Miraculous - Ladybug e Chat Noir di Crisan (/viewuser.php?uid=92657)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Buongiorno! ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 – Per sempre Insieme ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Un gatto in passerella ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Bonne Nuit - Prima parte ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Pirati ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Abissi e Paludi ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 -Regina di Cuori ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Se puoi immaginarlo puoi farlo ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - Buongiorno! ***
Capitolo 1 - Buongiorno - Revisionato
Capitolo 1 - Buongiorno!
Adrien appoggiò le mani sul marmo nero del lavandino e
rimase a fissarsi nello specchio.
Nonostante gli ultimi giorni fossero stati notevolmente impegnativi, non aveva l’aria particolarmente
sciupata.
La settimana scolastica era stata appesantita da numerose
interrogazioni, un paio di servizi fotografici e le solite attività extra che suo
padre gli imponeva perché propedeutiche alla carriera.
Aveva sperato nel weekend per riposarsi, portarsi avanti con i compiti ed organizzare qualcosa con i
suoi amici. Purtroppo però le prove di una sfilata di beneficenza per la
fondazione di Médecins sans Frontières lo avevano allontanato notevolmente dai
suoi progetti originari.
La settimana era poi ricominciata, il lunedì mattina, con un bel combattimento
che, di fatto, gli aveva impedito di recarsi a scuola.
“Beh nonostante tutto sono sempre uno splendore” concluse
il giovane dichiarando chiusa l’ispezione. “Chi si loda s‘imbroda, caro il mio
signorino” miagolò Plagg dondolando sulla schiena, mentre con le quattro zampine
teneva fermo un grosso pezzo di Camembert per addentarlo a fondo.
Il ragazzo sogghigno “ Beh ieri ero MA-LA-TO dovrei essere almeno un po’ pallido
ed invece niente, i miei geni me lo impediscono…”
Plagg gli rivolse uno sguardo di sbieco leccandoli le
dita per non sprecare neanche una goccia della sua ragione di vita ”Ti devo
forse ricordare che non eri veramente malato ma che abbiamo semplicemente
eliminato il solito akumizato?"
Adrien sospirò, come poteva dimenticarselo!
Il combattimento più strano che avesse mai fatto. Un
allevatore di lumache aveva deciso di portare colei che sperava diventasse la
sua fidanzata a visitare il proprio allevamento. La ragazza per quanto
interessata al giovane, non poté far a meno di fare qualche battuta per cercare
di superare il naturale ribrezzo che quegli esserini striscianti le provocavano.
L’insicurezza dell’allevatore fece il resto: sentendosi deriso e sminuito era divenuto
terreno fertile per il seme del male di Papillon che lo aveva trasformato in Escargot.
Sotto quelle sembianze l’akumizato aveva portato
l’attacco bloccando
con la bava
appiccicosa chiunque gli fosse capitato a tiro. Non era stata una
battaglia
concitata ma avevano dovuto giocare di astuzia perché Escargot,
pur non essendo
rapido nei movimenti, si era dimostrato un nemico temibile. Una volta
colpiti
dalla sua bava si restava come in trance in balia degli eventi; la sua
mira infallibile ed il fatto che fosse morbido e viscido aveva
creato con pochi
problemi alle armi dei due eroi.
Questo scambio lento e calcolato di colpi però gli aveva dato modo di trascorrere
un po’ più tempo del solito con la sua
amata. Il sorriso dolce, gli occhi azzurro cielo che gli ridevano canzonatori, i
suoi movimenti fluidi mentre evocava il Lucky Charm, niente ai suoi
occhi appariva meraviglioso quanto la sua Lady! Gliel’aveva anche sussurrato durante
quello strano combattimento ed in risposta gli era stato detto di "non fare
il lumacone!”
Adrien Sospirò. Perso nei suoi pensieri sussultò quando
una voce saccente gli arrivò all’orecchio “ehi Romeo guarda che non arrivi a
scuola neanche oggi se non ti decidi a vestirti!!"
Riscossosi butto
un’occhiata al riflesso dell’orologio che era alle sue
spalle e in quel mentre realizzò di essere ancora con
l’asciugamano legato ai fianchi così come venti minuti prima
quando era uscito
dalla doccia.
“Accidenti farò tardi!” urlo togliendosi al volo l’asciugamano e gettandolo nel
cestino dei panni sporchi per poi dirigersi con passo spedito al guardaroba per
prendete biancheria e vestiti puliti.
“Ti prego ho appena mangiato..” protesto il kwami! “E tu
allora non seguirmi in bagno! - gli rispose il biondo - Arrivo Nathalie” disse
poi alzando un poco il tono della voce per
farsi sentire dalla donna che bussando alla porta lo avvisava che la macchina
sarebbe stata pronta per portarlo a scuola da lì a cinque minuti.
***
“Sono in ritardo, sono in ritardo, sono in RITARDO!”
Marinette saltellava per tutta la stanza su un piede solo mentre cercava di
infilarsi nei pantaloni.
Quando ci riuscì sorrise trionfate, recuperò la giacca
posata sulla sedia e, infilandovi un
braccio , afferrò ,con la mano che sporgeva dalla manica, uno dei croissant che
la mamma le aveva posto su un vassoio assieme a dei biscotti al cioccolato e al
succo. Addentò il dolce mentre terminava di vestirsi, poi afferrò il bicchiere e bevve una generosa
boccata del suo contenuto, infine prese la borsa e si diresse velocemente verso
la porta ci casa.
Di colpo si blocco e con uno sbuffo appoggio la cartella
per terra e corse in bagno. “ Non posso mica uscire senza lavarmi i denti
Tikki!” spiego all’esserino rosso che aveva messo il capo fuori dalla sua
borsa che la ragazza teneva a tracolla e la guardava interrogativa. “… e se
mentre vado a scuola – continuò dosando il dentifricio
sullo spazzolino e cominciando a strofinare - cado inciampo e perdo i sensi e
Adrien è costretto a farmi la respirazione bocca a bocca e si schifa perché ho
qualcosa tra i detti!! Sarò rovinata per sempre!!”
“Come vuoi Marinette – squittì la piccola amica – ma
anche ad arrivare tardi tutte le mattine non ci fai una gran figura..”
“Ho fatto, ho
fatto” comunicò la ragazza mentre usciva
dal bagno e si dirigeva di corsa verso la porta di casa attraversandola.
“Marinette!” la chiamò sua madre mentre la ragazza era
già sul pianerottolo “ Si ciao mamma devo andare scusa…”, ” No Marinette la cartella!” Sospirò la madre porgendole la borsa mentre
le andava in contro “ ah grazie mamma
vado, BACIO!” disse precipitandosi giù
per le scale “ Ma dove avrai la testa..” disse Sabine chiudendo la porta dietro
le spalle della figlia che era già quasi in strada.
“eh lo so io…” ridacchio l’insettino rosso ben nascosto
nella borsetta.
****
Marinette terminò di salire le scale proprio nel secondo
in cui la campana della scuola decretava la fine degli accessi all’istituto.
Dell’insegnante non c’era ancora traccia, così tirando un sospiro di
sollievo si sistemo e aprì la porta
della classe.
“Ciao Marinette, anche oggi ce l’hai fatta eh?” disse
Alya rivolgendole un grosso sorriso.
L’amica stava armeggiando con il cellulare - sicuramente
ha a che fare con il Ladyblog - pensò la
nuova arrivata sorridendo, rimanendo però ferma davanti la porta per lanciare una
rapida occhiata alla classe. “Ciao a
tutti” una voce dietro le sue spalle la fece sobbalzare e quasi svenne quando
sentì una calda mano sulla spalla “ Marinette la professoressa entriamo”
“Ah-a si, scusa A-Adrien ” balbetto la giovane
arrossendo e dirigendosi velocemente verso il proprio banco seguita rapidamente
dal giovane biondo.
La lezione passo lentamente la professoressa assegno i compiti e proprio
verso la fine della lezione precisò “Adrien, Marinette venerdì dovrete
recuperare il compito che avete saltato ieri, visto che eravate assenti.
Ovviamente non sarà uguale a quello di vostri compagni ma mi aspetto che sarete
preparati visto il preavviso. E ripassate tutti, non si sa mai “ Aggiunse
alzando la voce per cercare di sovrastare il suono della campanella che
annunciava l’inizio dell‘intervallo
Che
strano pensò Marinette eppure
mi sembrava di aver visto la sua macchina davanti alla scuola poco prima dell’
inizio dell’attacco. Mah probabilmente il gorilla lo avrà riportato di corsa a
casa per metterlo al sicuro.
“Marinette – si senti chiamare e per un attimo si guardò
intorno perplessa. Poi abbassando gli occhi vide Adrien, il suo Adrien, che la guardava
sorridente. Affascinata da quella
visione la ragazza faticò a capire cosa le stesse dicendo fino a che Alya non
intervenne “ Marinette! Adrien ti ha
chiesto se vuoi ripassare con lui per l’interrogazione di venerdì. Vuoi dirgli
cosa ne pensi?
“Ah bh- beh io non penso cioè si di solito penso, ma non ora. No volevo
dire…Forte!! Nnoo tu sei forte, no io sono forte volevo dire insieme siamo forti…- ehm
divenendo paonazza – noi insieme! Ok va bene!” concluse stremata, mentre
l’amica sedutale accanto alzava gli occhi al cielo.
“Forte! - Le
rispose il compagno di rimando facendole l’ occhiolino - Ci vediamo giovedì allora!
“Ciao
Adrien, ciao Ninò” – rispose Alya scuotendo la
testa i ragazzi si stavano allontanando e mentre li seguiva con lo
sguardo. Poi voltandosi verso l’amica esclamo “ Marinette,
possibile che tu non
ci riesca proprio!” “Che diavolo ho detto! “
domandò interrogativa la ragazza
coprendosi il volto con le mani per nascondere il suo
sconforto…”Mah - balbettò
la bruna - capisco che non riesci a
pesare, ma non ti ascolti neanche quando gli parli?
“No, mai - gemette -
se fossi consapevole di tutte le fesserie che riesco a dire in due
minuti davanti ad Adrien resterei pietrificata!” appoggiando poi la testa sul
banco e nascondendo il viso tra le braccia.
***
“Maledizione! imprecò volgendo la schiena all’ampia finestra da cui
aveva osservato il mondo fino ad un istante prima. “ Ho cercato a lungo, ho
aspettato, ho dovuto agire per scovarli- serrò le dita attorno l’impugnatura
del bastone che teneva in mano quasi volesse spezzarla. “ e ora vengo rallentato da due ragazzini. Ah
questo mai! Non lo permetterò!” Sibilò mentre un lampo d’odio attraversava il
suo sguardo.
Doveva capire, doveva cambiare strategia!
Il suono metallico di un telefono lo distolse dai suoi
ragionamenti “ Si?” “ Signore la videocall
con Londra è attiva. Quando vuole iniziare accenda il monitor sul canale
nove”
“Grazie” rispose gelido riattaccando subito dopo.
Un fruscio leggero, come di ali, lo fece voltare
“Tranquillo amico mio – disse sogghignando posando lo sguardo verso il punto da
cui si era originato il rumore - presto
i tuoi amici saranno nelle mie mani e nessuno potrà più fermarmi!
**
Ciao a tutti,
questa volta mi cimento in un ardua impresa sto
scrivendo una fanfic sui una serie che non ho ancora terminato di vedere e
punto ad una long, cosa che non ho mai fatto! Vi prego quindi di darmi i vostri
preziosissimi pareri con una certa indulgenza :-)
Questo è un capitolo introduttivo, che serve per
capire dove siamo e mettere le basi per ciò che avverrà dopo...e in mente ho
molto altro!
Spero vi piaccia a presto!
Cris
ps
Note del 14 maggio:
1) il capitolo è stato revisionato per togliere alcuni refisi dovrei aver tolto almeno i principali.
2) Per gli amici poco esperti di Amine che mi hanno chiesto di leggere
questa mia impresa suggerisco di dare un'occhiata al seguente link per
inquadrare il contesto Miraculous - Le storie di Ladybug e Chat Noir
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2 – Per sempre Insieme ***
capitolo 2_1
“Ragazzi - annuncio Alya con risolutezza -
visto che abbiamo l’ora buca vi aggiorno
sulle prossime novità del LadyBlog!”
Marinette volse lo sguardo verso l’amica e Adrien
e Nino’ si girarono a guardarla incuriositi, mentre
quest’ultimo
esclamava: “Sentiamo un po’ che ti sei inventata
questa volta!”
“Ah
è semplicissimo – continuò la ragazza agitando
l’indice destro verso il suo uditorio - scoprirò chi c’è dietro la
maschera di
Lady Bug e per farlo chiederò aiuto al web!”
“In- in che senso” balbettò
Marinette
“E' semplice, aprirò un conteste: Be my eyes! Si, beh, un concorso - precisò,
notando lo sguardo perplesso degli amici - Chiunque
sia in grado di darmi notizie valide su
LadyBug, vedrà la propria foto pubblicata sul sito con la dicitura: inviato del Lady Blog! D’altronde
mi devo rassegnare – sospirò
sconfortata - non riesco ad essere presente tutte le volte che compare
LadyBug,
per quanto mi possa impegnare è proprio impossibile. Ma
con questo sistema – aggiunse con vigore – riuscirò a raccogliere molti
più indizi! Allora?
Che ne pensate??” li incitò visto che
nessuno commentava.
“Eh mah-mah non sarebbe un
po’ come metterle una taglia? e poi lei ti concede già delle interviste...”
balbetto l’amica alla sua sinistra, a bruna però, rispose decisa“ oh
ma non diciamo sciocchezze, questo è solo giornalismo
investigativo!”
“Che ne farai poi degli indizi?” Chiese il ragazzo
biondo davanti a lei. “Ahhh sono così felice che
tu me l’abbia chiesto Adrien!
- cinguettò la mora tuffando la testa nel proprio zaino
– li catalogherò qui!” Così dicendo tirò fuori un'agenda strabordante
di ritagli di giornale, appunti, fotografie.
“Cosa
sarebbe quello?” rincarò il modello guardando tra
l’incuriosito ed il preocupato l'ingombrante tomo.
“Questo
miei cari amici è il tutto,
ma proprio tutto, quello che si sa di Ladybug!"
"Cosa???"strillò Marinette allarmata. Accidenti mi sono fatta trasportare, pensò e rispose allo
sguardo
interrogativo dell’amica" intendevo, è
un sacco di materiale ma quando l’hai
raccolto?!”
“Questo
è il vero Ladyblog, qui ci sono tutte le apparizioni
di LadyBug, contro chi ha combattuto cosa ha usato, quanto ci ha messo
a
sconfiggere il nemico… in più ci sono alcune
informazioni aggiuntive. Ad
esempio quanto è alta, il peso approssimativo... " Anche
quello?? penso Marinette con un brivido.
“E
la seconda cosa?" chiese Adrien incuriosito intuendo che, probabilmente, c'era dell'altro,
“ La seconda cosa è che ho aperto uno spazio: Chiedi a
LadyBug!" Un mugugno interrogativo si alzò dai suoi amici. “ Si in pratica ho chiesto ai miei lettori: se ne
aveste l’occasione, cosa
chiedereste alla beneamata paladina di Parigi? Le domande migliori
saranno
poste all’eroina in occasione della prossima
intervista!’”
"Intervista?"
Marinette sgrano gli occhi e la bruna aggiunse “ si beh prima o poi
riuscirò ad
intervistarla ancora e tra le altre cose le chiederò come fa a
conciliare la vita
normale con i salvataggi di Parigi!"
“Eh che cosa hanno domandato? “ chiese Adrien
"Beh - continuò la ragazza - hanno posto molte questioni cose alcune veramente interessanti del tipo: "Cosa si prova a salvare Parigi?" , “Hai
mai paura quando combatti nemici? “, “ Hai mai
temuto di non farcela?”
“Mi sembrano tutte molto sensate” interruppe Marinette pensierosa.
“ Certo certo – proseguì Alya, poi ci
sono le domande idiote del tipo: “ la tuta fa
sudare? Di che materiale è?! “ Cosa indossa LB
sotto la tuta?”
Marinette si portò le mani alla bocca per
soffocare un urlo ed emise un piccolo sospiro per simulare uno sbadiglio.
“ Ah ma non è finita –
rincarò Alya – c’è il settore
Gossip!” ” Gossip?” chiese sempre
Adrien mentre
si portava alle labbra il succo che aveva recuperato dallo zaino;questa serie di domande si fa
interessante,
commentò mentalmente
“Com’è Chat Noir da vicino?- state insieme? Vi
siete baciati??
Lesse tutto d’un fiato l’aspirante
giornalista. “
Cos- cosa?" Questa
volta Marinette non riuscì a
trattenere un gridolino stridulo mentre Adrien a cui il succo era
andato per
traverso cominciava a tossire
“Beh
- commentò - Parigi, in fondo, è la città
dell’amore!”
Il
resto della mattina prosegui tranquilla e lentamente si giunse alla fine delle lezioni. Mentre Marinette ritirava il suo
materiale
alzo lo sguardo trovandosi davanti due magnifici occhi verdi che la fissavano.
“Allora
andiamo?” le disse il giovane rivolgendole uno
splendido sorriso. Marinette avvampo “ do-dove?”
“ beh dobbiamo prepararci per
il compito di venerdì. Vieni da me?”
“Aahhh beh s-si
certoooo – rispose annaspando –
pa-passo solo un attimo a casa e ti
raggiungo “ “ Potremmo andare assieme dai
tuoi –
disse sorridendo il ragazzo,
mandando completamente in blocco l’ultimo neurone funzionante
della compagna –
e poi andiamo da me con la macchina”
“ahh non vvorrei disturbare”, “ No,
nessun disturbo” concluse lui dirigendosi verso
l’uscita.
***
“
Ciao Mamma! Oggi andrei a studiare da Adrien se per te
va bene!” Disse
decisa mentre entrava in
negozio e salutava con un sorriso alcuni clienti abituali.
Sabine
la guardò sorniona ” Adrien?” chiese con
un lieve
in flessione maliziosa nella voce.
A
Marinette mancò il fiato, aveva visto le foto appese in
camera sua e ora tirava
strane
conclusioni mettendola in imbarazzo e poi..lui era li! Mentre pensava cosa
rispondere sentì una voce alle sue spalle. “ Buon
giorno signora si ricorda di
me?” “
Ma certo Adrien! Come stai?”
“Bene grazie signora, e lei?”
Ma
che, ora si mettono a fare conversazione? pensò
Marinette guardandoli perplessa “vado
a librare il preso, a
prensere il liso “ disse precipitandosi di
sopra con il cuore a mille.
Non
ci fu risposta ma sentì sua madre che diceva “ vi
preparo qualcosa per merenda”
“Grazie mille signora Dupain
–Cheng”
“Ohh Tikki che
faccio!!!” disse la ragazza, vuotando la cartella del superfluo, alla piccola amica che le volava
davanti al viso
e che rispose “ prendi il libro!?”
“Oh Tikki
non capisci non riuscirò mai a studiare con lui accanto,
farò una figuraccia
nel compito ..Sospirò.
“ Non è la prima
volta che andiamo a casa sua “ fece notare la piccola Kwami,
ma Marinette non
l’ascoltava continuando nel suo discorso sconclusionato “ … e
alla fine sposerà un’altra!!!”
“Marinette
– la guardò perplessa la coccinella – io fossi in te
prenderei il libro e mi affretterei a scendere non vuoi mica far aspettare Adrien? “
“ NOOOO far aspettare Adrien che
stupida!" Prese
in libro, lo infilò nella cartella e quasi
inciampò scendendo dalla botola della sua camera.
“No decisamente non ci siamo” disse l’esserino
rosso
scuotendo la testa rassegnata da dentro la borsetta.
Il
breve percorso in limousine li portò davanti alla
splendida villa Agreste. Il pesante cancello nero si aprì
consentendo alla
vettura di entrare e andare a fermarsi davanti all’amplio scalone
d’ingresso.
“ Prego accomodati”
disse Adrien scendendo dall’auto e dirigendosi
a passi veloci verso
casa “
Buongiorno Nathalie, noi
abbiamo un compito da preparare potrebbe portarci da bere alla merenda
abbiamo
pensato noi” disse
alzando un piccolo
pacchetto di dolci rivolto
all’assistente di suo padre.
Una
volta entrati in camera Marinette rimase incantata,
anche se c’era già stata altre gli
faceva sempre un certo effetto entrare in quella stanza, non tanto
perché fosse
la camera dei sogni di qualsiasi ragazzo, ma soprattutto perché
era la sua, la stanza
dove il suo Adrien viveva, dove studiava, coltivava i suoi interessi la
poltrona su cui si sedeva a leggere, il letto dove dormiva...Il suo Adrien??Ma a che sto pensando! Scosse la testa mormorando.
“Cosa?”
chiese il giovane mentre invitava la compagna ad accomodarsi “Nonte! No,
niente! - Accidenti
che stupida - Dai mettiamoci a
studiare” disse posando
la sua borsa e la cartella in
un angolo della stanza accanto al
divanetto.
Il
pomeriggio trascorse tranquillo. Adrien da un perfetto padrone di
casa aveva fatto di tutto per metterla a proprio agio e questo in
realtà, si era rivelato un problema perché più lui
si dimostrava gentile e premuroso più lei straparlava.
Per fortuna Adrien sembrava non far caso allo strano comportamento
della compagna, così piano piano Marinette cominciò a
rilassarsi e dopo un po' riuscì quasi a esprimersi normalmente.
Passarono il tempo studiando chiacchierando,
mangiando i biscotti dei genitori di Marinette.
D’un
tratto si sentì bussare alla porta.
“Avanti” “Mi
scusi Adrien- disse l’assistente dello stilista aprendo la
porta della stanza e facendo un
piccolo passo verso l’interno - suo padre vorrebbe
vederla” “ Ora?” “ Si,
questioni lavorative” precisò la donna mentre
Adrien già si stava alzando dalla
sedia “Torno subito” disse posando la mano sulla
spalla dell’
amica e nel farlo le sfiorò leggermente
la guancia. La
ragazza avvampò e
balbetto una risposta affermativa strappando un sorriso al modello.
Non
appena la porta della stanza si chiuse Marinette
gemette ed appoggiò la fronte sulle braccia intrecciate sulla
scrivania. Ooh non mi laverò
più la faccia!
***
“Avanti!” Adrien aprì la porta dirigendosi verso la
scrivania del padre “ Mi volevi papà?”
“ Si Adrien,
la
Maison Agreste parteciperà alle
celebrazioni per il
lancio del nuovo film Stars Explores, di cui abbiamo
disegnato i
costumi principali. I nostri marchi avranno quindi un ritorno
di visibilità. Il nostro Marketing Comunication mi suggerisce di
pensare
ad un nuovo spot e ad una campagna . Cominceremo a lavorarci
dopo
l'evento MSF. Tu ovviamente sarai, come sempre, l'immagine della maison"
"Ovviamente" pronunciò atono il ragazzo, quando lo sguardo
gli cadde
sulle bozze e gli storydord che occupavano parte della scrivania. "
LadyBug ..." mormorò incredulo alzando
repentinamente gli
occhi e puntandoli sulla faccia del padre che ebbe un movimento di
disappunto.
"Si
per Parigi sarebbe meglio puntare sugli amati paladini
della giustizia, dicono gli esperti" la sua voce aveva avuto una
leggera inflessione di fastidio ma Adrien non riuscì a
capire
se fosse da attribuire a quei fantomatici esperti di cui suo padre si
avvaleva ma con cui non sempre si trovava d'accordo o se
invece
fosse a causa della bella eroina. Lo stilista proseguì
"Personalmente lo ritengo impraticabile, dubito che lei e quel suo
gatto ..."
a quelle parole Adrien si perse nei suoi pensieri
senza più ascoltare le disquisizioni
tecniche del genitore.. LadyBag,
e il suo gatto quindi la gente pensava che loro... si lui era suo, il
suo Chat noir " ...e comunque
- concluse il padre - dubito che abbiamo un agente "
" Un che?" chiese Adrien ripresosi " un agente, un
agente
Adrien come pensi che potremmo girare uno spot o
pianificare una campagna pubblicitaria senza il loro
consenso"
"Mi
permetta signore - Nathalie che era rimasta in
silenzio fino a quel momento, si avvisò timorosa alla scrivania e dopo aver
ricevuto
un freddo cenno si assenso prese in mano alcuni dei disegni e continuo - Vede l'idea di fondo è quella di suggerire che anche loro Vestono
Agreste quando non sono, come dire, in servizio - Ed è pure vero almeno per uno dei due
si trovò a pensare il ragazzo - ma per fare questo ci serve
il loro consenso perché dobbiamo copiare i
costumi
e definire gli altri 3 modelli. Il cartellone prevede gli
eroi parigini in posa da battaglia come sfondo e due
modelli
della nostra linea in primo piano..."
Mentre
l'assistente parlava un lampo attraversò lo sguardo
dello
stilista "... però forse potrebbe non essere un' idea così malvagia"
mormorò.
