Sette giorni. di Layla (/viewuser.php?uid=34356)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1)Tempo di cambiamenti ***
Capitolo 2: *** 2) Vivi un po'! ***
Capitolo 3: *** 3)Il cielo sotto il mare. ***
Capitolo 4: *** 4)L'aurora boreale ***
Capitolo 5: *** 5)La mia vita mi stava conducendo da te. ***
Capitolo 1 *** 1)Tempo di cambiamenti ***
1)Tempo di cambiamenti
Dicono che il tempo non faccia
sconti a nessuno, che
passi inesorabile come le maree del mare, l’eterna
successione delle stagioni
su questa terra e i cicli lunari.
Da viva credevo che avrebbe fatto un’eccezione per me, ma
mi sbagliavo: il tempo e la morte non fanno eccezioni per nessuno,
nemmeno per
una come me.
Sono Elsa, la regina del regno di Arendelle, e sono morta
due secoli fa.
Tre anni dopo la mia incoronazione mia sorella Anna e
Kristoff si sono sposati, è stata una cerimonia molto
toccante a cui ha
partecipato tutto il regno. Anna è sempre stata una persona
molto amata, per
anni non ha dovuto costruirsi una barriera attorno per evitare che
qualcuno
scoprisse che avesse dei poteri magici. Che poi è stato
inutile frenarsi tanto
a lungo, quando i miei poteri sono esplosi hanno regalato al regno di
Arendelle
quella che è la madre delle tempeste di neve e un paragone
irraggiungibile per
ogni inverno. Esiste persino il detto: “Questo inverno
è freddo, ma non come
quello della regina.”e lo usano anche adesso che il mio nome
è sparito nelle nebbie
della storia. E l’ho fatto in piena estate, una bella
impresa, vero?
Torniamo al matrimonio, oltre a tutta Arendelle è
arrivata una delegazione da Corona, che comprendeva anche mia cugina,
la
principessa Rapunzel e suo marito, il principe Eugene. È
stato molto bello
trascorrere del tempo con loro e iniziare a intessere dei legami di
amicizia.
Da allora a anni alterni Rapunzel è venuta ad Arendelle e
io e Anna siamo andate a Corona, almeno per un po’. Due anni
dopo il matrimonio
Anna è rimasta incinta e io ho iniziato a stare male, avevo
quello che adesso
chiamerebbero un cancro, ma allora la medicina non era così
avanzata e i
dottori non sapevano cosa fare.
Anna e Kristoff mi portarono dai troll per la seconda
volta nella mia vita e questa volta il loro capo scosse la testa, il
mio malessere
era così esteso che nemmeno i suoi poteri potevano guarirlo,
mi disse che avrei
visto nascere la mia prima nipote e sarei morta.
Anna pianse e molto, piansi anche io, piangemmo insieme,
perché stavamo imparando che il destino non si
può cambiare quando è scritto in
modo così definitivo. Visto che mi rimanevano pochi mesi di
vita, partii per
Corona da sola, rimasi qualche tempo da Rapunzel per dirle addio e
chiederle di
mantenere un rapporto di amicizia con mia sorella perché le
sarebbe servito.
Tornai in patria per il parto di Anna e per raccomandare a Kristoff di
proteggere e amare per sempre mia sorella. Nacque una bambina, venne
deciso di
chiamarla Elsa in mio onore. Due giorni dopo morii.
Ci fu un’imponente funerale, mi piansero in molti, alla
fine ero riuscita a diventare una regina amata, Anna più di
tutti. Rischiò di
non occuparsi di Elsa perché era troppo depressa a causa
mia, solo la
testardaggine di suo marito e un piccolo aiuto del destino la
salvarono. Il mio
spirito non è andato né in inferno né
in paradiso, è rimasto ad Arendelle nel
castello di ghiaccio che avevo costruito.
Mia sorella è venuta a trovarmi quasi ogni giorno fino a
che la vecchiaia e la morte non hanno colto anche lei e dopo di lei
sono venute
ancora le regine e i re di questo regno per almeno due generazioni. Ero
diventata lo spirito guardiano di Arendelle e pensavo che lo sarei
rimasta per
sempre, ma, come ho già detto, il tempo passa per tutti.
Anche le nazioni e i
regni cambiano, quello che si credeva immutabile sparisce, Arendelle
è stata
annessa alla Norvegia e adesso è solo una regione di una
realtà più estesa.
Io sono rimasta nei ricordi della gente solo come la
regina delle nevi, la responsabile di tutte le bufere di neve insieme a
Jack
Frost, solo che lui è trattato come una credenza simpatica,
di me hanno paura.
È da allora che gli anni hanno iniziato a diventare
lunghi e amari.
Ho passato il mio tempo a riparare il castello e a
riempirlo di sculture di ghiaccio, che poi distruggevo per fare posto a
quelle
nuove e – ovviamente – a creare tempeste. Nessuno
crede più in me, il mio
castello è così isolato che non lo raggiunge
più anima viva, mi chiedo perché sono
ancora in questo mondo.
Ho protetto il mio regno fino alla fine, non è arrivato
il momento di avere un po’ di pace e rivedere i miei cari?
Lo chiedo alla luna ogni tanto e ho l’impressione che
brilli più forte in risposta alla mia domanda, come se mi
chiedesse di
aspettare ancora un po’ che poi avrò tutte le
risposte.
Anche oggi sto intagliando una scultura, rappresenta
Anna, Kristoff, me e un uomo che è ancora senza volto,
dovrebbe essere quello
che amo, ma la mia vita è stata così breve che
non l’ho mai incontrato e mi
sono limitata a sognare l’amore.
All’improvviso sento bussare alla porta, ma non gli do
peso, a volte il vento dà questa impressione oppure la mia
mente torna ai
giorni in cui qualcuno veniva ancora in questa landa desolata.
Poco dopo il rumore si ripete e il mio cuore salta un
battito: qualcuno sta proprio bussando alla porta, chissà
chi è?
Abbandono il mio lavoro e vado ad aprire il portone un
po’ in ansia, sarà un’escursionista che
si è perso?
Davanti a me c’è un ragazzo che sembra avere circa
la mia
età, forse qualche anno più giovane, scalzo, che
indossa un paio di pantaloni
marroni stracciati sopra la caviglia, una felpa blu smorto con decori
bianchi a
forma di fiocco di neve. Ha in mano un bastone che termina in un
semicerchio,
ha i capelli bianchi e gli occhi più azzurri che abbia mai
visto.
“Chi sei?”
Lui mi sorride.
“Dovresti conoscermi, ci nominano insieme quando una
tempesta di neve arriva.”
Io spalanco gli occhi.
“Jack Frost?!”
“Esatto! Dovresti conoscermi visto che siamo complici
durante le tempeste di neve.”
Io corrugo le sopracciglia.
“Io non sono tua complice nelle tempeste, fai tutto da
solo, io me ne sto qui buona nel mio castello a intagliare
sculture.”
“Esattamente come Edward Mani di Forbice.”
Io inizio a sentirmi a disagio.
“Cosa vuoi, Jack?
Non dirmi che è una visita di cortesia perché
negli
ultimi duecento anni mi hai ignorato come non esistessi.”
“Ehy! Eri una pericolosa rivale in fatto di tempeste di
neve! La gente ricorda ancora la tua, ma nessuna delle mie. In ogni caso hai ragione, non sono
venuto qui per fare
il bravo vicino, sono qui in veste ufficiale di guardiano.”
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
Gli chiedo perplessa, non mi sembra di aver violato nessuna regola.
“No, stai calma.
Solo, gli altri guardiani vorrebbero parlare con te, ma
non è nulla di grave.”
“Se lo dici tu… E come ci arrivo dagli altri
guardiani?”
“Seguimi.”
Lui si libra nel cielo con grazia.
“Jack Frost! Torna qui!”
Lui si volta perplesso.
“Io non so volare, come faccio a seguirti?”
“Certo che sai volare, solo che ancora non lo sai.”
Il mio sopracciglio si alza ancora un po’, lui invece crea
una palla di neve,
ci soffia sopra e poi me la lancia addosso, inaspettatamente scoppio a
ridere.
“Beh?! Questo dovrebbe farmi volare?”
“Esatto, baby. Adesso provaci.”
Io provo a saltare e incredibilmente riesco a rimanere ferma a
mezz’aria.
“Seguimi.”
Io lo faccio e iniziamo a volare sopra Arendelle diretti verso nord.
“Come hai fatto?”
“A fare cosa?”
“A farmi volare.”
Lui rimane un attimo pensieroso.
“Vedi, ogni guardiano ha un suo centro. Qualcosa che
è la
sua essenza ultima e che viene scelta dall’Uomo della Luna
come importante e
rappresentativa di una certa festa. Il mio centro è il
divertimento, sono un
guardiano perché so far ridere i bambini. Tu avevi dentro di
te il potenziale
per sbloccare il tuo potere, ma visto che non ti lasci mai andare non
ci
saresti mai riuscita. Io ti ho fatto lasciare andare.”
“Ti sbagli. Io so lasciarmi andare, la vecchia Elsa, quella
prima della
tempesta era così, ora sono diversa.”
Lui mi sorride triste.
“Elsa, essendo rimasta così tanto tempo da sola e
spaventata dalla
possibilità che qualcuno scoprisse il castello sei tornata a
essere la vecchia
Elsa. Certo, usi i tuoi poteri, ma il tuo cuore è tornato
ostaggio della paura,
esattamente come prima della tempesta.”
“NO!”
“Sì, pensaci! Quando è stata
l’ultima volta che ti sei sentita felice?”
Questa volta sono io a rimanere in silenzio.
“Quando l’ultimo re di Arendelle è
venuto da me, ma è
stato tanto tempo fa.”
“Vedi?”
“Adesso hai paura che ti scoprano e ti trattino come un
animale da esporre allo
zoo.”
Io non dico nulla, ma in cuor mio so che ha ragione e la cosa mi
spaventa un
po’: odio sentirmi vulnerabile.
Dopo qualche ora di volo arriviamo al polo nord e vedo la
leggendaria residenza di Babbo Natale, atterriamo, Jack entra dopo aver
salutato cordialmente i big foot che sorvegliano il posto. Io rivolgo
loro un
cenno, intimidita.
“Non avere paura, sono bravi. Sono spaventosi, ma molto
bravi.”
“Va bene.”
L’agitazione inizia a salire, tra poco incontrerò
i guardiani, come sarà?
È proprio vero che
quando sei in ansia il tempo non passa
mai e memorizzi ogni dettaglio.
Ad esempio noto che sono i big foot a costruire i
giocattoli e non gli elfi, come si è sempre creduto. I big
foot sono gentili,
creativi e creano i giocattoli più belli che io abbia mai
visto, uno sta
dipingendo con minuziosità dei robot giocattolo. In quanto
agli elfi sonno
butte creaturine con un grandissimo capello rosso che termina in un
campanellino, braccia e gambe piccole e non sono bravi con i
giocattoli, fanno
strani esperimenti con le luci di Natale o sfrecciano con piatti pieni
di
biscotti.
Finalmente Jack apre una pesante porta di legno decorata
con dei vetri colorati ed entriamo in una grande stanza, con al centro
un globo
su cui brillano delle luci.
“Ogni luce è un bambino che crede in noi, il
nostro
compito è proteggerli.”
“Capisco, ma non capisco ancora perché sono
qui.”
Dico alzando il volto verso la grande apertura sul tetto, da cui si
vede la
luna, Jack mi sorride inesplicabile.
Da quello che ho sentito dire è un chiacchierone, ma oggi
non sembra aver voglia di parlare o non può farlo.
“Adesso lo saprai!”
Mi dice una voce tonante alle mie spalle, un uomo corpulento con una
lunga
barba bianca entra nella stanza seguito da altre figure.
“Babbo Natale.”
Sussurro, ma non è come me lo aspettavo.
Ha la barba e la pancia canonici, ma è anche pieno di
tatuaggi.
“Sì, ma chiamami Nord, per favore.”
“Va bene. Io sono.. ero Elsa, regina di Arendelle.”
“Adesso ti presento gli altri.”
Una ragazza dal volto umano e dal corpo ricoperto da piume multicolori
si
avvicina.
“Io sono Dentolina, la fatina dei denti.”
Mi controlla la dentatura, il che è parecchio imbarazzante.
“Oh, è come la ricordavo! Bianca come la neve
esattamente
come quella di Jack.”
“Cosa?!”
Jack ride.
“Dentolina controlla i denti a tutti, deformazione
professionale, il suo ruolo però non si ferma a lasciare
soldi sotto il
cuscino, raccogliendo i denti raccoglie anche i ricordi più
belli
dell’infanzia.”
“Ci sono anche i miei?”
“Sì, vuoi vederli?”
“Con calma, Dentolina.”
Un gigantesco coniglio che sembra un canguro si avvicina a noi.
“Io sono Calmoniglio, il coniglio di Pasqua.”
“Oh, ti immaginavo diverso.
Sai, piccolo e tenero, non un colosso…”
“Non dire che sembro un canguro.”
Jack ride.
“Ok, allora non lo dirò.
E lui chi è?”
Dico indicando un buffo ometto fatto di sabbia dorata, che si inchina.
“Lui è Sandman…”
“L’Omino del Sonno! Mia madre mi raccontava sempre
di te, grazie per avermi
regalato tanti bei sogni, ti posso abbracciare?”
Lui sembra arrossire, ma poi annuisce e io lo stringo a me, sembra di
abbracciare un caldo marshmallow sabbioso.
“Fatte le presentazioni, ti chiederai come mai ti abbiamo
chiamata qui.”
“Sì, me lo sono chiesta. Ho violato qualche
regola?”
“No. Come saprai Jack è diventato da poco
guardiano, così ci sono delle
persone che credono in lui e lo possono vedere, quindi ha bisogno di
aiuto.”
