E & E

di eliseCS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Per favore leggete le note in fondo!
 
Prologo



Essere Eltanin Narcissa Malfoy non è facile.
 
 
 
Non è facile quando, all’esordio del tuo primo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, il Cappello Parlante pensa bene di tenere in sospeso il tuo smistamento per più di dieci minuti perché non riesce a dare un senso a quello che vede nella tua testa e, probabilmente cosa che gli capita per la prima volta da quando è stato creato, non saprebbe proprio in che Casa mandarti.
 
 
 
Non è facile quando il secondo anno sprechi il tuo fiato più per rispondere male agli insulti che James Sirius Potter - non serve procedere ad una presentazione più approfondita, tanto tutti sanno chi è -ti rivolge regolarmente che per rispondere alle domande che gli insegnanti ti pongono durante le lezioni.
A quanto pare c’è una legge non scritta che stabilisce che è così che i Potter devono comportarsi nei confronti dei Malfoy e viceversa.
 
 
 
Non è facile quando durante il terzo anno, sempre nella suddetta scuola, James Sirius stabilisce di punto in bianco che è colpa tua se il suo povero e ingenuo fratellino Albus Severus Potter è stato smistato in Serpeverde diventando nel giro di poco il migliore amico di tuo fratello, Scorpius Hyperion Malfoy, e decide di dichiarare una vera e propria guerra nei tuoi confronti anche se alla fine dei conti con lui non ci hai mai scambiato neanche mezza parola, eccezion fatta per gli insulti di cui sopra a cui tu rispondi solo perché è lui che inizia.
 
 
 
Non è facile quando durante il quarto anno decidi finalmente di fare il provino per la squadra di Quiddich della tua Casa - adori troppo volare, non puoi farci niente - , vieni scelta come cacciatrice e il tuo nuovo ruolo sembra solo dare nuovi spunti per nuovi insulti e prese in giro all’unico Potter smistato in Grifondoro.
 
 
 
Non è facile quando già a partire dalle prime lezioni del quinto anno ti accorgi che sembra esserci qualcosa che non va nella tua bacchetta, che il fidato strumento non risponde più ai tuoi ordini come se da un momento all’altro ti fossi tramutata da strega purosangue a Magonò.
Cosa che Potter non può fare a meno di sottolineare ogni volta che può, e non dimentichiamo che quell’anno anche Lily Luna Potter si è aggiunta alle fila della casa rosso-oro, meglio specificare.
 
Non è facile essere Eltanin Narcissa Malfoy quando, durante lo stesso anno, esasperata perché ormai non riesci neanche più ad accendere il fuoco sotto al calderone, inspiegabilmente scateni un incendio con i fiocchi nell’aula di Pozioni rischiando tra l’altro di far saltare in aria i sotterranei e di infliggere danni ben peggiori di una semplice ustione ai tuoi compagni di corso e a uno dei tuoi insegnanti preferiti.
 
Non è assolutamente facile accettare di dover cambiare scuola da un giorno all’altro, per la propria e altrui sicurezza, e quasi sparire lasciandosi alle spalle la propria famiglia che ancora cerca di coprire l’avvenuto incidente.
E non dimentichiamoci che la nuova scuola sembra avere uno statuto di segretezza ancora più rigido di quello applicato dal Ministero della Magia per l’intera comunità magica…
 
 
 
§
 
 
 
Essere Ella è facile.
 
Facile come sorridere, come camminare.
Facile come respirare.
 
 
E lo è davvero perché sei sempre circondata da persone che ti riconoscono e ti rispettano - certo, qualche antipatia ci può anche stare, ma perché rovinarsi la giornata quando si è abbastanza maturi per mantenere un rapporto comunque civile? – e che a tua volta rispetti.
 
È facile quando hai degli amici – magari un po’ scapestrati, ma dopotutto sono i tuoi amici, che hai scelto e ti hanno scelta – con cui supportarsi a vicenda qualsiasi cosa succeda.
Ella darebbe la sua vita per loro.
 
È facile perché nonostante le difficoltà alla fine tutto si risolve per il meglio e sembra andare per il verso giusto.
 
È facile essere Ella perché come potrebbe non esserlo quando hai finalmente capito chi sei, qual è il tuo posto e cosa sei in grado di fare per renderti utile?
 
 
Le cose potrebbero forse incrinarsi un po’ quando si arriva a parlare di famiglia, ma, appunto, solo un po’.
Perché il rapporto che Ella ha con loro non è più così stretto come una volta, come vorrebbe, ma è il prezzo da pagare e si consola pensando che niente potrebbe cambiare il bene che lei vuole loro e che – spera – loro vogliono a lei.
Le (purtroppo poche) visite che fa a casa durante l’anno, durante le quali viene accolta come se per loro fosse la persona più importante di tutte, non sono forse una prova dell’affetto che nonostante tutto lega ancora tutti loro?







Però forse, alla fine dei conti, essere Ella non è poi così facile, mentre essere Eltanin Narcissa Malfoy è meno difficile del previsto...

















 
Ultimamente ho il mouse del computer che mi dà problemi e fa partire click anche quando lo sfioro appena.
E si dà il caso che stavolta abbia innavvertitamente schiacciato su "aggiungi una nuova storia" e io (per vostra sfortuna) non mi sono tirata indietro.

Un paio di considerazioni su questa storia:
1) La storia non ha nulla a che vedere con "La Ragazza e Il Mangiamorte" o con "Pura Magia" (sempre scritte da me).
    Per alcuni aspetti potreste trovare qualche somiglianza, soprattutto con la seconda, ma le storie non hanno nulla in comune.
2) Ho messo il "what if?" per il fatto che Eltanin non è ceramente un personaggio della Rowling.
3) Tempo fa (il che vuol dire almeno un paio di anni fa) mi ricordo di aver letto una fanfiction in cui Scorpius aveva una sorella maggiore di nome Eltanin.
    Non mi ricordo nè il titolo nè l'autore di quella ff (ad essere sincera ormai non mi ricordo neanche la trama della storia) ma volevo precisare che con questa         storia non         voglio "copiare" idee o altro.
    Semplicemente ho adorato il nome Eltanin dalla prima volta che l'ho letto e trovo che si addica particolarmente all'ipotetica figlia di Draco Malfoy.
    In altre parole: non avrei potuto usare un nome diverso e spero che la cosa non dia fastidio a nessuno.

Concludo dicendo che ho già pronta la struttura dei prossimi capitoli anche se non so bene la storia come andrà a finire (la trama deve essere ancora decisa con più precisione).
Quindi per il momento non farò aggiornamenti regolari, ma aggiornerò in base alla mia ispirazione e al seguito che avrà la storia.
Spero che questo inizio, per quanto breve, vi abbia incuriosito almeno un pochino.
Se voleste farmi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione, anche una piccina picciò, siete i benvenuti!
A presto
E.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


! Attenzione !
Nell'introduzione è stato nominato un salto temporale di cui non verrà specificata la collocazione.
Leggere attentamente il capitolo :)




Capitolo 1
 
 
 
La ragazza con la divisa dai colori verde-argento si lasciò cadere pesantemente sul primo posto libero che riuscì ad individuare su una delle due panche che costeggiavano la tavolata della sua Casa.
Non si preoccupò nemmeno della sorte della sua borsa, che dopo essere stata malamente appoggiata al suo fianco, sempre sulla sopracitata panca, ebbe la magnifica idea di rovesciarsi in modo molto poco dignitoso,b facendo disperdere buona parte del suo contenuto – principalmente libri, fogli di pergamena e piume per scrivere – sul pavimento della Sala Grande.
Fortuna che aveva finito la boccetta di inchiostro durante l’ultima ora di lezione, Antiche Rune, perciò non doveva neanche preoccuparsi di aver eventualmente imbrattato qualche testo.
Spinse con il piede un libro che sporgeva un po’ troppo sulla zona di passaggio tra la tavola di Serpeverde e quella di Corvonero facendolo scivolare sotto il tavolo e cominciò a servirsi da mangiare.
 
Era stata una mattinata estenuante e il mal di testa, che sembrava essere diventato il suo migliore amico dall’inizio di quell’anno, quel giorno pareva voler dare il meglio di sé: nemmeno la pozione che si era finalmente decisa ad andare a chiedere in Infermeria era servita a qualcosa, e ormai si era rassegnata a sopportarlo.
 
Un improvviso scoppio di risa la distolse bruscamente dai suoi pensieri, rischiando tra l’altro di farle sporcare la camicia bianca con il sugo dello spezzatino che aveva scelto come secondo.
Non aveva bisogno di voltarsi per sapere a chi appartenevano quelle voci: James Sirius Potter, affettuosamente soprannominato da lei Idiota, aveva appena fatto il suo ingresso nella sala.
Quindici anni di arroganza e capelli spettinata circondati dal solito gruppetto: uno dei due gemelli Scamandro (quando erano senza divisa non riusciva a distinguerli, ma almeno sembrava che quello smistato in Corvonero avesse un po’ più di sale in zucca rispetto al fratello finito in Grifondoro); Lily, la sorellina minore che al di fuori dell’orario di lezione sembrava seguirlo ovunque e un altro paio di individui del suo anno di cui non aveva alcun interesse a ricordare il nome.
 
Meno male che nella posizione in cui era dava le spalle alla tavolata dei Grifondoro.
Come aveva pensato prima: non aveva bisogno di girarsi a guardare per sapere che, come al solito, l’oggetto delle loro risate era lei.
 
 
Eltanin Narcissa Malfoy, primogenita di Draco e Astoria Malfoy.
Quindici anni, già abbastanza alta per la sua età; capelli lisci, lunghi e così biondi da tendere al platino, superati in pallore solo dalla sua carnagione.
Come suo fratello Scorpius, sebbene lui fosse più piccolo di due anni, aveva le labbra non troppo sottili e il naso dritto.
L’unica cosa che li distingueva era il colore degli occhi.
Scorpius li aveva grigi, e ciò lo rendeva così la copia sputata del padre quando aveva la sua età, mentre quelli di Eltanin erano scuri come quelli della madre, dettaglio che provocava un bel contrasto sul suo viso pallido.
Gli occhi erano anche la parte di lei che le piaceva di più, soprattutto per il fatto che sembravano infiammarsi quando era particolarmente arrabbiata o particolarmente contenta per qualcosa.
 
 
Finì di mangiare, non era più così sicura di volere anche il dolce, e con un sospiro si costrinse ad abbassarsi sotto il tavolo per andare a recuperare le cose che le erano cadute prima per rimetterle in borsa.
Quando rifece capolino, i gomiti appoggiati alla panca per aiutarsi a tirarsi su, i suoi occhi incontrarono l’orlo di una divisa Grifondoro, inconfondibile per le rifiniture rosse che la rivestivano all’interno.
Chiuse gli occhi per un istante pensando allo stesso tempo un Merlino dammi la forza! per poi riaprirli e raddrizzarsi cercando di darsi un tono.
James Sirius Potter le sorrise: tra le mani teneva la borsa che lei aveva appena finito di riempire e che qualche secondo prima aveva momentaneamente appoggiato sulla panca per uscire da sotto il tavolo più agevolmente.
 
“Quanta fatica per un paio di libri” commentò il ragazzo con un tono che non lasciava presagire nulla di buono.
Eltanin strinse i denti immaginando dove volesse andare a parare.
E infatti…
“Sarebbe bastato un Wingardium Leviosa e sarebbero tornati tutti al loro posto, perché non l’hai… oh già, scusa, mi stavo dimenticando che qui qualcuno si è dimenticato gli incantesimi del primo anno!” e prima che la ragazza potesse ribattere aveva rovesciato la borsa facendo cadere tutto il suo contenuto ai suoi piedi.
“Ritenta, magari stavolta sarai più fortunata…” la prese in giro per poi tornare a sedersi al suo tavolo da dove i suoi amici stavano ridendo dopo aver seguito tutta la scena.
Eltanin chiuse i pugni costringendosi a non piangere.
Lo odiava, lo odiava con tutta se stessa.
Mordendosi le labbra quasi a sangue per non farsi scappare neanche un verso di disappunto la ragazza si chinò di nuovo, cominciando a riempire la borsa alla rinfusa senza neanche fare attenzione se stesse stropicciando la pagina di qualche libro o spiegazzando le pergamene con i suoi appunti.
Alla fine uscì dalla sala con la testa dritta cercando con tutta se stessa di non dar peso ai commenti che si erano ben presto generati dopo quell’assurdo teatrino.
Solo quando le porte della Sala Grande si furono richiuse alle sue spalle cominciò a correre tenendosi la borsa al petto e sperando di non incrociare nessuno mentre raggiungeva i dormitori.
 
 
 
Quella giornata era cominciata male e prometteva di finire anche peggio.
 
Le prime due ore quella mattina era toccata Trasfigurazione insieme ai Grifondoro.
Era una delle sue materie preferite - tralasciando il fatto che in realtà lo erano praticamente tutte - ma quel giorno era stato un disastro.
 
Era riuscita molto bene nel suo intento di mascherare le crescenti difficoltà che aveva a farsi ubbidire dalla sua bacchetta magica, talmente bene che la professoressa non ci aveva pensato un attimo prima di chiedere a lei di passarle il servizio da the su cui quel giorno avrebbe fatto le dimostrazioni, posizionato all’interno dell’armadio vicino al banco dov’era seduta.
Sarebbe bastato un semplice e banale Wingardium Leviosa per far passare il servizio dall’armadio alla cattedra, ma non le era riuscito.
Le era sembrato di stringere in mano un normalissimo pezzo di legno invece della sua bacchetta, e il servizio da the aveva fatto la sua parte rimanendo inchiodato allo scaffale su sui era posato, indifferente al fatto che avrebbe dovuto levitare verso una nuova sistemazione.
C’era stato un lungo istante di silenzio e poi era scoppiato il caos: Eltanin Malfoy che non riusciva in un incantesimo? Così facile per giunta?!
La professoressa era riuscita a far tornare l’ordine nella classe in poco tempo, aiutata dal suo cipiglio severo e dalla minaccia di una relazione di sessanta centimetri per il giorno dopo, ma questo non aveva impedito a James di far circolare bisbigli e battutine di cattivo gusto per il resto delle due ore.
Eltanin si era trovata per la prima volta in quella giornata a dover trattenere le lacrime.
 
 
 
Stupida bacchetta!
Imprecò Eltanin nella sua mente buttando l’oggetto interessato sul letto assieme alla borsa dei libri.
Proprio non riusciva a capire cosa stesse succedendo e allo stesso tempo era anche troppo spaventata per parlarne con qualcuno.
Anche se ormai era andata: era sicura che la professoressa quella mattina avesse certamente sospettato qualcosa, probabilmente aveva già parlando della cosa con i colleghi…
 
Il resto della mattinata era passato tranquillo, ma non per questo meno noioso o stancante, tra una lezione di Storia della Magia con i Tassorosso e quella di Antiche Rune con i Corvonero.
Aveva sperato con tutta se stessa che durante quel lasso di tempo James si fosse dimenticato di quello che era successo durante Trasfigurazione, ma ovviamente aveva sperato invano.
Forse avrebbe dovuto invocare Godric invece di Merlino e Salazar…
 
Ma quel che era peggio era che, ciliegina sulla torta, la giornata sarebbe terminata con due ore di Pozioni, di nuovo insieme ai Grifondoro.
 
Eltanin aveva il vago presentimento che avrebbe fatto molta fatica, a uscire viva da quella lezione.
 
 
 
Com’era suo solito Eltanin fu una delle prime ad entrare nell’aula, prendendo poi posto alla sua solita postazione in prima fila.
 
Suo padre era un pozionista particolarmente bravo nel suo lavoro, tanto che più volte veniva richiesta la sua collaborazione da parte del San Mungo o dal Dipartimento Auror, e la ragazza si ricordava bene quanto fosse agitata alla sua prima lezione per la paura di non essere alla sua altezza.
I suoi timori si erano poi rivelati infondati vista la bravura che in poco tempo aveva dimostrato nella materia, ma il fatto di essere naturalmente portata per essa non era stato per lei un motivo per impegnarsi di meno.
Il professore poi aveva fatto capire fin da subito che non ci sarebbero stati favoritismi nella sua aula: chi si sarebbe impegnato sarebbe stato premiato, chi non era interessato poteva anche andarsene.
 
Pian piano l’aula cominciò a riempirsi, l’arrivo dei Grifondoro accompagnato da chiacchiericcio e risatine che per fortuna tacquero all’istante quando anche il docente prese posto dietro alla cattedra dando ufficialmente inizio alla lezione.
 
Non era il primo insegnante che quell’anno, che per loro era il quinto, faceva un discorso sull’importanza di ottenere un buon giudizio ai G.U.F.O. , soprattutto per coloro che avrebbero voluto continuare con la sua materia; ma il fatto che a dicembre, alla vigilia delle vacanze di Natale, dopo quasi tre mesi e mezzo dall’inizio della scuola, stesse di nuovo riprendendo l’argomento nonostante ne avessero ampiamente discusso numerose volte anche durante altre lezioni le sembrava vagamente sospetto.
 
I suoi presentimenti furono confermati quando il professore annunciò alla classe che da quel momento in poi avrebbe stabilito una nuova disposizione dei posti in modo che gli elementi più dotati avrebbero potuto aiutare quelli meno per poter essere tutti preparati al meglio per gli esami.
Il cambio ebbe inizio nel malcontento generale della classe, ogni nuova coppia annunciata veniva accolta dai diretti interessati con mormorii delusi e seccati.
Eltanin era rimasta ferma senza emettere un fiato.
Con la testa bassa per non incontrare lo sguardo dell’insegnante stava sudando freddo in attesa del suo destino, sperando che per qualche miracolo il docente si scordasse di lei e la lasciasse dov’era.
 
“Non così in fretta, Potter” la voce dell’uomo interruppe le sue preghiere. “Qui davanti insieme a Malfoy al posto di Poole, forza!”
Eltanin sentì il sangue refluirle dal viso, rendendola probabilmente ancora più pallida, mentre stranamente l’Idiota non ebbe nulla da obiettare alla scelta del professore: la ragazza sapeva bene che le ore di pozioni da quel momento in poi sarebbero diventate un inferno, e non era sicura che le vacanze di Natale sarebbero state sufficienti per abituarsi all’idea.
 
 
Potter non era quel che si dice un asso nella materia, ma le poche volte che Eltanin si era fermata ad osservarlo, dopo aver finito la sua pozione prima del tempo, le erano bastate per decidere che quello che mancava al ragazzo non era l’essere portato, ma la concentrazione.
A quanto pareva Potter considerava le lezioni di Pozioni noiose quasi quanto quelle di Storia della Magia, e per lui ogni stimolo era buono per distrarre se stesso e i suoi compagni.
Come quella volta in cui ridendo aveva sfiorato con il gomito la confezione di aculei di porcospino facendola cadere dentro al calderone che sarebbe saltato in aria se il professore non fosse intervenuto tempestivamente - perché Eltanin gli aveva fatto notare quello che era successo.
Oppure quella volta che, intento a chiacchierare con il compagno di banco, aveva cominciato a mescolare la pozione nel verso sbagliato andando pure oltre il numero di giri indicato dalle istruzioni e la sua pozione aveva cominciato ad emanare un tanfo così insopportabile che tutti erano dovuti uscire all’istante dall’aula.
Ci erano voluti due giorni per farlo andare via.
 
Esclusi incidenti di questo tipo Potter non era poi così male nella materia ed Eltanin, che modestamente era invece la più brava del corso, si ritrovò a chiedersi come mai l’avessero messa in coppia con lui, che tutto sommato sapeva cavarsela, e non con qualcun altro – per esempio Stirling che invece, senza offesa, era una causa persa.
 
