LA PECORA NERA

di Cloe87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando tua sorella è una peste dai capelli rosa... ***
Capitolo 2: *** La fortuna è cieca. ***
Capitolo 3: *** Di Roy vuole morire giovane! ***
Capitolo 4: *** Problemi di cuore. ***
Capitolo 5: *** Missione suicida ***
Capitolo 6: *** Dove non si crede... ***



Capitolo 1
*** Quando tua sorella è una peste dai capelli rosa... ***


Quando tua sorella è una peste dai capelli rosa…

Non puoi far altro che correre!


 

«PISTA! FATE LARGO!!!»

Gridai a squarciagola mentre sfrecciavo, come se avessi il diavolo alle calcagna, sul marciapiede affollato.

“Dannazione, ma perché devo sempre essere presa di mira da quella peste di mia sorella!? Abbiamo altri due fratelli, cribbio! Non potrebbe rompere le balle anche a loro ogni tanto, eh? Così, tanto per darmi un po’ di tregua” Mi ritrovai a pensare, mentre facevo la gincana tra i passanti, pregando la mia buona stella di non investire qualcuno, per poi rispondermi da sola: “Ah, già, dimenticavo che io sono la pecora nera della famiglia!”  finendo così per attraversare senza alcun criterio la strada, dove per poco non venni stirata da uno in moto, ma fortunatamente ( e con un’agilità ed una mossa degna di una contorsionista), riuscii per puro culo ad evitare di finire al pronto soccorso (o peggio):

«Scusi, ha ragione, colpa mia!» urlai quindi io, in risposta agli insulti che il tizio giustamente mi stava tirando dietro, mentre correvo giù dalla discesa che portava ai cancelli della scuola, che raggiunsi una decina di minuti prima del suono della campanella.

Distrutta mi appoggiai al muro dell’ingresso per riprendere fiato, quando sentii una mano fredda afferrarmi la spalla. Mi girai quindi di scatto e per poco non ci lasciai le penne per lo spavento.

«Ulquiorra! Quante volte ti devo dire di non arrivare alle spalle della gente così all’improvviso! Mi hai fatto prendere un colpo!»

Due inespressivi occhi smeraldo mi stavano infatti osservando senza dare alcun segno di vita (sì, a volte mi chiedo se in realtà non sia già morto e non se ne sia accorto….), mentre la mano che ancora mi artigliava la spalla decise di mollare la presa, per essere nuovamente riposta nella tasca dei pantaloni.

«Tutto bene, donna?» fu la sua domanda.

«Diciamo che se il “buongiorno” si vede dal mattino, ho un’alta probabilità di non arrivare a fine giornata!»

Ulquiorra mi guardò perplesso senza capire e io non potei far altro che portare gli occhi al cielo (ok che appartiene alla razza Arrancar, ma diamine, ormai è da un bel po’ che grazie all’editto del Re Spirito, viviamo tutti assieme pacificamente a Karakura. Quindi dovrebbe aver afferrato i modi di dire e di fare di umani e Shinigami!!!).

«Ma mi hai vista o no?» gli dissi quindi io, indicando la mia chioma anarchica sparata in tutte le direzioni, tipo Goku in versione Super Saiyan di quarto livello (ma perché ho dovuto ereditare i capelli da mio padre?! PERCHÉ?!).

L’Arrancar mi scrutò quindi da cima a fondo:

«Dato il tuo palese stato di affanno si può dedurre che tu abbia corso»

“ Ma dai?” mi venne quindi spontaneo pensare, per poi limitarmi ad annuire con il capo: «Casa mia, scuola, shunpo. Cinque minuti» sintetizzai, mentre cercavo di rinchiudere i miei capelli in una treccia.

«Notevole. Hai ripreso ad allenarti?» mi domandò quindi Ulquiorra.

«No. Mia sorella Yachiru ha pensato bene di usare la mia sveglia come bersaglio per esercitarsi con il Kido. Quindi mi sono svegliata in megaritardo.» gli spiegai, mentre varcavamo il cancello dell’Istituto Superiore di Karakura Town.

«Non pensavo che si potesse usare lo shunpo per queste cose» fu quindi la considerazione dell’Arrancar, mentre io gli facevo cenno di abbassare la voce.

«Infatti non si dovrebbe… Quindi ti pregherei di non dirlo troppo in giro, intesi?»

Ci mancava solo che finissi nei casini per aver utilizzato in modo improprio una tecnica consentita solo più all’interno dei tornei annuali! Ma fortunatamente sapevo anche che generalmente Ulquiorra era una di quelle persone che preferiva farsi i fatti suoi.

«La campanella sta per suonare, donna. Quindi consiglierei di entrare» mi fece notare l’Arrancar, mentre si avviava verso l’interno ed io mi affrettai per stargli al passo.

«Ulquiorra, posso farti una domanda?»

«Dimmi»

«Possibile che nonostante siamo compagni di classe dalle medie, non hai ancora imparato che mi chiamo Hikaru?»

«E quindi?»

 «…» fu la mia risposta, per poi lasciarmi sfuggire un sospiro rassegnato, mentre lo seguivo per i corridoi della scuola, che si stavano riempiendo di studenti.

Fu così che, voltando un angolo, per poco non venni centrata in pieno da Orihime Inoue (ok, bisognava dire che non era proprio giornata!), che puntualmente non stava guardando dove andava, persa in chissà quale fantasticheria:

«Oh, scusami Hikaru-san, non l’ho fatto apposta» si scusò quindi prontamente la ragazza, esibendosi in mille inchini.

«Tranquilla Orihime, non mi sono fatta nulla!» la tranquillizzai io.

«Ehm, stavo cercando Tatsuky, per caso l’hai vista?»

«Giù alle macchinette del caffè» la voce profonda di Ulquiorra irruppe nella conversazione, ricordandoci la sua presenza. Lo sguardo di Orihime passò quindi da me a lui e non potei non notare un cambiamento d’espressione nella ragazza: da allegro e spensierato ad intimorito (Ebbene, vi ricordate quando ho menzionato il fatto che vivevamo “tutti insieme pacificamente”… beh diciamo che…  sì insomma… si vive tutti insieme pacificamente, più o meno! Purtroppo le guerre che hanno scosso il nostro mondo non sono infatti state dimenticate e quindi nonostante il nostro sovrano cerchi di fare il possibile per incentivare l’integrazione; rancori, diffidenza e paura sono comunque rimaste nell’aria).

«G… grazie. Ehm… io allora vado! Hikaru-san… Ul…Ulquiorra-san… buona giornata» e con un paio di frettolosi inchini Inuoe si congedò, ma non prima di aver lanciato un’occhiata preoccupata all’Arrancar.

«Buona giornata anche a te Orihime» rispose quindi Ulquiorra, ma ormai di Inoue si vedeva solo più la schiena, che stava già sparendo giù dalle scale.

«Però il suo nome te lo ricordi, eh Ulquiorra?» fu il mio commento acido, cosa alla quale il mio compagno di classe rispose con un’alzata di spalle:

«E allora?»

Emisi un lungo sospiro esasperato per poi accingermi con poca grazia a spingerlo verso la nostra aula:

«Lascia perdere, che è meglio!»

«Sinceramente donna, non capisco dove stia il tuo problema»

«Taci!» sibilai a quel punto io, mentre la risata di Cirucci arrivava alle nostre orecchie:

«Ulquiorra, sei proprio senza speranza! Ancora a sbavare dietro ad Orihime, nonostante tutti sappiano che quella ha occhi solo per Ichigo. Fossi in te mi dimenticherei di lei, ed imparerei il nome di Hikaru, dato che ci tiene tanto…»

 «Cirucci, io credo che tu abbia frainteso! Il problema del nome è infatti una questione di principio e soprattutto di rispetto!» puntualizzai quindi io.

«Già, dimenticavo che a te piacciono solo le ananas tatuate!» fu il conseguente commento bastardo di Cirucci, al quale replicai con un sibilato:

«Renji non sembra un ananas!»

«Tu dici? Secondo me invece dovrebbe stare attento a non finire in una macedonia!»

L’intervento di Sazayel Aporro Granz mi fece assottigliare gli occhi a mo’ di serpente assonagli:

«Ti sta sulle balle solo perché te le ha suonate all’ultimo torneo! E poi con i capelli rosa che ti ritrovi dovresti stare zitto!» replicai infatti io, ma Aporro non si scompose, anzi, si passò civettuolo una mano tra i capelli:

«Il rosa è fashion, il rosso è da tamarri sfigati! E poi fidati che quest’anno al tuo bello gli farò sentire la sua stessa Zanpakuto in posti che nemmeno immagina…»

«Ma non era il trattamento che volevi già riservare al Quincy?» domandò Cirucci.

«No. Con Ishida sono io che vorrei sentirlo in posti che nemmeno immagini…» fu la risposta di Aporro, mentre si passava sensuale la lingua sulle labbra.

«A volte mi dai proprio il voltastomaco, Grantz»  commentò quindi Ulquiorra, mentre entrava in classe con noi, al suono della campanella, che mai fu così propizia. Infatti quando Sazayel iniziava a parlare di Uryu, sapeva essere veramente pesante… ed essendo un tipo dalla mente piuttosto fantasiosa e contorta (alla scienziato pazzo, per intenderci), vi lascio immaginare…

In classe come al solito c’era il caos: Loly stava facendo la bulletta con un nostro povero compagno di classe, insieme alla sua amichetta del cuore Menoly. Ggio Vega si stava invece facendo allegramente gli affari suoi al cellulare, mentre Riruka si pavoneggiava con il suono nuovo cappellino di Hello Kitty. Lisa invece stava spacciando dei manga di dubbio gusto a dei nostri compagni, ai quali si aggiunse Aporro (che sentimmo esclamare con disappunto un “Ma sono tutte donne!”; cosa a cui Lisa rispose con un “beh che ti aspettavi? Che fossero uomini?”. E pensare che sua sorella Nanao  è così bacchettona…).

Infine Hinamori era come la solito impegnata a consolare Izuru, che non aveva studiato per cazzeggiare con Hisagi, che aveva un anno in più di noi.

Il cicaleccio venne però bruscamente interrotto dall’ingresso del professore Tsukishima che, con il suo immancabile libro in mano, si andò a sedere per dare il via ad una noiosissima lezione di storia, della quale ben presto non importò più nulla a nessuno, dato che c’era chi disegnava annoiato sul banco (Loly e Menoly per esempio), chi messaggiava (Ggio), chi sfogliava manga (ovviamente Lisa) e chi cercava di non addormentarsi (tipo me e Cirucci). Gli unici attenti erano Aporro (da bravo secchione) e Hinamori, mentre Ulquiorra beh… non si capiva se stava seguendo o se era finito definitivamente in coma.

Mi ritrovai così a pensare ad Orihime e alla sua reazione, e non potei evitare di chiedermi come si sentisse Schiffer ogni qualvolta incrociasse lo sguardo intimorito di Orihime. Perché, per quanto si dicesse tra gli Shinigami e gli umani, anche gli Arrancar avevano un cuore (nonostante non amassero molto farlo vedere). Ulquiorra incluso. E di certo sapere che la ragazza, per la quale aveva una cotta dalle elementari, non gli si avvicinava perché intimorita, non doveva essere piacevole nemmeno per lui… anche se bisognava pure dire che Ulquoirra non faceva poi molto per cambiare la situazione!

Conclusa la lezione di storia, ci toccò quella di filosofia tenuta da Shunsui Kyōraku e non chiedetemi come passammo da Schopenhauer a parlare di locali notturni, perché grazie al cielo mi ero persa il passaggio; ma d’altronde con il prof. Kyōraku non c’era da stupirsi: in un modo o nell’altro si finiva sempre per parlare di cazzate. Non che la cosa ci dispiacesse; peccato solo che poi piovessero i quattro durate le interrogazioni.

Il sono della campanella che decretava l’intervallo ci salvò dai racconti di Kyōraku sulle sue sbronze e io fui felice di poter lasciare l’aula per sgranchirmi le gambe, seguita a ruota da Cirucci, che cercava di farsi prestare gli appunti da Sazayel. Sforzi vani. Piuttosto che prestare i suoi preziosissimi quaderni, Grantz si sarebbe fatto asportare un rene.

Decisi quindi di lasciare i due Arrancar litigare in santa pace, per andare in cerca della mia migliore amica, che mi piombò letteralmente addosso alle macchinette del caffè, mentre ero intenta a reperire la mia dose di caffeina di metà mattinata.

 «Ciao Hikaru! Oggi ti va di venire con me, Apache, Mila Rose e Sun-Sun al centro commerciale?»

«Mi spiace Nel, ma oggi ho promesso a quella testa vuota di Grimmjow che avrei assistito al suo allenamento e poi sai che io e le tue compagne di classe non andiamo esattamente d’accordo in fatto di moda» le risposi.

