The Dark Lord Vs The Time Lord

di Evola Who
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 In una galassia lontana, lontana… ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 Come (non) guardare il Millennium Falcon. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 La base di Yavin IV ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 La ribellione ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 Il latte blu ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 Un momento di lucidità ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 Il risveglio. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 Traditore! ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 La verità. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 The Dark Lord ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 La bugia ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 La storia dei Signori del Tempo ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 Il Tarids. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 La fuga. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 Lo Star Destroyer ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 Il piano Artaplop ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 La sala di comando. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 Il gesto di Raoul. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 Vittoria o fortuna? ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 Premiazioni, saluti e pensieri ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 In una galassia lontana, lontana… ***


Capitolo 1
In una galassia lontana, lontana…
 
 

Non appena fece atterrare il suo Tardis, il Dottore esclamò con tono entusiastico: “Bene, Danimarca del ‘500! Tempo dei vichinghi! Come volevi tu!” e sorrise.
 
 “Perfetto! Secondo te c’è qualche possibilità di conoscere Thor?” domandò Denny con tono ironico ed emozionato allo stesso tempo.
 
Denny era la giovane ragazza che il Dottore aveva scelto come sua compagna per questa nuova avventura.
 
Aveva i capelli neri corvino lunghi fino al collo che le incorniciavano il viso pulito e che contrastavano con gli occhi marrone chiaro; portava degli occhiali dalla montatura nera e sottile. Indossava una camicia viola scuro decorata da stelle di stoffa, pantaloni da tuta blu scuro e un paio di scarpette da ginnastica bianche con i lacci rosa.
 
“Beh… non lo so, è probabile” le rispose il Dottore mentre alzava qualche leva. “Ma a te non ti piaceva Loki?”
 
“Sì, infatti, ma non mi dispiacerebbe incontrarli insieme” rispose lei ridendo e andando verso la porta.
 
Quando aprì rimase perplessa e confusa: fuori non c’era la Danimarca dei vichinghi che si aspettava, ma una stanza grigia piena di cavi e una porta di metallo proprio davanti a loro.
 
“Ehm, Dottore…mi sa che stavolta hai sbagliato strada” disse mettendo un piede fuori dalla porta.
 
“Che cosa?” disse uscendo anche lui dal Tardis.
 
Tutti e due si guardarono intorno, confusi ma per nulla preoccuparti dalla situazione inaspettata.
 
“Dove e in che anno siamo?” chiese Denny.
 
Il Dottore prese il suo cacciavite sonico dalla tasca interna della giacca e cominciò a scandalizzare. “A quanto pare siamo all’interno di un’astronave.” rispose tranquillo.
 
 “In un’astronave?” disse lei sorpresa.
 
“Già, ed è anche in movimento.”
 
“E che ci facciamo qui?” chiese Denny sempre più perplessa.
 
Anche se viaggiava con lui da un po' di tempo, aveva imparato che i loro viaggi sono sempre imprevedibili.
 
“Non ne ho idea, ma dovremmo scoprirlo!” rispose lui e aprì la porta metallica grazie a un pulsante lì accanto. 
 
“Aspetta! Siamo in un’astronave in movimento in un tempo sconosciuto e tu vai in giro così? E se fosse un’astronave malvagia?” disse Denny con tono preoccupato, tentando inutilmente di fermarlo.
 
“Dai Denny! Potrebbe essere anche di qualche gruppo di esploratori o di fattorini spaziali! In fondo, che cosa potrebbe mai succedere?”
 
Lei si mise a braccia conserte, con un sopracciglio alzato.
 
“Non lo so” disse. “In fondo, da quando viaggio con te, sono successe solo invasioni alieni sulla terra e su altri pianeti, tentate esplosioni, tentate 'fini del tempo' e abbiamo fatto cose che definire rischiare la vita è un eufemismo”
 
Il Dottore la guardò con aria un po' spiazzato, finché non disse con tono convinto: “Ma non diresti mai che ti annoi!”
 
Lei sorrise e abbassò la testa in segno di resa. Sapeva che il Dottore aveva ragione.
 
“Forza, andiamo!” incalzò il Signore del Tempo uscendo dalla stiva.
 
Denny alzò gli occhi al cielo mormorando tra se e se: “Oh, povera me!” e lo seguì.
 
Camminarono con circospezione nel lungo corridoio che si apriva davanti a loro.
Vi era una luce soffusa che illuminava debolmente le pareti bianche, arricchite da cavi e tubi, e il pavimento lucido e nero.
 
Il Dottore camminava davanti e Denny era immediatamente dietro di lui. Entrambi si guardavano intorno, senza parlare, prestando estrema attenzione ad ogni minimo suono o rumore proveniente dall’astronave sconosciuta.
 
“Pensi che sia abbandonata?” domandò la ragazza dopo qualche istante.
 
“Non credo, se fosse stata abbandonata sarebbe stato tutto spento e non si sentirebbe alcun rumore. E comunque, non si può abbandonare una intera astronave nel bel mezzo dello spazio. Tranne in casi estremi.” spiegò il Signore del Tempo e continuò: “E credo che ci sia anche un equipaggio.”
 
“Ma poi…che tipo di astronave è? Una nave da trasporto, da consegne o....” cercò di elencare Denny, ma una voce maschile la interruppe dicendo: “Fermi!”
 
Davanti a loro si era improvvisamente materializzato un uomo armato e i due amici si fermarono e alzarono le braccia, sorpresi e impauriti.
 
L’uomo sembrava avere circa trent’anni: alto, dai lineamenti forti, capelli folti e scuri che gli ricadevano impudenti sulla fronte, e un’espressione strafottente che non prometteva nulla di buono. Teneva la pistola puntata dritta contro di loro. Sembrava pronto per sparare.
 
Alle sue spalle c’era una specie di cane-orso alto due metri, perfettamente in grado di stare su due zampe, ricoperto da una folta pelliccia castana. Dalla spalla fino al fianco aveva una lunga serie di munizioni e in mano aveva una balestra nera puntata proprio ai due amici.
 
Il Dottore e la sua giovane compagna di viaggio rimasero in silenzio, troppo impietriti per spiccicare parola. La tensione nell’aria era così densa che si poteva tagliare a fette.
 
“Bene” disse lo sconosciuto, per nulla intenzionato ad abbassare l’arma “ora ditemi chi siete e....”
 
“Oddio! Che cosa diavolo è?!” proruppe Denny terrorizzata dal cane-orso.
 
“Ma è uno Wookie!” rispose il Dottore sicuro. Sorrise e specificò con tono allegro: “Un fantastico Wookie adulto!”
 
Lo sconosciuto lo guardò con aria confusa mentre lo Wookie fece un verso stranito.
 
“Ma certo che lo sei! Tutti gli Wookie sono fantastici!” rispose convinto il Dottore.
 
“Tu…capisci quello che dice?” chiese Denny fissandolo.
 
“Certo che lo capisco. In fondo, conosco più di trentamila lingue diverse.”
 
 “Ma... il Tardis non traduce tutte le lingue dell’universo?”
 
“Certo, ma gli Wookie emettono solo i versi e il Tardis non può tradurre i versi. Come i versi dei neonati Per inciso – so pure il bambinese.”
 
Denny era sempre più sconcertata. “Ma come puoi distinguere i versi dai suoni?”
 
“Vedi Denny, i versi sono solo parole e pensieri trasmessi in un altro modo. Quindi, un verso incompressibile può nascondere un sacco di parole” spiegò tranquillamente il Dottore.
 
“Come quelli dei bambini dei primi di anni di vita. Infatti sapessi quanti neonati odiavano il proprio nome e non sopportavano certe cose dei loro genitori!”
 
Denny lo guardò con aria scettica. “Wow. Chissà cosa dicevo io da neonata.”
 
L'uomo sconosciuto rimase di sale a guardare quei due che continuavano a parlare amabilmente con le mani alzate in segno di resa, incuranti della sua presenza e dimentichi della situazione in cui si trovavano.
 
Lo Wookie fece un verso e l'uomo rispose: “Sì, Chewie. Anch’io sono confuso.”
 
Gli chiamò per avere la loro attenzione, i due intrusi lo guardarono e lui disse: “Okay, ora ditemi chi siete, che cosa volete ma soprattutto, come diavolo avete fatto ad entrare nella mia astronave!”
 
Lo Wookie emise un altro latrato.
 
“No Chewie, non credo proprio che siano dell'impero. Pensi che i leccapiedi di Darth Vader indosserebbero uno stupido fiocchetto o una camicia a stelline?”
 
“Hey!” dissero in coro i due amici offesi.
 
“Per sua informazione: questa è una camicia molto carina ed è anche la mia preferita!” replicò Denny.
 
“E inoltre, questo non è un 'fiocchetto', bensì un è un cravattino” aggiunse il Dottore a sostegno della sua amica.I cravattini sono forti” e se lo sistemò con aria fiera.
 
Lo sconosciuto rimase sorpreso dalle loro risposte: in effetti, non si aspettava che quei due rispondessero a tono, visto che avevano ben due armi puntate contro.
 
La scena fu improvvisamente movimentata dal rumore di passi in avvicinamento e da una voce femminile. “Han! Chewie!”
 
Subito comparvero un uomo accompagnato da una giovane donna.
 
L’uomo era alto, biondo e abbastanza giovane, con la faccia del bravo ragazzo; indossava un completo interamente nero, e alla cintura era attaccato una specie di cilindro argentato.
 
La donna aveva pressappoco la stessa età del suo accompagnatore: era molto carina, con grandi occhi scuri e lunghissimi capelli intrecciati in maniera raffinata.
 
Il giovane fissò i due intrusi e chiese: “E questi due chi sono?”
 
“E come sono entrati qui dentro?” aggiunse la ragazza.
 
“Non ne ho idea, ma se non rispondono li manderò presto al loro creatore.” Rispose duro il primo uomo, con la pistola ancora puntata.
 
“Vediamo in pace!” esclamò Denny.
 
“Veniamo in pace! Non abbiamo armi con noi, non abbiamo brutte intenzioni. Non vogliamo né uccidere, né rubare, né farvi del male e – soprattutto – non vogliamo spaventarvi.” Sospirò come a prendere coraggio.
 
“Quindi, perché non abbassiamo le armi e ne parliamo in modo pacifico?”
 
Finalmente l’uomo si decise ad abbassare la pistola e a metterla nella fondina, e anche il suo amico Wookie abbassò la propria balestra. 
 
Denny e il Dottore abbassarono le braccia e la ragazza sopirò un grazie.
 
“Bene, ora ci dite chi cavolo siete?” disse l’uomo.
 
Il Signore del Tempo prese subito la parola. “Io sono il Dottore e lei è la mia amica e assistente Denny.”
 
“Dottore…. Chi?” domandò perplessa la giovane donna.
 
Lui sorrise rispondendo: “Dottore e basta.”
 
“E in cosa?” chiese il ragazzo biondo.
 
“In tutto.”
 
I tre abitanti dell’astronave si guardarono perplessi e confusi.
 
“Adora quando la gente glielo chiede” spiegò Denny.
 
Il Dottore rise di gusto. “Sì, in effetti è vero.”
 
L’uomo più anziano iniziava a spazientirsi. “Sì, d’accordo. Ma come siete entrati della mia astronave nel bel mezzo dello spazio?”
 
I due amici si lanciarono occhiate confuse, poi il Dottore prese la sua carta psichica dalla tasca della giacca, la fece vedere e disse: “Io e la mia collega Denny siamo due ispettori di astronavi.” E la fece girare per fa in modo che leggero e la mise della tasca dicendo: “La nostra astronave è nello sgabuzzino.”
 
“È così piccola la vostra navicella?” domandò sorpreso il giovane biondo.
 
“Beh, siamo solo noi due” rispose il Dottore. “Comunque, siamo qui per controllare le astronavi e evitare i contrabbandieri spaziali. Avere qualcosa da dichiarare?”
 
L’uomo al centro aveva lo sguardo sorpreso, ma i suoi occhi nascondevano paura e preoccupazione. Anche i due suo amici e lo Wookie avevano un’aria sorpresa e preoccupata.
 
“Assolutamente no!” rispose l’uomo, forse un po’ troppo in fretta, cercando di nascondere la propria ansia dietro un atteggiamento arrogante.
“Potete girare questa astronave da cima a fondo ma non troverete niente di contrabbando o illegale.”
 
Il Dottore rimase sorpreso dal tono, ma Denny aveva capito subito con chi aveva a che fare: “Sei un contrabbandiere.”
 
L’uomo finse sorpreso.
 
“Come puoi dirlo?”
 
“Vediamo…quando il mio amico ha chiesto se avevate qualcosa da dichiarare, non solo tu, ma anche i tuoi amici qui avete fatto un’espressione di puro terrore. Inoltre, hai risposto troppo in fretta per uno che non ha nulla da temere” spiegò Denny a braccia consorte: “Ero più convincente io quando mia madre mi chiedeva se ero stata io a rubare i soldi dal suo portafoglio. Quindi, sei un trafficante.”
 
“Pensi di essere un ragazzina in gamba?” chiese l’uomo irritato, soprattutto per il fatto di essere stato fregato.
 
“Abbastanza” rispose lei sfacciata.
 
La giovane donna, che fino a quel momento era stata zitta, prese la parola per mediare quello scontro: “Okay, Han era un contrabbandiere ed un trafficante. Ma vi assicuro che ultimamente non sta facendo niente di illegale.”
 
“È vero” confermò l’altro uomo: “In questo periodo Han sta lavorando come pilota per noi, e in modo completamente onesto!”
 
Il Dottore sorrise ancora qualche istante, prima di decidersi a dire la verità. “Okay, in realtà non siamo due ispettori di astronavi” confessò.
 
I due uomini sospirarono sollevati, ma la donna era ancora confusa.
 
“Allora chi siete?” chiese.
 
“Viaggiatori” le rispose Denny.
 
“Viaggiatori?” ripeté il ragazzo.
 
“Sì, siamo dei viaggiatori” disse il Dottore. “Volevo portare la mia amica nella Danimarca al tempo dei vichinghi ma…per qualche strana ragione la mia astronave ci ha portati qui.”
 
“Comunque, come ho già detto, non vogliamo farvi del male e non abbiamo nessun tipo di arma con noi” assicurò Denny.
 
I tre amici e l’essere peloso si guardarono perplessi, come a chiedersi se potevano fidarsi o meno, finché il giovane biondo prese coraggio e si presentò. “Comunque, mi chiamo Luke Skywalker. E lei è mia sorella gemella, la Principessa Leia Organa.”
 
“Principessa?” chiese stupita Denny.
 
“Beh, una volta lo ero” spiegò la giovane donna. “Ora sono solo una senatrice. E un generale, quando serve.”
 
“E lui è…” disse Luke indicando l’uomo con i capelli scuri, ma lui interruppe presentandosi da solo: “Capitano e generale Han Solo. E lui è il mio copilota Chewbacca.” Indicò il wookie che emise un verso di saluto.
 
Il signore del tempo sorrise dicendo: “Piacere” mentre l’amica fece un sorriso nervoso e disse: “Salve”
 
“Venite” disse Luke e si incammino nel corridoio, seguito dai suoi amici
 
“Ma… di preciso dove siamo?” chiese Denny.
 
“Nel Millennium Falcon” rispose Han.
 
“Ovvero?” domandò il Dottore.
 
“L’astronave più veloce della galassia” replicò l’uomo, rivolgendo ai suoi ospiti un sorriso orgoglioso e strafottente insieme. “Ma soprattutto la mia astronave.”
 
Luke sorrise della sua risposta mentre Leia si limito ad alzare gli occhi con aria rassegnata.
 
Alla fine del lungo corridoio entrarono in una specie di salottino, con al centro un piccolo tavolo rotondo e un divanetto bianco. Il pavimento era nero, mentre le pareti erano arricchite da cavi, manopole e spie luminose.
 
Denny e il Dottore stavano per entrare ma si interruppero quando sentirono una voce meccanica. “Padron Luke! Padron Luke!”
 
Rimasero sopresi nel vedere un androide bipede ricoperto di metallo dorato avvicinarsi verso di loro. Il Dottore fu affascinato da quella vista mentre l’amica perplessa.
 
“Oh, grazie al creatore siete arrivati!” stava intanto dicendo l’androide. “Pensavamo che non sareste più tornarti. Volevo cercarvi e assicurarmi che fosse tutto apposto, ma R2-D2 non voleva che lo lasciassi da solo.”
 
Accanto all’androide dorato era apparso un altro droide più piccolo, con il corpo di forma cilindrica, bianco con linee blu. Il robot più piccolo fece degli strani suoni, simili a dei bip molto acuti.
 
“E che ne sapevi tu che quel suono era innocuo?” gli rispose piccato l’altro androide.
Il piccolo rispose con nuovi cinguettii e i due cominciarono a discutere.
 
Denny chiese al Dottore a bassa voce: “Ma… stanno litigando?”
 
“Sì. Penso proprio di sì.” Rispose l’amico continuando a guardare il siparietto.
 
Il giovane Luke sorrise della loro espressione confusa. “Tranquilli, fanno sempre così” spiegò loro, poi si avvicinò all’androide dorato e – mettendogli una mano sulla spalla – disse: “Calmati C-3PO. Il rumore era solo la nave di due viaggiatori.”
 
“Viaggiatori, Padron Luke?”
 
“Sì, questi due viaggiatori. Ragazzi, loro sono C-3PO e R2-D2, i nostri droidi protocollari” disse facendo le presentazioni: “C-3PO e R2-D2, loro sono i nostri ospiti: Denny e il Dottore.”
 
Il Signore del Tempo abbozzò un segno di saluto, mentre la ragazza salutò con un sorrisetto nervoso.
 
“È un vero piacere di conoscervi.” disse C-3PO e R2-D2 fece un suono, interpretato da tutti come un saluto.
 
“Ma voi siete dei androidi fantastici!” esclamò il Dottore.
 
Tutti – tranne Denny – rimasero perplessi dalla sua reazione improvvisa.
 
“Nei miei ho visto moltissimi di robot e androidi” proseguì. “Ma voi due siete davvero fantastici!”
 
Denny noto lo sguardo sorpreso di Luke e disse verso di lui: “Sì, fa sempre così.”
 
I due robot si guardarono sopresi e C-3PO disse con tono sorpreso: “Oh, grazie mille signore.”
 
“Sedetevi” invitò Leia indicando il divanetto.
 
Il Dottore e Denny si sedettero da un lato, mentre i due gemelli si sedettero di fronte a loro; Han scelse un trespolo sulla parete di fronte per accucciarsi affianco al suo amico peloso.
 
“Allora, di preciso, dove siamo nello spazio?” chiese il Dottore guardandosi in trono.
 
“In questo momento siamo al mondo del nucleo” rispose Han.
 
“Mondo del nucleo?” disse Denny perplessa.
 
“E in che pianeta siete stati?” chiese di nuovo il signore del tempo.
 
“A Chandrilla” disse Leia. “Abbiamo avuto una missione.”
 
“Che tipo di missione?” chiese Denny.
 
“Una missione contro l’esercito imperiale e....” iniziò a spiegare Luke, ma poi si fermò improvvisamente, come se si fosse ricordato in quel momento che non doveva rivelare quei dettagli.
 
 Infatti Leia e Han gli lanciarono occhiatacce arrabbiate.
C-3PO disse con tono preoccupato: “Oh, cielo!” mentre Chewbacca emise un lungo grugnito sommesso.
 
“Lo so, Chewie” gli rispose Han “a volte Luke è davvero un idiota.”
 
“Perché questo silenzio improvviso?” chiese il Signore del Tempo.
 
 “Voi… non fate parte dell’Impero Galattico?” chiese Luke un po’ teso. “O in favore di loro?”
 
 “Cosa è l’Impero Galattico?” chiese Denny.
 
Tutti rimasero confusi e perplessi dalla sua affermazione e Leia chiese: “Davvero non sapete che cos’è l’Impero?” 
 
I due amici fecero di no con la testa.
 
“E sapete almeno che cos’è la Ribellione?”
 
Il Dottore e Denny si guardarono, poi lui disse: “No. Mai sentito nominare.”
 
Tutti erano sopresi, persino Chewbacca fece un verso stranito.
 
 “Caspita!” sbottò Han. “Ma si può sapere da dove diavolo venite!?”
 
“Da una galassia lontana lontana, a quanto pare…” disse Denny
 
 “Quanto lontano?” chiese Leia con sospetto.
 
Il Dottore si rivolse a Han e gli chiese: “Hai detto che la tua astronave è la più veloce nel universo. Di quanto?”
 
“Beh, è cinque volte più veloce della luce” rispose orgoglioso il capitano.
 
“Ovvero?” chiese Denny.
 
“30000 km/s per cinque” rispose prontamente C-3PO, ma R2-D2 fece una serie di bip scuotendo la testa.
 
“Ma cosa stai dicendo?” lo zitti C3-PO stizzito. “La velocità non è di 000027970079! Stupido pezzo di ferraglia che non sei altro!”
 
“Veramente avete ragione tutti e due” spiegò il Dottore intromettendosi in quei nuovo litigio fra droidi. “Quello che hai detto tu è la velocità a chilometro orario. Il valore detto da R2-D2 è invece la velocità della luce.”
 
“Ma perché questa domanda?” si intromise Luke.
 
“Perché la nostra astronave può superare la velocità del tempo” rispose Denny.
 
“Aspetta…vuol dire che potete viaggiare del tempo?” chiese Han sorpreso.
 
“Esatto.”
 
Quest’ultima affermazione aleggiò un po’ nell’aria della stanza, lasciando sorpresa e incredulità.
 
“Quindi…siete venuti dal futuro?” chiese Luke affascinato.
 
Denny sorrise. “No, da un passato lontano.”  
 
“Quanto lontano?” chiese Han.
 
“Abbastanza lontano…non ci sono astronavi sullo spazio né androidi evoluti, e la gente usa ancora la benzina e il petrolio come combustibili.” Spiegò lei.
 
“Diamine! Da voi esistono ancora petrolio e benzina? Allora siete veramente lontani!” disse Han ridendo.
 
“Di quanto?” domandò Denny.
 
“Da almeno duemila anni indietro, se non sbaglio.” Rispose C-3PO.
 
“Duemila?!” rispose lei con gli occhi spalancati e la voce quasi urlando.
 
“Beh… siamo stati in posti più lontani.” Replicò l’amico.
 
“Sì, ma di solito quando andiamo in un pianeta o in un futuro lontano non chiedo mai in che anno siamo. Questa è la mia prima volta che mi rendo contro di quando siamo veramente lontano.”
 
“Quindi…voi siete in grado di viaggiare nel tempo?” chiese Leia.
 
“Sì, e anche nello spazio. Possiamo viaggiare addirittura attraverso le galassie” rispose il Dottore.
 
“Perché? Qui non è possibile viaggiare nel tempo?” chiese l’amica.
 
Erano duemila anni nel futuro. Per lei era impossibile che qualcuno non ci avesse provato almeno una volta.
 
“Nel corso dei secoli molte persone hanno provato a costruire una macchina del tempo, ma sono in pochi ci sono davvero riusciti” spiegò Leia.
 
“E di quei pochi che ce l’hanno fatta, alcuni sono scomparsi per sempre, e altri addirittura morti” aggiunse Luke.
 
“Per non parlare del fatto che su alcuni pianeti costruire macchine del tempo o provare a viaggiare nel tempo è fuori legge. Penso che sia perché si rovinerebbe per sempre la linea temporale dell’universo creando dei paradossi temporali” concluse Han.
 
“Come si può evitare una cosa che non è ancora possibile?” domandò Denny.
 
“E poi non è vero che viaggiando del tempo si rovina la linea temporale!” aggiunse il Dottore.
 
“Sono secoli che viaggio e non mi è mai…” si fermò, redendosi conto di quello che stava dicendo e ammise: “Okay, in effetti è vero. Potrebbero crearsi paradossi temporali modificando un po’ la linea del tempo.”
 
Denny lo guardò e disse con tono ironico: “Tranquillo, non sei il primo a farlo. Ogni volta che Barry Allen torna indietro per cercare di salvare sua madre o la sua fidanzata, rovina sempre la time line delle cose.” E con questo gli diede una pacca amichevole sulla spalla.
 
I due amici si guardarono e risero di gusto di quella battuta.
 
“Quindi” li interruppe Leia, ritornando alla conversazione originaria “non conoscete né l’Impero Galattico, né l’Alleanza Ribelle, né la Nuova Repubblica.”
 
Sia il Dottore che la sua assistente fecero di no con la testa, così Luke, Leia e Han parlarono loro dell’Impero e di ciò che era successo in quegli ultimi anni così densi di eventi:
 L’ascesa al potere di Darth Vader, la nascita della Ribellione e la distruzione delle della prima Morte Nera. Poi Leia ricordò di Alderaan – il proprio pianeta natale – e di come esso fosse stato distrutto dalla violenza cieca di Vader.
 
Denny rimase sorpresa dal racconto della giovane Principessa, così toccante e commovente che anche lei si stessa si sentì travolta dalle emozioni.
 
Il Dottore invece le prese dolcemente le mani, stringendole nelle sue, e disse sorridendo: "Mi dispiace tantissimo per la distruzione del suo pianeta, Altezza. Cerco di immedesimarmi nel dolore che ancora prova e – mi creda - lei lo ha superato meglio di qualcuno altro. E pensi a ciò che è diventata oggi."
 
Leia ricambiò il sorriso. "Me ne ricorderò."
 
Poi Luke raccontò di come ebbe conosciuto R2-D2 e C-3PO, di quando mostrò al maestro Jedi Obi-Wan Kenobi il messaggio di Leia, e dell'incontro con Han e Chewie in quella bettola a Mos Eisley.
 
Denny e il Dottore rimasero affascinati della loro avventure e quando Luke rivelò loro che Darth Vader era suo padre non ci vollero credere, così come rimasero increduli a sentire che Leia e Luke erano stati separati alla nascita e avevano ignorato l’uno l’esistenza dell’altra fino a pochi anni prima.
 
Denny interruppe la storia dicendo: "Aspetta, voi due siete davvero fratelli gemelli?"
 
"Certo" risposero insieme.
 
"Eppure vi siete baciati."
 
Ci fu un silenzio imbarazzante. I due fratelli guardarono in basso, mentre per una volta il capitano della nave non azzardò nessuna delle sue battute squalide, inorridendo al pensiero di quel bacio che lo aveva fatto marcire di gelosia.
 
"Tranquilli" disse Denny rompendo il silenzio.
 
"Una volta io e mio fratello maggiore da bambini guardavamo il programma tv Guinness World Records, in cui c’era una donna che aveva un palloncino attaccato al naso e suo marito che doveva farle la respirazione bocca a bocca tentando di gonfiare il palloncino. Io e mio fratello volemmo provare ad imitarli, ma la cosa non funzionò, quindi mio fratello mi fece la respirazione bocca a bocca senza motivo."
 
Fissò il tavolino, profondamente imbarazzata. "Non l’ho mai detto a nessuno..."
 
Luke e Leia rimasero sopresi, mentre Han fece una piccola risata divertita.
 
Il Dottore, invece, le diede una pacca sulla spalla dicendo: "Dai Denny, non devi vergognarti. In fondo, se un giorno avrai bisogno di una respirazione bocca a bocca, tuo fratello te la farà senza problemi." Denny gli rivolse uno sguardo al vetriolo, ma lasciò cadere la cosa.
 
Dopo Leia raccontò le loro attuali missioni, come ad esempio quella appena conclusa su Chandrilla per salvare alcuni ribelli. Luke raccontò anche della storia millenaria dei cavalieri Jedi, del lato chiaro e il lato oscuro della Forza.
 
Wow." disse il Dottore affascinato.
 
"Potrebbe essere una saga cinematografica." Disse l’amica.
 
"E voi invece?" chiese Han indicandoli.
 
I due amici erano un po’ confusi da questa domanda.
 
"Noi cosa?" chiese Denny.
 
"Sì, come vi siete conosciuti? Da dove venite?"
 
Denny prese la parola e raccontò di come il Signore del Tempo si presentò alla sua scuola fingendosi il sostituto del insegnante di sostegno, poi parlò dell’invasione degli Zygon e di come lei avesse salvato il Dottore e come il Dottore salvò poi la sua scuola e delle loro avventure nel corso del tempo e dello spazio. Tutti rimasero ammirati e incuriositi delle loro avventure.
 
“Avete veramente affrontato tutto questo?” domandò Leia sorpresa.     
 
“Sì, è tutto vero” confermò il Dottore.
 
“E lui ha fatto molto di più.” aggiunse Denny.
 
Han invece li fissava con aria scettica. “Secondo me è tutto inventato.”
 
Denny chiese: “Perché pensi che i nostri racconti siano inventati? Del resto, anche le vostre avventure posso essere inventate, eppure noi ci crediamo.”
 
“E allora perché dite che avete affrontato mostri, alieni e robot senza usare nessun tipo di arma?” disse Han per prenderli in giro.
 
“A me non piacciono le armi.” rispose il Dottore con tono serio.
 
“Invece tu hai ancora la tua spada laser?” chiese Denny rivolgendosi a Luke.
 
“Certo, la spada laser dei cavalieri Jedi.”
 
“Possiamo vederla?” chiese lei emozionata.
Il Dottore sorrise: conosceva bene Denny, ne ammirava molto il carattere ma ciò che adorava più di tutto era la sua curiosità, vivace come quella di un bambino.
 
Luke sorrise dicendo: “Certo.” Si alzò, prese il cilindro argenteo in mano, lo accese e mostrò la spada verde ai suoi ospiti.
 
Denny e il Dottore si alzarono e si avvicinarono a Luke per vedere meglio.
 
L’amica era a bocca aperta per la meraviglia, e anche il Signore del Tempo era stupito.
 
“Ma è veramente fatta di laser?” disse Denny indicandola.
 
“Certo.”
 
“Perché? Come sono fatte le spade nel vostro tempo?” chiese Luke.  
 
“Beh… sono fate di tanti materiali: metallo, di plastica, di legno, di cartone… insomma, ce ne sono di molti tipi diversi, anche se il primo scopo è per difesa” rispose Denny, poi indico timidamente la spada. “Posso provarla?”
 
“Perché no.” disse Luke. “Ma aspetta che ti prenda una cosa.”
 
Han aveva già un’idea di cosa avesse in mente il suo giovane amico. Come aveva immaginato, Luke tornò dopo qualche istante, con in mano una piccola sfera di metallo.
 
“Che cosa è?” chiese Denny indicandola.
 
“Diciamo che è un esercizio.” Il cavaliere Jedi lasciò la pallina sospesa a mezz’aria nella stanza.
 
“E in cosa consisterebbe questo esercizio?”  Domandò il signore del tempo.
 
Prima che Luke avesse tempo di rispondere, dalla sfera partì un piccolo raggio laser che colpì il Dottore sul fianco.
 
“Ahia!”
 
Denny lo guardò preoccupata. “Tutto bene?”
 
“Sì, tutto bene. Solo che brucia un po’.” Poi si rivolse a Luke. “E questo sarebbe un esercizio?” 
 
“Sì, è un piccolo allenamento, per imparare a maneggiare la spada.”
 
“Fammi indovinare, devo evitare leggi laser con la spada?” disse Denny.
 
“Esatto. Vuoi provare?”
 
“Ovviamente!” Denny era entusiasta.
 
Si pose davanti alla sfera che stava volando proprio sopra la sua testa, concentratissima, tenendo la spada con entrambe le mani. Luke era dietro di lei, con le mani appoggiate sulle sue spalle.
 
“Okay, ora prova a concentrarti e a evitare il raggio laser.”
 
Lei fece un cenno con la testa per dire che era pronta.
 
Quando la sferetta sparò i raggi, Denny riuscì ad evitarli tutti, con sorpresa dei presenti ma innanzitutto di se stessa. Guardò il Dottore che era piacevolmente sorpreso e gli rivolse un sorriso impudente.
 
“Sei stata davvero brava!” disse Luke allontanandosi da lei.
 
“Ma se hai fatto tutto tu!”
 
“Sì, ma ho sentito la tua concentrazione” la rassicurò il giovane Jedi. “Puoi provare anche da sola, se vuoi.”
 
Denny fu presa dal panico. “Ne sei sicuro? In fondo… lo sto usando da qualche minuto appena.”
 
“Ha ragione, Padron Luke” intervenne C-3PO: “Le probabilità che una ragazza di un altro pianeta – lontano duemila anni indietro nel tempo – possa parare dei raggi laser con un’arma a lei totalmente sconosciuta…sono una su 30.502.”
 
Tutti guardarono l’androide ma, mentre Luke e gli altri erano ormai abituati ai suoi pronostici nefasti, il Dottore e Denny ne furono colpiti. “Beh, grazie tante per l’informazione” sbottò piccata Denny.
 
“Non c’è di che, signorina Denny.”
 
Han stava ridacchiando sotto i baffi.
 
“Il sarcasmo, cosa sconosciuta tra gli esseri umani e i robot.” si disse tra se a se.
 
“Hey” le disse Luke.
 
“Non ascoltare C-3PO, quasi mai le sue statistiche non sono veritiere. Devi avere più fiducia in te stessa, e vedrai che potrai riuscirci.”
 
Il Jedi si mise appoggiato al muro vicino a Han, e Denny con la spada laser in mano si mise in posizione guardando verso la sfera e cercando di estendere al massimo i propri sensi e la propria concentrazione.
 
Quando questa volta la sfera sparò i raggi laser, Denny imitò le mosse fatte prima con Luke, riuscendo ad evitare tutti i raggi tranne gli ultimi due, che la colpirono sul fianco e sul braccio.

Spense la spada, si girò verso gli altri massaggiandosi il braccio indolenzito e chiese: “Come sono stata?”
 
“Sei stata davvero brava!” disse sincero Luke.
 
Denny sorrise soddisfatta. Guardò il Dottore e vide che anche lui aveva lo guardo fiero.
 
“Se avessi la Forza, saresti molto forte.”
 
Denny si sentì molto fiera di se stessa, una sensazione che a casa non provava quasi mai. “Grazie. Posso tenere la spada?” chiese con tono ironica
 
“Mi dispiace, ma no” rispose Luke. “Per quanto che tu sia brava, non hai la Forza per possederla.”
 
“Che razzismo!” esclamò Denny e gli diede la spada ritornando al suo posto vicino l’amico.
 
“Ma questa Forza…” chiese curioso il Signore del Tempo “oltre a maneggiare la spade laser, che altro può fare?”
 
“Molte cose” rispose Luke.
 
“Per esempio?”
 
“Beh… tipo questo.” Guardò Han e alzò la mano verso di lui sorridendo sornione.
 
Han capì immediatamente le sue intenzioni e disse allamato: “Luke! Non ci provare neanche per scherzo, o giuro che...”
 
“Mi scuso per il mio comportamento verso i vostri confronti, Dottore e Denny” lo interruppe Luke e Han ripeté tutto quello che il Jedi aveva appena detto.
 
I due amici rimasero sopresi mentre Luke e Leia risero sotto i baffi.
 
Quando lo Jedi abbassò la mano, Han ritornò in se e lanciò una occhiataccia ai due fratelli.
 
Denny domandò ancora che cosa potevano fare i Jedi e Luke spiegò che – oltre a controllare le menti deboli e spostare gli oggetti – un Jedi sente la paura e le sensazioni degli altri; poi disse che anche Leia possedeva la Forza, essendo sua sorella.
 
“E Han?” domandò il Dottore.
 
“No” rispose il capitano. “Io non ho la Forza e non credo in nessun tipo di stramba religione. E credetemi, ho visto e sentito di un sacco di religioni assurde. E poi, mi fido di più del mio blaster che di un mistico potere.”
 
Tirò fuori dalla fondina la sua arma e la mostrò agli ospiti, facendola roteare come fosse un cowboy.
 
“Ma anche questa spara laser?” domandò Denny.
 
“Ovvio! Secondo te che cosa deve sparare?”
 
“Beh…dal mondo in cui veniamo noi, nelle pistole si usano i proiettili” spiegò Denny.
 
“E comunque – ripeto – a me non piace nessun tipo di arma” disse il Dottore.
 
“Davvero?” domandò Leia.
 
“Sì, io non le uso mai.”
 
“Però voi siete dei viaggiatori” disse Luke.
 
“Certo.”
 
“E, ovviamente, avrete anche incontrato vari nemici nei vostri viaggi” aggiuse Han.
 
“Abbastanza.”
 
“E come avete fatto a difendervi?” finì Leia.
 
Il Dottore sorrise orgoglioso e mostro loro il suo segreto. “Con questo. Un cacciavite sonico!” 
 
“Un cacciavite?” disse Han prima di scoppiare a ridere di gusto. “E voi vi difendete con un cacciavite?”
 
“Hey! Questo cacciavite ci ha salvati la vita più e più volte! Ed è anche sonico!” lo difese Denny.
 
“E che cosa fa di preciso?”
 
“Beh, scandalizza gli oggetti, apre le porte e svita le cose” rispose il Dottore. “Ed è meglio di qualsiasi arma.”
 
“E poi non abbiamo solo il cacciavite sonico” aggiunse Denny. “Abbiamo anche la carta psichica.”
 
Carta Psichica?domandò Leia stranita.
 
“Sì, è una carta che ti fa vedere quello che io dico” spiegò il Dottore. “Quando abbiamo detto di essere due ispettori di navi ho usato la carta psichica per farvelo credere.”
 
“Impossibile!” disse Han scettico.
 
“Credi davvero?” disse Denny in tono di sfida. “Dottore, me la presti?” chiese lei senza guardalo ma con la mano alzata.
 
“Certo” rispose lui passando fuori una piccola tessera quadrata marrone scura.  
 
“Okay Han. Ora, dimmi che cosa leggi e per favore fallo ad alta voce.”
 
Han sì alzò, guardò la scheda e disse ad alta voce: “Scemo chi legge.” Tutti quanti scoppiarono a ridere.
 
“Adoro fare questo scherzo! È un classico.”
 
Chewbacca stava ancora ridendo quando Han lo minacciò: “Hey! Piantala di ridere o giuro che ti lascio del primo pianete deserto che trovo!”
 
“Come sei cattivo capitano!” disse Denny.
 
“Quindi, voi due viaggiate per l’universo con un cacciavite sonico e una carta psichica?” domandò C-3PO.
“Esatto.” rispose il Dottore.
 
