Un salvatore rosso-oro

di harrypotter_vita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il processo ***
Capitolo 2: *** 3 giorni alla Tana ***
Capitolo 3: *** Espresso per Hogwarts ***
Capitolo 4: *** La prima rissa ***
Capitolo 5: *** 5. Torre di Astronomia ***
Capitolo 6: *** Un grosso errore ***
Capitolo 7: *** Ripetizioni ***



Capitolo 1
*** Il processo ***


IL PROCESSO


Draco aprì gli occhi e si ritrovò nel buio più totale.

Era ancora nella sua cella.

Le catene gli stringevano i polsi, tenendolo ancorato al muro, mezzo seduto.

Da quanto era lì?

Giorni?

Settimane?

Mesi?

Ma soprattutto perché era lì e chi l'aveva catturato?

Non capiva.

Non capiva più nulla.

Forse l'avevano preso i Mangiamorte, ritenendolo un servo indegno e facendolo morire di sofferenza.

Oppure era il Ministero che l'aveva portato ad Azkaban. Sì, quel posto aveva tutta l'aria di essere la prigione maledetta, vista la tristezza che si celava dietro ad ogni roccia.

Abbassò il capo sospirando, ormai era lì da tantissimo tempo. Una volta al giorno gli portavano del cibo, una pagnotta di pane duro e tre bicchieri d'acqua. Le catene stringevano talmente tanto, che non si sarebbe stupito di ritrovarsi le mani viola. Anche se con quel buio non ci riusciva. Forse quando sarebbe uscito... Ma l'avrebbero mai lasciato andare? No, lui meritava di stare lì. Lui, con tutto il male che aveva causato, non meritava neanche di stare al mondo.

Era debole Draco, debole. Il pavimento era duro e freddo e nella cella c'era un buio immenso. Sopra la sua testa c'era un piccola finestrella sbarrata che faceva passare l'aria, ma non la luce. Doveva essere per forza sottoterra. Era ormai sicuro che il suo sedere fosse diventato quadrato, a furia di star lì, mezzo seduto. Rise da solo, povero. Ricordava bene ai tempi di Hogwarts quando lui era il dio di tutto e la gente si diceva che aveva un fondoschiena fantastico. Rise di nuovo, ma presto la piccola risata venne sostituita da un'altro pianto strozzato.

Aveva freddo, tanto freddo, indossava solo un mantello nero e sgualcito che non lo proteggeva dal gelo della prigione. Un'altra lacrima cadde sul pavimento gelido, seguita da altre. Non gli rimaneva altro che piangere in quella cella fredda e buia per il resto dei suoi giorni.

" Un Malfoy non piange ". Avrebbe detto suo padre. Ma il caro genitore poteva anche andarsene a fanbagno di tanto in tanto. Era colpa di suo padre se lui si era trasformato in un mostro, colpa sua se era diventato un assassino, se si era ridotto in quel modo.

" Smettila di fare il bambino Draco, i buoni ti hanno offerto il loro aiuto, ma tu, da bravo codardo, hai rifiutato. Non sei più un bambino, prenditi le tue responsabilità e non scaricare tutte le tue colpe su tuo padre ". Ecco, quella invece era la voce di Lei. Non faceva altro che tormentarlo (nella sua testa) da quando era arrivato lì, durante la battaglia di Hogwarts. Quando i tre Malfoy avevano cercato di svignarsela, erano apparsi degli uomini che lo avevano separato da sua madre per portarlo lì.

Al ricordo di Narcissa singhiozzo'. Cosa le avevano fatto? Cosa avevano fatto all'unico membro della famiglia che gli era sempre stato accanto? COSA AVEVANO FATTO A SUA MADRE?

Scoppiò in un pianto strozzato mentre si dimenava, voleva uscire da lì. Anche se non se lo meritava, voleva di nuovo respirare aria fresca. Non aveva mai perso il controllo in quel modo durante il suo soggiorno in cella. Non così tanto da urlare.

Improvvisamente la porta si spalancò con forza insolita, veniva sempre aperta lentamente per il pranzo. Ma purtroppo, capì subito che quello non era l'uomo dei pasti. Cercò di reprimere i singhiozzi mentre una figura avvolta in un mantello nero si stagliava in tutta la sua potenza. Il nuovo arrivato strinse i pugni e si avvicinò a Draco con passo pesante, facendo scricchiolare persino le piastrelle. Il ragazzo scalcio' l'aria, cercando di allontanare lo sconosciuto. Ma venne bloccato dalle sue possenti braccia e dovette fermarsi mentre ormai le lacrime rincominciavano a rigargli le guance. Per cosa era venuto? Voleva ucciderlo, torturarlo, ricattarlo...? Magari anche trasformarlo in uno schiavo pronto ad ubbidire ad ogni ordine.

- No, ti preg-o... Lasciami... Lasciami andare... - Continuò a dimenarsi, ma l'Auror lo bloccò. Sentì un piccolo click e le catene si sciolsero alle sue spalle. Draco sentì un sollievo immenso, mentre capiva che la vita stava riaffiorando, almeno nei suoi polsi. Se li massaggio', stupito e sollevato.

- Non viziarti troppo Mangiamorte -. Disse una voce femminile. Il Serpeverde si rese improvvisamente conto dell'errore nell' aver classificato lo sconosciuto nella classe maschile. "L'uomo" si tolse il cappuccio e da dietro fece capolino il viso di una donna di mezza età. Per poco il furetto non sveni' per lo spavento... Quella era una donna, porca miseria! Una donna con il portamento e la corporatura da uomo. Meno male che non l'aveva detto ad alta voce!

Ma presto l'entusiasmo svani'. La donna afferrò il povero ragazzo per le spalle e lo spiaccico' al muro, girandolo. Prese malamente i suoi polsi e li legò in modo torturevole (What😂?) Con una spessa corda.

Successivamente venne afferrato per il colletto e buttato fuori dal cella a calci. Venne raggiunto dalla donna trans (questa trasformazione l'ho inserita tanto per ridere 😂) che iniziò a trascinarlo per il corridoio. Draco si lasciò condurre, con la testa bassa e i passi pesanti.

Non camminava da giorni e fu un sollievo per lui ricominciare a farlo. Aveva quasi dimenticato come si faceva. Le gambe erano molli e continuano a tremargli, si chiese dove lo stesse portando. Le celle erano sotto terra, ma quella non era Azkaban. Erano le prigioni del Ministero e il ragazzo si chiese quali aule ci fossero sopra la sua testa.

La donna lo condusse in un ascensore vuota e iniziarono a salire. Raggiunsero solo il piano successivo e subito lo spinse a terra. Draco cadde. Non era abbastanza forte per subire tutta quella forza. Una folla di impiegati si sparpaglio' a forma di cerchio intorno a lui mentre cercava si rialzarsi. Fece leva sulle gambe ma era troppo debole per riuscirci, cadde, di nuovo. Provò diverse volte, ma con scarsi risultati. La gente intorno a lui comincio a ridere, a pestargli i piedi, la schiena. E nessuno che lo aiutava.

Guardò supplicando negli occhi di ciascuno dei presenti, ma ci trovò solo vendetta repressa e gioia di poter far provare lo stesso dolore che avevano sopportato loro per la perdita delle famiglie, a uno dei tanti responsabili.

La donna trans ghigno' compiaciuta e iniziò a ridere anche lei. Nessuno che lo aiutava. Tutti che lo additavano, che gli urlavano " Mostro! " " Assassino! "... Draco si sentì malissimo, un dolore sia fisico che morale che dal cuore iniziò a spandersi in tutto il corpo, mentre rincominciava a piangere e a chiedere aiuto. Si trascinò ai piedi di una ragazza bionda che sembrava gentile chiedendo aiuto. Ma ricevette solo un calcio e un insulto, mentre gli altri continuavano a ghignare e a ridere. L'Auror gli tirò un calcio, facendolo gemere per il dolore, mentre scivolava sul pavimento.

Aveva intenzione di portarlo a destinazione a suon di calci? Oppure era già arrivato? Sarebbe diventato il buffone di turno, una specie di pallone gonfiato a cui dare calci? Era meglio la prigione.

Improvvisamente una testa di capelli rossi si fece largo nella folla.

- BESTIE! - Urlava rivolto ai presenti.

- MOSTRI! - Strepito' alla folla.

Ma quello chi era? Sentì delle braccia sollevarlo da terra e ben presto i suoi occhi incontrarono quelli color nocciola di Arthur Weasley. Si dimeno ' dalle sue braccia, tutti tranne lui.

Avrebbe voluto essere stato aiutato persino da Dolores Umbridge, ma non da lui.

Non dal padre di colui che Draco aveva visto la morte senza far nulla. Il dolore si fece ancora più forte. Non poteva essere aiutato da una persona così buona a generosa, aveva visto morire il figlio! E non aveva fatto nulla. L'unica cosa che fece fu andare al funerale di nascosto per poi piangere sulla lapide di Fred Weasley. Ma il danno era ormai fatto.

- Ehi, calmo, calmo -. Gli disse squotendolo dolcemente e facendogli un sorriso. Il povero ragazzo non poté sopportarlo e cominciò a scalciare. Arthur sbuffo' e cominciò a trascinarlo lontano dalla folla che aveva cominciato a ridere ancora di più, alla fine si lasciò condurre a capo basso e passo pesante.

- Quegli stupidi... - Borbotto'. - Avrebbero dovuto condurti al processo del Winzegamot per decidere se darti l'amnistia o portarti ad Azkaban a vita... E invece che fanno? Ti prendono a calci ovviamente. Pensavo che di te avessero un po' di pietà dopo averti lasciato marcire per 2 mesi... -

- Per due mesi? - Il ragazzo si sorprese di aver parlato. La sua voce era spenta, roca. Si stupì persino di avere ancora una voce. Il signor Weasley era ancora più stupito di lui, ma si riscosse subito per non offenderlo.

- Sì, tra 4 giorni è il 1 settembre -. Visto che non si era arrabbiato, decise di fargli un altra domanda.

- Dov'è mia madre? - Il rosso era contento di quella richiesta, come se non aspettasse altro.

- Tua madre è stata in prigione per 1 mese. Poi in assenza del Marchio Nero le hanno concesso l'amnistia e ora vive al quartier generale dell'Ordine della Fenice, con sua richiesta ovviamente -. Aggiunse notando la sua espressione stupita.

- Con l'Ordine della... -

- Sì. Non sopportava l'idea di passare l'estate in quella casa, quindi ha deciso di farsi trasferire -.

- Mio padre?-

- Il suo processo non avverrà, sarà oggi, secondo la tua testimonianza, verrà deciso se dargli l'amnistia o una cella ad Azkaban -.

Draco abbassò il capo, secondo la sua testimonianza avrebbe deciso il destino del padre. Cosa poteva dire? Suo padre lo odiava. Ricordava bene, anche quando era piccolo.



Zabini veniva quasi sempre a casa sua per giocare. Usavano sempre le scope, si sentivano liberi e lontani dalla loro famiglia, che non li aveva mai apprezzati.Quando era ora di pranzo, la signora Zabini arrivava in giardino e urlava loro di andare a tavola. Ma erano troppo lontani per sentirla e arrivavano a pranzo in ritardo.
Anche solo una piccola disubbidienza portava entrambi a subire colpi di Cruciatus quasi fino alla follia. E così aveva imparato ad essere sempre il figlio desiderato dal padre.
Quindi, spedirlo ad Azkaban era una proposta allettante.





I suoi ragionamenti vennero bruscamente interrotti da Arthur che lo spinse dolcemente all'interno di una porta. Alzò lo sguardo per poi ritrovarsi nel tribunale del Winzegamot, con un'assemblea pronto ad accoglierlo per lanciargli pomodori e spedirlo in galera.

- Draco Lucius Malfoy... - Non appena sentì quella voce alzò la testa di scatto. Seduta, al posto di ministro, c'era Dolores Umbridge che sbatteva le ciglia come una ragazzina viziata. Lui impreco' e si chiese come una persona del genere sia potuta diventare primo ministro. - Prego, si accomodi... - Continuò lei, con un sorriso da schiaffi e indicando con il dito una sedia piena di catene al centro della sala.

Lui sbuffò e si diresse verso la sedia, passo dopo passo, con il capo basso. Poté giurare di aver sentito qualcuno ridere durante la sua passeggiatina per arrivare al mobile. La corda gli si era magicamente sciolta non appena era entrato.Si sedette e le catene tintinnarono per poi avvolgerlo come un serpente fulmineo. Draco si spavento' e la gente intorno a lui rise.

Il rospo iniziò ad elencare ad alta voce tutte le sue colpe, discutendole con gli altri. Il ragazzo avrebbe voluto ribattere, ma non gli lasciarono neanche un secondo per prendere la parola. Discutevano sul suo destino senza chiedergli il suo parere, come se ormai tutti volessero che Draco Malfoy fosse sbattuto ad Azkaban il prima possibile. Allora la sua presenza il sala a cosa serviva se non lo guardavano neanche? Pian piano le voci che litigano sul suo destino diventarono nei bisbiglii, mentre i maghi si raggruppavano per non far sentire nulla.

Il povero ragazzo sospirò e abbassò il capo, sicuro che la sua libertà sarebbe finita in quell'aula.

Dolores Umbridge si girò e batté il martello sul banco.

- COLPEVOLE! -
- Colpevole di crimini contro i babbani, torture, omicidi di massa, collaborazione con il Signore Oscuro, tentato omicidio di Albus Percival Wulfric Brian Silente, furti... E per tanto, lei sarà condannato ad Azkaban per il resto della sua vita insieme al padre -. Finito di parlare tutti appaludirono e si alzarono dalle sedie, pronti ad uscire. Draco abbassò lo sguardo, si meritava tutto ciò, eppure non poté che essere triste per aver perso la sua vita a soli 18 anni.

Anzi, sarebbe stato meglio morire, finite in quella prigione era ancora peggio.

Una lacrima si fece strada sulla sua guancia, non avrebbe mai più rivisto sua madre. Non avrebbe mai più potuto sentirsi rassicurato da lei, coccolato, abbracciato e incoraggiato. Successivamente lei sarebbe morta per il dolore per aver perso la famiglia. Ricaccio' indietro le lacrime, non lo avrebbe mai permesso. Sarebbe evaso dalla prigione per salvare sua madre, anche se ciò poteva portarlo solo all'inferno una volta morto. Ma lo avrebbe fatto comunque.

Una squadra di Auror era pronta per scortarlo verso la sua nuova casa, quando all'improvviso il portone si spalancò. Tutti i presenti che erano usciti rientrarono e le attenzioni furono rivolte ai nuovi arrivati, compresa quella di Draco. Erano stupiti,chi osava fare irruzione così durante un processo? Dolores Umbridge li avrebbe squartati, nessuno era più importante di lei, nessuno aveva più potere di lei... Nessuno tranne...

Dal portone comparvero tre persone avvolte in mantelli neri. Si potevano sentire gli stivali di gomma bagnata che si appoggiavano sul pavimento dell'aula silenziosa. Tutti erano stupiti dei nuovi arrivati, Malfoy compreso. Erano in tre e una di loro era una donna.

Un ragazzo al centro, occhialuto, capelli neri e ribelli, occhi verde smeraldo e una cicatrice sulla fronte.

Harry Potter.

Un ragazzo sulla sinistra, occhi azzurri, capelli pel di carota e lentiggini sulle guance.

Ron Weasley.

E alla fine...

Lei.

Un bellissima chioma di capelli castani, ricci e indomabili, occhi color nocciola e portamento potente.

Lei, il suo amore segreto, Hermione Jean Granger.

- SIGNOR POTTER! - Esclamò il rospo. - Come osa fare irruzione durante un processo simile? -

Harry alzò il capo e ghignò, fiero della situazione. Intanto il Golden Trio si era riunito intorno alla sedia di Draco, sciogliendo le catene, con stupore di tutti. Il Malfoy strinse le nocche fino a farle diventar bianche per lo stress. Cosa stavano facendo quei pagliacci?

- Punto primo Dolores, questo processo è illegale e tu lo sai bene -. Tutti borbottarono, nel Mondo Magico, Harry Potter aveva persino più potere dello stesso ministro e se avesse voluto liberale Draco Malfoy, avrebbe potuto farlo anche in assenza di prove.

- Come? Non è illegale! - Brontolo' lei.

- Sì invece -. Ribatte freddo. -Voi stupidi corvi non ve ne siete mai accorti. Sempre chiusi in ufficio a risolvere situazioni che vengono soltanto testimoniate, senza scoprire la vera realtà dei fatti. Draco Malfoy ci ha salvati quella volta, al Manor, facendo finta di non conoscerci. E Narcissa invece mi ha salvato quando ha mentito sulla mia morte. Hanno diritto di rimanere in libertà. E tu, Dolores Umbridge, tu hai collaborato con il Signore Oscuro e ora stai facendo la buona buonina facendo finta che tutto ciò non sia vero -. In sala scoppiò una grande pandemonio, che venne messo a tacere dal ministro.

- Signor Potter, lei non ha alcun diritto di insultarmi in pubblico, ma comuqnue accoglieremo la sua richiesta di concedere a Draco Malfoy l'amnistia, ma per Lucius Malfoy non abbiamo scelta -. Il salvatore dovette annuire e la sala si sciolse.

Il Magico Trio stava per andarsene quando sentirono Draco bisbigliare: - Grazie -. Mentre una lacrima cadeva. Fecero finta di non averlo sentito, come lui sperava, si sorrisero e se ne andarono.

Malfoy venne sorpreso, qualche minuto dopo, a piangere da solo in sala tribunale, ancora incatenato, da Arthur Weasley. Lui gli sorrise e lo slego'. Successivamente gli disse: - Vieni Draco, ti porto da tua madre -. Mentre il Malfoy si faceva trascinare via, riuscì ad abbozzare un piccolo sorriso, anche se non venne visto.

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Capitolo 2
*** 3 giorni alla Tana ***


3 GIORNI ALLA TANA
 


I 3 giorni successivi, Harry, li passò alla Tana.

Da quando la guerra era finita, rimaneva molto più tempo per dedicarsi alle propire passioni e ai divertimenti.

I Dursley si erano trasferiti in una baita sperduta sulle Alpi Svizzere e ci aveva messo 1 mese per locallizarli, quelli lì volevano proprio starsene fuori dai guai. Quando era andato a bussare alla loro porta per chiedere aiuto, gliel'avevano sbattuta in faccia. Neanche il Salvatore del Mondo Magico poteva rilassarsi? Allora la Signora Weasley gli aveva chiesto (lo aveva obbligato) a passare tutti i 3 mesi dell'estate lì alla Tana.

La battaglia di Hogwarts gli aveva lasciato numerose cicatrici dentro di lui, che non sarebbero mai sparite. Ricordava ogni santissimo minuto, tutte le vittime di quella guerra insensata, ma soprattutto, quelle morte a causa sua, per proteggerlo. Era stata un'orribile esperienza, lui aveva sempre desiderato vivere una vita semplice ma felice. E invece, il giorno del suo 11 compleanno si era ritrovato nel bel mezzo di una guerra che non aveva neanche voluto, un destino che era apparso sopra la sua testa senza averlo richiesto.

Certe volte se ne stava seduto sul letto, con le finestre chiuse che gettavano la stanza in una triste ombra. Pensava a tutto ciò che era successo.

Per colpa di uno stupido mezzosangue arrabbiato c'erano state migliaia di vittime e anche nel mondo dei babbani! Pensava a tutte le persone che, come Hermione, erano state torurate oppure erano state costrette a fare un incantesimo di memoria ai loro cari... Poi magari alcuni non erano sopravvissute. Ricordava i cadaveri dei suoi amici e delle persone che lo avevano protetto tra le macerie di Hogwarts, sicuro che non gli avrebbe mai più rivisti.

Tutti avevano dentro di sè un vuoto totale, impossibile da riempire. Si immaginava i famigliari delle persone decedute, piegate in due verso il loro cadavere e pregando che tutto ciò fosse solo un incubo.

Neanche dopo la sconfitta di Voldemort la guerra si era del tutto conclusa. Rimanevano ancora migliaia di Mangiamorte in libertà, come colei che era al posto di Ministro. Dolores Umbridge era rimasta per tutto il tempo nascosta dietro la veste di Voldemort a fingersi innocente e dopo la sua caduta era passata dalla loro parte.

A quel tempo il ministero era nel caos e non si poteva verificare che dicesse la verità o meno. La guerra era finita, certo, ma gli attacchi dei Mangiamorte erano sempre e comunque frequenti. Il ministero era troppo stordito per poterli catturare, senza contare che la Umbridge non aveva neanche dato l'ordine. Se ne stava seduta lì, sulla sua bella poltroncina, continuando a dire che tutto procedeva per il meglio. Ma la gente moriva ancora...


La guerra era finita e lui poteva dedicarsi a pieno tempo su come riconquistare Ginny, l'amore della sua vita. L'aveva lasciata, quella volta, al funerale di Albus Silente e da lì non si erano quasi più parlati. Gli faceva male tutto ciò, ma ora poteva riprendersela.

L'occasione si presentò proprio uno di quei 4 giorni...

Alle 8.00 suonò quel frastuono di una veglia di Ron, nella sua stanza puzzolente e disordinata. Harry stava dormendo tranquillamente, uno dei poche nottate in cui riusciva a dormire anche 7 ore, stava sognando...

Voldemort era lì, spalle al muro al binario 9 e 3/4 di King Cross, che gli sbarrava il tratto per andare ad Hogwarts. Stranamente Harry si era preparato ad un attacco del genere e quindi sguainò la bacchetta, lasciando il carello. I babbani intorno a sè non si accorsero di niente, ma gli amici al suo fianco sì, così estrassero anche loro l'arma.

- Allora Harry... Ci reicontriamo... - Lui si tappò le orecchie. Il suono che usciva dalla sua bocca era una specie di sibilo, ma non il serpentese. Come se la voce venisse da migliaia di chilometri di distanza mentre in realtà era lì. Il suo eco eccheggiò in tutta la stazione, ma tutto si era immobilizzato, tutto tranne lui ed il Bambino Sopravvissuto.

- Sai Potter... - Sibilò mentre il suo abito nero ondeggiava tra i muri. Mentre parlava volteggiava sopra la sua testa, come un avvoltoio pronto a prendere la sua preda. - Io non ho mai voluto questo destino, come tu non hai mai voluto il tuo... Ma purtroppo è succeso così. Quella stupida di mia madre mi ha concepito sotto un filtro d'amore e quindi, sono nato così... Incapace di amare o provare sentimenti. C'era quel vuoto dentro di me, quel vuoto che speravo di colmare con il potere, ma ahimè, capii subito che non era così. Mi sentivo vuoto perchè non potevo provare amore, e così come piccola vendetta personale compii questo sterminio. Sai, vorrei pentirmene, ma non posso. Perchè? Perchè non ne sono capace. Anzi, sono felice di tutto ciò che ho fatto, beh felice è una parola grossa per uno come me, ma comunque ne sono soddisfatto. Se fossi stato un normale serpeverde, magari uno come Malfoy, avrei solo voluto vivere nel lusso ma tranquillo... c'è giustizia nella vita Harry? -

Quella voce era come quella di un bambino, con qualche malattia impossibile da curare che di diceva : " Che ho fatto di male io per meritarmi questo? Non c'è giustizia al mondo... "

- Sì, Harry, proprio così. E so per certo che tu hai provato queste stesse cose. Ma non sei stato l'unico a provare certe emozioni a parte me... Draco, Draco Malfoy è nella tua stessa barca. Anche lui ha ricevuto un destino mai voluto, un'enorme responsabilità che l'ha quasi portato alla morte... Ma voi due potete ancora cambiare, potete crearvi una nuova vita... -

- È colpa tua -. Sentenziò Harry corrucciato. - È colpa tua se è successo tutto questo -. Doveva essere matto, stava parlando alla sua stessa immaginazione, ovviamente. Voldemort era morto e quello non era altro che un sogno. Gli capitava spesso di rivederlo durante la notte, mentre dormiva, ma quella volta era diversa. Non c'era più quel duello all'ultimo sangue, con altre numerose vittime. No. C'erano solo loro due e il Signore Oscuro che gli rivelava i suoi segreti più nascosti. Sinceramente, era certo meglio del duello all'ultimo sangue, ma come ogni volta, non desiderava altro che svegliarsi nella calda e accogliente stanza della Tana senza nessun teschio che gli sibilava all'orecchio.

- COLPA MIA?! - Urlò Voldemort mentre roteava più in fretta nel cielo, intanto la stazione stava iniziando a crollare, i detriti cadevano e attraversavano le persone. - SÌ MA CERTO! È SEMPRE STATA TUTTA COLPA MIA, COLPA MIA SE QUELLA CRETINA DI UNA MIA MADRE MI HA FATTO QUESTO EH? COLPA MIA! - Harry si tappò le orecchie, quell'urlo stava diventando insopportabile.

- Sai dove sono in questo momento? Sono all'Inferno, condannato non per colpa mia... Il caro e vecchio Lucifero mi ha dato un lasciapassare per antrare nel tuo corpo e rimediare ai miei sbagli. Ma santo cielo, è stata la decisione più brutta che avrei mai potuto prendere! Ti rendi conto? Sono qui, nel tuo cuore ed è un posto orribile! È pieno di allegria e colori, non c'è un piccolo angolo buio e nero? - Harry era completamente paralizzato. Quindi quello era il vero Voldemort che risaliva dall'Inferno per dragli consigli sulla vita? Un mono parallelo, ne era certo. E oltretutto, invece di augurargli una morte lenta e sofferente, iniziava a fare commenti sulla bellezza del suo cuore. Cosa?

- Uh, eccolo lì! L'angolo del tuo cuore pieno del dolore per le vittime della guerra, penso che si starà bene qui -. Disse Voldmeort mentre non si muoveva neanche. Improvvisamnete sentirono il rumore di una sveglia. Tom alzò gli occhi al cielo. - Ti devi svegliare Potty, il tuo coso rosso ti vuole. Guarda che anche quando sarai sveglio mi impegenrò a rendere la tua vita un inferno, ti auguro tutto il male del mondo Harry....- Okay, ora era tutto più chiaro.


Harry si tappò le orecchie, il suo amico non poteva scegliere un sveglia migliore?

- Miseriaccia Harry! - Mugugnò lui. - Spegni subito quella cavolo di sveglia! -

- IO? - Borbottò. - Devo farlo IO? Ma non sei te quello appassionato di sveglie spaccatimpani da programmare ogni mattino alle 8.00? -

- No, è mio padre... - Borbottò prima di alzarsi e spegnere quel frastuono.

In quel momento una furia dai capelli rossi sfondò la porta con un calcio, piombando nella stanza. Harry indossò gli occhiali, anche se non gli servivano per capire che quella era Ginny. Improvvisamente la furia si bloccò di colpo e lui si chiese cosa diamine potesse averla fermata. Dopo essersi messo gli occhiali capì perchè lei si era fermata di botto. Era arrossita. Il Grifondoro dormiva in mutande, per il caldo estivo, e in quel momento la coperta era scivolata via, mettendo in risalto il suo fisico da quidditch. Harry si sentì in imbarazzo, questo voleva dire che provava ancora una certa attrazione verso di lui.

