My Little Mudblood

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Paura ***
Capitolo 2: *** Meglio la morte ***



Capitolo 1
*** Paura ***


Paura

Per una volta nella mia vita, avevo paura.
Ma non quella paura che provi quando qualcuno ti fa uno scherzo, 
o quando vedi un tuo compagno farsi male. Quella paura che provi quando sei piccolo 
piccolo se rimani al buio. Quella paura di quando guardi il nero di fronte a te 
e ti senti impotente, indifeso. E hai solo paura. Hai paura perché non sai cosa si nasconde 
sotto quella fitta oscurità. Potrebbe esserci la tua ancora di salvezza o un macigno che ti
fa affondare. Hai paura semplicemente perché hai di fronte l'ignoto. Avevo paura perché era quello 
che avevo di fronte: l'ignoto. Non sapevo cosa mi aspettava, mentre correvo per quei sentieri 
rocciosi di montagna. Ma, come per un bambino che sta al buio, mi bastò sapere di avere accanto 
i miei migliori amici per far passare la paura. Poteva succedermi qualsiasi cosa, ma se ero con
 loro, allora stavo bene. Se loro erano con me, andava tutto bene. 

Ormai erano la mia famiglia. Non avevo mai fatto nulla senza di loro da quando mi salvarono
 da quel Troll di montagna. E così sarebbe sempre stato. Mi bastava vedere la zazzera nera 
dei capelli di Harry e il suo sguardo deciso puntato in avanti, per capire che lo avrei 
seguito dappertutto. Sarei saltata anche giù da un precipizio, se lui fosse stato con me. E 
in effetti era proprio quello che stavo facendo. Mi sforzai di far muovere più velocemente le 
mie gambe, come pensai stessero facendo anche Ron e Harry. Non mi voltai a guardare i nostri 
inseguitori, mi limitai ad ascoltare i loro passi dietro di noi. Intuii che erano fin troppo
 vicini. Sgranai gli occhi quando un lampo di luce mi sfiorò l'orecchio sinistro, mandandomi 
un brivido per tutto il corpo. Spinsi maggiormente con le gambe, che piano piano si 
acevano più deboli. Non potevo mollare. Ormai mancava poco. Poco prima del precipizio, 
vidi un lampo di incertezza balenare negli occhi verdi del mio migliore amico, ma passò subito, 
perché  dopo si buttò a capofitto nel vuoto, a braccia aperte, come stesse per spiccare 
il volo. Io e Ron lo seguimmo 
a ruota. Non sapevamo cosa aveva in mente Harry, ma ci fidavamo. Mi voltai a guardarlo e
 capii che aveva progettato qualcosa dal sorrisetto che aleggiava sulle sue labbra, all'
udire quegli idioti dei Mangiamorte che se la ridevano, pensando che ci fossimo uccisi. 

Si porto due dita alla bocca e fischiò. Il rumore risuonò chiaro e forte tra la pietra dalla 
quale eravamo circondati. Guardai con gli occhi sgranati il suolo che si avvicinava sempre 
di più. Ormai dovevo essere a circa centro metri dal suolo, ma ecco che in pochissimo mi 
ritrovai almeno quindici metri più sotto. Il respiro mi si fece affannoso quando vidi la 
dura pietra di fronte a me a meno di venti metri di distanza dal mio corpo e chiusi 
istintivamente gli occhi. Pronta al peggio, mi sorpresi non poco quando sentii sotto i 
polpastrelli qualcosa di morbido. 

Non erano peli, erano...piume. Piume? Piume! Aprii gli occhi di scatto quando capii di 
non essere morta. Che la mia vita non sarebbe finita di lì a pochi secondi. Guardai 
Fierobecco sbattere le ali e puntare verso l'alto, verso l'uscita da quella che sembrava 
una gabbia di roccia naturale, a causa delle montagne che una accanto all'altra creavano
 una specie di baratro. Sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla e sorrisi vedendo gli
 occhi azzurri di Ron che mi guardavano sollevati. Molto probabilmente aveva avuto anche 
lui paura. Subito dopo di noi vedemmo Harry, che quasi cadeva giù dal dorso di Fierobecco. 
Ordinò all'animale di fermarsi e quello ubbidì senza esitazione, reggendosi sospeso in aria. 
Avevo ancora paura dell'altezza, ma se evitavo di guardare giù forse potevo resistere. Infondo 
quel volatile mi stava salvando la vita, non strappargli le penne a morsi pur di scendere mi 
sembrava il minimo. 

