Di castelli tenebrosi, atmosfere cupe e Male con la M maiuscola

di QueenOfEvil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di nomi improbabili, strambi compari ed efficaci campagne elettorali ***
Capitolo 2: *** Di teste come soprammobili, confuse presentazioni e poco senso del tempismo ***
Capitolo 3: *** Di presentazioni deludenti, commenti sarcastici e punizioni meritate ***



Capitolo 1
*** Di nomi improbabili, strambi compari ed efficaci campagne elettorali ***


Premessa e captatio benevolentiae dell'autrice: Premetto che questa è la cosa più assurdamente demenziale che io abbia mai scritto, che probabilmente scriverò mai e che non so neanche io da dove sia uscita, ma mi sentivo in dovere di condividerla con voi per vedere se davvero è tanto delirante quanto penso che sia. Il mio stile di scrittura non è solitamente così (e per fortuna), ma è adattato proprio in base al tipo di cosa che volevo scrivere... e boh, spero possa piacervi (o almeno non farvi troppo schifo) e farvi sorridere (e se il vostro personaggio preferito verrà mal trattato vi assicuro che non era mia intenzione... o forse un pochino sì, chissà). Doveva essere una OS, ma non ho il dono dellasintesi e sono prolissa, quindi ho pensato che otto pagine comiche sarbbero state troppe da digerire.

Detto questo: Be Prepared per leggere questo mio strano trip mentale (e se vorrete lasciare un piccolo commentino ne sarò solo felice).



















C'erano poche cose che gli abitanti del Castello Oscuro detestavano.


O meglio, attenzione, in realtà le cose che detestavano singolarmente erano molte, davvero molte, talmente tante che probabilmente se si fosse tenuto conto delle minime idiosincrasie che ciascuno aveva, dalle macchie, non strisce, non punti, proprio macchie , al fuoco, ridete pure, fino a che non vi rimarrà attaccato alla coda , dalla canzone “È un mondo piccolo", era mai possibile che il bucero non conoscesse proprio altro nel suo repertorio?, agli zingari, anzi, zingare, ma generalizziamo pure, probabilmente la lista stilata sarebbe stata lunga in modo alquanto tragicomico. Comico, perché era indubbiamente esilarante pensare che proprio Loro avessero una serie di punti deboli, tragico perché chiunque lo avesse fatto notare sarebbe stato gettato giù da un burrone, con tanti saluti e complimenti della casa e un invito a tornare al più presto, un buono-tortura in omaggio ad accompagnarlo.


Ma sto divagando. Dicevo e precisavo che c'erano davvero pochi particolari che quegli individui tanto diversi aborrivano tutti insieme e senza eccezione. Ed uno di questi era proprio il nome della loro abitazione.


Ora, immagino che la differenza di opinione sia un valore importante ed è assolutamente rispettabile, ma ditemi: avete davvero il coraggio di biasimarli? "Castello Oscuro" era un nome che faceva davvero tanto stile anni Sessanta, quando la fantasia non era decisamente il business mentale preferito dalla popolazione, bastava aggiungere un aggettivo un poco inquietante, "Malvagio", "Ombroso" e "Impenetrabile" erano i più gettonati, per ottenere un soddisfacente effetto paura e, anche se pure allora si poteva dire che qualcosa di più originale era possibile inventarlo, di sicuro era più accettabile un nome simile in quell'epoca che nel nuovo millennio, dove sicuramente le notizie più terrificanti non sono i cadaveri orribilmente mutilati o le guerre, di questi e di quelle ovviamente se ne sentono e vedono tutti i giorni, ma le disastrose condizioni finanziarie dello Stato. E non ditemi che non rabbrividite anche voi ogni volta che sentire le parole "crisi di governo". Ecco, forse "Castello Bancarotta" avrebbe fatto accapponare sicuramente di più la pelle agli incauti visitatori, ma fatto stava che quello era il nome che era stato affibbiato loro e quello sarebbe rimasto, senza sapere per quale serie di sfortunati eventi e poco ispirati poeti, che se ne stavano ben zitti, temendo fondatamente ripercussioni future, quello fosse diventato l'appellativo ufficiale di quel ritrovo.


Ma la questione che più infastidiva non era tanto il fatto che quell'"Oscuro" fosse blando, insipido e molto, molto noioso, tanto che pronunciarlo lo faceva sembrare il ritaglio di cartone in una fiaba per bambini dell'asilo, quanto il fatto che, davvero, non avesse nulla a che fare con l'aspetto del palazzo. D'accordo, le pietre di cui era fatto erano nere e le figure che lo contornavano, gargoyles, statue e sentinelle, erano tutto meno che rassicuranti, ma nessuna regola della fisica era infranta, l'universo non si era piegato, sdegnato per la malvagità che, senza dubbio, lì regnava sovrana, e per questo aveva deciso di privare quel luogo della luce del sole, dimostrando caratteristiche morali piuttosto spiccate, e come un ammasso di stelle e materia oscura potesse avere simili pensieri in praticamente tutte le storie del mondo rimane tutt'ora un mistero: no, giorno e notte, inverno, primavera, estate ed autunno, pioggia e sole si alternavano alquanto normalmente, anche se, mi sembra alquanto ovvio, l'atmosfera generale era un tantino più pesante di quanto ci si potrebbe aspettare nei pressi dei domini di Biancaneve. Ma meglio non parlare di principesse lì vicino.


O di mele.


Tanto per sicurezza.


Dunque, il Castello dal di fuori appariva assolutamente normale, nella media, appena un po' più malvagio di tanti altri, ed il fatto che ci fosse un bel giardino a contornarlo,  rose rosse, rose rosse dappertutto, certamente contribuiva a dare un tocco di classe all'ambiente, che non si smentiva neanche una volta che si entrava dal portone, in legno d'ebano e alto almeno cinquanta volte quanto sarebbe stato necessario. I deliri di onnipotenza, d'altronde, lì erano sempre andati di moda.


Avete presente il castello di Malefica? Quello sulla Montagna Incantata, e sorvoliamo sul fatto che anche quel nome fosse meglio di "Oscuro", scuro, freddo, inospitale, pieno di ragnatele e sicuramente tutto meno che pulito? Insomma, avete presente i classici standard che tutti si aspettano di vedere soddisfatti in un palazzo abitato da quel tipo di soggetti?


Bene, molto bene. Potete scordarvi tutto quello che sapete. Qui non si sta parlando di fiabe moraliste in cui simbologie usate fino allo sfinimento vengono ripetute ancora e ancora per contrapporre Bene e Male, e anche questa mania di scriverli sempre con la lettera maiuscola è piuttosto démodé, ma della vita reale, più o meno: appare dunque evidente come anche un branco di psicopatici, non sociopatici iperattivi, questa volta, con vari complessi, tra i quali il più popolare era senza dubbio quello di Dio, potessero avere un briciolo di buon gusto. E anche più di un briciolo, se si considera che fra di loro spiccavano alcuni Re, abituati ad uno stile di vita dignitoso, carestie ed improvvise siccità a parte, e nobili con la fissazione per le pulizie, altrimenti perché chiedere alla tua figliastra di pulire fino alla nausea?


Insomma, aggirandosi per i corridoi si poteva sì respirare un'atmosfera un tantino cupa, certamente non ti sarebbe venuto in contro un allegro candeliere pregandoti di "Stare con loro!" e, anzi, era probabile che facessi qualche incontro meno rassicurante, ma non c'era davvero di che lamentarsi. 

Tappeti di velluto rosso, grandi quadri appesi alle pareti, per le persone più deboli di cuore eviteremo di raccontare cosa effettivamente quei quadri ritraessero, grandi finestre per far entrare la luce, d'accordo, c'era chi non l'amava, ma ai capricci di quella Maga erano tutti abituati, e, per finire in bellezza, un'enorme sala da pranzo, con lampadari appesi al soffitto, un tavolo lunghissimo, affreschi ben curati e un costante luccichio che poteva essere ricondotto alla massiccia presenza di oro e argento.


Insomma, una cosa di classe, senza scendere nel pacchiano: non erano mica buoni loro.


Parlando proprio di quella stanza, alcune precisazioni sono d'obbligo: non era adoperata solo per i pasti, sarebbe stato uno spreco, ma anche per le assemblee, le deliberazioni, riunioni a scopo di piacere, anche loro avevano diritto ad un intrattenimento dopotutto, ed omettiamo il fatto che spesso queste ultime sfociavano nella sofferenza altrui, insomma, praticamente sempre, ed era stata adibita a questo ruolo centrale subito dopo le Grandi Elezioni del duemila e due. 

Pur non vedendo chi legge, posso benissimo sentire attraverso la carta, o lo schermo in questo caso, lo stupore che alberga nei vostri animi: sì, avete sentito bene, ho detto proprio "Elezioni". Su, avanti, non fate quella faccia: anche i peggiori criminali ed assassini avranno pur diritto a degli organi di governo pseudo-democratici, no? E, fidatevi, nella maggior parte dei casi li sanno rispettare molto meglio di noi che li giudichiamo.


In ogni caso, con l'avvento del ventunesimo secolo il Castello Oscuro, quel nome è sempre orribile, comunque lo scriva, si era trovato in una situazione quantomeno scomoda: era affollato, molto affollato, con nuovi arrivati che continuavano a presentarsi e nessuna organizzazione, cosa che aveva finito per dare parecchio sui nervi a quelli di loro con un briciolo di senso dell'orgoglio. Non era possibile che si trovassero a condividere il loro preziosissimo spazio vitale con dei microbi che, per quanto ne sapevano, non erano minimamente al loro livello nella categoria di Antagonisti, non chiamateli Cattivi, mai Cattivi, suona così rozzo!


