When Capitol meets 12

di Jamin_a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la nuova accompagnatrice ***
Capitolo 2: *** edizione 62 ***
Capitolo 3: *** edizione 66 ***
Capitolo 4: *** edizione 68 ***
Capitolo 5: *** Edizione 70 ***
Capitolo 6: *** Edizione 70 pt.1 ***
Capitolo 7: *** edizione 70 pt.2 ***
Capitolo 8: *** edizione 70 pt.3 ***
Capitolo 9: *** edizione 72 ***
Capitolo 10: *** Edizione 72 pt.2 ***
Capitolo 11: *** edizione 73 ***
Capitolo 12: *** Edizione 74 ***
Capitolo 13: *** Edizione 74 pt.1 ***
Capitolo 14: *** edizione 74 pt.2 ***
Capitolo 15: *** edizione 74 pt.3 ***



Capitolo 1
*** la nuova accompagnatrice ***


"Piacere" 
Il mentore del distretto dodici era tranquillamente stravaccato su una poltrona a tracannare l'ennesima bottiglia quando una ragazzina, chiusa in un eccentrico vestito bianco, vaporoso con sfumature rosa che la faceva sembrare un bastoncino di zucchero filato,  si mise davanti a lui e gli tese la mano
Haymitch alzò gli occhi, guardò la ragazzina.  Si trattava della nuova accompagnatrice del suo distretto. Gli strati di trucco pesante le coprivano il volto ma non nascondevano la sua giovane età, a occhio e croce avrà avuto diciotto, diciannove anni al massimo, giudicò l'uomo.
Che importava sapere chi fosse.
Un'altra capitolina che alla prima occasione sarebbe scappata in un distretto più bello. Infondo a loro non importava niente, volevano solo glorificare un vincitore, gli altri 23 ragazzi uccisi inutilmente non contavano nulla per quegli esseri disumani che erano gli abitanti di Capitol City.
Decise di ignorarla, tornando a concentrarsi sulla sua bottiglia. Tra qualche minuto sarebbero dovuti uscire sul palco per la mietitura, e lui voleva essere abbastanza ubriaco per non rendersi conto che stavano mandando al macello altri due bambini.
La ragazzina lo guardò delusa, ma decise di non mollare.
"Ciao, io sono Effie Trinket, la nuova accompagnatrice del tuo distretto."
Insistette lei allungando di nuovo la mano verso l'uomo. Che in risposta bevve un lungo sorso dalla bottiglia.
"E tu devi essere Haymitch Abernathy, giusto?"
Ci riprovò lei. Lui la guardò di nuovo. 
"Zucchero, non mi interessa chi sei.."
Effie si scosse accigliata, chiedendosi se nel distretto dodici insegnassero le buone maniere. 
"non sono qui per fare amicizia..."
Disse ridendo
"Appena si libera un posto in un distretto più bello non ci rivedremo più .. Quindi.."
Continuò lui, seccato, lasciando la frase in sospeso.
"Guarda te se mi dovevano mettere una ragazzina..." Aggiunse lui a bassa voce, sbuffando e alzando gli occhi al cielo.
Lei spalancò la bocca scioccata e offesa dalla maleducazione di quell'uomo che aveva, secondo i suoi standard, superato ogni limite.
Decise di mettere subito le cose in chiaro.
"Non mi importa dove sarò tra qualche anno, ma adesso il mio posto é questo.. E tu"
Disse puntandogli un dito contro
"Te lo farai andare bene"
Haymitch la guardò sorpreso.
"Io sono qui per lavorare" puntualizzò lei "E non ho la minima intenzione di avere i tuoi bastoni... O meglio le tue bottiglie..."
Aggiunse schifata guardando la bottiglia vuota nelle mani dell'uomo, in fondo la fama da alcolizzato del mentore del distretto dodici lo aveva preveduto anche sta volta.
"..tra le ruote!" Concluse lei soddisfatta. Piegandosi verso di lui e togliendogli la bottiglia dalle mani
Lui le scoppio a ridere in faccia. 
"Tranquilla zucchero" Si alzò dalla poltrona e, avvicinandosi a lei, la sovrastò con la sua altezza.
"Non sarò di certo io a infrangere i tuoi sogni di gloria da stupida capitolina"
Disse aspramente, fissandola negli occhi e facendosi serio
Effie si sentì piccola, e quasi si pentì di aver accettato quel lavoro, che si prospettava più duro del previsto.
A lei non erano mai piaciuti gli Hunger Games, non le piaceva vedere la gente morire, ma  sua madre era stata un'accompagnatrice, così come lo era stata sua nonna, ed Effie le ammirava entrambe.
Diversamente da loro però non riusciva a gioire vedendo ragazzi che avevano pressappoco la sua età morire e essere costretti a uccidere.
Ma era sempre riuscita a fingere molto bene, lei era una capitolina di ottima famiglia e doveva essere, come tutti i capitolini, entusiasta all'idea degli Hunger Games, quindi lei si fingeva sempre felice.
Non aveva di certo sogni di gloria, andando a fare quel lavoro, voleva solo rendere fiera sua madre, e comportarsi da buona capitolina. In fin dei conti se tutti nella sua città erano entusiasti al pensiero degli Hunger Games forse era lei a essere quella sbagliata e sperava che l'esperienza da accompagnatrice avrebbe migliorato le cose.
Sperava che tutto quello l'abituasse, in un certo senso, all'idea dei giochi. 
In quel momento però, fissando gli occhi del mentore del distretto dodici, capì che non sarebbe stato affatto facile come sperava.
"Ma tu ..." Continuò serio l'uomo, sfiorandole le dita in cui lei teneva ancora stretto il collo della bottiglia.
".. Devi tenere giù le mani dal mio alcol" concluse secco, rubandole l'oggetto dalle mani.
Haymitch fece un passo indietro, sorridendo soddisfatto.
Effie rimase immobile a guardandolo andar via.
No, non sarebbe stato affatto facile, e ora ne era certa.
"Signorina Trinket!" Sentii dietro di lei.
Si voltò, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi.
"Un minuto e cominciamo" Disse il ragazzo dello staff che l'aveva interpellata.
"Arrivo grazie"
Rispose gentilmente lei.
Non sarebbe stato facile ma Effie Trinket voleva farcela, a qualsiasi costo, era un' ottima capitolina lei, sempre alla moda, molto educata, le mancava solo una carriera per essere una perfetta capitolina.
Sospirò profondamente, per scacciare via l'immagine degli occhi di Haymitch Abernathy, che la fissavano, severi, ma carichi di un dolore profondo che lei doveva per forza fingere di non aver visto.
"Sono pronta" Sorrise di nuovo al ragazzo che le indicò la strada per uscire sul palco.
"Sono pronta" disse di nuovo a bassa voce, a se stessa.
I 62 Hunger Games stavano per cominciare


Ciao! Prima storia Hayffie della mia vita ^_^ 
In questa storia farrò una raccolta di scene del loro rapporto, a partire da questo capitolo, a pqrtire quindi da quando si sono conosciuti.
Premetto che per ora ho leggiucchiato solo il primo libro (non è molto che ho scoperto la saga, perdonatemi, per ora ho visto tutti i film e basta), e mi sono un po' informata sulle vite di questi due, ma se faccio qualche grave errore di incongruenza con la storia originale non esitate a segnalarmelo.
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate, ci terrei tanto ad avere il vostro parere (:
La lunghezza dei capitoli varierà, e magari varierà anche il rating. 
un abbraccio.


 

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Capitolo 2
*** edizione 62 ***


C'erano solo lei e Haymitch nella stanza, quando il ragazzo del distretto 4 piantò la sua ascia in mezzo alla faccia di Niki, la ragazzina di quattordici anni che proprio tre settimane fa lei aveva estratto come tributo femmina del distretto dodici.
Effie non riuscì a guardare, si costrinse a chiudere gli occhi. Già non aveva mai sopportato l’idea di vedere qualcuno morire, figuriamoci se quel qualcuno l’aveva conosciuto, anche se per poco.
Effie pensò a quella ragazzina, era così dolce, e quando le telecamere inquadrarono il suo corpo senza vita le sue gambe iniziarono a tremare, come volessero cedere da un momento all’altro. Aprì la bocca per cercare di immagazzinare più aria nei polmoni, perché in quel momento le sembrava che un masso le fosse caduto sul petto.
Ringraziò di aver deciso di guardare l'inizio dei 62 Hunger Games nel soggiorno privato dell'attico del distretto 12, perché non avrebbe mai voluto mostrarsi debole davanti agli altri. Lei aveva estratto il nome di quella ragazzina, la sua mano aveva scelto il suo nome, e invece che entusiasmarla fare l'accompagnatrice la faceva solo sentire in colpa. Sentì gli occhi diventare lucidi
In quell'istante Lucas, il tributo maschio di dodici anni che lei aveva estratto assieme a Niki, venne atterrato da un ragazzo del distretto sei, grande il doppio di lui.
Proprio mentre il coltello del ragazzo del sei si alzò sul suo tributo due braccia forti la costrinsero a voltarsi, e la strinsero al petto del mentore del suo distretto.
"Non guardare" le sussurrò all'orecchio.
Effie scoppio a piangere mentre sentì il rumore del coltello infilarsi e venire estratto più volte dal corpo del ragazzo.
Non riuscì a trattenere i rumorosi singhiozzi e si aggrappò più forte all'uomo per evitare di cadere a terra, dato che le gambe si rifiutavano di sostenerla ancora.
"Shhh calmati" disse Haymitch, accarezzandole la schiena.
"È colpa mia" disse la ragazza tra i singhiozzi, sentiva che stava per scoppiare.
"Io ho estratto il .. Io..." Non riusciva a parlare a causa del forte pianto e dei singhiozzi che proprio non riusciva a fermare.
Haymitch continuò ad accarezzarle la schiena, aveva capito subito che quella ragazzina non avrebbe mai potuto sopportare tutto quel peso. 
Si chiedeva come fosse possibile che fosse finita li, a fare quel lavoro, dato che chiaramente, non ne era entusiasta.
" Non é colpa tua " le disse, istintivamente, anche se lui stesso aveva per anni incolpato anche Lucille, l'accompagnatrice che aveva estratto il suo nome.
Ma era diverso, aveva lavorato con Lucille, per i primi tre anni da mentore, e lei non aveva mai dimostrato un briciolo di interesse, nè di senso di colpa, per le vittime di quei giochi.
Effie invece stava avendo un vero e proprio attacco di panico, e continuava a ripetere che era stata lei a mandarli la dentro, e lui proprio non riusciva a farglielo pesare.
"Dai zucchero..."
Haymitch allungò un braccio e spense la tv, ormai i suoi ragazzi erano entrambi morti, non c'era più niente da vedere.
Effie si sciolse l’abbraccio. 
"Scusa" disse indicandogli la camicia sporca di trucco.
"Non fa nulla" alzo le spalle lui.
Effie sospirò un grazie mentre si avviò triste verso camera sua, aveva bisogno di riflettere, di stare da sola e sfogarsi.
Haymitch si diresse verso il bar.
Odiava ancora quella ragazza, così come odiava qualsiasi cosa proveniente da Capitol City. Ma in quel momento non gli sembrava solo una stupida capitolina, ma una semplice ragazzina di appena diciotto anni che si era trovata in qualcosa più grande di lei. Pensò che con la superficialità che hanno i capitolini lei non si era veramente conto che in ballo c'erano vere vite, finché non aveva conosciuto i tributi che aveva visto morire. Per Capitol City era solo uno show televisivo, nessuno dei suoi abitanti si rende davvero conto che dietro ci sono delle vere vite stroncate senza un motivo.
Scosse la testa, contrariato
I capitolini avevano il coraggio di mandare dei bambini al macello ma non avevano il coraggio di ammetterlo a se stessi.
"Che ipocrisia" si ritrovò a commentare da solo mentre si versava un bicchiere di liquore. 



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Eccoci col capitolo due. Spero vi sia piaciuto,
mi farebbe un grande piacere sapere cosa ne pensate (;
alla prossima

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Capitolo 3
*** edizione 66 ***



Ciao, è passato praticamente un anno, lo so.
Non era in programma l'aggiornamento di questa storia, ma (come ormai mi capita sempre più raramente) ho fatto l'accesso su questo account e ho letto una recensione. Ricordo quando leggevo storie che mi piacevano e ci rimanevo male quando queste erano lasciate a metà.
Ciò non significa che ho intenzione di riprendere a scrivere, affatto ... ma mi era venuto in mente di avere un capitolo, lì abbandonato, pronto .. e mi sembrava da stronzi non pubblicarlo dopo aver letto quella recensione (quindi si, sto puntando il dito hahha questo capitolo è tutto per te :-* )
e eccolo qui, riletto velocemente perchè ho davvero poco tempo, spero non ci siano obrobri o schifezze.
Quindi, buona lettura e tenete botta.
Ci risentiremo, magari

I 66 Hunger Games erano appena finiti, almeno per il distretto dodici. I due tributi erano entrambi morti, il ragazzo, Timothy, era sopravvissuto addirittura al bagno di sangue, ma la sera stessa era stato trovato dalla ragazza del distretto 2, che gli aveva piantato una freccia nella tempia. Anche in quel caso Haymitch aveva stretto Effie tra le sue braccia, e le aveva impedito di guardare.