“Mi perdoni se lo dico ma… non le credo.”
 
“E perché non ci credi?” domandò il Signore del Tempo.
 
“Mi perdoni signore, ma per me è impossibile che voi avete affrontato pericoli su pericoli con un arnese e un pezzo di carta.”
 
“Beh, ovviamente nei nostri viaggi abbiamo incontrato diverse persone che ci hanno aiutato e salvato la vita” disse il Dottore.
 
“A volte facendo dei compromessi non proprio piacevoli…” aggiunse Denny, ripensando ai momenti più drammatici dei loro viaggi.
 
Allora C-3PO cominciò a spiegare che era matematicamente impossibile che un cacciavite e una carta potessero salvare delle vite. Tutti i presenti sospirarono pazienti e da ciò Denny dedusse che erano abituati alle discussioni polemiche del droide protocollare.
 
Il Dottore prese il cacciavite e disse tra se e se: “Scusami C-3PO, ma lo devo fare.”
 
Puntò il cacciavite al suo collo metallico e lo spense. C-3PO si accasciò leggermente e le parole si morirono nell’apparato vocale.
 
Denny sopirò di sollievo dicendo: “Grazie!”
 
“Che cosa hai fatto?” chiese Luke.
 
“Tranquillo. L’ho solo spento.”
 
“Con il suo cacciavite?” chiese Leia.      
 
“Esattamente.”
 
“Ma non avevi detto che quel coso apriva solo le porte?” domandò Han perplesso.
 
“Non solo, in realtà può fare molte altre cose. Ad esempio, può scandalizzare gli oggetti, spegnere e accedere i macchinari…tuttavia non funziona con il legno. Ma se volete posso riaccendere il vostro androide.”
 
“Non temete, se ne sta spento per un po’ non succede nulla” disse Han.
 
“È vero, e non ci dispiace goderci un po’ di silenzio.” confermò Luke. “Piuttosto, vi va di vedere la cabina di pilotaggio?”
 
“Certo!” disse subito Denny.
 
“Perché no?” aggiunse Il Dottore facendo spaluccie.
 
“Okay, ma alle mie condizioni visto che è la mia nave” disse Han.
 
“Seguitemi.”

Così tutti e cinque si incamminarono verso la cabina di pilotaggio.  
 
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Note

La mia prima storia su Star Wars!
E il mio cross-over della mia serie TV
preferita! Spero che questo lungo
capitolo vi sia piaciuto e recensirete!
E fatemi sapere che cosa ne pensate! :)
Evola

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 Come (non) guardare il Millennium Falcon. ***


Capitolo 2
Come (non) guardare il Millennium Falcon.
 
 
Entrarono nella cabina di pilotaggio: all’interno vi erano quattro sedili, due indietro e due davanti. La prima cosa che si notava era la vetrata che dava sullo spazio profondo, incorniciata da una rigida intelaiatura di acciaio. Tutt’intorno era un fiorire di cavi, pulsanti e spie luminose.
 
Luke e Leia si sedettero dei sedili di dietro, uno a destra e l’atro a sinistra, mentre Han prese posto nella poltroncina del capitano a Chewie in quella accanto a lui.
 
Denny e il Dottore erano in piedi a guadare lo spazio fuori, era bellissimo.
 
La ragazza aveva visto lo spazio e i pianeti fuori dal Tardis, ma vedere lo spazio era sempre qualcosa di emozionante. Non aveva mai pensato che vedere l’intero universo potesse essere così…semplice e emozionante al tempo stesso.
 
“È stupendo.”
 
Il Dottore la guardò ammirato. Adorava il suo lato curioso un po’ da bambina, sempre stupita e attratta dalle cose nuove.
 
“Stupendo? Siamo solo in mezzo al nulla, nell’universo.” disse Han, che di stupendo non ci trovava proprio nulla.
 
“Sì, ma dove vengo io, andare nello spazio non è la cosa più semplice nel mondo, è anzi la più complessa.”
 
“Davvero?” chiese Luke.
 
“Già, per anni l’uomo ha provato ad andare nello spazio. Dapprima ci mandarono gli animali, poi gli androidi e solo dopo decenni l’uomo è andato sulla luna. E dopo questo evento altre persone sono andate nello spazio. Ma è una cosa molto complessa che non posso spiegare, non in questa sede almeno.”
 
“E allora come mai tu poi viaggiare nel tempo e nello spazio?” chiese Han.
 
“Perché ho avuto la fortuna di incontrare lui” rispose Denny indicando con un cenno di testa il Dottore, che fece un saluto con la mano in tono ironico.
 
Luke e Leia sorrisero, in fondo quei due cominciavano a sembrare simpatici e interessanti.
Han non era del loro parere: sopirò con aria paziente e alzò gli occhi al cielo. No, secondo lui erano troppo pietosamente e fastidiosamente ottimisti, e non credeva possibile che avessero affrontato dei pericoli con un stupido cacciavite e un pezzo di carta magica. Già faceva a fatica a crede nella Forza Jedi! E poi, che razza di astronave avevano per averla parcheggiata dentro lo sgabuzzino della sua astronave?!
 
Chewie notò il viso irritato del amico, fece un verso e il capitano rispose: “Non dire fesserie e continua a pilotare!”
 
“Che cosa ha detto?” domandò Denny.
 
“Gli ha domandato se siamo fastidiosi” rispose il Signore del Tempo.
 
Han ci impiegò un attimo per ricordarsi che il Dottore sapeva tradurre i versi di Chewbacca e che – a suo dire – sapeva più lingue di C-3PO. 
 
La principessa, sebbene fosse abituata ai commenti ostici del suo compagno, lo intimidì con uno sguardo infuocato.
 
“Beh, che c’è? Ti sembra impossibile che li trovi fastidiosamente positivi e entusiasti? E voi due invece credete veramente ai loro viaggi assurdi?!”
 
Il Dottore chiese allo Wookie: “E tu invece Chewie? Ci trovi fastidiosi?”
 
Lui si spiegò con dei versi semplici, come se stesse conversando.
 
Quando finì il Dottore sorrise. “Ti ringraziamo!”
 
“Che ha detto?” chiese l’amica.
 
“Ha detto che all’inizio non sapeva se poteva fidarsi di noi, ma poi ha capito le nostre intenzioni e ha deciso di volersi fidare. E poi si è divertito quando ci siamo finti due ispettori di astronavi a vedere la faccia terrorizzata di Han.”
 
Denny, Luke e Leia risero, mentre il capitano sbuffò spazientito. “Traditore di uno wookie.”
 
Chewie fece un verso arrabbiato girandosi dal altra parte.
 
Il Dottore disse anche che Chewie era affascinato delle loro avventure e che lui – al contrario del suo scettico amico – credeva ai due viaggiatori.
 
La ragazza rise, ma si ricordò il primo incontro con Chewbecca e di come si era agitata e spaventata. Si scusò dicendo che, in fondo, si era spaventata inutilmente.
 
Il Wookie fece un verso quasi dolce che Denny comprese anche senza la traduzione del Dottore o di Han: non gli importava del malinteso e l’aveva già perdonata.
 
“Bene, visto che vi siete divertiti a sufficienza a perdermi in giro, vi va ora di vedere l’iperspazio?” chiese Han.
 
“La velocità della luce” tradusse il Dottore per Denny.
 
“Esatto” confermò Solo. “Così potrete ammirare l’astronave quattro volte più veloce del…” Non riuscì a finire la frase, perché fu interrotto da un forte scossone che fece muovere pericolosamente l’astronave. Denny si tenne al sedile di Luke, mentre il Dottore cadde rovinosamente con la faccia a terra.
 
 Lei aveva gli occhi sbarrati per la paura, guardò il suo amico e chiese preoccupata: “Dottore! Stai bene?”
 
Lui si alzò con calma. “Sì, sto bene” la rassicurò, e con la mano mise a posto il ciuffo di capelli che gli era ricaduto sul viso.
 
Si sentì un altro scossone, più forte del precedente, e questa volta il signore del tempo si aggarbò al sedile di Leia.
 
“Han! Che succede?” chiese la principessa, seriamente allarmata.
 
“Nulla di grave, siamo solo entrati in un campo di asteroidi. Non segnalato sulle cartine, ovviamente!” rispose il capitando cercando di mantenere la situazione sotto controllo.
 
“Campo di asteroidi?!” ripeté Denny.
 
“Perché? Sulle vostre cartine sono segnalati i campi d’asteroidi in varie zone dello spazio?” chiese il Signore del Tempo, incuriosito.
 
Han pensò che quella fosse una battuta sarcastica, e rispose irritato: “Certo! Sa com’è, di solito lo fanno per la sicurezza dei piloti. Ma a volte – per scherzo – non li segnano!”
 
Denny e il Dottore guardarono fuori dalla vetrata e si videro circondati da enormi massi grigi tutto intorno, mentre Han tentava di schivarli in tutti i modi.
 
La ragazza aveva la bocca spalancata per quello spettacolo che non aveva mai visto e che mai avrebbe immaginato di vedere.
 
“E ovviamente tu ci sei entrato dentro!” disse Leia rivolgendosi a Han. Ormai si vedeva che era abituata ai pasticci di quell’uomo.
 
“Beh, ormai è troppo tardi per tornare indietro, vostra grazia!”
 
“Ma non avete, che ne so… dei canoni laser da usare?” domandò Denny.
 
Han la guardò inarcando un sopracciglio. “Oh, e da quando sei diventata un’esperta di navi spaziali?!”
 
“State tranquilli” disse Luke, cercando di mantenere calma la situazione. “Non mi sembra un campo molto vasto e alcuni asteroidi sembrano molto piccoli e innocui.”
 
“Luke ha ragione” concordò Han. “Non è un campo vastissimo. Ho visto scenari peggiori e ne sono sempre uscito vivo. E poi, anche se ci hanno colpito un paio di volte non è successo nulla di così grave al Falcon.”
 
Dopo quella frase vi fu un altro impatto con un asteroide: iniziò a sentirsi un allarme e una luce rossa sulla console di pilotaggio si accese.
 
“Dannazione!” fece Han.
 
“Non mi piace quel dannazione!” disse Denny attaccandosi al sedile come una stella marina sulla roccia.
 
“E a me non piace quell’allarme!” disse Leia, per niente spaventata dalla situazione. Già troppe volte aveva assistito a spettacoli del genere.
 
“Va tutto bene!” provò a rassicurare Han. “È solo che uno dei motori è fuori uso, ma io e Chewie possiamo aggiustarlo.” Poi – rivolgendosi a tutti – chiese: “Qualcuno di voi vuole prendere il mio posto?”
 
Luke stava per proporsi, ma il Dottore fu più veloce di lui. “Ci penso io!” esclamò alzando la mano.
 
 “Hai mai guardato una astronave come questa?” gli chiese Han.
 
“So pilotare una macchina del tempo!” rispose il Signore del Tempo. “E nel corso della mia vita ho pilotato e guidato moltissimi veicoli diversi.”
 
Han non era molto convito, ma del resto non aveva tempo per pensare, così disse: “Va bene, d’accordo!” Si alzò e il Dottore si sedette al suo posto, prendendo in mano la cloche.
 
“Chewie, andiamo!” Anche lo wookie si alzò seguendo l’amico.
 
“Forza, Denny! Sei la mia copilota! Siediti!” disse il Signore del Tempo.
 
Lei si sedette del posto di Chewbacca, si mise la cintura e strinse le mani sotto al sedile.
 
Quando il pilota e il copilota se ne furono andati, Denny chiese con tono ansioso: “Dottore, sei sicuro di saper di pilotare questa astronave?!”
 
“Denny! Ho guardato e pilotato un sacco di cose: robot, navicelle, navi spaziali, macchine, aerei e persino carrozze!” la rassicurò il Dottore. “Ricordi quella volta che siamo andati nel Kanans del 1885?”
 
“Ma se alla fine ho dovuto guidare io quella carrozza!” rispose Denny guardandolo.
 
“Davvero?” chiese lui confuso.
 
“Sì! Perché altrimenti avresti fatto la fine di Clara Clayton in ‘Ritorno al futuro parte III’!”
 
 “Ah, già!” rispose il Dottore ricordandosi dell’episodio. “Allora tu sei Doc Brown!”
 
Denny lo guardò con aria irritata. “Sì! E tu guidi la Delorean truccata!”
 
Leia e Luke si scambiarono occhiate confuse, non capendo nulla dei loro discorsi.
 
Il Signore del Tempo cercò di evitare più asteroidi possibile, mentre la sua giovane amica teneva le mani attaccate sotto al sedile e ogni tanto gli indicava i massi da evitare. Il suono dell’allarme stava spaccando i timpani a tutti i presenti, e non accennava a smettere.
 
Dopo alcuni minuti Leia disse: “Dottore, provi a cercare una uscita o non la finiremo più!”
 
“Lo so, lo so! Ma non è facile a trovare una via uscita da qui!”
 
“Ma ci sarà un buco per uscire da qui!” aggiunse Luke.
 
“Buco?” disse Denny tra se e se e cominciò ad analizzare il campo, cercando con lo sguardo una via d’uscita. La trovò ma era abbastanza distante, per cui prese i comandi dalle mani del Dottore e cominciò a guidare dicendo: “Di qua!”
 
Il Signore del Tempo non ebbe neanche il tempo di reagire: alzò le mani con aria sorpresa ma la lasciò fare.
 
 Luke e Leia erano sconvolti: una ragazza proveniente dal passato che solo fino a pochi minuti prima faceva domande su domande sulle astronavi, e che ora – senza alcun tipo di preparazione – prendeva in mano la cloche del Falcon e giocava a fare il pilota.
 
“Che diavolo stai facendo!?” sbottò Luke.
 
“Provo ad uscire da qui!” rispose lei con tono teso, nello sforzo di evitare i massi.
 
Dopo qualche istante guidò l’astronave nel buco libero e uscì dal campo di asteroidi, si sedette di nuovo al posto di copilota, sospirando di sollievo, e con il dito medio alzò gli occhiali sul naso. Il Dottore la guardò colpito dalla sua prontezza di riflessi, come fecero anche i due fratelli.
 
“Caspita!” disse Luke guardandola.
 
“Ma… avevi già guidato un’astronave prima d’ora?” domandò Leia.
 
“Sì, ma solo nei videogiochi!” spiegò Denny. “Ogni tanto andavo in sala giochi, dove c’erano sempre quelle cabine che simulavano la guida di una macchina o delle astronavi spaziali.”
 
Il Dottore sorrise fiero mentre i due gemelli erano confusi.
 
“E poi sono sempre stata brava a Teris: sono una ragazza molto precisa su quello che fa o deve fare, e ho sempre trovato il posto giusto delle cose.”
 
Il Signore del Tempo sorrise dicendo: “Denny! Fantastica Denny!” e la abbracciò alzandosi dal suo posto.
 
Quando il Dottore era particolarmente fiero di lei o quando lei faceva qualcosa di impossibile la chiamava sempre Denny, Fantastica Denny e quasi sempre l’abbracciava.
 
Luke e Leia non avevano capito bene le sue spiegazioni ma non gli importavano. Fecero spallucce e sorrisero per la scena tra i due amici. 
 
Dopo l’abbraccio si staccarono, continuarono a guardarsi e la ragazza disse assai irritata, rivolgendo al suo amico uno sguardo infuocato: “Dottore! Non provare mai più a fare una cosa del genere!”
 
I due fratelli rimasero sconvolti e con gli occhi spalancanti. Un attimo prima avevano visto una ragazza sorridente e fiera per quello che aveva fatto, ed un attimo dopo avevano di fronte una persona furibonda che urlava contro il suo amico. Come accidenti era possibile una cosa del genere? si chiesero i fratelli.
 
Quando l'allarme e la luce rossa si spensero tutti capirono che Han e Chewie erano riusciti a risolvere l’avaria al motore.
 
“Vado a vedere come è messo il capitano Solo” si propose il Dottore, se non altro per spezzare quel clima di tensione che la reazione di Denny aveva creato.
 
“Magari ha bisogno di aiuto…e accendo anche C-3PO.” Fece per alzarsi, ma si fermò in mezzo ai sedili posteriori, fra Luke e Leia, e disse verso di loro a bassa voce: “Immagino che l'umore improvviso di Denny vi abbia un po' spaventati. Ma è normale, soffre molto spesso di questi sbalzi d'umore, quindi potrebbe capitare che nel giro di 5 minuti diventi arrabbiata, felice o triste. Ma tranquilli! Datele sempre ragione e tutto si sistemerà.”
 
“Guarda che ti ho sentito!” disse Denny.
 
“È quello che volevo!” mentì lui. Ritornò a i due fratelli dicendo a bassa voce: “State attenti!” e se andò.
 
La giovane alzò gli occhi al cielo avendo sentito tutto, mentre Luke e Leia si scambiavano occhiate perplesse.
 
Quando furono soli, Luke domandò: “Ma... che cosa intendeva dire con sbalzi d'umore?”
 
“Ma…niente” rispose lei girandosi verso di loro: “Solo che a volte soffro di sbalzi d'umore un po' improvvisi, come avete avuto modo di vedere prima.” 
 
“E come mai soffri di questi sbalzi di umore così repentini?” domandò Leia.
 
Denny allora prese a raccontare la sua adolescenza movimentata:
 
Gli attacchi d'ansia a 12 anni, l'insonnia, la mancanza di appetito, la paranoia e la paura; tre anni in un continuo andirivieni fra casa e clinica psichiatrica infantile; infine, la scoperta delle sue passioni che pian piano la stavano aiutando a uscire vincente da questo periodo. Poi raccontò della sua ricaduta dell'anno scorso: i nuovi attacchi d'ansia, i brutti pensieri che la tormentavano e la scuola che la stressava.
 
“Ma ora sto bene” rassicurò. “Certo, ogni tanto potrei essere un po' isterica o nevrotica, ma ormai è una cosa che fa parte di me e che ogni tanto esce allo scoperto, altrimenti se tengo tutto dentro mi sentirei ancora peggio.”
 
Leia e Luke rimasero sopresi e ammirati. “Deve essere stata molto dura per te.” disse lo Jedi.
 
“Beh, anche voi avete affrontato ostacoli veramente duri! Avete perso tutti qualcosa affrontando un nemico più grande di voi. Io invece ho solo avuto un’adolescenza molto brutta e difficile. Già la adolescenza fa schifo di suo, iniziarla così poi è come fare tombola!”
 
“Sì, ma hai affrontato tutto questo in età giovanissima.” Disse la principessa con tono confortante. “Hai affrontato degli stati di umore molto pensati e ne sei uscita pian piano scoprendo le tue passioni, cercando un equilibrio per esprimere le tue emozioni al meglio, e tutto questa in un’età che dovrebbe essere quella della spensieratezza. Certo, noi abbiamo affrontato situazione peggiori. Ma anche tu hai dovuto affrontare dei momenti molto delicati, quindi non sottovalutarti.”
 
Denny rimase sollevata e rincuorata dalle parole della giovane principessa.
 
“Posso farti una domanda?” chiese Luke per cambiare discorso: “Ma tu e il Dottore siete compagni… in quel senso?”
 
Denny rimase confusa, poi capì e iniziò a ridere. “Cosa? No! Dio no! Cioè…è simpatico divertente e ha molte altre qualità positive. Ma non sto con lui in quel senso! È troppo stravagante e eccentrico per i miei gusti.” E continuò a ridere.
 
Quando finì di ridere disse: “No, ma comunque il Dottore è un uomo fantastico. Per quanto sia un po’ troppo strano e pazzo è la persona più straordinaria che io conosca e credo che sia anche il più grande amico che io abbia mai avuto in vita mia. O probabilmente l’unico vero amico che io abbia mai avuto.”
 
I due fratelli rimasero ammirati e Leia chiese incuriosita: “E com’è viaggiare con lui?”
 
Denny alzò gli occhi, pensò un attimo e poi disse: “Beh… da quando viaggio con lui ho imparato a correre. Se vuoi stare con il Dottore devi saper correre: correre per salvarti vita, per stare al passo con lui, per salvare un pianeta, per salvare delle persone… insomma devi sempre essere pronto a correre. Per quanto sia faticoso e vorresti mollare, continuerai a correre e non per stare al suo stesso passo, quanto per dimostrare a te stessa che puoi fare cose che non avresti mai immaginato di fare.” Fece una piccola pausa, poi continuò con tono più convinto:
 
“E poi, quando tutto è finito, ci fermiamo solo un attimo, per riprendere fiato prima di buttarci in una nuova avventura. Ma proprio in quell’attimo, quando ci fermiamo, ripenso a quello che ho fatto e dico a me stessa: ‘Wow! Sono stata veramente io?’ e mi sento fiera e orgogliosa di me stessa. E in più non sono sola, perché viaggio con la persona più straordinaria del mondo. E quando ci fermiamo e pensiamo a tutto quello che abbiamo fatto e tutti i rischi che abbiamo corso e al fatto che – in un modo o nell’altro – ce la caviamo sempre…è la sensazione più bella del mondo. E tutto quello che voglio è correre per sempre, o almeno finché posso.” Ripensò per un momento a tutte le avventure e a tutte le volte in cui ne erano usciti vivi solo per uno strano scherzo del destino, a volte con qualche lacrima, altre volte ridendo a crepapelle. No, non avrebbe mai smesso di correre con lui.
 
Leia e Luke rimasero affascinati: non potevano neppure immaginare le loro emozioni. Anche loro vivevano molte avventure e pericoli, i viaggi compiuti da Denny e dal Dottore sembravano qualcosa di completamente diverso.
 
Intanto rientrarono nella cabina Han, il Signore del Tempo e Chewbacca.
 
“Bene, adesso è tutto a posto…e speriamo che lo sia per un po’.” disse il capitano Solo, sedendosi nella sua poltroncina.
 
“Beh, credo debba ricredersi in merito al mio cacciavite sonico!” disse il Dottore, mettendo il suo amato oggetto della tasca interna della giacca.
 
“Sì, devo ammettere che è stato utile” disse Han. “Ma non credo ancora che quel coso possa salvare la vita.” Denny alzò gli occhi al cielo per la sua risposta mentre il Dottore sorrise.
 
Il capitando guardò lo spazio di fronte a loro, ora senza nessun asteroide, e rimase sorpreso.
 
Guardò il signore del tempo e chiese come avessero fatto ad uscere.
 
“Beh, veramente è tutto merito di Denny.” rispose lui guardandola.
 
Han la fissò con aria stupita, mentre lei faceva un sorrisetto e alzava la mano muovendo le dita come in segno di saluto.
 
“Ma davvero!?” chiese lui facendo un ghigno ironico pensando che forse una battuta.
 
“Sì. È stata lei” Rispose Leia.
 
“Ha preso la cloche e ci ha portati fuori dal campo di asteroidi.” spiegò Luke.
 
Han rimase sorpreso dicendo: “Allora sei davvero una esperta di astronavi!”
 
“Beh, diciamo che sono stata brava a trovare un buco!” disse Denny fiera di sé.
 
Rimasero in silenzio pensando all’ultima frase; quando anche lei si accorse della gaffe che aveva fatto, disse con lo stesso tono fiero: “Credo che mi sia uscita male, ma non mi importa! Facciamo finta di niente.”
 
“Scusatemi, ma chi mi ha spento?” domandò C-3PO rompendo il silenzio.
 
Denny disse subito: “È stato Han!”
 
Rimasero sopresi e il capitano Solo replicò: “Che cosa!?”
 
“Ti ha spento perché cominciavi ad essere fastidioso.” spiegò la ragazza.
 
Il Dottore, Luke, Chewba e Leia rimasero sopresi della sua bugia.
 
“Non mi stupisce il suo comportamento.” disse C-3PO e si girò offeso.
 
Tutti risero tranne Han che guardò male Denny mentre lei sorrideva ironica.
 
“Okay, se finite di ridere possiamo tronare a Yavin IV. Chewie! Al tuo posto.”
 
Così, Denny si alzò e chiese: “Yavin IV?”
 
“E lì che c’è la nostra base.” spiegò Leia.
 
“E visto che abbiamo fretta faremo il salto nell’iperspazio.” disse Han, preparando le coordinate.
 
“La velocità della luce.” tradusse il Dottore.
 
“E sarà bello?” chiese Denny sorpresa.
 
“Vedremo.” disse Han. Ordinò allo wookie di attivare qualche pulsante, poi tirò una leva e si videro le stelle allungarsi talmente tanto da diventare un'unica massa bianca.
 
 Dopo pochi attimi un pianeta verde apparve davanti ai loro occhi.
 
Denny rimase leggermente sorpresa e penso: “Che è successo?” e guardò il Dottore che aveva lo stesso sguardo incuriosito.
 
“Allora? Com’è stato?” chiese Han fissando i due amici: loro erano confusi, entrambi non avevano mai visto nulla di simile.
 
“Bello!” disse Denny, ancora un po’ perplessa per l’accaduto. 
 
“Sì, breve ma intenso.” aggiunse il Dottore. “Quello è Yavin IV?”
 
“Esatto.” disse Han mentre si avvicinavano al pianeta. “E ora atterreremo sulla base.”
 
Denny pensò a tutto ciò che cosa poteva vedere su un pianeta diverso dal suo e di duemila anni avanti del tempo, e cominciò ad immaginare tutti i cliché dei film di fantascienza che aveva visto sulla Terra.
 
Il Dottore aveva lo sguardo un po’ serio mentre rifletteva sulla storia della ribellione e dell’impero, pensando che forse non sarebbe andato d’accordo né con l’una né con l’altro.



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Note
Ecco il capitolo due!

E' il mio capitolo preferito e
mi sono divertita tantsimo soprautto
i dialogi tra Han e Denny.
Spero che vi sia piacuto e
l'asciate una recesione.
Vorrei rigraziare tanto Leila_95
che ha coretto i primi due capitoli! :)
Grazie mille per il tuo lavoro! 
Alla prossima

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 La base di Yavin IV ***


Capitolo 3
La base di Yavin IV
 
 
Quando entrarono nell’atmosfera del pianeta si vedeva un grande cielo blu e un’infinta foresta.
Denny rimase un po’ perplessa, non si aspettava una foresta incontaminata, si aspettava una città enorme, tecnologica, con macchine volanti e grattacieli enormi come nel film “Blade Runner” ma senza tutta quella pioggia e oscurità.

“Ma… è una foresta.” Disse lei, confusa.

“Ovvio che è una foresta. Una base dei ribelli non poteva mica stare in una grande città controllata dall’impero.” Disse Han.

“E dov’è la base?” chiese il Dottore.

“È quel tempio laggiù” indicò Luke.

I due amici seguirono il dito del ragazzo e videro un tempio: era alto, la base era a cerchio e sembrava un vecchio tempio Maya, color terra e con piante rampicanti che si inerpicavano su per le pareti.
Rimasero sopresi e in silenzio fino all’atterraggio.

Quando uscirono tutti dall’astronave, Denny si guardò intorno e la prima cosa che vide fu il Millennium Falcon. 

Era enorme, rotonda e non sapeva come altro descriverla.

Anche il Dottore guardò l’astronave di Han con aria sorpresa. 

“Però!” disse Denny.

“Vi piace?” chiese Han, mettendosi in mezzo tra i due amici con braccia conserte e un sorriso fiero.

“Beh… è grande” disse Denny, non sapeva cosa dire, oltre al Tardis aveva visto qualche altra

astronave, ma non una grande come quella. Non avrebbe saputo come altro commentare.

Han rimase confuso da quella risata ma disse fiero: “Dite quello che volete ma questa astronave è più veloce di qualunque altra astronave, ha contribuito a distruggere la morte nera e è la nave che ha fatto la rotta di Kessel in meno di 12 parsec.”.

Denny non rimase tanto sorpresa come il Dottore. 

Il capitano li guardò entrambi, dicendo: “Allora?”

“È stupenda.” Disse la ragazza con sorriso forzato, guardandolo. 

“È vero, e poi non ho mai visto una astronave più veloce.” Aggiunse il signore del tempo.

Han sorrise, dicendo: “Bene! Vi aspetto dentro.” E se andò.

Arrivò Leia, dicendo ad entrambi: “Attenti, il Millennium Falcon è il suo più grande giocattolo. E si offende a morte se doveste rivolgergli qualche critica.” Han le lanciò un’occhiataccia e la seguì.

I due amici si guardarono e il Dottore disse, con tono sicuro: “Sì, ma la nostra è migliore.”

“Ovviamente!” aggiunse Denny e si sorrisero di nuovo.

“Venite, vi facciamo vedere la base.” Disse Luke andando verso l’apertura del tempio.

Entrarono e videro varie astronavi: non erano grandi, anzi sembravano degli aerei caccia.

Erano lunghe 12 metri, dritte e avevano due grossi cannoni sui lati, erano grigi e decorati con delle linee rosse.

C’erano molte persone, alcune entravano e salivano sugli “aerei caccia” con delle tute intere arancioni, con stivali neri ai piedi e una specie di gilet bianco.

Erano tutti maschi ma di razza umani.

C’erano anche altre persone ma indossavano divise differenti: queste erano grigie, e gli uomini indossavano stivali neri e strani caschi bianchi. Anche loro erano tutti umani e maschi.

Denny rimase perplessa, credeva di trovare una stazione con un sacco di razze aliene assieme ad esseri umani. Dopo i pianeti alieni che aveva vistato il Dottore si aspettava qualcosa di verso, invece si trovava in giungla, dentro ad un tempio simile a quelli Maya mentre dentro sembrava una base militare.

Ma aveva imparato che viaggiando con il Dottore non si poteva mai sapere cosa aspettarsi.   
“Questa è la base area, qui teniamo tutti X-Wing Fighter.” Disse Luke, fermandosi davanti a uno di loro. 

“X-Wing fighter?” chiese il Dottore guardando il caccia.

“Ho anche solo semplici X-Wing.” Rispose lo Jedi.

“Perché X?” domandò Denny.

“Perché le ali aperte in modalità di attacco assumono una forma simile ad una ‘X’.” spiegò Luke.

“Quindi è un caccia spaziale.” Disse il Dottore.

“Già. Ed è molto…” stava spiegando il ragazzo ma, proprio in quel preciso momento, si udì un tonfo: un casco era caduto quasi caduto addosso a Denny, ma lei fortunatamente si era spostata in tempo e quello le era solo caduto vicino.

La ragazza guardò l’oggetto e lo prese tra le mani per riuscire a vederlo meglio: era un casco, come quelli degli aerei caccia, ma bianco e con un simbolo sul lato. Fu in quel momento che capì che quello era il simbolo della ribellione.

“Scusate!” esclamò una voce maschile che veniva dall’aereo caccia sopra le loro teste.

“C’è qualcuno li sotto?” chiese di nuovo la stessa voce.

“Sì, c’è qualcuno qui sotto!” Rispose il Dottore.

“Oh cavolo!” disse l’uomo, allarmato.

Uscì dalla sua astronave e scese senza farsi subito vedere in viso: “Mi dispiace! Mi sono distratto un momento e il mio gomito ha sposato il casco che è caduto”.

Stava ancora parlando mentre scendeva, ma quando si fermò davanti a Denny smise subito.

Era un ragazzo giovane sui vent’anni, era altro circa 1,70m e indossava la tuta intera, con il gilet bianco sul petto e gli stivali neri.

Il suo guardo era pulito, carnagione chiara, occhi grandi e neri come la notte, la bocca a forma di cuore e labbra sottili, il naso alla francese e i capelli folti di un castano chiaro, quasi biondo, lunghi fino al collo.

Quanto guardò Denny aveva gli occhi spalancati, lo sguardo teso e non riusciva più a parlare.

Denny capì che non era abituato a trovare ragazza della sua età in quella base, oltre al fatto che sicuramente era passato diverso tempo dall’ultima volta che aveva visto una donna o le aveva parlato.

Così Denny ruppe il ghiaccio sorridendo e riprendendo, finalmente, la parola: “Ciao.”

Il ragazzo, sbattendo gli occhi un paio di volte, rispose: “C-caio!” e fece un sorriso un po’ imbarazzato.

Denny lo trovò carino, capì che era un ragazzo timido. Bastava vedere i suoi occhi bassi che guardavano il pavimento e le guance leggermente arrossate.

“Il tuo casco.” Disse Denny allungando l’oggetto verso di lui. 

“Oh! Grazie!” prese il casco e disse: “Spero che non ti sia caduto addosso.”

“No, tranquillo, mi sono spostata in tempo. Incidenti del genere possono capitare.” rispose lei.

Il ragazzo fece una piccola risata, il Dottore sorrise, Han guardò la scena con aria disinteresse, Liea e Luke ascoltarono e il wookie e gli androidi si guardarono confusi.

Quando smisero di ridere, cominciando a presentarsi: “Comunque io sono Raoul Sedivitax.” E porse la mano tesa alla ragazza, sorridendo.

“Denny Facchi.” si strinsero le mani, scambiandosi un secondo sorriso.  

La ragazza lo trovò davvero carino e capì che Raoul ricambiava il pensiero.  

Raoul era un ragazzo timido oppure non era abituato a palare con le ragazze. O, magari, tutte due le cose.

Denny, invece, non era abituata a parlare con i ragazzi che le interessavano, di solito si limitava a fissarli da lontano, immaginando una possibile e intera relazione. Ma, dopo i viaggi con il Dottore, aveva acquistato una maggiore sicurezza e stima di sé.

E ora non aveva più paura di parlare con un ragazzo.

Quando si lasciarono le mani Raoul indicò la camicia di Denny, dicendo: “Comunque, bella maglietta!”
Denny fece una piccola risata e disse: “Davvero?” e lo guardò.

“Sì.” Rispose lui, cerando di sembrare una persona sicura: “Non ho mia visto una maglia così particolare e quelle stelline sono davvero insolite.”

“Ed è per questo che è la mia preferita.” Rispose lei sorridendo e guardandolo a braccia conserte.

Han, Luke e Leia colsero l’attrazione tra i due giovani dai i loro sorrisi reciproci e continui, ma non dissero nulla. Il Dottore, invece, non si era reso conto di nulla.

“In più, questo viola ti dona.” Aggiunse Raoul.

“Anche questa tuta arancione accesso non ti sta male.” Rispose Denny.

“Ma per favore!” esclamò lui, ridendo come se fosse stata una battuta: “Oltretutto, i colori accessi non mi piacciono.”

“Sei fortunato, il mio colore preferito è il nero.” Rispose Denny e risero insieme. 

“Comunque, tu non sei di questa base, giusto?”

“No, sono solo una turista insieme al mio amico e abbiamo le nostre guide turistiche.” Dicendo questo con la testa indicò i suoi amici dietro di lei.

Raoul li guardò per la prima volta e, quando vide Luke, Leia e Han, ritornò con la faccia tesa e si mise il diritto in posizione di ordine, dicendo: “Senatrice Organa, generale Solo, Signor Skywalker!” aveva lo sguardo serio.

Denny rimase un po’ stupita da quel cambio di comportamento improvviso ed inaspettato.

“Riposo, ragazzo.” Disse Leia con tono calmo: “Non siamo qui per dare ordini a qualcuno.”

“È vero. Siamo qui per capire la nostra prossima missione e far vedere ai nostri nuovi amici le basi ribelli.” Disse Luke con un tono amichevole e un sorriso sicuro.

“Però stai attento. Potrei dare degli ordini e, in tal caso, li pretendo eseguiti.” Disse Han con tono ironico, guadagnandosi un'altra occhiataccia dalla Senatrice.

Ma il ragazzo non capì l’ironia e disse: “Certamente, Generale Solo.”

Denny e il Dottore si guardandolo sopresi dal grande rispetto nei confronti degli ordini, che ad entrambi non piacevano un granché. Capì che al Signore del Tempo non piacevano né soldati, né basi da guerra, né la guerra in generale. E pensò che lì non si sarebbe sentito molto a suo agio.

Il Dottore si posizionò davanti al ragazzo, dicendo; “Allora, Raoul, posso farti qualche domanda?”.

“Certamente, signore.” Rispose lui serio.

“Ti prego, chiamami Dottore e dammi del tu.”

“Dottore e basta?” chiese Raoul, un po’ sorpreso.

Tutti rimasero stupiti dalla domanda, ma non dissero nulla.

“Sì, esatto. Dottore e basta.” Rispose lui, sorridendo.

Denny guardò il suo amico con aria stranita, mentre lui stava ascoltando.

“Ma non può essere lei! Perché fisicamente è completamente diverso da come me lo ha descritto mia nonna. E poi dovrebbe essere un uomo anziano adesso, visto che sono passati parecchi anni.” Concluse Raoul.

Danny rimase confusa, mentre Leia aveva uno guardo sospettoso: una volta suo padre, quando era solo un ragazzo, aveva incontrato un uomo di nome “Il Dottore”. Tuttavia fisicamente era del tutto diverso rispetto alla descrizione di suo padre. E sarebbe dovuto essere molto vecchio.

Il Signore del Tempo sorrise, dicendo: “Beh… si vede che Dottore è un nome molto comune.”

“Comunque, Raoul, vorrei farti qualche domanda. La prima è: quanti anni hai?” proseguì il Signore del Tempo.

“Venti, sign… volevo dire, Dottore.” Rispose il ragazzo, correggendosi.

“E da quanto tempo ti sei riunito all’alleanza ribelle?”

“Beh, la mia famiglia è sempre stata contro l’impero galattico e sì è sempre unita alla ribellione, ma mi sono arruolato solo dopo la scuola, ovvero un anno fa.” 

“Qui sei il più giovane?”

“No, ci sono ragazzi anche sui sedici e diciassette anni.”

“Ma la scuola?” domandò Denny.

Raoul spiegò che nei vari pianeti o universi le leggi scolastiche potevano essere diverse le une dalle altre. Ovviamente, nella maggior parte dei pianti la scuola dell’obbligo andava dai sette anni fino ai sedici. Tuttavia, in alcuni pianeti si poteva frequentare anche solo fino ai quattordici anni.

“Quattordici anni?” disse Denny, sbigottita.

“Quindi, un ragazzo può lasciare la scuola a quattrodici anni e arruolarsi nella ribellione?” chiese Dottore.

“No, certo che no.” Rispose Raoul: “Per potersi arruolare è necessario avere sedici anni. Molti ragazzi lasciano la scuola per arruolarsi invece di frequentare altri tre anni.”