“In pratica dovrei scatenare tempeste di neve come lui?
Non se ne parla, non voglio diventare irresponsabile come
lui.”
Calmoniglio se la ride.
“Questa ragazza a più cervello di te,
Jack.”
“Hey! Hai mai sentito parlare di “Chiuso per
neve”?”
“No, perché grazie a questo maledetto potere sono
stata educata privatamente e
che nevicasse o meno era indifferente.”
Jack alza gli occhi al cielo.
“Non sai cosa ti sei persa.”
“Nulla di speciale, credo.”
“Dovresti parlare con un mio amico, Jamie, te lo
spiegherebbe.”
“Domani, potreste andarci.”
Interviene Nord.
“Io ho detto di no.”
“L’Uomo della Luna ti ha scelta.”
“E chi sarebbe?”
“L’entità che ha creato i
guardiani.”
“Potrebbe essersi sbagliato.”
“Sì, potrebbe. Sai come faremo a scoprirlo?
Per una settimana aiuterai Jack e poi vedremo.”
Io vorrei protestare, ma penso sia meglio non inimicarseli tutti.
“E adesso festeggiamo!”
Immediatamente i piccoli elfi appaiono con piatti di cibo e tutti
iniziano a
mangiare, io mi siedo in un angolo, sentendomi a disagio, non parte del
gruppo.
Cosa ci faccio qui?
All’improvviso qualcuno si siede vicino a me, è
Nord con
in mano un paio di biscotti.
“Ne vuoi uno?”
“No. E poi gli spiriti non mangiano.”
“Vero, ma i biscotti sono buoni e anche gli spiriti possono
mangiare.”
Io non dico nulla.
“Qual è il problema?”
“Cosa ci faccio qui? Io non ho senso qui e non posso aiutare
Jack, lui se la
cava bene da solo, non ha bisogno di un’aiutante.”
“E sei felice nel tuo castello?”
“Almeno mi sento a casa e m sento vicino alle persone che ho
amato.”
Lui si alza.
“C’è molto più di questo al
mondo e lo imparerai.
Fidati di me.”
Io alzo un sopracciglio.
“Lo sento in mia pancia!”
Mi dice con un sorriso prima di alzarsi.
Se lo dice lui… Io non sono per nulla convinta.
Ok, è Babbo Natale, ma cosa c’entra la sua pancia
con le mie paure?
Immagino che lo scoprirò domani.
La mattina dopo mi sveglio in un
letto che profuma di
pulito, in una stanzetta molto accogliente con una finestra che
dà su di un
lago ghiacciato.
Oggi non nevica e i riflessi del sole rendono questo
posto magico, poi mi
rendo conto di dove
sono e mi dico che probabilmente questo posto è magico di
suo.
Mi vesto e mi pettino, poi attraverso un labirinto di
corridoi arrivo alla sala dove ero ieri, ci sono solo Jack e Nord.
“Gli altri se ne sono andati, hanno i loro impegni,
soprattutto Dentolina e poi tu accetterai il tuo incarico solo tra una
settimana.”
“Forse.”
Faccio presente io, non sono convinta che accetterò di
fare quello che mi dicono.
“Va bene, adesso mangia.”
Mi siedo al tavolo e i minuscoli elfi ci servono la colazione fatta di
latte
caldo e biscotti allo zenzero, ottimi devo dire.
Finita la colazione Jack si stiracchia e poi prende il
suo bastone.
“Forza, principessa, andiamo.”
“Preferirei che mi chiamassi, Elsa.”
“Va bene, principessa.”
Io alzo gli occhi al cielo e lo seguo mentre vola via dalla residenza
di Nord,
giù verso il Canada. Lui ride per tutto il tempo, lanciando
ogni tanto lampi
dal suo bastone che creano tempeste di neve e quando vola basso sulle
città
tocca a caso fili del telefono, tetti e strade, creando brina, vento e
scompiglio.
Qualcuno scivola e qualcuno perde dei fogli.
“Sicuro che quel tizio non si sia fatto male?”
Gli chiedo osservando un uomo che è scivolato sul ghiaccio
creato da lui.
“No, avrà il sedere che gli darà
fastidio per un po’, ma
nulla di più.”
“Jack, se dovesse scivolare una persona anziana potrebbe
farsi male sul serio.”
Jack si ferma, si volta verso di me e mi fronteggia.
“Lo so, Elsa, lo so. Cerco di stare attento a queste cose
anche se a te non sembra.”
“Se lo dici tu, a me sembri solo un irresponsabile.”
Lui alza gli occhi ali cielo.
“Ti sei mai divertita in vita tua?”
“Costruire il castello è stato divertente e anche
organizzare le feste di
compleanno di Anna.
Beh, finché è durato.”
“Cosa vuoi dire?”
“Sono morta giovane, di cancro. Anna e Rapunzel, mia cugina,
hanno tentato di
farmi divertire fino alla fine, ma non ti diverti molto con la
prospettiva di
dover lasciare tutto davanti a te.”
“L’hai guardata nel modo sbagliato. Proprio
perché avevi poco tempo davanti
dovevi goderti il tutto.”
“E tu come sei morto?”
“Sono caduto in un lago ghiacciato per salvare la mia
sorellina.”
Io lo guardo senza capire.
“Io e la mia sorellina stavamo pattinando su un lago
ghiacciato, una cosa che avevamo fatto mille volte prima di quel
giorno, solo
che all’improvviso il ghiaccio sotto di lei ha cominciato a
creparsi.
Le ho fatto credere che stessimo giocando a campana e
quando è arrivata abbastanza vicino a me, l’ho
presa con il bastone e l’ho
spinta lontano, solo che il ghiaccio si è rotto sotto di me
e io sono caduto
nel lago.
Non so quanto tempo sono rimasto là sotto, so solo che a
un certo punto mi sono svegliato, sono riemerso, l’uomo della
luna mi ha
parlato e io sono tornato al mio villaggio. Nessuno mi vedeva
però e avevo
questi poteri magici.”
“Capisco.”
“Siamo quasi arrivati.”
Atterriamo in una piccola cittadina degli Stati Uniti,
accanto a una casetta molto carina.
“Sei sicuro che sia prudente atterrare qui? La gente
può
vederti.”
“Sono atterrato a posta qui perché
c’è una persona che devi conoscere.”
“Jack!”
Urla una voce infantile, poi un ragazzino di circa dieci anni con i
capelli
castani abbraccia Jack.
“Ciao, Jamie.
Come stai?”
“Bene, oggi era chiuso per neve. Niente scuola!”
Jack gli sorride complice.
“Come mai sei qui?”
“Volevo farti conoscere una persona.”
Jamie si guarda intorno.
“Io non vedo nessuno, Jack.”
“È qui accanto a me, ti devi solo concentrare un
po’ per
vederla. Hai presente la Regina delle Nevi?”
Lui annuisce.
“Ecco, pensa a lei e poi forse la vedrai.”
Lui chiude gli occhi e quando li riapre li spalanca
subito dopo.
“Jack, c’è una ragazza accanto a te,
vestita elegante
anche. È la tua fidanzata?”
“No, lei è Elsa, la regina delle nevi.”
“Ciao, Jamie.”
Gli dico un po’ incerta.
“Ciao! Sei la ragazza di Jack?”
“Che? No!”
Lui ride come un matto e Dio solo sa perché.
“Jack si è trovato una ragazza, ma è
troppo timido per
ammetterlo!”
Punta un dito verso di noi e ride di nuovo.
“Jamie, smettila o la mia amica se ne andrà o,
peggio
ancora, mi trasformerà in una statua di ghiaccio.”
Il ricordo doloroso di quando mia sorella si è
trasformata in una statua per colpa mia mi colpisce
all’improvviso.
“No, non penso che lo farò.”
Dico piuttosto fredda.
“Ma potrei andarmene.”
“Elsa, va tutto bene?”
“Sì, perché?”
“La tua voce è più fredda dei ghiacciai
del polo nord.”
Io scuoto le spalle, non intendo di parlare di quello che è
successo a lui, non
mi sembra il tipo.
“Senti, facciamo un giro per la cittadina?
Ti va? Jamie può accompagnarci.”
“Va bene.”
Dico ancora piuttosto fredda.
In questo momento vorrei essere ancora nel mio castello,
non in compagnia di questo ragazzo, ma i guardiani hanno deciso
diversamente.
“Vedrai che ti divertirai.”
Mi dice Jamie.
“Oggi è scesa un sacco di neve, grazie a
Jack.”
È così entusiasta che non ho il coraggio di
dirgli che
sono vissuta in un paese dove nevica sei mesi l’anno, almeno
il doppio di qui.
“Vedremo.”
Insieme ci avviamo lungo il marciapiede del quartiere, che sembra una
zona residenziale molto carina, anche la cittadina sembra dare questa
sensazione o
forse è la neve.
La neve rende tutto più pacifico e magico, di solito.
Che Dio me la mandi buona.
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Capitolo 2 *** 2) Vivi un po'! ***
2) Vivi un po'!
Mi manca il mio castello.
Mi mancano le mie statue e l’uomo senza volto che
scolpisco continuamente, in questo momento vorrei essere ad Arendelle,
invece sono
in un paesino americano con Jack Frost e un ragazzino di nome Jamie a
passeggiare.
Sono scesi circa una quarantina di centimetri e il cielo
è ancora caliginoso, probabilmente nevicherà
ancora visto che lo spirito
dell’inverno cammina accanto a me.
Jamie si ferma all’improvviso davanti a un parco,
costringendo anche noi a fermarci, e alzando lo slittino che ha
sottobraccio.
“Sentite, io vado a giocare con lo slittino. Ci vediamo
dopo e… Jack, portala a bere una cioccolata o qualcosa del
genere, alle ragazze
piace.”
Se ne va sempre ridendo e lasciandoci soli.
“Scusalo, è un bravo ragazzo, ma sta crescendo e
si sta
interessando alle ragazze…”
Io non ascolto nemmeno quello che dice, la mia attenzione
è calamitata da una ragazza dai capelli rossicci, tagliati a
caschetto che
indossa un cappotto nero.
“Anna…”
Sussurro e faccio per raggiungerla, ma Jack mi trattiene per un polso.
“Lasciami, devo andare da mia sorella.
Perché non mi hai detto che era ancora viva?”
“Per prima cosa, lei non ti può vedere.
Secondo: non è tua sorella.”
Io mi volto verso di lui inviperita.
“Come fa a non essere mia sorella? È identica a
lei!”
“Sì, e si chiama Anna anche lei, ma non
è tua sorella: è una tua discendente.
Dopo che Arendelle si è annessa alla Norvegia delle
famiglie appartenenti al ramo cadetto della famiglia reale si sono
trasferite
negli Stati Uniti.
Questa Anna non sa nulla di Arendelle o di essere
la discendente di una regina, né, tanto meno, ti
conosce.”
Io mi volto verso di lei e noto che un ragazzo alto e moro la
raggiunge, la
prende per mano, la bacia e poi cammina al suo fianco, la mano stretta
in
quella della sosia di mia sorella.
“Hai ragione. Anna non tradirebbe mai Kristoff.
Dio, sono passati duecento anni da quando lei era viva e
io quasi non me ne sono resa conto.”
Borbotto scossa, Jack mi fa sedere su una panchina.
“Aspettami qui.”
“Sì, ok.”
Dove vuole che vada?
Non conosco questo posto e non conosco più il mondo, non
so più nulla, le mie certezze si sono appena sgretolate.
Jack torna poco dopo con due bicchieri di carta e me ne
porge uno.
“Cos’è?”
“Cappuccino di Starbucks.”
“Starbucks?”
“È una catena di caffetterie, puoi fermarti a
prendere un
caffè o portarlo via.”
“Capisco.”
Ne bevo un sorso.
“Buono.”
“Bevilo con calma, Jamie sarà impegnato a lungo
con il suo slittino.”
“Come mai non sei andato con lui? Scommetto che ti piacciono
queste cose.”
“Sì,
ma oggi devo prendermi cura di te.”
“Grazie.”
Finisco di bere il mio cappuccino e mi sento meglio.
“Meglio?”
“Insomma. Più o meno.
Dai, andiamo al parco.”
“Sei sicura?”
“Al massimo passeggiamo o meglio io passeggio e tu raggiungi
Jamie e giochi con
lui a palle di neve o con lo slittino.”
Lui mi sorride e non dice nulla.
“Va bene.”
Buttiamo i nostri bicchieri ed entriamo nel parco, seguiamo un rumore
di voci
di bambini e troviamo Jamie e i suoi amici, stanno giocando a una
battaglia di
palle di neve, gli slittini lasciati in un angolo.
“Beh, io vado.
Sei sicura di non voler venire con me?”
“Sì, vai Jack.”
Lui si allontana e io seguo un sentiero che mi accorgo porta a un
laghetto
ghiacciato, io mi siedo su di una panchina e mi sento la persona
più sola al
mondo. Ho perso la mia famiglia, i miei amici, la mia ragione per
esistere.
Vorrei solo tornare al mio castello, ma sono obbligata a stare qui
dalla
promessa ai guardiani.
Ma in che modo posso aiutare Jack?
Lui sa scatenare tempeste di neve meglio di me, far
divertire le persone, io non so fare nulla di tutto questo o meglio so
scatenare una tempesta di neve, ma non so divertire le persone.
Sono sempre stata una persona seria e votata al dovere,
anni passati a nascondere il mio potere non mi hanno aiutata.
Nei pochi anni che ho trascorso da persona libera avevo
comunque un regno a cui badare, staccavo la spina solo quando andavo a
Corona.
Oh, erano bei tempi!
Mi ricordo i balli, i bei vestiti, la musica trascinante
dei valzer, ora non so nemmeno che musica si ascolti.