«E allora? Grimmjow finisce di allenarsi alle cinque, quindi puoi benissimo raggiungerci, e poi mica ti devi vestire come loro!»

«Peccato che loro non siano della stessa opinione, dato che l’ultima volta hanno cercato d’infilarmi a forza un succinto miniabito in pelle nera» le feci notare quindi io.

«È solo il loro modo di aiutarti ad essere più femminile» cercò di convincermi Neliel, ma con scarso risultato.

«Nel, sono sexy come un comodino. Fatevene una ragione»

L’unica volta che ho provato delle scarpe con il tacco sembravo una papera ubriaca.

«Questo perché non ti valorizzi abbastanza e preferisci un paio di jeans ed una maglia sformata invece che una gonna e un top attillato!» mi rimproverò l’Arrancar puntandomi il dito contro con fare ammonitore, cosa che mi fece capire che stava per partire un cazziatone con i fiocchi (ma è colpa mia se mi piace stare comoda?), ma fortunatamente una risata sguainata, accompagnata da un “Quest’anno al torneo sarò io a spaccarti il culo, Kurosaki”, bloccò la sfuriata di Neliel sul nascere, mentre la mia amica assumeva uno sguardo da pesce lesso.

Mi ritrovai così ad osservare la chioma arancione di Ichigo fare la sua comparsa nell’androne, insieme a quella azzurra di Grimmjow, che stava cercando di provocare Kurosaki, ma senza successo, dato che il pel di carota continuava imperterrito a bere il suo succo, senza filarlo di striscio.

In compenso la mia migliore amica si era incantata di botto.

«Ehi, Nel ci sei ancora?» le domandai quindi io, sventolandole una mano davanti al naso.

Nessuna risposta, se non uno sguardo languido puntato dritto sul povero Ichigo che, intuendo il pericolo, cercò di defilarsi in bagno, ma senza successo. Neliel infatti gli era già saltata addosso urlando «Itzigo non scappare!»

“Perfetto, l’abbiamo persa” mi ritrovai quindi a pensare, per poi chiedermi se era il caso d’intervenire prima che Neliel riuscisse a stritolare l’oggetto del suo desiderio con il suo abbraccio, ma mi risposi che sarebbe stato troppo faticoso. Senza contare che conoscevo diversi ragazzi che avrebbero fatto carte false pur di ritrovarsi nella stessa situazione di Ichigo: ovvero con la faccia immersa tra i meloni della mia amica. Eppure sembrava che il rosso non gradisse… uhmmm che fosse veramente gay come si diceva in giro? Beh, dato che nonostante gli andassero palesemente dietro sia Nel che Orihime, e che lui fosse ancora single, una tale domanda sorgeva spontanea!

«Ehi, nana, ma che le piglia alla capra ogni volta che vede Kurosaki?» fu invece l’arguta domanda che l’azzurro rivolse alla sottoscritta.

«Vuoi il disegno o ci arrivi da solo?».

«Bah, i gusti di voi femmine non li capirò mai!» commentò l’azzurro.

«Parla per Nel e Orihime» fu la mia risposta, per poi aggiungere piccata: «E poi smettila di chiamarmi nana!»

«Sei più bassa di me, quindi sei nana» sentenziò però l’Arrancar.

«Di soli cinque centimetri» precisai io, e lui fece spallucce, infilandosi le mani in tasca.

«Sempre più bassa di me rimani. Piuttosto, sei pronta ad assistere al re in azione? Oggi voglio farti vedere in anteprima come sono migliorato e ti posso garantire che quest’anno sarò io il vincitore di Bleach!» mi disse Grimmjow sfoderandomi il suo sorriso felino ed il suo sguardo fremente all’idea del torneo alle porte.

«Me lo auguro, quindi metticela tutta!» gli risposi tirandogli un buffetto d’incoraggiamento sulla spalla, che l’Arrancar ricambiò spettinando ancora di più la mia già scompigliata chioma corvina:

«Puoi giuraci nana!»

«Stolti! Fossi in voi non mi farei illusioni! Quest’anno sarà nii-sama a vincere!»

“Ecco, si parla di nane, è spunta Rukia Kuchiki” fu il mio pensiero alla vista della persona che più detestavo in tutta la scuola. Sarà che il suo rapporto un po’ troppo confidenziale con Renji mi rendeva parecchio indisposta nei suoi confronti, ma restava comunque il fatto che il suo modo di fare autoritario non mi piaceva per nulla. Ma chi si credeva di essere? Se non fosse stata la sorella di quello snob di Byakuya, sarebbe stata una perfetta nessuno, dato che non brillava esattamente per bellezza e abilità nell’uso della spada, cosa di cui invece il fratello poteva tranquillamente vantarsi. Quindi avesse avuto almeno l’accortezza di fare meno la spocchiosa!

«Fossi in te, invece di blaterare ringrazierei che non è consentito uccidere i propri avversari al torneo, o l’anno scorso ti avrei già sventrato» fu infatti il commento di Grimmjow, la cui espressione faceva capire che non stava scherzando.

«Sono spiacente per te, ma per quanto tu possa dar fiato alla bocca, non sarai mai in grado di competere con i capitani del Gotei 13» fu la risposta di Rukia, per nulla intimorita dallo sguardo minaccioso dell’Arrancar, per poi recarsi verso la sua aula insieme ad Ichigo (che nel frattempo era riuscito a scrollarsi di dosso Neliel), al suono della campanella.

«Task, questo lo vedremo» fu il commento tra i denti di Grimmjow, mentre con le mani in tasca e l’espressione truce, spariva dietro uno dei corridoi.  

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Capitolo 2
*** La fortuna è cieca. ***


LA FORTUNA È CIECA.

Ma la sfiga ci vede benissimo!

 

Non esisteva nulla di più dolce del suono della campanella dell’ultima ora del sabato. Soprattutto se quel bastardo di Mayuri Kurotsuchi aveva avuto la brillante idea d’interrogare tutti a sorpresa, come regalo per il fine settimana, distribuendo generosamente 2 a destra e a sinistra (tranne ovviamente Aporro che invece aveva conquistato il suo solito 10, per il sommo dispiacere del professore di scienze). Comunque nemmeno io ero stata colta in fallo e mi ero accaparrata un dignitoso 7, ma d’altronde dopo aver preso la decisione di appendere la mia Zanpakuto al chiodo, di tempo libero per studiare me ne era rimasto parecchio.

Al cancello della scuola trovai quindi Grimmjow ad aspettarmi, come da accordi.

«Ehi, nana, un boccone e poi andiamo?» mi disse l’Arrancar e io annuii con il capo, per poi avviarmi insieme a lui verso il quartiere di Hueco Mundo: una zona piuttosto periferica e degradata della città.

Karakura si divideva infatti in tre grandi distretti principali: l’Hueco Mundo, in cui risiedevano gli abitanti di razza Arrancar; la cosiddetta Soul Society,  ovvero la zona chic della città, abitata in prevalenza da Shinigami ed infine una sorta di zona cuscinetto popolata in maggioranza da umani e mezzosangue, sede tra l’altro delle infrastrutture più importanti (tipo ospedali e scuole), site in tale luogo per evitare disordini nelle altre due.

Infatti per uno Shinigami avventurarsi per l’Hueco Mundo poteva essere un’esperienza poco piacevole; così come per un’Arrancar non era saggio aggirarsi per la Soul Society senza un motivo più che valido. Fra le due stirpi serpeggiava infatti un profondo odio reciproco per via delle guerre che avevano insanguinato il paese. Gli Shinigami avevano infatti detenuto il potere per secoli (complice l’assenso della casa reale, che aveva delegato loro diversi compiti, tra cui la gestione dell’esercito) tanto da essere stati considerati quasi delle divinità dagli umani, che erano privi dei poteri spirituali che distinguevano gli Shinigami (tolta la tribù dei Quincy che, avendo anch’essa sviluppato capacità spirituali, si era opposta a tale sudditanza, venendo per questo decimata). Di tutt’altro paio di maniche fu invece il confronto con la bellicosa e fiera razza Arrancar che, non essendo inferiore agli Shinigami per abilità e forza in battaglia,  portò ad un conflitto che devastò il paese per secoli, aprendo profonde ferite a causa delle atrocità commesse da entrambe le parti. A frenare questa spirale di morte fu l’ascesa al trono dell’attuale “Re Spirito” che, tramite una serie di editti, aveva ripreso in mano in prima persona il governo del paese, un tempo detenuto dalla Camera dei 46, mettendo così fine alle contese, cercando d’incentivare l’integrazione.

Purtroppo però il passato non si cancella così facilmente e quindi la convivenza non era sempre così semplice, come dimostravano gli sguardi, decisamente non tutti amichevoli, che gli abitanti del quartiere di Hueco Mundo mi lanciavano mentre percorrevo le sue strette stradine insieme a Grimmjow. Ma fortunatamente nessuno era così folle d’attaccar briga con uno come lui, salvo finire in prognosi riservata o peggio.

Arrivammo così ad un enorme complesso edilizio sede dell’associazione “Las Noces”, nel quale si allenavano gli Arrancar selezionati per partecipare ai vari tornei di scherma, tra i quali il più prestigioso era quello di “Bleach”, al quale potevano accedere solo i migliori lottatori del paese.

E Grimmjow faceva parte proprio di quest’ultima categoria, essendo il Sesto Espada; ovvero uno dei dieci fiori all’occhiello di “Las Noces”.

«Ehi, Grimmjow, sei sicuro che posso assistere agli allenamenti senza crearti problemi?» gli chiesi quindi io, non più tanto sicura che l’idea del mio migliore amico fosse buona, mentre lo seguivo per i bianchi corridoi dell’edificio.

«Rilassati Hikaru, sei con me. Se qualcuno prova a rompere gli spacco la faccia» mi rispose però Grimmjow senza esitazione, anche se la cosa non mi faceva sentire più tranquilla. Non tanto per me, ma per lui, dato che sapevo quanto fosse importante per il mio amico la sua posizione di Sesta Espada. Per un Arrancar entrare a Las Noces, e riuscire a far parte dei primi dieci campioni, era un’importante rivalsa sociale, soprattutto se si era cresciuti senza una famiglia e ci si era fatto largo nella vita con unghie e denti.

Peccato che le mie preoccupazioni trovarono presto fondamento quando, in uno dei corridoi che portavano agli spogliatoi, incrociammo Kaname Tosen; uno dei tirapiedi di Sosuke Aizen (il fondatore di Las Noces):

«Jaegerjaques, che ci fai lei qui?» fu infatti la domanda secca dell’uomo, per nulla felice di percepire la mia presenza.

Il mio amico fece spallucce con nonchalance: «È venuta a vedere il mio allenamento. Problemi?»

«Sì. È una Shinigami» lo rimbeccò quindi Kaname, cosa che mi fece pensare quanto fosse assurda quell’affermazione da parte sua.

«Anche tu lo sei» fu infatti la conseguente considerazione del Sesto Espada.

«Non è la stessa cosa, dato che lei potrebbe riferire particolari dell’allenamento degli Espada al Gotei 13» lo ammonì l’uomo, per poi intimare a Grimmjow di sbattermi fuori prima che lo facesse lui, ma l’arrivo dal capo di Las Noces con il suo vice bloccò tutto sul nascere.

«Ohi, Kaname, quanto siamo fiscali! I fan sono l’anima del commercio!» fu infatti il commento di Gin Ichimaru, che mi rivolse uno dei suoi sorrisi chilometrici, mentre Aizen disse conciliante:

«Ben detto Gin. Poi chissà che alla signorina Zaraki, vedendo gli allenamenti dei miei Espada, non torni la voglia di riprendere la sua Zanpakuto in mano: Tenebra, se la mia memoria non m’inganna…»

«La sua memoria non la inganna, Aizen-sama, ma per ora preferisco concentrarmi sullo studio» risposi quindi io, tenendo le distanze. Aizen infatti non mi piaceva per nulla e, anche se la maggior parte degli abitanti di Hueco Mundo lo vedeva come un benefattore (nonostante fosse uno Shinigami), per via dei soldi investiti nel quartiere, non potevo far a meno di considerare quanto fosse falso ed ipocrita, dato che camuffava i suoi interessi economici per un sincero aiuto ai giovani Arrancar. Peccato però che Aizen non fosse altro che un abile affarista che aveva voltato le spalle al Gotei 13 (di cui un tempo era uno dei membri insieme a Gin e Kaname), per sfruttare le opportunità offerte dalla nuova situazione di pace e creare così una sua associazione alternativa ed antagonista al Seireitei, sfruttando le speranze di rivalsa di un popolo messo per troppo tempo ai margini della società.