Harry arrossì.

Ginny arrossì.

Harry abbassò il capo.

Ginny abbassò il capo.

Ron si guardò intorno stralunato. - Ma che succede?! - Urlò interrompendo quella magica atmosfera. Entrambi i ragazzi gli lanciarono un'occhiataccia. - Non capisco, sul serio! - Urlò di nuovo.

Ginny fece dietro-front e uscì dalla stanza, subito dopo seguita da Harry. Il rosso si guardò intorno sospirando, non aveva ancora capito.

Il Potter si vestì mentre ripensava al suo piccolo scambio di sguardi con Ginny, pochi minuti prima. Le era mancata, la piccola di casa Weasley, in tutti quei mesi. Quando non aveva fatto altro che cercare gli Horcrux e rischiare la vita ogni giorno, senza la possibilità di rivederla. Quando tutte le notti controllava sulla Mappa del Malandrino se il suo nome girasse per i corridoi o a dormire nella Torre. Era preoccupato, preoccupato di non poterla mai più rivedere, ma invece, dopo la sconfitta di Voldemort, tutto si era risolto per gli meglio. A proposito del Signore Oscuro...

Improvvisamente ricordò il sogno che aveva appena fatto. Non era possibile. Come poteva il Signore del Male, ritornare dall'Inferno per dare lezioni di vita agli adolescenti? E soprattutto, perchè nella sua testa? Poi cosa aveva detto riguardo a Malfoy? Che era distrutto, abbandonato?

Questo era vero, l'aveva visto il dolore nei suoi occhi, il giorno prima, durante il processo. Ma ora non poteva più farci nulla, quando 3 giorni dopo sarebbe ritornato ad Hogwarts, Malfoy Junior sarebbe rimasto a casa, in compagnia della madre, si sarebbe fatto un nuova vita, lontano dal male e lontano da tutti. Era un destino crudele, certo, ma loro avevano fatto tutto ciò che potevano.

In teoria il processo non doveva esserci, Draco Malfoy doveva essere immediatamente sbattuto ad Azkaban già solo con la presenza del Marchio Nero e la testimonianza di alcuni maghi dopo averlo visto collaborare con i Mangiamorte. Avevano fatto di tutto, per farlo uscire di lì. Perchè loro sapevano, che quel ragazzo era stato solo una pedina tra le mani del Signore Oscuro, senza scelta. E se quello dentro di sè era davvero Lui, avrebbe dovuto tirarlo fuori in ogni modo.

Harry scosse la testa, mentre si "Pettinava" i capelli. Non poteva essere lui. Non era neanche provata l'esistenza dell'Inferno e adesso credeva alla sua stessa immaginazione? Non era possibile, forse si era fatto troppo prendere dal fatto che Voldemort gli faceva un po' pena, ma uno come lui non poteva essersi pentito. Fantasticava troppo, ora che finalmente il mondo era in pace, non doveva scatenare una guerra da solo, semplicemente per uno stupido sogno. Si infilò gli occhiali e scese a colazione.

La tavola era piena di prelibatezze, brioche, bacon, uova, pancetta, pane tostato, mermellate varie, piadine, prosciutto, affettati, persino un piatto di zuppa. Molly era indaffarata a preparare tutto e a rendere più presentabile possibile la sedia dell'ospite, visto che la maggior parte erano piene di termiti. Harry sorrise, adorava quella famiglia.

- Oh, Harry caro... Vieni pure, ma guardati, sei tutto pallido, vieni a mangiare su! - Disse lei, mentre lo scortava personalmente verso il suo posto a tavola, come per paura che qualche Mangiamorte spuntato dal terreno lo aggredisse. La sedia del ragazzo era, ovviamente, accanto a Ginny, la quale si stava ingozzando con il cibo e non appena il ragazzo si sedette al suo fianco, per poco non si strozzò davvero, mentre con il tovagliolo cercava di sbarazzarsi delle briciole di pane, sulle sue labbra. Lui rise e la rossa avrebbe preferito seppellirsi come un morto o andare a vivere nelle tane degli gnomi sul retro del giardino, piuttosto che stare lì. Infatti scappò via.

George sorrise. Erano rare le volte in cui sorrideva, dopo la morte... Emh... L'incidente con l'unico membro della famiglia non presente. Era un bel ragazzo, ma ultimamente si vestiva sempre di grigio, passava tutto il tempo al lavoro, senza ombra di sorriso e dormiva poco la notte. L'unica cosa che gli piaceva era ficcanasare nelle cotte altrui, infatti aveva scoperto che Ginny e Harry erano cotti, anzi, scotti, Ron ed Hermione avevano una relazione segreta, Percy si vedeva con una certa Audrey, Charlie aveva da poco lasciato la sua ragazza, Bill aveva messo incinta Fleur da pochi giorni e mamma e papà avevano qualche scappatella notturna in posticini romantici, mentre tutti dormivano. Lui invece riusciva ancora a mantenere nascosta la sua relazione con Angelina, quella del Ballo del Ceppo.

- Dai Potter, si vede che siete cotti l'uno dell'altra, vacci a parlare così la smettete di lanciarvi certe occhiatine -. Disse George con un sorrisone e una strizzatina d'occhio. Ron gli diede una piccola pacca sulla spalla e gli altri iniziarono ad incitarlo. Alla fine si arrese e iniziò a cercare Ginny per la casa.

La trovò sulla terrazza del primo piano (come facesse a stare in piedi... Mistero), mentre tormentava un povero fiorellino con le mani. Certe volte alzava la testa di scatto, verso il cielo, come aspettarsi che arrivasse un gufo. Harry si fece coraggio, doveva subito dirglielo, Ginny era l'unica cosa che gli permetteva di stare in piedi dopo tutto ciò che era successo... Non poteva perderla, aveva perso troppe persone, durante quella guerra. Con una mano si sistemò i capelli all'indietro, si raddrizzò gli occhiali (che continuavano a scivolargli giù per il sudore dovuto allo stress) e si lisciò le pieghe del vestito, controllando di non puzzare.

- Emh, emh... - Disse cercando di attirare l'attenzione verso di sè. Ginny si girò di scatto, spaventata, mentre lasciava cadere il fiorellino.

- No! - Urlò mentre il fiore cadeva giù. Harry capì di aver fatto subito un'impressione orribile, anche se non c'era bisogno di disperarsi così tanto per un fiore... - Me l'aveva regalato una mia amica, prima della battaglia. Era fatto di cristallo, ci tenevo tanto... Poi lei è... - Lui la zittì e con un movimento di bacchetta, il fiore ritornò su perfettamente integro. Ginny lo abbracciò, compiaciuta, anche se avrebbe preferito un bacio.

Lei si allontantò, ma venne trattenuta dal ragazzo, che continuava a stringerle le mani. Doveva dirlo, nonostante la paura di essere rifiutato, nonostante lo stress, rivoleva la sua fidanzata indietro.

- Ginny... - Disse lui, mentre con le dite le accarezzava il palmo delle mani ancora tra le sue. - Senti... Ti ricordi, quella volta, prima che partissi, che mi avevi promesso che se fossi sopravvissuto, saremmo ritornati assieme... - Disse tutto d'un fiato. Ginny non rispose e Harry fu pervaso da un senso di paura immensa. Era preoccupato di poterla perdere, aveva paura. Quella magnifica ragazza dai capelli rossi, era la sua unica possibilità di poter crearsi una nuova vita dopo la guerra, senza di lei aveva paura di potersi deprimere. E poi l'amava, l'amava terribilmente, da quando si era accorto dei suoi sentimenti per lei, non aveva fatto altro che continuare a pensarci. Ginny sembrava non intenzionata a rispondere.

- Ginny... - Riprese lui con un sospiro. - Io ti amo -. In quel momento la ragazza sembrò ritornare nella realtà dopo un lungo sogno ad occhi aperti, si riscosse, e baciò Harry.

Da quel momento erano ufficialmente insieme.

La notizia che loro si erano fidanzati fece il giro della Tana in pochi minuti. George gli fece un occhiolino e gli diede una pacca sulla spalla talmente forte, che per poco Harry non rischiò di cadere con la faccia nel fango trascinandosi la fidanzata con sè. Molly e Arthur iniziarono a piangere con un fazzolettino rosa di stoffa, tipica scena scena da matrimonio, mormorando: "La mia bambina...", accompagnati dal pianto urlatore di Teddy Lupin, battezzato un mese prima e vissuto alla Tana. Percy corse subito ad abbracciarlo e lo informò su come trattare le ragazze e l'eventuale arrivo di una cicogna, così solo per sprecare tempo. Ron sembrava intenzionato ad uccidere qualcunque creatura che si fosse mossa davanti o intorno a lui.

Reputava Ginny ancora la sua piccola sorellina, intoccabile da qualsiasi ragazzo, soprattutto dal suo migliore amico. Ma improvvisamente George gli sussurrò: - Però quando tu ed Hermione vi siete fidanzati, avevate la stessa età... - E lui divenne rosso dalla vergogna.

Quella notte, prima di addormentarsi, Ron non lo aveva neanche guardato o squadrato, il che voleva dire che era proprio arrabbiato. Ma nonostante il broncio del suo migliore amico, Harry si addormentò con un sorriso abete stampato con il pennarello indelebile sulla faccia.

Era in una stanza completamente al buio, pochissimi spiragli di luce passavano dalle taparelle mezze rotte e gettavano ombre sinistre all'interno dell'aula. Era ormai notte e la luce fioca della Luna metteva in soggezione tutto ciò che circondava Harry. Sembrava la stanza di una vecchia catapecchia, tutti i mobili erano rotti, con le termiti che mangiavano gli angoli o i cassetti, dalle poltrone uscivano molle e imbottiture, le taparelle erano mezze rotte, la porta non c'era e sul pavimento mancava qualche piastrella.

Harry vide una strana figura, seduta sulla poltrona in fondo. Era nera e incappucciata, con una mano completamente bianca e scheletrica, sembrava una specie di lampada al neon in tutta quella oscurità.

La figura alzò la testa di scatto.

Era Voldemort.

Harry era preparato e cercò di prendere la bacchetta. Peccato che non ce l'avesse. Il Signore Oscuro alzò gli occhi al cielo, nella buffa imitazione di una maestra che insegna ad usare il tovagliolo ad un bambino di 4 anni.

- Harry, Harry, Harry... Pensi davvero che io ti lasci usare la bacchetta durante le nostre chiacchierate notturne? - Al ragazzo si gelò il sangue nelle vene, quel Voldemort sembrava lo stesso della sera prima. Ma continuò a sperare che non ci fosse nessun collegamente tra lui e l'Inferno.

- Comunque, il tuo amore per quella... - Storse il naso in una smorfia schifata. - Weasley... Bleah! No, ma dico, dovevo proprio mettere un mio Horcrux dentro un ibecille come te? Lo sai vero che senza tutti gli altri te non saresti sopravvisuto neanche al primo anno? - Harry non lo ascoltò. Era solo un personaggio della sua immaginazione, non doveva dargli retta. - Harry, Harry, Harry... Sono venuto a dirti solo una cosa. Il mio capo mi ha detto che io sarei potuto ritornare sulla Terra solo ad una condizione. Aiutare il mio peggior nemico in una missione -.

- Quale missione? - Ed ecco che tutti i suoi propositi per non ascoltarlo andarono a farsi benedire. Voldemort stava per rispondere quando il ragazzo sentì uno srtrano suono .Una sveglia. Tempismo perfetto. Sbuffò, mentre il sogno si dissolveva e si svegliava nella disordinata camera di Ron.


Non appena aprì gli occhi, trovò il suo amico a guardarlo come un maleintenzionato guarda un mucchio di soldi. Insomma, non aveva ancora capito che sua sorella era abbastanza grande per decidere con chi stare?

- 'Giorno Ron -. Disse Harry sbadigliando, sperando di non peggiorare il suo umore.

- Ciao Harry... - Rispose lui, freddo e distaccato. Il moro rimase a fissarlo per un po', per poi ricordarsi del sogno.

Aveva l'enorme paura che fosse la realtà, insomma, non si sogna due volte lo stesso fatto con addirittura il continuo della sera prima! È impossibile! Ma era anche impossibile che Voldemort fosse nella sua testa, visto che era morto. Stranamente, questa cosa non lo convinceva. Avere l'uomo più malvagio di tutti i tempi dentro di sè, non era molto rassicurante, soprattutto se lui poteva potenziarsi con la tua forza vitale e risorgere. A quel pensiero, Harry, rabbrividì. Conoscendolo, poteva anche essere possibile. Doveva parlare con i suoi amici, il prima possibile.

La voce della Signora Weasley che urlava a loro di alzarsi fece tremare tutta la casa. Ma Ron non sembrava intenzionato a lasciare le calde lenzuola.

- RONNIE! - Urlò stranamente la voce di George, tutto felice. - ALZATI, C'È HERMIONE! - E all'improvviso, come se sotto al sedere avesse una molla, scattò in piedi e corse giù più veloce di Barry Allen. Il Potter guardò meravigliato la scia rossa che il suo amico aveva lasciato, se il nome della loro amica lo faceva muovere così in fretta, allora c'era quaclosa che non quadrava. E Harry, con ghigno stampato in faccia, era pronto a scoprirlo.
Scese le scale tranquillamente, ancora con il pigiama a righe, giusto in tempo per vedere un esaltata Hermione (accompagnata dai suoi genitori ritrovati) abbracciare un rossissimo Ron. Eh sì, qui gatta ci cova. Poi lei vide Harry e abbracciò anche lui, solo non nello stesso modo con il quale aveva salutato il suo amico. Non c'erano dubbi, c'era qualcosa sotto.

Ginny scese le scale, colpita da tutto quel fracasso, per poi fare un urlo di gioia e andare a rifugiarsi tra le braccia della sua amica. - Ragazzi -. Disse Harry, improvvisamente serio e interrompendo quella fantastica atomsfera. Tutti i suoi amici si girarono verso di lui, preoccupati. Cosa mai poteva essere successo? - Vi devo parlare, il prima possibile -. Tutti si guardarono stupiti, sembrava abbastanza grave. Quindi, decisero di seguirlo.
Il ragazzo li condusse nel giardino della Tana.

L'erba era secca per colpa del sole estivo, gli alberi si stavano ingiallendo e l'acqua nel piccolo stagno era diminuita. Nel pollaio non c'era praticamente nessuna gallina, o tutte al riparo, o direttamente diventate polli arrosto a furia di stare sotto al sole. Forse non avrebbe dovuto uscire, sarebbe stato meglio rimanere nella sua camera con magari un dissennatore ad alitargli addosso. Si sedettero su un tronco bollente appoggiato a terra, un po' all'ombra. Non si sarebbero stupiti se all'improvviso avesse preso fuoco. Cercarono di proteggersi dai raggi del sole con le mani, ma era praticamente inutile.

- Cos'è successo Harry? - Chiese Hermione preoccupata. Lui si prese la testa fra le mani, si sentiva uno stupido. Preoccuparsi per un semplice sogno, cosa gli diceva la testa? E oltretutto i suoi amici credevano che fosse qualcosa di grave, invece di una stupida ipotesi su uno stupido sogno. Quasi quasi decise di non dire niente.

- Stai bene? - Chiese Ginny, tutta preoccupata. Si morse il labbro, non aveva scelta. O la va, o la spacca.

- Ho sognato Voldemort -. Disse tutto d'un fiato. Gli altri si guardarono, leggermente increduli.

- È normale Harry, è appena finita la guerra, trovo sensata la presenza di incubi, anche io li faccio ancora -. Spiegò Ron. Ecco, che stupido che era stato. Era ovvio che quello fosse solo un sogno dovuto allo stress, ma volle comunque continuare, meglio prevenire che curare.

- No, no, Ron, non capisci... - Provò a dire. - Ho sognato Voldemort che... Diceva di essere entrato nel mio corpo, dopo che il Diavolo gli aveva affidato una missione. Praticamente lui vive dentro di me... E me l'ha detto due volte, in due notti differenti -. Replicò. Hermione gli posò una mano sulla spalla, scuotendo la testa.

- Harry, per me è solo una coincidenza. Forse un po' troppo stress per quello che ci è successo negli scorsi mesi, hai i nervi all'erta, una costante paura che in realtà tutto ciò non sia finito. Ma la guerra non c'è più, Voldemort è morto, possiamo farci una vita, adesso -. Spiegò lei. Il ragazzo si sentì all'improvviso un imbecille, Hermione aveva ragione. Era tutto nella sua testa, ora era libero di farsi una vita.

- Ma teniamo comuqnue gli occhi aperti, eh? - Gli strizzò l'occhio Ginny.

- Beh... - Sospirò Ron mentre si alzava e si scricchiolava le dita. - Se proprio dobbiamo morire... - Continuò guardando Hermione. La prese in braccio facendole fare un caschè e una giravolta, per poi stringerla a sè. - Meglio far sapere a tutti di noi... - Le bisbigliò, per poi baciarla.

Harry e Ginny ammutolirono, non sapevano che quei due avessero una relazione! Erano rimasti sotto shock. La rossa si alzò di scatto, spaventando il fidanzato. Poi fece un urlo di gioia e iniziò a correre per il giardino, urlando e saltando.

- WOOOOOO! LA MIA OTP È CANONNNNNNN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! -

E la giornata continuò così. Un Harry Potter che cercava di fermare un'esaltata Ginny Wealsey che saltava di qua e di là strillando cose incomprensibili, un' Hermione Granger e Ron Weasley che si mangiavano la faccia ogni secondo possibile ed immaginabile, un George Weasley che gli stolkerava in silenzio, scattando foto da dietro un cespuglio, un Arthur e Molly che piangevano in silenzio mormorando. "I miei bambini..." e un Percy Weasley che dava consigli inutili sull'arrivo di cicogne. Senza offesa caro Percy, ma avevano solo 18 anni...

Quella notte, ovviamente, Harry non sognò Voldemort. Non era reale.

Il giorno dopo, era l'ultimo che rimaneva prima di andare ad Hogwarts. Stranamente, la McGranitt aveva scelto di inviare a tutti coloro che avevano affrontato la guerra, la lettera di ammissione. Loro avevano accettato, volevano assolutamente finire gli studi.

Quel mattino, Harry si alzò prima di tutti gli altri. La sera prima era andato a letto molto presto e aveva perso la voglia di dormire. Scese in cucina, ancora in pigiama, con gli occhiali storti e i capelli spettinati. Il sole stava sorgendo, ma la casa era ancora nell'ombra, al buio. Non un' oscurità inquietante, un luogo che sapeva di casa. Sì, per Harry quella era una specie di casa.

Nella sala da pranzo sentì delle voci, non volle disturbare, quindi fece per risalire le scale, ma un nome sentito in quella conversazione gli fece venir la voglia di origliare.

- Draco Malfoy... -

- Cosa Arthur, cosa c'entra quel ragazzo? -

- Mi preoccupa. Non è più lo stesso ormai, l'ho capito quando l'ho riportato a casa, quando l'ho visto mentre veniva picchiato dalla gente normale... Non è colpa sua se è finito in questo pasticcio -.

- Ohhh caro... -

- No Molly, rischia di rovinarsi la vita in questo modo. Non sappiamo neanche che fine farà, sarà la feccia del mondo magico, non potrà neanche più girare liberamente per le strade, fare una passaggiatina in santa pace... Io, non so davvero cosa è preso alla gente... -

- Non si può far niente caro? -

- No tesoro, non possiamo più far niente ormai. O quel ragazzo troverà qualcuno pronto a sostenerlo, o probabilmente, non sopravvivrà ancora per lungo -.

- Morirà? -

- Probabilmente sì cara, ma spero che qualcuno capisca che in realtà è innocente e che lo aiuti. Non si merita questo, non è colpa sua. È stato solo una pedina nelle mani di Voldemort, a quante altre persone è successa la stessa cosa? -

Molly lo abbracciò e il padre dei Weasley fece un sospiro.

Harry si sentì un po' triste per Malfoy, nonostante fosse stato preso in giro e odiato da lui per anni, non era giusto trattarlo così. E Arthur parlava anche del fatto che probabilmente non sarebbe sopravvissuto per lo stress, la tristezza... Nonostante tutto, non riusciva a sopportare la vista del suo corpo che veniva messo in una tomba, morto per colpa degli altri. Ma non poteva più farci nulla.
Girò la testa, giusto in tempo per vedere George Weasley far cadere una lacrima e correre via, da solo, nella sua stanza. *
Ma cosa stava succedendo?

La giornata proseguì senza intoppi, Harry non parlò di Draco, ma quel pensiero continuava a rimbombargli nella testa, senza dargli tregua.

Il giorno dopo erano pronti per ritornare ad Hogwarts.





* Per chi non lo sapesse, Draco Malfoy è andato al funerale di Fred, senza farsi riconoscere. L'unico ad essersi accorto di lui è stato il fratello gemello, promettendogli però, che non lo avrebbe detto a nessuno. Ecco perchè lo vediamo piangere, in confronto agli altri sa molto di più sul suo conto, sapendo che ciò, non lo meritava affatto.


So che sembra strano il fatto che Harry ami Ginny e che draco ami Hermione anche se questa è una Drarry... Vi dico subito che nella prima parte della storia i sentimenti dei personaggi saranno quelli decisi dalla Rowling, per poi stravolgere tutto perchè... Noi Drarry shipper siamo cattiveh ;D



RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE HANNO INSERITO LA STORIA TRA LE SEGUITE E CHE HANNO RECENSITO, NON ME LO ASPETTAVO GIÀ AL PRIMO CAPITOLO! ;D

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Capitolo 3
*** Espresso per Hogwarts ***


ESPRESSO PER HOGWARTS



Per Draco, quei tre giorni, furono tremendi.

Dopo il processo, il signor Weasley, l'aveva affidato a sua madre e, dopo un abbraccio e un bacio in fronte, se ne era andato.

Quella casa era buia, molto buia. Essendo la vecchia casa dei Black, maghi ricchi e purosangue, non poteva aspettarsi nient'altro. Era stato uno shock, per lui, venire a sapere che la stessa casa in cui avevano vissuto i Black, fosse diventata il quartier generale dell'Ordine della Fenice. Erano stati proprio bravi a nascondersi, con anche tutti quegli incantesimi difensivi.

Draco si ritrovò davanti alla porta di una casa spuntata all'improvviso, con niente in mano e un gran dolore nel petto per essere stato salvato da quell'uomo. Non se lo meritava.

Iniziò a camminare in un lungo corridoio buio e stretto, senza finestre nè fiaccole, per poi inciampare in uno strano portaombrelli a forma di zampa di drago. Le tende rosse e impolverate alla fine del corridoio si aprirono all'improvviso, facendo saltar fuori un quadro sul quale c'era il ritratto della madre di Sirius .

- FECCIA IGNOBILE CHE HA POPOLATO LA MIA CASA... - Draco si avvicinò, curioso, finché non venne visto. - TRADITORE DEL PROPRIO SANGUE... OH! Draco, ma che piacere vederti! - Urlò tutta contenta. - Avvicinati dai! Fai vedere quanto sei cresciuto... - Lui obbedì, piuttosto sotto shock. - Ma wow! Che bel ragazzo che sei diventato! Quasi quasi invidio la donna purosangue che ti sposerà! - Continuò tutta felice.

Draco scosse la testa. Era ormai sicuro che il suo contratto con i Gregrass fosse stato stracciato, non avrebbero mai voluto che la loro figlia sposasse un Mangiamorte, anche se il padre lo era. - No -. Disse con voce stanca, interrompendo il quadro che stava facendo la lista dei nomi dei suoi figli. Tra i quali e n'erano alcuni strani come: "Asdrubalda" o "Flecherlty".

- Cosa no, caro? -

- Non mi sposerò con una donna purosangue -. Non mi sposerò con nessuno e entro l'anno prossimo sarò morto per mano di qualcuno che architettava vendetta contro i Mangiamorte, sembrava più credibile.

- E PERCHÈ?! - Urlò all'improvviso, ritornando ad essere corrucciata.

- Io emh... Adesso... Siamo buoni. Sì, ecco, insomma... È così -. Disse imbarazzato, grattandosi dietro la testa. Lei ruotò la testa di 90 gradi, ritornando a fissarlo curiosa. Qualcosa in Draco gli disse di scappare via a gambe levate, ma era troppo curioso.

- Cosa intendi? Aspetta... MI HAI APPENA DETTO CHE L'EREDE DELLA FAMIGLIA MALFOY HA TRADITO IL SUO SANGUE ED È DIVENTATO UN BABBANOFILO? - Lui deglutì, piuttosto agitato. E ora cosa diceva?

- Beh, non solo io, anche mia madr... -

- FECCIA, MEZZOSANGUE, TRADITORI! LUPI MANNARI, SANGUESPORCO INFETTANO LA MIA CASA! SALAZAR AIUTAMI TU! BRUTTO BIONDO OSSIGENATO, COME OSI RIVOLGERTI ALLA TUA CARA PARENTE DOPO AVER... - Ma venne improvvisamente interrotta dalle tende, che si erano misteriosamente chiuse da sole.

Draco si guardò intorno, spaesato, c'era qualcun altro in quella casa, ne era certo. Sentì un piccolo scricchiolio provenire dalla stanza alla sua destra, chiusa da una pesante porta di legno massiccio pregiato. L'aprì leggermente, giusto per capire cosa stesse succedendo. Da dietro ci trovò un'altra persona, intenta a spiare lui! Cacciò un urlo mentre la porta si apriva con violenza improvvisa.

Il ragazzo si accucciò nell'angolino, cercando di proteggersi dal nuovo arrivato con le braccia. O dalla nuova arrivata, dipendeva dal caso. Aprì un pochino gli occhi e trovò Alberfoth Silente a squadrarlo con interesse. Cosa ci fa lui qui? Da dietro comparve una donna dai capelli biondi, quasi bianchi, la pelle diafana e gli occhi verdi. Draco ci rimase di stucco, non si aspettava di vederla così bella e quasi felice dopo tutto ciò che era successo.

Non aveva il viso stanco, pieno di occhiate, le ossa che sporgevano... No, stava meglio lì che al Manor durante la guerra.

Sua madre.
Sua madre era viva.
Sua madre era viva ed era lì. Sua madre era viva ed era lì, pronta a riabbracciare il suo figlio perduto.


- Draco... -
- Mamma... - Lui si rialzò goffamente, per poi fiondarsi da sua madre.

Era viva, era lì. Era lì per lui, per aiutarlo. Era lì per amarlo, per rimproverarsi di non essere stata una buona madre, era lì, viva e al sicuro, pronta per affrontare una nuova vita. Lui si sarebbe trovato un lavoretto, magari babbano, giusto per portare a casa qualcosina da mangiare. Sarebbero vissuti nella povertà, ma almeno sarebbero stati felici. Purtroppo non sapeva che c'erano altri piani per lui.