                      
Il ragazzo prese posto al suo fianco quasi ghignando ma ebbe almeno il buon senso di non dire nulla: lei aveva forse problemi a usare la bacchetta, ma se avesse provato a dire qualcosa un bel pugno in faccia non glielo avrebbe tolto nessuno…
 
Una volta che la classe si fu finalmente tranquillizzata il professore cominciò a spiegare l’argomento delle lezione: avrebbero cominciato ad affrontare la pozione Sancitatis, la pozione dell’invisibilità.
Quello che rimaneva della prima ora lo passarono a sentire le spiegazioni su come prepararla, gli ingredienti da utilizzare e i suoi effetti con gli usi consentiti.
Durante la seconda ora avrebbero cominciato con la preparazione che avrebbero poi ultimato nelle lezioni successive visto che la pozione richiedeva alcuni tempi di fermentazione.
 
Quando venne dato loro l’ordine di iniziare con la preparazione Eltanin fu svelta ad annunciare al suo nuovo compagno che lei si sarebbe occupata degli ingredienti mentre lui avrebbe dovuto preparare il calderone con la pozione di base da cui partire.
Peccato che, una volta che tutti gli ingredienti furono pronti sul banco accanto al loro calderone, Eltanin si accorse che Potter non aveva ancora mosso un dito, anzi, si era fermato a guardarla divertito.
“Datti una mossa o non riusciremo a concludere nulla per la fine dell’ora!” sbottò la ragazza cominciando a controllare nuovamente gli ingredienti per tenersi impegnata.
Intorno a loro i compagni stavano già incominciando a versare i primi elementi mentre James non aveva neanche acceso il fuoco sotto al calderone.
 
Il fuoco.
Oh no.
 
Con il suo vecchio compagno era sempre riuscita ad evitare la cosa, ma era evidente che dopo quella mattina Potter aveva deciso di metterla alla prova.
“Dopo di te, Malfoy” disse infatti mentre con un gesto della mano indicava la base del calderone che sarebbe dovuta essere lambita dalle fiamme.
Eltanin gli rivolse uno sguardo pieno di odio mentre sfilava la bacchetta dalla divisa, puntandola poi per eseguire l’incantesimo.
 
Ti prego fa che funzioni
Pensò stringendo ulteriormente la presa sull’impugnatura.
Solo per stavolta, stavolta deve funzionare!
 
Ma gli esiti del suo Incendio furono gli stessi di quella mattina con l’incantesimo di levitazione: non successe nulla.
La ragazza ripetè più volte la formula in modo non verbale fino ad arrivare a sussurrarla piano visto che continuava a non ottenere nulla.
Lo sguardo di Potter prima arrogante e canzonatorio adesso sembrava vagamente preoccupato mentre lei si sentiva sull’orlo delle lacrime.
Non sapeva se quella volta sarebbe riuscita a trattenerle.
 
“Ehi, Malfoy, basta. Davvero, faccio io…” provò Potter bloccandole la mano con cui impugnava la bacchetta.
Eltanin non ci vide più: non aveva proprio bisogno che adesso Potter provasse pena per lei.
“Non toccarmi!” esclamò scrollandoselo bruscamente di dosso, il tono non abbastanza alto da attirare il professore che stava controllando come procedeva il lavoro nelle ultime file.
 
Continuò a provare a lanciare l’incantesimo finchè, stizzita, la sua ultima stoccata fu accompagnata dalla bacchetta stessa che finì sul pavimento di pietra con un suono sordo, una lacrima sfuggita al suo controllo che le rigava la guancia.
La ragazza guardò con rabbia e delusione prima la bacchetta sul pavimento, poi la base del calderone.
 
Il fuoco si accese.
 
Prima una scintilla che diventò una debole fiammella che poi diventò un allegro fuocherello.
Eltanin continuava a fissare le fiamme come incantata mentre James non sapeva bene cosa dire.
Cominciò però ben presto ad allarmarsi quando si accorse che il fuoco stava continuando ad aumentare, divampando sempre più alto e lambendo il calderone.
“Malfoy…” provò a chiamare la ragazza che sembrava pietrificata.
“Eltanin…” la chiamò di nuovo, usando il nome e cercando di tirarla indietro perché non si bruciasse, ma la ragazza era rigida come un pezzo di legno, sembrava in trance.
“Professore!” urlò alla fine trascinando di peso la ragazza visto che il fuoco si era ormai propagato su tutto il banco e prometteva di continuare ad espandersi ben oltre.
 
In pochi secondi si scatenò il panico: le fiamme erano aumentate di colpo e sembravano essere ovunque, impedendo agli studenti di lasciare la classe.
Un leggero tonfo richiamò l’attenzione del ragazzo facendogli notare che la Serpeverde si era appena accasciata al suolo, gli occhi rivoltati all’indietro.
 
Cosa diavolo stava succedendo?
 
Intanto l’aria stava diventando irrespirabile, non sarebbe passato molto tempo prima di cominciare ad avvertire la mancanza di ossigeno.
Senza sapere bene perché James si inginocchiò accanto alla ragazza cominciando poi a scrollarla vigorosamente per le spalle.
“Eltanin… Eltanin, fallo smettere!” urlò, la sua voce coperta in parte dalle urla degli altri studenti che stavano cercando di tenere a bada il fuoco.
I suoi tentativi sembravano non sortire alcun effetto.
“Eltanin ti prego!”
A quella sua ultima preghiera gli occhi della ragazza ebbero un guizzo: per un istante si fermarono a fissarsi in quelli di un James Sirius Potter sempre più confuso e spaventato.
Alla fine, dopo un lungo sospiro, la ragazza chiuse definitivamente gli occhi e svenne.
 
Dopo qualche secondo il fuoco cominciò lentamente a ritirarsi finchè non si spense del tutto.
Le porte dell’aula di spalancarono di colpo lasciando spazio ai vari professori che erano stati richiamati dalle urla e dai fantasmi che, passando di lì, avevano visto cosa stava succedendo ed erano corsi a dare l’allarme.
 
Prima di svenire a sua volta James ebbe modo di guardarsi intorno e di constatare che tutti i suoi compagni, lui compreso, avevano urgente bisogno di essere portati in Infermeria.

















Ecco a voi il primo capitolo.
Ringraziate tutti 
 _purcit_ che ha recensito il prologo perchè altrimenti non l'avreste avuto così presto...
La storia inizia con il
famoso incendio scatenato da Eltanin durante l'ora di Pozioni di cui si era parlato anche nel prologo.
Avviso che i prossimi capitoli saranno raccontati alternativamente dal punto di vista di Eltanin e quello di Ella (il prossimo tocca Ella ovviamente), questo finchè la parte più iniziale-introduttiva della storia non sarà terminata e non ci sarà più bisogno di dividere i punti di vista (e capirete perchè...)
Che altro dire, ringrazio chi ha già messo la storia tra le seguite/ricordate nonostante il prologo striminzito, e ribadisco: non abbiate para di recensire, non mangio nè mordo nessuno! :)
Soprattutto in questo caso che la storia è ancora solo abbozzata non c'è niente di meglio che sapere il parere dei lettori per essere spronata ad andare avanti a scrivere!
A presto (spero) con il prossimo capitolo
E.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 
! Attenzione !
Nell'introduzione è stato nominato un salto temporale di cui non verrà specificata la collocazione.
Leggere attentamente il capitolo :)​


 
Capitolo 2
 
 
 
Quella mattina Ella si svegliò di buon umore.
Non che per lei fosse una novità da alcuni anni a quella parte, cercava sempre di iniziare ogni giornata con un sorriso, ma quel giorno in particolare poteva dire di avere un motivo in più rispetto al solito per essere contenta.
 
Quello sarebbe stato l’ultimo giorno di lezione prima delle vacanze di Natale, e ciò stava a significare solo una cosa: presto sarebbe tornata a casa dalla sua famiglia, anche se solo per un paio di settimane.
Avrebbe rivisto suo padre e sua madre e avrebbe potuto scompigliare i capelli del suo caro fratellino il quale, da quanto si ricordava dall’ultima volta che si erano visti, aveva cominciato a portarli in un assurdo ciuffo tenuto su con il gel.
Rovinargli il lavoro era diventato il suo modo per fargli dispetto.
 
Fu pronta in poco tempo, concedendosi poi di prendersela con più calma per la colazione, e dopo che ebbe finito di risciacquare tazza e piattino ed ebbe preso la sua borsa era pronta per uscire.
Si richiuse la porta della piccola casetta dove abitava alle spalle e indugiò per qualche istante prima di percorrere il breve vialetto che collegava l’entrata dell’abitazione con il piccolo cancelletto in ferro battuto che segnalava il punto di ingresso della proprietà.
Non che lì ci fosse veramente bisogno di cancelli o di chiudere le porte a chiave.
Non quando qualsiasi fosse il tuo Elemento avresti potuto aprire con facilità qualsiasi cosa.
Porte, serrature e cancelli in quel piccolo paesino non erano altro che pura formalità, un modo per mantenere le cose il più possibile simili alla normalità.
 
La ragazza scosse la testa distogliendo lo sguardo dalle altre case che si affacciavano sulla via rendendosi conto che tutto quel riflettere l’avrebbe fatta arrivare in ritardo, e lei non arrivava mai in ritardo.
Beh, almeno non l’ultimo giorno di lezione.
 
 
 
Sono in ritardo!! Freddo-freddo-freddo!!
Era ormai arrivata davanti all’imponente edificio che costituiva la scuola, un antico castello medievale poi ristrutturato e riadattato alle varie esigenze, quando quell’esclamazione le rimbombò nella mente con prepotenza.
Due secondi dopo era stata letteralmente travolta da un turbine di vento che, per la sua forza, le fece addirittura compiere un paio di giri su se stessa facendole srotolare la sciarpa di lana che aveva attorno al collo.
Non c’era neve, ma faceva comunque abbastanza freddino.
Erano a dicembre dopotutto, e il clima non era dei migliori neanche durante il resto dell’anno lì in Inghilterra.
 
Zephyr…
Si lamentò Ella sempre attraverso il pensiero invitando implicitamente il ragazzo che l’aveva superata poco prima a darsi una calmata.
Richiamato all’ordine, quella che fino a quel momento era apparsa a tutti come una macchia sfocata che si muoveva davvero molto velocemente si fermò, rivelando le sembianze di un ragazzo imbacuccato in un pesante cappotto invernale: il cappuccio in testa bloccato da una sciarpa dal quale era comunque possibile intravedere un berretto di lana e guanti alle mani.
Ella accennò come sempre un sorriso divertito nel vedere la tenuta che l’amico sfoggiava durante i mesi invernali: sembrava pronto per una spedizione al Polo.
Una nuvoletta di aria si condensò davanti alla sciarpa, segno che il ragazzo aveva appena sbuffato, e con un cenno della testa invitò implicitamente la ragazza a raggiungerlo all’interno dell’edificio.
 
“Fai presto a ridere tu” brontolò il ragazzo una volta che furono al caldo all’interno, cominciando a togliersi uno alla volta gli ingombranti capi di vestiario che fino a quel momento lo avevano riparato dal freddo, rivelando una corporatura piuttosto esile.
“E tu esageri come sempre, Zephyr” ribattè Ella senza smettere di sorridere.
“Non è colpa mia se sono freddoloso. E tu e Felyx non mi aiutate di certo andando in giro solo con una misera sciarpetta. Mi fate venire i brividi solo a guardarvi”
“Ma guarda che è di lana…” rispose la ragazza, salvo poi scoppiare a ridere per l’occhiataccia che Zephyr le aveva lanciato a cui lui si unì quasi subito.
 
“Ancora a lamentarti del freddo?” domandò una voce alle loro spalle facendoli voltare in simultanea.
“Felyx!” salutò Ella ricambiando il sorriso dell’ultimo arrivato.
“Mio salvatore!” esclamò invece Zephyr lanciandoglisi addosso di peso per poi abbracciarlo con la stessa tenacia con cui una cozza resta attaccata al suo scoglio.
“Cavolo, Zeph, sei un pezzo di ghiaccio!” esclamò Felyx senza però sottrarsi alla stretta e facendo anzi passare le braccia attorno alle spalle dell’amico che si lasciò scappare un verso di apprezzamento.
 
Come aveva previsto poco prima Zephyr, Felyx indossava un abbigliamento che era tutto tranne che adatto per il tempo che c’era fuori: una leggera camicia a maniche lunghe con i primi bottoni rigorosamente sbottonati, un normalissimo paio di jeans e scarpe da ginnastica.
E no, quel giorno non aveva neanche la sciarpa. Non che ne avesse bisogno.
“Come vorrei essere anch’io della Casa del Fuoco…” protestò a mezza voce Zephyr mentre l’altro stava sfregando le mani sulle sue braccia cercando di far passare un po’ di calore attraverso il maglione.
 
In effetti Felyx poteva considerarsi quasi la personificazione dello stregone del Fuoco: alto, carnagione perennemente abbronzata, capelli neri e lucidi lasciati crescere lunghi fino alle spalle ma tenuti legati in un codino la maggior parte del tempo; naso dritto e labbra piene e carnose.
L’unico contrasto erano gli occhi, che non erano scuri come uno si sarebbe potuto aspettare bensì cerulei, anche se la loro particolarità consisteva più nel fatto che assumevano una sfumatura tendente all’arancione ogni qualvolta il ragazzo attingesse direttamente al potere del Fuoco.
 
Il moro emise uno sbuffo alzando gli occhi al cielo per poi commentare quasi esasperato: “Così poi noi dovremo stare a sopportare te che ti lamenti tutto il giorno perché non puoi più spostarti da un posto all’altro svolazzando come fai di solito? No grazie…”
 
Zephyr, come se il nome non fosse già di per sé sufficientemente esplicativo, era uno stregone dell’Aria.
Fisicamente poteva considerarsi l’opposto di Felyx: il fisico decisamente meno robusto rispetto a quello ben piantato dell’amico, la carnagione lattea, gli occhi azzurri come il cielo limpido in primavera, il naso piccolo e all’insù e le labbra abbastanza sottili.
Aveva i capelli castani, decolorati però sulle punte fino ad essere diventati di un biondo tendente al bianco, tenuti abbastanza corti e perennemente spettinati, a tratti poteva assomigliare ad un folletto.
Il fatto che il ragazzo si muovesse quasi sempre alla velocità del vento di certo non contribuiva a tenerli in ordine.
Quella poi di risentire particolarmente dei cambiamenti climatici era una tipica caratteristica di chi padroneggiava l’Elemento dell’Aria.
 
Una delle capacità di quegli stregoni era infatti quella di potersi spostare molto rapidamente immedesimandosi nel vento, che d’inverno non era certamente caldo.
Ora, Zephyr avrebbe potuto fare come tutti gli altri e semplicemente camminare per spostarsi quando faceva freddo - non parlategli di volare, perché odia farlo con cappotti e vestiti pesanti che gli limitano i movimenti - ma, complice anche il fatto di essere perennemente in ritardo, non riesce proprio a rinunciare a spostarsi in quel modo.
Risultato: i suoi amici lo prendono sempre scherzosamente in giro per il suo essere così freddoloso durante l’inverno e lui si attacca a Felyx come una calamita appena lo vede per recuperare calore.
 
 
“E voi cosa fate quest’anno per le vacanze?” domandò Ella mentre insieme ai due ragazzi cominciava a salire la scalinata principale dell’edificio per raggiungere la sua classe.
“Io pensavo di andare da qualche parte dove faccia caldo…” rispose pensieroso Zephyr.
“Tu torni a casa, vero Ella?” domandò poi di rimando.
La ragazza annuì ampliando il suo sorriso.
“E tu Fe…”
 
“Feeelyx!!”
Una ragazza dai capelli mossi e bruni, gli occhi dello stesso blu che dovevano avere le profondità dell’oceano, li aveva appena raggiunti di corsa saltando poi sulla schiena del ragazzo di cui aveva appena urlato il nome che prontamente la prese a cavalluccio, un sorriso ebete appena spuntato sulle sue labbra.
“Buongiorno Cristal” la salutò Ella con il suo stesso entusiasmo mentre Zephyr si lasciava sfuggire un “E meno male che sono io quello che si comporta da bambino…”
La ragazza scosse la testa con noncuranza scendendo poi da Felyx e lisciandosi i vestiti.
Il suo sorriso però non si era spento e gli occhi brillavano.
“Felyx vi ha detto dove mi porta in vacanza?” domandò con un’intonazione di voce che rendeva chiaro a tutti che non vedeva l’ora di dirglielo.
“A Parigi!!” esclamò infatti prima che qualcuno potesse avere il tempo di avanzare qualche ipotesi.
Ella inarcò le sopracciglia pur non essendo troppo sorpresa: sapeva che le cose tra i due andavano molto più che bene, e alla fine dei conti la maggior parte delle volte quando le persone come loro si sceglievano un compagno era per la vita, quindi…
Zephyr invece non aveva perso tempo e ammiccando a Felyx aveva cominciato a tirargli delle leggere gomitate dicendo allo stesso tempo: “Parigi, eh?” e facendogli anche l’occhiolino.
Vedere lo stregone di Fuoco in imbarazzo era uno spettacolo più unico che raro.
“L’avete già detto anche a Liam?” domandò Ella per distrarsi da Cristal che era partita in quarta a raccontarle tutto quello che lei e il suo ragazzo avrebbero visto e fatto in Francia.
Non ci teneva a sapere i dettagli, lei.
“No, non l’ho ancora visto oggi” rispose Felyx
“Probabilmente è già in classe il nostro professorino…” commentò Zephyr con uno sbadiglio. “È sempre puntuale quello, peggio di un orologio svizzero”
“E ti ricordo che dovremo esserlo anche noi, Zeph” lo riprese Ella.
In effetti in quel momento i quattro si accorsero che il corridoio che stavano percorrendo si stava pian piano riempiendo di persone: alcuni insegnanti e ragazzi e ragazze di ogni età, dalla prima elementare a quello che per le persone normali sarebbe stato l’ultimo anno di scuola superiore, che ben presto sarebbero stati dentro le rispettive classi.
 
“Voi con chi avete lezione oggi?” domandò Cristal dando una veloce occhiata al suo orario. “Io comincio con i ragazzi del sesto anno della Casa dell’Acqua. Se sono bravi oggi farò venire la neve in classe!” raccontò allegra.
Cristal era una strega dell’Acqua, forse era per questo che tutti erano rimasti un po’ sorpresi quando lei e Felyx si erano messi insieme, ma si sa: gli opposti si attraggono…
“Ho l’ultima lezione con quelli del terzo anno che pensano di essere assegnati alla Casa del Fuoco questa primavera” disse invece Felyx.
“Io e Liam teniamo insieme la lezione sugli elementi opposti Aria-Terra a quelli dell’ottavo anno” riflettè Zephyr. “Il che vuol dire che sarà meglio che io mi sbrighi se non voglio ricevere anch’io una ramanzina da Liam perché sono in ritardo come i suoi studenti. E devo pure arrivare al decimo piano…” aggiunse con un gemito, salutandoli subito dopo e sparendo lungo il corridoio in un refolo di vento.
 
Liam era l’ultimo Elemento che completava il gruppo.
Stregone della Terra, aveva una presenza alquanto rassicurante, complici probabilmente il sorriso dolce e gli espressivi occhi castani, accompagnati da una bella zazzera di capelli anch’essi castani, ma leggermente meno scuri di quelli di Cristal.
Era forse il più maturo del gruppo, pacato e tranquillo, anche se, come Zephyr aveva appena fatto ricordare loro, era un po’ meno tollerante per quanto riguardava l’essere in ritardo.
 
