Dragon Oz

di Malanova
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ciclone ***
Capitolo 2: *** La Spaventapasseri ***
Capitolo 3: *** Il poliziotto di latta ***
Capitolo 4: *** Il leone vecchiardo ***
Capitolo 5: *** Il fiume, la zattera e ... addio palo! ***
Capitolo 6: *** Il campo di papaveri ***
Capitolo 7: *** Il Maestro Muten ***
Capitolo 8: *** Nella notte e nel buio ***
Capitolo 9: *** I Sayan ***
Capitolo 10: *** Nel castello ... ***
Capitolo 11: *** La rivoluzione delle Scimmie ***
Capitolo 12: *** La fine di Freezer ***
Capitolo 13: *** Di nuovo verso la Città di Smeraldo ... ***
Capitolo 14: *** Direzione Terre del Sud ***
Capitolo 15: *** Finalmente la fine ***



Capitolo 1
*** Il ciclone ***


Bulma era una vivace bambina di cinque anni che viveva in una bella casetta a forma di igloo nella grandissima Città dell’Ovest, insieme ai suoi amorevoli ma svampiti genitori. Il padre era un famosissimo scienziato ed inventore, amato e stimato da tutti. Era capace di costruire qualsiasi cosa, dai mezzi di trasporto richiudibili in piccole capsule fino ad enormi astronavi, tranne però ciò che più gli stava a cuore: la macchina che avrebbe prodotto il cappuccino perfetto. La madre invece … Beh … Ecco … Lei era una capace di divertirsi con poco. Il suo hobby preferito era quello di andarsene in giro per la casa portando un gran vassoio con su delle tazze di ceramica e un bricco sempre pieno di caffè, che per qualche arcano motivo faceva versare a mo di cascata sul pavimento.



La storia iniziò in un giorno d’inverno. Bulma era nella sua cameretta, sdraiata sul pavimento, con le gambette che dondolavano frenetiche su e giù e tendendo le braccia in avanti. Impugnava una Barbie in una mano e un Ken nell’altra e li faceva saltellare quando uno di questi doveva ‘Parlare’. “Porco! Maiale!” urlò Barbie, con i lunghi capelli cotonati che le schiaffeggiavano il viso “Lo sapevo che mi facevi le corna con Skipper … Davvero mi credi così scema?!?” “Oh, ti prego Barbie …” la supplicava Ken “E’ stato solo un momento di debolezza … non ci sei che tu nel mio cuore …”. La bambina fissò Barbie nei occhi “Barbie, non credergli! Ti sta mentendo! Appena ne avrà l’occasione ti tradirà ancora!” ma la bambola bionda tese un braccio di plastica verso la piccola, azzittendola con un singhiozzante “Però io lo amo!”. Le due bocche dall’ampio ed etereo sorriso si unirono in un bacio focoso, che schiacciò leggermente le loro facce. La piccola turchina osservò con sconcerto la scena de lei stessa creata. Lasciò stizzita le due bambole e borbottò “Quanto sei scema …”.

Intanto, nell’edificio affianco alla casa sempre a forma di igloo che fungeva da laboratorio …

Una delle macchine del padre, un affare a forma di cono rovesciato ricoperto di chip luminescenti e con quattro antenne appuntite, iniziò a scoppiettare ed a fare fumo. Lo scienziato era più interessato a guardare le modelle sulla rivista Magazine piuttosto che gli schermi dei computer, che stavano lampeggiando con scritte rosso cremisi e facevano risuonare l’allarme su tutto lo stabile. La macchina si sovraccaricò d’energia, crepitando con piccole scariche elettriche, e scagliò un raggio laser in classico stile fantascientifico contro il cielo. Esso sfondò il soffitto ed appena giunse nell’atmosfera terrestre creò dense nuvole nere, scatenando anche un fortissimo vento. La madre della bambina, che era andata a portare una tazza di caffè al marito, alzò la testa e si mise una mano sulla guancia “Tesoro, credo che stia arrivando un temporale … non sarebbe meglio ritirare i panni?” “Non adesso Panchi! Sto finendo l’articolo …”. Intanto il vento freddo creato dalla macchina soffiava implacabile sulla città proprio nello stesso momento in cui soffiava già il vento caldo proveniente dalle isole dell’Est e … lo scontro tra i due venti creò un tornado così grande che tutti lo fotografarono con i loro cellulari prima di rifugiarsi nelle loro case oppure nei negozi più vicini. Le auto ed i fogli di giornale iniziarono a volteggiare nell’aria come foglie autunnali, seguite dalla pittoresca casa di Bulma … Un momento! Mi sa che mi sono persa un pezzo … COME DIAVOLO HA FATTO QUELLA A STACCARSI DALLE FONDAMENTA SENZA SBRICCIOLARSI?!? Però al momento alla bambina non gliene importava un granché. Affacciata alla finestra della sua cameretta batteva sul vetro e implorava aiuto a gran voce ma fu inutile. La casa volò sempre più in alto e più lontano, attraversando campagne piene di orti e gli oceani, battendo in velocità qualsiasi compagnia aerea, volteggiando leggera come un palloncino.

A Bulma non le rimase far altro che rassegnarsi al suo destino ed aspettare la sua fine “Prima o poi il vento calerà e allora la casa precipiterà uccidendo, oltre a me, anche decine di persone ... se lo farà in un villaggio o in una città … ma se finirà in un deserto? Beh … allora diventerò tutt’uno con le rocce …”. Il ciclone, però, la trascinò ancora per molte miglia e per molte ore battendo ogni legge della fisica e della logica. Bulma si era un po’ stancata di aspettare la propria morte così prese alcuni fogli bianchi dalla sua libreria insieme a dei pastelli e tornò a sdraiarsi sul pavimento “Se devo morire tanto vale lasciare un ultimo segno …” e si mise a disegnare. Dopo un paio d’ore la casa decise finalmente di atterrare ma non fu lo schianto che la bimba aveva predetto. Ci fu uno scossone lieve e le pareti avevano smesso di ondeggiare. Ella sollevò lo sguardo dai fogli e mormorò “Come? Tutto qui?”. Si alzò da terra e si diresse verso la finestra ma la polvere che il ciclone aveva tirato su aveva talmente sporcato il vetro che non riuscì a vedere niente e un po’ di detriti si erano depositati sui bordi formando una pasta così dura che non le permise neanche di aprirla. Decise allora di uscire di casa e di vedere dove era finita. Attraversò i lunghi corridoi, dando una sbirciata di tanto in tanto alle altre stanze in cerca di una finestra più pulita ma sembravano tutte, se non peggio, nelle condizioni di quella della sua cameretta. Arrivò davanti alla porta d’ingresso leggermente ansiosa. Cosa avrebbe trovato là fuori? E se poi la casa stava ancora galleggiando nel cielo? La corrente forte del ciclone l’avrebbe strappata dall’ingresso e fatta cadere nel vuoto … La piccola scosse la testa, facendo si che i codini dondolassero. Si lisciò il suo abitino bianco con i quadratini azzurri, si allacciò bene le scarpe ed infine afferrò decisa la maniglia “O la va o la spacca …”. Girò la maniglia e spinse con forza la porta.

Ciò che vide la lasciò di stucco: davanti a lei si stendeva una vallata ricoperta di erba blu dove pascolavano placidamente dei animaletti a forma di cuscino e marshmallow giganti. Il cielo era verde, con qualche nuvola bianca sparsa che sfumava dalla tonalità più scura fino a diventare verde acqua. A spezzare la pianura ergevano alcuni alberelli dal tronco sottile e la chioma azzurrina e tondeggiante, che alla bambina faceva venire in mente quei bastoncini che la sua mamma utilizzava per pulirle le orecchie. La sua attenzione, infine, cadde all’orizzonte dove si stavano avvicinando in tutta fretta un assortito gruppo di nanetti dalla testa ovale e vivaci occhi neri, che spiccavano grazie alla pelle bianchissima e gli sgargianti abiti viola. Erano capitanati da una strana donna della stessa statura, dalle fattezze umane e molto più anziana, vestita con una lunga tunica nera e un cappello a punta che faceva intravedere sotto la tesa una chioma di capelli color glicine ed era seduta a cavalcioni su una sfera di cristallo gigantesca, che a sua volta si librava a circa dieci centimetri da terra. Quando il gruppetto fu abbastanza vicino; l’anziana esclamò “Ho visto molte cose nella mia vita ma mai una casa precipitare dal cielo! E cosa ancor più straordinaria è che, grazie a te, un terribile male è stato debellato: l’orribile Stregone dell’Est, il Maestro della Gru, è stato sconfitto!” “Eh? Di che cosa stai parlando?”. La strega (perché non poteva essere altro con quei abiti e quella sfera fluttuante) indicò un punto ai piedi dell’edificio e sorrise. Schiacciato per metà dalle fondamenta; stava un vecchietto dall’aria malefica con i capelli e i baffetti grigi, acconciati in stile asiatico , un capello nero a forma di gru sulla testa ed inforcava dei grossi occhiali da sole. L’uomo diede un forte pugno per terra e rantolò “P- Perché?! N- Neanche sono apparso in questa s- storia che sono g- già morto …”. Sputò un po’ di saliva mischiata al sangue e ringhiò “Perché n- non ho usato … il DODOMPA?!?” “Ehi! Non siamo nella Fabbrica di cioccolato”.

Un minuto di silenzio … capisco da sola di aver fatto una battuta di Mm.

Comunque; il vecchio tirò le cuoia e sparì tra le fiamme, lasciando un intenso puzzo di erba bruciata e un globo arancione con cinque stelle rosse al centro. La strega esclamò “Una Sfera del Drago! Non sapevo che il Maestro della Gru ne possedesse una …” “Che cosa fa?” chiese la bambina mentre la raccoglieva da terra e la ripuliva dalla cenere. La donna alzò le spalle e rispose “Non saprei dirtelo … So solo che ce ne sono sette in tutto e che possiedono un potere misterioso …”. Bulma osservò il cimelio per un po’, pensando “Mmh … Potrei raccoglierle tutte e svelare il loro mistero … Finalmente qualcosa che non siano le solite figurine …”. Ritornò dentro casa e si diresse in cucina, dove dopo pochi minuti riuscì a costruire un radar capace di percepire le onde che rilasciavano le Sfere. Non per niente era la figlia di suo padre. Quando lo ebbe terminato tornò fuori, tutta contenta, e mostrò il suo operato sia ai nanetti che alla donna. “E’ chiaro come il sole che mi trovo lontanissima da casa … Mi sai dire dove mi trovo e come faccio a tornare indietro?”. La vecchia gonfiò il petto, orgogliosa, e rispose “Il luogo in cui ti trovi è la fantastica terra di Oz!”. Indicò la valle che le circondava e aggiunse “Qui siamo nella parte Est, dove vivono molte razze tra cui i Tech-Tech, che vedi insieme a noi …”. Il gruppetto si inchinò. Poi la donna sospirò e mormorò “Purtroppo non so come potrai ritornare a casa tua: la regione è circondata da un deserto dalle sabbie molto tossiche e impossibili da attraversare a piedi …”. Ci rifletté un po’ su, poi batté le mani e disse “Ci sono! Prova ad andare da mio fratello, il Mastro Muten, che fa il …” lì fece le virgolette con le dita “Il Mago e governa la gloriosa Città di Smeraldo … Forse sa un modo come potrai oltrepassare il deserto …”. La prese per mano e la condusse nei pressi di una strada fatta di mattoni gialli “Segui questa strada, soltanto questa, e se sarai fortunata fra un paio di mesi sarai arrivata alla Città …” “Cosa?!?”. La piccola turchina si voltò verso la strega con gli occhi sbarrati “Vorresti farmi fare tutta quella strada da sola e a piedi? Perché non usi i tuoi poteri e non mi teletrasporti direttamente laggiù?!?”. La donna grugnì “Lo sai da quanto tempo Oz non ha un turista decente? Farai il sentiero e vedi di goderti la gita”. Infine la strega si librò in cielo, la salutò con la mano e scomparve, seguita poco dopo dai Tech-Tech. Gli ometti le diedero un cestino pieno di cibo e le fecero il segno della croce giustificandolo così “Il sentiero che stai per attraversare è come le indicazioni di Venezia per Piazza San Marco: ti dicono che è dietro l’angolo quando invece non è vero … sarà un miracolo anche se raggiungessi la città dopo due mesi …”. La bambina fece un sospiro, rassegnata, ringraziò il gruppetto e iniziò il suo viaggio.

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Capitolo 2
*** La Spaventapasseri ***


Qualche ora dopo …

Bulma era stanca, scocciata e arrabbiata. Era una bimba di città per cui non era abituata a camminare per così tanto tempo e, essendo un tipetto molto espansivo, odiava anche starsene da sola. Fino alla fine aveva sperato che uno dei nanetti dalla testa a confetto ritornasse sui suoi passi e si proponesse ad accompagnarla almeno per metà strada ma quelli preferirono ritornarsene al loro villaggio e festeggiare la dipartita del Maestro della Gru. La piccola turchina poteva sentire anche da quella distanza che i Tech-Tech si stavano dando da fare con musiche, cibi abbondanti, balli imbarazzanti ed a vendere bastoni allungabili per selfie. “Una morte che ho causato io, anche se non volevo …” borbottò Bulma prendendo a calci i ciottoli sparsi sulla strada “Dovevano essermi più riconoscenti …”.

Oltrepassò le zone urbane ed arrivò in aperta campagna quando il sole stava per tramontare. Gli immensi campi di grano sembravano risplendere sotto il sole calante come un mare platinato e sovrastavano la strada di mattoni, proseguendo incontaminati per decine di chilometri. La bambina, vedendo tutto ciò, quasi scoppiò a piangere. In quel momento una voce femminile le domandò “Ehi, bambina! Come mai sei così triste?”. Bulma sussultò al suono di quella voce e si guardò intorno. Da dove veniva? Eppure non aveva visto nessuno … Alla fine i suoi occhi caddero su uno dei campi alla sua sinistra. In mezzo al campo c’era un palo di legno alto tre metri, a forma di croce, e una ragazza ci stava seduta sopra facendo si che le gambe avvinghiassero il sostegno. Ella doveva aver circa diciassette anni. I capelli, leggermente più scuri delle piante sottostanti, erano lunghi e sciolti sulle spalle tranne per una piccola ciocca che aveva la punta arricciata all’insù. Gli occhi neri erano allegri ed erano fissi sulla bimba, che a sua volta fissava la sua mise. Era chiaramente uno di quelli che indossavano i Tech-Tech, viola con le maniche e i pantacollant grigi, una cintura d’argento alla vita e calzava scarpe da ginnastica bianche però sopra a questa ragazza era ridicolo perché, oltre a esser corto di maniche e gambe, aderiva in certi punti dove non era conveniente a una signorina perbene. Bulma si avvicinò di più e si mise in punta di piedi. La ragazza le fece l’occhiolino. “Tu sei una di quelle donnine che aspettano le auto sotto i pali della luce?” le domandò la piccola turchina con candore.