Adrien
si riscosse di colpo sentendosi improvvisamente in pericolo "e
io quale parte doveri fare?" chiese cercando di non far
trapelare
il senso d'inquietudine che lo stava assalendo mentre nella sua testa si avvicendavano molle pensieri Accidenti! Non può essere, è uno scherzo.
La voce di suo padre gli giunse e
lo
tramortì, esattamente come se avesse ricevuto un diretto in pieno viso "
Vuoi
fare Chat Noir?" " io no- no non potrei mai, non ne ho il
fisico "
si schernì ridendo il giovane modello portandosi una mano sulla nuca e agitando l'altra con
forza davanti al viso del genitore. Dannazione, stava
balbettando, riprenditi Adrien!
Un
sorriso ironico si dipinse sul volto dello stilista, "Ovvio che non
farai Chat Noir, sei il nostro testimonial ricordi, non ti faccio certo
andare in giro con una maschera sul viso, devi essere riconoscibile!"
Così dicendo scoccò un' altra occhiata al figlio
e Adrien
notò qualcosa d'indefinibile nel suo sguardo. Ma fu solo un
momento perché aggiunse " beh non ho altro da dirti sull'
argomento al momento e credo che tu stessi studiando..."
"
Ah si vero, Marinette!" tutta questa storia assurda
glie l'aveva
fatta completamente dimenticare. "Allora io vado papà, a
più tardi! " Uhmm " lo sentì mormorare e
voltandosi per
chiudere la porta lo trovò concentrato a fissare la bozza
dove
lui, suo figlio, compariva come alter ego in borghese del eroe parigino.
***
Plagg
si stiracchio sbadigliando. Da quanto stava
dormendo nella cartella? Non sapeva ricordava vagamente che erano
arrivati a
casa con quella amica, come si chiamava ah si Marinette, e a
giudicare
dalla fame che aveva doveva essere già trascorsa qualche ora.
Tese
l’orecchio e non sentì alcun rumore provenire
dall’esterno, così si decise ad affacciarsi dalla borsa per sbirciare.
Si guardò rapidamente attorno. Dal punto dove si
trovava non
aveva la visuale completa della
stanza, ma non sentendo rumori si convinse che non c’era
pericolo Così
uscì dalla borsa per recarsi al mobile posto vicino all’
ingresso dove il suo
portatore conservava alcune scatole di camembert.
Ne
prese una e si accorse che la giacca di quella
ragazzina era ancora appoggiata all’attaccapanni al lato della porta.
“Ok
meglio nascondersi è ancora qui in giro non
devo esagerare.” Disse immaginando già di
affondare le labbra nel suo unico amore,
il cui profumo inebriante riusciva ad avvertire anche attraverso la
scatola
sigillata.
Era
quasi tornato nella cartella pensando che beh Adrien
se ne sarebbe fatto una ragione del lieve odore di formaggio che
avrebbe
impregnato i suoi libri, quando una voce femminile emise
un sospiro e mormorò
accidenti!
Terrorizzato
accelerò il suo volo ma mentre rientrava nella
cartella,
la sua amata scatola s'impiglio nella stupida tracolla della borsa di
quella
ragazzina facendolo precipitare assieme alla scatola
e alla borsa sul pavimento.
Per
fortuna la borsa toccò terra per prima, seguita dalla
scatola e dal piccolo kwami che nonostante tutto non si decideva a mollare la presa.
In
rumore della caduta rimbombò nella stanza silenziosa e
sentì la ragazza che aveva sospirato alzarsi di scatto e
dirigersi verso
l’origine del rumore. Qualcosa la fermò, era il
suono di un
cellulare. “Ciao
Alya!" le sentì dire poi non
riuscì a
capire più nulla perché un
”Ahia!” si
era materializzato uscendo dalla borsettina e la voce che
l’aveva
pronunciato
apparteneva a qualcuno che moriva dalla voglia di rivedere!
“Tikki!”
“Plagg” esclamarono in coro scioccati quando lui
aprì leggermente la borsettina titubante avendo paura di
esserselo immaginato e terrorizzato dall’dea di aver sentito
bene!
Nel lungo
attimo in cui i due kwami si guardarono negli occhi il
tempo sembrò fermarsi. "Tikki, oh Tikki sei proprio
tu..." disse l'esserino nero avvicinando una zampina alla guancia
della sua
amica. Gli occhi di lei s'inumidirono mentre il suo corpo cominciava
ad emettere una tenue fluorescenza rossa. "Oh Tikki, quanto tempo
è
passato? " mormorò Plagg appoggiando la zampina
sul visino della
coccinella. " Troppo..." sospirò lei chiudendo gli occhi
mentre una
lacrima le rigava una gota. Appoggiò la sua manina su quella che
l'amico teneva sulla sua gota e inclinò leggermente la testa
cullandosi
in quella carezza.
Plagg ebbe un fremito a quel contatto e colmò lo spazio che li separava abbracciandola "Oh Tikki, amica mia, quanto
mi sei mancata" sospirò la piccola Kwami emetteva dei piccoli
singhiozzi mentre le lacrime le correvano lungo il viso " oh Plagg
anche tu, mi sei mancato immensamente"
Passarono
alcuni minuti, così abbracciati, seduti sul pavimento sotto la
panca nascosti dalla lunga tenda bianca. Finalmente la coccinella
si riprese e guardò rossa l'amico. "Scusami - mormorò
leggermente imbarazzata - non mi aspettavo che ci saremmo incontrati
così presto" " Però speravi di vedermi prima o po? "
disse ammiccando il gatto rivelandosi molto simile al suo portatore "
beh - balbetto lei emozionandosi - li hai visti no, sono così
carini - si interruppe un secondo e lo guardò - quindi ci
risiamo.." gli chiese ponendogli retoricamente la
domanda.
"Si, peccato che lui sia un babbeo, con tutte le occasioni che ha
avuto!" rispose esasperato il kwami. Tikki sorrise
"dagli tempo sono ancora così giovani ed inesperti!" Plagg
sospirò e poi sorrise malizioso "... quindi LEI è
Marinette, molto carina, ti somiglia!"
" Oh Plagg - disse lei schernendosi - Marinette
è proprio una brava ragazza, dolce, carina ed è pazza di
Adrien!" "E quello scemo muore dietro a LadyBug!" Tikki
ridacchio "queste cose sono sempre un po' complicate."
"Sai
Tikki da quando Adrien è diventato il mio nuovo portatore, ti ho
sentita... vicina voglio dire; tutte le volte che venivamo a
scuola avvertivo forte la tua presenza e ora so perché... "
"Plagg" mormorò lei
" No non mi interrompere, Tikki - la
blocco deciso, per poi aggiungere dolcemente - noi non temiamo
lo scorrere del tempo ma temo gli anni lontano da te, quando non
posso vederti, parlarti, almeno, non in questa forma...Ora abbiamo due nuovi portatori voglio
recuperare il tempo in cui siamo stati chiusi nello scrigno. Potremmo
dargli una mano a..." - esitò
"
Plagg - mormorò lei spaventata - lo sai non si può,
è pericoloso! devono decidere loro... Ricordi cosa successe a Verona? Li perdemmo entrambi!"
terminò con voce triste " Sono passati secoli - proruppe
Plagg - e mi spiace ammetterlo ma questi due ragazzi sono molto
più maturi..."
"Plagg..."
pigolò ancora la coccinella " Tikki, tesoro credimi ...
qualsiasi cosa accada, in qualunque epoca, niente ci potrà mai
separare, noi.. noi ci completiamo, siamo due parti di un unico cuore, è così sin
dall'inizio dei tempi e fino all'ultimo secondo dell'universo noi
staremo insieme..". - una lacrima scese sul rosso visino e le sue labbra mormorarono mentre Plagg la stringeva tra le braccia "...per sempre!"
La
giornata ormai si stava concludendo. Il sole era tramontato e le stelle
facevamo bella mostra di sè gareggiando con le sfavillanti luci
di Parigi.
Perché mi sta fissando in quel modo! Non capiva. Che
era successo? Lui
la guardava dolce,
sorridente, disarmante. Cercò di ricordare, ma non riusciva
a mettere a fuoco,
stavano studiano?
Fece
qualche passo indietro trovandosi con le spalle al
muro.. che vuole fare
pensò mentre il
cuore le batteva all’impazzata. Una fitta alla bocca dello
stomaco la rendeva
incapace di ragionare, di rendersi conto di quanto stava per succedere....già che sta per succedere!
Lo
vide avvicinarsi sempre più, ormai bloccata dalla sua
destra appoggiata alla parete dietro lei, mentre la sinistra si
avvicinava al
suo viso. Marinette smise di respirare, persa in quei magnifici occhi
verdi “
Adrien..!” un soffio.
Lui
le sorrise dolcemente poggiandole la mano morbida e
calda sul viso, sollevandole appena il mento. Quel tocco... Marinette si sentì la
pelle bruciare dove la sfiorò. Il viso di lui era a pochi
centimetri dal suo, sentiva di aver perso ogni volontà.
“Marinette” sorrise
lui sulle sue labbra prima di
chiudere finalmente la distanza che li separava.
Marinette
chiuse gli occhi stordita, nella sua testa sentiva solo il rimbombo del suo cuore impazzito. Stava
succedendo? Stava succedendo davvero?
Il mio Adrien! Voleva vederlo! Così con uno sforzo, cercando di
riprendere un po’
di lucidità apri gli occhi e quello che vide
l’annientò definitivamente.
Chat
noir! Chat Noir la stava baciando!
Adrien
si mise seduto ansante, stordito, la testa gli
ronzava il cuore sembrava volesse uscirgli dal petto
“LadyBug..” mormoro
“Che
succede Amico” chiese
il kwami con un aria indefinita mentre gli si poggiava sul ginocchio.
Il
ragazzo scosse la testa, ancora confuso cercando di
focalizzare “niente niente Plagg,
solo…” si fermo con lo sguardo fisso davanti a se.
“
Solo ?” chiese interrogativo l’esserino “non
so…un sogno, credo”
pronunciò con voce incerta portandosi una
mano al volto, sfiorandosi le labbra con le dita.
******
Ciao a tutti!
eccomi qui con un altro capitolo che, seppur difetti in azione,
comincia a far intravedere qualcosa degli sviluppi futuri. Inutile
dirvi che siamo appena all'inizio e che quindi tutto è ancora in
divenire ^_^
Vorrei
cogliere l'occasione per ringraziare tutte le persone che hanno
investito un po' del loro prezioso tempo per leggermi, un grazie
sentito anche per coloro che hanno commentato e per chi ha salvato la
storia tra le seguite e in storie da ricordare. Sono onorata.
Concludo
con un' informazione di servizio. Scrivendo questo capitolo e volendo
proporvi un testo il più possibile curato dal punto di vista
stilistico/grammaticale e premendomi particolarmente la coerenza dei
contenuti, ho stimato che sarò in grado di aggiornare ogni 3/4
settimane. Mi impegno a non andare oltre, perché da lettore ho
una vera crisi d'astinenza quando non vedo aggiornare le storie che mi
interessano.
Spero
di aver limitato i refusi rispetto la volta precedente. A tal
proposito segnalo che il capitolo uno è stato rivisto e confuido di
aver tolto la maggior parte degli errori.
Detto
questo, Vi ringrazio ancora e Vi chiedo cortesemente di volermi regalare anche una
sola riga di riscontro: la vostra opinione è importante per poter
migliorare!
Con affetto,
Crisan
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3 - Un gatto in passerella ***
Capitolo 3
Capitolo 3 - Un gatto in passerella
Marinette
emise un piccolo grido e si sedette
ansante sul
letto. D'istinto portò una mano sul
cuore che batteva all'impazzata. "Che hai? Che
è successo??" chiese la piccola kwami: svegliata di
soprassalto dal grido della ragazza, si era precipitata ad
abbracciarle la guancia ed ora la guardava preoccupata.
"Ti
senti male? Non sembri calda..." La sua portatrice deglutì
e prese un paio di respiri profondi. "No, no, Tikki sto bene.
Almeno credo..." mormoro respirando
nuovamente per cercare di riprendere il controllo
"Ma che è
successo - insisté la sua piccola
amica- sembri sconvolta!"
Marinette si
fermò a riflettere
cercando di riordinare
le immagini che giravano confuse nella sua testa e di colpo
divenne rossa fino alla punta delle orecchie "Oh Tikki come
sono
sciocca!" disse sdraiandosi nuovamente e premendo la faccia
contro il cuscino.
Tikki le
atterrò accanto con aria perplessa
"E'...
è
stato solo un sogno - balbettò imbarazzata abbracciando il
guanciale per poi girarsi e a guardare il
soffitto sospirando
- uno stupido bellissimo sogno. Anche se
...- s'interruppe diventando se fosse stato possibile ancora
più rossa. " Anche se cosa? " chiese Tikki guardandola
"Oh
che vergogna - Marinette nascose nuovamente la faccia nel
cuscino" Marinette ti prego mi spaventi!
"No, noo Tikki
tranquilla è..è
solo una stupidaggine ho solo sognato si, ecco... di baciare
Adrien" " Oh è meraviglioso - ridacchiò la sua
piccola
amica - e com'è stato?" chiese birichina
"Come
dici tu, meraviglioso - mormorò la ragazza con una nota
d'incertezza nella voce - sembrava molto, come
dire, reale!" La piccola kwami non notò
l'inflessione
dubbiosa nella voce dell'amica, entrambe restarono
pensierose: Marinette aveva omesso
la parte di sogno che riguardava Chat, sapeva che la sua amica avrebbe
fatto delle battute a riguardo mentre a Tikki quel sogno,
così realistico, aveva
suscitato un turbinio di pensieri inquieti.
Ormai erano le sette così, dopo aver ripensato
ancora un
po' a quel che aveva sognato, Marinette decise di alzarsi.
Scese a
fare colazione sotto lo sguardo stupito dei genitori
che abituati
a doverla buttare giù dal letto, non si aspettavano certo
un buongiorno
così mattiniero.
Fece la doccia e si
vestì
con cura sistemandosi i capelli senza fretta. Si
guardò ancora un secondo allo
specchio, aprì il
cassettino e tirò fuori un piccolo beauty. Lo
aprì e prese
un piccolo stick rosa e profumato. Tikki la guardò
con curiosità. La sua amica non si truccava quasi mai e
soprattutto non per andare a scuola!
Marinette si passò il
rossetto, più simile ad un lucida labbra in
verità, sulle labbra increspandole per formare un piccolo
cuore,
prestando maggior attenzione ai lati della bocca. Terminata
l'operazione le inumidì premendole una contro
l'altra e
succhiando leggermente il labbro inferiore cosicché
bagnasse un poco quello
superiore, poi sorrise. "Sono pronta Tikki
andiamo?"
Lo spiritello rosso s'infilò nella borsa
senza dire
niente ma occhieggiando dalla cerniera vide il
sorriso sognante della
sua portatrice...Si doveva proprio essere stato molto realistico quel
sogno.
Era abbastanza presto i suoi compagni erano ancora fuori in attesa
che la prima campanella l'informasse della possibilità di
accedere alle classi. "Buongiorno Alya, buongiorno Nino" disse
avvicinandosi.
"Ehi, che ci fai qui a quest'ora ti hanno buttato già dal
letto?" La ragazza fece per rispondere quando i suoi occhi
intercettarono l'oggetto dei suoi desideri che si era appena
materializzato e stava raggiungendoli.
" Ragazzi!" salutò con nonchalance il
modello. Si era
avvicinato con aria rilassata tenendo la cartella poggiata sulla
spalla. I suoi occhi fecero una carrellata dei presenti
e sembrò
irrigidirsi appena quando incrociò quelli della corvina che
gli
sorrideva. Ricambiò schiudendo le labbra in un sorriso
indefinito.
Vedendolo giungere, aveva fatto appello a tutto il
suo
autocontrollo. Il sorriso che le rivolse quando arrivò
ancorché enigmatico, fece si che i suoi occhi
puntassero le
labbra del compagno. Ah
quelle labbra! Chissà se sarebbe stato
così bello baciarle, bello come nel sogno.. per un attimo le
sembrò quasi di risentire il calore delle labbra di lui
sulle
sue.
Risentire? scosse
la testa non le aveva mai sentite era solo un sogno...anche se nel
momento i maggior abbandono, non stava più baciando Adrien
bensì il suo
Chat Noir.. suo??
da quand'è che pensava a lui in quei termini!
Marinette si riscosse da quei pensieri
sentendo la campanella suonarle nelle orecchie e mettendo a fuoco il
presente vide
che Adrien aveva ancora lo sguardo fisso su di lei. Che avesse
continuato a guardarla tutto il tempo? Spostarono entrambi lo sguardo
altrove, incamminandosi verso la
classe.
Nino e Alya si scambiarono un'occhiata perplessa ma
non commentarono.
Era venerdì e con la prospettiva del
fine settimana alle
porte le ore di lezione passarono rapidamente.
I due
ragazzi dovettero affrontare l'interrogazione per
recuperare
il compito perso a causa dell'akuma; l'insegnante aveva optato per un'
interrogazione in coppia così da risparmiare
tempo e questo straordinariamente non aveva troppo
imbarazzato la ragazza. Se l'erano cavata bene concludendo degnamente
la settimana.
XXX
Era rilassante passeggiare godendosi i primi tepori
stagionali.
L'aria frizzante non troppo calda, faceva pregustare i futuri
giorni di
libertà estiva senza tuttavia possedere la morsa
afosa che li
caratterizzava.
I
ragazzi si erano dati appuntamento al parco per il primo
pomeriggio di sabato perché Adrien in serata
sarebbe stato impegnato con la sfilata
organizzata per l'evento di Beneficenza di Médecins sans
Frontières al
Centre Pompidou.
Quando Nino aveva proposto di trovarsi Alya e Adrien
avevano subito accettato mentre Marinette si
era fatta un po' pregare immaginando catastrofi apocalittiche.
Si era poi convinta
ad uscire dopo una serie di messaggi feroci dell'amica che la rimproverava
di voler perdere, per delle sciocchezze, l'occasione
di stare un po' con Adrien.
Ovviamente non stava succedendo assolutamente
di niente di catastrofico. I suoi
amici conversavano tranquillamente: Alya analizzava sul telefono gli
ultimi accessi al LadyBlog leggendo ad alta voce le domande
più
strane che venivano poste nella sezione Chiedilo a Ladybug,
mentre Nino raccontava ad Adrien i dettagli dell'ultimo video
gioco acquistato.
Alya e Nino ogni tanto si lanciavano un' occhiata
perplessa. I
loro due amici sembravano alquanto strani. Adrien ascoltava distratto;
più di una volta Nino lo aveva sorpreso con gli occhi fissi
sul
viso della compagna dai capelli neri. Dal canto suo Marinette sembrava
persa nei suoi pensieri, rispondeva a monosillabi e ogni tanto gettava
sguardi furtivi al
modello arrossendo visibilmente senza neanche avergli rivolto la parola.
Stanca di questa situazione la brunetta cinguetto
appendendosi
al braccio del fidanzato, rivolgendogli un sorriso complice "
Nino ho tanta voglia di un gelato!" Nino sorrise e
si alzo
immediatamente e si incamminarono verso il chioschetto che si
trovata al
di là della zona dei giochi dei bimbi.
Adrien si voltò verso l'amica che era
rimasta seduta sul
lato della panchina dove fino a qualche secondo prima chiacchierava con
l'aspirante
giornalista. I suoi occhi smeraldo s'incatenarono a quelli di
lei. Per un momento che a loro parve interminabile, rimasero
a guardarsi senza rivolgersi la parola, persi l'uno dello
sguardo
dell'altra. Una miriade di pensieri, nessuno di senso compiuto,
frullava nella loro testa.
Un' idea si affacciava timida nel cuore del
ragazzo e sembrava comunicarla attraverso quel contatto visivo alla
compagna che in trance non avvertiva più alcun imbarazzo.
Come
se i loro corpi avessero una propria volontà, senza mai
interrompere il contatto visivo i ragazzi diminuirono la distanza che
li
separava fino a
che la mano del giovane poggiata sul sedile di legno della panchina
quasi toccò la mano che la ragazza teneva abbandonata
accanto al
suo
corpo.
Non si resero conto se il contatto avvenne o meno
perché
in quel momento vennero traumaticamente destati dalle urla di alcuni
bambini che si inseguivano per i viali del giardinetto e che si erano
fermati a pochi metri da loro.
Una bimba con una maschera da Ladybag faceva
roteare un
pezzetto di spago, mentre urlava comandi ad un bimbetto con la
maglietta nera. Entrambi guardavano in modo battagliero degli amichetti
che evidentemente stavano interpretando la parte degli akumizzati.
"Usa il tuo potele cia nuar!" urlo la Ladybug in erba, mentre
il
maschietto compreso nel suo ruolo urlava a gran voce " Gattaclisma!!"
cominciando ad inseguire gli amici che scappavano
Dopo un' attino di sconcerto Marinette divenne
rossa,
imbarazzata, non sapendo in realtà se fosse per la scena
di gioco che la ritraeva in azione o per quello che stava provando
guardando Adrien. Il ragazzo dal canto suo vedendo i bambini
scoppiò
in una risata liberatoria si alzò dalla panchina e
rivolgendo un
sorriso rilassato all'amica chiese " ti va un gelato?" e
senza più guardarsi si diressero
verso il chioschetto seguendo gli amici.
Nessuno dei due notò
che Alya li stava guardando di sottecchi con un sorrisino compiaciuto.
XXX
Adrien era in auto, diretto verso la location
stabilita per l'evento, quando un esserino nero
sgusciò fiori dalla tasca della
sua giacca "Plagg"
sibilò il ragazzo premunendosi di mettere il blocco
ed
oscurare il vetro che divideva il sedile dell'autista da quello dei
passeggeri. " Che fai qui fuori?"
"Beh tra poco avremmo del lavoro da fare e io ho
fame, gradirei
un po' di nettare degli dei!" Il modello sbuffò
allungandogli però un pezzetto di formaggio recuperato dalla
scatola che teneva sempre in borsa "Io- sottolineò - ho da
lavorare tu potresti
stare tranquillamente nascosto nella borsa a dormire come fai sempre" "
Uhm potessi sfilare io in tutta la mia bellezza sfolgorante le luci di
Parigi sembrerebbero delle timide lucciole.. e comunque preferirei star
con te, amo il brivido della passerella! "
Il
ragazzo sospirò guardando fuori dal
finestrino "Sarà complicato con tutta quella gente
e
i cambi d'abito, ci proveremo." Il kwami vedendolo con le difese
abbassate continuò leccandosi le dita "Senti un po' Romeo,
cos'era quella scena al parco? " " Quale scena? " chiese il
ragazzo dubbioso.
Il dio della sfortuna continuò con tono vago "
Ma si, quando
facevi gli occhi da pesce lesso a quella tua compagna, quella che
è venuta a studiare come si chiama Laurette, Annette..?"
"
Marinette, si chiama Marinette! - sbotto il ragazzo - come se non lo
sapessi e io non stavo facendo proprio niente!"
"Ah si vero Marinette
- sorrise sornione - no no infatti anche sta volta non hai fatto
niente..."
"Ah smettila Plagg lo sai che il mio cuore è solo per
Ladybug!"
" Ma si, certo certo, però è carina, simpatica,
ha un certo non so che..- sospese la frase un secondo e poi concluse
-
dovremmo vederla più spesso.." la conversazione fu
interrotta
perché l'auto si fermo. Erano arrivati e
Plagg si rinfilò veloce nella giacca del ragazzo che ebbe la
sensazione di sentirlo concludere "... magari ha un'amica!" Ma
non ci badò e si diresse velocemente verso
l'entrata.
Erano le diciotto e Adrien giunto già da
alcuni
minuti al Centre Pompodou, stava preparandosi. Di suo padre
neanche l'ombra probabilmente era nella stanza dei bottoni,
pensò.
Seduto comodamente su una sedia, teneva gli
occhi chiusi affinché la truccatrice potesse fare il suo
lavoro.
Si sentiva quasi rilassato così lasciò
i pensieri scorrere in
libertà. Certo che la vita era strana fino a pochi mesi
prima
viveva rilegato in casa uscendo solo per motivi di lavoro. Poi aveva
iniziato la scuola, si era fatto degli amici, aveva ricevuto il
miraculous. Era come se vivesse tre vite parallele.
I suoi compagni
erano ragazzi con vite regolari impegnati con la scuola e coltivavano
hobby, interessi. A
differenza loro lui lavorava da quando era in tenera età in
quel
turbinio caotico e pericolosamente affascinante che era il mondo
della moda. Questo già faceva di lui una
straordinaria
eccezione ma,
come se non bastasse, lui era anche Chat Noir, l'eroico ed affascinante
eroe parigino e in quel momento si stava facendo incipriare.
Chissà cosa avrebbe pensato la sua Lady a vederlo
così.
Un sorriso divertito sgusciò dalle sue labbra provocando una
piccola protesta della professionista " Adrien la prego" " mi scusi mi
scusi " si affrettò il modello cercando di
contenere
il sorriso che continuava ad abbellirgli il volto. La ragazza gli
ricambiò il sorriso. In fondo era un bravo ragazzo. Uno dei
pochi che non trattava gli addetti ai lavori
come pezze da piedi. Non si era mai atteggiato, aveva sempre fatto il
suo lavoro in maniera sobria e impegnata.