Sentii nuovamente fischiare il mio amico, stavolta due fischi di fila, e, non molto dopo, altri 
due Ippogrifi arrivarono verso di noi volando. Guardai sollevata Cenere, uno dei miei Ippogrifi 
preferiti, volare verso di noi accompagnato da Chimera, un 'altro Ippogrifo che però era femmina.
 Appena il primo di questi due si avvicinò a noi, mi alzai con molta cautela e salii su di esso, 
ammirando il piumaggio completamente nero e lucente. Mi girai e vidi Ron intento a salire sull'altro
 Ippogrifo. Gli scivolò un piede e lanciai un urlo fin troppo acuto, credendo stesse per cadere.
 Mi guardò e ridacchiò. Lo fissai male e subito dopo che Harry si fu posizionato bene su Fierobecco,
iniziammo a salire di quota. Usciti da quel baratro senza fine, respirai una boccata d'aria pulita
 e gelida. I Mangiamorte stavano tornando indietro da dove erano venuti, ridendo fra loro. 

“Ragazzi, facciamogli una bella sorpresina. Ok?” propose Ronald e io annuii. Non mi girai a 
guardare se Harry era d'accordo, già sapevo che lo era. Ci lanciammo, in sella agli Ippogrifi,
 in picchiata verso il gruppetto composto da sei Mangiamorte. Io presi di mira quelli sul lato 
destro del gruppo, Ron quelli sulla parte sinistra e Harry quelli al centro. Ci avvicinammo sempre
 di più, volando molto velocemente, fino a quando non fummo abbastanza vicini. 

Nessuno di noi tre ordinò al proprio Ippogrifo di fermarsi, neanche quando i Mangiamorte si
 girarono all'erta, insospettiti dal rumore alle loro spalle. Ma per loro fu troppo tardi: 
Cenere colpì con gli zoccoli anteriori il petto di Avery, il Mangiamorte che mi stava di fronte,
 mentre con un piede tirai un calcio al Mangiamorte sulla mia destra, Rabastan Lestrange, facendolo
 crollare per terra e annaspare in cerca d'aria, a causa del colpo sullo sterno. A quel punto
 feci volare il mio Ippogrifo un po' più in alto e lontano dal gruppo di Maghi Oscuri, che si
 stavano rialzando infuriati. Mi voltai a guardarli, mentre si rialzavano, e scoppiai a ridere
 quando uno di loro inciampò sul mantello e cadde nuovamente a terra come un sacco di patate.
 Avvertii la risata divertita e beffarda dei miei amici accanto a me e mi girai a guardarli,
 loro fecero lo stesso. Proposi di andarcene e loro acconsentirono. Schivammo alcuni incantesimi
 senza difficoltà e ce ne andammo, dirigendoci verso la nostra postazione, per così dire. 

Tutto questo è successo appena ieri. Dopo essere tornati al Quartier Generale della Resistenza, 
mi allenai come ogni giorno. Arrivata sera cenammo e poi ci fu una breve riunione dei membri più
 esperti e anziani, mentre quelli più giovani erano già a dormire nei loro letti. Tuttavia la
 discussione non fu delle più ottimali, quindi la situazione rimase stabile come al solito.
 Andai a dormire poco dopo la fine della riunione, pensando di fare sonni tranquilli, nel caso 
gli incubi non venissero a farmi visita. 

Ma, naturalmente, quando mai Hermione Jean Granger, migliore amica di Harry Potter, ricercata e 
uno dei perni fondamentali della Resistenza, può avere una nottata tranquilla? 
Mi alzo di scatto dal letto, mentre gli allarmi suonano all'impazzata, avvertendo tutti di essere 
sotto attacco. Afferro la mia bacchetta dal comodino e con un colpo di bacchetta sono pronta. 
“Luna! Ginny! Svegliatevi!” urlo alle due, che aprono di scatto gli occhi. Si alzano e anche loro 
si vestono con un colpo di bacchetta. Senza dire una parola, ci dirigiamo tutte e tre al piano di
 sotto e poi fuori dall'edificio, dove la battaglia già infuria. Incantesimi e maledizioni volano
 dappertutto, mentre Resistenza e Mangiamorte combattono gli uni contro gli altri. 

