacchiare. -Diventiamo tutti stupidi quando vediamo uno di voi, lo hai notato anche tu vero?- Continuò poi con una risata, prendendo la borsa in spalla e spostandosi sul divano in attesa che Belle tornasse.
Poco dopo la porta dell’appartamento si aprì e chiuse velocemente facendo sbucare il viso di Belle nella stanza. Nel vederla Mery iniziò a ridere, scalciando con degli urletti acuti.
-Sì tesoro, sono tornata.- Belle scoppiò a ridere, prendendola in braccio e stringendola a se’. -Ali, per favore, le vai a prendere la giacca per uscire?- Chiese poi.
La ragazza non se lo fece ripetere ma pochi minuti dopo tornò a braccia incrociate, incredula per ciò che aveva visto.
-Le hai presto la stessa giacca in cinque colori diversi?!- Chiese poi. -Quale dovrei prendere?-
-Quella azzurra, ovviamente, non vedi che si abbina con il maglioncino che ha?- La vampira roteò gli occhi, baciando poi il naso alla figlia. -Erano in saldo, okay?- Aggiunse dato che sentiva gli occhi di Alaska puntati addosso.
-Bah, per me tu hai problemi seri. Ci rinuncio.-
Circa una mezz’ora dopo Mery giocava con i capelli color mogano della ragazza. La divertiva molto quel colore insolito e i mugolii di dolore rendevano il tutto ancora più interessante. Nonostante le varie lamentele non dava segni di voler smettere quindi, per fare prima, Alaska si era rassegnata e sopportava le piccole manine incastrate nella propria chioma. Velocizzò il passo cercando di arrivare il prima possibile a casa per mettere la piccola giù e mettere fine a quella tortura che continuava da troppo tempo per i suoi gusti.
 
<***>
 
Danyas, ancora a letto, aveva a malapena sentito la presenza di Alaska in casa. Quando Belle entrò in camera dovette però saltare giù dal letto per evitare altre sfuriate. Si sentiva come un bambino colto con le mani nel sacco. Lei aveva anche ragione, erano in ritardo, e prima di uscire di casa l’aveva anche svegliato rimproverandolo. Il fatto che non l’avesse minimamente calcolata l’aveva solo fatta arrabbiar ulteriormente. Non osò proferire parola mentre si vestiva in tutta fretta.
-Siamo pronti?- Chiese lei, alzando un sopracciglio nel guardarlo.
-Certo, prontissimi.- Annuì lui. -Tu vai, arrivo anche io per mettere le scarpe.- La incoraggiò poi, aprendo la finestra per far circolare l’aria mentre erano via.
Belle, nonostante fosse scettica, lo lasciò solo sperando solo che non si addormentasse di nuovo. Non poteva passare tutto il tempo a sgridarlo; non lo faceva nemmeno con Mery così spesso!
Dan si bloccò con la mano sulla maniglia della porta, scrollando poi le spalle e il capo quasi a volersi togliere qualcosa di dosso. Uscì infine dalla stanza, indossando una giacca dopo essersi messo velocemente le scarpe. Seguì poi la ragazza fino in strada, guardandosi attorno con circospezione.
-Quindi… siamo in ritardo di venti minuti però se corriamo magari non ci tolgono la prenotazione in chiesa. -Enunciò. -Anche perché abbiamo aspettato anche troppo per questo battesimo.- Sospirò convinta facendo qualche passo in direzione della macchina.
-E se volassimo? Non facciamo prima e arriviamo anche in tempo?- Chiese l’angelo, guardandola con un mezzo sorriso.
Belle si morse il labbro indecisa. Certo, non le creava problemi stare seduta sul cornicione di un balcone perché sapeva di essere comunque appoggiata a qualcosa di fermo ed era certa che con la sua agilità ancora prima di cadere si sarebbe aggrappata a qualche cosa ma l’idea di volare e non vere nessun sostegno la terrorizzava. Guardò Dan e poi l’orologio più volte finche’, alla fine, non fu troppo tardi per poter dire di no.
-Va bene, va bene, ormai è troppo tardi.- Capitolò prendendolo per mano. -Immagino di dover andare come sempre in qualche angolino buio.- Mormorò accennando un leggero sorriso indicando un vicolo a pochi metri di distanza.
Danyas le annuì seguendola da quella parte, prendendola poi in braccio e spiegando le ali per spiccare il volo innalzandosi sempre di più in modo da poter essere scambiato per un uccello. Ricambio la stretta della ragazza che nascondeva il viso contro il suo petto poi però, mentre sorvolavano un piccolo boschetto, le consigliò di ammirare il panorama.
-È meraviglioso.- Sussurrò Belle con un filo di voce.
-Quasi quanto te.- Annuì lui, baciandole il capo prima di allargare le braccia lasciandola cadere nel vuoto.
Belle urlò spaventata, cercando di afferrare la sua mano ma era troppo tardi. La caduta non accennava a fermarsi e lei, terrorizzata, non riusciva a fare altro se non urlare il suo nome nel tentativo di farlo tornare in sé.
-Belle!- Dan, tornato in sé, sgranò gli occhi scendendo in picchiata nel tentativo di fermare la caduta di lei. Quasi per un soffio riuscì a prenderla in braccio e ad atterrare senza che nessuno dei due si facesse male.
Una volta con i piedi per terra si allontanò piano da lei, incredulo. L’aveva davvero lasciata cadere? Come era successo? Perché, soprattutto, stavano volando? Cercò di fare mente locale ma poi capì che non era stato lui.
-Eilidih è entrata nella mia testa.- Disse poi, portandosi entrambe le mani fra i capelli, davanti allo sguardo sconvolto di Belle che, sopraffatta da tutto ciò che era successo e da quello che aveva appena sentito, era caduta in ginocchio scoppiando in un pianto quasi isterico. 