Adrien cercò di ritornare a concentrarsi
sulla sfilata
mentre il brusio attorno si faceva più animato mancava poco
ora all'inizio dell'evento. Non si sentiva nervoso,
non per la sfilata almeno, ne aveva fatte a decine, alla fine erano
tutte uguali.
Sospirò cercando di ripassare le sue uscite e i
cambi d'abito il ritmo della musica su cui avrebbe dovuto camminare.
Di nuovo fu colpito da un attacco d'ironia. Si morse
leggermente il labbro per cercare di non sorridere. Si era appena visto
sfilare come Chat Noir, roteando la coda con la mano e facendo
l'occhiolino alle ragazze in prima fila. Si decisamente Ladybug lo
avrebbe ucciso con lo sguardo e forse non solo con quello.
Ladybug,
l'immagine della sua bella si stagliò nella sua mente
avvertendo
una sensazione di nostalgia, ormai erano giorni che non la vedeva. A
Parigi tutto procedeva tranquillamente. Chissà che diavolo
stava
facendo Papillon. Possibile che non avesse trovato un ospite per la sua
Akuma? Scacciò quel pensiero tornando con la mente alla sua
amata. Quando avrebbe voluto parlarle, stare un po' con lei,
poterle dire quello che sentiva guardandola negli occhi ... Gli occhi.
Un' altro paio di occhi si presentarono prepotentemente nella sua
testa. Due occhi blu magnifici profondi che quel pomeriggio lo avevano
incantato.
Si sentiva turbato da quando aveva fatto quel
sogno.LadyBug. Era
riuscito a fermarla l'aveva abbracciata e finalmente baciata. Le
sensazioni che aveva provato erano state stranissime. Aveva
già
baciato per ragioni di scena molte ragazze ma quel bacio
ancorché fosse solo un sogno gli aveva lasciato delle
sensazioni
indelebili. Durante quel bacio la trasformazione di entrambi era
terminata. Si era scostato tremante per vederla finalmente in
volto ma non era stato possibile: era come se la guardasse attraverso
delle lenti sfuocate. L'unica cosa che rimaneva chiara e a cui si era
aggrappato disperatamente erano i suoi meravigliosi occhi blu!
Con quegli occhi nel cuore il mattino si era recato
a scuola e
solo allora dopo tanti mesi aveva notato che anche Marinette
aveva gli occhi blu. Più dolci, timidi, profondi ma
altrettanto
meravigliosi.
Si riscosse dai suoi pensieri perché una
voce lo
chiamava insistentemente "Signor Agreste, signor Agreste!
Cinque
minuti!" "ah si certo" si alzò e indossò la
camicia
di lino blu
suo pantaloni grigi di taglio ampio. Rapidamente Plagg gli
scivolò in tasca. Si sistemò i capelli
passandoci una mano poi si diresse verso l'apertura tra le quinte che
portava in scena, mettendosi in fila attendendo il suo
turno.
Chiuse gli occhi concentrandosi solo sulla musica che rimbombava
in Place Stravinsky. Il percorso si snodava tutto intorno alla fontana
illuminata da dei fantastici giochi di luce che
si spostavano ritmicamente ora sulle opere d'arte
che decoravano l'ampia fontana ora sui modelli.
Gli piaceva quella location
la passerella era certo
più lunga di quella che percorreva di solito ma il
fatto
che fosse all'aria aperta alle prime luci del tramonto lo inebriava.
Sentiva l'aria fresca soffiargli in faccia. Era concentrato
non sentiva altro che la musica.
Marinette era incollata al
sito della Fondation
Agreste. Da quando Alya le aveva annunciato sorridente
che la sfilata sarebbe stata
trasmessa in streaming, non si era più mossa in
trepidante attesa nella speranza d'intravedere il suo
Adrien.
Una volta
stabilito il collegamento aveva
sentito il cuore galopparle nel petto
e troppo emozionata per riuscire a stare ferma
sulla sedia muoveva nervosamente le gambe. Tikki seduta sulla scrivania
sgranocchiava un biscotto guardando la sua amica
ridacchiando "Marinette se non ti dai una calmata entrerai
nello
schermo" "Oh Tikki non ho mai assistito una
sfilata di
Adrien, muoio dalla voglia di vederlo!"
"Beh - osservò malizioso
l'esserino - mi pare che oggi pomeriggio tu lo abbia visto bene...e
anche lui - ridacchiò - non ti toglieva gli occhi
di
dosso" " Ma che dici!"ribatté l'amica avvampando!
Finalmente vide i
primi modelli
incamminarsi lungo
il perimetro della fontana. Gli spettatori erano
posizionati ai
lati della piazza leggermente più in alto del piano
stradale.
Subito partì uno
scroscio di applausi che proseguì tenendo il ritmo della
musica.
Adrien, essendo il modello i punta della maison,
fu l' ultimo a presentarsi sfoggiando il suo miglior sorriso,
ammiccando nei
confronti della telecamera.
Naturalmente gli venne concesso un primissimo piano e questo fece
mancare un battito a Marinette. La telecamera si
allontanò per permette di vederne la figura per
intero. Il
ragazzo camminava con passo fluido, era decisamente affascinante.
Infine la regia allargo l'inquadratura donando una
fantastica visione d'insieme della piazza.
Marinette non stava nella
pelle, Adrien era
bellissimo, o meglio Adrien era sempre bellissimo, ma c'era qualcosa
nei
suoi occhi quando sfilava una luce divertita, come se prendesse in giro
il mondo. Un tipo di sguardo che conosceva bene e ritrovava spesso in
un altra persona.
Adrien, concluse la prima delle due
passerelle che
gli toccavano oltre a quella finale. Si accosto al angolo dove aveva
i cambi e sostituì i pantaloni con dei jeans blu e un
maglioncino in cashmere indossato a pelle. Prese il berretto e se lo
calo' sugli occhi, cercando di lasciare abbastanza spazio per il suo
kwami.
" Tre minuti signor. Agreste!" sentì dire in lontananza,
Terminò di sistemarsi e si
avvicinò all'uscita. Cinque, sei, sette, otto, via!
Il modello uscì
deciso affrontando una seconda volta il percosso stabilito e nuovamente
venne inquadrato dalla
telecamera che indugiò sui suoi meravigliosi occhi verdi
prima
di riprendere ancora tutto lo spazio della fontana. Una
macchina seguì ancora un po' i modelli fino al loro
rientro mentre dopo uno stacco una veduta aerea mostrava le persone
affacciate alla Terrasse du Musée posta al 5° piano
del
Pompidou dove, alla conclusione della kermesse modaiola, si
sarebbe svolta la cena per poi proseguire con
l'intrattenimento
fino a tarda notte.
La seconda passerella era conclusa e i modelli si stavano
cambiando per l'ultima chiamata quella riservata i capi più
eleganti. Adrien indossò un elegante smoking sdrammatizzato
dalla mancanza del papillon (cosa che gli strappò un sorriso
divertito) e dai primi due bottoni della camicia lasciati aperti.
Era pronto e si posizionò in fila aspettando il suo momento.
La musica incalzò le luci rotearono e lui uscì
sorridente.
La telecamera dello streaming inquadrò nuovamente l'erede
della
Maison Agreste incedere sicuro lungo la passerella. Dall'altra parte
della città, incollata davanti al monitor del suo computer
Marinette non poté trattenere un sospiro.
Quanto è
bello! Non posso
credere alla mia fortuna, non solo è uno dei modelli
più affascinanti di Francia, ma è in classe con
me.
Pensò
a quante altre ragazze fossero appiccicate ai pc per poter ammirare,
lui e tutti i suoi colleghi. Lei però lei lo
conosceva, gli
parlava, erano amici. Beh si se solo fosse riuscita d esprimersi
decentemente! Anche quel pomeriggio, che stupida non era riuscita a
dirgli niente di sensato e lui era lui che...la fissava?
Con un certo disappunto si accorse che ora le immagini trasmesse erano
nuovamente quelle aeree di un drone.
Il sole era calato ma ancora la notte
non era scesa. Il cielo di Parigi era graffiato dagli ultimi morenti
raggi solari.
Marinette teneva fisso lo sguardo sullo schermo nella speranza di
poterlo vedere ancora una volta.
D'un tratto lo sfondo dell'inquadratura catturò la
sua
attenzione, qualcosa non tornava. Era come se in
lontananza si intravedesse un vortice. Poi sentì un
lamento. Con il passare dei secondi si accorse che non era
proprio un
lamento ma sembrava più un urlo. Un urlo fragoroso
ed estremamente
fastidioso.
Un forte vento si alzò di colpo creando dei turbini
sollevando in volo tovaglie, tavolini,
sedie, tutto quello che incontrava sul suo cammino per poi
ricadere con schianto poco più in là.
Nella piazza delle alte colonne d'acqua si alzarono irrealisticamente
dalla fontana. Il pubblico rimase per un attimo basito pensando che
facesse parte dello spettacolo.
Poi nella piazza comunicarono a cadere materiali
raccolti in precedenza.
Alcune persone del pubblico iniziarono ad agitarsi guardando verso
l'alto e si alzarono in piedi come per iniziare a correre.
Il
drone era ancora in aria, su indicazione dei servizi di
sicurezza, la regia cercava di dirigerlo verso i turbini per
capire cosa stesse succedendo. Non durò molto,
perché in
mini velivolo venne risucchiato un una turbolenza contenente alcuni
frammenti di un tetto appena divelto.
Nonostante ciò la regia continuava a tenere aperto il
collegamento, magari avrebbero rivenduto le immagini al
telegiornale. Di colpo il vento che sospingeva i detriti e drone
cessò causando lo schianto di tutto sul selciato della
piazza.
La camera ancora accesa inquadrò il giovane Agreste che a
causa
dei detriti e dello spostamento d'aria veniva catapultato sotto dei
tavolini a lato della piazza. Poi il buio.
Marinette sudò freddo e boccheggiò cercando
l'aria che
proprio non voleva saperne di raggiungere i suoi polmoni. La voce non
arrivava, non riusciva a muoversi. La sua Kwami aveva
appoggiato
il biscotto e la guardava con urgenza. Poi finalmente urlò
" Tikki Trasformami!!" prima di gettarsi nella fresca sera
parigina col cuore in gola.
****
Ciao a tutti!
eccomi di nuovo a voi con un capitolo ricco di riflessioni. I
nostri eroi si trovano a fare i conti con il mondo onirico che
genera riflessioni inaspettate. In questa tutto sommato
tranquillità quotidiana si affaccia un nuovo pericolo ben
visibile. Ce ne sono altri nascosti?
Ovviamente non vi posso svelare nulla se non che il prossimo capitolo,
come potrete immaginare, sarà ricco d' azione.
Vi anticipo che sto pensando di cambiare il titolo della ff
perché non mi piace per niente. Sto cercando di farmi venire
delle idee ed ogni suggerimento è ben accetto :-)
Per chi volesse vedere la location dell'evento vi posto qualche
link: Fontaine la terrasse
La scena dei bimbi è dedicata a Chiara e Martina
^_^
Ringrazio tantissimo tutti quelli che leggono e chi ha salvato la
storia nei preferiti/seguite/ricordate. Se poi mi aveste voglia di
lasciarmi un commento mi aiutereste a capire se sto battendo una strada
interessante.
A tutti, in ogni caso GRAZIE!
Crisan
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 4 - Bonne Nuit - Prima parte ***
capitolo 4 - Le poupet
Adrien aveva percorso il primo dei due lati lungi
della
passerella sfoggiando una falcata elastica e sicura.
Si chiese se
i suoi amici lo stessero seguendo in streaming. Normalmente sfilava in eventi riservati agli
addetti ai lavori come a Milano, durante la fashion week.
Questa però era
un'occasione speciale, serviva per raccogliere fondi. Tutti potevano partecipare: i Vip avevano pagato una somma notevole per essere presenti
all'evento, ma contributi si raccoglievano anche via SMS o on
line; per questo la sfilata e parte della festa
sarebbe stata trasmessa via internet così che anche i donatori comuni,
la maggioranza, avrebbero potuto, seppur virtualmente, partecipare alla kermesse.
Gli era quindi sembrata una buona idea avvisare Nino e
Alya di quella diretta. Magari l'aspirante giornalista avrebbe colto l'occasione per
scriverci un pezzo.
Stava per affrontare l'ultimo lato della passerella
quando accadde qualcosa d'inusuale.
Delle alte colonne d'acqua si ersero improvvisamente dalla
fontana. Folate di vento sferzarono impetuose l'aria serale. Abituato com'era agli effetti
speciali, continuò a camminare nonostante sentisse, come dire " vibrare i suoi sensi di ragno".
Ebbe appena il tempo
di formulare mentalmente la battuta che il
vento cessò improvvisamente causando lo
schianto sul selciato dei alcuni detriti che aveva portato con se
per poi riprendere a soffiare impetuoso. Senza aver tempo di
rendersi conto il modello si trovò sollevato in aria di diversi
metri e subito dopo
schiacciato
a terra con forza.
D'istinto, sebbene nelle sembianze di Adrien, quando si era sentito sollevare si
era mentalmente
preparato all'impatto. Il prolungato contatto del suo corpo e della sua
anima con i poteri
cosmici di Plagg, aveva fatto si che restasse perennemente insita in
lui una minima parte delle abilità di Chat Noir. Ovviamente
però non era stato sufficiente per toglierlo definitivamente dai
pasticci.
Gli ci volle qualche secondo per riprendersi: la testa gli faceva male, aveva battuto contro qualcosa di
metallo. Emise un colpo di tosse e aprì faticosamente gli occhi
trovandosi davanti un telo colorato. Da fuori sentiva
provenire urla e rumore di oggetti schiantati fragorosamente al suolo.
Poi una voce accanto al lui lo scosse "Tutto bene amico?" chiese il suo kwami preoccupato. "Si,
Plagg sono solo un po' stordito. Andiamo non c'è tempo da
perdere! PLAAAGG, TRASFORMAMI!"
Un breve ed intenso lampo verde smeraldo gettò i propri
riflessi lungo la pareti di Place Stravinsky e dopo pochi secondi un
magnifico Chat Noir camminava sul bordo della fontana cercando di
dirigere il flusso delle persone verso l'uscita più vicina.
Ladybug saltava da un tetto all'altro con il cuore in gola,
doveva fare presto! Con un ultimo balzo raggiunse finalmente il tetto
del Centre Pompidou puntando lo sguardo verso il basso.
L'akumizzato non era in vista ma sul terreno si potevano
chiaramente veder i suoi effetti. Notò immediatamente il
compagno d'armi che aiutava le ultime persone rimaste ad
evacuare la piazza facendole confluire verso il punto dove la
polizia aveva creato un cordone di sicurezza.
Si lanciò dal tetto e delicatamente gli atterrò accanto " Chat! Che è successo!?"
chiese con una nota d'ansia nella voce. Il ragazzo si girò
sfoggiano uno sfavillante sorriso. Quanto le era mancata! "Benvenuta
MyLady è sempre una gioia incontrare il tuo sguardo!"
L'eroina gli rivolse un sorriso tirato e si guardò in torno." Sono tutti usciti? sono tutti salvi?"
"Si certo mia cara, nessun ferito grave come puoi vedere" Accompagnò la frase con un movimento plateale del braccio
destro come invitandola a guardarsi attorno scoccandole poi un
sorriso ammaliatore.
Lo sguardo di Ladybug percorse preoccupato tutta la piazza fino
a posarsi su quel gruppo di tavolini rovesciati sotto i cui aveva visto
sparire Adrien.
" ...e Adrien?" sussurrò " Chi? " chiese Chat perplesso e
sorpreso di sentire il suo nome sulle amate labbra " A- Adrien
Agrest... " cominciò l'eroina ma venne interrotta dalla domanda
sorniona di un gatto " Ah il giovane Agrest? Si certo,
perché ti interessa?" " ah beh si A- Adrien Agrest è un
mio com.. - si blocco- è un mio conoscente sta bene? Ho
visto che veniva sbalzato via..." " Hai visto??? - disse il ragazzo tra lo
scioccato e l'incuriosito avvicinandosi al suo volto - Stavi guardando lo streaming??"
" No io, ma come ...- cominciò a spiegare balbettando,
accidenti quanto si sentiva Marinette in quel momento e lo sguardo
inquisitore di Chat non aiutava per niente - me lo ha detto
Marinette, sai quella ragazza carina che abbiamo difeso da Dessinateur .." concluse rapida. "Ah si certo, Marinette..." confermò lui con un inflessione strana
nella voce come, se nella sua mente si fosse materializzata l'immagine
della ragazza.
La loro conversazione fu interrotta da quella che sembrava una
scossa di terremoto. Violente vibrazioni fecero tremare i vetri dei palazzi circostanti.
"Il giovane Agreste sta benissimo, non preoccuparti e ora forza Mylady andiamo a vedere chi ci ha fatto saltare i
programmi del sabato sera!" Disse facendole l'occhiolino. Con
un paio di salti si portarono nel punto dove tutto sembrava essere cominciato.
Si trovarono davanti una ragazzina di un'età
incerta. Non era più una bambina, nel senso stretto del
termine, ma la sua espressione imbronciata su un corpo all'alba dell'adolescenza la rendeva indefinibile.
Aveva i biondi capelli sciolti lungo le
spalle che terminavano con dei
soffici boccoli. Indossava una veste chiara con maniche a sbuffo;
dei
piccoli cuoricini abbellivano il corpetto leggermente arricciato
sul davanti e sottolineavano in maniera aggraziata un ipotetico seno.
Quegli stessi cuoricini, però leggermente in
rilievo, ornavano il bordo della gonna. Calzava un paio di
ballerine rosa con
ricamo a cuore sulla punta. In mano teneva un libricino con la
copertina di pelle rossa. Sembrava molto antico.
Il viso candido faceva spiccare i suoi occhi: due fanali tristi color del
cielo, circondati da lunghe ciglia chiare. Le labbra, di un rosa lucente
si inarcavano in un sorriso triste.
La ragazzina non degnò di uno sguardo i due appena giunti ma lo rivolse ad
alcune persone ferme all'angolo della strada che cercavano un posto
per nascondersi. " Ho detto seduti!" disse con un sussurro ma nel
contempo pestò violentemente un piede a terra provocando un
terremoto che portò la caduta di alcune tegole e di pezzi di cornicione.
Con un balzo Chat si parò davanti ai malcapitati e roteò
vorticosamente il suo bastone impedendo che il materiale
li colpisse.
Solo allora la ragazzina sembrò accorgersi della loro presenza e si fermò a guardarli come in trance.
"Wendy sono arrivati prendi i loro miraculous e ti
assicuro che nessuno ti impedirà più di fare tutto quello
che vuoi!"
"Si Papillon!" disse una vocina acerba. Il sorriso triste lasciò il posto ad un ghigno freddo e malefico.
"Ben arrivati! Aspettavamo solo voi per cominciare - disse a voce
alta - ora fate i bravi datemi i vostri Miraculous e potremmo
essere
tutti a letto per le dieci!"
Chat ridacchio e si rivolse malizioso piegandosi verso la sua compagna
" Non mi sembra una cattiva idea, cosa ne pensi Mylady?
La ragazza gli rivolse uno sguardo ironico e gli posizionò
l'indice a mano destra sulla fronte per allontanarlo "Non mi sembra il
momento di farsi venire strane idee, gattino!" Il felino non si
fece intimorire e rincarò la dose "Quindi potremmo trovarne un
altro?"
"Nei tuoi sogni micetto" rispose facendo qualche passo
avanti per mettere nuova distanza tra loro. Magari bisbigliò il felino ma troppo sommessamente perché fosse udibile.
Marinette non sapeva perché ma trovarsi davanti Chat Noir dopo quello che
aveva sognato, le metteva una certa agitazione. Troppo preoccupata per la
sorte di Adrien non ci aveva fatto subito caso. Ma ora il fatto di
sentirlo fare stupide battute, trovarselo così vicino, con
quei meravigliosi occhi verdi a pochi centimetri dal suo viso,
l'aveva destabilizzata. Il suo cuore aveva accelerato i battiti e
aveva dovuto concentrarsi parecchio per recuperare velocemente una
risposta che celasse il suo imbarazzo. Aveva la strana impressione
che il suo Chat si fosse fatto più audace o forse era lei che
prestava maggior attenzione alle sue provocazioni. In ogni caso non era
quello il momento per perdersi in romanticherie.
D'altro canto anche Chat si sentiva inquieto ad averla vicino. Si c'erano
l'Akuma, le persone da salvare ma avrebbe voluto potersi dimenticare di tutto. Avrebbe voluto prenderla tra
le braccia e portarla via, in alto, sulla tour Eifel o sulle
guglie di Notre Dame per poterle parlare, dirle finalmente quello che
provava e magari, si, baciarla.
Voleva tanto che lei lo accettasse,
non solo come Chat Noir. Non aveva mai creduto che tacere ad oltranza
la loro vera identità fosse un bene. Almeno non tra loro.
Il
conoscere le loro vere identità li avrebbe aiutati maggiormente
nella loro inusuale gestione del quotidiano e, ne era sicuro, li
avrebbe avvicinati ulteriormente. Non sarebbe stato un intralcio.
Prendi Batman e Robin, loro si conoscevano anche da "civili" e la cosa
non aveva mai influito. Beh forse non era l'esempio più calzante
ma al momento non ne aveva in mente altri.
Quel sogno, inoltre, lo
ossessionava. Voleva, oh si che voleva sentire quelle labbra sulle sue.
Questo desiderio lo aveva reso più intraprendente alla prima
occasione. Dopo aver detto quella stupida battuta si era morso la
lingua, forse questa volta aveva effettivamente esagerato. Ma lei non
si era scomposta e lo aveva rimesso in riga come sempre. Forse, una
piccola esitazione? Ma non ne poteva essere sicuro in fondo si
trovavano davanti ad un nemico e lui si era messo a fare il cascamorto.
Alya dopo aver visto Adrien scaraventato
a terra, era rimasta pietrificata. Si riprese in pochi secondi. " Mamma esco!"
Urlò mentre prendeva il giubbotto e recuperava un
power banck dal cassetto della scrivania. Aveva sempre il cellulare
carico, ma era meglio essere prudenti. "stai attenta tesoro!" la voce
della madre la inseguì. Per fortuna era ancora presto e non era
buio.
Appena in strada la ragazza si mise a correre e in poco tempo
raggiunse il metrò. Direzione Centre Pompidou!
Durante il
tragitto provò varie volte a chiamare Marinette. Ma l'amica
non rispondeva. Sperò che si fosse addormentata e non avesse visto
quello che era successo alla sfilata. Ma ne non era davvero
convinta.
Dopo un breve tragitto in treno arrivò ad Arts et Métiers da lì dovette proseguire a piedi. Il
percorso si rivelò più difficile del previsto
perché la polizia stava facendo allontanare tutti i civili dalla
zona dell'attacco, creando un'area di sicurezza di un paio
d'isolati attorno al Centre con lo scopo d'isolare l'akumizzato, i suoi
effetti ed impedire l'accesso dei curiosi.
Da lontano vide che lungo la strada era posizionato un posto di blocco.
Si accostò cercando di non dare nell'occhio. Come fu
abbastanza vicino, si fece coraggio. Tirò fuori il tesserino
della palestra e tenendolo con due dita in modo che non si vedesse
quasi niente oltre alla foto e alcuni dati anagrafici, si diresse
decisa verso il piccolo varco che lasciavano le auto della polizia.
Quando fu a pochi passi dall'apertura i gendarmi si voltarono a
guardarla e lei preparatissima cominciò a correre alzando il
tesserino davanti alla faccia urlando " Permesso stampa!"
Senza fermarsi davanti ai richiami degli uomini che cercavano di
bloccarla, cominciando ad inseguirla urlandole che era pericoloso, Alya
si precipitò verso il punto da cui proveniva il rumore e da cui
le venivano incontro alcune persone che cercavano di allontanarsi.
L'inseguimento terminò perché di colpo una scossa
di terremoto causò la caduta di alcune tegole e
di pezzi di cornicione. Gli uomini che la inseguivano a quel punto si
fermarono e si dedicarono a portare in salvo le persone in fuga.
Alya ne approfittò per accelerare e cercare di individuare la sua
eroina. Non ci mise molto. La trovò in un angolo della via
che puntava l'indice sulla fronte di Chat Noir che la guardava
ammaliato.
A qualche metro da loro una ragazzina dall'aria familiare. Non che la
conoscesse ma la sua mise le ricordava qualcosa anche se in quel
momento non riusciva a mettere a fuoco.
Qualche istante dopo sentì Ladybug rivolgersi alla piccola nemica.
" Senti..." Cominciò facendo un passo verso la ragazzina.
Un lampo di rabbia passò negli occhi cerulei che
per un secondo divennero quasi neri. "Ho detto, datemi i vostri
Miraculous" disse ancora indurendo leggermente lo sguardo ma mantenendo
tutta via ancora uno stato, almeno apparente, di quiete.
