{The Ice Queen} -Ontari Pramheda-

di CreepyArkensaw220215
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Capitolo 1 - ''Sweet Escape''. ***
Capitolo 2: *** -Capitolo 2- ''The world behind my wall''. ***
Capitolo 3: *** -Capitolo 3- ''Idol''. ***
Capitolo 4: *** -Capitolo 4- ''Sexy''. ***
Capitolo 5: *** -Capitolo 5- ''Defective Prototype''. ***
Capitolo 6: *** -Capitolo 6- ''It's Magic''. ***
Capitolo 7: *** -Capitolo 7 - ''Missing''. ***
Capitolo 8: *** -Capitolo 8- ''Save Ontari''. ***
Capitolo 9: *** -Capitolo 9- '' Clarke Wanheda''. ***
Capitolo 10: *** -Capitolo 10- ''Face to Face(The End)''. ***



Capitolo 1
*** -Capitolo 1 - ''Sweet Escape''. ***


Ontari Pramheda era la ragazza del momento, la più famosa, la più ambita e senza dubbio la più bella. Qualsiasi diciassettenne avrebbe voluto essere lei, la regina dei ghiacci. Le avevano attribuito quel nomignolo poiché veniva dalla Siberia. Ma per quale motivo la teenager più pagata del paese, che tutte invidiavano e tutti volevano, avrebbe dovuto piangere a dirotto? Alie scosse la testa, contrariata. La manager sovrastava la ragazzina , con il sopracciglio alzato .''Perché non ti sei ancora truccata? Il photoshoot è fissato tra quindici minuti, non vorrai arrivare in ritardo!'' ad Ontari mancò l'aria. Stava scherzando? Dopo quattro ore passate sul palco a provare e riprovare sempre la stessa coreografia, lei avrebbe dovuto alzarsi come se nulla fosse e posare per il photoshoot? Non riusciva quasi nemmeno a muoversi , la milza le pulsava come se qualcuno ci avesse infilato un coltello. I suoi grandi occhi caramello erano pieni di lacrime, che continuavano a scendere sul suo viso a forma di cuore. I suoi capelli castani scendevano spettinati sulle spalle, e le labbra sottili erano increspate in un' espressione dolorante. Il naso era dritto e appuntito, le sopracciglia ad ali di gabbiano. La donna di fronte a lei non aveva battuto ciglio. I suoi severi occhi color cioccolato erano ancora insistentemente fissati su Ontari, il  viso inespressivo. La donna dai capelli neri ondulati, con indosso un vestito rosso a mezze maniche, abbinato al rossetto, continuava a fregarsene beatamente della salute di Ontari. Estrasse da un cassetto una confezione di pastiglie per dolori vari e lo lanciò sul ripiano di fronte ad Ontari. ''Ti aspetto lì. Sii puntuale''. Disse la manager, congedando Ontari con un sorriso quasi diabolico. La ragazza si prese la testa tra le mani. Era stufa di quella situazione, di Alie, delle responsabilità. Era grata di essere un'icona di bellezza ed una cantante e attrice , ma il prezzo da pagare cominciava a sembrarle troppo alto. Strinse i pugni, guardando il suo riflesso allo specchio, e si asciugò le lacrime .Non si sarebbe presentata . Lei non era la marionetta di Alie, e gliel'avrebbe dimostrato. Si alzò in piedi, cominciando a camminare per la stanza. Alloggiava in uno degli hotel più lussuosi della città. Era stato costruito in stile antico: Ovunque si potesse posare lo sguardo, c'erano decorazioni sui toni del bianco e dell'oro. Una finestra permetteva di vedere fuori, con lunghe tende bianche, ed il letto era grande , ricoperto di cuscini, ordinatamente risposti. Quella camera d'albergo era grande, luminosa, accogliente. Era tutto ciò che si poteva desiderare. Ma Ontari non voleva essere un uccellino in gabbia. Sorrise al suo riflesso , mentre si alzava guardandosi con la coda dell'occhio, dirigendosi verso il bagno. Entrò nella doccia, e accese l'acqua. Mentre si lavava, strofinando accuratamente il proprio corpo snello ma con le curve al punto giusto, la ragazza pensava al suo piano. Nonostante il dolore ,l'adrenalina che il pensiero della libertà le aveva trasmesso sembrava star agendo come un balsamo, e la doccia sembrava completare il lavoro. Alie aveva oltrepassato il limite. Ma chi si credeva di essere? Anche lei era una persona. Una ragazza adolescente, che per colpa della propria manager non aveva mai potuto fare le cose stupide ma che danno più soddisfazione ,quelle che rimangono nella memoria. Aveva sempre vissuto all'ombra di Alie, che le aveva sempre detto cosa fare. Lei l'aveva sempre ascoltata, poiché voleva il successo a tutti i costi. Ma ora la donna sembrava volerla controllare sempre di più, ed era ora di farle capire come stavano le cose una volta per tutte. Uscì dalla doccia, dirigendosi verso il proprio armadio. Lo aprì, e riempì una grande borsa a tracolla di vari oggetti, più velocemente che poté. Una volta finito, guardò l'orologio .Mancavano soltanto tre minuti, e sapeva che se Alie fosse tornata in quella stanza, sarebbe stata la fine , e non sarebbe più riuscita ad andare da nessuna parte. ''Vaffanculo'' sputò. Infilò la felpa nera in tutta fretta, infilò gli occhiali da sole e tirò il cappuccio in testa con decisione. Aprì la porta della stanza di quel maledetto hotel a sette stelle e, attraversato il corridoio, prese l'ascensore sperando che una volta uscita nessuno la riconoscesse. 

