Sette giorni.

di Layla
(/viewuser.php?uid=34356)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1)Tempo di cambiamenti ***
Capitolo 2: *** 2) Vivi un po'! ***
Capitolo 3: *** 3)Il cielo sotto il mare. ***
Capitolo 4: *** 4)L'aurora boreale ***
Capitolo 5: *** 5)La mia vita mi stava conducendo da te. ***



Capitolo 1
*** 1)Tempo di cambiamenti ***


1)Tempo di cambiamenti

Dicono che il tempo non faccia sconti a nessuno, che passi inesorabile come le maree del mare, l’eterna successione delle stagioni su questa terra e i cicli lunari.
Da viva credevo che avrebbe fatto un’eccezione per me, ma mi sbagliavo: il tempo e la morte non fanno eccezioni per nessuno, nemmeno per una come me.
Sono Elsa, la regina del regno di Arendelle, e sono morta due secoli fa.
Tre anni dopo la mia incoronazione mia sorella Anna e Kristoff si sono sposati, è stata una cerimonia molto toccante a cui ha partecipato tutto il regno. Anna è sempre stata una persona molto amata, per anni non ha dovuto costruirsi una barriera attorno per evitare che qualcuno scoprisse che avesse dei poteri magici. Che poi è stato inutile frenarsi tanto a lungo, quando i miei poteri sono esplosi hanno regalato al regno di Arendelle quella che è la madre delle tempeste di neve e un paragone irraggiungibile per ogni inverno. Esiste persino il detto: “Questo inverno è freddo, ma non come quello della regina.”e lo usano anche adesso che il mio nome è sparito nelle nebbie della storia. E l’ho fatto in piena estate, una bella impresa, vero?
Torniamo al matrimonio, oltre a tutta Arendelle è arrivata una delegazione da Corona, che comprendeva anche mia cugina, la principessa Rapunzel e suo marito, il principe Eugene. È stato molto bello trascorrere del tempo con loro e iniziare a intessere dei legami di amicizia.
Da allora a anni alterni Rapunzel è venuta ad Arendelle e io e Anna siamo andate a Corona, almeno per un po’. Due anni dopo il matrimonio Anna è rimasta incinta e io ho iniziato a stare male, avevo quello che adesso chiamerebbero un cancro, ma allora la medicina non era così avanzata e i dottori non sapevano cosa fare.
Anna e Kristoff mi portarono dai troll per la seconda volta nella mia vita e questa volta il loro capo scosse la testa, il mio malessere era così esteso che nemmeno i suoi poteri potevano guarirlo, mi disse che avrei visto nascere la mia prima nipote e sarei morta.
Anna pianse e molto, piansi anche io, piangemmo insieme, perché stavamo imparando che il destino non si può cambiare quando è scritto in modo così definitivo. Visto che mi rimanevano pochi mesi di vita, partii per Corona da sola, rimasi qualche tempo da Rapunzel per dirle addio e chiederle di mantenere un rapporto di amicizia con mia sorella perché le sarebbe servito. Tornai in patria per il parto di Anna e per raccomandare a Kristoff di proteggere e amare per sempre mia sorella. Nacque una bambina, venne deciso di chiamarla Elsa in mio onore. Due giorni dopo morii.
Ci fu un’imponente funerale, mi piansero in molti, alla fine ero riuscita a diventare una regina amata, Anna più di tutti. Rischiò di non occuparsi di Elsa perché era troppo depressa a causa mia, solo la testardaggine di suo marito e un piccolo aiuto del destino la salvarono. Il mio spirito non è andato né in inferno né in paradiso, è rimasto ad Arendelle nel castello di ghiaccio che avevo costruito.
Mia sorella è venuta a trovarmi quasi ogni giorno fino a che la vecchiaia e la morte non hanno colto anche lei e dopo di lei sono venute ancora le regine e i re di questo regno per almeno due generazioni. Ero diventata lo spirito guardiano di Arendelle e pensavo che lo sarei rimasta per sempre, ma, come ho già detto, il tempo passa per tutti. Anche le nazioni e i regni cambiano, quello che si credeva immutabile sparisce, Arendelle è stata annessa alla Norvegia e adesso è solo una regione di una realtà più estesa.
Io sono rimasta nei ricordi della gente solo come la regina delle nevi, la responsabile di tutte le bufere di neve insieme a Jack Frost, solo che lui è trattato come una credenza simpatica, di me hanno paura.
È da allora che gli anni hanno iniziato a diventare lunghi e amari.
Ho passato il mio tempo a riparare il castello e a riempirlo di sculture di ghiaccio, che poi distruggevo per fare posto a quelle nuove e – ovviamente – a creare tempeste. Nessuno crede più in me, il mio castello è così isolato che non lo raggiunge più anima viva, mi chiedo perché sono ancora in questo mondo.
Ho protetto il mio regno fino alla fine, non è arrivato il momento di avere un po’ di pace e rivedere i miei cari?
Lo chiedo alla luna ogni tanto e ho l’impressione che brilli più forte in risposta alla mia domanda, come se mi chiedesse di aspettare ancora un po’ che poi avrò tutte le risposte.
Anche oggi sto intagliando una scultura, rappresenta Anna, Kristoff, me e un uomo che è ancora senza volto, dovrebbe essere quello che amo, ma la mia vita è stata così breve che non l’ho mai incontrato e mi sono limitata a sognare l’amore.
All’improvviso sento bussare alla porta, ma non gli do peso, a volte il vento dà questa impressione oppure la mia mente torna ai giorni in cui qualcuno veniva ancora in questa landa desolata.
Poco dopo il rumore si ripete e il mio cuore salta un battito: qualcuno sta proprio bussando alla porta, chissà chi è?
Abbandono il mio lavoro e vado ad aprire il portone un po’ in ansia, sarà un’escursionista che si è perso?
Davanti a me c’è un ragazzo che sembra avere circa la mia età, forse qualche anno più giovane, scalzo, che indossa un paio di pantaloni marroni stracciati sopra la caviglia, una felpa blu smorto con decori bianchi a forma di fiocco di neve. Ha in mano un bastone che termina in un semicerchio, ha i capelli bianchi e gli occhi più azzurri che abbia mai visto.
“Chi sei?”
Lui mi sorride.
“Dovresti conoscermi, ci nominano insieme quando una tempesta di neve arriva.”
Io spalanco gli occhi.
“Jack Frost?!”
“Esatto! Dovresti conoscermi visto che siamo complici durante le tempeste di neve.”
Io corrugo le sopracciglia.
“Io non sono tua complice nelle tempeste, fai tutto da solo, io me ne sto qui buona nel mio castello a intagliare sculture.”
“Esattamente come Edward Mani di Forbice.”
Io inizio a sentirmi a disagio.
“Cosa vuoi, Jack?
Non dirmi che è una visita di cortesia perché negli ultimi duecento anni mi hai ignorato come non esistessi.”
“Ehy! Eri una pericolosa rivale in fatto di tempeste di neve! La gente ricorda ancora la tua, ma nessuna delle mie. In ogni  caso hai ragione, non sono venuto qui per fare il bravo vicino, sono qui in veste ufficiale di guardiano.”
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
Gli chiedo perplessa, non mi sembra di aver violato nessuna regola.
“No, stai calma.
Solo, gli altri guardiani vorrebbero parlare con te, ma non è nulla di grave.”
“Se lo dici tu… E come ci arrivo dagli altri guardiani?”
“Seguimi.”
Lui si libra nel cielo con grazia.
“Jack Frost! Torna qui!”
Lui si volta perplesso.
“Io non so volare, come faccio a seguirti?”
“Certo che sai volare, solo che ancora non lo sai.”
Il mio sopracciglio si alza ancora un po’, lui invece crea una palla di neve, ci soffia sopra e poi me la lancia addosso, inaspettatamente scoppio a ridere.
“Beh?! Questo dovrebbe farmi volare?”
“Esatto, baby. Adesso provaci.”
Io provo a saltare e incredibilmente riesco a rimanere ferma a mezz’aria.
“Seguimi.”
Io lo faccio e iniziamo a volare sopra Arendelle diretti verso nord.
“Come hai fatto?”
“A fare cosa?”
“A farmi volare.”
Lui rimane un attimo pensieroso.
“Vedi, ogni guardiano ha un suo centro. Qualcosa che è la sua essenza ultima e che viene scelta dall’Uomo della Luna come importante e rappresentativa di una certa festa. Il mio centro è il divertimento, sono un guardiano perché so far ridere i bambini. Tu avevi dentro di te il potenziale per sbloccare il tuo potere, ma visto che non ti lasci mai andare non ci saresti mai riuscita. Io ti ho fatto lasciare andare.”
“Ti sbagli. Io so lasciarmi andare, la vecchia Elsa, quella prima della tempesta era così, ora sono diversa.”
Lui mi sorride triste.
“Elsa, essendo rimasta così tanto tempo da sola e spaventata dalla possibilità che qualcuno scoprisse il castello sei tornata a essere la vecchia Elsa. Certo, usi i tuoi poteri, ma il tuo cuore è tornato ostaggio della paura, esattamente come prima della tempesta.”
“NO!”
“Sì, pensaci! Quando è stata l’ultima volta che ti sei sentita felice?”
Questa volta sono io a rimanere in silenzio.
“Quando l’ultimo re di Arendelle è venuto da me, ma è stato tanto tempo fa.”
“Vedi?”
“Adesso hai paura che ti scoprano e ti trattino come un animale da esporre allo zoo.”
Io non dico nulla, ma in cuor mio so che ha ragione e la cosa mi spaventa un po’: odio sentirmi vulnerabile.
Dopo qualche ora di volo arriviamo al polo nord e vedo la leggendaria residenza di Babbo Natale, atterriamo, Jack entra dopo aver salutato cordialmente i big foot che sorvegliano il posto. Io rivolgo loro un cenno, intimidita.
“Non avere paura, sono bravi. Sono spaventosi, ma molto bravi.”
“Va bene.”
L’agitazione inizia a salire, tra poco incontrerò i guardiani, come sarà?

 

È proprio vero che quando sei in ansia il tempo non passa mai e memorizzi ogni dettaglio.
Ad esempio noto che sono i big foot a costruire i giocattoli e non gli elfi, come si è sempre creduto. I big foot sono gentili, creativi e creano i giocattoli più belli che io abbia mai visto, uno sta dipingendo con minuziosità dei robot giocattolo. In quanto agli elfi sonno butte creaturine con un grandissimo capello rosso che termina in un campanellino, braccia e gambe piccole e non sono bravi con i giocattoli, fanno strani esperimenti con le luci di Natale o sfrecciano con piatti pieni di biscotti.
Finalmente Jack apre una pesante porta di legno decorata con dei vetri colorati ed entriamo in una grande stanza, con al centro un globo su cui brillano delle luci.
“Ogni luce è un bambino che crede in noi, il nostro compito è proteggerli.”
“Capisco, ma non capisco ancora perché sono qui.”
Dico alzando il volto verso la grande apertura sul tetto, da cui si vede la luna, Jack mi sorride inesplicabile.
Da quello che ho sentito dire è un chiacchierone, ma oggi non sembra aver voglia di parlare o non può farlo.
“Adesso lo saprai!”
Mi dice una voce tonante alle mie spalle, un uomo corpulento con una lunga barba bianca entra nella stanza seguito da altre figure.
“Babbo Natale.”
Sussurro, ma non è come me lo aspettavo.
Ha la barba e la pancia canonici, ma è anche pieno di tatuaggi.
“Sì, ma chiamami Nord, per favore.”
“Va bene. Io sono.. ero Elsa, regina di Arendelle.”
“Adesso ti presento gli altri.”
Una ragazza dal volto umano e dal corpo ricoperto da piume multicolori si avvicina.
“Io sono Dentolina, la fatina dei denti.”
Mi controlla la dentatura, il che è parecchio imbarazzante.
“Oh, è come la ricordavo! Bianca come la neve esattamente come quella di Jack.”
“Cosa?!”
Jack ride.
“Dentolina controlla i denti a tutti, deformazione professionale, il suo ruolo però non si ferma a lasciare soldi sotto il cuscino, raccogliendo i denti raccoglie anche i ricordi più belli dell’infanzia.”
“Ci sono anche i miei?”
“Sì, vuoi vederli?”
“Con calma, Dentolina.”
Un gigantesco coniglio che sembra un canguro si avvicina a noi.
“Io sono Calmoniglio, il coniglio di Pasqua.”
“Oh, ti immaginavo diverso.
Sai, piccolo e tenero, non un colosso…”
“Non dire che sembro un canguro.”
Jack ride.
“Ok, allora non lo dirò.
E lui chi è?”
Dico indicando un buffo ometto fatto di sabbia dorata, che si inchina.
“Lui è Sandman…”
“L’Omino del Sonno! Mia madre mi raccontava sempre di te, grazie per avermi regalato tanti bei sogni, ti posso abbracciare?”
Lui sembra arrossire, ma poi annuisce e io lo stringo a me, sembra di abbracciare un caldo marshmallow sabbioso.
“Fatte le presentazioni, ti chiederai come mai ti abbiamo chiamata qui.”
“Sì, me lo sono chiesta. Ho violato qualche regola?”
“No. Come saprai Jack è diventato da poco guardiano, così ci sono delle persone che credono in lui e lo possono vedere, quindi ha bisogno di aiuto.”
“In pratica dovrei scatenare tempeste di neve come lui?
Non se ne parla, non voglio diventare irresponsabile come lui.”
Calmoniglio se la ride.
“Questa ragazza a più cervello di te, Jack.”
“Hey! Hai mai sentito parlare di “Chiuso per neve”?”
“No, perché grazie a questo maledetto potere sono stata educata privatamente e che nevicasse o meno era indifferente.”
Jack alza gli occhi al cielo.
“Non sai cosa ti sei persa.”
“Nulla di speciale, credo.”
“Dovresti parlare con un mio amico, Jamie, te lo spiegherebbe.”
“Domani, potreste andarci.”
Interviene Nord.
“Io ho detto di no.”
“L’Uomo della Luna ti ha scelta.”
“E chi sarebbe?”
“L’entità che ha creato i guardiani.”
“Potrebbe essersi sbagliato.”
“Sì, potrebbe. Sai come faremo a scoprirlo?
Per una settimana aiuterai Jack e poi vedremo.”
Io vorrei protestare, ma penso sia meglio non inimicarseli tutti.
“E adesso festeggiamo!”
Immediatamente i piccoli elfi appaiono con piatti di cibo e tutti iniziano a mangiare, io mi siedo in un angolo, sentendomi a disagio, non parte del gruppo.
Cosa ci faccio qui?
All’improvviso qualcuno si siede vicino a me, è Nord con in mano un paio di biscotti.
“Ne vuoi uno?”
“No. E poi gli spiriti non mangiano.”
“Vero, ma i biscotti sono buoni e anche gli spiriti possono mangiare.”
Io non dico nulla.
“Qual è il problema?”
“Cosa ci faccio qui? Io non ho senso qui e non posso aiutare Jack, lui se la cava bene da solo, non ha bisogno di un’aiutante.”
“E sei felice nel tuo castello?”
“Almeno mi sento a casa e m sento vicino alle persone che ho amato.”
Lui si alza.
“C’è molto più di questo al mondo e lo imparerai.
Fidati di me.”
Io alzo un sopracciglio.
“Lo sento in mia pancia!”
Mi dice con un sorriso prima di alzarsi.
Se lo dice lui… Io non sono per nulla convinta.
Ok, è Babbo Natale, ma cosa c’entra la sua pancia con le mie paure?
Immagino che lo scoprirò domani.

