Oltre∞ ...

di lillixsana
(/viewuser.php?uid=105460)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Nuova città, Nuova vita! ***
Capitolo 2: *** 2. Orizzonti! ***
Capitolo 3: *** 3. Con il cuore più leggero. ***
Capitolo 4: *** 4. Ama il tuo lavoro! ***
Capitolo 5: *** Vetri Scuri! ***
Capitolo 6: *** 6 - Quello che non ti aspetti! ***
Capitolo 7: *** 7 - Speed Date ***
Capitolo 8: *** 8- Un minuto solo, uno soltanto! ***



Capitolo 1
*** 1. Nuova città, Nuova vita! ***


1
 

Nuova città, nuova vita!
 
 
 

Dopo aver percorso quattro interminabili rampe di scale, arrivai trafelata di fronte alla porta dell’appartamento che sarebbe diventata casa mia.

Fissando il nome scritto in grassetto sul campanello feci un sorriso amaro, quella casa, era la rappresentazione simbolica della mia rinascita. Non ero scappata, semplicemente ero pronta a voltare pagina.

Strana la vita, fai dei progetti… lavori per raggiungere un obbiettivo e, poi… d’un tratto basta un nulla e tutta la tua vita cambia radicalmente.

O per lo meno questo fu ciò che successe a me.

Dopo l’esplosiva separazione dei miei, avevo messo da parte l’ideale del “per sempre felici e contenti” per lasciare spazio ad una visione leggermente più realistica “ma non insieme”.

Così, vissi la mia adolescenza con la consapevolezza che, il principe azzurro, non vagava per verdi colline in groppa ad un cavallo bianco. La cosa bella, fu che grazie a questa convinzione, il mio interesse per l’altro sesso era praticamente sotto lo zero. Ciò fu provvidenziale, considerando che, non avendo problemi di cuore a cui dedicarmi, potei indirizzare tutte le mie attenzioni sullo studio, diplomandomi con un meritatissimo 100 e lode.

La mia carriera da organizzatrice, cominciò nell’estate dei miei diciannove anni. Il primo evento di cui mi occupai, fu l’inaugurazione di una piccola Maison Du Chocolat che aveva aperto nel centro di Kashiwara, la mia città natale.

Fu proprio quel giorno, che ogni mia certezza venne abbattuta. Il ragazzo che mi apparse davanti agli occhi, aveva un grembiule da cucina color ametista e, con un sorriso dolce serviva cioccolate calde a tutte le persone che curiose si fermavano. Quello era il principe azzurro di cui le favole parlavano!

Da quel giorno, ogni qual volta avevo un attimo di tempo libero, mi fiondavo nel piccolo ed accogliente salottino, per parlare con quell’angelo dagli occhi verdi che fin dal primo incontro mi aveva stregato. Cominciammo ad uscire insieme, e dopo nemmeno tre settimane già eravamo perdutamente innamorati l’uno dell’altra.

Passai gli anni migliori della mia vita, insieme a lui ogni giornata era perfetta.

Per il nostro quarto anniversario, prenotò una terrazza con vista sul mare… fu una splendida serata. Oltre la buonissima cena italiana e lo champagne prima di tornare a casa mi porse una scatolina contenente un paio di orecchini d’oro bianco a forma di cuore.

Procedeva tutto alla perfezione come al solito, quella sera però decisi di fare una bella sorpresa al mio ragazzo, così quando staccai da lavoro decisi di andare direttamente a casa sua per preparargli una bella cenetta. Arrivata sull’uscio tirai fuori dalla mia borsa le chiavi di casa sua, non le usavo quasi mai, ma questo sembrava un buon modo per cominciare.

Le infilai nella toppa e diedi una girata, con mia sorpresa la serratura scattò subito… beh era proprio da lui uscire senza inchiavare. Entrai e, con calma mi sfilai la giacca appendendola all’uomo morto posto sul lato destro del corridoio, non so per quale motivo ma, un brivido mi percorse la schiena.

Camminai lentamente, cercando di ignorare la brutta sensazione che pian piano, mi stava paralizzando i muscoli. Rumori! C’erano dei rumori in casa! La prima idea che mi balenò per la testa, fu quella di nascondermi. Se fossero stati dei malviventi cos’avrei potuto fare se non quello?!

Ma qualcosa mi saltò all’occhio, se in casa c’erano dei ladri… per quale motivo non era tutto messo sottosopra? Un’altra paura si fece strada in me. Lentamente percorsi il poco spazio che divideva il salone dalla camera da letto e, lo vidi.

Il mio ormai EX ragazzo, che giocava alla cavallina con… ehi aspetta, ma quella…

-Eri!-

Mi accorsi troppo tardi del nome che mi era uscito dalle labbra. L’ultima cosa che udii prima di perdere, totalmente la ragione fu un: “oh, cazzo”

Cominciai a lanciare ogni cosa mi capitasse sotto mano, nella direzione di quel dannato rettangolo che per anni avevo diviso con lui.

-bastardo! Traditore! Maledetto!-

Avevo finito gli oggetti più piccoli, ma la rabbia continuava a montare in me. In un impeto di rabbia presi la grande lampada posta sul comò, pensare che l’avevo costretto a comprarla proprio io.

-figlio di puttana!!!-

-Kagome, ti posso spiegare!-  si, certo! Ritenta!

Mi sfilai una scarpa e, lanciai anche quella!

-che cazzo c’è da spiegare?! Pezzo di idiota!-

-calmati dannazione! Rischiamo di farci male!- ohhh beh, se volevo farti bene t’avrei preso a cuscinate che
dici?!

-tu e chi?! Quella stronza che, teoricamente, dovrebbe essere la mia migliore amica?!-

La rabbia cominciava a scemare, lasciando spazio alla consapevolezza di ciò che realmente, avevo davanti agli occhi. Ma, ormai, avevo fatto trenta… sfilai anche la scarpa destra e, sta volta, prendendo la mira come un cecchino, gliela lanciai tra le gambe dato che il signorino si era alzato in piedi. Trentuno!

Lo vidi piegarsi ed imprecare sommessamente. Solo in quel momento, ricominciai a respirare. Una voce però, mi arrivò alle orecchie.

-Kagome, ti prego non arrabbiarti-  ma, mi prendeva per il culo?

-cosa dovrei fare allora? Spiegamelo tu, Eri! Perché io a questo punto, non lo so davvero!-

-ti giuro che io e Hojo non… non va avanti da molto!-  oddio, stavo per vomitare.

-ma non mi interessa!-

-Kagome io… volevo dirtelo.-  aveva anche il coraggio di parlare quel verme ora?

-a si? E cosa mi volevi dire, Hojo? Sono davvero curiosa di saperlo!-

-beh… che…- mi faceva schifo: lui, lei e tutta quella situazione!

Senza aspettare oltre, mi mossi per recuperare le mie scarpe, sotto lo sguardo sbigottito di quelle che, fino a venti minuti prima, erano due delle persone più importanti della mia vita.

Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di fiatare. Ero così terribile quando mi arrabbiavo? Poco importava ormai, arrivata sullo stipite della porta della camera da letto mi bloccai, sorrisi leggermente e, senza degnarli di una parola o di uno sguardo mi diressi alla porta.

 Arrivata alla fine del vialetto sospirai, ero come svuotata. Ma c‘era una cosa che dovevo fare… prima di arrivare a casa e versare tutte le mie lacrime, prima di costringere mia sorella a dormire con me, prima di dare la notizia a tutto il mondo.

Presi il cellulare, e cercai velocemente tra i contatti il numero che mi serviva. Trovato!

Dall’altra parte dell’apparecchio rispose una donna, la segretaria probabilmente.

-salve, sono Kagome Higurashi. Mi avevate contattato circa un mese fa, per quel posto come organizzatrice.-

La voce dall’altro lato della cornetta mi chiese di attendere qualche secondo, quando tornò, mi disse le uniche parole di cui, in quel momento avevo bisogno:

“signorina Higurashi l’aspettiamo lunedì prossimo alle 9:30 nella nostra azienda di TOKYO. Sia puntuale, mi raccomando.”

Ringraziai e chiusi la telefonata, salendo in macchina diedi un’ultima occhiata a quella casa.

-addio-







Saaaaaalve ^^'' allora... come dire, emh... ho fatto questa... prova diciamo! Sisisi è una prova!
Questa fic nasce da un sogno che ho fatto qualche giorno fa... quindi per ogni cosa strana prendetevela pure con il mio subconscio :3
Spero di non avevi annoiato o cose simili ^^ ringrazio in anticipo chiunque sarà così gentile da recensire(accetto, anzi pretendo critiche costruttive) e chiunque leggerà e basta ^^
Ci sentiamo nel prossimo capitolo ^^


P.S.
Se non fosse stato per la mia splendida Cyber Family non avrei avuto il coraggio di pubblicare proprio nulla quindi il GRAZIE più grande va a tutte loro! <3 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Orizzonti! ***


2
 
Orizzonti!
 
 

Ero riuscita a traslocare nel giro di tre giorni, non volevo passare un secondo di più in quella città. Avevo bisogno di vedere gente nuova. Gente che non mi tormentasse ogni tre secondi con domande idiote tipo: “come stai” o che mi guardasse con compassione. Io non ero dispiaciuta, ero incazzata nera!
 
Nonostante le pressanti opposizioni di mia madre, che non perdeva un’occasione per potermi dare addosso, alla fine ero riuscita nel mio intento: andare via!
 
A dire il vero non sapevo se il lavoro mi sarebbe piaciuto o meno, sapevo semplicemente che si trattava di una delle più grandi e prestigiose sedi, presenti a Tokyo per ogni sorta di organizzazione. E, per il momento mi bastava sapere quello!
 
Affittai un piccolo appartamento, non molto lontano dal mio nuovo posto di lavoro.
 
Era una casa molto luminosa, settanta metri quadri suddivisi in: salone e cucina all’americana, camera dotata di cabina armadio e un bellissimo bagno, tappezzato di mattonelle color lavanda. Quando firmai il contratto d’affitto, pensai che per una sola persona, quella, era la casa dei sogni!
 
Ma per me, che fino a qualche mese prima progettavo di andare a convivere, con quello che, in ogni mia previsione futura doveva essere il padre dei miei figli, in una casa a due piani e centotrenta metri, quella casa non era altro che l’ennesima prova, del fatto che la mia vita era andata letteralmente a rotoli!
 
Nei quattro anni passati con Hojo, avevo dimenticato cosa voleva dire la parola: solitudine. Forse perché, con tutte le certezze che mi  aveva dato nel tempo, non mi sfiorava minimamente l’idea di restare sola.
Ero diventata totalmente dipendente, dalla sua costante presenza nella mia vita. Il brutto della dipendenza però, è che non finisce mai bene. Perché ad un certo punto, qualsiasi cosa ti fa stare bene, smette di fare bene e comincia a fare male. Ed io, lo stavo pagando a mie spese.
 
Nonostante la tristezza, avevo impiegato tutte le mie energie cercando di sistemare al meglio la mia nuova vita, cominciando proprio dalla casa! Mancavano quattro scatoloni e poi, tutto avrebbe avuto senso finalmente! Ma era sabato e, sinceramente non mi andava proprio di continuare la routine, che per quarantott’ore aveva occupato il mio tempo. E poi, il divano piazzato al centro della stanza, in quel momento, per i miei muscoli indolenziti era davvero allettante.
 
Mi buttai in un modo, decisamente poco elegante sul mio bel divano, afferrando una rivista di moda che avevo comprato proprio quella mattina. Non era una lettura appassionante, certo… ma anche leggere delle smagliature che popolavano il sedere di Victoria Beckham aveva il suo non so che d’intrigante. Due colpi alla porta mi costrinsero ad alzarmi.
Chissà chi era, di sabato pomeriggio che veniva a farmi visita… mia madre no di sicuro, era ancora troppo infuriata con me, mia sorella? Nah, l’avevo sentita al telefono poche ore prima.

Aprii leggermente la porta, senza chiedere nemmeno chi fosse. Ciò che vidi mi lasciò interdetta, un ragazzo con dei bellissimi occhi azzurri teneva tra le mani una piantina di… in realtà non sapevo che fiori fossero, erano carini, rosa…

-ciao, piacere di conoscerti vicina- oh, ora era tutto chiaro!

-emh, salve!-

-oh, scusami! Per caso ti ho disturbato?-  

Come al solito stavo facendo la figura della vecchia zitella acida, così mi decisi ad essere leggermente più cordiale.

-nono, assolutamente! Solo, non credevo di ricevere visite dagli altri condomini-

-beh, aspettatene molte altre invece. Qui siamo come una grande famiglia. A proposito, scusa la maleducazione, io mi chiamo Koga e abito proprio sotto casa tua-

Si liberò una mano e me la porse, io la strinsi ma poi tornai a pensare alle sue parole “grande famiglia eh?!”. Io avevo già problemi con la mia grande famiglia, pensa con un intero condominio cos’avrei potuto combinare.

-Kagome, il piacere è tutto mio- sfoderai un bel sorriso, non come quello per le grandi occasioni… la copia, ma meno tirata.

-ti ho portato una pianta, ne regalarono una anche a me quando, lo scorso anno venni ad abitare qui, suppongo sia una sorta di portafortuna…-

Accettai con piacere quel piccolo dono, era una cosa molto carina dopotutto.

-grazie, è stato gentile da parte tua. Ma accomodati, non stare sulla porta-

L’operazione diventa la miglior vicina del secolo era scattata! Mi scostai dalla porta per lasciarlo entrare, l’unica cosa di cui ero provvista al momento era the freddo al limone, gliene porsi un bicchiere mentre lo vidi vagare con lo sguardo per casa. Parlammo parecchio, mi disse che casa sua era divisa in modo un po’ diverso, mi spiegò quale fosse l’orario in cui il sole, batteva proprio dalle nostra parte così da evitare di (a detta sua) “cuocermi”.

Quando lo informai del lavoro che a breve avrei iniziato mi disse che anche un’altra ragazza del nostro condominio era stata assunta lì, fu un pomeriggio ben speso e Koga era davvero un ragazzo interessante. Verso le diciannove si defilò dicendo di dover andare a fare qualche giro prima di cena.

Rimasta sola, decisi di cuocere nel microonde una di quelle pizze surgelate da due soldi, che però dopo averle mangiate ti lasciavano piena e soddisfatta. Infatti così fu dato che dopo averne mangiato qualche trancio ero già sazia. Feci un bagno caldo e, mi ritrovai a pensare al fatto che, per qualcosa come tre ore, la mia mente aveva dimenticato Kashiwara e tutte le persone che vi risiedevano.

Se questo era l’effetto che Tokyo aveva su di me beh… che continuasse pure! Andai a dormire per la prima volta dopo quella settimana infernale con il sorriso sulle labbra.

Il weekend era passato in un baleno e, il primo giorno del mio nuovo lavoro era iniziato con il frastornante suono della sveglia che, a parer mio, era puntata fin troppo presto! Feci tutto con precisione: scelta dell’abito, trucco, scarpe e borsa. Prima di uscire di casa mi guardai allo specchio vittoriosa, avevo fatto proprio un bel lavoro!

Il tragitto da casa alla metropolitana fu un incubo, ma perché alle otto del mattino erano già tutti svegli?! Non avevano un bel letto in cui ronfare come ghiri?!
 
La città era in fermento ed io, ero sull’orlo di una crisi di nervi. Fortunatamente, quando arrivai alla metro, riuscii a riprendere lucidità prima di scendere alla mia fermata. Cercando di mantenere un minimo di sangue freddo, percorsi i pochi metri che mi dividevano da quella struttura che... Oddio ma era gigantesca!
 
Deglutii rumorosamente, vedevo le porte a vetro oscillare come impazzite, miriadi di persone entravano e uscivano. Così prendendo coraggio seguii la massa ed entrai.
 
Era tutto arredato con uno stile impeccabile, e anche tutti quelli che in teoria erano i miei colleghi erano vestiti di tutto punto. Raggiunsi il banco informazioni e parlai con una biondina, che mi disse che alle 9:30 avevo appuntamento con uno dei direttori dell’azienda. Mi spiegò come arrivare al suo ufficio, ma in realtà dopo mezzo secondo già l’avevo dimenticato, l’unica cosa che avevo afferrato era che dovevo andare al terzo piano.
 
Uscendo dall’ascensore, mi ritrovai in un corridoio tappezzato di scrivanie, sia a destra che a sinistra, con persone che digitavano sulle tastiere alla velocità della luce dei codici probabilmente. Mi fermai accanto ad una ragazza che sfogliava dei documenti e mi decisi a chiedere.
 
-ciao, scusami… sto cercando l’ufficio del direttore. Potresti indicarmelo per cortesia?-   mi ero sforzata da morire per non sembrare acida ma, il suo sguardo mi fece intendere che, nonostante tutto, non c’ero riuscita!

-se sei una nuova prima devi andare dal capo settore-   oh certo, ora era tutto più chiaro! Il capo settore è il mio migliore amico sai?!

-e… dove posso trovarlo?-

-trovarla, è una donna. Ultima scrivania a destra-  non mi lasciò nemmeno il tempo di ringraziarla che ne se andò ancheggiando, anche se, più che ancheggiare il suo sembrava essere un’amabile pestare le uova.

A passo di marcia mi diressi verso la scrivania precedentemente indicatami. Davanti ai miei occhi comparse una chioma nerissima acconciata in un carrè tagliato alla perfezione, non preannunciava nulla di buono! Infatti quando alzò gli occhi non potei che confermare la mia ipotesi!

-che c’è ti sei innamorata?!- respira Kagome, RESPIRA.

-veramente, ho un appuntamento con il direttore, mi hanno detto che prima dovevo parlare con lei però.-

-ah, si… sei la nuova. Io sono Yura. Seguimi-

Perfetto, quella donna mi stava davanti da nemmeno un minuto… e già potevo sentire che era simpatica come una spruzzata d’alcool puro su una ferita sanguinante!