Quasi senza pensarci mi alzo e inizio a ballare
ricordandomi un’antica musica che suona solo per me, muovo le
braccia e le
gambe e intanto lascio che il mio potere fuoriesca creando eleganti
sbuffi di
ghiaccio che poi ricadono a terra, mentre canticchio la melodia.
Quando torno in me mi accorgo che ho disegnato una gelata
e che qualcuno sta applaudendo, Jack per la precisione.
“Complimenti, non credevo sapessi ballare.”
“L’ho imparato quando sono stata a Corona da
Rapunzel, all’inizio ero rigida
come un bastone, ma poi mi sono lasciata andare ed è stato
bellissimo.”
Dico con occhi sognanti.
“Adesso che musica ascolta la gente?”
Lui socchiude gli occhi e mi guarda.
“A me piace ascoltare pop-punk, ti farò sentire
qualcosa.”
“Ok.”
“Ti va di unirti alla nostra battaglia?”
“No, grazie.”
Mi volto e una palla di neve arriva dritta al centro della schiena,
solo che
invece di arrabbiarmi mi metto a ridere. Alzo le braccia sopra la mia
testa e
creo una palla di neve gigantesca, poi la scaglio contro Jack ghignando.
“E battaglia sia, Frost.
Ti pentirai di avermi coinvolto.”
“Oh, io non credo proprio. Voglio vedere la regina delle nevi
all’opera!”
Inizio a lanciare palle di neve contro tutti e vengo ricambiata, solo
che io ho
un asso nella manica, posso controllare la neve a mio piacimento.
L’unico che può contrastarmi è Jack e
lo fa divertendosi
come un matto e facendomi ridere di nuovo.
Il suono della mia risata mi sembra così strano sulle
labbra, ma anche piacevole.
Non credevo di potermi divertire e sta succedendo, chissà
perché.
Durante il pomeriggio io e Jack voliamo pigri sulla
piccola città.
“Scateniamo un po’ di neve?”
Mi chiede con gli occhi che brillano.
“Prima rispondi a una mia domanda.”
“A tutte quelle che vuoi.”
“Come hai fatto?”
“Fatto a fare cosa?”
Mi guarda senza capire.
“A farmi ridere oggi e a farmi coinvolgere nella
battaglia. L’ultima volta che ho giocato a palle di neve ero
una bambina e ho
giocato con Anna.”
“Te l’ho già detto, il mio centro
è il divertimento. So far ridere la gente con
le mie palle di neve, quando vengono colpite ridono e non si arrabbiano.
Si lasciano coinvolgere e finiscono per divertirsi a loro volta,
è per questo
che sono un guardiano.”
“E qual è il mio centro?”
“Non lo so, sta a te scoprirlo.”
Io sbuffo.
“Lo so, non è facile. Ci sono voluti trecento anni
prima
che lo capissi, ma alla fine ce l’ho fatta e da allora la mia
vita è
migliorata. Prima ero solo, senza amici, senza uno scopo. Volevo
disperatamente
che le persone credessero in me, che mi vedessero e non succedeva
mai.”
“Io ti vedevo.”
Lui si blocca all’improvviso.
“Da piccola, dopo l’incidente con Anna, ti vedevo.
L’ho detto ai miei genitori e si sono preoccupati
perché
pensavano avessi una specie di amico immaginario, poi ho smesso, ma
quando ero
una bambina ti vedevo.”
“Tu mi vedevi?”
“Certo. Gelavi tutto con il tuo bastone e creavi certi venti
gelidi che mi ricordo
ancora.
Prima indossavi un mantello marrone, ti chiamavo il
ragazzo delle nevi.”
“Come potevi vedermi se
non credevi in
me?”
Io creo un fiocco di neve con i miei poteri.
“Non lo so, ma penso sia perché io e te abbiamo
dei
poteri molto simili.
Poi ho smesso comunque e mi sono dimenticata di te fino
ad oggi.
Non ho minimamente pensato che quello che chiamavano Jack
Frost fosse il ragazzo che vedevo nella mia infanzia. Sai, avevo
iniziato a
credere ai miei e che tu fossi un’allucinazione.”
“Ma io sono vero ed ero vero anche allora.”
“Lo so, ma…”
Non riesco a finire la frase perché non mi viene in mente
una conclusione
decente.
“Cosa ne dici di scatenare una tempesta di neve?”
Dico per sviare il discorso.
“Ok.”
Mi dice lui pensieroso.
“Sai, prima di Jamie credevo che nessuno mi avesse mai
visto, ma tu mi hai appena dimostrato il contrario.”
“Scusa, forse non avrei dovuto dirtelo.”
“No, sono felice che tu l’abbia fatto, mi fa
sentire meglio.”
Sorride e vola più in alto.
Chi lo capisce è bravo!
Lui lancia un fiotto di ghiaccio contro le nuvole, io
alzo le braccia e subito una coltre di nubi da cui inizia a cadere neve
si
forma. Continuiamo così per un po’, fino a che il
paesaggio sotto di noi è
ancora più bianco di prima.
“Domani avremo un altro “chiuso per
neve”!”
Commenta soddisfatto, poi si lancia in picchiata e lo
seguo, passa in mezzo delle scale e al suo passaggio il vento si
scatena
facendo volare via fogli e cadere borse della spesa.
Quando passo io allargo le braccia come un nuotatore e
gli alberi si riempiono di ricami di brina e gocce di ghiacci come
nella mia
terra natia.
Poi finalmente Jack decide di fermarsi e si siede in cima
a un tetto, non prima di avere aperto una finestra, io lo raggiungo
subito
dopo.
“Contento? Hai seminato abbastanza caos?”
“Ho fatto solo divertire le persone,
cos’è la vita senza
un pizzico di imprevisto?
Tu piuttosto! Belle le decorazioni agli alberi, non avevo
mai pensato di farlo.”
“Beh, sei un ragazzo e non pensi a certe cose.
Ho pensato che sarebbe stato carino decorare un po’ la
città con il ghiaccio per mostrare che non è solo
fonte di guai, ma anche di
bellezza.”
Lui guarda pensieroso un filo del telefono e comincia a
passeggiarci sopra congelandolo, non è come le mie
decorazioni, ma è abbastanza
elegante.
“Credo di capire perché Nord insisteva per avere
una
ragazza come aiutante, insieme ci completiamo, io sono il lato
impetuoso
dell’inverno e tu quello più magico e
poetico.”
“Forse, ma non è detto che io rimanga ad
aiutarti.”
“Perché? Oggi ti sei divertita, no?
Non negarlo perché mentiresti.”
Io rimango in silenzio.
“Cosa ti trattiene in quel castello, Elsa?
Adesso sei libera, davvero libera, non sei più la regina,
sei uno spirito che può scatenare il suo potere senza essere
visto e perciò non
possono più nemmeno chiamarti mostro.
Cosa ti impedisce di andartene?”
Io soppeso bene le parole.
“I ricordi, Jack. I ricordi sono molto importanti e
là ci
sono i miei con Anna, Kristoff, Rapunzel, Eugene.
Non posso abbandonarli lungo la strada come un fardello
non voluto.”
“Nessuno ti chiede questo.”
Questa volta è lui a rimanere un attimo in silenzio.
“Lo so che i ricordi sono molto importanti, per trecento
anni ho vissuto senza memoria, senza sapere chi fossi stato prima di
essere lo
spirito dell’inverno.
Mi sembrava di impazzire.
Ero solo, senza identità, i guardiani non credevano in
me.
Ero in una brutta situazione, quindi so cosa vuol dire
essere senza ricordi, perciò lasciati dire una cosa: i
ricordi non sono stipati
in un luogo, sono nella nostra mente.”
Mi tocca la fronte.
“Fanno parte di te e di quello che sei.
Non ti dimenticherai di Anna, Kristoff, Rapunzel, Eugene
e di chiunque tu abbia incontrato nella tua vita perché non
sarai più nel tuo
castello. Non conosco Anna, ma credo che – come tutte le
sorelle – vorrebbe che
tu andassi avanti e fossi felice.”
“Come posso essere felice se non ho più nessuno di
chi mi è caro accanto?
Io pensavo di essere rimasta sotto forma di spirito per
aiutare Arendelle, ma adesso?
Arendelle va avanti senza di me e io sono sola e non credo
che scatenare tempeste nel mondo mi possa aiutare. Sai cosa mi
renderebbe
davvero felice?
Raccontare ad Anna quello che ho fatto oggi, ma non posso
perché lei non c’è.”
Sbotto.
La mia sorellina mi manca da morire e mi sento male per
tutti gli anni che l’ho esclusa dalla mia vita a causa del
mio poteri, se
avessi saputo che potevo davvero controllarli con il suo aiuto e che
avrei
vissuto così poco non l’avrei fatto.
Il destino è un gran bastardo certe volte.
Volo via irritata e scateno tempeste di neve a random nel
mio viaggio di ritorno verso il polo nord senza curarmi che Jack mi
segua o
meno. Quando finalmente arrivo alla residenza di Nord i
big foot mi informano a modo loro che lui è
nel suo studio a dedicarsi al suo hobby e io non ritengo necessario
disturbarlo.
Mi dirigo in camera mi e mi butto sul letto stremata,
chiedendomi per l’ennesima volta che cosa ci faccia qui.
Per un solo glorioso attimo mi era sembrato di capirlo,
ma poi è sparito tutto come neve al sole, non so a cosa
possa servire la mia
presenza. Ok, ho decorato gli alberi con la brina e Jack non ci aveva
mai
pensato.
Adesso che lo sa può pensarci lui da solo, no?
Non ha bisogno di qualcuno che lo faccia al posto suo, è
o non è il dannato spirito dell’inverno?
Qualcuno bussa delicatamente e io alzo gli occhi, la
figura imponente di Nord si staglia appoggiata allo stipite della porta.
“Tutto bene, Elsa?”
“No, per niente. Mi manca il mio castello e mi manca
Anna.”
“Quello è normale, hai vissuto lì per
tanto tempo e le persone che ci amano e
non sono più con noi ci mancheranno sempre.”
Si siede alla sedia della mia scrivania.
“Come è andata oggi?”
“Non saprei dirtelo.”
“Prova dall’inizio.”
“Mi ha fatto conoscere Jamie, il primo bambino che lo ha
visto, e lui ha subito pensato che fossi la ragazza di Jack.”
Nord scoppia a ridere.
“Cosa c’è di divertente?”
“Quel bambino è divertente.”
“Se lo dici tu. In ogni caso Jamie è andato a
giocare con
i suoi amici e mentre io e Jack passeggiavamo ho visto una ragazza che
era la
coppia di Anna. Jack mi ha detto che è una sua discendente,
mi ha comprato un
cappuccino ed è riuscito a coinvolgermi in una battaglia di
palle di neve.
Poi ha iniziato ad andare male, mentre eravamo sopra la
città gli ho detto che da piccola lo vedevo, lui
c’è rimasto male, così gli ho
proposto di scatenare una tempesta di neve.
È andato di nuovo bene, volavamo tranquilli per le vie
della città, lui seminava caos e io decoravo gli alberi con
la brina, lui mi ha
detto che capiva perché i guardiani volessero che lo
aiutassi.
Poi… Io non so cosa mi sia successo, ho avuto un attacco
di nostalgia per il castello e per Anna. Lui mi ha detto che i ricordi
non si
stipano in un luogo, ma sono dentro la nostra testa e io me la sono
presa.
Me ne sono andata e l’ho lasciato lì.”
Nord sorride comprensivo.
“Hai solo bisogno di abituarti a questa vita, sono sicuro
che andrà bene.”
“Come fai a dirlo?”
Lui appoggia le mani sulla sua pancia.
“Lo sento in mia pancia.”
“Eh?”
“Quando l’uomo della luna ha scelto Jack come nuovo
guardiano tutti pensavano
che fosse impazzito, soprattutto Calmoniglio. Sai, loro due avevano in
sospeso
un vecchio conto in cui aveva Jack aveva fatto nevicare durante la
domenica di
Pasqua dell’68.
Sandy e Dentolina non erano così pessimisti, ma
Calmoniglio…
Io però in mia pancia sentivo che sarebbe andato tutto
bene ed è andato tutto bene, Jack ha salvato la nostra
stessa esistenza ed è
diventato un buon guardiano a dispetto delle previsioni di tutti, delle
sue
soprattutto.
Adesso tu non credi che potrai aiutarlo, che sei nel
posto sbagliato, ma se uomo della luna ti ha convocato qui lo ha fatto
per un
motivo. Ha letto qualcosa nel tuo cuore, ha visto il tuo centro e ha
deciso che
dovevi condividerlo con tutti perché il mondo aveva bisogno
anche di te.
So che adesso non ci credi, ma presto lo farai. Come
tutti noi scoprirai qual è quella caratteristica unica che
hai e sarai felice.”
Io sorrido incerta.
Non credo che il mondo abbia bisogno di me o non sarei
stata dimenticata per così tempo.
“Bevi una cioccolata, mangia un dolcetto e ti sentirai
meglio.”
“Se lo dici tu.”
“Lo dico lo dico. Adesso ti mando gli elfi con il
cibo.”
“Va bene.”
Nord se ne va dalla mia stanza e io rimango sdraiata a letto pensando
alle sue
parole e a quelle di Jack.
Servo a qualcosa nel mondo – non si sa bene ancora a che
cosa, ma servo – e i miei ricordi non sbiadiranno
perché sono lontana da casa.
Vorrei solo sapere il perché di questa scelta, forse
starei meglio e mi sentirei meno piena di dubbi, saprei come agire. Ora
sono
disorientata e priva di punti di riferimento, una barchetta in balia
delle onde
di un fato sconosciuto.