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Capitolo 2
*** -Capitolo 2- ''The world behind my wall''. ***


Una volta uscita, Ontari sgattaiolò lontano , correndo più veloce che poté. Man mano che correva, allontanandosi da Alie, Cominciava a sentirsi libera da quella prigione dorata. Il dolore sparì come per magia, e scoppiò a ridere. Corse fino in fondo alla strada, liberandosi di tutte le emozioni negative provate mentre era in quella stanza d'albergo con quel diavolo di manager. Era ora di vivere la vita vera, mettendo in atto il suo piano. Fortunatamente portava sempre qualche soldo con sé. Fermò un taxi e cercò di tenere sempre il volto basso. Non appena date le direttive, si divertì a guardare il mondo che la circondava. Sembrava tutto così immenso e interessante visto da dei normali finestrini non oscurati, sembrava tutto così misterioso visto da un semplice taxi. Non appena arrivata, pagò e scese . Si era fatta portare in periferia, un posto che tutti definivano poco raccomandabile, ma che per lei significava ''avventura'', e soprattutto era meno probabile che la riconoscessero, per via del fatto che la maggior parte della gente si teneva lontano da quella zona, e la gente poco rispettabile che girava per quelle strade di certo aveva di meglio da fare che idolatrare una riccona famosa che per loro era solo l'ennesima faccia sulla copertina di riviste che non avrebbero letto nemmeno sotto tortura. Si diresse poi verso un supermercato dall'aria abbastanza malfamata, precisamente verso il bagno. Ed ecco che cominciava ufficialmente il vero piano. Aprì la borsa e estrasse i trucchi. Si era sempre truccata e vestita in modo abbastanza semplice, nonostante la notorietà. Proprio per questo, decise di cambiare completamente stile .Si truccò gli occhi di scuro, senza sfumare. Per le sottili labbra scelse una tinta color prugna, scuro. Indossò poi un vestito con spalline larghe, nero e decorato in pizzo, con una profonda scollatura nonostante non avesse molto seno, che poi scendeva stretto fasciando il suo fisico atletico, e si fermava a inizio coscia. Ai piedi infilò delle décolleté nere, con il tacco da dodici centimetri e ricoperte da lustrini . Ed ora il tocco finale. Infilò una cuffia per intrappolare i suoi capelli castani, dopodiché indossò una parrucca bionda chiaro. Si spruzzò due gocce di profumo, ed uscì la bagno con la borsa , che conteneva ora i vestiti che indossava poco prima. Come per magia, una volta uscita, si trovò davanti un night club, di quelli con le insegne che lampeggiano. Entrò nel locale, e fu investita da una puzza di alcol e fumo di sigarette, e non solo. Seguire le regole era un optional, da quelle parti. Sorrise. Un posto perfetto per iniziare la sua serata avventurosa. Bevve quattro drink l'uno dietro l'altro, e non avendo mai bevuto le girò subito la testa, ma le piaceva quella sensazione. Improvvisamente, un ragazzo le si piazzò davanti. Aveva i capelli castani, arruffati, gli occhi verdi e l'aria per nulla affidabile. Le sorrise in modo sghembo, poi le sussurrò all'orecchio ''Dimmi, com'è la vita di una star, regina di ghiaccio?'' Ontari impallidì. Com'era possibile? ''Non so di cosa tu stia parlando. Io mi chiamo Lola e non so di quale regina stai parlando''. Lo aggredì. ''Come vuoi'' il ragazzo rise sotto i baffi, poi sparì. Poco dopo, fu avvicinata da un altro ragazzo. Un ragazzo decisamente carino. Muscoloso, capelli neri lunghi, profondi occhi scuri. ''Posso offrirti un drink, dolcezza?'' Ontari sorrise maliziosamente ''Puoi chiamarmi Lola''. Annuì, accettando poi il drink. Una volta arrivato il drink, Ontari si guardò attorno, è notò il ragazzo castano all'angolo, che la fissava con disapprovazione. Si girò nuovamente, in cerca del ragazzo dai capelli neri. Era sparito. Ma il drink era ancora davanti a lei. Ne bevve un sorso, e poi lo finì. finì. Improvvisamente, le mancò l'aria. Il suo cuore cominciò a battere in modo irregolare, e la sua gola sembrava stretta da un laccio. Una piccola folla cominciò a crearsi attorno a lei. Non ci voleva, ora l'avrebbero scoperta. Poi vide un'altra cosa: Il ragazzo castano di poco prima si era fatto strada tra la gente, e l'aveva sollevata di peso. ''Lasciami''. Avrebbe voluto dire , Ma non ci riusciva, riuscì soltanto ad aggrapparsi a lui, boccheggiando in cerca di aria e sperando che finisse presto.

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Capitolo 3
*** -Capitolo 3- ''Idol''. ***


