TRITTICO

di controcorrente
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ANDARE VIA ***
Capitolo 2: *** PARTENZA ***
Capitolo 3: *** ARRIVO ***
Capitolo 4: *** IMPRESSIONI ***
Capitolo 5: *** LA FAVORITA ***
Capitolo 6: *** IL BALLO IN MASCHERA ***
Capitolo 7: *** CONOSCENZA ***
Capitolo 8: *** L'INCIDENTE ***
Capitolo 9: *** LA RIVINCITA DELLA FAVORITA ***
Capitolo 10: *** LA MORTE DI LUIGI XV ***
Capitolo 11: *** RE E REGINA ***
Capitolo 12: *** L'ASSENZA DI FERSEN ***
Capitolo 13: *** IL DUELLO ***
Capitolo 14: *** LA CONTESSA DI POLIGNAC ***
Capitolo 15: *** I POLIGNAC ***
Capitolo 16: *** LA MENZOGNA parte 1 ***
Capitolo 17: *** LA MENZOGNA parte 2 ***
Capitolo 18: *** OSCAR E LA CONTESSA DI POLIGNAC ***
Capitolo 19: *** ROSALIE A VERSAILLES ***
Capitolo 20: *** IL RITORNO DI FERSEN ***



Capitolo 1
*** ANDARE VIA ***


Benvenuti a questo nuovo lavoro. Dopo molto tempo, ho finalmente ripreso a scrivere. Per ragioni di forza maggiore, ho dovuto lasciare da parte questo passatempo ma ora sono abbastanza libera.


TRITTICO


ANDARE VIA


Forse non avrei mai dovuto pensarlo, eppure era inevitabile. Mentre guardavo le bianche cime delle montagne che si intravvedevano dalle finestre di Schonbrunn, ero solita immaginare che ci fosse un mondo, oltre quei monti, pronto ad accogliermi. Maman mi diceva che avrei sposato un re lontano e che me ne sarei andata là, per essere felice ed onorare come Asburgo la casa di mio marito e quella che avevo lasciato.
Non ascoltavo mai quei discorsi.
Amavo le montagne austriache, anche se non ero mai salita lassù.
Mi piaceva vedere la neve scendere su quelle cime aguzze e lontane, immaginandomi di essere lassù, a giocare tra i fiocchi e le stelle di montagna.
Le chiacchiere di Maman erano così noiose. Non ne ascoltavo nessuna. Era così bello vedere le montagne così bianche. Ci sarei rimasta ore.





Avrei dovuto ascoltare meglio il precettore. Forse così avrei evitato le bacchettate che mi spettavano di punizione...ma non ne avevo voglia. Guardare l'oceano dalla finestra del palazzo dei Fersen mi aveva sempre affascinato, forse per quei colori scuri che si stagliavano sul cielo plumbeo. Forse per le grida dei ragazzi di strada che si lanciavano la palla di cenci, ridendo come folli.
Mio padre non approvava che mi distraessi per via di quei rumori. Dovevo studiare e studiare, per essere l'erede che lui voleva che fossi...anche se l'unica cosa che desideravo era correre in mezzo a quei monelli di strada. Non vedevo l'ora di andarmene da quel palazzo, dalla Svezia stessa. Non sapevo perché...ma volevo fuggire via da lì, per visitare il mondo.



Non capivo perché dovevo andare a far visita al nonno. Da quando Maman e mio padre erano stati sepolti, insieme a mio fratello, ogni giorno dovevo recarmi dal Re, per rendergli omaggio. Le zie dicevano che dovevo onorare il nonno, inchinandomi e usando parole difficili e ampollose. Studiavo a mente quei discorsi, senza capirne il senso e, al tempo stesso, con la segreta speranza di ricevere una lode da parte degli adulti, come mio fratello. Doveva essere bello avere dei complimenti, o almeno così pensavo, per farmi un po'di coraggio. Erano sforzi inutili. Tutte le volte che mi trovavo il nonno davanti finivo con l'inciampare ed i bei discorsi che dovevo dire si facevano balbettanti e incerti.
Mio nonno mi fissava con un filo di delusione e divertimento, quando facevo così...ed io mi chiedevo sempre una cosa. Perché non potevo rimanere nelle mie stanze come prima? Perché proprio io?


Dopo tanto tempo, ho deciso di riprendere a scrivere per questa sezione, con una nuova raccolta. Questa volta i personaggi sono il triangolo Maria Antonietta, Fersen, Luigi XVI. Mi domando come sarà questo nuovo esperimento. Questa è l'infanzia dei tre personaggi. Non c'è una vera e propria trama ma solo un insieme di pensieri sullo stesso argomento. 

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Capitolo 2
*** PARTENZA ***


Benvenuti al secondo appuntamento della raccolta. Aggiornerò con una certa regolarità e poi vedremo per il resto.

 

 

PARTENZA

 

Maman mi ha detto che presto dovrò lasciare Schonbrunn. Avrò presto un re lontano da rendere fiero di me, una reggia di cui sarò la regina. Maman era molto seria quando mi ha annunciato questa notizia. Le credo perché non mi ha mai raccontato bugie. Anche quando mia sorella Maria Carolina ha lasciato Schonbrunn aveva detto parole simili. E'giunto il mio momento. Lascerò l'Austria e le sue bianche montagne per una reggia che non conosco. Spero solo di rendere Maman orgogliosa di me.

 

La carrozza mi aspetta da questa mattina...ma sono ancora qui. Vorrei essere su quel mezzo da tempo, eppure non riesco a farlo. La mia balia mi sta abbracciando stretto a sé, come se non intendesse lasciarmi andare. Nemmeno Sophie vorrebbe vedermi lasciare il palazzo...e un po' mi dispiace per lei. Rimarrà sola in questa fredda dimora, insieme ai nostri genitori, fino a quando non sposerà un nobiluomo di rango. Mia madre e mio padre non ne hanno parlato ma credo che succederà presto, non appena partirò da qui. La balia mi sta soffocando nel suo abbraccio. Forse dovrà andarsene non appena partirò...e spero stupidamente che mia madre dia un nuovo figlio ai Fersen. Così potrò nutrire la speranza di rivederla al mio ritorno.

 

Oggi il nonno mi ha raccontato che arriverà una principessa straniera a corte e che sarà mia moglie. Questo pensiero mi ha angosciato oltre ogni ragionevole dubbio, mentre i miei cugini e fratelli mi hanno fatto numerosi scherzi e battute su questo evento. Non sono riuscito a mascherare del tutto il mio disagio per questo futuro. Loro hanno già una promessa sposa e non sembrano molto preoccupati. Mi chiedo come fanno, mentre partecipo alla caccia e mi dedico al mio amato lavoro di fabbro. Costruire lucchetti ed orologi costituisce il mio unico conforto...e questo passatempo è una nuova fonte di ansia. La mia futura sposa apprezzerà questo lato del mio carattere? Oppure mi prenderà in giro come il resto della mia famiglia? Queste domande continuano a tartassarmi ogni istante...e per l'ennesima volta mi chiedo perché devo essere io il futuro re di questo Paese.

 

Questo è un nuovo capitolo del trittico. Si parla di partenze e di ritorni. Fersen e Maria Antonietta partiranno, mentre Luigi deve rimanere a Versailles, insieme all'adorabile nonno e ai suoi parenti. Questo capitolo è l'ultimo passo dell'infanzia dei tre personaggi. Al prossimo pezzo.

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Capitolo 3
*** ARRIVO ***


Benvenuti a questo nuovo pezzo. La raccolta in questione è concentrata unicamente sul triangolo dei triangoli di LO.

Staremo a vedere.

 

UN NUOVO PAESE

 

Che Paese meraviglioso è la Francia! Un luogo bellissimo, migliore di quanto abbia potuto immaginare. Ho deciso che scriverò a Maman il prima possibile, non appena avrò finito queste noiose presentazioni. Mi rendo conto che dovrei essere più rispettosa ma le persone che ho conosciuto non sono affatto divertenti. Le figlie del re sono vecchie e serie, mentre il sovrano non fa che pronunciare battute a cui io rido senza capirne il senso. Non vorrei farlo ma mi sentirei sciocca se mostrassi a tutti quanto poco divertenti trovi le sue parole. Devo essere educata, come Maman mi ha suggerito...però è molto difficile per me mantenere questi propositi. Madame Etiquette non fa che darmi lezioni di buone maniere...Mon Dieu, non avrei mai pensato che la corte di Versailles avesse un cerimoniale così complicato. Non faccio che sbagliare e mi sento davvero fuori posto. Mi sarebbe piaciuto conoscere la regina di Francia, quella polacca con il nome complicato che nessuno riesce a pronunciare decentemente. Purtroppo è morta...una vera sfortuna. Mi sarebbe piaciuto confidarmi con lei, così da ricevere qualche consiglio. Invece sono tutti seri e sprezzanti...così maledettamente francesi che riesco a sopportarli a stento. Non so come la pensi il Principe. Lui non ha parlato quasi mai...e mi domando come possa sopportare un nonno e dei parenti tanto ingombranti. Versailles è tanto bella...se solo non fosse così francese.

 

Viaggiare per l'Europa è magnifico.Ho assorbito tutto il sapere della Germania, le nozioni mediche dell'Italia e ho potuto apprezzare tutte le cose antiche di quei luoghi. Mi piacerebbe poter continuare per questo cammino, muovendomi in ogni luogo e studiando tutto quello che posso imparare...ma so che non è possibile. Ogni mese ricevo le lettere di mia sorella Sophie che mi informa sulla salute dei miei genitori. Un giorno dovrò tornare in Svezia. Nella fredda, noiosa Svezia. Mi sento soffocare a questo pensiero. Non voglio condurre la stessa esistenza della mia famiglia. Non voglio essere l'erede dei Fersen.

 

Mio nonno mi ha, come sempre, fatto fare una brutta figura. Dovrei esserci abituato ma fa male lo stesso, essere deriso dal proprio parente. Nemmeno le mie zie sono meglio ma non hanno il coraggio di dirlo direttamente perché sono l'erede al trono. Oggi ho avuto modo di conoscere la mia futura moglie. E'bellissima, con i suoi splendidi capelli biondi e gli occhi color del cielo...e purtroppo è austriaca. Non mi piacciono gli austriaci. Siamo nemici, eppure il nonno ha voluto questa folle alleanza...e devo adattarmi alla cosa. Sembra comunque una fanciulla molto piacevole...ma cosa dico? E'naturale che lo sia. Io sono solo un goffo inetto destinato ad una corona inattesa. Mia moglie sarà una donna bellissima e luminosa...ed io sarò, come sempre, impreparato a fronteggiare una cosa del genere.

 

Ennesimo pezzo. Come sempre, ringrazio tutti per avermi letto.

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Capitolo 4
*** IMPRESSIONI ***


IMPRESSIONI

 

Luigi è un marito estremamente noioso. Non so dargli altra definizione. Non gli piace il teatro né la poesia...e non fa che scusarsi di questa sua mancanza. Non è neppure bello. Non ama i giochi di parole e preferisce passare il suo tempo in una sporca fucina per fare dei lucchetti. Non so se ritenermi fortunata, oppure no. Ho letto tante lettere, da parte delle mie sorelle maggiori ma nessuna di loro ha detto che il proprio consorte è noioso. Ammetto che è una persona buona e non mi ha mai riservato una parola cattiva...ma continuo comunque a trovare orribili i suoi passatempi. Come faccio a passare le mie giornate in sua compagnia, se mi annoia così tanto?

 

Parigi sarà la mia nuova destinazione. Il mio precettore è convinto che la mia erudizione in Italia abbia raggiunto il massimo livello possibile...e sono nuovamente in viaggio. Ormai sono abituato a questi spostamenti e adesso sono curioso. La Germania e l'Italia mi hanno colpito piacevolmente ma, a sentire le parole del mio maestro, la Francia è decisamente migliore. La cultura dei salotti non ha eguali. Ha deciso di portarmi in visita ai nobili che abitano nella capitale, dove vi sono alcuni suoi conoscenti facoltosi, benché non paragonabili a Versailles. Non siamo ammessi alla presenza del re ma questo risultato è comunque apprezzabile...eppure non posso fare a meno di pensare che, una volta concluso quel soggiorno, dovrò fare ritorno definitivamente in Svezia.

 

Mia moglie ha una bella risata. Ogni tanto le sue parole si fanno dure, colpa del tedesco, però ha una voce piacevole. La ascolterei per ore...eppure temo che lei non ami i miei silenzi. Spesso la vedo fissarmi seccata, come se si aspettasse da me qualche battuta divertente. Io non sono capace e so che farei una pessima figura. Vorrebbe che io danzassi con lei ma non sa che le pesterei i piedi ogni tre passi.

Vorrebbe che le cantassi una canzone alla moda ma non sa che sono stonato.

Vorrebbe che le recitassi delle poesie ma non sa che non ne conosco molte.

Sono cose che non posso darle. I balli mi annoiano e i pettegolezzi sono qualcosa che ignoro a bella posta. Se scoprisse che sono un pessimo ballerino, sono certo che mi deriderebbe. Non voglio che succeda...ma non riesco a migliorare questi difetti.Vorrei potergli rivelare questo mio disagio ma finirei con il peggiorare le cose. Non voglio il suo disprezzo...     questo è il mio solo desiderio.

 

Stavolta non dirò nulla. Lascio a voi le impressioni…e poi vi dirò le mie. A presto.

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Capitolo 5
*** LA FAVORITA ***


Benvenuti a questo nuovo appuntamento. Eccovi il nuovo capitolo.

 

LA FAVORITA

Sono oltremodo scandalizzata da questa corte. Ho incrociato una dama dai modi sgradevoli, come non ne ho mai vedute. Si chiama Contessa Du Barry e si presentata a me con un'alterigia davvero imbarazzante. Poiché non l'avevo mai sentita nominare, non ho avuto modo di salutarla...ed è stato un bene.

