Avalon di Ms Mary Santiago (/viewuser.php?uid=976451)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Sonya
rigirò la busta tra le mani, esaminando il sigillo impresso
sulla pergamena consegnata
dal gufo poco prima.
Conosceva
quel barbagianni da anni, non avrebbe potuto confonderlo con nessun
altro, e
come se ciò non bastasse il sigillo non mentiva.
Quella
rosa nera, all’apparenza innocente, era legata a doppio filo
con la sua adolescenza.
Srotolò
la pergamena, scorrendo con le iridi grigie le parole vergate con
calligrafia
sottile e precisa.
“Potremmo
giungere ad un accomodamento, se solo tu non fossi tanto testarda. Per
darti
prova della mia buona volontà, non ucciderò la
spia che hai infiltrato tra i
miei uomini. È stato un tentativo patetico, Sonya, ma non te
ne faccio una colpa.
Fatti
trovare domani al crepuscolo nel nostro punto preferito.
Verrò
da solo e disarmato.
Consideralo
un gesto d’affetto nei tuoi confronti, sorella.”
La
gettò nel camino, osservando mentre le fiamme crepitanti la
divoravano
rapidamente.
Tipico
di Nathaniel.
Lui era
sempre un passo avanti a tutti.
Spazio
autrice:
Salve!
In
questa interattiva le regole saranno poche e molto semplici:
-
massimo 2 OC a testa, purchè di sesso, Ex Casa e provenienza
differenti;
-
saranno ammessi studenti trasferiti da: Hogwarts, Beauxbatons,
Ilvermorny e
Durmstrang (solo ragazzi in quest’ultimo caso);
-
gli
OC dovranno avere o sedici o diciassette anni (quindi saranno o al VI o
al VII
anno);
-
non
saranno accettati Mary Sue, Gary Stu, Animagus, Licantropi, Ibridi e
personaggi
imparentati con i Canon;
-
come
arco temporale ci troviamo trent’anni dopo gli eventi dei
“Doni della morte” e
come localizzazione siamo in Irlanda;
-
opererò una selezione. Non so ancora bene quanti OC
sceglierò, dipenderà in
massima parte da quanto mi conquisteranno quelli che
riceverò;
-
le
schede andranno inviate solo ed esclusivamente tramite messaggio
privato entro
e non oltre il 22 gennaio, ma tenete presente che prima arrivano e
prima avrete
il primo capitolo. Il messaggio dovrà avere come oggetto
“Nome OC – Avalon” e
la scheda da utilizzare sarà obbligatoriamente quella che
troverete qui sotto.
Scheda
Nome:
Secondo nome:
Soprannome:
Cognome:
Età:
Scuola di provenienza:
Ex Casa:
Orientamento sessuale:
Aspetto fisico:
Prestavolto (obbligatorio):
Carattere (dettagliato):
Breve descrizione della famiglia e del rapporto che ha con
loro:
Specializzazione scelta (Legilimens, Occlumante, Alchimista
o Esperto d’occulto):
Quidditch (se sì in che ruolo gioca)?
Materia preferita (sono le stesse di Hogwarts):
Materia odiata:
Amicizie (con chi andrebbe d’accordo. Potete fare sia nomi
che indicare il tipo di persona):
Inimicizie (con chi non andrebbe d’accordo. Potete fare sia
nomi che indicare il tipo di persona):
Amore (di chi potrebbe innamorarsi. Potete fare sia nomi che
indicare il tipo di persona):
Bene o male (schieramento che sceglierebbe durante una
battaglia):
Frase che lo rispecchia:
Altro:
Miei
OC
Alistair
“Al” Ryle
(PV Sam Claflin) –
VII anno, Ex studente di Durmstrang. Capitano
e Cacciatore. Eterosessuale. Specializzando in Legilimanzia.
“Obviously you have mistaken me for
somebody who gives a shit.”
Alistair
é tendenzialmente egocentrico e sarcastico. Sembra che nulla
possa mai
scalfirlo e che nessun commento lo ferisca minimamente. Si mantiene
volutamente
distaccato, aprendosi solo con pochi eletti che considera davvero suoi
amici.
Alaska
“Sky” Rowle (PV
Jessica Lowndes)
– VI anno, Ex Wampus. Cacciatrice.
Eterosessuale. Esperta in occulto e voodoo.
“You are either on my side, by my
side or in my fucking way … Chose wisely.”
Alaska
é quello che potrebbe essere definito un punzer.
È testarda e orgogliosa,
quando si mette in testa qualcosa tira dritto e non permette a niente e
nessuno
di ostacolarla. Talvolta è sarcastica e beffarda,
schiettamente sincera e senza
peli sulla lingua.
James “Jem” Leighton Myers (PV Douglas
Booth) – VII anno, Ex studente di Beauxbatons.
Eteroflessibile. Esperto in Occlumanzia.
“Everyone sees what you appear to
be, few experience what you really are.”
Feste
e
donne sono probabilmente le due cose che più gli piacciono.
Ha questo modo di
fare da dandy che lo porta quasi a sembrare uno sconsiderato che non si
preoccupa di nulla se non della vita mondana. In realtà Jem
è un acuto
osservatore e riesce ad inquadrare bene le persone che lo circondano.
Abigail
“Abby” Jones (PV
Phoebe Tonkin)
– VI anno, Ex Serpeverde. Battitrice. Bisessuale. Esperta in
Alchimia.
“If someone hates you for no reason,
give that jerk a reason!”
Abby
è
sfrontata e irriverente, istintiva e ostinata, spesso agisce prima di
pensare. Ha
un carattere che “prende fuoco” facilmente,
soprattutto se qualcuno tocca le
persone a cui tiene. Non è raro vederla coinvolta in qualche
rissa.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo
1
-
Hai la minima idea del perché la Wilson ci voglia parlare?
–
Alistair scosse la testa, continuando a percorrere lo
stretto corridoio che conduceva allo studio della direttrice
dell’accademia.
- Neppure mezza? – insistè Benjamin, inarcando un
sopracciglio.
Non era raro che la direttrice li convocasse, ma di solito
questo succedeva perché si erano cacciati nei guai.
Eppure in quei giorni non avevano quasi violato le regole.
Sì, insomma, c’era stata quella festicciola
organizzata da
James il giovedì precedente e magari una o due incursioni
nel dormitorio
femminile … forse avevano preso parte a un folle raid nelle
cucine, dietro a un
Jackson in piena fame chimica.
Ma, insomma, per i loro standard erano stati a dir poco
tranquilli.
- No, Ben, ma non dubito che la Wilson sarà lieta di
fornirci una lista delle nostre malefatte … ovviamente se le
chiedi il tutto
con abbastanza gentilezza – replicò, sarcastico.
Decise di lasciar cadere il discorso.
Al tendeva a diventare scontroso quando ci si metteva tra
lui e il letto.
Raggiunsero lo studio della direttrice trovandolo già
stranamente affollato.
Katherine Shafiq e Jackson Van der bilt erano appoggiati
alla parete. La testa della ragazza era appoggiata alla spalla
dell’amico; le
lunghe onde castane erano scarmigliate e il volto non aveva la minima
traccia
di trucco, segno che anche lei doveva essere stata strappata dal mondo
dei
sogni.
Puntò le iridi nocciola su di loro, soffocando uno
sbadiglio.
- Giuro che se mi hanno tirata fuori dal letto per qualcosa
che avete combinato vi stacco le palle. –
La sola immagine bastò a far storcere il naso a Benjamin
mentre il suo cervello elaborava una sensazione di dolore proporzionale
alla
minaccia.
Mai come in quel momento sperava sinceramente di non essere
finito nei guai.
- Ritira gli artigli, Shafiq -, ribattè Alistair, - Ne
sappiamo tanto quanto te sul motivo della convocazione. Piuttosto, chi
altri
c’è? –
Jackson si stiracchiò pigramente, accennando con il capo
alla porta dello studio poco distante.
- Dentro c’è più o meno mezzo corpo
docenti e mentre
venivamo giù ho sentito Christopher Baizen parlare con
Abigail e la Rowle. Di
qualsiasi cosa si tratti deve essere una cosa grossa –
considerò.
Il tono della voce contrastava con l’espressione dipinta sul
suo viso.
Jackson non era preoccupato, o almeno non lo dava a vedere,
quanto piuttosto infastidito e visibilmente annoiato.
Nessuna sorpresa visto che era solo il potere del nome dei
Ryle e dei Van der bilt che impediva a lui e ad Alistair di essere
sbattuti
fuori dall’accademia.
Il rumore di passi lungo le scale attirò la loro attenzione.
Le ragazze ridevano, evidentemente indaffarate nel prendere
in giro Christopher per chissà cosa.
- Sembri un pulcino spettinato – decretò Alaska,
passando le
mani tra le ciocche lisce dell’amico e facendo del suo meglio
per risistemarle.
- Quella è la sua espressione normale. Quando
diventerà un
bimbo grande imparerà a sembrare anche un vero duro
– rincarò al dose Abby,
facendo aumentare il volume delle risate.
James, che scendeva a passi pesanti poco dopo di loro, emise
un gemito contrariato. – Abbassate i decibel, da queste parti
c’è gente che sta
ancora cercando di connettere il cervello. –
Alaska si voltò verso di lui, inarcando un sopracciglio
perfettamente curato.
- Perché, Jem, sei ancora convinto di essere in grado di
connettere il cervello? Wow, e io che pensavo che il tuo ultimo neurone
si
fosse suicidato per la solitudine. –
- Sempre se é mai esistito – convenne Abby.
Sorpassandole, il ragazzo rivolse loro un’occhiataccia.
- Sappiate che voi due non mi piacete più, sia chiaro.
–
Abby sgranò gli occhi, portandosi una mano alla bocca, e
finse un’espressione inorridita. – No, come faremo
mai a sopravvivere dopo una
cosa del genere? –
Jem sembrò sul punto di replicare, ma venne interrotto dalla
porta dello studio che veniva aperta.
Sonya Wilson, inappuntabile malgrado fossero le due passate,
lasciò vagare le iridi color ghiaccio soffermandosi su
ognuno di loro.
- Bene, se volete raggiungere il resto dei vostri compagni
invece di chiacchierare come delle vecchie comari ve ne sarei grata -
si spostò
di lato, mostrando Camille, Jamie e Dragomir seduti sul divano
nell’angolo.
Avevano l’espressione di un condannato a morte in attesa di
salire sulla forca.
Christopher ne dedusse che nemmeno loro avevano la minima
idea di cosa stesse succedendo.
Si accomodarono, volgendo gli sguardi sulla direttrice che
aveva preso a camminare avanti e indietro come un animale in gabbia.
- Immagino che tutti voi vi starete chiedendo il motivo
della vostra convocazione a quest’ora.
C’è chi potrebbe pensare di essere nei
guai, e non sarebbe certo la prima volta -, si soffermò su
Alistair, Benjamin e
Jackson, - Chi è sicuro di non aver fatto nulla di male -,
questa volta a
subire il suo sguardo furono Dragomir e Christopher, - E chi si trova a
metà
strada tra le due situazioni come le nostre gentili signorine. Ebbene,
non vi
ho convocati qui per assegnarvi una punizione, ma per una convocazione
ufficiale. Fate parte del gruppo più ristretto, qui
all’Avalon, e siete
consapevoli del fatto che ogni parte della vostra istruzione
è volta a
prepararvi a ciò che c’è al di fuori di
queste mura. Ebbene, questa sera ho
ricevuto una lettera che, secondo la mia esperienza, è
destinata a
preannunciare una serie di episodi di violenza più o meno
estrema. –
Alistair assottigliò lo sguardo, improvvisamente vigile e
attento.
- Riguarda Nathaniel, non è vero? –
Con un sospiro, la donna annuì. – Sì,
si tratta di
Nathaniel. Ha richiesto un incontro con me per trovare un
accomodamento, ma
sono certa che nessuna delle sue proposte sia accettabile. –
- Darà di matto quando non otterrà quello che
vorrà –
pronosticò Jax.
Entrambi, vista l’influenza che le famiglie rivestivano
all’interno del programma di sicurezza e relazioni
internazionali del mondo
magico, avevano ben presente gli attacchi di follia dell’uomo
e le decisioni
che inevitabilmente prendeva causavano una scia di dolore e violenza
che investiva
chiunque si trovasse nei paraggi.
Katherine incrociò risolutamente le braccia al petto.
– Che
dia pure di matto, non ho paura di lui. –
- Dovresti averne, Katherine. I tuoi genitori e quelli di
molti altri hanno pagato a caro prezzo l’averlo
sottovalutato. Nathaniel è
infido come un serpente e non mi sorprenderebbe affatto se avesse
già preparato
un piano alternativo. –
- Mosse e contromosse – sussurrò Alaska, tanto
piano che per
un attimo non fu chiaro neppure a se stessa se stesse parlando da sola
o si
fosse rivolta ai presenti.
- Vi ho riuniti tutti qui per chiedervi di essere più
accorti che mai e di non combinare guai fino al mio incontro con
Nathaniel …
pensate di riuscire a farcela? –
Annuirono all’unisono.
C’era troppo in gioco in quel momento per permettersi
stupidi colpi di testa, lo sapevano fin troppo bene.
*
Katherine
percorse lo spazio che separava il letto a
baldacchino dalla porta del bagno per la decima volta prima che Jax si
decidesse a prendere la parola.
- Mi stai facendo venire il mal di mare, Kat. –
- Bene. Se dovesse venirti voglia di vomitare fallo in
bagno, sono stufa di ripulire i tuoi disastri da post sbronza.
–
Continuò a marciare a passo di carica, tormentandosi
nervosamente l’orlo della camicia da notte.
Il solo nominare Nathaniel le faceva perdere il controllo.
Erano passati cinque anni dalla morte dei suoi genitori, ma
continuava a non capacitarsi di come fosse potuto accadere.
Gli Shafiq erano maghi notevoli, entrambi diplomatisi con il
massimo dei voti all’Avalon e con una brillante carriera alle
spalle, eppure
era bastato quell’uomo per spazzarli via.
Ricordava il funerale come se fosse stato appena una
manciata di minuti prima.
Le
bare
di mogano che venivano calate nelle fosse tra il silenzio generale.
Suo
fratello Milo che la stringeva a sé.
Lei che
affondava il viso contro il suo petto, distogliendo lo sguardo dai
becchini che
cominciavano a ricoprire le bare di terra fresca.
Sfregò
con vigore l’avambraccio sinistro, continuando
finchè
non trovò una leggera resistenza.
- Kat, basta così, ti fai male. –
La voce di Jax, dolce e tranquillizzante, la riportò alla
realtà.
La manica della camicia da notte era rialzata, la pelle
dello stesso colore dell’alabastro era striata di evidenti
segni rossi.
Si era graffiata a sangue.
Jax la fece sedere sul bordo del letto.
- Aspetta qui, kitty kat. Dobbiamo disinfettare quei graffi.
–
Annuì,
continuando a
fissare i graffi impressi sulla sua pelle.
Era proprio così che si sentiva.
Lacerata e stremata, incredibilmente sofferente.
- Credevo di averla superata -, sospirò, - pensavo che fosse
finita. –
- Non potrai mai superare del tutto la cosa, non ci si
riprende completamente da un lutto come il tuo -, strinse con rabbia il
cotone,
- Dannazione, eri solo una bambina. –
Solo una bambina che aveva visto ucciderle i genitori sotto
gli occhi.
Ricordava
ancora quegli occhi grigi, così simili per certi versi a
quelli di Sonya ma più
vuoti, mentre la fissavano e la bocca dalle labbra sottili si stirava
in un piccolo
sorriso.
Le
aveva accarezzato la testa prima di andarsene.
-
Lo voglio morto, Jax. Questo fa di me un mostro tanto
quanto lui? –
Il ragazzo scosse la testa, fissandola dritta negli occhi.
- No, ti rende solo umana. –
*
-
Sembrava che Katherine avesse visto un fantasma quando
Sonya ha nominato Nathaniel – considerò Camille,
sistemando metodicamente le
sue cose per le lezioni del giorno seguente, - Credi che stia bene?
–
Jamie si strinse nelle spalle, acciambellata sotto le
coperte del letto a baldacchino.
- Non lo so, Cam. C’è Jax con lei, credo che
nessuno meglio
di lui possa aiutarla a mantenere la lucidità. –
Annuì, adagiando la borsa nell’angolo.
- Non riesco a credere che Nathaniel abbia davvero chiesto
un incontro a Sonya; da quanto ne so non si parlano da anni, pensa sul
serio di
riuscire a convincerla? –
- So che erano molto legati durante gli anni della scuola …
Sai, un tipo di legame veramente morboso, almeno da parte sua.
Probabilmente è
convinto che Sonya sia disposta ad accontentarlo pur di evitare altre
morti. –
Camille sbuffò, allontanando una ciocca dal volto.
- E dicono che sia un tipo estremamente intelligente … a me
sembra solo un invasato della peggior specie. Sonya non lo
accontenterà mai. –
- Non ne sarei così sicura … -
- Cosa intendi, JJ? –
- Intendo dire che Sonya potrebbe anche decidere di
scegliere il male minore. Immagino che tutto dipenda da cosa chiede e
da cosa è
disposto ad offrire Nathaniel – replicò,
lasciandosi ricadere all’indietro, -
Ma le mie sono solo supposizioni. Tutta questa situazione mi fa
letteralmente
uscire di testa. –
Annuì.
Effettivamente le scelte erano poche e andavano ponderate
con estrema attenzione; un errore di valutazione avrebbe potuto costare
innumerevoli morti e Morgana solo sapeva quante già ce
n’erano state.
*
-
Che stai facendo? –
Alistair alzò lo sguardo dal rotolo di pergamena che aveva
afferrato non appena aveva messo piede nella loro stanza.
- Sto scrivendo. –
Benjamin emise uno sbuffo ironico.
- Grazie per l’informazione, mi ero sempre chiesto a cosa
servissero piuma e pergamena. –
- Bene, adesso lo sai – ribattè, sulla stessa
lunghezza d’onda.
- Hai le tue cose, Al? È per questo che sei così
acido
stasera? –
Alistair si voltò verso di lui, facendo una smorfia.
–
Fottiti, Ben. –
- Finalmente, signori e signore, abbiamo una risposta degna
di te. Comincio a rivedere il mio migliore amico, sai, temevo ti fossi
trasformato in una specie di checca isterica. –
Sbuffando, Al fece roteare le iridi verdemare.
- Se ti dico a chi scrivo la pianti di darmi il tormento? –
Fece un sorriso furbo.
- Forse. –
- Sto scrivendo a mio fratello. Voglio chiedergli se sa
qualcosa di tutta questa storia. –
Sgranò gli occhi, incredulo.
Alistair non scriveva mai a suo fratello … dannazione, non
lo nominava neanche.
Da quel poco che gli aveva raccontato della sua situazione
famigliare sembrava che non se la passasse affatto bene; non era voluto
scendere troppo nei dettagli e lui non aveva insistito, sapendo che
prima o poi
gli avrebbe confidato tutto ciò che c’era dietro
all’antichissima, nobilissima
e disastratissima famiglia Ryle.
- Stai scrivendo a Seb? –
- Esatto, proprio a Sebastian Ryle, che guarda caso è mio
fratello da molto più tempo di quanto mi faccia piacere
ricordare. –
Rieccolo che si nascondeva dietro a quel muro di sarcasmo.
Dio, Alistair pensava di essere enigmatico quando faceva
così, ma lui aveva imparato a leggere alla perfezione il suo
comportamento.
Seb era un tasto dolente almeno quanto suo padre.
Era tre anni più grande di loro e avevano frequentato la
stessa scuola per ben quattro anni.
Si erano ignorati il più possibile.
Quei Ryle dovevano proprio essere incasinati.
- Tu non parli con Seb … mai. Perché sei
così sicuro che lui
sappia qualcosa? –
Perché sì, se si spingeva a scrivergli voleva
dire che aveva
una certezza abbastanza ragionevole del fatto che suo fratello sapesse
già
tutto.
- Presentimento. Vado a spedire la lettera, non stare troppo
lì a scervellarti sul perché la penso
così, Ben. Potrei anche avere torto. –
Fece per ribattere, ma si ritrovò a osservare una porta che
veniva chiusa velocemente.
*
Alaska
stava cercando un volume nella sezione proibita
quando udì un rumore.
Era un fruscio lieve, quasi impercettibile, ma che fu
sufficiente a spingerla a voltarsi. Dopo la rivelazione di Sonya la
circospezione era d’obbligo.
La figura era snella e atletica, decisamente familiare.
- Sei inquietante quando compari alle spalle della gente in
quel modo, Atanasin. –
- Non pensavo ci volesse così poco per spaventarti, Rowle.
–
Il sorriso sulle labbra del ragazzo risaltò persino nel buio
della biblioteca, in un luccichio di denti candidi.
- Cercavi qualcosa d’interessante? –
- Vecchi articoli di giornale … nulla di speciale
– mentì,
sorridendo nel modo più disinvolto possibile.
- Non mi sembri molto convinta di quello che stai dicendo –
insinuò.
Deglutì nervosamente.
Non sapeva con esattezza da quando Dragomir aveva cominciato
a intimorirla, ma in quel preciso istante era certa di voler essere da
qualsiasi altra parte piuttosto che lì.
Probabilmente la sua era solo suggestione, ma la biblioteca
cominciava a sembrarle un posto maledettamente tetro.
- Come ti dicevo, non era nulla d’importante. Credo sia
meglio se me ne torno a dormire, altrimenti domani finirò
con il collassare
durante storia della magia. Buonanotte, Dragomir. –
- Sogni d’oro, Alaska. –
Uscì dalla biblioteca a passo di carica, finendo con il
travolgere
qualcuno nel bel mezzo del corridoio.
Venne afferrata da una presa decisa e gentile prima che
finisse con il battere il sedere sul freddo pavimento in mattonato.
Gli occhi azzurri di Christopher luccicarono allegri quando
si posarono sul suo volto.
- Perché stavi correndo come se avessi visto il diavolo in
persona? –
- Come se stessi scappando dal diavolo, intendi. C’era
Dragomir in biblioteca … -
L’espressione allegra svanì immediatamente.
La osservò dalla testa ai piedi, alla ricerca di
chissà
quale segno d’aggressione.
- Ti ha fatto qualcosa? Perché giuro che se ti ha anche solo
sfiorata io … -
- Frena i cavalli, mio bel principe azzurro -, alzò le mani
sorridendo divertita, - Nessuno mi mette un solo dito addosso senza il
mio
consenso. Dragomir non ha fatto nulla di male a parte essere
maledettamente
inquietante, ma quello non è nulla di nuovo. –
Annuì, apparentemente rassicurato.
- D’accordo, ma ti riaccompagno fino al dormitorio.
–
Con un sopracciglio inarcato, lo osservò dal basso verso
l’alto.
- La stai prendendo davvero sul serio questa storia del
migliore amico protettivo, eh? –
- Assolutamente. Girare nei corridoi di notte in questo
periodo non è una scelta saggia e io sarei un pessimo
migliore amico se non ti
facessi da scorta personale. –
- E allora così sia. –
Lo prese sottobraccio, incamminandosi verso la rampa di
scale che conduceva al piano dei dormitori.
Quando arrivarono davanti all’ingresso del dormitorio
femminile una sagoma scese in picchiata verso la gigantesca vetrata
variopinta,
deviando prima di schiantarcisi contro e puntando in direzione dei
boschi.
Si scambiarono uno sguardo d’intesa che valeva più
di
qualsiasi parola.
Avevano visto entrambi la stessa cosa.
Uno sparviero a caccia.
L’animale di Nathaniel non si allontanava mai troppo dal suo
padrone; la sua presenza poteva significare solo una cosa.
Lui era già lì.
Spazio
autrice:
Eccoci qui con il primo capitolo. Spero che vi
sia piaciuto
e che i creatori degli OC che non sono stati scelti non se la siano
presa a
male, ma avevo davvero tanti personaggi tra cui scegliere e questi
erano quelli
più adatti ai fini della storia. Spero, inoltre, di aver
reso bene gli OC
selezionati. Fatemi sapere che ne pensate.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary Sibley
Katherine
Shafiq (PV
Astrid Berges Frisbey) – VI anno, Ex studentessa di
Beauxbatons.
Specializzata in occlumanzia.
“You will feel everything
you’ve
been did to me.”
Jackson
“Jax” Van der bilt
(PV Andrea
Denver) – VII anno, Ex Tuonoalato. Specializzato in
occulto.
“I’m not the prince,
friend. I’m the
king, show me some respect.”
Christopher
Ian Baizen (PV Chace
Crawford) –
VII anno, Ex Tassorosso.
Specializzato in Legilimanzia.
“Balla
come se nessuno stesse guardando,
ama come se nessuno ti avesse mai ferito,
canta come se nessuno stesse ascoltando,
vivi come se il paradiso fosse sulla terra.”
Camille
Stone
– VII anno, Ex Tuonoalato. Specializzata in Alchimia.
“La
scelta è solo tua, non si vive per accontentare gli
altri.”
Benjamin Stephen King (PV Richard Deiss) – VII anno,
Ex
Grifondoro. Specializzato
in Occlumanzia.
“Quando
falliamo, il nostro orgoglio ci sostiene, e quando abbiamo
successo, ci tradisce.”
Jamie
Sarah Dawson
(PV
Jaimie Alexander) – VII anno, Ex studentessa di
Beauxbatons. Specializzata
in occulto.
“Be
your own anchor.”
Dragomir
Atanasin (PV
Gleb Savchenko)
– VII anno, Ex studente di Durmstrang.
Specializzato in occulto.
"The secret of being tiresome is to tell
everything."
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
Jackson
aveva appena messo piede nell’atrio dell’accademia
quando il sorriso gli morì sulle labbra.
- Oh, merda. –
- Bonjour finesse! A cosa dobbiamo tanta classe di prima
mattina, Van der bilt? – commentò JJ, deviando
all’ultimo momento per non
finire con lo scontrarsi contro la schiena ampia del ragazzo.
- Mio padre e … -
- Tua sorella? – suggerì.
Jax alzò gli occhi al cielo.
- Credimi, non hai idea di quanto mi piacerebbe che fosse
davvero mia sorella. No, quella lì é la mia
matrigna. –
JJ scrutò la ragazza accanto al signor Van der bilt.
Era una bruna bellezza dalle gambe chilometriche e un fisico
che sarebbe stato più adatto ai paginoni di un qualche
giornale per soli uomini
piuttosto che strizzato nel costoso tailleur grigio perla che indossava
al
momento. Malgrado il trucco accentuato non dimostrava neanche
trent’anni e, era
pronta a scommetterlo, ne aveva persino di meno.
Jax dovette cogliere il suo sguardo perché emise una risata
secca.
- Già, ha ventisei anni, se te lo stai chiedendo. –
Beh, porca di quella miseria.
Non aveva idea dell’età del signor Van der bilt,
ma era
abbastanza sicura che avesse raggiunto ampiamente i
quarant’anni.
Improvvisamente tutto cominciava ad assumere una nuova
piega. Cyrus Van der bilt era un uomo illustre, con una posizione
affermata e
un cospicuo conto alla Gringott che sarebbe potuto bastare per
mantenere se
stesso e i suoi due figli, con tanto di ex moglie a carico, fino al
resto dei
loro giorni.
Evidentemente quella ragazza aveva appena fatto il
“colpaccio” e si divertiva a recitare la parte
della giovane moglie trofeo da
ostentare in pubblico.
Non disse nulla di tutto ciò che le passava per la testa,
però, limitandosi a mormorare: - Beh, è davvero
molto giovane. –
- Ha cinque anni più di Rebekah. Se proprio voleva qualcosa
da crescere e accudire avrebbe potuto dirmelo, gli avrei regalato un
cucciolo
–, replicò aspramente, - Scusami, ma il mio dovere
di buon figlio mi impone di
andarli a salutare. Se ti chiedono di me digli che sono impegnato in
una
simpatica riunione famigliare. –
Annuì, osservandolo cancellare dal volto
l’espressione di
chi avrebbe volentieri preferito essere in qualsiasi altro posto mentre
si
avvicinava alla coppia.
C’era una cosa da riconoscere a Jackson Van der bilt: sapeva
recitare la parte del perfetto rampollo Purosangue snob e viziato.
L’andatura svogliata e assonnata di poco prima aveva
lasciato lo spazio a una fluida e sicura
di sé, mentre gli occhi scuri guardavano fisso
davanti a sé come se non
degnasse neanche di considerazione tutto ciò che gli stava
intorno.
Era decisamente diverso dal ragazzo in post hangover che si
vedeva spesso per i corridoi, intento a flirtare e scherzare con
chiunque.
Mentre stringeva la mano al padre e si chinava a depositare
un lieve baciamano su quella della matrigna, una ragazza fece il suo
ingresso.
Aveva i capelli castano ramati lasciati liberi di
ondeggiarle lungo le spalle e gli occhi verdi luccicavano allegri
mentre
avanzava dritta verso di lui.
- Jax! –
Fu allora che JJ vide Jackson sorridere davvero.
Non era un’espressione forzata né quella di
circostanza che
rivolgeva ai suoi conoscenti, ma un sorriso vero.
- Beks! –
Li vide abbracciarsi con trasporto e decise che era il
momento di levare le tende; se non altro Jackson non sarebbe rimasto da
solo in
balia di quella stramba coppia di genitori.
*
-
Ehy, quello era il mio pancake! – sbottò James,
lanciando
un’occhiataccia in direzione di un’Abby dalla bocca
piena.
- Hai detto bene -, convenne, - Era il tuo pancake e adesso
é la mia colazione. –
- Era l’ultimo pancake rimasto. La colazione è
quasi finita,
perciò non ne verranno preparati più. E tu
… tu … tu hai mangiato l’ultimo
pancake rimasto! –
La ragazza annuì, sorridendo malandrina, - Lo so.
È per
questo che te l’ho rubato. –
Sgranò le iridi nocciola, sfoggiando il migliore dei suoi
sguardi da cucciolo preso a calci.
- Era il mio pancake! Si è mangiata il mio pancake!
–
- Davvero, Jem? Se non me l’avessi ripetuto per
l’ennesima
volta non l’avrei mai capito – sbuffò
Alistair, allungandosi ad afferrare la
caffettiera gigante al centro del tavolo.
Ne versò una dose generosa, assaporandolo lentamente.
Nero, amaro e bollente, l’unico modo in cui si potesse
gustare del buon caffè a suo parere.
Abby gli sventolò davanti il recipiente dello zucchero. – Non vuoi
mettercene un po’? Deve essere
amarissimo in quel modo. –
- Tieni le tue diavolerie zuccherine lontane dal mio caffè,
donna, o te ne pentirai – borbottò, tenendo
stretta tra le mani la tazza quasi
volesse proteggerla da un attacco a base di zucchero ad opera di quella
pazza
schizzata di Abigail Jones.
- Chiamami un’altra volta donna, Ryle, e giuro che
darò un
calcio così forte ai tuoi gioielli di famiglia da farti
diventare una delicata
femminuccia. –
Alistair incrociò lo sguardo della professoressa di
Incantesimi, la signora Lonsdale, che stava in piedi dietro ad Abby e
sembrava
sconvolta da quello che aveva appena sentito.
- Signorina Jones! Le sembra forse il tipo di linguaggio che
si addice a una signorina quale lei è? Non tolleriamo il
turpiloquio, dovrebbe
saperlo, mi segua nel mio ufficio prego. –
Vide Jem annuire sorridente, sillabando qualcosa che
ricordava vagamente “la vendetta dei pancake”, e
venire fulminato da
un’occhiataccia di Abigail, che sillabò in
risposta “sai dove te lo metto il
pancake?”
Mentre la ragazza seguiva la Lonsdale, Alistair si ritrovò a
scuotere la testa.
Pazzi.
Era circondato da un branco di fottuti pazzi che si urlavano
contro per uno stupido pancake.
Fece per prendere la sua tazza e finire il caffè, rendendosi
conto solo in quel momento che l’orario della colazione
doveva essere appena
terminato perché cibo e bevande stavano evanescendo
rapidamente.
Ed ecco che cominciava una triste e sconsolata mattinata
all’insegna della mancanza di caffeina. Tanto valeva che
Nathaniel lo uccidesse
all’istante.
*
-
Ti sembra normale che, con tutto quello che succede, a noi
tocchi stare a lezione? Cosa dovrebbe servirci tutto questo contro
Nathaniel,
forse a tirargli addosso provette e ampolle? –
- Potremmo cucinarlo in un calderone – sussurrò in
risposta
Alaska, imitando la voce bassa e lenta del professor Thorn, - Fare
attentamente
a pezzetti l’ingrediente, aggiungerlo in piccole dosi
… poi mescolare tre volte
in senso orario e due in senso antiorario … portare a
bollitura ed ecco qui:
essenza di sociopatico. –
Christopher scoppiò a ridere, piegandosi sul tavolo da
lavoro e battendo il pugno sul ripiano in legno, attirando
l’attenzione
generale.
Il professor Thorn posò gli occhietti acquosi su di loro,
visibilmente contrariato.
- Signor Baizen, le spiacerebbe enunciare al resto della
classe le proprietà della pozione che stiamo preparando
quest’oggi? Immagino
che lei sappia bene quale pozione stiamo preparando, no? –
Si schiarì la gola, passandosi una mano sul collo, e
sorrise.
- Certo che no, professore. Ehm … volevo dire, certo che
sì.
Stiamo preparando la … -
- La? –
Alaska gli pizzicò un fianco, facendogli emettere un gemito.
- Stiamo preparando il Distillato della morte vivente – gli
sussurrò.
- Volevo dire il. Sì, decisamente IL. È il
distillato della
morte vivente, no? –
Thorn assottigliò ancora di più lo sguardo.
– Lo sta forse
chiedendo a me, signor Baizen? –
- No, assolutamente, io non le chiedo proprio nulla –
affermò con fin troppo vigore, facendo scoppiare a ridere il
resto dell’aula.
Alaska si passò una mano sul viso, sforzandosi di rimanere
seria.