Preferii non replicare in alcun modo, quindi mi limitai a seguirla. Mi portò di fronte ad un ufficiò che non aveva muri, ma bensì vetri! Vetri ovunque. Mi ritrovai a fissare interdetta la figura dietro la grande scrivania mogano. Era… bellissimo! I polsini della camicia bianca arrotolati lasciavano scoperta la prima parte dell’avambraccio, l’orologio color oro intorno al polso andava a contrasto con la carnagione chiara, gli occhi semi nascosti dalla folta frangia corvina splendevano di luce propria… quello che avevo davanti non era un uomo!!! Era qualcosa di oltraggiosamente bello! Ed io, lo stavo fissando da qualche minuto di troppo probabilmente, considerando che la carinissima ragazza che mi aveva cortesemente  accompagnato, aveva usato il trucco della tosse per riavere la mia attenzione.
 

-Cos'era, quella cosa?-  ma che diavolo?!


-Quella cosa, cosa?!-


-Quello sguardo, avevi delle piccole scintille intorno agli occhi!-  ok, La mia nuova amichetta stava dando, decisamente, i numeri!


-Beh, ho messo un po’ di ombretto glitter sta mane!-
 

-Oh avanti, stavi per svenire!- l’esagerazione di noi donne, a volte sfiora il ridicolo!


-Non so di cosa tu stia parlando!-
 

-Arrapamento femminile, l’ho notato sai?!-    Oh, mio, Dio! Ma come si permetteva quella cafona ignorante di… santo cielo aveva davvero detto la parola “arrapamento femminile?!”
 

-TU, hai qualcosa che non va! E comunque da qui credo di potermela cavare da sola!-
 

-certo, ti avverto però, ragazzina! Giù le mani da Inuyasha o mi costringerai a tagliartele-

Ovviamente non ebbi il tempo di replicare dato che “miss so tutto io” aveva fatto una veloce inversione di marcia per tornare… beh, dove fosse diretta non lo sapevo, ma di certo avevo le idee molte chiare sul luogo in cui l’avrei spedita! Quando la moretta sparì infondo al corridoio di tutte le parole che aveva detto ne ricordai una sola.

Quindi era quello il suo nome…

-Inu…yasha-







Saaaaaaaaaaalve a tutti!!! Ecco qua il secondo capitolo :D spero davvero che possa piacervi! Grazie a tutti quelli che recensiscono e anche a chi legge soltanto :)
Ci sentiamo presto.
Lillixsana

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Con il cuore più leggero. ***


3


Con il cuore più leggero!
 
 


Bussai leggermente sulla porta a vetri, cercando di attirare l’attenzione di quella specie di… modello, che sedeva dietro la grande scrivania al centro della stanza. Senza risultati.

Riprovai, sta volta con più irruenza e, sembrò funzionare, dato che lo vidi alzare gli occhi nella mia direzione, per poi fulminarmi. Con l’indice destro, premette un pulsantino di un rosso scarlatto, situato accanto alla tastiera del mac, che fece scorrere la porta a vetro dandomi modo di entrare.
 
-lei dev’essere il nostro nuovo acquisto-  disse indicandomi con la mano una poltroncina in pelle nera su cui accomodarmi.
 
-si, Kagome Higurashi-  cercai di sembrare più professionale possibile, anche se, a primo impatto da ciò che avevo visto in quel posto, non sembrava che la professionalità contasse molto. Almeno, non messa a confronto con il pronunciato spacco di una gonna.
 
-piacere di conoscerla signorina Higurashi! Io sono uno dei dirigenti dell’azienda mi chiamo Inuyasha Notaisho- esalai un flebile “piacere” cercando di sorridere, anche se mi risultava alquanto difficile, considerando che il tizio di fronte a me, aveva interposto una specie di muro trasparente o perché no, un vetro! Dato che a quanto pare gli piacevano tanto! Ad interrompere il flusso dei miei pensieri fu la sua voce.
 
-mi sono preso la briga di dare un’occhiata al suo curriculum e, se non ricordo male, tempo addietro le fu proposto di venire a lavorare per noi ma, sempre se non ricordo male, la nostra offerta venne educatamente declinata. Sbaglio?-   bene, ero capitata in un’azienda di stronzi!
 
-no, non sbaglia-
 
-allora, se posso permettermi. Cosa l’ha spinta a cambiare idea? I posti di lavoro nella nostra azienda sono molto ambiti e, non abbiamo bisogno di persone volubili, cerchiamo serietà e precisione-  ora mi dava anche della persona volubile?!
 
“Mi scusi se fino a dieci giorni fa credevo di dover andare a vivere in una casa a tre piani nella mia città con l’uomo della mia vita e non me ne fregava un tubo di venire a lavorare nella più prestigiosa azienda di organizzazioni dei miei stivali con colleghi egocentrici e un capo che frullerei volentieri fuori da uno dei tanti vetri del suo ufficio.”
 
Naturalmente, questo idilliaco discorso fatto tutto d’un fiato, avvenne solo nella mia testa, non volevo rischiare di perdere l’unica cosa che mi aveva aiutato a riprendere in mano la mia vita.
 
-non mi ritengo una persona volubile, semplicemente, quando mi avete contattato avevo in programma cose che non mi consentivano il trasferimento. Ora però, è tutto risolto!-
 
-lo spero bene-  asserì lui per poi continuare.
 
-ora che è stato chiarito questo punto, posso darle il benvenuto nella Taisho’sEvents! Lavorerà su questo piano d’ora in poi e si occuperà di eventi generali, verrà seguita, almeno per questo primo mese dal capo settore, donna anche lei-  lo interruppi prima che potesse dire altro, esordendo il nome della pazza che mi aveva minacciato poco prima.
 
-la signorina Yura immagino-
 
-esattamente. Beh, se vi siete già conosciute è un problema in meno-  oh, si certo! Io non lo definirei in meno.
 
-già… quando posso cominciare?!-  ero impaziente, e curiosa. Per quanto tutti in quell’azienda fossero stati dannatamente scortesi con me, ero con le mani in mano da troppo tempo per i miei gusti.
 
-la vedo volenterosa signorina, se si sente pronta può iniziare anche da domani. Il suo orario è dalle 9:00 alle 12:30 con una pausa di un’ora per poi riprendere dalle 13:30 alle 18:00-   il mio nuovo capo barra modello barra… oh beh, tutto ciò che era oltre ad essere il mio capo. Era stato preciso, e molto molto noioso come tutti i dirigenti d’azienda.
 
Mi alzai stringendo la mano all’uomo che tanto mi aveva affascinato, quanto fatto inalberare. Aveva delle mani se possibile più lisce delle mie, possibile che non avesse nemmeno una pecca?!… A parte l’essere rigido come uno stoccafisso ovviamente.
 
Misi la borsa in spalla e feci per uscire quando sentì la sua voce fermarmi, sta volta senza darmi del lei però.
 
-Kagome- istintivamente mi voltai guardandolo di sbieco
 
-si?-
 
-ha delle belle gambe, provveda a mostrarle un po’ di più-
 
Non volli immaginare quale fu la mia espressione, seppi solo che oltre la frase assolutamente fuori luogo notai una scintilla di divertimento nei suoi occhi e, la cosa non mi rassicurò affatto. Altro che capo noioso, come avevo potuto pensare che un tipo del genere non nascondesse sotto la scorza di serietà un animo da perfetto sciupafemmine. Beh, probabilmente era stato abituato male fino a quel momento.
 
-non credo la riguardi l’abbigliamento che scelgo per lavorare, o almeno, non la lunghezza delle mie gonne, o la scollatura delle mie camicie. Signor Notaisho!-  proferii seria e anche un po’ scocciata.
 
Mi guardò sorridendo, non era il momento di pensare a quanto fosse bello anche quando sorrideva dopo l’uscita infelice che aveva avuto, ma fu inevitabile. Era davvero troppo tro..
 
-può andare signorina, a domani. Venga nel mio ufficio accompagnata da Yura appena avrà sistemato la sua scrivania-
 
Detto ciò, prima che potessi in alcun modo controbattere, puntò di nuovo le iridi nerissime sullo schermo del computer. Lo guardai un secondo ancora, e poi mi decisi ad uscire.
 
Camminai per il corridoio e ripresi l’ascensore, arrivata al piano terra presi il cellulare dalla borsa e, sulla lista dei contatti, cominciai a cercare un nome. Avevo bisogno di sentire una voce amica, così decisi di chiamare Kikyo, chi meglio di mia sorella in quel momento avrebbe potuto darmi lo sprint finale che mi serviva per iniziare al meglio il mio nuovo lavoro?!
 
Dopo un paio di squilli rispose al telefono.
 
-ehi Memè, tutto bene?-
 
Memè, fin dall’infanzia non si era mai tolta il vizio di chiamarmi così, ma ormai non ci facevo nemmeno più caso a dir la verità. Io e la mia perfetta sorella maggiore ci passavamo due anni, lei per me era sempre stato un punto di riferimento, un mito da imitare e a cui somigliare in tutto e per tutto.

Si era laureata con il massimo dei voti nella facoltà medica della nostra città, aveva avuto pochi ragazzi ma tutti meravigliosi ed era l’orgoglio di mamma e papà.

Per non parlare del suo metro e settantatré di bellezza… era la perfezione incarnata!
 
-ciao Kiky, si tutto ok. Avevo solo bisogno di sentire una voce conosciuta-
 
-brutta giornata sorellina?-  direi che disastro su tutta la linea sarebbe la frase adatta.
 
-nah, poteva andare peggio. Sono stata assunta nella Taisho’sEvents- dissi arricciando il naso. Dall’altro lato nella cornetta un urlo rischiò di perforarmi un timpano.
 
-oddio sorellina, sono felicissima per te! Ti rendi conto che lavorerai in una delle più prestigiose aziende organizzative mai viste?! Come sono emozionata. Dobbiamo organizzare una festa nella tua nuova casa, avvertiremo gli zii della Germania del tuo nuovo lavoro e poi… poi chiameremo i tuoi ex compagni di corso, e il signor Myoga e…-
 
-frena, frena, frena! Non faremo nulla di tutto ciò Kikyo, è un lavoro come un altro!-
 
-ma, che stai dicendo? Sei seria?- potei distintamente avvertire una punta di delusione nella sua voce e questo mi fece molto male, non volevo assolutamente freddare l’entusiasmo di mia sorella. Solo che dare il via libera a tutto ciò che aveva elencato significava nuovamente trovarmi intorno tutte le persone da cui in un certo senso, ero scappata.
 
-ma si Kiky, che importa! Non c’è bisogno di grandi festeggiamenti, anche perché non so quanto reggerò lavorando con le persone di quell’azienda. Sono tutti così, così…-
 
-così?- mi incitò a continuare
 
-così dannatamente maleducati e, spacconi! Non immagini nemmeno con chi avrò a che fare! La mia capo settore è un misto tra una soubrette mal riuscita e le letterine dei giochi televisivi, mentre il mio capo… Dio!-
 
-è Dio?- disse con tono divertito
 
-no, Kikyo. Non è Dio, ma molto probabilmente ci si sente! Mi ha detto di mettere gonne più corte! Ti rendi conto?! Lavorerò in un covo di pazzi!-
 
Scoppiò in una fragorosa risata, coinvolgendo anche me.
 
-oh Memè, ora capisco il perché del tuo scarso entusiasmo-
 
-già, e capisci anche perché è inutile, festeggiare qualcosa che potrebbe finire prima di subito- dissi tornando seria.
 
-Kagome, tu sei andata via di qui… avendo come unica certezza questo lavoro. E adesso vacilli anche su questo?-
 
-no, non vacillo… non voglio farlo. Solo che, a volte credo di non essere abbastanza forte per affrontare tutto questo- gli occhi iniziavano a pizzicare, ero davvero patetica.
 
-ora non parliamo più del tuo nuovo lavoro vero?-
 
-no, credo… di no- dissi con una punta di amarezza
 
-qual è il vero problema Kagome?-
 
-forse è meglio lasciar stare…- stavo crollando, di nuovo.
 
-io non penso! Adesso spicciati, e dimmi cosa c’è che non va?!-
 
-davvero non lo immagini Kikyo?! Oh, andiamo! Ho beccato il mio ragazzo a letto con la mia migliore amica, per giorni sono stata tartassata da domande e accuse dai nostri genitori, dai nostri vicini, dalle mie amiche e da chiunque. Per l’esasperazione sono scappata, da tutto e tutti! Pensando di essere pronta, pensando di riuscire a mandare avanti la mia vita come nulla fosse! Ho ricominciato tutto daccapo, in una nuova città! Pensi che sia facile tutta questa… questa situazione?! Ogni maledetta sera, vado a dormire sperando di svegliarmi il giorno dopo nel letto della nostra vecchia stanza e dirmi che tutto ciò che di punto in bianco ha rovesciato la mia vita è stato solo un brutto incubo. Ma non succede! Non succede mai, e io sono stanca, di vivere nell’ombra di cose che ormai non ci sono e, non ci saranno mai più. Vorrei essere più forte di così, ma non ci riesco-  
 
Ormai singhiozzavo senza controllo, avevo interrotto la mia marcia verso casa da un pezzo ormai. Ero appoggiata con le spalle contro il muro di una piccola via in cui mi ero rintanata. Sentii mia sorella sospirare stancamente dall’altra parte della cornetta.
 
-Kagome, lo so che è difficile questa situazione, ma tu sei forte ok? Non puoi permettere che un uomo idiota rovini la tua vita. Questo nuovo inizio, la nuova casa, il nuovo lavoro, la nuova città. Non guardare in negativo ciò che ti è capitato, forse ci sono programmi migliori per te nella vita che restare a Kashiwara con un Hojo qualunque. Ho sempre pensato che il tuo posto fosse altrove e con un’altra persona, forse avevo ragione-
 
Adoravo mia sorella, sapeva sempre dire la parola giusta al momento giusto. Aveva ragione, forse il futuro aveva dei piani ben diversi per me. Dovevo solo iniziare a crederci un po’ di più.
 
-grazie Kikyo, non so come farei senza di te-
 
-ehi sono o non sono la tua sorellona?! Sta tranquilla, pian piano tutto s’aggiusterà-
 
Salutai mia sorella schioccando un sonoro bacio alla cornetta, e mi diressi velocemente nel bagno di un bar, tanto per dare una sistemata al trucco che, ormai, era inesorabilmente colato fino alle ginocchia.

Quando uscii mi ritrovai di fronte un bambino e una bambina intenti a giocare fra loro, ripensai a quanto da piccoli la vita fosse felice e spensierata, a quanto prima bastasse indicare in alto il cielo per toccarlo con un dito mentre ora, tutto, anche le cose più stupide sembravano irraggiungibili.

Un sorriso tenero si fece largo sul mio viso e non seppi se per lo sfogo avuto con mia sorella o per la visione di tutta quella dolce innocenza mi diressi verso casa con il cuore un po’ più leggero.









Saaaaaaaaaaaaaaalveeeeee ecco il terzo capitolo di Oltre ^^ scusate gli aggiornamenti a rilento ma in questo peridiodo sono parecchio fuori di testa eheh :D spero vi piaccia fatemi sapere. Un grande bacio Lilli


P.s.
i solito ringraziamenti vanno alla mia bella cyber family <3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Ama il tuo lavoro! ***


4


AMA IL TUO LAVORO!




 
 
 

Mi ero alzata dal letto anche prima che la sveglia suonasse quella mattina, odiavo svegliarmi presto, ma dopo quaranta minuti passati  a girarmi e rigirarmi nel letto come una centrifuga non potei fare altrimenti.
La giornata che stavo per affrontare mi metteva una fastidiosa ansia a dosso, ma cercai in ogni modo di reprimerla, pensando che, alla fine, era solo uno stupido lavoro(non lo era affatto, ma dicono che autoconvincersi serve).


Per l’occasione abbinai un paio di pantaloni grigi a palazzo che aderivano perfettamente alle mie gambe, decisamente troppo magre per i miei gusti, ma che ci si può fare… la depressione porta anche a questo, si sa! Insieme ad un top a fascia bianco, coprendo le spalle con una giacca del medesimo colore del pantalone. Sistemai i capelli lisciandoli con pochi colpi di piastra e, truccai il viso con toni di terra. Nel giro di un’ora ero pronta, l’unico problema era che l’orario lavorativo partiva dalle nove ed erano ancora le otto meno dieci.


Sbuffai sonoramente e mi accomodai su uno dei braccioli del divano, mi ritrovai a pensare che, se mia madre in quel momento fosse stata con me avrei ricevuto una miriade d’imprecazioni, seguite da urla in cui ci sarebbero state frasi come: “ti ho detto mille volte di non sederti sui braccioli” oppure “ora capisco perché ogni divano che abbiamo in casa è deformato”. Mi scocciava ammetterlo, ma la mia solita vita mi mancava, e parecchio anche.


Abbandonando i pensieri guardai l’orologio. Segnava le 8:15, decisamente troppo presto, considerando che il tragitto casa lavoro era percorribile in dieci minuti, ma decisi comunque di uscire. Alla fine un po’ d’anticipo non poteva che essere ben visto, no?
 

Compiuto il solito tragitto arrivai a destinazione, l’imponenza di quella struttura non avrebbe mai smesso di sorprendermi. A passo incerto mi diressi all’entrata, notando con mia grande sorpresa, che il posto era già stracolmo di persone. Magari, avrei potuto vagare indisturbata per l’azienda per qualche altro minuto… prima di andare dal mio raggiante capo e dalla sua oca giuliva preferita.


Notai che sulla parete di fronte alla reception era attaccata una stampa gigantesca, la quale rappresentava tramite numerazioni e colori i vari settori dell’azienda. Curiosa andai a cercare il “mio” reparto, punticchiando con l’indice lo individuai: era di un rosso scarlatto, il che, mi riportò alla mente il colore del rossetto di quella decerebrata. Non avevo mai provato tanto astio per una persona a me fondamentalmente sconosciuta, ma con lei… era stata elettricità allo stato puro, ma che dico… doveva colpirla una scarica elettrica, in faccia.


Stavo gongolando nel sadismo dei miei pensieri, quando, in mezzo secondo, mi ritrovai a terra. Con una pila di documenti in braccio e, una sottospecie di uragano dai capelli rossi di fronte, che gattonando cercava di recuperare le cartelline sparpagliate chiedendomi umilmente perdono.


Certo, che per essere il primo giorno di lavoro, era iniziato in modo davvero inusuale.


