Miraculous - Ladybug e Chat Noir

di Crisan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Buongiorno! ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 – Per sempre Insieme ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Un gatto in passerella ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Bonne Nuit - Prima parte ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Pirati ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Abissi e Paludi ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 -Regina di Cuori ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Se puoi immaginarlo puoi farlo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Buongiorno! ***


Capitolo 1 - Buongiorno - Revisionato

Capitolo 1 - Buongiorno!

Adrien appoggiò le mani sul marmo nero del lavandino e rimase a fissarsi nello specchio.

 
Nonostante gli ultimi giorni fossero stati notevolmente impegnativi, non aveva l’aria particolarmente sciupata.

 
La settimana scolastica era stata appesantita da numerose interrogazioni, un paio di servizi fotografici e le solite attività extra che suo padre gli imponeva perché propedeutiche alla carriera.
Aveva sperato nel weekend per riposarsi, portarsi avanti con i compiti ed organizzare qualcosa con i suoi amici. Purtroppo però le prove di una sfilata di beneficenza per la fondazione di Médecins sans Frontières lo avevano allontanato notevolmente dai suoi progetti originari.
La settimana era poi ricominciata, il lunedì mattina, con un bel combattimento che, di fatto, gli aveva impedito di recarsi a scuola.

 
“Beh nonostante tutto sono sempre uno splendore” concluse il giovane dichiarando chiusa l’ispezione. “Chi si loda s‘imbroda, caro il mio signorino” miagolò Plagg dondolando sulla schiena, mentre con le quattro zampine teneva fermo un grosso pezzo di Camembert per addentarlo a fondo.

 Il ragazzo sogghigno “ Beh ieri ero MA-LA-TO dovrei essere almeno un po’ pallido ed invece niente, i miei geni me lo impediscono…”

Plagg gli rivolse uno sguardo di sbieco leccandoli le dita per non sprecare neanche una goccia della sua ragione di vita ”Ti devo forse ricordare che non eri veramente malato ma che abbiamo semplicemente eliminato il solito akumizato?"

Adrien sospirò, come poteva dimenticarselo!

Il combattimento più strano che avesse mai fatto. Un allevatore di lumache aveva deciso di portare colei che sperava diventasse la sua fidanzata a visitare il proprio allevamento. La ragazza per quanto interessata al giovane, non poté far a meno di fare qualche battuta per cercare di superare il naturale ribrezzo che quegli esserini striscianti le provocavano.
L’insicurezza dell’allevatore fece il resto: sentendosi deriso e sminuito era divenuto terreno fertile per il seme del male di Papillon che lo aveva trasformato in  Escargot.

Sotto quelle sembianze l’akumizato aveva portato l’attacco bloccando con la bava appiccicosa chiunque gli fosse capitato a tiro. Non era stata una battaglia concitata ma avevano dovuto giocare di astuzia perché Escargot, pur non essendo rapido nei movimenti, si era dimostrato un nemico temibile. Una volta colpiti dalla sua bava si restava come in trance in balia degli eventi; la sua mira infallibile ed il fatto che fosse morbido e viscido aveva creato con pochi problemi alle armi dei due eroi.
Questo scambio lento e calcolato di colpi però gli aveva dato modo di trascorrere un po’ più tempo del solito con la  sua amata. Il sorriso dolce, gli occhi azzurro cielo che gli ridevano canzonatori, i suoi movimenti fluidi mentre evocava il Lucky Charm, niente
ai suoi occhi appariva meraviglioso quanto la sua Lady! Gliel’aveva anche sussurrato durante quello strano combattimento ed in risposta gli era stato detto di "non fare il lumacone!”

Adrien Sospirò. Perso nei suoi pensieri sussultò quando una voce saccente gli arrivò all’orecchio “ehi Romeo guarda che non arrivi a scuola neanche oggi se non ti decidi a vestirti!!"

 Riscossosi butto un’occhiata al riflesso dell’orologio che era alle sue spalle e in quel mentre realizzò di essere ancora con l’asciugamano legato ai fianchi così come venti minuti prima quando era uscito dalla doccia.
“Accidenti farò tardi!” urlo togliendosi al volo l’asciugamano e gettandolo nel cestino dei panni sporchi per poi dirigersi con passo spedito al guardaroba per prendete biancheria e vestiti puliti.

“Ti prego ho appena mangiato..” protesto il kwami! “E tu allora non seguirmi in bagno! - gli rispose il biondo - Arrivo Nathalie” disse poi alzando un poco il tono della voce per farsi sentire dalla donna che bussando alla porta lo avvisava che la macchina sarebbe stata pronta per portarlo a scuola da lì a cinque minuti.

 ***

“Sono in ritardo, sono in ritardo, sono in RITARDO!” Marinette saltellava per tutta la stanza su un piede solo mentre cercava di infilarsi nei pantaloni.

Quando ci riuscì sorrise trionfate, recuperò la giacca posata sulla sedia e,  infilandovi un braccio , afferrò ,con la mano che sporgeva dalla manica, uno dei croissant che la mamma le aveva posto su un vassoio assieme a dei biscotti al cioccolato e al succo. Addentò il dolce mentre terminava di vestirsi, poi  afferrò il bicchiere e bevve una generosa boccata del suo contenuto, infine prese la borsa e si diresse velocemente verso la porta ci casa.

Di colpo si blocco e con uno sbuffo appoggio la cartella per terra e corse in bagno. “ Non posso mica uscire senza lavarmi i denti Tikki!” spiego all’esserino rosso che aveva messo il capo fuori dalla sua borsa che la ragazza teneva a tracolla e la guardava interrogativa. “… e se mentre vado a scuola – continuò  dosando il dentifricio sullo spazzolino e cominciando a strofinare - cado inciampo e perdo i sensi e Adrien è costretto a farmi la respirazione bocca a bocca e si schifa perché ho qualcosa tra i detti!! Sarò rovinata per sempre!!” 

“Come vuoi Marinette – squittì la piccola amica – ma anche ad arrivare tardi tutte le mattine non ci fai una gran figura..”

“Ho fatto,  ho fatto”  comunicò la ragazza mentre usciva dal bagno e si dirigeva di corsa verso la porta di casa attraversandola.

“Marinette!” la chiamò sua madre mentre la ragazza era già sul pianerottolo “ Si ciao mamma devo andare scusa…”,  ” No Marinette la cartella!”  Sospirò la madre porgendole la borsa mentre le andava in contro  “ ah grazie mamma vado, BACIO!”  disse precipitandosi giù per le scale “ Ma dove avrai la testa..” disse Sabine chiudendo la porta dietro le spalle della figlia che era già quasi in strada.

“eh lo so io…” ridacchio l’insettino rosso ben nascosto nella borsetta.

****

Marinette terminò di salire le scale proprio nel secondo in cui la campana della scuola decretava la fine degli accessi all’istituto. Dell’insegnante non c’era ancora traccia, così tirando un sospiro di sollievo si sistemo e aprì la porta della classe.

“Ciao Marinette, anche oggi ce l’hai fatta eh?” disse Alya rivolgendole un grosso sorriso.

L’amica stava armeggiando con il cellulare  - sicuramente ha a che fare con il Ladyblog - pensò la nuova arrivata sorridendo, rimanendo però ferma davanti la porta per lanciare una rapida occhiata alla classe. “Ciao a tutti” una voce dietro le sue spalle la fece sobbalzare e quasi svenne quando sentì una calda mano sulla spalla “ Marinette la professoressa entriamo”

“Ah-a si, scusa A-Adrien ” balbetto la giovane arrossendo e dirigendosi velocemente verso il proprio banco seguita rapidamente dal giovane biondo.

La lezione passo lentamente  la professoressa assegno i compiti e proprio verso la fine della lezione precisò “Adrien, Marinette venerdì dovrete recuperare il compito che avete saltato ieri, visto che eravate assenti. Ovviamente non sarà uguale a quello di vostri compagni ma mi aspetto che sarete preparati visto il preavviso. E ripassate tutti, non si sa mai “ Aggiunse alzando la voce per cercare di sovrastare il suono della campanella che annunciava l’inizio dell‘intervallo

Che strano pensò Marinette eppure mi sembrava di aver visto la sua macchina davanti alla scuola poco prima dell’ inizio dell’attacco. Mah probabilmente il gorilla lo avrà riportato di corsa a casa per metterlo al sicuro.

 “Marinette – si senti chiamare e per un attimo si guardò intorno perplessa. Poi abbassando gli occhi vide Adrien, il suo Adrien, che la guardava sorridente.  Affascinata da quella visione la ragazza faticò a capire cosa le stesse dicendo fino a che Alya non intervenne “ Marinette!  Adrien ti ha chiesto se vuoi ripassare con lui per l’interrogazione di venerdì. Vuoi dirgli cosa ne pensi?

 “Ah bh- beh io non penso cioè si di solito penso, ma non ora. No volevo dire…Forte!! Nnoo tu sei forte, no io sono forte  volevo dire insieme siamo forti…- ehm divenendo paonazza – noi insieme! Ok va bene!” concluse stremata, mentre l’amica sedutale accanto alzava gli occhi al cielo.

 “Forte!  - Le rispose il compagno di rimando facendole l’ occhiolino -  Ci vediamo giovedì allora!

 “Ciao Adrien, ciao Ninò” – rispose Alya scuotendo la testa i ragazzi si stavano allontanando e mentre li seguiva con lo sguardo. Poi voltandosi verso l’amica esclamo “ Marinette, possibile che tu non ci riesca proprio!” “Che diavolo ho detto! “ domandò interrogativa la ragazza coprendosi il volto con le mani per nascondere il suo sconforto…”Mah - balbettò la bruna -  capisco che non riesci a pesare, ma non ti ascolti neanche quando gli parli?

 “No, mai - gemette -  se fossi consapevole di tutte le fesserie che riesco a dire in due minuti davanti ad Adrien resterei pietrificata!” appoggiando poi la testa sul banco e nascondendo il viso tra le braccia.

 ***

 “Maledizione! imprecò  volgendo la schiena all’ampia finestra da cui aveva osservato il mondo fino ad un istante prima. “ Ho cercato a lungo, ho aspettato, ho dovuto agire per scovarli- serrò le dita attorno l’impugnatura del bastone che teneva in mano quasi volesse spezzarla. “  e ora vengo rallentato da due ragazzini. Ah questo mai! Non lo permetterò!” Sibilò mentre un lampo d’odio attraversava il suo sguardo.   

 Doveva capire, doveva cambiare strategia!

 Il suono metallico di un telefono lo distolse dai suoi ragionamenti “ Si?” “ Signore la videocall con Londra è attiva. Quando vuole iniziare accenda il monitor sul canale nove”

“Grazie” rispose gelido riattaccando subito dopo.

Un fruscio leggero, come di ali, lo fece voltare “Tranquillo amico mio – disse sogghignando posando lo sguardo verso il punto da cui si era originato il rumore -  presto i tuoi amici saranno nelle mie mani e nessuno potrà più fermarmi!

 

 

**
Ciao a tutti,
questa volta mi cimento in un ardua impresa sto scrivendo una fanfic sui una serie che non ho ancora terminato di vedere e punto ad una long, cosa che non ho mai fatto! Vi prego quindi di darmi i vostri preziosissimi pareri con una certa indulgenza :-)
Questo è un capitolo introduttivo, che serve per capire dove siamo e mettere le basi per ciò che avverrà dopo...e in mente ho molto altro!
Spero vi piaccia a presto!
Cris

ps
Note del 14 maggio:
1)  il capitolo è stato revisionato per togliere alcuni refisi dovrei aver tolto almeno i principali.
2) Per gli amici poco esperti di Amine che mi hanno chiesto di leggere questa mia impresa suggerisco di dare un'occhiata al seguente link per inquadrare il contesto Miraculous - Le storie di Ladybug e Chat Noir

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 – Per sempre Insieme ***


capitolo 2_1

 

“Ragazzi - annuncio Alya con risolutezza - visto che abbiamo l’ora buca vi aggiorno sulle prossime novità del LadyBlog!” 
Marinette volse lo sguardo verso l’amica e  Adrien e Nino’ si girarono a guardarla incuriositi, mentre quest’ultimo esclamava: “Sentiamo un po’ che ti sei inventata questa volta!”

“Ah è semplicissimo – continuò la ragazza agitando l’indice destro verso il suo uditorio - scoprirò chi c’è dietro la maschera di Lady Bug e per farlo chiederò aiuto al web!”

“In- in che senso” balbettò Marinette  

“E' semplice, aprirò un conteste: Be  my eyes! Si, beh, un concorso - precisò, notando lo sguardo perplesso degli amici - Chiunque sia in grado di darmi notizie valide su LadyBug, vedrà la propria foto pubblicata sul sito con la dicitura: inviato del Lady Blog! D’altronde mi devo rassegnare – sospirò sconfortata - non riesco ad essere presente tutte le volte che compare LadyBug, per quanto mi possa impegnare è proprio impossibile. Ma con questo sistema – aggiunse con vigore – riuscirò a raccogliere molti più indizi! Allora? Che ne pensate??” li incitò visto che nessuno commentava.

“Eh mah-mah non sarebbe un po’ come metterle una taglia? e poi lei ti concede già delle interviste...” balbetto l’amica alla sua sinistraa bruna però, rispose decisa“ oh ma non diciamo sciocchezze, questo è solo giornalismo investigativo!” 

“Che ne farai poi degli indizi?” Chiese il ragazzo biondo davanti a lei. “Ahhh sono così felice che tu me l’abbia chiesto Adrien! - cinguettò la mora tuffando la testa nel proprio zaino – li catalogherò qui!” Così dicendo tirò fuori un'agenda strabordante di ritagli di giornale, appunti, fotografie.

“Cosa sarebbe quello?” rincarò il modello guardando tra l’incuriosito ed il preocupato l'ingombrante tomo.
“Questo miei cari amici è il tutto, ma proprio tutto, quello che si sa di Ladybug!" "Cosa???"strillò Marinette allarmata. Accidenti mi sono fatta trasportare, pensò e rispose allo sguardo interrogativo dell’amica" intendevo, è un sacco di materiale ma quando l’hai raccolto?!”

“Questo è il vero Ladyblog, qui ci sono tutte le apparizioni di LadyBug, contro chi ha combattuto cosa ha usato, quanto ci ha messo a sconfiggere il nemico… in più ci sono alcune informazioni aggiuntive. Ad esempio quanto è alta, il peso approssimativo... "  Anche quello?? penso Marinette con un brivido.

“E la seconda cosa?" chiese Adrien incuriosito intuendo che, probabilmente, c'era dell'altro,

“ La seconda cosa è che ho aperto uno spazio: Chiedi a LadyBug!" Un mugugno interrogativo si alzò dai suoi amici. “ Si in pratica ho chiesto ai miei lettori: se ne aveste l’occasione, cosa chiedereste alla beneamata paladina di Parigi? Le domande migliori saranno poste all’eroina in occasione della prossima intervista!’”

"Intervista?" Marinette sgrano gli occhi e la bruna aggiunse “ si beh prima o poi riuscirò ad intervistarla ancora e tra le altre cose le chiederò come fa a conciliare la vita normale con i salvataggi di Parigi!"

“Eh che cosa hanno domandato? “ chiese Adrien

"Beh - continuò la ragazza - hanno posto molte questioni cose alcune veramente interessanti del tipo: "Cosa si prova a salvare Parigi?" , “Hai mai paura quando combatti nemici? “, “ Hai mai temuto di non farcela?”

“Mi sembrano tutte molto sensate” interruppe Marinette pensierosa. “ Certo certo – proseguì Alya, poi ci sono le domande idiote del tipo: “ la tuta fa sudare? Di che materiale è?! “ Cosa indossa LB sotto la tuta?”  Marinette si portò le mani alla bocca per soffocare un urlo ed emise un piccolo sospiro per simulare uno sbadiglio.

 “ Ah ma non è finita – rincarò Alya – c’è il settore Gossip!” ” Gossip?” chiese sempre Adrien mentre si portava alle labbra il succo che aveva recuperato dallo zaino;questa serie di domande si fa interessante, commentò  mentalmente

“Com’è Chat Noir da vicino?- state insieme? Vi siete  baciati?? Lesse tutto d’un fiato l’aspirante giornalista.  “ Cos- cosa?"  Questa volta Marinette non riuscì a trattenere un gridolino stridulo mentre Adrien a cui il succo era andato per traverso cominciava a tossire

“Beh - commentò -  Parigi, in fondo, è la città dell’amore!”

Il resto della mattina prosegui tranquilla e lentamente si giunse alla fine delle lezioni. Mentre  Marinette ritirava il suo materiale alzo lo sguardo trovandosi davanti due magnifici occhi verdi che la fissavano.

“Allora andiamo?” le disse il giovane rivolgendole uno splendido sorriso. Marinette avvampo “ do-dove?” “ beh dobbiamo prepararci per il compito di venerdì. Vieni da me?”

“Aahhh beh s-si  certoooo – rispose annaspando – pa-passo solo un attimo a casa e ti raggiungo “ “ Potremmo andare assieme dai tuoi – disse sorridendo il ragazzo, mandando completamente in blocco l’ultimo neurone funzionante della compagna – e poi andiamo da me con la macchina”  “ahh non vvorrei disturbare”, “ No, nessun disturbo” concluse lui dirigendosi verso l’uscita.

 

***

“ Ciao Mamma! Oggi andrei a studiare da Adrien se per te va bene!”  Disse decisa mentre entrava in negozio e salutava con un sorriso alcuni clienti abituali.

Sabine la guardò sorniona ” Adrien?” chiese con un lieve in flessione maliziosa nella voce

A Marinette mancò il fiato, aveva visto le foto appese in camera sua e ora tirava strane conclusioni mettendola in imbarazzo e poi..lui era li!  Mentre pensava cosa rispondere sentì una voce alle sue spalle. “ Buon giorno signora si ricorda di me?”  “ Ma certo Adrien! Come stai?” “Bene grazie signora, e lei?”

Ma che, ora si mettono a fare conversazione?  pensò Marinette guardandoli perplessa “vado a librare il preso, a prensere il liso “ disse precipitandosi di sopra con il cuore a mille.

Non ci fu risposta ma sentì sua madre che diceva “ vi preparo qualcosa per merenda”

“Grazie mille signora Dupain –Cheng

“Ohh  Tikki che faccio!!!” disse la ragazza, vuotando la cartella del superfluo, alla piccola amica che le volava davanti al viso e che rispose “ prendi il libro!?”  “Oh Tikki non capisci non riuscirò mai a studiare con lui accanto, farò una figuraccia nel compito ..Sospirò.
“ Non è la prima volta che andiamo a casa sua “ fece notare la piccola Kwami, ma Marinette non l’ascoltava continuando nel suo discorso sconclusionato  “ … e alla fine sposerà un’altra!!!”

“Marinette – la guardò perplessa la coccinella – io fossi in te prenderei il libro e mi affretterei a scendere non vuoi mica far aspettare Adrien? “ “ NOOOO far aspettare Adrien che stupida!" Prese in libro, lo infilò nella cartella  e quasi inciampò scendendo dalla botola della sua camera.

“No decisamente non ci siamo” disse l’esserino rosso scuotendo la testa rassegnata da dentro la borsetta.

Il breve percorso in limousine li portò davanti alla splendida villa Agreste. Il pesante cancello nero si aprì consentendo alla vettura di entrare e andare a fermarsi davanti all’amplio scalone d’ingresso.

“ Prego accomodati” disse Adrien scendendo dall’auto e dirigendosi a passi veloci verso casa “ Buongiorno Nathalie, noi abbiamo un compito da preparare potrebbe portarci da bere alla merenda abbiamo pensato noi”  disse alzando un piccolo pacchetto di dolci rivolto all’assistente di suo padre.

Una volta entrati in camera Marinette rimase incantata, anche se c’era già stata altre gli faceva sempre un certo effetto entrare in quella stanza, non tanto perché fosse la camera dei sogni di qualsiasi ragazzo, ma soprattutto perché era la sua, la stanza dove il suo Adrien viveva, dove studiava, coltivava i suoi interessi la poltrona su cui si sedeva a leggere, il letto dove dormiva...Il suo Adrien??Ma a che sto pensando! Scosse la testa  mormorando.

“Cosa?” chiese il giovane mentre invitava la compagna ad accomodarsi  “Nonte! No, niente! -  Accidenti che stupida - Dai mettiamoci a studiare” disse posando la sua borsa e la cartella in un angolo della stanza accanto al divanetto.

Il pomeriggio trascorse tranquillo. Adrien da un perfetto padrone di casa aveva fatto di tutto per metterla a proprio agio e questo in realtà, si era rivelato un problema perché più lui si dimostrava gentile e premuroso più lei straparlava. Per fortuna Adrien sembrava non far caso allo strano comportamento della compagna, così piano piano Marinette cominciò a rilassarsi e dopo un po' riuscì quasi a esprimersi normalmente.

Passarono il tempo studiando chiacchierando, mangiando i biscotti dei genitori di Marinette. 

D’un tratto si sentì bussare alla porta. “Avanti” “Mi scusi Adrien- disse l’assistente dello stilista aprendo la porta della stanza e facendo un piccolo passo verso l’interno - suo padre vorrebbe vederla” “ Ora?” “ Si, questioni lavorative” precisò la donna mentre Adrien già si stava alzando dalla sedia “Torno subito” disse posando la mano sulla spalla dell’ amica e nel farlo le sfiorò leggermente la guancia.  La ragazza avvampò e balbetto una risposta affermativa strappando un sorriso al modello.

Non appena la porta della stanza si chiuse Marinette gemette ed appoggiò la fronte sulle braccia intrecciate sulla scrivania. Ooh non mi laverò più la faccia!

***

“Avanti!” Adrien aprì la porta dirigendosi verso la scrivania del padre “ Mi volevi papà?”

 Si Adrien, la Maison Agreste parteciperà alle celebrazioni per il lancio del nuovo film Stars Explores, di cui abbiamo disegnato i costumi principali. I nostri marchi avranno quindi un ritorno di visibilità. Il nostro Marketing Comunication mi suggerisce di pensare ad un nuovo spot e ad una campagna . Cominceremo a lavorarci dopo l'evento MSF. Tu ovviamente sarai, come sempre, l'immagine della maison"

"Ovviamente" pronunciò atono il ragazzo, quando lo sguardo gli cadde sulle bozze e gli storydord che occupavano parte della scrivania. " LadyBug ..."  mormorò incredulo alzando repentinamente gli occhi e puntandoli sulla faccia del padre che ebbe un movimento di disappunto.

"Si per Parigi sarebbe meglio puntare sugli amati paladini della giustizia, dicono gli esperti" la sua voce aveva avuto una leggera inflessione di fastidio ma Adrien non riuscì a capire se fosse da attribuire a quei fantomatici esperti di cui suo padre si avvaleva ma con cui non sempre si trovava d'accordo o se invece fosse a causa della bella eroina. Lo stilista proseguì  "Personalmente lo ritengo impraticabile, dubito che lei e quel suo gatto ..."   a quelle parole Adrien si perse nei suoi pensieri  senza più ascoltare le disquisizioni tecniche del genitore.. LadyBag, e il suo gatto quindi la gente pensava che loro... si lui era suo, il suo Chat noir  " ...e comunque - concluse il padre - dubito che abbiamo un agente "

" Un che?" chiese Adrien ripresosi " un agente, un agente Adrien come pensi che potremmo girare uno spot o pianificare una campagna pubblicitaria senza il loro consenso" 

"Mi permetta signore - Nathalie che era rimasta in silenzio fino a quel momento, si avvisò timorosa alla scrivania e dopo aver ricevuto un freddo cenno si assenso prese in mano alcuni dei disegni e continuo - Vede l'idea di fondo è quella di suggerire che anche loro Vestono Agreste quando non sono, come dire, in servizio - Ed è pure vero almeno per uno dei due  si trovò a pensare il ragazzo - ma per fare questo ci serve il loro consenso perché dobbiamo copiare i costumi e definire gli altri 3 modelli. Il cartellone prevede gli eroi parigini in posa da battaglia come sfondo e due modelli della nostra linea in primo piano..."
Mentre l'assistente parlava un lampo attraversò lo sguardo dello stilista "... però forse potrebbe non essere un' idea così malvagia" mormorò.