“Ella?”
“Sono di nuovo con i bambini del primo livello per i fondamenti base di controllo degli Elementi” rispose prontamente la ragazza.
Le piacevano quelle lezioni e le piacevano i bambini.
“Contenta te, io proprio non so come fai a stare tutto il tempo con quelle piccole pesti…” commentò Cristal.
“La Preside dovrebbe essere contenta di avere te e di non dover tenere impegnati quattro professori diversi per le classi dei primi livelli” disse invece Felyx.
“In realtà è divertente” affermò Ella con una scrollata di spalle. “Ora sarà meglio che vada, prima che qualcuno mi voli involontariamente fuori dalla finestra o faccia crescere una giungla in classe… non sarebbe la prima volta che capita…” concluse facendoli ridacchiare finchè tutti e tre non si salutarono per dirigersi ognuno verso la propria classe.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
La scuola, l’Accademia, si sviluppava sui dodici piani del castello che costituiva il centro del paese, più i sotterranei, i quali ospitavano più palestre attrezzate per ogni evenienza ed Elemento.
 
Al piano terra si poteva trovare una sorta di segreteria a cui gli studenti - e molto occasionalmente i genitori - potevano rivolgersi in caso di necessità, insieme al grande salone che fungeva da sala mensa.
 
I primi due piani erano riservati alle classi dal primo al quinto livello, che accoglievano i bambini dai 5-6 ai 10 anni.
Un piano riservato all’insegnamento delle materie prettamente normali come inglese*, matematica, storia, geografia; mentre l’altro appositamente allestito per consentire ai bambini di sperimentare i loro poteri e imparare pian piano a controllarli quel tanto per riuscire a trattenersi dall’usarli al di fuori della scuola.
Alla fine del quinto livello tutti vengono sottoposti ad un test che permette di vedere per quale Elemento ogni bambino è più predisposto.
 
Il terzo, quarto e quinto piano sono occupati rispettivamente dalle aule per i ragazzi del primo, secondo e terzo anno.
Questi finiscono lo studio per quanto riguarda le materie base e allo stesso tempo vengono iniziati ai primi rudimenti di magia elementare, specifica per i vari elementi.
Al termine del terzo anno ogni studente deve sostenere la Prova che permette di determinare in modo definitivo l’Elemento di ognuno.
 
Gli studenti dal quarto anno in poi, fino all’ottavo, sono divisi in Case in base ai quattro Elementi: Aria, Acqua, Terra e Fuoco.
Le aule sono distribuite dal sesto al decimo piano e sono allestite in modo diverso a seconda se la lezione è seguita da ragazzi dello stesso Elemento o di più Elementi contemporaneamente.
Ulteriore distinzione vi è tra le aule destinate all’addestramento all’uso specifico del proprio Elemento e quelle per le materie di carattere più generale come l’insegnamento di Trasfigurazione, Rune Antiche, Incantesimi non elementari e Pozioni e altre materie sempre di pertinenza magica ma più teoriche.
 
All’undicesimo piano ci sono gli alloggi dei professori, che hanno i loro studi distribuiti per i vari piani anche in base alle classi che principalmente seguono, mentre all’ultimo piano, il dodicesimo, annesso di torri e torrette, ci sono i dormitori per gli studenti: quelli dei primi tre anni hanno un dormitorio in comune, dal quarto anno in poi sono invece divisi in base alla Casa di appartenenza.
 
Non dimentichiamoci il campo da Quiddich che occupa una buona parte dei giardini posteriori del castello, anche se lo sport non viene praticato così assiduamente come potrebbe capitare in altre scuole di magia: gli studenti che fanno parte della Casa dell’Aria solitamente non hanno interesse a volare con un manico di scopa, e tutti gli allenamenti pratici di attacco e difesa che si tengono regolarmente per tutti nelle palestre dei sotterranei sono ritenuti più che sufficienti per tenere in forma gli studenti.
 
L’ammissione all’Accademia avviene in modo piuttosto particolare.
Non c’è infatti un modo sicuro per stabilire dalla nascita se un bambino sarà in grado di controllare un Elemento, perciò gli studenti vengono accolti quando il loro dono si rende manifesto.
Il che può capitare quando il bambino ha sei anni, ma anche dodici, motivo per cui le classi dei primi livelli sono generalmente le meno numerose, contando per la maggior parte i figli delle famiglie che abitano in pese e che sono in grado di controllare un Elemento da generazioni.
In ogni caso, qualsiasi sia l’età, il bambino o il ragazzo viene inserito nel rispettivo livello o anno e al massimo deve seguire lezioni aggiuntive per recuperare, con il vantaggio che di solito i ragazzi che avrebbero dovuto frequentare dal quarto anno in poi arrivavano all’Accademia manifestando nettamente l’affinità per un Elemento e venivano sottoposti solo alla Prova conclusiva del terzo anno prima di cominciare a frequentare normalmente le lezioni.
Generalmente l’età media che i ragazzi avevano quando arrivavano era dieci-undici anni.
 
Nel caso in cui un bambino sotto gli undici anni proveniente dall’esterno fosse chiamato a frequentare la scuola la sua intera famiglia veniva invitata a trasferirsi nella piccola cittadina e da quanto c’era memoria nessuno si era mai rifiutato.
Per i bambini più piccoli infatti non era previsto che rimanessero a dormire presso il castello, e le lezioni pomeridiane erano ridotte: permettendo alla famiglia di trasferirsi nella piccola cittadina il bambino rimaneva comunque sotto la responsabilità dei genitori al di fuori dell’orario scolastico.
La cosa era comunque temporanea visto che nel momento in cui il ragazzo avrebbe cominciato a frequentare il primo anno la famiglia sarebbe potuta tornare alla loro vecchia casa.
 
Il tutto doveva ovviamente rimanere estremamente riservato.
Chiunque veniva a conoscenza di Antiques, così si chiamava il paese in cui sorgeva l’accademia, doveva stringere un voto di segretezza: tutti quei giovani in possesso di un dono così speciale dovevano essere tenuti al sicuro, la loro esistenza sconosciuta, anche a chi avrebbe potuto comprenderla
 
 
Non era poi così raro che l’Accademia accogliesse infatti anche ragazzi provenienti da famiglie di maghi che per usare i loro poteri dovevano ricorrere a una bacchetta.
Nonostante tutto anche quelle famiglie dovevano sottostare all’obbligo di mantenere il segreto.
Solo il Ministro della Magia in carica, in accordo con la Preside della scuola - che era anche il sindaco del paese - era a conoscenza dell’esistenza di Antiques e dei suoi abitanti, e le informazioni che li riguardavano erano custodite gelosamente.
 
 
 
§
 
 
 
Ella, Zephyr, Liam, Cristal e Felyx erano probabilmente i professori più giovani che la scuola avesse mai visto.
Liam e Zephyr, i più vecchi, avevano ventiquattro anni; Felyx ventitrè, Ella e Cristal ventidue.
In un’altra situazione nessuno si sarebbe mai sognato di affidare l’educazione di bambini e ragazzi dai sei ai diciott’anni a insegnanti così giovani e verosimilmente privi di esperienza, ma con loro il discorso era diverso.
Loro erano diversi, diversi dagli altri professori che, apparentemente, controllavano un Elemento come loro.
 
Questo perché loro, uniti, formavano un Cerchio.
 
Le testimonianze più vecchie raccontano di come possa capitare che persone che controllano Elementi diversi possano ritrovarsi unite da un legame di amicizia e fratellanza particolare.
È una cosa molto rara e che non si può forzare in alcun modo: accade e basta.
Ma questo non è ancora sufficiente.
Per chiudere un Cerchio, per suggellare questo rapporto di lealtà e fiducia completa, c’è bisogno di un quinto membro, una persona che sia affine a tutti gli altri Elementi.
 
Chiudere un Cerchio significa consolidare in modo definitivo quel legame che si è formato tra i componenti.
In cambio della completa fiducia che ognuno ripone nell’altro le persone che fanno parte del Cerchio possono raggiungere una conoscenza del proprio potere e del proprio Elemento molto più approfondita rispetto a quanto chiunque potrebbe mai fare, oltre ad avere una forza e un controllo nettamente superiore alla media.
Si dice che, uniti, i membri di un Cerchio siano imbattibili.
 
 
 
È una cosa così rara che le ultime notizie di un Cerchio completo sono molto frammentate e risalgono ad almeno tre secoli prima, tanto che con il passare del tempo si era incominciato a pensare che si trattasse solo di una leggenda.
 
Questo prima che Ella arrivasse ad Antiques.
 
 
 
 
 
 
 
* Ho messo inglese perché essendo, appunto, in Inghilterra, di certo non insegnano l’italiano... XD
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Buona sera a tutti!
Spero che questo capitolo non si sia fatto aspettare troppo.
Questo capitolo è una carrellata, dall’inizio alla fine, di nuovi personaggi e nuovi elementi, e ci sono giusto due punticini che voglio spiegare per bene.
 
Consiglio spassionato: per i vari piani della scuola vi conviene farvi uno schemino per capire bene quale anno sta dove (devo averlo anch’io sempre sotto mano!).
 
In pratica l’Accademia offre un’istruzione da quella che da noi è considerata la prima elementare alla quinta superiore. Ovviamente i numeri maggiori di studenti si ha dalla “prima media” in poi.
E se notate non sono sette anni come a Hogwarts ma otto.
In sintesi estrema: 1°-5° livello (elementari) solo materie “normali” e lezioni di controllo; 1°-3° anno (medie) si finiscono le materie normali e si fa qualcosa di più specifico nel campo della magia elementare; 4°-8° anno (superiori) prendete tutte le materie che si fanno a Hogwarts e unitele a quelle specifiche per i vari Elementi.
 
Spero che Zephyr, Liam, Felyx e Cristal vi stiano simpatici :) Cosa ne pensate di loro?
La faccenda del Cerchio e altre ulteriori informazioni verranno sicuramente date nel prossimo capitolo dedicato ad Ella.
Il prossimo sarà di nuovo dal punto di vista di Eltanin.
Vi ricordate dove l’avevamo lasciata? Svenuta dopo l’incendio nell’ora di Pozioni... chissà come sarà il suo risveglio...
 
Ringrazio nuovamente _purcit_ per aver recensito lo scorso capitolo, e ci terrei davvero a sentire anche altri pareri viste tutte le novità introdotte in questo capitolo; e ringrazio anche chi segue la storia!
Se qualcuno avesse domande/dubbi/curiosità, se qualcosa non è spiegata bene, se ci sono errori/orrori di ortografia da qualche parte... fatemi pure sapere! (Ribadisco: non mordo né magio nessuno)
 
E niente, grazie a tutti coloro che sono arrivati a leggere fino a quaggiù, alla prossima!
E.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


! Attenzione !
Nell'introduzione è stato nominato un salto temporale di cui non verrà specificata la collocazione.

Leggere attentamente il capitolo :)
 
 
 
Capitolo 3
 
 
 
Eltanin riprese pian piano conoscenza.
Si sentiva a pezzi, come se fosse stata trafitta in tutto il corpo da aghi affilatissimi, come se il fuoco che si era propagato nell’aula di Pozioni le fosse entrato dentro e l’avesse bruciata dall’interno.
 
Aprì gli occhi non sorprendendosi più di tanto nel ritrovare se stessa distesa in un letto dalle lenzuola bianche e asettiche.
Solo che quella non era l’Infermeria di Hogwarts, quella era una stanza del San Mungo, l’Ospedale per le Malattie e Ferite Magiche.
 
“Eltanin?”
Alla ragazza si strinse il cuore nel sentire la voce di suo padre così carica di preoccupazione, quasi disperata, come non l’aveva mai sentita.
Si ritrovò a piangere senza rendersene conto.
Il signor Malfoy si affrettò a raggiungerla lasciando la sedia dove era rimasto seduto fino a quel momento, sedendosi sul letto e stringendola in un abbraccio cercando di tranquillizzarla.
“Shh… va tutto bene adesso, non piangere. Ti sei svegliata e questo è l’importante. Io e tua madre stavamo morendo dalla preoccupazione, persino Scorpius! Quando ci hanno detto che non riuscivano a svegliarti…”
“C-cosa?” balbettò lei tra un singhiozzo e l’altro.
“Hai dormito sette giorni, Eltanin. Oggi è il trenta dicembre” spiegò pazientemente l’uomo.
La ragazza sbarrò gli occhi: “Cos’è successo?” domandò, cominciando a temere per la risposta nel momento in cui l’ultima parola abbandonò le sue labbra.
“Hai perso conoscenza, nell’incendio. I Medimaghi sospettano sia stato per un’intossicazione dovuta dai gas rilasciati dalle fiamme. Sei rimasta miracolosamente illesa, ma quando hanno cominciato a somministrarti le pozioni per farti risvegliare nessuna ha avuto effetto…” la voce gli si spezzò verso la fine del discorso.
Eltanin si sporse di nuovo verso di lui: era sveglia, come aveva detto poco prima andava tutto bene.
Non avrebbe lasciato la sua famiglia, non così.
 
“E gli altri?” domandò con timore con il viso ancora premuto sulla camicia che il genitore indossava.
Quello sospirò prima di rispondere: “Solo tre sono stati portati al San Mungo per ustioni gravi, ma stanno bene” precisò subito prima che la figlia potesse pensare al peggio. “Gli altri se la sono cavata quasi tutti con qualche scottatura che è stata guarita nel giro di poche ore. E, oh, non immaginerai mai chi altri è rimasto illeso – a parte il bernoccolo per quando è svenuto – oltre a te” aggiunse in tono quasi divertito.
Eltanin inarcò le sopracciglia a rispondere che non ne aveva la più pallida idea.
“James Potter”
 
La risposta del padre le arrivò come un pugno allo stomaco.
 
James Potter.
 
James Sirius Potter, l’unico della cui sventura lei sarebbe forse stata contenta era l’unico che, oltre a lei, era uscito dall’incendio senza un graffio - più o meno.
 
Non era giusto.
Non era corretto nei confronti degli altri studenti, dei suoi compagni di Casa, che non avevano colpa.
Perché era colpa di Potter se nell’aula di Pozioni era divampato quell’incendio.
Era colpa di Potter che aveva tirato troppo la corda, ancora più del solito, e le aveva fatto perdere il controllo.
Era colpa di Potter se lei aveva dato origine al fuoco e a tutto ciò che ne era conseguito.
 
Quella rivelazione le fece mancare il fiato.
Lei aveva appiccato l’incendio?!
Ma come?
 
Non ebbe, per fortuna, tempo per approfondire i suoi ragionamenti – se l’avesse fatto probabilmente sarebbe scoppiata di nuovo in lacrime – perché in quel momento la porta della stanza si aprì e lei si ritrovò stretta nell’abbraccio di sua madre e suo fratello.
 
 
 
§
 
 
 
La fecero uscire dall’ospedale che era il tre gennaio.
Aveva insistito con Guaritori e Medimaghi affinchè la dimettessero prima – lei stava benissimo, non aveva bisogno di restare in osservazione! – ma con suo grande disappunto le sue richieste non erano state ascoltate ed era dovuta rimanere a letto finchè non le avevano dato il via libera.
 
Si era annoiata parecchio in quei giorni.
 
Aveva insistito affinchè i suoi genitori non rimanessero chiusi con lei in quella stanza per tutto il tempo - gli aveva già rovinato abbastanza le feste - e suo fratello Scorpius aveva il suo giro di amici con cui intrattenersi.
Di sicuro erano molti di più di quelli che aveva lei, visto che solo un paio di persone si presentarono a farle visita.
 
L’incontro più strano non era però stato nemmeno quello con il signor Potter che era venuto a sincerarsi delle sue condizioni e ad augurarle una pronta guarigione.
Prima di andarsene le aveva addirittura detto di non preoccuparsi: James stava benissimo.
Pff, come se a lei gliene fosse importato qualcosa…
Aveva comunque sorriso educatamente e ringraziato l’uomo per il suo pensiero.
 
No, strana fu la visita che ricevette la sera del primo gennaio prima che si mettesse a dormire, nel corridoio le luci del reparto erano già state spente.
 
 
 
Inizio flashback
Un uomo entrò silenziosamente nella camera, che lei ovviamente non condivideva con nessuno, facendole prendere un mezzo infarto.
In un primo momento pensò addirittura che fosse di nuovo il signor Potter, ma quando l’uomo si avvicinò ulteriormente al suo letto venendo illuminato dalla luce accesa sopra la testiera, Eltanin scoprì che non si sarebbe potuta sbagliare più di così.
 
Tutto sommato era un bell’uomo, sembrava leggermente più giovane dell’Auror ed era vestito completamente di nero.
I capelli erano molto scuri ma color dell’ebano, non corvini come quelli del signor Potter.
Gli occhi scuri quanto i capelli, le labbra piegate in un leggero sorriso e il naso appena deviato verso destra, come se qualcuno glielo avesse rotto tirandogli un pugno e quello non si fosse riaggiustato in modo completamente corretto.
 
Trascinò la sedia accostata al tavolino della stanza sul quale consumava colazione, pranzo e cena vicino al bordo del letto e si sedette, quasi stravaccato: la schiena inclinata all’indietro appoggiata allo schienale, le gambe accavallate e le mani abbandonate in grembo.
 
Eltanin lo osservò senza emettere una sillaba quando in realtà stava pensando a quanto forte avrebbe dovuto urlare per farsi sentire dalle Guaritrici che erano sicuramente nella guardiola del reparto.
Alla fine però fu lui a rompere il silenzio.
“Buonasera Eltanin. Sono lieto di vedere che ti sei finalmente ripresa, ci hai fatti preoccupare” la salutò con voce pacata e cordiale.
Forse non ci sarebbe stato bisogno di urlare, forse.
“Chi sei?” domandò la ragazza dopo qualche istante senza perdersi in giri di parole, cercando allo stesso tempo di non lasciare trasparire la curiosità che aveva nei confronti di quell’uomo misterioso.
L’interpellato si lasciò scappare una breve risata.
“Siamo curiose, eh?” domandò retoricamente. “Temo che per il momento sia tu quella che deve rispondere alle domande”
Eltanin scosse la testa.
Lo sconosciuto voleva giocare?
Molto bene, sarebbe stata al gioco.
 
Per il momento.
 
“Tu sai chi sono, come mi chiamo” ribattè. “Mi sembra equo che anche io sappia almeno il tuo nome” non si preoccupò nemmeno di avergli dato del tu.
L’uomo sembrò studiarla.
“Sferzante come il vento e profonda come l’acqua…” mormorò, così piano che la ragazza non poteva essere sicura al cento per cento che l’avesse detto davvero.
“Per adesso puoi chiamarmi Mister G. ragazzina” disse poi usando un tono di voce normale.
La ragazza alzò un sopracciglio, poi scosse la testa incredula: “Intanto mi chiamo Eltanin, non ragazzina. Mi sembrava di aver capito che lo sapessi il mio nome. E poi… Mr. G.? Fa sul serio o mi prende in giro? Le sembra un nome quello? Cos’è: devo tirare a indovinare finchè non azzecco quello giusto partendo dall’iniziale?”
Stranamente Mr. G. non sembrò irritato dai suoi commenti, anzi, il suo sorriso si allargò ulteriormente.
“… e anche concreta come la terra…” commentò, stavolta senza curarsi di tenere basso il tono.
“Ma lo sappiamo tutti e due che in realtà sei soprattutto irriverente come il fuoco, non è vero Eltanin?” la provocò infine rivolgendosi apertamente a lei e calcando volutamente sul suo nome e la parola fuoco.
Sentì un brivido correrle lungo la schiena mentre di colpo la bocca le diventò secca: non sarebbe stata in grado di rispondere a quello.
Mr. G. sembrò cogliere il suo disagio visto che riprese a parlare cercando di sdrammatizzare: “Oh, andiamo, capita a tutti di perdere il controllo ogni tanto. Tu l’hai solo fatto nel momento e nel posto sbagliato”
“Davvero hai il coraggio di sminuire così il fatto che avrei potuto uccidere un’intera classe di persone?” replicò lei gelida.
L’uomo si raddrizzò di scatto sulla sedia protendendosi verso di lei con aria attenta: “Allora ammetti e sei consapevole di essere stata tu a dare origine all’incendio?” chiese senza un’inflessione particolare nella voce.
Eltanin aprì la bocca per rispondere e la richiuse.
 