Gli elfi arrivano come previsto e mi lascano un vassoio
con una tazza di cioccolata calda e dei cookies, io la prendo in mano e
la
assaggio, è già perfettamente zuccherata.
Fuori il cielo è dipinto dai colori a volte tenui a volte
forti dell’aurora boreale, l’azzurro, il verde, il
giallo, il verde mare e a
volte strisce di rosso si mischiano perfettamente.
Sembra quasi una rappresentazione della vita delle
persone, cosa siamo in fondo?
Un filo di colore intessuto insieme a tanti altri e
insieme formiamo una vita, noi e le persone che la vivono con noi.
Ormai da
tanto tempo la mia vita è formata da un unico colore, come
un cielo dal blu più
splendente, ma freddo. Un qualcosa che ha forgiato una
personalità d’acciaio,
ma allo stesso tempo una corazza che mi impedisce di vivere.
Mangio un biscotto e mi viene voglia di mangiarne uno al
cocco, quando andavo da Rapunzel li mangiavo sempre.
Davvero vuoi mangiare qualcosa che ti ricordi il passato?
Non è ora di andare avanti?
Mi dice una voce nella mia testa.
Sì, voglio mangiare qualcosa che mangiavo in passato per
capire se ha ancora lo stesso sapore o mi evocherà le stesse
sensazioni. È una
specie di test per capire se sono cambiata o meno.
Un elfo passa davanti alla mia camera, è il momento
giusto.
“Ehi! Ehi, piccolo! Vieni qui!”
Lui si avvicina tintinnando.
“Me lo faresti un favore?”
Lui annuisce.
“Mi porteresti qualche biscotto al cocco?”
Lui annuisce di nuovo e sparisce, per poi tornare con un piatto di
biscotti
caldi e fragranti.
Probabilmente sfornano sempre biscotti e sospetto che
Nord abbia un discreto appetito.
“Grazie mille.”
L’elfo mi guarda un attimo smarrito e poi annuisce e se
ne va.
Probabilmente non è abituato a essere ringraziato.
Prendo in mano un biscotto e
gli do un morso, immediatamente il sapore
dolce del cocco mi fa pensare a spiagge bianche e mari cristallini, al
sole e
alle palme, poi all’improvviso appare il volto di Jack.
Cosa c’entra Jack Frost con il cocco?
Non lo so, forse perché lui in qualche modo è
solare pur
avendo il ghiaccio come elemento, ha qualcosa dentro di sé
che lo rende caldo.
All’improvviso mi rendo conto che non provo più
nostalgia
di qualcosa che non ho mai conosciuto, non ho visitato i Caraibi, come
è
possibile?
Li voglio ancora visitare, ma non sento nostalgia.
Forse non avevo nostalgia dei Caraibi, ma del calore come
concetto e Jack me
ne ha dato.
Mi prendo la testa tra le mani.
Stando da sola per tanti anni ho preso l’abitudine di
filosofeggiare come un’eremita e oggi non faccio eccezione,
solo che mi sento
confusa e ho mal di testa.
Meglio che me ne vada a letto.
Penso che riposare sia la cosa migliore, dicono che
dormirci su non faccia mai male.
Chiudo la porta, mi metto un pigiama e mi infilo sotto le
coperte: c’è un calore piacevole anche per una che
ama il freddo e che è fatta
di freddo come me.
Lascio vagare i miei pensieri in un caleidoscopio fatto
di ricordi di infanzia, di Arendelle, di spiagge tropicali, cieli rosa,
aurore
boreali, mari azzurri, quello che ho vissuto stamattina.
Nei caleidoscopi tutto si muove, come impazzito e ruota,
ruota fino a creare una spirale ipnotica che ti fa perdere la
cognizione del
tempo e dello spazio. Solo i colori, le gemme che vorticano cantano.
E io seguo il movimento fino a che le palpebre si fanno
pesanti e faccio fatica a tenere aperti gli occhi, sbadiglio un paio di
volte
poi mi lascio andare tra le braccia di Morfeo cullata dalla spirale di
colore.
Oggi è stata una lunga giornata secondo i miei standard e
ho bisogno di riposo fisico e mentale.
E tutto continua a ruotare: stelle, galassie, pianeti e i
miei sogni.
Angolo di Layla
RingrazioZouzoufan7 per la recensione, mi ha fatto davvero piacere :)
Spero che apprezzerai anche questo capitolo.
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Capitolo 3 *** 3)Il cielo sotto il mare. ***
3)Il cielo sotto il mare.
La spiaggia bianca è una linea infinita che sembra
raggiungere e persino oltrepassare l’orizzonte.
Sopra di me c’è un cielo di un azzurro perfetto,
solcato
da nessuna nuvola, la sabbia è tiepida o così mi
dicono i miei piedi scalzi e
non c’è traccia di palme o vegetazione.
L’acqua davanti a me è cristallina, una distesa
verde
acqua molto invitante, alzo la gonna verde del mio vestito estivo e
noto che
non c’è lo strascico.
Muovo qualche passo nell’acqua, lascio che le onde mi
lambiscano le caviglie, è piacevolmente calda e sembra
davvero pulita. Continuo
a camminare fino a che su un banco di sabbia vedo stagliarsi una
figura,
perplessa la raggiungo e rischio di svenire.
Anna è davanti a me, i capelli castano rossicci sciolti,
i piedi nudi, la gonna verde acqua decorata da girasoli gialli, la
camicetta
gialla e il busto blu e verde.
“Anna…”
Mormoro.
“Anna, sei davvero tu?”
“Sì, sono io. Aspettavo questo momento da
secoli.”
Io alzo un sopracciglio.
“Questo è un sogno, Elsa.”
“Lo so che è un sogno, sono al Polo Nord con Babbo
Natale, ci crederesti mai?”
Lei sorride.
“Certo che ci credo, sei tu la scettica di
famiglia.”
“Cos’è questo posto?”
“Un sogno, ma anche una soglia.”
“Una soglia?”
“Da qui l’acqua è profonda, mi ci posso
tuffare e quando lo farò raggiungerò
mio marito e i nostri amici dall’altra parte.”
“Significa che c’è un
aldilà?”
“Sì, certo che c’è. Ti sembra
così strano?
Tu sei un fantasma.”
Io rido.
“Perché non ho attraversato la soglia?”
“Alcune anime non lo fanno perché il mondo ha
ancora bisogno di loro o hanno
troppi rimpianti per farlo tu appartieni alla prima
categoria.”
“E tu? Perché…”
“Perché non ho attraversato la soglia?
Perché tu avevi bisogno di me, Elsa.
Sono rimasta al tuo fianco per secoli, anche se tu non mi
hai mai vista.”
“Oh, mio Dio! Anna!”
La abbraccio stretta, dopo un po’ lei mi stacca con dolcezza.
“Oggi però ho deciso di tuffarmi.”
“Perché?”
“Tu non hai più bisogno di me, hai trovato la tua
utilità.”
“Ma…”
Lei mi prende una mano tra le sue.
“Elsa, devi vivere. Devi lasciare andare il passato e
vivere. Lo so che puoi farlo, me lo sento.
Tu e i tuoi poteri sarete utili al mondo, sarai libera e
non dovrai più nasconderti, è quello che hai
sempre desiderato.”
“Ma sarò sola.”
“No, avrai delle persone accanto a te. Nuove persone che
imparerai ad
apprezzare e forse una di loro imparerai ad amarla.”
“Che?”
“Jack. Jack è qui che bussa alla porta del tuo
cuore, lo sento e so che un
giorno entrerà e tu sarai felice.
Il mio compito è finito qui, Elsa.
Ora so che ti lascio in buone mani, addio.
E vivi, Elsa.
Il vento si è alzato per te.”
Mi dice con un sorriso, poi si volta verso l’immensa distesa
del mare e con
gesto fluido si tuffa nell’acqua senza sollevare spruzzi. Io
guardo l’oceano e
scorgo il luccichio di mille stelle, galassie che ruotano, pianeti.
Immergo la mano nell’acqua e quando la tiro fuori ci sono delle lucine su di
essa, sussurrano
qualcosa e poi spariscono.
Il vento inizia a increspare la superficie dell’acqua e
io mi sento sollevata dolcemente da terra, tutto diventa di un bianco
accecante
e io chiudo gli occhi.
Quando li riapro sono nella mia stanza debolmente
illuminata dalla luce dell’aurora boreale, tremo, sono
scossa. Mia sorella se
ne è andata e sono sola.
Sola.
All’improvviso noto un luccichio che prima non
c’era sul
mio comodino, appoggiata sul legno c’è la collana
che Anna portava sempre. La
prendo in mano con deferenza accarezzando il velluto nero della
cordicella e la
liscia pietra verde.
Manda deboli bagliori, lascio che una lacrima cada sul
monile e poi me lo allaccio al collo.
“Se davvero il vento si è alzato per me allora
vivrò,
Anna.”
Mormoro a bassa voce.
Torno a letto e mi addormento subito.
Il giorno dopo mi alzo sorridendo, il monile sembra
emanare calore, è come dice Jack: i ricordi vivono nella tua
testa e la collana
me lo ricorda.
Quando mi siedo al tavolo Nord mi sorride.
“Sei stata visitata da un’anima stanotte.”
“Sì, e mi ha detto di vivere. Penso che lo
farò.”
“Ottimo.”
Mi sorride l’uomo, poi riprende a fare colazione, sorrido
anche io.
Jack arriva poco dopo e nota che non sono di malumore
come ieri.
“Sorridi, principessa?”
“Regina, prego.”
“Ok, regina, ma la mia domanda non cambia. Stai
sorridendo?”
“Sì, una volta all’anno mi concedo di
farlo.”
“Stai usando dell’ironia!”
“Sì, me lo concedo lo stesso giorno in cui
sorrido.”
Jack guarda Nord senza capire.
“È successo qualcosa che io mi sono
perso?”
“Forse.”
“Nord, cosa è successo?”
L’uomo barbuto sorride.
“Un’anima l’ha visitata.”
“Cosa intendi per anima?”
“Una persona che ha aspettato per raggiungere
l’aldilà solo per vegliare su di
un’altra.”
“Capisco, speriamo che il buonumore portato da
quest’anima duri a lungo perché anche oggi ci
attende una giornata di
divertimento.”
“Va bene, ma prima fai colazione! Sembri un bambino la
mattina di Natale, senza offesa, eh!”
“Nessuna offesa. Il mio centro è la meraviglia, io
sono nato per far
meravigliare i bambini con i miei doni.”
“E il mio qual è?”
Chiedo, lui scuote la testa.
“Non lo so ancora, ma lo scopriremo presto. Se
l’uomo
della luna ti ha scelto c’è sicuramente una
ragione precisa.”
Io annuisco.
Anna mi ha detto di vivere e forse solo vivendo troverò
le risposte che cerco, del tipo come mai sono stata scelta e qual
è il mio
centro.
O almeno lo spero.
Volare è una sensazione
bellissima, soprattutto per me
che non sento il freddo.
Attraversare banchi di nuvole bianche che sembrano
zucchero filato, bagnarsi nelle tempeste e con un colpi trasformale in
nevicate, l’unico aspetto spiacevole sono i fulmini. Quando
ti attraversano
rimani disorientata per un po’.
“Dove andiamo, Jack?”
Gli chiedo.
“Italia!”
Mi risponde lui volando veloce come il vento che
scompiglia la mia treccia, quasi senza pensarci la sciolgo e lascio che
i miei
capelli biondi mi ricadano liberi sulle spalle.
“Stai meglio così.”
Mi dice Jack, riapparso all’improvviso.
“Oh, grazie di solito non li porto mai
così.”
“Non so perché lo immaginavo.”
Io gli rivogo un sorriso sarcastico.
“Oh, andiamo! Sei miss la perfezione, i capelli sciolti
avrebbero stonato su di te.”
“Se pensi che adesso io sia miss perfezione, dovevi vedermi
prima che mi
scegliessi questo abito.”
“Ma io ti ho vista. Il viola ti stava molto bene.”
“Come?”
“Il viola. Ti sta bene come colore.”
“No, la parte prima. Come mai mi hai visto?”
“Elsa, hai scatenato una tempesta che ha gelato un intero
fiordo e un intero regno, anche se
non ero ancora un guardiano dovevo vedere cosa diavolo stava
succedendo. Hai
scatenato la madre delle tempeste e di questo ti faccio i miei
complimenti, ma
non l’hai resa divertente.”
“Prova tu a scatenarne una simile e rendila
divertente!”
Esclamo piccata.
“Un giorno ci proverò, forse. Non
prendertela.”
“Non riesco a capirti! Sembra che tu non sia a conoscenza
del fatto che questi poteri possano essere pericolosi e fare del male
alla
gente.”
“Ma io lo so! Solo che non mi faccio condizionare, sono
io che ho il controllo dei miei poteri, la maggior parte del tempo
portano
allegria, ma possono diventare violenti e aggressivi se serve, come
quando ho
combattuto con Pitch Black.”
“L’uomo nero… Lo spauracchio di ogni
bambino! È vero che è stato sconfitto?”
“Non si può sconfiggere per sempre o estirpare la
paura, dove esiste la luce esisterà
sempre il buio.
Come potremmo apprezzare la luce senza
il buio?
Ma, per rispondere alla tua domanda, lo abbiamo messo k.o.
per un bel pezzo.”
“Ma tornerà.”
“E noi lo cacceremo via ancora, anche questo fa parte
dell’essere guardiani.”
“Dici?”
“Certo, persino uno come me ha imparato che ci sono delle
responsabilità.”
“Già.”
Io abbasso gli occhi.