Chat Noir era restato leggermente indietro rispetto alla sua compagna.
L'aria innocente di quella bimba lo rendeva inqueto.
Si guardò intorno in cerca delle possibili prede
dell'akuma ma non scorse nulla di anomalo.
Niente mummie, niente
belve, nessuna trasformazione, insomma niente di niente. La cosa non gli piaceva
affatto.
"Ascoltami lo so che sei arrabbiata ma se solo provassimo a
parlare troveremo sicuramente una soluzione..." Wendy
sospirò ed abbassò gli occhi "I Miraculous, ora!" disse
senza guardarla in faccia allungando verso l'eroina una piccola mano
bianca, dall'aria tenera, morbida.
Ladybug fece un altro passo verso di
lei. Quella bimba la inteneriva era decisamente più grande di
Manon ma quel viso, quegli occhi gliela ricordavano molto.
Papillon, poi, sfruttava i sentimenti negativi: la tristezza, la
paura, la frustrazione e quella ragazzina doveva soffrire molto. Lo
sentiva, lo vedeva.
Chat non era tranquillo la sua Lady era
troppo concentrata ad evitare lo scontro sembrava avere la guardia
abbassata, troppo. No decisamente qualcosa non tornava.
"Ti prego piccola.." continuò dolcemente la coccinella.
Fu un secondo ma Chat lo vide
chiaramente: Wendy chiuse gli occhi mentre i suoi muscoli si
irrigidivano. Vide lo spasmo della mascella e la vide
serrare i pugni fino a far sbiancare i nocche. La vide prendere un
respiro e poi, di colpo, spalancare gli occhi pieni di rancore ed urlare fuori di se "N-O-N chiamarmi piccola,
non sono PICCOLA!"
"Attenta!" urlo il gatto balzando verso la compagna per proteggerla ma non ci
riuscì, né Ladybug poté sentire il suo avviso
perché la voce del ragazzo venne coperta interamente dall'urlo
dell'akumizzata che non aveva più niente di umano. Lo stesso
urlo che avevano sentito prima.
Fu come andare a sbattere contro un muro. L'onda d'urto dell'urlo
generò un vento potente che sollevò in aria tutto quello
che trovava attorno investendo un impreparata Ladybug che venne
spazzata via. Chat volò via poco dietro di lei perché
venne colto dal uragano nascente mentre effettuava il balzo per
avvicinarsi a lei.
Vennero sollevati a gran velocità nel cielo di Parigi.
Ladybug sembrava completamente il balia degli eventi. Probabilmente
l'essere così vicino alla fonte del vento e dell'urlo l'aveva
stordita. Sembrava non avere coscienza. Chat sentiva di dover intervenire se si fosse
abbattuta a terra in quello stato si sarebbe sicuramente ferita.
Si lanciò di testa allungando le braccia lungo il corpo per
migliorare l'aerodinamica ed aumentare la velocità.
In pochi attimi fu accanto al corpo della ragazza che
fluttuava flagellato dalle folate e dai pezzi di detriti che strappati
dall'ambiente circostante le venivano scagliati addosso come
proiettili. " MyLady, mi senti! " le sussurrò all' orecchio il
ragazzo mentre l'afferrava per la vita e la stringeva contro il suo
petto. Allungò il bastone e cercò velocemente un punto in
cui ancorarsi.
Adocchiò un paio di comignoli e ci
scaraventò il bastone in mezzo visto che il vento li stava
spingendo in quella direzione. Appena furono a portata arpionò l'arma
con la mano libera puntando i piedi sul tetto per mantenere salda la
presa. Con l'altro braccio stringeva ancora la sua amica che cominciava
a riprendersi. "Chat..." mormorò lei alzando gli occhi
color del cielo sul viso dell'eroe.
Gli occhi verdi penetranti la
vicinanza alle sua labbra e il calore che le stava infondendo la
vicinanza col suo corpo fecero il resto. Di colpo si ritrovò ad
arrossire posò una mano sul petto del ragazzo e riprese l'equilibrio.
"Accidenti che caratterino quella ragazzina!" scherzò lui ponendosi
in posizione di difesa osservando il punto in lontananza da cui Wendy li guardava
rabbiosa.
"Bene ora che sappiamo da cosa si originano gli uragani come la
affrontiamo?" Chiese Chat scuotendola dai suoi pensieri.
Attorno a loro i vetri delle case erano saltati, sembrava di essere in una zona appena bombardata.
"Prendete i loro Miraculous!" urlo Wendy , senza però
raggiungere la potenza necessaria per creare l'uragano, ma battendo
furiosamente i piedi provocando un ondata di terremoto che
abbatté alcune delle case circostanti ed incrinò,
facendola piegare su un lato, quella su cui erano atterrati.
Chat punto' il bastone sul marciapiede sottostante ed afferrò la
sua lady per la vita, lei però si divincolò
accettando tuttavia il passaggio
mettendogli le braccia al collo.
In un attimo furono a terra cercando di evitare i calcinacci che cadevano dalle case diroccate.
Si guardarono attorno per capire da che parte potesse arrivare
l'attacco e quello che videro li lasciò perplessi. Alcune delle
persone che prima cercavano di fuggire si stavano avvicinando a
loro con gli occhi sbarrati ma non sembrava che li vedessero
veramente. Erano in una sorta di trance.
Mentre analizzava la situazione Ladybug sentì un tonfo provenire
dalla propria destra. Voltandosi vide Chat cercare di disfarsi da alcuni individui che gli si erano riversati addosso.
La situazione era alquanto ridicola. Il felino stava faticando non poco a
liberarsi di una signora anziana che lo teneva bloccato a terra mentre
un minuto ragazzino cercava di afferrargli il polso per sfilare l'anello.
" Hai finito di giocare? " chiese ironica la coccinella mentre con un
balzo si allontanava da un ragazzotto piuttosto robusto che aveva
cercato di afferrarla " Come sei simpatica Mylady. Mi pare evidente che
questo stato di trance non solo alteri la loro coscienza ma in qualche modo
sblocchi anche le loro risorse fisiche" commentò il ragazzo che
finalmente era riuscito a liberarsi dei suoi assalitori.
Si spostarono entrambi sul balcone di una casa ancora intatta per
visualizzare meglio la situazione.
Wendy intanto vedendoli
allontanarsi si innervosì ulteriormente. " Prendeteli, prendeteli,
PRENDETELI" urlò battendo i piedi attivando così
contemporaneamente una serie di uragani e un forte terremoto che apriva
voragini ogni qual volta i due eroi provavano a toccare il suolo.
Ladybug provò a bloccare i capricci della ragazzina che ormai
aveva il volto trasformato dalla rabbia legandola con lo yo-yo, ma
questo aumentò solo la sua reazione. Al culmine
dell'ira tirò il filo scaraventando a terra l'eroina
liberandosi.
Dai suoi occhi uscirono veloci due lacrime di odio che si
affrettò a raccogliere con un dito.
Se qualcuno avesse
interpretato quello come un momento di debolezza si avrebbe
sbagliato di grosso. Con un movimento rapido la ragazzina
scagliò quella che era diventata una pallina bianca brillante
verso i due ragazzi che di colpo si trovarono stretti imprigionati in
una lacrima.
La forma a goccia aveva fatto in modo che le loro gambe fossero
intrecciate e si ritrovarono a fissarsi negli occhi. Per mantenere
una certa visuale Ladybug aveva appoggiato la mano destra sul petto di
Chat mentre, voltata di tre quarti, guardava verso l'akumizzata. Chat
per lo stesso motivo le teneva una mano delicatamente appoggiata sulla
schiena.
"Mia cara dovremmo smetterla di incontrarci così "
sorrise sornione, mentre la corvina gli scoccò uno sguardo
scocciato, che divenne preoccupato quando si accorse che la seconda
lacrima, penetrando nella prima stava facendo salire una marea
salata.
"Micetto, ti prego, se non vuoi restare in questa valle di lacrime,
troviamo un modo di uscire di qui.."
"Come Madame desidera"
disse sussiegoso il felino e provò a trafiggere la goccia con in
suo bastone che però fu respinto rimbalzando.
"Prova ad allungarlo piano puntandolo verso il basso, io mi
preparerò per i nostri amici là fuori" suggerì la
ragazza guardando appena oltre la loro prigione e scoprendosi
circondata da altre persone in trance.
Che avrebbero fatto? li avrebbero
attaccati per prendere i miraculous non appena fossero svenuti per la
mancanza d'ossigeno? Intanto li livello delle lacrime saliva
pericolosamente. Chat Noir fece come suggeriva la sua compagna e in un
secondo come fosse un grosso gavettone, la lacrima esplose
liberando i parigini; nel medesimo istante in cui
Ladybug toccò terrà cominciò
a far roteare vorticosamente la sua arma neutralizzando di tutti i nemici
che li assediavano.
Wendy non esitare ricorda quando avrò i loro miraculous nessuno
potrà impedirti di fare quello che vuoi e di stare con chi
vuoi..."
"Non preoccuparti Papillon, non siamo che all' inizio. Ora viene la parte migliore" concluse con un ghigno
"Bene, Wendy ora a noi! Devi ribellarti a Papillon, qualsiasi cosa ti abbia promesso non è la soluzione..."
"Oh ma io ho già la soluzione - rispose enigmatica
l'akumizzata alla portatrice del miraculous della coccinella -
dovete andare a letto bambini. Silenzio. E' l'ora della storia!"
Wendy aprì velocemente il libricino che aveva custodito nelle
sue mani fino ad allora e iniziò a leggere da pagina uno " C'era ..."
I suoi piedi si erano staccati dal suolo
avvolta in una turbine di vento sconvolgente che la rendeva
bellissima e terribile nello stesso tempo. Ladybug fece per ribattere
ma venne azzittita con una forte raffica di vento che la costrinse a
piegarsi in avanti per riuscire a stare in piedi e a coprirsi gli
occhi che non riusciva più a tenere aperti con un braccio.
" SILENZIO ho detto - e aggiunse con una risata malefica - dunque, c'era una volta...."
Alya terrorizzata, nascosta
dietro un cespuglio, filmava di nascosto
quello scontro, avrebbe dovuto fare molti tagli perché il vento
e il terremoto avevano sicuramente reso le immagini molto mosse, ma non
era ciò che la preoccupava maggiormente in quel momento.
Improvvisamente in mezzo alla strada si era materializzato un enorme
Big Ben e Ladybug e Chat stavano volando velocemente ed apparentemente senza meta nel cielo parigino.
Di colpo come era apparso, in un lampo chiaro, l'immenso orologio
scomparve così come l'akumizzata e gli eroi parigini.
****
Ciao a tutti!
innanzitutto vorrei scusarmi per il ritardo di pubblicazione, in
special modo con Marlena_Libby, a cui avevo promesso di andare on
line entro lunedì 26 giugno. ^_^'
La verità è che la stesura di questo capitolo è
stata molto complessa. La storia che avevo in mente era già
abbastanza ingarbugliata di per se, per di più le scene di lotta
mi hanno creato diverse difficoltà.
Così quando mi sono ritrovata a fare la revisione, in
pratica ho deciso di riscriverlo completamente. Così da un capitolo sono
diventati due: Bonne Nouit prima e seconda parte.
Inoltre presa dallo sconforto perché non riuscivo vedere la
luce mi sono pure fatta distrarre: sono andata al cinema a vedere
SAO (sword art on line - universo a me fino a quel momento completamente sconosciuto)
che mi ha completamente conquistato così per alcuni giorni ho
perso il lume della ragione. Finalmente tornata in me ( mah
sarà?) ho completato la revisione della parte uno, che ora vi ho
sottoposto.
La buona notizia è che il capitolo 5 è già quasi
finito quindi auspico, ma non prometto, di pubblicarlo quanto prima.
Spero mi perdoniate per questo e perché comunque il capitolo non è venuto esattamente come volevo.
Ora però vorrei farvi una domanda... qualcuno sa a chi si ispira l'akumizzata?
Grazie ENORME a tutti quelli che leggono a quelli che mi seguono ( wow siete
diventati tantissimi! ) e a chi passa di qua solo per prendere un
caffè. :-) Un grazie sentito a chi commenta ^_^
Grazie, grazie, grazie! :*
A presto,
Crisan
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 5 - Pirati ***
Pirati
Capitolo 5 - Pirati
Ladybug e Chat Noir si trovarono nuovamente sollevati in aria, questa
volta però avevano preso una direzione ben precisa in
alto nel cielo verso due piccole stelle molto luminose.
Il vento che li avvolgeva prepotentemente, li stava conducendo in un qualche
luogo lontano da Parigi.
Un attimo di
terrore colse la ragazza che si voltò a cercare con gli occhi il suo compagno.
Lo trovò alcuni metri dietro di lei, così fece ruotare lo yo-yo e lo
lanciò afferrando il ragazzo per un polso e strattonandolo lo avvicinò a se.
“Grazie insettina
mia, è bello sapere che mi vuoi accanto nel bene e nel male...”
ridacchiò abbracciandola facendo aderire il proprio petto alla spalla
desta di lei, serrando ulteriormente la presa imprigionandola tra il
proprio corpo e la propria arma.
Nonostante
la battuta, il viso del giovane non riusciva a celare un velo d’inquietudine.
Se si fossero schiantati al suolo a quella velocità e da quell’altezza, si
sarebbero fatti molto male, per essere ottimisti.
Ladybug se
ne accorse e non rispose alla battuta ma si limitò a puntargli in viso gli
occhi azzurri domando "Dove ci starà portando?"
"Non lo
so Mylady. Proprio non lo so" rispose pensieroso.
Restarono in volo pochi secondi che a loro parvero infiniti. D’un
tratto l’aria che li colpiva in faccia cambiò e si fece più leggera,
frizzante. Respirando si ritrovarono in bocca un gustoso sapore di salsedine.
Guardando in basso si accorsero di essere sul mare. "M-mah, non è possibile"
balbetto Ladybug guardando stranita il compagno che istintivamente
aumentò la presa dell'abbraccio. Il suo sguardo ora era veramente preoccupato.
Cominciarono
a scendere. Sotto di loro videro un’isola e si scambiarono un'occhiata perplessa quando si
accorsero che, vista dall'alto presentava delle scritte: Laguna delle
Sirene, Scoglio del Teschio, Baia dei Pirati?
“Ma, ma
questa…” cominciò Ladybug sconvolta "già sembra essere l’Isola che
non c’è!” concluse Chat roteando il bastone sulla testa
velocemente per tagliare l’aria e rallentare la loro discesa a terra.
“ Eh ora?”
chiede Ladybug guardandosi intorno, una volta toccato il suolo.
“Togliamoci
dall’acqua Mylady sento un ticchettio!” disse Chat allontanandosi dal
bagnasciuga.
S’incamminarono
sulla spiaggia; il sole alto, l’acqua cristallina e una leggera brezza
rendevano il posto un incanto.
E' un posto meraviglioso, sarebbe
bello poter fare una nuotata pensò distrattamente l’eroina guardando le onde infrangersi a
riva.
Quasi
intuendo i suoi pensieri Chat Noir le chiese "Il tuo costume ha una
versione bikini?" Lei gli rispose con un sorriso sarcastico.
Anche se
provavano a mantenere la calma la situazione era preoccupante.
Chat sospirò
e si fece serio. "Ok cerchiamo di capire cos'è successo e come possiamo
andarcene da qui." disse sedendosi sul masso più basso di un
gruppo posto sotto delle piante. Il caldo si faceva soffocante dentro la
loro tuta.
"Dunque cominciamo a capire dove ci troviamo veramente."
cominciò la coccinella aprendo lo yo-yo per visualizzare la mappa. Lo schermo
cominciò a lampeggiare restituendo in alternanza un messaggio di errore e
l'immagine di un’isola con la scritta in sovrimpressione "Never Never
Land!"
"Ecco qua!" sospirò l'eroina mostrando al compagno il risultato della
sua ricerca.
Al ragazzo scappò un sorriso rassegnato. “Purtroppo la mia Lady ha sempre
ragione. Ma come ci siamo finiti?" " Uhm - mugugno la ragazza
tamburellando l'indice della mano destra sul mento - probabilmente è accaduto
quando ha aperto il libro. In qualche modo deve averci scaraventato dentro la
storia."
"Giusto, probabilmente è lì che si trova l'akuma... ma come facciamo ad
uscire e a distruggerlo? "
"Beh, questo è quello che dobbiamo scoprire Micetto."
Di colpo Chat Noir scattò in piedi avvicinandosi a lei e posandole un
dito sulle labbra mentre le sussurrava "Shhh" Si guardò in torno
guardingo, poi sussurrò. "Vieni, spostiamoci in un posto più riparato.
Qualcuno ci sta osservando".
S’inoltrarono nel bosco, ma la sensazione di essere pedinati non si dissolse.
Proseguirono ancora per un centinaio di metri.
Era chiaro che chiunque li
stesse seguendo conoscesse molto bene il posto, mentre loro si
trovavano in territorio ostile. La giungla si stagliava
lussureggiante e per avanzare più
rapidamente decisero di seguire un accenno di sentiero.
Procedere su quella che poteva essere
considerata l'unica strada battuta li esponeva a rischi sicuri ma
non
avevano scelta.
Proseguirono circospetti ancora per un po' fino a che non sentirono il rumore di un
ramo spezzato proprio dietro le loro spalle.
Si voltarono di scatto e videro un
grosso tronco, sorretto da liane, avvicinarsi velocemente a mezz'aria.
Fecero
entrambi un salto indietro per evitare l'impatto ma appena
toccarono terra
si trovarono a sprofondare in una voragine. Ladybug fece roteare lo
yo-yo per tentare di legarlo a uno dei rami che ombreggiavano la strada
ma una pioggia di
rami, legni e sassi, probabilmente quelli che coprivano la buca,
contrastarono
il lancio e l'arma ricadde molle a fianco della ragazza.
Raggiunto il fondo della buca Chat aiutò la sua amica a rialzarsi le cinse
la vita con un braccio e allungando il suo bastone le urlò " tieniti
stretta, l'ascensore sale!"
Non fece in tempo ad uscire dalla buca che si trovarono
imprigionati in una robusta rete da pesca. Una risata
sguaiata giunse alle loro orecchie.
Davanti a loro si stagliava con le mani sui fianchi, un uomo alto
con vestito di nero; sotto la giacca arabescata s’intravedeva una ricca camicia
chiara con le rouge ed in testa portava un appariscente cappello piumato.
Al posto
della mano sinistra spiccava un lucente acuminato uncino.
Un sorriso perfido gli
si stagliò sul volto "Vedo che i nostri ospiti sono stati così gentili di
tirarsi fuori da soli da quel fetido pozzo." "Chi siete? Cosa
volete?" urlò Chat cercando di riprendere il controllo della
situazione." Oh ma come sono sbadato, ho scordato le buone maniere -
rispose ghignando - sono Giacomo Uncino il Capitano della famigerata..."
" Jolly Rogers!" Completò Ladybug sconcertata. Nonostante tutti
gli indizi ancora non voleva crederci.
"Noto con piacere che la mia fama è continua a riverberarsi. Ora se abbiamo
finito le presentazioni, possiamo procedere. Spugna! Pendaglio da forca,
portali alla nave, prima ci liberiamo di questi pagliacci prima avremo il
potere per sconfiggere Peter Pan!"
" M- ma capitano una donna sulla nave porta sfortuna " balbettò il
povero nostromo.
"Come osi lurida feccia contestare un mio ordine! - tuonò il capitano - e
poi non preoccuparti non ci staranno per molto. Entro un’ora cammineranno
saranno cibo per coccodrilli!
Pochi minuti
dopo si trovavano su una scialuppa a remi diretti verso un magnifico
veliero attraccato leggermente al largo della baia.
Erano stati liberarti balla rete e posti a prua con le mani legate dietro la
schiena.
"Dobbiamo cercare di liberarci" sussurrò la ragazza piegandosi
leggermente verso il compagno. " Non posso usare il Kataclisma. Non sono
sicuro che sarebbe facile trovare qui attorno del Camembert." rispose il
ragazzo con un sorriso tirato.
Ladybug sospirò poi d'un tratto riprese "potresti usare gli artigli
per sciogliere me."
S'interruppe, il nostromo li stava guardando
sospettoso. Dopo qualche secondo riprese "pensi di farcela?"
Il
ragazzo annuì " Magari ci servirebbe un diversivo" terminò la
ragazza "A questo penso io" sussurrò sornione e così dicendo
si sporse appoggiando la testa nell’incavo del collo dell'amica
che sussultò avvertendone sulla pelle il respiro caldo. Contemporaneamente
Chat aveva
allungato, per quel che era possibile, le proprie mani verso i
polsi legati dietro la schiena dell'eroina in modo da sfilacciare
le corde.
"Ehi voi due che combinate!" Urlò il nostromo ma Chat prontamente le
rispose "Signore la mia fidanzata è sconvolta da tutta questa situazione
mi permetta di consolarla"
Ladybug s'irrigidì di colpo mentre Spugna si spingeva in avanti
facendo forza sulla gambe per alzarsi ed andare a
dividerli ma l'uncino del capitano gli si
parò davanti. " Lasciali stare Spugna. Che non si dica che il
Grande Capitan Uncino non conceda l'ultimo desiderio ai prigionieri
"
Ladybug stava per fulminare il compagno ma visto che la sua sceneggiata
sembrava funzionare stette al gioco e appoggio la guancia sulla testa
dell'amico aumentando il contatto dei loro corpi. Sentì uno sbuffo caldo alla base del collo;
probabilmente Chat stava sorridendo all'idea che lei si fosse lasciata andare. La
cosa l'irritò ma al momento non poteva fare altro.
Dopo pochi secondi sentì le corde allentarsi, non avevano ancora ceduto ma
la ragazza aveva recuperato sufficiente mobilità per potersi liberare.
Quindi piegò la testa in avanti fino a sfiorare con le labbra la fronte
dell'eroe sussurrò "prendi un bel respiro". Chat fece
velocemente come gli era stato ordinato. Se trattenne un brivido a quel
contatto, fu perché l'adrenalina cominciò ad andare in circolo. Si sentiva
euforico.
Un istante dopo Ladybug gli afferrò i polsi ancora legati dietro la
schiena e lo spinse fiori bordo con tutta la forza del suo corpo
scaraventandolo prepotentemente in mare.
I due sparirono velocemente dalla vista dei pirati che, imprecando, cercavano
di individuarli tra i flutti.
"Dannate sardine putrefatte, ve li avete fatti scappare!" Urlò Uncino
alzandosi di scatto e facendo rollare paurosamente la piccola
scialuppa. "Capitano, calmatevi rischiate di rovesciare la barca se
continuerete ad agitarvi così " " Eh allora?- ringhiò furente il
capitano - non dirmi che hai paura di due mocciosi perché entro un’ora ti
regalerò la più della cravatta che l'albero di trinchetto abbia mai
visto!"
"Ma no, mio capitano cosa dite, e che l'acqua è...- cercò le parole -
profonda, ehm...bagnata - Uncino alzò un sopracciglio pronto a replicare -
a-abitata? " concluse titubante il nostromo disegnando per aria con un
dito il dondolio di un pendolo.
Uncino sbiancò e con estrema calma si sedette sulla panca di poppa. Lo
sciabordio dell’acqua dei due fuggiaschi aveva provocato l'interesse degli
abitanti della baia, così non passò molto che i pirati sentirono in lontananza
l'inquietante ticchettio di un orologio. "Magari è la volta buona che quel
dannato coccodrillo serva a qualcosa. Spugna! Riaccompagnami sulla Jolly
Rogers. Voi altri dirigetevi nuovamente a riva. Non potranno nuotare a lungo
non sono mica pesci - ed aggiunse con un sorriso malefico - e se lo fossero,
finirebbero dritti dritti nella mia rete!"
"Avanti razza di rammolliti - urlò Spugna rivoltò agli
equipaggi delle
altre imbarcazioni che li seguivano - avete sentito cosa ha detto il
capitano? Prendeteli! A chi ci riuscirà stasera razione doppia
di rancio!"
Uno sguardo preoccupato corse tra i marinai: che fosse meglio pendere dal ponte
di maestra che ingurgitare doppia razione della sbobba di Spugna?"
Caddero in acqua innalzando un potente spruzzo Ladybug afferrò il compagno e lo
trascino più in profondità. Non era mai stata una grande nuotatrice ma i poteri
di Tikki aiutavano notevolmente. Liberò velocemente i polsi dell’amico e
insieme cominciarono ad allontanarsi. La loro fuga aveva generato in tale
pandemonio che riuscirono ad emergere indisturbati nascondendosi dietro una delle
scialuppe dei pirati troppo impegnati a discutere tra di loro e a guardare il
punto in cui si erano inabissati piuttosto che usare l'astuzia.
Se a questo si aggiunge che l'eroina era accompagnata dal kwami della fortuna
si poteva capire com’erano riusciti a fuggire abbastanza facilmente da "
quel branco d’idioti" come li stava affettuosamente definendo il loro
capitano.
Ripreso fiato, non indugiarono oltre e cominciarono a nuotare
velocemente verso la riva.
