Weird3 Between life and death

di Tefnuth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Palude ***
Capitolo 2: *** Il risveglio del demone ***
Capitolo 3: *** Puppet theatre ***
Capitolo 4: *** Quel che rimane ***
Capitolo 5: *** Darkside ***
Capitolo 6: *** Sussurri ***
Capitolo 7: *** Grida ***
Capitolo 8: *** Arcano ***
Capitolo 9: *** Litigi e guarigioni ***
Capitolo 10: *** Lo stregone senza sentimenti ***
Capitolo 11: *** Monster paradise ***
Capitolo 12: *** Ghost creature ***
Capitolo 13: *** Rapporti incrinati ***
Capitolo 14: *** Ladro ***
Capitolo 15: *** Il primo incontro ***
Capitolo 16: *** Androide ***
Capitolo 17: *** Valzer di sangue ***
Capitolo 18: *** Mystic ***
Capitolo 19: *** La cripta ***
Capitolo 20: *** Luce corrotta ***
Capitolo 21: *** Tempio del sole ***
Capitolo 22: *** Miracle ***



Capitolo 1
*** Palude ***


Tra le molte leggende del nostro popolo si narra che la Morte, sola ed invidiosa del potere che avevano gli uomini di procreare, si sia unita nelle tenebre con uno degli Ogdru jahad ed abbia avuto un figlio. Tale creatura si dimostrò estremamente crudele, la peggiore piaga che l’uomo avesse mai potuto vedere, e portò un mare di morte e distruzione sulla Terra.
Per porre fine alla vita del tiranno, la Morte si unì in gran segreto con il re degli Spettri, e generò un secondo figlio di forza eguale al primogenito.
I due fratelli si scontrarono, e la loro lotta durò per un decennio. Alla fine il secondogenito, vittorioso ma mosso dal legame che lo univa all’altro, non riuscì ad uccidere il fratello e lo imprigionò in un luogo che rimane tutt’ora segreto.

[Trevor Broom]
 
Per quei pochi che conoscevano il mondo degli spettri, quel periodo era chiamato l’estate nera poiché, nonostante il calore che proveniva dalla profonda bocca del cratere di Zarte (lo spettro che, cadendo dal cielo al suo arrivo, aveva creato la voragine), non vi era alcun sole ad illuminare e riscaldare quel regno desolato. Gli abitanti più nostalgici piangevano per ricordare la stella che avevano abbandonato alla morte, mentre altri ammiravano tanto la nebulosa viola e bianca da desiderare di essere nati spettri. Un desiderio che gli faceva provare invidia per un ragazzino, figlio di una negromante e di uno spettro, nato proprio lì. Andrew, che ogni giorno scorrazzava per le rupi e le paludi del vecchio lago di Xarteszka assieme agli amici di suo padre.

“Per piacere Andy! – Esclamò Ynyr, seguendo come un forsennato il bambino su e giù lungo l’orlo di un cratere. – Finirai per cadere, e romperti qualche osso”.

“Non mi prendi” lo canzonò il bambino, continuando a correre evitando le bolle che, create dalla palude che stava alla base del buco, risalivano in aria e sparivano nel cielo.

“Quel ragazzino pensa di poter evitare ogni sasso” commentò Ofir, rimasto indietro con Maddox ad osservare la scenetta.

“E chi lo sente poi Toralv” disse lo spettro della follia, fingendo di tagliarsi la gola con una delle sue sciabole per suggerire quello che di sicuro avrebbe fatto loro il padre di Andrew, qualora questi si fosse fatto veramente male.

Come se fosse stato predetto, il piede del bambino inciampò su di una piccola roccia che sembrava essere comparsa all’ultimo istante. Per non sbattere la faccia contro un piccolo cespuglio di rovi che gli avrebbero di certo traforato gli occhi, Andrew si sbilanciò istintivamente di lato. Ruzzolò giù, verso il fondo del cratere, rischiando di finire in una pozza letale.

“ANDREW!” gridarono i tre spettri lanciandosi in aiuto del bambino, pur sapendo che non sarebbero mai arrivati in tempo.

Anche il piccolo si vedeva già morto (già una volta aveva visto uno spettro liquefarsi per mezzo delle esalazioni di quelle paludi), eppure il suo corpo smise di girare e cadere giusto in tempo: qualcuno lo aveva afferrato.

Era stato un giovane uomo, un demone di quel regno ovvio, con una folta chioma e gli occhi circondati da una decorazione a rombo nera come i capelli e le labbra, che gli disse

 “Allora eri tu a fare tanto rumore” era sorpreso che un corpicino così minuto potesse essere quasi peggio di un gigante.

“EHI! Lasciami” ribattè astioso Andrew, infastidito per essere stato accusato di fare troppo chiasso.
“Potresti anche ringraziarmi: ti ho impedito di finire sciolto”.

“Perdonalo. – Intervenì Ynyr, facendo alzare il figlioccio. – Di solito non è così maleducato”.

“E’ arrabbiato per aver fatto un bel capitombolo” aggiunse Maddox con il solito ghigno da pazzo.

“NON E’ COLPA MIA” asserì il ragazzino, mentre toglieva la terra che gli era rimasta attaccata ai vestiti.

“Certo, certo.  – Lo canzonò Ofir. – Il sasso si è messo lì apposta per farti cadere”.

“Tutti conoscono i magici sassi che si teletrasportano di loro spontanea volontà” sogghignò il demone, irritando ancor di più Andrew.

“Tornando a cose serie. – Disse Ynyr. – Ti ringraziamo, e anche lui” e dette una piccola spinta al mezzo spettro, per costringerlo a dire grazie.

“Non c’è problema, ero a far niente” rispose lo sconosciuto.

Per evitare che Andrew potesse dire qualcos’altro, magari qualcosa di spiacevole, i tre spettri si allontanarono.

“Che antipatico. – Esclamò il piccolo, appena furono abbastanza lontani. – La prossima volta che lo vedo, gli tirerò un sasso”.

“Non ti converrebbe farlo” lo redarguì Ofir.

“E perché?”.

“Credo che quello fosse Mystic, il principe degli spettri”.

“Sarebbe un incontro straordinario” disse Maddox, ciondolando un poco la testa.

“Non è possibile. – Esclamò Ynyr. – Sono secoli che quello non si fa vedere. Ormai lo si conosce solo per nome” non ci credeva.

“Ti dico che era lui, ne sono certo” ripetè Ofir rizzando un poco i suoi aculei.

“Chiunque sia, non mi interessa.  – Ribattè Andrew a gran voce. – E’ solo uno spaccone, antipatico e brutto”.

“Zitto, ti prego” lo implorarono tutti e tre gli spettri, per timore che Mystic lo potesse sentire.

“Perché dovrei? Se ha qualcosa da dire, venga qui che lo sistemo io”.

“E’ pazzo” commentò Maddox sconcertato.

“Purtroppo è solo un capriccio, tipico dei bambini. – Lo corresse Ynyr. – Se fosse stato come te, almeno potremmo invocare l’infermità mentale”.

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Capitolo 2
*** Il risveglio del demone ***


Sede Australiana del B.P.R.D.

Ore 03.27 am.

Quando il suo dipartimento era stato urgentemente chiamato dalla sede australiana, il nuovo capo della sicurezza Bertrand Ceek era stato il primo, nonché l’unico, ad essere convocato e incaricato di accertarsi della sicurezza del dipartimento; tutto a causa di quello che era stato definito come “evento straordinario”. Aveva dovuto sopportare quasi un’intera giornata di viaggio, senza la consolazione di una piacevole compagnia, per non parlare del pessimo pasto che gli era stato propinato al ristorante dell’aeroporto. Almeno c’era il sole, e aveva potuto godersi il panorama sull’automobile di servizio che era venuto a prelevarlo. Infine, dopo essere stato accolto dal direttore della sede con la massima formalità, era stato affiancato ad un agente veterano che lo avrebbe accompagnato nel luogo dove avrebbe dovuto eseguire il controllo. Da quel poco che gli era stato detto, dopo l’evento straordinario, accaduto circa tre giorni prima della telefonata, tutta la struttura era in uno stato di allerta generale e si poteva vedere la tensione sui volti di tutti gli agenti.

Persino quello che lo stava accompagnando aveva il collo tirato, chiaro segno di un timore crescente nell’avvicinarsi alla zona calda, ma essendo stato il testimone diretto dell’evento non aveva avuto scelta. Perciò adesso si era ritrovato ad accompagnarlo fino all’estrema ala della struttura, separata dal resto del corpo da un lungo corridoio.

Era come un tunnel senza fine, un’oscura cavità di cui nemmeno si vedevano le pareti. Non si scorgeva assolutamente niente, eppure i due procedevano sicuri, come se la loro marcia si stesse svolgendo in piena luce, grazie agli occhiali speciali che il veterano aveva consegnato all’agente Ceek. L’impressione di non essere più nel tunnel, e di aver raggiunto una sala, venne loro dalla sparizione della sensazione di oppressione al di sopra delle loro teste.

Anche quella sala era completamente oscurata, sicchè per un nuovo arrivato sarebbe stato impossibile constatare quanto fosse grande il loro punto di arrivo. Solo un dettaglio diversificava quel posto dal corridoio: una striscia di flebile luce al neon color rosso, troppo debole per illuminare il pavimento oltre il proprio solco. Neanche questa sarebbe stata utile a giudicare le dimensioni della sala, poiché anch’essa era inglobata nell’oscurità definendo un invisibile oggetto.

“E’ qui dentro” affermò il soldato a Ceek, guidandolo fin verso la striscia illuminata, e porgendogli un binocolo a visione notturna molto più potente degli occhiali che gli aveva consegnato prima.

Il capo della sicurezza portò il pesante strumento agli occhi, cui fu dato di vedere che la luce al neon delimitava un enorme cubo di cristallo e dentro di esso una sfera in sospensione. Sembrava che al suo interno si stesse muovendo qualcosa, purché in modo impercettibile.

“Cos’è quella cosa?” chiese il turista, non era per niente contento di aver fatto così tanta strada per un oggetto bizzarro come quello.

“Aspetta ancora qualche istante” affermò l’agente, che alzò un braccio e batté la mano sull’invisibile vetro.

Sotto gli occhi del visitatore, la sfera iniziò a muoversi e deformarsi come un palloncino che sta perdendo la propria aria. E come fanno le crisalidi quando diventano farfalle, l’abitante della sfera ruppe il suo guscio dall’interno e atterrò al suolo. Non come un mattone che cade dal tetto, facendo un gran rumore, ma allo stesso modo di una foglia che ricade sull’erba, elegantemente sospesa dai venti.

“Tutto questo, per lui? – Domandò ancora Ceek, constatando anche che le dimensioni del prigioniero erano troppo esigue per la sua dimora. – Le nostre celle sono piene di demoni strani”.

“Non si faccia ingannare: da quanto dicono i database, la sua reale forma è a malapena contenibile in questa struttura. – Rispose il veterano. – Il vero motivo per cui vi abbiamo contattati, è perché lui in teoria non dovrebbe essere sveglio”.

“Non capisco, perché…” il turista si bloccò improvvisamente, quando il prigioniero si gettò contro il vetro proprio davanti a lui. Il suo addestramento lo aveva preparato a restare impassibile, qualunque fosse stata la situazione in cui si fosse trovato, ma l’ombra di un orribile volto aveva occupato il suo campo visivo e gli fu naturale indietreggiare.

La sala si illuminò immediatamente di una pura luce bianchissima, la stessa che forse si potrebbe trovare in paradiso, rivelando il demone di cui si vedeva la sola parte inferiore coperta dalle grosse ali. Si lamentava anche, accusando un invisibile attacco ai suoi danni, e aveva portato persino le mani al volto non appena la luce ebbe scacciato l’oscurità.

“Perché fa così?” domandò il visitatore riprendendosi dall’apparizione che gli aveva fatto saltare i nervi.

“E’ una creatura dei profondi inferi, e il lungo sonno gli ha provocato l’ipersensibilità alla luce forte, per questo teniamo tutto al buio. E’ l’unico espediente che abbiamo per tenerlo sotto controllo, ma non ci vorrà molto prima che si abitui. – Spiegò l’agente, facendo segno alla sala di comando di abbassare le luci, anche se non del tutto.  – Vorremmo che lei ci desse una mano per aumentare la sicurezza, e che chiamasse un esperto per poterlo rimettere a nanna” si era allontanato dal cubo, per ritornare verso il corridoio con il suo ospite.

“Farò come di te voi, ma non so quanto tempo ci vorrà. – Spiegò il messaggero. – Al momento, il nostro granmaestro è impegnato in una missione”.

“A me basta che venga, appena può. Questo sgorbio mi dà i brividi”.

L’agente Ceek iniziò immediatamente a progettare una nuova struttura che potesse contenere l’ospite indesiderato; sarebbe stato un lavoro molto faticoso data la particolare natura del demone. Aveva anche provveduto a contattare la propria sede, per chiedere se il granmaestro fosse disponibile per effettuare un sigillo, tuttavia come aveva predetto non sarebbe stato rintracciabile per almeno tre giorni. Avrebbe dovuto fare tutto da solo, e la creatura stava diventando sempre più indisciplinata tanto che, la sera del terzo giorno, in un moto di rabbia ruppe il cristallo di sicurezza che lo imprigionava.

“ACCENDETE LA LUCE!” ordinò subito l’agente che si occupava della sicurezza dell’ala, e la luce inondò la sala come un fiume in piena.

Tutti si sarebbero aspettati che il demone facesse come al solito, ritraendosi dietro le sue ali, e invece restò in posizione di attacco mentre gli agenti si disponevano attorno a lui. La creatura aveva trovato il modo più semplice per non risentire degli effetti della luce: chiudere i suoi 4 occhi e affidarsi agli altri sensi.

 “Voi umani, siete così facili da ingannare. Ancora non capisco come abbiate fatto a sopravvivere finora” disse lui facendo scricchiolare tutte le ossa del proprio corpo.

All’entrata del corridoio, nel frattempo, si era radunato un plotone fortemente armato e pronto a sopprimere il fuggitivo con ogni mezzo possibile.

“Cretini” commentò la creatura, scomponendo il proprio corpo in una gigantesca nube nera e verde che si propagò in tutto l’edificio. Una nuvola di morte, piena di odio e rancore, che dissolse tutto ciò con cui venne a contatto.

Quella sede del Bureau terminò la propria esistenza in una decina di minuti.

 

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Capitolo 3
*** Puppet theatre ***


Manhattan, ore 01.37 A.M.

L’aria era tersa, e le gocce di pioggia che ricadevano sul suolo erano gli unici abitanti delle strade di quel quartiere deserto e abbandonato. Non per molto, ancora.

Un elicottero nero bucò le nuvole, e col suo moto cadenzato cantò una nuova colonna sonora.

Squadra omega, confermare posizione” ordinò il pilota.

“Soul in posizione” dichiarò Georg, tramite la cuffietta che portava all’orecchio destro. Nascosto in un vicoletto, e col cappuccio calato sulla testa per difendersi dalla pioggia, aspettava impaziente che l’obiettivo fosse a portata d’occhio.

“Noctis in posizione” affermò Andrew dalla parte opposta della strada. Anche lui, come il telecineta, aveva il capo coperto da un cappuccio.

“Hell-fire e Frostgeist, in posizione” disse Tom che, appostato di vedetta su un edificio, vedeva il gemello sul tetto di quello che gli stava davanti.

Avete la visuale sull’obiettivo?” chiese ancora il pilota, mentre passava sopra di loro con l’elicottero.

“Negativo. – Rispose Bill, appostandosi per qualche istante sul ciglio del terrazzo per osservare la strada. – Ci stanno mettendo più del previsto”.

“MERDA! Cosa sta facendo Lumeor?” imprecò Georg, alludendo al fratello che era stato mandato in avanscoperta. Da quello che avevano saputo, il loro avversario era un demone marionetta con inserti cibernetici che, non potendo creare energia in modo autonomo, si nutriva periodicamente di elettricità. La sua fame, che lo aveva portato ad allontanarsi così tanto dal proprio territorio, era stata la causa di un fastidioso black-out generale. Per questo avevano deciso, di comune accordo, che Gustav lo avrebbe attirato in quella zona di Manhattan dove lo avrebbero affrontato. Ma il tempo che ci stava richiedendo stava facendo innervosire il telecineta.

“Non allarmarti. – Lo tranquillizzò Andrew. – Sento delle vibrazioni in avvicinamento”.

TUMP. TUMP.

Un boato in lontananza, accompagnato da piccole scosse telluriche, mise tutti sull’attenti. Poco dopo Gustav, in forma di fulmine, sfrecciò davanti a loro gridando che il demone stava arrivando.

“Vai al riparo. – Gli ordinò il fratello, che poi si rivolse agli altri compagni. – Tenetevi pronti!”.

Ed ecco che lo videro: una marionetta gigante che correva in orizzontale mulinando velocemente braccia e gambe, mentre la testa ciondolava a destra e sinistra (di certo era alla ricerca della preda). Al centro del suo corpo, coperto in parte dalla testa, c’era il ganglio all’interno del quale immagazzinava l’energia che mangiava.

CLANG. CLANG, stridevano gli ingranaggi che facevano roteare spalle e anche.

Era molto veloce, troppo per essere fermato con un semplice attacco diretto, pertanto Georg innalzò un muro di argentea energia psichica in mezzo ai due grattacieli che aveva davanti. Vedendo l’enorme quantità di energia, il demone vi si gettò a capofitto per essere rimbalzato all’indietro dalla stessa barriera. Spinto anche dalla mole del suo stesso corpo, lo pseudo-automa cadde di schiena.

Immediatamente, e con la grazia di due angeli, i gemelli saltarono giù dai tetti con l’intenzione di scagliare un attacco combinato; tuttavia il demone, grazie ad un marchingegno che teneva nascosto nella gola, sparò una cannonata che li costrinse a fermare l’azione. Sbalzati dallo scontro d’aria, Bill e Tom rimasero sospesi nel vuoto per alcuni secondi prima di iniziare a cadere. Per salvarsi, il signore dei ghiacci usò una delle sua lame per agganciarsi alla parete dell’edificio, mentre Tom si fece prendere al volo da Gustav temporaneamente uscito dal suo nascondiglio.

“Appena sei pronto ti lascio” esclamò il biondo, mentre si avvicinava a terra tenendo per le mani il signore del fuoco.

“Sono nato pronto” affermò il pirocineta, prima di dire al fratellastro di lasciarlo cadere. Terminato il salvataggio, Gustav ritornò nelle retrovie per non essere d’ostacolo all’operazione.

Nel frattempo il demone, dopo essersi goffamente rialzato, fece uscire dalla schiena una lama circolare che cominciò subito a fendere l’aria creando, tra l’altro, un fastidioso fischio.

“Questo rumore è insopportabile” sbraitò Gustav, tappandosi le orecchie.

“Rimediamo subito. – Affermò Georg che, con una fortissima presa mentale, bloccò la lama. – Hell-fire!” chiamò poi, e prontamente Tom sciolse l’acciaio con un incendio nero.

Il demone strillò, poiché il metallo fuso gli era penetrato nel corpo corrodendo alcuni ingranaggi. I suoi movimenti si fecero più rozzi e forzati, e la gambe non sostenevano più a dovere quel gran peso. Per evitare che il gigante cadesse addosso ad una delle abitazioni, Bill ne congelò le tozze gambe e parte del terreno attorno immobilizzandolo.

A questo punto Andrew, che finora era rimasto a far da sentinella, si inerpicò in forma d’ombra su per la parete di un palazzo e ricomparve sullo stesso tetto da dove avrebbe voluto scagliare una delle sue sfere nere, mentre Georg e i gemelli tenevano il nemico impegnato con i loro attacchi. Fu a causa di uno di questi che il demone, fortemente adirato, mulinò nuovamente le braccia e con esse colpì la struttura su cui stava il mezzo spettro facendolo cadere assieme alle macerie.

“Mourn!” chiamò Andy mentre stava cadendo.
“Sono qui”
Esclamò lo spettro evocato.

Ali d’ombra, ornate con una nervatura giallastra, si aprirono sulla schiena del mezzo spettro, e dopo una piroetta volò quasi rasoterra con grande agilità.
“Indietro, penso io a bloccarlo. – Disse Andy ai compagni, prima di parlare col suo spettro. – Ho bisogno dei tuoi occhi”.
Sempre a disposizione

Rispose il fantasma.

Dopo essersi assicurato che gli amici fossero a distanza di sicurezza, il mezzo spettro si fermò davanti alla marionetta e distese del tutto le ali sulle quali si aprirono un paio di occhi bianchi, senz’anima. Come gli occhi della gorgone Medusa, anche quelli avevano il potere di pietrificare chi li guardava ma avevano effetto anche su ciò che stava nel loro raggio d’azione. Il demone, e gli edifici, si tramutarono in pietra.

“Grazie Mourn” disse Andy, richiudendo le ali e tornando allo stato normale.
E’ stato divertente

Rise lo spettro, aiutando il mezzo spettro a ricadere dolcemente a terra. Andrew era sfinito, poiché il legame con Mourn era stato creato da poco e il suo corpo ancora non si era abituato del tutto al dispendio di energie.

“Tutto bene?” gli chiese Gustav, dopo essersi avvicinato, mentre i suoi fratellastri si apprestavano a distruggere il nemico.

“Sono solo un po’ stanco, niente di che” rispose Andrew.

Splash si sentì all’improvviso: il nucleo della marionetta era esploso, facendo fuoriuscire una sostanza verdastra, viscida e puzzolente.

“CHE SCHIFO!” lamentò Bill che, come gli altri, era stato sporcato dallo slime. Gli si erano rizzati i capelli per il disgusto.

“Credo di poter dire addio a questo completo” affermò Georg.

Una volta ritornato dalla missione, la prima cosa che fecero fu quella di fiondarsi nel reparto docce.  Era una sala con le mattonelle azzurre e bianche sia sul pavimento che sulle pareti, e il soffitto era bianco per poter vedere eventuali formazioni di muffa. Dietri ad una zona armadietti, che ospitava anche un elegante ripostiglio da dove poter prelevare saponi e asciugamani, c’erano dodici cubicoli ciascuno con il proprio soffione tenuto sempre funzionante.

“Quella merda mi appesterà il naso per almeno un mese” esclamò Tom, mentre sfregava con energia la spugna insaponato sul corpo muscoloso. Aveva dovuto alzare leggermente la voce, a causa dei cinque soffioni accesi.

“Se lo avessi saputo, avrei portato un ombrello” disse Gustav che, nonostante fosse più distante era stato ugualmente investito dalla sostanza.

“Non ti avrebbe salvato lo stesso. – Affermò Georg, sotto la doccia vicina. – Meglio una tuta da laboratorio”.

“Dallo schifo ho buttato via i vestiti. – Lamentò Bill che stava lasciando che l’acqua calda gli ricadesse sulle spalle, rilassandole. – Se ci penso mi viene l’orticaria”.

“Povera bimba, si è sporcata la gonnellina” lo canzonò Andrew, spuntando per un secondo dal cubicolo a fianco.

Per ripicca, il signore dei ghiacci pose un dito sotto il soffione di Andy, raffreddandogli di colpo l’acqua; così il mezzo spettro si ritrovò, nudo, in mezzo al corridoio che separava i due lati della stanza.

“Che c’è, vuoi una sciarpa?” ridacchiò Bill, tenendogli le spalle.

Un po’ per gioco, e un po’ per vendette, il mezzo spettro gli afferrò la cosa e dette un paio di strattoni (non molto forti) per cercare di farlo uscire dal proprio box. Fra risate e pizzicotti, i due inscenarono una lotta suscitando una leggera gelosia in Tom.

“Ehi! Devo portarvi un preservativo? – Esclamò il signore del fuoco. – Non fatemi diventare zio prima del tempo” qualunque fossero le sue intenzioni, tutti scoppiarono a ridere.

Intanto, in un’altra parte della città, il demone stava muovendo i primi passi nel mondo terrestre. Ai suoi occhi, gli inutili esseri umani erano pericolose bombe da evitare: rosei ammassi di cellule senza senso; e il solo stargli vicino gli faceva prudere la ruvida pelle. Il rumore dei clacson era una lama nelle orecchie, e la luce un disgustoso nemico. Nonostante i suoi occhi si fossero ormai abituati alla luminosità di quel mondo, trovava difficile guardare direttamente le luci artificiali che gli bombardavano il viso. C’erano molti locali che vomitavano note assordanti, un altro disturbo per i suoi timpani, che sembravano attirare i giovani mortali come una canzone infernale. Ne scelse uno, il primo che aveva attirato la sua attenzione, ed entrò dopo aver facilmente ipnotizzato colui che vi stava all’entrata.
In quell’oscuro mondo, dove colorate luci intermittenti impedivano di cogliere la struttura del locale, uomini e donne ballavano insieme mescolando i loro terribili effluvi, strusciandosi l’un l’altro. Quelli che stavano al bancone, invece, contaminavano i loro corpi con i strani liquidi colorati che il barman versava generosamente nel bicchiere. Erano tutti così alterati, che nessuno si accorgeva dei tentacoli che uscivano da sotto le ali ripiegate. Persino il suo volto, che non era stato affatto nascosto con degli incantesimi, non suscitava alcuna reazione particolare. C’era stato perfino che gli aveva fatto i complimenti per la…maschera.
“Branco di idioti inutili” pensò, mentre da sotto le ali già si stava diffondendo la sua nube.

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Capitolo 4
*** Quel che rimane ***


La mattina i ragazzi si alzarono con facilità, senza aver troppo risentito del combattimento da poco passato.  Poi arrivò una chiamata da Abraham, e dal momento che sembrava una cosa urgente il gruppo rinunciò in tutta fretta ad una tranquilla giornata di riposo. Gli agenti che incontrarono, mentre raggiungevano la grande biblioteca dove sicuramente l’uomo pesce li stava aspettando, si aprivano ad ala poiché ancora si dovevano abituare a vederli così…demoniaci.
Nei due anni che erano trascorsi, la loro essenza demoniaca si era fatta più visibile, segno di quella che Abe aveva affettuosamente definito “pubertà demoniaca”. Se n’erano accorti un giorno, per caso. Svegliatosi per primo dopo un piacevole sonno, il signore dei ghiacci si era recato in bagno canticchiando. Non aveva percepito nessun cambiamento, né una particolare sensazione, ma quando aveva udito uno scricchiolio famigliare alle spalle gli si erano rizzati i capelli. Aveva girato la testa di scatto, e solo quando aveva visto la coda ne aveva percepito la muscolatura e il peso; come se i nervi gli si fossero collegati col cervello in quel momento.