-oh dio, sono una frana! Scusami! Anzi, mi scusi!-


-no, non preoccuparti! E non darmi del lei, te ne prego-


-mi spiace infinitamente-


La ragazza che fino a quel momento era stata china a raccogliere quanto più riusciva, ora aveva alzato gli occhi su di me. Era proprio carina, e i suoi occhi smeraldini velati dal dispiacere mi commossero quasi.


-avanti, non è mica successo nulla!- 


Le sorrisi nel modo più rassicurante che conoscevo e, sembrò funzionare, dato che fece un sonoro sospiro di sollievo. Ci alzammo entrambe, e l’aiutai a raccogliere gli ultimi fogli rimasti a terra.


-la mia distrazione mi porta sempre a far danni, per non parlare delle mie pessime figure…-


-ma che importa, mi dispiace per te… ti toccherà relegare di nuovo tutto-


-queste scartoffie?- soffiò indicando la miriade di documenti tra le sue esili braccia-in realtà le portavo nel reparto riciclaggio, fortunatamente è tutta roba da buttare-


-beh, buon per te allora-


Finalmente la mattinata aveva iniziato a prendere una buona piega, la mi ansia pian piano stava sfumando. Non avevo minimamente vagliato l’opzione di fare due chiacchiere con qualcuno… ma, a quanto pare, sarebbe stata la scelta migliore fin dall’inizio.


-sei nuova di qui? Non mi sembra di averti mai vista- mi riscosse la voce della rossa


-si, sono stata assunta al reparto organizzazioni generali… è il mio primo giorno-


-accidenti! Spero che tu sia un tipo moooolto paziente-


Recepii quasi immediatamente ciò a cui si riferiva, ma decisi comunque di fare la vaga.


-non capisco, a cosa ti riferisci?-


-al fatto che lavorerai sullo stesso piano di uno dei direttori di questa gigantesca cupola in cui siamo “intrappolate” e, il tuo fenomenale capo settore è la versione mal riuscita di pretty woman…-


Colpita e affondata. Ero sollevata, quanto scocciata. Da un lato significava che non ero io ad essere troppo selettiva(sollevata), ma dall’altro valeva a dire che le mie supposizioni sull’inferno che avrebbe aperto le porte alla sottoscritta non erano solo supposizioni(scocciata).


-si, ho avuto il “piacere” di fare la conoscenza di entrambi, ieri. Non mi sembrano dei gran simpaticoni-


-ama il tuo lavoro, ama quello che fai… tanto in questa sede, tre quarti dell’azienda ha un caratteraccio.
Prima ti adegui, meglio è!- disse buttando gli occhi al cielo


-e tu? Sei anche tu nei tre quarti?- la misi alla prova


-io? Oh tesoro, io sono la punta della piramide!- mi strizzò un occhio e scoppiammo a ridere entrambe, quella ragazza era davvero simpatica.


-devo andare all’appuntamento con i miei strozzini adesso- esordii squadrando l’orologio moderno appeso alla parete, che segnava le 08:47.


-buona fortuna! Spero di rivederti in giro-


-anche io, magari restando in piedi la prossima volta!-


-concordo!- disse ridendo e porgendomi la mano, che prontamente afferrai.


-il mio nome è Kagome-


-Ayame-


Dopo un’altra occhiata divertita, scambiata con quella ragazza  che mi aveva messo tanto buon umore, andai a prendere l’ascensore.


Scesa al mio piano tornai di fronte alla scrivania della vipera e, mi sorpresi trovandola vuota. Come aveva detto il bell’imbusto ieri? Precisione, puntualità. Pezzo d’idiota!


Rimasi ferma per qualche minuto, poi scocciata cominciai a vagare con lo sguardo. Senza alcun risultato dato che di lei, non c’era ombra. Non che la cosa mi dispiacesse sia chiaro, anzi, meno la vedevo meglio stavo ma… cavolo! Volevo la mia scrivania! E la volevo subito!


Cercai di convogliare tutte le mie energie al centro dello stomaco, per evitare di scoppiare in una serie di schiamazzi decisamente poco delicati che stavano prendendo vita nella mia mente instabile. Per fortuna, o sfortuna… dipende dai punti di vista, in quel dannato luogo c’erano orologi ovunque. Questo mi portò a notare che erano passate le nove da ben dodici minuti. Minuti, che la signorina Yura avrebbe sicuramente usato contro di me, se mi fossi spostata di lì prima del suo arrivo.


Pur mettendo in conto questa cosa, le mie gambe si mossero in modo quasi autonomo, dirigendosi verso l’ufficio di un’altra delle persone che, se non fosse stato per puro scopo lavorativo non avrei mai voluto rivedere. Percorrendo il tragitto fatto il giorno prima mi ritrovai fuori dal bellissimo ufficio a vetri, con un diavolo per capello e un fastidioso tic all’occhio sinistro che non accennava a mollarmi, men che mai quando proprio con il mio caro occhio ballerino notai “miss vattelapesca” seduta in maniera oltremodo(vogliamo restare delicate?)volgare sulla scrivania del deficiente che, in qualche universo parallelo opposto a quello in cui ci trovavamo doveva essere il mio capo.


Lei era imbambolata come una povera fessa a fissarlo e lui, lui aveva la classica faccia di chi eccitato come un cane si sarebbe fatto il primo peluche gli fosse capitato a tiro. Mi facevano pena, e schifo… ma più di tutti il sentimento che montava in me era la rabbia. Perché io a quel lavoro ci tenevo sul serio!


Diedi una serie di colpetti al vetro, poi, quando finalmente mi degnarono della loro attenzione, mimai un: scusate se interrompo l’idillio! Gesticolando a mo’ di Romeo sotto la balconata della sua bella Giulietta.


Il bastardo mi guardava divertito, con il suo solito sorrisetto da imbecille stampato sulla bella faccia, che, in quel momento, gli avrei volentieri rovinato. Mentre, la signorina che avrebbe dovuto guidarmi con i miei primi passi nel nuovo lavoro, mi stava rivolgendo uno sguardo di fuoco. Dovevo aver interrotto proprio qualcosa di “serio”.


Le porte di vetro scorrevoli si aprirono, dandomi modo di entrare. Non varcai la linea dove prima si trovavano le porte, mi sentivo di troppo! Un ufficio così grande, in quel momento sembrava piccolo, come un angusto sottoscala.


-Yura, credo che la signorina aspettasse te- grande intuizione genio!


-si, capo.. ci penso io- povera serpe velenosa, ho interrotto qualche piano di seduzione? Ben ti sta!


La gatta morta si alzò in piedi e mi raggiunse, la vidi voltarsi e fare un sorriso ammiccante al nostro “capo” per poi esordire con uno scocciato: andiamo.


Iniziai a seguirla, quando la fastidiosa voce dell’imbecille dietro alla scrivania mi raggiunse.


-Kagome-


-mh?- esalai senza dargli troppa importanza, non la meritava!


-ok essere ribelle, ma bastava restare con la lunghezza delle tue gonne. Non pensavo arrivassi addirittura ad usare i pantaloni per farmi una ripicca, ti sono così antipatico?-


Strafottente, antipatico e idiota! Se la rideva il demente! Tsk!


-non è ne una ripicca, ne tantomeno per antipatia. Forse lei è abituato ad avere una linea sottile che la divide dalle sue “dipendenti” ma io ho sempre lavorato rispettando chi è più in alto di me, metaforicamente ovviamente! Però ci tengo a precisare una cosa, non è affar suo come mi vesto, o in questo caso mi svesto- mi costrinsi a riprendere fiato, dato che avevo smesso di respirare più o meno dopo la terza parola –spero che questo le sia chiaro una volta per tutte, signor Taisho!-


-non si trovano più persone come lei in giro, Kagome… sono contento di averla nel mio staff-


Ma, avevo parlato con un muro? O cosa? Ok si, mi aveva fatto un complimento, nulla da ribattere ma… per tutti i Kami quanta pazienza.


-la ringrazio, posso andare ora?-


-assolutamente signorina, dato che mi ha già deliziato della sua presenza non c’è bisogno che più tardi venga qui. Passi una buona giornata!-


Quell’uomo era quanto di più complicato esistesse al mondo. Un momento era un borioso idiota e un attimo dopo diventava la professionalità fatta persona. Per non parlare di tutto il resto del tempo in cui sembrava un divo da copertina, ma quella era un’altra storia.


Raggiunsi Yura alla sua scrivania, e la cosa che ricevetti appena mi intercettò fu un’occhiata truce.


Sembrava la protagonista fantasmagorica di qualche film horror mal ripreso, con la sola differenza che a dividermi da lei non c’era alcun tipo di schermo, per un secondo pensai a quanto mi sarebbero stati utili i vetri di cui era composto l’ufficio di Inuyasha ma, scacciai subito il pensiero insano, prima che potessi scoppiare a ridere come una pazza.


-lavori qui da meno di un’ora e già spero che tu venga cacciata fuori a calci, sai Higurashi?-


-oh, Yura… non sai quanto la cosa sia reciproca-


-bene, almeno non dobbiamo fingere di andarci a genio-


-ti sei tolta un bel peso suppongo, dato che le tue doti recitative sono scarsine- meritavo un premio per la mia supremazia nel farmi nemica il mio capo il primo giorno di lavoro.


-il fuoco, brucia… piccola Kagome-


-ma tu sei solo carbone Yura!-


-e il fuoco saresti tu? Ma non farmi ridere!-


-no, io sono la cenere!-


Pronunciai le ultime parole con un tono che non ammetteva repliche e, per la prima volta, Yura sembrò comprendere che non le sarebbe convenuto prolungare il discorso.


-forza vieni con me, ti porto alla tua postazione- m’intimò e io la seguii senza fare storie.


Arrivai di fronte a una piccola scrivania ad “L” circondata per due terzi da pannelli in finto legno plastificati. Non ero molto lontana dalla sua scrivania ma abbastanza per avere un po’ di tranquillità. Ogni postazione dall’altra distava più o meno un metro e mezzo, non era poi così male.


-allora, novellina- esordì marcando un po’ troppo la parola “novellina” – adesso ti manderò la nostra informatica che ti spiegherà tutto su come organizzare i database del tuo computer. Essendo il primo giorno, non posso assegnarti nulla. Dedicati a recepire bene come ordinare i documenti e le cartelle del pc e sistema la tua postazione. Se hai domande sono al solito posto-  sembrava quasi un’altra persona da come parlava- ma cerca di non scocciarmi!- come non detto! Il solito sssssserpente velenoso!


-d’accordo!- chiara e concisa, anche acida ma erano dettagli!


Sparì lasciandomi sola con la MIA tanto agognata scrivania e, io da brava sognatrice qual’ ero, iniziai a fantasticare su tutto ciò che mi aspettava. Il mio nuovo lavoro mi offriva migliaia di possibilità, in una gigantesca città come Tokyo gli eventi organizzati sarebbero stati totalmente diversi da quelli della mia piccola e umile cittadina. Ero talmente elettrizzata e persa nei pensieri, non mi accorsi del ritorno di Yura che probabilmente accortasi della mia momentanea assenza mentale, si schiarì la voce richiamandomi all’attenzione.


Insieme a lei, aveva fatto capolino una bellissima ragazza. Portava dei leggeri occhiali dalla montatura rosata e una lunga coda di cavallo castana le ricadeva dolcemente sulla spalla destra. Era alta più o meno quanto me e portava un semplice tubino verde petrolio.


-lei è Sango, ti spiegherà tutto ciò che dovrai fare con il computer. La sua postazione è proprio accanto alla tua, quindi, per ogni eventuale problema potrai rivolgerti a lei. Io ora ho delle faccende da sbrigare, credo che non tornerò in ufficio! Higurashi, puoi staccare all’ora di pranzo per oggi, tanto qui non avresti nulla da fare. Ci vediamo direttamente domattina, solito orario lavorativo! Buona giornata!-  girò i tacchi e ancheggiando, come di consueto, andò via.


Alla fine di quel discorso, mi ritrovai a pensare che, probabilmente se Hitler avesse proclamato una dichiarazione di guerra, sarebbe stato molto meno convincente della mia cara amica dalla lingua biforcuta.


La ragazza di nome Sango mi si avvicinò sorridente, ed io sperai ardentemente che non facesse anche lei, parte dei tre quarti di cui aveva parlato Ayame poco tempo prima. Probabilmente, le mie preghiere vennero esaudite da qualcuno di buon cuore lassù, perché, la ragazza che doveva essere una specie di guida informatica per me, era la dolcezza fatta persona. Pazientemente, mi aveva spiegato ogni cosa, ripetendo alcuni passaggi a me poco chiari, anche più di una volta. Dopo svariato tempo passato a “lavorare” decidemmo di andare a prendere un caffe. Yura mi aveva detto di fare la mezza giornata, ed io non potevo che esserne felice. Tutti quei codici mi stavano mandando in tilt.


-ehi Kagome, ti vedo spossata- avevamo già preso parecchia confidenza io e Sango, quella ragazza emanava buon umore.


-si, sono abbastanza stanca- dissi facendo una linguaccia


-sta tranquilla, oggi è così, ma non devi imparare tutto subito. Iniziando a lavorare ti verrà tutto automatico, vedrai!- lo sapevo già da me, ma sentire parole rassicuranti da altre persone era quello di
cui, in quel momento, avevo maggiormente bisogno.


-sarà sicuramente così!- esordii ridacchiando –senti Sango, io oggi faccio mezza giornata e tra dieci minuti il mio orario lavorativo termina, ci vediamo domani ok?- dissi dopo aver visto l’ora.


-perfetto, va a riposarti! Per oggi hai fatto abbastanza- sembrava quasi mia sorella a sentirla parlare così.


-grazie per la pazienza, a domani!- le dissi, allontanandomi per tornare alla mia scrivania e recuperare le mie cose.


Arrivai a casa verso le quattordici e, posando la borsa sul tavolino di cristallo notai un piccolo dettaglio, era pieno di polvere… con estremo disgusto notai che tutta la casa era sporca, così decisi di sfruttare il pomeriggio libero per rimediare alla mia disattenzione dei giorni precedenti. Iniziai a sistemare come meglio potevo: feci una lavatrice, passai l’aspirapolvere, spolverai i ripiani e le mensole. Alla fine mi accasciai sul divano senza forze, ma la soddisfazione sul mio viso la diceva lunga. Avevo fatto proprio un bel lavoro, il mio appartamento era un gioiellino.
 

A riscuotermi dal sonno che si stava impossessando di me fu il suono del campanello. Notai con disappunto che erano le 19:34. Ma chi diavolo era a quell’ora? Koga era fuori città in quei giorni. E la mia mente era troppo stanca per cercare di immaginare chi potesse essere il disturbatore fuori alla porta.

Stancamente mi trascinai sull’uscio afferrando poco delicatamente la maniglia che spinsi giù. Aprii la porta trovandomi di fronte non una, ma ben due persone. Che mi accorsi con mia immensa sorpresa di conoscere.



-Kagome?!?!-  dissero all’unisono









Angolino:
chiedo umilmente perdoooooooooooooonoooooooo T.T ho avuto un pò di... emh cosine da fare e un gigantesco calo d'ispirazione, poi sta sera una piccola molla nel mio cervelletto è scattata e tadaaaaaaaah eccomi qui ahahahaha a parte tutto... sono felice di aver pubblicato dopo questa sorta di mini pausa :) Sinceramente, non so come definire il capitolo... l'ho scritto, forse di getto... forse male... ma l'ho scritto in preda ad una gigantesca voglia di farlo :D fatemi sapere ovviamente le critiche se costruttive sono sempre ben accette :D baci baci
LILLIXSANA

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Vetri Scuri! ***



5


 
Vetri scuri!
 
 

Rimasi di stucco alla vista di quelli che, fino a qualche minuto prima la mia mente aveva definito “disturbatori” .


-Ayame, Sangooo- dissi, lanciandomi a braccia aperte su di loro – ma… cosa ci fate qui?- chiesi curiosa poi, scostandomi per guardarle negli occhi.


Quando non mi degnarono di uno sguardo, ma bensì iniziarono a battibeccare tra loro m’imbronciai, ma continuai comunque a guardarle divertita, per capire un po’ la strana situazione in cui mi ero cacciata.

-tu conosci Kagome?-

-anche tu? Ma perché non mi hai detto nulla?-

-potrei chiedere lo stesso a te!-

-avevamo detto che saremo venute a presentarci insieme! Sangoooo!-

-ma, infatti siamo qui insieme, genio!-

-e allora come fai a..-

-SCUSATE!-


Mi sentii in dovere di interrompere “l’equivoco” se si poteva definire tale poi, non lo sapevo mica.


-Aya, oggi ho conosciuto sia te che Sango alla Taisho’s..-


Le due mi rivolsero uno sguardo stranito, per poi scoppiare a ridere. Sul momento, mi ritrovai a pensare che nemmeno raccontando una barzelletta avrei ottenuto quei risultati, ma che situazione… forse le cose, iniziavano ad andare finalmente nel verso giusto.

Dopo che l’attacco di ridarella si fu placato le feci entrare in casa, parlammo parecchio e capii il perché di quella visita inaspettata… proprio come mi aveva detto Koga, loro erano alcune componenti della ‘’famiglia’’ condominiale di cui anche io ora facevo parte.

Sango abitava nell’appartamento soprastante insieme ad Aya, la rossa però si era trasferita da poco, proprio come me.

Scoprii che si conoscevano già dai tempi delle medie, ma che poi si erano perse di vista. Fin quando, proprio com’era successo con me quella mattina, nei corridoi della Taisho’s non ebbero un incontro/scontro.

Mentre mostravo loro la casa e ricevevo continui complimenti per l’arredamento, un brontolio fece capolino dal mio stomaco, prese com’eravamo dalle chiacchiere avevo totalmente dimenticato la cena.


-ehi ragazze, che ne dite di prendere una pizza? Tanto anche voi dovete cenare, no?-

-per me va benissimo, che ne dici Sa-chan?-

-e me lo chiedi? Alla pizza non si dice mai di no!-


Ringraziai i Kami, e chiunque avesse inventato il servizio a domicilio. Le nostre pizze arrivarono in un batter d’occhio. Sango prese una capricciosa, Aya optò per la diavola ed io una margherita, il classico non sbaglia mai.


-Aya, come mai ti sei trasferita da Sango?-


Chiesi, addentando un triangolo della mia piazza fumante.