L’altra smise di sorriderle, diventò rossa e si mise ad urlare “Ma come ti permetti di paragonarmi a quelle?!? Non lo vedi che cosa sono? Hai davanti a te un fior fiore di Spaventapasseri!” “Mi prendi in giro?” ribatté la bimba “Gli Spaventapasseri sono dei grossi pupazzi un po’ grossolani fatti di paglia e stoffa …” “Oh, bimba siamo nel 739! Se ci sono macchine che volano e le caramelle che con una parola ti mandano in diarrea; ci sono anche gli Spaventapasseri identici alle persone comuni …” “E che ci fai qui?” “Protesto” “Protesti?” le fece eco la bimba. La bionda annuì “Perché non è giusto che gli altri lo abbiano e invece le bionde no … è una discriminazione bella e buona!”. Vedendo il viso perplesso della sua piccola interlocutrice; la Spaventapasseri scese agilmente dal palo e lo girò. C’era un piccolo rettangolo di stoffa con su scritto “UN CERVELLO ANCHE PER LE BIONDE! Bionde di tutta Oz, unitevi e ribellatevi! Anche voi avete diritto a un cervello funzionante all’interno della vostra scatola cranica …”. “Wow …” fece Bulma mentre l’altra gonfiava il petto “Sono due giorni che sto cercando altre bionde che supportino la mia causa ma credo che sia meglio cambiare scenario: qui intorno ci abitano solo Tech-Tech e loro non possono capire la gravità della situazione … non c’e li hanno!” “Se vuoi puoi venire con me” disse la piccola turchina con un sorriso “Mi sto dirigendo verso la Città di Smeraldo per incontrare il Maestro Muten per far si che ritorni a casa …” “Hai mai sentito parlare di autobus?” domandò sarcastica la Spaventapasseri. La bambina le spiegò le vicende avvenute nella giornata e di come la strega sia stata categorica nel farle fare la strada a piedi “Anche perché senza soldi non faresti molta strada …” borbottò la bionda, assorta nei suoi pensieri. Alla fine disse, sorridendole “Mi hai convinto, verrò con te. Sono sicura che in una città grande come quella troverò un sacco di bionde pronte a lottare insieme a me …”. Si avvicinò a Bulma e le tese la mano “Mi chiamo Tights”. La turchina si presentò a sua volta e solo allora si accorse che la sua nuova compagna di viaggio portava alla cintola una piccola sacca di tela “Che cosa c’è li dentro?” “Oh … è uno strano oggetto che ho trovato in mezzo al campo …”. La prese e svuotò il contenuto sul palmo della mano. Era una Sfera del Drago dotata di tre stelline rosse. Il viso della bimba si illuminò di gioia.

Bulma era felice di aver trovato qualcuno con cui proseguire il viaggio, anche se era una Spaventapasseri che aveva il pallino per le manifestazioni assurde. Tights non ne volle sentir parlare di mollare nei campi il suo palo-cartellone “Tu lasceresti la bandiera della tua nazione abbandonata in aperta campagna tra insetti e intemperie? Questo palo, per me, è l’emblema dell’uguaglianza …” così se lo portò dietro, appoggiato su una spalla, marciando come se fosse un soldato diretto alla guerra. Intanto era calata la notte e uno spicchio di luna illuminava debolmente il sentiero, dove i campi di grano diminuirono per far spazio ai primi alberi di una foresta. La bambina era arrivata allo stremo delle forze e iniziava a ciondolare dal sonno “Non c’è un posto dove poter dormire da queste parti?” domandò la bimba facendo uno sbadiglio. La bionda dette un’occhiata intorno a sé e rispose “Non saprei … Non sono mai uscita dalla terra dei Tech-Tech …”. Guardarono entrambe il sentiero di mattoni gialli che si insinuava nella parte più fitta della foresta. Le due deglutirono, intimorite da tutta quell’oscurità, ma fecero un respiro profondo e proseguirono la strada. Gli alberi erano così alti che le loro fronde ricoprivano il cielo e non lasciavano filtrare neanche la più fioca delle luci. La bambina era talmente stanca che gli occhi si chiudevano anche mentre camminava così Tights la prese in braccio e continuò a camminare in mezzo al sentiero. “Come fai a vedere?” domandò la piccola turchina, mezza addormentata “Sono una Spaventapasseri, dopotutto … i miei occhi sono diversi da quelli di un umano”. Poi la bionda sgranò gli occhi ed esclamò “Bulma! Vedo una casa laggiù! Andiamo a vedere!” ma la bimba era già partita per il mondo dei sogni. Tights le sorrise dolcemente e si avviò verso la casa. Solo quando fu abbastanza vicina si accorse che l’edificio era stato abbandonato da tempo: il tetto era ricoperto da foglie bluastre ed in un angolo c’era anche un grosso buco che faceva intravedere i bordi delle travi. Le finestre erano sbarrate, con i vetri ricoperti da uno strato di polvere e non aveva più una porta. “Spero che questa topaia abbia almeno un letto …”.

Quando Bulma si risvegliò; si accorse di essere stesa su un lettino polveroso, con Tights seduta al suo fianco. La biondina, sentendola muoversi, alzò gli occhi dal pavimento e la salutò con un sorriso “Buongiorno Bulma” “Ciao!” rispose l’altra, sbadigliando “Dove siamo?” “Penso che era l’abitazione di un boscaiolo prima di andare in malora …”. Poi mostrò alla bambina il Dragon Radar (come l’aveva nominato la piccola turchina il favoloso aggeggio che era in grado di trovare le Sfere) che stava producendo una serie di BIP e un punto giallo era apparso sullo schermo verde “Da quando sono arrivata qui questo coso non ha smesso di suonare … L’ho dovuto infognare sotto a delle coperte muffite che ho trovato in un armadio altrimenti non ci avrebbe fatto dormire” “Questo significa che c’è una Sfera del Drago qui in giro …” spiegò la bimba stiracchiandosi “Se ti va bene; andremo a cercarla dopo aver mangiato …” “Mi sembra un’ottima idea”. Dopo aver fatto colazione a base di frutta, ciò che la bambina trovò nel cesto donatale dai Tech-Tech, poi seguirono il segnale del Dragon Radar verso il centro della foresta e lì videro qualcosa che lasciò le due a bocca aperta.

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Capitolo 3
*** Il poliziotto di latta ***


Era là, a circa due metri di distanza, su una collinetta di terra smossa piena si sassi ed era l’unica zona della foresta che fosse baciata dal sole; c’era il tizio più strano che avessero mai visto: la pelle color melanzana lo ricopriva tutto il corpo e parte della testa tranne per il viso e le orecchie tonde, che erano color azzurro. Stava in equilibrio su una gamba sola ed aveva le braccia tese come se volesse spiccare il volo. Indossava un’armatura leggera fatta di latta, che luccicava sotto i raggi dell’astro diurno. Faceva un sorrisetto quasi da ebete, con la faccia rivolta verso l’alto e sembrava che i suoi occhi da insetto giallo limone non risentissero il contatto diretto con la forte luce.

Tights e Bulma si guardarono per un attimo negli occhi, perplesse, poi la Spaventapasseri fece un passo in avanti e prese parola “Ehm … Scusami …” “Ehi! Non vedi che sono occupato, biondina?” sbottò lui, seccato. Lei lo fissò allibita mentre la bimba domandò “Occupato a far cosa?” “Quello che state assistendo è l’esecuzione della posa ‘Magnifico e valoroso guerriero che stai in equilibrio su una gamba sola che viene baciato dal sole’ tramandata da secoli tra i Tillimentempibosh, il popolo al quale appartengo …”. Tirò più su la gamba alzata e aggiunse “Se promettete di stare in silenzio; potete rimanere ad ammirare la perfezione di cui trasuda il mio corpo …”. Tights dette un’occhiata scettica alla bambina, si schiarì la voce e disse “Senti … Non vogliamo disturbarti oltre dal tuo …” gli diede uno sguardo fugace e si mordicchiò le labbra, indecisa se fargli un falso elogio oppure spiattellargli crudamente la verità. Alla fine decise di continuare con un “Mm … ehm … comunque; io e la mia piccola amica stiamo cercando una Sfera del Drago, uno strano globo d’ambra che ha su …” “Che cosa non hai capito delle seguenti parole di stare in silenzio non hai capito?”. Il tipo si voltò verso il duo e, dando un’occhiata ai vestiti della Spaventapasseri, si mise a ridacchiare “Ih, ih, ih! Che cosa è successo ai tuoi abiti? Si sono ristretti in lavatrice?”.

La bionda era allibita. Continuava ad aprire e chiudere la bocca, incapace di spiccicare parola, ma Bulma le afferrò il polso e mormorò “Lascia perdere questo cretino e andiamo a cercare la Sfera … Sono sicura che è qui vicino …”. L’altra annuì lentamente e la seguì. Appena ebbero fatto due passi, però, il Tillimentempibosh le urlò dietro “Dove andate ingrate?!? Neanche mi salutate?!?”. Tights allungò un braccio e tese il dito medio senza smettere di camminare “Ti va bene come saluto?”. Lui abbandonò la posa e ringhiò “GRR! Impertinente …”. Si mise a dondolare le braccia ed a flettere le gambe per poi fare un salto carpiato degno di un’atleta olimpionico. Atterrò di fronte a loro, facendole sussultare, e sibilò “Ti conviene chiedermi scusa … Hai insultato un pubblico ufficiale!” “Un ufficiale … Tu?” ribatté la bionda, scettica. Lui annuì e aggiunse “E non un poliziotto qualunque …”. Si mise a muovere le braccia e le gambe in modo convulso, un misto fra il linguaggio dei sordomuti e le mosse di un Power Ranger “Sono colui che porta la pace e la giustizia ovunque vada, sono il faro che illumina la nebbia, il Tillimentempibosh che controlla sempre il resto …”. Fece una piroetta, puntò gli indici in alto, torse la schiena e sollevò una gamba fino a toccare il terreno solo con la punta del piede “Sono Jaco, il poliziotto di latta!”.

Calò un silenzio pesante, per pochi istanti, poi la ragazza mormorò “Non ci posso credere …” “Eh?”. Lei gli prese la mano, facendolo un po’ arrossire, chiedendogli “Non l’hai mai avuto oppure l’hai perso di recente o te l’hanno rubato?” “C- Cosa avrei p- perso?”. La Spaventapasseri aumentò la stretta della sua mano, con gli occhi che luccicavano “Come cosa … Il tuo cervello!”. A Jaco gli cascarono le spalle mentre l’altra continuò “Ho sempre creduto che solo le bionde ne fossero sprovviste … sono così commossa nello scoprire che non è affatto vero” “Ma va a fan …” “Ehi! Modera il linguaggio!” lo sgridò Bulma, con le mani ai fianchi “C’e una dolce e innocente bambina a portata d’orecchio …”. Il poliziotto ridacchiò, si chinò in modo che il viso fosse a pochi centimetri di distanza da quello della piccola turchina e sibilò “Torna a ciucciare il latte della mamma, mocciosa!”. A Bulma non piacque il tono della sua voce. Fulminea; con una mano afferrò il naso dell’uomo e glielo strinse con forza. Jaco si ritrovò presto inginocchiato a terra e con le lacrime ai occhi “Male, male … MALE!” “Bulma! Lasciagli il naso! Non è igienico!”. Tights fece un po’ di fatica ma alla fine riuscì a farle lasciare la presa. Prese da dentro il cestino una salvietta umida e gliela passò sulla mano, continuando a sgridarla “Non si toccano le cose sporche! Chissà quanti microbi ha il suo muco …” “Ah! E il fatto che me l’ha quasi staccato dalla faccia non ti risulta grave?!” “E’ solo una bambina …” sbottò lei buttando via la salvietta “Quando sarà un po’ più grande; saprà mirare nel punto giusto …”. Poi prese la bimba per il polso e le due continuarono a seguire il segnale del Dragon Radar. Era passati quindici minuti quando le due riuscirono, finalmente, arrivarono al punto indicato dal rilevatore.

La Sfera del Drago era lì, a pochi metri di distanza, incastrata nel tronco di una gigantesca sequoia bianca che troneggiava su tutti gli alberi, da secoli indisturbata. Dopo un’attenta ispezione; la Spaventapasseri scosse la testa “Il legno dell’albero l’ha ricoperta troppo … è impossibile estrarla a mani nude …” “Proviamo a ritornare nella casa abbandonata dove abbiamo passato la notte. Magari lì troviamo un’accetta o qualche altro strumento che hanno lasciato i boscaioli …” “Mm … Questo tipo di sequoie sono immuni da ogni tipo di arma da taglio, per questo questi alberi a Oz sono così mastodontici” “Voi due siete senza speranza …”. Tights e Bulma si girarono e videro Jaco poco lontano da loro. La bionda alzò gli occhi al cielo mentre la bimba disse “Ancora tu?!? Non hai qualcun altro da infastidire? Tipo una fidanzata?” “E tu credi che ci sia una sola donna che lo sopporti?” ribatté l’altra, scettica. Nel sentire le parole della Spaventapasseri; il poliziotto fece un piccolo sussulto e fece la faccia stizzita, poi tornò alla sua sfacciataggine “Che modi … volevo solo aiutarvi a prendere quella cosa incastrata nell’albero …”. Prima che una delle due potesse fargli qualsiasi domanda; il Tillimentempibosh si avvicinò alla sequoia con passo sicuro, tirò indietro il braccio e assestò al tronco un potentissimo pugno che trasformò l’albero in miliardi di stuzzicadenti. Poi si mise a gongolare sotto lo sguardo stupito delle due, raccolse la Sfera da terra, la porse a Tights e disse “Non so voi due però al vostro posto mi sentirei in obbligo di dire almeno grazie …” “Grazie …” ripeterono loro all’unisono, con gli occhi ancora spalancati dallo stupore. Lui gongolò ancora di più, poi chiese “Ora che ci penso … A cosa vi serve questa strana palla?”. Dopo aver ascoltato le vicende di Bulma e Tights (che non apporterò perché sono troppo pigra e poi vi toglierei il gusto di rileggere i primi due capitoli in caso di perdita di memoria); Jaco si mise le mani sui fianchi e disse “Ho deciso: verrò con voi alla Città di Smeraldo …” “Perché? Non mi sembra che tu abbia qualche problema che ti costringa ad avere un’udienza con il Maestro Muten” “Invece si” rispose l’altro e una piccolissima lacrima affiorò da un angolo di un occhio “Iniziate a commuovervi perché la storia che vi racconterò è così triste che …” “Scusa se ti interrompo …” disse Tights alzando leggermente le braccia “Ma Malanova vuole finire così il capitolo …”.

E così fu.

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Capitolo 4
*** Il leone vecchiardo ***


“No, aspetta … ricapitoliamo un attimo … Ok? Vorresti venire con noi alla Città di Smeraldo perché NON puoi ritornare al tuo paese perché …” “Ho … ehm … inavvertitamente sterminato un’intera specie ritenuta sacra dalla mia gente”.

Jaco si voltò verso Tights e Bulma, aggiungendo “Però quella specie era già sulla via dell’estinzione … Ho solo anticipato il volere di Madre Natura …” “Che specie si trattava?” domandò la bambina, curiosa. Lui distolse lo sguardo dalle due e lo puntò verso l’orizzonte “Dodo” rispose alla fine, un po’ burbero. La Spaventapasseri esclamò “Non dirai sul serio?!? Stai parlando di quei dodo? Quei piccoli e paffuti pennuti dalle piume grigio-bianche, con il becco grosso e che andavano pazzi per l’anguria?!?”. Si voltò verso la bambina, sconcertata, per poi piagnucolare “Come hai potuto farlo?!? Erano dolcissimi quei batuffoli di piume!” “Dolci un par de p …” iniziò a ribattere il poliziotto di latta ma poi dette un’occhiata a Bulma e una delle sue mani scattò automaticamente verso il naso e lo sfregò leggermente “… Pale … Volevo vedere te se dovevi averci a che fare tutti i giorni. Sapevano come arruffianarsi la gente quando volevano da loro del cibo, apparendo goffi e fragili, ma era tutta una farsa: rovinavano i nostri raccolti per il gusto di farlo, cagavano dove volevano e SU chi volevano ed in più adoravano svegliarti alle prime luci dell’alba con il loro verso simile a quello di un vecchio che si espettora il catarro da fumo …”. Poi lui si quietò e aggiunse, tristemente “Ne ho ammazzato solo uno con le mie mani … però gli altri l’hanno seguito a ruota nell’aldilà, stroncati dal crepacuore … Quando il sindaco mi ha scoperto; mi ha marchiato come ‘Senza Cuore’ e cacciato dal paese …”.

I tre proseguirono la strada, per un po’ in silenzio, finché Jaco non domandò “Perché stiamo tornando indietro? Per proseguire non dobbiamo prendere il sentiero dei mattoni gialli?” “Ho lasciato nella casetta il mio palo-cartellone …” “Il tuo cosa?”. La bionda alzò gli occhi al cielo e ripeté “Il mio palo-cartellone … Per me è prezioso quanto la bandiera della nostra patria …” “Poi sarei io quello strano …”. Dopo averlo recuperato; i tre proseguirono per la strada dorata finché non uscirono dalla foresta ed arrivarono ad un ponte, che collegava le sponde di un fiume. A Bulma piacque molto il paesaggio: le fronde dei alberi cerulei prendevano diverse tonalità a seconda di dove i raggi del sole li colpivano mentre l’acqua cristallina del fiume scrosciava su alcune pietre producendo microscopiche rapidi, dove alcuni pesciolini con le antenne nuotavano placidamente nelle parti più profonde. Peccato che non aveva con sé la polaroid.