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24 

*So che leggete, vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate.*

La vampira, tremante, si rialzò lentamente in piedi. Cercò di darsi un contegno contando più volte fino a dieci prima di respirare. Quando finalmente riprese controllo del proprio corpo alzò gli occhi sull’uomo che non si era mosso di nemmeno un centimetro. Nei suoi occhi lesse paura, timore di perderla per ciò che aveva fatto. Ma, per quanto fosse tentata di prenderlo a pugni, si rendeva conto che Danyas non l’avrebbe mai fatto apposta una cosa del genere. Con fatica mise un piede davanti all’altro per raggiungerlo e abbracciarlo con forza, nascondendo il viso contro il suo petto.
Provò a cancellare dalla propria memoria gli ultimi minuti, sforzandosi di tornare alla gioia che poco prima l’aveva caratterizzata. Quella giornata doveva essere felice. Sarebbero comunque andati in chiesa e avrebbero comunque organizzato il battesimo di Mery. Non aveva la più piccola intenzione di lasciare a Eilidih la soddisfazione di aver intralciato i loro piani.
Gli prese le mani che lui aveva poggiato sulla schiena in modo da stringerla meglio e si liberò da quella presa sfoderando il miglior sorriso che potesse tirar fuori in quella situazione. Senza però lasciare la presa intrecciò le dita alle sue per poi iniziare a camminare in silenzio. Non sapeva nemmeno dove fossero finiti o da che parte dovevano andare ma non era importate in quel momento. Dovevano solo camminare, anche senza meta. Aveva paura di dire qualcosa di sbagliato, di fargli credere che dopo quell’episodio desiderava lasciarlo. Non era però la verità e, sebbene le gambe le tremassero ancora, non era sua intenzione scappare. Aveva finalmente costruito qualcosa e di certo non avrebbe permesso ad un’altra di rubargliela.
-Belle…- Dan tentò di iniziare una conversazione ma lei, con ancora il sorriso sulle labbra, gli fece cenno di tacere. -Non sai nemmeno dove stai andando, ti prego… non possiamo fingere che tu non sia appena quasi morta!- Cercò di farla ragionare, fermandosi e finendo con lo strattonare anche lei.
-Non sono morta, sono qui, sto bene.- Fece notare lei anche se la voce esitava.
-No, non stai bene e si vede.- Le prese la mano libera facendole notare che non riusciva a tenerla ferma per quanto tremava. -Torniamo a casa, devi stenderti.-
-No!- Gridò lei, terrorizzata all’idea. -Non torniamo a casa. Andiamo a fare quello che dobbiamo fare, non possiamo aspettare ancora e Mery e’ un mezzo angelo. Un mezzo angelo non battezzato?- Continuò gesticolando con foga.
-E’ questo quello ti preoccupa davvero, Isabelle?- Chiese spazientito lui.
-Cosa vuoi che ti dica, hm? Non voglio che tua sorella si metta di nuovo in mezzo. Se devo far finta che non sia successo nulla lo farò! Non ho intenzione di darle soddisfazione, non voglio che creda di essere potente. Non può rovinarci così, non ho intenzione di lasciarla fare!- Esclamò mentre tutto il suo corpo smetteva di scuotersi, fermandosi improvvisamente. -Tu vuoi darle ragione, Dan? Vuoi che ci guardi e gongoli nel suo maledetto castello?- Sbottò infastidita. -Sarà anche tua sorella ma ha molti problemi, Cristo!- Si portò le mani fra i capelli, cercando di riprendere fiato dopo quella sfuriata.
Danyas, non sapendo come replicare, non poté’ che darle ragione. Se li stava tenendo ancora sott’occhio sua sorella era certamente felice di vederli discutere in quel modo. Di vedere lei esasperata, di vederla cadere lentamente a pezzi fino a perdere completamente la ragione. Decise che non era quello che sarebbe successo, che Eilidih non avrebbe vinto quella battaglia. Loro sarebbero andati avanti nonostante tutto e tutti, avrebbero superato tutte quelle stupide prove che sua sorella mandava. Tirò un calcio ad un sassolino, lanciandolo verso un albero, poi annuì alzando gli occhi sul viso della ragazza che aveva davanti. Lei aveva ragione, non potevano lasciarsi andare alla disperazione o allo sconforto.
Si guardò attorno cercando di fare mente locale. Osservò il cielo e poi gli alberi che li circondavano cercando di captare il rumore di una strada. Dopo qualche secondo sorrise soddisfatto.
-So dove siamo e da che parte dobbiamo andare.- Annunciò. -Non manca molto, abbiamo solo deviato un po’.- Spiegò.
-Quindi… da che parte?-
-Di là.- Dan, con un cenno del capo, indicato di proseguire dritto. -Dovremmo intercettare una strada, se non mi sbaglio, poi seguiremo quella.-
Belle, molto più tranquilla di prima, lo seguì senza obiettare. Era certa che lui avesse capito. Strinse appena i pugni per darsi forza poi, quando si rilassò, si dedicò all’osservare i colori diversi delle foglie che erano cadute per terra e di quelle che erano ancora attaccate ai rami degli alberi che facevano ombra sul sentiero che loro avevano trovato quasi subito. Quelle forme strane le riportarono alla mente la corsa che aveva fatto molti anni prima. Con i vestiti dell’epoca però era stato decisamente più difficile. Ricordò la gonna che si impigliava nei rami caduti a terra e il fiato corto a causa del corpetto troppo stretto. Aveva passato quasi tutta la vita a scappare ma non aveva più intenzione di farlo. Stava attraversando un boschetto ma non per far perdere le proprie tracce, lo faceva con l’intenzione di lottare per ciò che era suo. Avrebbe difeso la sua famiglia perché per quanto improbabile fosse era sempre la sua famiglia e amava con tutto il cuore ogni suo componente.
 