- Draco... Mi sei mancato tesoro... Avevo paura che tu non ce la potessi fare... - Lui prese a singhiozzare, lui, il celebre serpente dal sangue freddo e il cuore di ghiaccio, che piangeva tra le braccia di sua madre in compagnia di uno dei suoi nemici, mentre la madre lo abbracciava sempre di più. Com'era strano il mondo...

- Emh... Io vado! - Disse Silente, piuttosto sorpreso.

- Ciao Al! - Lo salutò Narcissa. A Draco andò in corto circuito il cervello. Al?

- Madre -. Chiese lui. - Siete impazzita? Al? -

- Sì tesoro, Al. Ormai è un amico per me. Viene a trovarmi quasi tutti i giorni, prendiamo un tè in pace... Oppure passeggiamo un po' in giardino... È l'unico uomo che mi è rimasto vicino dopo... Beh, tuo padre -. Tuo padre. Ormai Lucius Malfoy, per Narcissa era solo "Tuo padre". Non diceva mai il suo nome, le faceva ritornare in mente brutti ricordi. - E non darmi del voi, cavolo, sono tua madre! -

Lui rise per l'imprecazione. I Malfoy non imprecavano, non imprecavano mai. Ma al diavolo tutte le leggi! - Vieni tesoro, c'è una sorpresa per te -. Disse per poi accompagnarlo in cucina, stringendogli la mano come se fosse un bambino di 6 anni.



La sala da pranzo era tutta illuminata, certo, lercia e sporca di ragnatele, ma almeno c'era molta luce che penetrava dalle finestre. Il pavimento, talmente impolverato, che si potevano vedere le impronte delle suole delle scarpe. Il tavolo che minacciava di rompersi in qualsiasi istante e una figura girata di spalle, seduta su una delle tante sedie mangiate dalle termiti.

Aveva una lunga veste color smeraldo e un cappello a punta. Sembrava una strega dal portamento nobile, ma non una di quelle tante purosangue con la puzza sotto al naso, aveva più l'espressione di una che si fa valere anche a costo di far saltare in aria il ministero.

- Draco, so che ti certo non ti piacerà quello che sto per obbligarti a fare -. Lui annuì, tanto cosa c'era di peggio di tutti quei giorni passati in galera? - So che poi non mi vorrai più vedere, penserai che ti odio, che non ti voglio. Ma quello che sto per farti fare, serve a te e a tutti noi. Lo faccio per il tuo bene, ti prego, non odiarmi e promettimi che ci andrai anche se è l'ultimo posto dove vorresti essere in questo momento -. Annuì lo stesso, avrebbe fatto tutto per sua madre, tutto. Si era persino promesso di scappare da Azkaban solo per lei, e allora avrebbe fatto anche quello.


La figura si girò e Draco sentì il mondo cadergli addosso. Era una signora elegante e dal portamento nobile, esattamente come l'ho descritta prima. Sembrava vecchia, più o meno sulla settantina d'anni, ma allo stesso tempo aveva gli occhi svegli, era una donna molto scattante e ben portata per qualunque tipo di richiesta. Un elegante chignon sotto al cappello a punta, con qualche sfumatura di bianco tra i capelli. Sventolava una lettera tra le mani, ma non una lettera qualunque. Aveva della cera rossa con sopra stampata una H come sigillo. Sul retro c'era una scritta verde:


DRACO LUCIUS MALFOY, GRIMMAULD PLACE N° 12.


Quella era la McGranitt, venuta per riportarlo ad Hogwarts.
Il povero Malfoy sentì mille pugnali travolgerlo, prima di sentire il dolore.

Non lì.
Non lì.
Non lì.


Continuò a ripetersi, mentre gli ritornarono in mente ricordi freschi freschi. Con rabbia e violenza, lasciò la mano di sua madre e scattò verso le scale che portavano al piano di sopra. Mentre correva senza una meta precisa sentiva le lacrime scivolargli giù dalle guance... Lente e copiose che bagnavano tutto il legno ammuffito.
Spalancò la prima porta che si trovò davanti, entrandoci con furia. Si fiondò sul letto puzzolente, stringendo le lenzuola con tanta forza, che aveva paura di romperle. Affondò la faccia nel cuscino, mentre cercava di reprimere le lacrime.
Non voleva ritornarci.
Aveva tradito un sacco di persone in quel posto. Quando poi era diventata una scuola di Magia Nera... Ne aveva addirittura torturate e uccise. Aveva ucciso persone innocenti. Si ricordava bene, quando si era macchiato del sangue di quei poveri mezzosangue, diventando un assassino.

Un venerdì, una ragazzina mezzosangue del secondo anno, aveva cercato di scappare da quella scuola. Scoperta, lui aveva dovuto ucciderla. Un semplice Avada Kedavra, un lavoro pulito. Intanto lei lo guardava con gli occhi lucidi e supplicanti. No, lui non l'avrebbe mai fatto. Ma ciò che la ragazzina non vide, fu la bacchetta minacciosa puntata alle sue spalle e al collo di sua madre. Se non l'avesse fatto, sarebbero entrambi morti. Quindi aveva visto il suo corpo senza vita, scivolare ai suoi piedi come un fantasma e una colpo secco. Non se lo sarebbe mai scordato. Ben presto al suo omicidio se ne aggiunsero altri.

Draco, senza accorgesene, aveva smesso di piangere. Ma ormai il cuscino era bagnato fradicio e le lenzuola ridotte a brandelli.




Tre giorni dopo





Draco spinse quel maledetto carrello con sopra quel maledetto baule all'interno di quella maledetta barriera del maledetto binario 9 e 3/4.
Maledetta sua madre.
Non ci poteva credere, dopo tutto ciò che aveva passato, Narcissa lo aveva costretto a fare l'ultimo maledetto anno ad Hogwarts. Aveva detto che serviva per i suoi studi, serviva perchè altrimenti sarebbe rimasto povero e infelice a vita. Invece, con una base di studio e senza creare casini, si sarebbe potuto ambientare nel Mondo Magico, ritornando alla sua vecchia vita di lusso ma senza leggi o particolare pregiudizi.
Draco si chiese perchè non avesse potuto mandarlo a quella maledetta scuola di Dumstrang. Lì c'erano un sacco di ragazzi come lui, marchiati a vita e e costretti a vivere secondo le scelte degli altri. Avrebbero potuto accoglierlo come l'ennesimo compagno caduto in disgrazia e si sarebbe potuto fare degli amici veri.

- No Draco! Dumstrang è troppo lontano. Non puoi scappare da tutto e da tutti, lasciando i tuoi sbagli qui in Inghilterra a galleggiare nell'aria. Devi rimediare, solo così ti potrai fare una vera nuova vita. Miraccomando, studia e non fare nient'altro. Ti ho mandato lì solo perchè devi far capire a tutti che un vero Malfoy può spiccare anche senza soldi e potere. Chiaro? Fatti valere, sii coraggioso... -

Sua madre aveva ragione, sarebbe "spiccato" eccome! Soprattutto tutti i lividi che si sarebbe guadagnato durante le risse architettate per la vendetta di tutti gli altri studenti. Quelli si che sarebbero "spiccati" sulla sua pelle perfettamente diafana!
Controllò il suo orologio dorato al polso, ricevuto per il suo diciassettesimo compleanno. Erano le 10 in punto.
La sua trovata era stata quella di venire alla stazione in anticipo, così da nascondersi da tutto e da tutti, prendersi il primo scompartimento vicino alle uscite di sicurezza e rimanere lì, cimentato per l'intero viaggio. Avrebbe fatto lo stesso per tutto l'anno.

Niente passeggiate, niente quidditch, niente scherzi, niente ragazze (come se avessero voluto avvicinarsi a lui, d'altro canto), niente amici, nessuna violazione delle regole, niente guai, niente di niente! Non avrebbe fatto niente per tutto l'anno.

Draco si ritrovò davanti il treno, senza il fumo che usciva dalla locomotiva o ragazzi che giravano intorno.

Era tutto completamente deserto e tranquillo. Spinse più avanti in carrello, corrucciato. Era strano vedere quel posto completamente deserto, di solito c'erano sempre dei ragazzini che salutava i parenti, gli amici che discutevano sulle vacanze appena trascorse, il conducente che gridava: - IN CARROZZAAA! -, i ragazzi che parlano sulle ultime novità di quidditch o che guardavano le tipe carine, le ragazze che osservavano di sottotecchi i fidanzatini e discutevano con le amiche sui vestiti, gli smalti, la moda... E tutte quelle cose lì.

Non vedere tutto quel chiasso e confusione famigliare gli fece venire un groppo allo stomaco, gli ricordava la tristezza di tutti quei giorni... Ma in fin dei conti, ci avrebbe dovuto far l'abitudine.

Stava cercando uno scompartimento aperto, così da nascondersi lì e non farsi vedere per il resto del viaggio. Sapeva che la maggior parte degli studenti non avrebbe mai immaginato che lui ritornasse ad Hogwarts quell'anno, quindi volevo abitare tutti i commenti e i pettegolezzi sulla sua famiglia il più possibile.

Proprio a metà strada incrocio' la signora del carrello. Lei stupita, lo guardò prima con sospetto per poi lanciargli un'occhiata di puro odio e dargli una spallata, percorrendo il corridoio indignata. Draco se la massaggio', non gli aveva fatto male, ma comunque, ricevere disprezzo persino da quella signora, sempre gentile e disponibile per tutti, era stato un colpo basso. Davvero era così tanto odiato da tutti? Poco più avanti trovò uno scompartimento libero, scivolò dentro e lo chiuse a chiave.


- Porca miseria, tutti 'sti babbani a sbarrarci la strada! Così non arriveremo mai in tempo! -

- Se tu non ti fossi dimenticato a casa i libri scolastici di Ron, in questo momento saremmo già arrivati Arthur! -

- Beh, però anche Ron poteva ricordarmeli! Sono suoi, mica miei! - Borbottò troncando la conversazione il Signor Weasley.

- Sentito Ronnie? Devo badare alle tue cose! - Gli disse George scompigliandoli i capelli.

- Ma tu non dovevi andare al lavoro? - Borbottò indignato Ron, mentre con una manata poco amichevole scaccio' la mano del fratello dalla sua testa.

- Ci ho lasciato Lee, oggi, volevo accompagnarvi -. Rispose con le mani in tasca, ritornando improvvisamente serio.

- Però tua mamma e George hanno ragione! Devi prenderti la responsabilità dei tuoi averi -. Disse all'improvviso Harry, spuntato chissà dove.

- E ora ti ci metti pure tu? Ti credevo il mio migliore amico! - Scherzo' il rosso.

- Piantala tesoro. Hanno tutti ragione tranne te -. Lo rimproverò Hermione, che si era già preparata a correre contro alla barriera invisibile che li separava dal binario 9 e 3/4.

- E io ti credevo la mia ragazza! - Sbotto' indignato. Lei sorrise e gli diede un piccolo bacio a stampo sulla labbra, prima di sparire, seguita da Ron a ruota, desiderando un altro bacio.

- Cos'è questa storia? Qui si baciano tutti tranne noi due? - Scherzo' Ginny, anche lei comparsa dal pavimento. Harry la accontento' subito con un ghigno, per poi superare la barriera insieme alla fidanzata, che stava ridendo.

Molly, George e Arthur li seguirono.

Per Harry era sempre stata la stessa storia.

Una locomotiva emetteva fumo da tutti i pori, pronta a partire al primo ordine. Intorno ad essa c'erano dei ragazzini che salutava i parenti, gli amici che discutevano sulle vacanze appena trascorse, il conducente che gridava: - IN CARROZZAAA! -, i ragazzi che parlano sulle ultime novità di quidditch o che guardavano le tipe carine, le ragazze che osservavano di sottotecchi i fidanzatini e discutevano con le amiche sui vestiti, gli smalti, la moda... E tutte quelle cose lì. Era una bella atmosfera, carica di felicità e gioia.

L'unica cosa che sarebbe cambiata era che quello sarebbe stato il suo ultimo anno.

Ultimo anno di lezioni, ultimo anno di scappatelle notturne violando le regole, ultimo anno con le simpatiche (e pericolose ) lezioni di Hagrid, ultimo anno di punizioni, ultimo anno di feste in Sala Comune, ultimo anno di dormitorio, ultimo anno di compagni, ultimo anno di liti con le serpi, ultimo anno di cene il Sala Grande, ultimo anjo di Pix e dei fantasmi, ultimo anno in cui ti potevi fare due chiacchiere con i quadri... Quasi quasi non sembrava vero.

A giugno, tutto ciò, sarebbe sparito.


Harry sentì quasi la tristezza prendere possesso del suo umore perfetto. Senza contare, che all'interno di quelle mura, erano morte delle persone. Scaccio' via quei pensieri, mentre si affrettava a salire sul treno insieme a Ginny.

Ginny.

Senza di lei, aveva paura di non poter essere più felice.

Trovarono uno scompartimento nel quale c'erano già Ron ed Hermione che si scambiavano effusioni. Si sedettero insieme a loro, chiedendo cortesemente di smetterla, erano peggio delle salamandre in calore.

Harry guardò i signori Weasley. George si comportò in modo strano. Stava vagando con lo sguardo su tutti i finestrini aperti del treno, finché non si soffermò su uno in particolare. Il Potter provò a vedere cosa lo avesse incantato, ma riuscì a scorgere solo il riflesso di una testa bionda prima che, George, se ne andasse, ovviamente con una scusa falsa.




Draco se ne stava bello tranquillo (beh, più o meno), nel suo scompartimento. Accucciato in un angolino, stringendo al petto la sua borsa da viaggio. Intanto rifletteva sul senso della vita e sul perché lui ci fosse finito in mezzo. Il treno era ormai partito da mezz'ora e non aveva scorso nessuna anomalia, tranne un Weasley che lo aveva avvistato e, puntualmente, se l'era svignata. Aveva scoperto che non poteva tenere la porta chiusa a chiave, quindi in quel momento avrebbe potuto entrarci chiunque.

La porta si aprì spedì scatto, rivelando tre robuste figure. Draco alzò la testa, per nulla sorpreso che quei tre lo guardassero con odio. Ecco che incominciava quel bellissimo anno scolastico.

Quei tre ragazzi risultarono essere del terzo anno, Corvonero. Avevano uno sguardo assassino, pronti a fare a brandelli il ragazzo. Lui, per nulla sorpreso, continuava ad ignorarli.

- Non ignorarci, Mangiamorte -. Disse sgarbatamente uno.

- Guarda che stiamo parlando con te... - Sibilò un altro, facendosi avanti. Il ragazzo ignorò anche lui. Sapeva che in questo modo non faceva altro che far crescere la rabbia dentro di loro, ma non se ne sarebbe andato solo grazie ad alcune minacce. Era un Malfoy e da Malfoy doveva farsi valere. Quelli erano solo dei ragazzini del terzo anno, dei semplici bulletti. Non facevano neanche paura.

- Draco Lucius Malfoy... - Sibilò l'unico ragazzino che non aveva ancora parlato. Il biondo lo guardò con espressione scocciata. Era molto più basso degli altri, capelli castani, ciglia folte... Un vero tappetto che si credeva grande. Ma aveva delle braccia un po' più muscolose del normale, molto più muscolose di quelle di 13 anni.

Lo Slytherin capì subito che sarebbe finita male.

Con un movimento fulmineo, lo afferrò per il collo e lo sbatté contro il muro. - Tu... - Riprese a parlare, più minaccioso. - E la tua famiglia di Mangiamorte avete ucciso mia sorella... - Il povero Draco non sapeva nemmeno chi fosse sua sorella, ma al corvonero interessava solo vendicarsi. Gli tirò un pugno e lo sbattè fuori dallo scompartimento a calci.

Il biondo si ritrovò steso su un pavimento, con lividi sul collo, sul viso e sul suo maledetto sedere quadrato. Era supino sul tappeto dell'Espresso, senza scompartimento e in vista di tutti. Si alzò goffamente, quanto la sua forza potè permetterglielo. Era dimagrito di un sacco, aveva dovuto comprare la divisa di due taglie più piccola del solito. Un vero disastro.

Con fatica si trascinò fin in fondo del treno, uscendo all'aria aperta. Lì non c'era nessuno, per fortuna. Fantastico, sarebbe rimasto lì.





Harry stava chiacchierando allegramente con i suoi amici. Si era da poco aggiunta anche Luna e spesso comparivano all'improvviso persone che volevano l'autografo di tutti i salvatori del Mondo Magico. Il povero ragazzo aveva il polso dolorante dopo solo 3 ore di viaggio a firmare autografi. Era così che si sentiva Allock? Allora era felice di avergli donato un po' di pace, con quell'incantesimo di memoria. Quasi quasi se ne sarebbe fatto uno lui.

- E poi Harry è comparso sul terrazzo a farmi una dichiarazione di amore eterno -. La voce di Ginny che spiegava le vacanze a Neville lo fece ritornare alla realtà.

- E poi? Vi siete baciati? - Chiese lui con gli occhi fuori dalle orbite, come al primo bacio della propria OTP.

- Calma, calma Neville. Un passo alla volta -. Disse Ginny ridendo. - Sì, poi ci siamo baciati -. Sospirò facendo scatenare Neville e Luna in un urlo e un balletto improvvisato. Tutti risero. Quei due erano proprio un bella coppia, nessuno si sarebbe stupito a trovarli un giorno, sotto la luna piena, a baciarsi come dei pazzi. Anzi, non vedevano l'ora.

Mentre Harry rideva, sentì all'improvviso una fitta dolorante alla cicatrice. Si portò una mano sulla fronte, mentre il dolore spariva. Nessuno si era accorto di niente, meglio così. Forse era stato solo un effetto collaterale della recente guerra.

Qualche minuto dopo, una fitta molto più dolorosa lo colpì di nuovo. Si lasciò sfuggire un gemito mentre si piegava. Ma nessun se ne accorse, pensando che si fosse abbassato solo per prendere qualcosa che gli era caduto.

Dieci minuti dopo fu la fitta decisiva, mentre crollava a terra urlando per il dolore.

- Harry... - Sibilò una voce. Un viso bianco comparì all'improvviso nella sua mente, non riuscì a capire chi fosse, perchè Hermione, tutta preoccupata, lo scrollò.

- Stai bene? - Chiese con gli occhi fuori dalle orbite per la preoccupazione. Lui annuì mentre si guardava intorno. Tutti nello scompartimento si erano bloccati a guardarlo, preoccupati. Compreso il ragazzo del quarto anno, venuto lì per un autografo. Scappò via ed Harry era certo che in men che non si dica, tutta la scuola sarebbe venuta a sapere che il Bambino Sopravvissuto era svenuto in treno, pensando che ci fosse una nuova minaccia da affrontare.

Si alzò un po' malamente, con ancora tracce di dolore sulla fronte. Se la massaggiò con due dita. Strano, davvero strano. Con la fine di Voldemort non avrebbe più dovuto sentire strani dolori nè avere allucinazioni. Eppure...

Forse era stanco. Sì, quella notte non aveva dormito molto, completamente emozionato per il ritorno ad Hogwarts. Soprattutto, si era addormentato con Ginny e dopo qualche ora aveva dovuto mandarla via per evitare qualche scatto d'ira da parte del fratello.

- Miseriaccia Harry -. Disse Ron, improvvisamente calmo. - Ci hai fatti preoccupare... Cos'è successo? È di nuovo Voldemort? Quello nella tua mente? - Harry scosse la testa, non poteva essere lui, quello era solo un sogno. Eppure non riusciva a darsi nessun altra spiegazione se non quella. Era molto strano, e sospetto.

- Ti serve aiuto per alzarti? - Chiese Luna ancora preoccupata.

- No grazie, ce la faccio da solo... - A Harry non piaceva molto quando tutti facevano i gentili e cercavano di aiutarlo. Dai, se aveva sconfitto il Signore Oscuro poteva farcela a mettersi in piedi, no?

Quando finalmente riuscì ad alzarsi, guardò meglio tutti i presenti. Erano preoccupati, tutti che lo guardavano come se aspettassero di vederlo cadere di nuovo. Lui si sentì ancora come quei giorni, durante la guerra, quando salvava tutti da un destino crudele, ma allo stesso tempo sveniva in corridoio per un nonnulla. Brutti tempi.

- Ragazzi, io vado a farmi un giro -. Disse con un sorriso falso, per poi sparire.




Si avviò correndo, preoccupandosi di non farsi vedere da nessuno, nel bagno in fondo al corridoio.

Aprì la porta di scatto, impaziente. Con un movimento fulmineo era già davanti allo specchio che si guardava i lineamenti del viso. Con le mani li toccò meglio, facendole passare per tutto il profilo. Con un sospiro di sollievo, si rilassò. Era ancora lui.

Voldemort non si era ancora impadronito del suo corpo. Ripensò alla voce e al viso bianco che aveva visto mentre era svenuto. Era Lui, ne era certo. Quello scemo era ritornato dagli Inferi per riconquistare il mondo. Forse era meglio non dire niente a nessuno, prima di scatenare un' altra guerra.

Uscì fuori a prendere un po' di aria fresca.





Il retro del treno era libero, tutto vuoto tranne che per un ragazzo.

Costui aveva una chioma di capelli biondissimi, quasi bianchi. Di sicuro un biondo ossigenato. Aveva i palmi premuti sulla ringhiera che gli impediva di cadere, la schiena curvata, la testa bassa e le gambe tremolanti. Le spalle erano scosse da piccoli brividi, quasi come se stesse... Singhiozzando.

Harry si avvicinò con più cautela, cercando di non farsi sentire, per poi scoprire che era proprio così. Quel ragazzo biondo stanza piangendo, più o meno. Sembrava che non volesse farlo, perciò tratteneva le lacrime qualche volta, portando ancora più dolore dentro di sè.

Il moro capì, che quel ragazzo non stava bene. Era davvero una sfortuna piangere proprio il primo giorno di scuola a Hogwarts, quello era un posto fantastico, di cosa avrebbe dovuto preoccuparsi? Sembrava una cosa grave. Pian piano appoggiò una mano sulla sua spalla, come gesto di solidarietà, sorridendo.

Il ragazzo si girò e lui si rese conto che avrebbe preferito rimanere nello scompartimento con i dolori.



Malfoy.

Draco Lucius Malfoy era lì, ad Hogwarts, e stava piangendo come un neonato.





Gli occhi arrossati e le guance bagnate, la camicia sporca e i polsi scheletrici. Non stava bene sul serio. Harry, ricordandosi la prima e unica volta che aveva visto il Malfoy piangere, ritrasse subito la mano. Lui era spaventato, balbettava cose incomprensibili mentre si appiattiva alla ringhiera con il respiro affannoso. Di cosa aveva così tanta paura Draco? Forse riusciva a sentire il sapore della Morte dentro Harry?

- Malfoy... - Disse lievemente stupito.

- Potter... - Ribattè lui molto più preoccupato. Harry abbassò la mano ancora protesa verso il biondo, sicuro che fosse quella ad aver causato quel problema.

- Cosa ci fai tu... qui? - Chiese nel modo più gentile possibile. Improvvisamente, tutta la paura scomparve dal volto di Draco, per lasciare posto alla rabbia.

- Sai Potty... - Cominciò a dire arrabbiato, facendogli capire che sarebbe finita male. - Al contrario di ciò che pensavate tu e i tuoi amichetti Mezzosangue e Babbanofili, io ad Hogwarts ci sono tornato -. Sputò quelle parole con tutto il disprezzo che aveva. Harry era pronto a rispondergli per le rime, quando si rese conto che quelle parole non poteva essere sue. Ma certo, non poteva pensare certe cose dopo tutto ciò che aveva passato, era solo l'abitudine.

- No, no... - Replicò.- Intendo, cosa ci fai qui. Sul retro del treno quando tra poco il sole tramonterà e ci sarà un freddo cane -.

- Cosa ti importa? Ritorna dai tuoi amichetti va', fin ora che ce li hai -. Ribattè. Fin ora che ce li hai... Quelle parole rimbombarono nella sua testa. Cosa voleva dire? Sembrava... Geloso. Ma per cosa? Anche lui ce li aveva no?

No.

Draco non aveva amici.

Si sentì in pena per lui. - Oh... E NON GUARDARMI CON QUELLA FACCIA POTTER! VATTENE VIA, TORNATENE DAI TUOI AMICI! - Urlò all'improvviso il biondo.

Harry capì di aver esagerato a guardarlo così. Se a lui non piaceva, perchè doveva piacere a uno come Draco?

Il Malfoy cominciò a correre nel corridoio del treno, il moro, scosse la testa come risvegliatosi da un sogno e lo inseguì, chiamando il suo nome e chiedendogli di fermarsi. Il serpeverde, sembrava di non sentirlo.

Corsero fino a metà del treno e Draco cominciò a battere i pugni su un vagone. - VI PREGO! - Urlò disperato. - FATEMI ENTRARE, VI GIURO CHE VI FARÒ DA TAVOLINO PER I PIEDI MA FATEMI ENTRARE! - E continuò a battere i pugni e a dare calci.

Tutta quella confusione disturbò i passeggeri, che aprirono la porta. Erano tre robusti corvonero, arrabbiati e incavolati con il prossimo. Vedendo Draco, gli diedero un calcio nello stomaco facendolo cadere a terra accucciato.

Ben presto anche tutti gli altri compartimenti si aprirono.

E tutti videro.

Tutti videro il celebre Draco Lucius Malfoy piangere a terra come un neonato, davanti al Bambino Sopravvissuto.

Capelli spettinati, guance e occhi rossi, camicia sbrindellata e tutto dolorante. Alcuni lo additarono e risero, altri scossero la testa mormorando un "Se lo merita, il Mangiamorte"... Nessuno che lo aiutava.

Harry guardò meglio quel ragazzo distrutto, notando che aveva lo sguardo fisso nel suo, carico d'odio. - Ti odio... - Sospirò dolorante.

Allora il moro capì, che se non fosse stato per lui, quella scena non ci sarebbe stata. Se lo avesse lasciato in pace, qualche minuto prima, non avrebbe peggiorato la situazione.

Ma lui faceva "Peggioro Sempre La Situazione" di quarto nome, dopo James e " Attiro sempre i guai, tutti quelli intorno a me muoiono ".

Si ritirò nel suo scompartimento, con mille punti interrogativi nella mente

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Capitolo 4
*** La prima rissa ***


RISSA


Era ormai calata la sera e l'Espresso era pronto per arrivare ad Hogsmeade. Harry guardava fuori dal finestrino, mentre la pioggia rendeva impossibile scorgere qualcosa attraverso quella tempesta. Stava pensando a ciò che gli era successo poche ore prima.

Aveva già visto il giovane Malfoy comportarsi in quel modo, due anni prima, quando stava per uccidere Silente. Diventava suscettibile, non voleva essere aiutato da nessuno. Al primo sbaglio potevi perderlo.

Nonostante fosse il suo nemico giurato, questo non gli piaceva. Vedere quella sua tristezza negli occhi, il buio, il vuoto. Era come guardare un fantasma, senza sentimenti nè vita. Una cosa orribile. Forse avrebbe potuto far carriera nei film horror.

- Allora Harry! - Il ragazzo si risvegliò dal suo sogno ad occhi aperti. - Svegliati, siamo arrivati! - Gli urlò Hermione con Grattastinchi in braccio, pronta a scendere.