Adrien si riscosse di colpo sentendosi improvvisamente in pericolo "e io quale parte doveri fare?" chiese cercando di non far trapelare il senso d'inquietudine che lo stava assalendo mentre nella sua testa si avvicendavano molle pensieri Accidenti! Non può essere, è uno scherzo.
La voce di suo padre gli giunse e lo tramortì, esattamente come se avesse ricevuto un diretto in pieno viso " Vuoi fare Chat Noir?"  " io no- no non potrei mai, non ne ho il fisico " si schernì ridendo il giovane modello portandosi una mano sulla nuca e agitando l'altra con forza davanti al viso del genitore. Dannazione, stava balbettando, riprenditi Adrien!

Un sorriso ironico si dipinse sul volto dello stilista, "Ovvio che non farai Chat Noir, sei il nostro testimonial ricordi, non ti faccio certo andare in giro con una maschera sul viso, devi essere riconoscibile!" Così dicendo scoccò un' altra occhiata al figlio e Adrien notò qualcosa d'indefinibile nel suo sguardo. Ma fu solo un momento perché aggiunse " beh non ho altro da dirti sull' argomento al momento e credo che tu stessi studiando..."

" Ah si vero, Marinette!" tutta questa storia assurda glie l'aveva fatta completamente dimenticare. "Allora io vado papà, a più tardi! " Uhmm " lo sentì mormorare e voltandosi per chiudere la porta lo trovò concentrato a fissare la bozza dove lui, suo figlio, compariva come alter ego in borghese del eroe parigino. 

***

Plagg si stiracchio sbadigliando. Da quanto stava dormendo nella cartella? Non sapeva ricordava vagamente che erano arrivati a casa con quella  amica, come si chiamava ah si Marinette, e a giudicare dalla fame che aveva doveva essere già trascorsa qualche ora.

Tese l’orecchio e non sentì alcun rumore provenire dall’esterno, così si decise ad affacciarsi dalla borsa per sbirciare. Si guardò rapidamente attorno. Dal punto dove si trovava non aveva la visuale completa della stanza, ma non sentendo rumori si convinse che non c’era pericolo Così uscì dalla borsa per recarsi al mobile posto vicino all’ ingresso dove il suo portatore conservava alcune scatole di camembert.

Ne prese una e si accorse che la giacca di quella ragazzina era ancora appoggiata all’attaccapanni al lato della porta.

“Ok meglio nascondersi è ancora qui in giro non devo esagerare.” Disse immaginando già di affondare le labbra nel suo unico amore, il cui profumo inebriante riusciva ad avvertire anche attraverso la scatola sigillata.

Era quasi tornato nella cartella pensando che beh Adrien se ne sarebbe fatto una ragione del lieve odore di formaggio che avrebbe impregnato i suoi libri, quando una voce femminile emise un sospiro e mormorò accidenti!

Terrorizzato accelerò il suo volo ma mentre rientrava nella cartella, la sua amata scatola s'impiglio nella stupida tracolla della borsa di quella ragazzina facendolo precipitare assieme alla scatola e alla borsa sul pavimento.

Per fortuna la borsa toccò terra per prima, seguita dalla scatola e dal piccolo kwami che nonostante tutto non si decideva a mollare la presa.

In rumore della caduta rimbombò nella stanza silenziosa e sentì la ragazza che aveva sospirato alzarsi di scatto e dirigersi verso l’origine del rumore. Qualcosa la fermò, era il suono di un cellulare. “Ciao Alya!" le sentì dire poi non riuscì a capire più nulla perché un ”Ahia!” si era materializzato uscendo dalla borsettina e la voce che l’aveva pronunciato apparteneva a qualcuno che moriva dalla voglia di rivedere!

“Tikki!” “Plagg” esclamarono in coro scioccati quando lui aprì leggermente la borsettina titubante avendo paura di esserselo immaginato e terrorizzato dall’dea di aver sentito bene!

Nel lungo attimo in cui i due kwami si guardarono negli occhi il tempo sembrò fermarsi.  "Tikki, oh  Tikki sei proprio tu..." disse l'esserino nero avvicinando una zampina alla guancia della sua amica. Gli occhi di lei s'inumidirono mentre il suo corpo cominciava ad emettere una tenue fluorescenza rossa. "Oh Tikki, quanto tempo è passato? " mormorò Plagg  appoggiando la zampina sul visino della coccinella. " Troppo..." sospirò lei chiudendo gli occhi mentre una lacrima le rigava una gota. Appoggiò la sua manina su quella che l'amico teneva sulla sua gota e inclinò leggermente la testa cullandosi in quella carezza. 

Plagg ebbe un fremito a quel contatto e colmò lo spazio che li separava abbracciandola "Oh Tikki, amica mia, quanto mi sei mancata" sospirò la piccola Kwami emetteva dei piccoli singhiozzi mentre le lacrime le correvano lungo il viso " oh Plagg anche tu, mi sei mancato immensamente"

Passarono alcuni minuti, così abbracciati, seduti sul pavimento sotto la panca nascosti dalla lunga tenda bianca. Finalmente la coccinella si riprese e guardò rossa l'amico. "Scusami - mormorò leggermente imbarazzata - non mi aspettavo che ci saremmo incontrati così presto" " Però speravi di vedermi prima o po? " disse ammiccando il gatto rivelandosi molto simile al suo portatore " beh - balbetto lei emozionandosi - li hai visti no, sono così carini - si interruppe un secondo e lo guardò - quindi ci risiamo.."  gli chiese ponendogli retoricamente la  domanda. 

"Si, peccato che lui sia un babbeo, con tutte le occasioni che ha avuto!" rispose esasperato il kwami. Tikki sorrise "dagli tempo sono ancora così giovani ed inesperti!" Plagg sospirò e poi sorrise malizioso "... quindi LEI è Marinette, molto carina, ti somiglia!"
" Oh  Plagg - disse lei schernendosi  - Marinette è proprio una brava ragazza, dolce, carina ed è pazza di Adrien!" "E quello scemo muore dietro a LadyBug!"  Tikki ridacchio "queste cose sono sempre un po' complicate."

"Sai Tikki da quando Adrien è diventato il mio nuovo portatore, ti ho sentita... vicina voglio dire; tutte le volte che venivamo a scuola avvertivo forte la tua presenza e ora so perché... " 
 "Plagg" mormorò lei
" No non mi interrompere, Tikki - la blocco deciso, per poi aggiungere dolcemente -  noi non temiamo lo scorrere del tempo ma temo gli anni lontano da te, quando non posso vederti, parlarti, almeno, non in questa forma...Ora abbiamo due nuovi portatori voglio recuperare il tempo in cui siamo stati chiusi nello scrigno. Potremmo dargli una mano a..." - esitò 
" Plagg - mormorò lei spaventata - lo sai non si può, è pericoloso! devono decidere loro... Ricordi cosa successe a Verona? Li perdemmo entrambi!" terminò con voce triste " Sono passati secoli  - proruppe Plagg - e mi spiace ammetterlo ma questi due ragazzi sono molto più maturi..."

"Plagg..." pigolò ancora la coccinella " Tikki, tesoro credimi ... qualsiasi cosa accada, in qualunque epoca, niente ci potrà mai separare, noi.. noi ci completiamo, siamo due parti di un unico cuore, è così sin dall'inizio dei tempi e fino all'ultimo secondo dell'universo noi staremo insieme..". - una lacrima scese sul rosso visino e le sue labbra mormorarono mentre Plagg la stringeva tra le braccia "...per sempre!"  

La giornata ormai si stava concludendo. Il sole era tramontato e le stelle facevamo bella mostra di sè gareggiando con le sfavillanti luci di Parigi.






Perché mi sta fissando in quel modo! Non capiva. Che era successo?  Lui la guardava dolce, sorridente, disarmante. Cercò di ricordare, ma non riusciva a mettere a fuoco, stavano studiano?

Fece qualche passo indietro trovandosi con le spalle al muro.. che vuole fare pensò mentre il cuore le batteva all’impazzata. Una fitta alla bocca dello stomaco la rendeva incapace di ragionare, di rendersi conto di quanto stava per succedere....già che sta per succedere!

Lo vide avvicinarsi sempre più, ormai bloccata dalla sua destra appoggiata alla parete dietro lei, mentre la sinistra si avvicinava al suo viso. Marinette smise di respirare, persa in quei magnifici occhi verdi “ Adrien..!” un soffio.

Lui le sorrise dolcemente poggiandole la mano morbida e calda sul viso, sollevandole appena il mento. Quel tocco... Marinette si sentì la pelle bruciare dove la sfiorò. Il viso di lui era a pochi centimetri dal suo, sentiva di aver perso ogni volontà. “Marinette”  sorrise lui sulle sue labbra prima di chiudere finalmente la distanza che li separava.

Marinette chiuse gli occhi stordita, nella sua testa sentiva solo il rimbombo del suo cuore impazzito. Stava succedendo? Stava succedendo davvero? Il mio Adrien!  Voleva vederlo! Così con uno sforzo, cercando di riprendere un po’ di lucidità apri gli occhi e quello che vide l’annientò definitivamente.

Chat noir! Chat Noir la stava baciando!

 

Adrien si mise seduto ansante, stordito, la testa gli ronzava il cuore sembrava volesse uscirgli dal petto “LadyBug..” mormoro

“Che succede Amico”  chiese il kwami con un aria indefinita mentre gli si poggiava sul ginocchio. 

Il ragazzo scosse la testa, ancora confuso cercando di focalizzare “niente niente Plagg, solo…” si fermo con lo sguardo fisso davanti a se.

“ Solo ?” chiese interrogativo l’esserino “non so…un sogno, credo” pronunciò con voce incerta portandosi una mano al volto, sfiorandosi le labbra con le dita.
 

******

Ciao a tutti!
eccomi qui con un altro capitolo che, seppur difetti in azione, comincia a far intravedere qualcosa degli sviluppi futuri. Inutile dirvi che siamo appena all'inizio e che quindi tutto è ancora in divenire ^_^

Vorrei cogliere l'occasione per ringraziare tutte le persone che hanno investito un po' del loro prezioso tempo per leggermi, un grazie sentito anche per coloro che hanno commentato e per chi ha salvato la storia tra le seguite e  in storie da ricordare. Sono onorata.

Concludo con un' informazione di servizio. Scrivendo questo capitolo e volendo proporvi un testo il più possibile curato dal punto di vista stilistico/grammaticale e premendomi particolarmente la coerenza dei contenuti, ho stimato che sarò in grado di aggiornare ogni 3/4 settimane. Mi impegno a non andare oltre, perché da lettore ho una vera crisi d'astinenza quando non vedo aggiornare le storie che mi interessano.

Spero di aver limitato i refusi rispetto la volta precedente.  A tal proposito segnalo che il capitolo uno è stato rivisto e confuido di aver tolto la maggior parte degli errori.

Detto questo, Vi ringrazio ancora e Vi chiedo cortesemente di volermi regalare anche una sola riga di riscontro: la vostra opinione è importante per poter migliorare!

Con affetto,

Crisan

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Un gatto in passerella ***


Capitolo 3

Capitolo 3 - Un gatto in passerella 

Marinette emise un piccolo grido e si sedette ansante sul letto. D'istinto portò una mano sul cuore che batteva all'impazzata. "Che hai? Che è successo??" chiese la piccola kwami: svegliata di soprassalto dal grido della ragazza, si era precipitata ad abbracciarle la guancia ed ora la guardava preoccupata.

"Ti senti male? Non sembri calda..." La sua portatrice deglutì e prese un paio di respiri profondi. "No, no, Tikki sto bene. Almeno credo..." mormoro respirando nuovamente per cercare di riprendere il contro
llo  "Ma che è successo - insisté la sua piccola amica- sembri sconvolta!"

Marinette si fermò a riflettere cercando di riordinare le immagini che giravano confuse nella sua testa e di colpo divenne rossa fino alla punta delle orecchie "Oh Tikki come sono sciocca!" disse sdraiandosi nuovamente e premendo la faccia contro il cuscino.

Tikki le atterrò accanto con aria perplessa

"E'... è  stato solo un sogno - balbettò imbarazzata abbracciando il guanciale per poi girarsi e a guardare il soffitto sospirando - uno stupido bellissimo sogno. Anche se ...- s'interruppe diventando se fosse stato possibile ancora più rossa. " Anche se cosa? " chiese Tikki guardandola  "Oh che vergogna - Marinette nascose nuovamente la faccia nel cuscino" Marinette ti prego mi spaventi!

"No, noo Tikki tranquilla è..è solo una stupidaggine ho solo sognato si, ecco... di baciare Adrien" " Oh è meraviglioso - ridacchiò la sua piccola amica - e com'è stato?" chiese birichina

"Come dici tu, meraviglioso - mormorò la ragazza con una nota d'incertezza nella voce -  sembrava molto, come dire, reale!" La piccola kwami  non notò l'inflessione dubbiosa nella voce dell'amica, entrambe restarono pensierose:  Marinette aveva omesso la parte di sogno che riguardava Chat, sapeva che la sua amica avrebbe fatto delle battute a riguardo mentre a Tikki quel sogno, così realistico, aveva suscitato un turbinio di pensieri inquieti.



Ormai erano le sette così, dopo aver ripensato ancora un po' a quel che aveva sognato, Marinette decise di alzarsi.
Scese a fare colazione sotto lo sguardo stupito dei genitori che abituati a doverla buttare giù dal letto, non si aspettavano certo un buongiorno così mattiniero.
Fece la doccia e si vestì con cura sistemandosi i capelli senza fretta. Si guardò ancora un secondo allo specchio, aprì il cassettino e tirò fuori un piccolo beauty. Lo aprì e prese un piccolo stick rosa e profumato. Tikki la guardò con curiosità. La sua amica non si truccava quasi mai e soprattutto non per andare a scuola!
Marinette si passò il rossetto, più simile ad un lucida labbra in verità, sulle labbra increspandole per formare un piccolo cuore, prestando maggior attenzione ai lati della bocca. Terminata l'operazione le inumidì premendole una contro l'altra e succhiando leggermente il labbro inferiore
cosicché bagnasse un poco quello superiore, poi sorrise. "Sono pronta Tikki andiamo?"

Lo spiritello rosso s'infilò nella borsa senza dire niente ma occhieggiando dalla cerniera vide il sorriso sognante della sua portatrice...Si doveva proprio essere stato molto realistico quel sogno.



Era abbastanza presto i suoi compagni erano ancora fuori in attesa che la prima campanella l'informasse della possibilità di accedere alle classi. "Buongiorno Alya, buongiorno Nino" disse avvicinandosi.

"Ehi, che ci fai qui a quest'ora ti hanno buttato già dal letto?" La ragazza fece per rispondere quando i suoi occhi intercettarono l'oggetto dei suoi desideri che si era appena materializzato e stava raggiungendoli.

" Ragazzi!" salutò con nonchalance il modello. Si era avvicinato con aria rilassata tenendo la cartella poggiata sulla spalla. I suoi occhi fecero una carrellata dei presenti e sembrò irrigidirsi appena quando incrociò quelli della corvina che gli sorrideva. Ricambiò schiudendo le labbra in un sorriso indefinito. 


Vedendolo giungere, aveva fatto appello a tutto il suo autocontrollo. Il sorriso che le rivolse quando arrivò ancorché enigmatico, fece si che i suoi occhi puntassero le labbra del compagno. Ah quelle labbra! Chissà se sarebbe stato così bello baciarle, bello come nel sogno.. per un attimo le sembrò quasi di risentire il calore delle labbra di lui sulle sue.
Risentire? scosse la testa non le aveva mai sentite era solo un sogno...anche se nel momento i maggior abbandono, non stava più baciando Adrien bensì il suo Chat Noir.. suo?? da quand'è che pensava a lui in quei termini!

Marinette si riscosse da quei pensieri sentendo la campanella suonarle nelle orecchie e mettendo a fuoco il presente vide che Adrien aveva ancora lo sguardo fisso su di lei. Che avesse continuato a guardarla tutto il tempo? Spostarono entrambi lo sguardo altrove, incamminandosi verso la classe.

Nino e Alya si scambiarono un'occhiata perplessa ma non commentarono.

Era venerdì e con la prospettiva del fine settimana alle porte le ore di lezione passarono rapidamente. 

I due ragazzi dovettero affrontare l'interrogazione per recuperare il compito perso a causa dell'akuma; l'insegnante aveva optato per un' interrogazione in coppia così da risparmiare tempo e questo straordinariamente non aveva troppo imbarazzato la ragazza. Se l'erano cavata bene concludendo degnamente la settimana.



XXX



Era rilassante passeggiare godendosi i primi tepori stagionali. L'aria frizzante non troppo calda, faceva pregustare i futuri giorni di libertà estiva senza tuttavia possedere la morsa afosa che li caratterizzava.

I ragazzi si erano dati appuntamento al parco per il primo pomeriggio di sabato perché Adrien in serata sarebbe stato impegnato con la sfilata organizzata per l'evento di Beneficenza di Médecins sans Frontières al Centre Pompidou.
Quando Nino aveva proposto di trovarsi  Alya e Adrien avevano subito accettato mentre Marinette si era fatta un po' pregare immaginando catastrofi apocalittiche.
Si era poi convinta ad uscire dopo una serie di messaggi feroci dell'amica
che la rimproverava di voler perdere, per delle sciocchezze, l'occasione di stare un po' con Adrien.

Ovviamente non stava succedendo assolutamente di niente di catastrofico. I suoi amici conversavano tranquillamente: Alya analizzava sul telefono gli ultimi accessi al LadyBlog leggendo ad alta voce le domande più strane che venivano poste nella sezione Chiedilo a Ladybug, mentre Nino raccontava ad Adrien i dettagli dell'ultimo video gioco acquistato.  

Alya e Nino ogni tanto si lanciavano un' occhiata perplessa. I loro due amici sembravano alquanto strani. Adrien ascoltava distratto; più di una volta Nino lo aveva sorpreso con gli occhi fissi sul viso della compagna dai capelli neri. Dal canto suo Marinette sembrava persa nei suoi pensieri, rispondeva a monosillabi e ogni tanto gettava sguardi furtivi al modello arrossendo visibilmente senza neanche avergli rivolto la parola.

Stanca di questa situazione la brunetta cinguetto appendendosi al braccio del fidanzato, rivolgendogli un sorriso complice " Nino ho tanta voglia di un gelato!"  Nino sorrise e si alzo immediatamente e si  incamminarono verso il chioschetto che si trovata al di là della zona dei giochi dei bimbi.

Adrien si voltò verso l'amica che era rimasta seduta sul lato della panchina dove fino a qualche secondo prima chiacchierava con l'aspirante giornalista. I suoi occhi smeraldo s'incatenarono a quelli di lei. Per un momento che a loro parve interminabile, rimasero a guardarsi senza rivolgersi la parola, persi l'uno dello sguardo dell'altra. Una miriade di pensieri, nessuno di senso compiuto, frullava nella loro testa.
Un' idea si affacciava timida nel cuore del ragazzo e sembrava comunicarla attraverso quel contatto visivo alla compagna che in trance non avvertiva più alcun imbarazzo. Come se i loro corpi avessero una propria volontà, senza mai interrompere il contatto visivo i ragazzi diminuirono la distanza che li separava fino a che la mano del giovane poggiata sul sedile di legno della panchina quasi toccò la mano che la ragazza teneva abbandonata accanto al suo corpo.

Non si resero conto se il contatto avvenne o meno perché in quel momento vennero traumaticamente destati dalle urla di alcuni bambini che si inseguivano per i viali del giardinetto e che si erano fermati a pochi metri da loro.

Una bimba con una maschera da Ladybag faceva roteare un pezzetto di spago, mentre urlava comandi ad un bimbetto con la maglietta nera. Entrambi guardavano in modo battagliero degli amichetti che evidentemente stavano interpretando la parte degli akumizzati.  "Usa il tuo potele cia nuar!" urlo la Ladybug in erba, mentre il maschietto compreso nel suo ruolo urlava a gran voce " Gattaclisma!!" cominciando ad inseguire gli amici che scappavano

Dopo un' attino di sconcerto Marinette divenne rossa, imbarazzata, non sapendo in realtà se fosse per la scena di gioco che la ritraeva in azione o per quello che stava provando guardando Adrien. Il ragazzo dal canto suo vedendo i bambini scoppiò in una risata liberatoria si alzò dalla panchina e rivolgendo un sorriso rilassato all'amica chiese " ti va un gelato?"  e senza più guardarsi si diressero verso il chioschetto seguendo gli amici. 

Nessuno dei due notò che Alya li stava guardando di sottecchi con un sorrisino compiaciuto.


XXX



Adrien era in auto, diretto verso la location stabilita per l'evento, quando un esserino nero sgusciò fiori dalla tasca della sua giacca "Plagg" sibilò il ragazzo premunendosi di mettere il blocco ed oscurare il vetro che divideva il sedile dell'autista da quello dei passeggeri. " Che fai qui fuori?"

"Beh tra poco avremmo del lavoro da fare e io ho fame, gradirei un po' di nettare degli dei!" Il modello sbuffò allungandogli però un pezzetto di formaggio recuperato dalla scatola che teneva sempre in borsa "Io- sottolineò - ho da lavorare tu potresti stare tranquillamente nascosto nella borsa a dormire come fai sempre" " Uhm potessi sfilare io in tutta la mia bellezza sfolgorante le luci di Parigi sembrerebbero delle timide lucciole.. e comunque preferirei star con te, amo il brivido della passerella! "

Il ragazzo sospirò guardando fuori dal finestrino "Sarà complicato con tutta quella gente e i cambi d'abito, ci proveremo." Il kwami vedendolo con le difese abbassate continuò leccandosi le dita "Senti un po' Romeo, cos'era quella scena al parco? " " Quale scena? " chiese il ragazzo dubbioso.
Il dio della sfortuna continuò con tono vago " Ma si, quando facevi gli occhi da pesce lesso a quella tua compagna, quella che è venuta a studiare come si chiama Laurette, Annette..?"
" Marinette, si chiama Marinette! - sbotto il ragazzo - come se non lo sapessi e io non stavo facendo proprio niente!"
"Ah si vero Marinette - sorrise sornione - no no infatti anche sta volta non hai fatto niente..."
"Ah smettila Plagg lo sai che il mio cuore è solo per Ladybug!"
" Ma si, certo certo, però è carina, simpatica, ha un certo non so che..- sospese la frase un secondo e poi concluse -  dovremmo vederla più spesso.." la conversazione fu interrotta perché l'auto si fermo. Erano arrivati e Plagg si rinfilò veloce nella giacca del ragazzo che ebbe la sensazione di sentirlo concludere "... magari ha un'amica!" Ma non ci badò e si diresse velocemente verso l'entrata. 

Erano le diciotto e Adrien giunto già da alcuni minuti al Centre Pompodou, stava preparandosi. Di suo padre neanche l'ombra probabilmente era nella stanza dei bottoni, pensò.
Seduto comodamente su una sedia, teneva gli occhi chiusi affinché la truccatrice potesse fare il suo lavoro. Si sentiva quasi rilassato così lasciò i  pensieri scorrere in libertà. Certo che la vita era strana fino a pochi mesi prima viveva rilegato in casa uscendo solo per motivi di lavoro. Poi aveva iniziato la scuola, si era fatto degli amici, aveva ricevuto il miraculous. Era come se vivesse tre vite parallele.

I suoi compagni erano ragazzi con vite regolari impegnati con la scuola e coltivavano hobby, interessi. A differenza loro lui lavorava da quando era in tenera età in quel turbinio caotico e pericolosamente affascinante che era il mondo della moda. Questo già faceva di lui una straordinaria eccezione ma, come se non bastasse, lui era anche Chat Noir, l'eroico ed affascinante eroe parigino e in quel momento si stava facendo incipriare. Chissà cosa avrebbe pensato la sua Lady a vederlo così.
Un sorriso divertito sgusciò dalle sue labbra provocando una piccola protesta della professionista " Adrien la prego" " mi scusi mi scusi " si affrettò il modello cercando di contenere il sorriso che continuava ad abbellirgli il volto. La ragazza gli ricambiò il sorriso. In fondo era un bravo ragazzo. Uno dei pochi che non trattava gli addetti ai lavori come pezze da piedi. Non si era mai atteggiato, aveva sempre fatto il suo lavoro in maniera sobria e impegnata.