Si ritrovarono vicino a degli scogli e convennero che sarebbe stato più
prudente nuotargli lontano così si diressero verso una piccola insenatura che
s'intravedeva sulla sinistra
Si trovavano in una laguna d' acqua azzurra, cristallina, piena di conchiglie
e pesci di ogni colore. Nonostante il fondo sabbioso l'acqua era trasparente.
Ladybug poggiò i piedi e si accorse che toccava perfettamente così si diresse
verso un gruppo di scogli che emergeva dal fondale, quasi fosse un sedile. Si
sedette per riprendere fiato e cominciò a strizzare i codini zuppi.
Sebbene
il costume magico avesse molte qualità, in quelle circostanze
non si era rivelato l'ideale avendole fatto provare prima molto caldo
e ora il sentirselo zuppo addosso le causava un certo malessere. Era
esausta.
Guardò davanti a se Chat Noir con i capelli flosci. Se non avesse saputo che
era impossibile avrebbe giurato che avesse il pelo dritto a causa dcl freddo e
del disappunto per il bagno prolungato. Mentre rifletteva su ciò, il compagno
saltò sulla roccia accanto a lei e semplicemente si scrollò via l'acqua in
eccesso.
" Credevo che fossi un micio e non un cane!" commentò scocciata la
coccinella che si ritrovò nuovamente bagnata fino al midollo.
" Perdonami Mylady, ma sai com'è, l'acqua non è esattamente il mio
elemento - poi aggiunse vedendola tremare - comunque se vuoi toglierti il
costume per asciugarti meglio non ho nulla in contrario"
La ragazza lo guardò storto ma non fece in tempo a ribattere che furono
investiti che una miriade di spruzzi arcobaleno che si vaporizzarono nell'aria
calda.
Come le minuscole goccioline si diradarono Ladybug scorse davanti a se una
fanciulla dai lunghi capelli biondi fermati a lato della testa da una
meravigliosa stessa marina. Sembrava avere poco più di sedici anni. Il seno
generoso era coperto da due conchiglie azzurre e quella che ad una prima
occhiata sembrava una sensuale gonna cangiante era in realtà una pinna.
Dalle sue labbra rosa ed invitanti uscì una risata cristallina " ah ah ah,
avete sentito sorelle? Qui abbiamo un principe audace!"
"Eh che principe!" commentò una ragazza dagli occhi verdissimi e dai
capelli rossi tenuti in un'elaborata acconciatura da un complicato intreccio di
alghe.
" Già Ondina, notevole! Quasi meglio di Peter Pan"
"Nessuno è meglio di Peter" piagnucolò una bimbetta bruna con
due codini ornati da riccioli ribelli.
Lusingato da tanta considerazione l'eroe si erse sulla roccia in tutta la sua
altezza, gonfiando il petto, poi con un inchino sussiegoso si prostrò innanzi
al gentile uditorio e con tono solenne si presentò " Ahimè non sono un principe
bensì Chat Noir, protettore della Ville Lumière. Per servirvi
Mademoiselles!"
Una serie di risatine maliziose galleggiarono tra le onde e Ladybug infastidita
si massaggiò l'attaccatura del naso con il pollice e l'indice della mano destra
emettendo un debole sospiro. Chat lo udì e forse notando il lieve segno d'impazienza
si affrettò ad aggiungere " Permette mie splendide fanciulle di
presentarvi la luce più splendente di tutta Parigi la mia bellissima
Ladybug"
Aveva cominciato quella frase a mo’ di scherno, ma vederla lì seduta circondata
da fantastiche sirene, che mal celava un certo fastidio per le attenzioni che
gli stavano rivolgendo, la rendeva l'unica meraviglia esistente su tutta
la terra per come la conoscevano, e ora, era certo, anche di tutti gli universi
paralleli.
La corvina rispose con un sorriso imbarazzato alla presentazione che di lei
aveva fatto il compagno. Che si fosse accorto del suo nervosismo? Era nervosa?
E per cosa?
Beh certo erano bloccati sull'Isola che non c'è, non sapevano come tornare,
certo,certo...ma qualcosa le suggeriva che non era per quello che si era
improvvisamente innervosita. Che fosse gelosa? Gelosa di Chat?
Doveva essere per forza la situazione di tensione a destabilizzarla, oppure quel
sogno? Dannazione a quel sogno, era un sogno e basta! Non poteva tornarle in
mente ogni due minuti. Se avesse continuato così tanto valeva baciare quel
benedetto Chat Noir e togliersi ogni dubbio.
Si blocco, forse non era una grande idea. Tornado a concentrarsi sull’ambiente
circostante si accorse di avere tutti gli occhi puntati su di se. Soprattutto
due meravigliosi occhi verdi che le sorridevano rassicuranti.
" Pia- piacere " Balbetto - dannazione!
In qualche modo però se l'era cavata perché ora la sirena dai capelli biondi
stava parlando nuovamente " Parigi eh? Insolito, qui normalmente arrivano
tutti da Londra! La conoscete?"
"Oh si - rispose il felino senza pensare - molto bene, ci sono stato
spessissimo per lavoro"
La compagna lo guardò interrogativa e lui si affrettò a precisare con un
sorriso "Pendolare anticrimine, no?"
Non poté aggiungere altro perché la sirena chiese " ...e che cosa ci fate qui?"
Ladybug cominciò a spiegare dell'attacco dell'akuma e di come si fossero
improvvisamente ritrovati lì e chiese se conoscevano un modo per andarsene.
Quando terminò sentirono una sirena commentare: " Che ne pensi
Marina? Credi che dicano la verità?" e poi ancora via, via: "non
ho mai sentito
una storia più assurda di questa!"
" Magari sono quelle nuove storie
fatte da amatori che usano oggi, sai quelle dei fans..."
"Può essere, ma mai nessuno era arrivato fin qui"
"dici che sono una storia e non sanno di esserlo?"
" Ehi - protestò
Ladybug irritata da quel chiacchiericcio - non sto mentendo!"
"Su un punto possiamo essere certe - tagliò corto Marina - Se Uncino li
inseguiva vuol dire che sono suoi nemici e tutti i nemici di quel maledetto
pirata sono amici miei e di Peter "
"...miei e di Peter." si sentì scimmiottare da dietro uno scoglio. Ma
Marina non ci badò e continuò.
"L'unico modo per lasciare l'Isola che non c'è è volando, ma non
credo che faccia al caso vostro o via mare..." " Anche quello potrebbe
crearci qualche problema" commentò dubbioso il ragazzo.
"Non se vi aiutiamo" rispose Marina.
Potremmo accompagnarvi fino alla grotta del teschio, nuotando un po' in
profondità si trova un’apertura con una forte corrente. Vi entrate e vi tuffate
nella corrente oceanica. Non appena arriverete in mare aperto e la sentirete
rallentare cercare lo squarcio nella barriera corallina.
Attraversatelo e vi ritroverete in un lago calmo e un po' melmoso. Da li
arriverete velocemente sulla terra ferma."
"E saremo in Francia?" chiese Ladybug speranzosa, felice di aver
finalmente degli elementi su cui ragionare per progettare la via di fuga e la
distruzione dell’Akuma. "Beh non saprei, da lì però avrete delle
possibilità di tornare nel vostro modo..." aggiunse pensierosa Marina
tamburellandosi l'indice della mano destra sul mento.
"C'è ancora un problema - disse Chat perplesso - per quanto dotati di
super poteri dubito che riusciremmo a trattenere il fiato così a lungo."
L'espressione della sua amica si velò immediatamente di preoccupazione che
svanì in un lampo quando Marina rispose.
"Ah questo si risolve facilmente. Posso darvi un pezzetto di questo"
mentre parlava aveva aperto il piccolo sacchetto di materiale incerto che
teneva legato ai fianchi, ed aveva estratto alcune foglie " Ecco qua,
questa è Algabranchia, è molto potente probabilmente una foglia divisa in due
vi sarà sufficiente per arrivare a destinazione. Infondo il percorso non è
tanto lungo"
I due ragazzi strabuzzarono gli occhi " Algabranchia!" chiesero in
coro " Mah, com'è possibile?" - chiese una sgomenta Ladybug che sentiva
improvvisamene salire un terribile mal di testa.
"Beh me l'ha regalata una mia cugina, da parte di padre. Lei vive a nord
in un lago vicino ad una scuola di magia là è stata usata spesso. Qui invece
non ne abbiamo bisogno non abbiamo quasi mai ospiti da scarrozzare per gli
oceani. Ma almeno questa volta posso vedere come funziona" disse la bella
sirena con un sorriso.
"Hogwarts tua cugina abita nel lago vicino a Hogwarts?" Chiese ancora
tra lo sconvolto e l'eccitato il felino - hai sentito Mylady ma
questo è stupendo! E dimmi, quando vi vedete? Come fate ad incontrarvi?"
Marina lo guardò stupita. " Come non lo sai? Non penserai davvero che
siamo confinati esclusivamente in questi quattro fogli?"
Un’occhiata dubbiosa dei ragazzi la fece sospirare e continuò. "dovete
sapere che tutte le storie, i romanzi, i racconti a volte anche i film e
persino le poesie sono tutti collegati tra di loro. Certo si deve conoscere il
percorso, sapere dove dirigersi ma quando si arriva ai margini di una storia
ecco che si può trovare il confine di un’altra o, in alcuni casi,
un sentiero che porta nelle zone d'ombra delle parole non scritte,
dei momenti mancati.
Luoghi dove ogni possibilità è ancora aperta e da lì se si è capaci e fortunati
si può accedere alla realtà. E voi - aggiunse poi scoccando un' occhiata alla
ragazza che l'ascoltava rapita - credo abbiate confidenza con la fortuna ed in
quanto a capacità...beh, il fatto di essere scappati ad Uncino senza rimetterci
le penne, pardon pelo e ali, la dice lunga."
"Perfetto!" Chat Noir si era alzato nuovamente in piedi sullo scoglio
con lo sguardo risoluto afferrò per mano la compagna e disse a Marina,
"Noi siamo pronti, quando vuoi possiamo partire!"
"Non così in fretta micetto, prima devi mangiare l'alga o non sopravvivrai
cinque minuti" ridacchiò mielosa la sirena prendendo una lunga foglia
melmosa, dividendola in due e porgendone metà al ragazzo e metà alla corvina.
Mentre prendeva l'alga e la portava alle labbra Marinette dovette registrare
con un certo disappunto che odiava sentir chiamare il suo Chat Noir micetto
da qualcun’altra.
Lei lo chiamava micetto era il suo micetto.
Poi frustrata da certe elucubrazioni che normalmente Marinette riversava per
Adrian, buttò in bocca la foglia e cominciò a masticare quel cibo viscido e
appiccicoso.
Dopo aver ingoiato Ladybug sbiancò non riusciva più a respirare era come se
quell'alga le avesse bloccato le vie respiratorie. Provò a tossire ma niente la
sua gola sembrava sigillata. Presa dal panico vide anche l'amico annaspare cercando
aria. Pensando al peggio si portò terrorizzata le mani alla gola, chiuse gli
occhi sentendo solo due mani potenti che la trascinavano in acqua. Era la fine,
ne era certa!
Pochi istanti dopo invece di scivolare definitivamente nell'oblio come si era aspettata,
sentì alleviarsi il peso che le gravava sul petto, i polmoni espandersi e il
suo cuore riacquistare un ritmo regolare.
Aprì gli occhi e si accorse che le forti mani che sentiva sulle sue spalle e
che la tenevano immersa erano quelle del suo compagno.
Lui le sorrise dolcemente e comprendendo il suo disorientamento le indicò delle
piccole fessure alla base del collo.
D'istinto portò la mano proprio dove il costume terminava trovando anche su se
stessa delle piccole branchie perfettamente funzionanti,
Anche la sensazione di disagio dello stare a mollo per diverso tempo si era
attenuata di molto e la cosa cominciava a sembrare quasi divertente.
Si dette mentalmente della stupida, perché aveva letto il libro ed era chiaro
l'avvertimento: usare l'alga branchia quando già si era immersi in acqua.
Ovviamente però mai avrebbe pensato di sperimentarla in prima persona.
Chat noir forse intuendo i suoi pensieri le fece un sorriso poi le prese
la mano e cominciò a seguire Marina, Ondina e le altre sirene che li stavano
scortando verso il teschio del Diavolo.
Quando vi giunsero Marina rispiegò velocemente quelle che sarebbero state le
tappe del loro viaggio. I due eroi annuirono non potevano parlare
l'algabranchia permetteva loro di respirare tramite una magia, che comportava
però la sigillatura della gola quindi a differenza delle sirene, che erano in
tutto e per tutto esseri marini loro avevano delle limitazioni.
I ragazzi si congedarono delle loro nuove amiche e Chat eseguì un perfetto
baciamano in immersione prima di riprendere e stringere nella sua la mano di
una sempre più gelosa Ladybug e dirigersi senza esitare nel gorgo che li
avrebbe portati alla corrente oceanica.
"Uncino?"
"Mi scusi sono scappati, erano più scaltri del previsto"
" Nessun problema - sibilò una vocina - li annienterò comunque e avrò i
loro Miraculous!"
"Grazie per la magnanimità " balbettò uncino prostrandosi fin quasi a
toccare il suolo con la fronte.
La presenza si voltò per andarsene poi ci ripensò e aggiunse con un ghigno
"Ah Uncino la prossima volta che esci per mare stai
attento all'Olandese..."
Il capitano sbiancò tanto da confondersi con la propria camicia.
La ragazzina non lo degno più di uno sguardo e voltandogli le spalle e
batté per tre volte i tacchi delle sue ballerine rosa.
***
Ciao a tutti,
questa sera arrampicandoni su una terrazza posta estremamente in alto
ed essendo riuscita a triangolare tutte le reti dati della zona,
approfittando di una connesione di fortuna (Ladybug deve averci messo
del suo) riesco a postarvi finalmente un nuovo capitolo.
Eh niente questa battaglia è venuta più lunga di quanto
previsto inizialmente, spero non vi annoierete troppo, ci tengo ad
anticiparvi che questa lunga vincinanza forse potrerà a
qualcosa... cosa? beh al momento non è chiaro ^_^
Ne approfitto per dirvi, per onestà
intellettuale, che l'idea base dei racconti confinanti, non è
mia ma arriva da Book Jamper di Metchild Gläser. Se vi capita leggetelo io
l'ho trovato interessante. Ovviamente ho riadattato il concetto a mio
uso e consumo: l'area delle possibilità inespresse, dei momenti
mancanti e dell'accesso alla realtà sono invece concetti
originali.
Ringrazio tutti quelli che leggono e i tantissimi che hanno salvato la storia nelle varie categorie!
Auguro a tutti buone vacanze e ci leggiamo a fine agosto.
Crisan
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 6 - Abissi e Paludi ***
Abissi e Paludi
Ciao a tutti!
Eccomi, non sono sparita ed
eccezionalmente posiziono i deliri dell'autrice prima del capitolo,
così poi non vi disturberò più! ^_^
Innanzitutto vorrei scusarmi per il ritardo assurdo con cui posto il
nuovo capitolo, ma posso spiegare: d’ora in poi tutti i capitoli
saranno betati.
Per questo mi prostro in ringraziamenti davanti alla mia illustre, puntuale e pazientissima copy, Lunedì
che ha rigirato il testo come un calzino e mi ha permesso di
presentarvelo in tutto il suo splendore (o almeno al meglio delle mie
possibilità).
L’attività ha ovviamente richiesto del tempo perché
era la prima volta che lavoravamo assieme e lei non conosceva il fandom
quindi siamo andate un pochino lunghe.
Ciò detto non posso più garantire un capitolo al mese
come facevo in precedenza, non mi sento di darvi nuovamente una
scadenza, ma posso assicurarvi che non lascerò la storia appesa
(da lettore è una cosa che detesto) quindi l'aggiornamento
arriverà a sorpresa all’ interno comunque di un
lasso di tempo ragionevole. ^_^
Ora veniamo alla seconda comunicazione di servizio.
Per chi segue il cartone o l'anime, come lo chiamano quelli che ne sanno,
lunedì 13 novembre, su Sky, inizia la seconda stagione, chi lo
guarda in streaming, in altre lingue, probabilmente sarà
già arrivato alla quarta o quinta puntata, mi urge pertanto fare
una precisazione. Quando ho pensato a questo racconto la seconda serie
era di là da venire, quindi il testo per almeno per i prossimi
quattro, cinque capitoli non terrà in nessun conto quello che
accadrà nella seconda stagione. In realtà non so se lo
considererò mai perché, seppur non ancora completamente
su carta, la trama ha già una struttura definita. Se dovesse,
nel mentre, cambiare qualcosa nella mia testa, o i miei personaggi
decidessero in autonomia qualcosa di diverso, ve lo farò sapere.
Spero solo di non essere spoilerata dall’originale! ^_^’
Non mi resta che ringraziarvi nuovamente per il tempo che mi dedicate.
Buona lettura
Crisan
****
Capitolo 6 – Abissi e paludi
Fluttuavano mano nella mano lungo quello che poteva sembrare un
gigantesco scivolo d'acqua ricco di vortici, rapide e gorghi
improvvisi. Non avendo alcun problema a respirare, a poco a poco la
tensione calò, si rilassarono e finirono quasi per divertirsi.
Dopo l'ultima ripida discesa Chat simulò perfino il movimento di
un surfista sulla sua tavola, l'eroina rise scuotendo la testa ed
emettendo nel mentre piccole bollicine dalle branchie.
Chat la guardò. Non ridevano solo le labbra, ridevano
soprattutto i suoi occhi. Le piccole bolle d'aria che uscirono dal suo
collo le diedero un aspetto ancor più magico.
Non c'era alcun dubbio, ne era innamorato perso. Non poteva e non voleva negarlo.
Quello che era cominciato come uno scherzo, un semplice gioco di
seduzione, stimolato dalla presenza della maschera che lo celava,
liberandone la vera natura, si era trasformato in un sentimento forte e
reale.
Si trovò a ringraziare intimamente quella strana avventura
perché, seppur si trovassero in costante pericolo e in maggior
difficoltà rispetto a tutte le altre volte, gli stava dando la
possibilità di starle accanto. Mentre lo pensava, si dette dello
stupido.
Ricambiò il sorriso e le indicò un gruppo di tartarughe
che nuotavano in lontananza. Accanto alle mastodontiche presenze che
procedevano placide planando in quel fiume sottomarino, una miriade di
tartarughini sembrava spassarsela un mondo, giocando a rincorrersi
sfruttando l'accelerazione dalla corrente.
La ragazza gli sorrise di rimando e lo avvicinò a sé
tirandolo per la mano così da spostare la sua attenzione verso
un’area al di fuori della corrente, dove cominciava a comparire
una lunga barriera formata di coralli bianchi, oro e rosa, sulla quale
qua e là spuntavano anemoni ed alghe. La moltitudine di
pesciolini colorati che vi stava nuotando regalava l'idea di una
metropoli brulicante di vite indaffarate.
In lontananza scorsero un riflesso scuro, una piccola crepa in quella
viva muraglia. Avvicinandosi, trasportati dalla corrente, notarono che
la crepa era più simile ad un corridoio che si snodava sinuoso
verso una parete di rocce. I colori sgargianti lasciavano posto a
sfumature più cupe ed anche la presenza di pesci si
diradava.
Senza attendere oltre Ladybug diede un fortissimo colpo di reni e
cominciò a nuotare verso il margine della corrente tirandosi
dietro il compagno che, capendo le sue intenzioni, nuotò nella
stessa direzione.
Non si erano ancora mai lasciati la mano da quando erano entrati nella corrente.
Tacitamente avevano ritenuto più saggio non abbandonare
quel rassicurante contatto: la paura di trovarsi separati in una
situazione così diversa da quelle cui erano solitamente abituati
aveva surclassato ogni pudore.
Marinette in quel momento era davvero grata a Chat Noir. Nonostante la
situazione difficile, il felino non aveva perso il suo buon umore
mimando pure qualche battuta, nonostante fosse stato costretto a
restare, ed era proprio il caso di dirlo, muto come un pesce!
Aveva notato quanto fosse stato premuroso, oltre che molto protettivo, nei suoi confronti.
Sebbene non riuscisse a dissimulare del tutto la preoccupazione, non si
era mai lasciato abbattere e l'aveva sempre trattata come se fosse lei,
e solo lei, la cosa più importante da salvare.
Si trovò nuovamente rapita da un sentimento ancora indefinito
che albergava da qualche tempo nel suo cuore e che quello
stramaledettissimo sogno aveva senza dubbio rafforzato.
Quando vide la faglia nella barriera, lo tirò a sé,
indicando con l'altra mano il punto verso cui dovevano dirigersi. Il
ragazzo capì al volo e insieme affrontarono la difficile uscita
dalla corrente. Se non si fossero tenuti così saldamente
attaccati, si sarebbero sicuramente persi nel giro di pochi istanti.
Dopo una brusca capriola si trovarono in un tratto di mare estremamente
calmo così Ladybug allentò leggermente la presa sul suo
compagno che immediatamente la lascò andare.
La ragazza si voltò perplessa e lo vide fare segno in direzione
dell’apertura. Di colpo si sentì delusa da quella
reazione. Che l'avesse tenuta così stretta solo per non perdere
la sua partner di lavoro? Che si fosse sbagliata? Non credeva neanche
lei a quello che stava pensando, ma la reazione secca del ragazzo
l'aveva lasciata alquanto confusa.
Si affrettò comunque a seguirlo verso le rocce da dove s’intravedeva l'apertura del passaggio.
Appena usciti da quella vorticosa corrente Chat si rilassò un
momento. L'acqua in quel punto era calma e cristallina e voleva
approfittare di quell’attimo di tregua prima di affrontare il
passaggio che li avrebbe condotti al lago e che proprio non lo
attirava. L’idea di introdursi in un luogo dove le vie di fuga
erano pressoché nulle lo inquietava. Se avessero trovato dei
pericoli o, semplicemente, non fossero riusciti a trovare
l’uscita che conduceva al lago, sarebbero sicuramente morti e lui
non poteva permetterlo.
D'un tratto sentì la sua Lady allentare di molto la presa
intorno alla sua mano. Si erano tenuti stretti per così tanti
minuti che ormai lo considerava naturale. S'irrigidì e credendo
che lei si fosse infastidita per quel contatto fisico prolungato, si
affrettò a lasciarla andare.
Come la sua mano fu libera la mosse, aprendola e chiudendola
ritmicamente. Sentiva forte la sensazione che mancasse qualcosa. Il
formicolio delle dita sembrava implorarlo di ristabilire quel dolce
contatto. Per non mostrare il suo disagio quando lei lo guardò -
forse lo voleva rimproverare per averla toccata così a lungo?
- non indugiò sul suo sguardo, ma indicò con la testa il
punto verso cui s’intravedeva l'apertura e poi, senza attendere
oltre, si diresse verso il canale, quasi come se stesse fuggendo.
Si fermarono proprio all’imbocco dell’apertura. Ladybug
ebbe un brivido, sembrava davvero molto buio lì dentro. Chat
Noir la guardò e le disse silenziosamente di non preoccuparsi,
indicando i propri occhi e poi l'interno della piccola caverna. La
ragazza si tranquillizzò perché le stava ricordando che i
suoi occhi vedevano perfettamente nell'oscurità anche nelle
profondità marine.
Sorrise per questo.
Chat nel frattempo stava escogitando un modo per non perderla nelle
tenebre. Prenderla nuovamente per mano era fuori discussione. Non
voleva imporle la propria fisicità ed inoltre aveva
l'impressione che, addentrandosi, il cunicolo sarebbe diventato
più angusto. Probabilmente non sarebbero passati procedendo
affiancati.
Intuendo i pensieri del giovane, LadyBug sganciò lo yo-yo dalla
cintura, ne allungò un capo e lo passò al ragazzo, che se
lo legò in vita.
Lei invece assicurò nuovamente alla cintura l’altra
estremità della sua arma, facendo attenzione a lasciare una
discreta quantità di filo in modo da muoversi comodamente, senza
correre il rischio d'incastrarsi in qualche spuntone.
Ladybug si trovò a pensare che avrebbe preferito mantenere un
contatto più stretto con il suo compagno. Il buio non le era mai
andato a genio ed inoltre il modo in cui Chat le aveva tenuto la mano
poco prima... fu percorsa da un leggero brivido e si stizzì. Ma quanto sono scema a pensare a queste cose in questo momento!
Tutti i suoi pensieri si manifestarono con un debole sospiro,
provocando una nuova emissione dalle branchie di una miriade di
minuscole bollicine.
Udito il sospiro della compagna, Chat si fece risoluto e con un cenno la invitò a seguirlo.
Lo spazio era decisamente poco. Più avanzavano, più il
cunicolo si faceva tortuoso e tetro. Si augurarono mentalmente di non
essere stati ingannati dalle sirene, altrimenti molto presto si
sarebbero ritrovati in un grosso guaio.
Dopo essersi inoltrati alcune decine di metri, il percorso declinò in una rapida discesa.