- Che c'è Potter? Ti serve un bacio per risvegliarti? - Scherzò Ginny attirandolo su di sè ghignando.

Harry si risistemò gli occhiali sul naso arrossendo. - No Gin... - Troppo tardi, lo aveva già baciato.

Ridendo e scherzando, si affrettarono a scendere, prima che il treno li rispedisse a Londra. Il Bambino Sopravvissuto si dimenticò completamente di Draco Malfoy, correndo allegramente verso le carrozze.

Avevano organizzato una corsa, - AL PRIMO CHE ARRIVA ALLE CARROZZE! - E tutti si erano messi a correre come dei pazzi. Stranamente fu Luna ad arrivare prima.

- Mi hanno aiutata i Nargilli -. Disse.

La carrozza partì e tutti si guardarono intorno. I Thestral si comportavano in uno strano modo, tutte quelle attenzioni erano a loro insolite. Che tristezza sapere che tutte quelle persone avevano visto la morte, certe cicatrici della guerra non si potevano cancellare.

Ma questo non potè di certo scoraggiarli, infatti chiacchierarono e scherzarono per tutto il tempo. Finché non arrivarono al monumento dei caduti in guerra. Era un' enorme statua di Albus Silente, il grande mago. Inciso sul piedistallo c'erano tutti i nomi dei morti. Riempivano tutte e quattro le facciate alte 2 metri.

Le vittime sono troppe, si disse Harry. Perchè tutte quelle persone erano dovute morire lì? Perchè per lui? Chi l'aveva deciso? Il senso di colpa era enorme.

Ma la cosa peggiore era un'altra.

Un ragazzo, dai capelli perfettamente bianchi che risplendevano benissimo anche nella notte, se ne stava accovacciato, con una mano che scivolava sopra un paio di nomi, il capo chino e le lacrime che scorrevano lungo le sue guance. Si era messo nella facciata più coperta, pensando di non farsi vedere. Ma i capelli perfettamente bianchi riflettevano abbastanza luce da far capire a Harry che quello era Draco Malfoy. Quel che vide fu abbastanza da toglierli quasi tutta la sua allegria.

Girò il capo sospirando, di nuovo verso l'interno della carrozza. Hermione al suo fianco lo guardava interessata, come se avesse già capito tutto. Per Harry quella ragazza era troppo intelligente se si doveva mantenere un segreto.






Arrivarono ad Hogwarts, beccando Pix a lanciare gavettoni e a far esplodere fuochi d'artificio dei Weasley. Con una corsa improvvisata, tutti gli studenti dell'ultimo anno si lanciarono in picchiata verso il castello, come se fosse una gara. Si unirono insieme a quelli degli altri anni.
Erno tutti gioiosi, finalmente potevano vivere le loro vite senza il pericolo di perderle. Harry si sedette al tavolo dei Grifondoro insieme ai suoi amici, con Ron e Hermione che si sbaciucchiavano in mezzo alla sala.

Il ragazzo guardò Ginny, sperando di trovarla a guardarlo con un ghigno malefico, tipo: " Adesso facciamo vedere noi chi comanda ". Ma la trovò tutta intenta a guardare il suo fiore di cristallo, quello regalatogli dalla sua amica che poi era morta. Forse Hogwarts le aveva lasciato brutti ricordi.

Posò il suo sguardo sullo smistamento, appena cominciato. Il suo stomaco brontolava dalla fame e iniziò a desiderare che la cerimonia fosse già finita che iniziata. Ci furono 8 nuovi Grifondoro, 10 tassorosso, 7 corvonero e 5 serpeverde. I nuovi serpeverde non erano orgogliosi di finire lì, in mezzo ai Mangiamorte.

Dopo il discorso della McGranitt il tavolo fu riempito di quante più prelibatezze avesse mai visto.
Gli elfi, felici della caduta del signore Oscuro, erano molto più felici di lavorare per loro. Tutti attorno a lui si stavano servendo e mangiavano felici, chiacchierando, come se fosse una normalissima cena. Ron e Hermione continuavano a guardarsi, ma senza i baci, per colpa dell'alito di pollo del Grifondoro. Ginny si guardava intorno scambiandosi cenni e sguardi con le persone delle altre casate. Neville si scambiava certi sguardi timidi con Luna, posizionata esattamente di fronte a lui.

Harry si mise a vagare con lo sguardo in giro per la Sala Grande, alla ricerca di qualcosa da fare. I suoi occhi caddero istintivamente sul tavolo dei Serpeverde, esattamente di fronte a Lui. Draco Malfoy era da solo, circondato da sedie vuote sia davanti che al fianco. Tutti gli altri si erano raggruppati negli altri posti, cercando di sedersi il più lontano possibile da lui. Notò che il Serpeverde non stava mangiando. Guardava la sua minestra, intingendo di tanto in tanto il cucchiaio e mescolando un po', ma senza aprire bocca.

Si vedeva che stava male. La divisa gli stava larghissima, segno che ormai era dimagrito da tempo, il suoi occhi incavati e pieni di occhiaie. Gli zigomi che sembrava non avere spiccavano benissimo, compreso il livido posizionato esattamente sul suo collo.

- Basta Harry -. Mormorò Hermione al suo fianco. Lui la guardò con un punto interrogativo negli occhi. - Insomma, so cosa guardi. Lo guardi e lo pensi da quando lo abbiamo salvato. Ma non puoi continuare così -. Harry la guardò sempre più stupito. - Insomma, adesso se la deve cavare da solo. Noi l'abbiamo aiutato abbastanza, deve essere capace di dimostrare che riesce a mettersi in piedi da solo, senza l'aiuto della famiglia o del paparino. È un Malfoy Harry, loro vogliono saper fare le cose da soli -. Concluse con un sospiro.

Il ragazzo continuava a guardarla stralunato, e tra tutte le cose che gli poteva chiedere ne venne fuori con la più stupida. - Come fai a sapere che lo penso? -

- Leggo nella mente -.

- C.COS.A? -

- Sì Harry, sei pessimo quando si tratta di nascondere i tuoi pensieri agli altri. Persino un principiante verrebbe a sapere di tutte le fantasie che ti fai su Ginny -. Concluse come se fosse la cosa più normale del mondo.

Invece Harry era super-preoccupato. Quindi lì, c'era mezza Hogwarts che sapeva delle sue fantasie? Era morto, non c'erano dubbi. Morto, stecchito e anche sepolto. Si mise le mani nei capelli, invidiandosi quando con Piton faceva quegli esercizi con la mente. Ma porca paletta, non poteva dargli ascolto?!






La cena finì e Harry si avviò al dormitorio insieme a Ginny, cercando di non guardare Malfoy. Forse Hermione aveva ragione. Forse era vero. I Malfoy erano soliti da fare sempre tutto ciò che volevano senza aiuto, compreso il fatto di rialzarsi e affrontare la vita a testa alta anche dopo un fatto simile. E poi, aveva cominciato a vivere solo da 3 giorni... Non poteva già trovarlo vivo e vegeto pronto a comportarsi da Draco. Certe magie non si potevano fare.

Ed ecco che pensava ancora a lui mentre con Ginny si avviava verso la Torre dei Grifondoro. Però la sua ragazza se ne stava zitta zitta, senza spicciare parola, come se stesse pensando a qualcos'altro... Parlava lui, che continuava a pensare a Malfoy!

Erano talmente assorti nei propri pensieri che Ginny non si accorse della colonna e ci andò a sbattere contro. SBAM! Precipitò a terra di sedere con uno schianto spacca-ossa. Harry corse in suo soccorso.

- Ginny stai bene? Cos'è successo, ti sei fatta male? - Chiese mentre l'aiutava a rialzarsi. La rossa si spolverò i vestiti spiegazzati, massaggiandosi la schiena e sistemandosi i capelli.

- Sì Harry, sono solo molto stanca. È meglio se vado a dormire -. Disse con un sospiro.

- Ma noi stiamo andando a dormire... -

- Buonanotte. Mi dispiace -. E con un piccolo bacio a stampo e lo salutò, voltandosi nella direzione dove erano appena venuti, completamente opposta al loro dormitorio.

Il ragazzo non sapeva cosa chiedersi. Stavano andando a dormire e all'improvviso Ginny diceva che era stanca e andava a letto, dirigendosi ovviamente nella direzione opposta. Bah, forse in realtà doveva fare qualcosa di riservato e non voleva essere seguita. Si grattò la testa, mentre vedeva i suoi capelli rossi fiammeggianti sparire dietro l'angolo.

Le donne...

Nel corridoio era rimasto da solo, senza alcuna anima viva. I lumini cominciavano a spegnersi, segno che il coprifuoco stava per passare. Decise di dirigersi a passo lento e controllato verso il corridoio.

Era al quarto piano, quando sentì degli strani rumori provenire dal corridoio sulla destra.

C'erano alcuni lamenti e colpi. Come pugni, sembrava una rissa. Ma la cosa peggiore erano le urla. Urla di insulti, insulti talmente grandi, da far accapponare la pelle. Offese e minacce ed ad ognuna di queste un altro colpo.

Spiò da dietro l'angolo.

- ALLORA MANGIAMORTE?! - Urlò il Corvonero, per poi dare uno schiaffo sul viso diafano di Draco.

Era stato bloccato da tre corvonero del sesto anno, buttato sul muro dalle loro braccia. - NON MI RISPONDI EH?! - Chiese tirando un pugno nella sua pancia. Il Malfoy continuava a non parlare, a starsene zitto zitto subendo quei colpi ingiusti. Gemeva, con il sangue che gli colava dal labbro.

- PARLA STUPIDO SLYTHERIN! - Urlò dandogli un calcio. - RISPONDI! - Draco aveva il respiro affannoso e gli occhi fuori dalle orbite. A momenti sveniva. Harry posò una mano sulla bacchetta, pronto a tirarla fuori.

- CAVOLO! PARLA STUPIDO IDIOTA! PARLA O TI SPACCO LA FACCIA! - Quell'urlo risuonò in tutte le mura del castello, come facevano a non sentirlo? Al Serpeverde scivolarono i piedi, non avrebbe resistito a lungo.

- Piccolo stupido serpeverde... - Sibilò a bassa voce, agguantando Draco per la collottola. - Non mi vuoi dire ciò che voglio? Allora facciamo così... - Continuò con la voce da pazzo. - Parla o... - E gli puntò la bacchetta alla gola. Draco deglutì spaventato, ma senza aprire la bocca. Il ragazzo, ormai incontrollabile, gli tirò un pugno sul viso, facendolo cadere sul pavimento come un sacco di patate, mentre continuava a prenderlo a calci.

Harry saltò fuori all'improvviso, con la bacchetta sguainata. - LASCIATELO SUBITO! - Ordinò. - È Harry Potter che vi parla-. I ragazzi lo guardarono stupito, dandosela a gambe.

Il Bambino Sopravvissuto avrebbe tanto voluto dar loro una lezione, ma c'era un altro problema. Draco giaceva sanguinante, ansimando sul pavimento. Ridotto peggio che un morto. Lo guardava con occhi supplicanti, completamente vuoto. Lo prese in braccio, a mo' di sposa. - POTTER... - Sussurrò, per poi svenire tra le sue braccia.

Harry si trovava, in corridoio, da solo, con Draco Malfoy svenuto tra le sue braccia, durante il coprifuoco. E ora, che fare? Doveva portarlo in infermeria, subito. Forse si sarebbe beccato una punizione per aver violato il coprifuoco, ma non importava. Era un Grifondoro, gli spettava di diritto aiutarlo, anche se era un serpeverde.

Mentre camminava per i corridoi bui, guardava Draco. Anche se era semi-svenuto, i suoi occhi sembravano cantassero la canzone di Adele...

Hello...

It's me...


Talmente erano tristi.





- Per Merlino! - Esclamò Madama Chips non appena vide Harry comparire con Draco alla porta dell'infermeria. - Che è successo? - Harry adagiò il Malfoy su uno dei lettini, con l'infermiera, sconvolta, preparava la bacchetta e alcune fasce.

L'infermeria si precipitò a curarli alcune ferite. - Com'è successo?! -

- Una rissa signora... - Madama Chips esaminò il ragazzo. Con la bacchetta gli fece una specie di piccola radiografia su tutto il corpo. Dal bastoncino uscì un raggio blu che scansionò tutto il corpo immobile. A lavoro finito si lasciò passare una mano sulla fronte e tirò un sospiro di sollievo.

- La rissa è stata dura, ma per fortuna non ha lesionato organi interni -. Continuò mentre procedeva con il suo lavoro. - Ha ricevuto una piccola microfrattura nella cavità nasale, numerosi lividi e deve essere svenuto per le poche energie rimastogli. A quanto pare non ha mangiato niente a cena -. Harry si chiese come avesse fatto a capirlo, ma non gli importava. Si sentì subito meglio, non era poi così tanto grave.

- Quando si sveglierà? -

- È solo svenuto signor Potter, adesso dovrebbe farsi una bella dormita. Ho quasi l'impressione che non abbia poi così tanto riposato ultimamente -. Continuò. - Signor Potter... -

- Sì signora? - Chiese dondolandosi. Sapeva già cosa gli avrebbe detto.

- Non può stare qui, deve ritornare nel dormitorio -.

- Ma perchè? -

Lei sbuffò, come se fosse una cosa ovvia. - Domani lei deve andare a lezione. Non può rimanere qui tutta la notte a sorvegliare un corpo immobile. Se proprio vuoi devi avere un motivo, ad esempio far parte della famiglia e degli amici e visti i vostri rapporti negli ultimi anni, non credo che faccia parte di queste due categorie -. Sospirò. - E inoltre è passato il coprifuoco e non mi importi che siate amici, parenti o fidanzati, qualsiasi studente non è autorizzato a girare a vuoto nei corridoi di notte -.

Harry sbuffò sottovoce e fece dietro-front verso la porta. Abbassò la maniglia ma la voce di Madama Chips lo bloccò. - Ah, signor Potter? - Lui si girò. - La situazione che sta vivendo Draco Malfoy, è molto delicata. Sarebbe meglio che lei ne rimanga fuori per non causare altri danni. Ordini della McGranitt -.

Lui annuì, come previsto non avrebbe potuto immischiarsi in quegli affari. Non avrebbe neanche voluto farlo, e allora perchè l'aveva fatto? Uscì dall'infermeria.




Quando entrò in Sala Comune era come previsto, vuota. Il primo giorno di scuola non si organizzavano festini come nel resto dell'anno. Tutti andavano a dormire presto, perchè il mattino dopo ci sarebbero state le lezioni.

Corse verso il suo dormitorio, sicuro che i suoi compagni si stessero preoccupando. E invece no, dormivano. Harry si grattò la testa confuso, sembrava quasi che non si fossero accorti della sua assenza. Alzò le spalle tranquillamente e controllò la Mappa del Malandrino alla ricerca di Ron, visto che il suo letto era vuoto. Lo trovò nella stanza delle ragazze accoccolato ad Hermione, ma stranamente in quel dormitorio non trovò Ginny. La cercò e la ricercò a lungo, alla fine pensò che forse era stanco e non riusciva a vedere il suo nome. Quindi spense la luce e si addormentò.





Era una stanza buia, senza il minimo spiraglio di luce. Harry si controllò le tasche, alla ricerca della sua bacchetta per fare un po' di luce, ma non la trovò. Non faceva neanche poi così tanto freddo, infatti si rese conto di essere vestito solo con la sua maglia grigia a bordi neri e i pantaloni della tuta a mo' di pigiama. Che strano...

Si mosse a tentoni in quello strano posto, perchè era un posto giusto? Non è che improvvisamente si era materializzato nell'oblio e non poteva uscirne più...

Con una mano toccò una parete rocciosa e umida, mentre sentiva i piedi nudi sfiorare del terriccio di erba secca. Sembrava una grotta ma... dov'era?

Il piede oltrepassò l'erba e qualcosa dentro il suo cervellino si accese. Stava sognando. Forse era uno dei suoi soliti sogni che non si sarebbe più ricordato una volta sveglio ma... Qualcosa gli suggeriva che lì c'era qualcosa di strano. Come una strana presenza, un fantasma ma vivo, presente, corporeo, una persona che avrebbe dovuto essere morta, ma che non lo era, qualcosa di malvagio...

Il cuore iniziò a battergli più forte, soprattutto dopo aver sentito un tonfo accompagnato da un sibilo, un altro incubo, che novità.

Una luce dall'altra parte della caverna si accese, una luce verde e fluttuante che sembrava un serpente, ma Harry non potè stabilirlo bene, visto che non indossava gli occhiali. Si avvicinò di più, a tentoni, stando attento a non andare a sbattere contro qualche masso posizionato sul terreno, visto che si era già rotto un' unghia. Quando era ormai a pochi metri la luce si mosse e venne verso di lui. Un enorme teschio lo sorpassò accompagnato da una risata agghiacciante.

Harry cadde sul pavimento secco, picchiando con i gomiti sulla ghiaia appuntita mentre il cuore batteva a mille...

La luce sparì.

Il ragazzo si ritrovò immerso nel buio, molto più spaventato e sicuro ormai che i suoi sospetti fossero veri. Si sentì una risata agghiacciante accompagnata da un sibilo che si propagava da ogni angolo della grotta.

Una figura si smaterializzò davanti ai suoi occhi. Indossava una lunga veste nera, sporca, malridotta e strappata a metà polpaccio. Piedi nudi, bianchi, con delle unghie mostruosamente lunghe e affilate. Harry fece scorrere gli occhi lungo tutto il suo corpo fiero e alto, ma anche vecchio e trasandato. Delle piccole braccia sottili con le dita affusolate e lunghe che stringevano una bacchetta. Una faccia con la forma di un uovo (esatto, un uovo), pelata, gli occhi ridotte a due fessure rosse e il naso a serpente.

Lui.

- Buona sera Harry... - Sibilò con quella sua voce da brividi. Iniziò a passeggiare in tondo a il ragazzo ancora sdraiato a pancia in giù.

- Che vuoi Voldemort? Esci dal mio sogno, sei solo il passato -. Soffiò arrabbiato come un gatto. Per la miseria, finalmente era riuscito a dormire per trovare un po' di pace dalle Mai Na Gioie del mondo e doveva arrivare Il Passato a tormentarlo?

- Ed è proprio qui che ti sbagli... - Sibilò. - Io sono il Passato, il Presente e il Futuro... Sarò sempre nella tua testa piccolo Potter, anche quando sarai vecchio. Ma non sottoforma di ricordo, io sono Reale. Mi sto pian piano cibando dei tuoi tristi ricordi sulla guerra per diventare più forte. Hai presente la voce che hai sentito oggi al treno? Ero io...- Ad ogni parola Harry indietreggiava spaventato, non poteva essere vero, non... - Ero io che diventavo più forte Harry! E pensa che tra un po' sarò in grado di parlarti in qualsiasi momento della giornata, anche persino possederti... Ma ahimè, non mi è permesso compiere azioni malvagie attraverso il tuo corpo. Dio mi ha dato questa possibilità solo per impedirti di ammazzarti con una delle tue solite stupidate -.

Dio.

Lui era stato mandato lì da... Dio? Era come un... Angelo custode. Al pensiero Harry quasi si mise a ridere.

- Che hai da ridere sfregiato? - Sbottò lui, lievemente arrabbiato.

- Tu sei una specie... Una specie di... - E scoppiò a ridere proprio mentre diceva l'ultima parola e il sogno svaniva: - ANGELO CUSTODE! -


Si risvegliò nel suo letto colmo di sudore, al mattino, con Ron che lo scuoteva.

- Ma sei matto Harry?! - Urlò lui. - Ci hai spaventati da morire! Prima parli il serpentese e poi ti metti ad urlare qualcosa su Dio e gli angeli. Sei diventato satanico Harry? - Sbottò lasciandolo cadere sulle coperte con un tonfo.

Harry era lievemente spaventato, Voldemort... Non poteva essere vero. Era morto e tra tutti, Dio, dava una seconda possibilità proprio a lui?! Eppure l'aveva sognato tre volte, i racconti e le voci coincidevano come il pezzo di un puzzle.

Si rivestì in fretta, non doveva pensare a ricordi tristi. Non ci doveva pensare.




Scese a colazione insieme alla sua ragazza, comparsa misteriosamente. Fece colazione allegramente con tutti i suoi amici, senza preoccuparsi della serpe che, dall'altra parte del tavolo veniva preso in giro, o di Voldemort che viveva da parassita dentro di lui. Cosa si era detto? Non ci doveva pensare.

- Ron! Così ti ingozzerai! - Urlò Hermione al suo fidanzato, che come al solito, si stava soffocando con del pollo.

- Ma che fosa ho faffo? - chiese lui, mentre con la bocca aperta si poteva vedere il cibo mezzo masticato e dalla quale fuoriusciva una buonissima folata di alito puzzolente.

- Che puzza Ronald! Tappati quella boccaccia! - Protesto Ginny ridendo, mentre si tappava il naso. - Come farà la povera Herm a baciarti con quell'alito? - Tutti risero mentre Hermione ripuliva la sua bocca, in modo adorabile come pochi sanno fare.

Per un secondo Harry si trovò a guardare la coppietta con invidia, lei e l'amico erano così uniti... Avevano persino dormito insieme! Invece lui e Ginny... Non avevano mai passato momenti da soli, non erano così carini e uniti, sembravano fidanzati per scherzo.

- Senti Gin, ti dispiace se oggi pomeriggio ci vediamo e facciamo i primi compiti? So che ce ne daranno tantissimi già il primo g... -

- Scusa Harry -. lo interruppe lei. - Oggi non ci posso essere, sono un po' occupata, mi vedo con un'amica che non incontro da tempo... - Disse lei con occhi dolci.

- Okay, okay -. Sorrise lui.

E mentre uscivano tutti e quattro dalla Sala Grande, Harry notò Ron e Hermione mano nella mano, mentre lui e Ginny che neanche si guardavano.








Per Draco, risvegliarsi in infermeria fu uno schock.

Non capiva come ci fosse arrivato, nè da quanto fosse lì, perchè e quando. Non appena riacquistò la percezione dei cinque sensi, capì di essere disteso in un letto, con un dolore acuto ovunque e diverse fasciature sparse sul tutto il corpo.

Un ultimo ricordo gli avvolse la mente e si alzò seduto all'improvviso, proprio mentre sentiva la porta sbattere.

Era appena uscito qualcuno e gli sembrava di aver sentito l'infermeria di non impicciarsi più nei suoi affari. Deve essere stato un paparazzo che cercava di scattargli qualche foto per poi provocarlo.

Madama Chips gli fu immediatamente addosso. Gli fece dei controlli, gli cambiò le fasciature, chiese le solite cose che chiedono i medici "Ti fa male se premo qui?", ma di particolare non disse niente. Lo mandò a letto immediatamente.

La notte passò esattamente come Draco se l'era immaginata.

Aveva dovuto compiere fatiche e sacrifici anche solo per entrare nella sua stanza, visto che i compagni non l'accettavano.

Si sistemò nel suo letto chiudendo le tende, con la bacchetta sotto al cuscino. Anche se aveva deciso che l'avrebbe usata solo per casi di vita o di morte non si sapeva mai.

Si addormentò dopo ore e ore di tentativi, interrotti da incubi e da versi che emettevano i suoi compagni nel sonno. Erano stati molto chiari, lui non avrebbe dovuto disturbarli per nessuna ragione.

Draco si chiese perché la McGranitt gli avesse tolto il suo ruolo da prefetto, una stanza da solo gli serviva.

Gli serviva, porca miseria.


Durante la notte gli incubi lo assalirono più volte, riportandogli in mente scene della guerra oppure ciò che sarebbe successo in quei giorni. Gente che torturava, che uccideva e i parenti di quelle persone morte che lo avrebbero torturato in futuro, proprio lì ad Hogwarts.

Si risvegliò al mattino, dopo aver dormito decentemente una sola ora e mezza. Il suo letto era completamente bagnato dal sudore di quei sogni. Si era stretto nelle lenzuola cercando di mantenere comunque una certa compostezza degna di un Malfoy. Anche se quel cognome ormai lo odiava, non poteva fare a meno di continuare a pensare di comportarsi da purosangue, tale e quale era, senza però andare a infastidire gli altri, standosene solo per i fatti suoi.

Stringersi tra le coperte lo aveva portato a sentirsi più sicuro, aveva ancora paura, Draco, aveva paura. Tanta paura.

Scese dal letto con un lieve giramento di testa e si infilò le ciabatte. Tutti i suoi compagni dormivano, si era svegliato un'ora in anticipo, ma non voleva incontrare nessuno. Starsene per i fatti suoi, era la prima cosa che aveva deciso di fare una volta arrivato ad Hogwarts. Lui non infastidiva nessuno e nessuno infastidiva lui, giusto?

Sbagliato, o per lo meno, non era ciò che gli altri pensavano.

Si avviò verso il bagno e aprì l'acqua della doccia. Sembrava bollente rispetto al clima freddo e umido del dormitorio dei serpeverde. Si immerse nella vasca piena di acqua calda e bagnoschiuma profumato. Il suo corpo magro trovò una certa sintonia tra quelle due sostanza mischiate insieme, e mentre si godeva un bagno caldo, guardava dalla finestra sorgere l'alba.

Che spettacolo.

Insomma, era il Paradiso prima dell'Inferno.





Dovette fare molta attenzione a colazione. Quand'era entrato in Sala Grande, quasi mezza scuola si era girata a guardarlo piena di curiosità, mentre vedeva i pettegolezzi sparpagliarsi a suon di frasi sussurrate all'orecchio, specialmente dai ragazzini più piccoli.

Piccoli impiastri ficcanaso.

Si era seduto al suo tavolo, il più possibile lontano dagli altri (non che ce ne fosse bisogno, appena si era seduto tutte le persone accanto a sé erano emigrate in altri posti), usando un andatura controllata. Nonostante fosse preso di mira e umiliato, non doveva dar segno di cedere. Quindi mantenne una posa e una compostezza degna di un Malfoy, nonostante le persone attorno a lui iniziassero a schermirlo.

Dovette fare una scelta molto accurata di ciò che doveva mangiare, per la poca fame che avesse. Ad esempio, prese un toast pieno di marmellata alle more gocciolante. Se la mise nel piatto, controllando che nessuno degli studenti cercasse di avvelenarlo. Lo guardò con un piccolo cenno di curiosità, per poi fare una smorfia. Si girò e rigirò il pezzo di pane tra le mani, guardandolo con disprezzo e poi tentando di addentarlo.

Quel toast rappresentò proprio il modo in cui si sentiva lui in quel momento. Solo, abbandonato e sperduto, guardato con curiosità e disprezzo, da tutti.

Quando uscì dalla Sala Grande, qualche minuto dopo, il toast rimase abbandonato nel suo piatto. Non aveva per niente fame.






E così passarono i giorni...

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Capitolo 5
*** 5. Torre di Astronomia ***


Prima di leggere:

GRAZIE MILLE PER TUTTE LE PERSONE CHE HANNO INSERITO LA MIA STORIA TRA LE PREFERITE, RICORDATE E SEGUITE!!!!!