Quando Ontari aprì gli occhi, era ormai mattina presto .Lei non poteva saperlo, non poteva sapere proprio nulla. La sua testa era pesante, e i suoi ricordi offuscati. Un forte mal di testa cominciò a farsi sentire. Aggrottò le sopracciglia. Indossava una maglia larga, da maschio. La copriva fino all'inizio delle cosce. Le gambe erano nude. Ontari impallidì. Alzò la maglia, e tirò un sospiro di sollievo. Indossava ancora le mutande. Improvvisamente, sentì una risata provenire dalla porta. Non appena vide la persona che la osservava , tutti i ricordi della sera prima affiorarono alla sua mente . Il ragazzo dai capelli castani e gli occhi verdi. ''Buongiorno, Maestà. O dovrei dire, Lola?'' un sorrisetto arrogante si dipinse sul suo volto. Ontari sbuffò, alzando gli occhi al cielo. ''Okay, non solo Lola, sono Ontari Pramheda. E avevi ragione a disapprovare quel drink''. Il ragazzo pareva soddisfatto ,ma fece spallucce. ''Non ti incolpo, voi star non capite quanto faccia schifo la periferia''. Nelle sue parole si avvertiva un'amarezza mal celata. ''Come facevi a sapere che ero io?'' chiese la ragazza,confusa. Lui fece cenno di seguirlo con la mano. Lei si alzò , con la curiosità che scintillava nei suoi occhi nocciola . Attraversarono uno stretto e corto corridoio. Lei si guardò attorno, era in un monolocale.Lui doveva vivere lì. Lui camminava sbriciando con la coda dell'occhio, per assicurarsi che lo stesse seguendo. Improvvisamente, aprì una porta ed entrò. Lei , incuriosita ma anche prevenuta, prima di entrare si affacciò , e rimase a bocca aperta .Era una piccola stanza. Le pareti erano quasi del tutto nascoste. Da cosa? Da foto sue. Poster, mini poster, foto stampate da internet. Era ovunque,e Persino i vetri della finestra erano pieni di adesivi che la raffiguravano. La ragazza si sedette sul letto, con un sopracciglio alzato. ''E questo che significa?'' Lui fece un gesto delle braccia, per indicare tutta la stanza . ''Questa, è la stanza di mia sorella , Marta'' ad Ontari venne spontaneo sorridere. ''Lei è la tua più grande fan''. La castana annuì. Poi il ragazzo continuò. ''Per lei sei un idolo. Quel tipo di persona che esistendo rende il mondo un posto migliore''. Il sorriso di Ontari si allargò sentendo quelle parole. ''Ed è per questo che ti ho portata via prima'' Il ragazzo fissò gli occhi in quelli di Ontari. Lo sguardo esprimeva accusa . Ontari abbassò gli occhi. '' Se mia sorella venisse a sapere che ti hanno trovata a prendere pasticche al nightclub sotto casa sua, avrebbe la delusione più grande della sua vita''. Ontari scattò in piedi. ''Io non volevo prendere quella pasticca! Quel tizio mi ha ingannata!'' alzò la voce, e le sue guance si colorarono per la rabbia.'' Calmati, maestà, non sei abituata ad essere contraddetta, vero?'' disse lui, divertito. Lei lo fulminò con lo sguardo .''Non dai disadattati come te'' replicò acidamente. Lui aggrottò le sopracciglia. ''Io ti salvo e questo è il tuo ringraziamento?'' Ontari sbuffò. ''Grazie, ora posso andarmene?'' Lui alzò le spalle. ''Se vuoi vai , Ma ieri sera davi l'impressione di non voler tornare. Mi sbaglio?'' Ontari prese un profondo respiro. ''Non sbagli''. Lui annuì. ''Bene, allora infilati questi '' disse tenendole un paio di pantaloni grigi e un berretto blu ''E seguimi''. Una volta vestita, Ontari aveva seguito il ragazzo, che l'aveva portata davanti ad una moto. ''Sali'' aveva suggerito lui. ''Io su quel coso non ci salgo'' Lui la fissò come fosse un'aliena. ''E poi non ho il casco'' Il ragazzo si guardò intorno, dopodiché si avvicinò ad un'altra moto e prese un casco, porgendolo ad Ontari. ''Ecco il tuo casco''. Disse poi. Lei spalancò la bocca , sussurrando : ''Non puoi rubare , rimettilo dov'era!'' In tutta risposta, lui lo infilò sulla sua testa. Lei lo mise a posto e lo allacciò. ''E ora ,sali''. Lui era già salito al posto del guidatore. Ontari si mise dietro di lui, aggrappandosi. Chiuse forte gli occhi .Aveva sempre avuto paura delle moto, ma sembrava la sua unica via d'uscita. Una volta che il ragazzo ebbe acceso il veicolo, lei si accorse di due cose: Non aveva idea di come lui si chiamasse, e nemmeno di dove la stesse portando.

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Capitolo 4
*** -Capitolo 4- ''Sexy''. ***


Ontari era seduta sul divano sgangherato che stava al centro di un garage di medie dimensioni, adibito a una specie di ritrovo. Oltre ad esso c'erano due poltrone che avevano visto tempi migliori, un tappeto logoro e un mucchio di cianfrusaglie inutili. Il ragazzo, che aveva scoperto chiamarsi John, l'aveva lasciata lì, dicendole di chiudersi dentro e di non far entrare nessun'altro. Non sarebbe tornato fino a sera. Ontari sospirò. Che cosa avrebbe dovuto fare tutto quel tempo?Lì dentro non c'era nulla, non c'era nessuno. Fece spallucce. Il tempo le sarebbe sembrato infinito, ma in qualche modo sarebbe passato, indipendentemente da come l'avrebbe passato. Ontari si chiese se ciò che aveva fatto era giusto. Certo, era giusto voler dare una lezione ad Alie, ma non era giusto abbandonare i propri fan. Il photoshoot era saltato, e non aveva intenzione di tornare nemmeno per il concerto. Ma che avrebbe fatto, allora? Non poteva scappare e nascondersi nei garage o nelle case altrui per tutta la vita. Di certo non voleva vivere in una prigione dorata, ma nemmeno come un ratto di fogna. In preda a quei pensieri, si sdraiò su un fianco, e senza nemmeno accorgersene, si addormentò. Si svegliò soltanto quando sentì bussare forte sulla porta del garage. Perché John avrebbe dovuto bussare? Aveva le chiavi. Si alzò di soppiatto, cercando di trovare un modo per capire chi fosse, che non includesse aprire la porta. Non trovandone nessuno, corse il rischio e la aprì. Si trovò davanti una ragazza che doveva avere circa la sua età. Abbastanza in carne e formosa, mediamente alta, capelli di media lunghezza, tinti di biondo, naso lungo e grandi occhi verde-azzurro. Non appena la vide, la ragazza si commosse. ''Ontari?'' Ontari non sapeva cosa dire, o come comportarsi. Chi era quella ragazza? Poco dopo sentì il rumore di una moto. Finalmente, era arrivato John. ''Scusa se sono arrivato tardi, Maestà, ti ho portato del cibo, anche se forse non sono le leccornie a cui sei abi...'' il pacchetto gigante di pop-corn cadde di mano a John. ''Marta, cosa ci fai qui?''la ragazza bionda incrociò le braccia al petto. ''Ti ho seguito, prima''. Lui alzò un sopracciglio. ''Non dovevi essere a dormire a casa della tua amica?'' Marta fece spallucce . ''Sono tornata prima, abbiamo discusso'' aggiunse poi, con noncuranza.''Come mi hai seguito senza una macchina?'' la bionda alzò gli occhi al cielo. ''Esistono i taxi''.La ragazza tornò con gli occhi su Ontari. ''Quando avevi intenzione di dirmelo?'' il ragazzo scosse la testa .''Mai'' aggiunse poi, con ostentata indifferenza. La ragazza si alterò. ''Sul serio, John? Il mio idolo sparisce, io sono in pena per lei, tu la ospiti nel tuo garage e non me lo volevi dire?''Lui si limitò ad annuire. '' Ecco, ora, parliamone. Ospiti la regina dei ghiacci in questo schifo di garage?'' lui sbuffò. ''Non è la regina di un bel niente, e poi lo faccio per tenerla al sicuro''.Marta lo fissò come se volesse incenerirlo. '' Viene con noi a casa'' disse, in tono di sfida.''Nemmeno per sogno'', disse John, scuotendo la testa. ''Se non la fai venire con noi a casa, chiamerò tutte le persone che conosco perché dicano a tutti che lei è qui'' azzardò la bionda, alzando il proprio smartphone. Ad Ontari mancò il respiro. ''E va bene. Verrà a casa con noi''.Marta abbracciò Ontari di slancio, ridendo mentre allo stesso tempo si commuoveva. ''Ci vediamo dopo, idolo'' disse poi, raccogliendo i pop corn ed uscendo dal garage come era arrivata. ''Wow'' Ontari sbattè le palpebre, incredula. ''Ha un bel carattere'' ridacchiò, e anche John ridacchiò assieme a lei. ''Proprio come te'' commentò, mentre usciva per dirigersi alla moto. Ontari lo seguì, e prima di mettersi il casco chiese ''Quanti anni ha?'' John rispose ''Sedici''. ''Wow è davvero molto''-Le veniva da dire 'sexy' , ma non era un termine che un fratello maggiore adorava sentire sulla propria sorella, così dopo la piccola pausa aggiunse ''Carina''- John le rifilò uno sguardo complice, come se capisse i suoi pensieri, dopodiché, Ontari infilò il casco e si aggrappò a lui, pronta per partire. Nonostante questo, chiuse nuovamente gli occhi. Doveva ancora abituarsi a quel mezzo, dopotutto era soltanto la seconda volta.