Cerco con lo sguardo i miei due amici, ma non li vedo. Un Mangiamorte mia lancia una Maledizione 
Senza Perdono che schivo per un soffio. Lo guardo infuriata, mentre un ghigno si allarga su 
quell'orrenda faccia che si ritrova.
“Che peccato. Sfigurare un così bel visino.” mi dice malevolo. Io gli sorrido glaciale.
“Io ti sfigurerei volentieri, ma la natura è già stata abbastanza malevola con te. Non potrei
 renderti peggio di così neanche volendo.” mi faccio beffe di lui e a quel punto il suo sguardo
 si fa furente, i lineamenti si induriscono e le nocche sbiancano mentre stringe la bacchetta. 
Iniziamo il duello. 

Sono nettamente più brava, ma non voglio sprecare troppe energie con lui. Non sarà l'unico
 Mangiamorte che dovrò affrontare. Infatti poco dopo lo affiancano altri due che si mettono
 a duellare contro di me. Reggo il ritmo estenuante, ma è un po' faticoso. Colpisco uno dei 
tre con uno Schiantesimo e subito dopo riprendo il duello contro i due rimanenti. Non capisco
 perché, ma un ghigno si apre sui volti di entrambi. Comprendo poco dopo: sento due braccia
 bloccare le mie, portandole dietro la schiena, e subito mi viene tolta la bacchetta. Tento di
 urlare, ma il Mangiamorte di prima mi Silenzia prontamente. Mi dibatto mentre mi trascinano 
via dalla battaglia. Non so se qualcuno mi ha vista, spero di si. Mi ritrovo sul retro della 
struttura, fuori dalle barriere Anti-Smaterializzazione. 

No. Ho capito cosa vogliono fare. Mi vogliono portare al loro Quartier Generale, ad Azkaban o, 
ancora peggio, da Lui. Mi si ferma il cuore quando sento una voce fin troppo familiare raggiungermi 
le orecchie.
“Lasciatela. Ora.” ordina con tono secco Ron. Il Mangiamorte mi punta la sua bacchetta alla gola, 
per poi voltarsi. Ride sguaiatamente, mentre io guardo Ronald: ha il viso e le braccia sporchi
 entrambi di terra, sul polpaccio ha quella che sembra essere una brutta bruciatura e ha un taglio
 sul viso, più precisamente sullo zigomo destro. Il suo sguardo è determinato mentre stringe la
 bacchetta fra le dita, ma sembra vacillare quando nota quella del Mangiamorte puntata contro di me.
 I due Mangiamorte che stavano precedentemente lottando contro di me si sono già Smaterializzati,
 quindi siamo in tre.
“Oh oh! Il rosso Weasley! Ma che coraggioso!” lo sbeffeggia. Ron non fa una piega.
“Lasciala, adesso.” scandisce bene ogni lettera, lo sguardo del Mangiamorte si fa serio.
“Spiacente di non poterti accontentare. Però, se fai il bravo e abbassi la bacchetta, non la ucciderò.”
 gli dice calmo, come se ha appena deciso di comprarsi un nuovo animaletto da compagnia.
Sgrano gli occhi e li fisso in quelli azzurri di Ron. “No” gli dico, tuttavia senza aprire bocca.
 Lui sembra capirmi, e il suo sguardo si addolcisce, ma poi scuote impercettibilmente la testa e
 capisco che non mi ascolterà.
Contrariamente a quel che gli ho chiesto di fare, abbassa la bacchetta, molto lentamente, mentre
 l'uomo che mi mantiene sorride soddisfatto. Non dice niente, semplicemente si Smaterializza, e 
io con lui. Sento l'urlo disumano di Ron.


Non fatico molto a capire dove mi trovo: le pareti dell'edificio sono di un giallo crema, c'è un 
immenso giardino, il palazzo è semplicemente enorme, si affaccia su un tetro cimitero e si sente
 la Magia Oscura anche a metri di distanza. Riddle Manor. Un brivido mi percorre. Il Mangiamorte
 dietro di me mi lascia le braccia e mi spinge in avanti, sollecitandomi a camminare verso l'enorme 
cancello. Arrivati di fronte a quest'ultimo, l'uomo alza il braccio sinistro e il cancello si apre
 da solo. Entriamo e bussiamo, cioè lui bussa, alla porta d'entrata. Ci apre...mi si accappona
 la pelle a vedere quegli occhi neri, quei ricci scuri scompigliati, quegli zigomi alti, quel
 sorriso crudele e quell'espressione da pazza. Come potrei non riconoscerla: Bellatrix Lestrange. 
Non è la prima volta che la vedo, anche se speravo che l'ultima volta che l'ho vista sarebbe stata,
 appunto, l'ultima. La sua espressione diventa euforica quando mi vede, anche se riesco a percepire
il disgusto.