- E a cosa serve questa pozione? –
- Serve a … mandare chi la beve in un sonno profondo simile
alla morte. I suoi ingredienti sono l’infuso di artemisia e
l’asfodelo e il
metodo di preparazione consiste nel … –
replicò, recependo il suggerimento di
Alaska.
- Basta così -, lo interruppe Thorn, - Risposta completa e
quasi citata passo per passo dalla mia spiegazione. Complimenti, svolge
come
sempre un lavoro impressionante, signorina Rowle. –
Alaska distolse lo sguardo, colpevole, e finse di cercare
qualcosa sul piano di lavoro.
- Graz … -, Christopher si zittì, - Come, prego?
–
- Signor Baizen, lei è un asino nella mia materia, ma la sua
compagna di banco le ha impedito di fare una delle sue solite figure
meschine. Tuttavia,
purtroppo per lei, non sono stupido. Voglio quaranta centimetri di
pergamena
sul Distillato della morte vivente, sulla sua composizione,
realizzazione e
regolamentazione … e li voglio per domani. Potete andare,
per oggi la lezione è
finita. –
Mentre uscivano dall’aula, Christopher continuò a
bofonchiare contro Thorn e l’accanimento che
quell’uomo mostrava nei suoi
confronti.
- Oggi ho anche gli allenamenti di Quidditch. Non farò mai
in tempo a scrivere quaranta centimetri di pergamena su quella stupida
pozione
-, rivolse uno sguardo supplichevole ad Alaska, - Mi dai una mano tu,
Sky? –
Ravviando una ciocca di capelli, annuì.
- Ci lavoreremo dopo cena, cerca di non prolungare gli
allenamenti fino a troppo tardi. –
Le stampò un bacio sulla guancia, – Giuro che ti
adoro. –
Alaska sentì le guance andarle a fuoco mentre continuava a
camminare a testa bassa e borbottava un: - Figurati. –
*
-
Lo sai che quando hai quel luccichio nello sguardo mi
preoccupi? –
Le rivolse il migliore dei suoi sorrisi innocenti,
sforzandosi di estenderlo fino alle iridi nocciola screziate di
pagliuzze
verdi.
- Non ho nessun luccichio, Cam. –
Allontanò un riccio scuro, guardandola di sottecchi.
– E ti
aspetti davvero che ci creda? Ieri eri completamente fuori di te e ho
come la
sensazione che finirai con il fare qualcosa di davvero, ma davvero stupido. –
- Non capisco a cosa ti stai riferendo – mentì.
- Kat … -
- Non farò nulla di irresponsabile, dopotutto
sarò impegnata
la maggior parte del tempo con gli allenamenti di Quidditch e con il
turno di
ronda … non avrò certo il tempo di mettermi a
ideare piani per raggiungere
Nathaniel e conficcargli un coltello dritto in un occhio. –
Camille storse il naso, disgustata.
- Non starai davvero pensando di fare una cosa del genere?! –
Si strinse nelle spalle, - Non ho ancora ideato con
precisione il modo in cui mi piacerebbe ucciderlo, ma ho una fervida
immaginazione … lasciami il tempo di lavorarci un altro
po’ e potrei cambiare
idea e optare per lo scuoiamento. –
- L’ho già detto che mi spaventi quando fai
così, vero? –
- Bene, significa che non mi farai mai arrabbiare –
ironizzò
Katherine, spintonandola scherzosamente e stemperando un po’
della tensione che
si era venuta a creare.
Quando raggiunsero la bacheca con gli abbinamenti delle
ronde di quella settimana vi trovarono Christopher e Benjamin intenti a
discutere con l’insegnante di volo. Dal tono acceso che
utilizzavano fu chiaro
che gli allenamenti per quel giorno erano stati sospesi.
- Non si può sospendere il Quidditch! –
- Già, sono giorni che non ci alleniamo, tra un
po’
cominceremo a dimenticare come si sta in sella a una scopa. Se ci
schianteremo
a terra sarà lei la responsabile – convenne Ben.
La Douglas alzò gli occhi al cielo, sbuffando spazientita, -
Per l’ultima volta, ragazzi: non l’ho deciso io.
Sono direttive della Wilson e,
vista la situazione, non posso biasimarla se non vi vuole fuori
dall’accademia
quando manca poco al tramonto. –
Ormai rassegnati, lasciarono cadere il discorso.
Benjamin si voltò verso di loro, rivolgendo un sorriso
smagliante in direzione di Katherine, - Ehy, Shafiq, questa sera siamo
di ronda
insieme. Sei contenta? –
Camille ridacchiò mentre l’amica si esibiva in una
smorfia
sarcastica.
- Come no, contenta quasi quanto quella volta in cui Milo mi
ha lanciato contro un Forunculus. –
- Guarda che puoi ammetterlo che ti fa piacere passare la
serata con me, non m’imbarazzo mica. –
- Continua a sognare, King – rimbeccò, battendogli
la mano
sulla spalla e oltrepassandolo, - Vado a fare un giro nel parco
… tornerò prima
che cominci il turno di ronda – aggiunse, visto che Camille
stava per ribattere
contrariata.
*
-
La pianti di darmi il tormento, Jones? –
Abby inarcò un sopracciglio, continuando a tenere le iridi
verde pallido puntate su di lui.
- Credevo che ti piacesse essere al centro dell’attenzione,
Jem. –
- Non quando vengo guardato come se fossi in punto di
ricevere un pugno in piena faccia … in quei casi preferisco
essere ignorato. –
Abigail fece scoppiare la bolla di gomme bollebollenti che
aveva appena creato, in un deciso “pa”. –
Non credo sia possibile. Ho preso una
punizione per colpa tua, il minimo che tu possa fare è
sorbirti tutte le
occhiatacce che vorrò lanciarti. –
Alzò lo sguardo dal tema di Trasfigurazione, puntandole un
dito minacciosamente contro.
- Era il mio pancake e tu lo hai mangiato. La Lowndes ha
fatto bene a darti una punizione. –
- Dubito seriamente che la punizione fosse per aver mangiato
il tuo pancake, sai? -, stirò le labbra in un sorrisetto
sghembo, - E puntami
un’altra volta il dito contro e te lo stacco a morsi.
–
James borbottò qualcosa sul suo essere sempre pronta a
ricorrere alla violenza e alle minacce, ma decisamente saggiamente di
abbassare
il dito e tornare a concentrarsi sul tema.
- Quanto ti ha dato, comunque? – aggiunse poi, quasi
distrattamente.
- Tre sere di punizione, dalle sette alle nove nel suo
studio, a cominciare da oggi. –
Abby
guardò l’orologio
a pendolo nell’angolo della sala ricreativa che segnava le
sei e quarantacinque.
Avrebbe fatto meglio a darsi una mossa se non voleva correre il rischio
di
arrivare in ritardo e conquistare un bonus di raddoppiamento punizione
con l’arpia.
- Notte sicura, Jem – mormorò, saltando
giù dal tavolo sul
quale era seduta, utilizzando quello che negli anni era diventato un
vero e
proprio augurio di buon auspicio da utilizzare quando Nathaniel si
trovava nei
dintorni.
Non credeva molto alla buona sorte, ma in fin dei conti
dirlo non costava nulla … no?
- Notte sicura anche a te, Abby. –
*
Lo
trovò ad attenderla al centro della radura, lo sguardo
perso verso l’alto mentre osservava la sfumatura rossastra di
cui si stava
rapidamente tingendo il cielo. L’accostamento con il sangue
che il suo cervello
elaborò la fece rabbrividire.
- È sempre stato il momento della giornata che preferivamo.
Ti ricordi di quando scappavamo fuori da scuola per venire qui a
vederlo? –
La voce di Nathaniel era bassa e vibrante, dolorosamente
familiare, e in quel momento appariva trasognata come se la sua mente
fosse
lontana anni luce.
A quando loro due erano semplici studenti, lì
all’Avalon, e
tutto andava ancora bene. A prima che Nathaniel cominciasse a
pretendere più di
quanto un uomo avrebbe mai voluto desiderare.
- Non sono qui per rivangare vecchie memorie. Non sono più
una ragazzina, Nathaniel. –
Gli occhi grigi dell’uomo si puntarono su di lei,
osservandola dalla testa ai piedi.
- Lo vedo, sei una splendida donna ormai, ma temo che per me
rimarrai sempre la solita Ninni. –
Testardo e ostinato, abituato a ottenere quello che voleva a
qualsiasi costo, in quello non era affatto cambiato.
Notò una sagoma accanto all’albero più
vicino.
- Avevi detto che saresti venuto da solo, hai forse mentito?
–
- Io non mento mai … non a te, Sonya, e dovresti saperlo.
–
L’accusa nelle sue parole era palpante.
Non era lui quello che aveva tradito il loro rapporto,
allontanandosi senza voltarsi indietro, anni fa.
Si avvicinò alla sagoma, tirandola su di peso, e la
trascinò
verso di lei.
I ricci color ruggine, che incorniciavano un volto delicato
dalle iridi grigie, erano incrostati di sangue all’altezza
della tempia. L’espressione
della ragazza era un misto di paura e disprezzo.
Ruby.
- Avevi detto che non le avresti fatto del male –
sbottò,
avvicinandosi alla sua ex allieva e valutando la gravità
della ferita.
- Avevo detto che non l’avrei uccisa -, la corresse, -
Magari è un po’ ammaccata, ma è viva e
vegeta. Tu e lei potrete andarvene non
appena avrai ascoltato la mia offerta. –
Nathaniel appariva sorprendentemente ragionevole in quel
frangente, constatò sorpresa, molto diverso
dall’uomo privo di controllo che
era apparso anni prima davanti al Comitato per rivendicare il possesso
della
scuola.
- E se non accetto l’offerta? –
- Ve ne andrete senza alcuna ripercussione, ma tu ed io
sappiamo che le cose si metteranno davvero male. –
Ecco le minacce.
Come aveva potuto spingersi a chiedersi se fosse davvero
cambiato?
Nathaniel sarebbe rimasto sempre il solito.
- Ti ascolto. –
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo capitolo. Spero che vi sia piaciuto e che vogliate farmi
sapere
che ne pensate. Ho pensato di aggiungere alcuni personaggi secondari
alla trama
estrapolandoli da alcune schede in cui erano stati inseriti. Nel caso
in cui
voleste aggiungere un fratello/sorella maggiore del vostro OC
comunicatemelo e
provvederò a inviarvi delle schede apposite.
Vi
lascio, infine, i prestavolto delle comparse e di Sonya e Nathaniel.
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO XO,
Mary
Sibley
Sebastian
“Seb” Ryle
(PV Dean Geyer) –
20 anni, Ex studente di Durmstrang e successivamente
dell’Avalon. Specializzato
in Alchimia. Lavora come Indicibile.
Ruby
Cassel
(PV Laura Haddock)
– 18 anni, Ex Corvonero e successivamente Ex studentessa
dell’Avalon.
Specializzata in Occlumanzia.
Miles
“Milo” Shafiq
(PV Francisco
Lachowski) – 21 anni, Ex studente di Beauxbatons e
successivamente
dell’Avalon. Specializzato in Occulto. Lavora nella task
force degli Auror
competenti alla protezione del ministro della magia.
Rebekah
“Beks” Van der bilt
(PV Mini
Anden) – 21 anni, Ex Wampus e successivamente Ex
studentessa dell’Avalon. Specializzata
in Legilimanzia. Lavora come membro della sezione interrogatori del
Wizengamot.
Nathaniel
Wilson
(PV
Michael Fassbender) – 40 anni, Ex Corvonero ed ex
studente all’Avalon.
Sonya
Wilson
(PV Charlize Theron)
– 38 anni, Ex Grifondoro ed ex studentessa
all’Avalon.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo
3
-
Ehm, Shafiq, non mi sembra che il parco faccia parte del
perimetro scolastico della ronda. –
Katherine agitò una mano a mezz’aria, come avrebbe
fatto se
fosse stata impegnata ad allontanare un insetto fastidioso che le
ronzava
attorno.
- E sono assolutamente certo che non dobbiamo avvicinarci al
bosco, specialmente non questa sera – aggiunse, mentre il
tono scherzoso
cominciava a farsi più serio e composto.
- Ce la fai a chiudere il becco, King? Capisco che il suono
della tua voce sia la cosa che più adori al mondo, ma a me
fa venire il mal di
testa -, sbottò, - Non riesco a capire da che parte sono
andati. Immagino che
sia fuori dal tracciato, ma dove? –
Continuò a borbottare tra sé come se fosse
completamente
sola, ignorandolo mentre arrancava dietro di lei.
Qualsiasi cosa avesse in testa quella ragazza di sicuro li
avrebbe fatti finire in un sacco di guai.
Una voce maschile ruppe il silenzio notturno.
La replica di Sonya li raggiunse.
Katherine a quanto pareva aveva appena raggiunto il suo
obiettivo: trovare il punto d’incontro di Sonya e Nathaniel.
La vide allungare la mano verso la tasca interna del
mantello, alla ricerca della bacchetta.
Le afferrò il braccio, impedendole di portare a termine il
movimento, e la strattonò verso di lui.
Si ritrovò stretta tra il petto muscoloso del compagno di
scuola e la corteccia ruvida del pino secolare alle sue spalle.
Le iridi castano scuro del ragazzo la fissavano dritta negli
occhi senza la minima traccia d’incertezza.
- Che diavolo fai, King? – sibilò, cercando di
sottrarsi
alla sua presa.
- Ti impedisco di fare una cazzata enorme, Shafiq. Ecco cosa
sto facendo. Adesso ce ne torniamo al castello e te ne vai dritta a
letto. –
Lo sguardo negli occhi della ragazza parlava chiaro: non se
ne sarebbe andata via di sua spontanea iniziativa.
La prese in spalla di peso, tenendola stretta per i fianchi,
e s’incamminò a passo risoluto lungo il vialetto.
- Mettimi giù, scimmione esaltato dall’ego
sproporzionato!
Dico sul serio, King, se non mi metti subito giù, giuro che
… -
Benjamin non seppe mai come sarebbe terminata la sua
minaccia, perché la depositò a terra non appena
ebbero varcato il portone
d’ingresso dell’Avalon.
- Puoi smetterla di agitarti tanto, principessa. –
- Borioso imbecille – bofonchiò, allontanando le
ciocche che
le erano ricadute davanti agli occhi.
L’espressione sul volto di King però in quel
momento le
sembrava mortalmente seria, quasi stesse pensando a qualcosa di
veramente
allarmante.
- Non avevi davvero intenzione di affrontare, Nathaniel,
vero? –
Sbuffò.
Certo che aveva intenzione di affrontarlo.
Voleva quell’uomo morto.
- No, volevo invitarlo a prendere un the con me –
ironizzò,
più acidamente di quanto fosse stato nelle sue intenzioni.
- Shafiq, cosa pensi di risolvere uccidendolo? –
Salvare l’intera Avalon prima che cadesse nelle mani di un
pazzo scatenato, tanto per cominciare, e vendicare finalmente i suoi
genitori
così magari avrebbero smesso di ritornarle in mente mentre
erano al centro del
salotto coperti di sangue e freddi come il ghiaccio.
Non disse nulla di tutto ciò.
Detestava l’idea di ammettere di sentirsi in trappola.
- Penso che ucciderlo mi concilierebbe il sonno – si
limitò
a replicare, voltandogli le spalle e allontanandosi a passo risoluto.
*
-
Dicono che abbiano riportato al castello Ruby la strana. –
Alistair alzò gli occhi dal nodo della cravatta con il quale
stava combattendo da dieci minuti, rivolgendogli un’occhiata
tagliente.
- Chi lo dice? –
Ben si strinse nelle spalle.
- Voci di corridoio. Pare che Sonya l’abbia strappata dalle
grinfie di Nathaniel. Cosa sia successo resta un mistero. –
- Non intendevo quello. Dicevo: chi la chiama Ruby la
strana? – chiarì, irrigidendo visibilmente le
spalle.
Era un pessimo segnale e Benjamin lo sapeva bene. Di solito
Al non dava mai a vedere le sue emozioni, preferendo il sarcasmo e
l’indolenza
all’empatia, ma quando qualcosa lo toccava nel profondo
cambiava immediatamente
postura e assumeva una certa rigidità in tutto quello che
faceva.
- Un po’ tutti a scuola … ma non io –
aggiunse in fretta,
comprendendo di essere su un sentiero pericoloso.
Quello che non riusciva a capire era perché accidenti ad
Alistair importasse chi diceva cosa di Ruby.
Da che si ricordava quei due non erano mai stati amici.
Anzi, Ruby aveva il dito medio quasi costantemente alzato al termine di
ogni
conversazione che c’era stata tra loro ed era abbastanza
sicuro di aver sentito
Al definirla più volte una “banshee
mestruata”.
- Perché improvvisamente è importante come la
chiamano?
Sempre se posso chiederlo ovviamente … -
La cravatta parve aver deciso di collaborare, perché
Alistair aveva finalmente finito di prepararsi per le lezioni.
- Lascia perdere, Ben. È meglio che vada a lezione se voglio
sperare di capirci qualcosa di Storia della magia. –
Sì, certo, come se Al si fosse mai preoccupato di seguire
quella materia.
Solitamente la trascorrevano a sonnecchiare o a
scarabocchiare distrattamente su qualche rotolo di pergamena.
- Al … - provò a richiamarlo, ma
l’amico aveva già afferrato
la sua borsa di pelle di drago ed era schizzato fuori dalla porta.
Quella delle porte chiuse in faccia stava diventando
un’abitudine.
- Grazie per la bella chiacchierata, Al – sbuffò.
Alistair non era mai stato così schivo né aveva
mai adottato
un comportamento così ai limiti della bipolarità
quando era in sua compagnia.
C’era qualcosa che non gli quadrava.
*
Ruby
riaprì gli occhi e quando la luce proveniente dalla
finestra le colpì gli occhi dovette richiuderli di nuovo.
Si sentiva davvero uno schifo.
Quando si fu abituata alla luce solare li riaprì nuovamente
e provò a mettersi seduta. Sentiva la pelle tirarle
fastidiosamente ed era
abbastanza certa che l’intera superficie della sua schiena
fosse ricoperta di
lividi.
Gli uomini di Nathaniel non c’erano affatto andati leggeri
durante l’interrogatorio.
Provò a mettere giù una gamba del letto.
Aveva voglia di muovere qualche passo.
Dopo essere stata legata per delle ore interminabili l’idea
di rimanere ferma per altro tempo le dava letteralmente la nausea.
- Se fossi in te io non lo farei. –
Fu solo in quel momento che si rese conto della presenza di
un’altra persona all’interno
dell’infermeria.
Dragomir era seduto in un angolo poco distante dal suo letto
e teneva sulle ginocchia un grosso tomo d’occulto;
posò gli occhi su di lei
mentre inseriva un dito per tenere il segno.
- Atanasin, a cosa devo il piacere? –
- È consuetudine andare a trovare le persone che finiscono
in infermeria. Soprattutto quando sembra che se la siano vista
piuttosto
brutta. –
Sì, come se si fosse mai fatto il problema di andare a
trovare chicchessia quando stava male.
C’era sempre un motivo se Dragomir faceva quello che faceva
e lei voleva sapere quale fosse.
Si mise seduta più dritta, soffocando un gemito quando una
fitta di dolore l’assalì all’altezza
delle costole.
- Non ti sei mai preoccupato di essere cortese; dimmi cosa
vuoi e facciamola finita. –
Dragomir inclinò leggermente la testa, osservandola come se
avesse finalmente fatto qualcosa di vagamente interessante.
- D’accordo, andiamo dritti al punto. Voglio sapere che ti
è
successo. –
- Perché vuoi saperlo? –
- Perché non dovrei volerlo sapere? –
rilanciò.
Gli rivolse un sorriso sfrontato, ravviando un riccio
ramato.
- Forse perché non sono tuoi fottuti affaracci? –
Dragomir abbozzò un sorrisetto.
- Pensaci su, Ruby … lo sai che all’interno della
scuola non
hai una reputazione propriamente apprezzata; tra strani dobbiamo darci
una mano.
–
Sussultò, non riuscendo a trattenersi, e si maledisse la
frazione di secondo successiva.
Un’altra volta con quella storia.
Ruby “la strana” Cassel.
La ragazzina cresciuta da quello svitato di Abraham Cassel.
Quella che portava sempre le magliette a maniche lunghe, non
importava quanto caldo facesse, e che aveva lunghe e inquietanti
cicatrici
disseminate in varie aree del corpo.
L’adolescente intrattabile che si chiudeva sempre in se
stessa e usava “fottuto” come suo personale
intercalare, che truccava gli occhi
perennemente di nero e a quindici anni aveva cominciato a farsi fare
magi tatuaggi
e a frequentare le peggiori bettole del mondo magico.
Non aveva amiche, Ruby “la strana”,
perché chi mai avrebbe
voluto avere a che fare con lei?
- Esci da qui, Atanasin, prima che mi alzi da questo fottuto
letto e ti prenda a calci io stessa. –
Dragomir alzò le mani in segno di resa e, con un ultimo
sorriso ambiguo, fece quanto gli aveva ordinato.
*
-
Giuro che non le sopporto quando fanno così –
sospirò Alaska,
lanciando un’occhiataccia in direzione del tavolo di ragazze
del sesto anno che
stavano spettegolando allegramente di Ruby Cassel e delle circostanze
in cui
era stata riportata al castello.
- Lasciale perdere, sono solo delle stupide oche –
replicò Christopher
senza preoccuparsi di alzare la voce.
Le ragazze smisero di parlare, lanciando occhiate stranite
nella loro direzione, e si spostarono di qualche tavolo.
Dopodichè ripresero a chiacchierare come se nulla fosse.
- Credete che Ruby sia finita nelle mani di Nathaniel? –
interloquì
Camille, tormentando distrattamente la fetta di roastbeef che aveva nel
piatto.
L’appetito le era passato nel sentire certi discorsi.
- Penso di sì. Dicono che l’abbia riportata Sonya
e nessuno
sa che fine abbia fatto dopo il diploma; è semplicemente
sparita. –
- Non che nessuno si sia mai preso la briga di andarla a
cercare – ammise Alaska.
Christopher le scompigliò i capelli.
- Non pensare di darti la colpa di qualcosa, Sky. Tu hai
provato ad offrirle la tua amicizia l’anno scorso, ma lei non
ha voluto
saperne. Non è colpa tua se è rimasta da sola.
–
Annuì.
Sapeva che aveva ragione, ma l’idea di non essere riuscita a
darle una mano non le piaceva.
Ruby ne aveva passate tante, malgrado non avesse mai voluto
confessarsi con nessuno, e tutti avevano bisogno di una persona con cui
parlare.
E poi era una ragazza tosta, in gamba, e sapeva essere
divertente a modo suo.
- Non è mai stata il tipo che si circondava di persone e non
credo che il tempo l’abbia cambiata. Probabilmente nessuno sa
di lei perché si è
completamente isolata – considerò Camille.
- Ho deciso che andrò comunque a parlarle non appena si
sarà
ripresa un po’. –
Christopher si accigliò leggermente, ma non disse nulla.
Neppure lui aveva mai avuto contatti particolari con Ruby, ma
aveva la netta sensazione che la ragazza avrebbe finito con il ferire
Alaska
con il suo modo di fare ed era una cosa che lo infastidiva
tremendamente.
- D’accordo, Sky, ma promettimi che non ci farai troppo
affidamento. –
Annuì, rivolgendogli un piccolo sorriso.
- Lo prometto. Zero aspettative su Ruby Cassel. –
*
Sentì
bussare alla porta dell’infermeria proprio mentre si
stava riaddormentando.
Sonya era stata con lei fino a mezz’ora prima e le aveva
chiesto di raccontarle tutto ciò che era accaduto in quei
mesi in cui aveva
spiato Nathaniel per conto suo.
Non che ci fosse molto di cui parlare.
Nathaniel doveva essersi accorto praticamente subito del suo
ruolo di infiltrata, perché non le aveva mai permesso di
capire molto dei
membri e della struttura dell’organizzazione della Mano nera.
- Sì? –
Alistair Ryle fece capolino dalla porta di mogano.
- Santo Dio, è un’infermeria o sono finita dritta
nel
fottuto inferno? –
Ryle inarcò appena le labbra in un accenno di sorriso, ma
una scintilla divertita gli illuminava le iridi verdemare.
- Devo dire che il tuo vocabolario è ampio come sempre,
Cassel. –
Gli rivolse un sorriso tutto denti, che sembrò
più uno
snudare di zanne che altro.
- Non immagini nemmeno quanti termini potrei utilizzare per
etichettarti, Ryle. Fidati, ti stupiresti. –
- Non ne ho dubbi. –
Sospirò, lasciandosi ricadere sul materasso.
A quanto pareva Alistair non aveva afferrato il messaggio, o
molto più probabilmente l’aveva fatto e aveva
deciso di ignorarla e fare come
sempre di testa sua.
- Nathaniel ti ha conciato per le feste –
considerò,
sedendosi sulla sedia accanto al letto e osservandola con attenzione.
Spostò il lenzuolo di riflesso, nascondendo la porzione di
pelle del fianco che il camice dell’infermeria lasciava
scoperta.
- Non so di cosa stai parlando. L’ultimo neurone che avevi
ha deciso di suicidarsi e hai cominciato a delirare? –
Qualcosa nello sguardo del ragazzo le fece capire
chiaramente che la recita non attaccava. Quello che restava da capire
era come
facesse lui a sapere che aveva passato gli ultimi mesi a stretto
contatto con
Nathaniel e la sua cerchia di psicopatici vestiti di nero.
- Non insultare la mia intelligenza, Ruby. Mi riferisco al
motivo per cui in questi mesi sei sparita. Non ti si trovava da nessuna
parte. –
Sorvolò sul significato di quelle parole.
Perché, andiamo, perché mai il popolarissimo
Alistair Ryle
avrebbe dovuto prendersi la briga di cercare notizie sulla strana Ruby
Cassel?
- Avevo da fare. –
- Già -, assentì con un sorriso accondiscendente,
- Tutti
noi abbiamo le nostre cose da fare, dico bene? –
- Fanculo, Ryle, non osare giocare con me. Non sono una
delle tue bamboline che venera la terra sulla quale cammini. Mostrami
un po’ di
fottuto rispetto. –
Alistair serrò la mascella con decisione, avvicinandosi
ancora di più al letto dell’infermeria. Si
chinò su di lei, fissandola dritta
negli occhi.
- Puoi continuare a giocare a fare la dura e tenerti tutto
per te come sempre, Ruby, oppure deciderti a parlare e imparare a fare
affidamento sugli altri. Siamo tutti sulla stessa barca. La scelta
spetta solo
a te. –
Fare affidamento su di lui?
Piuttosto la morte.
- Chiudi la fottuta porta quando te ne vai. –
Spazio
autrice:
Eccoci
qui con il nuovo capitolo. Spero che vi sia piaciuto e mi stavo
chiedendo se
aveste già le idee chiare su chi vi piace e chi invece
proprio non sopportate e
se c’è qualche coppia che shippate di
già. Per il momento la questione
Nathaniel e le sue richieste sono ancora avvolte nel mistero, ma
andando avanti
di capitolo in capitolo vi prometto che si chiarirà tutto
quanto. Inoltre
aggiungo che ho deciso di riaprire le iscrizioni per quanto riguarda i
personaggi cattivi visto che al momento ne ho uno solo.
La
scheda da compilare sarà quella che trovate nel prologo e
andrà inviata entro
il 2 febbraio.
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO XO,
Mary
Sibley
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Capitolo
4
Rigirò
la lettera tra le dita.
Non
preoccuparti di affari che non ti
riguardano.
Lascia che ce ne occupiamo noi.
- Bas
Tipico
di Sebastian pensare di essere l’unico in grado di affrontare
i problemi e
trovare una soluzione.
L’accartocciò,
gettandola in un angolo.
Benjamin
alzò lo sguardo dalla rivista di Quidditch che stava
sfogliando, inarcando un
sopracciglio.
- Fammi
indovinare, Bas si è comportato come suo solito? –
-
Intendi come un pezzo di merda? –
Jackson
rise. – Perché, ci sono altri modi per
etichettarlo di cui non sono a
conoscenza? –
- Sì, è
sempre il solito Bas -, confermò Alistair, - Non che mi
aspettassi di vederlo
comportarsi in modo diverso. È la copia di nostro padre, ma
con qualche milione
in meno. –
- Benvenuto
nel club, amico -, constatò Jax mentre si stiracchiava, - Le
famiglie sono un
vero schifo da queste parti. –
-
Immagino di essere l’unico a non potersi lamentare.
–
-
Esatto, Ben. –
- Già
–, confermò il moro, - Ma, a proposito di
discussioni, si può sapere cosa hai
fatto per far arrabbiare tanto Kat? –
Si
strinse nelle spalle, leggermente sulla difensiva, - Le ho
semplicemente
impedito di fare una cazzata epocale. Insomma, lei prova a far fuori
Nathaniel
e quello sotto processo sono io? –
I due
amici tornarono improvvisamente seri.
- Che
cosa?!? –
- Mi
avete sentito. Durante il turno di ronda Katherine ha avuto la
brillante idea
di seguire Sonya e Nathaniel; se non fosse stato per me probabilmente
si
sarebbe fatta ammazzare. –
Katherine
Shafiq e i suoi folli colpi di testa.
Quella
ragazza certe volte si comportava come se fosse una bomba ad orologeria
prossima alla detonazione.
- Le
parlerò. Qualsiasi cosa si sia messa in testa di fare,
questo non è il modo né
il momento di farlo – sentenziò Jackson,
recuperando la bacchetta dal comodino
e dirigendosi verso la porta.
- Jax …
-, lo richiamò Al, - Accertati che capisca. Siamo dalla sua
parte, ma un colpo
di testa come quello può farci finire ammazzati. –
Annuì,
richiudendosi la porta alle spalle.
*
-
Hai
visto Alaska? –
James
buttò giù l’ultimo sorso di whiskey
incendiario, scuotendo la testa.
- No,
Baizen, non ho la minima idea di che fine abbia fatto la tua ragazza.
–
Christopher
gli sedette accanto, accettando il bicchiere che il compagno gli porse.
Gli
fece cenno di fermarsi non appena ebbe versato due dita di whiskey.
-
Femminuccia - lo punzecchiò.
Con una
smorfia, replicò alla prima affermazione.
-
Alaska non è la mia ragazza. –
Jem
inarcò un sopracciglio. – Ah, no? Buffo,
perché da come vivete in simbiosi
proprio non sembrava. –
- Siamo
solo migliori amici – insistè, rigirando il
bicchiere e osservando le sfumature
ambrate del liquore che risaltavano sotto la calda luce delle candele.
-
Quindi non ti darebbe fastidio se uscisse con qualcuno? –
C’era
una nota di malizioso divertimento nella voce di James, ma si
ritrovò comunque
a scuotere la testa in segno di diniego.
-
Naturalmente no, è libera di uscire con chiunque voglia.
–
-
Interessante, perciò credi che accetterà un
invito per sabato? –
Christopher
storse la testa, fissandolo con l’aria di chi non aveva
capito bene ciò che
aveva appena sentito.
-
L’invito di chi? –
Sbuffò,
utilizzando il tono di chi stava cercando di spiegare qualcosa di
estremamente
semplice a una persona molto lenta di comprendoni, – Il mio
invito, Baizen. Ti
chiedevo se pensi che accetterebbe un mio invito a uscire. –
Vagamente
consapevole di come i muscoli della mascella si stessero irrigidendo
eludendo
il suo controllo, Christopher serrò le mani sul bicchiere.
Sentiva
il cristallo contro la pelle e si chiese distrattamente quanta
pressione
potesse sopportare prima di andare in frantumi.
- Hai
intenzione di chiederle di uscire? E perché? –
-
Cristo santo, perché mai un ragazzo dovrebbe chiedere a una
ragazza di uscire?
Non riesco proprio a immaginarlo -, ironizzò, - Magari
perché lei è carina? –
- La
trovi carina – ripetè.
Non
riusciva a capacitarsi di ciò che stava sentendo.
Sapeva
che il senso di quelle parole era chiaro, ma per qualche strano motivo
il suo
cervello si rifiutava di concepirle e attribuire loro il giusto
significato.
- E lei
non ti piace, eh? Baizen, sei davvero molto poco credibile, lasciatelo
dire -,
rise, - E rilassati, non ho davvero intenzione di chiederle di uscire.
Non rubo
le ragazze degli amici. –
Abbozzò
un sorrisetto di circostanza, non sapendo se stava cercando di
convincere James
o se stesso, - Guarda che a me Alaska non piace, sono serio. –
- Sì,
certo. Finisci quel whiskey e smettila di dire assurdità.
–
*
Ruby
era sempre la solita.
Scontrosa,
scostante e decisamente poco propensa allo scambiare quattro
chiacchiere con
chicchessia.
-
Parlare un po’ con me non ti ucciderebbe, sai? –
- Tu
dici? Non ne sarei così sicura, Rowle. –
Alzò
gli occhi al cielo.
Così
non andavano da nessuna parte.
Sapeva
qualcosa dei problemi che Ruby aveva dovuto affrontare nel corso
dell’infanzia
e dell’adolescenza, ma l’idea che non fosse
disposta ad accettare l’aiuto di
nessuno la rattristava.
Tutti
avevano bisogno di una persona cui appoggiarsi quando non si era
abbastanza
forti da affrontare e risolvere i problemi con le proprie forze.
- È
stato Nathaniel a ridurti così, vero? –
Emise
una risata secca, tagliente, - Tutti fissati con questo
stramaledettissimo
Nathaniel. Sono solo inciampata, tutto qui. –
- Sì,
certo. È stato il sasso vicino all’ingresso
dell’istituto a ferirti, giusto? –
-
Esatto. Sei proprio intelligente quando ti ci metti
d’impegno, Rowle – replicò,
mantenendo quel tono spudoratamente sarcastico che le faceva venire
voglia di
uscire dall’infermeria e mandare all’aria ogni suo
buon proposito.