Cosa sarebbe successo se avesse detto di sì?
E negare sarebbe servito a qualcosa arrivati a quel punto?
Mr. G. sapeva qualcosa, se lo sentiva.
 
Venne distratta dai movimenti dell’uomo che tutt’a un tratto aveva infilato la mano all’interno della giacca per poi sfilarne qualcosa.
Lunga e sottile, di legno scuro quasi tendente al nero, un po’ irregolare all’estremità e più levigata verso l’impugnatura: quella era la sua bacchetta.
Gliela strappò di mano senza troppi complimenti cominciando poi a rigirarsela davanti agli occhi per osservarla da vicino.
Non c’erano dubbi, era proprio la sua.
 
“Non funzionerà” disse Mr. G. nello stesso momento in cui Eltanin impugnava la bacchetta per provare un incantesimo, facendola bloccare con il braccio sollevato a mezz’aria.
“Come scusa?” domandò lei di rimando cercando di non far tremare la voce.
Mr. G. sospirò: “Non funzionerà. Come non ha funzionato dall’inizio di quest’anno e come non funzionerà in futuro. È inutile che ci provi” rispose.
Eltanin abbassò il braccio.
Era sotto shock? Probabile.
 
“Ma… non è possibile! Io sono una strega!” provò a ribattere. “Deve funzionare!”
L’uomo scosse la testa: “Non funzionerà” ripetè serio.
“Ma…” non concluse la frase, non sapeva neanche lei cosa dire.
Ad un certo punto però qualcosa scattò nella sua testa.
 
“Come ho fatto ad accendere il fuoco?”
 
Il sorriso tornò sulle labbra di Mr. G.: “Non lo so, Eltanin. Come hai fatto ad accendere il fuoco?” ripetè quasi a pappagallo, risultando particolarmente irritante.
La ragazza fece una smorfia e provò a concentrarsi.
Si ricordava bene quanto fosse disperata per il fatto che avrebbe fatto, di nuovo, la figura dell’incapace davanti a Potter.
Poi la disperazione era diventata rabbia.
 
Non che avesse mai dato molto peso alla cosa, ma che diamine!
Lei era Eltanin Narcissa Malfoy, discendente di una famiglia Purosangue da generazioni e generazioni, non era concepibile che non riuscisse ad eseguire un incantesimo tanto elementare.
E poi aveva sentito il tono pietoso con cui le si era rivolto Potter ed era scoppiata: non aveva bisogno della pietà di nessuno, men che meno di quella dell’Idiota.
Aveva scagliato la bacchetta per terra senza neanche preoccuparsi del fatto che avrebbe potuto rompersi e aveva fissato il calderone.
Quel maledetto fuoco doveva accendersi, perché così voleva lei. Punto.
Tutti dovevano vedere quello che era in grado di fare, tutti dovevano vedere quanto contava come strega, quanto era brava.
 
Lei era scoppiata, e con lei l’incendio.
 
 
Ricordare quello che era successo era stato come restare senza fiato sott’acqua.
Delle persone erano quasi morte perché lei doveva dimostrare qualcosa a se stessa.
“Cosa faccio adesso?” domandò spaventata. “Non posso controllarlo, non…”
“Calma, calma” la fermò subito Mr. G. “Pensi davvero di esser l’unica? Pensi che nessuno ci sia mai passato prima di te?” disse sibillino.
Eltanin non rispose invitandolo a proseguire.
“Io posso spiegarti tutto, ma prima tu dovresti giurare di non rivelare mai a nessuno quello che ti dirò. Lo so che come scambio non ti sembra vantaggioso, ma per come sono le cose adesso posso assicurarti che non te ne pentirai, che ci sono molti altri ragazzi nella tua stessa situazione e che possiamo aiutarti: aiutarti a controllare e a utilizzare di nuovo i tuoi poteri”
 
“Accetti?” chiese infine tendendole la mano destra come a sancire il patto con una stretta di mano.
Eltanin rimase a osservare la mano tesa per qualche istante.
“Non posso dire niente nemmeno ai miei genitori?” domandò dubbiosa.
“In questo momento dovresti pensare solo a quello che vuoi tu… ma se ti fa sentire più tranquilla, sì: in seguito, se vorrai, anche i tuoi genitori potranno sottostare al Giuramento ed essere messi al corrente” rispose Mr. G.
A quel punto non aveva più motivi per temporeggiare.
“Accetto”.
Fine flashback
 
 
 
E così adesso Eltanin sapeva tutto: Antiques, l’Accademia, gli Elementi.
 
Complice il fatto di essere nata e cresciuta in una famiglia di maghi, Purosangue per giunta, che l’avevano subito indirizzata all’uso della bacchetta, il suo dono era rimasto sopito per tutti quegli anni.
Rafforzandosi però con il tempo aveva cominciato a far sì che la bacchetta, che come si sa è costruita con materiali magici, non svolgesse più il suo ruolo di catalizzatore e diventasse tutt’al più un tappo.
Ecco perché non riusciva più ad usarla: chi controlla la Magia Elementare non ne ha bisogno.
 
Avrebbe frequentato l’Accademia, non aveva senso discuterne: avrebbe imparato a usare quei suoi nuovi poteri e fatto sì di non poter nuocere più a nessuno perché non riusciva a controllarli.
Ancora però non riusciva a decidere come dirlo ai genitori.
Se dirlo ai genitori.
Già cambiare scuola di per sé sarebbe stato un colpo da ricevere e accettare, se si aggiungeva anche tutto il resto del non poter più usare la bacchetta…
 
Aveva preso la sua decisione.
 
Come le aveva spiegato Gabriel (Mr. G. aveva finalmente un nome) aveva già quindici anni, i suoi genitori non erano obbligati a trasferirsi con lei ad Antiques visto che lei avrebbe alloggiato presso i Dormitori della scuola.
E per quanto la riguardava non era necessario nemmeno che sapessero tutto.
Si sa però che le bugie migliori sono quelle che si basano su un fondamento di verità…
 
 
Le facce dei coniugi Malfoy quando la figlia, al fianco di Gabriel, aveva detto loro che da quell’anno non riusciva più a usare la magia con la bacchetta furono lo sconvolgimento fatto a persona, quasi di più di quando aveva confessato che era stata lei a causare l’incendio durante la lezione.
Prima che uno dei due - o entrambi - finisse ricoverato d’urgenza al San Mungo per uno stato fulminante di shock la ragazza e l’uomo si erano affrettati a precisare che quella era solo una cosa passeggera, più comune di quanto si potesse pensare.
Ma quel che contava era che c’era una soluzione al problema.
Eltanin avrebbe cominciato a frequentare questa nuova scuola che “Davvero signori Malfoy, è molto più simile a Hogwarts di quanto potreste pensare” e alla fine del percorso non avrebbe più avuto problemi a usare la magia.
I due non avevano potuto fare altro se non dare il loro consenso e aggiungere che si sarebbero inventati qualcosa per spiegare questo improvviso cambio di scuola da parte della figlia: il fatto che la ragazza avesse problemi con la sua stessa bacchetta non doveva venire fuori.
Scorpius prese abbastanza male la notizia: non voleva che la sorella se ne andasse.
A lui Eltanin non aveva detto nulla riguardo la vera motivazione che la spingeva verso tale decisione, ma l’insistenza del ragazzo l’avevano alla fine portata a dare come motivazione che ormai con Potter non ce la faceva proprio più.
 
Sperava solo che quello non avrebbe comportato nessun dissapore tra suo fratello e Albus, anche perché in realtà lei stessa trovava piacevole la compagnia del secondogenito dei Potter, ritenendolo una persona intelligente e degna dell’amicizia di suo fratello.
Le sarebbe davvero dispiaciuto se avessero litigato per colpa sua e per giunta per una cosa che non era del tutto una bugia ma nemmeno tutta la verità.
Lei voleva solo che le cose si mettessero a posto e tornassero come prima.
Il più velocemente possibile.
 
 
 
§
 
 
 
Il giorno della partenza era stato quello prima del rientro dalle vacanze per Hogwarts, così che Eltanin era riuscita a salutare un’ultima volta anche Scorpius, pur lasciandosi con la promessa che sarebbe comunque ritornata a casa per le vacanze di Pasqua.
Sapeva che casa sua e la sua famiglia le sarebbero mancate da subito.
 
Non poteva sapere che invece a Pasqua non sarebbe affatto tornata al Manor, immersa com’era in quella nuova realtà che aveva avuto il potere di affascinarla e incantarla ancor più di quanto era successo quando aveva varcato le soglie di Hogwarts per la prima volta.
C’era così tanto da sapere, da imparare; così tanto con cui doveva mettersi in pari che il primo periodo si diceva tra sé e sé che aveva a mala pena il tempo per respirare.
Ma tutto quello, nonostante tutto, non le pesava.
Anzi.
E questo poteva essere spiegato da una sola e semplice parola: amici.
 
Eltanin aveva sempre avuto un carattere tendenzialmente chiuso e riservato, sembrava quasi avere una propensione all’isolamento, soprattutto se paragonata a Scorpius che al contrario era sempre stato piuttosto esuberante.
Anche a Hogwarts le persone che chiamava amiche potevano contarsi sulle dita di una mano, e se si aggiunge il fatto che quasi la metà degli studenti della scuola la riconosceva come una figlia di Mangiamorte le cose non miglioravano di certo.
Ad Antiques le cose era cambiate: aveva incontrato così tante persone speciali, più grandi ma anche più giovani di lei, che da subito si erano premurate di non farla sentire a disagio dichiarandosi disponibili per qualsiasi cosa avesse bisogno che sarebbe stato impossibile non chiamarle con quell’appellativo che fino a quel momento aveva usato così poco.
 
Ovviamente poi i vari rapporti si erano meglio definiti, non a caso Eltanin aveva ben presto imparato la differenza tra semplice amicizia e vera amicizia, ma la ragazza si era ritrovata ad ammettere che non era mai stata così aperta e ben disposta verso gli altri in vita sua.
 
In pochi mesi di scuola che aveva frequentato si era accorta di quanto fosse cambiata.
E il bello era che quello era solo l’inizio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Buon pomeriggio a tutti!
Siccome sono tanto buona ho deciso di allietare questo lunedì con un nuovo capitolo :)
 
Una cosina veloce-veloce che vorrei puntualizzare: all’inizio vediamo un Draco Malfoy preoccupato per la figlia che magari a qualcuno potrebbe sembrare un po’ ooc. L’ho pensato anch’io, ma d’altra parte stiamo parlando di un padre che non sapeva cosa stava succedendo alla figlia che non si svegliava, quindi alla fine ho deciso che poteva starci.
 
E niente, ringrazio come sempre tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e _purcit_ che ancora una volta mi ha fatto sapere cosa ne pensa ♥
Mi piacerebbe tanto fare come qualcuno qui su EFP (anche se ovviamente dubito di avere gli stessi risultati...).
Se dicessi che pubblicherò il prossimo capitolo quando questo avrà almeno due recensioni? Dai che ci tengo!
Al prossimo capitolo
E.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


! Attenzione !
Nell'introduzione è stato nominato un salto temporale di cui non verrà specificata la collocazione.
Leggere attentamente il capitolo :)
 
 
 
Capitolo 4
 
 
 
Le vacanze di Natale passarono in fretta, e prima che potesse rendersene conto Ella era già di ritorno ad Antiques.
In realtà i sentimenti che provava al riguardo erano contrastanti.
Se da un lato era dispiaciuta di aver lasciato di nuovo la sua famiglia, dall’altro aveva tirato un lungo sospiro di sollievo non appena aveva rimesso piede nella sua piccola e accogliente casetta.
 
La villa dove aveva abitato con la sua famiglia prima di cominciare a frequentare l’Accademia, quella dove ritornava ogni volta per le vacanze, per quanto grande, dopo un po’ sembrava soffocarla.
Forse perché ormai già da qualche anno era abituata ad abitare da sola e ad avere la sua indipendenza, non lo sapeva bene neanche lei.
Stava di fatto che a lungo andare, con i suoi genitori sempre appresso e i domestici che spuntavano fuori quasi a ogni suo passo, cominciava a sperare che il tempo accelerasse per anticipare il suo ritorno al piccolo paese.
 
 
 
Anche all’inizio era stato così.
Il fascino dell’Accademia aveva avuto un effetto così potente su di lei che ogni volta che si prospettava un periodo di vacanza durante il quale tornare a casa storceva il naso.
Per non parlare poi della prima volta in assoluto che era tornata a casa per le vacanze estive dopo il suo primo anno trascorso a scuola.
 
Era cambiata, non solo come persona ma anche fisicamente.
L’aspetto da bambina sembrava averla completamente abbandonata lasciando il posto a quella che ormai era in tutto e per tutto una giovane donna.
Probabilmente anche a causa delle sua affinità per tutti e quattro gli Elementi (della quale parleremo più avanti, N.d.A.) il suo dono si era manifestato abbastanza tardi, precisamente quando lei aveva già compiuto quindici anni; e se nella scuola che aveva frequentato fino a quel momento i ragazzi la consideravano alla stregua di un manico di scopa, quando era tornata a casa si poteva ben dire che avesse finalmente tutte le curve al posto giusto.
Ma c’erano stati anche altri cambiamenti.
Come spesso accade comunemente nei bambini i suoi occhi avevano cambiato colore diventando più scuri e penetranti di quanto già non fossero, pur mantenendo la loro calda tonalità di marrone, e anche i capelli, prima molto più chiari, avevano assunto una definitiva tinta che tendeva al biondo cenere.
Durante quei mesi i suoi poteri erano sbocciati, e lei con loro.
 
Il fatto che davanti alle facce quasi sconvolte della sua famiglia fosse scoppiata a ridere era un buon indicatore di quanto fosse cambiata anche caratterialmente.
Molto probabilmente prima non si sarebbe mai sognata di ridere dei suoi genitori, adesso non aveva neanche provato a trattenersi.
 
Aveva solo alzato le spalle quando l’anno successivo, tornata a casa con un tatuaggio, suo padre le aveva letteralmente urlato contro per quelle che a lei erano sembrate ore.
Il fatto di essere stata messa in punizione durante le vacanze, all’età di sedici anni per di più, non l’aveva toccata come sarebbe successo qualche anno prima - senza contare che in realtà lei non era mai stata messa in punizione.
Peggio per loro e meglio per lei: il tatuaggio era il risultato dell’aver chiuso il Cerchio, la prova tangibile del meraviglioso rapporto che legava lei, Zephyr, Felyx, Cristal e Liam.
In più chiusa in camera per conto suo aveva avuto più tempo per allenarsi e fare i compiti in santa pace senza distrazioni.
 
 
Il settimo e l’ottavo anno, invece, era stata perseguitata da un quasi costante senso di colpa per come si era comportata gli anni precedenti.
Si rendeva conto che passando quasi tutto l’anno fuori casa, all’Accademia, era come se avesse escluso la sua famiglia dalla sua vita.
Se quindi prima era rimasta concentrata sempre su se stessa, in quegli anni si era impegnata per non mancare neanche una festività, per tornare a casa ogni qualvolta le fosse possibile.
Aveva fatto di tutto per farsi perdonare il suo comportamento degli ultimi due anni, reputando poi di esserci riuscita in modo abbastanza soddisfacente.
Aveva cominciato a raccontare ai suoi tutto quello che poteva, che le era consentito, per non farli più sentire così esclusi, e quelli avevano accolto il cambiamento ben volentieri: la loro figlia sembrava un po’ meno lontana.
 
 
La musica era cambiata di nuovo quando Ella era finalmente giunta alla fine del suo percorso scolastico.
I suoi genitori si aspettavano che la figlia, terminata la scuola, sarebbe tornata definitivamente a casa, verosimilmente pronta per trovarsi un lavoro nel mondo normale.
Nel loro mondo.
Erano rimasti spiazzati quando Ella era sì tornata a casa, annunciando però loro che la Preside le aveva offerto un posto all’Accademia come insegnante, mettendole addirittura a disposizione una casa tutta per lei in paese visto che gli alloggi al castello erano già tutti occupati.
Erano volate parole abbastanza pesanti quando era venuto fuori che Ella aveva in realtà già accettato l’incarico, tornando solo per comunicare la novità ai genitori.
Secondo suo padre era sprecata come insegnante, lei si meritava un lavoro più gratificante del fare lezione a ragazzini svogliati che non hanno voglia di impegnarsi e di starla a sentire.
Ella non aveva ribattuto come avrebbe voluto dicendo che in realtà dietro c’era molto di più, questo suo padre non poteva e non avrebbe potuto saperlo.
Alla fine il genitore si era comunque scusato con lei, dicendo di essere fiero di lei per aver trovato un lavoro così presto dopo aver finito la scuola.
Doveva essere davvero brava se la Preside in persona le aveva proposto quell’incarico.
Se era quello che veramente voleva era libera di farlo, a patto di continuare a farsi viva a casa regolarmente.
 
 
 
E così si ritornava a lei che rientrava dalle vacanze a casa dei suoi.
Quell’anno le erano sembrati più decisi che mai a convincerla a farla restare.
Ella gli era quasi scoppiata a ridere in faccia come quella volta di anni prima.
Non avrebbe rinunciato al suo lavoro e alla sua indipendenza: ormai si era abituata ai ritmi di Antiques, tornare ad abitare dov’era nata e cresciuta, per di più con i suoi tra i piedi ventiquattr’ore su ventiquattro, le sembrava una cosa assurda anche solo da pensare.
Per non parlare del fatto di trovarsi un nuovo lavoro.
Non che non ci sarebbe potuta riuscire se avesse voluto, ma lei amava quello che faceva, perché cambiare?
 
I tre anni successivi alla fine della scuola, lei come gli altri quattro, erano stati affiancati agli altri insegnanti in modo che potessero imparare a porsi nei confronti dei bambini dei primi cinque livelli e dei ragazzi dei successivi otto anni.
Erano diventati gradualmente sempre più autonomi finchè alla fine non erano stati pronti a proseguire il loro lavoro da soli.
E lo facevano egregiamente, tanto che non fu una sorpresa il fatto che riuscirono a diventare i preferiti di – quasi - tutti nel giro di pochissimo tempo, sia per la loro bravura e professionalità che per la giovane età che li aiutava notevolmente nel relazionarsi con i ragazzi.
 
Ella poi si faceva letteralmente in quattro per seguire chiunque avesse avuto bisogno di una mano con uno qualsiasi degli Elementi.
Era anche quella che più spesso seguiva i bambini dei primi livelli per insegnare loro a frenare i loro poteri in modo da non esagerare.
 