“La Sangue Sporco. Entrate. Portala di sotto.” dice con il tono di una bimba innocente, cosa ancora
 più inquietante. Vengo spinta, con la bacchetta del Mangiamorte puntata sulla schiena, all'interno
 dell'abitazione. Scendiamo una rampa di scale e veniamo accolti da un luogo buio e polveroso, dove
 si sentono gemiti e urla. Dio, sembra di essere entrati al Purgatorio. 

Vengo portata di fronte ad una stanza, l'uomo apre la porta e mi getta dentro, facendomi cadere a terra.
 Se ne va e rimango sola in quella...no, non si può definire stanza, affatto. È una cella, solo che al 
posto delle sbarre a imprigionarmi ci sono delle semplici e grigie pareti, mentre la porta sembra essere
 di metallo, ma sinceramente non importa: mi hanno chiusa dentro con un incantesimo. 
Controllo ogni angolo, ogni crepa, ogni centimetro, ma non c'è una via d'uscita: sono prigioniera dei 
Mangiamorte e non posso fuggire. Ho sentito di persone che riescono a produrre magie senza l'ausilio 
della bacchetta, ma non credo di essere abbastanza potente, non è una cosa comune. Mi siedo in un
 angolo e ripenso ai miei amici, a quello che potrebbe essere successo. E d'improvviso una possibilità
 mi fa spalancare gli occhi: se li hanno uccisi tutti? Se riescono a catturare anche loro? No, è 
impossibile; i membri della Resistenza non si sarebbero lasciati sopraffare da qualche Mangiamorte.
 Giusto? 

Dopo diverse ore di tormento assoluto, con il perenne e atroce dubbio che i miei amici potrebbero
 star morendo uno alla volta in questo stesso momento, mi appoggio con la schiena contro il muro
 alle mie spalle e scivolo a terra. Cerco di trovare la posizione più comoda e chiudo gli occhi.
Non ci metto molto ad addormentarmi, ma non trovo sollievo nemmeno nel mondo dei sogni.
Anche lì la paura e l'incertezza regnano incontrastate.

Mi sveglio diverse ore più tardi, al cigolio della porta che si apre.

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Capitolo 2
*** Meglio la morte ***


Meglio la morte


Socchiudo gli occhi a causa della luce che la porta aperta fa filtrare nella stanza. Naturalmente una torcia è un lusso per una mera
 Sanguesporco, vero? 
Mi copro il volto con un braccio, per poi abbassarlo quando sento dei passi avvicinarsi. 
Un'ombra copre il mio corpo rannicchiato contro la parete, impedendo, fortunatamente, alla luce di raggiungermi.
Alzo lo sguardo per vedere chi è quest'uomo e un'ondata di immenso disprezzo mi invade quando lo riconosco.
 Severus Piton si staglia di fronte a me, con il volto impassibile come al solito. Quasi ringhio quando incontro il suo sguardo; 
sto per insultarlo, quando lui mi afferra saldamente per un braccio e mi fa alzare, facendomi quasi inciampare sui miei stessi piedi.
Senza nemmeno aprire bocca mi trascina per scale e corridoi. Faccio quasi fatica a stargli dietro per quanto sono ampie le sue falcate.
 Ad un tratto tiro uno strattone con il braccio, facendolo arrestare bruscamente. Si volta a guardarmi e sembra stia lottando per
 mantenere la calma.

“Dove siamo?” sibilo, con un'espressione esigente dipinta sul viso. 

Lui ignora completamente la mia domanda e riprende a camminare. Ci fermiamo solo qualche minuto dopo,
 di fronte ad un portone a doppio battente, elegantemente intagliato. Mi aspetto che apra la porta, ma invece si gira a guardarmi.