Prese
un respiro profondo, cercando di mantenere la calma.
Ruby
utilizzava quella tattica nel tentativo di scoraggiare chi la
circondava e
allontanarli.
Non
avrebbe funzionato, non questa volta, non con lei.
- È stata
Sonya ad assegnarti il compito di avvicinare Nathaniel? Se è
così puoi dirmelo,
manterrò il segreto. –
Le
iridi grigio chiaro della ragazza si sgranarono leggermente.
Fu una
frazione di secondo e poi tornò a guardarla con aria di
sufficienza, ma ad
Alaska bastò quello per sapere che aveva fatto centro.
-
Rowle, continui a blaterare di cose che per me non hanno il minimo
senso
logico. –
-
Cassel -, la rimbeccò imitando il suo tono, - Non penserai
seriamente di
riuscire a convincermi che non ne sai nulla, vero? –
Ruby
scosse la chioma rossa, abbozzando un sorriso lieve ed enigmatico.
Era
come una sfinge: maestosa, bella e praticamente impossibile da
decifrare.
- So
molte cose che tu non sai, Alaska, e quasi tutte potrebbero farti fare
una
brutta fine. Fossi in te, la smetterei di giocare alla piccola Auror e
lascerei
fare il lavoro ai grandi – disse, voltandosi
dall’altro lato e affondando la
testa nel cuscino.
Il
messaggio era chiaro, la conversazione era conclusa.
*
Jackson
l’aveva cercata per tutta l’accademia, ma senza
successo.
Sembrava
che Katherine fosse scomparsa nel nulla.
Incrociò
JJ mentre scendeva la rampa di scale che conduceva al dormitorio
femminile.
- Jax,
sembri un’anima in pena. –
- Già.
Sto cercando Kat, l’hai vista? –
Si
accigliò, scuotendo la chioma corvina, - Non di recente.
Perché, é successo
qualcosa? –
Bella
domanda.
L’amica
nutriva un odio viscerale per Nathaniel, questo lo sapevano tutti, ma
da lì a
pensare che avrebbe mai potuto agire d’istinto e provare ad
eliminarlo per
conto suo … beh, nessuno avrebbe mai pensato a tanto.
Conosceva
Katherine da una vita ed era sempre stata una persona testarda, ma allo
stesso
tempo ragionevole.
Eppure
la sera precedente aveva agito da sconsiderata e solo
l’intervento di Ben aveva
fatto sì che non le accadesse nulla.
- Non
lo so -, ammise, - Da quando Sonya ci ha parlato di Nathaniel sembra
che per
lei non esista altro che la vendetta. –
JJ lo
osservò seria. - Immagino che sia normale. Ne ha passate
tante, anche io lo
odierei. –
- Non è
solo questo. Ho paura che faccia qualcosa di stupido. –
Gli
posò una mano sull’avambraccio, sorridendogli
rassicurante.
- Le
vuoi bene, è la tua migliore amica, è naturale
che tu sia preoccupato.
Katherine è forte, la maggior parte delle ragazze qui dentro
vorrebbe essere
anche solo un po’ simile a lei, e sono sicura che sa
perfettamente quello che
fa. Non é una sconsiderata. –
Già,
era quello che aveva creduto lui fino alla chiacchierata con Benjamin.
Eppure
adesso cominciava a dubitarne.
Aveva
visto come l’odio e la vendetta accecassero anche gli animi
più pacati e
controllati.
Tuttavia
si ritrovò ad annuire.
Non
aveva senso preoccupare tutti gli altri solo perché lui
aveva quella maledetta
sensazione di pericolo che gli aderiva addosso come una seconda pelle.
- Credo
che tu abbia ragione. –
*
Gli
Schiantesimi colpirono il bersaglio ripetutamente, uno dopo
l’altro, centrando
sempre lo stesso punto.
Il
cartongesso in corrispondenza del cuore si stava spappolando e piccoli
pezzi di
materiale si staccavano e volteggiavano nell’aria prima di
cadere a terra.
- Quel
bersaglio deve averti fatto arrabbiare davvero molto. –
Si
voltò nella direzione da cui proveniva la voce.
Dragomir
era appoggiato allo stipite della porta ed era intento a osservarla con
attenzione.
- Mi
sto solo esercitando. –
- Lo
vedo, ma mirare a un bersaglio fisso è facile.
Perché non provi con uno mobile?
–
Socchiuse
gli occhi, osservandolo attentamente.
Loro
due non avevano mai avuto molto a che fare.
Lei era
ricca, popolare e con una fitta rete di persone disposte a starle
vicino.
Dragomir
era orfano, considerato inquietante dai più e tenuto a
distanza.
Eppure
in quel momento si stava offrendo di darle una mano.
- Se
non hai di meglio da fare, accomodati pure. –
Le
passò accanto continuando a sorridere e si
sistemò di fronte a lei.
- Uno …
-
- Due …
-
- E
tre. –
Fecero
scattare in avanti le bacchette nello stesso momento.
Lo
Stupeficium di Katherine venne rimbalzato all’indietro,
scontrandosi con il
Protego di Dragomir e s’infranse contro la parete alle spalle
della ragazza,
formando una piccola crepa.
- Disciplina
la mente. Se ti lasci andare alla rabbia non controllerai bene
né intensità né
imprevedibilità
dell’incantesimo – la istruì.
- Lo so
come si lancia uno Schiantesimo, Atanasin –
ringhiò tra i denti.
-
Buffo, perché non sembrava. Quello che è arrivato
contro di me era solo un
eccesso di magia mal direzionata e poco efficace. È stato un
gioco da ragazzi
respingerlo. –
Non c’era
ilarità nel suo sguardo, ma solo ferma risolutezza.
Stava
davvero cercando di aiutarla e non si faceva beffe di lei.
Prese
un respiro profondo, sforzando di rilassare la muscolatura contratta e
disciplinare le sue emozioni.
Era
Dragomir, non Nathaniel, quello che aveva di fronte a lei.
Era uno
dei loro, non era una minaccia.
-
Vogliamo riprovare? –
Annuì.
Posizionarono
le bacchette e questa volta lo Schiantesimo bucò le difese
di Dragomir,
spingendolo contro la parete.
Il
ragazzo si rialzò barcollando leggermente, un sorriso
compiaciuto dipinto sulle
labbra.
- Molto
meglio, Shafiq. Decisamente molto meglio. –
Lo
ricompensò con un sorriso.
- Sai,
Atanasin, non sei affatto male come credono tutti. –
*
Abigail
sbuffò, osservando l’amica china su quegli
incartamenti vecchi ormai di anni.
- Mi
spieghi esattamente cosa stai cercando? –
-
Qualcosa che mi aiuti a capire meglio cosa ha messo in moto tutto
questo –
bofonchiò Camille, continuando a scorrere il capitolo.
- Uhm,
domanda difficile … -, ironizzò, - Magari
c’entra qualcosa il fatto che
Nathaniel sia un dannato psicopatico? –
- Non
credo che sia psicopatico, è fin troppo lucido per esserlo,
al massimo un
sociopatico. –
Emise un
gemito, coprendosi il volto con la mano. – Non ci credo, stai
davvero cercando
di psicanalizzare Nathaniel? –
- Non
guardarmi come se fossi io quella
matta -, sbuffò, - Quello che sto cercando di fare
è perfettamente sensato. Se
capisco cosa ha reso Nathaniel quello che è probabilmente
riuscirò a capire
anche quale può essere la strategia migliore per
affrontarlo. –
- Per
come la vedo io, la strategia migliore è mandarlo dritto
dritto sotto un metro
di terra con tanto di bella lapide posizionata sopra. –
Camille
rise, scuotendo la testa.
Abigail
e la sua propensione ad affrontare tutto di petto erano sempre
divertenti.
-
Concentrati e dammi una mano, due teste sono meglio di una. –
Avvicinandolesi,
Abby s’inserì nella ricerca.
Era
arrivata a metà pagina quando Camille emise un verso strano,
a metà tra un’esultanza
e uno squittio soddisfatto.
- Hai
trovato qualcosa? –
Annuì. –
Credo di aver appena capito come ha fatto Nathaniel ad avvicinarsi
tanto all’accademia
senza che ce ne accorgessimo -, le indicò la frase che
l’aveva colpita, -
Questa è l’unica spiegazione possibile. –
- Sei
un genio, Cam –, Abigail balzò in piedi afferrando
il libro, - Andiamo
immediatamente a parlarne con Sonya. –
*
Sarebbe
potuta rimanere a osservarlo per ore e non si sarebbe mai stancata.
Nathaniel
aveva un’aura di carisma e pericolo che l’aveva
affascinata dal primo momento
in cui si erano incontrati.
Ascoltarlo
parlare dei suoi piani, di quel nuovo ordine che avrebbe riportato il
mondo
magico alla sua giusta natura, l’avevano convinta una volta
per tutta della
bontà della loro causa.
- Non capisco
perché tu abbia voluto incontrare
Sonya -, esordì con il suo marcato accento portoghese a
impreziosire le sue
parole, - Se sapevi già che non avrebbe mai accettato la tua
proposta. –
Nathaniel
posò le iridi grigio chiaro su di lei, abbozzando un lieve
sorriso.
- La
mia sorellastra è ostinata tanto quanto te, mia cara, ma
pensavo che l’età le
avesse conferito la saggezza di cui aveva bisogno per capire i vantaggi
di ciò
che intendo conseguire. –
-
Evidentemente non é così, padre. Mia zia non
é mai stata in grado di afferrare
ciò che era veramente meglio per il mondo magico o si
sarebbe schierata al tuo
fianco molto tempo fa – considerò Gabriel, le
iridi grigie che luccicavano
sotto le ciocche corvine che incorniciavano il volto dai tratti decisi.
Nathaniel
annuì, – Non resta che sperare che la nostra spia
faccia il suo dovere. –
Aveva l’espressione
stanca, quasi provata, constatò Lilian.
Un’ondata
di odio viscerale nei confronti di Sonya l’avvolse.
Detestava
il potere che quella donna aveva nell’influenzare i
sentimenti di Nathaniel
persino dopo tutti quegli anni di lontananza.
-
Dobbiamo muoverci, le barriere che ho predisposto per nasconderci non
dureranno
ancora molto e non passerà molto tempo prima che qualcuno
dell’Avalon ci trovi –,
sentenziò Nathaniel riscuotendosi da quello strano stato di
torpore, - Lian, mia
cara, dopo di te – concluse, accennando al portale magico
appena evocato.
La
ragazza saltò dentro, seguita da Gabriel.
Prima
di fare altrettanto, Nathaniel volse nuovamente lo sguardo verso
l’accademia.
Era
solo un arrivederci, non un addio.
Spazio
autrice:
Chiedo
scusa per il ritardo con l’aggiornamento, ma in
questo periodo ho dovuto sostenere tre esami e il mio computer ha
deciso di
suicidarsi per cui ho dovuto attendere di averne uno con cui
sostituirlo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e sia valso l’attesa.
Qui sotto vi lascio i PV dei due OC inseriti come bad guys.
Diciamo che nella parte finale è stata messa un bel
po’ di
carne al fuoco e sono curiosa di scoprire se qualcuno di voi ha
già il quadro
chiaro sull’identità della spia o meno.
Al prossimo aggiornamento.
Stay tuned.
XO XO,
Mary Sibley
Lilian
Margarida Campos
(PV
Penelope Cruz) – 27 anni, ex studentessa di
Castelobruxo. Specializzata in
Occulto.
"Ognuno
di noi riunisce in sé il cielo e l'inferno."
Gabriel
Cassel
(PV Gaspard Ulliel)
– 19 anni, ex Serpeverde. Specializzato in Alchimia.
"Se
danzi con il diavolo, il diavolo non cambia, é lui che
cambia te."
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo
5
-
Sembra che Atanasin abbia una nuova amica. –
Benjamin
inarcò un sopracciglio, addentando l’ultimo
boccone di bagel al formaggio, - E
questo dovrebbe interessarci … perché? –
James
si strinse nelle spalle, trattenendo un sorrisetto divertito, - Prima
guarda di
chi si tratta, King, poi forse potrai tornare a fare il duro con me.
–
Seguì
lo sguardo del compagno, corrugando la fronte davanti alla scena a cui
stava
assistendo.
Katherine
e Dragomir erano seduti uno di fronte all’altro,
chiacchierando amabilmente,
apparentemente incuranti delle occhiate di tre quarti della sala mensa.
-
Sembra che persino lui le stia più simpatico di te.
–
- Non
ce la fai proprio a chiudere il becco, vero? –
sibilò tra i denti.
-
Assolutamente no -, sorrise candidamente, - Darti il tormento
è semplicemente
troppo divertente. –
- Ti
avverto, James … -
- Sì? –
- Non
ti piacerà come andrà a finire se non chiudi
immediatamente quella bocca –
concluse, stringendo i pugni.
Rimasero
a fissarsi per una decina di secondi, in religioso silenzio,
finchè James non
cedette e alzò le mani in segno di resa.
L’arrivo
di Jackson parve riportare un barlume di tranquillità tra la
coppia.
Si fece
cadere accanto a Ben e lasciò vagare lo sguardo da uno
all’altro, cercando di
capire cosa diamine stesse accadendo, - Perché sembrate sul
punto di sbranarvi
a vicenda? –
-
Perché stavo facendo presente a Ben che non ha la minima
possibilità con
Katherine dal momento che lei gli preferisce persino Dragomir
– ammise
candidamente James.
Jackson
alzò gli occhi al cielo, facendoli roteare.
Quei
due erano sempre i soliti: non potevano essere lasciati da soli che
subito
trovavano un pretesto per litigare.
-
Abbiamo cose più importanti a cui pensare piuttosto che
scervellarci su chi
accompagnerà Kat al ballo. Camille ha capito come ha fatto
Nathaniel a superare
le difese ai confini dell’accademia e Sonya ci vuole nel suo
studio tra
mezz’ora. –
- Il
ballo? Credi che potrebbero andarci insieme? –
Jax
fece scioccare le dita a un soffio dal viso dell’amico.
-
Concentrati, Ben. La priorità é Nathaniel e la
riunione. –
Con
un’ultima occhiata verso il tavolo vide che i due ragazzi si
erano alzati e
Dragomir teneva elegantemente aperta la porta facendo cenno a Katherine
di
precederlo.
- Certo
-, sospirò, - la riunione. Andiamo, tanto mi è
passata la fame. –
*
-
Ripetimi un’altra volta cosa ti fa pensare che la tua
presenza sia gradita –
sbuffò Ruby, continuando a camminare lungo il corridoio che
portava allo studio
di Sonya.
- La mia
presenza è sempre gradita, Cassel, dovresti saperlo ormai.
–
- Sì,
certo. Allora riformulo la domanda: cosa ti fa pensare che a me vada di
stare
in tua compagnia? –
Alistair
si strinse nelle spalle, continuando a sorriderle con
quell’espressione sghemba
che aveva fatto sciogliere il cuore a più di una ragazza
all’Avalon.
Era un
gran bel numero, peccato solo che con lei non attaccasse.
-
Risparmiatelo per una bella ragazzina impressionabile, con me quella
scenetta
non attacca. –
-
Naturalmente no. –
- Ti ho
già detto che mi irriti tremendamente, Ryle? –
Arricciò
le labbra in un’espressione fintamente pensierosa, -
Sì, mi sembra di avertelo
sentito dire qualcosa come dieci o forse quindici mila volte.
–
-
Eppure o sei tremendamente lento di comprendonio oppure
l’idea di darmi il
tormento ti diverte veramente tanto. –
-
Magari sono solo curioso – replicò, fissandola
dritta nelle iridi grigio
chiaro, - C’è qualcosa di te che non riesco a
capire e non sopporto quando le
cose sfuggono alla mia comprensione. –
Era una
sua impressione oppure lo sguardo da dura di Ruby era vacillato per una
frazione di secondo?
Comunque
fosse andata adesso la ragazza era tornata a guardarlo risolutamente
negli
occhi, senza battere ciglio.
- Non
tutti nascondono dei segreti, sai? –
- Non
tutti, ma la maggioranza sì. –
- Sei
paranoico, Ryle. –
Lo
sguardo di Alistair si assottigliò, - E tu sei sulla
difensiva. –
Bussando
leggermente alla porta dello studio di Sonya, Ruby inarcò un
sopracciglio, -
Paranoico, come dicevo. –
Alistair
le permise di precederlo e si prese una manciata di secondi per
continuare a
osservarla.
Ruby
non era facile da decifrare, proprio per questo nel corso degli anni si
era
guadagnata il soprannome della “strana”, eppure
c’erano momenti nei quali la
sentiva incredibilmente simile a lui.
E, se
era anche solo la metà simile a lui, allora c’era
qualcosa che la tormentava.
E lui
avrebbe scoperto di cosa si trattava.
*
-
Ripetetemi un’altra volta come avete fatto a scoprire del
passaggio – ordinò Sonya,
le iridi chiare che fissavano le due ragazze con
un’espressione vagamente
colpita.
- In
realtà è stata Camille a capire tutto quanto, io
l’ho solo aiutata nella
lettura dei documenti -, si schermì Abby, - è lei
la mente brillante. –
L’amica
arrossì leggermente sotto lo sguardo fisso di tutti i
presenti.
Non
amava particolarmente stare sotto i riflettori, specialmente quando si
trattava
di qualcosa che avrebbe fatto velocemente il giro dell’intera
accademia e,
molto probabilmente, sarebbe arrivata dritta ai piani alti
dell’amministrazione
dell’Accademia.
- Ho
solo cercato di applicare i profili di psicologia Babbana a Nathaniel e
leggendo i vecchi documenti mi sono resa conto che c’era solo
un posto a cui
fosse legato più di ogni altro. –
- Il
vecchio capanno di caccia -, confermò Sonya, - Ho mandato
una squadra a
controllarlo e hanno confermato che era stato aperto un portale
lì vicino. Era
sotto il nostro naso e ce lo siamo fatti sfuggire – concluse
amaramente.
-
Sigillandolo con un vincolo non sarà più in grado
di utilizzarlo – affermò
Ruby, attirando l’attenzione su di sé, -
Piantatela di guardarmi come se avessi
detto chissà cosa, lo sanno tutti che un vincolo
è la mossa migliore in questi
casi. –
- È
vero -, assentì Cam, - ma sopravvaluti di parecchio certi
nostri compagni se
pensi che ne siano tutti a conoscenza – concluse, cercando di
stemperare il
silenzio pesante che si era venuto a creare con un po’ di
sana ironia.
JJ
parve capire al volo le sue intenzioni perché fece
sventolare in aria una mano
dalle dita sottili, sorridendo ironica, - D’accordo, mi
dichiaro colpevole
d’ignoranza in materia. –
Il
resto del gruppo ridacchiò.
La
maggior parte di loro non si fidava di Ruby, considerò Cam,
eppure a lei la
ragazza non sembrava affatto pericolosa.
Era
solitaria, tendenzialmente incline a perdere la pazienza e con un
pessimo
carattere?
Assolutamente
sì.
Ma una
seguace di Nathaniel, una traditrice e una potenziale assassina?
No, non
le sembrava proprio il tipo.
Era
anche vero che di solito le persone che venivano utilizzate come spie
dovevano
essere dei formidabili attori per non bruciare la loro copertura, ma
nonostante
ciò continuava a credere che Ruby Cassel non fosse altro che
il capro
espiatorio per quella fastidiosa situazione.
- Cosa
facciamo finchè Nathaniel non si deciderà di
nuovo a sgusciare fuori dal buco
in cui si nasconde? – intervenne Katherine, picchiettando le
lunghe unghie
smaltate di nero su una coscia.
Smaniava
dalla voglia di entrare in azione, era palpabile.
-
Nulla. Avete tutti bisogno di un po’ di tregua per allentare
la tensione.
Domani sera ci sarà il ballo di Halloween e molti ospiti di
riguardo si
uniranno a noi per l’evento. Quello che dovete fare
è semplice: fino a domani
sera non pensate ad altro che a rilassarvi. Dal primo novembre
cominceremo a
dargli la caccia – concluse la preside, con una scintilla
feroce nello sguardo.
*
-
Dobbiamo starcene con le mani in mano fino a che quello stupido ballo
non avrà
termine, ve ne rendete conto? – sbuffò Katherine,
lasciandosi cadere pesantemente
su uno dei divanetti della sala comune.
- Di
solito questi eventi mondani non mi fanno impazzire -, ammise Dragomir,
- ma
potrebbe essere un’occasione per prendere tempo e studiare il
terreno. –
- Sono
d’accordo, e giuro che non riesco a credere alle parole che
mi stanno uscendo
di bocca, con lui – intervenne Jackson, gesticolando a
mezz’aria come a
sottolineare l’assurdità della cosa, - Da quanto
ne sappiamo noi una parte del
comitato amministrativo appoggia, o si limita anche solo a
simpatizzare,
Nathaniel. Sarebbe interessante capire chi sta dalla nostra parte e chi
no. –
Katherine
sbuffò, portando una ciocca dietro all’orecchio e
incrociò risolutamente le
braccia sotto al seno.
La sua
magipsicologa avrebbe detto che si stava chiudendo nelle sue radicate
convinzioni, escludendo tutti gli altri, ma per quanto la riguardava la
dottoressa Jorbes poteva tranquillamente andare a farsi fottere.
-
Continuo a vederlo come un inutile spreco di tempo. –
- Ci
aiuterà ad arrivare maggiormente preparati al grande scontro
finale, dobbiamo
solo concentrarci su ciò che ancora ci sfugge –
considerò Christopher.
- E
fino a quel momento potremmo concentrarci su qualcosa di più
frivolo, tipo
vestiti e accompagnatori – concluse Alaska, strappando un
sorriso divertito all’amica.
Apprezzava
quel tentativo di stemperare la tensione e non di meno era vero.
Se
proprio avevano le mani legate fino a quello stupido ballo allora
avrebbero
fatto meglio a goderselo fino in fondo.
Dubitava
seriamente che avrebbero avuto molte altre occasioni per comportarsi
come dei
normali adolescenti di lì a diversi mesi.
- E
allora che ballo sia! –
*
-
Hai
già una vaga idea di chi vorresti come accompagnatore?
– domandò JJ, osservando
Alaska che esaminava attentamente tutti gli abiti presenti nel suo
armadio.
La
ragazza soppesò un elegante vestito di seta blu,
contrapponendolo a uno color
ghiaccio con una serie di intarsi elaborati nella parte del corpetto.
- Più o
meno … -
- E
sarebbe? –
Le
mostrò i due abiti, sorvolando sulla domanda, - Blu o
bianco? –
JJ
indicò all’istante quello cobalto, - Decisamente
quello, il bianco è sempre
stato il colore di Kat. –
Già,
tutti all’Avalon erano abituati a vedere Katherine Shafiq
indossare abiti
eleganti dal colore candido che su di lei creavano un connubio di
sensualità e
candore.
- E blu
sia. –
- Non
hai ancora detto chi è quello che hai in mente –
osservò Abby, sollevando lo
sguardo dalla rivista di manici di scopa che stava sfogliando.
Giocherellò
distrattamente con una ciocca corvina, arrotolandola meccanicamente
attorno a
un dito per poi lasciarla andare, - Christopher –
sussurrò, talmente piano che
per un attimo le amiche credettero di esserselo solo immaginate.
-
Christopher Baizen? Credevo che voi due foste amici –
esclamò Abigail.
- E
infatti lo siamo. –
-
Quindi è un ballo in amicizia oppure speri in qualcosa di
più? –
- È un
ballo e basta, non serve fasciarsi la
testa con tutte queste domande, inoltre non credo che lui mi
inviterà. –
JJ e
Abby si scambiarono un’occhiata d’intesa.
L’invito
di Christopher sembrava a entrambe decisamente probabile.
Non
restava altro da capire se il ragazzo l’avrebbe interpretato
come un gesto d’amicizia
o qualcosa di più.
- Voi
invece chi avevate in mente? –
JJ si
strinse nelle spalle, scuotendo la chioma scura, - Sinceramente non ne
ho idea,
immagino che mi limiterò a decidere direttamente sul posto
con chi ballare o
meno. –
- Io andrò
con James, ne abbiamo parlato poco fa. –
Abby
emise un verso incredulo davanti agli sguardi maliziosi delle amiche,
alzando
le mani come in segno di resa, - Frenate la fantasia. Ci andiamo
insieme perché
visto che le occasioni mondane non piacciono a nessuno dei due potremmo
trovare
un posto tranquillo per scolarci qualche bicchiere e giocare a
magipoker. –
Tipico
di quei due: mai nulla di neanche lontanamente romantico
all’orizzonte.
Alle
volte Alaska si domandava se ad Abby non importasse davvero o se
facesse
semplicemente finta di essere troppo dura per quelle cose sdolcinate in
modo da
poter essere accettata dai ragazzi come se fosse davvero una di loro.
Non
glielo aveva mai chiesto e dubitava seriamente che Abigail le avrebbe
mai
confessato una cosa del genere di sua spontanea volontà.
Ma, del
resto, se era contenta lei allora loro non avevano il diritto di
metterci
bocca.
*
Benjamin
la vide uscire dall’aula d’Incantesimi da sola.
Gli
sembrava quasi un miracolo visto che sembrava che lei e Atanasin
avessero
cominciato a girare per la scuola solo in reciproca compagnia.
Cosa
lei ci trovasse in quel tipo restava un mistero.
Oltre
all’antipatia reciproca, Dragomir era oggettivamente un tipo
particolare e a
tratti inquietante.
Insomma,
non gli sembrava il tipo che poteva piacere a Katherine.
Eppure
quella ragazza continuava a stupirlo; ogni volta che si convinceva di
essere
riuscito a capirla, lei faceva qualcosa che ribaltava del tutto
l’idea che si
era fatto.
Era una
sfida continua e la cosa gli piaceva.
- Ehy,
Shafiq. –
La vide
alzare gli occhi al cielo mentre si voltava verso di lui.
- King.
–
- Fai
sembrare il mio cognome quasi una maledizione –
ironizzò.
- In
effetti è quello che sei. Benjamin King, la mia maledizione
personale da quando
ho messo piede qui dentro – convenne, a metà tra
il serio e l’ironico.
- Wow,
se fossi anche solo un po’ emotivo potrei dire di essere
ferito dal tuo
commento. –
- E
sarebbe indubbiamente una tragedia. –
Le
rivolse un sorriso divertito. – Come sei crudele, vuoi
davvero spezzarmi il
cuore? –
Katherine
rise beffarda. - Oh, sono abbastanza convinta che non sia il cuore a spingerti a darmi il tormento,
ma qualcosa che si trova decisamente più in basso.
–
Beh,
non gliele mandava certo a dire.
L’aveva
messo decisamente ko.
-
Comunque, ero passato per domandarti se … Se ti andava di
farmi da dama per il
ballo – concluse, lasciando che un pizzico della sua
indecisione trapelasse sul
finale della proposta.
La vide
socchiudere gli occhi, osservandolo intensamente, -
Cos’è uno scherzo o sei
semplicemente ubriaco? –
- Non è
uno scherzo e sono decisamente sobrio -, assicurò, - Mi
farebbe davvero piacere
andare al ballo con te … sul serio. –
Katherine
mordicchiò il labbro inferiore, in un gesto che
catturò la sua attenzione e gli
fece correre un brivido lungo la schiena.
Dannazione
se era sexy.
- King,
io … Io ho già accettato l’invito di
un’altra persona – ammise.
Sembrava
sinceramente in difficoltà nel rifiutare la sua proposta,
constatò, ma questo
non gli impedì di sentire una sorta di macigno alla bocca
dello stomaco.
A
quanto sembrava era arrivato troppo tardi.
E,
tanto perché lui era uno di quei masochisti fatti e finiti,
non poteva certo
lasciar perdere così la questione.
No,
sarebbe stato fin troppo facile.
In
realtà una parte di se aveva già la
consapevolezza di chi fosse il suo
cavaliere, ma aveva lo stesso bisogno di sentirlo dire da lei.
- E chi
é il fortunato? –
- Ci
vado con Dragomir; me lo ha chiesto dopo la riunione e non ho trovato
un motivo
per dirgli di no. –
-
Fantastico … Sì, proprio fantastico. Beh,
immagino che sia meglio che vada. –
Le
voltò le spalle, dandosi mentalmente
dell’imbecille per un centinaio di volte.
Perché accidenti
aveva aspettato tutto quel tempo per raccogliere il coraggio
d’invitarla?
- King …
-
- Sì? –
Katherine
gli sorrise lievemente, in modo quasi timido, - Se vuoi posso comunque
concederti un ballo. –
La
fissò dritta nelle iridi nocciola. –
Sì, lo voglio. –
*
Alistair
stava tornando al dormitorio quando lo vide.
Non
vedeva Sebastian da parecchi mesi ormai, ma la sagoma di suo fratello
maggiore
era inconfondibile.
Se ne
stava appoggiato all’ingresso del dormitorio con
quell’aria di nonchalance che
era un po’ il marchio di fabbrica dei Ryle.
Indossava
un completo di sartoria fatto su misura, che lo faceva sembrare un
qualche
modello di una rivista di magimoda.
Le
iridi verde pallido sondavano il corridoio alla ricerca di qualcuno,
probabilmente proprio di lui.
Inarcò
un sopracciglio quando lo vide.
- Ti
stavo aspettando – esordì, accostandogli mentre
lui continuava a camminare
risolutamente verso una zona meno confusionaria e di passaggio rispetto
al
corridoio del terzo piano, - Ho bisogno di parlarti. –
- Beh,
sono qui e mi stai parlando quindi direi che sto accontentando entrambe
le tue
richieste, no? –
Sebastian
aggrottò la fronte.
- Non
mi stai rendendo le cose facili, Alistair. –
- Bene,
perché non era mia intenzione farlo. –
Sbuffò.
– Vedi, è proprio questo tuo atteggiamento che
… -
Si
fermò di scatto, fronteggiandolo, un’espressione
di pura collera che cominciava
a trapelare nel suo sguardo.
- Il mio atteggiamento, Sebastian?
Davvero? –
- Se
cambiassi modo di comportarti nostro padre ti terrebbe in maggior
considerazione -, continuò imperterrito, - E le cose
sarebbero più facili per
tutti. –
- Per
voi due, intendi dire … non certo per me –, lo
corresse, - Comunque non voglio
tornare sull’argomento. Hai detto che dovevi parlarmi, no?
Di’ quello che hai
da dire e poi liberami della tua presenza. –
-
Voglio solo che tu sappia che la questione con Nathaniel è
molto più complessa
di quello che realmente sembra; la nostra famiglia non ha ancora deciso
come
affrontare la cosa, perciò ti viene chiesto di evitare i
tuoi soliti colpi di
testa. –
Sbuffò.
Certo,
tipico di suo padre, Nathaniel poteva rivelarsi una risorsa importante
per le
famiglie che lo avessero appoggiato e ovviamente lui era determinato a
valutare
attentamente i pro e i contro di una simile decisione prima di fare la
sua
scelta.
Nessuno
avrebbe mai potuto accusarlo di essere un uomo devoto a una
qualsivoglia causa,
poco ma sicuro.
E
altrettanto ovviamente Sebastian lo assecondava come sempre.
- In
passato mi è stato ribadito più volte di essere
un disonore per la famiglia. Se
mi attenessi alle vostre direttive che pecora nera sarei? –
ribattè,
oltrepassandolo e chiudendosi dietro la porta d’accesso ai
dormitori.
Ah, che
belle quelle improvvise riunioni di famiglia.
Spazio
autrice:
Scusate
il ritardo, ma spero di essermi fatta perdonare con
questo capitolo (in fin dei conti sono ben 9 pagine Word xD). Spero che
il
capitolo vi sia piaciuto e vorrei domandarvi se avete qualche
preferenza
particolare per le coppie oppure se volete lasciarmi completamente
carta
bianca; per il momento gli unici che andranno sicuramente al ballo
insieme, ai
fini della trama, sono Katherine e Dragomir ed Abby e James…
tutti gli altri
aspettano ancora il loro accompagnatore quindi sotto con le proposte xD.
Detto ciò vi comunico che il capitolo nuovo
uscirà probabilmente
venerdì sera o sabato mattina e sarà incentrato
sul ballo e su … no, no, non vi
faccio spoiler.
Al prossimo aggiornamento.
Stay tuned.
XO XO,
Mary Sibley
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Capitolo
6
-
Sembra che si stiano tutti affannando alla ricerca di un accompagnatore
per il
ballo – considerò Jackson, accigliandosi
leggermente davanti allo spettacolo di
decine di studenti e studentesse che passavano da un tavolo
all’altro, -
Neanche ne andasse della loro vita. –
- Non
tutti sono Jackson Van der bilt, il ragazzo ai cui piedi si getta ogni
esponente di sesso femminile – bofonchiò Ben.
Le
iridi blu scuro si posarono sull’amico, in
un’espressione che era un connubio
di sorpresa e ironia.
- Cosa
c’è, Benjamin, hai le tue cose? –
-
Spiritoso. Odio i balli, è semplice. –
Alistair
si inserì nella conversazione, trattenendo un sorrisetto
divertito, - Lascialo
perdere, il nostro dongiovanni ha il cuore spezzato. Katherine va al
ballo con
Atanasin. –
- Come
scusa? –
- Ah,
non lo sapevi neanche tu? –
-
Assolutamente no. È impazzita? –
-
Secondo il mio modesto parere, sì -, bofonchiò
Ben, - Altrimenti non avrebbe
mai accettato l’invito di quello.
–
- Di
chi si parla? –
Camille
si lasciò cadere davanti a loro, incuriosita, mentre JJ
faceva altrettanto e si
serviva una generosa porzione di porridge.
- Kat e
Dragomir … la nuova rivelazione del ballo –,
constatò annoiato Al, - e dell’ipotesi
che Ben finisca per Schiantare qualcuno entro la fine della serata.