Prima della Prova del terzo anno i ragazzi sono infatti in grado di relazionarsi con tutti gli Elementi: quello con cui hanno maggiore affinità, che la quasi totalità delle volte è lo stesso che viene confermato come proprio durante la Prova, è quello che riescono a controllare meglio, ma con gli altri possono essere problemi.
Proprio per il fatto che Ella riuscisse a controllare tutti e quattro gli Elementi era sembrata la più indicata per spiegare ai bambini come riuscire a tenerli a bada in attesa di specializzarsi nel più affine dopo averlo scoperto durante la Prova.
 
 
 
La Prova.
Tanto attesa, tanto temuta, quando in realtà l’unica cosa che veniva richiesta ai ragazzi era quella di restare in piedi, possibilmente senza svenire per l’emozione.
 
La cosa era semplice.
Il ragazzo o la ragazza doveva entrare in una stanza preparata apposta per l’occasione e posizionarsi davanti al tavolo che vi è posto al centro.
Sono soli, eccetto che per i quattro professori che dirigono la Casa del proprio Elemento e la Preside.
 
Sul tavolo ci sono gli Elementi.
 
Una fiamma sospesa a mezz’aria per il Fuoco.
Un germoglio in un vaso per la Terra.
Una ciotola piena d’acqua, beh, per l’Acqua.
E l’Aria ovviamente c’è ma non si vede.
 
Se uno è destinato alla Casa del Fuoco riuscirà a toccare la fiamma senza problemi, facendola divampare prendendola in mano; in caso contrario si ritroverebbe con una leggera bruciatura e la fiamma che si spegne subito dopo.
 
Il germoglio reagisce immediatamente al tocco di chi sarà strega o stregone della Terra crescendo e fiorendo in una pianta rigogliosa. Se così non fosse il germoglio appassirebbe e il ragazzo certamente non sarebbe andato a far parte della Casa della Terra.
 
Se uno è affine all’Acqua quella contenuta nella ciotola si solleva in aria in una sfera davanti agli occhi di chi sta sostenendo la Prova, altrimenti quella si limiterebbe a rimanere indifferente all’interno del contenitore.
 
Per chi andrà a far parte della Casa dell’Aria solitamente è sufficiente entrare nella stanza.
Nel momento in cui il candidato entra, se è destinato all’Aria, viene accolto da un allegro venticello che gli farà provare l’ebbrezza di avere i piedi staccati da terra senza il bisogno di un mezzo per volare.
 
 
Di solito ogni ragazzo va direttamente davanti all’Elemento a cui pensava di essere assegnato (per evitare brutte figure ed eventuali scottature…) ma ogni tanto può capitare che alla fine l’Elemento da cui si viene scelti non è quello che ci si aspettava.
 
Come di certo Ella non si aspettava quello che era successo durante la sua Prova.
 
Le avevano spiegato tutto al riguardo, e lei si sentiva piuttosto tranquilla: qualunque fosse stato il suo destino a lei sarebbe andato bene, anche se, in fondo in fondo, lei si sentiva forse appena più predisposta verso il Fuoco.
Il fatto di ritrovarsi sollevata quasi addosso al soffitto non appena aveva varcato la soglia della stanza l’aveva colta di sorpresa.
Aria.
Non se lo aspettava.
 
 
 
Inizio flashback
Mentre lei cercava pian piano di tornare con i piedi per terra i professori avevano applaudito alla sua Prova terminata così velocemente.
Quello che non sapevano era che in realtà la Prova di Ella aveva appena avuto inizio.
 
Inciampando dopo che la forza di gravità aveva ripreso ad avere effetto su di lei la ragazza aveva infatti urtato il tavolino e la ciotola con dentro l’acqua.
Insieme ai cocci non ci furono però schizzi: sotto gli sguardi increduli di tutti l’acqua era infatti rimasta sospesa formando una sfera perfetta.
Il professor Ward, direttore della Casa dell’Aria e la professoressa Alice, direttrice della Casa dell’Acqua, si ritrovarono a rivolgere i loro sguardi interrogativi alla Preside.
Quella non aveva detto nulla, invitando invece con un gesto Ella a fare un passo in avanti in modo da avvicinarsi al vaso che conteneva il germoglio.
 
La ragazza aveva eseguito titubante, salvo poi ritirarsi subito dopo: le era bastato sfiorare quelle piccole foglioline e la pianta era come esplosa rompendo il vaso e crescendo fino a diventare un bell’alberello fiorito con tanto di radici che avvilupparono il tavolo che sembrò sostenerne il peso per miracolo.
La direttrice della Casa della Terra, la professoressa Laureen, aveva applaudito gioiosamente complimentandosi per la pianta rigogliosa che la ragazza era riuscita a far crescere.
 
Lo sguardo di Ella si soffermò infine sull’ultimo dei direttori, quello della Casa del Fuoco, Gabriel.
Seppure il loro rapporto fosse iniziato in modo non del tutto convenzionale, Ella aveva scoperto che se c’era qualcuno degno della sua fiducia quello era proprio lui.
Non a caso era stato proprio Gabriel ad andare a prenderla a casa dei suoi per portarla all’Accademia, lui a sopportare i suoi pianti e le sue lacrime quando alla fine, realizzando che tutto quello stava accadendo sul serio, era crollata per il fatto di essere stata strappata in modo alquanto brusco alla sua normalità.
Era stato lui a spiegarle per filo e per segno cosa sarebbe successo da quel momento in poi facendola riflettere sul fatto che i cambiamenti fanno parte della vita, e l’unica cosa da fare per poter andare avanti è affrontarli con coraggio a testa alta.
 
L’uomo non disse una parola e non mosse un dito, ma Ella non ne aveva bisogno per sapere cosa fare.
Quasi sapendo cosa sarebbe successo allungò la mano verso la fiamma galleggiante.
Non aveva paura, in cuor suo sapeva che non si sarebbe fatta male.
E infatti il fuoco scoppiettò allegro nel palmo della sua mano, quasi come un gatto che faceva le fusa per le carezze e le attenzioni ricevute.
Era… bellissimo.
 
Senza neanche rendersene conto la ragazza aveva cominciato a giocherellarci passandoselo da una mano all’altra e quello aveva risposto aumentando di dimensioni.
I professori fecero un passo indietro appena intimoriti nel momento in cui le fiamme cominciarono a propagarsi per la stanza, ma non erano fiamme dannose.
 
L’alberello e il tavolo erano rimasti intatti, protetti in parte dalla sfera di acqua che si era allargata a coprirne le radici mentre nella stanza sembrava essersi animato del vento che manteneva il fuoco allegro e vivace.
 
Ella era al centro di tutto.
Il centro di tutto.
Equilibrio perfetto.
Sorrideva, le mani appena alzate a lato dei suoi fianchi con lo sguardo perso nel vuoto e l’iride dei suoi occhi che aveva assunto una sfumatura dorata.
Ad un certo punto le sue braccia si abbassarono: il vento cessò, il fuoco si restrinse fino a tornare ad essere una semplice fiammella e la sfera d’acqua ritornò delle sue dimensioni di partenza. L’albero rimase dov’era.
La ragazza riprese coscienza di colpo guardandosi intorno stralunata quasi non si capacitasse di essere riuscita a fare tutte quelle cose.
 
La Preside congedò gli altri insegnanti invitando poi Ella a seguirla nel suo studio: avevano diverse cose di cui discutere.
Fine flashback
 
 
 
E così ad Ella era stato spiegato di essere una vera e propria rarità nel campo della Magia Elementare.
Lei non aveva affinità nei confronti di un solo Elemento, ma di tutti e quattro.
Lei era Quintessenza.
Non c’erano notizie di persone con un tale dono da secoli.
 
Il risultato della sua Prova spiegava finalmente anche lo strano comportamento che quattro studenti in particolare avevano dimostrato nei suoi confronti non appena aveva messo piede all’Accademia.
Quegli studenti altri non erano che Cristal, Liam, Zephyr e Felyx.
Nessuno riusciva a capacitarsi di come quei cinque ragazzi si fossero trovati a legare, loro che erano così diversi e frequentavano addirittura anni differenti.
 
Zephyr e Liam, entrambi al settimo anno, appartenendo a case di Elementi Opposti – Aria e Terra – non erano mai andati molto d’accordo, anche se forse quello era più per le loro differenze di carattere: Liam sempre serio e tranquillo, Zephyr esuberante al punto da essere spesso accusato di comportarsi come un bambino.
Lo stupore dei loro compagni era stato grande quando i due si erano offerti di far fare a Ella il giro della scuola portandolo a termine insieme senza aver battibeccato neanche una volta.
 
Felyx invece era un lupo solitario.
Aveva avuto una brutta esperienza quando il suo dono si era manifestato, rischiando di far andare a fuoco la casa dove abitava con sua madre e le sue due sorelline più piccole dentro.
Anche se al sesto anno aveva ormai ben imparato a controllarsi continuava comunque a mantenere una certa distanza da tutti, compagni di Casa compresi, per la paura irrazionale di ferirli anche involontariamente.
Vedere i due seduti vicini a pranzo, che ridevano e scherzavano come se fossero stati amici di lunga data, gli avevano fatto guadagnare più di qualche occhiata curiosa.
Qualcuno avrebbe potuto affermare che fosse la prima volta che vedeva il ragazzo sorridere senza l’ombra della sua solita preoccupazione negli occhi.
 
E infine Cristal.
Lei… beh, diciamo che i suoi compagni non avrebbero riservato parole molto gentili per descriverla.
Irritabile e irritante, pungente e fredda, maestra di sarcasmo, guardava tutti dall’alto in basso nonostante fosse alta solo un metro e cinquantasei.
Tutti preferivano starle alla larga piuttosto che rischiare di essere trattati da lei alla stregua di uno zerbino per scarpe, ed era stata soprannominata strega del ghiaccio dai compagni della sua stessa Casa.
L’intero corridoio aveva trattenuto il respiro quando Ella, camminando nella folla, l’aveva urtata per sbaglio facendo cadere i libri che la strega dell’Acqua aveva in mano.
E in effetti i presupposti per una delle sue epiche sfuriate c’erano tutti: gli occhi assottigliati in un cipiglio minaccioso, le labbra strette, le mani chiuse a pugno e i muscoli tesi.
Solo che nel momento in cui gli occhi delle due ragazze si erano incontrati Cristal si era rilassata di colpo.
Aveva liquidato con un cenno della mano le scuse di Ella raccogliendo da sola i libri e dicendo che erano state sbadate entrambe ma che con la confusione che c’era sarebbe potuto capitare a chiunque.
Si era subito resa disponibile se la nuova arrivata avesse avuto bisogno di una mano per qualsiasi cosa o per lo studio, visto che erano anche dello stesso anno, o semplicemente di un’amica con cui parlare.
 
Durante la settimana che aveva preceduto la Prova, durante la quale Ella aveva frequentato solo alcune lezioni di Controllo prima di poter cominciare a seguire quelle dei suoi coetanei, i cinque ragazzi si erano trovati inaspettatamente insieme in quasi tutte le occasioni di tempo libero, e avevano addirittura cominciato a consumare i pasti insieme: Ella sembrava essere l’elemento che tutti e quattro avevano in comune e che teneva insieme il gruppo, e dopo sette giorni di interrogativi finalmente si capiva il perché.
 
In quei pochi giorni si erano poste le basi per una amicizia destinata a crescere sempre di più, rafforzata ulteriormente quando l’anno successivo avevano deciso di chiudere il Cerchio.
 
 
Quella era stata una notte magica. Letteralmente.
Riuniti intorno ad un falò in una radura della foresta che cresceva al di fuori di Antiques nella quale passava anche un piccolo ruscello – tutti gli Elementi presenti a fare da testimone – i cinque ragazzi si erano presi per mano e avevano aperto il loro cuore gli uni agli altri.
 
Gli argomenti furono i più disparati: dal colore preferito ai cibi che non sopportavano; le loro più grandi paure e ciò che li rendeva davvero felici.
Avevano parlato delle loro famiglie, di come avevano preso il fatto che dovevano frequentare l’Accademia (eccetto Zephyr e Cristal che invece abitavano ad Antiques da sempre e avevano frequentato la scuola a partire dal primo livello), la loro vita prima dell’Accademia.
                                                    
Avevano spiegato le ragioni che stavano dietro al loro nuovo nome: ogni ragazzo, superata la prova, poteva scegliere se mantenere quello che aveva o cambiarlo in uno nuovo, anche semplicemente un soprannome, con cui sarebbero stati chiamati da quel momento in poi.
E, cosa importante, niente cognomi: erano solo loro e il proprio Elemento.
 
Felyx aveva scelto di chiamarsi così perché nonostante tutto la scoperta del suo elemento aveva portato nella sua vita quella felicità e spensieratezza che prima erano mancati, a partire dal fatto che suo padre se n’era andato di casa quando lui aveva dieci anni lasciando soli lui, sua madre e le sorelline di cinque e sei anni.
Aveva resistito un anno prima di scoppiare.
 
Zephyr aveva scelto il nome della brezza messaggera di primavera sperando che quello l’avrebbe aiutato a calmare il suo spirito turbolento, anche se fino a quel momento non aveva ottenuto chissà quali risultati…
 
Cristal voleva essere cristallina come l’acqua dei laghi di montagna - parole sue -.
Voleva che le persone la vedessero per quello che era veramente, senza fermarsi alle apparenze della ragazza antipatica con cui si mostrava come meccanismo di.
Lei non era una pozzanghera d’acqua.
Lei era fiume, lago.
Lei era oceano, con la stessa profondità e le stesse sfumature che si riflettevano nei suoi occhi blu.
 
Liam era l’unico che aveva mantenuto il suo vero nome: semplice e genuino come la terra su cui erano seduti, non aveva bisogno di nascondersi o di cambiare nome per essere chi era veramente.
Quello che gli avevano dato andava più che bene.
 
Ella aveva ammirato la sua scelta.
Lei aveva optato per una via di mezzo: era egoisticamente innamorata del suo nome e del significato che vi stava dietro, ne aveva perciò scelto uno che glielo ricordasse, per quanto fosse solo per l’iniziale.
La scelta finale era stata poi dettata anche per lei dalla necessità di semplicità.
Accettando di trasferirsi ad Antiques, di frequentare l’Accademia, aveva accettato una nuova sé, e per quanto ciò non avrebbe mai potuto cancellare chi era stata fino a quel momento era giusto che quel cambiamento venisse riconosciuto.
A casa i suoi genitori continuavano a chiamarla con il suo nome di battesimo, non sapevano del cambiamento, tanto che a volte le sembrava che in lei coesistessero due persone diverse.
Ma che la chiamassero in un modo piuttosto che in un altro lei restava sempre lei.
 
 
Quando la mattina seguente erano ritornati in paese, stanchi per aver trascorso svegli tutta la notte ma felici come non mai, all’interno del polso destro di ognuno vi era un tatuaggio.
Ognuno aveva la runa che simboleggiava il proprio elemento vergata in sottili linee nere, eccetto Ella che invece aveva le rune di tutti e quattro gli elementi tracciate in oro e collegate tra loro da alcune linee in modo da formare un disegno unico.
 
Il Cerchio era stato chiuso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Siccome secondo il mio modesto parere se io stavo ad aspettare le due recensioni voi sareste ancora ad aspettare il capitolo ho deciso di pubblicare ugualmente.
Mi è sembrato un buon regalo di Pasqua, che dite?
Avrei un avviso importante da fare.
Mercoledì parto: mi trasferisco in Inghilterra per lavoro e posso già immaginare che il primo periodo non avrò probabilmente neanche il tempo di respirare. Non parliamo poi della connessione internet wi-fi per collegare il computer e poter caricare i capitoli.
Quindi mi tocca dire che non so quando potrò tornare su EFP.
Badate bene che non sto dicendo che la storia rimarrà incompleta, diciamo che ci sarà un periodo di pausa – che io userò sicuramente per prendermi avanti con i capitoli – alla fine del quale spero di poter tornare ad aggiornare regolarmente la storia.
Ecco, avviso concluso.
 
Come sempre ringrazio coloro che hanno letto la storia, chi l’ha messa tra le preferite/seguite/ricordate e _purcit_ (che mi deve far sapere di che materiale vuole la statua per aver recensito tutti i capitoli fino ad ora).
Se qualcuno dovesse avere dubbi/perplessità/
orrori ortografici da segnalare non si faccia problemi, sono sempre felice di rispondere!
Spero davvero di poter tornare presto!
E.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


! Attenzione !
Nell'introduzione è stato nominato un salto temporale di cui non verrà specificata la collocazione.
Leggere attentamente il capitolo :)
 

 
Capitolo 5


 
 
Eltanin era buttata a pancia in giù sul letto in modo da avere testa e braccia fuori dal materasso per poter leggere la lettera che le era stata recapitata poco prima.
Era da parte dei suoi genitori.
Per festeggiare il loro anniversario di matrimonio avevano deciso di dare una festa a Malfoy Manor e lei era caldamente invitata - leggi obbligata - ad essere presente.
Questo anche per fare in modo che gli invitati potessero constatare che la primogenita dei Malfoy fosse ancora viva e vegeta e non tenuta nascosta dai genitori per qualche oscuro motivo.
La ragazza sbuffò girandosi in modo da stare distesa sulla schiena: non era sicura di avere voglia di partecipare, e poi erano ancora in periodo di lezione, proprio le ultime prima della fine dell’anno scolastico.
Se fosse stata a Hogwarts sarebbe già stata in vacanza ma lì no, le lezioni proseguivano fino alla fine di giugno.
I suoi non potevano scegliere un’altra data per il ricevimento?
Si tirò su a sedere scuotendo la testa: si stava comportando di nuovo come una bambina viziata.
I suoi avevano scelto quel giorno perché era lo stesso in cui era stato celebrato il matrimonio, era ovvio che non avessero deciso per un altro.
Per loro quello era stato un giorno importante e lei non voleva deluderli non presentandosi all’anniversario.
Pazienza, più tardi sarebbe passata dall’ufficio della Preside per chiederle se per quel giorno - e magari anche quello dopo, non sapeva come sarebbe andata a finire la festa - avrebbe potuto saltare le lezioni.
 
 
 
§
 
 
 
Ella stava passeggiando su e giù per la propria camera, visto che quella mattina non aveva lezioni e a quanto pareva non aveva niente di meglio da fare, quando la porta si spalancò di colpo a causa di una forte folata di vento lasciando spazio alla figura di Zephyr.
Fortunatamente il fatto che avesse cominciato a percepire la presenza del ragazzo da quando era entrato in casa le aveva evitato di prendersi un colpo.
Questo non le impedì di rimproverare subito l’amico: “Zeph, quante volte ti si deve ripetere che anche se puoi passarci attraverso devi bussare e aspettare che qualcuno venga ad aprirtela, la porta?”
Cavoli, le sembrava di essere Liam in quei momenti…
“Ma è importante” protestò quello provando ad ammansirla sfoderando un’espressione da cucciolo bastonato che per sua fortuna gli riusciva dannatamente bene.
Non doveva lasciarsi corrompere… no, troppo tardi.
“Dimmi, cosa sarebbe così importante da giustificare un’irruzione in casa mia? Ti sarebbe costato tanto aspettare un minuto fuori dalla porta?” domandò Ella senza però usare il tono di rimprovero che aveva adottato poco prima.
“La preside Dheòra ci vuole tutti e cinque nel suo ufficio il prima possibile. Gli altri avevano lezione quindi lo sanno già, noi due eravamo gli unici con la giornata libera: ha mandato a chiamare me e visto che ero di strada io mi sono fermato ad avvisare te” spiegò velocemente abbandonando la faccia da cucciolo e tornando a sorridere come al solito.
“Ok, andiamo allora” stabilì Ella: se la preside li voleva tutti e cinque doveva per forza essere qualcosa di serio.
 