“Dove diavolo sono?” gli chiedo ferocemente, senza tuttavia alzare la voce. Quella porta non mi piace per niente,
posso immaginarmi chi diavolo ci sia dietro senza molto sforzo.

“Non importa dove sei, Granger! Ciò che importa è chi si trova qui. Se ci tieni alla tua vita comportati in maniera rispettosa
 e sottomessa, chiaro? Per quanto può essere difficile per una So-Tutto-Io come te, devi parlare il meno possibile, se non per niente.”
 mi avverte con voce seria.
Non posso fare a meno di chiedermi perché lo stia facendo. Mi sta aiutando, no?
No, certo che no. Semplicemente non vuole incorrere nelle ire del suo padrone.

Mi limito ad annuire, non molto convinta.
Lui deve aver notato la mia espressione un po' scettica, infatti mi lancia uno sguardo di avvertimento. Poi si gira e apre la porta.

Non esita nemmeno per una frazione di secondo: mi trascina letteralmente dentro la stanza, facendomi quasi cadere sul marmo scuro che
 compone tutto il pavimento. Quando si ferma mi guardo rapidamente intorno: sono in quella che sembra una sala ricevimenti o 
qualcosa di simile; il pavimento è, come ho già detto, in marmo, le pareti sono bianche, ma non di quel bianco puro e lucido;
 la stanza è completamente vuota, a parte qualche comodino e alcuni quadri appesi alle pareti, ma credo che ci fossero dei tavoli
 e delle sedie dove ora sono in piedi circa venti persone fra uomini e donne. Sono disposti in due file, una a destra e una a
 sinistra, che sembrano aprire il passaggio a quello che noto essere un trono leggermente rialzato. E' in legno scuro, sembra nero,
 e ha delle incisioni di serpenti più o meno dappertutto, con la fine di ognuno dei braccioli composta di un rettile con le fauci
 spalancate.
Deglutisco quando incontro lo sguardo cremisi del suo occupante.
La voce di Piton mi riporta alla realtà.

“Mio Signore.” pronuncia con voce atona, inchinandosi di fronte a Voldemort. 
L'uomo non gli presta molta attenzione, i suoi occhi sono puntati su di me e ciò mi mette non poco a disagio. Sembra accorgersene 
perché le sue labbra, quasi inesistenti, si arricciano in un leggero ghigno. Ho paura, diamine se ho paura, ma in questo momento
 la rabbia, l'odio e il disprezzo la superano di gran lunga. Alzo leggermente il mento, rifiutandomi di rannicchiarmi ai pied
 di questo mostro, sia di aspetto che d'animo. Quasi rilascio un sospiro di sollievo quando il suo sguardo si sposta su Piton.
 Quasi. 

“Severus. Vieni, Severus, unisciti ai tuoi compagni. Stiamo mettendo a disagio la nostra ospite, no?” sibila. Qualcuno ridacchia
 fra le file, ma smettono quasi subito. Il professore si avvicina al suo Signore, gli bacia l'orlo della veste e si mette sulla
 fila di destra, di fronte a Bellatrix Lestrange sulla linea opposta e accanto a quello che credo essere Antonin Dolohov. 

Rimango in piedi al centro della stanza, circondata da Maghi Oscuri e con il loro Signore di fronte: la mia situazione non è
 esattamente delle migliori. Cerco di dirmi che poteva andarmi peggio, ma ne dubito seriamente. L'unica cosa peggiore che 
potesse capitarmi era che oltre a me catturassero anche Harry, Ron o uno dei Weasley. Nulla può essere peggio di questo, ne 
sono sicura. Voldemort si volta nuovamente a guardarmi, e sono tentata dal distogliere lo sguardo dal suo. Inizialmente non
 lo faccio, ma quando sento qualcosa premere le barriere della mia mente, punto gli occhi sulla parete dietro di lui.

Legilimanzia.

La Legilimanzia può essere utilizzata anche con il solo contatto degli occhi; l'avevo dimenticato. Se Harry e Ron fossero qui,
 non ci potrebbero credere. Ma il fatto è che...per quanto io voglia costringermi a non provarne, io ho paura. E tanta. 
Ho sentito storie a dir poco agghiaccianti su quello che i suoi Mangiamorte fanno ai loro prigionieri, nessuno ha vissuto
 abbastanza per raccontare quello che può fare lui. Reprimo un brivido di puro terrore. 