Il trio attraversò in fila indiana lo stretto ponte di legno ma nel momento stesso in cui arrivarono all’altra sponda, un uomo gli parò la strada. Era anziano, mingherlino, con un accenno di barba attorno ai grandi baffoni da tricheco bianchi come la neve e una vistosa cicatrice sull’occhio. Era vestito con un costume rattoppato di un leone, la cui criniera mancavano un po’ di ciuffi rossicci e il restante era sporco. Egli si avvicinò a loro emettendo ruggiti e muovendo i guanti-zampa, graffiando l’aria. Non c’è bisogno che vi descriva la faccia che fecero i tre, vero? L’uomo continuò con i suoi versi “Andatevene! Sono un leone pericolosissimo!”. Ve lo ripeto; non c’è bisogno che vi descriva le loro facce, vero?!? “Oh … Aiuto … un leone! Ma che paura …” disse Jaco con sarcasmo, per poi aggiungere “Ok, vecchio … da quale ospizio sei scappato?” “Non mi avete sentito? Sono un leone!” “E noi siamo rispettivamente un cane, un’aquila e una formica … Unisciti al nostro gruppo così possiamo fare una nuova favola …” ribatté Bulma incrociando le braccia. Il vecchio li osservò, un po’ sconcertato, poi abbassò la voce e mormorò “Voi non capite … dovete far finta di aver creduto che io sono un vero leone …” “Perché dovremo fare una fesseria del genere?” domandò Tights, seccata. L’uomo si avvicinò, intimando di abbassare la voce e guardandosi intorno “La zona pullula di Burpman … Vi consiglio di andarvene subito via di qui!” “Eh?” fece la piccola turchina ma quando il vecchio stette per ripetere le sue parole; un gruppo di grossi rospi antropomorfi li circondò, sbucando fuori dai cespugli circostanti, e puntarono delle pistole laser contro di loro. Il capo-banda, che era sorprendentemente il Burpman più piccolo del gruppo, uscì fuori dal suo nascondiglio e sghignazzò “Professor Omori … Mi congratulo con lei per esser riuscito a ingannarci per tutti questi mesi, facendoci credere che era un vero leone …”. Alzò di più la canna della sua pistola “Ma ora che abbiamo scoperto il suo inganno; non ha più vie di fuga!”. A quel punto Tights scoppiò ad un pianto dirotto, che fece allargare i sorrisi dei rospi umanoidi “Hai paura di noi, dolcezza?” “No … è che s- sono così c- commossa … Ci sono a- altri esseri senza c- cervello …”.

Bulma puntò il dito contro il gruppo di lestofanti e gridò “Vai Jaco! Usa il tuo super pugno!” “Mi hai scambiato per un Pokemon?” le urlò il Tillimentempibosh di rimando ma appena vide gli occhi azzurri della bambina lampeggiare d’ira; si girò e disse “Ricevuto!”. Si lanciò contro il capo-banda e, come ordinato dalla piccola, gli sferrò un poderoso pugno che lo colpì alla mascella. Il Burpman fece un volo di cinque metri prima di cadere con un tonfo, svenuto. Ci furono cinque minuti di silenzio, dove il gruppo di rospi si guardarono nei occhi con paura, mentre Jaco si mise in posizione da combattimento e chiese con aria di sfida “Restiamo qui a guardarci o vogliamo combattere?” “Ammazziamo quel nano infame!”. I Burpman si lanciarono tutti insieme contro di lui ma l’altro si rannicchiò appena, guardandoli male “Mi avete chiamato tappo?”. Prese per il collo il rospo umanoide più vicino e lo strinse “Mi avete chiamato TAPPO?!?”. In meno di un minuto; la banda dei Burpman fu sconfitta.

Omori ne rimase davvero colpito “Incredibile … Nessuno era riuscito a sconfiggere così tanti Burpman …” “Logico …” fece il poliziotto di latta alzando le spalle “Perché io sono un mito …”. Dopo un secondo di sconcerto; l’anziano si presentò al trio. Saltò fuori che lui era uno scienziato che lavorava in una cittadella là vicino ed era conosciuto per le sue ricerche riguardanti i viaggi nel tempo. I Burpman lo avevano rapito per appropriarsi di tale conoscenza “L’unica soluzione che mi era rimasta di scappare è stato quello di travestirmi da leone … Meno male che questi esseri non brillano di intelligenza così sono riuscito a raggiungere questa zona ed a nascondermi per qualche mese …”. Quando concluse il suo racconto; Omori frugò nelle tasche di quel insulso costume “Non ho soldi con cui ripagarvi del vostro aiuto ma … ho questa. Spero che vada bene …” e tirò fuori una Sfera del Drago con due stelline rosse. Bulma fece uno squittio di gioia “Ora ne abbiamo quattro! Queste sfere sono così facili da trovare che il Dragon Radar quasi non mi serve …”.

Lo scienziato volse la schiena e chiese a Tights “Potresti abbassarmi la zip? Con questo costume si schiatta dal caldo”. La Spaventapasseri annuì e si mise a tirare la linguetta ma quella non ne volle saperne di muoversi. La bambina le venne in soccorso ma anche in quel caso non c’era verso di abbassarla. Jaco, vedendo che le due non riuscivano a far nulla, si avvicinò tutto baldanzoso “Lasciate che ci pensi io …”. Prese lui stesso la linguetta e la tirò con forza, così tanto che questa si ruppe e gli rimase in mano. Seguì un breve silenzio imbarazzante, che venne rotto dalla voce della bambina “Dopotutto questo costume non ti sta neanche tanto male …”.

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Capitolo 5
*** Il fiume, la zattera e ... addio palo! ***


E così eccola a proseguire il suo cammino, la piccola Bulma, in compagnia di tre personaggi alquanto bislacchi: una Spaventapasseri in lotta per far avere un cervello alle bionde, un poliziotto della razza Tillimentempibosh in esilio e un vecchio scienziato travestito da leone. Dopo la faccenda della rottura della linguetta; Omori aveva deciso di seguire il trio e di raggiungere a sua volta la Città di Smeraldo, dove avrebbe sicuramente trovato qualche macchinario che gli avrebbe tolto quel dannato costume. “Potresti tornare nel tuo laboratorio e usare uno di quei laser capaci di tagliare anche le lastre di ferro …” “No! Nel mio paese sono una persona molto stimata e rispettata … Ritornarmene là in queste condizioni getterebbe la mia fama nel fango. Mi manca il coraggio …”. Tights alzò gli occhi al cielo e borbottò tra sé “Uomini …”. Il sentiero giallo li aveva condotti lungo una delle sponde del fiume, dove un’immensa pianura si estendeva davanti a loro rotta all’orizzonte da colline bluastre e alberelli. Il sole stava tramontando così il gruppo decise di accamparsi vicino alle sponde del fiume. Le scorte di cibo che i Tech-Tech avevano dato alla bambina erano finite così la Spaventapasseri andò tra i cespugli della radura e ritornò con una manciata di fagiolini verdi “Questi si chiamano Senzu …” spiegò la bionda alla piccola turchina, porgendogliene uno “Sono dei fagiolini magici capaci di farti passare la fame e curarti le ferite, anche quelle più gravi …” “Oppure li offrirai a tutti quelli che strizzerai il naso …” borbottò Jaco accendendo il falò e attizzandone le fiamme. Bulma fece un sospiro esasperato “Ancora rompi con la storia del naso strizzato?!? Non starcela tanto a menare!” “Ah! La state sentendo?!” esclamò il poliziotto indicando la bambina “Ora chi è che deve moderare il linguaggio? Ricordati, mocciosa, che sono un pubblico ufficiale!” “Ma fammi il piacere! Se non era per noi a quest’ora eri ancora nella foresta a fare lo scemo che sta in equilibrio su una gamba …” “Guerriero … E’ la posa del guerriero!” “Ma se lo fai tu diventa scemo!”. Gli altri due li fissarono un po’ imbambolati mentre loro si scambiarono occhiatacce spara fulmini. Omori si voltò verso la Spaventapasseri e domandò “Si comporteranno sempre così?” “Il solo pensiero mi dà ansia …” rispose l’altra, sudando leggermente.

Il giorno dopo; il gruppo proseguì il suo cammino alle prime luci dell’alba. La strada di mattoni proseguiva ancora lungo il fiume, che si stava ingrossando sempre di più, finché non arrivarono al limite della pianura. Lì il fiume si curvava verso destra, tagliando la loro strada almeno di dieci metri, e la corrente era così forte che era impossibile attraversare le sue acque semplicemente nuotando. “Come facciamo ad attraversarlo?” domandò Bulma sporgendosi appena “Mi sembra che l’acqua sia anche profonda e le poche rocce che spuntano sulla superficie sono troppo distanti da farci da ancora o da ponte …” “Prendiamo il libro e cerchiamo il capitolo …” propose la bionda e tirò fuori da non so dove una copia del Meraviglioso mago di Oz, imitata poco dopo dai altri. “Mm … Qui dice che il Boscaiolo di latta costruì una zattera per far si che il gruppo riuscisse a raggiungere l’altra sponda …” “Non ci penso neanche!” esclamò Jaco, stizzito “Perché dovrei spaccarmi la schiena per una misera barca che useremo solo una volta nella storia?!?”. Sfogliò le pagine del libro e si voltò verso Omori “Qua, invece, c’è scritto che il Leone si propose di trasportare i compagni da un’estremità all’altra … Cosa stai aspettando?!?” “Non riesco a sollevare un sasso grande quanto il mio pugno senza ansimare; che cosa ti fa pensare che sia capace di fare dei salti lunghi dieci metri?” “Almeno provaci, che diamine!”.

Il Tillimentempibosh si posizionò alle spalle dello scienziato, che lo prese borbottando come una pentola di fagioli, circondando il collo striminzito con le braccia purpuree mentre le gambe gli cingevano la vita. “Su, Omori … inizia a correre!”. L’uomo fece un ringhio sommerso ma fece quello che gli fu detto. Dopo una decina di passi; aveva già la fronte grondante di sudore e il fiatone “B- Basta! Scendi! N- Non ce la f- faccio!” “Che rottura di c …” “Jaco!” urlò Tights, mettendosi le mani sui fianchi “Renditene conto … Non c’è altra soluzione! Devi costruire la zattera!”. Il poliziotto di latta, dopo esser sceso dalle spalle di Omori, incrociò le braccia e girò la testa dall’altra parte facendo il muso. Allora la bionda giocò la carta dei Occhi Da Cerbiatto e, con voce suadente, mormorò “Andiamo … Chi potrebbe costruirla meglio di te? Sei così forte …”. Lui si mise a dondolare leggermente, compiaciuto, e allora la Spaventapasseri rincarò la dose. Si avvicinò e si mise a massaggiargli le spalle ed a carezzare le braccia “Sono sicura che riusciresti a costruirla in meno di un minuto …”. Con le mani si soffermò a palpargli i bicipiti e miagolò “Hai titanio sotto quest’armatura di latta …”. Jaco gongolò e disse “In effetti … sarebbe un gioco da ragazzi, ovviamente per me, costruire una misera zattera formata da quattro tronchi …”. Ammiccò verso la bionda e aggiunse “Va bene, ci penserò io … Così potrai ammirare il mio fisico scultoreo al lavoro …”. Le sfiorò con le dita la guancia e le pizzicò con leggerezza il mento, poi andò a cercare legna. Quando si fu allontanato abbastanza; la Spaventapasseri fece un sorrisetto un po’ sornione e mormorò “Uomini …”. Con la coda dell’occhio notò la bambina intenta a scrivere qualcosa su un taccuino “Bulma, che stai facendo?” “Me la devo segnare … non si sa mai che debba usare questa tecnica per fargli fare qualcos’altro …”.

Jaco ritornò un quarto d’ora più tardi portando con sé otto grossi tronchi e si mise a lavorarli con una tale lena che dopo un altro quarto d’ora la zattera fu pronta. Il gruppo ci si trasferì sopra e solo allora Tights si accorse che l’imbarcazione non aveva remi e lo fece notare al suo costruttore. “Dolcezza … useremo quel palo che ti ostini a portarti dietro …” rispose l’altro alzando leggermente le spalle. Senza aspettare alcuna risposta e neppure i tentativi di reclamare della biondina; glielo strappò dalle mani e si mise a vogare con l’estremità appuntita. Fece un paio di potenti bracciate con la sua straordinaria forza e, in meno di dieci minuti, erano arrivati a metà strada. La Spaventapasseri cercò di riappropriarsi del palo “Smettila di vogare così forte! Rischierai di rompermelo!” “Falla finita! Per una volta che ‘sto stecco serve a qualcosa …”. Il Tillimentempibosh si voltò verso il pubblico (?) e aggiunse “E poi volete tutti che questa storia finisca … vero?!?”.

Silenzio assoluto.

Ella non demorse e cercò di strapparglielo di mano ma nel farlo la punta del palo si incastrò nel fondale fangoso. Fu questione di un attimo e … Tights lanciò un grido. I suoi piedi slittarono dalla superficie della zattera, trascinata dalla forza dell’attrezzo che ritornava in linea retta come una molla, e si ritrovò a doversi tenere aggrappata sulla parte superiore se non voleva cadere nelle acque tumultuose. L’imbarcazione si allontanò, trascinata dalla forte corrente. Bulma si avvicinò e gridò “Jaco fa qualcosa! Non possiamo lasciarla lì impalata!” “Si è messa in questa situazione da sola e poi devo pensare a come raggiungere la riva prima di allontanarci troppo dal punto dove prosegue il sentiero …”. Poi si mise a ringhiare “Le avevo detto che doveva star ferma e lasciarmi usare quel coso come remo …”. Omori prese parola “Non vorrei interrompere la vostra conversazione ma stiamo andando incontro a una cascata …”. I due voltarono la testa ad unisono e videro che lo scienziato aveva ragione: a pochi metri di distanza la corrente aumentava di potenza e creava delle rapidi, le cui onde si infrangevano su alcune rocce poste vicino alle due sponde, e terminava con un potente scroscio e il vuoto nebuloso. La situazione era davvero critica. Lo scienziato mormorò “Se solo riuscissimo a far si che la zattera arrivasse vicino a quelle rocce … farebbero da ancora e ci permetterebbero di arrivare alla sponda …”. Bulma ci pensò un po’ su, poi le si accese una lampadina. Si voltò verso gli altri due e domandò “Avete mai fatto surf?”.

“Questa cosa è ridicola!” commentò Jaco mettendosi da un lato e accovacciandosi leggermente. Omori pensava alla stessa cosa ma non poté fare a meno di imitare il compagno di viaggio, sul lato opposto. Bulma era rimasta al centro e disse “Non pensate … seguite solo la corrente e, con il vostro peso, spingete la zattera verso la riva”. La corrente divenne più forte e un’onda fece inclinare l’imbarcazione “Ora!”. Il poliziotto di latta si accovacciò ancora di più mentre lo scienziato spostò il suo peso verso sinistra. La zattera seguì docilmente quella manovra e presto il gruppo riuscì a raggiungere la sponda. La Spaventapasseri, ora, era un punto nero urlante all’orizzonte. “Bene” esclamò la piccola turchina, tutta soddisfatta “Ora possiamo aiutare Tights …” “Non ci pensare neanche!”. Allora la bimba si mise a fare gli Occhi Da Cucciolo e mormorò, con voce dolce “Avanti … Con le tue straordinarie abilità riusciresti a salvarla in meno di un minuto …”. Sbatté le palpebre in rapida successione e sorrise. Jaco si chinò sulla bambina e le disse, un po’ disgustato “Senti Bulma … Aspetta di avere almeno sedici anni prima di farmi la corte …”. Il sorriso della piccola scomparve subito, sostituito da una smorfia furente. La mano prese una delle guance cerulee, gli fece una torsione a 90° e ringhiò “Non ci siamo capiti … Tu la vai a salvare altrimenti giuro che non arriverai alla Città di Smeraldo tutto d’un pezzo … Chiaro?!?” “Si … signorina Bulma …” guaì l’altro, in preda al dolore. Lei lo lasciò andare e incrociò le braccia “Datti da fare!”. Il poliziotto di latta si rimise in piedi e batté i tacchi per tre volte, massaggiandosi la guancia dolorante.