Le figlie del re mi hanno informato con estrema chiarezza circa la sua identità. Che scandalo, che vergogna! Una donna con quel passato e con quelle dubbie origini non può frequentare una corte reale. Come possono consentire una cosa simile? Perché Maman non mi ha detto niente? E'un'indecenza, un oltraggio. Se non avessi visto con i miei occhi questo indegno spettacolo, mi sarei certamente lamentata con Sua Maestà...ma dubito che ascolterebbe, ammaliato da quella creatura.

 

Sono abbastanza fiero dei miei risultati. Ho imparato moltissimo in Germania e Italia e adesso mi trovo in Francia. Mentre sto frequentando i salotti parigini, sono venuto a sapere che il Re ha una favorita di origini plebee. Deve essere molto bella per aver stregato così il re, superando le altre dame ma trovo eccessivo che debba avere un simile valore. E'pur sempre l'amante...davvero uno strano posto è la Francia.

 

Sapevo che sarebbe andata a finire così. Tutta colpa del nonno e delle zie. Adesso mia moglie sa della Du Barry, la contessa che ha il ruolo di amante, una donna che asseconda le maniere volgari di mio nonno. Non ho avuto modo di avvertirla che avrebbe dovuto lasciare perdere e ignorare...ma le zie devono aver detto qualcosa che l'ha resa furiosa. Lo vedo dalla sua espressione corrucciata. A me quella dama non piace molto ma almeno è disinteressata alla mia persona e non mi ha mai detto una parola cattiva. E'troppo presa dalla sua funzione di assecondare il nonno per occuparsi di me. Cosa c'è di straordinario se il re ha un amante? E'in questi momenti che vorrei ritornare nella mia amata fucina.


E qui abbiamo il graditissimo incontro tra Maria Antonietta e La Du Barry...vi ricordo che Fersen non ha ancora incontrato la sua regina.

 

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Capitolo 6
*** IL BALLO IN MASCHERA ***


IL BALLO IN MASCHERA

 

Sono stata ingiusta verso Luigi. Non mi ha accompagnato al ballo di Parigi ma mi ha consentito di andarci...o forse mi sbaglio. A volte, non so se mi fa tutte queste concessioni perché tiene a me, oppure lo fa per disinteresse. I suoi silenzi sono frustranti...ma non è il momento di pensarci troppo. Queste danze sono divertenti ed è bello civettare con tutti gli invitati senza preoccuparsi dell'etichetta e del cerimoniale di corte. Non avrei mai creduto che quel palazzo fosse così soffocante...e poi, finalmente, ho conosciuto un uomo. Ha forse la mia età ed è bello, affascinante e garbato. Ballare con lui è stato come un sogno...ma quando ha chiesto di vedere oltre la mia maschera, mi sono sentita morire. Credevo che avrebbe deriso la mia fronte spaziosa o la mia bocca insignificante...e invece è rimasto affascinato da me. Per la prima volta mi sono sentita davvero desiderata. Perché Luigi non ha fatto lo stesso con me? Stavo per dire qualcosa, per fargli sapere il calore che quei complimenti avevano lasciato su di me...quando Madamigella Oscar si è presentata improvvisamente, minacciando quel giovane con una spada. Il suo arrivo mi ha sorpreso e, scioccamente, ho lasciato che rendesse evidenti i miei natali. Per un momento, mi sono sentita a disagio...ma lo sguardo di quel gentiluomo è rimasto immutato. Pieno di ammirazione. E mi sono sentita bella, come mai prima.

 

Ho conosciuto una donna bellissima. Non avrei mai creduto di poterlo dire...eppure è così. L'ho vista volteggiare leggiadra nella sala come una rosa in un campo di fiori selvatici. Ne sono rimasto conquistato all'istante e non ho pensato a nulla. Ho ballato con lei ed ho scherzato e conversato. Ho creduto di aver trovato la donna della mia vita...fino a quando un nobile mi ha fermato. Era biondo e dall'aria minacciosa, malgrado fosse assai longilineo e flessuoso. Senza darmi modo di spiegare, si è frapposto fra me e quella dama bellissima, minacciandomi con una spada. Confesso di essere rimasto sbalordito da quel modo arrogante ed ero pronto a sollevare non poche proteste. Mi disse che si chiamava Oscar Francoise De Jarjayes e che era un nobile di Versailles. Ho avuto modo di rivelarmi a mia volta, con lo scopo di fargli capire che anche io ero un nobile suo pari... ma quando quest'ultimo mi disse chi era la donna che stavo corteggiando rimasi sbigottito. Io, Hans Axel von Fersen, ho ballato con la Delfina...ma l'unica cosa a cui sono riuscito a pensare in quel momento è stata la sua bellezza.

 

Ho ricevuto dei rimbrotti da parte di Madame Noelle per aver acconsentito a lasciar partecipare mia moglie a quel ballo in maschera, a patto di tenere celata la sua identità. Sono sicuro che si sia lamentato molto con il duca De Mercy e con il nonno ma non penso che il Re avrà molti rimproveri da muovermi. La sua Favorita lo sta distraendo molto e quindi penso che mi ignorerà come sempre. Ho dato e adesso attendo il suo ritorno, nascosto nel buio della mia sala. Non posso fare a meno di sentirmi uno stupido per questa concessione ma so quanto sia noioso vivere a Versailles. Alla lunga, ti soffoca. Spero che lei si sia divertita a Parigi e sono certo che sia così. Molti nobili danzeranno con lei...e mi sento male a quel pensiero. Non dovrei fare simili riflessioni. Lei ha il diritto di essere felice in questo matrimonio ed io non posso seguirla. Abbiamo passatempi diversi, diversi caratteri. Non ho cuore di vederla spegnersi in questa gabbia d'oro.

 

Altro capitolo, questa volta dedicato all'episodio del ballo. Grazie a tutti coloro che hanno lasciato qualche commento. Vi do appuntamento al prossimo pezzo.

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Capitolo 7
*** CONOSCENZA ***


CONOSCENZA

 

Quel gentiluomo è giunto a Versailles a farmi visita. Sono così felice che abbia mantenuto la promessa. Mi sembra un sogno passare il tempo in sua compagnia. Passeggiare nel giardino e conversare con lui. Fersen è un uomo affascinante ma più lo frequento, più mi rendo conto che non è solo questo. Ama l'arte come me ed è bello sapere dei suoi viaggi. Nessuno mi ha mai descritto l'Italia e la Germania come lui...ma forse non è solo questo. Lui è un esule e sa cosa significhi essere stranieri nella terra che dovrebbe essere la propria casa. Questa verità mi ronza nella mente, facendomi vacillare. Non avrei mai creduto possibile una cosa del genere...ma Fersen è il solo capace di farmi volare via da questa gabbia.

 

Ho ingannato il mio maestro in modo eccelso. L'ho visto precipitarsi su di me, svelandomi che, malgrado la mia distrazione, ho catturato l'interesse del Delfino e che sono, di conseguenza, invitato a palazzo. Non riusciva a crederci...e nemmeno io, a dire il vero. Vedrò la dama che mi ha colpito al cuore alla luce del giorno. Lei è bella, ancora più di quella sera, senza la maschera. Abbiamo parlato di tutto, senza renderci conto del tempo che passava. Ha un senso dell'umorismo ed un'innocenza che mi trascina sempre più verso di lei. Cosa ci fa in quel palazzo dorato? Perché è al fianco di quel principe così goffo? Vorrei poter passare più tempo con lei...ma temo che non sarà possibile. Ci sono tanti sguardi malevoli...e lei è così innocente.Come è possibile tutto ciò?

 

Ho saputo che è giunto un nobile straniero a corte e che la regina sta passando molto tempo con lei. I pettegolezzi sono giunti anche nella mia fucina, malgrado abbia fatto tutto il possibile per evitarli. Un pensiero sciocco il mio, visto che vivo a Versailles. Mi hanno detto che è una persona arguta e affascinante. Mi viene quasi da sospirare...ma riesco a frenarmi in tempo. Chiunque egli sia, è la persona che meglio saprebbe catturare il cuore di mia moglie. Di bell'aspetto e dai modi disinvolti...proprio quello che io non sono. Istintivamente scivolo di nuovo nel mio lavoro di fabbro, facendo una serratura di cui non saprò mai realizzare la chiave. Come il cuore di mia moglie. E il mio.

 

Anche questo capitolo è fatto, con le impressioni dei personaggi. Ringrazio tutti coloro che hanno letto questa raccolta. 

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Capitolo 8
*** L'INCIDENTE ***


Benvenuti a questo nuovo capitolo. La raccolta sarà completata molto velocemente credo, nel senso che non farò tante assenze. Vi lascio ora a questa nuova lettura e spero che vi piaccia.

 

L'INCIDENTE

 

Sono stata una sciocca a fare quelle pressioni ma quando ho visto la contessa Du Barry a cavallo, non ho potuto fare a meno di chiedere di voler imparare a cavalcare. Maman non mi ha mai incoraggiato in questa attività. Pensa che sia poco salutare per una donna...e forse ha ragione. Non immaginavo che sarebbe finita così. Madamigella Oscar, colei che mi protegge dai pericoli, mi ha donato un cavallo bianco. Era magnifico e sembrava tranquillo. Scioccamente, non ho seguito i consigli di Madamigella Oscar e, non appena sono salita sopra quel bellissimo animale, ho creduto di poter essere già una cavallerizza provetta. Il cavallo si è imbizzarrito e ho rischiato di farmi male, molto male. Per fortuna Madamigella Oscar mi ha salvato ma il re era arrabbiatissimo. Ha ordinato che l'attendente di Madamigella, che ha tentato di frenare l'animale, fosse condannato alla pena capitale.

Per fortuna mi sono ripresa in tempo per chiedere la grazia al Re. Era colpa mia se quel giovane servo era nei guai e non volevo che Madamigella Oscar soffrisse per questo.

Che terribile spavento...per una mia distrazione, un servitore che ha tentato fino in fondo di aiutarmi ed una persona magnifica come Madamigella Oscar stavano rischiando la vita! Mi riprometto di avere maggiore prudenza...forse è meglio rinunciare all'equitazione.

 

 

Che giornata terribile! Non appena il cavallo bianco si è imbizzarrito, trascinando Maria Antonietta con sé, ho creduto di morire. Per fortuna, il Comandante Oscar è partito in suo soccorso ed è riuscito a salvarla. Grazie al cielo, la mia regina non ha riportato danni. Il Re voleva punire l'attendente del Comandante per quanto accaduto ma il comandante è intervenuto in suo soccorso, affrontando le ire del re. Ha avuto un coraggio impensabile ma non è riuscito a placare la rabbia del sovrano. Solo l'intervento di Maria Antonietta ha evitato la pena capitale a quel povero servo. Maria Antonietta ha mostrato una sensibilità che mi ha toccato profondamente. Non è solo bella ma anche generosa...eppure non è stata l'unica persona a colpirmi.

Il coraggio del comandante Oscar è qualcosa che non si vede tutti i giorni. Non ho mai conosciuto un coraggio tanto genuino e nobile...ma quello che mi ha lasciato sgomento è stato scoprire che Oscar è una donna. L'ho scoperto dalle parole della governante del palazzo dei De Jarjaryes e dalle parole del suo affranto attendente. Una storia assolutamente incredibile per le mie orecchie...una donna che vive come un uomo! Lo ammetto, ho ancora molto da imparare.

 

Sono molto pentito della concessione che ho fatto a mia moglie e le ho detto che non cavalcherà mai più un animale. Lei si è dimostrata concorde con me, sostenendo che non vuole mettere in pericolo altre persone per la sua inesperienza. Lo spavento che ha avuto forse le permetterà di ridurre gli eccessi...comunque sono rimasto colpito dal suo coraggio e dalla sua generosità. Ha protetto l'attendente di Madamigella Oscar, supplicando la sua grazia con la dignità di una regina. Sono davvero contento che il nonno si sia calmato. Nessuno riesce a fargli cambiare idea e sono felice di vedere che Madamigella Oscar si sia salvata. Spero che la ferita non sia grave. Tutti hanno elogiato la mia sposa ed il nonno...ma continuo ad avere dei dubbi. In questa vicenda non so se lui è rimasto colpito dalle parole di mia moglie o dalla sua bellezza. Un dubbio legittimo, dato che il nonno ha un debole per le donne a volte imbarazzante.

 

Anche questo capitolo è fatto. La vicenda dell'incidente di Maria Antonietta è descritta secondo tre diversi punti di vista. Ringrazio tutti i lettori di questa raccolta. Altri capitoli vi aspettano...alcuni lunghi ed altri corti.

 

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Capitolo 9
*** LA RIVINCITA DELLA FAVORITA ***


 

 

 

 

 

 

Mi viene da piangere per la vergogna. Ho dovuto rivolgere la parola a quella donna volgare. I miei propositi di ignorare la sua presenza sono falliti miseramente. Tutto era contro di me. Il ministro austriaco, il duca de Mercy, Madamigella Oscar mi avevano invitato a cedere e a parlare a quella creatura ma io non ci riuscivo. Sapere che una persona tanto immorale e indegna era una delle dame più rispettate della corte è qualcosa che non posso tollerare. Ho resistito con fermezza, seguendo l'educazione che mia madre mi ha impartito e non posso venire meno a quei principi...o almeno così credevo. Ho dovuto salutare quella orribile donna che si atteggia a nobile. Sono certa che si sta burlando di me, insieme ai suoi cortigiani. E'orribile! Non posso sopportare un'umiliazione del genere!

 

Sono tornato a Parigi, malgrado desideri fare diversamente. La mia condizione e gli studi hanno la precedenza su tutto e anche se ogni tanto sono condotto in qualche taverna, frequentata da molti nobili, mi è impossibile non pensare alla Delfina Mi hanno riferito che ella, dopo settimane d'indifferenza, ha dovuto salutare la favorita del re. Il mio precettore è convinto che questa scelta sia sinonimo di saggezza, dal momento che la condotta della futura sovrana ha rischiato di rompere l'alleanza con l'Austria. Io non ho risposto alle sue parole, mostrandomi pronto all'ascolto. Mentre così facevo, non ho comunque potuto fare a meno di pensare alla profonda umiliazione che la donna che amo ha dovuto subire, in nome della Ragion di Stato.