Durante tutta la mia vita sono stata cosciente di avere
delle responsabilità precise ed esse hanno condizionato
molto la mia vita. Sono
stata libera giusto una notte, quella in cui sono fuggita dal castello
di
Arendelle per costruire il mio. In quella gloriosa notte ho pensato che
sarei
stata libera e me stessa lontano da tutti, ovviamente mi sbagliavo.
“Tasto difficile?”
“Qualcosa del genere, io sono sempre stata cosciente delle
responsabilità e ho
sempre voluto soltanto essere libera, ma credo che non lo
sarò mai fino in
fondo.”
“Forse è per questo che l’uomo della
luna ha scelto te,
ci completiamo.”
“Forse.”
“Come mai hai smesso di vedermi?”
“Te l’ho ho detto, i miei genitori pensavano fosse
un’allucinazione.”
“Sì?”
“Sai, dopo l’incidente con Anna sono rimasta da
sola e loro pensavano che mi
fossi creata un amico invisibile per contrastare la mia solitudine. Una
specie
di fratello maggiore che mi proteggesse, da me stessa soprattutto.
Alla fine ci ho creduto e ho smesso di vederti, i miei
hanno tirato un sospiro di sollievo, per un sacco di tempo ho pensato
che
quella fosse l’unica cosa buona che avessi fatto in vita
mia.”
“Sei troppo severa con te stessa, dovresti lasciarti
andare un po’ di più, come quando ti sei messa a
ballare nel parco.”
Io arrossisco.
“Scusa, è stato un brutto spettacolo.”
“Al contrario, io ti ho trovata molto bella.”
Poi vola via più veloce di me, lasciandomi con le guance
arrossate e un brivido piacevole che mi scuote il corpo.
Mi ha detto che sono bella, forse gli piaccio?
No, siamo solo colleghi, avrà voluto essere gentile con
me.
Ma perché sto reagendo così?
Un sacco di persone in vita mia mi hanno detto che sono
bella, inclusi parecchi ragazzi, perché il suo complimento
mi fa così piacere?
Non ne ho idea, devo ammettere che è un bel ragazzo. Ha
due occhi azzurri che sono la fine del mondo, i capelli bianchi gli
stanno
benissimo e anche il corpo non è male.
Arrossisco ancora di più, non mi è mai successo
di
pensare cose del genere, cosa mi sta succedendo?
Se almeno Anna o Rapunzel fossero qui…
-Ma sono morte da
duecento anni, Elsa.
Qualsiasi cosa ti stia
succedendo la devi affrontare da
sola o con l’aiuto di qualcun altro e la Fatina dei Denti mi
è parsa una tipa
un filo impegnata.-
Borbotta la mia coscienza, facendomi sbuffare.
Non so se voglio affrontare questa cosa, mi fa un
po’paura a essere sinceri.
Aumento un po’ la velocità e raggiungo Jack, che
nel
frattempo è atterrato in una cittadina americana e si giarda
attorno
grattandosi la testa.
“Cosa c’è?”
Gli chiedo atterrando.
“Credo di aver combinato un pasticcio.”
“Del tipo?”
“Ho fatto nevicare su questa cittadina, ma credo di avere
esagerato.”
Io mi guardo attorno, la neve è effettivamente troppa, la
gente probabilmente
non riuscirà nemmeno a uscire di casa quando si
sveglierà.
“Sì, aspetta. Ti do una mano io.”
Alzo le braccia al cielo, chiudo gli occhi e la neve comincia a salire.
“Wow!”
“Dimmi tu basta.”
Mormoro io, lui annuisce.
“Adesso basta.”
“Va bene.”
Il gigantesco fiocco di neve che si è creato nel cielo
sparisce e la neve torna
a un livello normale.
“Ottimo lavoro, ci facciamo una passeggiata?
C’è ancora tempo prima di raggiungere
l’Italia.”
“Va bene.”
Ci incamminiamo lungo le strade deserte del paese.
“Che vita avevi prima di essere lo spirito
dell’Inverno?”
“Vivevo in un villaggio americano, avevo una famiglia e un
sorella.
Ero considerato una specie di buffone, ma a me andava
bene, mi è sempre piaciuto far ridere la gente.
Un pomeriggio io e la mia sorellina siamo usciti per
pattinare sul lago ghiacciato del paese, a un certo punto il ghiaccio a
cominciato a cedere sotto i suoi piedi.
Io ho preso questo bastone e l’ho fatta muovere facendo
finta di giocare a campana, poi l’ho presa con il bastone e
l’ho buttata al
sicuro. Pensavo di avere salvato la situazione, ma proprio in quel
momento il
ghiaccio sotto di me si è rotto e sono caduto in acqua.
Ho continuato ad affondare per un sacco di tempo, sono
morto ovviamente, poi a un certo punto la luce della luna mi ha
illuminato. Ho
cominciato a risalire e il ghiaccio si è rotto, mi sono
ritrovato sul lago e
l’uomo della luna mi ha detto che ero Jack Frost.
Ho scoperto di avere dei poteri e sono tornato al
villaggio, lì ho scoperto una cosa ben peggiore: nessuno mi
poteva vedere e non
avevo ricordi.
Ho scoperto chi ero quando sono diventato guardiano.”
“Mi dispiace.”
Lui scuote le spalle.
“È stata dura, ma è passato, ora so chi
sono e tutto va
bene.”
“Dici che quando anche io scoprirò chi sono
sarò felice?”
“Forse sì, me lo auguro per te.”
“Grazie, lo spero. Per tutta la vita ho sempre avuto la
sensazione di vivere
per gli altri e adesso non so più chi sono.”
“Lo scoprirai.”
Mi dice comprensivo Jack e io spero che abbia ragione.
“È ora di andare!”
Si alza in volo e io lo seguo.
Lui fa surf sulle nuvole e io lo seguo molto più piano,
perdendomi a osservare forme, colori e mille particolari, lui vola da
trecento
anni, io da nemmeno due giorni.
“Elsa, muoviti!”
Mi incita lui.
“Scusa, stavo guardando quella nuvola.”
“È solo una nuvola.”
“Non è solo una nuvola, è qualcosa di
poetico, la gente perde tempo a
fotografarle.”
“Perché preoccuparsi di fermare un momento invece
di viverlo?”
“Perché la vita è breve e ogni tanto
hai bisogno di prove
che qualcosa sia avvenuto e che non sia solo un parto della tua
immaginazione.”
Lui si gratta la testa.
“È un’interpretazione come
un’altra, ma immagino che
abbia il suo senso.
Adesso andiamo, abbiamo una nevicata da creare.”
“Va bene, va bene.”
Lo seguo e ci ritroviamo in Italia, sopra un piccolo paese delle alpi,
lui
inizia a muovere il suo bastone, creando scariche di energia che
diventa neve e
io stendo le mie mani lasciando che i miei poteri fuoriescano
liberamente.
Ben presto le case sono coperte di una coltre bianca che
le rende ancora più fiabesche con i loro balconi in legno.
La gente inizia a uscire, qualcuno impreca perché
sarà
difficile muoversi con la macchina, altri si limitano a sorridere, i
bambini
sono felici.
Urlano che non ci sarà scuola, si tirano palle di neve,
qualcuno inizia a parlare di costruire un pupazzo di neve.
“È questo che mi piace.”
“Cosa?”
“Mi piace vedere i bambini così felici
perché nevica, a loro basta poco per
essere felici, crescendo perdiamo questa abilità.”
“Forse, anzi, probabilmente hai ragione.”
“Sì, ho ragione.
Come eri da bambina?”
“Sempre allegra, giocavo con Anna e non avevo paura del mio
potere.
Tante volte mia sorella mi svegliava nel cuore della
notte per giocare usando i miei poteri, pattinavamo e costruivamo
pupazzi di
neve nei saloni del castello, erano bei tempi.
Sono finiti per colpa mia.”
“L’incidente in cui ha colpito tua sorella alla
testa?”
Io annuisco cupa.
“Non è stata colpa tua, mettitelo in testa.
Smettila di lasciare che le ombre del passato avvelenino il tuo
presente, Anna ti ha perdonato perché non riesci a farlo
anche tu?”
“Non lo so. Forse perché essendo la sorella
maggiore dovevo badare a lei non
ferirla, credo sia per quello.”
“Non lo hai fatto volontariamente.”
Io annuisco.
Perché questo peso non riesce a scivolare dalle mie
spalle?
“Guarda com’è bella la natura, guarda
come la rendiamo
bella con i nostri poteri, pensa a questo, non pensare al dolore. Non
ora.
Hai portato abbastanza questo peso, lascialo andare.”
Lui fa apparire un fiocco di neve che vola via, trasportato dalla
tempesta.
“Come quel fiocco di neve.”
“Non ci riesco.
Lo sento che è ancora qui dopo tanti anni, non ho
più
paura, ma il senso di colpa non se ne è ancora
andato.”
“Un giorno se ne andrà, credimi, e sarà
una liberazione.”
“Lo spero.”
Creo un fiocco di neve e lo faccio volare via anche io.
“Non so cosa sia peggio, essere ossessionati dal passato
o dalla sua mancanza.”
“Nessuna delle due cose, bisogna guarire da entrambe le
ossessioni.”
Si alza in volo e mi tende una mano.
“Torniamo da Nord, è ora di pranzo e tu sei stanca.
Hai usato molto i tuoi poteri, oggi pomeriggio penso di
farcela da solo.”
“Va bene.”
Accetto la sua mano e insieme voliamo via verso il polo nord, verso la
casa del
nostro amico o forse dovrei chiamarla casa mia visto che ci vivo anche
io.
Arrivati, mangiamo un lauto pranzo, poi Jack se ne va.
“Tu non vai?”
“Jack mi ha detto di prendermi un pomeriggio di
vacanza.”
Lui mi consegna una chiave.
“È quella delle terme, goditele.”
Mi batte una mano sulla spalla, io vado in camera mia prendo le cose
necessarie
e poi scendo nei sotterranei di
questo
posto.
Finalmente trovo una trovo una grande porta che si apre
su una piscina con una monumentale scalinata che scende
nell’acqua.
Io vado negli spogliatoi a cambiarmi e poi la percorro,
immergendomi piano piano nel tepore dell’acqua.
Giunta in fondo, nuoto per un po’, poi mi siedo in un
angolo della piscina particolarmente basso e mi godo il massaggio
dell’acqua e
il calore che scoglie le tensioni dei muscoli.
Pensieri si accavallano nella mia testa: l’incidente di
Anna, la tempesta, la mia morte, l’arrivo di Jack al
castello, l’addio dato a
mia sorella, le conversazioni che io e il guardiano
dell’inverno abbiamo avuto.
Soprattutto le conversazioni. E i suoi occhi azzurri e i
capelli bianchi e il fisico magro e scattante.
Arrossisco e a quest’ultimo pensiero e mi immergo
nell’acqua.
Da un eco lontana giunge la voce di Anna: “Vivi,
Elsa.”
E forse vivere anche questo: lasciare spazio a nuove persone e a nuovi
sentimenti.
Mi piace Jack?
Credo di sì.
Ne sono innamorata?
Non lo so.
Importa?
Per ora no.
Verrà un momento in cui dovrò affrontare questa
questione, ma non è questo.
Angolo di Layla
Grazie a Ansem6 per la recensione,
spero che questo capitolo ti piaccia.
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Capitolo 4 *** 4)L'aurora boreale ***
4)L'aurora
boreale
La mattina dopo mi alzo riposata e di buon umore come non
mi capitava da tempo.
Arrivo in cucina sorridendo e trovo sia Nord che Jack
seduti al tavolo, lui sembra un po’stanco, infatti sbadiglia
un paio di volte.
“Tutto bene?”
Gli chiedo.
“Ho solo dovuto scatenare qualche tempesta questa notte,
per il resto bene.”
Consumiamo la nostra colazione chiacchierando amabilmente, poi io e
Jack
partiamo per il nostro solito giro, credo andremo in Russia.
“Come mai ieri mi hai dato un pomeriggio libero?
Le altre volte non l’hai fatto.”
“Nord ha detto che sei stata visitata da uno spirito, ho
pensato che dopo
un’esperienza del genere avessi avuto bisogno di
riposo.”
“In effetti sì. È stata una esperienza
strana, ma anche liberatoria.
Non so come dire, ora so che Anna non mi ha mai abbandonata
e vuole solo che io sia felice e mi ha fatto capire che prima non lo
ero.
È successo anche a te?”
“No, ma qualcosa del genere.
Nel bel mezzo della guerra contro Pitch lui mi ha dato
uno scrigno contenente i miei ricordi e ho visto come era la mia vita
prima di
essere lo spirito dell’inverno. Ho rivisto i miei genitori e
la mia sorellina,
è stato sconvolgente, ma anche liberatorio, come dici tu.
Prima pensavo di essere solo al mondo, poi ho capito che
non lo ero che qualcuno mi aveva amato e avevo dei nuovi amici.
A me sarebbe piaciuto avere un po’ di tempo per meditare
sulla cosa, ma non ne avevo perché eravamo in piena guerra.
Quando è successo a
te ho pensato che avessi bisogno della stessa cosa.”
“Grazie, è stato un pensiero gentile.”
Dico arrossendo leggermente.
“Figurati, siamo amici, no?”
“Certo.”
“Bene.”
Lui vola un pochino più avanti di me, io rimango indietro a
chiedermi come mai
io ci sia rimasta così male quando ha detto che siamo solo
amici.
Non ho avuto amici per secoli perché dovrei rimanerci
male?
Ho come l’impressione che non sia solo la mia vita a
essersi tolta dal gelo della routine, ma anche il mio cuore. Lui vuole
vivere,
vuole innamorarsi e Jack è un così bel ragazzo,
così pieno di qualità.
Non ho mai incontrato qualcuno come lui in vita mia, uno
che mi trattasse da persona normale e non da principessa di cristallo.
Che mi stia prendendo una cotta per lui?