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TORRE DI ASTRONOMIA


Passarono i giorni, quasi un mese.

Per Draco era sempre la stessa storia. Restava allontanato da tutti, emarginato, preso di mira da qualsiasi studente ed odiato. Capitò qualche volta in cui venne picchiato, addirittura. All' inizio erano molto rare, in due settimane solo quattro risse. Ma negli ultimi dieci giorni le cose stavano iniziando a cambiare.

Inizialmente più o meno tutti avevano paura del giovane Mangiamorte, quindi non molti si azzardavano ad alzare un dito contro di lui, non si sapeva mai. Ma i primi scontri avevano dato una spinta a più o meno tutti, una spinta incoraggiandoli a far passare al Malfoy tutto ciò che avevano passato i loro familiari.

Venne ritrasformato in furetto altre due volte e pestato quasi ogni giorno. E nonostante Draco si sentisse colpevole, non ne poteva più.

**************************

La seconda rissa avvenne tre giorni dopo la prima.

Si stava dirigendo tranquillamente a lezione di Erbologia, da solo, in anticipo di un quarto d'ora. Era una giornata piuttosto fresca e poco nuvolosa, in maglioncino leggero si stava bene, anche fuori.

Mentre camminava nella sua completa solitudine venne raggiunto da Loro. Questa volta erano un gruppo di serpeverde del terzo anno.

- Allora Mangiamorte, come va la tortura dei Sanguesporco? - Chiese quello che doveva essere il capo, mentre con il braccio gli circondava le spalle, come se fosse il suo migliore amico. Draco se lo scrollò di dosso e cominciò a camminare più velocemente. Sapeva che sarebbe finito male.

- Scusa amico! - Urlò quello alle sue spalle, per poi raggiungerlo, seguito da altri tre ragazzi. Lo prese per il collo e lo sbattè a terra. - SENTI PICCOLO, NON TI RIVOLGERE COSÌ A ME CHIARO?! - Gli urlò in faccia. - E ora rispondimi perdente! - Gli diede un calcio.

Più la serpe riceveva domande senza risposta più dava calci e ben presto chiamò anche i suoi compagni ad unirsi.

Draco resistette tre minuti, ma poi svenne. Venne abbandonato sul prato e un Potter selvatico lo raccolse e lo portò in infermeria. Gli ci volle un giorno per riprendersi.

***********************

La terza accadde quattro giorni dopo.

Si svolse sempre nello stesso modo, solo mentre si avviava in Sala Grande per la cena. I graffi e i lividi della seconda rissa non erano ancora passati e Draco stava per riceverne di nuovi. Gli artefici dello scontro erano due Tassorosso dell'ultimo anno. Anche la casa più pacifica aveva deciso di unirsi alla battaglia.

In due lo misero al tappeto in cinque minuti, sopratutto perché più che altro lo torturavano con le parole, che facevano più male. Anche se tutto faceva male...

- HA UCCISO CEDRIC! QUELLI COME LUI HANNO UCCISO CEDRIC E TONKS! - Questa era la frase che ripetevano prima di dargli un colpo, forte, deciso. Venne trovato quaranta minuti dopo da Gazza, che passava di lì.

- Maledetti marmocchi, ora mi toccherà pulire tutto questo sangue -. Borbottò prima di trascinare il ragazzo in infermeria. Anche questa volta gli ci volle un giorno per riprendersi.

***************

Le altre volte, furono più o meno uguali.

Gli unici scontri che lo colpirono particolarmente furono quattro.

Il primo è quando aveva trovato 4 ragazzi di tutte le case di tutte le età più una ragazza Corvonero del sesto anno ad aspettarlo fuori dal dormitorio. L'avevano preso a calci e pugni e poi nascosto dietro un'armatura.

Il secondo è quando erano stati i Grifondoro a picchiarlo. La casa più nobile e coraggiosa che ricorreva all'odio nei suoi confronti. Questo gli era rimasto particolarmente impresso nella memoria.

La terza volta venne trasformato in furetto, ancora. - Allora furetto! - Strepitava il Grifondoro dal quale era stato trasformato. - Come si sta lassù? - Continuava mentre faceva roteare il Malfoy in aria. Lui riusciva ad emettere dei piccoli e teneri squittii, facendo scatenare le risate di ragazzi e ragazze che erano venuti lì a vedere. Una volta che il divertimento era finito lo posarono con un tonfo sul ramo alto di un albero e venne ritrovato il mattino dopo sempre dal Potter.

Il quarto ed ultimo scontro che lo aveva particolarmente colpito era quando era stato picchiato da sole ragazze. Proprio così. Prima di cena, Draco si stava avviando alla Sala grande, quando a metà strada incrociò un gruppo di ragazze del sesto anno. Loro lo squadrarono un attimo, giusto per decidere cosa farsene. Il ragazzo era tentato di alzare una mano e salutarle, nonostante tutto sembravano ragazze dolci e a lui le ragazze piacevano. Era solo più difficile procurarsele e forse non era il caso di rischiare.

Proprio mentre si era deciso di salutarle, loro iniziarono a guardarlo malissimo. Draco deglutì e iniziò ad indietreggiare. Si scontrò con il muro e una ragazza gli puntò la bacchetta al collo e lo guardò furente. Era in trappola. L'altra sua amica dai capelli biondi gli diede un pugno e un calcio proprio in QUEL punto (solo i maschietti possono capire).

- Allora di lui che ne facciamo? - Sghignazzò la ragazza mora che gli teneva la bacchetta puntata al collo.

- Non lo so, schiantalo -. Disse la sua amica che continuava a pestarlo.

Draco cadde a terra, gemendo per il dolore e per l'incantesimo. Erano tutti delle bestie.








- Ehi sveglia -.

Il ragazzo biondo si sentì scuotere dolcemente per una spalla. Gemette per il dolore che sentiva.

- Sveglia Malfoy -.

Si svegliò di soprassalto, scattando a sedere come un morto che si risveglia da una bara. Non appena si sedette un dolore incredibile gli attraverso tutta la schiena, le spalle, e le braccia. Gemette, quasi urlò e ritornò a sdraiarsi agonizzante mentre si teneva la spalla destra con il braccio. Sentiva le ferite che si riaprivano per lo sforzo improvviso e il suo sangue puro e caldo che cominciava a scorrere giù dalla camicia imbrattando tutto il pavimento. Draco respirava in modo affannoso, e non si azzardava a muoversi.

- Malfoy? -

In quel momento si rese conto che qualcuno lo stava chiamando. Girò la testa verso destra, con il respiro affannoso, per capire chi fosse e cosa volesse. Lo squadrò dal basso all'alto.

Delle normali scarpe da mago nere e appuntite, dei pantaloni neri che gli ricadevano sulle gambe, una camicia bianca alla quale era allacciato un mantello nero, dei ricami rosso-oro ovunque, un viso abbronzato, dei magnetici e seducenti occhi verde smeraldo, che esprimevano fiducia, un paio di occhiali rotondi dritti sul naso e dei capelli corvini e spettinati che gli ricadevano sul viso. Potter. Ancora.

- Malfoy... - Disse Harry avvicinandosi a lui.

Il serpeverde si girò di schiena, dandogli le spalle. Draco non ne poteva più, non ne poteva più di quel salvatore rosso-oro che cercava di tirarlo fuori dai guai in qualsiasi occasione. Come se non si fosse accorto di tutti gli sguardi preoccupati che gli lanciava in ogni momento, dei pensieri preoccupati che faceva su di lui (Draco è un leggiminens), di tutte le volte che lo aveva salvato da quelle risse in quel modo dolce che solo lui sapeva fare, quando lo seguiva rimanendo dietro di lui tutte le volte che entrambi dovevano andare nello stesso luogo. Non ne poteva più, neanche se lo meritava. O almeno, pensava di non meritarselo.

- Malfoy -. Disse il ragazzo ancora più deciso e avvicinandosi ancora di più al biondo che rifiutava costantemente di guardarlo negli occhi. - Ti vuole la McGranitt -.

Draco girò la testa e lo guardò negli occhi. Finalmente Harry potè vedere gli occhi del furetto platinato. Erano grigi, grigi tempesta che imploravano pietà, perdono e un'infinita tristezza all'interno delle sue iridi. Il viso, stanco e magro con gli zigomi anche troppo risaltati e i capelli dritti e lisci come spaghetti, ma coperti di sangue. La divisa doveva essere impeccabile, perfettamente stirata e pulita, profumata. Ma adesso era stropicciata, bruciacchiata e intrisa di sangue, come le sue mani. L'unica cosa che sembrava essere rimasta intatta erano le scarpe.

- Andiamo? -

Draco annuì e si alzò con l'aiuto del compagno, che lo aveva preso per il braccio e issato su una sua spalla. Non era un problema per lui, il serpeverde era leggerissimo.






Si avviarono entrambi verso l'ufficio della preside. Draco si trascinava con i piedi e rischiò di inciampare qualche volta, se il Potter non lo avesse sostenuto.

Il fatto che aveva maggiormente colpito il biondo era il modo in cui il nemico lo sosteneva, in modo dolce, delicato, affettuoso. Dovette ammettere che l'ultima parola gli era un po' estranea.

In men che non si dica, si ritrovarono davanti al suo ufficio. Draco capì che quello di cui doveva parlargli era molto importante, se le sue ferite potevano aspettare. Harry lo scaricò davanti alla porta e, dopo aver detto la parola d'ordine, gli fece salire le scale aiutandolo. Erano finalmente giunti all'ufficio. Harry bussò e si sentì un secco: “Avanti”.

- Mi dispiace Malfoy, io ti devo lasciare qui -. E gli aprì la porta.

Draco alzò la testa ed entrò, un po' zoppicante.

Quando la porta si richiuse, Harry non aveva la minima voglia di andarsene. Gli interessavano molto delle condizioni di Draco Malfoy in quel periodo. Si nascose dietro la porta e tirò fuori un Orecchio Oblungo.

Una volta entrato, Draco, zoppicante, trovò ad accoglierlo la professoressa McGranitt. Aveva le mani incrociate che le sostenevano il mento sopra la scrivania, con davanti una scatola di biscotti. Il cipiglio era severo, arrabbiato, del tipo che non ammetteva repliche. I capelli erano rilegati nel solito chignon, ma alcuni dei quali stavano cominciando a diventare bianchi.

- Si sieda signor Malfoy -. Disse severa indicando una sedia dall'aspetto piuttosto scomodo. Draco si sedette tranquillo, cercando di ignorare il dolore ai muscoli e ai tessuti danneggiati. - Prendi un biscotto Malfoy -.

Harry, nascosto dietro la porta, rise sottovoce per quella frase. Si ricordava bene, quando ai tempi della Umbridge gli aveva riservato quello stesso trattamento.

Draco non si muoveva.

- Tranquillo, è senza olio di palma -. Sostenne la McGranitt allungandogli la scatola.

Il ragazzo ne prese uno ma non lo mangiò. La donna sospirò e rimise le braccia sotto al mento, poi cominciò a parlare. - Credo che lei sappia perché si trova qui e di cosa dobbiamo parlare -. Draco non rispose. - La sua situazione sociale mette a repentaglio la sicurezza della scuola e, per prima cosa, la sua salute -. Draco non disse ancora niente. - Deve far sì che ciò smetta, si difenda, si riprenda il suo onore e la sua dignità -. Disse la donna più arrabbiata.

- E come? - Sostenne il ragazzo, che finalmente aveva deciso di partecipare alla conversazione.

- Ci deve provare almeno, il metodo è suo, lei sa perché si comportano così, provi a risolverlo, non possiamo andare avanti così -.

- Perchè non possiamo? Io me lo merito, non sa cos'ho fatto -.

- Non dica così -.

- Perchè no? -

- Perchè non è vero, l'hanno obbligata, non è stata al 100% colpa sua, non la prenda in questo modo! - Urlò arrabbiata.

- Lei non c'era quelle notte, non capisce, lei non sa niente... -

- NON TI RIVOLGERE COSÌ A ME SIGNORINO! RISPETTO! - Draco abbassò la testa colpevole e allora la McGranitt ritornò ad essere più calma. - Deve risolvere questa situazione, ad ogni costo, oppure saremmo costretti ad espellerla -.

Per Draco ed Harry quello fu un duro colpo. - Come?! - Protestò il biondo.

- Espellerla, mandarla via. Non posso accettare che si faccia ancora del male, che rischi la vita per pregiudizi antichi e credenze. Oppure dovrò contattare il ministero -.

- Il ministero?! MA QUELLI SONO MATTI! Mi hanno rinchiuso in una cella, torturato, mentito, tenuto a digiuno e umiliato. NON LI VOGLIO PIÙ TRA I PIEDI, NON SONO IN GRADO DI GESTIRE LE COSE COME DOVREBBERO ESSERE GESTITE! - Urlò il Malfoy fuori controllo alzandosi in piedi.

- HO DETTO COME PRIMA COSA IL RISPETTO SIGNORINO E ORA SI SIEDA! - Urlò fuori controllo la donna. - DOBBIAMO intervenire, se lei vuole lasciarsi il passato alle spalle e reinserirsi socialmente, dovrà essere aiutato. La comunità non se ne fa niente di un mago prosciugato nell'anima, pericoloso e già morto. Se intende continuare così c'è una cella ad Azkaban che l'aspetta -. Draco non rispose e ritornò a sedersi guardandosi le mani come se fossero la cosa più interessante del mondo. - Avviseremo anche i suoi parenti -.

Il ragazzo si riprese all'improvviso. - Mia madre no, la prego no -.

Le Scriveva quasi ogni sera. Le lettere erano lunghe, così da non darle l'impressione di star nascondendo qualcosa, e noiose. Diceva com'era andata la giornata, ultimamente prendeva voti molto alti in teoria, occupato sempre a studiare, anche se non partecipava in modo attivo con i compagni. In pratica era terribile, quella bacchetta non aveva più il solito tocco familiare, era stata nelle mani del Bambino che Era Sopravvissuto quando gliel'aveva rubata al Malfoy Manor, era la bacchetta che aveva sconfitto Voldemort. Sembrava che un po' della sua energia fosse rimasta al suo interno, energia oscura, cattiva. Non riusciva più ad usarla, non più come un tempo. Sembrava estranea. Nelle lettere non parlava mai dei suoi compagni, diceva semplicemente che era tutto okay, lo rifiutavano e lo guardavano male, ma niente di che. Così per non farla preoccupare, aveva già sofferto abbastanza.

- Mi dispiace signorino Malfoy. Le do tempo un mese, un mese per migliorare, per difendersi, per ritornare a vivere. Non dico che tra un mese sarà tutto rose e fiori, ma la sua condizione dovrà essere migliorata. Se entro un mese non sarà così, contatterò i parenti che degli Auror che la scortino, oppure verrà espulso -.

Seguì una lunga discussione ed Harry era tentato di cedere. Alla fine però giunsero ad una conclusione.

Alla fine della settimana a Draco sarebbe stata concessa la camera e il bagno da prefetto, così da stare più tranquillo. Inoltre se entro un mese non avesse provato a ribellarsi, sarebbe stato aiutato da agenti esterni e in casi più gravi, espulso.

Harry sentì che il Malfoy si stava alzando per uscire, quindi, in fretta, raccolse l'Orecchio e si preparò a scappare a gambe levate. Purtroppo la porta si aprì appena si era alzato in piedi.

Si ritrovò a faccia a faccia con il biondo, ancora un po' zoppicante e insanguinato, che lo guardava malissimo. Harry si sentì morire dentro. Il ragazzo serpeverde lo superò con una spallata mentre gli diceva: - Mammina non ti ha insegnato che non si origlia Potter? -

Stranamente Harry sorrise. Era comunque rimasto lo stesso stronzo di sempre.








Per Harry quei giorni erano stati molto più duri di quanto si aspettasse.

Una volta tornato a casa dalla guerra, non era più allenato alla pressione degli insegnanti, alla quantità dei compiti, a tutti che lo osservavano e lo adoravano. Aveva passato tutto l'anno in una tenda, d'altro canto. I compiti erano scoppiati come una bomba, l'onda di un mare in tempesta che si era abbattuta su di lui come una furia. Pensava che con il ritorno ad Hogwarts, la McGranitt avesse deciso di farli stare un po' tranquilli, almeno l'ultimo anno. Invece no, tutto il contrario.

Oltre ai compiti c'era anche il problema dei suoi amici.

Ron ed Hermione se ne stavano sempre per i fatti loro, parlavano tra loro, si baciavano, si abbracciavano, si stringevano, si accarezzavano ed Harry non si sentiva più partecipe al Magico Trio. Provava a partecipare alle loro conversazioni, loro gli rispondevano a monosillabi mentre si guardavano con occhi sognanti e anche se sembrava che stessero conversando, solo il Salvatore parlava. Aveva provato ad uscire insieme a loro, un'ottima uscita a tre come ai vecchi tempi, ma non si sentiva compreso lo stesso. Aveva provato a parlare con loro separatamente, ma li sentiva distaccati e dopo due minuti si scusavano e dicevano di doversene andare. Si sentiva sempre meno compreso dai suoi amici.

E poi c'era Ginny.

L'amore di Hermione e Ron, lo faceva ingelosire parecchio, perché tra lui e la sua ragazza non c'era quell'atmosfera. La sentiva lontana, lontanissima, non riusciva neanche a capire se per lei, lui, contasse qualcosa. Tutte le volte che le chiedeva di uscire lei rifiutava dicendo che aveva altri impegni, certe volte spariva dalla mappa, la vedeva in compagnia di persone che non aveva mai visto. Qualche volta aveva accettato di uscire con lui, ma durante l'uscita non gli aveva quasi mai parlato, non si erano mai baciati, se non piccoli e distaccati baci a stampo qualche volta.

Harry non riusciva più a sentirsi in sintonia con nessuno, Neville si era preso una cotta per Luna e Dean e Seamus si erano fidanzati, non gli rimaneva quasi più nessuno.

Questo lo faceva sentire triste, molto triste, essere abbandonato proprio quando il Mondo Magico aveva raggiunto la pace. Si era sentito usato, usato da tutti i suoi amici e da quelli che gli stavano intorno. L'anno non era iniziato nel miglior dei modi, ma poteva migliorare. Forse tutti si erano finalmente decisi ad intraprendere la loro vita senza più rischiarla, di sicuro era andata così.

Ma c'era un altro problema.

Draco Malfoy.

La filosofia di Harry per quell'anno era solo una. Passare le giornate nella più completa tranquillità e normalità con i suoi amici, fare passeggiate nel parco con la sua fidanzata, studiare bene il programma scolastico per finire la scuola a pieni voti ed iscriversi al corso per Auror, stare in sintonia con tutti, celebrare l'unità delle case e stare fuori dai problemi. Non che ce ne fossero tanti, ma il principale, diventava sempre più difficile evitarlo.

Aveva capito dalle parole di Hermione e da ciò che aveva visto sul treno che Malfoy non voleva essere aiutato. Doveva rialzarsi, farcela da solo senza nessun aiuto o nessun incoraggiamento.

Ma Harry stava quasi per cedere, non ce la faceva più a guardarlo così. Era sempre più magro, sempre più curvo, sempre pieno di lividi, coperto di pregiudizi, schiaffi, pungi e calci. Nessuno lo voleva, nessuno lo aiutava. Pensava che ci fosse stata un po' più di pietà da parte degli insegnanti. Lo guardava e si diceva, vado ad aiutarlo? Oppure no? Aveva paura che aiutandolo avrebbe perso tutti attorno a sè, i suoi amici, la sua fidanzata, i suoi fan, il consenso di tutti. Aveva paura di poter perdere la sua vita normale.

Però sembrava quasi che i suoi amici e la sua fidanzata li stesse già perdendo. Non si vedeva più con loro, ormai da qualche giorno, provava sempre un approccio con essi, ma non lo calcolavano. Nonostante tutto si sentì lo stesso fare un po' parte della casata dei Grifondoro, non come ai vecchi tempi, ma quell'appartenenza alla casata rosso-oro, non l'avrebbe mai abbandonato.

Ormai era da qualche giorno che non parlava più con i suoi amici o con la sua fidanzata, forse doveva provare a tentarci qualche ultima volta. Ora che Hermione non gli stava più con il fiato sul collo come prima, dicendo di lasciar perdere le sue intenzione con il biondo serpeverde, Harry si sentiva sempre più spinto verso di lui, ad aiutarlo. A parte il fatto, che gli sembrava quasi impossibile non farlo.

A volte, quando passava per un corridoio, lo trovava disteso a tera, svenuto e grondante di sangue. Cercava di reprimersi a forza le parole di Hermione sul fatto che non doveva aiutarlo, che ce la doveva fare da solo. Lo superava con velocità passandoci sopra con una gamba, ma tutte le volte che ci provava, sentiva sempre un gemito imprecante provenire da quel corpo. E a quel punto ritornava indietro, lo prendeva in braccio dolcemente e lo trasportava in infermeria in modo più delicato possibile.

Gli sembrava un fiore Draco.

Un fiore di loto, delicato, bello e nel fiore negli anni. Dove a quel punto avrebbe dovuto mostrarsi nel suo più grande splendore e far vedere al mondo cosa era capace di fare. Ma purtroppo il giardiniere aveva sbagliato concime* e stava pian piano appassendo. Si stava consumando e stava morendo sotto tutti gli occhi dei fiorai dei clienti.

- Mi scusi, ma questo fiore sta bene? -

- No mi dispiace signora, purtroppo il giardiniere ha sbagliato concime -.

- No si può far niente? -

Lui sospirò. - Purtroppo no. Se ci riesce si riprenderà da solo -. E pian piano il fiore appassiva, nessuno provava ad aiutarlo, perchè tanto era solo un fiore.

Solo che Draco non era una pianta, ma una persona. Solo una persona che aveva commesso crimini e aveva ucciso altre persone. Ma tanto era solo un criminale.

Tutte le volte che poi Harry tornava in camera dopo aver portato il biondo in infermeria, lo aspettava Hermione a braccia incrociate e con lo sguardo assassina mentre scuoteva la testa. Quella Leggiminens era fin troppo brava.

- Harry, Harry, Harry... - Diceva lei mentre lo squadrava. - MA NON TE RENDI PROPRIO CONTO VERO? - Strillava. - Con tutte le volte che lo aiuti non si renderà mai conto che deve rialzarsi da solo! Se dopo ogni rissa, lui sa di essere salvato da qualcuno, sa che qualcuno lo farà star bene, non si metterà mai in testa che lui deve rimettersi in sesto perchè ci sarà sempre qualcun altro a farlo per lui! - E continuava così.

Alla fine Harry annuiva e lei se ne andava.

Poi però si chiedeva sempre perchè lei gli parlasse solo per rimproverarlo e non per stare insieme come ai vecchi tempi. Perchè aveva quella sensazione che tutti lo stessero abbandonando? Perchè quel vuoto nello stomaco sapendo che pian piano tutti se ne andavano perchè non lo volevano più? Cosa aveva fatto di male? Era quello il prezzo per aiutare Draco Malfoy ?

E non era l'unico problema presente.

C'era qualcos'altro, una forza che lo spingeva e gli suggeriva di aiutare il povero ragazzo. Ormai Harry stava seriamente cominciando a credere che Voldemort vivesse all'interno del suo corpo. Lo sognava spesso, sempre che gli diceva le stesse cose, sempre che si soffermava sul fatto che Draco Malfoy doveva essere aiutato. Ma era solo un sogno no? No.

Negli ultimi giorni Voldemort era entrato nella sua mente, suggerendogli cosa fare, perchè. Molte volte gli sibilava cose sinistre alle orecchie, anche nel bel mezzo della lezione. E lui sentiva quel dolore alla cicatrice che conosceva fin troppo bene. Era insopportabile. Mentre si accucciava per il dolore al capo e i professori lo sorreggevano, vedeva sempre con la coda nell'occhio Draco Malfoy che lo guardava con disprezzo, rabbia e paura, come se sapesse che al suo interno viveva l'incubo della sua vita.



Pensava a tutto ciò mentre si dirigeva in Sala Grande per la cena.

Arrivato di fronte alla porta, la spalancò osservando bene il tavolo dei Grifondoro. Come sospettava, i suoi amici erano nel centro ed tutti i posti ai loro fianchi erano occupati. Rimanevano solo gli ultimi posti lì, in fondo alla sala.

Harry decise di tentare un' ultima volta ad attaccare bottone con la sua fidanzata e i suoi amici. Si diresse verso il centro del tavolo, dietro a Ron. Il suo migliore amico non l'avrebbe certo ostacolato. - Ehi Ron -. Nessuna risposta. Gli toccò la spalla così lui si girò a parlargli.

- Sì Harry? -

- Posso sedermi qui con voi? Sai, ci sarebbe il fondo del tavolo, ma sono insieme ai primini e... Non ci sono i  miei migliori amici -.

Ron sembrò pensarci un po', aprì la bocca per dire qualcosa ma Hermione lo precedette. - Mi dispiace Harry -. Disse. - Ma qui non c'è più posto -. E indicò i posti occupati ai suoi fianchi.

- O sì già, che stupido -. Disse imbarazzato per poi andarsene. Colto da una rabbia cieca, a passo veloce andò a sedersi in fondo al tavolo, dove i primini lo indicavano e dicevano: - Guardate è Harry Potter! È venuto a stare qui con noi! - Harry non poteva crederci che i suoi amici lo stessero davvero abbandonando.

Alzò la testa e, stranamente, si ritrovò a fissare Draco Malfoy che lo stava squadrando a sua volta. Il biondo distolse subito lo sguardo, ritornando ad occuparsi del suo pasto in solitudine. Sembrava proprio che intorno a lui ci fosse una bolla protettiva che impediva a tutti di avvicinarsi a meno di tre metri. Harry trovò quasi una nota positiva in tutto quello. Se i suoi amici lo stavano davvero abbandonando, non c'era più motivo di stare lontano al Malfoy.

- Sìììììì.... Bravo.... - Sussurrò una voce sinistra nella sua mente.

Oh no.

- Bravo Harry, vai così. Aiuta il mio pargoletto Malfoy, che ha tanto bisogno di te.... - Dopo quelle poche parole un mal di testa allucinante gli esplose sulla fronte. Strizzò gli occhi, contorse la bocca e fece cadere la forchetta, ma fin lì riuscì a sopportarlo. - Potter... piccolo Potter... Draco ha bisogno del tuo aiuto, di tanto aiuto... Deve essere aiutato o morirà -. Harry emise un urlo strozzato a si accucciò a terra.

I bambini del primo anno cominciavano ad accorgersene. - Cosa sta succedendo? -

Voldemort disse altre cose, altre frasi che ormai unite al suo mal di testa erano incomprensibili. urlò e si accucciò a terra, il chiasso della Sala Grande si interruppe e tutti lo fissarono mentre sveniva. 

Prima di svenire, vide un viso dai capelli biondi quasi bianchi correre verso di lui e guardarlo con il viso pieno di orrore.





Quando si svegliò era in infermeria.