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Capitolo 5
*** -Capitolo 5- ''Defective Prototype''. ***


Alie era comodamente seduta a bere champagne, a bordo di un jet privato diretto verso la Siberia.Era un viaggio abbastanza lungo, da lì agli stati uniti, ma la manager non era affatto preoccupata per questo. La sua ricchezza spropositata faceva in modo che lei potesse mangiare le prelibatezze migliori, comodamente sdraiata, bere champagne, e godersi il viaggio. Non c'era nemmeno il pericolo di un colpo di sonno per il pilota, perché ne aveva ben tre pronti a darsi il cambio in continuazione.Eppure il suo volto era una maschera di nervi. Odiava queste inconvenienze. L'azienda se la sarebbe sicuramente presa con lei. Sbuffò, accavallando le gambe. Era una donna attraente di trentasei anni, dalla pelle dorata e dai lunghi ed ondulati capelli scuri. I lineamenti erano sottili, le sopracciglia ad ali di gabbiano, gli occhi scuri e le labbra carnose. Aveva una linea invidiabile, o almeno questo era quello che avrebbe pensato la maggior parte delle persone. Era snella, ma allo stesso tempo aveva un seno abbastanza abbondante. Vestiva quasi sempre di rosso. Il vestito che indossava ora aveva gli spallini larghi, lo scollo a barca che faceva intravedere il petto, Poi scendeva aderente delineando la forma del suo corpo ,e delle linee quasi invisibili , orizzontali, erano distribuite su tutta la lunghezza dell'abito .I capelli davanti erano tirati indietro, legati nel mezzo della cascata di capelli neri che scendeva sulla schiena. Il vestito si fermava ad inizio coscia ,e sulle labbra aveva la solita tinta rosso acceso. Al momento era scalza, ed anche le unghie dei piedi erano impeccabilmente laccate di rosso, e così anche quelle lunghe e curate delle mani. Strinse il bicchiere più forte con la mano dalle dita affusolate. Cosa c'era di sbagliato nel loro procedimento? qualcosa doveva esserci, eppure le sembrava di aver fatto tutti i calcoli necessari. Chiuse gli occhi.Nemmeno la musica classica che si diffondeva delicatamente per tutto il jet riusciva a calmarla.Quel problema se lo trascinavano dietro da troppo tempo. Forse quel progetto era davvero un flop? Non le importava. Lei non si sarebbe fermata finché non fosse riuscita a portarlo a termine con successo. Fece una smorfia dispiaciuta. Le dispiaceva per Ontari. Aveva pensato che lei sarebbe stata il loro grande successo, la prima di una lunga serie. Sospirò. Ma che le era successo? Era sempre stata così docile, comprensiva, dedita al dovere. Quella fuga le sarebbe costata cara. Da una parte si era quasi affezionata a lei, era stata il migliore di tutti i prototipi, la più obbediente, quella che le aveva dato più soddisfazioni. Poi la smorfia si trasformò in una schifata. Invece era come tutte le altre. Improvvisamente venne dato l'avviso: stavano per atterrare nella pista dell'azienda.Lei indossò velocemente gli stivali rossi con le frange, alti e con il tacco da dodici centimetri ,poi toccò alla pelliccia rossa, e infine prese al volo la sua borsa di vernice , ovviamente rossa, firmata Guess. Una volta scesa, si diresse dritta verso la porta, che si aprì di scatto non appena lei passò la sua card sulla serratura digitale. Camminò con passo spedito verso la sala dei congressi. Spalancò la porta, e si portò sul piedistallo con il leggio e il microfono, attirando l'attenzione dei cinque dirigenti dell'azienda. ''C'è stato un problema con Ontari Pramheda, l'ultimo prototipo'' fece una piccola pausa, annuendo gravemente. ''Purtroppo, anche lei è difettosa. Attivate la modalità cerca persone del cip. Dobbiamo disattivarla al più presto''. Uno dei dirigenti chiese, in tono irritato: ''Se è tanto urgente, perché non l'hai portata tu qui?'' Alie non si scompose, sorridendo freddamente al dirigente. ''Perché è sparita da due giorni'' gli rifilò un'occhiata eloquente. ''Io rimarrò qui. Trovatemela e portatemela. La disattiverò io stessa''. Disse, con un tono tanto glaciale che fece tremare il cuore anche ai dirigenti dell'azienda. Si girò poi verso di loro. ''Altre domande?''scossero la testa. ''Bene, allora che aspettate a trovarla?''. Tutti si alzarono all'unisono, uscendo dalla sala. Nonostante anche lei non fosse altro che una loro ''creazione'', non riuscivano a non temere Alie. Era tanto fredda e senza cuore che riusciva a far venire la pelle d'oca anche a quegli uomini senza scrupoli. Era difficile immaginare che una volta anche lei era stata un' umana.