«Giusto. Studiare è importante, ma se cambi idea, sai dove trovarmi, Hikaru-chan. La divisa da Espada ti starebbe d’incanto. Nel frattempo rimarrai sempre la benvenuta» mi rispose quindi Aizen con il suo sorrisino irritante, per poi dirigersi insieme a Gin nei suoi uffici, mentre Tosen ingoiava il rospo e io seguivo Grimmjow fio alla porta degli spogliatoi, dove entrò per poi uscirne con la sua divisa bianca, formata da un paio di hakama ed una giacca lasciata aperta sul davanti, cosa che metteva in mostra il busto scolpito, così come uno degli elementi distintivi della sua razza; ovvero un foro all’altezza dell’addome (caratterista che variava da Arrancar ad Arrancar, dato che per esempio Ulquiorra l’aveva alla base del collo).

Giunti in palestra, trovammo Yammi Rialgo (un Arrancar dalla stazza di un armadio quattro stagioni, che ricopriva il titolo di Decima Espada) e il mio compagno di classe Ulquiorra che, a dispetto delle fattezze minute, poteva vantare di essere la Quarta. Come quei due fossero culo e camicia era un mistero, ma d’altronde io dovevo stare zitta dato che i miei migliori amici erano due Arrancar nonostante io fossi una Shinigami, figlia tra l’altro di due capitani del Gotei 13 (ovvero i migliori combattenti tra gli Shinigami, all’interno del “Seireitei”, che altro non era che l’equivalente di “Las Noces”). Com’era potuto accadere? Beh, il sistema scolastico era stato galeotto. Infatti con Nel ci conosciamo praticamente dall’asilo e quando si è bambini poco importa a che razza si appartiene, l’importante è giocare, e io e Nel passavamo pomeriggi interi a far finta di essere dei pirati, stringendo amicizia. Con Grimmjow i primi approcci furono invece decisamente più conflittuali, dato che alle elementari ci pestavamo cordialmente, siccome riuscivo a dargli parecchio filo da torcere, cosa che a lui dava fastidio, siccome ero più piccola di un anno. Peccato che a forza di darcele di santa ragione abbiamo finito per stimarci a vicenda e diventare amici. Sì, una cosa un po’ contorta, ma tenendo conto che si trattava di Grimmjow era una cosa più che normale, dato che se non eri alla sua altezza potevi anche crepare.    

«Anche tu qui, donna?» fu il saluto perplesso di Ulquiorra, mentre Yammi mi rivolse un sorpreso:

«Come mai Tosen non ti ha sbattuto fuori a calci?»

«A quanto pare sembra che stia simpatica ad Aizen» risposi quindi io, stringendomi nelle spalle, mentre una lunga ombra nera piombò su di noi, cosa che portò la nostra attenzione su un altissimo Arrancar dai capelli scuri e una benda sull’occhio, che deteneva il titolo di Quinto Espada, che mi rivolse uno sguardo di puro disgusto:

«Ehi, Grimmjow, dovresti imparare a sceglierti meglio le donne con cui giri»

«Tu invece gli uomini te li sai scegliere magnificamente, Nnoitra!» ghignò però divertito il Sesto Espada.

«Ma di che cazzo stai parlando?» ringhiò il moro, per poi però rivolgere lo sguardo insieme a noi verso un punto alle sue spalle, diventando paonazzo.

«Tesla. Ti ammazzo» fu l’unico commento del Quinto Espada, mentre brandiva la sua gigantesca arma, dirigendosi verso un biondino di bella presenza, che indossava una maglia rosa con tanto di foto di Nnoitra con su scritto “I Love Nnoitra Jirga”.

“I fan saranno l’anima del commercio, ma a volte sanno essere imbarazzanti” pensai quindi io, mentre Grimmjow faceva “ciao, ciao” con la mano in direzione di Tesla, che aveva avuto la pessima idea di venire a vedere gli allenamenti del suo idolo con una maglia del genere. Oh, beh, pace all’anima sua, anche se ci avevo goduto parecchio nel vedere il Quinto Espada incazzato nero. Nnoitra infatti non mi stava molto in simpatia per via del trattamento odioso che riservava a Nel da quando ancora faceva parte degli Espada. L’aveva infatti presa di punta perché, pur essendo donna, era nettamente più forte di lui, ed il suo rancore nei suoi confronti era ancora vivo, nonostante ormai anche Nel si fosse tolta dai giochi.

A parte questo, presi posto sugli spalti per assistere allo scontro tra Grimmjow e Ulquiorra, che aveva accontentato l’azzurro con l’unico obbiettivo di farlo smettere di rompergli le cosiddette con le sue sfide. Sì, da quel punto di vista Grimmjow sapeva essere veramente asfissiante. Fui così ben presto raggiunta dal gruppetto di Arrancar amici-teppisti di Grimmjow, composto da; Shawlong Koufang, un Arrancar piuttosto alto e snello dai capelli scuri, Edrad Liones, decisamente il più massiccio della combriccola (e con il quale andavo piuttosto d’accordo), Yylfordt Grantz, ovvero il più figo della compagnia, nonché fratello maggiore ed etero di Aporro. Infine a chiudere la ghenga c’erano Nakeem Greendina, una palla di lardo con cui non avevo mai scambiato molte parole, e la mia spina nel fianco: ovvero Di Roy Linker, che si fiondò subito al mio fianco:

«Oh, Hikaru-san che piacere vederti! Qual buon vento ti porta?» mi sorrise infatti Di Roy con la sua dentatura a scacchiera e il fare ammiccante (ma cos’avevo fatto di male?).

«Grimmjow, mi sembra ovvio» gli rispose Koufang sarcastico, prendendo posto accanto a lui.

«Aspetta! Non vorrai mica dirmi che la voce che stai con il capo, è vera?» esclamò quindi Di Roy preoccupato.

«No. Io e Grimmjow non stiamo assieme. Come ve lo devo dire?» risposi quindi scocciata io, cosa che fece assumere a Linker un’espressione più rilassata (peccato però che non sarei comunque mai uscita con lui)

«Ehi, voi due, l’avete finita di fare considerazioni del cazzo?» intervenne così Edrad, ponendo fine alla questione, sedendomi accanto.  Lo ricambiai con uno sguardo pieno di gratitudine, mentre Yylfordt e Nakeem si accomodavano dopo di lui.

«Ehi, Grentz, tuo fratello oggi non si allena?» domandai al biondo e lui mi fece cenno negativo con il capo:

«È impegnato per un progetto di robotica. Quando sono uscito stava trafficando ai suoi prototipi di robot; Lumina e Verona. Intanto gli appunti di storia non te li avrebbe comunque prestati»

Come diamine facesse Aporro a trovare il tempo per mantenere il posto di Ottava Espada e allo stesso tempo essere il primo della classe, sinceramente non l’avevo ancora capito.

«Lo so, ma tu non puoi rubarglieli di nascosto?»

«Non voglio morire» fu la risposta di Yylfordt.

“Dannazione. Vorrà dire che dovrò cercare di corrompere Hinamori in qualche modo. Chissà, magari riesco a fare una foto di nascosto ad Aizen come merce di scambio” mi ritrovai a pensare.

Intanto in palestra Grimmjow e Ulquiorra si stavano impegnando, ed era impressionante quanto quei due fossero diversi. Feroce ed istintivo Grimmjow; freddo e calcolatore Ulquiorra. Infatti mentre la Sesta Espada cercava di assaltare il rivale senza dargli il tempo di reazione, il Quarto cercava di mantenere le distanze, studiando l’avversario per sferrare attacchi mirati e calcolati. Se uno era forza fisica, l’altro era astuzia e tecnica e, anche se dovevo dire che Grimmjow era migliorato dall’ultimo torneo, era anche vero che per tenere testa al mio compagno di classe, aveva dovuto andare in Resurrección, rilasciando la sua katana: Pantera.

«Forza Grimmjow, spacca la faccia a quell’emo depresso!» lo incitarono i suoi compagni di baldoria, mentre Di Roy cercò di cingermi le spalle con un braccio, facendo finta di stiracchiarsi. Un’occhiataccia nel perfetto stile di mia madre Retsu, fu però sufficiente a farlo desistere dal portare a termine il suo intento.

Terminato lo scontro Grimmjow e Ulquiorra perno due pozze di sudore piene di tagli.

«Allora, cosa vi è sembrato?» chiese la Sesta Espada raggiungendoci.

«Che sei un grande! L’hai conciato per le feste quel damerino!» fu la risposta dei Fantastici Cinque.

«Hikaru?» mi domandò quindi Grimmjow, appoggiandosi a me manco fossi una sedia.

«Che puzzi» la mia risposta e il mio amico ghignò.

«Profumo di maschio, nana!» per poi però aggrottare le sopracciglia e dirmi: «Non mi hai risposto»

Emisi un lungo sospiro mentre lanciavo un’occhiata di sottecchi ad Ulquiorra che nel frattempo aveva raggiunto Yammi. Anche se all’apparenza era messo peggio di Grimmjow in quanto a tagli, la realtà purtroppo era un'altra ed io a malincuore dovevo essere sincera.

«Ulquiorra non è andato in Resurrección. Tu sì»

Il sorriso sghembo del mio amico svanì di botto, capendo al volo quello che volevo dire.

«Fanculo» fu infatti l’esclamazione di Grimmjow più a se stesso che ad altro.

Il tragitto verso casa fu quindi immerso nel silenzio, dato che Grimmjow, nonostante avesse insistito per accompagnarmi un pezzo, non era in vena di chiacchiere. Arrivammo così nei pressi della Soul Society, dove lo salutai, per poi addentrarmi nel quartiere degli Shinigami, dove gli sguardi che ricevevo non erano molto diversi da quelli che mi beccavo quando giravo per l’Hueco Mundo insieme a Grimmjow end Co. (se non peggio). Ma d’altronde dopo il mio acceso diverbio con il Comandante Generale Yamamoto, dopo il quale avevo preso la decisione di lasciare il Seireitei, era più che naturale che non fossi ben vista. Ad essere sincera, dopo quell’episodio, l’idea di far domanda per entrare a far parte di “Las Noces” mi era venuta in mente, peccato che di Aizen non mi fidassi per nulla e che quindi non avrei mai potuto entrare tra le sue fila. Morale della favola? Aveva lanciato Tenebra, la mia fedele Zanpakuto, alle ortiche, finendo per essere trattata peggio che pezza da piedi dalla mia famiglia, perché per una Zaraki era inaccettabile un gesto del genere, dato che per mio padre ed i miei fratelli il primo parametro per giudicare una persona era la sua forza e mia madre, nonostante sapesse mascherare meglio, non era infondo molto diversa da loro.  

«Hikaru, alla buonora! Dove ti eri cacciata? Non riesco a trovare i miei pantaloni preferiti!» fu  infatti il saluto di mio fratello Yumichika, sull’orlo di una crisi di nervi per la presunta sparizione del suddetto indumento.

«Primo: sono affari miei. Secondo: sono sullo stendibiancheria. Terzo: comunque ciao» gli risposi io entrando in cucina, per preparare la cena: «Mamma e papà?»

«Mamma ha il turno di notte in ospedale e papà ha portato Yachiru al cinema a vedere un film sugli zombi, quindi ci metto la mano sul fuoco che prima o poi mi telefonerà, per chiedermi di andarli a recuperare da qualche parte, siccome si sono persi» mi rispose Yumichika, cosa che mi fece pensare un “Ma mio padre comprarsi un dannato navigatore no? E poi l’unico film in proiezione con gli zombi è vietato ai minori di 18, quindi che diamine ci ha portato nostra sorella, che ne ha solo 7?” per poi ricordarmi che per lui gli Horror sono dei documentari altamente istruttivi per i bambini e che probabilmente non avrebbe avuto problemi a far entrare mia sorella, grazie al suo fare molto persuasivo (ovvero una katana puntata al collo del povero sfigato di turno.)   

Nel frattempo ci raggiunse in cucina anche mio fratello Ikkaku, che si appoggiò allo stipite della porta a braccia conserte:

«Eri di nuovo in giro con quell’Arrancar dai capelli azzurri?» mi chiese con aria truce.

«E anche se fosse? Ti creerebbe problemi?» ribattei sarcastica io.

«Sì. Sei già riuscita ad indignare tutta la Soul Society con il tuo comportamento. Evita almeno di peggiorare le cose mettendoti con quel teppista con un buco in pancia» fu la sua replica, alla quale risposi con la mia migliore faccia da schiaffi:   

«E io che pensavo di sfornarci una dozzina di marmocchi con lui» cosa che non venne presa molto bene dal mio “adorato” fratello maggiore, che si diresse verso di me sibilando un: «Hikaru, non azzardarti..» ma venne fermato da Yumichika, che nel frattempo era andato a recuperare i suoi adorati Jeans attillati:

«Calmati Ikkaku, Hikaru ti sta solo prendendo in giro. Infatti pure i sassi sanno che sbava dietro a Renji».