 

La mattina dopo mi sveglio in un letto che profuma di pulito, in una stanzetta molto accogliente con una finestra che dà su di un lago ghiacciato.
Oggi non nevica e i riflessi del sole rendono questo posto magico, poi  mi rendo conto di dove sono e mi dico che probabilmente questo posto è magico di suo.
Mi vesto e mi pettino, poi attraverso un labirinto di corridoi arrivo alla sala dove ero ieri, ci sono solo Jack e Nord.
“Gli altri se ne sono andati, hanno i loro impegni, soprattutto Dentolina e poi tu accetterai il tuo incarico solo tra una settimana.”
“Forse.”
Faccio presente io, non sono convinta che accetterò di fare quello che mi dicono.
“Va bene, adesso mangia.”
Mi siedo al tavolo e i minuscoli elfi ci servono la colazione fatta di latte caldo e biscotti allo zenzero, ottimi devo dire.
Finita la colazione Jack si stiracchia e poi prende il suo bastone.
“Forza, principessa, andiamo.”
“Preferirei che mi chiamassi, Elsa.”
“Va bene, principessa.”
Io alzo gli occhi al cielo e lo seguo mentre vola via dalla residenza di Nord, giù verso il Canada. Lui ride per tutto il tempo, lanciando ogni tanto lampi dal suo bastone che creano tempeste di neve e quando vola basso sulle città tocca a caso fili del telefono, tetti e strade, creando brina, vento e scompiglio.
Qualcuno scivola e qualcuno perde dei fogli.
“Sicuro che quel tizio non si sia fatto male?”
Gli chiedo osservando un uomo che è scivolato sul ghiaccio creato da lui.
“No, avrà il sedere che gli darà fastidio per un po’, ma nulla di più.”
“Jack, se dovesse scivolare una persona anziana potrebbe farsi male sul serio.”
Jack si ferma, si volta verso di me e mi fronteggia.
“Lo so, Elsa, lo so. Cerco di stare attento a queste cose anche se a te non sembra.”
“Se lo dici tu, a me sembri solo un irresponsabile.”
Lui alza gli occhi ali cielo.
“Ti sei mai divertita in vita tua?”
“Costruire il castello è stato divertente e anche organizzare le feste di compleanno di Anna.
Beh, finché è durato.”
“Cosa vuoi dire?”
“Sono morta giovane, di cancro. Anna e Rapunzel, mia cugina, hanno tentato di farmi divertire fino alla fine, ma non ti diverti molto con la prospettiva di dover lasciare tutto davanti a te.”
“L’hai guardata nel modo sbagliato. Proprio perché avevi poco tempo davanti dovevi goderti il tutto.”
“E tu come sei morto?”
“Sono caduto in un lago ghiacciato per salvare la mia sorellina.”
Io lo guardo senza capire.
“Io e la mia sorellina stavamo pattinando su un lago ghiacciato, una cosa che avevamo fatto mille volte prima di quel giorno, solo che all’improvviso il ghiaccio sotto di lei ha cominciato a creparsi.
Le ho fatto credere che stessimo giocando a campana e quando è arrivata abbastanza vicino a me, l’ho presa con il bastone e l’ho spinta lontano, solo che il ghiaccio si è rotto sotto di me e io sono caduto nel lago.
Non so quanto tempo sono rimasto là sotto, so solo che a un certo punto mi sono svegliato, sono riemerso, l’uomo della luna mi ha parlato e io sono tornato al mio villaggio. Nessuno mi vedeva però e avevo questi poteri magici.”
“Capisco.”
“Siamo quasi arrivati.”
Atterriamo in una piccola cittadina degli Stati Uniti, accanto a una casetta molto carina.
“Sei sicuro che sia prudente atterrare qui? La gente può vederti.”
“Sono atterrato a posta qui perché c’è una persona che devi conoscere.”
“Jack!”
Urla una voce infantile, poi un ragazzino di circa dieci anni con i capelli castani abbraccia Jack.
“Ciao, Jamie.
Come stai?”
“Bene, oggi era chiuso per neve. Niente scuola!”
Jack gli sorride complice.
“Come mai sei qui?”
“Volevo farti conoscere una persona.”
Jamie si guarda intorno.
“Io non vedo nessuno, Jack.”
“È qui accanto a me, ti devi solo concentrare un po’ per vederla. Hai presente la Regina delle Nevi?”
Lui annuisce.
“Ecco, pensa a lei e poi forse la vedrai.”
Lui chiude gli occhi e quando li riapre li spalanca subito dopo.
“Jack, c’è una ragazza accanto a te, vestita elegante anche. È la tua fidanzata?”
“No, lei è Elsa, la regina delle nevi.”
“Ciao, Jamie.”
Gli dico un po’ incerta.
“Ciao! Sei la ragazza di Jack?”
“Che? No!”
Lui ride come un matto e Dio solo sa perché.
“Jack si è trovato una ragazza, ma è troppo timido per ammetterlo!”
Punta un dito verso di noi e ride di nuovo.
“Jamie, smettila o la mia amica se ne andrà o, peggio ancora, mi trasformerà in una statua di ghiaccio.”
Il ricordo doloroso di quando mia sorella si è trasformata in una statua per colpa mia mi colpisce all’improvviso.
“No, non penso che lo farò.”
Dico piuttosto fredda.
“Ma potrei andarmene.”
“Elsa, va tutto bene?”
“Sì, perché?”
“La tua voce è più fredda dei ghiacciai del polo nord.”
Io scuoto le spalle, non intendo di parlare di quello che è successo a lui, non mi sembra il tipo.
“Senti, facciamo un giro per la cittadina?
Ti va? Jamie può accompagnarci.”
“Va bene.”
Dico ancora piuttosto fredda.
In questo momento vorrei essere ancora nel mio castello, non in compagnia di questo ragazzo, ma i guardiani hanno deciso diversamente.
“Vedrai che ti divertirai.”
Mi dice Jamie.
“Oggi è scesa un sacco di neve, grazie a Jack.”
È così entusiasta che non ho il coraggio di dirgli che sono vissuta in un paese dove nevica sei mesi l’anno, almeno il doppio di qui.
“Vedremo.”
Insieme ci avviamo lungo il marciapiede del quartiere, che sembra una zona residenziale molto carina, anche la cittadina sembra dare questa sensazione o forse è la neve.
La neve rende tutto più pacifico e magico, di solito.
Che Dio me la mandi buona.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2) Vivi un po'! ***


2) Vivi un po'!

 

Mi manca il mio castello.
Mi mancano le mie statue e l’uomo senza volto che scolpisco continuamente, in questo momento vorrei essere ad Arendelle, invece sono in un paesino americano con Jack Frost e un ragazzino di nome Jamie a passeggiare.
Sono scesi circa una quarantina di centimetri e il cielo è ancora caliginoso, probabilmente nevicherà ancora visto che lo spirito dell’inverno cammina accanto a me.
Jamie si ferma all’improvviso davanti a un parco, costringendo anche noi a fermarci, e alzando lo slittino che ha sottobraccio.
“Sentite, io vado a giocare con lo slittino. Ci vediamo dopo e… Jack, portala a bere una cioccolata o qualcosa del genere, alle ragazze piace.”
Se ne va sempre ridendo e lasciandoci soli.
“Scusalo, è un bravo ragazzo, ma sta crescendo e si sta interessando alle ragazze…”
Io non ascolto nemmeno quello che dice, la mia attenzione è calamitata da una ragazza dai capelli rossicci, tagliati a caschetto che indossa un cappotto nero.
“Anna…”
Sussurro e faccio per raggiungerla, ma Jack mi trattiene per un polso.
“Lasciami, devo andare da mia sorella.
Perché non mi hai detto che era ancora viva?”
“Per prima cosa, lei non ti può vedere.
Secondo: non è tua sorella.”
Io mi volto verso di lui inviperita.
“Come fa a non essere mia sorella? È identica a lei!”
“Sì, e si chiama Anna anche lei, ma non è tua sorella: è una tua discendente.
Dopo che Arendelle si è annessa alla Norvegia delle famiglie appartenenti al ramo cadetto della famiglia reale si sono trasferite negli Stati Uniti.
Questa Anna non sa nulla di Arendelle o di essere la discendente di una regina, né, tanto meno, ti conosce.”
Io mi volto verso di lei e noto che un ragazzo alto e moro la raggiunge, la prende per mano, la bacia e poi cammina al suo fianco, la mano stretta in quella della sosia di mia sorella.
“Hai ragione. Anna non tradirebbe mai Kristoff.
Dio, sono passati duecento anni da quando lei era viva e io quasi non me ne sono resa conto.”
Borbotto scossa, Jack mi fa sedere su una panchina.
“Aspettami qui.”
“Sì, ok.”
Dove vuole che vada?
Non conosco questo posto e non conosco più il mondo, non so più nulla, le mie certezze si sono appena sgretolate.
Jack torna poco dopo con due bicchieri di carta e me ne porge uno.
“Cos’è?”
“Cappuccino di Starbucks.”
“Starbucks?”
“È una catena di caffetterie, puoi fermarti a prendere un caffè o portarlo via.”
“Capisco.”
Ne bevo un sorso.
“Buono.”
“Bevilo con calma, Jamie sarà impegnato a lungo con il suo slittino.”
“Come mai non sei andato con lui? Scommetto che ti piacciono queste cose.”
 “Sì, ma oggi devo prendermi cura di te.”
“Grazie.”
Finisco di bere il mio cappuccino e mi sento meglio.
“Meglio?”
“Insomma. Più o meno.
Dai, andiamo al parco.”
“Sei sicura?”
“Al massimo passeggiamo o meglio io passeggio e tu raggiungi Jamie e giochi con lui a palle di neve o con lo slittino.”
Lui mi sorride e non dice nulla.
“Va bene.”
Buttiamo i nostri bicchieri ed entriamo nel parco, seguiamo un rumore di voci di bambini e troviamo Jamie e i suoi amici, stanno giocando a una battaglia di palle di neve, gli slittini lasciati in un angolo.
“Beh, io vado.
Sei sicura di non voler venire con me?”
“Sì, vai Jack.”
Lui si allontana e io seguo un sentiero che mi accorgo porta a un laghetto ghiacciato, io mi siedo su di una panchina e mi sento la persona più sola al mondo. Ho perso la mia famiglia, i miei amici, la mia ragione per esistere. Vorrei solo tornare al mio castello, ma sono obbligata a stare qui dalla promessa ai guardiani.
Ma in che modo posso aiutare Jack?
Lui sa scatenare tempeste di neve meglio di me, far divertire le persone, io non so fare nulla di tutto questo o meglio so scatenare una tempesta di neve, ma non so divertire le persone.
Sono sempre stata una persona seria e votata al dovere, anni passati a nascondere il mio potere non mi hanno aiutata.
Nei pochi anni che ho trascorso da persona libera avevo comunque un regno a cui badare, staccavo la spina solo quando andavo a Corona.
Oh, erano bei tempi!
Mi ricordo i balli, i bei vestiti, la musica trascinante dei valzer, ora non so nemmeno che musica si ascolti.
Quasi senza pensarci mi alzo e inizio a ballare ricordandomi un’antica musica che suona solo per me, muovo le braccia e le gambe e intanto lascio che il mio potere fuoriesca creando eleganti sbuffi di ghiaccio che poi ricadono a terra, mentre canticchio la melodia.
Quando torno in me mi accorgo che ho disegnato una gelata e che qualcuno sta applaudendo, Jack per la precisione.
“Complimenti, non credevo sapessi ballare.”
“L’ho imparato quando sono stata a Corona da Rapunzel, all’inizio ero rigida come un bastone, ma poi mi sono lasciata andare ed è stato bellissimo.”
Dico con occhi sognanti.
“Adesso che musica ascolta la gente?”
Lui socchiude gli occhi e mi guarda.
“A me piace ascoltare pop-punk, ti farò sentire qualcosa.”
“Ok.”
“Ti va di unirti alla nostra battaglia?”
“No, grazie.”
Mi volto e una palla di neve arriva dritta al centro della schiena, solo che invece di arrabbiarmi mi metto a ridere. Alzo le braccia sopra la mia testa e creo una palla di neve gigantesca, poi la scaglio contro Jack ghignando.
“E battaglia sia, Frost.
Ti pentirai di avermi coinvolto.”
“Oh, io non credo proprio. Voglio vedere la regina delle nevi all’opera!”
Inizio a lanciare palle di neve contro tutti e vengo ricambiata, solo che io ho un asso nella manica, posso controllare la neve a mio piacimento.
L’unico che può contrastarmi è Jack e lo fa divertendosi come un matto e facendomi ridere di nuovo.
Il suono della mia risata mi sembra così strano sulle labbra, ma anche piacevole.
Non credevo di potermi divertire e sta succedendo, chissà perché.