“Ma che cazzo?” aveva imprecato, osservando come il ghiaccio aveva creato una sorta di colonna vertebrale esterna, a dividergli in due la schiena, che confluiva nella coda.

“Che hai? – Aveva chiesto Tom, svegliato dall’improvvisa agitazione del gemello. – Ha avuto un incubo?”. Stava solo scherzando, ma si era pietrificato nel vedere il motivo di tanta agitazione.

“Non sono stato io” aveva affermato subito Bill, in ansia.

“E’ proprio la tua coda! - Aveva esclamato il pirocineta, toccando quel freddo arto. – Ti fa male?”.

“Per niente. – Aveva detto Bill, voltandosi. – Però il punto è…” i suoi occhi si erano fissati su ciò che oscillava alle spalle di Tom.

“Oh merda” aveva imprecato a sua volta il pirocineta, che attraverso gli occhi del gemello aveva visto la propria coda: lunga, rossa, e che sembrava incandescente pur senza essere infuocata.

Non erano stati gli unici ad avere la sorpresa, poiché Georg si era ritrovato con le iridi color argento, venature rosse sul corpo e un leggero alone violaceo attorno ad esse. Rune iridescenti erano invece comparse sul corpo di Gustav, e i suoi occhi si erano fatti del colore del fulmine. Anche Andrew, da parte sua, aveva deciso di lasciar trapelare la sua natura spettrale lasciando in bella vista i segni neri. Persino il loro comportamento si era fatto più enigmatico, difficile da decifrare: erano sempre loro, cinque bravi ragazzi, eppure sembrava che avessero perso ogni briciolo di pietà per il nemico. Il comportamento umano era riservato a pochissimi eletti, come Hellboy ed Elisabeth, però loro avevano deciso di lasciare il servizio attivo e di lasciare il Bureau perciò era molto raro che i ragazzi si dimostrassero più morbidi.

“Cos’è accaduto Abe?” domandò Georg subito dopo aver aperto le grandi porte dorate della biblioteca.

“Pare ci sia stato un attentato, in un locale sulla costa. – Spiegò l’uomo pesce, seduto sul tavolino e assorto su una cartella. – Di solito sono cose di competenza della polizia, ma un agente ci ha fatto sapere che le vittime sono decedute in circostanze…fin troppo macabre. Sarebbe meglio controllare” sembrava stanco, come se non avesse dormito.

“Verrai anche tu?” domandò Gustav.

“Non vedo occasione migliore, per uscire da questa gabbia di matti”.

“Forse faresti meglio a riposare: sembri affaticato” consigliò Andrew, cogliendo il pensiero del manipolatore di elettricità.

“Per impazzire ancora di più? – Abe si alzò in piedi, e si diresse alla porta. – Nemmeno per tutte le uova marce del mondo! Forza andiamo”.
 
Sulla costa il vento soffiava forte, increspando l’oceano e scuotendo le palme, costringendo i passanti a rifugiarsi nei loro cappotti. Sulla battigia si potevano vedere anche dei piccoli vortici di sabbia, che i si alzavano e poi sparivano giocando a nascondino. A causa di quello che era successo, i locali avevano chiuso i battenti in grande anticipo e le persone si erano riversate sulla strada. Davanti all’Eternal, la polizia aveva dovuto imbastire in gran fretta un perimetro recintato, per evitare intrusioni che avrebbero potuto rovinare la scena del delitto. Anche il traffico era stato deviato, e nessun mezzo poteva entrare nel viale. Solo al furgone del Bureau, opportunamente camuffato, fu dato permesso di avvicinarsi e di parcheggiare in una zona sicura.

“Non sappiamo se dentro ci sia ancora l’omicida, perciò dovrete tenere gli occhi ben aperti” raccomandò Abraham.

“Staremo in guardia” lo rassicurò Georg.

“E i tuoi amici, Andrew? Loro sono pronti? Potremmo aver bisogno del loro aiuto” domandò l’uomo pesce.

“Non sperano altro che entrare in azione” rispose il mezzo spettro. I nuovi amici cui stavano alludendo erano tre giovani spettri, i cui ingrati genitori avevano venduto l’anima ancor prima che venissero al mondo. In tal modo, gli sfortunati si erano ritrovati a “morire” ancor prima dei trent’anni (anche se avevano lasciato il mondo dei vivi spontaneamente, oltrepassando il varco). Andy li aveva scovati a sonnecchiare all’ombra di un gigantesco scheletro, durante una passeggiata col padre poco dopo la morte di Weiss. Avevano fatto presto amicizia, ed erano stati proprio quei tre (Mourn, Devian e Destroy) a chiedere ad Andrew di creare il legame. Avevano solo chiesto di poter stare nel mondo dei vivi anche fisicamente, ogni tanto, una condizione che glielo rendeva possibile solo per il fatto che non erano mai morti veramente.

L’interno del locale era totalmente buio, poiché tutti i fari erano esplosi mentre succedeva il fatto; nell’aria aleggiava uno strano odore: maleodorante, e di morte.

“Che tanfo schifoso” commentò Gustav, coprendosi bocca e naso con un fazzoletto.
“Peggio delle paludi di casa nostra”

Commentò Devian, svolazzando sulla testa di Andrew in posa meditativa.

“Se dovete fare qualcosa, che sia celere o vi vomito sui piedi” avvertì Tom.

“Farò il possibile” disse Abe, togliendo uno dei guanti per sondare la zona. Era successo qualcosa lì, un evento che meritava essere visto da tutti i presenti. Per renderlo possibile, l’uomo pesce chiese l’aiuto di Georg il quale, posando le mani su quella di Blu, materializzò tramite ologrammi gli ultimi istanti di vita del locale. Una gran folla che balla, e poi il terrore crescente di chi si era accorto troppo tardi che le sue membra si stavano sciogliendo a causa della nube. Non si vedeva l’aggressore, solo una grande ombra scura che attraversava la sala fino alla porta.

“Abbiamo appena appurato che è stato un demone a fare questo macello” affermò Georg, sciogliendo il contatto con l’uomo pesce.

“Per di più il bastardo se n’è uscito tranquillamente in strada, come se nulla fosse” disse Bill.
Forse qualcuno lo ha visto
Ipotizzò Mourn, materializzandosi in mezzo ai ragazzi.
“Allora vi consiglio di uscire, e di approfittare della folla per fare delle domande”
Disse Destroy.

“Credo sia un’ottima idea” concordò Abraham, agitando la mano per indicare l’uscita al gruppo.

Una volta fuori della porta però, uno dei poliziotti iniziò a sbraitare per avere la loro attenzione.

“VOI! – Gridò, oltrepassando un gruppo di agenti. – Ho bisogno di parlarvi” sapeva perfettamente che i ragazzi erano agenti del governo, anche se in maniera speciale, perciò a tutti questo comportamento sembrò insolito.

“Ci penso io ragazzi. – Affermò l’uomo pesce, intuendo che l’agente non sarebbe stato molto collaborativo. – Voi cercate indizi”.

“Una parola, con tutta questa marmaglia” commentò Bill osservando quanta folla ci fosse oltre il perimetro che aveva messo su la polizia.

“Faccio io” propose il telecineta, scandagliando le menti in cerca di qualche elemento utile.

L’unico possibile testimone sembrava essere un tossico, gettato lì sul marciapiedi e scansato dalla folla, che stava blaterando biascicando la propria saliva.

“Lui ha visto il demone” esclamò Georg, dopo una fugace lettura della mente dell’uomo. Odiava dover osservare i pensieri di persone ubriache o drogate: le sostanze assunte liquefacevano il cervello, creando allucinazioni nelle quali era quasi impossibile distinguere illusione e realtà. Ma un demone fin troppo dettagliato, di certo non era il frutto di qualche stupefacente.

Approfittando del totale disinteresse della polizia, il gruppo si avvicinò al tossico che parve un poco incuriosito da quelle strane figure.

“Questa roba è una cacca. – Blaterò ciondolando. – Vedo solo ombre deformi”.

“Questo stronzetto ci ha appena offesi!” asserì Bill, adirato.

“Calma splendore. – Lo bloccò Andrew. – Crede che sia tutto un’allucinazione, altrimenti non direbbe una cosa del genere”.

“Calma bello” rise l’uomo, terminando di commentare con un sonoro rutto. Puzzava tremendamente di alcool.

“Se continua così, dovrai esercitarti a leggere un cervello morto” minacciò Gustav, ritraendosi leggermente.

“Non possiamo uccidere così le persone, lo sai. – Gli ricordò il telecineta, che poi si avvicinò al testimone e gli chiese. – Qual è il tuo nome?”.

Quell’altro non rispose, forse perché le sostanze lo avevano portato in tutt’altro paese, e questo costrinse Georg a ripetere la domanda cui però seguì un nuovo silenzio. Stufo, Tom lo prese per il colletto e con gli occhi accesi gli ripetè la domanda aggiungendo

“Se non rispondi, ti do un calcio in culo così forte da farti sputare gli intestini”.

“C… Cass. - Disse finalmente il tossico, riprendendo un briciolo di lucidità. – Che tipo di roba prendete? Avete gli stessi occhi di quell’altro” qualcosa di interessante.
“Quell’altro chi?” chiese Gustav, di nuovo interessato.

“E’ sparito. – Cass allargò le braccia, forse voleva mimare una nuvola di fumo. – Aveva una roba strana in testa, e le luci sopra gli occhi. Tutto coperto, con degli strascichi”.

“Ah, almeno una cosa sensata l’ha detta” sospirò Tom.

“RAGAZZI. – Li chiamò Abraham, che finalmente si era scollato di dosso il poliziotto. – MEGLIO ANDARE”.

Ringraziando il tempestivo intervento di Abe, il gruppo si lasciò alle spalle Cass il quale fece appena in tempo a tirare Andrew per un lembo della giacca per chiedergli se avesse un po’ della roba che faceva brillare gli occhi.

“La vuoi? – Chiese il mezzo spettro, emanando una leggera nube nera. – ECCOTI SERVITO” il volto del ragazzo divenne una mostruosa maschera spettrale, che fece svenire il tossico seduta stante.

“Avete trovato qualcosa?” domandò l’uomo pesce ai ragazzi, mentre con loro si dirigeva al furgone.

“Non troppo, ma forse abbiamo qualche elemento che ci può far identificare l’aggressore” disse Georg, seguendo con gli occhi lo sguardo del poliziotto.

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Capitolo 5
*** Darkside ***


“Mi sbaglierò, ma credo proprio che il colloquio col poliziotto non sia stato amichevole” esclamò Georg non appena il furgone rientrò nell’hangar del Bureau. I ragazzi erano già scesi dal mezzo, e adesso stavano osservando Abraham, ancora all’interno del camioncino, cui il telecineta aveva rivolto la sua domanda.
“Il che è strano, visto che sono anni ormai che la nostra sezione ha rivelato la sua esistenza” constatò Gustav a braccia incrociate, ricordando di quando Hellboy gli aveva narrato del loro scontro con l’elementale.
“Non tutti accettano l’esistenza di persone…fuori dagli schemi” rispose Abe, scendendo dal mezzo con aria mesta e preoccupata.
“Vuoi dire mostri? – Chiese Tom tirando un profondo respiro. – Perché immagino che sia quello il termine che quello ha usato” aveva ragione.
“Noi continueremo con le nostre indagini, come sempre. – Sentenziò l’uomo-pesce, alzando le mani per invitare a mantenere la calma. – Vi prego solo di una cosa, ragazzi: se doveste incontrare di nuovo quell’uomo, non fate azioni avventate”.
“E cosa dovremmo fare? – Esclamò Bill irritato. – Abbassarci i pantaloni e farci sparare nel culo? Non siamo scemi sai, abbiamo capito che quello ci fucilerebbe alla prima occasione”.
“Ormai siamo diventati abbastanza bravi, nel leggere le intenzioni degli umani” asserì Andrew.
“Vi prego. – Ripetè Abe, congiungendo le mani a mo’ di supplica. – Ora sono stanco, ne riparleremo poi” e si incamminò oltre le porte per ritirarsi nei suoi alloggi.
“Dovremo cavarcela da soli. – Asserì Georg, serio. – Blu è troppo coinvolto, per cercare una soluzione adeguata”.
“Per non parlare del fatto che lui ama gli umani, e li vede sempre come cuccioli smarriti anche quando sono loro il pericolo” sentenziò Tom ancora più duro.
“Lui dice così, ma ecco quello che faremo: seguiremo le regole, come sempre, ma al primo sgarro che ci fanno non dimostreremo pietà. – Ordinò il telecineta, con lo stesso fare di un generale. – Non li uccideremo, ma faremo una bella dimostrazione di forza”.
“GIUSTO” esclamarono in coro tutti gli altri.
Qualche ora più tardi, l’intera sala allenamento fu scossa da un terribile ruggito: un’orribile creatura scheletrica con le orbite vuote, due code che iniziavano dalle scapole e che poi si distaccavano dal corpo all’altezza del bacino, e due corna spiraliformi che spuntavano dalla cima della testa. Questo era il mostro all’interno della sala, e il suo corpo emanava un’aura estremamente oscura; tale da rendere l’aria circostante acida e pesante. All’interno della stanza, e del piano dell’edificio, l’unico altro essere vivente era Georg; l’unico che, in forma demoniaca, non risentiva degli effetti di quella nube. Il telecineta era lì non per combattere con il demone, ma per aiutare Andrew nel tentativo di legarsi a quel mostro. Diverse volte ci avevano provato, senza aver successo, e anche quella volta dopo l’illusione di un’effimera riuscita il mezzo spettro aveva perduto il controllo su di sé.
“Andrew, ti prego, non farti sopraffare di nuovo! Riprenditi” esclamò Georg, mentre a fatica cercava di trattenere lo spettro all’interno di una barriera psichica per evitare che facesse danni.
Stupido, la tua barriera non potrà trattenermi a lungo” era lo spettro che stava parlando, non Andy il quale sembrava sprofondato all’interno del corpo del mostro.
“Non fare dei programmi, perché non andrai da nessuna parte” sentenziò il telecineta sollevando per aria il gigantesco spettro.
“Questi giochetti non funzioneranno”.
“Lo vedremo. DEVIAN!!! – Chiamò Georg, e immediatamente lo spettro di presentò al suo cospetto. – Abbiamo bisogno di una mano”.
Anche due direi
Disse lo spettro, che fece apparire un violino rosso, finemente decorato con inserti in oro, e su quello iniziò ad intonare una bellissima musica soave studiata appositamente per allontanare gli spiriti maligni.
“Cos’è quest’orrore? – Domandò lo spettro, tappandosi le orecchie. – Mi sta facendo scoppiare i timpani”.
Lascia questo mondo
Ordinò Devian, e mentre suonava gli ultimi accordi lo spettro si dissolse liberando il povero Andrew dal suo controllo.
“Grazie Devian, senza di te non ce l’avremmo fatta” ringraziò Georg, intanto che faceva atterrare l’amico sano e salvo.
Andrew non aveva perso i sensi, tuttavia non appena toccò terra cominciò a rimettere bile e a tremare.
“E’ andata peggio del solito” si disse appena la tempesta nel suo stomaco si fu quietata.
Menomale che te lo dici da solo
Esclamò Devian, ricevendo un dito medio come risposta.
“Devi smetterla, è troppo per te. – Lo redarguì Georg, mentre lo aiutava ad alzarsi facendogli da appoggio. – Devi capire che questo spettro proprio non ne vuol sapere di legarsi a te”.
“Se ne dovrà fare una ragione, perché io non mollo” affermò il mezzo spettro, così stanco da scaricare tutto il proprio peso sul telecineta.
“Vorrei evitare di portarti via in una bara”.
“In teoria sono già mezzo morto. – Constatò Andrew. – Non per niente il mio caro paparino è uno spettro”.
Onde evitare di fare tutta la strada che li separava dagli alloggi, Georg trasportò entrambi direttamente davanti alla porta dell’alloggio del ragazzo.
“Puoi anche lasciarmi, ora” propose il mezzo spettro, mentre il telecineta gli apriva la porta.
“NEMMENO PER SOGNO! – Ribattè il castano. – Non ti mollo finchè non ti vedo beato nel letto”.
Come promesso, il telecineta scortò l’amico fin sul letto dove lo aiutò a sdraiarsi dopodiché, prima ancora che potessero parlare seriamente dell’allenamento, gli altri ragazzi si fiondarono nella camera.
“Oh no, ci ha provato di nuovo” sentenziò Gustav non appena vide le condizioni in cui versava Andrew.
“Stavolta è stata proprio brutta: è dovuto intervenire Devian” spiegò Georg.
“Ce l’avrei fatta anche da solo” replicò il mezzo spettro.
Certo, certo
Ironizzò Devian.
“Perché ti ostini così tanto? – Domandò Bill. - Hai già tre spettri”.
“Non voglio che le persone cui voglio bene perdano la vita, coma Ynyr e Johann. – Spiegò il ragazzo, toccando d’istinto il tatuaggio dello spettro perduto. – Con la forza di quello spettro, non dovrei più avere paura che questo possa accadere” una lacrima scese del suo viso.
“NON DEVI FARLO! – Sbottò Tom. – Non per una ragione del cazzo come questa”.
“Soprattutto visto e considerato che questo significherà perdere te” affermò Gustav.
Hanno ragione loro”
Esclamò Destroy, materializzatosi con Mourn accanto a Devian.
“Anche noi abbiamo perso delle persone, e abbiamo sofferto molto. Ma per sconfiggere i nemici, per la vendetta o la salvezza del mondo, abbiamo fatto sempre conto sulla nostra forza. – Disse Georg. – Non andare a ricercare un potere che non puoi controllare; insieme possiamo sconfiggere ogni nemico”.
Andrew annuì, e inclinò la testa per appoggiarsi meglio sul cuscino; gli altri, comprendendo che aveva appreso la lezione e che aveva bisogno di riposare, andarono alla porta per lasciarlo da solo.
“Ora capisco, cos’hai provato in quei giorni. – Affermò rivolgendosi a Bill, l’unico che ancora doveva lasciare la stanza. – La sensazione che qualcosa abbia preso possesso del tuo corpo” stava riferendosi a quello che gli aveva fatto Hans dopo il rapimento.
Il signore dei ghiacci rimase alcuni istanti sulla porta, forse per comunicare al fratello che sarebbe arrivato più tardi; chiuse la porta e si avvicinò al mezzo spettro che iniziò a dire
“Quando provo a richiamare quel mostro, la mia testa comincia a vagare nel buio e non riesco più a…”.
“Controllare il tuo corpo, o il tuo potere. – Terminò Bill guardando l’amico dritto negli occhi. – E’ una cosa orribile, vero? Sentire che il tuo stesso corpo si sta ritorcendo contro di te, e tu non puoi farci niente puoi solo assistere e sprofondare nell’ombra” la poca luminosità della stanza stava facendo risaltare gli occhi di ghiaccio.
“Già, non lo augurerei a nessuno”.
“Per questo ti diciamo di non fare sciocchezze come questa. Sappiamo quale sarebbe il risultato”.
Andrew avrebbe voluto dire qualcos’altro, tuttavia prima di poterlo fare percepì di nuovo la presenza dello spettro. Serrò i pugni, irrigidendo anche i muscoli del corpo, e sentì che il suo corpo stava cercando di tramutarsi in nube.
“ANDY!” lo chiamò Bill, ripetendo il suo nome un paio di volte.
Questo non era per niente previsto
Esclamò Devian, iniziando a suonare le prime note del violino; anche Mourn e Destroy si prepararono ad un’azione di contenimento.
“Merda! – Imprecò il signore dei ghiacci, prendendo una mano dell’amico senza accorgersi che la stava raffreddando. – GUARDAMI ANDY!”.
Il freddo percepito, e la musica di Devian, permisero al ragazzo di ritornare in sé piano piano.
Fhiuù, sei di nuovo con noi
Disse sollevato Mourn.
“Ma che gli è successo? – Domandò Bill confuso. – E’ per via di quello spettro?”.
“Esatto. – Concordò Destroy. – Devi sapere che solitamente, quando un negromante usa la forza di uno spettro con cui è legato l’energia accumulata poi svanisce, senza recare danni alla persona perché tutto si svolge diciamo in amicizia. Se invece il negromante non riesce a legarsi con lo spettro, pur cercando di usarne la forza o continuando a provare a costruire il legame senza il suo consenso, l’energia che prende diventa come un virus che prende il sopravvento. Se gli resta in corpo troppo a lungo, finisce poi che succedano certe cose. Temo che un giorno, alla fine, quel mostro possa anche decidere di ingoiarlo e di prenderne la forza vitale” era molto preoccupato, come Mourn e Devian.
“Non dirlo a nessuno, per favore, ancora non sono arrivato al punto di non ritorno. – Lo implorò Andrew, stringendo la mano di Bill. – Lo so che ti sto chiedendo un grosso sforzo, soprattutto per Tom, ma non voglio che gli altri mi guardino come uno zombie” aveva gli occhi supplicanti, come un cucciolo abbandonato.
“Nessuno lo saprà. – Promise il signore dei ghiacci. – Ma tu mi devi promettere, che non proverai mai più a legarti con quello spettro. Ti prego” ora era lui a chiedere il favore.
“Va bene. – Dichiarò il mezzo spettro, che poi osò chiedere un favore all’amico. – Potresti stare qui, ancora un po’? Vorrei essere sicuro che…”
Bill annuì, e restò con lui a tenergli la mano finchè non si addormentò.
Dovrebbe essere del tutto fuori pericolo, ora
Ipotizzò Devian, constatando che il sonno dell’amico era sereno.
Ora possiamo pensarci noi
Disse Mourn.
“Se ne siete sicuri, lo lascio nelle vostre mani. – Bill si alzò dal letto, e si avviò alla porta. – Se avete bisogno, fatemi un fischio”.
Quando rientrò nella sua camera, il signore dei ghiacci trovò il fratello ad aspettarlo sul tavolo
“Cos’è successo prima? C’è stato un momento in cui eri agitatissimo” gli domandò, non gli piaceva per niente che il fratello avesse chiuso il loro contatto telepatico anche solo per qualche minuto.
“Non posso dirti niente, mi dispiace” rispose secco Bill, sperando che il gemello capisse.
“Cosa? – Tom si alzò dal tavolo, e si avvicinò al gemello. – Qualcosa ti preoccupa, lo sento” gli alzò il mento con una mano, e avvicinò il viso.
“Per favore” il collo del signore dei ghiacci si irrigidì.
“Andrew ti ha fatto una proposta sconcia, per caso? Perché nel caso non mi arrabbierei, tranquillo. - Chiese il pirocineta, e Bill negò con un piccolo sorriso. – Allora dovrò fidarmi sulla tua parola, anche se preferirei saperlo”.
“Vorrei potertelo dire, ma lui mi ha detto che è un segreto” ribadì Bill.
“Cos’è un segreto?” li interruppe Gustav.
“Una cosa che sa Bill, ma che non può dire a nessuno. – Riferì Tom. – Neanche a me, a quanto pare” era irritato.
“Vi prego, è una cosa che non posso rivelare. – Riaffermò il signore dei ghiacci, che per evitare ulteriori domande si incamminò verso la sua camera. – Non chiedetemelo più” sbattè con vigore la porta, congelandone le cerniere per non farla aprire.
“Deve essere proprio una cosa seria” constatò Gustav, incrociando le braccia.
“Di sicuro riguarda Andy. – Stabilì Tom. – Era in camera con lui, basta solo scoprire quello che si sono detti”.
“Non vorrai sondare a forza la mente di tuo fratello? – Domandò Gustav, sussurrando per non farsi sentire. – Non sarebbe giusto”.
“Certo che no, e non lo farò perché lui mi ucciderebbe. Indagherò per conto mio, senza che nessuno se ne accorga” affermò il pirocineta.
 

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Capitolo 6
*** Sussurri ***


Yellowstone National Park_ Wyoming

La neve aveva già iniziato ad attecchire, colorando il terreno di bianco; gli alberi in letargo avevano già perduto tutte le foglie, e gli animali si erano rifugiati nelle loro tane. Si udiva solamente il canto di qualche uccello migratore in ritardo, e il sole lottava strenuamente per bucare la foschia che aleggiava. L’unico luogo in cui le bestie più grandi, che non andavano in letargo, potevano trovare del calore era la valle dei geyser dove le acque ribollivano contrastando la neve. Là non era più inverno, ma quasi estate, e gli alberi avevano lasciato il posto a roccia fusa. Un posto ameno, quasi insolitamente pacifico per un demone che si era reso autore di un omicidio di massa. Neanche lui ci sarebbe mai recato in un posto dove non c’era niente da uccidere, se non avesse avuto l’urgenza di incontrare l’unico demone che avrebbe potuto aiutarlo nella sua impresa. Ciò che desiderava, era riportare in vita il suo glorioso padre: un Ogdru jahad, uno degli dei del caos, esiliato in un regno remoto secoli prima. Assieme a lui avrebbe eliminato il genere umano in un battito di ciglia, ma non sapendo come poter sciogliere il sigillo che lo teneva imprigionato, aveva bisogno di una sacerdotessa che glielo dicesse. Si addentrò tra i geyser, rimembrando le dolci terre del regno degli spettri che aveva visitato in gioventù, e raggiunse la meraviglia del parco: il Grande Prisma, con le sue calde e fumanti acque colorate.

Lei stava là, al centro del cratere, col volto coperto da un mantello che, pur essendo trasparente, impediva di vederne i lineamenti; e di tutto il corpo solo le mani, di un azzurro tenue, comunicavano con l’esterno.

“Conosci la risposta alla mia domanda?” chiese il demone, senza aver posto il quesito.

“Thantalos, il portatore di morte. – Esordì la sacerdotessa, rivelando il nome del visitatore. – Vedo che il tuo cuore avvizzito desidera ricongiungersi al tuo genitore”.

“Ebbene?”.

“Ciò che ti serve, è l’occhio custodito da una creatura ancestrale. Prendi l’occhio, e sacrifica il guardiano sull’altare del Tempio dell’Orizzonte. Solo allora potrai sciogliere il sigillo dell’Ogdru jahad” rispose la donna, senza muovere un muscolo.