<***>
 
Aeghon raggiunse la moglie dopo essersi allenato con i propri soldati. Era una cosa che lo rilassava e soprattutto lo aiutava a sfogarsi. Solo i migliori però arrivava a combattere con lui. Troppo spesso durante gli allenamenti, in passato, gli uomini si erano trattenuti per farlo vincere. Odiava quella stupida mentalità’. Era un soldato come un altro e batterlo sarebbe dovuto essere un onore non una condanna a morte. Era riuscito a far capire ciò ai suoi uomini però era stato un processo lungo e difficile.
Si asciugò la fronte imperlata di sudore con la manica della tunica deciso a farsi un bagno dopo aver salutato la regina. Quando le guardie gli aprirono le porte e fece il suo ingresso nel salotto in cui ella si rilassava sorrise nel vederla leggere un libro a capo chino. Le si avvicinò coprendole gli occhi con le mani per baciarle in seguito il collo. Si fermò una volta giunto alla spalla. Lei, in risposta, ridacchiò allegramente.
-Deduco che la mia regina è di buon umore?- Domandò saltando poi lo schienale del divanetto per sedersi al suo fianco e lanciare un’occhiata al libro che teneva fra le mani.
-Molto, ho portato a termine il mio piccolo piano.- Lo informò con un largo sorriso. -Penso che l’abbia salvata all’ultimo ma non credo che lo perdonerà così facilmente.-
L’uomo annuì pensieroso, baciandole la guancia prima di alzarsi e stiracchiarsi. Aveva davvero bisogno di lavarsi, non sopportava quelle vesti umide che ti attaccavano al colpo come fossero una seconda pelle.
-Hai controllato cosa è successo dopo?- Chiese lui.
-In che senso? Cosa può essere successo secondo te? Di certo lei avrà avuto una crisi e ora staranno tornando a casa… magari separati.-
-Quindi non hai controllato.- Concluse poco convinto.
-Non credevo che ci fosse bisogno.- Eilidih scrollò le spalle, sospirando. -Però posso farlo ora, non vedo il problema.-
-È a tua discrezione, mio amore.- Rispose lui dirigendosi verso il portone in legno bianco. -CI vediamo dopo.-
-Dove stai andando?- Chiese curiosa, seguendolo con lo sguardo.
-A farmi un bagno, so che ti piace vedermi così però ricorda che mi vedono anche tutte le altre donne.- Ridacchiò dopo essersi voltato, indicando i muscoli che si intravedevano attraverso il tessuto.
La regina soffocò una risata, lanciandogli un cuscino addosso. Aeghon lo buttò su una poltrona prima di uscire dalla stanza con espressione divertita.
Eilidih scosse la testa e provò a tornare al proprio libro ma le risultò più difficile del previsto. Le parole del marito continuavano a tornarle in mente. Sbuffò infastidita e alla fine cedette. Chiuse il libro poggiandolo sul tavolino di marmo bianco e chiuse gli occhi concentrandosi per rintracciare il fratello. Una volta scoperta la sua posizione sarebbe stato più facile spiarlo. Non ci mise molto ma quello che vide la innervosì così tanto che quando riaprì gli occhi notò che sui palmi di entrambe le mani erano rimasti i segni delle unghie a causa della forza con la quale aveva stretto i pugni.
Si alzò di scatto. Non poteva accettare una cosa del genere. Sembrava che non fosse successo assolutamente nulla fra quei due mentre camminavano lungo il ciglio di una strada mano nella mano conversando tranquillamente sulla cerimonia che avrebbero organizzato. Spiegò le ali e in un battito di ciglia li raggiunse, fermandosi esattamente dietro di loro.
Non diede il tempo di reagire a nessuno dei due, si limitò ad afferrare per le spalle la ragazza dai capelli neri prima di spiccare il volo di nuovo. Ignorò le urla di entrambi e con la stessa velocità con cui era andata via tornò nel salottino. Lasciò cadere la vampira a terra, inclinando la testa di lato.
-Non impari mai, vero?- Chiese. -Come te lo devo dire che te ne devi andare, hm?- Continuò spingendola sul divano dopo averle lasciato il tempo di rialzarsi.
-Non lo lascerò mai! Non ne ho alcuna intenzione!- Sbottò Belle, tirando un calcio alla donna in modo da allontanarla da sé.
Le urla delle due però attirarono le guardie reali che subito irruppero nella stanza portando Eilidih via e rinchiudendo Belle in quella stanza. La regina venne subito fatta visitare da un medico per assicurarsi che il colpo ricevuto non avesse danneggiato il bambino e diverse guardie furono messe davanti alla porta in modo da evitare ogni possibile tentativo di evasione.
Belle, esasperata, si prese la testa fra le mani e scoppiò a piangere. Cosa aveva fatto per meritare quella persecuzione continua? Non riusciva proprio a capire. Si rannicchiò in un angolo nella stanza fra la libreria che copriva tutta una parete e il muro di fronte alla porta. Si portò le braccia sulla pancia e si morse le labbra con così tanta forza che poco dopo sentì un rivolo di sangue scorrerle sul mento. Come avrebbe fatto a continuare quella gravidanza senza sangue di angelo? Paradossalmente nonostante fosse circondata da angeli nessuno di loro le avrebbe offerto da mangiare e lei non avrebbe potuto chiederlo senza farsi scoprire. Appoggiò la fronte sulle proprie ginocchia sperando solo che Dan si desse una mossa. Lui l’avrebbe salvata, ne era certa, lo amava troppo per credere il contrario. 