 
Durante il pomeriggio io e Jack voliamo pigri sulla piccola città.
“Scateniamo un po’ di neve?”
Mi chiede con gli occhi che brillano.
“Prima rispondi a una mia domanda.”
“A tutte quelle che vuoi.”
“Come hai fatto?”
“Fatto a fare cosa?”
Mi guarda senza capire.
“A farmi ridere oggi e a farmi coinvolgere nella battaglia. L’ultima volta che ho giocato a palle di neve ero una bambina e ho giocato con Anna.”
“Te l’ho già detto, il mio centro è il divertimento. So far ridere la gente con le mie palle di neve, quando vengono colpite ridono e non si arrabbiano.
Si lasciano coinvolgere e finiscono per divertirsi a loro volta, è per questo che sono un guardiano.”
“E qual è il mio centro?”
“Non lo so, sta a te scoprirlo.”
Io sbuffo.
“Lo so, non è facile. Ci sono voluti trecento anni prima che lo capissi, ma alla fine ce l’ho fatta e da allora la mia vita è migliorata. Prima ero solo, senza amici, senza uno scopo. Volevo disperatamente che le persone credessero in me, che mi vedessero e non succedeva mai.”
“Io ti vedevo.”
Lui si blocca all’improvviso.
“Da piccola, dopo l’incidente con Anna, ti vedevo.
L’ho detto ai miei genitori e si sono preoccupati perché pensavano avessi una specie di amico immaginario, poi ho smesso, ma quando ero una bambina ti vedevo.”
“Tu mi vedevi?”
“Certo. Gelavi tutto con il tuo bastone e creavi certi venti gelidi che mi ricordo ancora.
Prima indossavi un mantello marrone, ti chiamavo il ragazzo delle nevi.”
“Come potevi vedermi se  non credevi in me?”
Io creo un fiocco di neve con i miei poteri.
“Non lo so, ma penso sia perché io e te abbiamo dei poteri molto simili.
Poi ho smesso comunque e mi sono dimenticata di te fino ad oggi.
Non ho minimamente pensato che quello che chiamavano Jack Frost fosse il ragazzo che vedevo nella mia infanzia. Sai, avevo iniziato a credere ai miei e che tu fossi un’allucinazione.”
“Ma io sono vero ed ero vero anche allora.”
“Lo so, ma…”
Non riesco a finire la frase perché non mi viene in mente una conclusione decente.
“Cosa ne dici di scatenare una tempesta di neve?”
Dico per sviare il discorso.
“Ok.”
Mi dice lui pensieroso.
“Sai, prima di Jamie credevo che nessuno mi avesse mai visto, ma tu mi hai appena dimostrato il contrario.”
“Scusa, forse non avrei dovuto dirtelo.”
“No, sono felice che tu l’abbia fatto, mi fa sentire meglio.”
Sorride e vola più in alto.
Chi lo capisce è bravo!
Lui lancia un fiotto di ghiaccio contro le nuvole, io alzo le braccia e subito una coltre di nubi da cui inizia a cadere neve si forma. Continuiamo così per un po’, fino a che il paesaggio sotto di noi è ancora più bianco di prima.
“Domani avremo un altro “chiuso per neve”!”
Commenta soddisfatto, poi si lancia in picchiata e lo seguo, passa in mezzo delle scale e al suo passaggio il vento si scatena facendo volare via fogli e cadere borse della spesa.
Quando passo io allargo le braccia come un nuotatore e gli alberi si riempiono di ricami di brina e gocce di ghiacci come nella mia terra natia.
Poi finalmente Jack decide di fermarsi e si siede in cima a un tetto, non prima di avere aperto una finestra, io lo raggiungo subito dopo.
“Contento? Hai seminato abbastanza caos?”
“Ho fatto solo divertire le persone, cos’è la vita senza un pizzico di imprevisto?
Tu piuttosto! Belle le decorazioni agli alberi, non avevo mai pensato di farlo.”
“Beh, sei un ragazzo e non pensi a certe cose.
Ho pensato che sarebbe stato carino decorare un po’ la città con il ghiaccio per mostrare che non è solo fonte di guai, ma anche di bellezza.”
Lui guarda pensieroso un filo del telefono e comincia a passeggiarci sopra congelandolo, non è come le mie decorazioni, ma è abbastanza elegante.
“Credo di capire perché Nord insisteva per avere una ragazza come aiutante, insieme ci completiamo, io sono il lato impetuoso dell’inverno e tu quello più magico e poetico.”
“Forse, ma non è detto che io rimanga ad aiutarti.”
“Perché? Oggi ti sei divertita, no?
Non negarlo perché mentiresti.”
Io rimango in silenzio.
“Cosa ti trattiene in quel castello, Elsa?
Adesso sei libera, davvero libera, non sei più la regina, sei uno spirito che può scatenare il suo potere senza essere visto e perciò non possono più nemmeno chiamarti mostro.
Cosa ti impedisce di andartene?”
Io soppeso bene le parole.
“I ricordi, Jack. I ricordi sono molto importanti e là ci sono i miei con Anna, Kristoff, Rapunzel, Eugene.
Non posso abbandonarli lungo la strada come un fardello non voluto.”
“Nessuno ti chiede questo.”
Questa volta è lui a rimanere un attimo in silenzio.
“Lo so che i ricordi sono molto importanti, per trecento anni ho vissuto senza memoria, senza sapere chi fossi stato prima di essere lo spirito dell’inverno.
Mi sembrava di impazzire.
Ero solo, senza identità, i guardiani non credevano in me.
Ero in una brutta situazione, quindi so cosa vuol dire essere senza ricordi, perciò lasciati dire una cosa: i ricordi non sono stipati in un luogo, sono nella nostra mente.”
Mi tocca la fronte.
“Fanno parte di te e di quello che sei.
Non ti dimenticherai di Anna, Kristoff, Rapunzel, Eugene e di chiunque tu abbia incontrato nella tua vita perché non sarai più nel tuo castello. Non conosco Anna, ma credo che – come tutte le sorelle – vorrebbe che tu andassi avanti e fossi felice.”
“Come posso essere felice se non ho più nessuno di chi mi è caro accanto?
Io pensavo di essere rimasta sotto forma di spirito per aiutare Arendelle, ma adesso?
Arendelle va avanti senza di me e io sono sola e non credo che scatenare tempeste nel mondo mi possa aiutare. Sai cosa mi renderebbe davvero felice?
Raccontare ad Anna quello che ho fatto oggi, ma non posso perché lei non c’è.”
Sbotto.
La mia sorellina mi manca da morire e mi sento male per tutti gli anni che l’ho esclusa dalla mia vita a causa del mio poteri, se avessi saputo che potevo davvero controllarli con il suo aiuto e che avrei vissuto così poco non l’avrei fatto.
Il destino è un gran bastardo certe volte.
Volo via irritata e scateno tempeste di neve a random nel mio viaggio di ritorno verso il polo nord senza curarmi che Jack mi segua o meno. Quando finalmente arrivo alla residenza di Nord i  big foot mi informano a modo loro che lui è nel suo studio a dedicarsi al suo hobby e io non ritengo necessario disturbarlo.
Mi dirigo in camera mi e mi butto sul letto stremata, chiedendomi per l’ennesima volta che cosa ci faccia qui.
Per un solo glorioso attimo mi era sembrato di capirlo, ma poi è sparito tutto come neve al sole, non so a cosa possa servire la mia presenza. Ok, ho decorato gli alberi con la brina e Jack non ci aveva mai pensato.
Adesso che lo sa può pensarci lui da solo, no?
Non ha bisogno di qualcuno che lo faccia al posto suo, è o non è il dannato spirito dell’inverno?
Qualcuno bussa delicatamente e io alzo gli occhi, la figura imponente di Nord si staglia appoggiata allo stipite della porta.
“Tutto bene, Elsa?”
“No, per niente. Mi manca il mio castello e mi manca Anna.”
“Quello è normale, hai vissuto lì per tanto tempo e le persone che ci amano e non sono più con noi ci mancheranno sempre.”
Si siede alla sedia della mia scrivania.
“Come è andata oggi?”
“Non saprei dirtelo.”
“Prova dall’inizio.”
“Mi ha fatto conoscere Jamie, il primo bambino che lo ha visto, e lui ha subito pensato che fossi la ragazza di Jack.”
Nord scoppia a ridere.
“Cosa c’è di divertente?”
“Quel bambino è divertente.”
“Se lo dici tu. In ogni caso Jamie è andato a giocare con i suoi amici e mentre io e Jack passeggiavamo ho visto una ragazza che era la coppia di Anna. Jack mi ha detto che è una sua discendente, mi ha comprato un cappuccino ed è riuscito a coinvolgermi in una battaglia di palle di neve.
Poi ha iniziato ad andare male, mentre eravamo sopra la città gli ho detto che da piccola lo vedevo, lui c’è rimasto male, così gli ho proposto di scatenare una tempesta di neve.
È andato di nuovo bene, volavamo tranquilli per le vie della città, lui seminava caos e io decoravo gli alberi con la brina, lui mi ha detto che capiva perché i guardiani volessero che lo aiutassi.
Poi… Io non so cosa mi sia successo, ho avuto un attacco di nostalgia per il castello e per Anna. Lui mi ha detto che i ricordi non si stipano in un luogo, ma sono dentro la nostra testa e io me la sono presa.
Me ne sono andata e l’ho lasciato lì.”
Nord sorride comprensivo.
“Hai solo bisogno di abituarti a questa vita, sono sicuro che andrà bene.”
“Come fai a dirlo?”
Lui appoggia le mani sulla sua pancia.
“Lo sento in mia pancia.”
“Eh?”
“Quando l’uomo della luna ha scelto Jack come nuovo guardiano tutti pensavano che fosse impazzito, soprattutto Calmoniglio. Sai, loro due avevano in sospeso un vecchio conto in cui aveva Jack aveva fatto nevicare durante la domenica di Pasqua dell’68.
Sandy e Dentolina non erano così pessimisti, ma Calmoniglio…
Io però in mia pancia sentivo che sarebbe andato tutto bene ed è andato tutto bene, Jack ha salvato la nostra stessa esistenza ed è diventato un buon guardiano a dispetto delle previsioni di tutti, delle sue soprattutto.
Adesso tu non credi che potrai aiutarlo, che sei nel posto sbagliato, ma se uomo della luna ti ha convocato qui lo ha fatto per un motivo. Ha letto qualcosa nel tuo cuore, ha visto il tuo centro e ha deciso che dovevi condividerlo con tutti perché il mondo aveva bisogno anche di te.
So che adesso non ci credi, ma presto lo farai. Come tutti noi scoprirai qual è quella caratteristica unica che hai e sarai felice.”
Io sorrido incerta.
Non credo che il mondo abbia bisogno di me o non sarei stata dimenticata per così tempo.
“Bevi una cioccolata, mangia un dolcetto e ti sentirai meglio.”
“Se lo dici tu.”
“Lo dico lo dico. Adesso ti mando gli elfi con il cibo.”
“Va bene.”
Nord se ne va dalla mia stanza e io rimango sdraiata a letto pensando alle sue parole e a quelle di Jack.
Servo a qualcosa nel mondo – non si sa bene ancora a che cosa, ma servo – e i miei ricordi non sbiadiranno perché sono lontana da casa.
Vorrei solo sapere il perché di questa scelta, forse starei meglio e mi sentirei meno piena di dubbi, saprei come agire. Ora sono disorientata e priva di punti di riferimento, una barchetta in balia delle onde di un fato sconosciuto.
Gli elfi arrivano come previsto e mi lascano un vassoio con una tazza di cioccolata calda e dei cookies, io la prendo in mano e la assaggio, è già perfettamente zuccherata.
Fuori il cielo è dipinto dai colori a volte tenui a volte forti dell’aurora boreale, l’azzurro, il verde, il giallo, il verde mare e a volte strisce di rosso si mischiano perfettamente.
Sembra quasi una rappresentazione della vita delle persone, cosa siamo in fondo?
Un filo di colore intessuto insieme a tanti altri e insieme formiamo una vita, noi e le persone che la vivono con noi. Ormai da tanto tempo la mia vita è formata da un unico colore, come un cielo dal blu più splendente, ma freddo. Un qualcosa che ha forgiato una personalità d’acciaio, ma allo stesso tempo una corazza che mi impedisce di vivere.
Mangio un biscotto e mi viene voglia di mangiarne uno al cocco, quando andavo da Rapunzel li mangiavo sempre.
Davvero vuoi mangiare qualcosa che ti ricordi il passato? Non è ora di andare avanti?
Mi dice una voce nella mia testa.
Sì, voglio mangiare qualcosa che mangiavo in passato per capire se ha ancora lo stesso sapore o mi evocherà le stesse sensazioni. È una specie di test per capire se sono cambiata o meno.
Un elfo passa davanti alla mia camera, è il momento giusto.
“Ehi! Ehi, piccolo! Vieni qui!”
Lui si avvicina tintinnando.
“Me lo faresti un favore?”
Lui annuisce.
“Mi porteresti qualche biscotto al cocco?”
Lui annuisce di nuovo e sparisce, per poi tornare con un piatto di biscotti caldi e fragranti.
Probabilmente sfornano sempre biscotti e sospetto che Nord abbia un discreto appetito.
“Grazie mille.”
L’elfo mi guarda un attimo smarrito e poi annuisce e se ne va.
Probabilmente non è abituato a essere ringraziato.
Prendo in mano un biscotto  e gli do un morso, immediatamente il sapore dolce del cocco mi fa pensare a spiagge bianche e mari cristallini, al sole e alle palme, poi all’improvviso appare il volto di Jack.
Cosa c’entra Jack Frost con il cocco?
Non lo so, forse perché lui in qualche modo è solare pur avendo il ghiaccio come elemento, ha qualcosa dentro di sé che lo rende caldo.
All’improvviso mi rendo conto che non provo più nostalgia di qualcosa che non ho mai conosciuto, non ho visitato i Caraibi, come è possibile?
Li voglio ancora visitare, ma non sento nostalgia.
Forse non avevo nostalgia dei Caraibi, ma del calore come concetto  e Jack me ne ha dato.
Mi prendo la testa tra le mani.
Stando da sola per tanti anni ho preso l’abitudine di filosofeggiare come un’eremita e oggi non faccio eccezione, solo che mi sento confusa e ho mal di testa.
Meglio che me ne vada a letto.
Penso che riposare sia la cosa migliore, dicono che dormirci su non faccia mai male.
Chiudo la porta, mi metto un pigiama e mi infilo sotto le coperte: c’è un calore piacevole anche per una che ama il freddo e che è fatta di freddo come me.
Lascio vagare i miei pensieri in un caleidoscopio fatto di ricordi di infanzia, di Arendelle, di spiagge tropicali, cieli rosa, aurore boreali, mari azzurri, quello che ho vissuto stamattina.
Nei caleidoscopi tutto si muove, come impazzito e ruota, ruota fino a creare una spirale ipnotica che ti fa perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Solo i colori, le gemme che vorticano cantano.
E io seguo il movimento fino a che le palpebre si fanno pesanti e faccio fatica a tenere aperti gli occhi, sbadiglio un paio di volte poi mi lascio andare tra le braccia di Morfeo cullata dalla spirale di colore.
Oggi è stata una lunga giornata secondo i miei standard e ho bisogno di riposo fisico e mentale.
E tutto continua a ruotare: stelle, galassie, pianeti e i miei sogni.