Forse non sarebbe la migliore delle idee, visto che
dovremo lavorare insieme e non so se lui mi ricambi, forse devo darmi
un freno.
Trascorriamo la mattina in giro per il mondo,
chiacchierando amabilmente, lui mi insegna alcuni trucchetti, io gliene
insegno
a mia volta.
È una mattinata piacevole, ci fermiamo per il pranzo, poi
ripartiamo e ci divertiamo a scatenare tempeste di neve, venti gelidi e
a
coprire tutto di ghiaccio e brina.
Arrivo a casa di Nord, stanca ma felice, per la prima
volta da tanto tempo. Mangio tutto quello che c’è
sul mio piatto, mi faccio una
doccia e mi metto sotto le coperte con un buon libro.
Poco dopo Jack si affaccia alla porta della mia camera.
“Beh, buonanotte.”
“Buonanotte anche a te, Jack.”
Ci sorridiamo a vicenda e sento qualcosa muoversi nel mio stomaco:
fitte
piacevoli, leggerissimi voli di farfalle.
Io decido di ignorarle e riprendo a leggere fino a quando
non mi si chiudono gli occhi, allora metto un segnalibro, lo appoggio
sul
comodino e mi metto a dormire.
Non sogno nulla di particolare, ma verso le quattro sono
sveglia, l’aurora boreale illumina la notte e non mi lascia
più dormire,
ricordandomi che ogni volta che il cielo si illuminava mia sorella era
felice.
Con uno sbadiglio esco dalle coperte e vado a guardare
dalla finestra.
Effettivamente il cielo è uno spettacolo con i suoi colori
accesi e quelli più sfumati, mi ricorda tanto casa mia.
Mi vesto e vado in cucina, tutti gli elfi stanno dormendo
e io li evito con attenzione per non svegliarli, mi preparo una
cioccolata.
Poi vado su una delle terrazze, ma non riesco a vedere
bene tutti i colori, con grazia mi libro nel cielo e raggiungo la
sommità del
tetto.
Lì posso ammirare tutta la bellezza di questo spettacolo
dei paesi freddi, forse non ci sono le spiagge candide, il mare
cristallino e
le palme, ma c’è questo tipo diverso di bellezza.
C’è il cielo che si illumina, la neve che
riflette, le
stelle timide, il vento freddo che ti schiaffeggia la faccia e ti
toglie i
pensieri dalla testa.
C’è bellezza.
“Cosa ci fai qui?”
Una voce che conosco fin troppo bene mi fa alzare lo sguardo.
“Ciao, Jack.”
Lui si siede accanto a me.
“Ciao, Elsa.
Cosa ci fai qui?”
“Mi sono svegliata per via dell’aurora boreale e ho
deciso di andare a
vederla.”
“Capisco. Ti piace, vero?”
“Sì, mi
ricorda quando mia sorella mi
svegliava e insieme giocavamo.”
“Sempre uno sguardo al passato, eh?”
“Un po’, ma mi stavo godendo lo spettacolo lo
stesso.
È davvero bello, così magico.”
“Sì, hai ragione.
Ci sono così abituato che quasi non ci faccio più
caso,
il che suona terribilmente sbagliato.”
“Uhm, ma a volte bastano le parole di qualcuno per vedere le
cose in tutta
un’altra prospettiva.”
“Ti riferisci anche a me?”
“Sì.”
Dico semplicemente.
“Ho sempre guardato a questi poteri più come a una
responsabilità e ho raramente guardato il lato divertente,
adesso ci riesco
grazie a te.”
“Sono felice di averti aiutato.”
Rimaniamo un attimo in silenzio.
“Un giorno mi piacerebbe pattinare ancora.”
“A me no.”
“Hai paura di rivivere la tua morte?”
“No, ho paura di rivedere mia sorella e di non poterla
salvare.”
“Ma tu l’hai salvata, io invece la mia quasi
l’ho ammazzata due volte.”
“Ma poi l’hai salvata.”
“Sono stati i miei poteri a metterla in pericolo.”
Lui mi appoggia un dito sulla bocca e mille brividi scuotono il mio
corpo.
“Non parlarne più, goditi l’aurora
boreale.”
“Va bene.”
Torno ad alzare lo sguardo verso il cielo, lui prende una mia mano tra
le sue e
io lo lascio fare, da un’altra persona l’avrei
percepito come un atto troppo
intimo, da lui non mi dà fastidio.
Ho imparato a conoscerlo e so che è una brava persona,
non uno di cui avere paura.
Sopra di noi l’aurora boreale continua a serpeggiare.
La mattina dopo sono un po’ assonnata, ma felice e Nord
se ne accorge.
“Cosa è successo?”
Mi chiede sorridendo.
“Mi sono solo svegliata a guardare l’aurora
boreale.”
“Oh, sì. È molto bella e anche molto
romantica.
Mi fa l’occhiolino e io arrossisco.
“Ma che dici?”
“Anche Jack stanotte è stato a zonzo, non
è che eravate a zonzo insieme?”
“Ho fame e quei pancakes sembrano davvero
appetitosi.”
Esclamo per sviare il discorso da me, non mi sento ancora pronta a
parlare di
un eventuale rapporto tra me e Jack.
Allungo una mano per prenderli e Jack la allunga nello
stesso momento così finiamo per sfiorarci e arrossiamo tutti
e due.
“Ma che carini!”
“Nord, non costruire castelli in aria!”
Esclamiamo tutti e due facendolo ridere.
“Va bene, va bene. Invitatemi al matrimonio
però.”
Matrimonio?
Io non ci ho mai pensato seriamente al matrimonio! Prima
mi sentivo troppo giovane come regina e poi sono morta.
“Nord, hai messo in imbarazzo Elsa!”
“Scusa, è che siete così
carini!”
“L’abbiamo capito.”
Finiamo di fare colazione e poi partiamo tutti e due per assolvere i
nostri
compiti, Jack è insolitamente silenzioso, poi si ferma.
“Senti, io mi occupo dell’emisfero boreale e tu di
quello
australe, ok?”
“Come mai questa divisione?”
“Penso sia più efficiente.”
“Efficiente?!”
“Sì, cosa c’è di
strano?”
Io lo guardo a occhi spalancati.
“Tu sei caotico per natura, da quando in qua ti importa
dell’efficienza?”
Lui non dice nulla.
“È per il discorso di Nord, vero?”
Lui continua a tacere.
“La verità è che io non ti piaccio,
forse ti piacerebbe
metterti con Dentolina e magari farci un paio di figli alati!”
“Ma che dici?”
“Dico che se non ti piaccio puoi dirmelo!”
Urlo prima di dirigermi a occuparmi dell’emisfero che mi
è stato affidato arrabbiata e offesa.
Dovrei essere abituata a essere respinta, ma fa ancora
male e non mi aspettavo che lo facesse lui viste le cose che abbiamo in
comune,
visto che lui sa come ci si sente a essere soli con nessuno che crede
in te.
Trascorro la giornata seminando tempeste a caso e senza
grazia, niente merletti di brina, solo freddo, gelo e neve come ai
vecchi tempi
quando sapevo a stento controllare i miei poteri.
Per cena arrivo alla residenza di Nord e mi siedo a
tavola con lui e Jack per cenare, anche se preferirei essere altrove.
Io non parlo e Jack fa lo stesso, Nord sembra perplesso,
cerca di capire cosa sia successo, ma nessuno gli fornisce una
spiegazione.
Alla fine del pasto lui se ne va e io mi chiudo in camera mia a leggere.
Dopo un po’ qualcuno bussa.
“Avanti!”
Dico senza alzare gli occhi dal libro.
“Ciao, Elsa.”
Il visitatore è Nord, infilo un segnalibro alla pagina a cui
sono arrivata e
chiudo il libro.
“Cosa stai leggendo?”
“Il primo libro della saga di Harry Potter, pare che sia
molto popolare in questo secolo, non è male.”
“Oh, sì. Molti bambini lo chiedono per
Natale.”
“Immagino.”
Rimaniamo un attimo in silenzio.
“Cosa è successo tra te e Jack?”
“Niente.”
Rispondo piatta.
“Ma se non vi siete parlati a cena.”
Io scuoto le spalle.
“Con me puoi parlare, lo sai.”
“Stamattina quando siamo usciti mi ha proposto di dividerci
gli emisferi, un
emisfero ciascuno.”
“Ma perché?”
“Così saremmo stati più efficienti!
Peccato che lui è la
persona più caotica che io conosca e non gliene freghi nulla
dell’efficienza.
Allora gli ho urlato che avevo capito che io non gli
piaccio e che poteva stare con Dentolina e farci due figli se voleva,
più o
meno gli ho detto questo.”
“Credo sia stato a causa di quello che ho detto.”
“Probabile. Credo che a lui non piacciano i legami,
soprattutto quello con me.”
“Io non penso che sia così.”
“E come dovrebbe essere?”
“Credo che sia la profondità del vostro legame a
spaventarlo, in poco tempo
siete diventati inseparabili e lui è stato solo per tanto
tempo e poi non è
molto maturo. Non sa gestire bene le situazioni.”
“Me ne sono accorta.”
Commento acida.
“Non essere arrabbiata con lui.”
“Mi ha mollato come una scarpa vecchia, come faccio a non
essere arrabbiata con
lui?
Non sono una santa, sono stanca di essere rifiutata.”
Esplodo buttando fuori la cosa che mi fa più male e Nord
sembra capirlo.
“Jack non ti sta rifiutando.”
“No? A me sembra così visto che non vuole
più stare con
me.”
“Ha solo paura.”
“Io non ho intenzione né di mangiarlo
né di trasformarlo
in un ghiacciolo.”
“Credo che lo sappia.”
“Credi?”
Il mio tono si è alzato di due ottave.
“Cioè, sono sicuro che lo sappia. Solo che credo
che
abbia paura dei legami, sai lui è uno spirito
libero.”
“E io una palla al piede.”
“Non ho detto questo. Solo che lui ha bisogno di tempo per
accettare sentimenti
che per lui sono nuovi, è stato solo per molto
tempo.”
“Anche io.”
“Lo so, ma per le ragazze è sempre diverso,
no?”
Io alzo un sopracciglio scettica.
“Insomma, lo sanno tutti che le ragazze sono più
propense
ad accettare legami seri.”
“Manco gli avessi chiesto di sposarlo.”
Sospiro amara.
“Lo so, cerca di passarci sopra.”
“Sì, con un camion.”
Mi alzo dal letto di scatto.
“Le tue magnifiche terme sono ancora aperte?”
“Sono sempre aperte per chi
ne ha
bisogno.”
“Allora credo di averne bisogno.”
“Va bene.”
L’uomo esce dalla stanza, io prendo il necessario per le
terme e poi mi dirigo
ai sotterranei, lì incontro Jack che alza debolmente una
mano per salutarmi, io
ricambio piuttosto fredda.
Arrivo finalmente davanti al grande portone ed entro.
Mi spoglio, l’acqua nella vasca è piacevolmente
calda,
invita a pensare, ma io oggi non ne ho voglia, così rimango
semplicemente a
fare il morto osservando il soffitto.
Ogni ricordo di questi giorni è bandito, voglio solo il
vuoto nella mia testa, anche se è difficile.
Avrei voglia di piangere, ma non credo che ne valga la
pena e poi le ragazze forti non piangono.
Peccato che il soffitto bianco non offra molte
distrazioni, eccetto per il grande lampadario di cristallo,
l’unica cosa che mi
passa per la mente è che mi possa cadere addosso, anche se
non mi ucciderebbe
dato che sono già morta.
“Che pensieri allegri, Elsa!
Sei qui per rilassarti o deprimerti?”
Mi domando ad alta voce.
“Che fai? Parli da sola?”
Rischio di annegare, poi mi copro automaticamente.
“Cosa ci fai qui, Jack?”
Urlo scandalizzata.
“Volevo farmi un bagno, ma è già
occupato.”
“Non ti sei accorto che avevo le cose per le terme, razza di
maniaco?”
Con un colpo secco lo sbatto di fuori dalla stanza e chiudo il portone
con il
ghiaccio per essere sicura che non rientri. Ho il respiro corto e sono
rossa
come un peperone.
Da quanto era lì e quanto ha visto?
Spero poco o nulla, sarebbe imbarazzante rivederlo dopo.
“Stupido idiota! In un modo o nell’altro rovina la
mia
vita.
Perché diavolo l’ho seguito? Perché non
sono rimasta al
castello?
Adesso la mia vita sarebbe meno complicata!”
Sbuffo e maledico me stessa e il potere di quegli occhi azzurri.
Sono quelli che mi hanno stregato sin dalla prima volta
che li ho visti e mi hanno convinto a lasciare il mio rifugio sicuro.
Ora che
ci faccio qui?
Che utilità ho?
Jack se la può cavare da solo e comunque ora non vuole
parlare con me.
Che poi a me lui piace?
Mi rannicchio mezza sott’acqua e mi guardo attorno:
splendida stanza in marmo bianco decorata da statue di ghiaccio che non
si
sciolgono, vapore che sale, schiuma, il lampadario di cristallo.
Bello, davvero molto bello, ma non è che guardando
l’arredamento posso evitare di rispondere alla domanda che mi
sono posta.
Mi piace Jack Frost?
Sì è la risposta che sgorga nel mio cuore e che
mi lascia
nella disperazione totale, per la prima volta in vita mi sono
innamorata e lui
probabilmente non mi ricambia.
“Ho ventun’anni.”
Borbotto.
“Il periodo dell’adolescenza è passato
da un po’, come
mai sono in questa situazione?”
Forse perché io l’adolescenza non l’ho
mai vissuta, chiusa nella mia stanza a
imparare a diventare una regina e a controllare i miei poteri.