Denny rimase dispiaciuta nello scoprire che molti ragazzini, nel suo tempo e nel suo mondo, lasciavano la scuola per trovare lavoro a soli sedici anni. Ma quando pensava che molti lasciavano la scuola per entrare all’esercito e andare a morire per una causa che per lei non aveva senso le dispiaceva in maniera ancora maggiore.

Anche il Dottore aveva un’espressione dispiaciuta per quella faccenda, pur se entrambi sapevano che era una cosa che non potevano fermare.

“E che cosa fai qui nella ribellione?” domandò Denny.

“Beh, sono un pilota. Anche se sono bravo nel campo tecnico e informatico.” Spiegò lui.

“Davvero?” domandò il Signore del Tempo.

“Sì, mio padre è un informatico e per tutta la vita mi ha scresciuto del mondo della tecnologia. Ma mi piace anche volare e ora sono un pilota.”

“E come ti senti a restare qui?” chiese la ragazza.

“Bene, almeno sto facendo una cosa giusta per migliorare questo universo.” Rispose Raoul. Con tono non molto convincente.

“Comunque.” Il ragazzo la squadra, aggiungendo: “La senatrice Mothma è qui.”

Tutti i presenti erano basiti.  

“La senatrice Mothma è qui?” domandò Leia seria.

“Sì, senatrice Organa.”

“Oh, cielo!” esclamò preoccupato C3-PO.

“Qualcuno le ha parlato?” chiese Luke.

“No, ma è andata diritta alla base.” Spiegò Raoul.

Così lo Jedi ordinò ai due androidi di restare lì, e corse via insieme ad Han e Leia.

Denny e il Dottore si guardarono confusi, non sapevano se seguirli o no. Alla fine fecero spallucce e corsero dietro di loro.

Si trovarono in corridoio e fuori da una stanza uscì una donna: era alta circa 1,50m, con corti capelli color rame, grandi occhi e blu e poteva avere circa 40 anni.

Indossava una lunga tunica color crema, con le maniche un po’ tirate dalle quali uscivano le mani e sul petto aveva due collane: una un po’ più alta e l’altra più bassa, con un ciondolo al centro.

Si avvicinò ai tre amici mentre Leia disse: “Senatrice Mothma, capitano Solo, signor Skywalker.”

“Come è andata la missione Chandrila?” domandò la Senatrice.

“Molto bene, abbiamo sistemato quelle basi imperiali, ma non abbiamo trovato nulla.”

La senatrice Mothma guardò Denny ed il Dottore e chiese: “E loro chi sono?” indicandoli con un cenno della testa.

Denny e il Dottore rimasero sopresi e non risposero, e nemmeno Leia, Han o Luke sapevano cosa rispondere.

Non potevano ammettere che erano due viaggiatori incontrati dentro al Falcon durante il viaggio di ritorno e che provenivano da ben duemila anni nel passato.  

I due amici non sapevano come spiegare la situazione, così Han decise di improvvisare: “Sono prigionieri”. Nel sentirgli dire una cosa simile, tutti lo guardarono.

Luke, Leia e il wookie cercarono di non apparire stupiti davanti alla Senatrice e la stessa cosa la ragazza e il Signore del Tempo.

“Prigionieri?” chiese Mon.

“Sì, prigionieri delle basi dell’impero a Chandrila.” rispose Leia.

“E non potevamo non lasciali li.” concluse Luke.

La Senatrice si avvicinò ai due amici con aria dispiaciuta verso i “prigionieri”, dicendo con tono confortevole: “Come vi chiamate?”.

“Io sono il Dottore e lei è la mia amica e collega Denny Facchi.” Si presentò il Signore del Tempo.

“È un vero onore conoscerla, senatrice Mon Mothma.” Disse la donna presentandosi cercando di essere seria ma gentile.

“Spero che questa brutta esperienza non vi abbia traumatizzati.” aggiunse.

“Veramente, non molto.” Rispose Denny: “Ci hanno minacciato e richiuso in una stanza, ma fortunatamente sono arrivati i vostri soldati e ci hanno liberati. In più ci hanno aiutati ad affrontare meglio la situazione.” Guardò i tre amici e lo wookie sorridendo e loro ricambiarono.   

Il viso della Senatrice si addolcì, mentre diceva: “Sono felice di sentirlo dire, signorina Facchi.” quindi sorrise.

“Dottore?” aggiunse, poi, Mon, guardando l’alieno: “È il suo vero nome?”

“Sì, Dottore e basta.” Rispose lui, sorridendo (ve l’ho già detto che adorava sentirselo dire?)

“E in cosa di preciso?”

“In tutto.”

Mon Mothma lo guardò con aria interessata mente lui sorrideva. 

“Dottore. Un nome che dà subito sicurezza, fiducia e speranza.”

“E per questo che mi piace.” Rispose il Dottore, con un ampio sorriso.  

“Come il Dottore che cambia dall’inizio del universo?”

Tutti rimasero sopresi e la Senatrice continuò: “Un uomo che può viaggiare nel tempo e nello spazio, senza limiti e confini, cerando di salvare tutti. Una vecchia leggenda che si sentiva da quando ero solo una bambina.”

“E lei crede che sia io?” domandò il Dottore.

“Non credo, avrai lo stesso nome ma il Dottore di cui mi raccontavano è solo una vecchia leggenda. Quindi è impossibile che lei sia la stessa persona.” Rispose Mon con tono sicuro.

Denny avrebbe voluto dire: “Sì, lo è.” Ma sarebbe stato difficile convincere la Senatrice, così fece finta di nulla.

Anche Luke, Leia e Han avrebbero voluto spiegare che quello era proprio il Dottore di quella leggenda, ma sarebbe stata solo una predita di tempo.

All’alieno, invece, non importava molto. Per lui contavano solo le cose buone che aveva fatto nel corso della sua vita e sapeva che quelle leggende erano tutte vere.

“Comunque, di preciso, voi che cosa fate insieme?” domandò la Senatrice.

“Beh, siamo un po’ di tutto.” Rispose il Dottore: “Siamo scienziati, ingegneri, medici e qualsiasi altra cosa di cui la gente possa aver bisogno.”

“Sì, però lui è la mente e io il braccio.” Disse Denny a braccia incrociate.

“Non è vero.” Disse lui sicuro: “Talvolta lei è più mente di me.” E sorrise.

L’amica rise e rispose, senza modestia: “Vero.”

“Allora, forse, potete aiutarci.” Disse seriamente la senatrice Mothma.

Tutti si voltarono di scatto a guardarla con aria sorpresa.

La Senatrice spiegò che aveva scoperto che esistevano alcune parti dell’universo, nelle quali l’impero stava costruendo una nuova Morte Nera e stavano cercando un altro punto debole da attaccare. Ma, per il momento, non avevano trovato nulla e non sapevano se e come potevano attaccare. Forse il parare di un altro ingegneri le avrebbe fatto comodo.

Mentre la Senatrice spiegava, il Dottore ascoltava con attenzione, mentre Denny girò la testa verso alla base degli X-wing, pesando a Raoul.

Quando la senatrice Mon Mothma finì di spiegare, disse: “Volete aiutarci?”.

Il Signore del Tempo rimase un po’ sorpreso, così come i tre amici, da quella domanda.

“Beh, certo. Proveremo ad aiutarvi. Non è vero Denny?” chiese il Dottore, rivolgendosi alla sua compagna di viaggi ed avventure.

La ragazza si girò verso di lui, tornando al mondo reale e dicendo: “Sai una cosa, Dottore? Forse è meglio che ci vada tu da solo.”

Il Signore del Tempo la guardò con aria confusa: “Che cosa?” domandò “Perché? In fondo ti ho detto che anche tu sei la mente.”

“Sì, ma in certi ambiti. In questo caso tu sei la mente, mentre io farei solo la bella statuina per tutto il tempo e non mi va.” Spiegò a braccia conserte.

“E poi, mi piacerebbe prendere un po’ d’aria. Sai, dopo quasi un girono chiusa in una stanza e poi salita su una navicella… ho bisogno di un po’ d’aria fresca.”

La squadra capì che, in realtà, voleva scappare e andare da quel pilota conosciuto poco prima.

Ma il Dottore non capì e rispose, un po’ confuso: “Oh, va bene, allora ci vediamo fuori.”

“Ci vediamo fuori.” Rispose Denny, poi guardò la Senatrice: “Senatrice Mothma, è stato un vero piacere conoscerla.” E sorrise.

“Il piacere è stato mio, signorina Facchini.” Rispose lei, ricambiando sorriso.

Così Denny andò verso la squadra, dicendo: “Senatrice Organa, generale Solo, signor Skywalker, Chewbecca, è stato un piacere conoscervi e vi ringrazio molto per il vostro salvataggio, io e il mio amico vi siamo debitori.” Sorrise, ma i suoi occhi dicevano che dovevano stare al gioco.

“È stato un nostro dovere salvarvi, signorina Facchi” rispose Luke.

“E se il tuo amico Dottore ci aiuterà il nostro debito sarà sdebitato.” Aggiunse Leia.

Così Denny cominciò ad allontanarsi e tutti la guardarono allontanarsi.

Han disse tra sé e sé: “Che furba!” pensando alla bugia che aveva raccontato e la scusa di allontanarsi per andare da un bel ragazzo.

“Stai attenta!” disse il Dottore voltandosi verso di lei.

“Lo farò.” Rispose in lontananza.

“E non combinare guai!” aggiunse il Dottore.

Lei si girò verso di lui, continuando a camminare al contrario, e disse: “Dovrei dirlo io a te!” quindi se andò.

Il Dottore rise: “Forse ha ragione.”.

Si girò verso la Senatrice e cominciò a camminare insieme a lei.

Luke, Han e Leia cominciarono a parlare tra di loro mentre li seguivano: “Non posso credere che si sia inventata una bugia così ingegnosa e sia scappata via.” disse Han.

“Ed io non posso credere che il Dottore non abbia capito che voleva ritornare da Raoul.” intervenne Luke.

“Si vede che non ha visto i ‘segnali’ tra di loro oppure non è bravo in quel campo.”  Disse Leia.

“Viaggia da decenni per l’intero universo e non ha mia conosciuto una donna?” si domandò perplesso il generale.

“Beh, non tutti sono come te, Han” disse lo Jedi, un po’ divertito.

Il generale fece un ghigno fiero di sé e Leia alzò gli occhi al cielo.

“Ma non dovremmo tenerli d’occhio? Magari Chewbe può guardarli da lontano.” Propose Leia.

Il wookie fece un verso di lamento e Han lo rassicurò: “No amico, non andrai a spiare due ventenni.” Poi guardò la senatrice di Alderaan, dicendo: “E tu non ti preoccupare troppo, vedrai che non faranno niente di che.”

“Han ha ragione, non sono neanche affari nostri. E poi Denny mi sembra una ragazza che sa quello che fa.” Li rassicurò lo Jedi.

Leia sopirò, rassegnata, ma rimase tranquilla.

Entrarono della sala di comando insieme alla Senatrice e il Dottore, mentre Denny andò da Raoul che stava montando il suo caccia. Si salutarono amichevolmente e andarono a parlare fuori dalla base
.

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Note della autrice:
Il mio nuovo capitolo!
Ed ecco un nuovo presonaggio.
Spero che vi piaccia :)
Alla prossima settimana!
Evola

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 La ribellione ***


 
Capitolo 4
La ribellione.

 
Quando il Dottore entrò della sala di comando si guardò intorno: era una sala scura, con veri schermi grigie e verdi, probabilmente delle mappe; al centro c’era un grande cerchio, dove probabilmente venivano proiettati gli ologrammi dei pianeti e degli schemi di attacco, ma per il momento sembrava spento.

Lì dentro si trovavano altri due uomini anziani, avevano un’aria distinta e pochi capelli bianchi in testa, entrambi avevano indosso delle uniformi base.

“Senatrice Mothma, rieccola.” Disse uno dei due.

“E porta con sé una squadra ben nota e famosa.” Aggiunse l’altro, guardando i quattro amici.

Poi la loro attenzione si spostò verso il Dottore: “È lui chi è?” chiesero insieme.

La Senatrice spiegò loro tutto e presentò i due anziani come i senatori Prit Plant e Newt Bont.

“Dottore?” chiese il primo.

“Come il famoso Dottore leggendario che camminava dall’inizio dell’universo?” aggiunse il secondo.

“Beh, ovviamente sono solo leggende.” Disse il Dottore con un sorriso sicuro.

“Però che strano… fiocchetto avete introno al collo.” Disse Plant indicando il cravattino che il Dottore stava indossando.

“Non è un fiocco, è un cravattino. I cravattini sono forti.” Quindi se lo sistemò con la mano.

Tutti lo guardarono straniti, rimanendo in un silenzio teso.

“Avete scoperto dove si trova la nuova Morte Nera?” domandò Leia.

Tutti quanti si posizionarono attorno al cerchio che il Dottore aveva notato poco prima e il senatore Plant fece vedere loro un ologramma: questo mostrava una grande sfera grigia con un’enorme apertura profonda al centro, tuttavia era costruita a metà.

“Questa è la seconda morte nera in fase di costruzione.” spiegò il senatore Bont.

“Si trova in orbita introno alla luna boscosa di Andro.” aggiunse Plant. 

“Beh, dalla serie che non hanno imparato la lezione.” Disse Han con tono ironico.

 “E avete trovato già un punto debole?” domandò Luke.

“Non ancora” rispose Bont, sospirando.

“Ma probabilmente non c’è ancora visto che è in fase di costruzione.” aggiunse Plant.

Il Dottore lo guardò con attenzione e domandò: “Si può vedere all’interno dell’astronave?”

“Certo.” Così Plant fece trasmettere un ologramma in 3D dove si potevano scorrere le immagini con l’uso di un solo dito.

Il Dottore cercò di trovare qualcosa mentre gli altri lo fissavano: i tre senatori avevano lo guardo perplesso e un po’ sospettoso.

Mentre la famosa squadra aveva aria curiosa seppure in parte perplessa, non avevano idea di cosa stesse cercando il Dottore. 

“Ecco! Trovato!” disse il Signore del Tempo con tono sodisfatto.

“Ha già trovato il loro punto debole?” chiese Bont.

“Penso di sì.” Rispose lui, sicuro.

Tutti erano sbalorditi e la senatrice Mothma chiese, con tono impaziente: “E dov’è?”.

“Qui.” Indicò un’apertura in mezzo alla stazione spaziale.

“Vedete questa apertura? Porta direttamente al nucleo del reattore.” Spiegò l’alieno.

“Ed è bastanza grande per far passare una nave. Può entraci dentro!” esclamò Luke.

“E forse sarà più facile da distruggere!” aggiunse Han.

Tutti sorrisero per la sua scoperta.

“Beh, Dottore, la ringraziamo per la questa illuminazione.” Disse Bont.

“Così ci ha fatto risparmiare un sacco di tempo.” aggiunse Plant.

Il Dottore si sentì fiero di sé, ma subito un dubbio si fece strada nella sua mente, quindi chiese: “Avete distrutto la prima Morte Nera sparando da una piccola fessura, giusto?”.

“Sì, il signor Skywalker usò la Forza Jedi, mentre il generale Solo sparò dai Tie Fighter.” Rispose la senatrice Mothma.

“Sì, ma la prima Morte Nera quando è stata distrutta era… vuota, giusto?” chiese il Signore del Tempo un po’ nervoso e continuò: “Non avete fatto e esplodere una intera base spaziale con dentro centinaia o migliaia di persone?” e li guardò con un sorriso che sembrava di dire: “La mia era una battuta. E la vostra?”

Ma tutti rimasero in silenzio, un silenzio teso e pesante, mentre guardavano intensamente il pavimento con aria inespressiva.

Il Dottore il guardò con aria preoccupata, spense il sorriso e si fece cupo, mentre esclamava: “Avete distrutto una intera stazione spaziale con dentro migliaia di presone?!”.

“Erano dell’Impero!” si giustificò la senatrice, arrabbiata.

“Ma erano delle persone!” ripose il Dottore, guardandola con aria furiosa.

“Hanno distrutto un pianeta!”

“E voi una intera base spaziale grande come un pianeta!” rispose il Signore del Tempo con lo steso tono.

Si guardarono, mentre si andava creando un’aria di tensione e nessuno dei presenti avrebbe saputo che cosa dire.

“Avete idea di quante persone avete ucciso quel giorno? Persone con famiglie, con degli scopi o pure dei ripensamenti! Ma voi no, avete deciso di ucciderli subito perché stavano della parte opposta alla vostra! E avete idea di quanti ragazzi” e indicò la porta per mostrare tutti i ragazzi che aveva incontrato poco prima:

“vengono qui, lasciando la scuola, la casa e la famiglia per combattere per la vostra causa e muoiono? Quanti piloti dei vostri sono morti in quel giorno?” abbassò il braccio. 

“Molti.” Disse la Senatrice, con tono fermo ma gli occhi malinconici: “Ed erano anche molto giovani.”

Il Signore del Tempo la guardò con aria severa, dicendo: “E come avete avuto i piani della prima morte nera?”.

“Cosa intende?”.

“Come avete avuto i primi piani?” domandò, quasi urlandole contro.

Rimasero tutti quanti un po’ spaventati dalla reazione del Dottore e non dissero nulla, perché non avrebbero saputo che cosa rispondere.

“Leia mi ha detto che li ha avuti in mano da un soldato, quando la sua astronave era invasa dall’impero. Ma quel soldato, come li ha avuti? Chi li ha dati a lui?” domandò di nuovo, ancor più
severamente, guardandosi attorno “Nessuno sa rispondermi?” chiese di nuovo, rimanendo ancora senza risposta.

Si sentì solo un silenzio glaciale.     
           
“Sapete perché non sapete rispondermi? Perché sono morti.
Delle persone hanno rischiato la propria vita per avere questi piani. Sono morti per la vostra causa e voi non sapete neanche i loro nomi!”.

“Questa è una guerra, Dottore!” disse la Senatrice Mothma, con tono severo e guardandolo in faccia: “E in guerra la gente muore per una causa in cui crede, ma questi sacrifici sono stati compiuti per il bene dell’universo. Non posso impedire che la gente muoia.”.

Si guardarono negli occhi con sguardi severi.

“Forse lei non può capire questo concetto.” Aggiunse la Senatrice.

“Oh, si sbaglia, Io capisco.” Rispose il Dottore con tono sicuro ma amareggiato: “Anche io ho partecipato ad una guerra, la guerra più violenta di sempre dove tutto morirono e nessuno vinse! Voglio solo impedire che una cosa del genere capiti di nuovo, cercando di salvare più persone possibili!”.

“Ma non può salvare tutti, Dottore.” rispose la Senatrice con freddezza.

“No, non tutti. Ma cerco di salvare quante più persone mi sia possibile.” Rispose il Dottore.

Si guardarono dei occhi: entrambi avevano sguardi severi ed intransigenti, sarebbero rimasti fermi sulle proprie posizioni in merito alla guerra, senza mai vacillare.

Dopodiché il Dottore diede loro le spalle, voltandosi verso la porta: “Divertitivi con il vostro punto debole!” disse, con tono sarcastico. Quindi imboccò la porta e sparì dagli sguardi stupiti di tutti.

Erano rimasti tutti sorpresi da quel discorso, forse, in fondo, sapevano che il Dottore aveva ragione.

Luke comico a sentirsi in colpa per aver causato l’esplosione della Morte Nera e Leia si sentì in colpa per la morte di tutte quelle persone sia “buone” che “cattive”.

“Tonerà.” affermò Han con tono sicuro.

I due fratelli e lo wookie lo guardarono con aria perplessa.

“E come lo sai?” chiese Luke.

“La sua astronave è ancora dentro allo sgabuzzino del Falcon. Anche se non ho capito come o perché.” rispose Han un po’ confuso.

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Note:
Il mio nuovo capitolo!
Ho messo il lato
anti guerra del Dottore.
Che è il lato più
forte del Dottore.
E... non potevo 
non scrivere una scena 
del genere.
Spero che vi
piaccia!
Eviola


 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 Il latte blu ***


Capitolo 5
Il latte blu

 


Denny e Raoul erano fuori, non molto lontani dalla base, dentro un bosco, seduti per terra a gambe incrociate.
Avevano parlato di tutto, delle proprie famiglie, delle differenze dei pianeti, quelli che Raoul aveva visto in missione e le notti solitarie passate sotto le stelle.

Denny, invece, decise di raccontare la verità: che veniva dal passato, che il Dottore aveva una macchina che poteva viaggiare nel tempo e nello spazio.

“Quindi, tu viene dal passato?” domandò Raoul, sbalordito e incredulo.

“Sì, più di preciso da duemila anni indietro nel tempo.” Spiegò lei, tirandosi su gli occhiali con il dito medio.

Il pilota rimase a bocca aperta, dicendo: “Allora… In teoria, saresti morta ormai secoli e secoli fa.”.  

Denny ci pensò qualche attimo: “Sai, non ci avevo mai fatto caso…”.

Si guardarono e risero insieme.

“Ma comunque, com’è viaggiare nel tempo?” domandò Raoul incuriosito.

“All’inizio è strano, perché puoi vedere epoche e periodi storici che, di solito, si studiano nei libri scolastici o si vedono in fotografie e dipinti. E poi li vedi lì, davanti a te, le persone con i loro vestiti d’epoca, le loro tradizioni e tutti gli avvenimenti storici. Sembra strano che sia reale, poi ci si abitua e vorresti solo vedere di più.” Rispose Denny, poi sorrise.   

Il pilota era affascinato dal suo tono estasiato, ma soprattutto dal suo sorriso luminoso e felice.

“Tu invece?” Domandò lei “Come ti trovi qui a viaggiare per lo spazio?” domandò a Raoul. 

Il ragazzo guardò in basso, dicendo: “Beh… non è come me lo sarei aspettato. Anzi, in realtà non so cosa mi sarei dovuto aspettare.”.

Denny lo guardò con aria perplessa e il pilota continuò: “Quando ho finito la scuola non sapevo che cosa fare della mia vita. Mio padre mi consigliò di allearmi alla ribellione perché in famiglia siamo sempre stati contro le leggi dell’Impero. Ma, in realtà, l’ho usata come scusa per andare via di casa e viaggiare un po’. Non lo so, a volte mi sento più intrappolato a seguire degli ordini e cerando di uscire vivo dagli scontri… non era proprio dei miei piani.” E guardò per terra con aria assente.

La ragazza capì la sensazione del pilota perché non trovare un po’ di libertà era una sensazione che aveva provato anche lei prima di conoscere il Dottore.

Capiva anche gli ordini. Certo, lei doveva ascoltare solo quelli dei suoi genitori e non di un generale o un superiore, ma capì che ad entrambi non piaceva prendere ordini da altri.

Fu in quel momento che le venne un’idea che reputava assolutamente grandiosa: “E se venissi con noi?” domandò a Raoul, sorridendo.

Lui la guardò, girandosi di scatto in sua direzione: “Che cosa?”.

“Veni con me e il Dottore.” Ripeté Denny, convinta.

Il pilota rimase sorpreso e domandò: “E dove?”.

“Ovunque tu voglia.” Disse lei “Possiamo portarti in ogni tempo o in ogni luogo”. 

“E lo dici al primo ragazzo che incontri?” domandò Raoul perplesso.

“Beh, il Dottore lo fa.” rispose lei, sorridendo.

Raoul rimase sorpreso mentre Denny continuava a spiegare: “Puoi vedere il mio passato o un futuro ancora più lontano o un pianeta che forse non sapevi nemmeno che esistesse! E così potrai sentiti libero.”.

Posò la sua mano sopra quella di lui con delicatezza, e disse: “Che ne pensi?”.

Lui la guardò con aria sorpresa, ma vide che il sorriso di lei era dolce e luminoso e la sua mano era calda.  

Così sorrise: “Sì, verrò con voi.” Accettò. 

Denny lo abbracciò, dicendo: “Perfetto!” rise e lo guardò in faccia: “Allora benvenuto a bordo! Ma ti avverto, il Dottore è un vecchio pazzo con la cabina. Però vedrai, sarà l’esperienza più bella della tua vita!”.

Raoul ricambiò il sorriso ma i suoi occhi lo tradivano: erano tristi e malinconici.

Lei lo notò, rimase perplessa e confusa, voleva chiedere se ci fosse qualcosa che non andava ma un urlo attirò immediatamente la sua attenzione: “Denny!”.
Entrambi rimasero sorpresi e spaventati mentre una voce maschile urlava il nome della ragazza.

Denny capì che era quella del Dottore, quindi si alzò e la seguì; e lo stesso fece Raoul.

Trovarono il Dottore appena fuori dalla base, piuttosto irritato; quando finalmente si trovò innanzi l’amica, le disse con tono burbero: “Eccoti qui! Ma dov’eri finita? Ho chiesto a tutti i piloti ma nessuno di loro ha saputo cosa rispondermi!”.

“Ehi, che modi sono? Primo: ti avevo detto che ero fuori a perdere una boccata d’aria. E secondo: si può sapere come mai questo tono da vecchio burbero?” domandò lei, ancor più irritato del Dottore, mentre Raoul era confuso.

Il Dottore voleva spiegare, ma si limitò a sospirare e a dire, con tono un po’ più calmo: “Scusami, è solo che ho parlato con la Senatrice e ho scoperto cose che non condivido affatto e che non avrei mai immaginato.” E guardò in basso.

Lo sguardo di Denny si addolcì immediatamente: conosceva il Dottore orami, e lui si arrabbiava sempre per qualcosa che ritenesse ingiusto. 

“Ne vuoi parlare?” domandò lei con tono dolce e con aria un po’ preoccupata.

Il Dottore la guardò e disse: “No, non ora, magari dopo.”.

Denny non era d’accordo, a suo parere le emozioni dovevano uscire, essere buttate fuori, non costrette dentro, perché sarebbe stato solo dannoso; prima o poi sarebbe capitato qualcosa e il Dottore sarebbe esploso. Tuttavia capì e non aggiunse nulla.

“Dai, andiamo.” Disse il Dottore, posandole una mano sulla spalla: “Ti porto nella Danimarca del ‘500 per vedere i vichinghi. E questa volta per davvero.” Quindi le sorrise.

Lei ricambiò e guardò Raoul: avrebbe voluto spiegare al Dottore la sua idea per portare assieme a loro anche il pilota, ma lui intervenne prima che Denny potesse dire qualsiasi cosa: “Oppure potete fare un giretto qui.”.

I due amici lo guardarono, confusi.

“Un giretto qui?” domandò il Signore del Tempo.

“In un bosco?” chiese Denny.

“C’è un piccolo rifugio dopo il sentiero. Beh, più che un rifugio è un bar.” Spiegò Raul, quasi ridendo.

“È stato costruito quando i ribelli hanno preso questo tempio, e da quel giorno lo usiamo per festeggiare le nostre vittorie, o prima di partire per una missione, ma soprattutto per distarci un po’ ogni tanto.

” Spiegò il pilota: “Ovviamente ora è chiuso, ma io ho una copia della chiave, se vi va, prima di partire, potete bere qualcosa.”.

I due amici si guardarono un po’ sopresi e ci pensarono.

Dopodiché Denny fece spallucce, dicendo: “Perché no?”.

“Già, perché no? Prendiamo qualcosa da bere e poi andiamo.” Disse il Dottore.

Raoul sorrise così cominciò a camminare, indicando il sentiero davanti a sé; Denny ed il Dottore lo seguirono subito. 

La ragazza era un po’ confusa dalla situazione: da una parte c’era il Dottore, che prima si era arrabbiato ma in quel momento era demoralizzato; Denny aveva intuito che poteva aver litigato con la senatrice ma non riusciva a capirne il motivo. Dall’altra parte, poi, c’era Raoul che non aveva rivelato a nessuno l’invito che Denny gli aveva rivolto e se ne stava lì, con gli occhi malinconici e drammatici. La ragazza era profondamente combattuta: non riusciva a capire se fosse il caso di parlargli al riguardo oppure lasciar correre.  

Quando arrivarono erano davanti in una piccola locanda di legno scuro, distribuita su un solo piano, con un tetto fatto di paglia scura, due finestre di vetro e una porta anch’essa di legno.

“Ma cosa…” pensò Denny, lanciando uno sguardo decisamente perplesso alla struttura davanti a sé. Vedere una locanda all’interno di un bosco che sembrava uscito da un gioco di ruolo fantasy duemila anni davanti al futuro era una di quelle cose che non si sarebbe mai aspettata, nemmeno da uno dei suoi viaggi con il Dottore.

Raoul prese la chiave della tasca e aprì la porta: “Entrate pure” disse, quindi con un ampio gesto del braccio li invitò a varcare la soglia. 

Così i due amici entrarono e si guardarono intorno: quel luogo sembrava veramente una locanda fantasy.

Era tutta di legno, due tavoli rotondi con quattro sedie ognuno si trovavano sia a destra che ha sinistra dell’ampia stanza; proprio dritto davanti a loro si trovava il bancone, anch’esso di legno, con diversi sgabelli piuttosto alti e, dietro di esso, si trovava un gran numero di bottiglie di vetro, probabilmente contenenti i più strani liquori della galassia.

Per Denny era veramente stano, anzi quasi assurdo, si aspettava che, da un momento all’altro, potessero entrare n elfo e un nano a prendersi una burrobirra.
Raoul acese la luce, una piccola luce sopra al soffitto.

“Su, sedetevi.” Li invitò subito, indicando gli sgabelli.

Il Signore del Tempo e la ragazza si sedettero vicini sopra a due degli alti sgabelli di legno in stile bar.

Raoul andò dietro al balcone e vi mise le mani sopra, dicendo con un sorriso divertito: “Allora signori? Che cosa posso offrivi?”.

Denny e il Dottore risero e lei rispose: “Beh… non saprei, qualcosa di dolce.”

“Anche io!” disse il Dottore.

“Allora vi farò il mio famoso frappè blu.”  Disse Raoul andando sotto al balcone.

“Frappè blu?” domandò il Dottore.

“In che senso blu?” aggiunse Denny incuriosita.

“Nel senso che è fatto con il latte blu di Tatooine.” Rispose Raoul e tirò fuori una bottiglia di vetro da un litro piena di un liquido blu.

I due amici si avvicinarono meglio alla bottiglia, per poterla osservare, e la ragazza chiese: “Questo è latte?” e fissò il pilota con aria che sembrava di dire: “No, dai è uno scherzo.”.

“Sì, Il latte blu munto da una femmina di Bantha.” Rispose lui con un sorriso divertito.

Il Dottore rimase sorpreso, dicendo: “Wow! Ho più di 900 anni e non ho mia visto il latte blu.”

Denny lo fissò incredula, ridendo: “Davvero? Viaggi da una vita e non hai mia visto un latte di colore diverso?” gli domandò.

Il Dottore rimase un po’ perplesso dalla reazione dell’amica e chiese: “Perché? Tu hai già visto il latte di un colore diverso?”.

Lei ci pensò ma rispose con tono convito: “No, ma il latte blu può assomigliare al gelato gusto puffo sciolto.” Detto ciò, sorrise.

Il Signore del Tempo rimase seriamente sorpreso: “Denny, sei un genio!” esclamò.

Lei rise per la sua affermazione e per la sua espressione. Anche Raoul rise mentre il Dottore era confuso.

Una volta finito di ridere, il pilota prese un piccolo contenitore di metallo, vi mise dentro circa mezzo litro di latte, lo chiuse con un coperchio e, spingendo un piccolo tasto, quello lo accese e cominciò a muoversi. 

Dopo solo due minuti si fermò da solo, il pilota lo aprì, prese due bicchieri e li mise davanti ai due amici: erano alti e fatti sicuramente di plastica, uno blu e uno arancione, quindi vi versò il frappè blu.

Denny e il Dottore rimasero stupiti: il frappè che Raoul aveva appena offerto loro era di un bellissimo colore blu, con un piccolo strato di schiuma sopra.

“Wow.”  Disse Denny, perdendo il bicchiere in mano.

“Quindi, deduco che tu sia il barista.” aggiunse il Dottore, perdendo il suo.

“Veramente facciamo i turni per chi deve servire o prendere ordinazioni.” Rispose Raoul: “Su! Bevete!” aggiunse un istante più tardi.
Il Signore del Tempo e la ragazza bevvero un primo sorso di frappè.

“Com’è?” chiese il pilota.

“Dolce, davvero molto dolce.” Rispose il Dottore, con i baffi blu da latte sotto al naso, posando sul bancone il suo bicchiere, che era già oltre la metà.

“È vero! È dolcissimo!” aggiunse Denny posando il suo bicchiere, ormai quasi vuoto “Solo che… ha uno strano gusto”.

“In che senso?” domandò l’amico.

“Non lo so, forse sono io, ma ho sentito uno strano sapore che…” cercò di spiegare, ma comico a battere velocemente le palpebre, come se non riuscisse a tenerle aperte senza fare fatica, con aria confusa e strana. Si posò una mano sulla fronte e si sentì la testa leggera, le vertigini e una gran voglia di sonno.

“Dottore? Ti senti stano anche tu?” domandò preoccupata, ma con il tono assonato.

“Strano nel senso che hai la testa leggera, le vertigini e una gran voglia di dormire?” rispose lui.

“Sì…” rispose Denny preoccupata.

Voleva aggiungere ancora qualcosa, ma cadde dallo sgabello, svenuta, e il Dottore crollò qualche attimo più tardi sul bancone, anche lui privo di sensi, facendo cadere il bicchiere e versando quel poco frappè che era rimasto.


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Note:
Lo so, lo so...
vi ha lasciato un pò "sopresi"
da questo finale, ma.. tanqullli,
Vi spiegarà tutto solo leggendo!
Evola

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 Un momento di lucidità ***


Capitolo 6
Un momento di lucidità

 
 

 10 minuti dopo…

 
Denny era sdraiata da un lato di fronte alla porta, aprì gli occhi, ma aveva lo sguardo annebbiato anche se aveva gli occhiali addosso.
 
Si sentiva la testa pesante e non voleva alzarsi, quindi si voltò verso la porta e vide delle figure offuscate: un tizio con la tuta arancione accesa e un altro con indosso una sorta di mantello verde scuro che portava in spalla uno zaino blu e bianco; quella che pareva una bandiera con disegnato sopra un uomo fluttuava a mezz’aria.

Sembrava che stessero parlando, ma non riuscì a sentire nulla perché in quel momento le fischiarono le orecchie.
 
Era confusa, non sapeva dove si trovasse, non ricordava quello che era successo e non sapeva perché non riuscisse a sentire o a vedere.
 
Si sentì la testa pesante e troppo debole per alzarsi, però sbatté le palpebre un paio di volte finché non riuscì vedere più chiaramente.
 
Vide Raoul parlare con uomo di fronte a lui: questi era alto e indossava un casco verde, con linee rosse e una specie di antenna che ne usciva dal lato destro. Portava una armatura dello stesso colore del casco ma con le spalline gialle, le maniche della divisa erano grigie come i suoi pantaloni e le sue scarpe.
 
Sulla schiena portava uno zaino razzo blu e in mano aveva un fucile che stava tenendo con tutte e due le mani.
 
Oltre ai due uomini, Denny vide una barella sospesa a mezz’aria con sopra il Dottore svenuto con le mani ammanettate ai lati di essa.
 
Denny, con gli occhi spalancati, pensò: “Dottore? ...!”.
 
I due uomini stavano parlando e Raoul aveva lo sguardo strano, come se si sentisse in colpa per ciò che aveva fatto, tuttavia Denny non riuscì ad ascoltare per i fischi nelle orecchie.
 
Ma si ricordò quello che era successo e, in un momento di lucidità, le venne un’idea: prese dalla tasca dei pantaloni il suo smartphone, lo prese lentamente, cerando di non farsi notare, ma sembrava che i due non le prestassero attenzione; dopodiché aprì la fotocamera e fece una foto al tale con il casco, alzando leggermente la testa. Una volta scattata la foto abbassò di nuovo la testa, le braccia le ricaddero sul pavimento con il telefono in mano e perse i sensi una seconda volta
.  

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Note della autrice:
Ecco un nuovo capitolo!
Lo so, lo so.
E' un pò inaticipo, 
ma visto che è un capitolo
molto breve, ho deciso di
prima così potete leggerlo
quello più lungo :) 
Evola

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 Il risveglio. ***


Capitolo 7
Il risveglio.

 

 

5 minuti dopo…

Denny aprì gli occhi, con arai confusa e stana. Si alzò lentamente, mettendosi a gambe incrociate: la testa le girava e la parte sinistra del corpo era tutto dolorante. 

Si guardò introno confusa: “Ma… dove sono? Che posto è questo? E soprattutto… come ci sono arrivata fin qui?” si domandò tra sé e sé. 

Era perplessa, non ricordava nulla di quello che era successo fino a quel momento e, quando provava, si procurava solo un gran mal di testa. 

Si accorse di avere il cellulare in mano ma non ricordava perché, così decise di sbloccarlo, vide la galleria fotografica e lì vide una foto particolare, che non ricordava di aver scattato: era leggermente sfocata, ma ritraeva un uomo con il casco, uno zaino e un’arma in mano. 
Quando la vide la foto le venne in mente un flash: il Dottore svenuto in su di una barella in metallo con le mani bloccate.

Si alzò di scatto, urlando: “Dottore!” ma fu colpita da un mal di testa così forte che gemette addirittura per il dolore.

“Il Dottore è stato rapito da lui… lo ha preso quando eravamo svenuti…” disse tra sé e sé, appena il dolore si placò: “Devo chiedere aiuto! Ma… a chi?” chiuse gli occhi preoccupata e, in quel momento, sopraggiunsero altri flash: l’astronave, il corridoio bianco, il primo incontro con Han, Chewbe, Leia e Luke, gli androidi, la prova con la spada laser, gli scherzi con Han, la guida sui campi di asteroidi, la base e la Senatrice. 

Aprì gli occhi di scatto e capì a chi avrebbe dovuto chiedere aiuto, uscì dal rifugio e, una volta fuori, si chiese dove andare quando si ricordò di una voce maschile della sua testa che diceva: “C’è un piccolo rifugio dopo il sentiero. Beh, più che rifugio è un bar.”.

Così corse verso il sentiero e andò dalla base, vide il Falcon in lontananza e si diresse verso la nave; qui vide Han in piedi sulla parte superiore della nave spaziale intento a fare delle riparazioni insieme a Chewbecca. 