 

Sapevo che sarebbe finita così...ed è per questo che ho passato più tempo possibile nella mia amata fucina. L'attrito tra mia moglie e la favorita del nonno ha continuato ad essere il pettegolezzo più gradito della corte. E'stato imbarazzante vedere mia moglie ignorare sfacciatamente l'amante in carica del re. E'stato imbarazzante vedere quest'ultima pestare i piedi per la stizza. Ho saputo che i suoi strilli isterici hanno risuonato per ore lungo il corridoio, spaventando la servitù. E'stato imbarazzante vederle sfidarsi a colpi di merletti e pizzi. Ho perso il conto degli abiti che sono stati comprati...ma a tutti sembra normale. Comunque l'esito è stato ovvio. Mia moglie ha dovuto cedere, per la pace del regno. Spero che sia finita...in cuor mio, mi ritirerò nella fucina, in attesa che si calmino le acque.

 

Anche questo capitolo si è concluso. Ringrazio tutti i lettori che hanno seguito finora e che hanno lasciato un commento. Alla prossima.

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Capitolo 10
*** LA MORTE DI LUIGI XV ***


Benvenuti a questo nuovo capitolo. Abbiamo seguito tutte le parti iniziali dell'anime e adesso siamo al momento clou della vicenda.

 

LA MORTE DI LUIGI XV

 

Sua Maestà è caduto da cavallo durante una battuta di caccia ed è rimasto incosciente per giorni. I medici si sono avvicendati al suo capezzale, senza sapere cosa avesse causato il malore. Poi un giorno un valletto, entrando nella camera per cambiare l'acqua della bacinella, ha scoperto le pustole.

La sentenza è stata inevitabile: vaiolo.

Maman ci ha fatto vaccinare tutti e, dunque, dovrei essere protetta da questa terribile malattia. Secondo la corte, anche Sua Maestà è stato vaccinato durante l'infanzia ma questa nuova situazione ha messo in dubbio questa diceria. Tutti sono rimasti sgomenti per questo episodio. Lo vedo dai loro silenzi e dalle facce serie che mostrano. Le figlie, i nipoti e le loro consorti sono state invitate a non frequentare gli alloggi del re. Non ci resta che pregare e sperare nella sua guarigione. I medici disperano in una simile eventualità...ma pregare è l'unica cosa che possiamo fare. Mi dispiace per mio marito. Lo vedo più silenzioso del solito. E’molto preoccupato per suo nonno ed io non so cosa fare per rincuorarlo. Spero davvero che il Re guarisca.

 

Ho saputo che Luigi XV si è ammalato di vaiolo. So, sulla base degli studi intrapresi, che non vi è scampo a questo morbo, tranne alcuni fortunati casi. Gli inglesi hanno inventato un modo per evitare questa malattia ma credo che il re di Francia non abbia avuto questa fortuna, come dimostra lo sviluppo degli eventi. La nobiltà si sta muovendo per conservare la propria posizione, segno che è ormai certo che la sua fine è imminente, anche se nessuno osa dirlo. Mi chiedo cosa stia pensando Maria Antonietta. Presto sarà regina ed io spero che superi questo difficile momento.

 

 

Mio nonno sta morendo.

Tutti sussurrano una cosa del genere e sento e vedo tante persone avvicinarsi a me più del solito.  La favorita è la sola a illudersi e continua a rimanere al suo fianco più che può. Non so se tenga a lui o alla sua posizione. Immagino entrambe. Le mie zie hanno già orchestrato di cacciarla dalla reggia, alla morte del padre, anche se sono preoccupatissime per la sua salute. Così dicono. Io vorrei vederlo un'ultima volta ma non mi è possibile. Sono troppo prezioso per la Francia, così dicono. Ho una paura maledetta di tutto questo. Presto sarò Re. Vorrei tanto domandare al nonno come mi devo comportare per ricoprire al meglio questo ruolo. Sapere che non posso farlo mi lacera dentro.

Dovrò imparare tutto da solo...e non so se servirà.

 

Qui abbiamo un nuovo pezzetto. Come sempre i tre personaggi raccontano la storia dell'anime secondo il loro punto di vista. Ringrazio tutti voi per avermi letto finora e spero di lasciare sempre dei pezzi interessanti. A presto.

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Capitolo 11
*** RE E REGINA ***


RE E REGINA

 

Sono finalmente diventata regina, come era giusto che fosse. Poco dopo le esequie di Luigi Beneamato, tutti sono venuti a rendere omaggio a me e Luigi, secondo quanto prevede il cerimoniale.

I nostri impegni sono aumentati in modo improvviso e adesso abbiamo poche occasioni d'incontrarci e di avere degli spazi per dedicarci ai nostri piaceri. Luigi non ha detto una parola ma vedo che è piuttosto provato della cosa. Quanto a me, i miei sentimenti sono divisi. Da un lato, l'ammirazione che sto ricevendo mi sta facendo oltremodo piacere, dall'altro, comincio a provare una profonda insofferenza per il peso di questo ruolo. Dovrei essere nata per questo. Tutti i nobili di Francia sono giunti a Versailles per vederci ed esporre i loro problemi, confidando nella benevolenza del sovrano.

Come consorte di Luigi, sono particolarmente richiesta da persone che non ho mai visto e che forse non rivedrò più.

Confesso di essere euforica per l'ammirazione che tutti mi stanno dedicando e anche per quanto posso ottenere. Basta che io pronunci un desiderio e tutto mi viene concesso, senza neppure dovermi sottoporre alle lamentele del duca De Mercy e di Madame Noelle. Tutto questo è meraviglioso...e stancante, se penso che, anche senza quel fastidio, continuo a sentirmi oppressa dai doveri. Posso fare ciò che voglio ma è difficile sopportare tutte le aspettative. Tutti mi trascinano a destra e a sinistra, secondo come e più loro aggrada...ma a nessuno importa qualcosa di me.

Ognuno chiede… spesso, desideri opposti. Non so cosa fare. Ogni richiesta è accolta. Ogni mio desiderio è esaudito...eppure perché vedo quei visi scontenti?Le richieste non finiscono mai eppure non sembrano bastare. Mi sento sfinita da questi ospiti e vorrei che mi lasciassero in pace.

Di una sola cosa mi rallegro: aver ricompensato per la sua fedeltà Madamigella Oscar con una nuova carica militare. Mio marito è stato d'accordo con me, avendo sperimentato la sua fedeltà ma mi duole sapere che non posso fare di più per lei. Darei il Mondo per Madamigella Oscar, se solo lo volesse.

 

 

Poco dopo la morte di Luigi XV ho deciso di fare ritorno in Svezia. In quei giorni, infatti, era giunta una lettera da parte di mio padre. Richiedeva la mia presenza in patria con una certa premura. Ho dedicato il mio tempo a rimanere al fianco dei sovrani, in favore dell'amicizia che mi lega ai sovrani.

Ho tentato di rimanere loro accanto, come era avvenuto nei giorni precedenti all'incoronazione. Le malelingue tuttavia non sembravano voler cessare, malgrado Maria Antonietta sembri ignara di tutto ciò. Madamigella Oscar, tuttavia, mi ha avvertito del pericolo e dunque mi sono trovato a dovermi piegare alle decisioni di mio padre.

Era necessario. Maria Antonietta è divenuta la sovrana di un grande Paese e deve essere protetta dalle malelingue, per quanto possibile. Devo lasciare questo Paese...e spero che anche un misero nobile come me possa fare un degno sacrificio per la persona amata. Me ne andrò dalla Francia...e nel frattempo, lascerò qui il mio cuore, a farle compagnia in questo nuovo momento.

 

Il conte di Fersen ha lasciato la Francia ma non ho comunicato la notizia a mia moglie. Lascerò che ne venga a conoscenza da sola. Non voglio che pensi che sia coinvolto in questa vicenda. Temo che andrebbe così se io aprissi bocca...e non voglio.

Non desidero essere considerato il responsabile della sua infelicità. Il mio cuore è gonfio di angoscia e amarezza. Il nonno, che mi ha deriso per anni, è morto, lasciandomi la sua corona in eredità...una corona barocca e pesante. Molti nobili sono venuti a rendere omaggio. Sembrano non finire mai...o forse è solo l'impressione che ho avuto, quando ho visto la fila di carrozze dirigersi verso Versailles. Secondo i miei consiglieri, dovrò parlare con ognuno di loro. Non posso credere che riuscirò a fare questo compito al meglio, malgrado il mio impegno. Il numero dei nobili è impressionante.

Il cerimoniale lo richiede...e forse non dovrei fare domande. Sento continuamente le stesse raccomandazioni e questo fatto mi rende assai scettico. Anche mia moglie sembra insofferente. Molti nobili, mai visti a corte, hanno maniere untuose e appaiono goffi e gottosi...una cosa ben diversa dalla compagnia che ella predilige.

Io vi sono avvezzo e li sopporto passivamente, in attesa della fine di queste visite d'obbligo. Molti di loro se ne andranno, dopo che li avrò sentiti, quindi devo piegarmi al dovere. Se non altro, non dovrò vederli più. La loro ruffianeria è seccante. Non sono così brillante da meritare queste attenzioni e so che tutta questa attenzione è dovuta al ruolo che ricopro adesso.

Altrimenti, non mi degnerebbero di uno sguardo. Devo solo sentire le loro lamentele e ritirarmi la sera nella mia stanza, per poter ammirare dalla finestra la sagoma della mia fucina. Ancora un po'di pazienza...e quando se ne saranno andati, potrò ritornare là.

 

Non mi ricordo quando Fersen lascia la regina la prima volta e quindi ho inserito la cosa solo dopo la morte del Re. Non so se è corretta ma mi sono attenuta alla versione storica. Bhé, spero che sia venuto bene. Grazie a tutti coloro che hanno recensito finora.

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Capitolo 12
*** L'ASSENZA DI FERSEN ***


LA LONTANANZA DI FERSEN
 

Madame Noelle mi ha comunicato che il conte di Fersen ha lasciato la Francia e nel fare questo, mi ha consegnato una busta. Secondo la lettera, suo padre aveva urgente bisogno della sua presenza in Svezia. Ho annuito, udendo quelle parole della dama e le scritte a inchiostro come se comprendessi le loro ragioni...ma non è vero. So che ha dei doveri nei confronti della propria famiglia, come io ne ho nei confronti dei Borbone e gli Asburgo.

So che devo accettare questa verità...eppure perché non ci riesco? Perché il solo pensiero di non poterlo vedere mi dà un dolore simile, come se mi strappassero il cuore dal petto? Passerò i miei giorni in questa dimora dorata, seguendo le regole di questo luogo. Vedrò facce piene di ossequi, pronte ad obbedirmi e pronte a giudicarmi. Ogni debolezza non può essere tollerata...e devo sforzarmi di non esserlo, anche se diventa difficile trattenere le lacrime. Madame Noelle mi chiederebbe spiegazioni ed io non ho il coraggio di esternare i miei pensieri con lei. So che mi biasimerebbe, rimproverando qualcosa del mio carattere...ed io non ho cuore di sopportare la sua petulante severità.

Tutti mi guardano, ignorando la mia sofferenza e preferendo continuare con i loro pettegolezzi. Credono che non senta i loro bisbigli, le loro occhiate malevole al mio passaggio. Tutto sembra essere rimasto uguale...e allora perché nessuno sente il mio grido? Perché sono tutti così impassibili?

 

 

Vedo mia moglie aggirarsi per la reggia con le sue dame. E'bellissima come sempre...eppure triste. La sua allegria appare opaca e priva di reale gioia. Lo vedo con estrema chiarezza, quando ci incontriamo per cenare. Vorrei poterle parlare ma temo di commettere un passo falso. La presenza dei miei parenti intorno non ci consente di avere la riservatezza che occorrerebbe ad una coppia...ma siamo sovrani e dovremmo esservi avvezzi.

Siamo re e dovremmo mantenere un decoro in ogni singolo aspetto della nostra vita. A questo siamo stati preparati, malgrado mio nonno sia sempre stato celebre più per le sue avventure amorose che per un reale interesse verso il regno.

Non siamo preparati per questa assenza improvvisa ed io non riesco a staccarmi dal cerimoniale di corte. Tutti sembrano pronti a riverirci...ma chi di loro è davvero amico? Per quanto riguarda mia moglie, so che la compagnia migliore sarebbe Madamigella Oscar ma dubito che la sua eccentricità possa valerle un qualche conforto. E'una donna ma vive come un uomo. Sarebbe strano per lei una simile confidenza...eppure sento che mia moglie ha bisogno di conforto. Un conforto che io non posso darle.

Tremerebbe, se sapesse che io so del suo sentimento. Tutti sono pronti a giudicarla, a biasimarla, a criticarla...ma mi chiedo se questo stato di cose serva a qualcosa. Penso alla mia condizione. A prescindere dal mio carattere, sono stato rigidamente preparato a questo ruolo ma posso dire che i biasimi accumulati nel corso degli anni non hanno valso alcun giovamento. Posso agire come prescritto...eppure nessuno mi apprezzerà.

Io so perché il conte se ne è andato, la ragione più intima e profonda. E'lui l'uomo che ha fatto battere il cuore di mia moglie, rendendola meno infelice...e gli sono grato per questo. Io non sono in grado di fare altrettanto ma c'è una differenza tra lui e me. Fersen ha il cuore di mia moglie ma non può rimanerle accanto. Quel ruolo è mio. Mi spetta secondo le leggi di Dio e degli uomini, indipendentemente dai nostri desideri...ma non dirò una parola. Lei non saprà che io so, malgrado la corte parli.