Tights, che era ancora aggrappata sul palo in mezzo al fiume, gridò “Ragazzi … Che state a giocare a Monopoli? Qualcuno potrebbe venire ad aiutarmi?!?”. All’improvviso dal cielo arrivò Jaco volando con dei razzi impiantati nei tallone degli stivali. Tese una mano verso di lei e disse “Avanti … Prendi la mia mano …” “Jaco … Ma tu hai dei razzi ai piedi?!? Da quando ce li hai?” “Non mi sembra che sia il momento delle spiegazioni!”. La prese in braccio e la trasportò verso la riva, dove c’erano ad attenderli il vecchio e la bambina. Appena l’ebbe poggiata a terra, la Spaventapasseri gli diede un bacetto sulla guancia e disse “Grazie!” poi esclamò, diventando seria “Aspettate un minuto! Ci siamo dimenticati del mio palo!”. Si voltò verso il poliziotto, che aveva assunto un’espressione da ebete, e ripeté “Ci siamo dimenticati del mio palo!”. Lui si riprese e borbottò “Ancora stai a pensare a quello stuzzicadenti?”. Tights lo guardò storto e disse “Torna indietro a riprenderlo” “Non posso: i miei razzi funzionano solo una volta al mese …” “NO!”. La Spaventapasseri fece dietrofront e cercò di andar a riprendersi il suo adorato palo-cartellone ma Jaco riuscì a fermarla prima che toccasse l’acqua. La mise su una spalla e borbottò rivolto ai altri “Andiamo …” “Mettimi giù, razza di puffo bicolore! Rivoglio il mio palo! ARGH!”. Il gruppo, così, riprese il suo viaggio.

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Capitolo 6
*** Il campo di papaveri ***


Camminarono sotto il brillante sole primaverile per qualche ora, ammirando il paesaggio che cambiava a vista d’occhio. Al di là del fiume non c’erano più le terre selvagge piene di alberi ma immense praterie e campi di fiori. C’erano di tutti i tipi: gigli, girasoli, mughetti, tulipani, margherite e genziane. La bambina ne era rimasta ammaliata ed era corsa a raccoglierne un po’ su una piccola collinetta. Quando fu giunta in cima non poté fare a meno di esclamare “Oh!”. Si voltò verso gli altri e gridò, saltellando “Tights! Jaco! Omori! Presto, venite a vedere!” “Ah, ah, ah! Adesso si vede che ha cinque anni!” commentò l’uomo, andando verso la piccola turchina insieme a Tights mentre Jaco li seguiva un po’ distanziato e borbottando un “Fosse così per tutto il giorno …”. Quando l’ebbero raggiunta; anche loro non poterono far a meno di esclamare “Oh!”.

I fiori di papavero avevano preso il sopravvento su tutti gli altri fiori e coprendo gran parte dell’erba bluastra come un oceano color cremisi. In mezzo ad essi si intravedeva una lieve striscia dorata, segno che sotto c’era il sentiero che dovevano seguire. Il gruppo si affrettò a raggiungerlo, accarezzando con la punta delle dita i petali delicati, ammirando quel rosso sgargiante e ispirando l’intenso profumo. La bambina socchiuse gli occhi e sussurrò, sorridendo “Mm ... Potrei rimanere in mezzo a questi fiori per sempre …” “Bulma, stai bene?” le chiese la Spaventapasseri, avvicinandosi. L’altra non fece in tempo a sollevare lo sguardo che cadde tra le sue braccia, addormentata. Omori si tappò il naso con una mano e gridò “E’ il profumo dei papaveri! E’ così potente che ci sta drogando!” “Corri signor Omori! Scappa finché sei in tempo!” urlò Tights con apprensione e indicando l’orizzonte. L’anziano annuì ma appena fece tre passi crollò tra i fiori scarlatti russando come un trattore. Jaco iniziò ad annaspare e mugugnò “Oh! La luce che si spegne! Anch’io mi sto addormentando!”. Prese con forza un lembo dell’abito della bionda e aggiunse “Ho paura che le nostre avventure finiscano qui … e devo ammettere che un po’ mi dispiace …”. Tossì con forza “E poi credo di a …” “Apparirà una specie di segnale luminoso per capire quando la smetterai di fare il cretino?” “Eh?”. Lei alzò gli occhi al cielo e gli sbatté sulla testa il libro “Noi due siamo immuni al profumo dei papaveri”. Il poliziotto di latta fece un’esclamazione di sorpresa e scattò in piedi “Allora siamo a cavallo! Possiamo trasportare Omori e Bulma oltre questo maledetto campo ed aspettare che si riprendano …” “Possiamo trasportare Bulma ma Omori è troppo pesante per noi”. Jaco la fissò, allibito “Mi stai prendendo in giro?!? Potrei trasportarli entrambi senza il minimo sforzo …” “Facendo così alteriamo il corso della storia” sbuffò lei. Diede un’occhiata ai due dormienti e aggiunse, borbottando “D’altronde … anche il signor Omori doveva crollare al limite del campo …”. Ritornò a guardare il Tillimentempibosh e disse “Va beh! Trasportiamo anche lui … poi vedremo come risolvere il problema …”.

Tights prese in braccio la piccola mentre Jaco prese sulle spalle il vecchio scienziato. Arrivarono al limite del campo di papaveri, dove depositarono i due nei posti prestabiliti. In quel momento, appena Omori fu messo a terra, un topolino di campagna sfrecciò davanti al gruppo inseguito da un grosso gatto bianco. La Spaventapasseri si mise a saltellare “Jaco, è il tuo momento! Uccidilo prima che sia troppo tardi!” “Ricevuto!”. Il poliziotto di latta tirò fuori la sua pistola d’ordinanza, prese bene la mira e gridò “Hasta la vista sorcio schifoso!”. Sparò un colpo laser, che frisse la povera creatura. Il gatto bianco si avvicinò, tutto contento, prese il topo per la coda e mormorò “Mm … cotto a puntino …”. Poi lo divorò in un lampo e si leccò i baffi. La bionda era scioccata “Jaco … che hai combinato?!?” “Ho ammazzato il topo come mi hai chiesto …” “Io intendevo il gatto, cretino!”. Si mise le mani sul viso e si lamentò “Ora siamo senza l’aiuto dei topolini di campagna ed è tutta colpa tua! Ora come faremo a trasportare il signor Omori?”. Il Tillimentempibosh fece un sospiro esasperato, prese per la collottola del costume l’uomo e lo trascinò fino a posarlo vicino a Bulma “Adesso è in salvo anche lui … contenta?”. Lei stava per ribattere quando il micio si avvicinò a loro “Grazie per lo squisito pranzetto … era da secoli che non mangiavo un topolino così buono … Io sono Karin, l’eremita dell’obelisco che fa da intramezzo tra la Terra e il palazzo del Supremo …” “E che ruolo hai in questa storia?” domandò Jaco, colpito. Il gattone bianco si lisciò i baffi con una zampa e rispose “Praticamente nullo … Sono qui solamente per la gioia degli amanti dei gatti. Finalmente c’è una versione dove noi poveri gatti non veniamo uccisi”.

In questo momento Felinala si alza dalla sedia e fa la ola.

“Comunque …” riprese Karin “Volevo farvi lo stesso un dono, anche se non era vostra intenzione aiutarmi …”. Porse ai due quattro biglietti dell’autobus, presi da non so dove … Ma cos’è?!? Tutti indossate le mutande di Eta Beta? “Questi sono i biglietti per poter prendere l’autobus diretto alla Città di Smeraldo, così potete raggiungerla in meno di tre ore e senza percorrere il sentiero dorato” “Grazie!” esclamò Tights. Il felino fece un inchino e se ne andò, lasciando i due a discutere “Vedi che è servito a qualcosa salvare il pelo gattone?”. Karin stava proseguendo il suo cammino fischiettando un motivetto allegro. Arrivato a un certo punto notò d’essere osservato e borbottò “Eh? Ancora qui? Cosa ci fate ancora qui?”. Fece un sorrisetto e mormorò “Ho capito … Volete che vi dica cosa accadrà in seguito …”. Si guardò intorno e quando si assicurò che non lo spiava nessuno; sussurrò “Succederà che …”.

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Capitolo 7
*** Il Maestro Muten ***


L’autobus lasciò il quartetto davanti alle porte della Città di Smeraldo prima di ripartire lasciando dietro di sé un nuvolone di polvere che li investì in pieno. Omori tossì con forza mentre Tights cercò di proteggersi gli occhi da ulteriori granelli “Ma che modi …” borbottò alla fine. Bulma era ancora un po’ intontita dal veleno dei papaveri per cui non fece molto caso alla polvere e non provò stupore, quando essa fu dissipata, nel vedere le alte e maestose mura dipinte di verde dai cancelli d’oro che formavano tra le sbarre le lettere OZ al centro, tra mille decori di foglie d’alloro. Jaco fece un fischio d’apprezzamento e disse “Però! A vedere il cancello questo Maestro Muten si tratta anche fin troppo bene …”. Lo scienziato incrociò le braccia e borbottò “Ora che ci penso … Ho sentito dire che difficilmente gli stranieri sono ammessi al suo cospetto e chi viene accettato deve soddisfare alcuni requisiti …” “Eh?!?” fece la bambina, di colpo più lucida “La vecchia strega non me l’aveva detto!”. I quattro stettero a pensarci per un paio di minuti, poi decisero ad unanime di tentare lo stesso la sorte così la bionda tirò la catenella d’argento che penzolava da una colonna al lato del cancello. Una campana suonò con un forte tintinnio e, poco dopo, apparve un uomo.

Fin dal primo sguardo si capiva che era un ufficiale: oltre a indossare una bellissima uniforme blu piena di lustrini d’argento e medaglie al valore; aveva le spalle larghe e il cipiglio fiero. I capelli neri erano pettinati in maniera perfetta, lasciando esposto il viso aggraziato e gli occhi dalle lunghe ciglia che brillavano come due pietre d’onice. Tights sentì le proprie guance avvampare quando egli guardò nella sua direzione e le rivolse un piccolo e cortese sorriso, cosa che fece imbronciare il Tillimentempibosh e mugugnare tra sé. Bulma si avvicinò di più al cancello e disse “Buongiorno! Vorrei vedere il Maestro Muten …”. L’uomo si voltò verso la piccola turchina e disse “Temo che sia impossibile, signorina: il Maestro non ama ricevere visite almeno che ...”. Aprì la porta metallica e si diresse con passo aggraziato verso la biondina, che arrossì ancora di più, e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un metro da sarto. Le rivolse un altro sorriso, che lei ricambiò con un certo imbarazzo e tirandosi una ciocca dietro all’orecchio, ma venne presto sostituita con una smorfia di sorpresa quando l’ufficiale iniziò a usare il metro per prenderle le misure del torace. “Cortesemente; potrebbe rimanere ferma solo per un paio di minuti?” domandò lui con voce gentile “Che cosa sta facendo?” domandò lo scienziato, sbigottito. L’uomo gli rivolse un sorriso imbarazzato e rispose tristemente “Il Maestro Muten ha un ‘piccolo debole’ per le donne giovani …”. Guardò le misure di Tights con scetticismo e scosse la testa “Purtroppo; lei non ha le forme preferite dal magnate della città …”.

Il viso di Tights passò dal piacevole rosa pesca al bordò scuro. Jaco si mise a ridere sguaiatamente e si inginocchiò a terra per lo sforzo, cosa che fece scattare la Spaventapasseri. “Smettila di ridere, cretino!” poi prese per la collottola l'ufficiale e ringhiò “Senti a coso! Adesso ci fai entrare in città e ci porterai dritti dal Maestro Muten altrimenti ti prenderò a calci sul sedere fino a quando non mi si consumeranno le scarpe!”. L’ufficiale scattò subito in piedi e disse “Si, signorina!”. Spalancò le porte del cancello, si mise da parte, e si inchinò facendo un gesto aggraziato “Prego … Entrate pure …”. La Spaventapasseri alzò il naso in aria in segno di sdegno, serrando i pugni e incamminandosi all’interno a passo di marcia. Gli altri la seguirono lanciandosi delle occhiate divertite.

Ai occhi della piccola turchina la Città di Smeraldo era bellissima: oltre ad assomigliare alla metropoli da cui proveniva; essa era dotata di infinite tecnologie all’avanguardia come alianti e mini teletrasporti che conducevano a varie zone del posto, frutto dell’armonia perfetta che c’era tra gli abitanti del luogo. Gli abitanti erano formati da molte razze differenti come animali antropomorfi, semplici umani, demoni, angeli e cyborg che svolgevano la loro tranquilla esistenza andando tra un palazzo a un altro. Eppure, man mano che il gruppo si avvicinava di più alla dimora del Maestro, sempre più abitanti si fermavano ad osservarli allibiti. Bulma, sotto a quelle occhiate, si sentiva terribilmente in imbarazzo e si strinse di più contro Tights. Dopo una ventina di minuti; finalmente giunsero a destinazione. Una gocciolina di sudore scivolò dalle loro tempie lasciandoli perplessi.

La dimora del Maestro Muten era una semplicissima casa di tre piani dal tetto rosso e costruita con assi di legno leggermente muffite. Ai piedi dell’abitazione c’era un isolotto di sabbia bianca, lambito tutt’intorno da acqua cristallina e salata, dove delle tartarughe marine e pesci tropicali nuotavano allegramente. Jaco si rivolse all’ufficiale e sbottò “Ci stai prendendo in giro?”. L’ufficiale ricambiò la sua occhiata sprezzante e ribatté “Non credo che stia a te giudicare dove un regnante debba vivere …” “Io la trovo piuttosto carina” disse la bionda con un sorrisetto “Se il Maestro ha deciso di vivere in una località del genere; deve essere più vicino al suo popolo di quanto si immagini …”. L’uomo fece un verso d’apprezzamento e la elogiò, prendendole la mano “Oltre ad essere una giovane affascinante è anche molto arguta …”. Le sollevò la mano e se la portò alla bocca, dove le labbra sfiorarono le nocche affusolate con un bacio. La Spaventapasseri arrossì e la bambina sospirò un piccolo e trasognato “Ah”. Il Tillimentempibosh digrignò i denti e ringhiò “Che leccapiedi …”. Omori si avvicinò di più alla porta ma quando stava per premere il campanello, una gigantesca tartaruga marina aprì la porta. Guardò i presenti con aria pacata e disse “Venite con me … Il Maestro Muten vi sta aspettando in salotto” “Come fa a sapere che siamo qui?” domandò Omori, per poi aggiungere “Ci sono! E’ un mago, dopotutto, per cui ha predetto il nostro arrivo!” “No …” rispose con flemma l’animale. Con una pinna mostrò allo scienziato un cellulare e disse “Abbiamo Twitter”.

Fece entrare il gruppo nella casa e li guidò verso il salotto. Lì seduto a terra, di fronte a un televisore, intento a guardare un video dove delle bellissime ragazze facevano aerobica e battendo le mani a tempo; c’era un uomo anziano. Doveva essere anche più vecchio di Omori, con la testa così pelata che la pelle era liscia e splendente. Aveva baffi e barba bianchi e lunghi dove la punta sfiorava i lembi del colletto di una camicia hawaiana gialla con fiori rossi che era in tinta con i suoi occhiali da sole. Mentre lo fissavano come dei bacucchi; il Maestro Muten notò la loro presenza, spense il televisore, si alzò in piedi e tuonò “Io sono Muten … Il grande e temibile Muten!” poi si mise a ridere “Era da tanto che volevo dire questa battuta!”. Andò più vicino al quartetto e Bulma iniziò a dire “Noi siamo qui perché …” “Non c’e bisogno che mi spieghi, bambina, io so già tutto quanto” “Grazie alla sua magia?” “No, grazie a Facebook”. La tartaruga che li aveva fatti entrare mostrò a loro un portatile dove sullo schermo c’era il profilo della Strega del Nord dove c’era una minuziosa lista dei suoi fatti, compreso l’incontro con Bulma. Muten si lisciò la barba e disse “Ho deciso di esaudire le vostre richieste …” “Ma non ti abbiamo chiesto ancora nulla …” ribatté la bambina ma l’altro continuò “Ma a una condizione …” “Stai facendo finta di non sentirci?” borbottò Tights con un sopracciglio inarcato “Che sconfiggiate il terribile Stregone dell’Ovest …” “Sta parlando di …” belò Omori. Il Maestro li guardò intensamente (anche se con quei occhiali scuri non si notava) annuì e disse “L’Imperatore Freezer”.