“Han! Han!” urlò Denny, per attirare la sua attenzione. 

Il capitano si girò confuso, guardano la ragazza e, quando lei si fermò davanti al Falcon, rimase perplesso nel notare il suo aspetto insolito: era pallida, con i capelli un po’ spettinati e la faccia spaventata e preoccupata, come se avesse visto un mostro, inoltre il Dottore non era con lei. 

“Che cosa vuoi?” chiese Han, un po’ indifferente come suo solito. 

“Dove sono Luke e Leia?” chiese lei, con espressione seria.

Il capitano che il suo copilota rimasero confusi, si guardarono, dopodiché Han rispose: “Luke sta modificando il suo X-wing e Leia è con la Senatrice Mothma. Perché?”. 

“È per il Dottore!” rispose Denny, allarmata “Siamo svenuti, quando io finalmente ho ripreso i sensi il Dottore era ancora svenuto e, per di più, anche ammanettato! Credo che sia stato rapito!” aggiunse agitata e con voce tremante. 

Han rimase sorpreso e confuso per quello che aveva appena sentito e anche Chewbe fece un verso confuso.

“Hai detto che il Dottore è stato rapito?” domandò, per essere sicuro di aver compreso tutto quanto Denny aveva appena raccontato. 

“Sì!” rispose lei, quasi urlando: “Eravamo in un posto, poi abbiamo preso i sensi e… non ricordo molto, ma sono sicura che è stato rapito!” e lo guardò con aria spaventata: “Ho paura che potrebbero fargli del male! Mi serve il vostro aiuto, ti prego.”.

Han era stupito e perplesso: Denny aveva detto di non ricordarsi molto di ciò che era successo, ma affermava con tono sicuro che il suo amico era stato rapito e Han dubitava che potesse mentire o scherzare su qualcosa di tanto grave.

Notò che Chewbe aveva uno sguardo particolarmente dispiaciuto e sapeva che aveva creduto alle parole della ragazza. 

“Va bene, va bene…” Disse Han all’amico. 

Quindi guardò la ragazza, dicendole: “Okay, chiamo Luke e andiamo dalla Senatrice. Andremo in fondo alla questione, scopriremo chi ha rapito il Dottore”. 

Denny chiuse gli occhi e abbassò leggermente la testa, passandosi una mano sui capelli, quindi sopirò, non di sollievo bensì di calma: aveva finalmente trovato l’aiuto che stava cercando.

“Grazie.” Mormorò, quasi senza forze. 

Aspettò che i due piloti scendessero dall’astronave, per poi correre insieme a loro in direzione della base. O meglio, Denny iniziò a correre mentre i due piloti la seguivano. 
Quando arrivarono vicino all’X-Wing di Luke, Denny continuò a correre senza fermarsi nemmeno un istante: il suo obiettivo era raggiungere il prima possibile la Senatrice. Tuttavia, Han la richiamò indietro, invitandola a fermarsi e a raccontare a Luke quello che era successo. 

Una volta dopo averlo aggiornato sugli ultimi avvenimenti inaspettati lui, confuso, scese dal suo X-Wing e corse verso di loro. 

Si recarono insieme alla base dove c’era la senatrice Mon Mothma, ed entrarono, dicendo quasi in coro: “Principessa Leia! Senatrice Mothma!”. 

Le due donne, impegnate a progettate gli attacchi insieme – ma senza gli altri due senatori – si voltarono verso lo strano gruppetto: la principessa si mostrò subito preoccupata vedendo Denny e lo diventò ancora di più quando vide con lei anche Han, Luke e Chewbe, ma senza il Dottore. 

“Che cosa è successo?” chiese. 

“È per il Dottore.” Rispose il generale. 

“È stato rapito!” concluse Denny, allarmata.

“Cosa?” esclamò Leia, sempre più confusa e preoccupata. 

Denny spiegò quello che si ricordava e quello che era successo. 

La squadra si scambiò una serie di sguardi preoccupati, mentre la Senatrice aveva gli occhi inespressivi ma severi. 

“Signorina Facchi, per caso lei e il suo amico avete preso della Araac?” domandò a Denny, con fare sospettoso. 

La ragazza rimase confusa dalla domanda, difatti non aveva mai sentito parlare di nulla che avesse quel nome così strano. Così rispose, con aria stranita: “Della cosa?”.

“Della Araac.” Disse di nuovo la Senatrice.

Denny era sempre più perplessa: “E che diavolo dovrebbe essere?”.

“Una pianta.” Rispose Leia con uno sguardo che nascondeva delusione: “Una pianta che cresce in questi boschi e che, mangiata o bevuta, fa provare una sensazione di confusione, estasi e allucinazioni.”. 

Denny ascoltò e comico a capire cosa le stessero domandando.

“Purtroppo alcuni dei nostri piloti e commilitoni la usano per ‘distarsi’” aggiunse Luke, guardarono in basso.

“Beh, solo un idiota non userebbe una ‘distrazione’ gratis, offerta addirittura dai boschi circostanti.” Disse, Han facendo una piccola risata. 

Denny si sentì offesa e ribatté: “Senta, Senatrice, io e il mio amico non abbiamo preso nessuna droga allucinogena e questa accusa mi offende personalmente!”. 

La Senatrice le lanciò una occhiataccia, dicendo: “Davvero, non mi stupirebbe, vista la tua età.”. 

“Ho una prova!” esclamò allora Denny. 

Tutti rimasero sorpresi, ma la ragazza prese il suo cellulare e mostrò loro la foto: “E mi creda, questo è reale!” aggiunse.

“E sarebbe?” domandò la Senatrice. 

“L’uomo che ha rapito il mio amico!” disse Denny dura.

“Ma perché non c’è l’ologramma?” chiese Luke.

“Cosa?” domandò Denny, confusa, poi si ricordò che si trovava al futuro e quindi capì che vedere una foto in un cellulare in quel tempo era considerata una cosa quasi da preistoria. 
“Lo ha costruito il Dottore e non ci sono ologrammi. Ma è solo un prototipo.” Spiegò velocemente. 

“E la scritta ‘Samsung’?” chiese Han con un ghigno sulla sua faccia da schiaffi. 

Denny capì che la stava prendendo in giro per vedere che bugia ingegnosa poteva inventarsi. 

“È il suo secondo nome.” Rispose Denny lo guardò con gli occhi arrabbiati.

Fece vedere la foto anche a loro, dicendo: “Lo so, è un po’ sfocata, ma avevo la vista annebbiata, poi ho guardato meglio e stava parlando con qualcuno anche se non ricordo chi fosse l’altro e di cosa stessero parlando.”. 

Tutti cercarono di capire di che cosa o chi potesse essere il soggetto della foto, ma Han strappò il cellulare dalle mani di Denny: “Hey… aspettate un momento, io lo riconosco…” disse, guardando meglio.

Erano tutti erano sbalorditi dall’affermazione di Han, ma Denny chiese impaziente: “Davvero?! E chi è?”.

“Boba Fett.” Rispose il generale con gli occhi terrorizzati e Chewbe fece un verso spaventato. 

I due fratelli si guardavano preoccupati. 

“Boba Fett?” domandò allarmato lo Jadi. 

“Ne sei sicuro?” chiese la principessa. 

“Sì, riconoscerei il colore del suo casco, il suo zaino e la sua borsa da caccia!”. 

Denny era piuttosto perplessa e spaventata dai discorsi che stava ascoltando e chiese, impaziente: “Chi è?!”.

“È un cacciatore di taglie.” Rispose Leia. 

“Uno dei migliori e spietati cacciatori di taglie di tutto l’universo.” aggiunse Han.

“E si dice che cacci anche per ordine dell’Impero.” concluse Luke. 

La ragazza pensò di aver perso un battito cardiaco per lo spavento: il pensiero che il suo migliore amico potesse essere forse sotto le grinfie dell’Impero e che poteva essere ucciso la stava divorando, ma cercò di controllarlo. 

“E tu l’hai visto?” chiese il generale.

“Sì! E accanto a lui c’era una barella a mezz’aria, con sopra il Dottore svenuto e ammanettato!” spiegò di nuovo Denny, irritata e impaziente. 

“Ma… ora se né andato via, giusto?” domandò Han preoccupato. 

Denny rimase confusa e persino un po’ offesa dalla domanda di Han e rispose a malavoglia: “Sì! Penso che sia andato via!”. 

“Oh, meno male.”

Denny lo fulminò con lo sguardo e gli urlò contro: “Il mio amico è stato rapito da un cacciatore di taglie imperiale e tu pensi solo a te stesso?!” quindi gli strappò di mano il cellulare.

“Ehi!” disse il generale, puntandole un dito contro, con espressione furiosa, e rispose con tono arrabbiato ma già più calmo rispetto a poco prima: “Sono un contrabbandiere, ovvero la preda preferita dei cacciatori di taglie! E lui mi sta dando la caccia per conto di Jabba The Hutt e se un giorno riuscirà nel suo intento, credimi, non farei una bella fine! Quindi, non sei l’unica con dei problemi! Ed io ho tutte le ragioni per essere preoccupato se Boba Fett si aggira per la nostra base!”. 

“Almeno tu sei qui al sciuro, lui invece sarà in una base dell’Impero pronto per essere ucciso! Quindi, non osare dirimi che non mi devo fare dei problemi!”. 

Si guardarono con aria di sfida e con odio negli occhi: Denny capiva la preoccupazione di Han, ma non accettava che lui non capisse la natura della sua preoccupazione.

“Quindi, se Boba Fett è arrivato fin qui, allora la nostra base è a rischio!” esclamò Luke, pesando alla situazione. 

“E il Dottore sa tutto dei nostri piani, potrebbero torturarlo finché non confesserà!" Aggiunse Leia.

“Aspetta…” disse Denny, guardando i due gemelli: “Lo possono torturare? E che… torture usano?”. 

Leia guardò in basso, Luke le prese la mano in segno di conforto e Han le posò anch’esso la mano sulla spalla. Si ricordò delle torture di Darth Vaner durante il periodo di funzione della prima Morte Nera. Era uscita bene da quel ricordo, ma ogni tanto aveva gli incubi su quello che aveva subito. 

“Delle torture molto sadiche e dolorose.” Rispose Leia piano.

Denny era sconvolta al solo pensiero che potevano torturare il Dottore fino alla morte. 

Si girò verso la senatrice Mothma, dicendo: “La prego, Senatrice! Se il Dottore è veramente nelle mani dell’Impero per avere le vostre informazioni lui morirà! Perché, mi creda, non confesserà nulla per non mettere a rischio la vita di un sacco di persone!”. 

Infatti Denny conosceva bene i rischi che aveva corso il Dottore, anche in sua presenza, per riuscire a salvare quanti più innocenti possibili. 

“Oppure” disse la Senatrice, ancora non fidandosi del tutto di Denny “quello in foto non è il famigerato cacciatore Boba Fett, potrebbe essere qualcos’altro e tu ti sei immaginata ogni cosa per colpa della Araac.”.

Denny era offesa e indignata: era disperata, ansiosa e spaventata per tutto quello che era successo a lei e al Dottore – ovvero la persona più potente dell’intero universo – e non poteva credere che la donna di fronte a lei, una Senatrice di una Repubblica Galattica la stesse accusando di essersi drogata e di essersi immaginata ogni cosa. Anche Luke, Han e Leila erano sorpresi dalla reazione della senatrice Mothma e Chewbe fece un verso indignato. 

La ragazza prese un ampio respiro per calmarsi e disse: “Okay, se lei pensa che il Dottore sia qui. Bene, allora dove è? Se ‘abbiamo’ preso quella pianta insieme, perché non ci siamo svegliati insieme?” e si mise a braccia conserte, attendendo la risposta. 

La senatrice la guardò con aria di sfida: “Forse è andato in giro per il bosco in stato confusionale e ora si trova da qualche parte privo di sensi.”

“Allora perché non mi aiutate?” domandò lei: “Perché non mi aiutate a creare una squadra di ricerca con alcuni dei vostri o roba nel genere per cercarlo e per vedere se lei ha ragione oppure no?”.

“Perché non ho tempo per queste cose!” rispose la senatrice, quasi urlando.

Denny rimase sorpresa dalla sua reazione, così come i tre ribelli. Non avevano mai visto la senatrice Mothma perdere la pazienza in quel mondo e, soprattutto, non l’avevano mai vista negare aiuto a chi ne avesse bisogno. 

Di solito cercava di aiutare e tendeva ad essere disponibile, non pensavano mai di vederla perdere la pazienza davanti a una ragazza preoccupata per la sorte del suo amico. 
Si cercò un silenzio imbarazzato e pieno di tensione, dove nessuno voleva dire un'altra parola. 

“Non ho tempo di cercare il suo amico sotto l’effetto di una pianta allucinogena, non ho tempo di parlare con una ragazzina che non si ricorda di quello che le è successo, non ho nemmeno tempo di ascoltare le sue allucinazioni o cose che nemmeno esistono.” Disse ancora la Senatrice con tono gelido e aria severa.

“Abbiamo il punto debole della seconda Morte Nera” indicò l’ologramma: “Dobbiamo escogitare attacchi, strategie e persino una intera missione! Non ho tempo da perdere!” abbassò il braccio e fisò la ragazza con gli occhi che quasi mandavano fiamme. 

Denny le restituì lo sguardo con chiara aria di sfida: “Okay, forse non ricorderò quello che mi è successo, ma mi ricordo una cosa: dopo che il Dottore ha parlato con lei, l’ho visto decisamente arrabbiato. Ed io ormai lo conosco bene, so che si arrabbia solo davanti alle scelte sbagliate delle persone. Quindi, deduco che le ha qualche colpa.”.

“Diciamo che pensiamo diversamente a come bisogna proteggere l’universo.” Rispose la Senatrice con indifferenza. 

“E un'altra cosa: sono certa che quello che ho visto è reale, quindi…” cominciò a dire Denny, fissando la foto che aveva scattato, ma notò un particolare che prima le era sfuggito. 

Vide un'altra mano sfocata, con la manica di una tuta arancione; fu in quel momento che altri ricordi flash le vennero in mente: “Raoul” pensò, spalancando gli occhi.

Si ricordò del loro primo incontro, la scusa che si era inventata per andare da lui, le chiacchierate sulla loro vita, la proposta di viaggiare con lei ed il Dottore sul Tardis, il sentiero nel rifugio e il suo frappè blu. 

Alzò la testa di scatto, esclamando: “Ero con Raoul!”.

La Senatrice le rivolse uno sguardo perplesso, mentre i ribelli più famosi erano chiaramente confusi. 

“Ora ricordo!” gridò Denny “Io e il Dottore eravamo con lui prima di svenire…” ormai iniziava a ricordarsi tutto. 

Quando, finalmente, capì quello che era successo, uscì dalla stanza con passo veloce e sguardo arrabbiato, dicendo: “Figlio di una buona donna!”.

Luke era un po’ confuso, Han pensò che forse si trattava solo di una stupida delusione d’amore e Leia era preoccupata che Raoul avesse fatto qualcosa di male. 

Chewbe fece un verso un po’ annoiato e Han rispose: “Sì, forse hai ragione.” 

Guardò Luke e il Wookie, dicendo: “Andiamo, ragazzi, è meglio seguirla. Se c’è una cosa che ho imparato sulle donne deluse e arrabbiate è che non sono mai un bello spettacolo da vedere.” E tutti e tre uscirono.

Leia invece era più preoccupata. 

“Vai con loro, Senatrice Organa.” Ordinò Mothma.

Lei la guardò un po’ sorpresa e quindi la Senatrice continuò: “Sei l’unica in grado di ragionare tra loro, ed è meglio tenerli d’occhio.”

“Sì, senatrice Mothma” rispose lei.

Andò verso alla porta ma pensò a una cosa importante, guardò la Senatrice e domandò: “Senatrice Mothma?”.

“Sì, Leia?”.

“E se il Dottore... forse il Dottore leggendario? Ovvero, l'uomo che cammina dall'inizio del universo? E se fosse davvero finito nelle mani dell’Impero?” chiese preoccupata.

In fondo, Leia sapeva che era lui e che non erano solo leggende, ma non riusciva ad immaginare per cosa l'Impero avrebbe potuto usarlo oltre che per le informazioni importati di cui era a conoscenza. 

“Se lui è veramente l'uomo che cammina dall'inizio nel universo, allora tutto quello che conosciamo potrebbe finire per sempre.” Rispose la Senatrice Mothma con tono cupo.
Leia rimase spaventata.

“Ma non è lui, perché è solo una leggenda, giusto?” aggiunse subito dopo, facendo ragionare la ragazza.


Leia fece un cenno con la testa e uscì.

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Note:
Ecco un capitolo un pò più lungo e più pieno! 
Spero che vi piaccia! 
Evola

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 Traditore! ***


Capitolo 8

Traditore!

 

Denny camminava a passo veloce, guardandosi intorno nella base degli X-wing per trovare Raoul, così si diresse verso fuori, inseguita dalla squadra, dai due androidi e dal Wookie in lontananza.

Vide Raoul verso il sentiero e lo guardò con odio; anche Raoul la vide, così le rivolse un sorriso nervoso, dicendo: “Denny! Ciao!”.

Quando lei lo raggiunse, Raoul le disse che la stava cerando, ma non riuscì quasi a finire la frase perché Denny gli tirò un destro sulla guancia, facendolo quasi girare dall’altra parte.

La squadra dei ribelli rimase in shock da quella reazione e corse verso di lei.

“Traditore!” urlò Denny: “Hai messo dello Araac nel tuo frappè blu, hai consegnato il mio amico a Boba Fett e ora si trova nelle mani dell'Impero! Questo fa di te un traditore dell’alleanza ribelle!”.

Raoul la guardò, dalla sua espressione dispiaciuta, mentre si massaggiava la parte dolorante del viso, si capiva benissimo che si sentiva tremendamente in colpa per ciò che aveva fatto: “Denny, lo so che sei furiosa, ma posso spiegarti tutto.”.

“Allora ti consiglio di farlo o il prossimo pugno non sarà in faccia!” rispose lei, avvicinandosi con aria minacciosa.

Quando arrivò la squadra, Han la prese per il braccio tirandola indietro: “Okay, ora datti una calmata!” esclamò, irritato.

“Denny, so che sia arrabbiata, ma non poi accusare chiunque in maniera così pesante, è una cosa molto grave.” disse Luke, con tono severo.

“No, Signor Skywalker” disse Raoul serio: “Denny ha ragione.”.

Tutti lo guardarono increduli.

“Ho tradito l'alleanza ribelle per l'Impero galattico.” Confessò, guardando Denny negli occhi.

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Note
Lo so, lo so,
è un altro capitolo breve,
ma vi giuro che questo è
l'utimo. E prometto
che martedì pubblicerò
il nove che spiegerà tutto!
Evola.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 La verità. ***


Capitolo 9
La verità.
 
 
 

Luke e Leia non volevano credere a ciò che avevano appena udito, Han era rimasto stupito e sorpreso nello scoprire che Denny aveva ragione, il Wookie fece un verso arrabbiato e l'unico a parlare in quel momento fu C-3PO, che disse: “Oh cielo”.
 
La ragazza si scrollò di dosso Han, liberandosi dalla sua presa e guardò il pilota con odio.
 
“Come hai potuto tradire l'alleanza ribelle e lavorare per l'Impero?” chiese Leia delusa.
 
“Senatrice, non sono una spira dell'impero e nemmeno uno che crede nelle loro idee. Ma ho dovuto farlo.” Cercò di giustificarsi Raoul.  
 
“In che senso hai dovuto farlo?” domandò Luke.
 
“E perché hai venduto il mio amico?” chiese Denny.
 
“Perché minacciano la mia famiglia!” rispose lui, quasi urlando.
 
Tutti rimasero perplessi, il pilota sopirò per la confessione.
 
“Sentite, è una storia lunga ed è una situazione delicata. Possiamo parlare in un altro posto senza che la senatrice Mothma o qualsiasi altro ribelle possa sentirci?” chiese Raoul con tono supplichevole.
 
Qualche minuto dopo…
 
Si diressero verso la sala relax del Falcon, Raoul era seduto al centro del divano, mentre gli altri erano rimasti in pieni intorno a lui con Denny al centro.

Il pilota spiegò che quella mattina aveva sentito una voce al di sopra del suo X-Wings una voce maschile camuffata. Non aveva idea da dove derivasse, ma lo aveva minacciato, ordinandogli di trovare informazioni importanti e inviarle all'Impero, perché a casa sua aveva stanziato dei soldati; aveva ventiquattro ore di tempo per eseguire ciò che gli era stato imposto, se non avessero ricevuto niente avrebbero ucciso la sua intera famiglia.
 
“Ero... ero terrorizzato!” spiegò Raoul: “Non sapevo cosa fare, non potevo dire a i miei superiori quello che mi era successo, altrimenti mi avrebbero preso per una spia o non mi avrebbero creduto. Non potevo rivelare la nostra posizione altrimenti ci sarebbe stata una battaglia! E credetemi... sarebbe finita molto, molto male per noi.” e guardò in basso con aria triste.
 
 “Non avevo molte informazioni e non potevo riceverle! Sono solo un pilota che prende ordini non ho accesso ad informazioni davvero rilevanti, ma poi è arrivata Denny e, quando ho sentito il nome ‘Dottore’, mi è venuta in mente la storia che mi aveva raccontato mia nonna da piccolo, ovvero che da ragazza aveva incontrato un strano uomo che da solo aveva fermato un’invasione aliena. Mia nonna diceva che lui camminava dall’inizio del universo e che aveva addirittura già visto la sua fine. Una volta pensavo che fosse solo una bella storia.” fece un sorriso malinconico per il ricordo.
 
“Ma quando si è presentato qui non ci volevo credere” continuò “Era diverso da come mia nonna me lo aveva descritto, ma non avevo altre informazioni. Mi sono fidato di Denny, quando mi ha confessato che viaggiano nel tempo e nello spazio, e allora ho capito che quello era veramente l’uomo della leggenda! Così ho pensato di consegnare loro all’Impero! In più Denny aveva detto che stava parlando con la senatrice Mothma e ho pensato che, probabilmente, il Dottore fosse a conoscenza dei piani e delle strategie contro l’Impero.”
 
“Così ci hai portati da quella locanda, hai messo la Araac nel tuo frappè blu e hai chiamato Boba Fett perché portasse via il Dottore.” concluse Denny, guardandolo con odio.
 
“In realtà non ho messo la Araac.” Confessò Raoul: “Ho messo un sonnifero dentro al mescolatore elettrico. Di solito fa dormire per due ore di fila, una volta svegli si prova una leggera sensazione di amnesia”
 
Raoul si sentiva sollevato per aver raccontato tutta la verità, ma si sentiva anche profondamente in colpa per quello che aveva fatto.
 
“Mi stupisce che tu, invece, ti sia svegliata prima e ti sia ricordata tutto quanto nel giro di pochi minuti! O ne hai bevuto poco o sei una ragazza fisicamente forte.” Disse Raoul un po’ sorpreso.
 
“Oppure, dopo tutti psicofarmaci che ho preso a dodici anni 12, sono diventata immune a certe cose.” Disse Denny tra sé e sé.
 
“Mi dispiace!” disse Raoul, guardando tutti con uno sguardo che faceva capire quanto si sentisse male per ciò che aveva fatto: “Non volevo essere un traditore! Ho sempre creduto nella unione ribelle, ma non potevo lasciare morire la mia famiglia! Quindi ho dovuto scegliere tra quello in cui credo e le persone che amo! E… mi dispiace davvero tanto!” posò i gomiti sul tavolo, passandosi le mani tra i capelli e tenendo lo sguardo basso, con i sensi di colpa che lo stavano divorando.
 
Luke e Leia lo guardavano dispiaciuti, in un certo senso capivano il suo gesto, mentre Han lo guardò con aria severa anche se dentro lo capiva; persino Chewbe aveva un’espressione decisamente triste sul muso peloso.
 
Denny, anche se lo osservava con aria severa ed intransigente, provava comunque un profondo senso di dispiacere per il pilota, capiva il suo gesto e sapeva benissimo che anche lei avrebbe fatto la stessa scelta, in una situazione analoga.
 
“Dove è la tua famiglia?” Denny ruppe l’imbarazzo che si era formato tra i presenti a causa della confessione di Raoul.
 
I tre ribelli, il Wookie e gli androidi rimasero tutti sopresi dalla domanda.
Raoul alzò la testa di scatto con gli occhi spalancati, dicendo: “Cosa?”.
 
“Dove è la tua famiglia?” ripeté Denny, ormai più calma e paziente.
 
“Sono a Coruscant, il mio pianeta natale.” Rispose con tono un po’ speranzoso.
 
“Coruscant? Il pianeta della grande camera delle convocazioni?” domandò Leia sorpresa.
 
“Sì, i miei nonni erano dei consiglieri minori ai tempi della vecchia Repubblica.”
 
“Ed è lontano da qui?” domandò Denny, guardando Han.
 
Il Generale Solo rimase stupito dalla domanda della ragazza, ci pensò e poi rispose: “In effetti è piuttosto lontano, ma con il salto nell’Iperspazio saremo lì in pochi secondi.”.
 
“Bene.” Rispose Denny.
 
“Perché ti interessava saperlo?” domandò Luke.
 
“Perché andremo a salvare la sua famiglia.” Rispose Denny sicura, guardando lo Jedi e indicando Raoul con un cenno della testa.
 
Tutti rimasero sbalorditi, non solo per la sua idea, ma per la sua sicurezza e la convinzione che aveva appena dimostrato.
 
“Ma… e il Dottore?” domandò C-3PO.
 
“Ha ragione. Non dovremmo salvare prima lui?” domandò Han.
 
“A quest’ora sarà dentro alla Star Destroyer” rispose Raoul.
 
“E poi se c’è qualcosa in cui il Dottore è bravo, beh, è proprio perdere tempo.” Aggiunse Denny, convinta: “Soprattutto con i nemici, quindi per un po’ se la caverà da solo. E poi, se salviamo la famiglia di Raoul, non dovremo più sentirci minacciati dall’Impero e potremo salvare il Dottore senza temere conseguenze troppo gravi.”
 
“E la Senatrice?” chiese Leia.
 
“Al diavolo la Senatrice!” esclamò Denny, irritata: “Pensava che mi fossi drogata, non mi ha creduto quando le ho mostrato la foto e in più avrà qualche colpa per essere riuscita a fare arrabbiare un come il Dottore!” finì con tono veloce “Quindi è meglio arrangiarsi.”.
 
“E poi?” domandò Luke: “Se salviamo la sua famiglia da soli, come pensi di salvare il Dottore senza l’aiuto della Ribellione?”  
 
“Con un piano ben costruito.” Rispose lei, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
 
Tutti la guardavano scettici e Han, a braccia conserte, disse con tono ironico: “Perché? Hai già un piano per salvare il tuo amico e distruggere l’Impero?”
 
“No. Ma mi verrà in mente.”.
 
La guadarono con espressione stranita e per nulla convinta, così lei continuò:
“Se c’è una cosa che ho imparato dal Dottore è che un piano si troverà sempre, anche se è stupido, ridicolo e pensato all’ultimo momento, il Dottore ha sempre un piano. Anche quando siamo con la morte davanti alla faccia, troverà sempre un piano per salvarci tutti!” e guardò i compagni con aria seria.
 
Tuttavia si rese conto che non poteva obbligarli e trascinarli con sé in quel folle piano, non poteva nemmeno biasimarli se non riuscivano a fidarsi del tutto delle sue parole e, soprattutto, del suo piano di salvataggio della famiglia di Raoul e del Dottore.
 
“Sentite…” comico a dire con tono un po’ rassegnato: “Se non volete aiutarmi o ascoltarmi e seguire i vostri ordini, va bene. Io e Raoul scendiamo da qui, troveremo un'altra astronave e in qualche mondo raggiungeremo prima la sua famiglia e poi il Dottore.” Disse, guardandoli negli occhi uno per uno “Ho chiesto il vostro aiuto e forse in questa situazione è meglio agire tutti insieme e seguire i miei piani, perché so quello che faccio e so come muovermi. Ma se volete che io esca da questa nave e me ne vada per cavarmela da sola, lo farò. Però sappiate che vorrei davvero il vostro aiuto.” 
 
Abbassò gli occhi sul pavimento: “Perché se c’è un'altra cosa che ho imparato, è che nella vita devi riuscire ad andare avanti, cavartela da sola ed essere indipendente. Eppure, quando ci si trova in una situazione troppo grande per essere affrontata da solo, bisogna chiedere aiuto, perché talvolta chiedere aiuto può salvare la vita.” Chiuse gli occhi e si passò una mano sui i capelli, sospirando.
 
Tutti rimasero sopresi dal suo discorso serio e molto maturo per una ragazza della sua età: stava chiedendo aiuto, ma era disposta anche a seguire il suo piano da sola. Oltretutto riusciva anche a mantenere la calma dopo tutta la rabbia provato prima.
 
“Anche questo te lo ha insegnato il Dottore?” domandò Leia.
 
“No.” Rispose lei, riaprendo gli occhi: “L’ho imparato con l’esperienza di vita. Una esperienza di vita lunga e dolorosa, che anche recentemente ha avuto una ricaduta.” Continuò a bassa voce; poi si mise le mani sui fianchi e guardò tutti con un’aria forte e convinta.  
 
Luke e Leia intuirono che potesse riferirsi al periodo buio della sua adolescenza. Han, invece, stava rivalutando in meglio la personalità di Denny: quando l’aveva conosciuta, poche ore prima, l’aveva giudicata male.
 
Luke si avvicinò a lei, mise la mano della sua spalla e le disse, con tono sicuro: “Ti aiuterò.”.
 
Denny alzò la testa di scatto, guardandolo negli occhi: “Davvero?” non poteva credere che volesse davvero aiutarla, era una notizia stupenda.
 
“Certo.” Rispose lo Jedi: “Non si può dire di no ad una persona che chiede aiuto, soprattutto a due persone che abbiamo avuto l’onore di conoscere” e fece un sorriso rassicurante.
 
“Soprattutto non possiamo dire di no ad una ragazza che ha dimostrato di avere ragione e che ci ha aiutati a tirarci fuori da un campo di asteroidi.”
Aggiunse Leia, avvicinandosi a lei:
 
 “Il Dottore ci ha aiutati e noi invece abbiamo fatto una cosa davvero orribile. Forse ha ragione: la Ribellione non è meglio dell’Impero in centri ambiti. E se noi fossimo in grave pericolo, probabilmente ci salverebbe dalla morte anche dopo tutto quello che gli abbiamo fatto.” Disse la Principessa con tono serio e con l’aria di sentirsi in colpa per ciò che era accaduto al Signore del Tempo. 
 
“Sì, lo avrebbe fatto, lui avrebbe salto persone che io avrei anche potuto lasciar morire …” confessò Denny, sentendosi immediatamente davvero orribile per ciò che aveva appena detto. 
 
“Ma se tu hai un piano e sei sicura di quello che hai in mente, allora ci fidiamo di te.” Disse Leia, sorridendole.
 
Denny ricambiò il sorriso, sopirò di sollievo e, per la prima volta, si sentì davvero calma.  Guardò in basso: “Meno male, pensavo veramente di dover uscire lì fuori e arrangiarmi da sola.” Disse con tono ironico e un sorriso malinconico.
 
“Questo perché non hai nessun piano o perché hai paura di affrontare tutto senza aiuto?” Domandò Luke.
 
“Perché se fossi andata là fuori da sola non ne sarei uscita viva.” Cercò comunque di sorridere per mostrarsi sicura.
 
Luke e Leia ricambiarono il sorriso, Han lo guardò con aria dubbiosa. Non sapeva che piano poteva avere e non sapeva se avesse funzionato oppure no.
 
“E qualsiasi idea o piano hai, noi ti aiuteremo. Vero, Han?” disse la Principessa, guardando il generale.
 
Han non rimase stupito dalla presa di posizione della Principessa, ormai aveva imparato a conoscerla e sapeva quanto fosse impulsiva; così, sebbene non gli piacesse prendere ordini da altri, annuì.  
 
“Certo.” Rispose lui. “Ma se abbiamo un piano migliore del tuo, dovrai ammetterlo e seguirlo.”
 
“Per me non è un problema. Basta che non sia un problema per te fare la stessa cosa, nel caso in cui il mio piano sia migliore del vostro.” Rispose Denny, con tono di sfida.
 
Han le lanciò un’occhiataccia, mentre i due gemelli erano contenti di vedere il lato sicuro e determinato della ragazza.
 
“Allora… sono stato perdonato?” chiese Raoul, timidamente.
 
Tutti si voltarono verso di lui.
 
Denny appoggiò entrambi le mani sul tavolo, come un ispettore che interroga il sospettato.
 
 Aveva lo sguardo serio, ma gli occhi pieni di rabbia: “Raoul, mi dispiace per quello che ti è successo e capisco il tuo gesto, capisco anche che non potessi dirlo a nessuno; non so come funziona la fiducia in questo tempo, ma da dove vengo io è qualcosa di davvero molto importante. E tu hai perso la mia. Se ti stiamo aiutando è solo perché, uno: è la cosa giusta da fare, e due: se eliminiamo il problema possiamo salvare il Dottore senza temere di indurre l’Impero a far del male alla tua famiglia. Tutto qui, non c’è altro.” Disse Denny, con tono risoluto.
 
Sulla squadra calò un silenzio teso, nessuno voleva parlare.
 
Raoul capì le ragioni della ragazza e disse: “Denny, ascoltami, capisco, ma tutto quello che ti ho detto prima, tutto quello che ti ho detto…”.
 
“Non mi interessa.” lo interruppe la ragazza, con tono secco. 
 
“Ma…” provò a dire il pilota.
 
“Non. Mi. Interessa.” ripeté lei chiara, con gli occhi pieni di rabbia.
 
Raoul si spaventò un po’.
 
Denny si alzò e camminò versò alla cabina di pilotaggio, dicendo: “Fai partire questa nave” quindi diede le spalle a tutti.
 
Han chiese a Chewbe di controllare il traditore nel caso potesse rivelarsi essere ancora dalla parte dell’Impero.
 
Quando Raoul rimase solo con il Wookie e gli androidi, disse tra sé e sé: “Mi sento un schifo.”.



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Note:
Ecco il nuovo capitolo!
Un pò più lungo e che spiega la
verità di Raoul!
Il prossimo lo pubblicherò giovedì....
Evola 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 The Dark Lord ***


Capitolo 10
The Dark Lord
 


Il Dottore si svegliò in una prigione piccola, con due guardie che indossavano un’armatura bianca, dei caschi del medesimo colore e dei fucili blaster; il Dottore si rese subito conto di avere le mani ammanettate dietro alla schiena.

Quando i due soldati si accorsero che era ormai sveglio, lo fecero alzare a forza, dicendo: “Cammina!” così uscirono dalla cella.
 
Il Dottore camminò con le guardie, aveva un forte mal di testa, ma presto cominciò a ricordarsi: la sfuriata davanti alla senatrice, il rifugio nel bosco, il frappè blu; subito dopo averlo bevuto aveva perso i sensi.
 
La prima cosa di cui si preoccupò fu Denny, era terrorizzato all’idea che potesse essere stata catturata anche lei, e che avrebbero potuto usarla come ricatto.
 
Cominciò a guardarsi intorno, si trovava in un lungo corridoio e capì che era in un’astronave, probabilmente più grande del Millennium Falcon.
 
Non fece domande, si limitò a guardarsi intorno, voleva sapere dove le guardie lo stessero portando e che cosa sarebbe successo.
 
Alla fine arrivarono in una stanza: il Dottore capì che era la cabina di pilotaggio, una stanza quadrata, al centro vi era una sorta di ponte che sembrava dividere sue squadre di soldati, una situata al di sopra di esso, l’altra al di sotto. Davanti a sé vedeva una serie di console di comando e, fuori dalle enormi finestre situate su ogni lato della stanza, lo spazio profondo.
 
Al centro della stanza c’era una persona alta, con indosso un mantello nero e un casco del medesimo colore. Era girato di spalle e, ogni volta che respirava, questo era lento e rumoroso.
 
Capì che si trattava del famoso Darth Vader.
 
“Lord Vader, ecco il prigioniero” annunciò una delle guardie.
 
“Portatelo davanti a me.” Rispose lui, con tono secco e intimidatorio.
 
Le guardie spinsero il Dottore verso di lui, ed egli capì che c’era qualcosa di strano nel suo modo di respirare.
 
Quando gli fu vicino lui, il Signore del Tempo disse: “Quindi, lei è il famoso Darth Vader.”
 
L’uomo girò verso lui, mostrando per intero la sua maschera, la sua possente presenza fisica e il respiro affannato.
 
Il Dottore non aveva paura né era intimorito.
 
Viaggiava da troppi tempo. Aveva affrontato di tutto: presone malvagie, senza scrupoli, mostri, presunti dei e molti altri. E solo poche volte aveva avuto paura.
 
“L’uomo che cammina dall’inizio dell’universo. In ogni corso del tempo e in ogni angolo dell’universo c’è almeno una storia che porta il tuo nome.” disse Darth Vader. “Si diche anche che prima fossi con dei ribelli in una missione.”.
 
“E lei, invece, è il capo di un impero galattico traditore che sta costruendo la seconda Morte Nera.” Rispose il Dottore, impassibile. “Immagino sia quella.”  Aggiunse, indicandola con lo sguardo.
 
Era la stessa struttura a forma di sfera in costruzione che aveva visto in un ologramma davanti a un pianeta. Era veramente enorme, molto più di quanto non si aspettasse.
 
“Esatto” rispose fiero Darth Vader “Vorrei che tu ti unissi a me, Dottore”.
 
Il Dottore rimase sorpreso e disse: “Perché?”.
 
“Per la sua conoscenza”.
 
“Sulla ribellione?”.
 
“No, su ogni cosa”.
 
Il Signore del Tempo rimase perplesso, ma poi capì le intenzioni del Sith.
 
“Lei viaggia attraverso il tempo, ha visto la fine di questo tempo e l’inizio di uno nuovo. Possiamo prevedere i prossimi avvenimenti e scoprire nuove razze, possiamo attaccare e conquistare e dominare tutto quanto l’universo!” spiegò con tono convinto “Inoltre è come se lei fosse immortale, vorrei proprio sapere come riesce a vivere così a lungo.”.
 