Non sono uno sciocco. Ho visto gli effetti della vicinanza dello svedese a mia moglie. Era più viva, più allegra...ben diversa dallo spettro inquieto che adesso ho accanto. Il suo amore non ha niente di gretto e meschino. Lei ha dato tutta sé stessa a questo sentimento...e non posso calpestarlo, in nome del mio diritto di marito. Sarebbe bieco e meschino accusarla. Non era previsto che lei lo amasse, che fossero di due classi diverse...sono cose che sfuggono ad ogni umana comprensione. Se lei mi tradisse, burlandosi di me pubblicamente, avrei ogni ragione per ferirla nel profondo...ma questo non sta avvenendo. E'infelice ma ligia al dovere. A prescindere da tutto, lei rimarrà qui...malgrado spesso la senta lontana e inaccessibile. Lo dice la Chiesa. Lo dice la politica. Lo dice il rango. Il suo amore per il conte non avrà mai sfogo ed io so che è troppo buona per mancarmi di rispetto. Non mi umilierà mai pubblicamente...e di questo non posso che esserle grato.

 

In questo capitolo, Fersen non c'è ma il titolo spiega la ragione. Luigi e Maria Antonietta devono far fronte a questa assenza improvvisa. Passando al giovane re, voglio dire una mia idea a riguarda. Non fa scenate di gelosia per varie ragioni. L'etichetta del Settecento considerava la gelosia un sentimento volgare ed i nobili non erano soliti fare queste cose. Inoltre Luigi è un uomo buono e sa benissimo che questo aspetto è inevitabile, senza contare che Maria Antonietta, pur non amandolo, gli ha sempre voluto bene. Sanno entrambi come funzionano le cose. Luigi sa benissimo che lei non lo ama come un uomo e se non fosse per la sua rigida educazione sarebbe forse capace di dare alla moglie l'affetto che le serve, rendendo meno difficile il momento. Alla fine sua moglie non è così cattiva da sbeffeggiarlo pubblicamente o da fingere per lui un rispetto che non ha...insomma, questa è una mia idea.

 

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Capitolo 13
*** IL DUELLO ***


Benvenuti a questo nuovo capitolo. Buona Lettura!

 

IL DUELLO

 

In quel periodo, la mia unica consolazione era data da Madamigella Oscar. E'una creatura insolita e affascinante. Una donna che vive come un uomo...se non l'avessi veduta con i miei occhi, non avrei mai creduto che fosse possibile. Tuttora mi sorprendo del rigore con cui conduce la sua esistenza, guidando i soldati e proteggendo la vita dei sovrani. Non spettegola mai con noi e non sembra interessata alle normali facezie di una fanciulla nobile...eppure mi è cara lo stesso. Devo molto a lei e, pur non condividendo questa severità di fondo, non posso fare a meno di volerle bene e di preoccuparmi per la sua persona...come accadde quel giorno infausto. Tuttora sono turbata da questo ricordo.

Madamigella Oscar ed il duca di Saint Germaine hanno avuto uno spiacevole alterco. Il duca è un amico del cugino di mio marito ed un uomo molto influente. Io lo trovo abbastanza sgradevole e non ho molti contatti con lui, per mia fortuna.

Ha il brutto vizio di vantarsi di abilità che sono abbastanza inutili per la sua posizione. Per esempio, è particolarmente fiero della sua mira nel tirare con la pistola. Le dame hanno sospirato languide. A me, invece, ha fatto venire sonno. Non capisco a cosa gli serva una simile vanteria. Non è nemmeno un militare. Madamigella Oscar è molto più brava di questo nobile eppure non se ne vanta. Nemmeno mio marito è solito gonfiare le sue imprese nella caccia e so che lo fa con dovuta cognizione di causa perché viaggia spesso accanto a Madamigella Oscar.

Il duca di Saint Germaine invece difetta di questa modestia e desidera avere su di sé tutta l'attenzione.

Il giorno di quello spiacevole episodio Madamigella Oscar ha deciso di parlarmi delle condizioni del popolo francese. Ho avuto modo di vederlo il giorno della mia incoronazione, secondo quanto prevedeva il cerimoniale: una massa indistinta di persone che acclamavano mio marito e me, come sovrani di Francia. Non ricordo altro. Non è un'immagine sgradevole...semplicemente strana. Raramente avrò occasione di vederlo, essendo confinata nella mia dimora regale. Già il solo fatto di averlo visto una volta è da considerarsi un miracolo, dal momento che Luigi XV era poco favorevole a questo desiderio. Madamigella Oscar parlò in loro favore, con un'animosità commovente. Ben volentieri avrei ascoltato le sue parole ma quel fastidioso duca interruppe la sua favella, con battute di pessimo gusto, ripetendo sempre le solite cose, come la sua eccezionale mira con la pistola e vari discorsi insensati e noiosi.

Madamigella Oscar non ha apprezzato questa intromissione maleducata ed ha ribattuto prontamente al duca, dimenticando la sua oratoria accorata a favore del popolo.

In coscienza, non ho apprezzato l'arroganza di quell'uomo ma, poiché non ritenevo grave questo comportamento, essendo rispettoso del galateo di corte, ho lasciato correre. Sembra che difetti di educazione ma è un amico del cugino di mio marito e devo tacere. E'stato un errore molto grave il mio.

Pochi giorni dopo venni svegliata da una delle mie cameriere che mi ha riferito una terribile notizia: Madamigella Oscar aveva sfidato il duca a duello con la pistola.

Ingenuamente non avevo tenuto conto dell'impulsività della mia amica. Senza perdere tempo, mi sono precipitata nella radura dove aveva luogo l'incontro...ma quando sono arrivata, il duello era avvenuto. Madamigella Oscar aveva vinto, mentre il duca giaceva lamentoso sul prato, con una mano insanguinata.

Fui immensamente felice di questa vittoria...ma subito fui colta da una profonda rabbia, per lo spavento preso. Il duca era un uomo di corte molto influente e Oscar apparteneva ad un lignaggio leggermente inferiore. Se non fossi intervenuta subito, quell'uomo che in quel momento gridava di essere stato imbrogliato da Madamigella, avrebbe continuato a vomitare accuse contro di lei.

Sapevo perfettamente che era innocente ma se avesse insistito con quella condotta avventata, sarebbe finita in guai sempre più gravi. Così ho deciso di prendere provvedimenti, allontanandola da corte per un mese. Una punizione di cui io sto pagando gli effetti. Un mese è molto lungo. Prima Fersen, poi Oscar...sarà un mese molto lungo da passare in solitudine. Purtroppo era necessario. Se non avessi agito così, quei nobili avrebbero continuato a screditarla, vomitando accuse sempre più inaccettabili. In questo modo, la loro patetica spocchia sarebbe stata soddisfatta...e tutto sarebbe tornato alla normalità. Spero comunque che dopo questo episodio Madamigella Oscar usi maggiore prudenza.

 

Ho scritto recentemente a Palazzo De Jarjayes. Madamigella Oscar mi informa regolarmente degli eventi che accadono in Francia. Ultimamente le sue lettere arrivano con maggiore regolarità. Parla molto dei suoi soggiorni ad Arras e meno di ciò che avviene a corte. Ho deciso di chiedere la ragione di questo riserbo. Madamigella mi ha spiegato che è un ordine della regina ma non ha aggiunto altro.

Rispetterò il suo riserbo. Non potrei fare diversamente. Anche io, in fondo, mi comporto in modo analogo. Le racconto della mia vita alla corte svedese e di come molti si siano complimentati con la mia preparazione. Non le dirò delle numerose visite ai conoscenti dei miei genitori e alle frequentazioni che sono tenuto a rispettare. Non avrebbe senso raccontarle di questi eventi banali. Quando ella riceverà le lettere, essi saranno già passato. Brutta cosa il tempo. Qui in Svezia gli istanti sembrano non finire mai...ma la mente, odiosa, mi porta a pensare a lei. Vorrei essere al suo fianco, anche se so di metterla in imbarazzo...e mi sento uno sciocco a pensare queste cose. Pensavo di essere un uomo...e invece sono solo un sentimentale.

 

 

Il duca di Guilleme è il migliore amico di mio cugino Philippe. Li vedo sempre insieme. Erano due persone odiose e piene di sé quando ero un bambino...ma credo che le cose non siano cambiate molto neppure ora. Oggi ha deciso di vantarsi per l'ennesima volta delle sue abilità con le armi da fuoco, dicendo inoltre come i contadini debbano essere trattati. Che io sappia, i soli villici che ha visto in vita sua sono quelli ritratti nelle immagini pastorali presenti alla reggia. E' un uomo talmente sgradevole che preferisco tenermi alla larga.

Non comprendo per quale ragione debba esporre delle chiacchiere così volgari ma le sue parole sono sul limite dell'etichetta di corte e non posso interromperlo perché non darei il buon esempio e devo dimostrarmi imparziale. Madamigella Oscar si è inspiegabilmente arrabbiata e c'è stato un momento di fortissima tensione. Ho poi saputo che Madamigella Oscar ha sfidato il duca a duello, vincendolo. Il duca ha iniziato a lamentarsi della scorrettezza, chiedendo a gran voce che Madamigella Oscar fosse condannata per la sua viltà. Onestamente non credo alle sue accuse ma mia moglie è riuscita a rabbonirlo, dicendo che Madamigella è stata allontanata da corte. Questa notizia ha placato il duca e, fortunatamente, le sue lamentele isteriche sono cessate. Spero che al termine della punizione di Madamigella Oscar il duca abbia dimenticato tutto ciò, così da liberarci da questo momento fastidioso.

 

Questa è la lettura del duello. Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto questa raccolta e che hanno recensito. Questo esperimento proseguirà seguendo la trama dell'anime.

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Capitolo 14
*** LA CONTESSA DI POLIGNAC ***


LA CONTESSA DI POLIGNAC

 

Sapevo di aver fatto la scelta giusta. Se Madamigella Oscar avesse continuato a provocare quell'odioso duca, le conseguenze sarebbero state molto spiacevoli e non sapevo per quanto avrei potuto difenderla. Il periodo di punizione alla quale la sottoposi, comunque, si ripercosse anche sulla mia persona. Malgrado non avesse mai partecipato alle frivole attività di corte, mi sentivo confortata dalla sua silenziosa presenza ed ora, senza di lei mi sentivo molto sola. Senza di lei, il vuoto lasciato da Fersen diveniva ancora più insopportabile. I giorni, le ore, i passi complicati e rigidi del cerimoniale si susseguivano senza sosta, intervallati da doveri che eseguo meccanicamente, divisa tra il bisogno di accorciare la punizione di Madamigella ed il desiderio di scrivere una lettera a Fersen.

Cosa stava facendo Fersen? Seguiva il lento scorrere dei giorni con un tedio pari al mio? Vorrei potergli scrivere questi miei pensieri, palesare il mio sconcerto per questo vuoto improvviso...ma le parole sono confuse e, alla fine, temo di apparire una sciocca. Ero una regina e dovevo assolvere a dei doveri, ad accettare untuosi omaggi e richieste infinite. Se avessi avuto il conforto silenzioso di Madamigella Oscar, forse tutto questo sarebbe stato più sopportabile...ma lei era in punizione, per volere mio. E Fersen...Fersen mi mancava da togliermi il fiato e la ragione. In quel susseguirsi di ossequi e lamentele mi consolavo unicamente dell'idea che quel tipo di cerimoniale era destinato ad essere temporaneo. Solo un numero limitato di nobili aveva la possibilità di frequentare regolarmente la corte. Gli altri avrebbero fatto ritorno nelle loro tenute e allora tutto sarebbe tornato alla mia quiete apparente.

Non vedevo l'ora che finisse tutto.

A nessuno di loro importava qualcosa di me. Erano nobili ed io ero la regina, come era giusto che fosse. Fu proprio mentre passeggiavo con Madame Etiquette, contando i giorni che passavano...che la udii.

Era una voce d'angelo, un soprano sopraffino, perfettamente impostato e pieno di grazia. Ne rimasi incantata e istintivamente mi avvicinai. Proveniva da una dama dai capelli d'oro e dal viso dolcissimo. Chiesi immediatamente informazioni su di lei a Madame Etiquette. Il suo nome era Yolande, contessa di Polignac.

La feci venire da me, in modo da poterla conoscere.

Dopo essersi inchinata, rimase in attesa ed io, emozionata come una bambina, non le nascosi il desiderio di poterla vedere più spesso a corte. Lei però si è rifiutata, adducendo come spiegazione le ristrettezze economiche che le impedivano di fare vita di corte.

La sua franchezza mi colpì profondamente. Non avrei mai creduto che un nobile, dotato di lignaggio e privilegi, non avesse simili disponibilità. Pensavo che i nobili francesi avessero tutti diritto al privilegio di poter frequentare la corte...e invece non era così. Fu una rivelazione molto spiacevole ma era più che naturale che, avvezza com'ero ad una realtà limitata, non avessi piena consapevolezza di questo stato di cose. Nessuno me lo aveva detto finora. Io ero la regina e dovevo risolvere anche questi problemi e aiutare quella persona gentile. Per questo ho deciso di usare tutto il mio potere per salvare quella dama bella e schietta dallo squallore della sua condizione.

 

Cosa sta facendo la mia regina? Quale solitudine sta provando? So che è insofferente al cerimoniale e alla freddezza del suo ambiente. Vorrei poter essere lì, anziché aggirarmi in quella pallida imitazione che è la corte svedese.

Mia sorella Sophie è una compagnia piacevole, ironica e divertente. Condivide i miei sentimenti, pur non avendo mai visto Versailles. Conosce i pettegolezzi che gravitano intorno alla mia persona e mi sta invitando ad usare maggiore prudenza.

Mio padre mi sta controllando.

Le chiacchiere sul mio conto e sulla vicinanza con la regina hanno dato spazio a infinite ipotesi e speculazioni. Mio padre è molto soddisfatto di questo favore, dal momento che è convinto che questo stato di cose accrescerà l'influenza dei Fersen. So che sta viaggiando molto spesso, insieme a mia madre. Sophie mi ha detto che va da alcuni conoscenti ma si è tenuta sul vago, non riuscendo ad essere convincente fino in fondo. Ho molti timori su questa condotta, eppure non dovrei. Sono l'erede dei Fersen ed ho dei doveri nei confronti del mio lignaggio.