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25



Danyas cercò di arrivare il paradiso il prima possibile nonostante tutti i problemi che aveva incontrato. Certo, nessuno poteva fermarlo ma se si impegnavano era facile rallentarlo. Tra una guardia e l’altra che cercavano di impedirgli l’accesso nelle varie stanze del castello era difficile perquisirlo efficacemente. Non aveva perso tempo fuori dalle mura ma si era recato direttamente all’interno della costruzione. Non aveva urlato il nome di colei che cercava perché sapeva che non sarebbe servito. Si limitava ad aprire le porte una per una e ignorare le guardie e i soldati che incontrava. Cercavano di capire il motivo della sua presenza e spesso chiedevano se fosse possibile essere utili ma, ovviamente, nessuno poi alzava un dito quando lui diceva che cosa gli serviva. Non osavano mettersi contro la regina e perdere la paga o la testa. Sua sorella era stata brava, anche troppo. Governava quel regno nel modo sbagliato eppure riusciva ad averne piena padronanza. Nessuno aveva il coraggio di dirle di no o di provare a fermarla. Faceva paura. A tutti faceva paura.
-Principe, possiamo condurla dalla regina? Non sapevamo della sua presenza a castello.- Chiese l’ennesima guardia ma lui rispose solo con un mezzo sorriso divertito. -Mio signore, mi scusi, ma abbiamo ordine di proteggere il castello da tutti gli ospiti indesiderati o entrati qui senza consenso. Sono certo che una visita da sua sorella chiarirà tutto.-
-Mia sorella ha rapito la mia ragazza, se vuoi aiutare puoi cercarla se no vedi di chiudere quella bocca prima che lo faccio io al posto tuo.- Dan, stufo di tutte quelle galanterie e regole, spinse l’uomo da parte proseguendo nella propria ricerca.
I corridoi sembravano tutti uguali e senza fine. Il marmo bianco con venature color crema faceva spendere di luce il pavimento e le parenti di un azzurro pastello, così lieve da essere quasi impercettibile. Tutte le porte erano vicoli ciechi per quella ricerca. Solo dopo diverso tempo Dan si rese conto che stava andando dalla parte sbagliata. Quell’ala del castello non era più usata da tempo. Forse da quando era lui bambino. Girò i tacchi e ripercorse i propri passi al contrario, quasi correndo nella parte nuova dove sapeva per certo che c’erano gli appartamenti della sorella. Di certo, se doveva nascondere qualcuno, avrebbe usato una camera da quelle parti, magari uno studio o una stanza usata per lo svago e il diletto.
Le sue intuizioni si rivelarono giuste quando notò molte più guardie di prima. Non facevano nulla di specifico, percorrevano i corridoi labirintici senza una meta. Non le salutò nel tentativo di passare inosservato ma dopo qualche minuto fu obbligato a fermarsi. Qualcosa di sospetto gli era apparso davanti agli occhi e non sapeva se rallegrarsi o imprecare. Di certo se due soldati erano stati assegnati a una porta quel posto era importante, c’era qualcosa da custodire. Controllò che nessuno fosse nei paraggi poi si avvicinò ai due cercando di entrare con le belle parole. Non amava combattere e disprezzava la violenza in generale. Nulla a che vedere con l’attuale marito della sorella.
-Principe.- Le due guardie chinarono il capo in segno di rispetto quando lo notarono.
-Vorrei visitare questo posto.- Dan indicò la maniglia. -Se non sbaglio e’ una piccola biblioteca, non è vero?-
-Non si sbaglia, signore, ma non possiamo farla entrare.-
-E perché no?-
-Ora è un luogo privato, fa parte delle stanze della regina. Nessuno entra e nessuno esce.-
-Quindi c’è qualcuno dentro.- Concluse l’angelo, mordendosi l’interno guancia. -Non potete fare un’eccezione per me? Sapete chi sono, non farò nessun danno.-
-Ne sono sicuro, ma non è mio il potere di far entrare qualcuno in questa stanza.- Spiegò uno dei soldati, cercando di non essere brusco o sgarbato.
Danyas sospirò rassegnato e sebbene dispiaciuto si ritrovò a dover usare un altro modo per entrare. Con un movimento fulmineo colpì la nuda di una delle due guardie stordendola e facendola cadere a terra. Ebbe poi pochi secondi per tirare un calcio sul fianco dell’altra in modo da fermarla. Afferrò l’uomo che si era sbilanciato cadendo e lo guardò negli occhi prima di tirargli un pugno sul naso. Lo lasciò poi cadere a terra privo di sensi.