“Dove trovo il custode?” Thantalos agitò i tentacoli, ma non era una minaccia.

“Questo non mi è dato saperlo. – Confessò la sacerdotessa, avvicinandosi all’acqua. – La creatura sa ben nascondersi”.

“Comprendo”.

“Ora che hai avuto la tua risposta, lascia questo luogo di pace. – Ordinò lei, cambiando tono di voce. – Lo stai inquinando con la tua aura”.

“Non ti manca di certo il coraggio, per parlarmi così. – Osservò il demone, ma poiché aveva avuto ciò che voleva non se ne curò. – Ma oggi sono di buonumore, perciò lascio correre” agitò di nuovo i tentacoli, e abbandonò il canyon lasciando dietro di sé una scia di morte.

Bureau.

“Ragionando in maniera obiettiva, cosa possiamo dedurre dalla scena del crimine?” domandò Georg ai ragazzi, dopo averli riuniti in una delle sale di consulto, Aveva appeso alla lavagna tutte le doto che erano state scattate dentro e fuori il locale. C’era anche Abraham, mezzo assonato sulla sedia e con il bloc notes tra le lunghe dita.

“Non credo fosse un atto premeditato. – Ipotizzò Gustav, reggendosi la testa con la mano. – Era un normalissimo locale, senza alcun particolare valore; non era nemmeno frequentato dai demoni”.

“Il che ci porta a pensare, che sia stata una scelta presa d’istinto” aggiunse il telecineta, in piedi accanto alle foto con un pennarello per scrivere sulla lavagna.

“Perché tanta scena? – Osservò Bill, con le gambe sul tavolo. – Ubriachi com’erano, nessuno degli umani presenti si sarebbe accorto di avere vicino un demone; anche nel caso che non avesse avuto la facoltà di camuffarsi”.

“Un inutile spreco di forze. – Disse Tom, che poi si illuminò. – A meno che il demone non ce l’abbia con gli umani”.

“Questa non è una novità” replicò Gustav.

“Invece non è una cattiva idea. – Esclamò Abe, ridestatosi di colpo dal suo sonnellino. – Finora i demoni affrontati consideravano gli umani come esseri deboli, che sarebbero morti a seguito delle loro azioni di conquista del mondo. Non sono mai stati il punto nevralgico dei loro piani, ed è probabile che invece adesso siano proprio loro i bersagli”.

“Ma chi potrebbe ucciderne tanti, senza fare niente?” domandò Georg, a braccia incrociate.

“Un demone dei profondi inferi. – Affermò Andrew, che per tutto il tempo aveva pensato agli ologrammi. – Quelle persone sono state uccise da una nube corrosiva, un attacco tipico degli spettri; ma un fantasma non può stare sul piano dei vivi senza un negromante, e abbiamo visto che non c’erano altre persone nel locale. Pertanto, sono fermamente convinto che si trattasse di un demone ancestrale, ossia di una creatura degli inferi discendente dagli spettri” era molto deciso, eppure nel suo tono di voce qualcosa non andava.

“Siamo a cavallo” ironizzò Gustav.

“Sarà meglio perlustrare i locali sulla costa, nel caso che il demone ritornasse. – Propose Abraham, alzandosi lentamente dalla sedia. – Intanto io cercherò di vedere se nei nostri archivi ci sono dei demoni che somiglino alla figura che abbiamo visto nel locale. Per il momento è tutto”.

“Potremmo fare un salto sulla costa, stasera. – Propose Georg. – Giusto per vedere se quel demone si rifà vivo”.

“Non credo che possa fare un secondo attacco là, ma meglio non rischiare” concordò Abe, prima di uscire dalla sala.

“Andremo tutti, e ci divideremo in gruppo per perlustrare quanti più locali possibile. – Decise Georg, guardando poi i gemelli. – Ricordatevi di nascondere bene le code, per precauzione”.

“ANDY! – Chiamò Bill, quando la riunione fu definitivamente finita. – Come stai?” domandò al mezzo spettro, sotto gli occhi vigili di Tom.

“Sto bene, nessuna incursione notturna” affermò Andy; era vero che aveva avuto una normale notte di sonno, ma il risveglio non era stato altrettanto piacevole.

“Allora, come mai stai sudando? – Lo incalzò il signore dei ghiacci. – Cosa c’è che non va?”.

“Niente di che, davvero” ripeté Andrew, cercando di non mostrare il senso si oppressione che ancora percepiva.
 
“L’allenamento di ieri si sta facendo ancora sentire. – Spiegò Destroy. – Deve aver esagerato”.

“Non è vero! Un paio di giorni e sarò a posto” il mezzo spettro aveva il respiro affannato.

“Dovresti farti vedere da Nahila” gli consigliò il signore dei ghiacci.

“BILL! Dobbiamo andare” reclamò Tom da lontano, stufo di non poter sentire quello che i due si stavano dicendo.

“Meglio che tu vada, mi sembra seccato” suggerì Andrew, quasi impaurito dallo sguardo indagatore del pirocineta.

“Fatti vedere da Nahila!” gli ordinò il signore dei ghiacci, prima di lasciarlo andare.

“Ci sono dei problemi?” domandò Tom al gemello, non appena questi lo ebbe raggiunto; sperava di poter ottenere qualche informazione in più.

“No, tutto a posto” rispose vago Bill, incerto su cosa dire e su come cambiare discorso senza darla troppo a vedere.

“Se è così, perché stai facendo di tutto pur di non dirmi niente sul famoso segreto di Andy? Se veramente non c’è nulla di cui preoccuparsi, non vedo il motivo per cui non dovrebbe saperlo tutta la squadra” il signore del fuoco sapeva che forse stava esagerando, ma non poteva farne a meno.

“E’ complicato. Inoltre, non è necessario che lo sappiano tutti” al signore dei ghiacci dispiaceva moltissimo non poter dire niente al gemello, soprattutto perché percepiva la sua preoccupazione e la voglia di sapere cosa gli stesse nascondendo; ma aveva fatto una promessa e voleva mantenerla.

Tom d’istinto lo afferrò per un braccio, e lo avvicinò a sé per impedirgli di divincolarsi; non gli avrebbe sondato la mente, ma voleva assolutamente guardarlo bene negli occhi.

“Ascoltami bene: bada che questo segreto non ti metta nei guai. Il problema è di Andrew, non il tuo, e non voglio che tu rischi la vita. Ti fa onore volerlo aiutare, ma c’è un limite per tutto” gli disse, critico ma protettivo.

“Eddai, non esagerare: non è proprio il caso. – Tentò di tranquillizzarlo Bill, inscenando una piccola risata. – E poi, so benissimo cavarmela da solo”.

“Lo so bene. – Il signore del fuoco appoggiò la propria fronte su quella del gemello. – Ma sai che io mi preoccuperò sempre per te”.

Nel frattempo, su consiglio dell’amico, Andrew si era recato in infermeria con il buon intento di farsi visitare da Nahila. Tuttavia, quando ormai era sulla soglia, la paura di quello che avrebbe potuto dire la donna lo fece ritornare sui suoi passi.

“Mi dispiace Bill, ma non posso” pensò.

“Ciao Andy! – Lo salutò Nahila, sbucando all’improvviso alle sue spalle. – Hai bisogno di qualcosa, per caso?”.

Preso in contropiede, il giovane mezzo spettro rispose che era venuto per prendere delle vitamine e se ne andò prima di ricevere una seconda domanda. Insospettita, Nahila fece un veloce check-up sul corpo del ragazzo prima che fosse troppo lontano, e vide la terribile energia nera che opprimeva la sua aura.

“Cos’ha combinato?” sussurrò preoccupata.
 

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Capitolo 7
*** Grida ***


Quando l’orribile presenza di Thantalos era tornata a serpeggiare tra gli umani, il peso del tesoro che custodiva da quel giorno era diventato una maledizione. La piccola piramide aveva tremato, come mai prima d’ora, e sembrava che l’oggetto al suo interno potesse diffondere il suo malefico influsso anche oltre la sua gabbia. Quell’orrendo occhio ambrato, immerso nel liquido verdastro da lui stesso generato, aveva ricominciato a girarsi attorno alla ricerca dell’arcano demone. Non era per niente un buon segno, e lei lo sapeva. Nell’oscurità, aiutata anche dalla foschia, lasciò il suo comodo nascondiglio per allontanarsi il più possibile da Thantalos. Sarebbe stata una fuga eterna, allietata soltanto dalla consapevolezza che il demone avrebbe potuto individuarla con estrema difficoltà, tuttavia sapeva che non avrebbe mai potuto affrontare una creatura di quella risma.
Aveva bisogno di aiuto.
Decise di seguire le voci che gli erano giunte tempo fa: di cinque giovani demoni che avevano sconfitto la negromante Weiss, e che combattevano per proteggere gli umani. Non ne conosceva il volto, e ciò avrebbe reso la ricerca più difficile, ma sapeva quale fosse il luogo dove avrebbe potuto trovarli. Perciò si recò al mercato dei troll e si mescolò ai demoni, camuffando il proprio aspetto per non essere oggetto di attacchi, e ascoltò con attenzione ciò che loro dicevano alla ricerca di altre informazioni.

“Stanno facendo il colpo grosso” disse un troll senza un occhio, mentre stava preparando la merce per il suo cliente: un bizzarro essere mascherato e coperto con una mantella.

“Quell’idiota ha avuto la fine che si meritava! – Rispose l’altro, ciondolando un po’ col corpo. – Abbiamo già troppe grane da soli. Corre voce che tu abbia visto la scena”.

“Oh sì, terribile. Me la sono fatta sotto quando ho visto il telecineta, per non parlare del nuovo arrivato”.

“Io non vorrei mai incrociare i gemelli: la loro sola presenza mi fa venire i brividi”.

“Sono solo sbarbatelli! – Si intromise un altro avventore, con la voce stridula di un bambino. – Il peggio è quello che usa l’elettricità: ti può paralizzare e torturare senza che tu faccia niente”.

“Io continuo a dire che i peggio sono il telecineta e quello nuovo. – Ripetè il venditore, infilzando con forza il coltello sul tavolo da lavoro. – Sembrano tanto innocenti, ma se aveste visto quello che ho visto io”.

“Perdonatemi. – Li interruppe la guardiana, alterando la voce. – Non ho potuto far a meno di ascoltare quello che dicevate, e non ho potuto far a meno di chiedermi di chi stavate parlando”.

“E’ ovvio che sei nuovo, altrimenti sapresti di certo chi sono” affermò il demone mascherato.

“Sono arrivato oggi, da molto lontano” mentì la guardiana.

“Sono i nuovi pupilli di un’agenzia che arresta, o uccide, quelli di noi che sono troppo fuori di testa. Difendono sia umani che demoni a sentir loro, tsè. – Spiegò il venditore. – Cinque demoni che è meglio evitare”.

“Sono davvero così terribili?” domandò la guardiana fingendo stupore, nascondendo tutto il suo interesse.

“Il capo del gruppo è un telecineta, uno di quelli che ti possono frantumare in mille pezzi con lo sguardo. Poi ce n’è uno che genera l’elettricità, e gli basta un tocco per immobilizzarti” raccontò il demone mascherato.

“C’è anche una coppia di gemelli: un pirocineta e un criocineta, figli del demone rosso per giunta” aggiunse il terzo avventore.

“E uno nuovo, un ragazzotto che ha un potere strano. – Continuò il venditore. – Sembra che possa usare le arti oscure, e parlare con i morti” si ritrasse, per imitare la paura.

 “Tipi da evitare” commentò la guardiana. Aveva trovato quello che cercava.

Nonostante tutto quello che era successo solo tre giorni prima, la vita sulla costa ovest aveva ripreso il suo pieno regime. I locali erano di nuovo colmi di visitatori, che facevano a gara tra di loro a chi riusciva ad entrare in tutte le discoteche della zona; e l’assenza di vento aveva fatto scoprire ancora di più le ragazze, che nei loro mini vestiti paillettati e dai colori sgargianti attiravano gli sguardi di molti ragazzi, uomini e giovani demoni.

“La vuoi smettere di guardare le gonne?” chiese Bill al gemello, dandogli una pacca sulla testa.

“Ma hai visto quanto ben di Dio c’è in giro?” rispose Tom, massaggiandosi la parte.

“Rimetti l’uccello in gabbia”.

“Ti ricordo che non siamo qui per rimorchiare” replicò severo Georg, continuando a sondare con la mente i dintorni alla ricerca di qualche possibile traccia della figura sconosciuta.

“Qualche possibile sospettato nei paraggi?” gli domandò Andrew, camminandogli accanto.

“Solo delle mezze tacche, non vale nemmeno la pena di interrogarli”.

“Sarebbe meglio dividerci, e cominciare ad entrare in qualche locale. Daremmo anche meno nell’occhio” propose Gustav, che si era accorto del modo sospetto in cui la gente cominciava a guardarli.

“Credo che tu abbia ragione. - Concordò il telecineta, fermandosi. – Io andrò con Gustav, Tom con Bill e…” stava per dire il terzo componente del gruppo, ma il mezzo spettro lo fermò.

“Andrò da solo. – Affermò. – Dopotutto, ho già la mia squadra” fece materializzare, in forma fisica, Mourn Devian e Destroy.

“Ne siete certi?” chiese Gustav, gli dispiaceva vedere l’amico “da solo”.

“Ci pensiamo noi al pupo” esclamò Devian, mettendo il braccio sulle spalle di Andrew.

“Come volete. – Si arrese il telecineta. – Tenente i comunicatori accesi, nel caso di bisogno, e se per caso dovessimo incontrare il nostro sospettato non ingaggiate battaglia da soli. Avvisate gli altri” ordinò, giusto per essere sicuro che tutti se lo ricordassero.

Date le ultime istruzioni, i diversi gruppi si divisero per iniziare le ricerche. Georg e Gustav, con un piccolo aiuto paranormale, si infilarono nel primo locale che incrociarono sul loro cammino. Si chiamava Sinth, ed era un posticino su due piani con tanto di balconata e terrazza agibile. C’erano così tanti umani che i fratelli si chiesero se l’intera struttura avrebbe resistito a tutto quel peso. All’interno la musica, prevalentemente latino americana, era così alta da coprire ogni tono di voce e il tasso alcolico non mancava di certo.

“Nomen omen” comunicò Georg tramite contatto telepatico al fratello.

“E poi si lamentano se diventano sordi” rispose l’altro.

Facendosi largo tra la folla, i due raggiunsero il bancone del bar e cominciarono a fare il loro dovere.
 
“Questo posto è peggio del mercato dei troll” disse Tom al gemello, facendosi largo tra la folla danzante che aveva riempito il locale in cui erano entrati. Erano tutti così vicini che i fratelli dovettero tenere le code ben attaccate al corpo, per evitare che qualcuno gliele pestasse. In quel luogo semibuio, i loro occhi risplendevano attirando l’attenzione di chi incontrava il loro sguardo.

“Almeno là non ci fissano in questo modo” rispose Bill, calandosi bene il cappuccio sulla testa; odiava quando le persone lo guardavano insistentemente per un nonnulla.

“Finiamo presto il giro, così usciamo da questo tugurio”.

Mentre i suoi compagni stavano indagando dentro i locali Andrew, che aveva deciso di evitare di entrare in una discoteca, osservava con attenzione ogni umano o demone su cui si posavano i suoi occhi.
Non credo che, facendo così, riusciremo a concludere qualcosa

Gli disse Mourn, seduto accanto a lui reggendosi la testa con la mano.

“E’ inutile stare tutti e cinque dentro i locali: se il demone apparisse qua fuori, in mezzo alla gente, non lo vedremmo ne sentiremmo” ribatté il mezzo spettro.
Ma io mi sto annoiando

Replicò Devian.

“Per favore! Datemi retta”.
“Il nostro amico non ha tutti i torti”

Fece Destroy, dando ragione all’amico.

“Grazie”.

Quella parte di mondo era del tutto sconosciuta alla guardiana. Era così affollata, e rumorosa, e sembrata che tutto fosse dominato dal caos. Non era affatto come nel suo mondo, limpido e governato dall’armonia, eppure in qualche modo le piaceva. Dato il suo aspetto antropomorfo, la guardiana non aveva troppi problemi a camminare in mezzo alla gente; ogni tanto qualcuno la osservava, attirato dalla curiosità dei suoi abiti, ma nessuno le si avvicinava nel tentativo di iniziare un discorso e questo le bastava poiché, camminando per quelle strade, si stava esponendo a tutto il male del mondo. Poi, nel bel mezzo della folla, un brivido le raggiunse il cuore; una sensazione di gelo di certo non dovuta al clima di quel luogo.
 
“Quante ancora ne dobbiamo vedere, di discoteche? – Domandò Gustav a Georg, dopo che furono usciti dal loro terzo locale. – Le mie orecchie non ce la fanno più”.

“Continueremo finché non li avremo visti tutti, nessuno escluso!” affermò il telecineta, nonostante anche lui iniziasse ad essere d’accordo col fratello; soprattutto visto che i tre drink che aveva bevuto gli avevano mandato in fiamme lo stomaco.

“Mi farò pagare le spese per la cura dall’otorino dal Bureau”.

“Guarda anche di un bravo gastroenterologo, ne avrò un gran bisogno” ormai erano arrivati alla fine della coda per entrare alla loro prossima discoteca; fortunatamente era lunga, così loro avrebbero potuto far riposare orecchie e stomaco.

“Smettila di bere quelle porcate, chissà cosa ci mettono dentro”.

“Roba che ti fa luccicare gli occhi” rise Georg, ricordando quello che aveva detto Cass il quale, tra l’altro, era stato avvistato nei dintorni di un vicoletto a vomitare anche la sua anima.

La loro prossima meta era un pub dotato di una sala da ballo divisa dal resto grazie ad un separé in cristallo che attutiva la musica proveniente da quell’ala. Una vera manna dal cielo per chi si era appena lamentato delle orecchie, e dello stomaco.

“Almeno qua non possiamo lamentarci della musica troppo alta. – Commentò Georg, dando uno sguardo al bancone dove un cameriere aveva appena servito un hot-dog. – Quasi quasi mi vado a prendere qualcosa da mangiare, tanto non abbiamo fretta vero?”.

“Verissimo! – Esclamò Gustav tutto felice. – Anzi ti faccio compagnia così ci mettiamo più tempo”.

Poi ci fu un boato, e tutte le persone che erano in strada iniziarono a riversarsi all’interno dei primi locali che trovavano. Era accaduto qualcosa in strada.

Nel frattempo anche i gemelli avevano deciso di riposare le proprie orecchie, ma lo fecero sulla spiaggia lontano da occhi indiscreti e dalla musica sgradevole.

“Se non li ammazzerà qualche demone, gli umani moriranno certo per quella orribile musica che ascoltano” disse Tom, mentre si massaggiava delicatamente le orecchie.

“Scommetto quello che vuoi, che il nostro assassino ha sentito la musica e se n’è andato per la paura” aggiunse Bill togliendosi le scarpe che gli stavano uccidendo i piedi.

“Potremmo prendere la cosa in considerazione: fare della musica terribile un’arma per allontanare i demoni”.

“Parliamone con Devian appena arriviamo a casa” il sorriso di Bill si spense subito, al suono delle grida lanciate dagli esseri umani.

Il demone aveva deciso di manifestarsi sul lungo vialone che costeggiava la spiaggia, proprio al centro di tutto. Aveva perso il suo obiettivo, il custode dell’occhio dell’Ogdru-jahad, che per un soffio era riuscito a sfuggirgli dai tentacoli e a scappare tra la gente. Durante la fuga, la creatura ancestrale aveva anche perduto la tonaca dorata che l’avrebbe contraddistinta tra gli umani.

“Dove sei?” ruggì al mondo il demone, solo per sfogare la sua frustrazione (in parte già lo aveva fatto prima, quando si era strappato il tentacolo che non era riuscito a trattenere la creatura).

“Se chi tu cerchi è scappato, non credo che ti risponderà” replicò Andrew, il primo ad essere arrivato sul posto.

“Osi criticarmi?”.

“Bhè sai, stai facendo la cosa più cretina al mondo”.

“Non hai idea di chi io sia” ribatté Thantalos, attorcigliando le sue estremità.

“Io lo so! – Gridò Gustav, arrivando con Georg nello stesso istante dei gemelli. – Sei il nuovo scemo del paese”.

“LA VOSTRA INSOLENZA HA SUPERATO OGNI LIMITE. – Il demone batté con forza i tentacoli sulla strada, rompendo l’asfalto. – Io sono Thantalos, il figlio della Morte e di uno degli Ogdru-jahad”.

“Piacere, comunque resti lo scemo del paese” ironizzò Tom.
Non punzecchiatelo troppo

Si raccomandò Mourn, già tornato in forma spettrale come Destroy e Devian (nel caso che fosse servito il loro aiuto).

“Sei tu che hai fatto una carneficina in una discoteca, vero? - Chiese Georg; sapeva che era stato lui, lo aveva sentito, ma voleva dar modo a tutti gli umani di scappare il più lontano possibile. – Perché? Non avevi motivo di temerli”.

“Io non temo nessuno, telecineta. – Affermò Thantalos. – E’ destino dell’essere mortale, perire alla fine del suo ciclo, e dato che gli umani non sono altro che la feccia dell’universo ho deciso di dare una mano al destino. Nessuno sentirà nostalgia per loro”.

“Noi te lo impediremo”.

“Voi non farete proprio niente”.

Al demone bastò un solo gesto, un piccolo movimento della mano e Georg si ritrovò investito da una potentissima scarica d’energia. A nulla valse l’aver eretto una barriera difensiva, né l’aver reso intangibile il proprio corpo. L’ondata arrivò, sfondò il muro e centrò l’obiettivo. Il telecineta cadde a terra, in forma umana e con delle lacerazioni sul corpo; il viso era stato sfigurato con un profondo taglio sulla guancia destra.

“GEORG” gridarono in coro i ragazzi, che accorsero immediatamente in suo aiuto.

Per difenderlo da un ulteriore attacco, Bill si gettò sul fratellastro e lo coprì con uno spesso scudo di ghiaccio sferico sul quale si avvinsero i possenti tentacoli di Thantalos. Prima che la barriera si rompesse Andrew, legatosi con Destroy, con l’aiuto di Tom tranciò di netto quelle estremità e fece sparire la sfera e i suoi ospiti nel limbo. Infine Gustav, presa la forma demoniaca e con tutta la rabbia che aveva in corpo, attaccò il demone con una gigantesca sfera di energia elettrica. Thantalos ne uscì indenne, ma divertito.

“Da secoli non sentivo tanto rancore nei miei confronti” commentò.

“E non l’hai ancora sentito tutto” Gustav evocò una tempesta; aveva intenzione di attaccare il nemico con un fulmine, ed Andy era già pronto ad attaccare.

Per nulla impensierito di avere due nemici infuriati, il mostro mosse di nuovo la mano. Si alzò il vento, un’aria calda e ferrosa che occludeva occhi e narici. Durò poco, ma quando terminò Thantalos era svanito.
ANDREW. – Chiamò Mourn, per sollecitare il ragazzo a richiamare gli amici dal limbo. – E’ un’emergenza!”

Il mezzo spettro fece immediatamente riapparire lo scrigno di ghiaccio, ormai quasi andato in frantumi, che aveva protetto il criocineta e il telecineta. Al suo dischiudersi, Georg era ancora privo di sensi mentre Bill, sporco del sangue del fratellastro, era stremato per la resistenza che aveva dovuto opporre ai tentacoli di Thantalos.
“Cazzo. – Imprecò Tom, avvicinandosi al gemello per aiutarlo ad alzarsi. – Come stai?”.

“Io sto bene, ma Georg…” rispose Bill, tenendosi con forza al braccio del pirocineta mentre osservava Gustav in lacrime accanto a Georg.

“Ti prego non mollarmi ora” supplicò il biondo.
Dev’essere portato a casa, il prima possibile!” ordinò Devian

“Con il traffico che c’è ora, non ce la farà mai” osservò Tom.

“Ci penso io. – Affermò Andrew. – MOURN! DESTROY!” aveva intenzione di legarsi a Destroy, e farsi portare in volo da Mourn con Devian come guardia del corpo per evitare intoppi.
 

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Capitolo 8
*** Arcano ***


Quando finalmente Andrew atterrò nel cortile del Bureau, tra lo stupore di tutti i presenti, Nahila e Abraham erano già pronti con una barella e il kit medico che avevano potuto trasportare.

“Presto, sul lettino” esclamò la dottoressa, mentre il mezzo spettro e l’uomo pesce sollevavano il telecineta ad un’altezza sufficiente per poterlo adagiare sul lettino.

“Cos’è successo?” domandò poi la donna, avviando il trasportino verso l’edificio.

“Un demone arcano. – Rispose Destroy al posto di Andrew, che era ancora scioccato per l’accaduto. – E’ riuscito a colpire Georg, nonostante avesse reso il suo corpo intangilbile”.

“Ha anche distrutto la sua barriera” aggiunse Mourn.

“IMPOSSIBILE!” imprecò l’uomo pesce.

“Hai le prove davanti ai tuoi occhi, o pensi forse che sia stato io?” ribattè Andrew seccato, riempiendo con la propria voce la stanza dell’infermeria dove avevano deciso di sistemare il telecineta.

“Non è impossibile, Abe. – Si intromise Nahila, per calmare gli animi. – Non abbiamo mai detto che Georg era intoccabile, e non sappiamo nulla dei demoni arcani” aveva già messo la mascherina dell’ossigeno al paziente, ed era passata subito a curare le ferite più gravi.

“Hai ragione. – Acconsentì l’uomo pesce, che poi si rivolse ad Andy. – Perdonami, credimi non ho mai pensato male di te. Potresti, per favore, uscire adesso? Così ci occupiamo del nostro amico”.

Obbediente, pur essendo ancora indispettito, il mezzo spettro uscì dall’infermeria per recarsi nelle proprie stanze, ad aspettare il ritorno dei propri compagni mentre Devian gli riferiva tutto.

“Come sta mio fratello?” domandò Gustav, irrompendo come una tempesta nella stanza di Andy; era già passato dall’infermeria ma nessuno aveva potuto dirgli alcunchè.