Calò il silenzio nella stanza, poi Jaco batté le mani ed esclamò “Bene! E’ stato un piacere viaggiare con voi ma adesso è giunto il momento che le nostre strade si dividano …”. Ispirò profondamente e borbottò “Chissà se in questa città cercano personale alla nettezza urbana …” e si diresse verso l’ingresso. Tights lo trattenne per il polso e gridò “Dove credi di andare?!? Non sei una specie di ‘Tutore della legge’ o roba simile?” “Si ma sono anche un CCST” “Eh?” “Un cacasotto va bene?!?” gridò isterico il Tillimentempibosh. Si accovacciò a terra e frignò “Freezer è un potentissimo Demone di Ghiaccio … con un solo raggio sparato dall’indice; è capace di trasformare il malcapitato una macchia sul muro in perfetto stile Pollock …”. Giunse le mani e implorò “Vi prego! Abbiate pietà! Risparmiatemi questa missione! Rinuncio anche al perdono dei miei concittadini …”. I presenti si misero a pensare. La storia non poteva andare avanti senza uno dei personaggi principali! Però anche vederlo smoccolare in quella maniera faceva pietà oltre che ridicolo. Alla fine l’ufficiale che li aveva accompagnati fece un passo in avanti “Signore! Vorrei essere io a sostituire il Tillimentempibosh in questa missione …” “Tu, Katayude?” domandò il Maestro lisciandosi la barba. L’uomo annuì e disse “Non vi nascondo che nel sentire il nome di quest’essere maligno il mio cuore scalpita per la paura; ma se questo servirà a proteggere il mio paese …” e mise una mano sulla spalla di Tights. Sia la Spaventapasseri che la bambina si misero a sospirare ed a unisono mormorarono, con le guance rosee “Che uomo …” “Molto bene!” esclamò il vecchio magnate “Partirete domani alle prime luci dell’alba …” “Un momento!” esclamò Jaco, furente. Si mise al fianco della bionda e scostò in malo modo il braccio di Katayude “Non intendo farmi sostituire da uno che sembra aver un manico di scopa su per il …” “JACO!”. Il Tillimentempibosh incrociò le braccia e disse qualcosa così flebilmente che tutti i presenti esclamarono “Eh?!?” “Ok! Avete vinto! VERRO’ CON VOOOI!”. L’urlo fu così potente che il lampadario al neon scoppiò e cadde dal soffitto.

Ah … Ok …

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Capitolo 8
*** Nella notte e nel buio ***


Nelle aride terre dell’Ovest, dentro a un cupo castello in mezzo a una foresta di alberi spogli, in cima alla torre più alta; c’era una bellissima principessa dai capelli dorati che dormiva profondamente su un letto a baldacchino … No … Scusate, ho sbagliato favola … Allora …

Sempre nel medesimo castello, nella stessa fitta foresta; Freezer fremeva d’impazienza. Era affacciato a uno dei balconi, con la lunga coda bianca che si muoveva come quella di un gatto e l’indice batteva ritmicamente sul bordo della sedia ovoide su cui si dilettava a viaggiare. Gli occhi vermigli erano fissi su un punto imprecisato del paesaggio e le labbra purpuree si erano leggermente piegate in un sorriso malevolo: il suo scouter aveva localizzato la presenza di quattro individui dirigersi verso la sua dimora. Un’azione che doveva considerare più un atto di coraggio o di pazzia? Probabilmente la seconda, visto che veniva ad affrontarlo una piccola mocciosa insieme a tre idioti, uniti più dalla disperazione che dall’amicizia. I sottoposti posizionati vicino alla porta erano ansiosi: ricordavano bene cosa era accaduto l’ultima volta che dei forestieri si erano addentrati nelle terre del Demone di Ghiaccio. Un soldato Apule deglutì nervosamente nel sentire una melodia d’organo echeggiare per le stanze vuote fino ad arrivare, strisciante come un serpente attraverso la vegetazione, in quella stanza.

Freezer, allora, si mise in piedi su quella seggiola fluttuante, allargò le braccia e cantò

“Nella notte e nel buio sembravo impazzito …
Nel cervello quell’incubo come un ronzio …
Un corpo cadeva giù
In mille pezzi anche più
Apro gli occhi e quel incubo, si ero … IO!”

“Oh no … di nuovo quella canzone …” bisbigliò quello, diventando blu. Il compare che aveva affianco gli diede una gomitata sullo stomaco e sibilò “Non distrarti che nel coro, poi, stoni …” “Perché dobbiamo cantare questa canzone? E’ così tetra e orribile …” “Smettila di lagnarti … Ora tocca a noi …”

“Nella notte e nel buio la troveremo …
Nella notte e nel buio non sfuggirà!”

“Che dolce ironia, la vendetta è la mia …”

“Nella notte e nel buio …”

“Lei morirà!”.

Intanto che il Demone di Ghiaccio e i suoi scagnozzi cantavano; si spostavano per il castello coinvolgendo più persone, come fece Rasputin nel film di “Anastasia”. I sottoposti cercavano di fare tutte le strofe alla perfezione, anche le parti femminili.

“Nella notte e nel buio avrà paura …”

“Si, sarà veramente un gioco!”

“Ogni forza del male la inseguirà”

“E capirà … Questa triste realtà …”

“Nella notte e nel buio …”

“Lei morirà!”.

“Ma perché cantare?” domandò l’Apule al compare “Non possiamo limitarci a … che ne so …” ma prima che potesse finire di parlare; l’altro alzò gli occhi al cielo “Quanto rompi! Perché questo capitolo è uno speciale, ispirato da una storia di Elecorti …” “Ah …” “Dai che manca poco alla fine …”

“Nella notte e nel buio …
Nella notte e nel buio …”

“Su compagni miei, dai mostratemi la sua agonia …
Fate in fretta, presto ubbiditemi …”

“Nella notte e nel buio, nella notte e nel buio …”

“Sarà mia!”.

La musica finì, facendo piombare tutto nel silenzio. Freezer fece un sorriso soddisfatto e mormorò “La più bella canzone Disney di sempre …” “In realtà il film ‘Anastasia’ è della 20° …” puntualizzò il soldato Apule che aveva parlato per tutta la durata della canzone. La lucertola albina si voltò verso di lui con un’espressione a dir poco nera ma quello continuò “Poi a Elecorti piace il ‘Re leone’ … potevamo cantare, che ne so, Hakuna Matata …”. Si schiarì la voce mentre i colleghi facevano gesti dietro alle spalle del tiranno per farlo smettere ma egli iniziò a intonare

“Hakuna Matata …
Sembra quasi poesia!
Hakuna Matata …
Tutta frenesia!
Senza pensi …”.

Un raggio laser lo polverizzò all’istante. Poi Freezer ripeté, scandendo bene le parole “La più bella canzone Disney di sempre …” “Magnifica!” “Super!” “Lei ha la voce di un usignolo” “Dobbiamo assolutamente ricantarla!”. Il tiranno sorrise e fece il gesto di acquietare gli animi dei sottoposti “Grazie ma adesso pensiamo ad andare avanti con la storia …”. Si mise a pensarci su, poi chiamò il suo braccio destro Zarbon, un uomo piuttosto attraente dai capelli e la pelle verdognola, e borbottò “Manda ad accogliere i nostri ospiti le Scimmie Volanti …”.

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Capitolo 9
*** I Sayan ***


Il quartetto aveva, infine, raggiunto la foresta dei alberi spogli che delineava l’inizio delle terre dell’Ovest in perfetto silenzio. Perfino Jaco, che non aveva fatto altro che lamentarsi del più e del meno durante la traversata, facendo esasperare il più delle volte i suoi compagni; ora non osava più fiatare. Egli credeva che se avesse anche solo sussurrato una sillaba; avrebbe destato le attenzioni non troppo gradite di qualsiasi essere vivente che popolava queste lande desolate. Bulma, Omori e Tights ringraziarono il cielo mentalmente e speravano con tutto il cuore che il mutismo del Tillimentempibosh durasse il più a lungo possibile.

Ad un certo punto il poliziotto di latta si fermò in modo brusco, sollevò lo sguardo, e disse “Fermi tutti!”. Mise un ginocchio a terra e fece la posa del Pensatore “C’è qualcosa che mi sfugge …” “L’unico neurone sano che ti è rimasto, per esempio?” domandò sarcasticamente la bambina, voltandosi verso di lui, imitata dalla Spaventapasseri e dallo scienziato. Egli fece una smorfia stizzita e grugnì “Ah, ah, ah! Spiritosa …”. Si rimise in piedi “Mi sembrava solo strano che nessuno ci avesse ancora attaccato …” “Si vede che Freezer non si è ancora accorto della nostra presenza …” provò a dire Omori ma Jaco fece un’altra smorfia e ribatté “Non è possibile: Freezer ed i suoi scagnozzi posseggono degli aggeggi chiamati scouter, che riescono a rilevare qualsiasi essere vivente nel raggio di mille miglia” “Grazie per averci avvisato prima!” esclamò Tights “Ora possiamo dire addio al nostro elemento sorpresa …” “Come se avessimo avuto un minimo di possibilità di successo …”. Il Tillimentempibosh incrociò le braccia e scrutò il cielo, come alla ricerca di qualcosa tra le nuvole, mentre gli altri si guardavano seri. In quel momento notò qualcosa che gli fece gelare il sangue nelle vene. Spalancò la bocca e iniziò a tartagliare “I Sa … I Sa … I …” “Eh?!?”. Lui deglutì, scosse la testa, e poi si mise ad urlare “I Sayan!”. Si gettò a terra, serrandosi la testa tra le mani “Lo sapevo che questa missione sarebbe andata a finire in malora!”. Indicò le due compagne di viaggio e aggiunse, con rabbia “E’ tutta colpa vostra!” “Tendi quel dito verso un’altra direzione prima che te lo spezzi!” ringhiò la bionda mettendo le mani sui fianchi “E poi chi diavolo sono i Sayan?” “Hai parlato bene … loro sono il diavolo!”. Il poliziotto di latta si rialzò con uno scatto e si mise a fare ampi gesti con le braccia “Sono un popolo di guerrieri assetati di sangue e servi devoti dell’Imperatore Freezer … Se lui starnutisce; loro sono i primi a porgere il fazzoletto …” “E quanti sono? Venti? Trenta?” domandò lo scienziato preoccupato. Jaco fece un sospiro, seguito da un breve momento di silenzio carico di suspense, e poi mormorò con voce grave “Tre …” “Stai facendo tutta questa manfrina soltanto per tre elementi?!?” esclamò la bimba, sorpresa, ma il Tillimentempibosh ribatté, mentre si metteva in posizione da combattimento “Taci mocciosa! Sono arrivati …”.

Tights, Omori e Bulma erano in ansia. Si aspettavano dei enormi King Kong dai occhi iniettati di sangue che puzzavano di cane bagnato; ma quando i tre atterrarono la Spaventapasseri urlò, in estasi “Ma sono adorabili!” con tanto di occhi luminosi come stelle e un sorriso a trentadue denti. Questi Sayan erano tre bambini dall’età variabile dai tre ai cinque anni, vestiti con una rudimentale armatura bianca con tanto di guanti e stivaletti bianchi. Quello che stava al centro indossava anche un mantello rosso molto vistoso, che si muoveva ad ogni spiffero d’aria prodotta dalla coda scimmiesca. Tutti e tre avevano folti capelli neri dalle acconciature diverse e portavano dei scouter di diverso colore. Guardarono con perplessità la bionda, che continuava a strillare “Sono così carini che mi viene voglia di tempestarli di coccole!” e il vecchio scienziato che borbottava “Sarà ma … non mi sembrano dei temibili guerrieri …” mentre Jaco ricambiava il loro sguardo, intimorito. Alla fine il bambino con il mantello, probabilmente il capo del trio, decise di proferire parola “Prostratevi davanti ai miei piedi, sciocche creature: io sono Vegeta, il principe dei Sayan …” “AAAAAAH!” “Ehi! Datti una calmata!” esclamò l’altro bambino, quello con i capelli lunghi fino alle caviglie “Quando il nostro capo parla; gli esseri inferiori devono tenere la bocca chiusa!”. Poi si voltò verso il coetaneo e domandò “Secondo te dovremo chiamare rinforzi?” “Non essere ridicolo, Radish … A parte quel Tillimentempibosh che potrebbe risultare un sassolino nella scarpa; nessuno può competere con la potenza dei Sayan …”. Il principino scrutò il quartetto con aria beffarda, fino a incrociare gli occhi cerulei di Bulma. A quel punto … BOOM! Lo sfondo si colorò di rosa pastello con tanto di bolle dorate e semitrasparenti e porporina.

Il piccolo e presuntuoso Sayan si sentì le guance avvampare e il corpo irrigidirsi mentre la turchina si tormentava il lembo del vestitino. La bambina stava per spiccicare parola quando un urlo li fece tornare alla realtà. Il più piccolo dei Sayan si era diretto verso il poliziotto di latta, facendolo stare in allerta, ed aveva teso una manina verso di lui sfoggiando un largo sorriso. Poi lo aveva palpato in mezzo alle gambe ed aveva esclamato “Ah! Sei una ragazza!”. Il Tillimentempibosh spalancò la bocca, senza emettere nessun suono, rosso come un peperone “C- Co … Co … Co …”. Jaco lo afferrò per i capelli, lo sollevò da terra e gridò “Come ti sei permesso moccioso pidocchioso?!?” “AAAAAH! Radish! Questa signora viola mi sta facendo male!” urlò il piccolo, in lacrime. Il Sayan con i capelli lunghi ribatté, seccato “Kakaroth, cretino! Prendilo a pugni …” “No! La mamma ha sempre detto che le donne non vanno picchiate!” gridò lui e iniziò a dimenarsi. Radish strinse le mani a pugno e ringhiò “Piscialletto! Quello è un maschio!” “Eh?!?” “Voi due, BASTA!” urlò Vegeta scatenando la sua aura “Non c’e la faccio più a sopportarvi! Prendiamo questi insulsi esseri e portiamoli da Freezer … che sia lui ad occuparsene!” “Dovrete passare prima sul cadavere di Jaco!” disse Bulma, decisa. Poi si voltò speranzosa verso il Tillimentempibosh ma quello aveva mollato in malo modo il piccolo Sayan e stava per scappare. Però il bimbo, che rispondeva al nome di Kakaroth, Lo aveva preso per una caviglia e lo fece sbattere a terra. Il poliziotto di latta si voltò faticosamente, si mise una mano davanti alla bocca e mormorò con voce in farsetto “Ma non avevi detto che la tua mammina ti aveva insegnato a non colpire una donna?” “Codardo e pure bugiardo!” gridarono gli altri. Il principino prese la bambina per il braccio e ringhiò “Basta con queste scemenze … Torniamo al castello …”.

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Capitolo 10
*** Nel castello ... ***


“No … vi prego, no … non ce la posso fare … non ce la posso fare! Pietà …”. La Spaventapasseri scosse la testa, terrorizzata, mentre si innalzava sempre di più da terra. Il sudore le colava dalla fronte copiosamente e iniziò a mormorare una preghiera tra i denti. Poi, improvvisamente, precipitò “IIIIIIIIHHHH”. Il suo urlo risuonò per tutta l’area, seguite da quelle di Omori e Bulma. Il “Sequoia” virò a destra, ruotò per tre volte, poi si impennò finché loro non si ritrovarono a testa in giù e fece in rapida successione due giri della morte. Vegeta fissò i tre e la scena con un leggero disappunto dipinto sul viso “E quelli se ne vanno sulle montagne russe?!? Se vedessero che velocità riesco a raggiungere solo volando …”. Si voltò verso Radish e disse “Ci siamo: sii pronto a sparare fra 3 … 2 … 1 …”. Il principino e il suo “amichetto” fecero partire la pompa-cannone e schizzarono un getto d’acqua gelata ad un gruppetto di persone a bordo di una canoa “Prostratevi davanti alla mia potenza, al vostro dominatore! Ah, ah, ah!” “Quel piccoletto ha delle inquietanti manie di grandezza” borbottò Jaco a mezza bocca. Sparò cinque colpi con la sua pistola, trasformando delle lattine in poltiglia puzzolente e vincendo il primo premio del botteghino. Si mise a fare la sua posa vittoriosa e farsi i complimenti “Sono davvero un grande …”. Poi alzò gli occhi al cielo e disse “Ma … Non dovevamo fare qualcosa?”. In quel preciso momento; nella mente di ognuno di loro si accese una piccola lampadina “La storia!”. Kakaroth addentò un’enorme ciambella ma, dopo un paio di masticate, sputò per terra “Ehi! Questa ciambella fa davvero schifo!” “E’ un cuscino, idiota!”.