“Non le conviene.” Rispose il Dottore: “Mi creda, vivendo molto a lungo non si fa altro che perdere persone amate e vivere una vita lunga e solitaria” guardò in basso con occhi malinconici.
 
 “Non posso dirti nulla di quello che so. Sono segreti e conoscenze che non devono mai essere svelati, perché potrebbero distruggere tutto quello che conosciamo.” ritornò a guadare il pavimento: “E non ti consiglio di avere tutti questi segreti, anche solo tenerseli per sé… è una grande condanna” lo fissò dritto sulla maschera, senza nemmeno l’aria di avere paura.
 
“Allora mi dirai tutto quello che sai della ribellione.” Rispose il Signore Oscuro. 
 
“E come può pensare che io abbia qualche informazione?” chiese il Dottore, con tono sospetto.
 
“Sospettiamo che su Yavin IV ci sia una delle loro basi segrete.”
 
Il Dottore era preoccupato, i suoi due cuori cominciarono a battere forte sebbene cercasse di non dimostralo. In più non aveva ancora accennato a nulla riguardo a Denny, quindi intuì che forse lei non era prigioniera sulla nave spaziale e quel pensiero lo fece tranquillizzare.
 
“Ma per ora sappiamo solo che alcuni piloti si sono fermati lì, non sappiamo se sia per una missione o no. Il ribelle che ti ha tradito dice che hai parlato con la senatrice Mon Mothma. Quindi, qualcosa devi sapere per forza.”
 
Continuò con tono più minaccioso: “E se non mi dirai i segreti dell’universo, mi dirai i segreti e i piani della alleanza ribelle!”
 
Il Dottore lo guardò con aira inespressiva: “Mi dispiace, ma io non so nulla di importante” disse, con tono piuttosto sicuro: “Sarebbe stato parecchio sciocco, da parte della Senatrice, rivelare ad un alieno sconosciuto i piani della ribellione” aggiunse.   
 
“Davvero?” domandò Darth Vader: “Sei stato tradito da uno che si definisce ‘buono’ e sa perfettamente che anche loro hanno delle colpe molto gravi.”
“Lo so.” Rispose il Dottore “E se Raoul mi ha tradito lo avrà fatto per un motivo molto importante. Tuttavia, io non ho nessun motivo per tradire loro, quand’anche sapessi qualcosa.” E lo guardò con aria di sfida.
 
Darth Vaner lo fissò, e il Signore del Tempo poteva scommettere che sotto quel casco potesse essere addirittura sorpreso.  
 
“Bene.” disse: “Allora ti convincerò io a farti parlare.” 
 
Il Dottore rimase spaventato.
 
“Portatelo della sua cella!” ordinò Darth Vader: “E perdente il IT-O.”
 
La faccia del alieno si incupì e fu trascinato via dalle due guardie, seguito dal Signore Oscuro. 


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note:
Ebbene sì! 
Il signiore Oscuro ha fatto la sua porca
figura! E straramente non è corta!
Spero che vi piaccia!
Evola 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 La bugia ***


Capitolo 11

La bugia

 

Il Falcon atterrò sulla pista di atterraggio del palazzo di appartamenti dove viveva la famiglia di Raoul.

Uscirono in fretta, tutti erano armati, persino Denny che aveva un blaster nascosto sotto la camicia. Di solito, nel corso dei suoi viaggi con il Dottore aveva maneggiato vari tipi di armi, ma per fortuna non aveva mai avuto bisogno di usarne, e sperava di non doverlo fare nemmeno questa volta.

Quando uscirono fuori si fermò un istante a guardare il pianeta: vide il cielo blu, leggermente diverso da quello a cui era stata abituata, così come il sole.

Si guardò attorno spaesata, tutti i palazzi alti avevano una strana forma e persino le astronavi voltanti nel cielo avevano delle forme diverse.

Per la prima volta, da quando era in quello strano tempo, vedeva una vera città futuristica, era una sensazione decisamente strana.

Prima si trovava in un fiuggino che somigliava ad una locanda medievale e in una base all’interno di quello che pareva proprio un tempio Maya, mentre in quel momento si trovava in una città futuristica che sembrava uscita direttamente dal film BladeRunner.

Tuttavia non si trovava in una Los Angeles distopica nel 2019, buia, inquinata e piovosa, bensì in un pianeta di duemila anni nel futuro.

Anche se non si sarebbe stupita affatto, se avesse visto Roy Batty seguito da Rick Dackerd con le dita rotte.

“Denny!” richiamò Luke.

Lei ritornò con i piedi per terra, dicendo: “Arrivo!” e corse verso di loro.

 

Era in una vera città futuristica, ma non aveva il tempo di ammirarla ed esplorarla come avrebbe voluto, aveva cose più importanti a cui pensare.

Arrivarono davanti alla porta di casa di Raoul e presero le armi; Denny si rese conto che tutta l’esperienza che aveva sulle armi derivava dai videogiochi e dai vari soldati che aveva interpretato giocando alle sue varie avventure. Quindi, in un certo senso, sapeva come tenere il blaster in maniera più o meno corretta.

Entrarono nell’appartamento, camminarono attraverso il lungo ingresso con le armi ben strette in mano, puntate verso l’alto, in direzione del soggiorno.

Erano tesi e c’era solo silenzio attorno a loro, si appoggiarono al muro vicino al cornicione prima di proseguire oltre.

Raoul fece un cenno con la testa per dare segno di attaccare, se anche gli altri erano pronti e loro lo ricambiarono.

Entrarono insieme, con le armi pronte a far fuoco, e il pilota disse: “Non muovetevi!”.

Ma la scena che si trovarono davanti fu questa:

Una donna che portava un vassoio con sopra due piccole tazze bianche. Era giovane, probabilmente non aveva più di 35 anni con i capelli ricci e castani e indossava una tunica blu e rossa.

Un uomo sui i 40 anni era seduto alla sua poltrona, con indosso una divisa colorata di blu e rosso e stava leggendo degli ologrammi. La cosa che colpì di più la squadra fu l’incredibile somiglianza a Raoul.

I due adulti avevano gli occhi spalacanti ma il viso stranito e parevano un po’ spaventati da quella entrata in scena.

La squadra, invece, si guardava in modo perplesso e confuso, perché quei due non sembravano né in pericolo né imprigionati.

“Raoul!” esclamò l’uomo, rompendo il silenzio: “Che sorpresa! E… che entrata d’effetto.”.

“Già.” continuò la donna, con tono nervoso: “Ma se volevi farci una sorpresa bastava un ologramma, o semplicemente bussare alla porta.”

Si creò una certa aria di imbarazzo e anche Denny si trovava a disagio.

“Hai portato anche degli ospiti!” aggiunse l’uomo, guardando meglio la squadra.

“È vero, quella non è… senatrice Leia Organa?” domandò la donna stupita, guardando la principessa.

“E quello non è uno wookie con delle munizioni?” continuò l’uomo, guardando perplesso Chewbe e lui fece un verso confuso.

“Chi è la tua amica con la camicia buffa?” concluse la moglie, guardando Denny con aria confusa.

Camicia buffa?” pensò lei, gettando uno sguardo al suo indumento.

Raoul era confuso, abbassarono tutti quanti le armi e il pilota disse: “Ma… ma voi stata bene?”.

Marito e moglie si guardarono preoccupati e confusi, era chiaro che non sapessero di cosa stesse parlando Raoul.

“Ma certo che stiamo bene.” Rispose sua madre.

“E loro dove sono?” chiese nervoso.

“Loro chi?” domandò il padre confuso.

“I soldati dell’Impero! Quelli che sono venuti qui per minacciarvi!”.

I due genitori rimasero scioccati da quelle parole.

“Che vuol dire ‘Quelli che sono venuti qui per minacciarvi’?!” chiese la madre, sconvolta.

“Raoul, hai sentito di qualcuno che è stato minacciato dall’impero?” domandò il padre, alzandosi allarmato.

Il ragazzo era perplesso, con la bocca semi aperta, ma finalmente capì la verità e la capirono anche gli altri.

Raoul abbassò la testa, si passò una mano sugli occhi e cominciò a singhiozzare. I genitori rimasero confusi e preoccupati, mentre Denny si avvicinò a lui, posandogli una mano sulla spalla in segno di conforto; si sentì davvero in colpa per ciò che gli aveva detto poco prima.

I ribelli si resero conto della situazione e si guardarono tra loro preoccupati, chiaramente Raoul era stato ingannato dall’Impero: la sua famiglia non era mai stato in pericolo, erano solo menzogne usate per ricattarlo.

“Raoul? Che è successo?” domandò, allarmata, sua madre.

“Ho tradito la ribellione!” rispose Raoul, tra i pianti e i singhiozzi.

Suo padre e sua madre rimasero sconcertati.

“Ho tradito la ribellione per niente!” continuò a piangere.

Qualche minuto dopo…

“Hai tradito l’alleanza ribelle?!” urlò sua madre, dopo aver ascoltato con attenzione la spiegazione del figlio.

Erano in sala da pranzo, i sei erano seduti attorno al tavolo, mentre Raoul si teneva le mani sulla faccia e Denny cercava di consolarlo, carezzandogli delicatamente la spalla.

Suo padre era seduto a capo tavola e la moglie era in piedi vicino a lui.

“Come hai potuto farlo, Raoul? Dopo tutto quello che ti abbiamo raccontato sulle cose orribili che ha fatto l’Impero!” esclamò la donna.

“Ma ho dovuto farlo!” rispose lui, guardando sua madre in faccia.

“Mi hanno minacciato via chiamata e non potevo nemmeno provare a contattarvi, altrimenti vi avrebbero ucciso!”.

Sua madre sopirò e capì che aveva sbagliato ad urlare contro suo figlio.

“Non ci posso credere!” esclamò il padre, indignato: “Prima creano una dittatura per tutto l’universo, poi distruggono un pianeta e ora fanno violenza psicologia, ricattando e manipolando i nostri soldati?!”.

“Signore, sinceramente anche noi abbiamo qualche colpa…” disse Leia, sincera, ricordandosi il discorso del Dottore e pensando a tutte le cose ingiuste della nuova repubblica.

Rimasero in silenzio. Si sentivano stupidi e in colpa.

Denny si senti davvero male per il pugno che aveva dato a Raoul e per avergli urlato contro. Ma la sua preoccupazione per il Dottore rimaneva, perché lui era davvero tra le mani dell’Impero.

“E che informazioni gli hai dato?” domandò la signora.

“Non ho dato loro nessuna informazione, in realtà” rispose Raoul.

“Ma allora, se non hai dato delle informazioni, cosa gli hai detto?”

“Non gli ho dato delle informazioni, ma una persona.” Rispose il figlio.

“Una persona?” chiese domandò il padre “E chi?”.

“Il mio amico.” Rispose Denny: “Il Dottore.”.

I due genitori si guardarono perplessi, la madre guardò Raoul e chiese: “Dottore… chi?”

“Dottore e basta.” Rispose la voce di una anziana signora.

E sulla soglia del soggiorno videro una signora: altra circa 1,50, sugli ottanta anni, con i capelli grigi ricci legati in una cosa bassa che le cadeva sulla schiena, indossava una tunica rossa e blu e aveva un bastone in mano. Il suo sguardo era serio.

“E Dottore in tutto.” Continuò, avvicinandosi al tavolo.

“Mamma, dovresti riposarti. Lo sai che cosa ha detto l’androide medico.” Disse la madre di Roaul, guardando la vecchia signora, che doveva essere la nonna di Raoul.

“Sciocchezze! Sono ancora in grado di restare in piedi! Ho solo 106 anni! Mica sono una vecchietta di 120!”

Denny rimase stranita dalla sua ultima frase, davvero quella vecchia signora aveva più di 100 anni?

Si sedette fronte alla ragazza e la fissò.

“Lei lo conosce?” domandò Luke.

“Conoscerlo?” disse lei, come se forse stata una battuta: “Ho fatto molto di più. Ho vissuto una intera avventura con lui.”

Denny rimase sorpresa, voleva conoscerla di più, come tutta la squadra, il nipote, la figlia e il genero. E lei raccontò la sua storia.

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Note:
Un colpo di scena dientro
altro! Ma giovedì sentite la storia della
vecchia signiora che sarà molto alla
Doctro Who ;)
Spero che vi piaccia e
rugazio a tutti quelli che leggono!
Evola. 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 La storia dei Signori del Tempo ***


Capitolo 12
La storia dei Signori del Tempo
 
 
La nonna di Raoul raccontò di quando aveva sedici anni, ai tempi della vecchia repubblica, era in gita con la scuola al Senato e si stava annoiano a tal punto da decidere di allontanarsi dal suo gruppo per girovagare da sola.

Fu durante quella piccola fuga che incontrò un uomo: alto e affascinate, con indosso un completo blu, una cravatta rossa, un lungo capotto e delle scarpe di tela rosse*.
 
Denny e gli altri rimasero straniti nell’ascoltare quella descrizione, perché fisicamente non sembrava affatto il Dottore che avevano conosciuto. La nonna continuò a parlare e, dalla descrizione del carattere di quell’uomo, sembrava il Dottore: simpatico, ironico, eccentrico, stravagante ma soprattutto travolgente.
 
Insieme avevano fatto un giro in privato delle camere delle convocazioni, finché non si trovarono in una stanza dove parlarono con qualcuno direttamente da un’astronave, conoscendo, come unico indizio sulla loro identità, il loro nome: Dalek**.
 
“Dalek?” domandò Han, confuso, infatti non aveva mai sentito parlare di tali creature.
 
“Si tratta di una razza aliena, i suoi componenti sono chiusi in un ‘guscio’ di metallo, pieno di armi, in grado di provare una sola emozione: l’odio.” Spiegò Denny.
 
“E sono un delle razze più pericolose del universo.” aggiunse la nonna.
 
“Tu ne hai già affrontato?” domandò Raoul a Denny.
 
“Sì, più di una volta.” Rispose lei, con un’espressione neutra, ma si ricordò di tutte le volte che lei e il Dottore avevano dovuto affrontarne uno e che, ogni volta, ne erano usciti vivi per miracolo.
 
“Non dimenticherò mai la loro unica frase.”
 
“Ovvero?” chiese Leia.
 
Sterminare” rispose l’anziana signora.
 
Tutti rimasero sconvolti e capirono che Darth Vader aveva almeno un minimo di umanità a differenza di quei Dalek di cui stavano parlando, almeno lui era stato un essere umano, una volta, aveva provato addirittura dei sentimenti.
 
In breve: dalla loro astronave i Dalek avevano inviato dei messaggi a vari membri del Senato per avere un colloquio con loro, e il Dottore aveva cercato di avvertirli di non parlare assolutamente con quei mostri, perché appartenevano alla razza più sanguinaria dell’universo.
 
Ma i senatori non lo ascoltarono, diedero il permesso ai Dalek di entrare nel senato e, quando arrivarono, perpetrarono un vero e proprio massacro: uccisero varie persone, tenendone in ostaggio centinaia, tra le quali era compresa la sua classe.
 
La nonna raccontò che era completamente terrorizzata, ma riuscì a capire che il vero scopo di quegli esseri era invadere il cuore del senato per espandersi attraverso l’intero pianeta e forse anche oltre.
 
Così il Dottore elaborò un piano, ovvero bloccare i Dalek nella loro astronave madre.
 
“Ma prima doveva inviare un messaggio di spiegazioni e impedire che la vecchia repubblica inviasse le sue navi da guerra, di modo che si evitasse uno scontro che non sarebbe stato comunque vinto. Possiedo ancora quel messaggio.” Continuò la nonna.
 
Chiese a suo genero di prenderlo dalla sua camera, lui obbedì, glielo diede e lei lo appoggiò sul tavolo, mostrando un ologramma blu: la prima cosa che Raoul, Denny e gli altri videro fu la faccia della nonna da giovane.
 
Okay, funziona” disse.
 
Mostrò loro il mezzo busto di un uomo: la descrizione dei vestiti era giusta ma fisicamente non era il Dottore di Denny. Aveva i capelli corti con un ciuffo dritto e grandi occhi profondi.
 
Denny rimase confusa, la descrizione di prima non combaciava per niente con l’aspetto fisico del suo amico, ma vedere quell’uomo e pensare che lui era o era stato il Dottore era veramente assurdo, quasi non riusciva a crederci.

Guardava la sua squadra e anche loro erano confusi mentre guardavano l’ologramma.
 
Davvero? Posso parlare?” disse l’uomo nell’ologramma, anche la sua voce era completamente diversa da quella del Dottore con cui aveva condiviso diverse avventure.  
 
“Certo.” Rispose la versione giovane della nonna.
 
Così l’uomo guardò dritto nell’obiettivo e cominciò a parlare: “Senatori e Consiglieri della repubblica galattica, ascoltatemi: io sono il Dottore, sono uno Signore del tempo e vengo da Gallifey della costellazione di Kasterborous. Ho novecento tre anni Sono l’unica persona che può fermare la tentata invasione da parte dei Dalek.***”
 
Denny rimase a bocca aperta: fisicamente non era il suo Dottore, ma il suo atteggiamento ricordava quasi per tutto il suo amico, solo… un po’ diverso.

“E questo messaggio sarà consegnato dalla mia amica Ameladia… e poi?” domandò confuso.
 
Denny fece un piccolo sorriso e pensò: “È proprio da lui.”.
 
“Ameladia Naboo Tartan.” Rispose la ragazzina.
 
Il Dottore rimase stupefatto e domandò: “Naboo? Che bel nome. Sembra un nome di un posto.”.
 
“È un posto. È il nome del pianeta originario della mia famiglia prima che si trasferisse a Coruscant.” Disse la ragazza.
 
Il Signore Tempo rimase sorpreso, dicendo: “È un bellissimo nome.”  

L’anziana signora fece un sorriso malinconico.
 
“Comunque,” continuò il Dottore, serio: “La mia amica Ameladia Naboo Tartan vi consegnerà questo messaggio e inverò dei segnali al suo trasmettitore, segnali che vi consiglio di ascoltare.”.  
 
Spiegò che mandare delle astronavi sarebbe stata solo una scelta sbagliata, perché avrebbero condannato a morte certa centinaia di persone.
 
Così il Dottore aveva deciso di andarci da solo e di inviare dei segnali ad Ameladia.
 
Quando il messaggio finì l’attuale Amelida spiegò: “Così mentre lui andava sull’astronave madre dei Dalek e, non so come, ma riuscì a fermarla e ad impedire l’invasione”.  
 
Tutti rimasero affascinati e la madre di Raoul disse, stupefatta: “Ma… me lo hai sempre raccontato come se si trattasse di una favola, che non eri tu quella ragazza e che quel Dottore non esisteva. Perché ora mi dici che è tutto vero?”.
 
“Per far capire a tutti voi chi ha in mano l’Impero.” Rispose lei a testa bassa, con sguardo preoccupato.
 
“Ma… non può essere lui!” disse Denny, cercando di risultare convincente più a se stessa che agli altri: “Okay, i suoi atteggiamenti e le sue scelte corrispondono a quelli del Dottore che conosco io… ma non è lui.” Quindi lo descrisse fisicamente.
 
“Allora si è rigenerato” rispose Ameladia.
 
Denny rimase confusa come tutti e domandò: “Cosa intendi con rigenerato?”
 
“E che significa soprattutto?” domandò Raoul.
 
“Non ti ha mai raccontato la storia dei Signori Del Tempo?” chiese la nonna a Denny.
 
Lei fece segno di no con la testa, sapeva che il Dottore era un alieno con due cuori, che veniva da Gallifrey e la sua razza veniva chiamata Signori del Tempo, ma non si era fatta molte altre domande sul suo pianeta, perché sembrava che il Dottore non avesse mai troppa voglia raccontarlo o di ricordarlo.
 
Così Ameladia spiegò che, dopo aver passato del tempo con il Dottore, aveva deciso di andare a cercare qualche informazione in più riguardo alla sua specie.

Ma, purtroppo, aveva trovato solo leggende di vari pianeti sparsi nell’universo, in quasi tutte le epoche storiche, e in esse compariva sempre il nome “Dottore”, che ogni volta portava con sé morte e distruzione, ma che impediva sempre che gravi minacci venissero portate a compimento.

Trovò anche qualcosa di più concreto sulla storia di Gallifrey e sulla razza dei Signori del Tempo.
 
Raccontò che c’è stata una guerra, denominata la Guerra del Tempo, contro i temuti Dalek, i Signori del Tempo avevano perso ed erano morti tutti quanti. Difatti il Dottore era proprio l’ultimo della sua specie.
 
Fu in quel momento che Han, Luke e Leia capirono finalmente il discorso che il Dottore aveva fatto alla Senatrice contro la loro guerra e si resero conto che aveva ragione.
 
Lui aveva vissuto la guerra più grossa e distruttiva di tutte, che al confronto quella che stavano perpetrando loro non era niente. Il Dottore voleva impedire che altri pianeta facessero gli stessi errori commessi dai Signori del Tempo.
 
Leia comprese lo sconforto del Dottore quando si ricordò della distruzione di Alderaan, perché come lei era l’ultima principessa del suo pianeta, lui era l’ultimo della sua razza.
 
Denny, per la prima volta, sentì di non conoscere veramente il suo migliore amico, ma almeno capì perché il Dottore non voleva rispondere mai a quelle domande e capì che cosa nascondevano i suoi occhi che parevano aver vissuto una lunga vita. Purtroppo per lui una vita piena di sofferenze e di distruzione.
 
Ameladia raccontò che i Signori del Tempo potevano ingannare la morte: ovvero, quando si trovavano in punto di morte, potevano rigenerarsi e cambiare letteralmente corpo e personalità.
 
“Questo è tutto ciò che so sui Signori del Tempo.” Spiegò: “Ormai la loro razza è estinta da migliaia e migliaia di secoli e sono stati dimenticati dal tempo.”  
 
Tutti capirono chi era veramente il Dottore e il perché in ogni leggenda aveva una descrizione diversa.
 
“Allora è veramente lui!” esclamò Leia sorpresa: “Il Dottore che tolse le armi ad Alderaan”.
 
Tutti guardarono la principessa, rimanendo basiti da quella affermazione.

“Cosa?” domando Han. 
 
“Credevo che su Alderaan non ci fossero armi.” Disse Luke confuso.
 
“Infatti, ma mio padre mi raccontò che quando era solo un ragazzo e Alderaan aveva delle armi chimiche, mai usate, tenute lì unicamente per difesa, un pazzo volle usare per dichiarare guerra a un alto pianeta all’insaputa del Consiglio.”
 
 Raccontò Leia: “Mio padre lo scoprì per caso, ma nessuno prestò vera attenzione a un giovane ragazzo di 12 anni, soprattutto perché quel pazzo era uno dei Consiglieri più importanti e pareva assurdo che volesse dichiarare guerra al Consiglio stesso.” guardò in basso, immaginando la frustrazione di suo padre. 
 
Raccontò che suo padre aveva incontrato un uomo di nome Dottore, che gli aveva creduto e aveva dimostrato a tutti che aveva ragione. Dopo quella scoperta e un tentato attacco, distrusse tutte le armi chimiche ed è così che Alderaan era diventato un pianeta pacifico.
 
“Quando vi abbiamo visti per la prima volta sul Falcon e lui si è presentato, mi è venuto il dubbio che potesse essere la stessa persona che salvò il mio pianeta da una tremenda guerra. Ma era completamente diverso da come me lo aveva descritto mio padre. Così come sono diversi quello che abbiamo conosciuto e quello di questo ologramma.”  
 
“E com’era?” domandò Denny, incuriosita.
 
Leia lo descrisse: era alto, biondo, occhi azzurri, con un completo bianco, composto da una giacca lunga e sul bavero si era appuntato una qualche strana pianta. Leia racconto anche che, dopo aver salvato la situazione, aveva insegnato a suo padre a giocare a cricket****.
 
Denny rimase stranita: non riusciva ad immaginare il Dottore con la mazza da cricket intento a giocare.
 
Quando Leia concluse la sua storia le venne un dubbio e domandò all’anziana signora: “Ma era da solo?”.
 
“Mi parò di una ragazza, una certa Rose*****. Ma non mi disse nulla di più su di lei.”
 
Denny rimase perplessa, il Dottore non le aveva mai parlato di una ragazza di nome Rose o di qualsiasi altra persona.
 
“Però mi ha chiesto di andare con lui.” Disse Ameladia.
 
“Ti ha chiesto di andare con lui?!” chiese la figlia incredula.
 
“Dopo solo un giorno insieme?!” aggiunse il genero.
 
“È fatto così.” Giustificò Denny, pensando che qualche ora prima aveva fatto la stessa cosa con Raoul.
 
“Ma non gli detto di no.” Proseguì Ameladia.
 
Rimasero tutti sopresi e Denny fece una piccola risata ironica, pensando che fosse uno scherzo: “E perché hai detto di no?”.
 
“E tu perché hai detto di sì?” le chiese la nonna, con squadro inespressivo.
Denny rimase spiazzata, perché non si aspettava quella domanda: in fondo nessuno glielo aveva mai chiesto.
 
“Avevo sedici anni, mia madre era morta solo da un anno e mio padre aveva bisogno di me, non potevo andarmene e lasciarlo solo.” Continuò la nonna, pima che Denny potesse rispondere alla sua domanda.  
 
“Ma ha una macchina del tempo. Poteva riportati allo stesso giorno ogni volta che volevi.” Disse Denny, ancora incredula riguardo alla decisione della nonna.
 
“E se mi fosse piaciuto?” rispose calma: “Se mi fosse piaciuto talmente tanto che non sarei mai più voluta ritornare indietro?” e la guardò negli occhi.
 
Denny rimase spaziata ancora di più. La nonna, quando era stato il suo momento di scegliere, aveva pensato dei dire sì o no. Invece Denny aveva detto sì senza pensarci troppo.
 
“Quanti anni hai?” domandò Ameladia: “Diciotto? Diciannove? Massimo venti?”.
 
Denny rimase confusa.
 
“Hai una età che in cui puoi permetterti di fare le tue prime esperienze, ma, allo stesso tempo, hai ancora bisogno di aiuto. Sei partita con uno sconosciuto senza pensarci. Hai pensato ai tuoi genitori? O ai tuoi fratelli? O a qualcuno che ti aspetta nel tuo tempo?”.
 
Denny rimase, ancora una volta, perplessa. Non capì il vero senso di quelle domande, ma capì il suo tono. Non era un tono da vecchia nonna criticona. No, era un tono calmo. Come quello di un saggio.
 
Così Denny si prese qualche attimo per riflettere sulla sua famiglia e su tutta la sua vita.
 
“No.” rispose sicura, guardando la vecchia signora dritta dei occhi.
 
“In fondo, chi mi aspetta a casa? Ho una madre ipocrita e ottusa, che pensa che una vita senza passione sia una vita migliore; un padre assente che mi dà una buca ogni volta e non sa quello che mi piace; un fratello maggiore che se ne frega di tutto, persino di se stesso; una sorella minore arrogante, egocentrica, vanitosa, testarda, pigra, superficiale e potrei andare avanti a descriverla con molti altri aggettivi negativi. Infine, alla mia classe non importa nulla di me e non ho né amici né qualcuno per cui possa provare affetto.”.  
 
Rimasero tutti stupiti, il suo tono era calmo ma i suoi occhi erano intrisi di rabbia, non pensavano affatto che una ragazza come Denny non avesse nemmeno un amico o una famiglia affettuosa pronta a supportarla.
 
“E non è finita qui, ci sono anche i miei problemi: l’ultimo anno di scuola da finire, gli esami da fare, il dilemma di cosa fare dopo, spiegare ai i genitori il perché vuoi fare B invece che A, avere tante passioni e non avere nessuno con cui condividerle, avere due fratelli ma sentirti lo stesso figlia unica e sentire sempre l’ansia che ti sta addosso!”.
 
Parlò velocemente e con tono rabbioso, come se volete sfogarsi di tutto ciò che non andava bene nella sua vita.
 
Guardò in basso, sospirando, quindi riprese a parlare, con tono calmo: “Tutto quello che volevo era solo andare via e non sentire più il peso della vita, della responsabilità e dei problemi. Ho incontrato lui, un uomo strano, con la sua macchina magica che poteva offrirmi di tutto.” Fece un sorriso “Conoscenza, avventura, magia, amicizia, affetto, esperienza e tutto quello che l’essere vivente può desiderare.”.
 
Luke, Leia, Han, Raoul e tutti gli altri presenti in stanza rimasero stupidi: sapevano delle avventure che Denny aveva vissuto assieme al Dottore e, anche se in un primo momento, potevano non averle creduto, dopo aver sentito quelle parole, non potevano avere più dubbi. A quel punto riuscivano a capire perché Denny voleva fare pazzie per cercarlo di salvarlo. Lo avrebbe fatto chiunque.
 
“Quindi, perché avrei voluto dirgli di no?” domandò Denny alla nonna, guardandola negli occhi. 
 
“Perché più starai con lui, più sarà difficile dirgli addio, quando sarà il momento; e, fidati di me, quel momento, prima o poi, arriverà.” Rispose.
Denny rimase sconvolta da quelle parole.
 
“Per me è stato difficile dirgli addio dopo la nostra prima e unica avventura insieme. Non oso immaginare come possa essere difficile, o meglio, impossibile farlo per una persona che ha viaggiato con lui per così tanto tempo…” continuò la nonna, con uno sguardo malinconico “In più, un giorno dovrai tonare a casa, dalla tua famiglia, dai tuoi problemi e dalla tua vita. Quindi, ti consiglio di digli addio prima che sia troppo tardi.” la guardò con aria seria.    
 
Denny non si fece intimidire dal quel discorso e da quello sguardo e rispose con sicurezza: “Ma io sto tornado a casa, sto solo percorrendo la strada più lunga.”
 
Rimasero tutti sorpresi e affascinati da quella risposta, soprattutto da quel tono di sicurezza.
 
“E quanto sarà lunga questa strada?” domandò ancora la nonna, con tono rassegnato, ormai capendo che non poteva più convincerla.
 
“Finché non mi stancherò.”
 
“Allora quella strada sarà destinata a fermarsi con la forza. E sarà una fermata molto drammatica.”.
 
Denny non rispose, ma dentro di sé si spaventò. Non sembrava una minaccia, ma più una premonizione di qualcuno che sa di cosa parla.
 
“Non capisco.” Disse Han, confuso.
 
“Se l’Impero non vuole il Dottore per le informazioni che ha sulla ribellione, a che cosa gli serve?”.
 
“Ha ragione.” aggiunse Luke.  “In fondo… è solo un uomo.”.
 
“Un uomo?” disse Ameladia, con un tono divertito da quella frase.
 
“Lui non è un uomo. È un Signore Del Tempo. L’ultimo Signore del Tempo. Ha visto l’inizio dell’universo e la sua fine. Ha vissuto una lunghissima vita, ha visto innumerevoli cose e possiede conoscenze e segreti che, se rivelati, potrebbero far finire tutto ciò che noi conosciamo. La sua conoscenza è più potente di qualsiasi altra arma******.”.   
 
“Ed è nelle mani di Darth Vader” disse Leila, allarmata.
 
“E ora lo stanno torturando per farlo parlare!” concluse Denny, rendendosi conto del grande pericolo che c’era in ballo.
 
Si alzò di scatto, dicendo di dover partire subito, e se ne andò via con passo svelto. Senza esitare, gli altri ribelli la seguirono, salutando velocemente i parenti di Raoul.
 
Mentre si stavano dirigendo verso il Falcon, Denny si sentì chiamare, si girò e vide Raoul che stava correndo verso di lei.
 
Quando si trovò davanti a lei disse con il fiatone: “Aspetta...”.
 
“Che cosa vuoi ancora?” chiese lei irritata.
 
“Voglio venire con voi.” Disse Raoul, prendendo fiato e guardandola negli occhi con sguardo convinto.
 
Denny rimase confusa, come i quattro ribelli che erano dietro di lei.
 
“Cosa?” rispose sconvolta.
 
“Voglio venire con voi.” Ripeté Raoul.
 
“No.” Rispose Denny, secca.
 
Il pilota rimase confuso e domandò: “Perché?”
 
“Perché è troppo pericoloso!”
 
“Sono un pilota della alleanza ribelle. Conosco il pericolo.”.
 
“Ed io sono una studentessa dell'ultimo anno di un liceo di Londra! E credimi, anche io ho visto il pericolo!” rispose lei a tono.
 
Raoul rimase sorpreso, Denny si passò una mano sulla fronte e guardò in basso. Era visibilmente stressata e non voleva perdere tempo con lui.
 
“Senti Raoul, so perché vuoi venire con noi. Vuoi dimostrare alla ribellione che non sei un traditore. Ma credimi, la tua vita vale molto più!” cercò di convincerlo lei, con tono lievemente disperato.
 
“Non lo faccio per la ribellione!” rispose Raoul a tono.
 
Denny rimase un po' sorpresa dal modo in cui le aveva risposto e anche il resto del gruppo rimase sconvolto. Fino a poco prima Raoul si sentiva in colpa e parlava sommessamente, con gli occhi tristi; mentre ora rispondeva a tono, con sicurezza e decisione.
 
“Lo faccio perché è giusto” continuò con tono più calmo “L'Impero mi ha mentito, manipolato e usato. Ho tradito la cosa in cui cercando di salvare la cosa che amo di più. E mi sento un completo idiota.” guardò in basso “Tu e il Dottore vi trovate in questa situazione per colpa mia.” Continuò, fissandola negli occhi.
 
“So che non hai più fiducia in me, e non ti biasimo. Ma io ho ancora fiducia in te e nei tuoi piani. Voglio rimediare al mio errore. Tu mi hai aiutato a salvare la mia famiglia, eri persino disposta a farlo da sola.”
 
Denny lo guardò e rimase sorpresa dall’atteggiamento sicuro che Raoul mostrava.
 
“In più, sono un informatico e un ingegnere. Potrei essere utile alla squadra.” Disse ancora il pilota.
 
Denny pensò a tutto quello che aveva appena detto e capì che Raoul aveva ragione. Sopirò impaziente e rispose: “Ve bene. Ma ad una sola condizione.”
Il gruppo rimase confuso da quella richiesta.
 
Denny rimase a braccia conserte e chiese, con aria seria: “Perché quel cacciatore di taglie non ha preso anche a me?”.
 
Quella domanda era sensata, se ne resero conto tutti quanti: perché Boba Fett non aveva preso anche lei quando era priva di sensi? In fondo l'Impero poteva usarla per convincere il Dottore a parlare oppure avrebbero potuto interrogare anche lei.
 
“Perché non ho detto nulla di te.” rispose Raoul “Ho detto che il Dottore era da solo e, quando Boba Fett è arrivato, l’ho trascinato fino alla porta, così non ti ha nemmeno vista.” Rivelò Raoul.
 
Denny rimase sorpresa da quel racconto. Non sapeva cosa provare o rispondere.
 
“Non volevo che ti prendesse. L’impero era interessato al Dottore e avevo paura che qualcuno potesse farti del male. In fondo, ti avevo messo il sonnifero nel frappè e pensavo che ti saresti svegliata solo dopo due ore.”
 
Abbassò lo sguardo “Oppure, volevo solo essere scoperto perché mi sentivo in colpa per ciò che avevo fatto”.
 
Denny si intenerì nell’udire quelle parole e disse: “Beh, non so se dirti grazie o no.”.
 
“Protesti dire 'Sì Raoul. Poi venire con noi'.” Suggerì lui, quindi la guardò con un piccolo sorriso e lei lo ricambiò.
 
“Okay” disse Han, un po’ stufo.
 
I due ragazzi lo guadarono.
 
“Visto che abbiamo già perso troppo tempo, possiamo andare a salvare l’universo?” disse ancora, accennando al Millennium Falcon dietro le loro spalle.
 
“Sì!” rispose Denny: “E so anche come!”
 
Cominciò a correre verso l’astronave, dicendo: “Seguitemi!”, poi si girò verso di Raoul e aggiunse: “Comunque, benvenuto a bordo!” gli sorrise e continuò a correre.
I tre e il Wookie si guardarono perplessi dal suo comportamento, mentre Raoul sorrise.
 
“Ho un brutto presentimento…” disse Han rassegnato mentre la seguiva insieme agli altri.  


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Spiegazioni per i "non fan" di Doctor

*La 10° rigerezaione del Dottore
** nemici più spietati del Dottore
***Riferimento del discoso dello sperciale di Natale nel 2008
****La 5° rigerazione del Dottore
***** Rose, la prima compagnia della serie attuale del Dottore.
****** Discorso dell 11° Dottore nella 7 stagione.


Note:
Bene! Un capitolo bello lungo!
Ora, secondo voi qualle è il piano di Denny?
Non ve lo dico! ;)
Buona lettura! 
Evola

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 Il Tarids. ***


Capitolo 13
Il Tarids.
 
 
Quando entrarono del Falcon pensarono che Denny si stesse dirigendo alla cabina di pilotaggio, invece andò dritta verso il corridoio.
 
I due droidi rimasero perplessi, così come gli altri ribelli, ma la seguirono.
“Mi scusi, signorina Denny, ma dove stiamo andando?” chiese C-3PO.
 
“Al Tarids.” Rispose la ragazza.
 
“Ovvero?” domandò Luke.
 
“Ovvero all’astronave del Dottore.”.
 
“Che è ancora nello sgabuzzino” ricordò Leia.
 
“Bene! Così posso vedere come ha fatto ad entrare nel mio sgabuzzino.” Disse Han.
 
Quando Denny aprì la porta della stanza vi entrò, mentre tirava fuori dalla maglietta una catenella, con appesa una chiave.
 
Quando anche gli altri entrarono rimasero perplessi: quello che si trovarono davanti non era una astronave, bensì una cabina, una cabina blu con porte, finestre e in più una sorta di insegna appeso sul davanti. *
 
Denny aprì la porta con la chiave e se la mise di nuovo intorno al collo, sotto alla camicia.
 
“Allora?” chiese lei, girandosi verso di loro.
 
Tutti rimasero straniti, ma non molto convinti.
 
Han ridacchio, dicendo: “Stai scherzando?” mentre il suo amico wookie fece un verso confuso.
 
Denny guardò tutti, pensando che stessero ridendo. Han allora indicò la cabina blu, dicendo: “Questa non è una astronave!”.  
 