“Meglio, rispetto a prima: aveva una lieve emorragia interna che Abe e Nahy hanno subito curato. – Il mezzo spettro sospirò. – Per il resto, di tutte le ferite esterne la peggiore era quella sulla guancia”.

“Ci vorranno alcuni giorni, ma si rimetterà” puntualizzò Devian, riportando le ultime notizie.

Leggermente sollevato, Gustav si adagiò sul letto dell’amico e affondò il viso tra le mani alla ricerca di un po’ di pace interiore.

“Quel Thantalos ha un potere spaventoso. – Ammise Bill, stringendosi le braccia. – Mentre proteggevo Georg, sentivo la sua aura velenosa che corrodeva il mio scudo. Potevamo sentirne la forza anche nel Limbo”.

“Era come essere avvolti da un senso di morte” osservò Tom.

“Eppure noi dobbiamo trovare il modo di mandarlo all’altro mondo!” tuonò Gustav con le scintille negli occhi.

“Ci metteremo subito alla ricerca. – Esclamò Andrew, speranzoso. – Bill, vuoi venire con me in biblioteca?” domandò, in modo da lasciare il biondo con qualcuno che poteva ben comprendere le sue emozioni e consolarlo.

Arrivato in biblioteca, Andrew ebbe la spiacevole sorpresa di incontrare Nahila, intenta a consultare dei testi di medicina. Al ragazzo venne una mezza idea di inventarsi una nuova scusa, per allontanarsi da quegli occhi che potevano vedere tutto, tuttavia la foga con cui Bill si gettò sui volumi fece sfumare la possibilità.

“Come sta Georg?” chiese allora alla donna, augurandosi che lei non si mettesse di nuovo a scannerizzarlo.

“Non lo so. – Ammise Nahila, riponendo il libro che stava sfogliando. – Non è in pericolo di vita, ma la sua guarigione è lenta e non so se questo sia dovuto al fatto di essere stato attaccato quando era in forma astrale. Non ho alcuna opzione, per questo sono qui” guardò di sottecchi dove si fosse messo Bill, prima di chiedere al mezzo spettro quello che voleva dire veramente.

“Ora che siamo da soli, smettiamola di giocare e dimmi cosa ti sta succedendo”.

Le mani di Andrew ebbero un sussulto, lo stesso che aveva avuto il suo cuore.

“Allora?” lo esortò la donna.

“Niente. – Rispose semplicemente il mezzo spettro, pur se con una punta di esitazione. – Sto benissimo”.

“Certo, come no”.

Conscia che il ragazzo non le avrebbe detto niente, e anche indispettita per questo, Nahila lasciò la biblioteca e decise di cercare la risposta da un’altra fonte: Gustav e Tom. Li trovò nei loro alloggi, a meditare sul destino del loro fratello e sul nuovo mostro che avrebbero dovuto affrontare d’ora in avanti. Gustav sembrava essersi ripreso dallo shock iniziale, ma nei suoi occhi ancora si leggeva la tristezza.

“Salve ragazzi. – Si annunciò, sbucando dalla porta d’entrata. – Posso rubarvi un minuto?” domandò portando le mani dietro alla schiena.

“Anche due” rispose Tom.

“Andrew sta male, per caso? – Fece lei, fingendo ignoranza. – Ultimamente l’ho visto…strano”.

“In che senso?” chiese Gustav, aggrottando la fronte.

“Tanto per cominciare, si è palesemente inventato una bugia, quando l’ho beccato in infermeria a far niente. – Raccontò la donna. – Inoltre, ho notato una strana energia che sta opprimendo la sua aura”.

“COSA?” strillarono assieme i ragazzi che, dopo essersi velocemente congedati dalla dottoressa, corsero in biblioteca (dove lei aveva detto di averli lasciati).

Quando aprirono la porta, Bill aveva un’espressione di terrore in volto; Andrew invece, avendo visto il signore dei ghiacci, si era immaginato tutto e si era preparato per il peggio.

“Ci avevi detto, che non lo avresti più fatto! – Ringhiò Tom, avanzando pericolosamente verso il mezzo spettro. – Lo avevi promesso”.

“E’ così! – Affermò Bill, interponendosi tra i due. – Non ha più richiamato lo spettro”.

“ZITTO TU! – Gli urlò in faccia il pirocineta, mostrando i denti. – Non avresti dovuto fare la cazzata di nascondermelo! Mi hai deluso” disse, pentendosene immediatamente dopo sia delle sue parole che dei suoi pensieri. Sentiva che il gemello ci era rimasto molto male, e glielo leggeva negli occhi.

Il criocineta strinse i pugni, e abbassò il viso rabbuiato che si era congelato per metà; la coda invece si era alzata verso l’alto, rigida.

“Non osare mai più dirmi una cosa del genere. – Sibilò, soffocando un ruggito e una lacrima. – Ma se è questo quello che pensi di me, allora farai meglio a starmi alla larga” sbatté con forza la coda a terra, crepando il prezioso pavimento, poi girò i tacchi e uscì con rabbia dalla sala.

Dimenticandosi della strigliata che avrebbe voluto fare ad Andy, il pirocineta inseguì il gemello mentre il mezzo spettro corse via senza curarsi del richiamo di Gustav.

“Bill! Ti prego Bibi fermati” implorò Tom per il corridoio, camminando a debita distanza dal gemello, sotto lo sguardo attonito degli agenti.

“Dovevi saperlo per forza, vero? – Gli ringhiò contro il criocineta, senza fermarsi. – Proprio non ce la facevi a fidarti di me! Ma forse è ovvio, visto che non sono altro che una delusione per te” era infuriato, e dove si fermavano i piedi il pavimento si congelava.

“Non ho mai insinuato nulla del genere, e anche se l’ho detto non lo penso veramente” replicò Tom, cercando di tenere il passo senza scivolare.

“Però lo hai fatto lo stesso! Non credevo che mi reputassi uno stupido” lo accusò Bill.

“Se tu mi ascoltassi, almeno per un secondo, potrei spiegarti…”.

“Così sai cosa si prova ad essere ignorati, STRONZO MALEDETTO!” gridò il criocineta, espirando aria gelida; persino gli occhi si erano gelati dandogli un aspetto spettrale.

Per bloccare il gemello, Tom dovette prendere forma demoniaca e afferrargli con forza la coda e un braccio.

“E lasciami!” provò a divincolarsi l’altro, ormai più demone che umano.

“No perché mi devi ascoltare!” il demone di fuoco costrinse il signore dei ghiacci in un abbraccio, vincendone ogni resistenza e non facendo caso agli insulti che gli venivano lanciati contro.

“Perché dovresti parlare con me, con mister delusione? ”.

“Perché sono un coglione che dice quello che non pensa, e tu lo sai. – Tom allentò leggermente la presa. – Mi dispiace tantissimo, perdonami” era sinceramente contrito, e anche Bill lo sentì.

“Quando fai così, mi mandi in bestia” il ghiaccio svanì dal corpo del criocineta, che non era più così arrabbiato col gemello.

“Sono un idiota. – Il signore del fuoco sciolse l’abbraccio. -  E’ solo che… mi dà fastidio essere tagliato fuori, perché ho paura di non poterti proteggere”.

“Allora è vero: non mi credi abbastanza forte. – Ipotizzò Bill, girandosi, con gli occhi da cucciolo. – Ma non potrai proteggermi sempre, e non voglio che tu lo faccia. Sono abbastanza grande da potermela cavare da solo”.

“Sai bene quello che penso di te. – Tom glielo ricordò telepaticamente – E’ il mio istinto da fratello maggiore, ma ti prometto che prima o poi riuscirò a tenerlo a bada”.

Il signore dei ghiacci alzò un angolino della bocca, poi disse
“Sarà meglio per te: stavo veramente per farti male prima”.

“Pace?” chiese allora Tom, e in risposta il criocineta lo abbracciò facendo le fusa come un gatto.

Intanto, Andrew si era rifugiato nella sala dei generatori che davano energia a tutto l’edificio. Da quando l’aveva scoperta era diventato uno dei suoi rifugi preferiti, soprattutto perché, essendo per metà fantasma, era l’unico di tutti gli agenti a poter arrivare fin lì.

 
Non risolverai la questione, se continui a startene nascosto qua dentro
Gli disse Destroy, seduto accanto a lui.
Povero Bill, spero che abbia fatto pace col fratello
Si augurò Devian, suscitando un’occhiataccia e uno “sssh” di Mourn.

“No, ha ragione: se avessi detto tutto prima, loro non avrebbero litigato” ammise Andrew, sospirando.
Allora mi sembra ovvio, quale sia la prossima mossa da fare
 
Suppose Mourn, non nascondendo di essere contento del fatto che l’amico avesse finalmente deciso di raccontare tutto gli altri.

“Già, e non sarà per niente piacevole. – Andrew si alzò, convinto del prossimo passo. – Però non voglio più vedere gli altri che litigano a causa mia”.

Il ragazzo uscì dalla sala macchine, tuttavia dopo pochi passi fu nuovamente assalito dal senso di oppressione dell’energia negativa dello spettro; ebbe anche il senso di nausea e avvertì un mancamento.

“Non di nuovo” esclamò Devian, aiutando il ragazzo ad inginocchiarsi.

“Non capisco, eppure non credo sia lo spettro. – Affermò a fatica Andrew. – E’ qualcos’altro”.

“Cos’altro può esserci?” sbottò Destroy, alzando le mani al cielo.

“Perdonatemi, ma credo che dipenda da me” disse una voce femminile.

“E tu chi saresti?” le domandò Mourn, sulla difensiva.

Dall’ombra uscì una figura esile ed eterea, parzialmente coperta dalla tunica che stava indossando.

“Sono Val, e vorrei chiedere il vostro aiuto”.
 

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Capitolo 9
*** Litigi e guarigioni ***


L’improvvisa comparsa di quell’insolito personaggio aveva fatto rizzare i capelli di Andrew, e il peggio era che la sua presenza lo faceva star male oltre ogni cosa. Non sembrava un demone, non ne aveva l’aura, né una delle tante altre creature oscure che popolavano gli Inferi. D’altra parte, non sembrava nemmeno che appartenesse a qualcuna delle famiglie dei figli della Terra. Era tutta un mistero, con quella pelle ambrata tenente all’oro e i capelli viola.

“Cosa sei tu?” domandò il ragazzo, reprimendo la nausea che stava rischiando di fargli rimettere il cibo degli ultimi giorni.
Sei un demone, o…”
 
Balbettò Devian, chino sull’amico per sorreggerlo.

“Non sono un demone. – Rispose quella, che poi anticipò l’ovvia domanda che sarebbe venuta. – Ma non sono neanche un elfo, né un umano dotato”.
E allora cosa sei?
Chiese Mourn, ancora sulla difensiva.

“Non so se posso ancora dire di appartenere a qualche razza, dato che la memoria della mia gente si è persa eoni fa. Tuttavia è giusto che voi abbiate una risposta, ed è questa: io sono un Arcano, probabilmente l’ultima di essi”.

“E perché sei qui, cosa vuoi da noi?” fece Andrew.

“Ho bisogno del vostro aiuto: io possiedo un oggetto che Thantalos desidera ardentemente. Da secoli lo nascondo a lui, ma adesso che è di nuovo sveglio non potrò impedirgli a lungo di riprenderselo” spiegò Val, tenendo il capo chino.

“Bhè mi dispiace per te, ma Thantalos ci ha già battuti uno a zero. – Riferì il mezzo spettro. – Adesso un mio amico è in infermeria a causa sua”.

“Il telecineta, lo so. Il suo corpo è rimasto scioccato dall’attacco ricevuto, ma io posso aiutarlo a guarire, se me lo permetterete” propose la donna.
Come possiamo fidarci di te?
Insinuò Destroy.

“Accompagnatemi da lui, presentatemi ai vostri amici, e io vi dimostrerò che non ho alcuna cattiva intenzione nei vostro confronti” dichiarò ferma Val.
E tu pensi che…
Cominciò Mourn, ma Andrew lo zittì parlandogli sopra.

“Va bene! – Affermò deciso. – Se dici di poterlo guarire, mostramelo”.

Così, il mezzo spettro accompagnò la guardiana ai piani superiori, fino all’infermeria dove Nahila ancora si stava occupando del telecineta. Con lei c’erano anche Abraham e gli altri componenti del gruppo, che rimasero sconvolti nel vedere apparire Val tanto quanto lo erano stati Andrew e gli spettri.

“E questa chi è?” domandò immediatamente la dottoressa, alzandosi dalla sedia su cui era seduta.
Bho! – Esclamò Destroy. – Si è presentata dicendo di essere un Arcano
 
“Un Arcano? – Ripetè Abraham, stupito. – Credevo che si fossero estinti, per sempre”.

“Ce l’ha detto anche lei, ma qualcuno può darci una spiegazione?” pretese Andrew, rimanendo a debita distanza dalla nuova venuta.

“Gli Arcani erano i guardiani dell’equilibrio delle dimensioni: si occupavano di custodire quegli oggetti magici considerati fin troppo pericolosi. Scomparvero molto tempo fa” spiegò l’uomo pesce.

“Io sono l’ultima, e vengo da voi con la speranza che possiate aiutarmi” pregò Val, chinando il capo in segno di riverenza.
Perché? Non puoi farlo da sola?
Domandò Devian.

“Vorrei, se solo potessi. – Affermò l’Arcana. – I miei poteri non servono per combattere” si avvicinò a Georg, piano piano, e stese una mano su di lui.

Una piccola luce argentata circondò il corpo del telecineta, guarendone ogni ferita.

“Servono per celare, e guarire”.

Georg riaprì gli occhi, ed era come se non gli fosse successo niente.

“Cosa sono quelle facce? – Chiese vedendo le espressioni sconvolte di amici e fratellastri, poi i suoi occhi caddero sulla guardiana. – E lei chi è?”.
“Io sono l’Arcana Val, piacere di conoscerti” si presentò lei sorridente.

“Sei stato attaccato da Thantalos, e lei ti ha guarito” raccontò Gustav, cui era tornato il sorriso di punto in bianco.

“Nessun disturbo, ma ti converrebbe restare ancora un paio di giorni a riposo”.

“Allora grazie per l’aiuto. - Ringraziò il telecineta, radioso. – Ma ancora non capisco perché sei qui”.

“Dice di avere qualcosa che Thantalos vuole a tutti i costi. – Ripetè Tom, a braccia conserte. – Anzi, mi piacerebbe sapere cosa sia quest’oggetto misterioso, e cosa ci voglia fare”.

Comprendendo la curiosità del ragazzo, Val si tolse la tunica mostrando il proprio torace nudo; incastonato tra i seni, c’era un oggetto a forma di piramide e al proprio interno un occhio che sembrava tutt’altro che inerte.

“Questo è l’occhio dell’Ogdru-jahad genitore di Thantalos. – La guardiana si rivestì. – Con questo, il demone potrebbe liberare il proprio genitore e scatenare l’apocalisse”.

“Meraviglioso! – Esclamò, ironicamente, Georg. – Avevamo giusto detto che il movimento non era abbastanza” fece una risata nervosa.

“E’ un’ardua battaglia, purtroppo per voi inevitabile. – Commentò Val. – Vi consiglierei di farvi dare una mano”.

“Non abbiamo bisogno dell’aiuto di nessuno” ribatté Bill, e la guardiana ridacchiò.

“Invece dovreste seguire il mio consiglio. – Lei si avvicinò al ragazzo. – Forse non si vede, ma io sono molto più vecchia di quanto può sembrare. Invece voi…siete ancora dei cuccioli di demone. Dovreste darmi retta”.

“Devi perdonarli. – Si intromise Abraham. – Loro tendono a non fidarsi dei nuovi arrivati. Vieni nel mio ufficio, così potremo parlare privatamente di questo oggetto” la invitò ad uscire dall’infermeria, e con loro due anche Nahila.

“Che insolito personaggio” osservò Gustav, guardando il trio che si allontanava.

“Infatti, speriamo che quella reliquia non sia rintracciabile o ci ritroveremo Thantalos qua dentro” disse Tom, ancora scettico.

Il silenzio cadde nella stanza e Andrew, spinto dai suoi spettri, decise che era giunto il momento di rivelare il suo segreto.

“Devo dirvi una cosa. – Iniziò, con il cuore che palpitava nel petto. – Da un po’ di tempo, io ho dei problemi. Da quando ho provato a legarmi con quello spettro, sento di avere ancora la sua energia in corpo e questo mi fa star male” non sapeva come spiegarlo.
In poche parole: lo spettro non voleva legarsi a lui, e adesso Andrew sta pagando lo scotto
Intervenì Mourn.
“Ma avevi detto che non lo avresti più richiamato!” replicò Georg, che si era perso gli ultimi avvenimenti.

“Non l’ho più invocato, lo giuro” dichiarò forte il mezzo spettro.
Non è del tutto colpa sua: è un’eventualità capitata a molti
Spiegò lo spettro, in difesa dell’amico.

“E adesso cosa farai?” domandò il telecineta.

“Risolverò la cosa, e intanto continuerò a fare il mio lavoro. Se dovessi avere degli attacchi, Devian mi aiuterà” disse Andrew.

Ore 23.00.

La piscina interna del Bureau era uno di quei pochi luoghi che non veniva frequentato spesso dagli agenti; soprattutto di notte, quando l’ala in cui risiedeva si svuotava e l’unico abitante era Andrew. Ogni volta che la sua parte di spettro reclamava, gli piaceva immergersi nell’acqua calda della vasca. Era raro che facesse una vera e propria nuotata, piuttosto si portava al centro della piscina e là si immergeva fino a toccare il fondo. Il rumore, ovattato, del proprio cuore che batteva e il restante, assoluto, silenzio, gli ricordavano casa sua. Gli piaceva tenere gli occhi chiusi, e riemergere solo quando nei suoi polmoni non c’era più ossigeno. Quella sera, tuttavia, la percezione di una presenza sul bordo vasca lo indusse a risalire in anticipo. Là, alla parte più vicina a lui, Val lo stava osservando con fare molto interrogativo.

“Quelli come te non dormono?” domandò il ragazzo, sedendosi sul bordo vicino alla guardiana.

“Tu sei un essere strano. – Asserì lei, senza curarsi della domanda che gli era stata posta. – I tuoi compagni demoni li leggo bene, ma tu… sembra che non appartieni a questo mondo”.

“Sono uno spettro, anche se solo per metà, e non sono nato in questa dimensione” rispose Andrew, reprimendo nel profondo il senso di repulsione che gli dava la vicinanza di lei.

“E brami la morte? – Val vide impallidire il volto del ragazzo. – Sento l’oscura presenza che ti affligge: hai fatto dei giochi proibiti” immerse i piedi nell’acqua.

“Ciò che voglio, è avere la forza per proteggere chi mi circonda. – Disse Andrew, a capo chino con lo sguardo fisso. – Non mi importa di quello che potrebbe succedermi; in teoria sono già morto”.

“Non dire sciocchezze! Fai tanto il macho, ma te la stai facendo sotto. – Lo rimproverò Val, lasciando perdere il suo linguaggio formale. – Ti rivelerò un segreto: non hai bisogno di Emeror” pose la mano sulla fronte del ragazzo, e intonò un piccolo canto.

A poco a poco, Andrew sentì il proprio corpo alleggerirsi e l’oppressione svanire in una nuvola di fumo. Stava di nuovo bene.

“Cos’hai fatto?” chiese, inspirando di nuovo a pieno regime.

“Ho liberato la tua anima dall’energia dello spettro: non ti tormenterà più. – Val sorrise. – Ho anche fatto in modo che non possa più succederti una cosa simile. Tranquillo, non influenzerà i tuoi poteri, ti eviterà che energie nocive ti restino in corpo nel caso provassi di nuovo a legarti a uno spettro che non vuole. Ma non approfittarne”.

“Perché? Nemmeno mi conosci”.

“Mi sei simpatico, e sei una brava persona, ecco tutto” confessò la creatura.

“Se vedessi il mio vero aspetto, non diresti così; scapperesti immediatamente” osservò Andrew (lui stesso aveva timore del proprio lato oscuro).

“Non pensare queste cose. – La guardiana si alzò, dirigendosi verso la porta, poi pensò di aggiungere qualcos’altro. – Io conosco il tuo vero volto: i miei occhi non si fanno ingannare da certi artifici; nemmeno quelli di chi nasce mezzosangue. Non crucciarti, perché spesso i veri mostri portano ben altre maschere, o non ne portano affatto”.
 
Nel frattempo, i gemelli avevano deciso di passare una serata tranquilla in un bar nel centro città. Era stato Tom a proporre al gemello di uscire, per scusarsi del comportamento che aveva avuto, ma non parlarono della cosa per tutta la serata poiché ormai era tutto passato. Sembrava tutto perfetto, se non per il fatto che sapevano di essere osservati da qualcuno che non apparteneva al Bureau. Mescolati alla folla, uscirono dal locale, per infilarsi poi in un vicoletto che dava su un cortile nascosto.

“FERMI!” intimò loro una voce, dall’alto: era lo stesso uomo con cui aveva parlato Abraham, il comandante Lower. Con lui c’erano un paio di cecchini, e altri soldati che avevano chiuso la via d’uscita.

“MANI IN ALTO! - Aggiunse il comandante. – Voglio tenerle sotto controllo”.

“Che vuoi?” chiese Tom, ubbidendo controvoglia all’ordine.

“Vi dichiaro in arresto, per sospetta attività terroristica” affermò il poliziotto.

“COSA? – Strillò Bill, abbassando le mani. – Non abbiamo fatto niente” se non fosse stato per i fucili puntati alla testa, avrebbe già congelato tutti.

“Voi sapete qualcosa su quello che sta succedendo, quindi siete complici! – Lower non voleva sentir ragione. – Vi interrogheremo in centrale”.

“Certo, perché secondo la tua testa bacata ti seguiremo come pecore vero? – Lo schernì il pirocineta, mentre stava già chiedendo telepaticamente al gemello di fare un diversivo. – Stai certo che non ci porterai in cella”.

“Arrendetevi, o darò l’ordine di fare fuoco” intinò il comandante.

Data l’impossibilità di una comunicazione pacifica, il pirocineta dette il via al gemello che, con un sogghigno malefico, congelò in un sol soffio la piazzetta e gli edifici attorno; poi creò una nebbia fredda che nascose la loro fuga.

Al rientro, quando raccontarono tutto ad Abraham, ricevettero una bella strigliata invece che parole di conforto.

“Questa cosa è inammissibile! – Urlò l’uomo pesce, gettando a terra la penna. – Vi avevi detto di non fare azioni avventate”.
“Ci avrebbero sparato!” sottolineò Bill.

“Non credo che il comandante avrebbe dato veramente l’ordine” disse Abraham, e Tom rise ironico.

“Come scusa? Da dove cazzo ti è uscita questa stronzata?” chiese.

“Prego?”.

“Hai appena detto che non credi a quello che ti abbiamo detto. – Ripetè il pirocineta. – Avresti preferito che te lo raccontassimo dall’altro mondo? Perché sai, quando ti crivellano il cervello è l’unico posto dove puoi andare, anche se non vuoi”.

“Avreste potuto ucciderli, se aveste calcato troppo la mano” ribattè Blu.

“Non abbiamo mica cinque anni! Sappiamo controllare i nostri poteri” replicò il signore dei ghiacci, offeso.

“Ti rendi conto, che stai proteggendo quelli che ci vogliono ammazzare?” domandò Tom.

“Non sto facendo niente del genere, è solo che…”.

“Che li ami troppo per vedere i loro errori”.

“Attento, oppure” provò a minacciare l’uomo pesce, ma senza successo.

“Cosa, ci prendi a pugni? – Lo incitò Bill. – Perché non ci provi, voglio proprio vedere come fai”.

“Non lo farà. – Il pirocineta si avvicinò alla scrivania. – E anche se lo facesse, non avrebbe alcuna speranza e lo sa bene” si allontanò, mise un braccio attorno alle spalle del fratello, e poi aggiunse.

“Hai sempre cura degli uomini, ma cosa faresti se mai dovessi scegliere tra noi e loro?” i gemelli uscirono lasciando i segni del loro passaggio.

Disperato, Abraham decise di telefonare all’unica persona che forse lo avrebbe compreso: Elizabeth.

“Da quanto tempo! Come vanno le cose? - Domandò la donna. – Ho visto in tv quello che è successo in quel locale, immagino che sia stata opera di un demone”.

“Hai ragione, un terribile demone che abbiamo già avuto l’onore di incontrare” rispose l’uomo pesce, facendo sentire la sua frustrazione nella voce.

“E’ successo qualcosa?”.

“E’ per i tuoi ragazzi. – Confessò Blu. – Il comandante che indaga sul caso non ci vede di buon occhio, e ha tentato di arrestarli così loro si sono difesi. Non hanno ferito nessuno, ma ho il terrore al pensiero di cosa potrebbero fare se venissero provocati di nuovo: il loro istinto demoniaco sta vincendo quello umano. Io ho cercato di tenerli a bada, ma ho perso ogni autorità su di loro, e anche sugli altri, e non so come fare” si passò una mano sulla testa.

“Era un’eventualità che avevamo preso in considerazione. – Lyz ricordò il discorso che Abe le aveva fatto quando i gemelli erano nati. – Vuoi che ci parli io per te?”.

“Se lo facessi, mi riderebbero in faccia e non potrei più tenerli a freno”.

“Ma hai bisogno di un aiuto” osservò la donna.

“Me ne rendo conto, ma non voglio che tu venga qui a rischiare la vita con quel nuovo mostro che dobbiamo affrontare” confessò lui, togliendosi un peso dallo stomaco.

“Forse conosco la persona, che può fare al caso tuo: un vecchio amico di Red, che è stato allievo di Johann e del professore” propose Lyz.

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Capitolo 10
*** Lo stregone senza sentimenti ***


Questo è un guaio, un vero guaio
Balbettò Destroy, mentre lui e gli altri due spettri volavano per i corridoi alla ricerca di Andrew e degli altri compagni.
Ma piantala! – Lo zittì Mourn. – Non ha ancora fatto niente!”.
Ma lo hai visto bene? – Devian si strinse le braccia, come se avesse i brividi. – E’ così inquietante”.
Perché noi invece siamo fatti di zucchero filato, vero?”.
 