–
Con le
iridi scure cariche di comprensione, Cam posò una mano
sull’avambraccio del
ragazzo, - Mi spiace, ho saputo del tuo invito. –
Benjamin
alzò gli occhi al cielo, - Grandioso, adesso lo sanno
proprio tutti?! –, e si
alzò dal tavolo come una furia.
Lasciò
la sala sotto gli occhi dei più, che si astennero dal
commentare in qualsiasi
modo.
Provocare
Benjamin King quando era palesemente innervosito non era una scelta
saggia.
- Che
ho detto di male? –
-
Nulla, Cam -, la rassicurò Alistair, - Immagino che gli
roderà per un po’. Non
capita spesso che prenda un palo … non per Atanasin, per di
più. –
Annuì
appena, ancora non del tutto rassicurata.
Insomma,
i pettegolezzi non facevano per lei e, ora che si era avvicinata a loro
anche
solo un pizzico, si ritrovava a subirne le conseguenze.
-
Faccio un’altra gaffe se chiedo a voi due se avete
già un’accompagnatrice? –
I
ragazzi si scambiarono un’occhiata e scossero la testa.
- Liberi
che più liberi non si può. Personalmente non
capisco perché la gente si affanni
così tanto alla ricerca di un partner per il ballo; la
maggior parte tornerà a
ignorarsi la mattina dopo – considerò Jackson.
JJ
annuì con vigore. – Confermo e sottoscrivo.
Insomma, sembra che andare al ballo
senza un accompagnatore sia qualcosa di umiliante, ma personalmente
credo che
sia molto peggio andarci con una persona che nemmeno ti piace solo
perché te lo
ha chiesto. –
- Santo
Merlino, siete così contorti voi due -, esclamò
Al, - che sareste la coppia
perfetta per il ballo. –
I due
ragazzi si scambiarono un’occhiata pensierosa, per poi
sorridersi a vicenda.
- JJ,
mi giuri che passeremo ogni singolo momento prendendo in giro quelli
che
prendono questa storia del ballo sul serio? –
-
Assolutamente sì. E tu, Jax, mi giuri che non ci saranno
stucchevoli gesti di
cavalleria vecchio stile? –
-
Dannazione, ovvio che sì. –
JJ fece
una piccola riverenza ironica.
-
Allora, Jackson van der bilt, verrò con piacere al ballo con
te. –
*
-
Guarda che prendendo a testate il muro non diventi più
intelligente. –
Ben si
voltò verso la ragazza che era appoggiata al corrimano e lo
stava osservando
con un sorriso beffardo dipinto sulle labbra.
- Non è
giornata, Cassel. –
- Davvero?
Ma non mi dire, credevo che quello fosse un nuovo modo di esternare
gioia -,
ironizzò avvicinandoglisi e sedendosi sul gradone al suo
fianco, - Andiamo,
King, che problemi hai? Oltre a quelli sotto gli occhi di tutti,
ovviamente. –
Le
rivolse un sorriso tutto denti.
- Non
dirmi che sei l’unica a non sapere della storia
dell’invito a Katherine. –
Inarcò
un sopracciglio. – Sono quella strana, ricordi? Non sono
certo la prima persona
che viene informata quando c’è un gossip dietro
l’angolo. –
- Beh,
ho invitato Kat al ballo ma lei ci va già con Atanasin.
–
Il
sopracciglio si inarcò ancora di più, finendo con
lo sparire sotto un riccio
color sangue.
-
Esatto, quella è la faccia che ho fatto io quando me lo ha
detto. –
-
Quindi ti piangi addosso per uno stupido ballo? Wow, come sei profondo.
–
- Non
mi sto piangendo addosso. –
- No,
certo -, convenne, - Stai solo facendo delle scenate da prima donna
perché qualcuno
ha rifiutato di darti ciò che ti aspettavi. Avresti potuto
invitarla prima e,
forse, al ballo ci saresti andato tu invece che Dragomir. –
Benjamin
abbassò lo sguardo, meditabondo.
Era
esattamente la stessa cosa a cui aveva pensato lui, ma sentirselo
ripetere da
qualcun altro lo faceva sentire ancora più stupido.
- Lo
so, sono un idiota. –
- Mai
stata più d’accordo su qualcosa. Ora, se hai
ancora bisogno di una dama, sappi
che potrei fare lo sforzo di venirci con te. –
Sgranò
gli occhi, completamente colto alla sprovvista.
Quell’invito
giungeva dall’unica persona a cui non avrebbe mai pensato.
E poi c’era
la questione Alistair.
Insomma,
il suo migliore amico non gli aveva mai parlato di Ruby in quel senso, ma non era nemmeno una
ragazza che gli stava totalmente
indifferente.
Avrebbe
potuto vedere quel gesto come una sorta di tradimento nei suoi
confronti?
- Perché
ci verresti con me? Hai appena detto che mi consideri un idiota.
–
- Punto
primo perché una ragazza che va al ballo da sola attira
decine di ragazzi
molesti e non voglio passare la serata a prenderli a calci uno a uno e,
punto
secondo, perché voglio fare una buona azione così
magari bilancio un po’ il mio
karma – concluse.
Alistair
non se la sarebbe presa con lui, stabilì, in fin dei conti
non l’aveva invitata
né aveva fatto riferimento al fatto di essere intenzionato a
farlo; in aggiunta
a ciò, il loro era un ballo assolutamente privo di qualsiasi
risvolto
romantico.
Insomma,
non aveva mica intenzione di mettersi in mezzo.
- D’accordo,
Cassel, andremo al ballo insieme. –
*
Alaska
si tormentò nervosamente le mani, osservando Christopher che
continuava a fare
colazione come se nulla fosse.
Abby l’aveva
abbandonata lì, dicendole di darsi una mossa e fargli capire
di essere
interessata, ma lei non aveva la minima idea di come fare.
Insomma,
se Christopher le avesse detto di no con che coraggio
l’avrebbe guardato
nuovamente in faccia?
- C’è
qualcosa che non va, Sky? –
Scosse
la testa, lasciando ondeggiare i capelli da un lato
all’altro, con fin troppo
vigore per risultare credibile.
- Ne
sei sicura? –
Certo
che non ci era cascato.
Erano
amici da anni, la conosceva fin troppo bene ormai per non fiutare che
c’era
qualcosa di strano.
-
Civienialballoconme? – disse tutto d’un fiato,
diventando rossa come un
pomodoro.
- Che?
Sky, non ho capito una parola. –
Deglutì
nervosamente, tenendo lo sguardo fisso sul piatto di porcellana, - Ho
detto: ci
vieni al ballo con me? –
Le
iridi azzurre di Christopher si sgranarono leggermente, colto di
sorpresa.
Tutto
si sarebbe aspettato fuorchè un suo invito.
La
osservò, rossa per l’imbarazzo e intenta a
tormentare l’orlo della tovaglia, e
sorrise.
Era
così incredibilmente tenera.
- Certo
che ci vengo al ballo con te. Non te l’ho chiesto prima
perché pensavo che andassi
già con qualcun altro – ammise, ritrovandosi a sua
volta ad abbassare lo
sguardo.
Dannazione,
adesso quello in imbarazzo era lui.
Perché diavolo
aveva preso in considerazione il consiglio di James sul farsi avanti in
modo
più deciso?
Alaska
tornò a guardarlo in faccia, visibilmente rasserenata, -
Dici sul serio? –
Annuì.
La vide
sorridere, allegra e soddisfatta, e di riflesso sorrise anche lui.
*
Camille
si stava infilando il suo abito, di un bel rosso intenso che metteva in
risalto
la sua carnagione, ma sapeva perfettamente che Abby stava continuando a
fissarla.
- Che c’è?
–
- Con
Ryle, sul serio? –
Alzò
gli occhi al cielo, sbuffando.
Era la
centesima volta che si sentiva ripetere quella domanda.
Insomma,
era mai possibile che a tutta l’Accademia importasse che loro
due andavano al
ballo insieme?
- Non è
un appuntamento o qualcosa del genere -, chiarì, - Ci
andiamo insieme perché approfitteremo
del momento e della presenza di molti pezzi grossi potenzialmente
ubriachi per
estorcere qualche informazione in più su Nathaniel e tutta
questa storia. –
- Tu
pensi davvero che Alistair Ryle vada a un ballo in coppia senza
programmare un “dopo
serata”? -, Abby ammiccò maliziosamente, -
Perché se lo pensi sei davvero più
ingenua e innocente di quanto pensassi. –
- Io
penso -, disse fulminandola con un’occhiataccia, - Che
Alistair si stia davvero
impegnando molto per risolvere questa situazione e che si
comporterà da
perfetto gentiluomo per tutta la serata. –
Abby
roteò gli occhi.
- D’accordo,
ma quando ci proverà non dire che io non ti avevo avvisata.
–
Poi
tornò a dedicarsi al suo abito, sistemandolo
affinchè il corpetto aderisse
meglio alla vita sottile.
- Perché
per te deve sempre finire tutto con qualcuno che ci prova? –
- Perché
i ragazzi sono fatti così, non riescono a tenersi i
pantaloni addosso -, spiegò
stringendosi nelle spalle, - Specialmente se sono ubriachi. –
In
condizioni normali Camille avrebbe lasciato correre, ma in quel momento
la
frecciatina le era stata servita su un vassoio d’argento.
-
Quindi anche James ci proverà con te. –
- Jem
sa che gli stacco le palle se solo prova a pensare di portarmi a letto.
–
- Lo sa
anche Alistair. –
Abby
parve sul punto di replicare con qualcosa di sarcastico, ma
all’ultimo minuto
decise di trattenersi.
Meglio
così.
Era
grande e vaccinata, poteva andare a uno stupidissimo ballo senza strane
conseguenze.
*
Quando
mise piede fuori dal dormitorio femminile trovò Dragomir ad
attenderla.
Indossava
un completo che lo faceva sembrare più grande e maturo del
solito.
Le
sorrise, lasciando vagare lo sguardo dall’alto in basso,
mentre gli si
avvicinava.
S’inchinò
a farle un lieve baciamano, prendendola sottobraccio e scortandola
lungo le
scale.
- Stai
benissimo. –
Gli
sorrise, - Ti ringrazio, anche tu. –
- Ho
saputo di King – continuò, mentre si dirigevano
verso la sala da ballo, -
Immagino che sia stata una situazione imbarazzante. –
Annuì
appena, sistemandosi meglio una delle onde sfuggite
dall’acconciatura, -
Abbastanza. Ho cercato di rimediare proponendogli un ballo durante la
serata. –
- Se
fossi uno di quei ragazzi insicuri sarei geloso. –
- Ma
non lo sei … -
- Non
lo sono. –
-
Quindi non ho appena creato un problema, giusto? –
Le
accarezzò una guancia, prolungando il contatto un
po’ più di quanto non fosse
strettamente necessario, - Non hai creato nessun problema, maluk.
–
-
Maluk? –
- È un
vezzeggiativo bulgaro, niente di che. –
-
Capisco … forse però è il caso di
entrare, ci stanno guardando tutti – disse,
accennando con il capo al gruppetto di studenti che stavano attendendo
loro per
fare l’ingresso nella sala.
Sembravano
persino più perplessi di prima, ora che li vedevano in
atteggiamenti così
amichevoli.
- Già,
hai ragione. –
Le
tenne aperta la porta, seguendola a ruota, e poi la prese nuovamente
sotto braccio
e la scortò direttamente in pista.
Il
primo ballo della serata era un lento melodioso e armonico,
più un ballo da
coppie che altro, e Katherine si ritrovò stretta tra le
braccia del bulgaro
ancora prima di realizzare cosa stesse accadendo.
Dragomir
era un ottimo ballerino, quindi fu semplice trovare il giusto ritmo, ma
non
riusciva a scacciare la sensazione d’imbarazzo che
l’assaliva.
Era
strano, non si era mai sentita così quando si allenavano
insieme.
Eppure
continuava a non essere a suo agio.
Quando
la musica s’interruppe, vide Benjamin battere leggermente
sulla spalla di
Dragomir.
- Ti
spiace se ti rubo la dama per un ballo? –
Non
disse una parola, limitandosi ad annullare la presa su di lei con un
sorriso e
ad abbandonare la pista.
- Non
mi sembrava che ti stessi divertendo molto –
constatò, cingendole la vita e
attirandola a sé.
- Ero
un po’ a disagio – ammise, posandogli la mano
destra sulla spalla e inspirando
il profumo leggermente muschiato che irradiava.
Benjamin
era un ballerino meno preciso di Dragomir, ma l’idea di stare
nella sua stretta
non la metteva in soggezione com’era avvenuto prima.
- E con
me? –
- Con
te cosa? –
- Sei a
disagio con me? –
La
fissava dritta negli occhi con intensità e
l’espressione sul suo viso era
stranamente seria.
Non
capitava spesso di vederlo così, se si escludevano le
partite di Quidditch.
- No -,
confessò, - non mi sento a disagio. –
- Bene.
–
C’era
un’ombra di sollievo misto a compiacimento nel suo sguardo o
la sua
immaginazione le giocava strani scherzi?
Lo vide
avvicinarsi leggermente al suo volto, continuando a fissarla come se al
mondo
esistesse solo lei, e si chinò leggermente.
I loro
nasi si sfioravano quasi quando la musica s’interruppe.
Rimasero
così finchè, con la voce leggermente roca,
Benjamin prese la parola: - Sembra
che il ballo che mi è stato concesso sia terminato.
–
Trasognata,
si ritrovò ad annuire.
- Già,
così sembra. –
Avrebbe
voluto continuare a danzare con lui per tutta la serata, ma il suo
orgoglio era
troppo forte per permetterle di ammetterlo e, in aggiunta a
ciò, erano venuti
al ballo con altre persone … non potevano limitarsi a
scaricarli lì, non
sarebbe stato carino.
- King …
- lo richiamò, vedendolo allontanarsi.
- Sì? –
- È stato
bello. –
Le
sorrise radioso, - È stato più che bello, Shafiq.
–
*
Sonya
aveva ascoltato pazientemente ogni considerazione operata dai membri
del
consiglio dell’Accademia e non vedeva l’ora che
quella serata avesse termine.
A
sentire certi individui sembrava quasi che lasciare il comando a
Nathaniel
senza nemmeno opporglisi fosse la scelta migliore per tutti loro.
Ne era
assolutamente disgustata.
Stava
giusto cercando una scusa per sfuggire dalla conversazione quando un
urlo
proveniente dal parco risuonò distintamente fin dentro la
sala.
Il
servizio di sicurezza accorse, mentre gli studenti si avvicinavano
incuriositi.
Si fece
largo con decisione, portandosi una mano alla bocca quando lo vide.
Mclouis,
uno studente del sesto anno, era riverso al suolo con la gola
squarciata.
Accanto
al cadavere, sul muro candido, erano state vergate delle parole con il
suo
stesso sangue:
“Uno
di voi è già morto, non occorre che ne seguano
altri.”
Spazio
autrice:
Come
promesso, eccoci qui con il nuovo capitolo. Ne
approfitto per comunicarvi che ho indetto un’interattiva come
prequel di
Avalon, se volete passare a darle un’occhiata mi farebbe
piacere (si chiama
Avalon – L’inizio).
Per ora è tutto.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
Santiago
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Capitolo
7
-
Credevo che avessero sigillato il passaggio del capanno, quindi come
diavolo é
potuto accadere? … No, non voglio sentire scuse, non me ne
faccio nulla delle
vostre dannate giustificazioni! Un ragazzo é morto! Morto!
–
La voce
di Sonya risuonava chiaramente fuori dallo studio, malgrado le porte
fossero
state accuratamente chiuse.
Il
corpo di Connor McLouis era stato portato in infermeria, dove sarebbe
rimasto
finchè i suoi genitori non fossero arrivati
all’Accademia per portarlo via e celebrare
le esequie.
- Vi
direi di non origliare, ma non credo che in questo caso si possa
parlare di
spiare le conversazioni altrui; insomma, non è che Sonya si
stia preoccupando
granchè della riservatezza. –
Volsero
lo sguardo verso l’uomo che avanzava nel corridoio.
Assomigliava
molto a Jackson, se non fosse stato per le iridi verdi, e aveva persino
lo
stesso modo di camminare e la medesima intonazione.
Alphard
Van der bilt, lo zio di Jax, era l’unico dei “pezzi
grossi” a non indossare un
completo elegante; vestiva in modo casual, interamente di nero, e
sembrava
decisamente più giovane dei suoi quarant’anni.
Era il
capo degli interrogatori della divisione Auror dedicata alle
intercettazioni,
al monitoraggio di elementi pericolosi e agli interrogatori.
“Il
capo delle spie” come lo chiamavano spregiativamente al
ministero, ma mai a
voce abbastanza alta da farsi sentire.
Alphard
Van der bilt era un vero e proprio mastino, se si metteva in testa di
rovinarti
la vita allora si poteva stare sicuri che avrebbe trovato anche la
più piccola
azione illegale che avevi commesso e te l’avrebbe fatta
scontare con il massimo
della pena possibile.
Posò lo
sguardo su Jackson, lasciando trapelare per un attimo il sollievo di
trovarlo
sano e salvo.
- Chi é
il ragazzo ucciso? –
-
Connor McLouis, uno studente del sesto anno –
replicò Jax.
- E voi
state bene … Jax, Kat, Alistair, Ben? –
Conosceva
quei ragazzi da una vita e aveva frequentato l’Avalon con i
loro genitori,
molti dei quali erano stati ed erano tutt’ora i suoi migliori
amici.
Sarebbe
stato crudele da ammettere, ma era contento che il morto non fosse
nessuno di
loro.
- Noi
stiamo bene. Un po’ scossi, ma bene –,
assicurò Alistair, - Mio padre, Marcus e
William sono già nello studio – aggiunse poi,
accennando alla porta in mogano.
- Oh,
lo so. Il mio compito non è quello di assistere a questi
piccoli summit in cui
non si decide mai nulla; io indago e interrogo e, al contrario di quei
quattro
che continuano a considerarvi come dei mocciosi, so bene che siete in
grado di
affrontare tutto questo. –
Camille
posò lo sguardo su di lui, sgranando gli occhi.
Stava
dicendo quello che credeva lei?
Forse,
una volta per tutte, qualcuno li avrebbe trattati come adulti?
Jackson
sembrava pensarla come lei, perché guardava lo zio con
stupore.
- Stai
forse dicendo che vuoi coinvolgerci nelle indagini? –
Assentì
brevemente.
-
Qualcosa del genere. Per il momento io e Rebekah ci occuperemo di
interrogarvi -singolarmente.
Francamente non credo che qualcuno di voi sia coinvolto, ma potreste
aver
notato qualcosa che a noi è sfuggito. –
- Dicci
cosa dobbiamo fare e lo faremo. –
- Per
il momento state calmi -, si soffermò in particolare su
Katherine, - E non fate
gesti avventati. Sarò io a chiamarvi quando ne
avrò bisogno e … -
Non
seppero mai cosa voleva aggiungere, perché lo studio di
Sonya venne aperto e la
preside uscì dalla stanza con foga.
Aveva
un’espressione furiosa, carica di rabbia e odio, che non le
avevano mai visto
prima.
-
Alphard! –
- Sonya
-, salutò, - Sembri pronta alla guerra. –
- Lo
sono ed è una guerra che intendo vincere, costi quel che
costi. –
Baron
Ryle comparve alle sue spalle, posandole una mano sul braccio, come
invitandola
a fare silenzio, - Sonya, ci sono i ragazzi. –
- La
maggior parte di loro è maggiorenne, Baron -, gli fece
notare Alphard, - Per la
legge sono adulti. –
- Sono
ancora dei ragazzini. –
- Lo
eravamo anche noi vent’anni fa, ma questo non ci ha certo
fermato. –
- E
guarda come è finita; abbiamo perso amici, mogli e mariti
… persone che
amavamo. Non sono d’accordo nel coinvolgerli. –
-
Nemmeno io – convenne William Van der bilt.
- Il
mio fratellone che non è d’accordo con me, che
sorpresa. –
-
Alphard, non è il momento. –
- Non è
mai il momento, Will. Tirerai mai fuori le palle? –
Jackson
tossicchiò, ricordando loro che stavano facendo una
sceneggiata davanti a
tutti. –
La zia
Eleanor sarebbe stata d’accordo con noi … lei ci
avrebbe coinvolti e anche
Jasper; anche lui ci avrebbe permesso di fare la nostra scelta.
–
William
guardò il figlio con espressione a metà tra il
ferito e il sorpreso.
Jackson
non prendeva mai decisioni completamente opposte in pubblico: in
privato si
scannavano, ma in pubblico si trincerava dietro a una maschera gelida.
Eppure
si stava esponendo.
Katherine
annuì, facendosi avanti, - Mio padre mi avrebbe detto di
combattere per ciò in
cui credo, di mettermi in gioco, di resistere … di essere
coraggiosa. Eppure
davanti a me vedo uomini grandi e grossi che hanno paura. Se vi
lasciate
paralizzare dalla paura, se non reagite e vi nascondete, Nathaniel ha
già
vinto. –
Alphard
sorrise, orgoglioso.
- Io
vedo giovani uomini e donne valorosi, non ragazzi, non bambini da
proteggere. –
- Lo
vedo anche io –, convenne Sonya, - Perciò da
adesso siete tutti coinvolti, se
lo desiderate. Dovrete allenarvi seriamente, lavorando ogni sera con
scrupolo.
Comincerete questa sera: alle 22 nell’aula magna. –
Scambiarono
un’occhiata tra loro: non c’era bisogno di parole.
Erano
tutti d’accordo.
*
-
Reagiranno. –
Lilian
inarcò un sopracciglio, sorpresa, - Come fai a dirlo?
–
-
Conosco bene Sonya; l’ho colpita tanto forte da spingerla a
prendere una
decisione. –
- Ne
sembri contento … non dovrebbe essere il contrario? Credevo
che quello che
abbiamo fatto servisse a spingerli ad accettare di lasciarti il
comando. –
Scosse
la testa, accarezzandole distrattamente una guancia.
- L’impetuosità
della gioventù ti distoglie dall’obiettivo
principale, mia cara. Io non voglio
conquistare il comando, voglio distruggere l’ordine
dell’Avalon e portarvi il
mio. Per farlo non ho bisogno del loro assenso, ma della loro resa
incondizionata. –
Lilian
parve perplessa, ma non espose oltre le sue considerazioni.
Nathaniel
era sempre un passo avanti rispetto a tutti loro.
Ammirava
la sua furbizia e la sua capacità di essere al contempo
lucido e machiavellico.
Lo vide
voltare lo sguardo verso la figura che arrancava sulla salita, andando
loro
incontro.
Lo
sparviero di Nathaniel volteggiava qualche metro sopra la testa corvina
di
Gabriel.
Si
mosse velocemente in cerchi concentrici, poi scese in picchiata.
Doveva
aver adocchiato la sua nuova preda.
Riemerse
tenendo un passero stretto tra gli artigli.
Un po’
come Nathaniel aveva serrato le sue mani sull’Accademia.
- La
nostra piccola spia ha mandato una lettera: sembra che la zietta abbia
deciso
di reclutare gli studenti -, sorrise divertito, - come se servisse a
qualcosa. –
Esattamente
come aveva previsto.
Mosse e
contromosse.
Alzò lo
sguardo verso lo sparviero che stava ingoiando l’ultimo
boccone di passero.
-
Skyron! –
L’animale
planò giù, appollaiandosi sulla sua spalla.
Soppesò
il pezzo degli scacchi che teneva stretto tra le mani.
Inserì
la regina bianca nella busta, insieme a un foglietto con poche semplici
parole
vergate con la sua elegante calligrafia: “A te la
mossa”.
Legò
accuratamente la missiva alla zampa che Skyron gli porgeva, in attesa.
Lo
sparviero spiccò il volo, seguendo le correnti
d’aria con la feroce grazia che
lo contraddistingueva.
Sarebbe
arrivato all’Avalon nel giro di un’ora.
E
allora la partita sarebbe finalmente cominciata.
Spazio
autrice:
Salve!
So perfettamente che il capitolo è scandalosamente corto, ma
è un po’ di transizione e mi serviva per chiedervi
un paio di cosette:
-
come ha reagito il vostro OC alla morte di uno studente?
- cosa ne pensa degli allenamenti a cui dovranno sottoporsi?
- è disposto a uccidere?
- in campo fisico (quindi non magico) ha qualche talento
particolare (per es. arti marziali,
maneggiare armi, etc.)?
- con che tipo di arma potrebbe decidere di allenarsi?
- utilizzerebbe mai una maledizione senza perdono?
Vi chiedo di mandarmi le risposte tramite messaggio privato
con oggetto “Risposte Avalon – “Nome
OC”.
Prima mi arriveranno le risposte e prima avrete il nuovo
capitolo ;)
Alla prossima.
Stay tuned.
XO XO,
Mary Sibley
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Capitolo
8
-
Ehy. –
Jamie
sentì chiaramente il corpo muscoloso che scivolava accanto a
lei, appoggiando
la schiena alla parete di marmo, ma non alzò lo sguardo
verso di lui.
- Non
ti ho vista fuori dallo studio di Sonya. Stai … insomma,
stai bene? –
- Sto
bene. –
Assottigliò
lo sguardo, scrutandola serio.
- Non
mi sembra affatto che tu stia bene. –
- Ah,
sì? E come ti sembro? –
Pronta
a sbranarlo fu la prima cosa che gli venne in mente, ma decise di
tenere il
commento per sé.
JJ era
una ragazza forte e doveva detestare l’idea di apparire
toccata da un
avvenimento come quello.
Conosceva
quel tipo di reazione, era la stessa che aveva Katherine.
Era
pronto a scommettere che la morte dei suoi genitori le echeggiasse
nella testa.
Probabilmente
non sarebbe riuscita a dormire decentemente per giorni.
-
Scioccata, sconvolta … pronta a chiuderti a riccio in te
stessa. Un
comportamento che non ti fa bene, JJ – sussurrò.
- Non
venirmi a dire cosa mi passa per la testa, Van der bilt,
perché non ne hai la
minima idea. –
No, era
vero.
Lui non
aveva perso i genitori.
Gli
unici morti in quei folli scontri erano stati i suoi zii e, per quanto
fosse
loro legato, sapeva di non essere in grado di capire un dolore profondo
e
assoluto come quello.
- Hai
ragione, ma so che ti farebbe bene reagire. Questa sera abbiamo il
primo
incontro per addestrarci. –
Questo
sì che attirò la sua attenzione.
Lo
guardò finalmente dritto negli occhi.
- Sonya
ha deciso di coinvolgerci? –
- Sì. –
- Bene,
finalmente ci danno modo di reagire. –
Fece
per alzarsi, ma sentì la mano di Jackson trattenerla
gentilmente per il polso.
- JJ,
se hai bisogno di parlare … -
-
Parlarne forse funzionerà per Katherine, ma non per me, Jax.
–
Si sottrasse
dalla presa e riprese ad allontanarsi lungo il corridoio.
*
Alaska
sciolse l’abbraccio in cui lei e Christopher erano rimasti
avvinti fino a quel
momento.
Le
sembrava di avere il cadavere di Connor ancora davanti agli occhi.
- Non ci
avevo mai nemmeno parlato. Insomma, era un mio compagno di scuola
eppure non lo
avevo mai degnato della minima considerazione -, mormorò, -
Sono davvero così
egoista e superficiale da concentrarmi solo su quello che mi riguarda?
–
Christopher
scosse la testa, accarezzandole una guancia.
- Non
dirlo neanche per scherzo. Il fatto che conoscessi Connor di vista non
significa che gli avessi dedicato chissà quanto tempo
più di te. Sì, ci ho
chiacchierato qualche volta, ma è finita lì. Non
possiamo esserci per tutti
quanti. –
-
Connor se ne stava spesso per i fatti suoi -, confermò
James, - nessuno di noi
l’ha mai frequentato granchè. –
Abby
giocherellò con il bracciale che portava al polso, fissando
risolutamente il
pavimento. – Non voleva essere coinvolto nei nostri casini,
come biasimarlo?
Eppure alla fine c’è rimasto comunque e ha pagato
più di chiunque altro. –
Sentiva
gli occhi bruciarle e si maledisse mentalmente.
Insomma,
quello morto era Connor, non lei o uno dei suoi amici.
Piangerlo
era un lusso che doveva spettare solo a chi gli era legato; ai suoi
genitori,
agli amici, alla sua ragazza che aveva urlato in modo tanto straziante
da farle
credere che il cielo notturno sarebbe andato in frantumi davanti
all’immensità
del suo dolore.
- A
Connor -, sentenziò alzando in aria la bottiglia di Whiskey
che ancora
stringeva, - E al momento in cui verrà finalmente vendicato.
–
Buttò
giù un sorso profondo, passando la bottiglia a James.
L’amico
ne prese a sua volta un sorso e lo passò agli altri due.
- A
Connor – confermò Christopher, continuando a
tenere stretta Alaska.
- E
alla vendetta. –
*
-
Lo
zio di Jackson gliene ha cantate davvero quattro –
considerò Ruby.
Teneva
le gambe accavallate e il corto tubino che indossava metteva in risalto
la
pelle candida.
Appariva
perfettamente rilassata, come se quello che fosse successo poche ore
prima non
l’avesse minimamente colpita.
-
Sembra che non te ne importi nulla. –
- Non
conoscevo Connor, quindi sarei ipocrita nel dire che la sua morte mi ha
toccata. Insomma, la maggior parte dei presenti non è
davvero addolorata per
lui; no, semplicemente ha paura che possa essere il prossimo della
lista. –
Alistair
inarcò un sopracciglio.
Era un
modo di vedere le persone incredibilmente cinico, come se i sentimenti
umani si
scatenassero solo nel momento in cui qualcosa ti toccava da vicino.
-
Quindi tu non hai paura? –
- Certo
che ho paura, non sono mica stupida -, sbottò, - ma non mi
piango addosso perché
non servirà a nulla. Non sarà né il
lutto né le lacrime a impensierire né tantomeno
fermare Nathaniel … figuriamoci quegli altri sadici.
–
Avrebbe
voluto prendere a testate il muro per la sua stupidità.
Aveva
appena ammesso di conoscere le persone che accompagnavano Nathaniel
nella sua
folle guerra personale.
Pregò
silenziosamente che ad Alistair fosse sfuggito, ma ovviamente non era
così.
Merlino
doveva avercela davvero con lei.
- Gli
altri sadici? Sembra che tu sappia bene di chi stai parlando.
–
-
Dicevo per dire. Per stare con lui non devono essere a posto con la
testa –
minimizzò.
- Ti
sembro forse stupido, Cassel? –
Storse
le labbra in un sorriso beffardo. –
Cos’è una domanda retorica? –
L’occhiata
che le rivolse fu un messaggio chiaro.
Non si
sarebbe lasciato distrarre da quei giochetti.
Sospirò,
portando indietro le onde color sangue.
- D’accordo,
magari quando sono arrivata all’Avalon in quello stato era
perché avevo
incontrato sulla mia strada Nathaniel e i suoi -, cedette, - e magari
dopo aver
passato qualche giorno nelle loro mani mi sono fatta un’idea
di chi siano le
sue “ombre”. –
- E? –
- E una
é Lilian Campos -, non aveva dubbi che riconoscesse
immediatamente il nome perché
erano pochi gli studenti di Castelobruxo che giungevano
all’Avalon, - mentre l’altro
è Gabriel. –
-
Gabriel Cassel, tuo
fratello? –
Emise
uno sbuffo beffardo. – Già, di solito quando mi
riferisco a lui è così che lo
chiamo, senza tutte quelle precisazioni. E, prima che il tuo cervello
cominci a
far ruotare gli ingranaggi a mille, sappi che io non sono coinvolta con
loro in
alcun modo – concluse.
Su
quello non transigeva.
Suo
fratello poteva essere un pazzo e lei poteva essere considerata
“la strana”, ma
non aveva sangue innocente sulle sue mani.
- Non
ci ho pensato nemmeno per un secondo – asserì.
- No? –
Adesso
era sinceramente sorpresa.
- No.
Se dovessimo essere giudicati per i nostri fratelli allora di sicuro
non sarei
il primo a poter scagliare una pietra. –
Già,
Sebastian era un vero imbecille.
-
Quindi mi credi e non mi denuncerai ad Alphard o a Sonya? –
- Ti
credo. –
*
-
Ragazzi, io torno alle mie ricerche. Ho un dubbio che voglio chiarirmi
prima
dell’incontro di questa sera – decretò
Camille, salutandoli con un cenno del
capo e lasciandoli soli.
Non era
certa che fosse un bene lasciare Katherine in balia sia di Benjamin che
di
Dragomir, ma dubitava che i due ragazzi si sarebbero messi a fare una
gara a
chi aveva più testosterone in un momento come quello.
-
Benjamin potrebbe darti una mano. I suoi genitori erano compagni di
scuola di
Nathaniel, magari gli hanno raccontato qualcosa che potrebbe tornarti
utile
nella ricerca – la buttò lì Dragomir,
rivolgendo un sorriso del tutto innocente
all’indirizzo del compagno di scuola che aveva assunto
un’espressione truce, -
Io accompagno Katherine al dormitorio. Non è sicuro girare
per il castello da
soli in questo momento. –
E tanti
saluti all’ipotesi di non intavolare una discussione in un
momento come quello.
-
Veramente non voglio affatto riposarmi, preferisco essere io ad accompagnare Camille. Ho bisogno
di rendermi utile in qualche
modo. –
- Ne
sei sicura, Kat? –
Annuì. –
Mai stata più sicura di qualcosa. –
- Se
escludiamo l’idea di fare la pelle a Nathaniel –
concluse ironico Benjamin.
Gli
sorrise, annuendo graziosamente, come se stessero parlando di qualcosa
di fin
troppo normale. – Esattamente. Passate un buon pomeriggio
insieme, ragazzi. Ci
vediamo questa sera. –
Picchiettò
le unghie lunghe sul petto muscoloso di Ben, seguendo Camille fuori dal
salone.