Angolo di Layla

RingrazioZouzoufan7 per la recensione, mi ha fatto davvero piacere :)
Spero che apprezzerai anche questo capitolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3)Il cielo sotto il mare. ***


3)Il cielo sotto il mare.

 
La spiaggia bianca è una linea infinita che sembra raggiungere e persino oltrepassare l’orizzonte.
Sopra di me c’è un cielo di un azzurro perfetto, solcato da nessuna nuvola, la sabbia è tiepida o così mi dicono i miei piedi scalzi e non c’è traccia di palme o vegetazione.
L’acqua davanti a me è cristallina, una distesa verde acqua molto invitante, alzo la gonna verde del mio vestito estivo e noto che non c’è lo strascico.
Muovo qualche passo nell’acqua, lascio che le onde mi lambiscano le caviglie, è piacevolmente calda e sembra davvero pulita. Continuo a camminare fino a che su un banco di sabbia vedo stagliarsi una figura, perplessa la raggiungo e rischio di svenire.
Anna è davanti a me, i capelli castano rossicci sciolti, i piedi nudi, la gonna verde acqua decorata da girasoli gialli, la camicetta gialla e il busto blu e verde.
“Anna…”
Mormoro.
“Anna, sei davvero tu?”
“Sì, sono io. Aspettavo questo momento da secoli.”
Io alzo un sopracciglio.
“Questo è un sogno, Elsa.”
“Lo so che è un sogno, sono al Polo Nord con Babbo Natale, ci crederesti mai?”
Lei sorride.
“Certo che ci credo, sei tu la scettica di famiglia.”
“Cos’è questo posto?”
“Un sogno, ma anche una soglia.”
“Una soglia?”
“Da qui l’acqua è profonda, mi ci posso tuffare e quando lo farò raggiungerò mio marito e i nostri amici dall’altra parte.”
“Significa che c’è un aldilà?”
“Sì, certo che c’è. Ti sembra così strano?
Tu sei un fantasma.”
Io rido.
“Perché non ho attraversato la soglia?”
“Alcune anime non lo fanno perché il mondo ha ancora bisogno di loro o hanno troppi rimpianti per farlo tu appartieni alla prima categoria.”
“E tu? Perché…”
“Perché non ho attraversato la soglia? Perché tu avevi bisogno di me, Elsa.
Sono rimasta al tuo fianco per secoli, anche se tu non mi hai mai vista.”
“Oh, mio Dio! Anna!”
La abbraccio stretta, dopo un po’ lei mi stacca con dolcezza.
“Oggi però ho deciso di tuffarmi.”
“Perché?”
“Tu non hai più bisogno di me, hai trovato la tua utilità.”
“Ma…”
Lei mi prende una mano tra le sue.
“Elsa, devi vivere. Devi lasciare andare il passato e vivere. Lo so che puoi farlo, me lo sento.
Tu e i tuoi poteri sarete utili al mondo, sarai libera e non dovrai più nasconderti, è quello che hai sempre desiderato.”
“Ma sarò sola.”
“No, avrai delle persone accanto a te. Nuove persone che imparerai ad apprezzare e forse una di loro imparerai ad amarla.”
“Che?”
“Jack. Jack è qui che bussa alla porta del tuo cuore, lo sento e so che un giorno entrerà e tu sarai felice.
Il mio compito è finito qui, Elsa.
Ora so che ti lascio in buone mani, addio.
E vivi, Elsa.
Il vento si è alzato per te.”
Mi dice con un sorriso, poi si volta verso l’immensa distesa del mare e con gesto fluido si tuffa nell’acqua senza sollevare spruzzi. Io guardo l’oceano e scorgo il luccichio di mille stelle, galassie che ruotano, pianeti.
Immergo la mano nell’acqua e quando la tiro fuori  ci sono delle lucine su di essa, sussurrano qualcosa e poi spariscono.
Il vento inizia a increspare la superficie dell’acqua e io mi sento sollevata dolcemente da terra, tutto diventa di un bianco accecante e io chiudo gli occhi.
Quando li riapro sono nella mia stanza debolmente illuminata dalla luce dell’aurora boreale, tremo, sono scossa. Mia sorella se ne è andata e sono sola.
Sola.
All’improvviso noto un luccichio che prima non c’era sul mio comodino, appoggiata sul legno c’è la collana che Anna portava sempre. La prendo in mano con deferenza accarezzando il velluto nero della cordicella e la liscia pietra verde.
Manda deboli bagliori, lascio che una lacrima cada sul monile e poi me lo allaccio al collo.
“Se davvero il vento si è alzato per me allora vivrò, Anna.”
Mormoro a bassa voce.
Torno a letto e mi addormento subito.
Il giorno dopo mi alzo sorridendo, il monile sembra emanare calore, è come dice Jack: i ricordi vivono nella tua testa e la collana me lo ricorda.
Quando mi siedo al tavolo Nord mi sorride.
“Sei stata visitata da un’anima stanotte.”
“Sì, e mi ha detto di vivere. Penso che lo farò.”
“Ottimo.”
Mi sorride l’uomo, poi riprende a fare colazione, sorrido anche io.
Jack arriva poco dopo e nota che non sono di malumore come ieri.
“Sorridi, principessa?”
“Regina, prego.”
“Ok, regina, ma la mia domanda non cambia. Stai sorridendo?”
“Sì, una volta all’anno mi concedo di farlo.”
“Stai usando dell’ironia!”
“Sì, me lo concedo lo stesso giorno in cui sorrido.”
Jack guarda Nord senza capire.
“È successo qualcosa che io mi sono perso?”
“Forse.”
“Nord, cosa è successo?”
L’uomo barbuto sorride.
“Un’anima l’ha visitata.”
“Cosa intendi per anima?”
“Una persona che ha aspettato per raggiungere l’aldilà solo per vegliare su di un’altra.”
“Capisco, speriamo che il buonumore portato da quest’anima duri a lungo perché anche oggi ci attende una giornata di divertimento.”
“Va bene, ma prima fai colazione! Sembri un bambino la mattina di Natale, senza offesa, eh!”
“Nessuna offesa. Il mio centro è la meraviglia, io sono nato per far meravigliare i bambini con i miei doni.”
“E il mio qual è?”
Chiedo, lui scuote la testa.
“Non lo so ancora, ma lo scopriremo presto. Se l’uomo della luna ti ha scelto c’è sicuramente una ragione precisa.”
Io annuisco.
Anna mi ha detto di vivere e forse solo vivendo troverò le risposte che cerco, del tipo come mai sono stata scelta e qual è il mio centro.
O almeno lo spero.

 