Adrien cercò di ritornare a concentrarsi sulla sfilata mentre il brusio attorno si faceva più animato mancava poco ora all'inizio dell'evento. Non si sentiva nervoso, non per la sfilata almeno, ne aveva fatte a decine, alla fine erano tutte uguali.
Sospirò cercando di ripassare le sue uscite e i cambi d'abito il ritmo della musica su cui avrebbe dovuto camminare.
Di nuovo fu colpito da un attacco d'ironia. Si morse leggermente il labbro per cercare di non sorridere. Si era appena visto sfilare come Chat Noir, roteando la coda con la mano e facendo l'occhiolino alle ragazze in prima fila. Si decisamente Ladybug lo avrebbe ucciso con lo sguardo e forse non solo con quello. 

Ladybug, l'immagine della sua bella si stagliò nella sua mente avvertendo una sensazione di nostalgia, ormai erano giorni che non la vedeva. A Parigi tutto procedeva tranquillamente. Chissà che diavolo stava facendo Papillon. Possibile che non avesse trovato un ospite per la sua Akuma? Scacciò quel pensiero tornando con la mente alla sua amata. Quando avrebbe voluto parlarle, stare un po' con lei, poterle dire quello che sentiva guardandola negli occhi ... Gli occhi. Un' altro paio di occhi si presentarono prepotentemente nella sua testa. Due occhi blu magnifici profondi che quel pomeriggio lo avevano incantato.

Si sentiva turbato da quando aveva fatto quel sogno.LadyBug. Era riuscito a fermarla l'aveva abbracciata e finalmente baciata. Le sensazioni che aveva provato erano state stranissime. Aveva già baciato per ragioni di scena molte ragazze ma quel bacio ancorché fosse solo un sogno gli aveva lasciato delle sensazioni indelebili. Durante quel bacio la trasformazione di entrambi era terminata. Si era scostato tremante per vederla finalmente in volto ma non era stato possibile: era come se la guardasse attraverso delle lenti sfuocate. L'unica cosa che rimaneva chiara e a cui si era aggrappato disperatamente erano i suoi meravigliosi occhi blu!

Con quegli occhi nel cuore il mattino si era recato a scuola e solo allora dopo tanti mesi aveva notato che anche Marinette aveva gli occhi blu. Più dolci, timidi, profondi ma altrettanto meravigliosi.

Si riscosse dai suoi pensieri perché una voce lo chiamava insistentemente  "Signor Agreste, signor Agreste! Cinque minuti!" "ah si certo" si alzò e indossò la camicia di lino blu suo pantaloni grigi di taglio ampio. Rapidamente Plagg gli scivolò in tasca. Si sistemò i capelli passandoci una mano poi si diresse verso l'apertura tra le quinte che portava in scena, mettendosi in fila attendendo il suo turno.
Chiuse gli occhi concentrandosi solo sulla musica che rimbombava in Place Stravinsky. Il percorso si snodava tutto intorno alla fontana illuminata da dei fantastici giochi di luce che si spostavano ritmicamente ora sulle opere d'arte che decoravano l'ampia fontana ora sui modelli.

Gli piaceva quella location la passerella era certo più lunga di quella che percorreva di solito ma il fatto che fosse all'aria aperta alle prime luci del tramonto lo inebriava. Sentiva l'aria fresca soffiargli in faccia. Era concentrato non sentiva altro che la musica. 



Marinette era incollata al sito della Fondation Agreste. Da quando Alya le aveva annunciato sorridente che la sfilata sarebbe stata trasmessa in streaming, non si era più mossa in trepidante attesa nella speranza d'intravedere il suo Adrien. 

Una volta stabilito il collegamento aveva sentito il cuore galopparle nel petto e troppo emozionata per riuscire a stare ferma sulla sedia muoveva nervosamente le gambe. Tikki seduta sulla scrivania sgranocchiava un biscotto guardando la sua amica ridacchiando "Marinette se non ti dai una calmata entrerai nello schermo"  "Oh Tikki non ho mai assistito una sfilata di Adrien, muoio dalla voglia di vederlo!"
"Beh -  osservò malizioso l'esserino - mi pare che oggi pomeriggio tu lo abbia visto bene...e anche lui - ridacchiò  - non ti toglieva gli occhi di dosso" " Ma che dici!"ribatté l'amica avvampando! 

Finalmente vide i primi modelli incamminarsi lungo il perimetro della fontana. Gli spettatori erano posizionati ai lati della piazza leggermente più in alto del piano stradale. Subito partì uno scroscio di applausi che proseguì tenendo il ritmo della musica. Adrien, essendo il modello i punta della maison, fu l' ultimo a presentarsi sfoggiando il suo miglior sorriso, ammiccando nei confronti della telecamera. Naturalmente gli venne concesso un primissimo piano e questo fece mancare un battito a Marinette. La telecamera si allontanò per permette di vederne la figura per intero. Il ragazzo camminava con passo fluido, era decisamente affascinante. Infine la regia allargo l'inquadratura donando una fantastica visione d'insieme della piazza. 

Marinette non stava nella pelle, Adrien era bellissimo, o meglio Adrien era sempre bellissimo, ma c'era qualcosa nei suoi occhi quando sfilava una luce divertita, come se prendesse in giro il mondo. Un tipo di sguardo che conosceva bene e ritrovava spesso in un altra persona.




Adrien, concluse la prima delle due passerelle che gli toccavano oltre a quella finale. Si accosto al angolo dove aveva i cambi e sostituì i pantaloni con dei jeans blu e un maglioncino in cashmere indossato a pelle. Prese il berretto e se lo calo' sugli occhi, cercando di lasciare abbastanza spazio per il suo kwami. " Tre minuti signor. Agreste!" sentì dire in lontananza, Terminò di sistemarsi e si avvicinò all'uscita. Cinque, sei, sette, otto, via!  

Il modello uscì deciso affrontando una seconda volta il percosso stabilito e nuovamente venne inquadrato dalla telecamera che indugiò sui suoi meravigliosi occhi verdi prima di  riprendere ancora tutto lo spazio della fontana. Una macchina seguì ancora un po' i modelli fino al loro rientro mentre dopo uno stacco una veduta aerea mostrava le persone affacciate alla Terrasse du Musée posta al 5° piano del Pompidou dove, alla conclusione della kermesse modaiola, si sarebbe  svolta la cena per poi proseguire con l'intrattenimento fino a tarda notte.  


La seconda passerella era conclusa e i modelli si stavano cambiando per l'ultima chiamata quella riservata i capi più eleganti. Adrien indossò un elegante smoking sdrammatizzato dalla mancanza del papillon (cosa che gli strappò un sorriso divertito) e dai primi due bottoni della camicia lasciati aperti.

Era pronto e si posizionò in fila aspettando il suo momento. La musica incalzò le luci rotearono e lui uscì sorridente.
La telecamera dello streaming inquadrò nuovamente l'erede della Maison Agreste incedere sicuro lungo la passerella. Dall'altra parte della città, incollata davanti al monitor del suo computer Marinette non poté trattenere un sospiro.

Quanto è bello! Non posso credere alla mia fortuna, non solo è uno dei modelli più affascinanti di Francia, ma è in classe con me.
Pensò a quante altre ragazze fossero appiccicate ai pc per poter ammirare, lui e tutti i suoi colleghi. Lei però lei lo conosceva, gli parlava, erano amici. Beh si se solo fosse riuscita d esprimersi decentemente! Anche quel pomeriggio, che stupida non era riuscita a dirgli niente di sensato e lui era lui che...la fissava? 

Con un certo disappunto si accorse che ora le immagini trasmesse erano nuovamente quelle aeree di un drone.
Il sole era calato ma 
ancora la notte non era scesa. Il cielo di Parigi era graffiato dagli ultimi morenti raggi solari.
Marinette teneva fisso lo sguardo sullo schermo nella speranza di poterlo vedere ancora una volta. 

D'un tratto lo sfondo dell'inquadratura catturò la sua attenzione, qualcosa non tornava. Era come se in lontananza si intravedesse un vortice. Poi sentì un lamento. Con il passare dei secondi si accorse che non era proprio un lamento ma sembrava più un urlo. Un urlo fragoroso ed estremamente fastidioso.
Un forte vento si alzò di colpo creando dei turbini sollevando in volo tovaglie,
tavolini, sedie, tutto quello che incontrava sul suo cammino  per poi ricadere con schianto poco più in là.

Nella piazza delle alte colonne d'acqua si alzarono irrealisticamente dalla fontana. Il pubblico rimase per un attimo basito pensando che facesse parte dello spettacolo.
Poi nella piazza comunicarono a cadere materiali raccolti in precedenza. Alcune persone del pubblico iniziarono ad agitarsi guardando verso l'alto e si alzarono in piedi come per iniziare a correre.

Il drone era ancora in aria, su indicazione dei servizi di sicurezza, la regia cercava di dirigerlo verso i turbini per capire cosa stesse succedendo. Non durò molto, perché in mini velivolo venne risucchiato un una turbolenza contenente alcuni frammenti di un tetto appena divelto.
Nonostante ciò la regia continuava a tenere aperto il collegamento, magari avrebbero rivenduto le immagini al telegiornale. Di colpo il vento che sospingeva i detriti e drone cessò causando lo schianto di tutto sul selciato della piazza. La camera ancora accesa inquadrò il giovane Agreste che a causa dei detriti e dello spostamento d'aria veniva catapultato sotto dei tavolini a lato della piazza. Poi il buio.



Marinette sudò freddo e boccheggiò cercando l'aria che proprio non voleva saperne di raggiungere i suoi polmoni. La voce non arrivava, non riusciva a muoversi.  La sua Kwami aveva appoggiato il biscotto e la guardava con urgenza. Poi finalmente urlò " Tikki Trasformami!!" prima di gettarsi nella fresca sera parigina col cuore in gola.


****
Ciao a tutti!
eccomi  di nuovo a voi con un capitolo ricco di riflessioni. I nostri eroi si trovano a fare i conti con il mondo onirico che genera riflessioni inaspettate. In questa tutto sommato tranquillità quotidiana si affaccia un nuovo pericolo ben visibile. Ce ne sono altri nascosti?

Ovviamente non vi posso svelare nulla se non che il prossimo capitolo, come potrete immaginare, sarà ricco d' azione.
Vi  anticipo che sto pensando di cambiare il titolo della ff perché non mi piace per niente. Sto cercando di farmi venire delle idee ed ogni suggerimento è ben accetto :-)

Per chi volesse vedere la location dell'evento vi posto qualche link:  Fontaine  la  terrasse

La scena dei bimbi è dedicata a Chiara e Martina  ^_^

Ringrazio tantissimo tutti quelli che leggono e chi ha salvato la storia nei preferiti/seguite/ricordate. Se poi mi aveste voglia di lasciarmi un commento mi aiutereste a capire se sto battendo una strada interessante.
A tutti, in ogni caso GRAZIE!
Crisan




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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Bonne Nuit - Prima parte ***


capitolo 4 - Le poupet Adrien aveva percorso il primo dei due lati lungi della passerella sfoggiando una falcata elastica e sicura.
Si chiese se i suoi amici lo stessero seguendo in streaming. Normalmente sfilava in eventi riservati agli addetti ai lavori come
a Milano, durante la fashion week.
Questa però era un'occasione speciale, serviva per raccogliere fondi. Tutti potevano partecipare:
i Vip avevano pagato una somma notevole per essere presenti all'evento, ma contributi si raccoglievano anche via SMS o on line; per questo la sfilata e parte della festa sarebbe stata trasmessa via internet così che anche i donatori comuni, la maggioranza, avrebbero potuto, seppur virtualmente, partecipare alla kermesse.
Gli era quindi sembrata una buona idea avvisare Nino e Alya di quella diretta. Magari l'aspirante giornalista avrebbe colto l'occasione per scriverci un pezzo.

Stava per affrontare l'ultimo lato della passerella quando accadde qualcosa d'inusuale. 

Delle alte colonne d'acqua si ersero improvvisamente dalla fontana. Folate di vento sferzarono impetuose l'aria serale. Abituato com'era agli effetti speciali, continuò a camminare nonostante sentisse, come dire " vibrare i suoi sensi di ragno".
Ebbe appena il tempo di formulare mentalmente la battuta che 
il vento cessò improvvisamente causando lo schianto sul selciato dei alcuni detriti che aveva portato con se per poi riprendere a soffiare impetuoso. Senza aver tempo di rendersi conto il modello si trovò sollevato in aria di diversi metri e subito dopo schiacciato a terra con forza.

D'istinto,
sebbene nelle sembianze di Adrien, quando si era sentito sollevare si era mentalmente preparato all'impatto. Il prolungato contatto del suo corpo e della sua anima con i poteri cosmici di Plagg, aveva fatto si che restasse perennemente insita in lui una minima parte delle abilità di Chat Noir. Ovviamente però non era stato sufficiente per toglierlo definitivamente dai pasticci.

Gli ci volle qualche secondo per riprendersi: la testa gli faceva male, aveva battuto contro qualcosa di metallo. Emise un colpo di tosse e aprì faticosamente gli occhi trovandosi davanti un telo colorato. Da fuori sentiva provenire urla e rumore di oggetti schiantati fragorosamente al suolo.

Poi una voce accanto al lui lo scosse "Tutto bene amico?" chiese il suo kwami preoccupato. "Si, Plagg sono solo un po' stordito. Andiamo non c'è tempo da perdere! PLAAAGG, TRASFORMAMI!" 

Un breve ed intenso lampo verde smeraldo gettò i propri riflessi lungo la pareti di Place Stravinsky e dopo pochi secondi un magnifico Chat Noir camminava sul bordo della fontana cercando di dirigere il flusso delle persone verso l'uscita più vicina.

Ladybug saltava da un tetto all'altro con il cuore in gola, doveva fare presto! Con un ultimo balzo raggiunse finalmente il tetto del Centre Pompidou puntando lo sguardo verso il basso.

L'akumizzato non era in vista ma sul terreno si potevano chiaramente veder i suoi effetti. Notò immediatamente il compagno d'armi che aiutava le ultime persone rimaste ad evacuare la piazza facendole confluire verso il punto dove la polizia aveva creato un cordone di sicurezza.

Si lanciò dal tetto e delicatamente gli atterrò accanto " Chat! Che è successo!?" chiese con una nota d'ansia nella voce. Il ragazzo si girò sfoggiano uno sfavillante sorriso. Quanto le era mancata! "Benvenuta MyLady è sempre una gioia incontrare il tuo sguardo!"

L'eroina gli rivolse un sorriso tirato e si guardò in torno." Sono tutti usciti? sono tutti salvi?"

"Si certo mia cara, nessun ferito grave come puoi vedere" Accompagnò la frase con un movimento plateale del braccio destro come invitandola  a guardarsi attorno scoccandole poi un sorriso ammaliatore.

Lo sguardo di Ladybug percorse preoccupato tutta la piazza fino a posarsi su quel gruppo di tavolini rovesciati sotto i cui aveva visto sparire Adrien.

" ...e  Adrien?" sussurrò  " Chi? " chiese Chat perplesso e sorpreso di sentire il suo nome sulle amate labbra " A- Adrien Agrest... " cominciò l'eroina ma venne interrotta dalla domanda sorniona di un gatto " Ah il giovane Agrest? Si certo, perché ti interessa?" " ah beh si A- Adrien Agrest è un mio com.. - si blocco-  è un mio conoscente sta bene? Ho visto che veniva sbalzato via..."  " Hai visto??? - disse il ragazzo tra lo scioccato e l'incuriosito avvicinandosi al suo volto - Stavi guardando lo streaming??"

" No io, ma come ...- cominciò a spiegare balbettando, accidenti quanto si sentiva Marinette in quel momento e lo sguardo inquisitore di Chat non aiutava per niente -  me lo ha detto Marinette, sai quella ragazza carina che abbiamo difeso da Dessinateur .." concluse rapida. "Ah si certo, Marinette..." confermò lui con un inflessione strana nella voce come, se nella sua mente si fosse materializzata l'immagine della ragazza.
La loro conversazione fu interrotta da quella che sembrava una scossa di terremoto. Violente vibrazioni fecero tremare i vetri dei palazzi circostanti.

"Il giovane Agreste sta benissimo, non preoccuparti e ora forza Mylady andiamo a vedere chi ci ha fatto saltare i programmi del sabato sera!" Disse facendole l'occhiolino. Con un paio di salti si portarono nel punto dove tutto sembrava essere cominciato.

Si trovarono davanti  una ragazzina di un'età incerta. Non era più una bambina, nel senso stretto del termine, ma la sua espressione imbronciata su un corpo all'alba dell'adolescenza la rendeva indefinibile.

Aveva i biondi
capelli sciolti lungo le spalle che terminavano con dei soffici boccoli. Indossava una veste chiara con maniche a sbuffo;
dei piccoli cuoricini abbellivano il corpetto leggermente arricciato sul davanti e sottolineavano in maniera aggraziata un ipotetico seno.
Quegli stessi cuoricini, però leggermente in rilievo, ornavano il bordo della gonna. Calzava un paio di ballerine rosa con ricamo a cuore sulla punta. In mano teneva un libricino con la copertina di pelle rossa. Sembrava molto antico.
Il viso candido faceva spiccare i suoi occhi: due fanali tristi color del cielo, circondati da lunghe ciglia chiare. Le labbra, di un rosa lucente si inarcavano in un sorriso triste.

La ragazzina non degnò di uno sguardo i due appena giunti ma lo rivolse ad alcune persone ferme all'angolo della strada che cercavano un posto per nascondersi. " Ho detto seduti!" disse con un sussurro ma nel contempo pestò violentemente un piede a terra provocando un terremoto che portò la caduta di alcune tegole e di pezzi di cornicione.

Con un balzo Chat si parò davanti ai malcapitati e roteò vorticosamente il suo bastone impedendo che il materiale li colpisse.

Solo allora la ragazzina sembrò accorgersi della loro presenza e si fermò a guardarli come in trance.

"Wendy sono arrivati prendi i loro miraculous e ti assicuro che nessuno ti impedirà più di fare tutto quello che vuoi!" 

"Si Papillon!" disse una vocina acerba. Il sorriso triste lasciò il posto ad un ghigno freddo e malefico.


"Ben arrivati! Aspettavamo solo voi per cominciare - disse a voce alta - ora fate i bravi datemi i vostri Miraculous e potremmo essere tutti a letto per le dieci!"

Chat ridacchio e si rivolse malizioso piegandosi verso la sua compagna " Non mi sembra una cattiva idea, cosa ne pensi Mylady?
La ragazza gli rivolse uno sguardo ironico e gli posizionò l'indice a mano destra sulla fronte per allontanarlo "Non mi sembra il momento di farsi venire strane idee, gattino!" Il felino non si fece intimorire e rincarò la dose "Quindi potremmo trovarne un altro?"
"Nei tuoi sogni micetto" rispose facendo qualche passo avanti per mettere nuova distanza tra loro. Magari bisbigliò il felino ma troppo sommessamente perché fosse udibile.

Marinette non sapeva perché ma trovarsi davanti Chat Noir dopo quello che aveva sognato, le metteva una certa agitazione. Troppo preoccupata per la sorte di Adrien
non ci aveva fatto subito caso. Ma ora il fatto di sentirlo fare stupide battute, trovarselo così vicino, con quei meravigliosi occhi verdi a pochi centimetri dal suo viso, l'aveva destabilizzata. Il suo cuore aveva accelerato i battiti e aveva dovuto concentrarsi parecchio per recuperare velocemente una risposta che celasse il suo imbarazzo. Aveva la strana impressione che il suo Chat si fosse fatto più audace o forse era lei che prestava maggior attenzione alle sue provocazioni. In ogni caso non era quello il momento per perdersi in romanticherie.

D'altro canto anche Chat si sentiva inquieto ad averla vicino. Si c'erano l'Akuma, le persone da salvare ma avrebbe voluto potersi dimenticare di tutto. Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e portarla via, in alto, sulla tour Eifel o sulle guglie di Notre Dame per poterle parlare, dirle finalmente quello che provava e magari, si, baciarla.
Voleva tanto che lei lo accettasse, non solo come Chat Noir. Non aveva mai creduto che tacere ad oltranza la loro vera identità fosse un bene. Almeno non tra loro.
Il conoscere le loro vere identità li avrebbe aiutati maggiormente nella loro inusuale gestione del quotidiano e, ne era sicuro, li avrebbe avvicinati ulteriormente. Non sarebbe stato un intralcio. Prendi Batman e Robin, loro si conoscevano anche da "civili" e la cosa non aveva mai influito. Beh forse non era l'esempio più calzante ma al momento non ne aveva in mente altri.
Quel sogno, inoltre, lo ossessionava. Voleva, oh si che voleva sentire quelle labbra sulle sue. Questo desiderio lo aveva reso più intraprendente alla prima occasione. Dopo aver detto quella stupida battuta si era morso la lingua, forse questa volta aveva effettivamente esagerato. Ma lei non si era scomposta e lo aveva rimesso in riga come sempre. Forse, una piccola esitazione? Ma non ne poteva essere sicuro in fondo si trovavano davanti ad un nemico e lui si era messo a fare il cascamorto.


Alya dopo aver visto Adrien scaraventato a terra, era rimasta pietrificata. Si riprese in pochi secondi. " Mamma esco!" Urlò mentre prendeva il giubbotto e recuperava un power banck dal cassetto della scrivania. Aveva sempre il cellulare carico, ma era meglio essere prudenti. "stai attenta tesoro!" la voce della madre la inseguì. Per fortuna era ancora presto e non era buio.

Appena in strada la ragazza si mise a correre e in poco tempo raggiunse il metrò. Direzione Centre Pompidou! 

Durante il tragitto provò varie volte a chiamare Marinette. Ma l'amica non rispondeva. Sperò che si fosse addormentata e non avesse visto quello che era successo alla sfilata. Ma ne non era davvero convinta.

Dopo un breve tragitto in treno arrivò ad Arts et Métiers da lì dovette proseguire a piedi. Il percorso si rivelò più difficile del previsto perché la polizia stava facendo allontanare tutti i civili dalla zona dell'attacco, creando un'area di sicurezza di un paio d'isolati attorno al Centre con lo scopo d'isolare l'akumizzato, i suoi effetti ed impedire l'accesso dei curiosi.

Da lontano vide che lungo la strada era posizionato un posto di blocco. Si accostò cercando di non dare nell'occhio. Come fu abbastanza vicino, si fece coraggio. Tirò fuori il tesserino della palestra e tenendolo con due dita in modo che non si vedesse quasi niente oltre alla foto e alcuni dati anagrafici, si diresse decisa verso il piccolo varco che lasciavano le auto della polizia. Quando fu a pochi passi dall'apertura i gendarmi si voltarono a guardarla e lei preparatissima cominciò a correre alzando il tesserino davanti alla faccia urlando " Permesso stampa!"
Senza fermarsi davanti ai richiami degli uomini che cercavano di bloccarla, cominciando ad inseguirla urlandole che era pericoloso, Alya si precipitò verso il punto da cui proveniva il rumore e da cui le venivano incontro alcune persone che cercavano di allontanarsi. L'inseguimento terminò perché di colpo una scossa di terremoto causò
la caduta di alcune tegole e di pezzi di cornicione. Gli uomini che la inseguivano a quel punto si fermarono e si dedicarono a portare in salvo le persone in fuga.

Alya ne approfittò per accelerare e cercare di individuare la sua eroina. Non ci mise molto. La trovò in un angolo della via che puntava l'indice sulla fronte di Chat Noir che la guardava ammaliato.
A qualche metro da loro una ragazzina dall'aria familiare. Non che la conoscesse ma la sua mise le ricordava qualcosa anche se in quel momento non riusciva a mettere a fuoco.


Qualche istante dopo sentì Ladybug rivolgersi alla piccola nemica.

 
" Senti..." Cominciò facendo un passo verso la ragazzina.  
 
Un lampo di  rabbia passò negli occhi cerulei che per un secondo divennero quasi neri. "Ho detto, datemi i vostri Miraculous" disse ancora indurendo leggermente lo sguardo ma mantenendo tutta via ancora uno stato, almeno apparente, di quiete.

Chat Noir era restato leggermente indietro rispetto alla sua compagna. L'aria innocente di quella bimba  lo rendeva inqueto.
Si guardò intorno in cerca delle possibili prede dell'akuma ma non scorse nulla di anomalo.
Niente mummie, niente belve, nessuna trasformazione, insomma niente di niente. La cosa non gli piaceva affatto.