- Credi
che sia una scelta lasciarli da soli? –
- Non
finiranno con l’ammazzarsi a vicenda, se è quello
che pensi. –
Arricciò
il labbro. – Ho i miei dubbi. –
-
Rilassati, Cam. Sono abbastanza maturi per capire quando non
è il momento di
fare scenate. –
Sgranò
gli occhi, sorpresa. – Credevo che non avrei mai visto il
giorno in cui avresti
detto che Benjamin King è maturo. –
-
Diciamo che lo sto rivalutando -, ammise, - e tutto sommato non
è poi così
male. –
- E? –
- E
cosa? –
- Stai
per confessarmi che comincia a piacerti? –
Le
rivolse un sorriso furbo. – Perché, ho mai detto
il contrario? –
La
oltrepassò, lasciandola senza parole, e si diresse verso lo
scaffale più vicino
per cominciare la loro piccola ricerca storica.
*
-
Katherine ha già un migliore amico, sai? –
Dragomir
gli rivolse un’occhiata perplessa. – Dovrei capire
di cosa stai parlando? –
-
Intendo dire che tutta questa sceneggiata -, gesticolò con
le mani, - sul fare
l’amico protettivo è abbastanza patetica. Lei ha
già Jax per questo. –
Il
bulgaro si guardò attorno.
- Non
mi sembra che Jackson fosse qui. E poi, King, non ha alcun desiderio di
rimpiazzarlo –, tacque per un momento, - non mi interessa
essere il suo amichetto
del cuore. Non dirmi che temi la concorrenza. –
L’implicazione
era evidente e il sorriso che gli stirava le labbra gli faceva venire
ancora di
più voglia di prenderlo a pugni fino a cancellargli
quell’espressione dal
volto.
- Per
nulla, Atanasin, proprio per nulla. –
-
Meglio così. Ci vediamo questa sera, King. –
Gli
voltò le spalle e si allontanò.
Già,
quella serata d’allenamento si prospettava decisamente
interessante.
Aveva
una gran voglia di prendere a pugni qualcosa … o qualcuno.
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo capitolo.
È stata sganciata una bella bomba di parentela come potete
notare; chissà se Alistair si fida davvero di Ruby o se la
sua era solo una
tattica?
Spero che vi sia piaciuto e vi annuncio che dal prossimo
vedremo finalmente l’addestramento.
Piccola curiosità in tema ship: siete team Benjerine o
Katamir?
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Capitolo
9
Sonya
era già all’interno della stanza adibita a
palestra per l’occasione quando il
gruppo di studenti vi mise piede.
Indossava
una tuta scura e portava i capelli biondi raccolti in una sbarazzina
coda di
cavallo.
Era un
cambiamento notevole se si considerava il fatto che solitamente
indossava abiti
-formali e su misura.
Accanto
a lei c’erano tre figure che sistemavano silenziosamente
l’attrezzatura per
l’allenamento.
Miro
Shafiq, il fratello maggiore di Katherine, stava sistemando la zona
fitness e
cardio mentre Rebekah radunava all’angolo dei vari tatami le
protezioni per il
corpo a corpo.
Alphard,
invece, era accanto a Sonya e giocherellava distrattamente con un
blocchetto di
pergamene formato tascabile, uno di quelli che utilizzavano spesso
reporter e
Auror.
La
direttrice si schiarì la gola, riportando
l’attenzione su di sé.
- Sono
lieta di vedervi tutti qui, mi fa capire che avete compreso a pieno
l’importanza di quello che sta accadendo e del vostro ruolo.
Come primo giorno
inizieremo con un po’ d’attività fisica
e qualche breve combattimento in modo
da poter testare a pieno le vostre abilità. –
- Nel
frattempo io mi occuperò di farvi un po’ di
domande sulla sera del ballo. È
solo una formalità, per cui non preoccupatevi –
aggiunse Alphard.
Improvvisamente
la presenza di quel blocchetto acquistava un significato.
Jackson
aggrottò la fronte, perplesso.
-
Credete che qualcuno di noi possa essere coinvolto? –
- Tutto
è possibile. Se non siete coinvolti potreste pur sempre aver
notato qualcosa
che potrebbe aiutarci a capire chi ha messo in atto gli ordini di
Nathaniel. –
- Vi
divideremo in gruppi ogni giorno, cercando di essere il più
equilibrati
possibile. Troverete la lista degli abbinamenti di quest’oggi
appesa all’angolo
non appena avrete finito il riscaldamento – aggiunse Sonya,
sistemandosi in un
angolo insieme ad Alphard.
Chiacchieravano
fittamente, ma da dove erano non riuscivano a capire cosa stessero
dicendo.
Miro
prese il posto della direttrice, gli occhi scuri che si soffermavano
brevemente
su ognuno di loro, - Cominciamo con venti giri di corsa, fatemi vedere
come
state a fiato. –
- Uno
schifo –, borbottò Jackson dando di gomito ad
Alistair che annuì con un
sospiro, - Se l’avessi saputo avrei evitato di fumare prima
di venire qui. –
- Meno
chiacchiere e più azione. Cominciate! –
*
-
Tuo
fratello è un vero e proprio schiavista, sappilo –
sbuffò Alaska, cercando di
stare al passo della compagna di scuola.
Non
aveva mai amato l’esercizio fisico in generale, preferendo di
gran lunga
attività più rilassanti, ma la corsa era in
assoluto la cosa che più detestava.
- Io
continuo a credere che sia una sorta di tortura legalizzata; insomma,
se
fossimo stati creati per correre avremmo avuto una struttura molto
più
aerodinamica – convenne Camille, tenendosi un fianco con la
mano mentre
rallentava l’andatura.
- A me
correre piace – replicò Katherine per tutta
risposta, concentrandosi
sull’impatto che i piedi avevano mentre completava una
falcata dopo l’altra.
-
Questo perché non sei umana, è semplice.
–
-
Chiacchiera di meno e corri di più, Sky. –
Aumentò
l’andatura, affiancandosi a Ruby e Abby che macinavano metri
dopo metri.
Le
doppiò, rivolgendo loro uno sguardo di sfida al quale
risposero seguendola a
ruota.
-
Fantastico, adesso si mettono anche a gareggiare. Vogliono umiliarci
del tutto.
–
Camille
le indicò un punto alle loro spalle.
-
Guarda quei due, sembra che stiano persino peggio di noi. –
In
effetti Christopher e James erano già madidi di sudore e
visibilmente affannati
seppure solo all’ottavo giro.
Rallentarono,
accostandosi ai ragazzi.
-
Sembrate scattanti come due ottantenni. –
-
Simpatica, Sky, veramente simpatica. E ti informo che sono
incredibilmente
attraente per essere un vecchietto – constatò
James, inarcando un sopracciglio.
-
Immagino di sì, se consideri che a una certa età
i problemi di vista dovuti
alla cataratta aumentano sensibilmente. –
-
Baizen, richiama la tua ragazza. –
Sia lui
che Alaska avvamparono, mentre Camille sorrideva con l’aria
di chi la sapeva
lunga.
-
Guarda che noi non stiamo mica … -
- Mica
insieme, no di certo. –
- Ah,
giusto. Chissà perché mi era venuta in mente
un’idea così stramba. –
Lui e
Camille ridacchiarono, lasciando la coppia in palese imbarazzo a
borbottare
chissà cosa.
*
-
Sii
ragionevole, Miro. Capisco che ce l’hai con me per quella
storia di Emily, ma
questo è vero e proprio accanimento. –
Miro
gli rivolse un’occhiata perplessa.
-
Emily? –
Alistair
annuì. – Emily Jordan, tre anni fa. Insomma, non
è un periodo troppo lungo per
accanirsi così tanto? –
- Ah,
Emily Jordan. Pensa, non me la ricordavo neanche. –
Emise
uno sbuffo incredulo. – Sì, certo, e allora a cosa
devo questo trattamento?
Insomma, trenta flessioni e venti piegamenti dopo più di
mezz’ora di corsa? Non
può essere un allenamento comune. –
- No,
infatti -, convenne, - ma se vuoi posso farti fare il mio solito
allenamento:
dieci chilometri, cinquanta flessioni e sessanta piegamenti. Poi
ovviamente si
passa al tapis roulant e ai pesi. –
Alzò
gli occhi al cielo, sbuffando.
- Come
non detto, mi tengo questo, grazie tante. –
Quando
il ragazzo si fu allontanato, si rivolse a Jax e Ben.
- Io
continuo a sostenere che ce l’ha con me per via di Emily.
–
- O
magari non ti tollera e basta – concluse Benjamin, intento ad
allungare i
muscoli di polpacci e glutei prima di cominciare le sue serie.
- Il
che sarebbe davvero imperdonabile. Sei una persona così
amabile, veramente
squisita, e nient’affatto egocentrica. –
- Già,
un vero ragazzo d’oro. –
- Così
disponibile. –
-
Affettuoso. –
- Per
bene. –
-
Dolce. –
-
Ragazzi? –
- Sì? –
replicarono in coro.
-
Andate a farvi fottere … sul serio. –
Jackson
replicò con un sogghigno. – Quello di sicuro, ma
più tardi. –
Benjamin
invece era intento a osservare Katherine piegarsi
nell’eseguire gli squat.
Doveva
dire che cominciava sinceramente ad apprezzare i pregi dei pantaloni da
fitness: le aderivano come una seconda pelle e non lasciavano proprio
nulla
all’immaginazione.
-
Magari – mormorò, trasognato.
*
Abby
fece capolino da dietro JJ, cercando di scorgere la lista degli
abbinamenti al
di sopra della spalla della ragazza.
Ruby
|
Camille
|
Abigail
|
Christopher
|
Katherine
|
JJ
|
Alaska
|
James
|
Alistair
|
Benjamin
|
Jackson
|
Dragomir
|
-
Ehy,
Christopher, sembrerebbe che siamo capitati in coppia! –
-
Fantastico. Combatti come corri? –
Gli
rivolse un sorrisetto furbo, lasciando luccicare gli occhi verde grigi.
- Non
ti resta che provare per scoprirlo. –
Sospirò,
alzando gli occhi al cielo.
Di
tante compagnie possibili gli era toccata propria una delle ragazze
più
competitive di tutta l’Accademia.
La
seguì sul tatami e la fronteggiò.
Abby
era rapida e flessuosa esattamente come quando correva, ma dopo i primi
colpi
messi a segno notò che tendeva a muoversi sempre allo stesso
modo.
Era
ripetitiva, colpiva nella stessa traiettoria ed utilizzava sempre le
stesse
mosse.
Era
diventato facile prevederla e anticiparla.
La mise
ko tre volte prima che Miro interrompesse il combattimento e
indirizzasse Abby
verso l’area cardio.
- Non
ti facevo così in gamba, Baizen –,
constatò Miro, - Sei una vera rivelazione. –
Il che
detto da lui, che era una specie di macchina da guerra nascosta nel
corpo di un
ventenne, era un gran complimento.
- È la
prima volta che combatto -, ammise, - ma seguire i suoi movimenti era
semplice.
–
-
Perché combatte in modo rigido e schematico. È il
modo migliore per finire a
terra o, nel mondo reale, lasciarci le penne. –
Già e
mai come in quei giorni dovevano avere a che fare con il
“mondo reale”.
- Con
chi riprendo ad allenarmi? –
- Per
il momento riposati e guarda gli altri, prova a farti un’idea
su di loro come
hai fatto con Abby. Avrai tempo per affrontarli nei prossimi giorni.
–
Annuì,
accomodandosi in un angolo e appoggiando la schiena al muro.
Notò
subito che JJ colpiva con foga e impeto, mentre Katherine adottava un
tipo di
combattimento basato sull’imprevedibilità e
l’originalità.
Vide un
paio di mosse che ebbe l’impressione la compagna si fosse
inventata sul
momento.
Era
originale, imprevedibile, sarebbe stata un’avversaria
difficile da battere.
Benjamin
invece metteva il corpo e la stazza più che la tecnica, ma
si vedeva che si
tratteneva probabilmente a causa dell’avere uno dei suoi
migliori amici come
compagno di scontro.
Alistair
era sinuoso e repentino, schivava e colpiva a ripetizione, controllando
bene la
respirazione.
Era in
parità, con un ko ciascuno, quando interruppero il
combattimento e Al si
diresse verso Ruby, che tendeva una mano per aiutare Camille a
rialzarsi in
piedi.
Ne
avrebbero viste delle belle con quei due.
*
-
Sei
brava nel corpo a corpo. –
Ravviò
una ciocca color sangue, rivolgendo un sorriso soddisfatto al ragazzo
che si
era fermato ad osservare lo scambio di colpi tra lei e Camille.
Erano
anni che si allenava con impegno per essere sempre al meglio.
Una
ragazzina doveva imparare a lottare con le unghie e i denti se voleva
farsi
strada da sola in un mondo duro e ostile.
- Dimmi
qualcosa che non so. –
- Ma
come siamo sicure di noi -, la sbeffeggiò Alistair, -
Chissà se riesci a
battere anche qualcuno che sa come muoversi su un tatami. –
- Vuoi
proprio che ti sbatta a terra? –
- O
magari sarò io a sbatterti. –
Rimase
momentaneamente interdetta, colta alla sprovvista da quella battuta
maliziosa.
O
magari era semplicemente lei che ci vedeva della malizia, conoscendo la
persona
con cui aveva a che fare.
Magari
Ryle si stava solo divertendo a metterla in imbarazzo.
- Ne
riparleremo quando il tuo culo sarà sul tatami –
sentenziò, mettendosi in
posizione.
Attese
pazientemente che il ragazzo si sfilasse le scarpe da ginnastica e si
sistemasse di fronte a lei.
Si
scambiarono un saluto formale e si misero in posizione.
-
Cercherò di non farti troppo male. –
- Muoviti,
Ryle, sarà un piacere prenderti a calci. –
Scattò
in avanti, muovendosi rapido e aggraziato, con movimenti sinuosi e
repentini
come quelli di un serpente all’attacco.
Schivò
il primo fendente con facilità, ma il secondo
impattò contro il suo zigomo, facendola
barcollare all’indietro.
Sfiorò
appena la pelle contusa con la punta delle dita e storse il naso, colta
da una
lieve fitta di dolore.
Alistair
parve come paralizzarsi e si sporse verso di lei, allungando una mano,
l’espressione preoccupata sul bel volto e gli occhi verdi
sgranati.
- Non
pensavo di aver colpito così forte. Ti ho fatto male? Non
vole … -
Non gli
lasciò finire la frase e colpì a sua volta con
una presa efficace che lo
proiettò a mezz’aria e lo fece finire a terra.
- Mai
distrarsi, Ryle -, sorrise soddisfatta, - Dimmi, è comodo il
tatami? –
*
-
Dovresti aprirti, lo vedo che non stai bene. –
JJ
schivò un diretto di Katherine, portandosi fuori traiettoria.
- Non
dirmi cosa dovrei fare, io non l’ho mai fatto con te
– rimbeccò, accennando
distrattamente agli avambracci coperti dalle lunghe maniche scure.
Katherine
trasalì appena, sfiorando inconsapevolmente l’orlo
della manica sinistra.
Ogni
volta che aveva uno dei suoi attacchi le lunghe unghie laceravano la
pelle
alabastrina degli avambracci, affondando fino a far comparire sottili
striature
rosse.
Chiunque
avesse assistito ad almeno uno dei suoi attacchi lo sapeva, ma nessuno
ne
faceva mai parola.
- Io
non mi nascondo dietro al dolore come se nessuno potesse capirmi.
–
- Tu
non sei me, Shafiq, quindi non pretendere che mi comporti come faresti
tu. –
- Sei
così testarda –, sbuffò colpendola con
un calcio laterale, - Chiedere aiuto non
è una debolezza. –
Ricambiò
il colpo con una ginocchiata.
-
Magari non ho voglia di chiedere aiuto a nessuno. –
Katherine
strinse gli occhi, trattenendo un gemito quando avvertì
l’articolazione
affondare all’altezza della bocca dello stomaco.
Adesso
sì che era arrabbiata.
Fece
per scagliarsi in avanti, ma trovò un petto largo e
muscoloso davanti a lei.
Alzò lo
sguardo a incontrare due iridi profonde che la guardavano con una lieve
traccia
d’apprensione.
-
Questo è un allenamento, non un gioco al massacro, ritirate
gli artigli
gattine. –
- Ci
stavamo allenando, Benjamin –, borbottò JJ, - non
serve che tu accorra come una
specie di principe azzurro – concluse, voltando loro le
spalle e dirigendosi
verso gli spogliatoi.
Benjamin
inarcò un sopracciglio, - Si può sapere che
accidenti le è preso? –
-
Stavamo parlando e non credo le sia piaciuto quello che avevo da dirle.
–
-
Parlando? A me sembrava che più che altro vi steste
pestando. –
Allontanò
una ciocca dal volto con un gesto seccato.
- E
quindi hai pensato di intervenire? Cos’è, pensavi
che avessi bisogno di aiuto?
Nel caso ti fosse sfuggito, King, so combattere da sola le mie
battaglie. –
Lo
oltrepassò, assestandogli una spallata, sparendo a sua volta
verso lo
spogliatoio femminile.
Alzò
gli occhi al cielo, incredulo.
Donne,
chi le capiva era bravo.
*
-
Giuro
che se mi ha sfregiato il viso lo ammazzo –
ringhiò Jackson, cercando di
allontanare la sacca di ghiaccio dal naso.
Rebekah
però opponeva una resistenza determinata.
- Devi
tenere la sacca premuta se vuoi evitare che si gonfi come una
mongolfiera. –
-
Oltretutto se fossi in te non farei minacce a vuoto; è
grosso come un troll e
direi che ti ha gonfiato per bene – constatò
Alistair, sforzandosi palesemente
di non scoppiare a ridere.
- Disse
quello che si è fatto prendere a calci da una ragazza.
–
Accusò
la frecciatina, storcendo il naso.
- Non c’è
affatto bisogno che me lo ricordi. –
- Direi
che con il ghiaccio può bastare, mi stai congelando la
faccia – aggiunse,
rivolgendosi alla sorella.
Rebekah
allontanò la sacca controvoglia, osservando il volto del
fratello.
Il
diretto di Dragomir si era infranto sul suo naso con precisione, ma
sebbene
gonfio il naso non era livido.
- Non c’è
frattura -, annunciò, - quindi dovrebbe sgonfiarsi tra un
paio di giorni. –
-
Rendiamo grazie a Merlino –, sentenziò Benjamin
giunto sul momento, - Non avrei
sopportato giorni e giorni di lamentele sulla sua bellezza deturpata.
–
La
rispostaccia di Jackson venne interrotta dalla voce di Sonya che li
richiamava
all’ordine.
Raggiunsero
il centro della sala, sistemandosi in semicerchio.
- Abbiamo
avuto modo di constatare il vostro livello di base e, se alcuni sono
abbastanza
avanti nella preparazione, gli altri dovranno recuperare un
po’ di forma
fisica. Avrete tempo di migliorare nel corso dei prossimi incontri. Il
prossimo
allenamento sarà tra due giorni, stesso posto stessa ora.
Potete andare –
concluse.
*
-
Ho
visto un po’ di tensione nel tuo allenamento con Jamie.
–
Si
voltò verso Dragomir, che aveva allungato il passo per
affiancarla nella strada
verso il dormitorio.
- Già,
non è stato un momento particolarmente edificante.
–
- Ti va
di raccontarmi cosa è successo? – chiese,
passandole un braccio intorno alle
spalle con nonchalance.
Ci mise
un paio di secondi a rilassarsi sotto la morsa di quel contatto.
Dopo
averlo visto combattere Dragomir le appariva ancora più
grosso e letale di
quanto non fosse.
Eppure
era gentile con lei, pronto all’ascolto.
- Ho
semplicemente fatto notare a JJ che chiudersi nel dolore non porta a
nulla. –
-
Immagino che prendere a calci e pugni durante una discussione aiuti a
rafforzare il concetto -, rise, - ma non credo che questa volta sia
servito a
molto. –
Rimase
interdetta.
Non
credeva di aver mai sentito ridere Dragomir.
Di
solito se ne stava sulle sue, le poche volte che sorrideva lo faceva in
modo
sghembo e velatamente ironico.
Eppure
quella volta aveva riso di gusto, lo si capiva dalla
genuinità con cui gli era
sgorgata quella risata.
- Perché
mi fissi come se fossi un cane a tre teste? –
- Credo
di non averti mai sentito ridere prima d’ora, non in modo
sincero perlomeno. –
- Non c’era
mai stato molto per cui ridere; non so se l’hai notato, ma
non piaccio molto da
queste parti – la rimbeccò, stringendosi nelle
spalle.
- A me
piaci. –
Le
rivolse un sorriso sghembo, fissandola dritta nelle iridi nocciola, -
Anche a
me piaci. –
Fu un
attimo e Katherine sentì le labbra sottili del ragazzo
posarsi sulle sue.
Rimase
interdetta, realizzando a malapena che tutto sommato Dragomir baciava
bene, per
poi ritrovarsi a fissarlo nuovamente negli occhi.
C’era
un’espressione strana nel suo sguardo, qualcosa che non vi
aveva mai visto.
- Perché?
–
Si
diede mentalmente dell’idiota.
Poteva
uscirle una domanda più stupida tra le centinaia che avrebbe
potuto fare?
Dragomir
si strinse nelle spalle. – Te l’ho detto, mi piaci.
–
Poi,
repentinamente come l’aveva baciata, le augurò la
buonanotte e si diresse verso
il dormitorio maschile.
Rimasta
sola, non le rimase che varcare l’ingresso di quello
femminile.
Era
ancora frastornata quando si fece scivolare sotto le coperte
dell’ampio letto a
baldacchino.
Merlino,
quella giornata era stata davvero strana.
Spazio
autrice:
Eccoci
qui con il nuovo capitolo, perdonate l’attesa ma è
stato un periodo di fuoco. A breve aggiornerò anche tutte le
mie altre storie. Abbiamo
una piccola scena Katamir che potrebbe voler dire tutto o nulla, ma che
vi
assicuro assumerà tutto un significato nei prossimi capitoli
… Oltretutto nel
prossimo capitolo ci sarà un avvenimento decisamente
inaspettato che sconvolgerà
un bel po’ i nostri ragazzi. Ebbene sì, sono in
modalità criptica, ma vi tocca
sorbirmi così per evitare spoiler fastidiosi.
Spero di riuscire ad aggiornare entro la fine della
settimana.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Capitolo
10
Riaprì
gli occhi e si stiracchiò, gemendo silenziosamente.
L’allenamento
della sera precedente l’aveva a dir poco distrutta e il suo
corpo protestava
sonoramente all’idea di affrontare un’intera
giornata di lezioni.
-
Ditemi che non sono l’unica a essere a pezzi. –
- Non
riesco a muovere neppure un muscolo, quindi direi che siamo in due
– mormorò
Camille.
JJ ed
Abby erano già in piedi, fresche come rose, intente ad
indossare la divisa
dell’Avalon.
-
Secondo me non sono umane – sussurrò Alaska,
mettendosi a sedere controvoglia e
scoccando un’occhiata alla sveglia sul comò, - Per
le mutande di Merlino, è
tardissimo. –
- Non
potevate avvisarci? –
-
Avremmo potuto -, convenne Abby, - ma così ci saremmo perse
l’occasione di
vedervi scapicollare per non fare tardi a lezione. –
- Molto
divertente, voi sì che siete delle vere amiche. –
Mimò un
bacio a mezz’aria. – Non c’è
di che, dolcezza. –
Trascinò
il corpo stanco fin sotto la doccia, ascoltando Camille che imprecava
cercando
di recuperare tutti i libri sparsi in giro per la stanza.
Doveva
ammettere che nessuna delle quattro era particolarmente ordinata, ma in
quel
periodo la loro stanza era simile a un campo di battaglia dopo
l’esplosione di
una bomba.
Certo,
dopo tutto quello che era successo in quei giorni nessuno avrebbe
potuto
biasimarle: la loro testa era da tutt’altra parte.
Sentì
Camille bussare contro la porta del bagno.
- Sky,
stai consumando un’altra volta tutta l’acqua calda?
–
Richiuse
il rubinetto, colta in flagrante.
-
Assolutamente no, stavo mettendo la crema – mentì.
Ricordava
con precisione come aveva reagito Camille quando la settimana prima
l’aveva
costretta a una doccia fredda.
Beh,
non era stata affatto una bella scena.
La
dolce Cam era diventata una vera e propria iena e per qualche breve
istante
Alaska aveva temuto davvero di essere Schiantata.
Le
lasciò il bagno, vestendosi alla velocità della
luce, e afferrò al volo la
borsa in pelle di drago.
Jamie
inarcò un sopracciglio, divertita.
-
Cerchi di scappare? –
-
Ovvio. Non può Schiantarmi in piena mensa, ha una
reputazione da brava ragazza
da difendere. –
Richiuse
la porta della loro stanza proprio mentre l’urlo di Camille
superava la
barriera del suono.
- SKY!
–
Corse
giù per la rampa di scale, finendo con il travolgere in
pieno un povero
malcapitato sbucato dal dormitorio maschile.
Non
caddero solo grazie alla prontezza di riflessi del ragazzo, che
mantenne
l’equilibrio e le strinse le braccia intorno alla vita.
- Dove
corri, terremoto? –
Volse
lo sguardo verso Jackson, sorridendo malandrina, - Fuggo da Camille e
dalla sua
rabbia da doccia fredda. –
- Ah -,
sorrise a sua volta, - Sì, conosco quella situazione. Anche
se di solito io
scappo da Alistair. –
La voce
di Christopher precedette la sua comparsa.
- Chi
sta scappando da chi? –
Alaska
lo vide sgranare gli occhi, soffermandosi sulle mani di Jax poggiate
sulla sua
vita.
Appariva
decisamente sorpreso e, all’apparenza, sconcertato.
- Che
sta succedendo? –
-
Alaska mi è saltata addosso – scherzò
Jackson.
Pessima
scelta.
Decisamente
pessima.
Le
iridi azzurre di Christopher si assottigliarono.
- Ah,
sì? Bene, se volete scusarmi vado a mensa. –
Li
oltrepassò fissando ostentatamente dritto davanti a
sé.
-
Christopher … -
Niente,
non diede segno di averla sentita.
-
Magari è la volta buona che si decide a prendere in mano la
situazione –
sentenziò Jackson, ravviandosi i capelli.
- In
che senso? –
- Nel
senso di ammettere che gli piaci, Sky. Insomma, è sotto gli
occhi di tutti,
dovrebbe davvero darsi una mossa … sei troppo carina per
essere lasciata in
sospeso – concluse, rivolgendole un cenno del capo e
dirigendosi a sua volta
verso la sala mensa.
Rimase
sola a metabolizzare la cosa.
Piaceva
a Christopher.
L’avevano
capito tutti tranne lei.
*
-
Alphard ti ha interrogato ieri? –
James
annuì, giocherellando distrattamente con il cibo nel piatto.
- Cosa
ti ha chiesto? –
-
Solite cose: dov’ero in quel momento, cosa stavo facendo e se
avevo visto
qualcosa di sospetto. –
- E tu?
–
- Io
cosa, Kat? –
- Hai
visto qualcosa di strano? –
Scosse
la testa.
-
Niente di diverso dal normale, ma per la maggior parte del tempo sono
stato a
giocare a Magipoker con Abby; eravamo lontani dall’uscita
esterna. –
Annuì,
pensierosa.
Era da
un po’ di tempo che ci pensava e cominciava a credere che la
sua supposizione
fosse corretta.
Per
prendersi il rischio di agire in quel momento, Nathaniel doveva essere
sicuro
di portare a termine l’obiettivo … doveva avere
una spia tra di loro.
Ma chi?
Escluse
all’istante Jamie e Jackson, la prima aveva perso i suoi
genitori e il secondo
non l’avrebbe mai tradita in quel modo.
Abby e
James erano insieme, non avrebbero potuto avvisare Nathaniel sul
momento
migliore per agire.
Benjamin
stava ballando con lei in quel momento ed Al e Camille erano impegnati
a
intrattenere gli ospiti nella speranza di scoprire qualcosa.
Gli
unici che erano rimasti soli e avrebbero potuto agire erano Ruby e
Dragomir.
Indugiò
prima su una e poi sull’altro.
Chi dei
due faceva il doppio gioco?
*
-
Non
ti ruberò molto tempo, Alistair. –
Annuì,
osservando Alphard Van der bilt comodamente seduto sulla poltrona dello
studio
che gli era stato assegnato.
-
Nessun problema, Trasfigurazione non è una delle mie materie
preferite. –
-
L’interrogatorio è solo una formalità,
ma pur sempre necessaria. Hai visto
qualcosa di strano al ballo? –
Scosse
la testa.
Il
ballo era stato niente più che un ballo come tutti quelli
degli anni
precedenti: musica, gossip, qualcuno un po’ ubriaco o su di
giri.
-
Nessun potenziale omicida. –
-
Dritto al punto, mi piace -, approvò, - E che mi dici dei
tuoi compagni di
scuola? C’è qualcuno di cui non ti fidi?
–
Beh,
c’era Ruby che non voleva parlare di quello che era successo
nei giorni di
prigionia in mano a Nathaniel … e per giunta aveva un
fratello tra le fila di
quello psicopatico.
E poi
Dragomir, che se ne stava sempre sulle sue ed era dannatamente
inquietante.
E
infine Sebastian, suo fratello, che sembrava non volersi esporre troppo
palesemente contro Nathaniel.
Tre
sospettati, ma nessuna prova inoppugnabile.
- No,
perlomeno nessuno che accuserei senza prove. –
Alphard
lo soppesò per un istante, poi annuì.
- Bene,
è tutto. Se ti viene in mente qualcos’altro sai
dove trovarmi. –
*
-
Ruby
Cassel è richiesta dalla direttrice Wilson –
annunciò uno studente del terzo
anno, facendo capolino nell’aula di voodoo, - è
urgente. –
Si alzò
in piedi, sentendo gli sguardi su di sé.
Fantastico,
proprio quello di cui aveva bisogno, altra attenzione su di
sé.
-
Cassel, vai pure, ma ricordati di portare quei trenta centimetri di
pergamena
per la prossima volta. –
Annuì,
infilando alla rinfusa le sue cose nella borsa.
Se
Sonya la chiamava nel bel mezzo della lezione significava che era
successo
qualcosa d’importante.
Percorse
il corridoio a passo svelto, mentre la curiosità la divorava
lentamente.
Bussò
piano, ricevendo all’istante il permesso di entrare.
All’interno
dello studio Sonya e Alphard erano seduti vicini, intenti a osservare
un
elegante rotolo di pergamena come se volessero incenerirlo con lo
sguardo.
- Mi
hai fatta chiamare, Sonya? –
-
Nathaniel ci ha inviato una missiva pochi minuti fa -,
esordì la donna, -
chiedendo un abboccamento. –
- E io
cosa c’entro? –
- Richiede
anche la tua presenza; dice che senza di te non se ne fa nulla. Il
motivo è
evidente, ma la decisione sul partecipare o meno spetta solo ed
unicamente a te
-, replicò Alphard, - Ovviamente saresti protetta e lui non
potrebbe
avvicinarsi a te. Saresti perfettamente al sicuro, è
importante che tu ne sia
consapevole, Ruby. –
- Ed è
altrettanto importante che tu decida nella massima libertà
– aggiunse Sonya,
lanciando un’occhiata significativa all’uomo
accanto a lei.
Alphard
scrollò le spalle, abbozzando un lieve sorriso.
Tra i
due era quello che sembrava più propenso al coinvolgerla, ma
del resto tutti
sapevano quanto fosse impulsivo.
- Posso
farlo. –
- Ne
sei sicura? –
-
Nessun problema, Sonya. Sarà come una grande riunione di
famiglia, non vedo l’ora
– ribattè, con un sarcasmo tanto pesante che quasi
ci si poteva camminare
sopra.
- L’abboccamento
è previsto per questa sera alle nove, nei pressi
dell’ingresso principale dell’Accademia.
Sarai circondata da Auror e per nessuna ragione al mondo dovrai
avvicinarti a
lui … o a tuo fratello. –
Sgranò
leggermente le iridi grigio pallido.
Nathaniel
poteva essere molte cose, ma dubitava seriamente che le avrebbe mai
fatto del
male.
Quanto
a Gabriel … beh, si sarebbe fatta staccare la testa a morsi
piuttosto che
essere costretta a farsi toccare nuovamente da lui.
- Dopo
il nostro ultimo incontro non ho problemi a promettere che non mi
avvicinerò
mai più volontariamente a mio fratello. –
- Non
basta. Dovrai anche promettere di non agire di testa tua, non possiamo
permetterci azioni avventate. –
Buffo,
detto da “mr faccio quello che mi passa per la testa senza il
minimo preavviso”.
Sonya
sembrava aver pensato alla stessa cosa perché un sorrisetto
divertito le aveva
stirato le labbra rosa scuro.
- Lo
giuro. Ora, visto che mi si prospetta una simpatica serata tra
psicopatici,
posso avere una giustificazione per saltare le ultime ore di lezione?
–
Sbattè
le ciglia lunghe, stendendo il palmo verso di loro con evidente pretesa.
La
direttrice la compilò con la sua calligrafia precisa e le
tese il foglietto
svolazzante che avrebbe dovuto consegnare il giorno seguente al docente
di
Pozioni.
Lo
intascò, rivolse loro un cenno del capo, ed uscì
dallo studio.
Proprio
quando sembrava che le cose andassero leggermente meglio
all’improvviso si
ritrovava catapultata in un casino ancora più grande.
Merlino,
quanto odiava la sua vita.
*
Finalmente
era riuscita a trovarlo.
Sembrava
che non avesse fatto altro che evitarla dall’inizio della
giornata.
-
Christopher … -
Continuava
a far finta di non sentirla.
Merlino,
quanto odiava quel comportamento.
Gli si
mise davanti, incrociando le braccia al petto e fissandolo
risolutamente, -
Christopher Ian Baizen! Tu adesso ti decidi a darmi retta e smetti di
far finta
che io non esista. –
Sbuffò,
fissandola corrucciato. – Cosa vuoi, Alaska? –
Alaska.