Volare è una sensazione bellissima, soprattutto per me che non sento il freddo.
Attraversare banchi di nuvole bianche che sembrano zucchero filato, bagnarsi nelle tempeste e con un colpi trasformale in nevicate, l’unico aspetto spiacevole sono i fulmini. Quando ti attraversano rimani disorientata per un po’.
“Dove andiamo, Jack?”
Gli chiedo.
“Italia!”
Mi risponde lui volando veloce come il vento che scompiglia la mia treccia, quasi senza pensarci la sciolgo e lascio che i miei capelli biondi mi ricadano liberi sulle spalle.
“Stai meglio così.”
Mi dice Jack, riapparso all’improvviso.
“Oh, grazie di solito non li porto mai così.”
“Non so perché lo immaginavo.”
Io gli rivogo un sorriso sarcastico.
“Oh, andiamo! Sei miss la perfezione, i capelli sciolti avrebbero stonato su di te.”
“Se pensi che adesso io sia miss perfezione, dovevi vedermi prima che mi scegliessi questo abito.”
“Ma io ti ho vista. Il viola ti stava molto bene.”
“Come?”
“Il viola. Ti sta bene come colore.”
“No, la parte prima. Come mai mi hai visto?”
“Elsa, hai scatenato una tempesta che ha gelato un intero fiordo e un intero regno, anche se non ero ancora un guardiano dovevo vedere cosa diavolo stava succedendo. Hai scatenato la madre delle tempeste e di questo ti faccio i miei complimenti, ma non l’hai resa divertente.”
“Prova tu a scatenarne una simile e rendila divertente!”
Esclamo piccata.
“Un giorno ci proverò, forse. Non prendertela.”
“Non riesco a capirti! Sembra che tu non sia a conoscenza del fatto che questi poteri possano essere pericolosi e fare del male alla gente.”
“Ma io lo so! Solo che non mi faccio condizionare, sono io che ho il controllo dei miei poteri, la maggior parte del tempo portano allegria, ma possono diventare violenti e aggressivi se serve, come quando ho combattuto con Pitch Black.”
“L’uomo nero… Lo spauracchio di ogni bambino! È vero che è stato sconfitto?”
“Non si può sconfiggere per sempre o estirpare la paura, dove esiste la luce esisterà sempre il buio.
Come potremmo apprezzare la luce  senza il buio?
Ma, per rispondere alla tua domanda, lo abbiamo messo k.o. per un bel pezzo.”
“Ma tornerà.”
“E noi lo cacceremo via ancora, anche questo fa parte dell’essere guardiani.”
“Dici?”
“Certo, persino uno come me ha imparato che ci sono delle responsabilità.”
“Già.”
Io abbasso gli occhi.
Durante tutta la mia vita sono stata cosciente di avere delle responsabilità precise ed esse hanno condizionato molto la mia vita. Sono stata libera giusto una notte, quella in cui sono fuggita dal castello di Arendelle per costruire il mio. In quella gloriosa notte ho pensato che sarei stata libera e me stessa lontano da tutti, ovviamente mi sbagliavo.
“Tasto difficile?”
“Qualcosa del genere, io sono sempre stata cosciente delle responsabilità e ho sempre voluto soltanto essere libera, ma credo che non lo sarò mai fino in fondo.”
“Forse è per questo che l’uomo della luna ha scelto te, ci completiamo.”
“Forse.”
“Come mai hai smesso di vedermi?”
“Te l’ho ho detto, i miei genitori pensavano fosse un’allucinazione.”
“Sì?”
“Sai, dopo l’incidente con Anna sono rimasta da sola e loro pensavano che mi fossi creata un amico invisibile per contrastare la mia solitudine. Una specie di fratello maggiore che mi proteggesse, da me stessa soprattutto.
Alla fine ci ho creduto e ho smesso di vederti, i miei hanno tirato un sospiro di sollievo, per un sacco di tempo ho pensato che quella fosse l’unica cosa buona che avessi fatto in vita mia.”
“Sei troppo severa con te stessa, dovresti lasciarti andare un po’ di più, come quando ti sei messa a ballare nel parco.”
Io arrossisco.
“Scusa, è stato un brutto spettacolo.”
“Al contrario, io ti ho trovata molto bella.”
Poi vola via più veloce di me, lasciandomi con le guance arrossate e un brivido piacevole che mi scuote il corpo.
Mi ha detto che sono bella, forse gli piaccio?
No, siamo solo colleghi, avrà voluto essere gentile con me.
Ma perché sto reagendo così?
Un sacco di persone in vita mia mi hanno detto che sono bella, inclusi parecchi ragazzi, perché il suo complimento mi fa così piacere?
Non ne ho idea, devo ammettere che è un bel ragazzo. Ha due occhi azzurri che sono la fine del mondo, i capelli bianchi gli stanno benissimo e anche il corpo non è male.
Arrossisco ancora di più, non mi è mai successo di pensare cose del genere, cosa mi sta succedendo?
Se almeno Anna o Rapunzel fossero qui…
-Ma sono morte da duecento anni, Elsa.
Qualsiasi cosa ti stia succedendo la devi affrontare da sola o con l’aiuto di qualcun altro e la Fatina dei Denti mi è parsa una tipa un filo impegnata.-
Borbotta la mia coscienza, facendomi sbuffare.
Non so se voglio affrontare questa cosa, mi fa un po’paura a essere sinceri.
Aumento un po’ la velocità e raggiungo Jack, che nel frattempo è atterrato in una cittadina americana e si giarda attorno grattandosi la testa.
“Cosa c’è?”
Gli chiedo atterrando.
“Credo di aver combinato un pasticcio.”
“Del tipo?”
“Ho fatto nevicare su questa cittadina, ma credo di avere esagerato.”
Io mi guardo attorno, la neve è effettivamente troppa, la gente probabilmente non riuscirà nemmeno a uscire di casa quando si sveglierà.
“Sì, aspetta. Ti do una mano io.”
Alzo le braccia al cielo, chiudo gli occhi e la neve comincia a salire.
“Wow!”
“Dimmi tu basta.”
Mormoro io, lui annuisce.
“Adesso basta.”
“Va bene.”
Il gigantesco fiocco di neve che si è creato nel cielo sparisce e la neve torna a un livello normale.
“Ottimo lavoro, ci facciamo una passeggiata?
C’è ancora tempo prima di raggiungere l’Italia.”
“Va bene.”
Ci incamminiamo lungo le strade deserte del paese.
“Che vita avevi prima di essere lo spirito dell’Inverno?”
“Vivevo in un villaggio americano, avevo una famiglia e un sorella.
Ero considerato una specie di buffone, ma a me andava bene, mi è sempre piaciuto far ridere la gente.
Un pomeriggio io e la mia sorellina siamo usciti per pattinare sul lago ghiacciato del paese, a un certo punto il ghiaccio a cominciato a cedere sotto i suoi piedi.
Io ho preso questo bastone e l’ho fatta muovere facendo finta di giocare a campana, poi l’ho presa con il bastone e l’ho buttata al sicuro. Pensavo di avere salvato la situazione, ma proprio in quel momento il ghiaccio sotto di me si è rotto e sono caduto in acqua.
Ho continuato ad affondare per un sacco di tempo, sono morto ovviamente, poi a un certo punto la luce della luna mi ha illuminato. Ho cominciato a risalire e il ghiaccio si è rotto, mi sono ritrovato sul lago e l’uomo della luna mi ha detto che ero Jack Frost.
Ho scoperto di avere dei poteri e sono tornato al villaggio, lì ho scoperto una cosa ben peggiore: nessuno mi poteva vedere e non avevo ricordi.
Ho scoperto chi ero quando sono diventato guardiano.”
“Mi dispiace.”
Lui scuote le spalle.
“È stata dura, ma è passato, ora so chi sono e tutto va bene.”
“Dici che quando anche io scoprirò chi sono sarò felice?”
“Forse sì, me lo auguro per te.”
“Grazie, lo spero. Per tutta la vita ho sempre avuto la sensazione di vivere per gli altri e adesso non so più chi sono.”
“Lo scoprirai.”
Mi dice comprensivo Jack e io spero che abbia ragione.
“È ora di andare!”
Si alza in volo e io lo seguo.
Lui fa surf sulle nuvole e io lo seguo molto più piano, perdendomi a osservare forme, colori e mille particolari, lui vola da trecento anni, io da nemmeno due giorni.
“Elsa, muoviti!”
Mi incita lui.
“Scusa, stavo guardando quella nuvola.”
“È solo una nuvola.”
“Non è solo una nuvola, è qualcosa di poetico, la gente perde tempo a fotografarle.”
“Perché preoccuparsi di fermare un momento invece di viverlo?”
“Perché la vita è breve e ogni tanto hai bisogno di prove che qualcosa sia avvenuto e che non sia solo un parto della tua immaginazione.”
Lui si gratta la testa.
“È un’interpretazione come un’altra, ma immagino che abbia il suo senso.
Adesso andiamo, abbiamo una nevicata da creare.”
“Va bene, va bene.”
Lo seguo e ci ritroviamo in Italia, sopra un piccolo paese delle alpi, lui inizia a muovere il suo bastone, creando scariche di energia che diventa neve e io stendo le mie mani lasciando che i miei poteri fuoriescano liberamente.
Ben presto le case sono coperte di una coltre bianca che le rende ancora più fiabesche con i loro balconi in legno.
La gente inizia a uscire, qualcuno impreca perché sarà difficile muoversi con la macchina, altri si limitano a sorridere, i bambini sono felici.
Urlano che non ci sarà scuola, si tirano palle di neve, qualcuno inizia a parlare di costruire un pupazzo di neve.
“È questo che mi piace.”
“Cosa?”
“Mi piace vedere i bambini così felici perché nevica, a loro basta poco per essere felici, crescendo perdiamo questa abilità.”
“Forse, anzi, probabilmente hai ragione.”
“Sì, ho ragione.
Come eri da bambina?”
“Sempre allegra, giocavo con Anna e non avevo paura del mio potere.
Tante volte mia sorella mi svegliava nel cuore della notte per giocare usando i miei poteri, pattinavamo e costruivamo pupazzi di neve nei saloni del castello, erano bei tempi.
Sono finiti per colpa mia.”
“L’incidente in cui ha colpito tua sorella alla testa?”
Io annuisco cupa.
“Non è stata colpa tua, mettitelo in testa.
Smettila di lasciare che le ombre del passato avvelenino il tuo presente, Anna ti ha perdonato perché non riesci a farlo anche tu?”
“Non lo so. Forse perché essendo la sorella maggiore dovevo badare a lei non ferirla, credo sia per quello.”
“Non lo hai fatto volontariamente.”
Io annuisco.
Perché questo peso non riesce a scivolare dalle mie spalle?
“Guarda com’è bella la natura, guarda come la rendiamo bella con i nostri poteri, pensa a questo, non pensare al dolore. Non ora.
Hai portato abbastanza questo peso, lascialo andare.”
Lui fa apparire un fiocco di neve che vola via, trasportato dalla tempesta.
“Come quel fiocco di neve.”
“Non ci riesco.
Lo sento che è ancora qui dopo tanti anni, non ho più paura, ma il senso di colpa non se ne è ancora andato.”
“Un giorno se ne andrà, credimi, e sarà una liberazione.”
“Lo spero.”
Creo un fiocco di neve e lo faccio volare via anche io.
“Non so cosa sia peggio, essere ossessionati dal passato o dalla sua mancanza.”
“Nessuna delle due cose, bisogna guarire da entrambe le ossessioni.”
Si alza in volo e mi tende una mano.
“Torniamo da Nord, è ora di pranzo e tu sei stanca.
Hai usato molto i tuoi poteri, oggi pomeriggio penso di farcela da solo.”
“Va bene.”
Accetto la sua mano e insieme voliamo via verso il polo nord, verso la casa del nostro amico o forse dovrei chiamarla casa mia visto che ci vivo anche io.
Arrivati, mangiamo un lauto pranzo, poi Jack se ne va.
“Tu non vai?”
“Jack mi ha detto di prendermi un pomeriggio di vacanza.”
Lui mi consegna una chiave.
“È quella delle terme, goditele.”
Mi batte una mano sulla spalla, io vado in camera mia prendo le cose necessarie e poi scendo nei sotterranei  di questo posto.
Finalmente trovo una trovo una grande porta che si apre su una piscina con una monumentale scalinata che scende nell’acqua.
Io vado negli spogliatoi a cambiarmi e poi la percorro, immergendomi piano piano nel tepore dell’acqua.
Giunta in fondo, nuoto per un po’, poi mi siedo in un angolo della piscina particolarmente basso e mi godo il massaggio dell’acqua e il calore che scoglie le tensioni dei muscoli.
Pensieri si accavallano nella mia testa: l’incidente di Anna, la tempesta, la mia morte, l’arrivo di Jack al castello, l’addio dato a mia sorella, le conversazioni che io e il guardiano dell’inverno abbiamo avuto.
Soprattutto le conversazioni. E i suoi occhi azzurri e i capelli bianchi e il fisico magro e scattante.
Arrossisco e a quest’ultimo pensiero e mi immergo nell’acqua.
Da un eco lontana giunge la voce di Anna: “Vivi, Elsa.”
E forse vivere anche questo: lasciare spazio a nuove persone e a nuovi sentimenti.
Mi piace Jack?
Credo di sì.
Ne sono innamorata?
Non lo so.
Importa?
Per ora no.
Verrà un momento in cui dovrò affrontare questa questione, ma non è questo.

Angolo di Layla

Grazie a Ansem6 per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4)L'aurora boreale ***