Un sorriso bastardo comparve sul volto di mio fratello Ikkaku:

«Già, peccato che Renji sia in rapporti stretti con la piccola Kuchiki. Sei solo una povera illusa Hikaru!»

In risposta sbattei con poca grazia la pentola con l’acqua della pasta sul fornello, per poi togliermi il grembiule e lanciarlo in faccia ad Ikkaku:

«La cena preparatevela da soli. Io vado a farmi una doccia» dissi quindi seccata ai due, per poi recarmi al piano di sopra.

Mentre percorrevo il corridoio che collegava le scale al bagno, la figura evanescente di una giovane donna con gli occhi rossi e lunghi artigli, si materializzò al mio fianco:

Non comprendo come mai ti lasci trattare così da quell’idiota di tuo fratello. Anche se hai deciso di lasciare il Seireitei, questo non vuol dire che lui possa mancarti di rispetto. Infatti sapete entrambi che, se solo tu lo volessi, avrebbe ben poco da fare il duro, perché saresti in grado di dargli una bella lezione”.

“Non tentarmi Tenebra” le risposi e lei emise un lungo sospiro rassegnato.

Come vuoi Hikaru, ma ricorda che io sono parte di te. Quindi fin quando riuscirai a resistere in questa situazione senza esplodere? Perché l’aver scelto i tuoi amici a discapito della tua ascesa al Gotei 13, non dà il diritto a chi ti sta attorno di trattarti come una fallita” e detto questo la figura evanescente sparì e io entrai nella doccia dopo essermi chiusa la porta del bagno alle spalle.

Lasciai così che l’acqua calda mi svuotasse la mente e mi facesse tornare un minimo di buon umore, mentre cercavo di scacciare l’irritazione che i miei fratelli mi avevano lasciato addosso; soprattutto Ikkaku, che mi odiava perché avevo buttato al vento l’opportunità di diventare ciò che lui invece non sarebbe mai stato.

Fortunatamente però riuscii a rilassarmi un po’ e a lavare via i pensieri insieme alla fatica della giornata. Uscii quindi dalla doccia e, dopo essermi asciugata ed aver indossato della biancheria intima, mi avvolsi in un asciugamano per raggiungere la mia camera e finire di vestirmi; peccato che da perfetta idiota decisi di compiere tale tragitto senza accendere la luce. D’altronde la mia casa la conoscevo ad occhi chiusi no? Illusa! Mi sorella Yachiru aveva infatti lasciato il suo skateboard rosa parcheggiato in corridoio, sopra il quale io misi il piede, finendo quindi per partire a razzo verso la rampa di scale che mi feci di culo, fino a ritrovarmi a gambe all’aria al piano di sotto.

Cribbio che botta!

«Tutto bene Hikaru? Vuoi una mano?»

Una voce famigliare arrivò alle mie orecchie facendomi sbiancare, soprattutto quando mi resi conto che l’asciugamano che mi avvolgeva era rimasto inesorabilmente al piano di sopra…

Alzai quindi gli occhi in direzione del mio interlocutore pregando tutti gli dei che la voce non fosse la sua, ma di qualcuno che l’aveva uguale; peccato però che non fosse così.

«Ehm… ciao Renji… tutto bene… e tu?» biascicai quindi io rossa come un semaforo, cercando di ricompormi come potevo dopo la splendida performance di cui avevo dato prova, senza contare che avevo pure le mutande con sopra stampate delle ananas, che Cirucci mi aveva regalato per Natale. In quel momento sperai ardentemente che il pavimento si aprisse e m’inghiottisse!

«Sicura? Hai fatto veramente un bel volo!» mi disse però Renji senza scomporsi, scrutandomi poco convinto, mentre io mi ritrovai a pensare “Fantastico, ha visto proprio tutto!”, per poi alzarmi in piedi balbettando un:

«Sì, tutto a posto. Nulla di rotto. Ci si vede. Ciao» e schizzare alla velocità della luce al piano di sopra, mentre sentivo dire un «Che patetica» da parte di Ikkaku, un «E dai, povera! Non essere sempre così stronzo con tua sorella!» da parte di Renji e un: «Ci muoviamo ad uscire che altrimenti arriviamo tardi dagli altri?» da parte di Yumichika.

Dire che ero depressa era poco. La finestra della mia camera infatti non mi era mai sembrata così invitante… ma fortunatamente il suono di un messaggino arrivò in mio soccorso:

“Hanno aperto un nuovo locale in centro. Serata donne? Io, te, Cirucci e Aporro. Ci troviamo da me tra un’ora. Baci. Nel”    

Santa ragazza, mai era stata così propizia in tutta la sua vita! Avevo infatti assolutamente bisogno di una sbronza con in fiocchi!

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Capitolo 3
*** Di Roy vuole morire giovane! ***


DI ROY VUOLE MORIRE GIOVONE!

E una Zraki sa sempre come occultare un cadavere quando serve!

 

«È fuori discussione! Non esci con noi conciata così! Ne va della mia reputazione!» Mi redarguì minacciosa Cirucci, puntandomi contro il mascara.

«E poi ti lamenti che Renji non ti fila. Ma ti sei vista allo specchio?» fu il commento di Aporro, intento a limarsi le unghie.

«Perché?» domandai quindi io, che ero stata assalita dai miei due amici non appena avevo varcato la soglia della camera di Neliel. Ok che io e la moda percorrevamo strade parallele che non si sarebbero mai incontrate, ma aggredirmi così! Che esagerati!

«Beh… ecco… diciamo che i tuoi vestiti non sono proprio adatti al locale in cui andremo…» tergiversò Nel, girando attorno al nodo della questione.

«Neliel, dobbiamo essere sinceri e dire apertamente le cose come stanno. Hikaru vestita così è un cesso!» fu quindi la lapidale sentenza di Grantz, che mi fece alquanto risentire:

«Ehi, piano con i complimenti! E poi cos’hanno i mie jeans e la mia maglia che non vanno?»

«Sono larghi, datati e sformati?» mi disse ironica Cirucci.

«Io sto comoda» le risposi di conseguenza piccata io, mentre Pesche e Dondochakka (fratelli di Nel) intervenivano in mio soccorso:

«A noi piace come si veste!» fu infatti la replica dei due, cosa che fece guadagnare loro uno sguardo schifato di Szayel, che disse:

«Senza offesa, ma due che indossano una tuta viola ed un completo giallo a pois neri, non fanno testo»

«Ma..» cercarono di controbattere i due, venendo però cacciati fuori dalla stanza a pedate da Cirucci, che poi si rivolse a Nel:

«Non è che potresti prestare qualcosa a questa sfigata? Intanto ciò che tu riempi in tette lei lo sfrutta in altezza»

«Sì, certo. Il mio armadio è a tua disposizione» fu la risposta della mia amica.

«No aspetta Nel, parliamone!» fu invece la mia replica allarmata, conoscendo bene i gusti dell’Arrancar, mentre Cirucci frugava nel guardaroba esclamando un “Cazzo, Nel! Ma hai solo vestiti verdi?!”

«È il mio colore preferito! E poi tu dovresti stare zitta dato che sei nero dipendente!»

«Il nero snellisce, fa figo e non passa mai di moda, mia cara!» rispose quindi Cirucci, riemergendo dall’armadio della mia amica con un paio d’indumenti in mano.

Morale della favola? Mi ritrovai ben presto ad indossare una minigonna giro passera ed un top attillato che lasciava scoperto l’ombelico. Praticamente potevano lasciarmi in mutande e reggiseno che facevano prima!

«Oh, sì! Così va meglio!» commentò Cirucci.

«Lo vedi che è come ti dico sempre io? Il fisico c’è Hikaru, basta solo metterlo in mostra!» mi fece l’occhiolino Nel.

«Vi prego, non potete farmi questo!» pigolai invece io, avvinghiandomi allo stipite della porta per evitare di farmi trascinare fuori dalla camera di Nel. Resistenza vana, almeno che non ci tenessi a sperimentare l’esplosione di qualche organo interno per opera di Szayel, che mi aveva gentilmente minacciato di morte se non mi fossi schiodata da lì.

Mi ritrovai così ancora più depressa e sempre più desiderosa di affogare i miei dispiaceri nell’alcool, mentre cercavo invano di allungare un po’ la gonna, tirando i bordi della suddetta. Peccato che rimaneva inesorabilmente sempre troppo corta e io mi sentivo senza mezzi termini in imbarazzo.

Come diavolo facessero Cirucci, con un miniabito in pizzo nero, e Neliel, con un paio di pantaloncini stile culottes ed una canotta super scollata, ad essere a loro agio, non lo so!

«Hikaru, ti vuoi staccare? Mi fai sembrare etero!» mi sibilò Grantz, mentre mi avvinghiavo al suo braccio come un koala per evitare d’inciamparmi su un dannatissimo viale ciottolato (Ma perché devono sempre usare il ciottolato nei centri storici!? Non sanno che è seriamente dannoso per le caviglie delle donne?).

«Non voglio suicidarmi! E poi così impari ad insistere a farmi indossare i tacchi!» fu il mio sibilo, e ad Aporro toccò farmi da sostegno fino all’ingresso del locale:  “La Stregatta”.

Nel locale c’era un botto di gente e riuscimmo ad accaparraci un tavolino ed un divanetto per pura fortuna (ed una velata minaccia di Aporro che con un “Scusate, sono l’Ottava Espada, posso?” era riuscito a far sloggiare alcuni poveri ragazzi umani che, intimoriti, gli avevano lasciato il loro posto).

«Però, è strapieno» commentai quindi io, mentre osservavo l’arredamento stile “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Tim Burton.

«Con tutta la pubblicità che hanno fatto era il minimo» mi rispose Grantz, mentre Cirucci si scrutava intorno in cerca di prede di sesso opposto e Nel leggeva il menù con i cocktail.

«Davvero? Io non ne sapevo nulla di quest’apertura»

«Questo perché a volte vivi su un altro pianeta! Infatti sui social non si fa che parlare d’altro, visto che la proprietaria è Rangiku Matsumoto»

«La tipa di Gin Ichimaru?»

«Proprio lei. Quindi potrai capire quanto questo locale ci sia stato caldamente raccomandato dal braccio destro di Aizen» riassunse Aporro.

«Quindi questa sera ci sarà mezza Las Noces» considerai io e Szayel mi diede segno d’assenso.

«Praticamente sì.»

Beh, almeno questo voleva dire che non avrei dovuto incontrare troppi Shinigami. E la cosa non mi dispiaceva visto com’ero vestita! Ci mancava solo di ritrovarmi con la nomea della baldracca e poi nella Soul Society ero a posto!

Comunque osservando un po’ in giro, bisognava dire che la clientela era piuttosto variegata, dato che potei adocchiare Hirako Shinji, cugino di Nnoitra (del quale però il Quinto Espada non parlava volentieri dato che era un Vizard nato dalla zia paterna di Nnoitra ed uno Shinigami che, dopo averla messa in cinta, si era dato alla macchia). Insieme a lui c’erano anche Kensei Muguruma, Love Aikawa e Rōjūrō Ōtoribashi: altri Vizard. C’erano poi il nostro prof di filosofia Shunsui (già palesemente sbronzo e dal quale mi ero annotata mentalmente di girare alla larga), con il suo amicone Jūshirō Ukitake (assistente sociale alle medie) e gli immancabili Izuru e Hisagi. Shuhei in particolare stava letteralmente sbavando in direzione di Rangiku che flirtava civettuola con i vari clienti da dietro il bancone degli alcolici, mentre Giriko Kutsuzawa si dava da fare a preparare i cocktail insieme ad altri due baristi. Quando si dice “Datemi un paio di tette e porterò la pace nel mondo”!

«Che ne dite se andiamo ad ordinare, mentre aspettiamo che facciano partire la musica da discoteca?» ci domandò Nel e io sbiancai.

«Mu… musica da discoteca?» farfugliai quindi io.

«Beh, sì. È un discopub!» mi rispose la mia amica.

Perfetto, a ballare facevo pena, quindi ci avrei messo la mano sul fuoco che sarebbe finita con io seduta sul divanetto a girmi i pollici ed i miei amici a scatenarsi in pista. Allegria!

«Allora, cosa prendi da bere?» m’incalzò Neliel.

«Il cocktail più alcolico che hanno»

«Ottimo, è così che si ragiona, Hikaru! Dai che questa sera facciamo rimorchiare anche a te!» mi fece il segno dell’Ok Cirucci.

«Io non credo che voglia ubriacarsi per quello» considerò Aporro.