Non la
chiamava così dalla prima settimana del loro primo anno.
-
Quello che hai visto questa mattina non era altro che io che travolgevo
Jackson
per scappare da Camille e dagli effetti della sua doccia fredda. Non
c’è nulla
tra noi, non mi piace Jackson né io piaccio a lui, hai
frainteso tutto. –
Lo vide
inarcare un sopracciglio, sorpreso.
-
Quindi quando ha detto che gli eri saltata addosso stava semplicemente
scherzando? –
Annuì.
- Non
vi ho interrotti mentre … -
Scosse
la testa con vigore.
-
Merlino, no, che schifo! –
Sorrise,
rinfrancato dalla reazione della ragazza.
-
Quindi ho fatto una figura da idiota. –
- Già,
da idiota geloso -, convenne, - Anche perché a me piaci tu.
–
Ecco
fatto, finalmente l’aveva detto.
Lo vide
interrompersi a metà della frase, incredulo.
- Cosa?
–
Sospirò,
alzandosi in punta di piedi, e gli stampò un lieve bacio a
fior di labbra.
- Così
è più chiaro? –
Vide
l’azzurro nei suoi occhi tingersi di una strana sfumatura
più profonda, mentre
si chinava su di lei e le cingeva la vita, attirandola a sé.
-
Chiarissimo – le sussurrò a fior di labbra, per
poi baciarla.
Chiuse
gli occhi, lasciandosi andare in balia delle sensazioni che quel
contatto le
provocava.
Lei e
Christopher.
Era
tutto così tremendamente giusto.
*
Ben
si
fece scivolare sulla sedia accanto agli amici, intenti a studiare in
biblioteca.
- Ho
visto che si sta radunando parecchia gente all’interno
dell’Accademia. Avete
idea di cosa stia succedendo? –
Alzando
lo sguardo dal tema di Storia della magia, Jackson scosse la testa.
Erano
decisamente poco collaborativi quel pomeriggio.
Possibile
che la cosa non li incuriosisse affatto?
- Al? –
- Sto
studiando. –
-
Questo lo vedo -, roteò gli occhi, - ma puoi fermarti per
una manciata di
secondi e partecipare attivamente alla conversazione? –
Doveva
aver alzato fin troppo la voce perché la bibliotecaria stava
puntando dritta
verso di loro.
-
Signor King, questa è una biblioteca! –
- Sì,
la presenza di tutti quei libri e il cartello all’ingresso
della sala me lo
avevano fatto intuire – ribattè, sorridendo
sfrontato.
La
signora Price storse il naso borbottando qualcosa che suonava come
“tale e
quale a suo padre”.
- Tenga
la voce più bassa – concluse, tornando alla sua
postazione ma continuando a
guardarlo male.
- Ragazzi
…? –
Jackson
sbuffò sonoramente, folgorandolo con
un’occhiataccia.
- Se ti
presto attenzione per qualche secondo, Ben, poi mi lascerai finire
questo
stramaledettissimo compito? –
-
Dipende. –
Alistair
chiuse il libro di scatto.
–
Dannazione, studiare con voi è praticamente
impossibile. Di cosa stavi blaterando con tanto entusiasmo, Ben?
–
- Stavo
dicendo che si stanno radunando un sacco di Auror all’interno
dell’Accademia ed
è quantomeno strano. Sembra che stia per succedere qualcosa
di grosso. –
Alistair
socchiuse le iridi verdi, meditabondo.
Poi
spinse la sedia all’indietro e si alzò di scatto
come se avesse appena
realizzato qualcosa d’incredibilmente importante.
-
Alistair, che succede? –
- Ci
vediamo più tardi in dormitorio –
sentenziò.
Benjamin
e Jackson si scambiarono un’occhiata perplessa.
Che
accidenti stava succedendo?
*
Era
seduta
sui gradini della torre est, la più alta
dell’edificio, quando sentì un rumore
di passi che risalivano la scala a chiocciola con velocità.
Riprese
ad attorcigliare la catenella che teneva attorno al collo, osservando
l’opale
grigio incastonato nel ciondolo.
Lo
possedeva da quando era nata, il primo e ultimo regalo di suo padre.
Era
bellissimo e strano, viste le migliaia di sfumature di differente
colore che
assumeva quando era esposto direttamente alla luce.
Le
ricordava tremendamente se stessa.
- Ero
sicuro che ti avrei trovata qui. –
Si girò
verso di lui, sorridendo beffarda.
- Ryle,
cosa c’è, stai per confessarmi di essere
segretamente innamorato di me e di
seguirmi come uno stalker in giro per l’Accademia? –
- Per
favore, Cassel, non sopravvalutarti così tanto -, la
rimbeccò sedendole
accanto, - Ti stavo solo cercando perché penso che tu sappia
cosa sta
succedendo qualche piano più sotto. –
- Tu
pensi? Wow, dovrei allertare la stampa e dare questa notizia
strabiliante. –
Sorprendentemente
non provenne nessuna replica sarcastica dal ragazzo, anzi una risata
divertita
le giunse alle orecchie.
- Il
fatto che tu riesca a pensare fa ridere anche te? –
- No -,
la contraddì, - quello che mi fa ridere è che
reagisci sempre in questo modo
quando vieni messa di fronte a un discorso che non vuoi affrontare.
Cerchi di
farmi perdere la calma nella speranza di farmi dimenticare del
perché sono qui,
ma ti avviso che la cosa con me non funziona. Sono cresciuto con un
padre
bipolare e un fratello che è un vero stronzo, ho un certo
autocontrollo. –
Il
pensiero che Alistair Ryle fosse la persona che più di ogni
altra era in grado
di capirla la sconcertava tremendamente.
- Sono
riuscito a zittirti? Wow, deve essere una sorta di record. –
- D’accordo,
magari so davvero cosa sta succedendo, ma non credo che sia saggio
dirtelo –
ammise.
- Perché?
–
- Perché
se te lo dicessi poi vorresti venire anche tu e non sarebbe una scelta
…
salutare. –
Fece
per alzarsi, ma la mano di Alistair le si chiuse sul polso e
l’attirò
nuovamente giù. Questa volta erano più vicini e
il ragazzo la bloccava contro
la parete con buona parte del corpo.
Si
sorprese a notare che la sfumatura delle sue iridi non era di un
semplice
verde, ma si impreziosiva di piccole pagliuzze color oro e ambra.
Era
incredibile come una persona con quel caratteraccio potesse avere occhi
tanto
belli.
- Dimmi
di cosa si tratta. –
- D’accordo
– cedette. – Nathaniel ha richiesto un abboccamento
per questa sera e Sonya ha
accettato … l’unica condizione posta era che fossi
presente anche io. –
-
Voglio esserci anche io. –
Lo
sapeva.
Poteva
quasi prevedere quello che avrebbe fatto o detto Alistair.
Avrebbe
voluto fargli notare che era quasi impossibile che Sonya accettasse e
che non
era sicuro per lui, che avrebbe fatto meglio a non immischiarsi e a
lasciare
che fossero loro a risolvere tutto quanto.
Eppure
quando aprì bocca non uscì nulla di tutto quello.
- Perché?
–
- Perché
non credo sia giusto che tu sia l’unica a rischiare
così tanto. Ci sarò anche
io; Sonya dovrà darmi retta, sono pur sempre un Ryle.
–
Già, lì
all’Avalon essere un Ryle, un Wilson o un Van der bilt era
quasi l’equivalente
di essere di stirpe reale.
L’Accademia
si era retta per decenni sulle solide basi economiche e politiche di
quelle tre
famiglie.
E per
giunta era maggiorenne.
Sonya
avrebbe protestato, battuto per un po’ i piedi, e provato a
farlo desistere ma
alla fine avrebbe dovuto acconsentire.
- L’abboccamento
è alle nove all’ingresso principale – lo
informò.
- Ci
sarò – assicurò, fissandola dritta
negli occhi.
Una
sensazione calda zampillò nel suo petto, qualcosa di molto
simile all’affetto.
Per un
folle istante si chiese cosa sarebbe successo se si fosse sporta in
avanti e lo
avesse abbracciato.
Avrebbe
ricambiato la stretta o si sarebbe ritratto con una frecciatina
pungente?
Decise
di non scoprirlo.
-
Perfetto, allora a stasera. –
- A
stasera. –
Sentì
la presa sul suo polso allentarsi e lo vide allontanarsi da lei.
Era
libera di andare e fu proprio quello che fece.
In quel
momento stare vicina ad Alistair la confondeva e mai come quella sera
avrebbe
avuto bisogno di tutto il suo autocontrollo per mantenere la
lucidità
necessaria ad affrontare Nathaniel e Gabriel.
*
Erano
le nove in punto quando si avvicinarono ai cancelli
dell’Avalon.
Lilian
e Gabriel camminavano subito dietro di lui, una a sinistra e
l’altro a destra,
mentre una decina dei loro uomini rimaneva nelle retrovie.
Scorse
una ventina di Auror sistemati nell’ampio parco della scuola
e chissà quanti
nascosti nell’ombra.
Sonya
era di fronte al cancello con Ruby sistemata al suo fianco.
Poco
dietro di loro stavano Alphard e il giovane figlio di Baron.
-
Finalmente incontro nuovamente le due donne più importanti
della mia vita -,
esordì sorridendo, - perché la mia sorellina e la
mia incantevole figlia non si
avvicinano un po’ di più? –
Il
mormorio che si levò dalle fila dei suoi avversari rese
palese quello che
sospettava da tempo: Sonya non aveva mai rivelato a nessuno il legame
che c’era
tra lui e Ruby.
I suoi
figli avevano preso il cognome materno, ma restavano pur sempre sangue
del suo
sangue e quelle iridi grigie rendevano palese la loro parentela.
Sentì
il sorriso allargarsi ancora di più.
Chi
attacca per primo attacca due volte.
-
Piuttosto che avvicinarmi a te mi farei staccare la testa a morsi
– lo rimbeccò
Ruby.
-
Attenta a ciò che desideri, sorellina, potrebbe sempre
avverarsi – osservò la
voce bassa e vibrante di Gabriel.
Alzò
una mano a intimare il silenzio.
Era
stato chiaro: quella trattativa l’avrebbe portata avanti lui
e solo lui.
-
Arriva dritto al punto Nathaniel, non siamo qui per i tuoi giochetti.
–
- Amico
mio, è qui che ti sbagli. Voi siete qui perché
è esattamente qui che vi voglio.
–
Sonya
sospirò, folgorandolo con i suoi profondi occhi.
Gli
sembrava più bella ogni volta che la incontrava.
Era un
vero peccato che le cose fossero andate in quel modo.
Proprio
un peccato.
- Come
immagino molti di voi sanno, la successione dell’Avalon ha
una caratteristica
molto singolare: non si trasmette per diritto di primogenitura, ma per
sesso. La
prima figlia femmina ne eredita la proprietà, esattamente
come è successo nel
caso di Sonya. –
Assentirono.
- Ed è
altrettanto risaputo che Sonya non ha figli, pertanto la successione
dell’Avalon
passa nelle mani del mio ramo di sangue. Per la precisione, la
titolarità della
scuola spetterà a Ruby e, da quanto sento dalla mia ingrata
figlia, lei non ha
alcuna intenzione di venirmi incontro. –
Ruby
incrociò le braccia al petto, fissandolo dritto in faccia
con aria di sfida.
Era
spaventata, ma non distoglieva il contatto visivo.
Sapeva
come condurre il gioco, non c’era che dire.
-
Esattamente. –
-
Dunque si ritorna alla mia richiesta d’abboccamento. Desidero
che Sonya e Ruby
firmino un documento in cui delegano la proprietà
dell’Avalon al ramo maschile
della famiglia. –
- In
altre parole a te e, un domani, a tuo figlio. –
- Sì,
il concetto è proprio questo. –
Sonya
si fece avanti.
- Se
pensi seriamente che lascerò la scuola nelle tue mani allora
sei ancora più
fuori di testa di quanto credessi. –
-
Sapevo che l’avresti detto -, constatò con voce
grave, - per questo avevo un
piano B. Cerca i tuoi studenti, sorellina, e scoprirai che manca
qualcuno all’appello.
Vi lascio un po’ di tempo per ponderare la questione
… diciamo tre giorni,
dopodichè suppongo che l’Avalon avrà
bisogno di operare una riallocazione dei
dormitori – concluse, stirando le labbra in un ghigno
compiaciuto.
Vide
gli Auror ricevere un cenno da parte di Alphard e scattare verso
l’Accademia.
Il
ghigno si allargò ancora di più.
Era
semplicemente troppo tardi.
Spazio
autrice:
Questo
capitolo è decisamente chilometrale, ma si è
scritto
praticamente da solo e quando sono arrivata alla fine mi sono resa
conto di
aver prodotto ben 11 pagine e ½ e sono rimasta con una
faccia molto alla WTF
O.O
Alcune di voi mi hanno chiesto chi erano i personaggi
inseriti nel precedente capitolo e ho deciso di rispondervi qui
così lo
chiarisco direttamente a tutti: Miro e Rebekah sono rispettivamente il
fratello
di Katherine e la sorella di Jackson e sono stati introdotti in uno dei
capitoli iniziali (dove trovate anche i loro PV), sono personaggi
secondari e
di tanto in tanto
compariranno nei vari
capitoli (così come Sebastian, il fratello di Alistair) e se
desiderate
inserire dei personaggi secondari imparentati con i vostri OC ditemelo
pure e
vi farò sapere cosa ho bisogno di sapere in particolare.
Infine: l’altra domanda gettonata era che tipo di dolore
dovesse affrontare Jamie. Anche lei, così come Katherine, ha
perso i genitori
per mano di Nathaniel e pertanto porta dentro di sé un
dolore e un rancore
molto simile a quello di Kat, cambia solo il modo in cui affrontano la
situazione.
Spero di aver chiarito i vostri dubbi e che il capitolo vi
sia piaciuto :)
Vi lascio con un dubbio: chi sarà la persona rapita da
Nathaniel?
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Capitolo
11
-
Avete
scoperto chi manca? –
Alphard
annuì, il bel volto atteggiato in un’espressione
preoccupata. Gli occhi verdi
brillavano come tizzoni ardenti di rabbia.
Aveva
lo sguardo di chi avrebbe messo a ferro e fuoco l’intero
mondo pur di ritrovarla
sana e salva.
Sonya
seppe di chi si trattava ancora prima che pronunciasse il suo nome.
-
Katherine … hanno preso Katherine. –
Una
parte di sé l’aveva immaginato fin
dall’inizio.
Conosceva
bene Nathaniel e sapeva che avrebbe portato via la persona che avrebbe
creato
il maggior danno possibile al loro morale, qualcuno capace di piegare
le loro
resistenze.
La
figlia di Eleanor, la sua migliore amica.
La
nipote di Alphard, che le era affezionato tanto quanto lo era stato con
sua
madre.
Gli si
avvicinò, posandogli con delicatezza una mano
sull’avambraccio.
Lei e
Alphard erano sempre stati molto legati, non l’aveva mai
trattata solo come l’amica
del cuore della sua sorellina, e adesso voleva stargli vicino
più che poteva.
- La
salveremo, Alphard. –
- Non
sono riuscito a salvare Lennie e adesso sua figlia è stata
rapita … sono
completamente inutile. –
- Non
sei inutile, sei l’unico del consiglio che si sia schierato
al mio fianco senza
alcun indugio, l’unico che sta cercando di risolvere la
situazione. Mi sei di
grande aiuto, Alphard – asserì, fissandolo dritto
negli occhi.
Fu
allora che sentì le labbra di Alphard premere sulle sue.
Era
passato del tempo dall’ultima volta che aveva baciato un
uomo, troppo presa
dalla questione di Nathaniel per concentrarsi sulla sua vita
sentimentale, ma
sapeva riconoscere un bravo baciatore quando se lo trovava davanti.
E
Alphard baciava decisamente bene.
Prima
che avesse tempo di approfondire quel contatto, Alphard si ritrasse e
mise una
distanza maggiore tra di loro.
-
Sonya, io … -, parve alla ricerca delle parole
più giuste, - sono stato
decisamente inopportuno. Non so come mi sia venuto in mente di fare una
cosa
del genere e ti prego di scusarmi. Vado a fare il mio lavoro.
–
Uscì
dal suo studio prima ancora che avesse modo di pronunciare una sola
parola.
Sonya rimase lì, in piedi nello stesso posto in cui si
trovava quando Alphard l’aveva baciata, completamente
stordita.
*
Quando
avevano raggiunto Jackson e gli avevano raccontato cosa era successo
Alistair e
Ruby si erano ritrovati davanti a uno spettacolo che nessuno dei due
avrebbe
mai voluto vedere.
Jax
aveva lanciato ogni singolo oggetto fragile presente nella stanza,
frantumandolo con rabbia contro porte e pareti, inveendo contro
Nathaniel e i
suoi uomini.
- Giuro
che se le torce anche un solo capello io lo uccido con le mie mani.
–
- Non
la toccherà -, asserì Ruby, - ha scelto di rapire
proprio lei perché sapeva che
avrebbe fatto perdere la calma al maggior numero di persone. Sonya la
ammira,
tu e Alphard la adorate, King ne è palesemente cotto e
… dannazione, persino io
la reputo una delle poche persone veramente in gamba di
quest’Accademia. –
-
Quindi sa già che la sua morte potrebbe metterci in
ginocchio definitivamente,
fantastico … ti hanno mai detto che fai schifo a consolare
le persone, Cassel? –
Ruby
parve sul punto di ribattere con qualcosa di particolarmente tagliente,
ma dopo
aver preso un bel respiro profondo si limitò a rivolgere
un’occhiata d’intesa
ad Alistair.
- Vi
lascio un po’ da soli, ti aspetto qui fuori. –
Si
richiuse la porta alle spalle, lasciando loro quanta più
privacy possibile.
Rimasti
soli, Jax rivolse lo sguardo verso il migliore amico.
- Perché
tu e lei eravate presenti all’abboccamento e il resto di noi
non ne sapeva
assolutamente nulla? –
- Io l’ho
saputo da Ruby e Sonya non ha potuto opporsi alla mia richiesta di
presenziare.
–
- E non
mi hai detto un cazzo, Alistair. Tu sapevi che Nathaniel era alle porte
dell’Accademia
e non mi hai detto nulla! –
- Jax …
-
Non
fece in tempo a finire la frase perché la porta della stanza
venne aperta e
Benjamin ci si catapultò all’interno.
Le
iridi brillavano in un misto di rabbia e dolore.
Ruby
veniva dietro di lui, allarmata. – Non sono riuscita a
impedirgli di entrare. –
Alistair
scosse la testa.
Dopotutto
la loro reazione era comprensibile e in un certo senso se lo meritava.
Aveva a
disposizione un’informazione che non aveva riferito e
Katherine era scomparsa
nel nulla e in quel momento stava subendo chissà cosa da
quei pazzi.
Era
colpa sua.
Se ne
avesse parlato con i suoi amici forse a quest’ora Kat sarebbe
stata ancora tra
loro.
Benjamin
teneva le mani strette a pugno lungo i fianchi mentre lo guardava,
pronto a
scattare.
- Tu lo
sapevi? Sapevi che Nathaniel era qui, è per questo che te ne
sei andato dalla
biblioteca come una furia? –
Prese
un respiro profondo. – Lo sospettavo, ho avuto la conferma
poco dopo. –
Il
pugno di Benjamin si infranse contro il suo zigomo, facendogli scattare
la
testa di lato.
Il
calore si irradiò rapidamente nella zona colpita prima
ancora che il cervello
recepisse l’ondata di dolore che investiva i nervi.
- Se le
succede qualcosa non te lo perdonerò mai, Alistair.
–
- Se
succedesse qualcosa a Kat sarei il primo a non perdonarselo –
mormorò,
vagamente consapevole della mano di Ruby che s’intrecciava
alla sua e lo
trascinava via con sé.
Non
riuscì a incrociare nuovamente lo sguardo dei due ragazzi e
forse fu un bene.
Non
credeva che sarebbe riuscito a sopportare l’odio nei loro
occhi.
*
Ruby
lo
trascinò nella sua stanza, spingendolo a sedere sul letto a
baldacchino mentre
rovistava alla ricerca del kit di primo soccorso.
Le
nocche di Benjamin avevano escoriato la pelle all’altezza
dello zigomo sinistro
e l’ematoma stava rapidamente prendendo forma.
- Sei
un imbecille, Ryle. Cosa accidenti credevi di fare facendoti prendere a
pugni
da King? –
Si
strinse nelle spalle.
Non lo
sapeva neanche lui.
Sapeva
solo che aveva tenuto segreto un avvenimento importante ai suoi
migliori amici
e qualcun altro ne aveva pagato il prezzo.
-
Continuo a non capire come abbia fatto –,
bofonchiò Ruby mentre osservava
meglio l’ematoma, - Insomma è palese che abbia una
spia, ma di chi accidenti si
tratta? Non può essere un Auror perché erano
tutti presenti all’incontro. –
Al
emise un gemito quando l’antisettico bruciò a
contatto con la ferita.
- Non
lamentarti, Ryle, così impari a lasciarti prendere a pugni
come un fottuto
sacco da boxe. –
-
Capisco la reazione di Ben. Mi sarei comportato allo stesso modo se al
posto di
Kat avesse rapito … -
Lasciò
in sospeso la frase sotto lo sguardo incuriosito della ragazza.
- Se
avesse rapito chi? –
- Una
persona a cui tenevo tanto quanto Ben tiene a Kat – concluse,
cercando di darsi
un tono.
- Una
persona in via del tutto ipotetica ovviamente. –
-
Ovviamente. –
- Bene,
ma suppongo non lo scopriremo mai perciò lascia che finisca
di medicarti –
bofonchiò, finendo di disinfettarlo per poi applicare una
generosa dose di
pomata e della garza pulita.
- Sei brava
nel medicare. –
- Se
non avessi un padre psicopatico probabilmente mi concentrerei sui miei
studi e
diventerei una Medimaga; mi piace l’idea di poter aiutare
qualcuno. –
Colto
alla sprovvista, sgranò leggermente gli occhi.
- Avrei
detto qualcosa di più avventuriero tipo la Spezzaincantesimi
o roba del genere.
–
- Per
te invece un bel e noioso lavoro d’ufficio, giusto Ryle?
– ironizzò.
- Mi
piacerebbe lavorare alla cooperazione magica internazionale. –
D’ufficio
dunque ma nient’affatto noioso.
Non
sapeva perché ma l’aveva immaginato dietro a
qualche lucida scrivania a curare
interessi economici e politici a livello mondiale … un
po’ come faceva suo
padre.
Eppure
Alistair era diverso rispetto al resto della sua famiglia, un
po’ come lei …
entrambi volevano seguire la propria strada.
- Bene …
la ferita è a posto. Credo che sia arrivato il momento di
radunare tutti e fare
la grande rivelazione. –
Al
scattò in piedi, afferrandole il polso e obbligandola a
voltarsi verso di lui
affinchè potesse fissarla dritta negli occhi.
Era la
seconda volta in meno di ventiquattr’ore che succedeva e per
l’ennesima volta
la bocca dello stomaco venne assalita da una sensazione di calore
mentre si
specchiava nei suoi occhi.
- Ne
sei assolutamente sicura? –
Annuì. –
È giusto che tutti loro lo sappiano. –
*
-
Qualcuno
di voi ha visto Atanasin? –
Christopher
scosse la testa alla domanda della preside mentre un brivido freddo gli
correva
lungo la schiena.
Quello
che era successo a Kat presupponeva la presenza di una spia in linea
diretta
con Nathaniel e il fatto che il bulgaro non si trovasse non faceva
presagire
proprio nulla di buono.
– Non lo
vediamo da ore. –
Alphard
e Sonya si scambiarono un’occhiata d’intesa.
- Tutti
gli Auror presenti all’Accademia sono mobilitati alla ricerca
di Dragomir
Atanasin, la motivazione è la collaborazione con Nathaniel
Wilson e il rapimento
di Katherine Shafiq. Siete autorizzati a fermarlo con qualsiasi mezzo,
ma
voglio che lo riportiate indietro vivo – concluse Alphard,
prima che gli uomini
della squadra entrassero in azione.
- Voi
non potrete lasciare l’Accademia per nessun motivo, neppure
per mettere piede
in cortile, e se lo vedete dovrete avvisarci all’istante -,
ordinò Sonya, -
nessuna azione di testa propria né atti di inutile coraggio,
siamo intesi? –
Annuirono
tutti in silenzio.
Una
mano svettò alta, attirando l’attenzione della
donna.
- Sì,
Ruby? –
- Credo
che sia giusto che tutti voi lo sappiate -, esordì
guardandosi attorno, - …
Sono la figlia di Nathaniel. –
*
Katherine
provò a smuovere le pesanti catene che le tenevano
imprigionati i polsi e che
erano ancorate al muro in fredda muratura del sotterraneo.
Dovevano
trovarsi in una grande villa, un qualche antico maniero Purosangue di
qualche
famiglia dall’immenso patrimonio, ma al momento del suo
arrivo era svenuta e
non aveva avuto alcun modo di cogliere punti di riferimento.
Non che
potessero servirle a molto incatenata com’era in quel momento.
Scoccò
uno sguardo di puro odio al ragazzo seduto nell’angolo che
giocherellava
distrattamente con un lungo coltello a serramanico.
Era lo
stesso che le aveva puntato alla gola, costringendola a gettare via la
bacchetta, quando l’aveva sorpresa arrivandole alle spalle.
- Giuro
che quando mi libererò ti ficcherò quel dannato
coltello dritto dentro un
occhio. –
Dragomir
lo fece scattare con un agile movimento del pollice.
-
Sarebbe divertente vedertici provare, gattina, ma dubito che ci
riusciresti.
Sono molto più allenato e preparato di quanto non siate voi
e ho decisamente meno
problemi nell’usare qualsiasi mezzo a mia disposizione per
giungere al
risultato voluto. –
-
Viscido e falso come una serpe in seno. –
Si
portò una mano al petto muscoloso, in corrispondenza del
cuore, abbozzando un’espressione
contrita.
- Ehy,
vacci piano, così ferisci i miei sentimenti. –
-
Peccato solo che non sia una ferita mortale. –
- Sul
serio, Kat, sei ingiusta. Tecnicamente non sono un vero bugiardo
… non mentivo
quando ho detto che mi piaci. Peccato solo che tu sia così
determinata nel
contrastare Nathaniel … se passassi dalla nostra parte non
ci sarebbero
problemi. –
-
Piuttosto la morte. –
- Non
farti sentire quando dici certe cose … tra queste mura
c’è chi è molto meno
gentile di me e ti assicuro che tu non vuoi affatto attirare
l’attenzione di
Gabriel – borbottò, aggrottando la fronte nel
pronunciare il nome del ragazzo
come se persino lui non lo stimasse affatto.
- Puoi
farmi un favore, Atanasin? –
- Per
te, tutto quello che vuoi. –
-
Chiudi la tua maledetta boccaccia e lasciami marcire qui dentro in
santa pace –
sbottò.
Spazio
autrice:
Sono
decisamente in ritardo con l’aggiornamento, ma tra
impegni vari e altre storie ho perso un po’ di tempo.
Comunque eccoci qui con
un capitolo un po’ di passaggio che porta a una nuova
domanda. Perché sì,
ultimamente sono la donna delle domande:
-
Come reagisce il vostro OC al rapimento di Katherine?
-
Come reagisce il vostro OC alla rivelazione della
parentela di Ruby?
L’aggiornamento
arriverà non appena avrò le vostre risposte.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Capitolo
12
-
Tu
sei … sua figlia? – ripetè Benjamin,
incredulo.
Ravviò
un riccio color rame, sbuffando.
- Già,
immagino sia un modo di chiamare la cosa. Un altro potrebbe essere:
erede,
rampolla, discendente, frutto dei suoi lombi ocome la vuoi mettere
… ma il
succo non cambia: Nathaniel è mio padre. –
Con le
iridi grigio perla sondò gli sguardi dei suoi compagni di
scuola.
Erano
sorpresi, ma non c’era ombra di giudizio o sospetto nei loro
occhi.
- Non
immaginavi che avremmo reagito così –
constatò Camille.
- No -,
ammise, - non me l’aspettavo. –
- Sei
una di noi da anni e non sei scappata come Dragomir -,
osservò Alaska, - perciò
per me non hai nulla da nascondere. –
- Né di
cui vergognarti -, aggiunse Christopher, - non siamo noi a scegliere i
nostri
genitori, ma sta a noi saper differenziarci da loro. Lo stai
affrontando
insieme a noi, credo che nulla più di questo faccia capire
che tu non sei come
lui, Ruby. –
- Io …
vi ringrazio. –
-
Sei
parte della squadra, non c’è bisogno di
ringraziare … oltretutto non sei poi
così male per essere figlia sua –
scherzò Benjamin.
Gli
occhi del ragazzo però non erano puntati su di lei,
constatò, ma sul ragazzo al
suo fianco.
Alistair
le era rimasto vicino dal primo all’ultimo secondo di quella
breve e imbarazzante
confessione, sembrava quasi che fosse il suo personale angelo custode.
- Tu lo
sapevi, immagino. –
Annuì.
– Sì, sono stato il primo a cui l’ha
detto. Ve lo avrei riferito se avessi
pensato anche solo per un secondo che potesse essere lei la spia, ma
… -
- Ma
sapevi che non poteva esserlo – concluse Ben per lui.
-
Esatto. –
- Bene,
suppongo che in questo caso tu abbia fatto la scelta giusta. –
Rimasero
a fissarsi in silenzio per una manciata di secondi.
- Ben …
-
- Al …
-
Quei
due testoni erano troppo orgogliosi per scusarsi a vicenda in pubblico,
perciò
Ruby scioccò le dita attirando l’attenzione
generale.
-
Signori e signore, lo spettacolo è finito, andatevene ognuno
per la propria
strada. –
Silenziosamente,
uno dopo l’altro lasciarono la stanza.
Alistair
si voltò verso di lei, in un silenzioso sorriso carico
d’apprezzamento a cui
rispose a sua volta.
- Sarò
da Sonya ad aspettare che arrivino i membri del comitato
d’amministrazione.
Immagino che tocchi a me rappresentare la quota di mio padre.
–
- Ti raggiungo
il prima possibile. –
- Non
mi serve la balia, Ryle. –
Sorrise.
– Una balia forse no, ma una guardia del corpo torna sempre
utile. –
Fu
tentata di rispondergli con una frecciatina, ma si trattenne.
Apprezzava
il suo interessamento.
Per la
prima volta si sentiva davvero parte di qualcosa.
- Pensa
a risolvere i tuoi affari … ti aspetto fuori dallo studio.
–
- Ci
sarò. –
Con un
rapido cenno del capo all’indirizzo di Ben, li
lasciò finalmente soli nella
speranza che quei due testoni orgogliosi chiarissero.
*
-
E
così Ruby è nientemeno che la figlia di uno
psicopatico, ci credo che la
chiamavamo “la strana” -, constatò Abby
giocherellando nervosamente con il
braccialetto che portava al polso, - deve aver avuto
un’infanzia di merda. –
- Già
-, convenne Alaska, - e mi sorprende che Alistair fosse
l’unico di noi a
esserne a conoscenza. Insomma, quei due si sono sempre fatti la guerra
a
vicenda da che io ricordi. –
James
inarcò un sopracciglio, con l’aria di chi
constatava la più evidente delle
situazioni. – Beh, immagino che fosse solo tanta frustrazione
sessuale
repressa. –
Scossero
la testa, ridacchiando.
- Sei
sempre il solito -, commentò sorridendo suo malgrado
Christopher, - per te si
riconduce tutto al sesso. –
- In
questo caso certo che sì. Scommetto quello che vi pare che
quei due finiranno
insieme. E poi io me ne intendo, Baizen. –
- Ah,
sì? Non mi sembra che tu sia questo grande esperto in quanto
a relazioni. –
- Non
sottovalutarmi mai, ragazzo. Io sapevo che tu e miss Rowle vi sareste
messi
insieme ancora prima che raccoglieste il coraggio di sbaciucchiarvi in
piena
sala ricreazione. –
Alaska
avvampò, nascondendo il viso tra le mani, mentre Christopher
cercava di
nascondere l’imbarazzo ostentando una certa baldanzosa
sicurezza.
Abby
scosse la testa.
- Sei
sempre un asso nel mettere le persone in imbarazzo. –
-
Sempre. –
Camille
interruppe la conversazione affacciandosi da dietro la robusta porta in
quercia.
- I
membri del consiglio d’amministrazione sono arrivati. Sono
tutti nello studio
di Sonya, immagino che tra poco giungeranno a una decisione ufficiale.
–
Christopher
si raddrizzò, improvvisamente vigile. - Qualcuno
l’ha già detto a Jax? –
Annuì.
– Ho mandato JJ a cercarlo, dovrebbero essere lì
tra poco. –
Saltò
su, tendendo una mano verso Alaska che intrecciò le dita
alle sue, - Allora
immagino che ci siamo, non resta che scoprire come hanno in mente di
agire. –
*
-
Sapevo che ti avrei trovato qui. –
Alzò lo
sguardo, riconoscendo la voce di Jamie.
- Non
sono dell’umore adatto per stare in mezzo alle persone.
Specialmente in mezzo
ad alcune in particolare. –
- La
troveranno e allora le cose tra te e Alistair torneranno normali. Non
ricordo
di avervi mai visti litigare, non può essere una cosa
definitiva. –
Si
passò una mano tra le ciocche corvine, scompigliandole con
un sospiro
rassegnato.
La
verità era che non sapeva neanche lui come sarebbero andate
a finire le cose.
Avevano
avuto la spia sotto gli occhi per mesi interi … persino anni
… e non erano
riusciti a capire chi fosse.
Si
sentiva così maledettamente stupido.
Katherine
era sua cugina, avevano passato l’intera esistenza
praticamente in simbiosi,
eppure lui non era riuscito a proteggerla.