Tra litigi e attraversamenti di pareti, gli spettri piombarono nella palestra dove i ragazzi stavano chiacchierando mentre facevano i loro esercizi; erano tutti felici, dopo la completa guarigione di Georg e la bella notizia che Andrew non aveva più l’energia dello spettro dentro di sé.
“Ehi! – Esclamò il mezzo spettro, quando vide i tre ruzzolare nella sala spaventando gli agenti. – Che vi prende?”.
C’è uno nuovo, nell’ufficio dell’anfibio. – Disse Mourn che tra tutti, era quello che aveva preso la notizia nel modo più razionale possibile. – Mi sembra che sia uno stregone, a giudicare dalle rune sui guanti”.
Ti ripeto, che tu non lo hai visto bene in faccia. – Lo contraddì Devian. – Io credo che sia una specie di vampiro: ha gli occhi tutti neri, e la pelle è bianchissima”.
Per non parlare del fatto che è vestito tutto elegante
Aggiunse Destroy.

“COOOOOOOSA?” strillò Andy a squarciagola, trattenendo il suo sibilo da spettro per non rompere i timpani ai presenti. Quei pochi indizi che gli erano stati riferiti, gli avevano fatto venire in mente una persona che sperava di non dover più rivedere.
Vedete troppi film ragazzi
Ridacchiò Mourn, mentre il mezzo spettro già si era fiondato verso l’ufficio di Abe.
“Non può essere. – Blaterava. – Dimmi che non è lui”.
Arrivò alla porta giusto in tempo per vedere, con i suoi occhi, il nuovo ospite che usciva dalla porta con l’uomo pesce. Purtroppo, il suo incubo si era realizzato.
“Ciao pupetto!” lo salutò quello con grande entusiasmo. Era un personaggio veramente strano: lunghi capelli neri e lisci; dilatatori; piercing al labbro inferiore, e trucco nero a occhi e labbra. Il tutto incorniciato da un completo elegante corredato con guanti in pelle.
“CHRIS MOTIONLESS! – Strillò Andy. – Che ci fai qui? Ti credevo rintanato in qualche obitorio a parlare con i morti” non era per niente felice.
“Dopo un po’ i cadaveri diventano noiosi: non hanno più niente da dire, e le signore non possono ballare a lungo. – Rispose Chris, che non sembrava infastidito dal modo in cui era stato accolto. – Sono stato chiamato dal signor Abraham Sapiens e, visto che non avevo niente da fare, sono corso subito”.
“Perché lo hai fatto?” domandò il ragazzo all’uomo pesce.
“Non posso occuparmi degli affari del Bureau e seguire fisicamente le missioni, perciò il signor Motionless vi aiuterà al posto mio. – Dichiarò Abe, e per poco il mezzo spettro non svenne dalla disperazione. – Diciamo pure che avrà lo stesso compito che aveva Johann”.
“Quindi ci dovrebbe fare da balia, o sbaglio?” dedusse Andrew, mentre i suoi occhi guizzavano dal suo interlocutore al nuovo arrivato, che stava giocando con le mani.
“In un certo senso sì. Voi, e soprattutto i gemelli, avete bisogno di qualcuno che vi tenga sotto controllo; e visto che, a quanto pare, io non conto più niente ci penserà lui ad abbassarvi le creste” le ultime parole erano state pronunciate con un tono di acidità.
“Ma…” provò a ribattere Andrew, ma Abe gli lanciò un’occhiataccia e disse
“Così è deciso, e non voglio sentire lamentele” rientrò nel suo ufficio, e chiuse la porta a chiave.
“Tranquillo: non sono il tipo da fare il maestrino dittatore. – Affermò Chris, avvicinandosi al mezzo spettro. – Saremo una squadra perfetta” gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò, verso i suoi alloggi, prima di vedere Andy nascondere il viso con le mani per non far trasparire la rabbia che stava provando in quel momento.
“E’ arrivato il giorno dell’Apocalisse” sussurrò.
“Non sembri molto contento, non ti piace quello nuovo?” gli sussurrò Val, comparendo all’improvviso dietro le sue spalle.
“Per niente. – Rispose secco il ragazzo, che poi si sentì in dovere di avvertire la guardiana. – Ti prego: stai alla larga da quel tipo”.
“E’ cattivo? Non mi sembra” disse la donna.
“No, non è malvagio. Almeno, non nel senso che è un nemico da sconfiggere ma ha dei gusti un po’…particolari, e sa essere molto cruento a volte” tentò di spiegare il ragazzo, pur senza infierire troppo per non creare l’idea sbagliata in Val.
“Potresti dire, semplicemente, che è un paladino sui generis” rise lei, che aveva più o meno inquadrato il personaggio.
“Bhè sì, possiamo vederla in questo modo. – Concordò Andrew. – Comunque, non stare mai da sola con lui; non si sa mai”.
“Se lo dici tu, però allora sarebbe meglio che tu corra ad avvertire Nahila. – Affermò la donna. – Lui l’ha incontrata, e le sta parlando proprio ora. Sono da soli”.
Per la seconda volta in mezz’ora, il ragazzo corse a perdifiato per i corridoi finchè non vide i capelli fucsia della dottoressa. Come aveva detto la guardiana, stava parlando con Chris che le stava facendo il baciamano.
“TOGLILE LE MANI DI DOSSO!” strillò il ragazzo, fermando l’azione dell’uomo.
“Andy, ma che fai?” lo rimproverò lei.
“E’ solo preoccupato per la sua sicurezza, madame. – Spiegò Chris, divertito dalla cosa. – La mia reputazione mi precede, purtroppo. Ma voi siete così affascinante, non potevo certo perdere l’occasione di conoscervi”.
Nahila arrossì, nessuno le aveva mai detto niente del genere.
“Non importunarla con le tue manie pazzoidi” si intromise il ragazzo.
“Oh andiamo pupetto! Non dirmi che non hai mai provato la voglia di vivisezionarla, per vedere come funzionano i suoi occhi” disse Chris, passando la lingua sui denti.
“Preferirei, che lo facesse dopo la mia dipartita. – Pregò Nahila, stando un po’ al gioco. – Al momento mi servono”.
“Ma certo madame” il nuovo arrivato concluse il baciamano che era stato interrotto prima, e continuò la sua passeggiata.
“Non avresti dovuto dargli così tanta corda” disse Andrew alla dottoressa.
“Ti preoccupi per me? Ma che carino. – La donna rise. – Non tediarti troppo: Abraham mi ha già informato di che tipo sia, e non è il peggio che mi è passato sotto mano” fece l’occhiolino.
“Dovreste rinchiuderlo in una cella, e buttare via la chiave” suggerì il ragazzo.
“Oh dai! Non è poi così male” ribattè la dottoressa.
 “Guarda che ho capito che ti piace! Ma fagli tenere sempre le mani bene in vista”.
“Invece di star qui a perdere tempo, dovresti avvertire i tuoi compagni” suggerì lei, e il ragazzo obbedì.
“Come mai prima sei andato via?” chiese Gustav al mezzo spettro, quando rientrò in palestra.
“Sembrava che stessi scappando dalla morte in persona” puntualizzò Georg, che ancora stava facendo esercizi.
“Sarebbe stato meglio, molto meglio” esclamò Andrew, seduto a gambe larghe su una panca con i gomiti sulle ginocchia.
“Ora sembra che ti abbiano investito con un tram” osservò Tom.
“Intanto dicci perché sei uscito di gran corsa” pregò Bill.
“Sono andato ad accertarmi, chi fosse il nuovo acquisto del Bureau. – Spiegò Andy. – Purtroppo le mie speranze sono andate in fumo”.
“Pensavi che fosse una persona, ma poi non lo era?” ipotizzò erroneamente il telecineta.
“Speravo che NON fosse chi pensavo, ma purtroppo gli dei non mi hanno ascoltato”.
“Perchè?” domandò Gustav che, come i fratelli, si era seduto accanto al mezzo spettro.
“E’ la creatura più sadica che esista. – Iniziò il ragazzo. – Non fatevi abbindolare dalle sue parole, o vi ritroverete nudi sul suo letto per essere tagliati pezzo per pezzo”.
“Chi sarebbe sto tipo?” fece Bill.
“Si chiama Chris Motionless, ed è uno stregone. Per gli altri è stato un allievo di Johann, ma la verità è tutt’altra: è lui ad aver insegnato molte cose al mio maestro. Conosce molte magie, ma preferisce combattere a mani nude nel modo più cruento possibile”.
“Non sembra così tremendo” osservò il signore dei ghiacci.
“Non l’avete mai visto all’opera. – Precisò Andrew. – Io l’ho visto solo una volta ma mi è bastato. Ha inchiodato, letteralmente, un demone a una parete e mentre lo interrogava gli ha aperto la coda come un libro per estrarne l’osso” raccontò, e d’istinto i gemelli nascosero le proprie code. Avevano tutti cambiato espressione.
“Non si metterà a giocare con noi, vero?” suppose Georg.
“Non credo, ma visto che non si capisce mai quello che gli passa per la testa meglio che stiate in guardia” si raccomandò il mezzo spettro, e non appena terminò di parlare lo stregone si presentò in palestra.
“Quale fortuna, vedervi tutti qui; così non dovrò cercarvi in questo labirinto. – Esordì, allargando le braccia verso l’alto. – A giudicare dalle vostre espressioni, il pupetto deve già avervi parlato di me”.
“In effetti…ci ha raccontato del tuo particolare modus operandi” confessò Gustav, a denti stretti.
“Non c’è nulla di cui dobbiate preoccuparvi: con i colleghi sono un angelo. – Affermò il nuovo arrivato. – Ad ogni modo, il mio nome è Chris Motionless, e sarò la vostra guida” si inchinò.
“La nostra…guida? – Ripetè Tom, sospettoso. – A cosa ce ne servirebbe una?”.
“Abraham Sapiens, ritiene che vi stiate facendo sopraffare dai vostri primordiali istinti demoniaci; e da come ti sei appena rivolto a me temo che abbia perfettamente ragione. – Puntualizzò Chris. – Io sono qui, per aiutarvi a ritrovare l’equilibrio e per darvi una mano in questa nuova missione”.
“Passi la seconda, ma la prima proprio no! – Replicò il pirocineta, i cui glifi stavano illuminandosi. – Non siamo degli psicopatici che hanno bisogno del dottore”.
“Tom, per favore” lo richiamò Georg che, pur essendo d’accordo col fratellastro, non voleva darla vinta allo stregone.
“Cosa vi dicevo? – Osservò Chris, sogghignando. - Penso che sia meglio rimandare la questione ad un altro momento. Ci vediamo più tardi” salutò, girandosi verso la porta.
“Più tardi?” domandò Andrew.
“Il modo migliore per appianare gli spiriti ardenti, è fare un’uscita tutti insieme. Desidero che veniate con me, in un posto dove forse potremmo avere qualche informazione sul nostro gigantesco nemico. Alle 22.00, nel cortile, puntuali mi raccomando” sparì dietro la porta.
“Oh mein Gott!” si lasciò scappare Gustav, rimembrando la lingua madre.
“Non fatemi stare da solo con quello” pregò Tom, irrigidendo la coda da cui iniziava a propagarsi del fumo.
“Calmati, o incendierai tutto” gli impose Bill, raffreddando con la mano il gemello.
“Forse mi starà più simpatico quando lo vedrò squartare qualcuno” meditò Gustav.
Fango, acqua, e topi morti.
Questo c’era nelle fogne di New York, dove Thantalos aveva temporaneamente preso dimora. Era ancora arrabbiato per aver perso il suo tesoro. Ci era arrivato così vicino, quasi lo poteva toccare, ma il guardiano lo aveva accecato con la sua luce ed era scappato via. Adesso non percepiva più la presenza della reliquia, e questo lo faceva imbestialire ancora di più; nemmeno l’aver quasi ucciso il telecineta gli aveva dato il pieno piacere dei sensi, anche se doveva ammettere che i cinque cuccioli erano stati gli unici, fin dall’alba dei tempi, ad essere rimasti in vita dopo averlo incontrato.
“Sarà un piacere distruggerli. – Pensò, vagando fra gli stretti cunicoli. – La prossima volta, li schiaccerò con i miei tentacoli”.

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Capitolo 11
*** Monster paradise ***


“Illuminatemi! – Esclamò Tom, camminando a braccia conserte e con il viso imbronciato. – Come abbiamo fatto a finire in questa merda?” domandò, riferendosi alla zona di periferia in cui li aveva portati Chris. Sembrava che in quel posto il tempo si fosse fermato: botti di vino distrutte; case abbandonate e pericolanti; e un forte odore di urina che aveva impregnato i muri, favorendo persino la creazione di muffa.

“La balia crede che troveremo qualche indizio su Thantalos. – Ripetè Bill, evitando accuratamente ogni tipo di pozzanghera. – Ma se fosse anche solo passato di qua, sarà scappato per lo schifo”.

“Abbiate fede voi due!” gli consigliò lo stregone, alla testa del gruppo, agitando per aria il dito medio in risposta all’appellativo con cui si erano rivolti a lui.

“Se troviamo qualcosa, gli pago il pranzo per un mese” sussurrò Georg a Gustav, che si mise a ridere.

“Non servirà, ma grazie del pensiero” lo stregone si girò per un istante e si inchinò.

Solo Andrew non aveva niente da dire, nonostante il suo viso parlasse per lui: “tornatene da dove sei venuto” era quello che dicevano i suoi occhi.

“Ah eccoci arrivati” esultò Chris, battendo con il suo bastone da passeggio la scarna e vecchia insegna del locale: Monster Paradise.

“Un nome un po’ pretenzioso” commentò Gustav, osservando che la locanda probabilmente era la peggiore (e non migliore) cosa che c’era nelle vicinanze.

“Per i suoi clienti è il miglior posto dove fare uno spuntino. – Rispose lo stregone, voltando appena lo sguardo verso il biondo. – Per me è una buona fonte di informazioni, tra un bicchierino e l’altro”.

Entrò, e a braccia aperte salutò l’oste: un troll a due testa con la bitorzoluta pelle color amaranto di nome Jhona.

“Stregone, cosa sei venuto a fare nei bassi fondi? – Lo appellò la piccola testa che spuntava dalla spalla sinistra, mentre il resto del corpo preparava le varie pietanze scaccolandosi ogni tanto. – Sono con te i cuccioli del demone rosso?” sputò per terra.

“Gli sto facendo fare un giro: non sono mai stati da queste parti, e non conoscono le tue doti”.

“I miei servigi costano caro. – Rispose l’altra testa, quella che dominava il corpo. – Più di una semplice bevuta”.

“Ti ho mai chiesto di farmi credito? – Chris prese dalla tasca della giacca un sacchetto tintinnante e lo pose sul bancone. – Devi dirmi quello che sai su un certo Thantalos” qualcuno ai tavoli si mosse.

Jhona ci pensò su, servendo nel frattempo un paio di clienti al tavolo, poi tornò e disse

“Dovrai pagarmi ben più di quello che mi hai dato”.

“Te pareva” bisbigliò Georg, mentre teneva sotto controllo i clienti del locale. Aveva già tentato di sondare la mente del locandiere, ma la presenza di ben due cervelli (nemmeno troppo sviluppati) gli aveva reso il compito impossibile.

“Io e te abbiamo un patto, non scordartelo” ricordò lo stregone a Jhona, usando un tono più acido e deciso.

“Questo non era negli accordi” lo contraddì il troll, alitandogli in faccia.

Dalla bocca di Chris iniziò ad uscire del fumo: una nebbia grigiastra che risaliva per aria a spirale; non si capiva come potesse farlo, visto che non c’era una fiamma ad alimentare il fumo.

“Attento a non farmi arrabbiare” disse, ammonendo il troll che indietreggiò un poco con la schiena.

“Smettila di infastidire il capo” minacciò uno dei clienti. Anche lui era un troll, più grande e grosso di Jhona, e aveva tutta l’aria di essere abbastanza ubriaco da minacciare uno stregone e cinque demoni.

“Tornatene al tuo posto, mollaccione” Intervenì Andrew, nel tentativo di salvare il mostro dalla furia di Chris, ma quello gli dette uno spintone e gli disse

“Levati di torno signorinella” aveva già alzato il pugno, e Andy si era preparato a combattere, ma Chris si intromise espirando una nuvola di fumo in faccia al troll.

Il demone iniziò a gridare, e a contorcersi, fino a sbattere a terra con la schiena: la nebbia gli aveva corroso la pelle del viso.

“Suvvia, per un po’ di acido. – Lo stregone ridacchiò, mostrando i denti. – Tanto non puoi certo diventare peggio di quello che sei già”.

“Non uccidere i miei clienti” Jhona aveva lasciato il comodo retro del bancone, svelando la gamba di legno che sostituiva quella persa chissà quando e perché.

“Dimmi quello che voglio, e non ti farò andare in bancarotta. – Ordinò lo stregone, conficcando la mano nella pancia dell’oste. – Ricorda: ti posso restituire quello che ho tolto” una frase senza senso per molti, ma di grande importanza per Jhona.

“Thantalos, il dio della Morte, vuole uccidere tutti gli umani. Si dice in giro che voglia riportare l’inferno sulla Terra” iniziò a riferire l’oste.

“Questa la sapevo già, dimmi qualcosa che mi stuzzichi le meningi” lo stregone strinse di più la presa.

“Sta cercando il guardiano…della reliquia. – Continuò Jhona, stringendo i denti. – Ha bisogno di entrambi, per liberare l’Ogdru jahad”.

“Entrambi? – Chris ritrasse la mano, lorda di sangue. – Non gli basta l’occhio?”.

“Qualcuno mi ha riferito che abbia interrogato l’Oracolo, e che gli abbia detto di usare entrambi. – Riferì l’oste. – Non so il perché, lo giuro”.

“Ti credo Jhoe, hai fatto un buon lavoro. – Lo stregone dette due schiaffi leggeri sul torace del troll, poi fece cenno ai ragazzi di uscire. – Stammi bene”.

“Non credi di essere stato troppo rude? – Domandò Andrew a Chris, una volta fuori dalla locanda. – Avrebbe parlato anche senza metterlo sotto tortura”.

“Ci avrebbe messo di più, e io odio aspettare” rispose lo stregone.

“Però così ci siamo messi fin troppo in mostra. - Osservò Tom, con le braccia ai fianchi. – Sei stato tanto a criticarci, ma ti sei appena comportato peggio di noi”.

“La mia critica, era rivolta al vostro comportamento con i superiori; non con i nemici” rispose Chris, alzando leggermente la voce per essere più imperioso.

“Diciamo pure che le regole valgono solo per noi, per tenerci al guinzaglio, mentre te fai quel cazzo che ti pare. – Lo accusò il pirocineta. – Magari tutto questo è solo una scenetta per farci star buoni”.

Preso da uno scatto d’ira, Chris assalì il signore del fuoco e lo attaccò al muro bloccandogli il collo con un braccio, e il busto con parte del cemento.

“Fammi incazzare ancora di più, e il tuo fratellino dormirà in un letto vuoto” minacciò lo stregone, facendo uscire di nuovo del fumo dalla bocca. Da vicino, il pirocineta sentì l’odore dell’acido pizzicargli il naso.

“METTILO SUBITO GIU’” ringhiò Bill, già in forma demoniaca, ma dal momento che Chris non lo ascoltava creò una lancia di ghiaccio che lanciò contro lo stregone, il quale fece sparire il dardo con una soffiata.

“Can che abbaia non morde”.

Il signore dei ghiacci ruggì più forte, e le sue orecchie non percepirono i moniti di Georg e Gustav che gli dicevano di mantenere la calma; nemmeno quelli di Andrew, che addirittura gli si mise davanti a dirgli
“Non dargli retta: vuol solo provocarvi”.

“Pare che ci stia riuscendo fin troppo bene” esclamò Georg che, pur continuando nella sua calma per non aggravare la situazione, era in gran allarme.

“Dai forza, lasciate che molli il guinzaglio. – Li incitò lo stregone. – Fatemi divertire”.

“Non osare toccarlo” rantolò Tom con la voce strozzata a causa del braccio sulla gola.

“Oh, piccino” lo canzonò Chris, soffiandogli un po’ di fumo sul viso; non c’era acido, perciò non danneggiò la pelle del pirocineta come quella del troll, ma fu abbastanza da far scattare Bill.

Il signore dei ghiacci saltò oltre Andrew, e si buttò sullo stregone che, per nulla preoccupato, stette un po’ al gioco.

“TI AMMAZZO!” sbraitò il criocineta, serrando la gola di Chris con le mani artigliate mentre la coda, incurvandosi in avanti come il pungiglione di uno scorpione, puntava pericolosamente alla testa dello stregone.

“Tsè, sei solo un bimbo lamentoso che non sa cambiarsi il pannolino da solo” lo stregone usò la sua magia per far volare il demone dei ghiacci per aria, per poi bloccarlo con una gigantesca mano creata dal cemento delle mura.

“No, ora basta” sbottò Gustav, lanciandosi verso Chris con Georg al seguito.

Il loro attacco, e il contrattacco dello stregone, fu interrotto dalla nube nera di Andrew che si intromise tra i tre.

“FINITELA! – Esclamò ai fratelli, poi si rivolse a Chris. – Tu invece piantala di fare queste cazzate, solo per appagare i tuoi piaceri”.

“Dì al coglione di lasciar andare i nostri fratelli, se non vuol essere smolecolarizzato” minacciò l’argenteo Georg.

“Hai sentito?” disse il mezzo spettro allo stregone, notando la sua resistenza.

“Non sapete proprio stare al gioco. – Chris liberò prima Tom e poi Bill. – Io sono dalla vostra parte, non voglio farvi del male”.

“Bhè non sembra proprio” commentò Gustav.

“Ma provocatemi di nuovo, e vedrete il mio lato peggiore”.

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Capitolo 12
*** Ghost creature ***


Secoli bui.

La luna era blu quando Chris, figlio di un commerciante della classe media, venne alla luce. Il lieto evento accadde mentre i genitori stavano affrontando il trasferimento dal loro villaggio di origine ad uno più ricco e grande, in una notte in cui sembrava che persino la foresta stesse festeggiando con la famiglia: in lontananza, sembrava sentire il suono di tamburi e danze anche se forse si trattava solo di rumori creati dal vento.

Ad ogni modo, quando le porte della loro nuova casa si aprirono, Victor e suo figlio erano da soli: la madre del piccolo era misteriosamente morta.

Nonostante fossero stranieri, i due vennero accolti con gran festa dagli abitanti del villaggio che sembravano adorare il giovane Chris. E se loro non vedevano l’ora di incontrarlo per la strada, per salutarlo o per invitarlo a bere un tè a casa con loro, al contrario Victor si era dimostrato molto schivo nei suoi confronti. Persino in pubblico, sotto le lamentele sussurrate, l’uomo aveva un atteggiamento molto distaccato; forse perché era l’unico a conoscere la particolare inclinazione del figlio. Sembrava, infatti, che a Christian piacesse partecipare a degli incontri clandestini (che si svolgevano nei villaggi vicini) e infliggere agli avversari il maggior dolore possibile. Non importava che fossero più, o meno, grandi di lui (per età o per fisicità) perché lui riusciva sempre a metterli al tappeto dopo avergli rotto qualche osso. A Victor erano giunte anche voci, secondo cui molto spesso erano dovuti intervenire anche altre persone per evitare che Chris si accanisse troppo sull’avversario ormai sconfitto.

“DEVI SMETTERLA!” gli gridava, ogni volta che lo vedeva rientrare in casa con le mani rosso sangue dopo una lunga notte senza sonno.

Sperava che, prima o dopo, Chris avrebbe lasciato questo insano hobby prima che lo mettesse nei guai con il resto del villaggio e dopo un po’ sembrò che il desiderio fosse stato esaudito: nessuno più gli diceva che Chris aveva partecipato a degli incontri, e lui non tornava più a casa con le mani insanguinate. Tuttavia era solo mera apparenza, dovuta a una maggiore scaltrezza del ragazzo che sì, non partecipava più alle lotte clandestine, ma solo per rivolgere la propria attenzione ad una sanguinosa caccia agli animali. Grandi orsi, perlopiù, ma anche lupi e poveri cervi e i loro resti diventavano macabri trofei nella camera del ragazzo (rigorosamente chiusa alla vista del padre). E se, dopo la prima volta, aveva provato del rimorso per quei poveri animali già dalla seconda quel senso di colpa era stato sommerso dal piacere che provava nel momento in cui iniziava a strappare le carni a mani nude e l’odore ferroso del sangue gli riempiva le narici.

Nessuno poteva vincerlo e, più cresceva, più erano le persone che volevano scoprire quale fosse il suo segreto. C’erano alcuni che, addirittura, pensavano che Victor avesse costretto una strega a fare un sortilegio al figlio per renderlo invincibile; ma la verità era ben altra e nessuno la conosceva.

Nessuno lo avrebbe saputo, nemmeno lo stesso Chris, se durante quel fatidico litigio il fumo non avesse cominciato ad uscire dalla sua bocca.

Era notte fonda, in quell’ora in cui già si comincia ad attendere l’alba, e Chris era appena rientrato dalla finestra della sua camera col suo bottino di guerra: un bel paio di corna di cervo e una pelle d’orso. Fu il padre, nascostosi in un angolino buio dopo la terribile scoperta, ad accendere la candela al posto suo.

“Non pensavo, di avere un figlio così degenerato. – Disse, disgustato alla sola vista di Chris. – Non un assassino senza ritegno”.

Sulle prime, il ragazzo non rispose alla provocazione anzi, si sedette comodamente sul letto e si tolse le scarpe sporche di terra; solo dopo parlò

“Mi dispiace, che tu la veda così. – Alzò gli occhi, fiero del suo essere. – Ho tentato, davvero, ma è la mia natura e non posso farci niente. Ringrazia solo che non ammazzi le persone”.

“La tua natura? – Victor si alzò, sbattendo la sedia su cui era seduto per terra. – Credi che basti, a giustificare tutti questo? GUARDATI! Sei un essere immondo, esattamente come quella puttana che ti ha dato alla luce”.

“Davvero? Allora è un vero peccato che non possa stringerle la mano. – Replicò Chris, e mentre parlava sentiva qualcosa bruciargli in gola. –Mi sarebbe piaciuto, conoscere mia madre”.

“L’ho ammazzata, un secondo dopo che sei nato tu! – Confessò Victor, alzando la voce e frenando l’ira che lo stava assalendo. – Era una sporca strega! E se avessi saputo prima che tu eri esattamente come lei, non ti avrei mai permesso di vivere”.