«Già. Voglio solo dimenticare la mia performance con Renji» confermai io, e Cirucci sbuffò:

«Quante storie per quell’idiota che ti vede mezza nuda e non fa una piega! Se solo ti svegliassi un po’, vedresti che in giro c’è di meglio»

«Tipo?»

«Grimmjow? Dannazione siete culo e camicia eppure non vi mettete assieme! Siete idioti o cosa?»

Emisi un lungo sospiro esasperato. Non sopportavo quando Cirucci iniziava con Grimmjow, anche perché le avevo spiegato già mille volte come stavano le cose tra me e il Sesto Espada:

«Cirucci, ti ribadisco che il rapporto tra me e Grimmjow è puramente fraterno! Quindi smettila di tormentarmi!»

«Bah! Se lo dici tu! Io comunque un pensierino lo farei…» insistette l’Arrancar, ma fortunatamente Nel riuscì a trascinarla con lei al bancone del bar.

«Quando inizia con questa storia mi fa proprio incazzare» esclamai quindi io e Szayel mi mise una mano sulla spalla:

«Non te la prendere. Non tutti riescono a concepire l’esistenza dell’amicizia tra uomo e donna. Comunque sul fatto che dovresti iniziare a guardarti un po’ in giro, Cirucci ha ragione. D'altronde è da anni che vai dietro ad Abarai e le uniche cose che hai rimediato sono solo figure di merda» mi rinfacciò Grantz e io non potei far altro che incassare il colpo e stare zitta, dato che aveva pienamente ragione. Infatti Renji, nonostante fosse sempre stato molto gentile con me (anche dopo il mio acceso diverbio con Yamamoto), non aveva mai dato segni di un interessamento particolare nei miei confronti, essendo decisamente più attirato dalle sottane di Rukia, e quando ero io a cercare di farmi avanti… beh, il risultato era una plateale figura di cacca! Ma cos’aveva in più di me quella nana malefica, tolto il sangue blu, il conto in banca e la sua posizione sociale?

Presa dal mio auto compatimento, decisi che era ora di accingermi a degustare la mia agognata dose di alcool, giunta in un bicchiere di plastica insieme a Nel e Cirucci, mentre il DJ faceva partire la musica.

«Era ora! Dai, andiamo ad animare un po’ la pista!» c’incalzò Cirucci.

«Perché no? Infondo qualcuno che insegni a voi signorine un po’ di stile nel muoversi, ci vuole!» le rispose civettuolo Szayel, beccandosi in risposa il dito medio di Cirucci.

«Hikaru?» mi chiese quindi Nel.

«Voi andate pure. Io con questi trampoli finirei solo per far danni» le risposi indicando le mie scarpe con il tacco.

E così, mentre Cirucci rimorchiava in pista senza farsi troppi problemi e Aporro aveva iniziato a dare spettacolo come cubista insieme a Nel (che però, a differenza di Cirucci, era più della filosofia del “Mi faccio guardare, ma non toccare”), io mi davo beatamente all’alcolismo.

«Ehi, nana, ma che ci fai qui da sola?» la voce di Grimmjow interruppe però il mio momento depressione, con mio sommo rammarico. Mi sa che per ubriacarmi era meglio se restavo a casa. Almeno così avrei potuto vomitare nell’armadio di Ikkaku… e gustarmi la sua faccia il giorno dopo!

«Anche tu qui?» gli chiesi quindi stupita, dato che l’Arrancar era più da bettola rissosa e sala giochi, che da discopub per fighetti, e lui sospirò rassegnato.

«Già. Sto locale mi fa veramente cacare. Ma sai com’è. Quando Gin ti fa venire la testa quadra con un posto, è meglio farci un salto, anche solo per far numero. Figurati che è venuto pure Ulquiorra»

«Veramente?» esclamai sconvolta io.

«Guarda là!» e Grimmjow m’indicò un divanetto piuttosto inculato in cui riuscii a scorgere il Quarto Espada che fissava assente il bicchiere di fronte a se, seduto accanto a Jammy, che parlava con un ragazzo di colore che doveva essere il Settimo Espada (Zommari, se non ricordavo male). Uhmmm, a quanto pare l’apocalisse era vicina, data la spiccata socialità di Ulquiorra, che normalmente fuggiva da pub e discoteche come un vampiro fuggiva dalla luce del sole. Promemoria: se mai volessi aprire una qualsiasi attività commerciale, ricordarsi d’ingaggiare Gin Ichimaru come promoter!

«Comunque dato che ormai siamo qua…» interruppe i miei pensieri l’azzurro, sfoderando un ghigno che non mi piacque per nulla: «… è doveroso far vedere a tutti chi è il Re della pista!»

Non riuscii quindi nemmeno a formulare quello che stava accadendo, che mi ritrovai il braccio afferrato dalla mano di Grimmjow, per poi essere scaraventata in mezzo alla pista senza poter opporre resistenza. Ritrovandomi così attorniata dai “Fantastici 5”.

«Hai fottuto i vestiti a tua sorella? Perché se non l’hai notato, ti stanno un po’ corti!» ironizzò subito Kuofang, mentre Nakeem mi faceva un cenno di saluto con il capo.

«Spiritoso. È roba di Nel. Me l’hanno infilata a forza Cirucci e Szayel» gli risposi io piccata.

«E non li hai uccisi?» mi domandò incredulo Yylfordt.

«No, mi spiace. Tuo fratello te lo devi sopportare ancora un po’. Altrimenti chi mi fa ripetizione di chimica?» gli dissi quindi io, mentre il mio sguardo cadeva su Di Roy, che mi sorrideva mettendo in mostra la sua dentatura.

«Mi sa che hai fatto colpo» mi sussurrò divertito Edrad.

«Ho notato, ma se non volete rimanere in quatto, gli conviene non avvicinarsi, perché non sono di ottimo umore»

«Oh beh, intanto c’è lo portiamo dietro solo per pietà! Quindi cazzi suoi!» mi rispose Liones, mentre io scoccavo uno sguardo intimidatorio verso Linker, che invece mi guardava come se fossi una succulenta bistecca. Se voleva morire giovane, era la serata giusta.

Nel frattempo Grimmjow aveva avuto la brillante idea di tentare di farmi ballare, ma con scarso risultato:

«Dannazione Hikaru! Un po’ di animo! Sta sera sembri più morta di Ulquiorra!» m’inveì contro il Sesto Espada, per poi però soffermarsi a scrutare la mia faccia depressa:

«Aspetta, non dirmi che hai visto Abarai?»

Annuii con il capo.

«Hikaru, quand’è che te lo levi dalla testa? Ogni volta che lo vedi stai male! Non è normale»

«Tu pensa a Tatsuky!» lo rimbeccai a quel punto io. Ebbene sì, l’orgoglioso, fiero e feroce Grimmjow aveva perso la testa per una  (si fa per dire) debole femmina umana, che aveva però un orgoglio più tenace del suo e una testa ancora più dura.

«E che c’entra???»

«Quando v’incrociate non fate altro che insultarvi. Questo invece è normale?»

«Chi disprezza compra, baby!» mi rispose però ironico Grimmjow.

«Davvero, capo? Quindi questo vuol dire che infondo a Hikaru piaccio!» intervenne Di Roy, cingendomi con un braccio. Poco da dire che questa volta Linker venne investito da una ventata di reiatsu ostile (oltre che beccarsi la mia solita occhiata intimidatoria).

«Linker, prova ancora a toccarmi e giuro su Tenebra che sei morto! E fidati che una Zaraki sa sempre come occultare un cadavere!» fu la mia seria minaccia e dovetti ammettere che vedere il terrore negli occhi dell’Arrancar, mi diede una certa soddisfazione. Dopodiché mi rivolsi a Grimmjow, che si stava passando una mano sulla faccia mormorando “Per tutti i kami Di Roy, quanto sei coglione!”:

«Io torno a sedermi»

«No aspet…» cercò di fermarmi il Sesto Espada, ma senza successo.

Avevo infatti già iniziato a farmi strada tra la folla, quando ricevetti uno spintone da qualcuno nella mischia e mi ritrovai a perdere l’equilibrio a causa della mia poca dimestichezza con i tacchi, ma fortunatamente l’impatto della mia faccia con il pavimento non ci fu. Difatti un’anima pia, dotata di mirabili riflessi, mi afferrò per la vita, prima che potessi sfracellarmi ingloriosamente al suolo:

«Tutto ok?» mi disse una profonda voce maschile e io mi ritrovai ad osservare due imperscrutabili, quanto scazzati, occhi grigi.

«Coyote Starrk?» domandai quindi io a bocca aperta come una deficiente. Non avevo mai avuto occasione d’incontrarlo di persona, ma d’altronde di lui si sapeva pochissimo, dato che, a sentire Grimmjow, era uno che preferiva stare sulle sue, e le poche volte che si degnava di unirsi ai restanti Espada per allenarsi, tendeva per lo più a dormire sulle panchine.

«Ci conosciamo?» mi domandò quindi perplesso lui.

«No. Ma dato che detieni il titolo di Prima Espada, tutti sanno chi sei» gli feci notare. Starrk si massaggiò quindi pensieroso la nuca per poi proferire un laconico: «Ah, già!»

«Ehi, Starrk, muoviti! Gin e Matsumoto stanno aspettando solo più noi per le foto!»

Una bellissima giovane donna bionda, richiamò il Primo Espada all’appello.

«Arrivo Tia» rispose lui, per poi affrettarsi a raggiungere la Terza Espada dopo avermi rivolto un cenno di saluto e uno “Stammi bene”.

Che dire se non che quei due insieme facevano veramente una bella coppia? Quando si dice che c’è chi ha culo e chi no! Ma forse un giorno anch’io avrei potuto coronare il mio sogno d’amore, ma purtroppo per ora la realtà era che collezionavo solo figuracce. Mi sedetti così sconsolata al mio posto, con un drink alcolico in mano, in attesa che la mia testa si facesse più leggera e che la serata finisse.

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Capitolo 4
*** Problemi di cuore. ***


PROBLEMI DI CUORE

E a me tocca fare la crocerossina!

 

«Raccogli subito la cartaccia che hai buttato sul prato!»

«Altrimenti che mi fai?»

SBAM!

Vedere Grimmjow finire a gambe all’aria per opera di una magistrale mossa di judo di Tatsuky era sempre un piacevole intrattenimento durante la pausa pranzo!

Peccato però che Tatsuky non aveva ancora capito che più cercava di tenere testa a Grimmjow, peggio era.

«Ricordati che tu un giorno sarai mia, femmina!» fu infatti la risposta del Sesto Espada, mentre rivolgeva uno sguardo euforico in direzione della ragazza, che lo ricambiò con uno di puro odio.

«Manco fossi l’ultimo maschio rimasto sulla terra!» rispose difatti piccata l’amica di Orihime, prima di girare sui tacchi.

Uhmmm… forse avrei dovuto far notare a Grimmjow che, a dispetto del temperamento fiero e battagliero, Arisawa rimaneva comunque una ragazza umana e che quindi forse avrebbe ottenuto di più assumendo un atteggiamento più affettuoso e meno competitivo…

Ma poi mi dissi che sarebbe stata troppa fatica alzarmi dalla panchina su cui mi ero svaccata, senza contare che risentivo ancora dei postumi della sbronza che mi ero beccata sabato sera, nonostante fosse già lunedì e che avessi passato la domenica in stato comatoso rinchiusa in camera mia, sorbendomi così un cazziatone con i fiocchi da mia madre, e gli sfottò dei miei fratelli.

Le mie riflessioni sugli approcci amorosi di Grimmjow vennero però interrotti da una figura che mi si parò davanti.

«Ggio, che vuoi?» chiesi quindi al mio compagno di classe, che mi sorrideva a trentadue denti.

«Bella giornata oggi vero? Vuoi che ti porti un caffè?» mi chiese lui con un fare un po’ troppo amichevole per non essere sospetto, dato che non avevamo tutto questo rapporto.

«Se hai un favore da chiedere, fallo e basta. Non giraci attorno» gli risposi quindi io e lui si sedette accanto a me.

«Posso farti una domanda?»

Annuii con il capo.

«Tu e Nel siete molto amiche vero?»

«Ehm.. sì. Perché?»

«Non è che potresti mettere una parolina buona su di me con lei?»

Mi girai a guardare la sua faccia speranzosa, alzando perplessa un sopracciglio:

«Ggio, non per essere brutale, ma lo sanno tutti che Neliel ha occhi solo per Ichigo…»

«Sì, ma dato che Kurosaki si è messo con Rukia Kuchiki…»

«COSA!??»

Per poco non mi cappottai dalla panchina per la sorpresa, per poi darmi della stupida. Insomma, era assurdo che Ichigo si fosse messo con quella nana con la testa a fungo, quando poteva scegliere tra Nel e Orihime! 