Non dovrei sorprendermi se vi siano delle trattative matrimoniali in corso. Sono eventi che devono accadere nella vita di un nobile, come sorge il sole al mattino e come fioriscono i fiori in primavera...eppure sono amareggiato. La mia cattività sembra essere destinata a durare...e mi domando se riuscirò ad andare in Francia di nuovo.

 

 

Sono lieto che mia moglie abbia ripreso il sorriso. Ormai disperavo di rivederla felice, dopo la partenza del conte svedese. Mi ha parlato con entusiasmo della contessa di Polignac e, per farla felice, ho chiesto informazioni sulla sua famiglia. Provengono da una famiglia di nobilissimi natali ma non possiedono sufficienti ricchezze per potersi permettere di risiedere a corte. Piccola nobiltà, insomma. Questo stato spiega le loro rare presenze a corte. La contessa è stata educata in convento ed è stata giudicata d'indole umile e dimessa. Suo marito ha invece intrapreso la carriera militare che gli ha conferito un'aria severa e piena di rigore. Non ho udito nulla di scandaloso sul loro conto, a parte la loro povertà...e questo mi ha convinto ad acconsentire alle richieste di mia moglie. Asseconderò nuovamente le sue voglie, se questo la renderà meno infelice.

 

Questo è il capitolo sulla contessa di Polignac e delle impressioni che questo personaggio ha suscitato nella scena. Ringrazio tutti coloro che hanno letto finora. Il tono è serio ma lo richiede la storia. 

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Capitolo 15
*** I POLIGNAC ***


Benvenuti a questo nuovo aggiornamento. Buona lettura e, come sempre, vi ringrazio per avermi letto finora.

 

I POLIGNAC

 

Credo che sia stato il Destino a pormi la contessa di Polignac sul mio cammino. Le sue maniere, dolci e schiette, mi ricordano i modi informali della mia terra natale. In questo luogo così rigido e artificioso ho incontrato una persona sincera, alla quale fare del bene. Madamigella ha rifiutato ma si tratta di un segno del suo naturale riserbo e di quelle maniere rigide che la rendono tanto bizzarra e amabile in questo luogo.

Grazie ai miei doni e agli incarichi che ho caldamente incoraggiato, i Polignac hanno modo di fare vita di corte, cosa che mi rallegra profondamente. Hanno una spensieratezza che non sembra aver ancora conosciuto la grigia cappa di maldicenze e regole che rappresenta Versailles. Mentre conto i giorni che mi separano dal ritorno da Oscar, la sua compagnia sta diventando sempre più importante. Con lei posso discorrere di molte cose, come l'arte e la musica, cosa che non sempre riesco a fare. Le mie dame di compagnia tentano in ogni modo di rendermi felice ma sento dietro alle loro maniere il peso dell'obbligo. Certo, sono la regina...eppure mi rendo conto che tutto questo non mi basta.

La contessa di Polignac ha una cultura molto curiosa. Si diletta di musica ma il suo talento non ha avuto modo di esprimersi a pieno, malgrado mi sia complimentata con la sua eccezionale bravura. Lei si è sempre schermita, con fare dimesso. Nei giorni che abbiamo passato insieme, mi sono informata sulla sua storia e lei mi ha raccontato della sua vita in campagna e di come sia difficile per lei curarsi della figlia, una fanciulla di 11 anni di nome Charlotte. Le ho detto che può condurla a palazzo, se lo desidera ma lei si è commossa, dicendo di non meritare un simile onore. Ho provveduto a farle avere un palazzo nei pressi della reggia, così da permetterle di vedere la sua bambina ogni volta che lo desidera. Vederla così felice mi ha gratificato oltre ogni ragionevole dubbio. Finalmente potevo fare qualcosa per qualcuno e vedere anche i risultati di questi gesti. Era una sensazione bellissima.

Certo, a volte, rimprovera le mie azioni, giudicandole avventate ed invitandomi a seguire vie diverse che non avrei mai pensato di avere. Era bello poter fare qualcosa di buono per gli altri e quei gesti mi dettero un po' di quel calore che ormai disperavo di ricevere.

 

Mia moglie ha trovato in quella piccola nobile un'amica fidata. La vedo sorridere dei giochi di parole che la dama riesce a fare. Ha una voce molto dolce ed un aspetto grazioso. Lo stesso non si può dire di suo marito. Ha modi duri e intransigenti, da militare, eppure sembra essere molto soddisfatto della sua consorte, al punto da concederle ogni forma di vizio.

Questa liberalità mi ha sorpreso. Dunque non sono il solo ad essere accondiscendente verso la propria consorte...e tutto questo alleggerisce la mia coscienza.

 

Capitolo breve. Il prossimo sarà più lungo. Qui ho presentato i Polignac. Scusate il ritardo ma non ero sicura fino in fondo di questi capitoli brevi. Vi informo inoltre che fino ad anno nuovo non saranno fatti altri aggiornamenti. Forse domani ma se non ci riesco, dovrete aspettare il 2017 perché...bhé, perché andrò a Barcellona. Vi ringrazio tutti quanti per avermi letto e seguito finora. Alla prossima.

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Capitolo 16
*** LA MENZOGNA parte 1 ***


Benvenuti a questo nuovo aggiornamento. Non è facile scrivere piccoli pezzi per questa raccolta, soprattutto perché Lady Oscar è tutto tranne che un anime banale. I suoi personaggi sono tragici e a tratti estremi e credo che sia difficile fare qualcosa all'altezza del capolavoro di Ryoko Ikeda. Fare questo capitolo è stato molto complicato da realizzare perché l'episodio a cui fa riferimento è quello più difficile da trattare.

 

LA MENZOGNA parte 1

 

Essere re prevede per l'adempimento di compiti ben precisi e l'essere costantemente sotto gli occhi della corte, pronta a giudicare ogni azione con la massima inclemenza, a frugare nei meandri della mia persona, a caccia di un nuovo pettegolezzo. L'obbedienza meccanica ai precetti del cerimoniale non risparmia il sovrano dalla cattiveria del pettegolezzo. Questo è ciò che ho imparato e che sto sperimentando costantemente sulla mia pelle. 
E'orribile.

Niente è più sgradevole di un nobile annoiato. Mia nonna mi invitava a diffidare da questo vezzo cortigiano, giudicandolo immorale, quasi quanto le favorite che il suo reale consorte ha sfoggiato nel corso della sua lunga vita.

Ho sempre concordato con questa linea, ritenendo la lussuria un atto sporco e privo di dignità...ma questo insegnamento, inculcato fin dentro le membra più segrete del mio essere, non fa che farmi sentire vuoto e sotto pressione. Ogni mio atto è attentamente visionato e analizzato da tutti quegli aristocratici che, prima della mia nomina come erede, avevano deriso la mia goffaggine. Ora tutti tacciono, sapendo che, pur essendo indegno, sono pur sempre l'uomo al quale devono la loro posizione. 
Questo insieme di doveri mi rende nervoso e tremante, malgrado la corazza compassata d'ignavia che porto sembri dire il contrario.

Sono re, ormai,  e non posso più evitare il mio destino. C'è una cosa che devo fare e che trascende qualunque altra cosa: devo dare una discendenza. Fin dal suo arrivo, tutti hanno guardato con pruriginosa smania la linea sottile del corpo di mia moglie, alla ricerca dei segni rivelatori di un futuro lieto evento.

Quattro anni però erano passati e la mia regina continua a mostrare alla corte una figura snella e graziosa.

In molti avevano iniziato a mormorare...e, in un certo senso, questo malcontento era atteso. Sono troppo indegno di questo ruolo, benché Iddio abbia deciso di chiamare a sé persone ben più capaci della mia persona, lasciando a me questo trono. In una piega fatalista, attendevo da tempo il primo segno della mia indegnità. Mai avrei pensato che colpisse la mia capacità di lasciare una discendenza. In quattro anni, mia moglie non aveva ancora avuto una gravidanza.

Nessuno riusciva a spiegarsi la ragione di questo vuoto.

Come erede imperfetto dei Borbone, avrei dovuto ragionevolmente aver contribuito alla prosecuzione della stirpe. Nessuno si aspettava che io diventi un grande re ma era inconcepibile, ai loro occhi, che non vi fosse un figlio, pronto a succedermi.

Luigi XIV ebbe sei figli dalla sua consorte, senza contare gli illegittimi. Luigi XV, mio nonno, ebbe invece una prole ben più numerosa, generando dalla sua moglie dieci figli, a testimonianza della fecondità della propria stirpe. I miei fratelli si stavano rivelando all'altezza di una simile fama. Mio fratello Luigi si vantava da tempo la gravidanza della sua consorte, un evento che, fino ad ora, non era mai giunto a compimento. Carlo, addirittura, aveva diffuso la notizia della nascita di un figlio, a cui ha dato il nome di Luigi Antonio. Entrambi avevano avuto successo laddove io avevo fallito. Mio cugino Philippe era anch'egli padre, avendo avuto un figlio maschio, evento che lo rendeva orgoglioso e fiero. Ognuno di loro era assai migliore di me che ancora non ero riuscito a giacere pienamente con mia moglie come prevede lo stato di Natura. Lo stesso atto mi sembrava qualcosa di orribile e sporco, benché sancito da una cerimonia religiosa...eppure dovrei. Maria Antonietta è bellissima e desiderabile ma non ci riuscivo. Sapevo perfettamente che, se avessi avuto il carattere dei miei fratelli e di mio cugino, non mi sarei fatto alcuno scrupolo a possederla.

Non che non vi abbia tentato. Tempo prima, in attesa di queste nozze, venni condotto, per volere di mio nonno, alla presenza di una meretrice per essere iniziato alle arti dell'alcova. Chinai docilmente la testa, obbedendo al volere del Re, poiché è inconcepibile che un sovrano giunga al trono, privo di questa esperienza. La trovai nauseante e bestiale, contraria ai buoni insegnamenti che i miei defunti genitori mi avevano trasmesso e fu per questa ragione che, da quel momento, disdegnai la compagnia di quelle donne di dubbia moralità.

In quel momento però rimpiansi di non possedere un grammo della decadenza morale del nonno. Se l'avessi avuta, avrei saputo rendere onore alla mia dinastia, almeno sotto questo aspetto e, soprattutto, rendere felice mia moglie, liberandola da tutte quelle preoccupazioni. Il peso di quelle culle vuote gravava tutto su di lei mentre nessuno osava levare una parola contro di me, come se fossi una presenza scomoda che non può essere biasimata in alcun modo.

Come vorrei che qualcuno mi avesse detto qualcosa, invece di darmi pallide parole di conforto, pronte a scusare questa situazione. Avrei voluto che qualcuno mi accusasse direttamente, mettendo fine a questa pantomima di perfezione fasulla e indicasse me come responsabile...e invece niente. Tutto era rivolto verso mia moglie, che era tornata ad essere l'Austriaca.

Ogni sera la vedevo piangere silenziosamente, chiedendomi perché sta succedendo tutto questo e perché non riuscissi a liberarsi di quegli occhi indiscreti. A quelle domande, non riuscivo a trovare una risposta. Se fosse nato un figlio o, al limite, una figlia, molte di quelle indiscrezioni insensibili si sarebbero placate, lasciandoci in pace...ma niente di tutto questo stava avvenendo. Ogni notte si trasformava in un supplizio, ogni atto diventa un gesto meccanico e frettoloso, con l'angoscia perenne di avere di fronte quei cortigiani pettegoli e smaniosi. Nulla ormai mi apparteneva, né il mio corpo né, tantomeno, il mio matrimonio...e, senza rendermene conto, mi stavo avvicinando sempre più a guadagnarmi il disprezzo di mia moglie.

Poi, un giorno, qualcosa cambiò.

La contessa di Polignac, la dama di compagnia di mia moglie, comunicò alla corte che la regina attendeva un figlio.

Tutti esultarono, in ogni angolo del regno.

I miei fratelli ed i miei cugini smisero di colpo di deridermi e di calunniare mia moglie...ma io non riuscii a godere appieno del momento, troppo instupidito dalla notizia. Avrei dovuto essere lieto di poter avere un figlio, di essere un uomo degno, almeno in ciò, della fama dei miei antenati.

Molti regali giunsero negli alloggi di mia moglie che, da quel momento, si chiuse in un silenzio ancora più denso. Un'angoscia attanagliava ogni suo gesto, portandola sull'orlo del pianto al minimo soffio di vento. La contessa disse che era colpa della gravidanza, che rende le donne più sensibili del consueto...non saprei dire. Questa fragilità rese ancora più difficile per me parlarle. Mia moglie divenne un essere incomprensibile. Solo la contessa riusciva a placare il suo pianto...un ruolo che avrebbe dovuto essere mio, a ben pensarci. Mi resi comunque conto che era necessario renderla il più tranquilla possibile e così acconsentii alle sue richieste, anche le più insolite e contrarie al buon costume della corte. Per liberarla dalla tristezza, accettai che si giocasse d'azzardo a palazzo, con la sola condizione che la notizia non trapelasse. Fu una richiesta eccessiva, ne sono consapevole ma vederla così provata e sapere quanto fosse importante, per entrambi, giungere al termine di quella gravidanza, mi costrinse a tacere, per rispetto della sua condizione delicata.

Tutto dipendeva da quel figlio che avrei avuto dalla mia consorte e, senza rendermi conto, presi a sperare in questa nascita, come un augurio per ricevere un filo di sollievo. Lo stesso ritorno di Madamigella Oscar aveva alimentato le mie speranze, dal momento che sapevo che la mia regina nutriva per lei un affetto molto forte.

Tutto fu vano. Qualche tempo dopo la contessa riferì che mia moglie, a seguito di una forte emozione dovuta ad un incontro con Madamigella Oscar, aveva perduto nostro figlio. Nella corte si levarono numerose proteste e si vociferò di punire Madamigella. 