Dunque una gerarchia si imponeva, una gerarchia che facilitasse le cose e "tutelasse" i diritti dei migliori, pardon, peggiori, condannando gli altri all'anonimato e, poiché tutti pensavano di essere destinati a prevalere e nessuno aveva la minima intenzione di condividere il proprio potere con altri, la soluzione adottata all'unisono fu quella della monarchia: un re o una regina, perché no, i Villains non sono sessisti, non tutti, che regnasse ed amministrasse il loro dominio, possibilmente senza che gli altri attentassero alla sua vita. E non era male come prospettiva, per ciascuno di loro, avere il completo controllo su quel palazzo, certamente una grande rivalsa dopo le fini orribili che i loro avversari avevano propinato loro negli anni: ed ecco dunque che iniziò una propaganda spietata, campagna elettorale dai ritmi serrati e in cui ogni singola parola era studiata per risaltare al peggio agli occhi dei possibili elettori. Ovviamente, c'era chi davvero non aveva speranza di vincere e si era ritirato in partenza, insomma, chiudere dei gattini in un baule per qualche spicciolo non era certo un granché, e perciò si limitava a rimanere a guardare, sperando che il vincitore o vincitrice, chiunque fosse, avrebbe portato loro dei vantaggi. Stranamente, ma neanche troppo in realtà, non ci furono scandali durante quel periodo, nessuno scheletro tirato fuori dall'armadio, lettere compromettenti che avrebbero potuto rovinare la reputazione altrui, segreti inconfessabili che divennero di pubblico dominio, per un motivo molto semplice e che, no, non era un improvviso buon cuore: la questione che veniva posta in esame e che veniva discussa non era l'idoneità alla carica, sapevano tutti benissimo che nessuno di loro sarebbe stato adatto ad un compito simile, ma piuttosto la quantità di Vera malvagità che essi erano riusciti a dimostrare in vita. E se il fattore importante erano le azioni, non certo i pensieri, a cosa diavolo potevano servire segreti che mai avevano influenzato le loro decisioni?


A meno che non si fosse improvvisamente saputo che il Cacciatore di Bambi in realtà aveva solo finto di uccidere la madre, e questo era un tantino improbabile, nessun altro scandalo avrebbe potuto servire agli avversari. Ridicolo, non è vero, che in questione di politica proprio loro si fossero dimostrarti tanto corretti?


I candidati finali alla tirannide, perché, andiamo, cosa vi potreste aspettare da personaggi simili?, erano risultati essere tre: Malefica, supportata dal lato femminile e da una buona dose di anni di esperienza alle spalle, Claude Frollo, anche se lui continuava a ribattere che piuttosto che diventare capo di quel cerchio dell'Inferno avrebbe preferito morire, di nuovo, e Scar, che, non si sapeva bene come, ma si sospettava che la sua retorica avesse qualcosa a che vedere con tutto ciò, fosse riuscito a convincere tre fazioni diverse e dai gusti totalmente opposti che avrebbe accontentato tutti una volta salito al potere. Che cosa avessero in comune Gaston e Shere Khan, tutti e due suoi sostenitori, rimane tutt'ora un mistero.


I tre avevano delle ottime ragioni ciascuno per divenire capi supremi: la Fata Oscura, oscura quanto il castello... capita la battuta?, aveva decenni di attestata partecipazione, uno scettro piuttosto potente e metteva di certo un bel po' di inquietudine quando decideva di trasformarsi in drago davanti a tutti. Senza contare che definirsi autonomamente "La signora di tutti i mali" aiutava molto la sua reputazione. Aggiungiamo poi una maledizione lanciata contro una bambina in culla solo per non essere stata invitata ad una festa, una schiera di aiutanti inquietanti, e stupidi, molto stupidi, ma quello purtroppo era un cliché che si ripeteva di continuo, e il suo aspetto verdastro, nel quale spiccavano due belle corna, contribuivano a renderla quasi un simbolo della malvagità disneyana. E la popolarità che aveva avuto negli anni lo testimoniava.


Frollo, d'altro canto, era certamente un personaggio. Non un "bel" personaggio, attenzione, solo "un personaggio". Le sue manie erano conosciute praticamente a tutti, come quella di pregare e cadere in ginocchio per chiedere perdono ogni volta che, anche solo per sbaglio, si trovava ad apprezzare, non ridere, mai ridere, il riso uccide la fede non lo sapevate?, per una battuta particolarmente crudele. Pregare a chi o a cosa non ci è dato saperlo, dato che era piuttosto ovvio che la sua dipartita non fosse culminata con un biglietto di sola andata per l'inferno che tanto sembrava temere. In ogni caso, visto semplicemente in tale modo tutto si poteva dire tranne che fosse un vero Antagonista, e la sua insistenza a paragonarsi ai Santi certamente non aiutava, ma la faccenda cambiava un tantino non appena ci si rendeva conto che aveva quasi dato alle fiamme tutta Parigi per una ragazza. D'accordo, era una ragazza molto bella quella Esmeralda, particolare nel suo aspetto esotico, ma valeva davvero la pena quel barbecue? E anche la storia del rogo, del tentato genocidio, dell'abuso psicologico sul povero Quasimodo, che tra l'altro aveva tentato di scaraventare in un pozzo solo perché non soddisfaceva i suoi standard di bellezza, come invece apparentemente La Gitana faceva, dell'assassinio della madre di quest'ultimo solo perché "Lei ha corso, io ho inseguito" certamente lo rendevano quantomeno inquietante, con il suo vestito da Inquisitore, lo sguardo perennemente stralunato e il suo guardare i suoi compari come se fossero diavoli infernali venuti per torturarlo.


Era stato candidato a forza e ancora non si capacitava per l'accaduto.


Scar, infine, era stato probabilmente il primo a costruirsi una propaganda efficace, e dopo tutto il suo lavoro con le iene non c'era neanche da stupirsi: prometteva e non prometteva, diceva tutto e niente, fingeva di non aver mai fatto nulla di particolare con strana modestia eppure, e questo effettivamente nessuno poteva negarglielo, in qualche modo ogni essere, vivente o meno, era arrivato a sapere quanto lui effettivamente valesse.


E c'era tanto da dire in effetti.


Fratridica, aspirante nipoticida, dittatore, tiranno, ingannatore, affabulatore, codardo, in qualche caso con delle reazioni che rasentavano quasi la follia: c'era davvero qualcosa che non avesse fatto nella sua vita? Se si metteva in conto, e lui faceva in modo che venisse sottolineato costantemente, che poi era l'unico fra di loro ad aver effettivamente ucciso il suo obiettivo un parente, tra l'altro, diretto consanguineo, fratello addirittura, e che era diventato sovrano per anni senza che nessuno sospettasse nulla, era praticamente certo che avrebbe avuto lui la vittoria.


Un altro parametro su cui si basavano i voti erano le morti: non si sa per quale ragionamento perverso, o, se si sa, si tace, la questione fosse giunta a tali termini, ma fatto stava che più una dipartita era avvenuta in modo tragico e doloroso e più questo doveva combaciare con la cattiveria del soggetto in questione.


Ora, Malefica aveva un'uscita di scena tutto sommato di classe, in veste di drago sputafuoco, contornata dalle sue stesse magie, con una spada incantata conficcata nel cuore e nessuno poteva dire che non fosse effettivamente piuttosto impressionante, ma Frollo, con la sua cattedrale in fiamme, il gargoyle che si trasformava in diavolo davanti ai suoi occhi, se per allucinazioni o prodigio divino sta a voi stabilirlo, la spada alzata in un tentativo di ricreare le Crociate che probabilmente gli sarebbero piaciute tanto e la sua caduta, letterale e metaforica, in un inferno infuocato, la superava di parecchi punti, almeno secondo la logica dei compagni.


Ma anche in quel caso, Scar seppe approfittare molto bene delle proprie sciagure: insomma, cosa c'è di più macabro che essere mangiato vivo da quelli che erano sempre stati i tuoi fidati collaboratori mentre il tuo regno sta bruciando?


...


Certo che le fiamme andavano davvero di moda all'epoca.


In ogni caso, i risultati delle elezioni furono piuttosto prevedibili: Scar aveva vinto, era ufficialmente il Re, per la seconda volta nella sua vita, o non vita, dato che tecnicamente era morto, e, come era prevedibile che avvenisse, si assicurò di non rispettare minimamente nessuna delle promesse, blande in realtà, molto blande, che si era ritrovato a fare durante la campagna elettorale, ma nessuno si lamentò minimamente: era solo l'ulteriore conferma che avevano fatto la scelta giusta.


Appena salito al trono, però, con una mossa politica piuttosto abile, accorgendosi di non avere vinto con una maggioranza schiacciante e comprendendo che, in effetti, in una situazione simile era alquanto preferibile avere tutto l’appoggio possibile, non sarebbe finita un’altra volta come con le iene, nossignore, era riuscito a persuadere la gentil Fata, gentile era un appellativo ironico, tanto per chiarire, e l’equilibratissimo Giudice, l’aggettivo qui credo si commenti da solo, ad avviare una proficua collaborazione, che ebbe come risultato l’unificazione di tutti gli schieramenti e una pseudo-oligarchia. Pseudo, molto pseudo, perché, anche se sulla linea teorica il Governo era di tre, il vero vincitore riusciva a rammentare, sottilmente ma quasi ogni giorno, chi davvero di loro si fosse distinto in quella situazione nel particolare e durante la vita in generale.


La loro parola, ma soprattutto la sua, era legge e nessuno si sarebbe potuto permettere di dire altrimenti.


La situazione si era dunque stabilizzata nel migliore, o nel peggiore, dipende dai punti di vista, dei modi e, grazie al nuovo equilibrio, anche i Villains giunti dopo il grande evento avevano senza dubbio la vita più facile: per sapere quanto sarebbero stati disprezzati dagli altri, sarebbe bastato loro dirigersi davanti ai tre, Frollo alla sinistra, Malefica alla destra e ovviamente Scar nel mezzo, presentarsi ed enunciare malvagità, misfatti ed imprese compiute, abbondando nei particolari e tentando di darsi un contegno, visto che tutto quello che avrebbe detto sarebbe stato giudicato impietosamente dai sovrani. A questi ultimi, l’onore di decidere quanto egli valesse, quale trattamento gli dovesse essere riservato, quali mansioni dovesse svolgere nel castello, perché, andiamo davvero pensavate che un luogo simile si pulisse da solo?, e quale fosse il posto a tavola, più o meno vicino alla loro persona, in modo direttamente proporzionale alla posizione sociale che avrebbero occupato: insomma, tanto per chiarire, un malvagio alla Edgar a momenti non riusciva neanche a distinguere la criniera corvina del leone tanto il suo nome era in basso nella scala sociale.


E non faceva che lamentarsi, ragionando che uccidere la vecchiaccia invece che far sparire i suoi inutili gattini probabilmente gli avrebbe fruttato di più in vita ed enormemente di più in quella sottospecie di aldilà per depravati.