4)L'aurora boreale

 
La mattina dopo mi alzo riposata e di buon umore come non mi capitava da tempo.
Arrivo in cucina sorridendo e trovo sia Nord che Jack seduti al tavolo, lui sembra un po’stanco, infatti sbadiglia un paio di volte.
“Tutto bene?”
Gli chiedo.
“Ho solo dovuto scatenare qualche tempesta questa notte, per il resto bene.”
Consumiamo la nostra colazione chiacchierando amabilmente, poi io e Jack partiamo per il nostro solito giro, credo andremo in Russia.
“Come mai ieri mi hai dato un pomeriggio libero?
Le altre volte non l’hai fatto.”
“Nord ha detto che sei stata visitata da uno spirito, ho pensato che dopo un’esperienza del genere avessi avuto bisogno di riposo.”
“In effetti sì. È stata una esperienza strana, ma anche liberatoria.
Non so come dire, ora so che Anna non mi ha mai abbandonata e vuole solo che io sia felice e mi ha fatto capire che prima non lo ero.
È successo anche a te?”
“No, ma qualcosa del genere.
Nel bel mezzo della guerra contro Pitch lui mi ha dato uno scrigno contenente i miei ricordi e ho visto come era la mia vita prima di essere lo spirito dell’inverno. Ho rivisto i miei genitori e la mia sorellina, è stato sconvolgente, ma anche liberatorio, come dici tu.
Prima pensavo di essere solo al mondo, poi ho capito che non lo ero che qualcuno mi aveva amato e avevo dei nuovi amici.
A me sarebbe piaciuto avere un po’ di tempo per meditare sulla cosa, ma non ne avevo perché eravamo in piena guerra. Quando è successo a te ho pensato che avessi bisogno della stessa cosa.”
“Grazie, è stato un pensiero gentile.”
Dico arrossendo leggermente.
“Figurati, siamo amici, no?”
“Certo.”
“Bene.”
Lui vola un pochino più avanti di me, io rimango indietro a chiedermi come mai io ci sia rimasta così male quando ha detto che siamo solo amici.
Non ho avuto amici per secoli perché dovrei rimanerci male?
Ho come l’impressione che non sia solo la mia vita a essersi tolta dal gelo della routine, ma anche il mio cuore. Lui vuole vivere, vuole innamorarsi e Jack è un così bel ragazzo, così pieno di qualità.
Non ho mai incontrato qualcuno come lui in vita mia, uno che mi trattasse da persona normale e non da principessa di cristallo.
Che mi stia prendendo una cotta per lui?
Forse non sarebbe la migliore delle idee, visto che dovremo lavorare insieme e non so se lui mi ricambi, forse devo darmi un freno.
Trascorriamo la mattina in giro per il mondo, chiacchierando amabilmente, lui mi insegna alcuni trucchetti, io gliene insegno a mia volta.
È una mattinata piacevole, ci fermiamo per il pranzo, poi ripartiamo e ci divertiamo a scatenare tempeste di neve, venti gelidi e a coprire tutto di ghiaccio e brina.
Arrivo a casa di Nord, stanca ma felice, per la prima volta da tanto tempo. Mangio tutto quello che c’è sul mio piatto, mi faccio una doccia e mi metto sotto le coperte con un buon libro.
Poco dopo Jack si affaccia alla porta della mia camera.
“Beh, buonanotte.”
“Buonanotte anche a te, Jack.”
Ci sorridiamo a vicenda e sento qualcosa muoversi nel mio stomaco: fitte piacevoli, leggerissimi voli di farfalle.
Io decido di ignorarle e riprendo a leggere fino a quando non mi si chiudono gli occhi, allora metto un segnalibro, lo appoggio sul comodino e mi metto a dormire.
Non sogno nulla di particolare, ma verso le quattro sono sveglia, l’aurora boreale illumina la notte e non mi lascia più dormire, ricordandomi che ogni volta che il cielo si illuminava mia sorella era felice.
Con uno sbadiglio esco dalle coperte e vado a guardare dalla finestra.
Effettivamente il cielo è uno spettacolo con i suoi colori accesi e quelli più sfumati, mi ricorda tanto casa mia.
Mi vesto e vado in cucina, tutti gli elfi stanno dormendo e io li evito con attenzione per non svegliarli, mi preparo una cioccolata.
Poi vado su una delle terrazze, ma non riesco a vedere bene tutti i colori, con grazia mi libro nel cielo e raggiungo la sommità del tetto.
Lì posso ammirare tutta la bellezza di questo spettacolo dei paesi freddi, forse non ci sono le spiagge candide, il mare cristallino e le palme, ma c’è questo tipo diverso di bellezza.
C’è il cielo che si illumina, la neve che riflette, le stelle timide, il vento freddo che ti schiaffeggia la faccia e ti toglie i pensieri dalla testa.
C’è bellezza.
“Cosa ci fai qui?”
Una voce che conosco fin troppo bene mi fa alzare lo sguardo.
“Ciao, Jack.”
Lui si siede accanto a me.
“Ciao, Elsa.
Cosa ci fai qui?”
“Mi sono svegliata per via dell’aurora boreale e ho deciso di andare a vederla.”
“Capisco. Ti piace, vero?”
“Sì,  mi ricorda quando mia sorella mi svegliava e insieme giocavamo.”
“Sempre uno sguardo al passato, eh?”
“Un po’, ma mi stavo godendo lo spettacolo lo stesso.
È davvero bello, così magico.”
“Sì, hai ragione.
Ci sono così abituato che quasi non ci faccio più caso, il che suona terribilmente sbagliato.”
“Uhm, ma a volte bastano le parole di qualcuno per vedere le cose in tutta un’altra prospettiva.”
“Ti riferisci anche a me?”
“Sì.”
Dico semplicemente.
“Ho sempre guardato a questi poteri più come a una responsabilità e ho raramente guardato il lato divertente, adesso ci riesco grazie a te.”
“Sono felice di averti aiutato.”
Rimaniamo un attimo in silenzio.
“Un giorno mi piacerebbe pattinare ancora.”
“A me no.”
“Hai paura di rivivere la tua morte?”
“No, ho paura di rivedere mia sorella e di non poterla salvare.”
“Ma tu l’hai salvata, io invece la mia quasi l’ho ammazzata due volte.”
“Ma poi l’hai salvata.”
“Sono stati i miei poteri a metterla in pericolo.”
Lui mi appoggia un dito sulla bocca e mille brividi scuotono il mio corpo.
“Non parlarne più, goditi l’aurora boreale.”
“Va bene.”
Torno ad alzare lo sguardo verso il cielo, lui prende una mia mano tra le sue e io lo lascio fare, da un’altra persona l’avrei percepito come un atto troppo intimo, da lui non mi dà fastidio.
Ho imparato a conoscerlo e so che è una brava persona, non uno di cui avere paura.
Sopra di noi l’aurora boreale continua a serpeggiare.

 
La mattina dopo sono un po’ assonnata, ma felice e Nord se ne accorge.
“Cosa è successo?”
Mi chiede sorridendo.
“Mi sono solo svegliata a guardare l’aurora boreale.”
“Oh, sì. È molto bella e anche molto romantica.
Mi fa l’occhiolino e io arrossisco.
“Ma che dici?”
“Anche Jack stanotte è stato a zonzo, non è che eravate a zonzo insieme?”
“Ho fame e quei pancakes sembrano davvero appetitosi.”
Esclamo per sviare il discorso da me, non mi sento ancora pronta a parlare di un eventuale rapporto tra me e Jack.
Allungo una mano per prenderli e Jack la allunga nello stesso momento così finiamo per sfiorarci e arrossiamo tutti e due.
“Ma che carini!”
“Nord, non costruire castelli in aria!”
Esclamiamo tutti e due facendolo ridere.
“Va bene, va bene. Invitatemi al matrimonio però.”
Matrimonio?
Io non ci ho mai pensato seriamente al matrimonio! Prima mi sentivo troppo giovane come regina e poi sono morta.
“Nord, hai messo in imbarazzo Elsa!”
“Scusa, è che siete così carini!”
“L’abbiamo capito.”
Finiamo di fare colazione e poi partiamo tutti e due per assolvere i nostri compiti, Jack è insolitamente silenzioso, poi si ferma.
“Senti, io mi occupo dell’emisfero boreale e tu di quello australe, ok?”
“Come mai questa divisione?”
“Penso sia più efficiente.”
“Efficiente?!”
“Sì, cosa c’è di strano?”
Io lo guardo a occhi spalancati.
“Tu sei caotico per natura, da quando in qua ti importa dell’efficienza?”
Lui non dice nulla.
“È per il discorso di Nord, vero?”
Lui continua a tacere.
“La verità è che io non ti piaccio, forse ti piacerebbe metterti con Dentolina e magari farci un paio di figli alati!”
“Ma che dici?”
“Dico che se non ti piaccio puoi dirmelo!”
Urlo prima di dirigermi a occuparmi dell’emisfero che mi è stato affidato arrabbiata e offesa.
Dovrei essere abituata a essere respinta, ma fa ancora male e non mi aspettavo che lo facesse lui viste le cose che abbiamo in comune, visto che lui sa come ci si sente a essere soli con nessuno che crede in te.
Trascorro la giornata seminando tempeste a caso e senza grazia, niente merletti di brina, solo freddo, gelo e neve come ai vecchi tempi quando sapevo a stento controllare i miei poteri.
Per cena arrivo alla residenza di Nord e mi siedo a tavola con lui e Jack per cenare, anche se preferirei essere altrove.
Io non parlo e Jack fa lo stesso, Nord sembra perplesso, cerca di capire cosa sia successo, ma nessuno gli fornisce una spiegazione. Alla fine del pasto lui se ne va e io mi chiudo in camera mia a leggere.
Dopo un po’ qualcuno bussa.
“Avanti!”
Dico senza alzare gli occhi dal libro.
“Ciao, Elsa.”
Il visitatore è Nord, infilo un segnalibro alla pagina a cui sono arrivata e chiudo il libro.
“Cosa stai leggendo?”
“Il primo libro della saga di Harry Potter, pare che sia molto popolare in questo secolo, non è male.”
“Oh, sì. Molti bambini lo chiedono per Natale.”
“Immagino.”
Rimaniamo un attimo in silenzio.
“Cosa è successo tra te e Jack?”
“Niente.”
Rispondo piatta.
“Ma se non vi siete parlati a cena.”
Io scuoto le spalle.
“Con me puoi parlare, lo sai.”
“Stamattina quando siamo usciti mi ha proposto di dividerci gli emisferi, un emisfero ciascuno.”
“Ma perché?”
“Così saremmo stati più efficienti! Peccato che lui è la persona più caotica che io conosca e non gliene freghi nulla dell’efficienza.
Allora gli ho urlato che avevo capito che io non gli piaccio e che poteva stare con Dentolina e farci due figli se voleva, più o meno gli ho detto questo.”
“Credo sia stato a causa di quello che ho detto.”
“Probabile. Credo che a lui non piacciano i legami, soprattutto quello con me.”
“Io non penso che sia così.”
“E come dovrebbe essere?”
“Credo che sia la profondità del vostro legame a spaventarlo, in poco tempo siete diventati inseparabili e lui è stato solo per tanto tempo e poi non è molto maturo. Non sa gestire bene le situazioni.”
“Me ne sono accorta.”
Commento acida.
“Non essere arrabbiata con lui.”
“Mi ha mollato come una scarpa vecchia, come faccio a non essere arrabbiata con lui?
Non sono una santa, sono stanca di essere rifiutata.”
Esplodo buttando fuori la cosa che mi fa più male e Nord sembra capirlo.
“Jack non ti sta rifiutando.”
“No? A me sembra così visto che non vuole più stare con me.”
“Ha solo paura.”
“Io non ho intenzione né di mangiarlo né di trasformarlo in un ghiacciolo.”
“Credo che lo sappia.”
“Credi?”
Il mio tono si è alzato di due ottave.
“Cioè, sono sicuro che lo sappia. Solo che credo che abbia paura dei legami, sai lui è uno spirito libero.”
“E io una palla al piede.”
“Non ho detto questo. Solo che lui ha bisogno di tempo per accettare sentimenti che per lui sono nuovi, è stato solo per molto tempo.”
“Anche io.”
“Lo so, ma per le ragazze è sempre diverso, no?”
Io alzo un sopracciglio scettica.
“Insomma, lo sanno tutti che le ragazze sono più propense ad accettare legami seri.”
“Manco gli avessi chiesto di sposarlo.”
Sospiro amara.
“Lo so, cerca di passarci sopra.”
“Sì, con un camion.”
Mi alzo dal letto di scatto.
“Le tue magnifiche terme sono ancora aperte?”
“Sono sempre aperte per chi  ne ha bisogno.”
“Allora credo di averne bisogno.”
“Va bene.”
L’uomo esce dalla stanza, io prendo il necessario per le terme e poi mi dirigo ai sotterranei, lì incontro Jack che alza debolmente una mano per salutarmi, io ricambio piuttosto fredda.
Arrivo finalmente davanti al grande portone ed entro.
Mi spoglio, l’acqua nella vasca è piacevolmente calda, invita a pensare, ma io oggi non ne ho voglia, così rimango semplicemente a fare il morto osservando il soffitto.
Ogni ricordo di questi giorni è bandito, voglio solo il vuoto nella mia testa, anche se è difficile.
Avrei voglia di piangere, ma non credo che ne valga la pena e poi le ragazze forti non piangono.
Peccato che il soffitto bianco non offra molte distrazioni, eccetto per il grande lampadario di cristallo, l’unica cosa che mi passa per la mente è che mi possa cadere addosso, anche se non mi ucciderebbe dato che sono già morta.
“Che pensieri allegri, Elsa!
Sei qui per rilassarti o deprimerti?”
Mi domando ad alta voce.
“Che fai? Parli da sola?”
Rischio di annegare, poi mi copro automaticamente.
“Cosa ci fai qui, Jack?”
Urlo scandalizzata.
“Volevo farmi un bagno, ma è già occupato.”
“Non ti sei accorto che avevo le cose per le terme, razza di maniaco?”
Con un colpo secco lo sbatto di fuori dalla stanza e chiudo il portone con il ghiaccio per essere sicura che non rientri. Ho il respiro corto e sono rossa come un peperone.
Da quanto era lì e quanto ha visto?
Spero poco o nulla, sarebbe imbarazzante rivederlo dopo.
“Stupido idiota! In un modo o nell’altro rovina la mia vita.
Perché diavolo l’ho seguito? Perché non sono rimasta al castello?
Adesso la mia vita sarebbe meno complicata!”
Sbuffo e maledico me stessa e il potere di quegli occhi azzurri.
Sono quelli che mi hanno stregato sin dalla prima volta che li ho visti e mi hanno convinto a lasciare il mio rifugio sicuro. Ora che ci faccio qui?
Che utilità ho?
Jack se la può cavare da solo e comunque ora non vuole parlare con me.
Che poi a me lui piace?
Mi rannicchio mezza sott’acqua e mi guardo attorno: splendida stanza in marmo bianco decorata da statue di ghiaccio che non si sciolgono, vapore che sale, schiuma, il lampadario di cristallo.
Bello, davvero molto bello, ma non è che guardando l’arredamento posso evitare di rispondere alla domanda che mi sono posta.
Mi piace Jack Frost?
Sì è la risposta che sgorga nel mio cuore e che mi lascia nella disperazione totale, per la prima volta in vita mi sono innamorata e lui probabilmente non mi ricambia.
“Ho ventun’anni.”
Borbotto.
“Il periodo dell’adolescenza è passato da un po’, come mai sono in questa situazione?”
Forse perché io l’adolescenza non l’ho mai vissuta, chiusa nella mia stanza a imparare a diventare una regina e a controllare i miei poteri.
Senza pensarci alzo una mano e della neve sottile inizi a scendere, ho imparato a controllarli, ma non a essere una persona perfettamente integrata nella società.
Sbuffo e riprendo a fare il morto, non si era parlato di rilassarsi?
Nulla di quello che sto pensando è anche solo vagamente rilassante, è solo angosciante, mi mette ansia e mi spaventa. Mi  fa domandare se lui mi guarderà mai nel modo in cui lo guardo io.
Mi metto le mani sul volto e gemo di frustrazione, questo mi fa andare sott’acqua.
Borbottando esco e decido che per stasera ho usato abbastanza le terme, mi asciugo e poi mi metto in pigiama. Prendo il mio costume e lo metto in una cesta, l’altra volta qualcuno lo aveva lavato.
Chiudo il portone e mi dirigo in cucina dove preparo una cioccolata.
“Potresti farne due per favore?”
Mi volto e sorrido a Nord.
“Ma certo, come mai ancora sveglio a quest’ora?”
“Ho appena finito una delle mie sculture di ghiaccio.”
“Bello, posso vederla?”
“Certo.”
Una volta che la cioccolata è pronta la verso in due tazze e ne porgo una a Nord.
“Vieni, seguimi.”
Io annuisco, attraversiamo insieme la sala centrale con il globo su cui brillano le luci dei bambini che credono ai guardiani e arriviamo alla porta di quello che penso sia il suo ufficio. È un locale ampio e disordinato con una grande finestra, una bella libreria e un paio di tavoli, il primo è ingombro di attrezzi da lavoro, il secondo ospita una riproduzione delle alpi svizzere in ghiaccio su cui si muove un trenino rosso.
“Il treno del Bernina.”
Dice soddisfatto.
“Wow, davvero ben fatto!”
Il treno si muove sulle curve e sulle creste delle montagne.
“Va tutto bene, Elsa?”
“No.”
Decido di essere sincera per una volta in vita mia.
“Cosa succede?”
“Credo di essere… innamorata di Jack, ma non credo che lui mi ricambi. Dopo la tua battuta mi evita come se avessi la peste, non è piacevole.
Io non so se riuscirò a rimanere qui a lavorare con lui in questo clima, mi sento come soffocare e non ce la faccio più. È persino peggio del mio castello.”
“Non chiuderti di nuovo nella solitudine.”
“A volte penso che sia meglio essere da soli che con qualcuno che ti fa soffrire, credo di non essere tagliata per questo ruolo. Jack lo è, è un bambino che non è mai cresciuto, io sono una bambina che non è mai stata tale.”
“Elsa, pensaci. Non buttare tutto alle spalle quello che hai costruito per colpa di Jack.”
“Come posso lavorare con lui se non riusciamo a parlarci?”
Domando amara, lui non mi risponde.
“Penso sia ora di andare a letto.”
“Sì, Elsa. Solo, ecco, pensa bene alla tua decisione. Non farti guidare dalla paura, hai già visto una volta che cosa è successo.”
“Lo so. Come faccio a dimenticarmelo?
Forse è anche per questo che è meglio che me e vada, sarò sempre pericolosa.”
La mia mano ghiaccia involontariamente il tavolo, io sospiro e dissolvo tutto.
“Scusami.”
“Non c’è nulla di cui scusarsi, a volte succede di perdere il controllo se siamo fragili o spaventati.
Non essere così dura con te stessa.”
“Grazie delle belle parole, nessuno mi aveva mai parlato così.”
“Io sono Babbo Natale, fare stare bene le persone è la mia specialità.”
Io sorrido, lo saluto e me ne vado in camera mia.
Mi metto il pigiama e mi metto sotto le coperte, mi sento sonnolenta e quindi scivolo senza difficoltà nel sonno.
A volte i sogni sono caleidoscopi, immagini frammentati e allucinate che si succedono come riflessi di specchi rotti e ti trascinano come la marea.
Rivedo parecchie fasi ed episodi della mia vita senza potere intervenire, è come se cercassero di dirmi qualcosa, ma non capisco cosa.
Quando mi sveglio sono scossa, bevo il bicchiere d’acqua che c’è sul mio comodino e poi guardo l’aurora boreale serpeggiare nel cielo.
Mi vesto, apro la finestra e volo via.
C’è un posto che devo vedere prima di prendere qualsiasi decisione, devo tornare là dove tutto è cominciato per vedere se ho capito sul serio chi sono.