Preoccupato della notizia, mi recai nelle camere di mia moglie, pronto a darle un po' di conforto e senza badare alla pena che avrei dovuto dare a Madamigella, benché non vi fossero prove evidenti ed accuse esplicite.
La trovai alla finestra, intenta a guardare il paesaggio fuori dalla finestra, bellissima e triste come sempre. Congedai subito le dame di compagnia, compresa la contessa e, con fare titubante, mi preparai a dirle qualche parola di conforto...ma mi ritrovai impacciato e privo di voce.

Maria Antonietta era a poca distanza da me, avvolta da un silenzio gelido, lontana miglia e miglia da me. Quella solitudine, così dolorosa, mi straziò dentro. Cosa avrei mai potuto dirle? Mentre tutti erano intenti a farle pressione e ad addossarle ogni colpa io, venendo meno ad ogni responsabilità, me ne stavo al sicuro nella fucina, lasciandola in balia della corte.

In questo inferno, che credevo solo mio, è rimasta sola.

Non ricordo cosa dissi in quel momento...ma ho ancora impresso nella mente il suo silenzio...e fu allora che ebbi la conferma della distanza incolmabile che ci separava.

Per tutta la vita avevo temuto l'idea di sperare di trovare nel mio matrimonio quell'isola di quiete che mi era stata a lungo negata. Ho desiderato, nel profondo del cuore, di poter essere felice, finalmente libero dalla gabbia di aspettative del mio ruolo, grazie al legame affettuoso che avrei sviluppato con la donna scelta per me...ma tutto è finito con questa notizia.

Vedendo che non mi rispondeva, l'ho stretta goffamente a me, sperando di farle capire che non era sola.

Lei non ha detto una parola.

Non un singhiozzo.

Non una lacrima.

Solo un sordo silenzio...e le mie paure sono diventate realtà.

La speranza si è rotta.

Avevo perso mia moglie, senza nemmeno averci provato.

 

Questo pezzo è stato difficile da scrivere ma ancora più difficile è quello di Maria Antonietta. Ho pensato che questo episodio, intitolato LA MENZOGNA, meritasse di essere diviso in due parti. Chiedo scusa per il ritardo ma ho dovuto scrivere e riscrivere questo capitolo. Quello successivo sarà forse ancora più complicato perché dovrò dare voce alla regina. Oscar qui ha un ruolo marginale e compare solo dalle parole della Polignac, che viene ignorata da Luigi. La sua priorità è la moglie...peccato che arrivi tardi.

Spero di riuscire ad aggiornare presto con la seconda parte, anche se vi dico fin da subito che è un pezzo ostico.

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Capitolo 17
*** LA MENZOGNA parte 2 ***


Benvenuti a questo nuovo capitolo, dove metterò la seconda parte dell'episodio. Se il precedente era complicato, questo è anche peggio. Molto difficile entrare nei panni di questi personaggi. Ho scritto questo pezzo moltissime volte, senza esserne soddisfatta.

 

LA MENZOGNA (parte 2)

 

In quei giorni d'euforia, non mi curai di molte cose.

L'etichetta mi bloccava in una serie di rituali identici e ripetitivi, immersa in un insieme di persone dalle maniere riservate e un po'fredde. Il mio bisogno di affetto era stato rapidamente soffocato, dopo i primi anni di permanenza presso la corte e mi ero convinta che, come regina, avrei migliorato la mia situazione. Non ero più una bambina, eppure molte cose erano rimaste le stesse.

Come le lettere di Maman.

Le leggevo con ansia crescente, alla ricerca di parole di conforto, venendo puntualmente delusa. Maman mi illustrava, attraverso un'infinita serie di raccomandazioni, l'importanza dei doveri che come regina ero tenuta a rispettare. Era un linguaggio freddo ed intransigente, pregno di una severità che puntualmente mi lasciava delusa e ferita.

Questa relazione era rimasta immutata nel corso degli anni ma nel momento in cui divenni regina una parte di me avrebbe preferito qualcosa di diverso da quelle lettere. Desideravo sentire un po'di conforto ma ogni volta ne uscivo con il cuore pesante. Da quando mio padre era morto, Maman era divenuta una donna rigida e intransigente, completamente devota al proprio Paese. Quelle lettere mostravano un volto gelido e implacabile della cui approvazione avevo disperatamente bisogno. Maman additava come esempio mia sorella Maria Carolina, spiegandomi che avrei dovuto ispirarmi alla sua condizione e a come era riuscita ad assolvere pienamente al suo compito di regina di Napoli.

Le sue parole erano in netto contrasto con le lettere di mia sorella Carolina che, per tutta risposta, descrivevano quanto era stata terrorizzante la prima notte di nozze e quanta mortificazione provasse all'idea di vivere il resto della sua vita al fianco di un uomo rozzo, ignorante che non sapeva neppure parlare l'italiano.

Quelle lettere mi mettevano addosso una profonda tristezza. Maman era fiera della sua figlia prediletta malgrado quest'ultima lamentasse non pochi fastidi...mentre sembrava del tutto indifferente o, al massimo critica, nei miei confronti.

Sapevo perfettamente la causa della disapprovazione di Maman.

Avevo disatteso a molte delle sue raccomandazioni, non portando rispetto a Luigi XV, come mi aveva vanamente consigliato il conte De Mercy, né adempiendo agli obblighi che naturalmente spettavano alla regina e ai quali non potevo in alcun modo sottrarmi.

Il primo e più importante compito, per una regina, era garantire la successione al trono. Come sovrana, non avrei mai più potuto esimermi da questo obbligo e dovevo seguire l'esempio di Maria Carolina, che tanto degnamente aveva obbedito al suo ordine.

Lo sconforto allora tornava a ghermirmi, insieme alla consapevolezza di essere completamente sola, di fronte a quel problema che mi appariva sempre più insormontabile. Erano trascorsi ormai quattro anni dalle mie nozze ed ancora non avevo dato segno di malesseri rivelatori, pur essendomi docilmente piegata al dovere. La corte era sempre più impaziente nei miei confronti. Tutti attendevano che eseguissi quel compito ma il tempo passava e non vi era alcun segno sul mio corpo. Nessuno riusciva a spiegarsi la ragione di questa assenza. Godevo di ottima salute e discendevo da una dinastia nota per la sua fecondità, espressa pienamente da Maman e da mia sorella maggiore Maria Carolina.

La preoccupazione della corte evidenziava, in modo inequivocabile, l'inadeguatezza del mio ruolo. L'esempio di Maman era inarrivabile, come sembrava impossibile, per me, ricevere l'approvazione materna per le mie azioni.

Alcuni nobili si chiedevano quale fosse la causa di quella culla vuota mentre altri, i più vicini alla famiglia reale, non facevano mistero che fossi io la responsabile di quello stato di cose. Del resto, ero una straniera, un'austriaca. Non tutti avevano accettato le scelte del Re Luigi XV né, tantomeno, l'importanza di quel legame con gli Asburgo. Fu forse questa una delle ragioni che possono spiegare l'astio che si formò in quel periodo attorno a me.

In quello strano clima, le preoccupazioni di mia madre e dei nobili miei ostili, tuttavia, sembravano portare ad un'unica conclusione.

La Francia non aveva un erede...e la responsabile di quel disastro ero io.

Mi ritrovai completamente sola, in quella corte bella e fredda, sola contro quella ostilità latente. Nessuno si pose in mia difesa. Neppure Luigi, mio marito, sembrava curarsi della mia situazione, preferendo ridurre i nostri incontri più di quanto già non lo fossero.

Ogni tanto, sembrava volermi dire qualcosa ma c'era sempre un cortigiano o un servitore nelle vicinanze, pronto a spifferare le nostre conversazioni. Gli occhi dei nobili penetravano ovunque, fin dentro le nostre stanze, fin dentro le lenzuola, pronte a vedere, a commentare. Quella sensazione di essere perennemente sotto esame rendeva difficoltoso ogni mio gesto e respiro, fomentando la mia percezione di corpo estraneo. Ero completamente sola, con l'angoscia di compiere quel dovere che tutti attendevano. Dovevo dare alla Francia un figlio, per dimostrare la mia adeguatezza al ruolo...e tutto sarebbe andato bene. Quella tristezza che sentivo sarebbe svanita.

Avrei smesso di sentirmi sola, oggetto di critiche e di cattiverie. Finalmente, la Francia avrebbe cessato di trattarmi come un ospite sgradito. Così andavo convincendomi...ma le cose non mutavano. Luigi frequentava raramente le mie stanze e, quando ciò avveniva, se ne stava rigido al mio fianco o eseguiva i suoi compiti in modo frettoloso e scostante, come se non vedesse l'ora di ritornare nella sua camera personale.

Quel comportamento mi mortificava. Luigi non mi aveva mai fatto del male ma era anche vero che la sua riluttanza esprimeva, in tutta la sua evidenza, quanto fossi sgradevole ai suoi occhi, malgrado fossi considerata la Dama più bella di Versailles. Il suo rifiuto, espresso nel corpo e nel modo con cui sfuggiva a qualsiasi occasione per conoscerci un po' meglio, mi aveva spinto a considerare quel riserbo come un fatto naturale ma in quel momento avrei preferito che mi fosse rimasto vicino, anziché rifugiarsi in quella sporca fucina.

Neppure i radi incontri notturni che ormai rappresentavano la mia quotidianità bastavano a placare l'angoscia che provavo. Per quanto mi sforzassi, non avevo ancora ricevuto la benedizione di un figlio...ma le mie sfortune non erano ancora compiute.

La notizia della mia presunta sterilità aveva iniziato a correre di bocca in bocca, dando coraggio ai più arroganti e perplessità agli altri. Un giorno udii alcuni aristocratici, i più vicini al Principe d'Orleans, discutere sui problemi della successione. In assenza di un figlio, l'erede più prossimo era il cugino ed il fratello del re, entrambi sprezzanti nei miei confronti. Maman continuava a ripetermi di usare maggiore impegno e andava chiedendomi la causa della mia ribellione.

Non sopportavo più quella situazione, quelle continue richieste prive di clemenza e misericordia...e feci una cosa che mai mi sarei aspettata di fare.

Fuggii.

Superai i corridoi, incurante dei sospiri scandalizzati e dei sussurri delle persone intorno a me, e una volta nella camera che ormai occupavo da quattro anni, scoppiai in un pianto disperato.

Mi sentivo in trappola,sola come mai ero stata in vita mia, disperando in un'uscita da quello stato di sospetti e disprezzo. Rimpiansi l'assenza di Madamigella Oscar. Se lei fosse stata a corte, avrebbe certamente affrontato quei ribaldi ma poi ricordavo di essere stata io ad allontanarla dalla corte, per proteggerla dalla sua impulsività.

Fu proprio allora che giunse in mio soccorso la contessa di Polignac.

Subito mi rivolsi a lei, in cerca di scampo...ma la contessa mi confermò, affranta, che dovevo adempiere a quel dovere, adducendo delle ragioni che nessuno aveva, fino a quel momento, osato pronunciare. Mi raccontò così una storia terribile. In un regno lontano, vi era una regina che non riusciva ad avere dei figli. Qualche tempo dopo, ella morì ed il re si risposò. Si raccontava che, dietro alla morte della sventurata, vi fosse del veleno, dal momento che ella aveva da sempre goduto di ottima salute.

Quella notizia mi fece ben comprendere la gravità della mia posizione ma la Sorte non mi aveva benedetto con la nascita di un figlio ed ero devastata dalla prospettiva terribile che mi si poneva innanzi, tanto da non sapere come reagire. La contessa, con la sua inventiva, però, mi propose un piano, per proteggermi. Dovevo raccontare che attendevo un figlio e fingere di essere incinta.

Quella soluzione non mi piacque e mi opposi in ogni modo. Maman mi aveva istruito ad essere fedele, devota ed onesta. La bugia era contraria a tutti questi valori ed il solo pensiero d'infrangere quei principi mi lasciava smarrita ed inquieta. La contessa però mi ricordò che la mia vita era in pericolo e che dovevo fidarmi di lei.

Agii con una debolezza di cui tuttora mi vergogno e cedetti.

La contessa annunciò alla corte la nascita di un figlio e che avevo bisogno di tranquillità. I nobili, il clero ed il popolo esultarono, felici della notizia. Anche Maman ne fu lieta, come ebbi modo di leggere nelle lettere successive.

Gli occhi maligni dei nobili non c'erano più...ma il mio animo era preda del rimorso. Simulare una gravidanza era per me fonte di nuovi sensi di colpa. Per allietare la mia angoscia, la contessa usò ogni energia, introducendo nuovi giochi e passatempi, come il gioco d'azzardo. Luigi mostrò una certa riluttanza a questa richiesta perché era un'attività immorale e viziosa...ma non mi negò nulla, scambiando la mia angoscia per le afflizioni di una futura madre. In completa balia dei miei rimorsi, mi ritrovai nelle sale di Versailles adibite, per l'occasione, alle scommesse, con la fedele compagnia della contessa che, per impedirmi di crollare, si occupava di curare i rapporti tra me e la corte.

Non sapevo quanto tempo avrei resistito con quella farsa. La contessa mi aveva suggerito d'indossare abiti sempre più larghi poi, al momento opportuno, avrebbe condotto nelle mie stanze un neonato vivo, che avrei fatto passare per mio.

Quel suggerimento era un vero abominio per i miei insegnamenti, un inganno eccessivo perfino per la colpa che avevo commesso nelle settimane precedenti e mi rifiutai con fermezza, malgrado la contessa ripetesse quanto fosse importante portare fino in fondo quella recita.

Fu in quel momento che ricevetti visita di Madamigella Oscar.

Il mio cuore accellerò i battiti.

Mi mancava la sua presenza rassicurante...ma quel sollievo sfumò, schiacciato dal peso che sentivo nell'anima. Ignara di ciò, Madamigella si inchinò al mio cospetto e mi rivolse congratulazioni per il mio stato, insieme a dei doni, provenienti dalla famiglia De Jarjayes. Man mano che proseguiva con le sue felicitazioni, ero travolta sempre più dalla pena, dall'umiliazione e dal rimorso. Non ero degna di quella devozione, non dopo quella scelta scriteriata.