"Ascoltami lo so che sei arrabbiata ma se solo provassimo a parlare troveremo sicuramente una soluzione..."  Wendy sospirò ed abbassò gli occhi "I Miraculous, ora!" disse senza guardarla in faccia allungando verso l'eroina una piccola mano bianca, dall'aria tenera, morbida.
Ladybug fece un altro passo verso di lei. Quella bimba la inteneriva era decisamente più grande di Manon ma quel viso, quegli occhi gliela ricordavano molto. Papillon, poi, sfruttava i sentimenti negativi: la tristezza, la paura, la frustrazione e quella ragazzina doveva soffrire molto. Lo sentiva, lo vedeva.

Chat non era tranquillo la sua Lady era troppo concentrata ad evitare lo scontro sembrava avere la guardia abbassata, troppo. No decisamente qualcosa non tornava.

"Ti prego piccola.." continuò dolcemente la coccinella.
Fu un secondo ma Chat lo vide chiaramente: Wendy chiuse gli occhi mentre i suoi muscoli si irrigidivano. Vide lo spasmo della mascella e la vide serrare i pugni fino a far sbiancare i nocche. La vide prendere un respiro e poi, di colpo, spalancare gli occhi pieni di rancore ed urlare fuori di se "N-O-N chiamarmi piccola, non sono PICCOLA!"

"Attenta!" urlo il gatto balzando verso la compagna per proteggerla ma non ci riuscì, né Ladybug poté sentire il suo avviso perché la voce del ragazzo venne coperta interamente dall'urlo dell'akumizzata che non aveva più niente di umano. Lo stesso urlo che avevano sentito prima.

Fu come andare a sbattere contro un muro. L'onda d'urto dell'urlo generò un vento potente che sollevò in aria tutto quello che trovava attorno investendo un impreparata Ladybug che venne spazzata via. Chat volò via poco dietro di lei perché venne colto dal uragano nascente mentre effettuava il balzo per avvicinarsi a lei.
 
Vennero sollevati a gran velocità nel cielo di Parigi.

Ladybug sembrava completamente il balia degli eventi. Probabilmente l'essere così vicino alla fonte del vento e dell'urlo l'aveva stordita. Sembrava non avere coscienza. Chat sentiva di dover intervenire se si fosse abbattuta a terra in quello stato si sarebbe sicuramente ferita. Si lanciò di testa allungando le braccia lungo il corpo per migliorare l'aerodinamica ed aumentare la velocità.

In pochi attimi fu accanto al corpo della ragazza che fluttuava flagellato dalle folate e dai pezzi di detriti che strappati dall'ambiente circostante le venivano scagliati addosso come proiettili. " MyLady, mi senti! " le sussurrò all' orecchio il ragazzo mentre l'afferrava per la vita e la stringeva contro il suo petto. Allungò il bastone e cercò velocemente un punto in cui ancorarsi.

Adocchiò un paio di comignoli e ci scaraventò il bastone in mezzo visto che il vento li stava spingendo in quella direzione. Appena furono a portata arpionò l'arma con la mano libera puntando i piedi sul tetto per mantenere salda la presa. Con l'altro braccio stringeva ancora la sua amica che cominciava a riprendersi. "Chat..."  mormorò lei alzando gli occhi color del cielo sul viso dell'eroe.
Gli occhi verdi penetranti la vicinanza alle sua labbra e il calore che le stava infondendo la vicinanza col suo corpo fecero il resto. Di colpo si ritrovò ad arrossire posò una mano sul petto del ragazzo e riprese l'equilibrio.

"Accidenti che caratterino quella ragazzina!" scherzò lui ponendosi in posizione di difesa osservando il punto in lontananza da cui Wendy li guardava rabbiosa.

"Bene ora che sappiamo da cosa si originano gli uragani  come la affrontiamo?" Chiese Chat scuotendola dai suoi pensieri.  


Attorno a loro i vetri delle case erano saltati, sembrava di essere in una zona appena bombardata.




"Prendete i loro Miraculous!" urlo Wendy , senza però raggiungere la potenza necessaria per creare l'uragano, ma battendo furiosamente i piedi provocando un ondata di terremoto che abbatté alcune delle case circostanti ed incrinò, facendola piegare su un lato, quella su cui erano atterrati.  
Chat punto' il bastone sul marciapiede sottostante ed afferrò la sua lady per la vita, lei però si divincolò accettando tuttavia il passaggio mettendogli le braccia al collo.
In un attimo furono a terra cercando di evitare i calcinacci che cadevano dalle case diroccate.
Si guardarono attorno per capire da che parte potesse arrivare l'attacco e quello che videro li lasciò perplessi. Alcune delle persone che prima cercavano di fuggire si stavano avvicinando a loro con gli occhi sbarrati ma non sembrava che li vedessero veramente. Erano in una sorta di trance. 
Mentre analizzava la situazione Ladybug sentì un tonfo provenire dalla propria destra. Voltandosi vide Chat cercare di disfarsi da alcuni individui  che gli si erano riversati addosso.
La situazione era alquanto ridicola. Il felino stava faticando non poco a liberarsi di una signora anziana che lo teneva bloccato a terra mentre un minuto ragazzino cercava di afferrargli il polso per sfilare l'anello.

" Hai finito di giocare? " chiese ironica la coccinella mentre con un balzo si allontanava da un ragazzotto piuttosto robusto che aveva cercato di afferrarla " Come sei simpatica Mylady. Mi pare evidente che questo stato di trance
non solo alteri la loro coscienza ma in qualche modo sblocchi anche le loro risorse fisiche" commentò il ragazzo che finalmente era riuscito a liberarsi dei suoi assalitori.

Si spostarono entrambi sul balcone di una casa ancora intatta per visualizzare meglio la situazione.
Wendy intanto vedendoli allontanarsi si innervosì ulteriormente. " Prendeteli, prendeteli, PRENDETELI" urlò battendo i piedi attivando così contemporaneamente una serie di uragani e un forte terremoto che apriva voragini ogni qual volta i due eroi provavano a toccare il suolo.

Ladybug provò a bloccare i capricci della ragazzina che ormai aveva il volto trasformato dalla rabbia legandola con lo yo-yo, ma questo aumentò solo la sua reazione. Al culmine dell'ira tirò il filo scaraventando a terra l'eroina liberandosi.

Dai suoi occhi uscirono veloci due lacrime di odio che si affrettò a raccogliere con un dito.
Se qualcuno avesse interpretato quello come un momento di debolezza si avrebbe sbagliato di grosso. Con un movimento rapido la ragazzina scagliò quella che era diventata una pallina bianca brillante verso i due ragazzi che di colpo si trovarono stretti imprigionati in una lacrima.

La forma a goccia aveva fatto in modo che le loro gambe fossero intrecciate e si ritrovarono a fissarsi negli occhi. Per mantenere una certa visuale Ladybug aveva appoggiato la mano destra sul petto di Chat mentre, voltata di tre quarti, guardava verso l'akumizzata. Chat per lo stesso motivo le teneva una mano delicatamente appoggiata sulla schiena.

"Mia cara dovremmo smetterla di incontrarci così " sorrise sornione, mentre la corvina gli scoccò uno sguardo scocciato, che divenne preoccupato quando si accorse che la seconda lacrima, penetrando nella prima stava facendo salire una marea salata.

"Micetto, ti prego, se non vuoi restare in questa valle di lacrime, troviamo un modo di uscire di qui.."
"Come Madame desidera" disse sussiegoso il felino e provò a trafiggere la goccia con in suo bastone che però fu respinto rimbalzando.

"Prova ad allungarlo piano puntandolo verso il basso, io mi preparerò per i nostri amici là fuori" suggerì la ragazza guardando appena oltre la loro prigione e scoprendosi circondata da altre persone in trance.

Che avrebbero fatto? li avrebbero attaccati per prendere i miraculous non appena fossero svenuti per la mancanza d'ossigeno? Intanto li livello delle lacrime saliva pericolosamente. Chat Noir fece come suggeriva la sua compagna e in un secondo come fosse un grosso gavettone, la lacrima esplose liberando i parigini; nel medesimo istante in cui  Ladybug toccò terrà cominciò a far roteare vorticosamente la sua arma neutralizzando di tutti i nemici che li assediavano.


Wendy non esitare ricorda quando avrò i loro miraculous nessuno potrà impedirti di fare quello che vuoi e di stare con chi vuoi..."
"Non preoccuparti Papillon, non siamo che all' inizio. Ora viene la parte migliore" concluse con un ghigno


"Bene, Wendy ora a noi! Devi ribellarti a Papillon, qualsiasi cosa ti abbia promesso non è la soluzione..."
"Oh ma io ho già la soluzione - rispose enigmatica l'akumizzata alla portatrice del miraculous della coccinella - dovete andare a letto bambini. Silenzio. E' l'ora della storia!"
Wendy aprì velocemente il libricino che aveva custodito nelle sue mani fino ad allora e iniziò a leggere 
da pagina uno  " C'era ..."
I suoi piedi si erano staccati dal suolo avvolta in una turbine di vento sconvolgente che la rendeva bellissima e terribile nello stesso tempo. Ladybug fece per ribattere ma venne azzittita con una forte raffica di vento che la costrinse a piegarsi in avanti per riuscire a stare in piedi e a coprirsi gli occhi che non riusciva più a tenere aperti con un braccio.

" SILENZIO ho detto - e aggiunse con una risata malefica - dunque, c'era una volta...."



Alya terrorizzata,  
nascosta dietro un cespuglio, filmava di nascosto quello scontro, avrebbe dovuto fare molti tagli perché il vento e il terremoto avevano sicuramente reso le immagini molto mosse, ma non era ciò che la preoccupava maggiormente in quel momento.
Improvvisamente in mezzo alla strada si era materializzato un enorme Big Ben e Ladybug
e Chat stavano volando velocemente ed apparentemente senza meta nel cielo parigino.
Di colpo come era apparso, in un lampo chiaro, l'immenso orologio scomparve così come l'akumizzata e gli eroi parigini.


****
Ciao a tutti!
innanzitutto vorrei scusarmi per il ritardo di pubblicazione, in special modo con Marlena_Libby, a cui avevo promesso di andare on line entro lunedì 26 giugno. ^_^'
La verità è che la stesura di questo capitolo è stata molto complessa. La storia che avevo in mente era già abbastanza ingarbugliata di per se, per di più le scene di lotta mi hanno creato diverse difficoltà.
Così quando mi sono ritrovata a fare la revisione, in pratica ho deciso di riscriverlo completamente. Così da un capitolo sono diventati due: Bonne Nouit prima e seconda parte.
Inoltre presa dallo sconforto perché non riuscivo vedere la luce mi sono pure fatta distrarre: sono andata al cinema a vedere SAO (sword art on line - universo a me fino a quel momento completamente sconosciuto) che mi ha completamente conquistato così per alcuni giorni ho perso il lume della ragione. Finalmente tornata in me ( mah sarà?) ho completato la revisione della parte uno, che ora vi ho sottoposto.
La buona notizia è che il capitolo 5 è già quasi finito quindi  auspico, ma non prometto, di pubblicarlo quanto prima.
Spero mi perdoniate per questo e perché comunque il capitolo non è venuto esattamente come volevo.
Ora però vorrei farvi una domanda... qualcuno sa a chi si ispira l'akumizzata?
Grazie ENORME a tutti quelli che leggono a quelli che mi seguono ( wow siete diventati tantissimi! ) e a chi passa di qua solo per prendere un caffè. :-) Un grazie sentito a chi commenta ^_^
Grazie, grazie, grazie! :*
A presto,
Crisan



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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Pirati ***


Pirati

Capitolo 5 - Pirati

Ladybug e Chat Noir si trovarono nuovamente sollevati in aria, questa volta però avevano preso una direzione ben precisa in alto nel cielo verso due piccole stelle molto luminose.

Il vento che li avvolgeva prepotentemente, li stava conducendo in un qualche luogo lontano da Parigi.

Un attimo di terrore colse la ragazza che si voltò a cercare con gli occhi il suo compagno. Lo trovò alcuni metri dietro di lei, così fece ruotare lo yo-yo e lo lanciò afferrando il ragazzo per un polso e strattonandolo lo avvicinò a se.

“Grazie insettina mia, è bello sapere che mi vuoi accanto nel bene e nel male...” ridacchiò abbracciandola facendo aderire il proprio petto alla spalla desta di lei, serrando ulteriormente la presa imprigionandola tra il proprio corpo e la propria arma.

Nonostante la battuta, il viso del giovane non riusciva a celare un velo d’inquietudine. Se si fossero schiantati al suolo a quella velocità e da quell’altezza, si sarebbero fatti molto male, per essere ottimisti.

Ladybug se ne accorse e non rispose alla battuta ma si limitò a puntargli in viso gli occhi azzurri domando "Dove ci starà portando?"

"Non lo so Mylady. Proprio non lo so" rispose pensieroso.

Restarono in volo pochi secondi che a loro parvero infiniti. D’un tratto l’aria che li colpiva in faccia cambiò e si fece più leggera, frizzante. Respirando si ritrovarono in bocca un gustoso sapore di salsedine.

Guardando in basso si accorsero di essere sul mare. "M-mah, non è possibile" balbetto Ladybug guardando stranita il compagno che istintivamente aumentò la presa dell'abbraccio. Il suo sguardo ora era veramente preoccupato.  

Cominciarono a scendere. Sotto di loro videro un’isola e si scambiarono un'occhiata perplessa quando si accorsero che, vista dall'alto presentava delle scritte: Laguna delle Sirene, Scoglio del Teschio, Baia dei Pirati?

“Ma, ma questa…” cominciò Ladybug sconvolta "già sembra essere l’Isola che non c’è!” concluse Chat roteando il bastone sulla testa velocemente per tagliare l’aria e rallentare la loro discesa a terra.

“ Eh ora?” chiede Ladybug guardandosi intorno, una volta toccato il suolo.

“Togliamoci dall’acqua Mylady sento un ticchettio!” disse Chat allontanandosi dal bagnasciuga.

S’incamminarono sulla spiaggia; il sole alto, l’acqua cristallina e una leggera brezza rendevano il posto un incanto.

E' un posto meraviglioso, sarebbe bello poter fare una nuotata pensò distrattamente l’eroina guardando le onde infrangersi a riva. 

Quasi intuendo i suoi pensieri Chat Noir le chiese "Il tuo costume ha una versione bikini?" Lei gli rispose con un sorriso sarcastico.

Anche se provavano a mantenere la calma la situazione era preoccupante. 

Chat sospirò e si fece serio. "Ok cerchiamo di capire cos'è successo e come possiamo andarcene da qui." disse sedendosi sul masso più basso di un gruppo posto sotto delle piante. Il caldo si faceva soffocante dentro la loro tuta.

"Dunque cominciamo a capire dove ci troviamo veramente." cominciò la coccinella aprendo lo yo-yo per visualizzare la mappa. Lo schermo cominciò a lampeggiare restituendo in alternanza un messaggio di errore e l'immagine di un’isola con la scritta in sovrimpressione "Never Never Land!"
"Ecco qua!" sospirò l'eroina mostrando al compagno il risultato della sua ricerca.
Al ragazzo scappò un sorriso rassegnato. “Purtroppo la mia Lady ha sempre ragione. Ma come ci siamo finiti?" " Uhm - mugugno la ragazza tamburellando l'indice della mano destra sul mento - probabilmente è accaduto quando ha aperto il libro. In qualche modo deve averci scaraventato dentro la storia."
"Giusto, probabilmente è lì che si trova l'akuma... ma come facciamo ad uscire e a distruggerlo? "
 "Beh, questo è quello che dobbiamo scoprire Micetto."
 
Di colpo Chat Noir scattò in piedi avvicinandosi a lei e posandole un dito sulle labbra mentre le sussurrava "Shhh" Si guardò in torno guardingo, poi sussurrò. "Vieni, spostiamoci in un posto più riparato. Qualcuno ci sta osservando".
S’inoltrarono nel bosco, ma la sensazione di essere pedinati non si dissolse. 
Proseguirono ancora per un centinaio di metri.
Era chiaro che chiunque li stesse seguendo conoscesse molto bene il posto, mentre loro si trovavano in territorio ostile. La giungla si stagliava lussureggiante e per avanzare più rapidamente decisero di seguire un accenno di sentiero. Procedere su quella che poteva essere considerata l'unica strada battuta li esponeva a rischi sicuri ma non avevano scelta.
Proseguirono circospetti ancora per un po' fino a che non sentirono il rumore di un ramo spezzato proprio dietro le loro spalle. 
Si voltarono di scatto e videro un grosso tronco, sorretto da liane, avvicinarsi velocemente a mezz'aria. Fecero entrambi un salto indietro per evitare l'impatto ma appena toccarono terra si trovarono a sprofondare in una voragine. Ladybug fece roteare lo yo-yo per tentare di legarlo a uno dei rami che ombreggiavano la strada ma una pioggia di rami, legni e sassi, probabilmente quelli che coprivano la buca, contrastarono il lancio e l'arma ricadde molle a fianco della ragazza.

Raggiunto il fondo della buca Chat aiutò la sua amica a rialzarsi le cinse la vita con un braccio e allungando il suo bastone le urlò " tieniti stretta, l'ascensore sale!"
Non fece in tempo ad uscire dalla buca che si trovarono imprigionati in una robusta rete da pesca. Una risata sguaiata giunse alle loro orecchie.
Davanti a loro si stagliava con le mani sui fianchi, un uomo alto con vestito di nero; sotto la giacca arabescata s’intravedeva una ricca camicia chiara con le rouge ed in testa portava un appariscente cappello piumato.
Al posto della mano sinistra spiccava un lucente acuminato uncino.

Un sorriso perfido gli si stagliò sul volto "Vedo che i nostri ospiti sono stati così gentili di tirarsi fuori da soli da quel fetido pozzo." "Chi siete? Cosa volete?" urlò Chat cercando di riprendere il controllo della situazione." Oh ma come sono sbadato, ho scordato le buone maniere - rispose ghignando - sono Giacomo Uncino il Capitano della famigerata..." " Jolly Rogers!" Completò Ladybug sconcertata.  Nonostante tutti gli indizi ancora non voleva crederci.  

"Noto con piacere che la mia fama è  continua a riverberarsi. Ora se abbiamo finito le presentazioni, possiamo procedere. Spugna! Pendaglio da forca, portali alla nave, prima ci liberiamo di questi pagliacci prima avremo il potere per sconfiggere Peter Pan!"
" M- ma capitano una donna sulla nave porta sfortuna " balbettò il povero nostromo.
"Come osi lurida feccia contestare un mio ordine! - tuonò il capitano - e poi non preoccuparti non ci staranno per molto. Entro un’ora cammineranno saranno cibo per coccodrilli!

Pochi minuti dopo si trovavano su una scialuppa a remi diretti verso un magnifico veliero attraccato leggermente al largo della baia.
Erano stati liberarti balla rete e posti a prua con le mani legate dietro la schiena.
"Dobbiamo cercare di liberarci" sussurrò la ragazza piegandosi leggermente verso il compagno. " Non posso usare il Kataclisma. Non sono sicuro che sarebbe facile trovare qui attorno del Camembert." rispose il ragazzo con un sorriso tirato.

Ladybug sospirò poi d'un tratto riprese "potresti usare gli artigli per sciogliere me."
S'interruppe, il nostromo li stava guardando sospettoso. Dopo qualche secondo riprese "pensi di farcela?" 

Il ragazzo annuì " Magari ci servirebbe un diversivo" terminò la ragazza "A questo penso io" sussurrò sornione e così dicendo si sporse  appoggiando la testa nell’incavo del collo dell'amica che sussultò avvertendone sulla pelle il respiro caldo. Contemporaneamente Chat aveva allungato, per quel che era possibile, le proprie mani verso i polsi legati dietro la schiena dell'eroina in modo da sfilacciare le corde. 

"Ehi voi due che combinate!" Urlò il nostromo ma Chat prontamente le rispose "Signore la mia fidanzata è sconvolta da tutta questa situazione mi permetta di consolarla"
Ladybug s'irrigidì di colpo mentre Spugna si spingeva in avanti facendo forza sulla gambe per alzarsi ed andare a dividerli ma l'uncino del capitano gli si parò davanti. " Lasciali stare Spugna. Che non si dica che il Grande Capitan Uncino non conceda l'ultimo desiderio ai prigionieri " 

Ladybug stava per fulminare il compagno ma visto che la sua sceneggiata sembrava funzionare stette al gioco e appoggio la guancia sulla testa dell'amico aumentando il contatto dei loro corpi. Sentì uno sbuffo caldo alla base del collo; probabilmente Chat stava sorridendo all'idea che lei si fosse lasciata andare. La cosa l'irritò ma al momento non poteva fare altro.

Dopo pochi secondi sentì le corde allentarsi, non avevano ancora ceduto ma la ragazza aveva recuperato sufficiente mobilità per potersi liberare. Quindi piegò la testa in avanti fino a sfiorare con le labbra la fronte dell'eroe sussurrò "prendi un bel respiro". Chat fece velocemente come gli era stato ordinato. Se trattenne un brivido a quel contatto, fu perché l'adrenalina cominciò ad andare in circolo. Si sentiva euforico.
Un istante dopo Ladybug gli afferrò i polsi ancora legati dietro la schiena e lo spinse fiori bordo con tutta la forza del suo corpo scaraventandolo prepotentemente in mare.


I due sparirono velocemente dalla vista dei pirati che, imprecando, cercavano di individuarli tra i flutti.
"Dannate sardine putrefatte, ve li avete fatti scappare!" Urlò Uncino alzandosi di scatto e facendo rollare paurosamente la piccola scialuppa. "Capitano, calmatevi rischiate di rovesciare la barca se continuerete ad agitarvi così " " Eh allora?- ringhiò furente il capitano - non dirmi che hai paura di due mocciosi perché entro un’ora ti regalerò la più della cravatta che l'albero di trinchetto abbia mai visto!"
"Ma no, mio capitano cosa dite, e che l'acqua è...- cercò le parole - profonda, ehm...bagnata - Uncino alzò un sopracciglio pronto a replicare - a-abitata? " concluse titubante il nostromo disegnando per aria con un dito il dondolio di un pendolo.

Uncino sbiancò e con estrema calma si sedette sulla panca di poppa. Lo sciabordio dell’acqua dei due fuggiaschi aveva provocato l'interesse degli abitanti della baia, così non passò molto che i pirati sentirono in lontananza l'inquietante ticchettio di un orologio. "Magari è la volta buona che quel dannato coccodrillo serva a qualcosa. Spugna! Riaccompagnami sulla Jolly Rogers. Voi altri dirigetevi nuovamente a riva. Non potranno nuotare a lungo non sono mica pesci - ed aggiunse con un sorriso malefico - e se lo fossero, finirebbero dritti dritti nella mia rete!"

"Avanti razza di rammolliti - urlò Spugna rivoltò agli equipaggi delle altre imbarcazioni che li seguivano - avete sentito cosa ha detto il capitano? Prendeteli! A chi ci riuscirà stasera razione doppia di rancio!"
Uno sguardo preoccupato corse tra i marinai: che fosse meglio pendere dal ponte di maestra che ingurgitare doppia razione della sbobba di Spugna?"




Caddero in acqua innalzando un potente spruzzo Ladybug afferrò il compagno e lo trascino più in profondità. Non era mai stata una grande nuotatrice ma i poteri di Tikki aiutavano notevolmente. Liberò velocemente i polsi dell’amico e insieme cominciarono ad allontanarsi. La loro fuga aveva generato in tale pandemonio che riuscirono ad emergere indisturbati nascondendosi dietro una delle scialuppe dei pirati troppo impegnati a discutere tra di loro e a guardare il punto in cui si erano inabissati piuttosto che usare l'astuzia.
Se a questo si aggiunge che l'eroina era accompagnata dal kwami della fortuna si poteva capire com’erano riusciti a fuggire abbastanza facilmente da " quel branco d’idioti" come li stava affettuosamente definendo il loro capitano.