Angolo di Layla

Ringrazio Ansem6 e christian98 per le recensioni^^

Spero che questo capitolo vi piaccia, è il penultimo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5)La mia vita mi stava conducendo da te. ***


5)La mia vita  mi stava conducendo da te.

 

La mia terra natale è avvolta dalla neve.
L’inverno è freddo, ma poetico, i paesi e le città hanno un’aria magica coperte da quel manto bianco, sembrano essere state trasportate indietro nel tempo dove macchine e tecnologia non esistevano.
Il mio castello è come l’avevo lasciato, risplende tranquillo sotto i raggi mattutini con i suoi colori pastello, è come un vecchio amico felice di rivedermi. È come se non me ne fossi mai andata.
Atterro dolcemente e apro il portone, la fontana di ghiaccio manda leggeri bagliori e l’azzurro delle pareti di ghiaccio mi fa sentire meglio.
Salgo al piano superiore e guardo tutte le mie statue: io e Anna; io, Anna e Kristoff; Anna e Kristoff; io, mia sorella e Rapunzel e altri soggetti tutti legati alla mia famiglia.
Io accarezzo quella di Anna e Kristoff, si guardano negli occhi con amore, proverò mai questo sentimento?
Guardo una statua con me abbracciata a un uomo senza volto.
“Povera, piccola, creatura affamata di affetto.
Tutto quello che vuoi  è solo qualcuno che ti accetti per quello che sei e un po’ di amore, ma non lo trovi mai.
Credi di trovarlo e poi ogni volta ti accorgi che è un’illusione, che è tutto solo nella tua testa.
Non sarai mai felice, avresti dovuto tuffarti nel mare come Anna, perché sei qui?
Per quali peccati stai pagando?
Non hai pagato abbastanza? Per quanto ancora dovrai soffrire?”
Mi siedo con la testa tra le mani, chiedendomi cosa ho scoperto di me stessa. Forse che alcune cose non cambiamo mai, come il mio bisogno di essere amata, e altre sono cambiate.
Adesso sono più sicura nell’usare i miei poteri, li controllo alla perfezione e so che possono essere utili a qualcuno se sono usati nel modo giusto.
Ma posso continuare a usarli così in compagnia del ragazzo che amo e che non mi ama?
Non lo so, sono stanca di soffrire.
Accarezzo la guancia dell’uomo senza volto e sospiro.
“Ce l’avrai mai un volto o sarai sempre e solo in desiderio?”
A questo non ho risposta, purtroppo.
Per un attimo sono tentata di fargli assumere le sembianze di Jack, ma all’ultimo momento abbasso la mano.
No, questo castello è un luogo solo mio e lui non entrerà se non come mio fidanzato, forse allora darò all’uomo senza volto il suo aspetto, non prima e non dopo.
Mi siedo su una delle sedie e mi tolgo le scarpe, sono strette e scomode; i riflessi, i giochi di luce e i deboli scintilii di questa stanza mi regalano un po’di pace.
Perché tornare al polo nord?
Non sono una guardiana, non sono vincolata da nessun contratto magico con loro – l’unico contratto che ho è con la mia gente e con il mio paese – perché tornare lì?
Non c’è nessuna ragione e sono stanca di soffrire per un motivo o per l’altro, credo sia meglio rimanere qui.
Mi alzo dalla sedia e salgo al piano superiore a piedi nudi, arrivo alla mia camera e poi mi butto a letto, gli spiriti non hanno davvero bisogno di mangiare, solo i guardiani che sono delle specie di creature mitologiche.
Cado in un sonno senza sogni e mi risveglio al tramonto, lo guardo dalla mia terrazza. Rosa, arancione, oro si fondono in sfumature perfette che nessun pittore potrebbe creare.
Poi questi colori caldi lasciano spazio a una sottile striscia verde acqua che poi si fonde nell’azzurro e nel blu scuro della notte.  Le prime stelle si accendono come diamanti su un mantello di velluto, in ultimo la pallida falce di luna sorge a est e illumina debolmente il paesaggio innevato facendolo risplendere di una tenue luce.
Che pace!
Rimango a guardare ancora un po’, poi me ne torno dentro e mi siedo sul letto, probabilmente dovrei avvertire perché è tardi e Nord sarà preoccupato, a Jack non credo che importi molto e questa è la parte che fa più male.
Un ago di ghiaccio spunta dalla parete, mentre i colori all’interno cambiano dall’azzurro al rosso e al viola.
No, non lascerò che la paura mi sopraffaccia un’altra volta.
Stendo un braccio e l’ago torna nella parete e piano piano i colori tornano al loro posto, io sorrido stanca, non ho solo combattuto una battaglia con i miei poteri, ma con le mie paure.
Mi sdraio di nuovo e con una mano tesa verso l’altro compongo sbuffi eleganti di neve e ghiaccio, poi faccio assumere al soffitto un colore scuro e poi vi accendo tante stelle e una luna.
Mi perdo a guardare la mia nuova opera per non so quanto tempo, fino a che una folata di vento violenta spalanca la porta della terrazza.
Io guardo Jack entrare con il cuore che batte forte, i suoi occhi azzurri scintillano gelidi di collera e i capelli sono più scompigliati del solito.
“Si può sapere cosa pensi di fare?”
Mi chiede duro.
“Torno al mio posto. Io appartengo al mio popolo e al mio regno e non a voi.”
Rispondo distante.
“Stronzate.”
La sua parolaccia mi colpisce.
“Ah, sì? Perché sarebbero stronzate?”
“Perché stai scappando da qualcosa, come hai sempre fatto durante la tua vita.”
“E da cosa starei scappando?”
“Da me.”
Io sorriso feroce.
“Buffo, perché ho avuto l'impressione che tu stessi scappando da me da quando Nord ha fatto quell’innocente battuta. Non farmi la predica e vai via, io non sono legata da nessun contratto a voi guardiani.
Io sono l i b e r a.”
Dico scandendo bene le parole.
“Che cavolata!
La chiami libertà questa? Vivere circondata dalle cianfrusaglie del passato senza mai riuscire a liberarsene?”
“Almeno io un passato ce l’ho!”
“Fanculo! E sei piena di problemi per questo!
Vorrei che per una volta invece di scappare dai tuoi problemi, venissi da me.”
“E a fare cosa?
Tu non ci sei, tu hai paura dei legami che vadano al di là dell’amicizia.”
La statua dietro di me esplode in mille pezzi, uno dei quali taglia la mia lunga treccia, lasciandomi con corte ciocche di capelli a coprirmi il volto.
“Ora basta!”
Uso tutti i miei poteri contro di lui, lo faccio cadere dal balcone e quando lui si rialza in volo cerco di colpirlo, voglio fargli male, anzi, voglio che lui stia male come sono stata male io in questi ultimi giorni.
Lui urla qualcosa, ma io non lo sento, c’è solo la rabbia che pulsa sorda nelle vene, quando so che non dovrei, che la paura è la mia peggiora nemica.
“Elsa!”
Una terza voce inaspettata si inserisce nella conversazione, pietrificandomi.
Anna è in un angolo della stanza e con il dito mi indica il cielo, io seguo la direzione e mi accorgo che un fronte minaccioso di nubi si sta addensando sopra il castello.
Sembra la replica della tempesta che ha colpito Arendelle duecento anni fa.
“Accidenti.”
Mormoro.
“Vattene via!”
Urlo a Jack.
“No, che non me ne vado.”
“Vattene, prima che io perda il controllo e scateni quella.”
Gli indico la tempesta alle sue spalle.
“Ti posso aiutare.”
“No, non mi puoi aiutare, è una cosa che devo risolvere da sola.”
Lui sembra voglia dire qualcosa, ma alla fine rinuncia e se ne va, per fortuna.
Io alzo lo sguardo verso il cielo, impietrita.

 
Affrontare i propri demoni è qualcosa di orribile per tutti e i miei sono fatti di neve, gelo e ghiaccio pronti a riversarsi su di un paese innocente.
Mi concentro e cerco di far sciogliere quello che io ho creato, ma probabilmente la rabbia è comunque più forte delle emozioni positive perché non sparisce nemmeno una nuvola.
Continuano ad accumularsi con lentezza, pacifiche e indifferenti ai miei sforzi e ciò è molto frustrante.
Mi concentro ancora di più e ci metto tutta la mia energia il potere scorre libero nelle mie mani e si lancia ad attaccare la mia stessa creazione.
Qualche nuvola si dissolve, è già un risultato, ma devo essere più aggressiva, più convinta.
Urlo e concentro ancora il mio potere, altre nuvole si dissolvono e la tempesta diminuisce nella sua portata, il che è un ottima cosa, significa che i miei pensieri positivi stanno prendendo il sopravvento sulla rabbia e sulla paura.
Cerco di riportare alla mente ogni mio ricordo felice, di pensare solo all’amore che provo e che qualcuno nutre ancora per me. tutto intorno a me diventa bianco, un bianco accecante cha spaventa anche un po’, ma non demordo.
La tempesta deve sparire.
Chiudo gli occhi e urlo mettendoci tutta me stessa, sento l’energia venire trascinata via da me con violenza, ma so che non mi devo opporre. Non posso morire sono già morta.
Quando anche l’ultimo granello di energia è uscito dal mio corpo sento una specie di esplosione, non appena torna la calma vedo che la tempesta è scomparsa: c’è un cielo sereno.
Sospiro soddisfatta, poi le forze mi abbandonano, la mia vista si fa confusa e precipito.
Non posso morire, sono già morta una volta, giusto?
Mi dico prima di perdere conoscenza.