La prima cosa che percepì furono le calde e soffici coperte che avvolgevano il suo corpo. Non capiva perchè fosse lì, Voldemort gli aveva dato un messaggio talmente grande da farlo svenire? Non era possibile. Non era neanche possibile il fatto che il Signore Oscuro fosse risolto e stesse vivendo all'interno del suo corpo. Erano solo sogni no? Sensazioni, paura che la guerra non fosse finita... Era questo che gli faceva venire certe allucinazioni.

Quando si fu svegliato del tutto sentì delle persone che picchiavano con i pugni dietro la porta, mentre l'infermiera diceva che non potevano entrare.

Aprì un occhio, due. Intorno a lui tutto era sfocato, vedeva anche delle macchioline colorate che gli danzavano intorno al viso. Stupidamente cercò di afferrarne una per poi abbassasse il braccio capendo la stupidaggine che aveva fatto.

Buttò la testa all'indietro e l'infermiera si accorse di lui. - Signor Potter, sta bene? - Chiese mentre si dirigeva curiosa verso di lui.

- Sì, sì, grazie Madama Chips -. Borbottò cercando di non far trapelare la preoccupazione.

Lei annuì sospettosa e gli fece gli ultimi controlli. - Non ho fatto esami su di lei -. Disse guardandolo serio. - Quindi mi fido. Ha idea di cosa sia stato a provocarle questo mancamento? -

Harry rimase zitto, poi scosse la testa. Nessuno doveva sapere di Voldemort, ci avrebbe indagato più a fondo con i suoi amici... Ah, no.

L'infermiera lo guardo male, che fosse una Leggiminens anche lei? - Ne è assolutamente sicuro? - Harry annuì di nuovo e lei sospirò. - Può andare ma... Faccia con calma -.

Harry annuì e cominciò a dirigersi verso la porta quando si fermò. - Mi scusi -. Disse girandosi. - Ma qualcuno è venuto a trovarmi? - L'infermiera sospirò. - Il signor Malfoy e... - Puntò la bacchetta alla porta. - Loro -. La porta si spalancò di scatto facendo cadere Ron ed Hermione che stavano origliando.

- HARRY! - Urlò Hermione facendo sollevare tutti dalla situazione imbarazzante in cui erano caduti. Urlò e andò ad abbracciarlo. Il ragazzo rimase un po' stupito di quella nuova attenzione, non ci era più abituato ormai.

- Ci hai fatti preoccupare amico -. Disse Ron dirigendosi verso di lui e dandogli una pacca sulla spalla. Harry non ci poteva credere, come mai erano ritornati da lui i suoi amici?

- Cos'è successo Harry? - Chiese la ragazza staccandosi e guardandolo sorridente. Il moro guardò quel sorriso in modo sospettoso, ma non trovò niente di falso. Poi scosse la testa, non si fidava più molto sei suoi amici, forse doveva aspettare ancora un po'. - Guarda che di noi ti puoi fidare -. Continuò lei. Harry con la coda nell'occhio vide l'infermiera che dopo quella frase aveva iniziato a guardarlo male. Come dire: - Di lei ti fidi e di me no eh? -

- Scusa Herm -. Disse lui. - Ma sono un po' stanco, magari domani -. E salutando i due si diresse verso la porta.

- A domani! - Dissero i suoi amici.

Stava andando tutto bene, Harry probabilmente aveva ritrovato i suoi amici e la felicità nonostante quei due brutti mesi e stava ritornando a farsi una dormita tranquilla. Il giorno dopo avrebbe detto ai suoi amici di Voldemort così lo avrebbero tolto dalla sua testa e sarebbe vissuto per sempre felice e contento senza più preoccupazioni. Ma ovviamente, qualcosa doveva per forza andare storto.

Proprio mentre cercava di abbassare la maniglia e andarsene, sentì qualcosa di strano all'interno della sua testa. Era molto familiare alla sensazione di quanto Piton cercava di leggergli la mente ma lui riusciva a respingerlo per i primi secondi. Sembrava che qualcosa, o qualcuno, stesse cercando di penetrargli nella testa e accedere ad informazioni riservate, ma qualcos'altro, o qualcun altro glielo stava impedendo. Sentiva proprio una solida barriera che teneva lontano quell'incantesimo che continuava a fare pressione, potente ma non abbastanza. Eppure Harry non sapeva occlutare la mente.

Si girò verso i due amici.

Notò subito Hermione, con la bacchetta sguainata (ma non puntata verso di lui), i lineamenti tesi e rigida, anche se voleva fra sembrare di essere tranquilla. E poi, non batteva ciglio e teneva lo sguardo fisso su di lui.

Per un momento tutti rimasero fermi, in quell'imbarazzante momento in cui uno cercava di vincere sulla mente dell'altro. Harry sentiva la sua barriera (non proprio sua perchè lui non aveva fatto niente) che diventava sempre più potente mentre l'incantesimo sempre più debole. Alla fine vinse il ragazzo, e la mora venne sbalzata all'indietro dal contraccolpo andando a finire tra le braccia di Ron che la sorresse.

Lei sorrise.

Lui era più furioso che mai.

- Hai imparato ad usare l'occlumanzia Harry! -

Oh, no. Questa il Potter non se la sarebbe bevuta. - Tu! - Urlò puntando il dito contro Hermione, che si spaventò. - Sei stata tu vero?! -

- Harry... Io non... -

- Io non cosa?! - Era arrabbiato, furioso.

- Calmati amico -. Disse Ron, ma bastò un'occhiataccia di Harry per farlo zittire.

- Harry, scusa, non volevo... Non volevo farlo...  - Disse lei con aria afflitta.

- Non volevi farlo?! E ALLORA PERCHÈ L'HAI FATTO?! PERCHÈ VUOI SEMPRE LEGGERMI NEL PENSIERO? PERCHÈ? -

- Harry... pensavo fossi semplicemente intimidito dal rivlerci cosa ti avesse turbato... Quindi volevo semplicemente darti una piccola spintarella -. Sospirò affranta.

- Piccola spintarella?! Non è vero! Tu, vuoi sempre sapere tutto quello che mi passa per la testa. Compreso ciò che penso su Draco Malfoy! Non mi rivolgete la parola da quasi due mesi, tranne che per discutere su una persona che ha bisogno d'aiuto ma che voi non volete concedergli perchè non volete essere giudicati!-  E continuò così, con Insulti, umiliazioni e verità che venivano fuori. Inizialmente i due fidanzati assorbivano tutte le parole senza rispondere, ma ben presto cominciarono anch'essi a rispondere a tono agli insulti di Harry. La loro amicizia era a rischio rottura ormai.

Alla fine la lite finì con un Potter infuriato che sbatteva la porta dell'infermeria e correva verso il suo dormitorio. Era così arrabbiato... Molto di più di quando pensavano che la risorta di Voldemort fosse solo una bugia, molto di più di quando molti avevano pensato che avesse inserito apposta il biglietto del Torneo Tremaghi, molto più di quando dovette affrontare la guerra e di quando vide tutte quelle persone morire per salvarlo.

Era furioso, perchè in quei casi c'erano sempre stati i suoi amici a sostenerlo, ora non più. Una volta finita la guerra, una volta scomparsa la minaccia, erano scomparsi tutti. Questo voleva dire che loro avevano fatto amicizia con lui solo per la celebrità, e ora che pian piano Harry poteva cominciare a diventare meno famoso se ne erano andati.

Odiava pensare che fosse così, ma non era altro che la verità. Aveva tanto sperato che in quel momento fosse davvero tornato tutto apposto, ma si sbagliava.

Mentre passeggiava per il corridoio, si rese conto che ormai era tardi e doveva andare a letto. Quanto era rimasto svenuto? Due, tre ore? Ormai sarebbero state anche le ventitrè.

Ovviamente il buon senso di tornarsene a nanna scomparve e lui si affacciò alla finestra di fronte a lui, cominciando a guardare il riflesso della Luna sul Lago Nero e a riflettere.

Sei stato tu, vero? Pensò. Non c'era bisogno di esprimere il soggetto, perché infatti il sottoscritto gli rispose subito.

Sììììììì.... Sibilò con la sua solita voce serpentina e fredda. Harry sentì subito un leggero mal di testa ritornargli, ma non era così forte da stenderlo.

Sei stato te ad alzare le barriere dell'Occlumanzia all'interno della mia testa, a scagliare all'indietro Hermione e ad impedirle di leggermi nel pensiero.

Sììììììì....

Perchè?

Mi sembra ovvio Harry...
Sibilò. Se la tua amichetta avesse scoperto che dentro di te risiedeva davvero Voldemort, ci sarebbe stato un allarme a livello mondiale... Un allarme inutile visto che io non posso risorgere interamente... Sono confinato qui.

Harry strizzò gli occhi per il dolore alla testa, ma tentò un'ultima volta a conversare. Se puoi alzare delle barriere verso gli altri, non potresti innalzare delle barriere a me così smetterò di sentire la tua voce o almeno di provare dolore?

No Harry. Non posso, quelle che uso sono le mie barriere e anche se siamo lo stesso corpo, non abbiamo gli stessi pensieri, possono essere condivisi certo, ma non sono gli stessi. Per smetterla di farmi parlare dipende solo da te imparare.
Il moro quasi urlò per il dolore e si piegò. Poi decise che avrebbe finito di parlare con quella presenza finchè non avrebbe imparato ad usare l'Occlumanzia, ossia mai.

A passo veloce si diresse verso il suo dormitorio, con tutta la stanchezza che gli avevano causato quei pensieri poteva crollare da un momento all'altro. Ma ovviamente il destino aveva deciso di non farlo dormire quanto volesse quella notte.

Appena arrivò nella sua stanza crollò sul letto.

Ron non c'era, molto probabilmente era a dormire con Hermione oppure sempre con lei a lamentarsi della maleducazione dell'amico occhialuto.

Neville dormiva russando peggio di Ron, completamente avvolto nelle coperte, a pancia in su e con la bocca spalancata come un maiale.

Dean e Seamus dormivano insieme, nel letto di fronte a Harry, scoperti fino a metà petto e da lì, il ragazzo cercò di smetterla di immaginare cosa forse avevano combinato.

Fece un incantesimo sonorizzante attorno al suo letto così da non sentire Neville russare. Si spogliò e si infilò sotto alle coperte. Prima di spegnere la luce controllò sulla Mappa del Malandrino se tutto fosse apposto, oppure semplicemente per trovare sonno. Andava tutto okay. Fantasmi, professori, Capiscuola e Gazza facevano la ronda come al solito, Ron ed Hermione erano nelle Cucine che stavano dormendo insieme.

Stava per chiudere la mappa quando si accorse che qualcosa non andava. Un puntino se ne stava lì fermo, sulla Torre di Astronomia. Lo lesse.

Draco Malfoy.

Harry si chiese cosa cavolo ci facesse Draco Malfoy in quel momento sulla Torre di Astronomia. Era forse pazzo? Dalla mappa sembrava che stesse dormendo, infatti non si muoveva. Ma era troppo pericoloso stare lì a quell'ora di notte, sia per le ronde sia per il freddo e il vento gelido che infuriava. Che i suoi compagni l'avessero spedito fuori a calci non volendolo nella loro stanza? Questo Harry non lo sapeva.

Oppure c'era uno sbaglio nella mappa. No, la mappa non sbagliava mai. Doveva andare a controllare, non poteva rischiare che il giovane Malfoy morisse lì sulla torre, quando lui avrebbe potuto salvarlo. O c'era uno sbaglio, anche se la mappa non sbagliava mai, ma non si poteva mai sapere.

Si rivestì in quattro e quattrotto. Jeans pesanti, maglia a maniche lunghe, felpa di lana della signora Weasley (a pensarci si chiese se lui e quella famiglia avrebbero conservato gli stessi rapporti), una giacca a vento e delle scarpe pesanti di pelle di drago. Per sicurezza decise di portarsi un cuscino e due coperte, magari il giovane stava dormendo al freddo, non poteva saperlo. Prese il mantello di suo padre e uscì.

Appena in corridoio (dopo essere riuscito ad oltrepassare il quadro della Signora Grassa) se lo infilò e diventò invisibile.

- Lumos -. Bisbigliò, e dalla sua bacchetta uscì un raggio di luce bluastra.

Percorse il corridoio controllando la mappa, per vedere se il giovane era ancora lì e per controllare che non ci fosse sulla sua strada. Gazza e la sua gattaccia erano al terzo piano che scendevano al secondo, Hermione e Ron erano in cucina, i professori erano sparsi uno per il proprio piano, ma non erano un pericolo, l'unico difetto era il Caposcuola che continuava ad andare avanti e indietro al settimo piano, nella zona della Torre.

Visto che la sala dei Grifondoro era a quel piano, non ci volle molto tempo a Harry di trovare l'entrata per la Torre di Astronomia, nonostante il buio e il freddo pienamente autunnale. Controllò che il Caposcuola fosse lontano da quella zona e si infilò su per le scale il più silenzioso possibile.

Dopo due minuti sbucò nella Torre. Appena uscì un freddo (freddissimo) vento lo investì all'improvviso, facendolo tremare nonostante gli abiti piuttosto pesanti. La torre era come al solito. In un angolo erano ammassati tutti i banchi e i libri di Astronomia e occupavano poco spazio. La cupola era chiusa, veniva aperta solo nelle ore di lezione notturne per osservare il cosmo, oppure venivano proiettate le stelle e le costellazioni di giorno.

Harry cercò il Malfoy, ma non lo trovò da nessuna parte. Poi notò che la porta che dava sul piccolo balcone era aperta.

Si infilò con cautela.

Appena uscì, un vento ancora più freddo lo colpì, facendolo tremare ancora di più. Il piccolo terrazzo era si e no dieci metri quadrati. Cercò il ragazzo e lo trovò nell'angolino interno a dormire. Si avvicinò.

Era rigido nella sua posizione, con i muscoli tesi e accovacciato su sé stesso. Indossava dei vestiti pesanti, ma non abbastanza. In quella posizione cercava di mantenere il calore corporeo coprendosi anche con il mantello troppo piccolo. I lineamenti erano molto tesi, come se fosse pronto ad attaccare non appena avesse sentito il minimo rumore. Ma sembrava che dormisse molto profondamente. Il suo viso era coperto, oltre alle profonde occhiaie, da graffi, lividi, segni evidenti che lo avevano pestato. Quindi evidentemente aveva deciso di dormire in quel posto perché lo avevano sbattuto fuori, e non sapendo dove andare, si era messo lì, anche perchè mai i professori ci passavano, neanche durante la ronda.

Harry toccò il suo viso, preoccupato che si sarebbe svegliato. Invece no, rimase a dormire molto profondamente. Il viso era molto freddo, e ciò spiegava le guance e il naso molto rossi. Il battito cardiaco era regolare, quindi nonostante si stesse ghiacciando, non era ancora caduto in ipotermia. Forse non era lì da molto.

Harry capì che non poteva lasciarlo così, ma non poteva portarlo neanche in camera sua!

Perciò prese il corpo di Malfoy in braccio (tanto era leggerissimo ) e lo portò dentro. Il ragazzo non diede segno di svegliarsi, quindi Harry procedette più tranquillo ma sempre con cautela.

Lo appoggiò sul pavimento delicatamente. Con un incantesimo fece diventare il cuscino che si era portato il quintuplo della grandezza normale. Appoggiò il Malfoy lì sopra, come se fosse un gigantesco materasso. Poi lo avvolse nelle coperte.

Harry riuscì a vedere che i muscoli si rilassarono e il ragazzo tornò a dormire come un bambino. Quasi. I lineamenti del viso rimanevano sempre rigidi e attenti nel caso di un attacco, ma non sarebbe riuscito a svegliarsi visto come dormiva.

Prima di andarsene gli appoggiò una mano sul viso. Le guance erano ruvide e gelide, probabilmente non si faceva la barba da qualche giorno. Il naso all'insù era freddo, la fronte calda, sembrava avesse la febbre, ed il ragazzo non se ne sarebbe stupito.

Nonostante il suo viso fosse ruvido e freddo, sembrava fragile.

Fragile e dolce.

Come un fiore.

Harry ridacchiò e sentì Malfoy sotto di lui che cominciava ad agitarsi. Con un movimento svelto e silenzioso scappò via.

Si buttò sul letto ridacchiando e finalmente un pelo felice. Poi dormì. Una notte senza sogni.






* So che i fiori di loto non hanno bisogno del concime ma lasciate questa frase ad effetto pls :D


Spazio Autrice :D

Erano mesi che non aggiornavo vero?
Nonostante tutto voglio ringraziare tutti, propro tutti. ci sono un bel po' di persone che seguono la storia, che l'hano inserita nelle preferite e ricordate e ciò mi da una grande soddisfazione!
Come vedete non aggiorno molto spesso, anche perchè questo capitolo ha superato i miei record! 20 pagine di open office a scrittura 15 e beh 6800 parole (visto da wattpad, posto la stessa storia anche lì con lo stesso titolo).

Come vedete in questo capitolo gli amici di Harry lo stanno pian piano abbandonando, ma non ve ne dovete preoccupare perchè tutto si risolverà. Invece con Ginny avete già letto cosa succederà.

SPOILER PROSSIMO CAPITOLO:

Harry scoprirà il tradimento della ragazza, successivamente si ritroverà con la media in pozioni scarsissima e la McGranitt incaricherà Malfoy di fargli ripetizioni. (Ovviamente obbligandolo). Così inizieranno a legare.

A presto :D


Harrypotter_vita

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Capitolo 6
*** Un grosso errore ***


UN TERRIBILE SBAGLIO


Quel giorno Harry era deciso.

Oh, sì.

Avrebbe provato per l'ultima volta a chiedere alla sua fidanzata di uscire con lui, se non ce l'avesse fatta avrebbe seriamente preso in considerazione il modo in cui lo trattava, facendoglielo notare e così avrebbe anche ipotizzato per l'idea di lasciarla. Non ce la faceva più ad essere trattato in quel modo. Né dai suoi amici, anzi, ex-amici, né dalla persona con la quale avrebbe voluto passare il resto della sua vita.

Con i suoi amici gli sembrava di aver rotto, non ufficialmente, ma quasi. Il giorno prima era uscita tutta la rabbia che provava e probabilmente il loro rapporto era finito. Cercava di non pensarci, ma quel vuoto, quell'enorme vuoto, continuava a nutrirsi di lui facendolo sentire peggio. Ma lui non ci poteva far niente, non era colpa sua.

Scosse la testa , non poteva proprio pensarci, sopratutto ricordandosi della lettera di scuse che gli aveva mandato Hermione quel mattino appena sveglio.

_________________


Erano mesi, mesi, che non dormiva così, da quando era ritornato in quel castello e i suoi amici cominciato a pendere le distanze. Si era svegliato con la sveglia, per una volta senza una particolare stanchezza o senza la paura di qualche incubo appena fatto.

Ma ecco che qualcosa doveva per forza rovinargli la giornata.

Subito appena aprì gli occhi sentì un gufo che picchiettava contro la sua finestra. Si alzò un po' controvoglia ma incuriosito, chi poteva scrivergli? Scostò le coperte calde e poggiò i piedi sul pavimento gelido, allungando la mano. Aprì la lettera, in bella calligrafia in corsivo c'era scritto:

Caro Harry,
Ci dispiace tantissimo per quello che sta succedendo tra di noi. Avevi ragione, ieri non avrei dovuto entrarti nella mente in quel modo, sopratutto dopo tutte le volte in cui ti abbiamo ignorato, perché mai avrei dovuto invadere la tua privacy in quel modo? Hai tutto il diritto di essere arrabbiato con noi, noi ti imploriamo perdono, vogliamo ritornare ad essere quello che eravamo prima, ti prego. Ti diamo tutti il tempo che ti serve,
con affetto,

Hermione e Ron.

Harry lanciò la lettera dall'altra parte della stanza infuriato.

Dovevano per forza mandargli una lettera di scuse, non potevano digli negli occhi: - Vogliamo ancora essere tuoi amici -. Decisi, diretti, seri e sinceri. Invece no, una lettera, perché non erano altro che deI GRAN CODARDI! Si mise le mani nei capelli tirandoseli per non urlare dalla frustrazione, poi lanciò il cuscino in faccia al gufo che se ne andò indignato.

________________


Ed adesso era all'uscita della Sala Grande, con quella lettera stretta tra le mani, a cercare Ginny e cercare di parlarsi, almeno un po'.

Uscì in giardino.

L'aria era fresca e ventosa, il giusto venticello di fine ottobre per il quale c'era bisogno del mantello, che Harry non aveva perché lo aveva prestato a Draco Malfoy la sera prima. Si strinse nel maglioncino di lana e si rimproverò di non aver portato la Mappa del Malandrino. Così sarebbe stato molto più facile rintracciare Ginny.

Vagò nel giardino senza una meta precisa. Controllò nelle serre, sui ponti, all'ingresso, vicino al confine della Foresta Proibita, da Hagrid, nel campo da quidditch e alla fine vide una chioma rossa, girata, davanti alle rive del lago Nero, sembrava stesse parlando con qualcuno.

Harry si diresse a passo veloce verso di lei, quel rosso non poteva essere nessun altro se non quello caratteristico dei Weasley, e, a quanto gli risultava, Ron non aveva i capelli lunghi. La figura con cui stava parlando non si riusciva a vedere, anche perché erano nascosti dietro ad un albero dai rami bassi. Se non fosse stato così attento forse non l'avrebbe neanche notata.

Scostò un ramo e si rese conto che quello sarebbe stato il giorno in cui aveva perso tutto. Era Ginny, proprio come aveva pensato lui, la sua ragazza, anzi, ex-ragazza. Lei stava stringendo le dita nei capelli corvini e ben curati di un altro ragazzo, mentre quest'ultimo teneva la ragazza stretta in vita con possessione, in un modo che a Harry non aveva mai permesso di fare. Si baciavano con passione e possessione, come se volessero mangiarsi e digerirsi, il Grifondoro l'avrebbe trovata una scena disgustosa se non fosse stata la sua ragazza quella.

Sentì il suo cuore incrinarsi, spezzarsi e cadere giù per terra come schegge di vetro, al suo posto c'era solo un enorme vuoto. Una tristezza e un dolore atroce si impossessò di lui, che fosse colpa di Voldemort o no non aveva importava. Perse la presa sulla busta e cadde a terra. Quel lievissimo fruscio fece voltare il due ragazzi con la preoccupazione negli occhi per paura di essere stati scoperti.

E in quel momento Harry vide l'amante di Ginny. Pelle scura, divisa nera ben curata, pregiata e stirata, capelli lisci e perfetti leggermente spettinati che gli donavano una aria attraente,portamento perfetto, perfetto nel baciare. Poteva essere solo Blaise Zabini. Peggio di così non poteva andare...

- Harry... - Disse Ginny con la voce incrinata. EH NO! Si era stancato di tutte le volte che i suoi amici gli avevano detto: - Harry... - con quella voce incrinata e spezzata, come se fossero dispiaciuti di qualcosa! Era lui che doveva dispiacersi di essere diventato amico loro, di averli incontrati su quel treno, di essersi fidato!

Certo, senza di loro non avrebbe mai vinto su Voldemort, ma ai suoi amici interessava solo la celebrità! Si girò e corse via. Non capì se Ginny lo stesse chiamando per scusarsi, non sentì le voci delle persone che lo stavano rimproverando per gli spintoni che dava. Sapeva solo che era in ritardo per la lezione di pozioni. Si ritrovò a girare nei corridoi freddi e vuoti nel castello, ormai era tardi e tutti erano già a lezione.

Non riusciva più a sentire niente Harry, come se non avesse più sentimenti. Niente tristezza, niente dispiacere, solo vuoto. Ignorava il vento freddo mentre con passo lento e traballante, si dirigeva nell'aula di pozioni. Si sentiva come se avesse smarrito la strada, come se tutto ciò in cui aveva creduto in quella vita fosse un enorme bugia, sembrava tutto un sogno.

- È solo un brutto sogno Harry, adesso ti risveglierai e ti ritroverai a Hogwarts con tutti i tuoi amici e la tua ragazza che ancora ti considerano -. Si disse. Eppure era troppo reale per essere un incubo.

Strinse la borsa contente i libri per frustrazione, stringendo i denti. Non riusciva davvero a credere che tutto quello fosse vero.

In men che non si dica si ritrovò davanti all'aula di pozioni, la porta di legno di monaco scura che sembrava salutarlo in modo depresso, come d'accordo col suo umore e l'atmosfera da temporale che si era creata fuori. Bussò.

- Avanti! - La voce allegra di Lumacorno fece capolino dalla porta insieme al suo proprietario. - Ciao Harry, ragazzo mio! -

- Buongiorno... - Disse lui con voce roca e cadaverica.

- Ragazzo! Che ti è successo?! - Harry lo ignorò ed entrò nella classe. La lezione si era fermata e tutti gli occhi erano puntati sul povero ragazzo che non sapeva come comportarsi. Come previsto tutti i posti erano occupati tranne l'ultimo, quello vicino a Draco Malfoy. - Oh, no... ancora.. - Pensò il Grifondoro.

Si sedette in ultima fila accanto al Serpeverde, stranamente quel giorno sembrava più allegro, sempre che Draco potesse essere definito allegro. Non aveva più quell'aria stanca e depressa che trasmetteva la voglia di suicidarsi nel raggio di 20 metri, non era felice, ma sembrava giusto più sveglio. Meno occhiaie, gli occhi attenti e non era curvo e nascosto. Evidentemente aveva dormito bene.

- Arriva in ritardo e ovviamente nessuno gli toglie dei punti, il Salvatore del Mondo Magico, Harry Potter, il cocco di tutti -. Borbottò il ragazzo biondo non appena Harry si sedette al suo fianco. Stronzo.

- Piantala Malfoy -. Sbottò il bruno.

- Sei suscettibile oggi Potter, cos'è successo oggi eh? Brutta esperienza? - Sghignazzò lui.

Il Potter sbuffò, non aveva proprio voglia di continuare a parlare con quel cretino, non quel giorno. - Piantala Malfoy? -

- Quale pianta? - Rise lui. Harry strinse i pugni, nervoso. - Siamo nervosetti eh? Che è successo oggi Potteruccio, ti ha lasciato la ragazza? - Disse ghignando senza sapere il significato delle sue parole. Successivamente, ritornò al suo calderone senza dare troppo peso alla frase appena pronunciata, incurante di nulla.

Intanto nella testa del moro si scatenava un uragano di emozioni, come osava?! Come osava rinfacciargli ciò che era appena successo?! Come POTEVA SAPERLO?! CON TUTTO QUELLO CHE AVEVA FATTO PER LUI NON AVEVA RICEVUTO NIENTE IN CAMBIO, NIENTE! AVEVA PERSO I SUOI AMICI, LA SUA FIDANZATA, E TUTTO PER COLPA DI QUELLA VISCIDA SERPE CHE NON SAPEVA NEANCHE RICAMBIARE FAVORI DI VITALE IMPORTANZA! Lui l'aveva difeso, l'aveva protetto, l'aveva curato e l'aveva aiutato! ED ERA QUESTO CIÒ CHE GLI RISERVAVA? Trattarlo in quel modo, in uno dei peggiori di tutti! Sì, perché non poteva essere un caso, quel Malfoy sapeva cosa gli era appena successo altrimenti non l'avrebbe trattato in quel modo, non avrebbe detto quelle parole così precise in quel momento, come da copione!