Senza pensarci alzo una mano e della neve sottile inizi a
scendere, ho imparato a controllarli, ma non a essere una persona
perfettamente
integrata nella società.
Sbuffo e riprendo a fare il morto, non si era parlato di
rilassarsi?
Nulla di quello che sto pensando è anche solo vagamente
rilassante, è solo angosciante, mi mette ansia e mi
spaventa. Mi fa
domandare se lui mi guarderà mai nel modo
in cui lo guardo io.
Mi metto le mani sul volto e gemo di frustrazione, questo
mi fa andare sott’acqua.
Borbottando esco e decido che per stasera ho usato
abbastanza le terme, mi asciugo e poi mi metto in pigiama. Prendo il
mio
costume e lo metto in una cesta, l’altra volta qualcuno lo
aveva lavato.
Chiudo il portone e mi dirigo in cucina dove preparo una
cioccolata.
“Potresti farne due per favore?”
Mi volto e sorrido a Nord.
“Ma certo, come mai ancora sveglio a
quest’ora?”
“Ho appena finito una delle mie sculture di
ghiaccio.”
“Bello, posso vederla?”
“Certo.”
Una volta che la cioccolata è pronta la verso in due tazze e
ne porgo una a
Nord.
“Vieni, seguimi.”
Io annuisco, attraversiamo insieme la sala centrale con il globo su cui
brillano le luci dei bambini che credono ai guardiani e arriviamo alla
porta di
quello che penso sia il suo ufficio. È un locale ampio e
disordinato con una
grande finestra, una bella libreria e un paio di tavoli, il primo
è ingombro di
attrezzi da lavoro, il secondo ospita una riproduzione delle alpi
svizzere in
ghiaccio su cui si muove un trenino rosso.
“Il treno del Bernina.”
Dice soddisfatto.
“Wow, davvero ben fatto!”
Il treno si muove sulle curve e sulle creste delle montagne.
“Va tutto bene, Elsa?”
“No.”
Decido di essere sincera per una volta in vita mia.
“Cosa succede?”
“Credo di essere… innamorata di Jack, ma non credo
che
lui mi ricambi. Dopo la tua battuta mi evita come se avessi la peste,
non è
piacevole.
Io non so se riuscirò a rimanere qui a lavorare con lui
in questo clima, mi sento come soffocare e non ce la faccio
più. È persino
peggio del mio castello.”
“Non chiuderti di nuovo nella solitudine.”
“A volte penso che sia meglio essere da soli che con qualcuno
che ti fa
soffrire, credo di non essere tagliata per questo ruolo. Jack lo
è, è un
bambino che non è mai cresciuto, io sono una bambina che non
è mai stata tale.”
“Elsa, pensaci. Non buttare tutto alle spalle quello che hai
costruito per
colpa di Jack.”
“Come posso lavorare con lui se non riusciamo a
parlarci?”
Domando amara, lui non mi risponde.
“Penso sia ora di andare a letto.”
“Sì, Elsa. Solo, ecco, pensa bene alla tua
decisione. Non farti guidare dalla
paura, hai già visto una volta che cosa è
successo.”
“Lo so. Come faccio a dimenticarmelo?
Forse è anche per questo che è meglio che me e
vada, sarò
sempre pericolosa.”
La mia mano ghiaccia involontariamente il tavolo, io sospiro e dissolvo
tutto.
“Scusami.”
“Non c’è nulla di cui scusarsi, a volte
succede di perdere il controllo se
siamo fragili o spaventati.
Non essere così dura con te stessa.”
“Grazie delle belle parole, nessuno mi aveva mai parlato
così.”
“Io sono Babbo Natale, fare stare bene le persone
è la mia specialità.”
Io sorrido, lo saluto e me ne vado in camera mia.
Mi metto il pigiama e mi metto sotto le coperte, mi sento
sonnolenta e quindi scivolo senza difficoltà nel sonno.
A volte i sogni sono caleidoscopi, immagini frammentati e
allucinate che si succedono come riflessi di specchi rotti e ti
trascinano
come la marea.
Rivedo parecchie fasi ed episodi della mia vita senza
potere intervenire, è come se cercassero di dirmi qualcosa,
ma non capisco
cosa.
Quando mi sveglio sono scossa, bevo il bicchiere d’acqua
che c’è sul mio comodino e poi guardo
l’aurora boreale serpeggiare nel cielo.
Mi vesto, apro la finestra e volo via.
C’è un posto che devo vedere prima di prendere
qualsiasi
decisione, devo tornare là dove tutto è
cominciato per vedere se ho capito sul
serio chi sono.
Angolo di Layla
Ringrazio Ansem6 e christian98 per
le recensioni^^
Spero che questo capitolo vi
piaccia, è il penultimo.
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Capitolo 5 *** 5)La mia vita mi stava conducendo da te. ***
5)La mia vita mi
stava conducendo da te.
La mia terra natale è
avvolta dalla neve.
L’inverno è freddo, ma poetico, i paesi e le
città hanno
un’aria magica coperte da quel manto bianco, sembrano essere
state trasportate
indietro nel tempo dove macchine e tecnologia non esistevano.
Il mio castello è come l’avevo lasciato, risplende
tranquillo sotto i raggi mattutini con i suoi colori pastello,
è come un
vecchio amico felice di rivedermi. È come se non me ne fossi
mai andata.
Atterro dolcemente e apro il portone, la fontana di
ghiaccio manda leggeri bagliori e l’azzurro delle pareti di
ghiaccio mi fa
sentire meglio.
Salgo al piano superiore e guardo tutte le mie statue: io
e Anna; io, Anna e Kristoff; Anna e Kristoff; io, mia sorella e
Rapunzel e
altri soggetti tutti legati alla mia famiglia.
Io accarezzo quella di Anna e Kristoff, si guardano negli
occhi con amore, proverò mai questo sentimento?
Guardo una statua con me abbracciata a un uomo senza
volto.
“Povera, piccola, creatura affamata di affetto.
Tutto quello che vuoi
è solo qualcuno che ti accetti per quello che
sei e un po’ di amore, ma
non lo trovi mai.
Credi di trovarlo e poi ogni volta ti accorgi che è
un’illusione, che è tutto solo nella tua testa.
Non sarai mai felice, avresti dovuto tuffarti nel mare
come Anna, perché sei qui?
Per quali peccati stai pagando?
Non hai pagato abbastanza? Per quanto ancora dovrai
soffrire?”
Mi siedo con la testa tra le mani, chiedendomi cosa ho scoperto di me
stessa.
Forse che alcune cose non cambiamo mai, come il mio bisogno di essere
amata, e
altre sono cambiate.
Adesso sono più sicura nell’usare i miei poteri,
li
controllo alla perfezione e so che possono essere utili a qualcuno se
sono
usati nel modo giusto.
Ma posso continuare a usarli così in compagnia del
ragazzo che amo e che non mi ama?
Non lo so, sono stanca di soffrire.
Accarezzo la guancia dell’uomo senza volto e sospiro.
“Ce l’avrai mai un volto o sarai sempre e solo in
desiderio?”
A questo non ho risposta, purtroppo.
Per un attimo sono tentata di fargli assumere le
sembianze di Jack, ma all’ultimo momento abbasso la mano.
No, questo castello è un luogo solo mio e lui non
entrerà
se non come mio fidanzato, forse allora darò
all’uomo senza volto il suo
aspetto, non prima e non dopo.
Mi siedo su una delle sedie e mi tolgo le scarpe, sono
strette e scomode; i riflessi, i giochi di luce e i deboli scintilii di
questa
stanza mi regalano un po’di pace.
Perché tornare al polo nord?
Non sono una guardiana, non sono vincolata da nessun
contratto magico con loro – l’unico contratto che
ho è con la mia gente e con
il mio paese – perché tornare lì?
Non c’è nessuna ragione e sono stanca di soffrire
per un
motivo o per l’altro, credo sia meglio rimanere qui.
Mi alzo dalla sedia e salgo al piano superiore a piedi
nudi, arrivo alla mia camera e poi mi butto a letto, gli spiriti non
hanno
davvero bisogno di mangiare, solo i guardiani che sono delle specie di
creature
mitologiche.
Cado in un sonno senza sogni e mi risveglio al tramonto,
lo guardo dalla mia terrazza. Rosa, arancione, oro si fondono in
sfumature
perfette che nessun pittore potrebbe creare.
Poi questi colori caldi lasciano spazio a una sottile
striscia verde acqua che poi si fonde nell’azzurro e nel blu
scuro della
notte. Le prime
stelle si accendono come
diamanti su un mantello di velluto, in ultimo la pallida falce di luna
sorge a est
e illumina debolmente il paesaggio innevato facendolo risplendere di
una tenue
luce.
Che pace!
Rimango a guardare ancora un po’, poi me ne torno dentro e mi
siedo sul letto,
probabilmente dovrei avvertire perché è tardi e
Nord sarà preoccupato, a Jack non
credo che importi molto e questa è la parte che fa
più male.
Un ago di ghiaccio spunta dalla parete, mentre i colori
all’interno cambiano dall’azzurro al rosso e al
viola.
No, non lascerò che la paura mi sopraffaccia
un’altra
volta.
Stendo un braccio e l’ago torna nella parete e piano
piano i colori tornano al loro posto, io sorrido stanca, non ho solo
combattuto
una battaglia con i miei poteri, ma con le mie paure.
Mi sdraio di nuovo e con una mano tesa verso l’altro
compongo sbuffi eleganti di neve e ghiaccio, poi faccio assumere al
soffitto un
colore scuro e poi vi accendo tante stelle e una luna.
Mi perdo a guardare la mia nuova opera per non so quanto
tempo, fino a che una folata di vento violenta spalanca la porta della
terrazza.
Io guardo Jack entrare con il cuore che batte forte, i
suoi occhi azzurri scintillano gelidi di collera e i capelli sono
più
scompigliati del solito.
“Si può sapere cosa pensi di fare?”
Mi chiede duro.
“Torno al mio posto. Io appartengo al mio popolo e al mio
regno e non a voi.”
Rispondo distante.
“Stronzate.”
La sua parolaccia mi colpisce.
“Ah, sì? Perché sarebbero
stronzate?”
“Perché stai scappando da qualcosa, come hai
sempre fatto durante la tua vita.”
“E da cosa starei scappando?”
“Da me.”
Io sorriso feroce.
“Buffo, perché ho avuto l'impressione che tu
stessi scappando da me da
quando Nord ha fatto quell’innocente battuta. Non farmi la
predica e vai via,
io non sono legata da nessun contratto a voi guardiani.
Io sono l i b e r a.”
Dico scandendo bene le parole.
“Che cavolata!
La chiami libertà questa? Vivere circondata dalle
cianfrusaglie del passato senza mai riuscire a liberarsene?”
“Almeno io un passato ce l’ho!”
“Fanculo! E sei piena di problemi per questo!
Vorrei che per una volta invece di scappare dai tuoi
problemi, venissi da me.”
“E a fare cosa?
Tu non ci sei, tu hai paura dei legami che vadano al di
là dell’amicizia.”
La statua dietro di me esplode in mille pezzi, uno dei
quali taglia la mia lunga treccia, lasciandomi con corte ciocche di
capelli a
coprirmi il volto.
“Ora basta!”
Uso tutti i miei poteri contro di lui, lo faccio cadere
dal balcone e quando lui si rialza in volo cerco di colpirlo, voglio
fargli
male, anzi, voglio che lui stia male come sono stata male io in questi
ultimi
giorni.
Lui urla qualcosa, ma io non lo sento, c’è solo la
rabbia
che pulsa sorda nelle vene, quando so che non dovrei, che la paura
è la mia
peggiora nemica.
“Elsa!”
Una terza voce inaspettata si inserisce nella
conversazione, pietrificandomi.
Anna è in un angolo della stanza e con il dito mi indica
il cielo, io seguo la direzione e mi accorgo che un fronte minaccioso
di nubi
si sta addensando sopra il castello.
Sembra la replica della tempesta che ha colpito Arendelle
duecento anni fa.
“Accidenti.”
Mormoro.
“Vattene via!”
Urlo a Jack.
“No, che non me ne vado.”
“Vattene, prima che io perda il controllo e scateni
quella.”
Gli indico la tempesta alle sue spalle.
“Ti posso aiutare.”
“No, non mi puoi aiutare, è una cosa che devo
risolvere da sola.”
Lui sembra voglia dire qualcosa, ma alla fine rinuncia e se ne va, per
fortuna.
Io alzo lo sguardo verso il cielo, impietrita.
Affrontare i propri demoni è qualcosa di orribile per
tutti e i miei sono fatti di neve, gelo e ghiaccio pronti a riversarsi
su di un
paese innocente.
Mi concentro e cerco di far sciogliere quello che io ho
creato, ma probabilmente la rabbia è comunque più
forte delle emozioni positive
perché non sparisce nemmeno una nuvola.
Continuano ad accumularsi con lentezza, pacifiche e
indifferenti ai miei sforzi e ciò è molto
frustrante.
Mi concentro ancora di più e ci metto tutta la mia
energia il potere scorre libero nelle mie mani e si lancia ad attaccare
la mia
stessa creazione.
Qualche nuvola si dissolve, è già un risultato,
ma devo
essere più aggressiva, più convinta.
Urlo e concentro ancora il mio potere, altre nuvole si dissolvono e la
tempesta diminuisce nella sua portata, il che è un ottima
cosa, significa che i
miei pensieri positivi stanno prendendo il sopravvento sulla rabbia e
sulla
paura.
Cerco di riportare alla mente ogni mio ricordo felice, di
pensare solo all’amore che provo e che qualcuno nutre ancora
per me. tutto
intorno a me diventa bianco, un bianco accecante cha spaventa anche un
po’, ma
non demordo.
La tempesta deve sparire.