 

Tutto è bianco di nuovo attorno a me e tutto è pesante e opprimente, una cappa di nebbia che incombe sulla mia mente.
Cosa mi è successo?
Ah, sì. Ho fermato una tempesta di neve e ho probabilmente usato i miei poteri fino al limite estremo e ora sono in questo limbo.
Sento le voci di Nord e Jack come se venissero da una radio sintonizzata male, a volte sono così vicine che cerco di rispondere alle loro domande, a volte sono così lontane che mi sembra inutile persino provarci.
Non posso morire perché sono già morta, ma allora perché questo sembra tanto un coma?
“Non è un coma.”
La voce di Anna mi fa voltare verso di lei.
“Anna! Anna mi dispiace di averti fatto tornare dal regno dei morti un’altra volta.”
“È tutto ok, Elsa.
Non ti devi preoccupare di questo, ma ci sono delle risposte che devo darti. Questo non è un coma, per prima cosa, gli spiriti non vanno in coma.”
“E allora cosa è questo posto?”
“Un attimo e ci arrivo.
Tu sei rimasta in forma di spirito sia perché avevi una missione, sia perché i tuoi poteri avevano un’essenza così forte da impedirti di raggiungere l’aldilà. Tu hai quello che i guardiani chiamano centro, questo significa che anche dopo la fine di Arendelle tu sei destinata ad aiutare gli umani.
Quando hai eliminato questa tempesta ha quasi distrutto il tuo centro.”
“Quindi sono morta del tutto?”
Lei scuote la testa.
“Sei in un limbo, puoi decidere se seguirmi e andare avanti oppure rimanere qui e continuare la tua missione. La decisione è solo tua.”
Io rimango in silenzio, scioccata.
Soppesando le due possibilità: se seguissi Anna rivedrei i miei amici e i miei genitori, ma non potrei più vedere Jack.
“Credo che ci sia qualcosa che ti trattiene qui, Elsa.”
“Io… io mi sono innamorata, Anna.”
“Ma questo è meraviglioso! Ho continuato a sperare che succedesse anche a te!”
“Non so se lui mi ricambi, è sfuggente, forse farei meglio a venire con te.”
Lei scuote la testa.
“Il tuo cuore ha già deciso un’altra cosa.”
Io la guardo senza capire, lei mi saluta e poi – all’improvviso – il pavimento sotto si me si rompe in mille schegge e io precipito di nuovo urlando.
Ho davvero paura questa volta, non so dove si fermerà la mia caduta, e se precipitassi all’inferno?
Fortunatamente non arrivo lì, ma nel mio corpo che mi sembra pesante come se fosse fatto di cemento, vorrei alzare le palpebre o muovere almeno un dito, ma non ci riesco.
“Riposati.”
Mi ordina una voce nella mia testa.
Sto iniziando a impazzire?
Sembra che purtroppo non possa fare a meno di darle retta, immediatamente la sonnolenza mi invade e inizio a sognare sogni confusi. Rivivo gli eventi più importanti della mia vita da spettatrice in un caleidoscopio impazzito in cui ricordi di quando ero ancora viva e altri in cui sono un spirito si alternano.
Sento come se tutto questo volesse dirmi qualcosa, ma non capisco cosa.
Alla fine mi sveglio perché sento del calore su una guancia, apro miracolosamente gli occhi e mi accorgo che sono nel mio letto ed è mattina.
“Ben svegliata.”
La voce di Nord ha una nota di preoccupazione.
“Ciao, Nord.”
“Sono felice che tu abbia deciso di rimanere qui, per un attimo ho pensato che tu saresti andata avanti.”
“Per un attimo l’ho pensato anche io.”
“Sarai stanca, ti faccio servire la colazione.”
Lui si alza.
“Nord!”
Lo richiamo io.
“Jack, dov’è?”
“È appena andato a riposare, ti ha vegliato per tutto il tempo.”
“Capisco.”
Dico meditabonda.
“Era davvero preoccupato per te, qualsiasi cosa sia successa tra di voi io la metterei da parte.”
“Nord, i guardiani possono innamorarsi?
Cioè, è permesso o c’è qualche regola che lo vieta.”
Lui mi guarda intensamente per qualche minuto.
“Ah, dunque è questo il problema.
Non c’è nessuna regola che vieti ai guardiani di innamorarsi, ma non è mai successo.”
Io sbuffo, in parole povere nessuno saprebbe come comportarsi.
“È per questo che te ne sei andata?
Ti sei innamorata di Jack?”
“Sì.”
“E lui?”
“Lui ha iniziato a evitarmi e a scappare.”
“Lui non sa come affrontare questa cosa, è morto troppo presto per sapere cosa fosse l’amore, devi avere pazienza con lui.”
Io mi lascio cadere sconfortata sul cuscino.
“Su, non ti demoralizzare. Adesso ti faccio portare la colazione.”
“Va bene.”
Poco dopo arriva un vassoio portato dai minuscoli elfi con una tazza di latte e cioccolato e cookies, io bevo e mangio tutto avidamente, non credevo che avrei avuto così fame.
“Non ti preoccupare, è normale avere così fame dopo quello che ti è successo.”
“Ok. Adesso cosa faccio?”
“Stai a riposo. Non appena Jack si sarà svegliato gli dirò di venire da te, anche se è molto probabile che sarà lui a precipitarsi da te. Mi ha persino chiesto se gli spiriti possono morire.”
Io arrossisco.
“Va bene.”
Prendo uno dei miei libri e inizio a leggere, fuori nevica, il fuoco acceso nel caminetto diffonde un piacevole calore e rilassarsi è facile in queste condizioni.
Non mi accorgo del tempo che passa, a mezzogiorno e mezzo un bigfoot mi fa capire a gesti che è pronto il pranzo. Io esco dalla mia camera, in sala da pranzo c’è solo Nord, io mi siedo e lo guardo senza capire, lui mi fa cenno di aspettare.
Poco dopo si sentono dei passi e un Jack dai capelli scompigliati appare sulla porta e fissa il suo sguardo su di me.
“Lieto di vedere che stai meglio, ho pensato che saresti morta.”
“Gli spiriti non possono morire.”
“Nord mi ha detto il contrario, tu ci hai provato seriamente a morire, ma sono felice che tu sia qui.”
“Grazie, anche io.”
Si siede anche lui e iniziamo a mangiare un delizioso stufato con le patate cercando di mantenere un clima rilassato e leggero, c’è sempre tempo dopo per litigare.
Il cibo è ottimo e non mi posso lamentare e Jack fa del suo meglio per essere gentile, calmato probabilmente dalla presenza di Nord.
Finito il pasto mi guarda dritto negli occhi.
“Io e te dobbiamo parlare.”
Scandisce chiaramente, io annuisco.
“Sì, lo penso anche io.”
“Già.”
Usciamo insieme dalla sala e io inizio ad avere paura di quello che succederà dopo.
E se mi dicesse che non gli interesso o che mi vede solo come un’amica?
Non credo che reggerei, ormai lui mi piace troppo per essere solo sua amica, raggiungiamo una stanza deserta e la mia paura cresce di una tacca. Lui si siede su un divano e poi mi guarda, io vorrei saper leggere nel pensiero per capire cosa gli passi per la testa.
“Elsa,  mi dispiace di averti ignorato ultimamente.”
“Perché l’hai fatto?”
Lui si prende la testa tra le mani.
“È complicato.”
Borbotta.
“Io ho tutto il tempo del mondo, all’incirca.”
Lui sospira.
“Mi sei piaciuta fin dalla prima volta che ci siamo incontrati, forse perché abbiamo poteri simili o forse perché entrambi abbiamo sofferto, seppur in modi diversi, per questi poteri. Io volevo che la gente mi vedesse e tu non volevi che la gente sapesse.
Solo che io non so nulla dell’amore, non sono mai stato innamorato prima di diventare spirito e non sapevo cosa volesse dire. Poi abbiamo iniziato a trascorrere del tempo insieme e ho scoperto quanto fossi stupenda, sei ferma, ma gentile, simpatica, dolce, ironica e fai delle bellissime decorazioni con la brina.
E poi sei bellissima, la ragazza più bella che avessi mai visto.
Non sapevo come classificare o reagire a questi sentimenti, non capivo cosa significassero.”
Prende un attimo fiato e si guarda intorno.
“Poi Nord ha fatto quella battuta e tutti i pezzi sono andati al loro posto, mi stavo innamorando di te o forse ti amavo già e mi sono spaventato.
Io non so come si ama in modo romantico, te l’ho già detto, e ho pensato che la cosa migliore fosse allontanarmi da te. Se non fossimo stati sempre insieme forse questi sentimenti se ne sarebbero andati e avremmo potuto tornare a essere amici come prima.”
“Ma la cosa non ha funzionato.”
Mormoro, lui mi guarda stupito.
“Sì, non ha funzionato. Più volevo non pensarti e più ti pensavo, non sapevo cosa fare.
Poi te ne sei andata e tutto è diventato chiaro, non volevo perderti.
Lo so che ho combinato un disastro, ma io ti amo, per favore dammi una seconda possibilità!”
“Tu mi ami?”
Chiedo scioccata perché so di essere ricambiata.
“Sì, ti amo Elsa.
Tu mi ami?”
Io lo guardo a occhi sgranati.
“Perché credi che io me ne sia andata?”
“Non ne ho la più pallida idea.”
“Perché ti amo, Jack! E non ce la facevo più a vederti così distante, preferivo stare da sola che ignorata da te.”
Lui spalanca la bocca, la richiude e poi si dà due sberle sulla testa.
“Che sciocchi che siamo stati, che sciocchi!
Io ti amo, tu mi ami e abbiamo fatto un tale casino!”
“In effetti…”
Lui prende le mie mani tra le sue.
“Elsa di Arendelle, vuoi essere la mia ragazza?”
“Sì, Jack Frost.”
Ci baciamo e io sento le farfalle nello stomaco.
Finalmente tutti i miei anni di solitudine assumono un senso, erano solo un percorso di preparazione per trovare lui.
Continuiamo a baciarci fino a che non ci manca il fiato, allora ci stacchiamo rossi e sorridenti.
“Credo che dovremmo dirlo a Nord.”
Dice piano.
“Lo credo anche io.”
Usciamo mano nella mano dalla stanza, il guardiano del Natale è seduto nel suo ufficio, intento a intagliare un trenino di ghiaccio.
“Nord.”
Lui si volta e nota le nostre mani intrecciate.
“Ah, avete risolto, ragazzi.”
“Sì, io e Jack adesso siamo una coppia se questo  non viola qualche regola.”
“Nessuna regola violata, Elsa.
Sono così felice per voi.”
Ci abbraccia tutti e due rischiando di stritolarci.
Rimaniamo a chiacchierare per un po’, poi stringo la mano di Jack.
“C’è una cosa che devo fare prima di venire a vivere qui definitivamente e mi piacerebbe che tu mi accompagnassi.”
“Va bene.”
Usciamo dalla stanza e io gli faccio cenno di seguirmi fuori dalla finestra.
Iniziamo a volare verso Arendelle e lui se ne accorge.
“Come mai vuoi tornare al castello?”
“C’è una cosa che devo fare, te l’ho detto.”
Lui annuisce perplesso, ma mi segue, voliamo sopra paesaggi innevati fino a che non arriviamo alla vista familiare del mio castello di ghiaccio.
Atterriamo e io apro la porta, lui si guarda intorno meravigliato per un attimo, forse ammirando la fontana e le colonne di ghiaccio. Io salgo ai piani superiori fino alla stanza dove ci sono le mie sculture di ghiaccio e quella che cerco è in prima fila. Rappresenta Anna, Kristoff, Rapunze, Eugene, me e un uomo senza volto, con un sorriso che mi va da un orecchio all’altro do a questo fantomatico personaggio le sembianze di Jack.
Lo guardo soddisfatta per qualche attimo, poi il mio ragazzo mi abbraccia da dietro e osserva la mia opera.
“Davvero bella, era questo che dovevi fare?”
“Sì, dovevo chiudere il cerchio. Adesso so che non ho ragioni per tornare definitivamente a vivere qui, anche se mi piacerebbe visitarlo ogni tanto.”
“Lo faremo.”
Ci baciamo ancora e sento che il cerchio è davvero completo, ho trovato quello che cercavo da una vita e non potrei essere più felice.
Ora so cosa significa l’amore e ho uno scopo nella vita.
Va tutto alla grande e il futuro sarà anche migliore.
Cerchio chiuso, promessa di felicità.
Io e Jack sorridiamo insieme mano nella mano e poi voliamo via.
Verso la nostra nuova vita.
Insieme.


Angolo di Layla

E questo è l'ultimo capitolo! Spero che il finale vi sia piaciuto.

Grazie a Zouziusfan7 per la recensione e a chiunque abbia mostrato interesse per questa storia^^

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3667250