- Non
so se le cose potranno mai tornare normali. –
-
Alphard è un vero mastino, se vuole trovare qualcuno non
c’è niente e nessuno
in grado di fermarlo e credo che nessuno l’abbia mai visto
più motivato di
oggi. –
Già.
Suo zio
sembrava pronto a muovere guerra all’intero mondo
più di ritrovarla.
Aveva
mobilitato decine di Auror, discusso a più riprese con il
Ministro che lo aveva
invitato a muoversi con prudenza, e infine supportato Sonya nella
decisione di
convocare l’intero consiglio d’amministrazione
della scuola.
Se era
la guerra che voleva, Nathaniel l’avrebbe ottenuta.
- Lo
spero. –
Jamie
fece scivolare la mano nella sua, stringendola piano ed esortandolo ad
alzarsi
in piedi.
-
Forza, basta piangersi addosso, è il momento di andare a
prendere a calci il
culo di quel bastardo psicopatico. –
Sorrise
davanti alla luce battagliera nel suo sguardo.
Jamie
poteva capirlo più di ogni altro lì dentro.
Aveva
colto al volo il disperato bisogno di qualcuno che gli dicesse che
nulla era perduto,
che tutto si sarebbe risolto e che sarebbero stati in grado di
annientare
Nathaniel.
- Non
ti facevo così brava a consolare le persone. –
- Bene,
perché non lo sono affatto. Non hai bisogno di essere
consolato, Jax, ma solo
di essere spinto ad agire. Quindi adesso muovi il culo e partecipa
all’azione!
–
*
-
Quindi tu e Ruby, eh? –
Si
accigliò. – Non capisco a cosa ti riferisci.
–
- Sì,
certo -, sbuffò divertito, - è così
evidente che mi domando come abbia fatto a
non arrivarci prima. –
- Sproloqui
spesso, Ben, ma ti giuro che adesso mi preoccupi sul serio. Si
può sapere di
cosa accidenti stai parlando? –
Benjamin
lo fissò dritto negli occhi, quasi volesse costringerlo a
confessare chissà
quale misteriosa verità.
- Lei
ti piace. –
Ruby
era diversa da come pensava, forte e determinata, incurante di
ciò che
pensavano gli altri e decisa a dimostrare ciò che valeva.
Era
stata una curiosa scoperta, una persona capace di tenergli testa e
spronarlo a
mostrare il meglio di sé.
Non ne
sapeva molto di relazioni sentimentali stabili, ma supponeva che quella
fosse
una buona base su cui pensare d’instaurarne una.
- Sì,
credo che Ruby mi piaccia. –
- Wow,
fartelo ammettere è stato più semplice del
previsto. –
- Credo
di averlo realizzato solo ora -, ammise, - prima non mi ero mai
soffermato a
pensarci più di tanto. Insomma, abbiamo ben altre cose per
la testa in questo
periodo. –
Già,
tipo un pazzo deciso a prendere il possesso della scuola e a far fare
Merlino
solo sapeva che fine a tutti coloro che erano decisi a ostacolarlo.
- Sì,
Nathaniel tende a monopolizzare l’attenzione ultimamente. Non
credo però che
sia una buona scusa per lasciar passare il tempo senza chiarire le
cose. –
Adesso
era abbastanza sicuro che Ben non stesse parlando di lui e Ruby
perché gli
occhi dell’amico erano persi nel nulla e la fronte si faceva
sempre più
corrucciata.
- Se
avessi saputo che Katherine sarebbe stata rapita ti avrei riferito
immediatamente ogni cosa. –
- Lo
so. Non sei mai stato un egoista, hai sempre fatto tutto il possibile
per
proteggere i tuoi amici da qualsiasi minaccia si presentasse -, tacque
improvvisamente imbarazzato, - mi dispiace per quel pugno. –
Alistair
gli rivolse un sorriso sghembo.
-
Suppongo che me lo meritassi. –
-
Quindi tra noi è tutto chiarito? –
Annuì.
- Tutto
come prima. –
- Bene
e Al … -
- Sì? –
- Non
perdere tempo, ma fa attenzione. –
*
Il
Consiglio d’amministrazione si era ringiovanito di molto
durante gli ultimi
vent’anni; il membro più anziano aveva da poco
passato i cinquant’anni al
contrario di anni prima in cui l’età media si
aggirava intorno ai sessant’anni.
Indossavano
tutti, uomini e donne indistintamente, abiti eleganti dal taglio
d’alta
sartoria rigorosamente scuri.
- La
minaccia non può più essere presa sotto gamba -,
stabilì con voce grave William
van der bilt, - è il momento di agire in un modo o
nell’altro. –
- Una
studentessa rapita è qualcosa d’inaccettabile,
minerà di molto la reputazione
dell’Accademia nell’ambito del panorama
internazionale. Che figura ci facciamo
se non riusciamo neppure a garantire l’incolumità
dei nostri studenti? –
rincarò la dose Hector Johnson, il membro più
anziano.
- Mi
preoccuperei più della ragazza che della reputazione della
scuola, Hector -,
gli fece notare gelidamente Sonya, - visto che Nathaniel ha ampiamente
dimostrato di essere imprevedibile e altrettanto hanno fatto i suoi
seguaci. –
- Certo,
certo, è ovvio che la salute della ragazza sia importante
– bofonchiò l’uomo.
Ruby
decise all’istante che non lo tollerava e, dal modo in cui lo
guardavano
Alphard e Sonya, non doveva essere l’unica a nutrire quel
sentimento.
- Come
suggerite di agire? L’esperto in questo campo sei tu, Alphard
– intervenne
Baron Ryle, osservando con intensità l’amico ed ex
compagno di dormitorio ai
tempi della scuola.
- Ho
mobilitato la mia intera squadra nella ricerca di Dragomir e Nathaniel.
Quando
li troveranno, perché li troveranno, dovremmo essere pronti
a entrare in azione
senza la minima esitazione. È importante che tutti siano
d’accordo nel
procedere all’azione e nel far fuori Nathaniel
dall’organizzazione e dal
comitato. –
Annuirono
silenziosamente, mentre gli sguardi collettivi si posavano su di Ruby.
Si
sforzò di non tradire il minimo accenno d’ansia.
Prendere
il posto di suo padre era una grande responsabilità e non
serviva essere
Legilimens eccezionali per capire cosa stesse passando per la testa
della maggior
parte dei presenti: una ragazza di diciotto anni appena compiuti poteva
assumersi un incarico di tale responsabilità e prestigio?
- Io
sono pronta a fare tutto ciò che va fatto per tagliare fuori
mio padre e
assicurarlo alla giustizia. Deve pagare per tutto quello che ha fatto
– asserì
decisa.
La mano
di Alphard e quella di Sonya svettarono all’unisono in alto
per appoggiare il
suo voto.
Con la
coda dell’occhio vide che anche quella dei genitori di
Benjamin, del padre di
Alaska e di quello di James alzarsi a sua volta.
Venne
il turno della madre di Christopher e di quella di Abby.
Altri
due voti favorevoli.
William
van der bilt parve esitare solo per una frazione di secondo prima di
dare il
suo assenso.
Mancavano
solo Johnson e il padre di Alistair.
-
Baron? –
-
Dannazione, sì. –
-
Johnson? –
- No. –
Il
silenzio calò tra i presenti.
La voce
di Sonya si fece sottile e gelida, prossima alla furia più
assoluta.
-
Perdonami Hector, ma credo di non aver compreso bene la tua risposta.
–
- Hai
compreso alla perfezione, Sonya. Il mio voto è un no. Non
credo che la giovane
possa prendere il posto di suo padre in modo consono ed efficiente,
è troppo
giovane per ricoprire ruoli con così alte
responsabilità. Forse tra dieci o
quindici anni …. –
- Tra
dieci o quindici anni non ci saranno ruoli da ricoprire, vecchio
rincitrullito!
–
- Sonya
… -
- No,
non dirmi di stare calma e di essere ragionevole –, lo
anticipò, - perché
davanti a un comportamento del genere le cause possibili sono solo due:
o
soffri di demenza senile oppure Nathaniel ti fa comodo … E
francamente, Hector,
ti trovo in perfetta salute quindi delle due l’una.
–
- Ho
affari con Nathaniel da dieci anni ormai e le mie finanze ne sono state
ampiamente risanate. C’è in ballo un grande
acquisto di proprietà; una
ragazzina potrà garantire le entrare finanziarie di cui
necessito per il mio
mantenimento negli ultimi anni che mi restano? –
Ed ecco
che finalmente si scoprivano le carte.
Puro e
semplice opportunismo.
- Non
credo che Ruby sia in grado di garantirti quanto chiedi -,
confermò
candidamente Baron, - anzi lo escluderei con decisa fermezza proprio in
virtù
della sua scarsa conoscenza dell’economia e del mercato. Per
inciso, mio buon
Hector, di che cifra stiamo parlando? –
- Due
milioni e mezzo di galeoni. –
- Un
prezzo ragionevole. Dimmi, Ruby mia cara, disponi di una somma simile?
–
Non
riusciva proprio a capire dove volesse andare a parare, ma decise di
reggergli
il gioco.
- No,
ovviamente. –
-
Eppure la famiglia Ryle può coprire tranquillamente la spesa
dell’acquisto di
queste proprietà. Immagino non faccia molta differenza per
te, Hector, da chi
provengono i soldi. –
Il
sorriso sul volto di Baron si allargò ancora di
più mentre Johnson tentennava
preso alla sprovvista.
-
Nessuna differenza. –
-
Dunque accetti la mia offerta? In tal caso firmerò le carte
all’istante in
cambio del tuo voto ad acconsentire alla richiesta
d’incarcerazione ed
estromissione di Nathaniel. –
Annuì.
-
Accetto. –
Ruby
storse il naso, disgustata da quell’anziano uomo.
Eppure
lentamente emerse dentro di sé la consapevolezza che avevano
ottenuto la
delibera.
Non
restava che agire.
- Ho
fatto la mia magia -, sentenziò Baron compiaciuto, - lascio
l’azione a te,
Alphard. –
- Non
te ne pentirai, Baron. –
- Lo
so. –
Sentì
le iridi verde smeraldo del signor Ryle fissarla insistentemente.
Resse
bene il suo sguardo e lo vide sorridere compiaciuto.
Doveva
ben sapere di essersi appena assicurato, con il suo intervento, un
posto di
tutto rispetto all’interno della gerarchia
d’amministrazione.
Spazio
autrice:
Malgrado
non abbia ricevuto tutte le info richieste ho
deciso di pubblicare comunque. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e,
visto
che ho una certa idea in cantiere una volta ultimata questa fic, volevo
chiedervi se per voi andava bene che inserissi i futuri figli di alcune
delle
coppie che si formeranno nel corso della storia. Per inciso, mi
servirebbe in
particolare l’okay delle autrici di Benjamin e Christopher
visto che ho già
contattato privatamente la creatrice di Alphard e Katherine e mi ha
dato l’okay.
Se avete idee particolari sui prestavolto/caratteri etc contattatemi
pure e
vedremo come aggiustare le cose. Tenete presente che la nuova ff
arriverebbe
tra circa due/tre settimane perché mancano ancora 5 capitoli
alla fine di
Avalon e mi serve un po’ di tempo per buttare giù
una cosetta fatta per bene.
Alla prossima.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
Capitolo
13
Christopher
alzò lo sguardo dalla partita a Sparaschiocco che aveva in
corso con James,
attirato dal rumore dei passi che echeggiavano lungo il corridoio in
marmo
della sala ricreativa.
Jackson
e Jamie entrarono poco dopo, uno dagli occhi leggermente infossati e
l’altra
con un cipiglio teso.
Nessuno
dei due aveva una bella cera, constatò, e dubitava che le
cose sarebbero
cambiate fino a che il consiglio non avesse preso una decisione.
Quell’attesa
snervante li stava uccidendo.
James ruppe
il silenzio imbarazzato, stampandosi sul volto il suo solito sorriso
irriverente.
- Da
quanto non dormi, Jax? Hai una faccia più spaventosa di
quella di Abby il
lunedì mattina. –
La
diretta interessata lanciò un cuscino contro
l’amico colpendolo in pieno volto.
- Al
momento dormire è il mio ultimo pensiero. –
-
Dovrebbe essere il tuo primo -, lo rimbeccò Alaska, -
perché non aiuterai Kat
in alcun modo se continui ad andare in giro come uno zombie. –
JJ
sospirò, ravviandosi i capelli.
- Ho
provato a farglielo capire, ma continua a pensare di essere Highlander.
–
Christopher
e Jackson inarcarono il sopracciglio nello stesso istante, perplessi.
- Chi?
–
- Highlander
è un … ah, lasciate perdere, non è
importante. Quello che conta è che Jax deve
riposarsi, è completamente inutile se non si regge in piedi.
–
- Non …
-
Alaska
lo folgorò con un’occhiataccia.
- Non
ci importa cosa vuoi o meno, Van der bilt. Devi dormire o giuro su
Merlino e
Morgana che ti infilerò una delle mie pozioni soporifere
dritta in gola. –
- E se
dice che lo farà puoi stare certo che sarà
così – convenne Christopher.
Non lo
diceva tanto per dire; la sua ragazza, seppur minuta e tendenzialmente
dolce e
amichevole, tendeva a diventare determinata in modo inquietante quando
si
trattava di portare avanti qualcosa in cui credeva.
Alzò le
mani in segno di resa. – D’accordo,
d’accordo, dormirò. –
Si
lasciò ricadere sulla poltrona rimasta libera,
acciambellandosi.
Chiuse
gli occhi quasi all’istante perché, a dispetto di
quanto si ostinava a sostenere,
sentiva davvero il bisogno di farsi una dormita.
Entrò
nel mondo dei sogni cullato dal vociare dei suoi amici in sottofondo.
*
Allungò
il passo, cercando di starle dietro mentre sfrecciava risoluta verso la
zona
mensa.
Sonya
le aveva categoricamente vietato di farsi vedere nuovamente da lei o
Alphard
prima di aver messo qualcosa sotto ai denti.
Poi
avrebbe avuto inizio la caccia.
- Cosa
ha fatto mio padre? – ripetè, incredulo.
Non avrebbe
mai pensato che si sarebbe esposto in quel modo contro Nathaniel, che
per anni
era stato il suo migliore amico, e invece lo aveva sorpreso.
- Mi ha
dato il suo appoggio e ha comprato il voto di quel vecchio viscido.
Senza di
lui non avremmo mai avuto il via libera a intervenire. –
La cosa
era sempre più sorprendente ogni volta che lo sentiva.
- Deve
avere un guadagno. –
Ruby si
voltò verso di lui, accigliandosi.
- È
così difficile per te credere che tuo padre abbia
semplicemente voluto fare la
cosa giusta? –
Emise
un’aspra risata.
- Baron
Ryle che fa la cosa giusta lasciandosi guidare solo dal suo buon cuore?
È
impossibile. Deve aver realizzato che ha più
possibilità di ottenere qualcosa
dall’aiutarci piuttosto che dallo schierarsi al fianco di
Nathaniel e della sua
Mano nera. –
-
Immagino che lo scopriremo presto. Non credo che Alphard ci
metterà molto a
trovarlo. –
Concordava
pienamente con lei.
Nessuno
riusciva a trovare qualcuno con tanta rapidità come la
squadra d’elité degli
Auror, specialmente se erano fortemente spinti a dare il meglio.
E non
c’era alcun dubbio sul fatto che Alphard fosse stato molto
convincente
nell’esporre la priorità di quella missione a
tutti i suoi uomini.
-
Quindi farai meglio a mangiare qualcosa. Non puoi combattere a stomaco
vuoto. –
Anzi,
per la verità sperava che Ruby insistesse per fare di testa
sua e venisse
esclusa dall’azione.
L’idea
di vederla rischiare la sua pelle non gli andava affatto giù.
- Va
bene, mangerò qualcosa e poi sarò pronta per
stare in prima linea. –
- Non
necessariamente in prima, andrebbe bene anche in seconda o in terza
… -
bofonchiò.
La vide
sgranare gli occhi, sorpresa.
- Non
vuoi che combatta … perché? –
-
Abbiamo decine di Auror super addestrati -, si strinse nelle spalle, -
non
serve che tu ti esponga troppo. È inutilmente pericoloso.
–
- Stai
cercando di dirmi che non vuoi che corra rischi? –
- Sto
cercando di dirti che se ti succedesse qualcosa io … -
Si
morse la lingua.
Che
accidenti stava per dirle?
Eppure
Ruby non sembrava sul punto di prenderlo in giro, ma lo fissava in
attesa che
continuasse la frase.
- Tu? –
- Io ne
sarei dispiaciuto. –
- Ne
saresti dispiaciuto -, ripetè con tono improvvisamente
gelido, - Fantastico,
che grande rivelazione. Non scioglierti troppo, mi raccomando, Ryle.
–
Bene.
Era
riuscito a farla arrabbiare anche mentre cercava di dire qualcosa di
dolce.
Riuscire
a spiegarsi con lei era qualcosa di incredibilmente difficile
… e dire che non
era mai stato il tipo di persona che aveva difficoltà
nell’esporre le sue idee.
Al
diavolo, tanto valeva chiarire definitivamente come la pensava, non
avrebbe
certo potuto fare più danni.
- Non
sarei solo dispiaciuto. Ne sarei devastato, d’accordo?
–
- Come
sei melodrammatico, Ryle … -
La
interruppe chinandosi su di lei, posando le labbra sulle sue.
Chiuse
gli occhi in attesa della sua reazione, certo che uno schiaffo
l’avrebbe
colpito in pieno.
Eppure
Ruby era lì, ferma, e non accennava a interrompere il
contatto tra di loro.
Fu la
sua mancanza di rabbia e indignazione a spingerlo ad approfondire quel
contatto.
Sentì
le labbra stirarsi in un sorriso compiaciuto quando avvertì
che la ragazza
stava ricambiando il bacio e aveva affondato le dita affusolate tra le
corte
ciocche scompigliate.
*
Camille
sbuffò, continuando a esaminare gli incartamenti.
Gli
Auror di Alphard avevano pattugliato l’intera zona attorno
alla dimora
ufficiale di Nathaniel per tutte le ultime otto ore eppure non avevano
trovato
nulla.
Era
stato allora che Sonya si era rivolta a lei, chiedendole se avesse
voglia di
provare a dare loro una mano.
Un
punto di vista nuovo e privo di pregiudizi avrebbe potuto essere
d’aiuto, le
aveva detto, e lei si era resa immediatamente disponibile.
L’idea
di potersi rendere utile la faceva sentire meglio.
Eppure erano
due ore abbondanti che rileggeva quei documenti senza riuscire a
cavarne un
ragno dal buco.
Il
cognome Wilson compariva di tanto in tanto, ma legato solo a
proprietà del
tutto legali e ben registrate, nulla in cui Nathaniel si sarebbe mai
arrischiato a nascondere un ostaggio.
- Come
procede? –
Trasalì
ritrovandosi davanti Alaska con una tazza di fumante caffè
stretta tra le mani.
- Male.
Non riesco a trovare un posto in cui potrebbe averla nascosta.
–
-
Dovresti provare a riposarti, stressarti non porta a nulla e rischia di
farti
sfuggire di vista anche quello che è palese. –
Aveva
ragione.
Con le
indagini funzionava lo stesso principio dello studio: il cervello non
andava
sovraccaricato d’informazioni perché dava
inevitabilmente inizio a un processo
di esclusione dei dati più vecchi in favore di quelli
recenti.
Rischiava
di perdersi davvero qualche pezzo per strada e non poteva permetterselo.
Accettò
la tazza e sorseggiò la bollente bevanda.
Una
scarica di caffeina era proprio quello di cui aveva bisogno.
-
Questo cos’è? –
Seguì
lo sguardo dell’amica finendo con il posarlo su un vecchio
articolo di
giornale.
Era
datato agosto di vent’anni prima e riportava
l’immagine di un Nathaniel più
giovane che teneva per mano una ragazza dai capelli castano rossicci
che
assomigliava incredibilmente a una versione più grande di
Ruby.
Sorridevano
all’indirizzo del fotografo e la mano di lei si muoveva
mettendo in mostra un
gigantesco anello di diamanti e rubini.
Il
titolo riportava: “Nathaniel Wilson
prossimo
alle nozze con Amalya Carson.”
- L’annuncio
di fidanzamento di Nathaniel! –
C’era
qualcosa che non le tornava.
Ruby e
suo fratello facevano di cognome Cassel … non Wilson
né Carson.
Aveva
pensato che avessero preso il cognome materno, ma evidentemente non era
così.
Che
entrambi fossero stati adottati?
- So a
cosa stai pensando -, saltò su Alaska, - e
c’è una sola persona che può
rispondere a questa domanda. Vado a chiamarla. –
*
-
Ti
assomiglia davvero tantissimo – considerò Alastair
osservando la donna
ritratta.
L’unica
differenza erano gli occhi: quelli di Amalya Carsen erano castani
mentre Ruby
aveva la stessa sfumatura grigio perla di quelli paterni.
Camille
annuì.
-
Esattamente quello che ho pensato io, quindi immagino che né
tu né tuo fratello
siate stati adottati. –
Ruby si
riscosse dai suoi pensieri e smise di osservare la foto.
Sembravano
così giovani, così felici e innamorati.
Eppure
tutto era finito con il naufragare.
-
Purtroppo no, siamo entrambi suoi figli biologici. Perché,
cos’è che non ti
torna? –
- Il
cognome … non è né quello di Nathaniel
né quello di Amalya. Da dove è uscito
fuori Cassel? –
Si
strinse nelle spalle, abbozzando un sorrisetto divertito.
- Non
dirmi che tra tutte queste schede non c’è un
certificato di nascita di
Nathaniel. –
Scosse
la testa.
Era
vero, non ci aveva pensato e probabilmente era stato un errore stupido.
Aveva
preferito concentrarsi sugli ultimi vent’anni piuttosto che
ripercorrere l’intera
storia della sua vita.
- Non
ci ho nemmeno pensato a chiederne uno. –
- E
sono certa che era proprio quello in cui sperava -, mormorò,
- ma purtroppo per
lui conosco molto bene questa storia. Cassel è il cognome
dei genitori naturali
di Nathaniel, quelli con cui ha vissuto per i suoi primi dieci anni di
vita, e
suppongo che usandolo riuscirai a trovare qualche vecchia
proprietà sparsa
nelle campagne. –
- Mi
metto subito al lavoro. –
Restrinse
il campo di ricerca e continuò a scartabellare
finchè non lo trovò: Cassel
Armand.
Aveva
intestata una vecchia proprietà nelle campagne inglesi.
Incrociò
le ricerche con i dati che gli Auror possedevano su Armand Cassel.
Ne
venne fuori che era morto quindici anni prima e che la
proprietà era passata a
suo nipote: Gabriel Cassel.
- Alphard,
Sonya! Ce l’ho, li ho trovati! –
Spazio
autrice:
Salve!
So che il capitolo è corto, ma era una sorta di capitolo di
passaggio tra questo e il quattordicesimo perciò ho
preferito non allungare
troppo “il brodo” rischiando di inserire cose
superflue.
Dunque, dopo la Chriska (?) finalmente anche la Ralistair
(?) è diventata Canon. Lo so che i nomi di queste due ship
sono tremendi, ma al
momento non me ne vengono in mente altri … se avete dei nomi
più carini in
mente fatemelo sapere ;)
Ah, infine ho una piccola domanda per voi:
-
il vostro OC parteciperà alla missione di recupero di
Katherine?
Detto
ciò vi lascio e ci sentiamo al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Capitolo
14
Aprì
gli occhi leggermente intontita, risvegliata dal rumore sempre
più insistente
che proveniva da dietro la porta.
Riconobbe
la voce di Dragomir che discuteva animatamente con un altro ragazzo.
Quest’ultimo
aveva una voce fredda, quasi impersonale, che poco a poco cominciava a
condirsi
di asprezza e irritazione.
Non
riusciva a seguire chiaramente il filo del loro discorso, ma di
qualsiasi cosa
si trattasse era certa che non fossero buone notizie …
perlomeno non per lei.
- Ti
dico che non è necessario. –
- E io
ti ricordo che non sei tu a prendere le decisioni. Sei poco
più che un soldato
per la nostra causa, non dimenticartelo. –
- Non
potrei certo dimenticarlo con te che me lo ricordi ogni cinque minuti,
ti pare?
–
Il
rumore di qualcuno che veniva spintonato all’indietro e un
borbottio sempre più
irritato venne interrotto da un’altra voce.
Una
terza persona, considerò, questa volta sicuramente una donna.
Forse
Lilian Campos, l’unico volto femminile a cui erano riusciti a
dare un nome tra
la cerchia della Mano Nera.
-
Piantatela di comportarvi come due ragazzini. Nathaniel ha
già deciso il
destino della ragazza, parlarne oltre non ha senso. –
- Ma …
-
- Non
ricominciare, Atanasin. Adesso spostati, devo portare dentro queste
cose. –
Ebbe
appena il tempo di mettersi a sedere prima che la porta della stanza
venisse
aperta.
Lilian
Campos fece capolino con una pila di abiti puliti tra le braccia e
dietro di
lei venne un’altra ragazza, forse una domestica, che
trasportava il pranzo.
Lo stomaco
brontolò suo malgrado.
Non
aveva mangiato nulla nei due giorni in cui era stata tenuta
prigioniera,
rifiutandosi di accettare qualsiasi cosa dai suoi carcerieri, ma il suo
corpo
cominciava a ribellarsi.
Vide la
domestica rivolgerle uno sguardo desolato, come se fosse sinceramente
dispiaciuta di quello che stava passando.
Si
chiese distrattamente come fosse finita a lavorare per Nathaniel
… eppure non
doveva avere che una manciata d’anni più di lei.
-
Finalmente ci incontriamo, Katherine -, Lilian le rivolse un sorriso
sgradevole, - e vorrei poter dire di essere colpita dalla tua
ostinazione nel
non mangiare nulla, ma mentirei. Ti stai comportando da stupida.
–
- Disse
la sociopatica. –
La vide
irrigidire la mandibola, serrandola con tanta forza che si
domandò se non fosse
sul punto di portare la mano alla bacchetta e infliggerle la Cruciatus.
Dragomir
tossicchiò in modo ostentato, quasi sapesse cosa stava
passando per la testa
della compagna.
- Lian,
ricorda gli ordini. –
- Ti ho
portato abiti e cibo. Josephine ti aiuterà a darti una
ripulita e a prepararti.
Nathaniel desidera che tu ti unisca a lui e ai suoi ospiti nel
pomeriggio. –
- Puoi
dire a Nathaniel che … -
Tacque
al quasi impercettibile cenno di diniego di Josephine.
La
ragazza sembrava conoscerli quanto bastava per metterla
sull’avviso nel momento
in cui erano prossimi a perdere del tutto il controllo.
Diventare
una martire non sarebbe servito a nulla.
Doveva
rimanere lucida.
Gli
occhi castano scuro della donna la fissavano con insistenza, aspettando
che
terminasse la frase.
- Sì? –
- Che
mi unirò a lui e ai suoi ospiti. –
Quelle
parole sembravano fiele nella sua bocca, ma l’importante era
continuare a
prendere tempo.
Prima o
poi l’avrebbero trovata.
- Molto
bene, ne sarà deliziato. Josephine, rendila presentabile.
–
La
porta venne richiusa con un boato e il tintinnio del catenaccio che
veniva
sigillato nuovamente accompagnò il rumore dei passi che si
allontanavano lungo
il corridoio.
Rimaste
sole, Josephine le si avvicinò, lasciandosi cadere sul
pavimento accanto a lei.
- Mi
dispiace davvero. Io … non so esattamente cosa sia
più giusto dire in momenti
come questo, ma sono sincera quando dico che mi dispiace. Non ti
conosco, ma
sono sicura che non hai fatto nulla che possa farti meritare
ciò che stai
passando. –
- Perché
sei qui? Perché lavori per Nathaniel? –
La
ragazza prese un sospiro profondo, allontanando una ciocca biondo
dorata dal
volto.
- È complicato.
–
- Prova
a spiegarmelo – insistè.
Non
sembrava male; possibile che fosse costretta?
- I
miei genitori lavoravano per Nathaniel da anni quando sono nata io. Mia
madre …
lei non è sopravvissuta al parto e mio padre non ha retto al
colpo. Avevo tre
anni quando si è suicidato. Ho passato la mia infanzia in
questa casa, accudita
dal personale che lavorava nella villa, e Nathaniel si è
personalmente
preoccupato che io avessi la possibilità di studiare a
Beauxbatons come avevano
fatto i miei genitori. –
Era un
quadro alquanto singolare e andava contro a ogni riflessione che aveva
mai
fatto su quell’uomo.
Eppure
sapeva che non era sempre stato un omicida a sangue freddo.
C’era
stato un tempo, durante la sua adolescenza, in cui era stato una
persona solare
e gentile, pronta ad aiutare i suoi amici.
Gli
stessi che poi aveva finito con l’uccidere.
-
Nathaniel è stato buono con te, quindi perché
sembri perennemente scontenta? –
Era
vero.
Josephine
era di una bellezza devastante, ma le sue labbra rosa intenso erano
perennemente piatte senza il minimo accenno di sorriso.
- Solo perché
Nathaniel è sempre stato buono con me non significa che sia
una brava persona …
i buoni non uccidono chi non la pensa come loro. –
Ottima
considerazione.
Quella
ragazza cominciava a piacerle.
- E poi
Gabriel mi mette i brividi -, ammise, - ha sempre quel modo di
guardarmi, come
farebbe uno squalo che si stesse domandando se la preda che ha di
fronte è
davvero succulenta come sembra. –
- Già,
immagino che conviverci tutti i giorni non sia una bella esperienza.
–
Annuì
appena, le iridi azzurre sgranate per lo spavento.
- Non
dovrei dire certe cose … se mi sentisse. –
- Credo
abbia di meglio da fare piuttosto che origliare le nostre conversazioni
… puoi
dirmi chi sono questi ospiti? –
- Non
conosco i nomi, indossano sempre un cappuccio sul volto, ma credo si
tratti di membri
elitari del mondo magico … ho sentito qualche accento, molti
provengono dall’estero.
–
- E la
localizzazione di questo posto? –
Se, per
qualche miracolo, fosse riuscita a mettersi in contatto con
l’Avalon avrebbe avuto
bisogno di fornirgli quante più informazioni possibili.
-
Questa domanda è piuttosto semplice. È la vecchia
villa dei Cassel, quella in
cui Nathaniel ha passato i primi anni della sua vita …
è nelle campagne
inglesi, a qualche chilometro da Londra. –
Londra.
Dannazione,
avevano viaggiato parecchio la sera del suo rapimento.
-
Dovresti davvero mangiare qualcosa e cominciare a prepararti per questo
pomeriggio -, osservò Josephine, - ti assicuro che non vuoi
vedere Gabriel
arrabbiato. –
Quello
era poco ma sicuro.
Si
lasciò aiutare a ripulirsi, indossò
l’abito che era stato scelto per l’occasione
e lasciò che Josephine le acconciasse i capelli in un
morbido chignon e la
truccasse leggermente.
Dopodichè
mangiò con voracità le uova strapazzate e il
bacon croccante, vuotando l’intera
caraffa di succo di zucca.
- Stai
benissimo -, asserì la bionda con convinzione, - ma manca
un’ultima cosa. –
La fece
voltare, agganciandole una collanina d’oro bianco con un
piccolo smeraldo
incastonato.
Aveva l’aria
di essere molto costosa.
- Dragomir
ha insistito perché te la facessi indossare –
disse a mo’ di scusa.
All’improvviso
il gioiello non le appariva più così bello e
sfolgorante.
Si
strinse nelle spalle, reprimendo il desiderio di strapparla e gettarla
via.
- Se
proprio devo. –
- Io
credo che … credo che arriveranno presto a salvarti
– le sussurrò poi, mentre
giungeva loro il lieve bussare esterno.
Poco
dopo la porta venne aperta e Dragomir fece capolino.
- È pronta?
–
- Sì. –
-
Allora andiamo -, ordinò porgendole il braccio, - Nathaniel
ci aspetta. –
Ignorò
palesemente il braccio muscoloso, uscendo dalla stanza come se lui
neanche
esistesse, e continuò a camminare dritta davanti a
sé finchè non si rese conto
che non conosceva quel posto e avrebbe dovuto percorrere strade a caso
fino a
raggiungere il salone.
Il che
avrebbe potuto comportare l’incontrare qualche personaggio
poco gradito e
decisamente letale.
-
Immagino che tu debba farmi strada, non so dove andare. –
Con un
sorrisetto divertito, il bulgaro l’oltrepassò e
puntò verso la lunga rampa di
scale che conduceva al piano superiore.
- Ti
sta veramente bene quella collana -, disse d’un tratto, -
s’intona alla perfezione
proprio come avevo immaginato. –
- Sono
contenta che ti piaccia -, lo rimbeccò aspramente, -
perché io combatto contro l’impulso
di buttarla via. La detesto. –
Esultò
dentro di sé quando vide il sorrisetto di Dragomir appassire
lentamente fino a
venire sostituito da un’espressione corrucciata e vagamente
ferita.
-
Volevo fare un gesto carino. –
-
Allora avresti potuto aiutarmi a tornare all’Avalon
… quello sarebbe stato il
gesto più carino dell’intero universo. –
Proruppe
nella sua solita bassa e roca risata, rischiando di farla trasalire.
Non
riusciva a credere che un tempo l’avesse considerata sensuale
e accattivante.
- Lo
sai che non posso, Kat … e non voglio neppure. –
- Non
puoi certo biasimare una ragazza per averci provato. –
- No,
non posso -, convenne, - ma da adesso in poi cerca di fare la brava.
–
Se non
avesse creato problemi e li avesse assecondati sarebbe riuscita
addirittura a
scoprire l’identità di qualcuno dei misteriosi
adepti di Nathaniel.
Prese
un respiro profondo e oltrepassò la soglia del salone.
Fu
allora che lo vide.