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Capitolo 6
*** -Capitolo 6- ''It's Magic''. ***


La prima notte di Ontari a casa di John e Marta fu tranquilla. Nonostante Marta fosse davvero esaltata per aver incontrato il suo idolo e per il fatto di poterla ospitare, era stanca. Dopo aver seguito John , era arrivata in ritardo a scuola.Era stanca anche emotivamente. Il giorno prima si era lasciata u con la sua ragazza. John non sapeva del suo vero orientamento sessuale, così gli aveva detto che era stata a casa di un' ''amica''. Per tutti questi motivi, si era addormentata quasi subito dopo la cena.Anche John e Ontari erano stanchi per tutto il tran tran, così anche loro si erano addormentati dopo la cena. Marta aveva deciso di dormire sul divano, per lasciare il proprio letto ad Ontari, mentre John aveva dormito in camera sua come sempre. Marta si era svegliata per prima, per fare una sorpresa ad Ontari. Aveva voluto prepararle la colazione. Non era una grande cuoca, ma si era buttata sul semplice: Crepes alla marmellata. Di certo non era la colazione pregiata che Ontari aveva di solito, ma si sarebbe impegnata al massimo. Aveva preso la ricetta da internet, e la stava seguendo alla lettera. Per facilitare la cottura, e anche per il fatto che non aveva un forno in casa, ma solo un microonde, aveva deciso di usare quello. Una volta finita la prima, si stava accingendo a preparare la seconda, quando sentì dei passi verso la cucina. Era Ontari. Marta arrossì di colpo, vedendola. Nonostante si fosse appena svegliata, era la ragazza più bella che avesse mai visto.Ontari la guardò, sorridendo. Anche in pigiama, la bionda era davvero sexy. ''Buongiorno, idolo!''disse Marta sorridendo, prendendo il piatto dove era appoggiata la crepes completa. ''Siediti pure, ti sto preparando le crepes!'' disse poi. Ontari si sedette, e Marta appoggiò davanti a lei il piatto con la crepes. Poi la castana diede un morso al dolce. Sgranò gli occhi dalla sorpresa. ''Wow, è fantastica!'' Marta sorrise compiaciuta. ''Ti piace, idolo?'' Ontari ridacchiò, osservandola con il capo leggermente inclinato. ''Puoi chiamarmi Ontari'' disse la castana. Marta si morse il labbro, e per qualche secondo le due si guardarono negli occhi.La prima ad abbassarli fu Marta. ''Dimmi, com'è la vita da regina dei ghiacci?'' disse poi, accingendosi a preparare la seconda crepes. Ontari si alzò, raggiungendola e scuotendo la testa. ''Non voglio parlare di me. Piuttosto, mi insegni a fare le crepes?'' Marta annuì. Cominciò a spiegare ad Ontari come si faceva, poi per sbaglio ad Ontari volò un po' d'impasto addosso. La castana allora aveva lanciato altro impasto su Marta, ed erano finite a fare una specie di guerra, finita in assoluta parità una volta che l'impasto era finito. Le due avevano riso davvero tanto. Era molto tempo che Ontari non rideva più. Avevano poi pulito, ed il pomeriggio l'avevano passato a pulire tutto. Era ormai sera, e le due erano sedute sul divano. Poi il cellulare di Marta aveva vibrato, era un messaggio di John, che non sarebbe tornato fino al giorno dopo. ''Sai, di solito in casa cucina sempre John'' confessò Marta. Ontari fece spallucce, andando a prendere la busta di mega pop corn che John le aveva portato al garage il giorno prima. ''Questo sarà più che sufficiente'' disse, aprendola e andandosi a sedere vicino a Marta. Cominciarono a mangiare tranquillamente dallo stesso sacchetto, quando Ontari tirò un popcorn nella scollatura di Marta, sorridendo maliziosamente e dicendo ''Rivincita?'' nonostante nessuno avesse vinto o perso.Cominciarono così a tirarsi anche i pop corn, e Ontari rise di nuovo tanto da sentire male allo stomaco. E poi sucesse, come una magia.I visi delle due ragazze si erano avvicinati, poi le labbra si erano toccate, poi le lingue, ed un bacio tenero e dolce diventò un bacio passionale. Le due si baciarono per un tempo indefinito, finchè non finirono entrambe addormentate sul divano. Quando John rientrò, alle tre di notte, scosse la testa, vedendole stringersi, e vedendo tutti i pop corn per terra e sul divano. Aveva capito da tempo che sua sorella amava le ragazze e non i ragazzi, ma aspettava che fosse lei a dirglielo. Scuotendo la testa, sorrise. Era quasi sicuro di sapere cosa era successo prima che le due si addormentassero.

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Capitolo 7
*** -Capitolo 7 - ''Missing''. ***