Più di dieci anni, in ogni caso, erano passati dall’istituzione di queste regole e nessuno, mai, per nessuna ragione al mondo, aveva anche solo tentato di metterle in discussione: non erano state scritte leggi, le leggi erano noiose, o quanto meno era noioso il fatto di non poterle cambiare a loro piacimento a seconda delle occasioni, ma anche le guardie del corpo della Regina di Cuori, che venivano decapitate per sport un giorno sì e l’altro pure, sapevano che poteva essere un pessimo errore mettere in discussione ciò che quei tre stabilivano, insomma, se erano stati eletti una ragione doveva pur esserci ed in particolare era essenziale che non si mancasse loro di rispetto. Tra la strega che aveva maledetto una bambina perché non era stata invitata ad una festa, il giudice che aveva dato alle fiamme Parigi per una cottarella ed il tiranno che aveva addossato la colpa del suo fratricidio su un cucciolo di pochi mesi, davvero, le punizioni che potevano essere presentate sapevano essere atroci.


Eppure, anche se nessuno di loro l’avrebbe mai ammesso, c’era una sottile vena di solidarietà ad accomunarli tutti che andava oltre l’orgoglio individuale: erano tutti villains, avevano tutti combattuto e perso, sì, ma con onore, o con la definizione distorta di onore che potevano considerare loro.


Perfino i più insulsi di quella folla potevano permettersi di andare fieri del loro operato, una piccola macchiolina nera in più nell’animo del mondo, e serpeggiava tra di loro la ferrea convinzione che chiunque si fosse aggiunto al Castello sarebbe stato altrettanto meritevole di presenziare.


Ma si sa, c’è sempre l’eccezione che conferma la regola.





 

 

 


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Capitolo 2
*** Di teste come soprammobili, confuse presentazioni e poco senso del tempismo ***


 









Il principe Hans delle Isole del Sud non aveva bene idea di come fosse finito in quel luogo. Insomma, un momento prima era sulla sua nave, legato ed imbavagliato, gli occhi che ardevano d’ira e umiliazione, pronto per venire riportato dai suoi carissimi dodici fratelli e subire la sua punizione, mentre d’improvviso… puff! Era scomparso in una nuvoletta di fuoco verdastro e, se posso dire, con uno strilletto molto poco virile, per ritrovarsi in un corridoio lungo, abbastanza illuminato e con delle scene raccapriccianti raffigurate sulle pareti sulle quali, per amore dei miei lettori, ancora una volta non mi soffermerò.

Il principe Hans delle Isole del Sud non aveva bene idea di come fosse finito in quel luogo. Insomma, un momento prima era sulla sua nave, legato ed imbavagliato, gli occhi che ardevano d’ira e umiliazione, pronto per venire riportato dai suoi carissimi dodici fratelli e subire la sua punizione, mentre d’improvviso… puff! Era scomparso in una nuvoletta di fuoco verdastro e, se posso dire, con uno strilletto molto poco virile, per ritrovarsi in un corridoio lungo, abbastanza illuminato e con delle scene raccapriccianti raffigurate sulle pareti sulle quali, per amore dei miei lettori, ancora una volta non mi soffermerò.


Si guardò dunque attorno con circospezione, la mano, stranamente libera, che era scattata simultaneamente verso l’elsa della spada per un riflesso dettato da anni di addestramento e che, ancora più incredibilmente, trovò quello che stava cercando: eppure era certo che le guardie lo avessero disarmato quando l’avevano catturato… Iniziò a farsi strada tra quelle stanze, in un percorso che gli sembrava avesse un vago senso logico, non dettato totalmente dalla casualità, come se una forza superiore lo stesse condizionando perché arrivasse in un luogo ben preciso, ma si scrollò di dosso quella sensazione, attribuendola al troppo tempo passato nella stiva della nave: quel cavolo andato a male che gli avevano servito la sera prima doveva avergli fatto uno strano effetto. E decisamente lo scenario che si stava profilando davanti ai suoi occhi in quel momento poteva anche essere benissimo un sintomo di intossicazione alimentare.


Dopo quelle che gli parvero ore perse a girovagare, ma che il realtà non furono più di una ventina di minuti, vogliate compatirlo, la percezione del tempo non era mai stata il suo forte, si ritrovò improvvisamente davanti a un enorme ingresso, una porta massiccia a sbarrargli la strada e il ritorno della sensazione che effettivamente fosse lì che avrebbe dovuto dirigersi fin dall’inizio: essendo contrario al destino, predestinazione e tutto il resto, e manifestando un istinto suicida a dir poco spiccato nella decisione di perdersi nuovamente in quel labirinto di stanze e stanzette, stava quasi per fare dietrofront e cercare l’uscita altrove, quando notò con la coda dell’occhio un movimento strano vicino ai due battenti. Con sua grandissima sorpresa, e anche orrore e shock, già che ci siamo, quelle che aveva considerato inizialmente come delle decorazioni, peraltro di cattivissimo gusto, quasi fossero state disegnate e ritagliate dalla mano inesperta di un bambino di quattro anni, si rivelarono essere degli esseri viventi, stavo per dire pensanti, ma sarebbe stata un’esagerazione: con un movimento deciso del braccio, di scatto, sfoderò la spada e la puntò contro le figure che stavano venendo verso di lui e che, ora che poteva osservarle meglio, somigliavano molto più che vagamente a delle carte da gioco con una testa e quattro arti.


Ma in che razza di posto era finito?


“Identificati immediatamente” gli disse uno dei suoi interlocutori, che sul suo petto, sempre che di petto si potesse parlare, aveva stampato un quattro di Cuori. 


“Come prego?” rispose, alquanto perplesso, dimostrando non si sa bene se una grande avversione per l’autorità o seri problemi di udito.


“Chi sei? Come sei arrivato qui? Avanti, non abbiamo tutto il giorno!” Il compagno dell’altro, un asso di Cuori, con uno scatto improvviso, lascio a voi stabilire se dovuto a una nevrosi o semplicemente a troppo caffè, gli puntò la lancia pericolosamente vicino al volto, facendogli fare un salto spaventato: che nessuno osasse toccargli le basette!


“Sei un intruso?” Quattro lo squadrò con circospezione, prima di fare un balzo, quasi fulminato da un pensiero “Oh santo cielo! Oh santo cielo! Forse è un intruso!” Si rivolse ad Asso, che iniziava ad agitarsi ancora di più sentendo il tono concitato della guardia “Tu sai cosa succederebbe se avessimo fatto entrare un intruso? Se davvero nessuno se ne fosse accorto?” Poi abbassò la voce, il terrore che gli illuminava gli occhi “E se poi Loro lo venissero a sapere?…”


“Se poi Lui lo venisse a sapere” precisò Asso, tremando e stringendo ancora più forte la lancia.


“Saremmo di turno per almeno cento anni di fila!”


“Se siamo fortunati! Ricordi cosa è successo a Tre?” Quattro strabuzzò gli occhi, ad un ricordo che Hans evidentemente non aveva la possibilità di conoscere.


“Povero Tre! Qualche volta lo sento ancora lamentarsi! Certo, avere la testa usata come soprammobile e il corpo come spaventapasseri non è il massimo, ma anche essere di turno… Perché poi debbano decapitare sempre noi non mi è chiaro”


Teste come soprammobili? Decapitare? Spaventapasseri? Hans era sempre più convinto che il cavolo che in quel momento minacciava di tornargli su per la gola per il disgusto fosse stato avvelenato con qualche droga pesante.


“Hanno deciso e una loro decisione è legge! Una somma ingiustizia a parer mio, ma che ci vuoi fare: almeno nessuno muore più qui”


“Sarebbe il colmo! Dove spedisci la gente che schiatta due volte?”


Erano così presi dalla loro discussione che avevano fatto in modo di dimenticarsi completamente del loro “prigioniero”, e poi si chiedevano perché fossero continuamente puniti: quest’ultimo, se avesse avuto un briciolo di cervello, ne avrebbe saputo approfittare per fuggire di lì, aggirarsi tra i corridoi in cerca di una possibile via di fuga e, forse, ma solo forse, risvegliarsi nella solita nave, pronto per un incontro tutt’altro che piacevole con il suo troppo grande parentame. Ma, come ho già detto, tutto questo solo se avesse avuto un briciolo di senso dell’opportunità.


E ci si può davvero aspettare questo da un giovane che, pur avendo un regno nelle sue mani, ha aspettato il ritorno della legittima principessa per tentare il colpo di stato?


Dunque, prevedibilmente, rimase al suo posto, dritto come un fuso, aggiungendo anche un bel colpetto di tosse per ricordare alle guardie la sua presenza: non gli piaceva essere ignorato. Aveva avuto abbastanza dose di indifferenza per tutta la sua vita durante la sua fanciullezza e avrebbe fatto in modo che non si fosse mai più ripetuto nulla di simile a quello che…


Scusate. Colpa mia. Niente scene strappalacrime per oggi. Esamineremo i suoi problemi psicologici e antefatti un’altra volta, con vostro permesso.


“Io sono Hans, il Principe Hans, delle Isole del Sud. Ed esigo delle risposte su dove io mi trovi e a chi io debba rivolgermi per trovare un’uscita da questo posto” Se era tutta un’allucinazione, meglio stare al gioco. Se invece fosse stato reale… beh, doveva essere pronto a ogni evenienza: non aveva ben capito la storia della morte, c’erano molte cose che non aveva capito in realtà, ma stava fingendo spudoratamente di avere la situazione sotto controllo. E almeno fingere gli veniva piuttosto bene.


Non ai massimi sistemi, sia chiaro: ho conosciuto bugiardi migliori. Diciamo che era mediocre…?


Aveva sperato di intimorirli e incutere loro rispetto, ma non ebbe esattamente l’effetto sperato: se da una parte li vide senza dubbio più terrorizzati di prima, ebbe il sottile sospetto che non fosse il suo pensiero la causa di questa degenerazione.


“Un Principe? Un Principe, qui? Oddio, Oddio! Questa ce la faranno pagare cara, carissima!”


“Non voglio la pece bollente! Tutto tranne la pece bollente! Ho la pelle sensibile io, mi scotto subito!” Sembravano sul punto di scoppiare a piangere, aumentando solo la confusione che Hans aveva nella testa: solitamente si dovrebbe essere felici per la presenza di un componente di una famiglia reale, insomma, anche di infima categoria quale era lui, mentre nel loro caso la sua apparizione sembrava averli gettati nello sconforto più nero.


“Che tipo di Principe?” gli venne chiesto subito dopo da Asso, che sembrava disposto a tutto pur di arginare i danni e che si affrettò a chiarirsi, continuando a vedere il suo interlocutore piuttosto perplesso: “Intendo: uno importante? Sei un personaggio marginale o…” storse il naso, disgustato “l’eroe?”