Chat Noir vedeva perfettamente le pareti nude delle rocce, i piccoli
anfratti e le sporgenze. Si rallegrò che il loro magico costume
li proteggesse da abrasioni ed escoriazioni altrimenti si sarebbero
presto ritrovati coperti di dolorosi tagli, che avrebbero bruciato
moltissimo a contatto con l'acqua salata. Girò la testa per quel
che poteva e gettò un’occhiata alla sua compagna: la sua
espressione era attenta, concentrata, anche se leggermente tesa. Dopo
tutto per lei doveva essere buio pesto. Chat si ritrovò a
sorridere: la sua lady gli stava affidando, si poteva ben dire
ciecamente, la sua salvezza, la sua stessa vita e nella sua espressione
non c'era neanche l'ombra di un’incertezza. Ti porterò fuori di qui, Milady, fosse l'ultima cosa che faccio!
Improvvisamente il cunicolo si fece ancora più stretto
tanto che per proseguire Chat dovette piegarsi in avanti e poi far
passare lentamente le gambe. Cominciava ad averne abbastanza di quella
situazione. Non aveva mai sofferto di claustrofobia, ma ora la
sensazione di costrizione gli stava risvegliando i più
elementari istinti di sopravvivenza. Sorpassato l'ultimo ostacolo
si ritrovò in una specie di slargo, simile a una piccola camera.
Si fermò un secondo e si voltò appena in tempo per
afferrare la mano che sporgeva dall'apertura. Tenendola stretta
guidò i movimenti della sua proprietaria fino a condurla nello
spazio oltre le rocce.
In quell’attimo di pace ritrovata però non lascio la
presa, anzi strinse la mano con più forza e passò
delicatamente il pollice sul dorso della mano della ragazza che ebbe un
sussulto e gli rivolse alla cieca un sorriso tirato.
Ladybug cominciava ad avvertire la stanchezza. Non aveva mai amato i
luoghi stretti e ritrovarsi ora in questo buio tunnel sottomarino le
metteva addosso una certa inquietudine. Faticava a stare dietro a Chat,
perché, a differenza sua, lei era preda di ogni spuntone, di
ogni avvallamento. Più di una volta aveva rischiato di sbattere
la faccia contro una roccia che invadeva più delle altre il
percorso.
Ad un tratto sentì che il filo legato alla sua vita non era più in tensione.
Non si sarà mica spezzato! Oh
Marinette andiamo, hai con te il Kwami della fortuna, anche se
dall’altro capo c'è il gatto nero... ma si sa che porta
sfortuna agli altri e non a se stesso, no?
Allungò ancora una volta la mano e si trovò davanti ad
una parete. Seguendo il filo ormai allentato si accorse che il
passaggio si trovava sul fondo, quasi alla base della parete. Si
piegò in avanti per imboccarlo e immaginò che la
sensazione della nascita doveva essere molto simile.
Mentre allungava una mano e si tuffava di testa ebbe un sussulto. Chat
le aveva afferrato la mano e l'aiutava a proseguire. Superate le rocce,
ebbe l'impressione di trovarsi in una zona più ampia. O almeno
così credeva. Non vedeva assolutamente nulla.
Sono in tutto e per tutto nelle sue mani, ma in fondo non è la prima volta.
Sentì che Chat stranamente non la lasciava andare, al contrario, aveva rafforzato la presa.
Che abbia capito la mia angoscia, questa cecità forzata sta
invadendo la mia amina portando le tenebre fino alle viscere del mio
essere. Ho paura.
La carezza del compagno la scosse, un brivido le percorse
la schiena e sussultò. Percepì su di sé il suo sguardo e
pur non vedendolo gli sorrise grata.
D'improvviso l'acqua, fino a quel momento quasi stagnante, prese
velocità, come se fosse pompata dal battito di un enorme cuore.
Una corrente di acqua gelida li scosse e si sentirono irrimediabilmente
trascinati verso un’apertura sul fondo. Per la forza del
risucchio le loro mani si separarono repentinamente. I loro cuori
cominciarono a battere all’impazzata. Ladybug perse
l'orientamento mentre Chat Noir cominciò a nuotare per sfruttare
la corrente.
Il percorso sembrò allargarsi leggermente e la spinta dell'acqua
ebbe una nuova accelerazione nel percorrere curve e gorghi.
Ladybug sbuffò una risata isterica quando pensò che in
quel momento capiva come si sentivano i vestiti in lavatrice. Era stata
davvero troppo con Chat Noir!
Finalmente al ragazzo parve che il buio si facesse meno fitto. Si
girò in cerca della compagna e notò che anche lei doveva
essersene accorta, perché puntava il dito verso l'unico punto
dove il buio assoluto sembrava sbiadire alla presenza di una luce.
Una nuova spinta della corrente d’acqua e d'improvviso furono
scaraventati verso l'alto e, come soffiati fuori da un geiser, i due
eroi furono catapultati in uno specchio d'acqua acquitrinoso, pieno di
alghe e fango. Raggi di sole trafiggevano la melma opaca come lance di
luce rivelando la presenza di acqua limpida verso la superfice.
I due ragazzi poterono finalmente guardarsi e sorridendosi cominciarono l'ascensione.
Avevano percorso solo pochi metri verso la superfice, quando qualcosa
colpì la gamba dell'eroina. Guardando verso il basso scorse solo
alcune alghe e, pensando di averle sfiorate nuotando, non diede
importanza alla cosa. Pochi istanti dopo, però, incontrò
un nuovo ostacolo .
Quando abbassò di nuovo lo sguardo vide, attaccato alla sua
gamba come una sanguisuga, un piccolo ranocchio verde. Mentre la
corvina cercava di capire cosa stesse succedendo, altri ranocchi le si
incollarono agli arti inferiori cercando impedirle di proseguire verso
la superficie.
Ladybug si fermò con uno scossone e strusciò i polpacci l’uno contro l'altro per liberarsi.
Chat Noir, che aveva sentito il filo tendersi, si fermò e vide
la compagna lottare contro una decina di esserini verdi. Si
avvicinò velocemente e staccò con le mani la maggior
parte delle rane, scaraventandole lontano per poi afferrare l'eroina
per le spalle e cercare di raggiungere l'aria il più in fretta
possibile.
Mentre tentavano la risalita, si parò davanti a loro un
ranocchio più grosso degli altri, che portava in testa quella
che sembrava una corona.
I due eroi sbatterono le palpebre perplessi e si chiesero se lo erano
per la corona o per il fatto che il ranocchio stesse parlando.
"Lascia andare la craaaa mia Praaancipessa"
Chat Noir fece per parlare, ma ovviamente l'aria usciva prima di
raggiungere le corde vocali perché la gola era ancora
magicamente chiusa. Così fece un ghigno e, dopo aver afferrato
Ladybug per la vita, si diresse con rapide bracciate verso la superfice.
Dietro di loro il re urlava: "Craaaatturateli, presto!"
I ranocchi che prima si erano attaccati alle gambe dell'eroina, si
lanciarono all’inseguimento e, aprendo la bocca, lanciarono le
loro viscide lingue appiccicose verso i fuggitivi, arrotolandole alle
loro gambe come vere e proprie corde.
Ladybug ebbe un sussulto e Chat Noir, con una smorfia, fece vorticare
le gambe intrecciando così le lingue di quei poveri animali, ma
non accennò a diminuire la velocità d'uscita. La luce
chiara che filtrava si fece accecante per i loro occhi da tempo
abituati al buio, ma loro non si fermarono e continuarono a puntare
verso l'alto. Stavano cominciando a sentirsi affaticati come se l'aria
non bastasse più. Evidentemente l'algabranchia stava esaurendo
il suo effetto. Annasparono sentendo imminente la necessità di
respirare. La magia era ormai agli sgoccioli. Con un ultimo potente
sforzo in pochi secondi si ritrovarono finalmente con la testa fuori
dall'acqua.
La vista era annebbiata e forti fitte, come scariche elettriche, avvolsero la loro testa.
Boccheggiarono entrambi.
I loro polmoni avvertirono la diversa densità d'ossigeno e bruciarono violentemente nel petto.
Altre rane si erano attaccate agli arti inferiori, alcune persino al
loro busto ed ora cercavano di riportarli a fondo; così con uno
sguardo d'intesa i due strinsero i denti e, seppur faticosamente,
guadagnarono la riva a nuoto. Quando toccarono terra con i piedi furono
nuovamente in grado di combattere.
Ladybug sganciò lo yo-yo e lo lanciò contro le gambe
dell’amico mentre Chat sembrava giocare a baseball con le rane,
disperdendone la maggior parte.
"Fraaaarmatelo craaaa Lei è mia, voglio i lorro mi -cra-culous!!"
Il ranocchio coronato si era lanciato personalmente all'attacco,
puntando verso il viso di Ladybug, ma Chat, seppur a corto di fiato,
batté quello che poi definì il più bel fuoricampo
mai battuto da un francese.
Vedendo il loro re attraversare la palude volando, gli altri ranocchi
già malconci terminarono l'attacco ed alcuni di loro decisero di
battere in ritirata.
Quelli che scelsero di restare a nuotare nei paraggi assunsero un’aria indifferente del tipo io non c’ero e se c’ero dormivo.
La situazione per il momento sembrava risolta.
Terminata l'adrenalina, i due ragazzi avvertirono nuovamente un senso
di malessere e, portandosi le mani al collo, si accorsero che la
trasformazione non era ancora terminata del tutto.
Gli occhi cominciarono nuovamente ad annebbiarsi e percepirono ancora
delle forti fitte ai polmoni che in realtà non avevano mai
smesso di bruciare.
La coccinella fu la prima a riprendersi. Si avvicinò al felino
ancora accasciato al suolo e sussurrò ansante: "Chat, Chat mi
senti? Come stai?"
Il ragazzo finalmente alzò la testa, la guardò
intensamente e, mettendosi seduto, rispose. "Bene Milady, ora che siamo
fuori andrà di sicuro meglio!"
L'eroina ebbe un moto di disappunto e sbottò, incrociando le
mani al petto: "Ma dai! E' come dire -wow oggi non c'è coda in
tangenziale- e poi dopo la curva ti trovi il muro di macchine!"
Il ragazzo rise di cuore e mettendosi in piedi le porse la mano per aiutarla ad alzarsi.
"Andiamo Milady, allontaniamoci di qui. Non vorrei dover spiegare
ancora al principe ranocchio che non sei la sua Prrrrincipessa e che
hai già il tuo bell’animaletto da compagnia."
S’inoltrarono nel bosco seguendo il sentiero e dopo svariati minuti di cammino, raggiunsero una radura.
"Fermiamoci un attimo coccinella. Tiriamo il fiato e cerchiamo di riordinare le idee." Suggerì Chat.
Ladybug si sedette sull'erba morbida, appoggiando la schiena contro un albero. Chat Noir le scivolò accanto.
"Ne abbiamo passate tante oggi... " disse, scoccandole un’occhiata indagatoria.
"Già - rispose sospirando la ragazza - non mi ero accorta che fosse già quasi notte."
"Quanto sei stanca?" chiese il ragazzo sospirando e, lasciando cadere
la testa indietro, puntò lo sguardo sulle prime luci che
decoravano la sera.
"Ce la faccio" rispose sicura la ragazza, assumendo uno sguardo risoluto.
Ma l'eroe non si fece incantare e ripeté la domanda: "Quanto sei stanca, Ladybug?"
Lei sospirò e mogia rispose: "Tanto, sono stanchissima!"
"Già, come pensavo! Anch'io comincio a sentirmi provato" aggiunse con un mezzo sorriso.
Vedendola con lo sguardo perso nel vuoto, il ragazzo continuò:
"Sei… - tentennò - sei preoccupata? I tuoi, dico,
staranno in pensiero… "
Ladybug sospirò: "Già, sì. I mie… la mia
famiglia sarà in pensiero. Dovrò inventare una scusa
convincente per spiegare il perché della notte fuori!" Sorrise
tirata. Era la prima volta che, in qualche modo, accennavano alle loro
vite reali e la cosa le sembrava strana. Aveva sempre voluto tener ben
divisa la vita privata da quella del supereroe ma, ovviamente, quella
era una situazione particolare.
"Che mi dici dei tuoi?”
"Uhm?" Chat si girò a guardarla, alzando un sopracciglio
"Beh sì - continuò la ragazza - anche i tuoi cominceranno a preoccuparsi. Anche tu sei assente da molto tempo..."
"Può darsi - rispose il ragazzo facendo spallucce - non è detto"
Ladybug lo guardò stupita. Perché d'improvviso voleva
sapere il motivo di quell'aria così... così malinconica?
Non l'aveva mai vista nei suoi occhi, di solito accesi d'ironia. Si
morse il labbro "Sono sicura che saranno preoccupati”.
Dopo qualche minuto di silenzio la ragazza parlò di nuovo.
"Senti Chat - sembrava quasi nervosa e proseguì titubante - secondo te… quanto durerà la trasformazione?"
"Uhm - il ragazzo si fece dubbioso - non saprei ma non abbiamo usato i
poteri speciali, quindi probabilmente a lungo più a lungo del
solito, dipende dalla resistenza dei nostri kwami”.
La ragazza sospirò. "Dobbiamo riuscire ad andarcene via di qui"
disse, cercando la forza per rimettersi in piedi, ma Chat la
fermò, ponendo la mano su quelle della ragazza.
"Dai Milady, fermiamoci a riposare un po'. Si sta facendo buio e siamo
troppo stanchi per continuare. Che succederebbe se incontrassimo ora
l'akuma?"
LadyBug sospirò, ma dovette accettare concordando con l’ipotesi dell’amico.
"D'accordo" disse stendendosi sull’erba morbida. Un brivido la
scosse. La loro tuta era già asciutta, ma i capelli ancora umidi
ed il freddo accumulato nelle ore di permanenza in acqua si facevano
comunque sentire.
Il ragazzo la guardò apprensivo, poi parlò "Coccinella stai morendo di freddo. Vieni vicino a me”
La ragazza si voltò lanciandogli un’occhiata di disappunto.
“Ti giuro Prrrincipessa sarò un gentiluomo, puoi dubitarne?"
"No - mormorò lei abbassando lo sguardo e aggiunse - ok”.
Chat si sistemò meglio sull'erba, appoggiando la testa contro il
tronco, poi allargò le braccia in modo che la ragazza potesse
accoccolarsi nell’incavo del suo braccio, appoggiando la testa
sul suo petto.
Come lei si posizionò lui chiuse l'abbraccio e cominciò a
sfregare le mani artigliate sulle spalle e sulle braccia della compagna
per riscaldarla.
Dopo lunghi minuti la sentì rilassarsi.
Sospirò.
Aveva promesso ed era un uomo di parola, ma quella vicinanza, l'averla
tra le sue braccia, qualunque fosse il motivo, lo stregava.
Il dolce profumo dei suoi capelli gli solleticava le narici e, per
quanto cercasse di essere distaccato, il movimento regolare del petto
della sua lady contro il suo, la sua piccola e fresca mano poggiata
dolcemente sul suo torace, proprio all’altezza del cuore lo
portava a desiderare abbracci ben diversi.
A ben guardare, la situazione era molto romantica. Erano soli, in una
radura piena di fiori con una spettacolare stellata a coprire i loro
sogni, l'amore della sua vita stretta al suo petto. Che cosa poteva
esserci di meglio?
Il cuore di Chat a questi pensieri perse un battito. Quanto aveva
sognato la possibilità di parlarle, di parlarle veramente, di
poter esprimere senza riserve ciò che sentiva nel cuore?
Di colpo la situazione sembrò la migliore che si potesse
presentare. Sospirò, aveva promesso di comportarsi bene e
rivelare i propri sentimenti era comunque onorevole.
Deglutì e si schiarì la gola.
Ladybug non sospettava nulla. La vicinanza del compagno, il calore del
suo corpo l'avevano rassicurata fisicamente e moralmente. Stranamente
non si era sentita particolarmente in imbarazzo per quel contatto,
gliene era stata grata e dopo qualche minuto si era rilassata.
Presa l’ennesima boccata d’aria Chat Noir, si fece coraggio e cominciò.
"Milady, non sai da quanto tempo volevo parlarti - alzò lo
sguardo che fino a quel momento aveva tenuto puntato di fronte a
sé, verso le stelle – E’ stato difficile imbrigliare
la verità così a lungo, nascondere quello che sento - si
fermò un istante in preda all’ansia poi proseguì e
precisò - quello che provo per te."
Silenzio.
Non aveva risposto, ma non era scappata, né si era allontanata.
Che l'avesse colta di sorpresa lasciandola senza parole? Chat noir
fremette e rafforzò l'abbraccio.
Dolcemente fece passare lo sguardo dalle stelle al suo viso, ancorando
ancor meglio la presa sulle spalle della ragazza che gemette.
Quando gli occhi inquadrarono il suo dolce viso, il felino non si
poté trattenere e sbuffò una risata leggera. "La mia
solita sfortuna, non hai sentito una sola parola di quello che ho
detto, vero Milady?" le sussurrò dolcemente
“Dormi amore mio“, pensò mentre le posava un bacio sfuggente e casto tra i capelli.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 7 -Regina di Cuori ***
Capitolo 7 - Regina di Cuori
Capitolo 6 – Regina di Cuori
La
notte cedeva il passo alle tenui luci dell’alba e i primi tiepidi raggi
filtravano dalla chioma degli alberi, accarezzando i fiori ancora
chiusi. La rugiada che li ricopriva, scaldata da quel leggero tepore,
evaporava formando una nebbiolina rarefatta.
Un raggio birichino
colpì le palpebre ancora chiuse di una rilassata Ladybug che,
infastidita, si mosse leggermente e non riuscendovi aprì piano gli
occhi.
Come mise a fuoco il respiro le si spezzò in gola.
Chat
noir la teneva stretta a se. L’abbraccio, leggermente allentato per il
rilassamento dovuto al sonno, era comunque saldo. Se ne accorse nel
momento in cui, per la sorpresa, ebbe un leggero sussulto ed il ragazzo
rafforzò la presa.
Avevano dormito così tutta la notte?
Una vampata d’emozione la colse e il cuore le palpitò prepotente.
Sentì il calore diffondersi sulle guance e le labbra stendersi in un sorriso nervoso.
Provò
a calmarsi, cercando di regolarizzare il respiro che le scuoteva il
petto, ma l’emozione di quel contatto le giocava contro, così per
distrarsi e riacquistare il controllo, ripensò alla sera precedente
cercando di ricordare come si fosse cacciata in quella situazione.
Era
stanchissima e Chat l’aveva convita a concedersi qualche ora di riposo.
Ancora una volta gli si era affidata. Non avendo la forza di discutere
aveva accettato la sua richiesta, gli si era stesa accanto e lui aveva
cercato di riscaldarla. Ricordò che si era sentita invasa da una dolce
sensazione di tepore e che si era fatta cullare da quell’abbraccio
senza imbarazzo. Sorrise nuovamente: con Adrien non sarebbe mai stato
possibile.
Ricordò vagamente che dopo poco lui aveva cominciato a
parlare. Sembrava teso, probabilmente era preoccupato. Non aveva idea
di cosa le avesse detto perché aveva sentito le parole dissolversi
leggere mentre scivolava in un sonno sereno. Era stato come quando da
bambina la mamma la rassicurava dopo un brutto sogno e, lei allora si
riappisolava sentendosi tranquilla, amata.
Amata.
Quella parola le rimbombò nella mente folgorandola riportando in
tumulto il cuore che aveva appena cominciato ad acquietarsi.
Aveva la mano poggiata sul suo petto e poteva sentirne il battito
pacato e regolare, così in contrasto con il suo. Si rese conto
che aveva dormito sul fianco destro il suo preferito, mentre Chat era
quasi supino, anche se tutto il suo corpo risultava leggermente girato
verso quello della ragazza, ponendoli così quasi frontali. Il
suo addome poggiava sul fianco del ragazzo mentre la sua gamba sinistra
stava mollemente abbandonata su quella destra del ragazzo. Gli occhi
dell’eroina avevano percorso velocemente i loro corpi, la
consapevolezza di quell’intimità e Il sussulto che ne
conseguì provocò un rafforzamento della stretta
dell’abbraccio.
Temendo che stesse per svegliarsi, cosa che avrebbe gioco forza
comportato una qualche spiegazione, Ladybug portò nuovamente lo
sguardo sul bel volto del ragazzo che le dormiva accanto.
Indugiò sulle lunghe ciglia bionde che poggiavano sulle guance
morbide, coperte parzialmente dalla maschera. Le labbra rilassate erano
piegate in un leggero sorriso. Dorme come un bimbo - pensò ridacchiando tra se e se l’eroina – chissà quanti anni ha, dovremmo essere quasi coetanei.
Poi un pensiero imprevisto le attraversò la mente magari ci conosciamo, magari…
Volse lo sguardo altrove per allontanare quel pensiero sciocco, non era certo possibile con tutti i ragazzi di Parigi.
Con il cuore che continuava a batterle furiosamente riprese ad analizzare la situazione.
Il suo viso ancora appoggiato all’incavo della spalla la poneva a
pochi centimetri da quello di Chat Noir cui rivolse nuovamente lo
sguardo soffermandosi sulle sue labbra.
Senza pensarci staccò la mano dal petto e avvicinò le
dita tremanti a quella bocca che l’attirava incredibilmente. Nel
suo animo una serie di sentimenti contrastanti si affrontavano,
sconcertandola. Lei amava Adrien ma da quando aveva fatto quel sogno
non riusciva più a guardare compagno d’armi con gli stessi
occhi. O meglio, era come se lo vedesse per la prima volta veramente ed
ora la straordinaria occasione di stargli così vicino mentre era
innocuo, per così dire,
le faceva provare emozioni inaspettate. Con l’indice sinistro
disegnò in aria il contorno delle labbra. Pensò che le
sarebbe piaciuto baciarle e, mentre lo pensava, le sue dita le
sfiorarono impercettibilmente. Spaventata senza sapere se da quel,
seppur minimo, contatto o dai pensieri che si presentavano
prepotentemente in testa, Ladybug allontanò fulminea la mano
spostandola a sfiorare i riccioli biondi che incorniciavano il viso e
li carezzò dolcemente.
L’espressione dolce che Ladybug aveva negli occhi mentre
contemplava i lineamenti dell’amico, si trasformò in
sorpresa quando sentì delle dita forti chiudersi repentinamente
attorno al suo polso. Gli occhi corsero ansiosi alla sua mano
trattenuta fermamente da un arto guatato di nero, per tornare,
preoccupati, al viso che fino a pochi secondi prima stava esplorando
ritrovandosi inchiodata a due fari verdi che la fissavano intensamente.
Il senso d’inquietudine prese il sopravvento e smise di
respirare. Si sentiva così stupida per essersi fatta
sorprendere; ebbe l’impressione che la distanza che la separava
da Chat stesse inesorabilmente annullandosi.
Un brivido le percorse quando avvertì la mano che il ragazzo
teneva appoggiata schiena aprirsi e scorrere lungo la sua schiena
fermandosi nell’incavo dei fianchi bloccandola saldamente.
Senza poter far niente per scampare al pericolo Ladybug annaspò
socchiudendo le labbra per cercare aria, decretando così la sua
rovina. Chat Noir senza distogliere gli occhi dai suoi piegò il
viso quel tanto che bastava per eliminare quell’inutile spazio
che li divideva
Labybug si sentì perduta, ma in quel medesimo istante
un’ombra bianca si materializzò sopra di loro, li
oltrepassò con un balzo e si diresse velocemente verso un gruppo
di alberi poco lontano.
Come se avesse ricevuto una scossa elettrica, l’eroina
ritornò presente a se stessa e colse l’occasione per
sciogliere l’abbraccio mentre Chat Noir si poneva seduto e si
voltava verso la direzione in cui si era sparita l’ombra.
“Chat, lo hai visto anche tu, dobbiamo inseguirlo.” “
Certo Milady – e aggiunse alzandosi – andiamo!”
Coprirono rapidamente la porzione di prato che li separava dal margine della radura e s’inoltrarono nuovamente nel bosco.
Percorsero qualche centinaio di metri, poi si bloccarono a causa di un
rumore proveniente da dietro un cespuglio e acquattandosi, come dei
felini in caccia, scherzò il ragazzo, sbirciarono tra le foglie.
Poco distante da loro, ritto sulle zampe posteriori, si trovava il
coniglio più grosso a che avessero mai visto. Alto quasi come un
bambino di cinque anni, sotto una giacchetta rossa indossava un
elegante panciotto blu e oro e dei calzoni alla zuava color oltremare.
Sembrava nervoso, si guardava attorno e poi tornava a controllare
l’ora su un prezioso orologio da taschino mormorando come un
mantra “Tardi, tardi, è davvero molto tardi ormai!”
“Ma è …”
“Si Prrrincipessa, è il Bianconiglio. Sembra che aspetti
qualcuno.” Concluse brevemente il giovane, portandosi un dito
sulle labbra per far segno alla sua compagna di non rispondere.
Il coniglio, infatti, forse per captare meglio i rumori circostanti,
aveva mosso le orecchie quasi fossero un radar, tendendole nella loro
direzione; poi con una leggera irritazione mormorò nuovamente
“ E’ tardi, è davvero tardi dobbiamo andare
ormai!”