Freezer osservò i nuovi prigionieri dall’alto della sua sedia volante con un … ehm … un … dai, chiamiamolo “sopracciglio” quella piccola zona glabra sopra l’occhio … mentre la punta della coda picchiettava sul fianco del veicolo. Non poteva credere che quei quattro microbi avrebbero causato la sua rovina, soprattutto quella nanerottola dai capelli turchini che si stringeva impaurita alla “Scimmia Volante” e lo fissava facendo gli occhioni da cerbiatta lacrimosa. Tsk … Aspetta di avere sedici anni prima di farmi la corte. Rimase a fissarli per qualche secondo, poi si mise a pensare “Ok … Ora che cacchio faccio? Nel copione non c’era scritto che si sarebbe presentato tutto il gruppo al completo …” ma ad alta voce sghignazzò “Bene, bene … Guardate chi mi hanno portato le nostre simpatiche Scimmiette Volanti: la famigerata Bulma Brief, colei che ha sconfitto quella nullità di un Eremita della Gru …”. La bambina si strinse di più al braccio di Vegeta, sotto a quell’occhiata derisoria, mentre il principino digrignò i denti nel sentirsi chiamare Scimmietta Volante. Poi le labbra violacee si strinsero in un’espressione acida “A proposito … Si può sapere perché siete andati solo voi tre a recuperare i nostri ospiti? Dove sono finiti gli altri Sayan?”. I tre bambini si guardarono per un attimo nei occhi e stavano per rispondere quando il Demone di Ghiaccio fece un gesto secco con la mano “Ah! Ma statevene un po’ zitti …”. L’Imperatore tornò a guardare i suoi prigionieri e ritornò a sghignazzare “Cosa dovrei fare con voi, insulse e fragili creature?”. Con una velocità impressionante; egli si alzò dalla sua sedia fluttuante e svolazzò attorno al gruppetto, sfiorandoli ogni tanto con la punta della coda “Vediamo … Ho appena rimodernato la mia sala delle torture con delle nuove macchine …”. Guardò Jaco sorridendo in modo sadico “Penso che troverai di tuo gradimento, Tillimentempibosh, la Culla di Giuda. E’ una delle più graziose della mia collezione … consiste in una piramide dalla punta molto tagliente che viene …” “Ehm … Grande Freezer?” lo interruppe Zarbon, quasi con timore. Il tiranno sbottò “Che cosa vuoi?” “Non vorrei romperle le uova nel paniere ma … siamo all’interno di una storia a rating verde … spiegare nel dettaglio l’utilizzo della Culla lo comprometterebbe …” “Già … quel rating del c … cavolo …”.

Con un sospiro, Freezer tornò a sedersi e borbottò “Cosa potrei farvi? Ci vorrebbe qualcosa di molto, molto orribile ma che non intacchi quel maledetto rating … Uhm …”. Gli occhi color cremisi si spalancarono di colpo e il Demone esclamò “Idea!”. Schioccò le dita ed apparve al suo fianco un obeso mostro color cicca pieno di spuntoni sulla testa e sulle braccia “Dodoria …” lo chiamò il tiranno “Porta i nostri quattro amici nella sala proiezioni …”. Si volse verso la piccola cerulea “Scoprirai sulla tua pelle che il Grande Freezer non ha alcuna pietà …”. Il piccolo principe dei Sayan la incitò, scorbutico “Andiamo …” e la strattonò per un braccio nel modo più delicato possibile ma che le fece perdere lo stesso l’equilibrio e cadere a terra. Una Sfera del Drago rotolò fuori dalla borsa e si fermò ai piedi dell’essere. Prima che ella la potesse recuperare Freezer l’afferrò e la portò vicino al viso “Non ci posso credere … Credevo che fossero state distrutte dallo Stregone del Sud …” “Ehi!” esclamò Bulma, che si era rialzata in piedi e sgomitava contro Vegeta quando cercò di acquietarla “Quella è mia! Dammela!” “Non più zuccherino” ribatté secco il tiranno con una scrollata di spalle. Si rivolse ai tre Sayan “Cosa aspettate a portarli nella sala proiezioni?”. Poi si rivolse di nuovo al gruppo e sorrise “Sono sicuro che vi piacerà …”.

Bulma e gli altri furono portati attraverso una serie di corridoi fino a che non raggiunsero la stanza. Come tutte le sale proiezioni; essa era avvolta nel buio totale tranne per l’enorme schermo posto al centro. C’erano almeno duecento sedie imbottite e una cinquantina di esse erano occupate da uomini e donne di varie razze, legati con dei bracciali d’acciaio. Avevano tutti un’espressione assente e alcuni avevano anche un rivolo di bava che gli scendeva da un angolo della bocca. I piccoli soldati li legarono alle sedie e si affrettarono ad uscire dalla stanza anche se il piccolo principe si era voltato un paio di volte, come se volesse ritornare indietro sui suoi passi. Appena la porta fu chiusa; Omori si guardò intorno, per poi rivolgersi ai suoi compagni di viaggio “Perché ci hanno portato qui? Non ha senso … Non era meglio se ci portavano in una prigione?”. Come per rispondere alle sue domande; delle braccia meccaniche si materializzarono attorno ai loro colli che li costrinsero a guardare lo schermo, che si colorò tutto ed apparve una collina con su … “Ciao! Io sono Peppa Pig …”. Dopo quasi quattro ore di puntate … Jaco si era accasciato sulla sedia ed era in preda dagli spasmi mentre lo scienziato si era addormentato e Tights fissava lo schermo senza averci capito nulla. Bulma, invece, avevano gli occhi che luccicavano “Che bello! Ce le vediamo ancora?” “Fatela tacere, vi supplico …” piagnucolò il poliziotto di latta. In quel momento Dodoria entrò nella sala e si diresse verso la bambina. Si stupì quando vide che la turchina non aveva subito effetti negativi a causa delle visioni però si riprese subito e disse “Per te il Grande Freezer ha altri progetti”. Poi si rivolse ai altri e sghignazzò “Voi potete anche rimanere qui e continuare la visione …” “Grandissimo pezzo di m …” “Jaco!”.

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Capitolo 11
*** La rivoluzione delle Scimmie ***


La bambina fu di nuovo portata nella sala del trono, dove l’attendeva Freezer con una certa impazienza. Tra le mani si stava girando, con la stessa bravura di un giocoliere, la Sfera del Drago che le aveva sottratto. Si fermò quando si accorse della sua presenza “Oh … La nostra piccina … dimmi, ti è piaciuto lo spettacolino che è andato in onda nella sala proiezioni?” “Si! Tantissimo!” urlò Bulma con un sorriso a trentadue denti, per poi elencare le puntate che le erano piaciute di più. Man mano che la piccola turchina parlava; il sorriso del Demone di Ghiaccio scemava sempre di più, per poi trasformarsi in un ringhio rabbioso. Alla fine borbottò “Lo sapevo … Era Masha e L’orso che dovevo far mandare in onda …”. Scosse la testa e aggiunse “Ma non è questo il momento di pensarci …”. Le porse il monile ambrato, facendo attenzione a non farglielo toccare, e le domandò “Dove hai trovato questa sfera? Ne possiedi altre? Sai a che cosa servono?”. Intanto che il tiranno le rivolgeva tutte queste domande; alcuni scagnozzi si posizionarono ai lati delle porte, facendole capire che non aveva vie di fuga. La bambina si tormentò le mani e mormorò “Era una cosa che aveva quel vecchietto malefico che è finito sotto la mia casa … E’ strana come palla di natale … Le stelline da là dentro non si muovono …”.

Freezer fece un ghigno, quasi divertito, e disse “Ti conviene non fare la finta tonta con me … solo perché sei una marmocchia non pensare che sarei incapace di farti del male …”. La piccola tremò a quella rivelazione ma continuò imperterrita ad affermare la sua versione, quasi strillando. Lo “Stregone dell’Ovest” diede un colpo di tallone per terra, crepando le piastrelle del pavimento sottostanti, e ringhiò “Bimba; ti avverto: quelle bugie saranno le tue ultime parole se non mi dirai come sei entrata in possesso di questo monile!”

“Non puoi farlo!”
“Si che posso!”
“No!”
“Si!”
“No!”
“Si!”
“No!”.

Freezer si massaggiò la radice del naso e domandò “E perché non potrei ammazzarti?”. La bambina strinse i pugni e li portò ai fianchi “Perché sono la protagonista e i protagonisti non muoiono mai in una favola dove tutto finisce bene!”. Il tiranno si avvicinò minaccioso e, quando fu davanti alla piccola turchina, domandò sadicamente “E chi ti dice che questa favola finirà bene?”. A quel punto Bulma prese a tremare di più, in preda alla paura, mentre il Demone di Ghiaccio alzò la mano libera e la tenne sospesa a pochi centimetri sopra la sua testa. La mano iniziò a brillare di una luce rossastra e il mostro albino sghignazzò “Sayonara mocciosa”. La bambina chiuse gli occhi e scoppiò a piangere quando un’esplosione fece saltare uno dei portoni e i due soldati che si erano posizionati affianco. “Ma che diamine sta …” iniziò a dire il tiranno quando dalla polvere causata dall’esplosione uscì un uomo. Era identico a Kakaroth in versione adulta solo che era vestito come Rambo ed aveva due cicatrici sul viso. Gli altri che seguirono sembravano dei barbari scozzesi con tanto di kilt e facce dipinte. “Bardack!” “E’ arrivata la tua ora Freezer! Questo è il capitolo dove noi ci ribelliamo e …” “Un momento … Le Scimmie Volanti non si ribellano …”.

Il Sayan lo guardò sorpreso e disse “Si … C’è una rivoluzione nel libro …” sfogliò velocemente le pagine della copia in suo possesso e gli mostrò la pagina “Leggi un po’ …”. La lucertola albina prese di malagrazia il libro e lesse un paio di righe, poi guardò i suoi avversari “Tsk! Non mi sembrate delle ‘Giovani e graziose’ donne …” “Il genere non conta ma è la sostanza!” ribatté l’altro, scorbutico. Freezer lo chiuse e lesse il titolo

“Mm … Bardack?”
“Si?”
“Sei sicuro che questo volume sia ‘Il meraviglioso Mago di Oz’?”
“Che domanda idiota … Certo che lo è!”
“Allora leggi un po’ qua …”.

Il moro si rimpossessò del libro e lesse ad alta voce “Il meraviglioso paese di Oz …”. Calò il silenzio, rotto dopo pochi minuti dall’urlo di Bardack “Porca vacca! Abbiamo letto il libro sbagliato!” “Ora chi glielo dice al Re?” si lagnò un altro Sayan piuttosto bruttino, obeso e dalla pelle biancastra. Bardack lo fissò nel panico “Fallo tu!” “Non ci penso neanche!” “Ehm … lo fai tu Toma?” “Passo!” gridò un altro Sayan dai capelli alla Bart e abbronzato “Allora puoi pensaci tu Celipa?” “Te saludi!” urlò l’unica donna del gruppo. Allora il Sayan incrociò le braccia e sospirò “Ormai il casino lo abbiamo fatto …”. Si mise in posizione di combattimento e gridò “Carica!” “Non ammetto subordinazioni!” gridò a sua volta Freezer. Pigiò un bottone del suo scouter e disse “A tutti i soldati del castello: è in corso una ribellione da parte dei Sayan … Sterminateli tutti!”. Poi si mise in posizione di combattimento e ringhiò “Fatevi avanti Scimmie”.

Nella sala proiezioni …

Tights girò la testa, quel poco che le permetteva il collare, e sentì dei forti rumori attraverso le pareti. Anche alcuni dei prigionieri se n’era accorto e stavano bisbigliando tra di loro. La Spaventapasseri cercò di tendere una mano verso Omori, che era ancora addormentato, e bisbigliò “Ehi, signor Omori, svegliati …”. Vedendo che non si svegliava; si rivolse all’altro “Jaco … li senti anche tu questi rumori? Sta succedendo qualcosa …” “Stanno mandando in onda delle altre puntate … me lo sento …”. Si voltò verso la bionda e disse con voce lagnosa “Vogliono trasformarci in amebe prima di darci il colpo di grazia …” “Non essere ridicolo …” “Tights!” la chiamò il poliziotto di latta, serio “Prima di morire c’e una cosa che ti devo confessare …” “Smettila con queste fesserie! Non stai morendo” “Ma se sto agonizzando!”. Cercò di tendere una mano verso di lei però, vedendo che non ci riusciva, tornò nella sua posizione “Era da un po’ che volevo dirtelo …” “E proprio adesso me lo devi dire?” si agitò la Spaventapasseri, cercando di liberarsi dalle braccia meccaniche. Poi le attraversò la mente un lampo “Jaco … lo sai che con la tua forza puoi rompere facilmente questi sedili?” “…”.

Dopo pochi secondi; tutti i prigionieri furono liberati e ringraziarono di cuore quel “Audace e generoso salvatore” facendo gongolare come non mai il Tillimentempibosh. Uscirono dalla porta, seguiti dai prigionieri e … uno dei soldati di Freezer venne scaraventato contro il muro, sfiorando di poco Tights. Una Sayan vestita con una battle suit rosa e grigia si grattò la testa e gridò “Scusa …”. Attorno a loro stava imperversando una battaglia in piena regola. Kakaroth si diresse verso di loro “Caccola! Che diavolo sta succedendo?” gli chiese Jaco alzando leggermente i pugni. Lui gli rispose con un sorrisone “Il mio papà e tutti gli altri stanno facendo un sacco di bua a Freezer e ai suoi … ci siamo rimbombati!” “Vuoi dire ‘ribellati’ …?”. Il bimbo annuì, poi prese per mano la Spaventapasseri e disse “Venite con me! Andiamo anche noi …” “Non se ne parla proprio!” urlò il poliziotto di latta.

Si mise tra il bambino e la bionda e ringhiò “E’ troppo pericoloso … ed io sono troppo giovane per morire!” “Il solito codardo!” lo apostrofò Tights. Lo spinse da un lato e disse “Senti … Io non sono forte come voi Sayan ma voglio dare il mio contributo in questa battaglia” “Tu sei pazza …” “Voglio aiutarvi pure io!” esclamò lo scienziato “Mentre venivamo trasportati nella sala proiezioni ho intravisto l’entrata dell’armeria. Possiamo impossessarci di qualche fucile …”. Il Tillimentempibosh era rimasto basito “Perché continuate a non ascoltarmi?” “Insomma!” esclamò la bionda, picchiettandogli l’indice tra il petto e la spalla “Quando comincerai a fare l’eroe che ti vanti di essere?”. Jaco le voltò le spalle e incrociò le braccia. Per lui, la faccenda era chiusa. Tights ispirò l’aria con il naso, furiosa “Guarda … per la faccenda del rating non posso dirti quello che penso … Omori, Kakaroth … andiamo!”. Il poliziotto di latta rimase impassibile fino a quando il trio non ebbe svoltato l’angolo. Poi abbandonò la sua posa e si voltò, perplesso.