“Cosa fai?” la domanda di Zephyr infranse la sua concentrazione prima che riuscisse a smaterializzarsi: qualcosa dagli altri maghi e streghe era rimasto anche a loro oltre agli incantesimi di base.
“Stavo cercando di smaterializzarmi a scuola” rispose lei sottolineando l’ovvio.
“Ma… ma fuori c’è bel tempo!” supplicò lo stregone dell’Aria.
Ella alzò gli occhi al cielo.
“E va bene!” concesse alla fine. “Ma non eravamo di fretta noi?” lo provocò poi.
Il ragazzo le sorrise furbo per poi precederla fuori dalla stanza.
Ella lo seguì subito dopo.
 
Non aveva neanche chiuso la porta di casa che Zephyr stava già volteggiando sopra di lei muovendosi con grazia nell’aria.
Quando finalmente arrivava la bella stagione non si lasciava scappare la minima occasione per volare.
Probabilmente se avesse potuto avrebbe smesso definitivamente di camminare.
“Voli con me?” propose speranzoso.
In realtà più che per la compagnia era perché Ella era una delle poche che riusciva a tenergli testa nelle gare di velocità.
Ovviamente solo gli stregoni dell’Aria padroneggiavano l’abilità del volo, quelli del Fuoco potevano giusto riuscire a levitare per previ periodi se si concentravano.
Ella, essendo Quintessenza e avendo le abilità tipiche di ogni elemento, poteva volare anche lei.
E per essere corretta nei confronti di Zephyr doveva ammetterlo: anche a lei volare piaceva da morire.
 
Arrivarono all’Accademia in pochi minuti, tutti e due con i capelli scompigliati e il fiatone: Zephyr aveva vinto di nuovo nonostante Ella fosse diventata più veloce dall’ultima volta che si erano sfidati.
Rispondendo ai saluti che i ragazzi che incrociavano lungo i corridoi gli rivolgevano si diressero verso l’ufficio della Preside che era situato al quinto piano del castello.
Quando entrarono si resero conto che effettivamente erano gli ultimi che mancavano all’appello: Cristal, Liam e Felyx erano già lì in piedi davanti alla scrivania della donna.
 
“Bene, ora che ci siete tutti possiamo cominciare” esordì.
A quanto potevano intuire dall’espressione della sua faccia non erano lì per discutere degli orari delle lezioni.
“Non più tardi di ieri sera sono stata contattata dal Ministro della Magia Kingsley Shacklebolt, confido che tutti voi sappiate di chi sto parlando” cominciò a spiegare in tono serio.
I ragazzi si fecero subito attenti: solitamente quando veniva tirata in ballo l’altra popolazione magica non erano mai buone notizie.
“Mi ha riferito che c’è stato un tentativo di furto al Ministero: qualcuno si è introdotto nell’ufficio in cui sono conservate le informazioni sensibili che riguardano Antiques e l’Accademia”
Ai ragazzi bastò guardarsi tra loro per capire che la preoccupazione che provavano era condivisa.
“Perché ha detto tentativo?” puntualizzò veloce Cristal.
“Il ministro ha controllato e mi ha confermato che non mancano documenti, il Registro degli iscritti non è neanche stato toccato. Però non può escludere che chiunque sia stato abbia avuto il tempo di leggere e memorizzare quello che gli serviva sapere” rispose la Preside.
Fortuna che i documenti non potevano essere duplicati né copiati in nessun modo, magico e non.
“Quindi noi cosa dobbiamo fare?” chiese Liam.
Tutti loro dubitavano di essere stati chiamati solo per essere messi al corrente.
“Il corpo insegnanti è già stato informato della cosa, ovviamente finchè non ci saranno conferme è inutile allarmare gli studenti. Da questo momento in poi non sarà più possibile tenere le lezioni con le creature magiche nella foresta fuori dalla città o uscire dalla Barriera in generale” rispose.
“Come sapete la Barriera magica che circonda l’intera città è stata posta del Cerchio che ha fondato Antiques per tenere al sicuro i suoi abitanti dalle persone esterne che prima li cacciavano e processavano per stregoneria e poi cercavano di catturarli per approfittare del loro dono a proprio vantaggio” proseguì.
“Ovviamente negli anni i Presidi e i Direttori che si sono susseguiti hanno dato il loro contributo per rafforzarla, ma ciò non toglie che la Barriera si sia inesorabilmente indebolita. Vorrei che voi ne stabiliste una nuova” concluse rivelando finalmente il motivo per cui li aveva chiamati.
 
I ragazzi si guardarono un po’ spaesati.
Aveva davvero chiesto loro una cosa del genere?
 
Ella fu la prima a riprendere la parola: “Preside Dheòra, ne è sicura? Dopotutto se la Barriera è rimasta in piedi fino a questo momento un motivo ci sarà. Cosa succederebbe se non riuscissimo a costruirne una altrettanto forte?”
“Mi fido di voi ragazzi” rispose semplicemente la donna alzandosi dalla poltrona dietro alla scrivania. “Tutti avete sempre dimostrato un eccezionale talento nella Magia, a tal punto da affidarvi parte dell’istruzione dei miei studenti. In più credo di non esagerare nell’affermare che siete probabilmente uno dei Cerchi più potenti che siano mai stati completati. Anche se prima non andavate esattamente d’accordo è bastato che Ella arrivasse all’Accademia per farvi unire immediatamente, vi siete riconosciuti subito”
I cinque non poterono fare a meno di sentirsi lusingati da quelle parole.
“E posso capire la preoccupazione, che immagino non sia solo di Ella, di non riuscire a creare una Barriera all’altezza, anche se a mio parere è infondata. Se vi fa sentire più tranquilli ve l’ho chiesto adesso che il pericolo non è ancora confermato in modo che se qualcosa dovesse andare storto – cosa di cui comunque dubito – abbiate tutto il tempo per trovare una soluzione e porre rimedio”
La donna li guardava con uno sguardo così fiero e colmo di aspettativa che il gruppo non potè fare altro che ringraziare per la fiducia accordata e assicurare che avrebbero subito cominciato a farsi da fare al riguardo.
 
 
In realtà la Preside Dheòra ci aveva visto giusto: dopo una settimana di ricerche e approfondimenti in materia, lunghe ore in biblioteca a rispolverare i tomi più vecchi e polverosi, e un buon numero di prove i ragazzi erano riusciti a trovare il modo di erigere una nuova Barriera ricalcando in tutto e per tutto le caratteristiche di quella vecchia.
Ce l’avevano fatta, insieme, ancora una volta.
 
 
 
§
 
 
 
Eltanin si stava concedendo una passeggiata dopo la fine delle lezioni pomeridiane.
Aveva fatto in modo di spedire la borsa con i libri direttamente in camera sua in modo da non dover perdere tempo e uscire subito.
L’unica cosa che si era portata dietro era il foglio di pergamena con la risposta della madre alla lettera che lei aveva spedito indietro giorni prima.
La Preside Dheòra non le aveva fatto problemi, anzi, aveva accettato di buon grado di concederle il permesso di lasciare Antiques per quella giornata e mezza: solitamente quando si trattava di famiglia non faceva storie a nessuno.
 
E così lei aveva risposto ai suoi di non preoccuparsi, non avrebbe mancato la festa del loro anniversario di matrimonio.
Si aspettava che le avrebbero risposto felici della conferma della sua presenza.
 
Non si aspettava quello.
 
Sua madre aveva ben pensato che i giovani invitati come lei, per lo più si parlava dei figli degli amici che avevano invitato, si sarebbero potuti annoiare ad un ricevimento del genere.
Perciò aveva deciso di organizzare parallelamente una festa in maschera di primavera in modo che anche loro potessero divertirsi.
Il fatto che lei probabilmente si sarebbe annoiata comunque sembrava non essere stato preso in considerazione.
L’ultima volta che aveva partecipato a una di quelle feste, l’anno prima, lei e Scorpius erano gli unici ad avere un’età sotto i trent’anni, e nessuno sembrava aver notato che a circa metà della serata si erano defilati nelle cucine finendo con l’ubriacarsi con le scorte di Whisky Incendiario del padre e giocare al babbano obbligo o verità.
Dopo che Scorpius l’aveva sfidata a fare il giro della casa di corsa, con addosso solo la biancheria intima - va bene che era ubriaca, ma a tutto c’era un limite: lei ovviamente si era rifiutata - aveva scelto sempre verità, e il giorno dopo oltre che con il mal di testa si era svegliata con la brutta sensazione di aver detto qualcosa di troppo, soprattutto quando le domande del fratello erano rivolte alla scuola che frequentava.
Scorpius però sembrava ricordare tanto quanto lei, quindi non c’erano stati particolare problemi.
 
 
La ragazza continuò a passeggiare osservando distrattamente il cielo sopra di sé.
Solo il giorno prima il Cerchio aveva definitivamente sostituito la Barriera vecchia con una nuova di zecca - la spiegazione ufficiale che la Preside aveva dato era stato che ormai quella vecchia stava cominciando ad avere delle falle - e se uno guardava con attenzione e con la luce giusta poteva quasi vederla scintillare alta sopra i tetti delle case e le cime dei primi alberi della foresta che circondava il paese.
Evidentemente però non era abbastanza per distrarla dal contenuto della lettera.
 
Solitamente quando tornava a casa quello che la metteva più sotto pressione erano le dimostrazioni di magia che i suoi la costringevano a fare per assicurarsi che quando l’aveva portata via Gabriel avesse detto la verità: lei sarebbe tornata ad usare la magia.
Solo che con quello loro si aspettavano che lo facesse con la sua bacchetta, cosa che non era possibile.
Alla fine, capendo che Eltanin non era ancora disposta a rinunciare alla sua copertura con i genitori e quindi per mantenere le apparenze, la Preside le aveva fatto costruire una nuova bacchetta, del tutto identica a quella che aveva usato fino a quel momento.
L’unica differenza: il legno non proveniva da un albero per bacchette e all’interno non c’era nucleo.
In questo modo lei poteva usarla come se fosse stata una vera bacchetta.
Peccato che con il passare del tempo usare la magia attraverso la finta bacchetta le veniva sempre più faticoso, abituata ormai com’era a farne a meno.
 
Quella volta però la sua abilità con la bacchetta non era quello che la preoccupava maggiormente.
No, sua madre era riuscita a farle venire il panico con poche, semplici parole che con la magia non avevano niente a che fare.
 
Il tuo vestito è già arrivato. Forse ci sarà da fare qualche piccola modifica dell’ultimo momento ma dovresti vederlo: è uno spettacolo.
Sono sicura che farà impazzire anche te.
 
Oh, era sicura che sua madre avesse pienamente ragione, il vestito l’avrebbe fatta impazzire… perché il corsetto sarebbe stato troppo stretto, la gonna troppo ingombrante e il modello sicuramente non di suo gusto.
 
Sospirò: aveva ancora una settimana e mezza per rassegnarsi all’idea.













Hello everyone!
(Persino i grilli se ne sono andati dopo tutto questo tempo...)
Il detto dice
long time no see... ed eccomi qui, finalmente.
Innanzitutto voglio premettere che il capitolo non mi convince per nulla, però allo stesso tempo non sono riuscita a capire come provare a cambiarlo e quindi è rimasto così. Se mai dovesse esserci una revisione questo sarà uno dei primi ad essere rivisto.
Detto questo... avete le mie più sincere scuse per questa luuuunga assenza (tre mesi?!).
Non è da me, ma a mia discolpa posso dire che il trasferimento non è stato proprio una passeggiata... e fare turni da dodici ore e mezza è al limite del massacrante.
Avevo promesso che ne avrei approfittato di questo periodo di assenza per prendermi avanti con i capitoli e scrivere il più possibile, ma la verità è che quando arrivo a casa dopo lavoro ho a mala pena voglia di cenare e passo i giorni di riposo quasi in coma (= la storia è rimasta esattamente allo stesso punto dove l'avevo lasciata prima di partire, sigh).
Ma mi sto abituando, non temete.
Un gigantesco grazie a chi continuerà a seguire questa storia nonostante tutto.
Non posso promettere aggiornamenti regolari/settimanali come facevo di solito perchè so che non è fattibile. Posso invece promettere che cercherò di non far passare più di un mese prima del prossimo capitolo (dai che ce la posso fare!).
Prima che queste note diventino più lunghe del capitolo meglio che chiuda...
Grazie ancora, e spero a presto
E.



 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


! Attenzione !
Nell'introduzione è stato nominato un salto temporale di cui non verrà specificata la collocazione.
Leggere attentamente il capitolo :)
 

Capitolo 6


 
Ella camminava a passo spedito al fianco di Cristal mentre Zephyr volava placido sopra le loro teste.
Avevano stabilito la nuova Barriera la settimana prima e sembrava che tutto stesse andando bene.
La Preside aveva comunque suggerito che sarebbe stato opportuno se di tanto in tanto fossero riusciti a fare un giro lungo il perimetro – ovviamente mettendosi d’accordo anche con gli altri insegnanti -  giusto per controllare che tutto andasse bene e che effettivamente nessuno stesse cercando di localizzare Antiques visto che non aveva più ricevuto notizie dal Ministro della Magia.
 
E questo era quello che stavano facendo: come l’aveva chiamato Zephyr, un giro di ricognizione.
In realtà Ella era abbastanza sicura che nessuno di loro tre stesse prestando veramente attenzione a quello che li circondava, sembravano tutti abbastanza persi nei loro pensieri.
Forse un po’ si sentiva in colpa, ma d'altronde non era la prima volta che lo facevano in quei giorni e non avevano mai notato nulla di strano, a cosa serviva continuare?
 
Ovviamente aveva parlato troppo presto…
 
“Credo che stia succedendo qualcosa laggiù…” Zephyr interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Le due ragazze alzarono lo sguardo che fino a quel momento avevano tenuto pressochè puntato sulle punte delle loro scarpe.
Prima che avessero tempo di assimilare bene la notizia delle grida e il rumore di uno scontro giunsero fino a loro.
Zephyr partì in quarta precedendole, mentre Ella si limitò a correre normalmente per non lasciare indietro Cristal.
Arrivarono ad uno spiazzo libero dagli alberi, la Barriera lo attraversava esattamente a metà.
Le due ragazze si fermarono ad osservare la scena mentre riprendevano fiato dopo la corsa.
 
Dall’altra parte della barriera c’erano due ragazzi, avrebbero potuto avere la loro età.
Il primo era inginocchiato affianco all’altro, una bacchetta in mano: aveva i capelli castani e lisci e per il momento era tutto quello che potevano vedere visto che era voltato di spalle.
Il secondo invece era seduto a terra, i capelli sempre lisci ma più scuri gli ricadevano in ciuffi spettinati sulla fronte mentre il suo visto era contratto in un’espressione di dolore.
In effetti aveva il respiro accelerato e superficiale di chi sta soffrendo e cerca di trattenersi dall’urlare a pieni polmoni, e il fatto che con entrambe le mani si stesse tenendo la gamba sinistra faceva ben intuire dove fosse situato il problema.
 
“Portami in ospedale, subito!” lo sentirono sibilare nonostante la sua evidente difficoltà nel parlare.
“Non essere stupido James, non posso smaterializzarti, peggiorerei solo la situazione” ribattè l’altro.
“Ben…”
“Troveremo qualcuno che ci aiuti”
“Siamo nel bel mezzo del nulla! Smaterializzati e portami un Medimago… tanto io non vado da nessuna parte
“Ecco, visto, ti stai comportando da stupido. Non ti lascio qui con il pericolo che quello torni indietro”
 
I tre ragazzi ascoltarono con attenzione: c’era una altra persona oltre a quei due?
Non poteva essere una coincidenza.
“Non possiamo lasciarli lì” cominciò Cristal. “E poi guarda quello per terra, la sua gamba sembra ridotta davvero male”
“Ma non eri fidanzata tu?”
“Taci Zeph…
“Non possiamo farli entrare se prima non giurano”
 
“Zephyr… devi letteralmente volare all’Accademia e spiegare alla Dheòra come stanno le cose. Subito” ordinò Ella.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e in una frazione di secondo era sparito.
“E noi intanto che facciamo?” domandò a quel punto Cristal.
“Beh, aspet…”
Ella non riuscì a completare la risposta che un urlo squarciò l’aria: “Fai qualcosa, porco Salazar!”
A urlare era stato ovviamente il ragazzo infortunato.
 
Ora, tralasciando la singolarità dell’imprecazione, era evidente che non avesse gridato tanto per fare.
Come aveva detto Cristal la gamba era messa davvero male – era un pezzo di osso quello che aveva tagliato i pantaloni? – ed Ella non voleva neanche pensare a quanto stesse soffrendo in quel momento.
Il fatto che avesse il viso rigato di lacrime poteva essere un buon indicatore.
 
Poi però accadde una cosa.
 
Ben sembrava ancora impegnato a guardarsi intorno concentrato, quasi sperasse che qualcuno potesse saltare fuori dal nulla per aiutarli – cosa alla fine dei conti non troppo inverosimile viste le circostanze.
Spostò quindi la sua attenzione sull’altro: mentre lei lo guardava il ragazzo alzò a sua volta lo sguardo.
Le iridi scure della strega incontrarono quelle più chiare, di un caldo color nocciola, dell’altro.
Ed Ella lo sapeva che di mezzo c’era la Barriera e che James non avrebbe neanche potuto sospettare della sua presenza, ma in quel momento le era sembrato che il ragazzo avesse ricambiato lo sguardo.
Si irrigidì.
Ben si mosse rischiando di inciampare in una radice sporgente dal terreno ed Ella cambiò nuovamente soggetto mentre scuoteva la testa.
 
“Tutto bene?” chiese la strega dell’Acqua avendo notato il cambiamento dell’amica.
L’altra rispose con una scrollata di spalle.
“Non sono sicura che dovremo farli entrare” aggiunse a bassa voce.
“Cosa? Perché?” la voce di Cristal suonò, a ragione, incredula.
Ella non rispose, aveva una brutta sensazione al riguardo: quella faccenda non sarebbe andata a finire bene.
“Ella senti…”
“La Dheòra ha dato il permesso” Zephyr la interruppe prima che potesse finire.
Entrambe lo guardarono ammirate: era andato e tornato davvero in fretta.
“Ha detto di guarire come possibile quello a terra e poi di portarli dentro tutti e due. In questo momento sta contattando il Ministro Shacklebolt: verrà qui, così anche lui sentirà direttamente cos’è successo”
Ella strinse i pugni.
 
“Bene allora…” prima che riuscisse a fermarla Cristal aveva oltrepassato la Barriera diventando finalmente visibile ai due ragazzi dall’altra parte.
Le facce che i due fecero furono esilaranti.
Per un istante persino in James la sorpresa prese il posto del dolore. Ma solo per un istante.
“Ci era sembrato di sentire qualcuno che chiedeva aiuto…” aveva intanto proseguito la ragazza.
Ben si era imbambolato al punto da non alzare neanche la bacchetta.
Ci?” domandò soltanto, realizzando che quella ragazza apparsa dal nulla aveva parlato al plurale.
Zephyr scelse quel momento per fare la sua entrata.
“Salve!” salutò, appena meno allegro del solito riconoscendo che forse quello non era il momento migliore per fare battute.
Impallidì vistosamente nel momento in cui il suo sguardo si posò sulla gamba del ragazzo a terra: un medico l’avrebbe chiamata frattura esposta pluriscomposta, lui molto più semplicemente meglio che la smetta di guardare se non voglio svenire.
“Cri, non puoi fare qualcosa?” la supplicò quasi.
La ragazza si chinò vicino a James storcendo le labbra: “Temo che questo sia troppo anche per Liam, Zeph…” commentò.
 