«Stai scherzando vero?» fu di conseguenza la mia replica, ma la faccia seria di Vega mi fece capire che non stava scherzando:

«E perché mai dovrei scherzare?» fu infatti la sua risposta, mentre una trafelata Sun Sun ci raggiungeva, per poi afferrami per un braccio:

«Presto, Nel ha saputo di Rukia e Ichigo. Quindi si è rinchiusa in bagno e non vuole più uscire!»

«Cazzo!» fu quindi la mia esclamazione, mentre mi affrettavo a seguirla per i corridoi.

 Arrivata ai bagni femminili del secondo piano mi ritrovai davanti a Mila Rose e Apache che cercavano di fare uscire senza successo Nel dalla toilette:

«Nel, non fare così, magari è solo un pettegolezzo senza fondamento come quelli che girano su Hikaru e Grimmjow» cercò infatti di rassicurala  Mila.

«Già, infatti è impossibile che il Sesto Espada possa mettersi con una sciattona come Hikaru» rincarò la dose Apache, cosa che mi fece sentire in dovere di palesare la mia presenza con un colpo di tosse, ritrovandomi così gli occhi delle due compagne di Nel puntanti addosso.

«Ehm… ciao Hikaru…» fu quindi il saluto imbarazzato di Mila, mentre Apache si rivolgeva a Sun Sun sbottando un:

«E tu dirci che eravate qui no?»

«Così la prossima volta impari a tenere a freno la lingua» fu la risposta di Sun Sun, mentre la voce spezzata dai singhiozzi di Nel esclamò un:

«Li ho visti baciarsi quindi non è una cazzata!» per poi scoppiare in un pianto a dirotto intervallato da frasi sconnesse tipo “Ma cos’è che non va in me?”, “ Perché Itzigo non mi vuole?”, “Eppure io ho fatto di tutto pur di piacergli”…

La lasciai quindi sfogare per un po’ fin quando non sentii la frase: “È perché sono un mostro, un Arrancar, vero?  Se fossi stata una Shinigami sarebbe stato tutto diverso…” cosa che mi fece ribollire il sangue nelle vene. Se c’era una cosa che non sopportavo era che la mia amica si potesse mettere in testa quelle stupide idee.

«Nel, o apri o sfondo la porta» fu infatti il mio avvertimento e al mugugno negativo della mia amica, un mio calcio fece saltare di netto la maniglia, cosa che fece capire a Nel che era arrivato il momento di uscire prima che smontassi il bagno e finissi così dalla preside Soifon che, data la sua risaputa inflessibilità, probabilmente mi avrebbe sospeso a vita, cosa che sarebbe andata ad arricchire la già mia abbondante cattiva reputazione. Mi ritrovai così a fissare il volto rigato dalle lacrime di Neliel:

«Sto già abbastanza da schifo così, non c’è il caso che ti ci metti pure tu, finendo nei casini a causa mia» mi disse infatti Nel, cercando di asciugarsi le lacrime, ottenendo solo il risultato di impiastrasi il viso con il mascara colato, mentre io le mettevo le mani sulle spalle, costringendola a guardami negli occhi:

«Nel, ascoltami, non sei un mostro e non voglio più sentirti dire una cosa del genere. Anzi devi essere fiera di essere un’Arrancar. Una bellissima Arrancar. E se Ichigo ha dei gusti di merda non è colpa tua. Tu non hai nulla che non va, anzi! Sai quanti ragazzi farebbero carte false pur di mettersi con te? Pensa che poco fa è venuto pure Ggio a chiedermi di mettere una parolina buona su di lui con te! Quindi sono sicura che se lo vorrai troverai sicuramente una persona che riuscirà a farti felice molto più di quello che avrebbe potuto fare quell’idiota di Kurosaki. E poi guarda me! Sono una Shinigami figlia di due capitani del Gotei 13 eppure non è che in amore mi vada molto bene, no?»

«Effettivamente sei piuttosto sfigata con Renji» mi disse Nel abbozzando un sorriso.

«Già. Quindi fanculo l’amore e w l’amicizia. Siamo giovani e  abbiamo tutto il tempo che vogliamo per trovarci un ragazzo che merita! E ora pulisciti il mascara e torniamo in classe, che la campanella è suonata» le dissi passandole un fazzoletto di carta.

Purtroppo per me, l’ora dopo era quella di ginnastica, tenuta dalla professoressa Yoruichi Shihōin che, nonostante l’aria da simpatica cazzona, era in realtà una tipa decisamente tosta, oltre che gnocca (cosa che faceva perdere chili di bava agli studenti maschi ad ogni lezione). Ci rifilò infatti un’infinità di giri di corsa, addominali e flessioni, prima di farci fare il test di salto in alto. A dire il vero normalmente adoravo educazione fisica ed ero anche la migliore della classe in tale materia, peccato che quel giorno fossi decisamente in coma e con la testa rivolta alla mia mica; quindi nel test feci veramente schifo.

In più, mentre mi recavo agli spogliatoi femminili incappai nel gruppetto di Ichigo, Rukia, Sado, Ishida e Inoue. L’occhio quindi non poté far altro che cadere su Ichigo e Rukia che si tenevano per mano, cosa che mi fece pensare a Nel. Ma che diamine si fumava Ichigo? Potevo capire se si fosse messo con Orihime, ma con Rukia? Un paio di occhiali no, eh?

«Salve Hikaru-san» mi salutò educatamente Orihime e io ricambiai, mentre Sado e Ichigo mi fecero un cenno con il capo. Uryu invece non mi calcolò di striscio, mentre Rukia mi lanciò uno sguardo truce, per poi dare uno strattone ad Ichigo.

«Ma che hai?» sbottò quindi il rosso in direzione della Kuchiki.

«Stolto! Dovresti sapere che nomea ha Hikaru nella Soul Society. Quindi sarebbe meglio non darle troppa confidenza» lo ammonì quindi Rukia.

«Ma se l’ho solo salutata!» si difese Ichigo, mentre Cirucci piombava alle loro spalle agguantando i novelli fidanzatini in un abbraccio stritola ossa:

«Ma guarda un po’ chi c’è qua! I due piccioncini più chiacchierati del momento!» esordì l’Arrancar per poi rivolgersi a Kurosaki: «Quindi alla fine hai deciso di fare l’arrampicatore sociale, eh Ichigo!»  

«Ma come osi!» sbottò di conseguenza Rukia, assumendo un atteggiamento intimidatorio, che fece solo ridere Cirucci, mentre Ichigo assumeva un’espressione più corrugata del solito.

«La tua è solo una cattiveria gratuita e del tutto infondata» ribadì infatti il ragazzo.

«Ma d'altronde da una frustrata fallita non ci si può aspettare altro» commentò impassibile Ishida, sistemandosi gli occhiali, cosa che fece assottigliare gli occhi di Cirucci per la rabbia.

«Stai pur certo che, anche se per colpa tua sono stata sbattuta fuori dagli Espada, ti farò rimpiangere quel giorno, battendoti al concorso per stilisti! Fosse l’ultima cosa che faccio» disse quindi l’Arrancar, per poi prendermi per un braccio e trascinarmi verso gli spogliatoi sibilando un: «Andiamo Hikaru, non meritano che rivolgiamo loro la parola», mentre Uryu commentava un

 «Infondo sognare è legittimo»

«Che giornata di merda!» fu quindi il mio personale commento quando finalmente uscii  dal cancello della scuola insieme a Cirucci, Aporro e Ulquiorra.

«Strana considerazione da parte tua, dato che senza Rukia tra le scatole magari potresti avere una possibilità con Renji» mi disse però Aporro.

«Uhm… sai che non ci avevo pensato?»

«Non ne dubitavo» mi rispose quindi Szayel, rivolgendomi un sorriso ironico, mentre Cirucci tirava una gomitata a Ulquiorra:

«E questo vale anche per te e Orihime»

Peccato che lo sguardo che Ulquiorra le rivolse non fosse dei più entusiasti:

«Io sono un’Arrancar e lei è un’umana e le faccio paura. Kurosaki non centra»

«Ma se cercassi di dimostrarle che non c’è nessun motivo di aver paura…» gli dissi io, ma Ulquiorra mi fece cenno di tacere:

«Se provassi ad avvicinarmi la spaventerei ancora di più, quindi  fine della questione femmina. Ci vediamo domani» e detto questo s’incamminò verso casa con lo zaino in spalla, lasciandomi con l’amaro in bocca e una sgradevole sensazione d’impotenza di fronte alle sue parole, mentre anche Cirucci e Aporro mi salutavano per poi andare ognuno per la sua strada. Peccato che io di tornare a casa non avevo tutta questa voglia. Ero infatti ancora preoccupata per Nel e dato che non l’avevo più vista per via dei nostri rispettivi impegni scolastici, decisi di andare a fare rifornimento di gelato al cioccolato, per poi andare a casa sua per una super abbuffata che, se non risolveva, aiutava.

Certo però non mi sarei mai aspettata di girare l’angolo e trovarmi di fronte ad un’Orihime in lacrime.

«Ehi, tutto bene?» mi venne spontaneo chiederle, porgendole un pacchetto di fazzolettini di carta (menomale che giravo sempre ben fornita di tali oggetti!)

«Sì, grazie. Mi è solo finito qualcosa nell’occhio» farfugliò però lei, non convincendomi per nulla.   

«Sicura, o è per Rukia e Ichigo?» le domandai quindi io, cosa alla quale la ragazza negò con il capo, per poi però lasciarsi sfuggire un “È che sono un mostro…”, dopo aver incrociato la mia espressione ed intuito quindi che non me la dava a bere.

«In che senso?» le domandai un po’ confusa.

«Io sono loro amica e quindi dovrei essere felice per loro, ma…» mi rispose Inoue tra i singhiozzi. «Non lo sei» finii la frase io e lei annuì con il capo, tentando di asciugarsi le lacrime.

«Beh.. se vuoi sapere il mio parare, non sei un mostro, ma sei semplicemente una ragazza normale» le risposi di conseguenza.

«Tu dici?» mi chiese quindi lei e io le misi una mano sulla spalla:

«Puoi dirlo forte! Più che normale! Quindi non ti tormentare per questo e fai bene a sfogarti. Tenersi tutto dentro facendo finta di essere sempre felice non è un bene. A volte bisogna imparare ad essere egoisti e pensare anche a se stessi» la rassicurai di conseguenza io, mettendole una mano sulla spalla.

«Grazie Hikaru-san» mi rispose Orihime restituendomi il pacchetto di fazzoletti che le avevo prestato.

«E di che? Ci vediamo a scuola!» e detto questo la salutai per poi entrare in gelateria, mentre una malsana idea iniziava a farsi largo nella mia testa. D'altronde se non mi complicavo la vita da sola, che gusto c’era?    

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Capitolo 5
*** Missione suicida ***


Missione suicida!

Quando il gioco si fa duro mi tocca fare l’agente matrimoniale!

 

«Grimmjow, guarda cosa ho qui!» esordii piombando con poca grazia nella sua aula durante l’intervallo, ficcandogli sotto il naso due biglietti del concerto degli Angeli Neri, che per la cronaca era una band piuttosto in voga in quel momento.

«Wow! Ma come diamine hai fatto a trovarli! Per il concerto davano il tutto esaurito!» mi rispose l’Espada osservando gli ingressi come se si trattasse di una reliquia.

«Una Zaraki non rivela mai i suoi metodi persuasivi» lo ammonii quindi io, mentre Grimmjow iniziava a fare il ruffiano :

«Uno è per me vero?» mi chiese infatti languido il Sesto Espada, strusciandosi contro di me, in perfetto stile “gatto in attesa di cibo”, finendo così per beccarsi un cazzotto in piena faccia, (nonché farmi guadagnare sguardi di puro odio da alcune sue compagne, palesemente invidiose).

«Grimmjow smettila, sei inquietante!!!» lo rimbeccai quindi io, mentre lui si massaggiava il naso dolorante.

«Fanculo Hikaru! Mi hai fatto male!»

«Così impari a fare il pirla!»

«Non si può mai scherzare con te! Allora, un biglietto è per me, o sei venuta solo a farmi rosicare?» mi domandò quindi spazientito l’Arrancar e io gli rivolsi un sorrisetto sornione.

«Dipende…»

Risposta che fece alzare a Grimmjow gli occhi al cielo, essendo ben conscio che stava per arrivargli l’inculata.

«Su, avanti, cosa vuoi in cambio?» mi rispose infatti lui, preparandosi al peggio.

«Che porti con te Ulquiorra»

A quelle parole il Sesto Espada sgranò gli occhi:

«Eh? Ulquiorra ad un concerto!? Con tutta la gente che c’è? Ma figurati se viene di sua spontanea volontà!»