Dovevo rimediare, prima che fosse troppo tardi.

Quando Madamigella se ne andò, dissi alla contessa che non ero in grado di proseguire con quella recita e che se la Sorte aveva deciso di punirmi negandomi la gioia di un figlio, l'avrei accettata. La contessa accolse la mia scelta ma la sorte non mi risparmiò.

Qualcuno disse che, a seguito di una reazione violenta di Madamigella, avevo perso il mio bambino. Quella notizia mi devastò. Ero riuscita a tornare indietro dalla mia terribile azione ma non avevo evitato il coinvolgimento di Madamigella nelle mie azioni insensate. Mio marito venne a confortarmi, portandomi alcune parole di circostanza che non mi rasserenarono in alcun modo.

Dopo il terribile evento, nessuno osò più dire una parola cattiva sulla mia sterilità.

La menzogna che avevo detto aveva provato che potevo avere figli.

Ero salva...Ma a quale prezzo?

 

Questa parte è stata difficilissima da realizzare, sia per mantenere un equilibrio tra le cose storiche e quanto dice Ryoko Ikeda. Ho avuto moltissime difficoltà a narrare questo episodio dal punto di vista della regina. Fu una situazione tremenda, secondo me. Secondo le fonti, Luigi impiegò alcuni anni per deflorare la moglie, preda di una notevole ansia da prestazione ma, praticando il coito interrotto, non riusciva mai ad assolvere al suo compito, cosa che preoccupava tutti. Sembra che l'ultimo re di Francia non si operò e non avesse malformazioni ma un grosso blocco psicologico che, insieme ad una privacy inesistente contribuiva a rendere la sua performance impraticabile. Maria Antonietta non sapeva molto di questo genere di cose e si affidava al marito...con conseguenze poco piacevoli per lei.

Ho dovuto documentarmi molto per questo episodio che penso che sia il più difficile da realizzare. Chiedo quindi scusa per il ritardo e spero che sia venuto fuori qualcosa di buono. Continuerò ad aggiornare non appena possibile. Vi informò che da metà del prossimo mese questo aggiornamento potrebbe essere più complicato.

 

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Capitolo 18
*** OSCAR E LA CONTESSA DI POLIGNAC ***


Benvenuti a questo nuovo capitolo. Ringrazio, come sempre, tutti i lettori di questa raccolta per la pazienza che avete nell'aspettare i miei aggiornamenti e nel seguirmi. Adesso però vi lascio a questa nuova puntata della raccolta. Spero di poter effettuare gli aggiornamenti nel minor tempo possibile.

 

OSCAR E LA CONTESSA DI POLIGNAC

 

 

Madamigella Oscar è tornata a corte e, malgrado le accuse rivoltele, nessuno si è mosso contro di lei. Il pettegolezzo è sfumato velocemente, così come è nato. Se credevo, comunque, di aver posto pieno rimedio alla mia mancanza, tuttavia, sono stata ben presto costretta a ricredermi. Sono venuta a sapere che la contessa Polignac ha diffuso la falsa voce che voleva che la perdita del mio bambino era stata dovuta allo spavento che Madamigella aveva suscitato.

Me ne dolse non poco di questa notizia perché, nella mia autocommiserazione, avevo ignorato le azioni delle persone intorno a me, lasciando che sorgesse un simile esito. Chiamai allora la contessa di Polignac, ben decisa a rimediare alla mia ignavia e per impedire che il mio seguito prendesse delle iniziative tanto odiose.

La ricevetti in privato e le chiesi la ragione di quella bugia. Troppe ne erano state dette e non volevo proseguire per quella via.

La contessa tremava tutta, come se temesse una mia punizione...e ciò mi è dispiaciuto molto, dal momento che è una persona a me molto cara. Desideravo unicamente sapere per quale motivo aveva favorito la nascita di una simile notizia. Prima che aprissi bocca, si è messa in ginocchio, chiedendomi perdono e dicendo che aveva agito solo per proteggermi.

Subito mi avvicinai, colpita dalle sue lacrime. L'avrei perdonata, dissi, perché anche io avevo contribuito a quella squallida messa in scena, nata da una mia debolezza...e così salvai quell'amicizia che era divenuta col tempo tanto preziosa. Liete di quanto avvenuto, mi recai da mio marito e gli dissi che era mia intenzione rinunciare al gioco d'azzardo.

Luigi fu d'accordo, approvando la mia scelta di smettere con un passatempo tanto insalubre.

Gli rivolsi un sorriso grato e, sia pure con un po'di senso di colpa, ritornai ai miei passatempi, insieme alla contessa di Polignac e a Madamigella Oscar. Malgrado la disavventura passata, non avevo smesso di curiosare nei pettegolezzi, come ogni dama si rispetti. Fu così che venni a sapere di una notizia insolita, riguardante Madamigella.

La chiamai immediatamente, desiderosa di sapere qualcosa di più.

-Ditemi, Madamigella, è vero quello che si dice in giro? Che ospitate una giovane gentildonna di cui non conosco il nome?- chiesi, sventolando il ventaglio.

-Sì, Vostra Maestà. E'una lontana parente di mia madre, giunta nella nostra dimora per ragioni di salute.- rispose.

Immediatamente ricordai il malore di Madame De Jarjayes, avvenuto alcune sere prima. La povera dama aveva perso i sensi, dopo una giornata particolarmente stressante. Aveva atteso il mio ritorno da una serata al teatro e, successivamente, mi era rimasta accanto fuori, mentre guardavo le stelle e conversavo amabilmente con il resto del mio seguito. Ero a conoscenza della sua salute cagionevole ma, convinta dalle sue rassicurazioni, non avevo provveduto con fermezza, causandole un simile problema. Me ne dispiacqui molto, anche se venni poi a sapere che, da qualche settimana, la moglie del generale non stava bene ed aveva taciuto sulla sua condizione.

-Mi hanno detto che è una fanciulla ammodo e garbata- dissi, rammentando le parole lodevoli di Madame Elisabetta. Ad onor del vero, Madame si era soffermata soprattutto sulla bellezza di Madamigella ma preferii evitare un simile commento, sapendo quanto sia sensibile all'argomento il comandante della Guardia di Palazzo.

Benché, favorendone la nomina, abbia provveduto a ricompensare la fedeltà che questa gentildonna mi ha da sempre mostrato, ho sempre sentito un forte debito nei suoi confronti. Motivo per cui la salute di Madame De Jarjayes mi è oltremodo cara, anche se confesso che i modi dimessi della consorte del generale sono piacevoli.

La versione di Madame Elisabetta era stata entusiasta e, insieme, piena d'invidia. Non aveva mai avuto il piacere di avere Madamigella nella sua dimora, malgrado i numerosi inviti ma mai si sarebbe aspettata di vederla insieme ad una sconosciuta. Entrambe queste bizzarrie avevano destato la mia curiosità e non feci mistero del fatto a Madamigella. -Questa notizia mi fa molto piacere- disse, cercando di dissimulare i miei propositi- ed è mio desiderio poterla vedere al prossimo ballo a Versailles.-

-Se Vostra Maestà lo desidera, porterò Rosalie alla reggia- disse...ed io mi illuminai ad una simile notizia. Mi faceva sempre molto piacere vedere persone nuove alla reggia. Lo trovavo assai divertente.

-Maestà, se permettete, io non credo che sia una buona idea- disse la contessa di Polignac. Era da un po'di tempo che sembrava preoccupata da qualche pensiero ma tutte le volte che le chiedevo di confidarsi con me, subito si ritraeva, dicendo che era solo un po'stanca.

Quella risposta, comunque, attirò la mia curiosità.

-Per quale ragione?-domandai.

-Maestà, ecco, se posso permettermi, io non credo che quella ragazza, quella Rosalie, sia in condizione di essere invitata alla reggia.- spiegò la contessa, con un tono imbarazzato.

Vidi Madamigella indignarsi.

-Contessa di Polignac! Rosalie è una fanciulla educata come si conviene. Non vi permetto di mancarle di rispetto in tale modo!- rispose.

-Vostra Maestà, la parente di Madamigella Oscar...oh, non vorrei affatto dirlo ma, ecco, ha avuto un pessimo comportamento con mia figlia Charlotte.- disse, con voce tremante.

-Contessa di Polignac! Vostra figlia ha mancato di rispetto a Rosalie, insultandone le origini e comportandosi in modo estremamente maleducato.- ribatté Madamigella Oscar, piuttosto stizzita.

Quel diverbio mi lasciò interdetta. Non era bello vedere due persone a me molto care essere così in disaccordo ma era altrettanto vero che quella scena aveva un che di buffo, considerando che entrambe non si erano mai rivolte la parola.

Decisi così d'intervenire, allo scopo di sedare gli animi.

-Madamigella Oscar, rinnovo l'invito alla vostra parente. Ora che me l'avete descritta sono davvero curiosa di conoscerla – dissi, prima di rivolgermi alla mia dama di compagnia -quanto a voi, Contessa di Polignac, vi autorizzo a prendere congedo per domani dai vostri doveri e a passare la giornata insieme a vostra figlia Charlotte. Anche io passavo molto tempo senza mia madre e non vorrei che anche la vostra Charlotte subisse questa triste esperienza. Non accetterò un rifiuto a questa mia richiesta.-

La contessa naturalmente accettò questa mia proposta e mi fu estremamente grata, profondendosi in ringraziamenti più calorosi del solito. Anche Madamigella Oscar fu contenta della conclusione della vicenda e mi promise di condurmi Rosalie.

Non vedo l'ora di vederla e sono felice di aver concluso così bene una controversia tanto spiacevole…ma, anche questo, in fondo, è il compito di una regina.

 

Capitolo brevissimo, dedicato all'episodio della piccola Rosalie. Tra poco rivedremo nuovamente il merluzzo svedese. Manca un capitolo e poi lo rivedrete, per la vostra immensa gioia. Il capitolo successivo è quasi pronto e ringrazio tutte le persone che mi hanno letto.

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Capitolo 19
*** ROSALIE A VERSAILLES ***


ROSALIE A VERSAILLES

 

Rosalie si dimostrò graziosa come Madamigella Oscar mi aveva raccontato. Possedeva una bellezza angelica ed una solidità nei modi che poche dame possiedono. Non ha mai lasciato il Comandante della Guardia di Palazzo, provocando non poche chiacchiere.

Ho saputo che sono nate numerose polemiche tra le dame, tutte fedeli ammiratrici del Comandante di Palazzo per questa vicinanza indiscreta. Mi viene da ridere a quel pensiero ma è sempre divertente immaginare lo sconcerto delle aristocratiche di palazzo.

E'stato un incontro fugace, dal momento che ho dovuto incontrare gli altri nobili ma mi ripromisi di ricevere Rosalie a palazzo una nuova volta. Avevo infatti notato le sue occhiate sfuggenti, come se si vergognasse ad essere in una dimora tanto lussuosa e non potevo fare a meno di essere intenerita da questo riserbo. Comprendevo il suo sconcerto ed è per questa ragione che avevo deciso di riceverla una seconda volta, in un'occasione meno ufficiale, per consentirle di abituarsi. Ero certa che, lontana da un ballo di corte, quella fanciulla avrebbe percepito in misura minore la pesantezza di quel cerimoniale ma mi scontrai, quasi subito, con un ostacolo inatteso: la contessa di Polignac. Sembrava essere molto scettica sulle capacità della giovane ma ormai avevo preso una decisione ed avevo intenzione di portarla a termine, certa che la contessa avrebbe compreso. Ella non avrebbe mai perso il suo posto speciale nel mio cuore ma poiché ne avevo facoltà, doveva comprendere che potevo concedere anche ad altri il privilegio di vedere Versailles, senza che ciò me la rendesse meno amabile.

Questo disegno, purtroppo, venne bruscamente interrotto da una notizia che mi afflisse molto.

Mentre maturavo simili pensieri, infatti, Madamigella Oscar fu vittima di un terribile agguato. Mentre viaggiava in carrozza fu aggredita da dei banditi che hanno assaltato la sua carrozza. Madamigella affrontò coraggiosamente i suoi nemici ma erano molti e, alla fine, rimase ferita. L'arrivo provvidenziale di un'altra carrozza, che ebbe la ventura di passare per quelle parti, impedì che l'agguato avesse un esito tragico per la mia cara amica.

Rimasi sconvolta da quella notizia, dal momento che Madamigella Oscar era nobile di specchiata onestà e rigore. Tenevo profondamente a lei, pur non avendo mai condiviso con quest'ultima alcun passatempo o confidenza personale. La sua educazione maschile mi frenava non poco e temevo di metterla in imbarazzo, chiedendole pensieri contrari al suo stile di vita. Mi era stato detto, infatti, che il Generale De Jarjayes non avrebbe approvato ed io non volevo porre dubbi ed incertezze in Madamigella, pur ritenendo tutto questo strano e anomalo. Il suo ferimento si aggiunse ad una serie d'incidenti che ultimamente stavano accompagnando la sua vita. Ero molto preoccupata per la sua sicurezza ma ella sembrava sminuire tutto, impedendomi di confidarle le mie angosce sulla sua sorte. La sua impulsività ed il suo coraggio temerario erano fonte di ammirazione e preoccupazione per la sua sorte. Avrei voluto che fosse più prudente. Neppure la corte era un luogo scevro da ogni pericolo, come dimostrò un altro episodio. Pochi giorni fa, avevo da poco congedato Madamigella e mi accingevo a discorrere con la contessa. L'argomento di quelle chiacchiere era Rosalie e la sua condotta, a detta della contessa, poco appropriata per la corte. Non avevo mai saputo spiegarmi la causa delle ostilità della mia dama di compagnia e, dopo quel nuovo incontro, avevo assunto il proposito di chiederle spiegazioni, quando uno schianto improvviso e delle urla, provenienti dal corridoio, mi spinsero ad uscire a vedere cosa era successo. Madamigella Oscar ed il suo attendente erano riversi sulle scale, poco distante dalla carcassa di un lampadario che era precipitato a terra, rischiando di colpire Madamigella, che passava sotto di esso.