Il giorno dopo, Marta si svegliò sorridendo, ma il suo sorriso si spense subito. Ontari era sparita.Corse nella camera di John, scuotendolo . Lui socchiuse gli occhi, confuso.Marta sembrava disperata. ''Ma che diamine?'' Marta lo zittì. ''Ontari è sparita''. Gli occhi della ragazza erano lucidi. John uscì dal letto, e si infilò una tuta. I due si diressero in sala. Sapevano che Ontari non sarebbe mai uscita di sua volontà. Dovevano riflettere. Chi avrebbe potuto portarla via? Poi la risposta arrivò. John vide il titolo in prima pagina sul giornale del giorno, e capì. Era stata la sua manager, Alie. I rumors sui presunti maltrattamenti che ella faceva alle star che assisteva avevano finalmente senso. John lesse l'articolo più velocemente possibile. Ora sapeva il nome dell'ultimo hotel in cui Alie e Ontari avevano alloggiato.''Vestiti'' disse a Marta, sorridendole. La ragazza capì che il fratello aveva un piano, e fece come diceva. ''Io so dove andare. Tu vai da Raven'', aggiunse poi, mentre andavano alla moto. Marta aggrottò le sopracciglia. ''La tua ex ragazza?'' lui annuì. ''Ti lascio da lei'' Marta annuì a sua volta.Si aggrappò forte, poi partirono. Marta aveva paura delle moto, non ci era mai salita. Ma ora non c'era tempo per queste cose, Ontari poteva essere in pericolo. John la lasciò da Raven, e lei suonò. Non appena la vide, Raven aprì , e la ragazza salì. Passarono tre ore abbastanza imbarazzanti, nei quali cercavano di conversare senza menzionare che John era stato lasciato per Octavia, l'attuale compagna di Raven. Poi qualcuno suonò. Era John, ed aveva un computer portatile di ultima generazione sotto braccio. Era vestito da fattorino. Se la situazione non fosse stata così drastica, Marta avrebbe riso. Lui l'appoggiò sul primo tavolo che vide. ''Ho bisogno che tu entri qui e veda cosa contiene. Io intanto vado da Lexa Heda''. Marta spalancò gli occhi. ''Lexa Heda? L'attrice di fama mondiale?'' John annuì. ''Ho scoperto che Alie è anche sua manager. Magari può dirmi qualcosa''. Marta annuì, e John se ne stava andando, ma Raven lo fermò prendendolo per il braccio. ''Ho bisogno di tre giorni per riuscire'' disse la ragazza. John la guardò serio . ''Hai fino al mio ritorno'' disse, per poi correre nuovamente giù dalle scale, mentre tutti i presenti lo fissavano, confusi ma determinati a venirne a capo. Nel frattempo che John scendeva, Marta spiegò la situazione a Raven. Ella alzò un sopracciglio. ''E perché dovrebbe interessarmi?'' allora Octavia prese la parola. ''Perché so cosa le stanno facendo. Hanno tentato di farlo anche con me'' disse, abbassando gli occhi. ''Cosa?'' disse Raven. Octavia scosse la testa ''Ora non c'è tempoì, aiutali''.Le due si guardarono a lungo negli occhi, e Raven annuì, aprendo il pc e mettendosi al lavoro.Nel frattempo, John era riuscito ad arrivare fino al camerino di Lexa vestendosi da addetto al catering. Bussò energicamente alla porta, ed entrò immediatamente. ''Chi sei e cosa ci fai qui?''disse Lexa, aggrottando le sopracciglia. John prese a parlare velocemente. ''Alie ha rapito Ontari. Forse vuole farle qualcosa. Ci serve aiuto per salvarla''. Non appena sentì nominare Ontari, il volto di Lexa si era fatto serio. ''Perchè dovrei aiutarti? Lei si è approfittata del mio lutto per rubarmi la parte '' John abbassò gli occhi. ''Non capisci? Non si tratta di Ontari. Alie è pericolosa, potrebbe fare qualcosa anche a te!'' Lexa rise, amaramente. ''Alie è adorabile'' mentì, e John la guardò negli occhi, facendole capire che sapeva che non era vero. Lexa sbuffò, e lo guardò con aria di sfida. ''Se vuoi il mio aiuto, dovrai portarmi di più che semplici supposizioni'' aggiunse poi. Lui annuì, dicendo, prima di precipitarsi nuovamente fuori ''Sarà fatto''. Non appena John arrivò, trovò le ragazze intente a guardare il computer. ''Siediti'' gli disse Raven, andandogli incontro. Poi prese la parola Octavia.''Ontari non è totalmente umana, l'hanno trasformata in un mezzo androide. E anche Lexa. Lo so, perché anche io lo ero prima di scappare. Sono una fuggitiva. E indovina chi altro lo è? Clarke Wanheda'' John non poteva credere alle sue orecchie. ''Ma Clarke Wanheda è morta tre mesi fa'' esclamò, sorpreso. ''Non secondo i dati che ci sono su questo pc'' disse Raven, mostrandogli lo schermo.

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Capitolo 8
*** -Capitolo 8- ''Save Ontari''. ***


In poco tempo, John e le altre avevano scoperto tutto da quei siti. I mezzi androidi erano persone precedentemente umane, che per varie cause erano finite in coma. Alle famiglie era stato detto che queste persone erano morte, e che avrebbero donato i loro organi. Ma invece le avevano portate in una sede isolata dell'azienda ospedaliera, che si trovava in Siberia. Una volta lì, avevano impiantato in loro dei chip che si erano collegati al loro corpo, in modo così stretto che ora anche loro erano in parte androidi. Venivano chiamati ''prototipi''. Il progetto ''Ice Queen'' mirava a creare la ragazza perfetta, bella e piena di competenze, famosa e ricca. Le prime due erano state Clarke Wanheda e Lexa. Era filato tutto liscio, finchè una delle due aveva tentato di annunciare pubblicamente il loro amore. Erano statil oro, a mandare un impulso elettrico,per fermarla. Poi l'avevano portata alla sede in Siberia, per disattivarla . Ma apparentemente qualcosa era andato storto, poiché ella era denominata ''fuggitiva''. La terza era stata Okteivia Heda, ovvero Octavia. Lei voleva lasciare il suo campo ovvero il nuoto agonistico, per stare con Raven. Aveva deciso di non poter rappresentare il paese alle olimpiadi. Così era stata portata anche lei alla clinica per essere disattivata, ma anche lei era scappata. E poi c'era Ontari, che con la sua fuga si era autocondannata a morte. Avevano lasciato vivere Lexa poiché non aveva dato problemi, ma avevano comunque già deciso la data in cui disattivarla: il mese prossimo. Alie sembrava essere invischiata .Era stata manager di ognuna dei prototipi. ''Dobbiamo andarci'' esordì John. Raven sganò gli occhi. ''La Siberia non è dietro casa! Non possiamo semplicemente andarci'' obbiettò. Marta si alzò di scatto. ''Stiamo parlando della vita di Ontari, Lexa, Clarke, e persino Octavia!'' urlò. Raven annuì. ''Avete ragione, dobbiamo andarci.Ma come?'' Octavia annuì gravemente. ''Io so come. Me ne sono andata, so anche tornarci''. John la schernì ''E come pensi di pilotare l'aereo, sapientona?'' Octavia non si scompose. ''Nel momento in cui avevamo chip, sapevamo fare cose che non ci erano mai state insegnate. Qualcuna è rimasta anche dopo averlo tolto'' rispose semplicemente. Avevano bisogno di un piano per rubare un jet privato. Parlarono fitto, finchè non trovarono quella che faceva per loro .Tutti scesero dalle scale velocemente, non prima che Raven portasse un giubbotto pesante per ognuno. Marta e John in seguivano Octavia e Raven. Una volta arrivati , il loro piano cominciò. Raven si avvicinò ad uno dei piloti, allontanandolo dal mezzo sfruttando il suo charme. Nel frattempo, Marta e Octavia salivano sull'aereo. Poi ci fu il segnale: Octavia accese i fari, e John diede una botta in testa al pilota. ''Mi dispiace amico'' disse, dopodichè i due corsero a raggiungere gli altri. Partirono, e in poco tempo stavano solcando il cielo. Ci sarebbe voluto parecchio, ma non avevano altra scelta. Raven ed Octavia erano insieme nella cabina del pilota, mentre Marta e John si godevano i lussi del jet. Marta aveva deciso di mangiare i cupcake trovati nel frigorifero pieno, e John aveva stappato una bottiglia di vodka. Nell'aria si diffondeva una delicata e leggera musica classica. John, già un po' alticcio, urlò '' Non si può mettere della musica decente?'' Raven ridacchiò, cambiando immediatamente la melodia con ''Radioactive'' degli Imagine Dragons.''Siberia, arriviamo a prenderti a calci nel culo!'' urlò John, così forte che lo sentirono tutti. Nonostante la situazione, risero tutte, persino Marta, che prese la bottiglia dalla sua mano e bevve un sorso di vodka. Ontari aprì gli occhi. Non ricordava nulla. Nulla di nulla. tutto era un semplice vuoto nella sua testa. Alie, davanti a lei, ne era compiaciuta. Guardò verso una telecamera, dicendo ''L'eliminazione è avvenuta con successo''. Poi fece altre domande ad Ontari, per vedere se era sincera. Tutto andò bene, finchè non le fecero sentire ''Imagine'' dei Beatles. Non l'aveva riconosciuta, ovviamente. Ma quando Alie le disse il titolo ed il nome del cantante, Ontari aveva cambiato espressione. Quel nome le aveva portato in mente tutti i ricordi. ''Ricordi qualcosa?'' chiese Alie, atona. ''No'' mentì Ontari. Ma Alie aveva notato l'espressione. Scosse la testa,verso la telecamera. Il recupero di Ontari non era andato in porto. Dovevano disattivarla per forza, purtroppo.