“Se sei stato così scemo a non saper niente della tua compagna, non è certo colpa mia”.

Victor si gettò addosso al figlio, tirando fuori il martello che aveva nascosto sotto la giacca, e con quello (e un paio di chiodi), trafisse le mani del figlio inchiodandolo al pavimento.

“AAAAAAAAAAH” strillò Chris, con le orecchie che fischiavano, poi qualcosa in lui scattò e non sentì più il dolore.

“Mi dispiace, abominio, ma è giunta l’ora che tu raggiunga quella cagna di tua madre. – Si alzò per prendere un coltello che aveva sistemato sulla scrivania. – E’ per il bene di tutti noi” ma quando rivolse di nuovo lo sguardo al figlio, lo vide circondato da ignoti simboli che si erano marchiati a fuoco nel legno attorno a lui.

“Pronto a morire?” gli domandò il padre, avvicinatosi dopo un ‘incertezza.

In tutta risposta, Chris gli sputò in faccia colpendolo all’occhio sinistro.

“DEMONIO” urlò Victor, in preda al dolore: la saliva era diventata come un acido corrosivo, che stava facendosi largo nella sua carne bruciando quel che incontrava.

Grato dello strano evento, il ragazzo liberò le mani strappandole con forza dai chiodi. Non sentì dolore, forse per magia o forse per l’adrenalina che aveva in corpo. Si alzò di scatto, afferrò il coltello che il padre ancora teneva tra le mani, e con quello gli trafisse il torace. Inoltre, non abbastanza appagato, smosse la lama avanti e indietro verso l’alto fino ad aprire in due il cranio; il tutto mentre il sangue del genitore fuoriusciva a fiotti.

“Buonanotte stronzo” disse Chris e, come ultimo saluto, baciò il cervello ancora caldo di Victor.

Poi la stanza si illuminò di più, e due misteriose figure afferrarono il ragazzo da dietro e lo ammanettarono. Sulla porta, che si era aperta di sua spontanea volontà, comparve un terzo uomo con una lunga barba bianca.

“Chi siete voi?” domandò Chris.

“Siamo dei Guardiani, e tu sei in grossi guai”.

Così il giovane si ritrovò in una cella in un posto sconosciuto, in una città sconosciuta. Nessuno parlò con lui per ben tre giorni, e i suoi unici rapporti con altre persone erano con la guardia che gli portava il misero cibo da carcerato. Poi, un giorno, una ragazza entrò di soppiatto nella cella. Era una giovane guardiana, con la pelle d’ambra e i capelli viola, che continuava a guardarsi intorno con circospezione.

“Sei venuta a dirmi quando mi uccideranno? – Le chiese Chris. – Spero che lo facciano presto, e nel modo più doloroso possibile”.

“Mi dispiace per te, Chris Motionless, ma la tua testa resterà attaccata al collo ancora un po’. – Lo contraddì la ragazzina. – Hanno ben altri progetti per te” guardò le mani del prigioniero, forate e sporche di terra e sangue.

Prese un pezzo di stoffa dal suo abito lungo, lo bagnò nella ciotola dove c’era l’acqua e pulì con cura i palmi oltraggiati.

“Tanto ormai sono andate” commentò il prigioniero, ma lei replicò

“Aspetta a parlare” posò una mano sulle ferite, e le curò in un attimo sotto un fascio di luce.

“GRAZIE! – Esclamò Chris, felice di rivedere le mani integre. – Perché lo hai fatto?”.

“Mi piace aiutare la gente” lei sorrise inclinando un poco la testa, scoprendo involontariamente lo strano oggetto che portava nel petto.

“Cos’è quell’affare? – Chiese il ragazzo, stupito. – Come fai ad avercelo incastonato nel petto?”.

Il viso di lei, che velocemente si sistemò la veste, si rattristò un poco e Chris si sentì in colpa e le disse

“Se non ne vuoi parlare, non devi” si era stranamente intenerito, come mai prima.

“Non fa niente. – Sorrise la giovane. – Io nono sono venuta al mondo come te: sono stata creata, apposta per custodire questa reliquia. Essa ha un grande potere malefico, e il mio compito è quello di farla restare innocua”.

“E ne sei felice?” il ragazzo ancora non aveva ben capito cosa stesse dicendo lei, ma confidava che quella fosse la verità.

Le porte della cella si aprirono di nuovo, e questa volta ne entrò il guardiano anziano con la lunga barba che Christian aveva visto a casa sua

“Non dovresti essere qui, Val” disse alla ragazzina, e lei si alzò con calma.

“Volevo solo farmi un giro, e mi sono fermata con l’unica persona interessante che ho trovato” asserì lei, uscendo.

Il vecchio, invece, era rimasto sulla soglia a guardare il ragazzo.

“Lei, Val, ha detto che non volete uccidermi ma temo che mi abbia mentito” riferì Chris.

“Hai fatto molte cose, e meriteresti la morte sì. – Ammise il guardiano, avvicinandosi. – Ma le stelle hanno ben altro in serbo per te”.

“Parla in modo che io possa capire”.

“Continuerai a vivere, e imparerai a controllare i tuoi poteri; oltre ai tuoi macabri istinti omicidi” precisò l’anziano.

“Poteri?” ripeté il ragazzo, pensava che fosse uno scherzo.

“Credevo che avessi capito. – Rispose il guardiano. – Tu sei uno stregone, e come tale hai dei doveri cui non puoi sottrarti”.

Così, il giovane stregone trascorse parte della sua vita con quegli strani esseri che si facevano chiamare Guardiani. Essi lo aiutarono a scoprire, e a controllare, i suoi poteri e anche se provarono più volte a placare i suoi istinti non ci riuscirono mai del tutto; e dovettero rassegnarsi a insegnargli come indirizzare quegli impulsi verso qualcos’altro.

“Talento, e follia, un mix davvero pericoloso” sussurrò il guardiano, mentre osservava da lontano il ragazzo che stava imprimendo un incantesimo sul suo paio di guanti preferito.

“Io dico, che è figo. – Disse Val. – Sempre meglio dei soliti stregoni: vecchi e noiosi”.

L’anziano guardò la giovane, e inarcò un sopracciglio per commentare ciò che aveva appena detto

“I tuoi gusti sono alquanto strani; inquietanti direi”.

“Ah ah ah. – Rise la guardiana. – Spero che viva a lungo, così mi potrò divertire un po’”.

“In quanto stregone, lui è immortale. – Precisò l’anziano. – Tuttavia non è invulnerabile, e la durata della sua vita dipenderà solo dalla scelte che farà”.

“Allora insegnagli a fare le scelte giuste, o morirà presto e sarà un peccato”.

 

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Capitolo 13
*** Rapporti incrinati ***


I ragazzi avevano ancora lo sguardo triste e corrucciato, quando rientrarono alla base, e arrabbiati com’erano lasciarono Chris da solo nell’hangar senza rivolgergli la parola.
“Cos’è accaduto?” gli domandò Abraham incuriosito. Con lui c’era anche Val.
“Abbiamo avuto un piccolo alterco, ma nulla di che” rispose lo stregone, sistemandosi con cura la giacca che si era leggermente sporcata durante la lite.
“Davvero? – Sbottò l’uomo pesce. – Sono estremamente mortificato, li punirò come si deve” stava già per andare a fermare i ragazzi, ma Chris lo bloccò a sua volta.
“Non ce n’è alcun bisogno. – Gli rassicurò, con voce melliflua. – Abbiamo già risolto tra di noi, davvero”.
“Si,ma…”
“Ssssssh. – Lo stregone pose la mano sulla bocca di Abe. – Non le fa bene agitarsi a questo modo. Mi dia retta: lasci fare a me” e lo incitò a tornare ai suoi affari, cosa che fece subito.
“Cosa vedo. – Esordì Val, che era rimasta al suo posto, posando una mano sulla fronte di Chris dove c’era un piccolo graffio. – Qualcuno ha scalfito il tuo visino” gli curò la ferita in un nanosecondo.
“Solo il dispetto di un cucciolo arrabbiato” rispose lo stregone, che in realtà non si era reso conto di essere stato ferito, anche se in modo lieve, dalla coda di Bill.
“Non dovresti infastidire le tigri” gli consigliò la guardiana.
“Se non imparano a mantenere il sangue freddo non potranno mai sconfiggere il nemico, non Thantalos. – Rispose lui. – Pare, a proposito, che l’interesse che il suo interesse per te vada oltre la reliquia che porti”.
“Avevo dei sospetti, ma che ci vuoi fare? Sono i rischi del mestiere” la guardiana fece spallucce, e si allontanò di qualche passo. Nel camminare, aveva una tale compostezza da catturare lo sguardo di tutti i presenti.
“Non hai ancora risposto alla mia domanda. – La richiamò Chris, pur senza avvicinarsi a lei. – Sei felice?” sembrava quasi preoccupato.
Val si fermò un istante, e nascose un lieve sorriso nostalgico.
“Sei cresciuto, di questo sono contenta” alludeva al fatto che lo stregone fosse riuscito a non morire per delle scelte sbagliate.
“Non è la risposta che cercavo, e lo sai”.
“Peccato che sia l’unica che sentirai” concluse lei, andandosene.
Sconfitto, e un po’ amareggiato, Chris tornò nei suoi alloggi. La sua stanza era ben lontana da quella di un qualunque altro agente del bureau: luce soffusa, creata da magiche sfere di luce fluttuanti; volumi rilegati in vera pelle umana; una grossa pelle d’orso grigio che ancora odorava di sangue (chissà se era stato un errore durante la conciatura, oppure se fosse stato fatto appositamente). Sugli scaffali invece c’erano organi di diverse creature magiche, accuratamente imbalsamate e incantate appositamente per muoversi come se fossero ancora all’interno di un corpo vivente. Cuori, stomaci, e libri erano la sua compagnia ma quella sera (anzi, quell’alba oramai) c’era un’altra persona e lui lo percepì.
“L’ultima volta che qualcuno è entrato senza il mio permesso non ha fatto una bella fine. – Minacciò, pur avendo intuito chi fosse l’intruso: Andrew, che sbucò fuori dal muro. – Un vero e proprio spettro, paparino dev’essere proprio orgoglioso”.
“Piantala con le tue moine. – Lo zittì Andy. – Non mi è piaciuto per niente il tuo comportamento di prima”.
“Non sei stato per niente cortese”
Aggiunse Destroy, con Mourn e Devian a sostegno.
“Dobbiamo per forza parlare con questi tre? - Domandò lo stregone, e il ragazzo fece cenno ai tre spettri di uscire. –Così va meglio”.
“Se sei venuto qui solo per giocare, sappi che ti conviene sloggiare alla svelta” lo avvertì Andy a muso duro.
“Confidavo che almeno tu comprendessi il mio comportamento, visto che mi conosci” confessò Chris, posando una mano sul torace.
“Ho una mezza idea, ma proprio perché so come funziona la tua testa malata ti dico che non funzionerà. – Asserì il mezzo spettro, restando con la schiena al muro. – Non siamo delle marionette”.
“Non ho detto questo”.
“Ma lo pensi, di noi e di tutti quelli che vedi. Pensi sempre di essere un dio su tutti, ma la verità è che sei solo un coglione troppo montato” Andrew non era riuscito a fermare la lingua, e sapeva che avrebbe dovuto fare più attenzione.
Infatti Chris, approfittando della posizione in cui era il ragazzo, lo costrinse al muro e gli prese la gola con la mano (pur senza stringere la presa). Lo fece con così tanta foga che quando i loro corpi toccarono il muro si creò un bel botto, tanto che i tre spettri fuori bussarono un paio di volte a chiedere se tutto stesse andando per il verso giusto.
“E’ tutto a posto ragazzi! – Esclamò subito Andrew, per nulla intimidito, e poi si rivolse allo stregone. – Non mi fai paura, non sono più un bimbetto”.
“Invece dovresti. – Consigliò lo stregone. – Sai chi era, quella persona che si era intrufolata in camera mia? Mio padre. Abbiamo litigato, e io l’ho aperto in due senza pensarci un attimo” si eccitò, al solo pensiero del cervello caldo che ancora pulsava e gocciolava sangue. I suoi muscoli ebbero un fremito, uno spasmo, e lo stregone dovette lottare per trattenere l’impulso di strangolare Andrew.
“Ah, era così sensuale. – Fece un piccolo gemito di piacere. – Se solo mi avessero lasciato danzare con lui”.
“E questo dovrebbe spaventarmi?” chiese il mezzo spettro.
“Ti dovrebbe rammentare quello che vi ho già detto due volte: io sono qui, per aiutarvi a migliorare e calmare questa vostra sfacciataggine. Ma proprio perché, come stai dicendo a tutti, sono una bestia sanguinaria allora è meglio che non mi facciate arrabbiare. Io odio i capriccetti dei bambini, e i vostri non sono da meno”.
“Pazzo psicopatico”.
TOC TOC.
“ANDREW!” era la voce di Georg, e la cosa fece ridere non poco lo stregone.
“I tuoi spettri fifoni: hanno chiamato la cavalleria” disse.
“ANDREW TUTTO BENE?” domandò a gran voce Tom, che quasi sperava di dover intervenire per avere la rivincita.
“Come se servisse a qualcosa”.
Chris lasciò andare il mezzo spettro, aprì la porta e lo spinse fuori con forza facendolo atterrare tra le braccia di Gustav.
“Dovreste mettere un localizzatore a questo bambino, altrimenti si caccerà nei guai” disse Chris.
“Io non sono un bambino” sussurrò il povero mezzo spettro, a testa bassa e con i pugni chiusi.
“Se vuoi morire, ti informo che sei il candidato perfetto per la nostra agenzia di pompe funebri” ribattè Tom, e lo stregone sorrise in modo beffardo.
“Ti piacerebbe, non è vero cerino? Ma al momento ho di meglio da fare” Chris chiuse la porta con un gran fracasso.
“Che gran figlio di puttana. - Commentò Gustav, che poi si rivolse al mezzo spettro visibilmente irritato. – Ti ha fatto del male?”.
“No. – Ripose secco Andrew, deluso di non esser riuscito a fare alcunchè. – Scusatemi, ho bisogno di stare un po’ da solo” corse via, non nei suoi alloggi ma fuori dal bureau.
“Dove stai andando?”
Gli chiese Devian, volandogli intorno.
“A prendere aria, non ce la faccio più a stare vicino a quello” affermò il ragazzo; camminando a passo svelto aveva già superato il cancello d’entrata.
Vuoi dargliela vinta così facilmente? – Domandò Mourn. – E’ proprio a questo che si riferiva lui”.
“LO SO! – Sbottò il ragazzo, fermandosi un secondo. – Ma se ora torno dentro, avrò di sicuro una crisi di nervi e non voglio che gli altri mi vedano così”.
“Parlane con loro, vedrai che ti capiranno senza alcun dubbio”
Aggiunse Destroy.
“Ma io…”
“I tuoi amichetti non hanno tutti i torti. – Si intromise Val, che lo aveva seguito di nascosto senza fare alcun rumore. – Però, se vuoi andare a fare un giro, io vengo più che volentieri”.
Che ci fai qui, fuori?
Le domandò Mourn, sottolineando in particolar modo il fatto che fosse al di fuori delle mura protettive del Bureau.
“Dovresti stare dentro, al sicuro. – Le ricordò invece Andrew. – Thantalos potrebbe essere qui nei paraggi, e quelle mura sono la tua unica via di salvezza” era stato molto critico, eppure lei sogghignò come niente.
“Sai benissimo che non è così: sono solo cemento e sabbia. – Lo contraddì, dando ragione a quello che le aveva detto lo stregone. – Ad ogni modo, non ne ho proprio voglia di passare tutta la mia vita dentro quattro sassi, soprattutto sapendo che sono molto più al sicuro con uno di voi”.
“Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?”.
“Si certo: ho appena detto che mi sento molto sicura qua fuori, con te, che là dentro” la guardiana indicò l’edificio.
“Non ha proprio rispetto per la sua vita”
Commentò Devian.
“Devi rientrare subito. - Ripetè il mezzo spettro, prendendo la donna per una mano e imboccando i primi passi verso il bureau. Lei si fermò già dopo il primo, e il suo corpo divenne come un macigno inamovibile. – Ti vuoi muovere?”.
“Non ci penso per niente. – Asserì Val, riprendendosi la mano. – Noi due siamo indispensabili l’uno all’altra: io non posso stare senza guardia del corpo, e lo stesso tu non puoi di certo andartene da solo in giro” era molto sicura di sé.
Andy, e i tre spettri, rimasero senza parole e non riuscirono a ribattere subito così lei capì di aver vinto la battaglia.
“Mi sembra che abbiamo raggiunto un accordo. – Lei si incamminò, verso la città. – Forza ragazzi! Portatemi a vedere il mondo”.
Nel frattempo, all’interno del Bureau…
“Siete per caso impazziti? – Gridò Abraham, agitando le braccia come un pipistrello con le sue ali. – Mettersi a litigare con Chris! E per cosa poi: niente! Ma che vi passa per la testa?” era furioso, e mentre lui si agitava così tanto Georg e il resto del gruppo si guardava intorno senza ascoltarlo.
“Non fare così Abraham. – Provò a calmarlo Nahila. – C’è anche da dire, che Chris probabilmente ha calcato un po’ troppo la mano” stava cercando di fare da paciere, ma sembrava proprio che nessuno di loro la stesse ascoltando.
“Non credevo che foste diventati così insubordinati” continuò l’uomo pesce, e questa volta i ragazzi non rimasero in silenzio. Georg soprattutto.
“Parli bene tu! – Esclamò il telecineta, avanzando rispetto agli altri. – Quello fa le regole, e poi le usa a suo piacimento. Proprio come fanno tutte le teste alte qua dentro!”.
“E’ vero. – Si intromise Gustav. – A quanto pare, sembra che siamo noi gli unici che devono star dietro alle regole. Avete paura di noi, per caso?” una domanda che non avrebbe dovuto fare.
“Certo che no. - Ribattè immediatamente Nahila, alzandosi dalla sedia e con le mani in avanti. – Nessuno teme nessuno!”.
“Allora perché ci avete messo una balia al culo?” chiese Tom, con gli occhi di brace.
“Mi pare un’ottima domanda” si aggiunse Bill, ponendosi le mani ai fianchi.
“Vi ho già dato una risposta, e questa è la prova che avevo ragione” rispose Abraham duro.
“E questa è la prova, che avete paura di noi” suppose il signore del fuoco.
“NON E’ VERO!”
TRIIIIN, TRIIIIN. Il cercapersone di Abraham suonò un paio di volte, e lui rispose alla telefonata.
“COME, E’ USCITA DALL’EDIFICIO? – Strillò, in preda a una crisi di nervi. – Dovevate tenerla d’occhio, maledizione” chiuse il collegamento con uno scatto rabbioso.
“Un’ altra brutta notizia” ipotizzò Nahila, sempre più disperata.
“Andrew è uscito dal Bureau, e a quanto pare la guardiana lo ha seguito!” riferì l’uomo pesce.
La riunione si chiuse immediatamente.
 

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Capitolo 14
*** Ladro ***


“Un posticino davvero niente male” asserì Val, riferendosi alla vista che le stava offrendo Andrew.

Con l’aiuto di Mourn, il ragazzo aveva portato la guardiana fin sopra ad un alto edificio, con una grande antenna parabolica da dove lo studio radio che c’era dentro poteva trasmettere ogni sera. Da lì si godeva il mare di auto colorate che ricopriva l’asfalto, e il grande sole che torreggiava su tutto. Il mezzo spettro, tuttavia, non parve cogliere il ringraziamento e non disse nulla.

“Arrabbiarsi non serve a niente. – Gli disse lei, posando una mano sulla sua spalla. – Chris è fatto così, e non credo che qualcuno riuscirà mai a migliorare il suo carattere” accennò a un sorriso, sperando che questo potesse risollevare l’animo del ragazzo. Non fu così.

“Non può pensare di essere un dio in terra” dichiarò finalmente Andrew, con la faccia stizzita e i pugni che battevano sulla dura pietra.

“Non è del tutto colpa sua: non ha mai conosciuto la sconfitta” raccontò la guardiana.

“Questa non è una buona ragione!” ribattè a muso duro il mezzo spettro, pentendosi immediatamente di essere stato così grezzo. In fondo la donna non aveva alcuna colpa.

“Mi dispiace, non è un comportamento da me” aggiunse dopo un paio di secondi.

“Lo so bene, non devi preoccuparti”.

“Ma tu, come fai a sapere…” iniziò il mezzo spettro, ma Val lo bruciò sul tempo rispondendo alla domanda prima ancora che fosse completata.

“Ha passato qualche anno della sua vita con noi, con gli Arcani. – Iniziò lei, sdraiandosi per godere meglio del sole. – Gli anziani lo hanno tenuto d’occhio fin da quando è nato, e quando la situazione è diventata troppo pericolosa lo hanno portato tra le nostre mura. Lì ha imparato a controllare i suoi poteri”.

“Ed era già così?” chiese Andrew, sdraiandosi come Val.

“Era anche peggio, credimi. – Asserì la donna. – Ma tu, e gli altri, dovete andare oltre questo lato negativo; perché lì dietro c’è una persona generosa”.

“Se lo dici tu”.

Un forte terremoto scosse l’intero edificio, che oscillò avanti e indietro come un pendolo. Anche per le strade tutto era caduto nel caos, con le macchine che sbandavano e le persone che strillavano mandando le loro grida al cielo.

“GUARDIANA” ruggì una voce e Val, sentendosi chiamare, portò una mano al petto; dove sentiva la reliquia vibrare al richiamo del demone.

Intanto, al Bureau.

“Come avete potuto permettere che accadesse?” ripetè Abraham più volte, aggiungendo imprecazioni contro gli agenti che avevano perso di vista Val, permettendole di seguire Andrew indisturbata.

“Non ce ne siamo resi conto. – Provò a scusarsi uno di loro. – Ha preso e se n’è andata”.

“Siete una manica di incompetenti!”.

“Finalmente si muove un po’” commentò il signore del fuoco, appartato con i fratelli in un angolino del corridoio.

“Peccato che stia sprecando un mucchio di energie per niente” aggiunse Bill, con le braccia incrociate e la schiena al muro.

“Come sempre. – Concordò Gustav. – Comunque noi dobbiamo fare qualcosa: se aspettiamo loro non concluderemo un bel niente”.

“Infatti non aspetteremo i suoi ordini. – Irruppe Georg, scuro in volto. – Andremo immediatamente da Andrew” asserì.

“E come? Non possiamo prendere un mezzo senza il permesso di Abe” osservò il signore dell’elettricità.

“Voleremo. - Asserì l’altro, e tutti strabuzzarono gli occhi. – Dovrei riuscire a portare almeno uno di voi, e tu Gustav puoi portare l’altro”.

“Sei certo che funzionerà? Non l’abbiamo mai provato per le lunghe distanze, e voi potreste stancarvi troppo” ipotizzò Tom, che già pensava ad un combattimento.

“Questo è irrilevante! – Ribattè il telecineta, muovendo già i primi passi verso la porta d’uscita. – Forza, andiamo!”.

Approfittando del più completo disinteresse di Abraham, il gruppo uscì dall’edificio senza alcun intoppo. Si nascosero sotto un gruppo di alberi, per non essere visti dagli agenti nel cortile d’ingresso, e lì Georg iniziò a concentrarsi.

“Non farmi cadere” commentò Bill che, nella conta, era stato designato come “passeggero” del telecineta.

Il moro prese la forma astrale, si sollevò da terra, e prese il signore dei ghiacci per le mani. Insieme iniziarono a svolazzare a pochi centimetri dal suolo.

“Dovrebbe funzionare: non sei pesante, se resti in forma umana” asserì il telecineta, cercando di stabilizzare i movimenti.

“Va bene, ma tu non lasciarmi andare” disse il signore dei ghiacci.

“Avete deciso di fare un provino per il circo?” li interruppe la voce di Chris, appoggiato ad un albero lì vicino; stava giocherellando con il bastone da passeggio.

“Tu non ti immischiare!” ruggì Tom, mentre Georg e Bill toccavano di nuovo terra.

“Non fosse stato per te, non sarebbe successo niente di tutto questo” gli ricordò Gustav, ma lo stregone non fece altro che sghignazzare.

“Non riuscite proprio, a riconoscere che ogni tanto la colpa è vostra, vero? – Chiese Chris, avvicinandosi. – Siete solo dei bimbi capricciosi, e presuntuosi. Persino ora: invece che chiedere aiuto volete fare di testa vostra, e con risultati a dir poco scadenti”.

“Non mi sembra che tu stia facendo un granché” osservò Georg.

“Io ho già fatto molto più di quanto avete fatto voi: ho pensato, ad un modo molto più sicuro per rintracciare il pupetto e Val” dichiarò Chris.

“E sarebbe?” sfidò il moro.

Lo stregone alzò il palmo della mano destra verso l’alto, e per magia Georg e i fratelli si alzarono da terra contro la loro volontà. Perfettamente stabili, come se fossero immersi in una piscina.

“EHI!” ringhiò Tom.

“Visto? Molto più sicuro che tenersi la manina, come i bimbi dell’asilo. - Fece lo stregone, alzandosi anch’esso in volo. – Andiamo a riprendere le pecore”

STONK.

Il cemento della strada si piegava, sotto il peso dell’imponente Thantalos. Le strade si erano svuotate in pochissimi istanti, trasformando il quartiere in una zona fantasma. Erano rimasti solo Val e Andrew.

“Guardiana, dammi l’occhio” ruggì il demone, agitando i suoi tentacoli e rovinando tutto ciò che toccava. Nonostante stesse combattendo contro il mezzo spettro, ogni volta che parlava si riferiva sempre e solo a Val.

“MAI” ribattè la donna, nascondendo con l’abito la preziosa reliquia che aveva ripreso a brillare.

Più volte Thantalos provò a mettere le mani sulla guardiana, e sempre Andrew (che aveva chiamato in aiuto Devian) si metteva in mezzo per impedirglielo.

“Toglietevi di mezzo, voi due” disse il demone al ragazzo, spostandolo in malo modo con uno dei tentacoli. Andrew andò a sbattere contro un palo, e per un paio di secondi perse conoscenza.