-mhrchè, mio fratemhllo..-

-Aya, manda giù il boccone prima di parlare santo cielo!-


Mi portai una mano alla bocca per non scoppiare a ridere, e vidi Ayame deglutire, guardando indispettita Sango.


-dicevo… da piccola avevo una casa in periferia, ma quando mio fratello iniziò l’università prese un appartamentino a qualche isolato da qui, io decisi di andare con lui, quindi per anni abbiamo vissuto insieme… sei anni fa conobbe una ragazza con cui iniziò una beeeella storia d’amour… e il mese scorso finalmente si è deciso a farle la proposta… quindi per non essere di troppo ho deciso di prendere armi e bagagli e… eccomi qui!-


Disse alzando le braccia in segno di vittoria, beh… contenta lei.

Pensai alle sue parole… sei anni… proposta… troppe cose riaffioravano nella mia mente. Per fortuna Sango mi riscosse dai miei pensieri, anche se con la domanda sbagliata!


-allora Kagome? Come ti trovi in ufficio? Hai conosciuto il signor Inuyasha?-


-si, purtroppo per essere assunta, sono stata costretta ad avere un faccia a faccia con quel pezzo d’idiota-


Le risate cristalline delle due ragazze si espansero tra le mura del mio appartamento, riempiendolo un po’ di più.. e scacciando, anche se di poco, tutti i silenzi di cui l’avevo riempito.


-sai, se impari a conoscerlo e non lo infastidisci, non è tanto male-

Esalò la castana.

-sicuramente è meglio di Sesshomaru!-

-sicuramente!-

-chi è Sesshomaru?-

-non lo sai? Il fratello maggiore di Inuyasha!-

Un fratello eh…

-già, lui gestisce la parte di azienda di cui faccio parte io, è molto più noioso del vostro capo!-

-beh, Aya… quella che ha l’idea sbagliata del lavoro sei tu, già che si chiama lavoro non include
divertimento!-

-no, Sango! Sei tu ad essere limitata!-

-ma non penso proprio!-


Risi attirando la loro attenzione


-beh? Che c’è da ridere Kagome?-

-oh, niente… niente!-


I loro sguardi di sbieco mi fecero ridere ancora, ma come facevano a vivere insieme quelle due? Non riuscivo proprio ad immaginarle in una convivenza pacifica.


-l’hai fatto di nuovo Ka-chaaaan!-

-si, scusate… mi chiedevo, come fate a vivere insieme se vi attaccate per ogni cosa?-

Dissi sincera.

-ma noooo, non guardarci così! È il nostro modo di volerci bene! Non è così Sangooo?-


L’espressione che la castana assunse la diceva lunga, ma liquidò tutto con un semplice: ‘’ la sopporto’’.

Ricevendo in compenso una schicchera dietro la nuca, ciò fece tornare a pulsare una vena sulla sua fronte che, avevo notato iniziava a gonfiarsi ogni qual volta voleva trattenersi, probabilmente, dall’appendere al muro la rossa.


-ma, Ka-chan dicci qualcosa di te. Noi ti abbiamo annoiato per tutta la sera!-


Ecco, quella era un’altra delle domande che negli ultimi tempi odiavo. Ovviamente sulla scala delle ‘’domande a cui farei volentieri a meno di rispondere’’ veniva dopo il: “sei fidanzata?”.


-che vuoi che ti dica? Sono una ragazza semplice, con poca gente intorno e tanta nella mente, amo leggere… emh, mi piacciono i gatti(?) e poi, boh-


Conclusi mostrando un bel sorriso, finto… ma bellino!


-sei così profonda!-

-ehi! Che fai sfotti Aya?-


Dissi puntandole il dito.


-no, semplicemente speravo in qualcosa di più… dettagliato?-

-Ayame, non tutti sono espansivi come te, sai? C’è chi ama la propria privacy!-

-ma no Sango, non ho alcun problema a parlare con voi!-

-Ka-chan… non importa, fa finta che non t’abbia chiesto nulla, anzi… scusami!-


Mi sentii un verme, certo, non ero il classico tipo che andava a raccontare i fatti suoi a tutti, ma per come stavano andando le cose con loro uno sforzo potevo anche farlo, no?


-invece no!-

-Kagome sul serio, non c’è bisogno di..-

-Sango, mi piace parlare con voi. E poi… come possiamo diventare amiche se non vi do almeno le basi?-


Notai i loro volti distendersi, e questo mi sollevò. Così, iniziai a raccontare.


-…fine-


Non avevo pianto, per tutto il tempo… non era uscita nemmeno una lacrima, eppure avevo raccontato tutto.

Ero rimasta sempre a testa bassa, mentre dicevo loro cosa mi aveva portato in quella casa, in quell’azienda e lontano il più possibile da casa mia. Quando alzai gli occhi per guardarle, mi concessi un sospiro di sollievo, ero stata brava, forse cominciavo a reagire.


Certo, trovarmi Ayame con il lacrimoni intenta a strappare il fazzoletto con la bocca disperandosi, e Sango che lanciava imprecazioni e si mordeva convulsamente le labbra per non scoppiare a piangere non era confortante, ma vederle così non fece altro che convincermi ancor di più di tutte le scelte che avevo fatto.


-oh, ma dai ragazze!-

-ka… kagomeeeeeeeeeeee- urlò Ayame prima di stritolarmi in un abbraccio, seguita poi da Sango.


Mi concessi qualche lacrima, non per Hojo, non per il mio passato… ma per quello che mi aspettava, quelle due ragazze… ero sicura che in qualche modo sarebbero state la mia salvezza.

Dopo esserci crogiolate per interminabili minuti in quell’abbraccio decidemmo di scacciare la tristezza con un film horror, per più o meno un’ora e mezza non facemmo altro che urlare. In un primo momento ci passò per la testa la malsana idea di dormire tutte insieme, ma il giorno dopo non era festa. Quindi, autoconvincendoci che tutto ciò che avevamo visto, era frutto di geniali effetti speciali, le accompagnai alla porta salutandole, e andai a dormire.
 
 
 
 

Quella mattina arrivai al lavoro con i miei soliti dieci minuti di anticipo, cominciai a leggere i manuali di cui Yura mi aveva parlato, impostai sul computer le date degli aventi in programma. Insomma, feci il mio lavoro al meglio.

Con Aya e Sango avevamo deciso che ogni giovedì sera avremmo fatto una specie di pizza party, a volte stando con loro mi sentivo di nuovo come un’adolescente.

Spesso mi ritrovavo a pensare a quel dannato idiota del mio capo, non l’avevo più visto.. in ufficio  tutti sapevamo che per questioni lavorative non sarebbe stato in città per un pò, infatti si respirava un’aria molto più serena. Notai che le dipendenti portavano tacchi molto più bassi e, gli uomini giravano senza cravatta, allora erano umani anche loro?!

Era passato già un mese da quando lavoravo in azienda, e stranamente era tutto davvero tranquillo, Yura non mi calcolava minimamente, Inuyasha era via da più di due settimane, il lavoro non era molto… solo, mi mancava organizzare eventi. Mi sentivo più una receptionist che altro.


-ehi Sango-

Dissi sporgendomi leggermente verso la sua postazione.

-si, Ka-chan?-

-si sa niente di quando tornerà Mr. Simpatia ?-

-ti riferisci al capo?-

Disse emettendo un risolino.

-e chi sennò?-

-mh, non ne ho idea-

-capisco..-

-perché?-

-no, così!-


Mentivo! La verità era che volevo sapere che diavolo di fine avesse fatto quell’idiota patentato! Ma è così che si dirige un’azienda?! Sicuramente era a fare qualche viaggio alle Maldive, o in Madagascar… o in qualsiasi altra meta turistica frequentata da ricconi come lui! Fatto sta che ovunque si trovasse, in qualsiasi oceano stesse facendo una nuotatina, speravo affogasse!
 

Avevo fatto tutto, segnato ogni evento in programma fino all’anno dopo, letto e riletto i manuali, e ora mi annoiavo a morte, così decisi di andare a prendere un caffè. Da sola però, dato che Sango, quale informatica… aveva il suo bel da fare.

Mentre mi dirigevo alla macchinetta qualcosa mi spinse a cambiare direzione.


-Ehi, Yura!-

-quando ti toglierai quel cipiglio arrogante dalla faccia Higurashi?!-

Disse la mora squadrandomi.

-non sono venuta per litigare!-

-buon per te!- mi guardò fredda – allora che vuoi?-

-mi chiedevo- dissi deglutendo – il signor NoTaisho, quando tornerà?-

-perchè t’interessa saperlo?-


Disse l’arpia ghignando, accidenti non gli entrava in quella testa bacata che non aveva ragione lei eh?!


-non ricominciare con la storia dell’arrapamento di non so cosa… perché non è così!-

-femminile Kagome, femminile!-

-si, si.. quello!-

-se lo dici tu… comunque dovrebbe tornare domani, o al massimo dopodomani-

-do…mani?-

-mi preoccupi sai? Comunque, ti ho già detto che devi stargli alla larga!-


La mia espressione ebete si trasformo in un ghigno soddisfatto, di che aveva paura l’amichetta?


-sai Yura, la possessività verso qualcosa che non ci appartiene deriva dalle proprie insicurezze il più delle volte-

-Kagome non fare questi giochetti psicologici con me, non attacca!-

-staremo a vedere..-


Dissi, e poi girai i tacchi. Era la guerra che voleva? Bene! Intanto l’oca continuava a starnazzare qualcosa, ma non l’ascoltai nemmeno.


-stagli lontanaaaaaa!-
 

Quando staccai da lavoro mi diressi verso il mio appartamento, ero decisa a cambiarmi. Poi sarei andata a fare un po’ di spesa, e dovevo anche passare in banca per controllare se lo stipendio era stato depositato.

Feci i miei giri con molta tranquillità, ciò che mi destabilizzò fu la banca, ma non la banca in se, bensì la mia busta paga.

-ho… la paga di… una stagista?!- esalai guardando con orrore il foglio di  fronte a me- ma quello mi prende per il culo o cosa?!-


Uscita dalla banca, dopo la mia pessima figura (avevo urlato come un’aquila per più o meno mezz’ora) mi diressi a passo di marcia verso casa mia, sarebbe tornato domani eh? Il mio bentornato l’avrebbe ricordato a vita!
 

Quella mattina ero elettrica, e tutto sembrava contro di me. La sveglia non aveva suonato, la piastra arrivava a 180° e crepava, il piano cottura era completamente zuppo di caffe e sotto i miei occhi facevano bella mostra due borsoni da viaggio di Prada! Ma, parliamoci chiaro… come potevo dormire con tutto il nervoso che giocava a fare su e giù tra stomaco e petto?!


Fatto sta che dopo la mia serie di sfortunati eventi, riuscii ad arrivare in azienda, ovviamente… in ritardo! Ma che m’importava?! Ero una stagista, no?


-buongiorno Ka-chan, oggi ritardo eh-


Beata Sango, era bella sorridente. Probabilmente aveva passato momenti migliori dei miei… le sue parole mi riscossero.


-oggi è giovedì, te lo ricordi?-

-ah, già… sisi lo so-


Ma che sapevo? Con tutta la rabbia che mi scorreva nelle vene al posto del sangue avevo totalmente rimosso che giorno fosse.


-scusami Sango, sai se quel demente è tornato?-

-si, da sta mattina presto è con Yura nel suo ufficio, sembra dovessero discutere di questioni serie-


Ringraziai a mezza bocca Sango per l’informazione, e mi alzai, con la coda dell’occhio notai lo sguardo dubbioso che la mia amica mi stava riservando. Senza proferire parola mi diressi verso il corridoio che mi avrebbe condotto da lui. Gli avrei detto tutto quello che si meritava!


“sono contento di averla nel mio staff”…… “persone come lei non ci sono più”

Certo, persone così imbecilli! Balle, tutte balle! Ed io che m’ero anche fidata!

Questi erano i pensieri che affollarono la mia mente nel tragitto, arrivata davanti all’ufficio notai una differenza. I vetri, quelli che davano luminosità, quelli che non gli permettevano mai di avere un po’ di privacy, quelli da cui l’avevo visto la prima volta, ora, non offrivano alcun tipo di visuale. Tende di pesante velluto nero circondavano tutto l’ufficio.


Forse allora… era davvero qualcosa di serio. Stavo per fare marcia indietro quando una risata isterica mi arrivò all’orecchio, era ovattata, ma la voce di quella serpe l’avrei riconosciuta tra mille.


Un brutto presentimento si fece strada in me, ma non me ne curai. Ero lì per un motivo! E mi sarei sfogata per bene!

Arrivata davanti alla porta di vetro bussai, senza delicatezza, anzi. Se avessi potuto frantumarla a mani nude, senza restare sfregiata, l’avrei fatto senza alcuna esitazione.

Continuai a bussare fin quando la testa di quel deficiente non sbucò da una delle fessure della tenda. Mi guardava con occhi spalancati, ero così spaventosa?

I miei occhi corsero ad esplorare l’interno dell’ufficio che si poteva vedere dallo spazio creato dall’uscita della sua testa vuota e quello che vidi mi disgustò.

Il mio capo settore e il mio direttore… a quanto pare si erano divertiti a fare il loro giochetti perversi in ufficio, dato che la cara serpe sprovvista del suo intimo se ne stava sdraiata sulla bella scrivania. Fin da quando avevo iniziato a lavorare in quel posto il sospetto che quei due se la facessero mi aveva sfiorato, ma non avevo mai avuto delle vere e proprie conferme. Abbassai gli occhi, per poi rialzarli ed incontrare quelli di lui che ora sembravano leggermente velati di dispiacere.

Mi ritrovai ad indietreggiare, senza interrompere il contatto visivo però. La mia rabbia… tutta quella rabbia con cui mi ero  diretta con convinzione verso l’ufficio di quel verme aveva lasciato spazio solo al disgusto e alla delusione.

Vidi le sue labbra mimare il mio nome. Girai la testa di scatto cercando di ricacciare le lacrime, e corsi, corsi veloce. Il piano su cui lavoravo era grande, enorme… avrei trovato un angolo in cui sfogarmi. Arrivai nell’ala sud, quella vecchia. C’erano solo scrivanie rotte, sedie impolverate e fascicoli inutilizzati.


Mi accovacciai in un angolo abbracciandomi le ginocchia, non m’importava dei centimetri di polvere su cui ero seduta, ne del mascara che ora probabilmente m’aveva formato una maschera veneziana sul viso.


L’espressione con cui m’aveva guardato era stata la stessa, la stessa identica smorfia colpevole che avevo visto sul viso di Hojo quel giorno, in un secondo tutte le sensazioni che avevo provato e riprovato a scacciare erano tornate in me. Quel senso di inadeguatezza… ero io, sempre io quella fuori posto.
Mi sentii una stupida, pensavo davvero che mi sarebbe bastato cambiare casa, città, lavoro.. per dimenticare?! Povera illusa.


Mi era bastato vedere un uomo qualsiasi, rivolgermi un’espressione dispiaciuta per aver commesso un atto sessuale non molto lecito. Già, un qualsiasi uomo… ma perchè proprio il mio capo?! Quello sicuramente m’aveva preso per pazza, prima una furia nera di rabbia e poi un tremante agnellino in lacrime!


I condotti lacrimali fortunatamente avevano smesso di erogare litri d’acqua, così, trovai molto interessante fissare una piccola crepa, nel muro di fronte a me. Non sapevo da quanto tempo ero lì, probabilmente parecchio, visto che sentivo un fastidioso formicolio alle gambe, segno dell’addormentamento muscolare dovuto alla scomoda posizione. Un rumore mi destò e, ciò che vidi mi fece venir voglia di ricominciare a piangere.


-accidenti, immagino che da bambina fossi un asso a nascondino-


Esordì sorridendo un trafelato Inuyasha .


Lo guardai sconcertata, perché diavolo mi aveva cercato? Che voleva da me? Possibile che per una volta in vita mia non potessi stare in pace!?!


-che vuoi?!-

Dissi nascondendo il viso.

-ehi, sono pur sempre il tuo capo!-

Ora pretendeva anche rispetto?! Incredibile!

-non sei nella posizione per pretendere il rispetto che si deve a un vero capo!-

-Higurashi…- si bloccò per poi continuare – Kagome, io… mi dispiace-

-si immagino-

Dissi continuando a non mostrare il viso.

-è vero, non è una cosa molto conveniente farsi vedere... nella situazione in cui emh, mi trovavo-


Notai della polvere alzarsi e mi costrinsi ad alzare gli occhi verso il mio interlocutore che ora era seduto a qualche palmo da me.


-guarda che a terra è pieno di polvere-


-non sono un tipo che si schifa-


Ma perchè ogni volta finivamo sempre per giocare a botta e risposta?!


-seriamente, cosa vuoi? il mio silenzio?!-


-questa domanda dovrei farla io a te-


Il mio sguardo contrariato e allo stesso tempo interrogativo parlò per me.


-sei tu la furia dagli occhi infuocati che per poco non mi frantumava la porta!-

-ah, si… ero venuta a parlarti di una cosa…-

-la perfettina dell’ufficio che da del tu al suo capo, incredibile… domani vedrò elefanti volare!- mi guardò divertito, ma lo liquidai con un ‘’tsk’’

-comunque… di cosa volevi parlarmi?-

-ora non mi va di parlarne-

-perché?-


Perché? Perché quando ti guardo in faccia mi viene il voltastomaco, perché non metterò più piede in quello stupido ufficio che tanto mi affascinava, perché brucerei quella dannata scrivania. Perché anche se non è affar mio chi ti porti a letto tutta questa situazione mi fa sentire delusa e, maledettamente incazzata.

E non per aver ricevuto la paga di una stagista sta volta!

Ovviamente non dissi nulla di tutto ciò… non aveva senso!


-perché no!-

-non è una risposta!-

-per me lo è, fine del discorso!-

-ma quale discorso?! Voglio sapere perché volevi entrare a tutti i costi nel mio ufficio, ma quando hai capito ciò che stava succedendo sei corsa via, e soprattutto perché ti ho trovato qui con la faccia di una che per ore non ha fatto altro che piangere?! Puoi rispondere almeno a una di queste domande?!-


-no-


Dissi lapidaria, lasciandolo a guardarmi a bocca aperta.