Li guardavano sempre assieme, i giochi, finché entrambi i loro tributi erano morti.
Era come un tacito accordo, una tregua. Per il resto dei giorni Effie continuava a fingere il suo entusiasmo e Haymitch a ubriacarsi fino a svenire, e si odiavano a vicenda per questo.
Effie ormai si stava davvero abituando a tutto quello. Il dolore e i sensi di colpa non diminuivano mai, ma aveva imparato a conviverci, così il suo sorriso diventava sempre più ampio, la sua voce sempre più ferma e i suoi modi di fare sempre più entusiasti, secondo Haymitch era solo tutto più irritante.
Eppure quando si sedevano assieme a vedere i giochi, nel privato del loro attico, lei si permetteva di piangere e Haymitch la sosteneva. 
Effie era convinta di aver trovato una specie di equilibrio in quell'assurda situazione.
Non appena entrambi i loro ragazzi erano morti lei si dirigeva verso il bagno a risistemare il trucco, e lui verso il bar a riempirsi il bicchiere.
Quella sera Effie non andò a rifarsi il trucco, ma a levarselo per andare a dormire. L'orologio segnava le 22:00 e lei era troppo stanca per uscire a guardare i giochi con gli altri. Solitamente scappava da quell'attico appena poteva, dopo l'inizio dei giochi, ma decise che, per una notte, restare a dormire ancora li non le avrebbe fatto così male.
Ovviamente si sbagliava. 
Non appena si addormentava i fantasmi dei suoi tributi venivano a tormentarle i sogni, e quindi non passava molto tempo  prima che si svegliasse di colpo dai suoi incubi.
Guardò l'orologio. Era solo la una e si era già svegliata tre volte.
Decise di alzarsi a bere qualcosa, una tisana magari l'avrebbe tranquillizzata un po'. 
Si avviò verso la cucina, ma a metà strada si bloccò di colpo, quando notò che sulla destra, sul bancone del piccolo bar all'interno del loro alloggio, c'era una bottiglia lasciata a metà, in mezzo al altre completamente vuote. 
Pensò che forse l'alcol l'avrebbe aiutata di più, rispetto a una tisana, in quel caso.
Si guardò attorno, come una persona che sta per compiere un omicidio e si accerta che il luogo del delitto sia sgombro da eventuali testimoni, e si avvicinò al bancone. Allungò un braccio e prese un bicchiere che riempì per intero con quel liquido azzurrino della bottiglia, che aveva un forte odore di alcol, e ricordava l'odore di Haymitch.
Lo bevve, tutto d'un fiato, e inevitabilmente si ritrovò piegata in due a tossire. 
Pensò che fosse una sensazione orribile, quella dell'alcol che le bruciava la gola, e non poté fare a meno di chiedersi come facesse il mentore a berne a litri.
"Non sei abituata eh, zucchero?" 
Una voce dietro a lei la vece sobbalzare e voltare di scatto. 
Haymitch, già visibilmente ubriaco, le si parò davanti.
"Non avevo detto giù le mani dal mio alcol?" Chiese serio, ricordando il loro primo incontro
Effie si stupì che l'uomo riuscisse ad avere una buona memoria anche con gli effetti del bere.
"Pensavo.." Si schiarì la voce "Bevessi per dimenticare"
Disse riempiendosi il bicchiere a metà e bevendo un altro paio di sorsi.
Haymitch si sedette accanto a lei, e si riempì il bicchiere a sua volta.
"Bevo per sopportare..." Sbiascico a bassa voce, più a se stesso che a Effie, che nel frattempo non era riuscita a trattenere un altro paio di colpi di tosse.
Poi si voltò a guardarla. Fece scorrere gli occhi su di lei, dai capelli biondi che le ricadevano morbi sulle spalle, gli occhi ancora leggermente lucidi per il bruciore dell'alcol, un pigiama leggero rosa le avvolgeva leggermente il corpo lasciando intravedere le sue forme, e la vestaglia aperta, abbinata al pigiama, le ricadeva dolcemente lungo i fianchi e lungo i lati dello sgabello, le gambe magre le uscivano leggere dalla gonna della camicia da notte, e i piedi nudi pendevano senza toccare terra, mette delle ciabatte, rigorosamente rosa, con le piume erano abbandonate ai piedi dello sgabello.
"Sai, mi piaci di più Effie, senza tutta quella roba addosso."
La ragazza arrossì violentemente, ricordandosi solo in quel momento dello stato, secondo lei pietoso, in cui si trovava .
Haymitch continuò a scrutarla, ed Effie chiuse violentemente la camicia da notte quando vide che gli occhi dell'uomo indugiavano un po' troppo su i suoi seni.
Haymitch sospirò e tornò a concentrarsi sul suo bicchiere.
"Non riesco a dormire, continuo a vedere le loro facce" disse Effie mentre sentiva la testa farsi leggera. 
"Benvenuta nel club ..." Sospirò lui. Alzando il bicchiere in segno di brindiai
"Non mi butterò sull'alcol come te" disse velocemente, come per mettere in chiaro le cose.
"Ah si zucchero? Cosa stai facendo adesso?" Rise lui.
"È diverso.." Ribatté seccata.
Il sorriso di Haymitch si spense, come offeso dalle parole della ragazza 
"Su questo non c'è dubbio zucchero" disse "non c'è il minimo dubbio" sottolineò ancora lui, disse duro.
Tutte le volte che gli sembrava che Effie fosse diversa lei se ne usciva con una frase da capitolina superficiale. E questo faceva imbestialire Haymitch.
Effie capì di aver toccato il tasto sbagliato, non voleva paragonare quello che provava lei al dolore di Haymitch, lui era stato nell'arena, e lei non avrebbe mai capito ciò che provava lui.
"Scusa..." Biascico lei. "Io non .."
"Voi capitolini.." La interruppe lui ".. voi "Non" mai." 
Haymitch sorrise rassegnato.
Effie si sentì offesa.
Si alzò di scatto per ritornare nella sua stanza, quando un giramento ti testa le fece quasi perdere l'equilibrio. 
Non aveva mai bevuto alcol in vita sua, all'infuori di qualche goccio di vino sui pasti, e il berlo tutto d'un colpo non aveva fatto altro che accelerare gli effetti.
"Uo! Piano zucchero!" Haymitch, che si alzò a sorreggerla.
Decise di lasciar perdere la loro discussione che avevano appena avuto, quando Effie si divincolò sua presa salda.
"L'ho detto io che non eri abituata"
Disse ridendo.
"Dai..Da..i... Ce la ... Faccio" si divincolò lei mentre cominciava a sentire la testa leggera. 
"Va bene vai." Disse sarcastico, ma quando Effie alzo un piede per infilare la ciabatta barcollo pericolosamente.
Lui la fermò di nuovo e si offrì di riaccompagnarla in camera. 
Effie accettò a malincuore, a quel punto Haymitch le cinse un fianco e quando le dita dell'uomo si posarono sul suo fianco, proprio appena sotto il suo seno, dove solo la stoffa leggera della camicia da notte le separava dalla pelle, un brivido leggero  percorse il corpo della ragazza. 
Effie gli mise istintivamente un braccio attorno al collo e un'altro brivido la percorse quando sfiorò le punte dei suoi capelli biondi.
Il tragitto verso la camera le sembrò lunghissimo. Non aveva mai pensato a Haymitch in quel modo, lui era si un bell'uomo, affascinate sicuramente, ma dai modi rozzi, e poi puzzava di alcol.
Anche lei però sapeva di alcol in quel momento. E forse fu proprio quello le inebriava il buon senso e le faceva vedere Haymitch come se fosse l'unico uomo desiderabile sulla terra.
Arrivati nella sua stanza lui la fece sedere sul bordo del letto, sedendosi a sua volta accanto a lei.
"Allora Effie,adesso devi dormire però" 
Lei rise "Non sono ubriaca" 
"No, però sei brilla, e a quanto pare, non sei abituata zucchero" ripeté lui.
Effie allungò una mano verso l'uomo fino a sfiorare la barba ispida.
"Hey, hey.." La spinse indietro lui 
"Che vuoi fare eh?" 
Effie era una bella ragazza, senza quel trucco e quelle parrucche. E aveva sempre quei vestiti succinti, per non parlare della sua camicia da notte, che lasciavano ben poco all'immaginazione. E Haymitch doveva ammettere a se stesso che ci avrebbe passato volentieri una notte assieme.
Ma lui non era abbastanza ubriaco per approfittare della ragazza che invece sembrava aver perso ogni freno, tanto che in quel momento gli era scoppiata a ridere in faccia senza nessun motivo.
"Dai Haymitch! Cos..cosa c'è di ...male .." Aveva sussurrato poi avvicinandosi di nuovo a lui.
Effie  era una capitolina, una capitolina strana e sopportabile a volte, ma pur sempre proveniente da quella città che tanto odiava. 
Già si sentiva idiota a preoccuparsi per i lei quando i loro tributi entravano nell'arena, figuriamoci se doveva reggerle il gioco anche dopo. Haymitch non ci pensava nemmeno a fare una cosa del genere.
"Senti zucchero" disse serio alzandosi in piedi e dandole le spalle, avviandosi verso la porta. Si prese una breve pausa, per pensare a cosa dirle, alla fine non voleva ferirla del tutto, pensò in fin dei conti, si lei era piena di difetti come ogni capitolino, ma un pochino a lei ci teneva.
"Non che tu non sia.."
Haymitch si voltò per finire la frase,stava per dire bella quando si accorse che era inutile. Effie si era addormentata. 
Haymitch sorrise mentre si chiuse la porta alle spalle "Buonanotte zucchero" sussurrò ironico, tornando ad avviarsi verso il bar.

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Capitolo 4
*** edizione 68 ***


Rullo di tamburiiiiii... si esatto, chi non muore si rivede
Mi era venuta un idea in testa e quindi tanto valeva scrivere un capitolo no? io ve l'ho detto che ogni tanto sarei tornata haha portandovi un po' di "zucchero" con dolce Haymitch.. ma bando alle ciance
quiiindiiii, godetevi il capitolo e buona lettura, fatemi sapere cosa ne pensate, un bacione a tutti :-*

 
Edizione 68


“Dove diavolo eri!?” Effie era furiosa, aveva cercato Haymitch per tutta la giornata sul treno per Capitol City, senza ovviamente avere dei risultati, finché rassegnata aveva accompagnato i suoi tributi nelle loro vagone, spiegandogli che avrebbero conosciuto il mentore una volta arrivati nella capitale.
Lui, dal canto suo, aveva fatto di tutto per non essere trovato, rintanandosi nell’angolo più sperduto del treno, con una scorta di bottiglie che credeva gli sarebbero bastate tutto il tempo necessario, ma avendo fatto male i suoi conti, era stato costretto ad alzarsi e andare a fare rifornimento al piccolo, ma ben equipaggiato, bar. Sfortunatamente era proprio li che la ragazza lo stava aspettando, convinta che continuare a cercarlo non avrebbe portato a nulla, quindi si era seduta su uno sgabello e nell’attesa si era versata un drink, consapevole che prima o poi lui si sarebbe presentato davanti a quel bancone reclamando quanto quelle bottiglie fossero di sua proprietà. “Haymitch Abernathy, ti ho fatto una domanda!” replicò  seccata mentre lui si riempiva il bicchiere e prendeva posto accanto a lei.
“Replichiamo lo spettacolino di due anni fa?” Disse lui indicano il bicchiere della ragazza che in risposta arrossì violentemente, e Haymitch riuscì a notare la cosa nonostante i pesanti strati di trucco. L’uomo rise ricordando l’episodio “Non fare quella faccia, hai solo cercato di baciarmi, che problema c’è?” Effie lo fulminò con lo sguardo, già era furiosa per la mancanza del mentore durante la giornata, ora non voleva sopportare anche le sue canzonature, fece per alzarsi quando lui la fermò bloccandola per un braccio “Dai no, scusa, scherzavo” aggiunse tornando serio. La ragazza sbuffò tornando a sistemarsi meglio sullo sgabello. “Perché non ti sei presentato oggi?” Disse lei, con un tono calmo, guardandolo negli occhi. In risposta il mentore sbuffò alzando gli occhi al cielo, quasi quello dell’accompagnatrice fosse un rimprovero più che una domanda. “Haymitch, quei ragazzi … avresti potuto confortarli almeno un po’.” Lui la guardò seccato. “Confortarli Effie? Davvero?” Sospirò “Non c’è nulla che io possa fare per confortare dei condannati a morte, tu non sai cosa si prova …” Effie era già nervosa, ma quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Si alzò in piedi di scatto “Basta! Sono stufa dei tuoi tu non sai!” Haymitch spalancò gli occhi sorpreso “Come scusa?” In risposta lei alzò gli occhi al cielo “Oh, hai capito benissimo! Smettila di trattarmi così, non ho scelto io di nascere a Capitol City ..” “Ascoltami zuccherò..” tentò di interromperla lui “No! Ascoltami tu! Non ho scelto io di vivere a Capitol City e di non capire cosa provate voi nei distretti a vedere e sopportare questo inutile massacro!” Fece un respiro profondo tentando di calmarsi “A me dispiace, mi dispiace davvero per quello che hai dovuto passare, ti è successa una cosa bruttissima, e questo lo capisco, ma non puoi trattarmi male solo perché io non ci sono passata!” Si sentiva sul punto di piangere ma decise di non abbassare gli occhi e continuare a sostenere lo sguardo di Haymitch  “E sinceramente so di essere privilegiata e fortunata, so di non avere meriti, ma tu non puoi incolparmi per questo” Fece una pausa, cercando di rimandare giù il groppo in gola che le si era formato. “Io posso solo cercare di rimediare facendo tutto quello che è in mio potere per provare a salvare almeno una vita innocente” Sospirò “E ogni volta che non ci riesco mi incolpo, ed è terribile, e forse non so quello che provano loro, ma tu sai quello che provo io a essere costretta a mandarli al patibolo ogni dannato anno!” Concluse infine, soddisfatta di aver finalmente sfogato la sua rabbia.  “Scusa” , sussurrò lui. L’accompagnatrice lo guardò sorpresa “So che non è facile dire addio a quei ragazzi ogni anno, ci darò un taglio” Lei gli sorrise grata. Alla fine, per quanto potesse cercare di negarlo pure a se stesso, Haymitch aveva capito che Effie non era come tutti gli altri capitolini che tanto odiava. Il mentore doveva ammettere a che aveva l’aveva sottovalutata, e che era partito prevenuto nei suoi confronti. Lei era umana, a differenza di tutti quei mostri senza cuore che gioivano della morte degli altri, lei soffriva, piangeva, Haymitch aveva visto più di una volta il suo dolore, e questo la rendeva umana. Poteva odiare Capitol City e tutto ciò che quella città rappresentava, ma Effie era diversa, Effie non era Capitol City, Effie era semplicemente Effie, una semplice ragazza che aveva dovuto adeguarsi allo stile di vita che il mondo aveva scelto per lei, anche se chiaramente le andava stretto.  Effie abbassò lo sguardo. “Sai cosa fanno a chi non si dimostra entusiasta per gli Hunger Games?” chiese in tono rassegnato. Haymitch bevve un sorso “So benissimo cosa succede se non rispetti le loro regole” disse guardando tristemente la ragazza. In quel momento non ci fu più bisogno di spiegare, dai loro sguardi si intesero immediatamente e Haymitch si rese conto che forse Effie sapeva qualcosa. Certamente la ragazza non sapeva del dolore di essere costretti a partecipare al massacro, di veder morire qualcuno che ami a causa di quegli stupidi giochi, ma capiva sicuramente cosa voleva dire essere costretti a una vita che non qualcun altro ha scelto per te.  “Haymitch, io non so, è vero, ma tu provassi a spiegarmelo forse…” Lui la guardà “Forse cosa?” “Forse potremmo essere amici” rispose lei dolcemente. Haymitch sorrise, si alzò dalla sedia e si diresse verso camera sua, prima di lasciare il vagone si fermò sulla soglia e si voltò nuovamente verso la ragazza “Zucchero, tu sei già mia amica” disse prima di richiudersi la porta alle spalle 