“Andy! Svegliati” gli dissero Mourn e Destroy, muovendolo per indurlo a riprendere i sensi.

Intanto, Thantalos si era pericolosamente avvicinato alla guardiana che, inerme, non potè far altro che rifugiarsi in un hotel; uno dei pochi edifici ancora in buone condizioni.

“Nasconderti non servirà a niente! – La minacciò il demone, riducendo le proprie dimensioni per entrare nello stabile. – Sento la presenza della reliquia: ti troverò ovunque”.

“Mmmmh” lamentò Andrew mentre, poco a poco, ritornava lucido.

“MUOVITI! – Lo incitò Devian, aiutandolo ad alzarsi. – Val è in pericolo”.

“Do…dov’è?” chiese il mezzo spettro, guardandosi intorno.

“E’ entrata in un albergo, ma Thantalos l’ha seguita” Mourn indicò l’edificio in cui si era nascosta la guardiana. Era evidente che, al suo interno, stava succedendo qualcosa: i ruggiti del demone facevano tremare il palazzo.

“ACCIDENTI! – Esclamò Gustav, guardando dall’alto il caos che aveva provocato Thantalos. – Penso che il nostro polipone si sia accorto che Val era fuori casa”.

“Deve aver percepito la presenza della reliquia. – Ipotizzò Chris, mentre con la coda dell’occhio vedeva la sottile figura di Andrew che entrava in un albergo. – Dobbiamo sbrigarci: c’è una battaglia in corso” fece atterrare tutti, e indicò la via da seguire.

Intanto, nell’edificio, Andrew era riuscito a intercettare Thantalos prima che potesse catturare la guardiana.

“LASCIALA IN PACE! - Ordinò, bloccando il demone con la forza delle quattro braccia di Destroy e cercando al contempo di non farsi afferrare da uno dei tentacoli. – SCAPPA VAL!” la guardiana obbedì, anche se con un po’ di rammarico.

“E’ tutto inutile. – Thantalos riuscì a liberarsi dalla presa di Andrew, e lo agguantò con un braccio. – La morte vi prenderà tutti”.

“NON AVERE FRETTA” lo interruppe Georg, attaccandolo con una sfera di energia psichica. Non ebbe un gran effetto, ma almeno liberò il mezzo spettro che, sotto ordine del telecineta, partì alla ricerca della guardiana.

“Sei più brutto di quello che pensavo” disse Chris, sghignazzando.

“E tu chi sei? Hai uno strano odore: sangue e carne putrida” domandò Thantalos, mostrando per la prima volta un sentimento.

“Tesoro, non offendermi” lo stregone fece comparire sui guanti delle lame, e gli altri ragazzi si prepararono allo scontro.

Cacciando nel profondo la curiosità per quel nuovo elemento del gruppo, Thantalos emanò di nuovo la sua nebbia mortale che corrose il pavimento e le pareti vicino.

“Ah no, non questa volta” esclamò Georg, circondando con una barriera l’intera nube che poi fu congelata da Bill. A quel punto, Tom e Gustav attaccarono direttamente il demone.

“Vermi schifosi” commentò il mostro, liberandosi dal ghiaccio. Non sembrava voler continuare a lungo il combattimento, la sua priorità era un’altra, e per questo fece uscire dalla bocca una nube nerastra e viscida che impedì la vista ai ragazzi. Solo Chris riuscì a inseguirlo su per i piani, e lottò a mani nude contro i suoi tentacoli sporcando di sangue i suoi bei guanti. Dopo aver salito due piani, lo stregone era riuscito a strappare due dei preziosi arti del mostro.

“Se te li strappo tutti, alla fine dovrai fermarti” pensò, poco prima di spuntare all’ultimo piano dell’edificio.

Per Thantalos era molto difficile, muovere tutta la sua mole senza due arti, ma le pareti strette gli davano la possibilità di usare le braccia come leve per poter risparmiare le energie. Quell’ultimo piano aveva meno suddivisioni, rispetto a quelli inferiori, e trovare Val e Andrew fu molto più facile del previsto.

“Te l’avevo detto: non puoi scappare da me” ripetè il mostro, e la guardiana si nascose dietro al mezzo spettro che intanto si era unito con Mourn.

“Non ti permetterò di farle del male” affermò il ragazzo, tenendo aperte le ali, e gli occhi, dello spettro.

“Stupido” sentenziò il mostro, avanzando i tentacoli rimasti.

“GIU’ LE MANI!” esclamò forte Chris, lanciandosi contro la schiena di Thantalos, che iniziò a divincolarsi in modo sgraziato nel tentativo di liberarsi dell’intruso. Un’impresa non da poco, dato che lo stregone aveva usato le lame sui guanti per aggrapparsi alla sua carne.

Pochi istanti dopo arrivarono anche Georg e gli altri che, dopo aver dissolto la nebbia, avevano seguito l’odore di marciume del demone.

“Levati da lì!” consigliò il telecineta allo stregone. Voleva attaccare Thantalos, magari provare a smolecolarizzarlo, ma non ferire Chris.

Prima ancora che qualcuno muovesse un muscolo, il mostro si trasformò in nube e svanì per alcuni secondi. Ricomparve, in parte, in quel piccolissimo spazio tra Val ed Andrew, e lo scontro d’aria fu così forte che il mezzo spettro volò per alcuni metri. La guardiana invece, chiusa in un angolo, restò al suo posto. Fu allora che Thantalos affondò la mano nel petto della donna, e le strappò la reliquia. Svanì subito dopo, gioendo della sua vittoria.

 

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Capitolo 15
*** Il primo incontro ***


Germania, qualche anno prima.

Le giornate del giovane Andrew correvano sempre spensierate, tra le lezioni con Johann e i giochi con gli spettri. Il suo divertimento preferito era correre nei corridoi dell’edificio, inseguito da Ynyr (partecipante attivo) e dagli agenti che volevano sempre fermare le sue scorribande.

“Non mi prenderete mai!” rideva il mezzo spettro, mentre guardava quegli sciocchi tentare di tenerlo a bada. Una cosa molto difficile, visto che a Andy piaceva andare in giro nella forma spettrale.

Era raro che il gioco terminasse per volontà del ragazzino, perché di solito dovevano intervenire gli altri; ma un giorno le sue gambe si fermarono spontaneamente, quando percepì alle sue spalle una nuova e inquietante presenza.

“Ma quanto sei carino. – Esclamò quella persona. – Non avrei mai pensato di vedere un vero mezzo spettro” era un uomo molto alto, con le labbra e gli occhi neri che contrastavano con la pelle bianca, vestito in modo elegante.

Andrew, un po’ intimorito, ritornò alla forma umana e assunse una posizione difensiva; la cosa sembrò dispiacere allo sconosciuto.

“Oh no, ti prego: non nasconderti dietro sembianze umane. – Lo implorò, piegandosi sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza. – L’umanità è una così brutta cosa” sorrise, ma non riuscì a convincere del tutto il mezzo spettro.

“CHRIS MOTIONLESS! – Esclamò forte Johann, dal fondo del corridoio, aveva aperto le braccia in segno di saluto. – Quale onore avervi qui” si avvicinò, e fece un profondo inchino.

“Non siate così informale Johann. – Replicò lo stregone. – Sapete quello che penso su queste cose, e non osate chiedere scusa”.

“Abitudini dure a morire” il medium ridacchiò, sbuffando un paio di volte dalla tuta.

“Ho saputo, che avete dei problemi con uno dei prigionieri. – Disse Chris, cambiando discorso. – Vorrei pensarci io, se a voi sta bene”.

“Certo. – Acconsentì Johann, che poi si scostò indicando la strada con la mano. – Per di qua”.

Nel parlare, i due si erano completamente dimenticati di Andrew che, incuriosito da quello strano personaggio, inseguì il mentore e gli tirò il braccio un paio di volte costringendolo a fermarsi.

“Chi è quello?” chiese, inclinando un poco la testa.

“E’ uno stregone, mio giovane allievo. Un caro amico, che mi ha insegnato molte cose, quando ero più giovane” rispose il medium.

“Me è impossibile! – Lo contraddì il mezzo spettro. – Senza offesa, ma mi sembra un po’ troppo giovane per essere stato il vostro maestro”.

“Gli stregoni sono immortali, mio caro; muoiono solamente se qualcuno riesce ad ucciderli. – Spiegò il medium. – Il suo corpo dimostra trent’anni, ma è molto molto vecchio” diede due buffetti sulla testa di Andrew, e raggiunse il nuovo arrivato.
“Scommetto che hai appena avuto un’idea. – Si intromise Ynyr. – Non seguirla”.

Il mezzo spettro si girò verso il padrino, e fece la linguaccia.

“Scherzi? Sono troppo curioso” ribattè, fin troppo determinato ad andare fino in fondo.

La prima cosa che fece fu scoprire quando, e dove, lo stregone avrebbe fatto il suo interrogatorio. Per farlo, si intrufolò nell’ufficio di Johann dove poté leggere sulla grande bacheca attaccata al muro l’ora e il numero della sala. Dovette aspettare che lo stregone iniziasse, per evitare di essere scoperto da lui o da Johann, e dieci minuti dopo l’ora stabilita il mezzo spettro uscì dalla sua camera in tutta fretta. Potendo attraversare i muri, gli ci vollero solo cinque minuti per raggiungere la sala, ma dovette fare molta attenzione a non essere intercettato da Johann. Pensava che avrebbe visto il solito colloquio, e invece quando entrò vide la scena più agghiacciante della sua vita. Il demone, una creatura grande e grossa per la cui cattura erano stati necessari ben sette agenti, era stato inchiodato al muro e aveva dei grandi lividi su tutto il corpo. Soprattutto il viso, che era diventato viola per i colpi ricevuti. Il mezzo spettro si guardò intorno, pensando che nella sala ci fossero gli agenti che avevano contribuito alla cattura del demone; invece c’era solo lo stregone, armato di guanti in ferro insanguinati.

“E’ stato lui, da solo?” sentenziò nella sua mente il ragazzino, restando nel suo cono d’ombra dove nessuno lo poteva vedere. Quello spettacolo gli stava facendo venire i brividi.

“Allora, ormai dovresti cominciare a sciogliere la lingua. - Disse Chris al demone, che rifiutò come aveva fatto da quando era cominciato il suo interrogatorio. – Bene, allora dovrò passare a cose più drastiche” si avvicinò, infilando a forza la mano nella bocca del demone; ne afferrò la lingua e la strappo di netto.

Il mostro urlò, per quello che gli era possibile, vomitando sangue e bile. Andrew non potè far a meno di farsi scappare un gemito di disgusto, e Chris, che aveva le orecchie fini, lo sentì.

“Torno subito. - Disse al mostro, e con decisione infilò la mano nel muro proprio nel punto in cui Andrew si era nascosto; gli prese il polso e lo costrinse ad uscire. – Ciao pupetto” lo salutò, ma non sembrava arrabbiato anzi: sembrava gli piacesse che qualcuno fosse venuto ad assistere.

“Abbiamo uno spettatore. – Esclamò lo stregone, ritornando dal demone. – Vedi di non urlare, o lo spaventerai”.

Approfittando del momento di riposo, la creatura superò il dolore che stava provando per liberarsi dai chiodi che lo tenevano imprigionato; schivò lo stregone e saltò verso Andrew.

“Ah!” strillò il mezzo spettro, spaventato dalla fontana di sangue che usciva dalla bocca del mostro.

“NO! NO! NO! - Esclamò Chris, afferrando il demone per la coda prima che potesse far del male a Andy. -  Non ci si comporta così”.

Con una forza sovrumana, lo stregone tirò a se la creatura, e gli spezzò il bacino per impedirgli di muoversi ancora. Dopodiché, tirò fuori un coltello, con un taglio netto gli aprì a libro la coda e vi infilò dentro la mano per tirar fuori l’osso che poi tagliò all’altezza del bacino.

“Così impari” asserì, leccandosi il sangue dalle dita. Poi guardò il mezzo spettro, pietrificato dall’orribile scena cui aveva assistito. Gli si avvicinò, gli prese il volto con la mano insanguinata e gli disse

“Sei proprio carino”.

 

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Capitolo 16
*** Androide ***


“VAL! VAL!” ripetè più volte Chris, stringendo a sé il corpo della guardiana. Lo stregone si era fiondato sul corpo della donna non appena Thantalos si fu dileguato; un’azione che solo Andrew, l’unico cui era stato concesso di sapere del loro passato, potè comprendere a fondo.

“Questa poi” bisbigliò Georg, mentre osservava Chris arrendersi al fatto che, ormai, aveva perso l’unica amica.

“Mi dispiace davvero, io…” si scusò Andrew, seduto per terra.

“Credi che ti basti questo? – Gli chiese lo stregone, rialzandosi; il suo volto era incupito, e teso. – Una scusa, e tutto tornerà come prima vero? Bhè non siamo nel mondo dei sogni: questa è la realtà, e tu hai appena fatto una grossa cazzata!” si avvicinò pericolosamente al ragazzo, ma Gustav e Tom si intromisero.

“Non è colpa sua: è stata Val a seguirlo” gli ricordò il signore dell’elettricità.

“C’è di buono che Thantalos si è scordato di portar via il corpo” osservò il telecineta, cercando di guardare il lato “positivo” della faccenda.

“Oh certo, e per questo ora possiamo tutti dormire sonni tranquilli. – Dedusse ironicamente lo stregone. – Allora forza! Andiamocene a casa, e dimentichiamoci del fatto che un mocciosetto ha appena permesso al peggiore di tutti i demoni di fare un passo avanti nella riuscita del suo piano!” non aveva preso neanche una pausa per respirare.

“NON HO DETTO QUESTO!” obiettò Georg, spostando involontariamente alcuni dei mobili.

“E INVECE LO HAI FATTO!” ringhiò Chris.

“ADESSO BASTA! – Si intromise Bill, espirando aria gelida. – Non abbiamo tempo da perdere in cretinate del genere” ordinò, tenendo le braccia larghe per separare i due contendenti. A sostegno delle sue parole, per fortuna, intervenì il suono delle sirene della polizia che costrinse l’intero gruppo al ritiro (non prima di aver recuperato il corpo di Val).

Per scappare non scesero le scale: sfondarono il soffitto e fuggirono volando, incuranti del fatto che i poliziotti (e soprattutto uno) potessero notare le loro ombre.

“Di nuovo loro” pensò il comandante Lower, riconoscendo le figure che si stagliavano nel cielo. Ancora una volta, si maledì per non essere arrivato in tempo.

E mentre il gruppo tornava a casa, in parte sconfitto, nel suo rifugio Thantalos aveva preso atto del terribile errore che aveva commesso: aveva dimenticato di portare con sé il corpo della Guardiana. La cosa lo aveva fatto imbestialire, soprattutto perché sapeva che la colpa era solo sua: aveva lasciato che la foga della battaglia, e quel nuovo arrivato del gruppo, gli facessero perdere di vista l’obiettivo principale. Preso atto di questo, la preziosa reliquia che teneva fra le mani non gli sembrava più così importante.

“Perdonami, padre” pensò, per poi sfogare tutta la sua rabbia in un grido.

Una volta ritornati alla base, questa volta fu Chris a lasciare i ragazzi da soli. Non aveva proferito parola, durante il volo, anche se continuava a lanciare occhiatacce al mezzo spettro, e appena atterrato lasciò intendere a tutti che non voleva essere interpellato. Sparì di corsa dall’hangar, portando con sé Val.

“Sono stato uno stupido. – Si criticò Andrew, a testa bassa. – Non avrei mai dovuto permetterle di seguirmi” sospirò, dando ragione a ciò che gli aveva detto lo stregone poc’anzi.

“La colpa è di tutti noi” cercò di consolarlo Georg, posando una mano sulla sua spalla.

“FINALMENTE SIETE TORNATI! – Gridò Abraham, correndo a gran velocità verso di loro. – State bene?” insolitamente non li aveva sgridati.

“Abbiamo qualche graffio, ma per il resto siamo a posto” constatò Gustav.

“E’ il morale ad essere un po’ a terra. – Aggiunse Tom, guardando verso il mezzo spettro. – Abbiamo fatto il possibile”.

“Lo so bene, e anche se abbiamo avuto una grossa perdita non ve ne faccio una colpa. Thantalos è un demone terribile, ma anche se abbiamo perso una battaglia non vuol dire che non riusciremo a vincere la guerra” convenì l’uomo pesce, tralasciando la rabbia che aveva provato, quando era venuto a sapere che i ragazzi erano usciti senza il suo permesso. Un sentimento che si trasformò in preoccupazione e paura, alla notizia della comparsa di Thantalos.

“Possiamo riparlarne, per favore? – Domandò Andy. – Vorrei solo…” nemmeno lui sapeva cosa volesse fare, a parte concludere la conversazione in fretta.

“Ma certo” acconsentì Abe, congedando il gruppo.
“Faresti meglio a farti controllare da Nahila, prima di andare in camera. - Consigliò Devian al mezzo spettro. – Hai preso un bel colpo, e potresti avere una commozione cerebrale”.
 
“Va bene” acconsentì mestamente il ragazzo.
 
“Finalmente sei venuto a farmi visita! - Gioì la dottoressa quando vide entrare il ragazzo nel suo studio. – Come stai?” gli domandò, nonostante avesse già attivato la vista a raggi ics.

“Sconfitto, e ho battuto la testa” rispose Andrew, indicando la fronte sanguinante.

“Una bella botta. – Commentò Nahila, mettendosi subito a curare la ferita. – Ma a queste cose si può riporre rimedio, anche se ti anticipo che avrai un bel livido per qualche giorno”.
“Magari potessi aggiustarmi il morale così facilmente”.

“Purtroppo non so come si aggiustano i cuori spezzati. – Disse Nahila, un po’ triste perché non poteva aiutare di più il ragazzo. – Potresti cominciare col parlarmene, anche solo per sfogarti un po’” sistemò la sedia più vicino al ragazzo, pronta all’ascolto.

“Quello che è successo a Val… è solo colpa mia. Volevo solo prendere una boccata d’aria, e invece lei ha insistito per venire con me; avresti dovuto vederla: si è impuntata e non riuscivo a muoverla. Così mi sono fatto convincere, ma se fossi rientrato non sarebbe accaduto nulla. Ora Chris è imbestialito con me, e non vuole saperne delle mie scuse”.

“Perché non c’è nulla di cui tu debba scusarti! – Ribattè Nahila, prendendo le mani del ragazzo. – E’ vero, forse Thantalos non avrebbe preso la reliquia se tu non avessi deciso di uscire, ma probabilmente così doveva essere. Sai com’è no, la cosa del destino, che certe cose devono succedere e basta? Niente è ancora perduto, e tu non devi sentirti così. Per quanto riguarda Chris, io credo che se gli parli al momento giusto saprà ascoltarti”.

“Lo pensi davvero?” chiese Andrew.

“Certamente! – Affermò la dottoressa. – Quello che ti posso consigliare, ora, è di stenderti sul letto e rilassarti un po’. Vedrai che tutto si aggiusterà”.

Rincuorato un poco dalle parole di Nahila, Andrew si concesse un po’ di riposo nella sua camera ma, non riuscendo a prendere sonno perché ancora preso per la questione aperta con Chris, invocò Mourn e gli chiese di scoprire dove fosse lo stregone. Allo spettro ci volle un po’, perché dovette girare quasi tutto il complesso, ma alla fine era tornato con la risposta desiderata dal ragazzo.
“E’ nella sala di allenamento. Ma sta attento: è arrabbiato”
 
“Grazie”.

Così, armatosi di coraggio, Andy usò la forma spettrale per introdursi, non visto, nella grande sala. Come aveva detto Mourn, lo stregone era ancora molto adirato e stava sfogando tutta la sua rabbia su un fantoccio da lui creato. L’ultimo di una lunga lista di caduti, tutti con la faccia spappolata a suon di pugni. Alcuni erano stati persino brutalmente mutilati. Per terra, e addirittura sull’alto soffitto, c’era la viscida sostanza giallastra che fungeva da sangue alle marionette.

“Oh merda” pensò il mezzo spettro mentre osservava Chris fermare i suoi pugni. Aveva percepito la sua presenza, nonostante fosse nella zona d’ombra.

“Proprio non lo perdi il vizio, eh? – Si girò verso il mezzo spettro, mostrando le iridi rosse, e la bocca nera lorda di liquido giallo. – Che ti passa per la testa: vuoi morire, o sei così attratto da me da non riuscire a starmi alla larga? ESCI SUBITO!”.

Obbediente, Andrew uscì dal suo nascondiglio; messi l’uno di fronte all’altro, e con Andy ancora in forma demoniaca (per ogni evenienza), i due sembravano quasi fratelli per quanto si somigliavano.

“Così va bene. – Disse Chris, gettando a terra lo sparring-partner. – Vedo con piacere che stavolta non hai la cavalleria”.

“Non pensavo che ti avrei visto provare un tipo di dolore che non ti facesse eccitare. – Osservò il ragazzo, tralasciando la presa in giro. – Potrei azzardarmi a dire, che tu provavi affetto per lei” aggiunse.

“Non sono affari tuoi, ora vattene”.

“Invece resto qua! – Ribattè Andrew. – Pensi che dica mi dispiace solo per non farti incazzare? Anch’io ci sto male, per quello che è successo, ma ho fatto il possibile per impedire che accadesse”.

“SMETTILA DI DIRLO! – Gridò lo stregone, gesticolando per sfogare il nervosismo. – Lo so, e non ci potevi fare niente”.

“Allora perché ce l’hai con me?”.

“Io non…” si fermò, mordendosi il dito per non continuare a parlare, e il mezzo spettro capì: Chris era adirato con se stesso, e forse anche con Val.

“Allora non sei così insensibile” commentò il mezzo spettro.

“E’ l’unica che mi sia stata amica, e non era nemmeno una persona vera” confessò Chris, ripulendo la sala con un solo gesto della mano.

“Che intendi dire?” domandò Andrew, incuriosito.

Con un cenno, lo stregone invitò il ragazzo a seguirlo fin in camera sua dove aveva approntato un letto per Val che, nonostante si potesse ormai considerare morta, continuava flebilmente a respirare. Avvicinandosi, il mezzo poté constatare che lo stregone si era curato di ripulire il corpo dalla polvere; un gesto alquanto inconsueto, ma dolce.

“Guardale dentro, dovrebbe riuscirti facile dal foro nel petto” gli consigliò Chris, e da lì il mezzo spettro potè appurare che l’interno del corpo della guardiana non era come si immaginava: era un miscuglio di organi bluastri, e di ingranaggi.

“Ma cosa…?” balbettò il ragazzo.

“Era un androide, cui era stata data l’essenza di una guardiana deceduta tempo prima. Era stata creata con l’unico scopo di custodire la reliquia, e nasconderne l’aura con i suoi poteri. Viveva in simbiosi con l’oggetto che portava in petto, e ora è solo un guscio vuoto che respira solo in virtù della sua natura meccanica. Dovrei spegnerla, distruggerla perfino, ma non ne ho il coraggio” spiegò Chris, accarezzando la guancia della donna.

“Chissà cosa si prova, ad essere così” si lasciò sfuggire Andrew.

“Una volta le chiesi se fosse felice, ma non mi ha ancora risposto”.

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Capitolo 17
*** Valzer di sangue ***


Palazzo degli Arcani, (?) anni prima.

“Quel ragazzo è impossibile da gestire” sibilò un Arcano nei corridoi ad un suo collega, proprio mentre superava Val che, appena uscita da una delle sue noiosissime lezioni sui demoni antichi, non potè far a meno di ascoltare quelle poche parole e ciò che seguì.

“Farebbero bene a cacciarlo dalla congrega, e lasciarlo al suo destino” commentò l’altro, incurante del fatto che ci fosse qualcuno in ascolto.

“Prima o poi succederà: stanno solo aspettando che impari ad usare i suoi poteri senza perdere la testa. Non vogliono che vada in giro, a far del male agli umani”.

“Presto, mi auguro”.

Val fermò il proprio passo, poiché ormai era arrivata alla porta delle sue stanze, e nel suo petto provò una gran rabbia per quello che era uscito dalla bocca dei due guardiani: parole che nascondevano una gran gelosia.

“Chissà cosa starà facendo” si chiese e, vinta dalla curiosità, tolse la mano dalla maniglia della porta e fece a ritroso la strada; alla ricerca dello stregone.

Chris, la cui risata poteva sentirsi fin dal corridoio, era nel grande salone. Stava ballando al centro della sala, sotto una pioggia da lui stesso evocata. Rossa, calda e viscida, aveva reso scarlatto il pavimento cristallino. Lui indossava la sua solita giacca lunga e nera, ma non aveva calato sulla testa l’ampio cappuccio così anche i capelli avevano assunto i toni del rosso e gli schiaffeggiavano la faccia ogni volta che faceva una piroetta. Ogni tanto cantava persino. Sembrava un bambino, per quanta gioia stesse esprimendo in quella danza macabra, e per un istante l’Arcana provò un senso di tenerezza mescolata al calore; sebbene lei non sapesse come chiamare quel tipo di sentimento.

Con molta precauzione, Val richiuse la porta, e si sedette sul pavimento freddo (in uno di quei pochi punti in cui la pioggia non era arrivata) a guardare lui.

“Ti piace lo spettacolo?” le chiese lo stregone, e lei annuì entusiasta desiderando di poter partecipare. Fu proprio perché aveva avvertito quel desiderio che Chris, con alcuni passi di danza, le si avvicinò e la invitò a ballare porgendole la mano con molta eleganteria. Nonostante non le avessero mai insegnato alcun tipo di danza, l’Arcana accettò e prese la mano dello stregone. Entrambi i loro palmi erano freddi, riscaldati dalla strana pioggia.

“Non dovrebbe esserci della musica?” domandò la ragazzina, seguendo il partner fino al centro della sala, incurante del vestito (e dei capelli) che si stavano sporcando.

Lo stregone schioccò le dita e in un angolino del salone, al riparo dalla pioggia, comparve una piccola orchestra di soli strumenti che intonò una melodia adatta ad un valzer. I due, l’uno di fronte all’altra, si inchinarono e poi Val si lasciò guidare dallo stregone che, avendo capito che lei non sapeva danzare, scelse una combinazione di passi non troppo elaborata per far sì che la guardiana non dovesse mai abbassare lo sguardo.