-senti, io non ti con..-

-piantala-

-ma di fare co…-

-smettila!-

-ma se non m’hai fa..-

-ho detto di piantarla, falla finita accidenti!-


Piangevo di nuovo, odiavo la mia parte emotiva, la odiavo con tutta me stessa!


Sentii una leggera pressione sulla guancia, e avvampai quando mi resi conto di avere la sua mano sul viso, era un tocco così delicato, intimo… intimo… già…


Schiaffeggiai la sua mano allontanandomi di qualche centimetro da lui, nuova rabbia montava in me. Nuovo senso di… schifo!


-tu hai qualcosa che non va!-

-io? Io?! Ma pensi di avere a che fare con quella gatta morta che ti porti a letto?! Inuyasha io non sono Yura! Non sono quel tipo di ragazza che si fa consolare sotto le lenzuola, o su una scrivania d’ufficio! t'ho visto mezza volta, ma che vuoi?!-

-ma che ti passa per la testa?! E poi quello che faccio, e dove lo faccio con Yura o con chicchessia non credo ti riguardi!- si tirò in piedi e continuò – impara a vivere la tua vita Kagome, non impicciarti di cose non tue. E poi, tutto questo tuo astio verso il mondo… fammi il favore, controllalo! È fastidioso!-


Disse per poi andarsene, non so se mi sentì, ma poco dopo averlo visto oltrepassare la porta dovetti proprio dirglielo.


-io l’astio l’ho solo verso di te!!!- … brutto idiota.










Bene, bene... bene(?)
Saaaaaalve ciurma, come va? Ok lo sò, sono pessima... direi che scusarmi per il ''ritardo'' è il  minimo dato che la mia è stata una vera e propria sparizione ^^'' eheh però... sono tornataaaaaa tadààààà (so di non esservi mancata tranquilli) ahahahaha
Alluuuura... capitolo... mm come dire... un pò di passaggio, purtroppo è ancora presto per l'azione, volevo far capire un pò i ruoli degli altri personaggi principali... anche se so quanto l'attesa sia snervante, mi spiace non poter soddisfare a pieno le vostre aspettative T.T perdonatemi...
Detto ciò... Spero che abbiate gradito almeno un pò ^^ fatemi sapere:)

Baci LillixSana

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6 - Quello che non ti aspetti! ***


                                                                    6



                     
                                                Quello che non ti aspetti!

 

 

 

 

 

Una volta rientrata a casa, in un orario davvero pessimo per inciso... avevo solo una straziante brama di pizza! Presi in mano il telefono cordless e stancamente composi il numero di '' Pizza pazza '' un ristorante pizzeria gentilmente indicatomi da Ayame, che effettuava anche consegne a domicilio. Ordinai una pizza margherita e nell'attesa della consegna, trovai interessante la puntata di un telefilm molto stupido a cui in condizioni psicologiche normali non avrei minimamente dato attenzione.

 



Avevo avuto una giornata pessima, che in un certo modo mi aveva sconvolto... certo era che, pensando a mente fredda alla mia reazione mi si poteva dire tutto tranne che fossi una persona normale. Dio! Avevo fatto la figura della matta! Ed ora, mio malgrado stavo veramente valutando l'opzione di licenziarmi in tronco, se non l'avesse fatto il bell'imbusto l'indomani.

 



A salvarmi dal mio mare di pensieri negativi, fu il suono acuto ed estremamente fastidioso del citofono. Una volta pagato il fattorino, con l'acquolina in bocca, aprii il mio cartone di pizza, che con mio grande orrore si rivelò essere una quattro stagioni, ma che avevo fatto di male al mondo?! Decisi che era ora di mettere una fine a quella giornata, così a stomaco vuoto e gorgogliante andai a rannicchiarmi sotto le coperte sperando che domani arrivasse in fretta... ma non troppo.

 



Quando la mia sveglia, puntuale alleato di sempre, iniziò a picchiettarmi il cervello capii che era il momento di alzarsi. Il che non sarebbe stato poi tanto sconvolgente se non mi fossi chiamata Kagome Higurashi. Ma, dato che, ero io colei che portava la croce di questo nome, ero pienamente consapevole del fatto che stava per iniziare una giornata davvero molto, molto, molto... stressante! Tirandomi in piedi svogliatamente, scelsi i vestiti che avrei indossato per il mio ultimo giorno di lavoro nella Taisho's. Decisi di indossare un tubino nero, relativamente corto, una giacca color avorio e per completare il tutto un bel paio di scarpe tacco dodici in pelle nera.




Uscii di casa al solito orario, percorsi tutto il tragitto verso l'ufficio in silenzio, osservando i colori intensi e avvolgenti della città. Non avevo mai fatto realmente caso a quanto fosse bella. Con questi pensieri varcai l'entrata dell'edificio cercando in me una calma di cui sfortunatamente al momento ero sprovvista.



Quando arrivai alla mia scrivania, pensavo che nessuno m'avesse notato, nessuno da cui non volevo essere notata almeno. Non feci in tempo a tirare il mio sospiro di sollievo però, dato che la serpe dal caschetto nero mi comparve dietro dicendo solo poche parole: il capo ti vuole nel suo ufficio. E così dicendo andò via. Bene, poteva andare peggio di così?

 



-che cosa?! Lei è folle!-

 



-no, signorina Higurashi. Sono il suo capo, e le ho appena dato la sua unica possibilità per avere ancora il suo posto in azienda. Certo, è libera di accettare come di rifiutare, la scelta è sua!-

 



Giusto, devo far capire qualcosa anche a voi. Dopo aver saputo che il bell'imbusto mi aveva mh come dire... '' convocata '' nel suo ufficio, mi diressi spedita per andare ad ascoltare le parole per cui mi ero preparata psicologicamente fin dalla sera precedente. Quando arrivai fuori dall'ufficio lo vidi, la sua imponente bellezza sempre presente, insieme al rolex al polso e la faccia da dannato. Bussai piano e lui senza alzare lo sguardo dal suo cellulare neanche un secondo mi aprì dandomi modo di entrare. Esalai un flebile ''buongiorno'' a cui rispose con un'occhiataccia... misa che era proprio nero.

 



-si sieda signorina-

 



Ok, il lei non era un buon segno. Nonostante i miei pensieri feci ciò che mi aveva chiesto. E poi, iniziò a parlare.

 



-non voglio sapere, cosa le sia frullato per la mente ieri, in quel suo scatto da pazza furiosa- prima pugnalata -non perchè non m'interessi, sia chiaro. Ma perchè non voglio intromettermi nei suoi affari, come teoricamente pensavo fosse ben chiaro non dovesse farlo neanche lei. Comunque, nonostante il suo attimo di follia di ieri, non la voglio licenziare-

 



I miei occhi fino a quel momento nascosti, per la mortificazione s'illuminarono.

 



-non ho finito! C'è un però... dovrà fare un affiancamento con Yura-

 



Non so se fu una mia impressione, ma sicuramente l'opzione B non esisteva. Ciò nonostante era comunque un suicidio!

 


*

-che cosa?! Lei è folle!-

 

-no, signorina Higurashi. Sono il suo capo, e le ho appena dato la sua unica possibilità per avere ancora il suo posto in azienda. Certo, è libera di accettare come di rifiutare, la scelta è sua!-

*



-ok quindi l'opzione B è sgombrare la scrivania?-

 



-mi sembra di aver parlato a chiare lettere, e in italiano signorina. Quindi, si... l'opzione B come dice lei, è il licenziamento-

 



-ma questo è un ricatto!-

 



-Kagome, non ti mando a morire in guerra. Non farla così tragica-

 



-non la faccio tragica Inuyasha- calcai volutamente il suo nome -semplicemente preferirei stare alla larga da chi mi snobba di continuo, piuttosto che starci gomito a gomito-



 

-non so come farti entrare in quella testolina che qui non sei più nel tuo paesino d'origine, dove tutti ti volevano bene perchè eri la figlia, della nipote, del cugino, di qualche brava persona. Qui sei in città, una grande città, e non puoi essere il piccolo Nemo e pensare di sorvolare un problema ignorandolo. Qui o mangi o vieni mangiato, e il problema non è la Taisho's. Ora che abiti qui, qualsiasi altro lavoro ti metterà alla prova. Io però ti sto dando una scelta: puoi restare un pesciolino fuor d'acqua, o puoi diventare uno squalo-

 



-lei che ci guadagna?- chiesi visibilmente spiazzata dal discorso, che anche se inaspettato, era dannatamente vero. Tornando ai toni formali.

 



-una persona valente nel proprio lavoro. Ho visto le foto dei suoi eventi, le opinioni, le espressioni delle persone. Lei ha talento, per questo le sto dando una scelta. Magari lavorando sodo un giorno potrebbe arrivare al livello di Yura, professionalmente parlando- disse alzando le mani

 



-no, con tutto il rispetto, sinceramente… non ambisco affatto a questo... non vorrei eguagliare, se possibile, vorrei fare meglio!- chiarii

 



-bene,allora non ti resta che mostrarmi le tue capacità- asserì puntandomi con le iridi ambrate. Ancora non avevo capito se preferisse darmi del tu o del lei dato che cambiava modo di fare in maniera molto repentina.

 



Feci per uscire, indugiando un po' sulla porta. M'aspettavo che come aveva fatto fin da subito mi chiamasse per nome per dirmi qualcosa di irritante. Ma così non fu e mi diressi verso la mia cara scrivania felice di non abbandonarla.

 



Poco dopo, per mia somma felicità vidi arrivare la mia aguzzina, che con fare annoiato, mi comunicò che dopo la pausa pranzo avremmo dovuto fare un sopralluogo per una location per l'evento di moda più importante dell'anno.

 



Una volta arrivate nel luogo scelto, iniziammo a fare un giro. La signorina amava vantarsi del fatto che, Inuyasha avesse scelto proprio lei in ufficio come accompagnatrice ufficiale.

 



La mia mente, ben forgiata da simili cose, allora cominciò a dare un senso ai vari siparietti visti e rivisti, che lingua tagliente volesse arrivare a quello fin da subito? Avrei avuto senz'altro modo di saperne di più...

 



-hei Higurashi, capisco il nostro astio ma devi ascoltarmi!-

accidenti m'aveva proprio beccata, decisi così di accantonare momentaneamente le mie supposizioni per concentrarmi sull'evento.



-si, scusami ero distratta-

 



-l'ho notato, ora presta attenzione! Allora dicevo che per questo evento ci sarà un palcoscenico montato nel lato nord della sala, dato che il colore di quest'anno è il blu la moquette sarà rigorosamente di quel colore come anche il tovagliato di cui ti occuperai tu. Si tratta di ordinare per ben 70 tavoli ovviamente l'accoppiamento sarà blu e bianco niente pizzi e merletti tutti i partecipanti all'evento sono persone con uno spiccato senso del gusto quindi per non sbagliare è meglio restare sobri-



Per la prima volta da quando l'avevo conosciuta finalmente l'ascoltavo senza sentire in me pulsare alcuna vena violenta il mio adorato lavoro riusciva a superare proprio tutti gli ostacoli.



-Io invece che sono la partecipante dovrò essere tutta la sera al fianco del nostro capo per non rischiare di dimenticare nemmeno uno dei nomi di tutti i partecipanti che ovviamente dovrà salutare ed accogliere-

 



Ecco, avevo parlato troppo presto... la vena violenta pulsava di nuovo.

 



-e in che modo lo aiuteresti se posso chiedere?- domandai falsamente innocente

 



-beh nella nostra azienda per questo tipo di eventi teniamo una sorta di librone degli ospiti-

 



-in parole povere?- ma che le costava parlare accidenti a lei!

 



-è un book con annesse le foto e i nomi con le relative specifiche di queste persone illustri-



Strabuzzai gli occhi e forse lo notò perchè un sorrisino le increspò le labbra rosse.

 



-cioè fammi capire, tu dovrai imparare a riconoscere grazie a questo libro tutti i tizi presenti all'evento per evitare ad Inuyasha delle figure di merda ?-

 



-oh cara, è da un anno che studio quel libro ormai sono tutti impressi qui- disse indicandosi la testa, vuota a parer mio.

 



-non avevo mai sentito una cosa di questo genere- esordii visibilmente stupita.

 



-benvenuta in città ''carina''. Bene ora possiamo tornare in ufficio mi sembri dinamica quindi sono sicura che ricorderai quello che devi fare!-

 



Annuii senza pensare, ma poi ricordai un piccolo... insulso... insignificante dettaglio.

 



-e che ne è dell'affiancamento?-

 



-per me non ha senso, devo andare a scegliere il mio vestito e fare molte cose più importanti del fare da balia a te, te la caverai-



Era fiducia quella ? No! Era una stronza! Se Inuyasha l'avesse scoperto mi sarei giocata il posto ecco perche tanta magnanimità! Brutta strega! Pensai un po' sul da farsi finche non mi venne in mente una bella idea.

 



-beh, dato che Inuyasha mi ha espressamente detto di fare questo benedetto affiancamento non posso rifiutarmi quindi... qual'è il primo negozio dove andiamo?-



Voleva la guerra? E guerra sia!


Notai lo sguardo della mora aprirsi a mo di pesce lesso e la cosa mi rese molto soddisfatta di me.



-non so a che gioco tu stia giocando Kagome, ma per ora farò a modo tuo-


Disse con il suo solito tono di sfida per poi continuare.


-ah e per essere chiare, per te non è Inuyasha ma bensì il capo! Spero ti sia chiaro!-


Mi guardò furente e non potei far altro che continuare a divertirmi.


-cristallino!-

 


Tornammo in ufficio alle 17:45 in punto e anche se da lì, ad un quarto d'ora il mio orario lavorativo sarebbe terminato decisi comunque di sedermi a lavorare un po'.



Quella scrivania per quanto piccola era accogliente, aveva una sorta di effetto magnetico su di me.


Talmente presa com'ero dal mio lavoro, dato che avevo deciso di iniziare a cercare buone ditte per allestire la sala, non mi accorsi che l'ufficio si era vuotato quasi totalmente. Era passato un po' da quando avevo salutato distrattamente Sango ma non era poi così tardi no? Per un momento, esitai ad alzare gli occhi per guardare l'ora, ma poi mi costrinsi e... porca miseria se era tardi! Le 21 per essere precisi. Buttai le mie cose alla rinfusa nella borsa, che ora sembrava un uragano... chissà se avrei trovato le chiavi di casa in tutto quel caos.


Mi alzai per dirigermi all'ascensore quando qualcosa attirò la mia attenzione, era una luce. Possibile che qualche poco sano di mente come me sia ancora in ufficio?


Ma poi pensandoci bene visti i soggetti non c'era da meravigliarsi più di tanto. In un moto di curiosità mi ritrovai a camminare in direzione della luce, stupendomi quando mi ritrovai davanti ai miei affezionatissimi vetri. Trovandolo lì, con le mani immerse nella folta chioma corvina e la faccia ficcata su mucchi di scartoffie. Non so per quale motivo la mia mano, istintivamente prese a bussare leggermente ma lo fece... e in un attimo, i miei occhi incontrarono quelli del capo più caparbio e sgradevole del reame.


Premendo il pulsantino rosso alla sua destra fece scattare la serratura della porta cristallina continuando a guardarmi interrogativo, in quel momento probabilmente mi risvegliai dallo stato di trans in cui ero caduta per commettere un gesto tanto stupido.

 


''E adesso che faccio?'' fu il mio primo pensiero. Ma poi ricordai le mie spiccate doti recitative e le misi in atto.

 


-salve capo-


 

-signorina Higurashi che ci fa ancora qui?-


 

Eh bella domanda... ma perche non me l'ero svignata?!

 


-beh ecco, ero presa dal lavoro e non ho notato l'ora...- dissi titubante, infondo non era nulla più che la verità.



-capisco- mi disse semplicemente incurvando le labbra carnose in un sorriso.

 


Provai con tutta me stessa, a non soffermarmi su quella curva ma mi accorsi mio malgrado, che mi riuscì piuttosto male, vista la smorfia compiaciuta che assunse poi il demonio di fronte a me.

 


-se posso chiedere lei invece come mai è ancora qui?-

 

il suo sguardo cambiò e divenne esasperato, come quello dei bambini capricciosi stanchi di fare i loro compiti. Ecco come appariva Inuyasha Notaisho ai miei occhi in quel momento. Poi parlò.


-sto diventando pazzo, ci sono dei conti di fatturazione del mese che non quadrano e non riesco ad uscirne sono ore che controllo e ricontrollo ma niente!- disse infine lanciando un po' dei fogli presenti in aria.

 


Non capivo bene perche fosse lui ad occuparsi di quelle cose, ma dato che sembrava la serata delle idee malsane. Decisi di palesare la mia bravura nella ragioneria.

 


-se mi permetti vorrei provare a darti una mano...- provai a dire.

 

Vidi i suoi occhi se possibile ancora più luminosi di quanto non fossero già, e in un attimo volse tutti i fogli dalla mia parte, mi accomodai stancamente sulle comode sedie dell'ufficio del mio capo, e con una calcolatrice alla mano iniziai a fare i conti.


Mi sentivo osservata ad ogni movimento ma cercai di non farci più di tanto caso fin quando non venni distratta dalla voce del mio scrutatore.

 


-alla fine mi hai dato del tu-

 


Kagome, Inuyasha, lei, tu ma perche mi aveva mai fato capire qualcosa quello scemo?!


-anche TU spesso e volentieri lo fai- dissi guardandolo restando con la testa bassa calcando parecchio il ''tu''

 

-ma io sono il capo- disse lui ghignando.

 

-se ti infastidisce posso tornare formale nel giro di un secondo, sai?- esordii con aria di sfida.

 


Stupendomi lui mi guardò facendo spallette e si accasciò sullo schienale della poltrona.



-nessun fastidio, mi fai sentire meno vecchio- disse solamente per poi sporgersi nuovamente verso di me, vicino... troppo vicino! Mi ritrovai ad annusare l'odore dei suoi capelli che per avventarsi sui fogli mi aveva sbattuto in faccia.

 


-Kagome- disse con una voce stupefatta-ci sei riuscita.

 


-beh si modestamente...- esordii atteggiandomi

 


Con un'espressione radiosa in volto mi fissò per qualche istante.