Aprì lentamente la porta, quasi con il timore che altre guardie fossero nascoste all’interno. Quando però la trovò vuota rimase perplesso, non volendo credere di essere caduto in una trappola. Provò a cercare perfino sotto pe poltrone e il tavolino ma non trovando nessuno imprecò. Uscì velocemente e trascinò i corpi delle due guardie all’interno della stanza poi chiuse la porta e riprese la sua ricerca. Non ci mise molto infatti nemmeno tre porte dopo ne trovò una chiusa a chiave. Senza più controllare tirò diversi calci alla porta finche’ il legno bianco non cedette, lasciando un buco al centro. Con pochi altri colpi riuscì ad aprire un varco abbastanza grande da poter passare e quando finalmente entrò il suo cuore perse un battito.
Corse verso la figura rannicchiata a terra e senza nemmeno rifletterci le portò il proprio polso alla bocca, ferendosi da solo con i denti di lei nel tentativo di svegliarla o quanto meno di nutrirla. Sicuramente aveva bisogno di forze per rimettersi in piedi dopo tutto quello che nel giro di poche ore aveva subito. Le accarezzò dolcemente i capelli dimenticando il posto in cui si trovavano e concentrandosi unicamente su di lei.
Quando Belle aprì gli occhi la strinse con forza a sé, baciandola poi e ignorando il sapore del proprio sangue. Quella tensione che si era continuata ad accumulare lo lasciò respirare per un attimo come se finalmente il peso di tutti i suoi peccati fosse caduto dalle sue spalle.
-Sapevo che saresti arrivato.- La vampira accennò un sorriso, pulendogli le labbra con il pollice. -Sei tutto sporco.- Aggiunse poi.
-Non m’importa.- Le rispose lui, alzandosi in piedi e aiutandola a sedersi sul divanetto. -Sai, hanno provato a ingannarmi ma non si sono impegnati poi molto. Hanno spostato le tue guardie in una stanza adiacente a questa puntando sulla mia memoria non troppo precisa.-
-Mi hai trovata comunque.-
-Certo, non avrei lasciato che nostra figlia crescesse senza una madre o che mia sorella mi rovinasse la vita, straziasse la nostra famiglia.-
-Parlando di questo, di famiglia… devo dirti una cosa.- Iniziò Belle, cercando di mettersi più comoda.
-Non possiamo rimandare a quando saremo a casa?- Chiese Dan, andando a controllare il corridoio. -Ora non c’è nessuno, possiamo uscire da qui.-
-Dan, sono incinta. Se non bevo del sangue lo perderò.- Rispose lei, parlando velocemente e alzandosi in piedi per raggiungerlo. -Non sappiamo se arriveremo a casa in pochi minuti o se ci fermeranno.- Aggiunse poi, mordendosi le labbra.
-Quando pensavi di dirmelo?!- Sbottò l’angelo, imponendosi poi un respiro profondo per calmarsi. Le porse in seguito il polso. -Ne parliamo dopo ma se ci prendono non credo che qualcuno si offrirà di salvarlo.- Aggiunse velocemente.
Belle, anche se combattuta, morse il braccio che le era stato offerto. Cercò di fare veloce e dopo pochi sorsi si leccò le labbra cercando di pulirsi la bocca. Odiava sé stessa per averglielo detto in quel modo ma non c’era alternativa. Quelle poche gocce che lui le aveva fatto finire in bocca non sarebbero servite a molto. Non aggiunse altro, cercando quasi si sparire davanti agli occhi di lui. Quando le fece segno di seguirlo non esitò. Percorsero in completo silenzio i corridoi nel tentativo di non farsi scoprire, spesso dovevano appiattirsi contro i muri o entrare in stanze a caso per nascondersi. Avevano sentito parlare un gruppo di persone della porta sfondata e delle guardie svenute e ciò li aveva fatti innervosire ancora di più. Li stavano cercando tutti, non erano più anonimi e al primo passo falso li avrebbero presi. Non erano sicuri di ciò che sarebbe potuto succedere se scoperti ma erano anche abbastanza decisi al non volerlo scoprire.
Dan la prese per mano una volta vicini ad una finestra. La aprì lentamente per non fare rumore poi la fece uscire in giardino. Con un balzo la raggiunse e si concesse un sorriso di vittoria. Di certo sua sorella sarebbe tornata all’attacco ma per il momento stavano per tornare a casa. Sarebbe stato pronto ad affrontarla, se lo ripeteva di continuo.
-Sono loro!- La voce pesante di un uomo li fece trasalire e prima ancora di capire da dove provenisse furono circondati.
Danyas strinse la ragazza a sé, cercando di proteggerla con il proprio corpo da qualsiasi cosa stesse per sedere. Le accarezzò i capelli e baciò la testa nel tentativo di tranquillizzarla.
-Ci sono io con te.- Le sussurrò all’orecchio prima di essere trascinato di forza lontano da lei.
-La regina vi vuole vedere.- Un altro soldato, diverso da quello che aveva lanciato l’allarme, si portò davanti al gruppo di persone e lo guidò verso la sala del trono.
Belle nel notare tutte guardie ad ogni angolo non poté che chiedersi se lei e Danyas, insieme, fossero davvero pericolosi.