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Capitolo 5
*** Edizione 70 ***


Ecccccoooomi quii. Gente, I'm back hahah
sisi lo avevo detto, questa storia non è abbandonata, e a volte le idee ritornano :D quiiiindiii, spero che questo corto ma fluffoso capitoletto vi piaccia ^.^ come al solito, spero che mi vogliate date i vostri pareri!
Ringrazio tantissimooo chi ha letto/ricordato/preferito ma sopratutto recensito i vecchi capitoli, putroppo non ho sempre il tempo di rispondere, ma vi leggo sempre e apprezzo tantissimo sappiatelo :-* 
ovviamente chiedo venia per eventuali orrori di distrazione/battitura .. come al solito rileggere non  è il mio forte (complice il fatto che sono always di fretta )hahah
ma bando alle ciancie, vi lascio alla storia.
Tornerò (; 
un bacio 
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“Effie ma che diavolo ci fai qui?” Chiese sinceramente sorpreso Haymitch vedendo la ragazza fuori dalla sua porta, prima della mietitura dei settantesimi Hunger Games.
Era da qualche anno che passava a casa del mentore appena prima dell’evento per controllare che non fosse svenuto tra le bottiglie, ma quella volta lui non se l'aspettava proprio. 
“Sorpreso positivamente o negativamente di vedermi?” 
Sorrise la ragazza. Già dalla fine dell'edizione precedente s'era liberato un posto da accompagnatrice al distretto 8, e tutti erano sicuri che Effie Trinket avrebbe ricevuto a breve una promozione, quindi Haymitch si stupì di vederla ancora li al distretto 12. 
“Perché non hai accettato il posto?”  Chiese lui, serio. 
“Perché non mi fai entrare?” Ribatté la ragazza, indicandolo, mentre lui era ancora fermo sull'uscio. 
“Oh certo…” Disse lui spostandosi, ancora visibilmente scosso dalla sorpresa di trovarsi la ragazza ancora li. 
“Allora Haymitch, sono felice di trovarti ancora vivo e non annegato nel tuo vomito” disse lei sarcastica.  
“Ciò nonostante…” si guardò attorno schifata “…vedo che ti sei dato da fare” concluse indicando con orrore le innumerevoli bottiglie vuote sparse per tutta la casa. 
“Che, vuoi un drink pure tu zucchero?” Disse sarcastico appoggiandosi al muro 
“No grazie.” Rispose leggera 
“Dopo certe esperienze…” Rise lui, ancora in riferimento a quando, un paio di edizioni fa, la ragazza aveva alzato un po’ troppo il gomito.
Se lo sguardo di Effie avesse potuto uccidere a quel punto il distretto dodici non avrebbe avuto più un mentore. 
“Haymitch!” Lo rimproverò seria lei 
“Hey, calma zucchero, ok, niente più riferimenti a tutto ciò!” Alzò le mani in segno di resa. 
“Dai, muoviti siamo già in ritardo” tagliò corto la ragazza “Anzi, sei in ritardo” aggiunse avviandosi verso la porta. 
“Aspetta.” Si fece serio, seguendola verso l'uscita “Effie, perché non hai accettato il posto?”
Effie si fermò sulla porta
“Ho pensato alla poverina a cui avrei lasciato il compito di lavorare con te...” si voltò a guardare il mentore “non sono così infame da scaricare il peso su qualcun'altra” disse sorridendo.
Haymitch si finse offeso, e decise di risponderle per le rime “O hai pensato che forse all' non avresti trovato qualcuno in grado di sopportarti come faccio io ...” Disse voltandosi e avviandosi in un'altra stanza. Effie scosse la testa e aprì la porta “Tra due minuti devi essere pronto!” Gli ricordò. 
Haymitch sorrise “Certo zucchero, mi sto preparando!” Disse mentre stappava una bottiglia il più silenziosamente possibile, per non farsi scoprire dalla ragazza. 
Effie fece un passo fuori “Non è vero! So che stai bevendo!” Urlò, proprio mentre Haymitch stava avvicinando la bottiglia alle labbra “Smettila! Sei già abbastanza ubriaco!” Concluse prima di chiudersi la porta alle spalle  
Haymitch si guardò attorno, come se la donna potesse aver lasciato una microspia da qualche parte, per controllarlo, o forse lo conosceva solo troppo bene. 
In fondo, anche se nessuno dei due lo avrebbe ammesso, Effie era rimasta perché in fondo ci teneva ad Haymitch, e Haymitch era contento di vederla sulla porta anche quella mattina, perché in fondo ci teneva ad Effie. 

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Capitolo 6
*** Edizione 70 pt.1 ***


Si, sono dinuovo qui nel giro di pochi giorni. 
Merito, o meglio colpa, di _Gia che non conosco, ma le sue splendide parole e la sua favolosa energia da hayffie shipper mi hanno fatto venire voglia di scrivere un altro capito, che perchè non risultasse troppo lungo rispetto agli altri, ho deciso di divdere in tre parti, che ovviamente pubblicherò a breve. 
Quindi ovviamente questo capitolo è dedicato a lei, che ringrazio moltissimo, spero di non deluderti.
Comunque, spero di non aver sfociato troppo nell'OOC (il mio peggior nemico) sopratutto nelle parte 2 e 3 del capitolo, nel caso fosse successo mi spiace, ma ero troppo "presa bene" per cambiare l'evoluzione della storia. Quindi, tornando a noi, spero vi piaccia, come al solito le recensioni sono sempre ben accette ; )
Buona lettura


Al diavolo le buone maniere, pensò Effie mentre spalancava la porta della camera adiacente alla sua, sul treno diretto verso Capitol City. 
Era la stanza di Haymitch, erano le due di notte e lo aveva sentito urlare, urla strazianti, cariche di paura e di dolore. 
Poteva essere successa qualsiasi cosa, doveva accertarsi che Haymitch stesse bene. 
Quando entrò lo vide sudato, seduto sul letto, mentre respirava affannosamente, come se avesse appena finito una maratona. 
Lui si voltò di scatto quando la vide entrare e la sua mano corse istintivamente al coltello che teneva sotto il suo cuscino.  
“Hey! Haymitch! Sono io” la ragazza si bloccò sulla porta spaventata quando si ritrovò il coltello del mentore puntato verso di lei e vide i suoi occhi grigi velati dall'odio e dalla paura, come se non fossero gli stessi occhi che lei incrociava ogni anno, da otto anni a questa parte.
Proprio in quel momento Haymitch si scosse, come se si fosse svegliato completamente solo in quel momento. 
Si guardò intorno spaesato per qualche secondo, come nel tentativo di capire ciò che fosse successo. “Scusa” disse distrattamente, ritirando velocemente il coltello dove lo aveva trovato. 
Effie si avvicinò con cautela, lentamente, come se temesse di poterlo vedere scattare ancora da un momento all'altro.  
Si tranquillizzo solo quando incrociò di nuovo gli occhi del mentore, ora li riconosceva, il suo sguardo era tornato quello di sempre. 
“Scusa ti ho svegliata” disse lui visibilmente dispiaciuto. 
“Non fa niente” rispose , andandosi a sedere ai piedi del letto, ancora scossa dall'accaduto.  
Haymitch la guardò dolcemente. 
“Domi con un coltello sotto il cuscino” constatò lei, come se solo in quel momento si fosse resa davvero conto dei danni che lasciano gli Hunger Games. 
“Abitudine” Ammise lui, rassegnato. 
Seguì un attimo di silenzio, che entrambi trovarono imbarazzante. Effie non aveva mai visto Haymitch in quello stato, si era spaventata. Invece lui sembrava già più tranquillo, come se quei risvegli fossero un abitutide.
"Volevo solo assicurarmi che stessi bene"  La ragazza sospirò. “Allora ... visto che stai bene ...”. Si guardò attorno, e si alzò in piedi "Io ..." Disse indicando la porta, lasciando la frase in sospeso.
"Effie" la fermò lui  "Ehm … Io ecco …" Si schiarì la voce  "Grazie" ammise in fine. 
Quella ragazza lo sorprendeva sempre di più, chiunque altro avrebbe detto che lei non era altro che una semplice capitolina, stupida, insensibile e vuota. Chiunque altro avrebbe detto questo di Effie perché era lei a mostrarsi così, lei sorrideva alla mietitura “è una splendida, splendida, splendida occasione” ripeteva ai suoi tributi sorridendo, augurava a tutti “Felici Hunger Games” come fosse davvero una festa, coi suoi ridicoli vestiti, quelle strane parrucche e quegli inutili strati di trucco, era la seconda volta che la vedeva così com'era, e la trovava una ragazza bellissima. Effie Trinket non era quella che si mostrava agli altri, e lui lo sapeva. La considerava quasi una bella persona, quando era sola con lui, non riusciva proprio a capire perché si nascondesse dietro quella stupida maschera.  
Effie lo guardò e gli sorrise, poi si voltò e usci dalla stanza. 
Haymitch si lasciò ricadere sul letto, si strofinò una mano sugli occhi nel tentativo di togliersi dalla testa l’immagine della ragazza in camicia da notte.  
Andiamo Haymitch non fare il coglione, ha dieci anni in meno di te, è una capitolina … Pensò tra sé e sé, eppure nessuna di queste ragioni sembrava così valida per dimenticarsi quanto quella ragazza fosse bella. E finalmente la trovò una ragione, il problema non era Effie, Effie era perfetta, il problema era lui. Lui era solamente un poveraccio ubriacone del distretto dodici, Fece un respiro profondo e si voltò dall’altro lato del letto. Chiuse gli occhi nel tentativo di dormire, ma dopo pochi minuti la sua mente fu nuovamente invasa dalle immagini che lo avevano svegliato di soprassalto precedentemente. I suoi incubi non lo abbandonavano mai, le immagini dell’arena, le morti, i volti di tutti i tributi che avevano combattuto con lui, quelli che avevano combattuto dopo di lui, che lo accusavano di essere sopravvissuto senza meriti, la sua famiglia, il suo dolore… 
Haymitch si rialzò di scatto. Guardò l’orologio, segnava le due e mezza. Sospirò rassegnato al fatto che non sarebbe riuscito a dormire quella notte, tanto valeva farsi un drink. Si alzò dal letto e si avviò verso la porta

 

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Capitolo 7
*** edizione 70 pt.2 ***


Heilà, eccomi qui con la pt.2 su 3 di questo capitolo. Come al solito spero vi piaccia :-* fatemi sapere Eravamo rimasti con un povero Haymitch che non riusciva a prendere sonno, e giustamente per non smentirsi decide di alzarsi e  farsi un drink (che per lui significa scolarsi una bottiglia intera ovviamente). Buona lettura. 