Ripreso fiato, non indugiarono oltre e cominciarono a nuotare velocemente verso la riva.
Si ritrovarono vicino a degli scogli e convennero che sarebbe stato più prudente nuotargli lontano così si diressero verso una piccola insenatura che s'intravedeva sulla sinistra

Si trovavano in una laguna d' acqua azzurra, cristallina, piena di conchiglie e pesci di ogni colore. Nonostante il fondo sabbioso l'acqua era trasparente. Ladybug poggiò i piedi e si accorse che toccava perfettamente così si diresse verso un gruppo di scogli che emergeva dal fondale, quasi fosse un sedile. Si sedette per riprendere fiato e cominciò a strizzare i codini zuppi.

Sebbene il costume magico avesse molte qualità, in quelle circostanze non si era rivelato l'ideale avendole fatto provare prima molto caldo e ora il sentirselo zuppo addosso le causava un certo malessere. Era esausta.
Guardò davanti a se Chat Noir con i capelli flosci. Se non avesse saputo che era impossibile avrebbe giurato che avesse il pelo dritto a causa dcl freddo e del disappunto per il bagno prolungato. Mentre rifletteva su ciò, il compagno saltò sulla roccia accanto a lei e semplicemente si scrollò via l'acqua in eccesso.
" Credevo che fossi un micio e non un cane!" commentò scocciata la coccinella che si ritrovò nuovamente bagnata fino al midollo.
" Perdonami Mylady, ma sai com'è, l'acqua non è esattamente il mio elemento - poi aggiunse vedendola tremare - comunque se vuoi toglierti il costume per asciugarti meglio non ho nulla in contrario"

La ragazza lo guardò storto ma non fece in tempo a ribattere che furono investiti che una miriade di spruzzi arcobaleno che si vaporizzarono nell'aria calda.
Come le minuscole goccioline si diradarono Ladybug scorse davanti a se una fanciulla dai lunghi capelli biondi fermati a lato della testa da una meravigliosa stessa marina. Sembrava avere poco più di sedici anni. Il seno generoso era coperto da due conchiglie azzurre e quella che ad una prima occhiata sembrava una sensuale gonna cangiante era in realtà una pinna.
Dalle sue labbra rosa ed invitanti uscì una risata cristallina " ah ah ah, avete sentito sorelle? Qui abbiamo un principe audace!"
"Eh che principe!" commentò una ragazza dagli occhi verdissimi e dai capelli rossi tenuti in un'elaborata acconciatura da un complicato intreccio di alghe.
" Già Ondina, notevole! Quasi meglio di Peter Pan"
 "Nessuno è meglio di Peter" piagnucolò una bimbetta bruna con due codini ornati da riccioli ribelli.

Lusingato da tanta considerazione l'eroe si erse sulla roccia in tutta la sua altezza, gonfiando il petto, poi con un inchino sussiegoso si prostrò innanzi al gentile uditorio e con tono solenne si presentò " Ahimè non sono un principe bensì Chat Noir, protettore della Ville Lumière. Per servirvi Mademoiselles!"
Una serie di risatine maliziose galleggiarono tra le onde e Ladybug infastidita si massaggiò l'attaccatura del naso con il pollice e l'indice della mano destra emettendo un debole sospiro. Chat lo udì e forse notando il lieve segno d'impazienza si affrettò ad aggiungere " Permette mie splendide fanciulle di presentarvi la luce più splendente di tutta Parigi la mia bellissima Ladybug"
Aveva cominciato quella frase a mo’ di scherno, ma vederla lì seduta circondata da fantastiche sirene, che mal celava un certo fastidio per le attenzioni che gli stavano rivolgendo, la rendeva l'unica meraviglia esistente su tutta la terra per come la conoscevano, e ora, era certo, anche di tutti gli universi paralleli.

La corvina rispose con un sorriso imbarazzato alla presentazione che di lei aveva fatto il compagno. Che si fosse accorto del suo nervosismo? Era nervosa? E per cosa?
Beh certo erano bloccati sull'Isola che non c'è, non sapevano come tornare, certo,certo...ma qualcosa le suggeriva che non era per quello che si era improvvisamente innervosita. Che fosse gelosa? Gelosa di Chat?
Doveva essere per forza la situazione di tensione a destabilizzarla, oppure quel sogno? Dannazione a quel sogno, era un sogno e basta! Non poteva tornarle in mente ogni due minuti. Se avesse continuato così tanto valeva baciare quel benedetto Chat Noir e togliersi ogni dubbio.
Si blocco, forse non era una grande idea. Tornado a concentrarsi sull’ambiente circostante si accorse di avere tutti gli occhi puntati su di se. Soprattutto due meravigliosi occhi verdi che le sorridevano rassicuranti.
" Pia- piacere " Balbetto - dannazione!

In qualche modo però se l'era cavata perché ora la sirena dai capelli biondi stava parlando nuovamente " Parigi eh? Insolito, qui normalmente arrivano tutti da Londra! La conoscete?"
"Oh si - rispose il felino senza pensare - molto bene, ci sono stato spessissimo per lavoro"
La compagna lo guardò interrogativa e lui si affrettò a precisare con un sorriso "Pendolare anticrimine, no?"
Non poté aggiungere altro perché la sirena chiese " ...e che cosa ci fate qui?"

Ladybug cominciò a spiegare dell'attacco dell'akuma e di come si fossero improvvisamente ritrovati lì e chiese se conoscevano un modo per andarsene.
Quando terminò sentirono una sirena commentare: " Che ne pensi Marina? Credi che dicano la verità?" e poi ancora via, via: "non ho mai sentito una storia più assurda di questa!"
" Magari sono quelle nuove storie fatte da amatori che usano oggi, sai quelle dei fans..."
"Può essere, ma mai nessuno era arrivato fin qui"
"dici che sono una storia e non sanno di esserlo?"
" Ehi - protestò Ladybug irritata da quel chiacchiericcio - non sto mentendo!"

"Su un punto possiamo essere certe - tagliò corto Marina - Se Uncino li inseguiva vuol dire che sono suoi nemici e tutti i nemici di quel maledetto pirata sono amici miei e di Peter "
"...miei e di Peter." si sentì scimmiottare da dietro uno scoglio. Ma Marina non ci badò e continuò.

"L'unico modo per lasciare l'Isola che non c'è è volando, ma non credo che faccia al caso vostro o via mare..." " Anche quello potrebbe crearci qualche problema" commentò dubbioso il ragazzo.
"Non se vi aiutiamo" rispose Marina.
Potremmo accompagnarvi fino alla grotta del teschio, nuotando un po' in profondità si trova un’apertura con una forte corrente. Vi entrate e vi tuffate nella corrente oceanica. Non appena arriverete in mare aperto e la sentirete rallentare cercare lo squarcio nella barriera corallina. Attraversatelo e vi ritroverete in un lago calmo e un po' melmoso. Da li arriverete velocemente sulla terra ferma."

"E saremo in Francia?" chiese Ladybug speranzosa, felice di aver finalmente degli elementi su cui ragionare per progettare la via di fuga e la distruzione dell’Akuma. "Beh non saprei, da lì però avrete delle possibilità di tornare nel vostro modo..." aggiunse pensierosa Marina tamburellandosi l'indice della mano destra sul mento.

"C'è ancora un problema - disse Chat perplesso - per quanto dotati di super poteri dubito che riusciremmo a trattenere il fiato così a lungo."
L'espressione della sua amica si velò immediatamente di preoccupazione che svanì in un lampo quando Marina rispose.
"Ah questo si risolve facilmente. Posso darvi un pezzetto di questo" mentre parlava aveva aperto il piccolo sacchetto di materiale incerto che teneva legato ai fianchi, ed aveva estratto alcune foglie " Ecco qua, questa è Algabranchia, è molto potente probabilmente una foglia divisa in due vi sarà sufficiente per arrivare a destinazione. Infondo il percorso non è tanto lungo"

I due ragazzi strabuzzarono gli occhi " Algabranchia!" chiesero in coro " Mah, com'è possibile?" - chiese una sgomenta Ladybug che sentiva improvvisamene salire un terribile mal di testa.
"Beh me l'ha regalata una mia cugina, da parte di padre. Lei vive a nord in un lago vicino ad una scuola di magia là è stata usata spesso. Qui invece non ne abbiamo bisogno non abbiamo quasi mai ospiti da scarrozzare per gli oceani. Ma almeno questa volta posso vedere come funziona" disse la bella sirena con un sorriso.
"Hogwarts tua cugina abita nel lago vicino a Hogwarts?" Chiese ancora tra lo sconvolto e l'eccitato il felino - hai sentito Mylady ma questo è stupendo! E dimmi, quando vi vedete? Come fate ad incontrarvi?"

Marina lo guardò stupita. " Come non lo sai? Non penserai davvero che siamo confinati esclusivamente in questi quattro fogli?"
Un’occhiata dubbiosa dei ragazzi la fece sospirare e continuò. "dovete sapere che tutte le storie, i romanzi, i racconti a volte anche i film e persino le poesie sono tutti collegati tra di loro. Certo si deve conoscere il percorso, sapere dove dirigersi ma quando si arriva ai margini di una storia ecco che si può trovare il confine di un’altra o, in alcuni casi, un sentiero che porta nelle zone d'ombra delle parole non scritte, dei momenti mancati.
Luoghi dove ogni possibilità è ancora aperta e da lì se si è capaci e fortunati si può accedere alla realtà. E voi - aggiunse poi scoccando un' occhiata alla ragazza che l'ascoltava rapita - credo abbiate confidenza con la fortuna ed in quanto a capacità...beh, il fatto di essere scappati ad Uncino senza rimetterci le penne, pardon pelo e ali, la dice lunga."

"Perfetto!" Chat Noir si era alzato nuovamente in piedi sullo scoglio con lo sguardo risoluto afferrò per mano la compagna e disse a Marina, "Noi siamo pronti, quando vuoi possiamo partire!"
"Non così in fretta micetto, prima devi mangiare l'alga o non sopravvivrai cinque minuti" ridacchiò mielosa la sirena prendendo una lunga foglia melmosa, dividendola in due e porgendone metà al ragazzo e metà alla corvina.

Mentre prendeva l'alga e la portava alle labbra Marinette dovette registrare con un certo disappunto che odiava sentir chiamare il suo Chat Noir micetto da qualcun’altra.
Lei lo chiamava micetto era il suo micetto.
Poi frustrata da certe elucubrazioni che normalmente Marinette riversava per Adrian, buttò in bocca la foglia e cominciò a masticare quel cibo viscido e appiccicoso.
Dopo aver ingoiato Ladybug sbiancò non riusciva più a respirare era come se quell'alga le avesse bloccato le vie respiratorie. Provò a tossire ma niente la sua gola sembrava sigillata. Presa dal panico vide anche l'amico annaspare cercando aria. Pensando al peggio si portò terrorizzata le mani alla gola, chiuse gli occhi sentendo solo due mani potenti che la trascinavano in acqua. Era la fine, ne era certa!

Pochi istanti dopo invece di scivolare definitivamente nell'oblio come si era aspettata, sentì alleviarsi il peso che le gravava sul petto, i polmoni espandersi e il suo cuore riacquistare un ritmo regolare.
Aprì gli occhi e si accorse che le forti mani che sentiva sulle sue spalle e che la tenevano immersa erano quelle del suo compagno.
Lui le sorrise dolcemente e comprendendo il suo disorientamento le indicò delle piccole fessure alla base del collo.
D'istinto portò la mano proprio dove il costume terminava trovando anche su se stessa delle piccole branchie perfettamente funzionanti,
Anche la sensazione di disagio dello stare a mollo per diverso tempo si era attenuata di molto e la cosa cominciava a sembrare quasi divertente.
Si dette mentalmente della stupida, perché aveva letto il libro ed era chiaro l'avvertimento: usare l'alga branchia quando già si era immersi in acqua. Ovviamente però mai avrebbe pensato di sperimentarla in prima persona.
Chat noir forse intuendo i suoi pensieri le fece un sorriso poi le prese la mano e cominciò a seguire Marina, Ondina e le altre sirene che li stavano scortando verso il teschio del Diavolo.

Quando vi giunsero Marina rispiegò velocemente quelle che sarebbero state le tappe del loro viaggio. I due eroi annuirono non potevano parlare l'algabranchia permetteva loro di respirare tramite una magia, che comportava però la sigillatura della gola quindi a differenza delle sirene, che erano in tutto e per tutto esseri marini loro avevano delle limitazioni.
I ragazzi si congedarono delle loro nuove amiche e Chat eseguì un perfetto baciamano in immersione prima di riprendere e stringere nella sua la mano di una sempre più gelosa Ladybug e dirigersi senza esitare nel gorgo che li avrebbe portati alla corrente oceanica.



"Uncino?"

"Mi scusi sono scappati, erano più scaltri del previsto"

" Nessun problema - sibilò una vocina - li annienterò comunque e avrò i loro Miraculous!"

"Grazie per la magnanimità " balbettò uncino prostrandosi fin quasi a toccare il suolo con la fronte.

La presenza si voltò per andarsene poi ci ripensò e aggiunse con un ghigno "Ah Uncino la prossima volta che esci per mare stai attento all'Olandese..."
Il capitano sbiancò tanto da confondersi con la propria camicia.

La ragazzina non lo degno più di uno sguardo e voltandogli le spalle e batté per tre volte i tacchi delle sue ballerine rosa.

***

Ciao a tutti,
questa sera arrampicandoni su una terrazza posta estremamente in alto ed essendo riuscita a triangolare tutte le reti dati della zona, approfittando di una connesione di fortuna (Ladybug deve averci messo del suo) riesco a postarvi finalmente un nuovo capitolo.
Eh niente questa battaglia è venuta più lunga di quanto previsto inizialmente, spero non vi annoierete troppo, ci tengo ad anticiparvi che questa lunga vincinanza forse potrerà a qualcosa... cosa? beh al momento non è chiaro ^_^

Ne approfitto per dirvi, per onestà intellettuale, che l'idea base dei racconti confinanti, non è mia ma arriva da Book Jamper di Metchild Gläser. Se vi capita leggetelo io l'ho trovato interessante. Ovviamente ho riadattato il concetto a mio uso e consumo: l'area delle possibilità inespresse, dei momenti mancanti e dell'accesso alla realtà sono invece concetti originali. 

Ringrazio tutti quelli che leggono e i tantissimi che hanno salvato la storia nelle varie categorie!
Auguro a tutti buone vacanze e ci leggiamo a fine agosto.
Crisan

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Abissi e Paludi ***


Abissi e Paludi
Ciao a tutti!
Eccomi, non sono sparita ed eccezionalmente posiziono i deliri dell'autrice prima del capitolo, così poi non vi disturberò più! ^_^

Innanzitutto vorrei scusarmi per il ritardo assurdo con cui posto il nuovo capitolo, ma posso spiegare: d’ora in poi tutti i capitoli saranno betati.

Per questo mi prostro in ringraziamenti davanti alla mia illustre, puntuale e pazientissima copy, Lune che ha rigirato il testo come un calzino e mi ha permesso di presentarvelo in tutto il suo splendore (o almeno al meglio delle mie possibilità).

L’attività ha ovviamente richiesto del tempo perché era la prima volta che lavoravamo assieme e lei non conosceva il fandom quindi siamo andate un pochino lunghe. Ciò detto non posso più garantire un capitolo al mese come facevo in precedenza, non mi sento di darvi nuovamente una scadenza, ma posso assicurarvi che non lascerò la storia appesa (da lettore è una cosa che detesto) quindi l'aggiornamento arriverà a sorpresa  all’ interno comunque di un lasso di tempo ragionevole. ^_^

Ora veniamo alla seconda comunicazione di servizio.

Per chi segue il cartone o l'anime, come lo chiamano quelli che ne sanno, lunedì 13 novembre, su Sky, inizia la seconda stagione, chi lo guarda in streaming, in altre lingue, probabilmente sarà già arrivato alla quarta o quinta puntata, mi urge pertanto fare una precisazione. Quando ho pensato a questo racconto la seconda serie era di là da venire, quindi il testo per almeno per i prossimi quattro, cinque capitoli non terrà in nessun conto quello che accadrà nella seconda stagione. In realtà non so se lo considererò mai perché, seppur non ancora completamente su carta, la trama ha già una struttura definita. Se dovesse, nel mentre, cambiare qualcosa nella mia testa, o i miei personaggi decidessero in autonomia qualcosa di diverso, ve lo farò sapere.
Spero solo di non essere spoilerata dall’originale! ^_^’
Non mi resta che ringraziarvi nuovamente per il tempo che mi dedicate.
Buona lettura
Crisan







****
Capitolo 6 – Abissi e paludi



Fluttuavano mano nella mano lungo quello che poteva sembrare un gigantesco scivolo d'acqua ricco di vortici, rapide e gorghi improvvisi. Non avendo alcun problema a respirare, a poco a poco la tensione calò, si rilassarono e finirono quasi per divertirsi.
Dopo l'ultima ripida discesa Chat simulò perfino il movimento di un surfista sulla sua tavola, l'eroina rise scuotendo la testa ed emettendo nel mentre piccole bollicine dalle branchie.

Chat la guardò. Non ridevano solo le labbra, ridevano soprattutto i suoi occhi. Le piccole bolle d'aria che uscirono dal suo collo le diedero un aspetto ancor più magico.
Non c'era alcun dubbio, ne era innamorato perso. Non poteva e non voleva negarlo.
Quello che era cominciato come uno scherzo, un semplice gioco di seduzione, stimolato dalla presenza della maschera che lo celava, liberandone la vera natura, si era trasformato in un sentimento forte e reale.

Si trovò a ringraziare intimamente quella strana avventura perché, seppur si trovassero in costante pericolo e in maggior difficoltà rispetto a tutte le altre volte, gli stava dando la possibilità di starle accanto. Mentre lo pensava, si dette dello stupido.

Ricambiò il sorriso e le indicò un gruppo di tartarughe che nuotavano in lontananza. Accanto alle mastodontiche presenze che procedevano placide planando in quel fiume sottomarino, una miriade di tartarughini sembrava spassarsela un mondo, giocando a rincorrersi sfruttando l'accelerazione dalla corrente.

La ragazza gli sorrise di rimando e lo avvicinò a sé tirandolo per la mano così da spostare la sua attenzione verso un’area al di fuori della corrente, dove cominciava a comparire una lunga barriera formata di coralli bianchi, oro e rosa, sulla quale qua e là spuntavano anemoni ed alghe. La moltitudine di pesciolini colorati che vi stava nuotando regalava l'idea di una metropoli brulicante di vite indaffarate.
In lontananza scorsero un riflesso scuro, una piccola crepa in quella viva muraglia. Avvicinandosi, trasportati dalla corrente, notarono che la crepa era più simile ad un corridoio che si snodava sinuoso verso una parete di rocce. I colori sgargianti lasciavano posto a sfumature più cupe ed  anche la presenza di pesci si diradava.

Senza attendere oltre Ladybug diede un fortissimo colpo di reni e cominciò a nuotare verso il margine della corrente tirandosi dietro il compagno che, capendo le sue intenzioni, nuotò nella stessa direzione.

Non si erano ancora mai lasciati la mano da quando erano entrati nella corrente.

Tacitamente avevano ritenuto più saggio non abbandonare quel rassicurante contatto: la paura di trovarsi separati in una situazione così diversa da quelle cui erano solitamente abituati aveva surclassato ogni pudore.

Marinette in quel momento era davvero grata a Chat Noir. Nonostante la situazione difficile, il felino non aveva perso il suo buon umore mimando pure qualche battuta, nonostante fosse stato costretto a restare, ed era proprio il caso di dirlo, muto come un pesce!

Aveva notato quanto fosse stato premuroso, oltre che molto protettivo, nei suoi confronti.
Sebbene non riuscisse a dissimulare del tutto la preoccupazione, non si era mai lasciato abbattere e l'aveva sempre trattata come se fosse lei, e solo lei, la cosa più importante da salvare.
Si trovò nuovamente rapita da un sentimento ancora indefinito che albergava da qualche tempo nel suo cuore e che quello stramaledettissimo sogno aveva senza dubbio rafforzato.
Quando vide la faglia nella barriera, lo tirò a sé, indicando con l'altra mano il punto verso cui dovevano dirigersi. Il ragazzo capì al volo e insieme affrontarono la difficile uscita dalla corrente. Se non si fossero tenuti così saldamente attaccati, si sarebbero sicuramente persi nel giro di pochi istanti.

Dopo una brusca capriola si trovarono in un tratto di mare estremamente calmo così Ladybug allentò leggermente la presa sul suo compagno che immediatamente la lascò andare.
La ragazza si voltò perplessa e lo vide fare segno in direzione dell’apertura. Di colpo si sentì delusa da quella reazione. Che l'avesse tenuta così stretta solo per non perdere la sua partner di lavoro? Che si fosse sbagliata? Non credeva neanche lei a quello che stava pensando, ma la reazione secca del ragazzo l'aveva lasciata alquanto confusa.
Si affrettò comunque a seguirlo verso le rocce da dove s’intravedeva l'apertura del passaggio.

Appena usciti da quella vorticosa corrente Chat si rilassò un momento. L'acqua in quel punto era calma e cristallina e voleva approfittare di quell’attimo di tregua prima di affrontare il passaggio che li avrebbe condotti al lago e che proprio non lo attirava. L’idea di introdursi in un luogo dove le vie di fuga erano pressoché nulle lo inquietava. Se avessero trovato dei pericoli o, semplicemente, non fossero riusciti a trovare l’uscita che conduceva al lago, sarebbero sicuramente morti e lui non poteva permetterlo.

D'un tratto sentì la sua Lady allentare di molto la presa intorno alla sua mano. Si erano tenuti stretti per così tanti minuti che ormai lo considerava naturale. S'irrigidì e credendo che lei si fosse infastidita per quel contatto fisico prolungato, si affrettò a lasciarla andare.
Come la sua mano fu libera la mosse, aprendola e chiudendola ritmicamente. Sentiva forte la sensazione che mancasse qualcosa. Il formicolio delle dita sembrava implorarlo di ristabilire quel dolce contatto. Per non mostrare il suo disagio quando lei lo guardò - forse lo voleva rimproverare per averla toccata così a lungo? - non indugiò sul suo sguardo, ma indicò con la testa il punto verso cui s’intravedeva l'apertura e poi, senza attendere oltre, si diresse verso il canale, quasi come se stesse fuggendo.

Si fermarono proprio all’imbocco dell’apertura. Ladybug ebbe un brivido, sembrava davvero molto buio lì dentro. Chat Noir la guardò e le disse silenziosamente di non preoccuparsi, indicando i propri occhi e poi l'interno della piccola caverna. La ragazza si tranquillizzò perché le stava ricordando che i suoi occhi vedevano perfettamente nell'oscurità anche nelle profondità marine.
Sorrise per questo.

Chat nel frattempo stava escogitando un modo per non perderla nelle tenebre. Prenderla nuovamente per mano era fuori discussione. Non voleva imporle la propria fisicità ed inoltre aveva l'impressione che, addentrandosi, il cunicolo  sarebbe diventato più angusto. Probabilmente non sarebbero passati procedendo affiancati.
Intuendo i pensieri del giovane, LadyBug sganciò lo yo-yo dalla cintura, ne allungò un capo e lo passò al ragazzo, che se lo legò in vita.
Lei invece assicurò nuovamente alla cintura l’altra estremità della sua arma, facendo attenzione a lasciare una discreta quantità di filo in modo da muoversi comodamente, senza correre il rischio d'incastrarsi in qualche spuntone.

Ladybug si trovò a pensare che avrebbe preferito mantenere un contatto più stretto con il suo compagno. Il buio non le era mai andato a genio ed inoltre il modo in cui Chat le aveva tenuto la mano poco prima... fu percorsa da un leggero brivido e si stizzì. Ma quanto sono scema a pensare a queste cose in questo momento!

Tutti i suoi pensieri si manifestarono con un debole sospiro, provocando una nuova emissione dalle branchie di una miriade di minuscole bollicine.

Udito il sospiro della compagna, Chat si fece risoluto e con un cenno la invitò a seguirlo.
Lo spazio era decisamente poco. Più avanzavano, più il cunicolo si faceva tortuoso e tetro. Si augurarono mentalmente di non essere stati ingannati dalle sirene, altrimenti molto presto si sarebbero ritrovati in un grosso guaio.
Dopo essersi inoltrati alcune decine di metri, il percorso declinò in una rapida discesa.
Chat Noir vedeva perfettamente le pareti nude delle rocce, i piccoli anfratti e le sporgenze. Si rallegrò che il loro magico costume li proteggesse da abrasioni ed escoriazioni altrimenti si sarebbero presto ritrovati coperti di dolorosi tagli, che avrebbero bruciato moltissimo a contatto con l'acqua salata. Girò la testa per quel che poteva e gettò un’occhiata alla sua compagna: la sua espressione era attenta, concentrata, anche se leggermente tesa. Dopo tutto per lei doveva essere buio pesto. Chat si ritrovò a sorridere: la sua lady gli stava affidando, si poteva ben dire ciecamente, la sua salvezza, la sua stessa vita e nella sua espressione non c'era neanche l'ombra di un’incertezza. Ti porterò fuori di qui, Milady, fosse l'ultima cosa che faccio!