 


-Ti piace il cibo cinese?- mi chiese curioso ed io annuii distrattamente.



-bene allora ordino qualcosa – disse prendendo il cellulare con le mani affusolate, e scorrendo tra i contatti. Lo guardai attenta ma poi mi riscossi tracciando le somme.



Prima di rendermene conto la mia bocca si aprì.

 


-per me una bella porzione abbondante di spaghetti alla piastra con gamberi e verdure, grazie!-

 


Forse con uno scoppio decisamente troppo ritardato mi accorsi che avevo parlato al mio capo con la confidenza, la troppa confidenza che ci si prende con un’amico.


Forse per questo lo vidi guardarmi con un cipiglio divertito, e la cosa, mi infastidì parecchio. Senza contare poi che volevo dargli meno carte in mano possibile da giocare contro di me in qualsiasi momento. Per licenziarmi ad esempio… il flusso dei miei pensieri venne interrotto dalla voce dell’oggetto che li popolava.



-magari con una bella colata di salsa agrodolce sopra ? –

 


Mi guardava sorridente… ed io cercai di ricordare se sulla compilazione della scheda per i nuovi assunti si chiedesse se si aveva una pietanza preferita. E posso giurare che non c’era!


-hai tirato a indovinare o sei un patito di cibo cinese anche tu ?- chiesi più strizzata di quanto volessi sembrare.



-magari siamo più simili di quanto crediamo… Kagome- scoppiò in una fragorosa risata, ed io che dapprima m’ero trattenuta non potei più farlo.

 


L’ufficio a vetro da me tanto odiato, quella sera, stava assumendo mille nuove sfumature e contemplando quel viso quasi… ma che quasi era proprio perfetto! Non potei fare a meno di pensare, per l’ennesima volta... che il mio dannatissimo capo era davvero bello. Ed in un secondo la mia mente corse ad immaginare come poteva essere tornare a casa da un uomo così, dopo una stancante… NO! Stop, fermi tutti. Kagome… riprenditi! Direi che una dovrebbe imparare! Istintivamente mossi le mani all’altezza della fronte come una forsennata cercando di scacciare quei pensieri dalla mia mente.

 


-stai scacciando le mosche per caso?-

 


Colta in fallo con una risatina nervosa feci cadere l’argomento.

 


Mi congedai con la scusa di dover andare in bagno.


E al mio ritorno fortunatamente per la mia pancia lamentosa trovai la cena.



-accidenti il servizio è veloce da queste parti- esordii sorpresa



-si, abbastanza… dove abitavi tu com’era ?-


Alzai gli occhi per scavare nella mia mente i ricordi di casa mia.



-beh, io vengo da un paesino... poche case, non molti abitanti e per questo forse ci conoscevamo tutti... sai, in luoghi come quello la vita non è frenetica e per questo ti permette di goderti a pieno ogni momento, anche il più piccolo o quello che sembra insignificante... ad esempio se ordini una pizza ci vogliono dai quindici ai quaranta minuti per la consegna. Ma devo ammettere che lì sembrava tutto così naturale da non creare alcun tipo di fastidio. La cosa più bella erano le passeggiate nelle sere d'estate, le donne più anziane affacciate dai balconcini o nelle verande con cui scambiare due chiacchiere, le Mirabilis jalapa che ai lati della strada si schiudono solo quando il sole cala e ti affascinano con i loro colori accesi per non parlare poi delle cicale che con il loro suono riempono i cuori di chi le ascolta e...- alzai la testa arrossendo per la piega sciocca che aveva preso quel discorso, quante cose inutili stavo dicendo... accidenti eppure la domanda era tanto sempli...



-beh perché ti sei fermata?- chiese



Lì per lì mi sembro quasi deluso dal fatto che avessi smesso di parlare di quel posto che per anni era stata la mia casa.



-oh, beh credevo di annoiarti... la tua era una semplice domanda mentre io ho iniziato un monologo- conclusi sorridendo imbarazzata



-io invece ho trovato molto affascinante ciò che dicevi, quello dove vivevi mi sembra davvero un bel posto...-



Quando alzai gli occhi incrociai il suo sguardo, era sincero e penetrante. E poi era bello, bellissimo... mi convinsi a distogliere l'attenzione da quelle due pozze d'oro, che tanto odiavo di giorno ma che quella sera stavo rivalutando.



-toglimi una curiosità- mi disse ed io lo guardai interrogativa.



-quel fiore, mirabil qualcosa...-



-mirabilis jalapa- lo corressi.



-si, quello. Per caso è la bella di notte? O per lo meno io l'ho sempre chiamata così-.



Mi sorprese il fatto che conoscesse il fiore di cui avevo parlato, dato che avevo usato il suo nome originale che in effetti in pochi conoscevano essendo di origine peruviana, ma essendo il mio fiore preferito non avevo mai voluto chiamarlo con un comune nome conosciuto da tutti, anche da quelli che credevano che quel fiore non fosse affatto una bella di notte ma anzi non pensavano fosse bella per nulla.



-complimenti capo, mi sorprende che conosci il suo nome originale-



-qui non se ne vedono molte ma quando mi è capitato di vederne dei cespugli sono rimasto colpito così mi sono informato, è un fiore davvero affascinante-



-si, lo penso anch'io... è il mio fiore preferito infatti-

dissi fiera.



-bene bene, adesso so che sei un'amante di spaghetti alla piastra con abbondante salsa agrodolce e che i tuoi fiori preferiti sono le belle di notte, che ami passeggiare per le vie di campagna nelle sere d'estate e scommetto anche che ti piace guardare le stelle!-



-avanti Inuyasha, questa era facile a chi non piace guardare le stelle?-



-beh, forse non hai tutti i torti...mmm allora-



Lo vidi riflettere seriamente e mi venne da ridere pensando che quello su cui rifletteva fosse qualcosa riguardante ciò che potesse piacermi.



-io credo che possa piacerti anche l'odore dell'erba fresca appena tagliata-



-è vero- sorrisi -mi piace molto quell'odore-.



-mangiamo adesso altrimenti si fredda tutto!-


All'unisono aprimmo le buste contenenti la nostra cena e senza dire più nulla cominciammo a mangiare...



Forse era la fame o forse l'imbarazzo per la situazione ma terminammo il pasto in silenzio per poi ricadere entrambi sospirando sullo schienale delle sedie. Una risatina riempì la stanza forse eravamo davvero piuttosto simili.



-aaaah- sbadigliai -credo sia arrivato il momento di tornare a casa, spero di esserti stata d'aiuto- dissi alzandomi dalla sedia e riaccostandola all'imponente scrivania.



-spero tu stia scherzando?! Mi hai letteralmente salvato!-



-che esagerato...- dissi arrossendo un tantino



-non esagero. Avrei rischiato di fare mattina! Adesso però per sdebitarmi ti
accompagno a casa.-



Strabuzzai gli occhi negando con la testa e con le mani.



-nono non ce n'è assolutamente bisogno!-



-ma come? Insisto Kagome-



-davvero non è stato niente di che non preoccuparti- esordii più seria ma non bastò



-non devo mica portarti in spalla Kagome ho una macchina comoda e veloce quindi non accetto risposte negative-



non mi restò che cedere.



-e va bene ti ringrazio-



Senza parlare mi indicò con la mano la porta e io la raggiunsi lui fece scattare la serratura e spense la luce percorremmo il corridoio fino ad arrivare all'ascensore.

L'abitacolo era quello di sempre eppure mi sembrava così stretto quella sera, probabilmente stavo diventando claustrofobica o forse la massa muscolare tornita di Inuyasha faceva per tre.



Venni riscossa da un'impaziente oggetto dei miei pensieri.



-Kagome ma mi ascolti ti ho detto di premere il tasto -2-



-ah... eh s-si... subito!-



-sei proprio strana tu-


Disse ghignando, pff come se lui fosse normale invece .



-senti da che pulpito!-



Uno che riusciva ad andare d'accordo con Yura non poteva avere tutte le rotelle al posto giusto no?


Usciti dall'ascensore mi limitai a seguirlo, non conoscendo la vettura a cui eravamo diretti e quando vidi lampeggiare le luci di una fiammante audi TT nera, non riuscii a non farmi scappare un porca puttana mal celato, tanto che il mio accompagnatore sorrise divertito.


-beh che fai? La guardi o sali?-



-divertente!- lo apostrofai salendo poi in macchina, era Decisamente più comoda del
treno notturno carico di parecchi ubriaconi .



-allora, dove la porto signorina ?-



-a Shinogawamachi da lì ti dico io destra o sinistra-



-zi badrone-



Lo guardai un secondo e poi scoppiai a ridere



-ma cos'era quello?- dissi tra un singhiozzo e l'altro contagiando anche il mio interlocutore



-non lo so, l'ho sentito in un film- sorrise -volevo dirlo da una vita!-



Dopo qualche battibecco sulle donne al volante, e il fatto che per noi distinguere sinistra e destra senza pensaci prima almeno due secondi fosse impossibile, arrivammo sotto casa mia. Vedendola mi rattristai un po', avrei voluto fare qualche altro giro in quella comoda macchina, con la compagnia di quell'uomo che era cambiato proprio come il giorno si era tramutato in notte, ma proprio come per cenerentola... ma che paragoni andavo a fare?! Vabbe proprio come lei insomma anche per me il tempo era scaduto .



-quindi è qui che vive la mia indisponente impiegata-

Disse beffeggiandomi.


-si, proprio qui sgarbato capo!- mi limitai a rispondere



Aprii la portiera e uscii dall'auto quando la richiusi mi affacciai dal finestrino.



-beh allora grazie per il passaggio...- mi limitai a dire, forse in altra situazione se un uomo come lui dopo aver cenato insieme mi avesse accompagnato a casa l'avrei invitato a salire per bene qualcosa. Ma quella non era proprio quel genere di situazione no? Un invito a salire sarebbe stato quantomeno inopportuno no? … no?



Lo guardavo ebete me ne rendevo conto e forse per questo fu lui a prendere l'iniziativa.



-d'accordo Kagome grazie ancora per l'aiuto!-


Ma che tipo di iniziativa era quella? Brava Kagome tu ti facevi le seghe mentali mentre lui era già pronto a partire. Che scema!



-di niente, allora ciao.-


Dissi alzandomi e voltandomi velocemente cominciando a salire le scalette che conducevano al portone.



-ciao- udii prima che il rombo del motore riempisse l'aria circostante.



Una cosa era certa: i miei ormoni cominciavano a sentire il bisogno impellente di rimettersi in moto!



Entrai in casa e buttai la borsa sul divano, utilizzando le mani per fare un rapido calcolo, di quanto tempo effettivamente fosse passato da quando la mia vita sentimentale era terminata, e quindi a quando risaliva il mio ultimo rapporto sessuale. Ben 3 mesi! Certo, non era molto... ma nemmeno molto poco.


Senza pensare minimamente all'orario poco convenzionale chiamai Sango, dopo nemmeno cinque squilli rispose.



-Kagome? Che succede?-



-ehi ciao Sango, scusa l'ora dormivi?-



-no no non preoccuparti stavo leggendo un libro per conciliare il sonno. Qual'è il problema ?-



-oh, no nessun problema mi chiedevo solo se questo fine settimana siete libere tu e Aya...- chiesi titubante



-per me non ci sono problemi per quanto riguarda la rossa non saprei che dirti dato che Morfeo l'ha rapita già da un po'. Che hai in mente?-



-nulla in particolare, solo una bella serata tra amiche in qualche locale carino casomai- conclusi.



Sango accettò di buon grado la mia proposta, era il momento di smettere di fare la brava bambina. Forse, era ora di tirare fuori la donna a cui, fidanzato, e migliore amica avevano regalato un bel cestino di corna!


















NOTE ''AUTRICE''

Mi metto da sola tra '' in quanto, mi rendo conto di aver mandato avanti davvero con poca serietà i miei lavori, e per questo mi dispiace infinitamente. Prima di tutto per me, ed anche molto per voi... so bene, quanto ci si può affezionare a delle storie e so anche che qundo queste restano incompiute lasciano dietro di loro un pò di amarezza. L'inizio del mio lavoro è stata un pò la base dell'abbandono, quanto anche la mancanza d'ispirazione, ogni qual volta mi venisse in mente qualcosa da scrivere era sempre per una nuova storia... e non oso dire quante ne ho iniziate sul mio caro programma di word.

Mi scuso tantissimo con chi aspettava un nuovo capitolo molto tempo fa... beh che dire adesso?

Io ringrazio anticipatamente chi se la sentirà di rileggere la storia da capo (sono sicura che l'avete dimenticata, ma come biasimarvi?)

E chi è un nuovo iscritto e la conoscerà per la prima volta.

Questa storia, ha accompagnato mucchi di risate quando è stata pubblicata, le risate di una famiglia creata proprio grazie a questo sito. 

Il capitolo non è nulla di sensazionale, ma come rientro dopo anni mi è sembrata la cosa migliore da fare. 

Grazie a chi recensisce anche in maniera critica(ma non troppo), chi legge e chi nelle cose ci mette il cuore.



p.s.

La storia grazie ad un ritorno di fiamma, no scherzo. D'ispirazione, sui miei documenti è andata avanti, quindi non dovrete apettare altri 2 anni prima di risentirmi!

xoxo :*

La vostra LillixSana!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7 - Speed Date ***


Capitolo 7

 




I giorni seguenti in ufficio passarono tranquilli, non dovetti mai andare nell'ufficio di Inuyasha, in quanto, lavorativamente parlando, non avevo alcun problema di cui dover discutere... a livello personale invece, avrei tanto voluto farci due chiacchiere. Ma, parliamoci chiaro... non sarebbe stata una cosa molto normale da fare: andare nell'ufficio del proprio capo, per fare due chiacchiere!


Al termine di un'altra giornata lavorativa, come di consueto, Sango si parò di fronte alla mia scrivania, con una sola differenza. La sera incriminata era quella, quindi, avrei stranamente staccato in orario.


Non avevo molte informazioni riguardo la serata che stavo per trascorrere, avendo dato carta bianca alle mie due folli amiche, sicuramente più erudite di me sui locali presenti in zona.


Aprii la piccola, quasi inesistente in realtà... anta dell'armadio dedicata alle serate. E a dirla tutta, ispirava una certa tristezza, ma che potevo farci? Ero stata per anni e anni con lo stesso uomo, vedendo nel futuro una vita insieme, non ero più preparata per serate da single. Con estrema vergogna di me stessa, sentendomi una sedicenne mi ritrovai di fronte alla porta di casa delle mie amiche.

 

-Kagome che succede?- esordì la testa rossa che mi aveva aperto la porta.


-lo so, è imbarazzante... ma mi sono resa conto che l'ultima volta che ho fatto shopping per serate del genere, non ero ancora maggiorenne, quindi puoi capire che capi ho nell'armadio... e non opterò di certo per un tubino sta sera!-


-oh mio dio! Sangooooo ho vinto la scommessa!-


Vidi Sango capitolare al centro della sala hobby, coperta solo da un completino intimo in pizzo verde smeraldo, e la bocca spalancata.


-avete scommesso su di me? Ma quanti anni avete? Quindici?!-


Ebbi un'irrefrenabile voglia di ridere, le mie amiche avevano scommesso, e dico... scommesso. Che io... avrei chiesto loro in prestito dei vestiti, ma da quando ero diventata così prevedibile?


-Kagome, non posso crederci! Per colpa tua sta sera dovrò pagare io da bere!!! ma dico non potevi improvvisare una maglietta a mò di vestitino ?-


-beh, trovo piuttosto difficile improvvisare una maglietta a mò di qualcosa che, non sia... una maglietta!


Quando entrai nella camera di Sango, per poco non mi prese un accidenti. I vestiti erano ovunque, sparsi disordinatamente nella stanza.


-amica mia, scusa se te lo dico ma in questa stanza sembra passato un diavolo della Tasmania-


-si lo so, è che sono indecisa su cosa indossare sta sera, quindi ho reso più semplici le cose provando tutto-


-e, di grazia.. dato che sei ancora in intimo per cosa hai optato?-


-a dir la verità sono ancora piuttosto confusa…-


Vidi Aya sbucare sulla soglia, e fare spallucce intimandomi di seguirla con un cenno del capo, così lasciando la mia amica nella sua baraonda, andai nella camera di Ayame che, contrariamente alla precedente, era ordinata quasi maniacalmente, i libri disposti in ordine alfabetico, l’armadio diviso per colore. Quelle ragazze erano l’opposto luna dell’altra, eppure per assurdo, la loro convivenza sembrava affiatata come non mai.


-allora Kagome… il mio armadio propone una vasta gamma di gonne vestiti e top, quindi sbizzarrisciti!-


Mi sentivo piuttosto osservata, mentre frugavo come una ladra nei ripiani dell’armadio della mia amica, così cercai di fare conversazione.


-quindi, Aya dove andiamo questa sera ?-


-non si dice Ka-chan, è una sorpresa!-


-ma, come sorpresa ? E io come faccio a decidere cosa mettere, se non so che tipo di serata mi si prospetta?!-


-non è un posto per cui una debba avere un particolare abbigliamento…l’unico indizio che posso darti, è che si tratta di un pub. Senti, ti lascio temporaneamente sola, vado in bagno a truccarmi-


M'intimò la mia cara amica sparendo dalla mia vista, probabilmente per evitare altre domande.


Dire che non avevo la minima idea di cosa volessi indossare era riduttivo, navigavo nel dubbio, e proprio mentre mi preparavo psicologicamente per andare alla deriva, un trancio di stoffa color amaranto attirò la mia attenzione. Attenta come non mai a tirar fuori l'indumento senza rovinare la perfezione dell'armadio di Ayame presi quello che sicuramente, a detta di Sango sarebbe stato un vestitino... mentre a me sembrava più una maglietta. Ma infondo quelli non erano altro che dettagli...

parandomi di fronte all'anta dell'armadio provvista di specchio, indossai quello striminzito pezzo di stoffa e, mio malgrado, dovetti ammettere che usare quella maglietta a mo di vestitino, per quella sera sarebbe stata sicuramente una buona scelta.


Aya rientrò in stanza proprio mentre tentavo di rivestirmi, e la vidi osservare con curiosità il suo stesso capo.



-ottima scelta Kagome, quel colore con i tuoi capelli starà benissimo!-

 

Esordì sorridente.