Seduta sul divanetto accanto al piccolo bar c’era Effie, con una piccola coperta di lana rigorosamente rosa, che guardava distratta fuori dal finestrino mentre teneva tra le mani una tazza di tè fumante. Non sembrava essersi accorta della presenza del mentore, così sussultò leggermente quando lui la chiamò, sorpreso di trovarla li.
“Effie” La ragazza si voltò a guardarlo “Ti ho svegliata di nuovo?” Chiese preoccupato. L’accompagnatrice scosse la testa e si spostò leggermente sul lato, per fare spazio al mentore che immediatamente accolse l’invito andandosi a sedere accanto a lei. “Posso?” Disse Haymitch rubandole un pezzo di coperta. “Se vuoi c’è del tè” suggerì dolcemente la ragazza, fissando la tazza rosa fumante che aveva tra le mani. “Veramente ero uscito per prendermi qualcosa di più forte” Asserì sarcastico, beccandosi un’occhiataccia dalla ragazza. “Haymitch, credi davvero che l’alcol sia la risposta a tutto?” Lui sorrise amaramente “Alcol.” Disse secco, beccandosi in risposa un piccolo pugno leggero sulla spalla “Hey! Non diventare violenta!” Rise lui “Haymitch Abernathy, come battuta non faceva ridere!” Disse divertita. “Allora perché stai sorridendo?” Chiese lui facendo una smorfia stupida e alzando le mani come a voler sottolineare di aver ragione. Effie alzò gli occhi al cielo. “Sei irrecuperabile” disse lei scuotendo la testa. “Che ci vuoi fare, sono una causa persa” Disse rassegnato, spostandosi una ciocca di capelli dal viso. Si volto verso di lei “Sei tu che mi dai ancora retta” Aggiunse, diventando serio.
Effie distolse lo sguardo, tornando a concentrarsi sulla sua tazza, mentre lui allungò il braccio per raggiungere la bottiglia di whiskey sul tavolino.
“Non riesci a dormire?” Le chiese facendo un lungo sorso della bevanda ambrata “Pure tu a quanto pare” aggiunse lei sovrappensiero.
L’uomo allontanò le labbra dalla bottiglia “Ah zucchero” Si schiarì la voce “Io una scusa buona ce l’ho” Asserì sistemandosi meglio sul piccolo divano “E la tua scusa qual è?” Aggiunse voltandosi ancora a guardarla “E perché dovrei volerne parlare con te?” Disse lei, come se l’ultima affermazione del mentore l’avesse fatta arrabbiare.
In verità non era arrabbiata, semplicemente non voleva parlarne con Haymitch perché era proprio lui il pensiero che la teneva sveglia. Vederlo in quello stato quella sera l’aveva scossa, era come se solo in quel momento avesse davvero preso coscienza della gravità della situazione, di quanto dolore si portasse dentro il mentore. Era preoccupata, ma non voleva ammetterlo, soprattutto a lui, che sicuramente l’avrebbe presa in giro col suo solito tono sarcastico, non prendendola sul serio. Era arrabbiata con sé stessa, perché solo ora si rendeva conto che forse teneva ad Haymitch più di quanto avrebbe dovuto. Aveva anche rinunciato a quella promozione, e anche se si ripeteva che lo aveva fatto per motivi nobili, come il voler aiutare i tributi del distretto meno fortunato, sapeva in fondo di averlo fatto solo per lui. Non voleva lasciarlo solo nel suo dolore. Era cosciente di non poterlo salvare, non aveva pretese di nessun tipo, voleva solamente che fosse un po’ meno solo, e se lei poteva dargli anche un minimo di supporto allora era suo dovere restare. Certo però doveva ammettere che d’altra parte anche lei non voleva affrontare quell’esperienza da sola. Guardare morire quei ragazzi non era facile, e lui dal canto suo, le aveva sempre dato retta e l’aveva sempre aiutata ad affrontare la cosa a suo modo. Haymitch comunque non se la prese per la risposta stizzita della ragazza. Anzi, sorrise. La ragazza lo guardò storta, stupita dalla reazione. Nessuna frase sarcastica, nessuna battutina.
“Mi dispiace davvero di averti svegliata prima” sospirò triste, prima di riprendere a bere “Non è un problema” Haymitch la guardò serio
“Si che è un problema Effie, altrimenti saresti già andata a dormire” Effie strinse le spalle e ritornò a guardare in silenzio il paesaggio buio fuori dal finestrino. Haymitch bevve ancora, prima di ricominciare a parlare “Zucchero” Disse piano “Cosa c’è che non va?”
La ragazza non rispose. “È per qualcosa che ho fatto?” Effie alzò gli occhi al cielo. “Haymitch, per favore, ho solo tanti pensieri per la testa…” disse scrollando il capo, come a volerli scacciare. “Vuoi parlarne?” Chiese nuovamente lui.  Effie scosse la testa tornando a concentrarsi sul paesaggio, era visibilmente turbata per qualcosa e Haymitch voleva a tutti costi scoprire cosa.
“Avanti Zucchero, cosa ti preoccupa?” Disse infine lui dopo qualche secondo di silenzio “Io ti chiedo di parlarmi dei tuoi problemi?” Sbottò lei di colpo. L’insistenza di Haymitch l’aveva fatta arrabbiare.
In risposta lui inspirò profondamente “Senti Zucchero, sto cercando di essere gentile” Disse secco, per poi bere un lunghissimo sorso dalla bottiglia, con l’aria di chi volesse mandar giù la rabbia oltre all’alcol. La mente finalmente cominciava ad annebbiarsi. “Beh, solitamente una persona gentile ascolta le richieste degli altri” disse sbuffando “Quindi se ti dico che non voglio parlare non voglio parlare” disse con aria esausta, era stata una giornata davvero pesante quella, come ogni mietitura in fondo, e quella situazione non migliorava le cose.
“Cazzo Effie ti ci metti proprio a volte a essere insopportabile” Concluse Haymitch visibilmente nervoso.
Effie sentì le lacrime pungergli gli occhi, si diede della stupida. Si alzò di scatto e andò in camera sua, sbattendo la porta dietro alle spalle. Lei faceva di tutto per Haymitch, cercava di capirlo, di assecondarlo, e per una sera che lui avrebbe dovuto fare lo stesso dopo pochi minuti aveva già perso la pazienza ed era già ubriaco. Penso che forse come al solito lo aveva sopravvaluto.
Haymitch dal canto suo si accorse che forse aveva esagerato. In fondo la ragazza aveva solo bisogno di essere lasciata in pace e lui invece voleva farla parlare a tutti i costi. Pensò che Effie aveva ragione, in fondo lei non gli chiedeva di parlargli dei suoi problemi, lei capiva sempre cosa gli serviva, se essere lasciato solo o se aveva bisogno di compagnia, se gli serviva bere o se gli serviva qualcuno che gli impedisse di farlo. Effie capiva sempre tutto 

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Capitolo 8
*** edizione 70 pt.3 ***


Ed eccoci con la terza e ultima parte di questo capitolo. Vi dico già che ho idee per i capitoli futuri quindi presumo proprio ci rivederemo presto. Vi giuro che cercherò di trattenermi dall'OOC il più possibile come nei capitoli precedenti a questo, ma dovevo dargli qualche momento dolce ogni tanto hahah e quindi questo ve lo beccate così, spero di non aver esagerato (e se nel caso fosse successo mi scuso tanto!) e di non aver stravolto i personaggi. Fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacione
Vi augurooo una buona lettura. 


Haymitch si strofinò il viso con una mano, fece un altro sorso dalla bottiglia e si alzò in piedi dirigendosi davanti alla porta della ragazza, deciso a rimediare ai suoi errori. Bussò gentilmente, prima di socchiudere la porta e entrare leggermente nella stanza “Effie” la chiamò dolcemente.
La ragazza era sdraiata sul letto, girata su un fianco, e gli dava le spalle.
“Sono un coglione” Disse lui andandosi a sedere sul bordo del letto. La ragazza tirò su col naso, evidentemente aveva pianto.
“Sei tu quella brava a prendersi cura degli altri” continuò lui “Io non so cosa fare quando tu hai un problema, non so come comportarmi”
Effie sorrise per il maldestro, ma sincero, tentativo del mentore per farsi perdonare. Si pentì della sua reazione prima, alla fine tutte le sue maggiori preoccupazioni derivavano dai problemi di Haymitch, e non voleva lei stessa diventare uno di quelli.
Si voltò a guardare il mentore che ora aveva assunto uno sguardo da cagnolino bastonato. “Io conosco un solo modo per affrontare i problemi” Continuò serio lui “Ma farti bere non mi sembrava una buona idea dato i tuoi precedenti” Effie sbuffò, non si smentiva mai. “Haymitch basta con questa storia!” Lui spalancò gli occhi “Cerca di capirmi, sono un uomo traumatizzato!” Disse in maniera teatrale. Effie fece una faccia scocciata “Dovresti ringraziarmi che non ti ho denunciato per molestie sessuali!” Disse lui con aria da vittima. “Oh sempre il solito esagerato…” Gli rispose lei cercando invano di trattenere una risata.
Il mentore sorrise, era riuscito nel suo intento, l’aveva fatta ridere, e la trovava bellissima mentre rideva. Voleva dirglielo, voleva dirle quanto la trovasse straordinaria, ma si trattene dal farlo.  “Mi perdoni?” Effie sospirò “Dai zucchero” Lei gli lanciò un’occhiataccia “Sei un idiota.” Disse secca “Ma si, scuse accettate” Aggiunse in fine. 
Haymitch le accarezzò dolcemente i capelli e, proprio come lei stessa aveva fatto poco prima in camera sua, le disse “Dato che stai bene allora …” si alzò dal letto e si avviò verso l’uscita. “Haymitch...” disse lei, bloccandolo sulla porta. Voleva chiedergli di restare, ma non trovò il coraggio. In fondo cosa avrebbe mai potuto volere da una capitolina come lei? Certo, erano amici, lui stesso glielo aveva detto tempo fa, ma non immaginava che lui potesse considerarla qualcosa di più. E in fondo lui l’aveva già rifiutata una volta, certo, era stato 4 anni fa e in fondo al tempo lei non provava quello che provava adesso ed era solo stata spinta dall’alcol, ma ripensandoci era stato imbarazzante, e non voleva ripetere lo stesso errore.  
“Si?” Disse lui in tono speranzoso, voltandosi indietro. Dentro di sé desiderava disperatamente che la ragazza le chiedesse di restare, ma sapeva che questo non sarebbe mai successo. Cosa avrebbe mai potuto volere lei da un poveraccio del distretto dodici?  I loro occhi si incrociarono.
Ci furono un paio di secondi di silenzio che a entrambi sembrarono un’eternità.
“Buonanotte” sospirò infine lei. Haymitch le sorrise. “Buonanotte zucchero” rispose, prima di chiudersi la porta alle spalle. 




Eh si, si stanno innamoraaando questi due, lo ammetterano l'uno all'altro prima o poi, ma non oggi hahah ma succederà, ve lo prometto, ho già qualche idea sul quando... ma bando alle ciance, lo scopriremo solo vivendo!
Alla prossima 
Un baaaacione a tutti e grazzziiiieee a chi ha letto/seguito/recensito la storia, soprattutto a _Gia, anche se gliel'ho già detto mi sento in dovere di ringraziarla nuovamente (: 
Quindi per ora vi saluto, ma come al solito non è un addio! è un arrivederci
may the odds be ever in your favor

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Capitolo 9
*** edizione 72 ***


Hola gente!  vi devo solo fare una precisazione per questo capitolo, ho inventato i nomi dei tributi del 12 e dello stilista che lavorava con loro prima di Cinna perchè non so se siano citati nel libro o meno, nel dubbio li ho invenati haha (avevo il sospetto che fosse Tigris uno degli stilisti del dodici, so che è un ex stilista ma non ricordo se era specificato il distretto, quindi anche qui, nel dubbio, ho inventato hahah), chiedo perdono se ci sono gravi errori di incoerenza coi libri, mel caso segnalatemeli che ne terrò conto per lo svolgersi della storia. A questo proposito, nei capitoli riguardanti l'edizione 74 ho preferito fare un mix tra libri e film, tenendo conto delle scene che ho preferito in uno e nell'altro. 
Buona lettura :-*