Per fortuna, l'incidente non ha provocato alcun danno a Madamigella che, grazie ai suoi riflessi, non è rimasta ferita...però che spavento! Che spavento!

 

 

Sono venuto a conoscenza che qualcuno ha attaccato Madamigella Oscar mentre viaggiava in carrozza. Non ho avuto modo di sapere per quale ragione il Comandante della Guardia di Palazzo stesse viaggiando in una zona così lontana dai suoi possedimenti ma, per quanto provassi a chiedere alle persone vicine a Madamigella, nessuno ha saputo sciogliere il mistero, a causa del riserbo del Comandante.

Quest'ultimo è stato aggredito e ferito, cosa che può avergli impedito di scorgere degnamente il viso del suo aggressore. Ho ordinato che venissero condotte le opportune indagini ma non vi è stato modo di giungere ad una soluzione accettabile. Non ho avuto cuore di comunicare i risultati alla mia consorte, giacché la storia dell'aggressione le porterebbe nuovi dispiaceri. Sono venuto inoltre a sapere che il Comandante è stato oggetto di un precedente incidente, nel quale è riuscito a salvarsi miracolosamente. Un lampadario è caduto sopra di lei e solo grazie ai suoi riflessi Madamigella Oscar è riuscita a salvarsi.

Quella vicenda è stata sulla bocca di tutti ma, come è avvenuto per l'aggressione, non è stato possibile trovare delle risposte soddisfacenti. Temo quindi che non vi sarà modo di trovare una soluzione a questo evento. L'ora tarda e le testimonianze limitate delle persone coinvolte hanno reso impossibile risalire alla banda di briganti che hanno attaccato il Comandante.

Gli unici testimoni della vicenda hanno potuto vedere ben poco. Non c'era dunque da sorprendersi se quell'indagine sotterranea non avrebbe condotto ad una risposta a quell'interrogativo. Quello che invece mi sorprese fu la notizia che colui che aveva soccorso Madamigella fosse un nobile straniero.

Rimasi sgomento a quella notizia e, per molto tempo, mi interrogai su chi fosse. Non avrei dovuto. I nobili sono presenze costanti e passeggere al tempo stesso in ogni corte di questo mondo. Poteva essere chiunque...eppure sapevo che quel pensiero rassicurante era una pia illusione. Nel mio cuore avevo ormai la certezza della sua identità...e mi chiesi come avrebbe reagito la mia regale moglie a quella novella.

 

Capitolo di passaggio. Uno stesso episodio narrato secondo due diversi punti di vista. Ringrazio tutti i lettori che finora mi hanno recensito e letto e spero che questa raccolta continui a piacere. E' forse il lavoro più fedele alla linea narrativa della storia di LO, dal momento che prediligo gli what if? O gli AU. Spero che venga bene.

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Capitolo 20
*** IL RITORNO DI FERSEN ***


Benvenuti a questo nuovo aggiornamento. Ringrazio tutti i miei lettori per avermi seguito fino a questo momento.


IL RITORNO DI FERSEN


Il gioco del Destino ha regole strane e illogiche, a tratti crudele, nei confronti dei suoi burattini. Una mattina giunse a Versailles una notizia che ebbe il potere di risvegliare le mie angosce. Madamigella Oscar era stata aggredita durante la notte, mentre viaggiava a bordo di una carrozza.

Rimasi doppiamente turbata da quella notizia. I pericoli di Madamigella erano fonte di gravi preoccupazioni...ma l'ansia maggiore fu l'apprendere che il salvatore di quest'ultima era un nobile straniero.

La contessa di Polignac lodò questo coraggioso gentiluomo e, con un sorriso soddisfatto, affermò che era uno giovane svedese.

Sgomenta, guardai la mia dama preferita. La povera contessa non notò inizialmente il mio stato d'animo, iniziando a descrivere l'uomo, profondendosi in un numerosi dettagli e aneddoti che, invece di pungolare la mia curiosità, aumentavano l'inquietudine che provavo.

Vedendo che non parlavo, la contessa guardò il mio volto e, chiedendomi perdono, affermò che non voleva offendere la mia persona e che anche la sua famiglia aveva cara la sorte di Madamigella, in modo particolare, sua figlia Charlotte che, saputa la notizia, aveva pianto disperata per molto tempo.

La rassicurai con un sorriso di cortesia, dicendo che non vi era ragione alcuna di angosciarsi, dal momento che la salute di Madamigella era notoriamente ottima. Spostammo rapidamente i dialoghi su temi ameni e privi di peso, ma la mia mente viaggiava altrove, rendendo instabile il passo e la mano che teneva il ventaglio.

Un nobile sconosciuto era giunto in Francia ed aveva salvato la mia migliore amica nel momento di massimo pericolo. Quella notizia accompagnò ogni mio gesto, rendendomi tutto vuoto e insignificante. Chi era la persona che aveva recato soccorso a Madamigella? Mille congetture popolavano gli angoli più splendenti del palazzo, mille sussurri serpeggiavano dalle profondità dei suoi nascondigli. Tutti erano desiderosi di scoprire il mistero, non osando tradirsi con ipotesi e pensieri scomodi. O forse lo sapevano, dati gli sguardi che ricevevo. Nessuno osava fare quel passo...ed in quello stato di cose mi dibattevo, in preda all'ansia. Neppure io sapevo cosa provare.

Una gioia feroce minacciava di tracimare fuori dalle mie maniere composte, insieme al timore di vedere quella speranza nascente perire prematuramente prima del tempo. Avevo una segreta speranza, insieme ad un segreto timore a cui non volevo dare nome né forma. Sarebbe bastato fare una domanda, una sola domanda e tutto questo sarebbe finito, dato che ne avevo facoltà...eppure non riuscivo a muovermi.

Ero la regina e tremavo alla vista della concretizzazione delle mie speranze più inconfessabili.


Il Destino è un burattinaio beffardo e crudele. Non avevo mai pensato di poter fare ritorno in Francia a causa dei miei obblighi come erede dei Fersen eppure io, Hans, giunsi nuovamente in quel luogo, proprio sotto la spinta dei miei familiari. Il mio ritorno a Stoccolma, dopo i miei studi, era stato accompagnato dalla triste fama di amante della regina di Francia, cosa che aveva alimentato chiacchiere e pettegolezzi. Mio padre aveva inizialmente disapprovato questa condizione, poiché minava il decoro del casato. In seguito, però, era stato persuaso da mia sorella Sophie delle opportunità di questa mia vicinanza per la loro famiglia, convincendolo a mantenere saldi questi legami. Così il mio genitore mi concesse la facoltà di lasciare Stoccolma, insieme ad un pesante fardello.

Quello era il mio ultimo viaggio, prima che una catena pesante e sacra cingesse definitivamente il mio collo.

Una simile consapevolezza smorzò in parte il mio entusiasmo. Il mio genitore aveva auspicato che io mi recassi subito al cospetto della regina, con il proposito di riallacciare una relazione che aveva dipinto, nella sua fantasia, come qualcosa di più volgare di quanto non fosse. Sperava scioccamente che piegassi i miei sentimenti nei confronti della regina a qualcosa di gretto e meschino...e mi ribellai. Non avrei prostituito quel legame per fini tanto abietti, pur conoscendo la buona fede della mia regina.

Così, decisi di trascorrere il mio tempo visitando i miei compagni di studi, parlando del nostro passato. Era una vita raminga, da una villa all'altra...ma mi piaceva. In Francia, il mio titolo non aveva alcun valore e mi sentivo, per questo motivo, sollevato da ogni responsabilità. Le lettere dalla Svezia riflettevano tutte le loro aspettative ma io fingevo di non vederle, felice di questa libertà apparente.

Solo il bagliore lontano delle luci di Versailles rompeva questa illusione, rammentandomi quegli obblighi...eppure non osavo muovere un passo verso quella direzione. Temevo che il rivederla avrebbe scatenato in me il peso dei ricordi di quel sentimento che, malgrado la distanza, custodivo gelosamente dentro di me. Durante il mio soggiorno a Stoccolma, avevo desiderato incontrarla di nuovo...ed ora che mi trovavo in quel Paese, a poca distanza da colei che amavo, ero preda di mille incertezze.

Poi accadde qualcosa, forse la Sorte, pronta a prendersi gioco di me per l'ennesima volta.

Stavo tornando da una di quelle cene e mi trovavo ad attraversare la campagna, avvolta in una notte cupa e senza stelle. Avevo tardato più del dovuto, tanto che il padrone di casa mi aveva invitato a trascorrere la notte nella sua dimora.

Non mi feci tentare, benché fossi stanco ed il bosco non fosse un luogo sicuro per una carrozza solitaria. Fu proprio mentre stavo viaggiando per quelle zone che fui attirato da un urlo di donna che, in modo impensabile, squarciò la quiete notturna. Immediatamente, detti ordine al cocchiere ed al mio valletto di mutare direzione e di preparare le armi. I miei servitori obbedirono recalcitranti e non potevo biasimarli. Non sapevo quali pericoli potevano esserci nei dintorni ma sentivo il dovere di prestare il giusto soccorso agli sventurati che si trovavano nelle vicinanze.

La carrozza irruppe a precipizio lungo i sentieri, fino a quando non giungemmo in uno slargo, dove si trovava un altro mezzo, privo di cavalli e con le lucerne deboli. Alcune persone erano a terra, mentre due persone si guardavano attorno, con aria tesa e guardinga. Accolsero il mio arrivo con un filo di diffidenza, come se non sperassero in un soccorso...e non potevo biasimarli, data l'ora tarda ed il luogo isolato in cui si trovavano.

Un uomo moro se ne stava in piedi, fissandomi con diffidenza. Quello sguardo mi fu familiare. -Voi siete un volto noto...massì, voi siete l'attendente di Madamigella Oscar!- dissi, sorpreso. La giovane, udendo quel nome, si precipitò verso di me. -Vi supplico, aiutateci! Madamigella è rimasta ferita!- disse, indicandomi un corpo poco distante.

A quella vista, il mio cuore perse un battito.

Non avrei mai voluto incontrare la persona più vicina alla donna che amavo in quelle circostanze. Le prestai ogni soccorso possibile e, nel frattempo, venni informato di quanto avvenuto. Accompagnai quegli sventurati a palazzo De Jarjayes, incaricando il mio cocchiere di far venire il medico per curare la ferita. Fortunatamente, il comandante Oscar aveva rimediato una ferita meno grave del previsto ma aveva corso un pericolo notevole. Il suo attendente, in modo schivo, mi informò brevemente dell'accaduto, mentre vegliava sull'erede del casato.

Parlò malvolentieri, non mancando di lanciare occhiate preoccupate all'indirizzo della giovane bionda che assisteva amorevolmente Madamigella, entrando ed uscendo dalle sue stanze. Anch'essa mi pareva familiare ma non riuscivo a capacitarmi della causa di quella percezione.

Alla fine, chiesi chi fosse.

Ella mi disse di chiamarsi Rosalie e che dovevo ricordarmi qualcosa di lei, dal momento che stava per essere investita dalla mia carrozza per le strade di Parigi.

Non replicai a quelle parole. Vestita dignitosamente, non aveva più alcuna traccia della fanciulla coperta di stracci...e per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sentii in imbarazzo, non sapendo cosa dirle. Mi ero comportato in modo estremamente villano allora, preso com'ero dal desiderio di allontanarmi da quei quartieri poveri e malfamati. Per fortuna quella giovane, di nome Rosalie, si congedò poco dopo essersi presentata...ed io mi chiesi se avrei mai avuto il coraggio di rivolgermi a lei in futuro, sapendo quanto male mi ero comportato in passato nei suoi confronti.

Rimasi ospite dei De Jarjayes in quei giorni, ben deciso ad accertarmi che le condizioni di salute dell'erede del casato fossero fuori pericolo. Fu un periodo abbastanza breve, dal momento che la ferita risultò meno grave del previsto.

Madamigella Oscar si riprese rapidamente e, con mia grande sorpresa, chiese di potermi parlare. Mi recai da lei, lieto di conversare con una persona a me tanto cara. Avrei tanto voluto parlare con lei qualche giorno di più ma in quel periodo mi convinsi che avrei avuto altre occasioni per discorrere con il Comandante...o forse era il pensiero per la mia regina la causa del mio desiderio di fuga. Una parte di me avrebbe voluto chiedere della sovrana, un'altra, invece, avrebbe voluto evitarlo. Finii per cedere a questo secondo impulso, abbandonandomi ad una sorta di limbo. Non ero né triste né lieto...eppure la notte ella ritornava a reclamarmi, pronunciando con dolcezza il mio nome.


Seppi con molta difficoltà chi fu il misterioso salvatore di Madamigella. La mancanza di testimoni era stato uno dei maggiori ostacoli alla vicenda ma confidai nella discrezione dei miei nobili di fiducia per giungere alla verità.

La risposta a quel mio desiderio giunse con la rapidità di un lampo, penetrando la serena quotidianità della mia vita di re e lasciandomi attonito, come un fanciullo che riceve un rifiuto inatteso.

Il conte di Fersen era tornato e, insieme ad esso, l'amaro sapore del fiele che egli portava con sé. Una presenza colma di gioia e tormento nel cuore infelice di mia moglie.

Un pungolo doloroso nel mio animo, pronto a ricordarmi quanto fossi inadeguato e quanto meritassi tutto questo per la mia inadeguatezza.

Mi ritrovai così, in attesa di quel flagello dai modi garbati e perfetti.


Ho tentennato un po'per questo aggiornamento ma non potevo fare in modo diverso, perché ho poco tempo libero. In questo capitolo lascio i primi pensieri del ritorno di Fersen...e nel prossimo, ci sarà posto ancora una volta per Madamigella Oscar. Ringrazio tutti i lettori per aver gentilmente seguito finora e vi do appuntamento al prossimo capitolo. Ci ho messo molto a scrivere questo capitolo ma spero che l'attesa sia valsa. Auguro a tutti i lettori Buona Pasqua!

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