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Capitolo 9
*** -Capitolo 9- '' Clarke Wanheda''. ***


Non avevano idea di quanto tempo avessero passato in volo, ma si accorsero subito quando erano arrivati. A dare loro il benvenuto, c'era una pioggia di proiettili proveniente da sotto. Octavia fece un atterraggio d'emergenza, ma il jet era comunque danneggiato, e l'impatto fu parecchio violento.Sarebbero sicuramente finiti male, se una persona non fosse venuta in loro aiuto. Li aveva presi uno per uno e li aveva tirati fuori dal jet. Quelli che potevano camminare la seguirono, anche se ancora non l'avevano vista in faccia. Invece Marta, che zoppicava, fu tenuta su da lei. Li portò tutti in una casetta isolata, poi chiuse la porta a chiave e mostrò la faccia. Tutti rimasero senza fiato. Era Clarke Wanheda. Vestita pesante, e coi capelli rossicci, ma era lei. La rossa non perse tempo.''Chi siete e cosa siete venuti a fare qui?'' Octavia prese la parola, alzandosi ed avvicinandosi a lei.''Sei stata tu a salvarmi e a togliermi il chip'' disse, completamente sorpresa. Clarke annuì. ''Allora?'' Raven prese la parola. ''Alie ha preso Ontari. Abbiamo chiesto un aiuto a Lexa, ma lei ce lo ha negato'' Clarke la fermò nel sentire il nome di Lexa. ''Sta bene?'' poi fu John a parlare.''Non per molto'' Clarke aggrottò le sopracciglia. Marta finì allora la frase ''La disattiveranno il mese prossimo'' disse, con voce grave. Gli occhi di Clarke si inumidirono. ''Quali sono state esattamente le parole di Lexa?'' questa volta fu John a risponderle ''Ha detto che se volevamo la sua collaborazione avremmo dovuto portarle di più delle nostre supposizioni''. Clarke sembrava sul punto di rompersi in mille pezzi. ''C'è un modo per poter comunicare con lei?'' tutti si girarono verso Raven, che alzò gli occhi al cielo. ''Datemi qualche minuto'' disse tirando fuori il cellulare e muovendo le dita velocemente sul touch screen. ''Sono collegata alla rete dell'azienda''. Clarke prese il telefono. Ricordava a memoria il numero di Lexa. Premette la cornetta verde. Poi sentì la voce di Lexa, e nonostante tutto, sorrise. ''Lexa?'' dall'altra parte del mare, Lexa si sentì venir meno.Avrebbe riconosciuto quella voce su mille. ''Clarke?'' la rossa annuì. ''Devi venire in Siberia. Dobbiamo fermarli'' disse Clarke. ''Non capisco'' disse Lexa. ''Vieni e basta. Tu sai dove''. Schiacciò la cornetta rossa. John era perplesso. ''Come può saperlo se non sa?'' al posto di Clarke, rispose Octavia. '' Lexa porta ancora il chip, lei sa cose che nessuno le ha mai detto''. Dopo quell'episodio, avevano aspettato l'arrivo di Lexa. Stavano per perdere le speranze, ma il telefono di Raven squillò.''Fai uscire Octavia. Ho un piano'' disse poi Lexa. Octavia si alzò ed uscì. Lexa le spiegò velocemente il piano, Octavia annuì e si fece legare le mani. Poco dopo , le due tornarono alla casetta. Lexa mostrò loro il microfono, e fece cenno di entrare nella grande cassa che aveva portato gli altri.Lo fecero, e Lexa arrivò davanti alle porte dell'azienda, che si aprirono come per magia. Due guardie armate si avvicinarono. ''Cosa c'è qui dentro?'' chiesero. Lexa rispose con calma e freddezza. ''Sono gli averi di Okteivia, la fuggitiva'' disse, alzando le braccia della ragazza per mostrare le mani legate. ''Ora! '' urlò poi Lexa. Tutti uscirono dalla cassa. Clarke disarmò una delle due guardie, sparandogli in testa, mentre Marta diede una testata all'altra, spaccandogli il naso e facendolo cadere privo di sensi. ''Wow'' disse John. Sua sorella aveva paura del sangue, e ora la sua faccia ne era piena. ''Farei di tutto per Ontari'' sorrise la ragazza. Anche lui sorrise. ''Lexa, vai!'' disse Clarke. Infatti, pochi secondi dopo, l'allarme suonò. Non appena Alie fu avvisata, fece trasmettere le riprese della stanza dove si trovava sui monitor sparsi in giro per lo stabile.''Ciao ragazzi'' disse, sorridendo freddamente. Poi l'inquadratura si spostò su Ontari, che era legata ad una specie di macchina della verità. ''Non fate sciocchezze, potreste farvi male'' aggiunse poi, glaciale. Marta guardò Clarke. Non sembrava spaventata. ''So dov'è'' sussurrò poi alla bionda. Intanto, Lexa riuscì in qualche modo a farsi strada verso la sala dei dormienti, dove venivano tenuti i prototipi ancora non in funzione. Il piano era attivare i loro chip, in modo da poterli avere dalla propria parte contro i dirigenti dell'azienda ed Alie.Era quasi fatta.