Improvvisamente il cunicolo si fece ancora più stretto tanto che per proseguire Chat dovette piegarsi in avanti e poi far passare lentamente le gambe. Cominciava ad averne abbastanza di quella situazione. Non aveva mai sofferto di claustrofobia, ma ora la sensazione di costrizione gli stava risvegliando i più elementari istinti di sopravvivenza. Sorpassato l'ultimo ostacolo  si ritrovò in una specie di slargo, simile a una piccola camera. Si fermò un secondo e si voltò appena in tempo per afferrare la mano che sporgeva dall'apertura. Tenendola stretta guidò i movimenti della sua proprietaria fino a condurla nello spazio oltre le rocce.
In quell’attimo di pace ritrovata però non lascio la presa, anzi strinse la mano con più forza e passò delicatamente il pollice sul dorso della mano della ragazza che ebbe un sussulto e gli rivolse alla cieca un sorriso tirato.

Ladybug cominciava ad avvertire la stanchezza. Non aveva mai amato i luoghi stretti e ritrovarsi ora in questo buio tunnel sottomarino le metteva addosso una certa inquietudine. Faticava a stare dietro a Chat, perché, a differenza sua, lei era preda di ogni spuntone, di ogni avvallamento. Più di una volta aveva rischiato di sbattere la faccia contro una roccia che invadeva più delle altre il percorso.
Ad un tratto sentì che il filo legato alla sua vita non era più in tensione.
Non si sarà mica spezzato! Oh Marinette andiamo, hai con te il Kwami della fortuna, anche se dall’altro capo c'è il gatto nero... ma si sa che porta sfortuna agli altri e non a se stesso, no?

Allungò ancora una volta la mano e si trovò davanti ad una parete. Seguendo il filo ormai allentato si accorse che il passaggio si trovava sul fondo, quasi alla base della parete. Si piegò in avanti per imboccarlo e immaginò che la sensazione della nascita doveva essere molto simile.

Mentre allungava una mano e si tuffava di testa ebbe un sussulto. Chat le aveva afferrato la mano e l'aiutava a proseguire. Superate le rocce, ebbe l'impressione di trovarsi in una zona più ampia. O almeno così credeva. Non vedeva assolutamente nulla.

Sono in tutto e per tutto nelle sue mani, ma in fondo non è la prima volta.
Sentì che Chat stranamente non la lasciava andare, al contrario, aveva rafforzato la presa.

Che abbia capito la mia angoscia, questa cecità forzata sta invadendo la mia amina portando le tenebre fino alle viscere del mio essere. Ho paura.
La carezza del compagno la scosse, un brivido le percorse la schiena e sussultò. Percepì su di sé il suo sguardo e pur non vedendolo gli sorrise grata.

D'improvviso l'acqua, fino a quel momento quasi stagnante, prese velocità, come se fosse pompata dal battito di un enorme cuore. Una corrente di acqua gelida li scosse e si sentirono irrimediabilmente trascinati verso un’apertura sul fondo. Per la forza del risucchio le loro mani si separarono repentinamente. I loro cuori cominciarono a battere all’impazzata. Ladybug perse l'orientamento mentre Chat Noir cominciò a nuotare per sfruttare la corrente.
Il percorso sembrò allargarsi leggermente e la spinta dell'acqua ebbe una nuova accelerazione nel percorrere curve e gorghi.
Ladybug sbuffò una risata isterica quando pensò che in quel momento capiva come si sentivano i vestiti in lavatrice. Era stata davvero troppo con Chat Noir!

Finalmente al ragazzo parve che il buio si facesse meno fitto. Si girò in cerca della compagna e notò che anche lei doveva essersene accorta, perché puntava il dito verso l'unico punto dove il buio assoluto sembrava sbiadire alla presenza di una luce.
Una nuova spinta della corrente d’acqua e d'improvviso furono scaraventati verso l'alto e, come soffiati fuori da un geiser, i due eroi furono catapultati in uno specchio d'acqua acquitrinoso, pieno di alghe e fango. Raggi di sole trafiggevano la melma opaca come lance di luce rivelando la presenza di acqua limpida verso la superfice.

I due ragazzi poterono finalmente guardarsi e sorridendosi cominciarono l'ascensione.
Avevano percorso solo pochi metri verso la superfice, quando qualcosa colpì la gamba dell'eroina. Guardando verso il basso scorse solo alcune alghe e, pensando di averle sfiorate nuotando, non diede importanza alla cosa. Pochi istanti dopo, però, incontrò un nuovo ostacolo .
Quando abbassò di nuovo lo sguardo vide, attaccato alla sua gamba come una sanguisuga, un piccolo ranocchio verde. Mentre la corvina cercava di capire cosa stesse succedendo, altri ranocchi le si incollarono agli arti inferiori cercando impedirle di proseguire verso la superficie.

Ladybug si fermò con uno scossone e strusciò i polpacci l’uno contro l'altro per liberarsi.
Chat Noir, che aveva sentito il filo tendersi, si fermò e vide la compagna lottare contro una decina di esserini verdi. Si avvicinò velocemente e staccò con le mani la maggior parte delle rane, scaraventandole lontano per poi afferrare l'eroina per le spalle e cercare di raggiungere l'aria il più in fretta possibile.
Mentre tentavano la risalita, si parò davanti a loro un ranocchio più grosso degli altri, che portava in testa quella che sembrava una corona.
I due eroi sbatterono le palpebre perplessi e si chiesero se lo erano per la corona o per il fatto che il ranocchio stesse parlando.

"Lascia andare la craaaa mia Praaancipessa"
Chat Noir fece per parlare, ma ovviamente l'aria usciva prima di raggiungere le corde vocali perché la gola era ancora magicamente chiusa. Così fece un ghigno e, dopo aver afferrato Ladybug per la vita, si diresse con rapide bracciate verso la superfice.

Dietro di loro il re urlava: "Craaaatturateli, presto!"
I ranocchi che prima si erano attaccati alle gambe dell'eroina, si lanciarono all’inseguimento e, aprendo la bocca, lanciarono le loro viscide lingue appiccicose verso i fuggitivi, arrotolandole alle loro gambe come vere e proprie corde.
Ladybug ebbe un sussulto e Chat Noir, con una smorfia, fece vorticare le gambe intrecciando così le lingue di quei poveri animali, ma non accennò a diminuire la velocità d'uscita. La luce chiara che filtrava si fece accecante per i loro occhi da tempo abituati al buio, ma loro non si fermarono e continuarono a puntare verso l'alto. Stavano cominciando a sentirsi affaticati come se l'aria non bastasse più. Evidentemente l'algabranchia stava esaurendo il suo effetto. Annasparono sentendo imminente la necessità di respirare. La magia era ormai agli sgoccioli. Con un ultimo potente sforzo in pochi secondi si ritrovarono finalmente con la testa fuori dall'acqua.

La vista era annebbiata e forti fitte, come scariche elettriche, avvolsero la loro testa.
Boccheggiarono entrambi.
I loro polmoni avvertirono la diversa densità d'ossigeno e bruciarono violentemente nel petto.

Altre rane si erano attaccate agli arti inferiori, alcune persino al loro busto ed ora cercavano di riportarli a fondo; così con uno sguardo d'intesa i due strinsero i denti e, seppur faticosamente, guadagnarono la riva a nuoto. Quando toccarono terra con i piedi furono nuovamente in grado di combattere.

Ladybug sganciò lo yo-yo e lo lanciò contro le gambe dell’amico mentre Chat sembrava giocare a baseball con le rane, disperdendone la maggior parte.
"Fraaaarmatelo craaaa Lei è mia, voglio i lorro mi -cra-culous!!"
Il ranocchio coronato si era lanciato personalmente all'attacco, puntando verso il viso di Ladybug, ma Chat, seppur a corto di fiato, batté quello che poi definì il più bel fuoricampo mai battuto da un francese.
Vedendo il loro re attraversare la palude volando, gli altri ranocchi già malconci terminarono l'attacco ed alcuni di loro decisero di battere in ritirata.
Quelli che scelsero di restare a nuotare nei paraggi assunsero un’aria indifferente del tipo io non c’ero e se c’ero dormivo.


La situazione per il momento sembrava risolta.

Terminata l'adrenalina, i due ragazzi avvertirono nuovamente un senso di malessere e, portandosi le mani al collo, si accorsero che la trasformazione non era ancora terminata del tutto.
Gli occhi cominciarono nuovamente ad annebbiarsi e percepirono ancora delle forti fitte ai polmoni che in realtà non avevano mai smesso di bruciare.
La coccinella fu la prima a riprendersi. Si avvicinò al felino ancora accasciato al suolo e sussurrò ansante: "Chat, Chat mi senti? Come stai?"
Il ragazzo finalmente alzò la testa, la guardò intensamente e, mettendosi seduto, rispose. "Bene Milady, ora che siamo fuori andrà di sicuro meglio!"

L'eroina ebbe un moto di disappunto e sbottò, incrociando le mani al petto: "Ma dai! E' come dire -wow oggi non c'è coda in tangenziale- e poi dopo la curva ti trovi il muro di macchine!"
Il ragazzo rise di cuore e mettendosi in piedi le porse la mano per aiutarla ad alzarsi.
"Andiamo Milady, allontaniamoci di qui. Non vorrei dover spiegare ancora al principe ranocchio che non sei la sua Prrrrincipessa e che hai già il tuo bell’animaletto da compagnia."

S’inoltrarono nel bosco seguendo il sentiero e dopo svariati minuti di cammino, raggiunsero una radura.
"Fermiamoci un attimo coccinella. Tiriamo il fiato e cerchiamo di riordinare le idee." Suggerì Chat.
Ladybug si sedette sull'erba morbida, appoggiando la schiena contro un albero. Chat Noir le scivolò accanto.
"Ne abbiamo passate tante oggi... " disse, scoccandole un’occhiata indagatoria.
"Già - rispose sospirando la ragazza - non mi ero accorta che fosse già quasi notte."
"Quanto sei stanca?" chiese il ragazzo sospirando e, lasciando cadere la testa indietro, puntò lo sguardo sulle prime luci che decoravano la sera.
"Ce la faccio" rispose sicura la ragazza, assumendo uno sguardo risoluto.
Ma l'eroe non si fece incantare e ripeté la domanda: "Quanto sei stanca, Ladybug?"
Lei sospirò e mogia rispose: "Tanto, sono stanchissima!"
"Già, come pensavo! Anch'io comincio a sentirmi provato" aggiunse con un mezzo sorriso.

Vedendola con lo sguardo perso nel vuoto, il ragazzo continuò: "Sei… - tentennò -  sei preoccupata? I tuoi, dico, staranno in pensiero… "
Ladybug sospirò: "Già, sì. I mie… la mia famiglia sarà in pensiero. Dovrò inventare una scusa convincente per spiegare il perché della notte fuori!" Sorrise tirata. Era la prima volta che, in qualche modo, accennavano alle loro vite reali e la cosa le sembrava strana. Aveva sempre voluto tener ben divisa la vita privata da quella del supereroe ma, ovviamente, quella era una situazione particolare.

"Che mi dici dei tuoi?”
"Uhm?" Chat si girò a guardarla, alzando un sopracciglio
"Beh sì - continuò la ragazza - anche i tuoi cominceranno a preoccuparsi. Anche tu sei assente da molto tempo..."
"Può darsi - rispose il ragazzo facendo spallucce - non è detto"
Ladybug lo guardò stupita. Perché d'improvviso voleva sapere il motivo di quell'aria così... così malinconica? Non l'aveva mai vista nei suoi occhi, di solito accesi d'ironia. Si morse il labbro "Sono sicura che saranno preoccupati”.

Dopo qualche minuto di silenzio la ragazza parlò di nuovo.
"Senti Chat - sembrava quasi nervosa e proseguì titubante - secondo te… quanto durerà la trasformazione?"
"Uhm - il ragazzo si fece dubbioso - non saprei ma non abbiamo usato i poteri speciali, quindi probabilmente a lungo più a lungo del solito, dipende dalla resistenza dei nostri kwami”.

La ragazza sospirò. "Dobbiamo riuscire ad andarcene via di qui" disse, cercando la forza per rimettersi in piedi, ma Chat la fermò, ponendo la mano su quelle della ragazza.
"Dai Milady, fermiamoci a riposare un po'. Si sta facendo buio e siamo troppo stanchi per continuare. Che succederebbe se incontrassimo ora l'akuma?"
LadyBug sospirò, ma dovette accettare concordando con l’ipotesi dell’amico.
"D'accordo" disse stendendosi sull’erba morbida. Un brivido la scosse. La loro tuta era già asciutta, ma i capelli ancora umidi ed il freddo accumulato nelle ore di permanenza in acqua si facevano comunque sentire.
Il ragazzo la guardò apprensivo, poi parlò "Coccinella stai morendo di freddo. Vieni vicino a me”
La ragazza si voltò lanciandogli un’occhiata di disappunto.
“Ti giuro Prrrincipessa sarò un gentiluomo, puoi dubitarne?"
"No - mormorò lei abbassando lo sguardo e aggiunse - ok”.

Chat si sistemò meglio sull'erba, appoggiando la testa contro il tronco, poi allargò le braccia in modo che la ragazza potesse accoccolarsi nell’incavo del suo braccio, appoggiando la testa sul suo petto.
Come lei si posizionò lui chiuse l'abbraccio e cominciò a sfregare le mani artigliate sulle spalle e sulle braccia della compagna per riscaldarla.
Dopo lunghi minuti la sentì rilassarsi.

Sospirò.
Aveva promesso ed era un uomo di parola, ma quella vicinanza, l'averla tra le sue braccia, qualunque fosse il motivo, lo stregava.
Il dolce profumo dei suoi capelli gli solleticava le narici e, per quanto cercasse di essere distaccato, il movimento regolare del petto della sua lady contro il suo, la sua piccola e fresca mano poggiata dolcemente sul suo torace, proprio all’altezza del cuore lo portava a desiderare abbracci ben diversi.
A ben guardare, la situazione era molto romantica. Erano soli, in una radura piena di fiori con una spettacolare stellata a coprire i loro sogni, l'amore della sua vita stretta al suo petto. Che cosa poteva esserci di meglio?
Il cuore di Chat a questi pensieri perse un battito. Quanto aveva sognato la possibilità di parlarle, di parlarle veramente, di poter esprimere senza riserve ciò che sentiva nel cuore?
Di colpo la situazione sembrò la migliore che si potesse presentare. Sospirò, aveva promesso di comportarsi bene e rivelare i propri sentimenti era comunque onorevole.
Deglutì e si schiarì la gola.

Ladybug non sospettava nulla. La vicinanza del compagno, il calore del suo corpo l'avevano rassicurata fisicamente e moralmente. Stranamente non si era sentita particolarmente in imbarazzo per quel contatto, gliene era stata grata e dopo qualche minuto si era rilassata.

Presa l’ennesima boccata d’aria Chat Noir, si fece coraggio e cominciò.
"Milady, non sai da quanto tempo volevo parlarti - alzò lo sguardo che fino a quel momento aveva tenuto puntato di fronte a sé, verso le stelle – E’ stato difficile imbrigliare la verità così a lungo, nascondere quello che sento - si fermò un istante in preda all’ansia poi proseguì e precisò - quello che provo per te."
Silenzio.
Non aveva risposto, ma non era scappata, né si era allontanata. Che l'avesse colta di sorpresa lasciandola senza parole? Chat noir fremette e rafforzò l'abbraccio.
Dolcemente fece passare lo sguardo dalle stelle al suo viso, ancorando ancor meglio la presa sulle spalle della ragazza che gemette.
Quando gli occhi inquadrarono il suo dolce viso, il felino non si poté trattenere e sbuffò una risata leggera. "La mia solita sfortuna, non hai sentito una sola parola di quello che ho detto, vero Milady?" le sussurrò dolcemente
Dormi amore mio“, pensò mentre le posava un bacio sfuggente e casto tra i capelli.


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 -Regina di Cuori ***


Capitolo 7 - Regina di Cuori Capitolo 6 – Regina di Cuori

La notte cedeva il passo alle tenui luci dell’alba e i primi tiepidi raggi filtravano dalla chioma degli alberi, accarezzando i fiori ancora chiusi. La rugiada che li ricopriva, scaldata da quel leggero tepore, evaporava formando una nebbiolina rarefatta.

Un raggio birichino colpì le palpebre ancora chiuse di una rilassata Ladybug che, infastidita, si mosse leggermente e non riuscendovi aprì piano gli occhi.

Come mise a fuoco il respiro le si spezzò in gola.

Chat noir la teneva stretta a se. L’abbraccio, leggermente allentato per il rilassamento dovuto al sonno, era comunque saldo. Se ne accorse nel momento in cui, per la sorpresa, ebbe un leggero sussulto ed il ragazzo rafforzò la presa.

Avevano dormito così tutta la notte?

Una vampata d’emozione la colse e il cuore le palpitò prepotente.

Sentì il calore diffondersi sulle guance e le labbra stendersi in un sorriso nervoso.

Provò a calmarsi, cercando di regolarizzare il respiro che le scuoteva il petto, ma l’emozione di quel contatto le giocava contro, così per distrarsi e riacquistare il controllo, ripensò alla sera precedente cercando di ricordare come si fosse cacciata in quella situazione.
Era stanchissima e Chat l’aveva convita a concedersi qualche ora di riposo. Ancora una volta gli si era affidata. Non avendo la forza di discutere aveva accettato la sua richiesta, gli si era stesa accanto e lui aveva cercato di riscaldarla. Ricordò che si era sentita invasa da una dolce sensazione di tepore e che si era fatta cullare da quell’abbraccio senza imbarazzo. Sorrise nuovamente: con Adrien non sarebbe mai stato possibile.
Ricordò vagamente che dopo poco lui aveva cominciato a parlare. Sembrava teso, probabilmente era preoccupato. Non aveva idea di cosa le avesse detto perché aveva sentito le parole dissolversi leggere mentre scivolava in un sonno sereno. Era stato come quando da bambina la mamma la rassicurava dopo un brutto sogno e, lei allora si riappisolava sentendosi tranquilla, amata.

Amata.

Quella parola le rimbombò nella mente folgorandola riportando in tumulto il cuore che aveva appena cominciato ad acquietarsi.



Aveva la mano poggiata sul suo petto e poteva sentirne il battito pacato e regolare, così in contrasto con il suo. Si rese conto che aveva dormito sul fianco destro il suo preferito, mentre Chat era quasi supino, anche se tutto il suo corpo risultava leggermente girato verso quello della ragazza, ponendoli così quasi frontali. Il suo addome poggiava sul fianco del ragazzo mentre la sua gamba sinistra stava mollemente abbandonata su quella destra del ragazzo. Gli occhi dell’eroina avevano percorso velocemente i loro corpi, la consapevolezza di quell’intimità e Il sussulto che ne conseguì provocò un rafforzamento della stretta dell’abbraccio.


Temendo che stesse per svegliarsi, cosa che avrebbe gioco forza comportato una qualche spiegazione, Ladybug portò nuovamente lo sguardo sul bel volto del ragazzo che le dormiva accanto. Indugiò sulle lunghe ciglia bionde che poggiavano sulle guance morbide, coperte parzialmente dalla maschera. Le labbra rilassate erano piegate in un leggero sorriso. Dorme come un bimbo - pensò ridacchiando tra se e se l’eroina – chissà quanti anni ha, dovremmo essere quasi coetanei.


Poi un pensiero imprevisto le attraversò la mente magari ci conosciamo, magari…
Volse lo sguardo altrove per allontanare quel pensiero sciocco, non era certo possibile con tutti i ragazzi di Parigi.


Con il cuore che continuava a batterle furiosamente riprese ad analizzare la situazione.
Il suo viso ancora appoggiato all’incavo della spalla la poneva a pochi centimetri da quello di Chat Noir cui rivolse nuovamente lo sguardo soffermandosi sulle sue labbra.

Senza pensarci staccò la mano dal petto e avvicinò le dita tremanti a quella bocca che l’attirava incredibilmente. Nel suo animo una serie di sentimenti contrastanti si affrontavano, sconcertandola. Lei amava Adrien ma da quando aveva fatto quel sogno non riusciva più a guardare compagno d’armi con gli stessi occhi. O meglio, era come se lo vedesse per la prima volta veramente ed ora la straordinaria occasione di stargli così vicino mentre era innocuo, per così dire, le faceva provare emozioni inaspettate. Con l’indice sinistro disegnò in aria il contorno delle labbra. Pensò che le sarebbe piaciuto baciarle e, mentre lo pensava, le sue dita le sfiorarono impercettibilmente. Spaventata senza sapere se da quel, seppur minimo, contatto o dai pensieri che si presentavano prepotentemente in testa, Ladybug allontanò fulminea la mano spostandola a sfiorare i riccioli biondi che incorniciavano il viso e li carezzò dolcemente.

L’espressione dolce che Ladybug aveva negli occhi mentre contemplava i lineamenti dell’amico, si trasformò in sorpresa quando sentì delle dita forti chiudersi repentinamente attorno al suo polso. Gli occhi corsero ansiosi alla sua mano trattenuta fermamente da un arto guatato di nero, per tornare, preoccupati, al viso che fino a pochi secondi prima stava esplorando ritrovandosi inchiodata a due fari verdi che la fissavano intensamente. Il senso d’inquietudine prese il sopravvento e smise di respirare. Si sentiva così stupida per essersi fatta sorprendere; ebbe l’impressione che la distanza che la separava da Chat stesse inesorabilmente annullandosi.

Un brivido le percorse quando avvertì la mano che il ragazzo teneva appoggiata schiena aprirsi e scorrere lungo la sua schiena fermandosi nell’incavo dei fianchi bloccandola saldamente.

Senza poter far niente per scampare al pericolo Ladybug annaspò socchiudendo le labbra per cercare aria, decretando così la sua rovina. Chat Noir senza distogliere gli occhi dai suoi piegò il viso quel tanto che bastava per eliminare quell’inutile spazio che li divideva
Labybug si sentì perduta, ma in quel medesimo istante un’ombra bianca si materializzò sopra di loro, li oltrepassò con un balzo e si diresse velocemente verso un gruppo di alberi poco lontano.

Come se avesse ricevuto una scossa elettrica, l’eroina ritornò presente a se stessa e colse l’occasione per sciogliere l’abbraccio mentre Chat Noir si poneva seduto e si voltava verso la direzione in cui si era sparita l’ombra.

“Chat, lo hai visto anche tu, dobbiamo inseguirlo.” “ Certo Milady – e aggiunse alzandosi – andiamo!”

Coprirono rapidamente la porzione di prato che li separava dal margine della radura e s’inoltrarono nuovamente nel bosco.
Percorsero qualche centinaio di metri, poi si bloccarono a causa di un rumore proveniente da dietro un cespuglio e acquattandosi, come dei felini in caccia, scherzò il ragazzo, sbirciarono tra le foglie.

Poco distante da loro, ritto sulle zampe posteriori, si trovava il coniglio più grosso a che avessero mai visto. Alto quasi come un bambino di cinque anni, sotto una giacchetta rossa indossava un elegante panciotto blu e oro e dei calzoni alla zuava color oltremare.
Sembrava nervoso, si guardava attorno e poi tornava a controllare l’ora su un prezioso orologio da taschino mormorando come un mantra “Tardi, tardi, è davvero molto tardi ormai!”

“Ma è …”

“Si Prrrincipessa, è il Bianconiglio. Sembra che aspetti qualcuno.” Concluse brevemente il giovane, portandosi un dito sulle labbra per far segno alla sua compagna di non rispondere.