“Perché se tu fossi l’eroe forse potresti valere qualcosa…” Quattro aveva seguito lo stesso ragionamento del compagno: se lo avessero consegnato, impacchettato e legato, a Loro, avrebbero potuto scampare alla punizione. Insomma, avrebbero avuto pur sempre un passatempo più divertente che il solito tagliare teste alle povere Carte, no?


Hans, invece, non aveva idea di cosa rispondere: avrebbe voluto dire che, sì, era il protagonista della vicenda, della sua personale storia, ma aveva l’impressione, chissà perché poi, che nelle cronache di Arendelle non sarebbe stato ricordato esattamente come il paladino senza macchia, né aveva fatto poi molto per guadagnarsi quel titolo in realtà. Dunque, decise di utilizzare una… mezza verità.


“Beh, da alcuni punti di vista sono eroe di sicuro!” gli occhi delle due guardie si accesero di una luce sinistra che non gli piacque per nulla: forse effettivamente quella non era stata la sua trovata migliore. Decise quindi di ripiegare su una versione alquanto più attinente alla realtà dei fatti. “Eroe incompreso però! Insomma, il mio obiettivo era diventare re e ce l’avevo quasi fatta, davvero, sentivo la corona sul capo, ma poi quelle due stupide principesse si sono messe in mezzo e… uff” digrignò i denti, al pensiero della Regina dei Ghiacci in versione Emo e Anna dai Capelli Rossi “fossi almeno riuscito a ucciderne una delle due: mi sarei preso una piccola soddisfazione, prima di essere arrestato!”


Con queste parole, sussurrate, ma udibili, un interruttore metaforico scattò nella mente di Asso e Quattro, che lo guardarono, improvvisamente colpiti da un’illuminazione divina: “Aspetta, aspetta! Uccidere? I Buoni non uccidono nessuno!”


“Eh, certo che no! Sono politicamente corretti, loro


“E due reali, poi! Questa sarebbe blasfemia, quasi”


“Dunque, ricapitolando: hai tentato un principessi…cidio, un colpo di stato e alla fine hai perso miseramente…” Si guardarono negli occhi, un sorriso gigantesco a deformare le loro espressioni, prima di esclamare all’unisono: “Ma allora sei uno di Noi!”


“Questo cambia tutto, questo cambia tutto!” Asso era eccitatissimo, e anche parecchio sollevato, mentre, prima che Hans potesse dire che no, non era uno di loro, chiunque fosse quel “Loro”, e neanche voleva averci minimamente a che fare, lo prendeva per un braccio e gli rivolgeva un’occhiata complice: “Potevi dircelo prima, però, amico: certamente non ti avremmo trattato così se avessimo saputo… ancora frastornato per il viaggetto inter-dimensionale eh?” Non ricevette risposta, così continuò imperterrito “Sì, sì, capita a tutti. Sai, c’era gente che per giorni non si è neanche resa conto di essere effettivamente morta: una donna, Madre… qualcosa, mi sembra, ha continuato a blaterare per una settimana qualcosa riguardante capelli biondi e il fatto di essere vecchia quando in realtà era, ed è, una figura piuttosto avvenente… ma sai com’è, l’autostima fa brutti scherzi”


Il Principe si sentiva intontito da quelle chiacchiere e forse fu proprio quello a non fargli opporre resistenza dicendo che, prima di tutto, lui era ancora vivo e vegeto, e grazie tante, e in secondo luogo davvero avrebbe gradito delle spiegazioni su ciò che si stava trovando davanti. 


Quattro intanto era sparito dietro al portone e, malgrado lo avesse chiuso, sentì distintamente la sua voce nasale urlare, accompagnato da uno squillo di tromba, un “Ne è arrivato un altro!”, al termine del quale la sala, precedentemente rumorosa, si ridusse al completo silenzio.


Beh, almeno qualcuno lo stava degnando di considerazione, finalmente.


“Direi che è il tuo momento, amico” gli disse la Carta, spingendolo in avanti “Mi raccomando, fa’ una buona impressione, racconta tutto quello che devi raccontare e, soprattutto” inghiottì pesantemente la saliva “Non mancare loro di rispetto per nessuna ragione al mondo”.


Hans non fece in tempo a chiedere altre spiegazioni perché si ritrovò, travolto dall’improvvisa irruenza del suo interlocutore, a varcare la porta con un po’ troppo impeto e, appena fu all’interno, si sorprese costretto a socchiudere gli occhi per il radicale cambiamento dell’atmosfera: non aveva idea che ci sarebbe stata così tanta luce, lì!


Appena riuscì a mettere a fuoco la situazione, fu tentato di darsi uno schiaffo per rinvenire perché, andiamo, tutto quello non poteva che essere una sua qualche elucubrazione mentale dovuta, in quel momento ne era certo, a una qualche malattia o allucinazione a stadio molto avanzato: davanti a lui, intenti a fissarlo con sguardi tutt’altro che incoraggianti o amichevoli, erano presenti gli individui più singolari che lui avesse mai visto.


Un uomo dalla carnagione scura e il viso allungato, talmente magro da assomigliare ad un’ombra, stava tendendo un qualcosa che, a ben vedere, sarebbe potuto sembrare una sorta di talismano verso una donna, avvenente di certo con i suoi lunghi e ricci capelli neri e i tratti del viso affilati, che invece non sembrava dedicargli particolare attenzione, tutta presa com’era a specchiarsi nel bicchiere davanti a sé e a tirarsi il viso, in un chiaro tentativo di identificare delle rughe presenti, che Asso stesse parlando di lei poco prima?, mentre alla sua sinistra, e questo sorprese il principe non poco, vi era un’altra figura, femminile di certo, piuttosto in carne, capelli completamente bianchi, pelle violastra e… otto tentacoli. Hans fu costretto a fermarsi per qualche secondo, guardandola e strabuzzando gli occhi, per essere sicuro di aver visto bene: uno, due, tre, quattro… sì, erano proprio otto tentacoli e nessuna traccia di gambe. Ma non era neanche il fatto più sorprendente se si contava il fatto che, un poco più in là, alla destra di un uomo piuttosto muscoloso, capelli corvini legati in un sottile codino e piedi in stivali pieni di fango bellamente adagiati sul tavolo, vi era una tigre. D’accordo, sembrava perfettamente a suo agio nell’ambiente, annuiva a quello che le veniva detto, sorrideva, rispondeva addirittura!, ma sempre di tigre si stava parlando, giusto? Come diamine era possibile che solo lui trovasse la situazione estremamente assurda?


E se non fosse stato già abbastanza scioccato, sono praticamente certa che la visione di un ratto, pardon, topo, assecondiamolo pure (1), con tanto di panciotto, mantella e bastone da passeggio che stava facendo una buona filippica contro i costruttori di giocattoli e gli investigatori privati gli avrebbe dato il colpo di grazia.


Avrebbe potuto stilare una lista infinita dei personaggi assurdi che si stava trovando dinnanzi, dall’uomo con evidenti tratti orientali e il bastone dorato a forma di serpente che stava strofinando energicamente una lampada alla coppia di gatti siamesi stranamente posti vicino ad un topo (2), la catena alimentare doveva aver perso qualche anello lì dentro, ma, dopo aver percorso qualche metro, si ritrovò davanti ad una scena che gli fece dubitare ancora una volta e più seriamente delle altre della propria sanità mentale.


Al culmine di quella enorme tavola, infatti, si aprivano tre troni dorati e riccamente intarsiati, insomma, proprio il tipo su cui lui si sarebbe tanto voluto sedere un giorno, occupati da tre figure che, con il loro atteggiamento, ebbero il potere di fargli passare per un attimo tutta la sicurezza che aveva sempre ostentato e che si era ritrovato a dubitare sempre di più per ogni istante che trascorreva lì dentro. So che detta in questo modo Hans non fa proprio una bellissima figura, ma vogliate compatirlo: un giudice dagli occhi stralunati, una donna tutta vestita di nero e con due belle corna sul capo e un leone con una cicatrice sull’occhio sinistro inquieterebbero anche voi, no?


In particolare, fu quest’ultimo ad attirare l’attenzione del principe quando, scuotendo con noia la criniera corvina, si rivolse verso di lui, gli occhi verdi che brillavano di una luce quantomeno maligna: “Allora” gli disse, con un sorriso acuminato che l’altro trovò molto più simile ad un ghigno, come se si stesse aspettando uno spettacolo particolarmente doloroso ed al contempo divertente “che cosa abbiamo qui?”

 

 

 

 

  1.  Il Professor Rattigan in “Basil-L’investigatopo”
  2.  I gatti siamesi e il topo provengono invece da “Lilli e il vagabondo”





Angolino dell'autrice: questa sciocchezza doveva durare al massimo un capitolo, ma poi la faccenda mi è alquanto sfuggita di mano e così temo proprio che dovrete sorbirvi tutti un altro capitolo a parte questo (più corto dell'altro, ma tagliato per ragioni logistiche). Come avrete capito, non sono una grande fan di Hans: ho trovato il colpo di scena poco curato (lui che dice che Anna è morta e nessuno che guarda neanche il corpo, ma stiamo scherzando?) e non mi ha soddisfatto come personaggio. Ma più di tutto, più del fatto che praticamente non ha fatto nulla per tutto il film, più della sua sconfitta, che è stato un pugno in faccia e non una morte come si deve, più di tutto questo mi ha fatto innervosire la mancanza di una canzone tutta sua, nel senso: mi volete paragonare Hellfire a Love is an open door? Ma scherziamo?

A parte questo breve sclero, prossimamente vedrete la reazione dei nostri amati Villains alla sua entrata e alla sua spiegazione delle sue "malvagità"... sempre che non mi scriviate che questo capitolo non aveva senso, che ha fatto schifo e che dovrei prendere il computer e gettarlo dal balcone. Cosa che, per inciso, è l'unico modo che avete per essere sicuri che non scriva più. (ma vi incoraggio lo stesso a lasciare un commentino, tanto per sapere cosa ne pensiate)

A presto!

L_A_B_SH

 

 

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Capitolo 3
*** Di presentazioni deludenti, commenti sarcastici e punizioni meritate ***


Scar si sentiva alquanto di buon umore quel giorno. O, precisiamo, in realtà si sentiva quasi sempre di buon umore, quasi sempre dal giorno in cui, con facilità impressionante, commenterei, era riuscito a guadagnare il totale controllo di quel castello e dei territori annessi ad esso.