La sua voce, fredda e molto, troppo simile a un sibilo, mi risveglia dalle mie ottimistiche previsioni di tutte le torture che
 può usare per farmi rivelare delle informazioni. 

“Signorina Granger. Dopo tanto tempo, finalmente ci incontriamo.” mi dice. Sento il suo sguardo gravarmi addosso, mentre
 la sua voce quasi dolce mi penetra nelle orecchie arrivandomi fin dentro le ossa. Ha un sottotono beffardo e le sue parole 
sono intrise di minacce silenziose. 
Raduno tutto il mio coraggio per far si che il mio sguardo sembri determinato e che la mia voce non tremi. Si rivela un'impresa
molto più complicata di quello che sembrava, a dire il vero.

“Il piacere è tutto tuo. Non credo di potermi definire entusiasta.” riesco a far uscire fuori dalle mie labbra. La mia voce suona
 forte e sicura, con un accenno di insolenza. Alcuni nella sala sembrano sconvolti, altri addirittura preoccupati. Sento uno
 schiamazzo indignato e mi volto a guardare una sconvolta Bellatrix Lestrange, che guarda da me al suo Signore con gli occhi 
larghi come piattini. 
Si volta nuovamente verso di me, ma stavolta non si gira di nuovo verso Voldemort. Il viso gli diventa rosso, credo di rabbia,
 e alza la bacchetta, puntandomela contro. 

“Cru-” si blocca quando Voldemort alza una mano, pallida e molto simile ad un ragno, ora che ci penso. Lo guardo per un attimo
 e non riesco a capire se sia più arrabbiato o divertito della mia insolenza. Bellatrix sembra incredula, ma dopo qualche
 balbettio esitante e incomprensibile china il capo e si rimette al suo posto. 

“Audace. Grifondoro, vero?” chiede retoricamente. Punto per un attimo lo sguardo nel suo, sfidandolo in maniera molto silenziosa e
 velata. Subito dopo torno a fissare quella meravigliosa mattonella che guardo da circa due o tre minuti. Lo sento ridacchiare e mi 
si accappona la pelle.

“Suppongo di si. Sai, ho sentito molto parlare di te, Sanguesporco. “La mente del Trio D'Oro”. Non molto tempo fa ho capito cosa
 ho sbagliato tutte le volte che tentati di uccidere il tuo amico, il famoso Harry Potter. Se davvero volevo riuscire ad 
ucciderlo, avrei dovuto eliminare prima te:  tu lo hai salvato e hai ostacolato i miei piani più di una volta. E ancora oggi
 lo fai, riuscendo a non farti catturare dai miei servi, che sono sulle tue tracce da...quanto? Tre, quattro anni? Fino ad
 oggi. Ho sentito dire che sei una ragazza intelligente, “la strega più brillante della sua età” dicono. Sei consapevole che
 tutti questi non sono punti a tuo favore in questo momento, vero?” mi domanda e io sto quasi per rispondergli che si, ne sono 
perfettamente consapevole, quando dubito dell'intelligenza di tale affermazione ovvia. Assottiglio gli occhi e inizio a respirare
 pesantemente, tant'è vero che sono convinta che le mie narici si allargano ad ogni mio respiro.

“Solitamente non sono così generoso, tuttavia mi sento particolarmente misericordioso. Puoi scegliere: darmi le informazioni che voglio 
e avere una morte rapida ed indolore, oppure posso ottenere ciò che desidero utilizzando dei metodi molto...dolorosi per te, e molto
 divertenti per me e i miei Mangiamorte.” mi dice con voce melliflua.
Stavolta non esito nemmeno mezzo secondo.

“Non ti dirò nulla. Meglio la morte.”

Lui sospira leggermente, come se si aspettasse questa risposta. Molto probabilmente è così.

“Benissimo. Hai fatto la tua scelta, allora. Bellatrix, puoi divertirti un po' con lei.” dice guardando la donna. Il terrore mi invade
 e un leggero tremore scuote il mio corpo. Ricordo ancora quel giorno a Malfoy Manor, ho una cicatrice che non se ne andrà mai sull'avambraccio che non me lo permette. 
Dopo aver ringraziato Voldemort, Bellatrix inizia ad avvicinarmisi con la bacchetta in mano e un sorriso folle in volto. 