Acqua e Terra sono i due Elementi più portati alla Guarigione, ma Cristal dubitava che per com’era la situazione persino Liam, che era più esperto di lei, potesse riuscire a fare qualcosa.
Probabilmente in quel caso ci sarebbe voluto l’intervento combinato della professoressa Alice e della professoressa Laureen.
Oppure…
 
“Ella, finalmente!” all’esclamazione di Zephyr lei e i ragazzi alzarono la testa a osservare l’ultima arrivata.
Se i due erano sorpresi dalla sua entrata non lo diedero a vedere.
 
 “Ehm, Ella? Cosa stai…?”
La domanda di Zephyr si perse nel vuoto.
A passo deciso Ella aveva raggiunto James inginocchiandosi accanto a lui e non senza una leggera smorfia aveva avvicinato quanto più possibile la sua mano alla ferita.
Capitava che giovani stregoni dell’Aria cadessero e si rompessero qualcosa durante le prime esercitazioni di volo e non era quindi la prima volta che guariva qualche osso; doveva ammettere che però una frattura così brutta non l’aveva mai vista: nei casi più gravi, molto pochi per fortuna, aveva sempre portato lo sfortunato studente in Infermeria preferendo non rischiare.
 
Si udirono un paio di schiocchi poco rassicuranti che strapparono al ragazzo altrettanti gemiti di dolore, ma quando alla fine la ragazza tolse la mano la ferita era scomparsa.
Nel punto la pelle era appena arrossata intorno a una sottile cicatrice che aveva buone probabilità di non lasciare segno una volta guarita.
Una volta constatato che la guarigione fosse completamente riuscita Ella si rialzò di scatto.
“Andiamo, forza” li esortò soltanto, girando sui tacchi e cominciando ad incamminarsi finchè non fu inghiottita dalla Barriera.
Zephyr diede una mano a Ben a tirare su James, dopodichè il gruppo si affrettò a seguire la ragazza.
 
 
 
 
L’incontro con il Primo Ministro era finalmente terminato e i ragazzi furono lasciati liberi di andare.
Eccetto ovviamente James e Ben che invece furono trattenuti per il Giuramento.
Sotto i loro sguardi attoniti gli era stato sommariamente spiegato cos’era quel posto e come funzionavano le cose.
A loro bastava ricordare che non avrebbero mai potuto parlarne con nessuno.
 
I due ragazzi, entrambi al secondo anno di specializzazione dell’Accademia per Auror, stavano ritornando alla sede principale per fare rapporto sul giro di ronda che avevano appena terminato quando si erano imbattuti in un individuo mascherato che era sbucato fuori praticamente dal nulla, travolgendoli, e che stava clamorosamente scappando dal Ministero.
Erano autorizzati a notificare cose del genere e procedere con l’inseguimento dall’ultimo anno dell’accademia di base.
Avevano appena fatto in tempo ad attaccarsi al mantello dell’individuo quando quello si era smaterializzato portandoseli appresso.
All’arrivo si era ingaggiata una breve lotta, James era stato sbalzato di diversi metri da un incantesimo che non aveva visto arrivare visto che era stato colpito subito dopo l’atterraggio e cadendo male si era rotto la gamba.
Approfittando del momento di distrazione l’uomo di era smaterializzato di nuovo lasciandoli soli.
Una fortuna che Zephyr, Cristal ed Ella fossero lì vicino.
Ora tutto quello che dovevano fare era dimenticarsi dell’intera faccenda: era già stata decisa anche la versione che avrebbero dato al loro responsabile.
 
James però non accettò di andare via subito, prima doveva fare una cosa…
Seguendo le indicazioni raccolte durante il tragitto da studenti che lo guardavano incuriositi raggiunse il cortile della scuola nel momento in cui Ella stava salutando i suoi amici, ai quali si erano aggiunti altri due ragazzi, per poi andare via.
Osservandola da lontano poteva vedere quanto fosse diversa da come si era mostrata nella radura poco prima: adesso sembrava completamente rilassata e a suo agio.
 
“Aspetta!” la raggiunse che aveva già superato i cancelli.
La vide irrigidirsi mentre si fermava.
Cosa le aveva fatto?
“Io… volevo ringraziarti. Per prima, sai…” cominciò incerto, un po’ intimorito dall’atteggiamento distaccato della ragazza.
Quella sembrò presa alla sprovvista dall’inaspettato ringraziamento.
“Oh, beh, prego” rispose lei vagamente impacciata pur senza abbassare del tutto la guardia.
“Ecco, sono James Sirius Potter” si presentò alla fine, tutto pur di continuare a parlarle.
“Ma solo James va più che bene” terminò porgendole la mano.
La ragazza alzò un sopracciglio – o erano tutti e due? Perché non riusciva a mettere bene a fuoco il suo viso? Che stesse iniziando ad avere problemi di vista come suo padre? – guardandolo con sospetto.
“Ella” disse alla fine, e il ragazzo si rassegnò ad abbassare la mano consapevole che lei non l’avrebbe stretta.
“Solo Ella?” domandò invece senza riuscire a fermarsi prima.
Le labbra di lei si piegarono in una leggera smorfia prima che ribattesse: “Solo James va bene ma solo Ella no?” lo sfidò.
E aveva ragione, era stato un idiota.
Forse era il caso che la smettesse di rendersi ridicolo, non ci voleva un genio per capire che con quella ragazza non aveva speranze: era decisamente al di fuori della sua portata.
Soprattutto dopo che gli avevano spiegato, seppur molto brevemente, chi era e cos’era in grado di fare.
Per Merlino! Gli aveva aggiustato la gamba in dieci secondi netti!
 
“Ok, allora… grazie ancora per prima, per la gamba…” ribadì con l’intento di congedarsi.
“Spero davvero che non si ripeta più, ci vediamo” salutò poi cominciando ad allontanarsi per tornare indietro.
“No, non succederà” la voce dura della ragazza gli arrivò da dietro lasciandolo ad interrogarsi se stesse facendo riferimento alla guarigione o al rivedersi.
Poteva comunque mentire a se stesso quanto voleva, ma quella ragazza lo aveva stregato.
 
 
 
§
 
 
 
Eltanin ricontrollò un’ultima volta di aver messo in borsa tutto il necessario.
Era alla fine arrivato il giorno dell’anniversario dei suoi e lei aveva già pranzato ed era pronta ad andare.
Erano stati giorni un po’ pesanti: l’avvicinarsi della fine delle lezioni cominciava a farsi sentire da tutti, studenti e professori, e forse non sarebbe stato poi così male staccare anche solo per un giorno.
Per non parlare poi di tutte le voci e i pettegolezzi che erano girati per il fatto che due maghi portatori di bacchetta erano stati fatti entrare ad Antiques.
La Preside ancora si ostinava a non voler far sapere agli studenti quello che stava succedendo, ma probabilmente era solo questione di tempo prima che l’intero paese riuscisse a venire a sapere di cosa si trattava.
Se poi pensava che Potter - proprio lui tra tutti doveva capitare? - avrebbe potuto riconoscerla per sbaglio… no, non doveva pensarci.
 
Aveva già avvertito i suoi amici del fatto che si sarebbe assentata da Antiques per motivi familiari, adesso non le restava che decidersi ad attivare la passaporta che era appoggiata sulla sua scrivania e farsi portare a casa.
 
 
 
Il Manor era nel pieno dei preparativi, come se tutte le cose importanti e i dettagli da sistemare fossero saltati fuori all’ultimo secondo con grande disappunto dell’organizzatrice: sua madre.
Come sempre era stata accolta in modo molto caloroso al suo arrivo, specialmente da Scorpius che, parole sue, sarebbe uscito di testa a stare a sentire per un altro secondo la madre che si lamentava della sfumatura sbagliata dei fiori da mettere in sala da pranzo.
La trascinò in giardino dove invece si sarebbe tenuta la festa dedicata ai ragazzi.
Lì trovò ad accoglierla una Rose Weasley su di giri e un Albus Potter molto più annoiato.
 
Dopo discussioni e litigi le famiglie Weasley e Malfoy sembravano finalmente aver accettato - cioè si erano rassegnate - che Rose e Scorpius si fossero messi insieme.
Eltanin sapeva, dalle lettere che le spediva il fratello, che la storia andava avanti già dalla fine del loro sesto anno a Hogwarts, ma i due l’avevano resa ufficiale solo alla fine della scuola.
Il fatto che stesse andando avanti da allora faceva ben sperare per il futuro.
 
Albus invece era sempre il solito migliore amico - nonché quello che aveva minacciato il giovane Malfoy di spezzargli le gambe se avesse osato ferire la cugina - ed Eltanin era stata contenta che le sue paturnie mentali riguardo l’essere la causa di una possibile lite tra i due non si fossero avverate.
Vederli lì, tutti e tre insieme nonostante la scuola fosse finita da un pezzo e avessero preso tre strade diverse le faceva venire voglia di sorridere.
Voglia che scemò rapidamente nel momento in cui la misero al corrente delle idee che Rose aveva avuto per tenere allegra la serata.
Voglia che le passò del tutto quando Albus le annunciò che quella sera ci sarebbe stato anche suo fratello James.
Adesso voleva solo rompere qualcosa.
 
 
 
 
Tutto sommato la serata stava procedendo bene.
Per loro non era prevista una vera e propria cena come per i grandi, ma un fornitissimo buffet disposto su grandi tavolate montate in giardino.
Su una pedana uno degli ultimi gruppi del momento era stato invitato - ovvero pagato profumatamente - per suonare e i ragazzi potevano ballare sulla pista che c’era subito davanti.
Per il momento tutti sembravano divertirsi.
 
Nonostante il vestito – ok, poteva ammetterlo, non era poi così male come aveva inizialmente temuto, aveva solo dovuto cambiarci il colore anche se sua madre non era stata molto d’accordo – Eltanin riusciva a muoversi a suo agio tra la folla che consisteva in figli di vecchi amici di famiglia, quasi tutto il clan Potter-Weasley (ebbene sì, anche loro erano stati invitati e per di più avevano risposto all’invito), e vecchi – molto vecchi – compagni di Hogwarts.
Il fatto di indossare una maschera che le copriva buona parte della faccia contribuiva di certo: nessuno avrebbe saputo dire chi fosse eccetto suo fratello, Albus e Rose.
 
“Stai ancora scappando?” l’arrivo di Scorpius alle sue spalle la fece trasalire.
Per il nervosismo si mise a giocherellare con la finta bacchetta che teneva riposta in una tasca abilmente nascosta nelle pieghe della gonna.
“Non so di cosa tu stia parlando” replicò lei con indifferenza allungando appena il collo per guardarsi attorno circospetta.
Scorpius rise.
Lo sapevano benissimo tutti e due che era dall’inizio della festa che la ragazza cercava di evitare in tutti i modi qualsiasi situazione che avrebbe potuto rischiare di farle incontrare James Sirius Potter.
 
“Andiamo Eltanin, sono sette anni che non vi vedete…”
“Quindi sono sicura che un giorno in più non farà alcuna differenza”
“Ma smettila! Pensa che prima mi ha chiesto chi fosse la ragazza affascinante con cui mi fermo spesso a parlare, e si stava riferendo a te!”
“No” disse secca lei pur sapendo che la sua affermazione non aveva nemmeno senso.
Ma ne aveva per lei: non avrebbe parlato con Potter, chiuso il discorso.
“Dai, guarda, sta pure venendo da questa parte” le parole del fratello le giunsero come un eco lontano.
Girò appena la testa per verificare che sì, effettivamente Potter stava proprio puntando verso di lei, il completo scuro che lo vestiva in modo impeccabile e una semplice maschera nera sul viso che di certo non serviva molto a nascondere la sua identità.
 
Non perse tempo: girò sui tacchi e si immerse di nuovo nella folla di persone che stavano occupando la pista da ballo.
A quanto pareva però James doveva essere davvero intenzionato a parlarle perché a nulla sembrarono valere i suoi tentativi di confonderlo e seminarlo.
 
E proprio quando pensava di essere finalmente fuori pericolo, accadde quello che Eltanin aveva cercato con tutta se stessa di evitare per tutta la serata.
 
 
James la raggiunse.













Sono tornata (e credo di essere riuscita a rispettare la promessa di pubblicare entro un mese dall'ultima volta).
Finalmente quaclun'altro dei personaggi "classici" ha fatto la sua comparsa... con la buona possibilità che non se ne vada più via tra l'altro XD
Ora, volevo spendere due paroline sul disclaimer del salto temporale che è apparso fino ad ora all'inizio di ogni capitolo...
Avete notato la descrizione di cosa fa attualmente il nostro caro James? (Fate conto che per me l'Accademia per diventare Auror sono 3 anni + 2 di "specializzazione").
Ecco, avete fatto i vostri conti? Molto bene.
Quindi non c'è bisogno di esplicitare dove stia questo salto perchè ormai lo avete capito vero? (Vero?)
E adesso fatevi avanti con le supposizioni!
Annunci:
sabato prossimo ho l'esame di inglese e poi torno in Italia per due settimane di vacanza, quindi di sicuro non riuscirò ad aggiornare in tempi brevi.
Altra cosa: sono davvero spiacente, ma apparentemente sembra che la mia ispirazione per questa storia sia andata a farsi un giro... anche per questo motivo cercherò di lasciare più tempo tra un capitolo e l'altro almeno finchè non mi verrà qualche idea buona per andare avanti.
Mi scuso per questo ma non voglio affrettarmi troppo con i capitoli che sono già quasi pronti perchè potrei avere la necessità di fare modifiche, e non mi piace cambiare quando il capitolo è già stato pubblicato.
Credo di aver detto tutto, alla prossima!
E.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7



Forse un po’ gli costava ammetterlo, ma la festa non era male.
 
Quando i suoi genitori gli avevano detto che la famiglia avrebbe partecipato alla festa organizzata per l’anniversario dei Malfoy era rimasto basito, sconvolto quando suo padre gli aveva detto senza mezzi termini che lui non sarebbe potuto rimanere a casa.
Suo fratello si era smaterializzato alla volta del Manor nel primo pomeriggio: lui e Rose avrebbero dato una mano a Scorpius con l’organizzazione.
E in effetti sembrava che la cugina avesse un certo talento per la cosa.
La band dei The Remebralls - una delle ultime emergenti del momento - era stata ovviamente ingaggiata dai Malfoy, ma per il resto…
 
All’ingresso era stato affisso un avviso che ricordava ai partecipanti che era obbligatorio tenere sempre indosso la propria maschera – a meno che qualcuno non la volesse ritrovare incollata con un incantesimo di Adesione Permanente – e che solo allo scoccare della mezzanotte, quindi al termine della festa, sarebbe stato possibile toglierla.
Sempre all’ingresso ad ognuno veniva consegnato un biglietto con un indovinello da risolvere - quelli se li era dovuti inventare Albus. La soluzione indicava un punto esatto del grande giardino dei Malfoy dove il diretto interessato si sarebbe dovuto trovare a mezzanotte.
Il bello era che i biglietti erano tutti doppi, quindi quello era un modo come un altro per sorteggiare la prima persona che uno avrebbe visto senza la maschera.
Ovviamente se le persone non si erano riconosciute prima c’era più gusto.
 
Se non aveva visto male era stato allestito un tavolo apposta per giocare al gioco babbano della bottiglia e un altro per l’altrettanto babbano obbligo o verità.
Gli faceva strano vedere persone che appartenevano alla casa di Serpeverde che erano a Hogwarts con lui partecipare a quei giochi con così tanto entusiasmo…
 
Il pensiero che però aveva occupato la sua mente per tutto il tempo che aveva impiegato a prepararsi – e no, non era stato poco – aveva il nome di una persona: Eltanin.
Aveva orecchiato durante la settimana un pezzo di conversazione via Metropolvere tra Scorpius e suo fratello, e Malfoy era tutto contento perché sua sorella aveva risposto alla lettera dei genitori dicendo che alla festa ci sarebbe stata anche lei.
Non sapeva come sentirsi al riguardo: erano passati sette anni dall’ultima volta che l’aveva vista, da quella lezione di Pozioni.
Sette anni eppure se pensava a lei ancora si vedeva davanti una ragazzina pallida e schiva con i capelli quasi albini e un caratterino insopportabile.
E se si metteva a pensare che in realtà le continue lotte e i litigi con lei erano stati iniziati perché era stato lui a, metaforicamente, tirare la prima pietra… beh, diciamo che non era fiero di se stesso.
E così gli era venuta l’idea: ne avrebbe approfittato per scusarsi con lei per tutti quello che era successo quando anche lei era ancora a Hogwarts.
 
E davvero, le sue intenzioni erano delle migliori, ma quando il suo sguardo si era posato accanto a Scorpius e aveva riconosciuto lei la sua mente aveva di colpo dimenticato tutto quello che si era prefissato di fare.
 
Avrebbe sicuramente avuto altre occasioni per scusarsi con la ragazza, non era invece altrettanto sicuro di poter riuscire a provare a parlare con Ella un’altra volta.
 
Sembrava quasi che la ragazza dell’Accademia avesse intuito la sua intenzione di avvicinarla perché passò la maggior parte del tempo a rincorrerla mentre lei si mimetizzava tra gli altri invitati.
Generalmente non era uno che imponeva la sua presenza, ma aveva pur sempre un orgoglio, e se Ella era così decisa a volergli stare alla larga lui voleva almeno sapere perché prima di lasciarla definitivamente perdere.
 
Verso le dieci e mezza la sua occasione sembrò presentarsi: la ragazza non sembrava essersi accorta che ormai era riuscito a raggiungerla e lui potè avvicinarsi senza che quella riprendesse a scappare di nuovo.
Si bloccò irrigidendosi all’istante quando lui la chiamò.
“Ella?”
 
Adesso che ce l’aveva davanti e si era fermata poteva finalmente osservarla bene.
Il vestito che indossava non poteva essere più diverso dalla maglia e dai jeans che aveva qualche giorno prima.
L’abito era color blu notte e risaltava benissimo con la sua carnagione chiara e i capelli biondi.
Il corpetto presentava delle arricciature sul davanti fino alla vita da dove la gonna scendeva lunga e morbida fino ai piedi.
Avendo passato tutto il tempo a guardarla mentre le dava le spalle sapeva che la schiena era nuda, attraversata da un incrocio di tessuto dello stesso colore del vestito arricchito da ricami argentati.
I capelli lisci erano stati raccolti in uno chignon che, per quanto se ne intendeva lui, sembrava abbastanza elaborato, fissato da un fermaglio dello stesso colore dell’abito.
Il viso invece era coperto da una maschera coordinata al vestito, impreziosita da alcuni nastri e una piuma sulla parte destra, che lasciava scoperti solo le labbra e gli occhi scuri.
Occhi che in quel momento stavano guardando ovunque tranne che verso di lui.
 