Certo, per questione di politica e per non rischiare spiacevoli sorprese aveva dovuto accettare di condividere in parte il suo potere con i secondi classificati e lo infastidiva non poco il fatto di avere alla sua destra e alla sua sinistra due individui che non reputava neanche lontanamente alla sua altezza, ma quella era stata una scelta calibrata per non ripetere lo spiacevole, se vogliamo usare un eufemismo, incidente con le iene, che in quel momento probabilmente stavano arrostendo da qualche parte nei sotterranei del palazzo, dannandosi per la loro, ancora una volta, poco oculata scelta di mangiare vivo proprio colui che era poi diventato il loro signore per l’eternità, e in ogni caso la questione era di secondaria importanza: era Re dopotutto, Re per un tempo infinito in una dimensione altrettanto sospesa e il pensiero di avere surclassato il fratello, condannato alla disgustosa tendenza che i Buoni avevano alla democrazia e quindi alla mediocrità, non poteva che renderlo quantomeno soddisfatto di se stesso. Soddisfazione che, attenzione, non per questo intaccava la sua, e sto usando le sue stesse parole, “innata capacità di governo”.


Dopo aver chiarito dunque che era molto facile che il leone si svegliasse pensando che le ore successive sarebbero state molto produttive e piacevoli, è bene sottolineare come mai dunque il giorno in questione fosse particolare e non si tratta neanche di un motivo così complicato: vedete, Scar adorava quando nuovi Villains arrivavano al castello.


Non temendo alcun tipo di concorrenza, e aveva le sue buone ragioni per non farlo, non poteva che accadere che coloro che si fossero presentati al suo cospetto fossero rappresentanti di una categoria inferiore e, dunque, facilmente assoggettabili: era piacevole poter dimostrare la propria superiorità, intelletto e, soprattutto, il potere da lui posseduto nei confronti di individui forse altrettanto arroganti, ma mai, mai con le sue stesse capacità, e vedere la loro millantata supremazia crollare come un castello di carte dopo una ventata.


Aggiungiamo pure il sadismo fra le sue qualità, d’accordo?


Durante la sua più che decennale esperienza, in ogni caso, gli erano stati sottoposti diversi casi, alcuni anche piuttosto interessanti a dirla tutta, ma in quel periodo l’affluenza si era ridotta alquanto, tanto da far temere agli abitanti del Castello che qualcosa fosse successo, qualcosa di terribile, almeno per loro, che magari il Bene avesse prevalso una volta per tutte e avesse condannato loro ad un graduale ma inesorabile oblio.


Era perciò con soddisfazione che aveva accolto l’annuncio, impacciato e spaventato, di una delle carte messe gentilmente a disposizione dalla Regina di Cuori, seguito poi quasi immediatamente dall’entrata in scena di un ragazzo, perché sì, era umano e anche piuttosto giovane, dai capelli rosso fuoco, basette dal dubbio gusto e del medesimo colore, lo sguardo spaesato e un abbigliamento che ricordava molto i manichini impagliati che ogni tanto alcuni dei suoi compagni di s-ventura si divertivano a tormentare: sicuramente non il classico aspetto che si assocerebbe alla figura dell’oscuro antagonista senza scrupoli. Ma aveva imparato a non giudicare dall’apparenza, non troppo almeno, e se il caro giudice che sedeva vicino a lui era stato capace di incendiare una capitale per una ragazza senza dare nessun segno del suo temperamento focoso, d’accordo, pessima battuta, mi sotterro da sola, allora poteva darsi che anche il personaggio davanti a lui avesse qualche dote nascosta.


Qualcosa, però, gli diceva che in quel caso le sue aspettative sarebbero state deluse più del solito.


Poteva essere sesto senso? Poteva essere l’incredibile intelletto di cui lui tanto si vantava e che, dobbiamo concederglielo, effettivamente possedeva? O forse poteva trattarsi degli anni di esperienza che aveva guadagnato dalla sua posizione di sovrano?


Senza dubbio erano tutte e tre ipotesi plausibili, ma più probabilmente quel qualcosa si traduceva nel tremante silenzio in cui il suo interlocutore si era ridotto non appena il sovrano gli aveva rivolto la prima domanda. E non era neanche una questione così complicata! Il re si chiese con perplessità che cosa avrebbe potuto scatenare se gli avesse chiesto la soluzione ad un problema di trigonometria.


Dopo qualche istante, infine, lo sconosciuto si decise a parlare, dritto come un fuso e dando l’impressione di avere ingoiato un palo: “Io… Io sono il Principe Hans. Il Principe Hans delle Isole del Sud” Sembrava che gli costasse un enorme sforzo anche solo mettere in fila le parole di una frase “E gradirei davvero sapere dove sono e cosa ci faccio qui”.


“Un Principe?” Scar era, se non stupito, quantomeno un poco sorpreso “Beh, questo senza dubbio è originale: magari è una nuova moda”.


“Se vogliamo proprio essere precisi” Una voce si alzò dal tavolo, appartenente ad un altro leone, con una corona malamente posta sul capo e una tunica blu “Io sarei stato il primo ad avere l’appellativo di Principe qui dentro e gradirei non essere dimenticato, d’accordo?”


“A nessuno interessa il tuo parere, Giovanni” ribatté indistintamente qualcuno vicino a lui e il Villain si rimise a sedere, irritato, per poi prendere a succhiarsi il pollice con avidità meditando sull’offesa subita e lasciare a Scar la possibilità di andare avanti, gli occhi alzati al cielo per quell’interruzione assolutamente inutile.


“Benvenuto, anzi, Malvenuto” ghignò in direzione del suo ospite, che fece un microscopico passo indietro, intimidito “Malvenuto al Castello Oscuro”. Una voce alla sua sinistra gli impedì di continuare la presentazione, accuratamente preparata e perfezionata negli anni non senza impegno e inventiva da parte sua.


“Non c’è nulla da fare” Malefica si stava massaggiando le tempie, irritata, come praticamente ogni giorno della sua vita “Quel dannatissimo nome va cambiato in un modo o nell’altro: non è possibile riuscire ad inserirlo in una frase senza che mi venga da ridere. Come è possibile incutere timore se ci ritroviamo con un’abitazione che sembra uscita da una fiaba per bambini?”


Sussurri di assenso furono udibili in tutta la sala.


“C-Castello Oscuro? Non conosco questo posto… ditemi, mi trovo forse in un qualche luogo di Arendelle?” la voce del giovane tremava un po’ meno, ma questo non voleva dire che suonasse nanche lontanamente ferma. E questa domanda portava ad una parte che Scar trovava piuttosto noiosa: la spiegazione. Perché, sì, non era il primo a non capire esattamente dove si trovasse, anche se era il primo a rendere tanto evidente questa ignoranza senza neanche tentare di mascherarla per non perdere la faccia, e sapeva per esperienza che era molto difficile farsi raccontare misfatti e crimini altrui compiuti senza dare almeno qualche dettaglio sulla congrega che li circondava. Ma essere uno dei tre sovrani aveva anche il vantaggio che quel compito ingrato, per cui non aveva neanche lontanamente la pazienza necessaria, non dovesse forzatamente toccare a lui: lanciò dunque uno sguardo abbastanza eloquente alla sua destra, intercettando gli occhi del Giudice e piegando le labbra in un sorriso poco convinto.


“Immagino che fra umani ci si intenda meglio… perché non provvedi tu a fornire le informazioni necessarie al qui presente? Lo chiederei a Malefica ma… sappiamo tutti come è finita l’ultima volta” Sì, lo sapevano tutti e lo sapeva soprattutto il poveraccio che aveva dovuto assistere, assolutamente impreparato e per la prima volta della sua vita, alla trasformazione in drago della Fata Oscura, spazientita davanti ad una dimostrazione particolarmente lampante di idiozia. 


La cosa più pericolosa che potesse fare Frollo, da solo e con poco preavviso, s’intende, invece, era mettersi a cantare davanti ad un caminetto. 


Quest’ultimo si volse verso il suo compagno con un’espressione omicida sul viso, un “questa me la paghi” abbastanza evidente scritto sulla sua fronte alta, prima di massaggiarsi le tempie con rassegnazione e iniziare, scandendo bene le parole: “Non ho idea di dove si trovi questa “Arendelle”, qualsiasi luogo essa sia, ma la questione in questo caso è alquanto più complicata. Guardati attorno” fece un gesto piuttosto teatrale con la mano, una smorfia sulle labbra “Questa… folla” E l’esitazione nella sua voce rese piuttosto palese come i termini che inizialmente gli erano venuti in mente fossero di tutt’altro genere “Il palazzo in cui ti ritrovi non è che una sorta di… punto di ritrovo. Un punto di ritrovo per personaggi con caratteristiche… particolari in comune”.


“Particolari? In comune?” Hans non era del tutto convinto di quello che gli era stato detto, o, Scar era più promesso a quest’ultima ipotesi, proprio non aveva capito nulla del discorso appena fattogli, tanto che alzò un sopracciglio, in una muta richiesta di ulteriori sviluppi che fece decidere al suo interlocutore per una via più diretta: non sembrava particolarmente sveglio, quindi una discussione troppo colta non avrebbe portato molti vantaggi. E aveva tutta l’intenzione di finire quella conversazione il più in fretta possibile.


“Hai presente quelle storie che sicuramente avrai sentito da bambino? Quelle in cui l’eroe senza macchia salva la damigella in pericolo dal troll cattivo uccidendo quest’ultimo?” E quando vide una luce quantomeno sveglia accendersi negli occhi del Principe capì di aver fatto la scelta giusta “Ecco, noi apparteniamo alla categoria dei…”


“…paladini?”



“… troll.”

“Pessimo esempio, posso dire?” Malefica si introdusse nella conversazione, poggiandosi una mano sul cuore e tentando un sorriso, cosa che non risultò molto efficace, per poi aggiungere qualche dettaglio alla, sicuramente chiara e concisa, ma poco incoraggiante, spiegazione del Giudice “Mettiamola così: nessuno di noi ha… lasciato buona traccia di sé nel proprio mondo, malgrado, chi più chi meno, ognuno abbia avuto un ruolo centrale, importante, nella storia di esso” Storse lievemente la bocca, il ricordo di quelle tre insulse fatine e dei loro sciocchi doni per la piccola principessa che la riempiva dopo tutti quegli anni del medesimo disgusto “Fino a che, beh, se sei fra noi credo tu possa immaginare come i nostri cammini si siano conclusi.”