“Crucio.” sussurra. Con quell'unica parola riesce a farmi cadere sul pavimento freddo, ma questa è l'ultima mia preoccupazione. Sento
 le ossa bruciare e sembrano sbriciolarsi, la mia testa pulsa, i miei arti si contraggono in angoli innaturali, il mio intestino
 sembra essere contratto, spremuto, bruciato, disintegrato. La mia pelle viene trafitta da migliaia di coltelli incandescenti;
 non un solo millimetro del mio corpo viene lasciato in pace. Urlo e arcuo la schiena verso il soffitto, mentre il mio corpo si 
contorce incontrollabilmente. Tremo e le lacrime pungono gli occhi, mi percorrono le guance e … Dio… fa male anche piangere e 
urlare e respirare e...vivere.

Voglio morire. L'unica cosa che riesco a pensare mentre urlo è che voglio che tutto questo finisca. Non importa come, non importa
 per mano di chi. Voglio morire. Ma in un angolino del mio cervello so che non morirò. Non sarà così semplice. Mi tortureranno
 fino a quando non cederò, e continueranno anche dopo. E ancora e ancora. Fino a quando non sarò ridotta ad un pasticcio tremante
 di carne e sangue e la mia mente sarà persa per sempre. Finirò come i genitori di Neville: non mi ricorderò più chi sono, i miei 
sogni, il mio passato, la mia famiglia, i miei amici. Avrò subito talmente tanto dolore che diventerò pazza e la mia mente non
 sarà nemmeno più in grado di registrare la sofferenza. E poi forse, ma solo forse… mi uccideranno. 
Sarò il loro giocattolo, il loro spettacolo per la serata.

Hermione Jean Granger, Nata Babbana, fuggitiva, membro dell'Ordine della Fenice, migliore amica di Harry Potter e strega più
 brillante della sua età, passerà gli ultimi istanti della sua vita su un pavimento duro e freddo, circondata da 
Mangiamorte sghignazzanti, ad urlare fino a diventare folle. Fino a diventare un guscio vuoto. Fino a diventare nulla. 

La tortura va avanti per quelle che sembrano ore, ad intervalli regolari. Mi tortura per un po', e quando vede che sono sul bordo 
della follia si ferma, permettendomi di riacquistare un po' della mia sanità mentale. Non so quante volte mi hanno chiesto di cedere,
 di dire loro ciò che volevano. 
E solo Merlino sa quanto avrei voluto che tutto finisse, ma non potevo. Perchè ogni qual volta quella tortura si fermava, la prima
 cosa a cui pensavo erano i miei due migliori amici:Harry e Ron. E la risposta era sempre la stessa: no. Inizialmente la urlavo, poi
 è diventata un sussurro roco e disperato, fino ad adesso. Sono quello che sapevo sarei diventata: un ammasso di carne ed ossa
 ricoperto di sangue. Ma sono ancora cosciente di me stessa, so ancora chi sono. Ed è per questo che, anche essendo senza voce,
 la mia risposta è sempre la stessa. Non è urlata, nemmeno sussurrata. È solo un cenno della testa. È piccolo e lento, ma è tutto
 quello che riesco a fare. Le forze mi stanno abbandonando, e la tortura ricomincia.

Cinque minuti. Cinque fottuti minuti di puro dolore. E poi la tortura si ferma di nuovo.
E Voldemort, per l'ennesima volta, mi chiede di rivelargli dove si trova L'ordine della Fenice.

E io faccio una cosa che non mi sarei mai aspettata: urlo. Prendo fiato, con il petto che brucia ad ogni minimo movimento, 
e con ogni oncia di forza rimasta caccio fuori dalla mia gola un'unica parola. Urlata.

“MAI!” 

Rimbomba fra le pareti della stanza e tutti rimangono in silenzio. Ed è a quel punto che la sento: la mia magia.
 Selvaggia, libera, grezza. Energia magica allo stato puro.
La sento scatenarsi e manifestarsi fuori dal mio corpo. La sento scorrere nelle mie vene e l'unica cosa che sento sono urla sorprese
 e un forte tonfo sordo.

Dopo svariati tentativi alzo di pochissimo la testa dal pavimento e apro gli occhi. 

L'unica cosa che vedo prima di svenire è il corpo di Bellatrix Lestrange scivolare per terra dalla parete, inconscio. 

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