Il coniglio, infatti, forse per captare meglio i rumori circostanti, aveva mosso le orecchie quasi fossero un radar, tendendole nella loro direzione; poi con una leggera irritazione mormorò nuovamente “ E’ tardi, è davvero tardi dobbiamo andare ormai!”
Senza aggiungere altro infilò la cipolla nel taschino del panciotto e compiuti un paio di salti, s’introdusse in quella che ai ragazzi sembrò una grossa tana.

“Andiamo!” senza preavviso Ladybug uscì dal cespuglio e imbocco l’ingresso del buco dando appena il tempo a Chat Noir di accorgersi del suo fulmineo movimento.
“Se non fossi certo che voglia disperatamente raggiungerlo per scoprire come si esce da qui, penserei che stia fuggendo da me – poi aggiunse dopo un secondo di pausa – Naaa, impossibile!” e si mosse saltando anche lui nel buco.

Si ritrovarono su una specie di scivolo di pietra e foglie. Le radici degli alberi che li sovrastavano facevano da cornice a curve improvvise e a rapidi cambi di direzione.
La luce era tenue, riflessa da gemme di notevoli dimensioni che le donavano sfumature cangianti dall’azzurro, al verde, dal bianco scintillante al cupo rosso a seconda che questa attraversasse un topazio, uno smeraldo, un diamante o un rubino. L’eroina si guardava attorno affascinata, non si chiesero neanche di chi fosse quella miniera. Probabilmente stavano scivolando in una sorta di tunnel per il trasporto dei materiali, ma non volle indagare su come mai fosse connessa alla tana del Bianconiglio, cominciava a farsi un’idea di come funzionasse il mondo delle fiabe. Dopo poco in lontananza una luce bianca che s’ingrandiva velocemente. Chiuse gli occhi quando il chiarore si fece più vicino ed intenso così non si accorse di essere arrivata in fondo al percorso e si ritrovò catapultata fuori da quello che sembrava il nodo di un albero. Ruzzolò nell’erba soffice e poco dopo fu raggiunta dal suo compagno.

“Tutto intero gattino?” chiese la ragazza alzandosi e voltandosi leggermente per vedere uno Chat Noir che si rialzava massaggiandosi vistosamente il fondoschiena.
“Tutto a posto Milady. Dov’è finito il coniglio?”
“Uhm, non saprei” disse guardandosi intorno picchiettandosi l’indice sul mento.
Un movimento tra le foglie la mise in allerta. Ebbe l’impressione di veder qualcosa brillare e fece appena in tempo a gridare “Attenzione!” mentre prendeva quota saltando all’indietro, finendo su un alto ramo dell’albero da cui poco prima erano fuoriusciti. Accanto a lei atterrò Chat Noir che si era allarmato dopo aver percepito un fruscio sospetto provenire da dietro i cespugli.

Guardarono in basso e la porzione erbosa dove prima si trovavano ora fioriva di lunghe lance di un nero lucido, attaccato all’asta riluceva una punta rossa a forma di cuore.

“Tirateli giù di lì!” Una voce gracchiante si fece largo tra la bassa vegetazione proprio mentre una seconda scarica si conficcava sul tronco e sui rami dell’albero dove si trovavano costringendoli a spostarsi. Le lance erano state sostituite da frecce della medesina foggia e una di queste sfiorò un codino della coccinella facendola sussultare.

I loro assalitori intanto erano usciti dai cespugli. Due dozzine di fanti si appostarono sotto il grande albero. Avevano un aspetto buffo, erano vestiti come giullari di corte ma dai colori cupi e al posto dei sonagli o delle cetre imbracciavano archi, frecce, giavellotti e spade.
Erano comandati da quella che sembrava essere la regina di cuori, una donna mastodontica con i capelli neri acconciati alla Pompadour con un ciuffo rosso a forma di cuore sulla fronte. Un corpetto rosso le sottolineava il seno generoso mentre un’ampia gonna nera con disegni geometrici rossi e bianchi le nascondeva le forme non proprio longilinee.
Le belle labbra vermiglie si schiudevano in un sorriso malvagio. La mano destra artigliata di rosso brandiva una sorta di scettro con cui impartiva ordini ai suoi sottoposti.

“Sei in ritardo coniglio”

Dal medesimo cespuglio da cui erano sbucati quelli, si affacciò tutto tremante il Bianconiglio e si avvicinò alla regina, balbettando “Mi-mi scusi ma-maestà, m-ma ho dovuto aspettare che si svegliassero pe-per portarveli…”

“Hai capito il coniglietto” ghignò Chat Noir.

L’attenzione della regina si spostò nuovamente sulle sue prede. “Uhm, che abbiamo qui? Un micetto bizzoso e… cosa saresti tu? Un insetto?”

“Permette maestà, Ladybug e Chat Noir sono i due che ci è stato chiesto di catturare da chi sapete voi…” La regina lo guardò interrogativa
“Voldermort?” Ladybug sospirò alzando gli occhi al cielo, mentre il suo compagno sghignazzava. 
“M-ma-ma no, mia regina. Ri-ricordate, quella giovane, que-quella malefica”

“Ahh sì sì,  Ovviamente! – e voltandosi con non curanza verso il bosco per tornare sui suoi passi mosse il braccio con lo scettro e ordino perentoria – Tagliategli…”.

Non poté terminare la frase perché la voce di Ladybug la interruppe “Maestà, non vogliamo lo scontro, vogliamo solo tornare nel nostro mondo”

“E’vero sua graziosità – aggiunse Chat Noir con un inchino – vogliamo solo trovare un nodo per tornare”.

La regina si voltò e alzò un sopracciglio “Ma-maestà se li la-lasciassimo andare sa che su-succederebbe!” balbettò pavido il Bianconiglio.

“Taci!” la regina guardò interessata nella direzione del biondo e squadrandolo gli domandò “E perché mai dovrei lasciarvi andare, quando consegnandovi, potrei avere il dominio su tutto questo mondo?”

Chat balzò giù dal ramo e immediatamente i soldati gli puntarono contro le lance, che vennero però repentinamente abbassate a un impercettibile cenno del loro comandante.

Anche Ladybug scese guardinga atterrando a pochi metri dall’amico, ponendosi subito sulla difensiva.

“Beh Maestà se permettete – il felino si avvicinò mellifluo e fece un garbato baciamano alla sovrana – una donna bella come voi e con il vostro carisma non ha sicuramente bisogno di una bimbetta capricciosa per consolidare il vostro dominio”.
“Ah no?” chiocciò la regina
“Ma certo che no! – continuò il felino guardandola intensamente negli occhi – ho visto con che risolutezza comandate questo manipolo di coraggiosi. Per voi sarebbe un gioco da ragazzi conquistare ogni reame”
“Dici sul serio?” rispose lusingata la donna.

“Ma sicuro, Maestà!” mentre parlava, il ragazzo l’aveva presa per mano e le si era portato alle spalle come per ballare una sorta di minuetto “Anzi, son certo che eliminata la ragazzina, cosa che faremo appena tornati nel nostro mondo, potrà conquistare ogni terra senza colpo ferire.”

“Davvero?” risposero in coro la regina e Ladybug una piacevolmente eccitata l’altra con un principio d’irritazione.

“Davvero – miagolò il gatto e accostandosi all’orecchio della donna sussurrò – perché prima delle loro terre conquisterete il loro cuore!”

Chat aveva parlato con un tono basso e suadente, ma i poteri di Ladybug le permisero di sentire distintamente quanto pronunciato e le reazioni delle due donne non sarebbero potute essere più diverse.
Labybug che aveva già da qualche tempo lasciato la posizione di guardia per incrociare le braccia sul petto con aria seccata, incominciò a tamburellare nervosamente il piede a terra fulminando il compagno con gli occhi che le ricambiò uno sguardo birichino.

La regina invece emise una risata sguaiata afferrò il polso del ragazzo, strattonandolo se lo mise di fronte e lo abbracciò stringendogli la testa sul petto, dondolando il busto come per cullare un bambino “ Oho ma come sei dolce gattino”

Chat Noir colto alla sprovvista voltò la faccia in direzione di Ladybug per chiederle tacitamente aiuto, riuscendo così a salvare almeno le funzioni vitali.
Era sicuro che se al posto della guancia sul petto di quella donna ci fosse finito il suo naso sarebbe senz’altro morto soffocato da quel seno.

Un brivido di disgusto gli percorse la schiena.

Ladybug sospirò e a malincuore intervenne, avrebbe voluto che fosse torturato ancora un po', così impara a fare lo stupido

“Maestà, pensavo .”

“Inchinati, mentre pensi, risparmierai tempo” la interruppe scocciata la regina allentando la presa su Chat quel tanto che bastava per permettergli di sgusciare via dal suo abbraccio e di rimettersi traballante in piedi.
“Ah beh si certo – balbettò Ladybug e proseguì mentre si cimentava in una profonda riverenza - sappiamo che c’è un modo per uscire da qui seguendo la strada di confine... ”

La regina si avvicinò alla ragazza e le camminò attorno “Si, si, vero. La strada di confine…”
“Sapete indicarcela?”

“Ma certo mia cara – disse la regina avvicinandosi al suo viso e guardandola intensamente negli occhi – te la indicherò immediatamente… Non appena mi darai il tuo Miraculous!” e così dicendo tentò di afferrarla per la gola.

Vedendola scattare in avanti Chat Noir si accucciò e facendo perno sulla gamba destra e sulle mani compì un mezzo giro falciando le gambe della regina che perdendo lo spunto incespicò in avanti dando tempo a Ladybug di scansarsi ed evitare l’attacco. 

“Puntate ai Miraculous! Tagliategli la testa!” Urlò la regina, mentre recuperava la posizione eretta.

I fanti vista la ripresa delle ostilità puntarono le loro lance contro Ladybug cercando di spingerla in un angolo mentre alcune frecce le fischiavano all’altezza delle orecchie.
Con un balzo indietreggiò nuovamente ed estrasse lo yo-yo per parare i colpi.

Anche Chat Noir si rialzò in fretta per raggiungere la sua compagna ma dopo un paio di passi si sentì trattenere con forza, si girò si accorse che la regina lo tratteneva per la coda. “Non così in fretta gattino, tu resterai con me. Voglio proprio vedere se sai fare le fusa!” e ridendo fece comparire dal nulla un collarino di pelle nera e con uno strattone avvicinò il ragazzo e glielo mise al collo.
Chat Noir provò a puntare le mani sulle spalle della regina inarcando la schiena all’indietro mentre spingeva per allontanarsi, ma la donna con un ghigno allungò un piede togliendo quel poco di equilibrio che aveva e mantenendo la presa al collo, accompagnò la sua caduta al suolo. Chat piegò una gamba verso il petto per cercare di fare leva e togliersi da quell’impiccio ma la regina forte della sua mole e della sua smania lottava strenuamente per mantenere la presa salda sul felino.

“Panteruccia mia è non fare le bizze ci divertiremo un mucchio assieme” gli soffiò la regina sul viso e Chat giurò di aver avvertito il pelo che gli si rizzava sulla schiena. Mentre la donna lo guardava famelica e si apprestava ad attivare il meccanismo di chiusura che avrebbe finalmente bloccato il recalcitrante animale, Chat avvertì un tonfo sordo appena sotto il suo mento. La regina gridò e cadde a peso morto sul ragazzo che facendo leva sulle braccia (non voglio sapere cosa ho toccato, si lamentò più tardi un disgustato Chat!) riuscì finalmente a togliersela di dosso e a strapparsi il giogo.

“Non lo sai che gli animali non amano la cattività” Ladybug ad un passo da loro ruotava minacciosamente lo yo-yo con cui pochi istanti prima aveva colpito la regina che ora si era rialzata e si massaggiava la mano dove iniziava a comparire un livido violaceo.

I fanti terrorizzati dal fatto che la loro sovrana fosse stata colpita si erano bloccati e tremavano visibilmente. Si poteva avvertire distintamente il digrignare dei denti della donna che, al culmine della rabbia, urlò pazza di furia
“Qualche testa rotolerà per questo. La vostra! Catturateli! Tagliategli la testa! Voglio i loro Miraculous!”

Rinvigoriti dalla reazione del loro comandante, o forse ancor più terrorizzati, i fanti circondarono i due eroi che si trovarono così a combattere dandosi la schiena per poter parare meglio i colpi nemici che si susseguivano senza sosta.
Spade e lance erano affrontate corpo a corpo da Chat che parava e affondava, mentre il combattimento areo era tenuto sotto controllo la Ladybug che con lo yo-yo deviava le frecce che piovevano loro in testa.
“Milady non resisteremo a lungo” sbuffo Chat parando l’ennesimo colpo.

“Già, sono troppi, stiamo perdendo tempo. Dovremmo trovare una via di fuga.” gli rispose schivando l’ennesima freccia che però le provocò una leggera ferita al collo. “Dannazione!” gemette.

Questa piccola distrazione permise ai fanti di eliminare la distanza di sicurezza che i ragazzi erano fino allora riusciti a mantenere e la regina urlo “impacchettateli!”

Immediatamente i fanti si bloccarono. Quelli più arretrati che brandivano le lance salirono sulle spalle di coloro che erano in prima fila che avevano la spada, poi una terza fila di uomini salì sulla seconda puntando i loro archi verso il basso in direzione dei due prigionieri.

Come ebbero completato la formazione, il pettorale della loro divisa cominciò ad emanare un cupo bagliore. I corpi sembrarono perdere consistenza e tridimensionalità.

I vestiti si schiarirono fino a raggiungere una tonalità grigio chiaro e si allargarono lasciando visibili solo le mani e i piedi. Quando la luce si esaurì al posto della pettorina comparirono  dei semi.

“Questa poi, Sembrano scoiattoli volanti?” commentò un perplesso Chat Noir.

“Sono carte. Carte da gioco non vedi? Picche, fiori, quadri e …”
“ CUORI – con una risata malefica la regina terminò la frase – ora avete davanti a voi tutta la potenza del mio esercito.”
Non un filo di luce attraversava la muraglia di carte e la penombra rendeva sinistro il luccichio tenue delle armi e degli occhi degli avversari.



Un bagliore verde guizzò negli occhi del ragazzo che mettendosi in posizione d’attacco proruppe “Beh Milady, direi che è ora di fare a queste carte un mazz…”
“Chat! – lo zittì fintamente scandalizzata la ragazza e volgendogli un’occhiata di sfida propose – tu sotto ed io sopra?”

Un ghigno che Ladybug non comprese immediatamente comparì sulle labbra del compagno “Non mi sembra il momento più adatto, ma mi adeguo agli ordini di Madame” e con veloce inchino, rivolgendole uno sguardo malizioso si apprestò a colpire i fanti della prima fila.

“Mah- ma - balbettò un’interdetta Ladybug concludendo poi con un – che idiota!” andò a riversare la sua indignazione ruotando lo yo-yo in modo da colpire tutte le carte della terza fila che precipitando dall’alto andarono a impilarsi, cadendo di faccia, su quelle rovesciatesi sul dorso per essere state colpite dal bastone del felino.

Altre carte che certavano di fuggire per ricomporre una specie di recinto poco più in là, furono prese per le caviglie dallo yo-yo e poste sopra ai compagni.

“Ho sempre voluto fare il mazziere” disse Chat Noir lanciano l’ennesima carta sul mazzo.

“Che dici possiamo andare? –chiese Ladybug – continuare a perdere tempo con loro non ci aiuterà ad uscire da qui e a distruggere l’akuma.”

“Concordo mia cara, dammi sono un momento “ e così dicendo fece leva su un grosso masso lì vicino che incominciò a rotolare.
“Ottima idea” risposte la ragazza e, avvolgendolo nel filo dello yo-yo lo sollevò quel tanto che bastava affinché Chat saltandoci sopra non lo disponesse sul masso come fermacarte.

“Bene ora possiamo andare – disse chat strofinandosi le mani come per pulirle. – Mah dov’è finita la regina?”

Si guardarono attorno poi vedendo delle foglie muoversi in lontananza “ Di là, sta scappando!” “lasciamola andare noi dobbiamo trovare il modo di uscire da qui”

“Uhm, però se la seguiamo, magari troviamo una strada, sai una di quelle di confine” “Ottima idea Milady, andiamo!”
 


******
Ciao!
eccoci qui, quanto tempo ^_^' Come state? 
No! nonstante sia il 1° aprile non è uno scherzo. Non potevo certo far arrivare Pasqua senza presentarvi un nuovo capitolo!
Quindi cosa ne pensate di quel guastafeste del Bianconiglio?
Credo che Chat ci sia rimasto un po' male, ma si sà, non è fortunato! Non lo è neanche con la Regina di Cuori che ad un certo punto voleva diventare una gattara. Paura eh gattino! ^_*
Ringrazio infinitamente, per tutto, la mia superB, la mia beta e super eroe personale, Lunedì che questa volta mi avrebbe uccisa per la punteggitura... perdonami!!
Un ringraziamento gigante a tutti quelli che leggono, siete tantissimi anche dopo mesi dalla pubblicazione, a tutti coloro che hanno salvato e seguono la storia e un grazie di <3 a chi mi regala la propria opinione.

Ora, poichè avete scartato il mio ovetto pasquale vi lascio una piccola sorpresa tratta dal prossimo capitolo
Codarda!
Non sono codarda, eh che non saprei che dirgli. Oh magari…
No magari niente. Io amo Adrien!"


A presto e Buona Pasqua!
Crisan

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Se puoi immaginarlo puoi farlo ***


Capitolo 8 - Se puoi immaginarlo puoi farlo

Capitolo 8 -  Se puoi immaginarlo puoi farlo 

S’infilarono nel cespuglio e seguirono il sentiero di erba calpestata.

Della regina e del suo seguito non vi era traccia. Nessuno dei due eroi prese la parola per diversi minuti.

Chat Noir avanzava dandole le spalle già da un po’ quando Ladybug si domandò se quel silenzio fosse imposto solo per restare vigili o perché entrambi erano in difficoltà per quello strano risveglio.

 Beh, lei per lo meno lo era.  Non mi resta che sperare di non affrontare mai il discorso, sospirò tra sé e sé.

Codarda!
Non sono codarda, eh che non saprei che dirgli. Oh, magari… no magari niente. Io amo Adrien! Ma da quando parlo da sola! 


Si fermò d’improvviso.

Chat le aveva sbarrato la strada con un braccio e ora in risposta al suo sguardo perplesso, si portava circospetto il dito alle labbra facendole segno di tacere. La ragazza che aveva già aperto bocca per parlare si portò le mani alle labbra come per bloccare un suono fuggitivo e annuì con la testa.

Qualche secondo dopo aver arrestato la loro marcia il felino si acquattò, si tuffò dietro un cespuglio poco distante e dopo brevi rumori di colluttazione, ne uscì trionfante tenendo un coniglio con panciotto, per le orecchie.

“Ecco qui il nostro Bianconiglio. E così ci hai teso una trappola eh?” disse beffardamente il ragazzo alzando il povero animare recalcitrante all’altezza del proprio viso in modo da inchiodare i propri occhi ai suoi.

“Mi- mi di spiace signor Gatto, m-ma la regina ha chiesto… no, no che dico ha ordinato, la bambina – rabbrividì - si si la bambina, oh santo cielo – sospirò- …ecco io non potevo fare diversamente… ecco, però ho-ho aspettato che vi svegliaste entrambi… mi-mi- mi dispiace di aver interrotto... non credevo, non ci ho pensato…” proruppe tutto d’un fiato.

Ladybug s’irrigidì vistosamente ma si rilassò subito sentendo la risata cristallina di Chat Noir, “Beh si già solo per quello ti dovrei fare al Civet…” Il coniglio impallidì e si portò le zampe anteriori al viso “No la prego Messer Felino, so- sono vecchio per nulla tenero e po-po-poi voi siete salvi…”

“Stia tranquillo signor Bianconiglio, qui nessuno sarà mangiato. Vero Chat Noir?”

Il ragazzo lo allontanò dal suo viso e allungò il braccio in modo da permettere a Ladybug di parlargli guardandolo in faccia.  “Gra-grazie mia signora, sono mortificato per questa mattina…” ricominciò il coniglio ma Ladybug lo interruppe “Lasci perdere signor.”
“Il mio nome completo è White LapinBlanc - Rabbit, ma potete chiamarmi Wi”

“Genitori spiritosi” commentò sarcastico il ragazzo

“Sono d’origine irlandese, ma Mamma era scozzese, un ramo cadetto dei Rabbit di District Lake, ci teneva che il nome in qualche modo lo ricordasse” sospirò il Bianconiglio

Ladybug batte le palpebre per cercare di ricostruire quanto detto dal coniglio, poi lasciò correre e domandò

“Se Chat Noir la metterà a terra, promette di non scappare? Vorrei farle qualche domanda e poi sarà libero di andare. D’accordo? “

“Da- d’accordo” balbettò il mal capitato tremante.

Chat si volle accertare della sua sincerità minacciando di ricatturarlo subito se avesse provato a fuggire.
Il coniglio lo rassicurò e così fu prontamente depositato a terra dove si sedette ed emise un gran sospiro. Poi mentre si puliva gli occhiali con i lembi della giacca chiese

“Che posso fare per voi mademoiselle la Coccinelle?”

“Vede Wi, vorremmo sapere dove trovare una strada di confine, per poter uscire di qui.”

“Beh, questo non è così difficile, basta prendere la strada che si trova in fondo a questa discesa, è una strada che porta a molti posti, se siete fortunati, porterà anche dove dovete andare voi”

 I ragazzi lo guardarono perplessi e chiesero in coro.  “In che senso?”

“Vedete, come certamente sapete questo mondo è ricco di possibilità perché è generato dalla fantasia.
Al di là di quanto è scritto da ogni autore, noi personaggi qui abbiamo una vita, una famiglia che ci siamo costruiti nel tempo. Ora, poiché voi siete qui qualcosa di simile, potete farla anche voi. Ad esempio, potreste trovarvi un angolo di paradiso tutto vostro e metter su famiglia…”

Ladybug arrossì violentemente ma si costrinse a dire “oppure?”

“Oppure, potete far sì che la strada che prendiate diventi la vostra”

I ragazzi si guardarono interrogativi meditando sulle parole del coniglio che approfittò di quella distrazione per allontanarsi velocemente di qualche metro in direzione del bosco “Ora se volete scusarmi non vorrei essere in zona quando quella bimba tornerà. Vi auguro di tornare presto al vostro mondo e good luck!”

“Grazie Wi, e non preoccuparti appena torneremo a casa di lei ci occuperemo noi! – disse Chat sollevando la mano in segno di saluto, poi rivolgendosi alla compagna che seguiva con gli occhi il coniglio che si allontanava a grandi balzi continuò- bene Milady, a meno che non voglia vedere come sarebbe la nostra casetta direi di andare “

“Ma certo andiamo!” gli rispose l’eroina che sfuggì il suo sguardo e cominciò a correre verso il fondo della collina, non cogliendo così le parole dette a mezza bocca dal ragazzo prima di seguirla “Il mio paradiso è starti accanto”.

Come giunsero ai piedi del pendio scorsero un bel sentiero chiaro, piuttosto largo e piano, così decisero di imboccarlo nella direzione opposta a quella da cui provenivano.

Attraversarono un bosco non troppo fitto in cui gli unici suoni percepiti erano i solo passi accompagnato dal frusciare delle foglie e il cinguettio degli uccelli. Dopo alcuni minuti di cammino si accorsero che la vegetazione iniziava a diradarsi ed intravidero oltre al limitare, una vasta pianura ai cui margini s’innalzavano delle dolci colline e su una di queste, la più alta, sorgeva una torre. La strada appena fuori dal bosco, si divideva un tre. La strada sulla sinistra vi si allontanava dirigendosi verso le colline, quella centrale dopo una serie di curve sembrava portare alla torre. L’ultima girava a destra e costeggiava il bosco rimanendo al limitare della pianura. Scelsero quest’ultima perché, seguendo così il consiglio delle sirene, i margini delle storie possono portare anche fuori da esse.

Avevano percorso non più di un chilometro quando un’ombra scura si stagliò sul prato poco distante a loro.  Alzarono gli occhi e videro una graziosa bambina ferma a mezz’aria. I biondi capelli e il bordo della sua veste fluttuavano morbidi nell’aria mossi da un vento invisibile, o più probabilmente dal flusso della sua energia, precisò Chat Noir. La sentiva, entrambi sentivano la forza di cui era impregnata l’akuma.