 

-in effetti mia piace molto... posso rubartela per sta sera Aya?-

 

-e lo chiedi pure! Ogni volta che vuoi amica! Ora però esci dal mio armadio, perchè mi dovrò impegnare parecchio per non sfigurare vicino a voi due! Sciò sciò!-

 

-grazie sei un tesoro- le dissi prima di scoccarle un bacio sulla guancia e scappare nel mio appartamento... si, perchè mentre le mie amiche erano già alla fase vestiti... io ancora dovevo fare la doccia.

 

Entrai nel box alla velocità della luce, lavai i capelli con shampoo e balsamo alla vaniglia... i miei preferiti. Stesi sulle braccia un olio con una leggera texture glitterata all'argan, e mi concentrai sui miei capelli corvini, optando per una piega con la piastra a onde. Nel giro di mezz'ora, non so come! Riuscii a fare tutto e potei finalmente con centrarmi sul trucco.

 

Non appena svitai il tubetto di eye-liner, suonarono alla porta... e si, erano loro!

 

-non sei ancora pronta tu?- esordì Sango ancor prima di mettere piede in casa.

 

Avevo a dosso solo l'intimo, e dovevo finire di truccarmi, quindi la domanda era retorica.

 

-ho finito! Devo solo truccarmi e mettere il vestito!- tracciai una sottile linea sull'occhio, e caricai lo sguardo con il mascara. Poi infilai il mio micro abito, a cui avevo deciso di abbinare uno spolverino leggero nero, e ai piedi invece decolté di pelle con un bel tacco dodici. Alle orecchie indossai l'unico regalo di Hojo, a cui non avrei mai potuto rinunciare: i punti luce di diamanti, che mi aveva regalato per un anniversario.


-bene, pronta!- dissi, prendendo per ultima la borsa, e sorridendo alle mie compagne prima di uscire di casa.


Vinse l'opzione più quotata, quindi il taxi... le vie della città scorrevano veloci sotto i miei occhi, che da brava ragazza di campagna, ancora non riuscivo ad abituarmi a quello stile di vita mondano e colorato.

Quando arrivammo, era difficile non notare le masse dialoganti di gente riversata sui marciapiedi, io mi limitai a seguire le mie amiche, che camminavano spedite verso la loro direzione. Qualche metro dopo, mi ritrovai a leggere l'insegna a led verde lime di un pub, e abbassando lo sguardo verso la porta d'entrata, potei leggere anche altro. Un cartello, con la data del giorno e, scritto tra due cuori rossi in grassetto e maiuscolo ''SERATA SPEED DATE''.

 

-voi...- esalai furente- voi mi avete portato ad uno speed date?! Ma siete impazzite?!-

 

-oh avanti Ka-chan ti divertirai-

 

-si infatti Kagome, non farla tanto lunga, mica è una cosa che dura l'intera serata... facciamo il giochetto, poi prendiamo da bere e stiamo bene così...-

 

-si, poi se conosciamo qualche bel ragazzone che si unisce a noi, ben venga-

 

Disse la rossa, con mal celata euforia.

 

Io ero piuttosto scettica, ma avevano organizzato tutto loro, non volevo deluderle tirando fuori la parte più antipatica di me, non serviva... non con loro! Quindi, decisi di riflettere sulle loro parole e, beh, effettivamente sarebbe stato solo un giochetto.


-oh, e va bene mi avete convinto! Magari trovo l'uomo della mia vita!-


Il locale era davvero molto bello, l'arredamento era moderno, tavoli e sedie bianchi spiccavano in modo particolare tra il nero e grigio delle pareti. I tavolini, erano disposti a ferro di cavallo, e al centro di ognuno c'erano dei segnaposto a forma di cuore.

Mi limitai a seguire le mie amiche, che euforiche trotterellavano verso il bancone. Ascoltai il discorso della ragazza che ci stava fornendo informazioni, presi il blocchetto per gli appunti che consegnò ad ognuna di noi, e le mollette con il numero che avremmo dovuto attaccare al vestito per far si che a fine speed date, sia donne che uomini, potessero appuntare sul blocco i numeri di chi avrebbero reputato interessante.

Mentre mi dirigevo verso i tavolini, litigando con la molletta per attaccare il mio numero alla spallina del vestito, urtai inavvertitamente contro un? Armadio? Era un colosso, tutto muscoli e camicia bianca... ed io l'avevo appena macchiato con il dannatissimo rossetto rosso, che avevo avuto la splendida idea, di mettere in taxi.



-sono mortificata, la prego di scusarmi!-

 

Dissi coprendomi la bocca con le mani mentre il tizio si voltava nella mia direzione, e ciò che vidi mi lasciò di stucco.

 

-Inuyasha?! Tu! Qui?-

 

La sua reazione fu quasi pari alla mia... occhi fuori dalle orbite e faccia da ebete erano dipinti sul suo volto.


-Kagome? Ma eri tu ad essermi venuta a dosso ?-


Mi riscossi un attimo.

 

-uh, si! Mandami il conto della lavanderia!-

 

-non preoccuparti, niente di grave.-

 

-no, si è grave, perché hai praticamente le mie labbra stampate dietro la schiena-

 

-fortuna che hai belle labbra allora-

 

Stavo per rispondere, quando venni raggiunta dalle ragazze che, ovviamente non gestirono meravigliosamente lo stupore.

 

-Kagome che succ...capo!- esordì Sango mentre Ayame non si pronunciò minimamente, restando invece pietrificata.

 

-no, ve ne prego! Fuori dal lavoro solo Inuyasha! Niente capo, siamo coetanei accidenti-

 

Entrambe, si limitarono ad una risatina nervosa e un ''ok'' poco convinto. Congedandosi subito dopo, per andare a prendere qualcosa da bere.

 

-quindi... sei una donna da speed date?-

 

-in realtà, io avevo solo palesato le mie intenzioni di uscire alle mie amiche che, hanno avuto la splendida idea di organizzare questa serata, ma tu invece... sei un uomo da speed date vedo-

 

-mmm nah, io sono solo un uomo, in un pub, con qualche amico, la serata speed date è stata un caso in realtà-

 

-bene, raggiungo le ragazze... avremmo sette minuti per parlare più tardi...-

 

Alzò il bicchiere nella mia direzione, facendomi un cenno di saluto con la testa ed io mi congedai.

 

Arrivata dalle mie amiche, le trovai nel pallone.

 

-ragazze, che succede ? Che mi sono persa?-

 

-allora, prima cosa: perché hai tutta quella confidenza con il capo?! Seconda cosa: saremo sedute per sette minuti, al tavolo dello speed con il nostro capo! Che diavolo dovremmo dire?!-

 

-esatto, considerando il fatto che io non so mentire... se dovesse chiedermi qualcosa riguardante il lavoro, verrei licenziata in tronco!-

 

-ma dai, possibile che non riusciate a dividere la vita privata, dal lavoro??-

 

-NO!-

 

Risposero all'unisono, e io mi trovai a pensare che fossero davvero due casi senza speranza.

 

-beh, vorrà dire che quando arriverà il vostro turno voi-

 

-cederemo i nostri sette minuti molto volentieri a te!-

 

-cosa?! Ma perchè?-

 

-perchè tu con lui parli già tranquillamente, cosa che in realtà ancora non hai spiegato!-

 

-si beh, avrai tempo per parlarcene, ma ora sta per iniziare lo speed, quindi è deciso, quando sarà il nostro turno con lui continuerai a parlarci tu!-

 

-ma, per quale motivo?! Non ho forse diritto anche io di conoscere qualcuno?-

 

-non saranno certo ventuno minuti della tua vita passati con lo stesso uomo a precluderti di conoscere qualcuno... ma quei ventuno minuti salveranno la pelle a noi altre!-

 

-ooooh, e va bene! Va bene! Forza andiamo a sederci, prima che cambi idea!-

 

Prendemmo posto a dei tavoli vicini, mi venne quasi spontaneo, alzare gli occhi e cercare Inuyasha, quando lo trovai, mi resi conto che prima... presa alla sprovvista non l'avevo guardato bene, e devo dire che sarebbe stato un peccato perdersi quella meraviglia. La camicia bianca, sporca a causa mia, era stata coperta in parte da un leggero cardigan blu notte, che metteva in risalto le braccia muscolose, le gambe erano fasciate da un jeans scuro... era uno spettacolo per gli occhi, e potei notare ben distintamente che, non ero l'unica a pensarlo, dato che aveva attirato l'attenzione di molte donne presenti ai tavoli.

Vidi gli uomini iniziare a prender posto, così scossi leggermente la testa, e mi concentrai sulla sedia di fronte a me.

 

Il primo a prendere posto, fu un uomo di trentasette anni, di professione faceva il fotografo, mi disse che sarei stata sicuramente una modella eccezionale e una grande ispirazione per il suo obiettivo. Io di me, raccontai nulla di più dell'essenziale, e lui mi diede il suo bigliettino da visita prima di cambiare tavolo e andare da Sango.

 

Il secondo, era un bel ragazzo di ventinove anni, specializzando in medicina con una grande passione per gli animali, in particolare i cani... a detta sua, conosceva più di cento razze. Era bello, occhi verdi naso all'insù, avvenente ma fondamentalmente nulla di speciale.

 

Il terzo a presentarsi fu un barista di trent'anni... era davvero molto interessante e stimolante, per i primi due minuti e mezzo, poi cadde nel mediocre anche lui.

 

Quella serata era totalmente un buco nell'acqua, ma che mi aspettavo, che dopo che la mia vita era caduta a scatafascio tutta insieme, in un mese avrei ritrovato il karma perduto? Che ingenua, Kagome... e per di più, andavo anche in cerca di un uomo... ora, che non sapevo nemmeno più cosa cercassi realmente in un uomo! Stabilità ? Forse, sicurezze? Perché no... amore? Esiste davvero?... Presa dai miei pensieri, non mi accorsi nemmeno che i minuti fossero finiti. E non ebbi molto tempo per realizzare la cosa, che subito mi trovai davanti due occhi, fin troppo familiari.

 

-eccoci qui, miss speed date, stai facendo strage di cuori?-

 

-addirittura miss speed date, quale onore... in ogni caso, non credo caro il mio Inuyasha, sta sera molti cuori resteranno intatti-

 

-tu dici- disse, rivolgendomi un sorrisino sgembo – eppure, ho come l'impressione che parecchi dei tizi che hanno parlato con te, forse per sta sera non avranno il cuore in subbuglio ma il torcicollo si... non ti senti un po' osservata?-

 

D'un tratto, potei sentire distintamente molto più di un paio d'occhi a scrutarmi, e la cosa mi mise soggezione.

 

-ma che dici! In ogni caso, i tuoi colloqui invece sono proficui?-

 

Tentai di cambiare argomento.

 

-mah, si, no, forse... in realtà non saprei, non metto in dubbio che sette minuti siano pochi per farsi conoscere, ma hanno argomenti così scarni-

 

-l'hai detto tu, che sette minuti sono pochi, che ti aspetti?-

 

-allora perchè noi li stiamo sprecando?-

 

-perchè ne avremo ventuno.-

 

-come prego?-

 

-hai sentito bene, ne Sango ne Ayame se la sentono di stare per sette minuti filati, che a noi sembrano nulla, ma a loro un eternità... di fronte al loro capo!-

 

-quindi scusa, fammi capire... le tue amiche, ti hanno ceduto i loro sette minuti... sotto tua richiesta?-

 

-frena!-

 

Dissi alzando l'indice in segno di diniego, e scatenai in lui, una reazione che non mi aspettavo... iniziò a ridere a crepapelle, tenendo una mano davanti alla bocca.

 

-che diamine c'è da ridere?-

 

-sapevo che ti saresti infuriata-

 

-ma che?-

 

-stavo solo scherzando Kagome, sarò felice di passare ventuno minuti della mia vita ad un tavolo con te-

 

-beh, vale lo stesso per me, dato il modo in cui la serata sta procedendo-

 

-credo, che questo speed date sia un fiasco per entrambi allora, consoliamoci... la cosa invece, non sembra andare così male per i nostri amici...-

 

Mi voltai nella direzione di Sango, e la trovai a ridere delle battute di un bellissimo ragazzo, con un codino basso e due occhi blu oceano che gesticolava qualcosa.

 

-lui, è un tuo amico?- mi trovai a domandare curiosa

 

-si, si chiama Miroku ci conosciamo da più o meno una vita... è un bravo ragazzo, ama la donna nel suo essere quindi a volte può sembrare un po'... come dire-

 

-un maniaco-

 

-beh, non lo definirei esattamente così-

 

-Inuyasha- dissi con lo sguardo di chi la sa lunga

 

-e va bene, la prima impressione che può dare è quella, ma è davvero una brava persona-

 

-bene, buon per lei... fosse la volta buona.. almeno questa serata per qualcuno sarà stata fruttuosa-

 

-ti arrendi così facilmente?-

 

-in realtà, non credo proprio di aver ricominciato a sperare-

 

-dai, facciamo finta che io non sia il tuo capo, e che non conosca già i tuoi gusti in fatto di cibo cinese, ci restano- disse guardando l'orologio al suo polso – esattamente dodici minuti.-

 

-che vorresti fare in dodici minuti, scusami?-

 

-quello per cui siamo seduti a questo tavolo, mi sembra logico-

 

-fai sul serio?!-

 

-serissimo! E ora, allarga bene le orecchie perchè, sto per presentarmi come se tu fossi una semplice estranea... e mentre ascolti me, prepara un discorso piuttosto convincente anche per te! Ciao, piacere di conoscerti mi chiamo Inuyasha, ho ventisette anni e sono co proprietario, insieme a mio fratello di una società che si occupa di ogni sorta di evento... su di me, che posso dire... amo il cinema, ascolto ogni genere di musica, senza essere troppo selettivo sul genere, perchè odio privarmi delle cose belle... e le cose belle possono avere le forme più impensabili, e quindi essere sottovalutate. Mi piace lo sport, se devo scegliere preferisco il basket ma anche giocare a calcio con gli amici non mi dispiace. In una donna, la prima cosa che guardo sono gli occhi e le mani- impulsivamente, ritirai le mani nella mia direzione- perchè credo che entrambi, facciano capire molto in una persona, poi, ovviamente mi soffermo anche su altre cose ma quella è un'altra cosa... e lei signorina che mi dice di sé?-


Lo vidi rilassarsi tutto insieme


-uff che fatica ragazzi... i minuti sono davvero troppo pochi! Non mi ricordavo nemmeno di respirare-

 

-l'apnea è un buon esercizio per i polmoni!- dissi ridendo sinceramente

 

-si, certo... ma io non ho esercitato i miei polmoni per farti stare in silenzio, quindi forza, tocca a te il tempo sta per scadere-

 

-ma cosa devo dirti Inuyasha? Sai già più del dovuto, insomma io sono un libro aperto...-

 

-fa finta che io non sia il tipo che conosce più del dovuto su una sua dipendente, sii Kagome-

 

-oh e va bene... io sono Kagome, ho venticinque anni e mi sono trasferita qui da poco, dopo aver concluso in modo tempestivo una relazione di parecchi anni, adesso lavoro in una grande azienda che si occupa di organizzare eventi di ogni genere e vivo da sola in un bell'appartamento. Amo cantare, non in pubblico s'intende.. ma in generale amo cantare perché lo trovo rilassante, e sembrerà assurdo, ma amo il mio lavoro... perché mi piace rendere felici le persone. In un uomo non cerco nulla in particolare, tendo a guardare per prima cosa gli occhi... e le braccia, ho un'attrazione letale per le braccia... e niente sta sera sono qui perché sto provando ad andare avanti con la mia vita. Soddisfatto ora? Questa è Kagome-

 

-si, sono molto soddisfatto!-

 

-ma falla finita scemo-

 

Esordii ridacchiando seguita da lui. I ventuno minuti proprio in quell'istante giunsero alla loro fine e quasi mi mancò l'aria a vederlo farmi l'occhiolino e cambiare tavolo. Il tizio che prese il suo posto dopo di lui non aveva nulla che mi colpiva, non aveva occhi espressivi, aveva i capelli mosci, e la sua voce... oh la sua voce sembrava quella di Homer Simson... un bel cambiamento direi, rispetto ai minuti precedenti! In balia della mia curiosità, mi trovai a voltare la testa verso il mio precedente interlocutore, e lo trovai a parlare con una moretta con gli occhi verdi che starnazzava come un'oca... patetica!

 

Una voce mi risuonò nelle orecchie ad un certo punto, comunicando che lo speed date era finito, e che adesso, gli uomini avrebbero consegnato i numeri delle ragazze a cui avrebbero offerto da bere e quindi continuato la serata, e poi la scelta del fortunato vincitore sarebbe andata a noi...

 

-ehi Kagome com'è andata?-

 

-un buco nell'acqua ragazze! E a voi invece, Sanguccia ho notato che un certo tipo dagli occhi blu ti ha fatto ridere di gusto!-

 

Scatenai una reazione totalmente inaspettata nella mia amica, che divenne paonazza in volto.

 

-oh, Sango ma davvero?-

 

-Aya non ti ci mettere anche tu eh!-

 

-allora avevo ragione! E brava Sango!-

 

-ma tu, di un po', invece di pensare a me, perchè non pensavi ai tizi che ti trovavi davanti?!-

 

-avevo ventuno minuti con lo stesso! Potevo anche guardarmi intorno di tanto in tanto!-

 

-è stato così pessimo con Inuyasha?-

 

-no Ayame... no, anzi sono stati i minuti migliori della serata-

 

Dissi senza filtri, infondo era la pura verità... avevano rinunciato a sette minuti che sarebbero stati davvero ben spesi per uno come Inuyasha... era un tipo davvero interessante, oltre ad avere una bellezza disarmante. Il suo discorso fatto tutto d'un fiato, era davvero coinvolgente, aveva raccontato tutto ciò che una donna dovrebbe sapere di un uomo, nel minor tempo possibile senza fermarsi a pensare nemmeno un attimo...

quando ci portarono la lista dei nomi, restai sorpresa per due motivi, il primo: era che quasi tutti gli uomini con cui avevo parlato volevano passare la serata con me, e il numero ammontava a ben nove persone. Il secondo: era che tra quei nomi c'era anche Inuyasha... immaginai che fosse più per cortesia che altro, ma perchè rischiare di essere scelto e sprecare la serata con me? D'impulso scelsi lui, in ogni caso era stato l'unico interessante li dentro, anche quando avevamo fatto finta di non conoscerci... e poi, e poi niente guardandomi intorno vedevo solo una massa di donne chiacchierone e stupide... quindi avrei fatto un favore anche a lui! Certo, lo facevo solo per cortesia, esattamente come aveva fatto lui con me!