E d’improvviso
tornò a essere la bambina terrorizzata che assisteva alla
morte dei genitori
senza poter fare nulla.
E lo
odiò.
Odiò
Nathaniel per la capacità che aveva di terrorizzarla.
*
La
villa era quella.
Avevano
assistito a un andirivieni generale di persone in
quell’ultima ora e ormai non
c’erano più dubbi: lì dentro
c’era Nathaniel e, di sicuro, anche Katherine.
- Lo so
a cosa stai pensando -, gli sussurrò Alistair, - e non
farlo. Non puoi
permetterti di perdere il controllo. C’è troppo in
gioco, Ben. –
Facile
a dirsi.
Il
problema era che dopo due giorni passati a rimuginare sul suo rapimento
non
riusciva più a togliersi dalla mente quanto potesse essere
spaventata e cosa le
fosse stato fatto.
Ricordava
con precisione il ritorno all’Avalon di Ruby.
Era
stata ridotta male e c’erano voluti due giorni prima che
fosse in grado di
lasciare l’infermeria.
Il
pensiero che Katherine potesse essere ridotta allo stesso modo, o
addirittura
peggio, lo stava uccidendo.
- Recupererò
il controllo solo quando lei sarà qui con me. Fino a quel
momento non ho spazio
per la calma – lo rimbeccò, continuando a fissare
la villa.
Sperava
per Dragomir che non fosse nei paraggi perché se
l’avesse incontrato sul suo
cammino allora niente e nessuno l’avrebbe potuto salvare
dalla sua furia.
Alphard
si avvicinò loro, seguito a ruota da Sonya e un paio di
Auror.
-
Sembra che non ci siano ulteriori ospiti in arrivo. I miei uomini hanno
circondato la villa e bloccato ogni via di fuga. Ci muoviamo.
–
Sospirò
profondamente.
Era
pronto.
“Kat,
sto arrivando” pensò
intensamente, quasi sperasse che la ragazza percepisse i suoi pensieri.
Spazio
autrice:
Eccoci
qui con l’aggiornamento. Anche questo è un
capitolo
piuttosto discorsivo come avrete notato e ho pensato di concentrarmi su
due OC
che negli ultimi capitoli non abbiamo incontrato.
Qui sotto vi lascio anche il pv di Josephine Selwyn, la
ragazza incontrata in questo capitolo, e vi anticipo che la rivedrete
anche nel
prossimo e in quelli successivi.
Detto ciò non mi resta che salutarvi e augurarvi un buon
fine settimana.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
Josephine
Selwyn
(PV Blake Lively)
– 19 anni, ex studentessa di Beauxbatons.
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
Capitolo
15
L’ingresso
della villa era modesto, ben più di quanto apparisse
all’esterno a dire il
vero, e l’arredamento appariva impersonale e asettico come se
chi ci abitava
non si curasse minimamente di renderlo accogliente … come se
non sentisse quel
posto come casa.
- Sai
dove dobbiamo andare? –
Ruby
scosse la testa.
-
L’ultima volta che ho messo piede qui dentro avevo pochi mesi
… mia madre ci ha
portati via poco dopo. –
“Saggia
scelta” avrebbe voluto commentare, ma aveva la netta
sensazione che Alistair
non avrebbe preso bene quell’affermazione.
Da
quando lui e Ruby si erano messi ufficialmente insieme era diventato
persino
più protettivo nei suoi confronti di quanto non fosse stato
quando fingevano di
non sopportarsi.
-
Suggerisco di dividerci e perlustrare tutta la proprietà.
–
Alphard
tossicchiò. – Tu, signorina, obbedisci agli ordini
e non suggerisci niente … e
altrettanto faranno i tuoi compagni. Siete qui solo perché
direttamente
coinvolti, ma le decisioni le prendiamo io e Sonya -, si
soffermò in particolare
su Benjamin, - Sono stato chiaro? –
-
Cristallino – bofonchiò.
Questo
perlomeno fintanto che i suoi ordini lo aiutavano a ritrovare
Katherine.
Sentì
su di sé lo sguardo di Alistair.
Qualunque
cosa avesse detto o fatto non sarebbe mai riuscito a convincerlo, ne
era fin
troppo consapevole.
-
Benjamin, Alistair e Ruby vanno da quella parte -, Alphard
indicò un punto
verso destra in cui li attendevano già un paio di Auror, -
Camille, JJ e Jax
sulla sinistra con Bronson e Lewis. Mentre Alaska e Christopher vengono
con me
e Sonya. Qualsiasi cosa succeda, niente colpi di testa. –
*
-
Abby
e Jem dovrebbero essere riusciti a perimetrare tutta la
proprietà esterna
insieme ai vostri genitori – considerò Camille,
mentre avanzavano cercando di
fare più silenzio possibile.
Jax
annuì bruscamente, svoltando l’angolo
più vicino con fare circospetto.
Non
riusciva a togliersi dalla testa la sensazione che fosse tutto fin
troppo
semplice. C’era troppo silenzio, troppi pochi uomini in giro
per la villa.
Persino
i confini della proprietà erano scarsamente controllati.
Qualcosa
non andava.
- Sei
pensieroso -, osservò Jamie, - perché? –
- Mi
sembra tutto troppo facile. Dovremmo essere nella tana del grande e
grosso
cattivone, perché nessuno si è ancora accorto di
noi? –
Si
accigliò.
- Credi
che si tratti di una trappola? –
Era
praticamente certo che fosse una trappola e non riusciva a togliersi
dalla
testa l’idea che Alphard li avesse volutamente spediti
nell’angolo più
tranquillo della villa.
Li faceva
partecipare all’azione, ma non li voleva in prima linea.
- Credo
che o Nathaniel ha il peggior sistema di sorveglianza
dell’intero mondo magico
oppure siamo esattamente dove voleva che fossimo. –
- Che
saggia considerazione. –
La voce
alle loro spalle li fece trasalire.
Seduto
su quella che aveva tutta l’aria di essere una poltrona
particolarmente antica
e costosa, gli scintillanti occhi grigi di Gabriel li fissavano
attraverso le
scomposte ciocche corvine.
- Tu
devi essere quello intelligente del terzetto -, continuò poi
beffardo, - non
che ci voglia molto a esserlo, non siete propriamente i tipi
più svegli in
circolazione, no? –
Si alzò
con un agile colpo di reni, fronteggiandoli mentre il sinistro sorriso
dipinto
sulle sue labbra continuava a essere prepotentemente presente sul suo
viso.
- Avrei
dovuto rimanere in disparte a monitorare la situazione, ma mi annoio
veramente
tanto … a voi non dispiace se movimento un po’ le
cose, vero? –
Fu
allora che videro cosa stringeva tra le dita alabastrine.
La corta
bacchetta in legno di noce era puntata minacciosamente contro di loro.
-
Personalmente non ho preferenze sulla mia prima vittima, ma visto che
sono un
galantuomo lascerò che siano le signore a scegliere
– ammiccò verso di loro.
Camille
soffocò un gemito mentre JJ al suo fianco ribolliva di
rabbia.
- Ci
penserò io a te. –
Fece
per farsi avanti, ma Jackson la trattenne.
- Voi
andate avanti, mi occupo io di lui. –
- Jax …
-
Scosse
risolutamente il capo. – Andate, adesso! –
Obbedirono,
riprendendo a percorrere la scalinata.
Si
voltarono quando erano in cima, notando che i due ragazzi avevano
cominciato a
girarsi attorno come avrebbero fatto due predatori in procinto di
attaccarsi.
*
-
Speravo
davvero di essere io a incontrarvi. –
La
sagoma imponente di Dragomir li fronteggiava con disinvolta noncuranza.
Di
riflesso si frappose tra lui e Ruby, attirando lo sguardo sorpreso e
divertito
del bulgaro.
- Ah,
sembra che mi sia perso qualche nuovo pettegolezzo romantico
all’interno dell’Accademia.
Che coppia carina -, sogghignò, - i miei più
sinceri auguri. –
- Ti
avremmo volentieri aggiornato, ma sai, eravamo troppo impegnati a
progettare il
tuo funerale – lo rimbeccò Ruby, fissandolo truce.
-
Divertente, capisco perché tuo fratello non vede
l’ora di vederti di nuovo. –
Ruby s’irrigidì.
Il
ricordo di Gabriel e della sua breve permanenza come infiltrata tra le
fila di
Nathaniel era vivido nella sua mente; si era ripromessa che mai, anche
a costo
della vita, sarebbe mai finita di nuovo sotto le sue grinfie.
Suo
fratello sapeva essere incredibilmente fantasioso quando si trattava di
escogitare
modi per far soffrire le persone.
- Non
fare minacce che non sei in grado di portare avanti, Atanasin.
–
-
Allora è un bene che io non abbia ancora cominciato a
minacciarvi. –
Alistair
portò la mano sull’elsa della bacchetta, ma il
secco cenno di diniego di
Benjamin attirò la sua attenzione.
- Lui è
mio. –
Negli
occhi dell’amico c’era una furia bruciante che mai
aveva visto prima.
Annuì,
rispettando la sua scelta.
Quella
era la battaglia di tutti loro, ma lo scontro con Dragomir spettava a
Ben.
*
Il
rumore dello scontro al di fuori della sala raggiunse chiaramente le
orecchie
di Katherine.
Incrociò
lo sguardo di Nathaniel, che le sorrise compiaciuto.
-
Sembrerebbe che i nostri tanto attesi ospiti siano finalmente arrivati.
–
Posò una
mano affusolata da pianista sulla sua spalla, attirandola
più vicina a sé, e
dovette reprimere un brivido di disgusto misto a paura mentre lo
assecondava.
- Mia
cara, confido nella tua collaborazione durante questa piccola
trattativa -,
esordì bonariamente, - ed eviteremo inutili spargimenti di
sangue. Mi
seccherebbe alquanto imbrattare questi tappeti, una volta macchiati i
persiani
non tornano più com’erano prima. –
Tappeti.
Si
stava preoccupando dei dannati tappeti persiani.
Quell’uomo
era completamente fuori di testa.
Non
rispose, fissando in silenzio i battenti in quercia finchè
questi non vennero
spalancati.
Alphard,
con una vistosa tumefazione alla tempia sinistra, era tenuto fermo da
due
uomini e un bestione pelato teneva stretta Sonya. Alaska e Christopher,
poco
distanti, erano stati disarmati e costretti in un angolo da un paio dei
bestioni di Nathaniel.
-
Portate i ragazzi nel seminterrato insieme al resto dei loro compagni;
poi
assicuratevi che Gabriel non uccida il nipote del caro Alphard
… quel ragazzo è
faticoso da gestire, tende sempre a fare di testa sua –
sospirò al loro
indirizzo, quasi volesse scusarsi del fatto che suo figlio fosse appena
un po’
troppo sociopatico.
- Se
gli succede qualcosa … - ringhiò Alphard, venendo
zittito da un cenno del capo.
- Non
sei nella posizione di fare minacce di morte, mio vecchio amico, ma
apprezzo
ugualmente lo sforzo. Ora, veniamo agli affari -, rivolse un sorriso a
Sonya, -
vogliamo riparlare della tua rinuncia a qualsiasi pretesa
sull’Accademia. –
- E se
non avessi cambiato idea? –
-
Allora suppongo che Alphard vedrebbe davvero morire uno dei suoi
nipoti. Le
donne appartenenti al ramo dei Van der bilt non sono mai state molto
fortunate
in questa lunga trattativa. –
Katherine
sentì la rabbia divampare dentro di lei.
Sua
madre.
Quel
mostro osava nominarla.
- Non
parlare di lei -, gli rivolse uno sguardo carico d’odio, -
non devi mai
nominarla, non ne sei degno! –
Non
sapeva nemmeno lei che reazione si sarebbe aspettata, ma decisamente
non quella
che ebbe.
Nathaniel
scoppiò a ridere, una risata profonda e gioiosa, come se non
avesse mai sentito
nulla di più divertente in tutta la sua vita.
- È una
vera guerriera, questo l’ha decisamente ripreso da Lennie.
Allora, Sonya, vuoi
davvero macchiarti del sangue di un altro adolescente innocente?
–
Sonya
distolse lo sguardo, abbassando il capo in segno di resa.
- Se la
lasci andare firmerò tutto quello che vuoi. –
La
sorpresa divampò per un attimo sul volto di Nathaniel, per
poi essere
sostituita da un misto di gioia e stupore: - Non era poi
così difficile, hai
visto? Portateli tutti alle segrete e nessuno osi far loro del male;
Sonya e
Ruby firmeranno i documenti del passaggio non appena saranno pronti e
poi
potranno tutti fare ritorno a casa … nessun danno
collaterale. –
Pronunciò
le ultime tre parole talmente sottovoce che non si capì se
fossero dirette a
tutti o solo a se stesso.
*
Le
segrete erano fredde e umide proprio come fino a un’ora
prima, l’unica
differenza era che adesso non era più da sola ma
c’era la sua intera squadra di
soccorso.
Jackson
sembrava aver retto bene allo scontro con Gabriel e aveva riportato
solo una ferita
che partiva dalla tempia e arrivava fino a metà guancia,
solcandogli il
sopracciglio.
Josephine
era stata incaricata di curarlo e di occuparsi dei feriti nello scontro
con gli
uomini di Nathaniel.
-
Brucerà un po’, ma fermerà il flusso
sanguigno -, mormorò mentre disinfettava
la ferita con tocchi gentili, - Temo che la cicatrice
rimarrà, la ferita è
abbastanza profonda. –
Jax
annuì, tenendo lo sguardo stoicamente fisso verso il muro in
mattonato.
Alphard
era seduto accanto a Sonya, che aveva appoggiato la testa sulla sua
spalla e si
tormentava nervosamente le dita.
Poco
distanti da loro Alistair e Ruby avevano assunto la stessa posa.
Il
resto delle ragazze e Christopher, invece, erano ancora privi di sensi
a causa
degli Schiantesimi che li avevano messi fuori gioco.
Infine
Benjamin, sdraiato a terra e con il capo adagiato sul suo grembo,
cominciava a
dare segni di ripresa.
Dragomir
l’aveva scaricato nelle segrete pochi minuti dopo il loro
arrivo. Il bulgaro
aveva sfoggiato un labbro rotto e dei vistosi ematomi sul viso, che
contornavano un’espressione suo malgrado colpita.
Comunque
fossero andate le cose era poco ma sicuro che Benjamin fosse riuscito a
impressionarlo.
Gli
accarezzò il volto, stando attenta a mantenere un tocco
lieve, e affondò le dita
tra le ciocche castano scuro.
- Kat?
Sei davvero tu? –
Annuì,
continuando ad accarezzarlo.
Non
sapeva il perché, ma da quando l’aveva rincontrato
non riusciva a farne a meno.
- Sono
io. –
- Avrei
dovuto salvarti e invece sono finito anche io qui, sono davvero
… -
Si
chinò su di lui, tacitando il suo sproloquio con un lieve
bacio a fior di
labbra.
- Parli
troppo, King, non te l’avevo già detto? –
Gli
occhi castani scintillarono maliziosi.
- Se
continuo a sproloquiare posso avere un altro bacio? –
- Si è
decisamente ripreso – annunciò al resto del
gruppo, suscitando risate
collettive.
Josephine
tossicchiò leggermente, attirando l’attenzione su
di sé.
- Io …
io credo di potervi far uscire di qui. –
Sonya
si mise a sedere dritta, puntando le iridi grigio azzurre su di lei.
- Ne
sei sicura? –
La
ragazza prese un sospiro profondo, per poi annuire.
- A una
condizione: voglio venire con voi. –
Alphard
e Sonya si scambiarono un’occhiata d’intesa.
- Andata.
–
-
Allora lasciate fare a me -, prese un respiro profondo, - Gabriel, ho
finito
con le medicazioni, sono pronta a uscire. –
La
sagoma del ragazzo fece capolino, sondando lo spazio
all’interno della cella.
- Ti
faccio uscire e informo che sono pronte a firmare –,
asserì soffermando lo
sguardo sulla sorella, - anche se è un peccato che tutto
finisca in modo così
rapido e indolore. –
Fece
tintinnare le chiavi, aprendo la serratura e facendo cenno a Josephine
di
avvicinarsi.
- Datti
una mossa, non ho tutta la giornata. –
Il
movimento di Josephine fu così rapido e inaspettato che
colse di sorpresa
Gabriel e lo disarmò.
L’attacco
successivo lo spedì contro il muro e gli fece perdere i
sensi.
- Sono
stata abbastanza rapida? – domandò al corpo inerte.
Alphard
e Benjamin trascinarono il corpo all’interno, richiudendo la
porta dietro di
lui.
La
seguirono verso l’uscita di servizio, sgattaiolando fuori.
Potevano
aver perso la battaglia, ma non la guerra.
Spazio
autrice:
Eccoci
qui con il penultimo capitolo, spero vi sia piaciuto.
In settimana arriverà l’ultimo capitolo e poi un
breve epilogo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 17 *** Epilogo ***
Epilogo
Tornare
a
dormire nel proprio letto era una sensazione piacevole, ma allo stesso
tempo
strana.
Continuava
a rigirarsi da una parte all’altra, incapace di prendere
sonno.
Nathaniel
era ancora lì fuori, infuriato per come i suoi piani erano
finiti con il
trasformarsi in un nulla di fatto.
Allontanò
una ciocca ribelle, sbuffando.
Prendere
sonno non sembrava essere un’opzione contemplata al momento.
Si era
appena messa a sedere sul letto quando sentì bussare contro
la finestra.
Scostò i
pesanti drappeggi, trovando Benjamin appollaiato sul davanzale.
Aprì la
finestra, scostandosi di lato in modo da permettergli di saltare dentro.
-
Esistono le porte, lo sai? –
Passò le
dita tra le ciocche scompigliate, sorridendole malandrino.
- Il
coprifuoco è scattato da un pezzo, qualcuno potrebbe pesare
che abbia
intenzioni poco onorevoli che mi spingono ad intrufolarmi qui dentro
nel cuore
della notte. –
Gli
sorrise di rimando.
- E le
hai? –
-
Scommetto che ti piacerebbe eccome, ma in realtà ero passato
solo per vedere
come stavi. –
- Non
benissimo -, ammise, - continuo a pensare che lui è ancora
lì fuori e che non
si fermerà finchè non avrà ottenuto
quello che vuole. –
Benjamin
le cinse la vita con le braccia muscolose, attirandola gentilmente a
sé.
- Non gli
permetterò mai più di farti del male,
né a lui né a nessun altro …
d’accordo? –
Annuì,
rilassandosi nella stretta.
Stare in
quella posizione era naturale come respirare, le sembrava
così tremendamente
giusto.
-
Proviamo a farci una dormita? –
- Non riesco
a dormire. –
- Da sola
no di certo, ma ci sono io qui. –
Katherine
annuì, lasciandosi guidare verso il baldacchino.
Lasciò
che Ben si sdraiasse per primo e poi si rannicchiò tra le
sue braccia,
adagiando il capo sul petto muscoloso.
Chiuse
gli occhi, sentendo le dita del ragazzo affondare nelle ciocche in
lente e
rilassanti carezze.
Era quasi
scivolata tra le braccia di Morfeo quando un sentore acre le
assalì le narici.
Lei e
Benjamin si alzarono di scatto, affacciandosi lungo il corridoio del
dormitorio
femminile.
Annusò l’aria.
C’era una
puzza di bruciato che si faceva via via sempre più forte.
Fuoco.
L’accademia
stava andando a fuoco.
*
Alaska
cercò di stare al passo di Christopher e Abby, districandosi
velocemente tra i
corridoi invasi dal fumo.
Non
poteva credere che tutto quello stesse succedendo davvero a loro.
- Non
riesco a vedere dove diavolo sto mettendo i piedi -, gridò,
- e non trovo James
e le ragazze da nessuna parte! –
-
Dobbiamo uscire di qui e alla svelta – le urlò di
rimando Abby, cercando di
sovrastare le urla terrorizzate dei loro compagni che correvano verso
l’uscita
come una mandria impazzita.
- Siamo
quasi arrivati all’uscita, ancora pochi metri – le
esortò Christopher,
continuando a cercare di dipanare il fumo denso a colpi di bacchetta.
Tuttavia
l’effetto era pressoché minimo.
Non era
fuoco normale.
Dovevano
aver usato l’Ardemonio per ridurre l’edificio a
quella massa informe di fumo e
fiamme.
Inciampò
sull’ultimo gradino, perdendo l’equilibrio e
finendo con il rotolare a terra.
Una fitta
di dolore provenne dalla gamba destra, poco sotto il ginocchio.
Doveva
essersi rotta qualcosa.
- Sky,
andiamo, puoi farcela. –
Scosse la
testa, indicando con un cenno del capo l’arto.
- Non
vado da nessuna parte con quella gamba, devo essermi rotta qualcosa
– gemette.
- Abby,
vai avanti e porta il resto dei ragazzi fuori –,
ordinò Christopher accennando
agli studenti impauriti dei primi anni che li avevano seguiti fino a
lì con
cieca fiducia, - porto Sky fuori di qui in braccio. –
L’afferrò,
tirandola su come se non pesasse nulla, e la strinse a sé.
-
Coraggio, terremoto, usciremo sani e salvi di qui. Te lo giuro.
–
*
Jackson
si fece largo tra i corridoi, alla ricerca di qualcuno ancora in attesa
di
abbandonare il dormitorio.
Josephine
veniva dietro di lui, l’espressione risoluta sul bel volto.
- Non ti
avevo detto di andare con Christopher e le altre? –
- L’avevi
detto -, convenne, - ma non di ho dato ascolto. –
Sbuffò,
alzando gli occhi al cielo.
- Razza
di testarda. –
- Meno
chiacchiere e più rapidità, van der bilt
– lo rimbeccò, oltrepassandolo e
spalancando la porta più vicina.
Tossicchiò,
tirandosi indietro a causa del fumo e del calore che
l’avevano investita in
pieno.
Sentì gli
occhi lacrimarle copiosamente.
- C’è
qualcuno lì dentro? – gridò, attendendo
per una risposta.
Il
silenzio fu l’unica risposta che ricevettero.
-
Passiamo al pianterreno, qui su non c’è
più nessuno. –
Fece per
muoversi verso le scale, ma venne tirata all’indietro da
Jackson, finendo con
lo scontrarsi contro il suo petto.
Fece per
protestare, ma la mano del ragazzo le tappò la bocca.
-
Silenzio -, le intimò, - non siamo da soli. –
Delle
sagome scure comparvero nel corridoio, camminavano a passo sicuro come
se il
fumo fosse loro alleato e non certo un problema.
Avevano
le bacchette sguainate e i cappucci celavano i loro volti.
Dovevano
essere stati loro ad aver appiccato l’incendio.
Quando si
avvicinarono intravide il volto al di sotto del cappuccio.
Dragomir.
Teneva
stretto tra le dita un lungo pugnale grondante sangue.
Qualcuno
era stato ucciso, la consapevolezza lo colpì con inaudita
ferocia.
Ma chi …
chi dei loro era stato l’ennesima vittima di quella follia?
*
Gli
ultimi a uscire dall’accademia ormai semi carbonizzata erano
stati Jackson,
Josephine e Jamie.
Di
Camille e James non c’era traccia.
- Non può
esserci nessuno ancora vivo lì dentro. –
Fu
Alphard a dire ciò che tutti avevano ben chiaro nel profondo
di se stessi, ma
nessuno aveva avuto il coraggio di dire ad alta voce.
Alistair
lasciò vagare lo sguardo verso JJ e Abby.
Entrambe
le ragazze erano sbiancate e fissavano la struttura che continuava ad
ardere
incessantemente mentre la squadra di Auror si affaccendava nel
tentativo di
spegnere le fiamme, che avevano ormai superato i tre metri
d’altezza.
Afferrò
la mano di Ruby, al suo fianco, intrecciando le dita alle sue.
Poteva
essere tremendamente egoista, ma in quel momento l’unica cosa
che gli importava
era che lei fosse al sicuro.
Aveva
temuto seriamente per lei durante l’attacco
all’accademia, ipotizzando che l’incendio
fosse tutto un diversivo per arrivare a lei.
Eppure
così non era stato.
Nathaniel
sembrava semplicemente aver deciso che se lui non avrebbe potuto avere
l’Accademia
allora nessuno l’avrebbe avuta.
*
Un
mese
dopo …
Era
passato un mese da quel terribile giorno, ma la mancanza di Jem
continuava a
farsi sentire prepotentemente.
Era stato
il suo primo e migliore amico, il ragazzo con cui era cresciuta e che
la
conosceva meglio di chiunque altro.
Era come
un fratello.
E adesso
non c’era più.
Sentì il
ciottolato scricchiolare sotto il peso di qualcuno che vi camminava
sopra.
Abby si
voltò verso la direzione da cui aveva sentito provenire i
passi.
Jamie
avanzava, tenendo stretto tra le braccia un vaso colmo di fiori di
campo.
- Erano i
preferiti di Camille – spiegò, adagiandoli sulla
bara di marmo.
Anche lei
indossava un sobrio abito rosa antico, il vestito che era stato scelto
in virtù
di damigelle d’onore per il matrimonio di Sonya e Alphard.
Sembrava
che almeno qualcuno potesse continuare a essere felice, ed era quasi
ironico
come tutto il caos che aveva sconvolto il loro ultimo anno di scuola
avesse
finito con il fare nascere ben quattro coppie.
- Sono
sicura che li avrebbe adorati, sono stupendi –
assicurò, osservandola mentre li
risistemava con cura.
- La
cerimonia è stata molto bella … -
- Sì, è stato
un bel matrimonio. Credo che a James sarebbe piaciuto, adorava far
festa. –
JJ la
fissò dritta negli occhi.
- Prima o
poi riusciremo a superarla, lo sai vero? –
Sì, lo
sapeva.
Prima o
poi.
- Ma non
oggi. –
Le voltò
le spalle, allontanandosi lungo il medesimo ciottolato.
*
Sei
mesi dopo …
Ripiegò
il giornale, guardando Ruby alla ricerca di una sua reazione.
La
notizia dell’arresto di Nathaniel e Lilian era capeggiato su
tutte le testate
del mondo magico.
L’ondata
mediatica era stata imponente oltre ogni dire e la sorte
dell’Avalon sembrava
ormai essere stata accantonata come un pettegolezzo non più
all’ordine del
giorno.
- Non
hanno ancora trovato né Dragomir né mio fratello.
–
Girava
voce che Gabriel fosse ormai oltre oceano e avevano ragione di
sospettare
fortemente che il loro ex compagno di classe si fosse rifugiato,
invece, da
qualche parte nell’estremo Est dell’Europa.
- Li
troveranno. –
- Non so
cosa fare con l’Avalon -, ammise, - Sonya vuole che sia io a
decidere le sorti
dell’Accademia, ma non credo che riuscirei a mettere piede
lì dentro. Non più
dopo tutto quello che abbiamo passato … dopo che dei nostri
amici sono morti
per causa di mio padre. –
Alistair
le afferrò gentilmente il braccio, attirandola a
sé e costringendola a sedersi sulle
sue gambe.
- Ne
abbiamo già parlato, nulla di quello che è
accaduto è colpa tua. –
- Lo so,
ma a volte è dura ricordarlo. –
- A volte
un nuovo inizio è tutto ciò che ci occorre. Per
quanto riguarda l’Avalon
possiamo spostarla altrove, cambiarle anche nome se vuoi, fare in modo
che sia
qualcosa che non abbia nulla a che fare con il passato. –
Ruby gli
scoccò un bacio a fior di labbra, sorridendo ironica.
- Quando
sei diventato così saggio e filosofico, Ryle? –
- Lo sono
sempre stato, eri solo troppo abbagliata dalla mia bellezza per
accorgertene. –
Si
districò dalla sua presa, ridendo.
-
Arrogante, non credi che … - tacque, presa in contropiede
dalla scena che si
stava profilando davanti a lei.
Lo vide
inginocchiarsi davanti a lei, estraendo una scatola dalla tasca dei
pantaloni.
- Che …
che stai facendo? –
- Ruby
Cassel Wilson, vuoi farmi l’immenso onore di avere un nuovo
inizio con me? Vuoi
diventare mia moglie? –
- Farai
meglio a non scherzare, Ryle, perché se non sei
assolutamente serio giuro che
ti castro. –
Alistair
scoppiò a ridere.
- Devo
prenderlo come un “sì, lo voglio”?
–
- Sì,
dannazione, certo che lo voglio. –
*
Vent’anni
dopo …
-
Non
riesco ancora a credere che tua madre sia la preside del Covenant.
–
Reyna
inarcò un sopracciglio, ascoltando il vociare di quella
ragazzina del quarto
anno che stava cercando in tutti i modi di attirare
l’attenzione di Nicholas.
Suo
fratello sorrideva, lievemente in imbarazzo, ma annuì con
vigore.
- Già,
sono state lei e la mia prozia a fondare il Covenant. Volevano qualcosa
di
diverso e a qualche anno di distanza dal suo diploma lo hanno trovato.
–
- Credi
che potresti …
Ecco dove
voleva andare a parare.
Non
sopportava proprio quelle gallinelle arriviste che cercavano di
accattivarsi le
simpatie del suo fratellino solo per avere qualche agevolazione.
Lei era
la maggiore, doveva proteggerlo.
Sia lui
che Kestrel.
Tossicchiò,
voltandosi a guardare la ragazzina con un’occhiataccia che
ebbe il potere di farla
scappare via a gambe levate.
Una
risata alle sue spalle la spinse a voltarsi.
- Tu sì
che sei cattiva, riesci a far scappare via persino le ragazzine.
–
Sorrise
all’indirizzo di Brody.
Erano
migliori amici fin dalla nascita, avevano quel tipo di legame che era
certa
sarebbe durata per tutta la vita.
Lo
abbracciò di slancio, per poi rifilargli una gomitata nelle
costole.
- Ehy, mi
hai fatto male. –
- Bene, perché
avrei dovuto farti anche peggio. È da quando sei partito per
la Francia che non
ti sei fatto sentire, avevi detto che mi avresti scritto ogni
settimana! –
La
abbagliò con quel suo sorriso da impenitente canaglia che
aveva il potere di
far tremare le ginocchia alle ragazze del loro anno.
- Io e i
ragazzi siamo stati molto impegnati. –
- Certo,
immagino … rimorchiare ragazze francesi deve essere
estenuante – concordò, con
un cipiglio fintamente serio che fece ridere entrambi.
- Mi sei
mancata, lo sai? –
- Certo
che ti sono mancata, come poteva essere altrimenti? –
- Andiamo
a cercare il resto del gruppo, spiritosona – le
punzecchiò il fianco,
dirottandola verso il treno che li avrebbe condotti al Covenant.
*
Cynric
buttò fuori una lunga boccata di Artiglio di drago, per poi
passare quell’artigianale
e improvvisata sigaretta a Killian.
Starlett
e Isabelle smisero di leggere la rivista che avevano comprato prima di
salire
sul treno e li folgorarono con un’occhiataccia.
- Vi
sembra il caso di fumarvi anche gli ultimi neuroni che vi sono rimasti?
–
- Come se
potessero permetterselo … - aggiunse Isabelle, ridacchiando.
- Star,
Belle, non cominciate con la solita storia –,
sbuffò Killian, - da quando siete
diventate Prefetti avete smesso di essere divertenti. –
Le due
ragazze si scambiarono un’occhiata che non prometteva nulla
di buono.
- Ah, sì?
–
- Bene,
lo vedremo. –
Cynric
scoppiò a ridere, prendendo l’ultima boccata prima
di gettare la sigaretta dal
finestrino.
- Sei nei
guai, amico mio, lasciatelo dire. –
Starlett
si alzò in piedi, rassettando la divisa sulla quale,
appuntata poco sopra il disegno
dell’Arpia all’altezza del cuore, faceva bella
mostra di sé la spilla da
Prefetto ricevuta l’estate precedente.
Isabelle
la imitò, attirando gli sguardi incuriositi degli amici.
- Dove
state andando? –
- A
cercare Reyna e Brody, mi domando dove si siano cacciati –,
replicò, - ci
vediamo all’arrivo al Covenant. –
Spazio
autrice:
Salve!
È stata un’attesa vergognosa, me ne rendo
perfettamente conto,
ma a mia discolpa posso solo dire che ho unito l’ultimo
capitolo all’epilogo e
l’ho reso decisamente più lungo di come doveva
essere l’originale.
Come avete notato l’ultimo spezzone riguarda i figli dei
protagonisti di Avalon e a breve verrà pubblicato il sequel
“Avalon – The Covenant”
che sarà anch’esso un’interattiva.
Qui sotto vi lascio l’elenco della progenie dei nostri
protagonisti con tanto di prestavolto e divisione in Case
(perché, ebbene sì,
la struttura del Covenant rimarcherà molto quella di
Hogwarts e Ilvermorny).
A presto con il seguito.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
Alistair
Ryle & Ruby Cassel Wilson in Ryle
Reyna
Ryle (PV Marina Laswick)
– 17 anni, Draghi. Capitano e Cacciatrice.
Nicholas
Ryle (PV Hunter Parrish) –
14 anni, Arpie.
Kestrel
Ryle (PV Daria Sidorchuk)
– 13 anni, Unicorni.
Christopher
Ian Baizen & Alaska Rowle
Brody
Baizen
(PV Brant Daugherty)
– 17 anni, Arpie. Capitano e Battitore.
Starlett
Baizen
– 16 anni, Arpie. Prefetto.
Benjamin
King & Katherine Shafiq
Cynric
William King
(PV Brody
Carsen) – 17 anni, Basilischi. Capitano e
Cacciatore.
Isabelle
Sophia King
(PV Sofia Black
D’Elia) – 16 anni, Draghi. Prefetto e
Battitrice.
Jackson
Van der bilt & Josephine Selwyn
Killian
Van der bilt
(PV Danilo Borgato) – 17
anni, Basilischi. Cacciatore.
Rose
Van
der bilt
(PV Bella Thorne) –
11 anni, Unicorni.
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