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26



La sala del trono era la stessa di sempre, in tutti qui secoli non era cambiata nemmeno di una virgola. Non nella costruzione almeno. Non era la prima volta che ci tornava ma era la prima in assoluto che si riservava il piacere di osservarla. Dan riusciva quasi a piazzare i propri genitori sui due scranni posti sulla pedana rialzata in fondo alla stanza. Due sedie in marmo bianco scolpito con volute sinuose adornate con fili e riccioli d’oro. Erano grandi, lo schienale probabilmente arrivava ai due metri. Ricordava che da bambino, quando nessuno guardava, ci saliva mettendosi in piedi per cercare di toccare con le dita l’ultimo ricciolo d’oro. Abbassò lo sguardo sulla pedana di un marmo più caldo, lo stesso di tutto i pavimenti del castello. I due scalini erano anche essi decorati come i due troni, riccioli e disegni dorati risplendevano nella luce che entrava dalle finestre.
Eilidih non era seduta, si limitava a osservare i due intrusi restando in mezzo ai due troni che le davano un’aria stranamente imponente. Lei stessa pareva una statua di marmo scolpita con maestria.
-Quindi eri qui solo per distrarmi.-
-Cosa ti aspettavi? Non mi pare tu abbia mai fatto visite di cortesia quindi perché avrei dovuto farla io?-
La donna strinse i pugni ma non si scompose, limitandosi a fare un passo in avanti per uscire dall’ombra gettata su di lei dallo schienale del trono. Si concesse un minuto di silenzio prima di dire qualsiasi altra cosa. Era suo compito ponderare attentamente le parole in modo da uscire vincente da quella discussione.
-Speravo che essendo mio fratello non tramassi alle mie spalle.- Rispose con apparente tranquillità.
-Certo, sicuramente se ti avessi chiesto di ridarmi mia figlia tu l’avresti fatto.- Rispose con un mezzo sorriso di disprezzo Danyas. -Ho imparato a mie spese che con te non si può ragionare, sorella.- Continuò sottolineando l’ultima parola.
Eilidih con un gesto della mano fece uscire tutte le guardie dalla sala, restando da sola con il fratello e la vampira che tanto disprezzava. Scese lentamente i due scalini e si fermò di fronte al fratello con espressione divertita.
-Quindi stai dicendo che ho un carattere difficile, fratello?-
-Più che difficile, oserei dire impossibile.- Rispose immediatamente l’angelo, tenendole testa. -Hai mandato tutti via in modo da poterci uccidere e dichiarare legittima difesa?-
-Hm, ora che me lo hai detto potrei farci un pensierino.- La donna gli girò attorno, raggiungendo poi Isabelle. -E tu? Non dici nulla? Ho rapito tua figlia poi ho preso te eppure stai in silenzio. Ti credevo più forte. Sei solo una ragazzina spaventata.- Continuò divertita, cercando qualsiasi segno di ribellione nei suoi occhi.
-Scusa, non discuto con le pazze psicopatiche.- Belle le sorrise, padrona di se stessa.
Quelle poche parole mandarono Eilidih su tutte le furie e senza rifletterci le tirò uno schiaffo in pieno volto facendole quasi perdere l’equilibrio.
-Eilidih!- Dan scattò verso di lei, afferrandola per un braccio e spingendola da parte. -Toccala di nuovo e te ne farò pentire!- Tuonò stanco di quella sceneggiata. -Sembra che tu abbia due ani, non duemila!- Continuò. -Sei una bambina egoista e viziata. Credi di poter avere tutto ciò che vuoi senza affrontarne le conseguenze o le problematiche. Hai perso me quando mi hai cacciato per tuo marito. Non cercare di cambiare le cose, è troppo tardi e io non tornerei mai a palazzo per vedere la tua faccia ogni giorni. Preferirei morire. Non sei mia sorella, sei una persona malata che non sa distinguere giusto e sbagliato.- Danyas tremava, stufo di tenersi tutto dentro. Man mano che le parole uscivano in un fiume confuso il peso che si portava dietro diminuiva facendolo sentire leggere e potente. Gli parve quasi di volare ma era certo di non aver spiegato le ali. -Non puoi giocare con le persone e di verto non puoi rendere questo castello una casa delle bambole. Non ci puoi controllare tutti, Eilidih. Quando te ne renderai conto? Tuo figlio è morto e per cosa? Per rovinare la vita a me? Tutto questo non ha alcun senso, te ne rendi conto? Mi hai rovinato la vita così tante volte che ne ho perso il conto ma non ci riuscirai di nuovo. Non sono un cucciolo che puoi ammaestrare. Io me ne andrò da qui, tornerò a casa a crescere mia figlia.- Concluse poi, con un sospiro di sollievo.
-Mio figlio è morto per proteggere sua cugina.- Rispose la regina, a testa alta. -E la sua memoria verrà mantenuta attraverso suo fratello.- Continuò e sorrise all’espressione perplessa dei due. -Sì, sono incinta.-
A quelle parole Isabelle fece un passo avanti. Era stanca e stufa di tutta quella storia. Forse parlare da madre a madre sarebbe servito a qualcosa, forse poteva scappare da quel posto. Si sistemò fra Danyas e Eilidih, guardando la donna negli occhi. Ci lesse follia ma anche amore e preoccupazione. Era una sensazione strada. Scacciò dalla mente quei pensieri e si costrinse a far uscire le parole che le ronzavano nella testa.
-Porto in me il figlio o la figlia di tuo fratello, di nuovo. Come madre non posso permetterti di farci altro male. Hai tentato di danneggiare la nostra famiglia. Hai tentato di rovinare la nostra relazione. Non ci sei mai riuscita, perché non lasci cadere l’ascia di guerra e ti concentri sul tuo regno e su tuo figlio? Vuoi perdere anche lui come hai già perso Mikael?-
-Non sarà certo una puttana a dirmi come mandare avanti la mia gravidanza e la mia famiglia.- Tagliò corto la donna, accennando poi una risata. -Pensate di intenerirmi con i vostri discorsi sdolcinati? Non funziona, come avete potuto vedere.-
Danyas serrò la mascella e, stufo di quella situazione, afferrò il braccio di Isabelle per portarla al proprio fianco. La fece in seguito voltare per guardarla negli occhi. Portò il palmo della mano destra all’altezza del cuore di lei e premette piano sul suo petto recitando un’antica cantilena che aveva imparato molti anni prima in un libro che molto probabilmente era andato perso.
-No!- Eilidih cercò di spingerlo via ma una scarica di energia si irradiò dalla mano di Danyas e la fece volare dall’altra parte della sala.
I muri tremarono e le porte di vetro che davano sull’ampio balcone della sala del trono si spalancarono facendo entrare raffiche di vento che alzarono e fecero ondeggiare le lunghe tende come bandiere durante una tempesta.
Belle non mosse un muscolo. Nonostante potesse vedere tutto ciò che stava succedendo attorno a lei si sentiva sospesa in una bolla fuori dal tempo. Sulla pelle avvertita una piacevole sensazione di caldo che si irradiava dal petto, più precisamente dalla mano di Danyas. Senza rendersi conto delle proprie azioni e senza chiedersi il perché fece la stessa cosa, posando piano prima o polpastrelli e poi il palmo della mano sul petto di lui. Una scossa piacevole le attraversò tutto il corpo, entrandole nelle ossa.
Lui le sorrise con dolcezza, quasi a incoraggiarla. Quando smise di parlare tutto si calmò come se tutta l’energia presente fino a poco prima fosse stata risucchiata dalle loro mani. Si staccarono l’uno dall’altra mentre Eilidih si alzava in piedi.
-Ti rendi conto di cosa hai fatto?- Urlò furibonda la regina. La corona di foglie d’oro e perle le era caduta per terra, si trovava ai piedi dei due scalini.
-Ora non puoi più fare nulla. So benissimo cosa ho fatto. Il suo nome si starà già formando nel libro degli angeli e sai anche tu, come so io, che nulla potrà più separarci. Non puoi metterti fra un angelo e la compagna da lui scelta.-
-Nessuno accetterà una vampira come possibile erede al trono!- Rispose Eilidih, le guance arrossate dalla rabbia e i capelli scompigliati.
-Se smetterai di essere folle non sarà necessario salire al potere per sostituirti.- Tagliò corto Dan, prendendo per mano Isabelle. -Non osare muovere un altro dito contro la mia famiglia, mai più, o sarò costretto a fare cose che nessuno vorrebbe.- Concluse prima di uscire sul balcone della sala e spiegare le ali. Strinse con forza a sé Isabelle e spiccò il volo deciso a tornare finalmente a casa.
 