 

Benone... chiedere scusa per l'ennesimo, immenso, ritardo non servirà a molto suppongo vero? Ma, dovete ammettere che facciamo progressi, in quanto almeno non è stata questione di anni tra un capitolo e l'altro... io chiedo comunque perdono in quanto, questa volta non sono sparita dal sito, però mi sono dedicata anche ad un'altra storia che quindi mi ha portato via tempo e spazio per Oltre...

Eccoci al capitolo, che dire... mi piaceva molto l'idea dello speed date e ho voluto infilarcela per forza, in quanto credo che sia una cosa molto divertente e anche se non ho mai fatto nulla di simile, mi stuzzicava provare ad immaginare questa esperienza... in cantiere c'è già il prossimo capitolo, spero di riuscire ad aggiornare presto... ringrazio chi mi segue nonostante tutto.

Aspetto sempre qualche vostro parere nelle recensioni quindi grazie a chi avrà un pensiero per me e chi leggerà soltanto...

Baci LillixSana

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8- Un minuto solo, uno soltanto! ***


Capitolo 8

 

Un minuto solo, uno soltanto!

 

 

 

 

 

Vidi il sorteggiato raggiungermi con un sorrisetto strano sul volto. Dietro di lui il suo amico Miroku, se non ricordavo male, aveva ben intercettato con lo sguardo la mia amica Sango, mentre Ayame non aveva scelto nessuno dei tizi dello speed, ma si stava concentrando sul barman, che sicuro di sé mixava ogni genere di cocktail.

 

 

-e quindi, hai scelto me-

 

 

-ho scelto te-

 

 

-e a cosa devo l'onore?-

 

 

-al fatto che, nonostante tu sia il mio capo e già ci conoscevamo, restavi il tizio più interessante che si fosse seduto di fronte a me-

 

 

-accidenti, se avessi saputo che stavi per fare un'ammissione di questo genere t'avrei registrato!-

 

 

-falla finita scemo!- esordii dandogli un buffetto sulla spalla.

 

 

-ah, in ogni caso- disse strattonando per un braccio il suo amico, che era totalmente concentrato su Sango- lui è Miroku! Miroku, Kagome...-

 

 

-molto piacere- dissi tendendogli la mano destra, che lui afferrò con vigore.

 

 

-piacere mio Kagome!-

 

 

-che prendete da bere ragazze?-

 

 

-per me un Mohito, grazie- esordì Sango.

 

 

Io invece, dopo un primo momento di riflessione, scelsi una Piña Colada.

 

 

Ayame non era più dei nostri, impegnata com'era a fare gli occhi dolci al barman. Dopo una veloce presentazione con Miroku, aveva ripreso la sua postazione, continuando la sua ricerca di attenzioni.

 

 

-allora Kagome, lavori anche tu per il nostro presidente qui?!- disse sorridendo divertito e indicando con il pollice Inuyasha.

 

 

-così sembra- dissi guardandolo io ammiccante.

 

 

-beh, devo dire che, riempi il tuo ufficio sempre di belle presenze amico mio! -

 

 

io e Sango ridemmo all'unisono.

 

 

-devo ammettere che ho un ottimo olfatto, per le donne di successo!-

 

 

stavo per dire la mia sulla sua affermazione, ma il mio cellulare iniziò a squillare, e avevo una suoneria tutt'altro che bassa. Quando presi il mostro elettronico, sul display, lessi distintamente il nome di mia sorella, di riflesso sorrisi felice.

 

 

-scusate, mi assento per qualche minuto- esordii congedandomi all'esterno del locale.

 

 

-Kikyo, super sister!-

 

 

-wow, quanto buon umore Memè, a cosa si deve ?-

 

 

-mah, nulla in particolare in realtà!-

 

 

-sicura? Non me la racconti giusta...-

 

 

-no, sul serio. Non c'è nulla che mi rende particolarmente felice... sono solo stata contenta di guardare il cellulare, e vedere il tuo nome-

 

 

-sei sicura di non avere la febbre sorellina? Mi preoccupi con tutta questa dolceria!-

 

 

-dai, scema! Piuttosto, mi chiedo cosa spinga la mia cara sorellona a chiamarmi a quest'ora... è successo qualcosa?-

 

 

-n...no, si insomma volevo sentirti-

 

 

quel filo di esitazione nella sua voce, non mi convinse minimamente.

 

-Ky, sai bene che non sei molto brava a dire bugie, vero? Forza che succede, devo preoccuparmi?-

 

 

-ok, vuoi prima la notizia buona, o quella meno buona?-

 

 

-prima la buona, altrimenti rischio di non entusiasmarmi-

 

 

-mi sposo!-

 

 

-ti sposi?- chiesi perplessa.

 

 

-si, mi sposo... Naraku mi ha chiesto di sposarlo, e io ho... accettato.-

 

 

Trattenni per un attimo il respiro prima di parlare di nuovo.

 

 

-ti ha chiesto di... oh mio dio! Kikyo, ma questa è una notizia fantastica! Ma quando?! Come?! Cioè... avete deciso la data, quando te l'ha chiesto, perchè non me l'hai detto subito!-

 

 

-è successo tre giorni fa in realtà, e non te l'ho detto subito perchè... non sapevo cosa fare-

 

 

-hai dei dubbi Ky?! No, perché se li ha,i prendi scopa, paletta e buttali nel secchio della spazzatura più vicino!-

 

 

-no, no... che dubbi! Assolutamente no Memè...è solo che... sapevo che chiamandoti per questa notizia, avrei dovuto dirti anche altro-

 

 

-non mi dire, divento ufficialmente sia una cognata, che una zia?-

 

 

-no Kagome! Niente zia, niente figli per il momento!-

 

 

-peccato, ci speravo! Comunque... suppongo sia il momento della meno bella, forza spara-

 

 

-Hojo...-

 

 

sentii la gola seccarsi, al suono di quel nome

 

 

-si sposa anche lui-

 

 

-si... sposa, con ? Eri?-

 

 

-si...-

 

 

-ah, o...ok-

 

 

-e non è tutto... sai che nostra madre, e sua madre... negli anni che siete stati insieme sono diventate come sorelle...-

 

 

-non dirmelo Kikyo, ti prego!-

 

 

-se vuoi non lo dico...-

 

 

-non può aver fatto una cosa simile!-

 

 

-Kagome, non sapevo davvero cosa dirle. Ha insistito così tanto, e poi tutte le volte che vi siete sentite, tu hai fatto la parte di quella forte che era andata avanti con la sua vita, e lei ha insistito così tanto...-

 

 

disse sfinita mia sorella, concludendo il suo discorso.

 

 

-quindi, avrò l'onore di vedere la coppia di fidanzatini felici presenziare al tuo matrimonio. Solo perché nostra madre, non riesce, come del resto non ha mai fatto! A capire come potrei sentirmi io, bene, perfetto!-

 

 

-Kagghy, se vuoi io le parlo e le dico di giustificarsi in qualche modo!-

 

 

-no! Lascia stare, non cambierebbe comunque la situazione! Facciamolo! Voglio vedere la faccia con cui si presenteranno entrambi, e adesso scusami ma devo rientrare qui fuori si gela! Quando i bollenti spiriti si saranno freddati, parleremo del tuo matrimonio sorellina. Adesso l'enfasi è andata, scusami e buonanotte.-

 

 

dissi chiudendo poi la chiamata, senza nemmeno aspettare una risposta da mia sorella, e rientrai nel locale con una gran voglia di alcool!

 

 

-eccola qui, ti avevamo dato per dispersa-

 

 

-si, scusate, era una chiamata importante.-

 

 

vidi Sango avvicinarsi al mio orecchio

 

 

-tutto bene Ka? Hai una faccia...-

 

 

-si certo!- dissi liquidando la mia amica.

 

 

-barista! Un negroni-

 

 

-andiamo giù pesante, eh Kagome?-

 

 

Esordì Miroku alla mia richiesta, mentre Inuyasha mi guardava interrogativo.

Come potevo spiegare? Come! Non potevo ecco la realtà, allora tanto valeva ubriacarsi, magari per quella sera avrei annullato il vortice di pensieri nella mia testa.

Quando il mio negroni fece capolino sul bancone, lo buttai giù alla velocità della luce in tre sorsi.

 

 

-un'altro- aggiunsi poi.

 

 

-Kagome, non esagerare siamo qui per fare quattro chiacchiere tra amici, se ti ubriachi poi che gusto c'è?-

 

 

-amici? Inuyasha... tu sei il mio capo, non un mio amico.-

 

 

Dissi mentre tracannavo il secondo bicchiere di liquido... e accidenti se la gola bruciava.

 

 

-si, certo che ne dici di ballare un pò-

 

 

Mi piaceva ballare, si, avrei ballato con il mio aitante e giovane capo, in preda ai primi segni di ubriachezza.

 

 

-ok balliamo!-

 

 

lo presi per mano, trascinandolo al centro della sala, essendo un disco pub, lo spazio per muoversi non era molto; quindi chi come noi aveva voglia di fare due salti, si trovava invece imbottigliato tra la folla riuscendo a malapena a muovere i piedi.

Inuyasha mi avvicinò di più, per farmi evitare una gomitata in pieno volto... non ero mai stata così vicina a lui, il suo odore... l'alcool che avevo ingerito iniziava a farsi sentire, e in un momento di annebbiamento, iniziai a muovermi sulle note di una canzone dal ritmo latino... mi sentivo stranamente sicura di me, sensuale e provocante.

E volevo che anche lui, mi vedesse in quel modo, non so per quale motivo in particolare, ma so solo che volevo a tutti i costi essere desiderata.

Nella mia testa, mentre mi muovevo a tempo di musica facendo aderire il mio corpo a quello di inuyasha, si affollavano mille pensieri e mille parole, le informazioni ricevute in quella telefonata erano troppe... volevo dimenticare... dimenticare tutto, tutti, anche me stessa!

 

 

Mi sentii bloccare le spalle, e alzando gli occhi incrociai quelli severi di Inuyasha.

 

 

-ok, credo sia il momento di tornare a casa.-

 

 

-non ci voglio andare a casa, vacci tu- risposi piccata divincolandomi.

 

-Kagome, non è un consiglio, è un'imposizione. Non sei più nelle condizioni di restare qui-

 

 

-ma chi sei? Mio padre?-

 

 

-no, sono il tuo capo-

 

 

-mmm- mugolai guardandomi il polso, fingendo che ci fosse un orologio a scandire il tempo- scusi capo, credo che il mio orario lavorativo sia terminato più o meno... cinque ore fa!-

 

 

-falla finita andiamo-

 

 

Esordì prendendomi per un polso, faceva anche un po' male... mi portò di fronte a Sango, e le chiese se lei sarebbe rientrata con me, o se doveva accompagnarmi lui.

 

 

-Kagome tesoro vuoi che andiamo a casa?-

 

 

aveva un'espressione amareggiata, no, per quella sera non avrei distrutto la vita di altre persone. Mi stava riuscendo già piuttosto bene con la mia... e quella di mia sorella.

 

 

-no Sango, prendo un taxi, tu stai pure qui con Miroku... vi state divertendo- dissi racimolando un briciolo di sobrietà, cercando di sembrare convincente.

 

 

-ma quale taxi, ti accompagno io tanto devo andare a casa-

 

La voce del mio sexy capo si insinuò nelle mie orecchie.

 

 

-bene- dissi io, prima di fiondarmi sul bancone a finire il mio negroni ormai semi annacquato dal ghiaccio sciolto.

 

 

Sentii subito un paio di braccia strattonarmi, e portarmi fuori quasi di peso,prima ancora di realizzare ciò che stava accadendo mi trovai seduta nella macchina con cui ero stata accompagnata poco tempo prima dal mio capo, e lo vidi poi fare capolino alla mia sinistra sedendosi e sbuffando.

 

 

-mi spiace di averti rovinato la serata, forse avrei dovuto scegliere il fotografo-

 

 

-si, e io l'estetista...-

 

 

-magari ti avrebbe fatto qualche giochetto, con gli oli essenziali-

 

 

-magari no-

 

 

-ma perchè siamo seduti in una macchina spenta se la festa è dentro?-

 

 

-perchè sto per accompagnarti a casa!-

 

 

-sei noioso, io mi stavo divertendo-

 

 

-dovresti contenere questo divertimento, sai?-

 

-dio, Inuyasha! Non sono solita divertirmi in questo modo, ma sta sera è andata così!-

 

 

-vuoi parlarne?-

 

 

-ti sembra che voglia parlarne?!-

 

 

-forza, ti accompagno a casa-

 

 

Vidi di sbieco la sua mano girare la chiave, e il rombo del motore che si preparava a partire... iniziai lentamente a sentirmi malissimo, la testa mi girava e le case che vedevo dal finestrino erano sfocate, informi... venni presa dall'ansia, nel momento in cui realizzai che avrei potuto vomitare nella bellissima e costosissima auto sportiva del mio capo. Così, senza pensarci due volte aprii il finestrino per cercare di reprimere il senso di nausea.

 

 

-chiudi quel coso, o ti verrà una polmonite-

 

 

-credimi è meglio di no.-

 

 

-vuoi che mi fermi?-

 

 

-no, quanto manca?-

 

 

-siamo quasi arrivati, cerca di guardare avanti e rilassarti-

 

 

-la fai facile tu!-

 

-sai, non sei mica l'unica sulla faccia della terra ad essersi mai ubriacata-

 

 

-non intendevo quello, ah... ma lascia stare-

 

 

Sentii il veicolo rallentare e successivamente fermarsi. Scesi in un secondo e mezzo e nascondendomi nella siepe di fianco a casa mia mi trovai a rimettere anche l'anima.

In un attimo venni raggiunta da Inuyasha che scansai in malo modo... con che faccia l'avrei guardato di nuovo a lavoro se avessi lasciato che il mio capo, mi tenesse i capelli mentre vomitavo i resti della mia stupidità.

Presi velocemente un fazzoletto dalla tasca, e mi asciugai la bocca. Era ovvio che il mio barcollare non era affatto incoraggiante, così d'un tratto mi sentii sollevare da terra.

 

 

-Inuyasha, mettimi giù!-

 

 

Dissi prendendo a pugni la dannatissima schiena piena di muscoli del mio capo... ah si, non mi portava di certo come una principessa, in verità sembravo più un sacco di patate.

 

 

-sta zitta, le chiavi di casa sono quelle con l'orsacchiotto viola?-

 

 

-innanzitutto è un coniglio, e non è viola è lilla! Brutto troglodita!-

 

 

-grazie andava bene lo stesso-

 

 

Disse infine, mettendomi giù, facendomi capitolare tra il suo corpo e la porta di casa mia.

 

-ciuf ciuf, capolinea signori viaggiatori siete pregati di scendere.-

 

 

-sei simpatico, davvero!-

 

 

-lo so, è una delle mie innumerevoli doti-

 

 

-e, tra queste innumerevoli doti per caso, riesci ad aprire anche le porte? Credo di dover fare un secondo round con i miei acidi gastrici-

 

 

Lo vidi sbarrare gli occhi, e togliere velocemente le mandate alla porta, per poi spalancarla.

 

 

Corsi in bagno con le mani sulla bocca, grazie al cielo la casa non era poi tanto grande, quindi lo raggiunsi prima di fare un casino sul pavimento.

 

 

Dopo aver nuovamente sputato fuori anche l'anima, ed essermi lavata i denti tornai verso la cucina... la scena che mi si presentò davanti aveva del comico e surreale insieme.

Inuyasha, di fronte ai fornelli intento a versare l'acqua del bollitore in una tazza, con dentro... cercai di annusare l'aria... ed era camomilla.

Mi avvicinai di sottecchi, avevo paura di... non so nemmeno io di cosa in realtà, ma volevo continuare a guardarlo fare quei gesti così spontanei.

Ricordai quando la mattina mettevo la sveglia dieci minuti prima per andare a preparare il caffe e i pancake a Hojo, non m'importava di aver perso dieci minuti di sonno, o che io facevo colazione solo con l'aranciata ogni mattina e quindi avrebbe potuto farlo lui per me ogni tanto, non m'importava perchè io vedevo un futuro, per me... per noi e lui aveva rovinato tutto... e ora avrebbe sposato Eri la mia migliore amica... e lei non aveva mai saputo fare i pancake! E io ero una stupida!

 

Sentii un improvviso bisogno di calore... e senza pensarci troppo, mi ritrovai a stringere le braccia attorno alla vita di Inuyasha... la vista iniziava ad essere appannata dalle lacrime, così nascosi il viso tra le sue scapole, dove già c'era l'alone del mio rossetto rimasto li dal nostro primo incontro scontro.

 

Lo sentii dapprima irrigidirsi sotto le mie mani, poi rilassarsi di nuovo... e continuare quello che stava facendo. Un minuto, avevo bisogno di un minuto soltanto.

 

 

 

 

 

 

 

Note Autrice...

 

allura, premessa... sono un po' amareggiata in quanto, sia al capitolo di novembre che al precedente non ho avuto molti pareri da chi legge. Anzi, nel precedente addirittura nemmeno uno... le recensioni ovviamente sono una cosa in più del sito, perchè anche io spesso e volentieri, mi limito semplicemente a leggere... ma dato che la stesura di questa storia essendo un idea di vecchia data mi sta dando non pochi grattacapi, perchè una storia appena nata ha mille idee mentre una ripresa a distanza di anni subisce il cambiamento insieme a chi la scrive... vorrei solo sapere, se vi fa piacere. Se vale la pena continuare o se è un'idea che ormai non incuriosisce più...

io fin quando avrò in mente il risultato finale scriverò e pubblicherò. Ma vi sarei immensamente grata se voleste darmi qualche consiglio o farmi qualche domanda se ci sono cose poco chiare :) scusate il poema... grazie.

 

 

Baci LillixSana

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2442097