«Allora dagli una botta in testa e rapiscilo! Anche se sinceramente penso che un biglietto gratis per assistere alla sua band preferita sarà più che sufficiente a convincerlo ad uscire con noi!»         

Grimmjow mi rivolse uno sguardo decisamente sbalordito: «E si può sapere per quale assurdo motivo dovremmo portarcelo dietro? Io vorrei divertirmi e lui è noioso da paura!»

«Lo so, ma voglio rifilare un bello smacco al gruppetto di Rukia end Co.»  gli spiegai quindi io e il Sesto Espada alzò perplesso un sopracciglio:

«Portando Shiffer ad un concerto? Secondo me, se rispolveri Tenebra e pesti a sangue Kurosaki, fai un affare migliore!»

«Possibile che tu non capisca che gli schiaffi morali a volte siano peggio che un colpo di Katana o un Cero ben assestato?» lo ammonii di conseguenza.

«Ok, mi può anche star bene come discorso, anche se personalmente preferisco la sana e vecchia scazzottata per risolvere ogni questione, ma continuo a non capire cosa centri Ulquiorra in tutto questo» fu la conseguente considerazione del mio migliore amico, sempre più perplesso.

«Verrà anche Orihime con noi al concerto, insieme a Nel e Vega»

Poco da dire sul fatto che per poco l’Arrancar non si soffocò con il succo che stava bevendo.

«Mi pigli per il culo? E che centra lei con noi? Mica ci frequentiamo!» sbottò infatti contrariato l’Espada.

«Vero! Ma nemmeno Inoue è così scema da rifiutare un biglietto degli Angeli Neri, se le viene generosamente offerto! Senza contare che da quando Rukia e Ichigo si sono messi insieme, ha finito per essere messa in disparte, mentre Tatsuki è troppo presa dagli allenamenti per il torneo nazionale di arti marziali, per poter uscire con lei»

«E allora? Mica sono cazzi nostri se è rimasta sola!» sbottò sempre più confuso Grimmjow e io sbuffai spazientita.

«Sveglia! Se riusciamo a farla mettere con Ulquiorra sai che smacco per Kurosaki e Kuchiky?»

Una fragorosa risata fu la risposta di Grimmjow alla mia ipotesi.

«Ma se Orihime non se lo fila di striscio e Ulquiorra parte dal presupposto che intanto non verrà mai calcolato da lei perché è un Arrancar!»

«Tentare non nuoce! Magari se iniziano a parlarsi… »

«Hikaru, Ulquiorra è loquace come un attaccapanni ed è socievole come una grattugia! Ed in più la vedo dura che Inoue possa fare il primo passo» considerò però il Sesto Espada.

«Beh! Ma se li molliamo da soli in mezzo ad uno stadio voglio proprio vedere se riescono a non spiaccicare nemmeno una parola!» gli dissi quindi io, non convincendo comunque l’Espada.

«Secondo me è una cazzata siderale e il tuo piano fa acqua da tutte le parti» fu infatti la risposta di Grimmjow, alla quale io risposi con un secco “ Tu pensa a procurarmi Ulquiorra, che al resto ci penso io”. Non avevo certo tapinato e fatto la carina con Orihime per più di un mese, in modo da conoscerne i gusti e, soprattutto, vedere se c’era qualcosa in comune con quel rimbambito del mio compagno di classe, per nulla!  Scoprendo così che ad entrambi piaceva lo stesso gruppo musicale! Inoltre non ero entrata in trattativa con Vega (che mi aveva rotto l’anima perché gli organizzassi un’uscita con Nel, con tanto di Cirucci e Aporro a fare il tifo), in modo da farmi recuperare un biglietto gratis per tutti, tramite il suo adorato nonnino Barragan (che, essendo ricco sfondato grazie alla sua agenzia di onoranze funebri, era considerato “il re dell’Hueco Mundo”), solo per sport! Quindi se Grimmjow mi avesse mandato tutto a monte se le sarebbe prese di brutto!

Ma fortunatamente Grimmjow infondo era un dannato ficcanaso che amava mettere zizzania, quindi, dopo averci pensato un po’ su, era venuto da me con un sorrisetto bastardo stampato in faccia, per poi dirmi un “Ma sì, infondo perché no? Sono proprio curioso di vedere che casino ne verrà fuori!” per poi prendere i due biglietti e garantirmi che ci sarebbe stato anche il Quarto Espada, a costo di spedircelo a calci in culo.

Fu così che il giorno e l’ora stabiliti passai a prendere Inoue a casa sua e poco da dire su fatto che l’abito bianco e nero che aveva indossato le stava veramente una favola; se  quella sera Ulquiorra non si fosse dato una svegliata, giuro che avrei potuto rispolverare seriamente Tenebra!  

«Ehm.. Hikaru, posso chiederti una cosa?» mi domandò però Inoue, distogliendo il mio pensiero da Shiffer.

«Certo!»

«Come mai hai deciso di offrire anche a me un biglietto per il concerto?»                     

Uhm … bella domanda! Non potevo certo dirle che volevo tentare di farla mettere con Ulquiorra, per dare un bello schiaffo morale a Rukia! Quindi decisi di fare la parte della buona samaritana:

«Beh ecco, dato che avevo un biglietto in più e che ultimamente ti ho visto spesso sola, mi è sembrato carino invitarti, siccome mi avevi detto che era il tuo gruppo preferito»

«Ti ringrazio. È stato molto gentile da parte tua e ti confesso che mi fa piacere poter uscire un po’. Anche perché Tatsuki è molto impegnata in questo periodo e Rukia e Ichigo vogliono giustamente ritagliarsi del tempo per loro. Ishida inoltre è tutto preso dal club di cucito perché vuole vincere il concorso per giovani stilisti indetto dalla scuola e Sado beh… non è un chiacchierone»

«E la cosa ti fa rabbia?» gli chiesi quindi spontaneamente io e il suo sguardo si rattristò.

«No. Rabbia no. Li capisco. Ognuno ha i suoi impegni, ma non posso negare che a volte mi sento un po’ sola»

«Beh, allora sta sera approfittane per divertirti! Quindi via quel muso lungo!» cercai di tirala su di morale io, dandole un buffetto sulla spalla e  lei mi ricambiò con un sorriso.

Arrivati a destinazione  trovammo ad aspettarci Nel, che ci salutò calorosamente con la mano, e Vega che, da perfetto gentiluomo era passato a prendere la mia amica con un macchinone con tanto d’autista. Poco dopo fummo raggiunti anche da Ulquiorra, sul cui volto vidi per la prima volta in vita mia un’espressione di pura sorpresa alla vista di Inuoe, e da Grimmjow che, dopo aver salutato con fare scazzato tutti quanti, si avvicinò a me e mi disse a bassa voce:

«Ma gliel’hai detto a Vega che gli Angeli Neri sono un gruppo Metal?»

«Ehm…. Pensavo lo sapesse…» mi giustificai quindi io, di fronte alla giacca in doppio petto e la cravatta di Ggio, che più che a un concerto, sembrava stesse andando al suo matrimonio.

«Se ci chiedono… io non lo conosco!» concluse quindi il Sesto Espada, per poi spostare lo sguardo su Orihime: «In compenso se Ulquiorra sta sera non si da una mossa, un pensierino su Inoue, quasi quasi c’è lo faccio io. Con sto vestitino bianco e nero fa la sua porca figura»

«E Tatsuki? Te la sei già dimenticata?» gli domandai quindi io.

«Certo che no! Sarebbe solo per una botta e via! Mica mi ci voglio mettere assieme… ahi! Fai piano che fai male!» mi rispose l’azzurro, beccandosi un doloroso pizzicotto nelle costole.

«Su cammina, che hanno aperto gli ingressi» gli risposi piatta io.

«Ok, ma smettila di pizzicarmi, che stavo scherzando! Lo so che siamo qui per quel rimbambito di Shiffer!»

«Esatto! Quindi tienitelo bene a mente! Appena ci troviamo in mezzo al casino, noi ci diamo alla macchia e li molliamo da soli»

«Va bene, ma Nel e Vega?»

Buttai l’occhio sulla mia amica e al suo accompagnatore, ma vedendo che Vega ci stava già mettendo del suo per ritagliarsi un po’di spazio per star solo con Nel e che a lei la cosa sembrava non dispiacere, decisi che non era il caso di disturbare:

«Non penso ci daranno grossi problemi…» risposi di conseguenza a Grimmjow.

«Si può sapere cosa state confabulando voi due?» la voce di Ulquiorra ci prese alla sprovvista di spalle, facendoci sobbalzare.

«Ehm, nulla! Stavamo solo cercando di capire dov’erano i bagni» risposi quindi io, presa in contropiede, per poi indicare un punto a caso in mezzo alla folla: «Thò, guarda! Sono laggiù in fondo! Grimmjow, accompagnami!» e detto questo afferrai il povero Sesto Espada e me lo trascinai dietro, mentre Ulquiorra commentava un “Ma di solito, in bagno, le ragazze non si portano dietro un’amica?”e Orihime rispondeva al Quarto Espada con un’alzata di spalle.  

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Capitolo 6
*** Dove non si crede... ***


Dove non si crede…

… l’acqua rompe!

 

Ok, devo dare a Cesare quello che è di Cesare. Grimmjow infatti non aveva tutti i torti a ritenere il mio “astuto” piano, un’emerita cazzata.

Ma dico io, come mi era saltato in mente di concepire l’idea che a un concerto metal si potesse parlare per fare conoscenza! Il volume era infatti giustamente così alto che era pressoché impossibile intavolare una qualsivoglia conversazione!

 Buttai quindi affranta l’occhio in direzione di Orihime e Ulquiorra, rassegnandomi all’idea che, se anche avessero voluto, sarebbe stato comunque difficile per loro dialogare. Promemoria: come cupido facevo schifo!

Beh, fortunatamente avevano comunque l’aria di divertirsi … almeno Inoue; Schiffer infatti non si smentiva mai e, anche se si vedeva che ascoltava con un certo interesse, manteneva comunque la sua solita vitalità d’animale impagliato.

Emisi quindi un ultimo sospiro rassegnato, per poi seguire l’esempio del Sesto Espada e di Nel, che si erano uniti al delirio collettivo urlando a squarciagola le canzoni del gruppo, per la grande gioia di Vega, a cui probabilmente Nel aveva già rotto un timpano, dato che la mia amica aveva la capacità di cacciare urli al di sopra di ogni capacità di sopportazione umana, arrancar e shinigami.

Al termine del concerto uscimmo quindi tutti e sei dalla struttura con l’intento di fare una capatina al paninaro più vicino, dove, con nostro sincero stupore, ci ritrovammo ad osservare Orihime che si era fatta fare un panino gigantesco con dentro il mondo.

«Ah, però! Chi l’avrebbe mai detto che fossi in grado d’ingurgitare tutta quella roba! Nemmeno Grimmjow è riuscito ad arrivare a tanto!» fu infatti l’osservazione incredula di Ggio, che si era limitato ad una birra. Commento che fece arrossire Inoue fino alla punta delle orecchie.

«Il fatto è che non ho cenato» si giustificò quindi la ragazza.

«Quanta invidia! Anch’io vorrei poter mangiare senza ingrassare» fu il conseguente commento di Nel, mentre Grimmjow assestava a Orihime una poderosa pacca sulla spalla, che per poco non la face cadere dallo sgabello.

«E se rutti pure come Hikaru è ufficiale che sei dei nostri!»

Cosa che mi fece ovviamente risentire. Ok che ero un “filino” rozza, ma non così tanto! Infatti fortunatamente non ero mai arrivata  al livello del suo quintetto di amici teppisti, che si sfidavano a gare di rutti e sputi! Dopotutto un minimo di femminilità l’avevo conservata, nonostante le apparenze!

«Grimmjow, non dire cazzate! Non faccio certe cose!»

«A dire il vero, l’ultima volta che sei venuta ad assistere al suo allenamento, ne hai fatto uno che ha rimbombato per tutta Las Noces» intervenne però Ulquiorra, per poi addentare indifferente il suo panino, nonostante l’occhiata assassina che gli avevo rivolto.

«Quello non fa testo! Avevo infatti dovuto fare da cavia per Szayel, siccome avevo patteggiato di bere uno dei suoi intrugli in cambio di un mese di ripetizioni gratuite di chimica!» mi sentii quindi in dovere di puntualizzare, cosa che mi fece guadagnare un’arruffata di capelli da parte di Grimmjow.

«Ma quanto siamo modeste! Non devi vergognarti di essere la Regina dei Rutti di Las Noces! È un titolo di tutto rispetto!» mi schernì infatti il Sesto Espada, cosa che fece ovviamente partire una zuffa tra noi due a suon di pizzicotti.