 
La sfilata dei tributi dell’edizione 72 si era appena conclusa e tutti si trovavano all’ingresso del palazzo d’addestramento. Effie insieme a Portia e Abius, gli stilisti del distretto 12, si complimentò coi suoi tributi appena scesi dal carro. “Oh ragazzi, siete così carini” disse in maniera teatrale. Come al solito faceva di tutto per attirare l’attenzione di qualcuno sui suoi tributi. Quest’anno erano due ragazzi di 15 anni e la ragazza, Iris, era veramente bella, chissà mai che questo avrebbe attirato un po’ di sponsor, Effie non smetteva mai di sperare. I tributi avevano una faccia terrorizzata.
“Oh Iris, sicuramente ti avranno notata” disse alla ragazza elogiandola, cercando di rassicurarla almeno un po’. I due tributi si guardarono e le loro facce s’incupirono ancora di più se possibile.  “Oh ma anche tu Matt …” disse rivolgendosi al ragazzo in evidente imbarazzo “Eravate favolosi”. Mentì spudoratamente, i ragazzi del distretto 1 e del 2 lo erano. I suoi erano vestiti di grigio, smorti, e per quanto carina potesse essere la ragazza, non ci sarebbe mai stato confronto con la bellezza fiera che ostentavano i vincitori. Inoltre in quell’edizione anche la ragazza del 4 era veramente bella, quindi Effie anche in quell’ambito sapeva di partire svantaggiata.
D’un tratto Effie si sentì fare il verso dietro di sé “Fa-vo-lo-si!” mentre una mano le si aggrappava pesantemente sulla spalla, lei barcollò pericolosamente nel tentativo di non perdere l’equilibrio sui tacchi. “I migliori” aggiunse infine ironicamente. Haymitch era ubriaco perso e probabilmente la mano sulla spalla di Effie era solo l’ennesimo sforzo per cercare di non cadere rovinosamente a terra.  Portia lo guardò schifata. “Beh, in confronto a questi idioti di Capitol City” sbiascicò, beccandosi un’occhiataccia da Abius. “Non che ci voglia molto…” Effie alzò gli occhi al cielo. Raccolse tutte le sue forze e fece un sorriso “Ragazzi! Raggiungiamo l’attico?” propose con tutto l’entusiasmo possibile.
Mentre si avviavano all’ascensore i due stilisti del distretto 8 si fermarono a chiacchierare con Portia e Abius così che il mentore, l’accompagnatrice e i due tributi si ritrovarono soli. Appena le porte si chiusero Effie inizio a spiegare il programma che attendeva ai ragazzi. “Oh mio Dio tu proprio non ce la fai a stare zitta” sospirò Haymitch appoggiando la testa contro l’ascensore. La ragazza lo guardò male, ma non diede tanto peso alle sue parole, ci era abituata. Erano così loro due in pubblico, per gli altri non si sopportavano. Negli anni Effie era diventata sempre più frivola e Haymitch sempre più scorbutico, e capitavano delle volte in cui uno dei due esagerava e non si sopportavano realmente, ma erano le loro parti, e andavano rispettate. “Allora come vi stavo dicendo domani alle due ...” un ding segnò l’arrivo all’attico e l’apertura delle porte.
Effie entrò prima di tutti, continuando a elencare una serie di cose che i ragazzi avrebbero dovuto fare nei giorni successivi, ed elogiando tutto il lusso che l’attico del distretto 12 aveva da offrire.  Giunti in soggiorno Haymitch prese una bottiglia e si gettò sul divano. I due ragazzi si sedettero anche loro mentre l’accompagnatrice in piedi non smetteva di dare direttive su cosa sarebbe accaduto.  Matt alzò lo sguardo verso il mentore. “Tu hai vinto, sai come funziona” disse, interrompendo il fiume di parole della ragazza. Haymitch lanciò uno sguardo sorpreso ad Effie, il ragazzo prima di allora aveva detto sì e no due parole da quando era stato estratto il suo nome. “Abbiamo possibilità?” chiese serio. Effie chiuse gli occhi sospirando, pregando che Haymitch non facesse uno dei suoi danni, dicendo ciò che pensava realmente. Iris sembrava sul punto di piangere. Haymitch prese un bel respiro “Forse” disse amaramente. Più di così non riuscì a mentire. Effie si schiarì la voce “Dai ragazzi, è stata una giornata lunga, andate a farvi un bagno, vi rivoglio qui per le sette quando sarà servita la cena.” I due ragazzi annuirono e andarono verso le rispettive camere.
Effie si sedette accanto al mentore. “Non hanno possibilità vero?” disse rassegnata, quando fu certa di non essere ascoltata dai ragazzi. “Certo che no”. Lei si lasciò cadere contro lo schienale “Mi sento inutile” Sospirò. “Dieci anni, dieci anni che sono qui e non riesco a salvare nessuno” Disse passandosi una mano sul volto “Effie, non puoi salvarli” Commentò lui chiudendo gli occhi “Puoi solo dargli una mano a sopravvivere mezza giornata, ma non puoi salvarli” Fece un sospiro profondo “Dio, mi viene da vomitare” Aggiunse in fine, facendo una smorfia. Effie scosse la testa “Direi che basta bere allora” Disse lei secca, prendendogli la bottiglia dalle mani e andandola a posare sul tavolino. Haymitch sbuffò una risata. “Cosa c’è ora da ridere?” Domandò scettica lei. “Sai” disse piano lui “Dieci anni fa ti avrei mandata a cagare per questo” L’accompagnatrice sorrise, ricordando il loro primo incontro “Ci sei andato vicino” disse lei “Già…” confermò il mentore.
Effie si volto a guardarlo, semisdraiato su quel divano, con gli occhi ancora chiusi nel tentativo di spingere via il senso di nausea che l’aveva assalito. “Sai Haymitch… eri stato proprio…” Fece una pausa alla ricerca del termine giusto. Lui rise interrompendola “… Stronzo Effie?” Lei annuì “Si, cercavo un sinonimo più elegante” Disse lei rimproverandolo “ma direi che stronzo” sottolineò la parola come si fosse dovuta sforzare per pronunciarla “rende comunque l’idea” Haymitch sospirò triandosi leggermente più dritto. Aprì gli occhi, se la ritrovò accanto, seduta composta, che lo guardava. “Non che tu fossi proprio simpatica” disse lui, come a volersi giustificare “Quando ti ho vista ho pensato fossi …” Fece una pausa facendo il verso alla ragazza. “Fastidiosa?” Suggerì lei. “No, una rompicoglioni” concluse lui guardandola come a voler sottolineare l’ovvio. Effie aveva uno sguardo che esprimeva a pieno il suo disappunto. Il mentore rise ancora nel vedere la reazione di lei.  “Ti diverti con poco” Disse lei seccata.  “Speravo che in questi dieci anni tu imparassi almeno un po’ di buone maniere Haymitch” Aggiunse sistemandosi il bordo del vestito. “Almeno un po’ di eleganza…” Lui si passò una mano tra i capelli “Oh andiamo…” le disse in tono implorante “non fare così con me” Effie arricciò le labbra “Così come?”  Lui sbuffò, esitò un secondo e prese un sospiro come a farsi coraggio “Così come l’irritante capitolina perfettina che non sei” Disse secco lui.
Finalmente lo aveva ammesso, Haymitch si sentì come se si fosse tolto un peso, perché dopo dieci anni era ora di essere sinceri. Attese in silenzio la reazione della ragazza. Effie non sapeva come comportarsi, si sentiva come colta in fragrante, scoperta, come se fosse nuda davanti a lui. Sapeva di essere diversa rispetto al modello che la società imponeva. Lei non riusciva ad apprezzare il gioco del massacro, lei non riusciva a rimanere fredda davanti al dolore dei distretti. Sapeva di poter essere veramente sé stessa solo con lui, e così era stato da sempre. Ed era cosciente che lui sapeva della maschera che inossava con gli altri. Ma non gliel’aveva mai detto, non ne avevano mai parlato. E anche lei sentiva il bisogno di mettere in chiaro le cose dopo dieci anni. Soprattutto perché lei voleva sapere come appariva agli occhi di Haymitch, lei voleva sapere se lui l’apprezzasse almeno un po’. E in fondo le sarebbe bastato piacergli la metà di quanto lui piaceva a lei. E lui le piaceva davvero molto, in una maniera da lei reputata esagerata.
Deglutì “Ed è un complimento?” Chiese incerta. Era terrorizzata da quello che Haymitch avrebbe potuto dire. Lui le vide con gli occhi speranzosi e pensò a quanto fosse fortunato ad averla accanto. Avrebbe voluto urlarle che si, diavolo che era un complimento, che era migliore di quegli schifosi sciacalli, che lei aveva un cuore, che era più bella senza quella maschera fatta di trucco e parrucche.  Si limitò a fare un cenno affermativo con la testa. Effie in quel momento gli rivolse il sorriso migliore che avesse mai fatto, allungò una mano e andò a posarla su quella del mentore. “Grazie Haymitch” disse sinceramente grata. Lui allungò l’altra mano ad accarezzarle il volto. Si fissarono per un istante e Effie sentì di potersi perdere in quegli occhi “Haymitch io…” disse piano lasciando la frase in sospeso, voleva digli un sacco di cose, ma non riuscì a formulare una frase che avesse senso, a così poca distanza dal viso d lui. Se Haymitch avesse saputo di averla lasciata senza parole sicuramente avrebbe festeggiato, ma era troppo occupato a sentiva il cuore martellargli nel petto, diede la colpa all’alcol, ma sapeva benissimo che era lei. “Si?” le chiese sussurrando.  Proprio in quell’istante un ding segnò l’aprirsi delle porte dell’ascensore. La capitolina scattò in piedi allontanandosi dal mentore. “Quindi tu mi dici che voleva davvero abbinare quella cintura con quella sua carnagione?” La voce di Portia risuonò nel locale, seguita dalla risata di Abius.  “Dio quanto non lo sopporto” Disse Haymitch a voce bassa, riferendosi allo stilista. Tra i due non era mai corso buon sangue. Effie rise. “Oh Effie avresti dovuto vedere com’era vestita Clarel!” Disse Portia chiamandola dall’altra stanza. “Oh adesso mi racconti!” Le rispose Effie fingendo un tono interessato. Guardò il mentore che le sorrise e poi si avviò a raggiungere la stilista

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Capitolo 10
*** Edizione 72 pt.2 ***


Ringrazio tantissimo come sempre chi ha preferito/ricrodato/seguito o anche solo letto la mia storia, in particolare come al solito ringrazio le recesnioni che mi fanno sempre un enorme piacere, sia chi mi lascia un messaggio per la prima volta, sia le "veterane" che mi accompagnano sempre da sempre (Nate_ certo che mi ricordo, è stato grazie a te che ho ripubblicato il vecchio capitolo che avevo li abbandonato dopo un anno ^.^, e ovviamente _Gia!)
Ora, spero che vi piaccia questo capitolo, in cui vediamo un altro "passo" della loro storia
Buona lettura 



“Haymitch svegliati!” Sentì due mani scuoterlo. Haymitch si alzò di scatto e Effie fece un balzo indietro ricordandosi solo ora che il mentore dormiva con un coltello sotto il cuscino “Cosa c’è Effie? Cosa c’è?” Disse allarmato. “Quattro!” Disse lei eccitata. “Hai bevuto? Guarda che bere fa male...” Chiese lui sarcastico, non capendo a cosa si riferisse l’accompagnatrice. “Oh andiamo” Rispose lei aprendo il primo cassetto del comodino “Scusa i modi, ma tanto i tuoi sono peggiori, quindi non farci caso…” Disse mentre frugava alla ricerca di qualcosa “Ma che cosa ti passa per la testa? Ma ti sembra il modo di tenere le cose...” Disse mentre tirava fuori schifata una maglietta terribilmente sporca. Lui tentò di fermarla “Ma posso sapere cosa cazzo stai…” Effie lo guardò sconvolta “Linguaggio Haymitch!” Poi sbuffo “Il telecomando” disse continuando a frugare. Lui le mise una mano sul braccio per fermarla “Accanto alla tv zucchero” Disse come fosse la cosa più ovvia del mondo. La ragazza lo guardò con aria scocciata, poi si avviò verso il muro, prese il piccolo telecomando e accese in fretta la tv presente nella stanza del mentore.
“Insomma è così che va no, un giorno stai bene e il giorno dopo un pesce enorme ti mangia” La voce di Cesar risuonò nella stanza, seguita dalla sua risata. Quell’anno l’arena era composta da due grosse isole, nel mare ovviamente non mancavano degli ibridi enormi. Haymitch guardò Effie allarmato “Matt sta bene?” Avevano perso Iris quasi subito, pugnalata alla schiena da un favorito mentre cercava di scappare. Ma Matt, non si sa come, per un colpo di fortuna, da quando i giochi erano iniziati aveva avuto un confronto solo con un tributo dell’11 e la ragazza dell’8 ed era riuscito ad avere la meglio. “Si, lui sta bene, ma i due tributi del 7 no. Ibridi. La ragazza del 4 ne è uscita viva perché sapeva nuotare bene, ma quei due poveretti…” Haymitch agitò una mano per fermare l’accompagnatrice “Aspetta, quindi quando hai detto che sono in quattro intendevi…” Lei mosse la testa in segno affermativo sorridendo. “La ragazza del 4, un favorito del 2, il tributo del 9 e Matt” “Ianas, del 6?” Chiese di lui, erano in sette quando era andata a dormire quella sera. “Formiche velenose, aveva scelto di accamparsi nel posto sbagliato” Guardò Effie, aveva gli occhi pieni di speranza. “Haymitch, non capisci, può uscire vivo, Matt può uscire vivo!” Haymitch si passò una mano tra i capelli, non sapeva come reagire. 
“Posso sperare veramente? Perché Se tu mi dici che posso io…” Disse Effie, quasi supplicando. Haymitch abbassò lo sguardo. Ragionò un attimo sulla dose di fortuna che aveva avuto il suo tributo, Matt era lì non per merito, non sapeva combattere, non era furbo, e Haymitch sapeva bene che non si sopravvive agli Hunger Games grazie alla fortuna. “Zucchero, scusa, non voglio darti false illusioni…” Non se la sentiva di mentirle.  Effie si passò una mano sul viso. “Scusa, hai ragione io...” Sospirò “Non so che mi è preso è che…” Disse alzando gli occhi al cielo “… solo vorrei che qualcuno tornasse a casa…” Aggiunse trattenendo le lacrime “Nessuno di loro si meritava questo”
Haymitch la guardò meglio. Era stanca e si vedeva, nonostante lei cercasse sempre di essere perfetta lui riusciva sempre a capire quando non ce la faceva più, era stanca della situazione, e oltretutto probabilmente quella notte non aveva nemmeno dormito. Il mentore guardò la sveglia che segnava le tre e diciassette.
“Effie…” Esitò un attimo, non era sicuro di fare la cosa giusta, in fondo, conscendo la ragazza, avrebbe anche potuto rispondergli per le rime chiedendogli se questi fossero i modi del distretto dodici, perché a Capitol City nessuno si sarebbe mai sognato di proporre una cosa così. “… perché non resti qui per sta notte?” Si decise a dire infine. La ragazza lo guardò sorpresa “Hai bisogno di dormire. Se succede qualcosa ti sveglio subito io …” Effie fece cenno di sì con la testa, e Haymitch scostò leggermente le coperte accanto a lui, per farle spazio. Effie fu piacevolmente sorpresa di non provare imbarazzo nello stendersi accanto a lui, anzi, si sentiva come tranquillizzata. Haymitch spense l’audio della tv, in modo da non darle fastidio. Si voltò a guardarla “Cerca di dormire” Le disse dolcemente, mentre lei si sistemava meglio sul cuscino che aveva lo stesso identico profumo del mentore. Effie chiuse gli occhi, ed Haymitch la osservò addormentarsi. Era bellissima, non c’era nulla che lui potesse fare, era come si sentisse in dovere di proteggerla, per preservare quella bellezza. Haymitch aveva paura di perderla un giorno, come se Capitol City potesse corrompere quella bellezza, e renderla anch’essa realmente schiava di una società che imponeva una morale che lui non sarebbe mai riuscito ad accettare. Quando la vedeva durante il giorno, coperta da quel trucco, con quelle parrucche assurde aveva spesso paura di perderla sotto quella maschera da perfetta capitolina, ma poi incrociava i suoi occhi, l’unica cosa che la tradivano sempre, e si sentiva in pace vedendo quel mare di emozioni profonde e vere, mare che non avrebbe mai potuto ritrovare in nessuno degli abitanti della capitale.
 