<***>
 
Quando Isabelle entrò in casa si sentì le gambe deboli e a fatica raggiunse il soggiorno per potersi adagiare sul divano. Si portò una mano sul petto, abbassando piano la maglietta per controllare la propria pelle. La sentiva calda ma non capiva il perché. Rimase sorpresa da notate un piccolo stemma, come un tatuaggio, sotto la clavicola. Si tolse velocemente la maglietta per poterlo vedere meglio e ci passò piano le dita sopra. Era caldo ma non scottava e nemmeno faceva male.
-Scusami, avrei dovuto avvertirti prima ma eravamo un po’ a corto di opzioni.- La voce di Danyas la fece trasalire. Non l’aveva sentito entrare nella stanza.
-Va tutto bene, solo… cosa è?- Gli chiese curiosa, alzando gli occhi su di lui.
-Che sei mia, per sempre.- Lui accennò un sorriso. -È un vecchio rituale angelico, corrisponde ad un matrimonio. Non penso che se ne sia visto uno negli ultimi cinquecento anni. È speciale perché si può attuare anche con esseri non angelici.- Spiegò cercando di essere il più chiaro possibile ma notò che Isabelle non lo ascoltava più, si limitava a osservarlo con occhi lucidi.
-Quindi mi hai sposata…?- Dogando’ incredula mentre un sorriso si faceva largo sulle sue labbra. -Pensavo che non volessi, che…- Non finì la frase perché si lanciò fra le braccia di lui, baciandolo con trasporto.
Molti sentimenti di affollavano nella sua mente ma l’idea che da qualche parte, anche se in un vecchio libro polveroso, lei fosse dichiarata come moglie di Danyas la rendeva estremamente felice. Lo amava, lo amava con tutto il cuore e quello era un desiderio esaudito senza averne dovuto nemmeno parlare.
Dan si sedette sul divano, tenendola in braccio e stringendola a sé nel tentativo di non farle sentire freddo. Avrebbe pensato dopo ad Alaska, la ragazza infatti li aveva visti entrare ma lui le aveva fatto cenno di aspettare e di tornare dalla bambina.
-Devi mangiare, sei pallida e stai tremando.- Le fece notare poi, portando il proprio polso sulle sue labbra. -Mordi, è per il bambino.- Continuò vedendola opporre resistenza.
Belle, anche se controvoglia, di nutrì nel sangue angelico cercando però di non perdere il controllo. Dopo qualche secondo si staccò da lui, pulendosi le labbra e baciando il punto che aveva morso. Si alzò poi in piedi andando in bagno.
Dan ne approfittò per raggiungere la cameretta della piccola. Alaska era seduta sulla sedia a dondolo con un libro fra le mani, intenta a leggere. Le si avvicinò piano per non svegliare Mery che dormiva tranquilla stretta ad un peluche.
-Cosa è successo?- Chiese la ragazza, mettendo da parte il libro.
-Mia sorella.- Sospirò l’angelo. -Ha rapito Belle ma le ho tenuto testa. Dovrebbe essere finita.- Aggiunse poi. -Grazie per esserti fermata fino ad adesso, non so cosa avremmo fatto senza di te.-
-Non ti preoccupare, è una bambina fantastica.- La ragazza si legò i capelli rossicci in una coda alta prima di indossare la giacca e prendere la propria borsa. -Se avete bisogno di una mano chiamatemi pure, ho una vita abbastanza noiosa.- Disse con una sorriso divertito prima di abbracciare l’angelo e farsi accompagnare alla porta.
Dan, dopo aver chiuso a chiave la porta andrò in bagno, bussando alla porta prima di entrare e fermarsi a guardare Belle nel riflesso dello specchio. Lei gli sorrise, passando piano l’indice sul piccolo tatuaggio.
-Ha una storia?- Gli chiese poi, guardando nello specchio le due ali che si intrecciavano alla base creando un filo che poi si sdoppiava per formare un cerchio che le contenesse.
-Sono due vite che si intrecciano per formarne una sola che le comprenda entrambe.- Rispose baciandole castamente il collo. -Un giorno, quando non sarai stanca e ci sarà tempo ti racconterò la leggenda.- Continuò poi.
Belle non insistette, lasciandosi cullare dalle sue braccia e sfiorare dalle sue labbra. Quella non era certo stata una delle migliori giornate della sua vita ma si era conclusa in modo inaspettato. I brividi che le facevano tremare il corpo, percorrendole la spina dorsale, erano scariche elettriche provocate da una felicità che non pensava potesse essere espressa a parole.
Senza rendersene conto aveva sposato l’uomo che amava e non le importava altro. Desiderava crogiolarsi in quella bellissima sensazione. Nulla avrebbe mai potuto portarle via la famiglia che si era costruita. Portò una mano sul ventre e con un sorriso lasciò che Danyas posasse la propria accanto.
La vita, in quel preciso momento, era perfetta. 