Senza aggiungere altro infilò la cipolla nel taschino del
panciotto e compiuti un paio di salti, s’introdusse in quella che
ai ragazzi sembrò una grossa tana.
“Andiamo!” senza preavviso Ladybug uscì dal
cespuglio e imbocco l’ingresso del buco dando appena il tempo a
Chat Noir di accorgersi del suo fulmineo movimento.
“Se non fossi certo che voglia disperatamente raggiungerlo per
scoprire come si esce da qui, penserei che stia fuggendo da me –
poi aggiunse dopo un secondo di pausa – Naaa, impossibile!”
e si mosse saltando anche lui nel buco.
Si ritrovarono su una specie di scivolo di pietra e foglie. Le radici
degli alberi che li sovrastavano facevano da cornice a curve improvvise
e a rapidi cambi di direzione.
La luce era tenue, riflessa da gemme di notevoli dimensioni che le
donavano sfumature cangianti dall’azzurro, al verde, dal bianco
scintillante al cupo rosso a seconda che questa attraversasse un
topazio, uno smeraldo, un diamante o un rubino. L’eroina si
guardava attorno affascinata, non si chiesero neanche di chi fosse
quella miniera. Probabilmente stavano scivolando in una sorta di tunnel
per il trasporto dei materiali, ma non volle indagare su come mai fosse
connessa alla tana del Bianconiglio, cominciava a farsi un’idea
di come funzionasse il mondo delle fiabe. Dopo poco in lontananza una
luce bianca che s’ingrandiva velocemente. Chiuse gli occhi quando
il chiarore si fece più vicino ed intenso così non si
accorse di essere arrivata in fondo al percorso e si ritrovò
catapultata fuori da quello che sembrava il nodo di un albero.
Ruzzolò nell’erba soffice e poco dopo fu raggiunta dal suo
compagno.
“Tutto intero gattino?” chiese la ragazza alzandosi e
voltandosi leggermente per vedere uno Chat Noir che si rialzava
massaggiandosi vistosamente il fondoschiena.
“Tutto a posto Milady. Dov’è finito il coniglio?”
“Uhm, non saprei” disse guardandosi intorno picchiettandosi l’indice sul mento.
Un movimento tra le foglie la mise in allerta. Ebbe l’impressione
di veder qualcosa brillare e fece appena in tempo a gridare
“Attenzione!” mentre prendeva quota saltando
all’indietro, finendo su un alto ramo dell’albero da cui
poco prima erano fuoriusciti. Accanto a lei atterrò Chat Noir
che si era allarmato dopo aver percepito un fruscio sospetto provenire
da dietro i cespugli.
Guardarono in basso e la porzione erbosa dove prima si trovavano ora
fioriva di lunghe lance di un nero lucido, attaccato all’asta
riluceva una punta rossa a forma di cuore.
“Tirateli giù di lì!” Una voce gracchiante si
fece largo tra la bassa vegetazione proprio mentre una seconda scarica
si conficcava sul tronco e sui rami dell’albero dove si trovavano
costringendoli a spostarsi. Le lance erano state sostituite da frecce
della medesina foggia e una di queste sfiorò un codino della
coccinella facendola sussultare.
I loro assalitori intanto erano usciti dai cespugli. Due dozzine di
fanti si appostarono sotto il grande albero. Avevano un aspetto buffo,
erano vestiti come giullari di corte ma dai colori cupi e al posto dei
sonagli o delle cetre imbracciavano archi, frecce, giavellotti e spade.
Erano comandati da quella che sembrava essere la regina di cuori, una
donna mastodontica con i capelli neri acconciati alla Pompadour con un
ciuffo rosso a forma di cuore sulla fronte. Un corpetto rosso le
sottolineava il seno generoso mentre un’ampia gonna nera con
disegni geometrici rossi e bianchi le nascondeva le forme non proprio
longilinee.
Le belle labbra vermiglie si schiudevano in un sorriso malvagio. La
mano destra artigliata di rosso brandiva una sorta di scettro con cui
impartiva ordini ai suoi sottoposti.
“Sei in ritardo coniglio”
Dal medesimo cespuglio da cui erano sbucati quelli, si
affacciò tutto tremante il Bianconiglio e si avvicinò
alla regina, balbettando “Mi-mi scusi ma-maestà, m-ma ho
dovuto aspettare che si svegliassero pe-per portarveli…”
“Hai capito il coniglietto” ghignò Chat Noir.
L’attenzione della regina si spostò nuovamente sulle sue
prede. “Uhm, che abbiamo qui? Un micetto bizzoso e… cosa
saresti tu? Un insetto?”
“Permette maestà, Ladybug e Chat Noir sono i due che ci
è stato chiesto di catturare da chi sapete voi…” La
regina lo guardò interrogativa
“Voldermort?” Ladybug sospirò alzando gli occhi al cielo, mentre il suo compagno sghignazzava.
“M-ma-ma no, mia regina. Ri-ricordate, quella giovane, que-quella malefica”
“Ahh sì sì, Ovviamente! – e voltandosi
con non curanza verso il bosco per tornare sui suoi passi mosse il
braccio con lo scettro e ordino perentoria –
Tagliategli…”.
Non poté terminare la frase perché la voce di Ladybug la
interruppe “Maestà, non vogliamo lo scontro, vogliamo solo
tornare nel nostro mondo”
“E’vero sua graziosità – aggiunse Chat Noir
con un inchino – vogliamo solo trovare un nodo per tornare”.
La regina si voltò e alzò un sopracciglio
“Ma-maestà se li la-lasciassimo andare sa che
su-succederebbe!” balbettò pavido il Bianconiglio.
“Taci!” la regina guardò interessata nella direzione
del biondo e squadrandolo gli domandò “E perché mai
dovrei lasciarvi andare, quando consegnandovi, potrei avere il dominio
su tutto questo mondo?”
Chat balzò giù dal ramo e immediatamente i soldati gli
puntarono contro le lance, che vennero però repentinamente
abbassate a un impercettibile cenno del loro comandante.
Anche Ladybug scese guardinga atterrando a pochi metri dall’amico, ponendosi subito sulla difensiva.
“Beh Maestà se permettete – il felino si
avvicinò mellifluo e fece un garbato baciamano alla sovrana
– una donna bella come voi e con il vostro carisma non ha
sicuramente bisogno di una bimbetta capricciosa per consolidare il
vostro dominio”.
“Ah no?” chiocciò la regina
“Ma certo che no! – continuò il felino guardandola
intensamente negli occhi – ho visto con che risolutezza comandate
questo manipolo di coraggiosi. Per voi sarebbe un gioco da ragazzi
conquistare ogni reame”
“Dici sul serio?” rispose lusingata la donna.
“Ma sicuro, Maestà!” mentre parlava, il ragazzo
l’aveva presa per mano e le si era portato alle spalle come per
ballare una sorta di minuetto “Anzi, son certo che eliminata la
ragazzina, cosa che faremo appena tornati nel nostro mondo,
potrà conquistare ogni terra senza colpo ferire.”
“Davvero?” risposero in coro la regina e Ladybug una
piacevolmente eccitata l’altra con un principio
d’irritazione.
“Davvero – miagolò il gatto e accostandosi
all’orecchio della donna sussurrò – perché
prima delle loro terre conquisterete il loro cuore!”
Chat aveva parlato con un tono basso e suadente, ma i poteri di Ladybug
le permisero di sentire distintamente quanto pronunciato e le reazioni
delle due donne non sarebbero potute essere più diverse.
Labybug che aveva già da qualche tempo lasciato la posizione di
guardia per incrociare le braccia sul petto con aria seccata,
incominciò a tamburellare nervosamente il piede a terra
fulminando il compagno con gli occhi che le ricambiò uno sguardo
birichino.
La regina invece emise una risata sguaiata afferrò il polso del
ragazzo, strattonandolo se lo mise di fronte e lo abbracciò
stringendogli la testa sul petto, dondolando il busto come per cullare
un bambino “ Oho ma come sei dolce gattino”
Chat Noir colto alla sprovvista voltò la faccia in direzione di
Ladybug per chiederle tacitamente aiuto, riuscendo così a
salvare almeno le funzioni vitali.
Era sicuro che se al posto della guancia sul petto di quella donna ci
fosse finito il suo naso sarebbe senz’altro morto soffocato da
quel seno.
Un brivido di disgusto gli percorse la schiena.
Ladybug sospirò e a malincuore intervenne, avrebbe voluto che fosse torturato ancora un po', così impara a fare lo stupido
“Maestà, pensavo .”
“Inchinati, mentre pensi, risparmierai tempo” la interruppe
scocciata la regina allentando la presa su Chat quel tanto che bastava
per permettergli di sgusciare via dal suo abbraccio e di rimettersi
traballante in piedi.
“Ah beh si certo – balbettò Ladybug e
proseguì mentre si cimentava in una profonda riverenza -
sappiamo che c’è un modo per uscire da qui seguendo la
strada di confine... ”
La regina si avvicinò alla ragazza e le camminò attorno “Si, si, vero. La strada di confine…”
“Sapete indicarcela?”
“Ma certo mia cara – disse la regina avvicinandosi al suo
viso e guardandola intensamente negli occhi – te la
indicherò immediatamente… Non appena mi darai il tuo
Miraculous!” e così dicendo tentò di afferrarla per
la gola.
Vedendola scattare in avanti Chat Noir si accucciò e facendo
perno sulla gamba destra e sulle mani compì un mezzo giro
falciando le gambe della regina che perdendo lo spunto incespicò
in avanti dando tempo a Ladybug di scansarsi ed evitare
l’attacco.
“Puntate ai Miraculous! Tagliategli la testa!” Urlò la regina, mentre recuperava la posizione eretta.
I fanti vista la ripresa delle ostilità puntarono le loro lance
contro Ladybug cercando di spingerla in un angolo mentre alcune frecce
le fischiavano all’altezza delle orecchie.
Con un balzo indietreggiò nuovamente ed estrasse lo yo-yo per parare i colpi.
Anche Chat Noir si rialzò in fretta per raggiungere la sua
compagna ma dopo un paio di passi si sentì trattenere con forza,
si girò si accorse che la regina lo tratteneva per la coda.
“Non così in fretta gattino, tu resterai con me. Voglio
proprio vedere se sai fare le fusa!” e ridendo fece comparire dal
nulla un collarino di pelle nera e con uno strattone avvicinò il
ragazzo e glielo mise al collo.
Chat Noir provò a puntare le mani sulle spalle della regina
inarcando la schiena all’indietro mentre spingeva per
allontanarsi, ma la donna con un ghigno allungò un piede
togliendo quel poco di equilibrio che aveva e mantenendo la presa al
collo, accompagnò la sua caduta al suolo. Chat piegò una
gamba verso il petto per cercare di fare leva e togliersi da
quell’impiccio ma la regina forte della sua mole e della sua
smania lottava strenuamente per mantenere la presa salda sul felino.
“Panteruccia mia è non fare le bizze ci divertiremo un
mucchio assieme” gli soffiò la regina sul viso e Chat
giurò di aver avvertito il pelo che gli si rizzava sulla
schiena. Mentre la donna lo guardava famelica e si apprestava ad
attivare il meccanismo di chiusura che avrebbe finalmente bloccato il
recalcitrante animale, Chat avvertì un tonfo sordo appena sotto
il suo mento. La regina gridò e cadde a peso morto sul ragazzo
che facendo leva sulle braccia (non voglio sapere cosa ho toccato, si
lamentò più tardi un disgustato Chat!) riuscì
finalmente a togliersela di dosso e a strapparsi il giogo.
“Non lo sai che gli animali non amano la cattività”
Ladybug ad un passo da loro ruotava minacciosamente lo yo-yo con cui
pochi istanti prima aveva colpito la regina che ora si era rialzata e
si massaggiava la mano dove iniziava a comparire un livido violaceo.
I fanti terrorizzati dal fatto che la loro sovrana fosse stata colpita
si erano bloccati e tremavano visibilmente. Si poteva avvertire
distintamente il digrignare dei denti della donna che, al culmine della
rabbia, urlò pazza di furia
“Qualche testa rotolerà per questo. La vostra! Catturateli! Tagliategli la testa! Voglio i loro Miraculous!”
Rinvigoriti dalla reazione del loro comandante, o forse ancor
più terrorizzati, i fanti circondarono i due eroi che si
trovarono così a combattere dandosi la schiena per poter parare
meglio i colpi nemici che si susseguivano senza sosta.
Spade e lance erano affrontate corpo a corpo da Chat che parava e
affondava, mentre il combattimento areo era tenuto sotto controllo la
Ladybug che con lo yo-yo deviava le frecce che piovevano loro in testa.
“Milady non resisteremo a lungo” sbuffo Chat parando l’ennesimo colpo.
“Già, sono troppi, stiamo perdendo tempo. Dovremmo trovare
una via di fuga.” gli rispose schivando l’ennesima freccia
che però le provocò una leggera ferita al collo.
“Dannazione!” gemette.
Questa piccola distrazione permise ai fanti di eliminare la distanza di
sicurezza che i ragazzi erano fino allora riusciti a mantenere e la
regina urlo “impacchettateli!”
Immediatamente i fanti si bloccarono. Quelli più arretrati che
brandivano le lance salirono sulle spalle di coloro che erano in prima
fila che avevano la spada, poi una terza fila di uomini salì
sulla seconda puntando i loro archi verso il basso in direzione dei due
prigionieri.
Come ebbero completato la formazione, il pettorale della loro divisa
cominciò ad emanare un cupo bagliore. I corpi sembrarono perdere
consistenza e tridimensionalità.
I vestiti si schiarirono fino a raggiungere una tonalità grigio
chiaro e si allargarono lasciando visibili solo le mani e i piedi.
Quando la luce si esaurì al posto della pettorina
comparirono dei semi.
“Questa poi, Sembrano scoiattoli volanti?” commentò un perplesso Chat Noir.
“Sono carte. Carte da gioco non vedi? Picche, fiori, quadri e …”
“ CUORI – con una risata malefica la regina terminò
la frase – ora avete davanti a voi tutta la potenza del mio
esercito.”
Non un filo di luce attraversava la muraglia di carte e la penombra
rendeva sinistro il luccichio tenue delle armi e degli occhi degli
avversari.
Un bagliore verde guizzò negli occhi del ragazzo che mettendosi
in posizione d’attacco proruppe “Beh Milady, direi che
è ora di fare a queste carte un mazz…”
“Chat! – lo zittì fintamente scandalizzata la
ragazza e volgendogli un’occhiata di sfida propose – tu
sotto ed io sopra?”
Un ghigno che Ladybug non comprese immediatamente comparì sulle
labbra del compagno “Non mi sembra il momento più adatto,
ma mi adeguo agli ordini di Madame” e con veloce inchino,
rivolgendole uno sguardo malizioso si apprestò a colpire i fanti
della prima fila.
“Mah- ma - balbettò un’interdetta Ladybug
concludendo poi con un – che idiota!” andò a
riversare la sua indignazione ruotando lo yo-yo in modo da colpire
tutte le carte della terza fila che precipitando dall’alto
andarono a impilarsi, cadendo di faccia, su quelle rovesciatesi sul
dorso per essere state colpite dal bastone del felino.
Altre carte che certavano di fuggire per ricomporre una specie di
recinto poco più in là, furono prese per le caviglie
dallo yo-yo e poste sopra ai compagni.
“Ho sempre voluto fare il mazziere” disse Chat Noir lanciano l’ennesima carta sul mazzo.
“Che dici possiamo andare? –chiese Ladybug –
continuare a perdere tempo con loro non ci aiuterà ad uscire da
qui e a distruggere l’akuma.”
“Concordo mia cara, dammi sono un momento “ e così
dicendo fece leva su un grosso masso lì vicino che
incominciò a rotolare.
“Ottima idea” risposte la ragazza e, avvolgendolo nel filo
dello yo-yo lo sollevò quel tanto che bastava affinché
Chat saltandoci sopra non lo disponesse sul masso come fermacarte.
“Bene ora possiamo andare – disse chat strofinandosi le
mani come per pulirle. – Mah dov’è finita la
regina?”
Si guardarono attorno poi vedendo delle foglie muoversi in lontananza
“ Di là, sta scappando!” “lasciamola andare
noi dobbiamo trovare il modo di uscire da qui”
“Uhm, però se la seguiamo, magari troviamo una strada, sai
una di quelle di confine” “Ottima idea Milady,
andiamo!”
******
Ciao!
eccoci qui, quanto tempo ^_^' Come state?
No! nonstante sia il 1° aprile non è uno scherzo.
Non potevo certo far arrivare Pasqua senza presentarvi un nuovo
capitolo!
Quindi cosa ne pensate di quel guastafeste del Bianconiglio?
Credo che Chat ci sia rimasto un po' male, ma si sà, non
è fortunato! Non lo è neanche con la Regina di Cuori che
ad un certo punto voleva diventare una gattara. Paura eh gattino! ^_*
Ringrazio infinitamente, per tutto, la mia superB, la mia beta e super eroe personale, Lunedì che questa volta mi avrebbe uccisa per la punteggitura... perdonami!!
Un ringraziamento gigante a tutti quelli che leggono, siete tantissimi
anche dopo mesi dalla pubblicazione, a tutti coloro che hanno salvato e
seguono la storia e un grazie di <3 a chi mi regala la
propria opinione.
Ora, poichè avete scartato il mio ovetto pasquale vi lascio una piccola sorpresa tratta dal prossimo capitolo
Codarda!
Non sono codarda, eh
che non saprei che dirgli. Oh magari…
No magari niente. Io amo Adrien!"
A presto e Buona Pasqua!
Crisan
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Capitolo 8 - Se puoi immaginarlo puoi farlo ***
Capitolo 8 - Se puoi immaginarlo puoi farlo
Capitolo
8 - Se puoi immaginarlo puoi farlo
S’infilarono
nel cespuglio e seguirono il sentiero di erba calpestata.
Della
regina e del suo seguito non vi era traccia. Nessuno dei due eroi prese la
parola per diversi minuti.
Chat Noir avanzava dandole le spalle già da un po’ quando Ladybug si domandò se
quel silenzio fosse imposto solo per restare vigili o perché entrambi erano in
difficoltà per quello strano risveglio.
Beh, lei per lo meno lo era. Non
mi resta che sperare di non affrontare mai il discorso, sospirò tra sé e sé.
Codarda!
Non sono codarda, eh che non saprei che dirgli. Oh, magari… no magari niente.
Io amo Adrien! Ma da quando parlo da sola!
Si
fermò d’improvviso.
Chat
le aveva sbarrato la strada con un braccio e ora in risposta al suo sguardo
perplesso, si portava circospetto il dito alle labbra facendole segno di
tacere. La ragazza che aveva già aperto bocca per parlare si portò le mani alle
labbra come per bloccare un suono fuggitivo e annuì con la testa.
Qualche
secondo dopo aver arrestato la loro marcia il felino si acquattò, si tuffò
dietro un cespuglio poco distante e dopo brevi rumori di colluttazione, ne uscì
trionfante tenendo un coniglio con panciotto, per le orecchie.
“Ecco
qui il nostro Bianconiglio. E così ci hai teso una trappola eh?” disse
beffardamente il ragazzo alzando il povero animare recalcitrante all’altezza
del proprio viso in modo da inchiodare i propri occhi ai suoi.
“Mi-
mi di spiace signor Gatto, m-ma la regina ha chiesto… no, no che dico ha
ordinato, la bambina – rabbrividì - si si la bambina, oh santo cielo – sospirò-
…ecco io non potevo fare diversamente… ecco, però ho-ho aspettato che vi
svegliaste entrambi… mi-mi- mi dispiace di aver interrotto... non credevo, non
ci ho pensato…” proruppe tutto d’un fiato.
Ladybug
s’irrigidì vistosamente ma si rilassò subito sentendo la risata cristallina di
Chat Noir, “Beh si già solo per quello ti dovrei fare al Civet…” Il coniglio
impallidì e si portò le zampe anteriori al viso “No la prego Messer Felino, so-
sono vecchio per nulla tenero e po-po-poi voi siete salvi…”
“Stia
tranquillo signor Bianconiglio, qui nessuno sarà mangiato. Vero Chat Noir?”
Il
ragazzo lo allontanò dal suo viso e allungò il braccio in modo da permettere a
Ladybug di parlargli guardandolo in faccia.
“Gra-grazie mia signora, sono mortificato per questa mattina…”
ricominciò il coniglio ma Ladybug lo interruppe “Lasci perdere signor.”
“Il mio nome completo è White LapinBlanc - Rabbit, ma potete chiamarmi Wi”
“Genitori
spiritosi” commentò sarcastico il ragazzo
“Sono
d’origine irlandese, ma Mamma era scozzese, un ramo cadetto dei Rabbit di
District Lake, ci teneva che il nome in qualche modo lo ricordasse” sospirò il Bianconiglio
Ladybug
batte le palpebre per cercare di ricostruire quanto detto dal coniglio, poi
lasciò correre e domandò
“Se
Chat Noir la metterà a terra, promette di non scappare? Vorrei farle qualche
domanda e poi sarà libero di andare. D’accordo? “
“Da-
d’accordo” balbettò il mal capitato tremante.
Chat
si volle accertare della sua sincerità minacciando di ricatturarlo subito se
avesse provato a fuggire.
Il coniglio lo rassicurò e così fu prontamente depositato a terra dove si
sedette ed emise un gran sospiro. Poi mentre si puliva gli occhiali con i lembi
della giacca chiese
“Che
posso fare per voi mademoiselle la Coccinelle?”
“Vede
Wi, vorremmo sapere dove trovare una strada di confine, per poter uscire di
qui.”
“Beh,
questo non è così difficile, basta prendere la strada che si trova in fondo a
questa discesa, è una strada che porta a molti posti, se siete fortunati, porterà
anche dove dovete andare voi”
I ragazzi lo guardarono perplessi e chiesero
in coro. “In che senso?”
“Vedete,
come certamente sapete questo mondo è ricco di possibilità perché è generato
dalla fantasia.
Al di là di quanto è scritto da ogni autore, noi personaggi qui abbiamo una
vita, una famiglia che ci siamo costruiti nel tempo. Ora, poiché voi siete qui
qualcosa di simile, potete farla anche voi. Ad esempio, potreste trovarvi un
angolo di paradiso tutto vostro e metter su famiglia…”
Ladybug
arrossì violentemente ma si costrinse a dire “oppure?”
“Oppure,
potete far sì che la strada che prendiate diventi la vostra”
I
ragazzi si guardarono interrogativi meditando sulle parole del coniglio che
approfittò di quella distrazione per allontanarsi velocemente di qualche metro
in direzione del bosco “Ora se volete scusarmi non vorrei essere in zona quando
quella bimba tornerà. Vi auguro di tornare presto al vostro mondo e good luck!”
“Grazie
Wi, e non preoccuparti appena torneremo a casa di lei ci occuperemo noi! –
disse Chat sollevando la mano in segno di saluto, poi rivolgendosi alla
compagna che seguiva con gli occhi il coniglio che si allontanava a grandi
balzi continuò- bene Milady, a meno che non voglia vedere come sarebbe la
nostra casetta direi di andare “
“Ma
certo andiamo!” gli rispose l’eroina che sfuggì il suo sguardo e cominciò a
correre verso il fondo della collina, non cogliendo così le parole dette a
mezza bocca dal ragazzo prima di seguirla “Il mio paradiso è starti accanto”.
Come
giunsero ai piedi del pendio scorsero un bel sentiero chiaro, piuttosto largo e
piano, così decisero di imboccarlo nella direzione opposta a quella da cui
provenivano.
Attraversarono
un bosco non troppo fitto in cui gli unici suoni percepiti erano i solo passi
accompagnato dal frusciare delle foglie e il cinguettio degli uccelli. Dopo
alcuni minuti di cammino si accorsero che la vegetazione iniziava a diradarsi
ed intravidero oltre al limitare, una vasta pianura ai cui margini s’innalzavano
delle dolci colline e su una di queste, la più alta, sorgeva una torre. La
strada appena fuori dal bosco, si divideva un tre. La strada sulla sinistra vi si
allontanava dirigendosi verso le colline, quella centrale dopo una serie di
curve sembrava portare alla torre. L’ultima girava a destra e costeggiava il
bosco rimanendo al limitare della pianura. Scelsero quest’ultima perché,
seguendo così il consiglio delle sirene, i margini delle storie possono portare
anche fuori da esse.
Avevano
percorso non più di un chilometro quando un’ombra scura si stagliò sul prato
poco distante a loro. Alzarono gli occhi
e videro una graziosa bambina ferma a mezz’aria. I biondi capelli e il bordo
della sua veste fluttuavano morbidi nell’aria mossi da un vento invisibile, o
più probabilmente dal flusso della sua energia, precisò Chat Noir. La sentiva,
entrambi sentivano la forza di cui era impregnata l’akuma.