Alle quattro e cinquantadue il tributo del distretto 2 trovo Matt. Haymitch spese la tv proprio quando il ragazzo, grande il doppio, bloccò il suo tributo alle spalle. Anche quell’anno era finita nel peggiore dei modi. Guardò Effie che dormiva tranquilla, il pensiero di lasciarla dormire ancora gli sfiorò la mente, ma le aveva promesso di svegliarla se fosse successo qualcosa. Si avvicinò piano. “Hey zucchero” le sussurrò sfiorandole il braccio. Effie alzò la testa aprendo gli occhi, guardò il mentore che in risposta scosse la testa con aria rassegnata. Gli occhi le si riempirono di lacrime e d’istinto Haymitch la abbracciò, proprio come aveva fatto la prima volta che avevano guardato i giochi assieme, solo che questa volta non stringeva a sé una una semplice ragazzina di appena diciotto anni che si era trovata in qualcosa più grande di lei e che lui odiava, come odiava ogni cosa proveniente da capitol city. Questa volta tra le sue braccia aveva una donna matura e responsabile, che affrontava la cosa nel miglior modo che poteva, senza perdere la speranza, una donna che non odiava più da molto tempo. Non la strinse a sé per compassione, come dieci anni prima, ma per affetto e, fu costretto ad ammettere a se stesso, anche qualcosa di più. La strinse finchè le lacrime non si furono calmate e il sonno prese il sopravvento. Restarono abbracciati per ciò che restava di quella notte, e per la prima volta in vent’anni Haymitch dormì senza avere incubi.  
 
 
La mattina dopo Haymitch si svegliò nel suo letto, solo, avvolto da un profumo di dolce dai toni ambrati, che riconobbe immediatamente come il profumo di Effie. Si alzò, chiedendosi dove fosse la ragazza.  Si diresse verso la cucina e la trovò già vestita e truccata, con tanto di parrucca, che si versava di fretta del caffè in una tazza grande. Haymitch si strofinò gli occhi sbadigliando “Che ore sono?” “Le nove e mezza! Tardissimo!” Sottolineò con voce nervosa lei. “Avevo appuntamento con Cintia e Rossie per le 10” Lui si sedette su una sedia “A me sembri in anticipo” La ragazza sbuffò agitata “Ti sembro presentabile scusa? Non ho neanche messo il fard!” Disse come se fosse una tragedia. “Se lo dici tu…” Disse prendendo una fiaschetta e allungando il succo d’arancia con del liquido ambrato. “Haymitch! Non sono nemmeno le dieci!” lo rimproverò lei. “Tu ti trucchi e ti comporti da pazza e io bevo, noi facciamo così no?”  Effie alzò gli occhi al cielo “Ci vediamo l’anno prossimo” disse seccata dirigendosi verso l’uscita dell’attico. Haymitch scattò dalla sedia e la fermò trattendendola per un braccio. “Hey zucchero” Effie si voltò a guardarlo. “Sei sicura di stare bene?” La ragazza chiuse gli occhi e prese un sospiro. “Grazie per quello che fai per me” Disse sincera, sapeva già che Haymitch gli sarebbe mancato da morire. Lui sorrise e come al solito decise di sdrammatizzare, perché il pensiero di dover allontanarsi da lei, per quanto non volesse ammetterlo, faceva male. “Sono un uomo dalle mille risorse” disse facendole l’occhiolino. Effie sbuffò e si voltò verso l’uscita. “Cerca di non morire annegato nel tuo vomito” Disse mentre si avviava all’ascensore “E tu di non finire schiacciata da una parrucca!” Urlò lui in rimando.

 

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Capitolo 11
*** edizione 73 ***


Buooooongiorno a tutti
Si _Gia , la 72 era l’edizione di Annie :-* (almeno, così mi pare, se così non fosse, chiedo umilmente perdono a tutti )
Ah, per chi volesse aggiungermi, mi sono fatta facebook :D https://www.facebook.com/profile.php?id=100012558765847
Cooome al solito grazie infinito a chi segue questa piccola e umile storiella e mi accompagna nei miei scleri da fangirl hahah
Allora, ci tengo a precisare che quelli in corsivo sono i pensieri diretti dei personaggi, mi pare di aver già provato a utilizzare qualche frase così nei capitoli scorsi, ma sempre meglio precisare, in particolare in questo capitolo sono i pensieri di Haymitch
Scusate, ci ho messo una citazione di Grey’s anatomy, ma la descrizione ci stava a pennello ahaha chi la trova vince.. nulla perché siamo poveracci.
Spero veramente che questo capitolo vi piaccia almeno quanto è piaciuto a me scriverlo.
Dal prossimo, salvo eventuali idee dell’ultimo minuto,  arrivano Katniss e Peta  ^.^
Come al solito vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura
 
 
 
Haymitch si diede dell’idiota e bevve un altro sorso di whiskey mentre cercava di farsi il nodo alla cravatta.  Odiava Capitol City, odiava il loro schifoso modo di fare, il loro schifoso modo di vestire, che odio sto cazzo di cravatta, le loro schifose feste, cosa cazzo ci fai qui lo sai solo tu oh, con quelle cazzo di persone, è la volta buona che tiro un pugno a qualcuna di quelle schifose facce oggi. Odiava i loro schifosi Hunger Games, quella di sei mesi fa era stata la settantatreesima edizione, e i suoi tributi erano morti entrambi immediatamente. Non odiava il loro alcol, questo doveva ammetterlo. Fanculo. Lasciò perdere la cravatta. Fece un altro sorso dalla bottiglia e andò a sedersi sconsolato sul bordo del letto di quella lussuosissima stanza d’albergo, chiedendosi per l’ennesima volta che cosa gli fosse saltato in testa.
Ogni anno arrivava per posta l’invito al banchetto presidenziale che concludeva il tour della vittoria a Capitol City, prima che il vincitore tornasse per festeggiare nel proprio distretto, e ogni anno lui ovviamente non ci andava.
E invece quest’anno sei qui come un povero coglione.
Qualcuno bussò alla porta e Haymitch imprecò andando ad aprire e davanti alla porta trovò l’accompagnatrice del distretto dodici
“Ho sentito dire che dopo più di vent’anni nel ruolo di mentore finalmente Haymitch Abernathy ci degna della sua presenza" Disse sarcastica, chiedendosi anche lei cosa avesse spinto il mentore ad essere presente quella sera, forse era riuscito a capire quanto fosse da maleducati non presentarsi mai a quella festa, ma non sembrava molto da Haymitch fare una cosa del genere, anzi, era molto più probabile che fosse talmente ubriaco da aver preso il treno ed essersi trovato a Capitol City per sbaglio.
Indossava un vestito rosso scuro, corto, con la gonna che sembrava ricoperta di rose, abbinate a delle piccole rose applicate sulla parrucca.  La pelle chiara faceva risaltare il rossetto che richiamava il colore del vestito. Haymitch la osservò per qualche secondo e immediatamente si ricordò perché era li. Dio quanto mi sei mancata zucchero.
“Volevo vedere fino a che punto si potevano ricoprire di ridicolo i capitolini” Disse spostandosi dalla porta per farla entrare. Effie si diresse verso la sedia, spostò schifata la bottiglia mezza vuota che il mentore aveva abbandonato li, e si sedette con la sua solita aria composta. Haymitch sbattè la porta dietro di sé e andò davanti allo specchio nel tentativo di sistemarsi la cravatta.
“Allora perché sei venuto?” chiese la ragazza. “Per l’alcol” Rispose secco il mentore armeggiando con i lembi “Ma perché le fate così ste cose che si arrotolano su sé stesse!” Si lamentò sbuffando. Effie sospirò. “Lascia stare faccio io” Si alzò in piedi e si piazzò tra l o specchio e Haymitch, sfilandogli la cravatta dalle mani. “La tua grazia la stava distruggendo” Disse ridendo. Lui la osservò con attenzione mentre muoveva le mani veloci e sicure. Lei alzò gli occhi a incrociare i suoi “Cosa c’è?” Sorrise “Mai visto fare un nodo decente?” Aggiunse, con una lieve risata. Gli sistemò il colletto della camicia. “Ecco, ora sei presentabile” Disse infine. Lo trovava estremamente affascinante quando si vestiva elegante. “Solo presentabile? È riduttivo dai” Disse lui sarcastico “Aspetta il tocco di classe” Disse piano, si sfilò una delle rose incastrate tra i capelli e gliela mise all’occhiello. “Ora sei perfetto” Concluse sorridendo lei.
Erano a pochi centimetri di distanza e Effie credette che il suo cuore potesse schizzarle fuori dal petto dal tanto batteva veloce. “Dovremmo andare” Sospirò lei, senza però riuscire a fare un passo per spostarsi. Era come se il suo corpo intero si rifiutasse di allontanarsi dal mentore, in piedi davanti a lei, che la guardava come se non avesse mai visto nulla di più bello al mondo. “Si dovremmo” Sussurrò lui prima di annullare ogni distanza e di fare finalmente quello che avrebbe dovuto fare molto tempo prima. Le prese il viso tra le mani e poggiò le labbra sulle sue. Fu sorpreso quando la ragazza, dopo un primo momento di stupore, ricambio il bacio. Haymitch finalmente si sentì come se dopo ventitré anni avesse finalmente ripreso a respirare, lei era ossigeno puro, stava annegando e lei lo aveva salvato.  Effie aprì leggermente le labbra come a voler dare il permesso ad Haymitch di approfondire il bacio. Lui fece scendere le mani andandole ad accarezzare la schiena mentre lei gli allacciò le braccia dietro al collo.
Di colpo il telefono squillò e i due furono costretti a interrompere il bacio “Dovresti rispondere” Disse Effie quando vide che il mentore non si era mosso di un centimetro. “Si dovrei” Commentò lui continuando a fissarla negli occhi e accarezzandole il viso con una mano. Effie sbuffò quando vide che lui non accennava a muoversi e si spostò verso il telefono. “Si?” Chiese lei tirando su la cornetta. “Ok, grazie, lo informo subito” Disse riattaccando, poi si voltò verso di lui. “Dicono che è arrivata la tua auto” Disse lei guardandolo. “Allora è il caso di andare” Aggiunse lui. “Io ho detto a Portia che ci sarei andata con lei” Disse la ragazza con aria triste “Certo, ci vediamo la allora” Si avvicinò a lei indeciso su come salutarla. Allora fu lei che questa volta sporse il viso verso quello di lui e gli diede un bacio veloce sulle labbra. “Ci vediamo la” disse poi prima di uscire dalla stanza.
 
Nessuno notò nulla alla festa, Effie rimase tutto il tempo a chiacchierare con altre accompagnatrici e con gli stilisti, Haymitch invece si sedette con Chaff accanto al tavolo dei liquori, si comportarono normalmente, tranne per qualche sguardo furtivo lanciato durante la serata. 
Quando fu quasi ora di andare il mentore salutò l’amico e raggiunse Effie.
“Oh Haymitch! Ti presento Cinna! Lui è il nuovo stilista del nostro distretto” Haymitch lo guardò con aria sospetta, niente parrucche strane, niente abiti stravaganti, sembrava uno a posto. Pensò che forse poteva dargli una possibilità. Gli sorrise cordiale “Piacere” Disse stringendogli la mano “Piacere mio” rispose lui. “Sono certissima che ci troveremo bene a lavorare assieme” Il mentore sorrise “Certo” poi si voltò verso la ragazza. “È scortese se ti chiedo un ballo?” Effie sorrise sorpresa “Assolutamente no” Disse.
Salutarono Cinna e si avviarono verso la pista da ballo. “Sei stato gentile con Cinna” Constatò la ragazza in tono sorpreso “Mh, lo dici come se io fossi uno stronzo di solito” Disse lui prendendole una mano e mettendole l’altra dietro la schiena “Oh, ma lo sei” Sorrise lei, seguendo i passi del mentore “Si hai ragione” Rise lui, facendola volteggiare “Ma Cinna sembra uno a posto, magari si salva” Accennò, facendola ridere. 
“Non sapevo che sapessi ballare” Disse lei, rendendosi conto che lui la stava guidando con molta agilità. “Sono un uomo dalle mille risorse” Sorrise lui, beccandosi un occhiataccia divertita dalla ragazza. Continuarono a ballare per tutto il resto della canzone, fino a quando la musica cessò e una voce invitò tutti a spostarsi dall’altro lato del palazzo per assistere ai fuochi d’artificio.
“E adesso?” Chiese Effie con aria preoccupata. Sapeva di non poter andare nel distretto dodici senza motivo, e tantomeno Haymitch poteva venire a Capitol City a trovarla. “E adesso ci salutiamo Zucchero, come ogni volta” Effie sorrise amaramente “Ormai siamo abituati. Non sarà più difficile delle altre volte” Continuò lui. “Si invece” Lo contraddì la ragazza. I due si fissarono per qualche istante, come se in quel momento ci fossero solamente loro. Una voce li portò alla realtà “Oh eccoti Effie!” Esclamo Octavia vedendo l’amica da lontano, se ne stavano andando tutti “Haymitch!” Lo salutò Portia. Haymitch rispose con un cenno, poi si rivolse a Effie “Ora dovresti andare” Disse amaramente. “Ci vediamo tra sei mesi” Aggiunse infine, come fosse una promessa, prima di veder la ragazza andar via. Si salutarono così quella volta, niente sarcasmo, niente battutine. Haymitch la guardò allontanarsi prima di voltarsi nella direzione opposta alla folla e lasciare la festa in anticipo.  Sorrise andando via, pensando a quanto odiasse quella città, odiava il loro modo di fare, odiava il loro modo di vestire, odiava le loro feste e i loro Hunger Games. Si fermò un secondo, guardò intorno come per assicurarsi che non lo stesse vedendo nessuno e rubò una bottiglia di vino dalla tavola che abilmente nascose verso la giacca prima di passare indisturbato all’uscita. Forse non odiava proprio tutto di quella città, non odiava il loro alcol, e sicuramente, al cento per cento, era certo di non odiare Effie Trinket.

 

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Capitolo 12
*** Edizione 74 ***


HOLAAA 
Scusate, ma sono super impegnata con gli esami e non ho il tempo neanche per dormire
Mi scuso quindi se mancherò per un po'
Nel frattempo cerco di farmi perdonare con questo capitoletto ^.^, che mi serve un po' da passaggio per il prossimo (: Fatemi sapere se vi piace.
 