“Bella serata, eh?” cercò di rompere il ghiaccio.
La situazione stava diventando imbarazzante.
“Non è esattamente il mio genere ma non mi lamento” replicò lentamente lei.
James poteva distintamente sentire nella sua testa una voce che urlava dieci punti per Grifondoro nel momento in cui realizzò che la ragazza gli aveva risposto, addirittura cortesemente, e non l’aveva invece mandato a quel paese.
“Perché, quale sarebbe il tuo genere?” domandò sperando di riuscire a tenere in piedi la conversazione.
Potè vedere gli occhi della ragazza assottigliarsi dietro la maschera come a scrutarlo meglio.
In realtà non poteva sapere che in quel momento Ella stava ripensando ai festini a tema non del tutto legali che regolarmente le quattro Case organizzavano all’Accademia: con il Whisky Incendiario che servivano i ragazzi della Casa del Fuoco non di rado era capitato di incendiare sul serio qualcosa…
 
Sorprendendosi di se stessa alla fine sorrise: “Diciamo che di solito si tratta di feste un po’ più movimentate”
“Ah… beh, in effetti potrebbe essere lo stesso per me…”
“Non pensavo che i Malfoy avessero conoscenze anche… ad Antiques” riprese abbassando la voce. “ Mi era sembrato di capire che tutta la faccenda fosse piuttosto riservata”
“In effetti, ma temo che questi non siano affari tuoi” commentò semplicemente lei mantenendo però un tono leggero per non sembrare sgarbata. “E tu invece? Conosci qualcuno dei padroni di casa?” chiese di rimando. Non era di certo il caso di mettersi a parlare di Antiques e dell’Accademia in quel momento, il motivo per cui si trovava lì in quel momento era affar suo.
“Scorpius, il figlio dei Malfoy, è il migliore amico di mio fratello minore, Albus. Nonché fidanzato della mia cugina preferita. Dovevo pur venire a tenere la situazione sotto controllo” scherzò.
Ella annuì senza aggiungere altro.
Il discorso sembrava essere arrivato ad un punto morto.
 
“Volevi chiedermi qualcosa in particolare?”
“Ti ho fatto qualcosa?”
Domandarono contemporaneamente.
 
Ella rimase spaesata per un attimo: “Come?”
“Ho notato come…sei nei miei confronti, che hai cercato di evitarmi dall’inizio della serata. Io… mi stavo solo chiedendo perché, ecco” il ragazzo approfittò del fatto che Ella per il momento non sapeva come rispondere.
“Il punto è…” continuò poi senza neanche sapere perché stesse per parlare della cosa con una perfetta sconosciuta “…che anch’io mi sono comportato così – anzi, in realtà molto peggio - nei confronti di una persona, una volta, diversi anni fa e… credo di non aver mai rimpianto una cosa così tanto, come sono anche sicuro che quella persona si sarà chiesta un sacco di volte perché lo facevo”
“Non hai mai provato a chiedere scusa?” domandò Ella ritrovando finalmente la voce.
Il ragazzo scosse la testa: “Non credo che sarebbe servito a qualcosa. Questa persona… io l’ho trattata davvero male, ma davvero tanto. Non credo che potrebbe mai perdonarmi”
“A volte le persone possono sorprenderti”
“Sarà anche come dici, ma ormai non ha comunque più importanza. Non vedo quella persona da anni, non saprei nemmeno come fare a contattarla, anche se…”
“Anche se?”
“Credo che tecnicamente dovrebbe essere anche lei qui stasera”
Ella trattenne il respiro: “James, chi è questa persona?” domandò cautamente.
Il ragazzo sospirò prima di dare la sua risposta: “Eltanin Malfoy, la sorella maggiore di Scorpius Malfoy, nonché primogenita dei padroni di casa”
“Oh”
“Sì, beh…”
 
“James!”
Albus si stava facendo strada verso di loro chiamando a gran voce il fratello.
Ella si sistemò meglio la maschera sul viso.
“Cosa c’è Al?” si vedeva lontano un miglio che il maggiore dei Potter era quantomeno infastidito dall’interruzione.
“Ti ricordi la Rivers?” andò al punto Albus.
“La ragazza con cui Lily litigava sempre a Hogwarts?”
“Sì, ecco, non solo a Hogwarts…”
James guardò il fratello esasperato allargando le braccia: “E quindi?”
“Credo che tra poco lasceranno da parte le bacchette e passeranno alle mani…”
James si passò una mano tra i capelli sbuffando.
“Ci vediamo dopo, ok?” disse rivolto a Ella.
La ragazza annuì: “Buona ricerca” gli augurò riferendosi al suo proposito di trovare la figlia dei padroni di casa per scusarsi.
Lui annuì. “Andiamo” aggiunse poi prendendo il fratello per un braccio.
“E poi avete il coraggio di dire che sono io l’attaccabrighe in famiglia…” Ella lo sentì dire mentre si allontanava.
 
 
 
Riuscire a separare Lily dalla sua vecchia rivale - vecchia, avevano finito Hogwarts solo da un anno… - non era stato affatto facile.
Dopotutto la ragazza sembrava aver ereditato il talento naturale della madre per le Fatture Orcovolanti e la Rivers aveva avuto l’infelice idea di fare un commento davvero poco carino sulla famiglia Potter quando Lily aveva già la bacchetta in mano perché stava facendo qualche dimostrazione di quello che aveva imparato allo stage da Spezzaincantesimi che aveva da poco cominciato a frequentare alla Gringott.
Quando alla fine la situazione si fu di nuovo calmata uno Scorpius dall’espressione grata gli si avvicinò per ringraziarlo.
“Davvero non sarebbe stato bello se si fossero messe a dare spettacolo” asserì il biondo. “Sarei intervenuto io, ma…”
“Evita, ti prego. Non voglio sapere cosa stavi facendo con mia cugina…”
Malfoy arrossì appena.
“Comunque” aggiunse riprendendosi subito “Ti ho visto che le parlavi, prima” specificò indicando con un cenno del capo una figura vestita di blu con tanto di maschera abbinata che in quel momento si era avvicinata a uno dei tavoli per prendere da bere.
“Sì...” rispose James facendo scorrere il suo sguardo sulla ragazza cercando allo stesso tempo di mascherare il suo stupore nello scoprire che Scorpius Malfoy conoscesse Ella.
Ma d’altronde era dei Malfoy che si stava parlando: poteva davvero essere sorpreso che avessero tali conoscenze?
“Non è una che si lascia avvicinare facilmente dagli altri, eh?” aggiunse giusto per dire qualcosa.
Scorpius sembrò guardarlo perplesso per un attimo, poi scosse il capo.
“No” confermò “Ma questo pensavo lo sapessi già” concluse, lasciandolo poi a domandarsi cosa volesse dire.
A James venne la sensazione di essersi perso qualcosa.
 
 
 
§
 
 
 
Scorpius raggiunse la sorella nel momento in cui quella diede un morso a un voluminoso bignè che aveva appena preso dalla tavolata del buffet dedicata ai dolci.
“Mi era sembrato di vederti parlare con Potter prima… non mi sembra che sia andato così male alla fine, no?”
“Mm-mm” acconsentì la ragazza con la bocca ancora piena.
“Avete parlato civilmente e tutto il resto… in realtà quando ci ho parlato prima sembrava quasi avesse incontrato un’altra persona”
“Sì ecco…” disse timidamente Eltanin dopo aver finalmente mandato giù il boccone.
Cavarsela con Potter era stato più facile e rapido del previsto.
Due frasi su come stesse andando la festa; sì, conosco qualcuno e poi basta.
“Potrei non avergli detto che ero io ed essermi presentata come qualcun altro…” concluse.
In effetti non era stato difficile fingersi una delle tante ragazze con cui probabilmente aveva di solito a che fare.
Scorpius la guardò con tanto d’occhi: “Tu che cosa?”
Eltanin scrollò le spalle: “Non mi ha riconosciuta, non è stato difficile fargli credere di essere una delle tante invitate, non mi ha neanche vista senza maschera. Ho deciso che non era il caso di rovinare la serata a tutti solo perché noi due avremo potuto mettergli a litigare come ai vecchi tempi, come d’altronde hanno fatto sua sorella e la Rivers, proprio un bello spettacolo…”
“Sei incredibile!” fu il commento del ragazzo prima di voltarle le spalle e andarsene.
Eltanin non era del tutto sicura che fosse stato un complimento.
 
 
 
§
 
 
 
Ella continuava a leggere la parole scritte sul suo biglietto chiedendosi se avrebbe avuto il coraggio di andare fino in fondo o no.
Era quasi mezzanotte ed era quindi arrivato il momento per gli invitati di risolvere l’indovinello scritto su quel piccolo cartoncino e capire dove si sarebbero dovuti trovare quando sarebbe arrivato il momento di togliersi la maschera.
La ragazza sapeva già dove sarebbe dovuta andare: le foglie alte come muro di cemento che fanno perdere il senso dell’orientamento erano sicuramente le siepi del piccolo – si fa per dire – labirinto che sorgeva al limitare del giardino, impossibile sbagliarsi.
Il punto era che aveva paura di chi sarebbe stato lì con lei, visto che ogni indovinello era doppio e l’intera cosa era stata pensata per far sì che due persone si trovassero insieme allo scoccare dell’ora.
Sospirando cominciò a dirigersi verso la sua destinazione, al massimo sarebbe potuta andare via.
 
Evidentemente quella sera qualcuno ce l’aveva con lei, perché James raggiunse il posto indicato nel biglietto nel suo stesso momento.
Entrambi si ritrovarono ad essere davvero sorpresi per il fatto di essere di nuovo insieme.
“Io… se vuoi posso fare cambio con qualcun altro, non sei obbligata a… è solo uno stupido gioco” borbottò James palesemente a disagio.
Ella scosse la testa: “Lascia perdere, non fa niente. Oramai siamo qui, no?” e lo pensava davvero.
“Va bene” assentì il ragazzo.
 
Rimasero in silenzio finchè dal resto del giardino non cominciarono a sollevarsi esclamazioni festose mentre alcuni fuochi d’artificio si levavano nel cielo.
Manco fosse la notte di capodanno…
 
Sorridendo appena i due si tolsero le rispettive maschere.
James non riusciva a fare a meno di fissare come incantato Ella: gli sembrava di vedere finalmente nitidamente il suo visto, rispetto a quel giorno all’Accademia quando gli era sembrato di non poterlo mettere bene a fuoco.
Sarebbe potuto rimanere così per ore.
 
La ragazza che si schiariva la voce leggermente in imbarazzo per la situazione fece finire il momento.
I fuochi erano terminati e nel giardino erano cominciati ad arrivare gli invitati che avevano partecipato alla festa per adulti che avvisavano i rispettivi figli che era arrivato il momento di togliere il disturbo.
“È meglio che vada” sussurrò Ella, e prima che James potesse fare qualcosa per fermarla la ragazza si era già allontanata confondendosi tra la folla.
 
 
 
 
Ormai tutti gli invitati, di entrambe le feste, avevano lasciato il Manor.
Il signor Potter si era trattenuto a parlare con il signor Malfoy mandando a casa la moglie e la figlia: Albus non aveva voluto sentire ragioni ed era rimasto ad aspettare il padre così da poter parlare ancora con Scorpius – durante la festa non aveva avuto molte occasioni per farlo – e James si era accodato così da poter bere ancora qualcosa di quello che era rimasto in tavola.
“Vorrei proprio sapere dov’è finita Eltanin, dall’ultima volta che le ho parlato ha passato il resto del tempo ad evitarmi…” commentò Scorpius ad un certo punto.
Al nome della ragazza la burrobirra che stava bevendo gli andò quasi di traverso.
Alla fine era stato così preso da Ella che si era completamente dimenticato della sorella di Malfoy e del suo proposito di provare a chiedere scusa.
Ma d'altronde come avrebbe mai potuto pensare ad un'altra quando aveva Ella davanti?
Scosse la testa come a voler scacciare il pensiero e finì la burrobirra.
 
“Ragazzi possiamo andare” il signor Potter fece il suo ingresso in giardino accompagnato dal padrone di casa.
Quest’ultimo si guardò intorno prima di chiedere: “Dov’è tua sorella?” rivolto a Scorpius.
Il ragazzo fece spallucce: “Si è volatilizzata appena è finita la festa”
L’espressione dell’uomo sembrò rabbuiarsi: “È già andata via?”
James e Albus seguivano interessati quello scambio di battute: alla fine dei conti nessuno dei due, nemmeno il più giovane che aveva più confidenza con Scorpius, sapeva davvero cosa ne era stato della ragazza dopo che aveva lasciato Hogwarts.
“No, non credo. Mi aveva assicurato che le avevano dato il permesso di stare via fino a domani sera, sarà qui in giro da qualche parte” lo tranquillizzò il figlio.
Permesso?” domandò a quel punto il signor Potter facendo per un attimo prevalere la sua indole da Auror.
“Sì, per… assentarsi da scuola…” rispose lentamente il signor Malfoy come se in realtà stesse pensando ad alta voce.
James accolse la risposta perplesso: scuola?
Suo padre sembrava aver avuto il suo stesso pensiero: “Scuola?” disse infatti ad alta voce.
“Sì, lei…”
“Papà…” lo interruppe Scorpius con tono ammonitore.
Se l’argomento di conversazione fosse stato un altro i presenti si sarebbero sicuramente stupiti di sentire il ragazzo usare un appellativo così familiare e informale.
“Sai che Eltanin non vuole che se ne parli…” aveva intanto concluso il ragazzo.
“… perché si vergogna a far sapere che va ancora a scuola?” se ne uscì James.
 
Nell’attimo in cui aveva terminato la frase avrebbe voluto picchiarsi da solo: come poteva pensare di farsi perdonare dalla ragazza se gli uscivano ancora certe cattiverie?
A sua discolpa avrebbe potuto dire che, davvero, non era stata sua intenzione offendere.
Voleva solo fare una battuta – sapeva benissimo che Eltanin era troppo secchiona per poter essere ancora a scuola – anche se era pienamente consapevole di aver decisamente sbagliato soggetto, luogo e tempistica.
Non erano più dei ragazzini: quando avrebbe imparato a mettere un filtro tra cervello e bocca e di conseguenza a tenere chiusa quest’ultima?
 
Il signor Malfoy strinse le labbra senza dire niente, suo padre sembrava esasperato e imbarazzato allo stesso tempo e Albus aveva la faccia di chi si stava chiedendo come faceva ad essere parente di un essere tanto stupido.
Se le occhiate avessero potuto uccidere James era sicuro che dopo quella che gli aveva riservato Scorpius si sarebbe potuto ritrovare a terra stecchito nel giro di un attimo.
 
“A scuola ci va perché è un’insegnante, razza di idiota!” esclamò il ragazzo arrivandogli a due centimetri dalla faccia.
Quello che aveva appena rivelato lasciò i Potter colpiti, ma Scorpius non aveva ancora finito.
“E poi ti chiedi come mai Eltanin abbia passato tutta la serata a cercare di stare lontano da te ed evitarti?”
Beh, quello non lo sapeva fino a quel momento…
“Sei così pieno di te che non ti accorgi che ogni volta che apri bocca offendi sempre qualcuno…”
Ok, forse stava esagerando.
“E quando le hai parlato e lei mi ha detto che si era fatta passare per qualcun altro le ho pure fatto la predica, ma a quando pare aveva ragione lei e ha fatto bene…”
Adesso James era davvero perplesso: lui non aveva parlato con Eltanin, non l’aveva neanche vista, non avrebbe saputo dire nemmeno di che colore fosse il vestito che aveva indossato!
“Senti, non so di cosa tu stia parlando, ma…”
Il ragazzo non ebbe il tempo di finire la frase che ci fu un boato assordante e tutti loro vennero sbalzati all’indietro da una potente onda d’urto.
Quando si rialzarono i tavoli della festa erano stati rovesciati e una figura di nero con una maschera in volto era apparsa davanti a loro.
La sua bacchetta era puntata verso Scorpius, anche lui in piedi, che però sembrava essere trattenuto da delle funi invisibili che gli impedivano qualsiasi movimento.
 
“Buonasera Malfoy”
 
 
 
§
 
 
 
Appena terminata la festa Eltanin era corsa in camera sua a cambiarsi.
Non che il vestito fosse brutto o particolarmente scomodo, ma riteneva di averlo tenuto addosso più che abbastanza.
 
Risalendo lungo il corridoio aveva incrociato la madre che le aveva chiesto di avvisare il marito che lei avrebbe continuato ancora un po’ la serata in un locale con alcune sue amiche e zia Daphne, visto che l’uomo era momentaneamente impegnato a parlare di questioni di lavoro con il signor Potter.
Prima si sarebbe tolta il vestito e poi sarebbe andata dal padre.
 
Aveva indossato i jeans con cui era venuta via quel pomeriggio e una maglietta con la scritta I’m on fire che le aveva regalato un suo amico della Casa del Fuoco per il suo ultimo compleanno.
Adorava quella maglia.
I suoi piedi cantarono l’alleluia quando li liberò da quei trampoli infernali che sua madre aveva avuto l’ardire di chiamare scarpe e per finire si sciolse i capelli dall’acconciatura raccolta in cui erano rimasti costretti fino a quel momento; erano così tirati che la testa stava cominciando a farle male.
 
 
Stava per raggiungere lo studio del padre per avvisarlo come le era stato chiesto quando si bloccò di colpo sulle scale stringendo il corrimano a causa del riflesso involontario che aveva acquisito a Hogwarts per il fatto molto simpatico che alle scale piace cambiare, soprattutto con qualcuno sopra.
Solo che le scale di casa sua non erano come quelle della sua vecchia scuola, non si muovevano.
Eppure lei avrebbe giurato di aver sentito il pavimento tremare…
 
Raggiunse di corsa la prima finestra che incontrò che si affacciava sul parco della casa e quando guardò fuori dovette trattenersi dallo stropicciarsi gli occhi per escludere di avere un’allucinazione.
 
Fuori c’era un uomo con una maschera sul viso – di certo però non uno degli invitati della festa appena conclusa – che stava duellando contro suo padre e il signor Potter.
Suo fratello era fermo poco più in parte che guardava il padre sempre più preoccupato mentre cercava di divincolarsi da qualcosa di invisibile che sembrava trattenerlo.
 
Eltanin si riscosse e senza pensarci due volte cominciò a correre – quasi volando – per raggiungere l’esterno della casa.
Nel mentre tirò fuori la sua finta bacchetta sperando che nessuno si accorgesse di qualcosa e che anche quella non decidesse di dare forfait come quella che l’aveva preceduta.
 
Poteva farcela.













Ma salve!
Avrei voluto pubblicare ieri in occasione del primo settembre dei famosi "19 anni dopo" ma sono stata fuori tutto il giorno e non ce l'ho fatta.
Diciamo pure che in realtà la pubblicazione di questo capitolo non era proprio prevista in tempi così brevi, ma... ho passato l'esame di inglese (!!!) e quindi volevo festeggiare la cosa anche con voi :)
Passando alla storia...
Come (spero) avrete notato all'inizio del capitolo non c'è più il disclaimer del salto temporale: se la cosa doveva essere stata chiarita (almeno un po') lo scorso capitolo, credo che adesso non ci siano più dubbi.
Io tutti gli elementi ve li ho dati, potete trarre le vostre conclusioni... ...e aspettare il prossimo capitolo per vedere se sono giuste XD
Qualche ideuccia nuova potrebbe essere arrivata grazie ad un viaggio in treno abbastanza illuminante (la Rowling insegna...) anche se per il momento non è ancora nulla di concreto (tutto questo per dire che per il momento vi dovrete ancora sorbire lunghe attese tra un capitolo e l'altro).
Vi ricordo come al solito che non mordo e che non è mia abitudine spedire maledizioni o malocchi insieme alle risposte delle recensioni quindi fatemi sapere che ne pensate!
E poi praticamente è adesso che è iniziata la storia, quindi...
Vi saluto prima che queste note diventino più lunghe del capitolo stesso
A presto!
E.

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