“Tana
per me! – pronunciarono atone le sue labbra rosa – ed ora finiamo di giocare al
gatto e al topo”
Chat noi incrociò le braccia al petto e assumendo un’aria beffarda, commentò “Non
vorrei sembrare puntiglioso ma il gatto sono io ...”
Ladybug
si mise in posizione di difesa e bisbigliò “Ti pare il momento di fare lo
spiritoso!”
“Ora
mi darete i vostri Miraculous!”
Gli
occhi della bimba fiammeggiarono. Alzò le braccia al cielo ed emise un suono
lugubre.
La
sua veste si allungò e una chiazza di quello che sembrava inchiostro nero si
allargò a partire dal suo petto ricoprendo tutto il vestito. Una volta giunto
all’orlo della gonna e alle maniche la sostanza nera e vischiosa non si arrestò
ma ricoprì le mani e i piedi della ragazzina fino alla punta delle dita, risalì
in collo, come scorrendole sotto pelle, le ricoprì l’intero volto. Un ghigno
malefico s’impossessò delle sue labbra mentre i suoi denti cominciarono ad
allungarsi tramutandosi in zanne. I capelli divenuti anch’essi color della pece
si arrotolarono in quelle che sembravano essere due codini anomali e si
posizionarono in alto sulla testa poco sopra alle orecchie solidificandosi poi
in due corni appuntiti.
Le
maniche del vestito che si erano allungate coprendo le braccia fino al polso ed
erano rimaste svolazzanti al vento si squarciarono dalla parte interna sul
braccio ed arretrarono dietro al busto dove si allargarono e presero
consistenza, diventando due possenti ali.
Il corpo s’ingrandì e mentre aumentava di dimensione, i suoi arti si
modificarono e là dove prima c’erano mani e unghie comparvero zampe e artigli,
stessa cosa accadde alle gambe
Infine possente apparve una coda uncinata.
“Un
drago!” gridarono all’unisono i due sconcertati eroi.
“Questa
poi! Come sei messo Chat Noir con i draghi? “chiese Ladybug correndo per
mettere un po’ di distanza tra loro e la bestia mentre studiava il da
farsi.
“Meglio
che coi piccioni” rispose il gatto scivolando sul terreno puntando i piedi per
fermare la corsa e voltarsi a guardare il drago che li osservava fiammeggiante
da lontano.
La
bestia emise un pauroso ruggito e sbatté le ali generando una poderosa folata
di vento che fece rotolare i due eroi di decine di metri sull’erba.
“Ok
direi che è ora di agire!” Labybug scattò in avanti correndo e scartando le
nuove folate di vento che il mostro convogliava verso di loro.
“Dobbiamo
cercare d’immobilizzarlo propose Chat Noir mentre evitava le raffiche compiendo
grandi balzi all’estremità opposta del prato.
“Ok!”
urlò la coccinella spiccando un salto che la portò fin quasi all’altezza della
testa del drago, fece roteare lo Yo-yo per poi lanciarlo in direzione delle
spalle dove contava di avvolgerlo bloccando l’apertura alare.
Chat
vista la mossa della collega arrivò in scivolata attaccando dal basso. Allungò
il bastone, lo infilò tra le zampe del mostro e usandolo come leva, cercò di
farlo cadere. Il drago ondeggiò pericolosamente ma non crollò. Nel frattempo,
Ladybug stava cercando legare in qualche modo le ali del nemico, la loro
apertura però era tale che l’operazione si rivelò più difficile del previsto.
“Dobbiamo
cambiare strategia” disse atterrando accanto al compagno.
“Già,
scampiamoci, bloccagli i piedi”
“Si
se riusciamo a farlo cadere sulla schiena guadagneremo tempo per allontanarci”
rispose pensierosa
“allontanarci?”
“Certo
non possiamo affrontare così un drago. Ci serve un piano”
“D’accordo
Milady, allora io lo distraggo” e con un balzo andò ad attaccare il bestione
cercando di farlo indietreggiare. Contemporaneamente Ladybug si avvicinò dal
basso e agganciando un capo del filo allo sperone posteriore della zampa destra
corse verso la sinistra e tornò in dietro un paio di volte. Poi puntando i
piedi nell’erba fresca diede uno strattone allo yo-yo in modo da mandare in
tensione la corda
“Ora!”
urlò e a quel segnale Chat usò il bastone come un’asta da salto in lungo
atterrando con entrambi i piedi sul petto della bestia che ruggì e perse
l’equilibrio rovinando pesantemente su un fianco, ciononostante reagì e vibrò
un colpo con l’ala libera per colpire la ragazza che, con la caduta, si era
venuta a trovare a pochi metri di distanza da lui.
Un
rapido salto indietro le impedì di essere colpita in pieno dall’ arto alato ma
lo spostamento d’aria la spazzò via con forza.
La
reazione di giubilo del ragazzo per l’abbattimento, seppur momentaneo del
nemico, fu smorzata dal veder volare la sua compagna alta nel cielo fece per
scattare ad afferrarla ma una fitta lancinante alla schiena lo stordì e
qualcosa lo schiacciò potentemente al suolo. Nonostante la polvere che gli
riempiva occhi e bocca continuò a seguire il volo inerme dell’eroina e la vide
schiantarsi al suolo e ruzzolare mollemente. Fece per chiamarla ma il peso che
gli immobilizzava il dorso gli impediva di tirare il fiato. La pesante coda che
lo stava tenendo schiacciato al suolo si sollevò per un solo momento che gli
consentì di vedere la giovane rimettersi faticosamente in piedi poi un secondo
colpo lo scaraventò nuovamente a terra. Vide però Ladybug accennare ad una
corsa verso di lui. Sentì poi un fragore fuoriuscire dalle profondità delle
viscere dell’essere che lo sovrastava temendo che stesse per sputare fuoco con
le forze residue impugnò con due mani il bastone e lo conficcò con forza nella
zampa del drago.
Un
urlo straziante misto a un terribile digrignar di denti rimbombò per la
pianura, “SSSSSOMNUM!” ruggì il drago rivolto alla giovane che gli si stava
avvicinando, poi accecato dal dolore strofinò la coda per terrà trascinandosi
dietro un malconcio Chat Noir che terminò la sua corsa sbattendo contro un
albero.
L’eroe
tossì, questa volta le aveva prese, ma almeno era riuscito ad infliggere una
ferita al suo avversario.
Si pulì il mento con il polso e alzò gli occhi per aver conferma che la
battaglia stesse continuando ingaggiata dalla sua partner ma il sorriso
strafottente gli morì sulle labbra quando la vide a terra esanime sull’ erba
mentre la figura bruna e gigantesca del loro nemico le si stava avvicinando.
Dandosi
uno slancio contro il tronco tentò uno scatto in sua difesa con l’unico
risultato di ritrovarsi inginocchio sulla terra bruna. Dannazione le gambe ancora non mi reggono.
Non
poté perdersi nei propri pensieri perché alzando la testa vide il drago
chinarsi e raccogliere con la zampa una Ladybug ancora svenuta per poi spiccare
il volo nel cielo terso.
“Ladybug
svegliati!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola seguendo con lo sguardo
il drago che ora compiva alcuni ampli giri sopra la radura quasi a volerlo
sbeffeggiare.
Chat
prese il bastone lo poggiò al suolo e allungandolo si mise in piedi muovendo
qualche passo ancora incerto
Reagisci maledizione!
“Lasciala
andare!” urlò al cielo l’eroe cominciando a inseguire il fuggitivo che per
tutta risposta, accertatosi di essere seguito, si diresse verso la torre su cui
atterrò pesantemente facendo ondeggiare la struttura e provocando la caduta di
qualche tegola.
“Miraculous”
ancora un boato sommesso venne sentito da Chat Noir che era quasi giunto ai
piedi della collina in cima alla quale si ergeva la torre.
È la sua voce, la voce
del drago e pensare che era una bimba così carina pensò ed un brivido
gli percorse la schiena.
Si
fermò ad una distanza che gli consentisse margini di manovra.
Devo farlo allontanare
da lei.
Un
tuono nuovamente “Miraculous”
Mi serve un diversivo
qualcosa che… poi senza neanche concludere il pensiero “Ehi tu Lucertolone,
lasciala andare!” disse
assumendo un’aria di sfida
“Voglio
Miraculous!” un altro tuono più forte del precedente.
“Certo
come tutti, ma nessuno c’è mai riuscito. Comunque ti do una chance, lasciala
andare e se mi batterai avrai il mio Miraculous, parola di felino”
Ancora
un ringhio questa volta più basso, come se l’animale stesse riflettendo. Solo
in quel momento Chat si accorse che teneva una delle zampe posteriori
leggermente sollevata.
Deve esser ancora
indolenzito per il colpo di prima
“Che
c’è hai paura di perdere? – lo provocò – in quel caso arrenditi e dicci dov’è
l’akuma!”
Il
drago schiuse le labbra mostrando i denti affilati in quello che doveva essere
un sorriso di sfida, guardò verso il basso e scorgendo una piccola sporgenza simile
ad un balcone vi appoggiò l’eroina addormentata.
Poi
digrignando si buttò in picchiata verso il ragazzo. Appena giunto all’altezza
del suolo apri le ali sbattendole in avanti ma invece di atterrare affondò gli
artigli nel terreno sollevando grosse zolle e ciuffi d’erba nel tentativo di
acchiappare uno sfuggente gatto nero.
Dal
canto suo Chat Noir mentre schivava con abilità le zappe artigliate studiava
forsennatamente un diversivo che gli consentisse di raggiungere la coccinella dormiente.
L’ultimo
affondo della bestia l’aveva mancato per qualche centimetro ma aveva avuto il
pregio di far incastrare la pesante zampa nera in un fitto groviglio di radici
di un acero che si trovava a poca distanza.
Con
pochi balzi si ritrovò ai piedi della collina su cui troneggiava la torre ma
mentre stava per spiccare l’ennesimo balzo per raggiungere la compagna il drago
si voltò verso di lui e ruggì quello che alle recchie del ragazzo suonò come un
“Mai”
Un
lampo viola lasciò la zampa del drago protesa verso la torre e un fuoco di
ugual colore esplose con violenza alla base di essa. Chat Noir venne
scaraventato a decine di metri di distanza.
Temendo
che l’esplosione avesse distrutto la torre si rialzò dolorante ma pronto allo
scatto mentre un grido di frustrazione gli lasciava la gola. IL suo slancio
venne però interrotto dalla sorpresa di ritrovare la torre perfettamente
intatta mentre tutto intorno ad essa nascevano teneri germogli verde brillante.
Man mano che la piantina si allungava, il diametro di quello che si stava
rivelando un rampicante, si faceva sempre più spesso, qua e là lungo il gambo
si aprivano carnose foglie large. Le piante si attaccarono con forza al muro di
cinta della torre e avvolgendola, cambiarono colore. Tetre sfumature nere si
irradiarono dalla punta. Dove l’emanazione raggiungeva una foglia, questa s’accartocciava
repentinamente, assottigliandosi per trasformarsi in una spina lunga, appuntita
sinistramente luccicante.
In
pochi istanti non solo la torre ma l’intera collina si ritrovò coperta di un
intricato, impenetrabile bosco di rovi.
Un
sussultò scosse le spalle dell’eroe. La situazione si stava decisamente
complicando. Assorto nei suoi pensieri non accorse della coda nera che gli si
stava abbattendo addosso.
Il
colpo gli tolse il fiato e lo scaraventò a terra facendolo rotolare varie
volte. Si rialzò immediatamente, barcollando, ma certo che se non lo avesse
fatto, le cose sarebbero potute precipitare. Infatti, appena si rimise in
piedi, benedì il suo sesto senso che gli risparmiò una artigliata.
Fece
una capriola indietro mettendo qualche metro tra sé e il drago che però si
lanciò in avanti cercando di colpirlo.
Chat
Noir estrasse il suo bastone e parò colpo che gli fece tracciare due profondi
solchi sul terreno. Il drago sferrò l’attacco con l’altra zampa. Un’ altra
parata. Un’ altro colpo, un’altra parta.
Ad ogni colpo corrispondeva una nuova parata. Dopo alcuni lunghi secondi di
questi scambi all’ eroe sembrò di disputare un vero incontro all’arma bianca
solo che al posto di un fioretto o una sciabola l’avversario brandiva degli
artigli affilati.
Il
corpo a corpo, perché di questo si trattava, continuò con una serie di ringhi e
affondi da parte del drago che però non riusciva a ghermire il corpo del
ragazzo. L’aver ridotto lo scontro meramente fisico ad una lotta d’abilità e
agilità aveva aiutato il felino a riprendere lucidità e ora rispondeva colpo su
colpo agli attacchi dell’animale.
E pensare che nella
realtà è una tenera bambina. Come avrà fatto a… Un lampo attraversò gli
occhi del ragazzo
Che sia…
Spostò
il peso in avanti passando dalla posizione di difesa a quella d’offesa
cominciando ad incalzare il rivale con una serie di attacchi sempre più precisi
e veloci. Il drago sorpreso da questo nuovo vigore indietreggiò. Chat Noir
galvanizzato dal risultato continuò a menar colpi: un fendente, poi un altro, e
un altro ancora e di seguito un altro. Senza respiro.
La bestia arretrava ringhiando e sbuffando, il gatto avanzava indomito come se
una nuova linfa stesse scorrendo nelle sue vene.
Poi un bagliore apparve nel momento esatto in cui l’arma e gli artigli
entravano in contatto, dapprima tenue poi sempre più intenso. In fine un lampo
seguito da un affondo e l’aria circostante venne squarciata da un latrato
mostruoso che riecheggiò per ogni collina e ogni fiume, sorvolò il bosco
incantato e finì con lo spegnersi inabissandosi nella laguna delle sirene.
Chat
Noir restò impietrito a guardarsi la mano destra in cui stringeva una
splendente lama dall’elsa rilucente. Davanti a lui, a mezz’aria il Drago
emetteva quelli che potevano sembrare singhiozzi. La sua ala destra era
completamente squarciata.
Il
ragazzo ebbe un sussulto e nel medesimo istante la spada scomparve
ritrasformandosi nel bastone color acciaio
“Mi, mi dispiace! - urlò il ragazzo in direzione del nemico i cui lamenti si
erano fatti sempre più simili ai singhiozzi di un bambino – Non volevo farti
del male, ti prego dimmi come stai!” incalzò ancora il giovane.
Per
tutta risposta il drago tirò su col naso e emettendo un forte ringhio si
ritrasformò in una bimba dalla veste lacera e i capelli scompigliati, ma senza
alcuna ferita visibile.
“Aspetta! “cercò di dire il ragazzo ma la
fanciulla emise un urlo lancinante e sparì dalla sua vista in una nuvola di
fumo.
Seguirono
alcuni minuti di immobilità. Tutto sembrava essersi congelato nello stesso
istante in cui la burattinaia di tutta questa straordinaria faccenda era
scomparsa nel cielo.
“Che
sia tutto finito?” domandò il ragazzo guardandosi attorno.
Qualcosa non tornava. Se in qualche modo aveva sconfitto l’akuma perché non
erano tornati alla realtà. Perché Ladybug era ancora dormiente sulla
torre.
“Giusto” mormorò a fior di
labbra e iniziò a correre verso la collina e come vi giunse ai piedi, fece
scorrere lo sguardo lungo tutta la muraglia di rovi che si estendeva ricoprendo
ogni cosa, persino la torre sulla sua sommità.
“Ah,
ora basta, Cataclisma!” alzò la mano destra al cielo richiamando il suo potere
sperando che, anche in quel posto bizzarro, tutto andasse come previsto. Non
appena sentì l’energia scorrergli sotto pelle inebriandolo, afferrò con forza
il fusto rotondo del rampicante più vicino.
La pianta vibrò leggermente poi iniziò a trasformarsi in cenere espandendosi
come cerchi nell’ acqua a partire dal punto su cui poggiava la mano. Dopo aver
incenerito i rovi il potere distruttivo si propagò alla massiccia torre in
pietra che vi era avvolta.
Nel giro di qualche secondo del rampicante non ne rimase niente e la torre
scricchiolò e si ripiegò si sé stessa. Nel franare il balconcino su cui
poggiava Ladybug si sgretolò facendola cadere nel vuoto.
Con un salto, ormai certo ora di poterla toccare senza conseguenze l’eroe balzò
in aria e l’afferrò stringendosela saldamente al petto.
Quando
atterrò poco lontano il paesaggio attorno portava i segni di quello che un
ignaro passante avrebbe riconosciuto come un incendio devastante.
“Milady
“provò a chiamare dolcemente in ragazzo, ma non ricevendo risposta si diresse
verso un albero e l’adagiò ai suoi piedi. Le sue mani non avevano ancora
toccato l’erba fresca che avvertì uno strano formicolio irradiarsi per tutto il
corpo, una luce verde lo avvolse e istantaneamente perse la trasformazione.
Il tutto fu così repentino che ne fu consapevole solo quando un affamato Plagg
gli svolazzò davanti per poi sedersi sulla pancia della fanciulla addormentata.
“Plagg!
Dannazione che ci fai qui!”
In
tutta risposta il felino alzò un sopracciglio e sbadigliò, “Ho fame”
“Si
certo, ma il tempo, non sono passati 5 minuti da quando ho usato il Cataclisma
se lei si svegliasse…”
Il
kwami lo interruppe con un gesto della zampa
“Ora
vediamo che fare, ma prima le cose importanti: ho fame!”
“E
dove te lo trovo io del Camenbert qui” rispose con tono esasperato il ragazzo
indicando i dintorni
“Prova a guardare in tasca”
Adrien
infilò una mano nella tasca dei pantaloni, più per dimostrare all’ amico che
non girava con una scatola di Camenbert, quando le parole che si stavano
salendo dalla gola gli morirono sulle labbra allorché le sue dita affusolate si
trovarono a stingere una confezioncina di metallo di modeste dimensioni che
triplicò il suo volume non appena fu estratta dalla tasca.
“Uhm,
di alta qualità” disse il micetto cosmico afferrando la scatola per estrarne
una grossa fetta cremosa.
“Ma
come…”
“Ancora
non hai capito? – biascicò l’amico mentre masticava avidamente un grosso pezzo
di formaggio – è quefta, dimenfione, gnum, se pfai come pfare – ingoiò rumorosamente
- riesci a ottenere quello che vuoi” concluse
leccandosi rumorosamente le labbra - e io voglio un'altra fetta d’amore!” disse
tuffando la zampetta nella scatola di latta per estrarne una seconda grossa
fetta di formaggio.
Il
ragazzo lo fissò perplesso
“Nonf
ti fissaref sulle dimenfioni, qui è ftutto relativo – poi sciocco la lingua sul
palato per cercare di contrastare la pastosità del formaggio – e comunque gnam,
ci sei riuscito anche conf la spada”
“È vero, mi è apparsa tra le mani quando ho mentalmente
paragonato questa lotta ad un duello di scherma”
“Vedi che se vuoi ci arrivi - rispose il kwami nero ed
aggiunse intercettando lo sguardo preoccupato che il ragazzo rivolgeva alla compagna–
se ci ragioni arrivi anche a quello”
“Voi dire che sai perché non si sveglia?”
“Certo che lo so, e lo sai anche tu”
“Non capisco”
L’esserino sospirò alzando gli occhi al cielo “Oh ma non ci
posso credere! Hai capito dove siamo”
Adrien s’irrigidì “Beh certo, siamo in un mondo in creato
dall’ akuma per intrappolarci, una sorta di libro di fiabe”
“Oh, e quindi?
“E quindi cosa?”
“Oh, cielo! Ma dove ti ho trovato, consolami mio amore cremoso”
Piagnucolò l’esserino affondando i denti nell’ennesimo pezzo di formaggio.
“Possibile che nessuno ti abbia mai letto una favola pima di dormire? Sono
importanti per sviluppo psico-emotivo dei bambini, quei momenti in cui mamme,
papà, si siedono accanto al loro letto e aprono il libro di fiabe - continuò
saccente il kwami - No? Questo spiegherebbe la tua insicurezza a...”
“Mia madre “
“Che…” strappato al suo
ragionamento l’esserino si voltò verso il ragazzo che serrava la mascella con
gli occhi a terra
“Mia madre. Lei mi leggeva
le storie quando ero piccolo”
Colto da un improvviso
rimorso il kwami gli volò davanti al viso continuando a leccarsi le zampine “bene
bene quindi ti avrà letto cosa? La sirenetta o piuttosto ehm Biancaneve”
“Biancaneve?” ripeté il
ragazzo sempre più perplesso
“sì, certo Biancaneve o la
bella addormentata di cui la nostra akumizzata ha copiato indegnamente la
magnifica trasformazione di Malefica”
“Vuoi dire che esiste, la
conosci?
“Non divagare, ma sappi che
non tutti i kwami sono dei dolci gattini o delle affascinanti coccinelle”
“Affascinanti cocc”
“Non divagare – lo
interruppe - dunque dicevamo la bella
addormentata” sospirò l’essere quantico esasperato
“Ah, sì certo che mi leggeva
La bella addormentata”
“Ecco la principessa si
addormentava a causa di una maledizione no? E anche Ladybug dorme a causa di un
sortilegio…”
“Non- non mi starai
dicendo?” una nota allarmata si materializzò nella voce del ragazzo che
concluse la frase quasi in farsetto
“Oh, per fortuna ci sei
arrivato”
“Non ma io non posso, lei
è…, io sono un gentiluomo!”
“Si bravo un cavaliere senza
macchia e senza paura e come tutti i cavalieri dopo aver ucciso il drago (in
questo caso solo fatto fuggire) devi svegliare la principessa”
“Ma Plagg…”
“Ah, se ti imbarazza mi giro
dall’altra parte”
“Beh, ma lei – esitò – lei
se ne accorgerà? “
Plagg incrociò le braccia al
petto e valutò la situazione “Uhm, non saprei non ho idea di quale sia il suo
stato di coscienza al momento”
Adrien si voltò a guardare
la sua compagna che giaceva sull’ebra soffice del prato. I suoi meravigliosi
occhi azzurri erano celati dietro le palpebre, le ciglia poggiavano leggere
sulla maschera. Sospirò.
“Milady” sussurrò il giovane
inginocchiandosi al suo fianco. Erano ormai mesi che sognava, il gusto di
quelle labbra o meglio voleva sapere se avevano veramente il gusto che aveva assaporato
quella notte. Quella mattina c’era quasi andato vicino quando al risveglio
l’aveva sorpresa ad osservarlo…
Si riscosse dai suoi pensieri e si rivolse dubbioso all’amico “Non mi
considererà ehm - si fermo cercando un termine adatto - troppo invadente “
“Oh, non mi risulta che il
principe Filippo sia stato passato a fil di spada – rispose noncurante
l’esserino - anche se…”
“Anche se?”
“Non mi preoccuperei se
fossi in te” tagliò corto il gatto cosmico indicando con un gesto impaziente la
loro amica addormentata.
Il ragazzo ritornò a guardare la compagna che non accennava a destarsi.
“D’accordo” mormorò,
piegandosi su di lei. I suoi occhi indugiarono sulle labbra rosee.
Accostò il viso a quello
della ragazza. Deglutì “Ti prego svegliati Milady” le mormorò a pochi
centimetri dalla bocca scrutando speranzoso le sue reazioni, ma nulla accadde.
Sospirò nuovamente “Ti
prego” le sussurrò sulle labbra tremante prima si posare su di esse un lungo,
dolce bacio. Il fiato gli si spezzò e chiuse gli occhi anche se un lieve senso
di colpa gli si formava nella coscienza.
Sentì le labbra sotto l sue
fremere e aprì gli occhi trovandosi addosso due topazi sbarrati. Il cuore si
fermò ma prima che il suo cervello riuscisse a produrre una reazione la vide
rilassarsi, chiudere gli occhi e inaspettatamente approfondire il bacio.
Il suo cuore fece una
capriola e mentre le dita guantate affondavano nei suoi riccioli biondi rispose
al bacio con urgenza. Il suo braccio le percorse la schiena, fermando la mano aperta
sulla nuca della sua Milady, perché era sua, finalmente sua!
Si staccò da lei
d’improvviso sentendo la terra tremare e guardò sconvolto l’eroina che ancora
giaceva immobile e dormiente sul prato “Ma che cavolo...”
Una nuova scossa seguita dal fragore di un crollo lo fece ritornare al presente
“Che succede?”
Si guardò attorno e vide che
il paesaggio circostante si stava sgretolando velocemente. Sembrava quasi che
qualcuno stesse cancellando quel mondo.
Due grosse spaccature bianche corsero lungo la pianura puntando nella loro
direzione
“Plagg…” urlò il ragazzo,
stringendo al petto l’amica ancora esanime, prima di essere inghiottito dal
nulla.
*****
Ciao a tutti!
quasi mi è preso un colpo quando, aggiornando mi sono accorta
che non è passato un anno emmezzo dall' ultimo capitolo
pubblicato, ma ben 3 anni!
SCUSATE! Non so se qualcuno avrà ancora voglia di riprendere
questa storia, ormai passata nel dimenticatoio, ma verrà
completata prima o poi ^_^'
Grazie a chiunque leggerà <3 <3
Un abbraccio
Crisan
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3660061
|