 
I pensieri di Effie erano molto contrastanti quella mattina e il viaggio da Capitol City al distretto 12 non le era mai sembrato così lungo. Non aveva mangiato nulla a colazione, lo stomaco era chiuso, e non capiva il perché. Da una parte il pensiero della mietitura le faceva venire la nausea, la consapevolezza di mandare al macello altri due ragazzini le attanagliava le viscere. Dall’altro sentiva come un vuoto nello stomaco al pensiero di rivedere il mentore del distretto dodici dopo tanto tempo.
Non c’era stato giorno dalla festa del tour della vittoria in cui non aveva pensato a quel bacio. Mille domande aleggiavano nella sua testa, si chiedeva se Haymitch si fosse pentito, se avesse mai pensato a lei.
Decise di non pensarci più, erano mesi che si torturava e ora mancavano solo pochi minuti, avrebbe avuto le sue risposte.  
Appena intravista la stazione corse si avviò velocemente verso l’uscita del treno.
“Scaricate tutto al municipio come al solito” Disse sorridente ai pacificatori che l’attendevano all’uscita “Arriverò tra un paio d’ore” Disse poi avviandosi verso il villaggio dei vincitori.
Non era preoccupata che la gente la vedesse, ogni anno andava prima da Haymitch per assicurarsi che stesse bene, quindi nessuno avrebbe trovato nulla di strano. Se non fosse per il fatto che quell’anno stava letteralmente per mettersi a correre dalla voglia di raggiungere la casa del mentore, ma avrebbero scambiato il suo entusiasmo per la gioia che fingeva di avere sempre per l’inizio dei giochi.
Raggiunto l’isolato villaggio dei vincitori smise di trattenersi e corse fino alla porta della villetta. Bussò in maniera concitata.
Sentì un rumore di bottiglie, qualche borbottio “Chi diavolo è?” Urlò stizzito il mentore prima di aprire la porta.
Effie fu sorpresa di trovarsi davanti Haymitch visibilmente ubriaco, con indosso una maglietta che probabilmente non cambiava da un paio di giorni, e con l’aria di chi non stesse aspettando nessuno. Si sentì delusa, lui non la stava aspettando.
Ma il mentore sembrava molto più sorpreso di lei “Zucchero ma cosa?” sbiascicò prima di allungare un braccio per abbracciarla.
Effie si scostò schifata ed entrò in casa scuotendo la testa, si diede della stupida per aver pensato di trovarlo ad aspettarla.  
“Oh ma cosa c’è che non va?” Chiese lui, notando l’atteggiamento distaccato della ragazza. “Niente Haymitch.” Rispose lei arrabbiata
Haymitch sbuffò passandosi una mano sugli occhi “Che ci fai qui?” Chiese nuovamente lui, appoggiandosi al muro.
“Quello che ci faccio tutti gli anni!” Sbottò lei. “Controllo se sei vivo, e dato che lo sei, tutto ok e me ne vado.” Girò i tacchi e si avviò verso l’uscio.
“Aspetta aspetta…” La fermò mentore. “Oggi non è il 22, è tra quattordici giorni il 22”
Effie sbuffò girandosi a guardarlo “Che c’entra ora il 22?”
Haymitch la guardò in maniera confusa “La mietitura, tu vieni qui prima della mietitura, ma la mietitura è il 22” Cercò di spiegarle
La ragazza ricambiò con sguardo scioccato “No Haymitch. I giochi iniziano il 22, la mietitura è oggi” Disse scandendo le parole, alla fine di ogni Hunger games lei lo informava sull’edizione dell’anno seguente, ed era certa di averlo fatto anche l'anno precedente
“Ah” Esclamò il mentre come se avesse appena realizzato la situazione. Alzò gli occhi chiari verso la ragazza e allargò le braccia “Mi avrai detto male l’anno scorso”
La ragazza gli puntò il dito contro “Non è che ti ho detto male” disse imitando la sua voce “è che sarai stato ubriaco come al solito…” concluse in tono esasperato.
Il mentore alzò le mani in segno di resa “Di chiunque sia stata la colpa…” Disse in tono calmo “Tua” si preoccupò di sottolineare lei. Il mentore alzò la mano come a segno di non voler essere interrotto, sapeva di essere in torto, ma adorava farle saltare i nervi. “Di chiunque sia stata la colpa…” Ridisse in tono solenne, mentre Effie incrociava le braccia infastidita. “… ti chiedo comunque scusa” Disse poi sorridendo sornione “Se lo avessi saputo non ti avrei accolto così”
Effie lo guardò, cercando di rimanere impassibile, soddisfatta nel sapere che lui la stava aspettando, anche se per il giorno sbagliato, e chiedendosi come fosse possibile che lo trovasse affascinante pure conciato in quella maniera.
Si rimangiò la storia dell’affascinante quando lui fece un passo verso di lei e inciampò andando a sbattere contro la parete. Haymitch fece un verso come a lamentarsi e appoggiato al muro si lasciò scivolare a terra.
“Seriamente?” Disse la ragazza, il mentore tirò su col naso e alzò lo sguardo verso di lei. “Seriamente stai messo così?”
Haymitch fece un sospiro “Mi sono scolato una bottiglia intera praticamente prima che entrassi” L’alcol stava facendo il suo lavoro. Poi chiuse gli occhi e rise “Se tu mi avessi detto …” si fermò un secondo per formulare la frase agitando una mano in aria “… se mi avessi detto la data giusta non avrei bevuto così tanto oggi”
Effie era scioccata “Vedi di darti una sistemata che la mietitura è tra due ore”.
Haymitch rise “Mi piace farti arrabbiare” sbiascicò. “Ma va non si era capito” Sbuffò lei, uscendo dalla casa.
Si voltò prima di chiudere la porta per dirgli di sistemarsi quando il mentore la precedette e parlò per primo
“Me lo dai un bacio” Disse ammiccando in maniera esagerata.
Effie scosse la testa “Conciato così? Non ci penso nemmeno” Disse sbattendo la porta dietro di sé.
“Si che ci pensi!” Urlò lui appoggiando la testa al muro “Io ci penso a baciarti” Disse tra sé e sé, cercando poi di trascinarsi in piedi. 


*Note finali
Come vi ho detto per la 74 vado a misto tra libri e film. 

Si, per la storia della mietitura mi sono ispirata (come avrei potuto fare altrimenti?) alla scena del libro. Per chi avesse visto solo i film, sappiate che il nostro caro mentore partecipa alla cerimonia, ma arriva in ritardo,  totalmente marcio, vomita sul palco e poi sviene e viene portato via in ambulanza. Si merita un applauso direi haha
 

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Capitolo 13
*** Edizione 74 pt.1 ***


Siiiii chi non muore si rivede! 
questa storia, come già vi avevo accennato, ogni tanto ritornerà
chiedo davvero davvero scusa se sono così scostante, ma il mondo è contro di me! e l'ispirazione va e viene come cavolacci glie pare
Detto ciò, spero di non deludervi con questo aggiornamento, fatemi sapere cosa ne pensate (: intanto vi anticipo già che ho già pronto il prossimo capitolo, quindi ci rivedremo prestissimo, sempre che mi vogliate hahaha

buona lettura



Haymitch era seduto per terra assopito, appoggiato al bancone del bar, con gli occhi chiusi e una bottiglia in mano, stranamente piena. Probabilmente non l’aveva svuotata solo perchè si stava ancora riprendendo dalla sbornia di quella mattina.  Non era nemmeno riuscito a finire di darsi una ripulita, non aveva finito di vestirsi e aveva il colletto mezzo staccato dalla camicia e il gilet chiuso a metà. “Hai dato spettacolo oggi mh?” Disse la ragazza, dritta davanti a lui, in tono severo. “Ah sì?” Chiese lui aprendo gli occhi. Aveva bevuto talmente tanto da non essersi nemmeno accorto di essere svenuto sul palco. “Dai alzati” Disse l’accompagnatrice cercando di non arrabbiarsi. “Lasciami il tempo di svegliarmi” Replicò lui infastidito, strofinandosi una mano sul viso.  “I ragazzi, devi andare a conoscere i ragazzi” Gli ordinò in fine, preoccupata per i suoi tributi. In risposta lui sospirò. “Si? Devo conoscerli? E per cosa?” Effie alzò gli occhi al cielo, quando Haymitch aveva una giornata più no del solito non c’era niente da fare. “Ti prego, fai uno sforzo” Disse cercando di mantenere la calma. Haymitch sbuffò, poi decise di dagliela vinta “Come sono?” Chiese quindi, riferendosi ai tributi.
Lei lo guardò scioccata “Eri talmente ubriaco che nemmeno ti sei accorto…” Lui sbuffò nuovamente “Risparmiami la ramanzina Zucchero, come sono i tributi?” Chiese ancora. A quel punto Effie abbassò lo sguardo “Volontaria” Sussurrò, ancora sconvolta dal fatto. Haymitch spalancò gli occhi incredulo. “Come prego?” La ragazza scosse la testa come a voler scacciare un brutto ricordo. “La ragazza…” Sospirò “… Katniss, si è offerta volontaria” Haymitch rise sguaiatamente “Scherzi vero?” Disse incredulo, come se la ragazza lo stesse prendendo in giro. L’accompagnatrice lo guardò seria “No Haymitch, non c’è nulla da ridere” Il mentore a quel punto assunse un’aria schifata “Nessuno è talmente stupido da fare una cosa del genere” Sbiascicò lui. Gli risultava inconcepibile che qualcuno potesse fare una cosa del genere nel suo distretto. Effie scocciata gli puntò il dito contro “E dire che ti sei pure congratulato con lei” Poi spalancò le braccia in segno di resa “Ma evidentemente questo non te lo ricordi perché…” Haymitch scosse la testa e la interruppe “No no scusa Zucchero, perché mi sarei congratulato?” Effie a quel punto abbassò lo sguardo “Avevo estratto sua sorella” Disse, come se stesse confessando un crimine. Haymitch si incupì. Si passò una mano tra i capelli sospirando. “Mi sarei offerto anche io” sussurrò. Si alzò in piedi a fatica e barcollò pericolosamente. Si avvicinò alla ragazza e le mise una mano sulla spalla, come a volerle ricordare che non era colpa sua “Se tu me lo chiedi Io ci vado” Disse “Ma non posso fare niente per aiutarli e lo sai pure tu” Concluse poi, barcollando fino alla porta e dirigendosi verso il vagone dove lo aspettavano i suoi tributi.
Effie si sentì esausta, decise di versarsi un drink, solo uno, e leggero, perché già Haymitch era intrattabile, almeno lei doveva essere totalmente lucida per quei poveri ragazzi, poi si sedette sul divanetto accanto al bancone. Ripensò alle ultime parole del mentore, loro non potevano aiutarli, e lei doveva rassegnarsi anche quell’anno. Penso a quella bambina, Primrose, che aveva estratto, a come dovesse sentirsi in quel momento, che peso si stesse portando. Avvicinò il bicchiere alle labbra e si scoprì piacevolmente sorpresa nel riconoscere in quel liquido il sapore di Haymitch. Sorrise pensando a lui. Quella giornata non era stata certo una delle migliori, ma Haymitch aveva i suoi alti e bassi, e Effie ne era consapevole, sapeva di dover accettare il pacchetto completo con lui, e non voleva assolutamente fare diversamente.
Rimase seduta nei suoi pensieri fino a quando, stanca della giornata pesante, si assopì.
 
 Effie sussultò quando qualcuno si sedette accanto a lei. “Scusa, non volevo spaventarti” La ragazza si strofinò il viso, poi sbuffò forte quando si rese conto di aver sbavato tutto il trucco. Alzò gli occhi verso il mentore “Hai parlato coi ragazzi?” Haymitch si lascò cadere sul divanetto, prendendo poco sgraziatamente posto accanto a lei. “Non lo so zucchero ...” Effie alzò un sopracciglio confusa “Non so cosa succederà…” disse lui alzando le spalle. “il biondino mi è corso dietro, ma non mi ha implorato di aiutarlo, come avrebbero fatto tutti, di farlo vincere. Mi ha chiesto di aiutarli, entrambi…” Si voltò verso di lei “Sembra… sembra quasi rassegnato” aggiunse poi, quasi con aria confusa “In fondo non lo sono tutti?” Chiese lei “No Effie, non hai capito” L’uomo si fece serio. “Sembra rassegnato al fatto che vincerà lei, la ragazza!” L’accompagnatrice alzò lo sguardo stupita “La ... la ragazza? Katniss? Te lo ha detto lui?” Haymitch lasciò cadere la schiena sullo schienale “Non chiaramente, ma da come parlava …” poi alzò gli occhi al cielo “Però probabilmente non si rende conto di quello che dice…” aggiunse rassegnato.
Effie si voltò di tre quarti, per guardarlo meglio e sorrise “Però c’è una cosa che mi ha colpito” Lui si tirò su dritto per avvicinarsi a lei “Una cosa che ho notato sta mattina” Lo sguardo interrogativo di lui la incitò a continuare. “Non prendermi per una stupida…” disse lei sorridendo, quasi come se la sua fosse un’idea ridicola, ma lui le appoggiò dolcemente una mano sulla sua, come a volerle dire che no, non l’avrebbe mai presa per una stupida. “Però c’era qualcosa nel suo sguardo, qualcosa nei suoi occhi… come una determinazione strana… come un fuoco particolare … una cosa insomma che mi ha fatto pensare che fosse diversa…” Haymitch le accarezzò il viso “Una cosa che, in qualche modo, mi ha ricordato te” Ammise in fine.
Lui rimase in silenzio, per qualche istante, ammirando la bellezza e la forza della donna, che nonostante tutto Capitol City non era riuscita a distruggere. Non ebbe il coraggio di ammetterle che quella strana determinazione, quel fuoco che lei vedeva in lui, i suoi occhi grigi non sarebbero mai stati all’altezza di quelli di lei. Pensò che nemmeno lo strato di trucco più pesante e le ciglia finte più lunghe e strane di Panem sarebbero mai riusciti a nascondere la bellezza dei suoi occhi.
D’istinto l’abbracciò. “Ci proverò Effie, farò tutti il possibile ...” Lei si strinse ancora di più nelle sue braccia “Lo so Haymitch, lo so.” 
Haymitch sciolse l'abbraccio e lei subito si gettò sulle sue labbra per rubargli un bacio prima che si allontanasse troppo. Lui rispose, felice dell'iniziativa della ragazza. "Ti sono mancato eh?" rise lui, tra un bacio e l'altro. "Ti capisco zucchero" disse senza mai interrompere sul serio il contatto "Anche io mi sarei mancato" In risposta sentì un morso sulle labbra " Hei non diventare violenta!" Scattò in piedi lui. Effie scherzosamente lo guardò con aria infuraiata e si alzò dritta davanti a lui " Anche io mi sarei mancato?" disse lei imitando la sua voce. "Dai zucchero, sono solo sincero.." continuò lui ammiccando, allungando una mano per cingerle i fianchi. L'accompagnatrice però di scatto girò i tacchi e si avviò verso l'uscita "Te ne vai così?" rimase immobile lui, sopreso, mentre lei varcava la soglia per uscire dal vagone. "Bu onanotte Hayimitch!" urlò lei dal corridoio, fingendo un tono offeso, sforzandosi di non sorridere. Lui si affacciò alla porta del vagone "Ok anche tu mi sei mancata contenta?" urlò lui. "Buonanotte!" rispose lei, sempre senza voltarsi, lasciandosi scappare una risata, mentre entrava nella sua stanza, in fondo al corridoio. Haymitch sorrise. "Buonanotte anche a te zucchero" disse tra se e se sorridendo, avviandosi a sua volta verso la propria camera da letto.
 