“Il capitano Solo ha ragione” disse C-3PO “È più una cabina di legno vecchia di duemila anni.”.
 
“E poi c’è scritto ‘cabina telefonica della polizia’’” lesse Luke dalla scritta sopra al Tardis.
 
“Non è una cabina della polizia, ma è una astronave-macchina del tempo e si chiama Tardis.” Spiegò Denny, quindi entrò.
 
Gli altri si guardarono perplessi e poco conviti, ma entrarono comunque
Solo Han rimase indietro e guardò la cabina con aria stranita.
 
Dopodiché lanciò uno sguardo dubbioso a quella strana astronave e disse: “Okay, ma dubito che ci staremo tutti lì…” e quando entrò rimase a bocca aperta e con gli occhi spalancati: “Dentro.” Finì la frase.
 
Tutti erano rimasti sorpresi e a bocca aperta, guardandosi intorno: la cabina in cui erano appena entrati era più grande all’interno, con una luminosa luce arancione accesa, il pavimento di vetro, le pareti decorate con tante cose tonde e tre scalinate intorno alla stanza.
 
Al centro vi era una grande console rotonda, piena di cavi e pulsanti e con un grande cilindro molto alto proprio al centro.**
 
“Oh… santissimo creatore!” esclamò C-3PO, sorpreso.
R2-D2 fece un bip lungo.
 
“Ma… ma…” cercò di dire Luke.
 
“Sì, lo so.” lo interruppe Denny, girando introno alla console “È più grande all’intero, ah-ah, il Dottore ama sentirselo dire quando qualcuno di nuovo mette piede nel Tardis.”
 
“Ma non è possibile!” disse Leia, incredula.
 
“Ha ragione.” Aggiunse Luke “Un oggetto non può essere più grande del suo esterno.”
 
“E invece questo può.” Disse ancora la ragazza, quasi compiaciuta.
 
“Come?” domandò Raoul.
“Tecnologia dei Signori del Tempo.” Rispose Denny “Può modificare lo spazio del suo interno”.
 
“E non toccare!” si rivolse a Han, che stava per premere un pulsante. Lui alzò le mani e si allontanò.
 
“Si chiama Tarids?” chiese Luke.
 
Denny rispose di sì e spiegò che si trattava di un acronimo, ovvero: Tempo e Relativa Dimensione Interna allo Spazio.
 
“E quante stanze ha?” domandò Leia.
 
“Infinite”
 
Tutti rimasero scoccati.
 
“Non può essere!” disse di nuovo il droide “Non può essere che una stanza sia più grande del suo esterno e non può nemmeno avere infinite stanze.”.
 
“Senti, ci sei dentro ed è tutto vero. Quindi, ora o te ne vai o stai qui ma zitto!” si spazientì Denny parlando a C-3PO.
 
“Sì, signorina Denny.” Obbedì il droide e lei sopirò.
 
“Che cosa c’è dentro le stanze?” domandò Raoul, incuriosito.
 
“Beh… un po’ di tutto. Una piscina, una biblioteca, una sala giochi e altre stanze. Talvolta, per divertimento, togliamo e aggiungiamo altre stanze” disse Denny e rise per il ricordo.  
 
“Ma immaginate se Darth Vader o l’imperatore entrasse in possesso di una tecnologia simile?” domandò Luke.
 
“Potrebbe costruire una Morte Nera infinita!” disse Leia, allarmata.
 
“E di certo non ci metterebbe una biblioteca o cose simili” Concluse Han. I ribelli si guardarono tra loro, allarmanti.
 
Lo Jedi domandò quale forse il piano e Denny spiegò: il Tarids era l’unica astronave che poteva atterrare letteralmente dentro alla astronave di Darth Fener, senza nessuno si accorgesse di nulla, oltretutto senza coinvolgere o creare una battaglia ed evitare delle morti solo per salvare una persona.
 
“È quello che il Dottore vorrebbe evitare e lo stesso vale per me” rispose Denny e guardò in basso. 
 
“Quindi, sai come farla partire?” chiese Luke.
 
Denny non rispose, guardò in basso, si passò la mano dietro al collo e rispose, nervosa: “Beh…. No.” Ammise.  
 
Rimasero sopresi e confusi e pensarono di non aver capito bene la sua risposta.
 
“Denny, tu sai come pilotare questa astronave, vero?” domandò Leia.
 
Alla fine la ragazza si mise le mani sui i fianchi, la guardò e rispose: “No. Solo il Dottore sa come pilotarla.” E ritornò a guadare il pavimento.
 
La squadra non poteva credere a quelle parole, così i ribelli si guardarono tra loro confusi.
 
“E come pensi di portaci dentro a uno Star Destroyer se non sai pilotare questa cosa?” chiese Han con tono sarcastico.
 
“Ehi!” si lamentò Denny “Primo: non è una cosa, ma ha un nome e si chiama Tarids!” rispose seria, guardandolo “E secondo: anche se non come pilotarla, posso farlo in un altro modo”.
 
“Tipo?” domandò Han, scettico.
 
“Parlando” rispose tranquilla. 
 
Tutti rimasero confusi, il wookie la guardò con aria stranita e R2-D2 fece un piccolo suono, girando la testa un paio di volte.
 
“Mi scusi, signorina Denny, ma… che cosa intende dire ‘parlando’?” chiese C3-PO, un po’ intimorito.
 
“Intendo dire che le parlo e lei parte.” Rispose Denny, come fosse stata la cosa più ovvia del mondo.
 
“Quindi, voi fate partire una intera astronave e macchina del tempo… solo parlandole?” chiese Luke, incerto.
 
Denny sopirò e disse, determinata: “Sentite, questa astronave è viva!”.
 
Rimasero ancora più straniti e lei spiegò tutto: “Il Tardis non è stato costruito ma è stato allevato. Ha un cuore e un’anima e ci può sentire.” Toccò il cilindro, accarezzando.
 
“Il Dottore mi ha detto che, a volte, è lei a portarci nei posti dove la gente bisogno di aiuto, scommetto che è stata lei a portarci qui” fece un sorriso malinconico “Questo è l’ultimo Tarids dell’intero universo”.  
 
Rimasero affascinati della sua spiegazione e del modo in cui ne parlava.
 
“E poi, Luke può spostare gli oggetti e manipolare la mente delle presone con l'uso della Forza, e non credete che io possa far funzionare il Tarids solo parlandoci?” domandò Denny, indicando Luke e mettendosi al centro della console.
 
Leia la guardò un po' preoccupata, si avvicinò e le disse: “Denny, so che hai delle buone intenzioni e sei scura delle tue scelte, ma...”.
 
“La prego” intervenne Denny, interrompendo Leia mentre parlava “So che tutta questa situazione è strana per voi. Lo è anche per me, mi creda. Ma so quello che sto facendo e voglio solo provarci. E, se non funzionerà, seguirò i vostri piani senza aggiungere nulla. Ma prima, farmi provare questa teoria. Vi prego.” Disse, guardandola con aria supplichevole.
 
La principessa capì e fece un cenno di assenso, mettendosi vicino a Luke, Han, Raoul, Chwebe introno alla console.
 
Denny posò le mani sulla console; teneva la testa bassa, quindi sopirò e disse: “Tardis... ciao” mentre gli altri la guardavano poco convinti.
 
“Senti, non se riesci a sentirci, ma... spero che tu possa ascoltarmi, perché il Dottore è in pericolo” alzò la testa “Lo so, il Dottore è sempre in pericolo e ha affrontato di tutto: mostri, robot, dei, pazzi e chi più ne ha, più ne metta. Ha salvato il mondo, la terra, il tempo, l'universo e lo ha salvato più e più volte, senza chiedere nulla in cambio o essere ringraziato per le sue azioni. Ma ora è lui ad essere in pericolo ed è solo. Un dittatore spaziale folle lo tiene prigioniero e vuole conoscere i suoi infiniti segreti per distruggere tutto quello che conosciamo, persino tu, l'ultimo Tarids rimasto...” e accarezzò la console con molta dolcezza. 
 
Rimasero tutti stupiti da quel discorso e dal suo tono sicuro. Si sentivano davvero in colpa per aver dubitato di lei e speravano che il suo piano funzionasse.
 
“So che sei tu a portaci dalle persone che hanno bisogno di aiuto. L'ultimo Signore del Tempo è da solo e in pericolo! E solo tu puoi portarci dentro alla astronave dove è richiuso, altrimenti dovrò chiedere aiuto a dei soldati, che cercheranno di salvalo, ma lo farebbero combattendo, causando la morte di molte persone.  Sai che non è quello che vorrebbe il Dottore, né io e nemmeno tu. Quindi, ti prego, portaci da lui. Non direttamente o davanti a lui ma dentro a quella astronave, quindi ti prego! Parti e portaci dal Dottore! Sei la nostra unica speranza” e guardò in basso.
 
Rimasero tutti quanti in silenzio, aspettando qualche suono o un altro segnale partisse, ma non accadde niente.
 
Anche dopo un altro lungo minuto non successe nulla.
 
Denny sopirò, rassegnata, e capì che non sarebbe accaduto niente. Raoul era dispiaciuto, così come il resto della squadra.
 
“Bene, allora è meglio che io faccia partire il...” iniziò a dire Han, ma si sentì un suono.
 
Una delle tante leve presenti sulla console si era appena abbassata da sola.
Denny rimase a bocca aperta e, dopo solo un istante, udì l’inconfondibile suono che segnalava l’imminente partenza del Tardis.***
 
La ragazza fece un sorriso a trentadue denti e disse felice: “Sta partendo! Sta partendo! Sta partendo!” e abbracciò Raoul, a cui non dispiacque e che le sorrise, incredulo della situazione.
 
Luke, Han e Leia rimasero sconvolti e il Wookie fece un verso un po' spaventato, chiedendosi come fosse possibile che quella cabina fosse davvero partita.
 
Quando Denny si staccò dall’abbraccio e urlò, rivolta a tutti: “Alla faccia vostra!” indicò Han con il dito, dicendo: “Soprattutto tua!”.
 
Rimasero straniti dal suo improvviso cambiamento d’umore.
 
“Tu sei completamente pazza!” ripose il generale.
 
“Sì, lo so. Grazie mille per la tua inulte informazione” rispose Denny, sorridendo.
 
Raoul rise della sua risposta e anche Luke e Leia, mentre Han la guardò offeso e Chewbe rise tra sé e sé per il suo sguardo. R2-D2 fece vari bip.
 
“Hai ragione, vecchio mio, è stranamente affascinate questa situazione.”  Ripose C-3PO.
 
Si sorrisero tra loro, poi si sentì come una turbolenza e si mosse tutto. I ribelli si aggrapparono alla console e gli unici a cadere furono solo Raoul e i due droidi, mentre Chewbe fece un verso spaventato.
 
Quando la situazione si stabilizzò, Denny chiese: “Tutto bene?”.
 
“Sì, credo di sì.” Rispose il pilota, alzandosi.
 
“Che cosa è successo?” domandò C-3PO.
 
“Nulla di che” Disse. “Vortici di tempo o roba del genere…” e guardò in basso incerta.
 
Gli altri si guardavano, decisamente preoccupati.
 
“Non sai cosa fosse?!” domandò Leia, irritata. 
 
“Ehi! È già tanto che io sia riuscita a farla a partire!” rispose lei. Poi un'altra turbolenza scosse tutto il Tardis.
 
Tutti si grapparono alla console e questa volta Denny prese il monitor sopra alla console e capì che stavano entrando all’interno di una astronave.
 
“Okay” Disse Denny, rivolgendosi agli altri “Dobbiamo farla atterrare!”.
 
“E come?! Non può atterrare da solo?” domandò il generale, irritato.
 
“È già tanto che io sia riuscita a farla volare! Figuriamoci se ora riesco a farla atterrare da sola!”.
 
“Almeno tu sai come farla atterrare?” domandò Leia.
 
“Sì, l’ho visto fare tante volte. Ma mi serve il vostro aiuto, quindi mettetevi tutti intorno alla console” rispose Denny, con fare deciso.  
 
Tutti e sette obbedirono, e si sistemarono attorno alla console in posizioni diverse e Denny ordinò a ognuno di loro quale leva, pulsante o altro strumento usare per riuscire a far atterrare il Tardis.
 
“Luke! Tira la leva zig-zag fino in fondo!” indicò Danny, ma era lontana.
 
“Non ci arrivo!” si lamentò lo Jedi.
 
“E usa la Forza!” ripose Denny, impaziente.
 
Così lo Jedi usò la Forza per tirare la leva e si sentì uno dei soliti tonfi propri del Tardis.
 
Lo stesso suono della partenza, che la squadra aveva udito dentro al Millennum Falcon qualche ora prima.
 
“Stiamo atterrando?” domandò Raoul.
 
Denny lo zittì, alzando un dito verso di lui e ascoltando il suono.
 
Quando finì, lei abbassò la tesa e disse fra sé e sé: “Il rumore del Tardis, il suono più bello del mondo” E sorrise. 
 
“Siamo atterrati?” domandò C-3PO.
 
“Sì.” Rispose lei, alzando la tesa e andando verso al monitor “Siamo dentro alla astronave e quel putino giallo luminoso è dove si trova il Dottore”. 
 
La squadra andò a vedere al monitor e vide una mappa interna in 2D dello Star Destroyer, in basso si trovava un puntino luminoso.
 
“Come lo sai?” domandò Luke.
 
“È la sua chiave” Rispose lei, tirando fuori la sua da sotto alla camicia; anche questa iniziò ad illuminarsi, fino a diventare d’oro.
 
“Il Tarids ci sta indicando dove si trova il Dottore grazie alla sua chiave. E probabilmente sa già che lo stiamo andando a salvare, se sente il calore della chiave” ripose la sua sotto alla camicia.
 
Prese il suo cellulare e lo attaccò al cavetto USB che era collegato allo schermo, per scaricare la piantina della nave.
 
“Quindi, siamo dentro alla astronave di Darth Veder.” Disse Leia.
 
“Eppure… non sento niente.” aggiunse Luke, allamato.
 
Denny lo guardò perplessa. 
 
“Che vuol dire che ‘non sento niente’?” domandò Han, confuso.
 
“Che non sento la sua forza, la sua presenza. Niente.” Spiegò il ragazzo “E se non sento niente probamente lui non si trova qui, oppure per qualche stano motivo non riesco a sentirlo”. 
 
“Se è così, forse lui sente la nostra presenza e ci può attaccare per primo” Disse Leia, allarmata e calò il silenzio.
 
“Oh no! Siamo spacciati! Siamo tutti spacciati, R2-D2!” fu C-3PO a rompere il silenzio, preoccupato.
 
“Zitto” Disse Denny. Si avvicinò ai due fratelli e domandò loro delle spiegazioni sulla Forza e sulla storia dei cavalieri Jedi “Ma la forza è dentro di voi? Cioè, è dentro alla vostra anima? Giusto?”.
 
“La forza è in ognuno di noi” Rispose Luke “La Forza è dentro in ogni essere vivente, quindi è ovunque”.
 
“Come lo spirito santo?”
 
I due fratelli si guadarono confusi, Denny lasciò perdere l’ultima domanda e disse: “Comunque, la Forza è dentro di voi, nel vostro corpo e nella vostra vita. Quindi, anche nella vostra anima. Solo chi ha lo stesso potere può avvertire le vostre paure e la vostra presenza. Giusto?”.
 
“Sì, esatto” rispose Leia.
 
“Bene” disse Denny, poi si diresse verso le scale e scese di sotto, andando verso i cavi della console.
 
Gli altri la osservarono dal pavimento di vetro e Luke domandò: “Perché queste domande?”.
 
“Perché ho un’idea.” Rispose lei convita.
 
Si guardavano confusi, ma, ormai, dopo tutto quello che lei aveva fatto, cominciavano a fidarsi di lei, delle sue idee e dei suoi piani.
 
Pochi minuti dopo tornò di sopra con due collane in mano: queste non erano altro che catenine d’oro, con appese in fondo una piccola pietra nera e lucida. Sembrava un minerale. Le diede ai due Jedi, dicendo: “Indossatele”.
 
I due gemelli presero le collane e se le misero al collo, poi Leia domandò: “Che cos’è?”.
 
“È una pietra lunare”
 
“Pietra lunare?” domandò Luke.
 
“Pietra lunare nera della galassia Pigna”. 
 
Denny spiegò che una volta con il Dottore erano stati nel Kansas, nel 1983****, dove una giovane coppia con due figli piccoli diceva che un fantasma infestava la loro casa e aveva paura che potessero essere uccisi da lui.
 
Il Dottore aveva dato loro quella stessa pietra che proteggeva l’anima e nascondeva l’anima stessa, oltre che pensieri ed emozioni.
 
Alla fine avevano scoperto che si trattava solo di un alieno in stato gassoso che si nutriva dei corpi delle persone per essere più forte e, ovviamente, lo sconfissero. 
 
“Ma ora come mai non riusiamo a sentire la presenza di Vader?” domandò la principessa.
 
“Probamente è il Taridis che ci protegge” Rispose Denny.
 
Staccò il cellulare e disse: “Bene, ora andiamo!”.
 
“Ma di preciso dove ci troviamo?” domandò Han.
 
“Non lo so” Rispose lei, guardando la mappa dal telefono “Possiamo essere ovunque. Davanti al Dottore o davanti a Dart Vader o…”.
 
“O in uno spogliatoio” la interruppe Raoul, aprendo la porta (e facendo alzare i due droidi).
 
Tutti uscirono e Denny chiuse a chiave il Tardis.
 
Si trovavano all’interno di una grande stanza, piena di vecchie armature e divise da Stromtrooper, oltre alle loro armi.
 
A Denny venne subito in mente una idea, ma prima si girò versò il Tarids e disse: “Oh Sexy! Sei sempre fantastica!”.
 
Sexy?” domandò confuso Luke.
 
“È il suo nome. O almeno così che il Dottore la chiama” Spiegò Denny.
 
“Sexy” Rise Han “Quasi, quasi chiamerò così anche il Falcon”.
 
“Ti prego Han, non farlo” Disse Leia, con aria paziente.
 
Denny si avvicinò alle divise e prese un casco tra le mani.
 
“Quindi… immagino che tu abbia già un piano” Disse Raoul.
 
“Sì” Rispose lei convinta, si girò verso di loro con l’oggetto in mano e disse: “Credo che abbiate capito quale sia” E sorrise.
 
Tutti quanti avevano capito e ricambiarono il sorriso. Han sopirò e disse: “Ho un dejà vu...”.  

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Note per i "non fan" 
* Il tardis 
**** Riferimento ala seire "Supernatural" 
 
Note della autrice:
Sì, un capitolo dedicato a Sexy ci voleva!
Dopo un capitolo sul Falcon, il Tardis si 
merita il suo capitolo!
Ma spero che vi sia piacuto! 
Ci vediamo Giovedì!
Evola

 
 


 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 La fuga. ***


Capitolo 14
La fuga.
 
 
 

Sala delle prigioni.
 
Quattro Stormtrooper, con i loro fucili blaster, entrarono con quattro prigionieri: un umano, due droidi e un Wookie, tutti ammanettati.
 
Davanti a loro vi erano altri due soldati che stavano dietro a un console.

Uno di loro domandò chi fossero.
 
“Ribelli” rispose quello al centro “Li abbiamo trovati nascosti dentro alla nave, non ci hanno detto come sono arrivati, ma ho ricevuto l'ordine di imprigionarli”.
 
“Bene, allora ti apriamo una cella” rispose l’altro.
 
“Ho avuto un altro ordine” aggiunse, mostrando un foglio.
 
“Dovete far evacuare questo piano e trasferirvi su un’altra astronave. Ordini da Darth Vader, e non vuole doverlo ripetere”.
 
I due soldati guardarono il foglio e quello continuò a parlare: “Voi apriteci la cella, poi vi raggiungiamo.”
 
Uno dei due disse: “D'accordo”, aprì la cella, poi lui ed il collega uscirono.

Quando i sette furono da soli quello al centro trasse un profondo sospiro di sollievo.
 
“Bene, e anche questa è fatta!” disse Denny, togliendosi il casco “Ma questi cosi sono scomodi! Come fanno a vedere?”.
 
“È quello che mi sono chiesto anche io la prima volta” rispose Luke, sfilandosi a sua volta il casco così come Han e Leia.
 
“Però la prima volta è stata più movimentata” aggiunse il generale.
 
“Fin troppo movimentata” finì la principessa, guardandolo.
 
“Meno male che avevo ancora la carta psichica!” esclamò Denny, mostrandola ai compagni.

“Sapete che cosa avete appena visto? Un di pezzo di carta che ci ha salvati! E non è la prima volta che succede!” e fece un sorriso sfacciato.
 
Lo Jedi e la senatrice sorrisero, mentre Han alzò gli occhi al cielo.
 
“Allora mi devo ricredere riguardo alle vostre capacità, signorina Denny” disse sorpreso C-3PO e lei sorrise di soddisfazione.
 
“Scusami, Denny, ma io ho delle domande” disse Raoul, alzando le mani ammanettate fino al petto.
 
“Perché solo io, Chewbe e i droidi abbiamo dovuto fare i prigionieri? Non sarebbero stati meno sospetti più prigionieri e meno soldati?”.
 
Lei gli si avvicinò, sospirando, quindi rispose mentre lo liberava dalle manette:

“Okay, uno: Han e Luke si erano già travestiti da stormtrooper, quindi sapevano come comportarsi. Due: Voi tutti siete troppo famosi per girare qui dentro in modo indisturbato, oltretutto Leia è già stata qui come prigioniera. Tre: sono l'unica ad essere in grado di usare bene la carta psichica. Quattro: tu hai indosso la divisa della ribellione e non c’erano taglie per gli androidi e per il Wookie per poter permettere loro di fare i soldati. Cinque: per tenere fermo un Wookie di due metri, forse quattro soldati sono anche pochi. E sei: il piano è mio e si fa come dico io” dopodiché tolse le manette anche a Chewbe.
 
“Sei proprio una persona democratica” disse Han ironico. 
 
“Infatti mio padre spesso mi chiama 'dittatrice'” rispose Denny, dirigendosi verso alla consolle per vedere in quale cella fosse tenuto prigioniero il suo amico. 
 
“Comunque, sei stata brava a camuffare la tua voce” si complimentò Leia.
 
“È vero. Sembrava veramente la voce maschile di una persona importante” aggiunse Raoul, con tono d’ammirazione.
 
“Ho sempre preferito i ruoli maschili durate gli spettacoli scolastici” spiegò Denny, intenta a mettere mano alla console per trovare a tutti i costi il Dottore.  
 
Quando, finalmente, lo trovò, chiese ai suoi compagni di aspettarla lì; indossò nuovamente il casco da stormtrooper ed imbracciò l’arma, prima di dirigersi verso la cella.  
 
“Perché lo vai a salvare così?” domandò Luke perplesso. 
 
“Per fagli una sorpresa” rispose Denny, come se stesse dicendo qualcosa di davvero ovvio, quindi si avviò.
 
Quando arrivò alla cella dove era rinchiuso il Dottore sentì un piccolo suono, che somigliava a un ronzio. Denny capì che il Signore del Tempo stava cercando di aprire la porta aiutandosi con il cacciavite sonico e sotto il casco sorrise.
 
Aprì la porta e vide il suo amico: in ginocchio, con il cacciavite in mano puntato verso alla porta e con un’aria decisamente sorpresa.
 
“Oh!” esclamò, si alzò e con un sorriso nervoso disse: “Salve!” e mise il cacciavite dietro la schiena “So quello che sta pesando. Ma le assicuro che non è così! Non stavo cercando di aprire questa porta e nel tentativo di evadere! Anzi, la stavo chiudendo ancora di più!”.
 
Il Dottore fece un sorriso nervoso ma convito, mentre Denny sotto al casco stava sorridendo e di lì a poco sarebbe sicuramente scoppiata a ridere.
 
“Ma… non sei un po’ basso per essere un soldato?” continuò il Dottore, visibilmente confuso.
 
“E tu sei sempre il solito”.
 
Il Dottore rimase confuso, Denny si tolse il casco e con un grande sorriso gli disse: “Ti sono mancata?”.    
 
Il Signore del Tempo rimase a bocca aperta per lo stupore, ma poi sorrise a sua volta e disse: “Denny!”.
 
Lei buttò le armi e il casco per terra, lui ripose in tasca il cacciavite e si abbarcarono. Il Dottore era felicissimo, aveva paura che Denny potesse essere in pericolo e rivederla sana e salva gli fece dimenticare le ultime ore di terrore. 
 
Denny non voleva staccarsi più di lui, pensava che lo avessero torturato fino alla morte e aveva paura che non lo avrebbe mai più rivisto.
 
Ma in quel momento si sentiva la persona più tranquilla e sicura di tutto l’universo. Quell’abbraccio durò un lungo minuto. Quando si staccarono l’alieno chiese: “Stai bene?”.
 
“Sì, sto bene. E tu?”.
 
“Beh, ho affrontato di peggio e tu lo sai” poi le sorrise e la abbracciò di nuovo.
 
“Andiamo” Disse Denny prendendogli la mano e camminando verso l’uscita.
 
“Non sei da sola, giusto?” domandò l’amico preoccupato. 
 
“Certo che no!” rispose la ragazza “Ho chiesto aiuto”.
 
“A chi?”.
 
Arrivarono nella stanza di controllo delle celle e videro l’intera squadra di ribelli, erano sorpresi ma anche preoccupati.
 
“Dottore!” esclamò Raoul, avvicinandosi a lui “Mi dispiace tantissimo! È tutta colpa mia se siamo in questa situazione! Ma ho dovevo farlo o…”.
 
“Raoul, Raoul, Raoul” lo interruppe il Dottore, avvicinandosi a sua volta, gli mise una mano sulla spalla e proseguì “Va tutto bene”.
 
Il pilota rimase sorpreso come gli altri, tranne Denny che invece sorrise.
 
“Lo so che hai dovuto farlo per un motivo molto importate per te. E non ti biasimo. Ma ora sei qui per aiutarci e questo dimostra quanto tu sia leale. Ti ringrazio per aver impedito che prendessero anche Denny” E sorrise.
  
“Beh… pensavo che all’Impero non servisse. Ma forse l’ho fatto solo per essere scoperto” E ricambiò il sorriso. 
 
“Bene” disse il Signore del Tempo, rivolgendosi a tutti: “Immagino che fuori da qui ci sarà una battaglia in corso.”
 
“No, non sanno che siamo qui” Rispose Luke.
 
“Né l’Impero, né la Ribellione e né la Senatrice Mothma” aggiunse Leia.
 
“In pratica, nessuno sa nulla, ma potrebbero tutti arrabbiarsi molto” Finì Han.
Il Dottore rimase confuso e Denny se la stava ridendo sotto i baffi.
 
Era divertente vedere l’uomo che aveva la più grande conoscenza dell’intero un inverso così… confuso.
 
“Ma… allora come siete entrati qui dentro?” domandò perplesso il Dottore.
 
“Con il Tardis” Rispose Raoul “Denny lo ha fatto partire”.
 
Il Signore del Tempo era quasi scioccato per quella risposta, così la sua amica spiegò tutto: la bugia che l’Impero aveva raccontato a Raoul per indurlo a consegnare il Dottore, di aver fatto partire il Tardis solo parlandogli, di averlo fatto atterrare tutti insieme, ricordandosi tutte (o quasi) le mosse che faceva lui e di come la chiave aveva mostrato dove si trovasse il Dottore.
 
Il Dottore rimase stupefatto da quella storia e non si sarebbe mai aspettato che qualcuno avrebbe potuto far partire o attivare il Tarids al di fuori di lui stesso (e River Song*).
 
“Oh Denny, fantastica Denny!” disse lui con gioia e la abbracciò, facendola alzare e girare intorno.
 
La squadra sorrise per la scena, era bello vedere un po’ di felicità dopo tutto quello che era successo. Ma sapevano che sarebbe durata ben poco.
 
Quando il Dottore posò di nuovo Denny a terra si avvicinò alla squadra, dicendo, con le braccia alzate: “Ma anche voi siete fantastici!” e abbracciò tutti: Luke, Han, Leia, Raoul e Chewbe.
 
Denny rise per le loro espressione sbalordite, l’espressione di disagio di Han e un verso confuso dello Wookie.
 
“Mi dispiace rovinare questo momento” li interruppe C-3PO, vedendo quella scena poteva quasi scaldarglisi il cuore che non aveva “Ma… che cosa ti hanno fatto? Soprattutto che cosa hai detto loro?”.
 
Rimasero tutti in silenzio. Infatti erano preoccuparti di quali torture l’Impero avrebbe potuto vessare il Dottore per fargli rivelare chissà quali informazioni.
Il Dottore non rispose, andò a sederi alla postazione di controllo, con sguardo basso e viso inespressivo.
 
Denny notò che dentro ai suoi occhi si nascondeva una infinita tristezza.
 
“Ho detto tutto quello che mi hanno chiesto…” rispose con tono freddo.
 
Tutti rimasero tremendamente colpiti da quella risposta inaspettata e si guardarono preoccupati. 
 
“Hai detto loro della nostra base e che abbiamo scoperto il punto debole della Morte Nera?” chiese Leia, allamata.
 
“No. Non ho dato loro quelle informazioni”.
 
“Allora che cosa hai rivelato?” chiese Luke.
 
“Quello che voleva sapere…”.
 
Raccontò di essere stato torturato prima con il IT-O, molto pesantemente, per minuti interi che erano sembrati ore.
 
 Leia conosceva bene quel tipo di tortura, Darth Vader l’aveva usato anche su di lei dopo aver distrutto il suo pianeta per cercare di estorcerle informazioni. Poteva capire il dolore che il Dottore doveva aver provato.
 
In più Darth Vader aveva cercato di farlo parare usando la Forza, ma senza successo: i Signori del Tempo non avevano la mente debole.
 
Alla fine, stremato, gli aveva rivelato i segreti più oscuri dell’universo, i segreti che non dovrebbero mai essere svelati da nessuno. E lui li aveva rivelati alla persona più sbagliata nell’universo intero.
 
“Fortuna che ho detto talmente tante cose che è impossibile che una persona sola possa ricordarle tutte a mente. Infatti ha registrato tutte le mie parole e ora è nella base centrale” Finì di spiegare il Dottore.
 
“E perché sei ancora vivo se gli hai detto quello che voleva?” domandò Han.
 
“Perché vuole che mi unisca a lui. E anche perché quello che gli ho detto non è nemmeno la metà di quello che voleva sapere”.
 
Calò un silenzio di tomba. Tutti guardarono in basso, con aria da funerale, pensando che l’universo era sicuramente spacciato e loro pronti per la morte.
Tutti tranne Denny. Lei sapeva che non tutto era perduto e si poteva ancora fermare quella terribile minaccia.
 
Si avvicinò al Dottore, si ginocchio davanti a lui, posandogli una mano sopra al ginocchio e lo chiamò: “Ehi! Guardami”. 
 
Il Dottore alzò la testa, guardandola a sua volta, mente gli altri la ascoltavano.
 
“Non è finito niente” Disse convita “Darth Vader avrà quei segreti, ma noi siamo ancora qui. Quindi possiamo ancora fermare tutto. E sai perché lo so?”.
 
L’amico fece un cenno di no con la testa.
 
“Perché tu sei il Dottore!” rispose Denny “L’uomo che ha salvato il tempo e l’universo un miliardo di volte, che non si è mai fermato davanti a niente, nemmeno nei momenti più drammatici. L’uomo che cerca di salvare tutti, senza essere mai ringraziato. L’uomo che riesce a trovare un piano anche nei momenti peggiori, l’uomo che corre per tutto e tutti. Tu sei l’uomo impossibile” e sorrise.
 
I ribelli rimasero sopresi da quel discorso motivazionale, potevano finalmente capire quanto Denny e il Dottore fossero estremamente importanti l’uno per l’altra, sempre pronti a sostenersi a vicenda, anche nei momenti più critici.
 
“Ma soprattutto, non sei da solo” e lo guardò dei occhi “Ero disposta a venire qui a salvarti da sola, arrangiandomi in qualche modo. Ma ho chiesto aiuto. E ora noi aiuteremo te, Dottore, perché l’universo ha bisogno di te. E tu di noi”.
 
Gli mise le mani introno al collo, guardandolo negli occhi con un sorriso dolce.
 
Il Dottore appoggiò la fronte contro la sua, dicendo: “Oh, Denny, sei…”.
 
“Fantastica?” lo interruppe lei. 
 
“No. Testarda e impossibile”.
 
La ragazza rise e rispose: “E tu sei l’uomo impossibile!” e risero insieme.
 
“Ti prometto che dopo questa esperienza passeremo un giorno intero sul Tarids in completa calma” le assicurò il Dottore.
 
“Sì, ma dopo aver visto e incontrato i vichinghi” Rispose Denny, ironica.
 
L’amico rise e rispose: “Dopo i vichinghi”.
 
Denny gli carezzò il collo: “Ma adesso alzati e corri!” e si guardarono finalmente convinti di quello che avrebbero dovuto fare.
 
Tutti rimasero felici e capirono il loro affetto e l’amicizia che provavano.
 
“Okay!” disse il Signore del Tempo sicuro di sé, alzandosi.
 
Cominciò a fare avanti e indietro nella stanza e parlò veloce: “Darth Vader avrà portato la registrazione nella stanza di comando, ma ora ci saranno vari soldati e generali…” e continuò a camminare sul posto avanti e dietro.
 
I ribelli rimasero sopresi tranne Denny, che era felice: era bello vedere il suo Dottore che faceva cose da… Dottore.
 
“Mi servirebbe la mappa di questa astronave” disse, dopo qualche attimo di silenzio.
 
“Ecco!” ripose Denny, perdendo il suo cellulare.
 
Il Dottore lo prese e guardò la mappa: “Forse è meglio vederla così”.
 
Della sua giacca tirò fuori un cavetto USB, si abbassò e lo attaccò ad R2-D2, quindi mostrò la mappa sotto forma ologramma.
 
“Ma come…” chiese Denny, indicando il suo cellulare e l’ologramma.
 
“Ecco, noi siamo qui, nelle prigioni” Disse l’alieno, indicando un punto sulla mappa e tutti lo guardarono.
 
“Le registrazioni sono qui, nella sala di comando, ma è piena di persone, quindi dobbiamo far uscire tutti, in qualche modo. Questo vuol dire che dobbiamo andare qui, della sala di controllo della astronave” Spiegò il Signore del Tempo. 
 
“Ma sala di controllo vuol dire la sala che controlla il motore e tutto il resto?” domandò Denny.
 
“Esatto, e noi dobbiamo andare lì. Per far evacuare l’intera astronave e poi tornare della sala generale della astronave” proseguì il Dottore.  
 
“Ma la registrazione non può essere cancellata dalla sala di montaggio?” chiese di nuovo Denny.
 
“No. Le notizie più importati le portano solo nella sala di comando. In quella di controllo ci sono i segnali, i controlli dei motori, del volo, dell’aria e altre cose così. Non solo collegate” spiegò Raoul.
 
“E perché dobbiamo far evacuare una intera nave?” domandò Han.
 
“Così possiamo andare della sala di comando indisturbati” Rispose il Dottore.
 
“E Darth Vader?” chiese Luke.
 
“Per ora non pensiamo a lui” rispose il Dottore, scollegando il cellulare dal droide e mettendo a posto il cavo.
 
“Allora possiamo toglierci di dosso questa roba?” domandò Leia.
 
“Non è meglio tenerle? Così se controllano altri soldati penseranno che mi stiate portando da Darth Vader” suggerì il Dottore.
 
“Ho fatto evacuare tutto questo piano” Rispose Denny.
 
“E come?”.
 
Fece vedere la carta psichica dicendo: “Leggi ad altra voce”.
 
“‘Scemo chi legge’” Disse il Dottore.
 
Denny sorrise, lui capì e disse: “Oh, Denny…”. 
 
“Lo so” lo interruppe Denny, sorridendo e gli restituì la carta.


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Note per i "Non fan":
* River Song è uno dei personaggi più importanti della serie.
Ma non vi dirò il perchè per non fare spoiler ;)

Note della autrice:

Sì, la prima parte è un "omaggio" di episido 4!
Il mio preferito!  In realtà è un rifferimeto a questa 
scena ;)
Ma spero che vi piaccia questo capitolo! 
Alla prosima!
Evola. 

 
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 Lo Star Destroyer ***


Capitolo 15
Lo Star Destroyer
 
 

Camminarono attraverso il corridoio del grande Star Destoryer.
Avevano indosso i loro veri vestiti e i ribelli tenevano tra le mani i loro balster, fatta eccezione per il Dottore, Denny e i droidi.
 
Era un corridoio vuoto, tutti quanti stavano in silenzio per cercare di sentire dei passi, ma in realtà riuscivano a sentire solo i suoni prodotti dalla nave.
 
Ogni tanto Denny chiedeva a Luke se percepisse la presenza di Vader, ma lo Jedi rispondeva che la avvertiva solo debolmente.
 
Quando il Dottore doveva girare l'angolo si fermarono, il Signore del Tempo guardò dritto per controllare che il campo fosse libero.
 
Si girò e cominciò a fare strani segni con le dita verso i suoi compagni.
 
I ribelli si guardarono tra loro, confusi da quei gesti, finché Denny chiese: “Dottore?”.
 
“Si?”
 
“Che cavolo stai facendo?”.
 
“Vi sto dicendo che il campo è libero, usando le dita” rispose “Come fanno nei film”.
 
I ribelli si guardavano perplessi e disorientati, mentre Denny si passò una mano sulla fronte, con espressione incredula.
 
“Sei incredibile” disse, camminando verso il corridoio, mentre gli altri la seguivano “E poi sarei io 'troppo televisiva'!” si lamentò.
 
“Beh, una volta volevi passare dai condotti d’areazione!” esclamò il Dottore, mettendosi di fianco a lei. 
 
“Eravamo dentro ad una grande astronave in mezzo allo spazio! E so che nello spazio non c'è aria, ergo avranno dei condotti di areazione!” disse.

“E poi, loro sono scappati passando dal condotto dei rifiuti! Questa non è una cosa televisiva?” domandò lei, indicando i ribelli e continuando a parlare.
 
I ribelli si guardavano tra loro, confusi dai i loro dialoghi.
 