Chiudo gli occhi e urlo mettendoci tutta me stessa, sento
l’energia venire trascinata via da me con violenza, ma so che
non mi devo
opporre. Non posso morire sono già morta.
Quando anche l’ultimo granello di energia è uscito
dal
mio corpo sento una specie di esplosione, non appena torna la calma
vedo che la
tempesta è scomparsa: c’è un cielo
sereno.
Sospiro soddisfatta, poi le forze mi abbandonano, la mia
vista si fa confusa e precipito.
Non posso morire, sono già morta una volta, giusto?
Mi dico prima di perdere conoscenza.
Tutto è bianco di nuovo
attorno a me e tutto è pesante e
opprimente, una cappa di nebbia che incombe sulla mia mente.
Cosa mi è successo?
Ah, sì. Ho fermato una tempesta di neve e ho
probabilmente usato i miei poteri fino al limite estremo e ora sono in
questo
limbo.
Sento le voci di Nord e Jack come se venissero da una
radio sintonizzata male, a volte sono così vicine che cerco
di rispondere alle
loro domande, a volte sono così lontane che mi sembra
inutile persino provarci.
Non posso morire perché sono già morta, ma allora
perché
questo sembra tanto un coma?
“Non è un coma.”
La voce di Anna mi fa voltare verso di lei.
“Anna! Anna mi dispiace di averti fatto tornare dal regno
dei morti un’altra volta.”
“È tutto ok, Elsa.
Non ti devi preoccupare di questo, ma ci sono delle
risposte che devo darti. Questo non è un coma, per prima
cosa, gli spiriti non
vanno in coma.”
“E allora cosa è questo posto?”
“Un attimo e ci arrivo.
Tu sei rimasta in forma di spirito sia perché avevi una
missione, sia perché i tuoi poteri avevano
un’essenza così forte da impedirti
di raggiungere l’aldilà. Tu hai quello che i
guardiani chiamano centro, questo
significa che anche dopo la fine di Arendelle tu sei destinata ad
aiutare gli
umani.
Quando hai eliminato questa tempesta ha quasi distrutto
il tuo centro.”
“Quindi sono morta del tutto?”
Lei scuote la testa.
“Sei in un limbo, puoi decidere se seguirmi e andare
avanti oppure rimanere qui e continuare la tua missione. La decisione
è solo
tua.”
Io rimango in silenzio, scioccata.
Soppesando le due possibilità: se seguissi Anna rivedrei
i miei amici e i miei genitori, ma non potrei più vedere
Jack.
“Credo che ci sia qualcosa che ti trattiene qui,
Elsa.”
“Io… io mi sono innamorata, Anna.”
“Ma questo è meraviglioso! Ho continuato a sperare
che succedesse anche a te!”
“Non so se lui mi ricambi, è sfuggente, forse
farei meglio a venire con te.”
Lei scuote la testa.
“Il tuo cuore ha già deciso un’altra
cosa.”
Io la guardo senza capire, lei mi saluta e poi –
all’improvviso – il pavimento
sotto si me si rompe in mille schegge e io precipito di nuovo urlando.
Ho davvero paura questa volta, non so dove si fermerà la
mia caduta, e se precipitassi all’inferno?
Fortunatamente non arrivo lì, ma nel mio corpo che mi
sembra pesante come se fosse fatto di cemento, vorrei alzare le
palpebre o
muovere almeno un dito, ma non ci riesco.
“Riposati.”
Mi ordina una voce nella mia testa.
Sto iniziando a impazzire?
Sembra che purtroppo non possa fare a meno di darle
retta, immediatamente la sonnolenza mi invade e inizio a sognare sogni
confusi.
Rivivo gli eventi più importanti della mia vita da
spettatrice in un
caleidoscopio impazzito in cui ricordi di quando ero ancora viva e
altri in cui
sono un spirito si alternano.
Sento come se tutto questo volesse dirmi qualcosa, ma non
capisco cosa.
Alla fine mi sveglio perché sento del calore su una
guancia, apro miracolosamente gli occhi e mi accorgo che sono nel mio
letto ed
è mattina.
“Ben svegliata.”
La voce di Nord ha una nota di preoccupazione.
“Ciao, Nord.”
“Sono felice che tu abbia deciso di rimanere qui, per un
attimo ho pensato che tu saresti andata avanti.”
“Per un attimo l’ho pensato anche io.”
“Sarai stanca, ti faccio servire la colazione.”
Lui si alza.
“Nord!”
Lo richiamo io.
“Jack, dov’è?”
“È appena andato a riposare, ti ha vegliato per
tutto il tempo.”
“Capisco.”
Dico meditabonda.
“Era davvero preoccupato per te, qualsiasi cosa sia
successa tra di voi io la metterei da parte.”
“Nord, i guardiani possono innamorarsi?
Cioè, è permesso o c’è
qualche regola che lo vieta.”
Lui mi guarda intensamente per qualche minuto.
“Ah, dunque è questo il problema.
Non c’è nessuna regola che vieti ai guardiani di
innamorarsi, ma non è mai successo.”
Io sbuffo, in parole povere nessuno saprebbe come
comportarsi.
“È per questo che te ne sei andata?
Ti sei innamorata di Jack?”
“Sì.”
“E lui?”
“Lui ha iniziato a evitarmi e a scappare.”
“Lui non sa come affrontare questa cosa, è morto
troppo presto per sapere cosa
fosse l’amore, devi avere pazienza con lui.”
Io mi lascio cadere sconfortata sul cuscino.
“Su, non ti demoralizzare. Adesso ti faccio portare la
colazione.”
“Va bene.”
Poco dopo arriva un vassoio portato dai minuscoli elfi con una tazza di
latte e
cioccolato e cookies, io bevo e mangio tutto avidamente, non credevo
che avrei
avuto così fame.
“Non ti preoccupare, è normale avere
così fame dopo
quello che ti è successo.”
“Ok. Adesso cosa faccio?”
“Stai a riposo. Non appena Jack si sarà svegliato
gli dirò di venire da te,
anche se è molto probabile che sarà lui a
precipitarsi da te. Mi ha persino
chiesto se gli spiriti possono morire.”
Io arrossisco.
“Va bene.”
Prendo uno dei miei libri e inizio a leggere, fuori
nevica, il fuoco acceso nel caminetto diffonde un piacevole calore e
rilassarsi
è facile in queste condizioni.
Non mi accorgo del tempo che passa, a mezzogiorno e mezzo
un bigfoot mi fa capire a gesti che è pronto il pranzo. Io
esco dalla mia
camera, in sala da pranzo c’è solo Nord, io mi
siedo e lo guardo senza capire,
lui mi fa cenno di aspettare.
Poco dopo si sentono dei passi e un Jack dai capelli
scompigliati appare sulla porta e fissa il suo sguardo su di me.
“Lieto di vedere che stai meglio, ho pensato che saresti
morta.”
“Gli spiriti non possono morire.”
“Nord mi ha detto il contrario, tu ci hai provato seriamente
a morire, ma sono
felice che tu sia qui.”
“Grazie, anche io.”
Si siede anche lui e iniziamo a mangiare un delizioso stufato con le
patate
cercando di mantenere un clima rilassato e leggero,
c’è sempre tempo dopo per
litigare.
Il cibo è ottimo e non mi posso lamentare e Jack fa del
suo meglio per essere gentile, calmato probabilmente dalla presenza di
Nord.
Finito il pasto mi guarda dritto negli occhi.
“Io e te dobbiamo parlare.”
Scandisce chiaramente, io annuisco.
“Sì, lo penso anche io.”
“Già.”
Usciamo insieme dalla sala e io inizio ad avere paura di quello che
succederà
dopo.
E se mi dicesse che non gli interesso o che mi vede solo
come un’amica?
Non credo che reggerei, ormai lui mi piace troppo per
essere solo sua amica, raggiungiamo una stanza deserta e la mia paura
cresce di
una tacca. Lui si siede su un divano e poi mi guarda, io vorrei saper
leggere
nel pensiero per capire cosa gli passi per la testa.
“Elsa, mi
dispiace
di averti ignorato ultimamente.”
“Perché l’hai fatto?”
Lui si prende la testa tra le mani.
“È complicato.”
Borbotta.
“Io ho tutto il tempo del mondo,
all’incirca.”
Lui sospira.
“Mi sei piaciuta fin dalla prima volta che ci siamo
incontrati, forse perché abbiamo poteri simili o forse
perché entrambi abbiamo
sofferto, seppur in modi diversi, per questi poteri. Io volevo che la
gente mi
vedesse e tu non volevi che la gente sapesse.
Solo che io non so nulla dell’amore, non sono mai stato
innamorato prima di diventare spirito e non sapevo cosa volesse dire.
Poi
abbiamo iniziato a trascorrere del tempo insieme e ho scoperto quanto
fossi
stupenda, sei ferma, ma gentile, simpatica, dolce, ironica e fai delle
bellissime decorazioni con la brina.
E poi sei bellissima, la ragazza più bella che avessi mai
visto.
Non sapevo come classificare o reagire a questi
sentimenti, non capivo cosa significassero.”
Prende un attimo fiato e si guarda intorno.
“Poi Nord ha fatto quella battuta e tutti i pezzi sono
andati al loro posto, mi stavo innamorando di te o forse ti amavo
già e mi sono
spaventato.
Io non so come si ama in modo romantico, te l’ho
già
detto, e ho pensato che la cosa migliore fosse allontanarmi da te. Se
non
fossimo stati sempre insieme forse questi sentimenti se ne sarebbero
andati e
avremmo potuto tornare a essere amici come prima.”
“Ma la cosa non ha funzionato.”
Mormoro, lui mi guarda stupito.
“Sì, non ha funzionato. Più volevo non
pensarti e più ti
pensavo, non sapevo cosa fare.
Poi te ne sei andata e tutto è diventato chiaro, non
volevo perderti.
Lo so che ho combinato un disastro, ma io ti amo, per
favore dammi una seconda possibilità!”
“Tu mi ami?”
Chiedo scioccata perché so di essere ricambiata.
“Sì, ti amo Elsa.
Tu mi ami?”
Io lo guardo a occhi sgranati.
“Perché credi che io me ne sia andata?”
“Non ne ho la più pallida idea.”
“Perché ti amo, Jack! E non ce la facevo
più a vederti così distante, preferivo
stare da sola che ignorata da te.”
Lui spalanca la bocca, la richiude e poi si dà due sberle
sulla testa.
“Che sciocchi che siamo stati, che sciocchi!
Io ti amo, tu mi ami e abbiamo fatto un tale casino!”
“In effetti…”
Lui prende le mie mani tra le sue.
“Elsa di Arendelle, vuoi essere la mia ragazza?”
“Sì, Jack Frost.”
Ci baciamo e io sento le farfalle nello stomaco.
Finalmente tutti i miei anni di solitudine assumono un
senso, erano solo un percorso di preparazione per trovare lui.
Continuiamo a baciarci fino a che non ci manca il fiato,
allora ci stacchiamo rossi e sorridenti.
“Credo che dovremmo dirlo a Nord.”
Dice piano.
“Lo credo anche io.”
Usciamo mano nella mano dalla stanza, il guardiano del Natale
è seduto nel suo
ufficio, intento a intagliare un trenino di ghiaccio.
“Nord.”
Lui si volta e nota le nostre mani intrecciate.
“Ah, avete risolto, ragazzi.”
“Sì, io e Jack adesso siamo una coppia se questo non viola qualche
regola.”
“Nessuna regola violata, Elsa.
Sono così felice per voi.”
Ci abbraccia tutti e due rischiando di stritolarci.
Rimaniamo a chiacchierare per un po’, poi stringo la mano
di Jack.
“C’è una cosa che devo fare prima di
venire a vivere qui
definitivamente e mi piacerebbe che tu mi accompagnassi.”
“Va bene.”
Usciamo dalla stanza e io gli faccio cenno di seguirmi
fuori dalla finestra.
Iniziamo a volare verso Arendelle e lui se ne accorge.
“Come mai vuoi tornare al castello?”
“C’è una cosa che devo fare, te
l’ho detto.”
Lui annuisce perplesso, ma mi segue, voliamo sopra paesaggi innevati
fino a che
non arriviamo alla vista familiare del mio castello di ghiaccio.
Atterriamo e io apro la porta, lui si guarda intorno
meravigliato per un attimo, forse ammirando la fontana e le colonne di
ghiaccio. Io salgo ai piani superiori fino alla stanza dove ci sono le
mie
sculture di ghiaccio e quella che cerco è in prima fila.
Rappresenta Anna,
Kristoff, Rapunze, Eugene, me e un uomo senza volto, con un sorriso che
mi va
da un orecchio all’altro do a questo fantomatico personaggio
le sembianze di
Jack.
Lo guardo soddisfatta per qualche attimo, poi il mio
ragazzo mi abbraccia da dietro e osserva la mia opera.
“Davvero bella, era questo che dovevi fare?”
“Sì, dovevo chiudere il cerchio. Adesso so che non
ho ragioni per tornare
definitivamente a vivere qui, anche se mi piacerebbe visitarlo ogni
tanto.”
“Lo faremo.”
Ci baciamo ancora e sento che il cerchio è davvero completo,
ho trovato quello
che cercavo da una vita e non potrei essere più felice.
Ora so cosa significa l’amore e ho uno scopo nella vita.
Va tutto alla grande e il futuro sarà anche migliore.
Cerchio chiuso, promessa di felicità.
Io e Jack sorridiamo insieme mano nella mano e poi
voliamo via.
Verso la nostra nuova vita.
Insieme.
Angolo di Layla
E questo è l'ultimo
capitolo! Spero che il finale vi sia piaciuto.
Grazie a Zouziusfan7 per la
recensione e a chiunque abbia mostrato interesse per questa storia^^
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