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Capitolo 14
*** edizione 74 pt.2 ***


Ciaooooo a tutti! 
si, come vi dicevo ho già dei capitoli pronti quindi rispunterò ancora per un po' (:
il vistro parere è sempre gradito, fatemi sapere cosa ne pensate
Questo è solo un piccolo capitoletto di passaggio, spero comunque sia di vostro gradimento :-*
in settimana posterò il prossimo, a presto! 
buona lettura 
 
Effie guardava distrattamente fuori dal finestrino quando due mani forti le presero le spalle e una raffica di bacini sgraziati le piovve sulla guancia “La tua barba punge!” Urlò lei in risposta, voltandosi verso l’uomo “Buongiorno anche a te zucchero!” Disse lui sorridendo, rubandole un veloce bacio a stampo prima di andare a sedersi al tavolo della colazione. “Non sei ancora vestito?” lo riprese lei, notando con disappunto che indossava una vestaglia blu “Tra poco arriveremo a Capitol city e allora ...” Hayimitch alzò gli occhi al cielo “Mi sono appena svegliato dai!” la interruppe con un tono esasperato, quasi sembrasse una supplica. Effie si volto irritata “Mi avevi promesso che ti saresti comportato bene!” Lui alzò una mano in segno di fermarla “Alt! Io ti ho promesso che avrei fatto del mio meglio, non che mi sarei comportato bene!”  L’accompagnatrice sbuffò un “Sei una causa persa” tornando a guardare fuori dal finestrino, quando incrociò il suo riflesso nel vetro “Haymitch Abernathy mi hai sbavato il trucco!” disse con voce stridula, aprendo velocemente la borsetta, cercando pennellino e specchietto per sistemarsi. Lui stava per ribattere quando Peeta entrò nel vagone ristorante.
“Buongiorno caro!” Gli disse Effie sorridendo, “Buongiorno” rispose lui educatamente. Haymitch gli fece un cenno con la testa e lo invitò a sedersi, indicando il posto di fronte a lui. Il tributo si avvicino timoroso, aveva un sacco di cose da chiedere al suo mentore, ma francamente temeva in parte la sua reazione.
“Avanti, cosa vuoi sapere” Lo incitò lui. A quel punto il ragazzo si sciolse e iniziò a chiedergli qualche indicazione. Effie sorrise nel vedere che Haymitch provava a dare qualche consiglio su come sopravvivere al ragazzo.
D’un tratto una voce femminile interruppe la loro conversazione “Quale è un buon modo per farsi ammazzare?” Katniss era entrata nella stanza “Oh che gioia!” Haymitch la salutò sarcastico “Perché non provi a unirti a noi?” La ragazza si avvicinò al tavolo mentre lui la informò sull’argomento della conversazione “Stavo giusto dando qualche consiglio salvavita”
Mentre Peeta era stato più educato e timoroso lei affrontò Haymitch con aria di sfida. Effie scosse la testa tra sé e sé, pensando che quei due si sarebbero punzecchiati fino all’inizio dei giochi. D’altronde quando Haymitch si impegnava riusciva davvero a essere insopportabile, e la ragazza sembrava essere altrettanto testarda; l’accompagnatrice sorrise ripensando che forse aveva visto lungo, forse erano solo troppo simili per andare d’accordo.
Il mentore chiese per l’ennesima volta la marmellata alla ragazza quando lei infilzò un coltello nel tavolo a mezzo centimetro dalla sua mano
Effie sussultò “Quello lì è mogano!” Poi lanciò un’occhiataccia al mentore prima di tornare a sistemarsi il trucco
Haymitch, che non sembrava minimamente sconvolto dal fatto di essere quasi stato infilzato, sorrise compiaciuto e accusò Katniss dell’assassinio di una tovaglietta.
“Veramente vuoi sapere davvero come rimanere viva?” Disse sorprendendola “Trova il modo di piacere alla gente”
Mentre Haymitch spiegava ai ragazzi la questione degli sponsor Effie, che conosceva il mentore, sentì nelle sue parole un tono di preoccupazione.
La ragazza sembrava sveglia, e aveva anche ottimi riflessi a giudicare dallo spettacolino col coltello, ma come loro ben sapevano gli Hunger Games erano un show, uno spettacolo televisivo. E il caratteraccio della ragazza forse poteva far colpo su Haymitch, anche se lui non lo avrebbe ammesso, ma non sugli abitanti di Capitol City.
 
Arrivati alla capitale Peeta si alzò sorpreso dalla sfarzosità di quest’ultima, salutò i capitolini dal finestrino e invitò Katniss a unirsi a lui
La ragazza rimase immobile accanto al mentore, come pietrificata dalla situazione
“È meglio tenere il coltello” suggerì Haymitch serio “Lui sa il fatto suo” le disse, indicando Peeta.
Effie chiuse gli occhi per un secondo e fece un profondo respiro. “Si comincia” sussurrò a bassa voce a se stessa. Si alzò in piedi, e cercò lo sguardo del mentore come a trovare conforto. Quando gli occhi di Haymitch incrociarono i suoi si sentì come sollevata, consapevole che non sarebbe stata da sola ad affrontare tutto quello che sarebbe accaduto da quel momento in poi. Sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi “Katniss, Peeta, benvenuti a Capitol City!”
Mancava qualche giorno all’entrata dell’arena, ma loro lo sapevano bene che già dal momento in cui avrebbero messo piede sul suolo capitolino i giochi sarebbero iniziati.
 

 

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Capitolo 15
*** edizione 74 pt.3 ***


Hola
spero davvero tanto questo capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate! a brevissimo il prossimo!!
Buona lettura!

La sfilata della presentazione si era appena conclusa e Katniss e Peeta avevano chiaramente ottenuto un grande successo.
Haymitch raggiunse Effie e Cinna all’uscita degli spalti, dove lo aspettavano per tornare a raggiungere i tributi.
Effie era su di giri per lo spettacolo e continuava a congratularsi con Cinna “Stupendo, stupendo!”
A suo malgrado anche il mentore doveva ammettere di essere rimasto stupito dal lavoro che era stato fatto, l’idea era stata geniale e sicuramente i ragazzi erano stati notati.
Haymitch fece un cenno d’approvazione allo stilista, aveva capito subito che quell’uomo non era uno stupido, Cinna mormorò un “grazie” come risposta.
“Orsù, andiamo! I ragazzi ci aspettano!” Disse l’accompagnatrice avviandosi a passo svelto verso l’arrivo dei tributi
“È stato straordinario!” esordì Cinna, una volta raggiunti i ragazzi “A questo punto non si parlerà d’altro che di noi!” aggiunse Effie entusiasta.
“Ma che bravi” Il mentore si unì al coro col suo solito tono di sarcastico, anche se sapeva benissimo che lo scopo era stato pienamente raggiunto,non voleva in alcun modo fingersi impressionato dalla cosa
Katniss lo guardò con tono di sfida “Sicuro che puoi stare vicino a una fiamma?”
“Fiamma finta” Sorrise lui. “E tu sicura che ...” Effie pregò che Haymitch si ricordasse di essere lui l’adulto in quella situazione, ma lui si bloccò di colpo
Aveva visto che il tributo del primo distretto puntava a Katniss e Effie notò il suo sguardo preoccupato.
Quello sguardo era chiaro, punta ai ragazzi, come a volerli avvisare che quello spettacolo non era bastato, loro sarebbero stati i primi sulla sua lista.
Haymitch suggerì di salire e l’accompagnatrice si costrinse a dimenticare quello la preoccupazione che aveva visto sul volto del mentore e recuperò il suo sorriso per presentare l’attico ai suoi tributi.
“Bene, le vostre stanze sono di qua!” Disse facendo strada “Perché non vi rinfrescate un pochino prima della cena?” suggerì in fine indicando la direzione a Katniss e Peeta che accettarono l’invito molto volentieri.
Rimasti soli Effie si voltò verso il mentore “Wow, hanno fatto colpo” esclamò felice lei.
“Fin troppo” asserì Haymitch facendosi serio “Saranno le prede più ambite” disse poi con tono preoccupato, si avvicinò al tavolo, tirò fuori la fiaschetta dal gilet e versò il liquido ambrato con in un bicchiere “Saranno solo i primi che verranno fatti fuori”
L’entusiasmo della ragazza si spense tutto d’un colpo “No, ti impedisco categoricamente di comportarti come al solito” disse secca, mentre lui buttava giù tutto d’un colpo il contenuto del bicchiere. Haymitch la guardò contrariato “Io…” continuò lei, sottolineando il soggetto “non ti permetterò di arrenderti subito come al solito”
Il mentore sembrava sorpreso dalla reazione della ragazza “Cosa intendi dire scusa?” chiese immediatamente con tono irritato.
“Intendo dire che mi hai fatto una promessa” rispose Effie.
Odiava vederlo in quel modo, abbattuto, pessimista. Le aveva promesso che ci avrebbe provato sul serio quella volta e per lei questo significava sperare, almeno un po’, di riportare a casa almeno uno dei ragazzi.
Sapeva che questo gli avrebbe fatto bene, desiderava che quella speranza lo avrebbe alleviato almeno un po’ dal dolore che si portava dentro.
Haymitch le scoppio a ridere in faccia, una risata sarcastica e arrabbiata “Davvero Effie?” disse poggiando il bicchiere al tavolo. “Davvero hai intenzione di addossare la colpa a me?” sbottò lui, visibilmente arrabbiato.
“Non è quello che sto dicendo!” Effie cercò di mantenere la calma
“Ah si?” Haymitch sembrava furioso “Perché sembra che tu stia dicendo che tutti gli altri sono morti per colpa mia!”
Effie rimase come pietrificata, non lo aveva mai visto così arrabbiato, ma la cosa che peggiore si scoprì ferita dalle sue parole. Non riusciva a capacitarsi che Haymitch credesse che lei potesse addossargli qualche colpa. Aveva completamente stravolto il senso delle sue parole. Come poteva credere che lei pensasse una cosa del genere? “Io ...” sussurrò, mentre le lacrime minacciavano di uscire da un momento all’altro
“Tu pensi davvero che io non ci abbia provato?” Urlò “Tu pensi che i volti di tutti quei ragazzi non mi tengano sveglio la notte senza che tu venga a dirmi quanto debba sentirmi in colpa?” Strinse i pugni “Tu pensi davvero dipenda da me?”
Effie decise di farsi forza e rispondere a tono, mandò giù il magone e rispose “Io penso solo che tu sia infinitamente migliore di quello che fingi di essere…”
Haymitch si ammutolì. “E sai benissimo quello che intendevo, sai benissimo che non ti ho mai incolpato di nulla” continuò lei “Tu mi fai fatto una promessa, la promessa di provarci sul serio, e ora mi stai dicendo che non credi già più in quei ragazzi” Effie scosse la testa “Tu hai sempre cercato tutti gli sponsor possibili, ma le altre volte avevamo perso in partenza, era chiaro! Questa volta…” Fece un respiro per calmarsi “… io dico solo che se non ci crediamo noi per primi non ce la faranno mai, e non voglio vederti pessimista, perché credo che questa volta possiamo farcela, questa volta i nostri sforzi potrebbero non essere vani! Questo intendevo, semplicemente questo.” Haymitch era ancora in silenzio davanti a lei “Ma tu preferisci far finta di essere un ubriacone buono a nulla, preferisci far finta di non capire, preferisci far finta che io non capisca!” Effie non riuscì più a trattenere le lacrime “Ma questo discorso lo abbiamo già fatto Haymitch, e credevo che ormai tu avessi compreso…”
Le lacrime scorrevano libere sulle guance della ragazza “…che tu, almeno ai mei occhi, sei meglio di così, di quello che vuoi far credere” si asciugò le lacrime con la mano “E non sai quanto odio vederti abbattuto, rassegnato, per vinto… perché tu sei molto più forte di così” Effie singhiozzò “E sai che ci tengo a salvarli, lo sai… ma tutto questo, che andasse bene, lo vorrei anche per te… perché non ti meriti tutto quel dolore”
Lui era ancora immobile davanti a lei, rimase immobile a guardarla finché non smise di piangere e immobile la guardò andare via.

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