“Tana per me! – pronunciarono atone le sue labbra rosa – ed ora finiamo di giocare al gatto e al topo”
Chat noi incrociò le braccia al petto e assumendo un’aria beffarda, commentò “Non vorrei sembrare puntiglioso ma il gatto sono io ...”   

Ladybug si mise in posizione di difesa e bisbigliò “Ti pare il momento di fare lo spiritoso!”

“Ora mi darete i vostri Miraculous!”

Gli occhi della bimba fiammeggiarono. Alzò le braccia al cielo ed emise un suono lugubre.

La sua veste si allungò e una chiazza di quello che sembrava inchiostro nero si allargò a partire dal suo petto ricoprendo tutto il vestito. Una volta giunto all’orlo della gonna e alle maniche la sostanza nera e vischiosa non si arrestò ma ricoprì le mani e i piedi della ragazzina fino alla punta delle dita, risalì in collo, come scorrendole sotto pelle, le ricoprì l’intero volto. Un ghigno malefico s’impossessò delle sue labbra mentre i suoi denti cominciarono ad allungarsi tramutandosi in zanne. I capelli divenuti anch’essi color della pece si arrotolarono in quelle che sembravano essere due codini anomali e si posizionarono in alto sulla testa poco sopra alle orecchie solidificandosi poi in due corni appuntiti.

Le maniche del vestito che si erano allungate coprendo le braccia fino al polso ed erano rimaste svolazzanti al vento si squarciarono dalla parte interna sul braccio ed arretrarono dietro al busto dove si allargarono e presero consistenza, diventando due possenti ali.  Il corpo s’ingrandì e mentre aumentava di dimensione, i suoi arti si modificarono e là dove prima c’erano mani e unghie comparvero zampe e artigli, stessa cosa accadde alle gambe
Infine possente apparve una coda uncinata.

“Un drago!” gridarono all’unisono i due sconcertati eroi.

“Questa poi! Come sei messo Chat Noir con i draghi? “chiese Ladybug correndo per mettere un po’ di distanza tra loro e la bestia mentre studiava il da farsi. 

“Meglio che coi piccioni” rispose il gatto scivolando sul terreno puntando i piedi per fermare la corsa e voltarsi a guardare il drago che li osservava fiammeggiante da lontano.

La bestia emise un pauroso ruggito e sbatté le ali generando una poderosa folata di vento che fece rotolare i due eroi di decine di metri sull’erba.

“Ok direi che è ora di agire!” Labybug scattò in avanti correndo e scartando le nuove folate di vento che il mostro convogliava verso di loro.

“Dobbiamo cercare d’immobilizzarlo propose Chat Noir mentre evitava le raffiche compiendo grandi balzi all’estremità opposta del prato.

“Ok!” urlò la coccinella spiccando un salto che la portò fin quasi all’altezza della testa del drago, fece roteare lo Yo-yo per poi lanciarlo in direzione delle spalle dove contava di avvolgerlo bloccando l’apertura alare.

Chat vista la mossa della collega arrivò in scivolata attaccando dal basso. Allungò il bastone, lo infilò tra le zampe del mostro e usandolo come leva, cercò di farlo cadere. Il drago ondeggiò pericolosamente ma non crollò. Nel frattempo, Ladybug stava cercando legare in qualche modo le ali del nemico, la loro apertura però era tale che l’operazione si rivelò più difficile del previsto.

“Dobbiamo cambiare strategia” disse atterrando accanto al compagno.

“Già, scampiamoci, bloccagli i piedi”

“Si se riusciamo a farlo cadere sulla schiena guadagneremo tempo per allontanarci” rispose pensierosa

“allontanarci?”

“Certo non possiamo affrontare così un drago. Ci serve un piano”

“D’accordo Milady, allora io lo distraggo” e con un balzo andò ad attaccare il bestione cercando di farlo indietreggiare. Contemporaneamente Ladybug si avvicinò dal basso e agganciando un capo del filo allo sperone posteriore della zampa destra corse verso la sinistra e tornò in dietro un paio di volte. Poi puntando i piedi nell’erba fresca diede uno strattone allo yo-yo in modo da mandare in tensione la corda

“Ora!” urlò e a quel segnale Chat usò il bastone come un’asta da salto in lungo atterrando con entrambi i piedi sul petto della bestia che ruggì e perse l’equilibrio rovinando pesantemente su un fianco, ciononostante reagì e vibrò un colpo con l’ala libera per colpire la ragazza che, con la caduta, si era venuta a trovare a pochi metri di distanza da lui.

Un rapido salto indietro le impedì di essere colpita in pieno dall’ arto alato ma lo spostamento d’aria la spazzò via con forza.

La reazione di giubilo del ragazzo per l’abbattimento, seppur momentaneo del nemico, fu smorzata dal veder volare la sua compagna alta nel cielo fece per scattare ad afferrarla ma una fitta lancinante alla schiena lo stordì e qualcosa lo schiacciò potentemente al suolo. Nonostante la polvere che gli riempiva occhi e bocca continuò a seguire il volo inerme dell’eroina e la vide schiantarsi al suolo e ruzzolare mollemente. Fece per chiamarla ma il peso che gli immobilizzava il dorso gli impediva di tirare il fiato. La pesante coda che lo stava tenendo schiacciato al suolo si sollevò per un solo momento che gli consentì di vedere la giovane rimettersi faticosamente in piedi poi un secondo colpo lo scaraventò nuovamente a terra. Vide però Ladybug accennare ad una corsa verso di lui. Sentì poi un fragore fuoriuscire dalle profondità delle viscere dell’essere che lo sovrastava temendo che stesse per sputare fuoco con le forze residue impugnò con due mani il bastone e lo conficcò con forza nella zampa del drago.

Un urlo straziante misto a un terribile digrignar di denti rimbombò per la pianura, “SSSSSOMNUM!” ruggì il drago rivolto alla giovane che gli si stava avvicinando, poi accecato dal dolore strofinò la coda per terrà trascinandosi dietro un malconcio Chat Noir che terminò la sua corsa sbattendo contro un albero.

L’eroe tossì, questa volta le aveva prese, ma almeno era riuscito ad infliggere una ferita al suo avversario.
Si pulì il mento con il polso e alzò gli occhi per aver conferma che la battaglia stesse continuando ingaggiata dalla sua partner ma il sorriso strafottente gli morì sulle labbra quando la vide a terra esanime sull’ erba mentre la figura bruna e gigantesca del loro nemico le si stava avvicinando.

Dandosi uno slancio contro il tronco tentò uno scatto in sua difesa con l’unico risultato di ritrovarsi inginocchio sulla terra bruna. Dannazione le gambe ancora non mi reggono.

Non poté perdersi nei propri pensieri perché alzando la testa vide il drago chinarsi e raccogliere con la zampa una Ladybug ancora svenuta per poi spiccare il volo nel cielo terso.

“Ladybug svegliati!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola seguendo con lo sguardo il drago che ora compiva alcuni ampli giri sopra la radura quasi a volerlo sbeffeggiare.

Chat prese il bastone lo poggiò al suolo e allungandolo si mise in piedi muovendo qualche passo ancora incerto

Reagisci maledizione!

“Lasciala andare!” urlò al cielo l’eroe cominciando a inseguire il fuggitivo che per tutta risposta, accertatosi di essere seguito, si diresse verso la torre su cui atterrò pesantemente facendo ondeggiare la struttura e provocando la caduta di qualche tegola.

“Miraculous” ancora un boato sommesso venne sentito da Chat Noir che era quasi giunto ai piedi della collina in cima alla quale si ergeva la torre.

È la sua voce, la voce del drago e pensare che era una bimba così carina pensò ed un brivido gli percorse la schiena.

Si fermò ad una distanza che gli consentisse margini di manovra.

Devo farlo allontanare da lei.

Un tuono nuovamente “Miraculous”

Mi serve un diversivo qualcosa che… poi senza neanche concludere il pensiero “Ehi tu Lucertolone, lasciala andare!” disse assumendo un’aria di sfida

“Voglio Miraculous!” un altro tuono più forte del precedente.

“Certo come tutti, ma nessuno c’è mai riuscito. Comunque ti do una chance, lasciala andare e se mi batterai avrai il mio Miraculous, parola di felino”

Ancora un ringhio questa volta più basso, come se l’animale stesse riflettendo. Solo in quel momento Chat si accorse che teneva una delle zampe posteriori leggermente sollevata.

Deve esser ancora indolenzito per il colpo di prima

“Che c’è hai paura di perdere? – lo provocò – in quel caso arrenditi e dicci dov’è l’akuma!”

Il drago schiuse le labbra mostrando i denti affilati in quello che doveva essere un sorriso di sfida, guardò verso il basso e scorgendo una piccola sporgenza simile ad un balcone vi appoggiò l’eroina addormentata.

Poi digrignando si buttò in picchiata verso il ragazzo. Appena giunto all’altezza del suolo apri le ali sbattendole in avanti ma invece di atterrare affondò gli artigli nel terreno sollevando grosse zolle e ciuffi d’erba nel tentativo di acchiappare uno sfuggente gatto nero.

Dal canto suo Chat Noir mentre schivava con abilità le zappe artigliate studiava forsennatamente un diversivo che gli consentisse di raggiungere la coccinella dormiente.

L’ultimo affondo della bestia l’aveva mancato per qualche centimetro ma aveva avuto il pregio di far incastrare la pesante zampa nera in un fitto groviglio di radici di un acero che si trovava a poca distanza.

Con pochi balzi si ritrovò ai piedi della collina su cui troneggiava la torre ma mentre stava per spiccare l’ennesimo balzo per raggiungere la compagna il drago si voltò verso di lui e ruggì quello che alle recchie del ragazzo suonò come un “Mai”

Un lampo viola lasciò la zampa del drago protesa verso la torre e un fuoco di ugual colore esplose con violenza alla base di essa. Chat Noir venne scaraventato a decine di metri di distanza.

Temendo che l’esplosione avesse distrutto la torre si rialzò dolorante ma pronto allo scatto mentre un grido di frustrazione gli lasciava la gola. IL suo slancio venne però interrotto dalla sorpresa di ritrovare la torre perfettamente intatta mentre tutto intorno ad essa nascevano teneri germogli verde brillante.
Man mano che la piantina si allungava, il diametro di quello che si stava rivelando un rampicante, si faceva sempre più spesso, qua e là lungo il gambo si aprivano carnose foglie large. Le piante si attaccarono con forza al muro di cinta della torre e avvolgendola, cambiarono colore. Tetre sfumature nere si irradiarono dalla punta. Dove l’emanazione raggiungeva una foglia, questa s’accartocciava repentinamente, assottigliandosi per trasformarsi in una spina lunga, appuntita sinistramente luccicante.

In pochi istanti non solo la torre ma l’intera collina si ritrovò coperta di un intricato, impenetrabile bosco di rovi.

Un sussultò scosse le spalle dell’eroe. La situazione si stava decisamente complicando. Assorto nei suoi pensieri non accorse della coda nera che gli si stava abbattendo addosso.

Il colpo gli tolse il fiato e lo scaraventò a terra facendolo rotolare varie volte. Si rialzò immediatamente, barcollando, ma certo che se non lo avesse fatto, le cose sarebbero potute precipitare. Infatti, appena si rimise in piedi, benedì il suo sesto senso che gli risparmiò una artigliata.

Fece una capriola indietro mettendo qualche metro tra sé e il drago che però si lanciò in avanti cercando di colpirlo.

Chat Noir estrasse il suo bastone e parò colpo che gli fece tracciare due profondi solchi sul terreno. Il drago sferrò l’attacco con l’altra zampa. Un’ altra parata. Un’ altro colpo, un’altra parta.
Ad ogni colpo corrispondeva una nuova parata. Dopo alcuni lunghi secondi di questi scambi all’ eroe sembrò di disputare un vero incontro all’arma bianca solo che al posto di un fioretto o una sciabola l’avversario brandiva degli artigli affilati.

Il corpo a corpo, perché di questo si trattava, continuò con una serie di ringhi e affondi da parte del drago che però non riusciva a ghermire il corpo del ragazzo. L’aver ridotto lo scontro meramente fisico ad una lotta d’abilità e agilità aveva aiutato il felino a riprendere lucidità e ora rispondeva colpo su colpo agli attacchi dell’animale.

E pensare che nella realtà è una tenera bambina. Come avrà fatto a… Un lampo attraversò gli occhi del ragazzo
Che sia…

Spostò il peso in avanti passando dalla posizione di difesa a quella d’offesa cominciando ad incalzare il rivale con una serie di attacchi sempre più precisi e veloci. Il drago sorpreso da questo nuovo vigore indietreggiò. Chat Noir galvanizzato dal risultato continuò a menar colpi: un fendente, poi un altro, e un altro ancora e di seguito un altro. Senza respiro.
La bestia arretrava ringhiando e sbuffando, il gatto avanzava indomito come se una nuova linfa stesse scorrendo nelle sue vene.
Poi un bagliore apparve nel momento esatto in cui l’arma e gli artigli entravano in contatto, dapprima tenue poi sempre più intenso. In fine un lampo seguito da un affondo e l’aria circostante venne squarciata da un latrato mostruoso che riecheggiò per ogni collina e ogni fiume, sorvolò il bosco incantato e finì con lo spegnersi inabissandosi nella laguna delle sirene.

Chat Noir restò impietrito a guardarsi la mano destra in cui stringeva una splendente lama dall’elsa rilucente. Davanti a lui, a mezz’aria il Drago emetteva quelli che potevano sembrare singhiozzi. La sua ala destra era completamente squarciata.

Il ragazzo ebbe un sussulto e nel medesimo istante la spada scomparve ritrasformandosi nel bastone color acciaio
“Mi, mi dispiace! - urlò il ragazzo in direzione del nemico i cui lamenti si erano fatti sempre più simili ai singhiozzi di un bambino – Non volevo farti del male, ti prego dimmi come stai!” incalzò ancora il giovane.

Per tutta risposta il drago tirò su col naso e emettendo un forte ringhio si ritrasformò in una bimba dalla veste lacera e i capelli scompigliati, ma senza alcuna ferita visibile.

 “Aspetta! “cercò di dire il ragazzo ma la fanciulla emise un urlo lancinante e sparì dalla sua vista in una nuvola di fumo. 

 

Seguirono alcuni minuti di immobilità. Tutto sembrava essersi congelato nello stesso istante in cui la burattinaia di tutta questa straordinaria faccenda era scomparsa nel cielo.

“Che sia tutto finito?” domandò il ragazzo guardandosi attorno.
Qualcosa non tornava. Se in qualche modo aveva sconfitto l’akuma perché non erano tornati alla realtà. Perché Ladybug era ancora dormiente sulla torre. 

“Giusto” mormorò a fior di labbra e iniziò a correre verso la collina e come vi giunse ai piedi, fece scorrere lo sguardo lungo tutta la muraglia di rovi che si estendeva ricoprendo ogni cosa, persino la torre sulla sua sommità.

 

“Ah, ora basta, Cataclisma!” alzò la mano destra al cielo richiamando il suo potere sperando che, anche in quel posto bizzarro, tutto andasse come previsto. Non appena sentì l’energia scorrergli sotto pelle inebriandolo, afferrò con forza il fusto rotondo del rampicante più vicino.
La pianta vibrò leggermente poi iniziò a trasformarsi in cenere espandendosi come cerchi nell’ acqua a partire dal punto su cui poggiava la mano. Dopo aver incenerito i rovi il potere distruttivo si propagò alla massiccia torre in pietra che vi era avvolta.
Nel giro di qualche secondo del rampicante non ne rimase niente e la torre scricchiolò e si ripiegò si sé stessa. Nel franare il balconcino su cui poggiava Ladybug si sgretolò facendola cadere nel vuoto.
Con un salto, ormai certo ora di poterla toccare senza conseguenze l’eroe balzò in aria e l’afferrò stringendosela saldamente al petto.

Quando atterrò poco lontano il paesaggio attorno portava i segni di quello che un ignaro passante avrebbe riconosciuto come un incendio devastante.

“Milady “provò a chiamare dolcemente in ragazzo, ma non ricevendo risposta si diresse verso un albero e l’adagiò ai suoi piedi. Le sue mani non avevano ancora toccato l’erba fresca che avvertì uno strano formicolio irradiarsi per tutto il corpo, una luce verde lo avvolse e istantaneamente perse la trasformazione.


Il tutto fu così repentino che ne fu consapevole solo quando un affamato Plagg gli svolazzò davanti per poi sedersi sulla pancia della fanciulla addormentata.

“Plagg! Dannazione che ci fai qui!”

In tutta risposta il felino alzò un sopracciglio e sbadigliò, “Ho fame”

“Si certo, ma il tempo, non sono passati 5 minuti da quando ho usato il Cataclisma se lei si svegliasse…”

Il kwami lo interruppe con un gesto della zampa

“Ora vediamo che fare, ma prima le cose importanti: ho fame!”

“E dove te lo trovo io del Camenbert qui” rispose con tono esasperato il ragazzo indicando i dintorni

“Prova a guardare in tasca”

Adrien infilò una mano nella tasca dei pantaloni, più per dimostrare all’ amico che non girava con una scatola di Camenbert, quando le parole che si stavano salendo dalla gola gli morirono sulle labbra allorché le sue dita affusolate si trovarono a stingere una confezioncina di metallo di modeste dimensioni che triplicò il suo volume non appena fu estratta dalla tasca.

“Uhm, di alta qualità” disse il micetto cosmico afferrando la scatola per estrarne una grossa fetta cremosa.

“Ma come…”

“Ancora non hai capito? – biascicò l’amico mentre masticava avidamente un grosso pezzo di formaggio – è quefta, dimenfione, gnum, se pfai come pfare – ingoiò rumorosamente -  riesci a ottenere quello che vuoi” concluse leccandosi rumorosamente le labbra - e io voglio un'altra fetta d’amore!” disse tuffando la zampetta nella scatola di latta per estrarne una seconda grossa fetta di formaggio.

Il ragazzo lo fissò perplesso

“Nonf ti fissaref sulle dimenfioni, qui è ftutto relativo – poi sciocco la lingua sul palato per cercare di contrastare la pastosità del formaggio – e comunque gnam, ci sei riuscito anche conf la spada”

“È vero, mi è apparsa tra le mani quando ho mentalmente paragonato questa lotta ad un duello di scherma”

“Vedi che se vuoi ci arrivi - rispose il kwami nero ed aggiunse intercettando lo sguardo preoccupato che il ragazzo rivolgeva alla compagna– se ci ragioni arrivi anche a quello”

“Voi dire che sai perché non si sveglia?”

“Certo che lo so, e lo sai anche tu”

“Non capisco”

L’esserino sospirò alzando gli occhi al cielo “Oh ma non ci posso credere! Hai capito dove siamo”

Adrien s’irrigidì “Beh certo, siamo in un mondo in creato dall’ akuma per intrappolarci, una sorta di libro di fiabe”

“Oh, e quindi?

“E quindi cosa?”

“Oh, cielo! Ma dove ti ho trovato, consolami mio amore cremoso”
Piagnucolò l’esserino affondando i denti nell’ennesimo pezzo di formaggio. “Possibile che nessuno ti abbia mai letto una favola pima di dormire? Sono importanti per sviluppo psico-emotivo dei bambini, quei momenti in cui mamme, papà, si siedono accanto al loro letto e aprono il libro di fiabe - continuò saccente il kwami - No? Questo spiegherebbe la tua insicurezza a...”

“Mia madre “

“Che…” strappato al suo ragionamento l’esserino si voltò verso il ragazzo che serrava la mascella con gli occhi a terra

“Mia madre. Lei mi leggeva le storie quando ero piccolo”

Colto da un improvviso rimorso il kwami gli volò davanti al viso continuando a leccarsi le zampine “bene bene quindi ti avrà letto cosa? La sirenetta o piuttosto ehm Biancaneve”

“Biancaneve?” ripeté il ragazzo sempre più perplesso

“sì, certo Biancaneve o la bella addormentata di cui la nostra akumizzata ha copiato indegnamente la magnifica trasformazione di Malefica”

“Vuoi dire che esiste, la conosci?

“Non divagare, ma sappi che non tutti i kwami sono dei dolci gattini o delle affascinanti coccinelle”

“Affascinanti cocc”

“Non divagare – lo interruppe -  dunque dicevamo la bella addormentata” sospirò l’essere quantico esasperato

“Ah, sì certo che mi leggeva La bella addormentata”

“Ecco la principessa si addormentava a causa di una maledizione no? E anche Ladybug dorme a causa di un sortilegio…”

“Non- non mi starai dicendo?” una nota allarmata si materializzò nella voce del ragazzo che concluse la frase quasi in farsetto

“Oh, per fortuna ci sei arrivato”

“Non ma io non posso, lei è…, io sono un gentiluomo!”

“Si bravo un cavaliere senza macchia e senza paura e come tutti i cavalieri dopo aver ucciso il drago (in questo caso solo fatto fuggire) devi svegliare la principessa”

“Ma Plagg…”

“Ah, se ti imbarazza mi giro dall’altra parte”

“Beh, ma lei – esitò – lei se ne accorgerà? “

Plagg incrociò le braccia al petto e valutò la situazione “Uhm, non saprei non ho idea di quale sia il suo stato di coscienza al momento”

Adrien si voltò a guardare la sua compagna che giaceva sull’ebra soffice del prato. I suoi meravigliosi occhi azzurri erano celati dietro le palpebre, le ciglia poggiavano leggere sulla maschera. Sospirò.

“Milady” sussurrò il giovane inginocchiandosi al suo fianco. Erano ormai mesi che sognava, il gusto di quelle labbra o meglio voleva sapere se avevano veramente il gusto che aveva assaporato quella notte. Quella mattina c’era quasi andato vicino quando al risveglio l’aveva sorpresa ad osservarlo…
Si riscosse dai suoi pensieri e si rivolse dubbioso all’amico “Non mi considererà ehm - si fermo cercando un termine adatto -  troppo invadente “

“Oh, non mi risulta che il principe Filippo sia stato passato a fil di spada – rispose noncurante l’esserino - anche se…”

“Anche se?”

“Non mi preoccuperei se fossi in te” tagliò corto il gatto cosmico indicando con un gesto impaziente la loro amica addormentata.
Il ragazzo ritornò a guardare la compagna che non accennava a destarsi.

“D’accordo” mormorò, piegandosi su di lei. I suoi occhi indugiarono sulle labbra rosee.

Accostò il viso a quello della ragazza. Deglutì “Ti prego svegliati Milady” le mormorò a pochi centimetri dalla bocca scrutando speranzoso le sue reazioni, ma nulla accadde.

Sospirò nuovamente “Ti prego” le sussurrò sulle labbra tremante prima si posare su di esse un lungo, dolce bacio. Il fiato gli si spezzò e chiuse gli occhi anche se un lieve senso di colpa gli si formava nella coscienza.

Sentì le labbra sotto l sue fremere e aprì gli occhi trovandosi addosso due topazi sbarrati. Il cuore si fermò ma prima che il suo cervello riuscisse a produrre una reazione la vide rilassarsi, chiudere gli occhi e inaspettatamente approfondire il bacio.

Il suo cuore fece una capriola e mentre le dita guantate affondavano nei suoi riccioli biondi rispose al bacio con urgenza. Il suo braccio le percorse la schiena, fermando la mano aperta sulla nuca della sua Milady, perché era sua, finalmente sua!

Si staccò da lei d’improvviso sentendo la terra tremare e guardò sconvolto l’eroina che ancora giaceva immobile e dormiente sul prato “Ma che cavolo...”
Una nuova scossa seguita dal fragore di un crollo lo fece ritornare al presente “Che succede?”

Si guardò attorno e vide che il paesaggio circostante si stava sgretolando velocemente. Sembrava quasi che qualcuno stesse cancellando quel mondo.
Due grosse spaccature bianche corsero lungo la pianura puntando nella loro direzione

“Plagg…” urlò il ragazzo, stringendo al petto l’amica ancora esanime, prima di essere inghiottito dal nulla.

*****
Ciao a tutti!
quasi mi è preso un colpo quando, aggiornando mi sono accorta che non è passato un anno emmezzo dall' ultimo capitolo pubblicato, ma ben 3 anni!
SCUSATE! Non so se qualcuno avrà ancora voglia di riprendere questa storia, ormai passata nel dimenticatoio, ma verrà completata  prima o poi ^_^'
Grazie a chiunque leggerà <3 <3
Un abbraccio
Crisan

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