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Capitolo 12
*** La fine di Freezer ***


Mezz’ora prima …

Un soldato di Freezer era seduto su una sedia di metallo e plastica, con le gambe accavallate e una Settimana Enigmistica tra le mani. Si mise a mordicchiare il tappo della penna e mormorò “26 verticale … C’è stata quella francese …”. Ci pensò un po’ su, poi il suo viso si illuminò ed esclamò “Ah! Rivoluzione!”. In quel preciso istante; un orda di Sayan sfondò la porta e lo scaraventò lontano come una squadra di rugby americana …

Bulma stava correndo verso uno degli ingressi alternativi del castello. In mano stringeva la Sfera del Drago che il tiranno aveva mollato per poter fronteggiare Bardack. Se questi monili possedevano davvero quell’immenso potere che la Strega le aveva detto una volta riunite … poteva solo rabbrividire al solo pensiero che fossero tra le mani di quel mostro. Passò per vari corridoi e quando arrivò ad una porta la aprì con una spallata. Si guardò intorno. Era nei pressi di uno dei ponti che collegavano la parte principale dell’edificio a una delle torri, fatto di legno marmoreo e affianco ad un’enorme parete di ghiaccio. Sotto di esso, il vuoto totale. La bimba deglutì e guardò avanti. Perché aveva paura? Il ponte sembrava resistente e, una volta raggiunta una torre, poteva nascondersi e aspettare che la battaglia finisse “E quando sarà finita Tights, Jaco e Omori mi verranno a cercare …” si disse fra se e se, per darsi più coraggio. Un uccello, un avvoltoio per la precisione, volò sopra la sua testa. Una piuma si staccò dalle sue ali e volteggiò fino a raggiungere una delle tavole del ponte. Essa si frantumò nel punto dove era caduta. I suoi occhi si inumidirono di lacrime e frignò “Ma andiamo …”.

La battaglia si intensificò al tal punto che la vittoria parve incerta perfino a me. Da una parte gli orgogliosi guerrieri Sayan stavano sottomettendo con facilità gran parte dell’esercito del Demone di Ghiaccio (Le solite mezze calzette della razza Apule e Ribes), ma dall’altra parte c’erano sia Zarbon che Dodoria che facevano man bassa, in egual misura, dei Sayan più deboli. Tights e Omori facevano il possibile per aiutare le Scimmie Volanti. Lei era anche talentuosa a sparare con il fucile immobilizzante che aveva trovato in armeria ma uno dei soldati, un tizio dai capelli corvini acconciati come se fossero corna, assalì la Spaventapasseri alle spalle. Le prese il braccio armato e glielo torse in modo che, per il dolore, ella fosse costretta a gettare il fucile e poi le tirò un sonoro ceffone. Stava per rincarare la dose quando Jaco lo colpì allo stomaco con un pugno e gli mollò un calcio rotante alla tempia, che lo fece starnazzare a terra. Allora il poliziotto di latta le domandò, facendo il figo “Tutto bene piccola?”. Gli occhi di lei si illuminarono “Jaco! Sei tornato e … sei stato fantastico!”. Lui si mise a gongolare ma quando stava per fare la sua posa da eroe; ecco un altro soldato partire alla carica e cercare di aggredire la bionda. Questa volta, a salvare la dolce fanciulla, fu Omori che lo colpì con la gamba di un tavolo rotto in precedenza allo stinco facendolo inginocchiare e lo finì con un colpo alla nuca. Tights si mise a saltellare “Signor Omori! E’ stato strepitoso!”. Lo cinse al collo con un abbraccio e gli scoccò un bel bacio sulla guancia, che lo fece arrossire. Jaco esclamò, interdetto “E io? Non mi merito niente per averti salvato dallo stoccafisso di prima?!?”. La Spaventapasseri lo guardò per un secondo, poi si avvicinò e gli pizzicò le guance “Bravo il mio pesciolino …” “Non sei divertente sai?” bofonchiò l’altro, offeso.

Bulma si era avvicinata di più al ponte, fissò la tavola distrutta e borbottò “Avanti, Bulma, pensa … cosa ci può essere più leggero di una piuma?”. Un lampo attraverso i suoi occhioni azzurri “Ci sono! L’aria è più leggera di una piuma! Per cui più aria avrò in corpo e più sarò leggera!”. Ispirò profondamente e disse “In stile Ortone!”. Si mise in punta di piedi e iniziò ad attraversarlo. Stava andando alla grande, alla faccia della forza di gravità, ed era arrivata a metà percorso con facilità quando … Freezer sbucò fuori all’improvviso da sotto il ponte, distruggendolo, e guardò la bambina con un occhio iniettato di sangue. Ella aveva fatto appena in tempo a reggersi su una delle corde che sorreggevano il fu ponte ai lati e strillò di paura. Il tiranno si avvicinò a lei, volando, e urlò “Dove credevi di andare con la mia Sfera, mocciosa maledetta?!?”. Il Demone di Ghiaccio non aveva una bella cera: era pieno di lividi, tagli, un pezzo di coda mancante e un occhio fuori gioco. La piccola urlò ancora e cercò di far retromarcia ma ormai non era rimasto altro che cordame a sorreggerla. Quel mostro, allora, alzò una mano verso il cielo e creò un disco tagliente con il suo Chi “Ti avevo detto che questa favola non sarebbe finita bene! Dopo che ti sarai sfracellata sugli scogli sottostanti sarà facile per me recuperare la Sfera”. Lanciò il suo disco mortale, pregustandosi la vittoria, ma un piccolo globo di luce cambiò all’ultimo minuto la sua traiettoria andando a colpire l’enorme parete di ghiaccio, che iniziò a creparsi ed a far fuoriuscire l’acqua. Il tempo di dire un flebile “Cosa dia …” che la parete cedette del tutto e proruppe in un’enorme cascata, travolgendo sia la piccola turchina che il tiranno. Bulma cercò di rimanere aggrappata ma la corrente era così forte che, alla fine, perse la presa.

Precipitò per qualche metro facendo un terzo urlo, più angosciante, quando Vegeta la prese letteralmente al volo. La strinse a sé e domandò “Ehi, tutto ok?”. La bambina sospirò, rapita “Mio eroe …” e gli scoccò un bacio sulla guancia. Il piccolo Sayan, per il forte imbarazzo, rischiò di precipitare dopo quel gesto ma poi lo ricambiò diventando tutto rosso. La bimba ridacchiò e poi guardò il punto dove Freezer era sparito, inghiottito dalle acque che ora sarebbero fluite verso il mare dell’est “Te l’avevo detto che la protagonista di una favola non può morire!”.

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Capitolo 13
*** Di nuovo verso la Città di Smeraldo ... ***


“Morire per il crollo di una parete di ghiaccio … Che fine poco COOL per il nostro lucertolone albino …” borbottò Bardack dando un grosso morso allo stinco e tracannando un lungo sorso da una bottiglia, piena del miglior vino rosso che il tiranno conservava gelosamente nelle sue cantine private. Tutti i Sayan, dopo aver saputo dal piccolo Vegeta della dipartita di Freezer, si erano riuniti nel salone per festeggiare … o meglio dire quello che ne restava … con tanto di soldati morti sparsi qui e là tanto da far sembrare la stanza uno di quei scenari di Quentin Tarantino … ma andiamo avanti.

A bisbocciare insieme alle Scimmie Volanti c’era anche il nostro quartetto ma Bulma aveva deciso di farsi un giretto per il castello prima di prender parte al banchetto “Guarda che non ti conviene …” l’aveva avvisata Radish “Noi Sayan siamo famosi anche per avere un appetito spaventoso …” “Non ci metterò molto” lo assicurò la bimba. Il suo radar aveva captato una Sfera del Drago e lei, arrivata a questo punto, voleva averle tutte così avrebbe finalmente scoperto di quale mistico potere erano intrise. Alla fine riuscì a trovarla all’interno della camera da letto, su un piedistallo di vetro fatto apposta per il monile. La stanza era la riproduzione perfetta della cameretta di Malibù Stacy, l’acerrima nemica di Barbie, con un ampio letto a baldacchino dalle morbide coperte color pesca. Nel vederla; la bimba aveva sentito un brivido freddo percorrerle la schiena … fortuna che i suoi occhi avevano trovato l’oggetto. Lo prese tra le mani e borbottò “Perché tu e le tue sorelline siete così speciali? Eppure, a guardarvi, sembrate soltanto delle innocue sfere …”. L’avvicinò al viso fino a che la superficie lucida non riflesse il suo volto, leggermente sformato dalla sua forma, e fissò le stelline rosse. Un lampo balenò sui suoi occhi azzurri, così breve eppure così intenso. Sbagliava oppure la sfera si era illuminata? Era stato tutto un frutto della sua mente? Mentre si domandava tutto ciò venne distratta da una serie di grida di incitamento e sdegno, provenienti dalla sala. Allora si ricordò della festa in corso e mise la nuova sfera insieme alle altre, affrettandosi poi di raggiungere gli altri.

Quando arrivò alla stanza rimase a bocca aperta: Jaco era in piedi su un enorme e lunghissimo tavolo in mogano, ubriaco perso, stringendo i pugni e ondeggiando le braccia. Dall’altro lato c’era il Re dei Sayan che se la rideva e faceva sfoggio di ciò che Madre Natura e decenni di combattimenti militari gli avevano generosamente donato, facendo squittire tutte le donne presenti, poi si mise anche lui in posizione d’attacco. Il Tillimentempibosh grugnì un “Fatti sotto spaccone”. Tights e Omori erano un po’ distanti e parlottavano tra loro “Ormai la storia non è più coerente con l’opera iniziale … perché continua ad insistere?” “Quello ha le pigne al posto del cervello”. Bulma si avvicinò e chiese “Ehi … che sta succedendo?”. La Spaventapasseri si voltò verso di lei e rispose “Ora che Freezer è morto; la Terra dell’Ovest è rimasta senza un capo che possa governarla …”. Indicò con un pollice il poliziotto di latta e aggiunse “E lui si è messo in testa di diventarne il nuovo sovrano …”. Tirò fuori il libro e le fece vedere il capitolo “E’ vero che nella fiaba è il Boscaiolo a governare le Terre dell’Ovest ma … siamo sinceri: ce lo vedi Jaco nei panni del re?”. Bulma scosse la testa e la bionda continuò “Già … Così si è autoimposto il sovrano dei Sayan ma quel cretino ha continuato ad insistere di essere lui il nuovo re e ora …” “Si stanno battendo per il dominio delle Terre dell’Ovest?!?” concluse la piccola turchina. L’amica annuì. I tre si fissarono nei occhi e … “Sarà meglio se tengo pronti tutti i senzu che mi sono rimasti …”.

Jaco partì all’attacco e sferrò una serie di rovesci diretti sulla faccia e lo stomaco del Sayan, che li schivava con movimenti fluidi e imitando vagamente Tony Manero, per poi tirare una ginocchiata agli zebedei. Esso andò a cozzarsi contro la conchiglia celata sotto i pantaloni attillati “Ma che …” “Non hai la minima idea di quanti mi tirino calci in quel punto …”. Fu allora che il Re sferrò il suo attacco. Gli tirò un solo pugno, che lo colpì come un missile sulla guancia, e lo scagliò contro il muro che si disintegrò su quel punto e lo fece finire nella camera adiacente. Il Re dei Sayan fu acclamato dalla sua gente ma quando videro Jaco ritornare indietro con le gambe tremolanti, il sovrano ammirò la sua resistenza e disse “Altri, al tuo posto, sarebbero morti …”. Il Tillimentempibosh fece un piccolo sorriso e biascicò “Perché io sono il super elite J …”. Non fece in tempo a finire che il suo corpo cedette e lui starnazzò a terra, mugolando dal dolore. “Jaco!” lo chiamò Tights, preoccupata. Corse da lui e si inginocchiò al suo fianco “Ehi, Jaco! Rispondimi …”. Gli toccò la guancia sana (l’altra guancia aveva assunto un colorito blu mare ed era marchiata con lo stemma reale dei Sayan; il Re si era totalmente dimenticato di togliersi l’anello … oppure no?) e gli mormorò “Parlami … non riesco a capire se sei cosciente o meno …”. Per tutta risposta; Jaco canticchiò “Vai, vai razzo … vai razzo …”.

Dopo circa tre ore …

Il quartetto stava facendo ritorno alla Città di Smeraldo in volo grazie ai tre piccoli Sayan. Bulma era felice ma anche un po’ triste. Dopo questa traversata; il vecchietto Muten avrebbe usato i suoi poteri (se ne avesse avuto qualcuno) e l’avrebbe riportata a casa e … doveva ammetterlo; si era affezionata ai suoi nuovi amici. Mentre il gruppo sorvolava un fiume; una mano biancastra fuoriuscì dalle acque, seguito da un volto dalla calotta cranica purpurea. Freezer si trascinò su una delle sponde e quando fu arrivato iniziò a boccheggiare, tirandosi su e guardando il cielo nel punto esatto dove c’erano Bulma e Vegeta “Credevate che sarei morto per così poco, microbi? Ora sentirete sulla vostra pelle l’ira del grande Freezer!”. Stava per sparare una sfera quando qualcuno gli picchiettò su una spalla. Il Demone di Ghiaccio si voltò, spazientito, finché non vide la figura di un giovane ragazzo di diciassette anni dal fisico possente, gli occhi azzurri ed i capelli color lilla. A Freezer gli cascarono le braccia e sbottò “Oh no … un’altra volta?!?”.

BOOM.

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Capitolo 14
*** Direzione Terre del Sud ***


Ed eccoli lì, intrepidi e decisi, i nostri prodi … ehm … “Eroi” (che francamente non hanno fatto proprio niente per essere tali) arrivare nei pressi del cancello dorato della Città di Smeraldo. Lì si diedero una serie di sguardi e cenni con la testa in segno di apprezzamento, grati di essere finalmente giunti alla fine e che il peggio era passato. I tre piccoli Sayan, vedendo quello scambio di muti incoraggiamenti e tutto il resto, li trovarono parecchio assurdi. Inutile dire che quando ebbero varcato l’ingresso furono accolti da urla di giubilo e una fitta pioggia di coriandoli ed altrettanto inutile far notare ai lettori che alcuni dei cittadini cercava di farsi un selfie con qualcuno del gruppo, preferendo di gran lunga Bulma e Tights mentre Jaco lottava per imbucare la sua faccetta cerulea. Era così invadente che più delle volte il suo viso faceva da censura. In cielo volavano soffici rotoli di carta igienica insieme ai palloncini. La bambina era frastornata da tutte quelle attenzioni e dai accecanti flash del cellulare. In tre quarti d’ora; riuscirono finalmente a raggiungere la piazza principale della città.

Su una grossa pedana in mezzo allo spiazzo ci stava il Maestro Muten con indosso un completo blu scuro e stava scambiando qualche parola con i giornalisti. Quando il gruppetto fu abbastanza vicino; lo sentirono bisbigliare “Mi raccomando … voglio un primo piano sulla mia faccia …” “Ehm … Maestro Muten?” “Arrivo subito!”. Li fece posizionare in fila e urlò, alzando le braccia al cielo “Popolo di Oz! I nostri eroi! Coloro che hanno sconfitto il perfido Freezer e …” “Oddio … Non dirmi che ora si cimenterà in uno di quei discorsi lunghi e noiosi …” borbottò il poliziotto di latta, lagnoso. Muten lo sentì e borbottò tra i denti “Dannata caccola bicolore …” “Eh?” “Vaneggiamenti da vecchio …”. Poi tornò a parlare a voce alta “Come vi ho promesso; esaudirò i vostri desideri!”. Katayude si staccò dal gruppo di guardie che circondava la pedana, con passo fiero e disinvolto, suscitando gridolini da parte delle donne presenti, con un grosso cuscino rivestito di velluto blu scuro dove erano riposte le medaglie al valore e si posizionò accanto al sovrano e seguendone fedelmente i passi. Il Maestro si mise di fronte ad Omori e disse, mettendogli la medaglia al collo “Tokushin Omori, per premiarti del tuo coraggio ti nomino Capo Scienziato di tutti i laboratori di Oz e … penso che sia ora che ti tolga quel ridicolo costume da leone …” “YUHUUU! Finalmente posso cambiarmi le mutande!”. Tutti gli diedero delle occhiate schifate e lui si difese, rosso come un peperone “Vi siete dimenticati che non potevo togliermelo prima? Andate a rileggervi il mio capitolo e poi voglio vedervi al mio posto …”.