“Mi piacerebbe capire i loro discorsi” disse Luke a bassa voce, rivolgendosi ad Han e Leia.
 
“A me, invece, no. Voleva passare dai condotti d’aerazione? Ma che razza di roba è?” rispose Han perplesso.
 
Anche Chewbe fece un verso e C-3PO rispose: “Chewbecca potrebbe avere ragione. Può essere una vecchia tradizione o una festività del loro tempo”.
 
“Qualunque cosa sia non mi importa” disse Leia, indifferente “Però ho notato una cosa su di loro”.
 
“Che cosa, Senatrice?” domandò Raoul.
 
“Avranno scopi e idee diverse rispetto a noi, ma le loro ragioni sono molto simili alle nostre” spiegò.
 
Tutti rimasero sorpresi da quella affermazione e ci pensarono per qualche attimo.
 
Ad un certo punto si fermarono in un altro incrocio e sentirono dei passi.
 
“Sta arrivando qualcuno!” esclamò il Dottore a bassa voce.
 
“E che facciamo?” domandò Denny, allarmata.
 
“La cosa più ovvia, no?” ripose Han, estraendo il suo blaster dalla fondina
“Sparare!” e i ribelli si prepararono a prendere la mira.
 
“No!” disse il Dottore “Non spareremo a nessuno!”.
 
“Allora come ci difendiamo?!” rispose irritato il generale.
 
L'alieno si guardò intorno e notò una parete con degli strani bordi, vi posò l’orecchio per ascoltare, bussò il muro un paio di volte e, quando sentì che era vuoto, sorrise. Gli altri si guardarono perplessi da quella strana azione, soprattutto quando prese il suo cacciavite sonico per poi puntarlo verso il bordo del muro. 
 
“Che stai facendo?” domandò il pilota.
 
“Trovo un modo per sparire!” rispose il Dottore.  
 
10 secondi dopo...
 
Due stormtrooper armati svoltarono l’angolo e passarono attraverso il corridoio deserto, continuando a camminare tranquilli. Quando furono ormai lontani, sul muro si aprì un piccolo spazio, da cui uscì il Dottore, si guardò intorno e disse: “Okay! Via libera!”.
 
Aprì tutta la parete e la squadra cadde a terra come tanti pezzi di domino. Si lamentarono per il dolore della caduta improvvisa e il primo a parlare fu Han, con un tono decisamente irritato: “Davvero un gran bel piano, Signore del Tempo!”.
 
“Credo che qualche mio circuito si sia schiacciato” disse C3-PO e R2-D2 fece un bip di approvazione.
 
“Cavolo. È andata meglio quella volta che sono andata al Lego Store per la svendita di tutti i loro prodotti!” esclamò Denny velocemente.
 
“Oh! E che cosa ti sei presa?” domandò tranquillo il Dottore.
 
“Due pezzi: lo Yellow Submarine e la Ector-1”.
 
“Sei andata ad una grande sverdita e ti sei presa solo due pezzi?” chiese il Dottore, confuso.
 
“Eravamo stretti e ammucchiati come all’interno di una scatola di sardine! E quelli alti schiacciavano quelli bassi! È un miracolo che ne sia uscita viva!”.
 
“Ed era meglio lì che qui?” domandò Raoul, sorpreso.
 
“Almeno non eravamo al buio” disse Denny.  
 
“E non avevi addosso un Wookie che ti schiacciava” aggiunse Leia, alzandosi e massaggiandosi gli arti doloranti.
 
Chewbe fece un verso dispiaciuto e Leia lo perdonò immediatamente.
 
“Beh, guarda il lato positivo, non c’erano spigoli” Disse il Dottore, sorridendo.
 
L’amica lo guardò irritata, dicendo: “Ti odio”.
 
“No, non è vero” Sorrise sicuro e le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.
 
Denny alzò gli occhi al cielo, prese la mano del Dottore e si alzò, poi aiutò anche la squadra a tirarsi su dal pavimento.
 
“Che significa ‘non cerano spigoli’?” domandò Luke.
 
“Ma niente” Rispose lei, aiutandolo ad alzarsi “Un vecchio ricordo d’infanzia, in cui c’entra il buio, lo spigolo di vecchio mobile di legno e una brutta cicatrice sotto all’occhio” Rispose Denny, con aria indifferente, pensando al ricordo.
 
Quando furono finalmente tutti in piedi, il Dottore chiuse la parete con il cacciavite sonico e disse: “La stanza di controllo è vicina. Speriamo di non incontrare nessun’altro”.  
 
“Altrimenti ci rinchiuderai in un altro muro?” rispose Han ironico.
 
Denny lo guardò male e continuarono a camminare.
 
“Beh, almeno non abbiamo dovuto uccidere. Così abbiamo evitato un cadavere in mezzo al pavimento, nessuno ha sentito gli spari e nessuno ha scoperto che noi siamo qui, così abbiamo evitato di scatenare una battaglia” Spiegò il Dottore.
 
 “E poi, questa è la dimostrazione che il mio cacciavite sonico può salvare sia la vita che la situazione” lo mise al suo posto.
 
Han si sentì sfidato e chiese: “Allora perché non lo hai usato per liberati da solo da quella cella?”.
 
“Han!” lo riproverò Leia.
 
Ma il Dottore rispose, perfettamente tranquillo: “Perché prima sono svenuto per le torture subite, poi lo ho pensato ad un piano e subito dopo ho cerato di liberami, ma c’erano troppe serrature. Dopodiché è arrivata Denny, che mi ha aperto la porta” disse, mentre continuava a camminare diritto.
 
Tutti lo guardavano, ammirati da quel tono calmo, quasi indifferente. Han si sentì in colpa per quella domanda posta senza un minimo di tatto.
 
Quando arrivarono davanti alla porta della sala di controllo, videro che c’era una sorta di monitor con dei tasti. Il Dottore capì subito che serviva un codice per aprire la porta e che, se avessero sbagliato, avrebbero fatto scattare l’allarme. Prese il suo cacciavite, ma R2-D2 fece dei vari bip acuti, come se volesse fermarlo.  
 
“Che cosa ha detto?” chiese Denny incuriosita.
 
“Dice che vuole provare lui ad aprile la porta perché sa come fare” tradusse C3-PO. 
 
“Va bene R2-D2” Disse il Dottore, mettendo a posto il suo oggetto
 
“Stupiscimi”.
 
“Ma… Ne sei sicuro?” chiese l’amica, incerta.
 
“Certo!” rispose il Signore del Tempo, convinto.
 
“R2-D2 sa quello che fa” la rassicurò Leia.
 
“Ci ha salvati la vita più e più volte, saremmo persi senza di lui” aggiunse Luke, sorridendo per i ricordi.
 
Il droide si avvicinò alla tastiera e, da un lato, fece uscire una piccola ventosa, l’appoggiò sulla tastiera e comico a scandagliarla, finché non si aprì la porta.
 
Denny rimase sorpresa, mentre gli altri sorrisero per la sua impresa.
“Ma… come?” chiese, confusa.
 
“Sei stato grande R2-D2!” esclamò il Dottore, accarezzando la testa del droide. Dopodiché entrarono nella sala di controllo.

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Note:
Forse non è un capitolo che manda avanti la
storia, ma per capire come pessa e reacise il 
Dottre.
Ma non temete! 
Il prossimo capitolo chi sarà dei comlpi si scena! ;)
Alla prosima!
Evola.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 Il piano Artaplop ***


Capitolo 16
Il piano Artaplop
 

Era una stanza grande piena di server e in fondo c’erano dei vari schermi e delle console piene di tasti.
 
Denny si guardò intorno, stupita.
 
“Però!” disse Raoul, guardandosi intorno “Qui si può controllare tutta la Star Destroyer”.
 
“Già, ma purtroppo non possiamo cancellare le informazioni che vogliamo” aggiunse Leia.
 
“Ma presto lo faremo” disse il Dottore convinto “Prima dobbiamo sgomberare questa astronave”.
 
Si avvicinò ad uno degli schermi e cominciò a lavorare.
 
Raoul si guardò intorno e vide che in fondo alla stanza si trovavano uno schermo, una sedia, la console. Sullo schermo poteva vedere diverse cartelle accompagnate da scritte verdi che, alla distanza da cui si trovava, non riusciva a leggere bene; così si avvicinò e le lesse.
 
Chiamò tutta la squadra, dicendo loro di raggiungerlo, così tutti si avvicinarono.
 
“Guardate” disse.
 
Piano artaplol” lesse Denny.
 
“Che significa?” domandò Luke.
 
“Sembra un anagramma” rispose Leia.
 
“No, non sembra, è un anagramma” disse il Dottore convinto.
 
“E di cosa?” chiese Han.
 
Artaplop. Sembra uno dei tanti anagrammi per dire…” cercò di spiegare C3-PO, ma il Dottore lo interruppe, dicendo: “Trappola”.
Tutti rimasero sorpresi e poi allarmati.
 
“Raoul, puoi cercare di capire che cosa c’è all’interno?”.
 
“Certo” rispose lui, quindi cominciò a premere i pulsanti, come se si trattasse di una tastiera di un computer. 
 
La prima cosa che vide furono dei numeri, una fila lunga di numeri una sotto all’altra.
 
Denny rimase confusa e chiese: “Che cosa sono questi numeri?”.
 
“Sembrano dei codici” disse il Dottore.
 
“Sono dei codici” Rispose il pilota convinto “Sono tutti i codici degli X-wing della ribellione!”.
 
Rimasero tutti scioccati da quella notizia.
 
“E come gli hanno avuti?” domandò Luke preoccupato.
 
“Ma soprattutto, che cosa se ne fanno?” chiese Leia.
 
Il pilota vide delle cuffie, le indossò, trovò il codice del suo caccia e ascoltò.
 
Era il messaggio di minaccia che aveva ricevuto quella mattina.
Lo comunicò ai compagni e lo fece ascoltare al Dottore. Lui gli domandò di sentirne un altro e udì ancora un messaggio di minaccia poco differente dal precedente.
 
“Hanno preso tutti i codici dei vostri caccia e per ognuno di loro hanno registrato un messaggio di minacce diverso” Spiegò il Signore del Tempo.
 
“Così possono inviare il messaggio ai piloti” disse Luke.
 
“E possono manipolarli e spingerli al tradimento” aggiunse Leia.
 
“E l’Impero può avere tutti i messaggi e i segreti che vuole” finì Han.
 
“Beh, dobbiamo ammettere che come idea è molto ingegnosa” Disse C3-PO
 
“E anche molto pericolosa…” aggiunse Denny.
 
“Quanti altri messaggi sono stati inviati?” domandò Leia, allarmata.
 
Raoul contò e rispose: “Solo uno. Quello indirizzato a me” guardò in basso con aria triste “Sono stato la prima cavia… e devo dire che ha funzionato” rimase in silenzio.
 
“Non è vero!” il Dottore ruppe il silenzio con tono convinto “Non ha funzionato, Raoul, lo hai fatto perché eri spaventato, ma sei andato a salvare la tua famiglia e, quando hai scoperto che non era in pericolo, sei venuto qui, dimostrando che Raoul Sedivitax non è una persona manipolabile! E ora, grazie a te abbiamo scoperto questo piano” e sorrise.
 
Il pilota lo guardò ammirato e ricambiò il sorriso.
 
“Ma tutti i messaggi sono falsi?” domandò Denny.
 
“Probabilmente avranno letto tutte le schede personali di ogni pilota, scoprendo i loro punti deboli” rispose il Signore del Tempo.
 
Leia pensò ad una cosa e le venne un dubbio, così domandò a Raoul se tra i vari codici c’era anche quello del Falcon per vedere se anche loro erano stati presi di mira. Raoul lo trovò, la principessa prese le cuffie e sentì una voce femminile, simile a quella della senatrice Mothma, che diceva che le basi ribelli erano state distrutte e che l’Impero aveva catturato la senatrice Leia Organa, e che i ribelli dovevano consegnare anche Luke a Darth Vader.
 
Leia rimase quasi scioccata nell’udire quel messaggio e lo fece sentire a tutti gli altri che ebbero la sua stessa reazione.
 
“Che figli di buona donna!” esclamò Han arrabbiato.
 
“Che facciamo?” domandò lo Jedi.
 
“Beh, padron Luke, il mio unico consiglio è cancellare tutto, cercando di non lasciare nessuna taccia” suggerì C3-PO
 
“Oppure” disse il Dottore tono convinto “Possiamo fare il loro stesso gioco” sorrise con aria determinata e sicura.
 
Tutti si guardarono confusi, ma senza capire cosa potesse intendere il Dottore; allora lui prese il posto di Raoul: prima cancellò tutti i codici, per poi aggiungerne di nuovi, uno dopo l’altro.
 
“Dottore?” chiese Denny, che ancora non aveva capito il piano dell’amico.
 
“Sì?” disse lui, indossando le cuffie.
 
“Puoi condividere il tuo piano con il resto della squadra?” chiese lei ironica.
 
“Vedete questi codici?” disse lui, indicando lo schermo “Sono i codici dei soldati, generali e tutti le persone che stanno in questa astronave”.
 
“E ora si stia registrando un altro messaggio che invierai a tutti loro per farli uscire dalla nave!” rispose Raoul, capendo il suo piano.
 
“Esatto!” rispose lui felice “Sentite”.
 
Cominciò a registrare un messaggio che dal quel computer sarebbe uscito con la voce del loro capo supremo; il messaggio diceva che tutti quanti dovevano lasciare l'intera nave e dividersi nelle varie basi dell'Impero, nelle quali avrebbero ricevuto nuovi ordini per le future missioni. Una volta registrato il messaggio vocale e messi tutti i codici sul computer, inviò il segnale.
 
Rimasero tutti in silenzio, aspettando di sentire dei passi.
 
“Ha funzionato?” domandò Luke.
 
Il Dottore lo zittì con il dito. Dopo un paio di minuti iniziarono a sentire il rumore di un passo di marcia e capirono che il piano del Dottore aveva funzionato, perché tutti quelli che si trovavano sulla nave stavano evacuando.

I ribelli sorrisero per la felicità e Leia disse: “Dottore lei è un genio!” e gli diede un bacio sulla guancia.
 
“Perché? Avevate dei dubbi?” domandò sarcasticamente Denny.
 
“Che fosse un pazzo? Di quello non ne ho mai dubitato” rispose Han con le braccia conserte e lo sguardo irritato.
 
Denny capì che era geloso e rise sotto i baffi.
 
Il Dottore si ricordò della storia dei cavalieri Jedi e chiese ai i due gemelli se Darth Vader li avesse già percepiti. I due gemelli mostrarono la pietra lunare e spiegarono il piano di Denny.
 
Il Signore del Tempo rimase sorpreso, si girò verso di lei e la baciò sulla guancia, dicendo: “Denny! Fantastica Denny!” mentre lei rideva.
 
“Beh... io ho scoperto il piano Artaplop...” disse Raoul, con tono timido, aspettandosi a sua volta un bacio da Denny.
 
“Oh! Giusto!” disse il Dottore, lo tirò verso di sé e lo baciò sulla guancia.
Raoul rimase stranito da quel gesto, come il resto della squadra.
 
“Oh” disse Raoul “Non... non me lo ero immaginato così... ma grazie” e tutti quanti risero.
 
“Ehi...” disse Luke pensieroso “Se qui possiamo controllare la maggior parte delle astronavi, allora possiamo controllare anche la seconda Morte Nera a distanza”.
 
“E noi conosciamo già il suo punto debole!” aggiunse Leia.
 
“Così eviteremo un altro scontro” concluse Raoul.
 
Tutti erano soddisfatti da quella idea, ma il Dottore non aveva lo stesso sguardo dei suoi compagni: il suo era serio e quasi cupo.
 
“Volete distruggere un’altra base?” chiese con tono quasi scorbutico.
 
“È una base nemica che ha distrutto un intero pianeta” disse Denny.
 
“Sì, ma ti hanno detto che in quella base c’erano ancora delle persone nel momento in cui esplodeva?” le domandò il Dottore.
 
L’amica rimase confusa e disse: “Cosa?” guardò i ribelli che avevano gli occhi bassi. Il Dottore allora le raccontò tutto.
 
“Avete fatto esplodere un base spaziale con ancora dentro migliaia di persone?!” chiese Denny incredula.
 
“Avevamo un solo tentativo di distruggerla” spiegò Luke come per giustificare quell’azione.
 
“Avevamo già i piani e dovevamo agire subito, prima che ci attaccassero loro per primi!” finì Leia.
 
La ragazza era incredula, non voleva credere che i suoi amici potessero aver compiuto quel gesto, aveva sempre pensato che fossero i buoni. Ma i buoni non avrebbero mai fatto esplodere una base con dentro migliaia e migliaia di persone.
 
In quel momento capì perché prima, su Yavin IV, il Dottore si era arrabbiato tanto dopo aver parlato con la senatrice. Aveva ragione ad essere così infuriato.
 
Il Dottore guardò in basso con aria cupa, mentre Denny guardò i ribelli con uno sguardo severo e il suo silenzio faceva capire la sua delusione.
 
“So che siete delusi da noi” disse Luke, avvicinandosi alla ragazza “E lo sono anche io. Ma ci ho messo anni per capirlo da solo”.
 
“Ci dispiace” aggiunse Leia, andando a sua volta vicino a Denny “Ma adesso la Morte Nera è ancora in fase di costituzione e non c'è nessuno al suo interno. Saranno tutti all’interno della loro base di controllo su di un qualche pianeta. Se ne approfittiamo e la distruggiamo ora nessun altro morirà”.
 
“Se non lo facciamo noi lo farà la ribellione da sola” concluse Han.
 
Denny pensò alle loro frasi, si girò verso il Dottore e gli disse: “Hanno ragione”.
 
Lui alzò la testa di scatto, rispondendo: “Cosa?” sembrava addirittura arrabbiato per le parole di Denny.
 
“Hanno ragione!” ripeté la ragazza, convinta, guardandolo con aria di sfida.
 
“Se distruggiamo la seconda morte nera adesso che è vuota, togliamo il problema alla ribellione, così che si possa concentrare su cose più importanti e nessuno morirà. Ma se lo faranno da soli, molti soldati e piloti andranno in contro a morte certa per distruggerla” disse cercando di convincere il Dottore.
 
Il Signore del Tempo rimase sorpreso dal suo discorso.
 
“Senti, lo so che sei arrabbiato con loro. E lo sono anche io, credimi. Hanno fatto qualcosa di completamente stupido, ma l’hanno fatto per proteggere l’universo. E so che anche tu hai fatto qualcosa di completamente stupido per Proteggere il mondo, una persona oppure te stesso. Quindi, non giudicare tanto” continuò Denny con tono dolce ma con espressione severa.

“E poi, siamo qui ormai. Siamo dentro ad una astronave nemica e possiamo distruggere questa arma. È una occasione! E io cosa dico quando vedo un’occasione?”. 
 
“La devi prendere sempre al volo” disse il Dottore.
 
“Esatto!” esclamò Denny “Quindi, alzati e prediamo al volo questa occasione!” e fece un sorriso.
 
Il Dottore si alzò e disse, rivolto verso a Raoul: “Okay! Riesci a trovare tutti gli scremi della Morte Nera?”.
 
“Certo!” il pilota tornò a sedersi e cercò tutte le informazioni.
 
Trovò la seconda Morte Nera, il Dottore indicò il punto debole, ma Raoul si rese conto che intorno alla stazione spaziale c’era uno scudo.
 
“Uno scudo?” domandò Luke.
 
“Sì, uno scudo di energie impenetrabile” rispose il pilota.
 
“Ma non si può spegnere?” domandò Han.   
 
“Beh, potrei hackerare il sistema e provare a disattivarlo a distanza”.
 
Rimasero tutti sopresi dal suo genio, poi si ricordarono che suo padre era un informatico e che Raoul era cresciuto in mezzo alla tecnologia.
 
“Non capisco, perché quando sei arruolato nell’alleanza ribelle hai scelto di fare il pilota e non l’informatico?” domandò Leia, piuttosto confusa.
 
“Mio padre per tutta la vita mi ha insegnato i codici, i segnali, montare e smontare tutte le macchine e droidi possibili, hackerare i sistemi e tutto il resto. Ho deciso di arruolarmi nell’alleanza per fare qualcosa di completamente diverso” rispose Raoul, guardando dritto verso lo schermo “Ma… a quanto pare mi sbagliavo” e fece un sorriso ironico.   
 
Denny lo ricambiò e gli diede una pacca di incoraggiamento sulla spalla.
 
“Quindi, puoi disattivare gli scudi?” domandò Han.
 
“Meglio di no” disse Dottore “Se abbassiamo gli scudi adesso che la ribellione sta per attaccare potremmo rischiare di combinare un gran caos”.
 
“Allora che possiamo fare?” chiese Luke.
 
“Distruggerla dall’interno” rispose il Signore del Tempo.
 
“Distruggerla dall’interno?” chiese Han perplesso.
 
“E come?” aggiunse Leia.
 
“Dobbiamo creare qualcosa che dà dentro la distrugga pian piano”.
 
“Come un virus” Disse Denny.
 
“Esatto” rispose il Dottore “Un piccolo e lento virus che percorra tutta la morte nera fino a colpirne il nucleo centrare, ovvero il suo punto debole”.  
 
“Tu puoi creare un virus del genere?” domandò Leia.
 
“Sì, ed è anche facile farlo” rispose il Dottore e cominciò a lavorare. Senza chiedere a Raoul di spostarsi abbassò le mani verso la console.
 
“E quanto tempo ci vorrà perché l’Impero scopra questo virus?” domandò Luke.
 
“Beh, il virus che sto creando impiegherà almeno mezz’ora per arrivare al nucleo” spiegò il Dottore “E quando l’impero lo scoprirà sarà troppo tardi”.
 
“Ma tutti saranno vivi” Disse Denny.
 
“E siamo tutti felici” aggiunse Han.
 
Quando Raoul finì si alzò dal suo posto, Denny chiese se tutti fossero andati via dall’astronave e il Dottore rispose che il segnale era stato inviato a tutte le navi e che la maggior parte delle persone doveva già essere evacuata, ma alcuni erano ancora dentro perché probabilmente avevano appena ricevuto il segnale.
 
Così uscirono tutti per andare alla sala di comando e Luke ordinò ai i due droidi di aspettare dentro al Tarids.
 
Quando uscirono il Dottore fermò Luke, mettendo la mano sulla spalla e lo chiamò.
 
“Sì, Dottore?” chiese lo Jedi.
 
“Devo dirti una cosa, una cosa molto, ma molto importante” e lo disse con lo sguardo serio.
 
Luke lo guardò con aria perplessa.

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Note:
Un capitolo con un colpo di scena niete male
ma... il porssimo c'è colpo di scena ancora più grande!
:)
Spero che vi sia piacutto e alla porssima!
Evola.
P.s.
Sì, una citazione di episodio 6, ovvero la
famosa frase "E' una trappola!" 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 La sala di comando. ***


Capitolo 17
La sala di comando.
 
Quando entrarono alla sala controllo, Denny si guardò intorno con aria meravigliata: non aveva mai visto un’astronave così minacciosa.
 
Andarono fino alla console e cominciarono a cercare la registrazione, Denny era occupata a guardare fuori con aria ammirata per lo spazio profondo che si trovava davanti agli occhi.
 
“Strano” disse “Non so quante volte ho già visto lo spazio, ma ogni volta che lo vedo… ancora non ci posso credere”.
 
Raoul ascoltò, si avvicinò a lei e le disse: “Denny?”.
 
“Sì?”.
 
“Da quanto tempo viaggi con il Dottore?”.
 
La ragazza ci pensò qualche istante, poi guardò in basso, dicendo: “Non lo so”.  Il pilota rimase sorpreso.
 
“Per me il tempo come l’ho sempre conosciuto si è fermato quel venerdì sera. Dopo che il Dottore se ne è andato alla fine del mio orario scolastico e dopo aver fermato insieme quella invasione. Ma poi, lo stesso giorno, quando mia madre mi ha chiesto di buttare la spazzatura, sono scesa sotto al mio condominio e ho visto il Tarids, il Dottore era sulla porta e sorrideva. Sono rimasta davvero stranita e gli ho chiesto che cosa ci facesse lì. Lui mi ha chiesto se avessi voluto andare via assieme a lui, io gli ho chiesto dove volesse portarmi e lui ha risposto: ‘Ovunque. Tu. Voglia.’’” concluse Denny, quindi sorrise per il ricordo.
 
 “E io, senza pensarci molto, buttai la spazzatura, salii in casa, afferrai le mie cose e partii con lui senza pensarci nemmeno un istante. E per me il tempo si è fermato nel venerdì 13 gennaio 2017 alle 18:30. Non so per quanto sono stata via. Potrei essere andata via per un giorno, una settimana, un mese o un anno, oppure anche un minuto o un’ora. Sarà il Dottore a decidere”.
 
Alzò lo sguardo e fissò lo spazio, Raoul rimase sorpreso da quella risposta e sorrise.
 
“Trovato!” gridò il Dottore.
 
I due amici andarono da lui e videro il Dottore che sorrideva, tenendo in mano un piccolo di dischetto di metallo con dei colori gialli.
 
“Sono le registrazioni?” domandò Raoul.  
 
“Sì” rispose il Dottore.
 
“Ne sei sicuro?” domandò Denny.
 
“Ne sono sicuro! Al 100%!”.
 
La squadra sorrise e Denny sospirò di sollievo.
 
“Bene!” disse Han. “Quindi, adesso possiamo andarcene di qui prima che…”
Si bloccò, perché Denny aveva cominciato a tossire pesantemente.
 
La videro che si teneva una mano stretta attorno al collo, respirava con la bocca a fatica e pareva che, più il tempo passasse, più respirasse peggio. Erano tutti sconvolti: non avevano idea di quello che le stesse accadendo.
 
“Denny!” esclamò il Dottore, allarmato, avvicinandosi a lei.
 
“Non… non… respiro” Rispose lei a affatica.
 
Il Signore del Tempo le mise un braccio intorno alla spalla, mentre lei cadeva sulle ginocchia. Tutti la guardarono preoccupati, poi Leia e Luke capirono che cosa stavano accadendo alla loro nuova amica.
 
“Oh, no!” disse la senatrice, allarmata.
 
Il Dottore la guardò perplesso e poi sentì un sobrio un lungo e una voce che diceva: “Dottore”.
 
In quel momento il Dottore capì che si trattava di Darth Vader.
 
Il Signore del Tempo si girò e vide che si stava avvicinando, con il braccio alzato e la mano tesa: stava strangolando Denny con la forza.
 
Rimasero tutti allarmanti e terrorizzati.
 
Il signore oscuro alzò Denny a mezz’aria, mentre lei continuava a stringersi le mani introno al collo, pallida, con lo sguardo di peno di terrore, nel tentativo di riuscire a respirare.
 
I ribelli erano lontani da lui, ma videro comunque la terribile scena: Denny, a mezz’aria, strozzata dalla Forza, cercava di respirare e aveva lo sguardo a dir poco terrorizzato. Darth Vader, di fronte a lei, stava con il braccio e la mano tesa mentre respirava meccanicamente. Il Dottore si trovava davanti a quella scena con gli occhi terrorizzati, mentre la squadra era dietro di lui.
 
I ribelli puntarono le armi contro Darth Vader, pronti a sparare.
 
“Non provateci” li avvertì lui “Se non volete vedere la sua vita spegnersi davanti a voi” aggiunse, strozzandola di più.
 
“NO!” urlò il Dottore, mentre i ribelli abbassavano le armi.
 
“Ti prego, lasciala andare” mormorò il Dottore, disperato “Lei non c’entra niente! Non c’entra niente con questo mondo! Ti prego! Lasciala andare!”.
 
“Allora unisciti a me, Dottore” rispose Darth Vader, girandosi verso di lui “Così lei e i ribelli si salveranno e noi controlleremo tutto il tempo e lo spazio grazie alla tua conoscenza. L’universo sarà dominato dal lato oscuro!”.
 
Tutti rimasero scioccati, il Dottore era fermo, con lo sguardo in preda al panico, ma rispose comunque a tono: “Oppure, potresti tornare al lato chiaro della forza, Anakin Skywalker”.
 
Leia e Luke si guardarono straniti da quella sua frase, era la prima volta che il Dottore si rivolgeva in quel modo a Darth Vader. Si chiesero anche come conoscesse quel nome. 
 
Han, Chewbe e Raoul lo guardavano confusi e Denny lo fissò stupita.
 
Mentre Darth Vader rimase fermo, come se paralizzato, dopo aver sentito quel nome, come se nella sua testa iniziassero a riemergere vecchi ricordi.
 
“So che dentro di te c’è ancora quello Jedi sicuro e combattente che voleva buttarsi nei pericoli e cercare di salvare più persone possibili” continuò il Dottore.
 
 “So che dentro di te c’è ancora quel ragazzo che ha vissuto tanti momenti tristi e che ha sofferto, ma che ha anche vissuto dei momenti di gioia e felicità. La tua mente è stata corrotta!” continuò, più duro. “La tua mente è stata corrotta da una malvagità molto più grande dei te e che per anni si è divertita a manipolarti e a farti fare tutto quello che volevi, tu hai sempre pensato che fosse l’unica soluzione ai i tuoi problemi, ma non è così”.
 
Il suo tono si addolcì un po’: “Ti prego, lasciala andare e vieni con noi” gli porse una mano “So che c’è ancora del buono in te e che ti senti in colpa per tutto quello che hai fatto in questi anni. Ma non è troppo tardi, puoi ritornare alla via della forza, distruggere questo Impero e creare qualcosa di nuovo. Solo tu puoi farlo, per questo ti prego. Lasciala andare e torna indietro per migliorare tutto. Insieme” continuò a porgergli la mano.   
 
Calò il silenzio, si sentiva solo il respiro meccanico di Darth Vader.  
 
Il Signore Oscuro guardò Denny e ripensò alle parole che gli aveva rivolto il Dottore, i ricordi felici della sua vita gli si fecero strada nella mente, ma con loro anche quelli tristi che lo avevano portato al lato oscuro.
 
“No!” rispose duro, stringendo la mano per far soffocare di più la ragazza che soffrendo sempre di più.
 
Il Dottore urlò il suo nome, terrorizzato. 
 
“Se non ti unirai a me, allora ti costringerò!” con la mano liberà Darth Vader tirò la leva “Sto inviando un segnale verso un'altra Star Destroyer per attaccare il pianeta Yavin IV. Entro cinque minuti riceveranno il segnale e attaccheranno il pianeta”.
 
Tutti andarono nel panico e il Dottore urlò: “Non poi farlo! Non c’è niente lì!”.
 
“Vedremo quando troveremo dei corpi” rispose Darth Vader, indifferente.
 
“Lasciala andare” intervenne allora Luke.
 
Tutti rimasero sopresi, il ragazzo andò verso suo padre, facendo allontanare il Dottore dietro di sé.
 
“Luke!” esclamò allarmata Leia, cercò di raggiungere il fratello, ma Han la fermò, tenendola per le braccia.
 
Il Signore Oscuro guardò suo figlio.
 
“Lascia andare e ferma il segnale. Io mi unirò a te” continuò serio, buttando la sua spada laser a terra.
 
Nessuno voleva credere alle parole di Luke, Han era rimasto veramente deluso dal gesto del suo migliore amico, Leia voleva piangere, stava per guardare suo fratello cedere per sempre al alto oscuro; anche Chewbe fece un verso arrabbiato.
 
“Davvero?” chiese Darth Vaner, chiaramente stupito dalla proposta del figlio, che fino ad allora aveva sempre combattuto il lato oscuro.
 
“Sì, convincerò anche Leia a passare al lato oscuro con noi, consegneremo Han a Boba Fett e convinceremo il Dottore a parlare” rispose lo Jedi
 
“Insieme, governeremo tutto il tempo e l’universo, come padre e figlio. Ma lascia andare la ragazza e il pilota. Loro non ci servono” fece un ghigno cattivo.   
 
I ribelli, il Dottore e persino Denny erano increduli, pensavano che forse si trattava solo di un brutto sogno o che Luke fosse impazzito e non aveva idea di quello che stava dicendo.
 
“Non… farlo…” disse Denny, con quel poco respiro che le era ormai rimasto.
 
“D’accordo” rispose Vader, quindi liberò Denny, facendola cadere a terra.
 
“Denny!” esclamò il Dottore, preoccupato.
 
I ribelli, fatta eccezione per Luke, andarono da lei, che si stava alzando, portandosi la mano sul petto con il respiro affannato.
 
“Stai bene?” chiese Raoul preoccupato, mentre gli altri si inginocchiavano introno a lei.
 
“Sì…” rispose Denny e riprese a respirare come se fosse la prima volta.
 
Vide la spada di Luke e, senza farsi vedere dal cattivo, la prese e se la mise dietro alla schiena, sotto la camicia.
 
 Gli amici la aiutarono ad alzarsi lentamente, con il Dottore e Leia che la sorreggevano, mettendole le braccia attorno alle spalle.
 
“Allora” disse Darth Vader a Luke “Benvenuto dal lato oscuro, figlio mio” gli porse la mano.
 
Luke sorrise, si avvicinò a lui, ma da dietro la schiena tirò fuori il cacciavite sonico del Dottore e lo puntò al petto di Vader, facendolo illuminare.   
 
“Cosa?” chiese allamato il Signore Oscuro e non si sentì più il suo respiro.
 
Diventò rigido e cadde, ma premette dei pulsanti a caso dalla console prima di scivolare a terra.  
 
“Corriamo!” disse il Dottore.
 
Corsero via, ma Denny ancora aveva bisogno di aiuto e continuava a respirare a fatica. Quando furono fuori dalla sala di controllo si fermarono, la ragazza guardò in basso, mentendo le mani sul ginocchio e continuando a respirare affannata.
 
“Denny! Tutto bene?” chiese l’alieno, preoccupato.
 
“Sì… tutto bene” rispose lei “Dio, non sottovaluterò mai più l’aria”.
 
L’amico sorrise e l’abbraccio, aveva avuto paura di perderla davanti ai i suoi occhi.
 
“Avesti bisogno d’acqua per riperdenti un po’” suggerì Raoul.   
 
“Dove possiamo trovare adesso dell’acqua?!” chiese Han irritato.
 
“Ecco” disse il Dottore, staccandosi dall’abbraccio e tirando fuori dalla giacca una borraccia. La diede a Denny e lei bevve tutto in un sorso.
 
“Ma…. come…” chiese Han confuso e tutti erano un po’ perplessi. 
 
“Tasche più grande all’interno” rispose lui.
 
Tutti rimasero straniti, ma dopo aver visto il Tarids ormai non si stupivano più di niente.
 
Quando Denny smise di bere, si asciugò la bocca con il dorso con la mano, si riprese e chiese allo Jedi: “Luke, che cosa hai fatto con il cacciavite a Darth Vader?”.
 
Tutti, tranne il Dottore, guardarono il ragazzo, chiedendosi la stessa cosa.
Luke stava per rispondere, ma si rese conto che non sapeva cosa dire, guardò l’alieno e chiese: “Già, che cosa ho fatto?”.
 
“Lo hai spento” rispose il Dottore, prendendo la borraccia e rimettendola a posto.  
 
Tutti si guardarono confusi.
 
“Cosa?” chiese Han, incredulo.
 
“Che vuol dire ‘lo ha spento’?” chiese Leia.
 
Il Dottore spiegò che ormai Darth Vader fisicamente non aveva più niente di un uomo. Le sue gambe e le sue braccia erano meccaniche e anche il suo respiro era ormai artificiale, quindi Luke lo aveva spento tramite la sua tuta. Il Dottore disse anche che avevano organizzato quel piano prima di arrivare alla sala di comando, nel caso in cui la situazione peggiorasse.
 
Tutti rimasero sopresi, ma anche sollevati nel sentire quelle parole: per qualche attimo avevano creduto davvero che Luke potesse passare al Lato Oscuro.
 
“Allora non volevi andare al lato oscuro?” domandò Leia, speranzosa.
 
“Certo che no!” rispose Luke convinto “L’ho detto per.... Spegnerlo e per salvare Denny. Non tradirei mai né l'alleanza né voi” e guardò i suoi amici, sorridendo.
 
Gli altri ricambiarono il sorriso, la sorella lo abbracciò sospirando di sollievo e Han sorrise per la scena, dicendo: “Comunque, mi hai fatto prendere un colpo!” e appoggiò la mano sulla sua spalla.
 
I due fratelli si staccarono dall’abbraccio, lo Jedi guardò il contrabbandiere e disse: “Ti ho spaventato, vero?” e scoppiò a ridere insieme a Leia e Chewbecca, mentre Han face un piccolo sorriso.
 
“Scusate” interruppe Denny, che ormai ripresa.
 
 “Mi dispiace distruggere questa bella scena, ma vi ricordo che siamo dentro una astronave nemica, là dentro c'è un cattivo fuori uso, che ha inviato un segnale per distruggere la vostra base e c'è un allarme che non so che cosa sia” spiegò tutto in fretta.
 
“Beh, sarà solo un allarme di segnalazione per far capire che ci sono degli intrusi” spiegò il Dottore.
 
In quel momento si sentì una voce registrata che arrivava dal soffitto: “Autodistruzione della Star Destroyer fra quattro minuti”.
 
“Ma andiamo!” esclamò Denny, incredula per ciò che aveva appena sentito: “Con tutti i pulsanti che ho premuto a caso, proprio quello dell'autodistruzione?! Ma che cosa hanno le navi spaziali?! Un pulsate rosso in bella vista che possono premere tutti per sbaglio?!”.
 
“Senti, te la prederai con il tuo interlocutore invisibile più tardi, ma ora è meglio pensare a scappare prima di saltare tutti in aria!” disse Han irritato e con la voglia di scappare.
 
“Ma non possiamo!” disse Leia, fermando il generale per il braccio “Darth Vader ha inviato un ordine per distruggere la nostra base, ma si può ancora fermare!”. 
 
“E poi, non possiamo lasciali lì!” aggiunse Luke. “È nostro padre e forse il Dottore ha ragione” lo indicò. “Forse c'è ancora qualcosa di buono in lui, e lo ha dimostrato perché ha avuto dei ripensamenti. Non possiamo lasciarlo morire così!”.
 
“Probabilmente non è più lì” disse sicuro il Dottore “Probabilmente qualcosa lo già portato via”.
 