“Conclusi è una parola grossa, in realtà” La tigre vista pochi minuti prima da Hans si era intromessa nella conversazione, con un atteggiamento elegante quasi sorprendente per un felino di quelle dimensioni, e per il grande fastidio della regina, che detestava essere interrotta “Io, ad esempio, ero ancora vivo e vegeto quando mi sono ritrovato qui”


“Sì, ancora vivo, ma intrappolato in una testa di pietra, attorniato da un mare di lava e senza nessuna possibile di fuggire. Perdonami, ma non mi sembra una conclusione particolarmente onorevole, micetto. Senza offesa” Il suo compagno di tavola, l’uomo dai capelli neri e gli stivali sporchi, si guadagnò un ringhio e un’occhiata truce per quel commento.


“Sempre meglio del perdere la presa da una pietra e cadere in un buio abisso senza aver concluso assolutamente nulla: o devo ricordarti che la tua cara Belle ha preferito un mostro peloso a te?” In meno di un attimo, la tigre si ritrovò un archibugio puntato sul muso: se fosse sempre stato a fianco della sedia del cacciatore o se fosse invece apparso per un desiderio segretamente espresso dall’uomo, questo non è del tutto sicuro. In ogni caso, sembrava che fosse sul punto di scoppiare un considerevole litigio, tutto sotto gli occhi alquanto stralunati del Principe che, spadino ancora alla mano, non aveva idea di dove girarsi: doveva forse rivolgersi a quei due e tentare di dividerli? Oppure continuare la conversazione con i tre soggetti seduti sul trono? O ancora approfittare della situazione per darsi ad una fuga precipitosa?


Aveva capito molto poco di quel discorso e quel che aveva capito non gli era piaciuto affatto.


I difficili dilemmi con cui il suo cervello si stava dilettando, scegliere la soluzione migliore in fretta non era esattamente il suo forte, gli vennero fortunatamente risparmiati quando Scar, infastidito dalla piega che quella conversazione aveva preso e conscio che, se non avesse fatto valere la sua autorità, quel teatrino, in altri momenti esilarante, in quel caso solamente irritante, si sarebbe potuto protrarre all’infinito, a discapito di quella che sarebbe dovuta essere la loro occupazione primaria, provò prima a richiamare l’attenzione con qualche finto colpetto di tosse per poi, una volta accertatosi che nessuno gli stesse prestando la sufficiente attenzione, propendere per una risoluzione più drastica: il suo ruggito risuonò per tutta la sala ed ebbe il potere di far scattare sull’attenti i due litiganti, zittire qualsiasi bisbiglio fino ad allora presente e causare quasi uno svenimento di Hans, che davvero non si aspettava che quella figura, all’apparenza tanto longilinea, per nulla somigliante agli animali ben piazzati che aveva ammirato nei dipinti esotici nel suo castello, avesse una tale forza.


“Signori, signori, vi prego” la voce del re era melliflua e le parole pronunciate con un sorriso, ma nessuno si aspettava neanche lontanamente che quell’apparente diplomazia non covasse una profonda alterazione per quell’apparente mancanza di rispetto “Abbiamo questioni più importanti di cui discutere adesso: abbiamo un nuovo ospite e mi sembra che ci siamo dimostrati imperdonabilmente dispersivi nel proporgli le informazioni di primaria importanza” Rivolse poi uno sguardo al Principe, che avrebbe sinceramente preferito che non lo avesse fatto dato che trovava quegli occhi particolarmente inquietanti “Come è già stato detto, ci troviamo tutti in questo luogo perché il nostro ruolo nelle vicende dell’universo a cui apparteniamo si è concluso, in un modo o nell’altro, e questo ci accomuna in un certo senso, ma, vedi, la questione principale è un’altra: pur essendo accomunati da una passata malasorte, ognuno di noi ha diversi compiti qui dentro e, come puoi immaginare,” spostò il muso lievemente di profilo, per poi guardarlo dall’alto in basso, in una non troppo sottile dimostrazione di superiorità “la posizione sociale da ciascuno occupata dipende e varia a seconda dei meriti, o forse dovrei dire de-meriti,” rise brevemente fra sé “dimostrati in vita. Perciò, dato che ti sei ritrovato con noi e dovrai rimanere per un periodo di tempo indefinito inizia pure a raccontare le tue imprese: noi ascolteremo e decideremo quale debba essere il tuo posto”


Gli sembrava di essere stato piuttosto esaustivo, ma evidentemente doveva avere saltato qualche passaggio perché il giovane davanti a lui dimostrava uno sguardo vacuo e un’aria tutto meno che convinta. Si stava dunque domandando se dovesse pensare a qualche altra forma di comunicazione, dato che egli non sembrava particolarmente ferrato in quella verbale, quando il suo interlocutore lo squadrò stranito e si decise ad aprire bocca:


“Perciò io dovrei… rimanere qui per sempre?”


Malefica alzò gli occhi al cielo: “Altrimenti perché credi ti avremmo elargito tutti questi dettagli invece che cacciarti subito?”


“E farmi giudicare da voi?”


“Questa era l’idea” Frollo non gli rivolse neanche uno sguardo mentre pronunciava quelle parole.


“… parlandomi della mia vita?”


“Hai fatto un riassunto eccellente delle mie parole, anche se” Scar si sentì in dovere di fare una precisazione, non avendo intenzione di ascoltare dettagli inutili nei momenti immediatamente successivi “parti pure dai punti salienti che ti hanno portato qui. Non abbiamo tempo da perdere”


Ci fu ancora un momento di silenzio ad avvolgere la sala, mentre Hans rifletteva su cosa effettivamente fosse opportuno fare: il suo primo istinto sarebbe stato quello di tentare di scappare, qualcosa che stava meditando da quando, qualche minuto prima, si era dato non troppo discreti pizzicotti sul braccio ed era arrivato alla conclusione che quello che stava vedendo non era frutto della sua mente malata. Ma il poco buon senso che aveva, che credeva di avere, lo stava trattenendo per i capelli: tanto per cominciare, se già aveva faticato a trovare la sala da pranzo, pur guidato da una sorta di strana forza misteriosa, sarebbe stato quasi impossibile riuscire a trovare l’uscita, sempre che ce ne fosse una, e in più era contornato da forze non esattamente amichevoli.


Il tono con cui gli altri avevano parlato era stato tutto sommato abbastanza gentile, ma c’era una bella differenza fra le parole e i pensieri e, almeno su questo si dimostrò perspicace, le occhiate che gli venivano lanciate dal felino lì di fronte, di cui non aveva afferrato il nome, non che desiderasse più di tanto saperlo in realtà, non lasciavano trasparire una grande benevolenza.


Anzi, non ne lasciavano trasparire affatto.


E, per quanto avesse fiducia nelle sue capacità, era quasi sicuro che non sarebbe riuscito a correre più veloce di un leone.


Le sue opzioni quindi erano drasticamente limitate e, nell’attesa di trovarne di migliori, era indispensabile stare al gioco: chissà, magari avrebbe potuto anche trarne dei vantaggi se, come sperava, finalmente avessero visto in lui le qualità che era certo di possedere. In fondo, da quel che aveva capito, poco, molto poco, avevano tutti avuto disavventure simili alle sue e, quindi, si sarebbero dimostrati comprensivi riguardo i trascorsi che avrebbe narrato.


E su questo io invece avrei avuto qualche dubbio, ma non distruggiamo subito i suoi sogni di gloria.


Si schiarì dunque la voce e iniziò il suo racconto, con grande piacere di Scar, che credeva che fosse ammutolito un’altra volta, con ancora meno preavviso di quella precedente. Il re digrignò leggermente i denti al sentire che il Principe lì presente era il minore di dodici fratelli, lui che sapeva benissimo quanto fosse frustrante e odioso avere a che fare con anche solo uno, uno che valeva per venti, d’accordo, ma che era comunque più facile da togliere di mezzo di quel mezzo esercito che Hans si ritrovava come famiglia. Non era sorprendente che l’altro avesse preferito trovare un altro regno piuttosto che tentare una scalata vertiginosa a suon di omicidi con un enorme rischio di essere sorpreso. E fin lì non c’era nulla da obiettare: non sembrava né meglio né peggio di tanti altri.


I problemi iniziarono subito dopo.


“… avrei sposato Anna e subito dopo fatto capitare un “incidente” alla sorella, in modo tale da portami appropriare del trono…”


Malefica si sentì immediatamente in dovere di interromperlo, un sopracciglio alzato: “E perché non hai pensato immediatamente a conquistare la regina? Avresti evitato una perdita di tempo, senza contare che l’omicidio di un reale, per quanto ben congegnato, comporta sempre dei rischi: chiunque potrebbe scoprire la verità e, che ne so, decidere di vendicarsi, magari facendo tornare nel regno uno stretto parente da lungo tempo ritenuto morto… tu che ne dici, Scar? Non sei d’accordo?” Il leone alzò gli occhi al cielo e represse un ringhio, cercando di non accogliere la provocazione fatta dalla Fata e concentrando la sua attenzione sul personaggio davanti a loro che, stranamente, per una volta sembrava piuttosto sicuro di sé: che finalmente si stesse rivelando un po’ meno blando di quanto avesse pensato? Che avesse davvero una buona ragione per la sua scelta?


“Beh, ovviamente sarebbe stato preferibile, ma Elsa era assolutamente inavvicinabile”


“In che senso? La conoscevi già prima di quella giornata?”


“No, mai vista, neanche in un ritratto”


“Aveva una fama particolare allora?”


“Sinceramente, nessuno aveva mai avuto modo di conoscere quelle due prima dell’incoronazione”


“Fammi capire” Frollo, che non aveva mai brillato nelle relazioni interpersonali, ma certamente era dotato di una buona dose di buon senso, si era intromesso, bloccando una replica di Malefica che già stava per arrivare “Tu hai preferito la seconda in linea di successione alla prima, già salita al trono, tra l’altro, perché…?”


“Sembrava così ritrosa e poco propensa alle relazioni sociali quando l’ho incontrata quel giorno…”


“Ma almeno ci hai parlato? Insomma, hai tentato un qualsiasi approccio che ti avrebbe permesso di verificare se la tua impressione era davvero così fondata come pensavi?”