Senza pensarci due volte, a Harry partì un pugno. Non si era neanche reso conto, ma per una volta voleva far capire anche lui a Draco Malfoy ciò che provava, in fin dei conti, lo facevano tutti!

Sembrava una bestia incontrollata mentre cominciava a scagliare pugni al biondo senza neanche rendersi conto di provocargli molto dolore. Il primo pugno lo colpì in faccia a cadde a terra con un tonfo, mentre dal naso uscivano fiotti di sangue. Successivamente, fu il pandemonio.

Tutta la classe si alzò preoccupata con pochi soddisfatti che incitavano rissa, Lumacorno cercava di fermare il Grifondoro togliendo punti e minacciandolo, mentre altri alunni si accalcavano intorno alla scena senza aprire bocca. Harry appoggiò un ginocchio sul petto di Draco, mentre lui soffocava sotto al peso delle ossa sulle sue coste.

- Potter, cosa diavolo..? - Ma venne interrotto dal ragazzo che gli scagliò un calcio sugli stinchi. Intanto il povero biondo si chiedeva il perché di quel trattamento speciale. Cosa aveva fatto di male quel giorno? Poi si rese conto che ormai tutti lo malmenavano senza motivo, perché non avrebbe potuto farlo anche lui? Appunto, perché Draco si aspettava che Potter non lo avesse fatto? Insomma, la sua famiglia lo odiava, per colpa dei Mangiamorte era morta tutta la sua famiglia e tutte le persone che poteva considerare come genitori o amici, aveva perso gli amici sempre a causa sua, gli aveva reso la vita un inferno. Perché doveva aspettarsi che lui sarebbe rimasto docile con lui, lo avrebbe protetto, lo avrebbe difeso, lo avrebbe trattato come una persona a cui dare affetto?

Aspetta, lui voleva essere trattato così?!

No!

Si disse quasi schiaffeggiandosi. Perché aveva minimamente pensato ad una cosa del genere? Perché Potter doveva soccorrerlo, perché doveva stargli vicino? Era a questo a cui pensava, pensava che per lui quel ragazzo dagli occhi verdi gli sarebbe stato da appiglio come una corda che lo tirava su dall'Inferno? Voleva che fosse così?

NO!

Si disse di nuovo, non poteva pensare a quelle cose, soprattutto mentre Potter lo malmenava in quel modo! Quasi quasi, il dolore fisico non lo sentiva. Vedeva solo gli occhi di quel ragazzo, che pochi giorni prima comprensivi e caldi, adesso furiosi e vendicativi. Niente dolore fisico, molto dolore morale. Quasi quasi era contento, sentiva di aver quasi finito di scortare la propria pena ora che aveva allontanato anche l'ultima persona che lo proteggeva. Che allegria.

E svenne.

In quel momento Harry si calmò, con il fiatone si alzò dal corpo inerme del giovane Malfoy. Lo guardò incredulo. E poi si guardò le mani sporche di sangue.

Era stato lui?! Cosa aveva appena fatto?! Il corpo del Malfoy era insanguinato, pieno di lividi e graffi. Il naso rotto dal quale uscivano ancora fiotti di sangue, le braccia messe in una posizione scomposta e innaturale, le gambe abbandonate e la testa di lato.

Era

Stato

Lui.

Lui lo aveva ferito in quel modo, lui gli aveva riportato quei graffi quei lividi, quelle botte sulla sua pelle diafana. Lui, dopo una semplice frecciatina, cose che lui diceva sempre, forse anche solo detta a caso senza un vero significato. Dopo averlo visto quel mattino al pieno delle energie, dopo averlo protetto, dopo avergli dato il suo mantello sulla Torre la notte prima, dopo tutto, lo malmenava. Esattamente per gli stessi motivi di tutti gli altri.

Vendetta.

Non era altro che un verme, sì, lo era! Sembrava quasi che il fatto di voler proteggere Draco Malfoy fosse tutta una finta per avvicinarlo e vendicarsi, sì, perché in quel momento aveva solo pensato a tutto il male che Malfoy aveva fatto a lui, invece di tutto il male che gli altri avevano fatto a Malfoy. E l'aveva visto come un sacco da box. Si sentiva una persona orribile.

La stanza giaceva nel silenzio più totale, con gli studenti che lo guardavano a occhi sgranati, a Neville era caduto il cucchiaio di pozione corrosiva che gli stava corrodendo le scarpe e il pavimento, Hermione aveva smesso di leggere e lo aveva guardato con gli occhi pieni di orrore e invece a Ron era salito un ragno da esperimento ancora vivo sull'orecchio e non se ne era neanche accorto!

- Io... - Mormorò Harry indietreggiando spaventato, guardandosi le mani come se non fossero le sue. - Io non volevo -. Disse con un magone alla gola come se fosse la scusa più gratificante da dire. Quel magone gli ricordò qualcosa, stava per piangere?!

Allarmato urtò il banco sopra al quale c'era un calderone pieno di pozione corrosiva, purtroppo si rovesciò. In parte su di Harry, in parte sugli studenti.

Svenne.

Quando si riprese era disteso sul letto dell'infermeria. Aveva il viso e gli arti ricoperti di bende e ancora sentiva la pozione che gli bruciava la pelle. Emise un piccolo gemito dolorante quando si mise a sedere. Riusciva a malapena a muoversi per il dolore agli arti.

Madama Chips non c'era, forse era in ufficio o a parlare con gli altri insegnanti di ciò che aveva fatto.

Di ciò che aveva fatto.

Non riusciva ancora credere di aver combinato qualcosa del genere. Dopo tutte le precauzioni, dopo tutto ciò che aveva fatto per quel povero ragazzo quasi per due mesi erano di certo fumate in quei due momenti. E per cosa? Perché lui aveva fatto lo stronzo? Ma lui era stronzo, certo, si aspettava magari un piccolo ringraziamento ma era sicuro che in quel momento Draco Malfoy era tutt'altro che gentilezza e cortesia considerando ciò che stava passando. E poi era nella sua natura. Il fatto che lo avesse preso in giro forse era anche un miglioramento, voleva dire che nonostante tutto fosse riuscito a trovare una parte di sé stesso, anche se quel ragazzo magrolino e antipatico aveva un orribile carattere.Forse voleva dire che stava migliorando, aveva dormito quella notte, aveva anche mangiato a colazione quel mattino, forse si stava aggiustando tutto.

E lui aveva mandato tutto all'aria per qualcosa di cui l'altro non ne sapeva niente e non poteva sapere che era successo esattamente ciò che aveva detto. In fin dei conti, erano le sue solite frecciatine, avrebbe dovuto averlo capito. Invece, accecato dalla rabbia, lo aveva trattato come un sacco da box.

Doveva rimediare al più presto. Si girò sul fianco, tentando di riaddormentarsi, a quel problema ci avrebbe pensato più tardi.

Poi incontrò due occhi grigi a fissarlo con interesse, gli occhi appartenenti ad un ragazzo biondo e magrolino disteso sul letto dell'infermeria con il naso pulsante e rosso. Due occhi profondi e grigi, che appartenevano all'ultima persona che Harry avrebbe voluto incontrare in quel momento. Quello sguardo lo bloccò e si ritrovò a fissare negli occhi il suo nemico.

Si guardarono a lungo.

Draco non sapeva neanche perché stesse fissando Potter negli occhi in quel modo. Forse perché quando l'aveva visto risvegliarsi pochi secondi prima, gli era sembrato piuttosto rilassato, pensando che avesse finalmente deciso di liberarsi del serpeverde e dei suoi propositi per aiutarlo. E di questo doveva esserne felice.

Insomma, nessun Grifondoro valoroso e stupido che cercava di aiutarlo per il suo stupido orgoglio. Nessun ragazzo dai capelli neri e spettinati che veniva a soccorrerlo, niente più sguardi comprensivi lanciatogli da due occhi verdi come smeraldi ogni mattina.

Insomma, doveva esserne felice, finalmente poteva fare qualsiasi cosa in libertà, per quanta libertà avesse uno come lui. Insomma, poteva stare meglio. E intanto si era chiesto, sempre guardando il Potter che rifletteva, perché continuasse a rassicurarsi sul fatto che doveva esserne felice. Insomma, lui non doveva esserne felice, lui era felice. Giusto? Giusto. Si disse convincendosi.

Niente più stupidi rompiscatole tra i piedi, tranquillità e assoluta calma. Pochi giorni dopo sarebbe andato in una camera privata e lì si sarebbe ripreso. Avrebbe studiato per tutto l'anno, e poi sarebbe tornato a casa concedendo a sua madre una felice pensione e dirigendo gli affari politici dei Malfoy. Insomma, tutto qui.

Poi il Potter si era girato e lo aveva guardato con quegli occhi verdi come due smeraldi. Draco si chiese perché il colore dei Serpeverde dovesse essere impresso in un Grifondoro spelacchiato, non poteva semplicemente prendere quelle due gemme e scappare via? Quel colore era il suo, non poteva portarlo uno come Potter, che non faceva neanche parte della sua Casa. Come volendo umiliare tutte le serpi, come dimostrare che lui sapeva portare i loro colori meglio di come avrebbero dovuto farlo. Che stupido arrogante pollo fritto.

A proposito di pollo fritto, aveva fame. Poi si rimproverò per quello stupido pensiero, stava fissando negli occhi il suo nemico e lui a cosa pensava? Al pollo!

Potter aveva cominciato a guardarlo con interesse e poi con dispiacere, come chiedere scusa. Ma non si sarebbe mai scusato veramente, perché ai Grifondoro orgogliosi come lui non importava chiedere scusa agli altri, non l'avrebbe mai ammesso. Aspetta, ma lui voleva che gli chiedesse scusa?!

No, PER DIANA! A lui non importava un fico secco di Potter e di ciò che pensava.

Nei suoi occhi proiettò tutta la frustrazione e l'odio che riuscì a pensare, sbuffò e gli diede delle spalle, come se fosse un bambino che faceva i capricci. A lui non importava di Potter, e su questo, ne era convinto.

Fecero loro ingresso l'infermiera con il Weasley e la Granger, no la Sanguesporco. Draco dovette ammetterlo, amava Hermione Granger. O per lo meno, l'aveva amata, diciamo più che altro che era stata una piccola cotta e un po' di attrazione per quella leonessa testarda. Aveva più che altro sperato che in quel periodo sarebbe venuta a soccorrerlo, invece di quel pennuto lì. Però quando aveva saputo che il Magico Trio aveva rotto proprio per divergenze di idee su di lui, ci aveva rinunciato completamente. Non si sarebbe mai innamorata di lui, nonche gli importasse, sapeva che una cosa del genere gli sarebbe passata. Non ci aveva neanche sofferto il realtà, aveva solo smesso di farsi false speranze.

I due amiconi del cocco del Mondo Magico soccorsero quel pennuto spelacchiato, come se avesse rischiato di morire. Evidentemente Potter non era poi così felice di vederli, forse per i recenti litigi, ma non li respinse.

Si immaginò che i suoi amici d'infanzia, Blaise, Pansy e Nott facessero capolino dalla porta e venissero a soccorrerlo con una marea di dolcetti mandati dal padre e così lui avrebbe potuto sfoggiare la sua ricchezza e la sua ferita da battaglia con orgoglio come avrebbe fatto anni addietro. Ma purtroppo ora non era più così.

Strizzò gli occhi dalla frustrazione e si isolò dal mondo e dal pennuto con gli occhi a gemma che sembrava ritrovare un po' di familiarità con i suoi compagni.





Quando Harry uscì dall'infermeria, si ritrovò la McGranitt ad aspettarlo fuori dalla porta come se non volesse lasciarlo scappare. - Salve professoressa McGranitt -. Disse lui cercando di essere innocente. Purtroppo aveva capito dal suo sguardo severo e dalle dita che tamburellavano tra le sue braccia incrociate che non sarebbe finita bene. Lei cosse la testa, e per un momento gli fece paura con l'aura di rabbia che emanava nel raggio di due metri.

- Non ci siamo assolutamente signor Potter -. Disse furiosa. - Nel mio ufficio, subito -. Detto questo lo prese per un orecchio (sì, proprio così! Non si sarebbe mai immaginato che la McGranitt diventasse così furiosa da fare una cosa del genere) e lo trascinò a passo pesante come se volesse staccarglielo. In fin dei conti Harry doveva aspettarsi un furore come quello, con ciò che aveva combinato. Aveva picchiato Draco Malfoy a sangue, ma non come se fosse una semplice rissa, per un motivo futile e personale, oltretutto con un ragazzo che aveva già i suoi problemi di principale importanza.

La McGranitt aprì con furia la porta dell'ufficio, sbattendo Potter dentro e quasi facendolo cadere. Per fortuna la cara e vecchia preside stava invecchiando e non era poi così tanto giovane, altrimenti avrebbe avuto la forza di scaraventarlo giù dalla finestra, ed Harry, era sicuro che l'avrebbe fatto.

- Siediti Potter -. Gli sibilò sedendosi dietro alla cattedra e trovando un po' più di contegno. Harry si sedette sulla sedia malconcia, non gli aveva neanche offerto il biscotto 100% senza olio di palma, quindi voleva dire che era in seri guai.

Poi esplose: - HARRY POTTER! - Esclamò alzandosi dalla sedia come una furia e facendo cadere il povero malcapitato sul pavimento. - SI RENDE CONTO DI CIÒ CHE HA APPENA FATTO?! - Urlò. - LEI, SÌ, PROPRIO LEI, SI È APPROFITTATO DI UNO STUDENTE MOMENTANEAMENTE PIÙ DEBOLE E INDIFESO PER SFOGARSI PER DEI FATTI SULLA SUA VITA PRIVATA! UNO STUDENTE GIÀ VIOLATO, CON I SUOI PROBLEMI, E LEI HA CONTRIBUITO SOLO AD AGGRAVARE LA SUA SITUAZIONE! Dovrebbe vergognarsi di ciò che ha fatto -. Finì di parlare ritornando a fissarlo con aria seria, la stessa aria con la quale lo guardava tutte le volte che commetteva una delle sue marachelle. Harry non l'aveva mai vista così arrabbiata a tal punto di urlare.

Capiva la gravità della sua situazione e ne era già dispiaciuto, non serviva la McGranitt che gridava ai quattro venti i suoi reati per ricordarglielo, ma sapeva che non poteva rimanere impunito. - Mi dispiace professoressa, non era esattamente quella la mia intenzione -. Si scusò a testa bassa dopo essersi rialzato.

- E secondo lei signor Potter, basta un semplice " mi dispiace " per risolvere la situazione? - Chiese lei alzandosi e riprendendo il suo tono serio e autoritario.

- No professoressa -. Rispose lui ancora più dispiaciuto. Sapeva perfettamente che nonostante tutto, Draco si sentisse più al sicuro quando veniva a salvarlo ogni volta. Magari lui non voleva ammetterlo, ma lo vedeva dai suoi occhi grigi e profondi, un secondo prima disperati e un secondo dopo rassicurati. Capiva che era l'unico appiglio, l'unica persona che non odiasse quel ragazzo nato nella famiglia sbagliata al momento sbagliato. E poche ore prima aveva rotto quella strana armonia che con tutti i suoi sforzi era riuscito a restaurare. Aveva commesso un enorme sbaglio, e di sicuro aveva distrutto Draco Malfoy fino alle fondamenta.

- Insomma Potter -. Disse lei. - Deve capire bene la situazione, e penso che più di tutti lei sia il più adatto al lavoro che ho intenzione di affidarle. Normalmente non farei mai una cosa del genere, sopratutto con un Malfoy, lo inciterei e lo aiuterei ma ha visto di persona, e più di tutti gli altri comprende, che la situazione è più che disastrosa. Quel ragazzo è stato distrutto fino alle radici, abbattuto. Suo padre, che lo possa o no considerare un brav'uomo, sta marcendo ad Azkban, quell'uomo, che anche nel male lo ha condotto nella sua gioventù, la sua guida, non c'è più. Ha sua madre, certo, ma lei è troppo lontana e allo stesso modo straziata, non riuscirebbe mai ad aiutarlo in quanto gli ricorderebbe che oltre ad avere una madre dovrebbe avere anche un padre. La sua Casa, i suoi "amici", per quanto possano valere, si sono rivoltati contro di lui per non essere a loro modo giudicati, per sfuggire a questa crisi post-guerra che ormai tutti noi abbiamo conficcata nelle ossa. Sono stati dei codardi, e Draco Malfoy, è solo, completamente solo. L'unica sua compagnia sono i libri e lo studio, da quello che io abbia potuto capire -. Continuò mentre si alzava e cominciava a girare intorno a Harry parlandogli in tono serio, ma quello che affermava, il ragazzo già lo sapeva. - Deve capire che è solo, ma all'ultimo momento gli è stato concessa una persona che lo aiutasse nei momenti di estrema difficoltà, lui, essere umano, ha per forza sviluppato un sentimento, non affetto, non amicizia, ma qualcosa per lei, che lo ha sostenuto in tutti quei momenti. E quando lei lo ha picchiato, tutto ciò che gli rimaneva si è infranto -. Finito di parlare ritornò a sedersi, fissandolo serio e dispiaciuta. Evidentemente neanche alla preside, Grifondoro nelle ossa, adorava che la gente trattasse una persona in quel modo, che sia una serpe o meno. Harry, dal canto suo, sapeva e comprendeva tutto quello che lei aveva detto, e ciò lo fece sentire solo più in colpa di quanto era. Era stato lui a distruggere completamente Draco Malfoy. Alla fine però gli sorse una domanda, di quale incarico parlava la McGranitt?

- Mi scusi professoressa -. Disse attirando la sua attenzione. - Di quale incarico sta parlando? -

La preside lo guardò piuttosto divertita. - Davvero non ha ancora compreso il motivo per cui lei è qui? - Chiese con risposta sottintesa ed Harry parve finalmente capire. - Ma ora parliamo di cose più serie Harry Potter -. Disse riprendendo il suo solito tono. - Sa che quello che ha fatto non può rimanere impunito, come il resto degli studenti che ha commesso questo reato. Quindi sarò costretta a punirla, ogni sera, per due settimane, lei scenderà nell'aula di pozioni a sistemare provette e calderoni, a pulire l'aula e a mettere tutto in ordine, senza la magia -. Harry andava già a letto tardi la sera per gli eccessivi compiti, ma non poteva dire no ad una punizione, sopratutto visto che se l'era meritata. - E a proposito di pozioni -. Disse lei guardandolo severa mentre prendeva un fascicolo dalla sua pila di documenti e cominciava a sfogliarlo, tirando fuori un foglio in particolare e sventolandoglielo sotto al naso.

Era il rapporto mensile di Lumacorno su di lui, e non era per niente positivo.



Materia: Pozioni

Insegnante: Lumacorno

Data: 26/10

Nome: Harry Potter

Media: S (Scadente, equivale al nostro 2)

Rapporto: ragazzo distaccato e disattento, spesso provoca incidenti in classe grazie alla sua distrazione, i compiti sono per la maggior parte "Fatti con i piedi", non studia e non impara.

Potrebbe superare i M.A.G.O. con questo metodo? NO

Firmato: Horace Lumacorno




Harry deglutì, fino a quel momento non aveva capito di far così schifo in pozioni. Leggendo bene tutto il rapporto, si accorse che non poteva continuare a dare risultati così scadenti se voleva diventare Auror. Ma non aveva neanche il tempo di recuperare, i compiti erano tantissimi e il tempo pochissimo, era rimasto fuori dalla scuola per un anno e ancora doveva adattarsi. E oltretutto in quel tempo pensava troppo a Draco Malfoy, ma con la nuova punizione e il nuovo incarico come poteva fare?

- Credo, signor Potter, che lei si sia reso conto dei suoi risultati nell'ultimo anno -. Continuò la McGranitt senza pietà. - È chiaro che non può continuare così -. Come se Harry non l'avesse capito. - Pertanto, se nel prossimo test non prenderà almeno O o E sarò costretta ad usare misure drastiche -.

Harry si mise le mani nei capelli strappandoseli, mentre il suo viso preoccupato assumeva una smorfia disperata, prima di imprecare in tutte le lingue conosciute e su tutte le persone che gli fossero venute in mente in quel momento. Il test era a meno di tre giorni! Non poteva la preside chiedergli un sacrificio del genere, non poteva! Doveva tenere d'occhio Draco Malfoy, recuperare le ore di lezione che aveva perso, fare tutti i compiti, finire in punizione dopo cena doveva andare a pulire l'aula di pozioni e doveva recuperare tutti gli appunti per un test impossibile! IN TRE GIORNI! Neanche saltando le ore di sonno ce l'avrebbe fatta, in quanto sarebbe svenuto al test, prendendo una T. - Prof, non posso! - Urlò disperato.

Ma lei non si fece convincere. - È colpa sua signor Potter se è finita in questa situazione, io non posso farci niente se non fare tutto ciò che avrei fatto con qualsiasi studen... -

- Ma... -

- È lei che ha deciso di seguire Draco Malfoy, e non è una brutta cosa, anzi ne sono grata, è lei che non riesce a stare al passo con i compiti ed è sempre lei che si è beccato questa punizione -. Concluse. - Certo, non la sto accusando. Ma non posso neanche chiudere un occhio, lei ha gli stessi diritti e doveri di qualsiasi altro studente -. Harry capì che non poteva farci niente, non sarebbe riuscito a farle cambiare niente. Però, forse, per tre giorni poteva rinunciare a qualche ora di sonno, poteva lasciare Malfoy incustodito per un po' e studiare. Dai, poteva farcela.

- Mi scusi professoressa -. Disse invece. - Di quali gravi misure sta parlando? - La preside per tutta risposta riprese a sfogliare il fascicolo giallo del rapporto di Lumacorno, ed estrasse un altro foglio che fece leggere a Harry, il quale ne rimase completamente stupito.



Materia: Pozioni

Insegnante: Lumacorno

Data: 26/10

Nome: Draco Malfoy

Media: E (Eccezionale, equivale al nostro 10)

Rapporto: ragazzo attento e dotato. Non partecipa molto alle attività in classe, ma porta sempre compiti prima della scadenza, fatti perfettamente senza margine di errore, supera tutti i test e le prove con i miglior risultati che io abbia mai potuto vedere. Nonostante tutto quello che il ragazzo in questione sta passando, i suoi risultati sono i migliori.

Potrebbe superare i M.A.G.O. con questo metodo? Certo

Firmato: Horace Lumacorno




Con tutto quello che Malfoy stava passando, dolore per la famiglia straziata, dolore per le prese in giro, solitudine, risse, insonnia, anoressia, altro dolore, altro dolore, e altro dolore, nelle materie scolastiche aveva la media più alta che un insegnante si potesse mai aspettare. - E non solo in pozioni, signor Potter -. Ribadì la preside consegnandogli altri rapporti, tutti uguali, pieni di E. In Erbologia, Trasfigurazione, Incantesimi, Astronomia, Pozioni, Babbanologia. Lui aveva i risultati migliori, anche da mezzo morto, Harry, eroe del mondo, aveva i peggiori.

- Mi scusi prof, non capisco questo cosa centri con le misure drastiche -. Chiese tanto per alleviare l'imbarazzo e la tensione.

- Insomma Potter -. Sbuffò seccata. - Uno studente disastrato con ottimi voti, uno studente che lo deve aiutare con pessimi voti. Mi sembra ovvio -. Buttò giù lì aspettandosi la giusta risposta, che però non venne. Allora si aggiustò gli occhiali sul naso dritto e disse: - Ripetizioni -.

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Capitolo 7
*** Ripetizioni ***


RIPETIZIONI


Pieni di solitudine.

Ecco come Draco potè descrivere i tre giorni dopo l'incidente a pozioni. Beh, non che prima avesse tanta compagnia, ma si era accorto che ormai il Grifondiota non gli riservava più quelle particolari attenzioni.

Non che gli dispiacesse, ovviamente.

Ovviamente non gli importava, almeno, questo era quello che continuava a dirsi tra se e sé, però ad esempio, quando andava il Sala Grande, a colazione, nessuna testa corvina e con i capelli spettinati si alzava e lo guardava rassicurandolo con due potenti occhi verdi che sembravano leggerlo nell'interno. Gli piaceva particolarmente quel tipo di attenzione, due occhi così verdi e profondi che lo rassicuravano e poi sul suo viso faceva capolino un piccolo sorrisino di consolazione, che Draco ovviamente non ricambiava. Rimaneva a fissarlo impassibile fin quando il Potter abbassava la testa, la serpe non si azzardava mai ad abbassare il viso per primo, mai.

Questo non accadde per quei giorni.

Era in sala grande, a colazione, isolato da tutti come al solito. Di fronte a sè c'era il tavolo dei Grifondoro, con il Potter esattamente davanti a lui. Lo guardò, aveva lo stesso aspetto del solito, un po' meno depresso ma con più occhiaie, forse dormiva poco in quei giorni. Parlava con i suoi amici, eh già, sembrava che il vecchio trio si stesse pian piano ricomponendo. Non aveva con loro la grande confidenza del solito, ma si trovava in mezzo al Pel di Carota e alla Mezzosangue, quindi tutto sommato andava bene.

Aspettò che gli rivolgesse una delle sue occhiaie comprensive.

Niente.

Continuò ad ignorarlo per il resto della colazione.

Si alzò dal tavolo per dirigersi a lezione di pozioni, che sarebbe stata una normalissima e noiosa ora fatta di spiegazioni ed esercizi a montagne, tutto ciò in solitudine sul banco marcio in ultima fila. Come al solito.

Entrò dieci minuti prima di tutti gli altri, posando le proprie cose sull'ultimo banco. Fece un incantesimo sulla sua borsa in modo tale che nessuno potesse rubargliela o metterci dentro qualche pozione esplosiva, come era successo un mese prima. S'incamminò verso l'armadio degli ingredienti, prendendo quelli della pozione del giorno. Aveva stabilito quel patto con Lumacorno, così non sarebbe stato costretto ad avviarsi all'armadio insieme agli altri studenti che lo spintonavano e lo sgambettavano. Si mise a sedere e aspettò.

Pian piano entrarono tutti gli alunni, Pel di Carota e la Mezzosangue si sedettero in seconda fila, Seamus e Dean in quarta, Neville e Lavanda in prima, Pansy e Theo in terza, Tiger e Blaise in seconda. Vicino a lui nessuno. Osservando tutti si chiese perché non ci fosse Potter. Gli era successo qualcosa? Ma aspetta... A lui doveva importargli? Scosse la testa, in silenzio, da solo.

Dopo pochi minuti arrivò il Grifondiota, ritardatario, ovviamente Lumacorno non gli tolse neanche un punto (anzi era per giunta preoccupato per lui), ma non lo eri anche te? Gli chiese il suo subconscio, e Draco quasi si schiaffò la faccia da solo.