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Capitolo 28
*** Epilogo ***


Epilogo 
 

Aeghon arrivò nella sala del trono quando ormai era troppo tardi. Raggiunse velocemente la moglie aiutandola ad alzarsi e poi raccolse la corona da terra. Non chiese cosa fosse successo perché lo poteva benissimo immaginare. Aveva voluto affrontare da sola tutto per mostrare la propria forza ma non aveva preso in calcolo che suo fratello era al suo stesso livello. Tenendola fra le proprie braccia la portò nelle sue stanze, adagiandola sul letto e facendo chiamare i medici. Non era sua intenzione rischiare la vita del figlio non ancora nato.
Restò per diverso tempo seduto su una poltrona, al suo fianco, in attesa di notizie o di una sua parola. Non era certo soddisfatto della situazione, ma non aveva senza infierire ulteriormente. Non voleva aggravare la situazione.
-Mio angelo.- La sua voce flebile  gli fece alzare gli occhi sul letto. Le sorrise, prendendole una mano. -Da quanto sono qui?-
-Da un po’, ma non preoccuparti, stai bene.- Il generale le baciò la fronte, accarezzandole i capelli.
-Il bambino? Lui sta bene?-
-Sì, state bene entrambi.- Aeghon annuì, rassicurandola. Non era certo quello il momento per farla preoccupare.
-È successo qualcosa però, lo vedo nei tuoi occhi.- Sussurrò la regina, cercando di mettersi seduta, puntando le mani sul materasso.
-Nulla di preoccupante, riposati ora.- La ammonì.
Nonostante le parole del marito Eilidih non si tranquillizzò completamente. Non vedendo però altro da fare si lasciò ricadere sul letto cercando di ricordare cosa fosse successo dopo l’ondata di energia che l’aveva colpita.
Si era sentita tradita ma poi aveva avuto modo di riflettere sulle parole del fratello e per quanto odiasse ammetterlo probabilmente c’era un pizzico di verità. Aveva esagerato, aveva sacrificato troppo per un semplice capriccio. Aveva perso un figlio per nulla, invece di unificare la famiglia che aveva tanto sognato era finita con il perderne un membro.
Quando la porta della stanza si aprì caccio via tutti quei pensieri, sorridendo al ragazzo che era entrato con aria preoccupata.
-Stai bene?- Le chiese semplicemente e lei annuì.
-Quando sei tornato? Non mi è arrivata notizia del tuo rientro.-
-Qualche ora fa.- Rispose mordicchiandosi il labbro inferiore.
Eilidih lanciò un’occhiata al marito, infastidita. Che senso aveva avuto nasconderle il ritorno del figlio? Scosse piano la testa cercando di nuovo di alzarsi, facendogli segno di avvicinarsi e di non stare fermo sulla soglia della porta. Il ragazzo fece come chiesto.
-Non volevo farti sforzare.- Sospirò il generale, cercando di giustificarsi.
-Non importa, ormai lo so.- Tagliò corto lei, sistemandosi i cuscini dietro alla schiena. -Come è andato il tuo viaggio, Ryen?-
-Molto bene.- Il ragazzo guardò la madre poi si fece coraggio. Doveva assolutamente chiederle una cosa per avere la certezza di non essere pazzo. Non sapeva se credere o meno ai propri occhi e sapeva con certezza che qualsiasi altra persona avrebbe rispondo in modo incoerente. Sua madre non avrebbe certo fatto sapere della propria sconfitta, del proprio piano. Solo lei poteva rispondergli. Portò le mani dietro alla schiena, cercando di essere preparato a qualsiasi riposta avrebbe ricevuto. -Quello che è volato via dalla sala del trono era mio padre?- 
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Vorrei ringrazie chi ha scelto di leggere questa stroria e l'ha seguita fino ad adesso, arrivando alla sua fine. So che e' grezza e che molto si puo' migliorare e ho intenzione, quando avro' tempo, di dedicarle molte piu' attenzioni. Come promesso la lasciero' pubblicata sul mio profilo ma non so ancora se pubblichero' anche il seguito su questo sito. Per agiornamenti seguitemi su Wattpad, sono @AndraTarnauceanu 

Che altro dire... spero che vi sia piaciuta questa storia e spero che avrete piacere a farmi sapere cosa ne pensare ora che e' finita. 
Alla prossima! :) 

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