“Non sarebbe stato necessario dopo essere riuscito ad irretire la sorella minore”


C’era un passaggio logico in quel ragionamento che sfuggiva ai tre seduti sul trono e che, davvero, non sembrava porre delle solide premesse per le future azioni compiute dal Principe, ma nessuno di loro aveva la benché minima voglia di cercare di ragionare con lui, soprattutto perché sembrava a tutti un’impresa impossibile. Hans dovette prendere quel loro atteggiamento come una silenziosa approvazione, dato che cominciò nuovamente a spiegare, con rinnovata sicurezza in se stesso, arrivando, senza interruzioni, fino al momento in cui, con Elsa fuggita e Anna al suo inseguimento, si era ritrovato al comando di Arendelle.


“Ammetto che hai avuto una buona dose di fortuna a trovare una ragazza così sprovveduta da volerti sposare senza neanche conoscerti” si intromise Malefica, guardandosi le unghie “Decisioni simili venivano prese ai miei tempi, quattordicesimo secolo, diciamo, ed è rincuorante sapere che a distanza di così tante decadi ci siano ancora idioti disposti a lasciarsi abbindolare così facilmente…”


“Immagino” Scar si era fatto appena più attento, essendo i colpi di stato tra i suoi argomenti di conversazione preferiti “che avrai immediatamente colto l’occasione per ingraziarti il popolo, sobillarlo contro quelle due incapaci, in particolare la tua promessa, che aveva lasciato al comando un uomo conosciuto da poche ore, radunare un esercito e conquistare il regno”


“Oh, no! Avrei corso troppi rischi: le due ragazze erano in ogni caso molto amate dai cittadini e avrei potuto ottenere l’effetto contrario a quello desiderato! Ho fatto di meglio” 


A quelle parole, il leone ritrasse un poco gli artigli, sorpreso: possibile che davvero quel ragazzo avesse delle abilità nascoste che lui non aveva previsto? Anche gli altri si improvvisamente rizzati sulla propria sedia, come il resto della sala, in attesa: quel nuovo arrivato era forse riuscito a mettere in discussione la sua autorità proponendo qualcosa di ancora più audace? Era quindi in grado di progettare un piano più subdolo e preciso di quello architettato dal loro sovrano?


Si era creata un’aspettativa piuttosto alta in quell’ambiente, che però venne delusa immediatamente dopo che Hans si spiegò meglio: “Perciò sono andato alla ricerca della regina”


“Scusami?” Mentre Scar si portava una zampa davanti al muso, nel vano tentativo di non scoppiare a ridere, Frollo si intromise. Aveva avuto a suo tempo un rapporto conflittuale con una ragazza, perciò ben avrebbe capito se si fosse trattato di qualcosa di simile alla situazione da lui affrontata, ma in quel caso gli sembrava esclusivamente una grandissima scempiaggine: perché dirigersi verso la fortezza della legittima sovrana quando perché il suo piano funzionasse era necessario che ella stesse ben lontana? “E la motivazione di questo tuo gesto sarebbe stata…?”


“Dovevo assicurarmi di eliminare la concorrenza! Così ho fatto credere al popolo che ella andasse incarcerata e…”


“No, ho capito come hai fatto, ovvero utilizzando l’intelligenza a quanto pare minorata dei paesani, ma è il nesso logico fra azione e pensiero che mi sfugge. Tu hai detto che ella era scappata”


“Esatto”


“E che sembrava non avere intenzione di tornare”


“Precisamente”


“Hai anche affermato che era scappata precipitosamente e in preda al panico”


“Sì?”


“Senza nessun oggetto o vettovaglia con sé”


“Non capisco dove debba portare questo discorso…”


“Quello che sto cercando di farti comprendere è: perché mai preoccuparsi di una regina che ha abbandonato i suoi territori, evidentemente non volendo avere a che fare con nulla di quello di cui un monarca dovrebbe occuparsi di solito, e che per di più non ha neanche pensato di portarsi appresso del cibo? Se anche avesse avuto dei ripensamenti, cosa che, da come hai descritto la situazione, mi sembra piuttosto improbabile, non credi che sarebbe morta di fame o sete di lì a poco? E se tu mi controbattessi che la sorella era già partita al suo inseguimento e temevi che potesse convincerla al ritorno io mi chiedo: eri così sicuro che saresti arrivato prima anche se ella aveva almeno un giorno di vantaggio?”


Hans sembrava diventato catatonico, essendo giunto alla conclusione che quell’anziano, che fino a qualche minuto prima non avrebbe neanche lontanamente considerato come degno di interesse, in quel momento si stava rivelando una mente straordinariamente acuta. O, almeno, più acuta di lui.


“Hai almeno riflettuto su uno di questi particolari?”


“Ehm…” Quella situazione stava diventando imbarazzante.


“E chi hai messo in carica al tuo posto, tra l’altro?”


“Beh…” Ecco cosa si era dimenticato di fare! Aveva stilato una lista, ma poi l’aveva persa e gli sembrava di aver saltato qualche passaggio: prese un appunto mentale per la prossima volta di scrivere i punti salienti del complotto sul palmo della mano. Tanto per sicurezza.


“Sai una cosa? Ho paura delle tue risposte. Vai avanti, per favore”


Sollevato da quell’apparente dimostrazione di benevolenza, il Principe ricominciò a narrare, per venire interrotto quasi subito dopo, ovvero durante la descrizione di come aveva finto la morte di Anna e aveva assunto il completo controllo di Arendelle.


“Ti è seriamente bastato dire queste due parole per raggiungere il tuo obiettivo?” Scar stava diventando sempre più sorpreso ogni secondo che passava “E non hanno controllato il corpo? Non hanno voluto avere dei testimoni? Si sono… fidati? Di un perfetto sconosciuto? Senza avere nessuna procedura legale che testimoniasse il vostro matrimonio?” Un cenno negativo con il capo da parte del suo interlocutore lo fece sospirare, vagamente geloso “Oh, avessi avuto io a disposizione una massa di imbecilli simili! Sarebbe stato tutto molto più semplice”


“Ti ricordo che le leonesse di cui tu ti stai lamentando sono le stesse che erano convintissime che un cucciolo di sei mesi fosse stato capace di assassinare un leone adulto”


“:.. Touché”


Hans non voleva interrompere la discussione fra il prete e il felino, ma, desideroso di porsi più in buona luce possibile, non si poté trattenere dal fingere un colpetto di tosse: “Potrei… andare avanti?”


Un gesto sdegnoso da parte di Malefica lo convinse che, sì, sarebbe stata la cosa migliore da fare e da allora in poi la sua parlantina si fece ancora più sciolta, arrivando senza ulteriori indugi o interruzioni sino alla fine, alla sua disfatta, dove la sua voce perse un po’ di tono, facendosi via via più sottile, fino ad un vergognoso silenzio.


Silenzio che per qualche secondo passò inosservato, fino a che Scar alzò gli occhi al cielo con noia: “Avanti, continua: ti stiamo ascoltando”


Questo non era stato previsto.


“Io… veramente avrei… avrei finito”


Dovette accorgersi immediatamente dell’errore commesso, perché tutta la sala si voltò a guardarlo, sorpresa: era tutto talmente silenzioso che si riuscivano a sentire i battiti del cuore dei Villains più vicini. In particolare, i tre sovrani lo stavano squadrando, increduli.


“Ci stai prendendo in giro, vero?”


“Sappi che nessuno di noi ama particolarmente gli scherzi”


“O gli indovinelli, se è per questo. Perciò ti consiglio davvero cambiare atteggiamento”


“Ma… ma io veramente… io davvero non avrei altro da raccontarvi. La mia storia si conclude qui” Hans si sentiva sempre più sotto pressione: era anche peggio del venire ignorato dai propri fratelli per tre anni! Almeno in quel caso non aveva dovuto sopportare tutta quella carica di malignità che invece si sentiva pesare sulle spalle.


“Avrei preferito che si trattasse di uno scherzo” Malefica era disgustata e si stava chiedendo se, durante quell’allucinante conversazione, avesse saltato qualche particolare: era l’unica spiegazione plausibile per quello che le sembrava un completo disastro. Tutto ciò che il Principe aveva compiuto non era stato altro che mentire, manipolare e, infine, tentare di uccidere gli eroi della situazione: questo era la classica tabella di marcia, nulla da dire, ma solitamente era accompagnata da altri dettagli che rendevano ognuno di loro unico, facilmente riconoscibile, detestabile, forse, ma anche stimato, una figura che risaltava e di cui si potevano distinguere diversi particolari. In quel caso, non vedeva nulla di tutto questo: solo un giovane ambizioso che era riuscito a progredire grazie alla stupidità di chi lo contornava, che diamine, perfino quelle tre stupide fate che avevano badato alla principessa per sedici anni apparivano dei geni se confrontate con il popolo di Arendelle.


Venne distolta dai suoi foschi pensieri da Scar che, con un’improvvisa illuminazione e la speranza che la situazione non fosse così disperata come appariva, ovvero che il Villain principale di quella storia si fosse rivelato un totale imbecille, si intromise nella discussione, il tono di voce ancora più aspro di prima: “Non essere sciocco, ci deve essere qualcos’altro, qualche particolare sulla tua storia che ti sei dimenticato… Anche solo come sei morto!” 


“Giusto, non ce lo hai detto alla fine: hai concluso il racconto con la principessa che si scioglieva e la regina che faceva scomparire tutta la neve, ma poi? Sei stato giustiziato? Decapitato… impiccato…? Oppure sei caduto in mare, annegando? Avanti, non stare lì impalato! Racconta! E abbonda con i particolari, per favore: gradiremmo sollevarci il morale dopo questa disastrosa conversazione” Frollo non sembrava molto convinto neanche delle sue stesse parole.


Per l’ennesima volta dall’inizio di quella stranissima vicenda, Hans si ritrovò in un momento di particolare imbarazzo: non era stupido, pardon, così stupido, da tentare di mentire loro, e tutta la sicurezza che aveva sempre ostentato si era completamente dissolta, fatta a pezzi dai commenti sarcastici e infastiditi dei tre, ma aveva l’impressione che, qualora avesse aperto bocca, per lui non sarebbe finita bene.


Decise comunque di rischiare il tutto per tutto.


“Ecco… questo è interessante… perché in realtà non sono proprio morto”


“Come non sei morto?”


“No, vedete… quando sono stato trasportato qui ero legato e imbavagliato nella mia nave…”


“Ma avrai lottato per difenderti! Ci sarà stata almeno una battaglia, uno scontro degno di questo nome! Perfino io ho avuto il mio e sono un Giudice dell’Inquisizione che non aveva mai preso in mano una spada prima di allora!”