Potter aveva i capelli molto più spettinati del solito, gli occhi verdi un po' più spenti e due belle occhiaie, non dormiva molto bene. La divisa stropicciata, le guance arrossate. Draco lo fissava mentre si dirigeva verso l'ultimo posto libero, ossia a fianco a lui. Non appena lo affiancò si rese conto del modo in cui lo guardava e si schiaffò di nuovo. Perché lo stava fissando? Harry si sedette al suo fianco e la lezione cominciò.

Il Serpeverde notò che era la prima volta che il suo compagno prestava attenzione alla spiegazione, prendendo degli appunti leggibili e ordinati, segnandosi ogni minimo particolare sulla pozione balbettante, che a parer suo, era inutile.

- Guarda sul tuo foglio Malfoy –. Gli disse Harry dopo che si era accorto che il biondo lo stava spiando. Lui si riscosse, strano che tenesse d'occhio Potter in quel modo, non era da lui. Anzi, era un male, un male terribile, non doveva interessarsi allo Sfregiato. Lumacorno spiegava e spiegava, dopo una mezz'ora interminabile ordinò di cominciare la pozione. In coppia.

Harry e Draco si scambiarono uno sguardo freddo, non era la prima volta che lavoravano in coppia, ma era sempre stato frustrante. Si avvicinarono con le sedie (anche troppo a parer di entrambi, ma non avevano intenzione di allontanarsi per sembrare dei fifoni) e misero il calderone al centro del banco. Si squadrarono un po' e poi Draco aprì il libro e cominciò a dettare gli ingredienti: - Frullobulbo, Petali di Geranio Zannuto e Foglie di Menta Piperita essiccate -.

Harry si alzò per andare a prenderli ma Draco lo bloccò: - Missa che ti serviranno un paio di occhiali nuovi Potter, non hai visto che gli ingredienti sono già qui? - E indicò in modo teatrale le varie scodelle. Stronzo.

Harry sbuffò e grugnì, poi si girò ad affrontarlo. - Non ho bisogno di nessun paio di nuovi occhiali Malfoy, ma tu hai bisogno di un incantesimo silenziante -.

Il ragazzo biondo roteò gli occhi annoiato, stava per rispondere: - E tu di una nuova ragazza -, ma decise di lasciar perdere, in fin dei conti, non erano affari suoi. Cominciarono a preparare gli ingredienti e a metterli nel calderone, il Potter per poco non fece esplodere il laboratorio per due volte, ma grazie alle abilità di Draco riuscì ad evitare * ENORME E TERRIBILE SPOILER DI HG E IL CANTO DELLA RIVOLTA * una morte alla Primrose Everdeen.

- Malfoy, i grammi di petali sono 500 non 550 -. Disse subito Potter.

Il biondo sospiro annoiato. - Il libro sbaglia -.

- Tu stai sbagliando e non voglio saltar in aria per colpa tua -. Cocciuto come sempre.

- Parla quello che per poco non faceva esplodere l'intera Gran Bretagna -.

- Piano con i termini Malfoy -.

Lo guardò arrabbiato e corrucciato. - Altrimenti, che mi fai? - Chiese sghignazzando.

Harry grugnì e gli mollò un pugno sul braccio che non gli fece neanche poi così male. - Stronzo -.

- Se questa è la tua migliore provocazione Potter, non mi stupisco che tu sia finito in Grifondoro -. Sputò.

- E anche bastardo -. Draco capì che era inutile continuare una conversazione con un pollo come lui che sparava insulti a casaccio.

Alla fine il biondo riuscì a mettere la quantità di grammi che voleva lui con un moro grugnente al suo fianco. Che fastidioso, pensò Draco. Aveva un Grifondiota grugnante come un Troll come compagno. Sbuffò e lasciò bollire la pozione che divenne di un colore arancione acceso. - Come hai fatto?! - Esclamò il Potter, stupito.

Il Malfoy ghignò: - Non tutti qui a pozioni sono stupidi come te Potter -. Sghignazzò. - Non basta seguire i consigli del libro, bisogna conoscere trucchi e usare la logica, che è una qualità che a quanto pare a te manca -. Il morale di Harry si abbassò ancora di più, se non bastava seguire le istruzioni del libro ma usare dei trucchi segreti come poteva sperare di alzare la sua media? Forse l'idea di farsi fare ripetizioni dal re delle pozioni non era così male, poteva impararci tanto.

Ma che dici Harry, è un Malfoy. Si disse tra sé. Ma non pensò di arrendersi: - Fidati Malfoy che i trucchi li conosco anche io -. Disse aspro, ovvio che non li conosceva, ma non poteva abbassare la testa per primo.

- Mi stai sfidando Potter? - Oddio, no, sarebbe finita male, molto male. - Bene allora, accetto la sfida. Piano di lavoro tuo, fai quel che ti pare -.

Porca Morgana! E ora che faceva?! Doveva dirgli che in realtà non conosceva niente? No! Doveva tenere la testa alta, doveva ragionare. Harry mise in moto tutte le rotelline del suo cervello, ma niente. Non sapeva lo schema né la logica di quei trucchi. Quindi decise di sparare a caso. Prese un po' di polvere, un pugnetto, e cercò di versarla nel calderone.
Draco lo interruppe subito: - Hai intenzione di farci saltare tutti in aria Potter? - Disse. - Di nuovo? -

- Taci Malfoy, questo è un trucco -.

- Non pensare neanche minimamente di versare quella polvere nella pozione Potter, non conosco nessun tipo di trucco che include una morte esplosiva -.

- Forse furetto, io che so... Conosco cose che tu non sai? - Era ovvio che stava sparando a caso, ed era ovvio che non aveva la minima idea di quello che stava facendo.

- Potter non... - Harry aprì la mano e la pozione sarebbe esplosa se il prof Lumacorno non l'avesse visto e non avrebbe fatto evanescere il contenuto in 0,5 secondi circa, altrimenti sarebbero stati guai.

- Harry Potter, capisco il suo piccolo... emh, problema nell'apprendere questa materia, ma non mi sembra il caso di farci saltare tutti in aria -. E intanto Draco se la sghignazzava, stupido come un pollo. - E mi stupisco di lei, signor Malfoy, che non l'abbia fermato in questa azione tanto avventata -. Smise di ridere.

Alla fine la campanella suonò e la lezione finì. Harry era più disperato che mai, come poteva riuscire a superare il test del giorno dopo? Non era neanche a metà ripasso! Però notò che farsi dare ripetizioni dalla serpe non sarebbe stato tanto male, sapeva tutto, però di sicuro Draco sarebbe stato contrario e l'avrebbe trattato malissimo, strillando al minimo errore. Non poteva permetterselo, doveva passare il test.







Quella sera aspettò che la Sala Grande si svuotasse per andare a pulire l'aula di pozioni. Da quando le persone avevano scoperto che puliva lui la stanza, non si preoccupavano neanche di mettere in ordine, tanto per fargli un dispetto, soprattutto i serpeverde. Poteva utilizzare quel tempo prezioso per studiare, erano appena le otto, quattro ore piene prima di crollare dal sonno per ripassare, ma purtroppo la punizione durava dalle due alle quattro ore. La McGranitt era stata irremovibile, era colpa sua e ne avrebbe pagato le conseguenze.

In quei due giorni erano successe cose molto strane.

Draco ovviamente era peggiorato ed era anche finito in infermeria per un calo di sonno, ma quella non era una novità e presto Harry sarebbe ritornato ad occuparsi di lui. Voldemort continuava inesorabilmente a torturarlo nei sogni, nella sua vita, mentre mangiava o studiava. Gli diceva poche parole alla volta, così da non farlo svenire e da riuscire a dire tutto il messaggio. Harry non lo sopportava più, aveva più volte cercato di ricorrere all'Occlumanzia per bloccarlo, ma era una schiappa, non lo sopportava e non sapeva come fare. E se fosse svenuto il giorno dopo? E se davvero il Signore Oscuro si stesse nutrendo di lui per risorgere? Non aveva neanche un appoggio a cui confessare tutto.

I suoi amici erano quasi ritornati. Più o meno.

Okay, più meno che più. Non li odiava più, da quella volta in infermeria in cui erano andati a trovarlo, quando Harry ne era rimasto completamente stupito, non lo mollavano. Lo salutavano sempre, gli chiedevano come stava, lo facevano sedere al loro fianco durante i pranzi, stesso banco a lezione e una volta Hermione si era offerta persino di aiutarlo con i compiti. Harry non sapeva se c'era un secondo fine o altro, ne era rimasto spiazzato, e ricominciava a sentire un po' dell'affetto che aveva provato per loro quando erano ancora amici.

Ginny non la vedeva più. Tutte le volte che incrociava cambiava strada, tutte le volte che cercava di parlare lei fuggiva, aveva chiesto a Ron, ma lui non aveva saputo rispondere. La vedeva solo con il suo Zabini che slinguazzavano in ogni angolo del castello libero, si chiedeva come quella testa di caz... Zabini potesse essere ancora vivo e di come Ron non si fosse ancora accorto di cosa combinava con sua sorella.

Forse era troppo occupato con Hermione, Harry vedeva sempre sulla mappa del Malandrino che erano sempre insieme, a volte anche nello stesso letto, non che pensasse male eh (ovvio che no ;D). Però con questo atteggiamento si sentiva comunque fuori dal gruppo, estraniato, anche se cominciava a riottenere i suoi vecchi amici. Più Ginny gli sfuggiva e più soffriva, non ce la faceva più a quel ritmo, ed era solo a fine ottobre! Certo, con Voldemort si sentiva peggio, ma sapeva che in un modo o nell'altro sarebbe finita e non si era mai preoccupato del dopo.

Ma non avere un destino scritto lo faceva preoccupare, con la profezia sapeva cosa gli sarebbe successo, più o meno, sapeva cosa fare nella vita. Ma ora? Aveva perso Ginny, aveva più o meno perso i suoi amici, uno zombie-Draco vagava per il castello alla ricerca di aiuto, non aveva parenti ne amici pronti a sostenerlo. Era solo, solo davanti al mondo e a un destino imprevedibile, cosa poteva fare? E se fosse finita male?

Non doveva pensarci, ora doveva solo provvedere a scontare la sua punizione in fretta, magari cercando di studiare un po', poi superare il test, diventare un Auror e sopprimere gli ultimi focolai di Magia Nera ancora presenti.

Con al scomparsa di Voldemort purtroppo i Mangiamorte non si erano fermati. La maggior parte, presi dalla paura e dalla sorpresa erano stati imprigionati, ma ne rimaneva ancora una buona parte in circolazione, certe voci dicevano che volessero ritrovare la Pietra della Resurrezione per far resuscitare Voldemort e farsi dare qualche dritta per portare a termine il suo compito.

Harry si alzò dal tavolo ormai vuoto. I suoi amici sapevano della punizione e si erano anche offerti di aiutarlo, ma lui aveva rifiutato. Di sicuro la preside l'avrebbe scoperto in ogni caso. Il ragazzo si diresse nei corridoi vuoti e silenziosi. Faceva un po' paura, gli ricordava un po' tutte le volte in cui era rimasto da solo in qualche posto e per poco non era morto.

Scese la scala che andava nei sotterranei. Poi svoltò nell'aula di pozioni, peccato che fosse già occupata.

Quando si stava avvicinando aveva sentito dei rumori sospetti, come sedie che si muovevano, libri che venivano sfogliati e un calderone che bolliva, ma non ci aveva fatto molto caso.

Quando entrò invece vide una figura muoversi nella penombra, illuminata da una candela. Harry si nascose subito dietro un armadio, cosa ci faceva quella persona sveglia a quell'ora e nell'aula di pozioni? Sentì un libro che veniva sfogliato, ingredienti tagliati e un pentolone che bolliva. Stava preparando una pozione. Ma quale pozione? E poi Harry avrebbe dovuto sistemare l'aula, non poteva rimanere nascosto lì in eterno.

Decise di spiare quella figura, fece uscire la testa appena dall'armadio per riuscire a vedere quella persona.

E ovviamente, si trattava di Draco Malfoy. Capelli biondo platino scompigliati, viso stanco, occhiaie, mani tremanti che versavano ingredienti nel calderone, uno sguardo preoccupato sul libro e la divisa stropicciata come se avesse corso. - Devo fare in fretta... - Mormorò. - Prima che mi scoprano... - gettò un'occhiata al testo e buttò uno strano ingrediente nella pozione, che cominciò a fumare. - No! - Urlò mettendosi le mani nei capelli. - No, no, l'ingrediente era sbagliato! Perché? - Poggiò le mani tremanti sul tavolo. - Quando l'ho fatta al terzo anno non era così... Così incasinato! - Buttò il libro sul pavimento che scivolò fino ai piedi di Harry. - GLI INGREDIENTI SONO SBAGLIATI! - Urlò in preda al panico, afferrandosi i capelli.

Rovesciò tutti gli oggetti sopra al tavolo, che si infransero. Per fortuna il calderone non si rovesciò, sarebbe stata una vera rottura dover pulire tutto a mani nude.

Harry afferrò il libro senza farsi scoprire, cercando la pagina che stava studiando il serpeverde. Per fortuna la trovò grazie a un segnalibro animato a forma di drago. Con la penombra gli era difficile leggere, strizzò gli occhi sulle pagine gialle e poi comprese il nome della pozione: pozione d'euforia. Non poteva crederci.

Draco stava preparando pozioni per non crollare a terra, per non piangere. Stava facendo di tutto pur di finire l'anno in pace, anche preparando pozioni oltre il coprifuoco. Poi sentì un singhiozzo e si girò di scatto.

Il biondo era accucciato al muro, racchiuso a riccio, che singhiozzava tra le sue stesse braccia che lo circondavano in modo... Affettuoso, affettuoso ma teso, come se non sapesse come dare e ricevere un abbraccio.

Il Malfoy si era promesso più e più volte di non piangere, doveva resistere, doveva essere forte, ma come poteva? Alla fine si era lasciato andare. La sua vita era stata uno schifo per colpa del padre, per colpa di Voldemort. Ora non gli rimaneva più nulla, a 18 anni era già un uomo rovinato, sciupato. Era ancora in piedi solo per sua madre, che era sempre stata contraria alle leggi del Signore Oscuro, quella donna che lo aveva sempre accolto nel bene e nel male...

Una voce tintinnò nella testa di Harry. Insomma Potter.... Non lo vedi? Non lo vedi come sta male questo povero ragazzo? È lì, davanti a te. Dagli un abbraccio su. Il Grifondoro si fece avanti, non per dargli un abbraccio come aveva suggerito Voldemort. Ma almeno voleva provare a rallegrarlo.

Draco continuava a piangere abbracciandosi da solo, non si accorse neanche di Harry che si stava avvicinando. Povero, come poteva salvarlo o farlo star meglio? Appoggiò una mano sulla spalla in modo affettuoso e il Malfoy alzò la testa di scatto. Harry sorrise, ma gli occhi del biondo si riempirono di paura. Oh no.

Insomma accadde tutto molto velocemente.

Draco respinse la sua mano brusco, arrabbiato e impaurito. Poi si alzò in piedi, le ginocchia gli tremavano e sembrava stesse per dire qualcosa, ma la voce era balbettante dalla paura.

- Draco, non ti farò più del male... - provò a dire Harry affettuoso. Ma la serpe non aveva gli stessi programmi.

Lo respinse con una forza oltre al normale e lo fece sbattere contro il tavolo, il calderone si rovesciò a allagò il pavimento di innocua acqua bollente. Harry pensò che volesse una rissa, ma ancora una volta, Draco non era d'accordo.

Si allontanò correndo all'impazzata, come se non ci fosse una meta. Impaurito di lui, come se fosse un nemico, come se... Aspetta.

- MALFOY! - Urlò il Grifondoro. Draco si bloccò, senza però girarsi. Era ormai uscito dall'aula, ma si poteva intravedere la sagoma traballante nel corridoio. - PERCHÈ SCAPPI DA ME?! -

Sembrò che sua testa si fosse girata, per rispondergli. - Puzzi Potter -. Lo disse in modo tremante e impaurito. Eh? - Puzzi... Di Magia Nera -.

Detto questo scappò e Harry non lo vide più.

Aveva percepito Voldemort dentro di lui, aveva sentito il male percorrerlo quando gli aveva appoggiato la mano sulla spalla. Il Grifondoro si sentì combattuto, come poteva aiutarlo se dentro di lui viveva la stessa persona... Anzi la stessa cosa, che lo aveva distrutto così? Poi si girò e rimase di stucco. Ci sarebbe voluta tutta la notte per ripulire quel disastro disastro.








Tic tac

Tic tac


Harry guardò l'orologio. Solo 10 minuti alla fine.

Dai, ce la poteva fare, ce la doveva fare. Doveva passare quel test, assolutamente. Soprattutto si era impegnato così tanto, con così tanta determinazione.... Okay, forse no.

Sbattè la testa sul banco ripetutamente: - Cazzo-.

Okay, forse non ce la poteva fare. Era troppo difficile dai! Oltretutto, aveva ripassato solo in tre giorni il programma di anni. Quindi in quel momento la sua testa assomigliava parecchio a un uovo vuoto con il Pulcino Pio che ci cantava intorno, mentre tutti gli altri animali della fattoria lo accompagnavano nella sua canzone stonata.

Nella sua testa rimbombava quella canzoncina babbana tremenda, si schiaffò la faccia, ma il pulcino continuava a fare pio pio. Doveva concentrarsi per un test importante. Non gli dispiaceva l'idea di prendere ripetizioni dal principe delle serpi (che ultimamente più che principe era uno zombie), ma sapeva che a Draco non sarebbe piaciuto. Avvertiva la magia Nera dentro di lui, sentiva la presenza di Voldemort. E Harry non voleva costringerlo a passare del tempo con lui se lo faceva sentire così a disagio.

E il pulcino Pio, e il pulcino Pio... - Stupida gallina, stupido piccione e stupido cane! - Borbottò Harry digrignando i denti mentre tutti gli animali si esibivano nel loro buffo balletto.

La notte prima non aveva potuto ripassare né dormire, impegnato a sistemare il disastro che ieri avevano combinato.

E il gatto miao miao...

Cominciò a mordicchiarsi le unghie, non solo il test era difficile, non solo la notte prima non aveva dormito né ripassato, non solo il pulcino Pio era super attratto da lui, non solo mancavano cinque minuti alla fine del test, ma non si ricordava neanche gli ingredienti della pozione balbettante, quella che aveva fatto giusto il giorno prima.

Squadrò la schiena di Draco Malfoy, seduto di fronte a lui, come se su di essa all'improvviso potesse comparirci un foglio con tutte le risposte.

E la gallina co co co...

Il biondo si girò e lo squadrò malissimo :- Guarda sul tuo foglio razza di idiota -. Fantastico. Come se riuscisse a vedere il suo test con la sua schiena davanti.

E il trattore brum brum, e il pulcino splath.

Finalmente quel cacchio di pulcino era stato assassinato nei modi più atroci e giusti che potesse mai ricevere un ammasso di piume. Giusto in tempo per la fine dell' ora.

Harry sospirò, alzandosi e consegnando il suo foglio fatto per metà. Colse subito l'occhiataccia di Lumacorno, che lo guardava con le sopracciglia aggrottate. Non ci poteva far niente, ormai era fatta. Ripetizioni in arrivo.












Ne ebbe la certezza il 2 di novembre, a lezione di incantesimi.

I giorni erano trascorsi lenti e ansiosi, ma nonostante tutto erano filati lisci. Non si era potuto avvicinare a Draco Malfoy, ma sapeva che prima o poi sarebbe stato costretto a frequentarlo. Voldemort era scomparso e si era un po' più riavvicinato ai suoi amici. Era alla lezione d'Incatesimi con i Corvonero. Una giornata tranquilla, senza nessuna novità positiva né negativa.

Stavano ripassando l'incantesimo Aguamenti e Evanesco, sicuramente programma d'esame.

Harry fissava il fuoco magico che aleggiava sulle loro teste che doveva essere spento con l'incantesimo Aguamenti. Poi osservò tutti i pezzi di piatti e bicchieri rotti nella stanza che avrebbero dovuto far evascenere. Al professor Vitious le lezioni piacevano così.

A ciascuno di loro aveva prestato un bracciale per tutta la lezione. Al suo via avrebbero dovuto spegnere tutti i fuochi magici o far scomparire i cocci, ogni volta che si spegneva un fuoco o si faceva sparire un pezzo compariva un punto sul gioiello incantato.

- Allora ragazzi, le regole le conoscete -. Disse il professore tutto eccitato. - Ma ve le rispiego: è vietato affatturarsi a vicenda, è vietato barare, sono vietati tutti gli altri incantesimi, è vietato spintonare, graffiare o picchiare... - E continuò con regole che si insegnavano alle elementari e che ormai tutti conoscevano, ma non che tutti rispettavano. E pensando a questò guardò alcuni dei suoi compagni di Casa che, essendo Grifondoro, erano determinati a vincere per non perdere il proprio orgoglio. Sospirò.

Quant'era stupida la gente a volte, pensando che il proprio orgoglio fosse una delle cose più importanti del mondo.

Harry poteva notare Hermione con la bacchetta sguainata pronta a eseguire tutto il compito da sola, come faceva di solito. Ancora prima del via lei ripuliva sempre tutto e riceveva venti punti extra.

- VIAAAA -. E poi il caos.

Gente che saltava sui banchi, che veniva spintonata, che cadeva, che si faceva male... Harry cercò di evitare che un fuocherello lo bruciasse spegnendolo. Sentì il bracciale vibrare, 1 punto. Ma non era neanche lontanamente vicino ad Hermione che aveva totalizzato 7 punti in meno di trenta secondi e che continuavano a salire a vista d'occhio. Fece scomparire dei cocci evitando un Ronald Weasley che veniva sbalzato in aria, 2 punti. Aiutò Lavanda (facciamo finta che non sia morta)con i capelli che le andavano a fuoco, 3 punti. Alzò giusto la testa in tempo per vedere Calì che gli cadeva addosso.

Rotolarono fino in fondo alla classe, graffiandosi tutto il viso, uno sopra l'altro. Harry sentì il sangue scendere da un taglio piuttosto profondo sotto il suo occhio, quant'era abituato a sanguinare, talmente tanto che non se ne accorse nemmeno. Si rialzò osservando l'inferno che si stava scatenando, mentre Calì si scusava. Dovette ammetterlo che ormai negli ultimi tempi tutti stavano cercando di fargli una buona impressione.

Padma faceva sparire i resti di piatti due alla volta, guardandolo con un sorriso spaventoso. Essere il Salvatore del Mondo Magico non sempre era un bene.

Le finestre erano rotte, c'era chi si rotolava per la stanchezza e i tagli, mentre il professore cercava di ristabilire l'ordine urlando. L'unica che sembrava ancora illesa era Hermione, in piedi sulla cattedra, con il vento che le scompigliava i capelli, aveva dei minuscoli graffi sul viso, ma continuava a far aumentare i suoi punti. 50 punti in meno di due minuti.

Harry continuò a far spegnere i suoi fuochi, quando qualcuno bussò alla porta. Purtroppo nessun sentì la richiesta di entrare, quindi il povero malcapitato entrò ignaro e un piatto gli finì sulla faccia, facendolo sanguinare. Harry si bloccò, osservandolo, mentre del sangue gli calava lungo la guancia.

Il povero ragazzo si coprì la faccia con le mani, gemendo. I suoi capelli biondi erano leggermente sporchi di sangue sulle punte. Biondo, magro, strano, comparso all'improvviso, sanguinante, scheletrico, divisa serpeverde... Poteva essere solo una persona. La serpe alzò la testa di scatto, fulminando con i suoi occhi grigi la persona che aveva lanciato il piatto, la quale arretrò. Anche se negli ultimi tempi Draco Malfoy era sembrato molto fragile, il suo sguardo agghiacciante era ancora in grado di impaurire i più timorosi.

- Potter -. Sbuffò mentre il sangue del taglio sotto il suo occhio gli imbrattava la camicia e la mano. Harry lo guardò, aspettandosi un ordine. - Ci vuole la McGranitt -. Detto questo chiuse la porta di scatto.

Harry si sentì gli occhi di tutti addosso e, cercando di non guardare nessuno, uscì dalla porta, trovando il biondo appoggiato a una colonna. Appena Draco lo adocchiò, gli fece segno di seguirlo : - Potter, non ho la più pallida idea di perché la McGranitt ci abbia convocato, e non voglio neanche saperlo -. Harry invece sapeva benissimo di cosa si trattava e aveva quella strana voglia di nascondersi nel bagno di Mirtilla Malcontenta.

Camminarono nei corridoi, che per fortuna, erano vuoti. Il Grifondoro osservò la rigida espressione del ragazzo di fronte a lui, era corrucciata. Sembrava cercasse di intimorire le persone decise a prenderlo di mira, invece di girare con la sua solita espressione disperata, adesso stava cercando di risollevarsi da quel baratro in cui era caduto. Forse Hermione aveva ragione, Draco non aveva bisogno di lui.

Giravano per i corridoi, scendevano piccole scale, per andare al suo ufficio. Ad un certo punto, Draco si bloccò in un corridoio girandosi. Harry si fermò perplesso, che aveva da guardare? - Stai sanguinando Potter -. Soffiò lui, in effetti il moro si toccò il viso a si accorse di quel taglio sotto all'occhio che stava sanguinando.

- Anche tu sanguini Malfoy -. Lui si toccò il viso, grugnendo, poi la serpe prese un fazzoletto che teneva come tocco di nobiltà sul collo (in Levi's style) e si asciugò la faccia. Passò il pezzo di stoffa al moro, il quale fece lo stesso.

Fece per ridarglielo ma Draco lo bloccò: - Tienilo, non voglio il tuo sangue sporco -. Subito dopo si girò e si rimproverò di quello che aveva appena detto. Insomma, quella guerra non era stata combattuta per colpa di quelle stupide credenze? Quella guerra inutile senza un vero scopo, che aveva tolto tutto a tutti? E allora perché si era rivolto così alla persone che lo aveva salvato da Azkban? Perchè? Girò la testa verso il ragazzo dietro di lui, non sembrava essersela presa, anzi guardava il fazzoletto con uno strano interesse, poi se lo cacciò in tasca.

Draco tirò un sospiro di sollievo, mentre arrivavano davanti alla porta dell'ufficio. Per fortuna non sembrava arrabbiato o irritato, ma si promise di non dire mai più una cosa del genere. Disse la parola d'ordine sotto voce, ed entrambi salirono le scale. Draco bussò alla porta, la quale venne aperta subito da un incantesimo non verbale. Entrarono entrambi a testa bassa, Harry per la vergogna di quello che stava per sentire e Draco per la paura.






Spazio autrice :D

Okay, okay, okay *si mette al riparo da tutte le fucilazioni che sta per ricevere*. Scusate se ultimamente non ho più aggiornato, ma avevo il blocco dello scrittore... però quando stamattina mi è arrivata un'altra richiesta di aggiornare ho deciso di metterlo così, la prossima parte verrà aggiunta in quello dopo. Ahimè, devo purtroppo dirvi che dovrete aspettare un po' prima del prossimo...

Baci,


Harrypotter_vita

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