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Capitolo 10
*** -Capitolo 10- ''Face to Face(The End)''. ***


Una volta arrivata, spinse il bottone per i chip. Le sei si svegliarono di colpo, guardandosi intorno confuse. ''Ascoltatemi'' disse Lexa mettendosi dove tutti potevano sentirla. ''Queste persone vi hanno portate via dai vostri cari, mentendogli. Loro vogliono farvi fare delle cose, e se non le farete come vogliono tenteranno di eliminarvi come hanno fatto con me e i miei amici'' disse. Sembravano tutte molto attenti ad ogni suo movimento. ''Io sono Lexa Heda, una delle prime create. E senza motivo, volevano disattivarmi. Solo con il vostro aiuto posso fermarli. Allora, siete con me?'' il discorso di Lexa sembrava aver sortito l'effetto sperato. Ognuno dei prototipi prese qualcosa che poteva essere usato come arma, ed avevano esultato tutte insieme a fine discorso. Con il suo esercito, Lexa uscì per i corridoi . Ogni guardia che si parava davanti al loro cammino veniva eliminata. Lexa stava in testa, con la testa alta, e gli occhi verdi fissi davanti a sé. Il suo corpo era esile, ma tra le cose che sapeva fare c'era anche la lotta. In poco tempo, le guardie scomparvero una ad una. Raven , Marta e Clarke si diressero al pannello di controllo.Marta voleva vedere Ontari, Raven voleva arrivare al sistema centrale per disattivare tutto e togliere la corrente, mentre Clarke voleva fare i conti con Alie. Arrivarono senza impicci. Anche Lexa era diretta Lì. Una volta davanti alla porta, videro che era stata chiusa da Alie. Tutte le persone presenti si scagliarono su di essa con tutta la propria forza. La porta, per quanto automatizzata, era di legno, e cedette. Alie era sbalordita. John arrivò per ultimo, dietro a tutti. Ora erano tutti davanti ad Alie, e tutti avevano del risentimento verso di lei. Due prototipi la tennero ferma, mentre Marta ed Ontari si diedero un lungo bacio davanti a tutti. Lexa e Clarke fecero lo stesso, e John alzò gli occhi al cielo. Molti uomini avrebbero pagato per essere circondati da lesbiche, ma lui non era così che la vedeva. Raven era diretta al pannello di controllo. Poi aveva chiamato gli altri a raccolta. ''Ragazzi, c'è qualcosa che dovete vedere''. Disse, mentre i prototipi tenevano ferma Alie.Tutti guardarono lo schermo. ''Bekka Pramheda?'' ripetè Lexa. Raven sorrise ed annuì. ''Bekka Pramheda fu il primo prototipo.Era una donna troppo grande, e la sua personalità non venne spazzata via. Quindi dovettero ucciderla, e farne restare viva solo una'' disse poi. Non appena la foto apparve sullo schermo, tutti si girarono verso Alie. Ontari andò incontro alla manager. ''Bekka, so che sei ancora lì dentro. Per favore, torna in te. Torna con noi. Hanno finito qui, è finita''. Sul volto di Alie apparve una scintilla di umanità. ''Sì...voglio tornare in me' sussurrò, ma poi qualcosa cambiò . ''Mai!'' strillò, mentre il viso tornava glaciale. Si liberò dalla presa dei prototipi, e si diresse verso un pulsante rosso. Lo premette, dopodiché si accasciò al suolo. Ontari la osservò la vicino, poi scosse la testa, con gli occhi lucidi. ''Non ce l'ha fatta, ha preferito morire a fallire'' tirò su col naso. Ma c'erano ancora i dirigenti. Lexa, Ontari, Octavia e Clarke riuscirono a forzare la loro camera blindata, una volta che Raven disattivò il sistema delle porte. Li uccisero. Poi tutti insieme uscirono. Marta e Ontari mano nella mano, così anche Octavia e Raven, e Lexa e Clarke.John invece era in mezzo ai prototipi. ''Abbiamo vinto, stronzi!'' urlò Octavia, e tutti la seguirono. {1 MESE DOPO} Ontari sorrise a Marta. Era passato un mese da quando avevano vinto finalmente sull'azienda dell'orrore. Ontari ora era una ragazza normale come tante altre. Le era stato tolto il chip, e così anche a Lexa. Ontari spostò lo sguardo sulla nuova compagnia di amici. Octavia e Raven, che erano accoccolate su una sdraio. Lexa e Clarke, che posavano per farsi una foto. Emori, uno dei prototipi liberati, che ora era la ragazza di John. Poi Marta le toccò una spalla. ''Presa!'' si alzò, e si mise a correre verso il mare. Ontari scosse la testa, e si alzò, correndole dietro e raggiungendola in acqua, cingendola poi per i fianchi. Le due cominciarono a giocare come bambine, tutti sorridevano, e il sole splendeva. Era finita, era davvero finita. {FINE}

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