“Beh, a mia difesa posso dire che sono stato preso molto di sorpresa…”


“E…?”


“Non mi aspettavo che Anna avesse tutta quella forza nelle braccia! Altrimenti mi sarei scansato di sicuro e non sarei stato buttato fuoribordo dal suo pugno! E… e poi mi sembra di avere già un’uscita di scena dignitosa: che cosa potevate aspettarvi di più?”


“Oh, non lo so proprio” il sarcasmo di Scar si era trasformato in aperto disgusto “Forse qualcosa di più… drammatico? Non pretendo che tutti come me finiscano divorati da i propri servitori e al contempo semi bruciati vivi… ma un po’ di fantasia è sempre apprezzata”


“Il fuoco è sempre di moda, ad esempio. Ora, per me funzionava particolarmente bene, dato che sono un ecclesiastico e quindi la dualità fiamme-Satana poteva richiamare ad una sorte di punizione divina, e ammetto che ascoltandoti ho davvero patito le pene dell’Inferno, ma cadere da un palazzo verso un baratro incandescente dà un effetto molto particolare. O almeno questo è quello che mi è stato fatto notare”


“Se invece si volesse andare sul classico, il classico è classico proprio perché è sempre apprezzabile, anche la spada magica conficcata nel cuore è un buon punto di partenza, ma solo se seguita da una caduta drammatica” Malefica si prese il mente fra due dita, pensierosa “Quindi non è consigliabile, specialmente se, come penso, non sei in grado di trasformarti in drago”


Dopo questa un’ultima frase, nella sala esplose un enorme rumore, in cui i Villains seduti a tavola parlavano, alcuni urlando, altri facendo appello alla propria importanza per farsi sentire, tenendo a sottolineare come loro avessero avuto una morte orribile, dall’avere la prua di una nave conficcata nello stomaco al venire direttamente trascinato nell’Oltretomba dagli spiriti che una volta erano stati tuoi alleati, e quest’ultima era stata piuttosto apprezzata a suo tempo: probabilmente sarebbero andati avanti all’infinito se Hans, ritrovando un po’ di dignità e nell’inutile tentativo di riscattarsi, non avesse detto, con voce stentorea, ma atteggiamento tutto meno che convinto:


“Non c’è stata la possibilità di fare nulla di tutto questo, ma avrei potuto! Altroché se avrei potuto! Non ci sono state le condizioni adatte e anche io sono poco soddisfatto dai risultati conseguiti, se però mi fosse stata data l’occasione…”


Un silenzio di amareggiata costernazione risposte alla sua timida difesa e se nessuno dei sovrani aveva ancora urlato di frustrazione per quello che si stava rivelando l’interrogatorio più deludente fatto fino ad allora era solo perché erano stati tutti colpiti dalla consapevolezza che il loro peggiore timore si era realizzato: anche il Male, che solitamente aveva tra le sue schiere gli individui più intelligenti e scaltri, si stava assimilando per idiozia a quella massa di sciocchi idealisti che componevano il Bene. Urgeva porre rimedio alla faccenda e, nella mente di ognuno di loro, contemporaneamente, si profilò la stessa soluzione: dovevano prendere ad esempio il Principe lì dinnanzi, quella sottospecie di ameba che era riuscito a concludere quasi nulla pur essendo circondato da idioti, e fare in modo che diventasse il simbolo di ciò che un Villain non doveva essere.


Questo, a sua volta, richiedeva una punizione esemplare.


Non ci fu neanche bisogno di scambiarsi opinioni di alcun genere: Malefica e Frollo incrociarono lo sguardo di Scar e, vista nei suoi occhi la loro medesima risoluzione, fecero un cenno di assenso con il capo, lasciando che fosse lui ad avere l’onore di premiare il loro caro ospite, perché, d’altronde, questo era uno dei momenti in cui il vero vincitore delle Elezioni veniva ricordato e riconosciuto per quello che era. Il migliore fra i peggiori.


Egli abbozzò un ghigno, per poi spiccare un balzo e atterrare elegantemente davanti ad Hans, girando attorno a quest’ultimo con movenze quasi serpentine, senza mai perdere la sua espressione malignamente divertita, come se stesse lo stesse esaminando a fondo prima di prendere una decisione che, in realtà, era già ben chiara nella mente di tutti. La sua vittima, d’altra parte, aveva ormai rinunciato a capirci qualcosa di quella situazione assurda e stava aspettando un responso, con ancora un barlume di speranza che esso si potesse rivelare positivo. Speranza che venne infranta in pochissimo tempo.


“Dopo aver analizzato la questione attentamente, sono giunto ad una conclusione che mi piacerebbe condividere con voi” Scar stava pronunciando quelle parole lentamente, godendosi ogni sillaba che usciva dalla sua bocca “abbiamo ascoltato le sue gesta, i suoi misfatti, perfino la sua sconfitta e, dovete ammetterlo, il risultato è stato piuttosto deludente” Fischi di assenso risuonarono per tutta la sala “La difesa che lui ha portato per discolparsi è stata che non c’era stato modo, nella sua vicenda, di architettare nulla di più spettacolare o strabiliante… e sapete? Io gli credo” Fece una pausa di qualche secondo, godendosi l’aspettativa che stava facendo nascere attorno a sé, perché era sempre stato una prima donna ed egli stesso lo sapeva benissimo, prima di ricominciare “Sì, io credo che effettivamente la sua storia non sia stata trattata con il dovuto rispetto e che forse, con una situazione più favorevole, la questione sarebbe potuta cambiare. Ditemi, dunque, dovrei, dovremmo, forse scusarlo?” Era una domanda retorica a cui nessuno si azzardò rispondere. “La risposta è molto semplice.” iniziò a distanziarsi dal Principe, che, avendo capito come le cose si stessero ponendo non certo a suo favore, tentò un rapido dietrofront, prontamente frenato però dalle carte. Esse si erano infatti appostate dietro di lui senza che se accorgesse e lo squadravano con un’aria molto diversa da quella con cui era stato accolto: sembrava che l’espressione maligna del leone avesse contagiato anche loro. Scar, intanto, noncurante di quello che avveniva, continuava la sua orazione: “Perché, vedete, il nostro vero scopo è quello di risaltare. Vincere, certo, quando si può, ma in ogni caso, dato che la sorte ci è e sempre sarà avversa, non possiamo contare in colpi di fortuna, aiuti improvvisi o in un lieto fine sdolcinato: l’unico modo in cui ci possiamo contraddistinguere, quindi, venire ricordati, quanto e forse più dei cosiddetti eroi che in qualche modo riescono sempre a sventare i nostri progetti, è essere memorabili in tutto. 


Aspetto, personalità, azioni, morte.


Questo è ciò che fa un buon abitante di questo Castello, non tanto le opportunità che ci sono state date, quasi nessuna, ma l’abilità con cui le abbiamo sapute sfruttare e la spettacolarità attraverso la quale le abbiamo trasformate in qualcosa di grandioso.


C’è chi è partito da molto e ha ottenuto poco, ma c’è anche chi è partito da niente e ha ottenuto tutto, seppur per un periodo molto breve di tempo” Riferimenti a persone esistite o a fatti realmente avvenuti erano puramente casuali  “Alla luce di questo, perciò, mi sembra chiaro come quella domanda fattavi pochi minuti fa non possa che avere un responso negativo. E per dimostrarvi quanta sia la differenza che deve intercorrere fra lui e noi, per dare un monito a quelli che verranno dopo di lui, perché si dimostrino più preparati e portino avanti la nostra causa in modo eccelso come per tutti questi anni è stato, ora io vi chiedo.” 


Momento di pausa.


“Che cosa credete che dovremmo fare del Principe Hans delle Isole del Sud?”


Passarono interminabili istanti, in cui i Villains non si azzardavano a dire nulla, temendo che anche quella fosse un’affermazione, piuttosto che un quesito vero e proprio, Hans tentava inutilmente di dimenarsi, trattenuto fermamente dalle guardie e Scar attendeva, fiero e un po’ impaziente, che qualcuno prendesse coraggio.


Improvvisamente, dal tavolo si alzò una donna in carne, tutta vestita di rosso e nero, una corona d’oro sul capo e un viso che certamente non somigliava a nessuna delle principesse incontrate nelle fiabe che, con il viso rosso e voce stridula, gridò con quanto fiato aveva in corpo: “Tagliategli la testa!”


Scar si girò verso di lei, gli occhi verdi che scintillavano e la bocca incurvata in un sorriso soddisfatto: “Permesso accordato”

 

Quello che accadde dopo fu questione di pochi attimi: la sala esplose in un boato di grida, battiti di mani e bicchieri che tintinnavano, le guardie si disposero tutte verso l’entrata, in qualche modo esonerate, per il momento, dai loro turni di tortura ed estremamente felici per questo, e un Hans piuttosto terrorizzato e che aveva preso nuovamente a gridare come una ragazzina venne trascinato a forza fuori da lì, assolutamente ignorato nelle sue proteste secondo le quali ci sarebbe stato un errore. 


Il leone, da parte sua, saltò nuovamente sul suo trono, godendosi la scena del giovane che veniva portato via e pensando che sì, molto probabilmente i prossimi arrivi sarebbero stati adeguatamente preparati e non avrebbero fatto la sua stessa figura, per essere interrotto nei suoi pensieri da Malefica che, con un’espressione di contenuta contentezza, gli si rivolse, a bassa voce: “Eccellente filippica. Non avrei saputo fare di meglio”


Era un complimento scontato per lui che già sapeva di essere il migliore, ma non per questo uscì meno gradito: “Sai come dico sempre” le rispose dunque, buttando lievemente la testa all’indietro e incrociando per un momento il suo sguardo con quello dell’altra.


“Lunga vita al re”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice: Ebbene è finita. Quest’ultima parte è stata particolarmente difficile da scrivere, sia perché molto lunga sia perché, lo ammetto, mi stava passando un po’ l’ispirazione, ma sono moderatamente contenta del risultato ottenuto.

Spero che la penserete allo stesso modo: commentate dunque, in positivo o negativo. Io sono sempre qui.

Sono anche felice perché questa è la prima storia a più capitoli che riesco a pubblicare per intero su EFP e quindi mi sento piuttosto orgogliosa di averla ultimata.

Grazie a chi ha recensito e chi ha messo la storia fra i preferiti,

A presto (spero)

L_A_B_SH

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