 «Certo che voi due insieme siete proprio divertenti» ridacchiò Inoue e io e Grimmjow ci ritrovammo a guardarla con tanto d’occhi.

«Eh!? Ma che hanno messo in quel panino? Funghi allucinogeni?» fu infatti il commento dell’arrancar azzurro, per nulla entusiasta di essere stato definito “divertente”, ricevendo in risposta solo un sorriso divertito di Orihime.

«Ehm … Hikaru, sicura che questa abbia tutte le rotelle a posto?» fu quindi la domanda che il mio amico mi rivolse a bassa voce, e io non potei far altro che rispondergli con un’alzata di spalle, mentre Neliel soffocava uno sbadiglio.

«Ragazzi è stato un piacere uscire con voi, ma si è fatto veramente tardi!» disse quindi Vega, buttando l’occhio all’orologio, per poi rivolgersi a Nel: «Ti accompagno a casa?»

«Oh, sì! Grazie! Altrimenti potrei corre il rischio di addormentarmi per strada! Comunque gran bel concerto!» rispose la mia amica.

«Puoi dirlo forte Capra! Gli Angeli Neri sono i migliori!» ribadì quindi Grimmjow per poi afferrarmi per le spalle: «Sarà meglio che anch’io accompagni la Nana a casa, altrimenti si perde!»

«Ehi! Guarda che non sono mica mio padre! E poi smettila di chiamarmi nana!» lo rimbeccai quindi io, beccandomi così un calcio ben assestato alla caviglia (azzo che male!) con lo scopo di farmi chiudere la bocca.

«Ehi, Ulquiorra! Perché non accompagni Orihime? Non vorrai mica lasciare che una ragazza vada a casa da sola a quest’ora di notte!» si rivolse quindi al mio compagno di classe, cogliendolo palesemente di sorpresa.

«Se Orihime è d’accordo, per me va bene» fu quindi la risposta del Quarto Espada che, nonostante fosse stato preso in contropiede, aveva comunque fiutato l’opportunità offertagli.

«Grazie Ulquiorra-san, mi faresti una cortesia» fu la conseguente risposta di Inuoe che, nonostante fosse evidente che non si aspettasse una cosa del genere, fu comunque ben felice di non doversi fare da sola il tragitto verso casa.

Fu così che ci salutammo per poi prendere strade diverse, e io mi ritrovai a camminare a fianco di Grimmjow, che aveva stampato in faccia un sorrisetto compiaciuto.

«Perché hai quella faccia goduta?» gli domandai quindi io, ben conscia che quando aveva quell’espressione, stava macchinando qualcosa.

«Perché quel babbeo di Ulquiorra mi deve un grosso favore!» fu infatti la risposta dell’azzurro, per poi rivolgermi un sorrisetto di sfida:

«Allora, sono o non sono sempre il migliore? Senza di me il tuo piano sarebbe andato a rotoli!»

«Effettivamente devo ammettere che come agente matrimoniale sei meglio di me» fui costretta quindi a riconoscere.

«Già, ma che non si sappia in giro. O lederebbe la mia immagine di spietato predatore!»

«Tranquillo! Se volessi sputtanarti avrei ben altro materiale per le mani; tipo le foto del campeggio, quando io e Nel ti abbiamo infilato in bocca un calzino mentre dormivi» gli risposi quindi io con fare subdolo.

«COSA!? Ma mi avevi detto che le avevi cancellate!!!» fu la conseguente reazione di Grimmjow, ricevendo in risposta un sorrisetto divertito:

«E ci hai seriamente creduto?» fu infatti la mia replica, che gli fece bofonchiare un “Stronza”, che venne bellamente ignorato dalla sottoscritta.

«Chissà come se la starà cavando Ulquiorra» cambiai di conseguenza argomento io e il mio amico emise un sospiro rassegnato, portandosi stancamente le braccia dietro la nuca:

«Noi più di questo non potevamo fare. Ora sta a lui giocare bene le sue carte» mi rispose infatti Grimmjow e io non potei che dargli ragione, sperando che Schiffer non si facesse sfuggire l’occasione che gli avevamo servito su un piatto d’argento.  

Ovviamente però, sia io che il Sesto Espada, essendo curiosi come delle bisce e molesti come le scimmie, il lunedì seguente non potemmo fare a meno di aspettare al varco il Quarto Espada, per estorcergli un resoconto della sua passeggiata notturna con Orihime.

«Allora, com’è andata?» lo incalzò infatti Grrimmjow durante la pausa pranzo, accalappiandolo con un braccio in modo che non potesse scappare, mentre io mi sedevo dall’altro lato della panchina con finta noncuranza.

«Com’è andata cosa?» fu la conseguente risposta di Ulquiorra che, nel frattempo, si era agilmente svincolato dalla presa dell’azzurro.

«Oh! Andiamo! Non fare il finto tonto! Sto parlando di Orihime» andò quindi dritto al punto il Sesto Espada.

«L’ho accompagnata a casa» fu però la laconica risposta di Ulquiorra.

«Lo so, ed è per questo che vogliamo i dettagli!» insistette di conseguenza Grimmjow, cercando di non dare troppo a vedere le mani che iniziavano a prudergli, dato che era palese che Schiffer stesse facendo finta di non afferrare il senso della conversazione.

«Quali dettagli?» fu infatti l’evasiva risposta del mio compagno di classe.

«Vuoi finirla di prendermi per il culo?!  Ti abbiamo fatto un favore a gratis, quindi il minimo che potresti fare e dirci se quella femmina alla fine l’hai rimorchiata o no!» sbottò di conseguenza Grimmjow, stufo di quel dialogo inconcludente.

«Innanzitutto nessuno vi ha chiesto niente; e in più non sono cose che vi riguardano. Vogliate scusarmi, ma vorrei pranzare in santa pace» rispose quindi seccato il Quarto Espada, che si alzò con l’intento di cercare un'altra panchina. Peccato che venne bloccato proprio dall’oggetto della nostra conversazione.

«Ulquiorra-san! Aspettami per favore!» Inoue stava infatti correndo nella nostra direzione e, dopo averci educatamente salutato, rifilò al mio compagno di classe un contenitore che aveva tutta l’aria di essere un bento.

«Dato che non sapevo come ringraziarti per l’altra sera, ho deciso di preparanti il pranzo!» gli disse quindi la ragazza.

«Grazie Orihime» riuscì quindi solo a dire il Quarto Espada, palesemente sorpreso.

«Era il minino!» gli sorrise Inoue, per poi salutarci e raggiungere il gruppetto delle sue compagne di classe.

Io e Grimmjow ci trovammo così ad osservare Ulquiorra spacchettare il dono, rimanendone molto perplessi.

«Ma siamo sicuri che sta roba è commestibile?» fu infatti il commento del Sesto Espada.

«Beh, dai! Magari l’apparenza inganna!» dissi quindi io, ma senza troppa convinzione, dato che l’aspetto della pietanza non era dei più invitanti.

Ulquiorra invece, impassibile come sempre, afferrò le bacchette e assaggiò la cucina di Orihime.

Onestamente non so dire se il Quarto Espada fosse stato più coraggioso o più incosciente, ma il fatto fu che, poco dopo il suono della campanella che sanciva l’inizio delle lezioni pomeridiane, io, Cirucci e Aporro, ci trovammo a soccorrere il nostro povero compagno di classe che dava di stomaco, come se non ci fosse un domani, nel bagno della scuola.

«Uhmm… ti spiace se analizzo il contenuto di quel bento? Perché lo si potrebbe brevettare come arma di distruzione di massa» fu il commento di Szayel.

«Ma si può sapere cos’hai fatto di così grave ad Orihime, da volerti morto?» fu invece l’intervento di Cirucci, mentre il povero Schiffer rimetteva pure il cenone di capodanno di due anni fa.

Promemoria: se Orihime ti offre del cibo, rifiutarlo con gentilezza!

«Vado in infermeria a chiamare la Dott.ssa Isane, prima che vomiti anche l’anima!» fu invece il mio intervento, che venne accolto con sollievo da Ulquiorra che mi riservò uno sguardo pieno di gratitudine, prima di tornare a dare di stomaco nel lavandino.

Fu così che fortunatamente la signorina Kotetsu riuscì a placare il vomito del mio compagno di classe con un medicinale apposito, ma non prima di avergli fatto la ramanzina sull’importanza di stare attenti a ciò che si mangia.

Comunque, nonostante Ulquiorra avesse smesso di dare di stomaco, non aveva ugualmente una bella cera, dato che era addirittura più bianco del solito (e con questo penso di aver detto tutto), cosa che mi fece decidere di accompagnarlo a casa, nonostante le sue proteste.

Incappammo così in Orihime che lo stava aspettando fuori dai cancelli della scuola:

«Hikaru-san, Ulquiorra- san!» ci salutò quindi Inoue, per poi aggrottare preoccupata le sopracciglia, notando anche lei che Schiffer non era in quadro.

«Stai bene?» gli domandò quindi la ragazza.

«Ho solo un po’ d’influenza, nulla di grave. Comunque il pranzo era ottimo» mentì spudoratamente il Quarto Espada.

«Mi fa piacere. Se vuoi te l’ho preparo anche domani!» gli rispose quindi Orihime sfoderandogli un sorriso tutto zucchero e per la prima volta in vita mia vidi dipingersi sul volto di Ulquiorra il panico.

«Non devi disturbarti!» cercò di correre ai ripari il povero arrancar, ma senza risultato (cosa che mi fece iniziare a capire il motivo per cui Ichigo aveva scelto di mettersi con Rukia; ovvero l’istinto di sopravvivenza. La Kuchiki infatti, nonostante lo insultasse, non aveva il vizio di stritolarlo con gli abbracci come Nel, mentre Orihime ai fornelli era peggio di Lucrezia Borgia!).

«Nessun disturbo, mi fa piacere!» disse infatti Orihime, per poi insistere nell’unirsi a me nell’accompagnarlo a casa.

 Peccato che le sfighe per Ulquiorra quel giorno non fossero finite. Nei pressi di un parchetto al limitare della zona che faceva da cuscinetto tra la Soul Society e l’Hueco Mundo, fummo infatti attorniati da un gruppo di Shinigami e ben presto Schiffer si ritrovò con una katana puntata al collo.

«Pensavi seriamente di cavartela dopo l’affronto dell’altra notte?!» gli intimò infatti uno degli aggressori, ma ancor prima che io potessi mandare lui e i suoi compagni a quel paese, con mio enorme stupore, Inoue si frappose tra lui ed Ulquiorra.

«Che cosa volete da lui!?» gli chiese infatti per nulla intimorita la ragazza.

«Sto bastardo di un arrancar ha mandato al pronto soccorso due dei nostri, quindi deve pagare!» fu la conseguente risposta dei tipo.

«Mi ha solo difesa da due shinigami ubriachi che volevano importunarmi!» rispose però piccata Inuoe.

«Di come siano andate le cose non ci interessa, quindi levati dai piedi ragazzina!» le intimò di conseguenza lo shinigami e, vedendo che Orihime non voleva saperne di spostarsi, fece per darle un ceffone, ritrovandosi così il polso artigliato dalla mano di Ulquiorra:

«Sono io il bersaglio. Non divagare»

Tendenzialmente in un frangente del genere mi sarei fatta i fatti miei, dato che ero ben conscia che Schiffer non aveva alcun bisogno del mio aiuto per mettere al tappeto una banda di spacconi come quella, ma viste le condizioni non proprio rosse del mio compagno di classe, decisi d’intervenire anch’io.

«Uhm… è da un po’ che non piglio a calci qualcuno, ma sarà divertente rinvangare i vecchi tempi»  mi intromisi infatti io, facendo scroccare le nocche delle mani.

«Ma quella è Hikaru Zaraki!» fu la conseguente esclamazione di uno del gruppetto di aspiranti suicidi.

«Già, un motivo in più per dar loro una bella punizione!» fu però la risposta dell’idiota che aveva tentato di schiaffeggiare Inoue, dando il via a una zuffa che si concluse in meno di cinque minuti, con me e Ulquiorra senza nemmeno un graffio, e con una decina di shinigami privi di sensi al suolo.

«Non male, per una che ha smesso di allenarsi» fu il commento di Ulquiorra.

«Non male, per uno che poco meno di un’ora fa, sembrava stesse tirando gli ultimi» gli risposi io (anche se bisognava dire che quei fessi non erano poi un granché).

«Mi spiace che per colpa mia abbiate avuto tutti questi problemi» fu invece l’intervento di Orihime, sinceramente in colpa per ciò che era successo.

«Non hai nulla di cui scusarti» la rassicurò quindi Schiffer.

«Già, non è mica colpa tua se la madre dei cretini è sempre incinta!» rincari quindi la dose io, per poi accompagnare a casa anche Orihime, oltre che Ulquiorra.

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