Scostandosi un po’ imbarazzato; Muten si posizionò di fronte a Jaco “Per premiarti per il tuo buon cuore; sarai riammesso nel tuo villaggio natio e tornare a fare il tuo mestiere di ufficiale dell’ordine …” “Eh?!? Tutto qui? E’ questo che mi spetta dopo essermi fatto un mazzo così per far andare avanti questa storia?!? Non ho nemmeno diritto ad avere un titolo nobiliare?!?” “Tipo?” “Diventare generale delle tue armate o succederti quando tirerai le cuoia …” “Oppure pubblicare su YouTube il video dove vieni sconfitto dal Re dei Sayan in versione rap …”. Vedendo che l’altro non ribatteva; il magnate si mise di fronte alla bionda e, oltre alla medaglia, le porse una busta leggermente gonfia “Per premiarti per la tua arguzia; ti dono la somma di ben settantamila zeny per rifarti seno e glutei …”. Un pugno lo colpì sulla testa pelata, seguito da uno strillo “Lo sai dove te li puoi ficcare questi soldi?!? In c …” “Tights!” “Neanche tu scherzi, bambolina …” borbottò il poliziotto di latta senza riuscire a nascondere un sorrisetto. Muten si mise a massaggiare la botta e disse “Stavo scherzando …”. Le porse di nuovo la busta “E’ per aiutarti con la tua campagna per far avere un cervello alle bionde …” “Lo potevi dire anche subito, vecchio maniaco!” esclamò la Spaventapasseri e saltellando dalla gioia. La piccola Bulma fece un respiro profondo. Ora era il suo turno.

Si voltò verso Vegeta, che a sua volta se ne stava imbronciato e con le braccia conserte perché i Sayan non avevano ricevuto ne riconoscenze e ne premi, ma un po’ anche perché non avrebbe più rivisto quella bimba con i capelli turchini … Muten si mise davanti alla bambina e le disse, mettendole una mano sulla spalla “Mi dispiace ma … non ho il potere di riportarti a casa … Ma conosco chi può aiutarti …”. Prese un Tutto Città con la mappa di Oz e le fece vedere la zona sud “Sui cieli di questa terra; fluttua il magnifico tempio dello Stregone del Sud, l’unico ad avere poteri magici in tutta Oz … Va beh; a parte mia sorella ma quella pensa solo ai soldi e non credo che ti faccia ‘sto favore gratis …”. Insieme alla mappa le diede anche una Sfera del Drago e aggiunse “Questa, invece, te la dono come souvenir e segno di gratitudine da parte di tutti noi …” “Ah! Ed io che pensavo di aver ricevuto la ricompensa peggiore …” borbottò Jaco, che venne colpito da una gomitata allo stomaco da parte di Tights che fu talmente forte da fargli sentire in bocca la bile.

E così il quartetto riprese il cammino o, per meglio dire, il volo grazie ai tre piccoli Sayan, diretti alle terre del … “Un momento!” esclamò il Tillimentempibosh “Si può sapere perché stiamo andando anche noi dallo Stregone?” “Per salutare come si deve Bulma quando userà la sua magia per riportarla a casa … Come fai a non capire una cosa così semplice?” disse la bionda tirandosi una ciocca di capelli all’indietro. Jaco stava per ribattere ma nel vederla far quel gesto, con i capelli biondi che rilucevano sotto ai raggi del sole e il candido visino tirasi leggermente verso l’astro, si ammutolì e distolse lo sguardo.

Arrivarono a destinazione in meno di tre ore. Bulma sgranò gli occhi nel vedere quella piramide rovesciata con i rami di un gigantesco albero che fuoriuscivano da alcuni fori, mentre le fronde della pianta rilasciavano petali rosa e profumo di ciliegio. Atterrarono su uno spiazzo di quel stupendo giardino, stupendosi di come sembrasse così infinito nonostante fosse posto su una superficie piana di una piramide. Vegeta era diventato piuttosto ansioso e continuava a girare la testa da un lato all’altro, come per vedere se arrivava qualcuno. Un giovane uomo, alto e sottile, si chinò sul bambino e gli sussurrò all’orecchio “Cerchi qualcuno?” “Ah!” esclamò il piccolo principe, sussultando, seguito dal restante del gruppo a quello smacco.

Era apparso dal nulla, quella strana persona. Era un servitore, a giudicare la divisa bordò e le scarpe tirate a lucido, ma aveva anche qualcosa di solenne e regale nei movimenti. La chioma albina era tra le acconciature più strane che la bambina avesse mai visto, con quel lungo e fluente ciuffo che stava dritto come una piuma nel calamaio, e pensò che esso doveva essere assai utile per togliere le ragnatele dai angoli delle pareti. Era leggermente effeminato eppure non si poteva dire che mancava di virilità. Egli si tirò su e si rivolse alla piccola turchina “Per una volta il Pesce Profeta riesce a prevedere un futuro certo; benvenuti nel tempio dello Stregone del Sud …” “Eh? Non sei tu lo stregone?” domandò Tights, indicando il lungo bastone che terminava in una sfera nera che l’uomo soleva a tenere in mano. L’uomo si mise a ridacchiare e scosse la testa “No, sono solo il servitore personale dello Stregone del Sud, oltre ad essere il suo maestro nelle arti marziali … Potete chiamarmi Whis …”. Con un elegante cenno della mano; guidò il gruppo verso un castello, dove le leggi della fisica e della logica non esistevano. In più quel castello era formato da un’unica stanza, enorme e vuota, che continuava a mutare ed a pulsare come se fosse viva. Vedendo il loro disagio; Whis spiegò “Quest’edificio funziona con l’immaginazione e la forza della mente, come un enorme ‘Stanza delle Necessità’ pronta ad esaudire i bisogni del mio signore” “Wow …” “Ehi, Whis! Cos’è tutto questo vociferare? E chi sono questi?”. Tutti si girarono e …

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Capitolo 15
*** Finalmente la fine ***


Dalla nebbia apparve un piccolo gatto antropomorfo, con la pelle violacea e due orecchie così grandi da sembrare due paraboliche che padiglioni. Aveva un fisico mingherlino, accentuato dai pantaloni di lino piuttosto gonfi e dal collare pieno di ornamenti colorati tipici della coltura dell’antico Egitto, che sembrava tremare leggermente come colto dal freddo. Aveva gli occhi un po’ socchiusi e, ogni tanto, lanciava un rumoroso sbadiglio. Il gruppo rimase a guardarlo interdetto. “E no … adesso basta” sibilò Jaco, scocciato. Si voltò di lato e urlò “Per quanto vuoi prenderci in giro?!? Sono stufo di interloquire con un branco di mocciosi!” “Jaco, con chi stai parlando?” domandò Tights. L’altro indicò un punto “Con la narratrice!”. Si mise la mano sui fianchi “Lo so che ci stai ascoltando, è inutile che fai finta di niente! So benissimo che stai là dietro, continuando a starnutire … guarda che ti sento benissimo!”. Il micio lanciò uno sguardo perplesso al suo servitore “Whis … Questo posto è diventato un manicomio mentre stavo dormendo?” “No, Lord Beerus, è solo uno dei nostri ospiti …”. Con un gesto elegante della mano indicò il restante del gruppo.

Egli mosse la lunga e sottile coda, guardandoli con malcelato scetticismo “Capisco … Sappiate che non era mia intenzione distruggerla ma tutto era così lucido e colorato …” “Eh?” “Non sono venuti per rimproverarle per la distruzione della Città di Porcellana …” intervenne l’albino affabile. Il piccolo stregone sbuffò “Allora perché sono qui?”. Bulma fece un passo in avanti, deglutendo, e disse “Sono venuta qui, accompagnata dai miei amici, per chiederti un favore …”. Il micio le diede un’occhiata penetrante e sospettosa ma la piccola turchina non si perse d’animo “Per favore, riportami a casa!”.

Calò un silenzio pesante, rotto solo dai loro respiri. Vegeta, che si era tenuto in disparte dall’arrivo di Beerus, osservava la scena impaziente insieme ai altri due piccoli Sayan. Il piccolo Stregone del Sud spalancò gli occhi, stizzito “Mi hai scambiato per un Oriente Express?!? Perché mai dovrei sprecare le mie energie per una sciocchezza del genere?”. La bambina sussultò. Che cosa significava? Le lacrime iniziarono a pizzicarle gli occhi ma le ricacciò caparbiamente indietro e disse “Il Maestro Muten era di tutt’altro parere … Mi aveva detto che mi avresti aiutato …” “Ha fatto i conti senza l’oste …” ribatté l’altro, incrociando le braccia. Le diede le spalle e disse “Hai fatto un mucchio di strada a vuoto …”. Omori fece un passo in avanti e borbottò “Ma sei veramente uno stregone? A vederti non sembri così forte come aveva detto Muten …”.

I tre piccoli Sayan lo guardarono sbigottiti mentre Beerus lo guardò malissimo. Si avvicinò allo scienziato e gli prese l’indice tra le dita. Senza smettere di fissarlo sollevò il mignolo e mormorò “SKATUSH”. La stanza si inondò di una luce accecante per qualche secondo e quando si fu dissipata e ebbero riacquistato la vista … Omori si portò le mani davanti, arrossendo furiosamente. Il costume da leone si era disintegrato e l’uomo era rimasto solo con indosso un paio di mutandoni con dei motivetti smile sparsi attorno. Il piccolo Beerus si scostò un po’ di polvere rossastra dalla spalla e borbottò, facendo un sorrisetto “Hai altri dubbi?”. Tights esclamò “Allora sei hai le capacità perché non l’aiuti? In fondo è solo un’umile richiesta …”. Il piccolo stregone voltò il musetto da una parte “Non ho tempo da perdere con voi idioti … Tornatevene da dove siete venuti!”. Bulma sentì di nuovo le lacrime pizzicarle gli occhi e strinse le manine a pugno. Allora Jaco si avvicinò e sibilò irritato “Senti, a Felix … Non hai idea di che cosa abbia fatto questa marmocchia pur di riuscire a chiederti questo favore …”. La turchina si voltò verso il Tillimentempibosh, sorpresa, imitata dai altri. Il poliziotto di latta ispirò profondamente “Questa piccola peste mi ha trascinato in lungo e in largo per le lande di Oz! Ho subito maltrattamenti di vario tipo tra cui una dolorosissima strizzata di naso fino a farmi prendere a pugni dal Re dei Sayan …”. Si indicò la guancia “Guarda! Ho ancora lo stemma marchiato sulla pelle!”. Riprese fiato e ringhiò “Questa bambina sarà solo un flagello per la terra di Oz se continuerà a stare qui!”. Beerus mosse un poco le orecchie e lo guardò di sottecchi. Bulma, invece, era fuori di sé dalla rabbia. “Per cui …” borbottò il micio “Questa ragazzina ha fatto solo danni?” “No!” urlò la Spaventapasseri “Grazie a lei sono uscita dalla terra dei Tech-Tech ed ho vissuto una fantastica avventura …” “Io sono riuscito a liberarmi di quei terribili Burpman …” diede manforte Omori “Ehi, a quelli ci ho pensato io!” si lamentò Jaco ma la bionda ribatté “Ma se io e Bulma non ti avessimo portato con noi; a quest’ora era ancora a fare la bella statuina in quel bosco …”. Il micio purpureo sbuffò. Tutte quelle chiacchiere l’avevano stancato eppure si sentì pungolare nella coscienza sotto a quegli sguardi pieni di aspettativa. Si mise a mugugnare e voltò la testa dall’altra parte.

Ormai la piccola turchina era affranta. Beerus non l’avrebbe mai aiutata a ritornare a casa. Una lacrima iniziò a scivolarle lungo il viso, seguite da molte altre, facendola piangere a dirotto. Nella disperazione strinse tra le mani la sua borsa e le sfere al suo interno si riunirono in un unico punto. Una luce dorata fuoriuscì dall’apertura. Whis rimase impressionato dal fenomeno “Lady Bulma, che cosa avete nella vostra borsa?”. La bimba tirò su con il naso e gli mostrò uno dei sette monili. Gli occhi dell’albino si spalancarono dallo stupore “Ma quella è una Sfera del Drago!” “Cosa?!?” esclamò il piccolo stregone, voltandosi di scatto. Prese il globo tra le mani e disse “E’ proprio una sfera …”. Guardò di sottecchi il suo servitore “Pensavo di averti ordinato di distruggere queste cose prima che facessero dei danni …” “Perdonatemi Lord Beerus ma il Pesce Profeta aveva detto che un giorno sarebbero servite per una persona davvero speciale …” “E poi rimproveravi me per dar ascolto a quella anguilla volante …”. Fissò Bulma e domandò “Quante sfere hai con te?” “S- Sei …” balbettò l’altra “M- Ma a c- cosa …” “Whis! Dalle anche la nostra!” gridò il micio al servitore. Poi ritornò a rivolgersi alla bambina ringhiando “Mi hai fatto perdere un sacco di tempo! Hai sempre avuto il potere di tornartene a casa!” “Eh?!?”. Beerus sbuffò. Ma quest’umana non capiva proprio niente!

Si rivolse a Vegeta e borbottò “Tu … stoccafisso! Spiega alla tua amichetta che cosa significa …”. Il principino si irrigidì tutto e disse “Sissignore!”. Si avvicinò alla turchina e borbottò in poche parole “Quando tutte e sette le sfere sono riunite; potrai invocare un drago magico e quello esaudirà tre desideri …” “Tre desideri?” ripeté Jaco. Si sfregò le mani e si rivolse, con voce flautata, a Bulma “BB tesoruccio … Non è che ti avanza un piccolo desiderio per il tuo poliziotto preferito?” “Che leccapiedi …” borbottarono tutti gli altri. Whis tornò poco dopo con in mano una sfera a sette stelle e la consegnò alla bambina. Essa la depositò a terra insieme alle altre, che si misero a lampeggiare, tese le mani davanti a sé e domandò “E ora che faccio?”. Beerus sbuffò e disse “Appari Drago Shenron, io te lo comando! Ed esprimi i nostri desideri altrimenti per te sono cavoli amari!”. La luce si fece accecante. Bulma si rivolse a Vegeta “Ma è così la formula magica?” “No ma non farglielo notare …” borbottò l’altro a denti stretti.

Un gigantesco drago cinese apparve davanti ai presenti, magnifico, fluttuando nel cielo divenuto scuro. Con voce cavernosa disse “Avanti, ditemi il vostro desiderio … Scegliete con cautela … ne avete solo uno a disposizione …” “Come uno?!?” esclamò il Tillimentempibosh “Ma non ne esaudivi tre?” “Siamo a corto di tempo e poi non c’ho voglia …” borbottò l’essere, seccato “E vedete di non farmi aspettare troppo …”. Vegeta prese la mano della bambina e mormorò, diventando rosso “Potresti stare con me ...”. Bulma gli rivolse il più dolce dei sorrisi e gli diede un piccolo bacio sulla guancia “Quando saremo grandi ci sposeremo … Ok?”. Il poliziotto di latta sospirò, si mise affianco alla bionda e domandò, cingendo con un braccio la vita “Potremo sposarci noi due …” “Cosa?!?” esclamò l’altra. Jaco fece un po’ il broncio “Allora ci fidanziamo” “Scherzi, vero?” “Diventiamo migliori amici?”. La Spaventapasseri incrociò le braccia e sbottò “Se ti voglio vedere domani è già tanto …” “Allora? Siamo finiti a TAKE ME OUT? Mi volete dire il vostro desiderio si o no?” disse Shenron esasperato. La piccola turchina sospirò, finì di salutare i suoi amici, abbracciò con calore Tights e finalmente gridò “Dragone … Riportami a casa!”. Ci fu un attimo di silenzio e poi … “Non hai sentito parlare degli autobus?” “SHENRON!” “Ok … non vi scaldate …”. Il drago si schiarì la voce e ringhiò “Desiderio esaudito …”.

Bulma venne avvolta da una luce accecante e scomparve insieme al drago. Il piccolo principe dei Sayan la seguì con lo sguardo, poi sbuffò “Chissà perché dobbiamo aspettare di diventare grandi per mangiare insieme …”. La bambina volò e volò fino a che … non si svegliò di soprassalto. Era stesa sul pavimento della sua camera, circondata da migliaia di disegni e pastelli. Si stropicciò gli occhi e si tirò su a sedere. “Bulma? Tesoro?” la chiamò la madre con voce dolce “Ha chiamato Tights da un’isola segreta … vuole che andiamo a vedere un’astronave aliena e il suo nuovo amico … credo che si chiami Zaco ed è una specie di poliziotto galattico …”.

FINE

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