“Ma possiamo fermare il segnale” disse Denny.
 
“Non c'è tempo. Se fermiamo il segnale, non avremmo il tempo di ritornare al Tarids!” spiegò il Signore del Tempo.
 
“A meno che qualcuno non rimanga qui per fermarlo...” disse Roaul con tono serio.
 
Tutti lo guardarono con aria incerta e lui finì la frase: “Mente voi scappate”. 

E tutti capirono immediatamente le sue intenzioni.

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Note:
Ecco un capitolo pieno
di colpi di scena!
Ma... pultroppo pian.
piano stiamo raggiugendo la
fine di questa di questa storia....
Evola




 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 Il gesto di Raoul. ***


Capitolo 18
Il gesto di Raoul.
 
 

“No!” disse Denny, avvicinandosi a lui “Non puoi farlo, Raoul!” lo guardò con occhi tristi, cercando comunque di mantenere uno sguardo serio. 
 
“Non poi sacrificarti così per tutti noi! Pensa a tutto quello che hai: la tua famiglia, la tua casa, la ribellione e tutto quello che puoi fare! Non voglio che tu perda tutto! Non voglio...” una lacrima le rigò una guancia “Non voglio perderti, Raoul, ho già visto troppe persone coraggiose, fantastiche e straordinarie morire per salvarci. Non voglio vederla un’altra” scese un’altra lacrima.
 
Raoul si sentì in colpa, ma sapeva che il suo sacrificio era l'unica possibilità di salvare tutti.
 
“Denny, ascoltami. Sono l'unico che può fermare tutto questo, il segnale non è ancora stato inviato e non ho tempo di concentrami e disattivare l'autodistruzione, quindi devo farlo” le disse.
 
“Ma perché tu?!” chiese Denny, disperata.
 
“Perché sì!”.
 
Si guardarono negli occhi per diversi istanti, poi Raoul spiegò che la ribellione aveva bisogno della sua squadra, che l'universo aveva bisogno del Dottore e che il Dottore aveva bisogno di lei.  
 
“E poi, se non fermo questo segnale, arrivando dei TIE per attaccare la base. Sarà una battaglia che nessuno può vincere. Tu hai fatto tutto questo per evitare un inutile scontro e salvare delle vite, ecco perché lo voglio fare” sorrise.
 
Denny lo guardò ammirata, ma con gli occhi lucidi, quindi abbassò lo guardo.
 
Raoul andò davanti alla squadra per salutare i suoi compagni un’ultima volta:
“Senatrice Organa” disse serio, guardando Leia “Lavorare per l'alleanza è stato davvero un grande onore. Ma il mio sacrificio non lo faccio per loro. Lo faccio per il bene di tutto l'universo e, prima di andarmene, vorrei essere perdonato per il mio tradimento”.
 
“Non devi essere perdonato per nulla, Raoul” rispose Leia, convinta “Hai fatto solo ciò che per te era giusto. Per noi non sei un traditore”.
 
“Probabilmente ha ragione, ma io mi sento di aver tradito tutti. Vorrei essere perdonato prima di morire”.
 
La senatrice lo guardò con aria triste: “Allora, nel il nome di tutti, dell’alleanza e della nuova repubblica, ti perdoniamo, Raoul Sedivitax” fece un sorso amaro.
 
Raoul lo ricambiò, dicendo: “La ringrazio, senatrice Organa” guardò i due uomini e il Wookie, aggiungendo: “Generale Solo, Signor Skywalker, Chewbecca, è stato un onore combattere insieme a voi”.
 
“Anche per noi, Raoul” rispose Luke e Chewbe fece un verso triste, mentre Han guardò in basso.
 
“Dottore” disse il pilota, mentre il Signore del Tempo lo guardava con aria inespressiva.
 
“È stato bello conoscerla e scoprire che lei esistite per davvero. Mi dispiace per tutto quello che è successo” continuò il pilota.
 
“Non ti preoccupare, Raoul. Ti ho già perdonato” ripose lui.
 
“Vorrei che sia lei a dire alla mia famiglia come sono morto. Meglio lei che un soldato” sorrise e l’alieno lo ricambiò.
 
“E Denny...” disse, andando davanti a lei e mettendole una mano sulla guancia. 
 
Lei alzò lo sguardo con gli occhi ludici e un’espressione malinconica.  
 
“Posso chiederti un favore?” domandò Raoul.
 
“Sarei un mostro se ti dicessi di no” rispose convinta.
 
Raoul fece una piccola risata e disse: “Vorresti essere il mio primo e unico bacio?”.
 
“Non hai mia baciato nessuno?” chiese Denny, sorpresa.
 
“Diciamo che non ho mia avuto l'occasione” rispose Raoul, sorridendo.
 
La ragazza rise e rispose, imbarazzata: “Nemmeno io”.
 
Si guardarono e si baciarono: fu un bacio dolce, innocente e delicato, che durò solo qualche secondo. Quando si staccarono, si guardarono negli occhi e si abbracciarono, poi lei disse con i singhiozzi: “Avrei voluto conoscerti meglio, Roaul! Scusa per quel pugno!”.
 
“Avrei voluto davvero viaggiare insieme a te e al Dottore. E ti ho già perdonato per quel bugno. Grazie per avermi baciato”.
 
Si staccarono dall’abbraccio e Raoul disse, con un sorriso sincero: “Grazie per aver trascorso questa giornata insieme a me. È stato uno dei giorni più belli della mia vita e me lo ricorderò fino all'ultimo istante” e la baciò sulla fronte.
 
Aprì la porta per tornare indietro, si girò e disse: “E che la forza sia con voi”.
 
“Anche con te” rispose Luke. I suoi compagni lo videro andare via.
 
Tutti rimasero ammirati per il suo gesto, mentre Denny era distrutta.
 
“Andiamo!” disse il Dottore, correndo, e tutti lo seguirono.
 
Si diressero verso gli spogliatoi dove si trovava il Tarids e, proprio mentre stavano entrare videro altri due stormtrooper armati, che senza pensare iniziarono a sparare. 
 
Denny afferrò la spada laser che aveva preso da terra, lo accese e riuscì a parare tutti i colpi degli stormtrooper. Gli altri rimasero decisamente sorpresi dalla sua velocità.
 
I due soldati rimasero stupiti e lei disse loro, con tono pieno di rabbia: “Andatevene prima che vi faccia diventare degli spiedini!”.
 
Così i due solatati scapparono via.
 
Denny spense la spada, la restituì a Luke e gli disse: “Andiamo!” e corse via.
I suoi compagni erano increduli per il suo gesto e la sua reazione, ma continuarono a correre.
 
Entrarono dentro al Tarids dove C3-PO inizò a fare domande, chiedendo cosa fosse successo, cosa fosse quell’allarme e, soprattutto, dove fosse il pilota.
 
“Non ora!” rispose Han con tono aggressivo.
 
Il Dottore azionò il Tardis, che partì con il suo suono e la sua turbolenza.
 
“Bene!” disse il Dottore, andando vedere il monitor “Siamo fuori dalla astronave”.
 
“Ne sei sicuro?” domandò Han.
 
In quel preciso momento si sentì una grande suono, come quello di una esplosione. Luke si precipitò verso le porte per vedere quello che era successo.
 
Le aprì e guardò fuori: vide lo spazio e l’astronave Star Destroyer che stava esplodendo con un enorme boato, ma fortunatamente lui ed i compagni erano lontani.
 
Arrivarono anche gli altri e videro la stessa scena, rimanendo a bocca aperta per ciò che avevano appena visto. Dopo qualche istante videro esplodere anche la seconda Morte Nera, fu un’esplosione rapida e veloce, ma piuttosto violenta.
 
“Questa è la fine dell’Impero” disse Leia.
 
“E di Raoul Sedivitax” aggiunse Denny, triste, e se ne andò.
 
Camminò verso le scale che portavano sotto al Tarids, si sedette sul primo grandino, si tolse gli occhiali e li posò a terra, poco sotto di lei; dopodiché, con la testa sulle ginocchia, iniziò a piangere.
 
Tutti capirono il perché ed erano veramente dispiaciuti per ciò che Denny stava passando. Anche i due droidi iniziarono a capire la situazione. Avevano gli occhi bassi e non sapevano che cosa fare o dire. Tranne il Dottore: lui sapeva che cosa fare, non era la prima volta che vedeva Denny piangere così.
 
Chiuse la porta, andò da lei, le si sedette accanto, mettendole il braccio intorno alle spalle, dicendo con tono dolce: “Ehi…”.
 
Lei si gettò nel suo abbraccio e continuò a piangere. Era il suo modo per sfogarsi e buttare fuori tutte le emozioni che stava provando in quel momento.
 
Il Dottore lo sapeva benissimo, così la abbracciò e le carezzò i capelli per farla sentire al sciuro.
 
I ribelli rimasero sorpresi da quel gesto, non immaginavano che una ragazza come Denny, forte, coraggiosa, testarda e decisa, potesse piangere così.
 
Non aveva pianto per la scomparsa del Dottore, non aveva pianto quando la senatrice non credeva alle sue parole, non aveva pianto e aveva fatto di tutto per andare avanti. Anche quando cercava aiuto, lo faceva sempre con un carattere deciso e forte.
 
Ma, in quel momento, erano testimoni del lato più faglie di Denny. Come tutti quanti, anche lei ne aveva uno.
 
“Perché?” alzò lo sguardo verso il suo amico “Perché persone innocenti ed indifese continuano a morire per noi o a causa nostra?” lo guardò in faccia, con gli occhi lucidi e le guance bagnate dalle lacrime.
 
Il Dottore non sapeva cosa risponderle, in tutta la sua vita aveva visto molti innocenti morire per causa sua, oltre a moltissime persone che si erano sacrificate per lui.      
 
“Perché Raoul ha voluto sacrificarsi per tutti, non per la ribellione, ma per tutto lo spazio. Era l’unico modo per fermare quella situazione” rispose il Dottore.
 
Denny posò di nuovo la testa sul suo petto e si asciugò le lacrime, tirando su con il naso, così il Dottore le porse un fazzoletto.
 
“Gli ho anche mentito” continuò Denny, con tono triste “Mi ha detto che non aveva mai baciato nessuno, ed io gli ho risposto che per me era lo stesso, ma non è vero!” rintronò a singhiozzare “Ho già dato il mio primo bacio!” e pianse.
 
Raccontò che durante la loro prima avventura nella Scozia del diciottesimo secolo aveva baciato Jamie, il ragazzo contadino che aveva conosciuto per primo e che l’aveva portata al suo villaggio. Mentre il Dottore stava parlando con il capo del villaggio – che era un mutaforma e che stava scoprendo il suo piano – lei e Jamie si trovavano in un campo e lui le stava insegnando ad andare al cavallo.  Dopo la lezione Jaime l’aveva aiutata a scendere e l’aveva baciata a tradimento.
 
“Gli ho mentito! Che razza di persona mentirebbe a qualcuno che sta per sacrificarsi giusto qualche attimo prima di morire?!” continuò a singhiozzare.
 
“Una persona talmente buona che ha deciso di lasciargli questa soddisfazione” spiegò il Dottore, sorridendo dolcemente.
 
Denny guardò quel sorriso, cercò di smettere di piangere e si asciugò le lacrime. 
 
Il Dottore, per farla distrarre, le chiese come mai trovava Raoul così carino, per farle ricordare solo i bei momenti trascorsi insieme a lui.
 
Denny raccontò che era simpatico, gentile, divertente e che lui la trovava carina, quindi sorrise felicemente.
 
Anche i ribelli, che erano appoggianti alla console ascoltarono tutto, ammiranti ancora di più dall’affetto che Denny provava per Raoul. Sorrisero anche loro per il racconto di Denny, per la prima volta sembrava veramente una normale diciottenne che stava per prendersi una cotta.
 
“Gli avevo chiesto anche se volesse venire con noi, a viaggiare sul Tarids” disse, continuando a sorridere “Mi ero già fatta diversi film mentali con noi tre: mentre tu ci portavi dai vichinghi, mi sono immaginata la sua espressione stupita o stranita” rise “Sarebbe stato bello” il suo sorriso si spense e guardò in basso “Voleva essere libero, più spensierato, come me…” un’atra lacrima le scese lungo il viso.
 
Il Dottore capì e cercò di rassicurata, continuando a carezzare i suoi capelli, e disse con tono rassicurante: “Lo so che sei triste, ma pensa a questa cosa: gli hai dato un grande regalo”.
 
Denny lo guardò con aria stranita.
“Pensa, ha trascorso l’ultimo giorno con spensieratezza, insieme ad una persona che ha avuto il piacere di conoscere e che, a quanto pare, gli piaceva non poco” e sorrise.
 
L’amica rimase colpita.
 
“Se ha detto che avrebbe pensato a questa giornata fino all’ultimo secondo, dicendo che è stato uno dei ricordi più belli della sua vita e andandosene via con il sorriso, allora significa che sei stata molto importante per lui. Anche se per solo una mattina” continuò il Dottore.
 
Denny fece un piccolo sorriso, asciugandosi le lacrime, alla fine arrivarono anche i ribelli per consolarla e farla distrarre un po’, raccontandole le situazioni più assurde delle loro avventure. Denny fece una piccola risata, i ribelli erano felici di vederla ridere, come una bambina che ha assistito ad una cosa brutta e che volevano far distrarre e divertire.
 
5 minuti dopo…
 
Denny, con gli occhiali addosso, era seduta a gambe accavallate, con la testa appoggiata sul bordo della porta del Tarids aperta, con le cuffie nelle orecchie, ascoltava “Across The Univers” dei Beatles sul cellulare, guardando lo spazio con aria inespressiva.
 
Tutti gli altri la guardavano da lontano, vicini alla console.
 
“È giusto lasciarla da sola così?” domandò Leia.
 
“Non dovremmo parlare ancora un po’?” chiese Luke, preoccupato.
 
“No” rispose l’alieno “Denny si è sfogata piangendo, l’abbiamo fatta distrarre e ora vuole solo pensare e starsene un po’ da sola”.
 
“Pensare a cosa?” domandò Han.
 
“Probabilmente a tutto quel che è successo per convincersi che il sacrificio di Raoul era l’unica soluzione” spiegò il Dottore e guardò in basso.
 
 “La prima volta lo ha fatto per convincersi che la sua prima avventura era reale” fece un sorriso per il ricordo “Una volta le ho chiesto perché facesse così, e mi ha detto che da piccola le piaceva vedere le nuvole nel cielo e pensare a tutto o niente. Poi ha scoperto che guardare il cielo con la musica nelle orecchie e avere la mente libera era meglio, ma crescendo non ha più avuto il tempo di farlo. Ora, però, ha decisamente più tempo e può vedere le stelle da vicino” il Dottore continuò a sorridere “Lo faceva quando voleva pensare a tutte le cose positive che avevamo fatto durante la giornata. Ma… questa vostra è diverso. Deve accettare la realtà e basta” la guardò con occhi tristi.
 
Han, Luke, Leia e il wookie la guardarono a loro volta, con aria dispiaciuta.
I due gemelli si ricordarono del brutto periodo che Denny aveva passato, quando aveva anche parlato dei suoi brutti pensieri.
 
“Non dovremo farla allontanare da lì prima che possa pensare a qualcosa di brutto?” domandò Leia, preoccupata.  
 
“No” rispose il Dottore, sicuro “Ormai non ha più quei pensieri. Li ha superati. Vuole solo stare un po’ da sola”.
 
“Dottore?” domandò Luke.
 
“Sì?”.
 
“Anakin Skywalker è il vero nome di mio padre?” Luke e Leia lo guardarono.
 
“Sì” rispose il Signore del Tempo, con lo sguardo sul pavimento.
 
 “L’ho conosciuto molto tempo fa, prima di conoscere Denny e prima di aver questa faccia. Ci ho parlato per poco, non sapevo che era uno Jedi e tutto il resto. Ma lui, insieme al suo maestro, ha salvato me e la mia amica. Lo dovrei ringraziare per questo” fece un sorriso malinconico.
 
“E come sapevi che Darth Vader e Anakin fossero la stessa persona?” domandò Leia.
 
“L’ho dedotto” rispose lui, quindi guardò il dischetto e lo ripose dentro alla tasca.
 
“E… com’era? Com’era prima di diventare Darth Vader?”.
 
Il Dottore raccontò che era molto giovane e sicuro, ma talvolta un po’ incerto su quello che stava facendo. Ricordava di aver pensato che, se era passato al lato oscuro e si era fatto manipolare così, lo aveva fatto perché poteva essere l’unica soluzione ad un problema più grande di lui.
 
Leia e Luke rimasero sopresi, si erano promessi che un giorno avrebbero raccolto più informazioni possibili riguardo ai loro veri genitori. Cadde il silenzio.
 
“E ora?” chiese Han “Che cosa succederà?”.
 
“Vi ripoterò alla base e spiegheremo tutto alla senatrice Mothma” Rispose il Dottore.
 
“E se non dovesse crederci?” domandò ironica la principessa. 
 
“Dovrà crederci” rispose il Signore del Tempo, indifferente. 
 
Andò da Denny, si inginocchiò vicino a lei, le mise la mano sulla spalla, così lei tolse le cuffie e l’amico le disse: “Ehi” si guardarono negli occhi “Come ti senti?”. 
 
Lei sopirò e rispose: “Bene”.
 
“Davvero?”.
 
“Beh, devo stare bene” fece un piccolo sorriso “Non posso passare il resto della mia vita a piangere per lui, nemmeno Raoul lo vorrebbe. Capisco il suo gesto, lo ha fatto per andare avanti e per farmi restare con te. Perché ha ragione, l’universo ha bisogno te e tu hai bisogno di me”.
 
Il Dottore sorrise, appoggiò la fronte su quella di Denny e le disse: “Denny, fantastica Denny”.
 
“Pensi che sia in un posto migliore?” domandò Denny, speranzosa.
 
Il Dottore non sapeva cosa rispondere, ma data la situazione decise di illuderla, per il suo bene: “Sì, credo di sì” si sorrisero.  
 
Così si alzarono, il Dottore chiuse la porta, e insieme a Denny raggiuse gli altri, dopodiché partirono.

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Note:
Lo so, lo so.
Questo è il capitolo più angst che io abbia
mai scritto. E più lo scrivevo, più ero
triste per Raoul e mi sentivo in colpa.
Ma era un sacrifico che doveva fare.
Spero che vi piaccia.
ci vediamo per il perultimo 
capirolo
Evola

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 Vittoria o fortuna? ***


Capitolo 19

Vittoria o fortuna?

 

 
Base di Yaivn IV stazione di comando, due minuti dopo l’esplosione della morte nera e della Star Destroyer.

“Senatrice Mothma, la morte nera è stata distrutta!” ripose il generale.

“Non solo, ma anche una delle Star Destory è stata distrutta.” Disse ancora è fece vedere l’ologramma che non cerano più.

La senatrice Mothma non ci volevano vedere. Non avevano organizzato niente e non avevano inviato nessun esercito.

“Chi è stato?!” chiese lei subito.

E in quel momento si sentì un suono, si girarono e vide il Tarids malarizzò davanti a loro.

Mon e i quattro i generale dentro alla stanza rimasero sconvolti di venere una cambia blu malarizzarsi nel nulla.

I generali presero e loro blaster e puntando pronto a mirare in quasi momento.

Quando il suo finì e la cambia fu stabile la porta si aprì e il primo uscire che era il Dottore.

“Dottore?” chiese la senatrice perplessa.

E poi insieme uscirono la squadra, il Wookie e gli androidi.

La senatrice aveva gli occhi spalcati, fece il segno hai i genarli di abbassare le armi e disse: “Senatrice Oragana, Sigior Skywalker, generale Solo! Che cosa è successo?”

“Che cosa è successo? Che cosa è successo?!” disse Denny con irritato.

Si avvicinò a lei con gli occhi piena di rabbia e con una espressione pronta a sfogarsi dicendo: “Ve lo dico che io cosa è successo sentire dei i miei stivali ma con un bel taglio di capelli!” si fermò avanti a lei, con un dito alzò verso di lei e comico a dire con rabbia: “Il mio amico, il Dottore.” E lo indicò con latra mano.

“È stato rapito e torturato ma ha fatto esplodere la vostra dentata morte nera! E non solo! Un vostro pilota, ovvero Raoul Sedivitax ha scoperto sia i paini di inviare un messaggio per manipolare i vostri soldati e ha fermato un segnale che avrebbe distrutto da questa base! Ed è morto!” e scese una lacrime dal sua guancia. Ma aveva ancora lo sguardo arrabbiato.

La senatrice rimase sconvolta come il resto della squadra.

Il Dottore voleva avvicinandosi per farla calmare, ma lo fermò dicendo di non avvicinandosi e lui si allottando ritornando al suo posto.

I ribelli lo aveva già visto arrabbiata: quando la senatrice non gli aveva creduta, Han che la provocava, la confessione di Raoul ma li sembrava furiosa con il mondo e pronta ad esplodere ma non la dubitavano.

Denny spiegò infuriata alla senatrice tutto quello che era successo dopo la sua uscita alla base, la suoi piani la scena con Darth Fener e il sacrifico di Raoul.

“E tutto questo non sarebbe creduto se lei non mi avessi creduta! Anzi no! meglio!” continuò lei.

“Perché altre persone sarebbero morte e io il Dottore non avrebbero mai perdonato però non volevo che Raoul morisse!” guardò in basso e singhiozzò.

Aveva capito e accetto il suo gesto, ma il ricordo era ancora troppo forte.

Il Dottore si avvicinò mettendo le mai sulle spalle il segnale d’affetto.

La senatrice Mothma rimase incredula dalla sua storia e sentendo terribilmente in colpa per il suo egoismo e indifferenza. 

“Immagino che vorrà le mie scuse per il mio comportamento…” disse lei con gli occhi bassi.

“Non voglio le scuse!” rispose dura alzato la testa di scatto: “Voglio che Raoul fosse ancora vivo!” e ritornò a singhiozzare.

“Ma sarebbe un inizio.” Rispose il signore del tempo con tono calmo inespressivo.

La senatrice Mothma ili guardò e con il tono più sincero disse: “A nome di tutta l’alleanza ribelle e nella nuova repubblica, vi chiediamo scusa per il nostro gesto di indifferenza dei vostri confronti Dottore e signorina Facchi.”

Denny si calmò ma la guardò con aria irritata.

“Accettiamo le vostre scuse e senatrice Monthma.” Disse lui informale.

“Vero Denny?” chiese guardando l’amica.

Denny non voleva chiedere scusa, ma lo face a malavoglia.

“E comunque devo ringraziare la vostra squadra.” Si girò indicando i ribelli sorridendo: “Senza di loro, non sarei mai puro uscire da lì.”

La squadra sorrise ma Leia rispose: “Sì, ma non sarebbe mai potuto succedere senza i piani della signorina Fiacchi.”

“È vero.” Disse Luke: “Senza di lei non saremo mai entrati dentro Star Destroyer e aver risparmiamento un sacco di vita.”

Denny sorrise per i suoi gesti e sentissi fieri. 

Spiegarono tutti i piani di Denny e del Dottore, il piano Artapolp, il virus che ha distrutto la morte nera e tutto il resto.

La senatrice Mothma rimase affascinata dai loro racconti e capì che il Dottore leggendario.

Pe farmi perdere dai i suoi gesti decise di organizzare un funerali in memoria di Raoul e delle vittime delle prima morte nera. Sia i soldati della ribellione e dell’impero.

Chiese anche se Darth Vener forse ancora vivo e Luke spiegò che quando aveva visto le esplosione della astronave sentì la sua forza e che vuol dire che era ancora vivo. 

“Allora se lui è ancora vivo, lo è ancora l’impero.” Disse la senatrice: “E questo non è una vittoria. Ma un attacco di fortuna”

“Ma comunque, è un momento importante e bisogna di festare.” Angusse Moth con tono più leggero: “E voi due essere celebrati.” E sorrise.

I due amici si guardavano straniti e lei disse confusa: “Cosa?”

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Note
Ecco il perutimo
capitolo della storia!
Lo so, è un pò breve
e mi dispiace che ormai
siamo alla fine.
Ma spero che questa storia vi sia 
picauta!
Ci vediamo con
l'utimo capitolo!
Evola

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 Premiazioni, saluti e pensieri ***


Capitolo 20
Premiazioni, saluti e pensieri
 
 
 
Il girono dopo (ma per i due amici solo un viaggio sul Tarids) sulla base Yavin IV
.
Denny e il Dottore camminavano in un lungo corridoio, ed erano vestiti eleganti:
 
Denny aveva una camicia bianca a velo semi-trasparente, dei blu jeans scuri e degli stivali neri di finta pelle lunghi fino alle cosce, indossati sopra ai jeans; i capelli erano lisci e ordinati, gli occhiali puliti e il viso completamente naturale. Non indossava gioielli né nessun altro accessorio.
 
Il Dottore invece aveva un elegante completo viola, con tanto di cravattino, gilet e fez rosso in testa.
 
Camminavano dritti e stavano andando verso alla loro premiazione.

“Nervosa?” chiese il Dottore.
 
“Un pochino” rispose “Di solito non ricevo nessun premio. Al massimo, quelle due volte nei concorsi scolastici in prima e seconda liceo. Ma una medaglia per i miei piani… questo no” fece una risata nervosa “Ma almeno potevi evitare il fez” aggiunse.
 
“Ehi! I fez sono forti!” rispose lui, convinto, e se lo sistemò fiero in testa, mentre Denny rideva.
 
“Come mai abbiamo accettato?” domandò Denny, guardando l’amico “Di solito non vuoi essere nemmeno ringraziato per quello che fai”.
 
“Beh… mi sembrava da maleducati rifiutare una premiazione del genere” rispose vago “Poi, c’è sempre una prima volta per tutto. No?” fece un piccolo sorriso.
 
Denny lo guardò con aria non proprio convinta. Arrivarono davanti alla grande apertura, dove si sarebbe celebrata la loro premiazione.
 
“Sei pronta?” chiese il Signore del Tempo.

“Sì” sopirò “Tu?”.
 
“Io sono sempre pronto!” rispose sicuro.
 
Denny rise, lo guardò: “Geronimo?”.
 
Lui ricambiò il sorriso: “Geronimo!”.
 
Sospirarono insieme ed entrarono: si trattava di una enorme stanza con una lunga strada che portava fino ad una piccola scalinata di pochi gradini.
 
 A destra e sinistra c’erano tutti i soldati in piedi, sopra alla scalinata, invece, si trovava Leia al centro, con un bellissimo vestito con una stupenda treccia, a destra c’era Luke con i due droidi e a sinistra Han con Chewbe.
 
I due amici camminarono diritti uno di fianco all’altra, salirono i pochi scalini fino ad arrivare davanti a Leia, che aveva già in mano le due medaglie.
 
I due chinarono la testa, Leia mise la medaglia attorno al collo di Denny e poi a quello del Dottore.
 
Sorrise verso tutta la squadra, e poi si girò in direzione del pubblico presente, che stava applaudendo con gioia.
 
Denny era stupefatta da quella scena, non era abituata a quel genere di cose, ma sorrideva.

Il Dottore invece era più tranquillo e cominciò a salutare in stile Elisabetta II.
 
L’amica rise ma imitò il gesto, facendo ridere i loro ormai nuovi amici.

Denny era felice, ma nei suoi occhi nascondeva la tristezza della predita di Raoul; avrebbe desiderato che il giovane pilota fosse lì assieme a loro, a ricevere la sua medaglia e a festeggiare in loro compagnia.
 
Dopo la premiazione avevano organizzato una grande festa, ma né lei né il Signore del Tempo avevano tanta voglia di festeggiare, così usando la scusa di ritornare a Coruscant per riprendere il Falcon – che era ancora parcheggiato al condominio della famiglia di Raoul, dove il Dottore aveva dato loro la notizia del sacrifico del loro figlio e aveva rivisto Amelandia.
 
Così andarono là con il Tarids, portandosi dietro Luke, Han, Leia, Chewbe, R2-D2 e C3-PO nella stanza relax del Tardis.
Prima di patire, Denny e il Dottore chiesero ad Han di poter rivedere il salto nell’iper spazio. Il generale li accontentò.
 
5 minuti dopo...
 
Denny e il Dottore stavano entrando dentro al Tardis e i ribelli davanti a loro li stavano salutando prima della partenza.
 
“Non potete rimanere qui?” domandò Luke.
 
“Con il vostro aiuto e le vostre idee l’alleanza può solo migliorare” aggiunse Leia.
 
“Meglio di no, non siamo tipi da basi militari. E poi. La ribellione ha già voi. Quindi è fortunata” spiegò il Dottore, sorridendo.
 
“Bene, immagino che questo sia un addio, allora” disse Han.
 
“Non è un addio, ma un arrivederci” rispose il Signore del Tempo.
 
“In fondo, le vie dell’universo sono infinite. Potremmo sempre incontrarci di nuovo, un giorno” disse Denny, con aria ottimista.
 
I ribelli sorrisero per la sua risposta e, in cuor loro, sperarono che fosse vero.
 
“Luke” disse Denny, avvicinandosi a lui “È stato un piacere conoscerti. Sei un ragazzo fantastico e uno Jedi molto potente” fece un sorriso dolce.
 
Il ragazzo lo ricambiò, dicendo: “Tu sei una ragazza molto forte, se avessi la Forza dentro di te, sarei onorato di essere il tuo maestro” le mise una mano sulla spalla.
 
“Preferisco essere la tua più grande amica, che la tua grande allieva”.
 
Si scambiarono un sorriso sincero e si abbarcarono.
 
Denny si staccò da Luke e si diresse da Leia: “Senatrice…” iniziò.
 
“No, Denny, chiamami Leia e dammi del tu. Orami siamo amiche” la interruppe Leia, sorridendo.

“Leia, per me è stato un onore conoscere una principessa forte e coraggiosa come te” disse Denny, ricambiando il sorriso.
 
“E tu sei la ragazza più determinata, intelligente, forte, reale e testarda che io abbia mai conosciuto. Saresti un ottimo un ottimo generale”.
 
“Beh… per quanto io adori dare ordini, no. Non riuscirei mai ad assumermi questa responsabilità” rise.
 
Leia alzò gli occhi al cielo, con aria paziente, ma sorridendo. Abbracciò Denny, dicendo: “Spero di rivederti un giorno”.
 
“Anche io, Leia”.
 
Allora Denny andò verso Han, che aveva le braccia conserte e dimostrava una finta aria interesse.
 
Denny fece un sorriso ironico, mettendosi le mani sui i fianchi.
 
“Allora?” chiese lei.
 
“Allora cosa? Che cosa vorresti sentirti dire?” rispose Han.
 
“Non lo so, frasi che io vorrei sentire, ma che per te sono difficili da ammettere” fece un ghigno sfacciato.
 
Han abbassò la testa e la guardò, dicendo: “Va bene, devo ammettere sei una ragazza piuttosto in gamba”.
 
Denny rise di gusto, ma continuò a guardarlo.
 
“Mi sbagliavo a dubitare di te e del tuo amico. Sei stata grande a farci uscire da quel campo di asteroidi” fece un sorriso sincero.
 
“Grazie” rispose Denny e rise.
 
“Però non ti abbraccio” la avvertì Han.
 
“Lo so” rispose la ragazza, continuando a ridere.

Allora si diresse da Chewbe, che la abbracciò; Denny le disse che era molto morbido. Dopodiché andò anche da i due droidi e disse loro: “C3-PO, R2-D2, è stato un piacere conoscervi”.
 
“Anche per noi, signorina Denny. Mi scuso per aver dubitato di voi” R2-D2 fece dei vari bip.
 
Denny sorrise e il Dottore, che si trovava dietro di lei, era commosso da quella scena.
 
“Ah, un'altra cosa” disse Denny, prima di entrare del Tarids “Tu e Han siete veramente una bella copia”.
 
Han e Leia rimasero a bocca aperta da quella frase e Luke li guardò confusi, dicendo: “Cosa?!”.
 
Anche il Wooke li guardò, facendo un verso confuso, persino i due droidi rimasero stupiti dalle parole di Denny.
 
“Noi… noi…” cercò di dire Leia, nel vano tentativo di non apparire imbarazzata.
 
“Noi non stiamo insieme” disse Han, con tono convinto.
 
“Siamo solo amici e lavoriamo insieme. Tutto qui” concluse Leia.
 
“Sì, certo” rispose Denny, ironica “Quando il Dottore la stava consolando, dopo aver raccontato la storia del suo pianeta natale, tu, Han, lo guardavi come se volessi fulminarlo. Avevi ancora lo stesso sguardo quando gli ha dato un bacio sulla guancia. Oltre a ciò, eravate sempre vicini e vi preoccupate a vicenda l’uno per l’altra” fece un sorriso soddisfatto.
 
Tutti rimasero impressionati dalle capacità deduttive di Denny.
 
“Come riesci a dedure così?” domandò Luke, incuriosito.
 
“Leggo Sherlock Holmes e guardo molto serie tv di tipo crime” rispose lei, facendo spallucce.
 
I ribelli si guardavano confusi, ma fecero finta di capire.

“Ah, un’ultima cosa” disse il Dottore “Han, il tuo debito con Jabba The Hut è stato ripagato, Boba Fett non ti darà più la caccia”.
 
Han aveva gli occhi spalancanti, ed era veramente incredulo: “Cosa?!” esclamò, credendo di non aver capito bene le parole del Dottore.
 
Il Dottore spiegò che Denny gli aveva raccontato la storia di Han, del debito e di come aveva riconsulto il cacciatore di taglie.

Così, quando Denny stava decidendo che cosa indossare per la premiazione, il Dottore si era recato fino al palazzo di Jabba e Boba Fett. Tuttavia, raccontò in modo piuttosto vago come aveva fatto a saldare il debito di Han.
 
Il generale chiese se fosse uno scherzo, ma sorrise e rise di felicità: “Non ci posso credere! Sono libero!” esclamò, entusiasta, e cominciò ad abbracciare Luke e Chewbe, baciò Leia sulle labbra e abbracciò pure il Dottore.
 
“Alla faccia! Per fortuna non eri tipo da abbracci” disse Denny.
 
“Beh, qui ci voleva!” rispose Han.
 
Anche Chewbe abbracciò il Dottore.
 
Tutti lo ringraziarono e il Dottore li salutò.
 
Stava per entrare nel Tardsi assieme a Denny, quando si girò verso di loro, dicendo: “Un consiglio, andate alla cabina di pilotaggio e guardate fuori per un po’” sorrise, entrò e si chiuse la porta alle spalle, dopodiché iniziò a partire.
 
I ribelli si guardarono confusi, mentre videro il Tardis sparire pian, piano, con il suo ormai famoso suono.

Quando scomparì, i ribelli andarono alla cambia di pilotaggio del Falcon e videro il Tarids volare nello spazio aperto, con la lampadina sopra al tetto accesa e lampeggiante.
 
Tutti rimasero stupiti, anche se pochi minuti prima si trovavano all’interno del Tardis che volava, ma vederla così era tutt’altra cosa.
 
Guardarono Il Tardis finché scomparve dalla loro visuale.
 
“Wow” disse Luke, stupefatto.
 
“Comunque la nostra è meglio” disse subito Han.
 
Luke rise, mentre Leia disse sorpresa: “La nostra?”.
 
Han se accorse e, con tono non molto convinto, si corresse: “Volevo dire la mia! Mia e di Chewbe! Voi due non centrate! E nemmeno i droidi”.
 
I due gemelli risero e Leia lo baciò sulla guancia, mentre Han sorrise per la sua cavolata di prima.
 
Sul Tarids:
 
“Allora Denny!” esclamò il Dottore, pilotando il Tarids “Che cosa vorresti vedere? I vichinghi, il futuro o il passato?” ma l’amica non rispose.
 
L’alieno rimase sorpreso, non sentendo la sua risposta.
 
“Denny?” sussurrò di nuovo.
 
Lei rimase in silenzio, non rispose, era seduta sul piccolo sedile, con aria pensierosa. Pensava a tutto quello che era successo. Non solo alla morte di Raoul, ma anche a tutto quello che era capitato.
 
Sapeva che viaggiare con il Dottore era pericoloso, ma era la prima volta che era lei a subire un dolore così grande e profondo.
 
Si rese conto che poteva morire, viaggiando assieme al Signore del Tempo, o che lui poteva morire.
 
Oltre a ciò, si rese conto che non conosceva la storia del Dottore, il suo passato, il suo pianeta e tutto il resto.
 
Stranamente, tutto questo non l’aveva mai fermata e ripensò alle frasi della nonna di Raoul: “Più starai con lui, più sarà difficile dirgli addio”, anche se la frase che la terrorizzava di più era: “Allora quella strada si fermerà per forza”. Il problema che lei non voleva fermarsi.
 
“Denny” sentì la sua voce del Dottore, si girò, e vide che era seduto vicino a lei “Tutto bene?”.
 
“Sì” mentì Denny, con sicurezza e con tono convincente “Stavo solo pesando e basta” sorrise.
 
Il Dottore ricambiò il sorriso e disse: “Allora dove vuoi andare?”.
 
Denny guardò la console e disse: “Dove ci porta lei”, quindi la indicò con lo sguardo.
 
“Bene!” disse il Dottore, alzandosi e facendola girare su se stessa: “Dove ci porta il Tarids!”  Tirò la leva e urlò: “Geronimoooo!” e Denny rise.
 
Sapeva che un girono avrebbe dovuto dirgli addio, e sapeva che sarebbe stata la sua più grande sofferenza.
 
Ma in quel momento, voleva solo godersi tutto il tempo che poteva passare assieme lui. Pericoli o no.
 
Quella consapevolezza la rendeva la persona più fortunata e felice dell’intero universo.


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Note:
Ecco l'utimo capitolo di questa storia.
Una storia che è nata per gioco, ma
che alla fine mi ci sono appasionata.
Mi è piacuto scrivere i dialogi, le
scene e le sitazioni.
E spero che vi sia piacuti anche voi :)
Ma non temente! Dottore e Denny ritonerando.... ;)
Un grazie speciale al Leila_95.
Che non solo mi ha recesito tutta la storia, ma anche che 
mi ha aiutato della serie con Han e Leia e che anche lei
è un ottima scritrice! 
Grazie con tutto il cuore!
Buone vacanze!
Ciao!
Evola

 

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