“Una bestia come te, che riesce a fare cose così…normali?” chiese la ragazza, senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi nero pece del partner.

“Ti sembra normale? Uno stregone e un’androide che ballano sotto una pioggia rossa. Non pensavo che, per te, fosse una cosa da tutti i giorni” rispose Chris, facendole fare una giravolta.

“Non sorprenderebbe tanto, se al tuo posto ci fosse qualcun altro. – Puntualizzò l’Arcana. – Se non sapessi chi sei, direi quasi che mi stai corteggiando”.

“Sarebbe uno scandalo? Uno come me, che non proverà mai un sentimento come l’amore; e tu, una persona creata artificialmente” lo stregone si scostò dal centro della sala, portando lei con sé.

“Uno scandalo, sì, ma molto divertente” Val rise, al solo pensare a quale sarebbe stata la reazione di tutta la congrega.

“Non sono io stesso un peccato: un mostro, rigurgitato dall’Inferno? – Domandò Chris, fermando la musica, la danza, e la pioggia. – Da quello che so, qua dentro tutti mi considerano un abominio”.

“Un peccato mortale, ma di certo non un mostro” ribattè la guardiana, scostando una ciocca di capelli dalla fronte dello stregone.

“Prima mi hai chiamato bestia”.

“Stavo solo scherzando, so quanto ti piacciono questi nomignoli. – Val sospirò. – Loro vorrebbero che tu te ne vada da qui, il prima possibile”.

“Nemmeno io sono contento di questo posto: troppe regole, e sguardi di rimprovero. - Confessò il ragazzo. – Aspetto solo che, barba lunga, mi dia il via” stava riferendosi all’Arcano con cui aveva parlato in prigione, e che gli stava facendo da maestro.

“Mi mancherai” disse la guardiana.

“E tu a me” Chris le fece il baciamano.

Lo stregone lasciò la congrega pochi mesi dopo. Senza dire niente a nessuno, aveva preso poche delle sue cose ed era uscito in tarda notte. Non lasciò nulla, solo un biglietto che fece passare sotto la porta di Val che, svegliatasi di soprassalto, lesse quelle poche righe e corse in tutta fretta verso la porta. Quando arrivò, Chris ormai era lontano all’orizzonte, troppo per poterlo raggiungere.

“VEDI DI RESTARE VIVO! – Gridò la ragazza, con tutto il fiato che le permettevano i suoi polmoni. – VOGLIO VEDERTI DI NUOVO!”.

Chris si girò, e si fermò un istante a vedere quel puntino viola sulla grande porta; poi salutò con la mano, promettendo di non deludere l’amica.

​NOTA AUTRICE: il punto interrogativo all'inizio non è un errore. L'ho volutamente inserito, per enfatizzare il fatto che non si sa quanti anni abbiano di preciso Chris e Val.

 

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Capitolo 18
*** Mystic ***


Per la prima volta nella sua esistenza, il cuore di Chris fu percorso dal dolore che si prova quando si perde una persona cara. Quel senso di vuoto, abbandono, e rabbia, che non aveva provato nemmeno nel momento che era seguito all’uccisione del padre. Era una cosa nuova, perché di solito gli stregoni non concepiscono sentimenti del genere, e nemmeno avrebbe saputo descriverlo ad un’altra persona. L’unico modo in cui avrebbe potuto esprimersi, sarebbe stato quello di dire che gli faceva male vedere Val ridotta come un vegetale.

Non riuscendo a sopportare quella vista, seppur incerto su dove andare, lo stregone lasciò la sua camera e si incamminò per i corridoi del Bureau. Tutti quelli che passavano lo salutavano con un cenno della testa, ma lui non ci fece alcun caso.

“Siamo sovrappensiero?” gli domandò Nahila, raggiungendolo da dietro; come sempre, stava indossando il camice da lavoro.

“Stavo solo…riflettendo, su quale potrebbe essere la prossima mossa del nemico. – Inventò Chris, anche se la sua iniziale indecisione lo aveva tradito. – Ha la reliquia, ma non il corpo, e chissà come deciderà di agire”.

“Oppure stai soffrendo per quello che è successo alla tua amica, vero?” suppose a ragione lei.

“Devo proprio scoprire come funzionano i tuoi occhi” ironizzò lo stregone, sconfitto.

“Faresti meglio ad aiutare i tuoi compagni di squadra, prima. - Si raccomandò Nahila, sfiorandogli la punta del naso col dito. – Sono nella Biblioteca, ti consiglio vivamente di andare a vedere cosa stanno combinando”.

Seguendo le parole della dottoressa, lo stregone raggiunse la grande sala custode di tutto il sapere del Bureau.

“Quindi Val era…è un androide?” sentì dire fuori dalla porta, dalla voce gli sembrava che fosse Tom a parlare.

“Esatto, anche se è difficile da credere. Io stesso, pur avendola vista, ho avuto difficoltà a capire” rispose la voce di Andrew.

Fu allora, per fermare i discorsi sull’amica, che Chris entrò aprendo la grande porta. Al suo ingresso, tutti gli occhi si concentrarono su di lui; in attesa di una sua mossa.

“Avete bisogno di una mano?” domandò, dopo un sospiro.

“Se vuoi rovinarti gli occhi, prego: c’è posto per tutti. – Acconsentì Georg. – Stiamo cercando un qualunque modo per sconfiggere Thantalos”.

“Sempre meglio che decompormi nella mia camera” accennò a uno scaffale, sotto al quale si sedette dopo aver preso un libro. Aveva appositamente scelto un punto da cui poter osservare tutti con la coda dell’occhio.

Nonostante la marea di libri contenuti in quegli scaffali, non c’era nulla in quelle pagine che potesse aiutare i ragazzi a capire come poter sconfiggere il demone Thantalos; persino trovare delle informazioni su di lui si rivelò impossibile. Sembrava che la loro ricerca fosse tutta una perdita di tempo, fino a che da uno degli scaffali più alti non cadde un libro rilegato in vecchia pelle marrone con il titolo marchiato a fuoco.

“Arcani”.

Georg, il più vicino, lo raccolse aprendolo involontariamente alla pagina in cui erano raffigurati alcuni dei custodi conosciuti della reliquia. Il contenuto del testo gli fece aggrottare la fronte, destando l’attenzione di Gustav.

“Qualcosa di interessante?” chiese il biondo.

“Curioso. – Si limitò a commentare il telecineta e tutti, persino Chris, fermarono la loro ricerca per ascoltare quello che avrebbe detto di lì a poco. – Chris, cosa sai di preciso su Val?”.

“E’…era, la custode della reliquia. Un androide creato con l’essenza di un’Arcana deceduta anni prima” rispose lo stregone.

“Ma sapevi che non era l’unica guardiana?”.

“No affatto. – Replicò Chris. – Mi hanno sempre detto che lei era l’unica”.

“Qua dice che non è così. – Georg iniziò a leggere il testo. – Sebbene gli Arcani siano maestri nell’arte della magia bianca, il potere negativo della reliquia era tale da consumare velocemente il corpo del custode. Ciò ha portato a un susseguirsi di Guardiani”.

“Ma…”

“In teoria non ti hanno mentito: Val era l’unica…non organica” osservò Tom, mentre lo stregone aveva cominciato a fare avanti e indietro grattandosi con ansia la testa.

“Che ti prende?” chiese Bill.

“Non mi sembra il caso di farne una tragedia” aggiunse Andrew.

“Invece è proprio una tragedia. – Ribattè Chris, fermando i piedi. – Ci sono arrivato da poco, ma a Thantalos serviva il corpo di Val per il legame che aveva creato con la reliquia. Il portale ha bisogno di qualcosa che lo tenga aperto abbastanza a lungo, per permettere a un demone delle dimensioni di un Ogdru-jahad di passare, e il corpo di un custode è lo stabilizzatore perfetto.

Non ci sarebbero stati problemi, se Val fosse stata l’unica, ma visto che non è così Thantalos potrebbe prendere un corpo qualunque dei precedenti guardiani”.

“Cazzo. – Lamentò Gustav. – Se il polipone ci arriva, saremo in guai seri”.

“Purtroppo è furbo, non ci vorrà molto prima che trovi la scappatoia. – Osservò con rammarico Georg. – E con paparino in libertà, fermare la fine del mondo sarà un’impresa impossibile”.

“Potremmo chiedere a mammina di darci una mano. – Suggerì Chris. – In fondo, ha fatto un figlio col signore degli spettri proprio per fermare il primogenito psicopatico”.

“La Morte non ci aiuterà mai” lo contraddì Andrew, il cui viso si illuminò subito dopo per l’idea che gli era venuta.

“NON PROVARCI NEMMENO! – Gli intimò subito Bill. – Fai sparire subito quell’idea dalla tua testolina”.

“Ma il Re degli spettri è l’unnico in grado di darci una mano. – Ricordò il mezzo spettro. – E con l’incante…”

“NON ACCAMPARE SCUSE”.

“Però non ha tutti i torti. – Si intromise Chris, dopo aver vagliato le possibili alternative. – E’ la nostra unica chance di vittoria, e lui è l’unico che può procurarcela”.

“Allora è deciso! Andrò subito a far visita a sua maestà” esclamò Andrew.

“Ti accompagno io, per sicurezza” si propose lo stregone, battendo il pugno sul petto, tuttavia il mezzo spettro ribattè.

“Non ho bisogno della balia”.

“Lo so bene, ma i tuoi amichetti mi ammazzerebbero se tu non tornassi vivo dalla gita. In fondo ti ci sto mandando io”.

“Poco ma sicuro” disse Gustav.

“Visto?” Chris sogghignò, e Andy sbuffò.

I due raggiunsero il regno degli spettri, direttamente da un portale creato nella biblioteca. Tutto era come sempre: tetro e desolato. La valle dove abitava il Re, invece, era un brulichio di spettri che andavano in qua e in là per i colli.

“Chi siete voi?” domandò uno di loro a Chris e Andrew.

“Vogliamo conferire col Re, subito!” riferì lo stregone, a voce alta per farsi sentire da tutti.

“Chi osa disturbarmi? – Tuonò una voce lugubre, parlando in una lingua antica che ormai solo gli spettri più arcani conoscevano. – Fatevi vedere!”.

Liberata la via, i due avanzarono fin davanti al trono del Re: un essere gigantesco, col volto squamoso e rugoso quasi di drago. La pelle non era bianca e sottile, ma ambrata e spessa come resina seccata al sole.

“Siamo qui per…” esordì Andrew, ma il Re lo bloccò subito.

“Conosco il motivo che vi ha fatto venire fin qui, ma non lascerò il mio comodo trono per dare una mano agli umani. – Protese un poco in avanti la testa. – Né ho alcuna intenzione di legarmi ad un impuro mezzosangue”.

“Tu non comprendi: se Thantalos arriva qui, non avrai più un trono su cui sederti” tentò di spiegare Chris.

“NON MI INTERESSA!”

“Andrò io, padre” annunciò una voce dietro al gigante. Un demone umanoide, i cui occhi erano attorniati da rombi neri come i capelli folti e le labbra: il principe degli spettri, Mystic; un volto fin troppo famigliare per Andrew.

“TU!”.

Mystic si limitò a fare l’occhiolino.

“Non perderai il tuo tempo con questi moscerini, figlio mio” affermò il Re, sbattendo il pugno sul bracciolo della seduta.

“Sono io a decidere! – Ribattè il principe. – E poi, ho un conto in sospeso con quello” mostrò una mano, piena di cicatrici e mancante delle ultime due dita.

“Pronto, ci possiamo sbrigare? – Si intromise Andrew, spazientito. – Il mondo è in pericolo”.

Mystic si avvicinò al mezzo spettro, che rimase immobile non senza un po’ di timore.

“Dovresti riuscire a sopportare la mia presenza” disse girandoci intorno come un avvoltoio. Poi, da dietro, gli coprì gli occhi facendogli venire i brividi.

“Non gridare, odio i piagnucoloni” gli sussurrò all’orecchio, mentre il legame tra loro già si stava creando.
 

 

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Capitolo 19
*** La cripta ***


“NO! NO! NO!” ringhiò Thantalos, al centro della grande rampa del tempio del Sole del Perù.

Nonostante non avesse con sé il corpo della custode, si era ugualmente recato sul luogo del rito per provare a sciogliere il sigillo che imprigionava il padre. Ogni tentativo era culminato in un fallimento: senza la guardiana, si apriva solo un minuscolo spiraglio (troppo piccolo per far passare un dio della distruzione) che si richiudeva quasi subito.

“Maledizione” imprecò di nuovo il mostro, ora che era così vicino alla meta tutto rischiava di andare in fumo per un insignificante ammasso di carne.

“I custodi. – Sussurrò la voce dell’Ogdru-jahad, l’unica parte di lui che, al momento, poteva arrivare nel mondo degli umani. – La cripta”.

“Come?” domandò Thantalos, arrestando un istante il suo tormento e aprendo bene le orecchie.

“Non c’è un solo custode” rispose suo padre, sussurrando sempre più flebilmente fino a sparire.

“La vostra saggezza è infinita, padre. – Ringraziò il demone, sogghignando mentre si inchinava all’aria. – Troverò quella cripta, e trafugherò ogni singolo cadavere”.

Nel frattempo, al Bureau…

“Andy! Che ti è successo?” aveva chiesto Gustav, non appena il mezzo spettro e lo stregone erano tornati dal mondo degli spettri. Stava riferendosi ai rombi neri che erano apparsi attorno agli occhi del ragazzo.

“Non abbiate timore, sta benissimo” rispose Mystic tramite Andrew, e gli altri non capirono il motivo per cui stesse parlando in terza persona.

Fu Chris a spiegare.

“Paparino ha gentilmente rifiutato la nostra richiesta di aiuto, così lo ha fatto il principino al suo posto. Vi presento, si fa per dire, Mystic che ha creato il legame con Andrew e si è momentaneamente fuso con lui per passare di qua”.

“Quel principe degli spettri, quello delle leggende? – Domandò Georg. – E ora lui sarebbe dentro di lui?”

“Esatto, ma vorrei che ora se ne uscisse dal mio corpo. – Esclamò Andy, proprio lui. – Ora che il legame è fatto, può andarsene in giro come vuole”.

“Mi sembra giusto. – Concordò Mystic, uscendo dal mezzo spettro e riapparendo in carne e ossa accanto a lui. – Buongiorno a tutti, è un piacere conoscervi”.

“Salve”

“Ciao”

Salutarono in coro i ragazzi, studiando un po’ dall’alto in basso il principe. In quel momento le porte della sala si aprirono, e ne entrò Abraham, tutto trafelato.

“Ci sono delle novità! - Esclamò, senza accorgersi della nuova presenza perché teneva la testa bassa. – Abbiamo rilevato picchi di energia in Perù, al…” la lingua gli si bloccò in bocca, quando finalmente i suoi occhi si accorsero di Mystic.

“Salve, signore” salutò il principe.

“Buon Dio, ma lei è… - L’uomo pesce arretrò di un passo, e si inchinò. – Principe, quale onore” il fatto che conoscesse la sua identità stupì persino il futuro re degli spettri.

“Strano, che lei sappia chi sono io. Non mi faccio vedere su questo piano…da secoli ormai”.

“Ha un lobo frontale che gli concede alcune capacità telepatiche” spiegò in tutta fretta Tom, e il principe inclinò leggermente la testa da un lato accompagnandolo ad un flebile “mmh”.

“Dove sono stati rilevati, i picchi di energia?” fece Georg, per riprendere il discorso.

“In Perù, tra le rovine del Tempio del Sole. – Riferì l’uomo pesce. – Ancora non si sa chi…”

“E’ Thantalos. – Sentenziò Mystic, interrompendo Blu prima ancora che potesse dire la sua opinione. – Quel posto è dove deve svolgersi il rituale, e il mio…consanguineo evidentemente sta provando ugualmente a liberare il genitore”.

“C’è qualche possibilità che ci riesca?” domandò Bill.

“Anche se si aprisse un varco, sarebbe troppo piccolo e di breve durata perché l’Ogdru-jahad riesca a passare. Tuttavia quel demone sa che ci sono stati altri custodi della reliquia, lo ha percepito tramite il suo occhio, e potrebbe dire a Thantalos della cripta”.

“Cripta? Di cosa state parlando?” non essendo stato presente, Abraham si era perso la nuova scoperta.

“Val non era l’unica custode della reliquia: ci sono stati altri guardiani. – Gli riferì Chris. – Cadaveri che il polipone potrebbe usare come catalizzatori per il portale”.

“Ma questo è terribile! – Esclamò Blu, portando una mano alla bocca. – Dobbiamo assolutamente impedirglielo”.

“Ma non sappiamo dov’è la cripta” ricordò a tutti Gustav.

“E’ a Roma, sotto il Vaticano” dichiarò Mystic, fermando tutti.

“ROMA??? Dal papa???” disse Chris, forse a voce un po’ troppo alta.

“E’ un problema? – Gli chiese Mystic. – Dovremo andare là comunque, che ti piaccia o no”.

“Vogliamo stare qui, ancora per molto?” si intromise Andrew.

“Ha ragione! – Convenì Abraham. – Preparatevi: partirete immediatamente. Avvertirò Roma del vostro arrivo, mentre siete in volo”.

Poche ore dopo, il jet del Bureau atterrò al centro di Piazza San Pietro, dove ad accoglierli c’era già il Conclave ancestrale: sette Arcani (gli unici sopravvissuti di tutta la specie), riconoscibili dalle toghe simili a quelle di Val. Portavano il cappuccio ben calato sulla testa, così che del loro volto si intravedeva appena la parte inferiore. Sarebbe stato impossibile distinguerli l’uno dall’altro, eccetto quello che aveva dei decori tribali sotto le labbra. Con loro, il Camerlengo del papa: un uomo brizzolato in tonaca nera.

“Benvenuti” li salutarono in coro gli Arcani, inchinandosi. Nelle loro voci c’era qualcosa di insolito.

Anche il gruppo salutò, ad eccezione di Chris che si limitò a fare un cenno con la testa.

“Prego, da questa parte. - Fece il Camerlengo, invitandoli a seguirlo all’interno del palazzo. – Il signor Sapiens ci ha avvertito dell’urgenza della vostra visita”.
Li condusse fino all’interno della basilica, e poi fino all’altare dove si fermò un istante.

“La cripta è qua sotto. – Asserì il Camerlengo, spostando con straordinaria e inaspettata forza l’altare rivelando una scala segreta. – Prego, attenderemo qui il vostro ritorno”.

“Voi non venite, vi fidate così tanto?” domandò Andrew, sorpreso.

 
“Qui la cosa non mi convince tanto”
 
Gli sussurrò Mourn, senza farsi sentire da altri.

“Non ci è permesso entrare” rispose secco il Camerlengo.

 
“Non possono entrare? – Ripetè Destroy, meditabondo. – Ma se questa è casa loro”.
 
Anche Georg e gli altri restarono stupiti dalle parole dell’uomo, glielo si leggeva in faccia, ma come il mezzo spettro preferirono non dilungarsi oltre in discorsi inutili al momento.

Senza dire una parola Mystic, a capo gruppo, discese gli scalini e gli altri al seguito.

A dispetto di quello che si erano aspettati, ossia un mausoleo sotterraneo luminoso e sfarzoso, i ragazzi penetrarono in un luogo di tenebra. Non c’era oro, né marmo, bensì rude pietra grezza e ghiaia sotto i piedi. L’aria era fredda, a causa della forte umidità che abbassava di molto la temperatura già di per sé non molto alta. C’era tanto buio che occhi umani non avrebbero potuto scorgere alcunchè, lì dentro; un problema quasi inesistente, per occhi di demone stregone o spettro.

“Mi immaginavo qualcosa di…diverso” commentò Tom, mentre accendeva le proprie fiamme per dare maggiore visibilità a tutti.

Ai loro lati, comparvero alte statue, belle nonostante fossero fatiscenti e ricoperte di muffa. Nonostante i lineamenti fossero rovinati, era chiaro che rappresentassero degli uomini.

“Chi sono i tipi?” chiese Gustav.

“I precedenti custodi della reliquia. – Rispose Mystic, che anni addietro aveva conosciuto uno dei volti di quelle statue. – Morti tutti a causa del potere negativo dell’occhio. Ah, quanto mi piacerebbe avere un’aura simile” si lasciò sfuggire, ma nessuno lo criticò.

Percorsero il corridoio che li portò ad una sala ovale, dove altre statue in migliori condizioni raffiguravano ancora i precedenti custodi. Ognuna di esse era incastonata in una nicchia, e sotto di essa il feretro che avrebbe dovuto conservarne il corpo. Tuttavia i coperchi delle bare erano stati rotti, tolti dalle bare e accatastati in un angolino vuoto. Dentro le casse erano vuote.

“Merda, ci ha già giocato” commentò Georg, la cui attenzione fu poi rivolta a Andrew e ai gemelli che si erano bloccati a vedere una delle statue.

“Che avete voi tre?” domandò Chris, avvicinandosi.

“I decori di quest’uomo: sono gli stessi che ha l’Arcano che abbiamo visto prima” osservò Bill, toccando la statua e sottolineando i segni tribali con il ghiaccio in modo che tutti potessero vederli.

“Sarà una coincidenza. – Ipotizzò Georg, alzando le spalle. – Magari è un parente”.

“No, è impossibile. – Lo contraddì Mystic, irrigidendosi. – Questa è una trappola”.

Come dei fantasmi, i sette Arcani comparvero all’entrata della sala occludendo l’unica uscita possibile. Avevano abbassato i cappucci rivelando i loro volti, gli stessi raffigurati dalle statue, con l’unica differenza che erano in stato di decomposizione.

 

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Capitolo 20
*** Luce corrotta ***


L’odore che si era diffuso nella sala, all’entrata degli Arcani, era quello della carne in putrefazione: pesante e forte da far venire la nausea.

“Ah, il profumo della morte! – Disse Chris, l’unico cui piacesse quell’olezzo. – Da quanto non lo sentivo”.

“Dovresti dire che fetore, piuttosto! – Lamentò Tom, tappandosi il naso. – Possibile che non l’abbiamo sentito prima?”.

“E’ stato nascosto da un incantesimo. – Ipotizzò lo stregone, squadrando gli avversari. – Dev’essersi dissolto quando sono entrati qua dentro: fino a prova contraria è ancora un luogo sacro, e gli incantesimi di copertura non sono ammessi”.

“A quanto pare, qualcuno ha studiato” meditò Mystic, grattandosi il mento.

“Sì, ma qualcun altro avrebbe dovuto avvertirci” lo criticò Andrew, lanciandogli una brutta occhiataccia.

“Che volete che sia? – Ironizzò Gustav, tanto per cambiare discorso. – Sono solo dei cadaveri. Basterà un soffio di vento, per spazzarli via” e seguendo il filo dei suoi pensieri, lanciò un fulmine per colpire i sette.

In preda alle convulsioni, gli zombie caddero a terra, e il demone del fulmine si atteggiò come a dire “ve l’avevo detto”.

“Ti conviene fare meno lo spiritoso. – Gli consigliò Georg, facendogli osservare che tutti gli Arcani si stavano rialzando senza alcun problema. – Non gli hai fatto nemmeno il solletico”.

“Com’è possibile?”.

“Sono morti: non avvertono il dolore. – Sentenziò Bill, alzando l’armatura di ghiaccio. – Dovremo annientarli, per liberarcene”.

“Devo ricordarmi, che in questo lavoro non c’è niente di facile” si appuntò Gustav.

“Facciamo meno i convenevoli, e togliamoci di mezzo queste zecche” affermò Chris che, afferrato il primo degli Arcani che gli venne sotto mano, ne tempestò il corpo di pugni con i suoi guanti chiodati. Nonostante i colpi penetrassero nella carne, non ne uscì alcun goccio di sangue.

“Vuoi negarmi il piacere di vederti sanguinare? Riuscirò a far piangere le tue vene. – Posò una mano sulla bocca del morto vivente, e in un’antica lingua pronunciò un incantesimo. - Necrolisi”.

Il corpo del Guardiano iniziò ad annerirsi, e a disfarsi strato dopo strato, tuttavia il sortilegio si ruppe prima che lo scheletro diventasse cenere.

“Bella presa per il culo” commentò Chris, lasciando andare il suo nemico per poter rimettersi in posizione di guardia.

“Provo a sistemarli io. – Affermò Georg che, presa la forma demoniaca, smolecolarizzò tutti i non morti tramutandoli in polvere. Tuttavia, come poco prima, la cenere si riagglomerò e i cadaveri tornarono ad essere integri. – Questa sì che è una bella fregatura” commentò il telecineta.

“Cosa possiamo fare? – Domandò Tom, alle prese con un paio di Arcani. – Nemmeno il fuoco li danneggia abbastanza da fermarli”.

“Stessa cosa vale per le arti oscure. - Aggiunse Andrew, rivolgendosi poi a Mystic che non stava facendo niente. – Vuoi muovere il culo, e fare qualcosa, oppure sua maestà è troppo pigro per darci una mano?”.

“Quanta insolenza, in un corpo così piccolo, ma almeno hai le palle per dire quello che pensi” rispose il principe che, ponendosi di fronte al gruppo, con un solo gesto delle mani separò l’energia che muoveva i cadaveri da quei corpi. I Guardiani si accasciarono a terra, e non si rialzarono.

“Avresti potuto farlo prima” lamentò il mezzo spettro.

“Quante storie” rispose Mystic, che si ritrovò ad essere colpito alle spalle dal Camerlengo, che gli trapassò l’addome con una mano.

“Sono passati anni, e anni, ma tu resti sempre un bambino” disse l’uomo, leccando il sangue dalla mano. Dalla voce, non più alterata, era chiaro che l’uomo non era un semplice essere umano: dietro quelle sembianze si nascondeva di certo Thantalos.

“Serve ben altro, per uccidermi” affermò Mystic, arretrando leggermente mentre la ferita già si stava rimarginando.

“Qualcosa che, per mia sfortuna, nessuno di noi due conosce. – Thantalos dette nuovamente vita ai cadaveri che si rialzarono accanto al loro nuovo signore. – Ma conosco un trucchetto, che di sicuro non ti piacerà” un suo cenno, e gli Arcani invocarono un incantesimo con cui crearono una potente fonte luminosa. Una luce di pura magia bianca che, riversata tutta sul principe degli spettri, lo accecò. Di contro anche Andrew, per merito della sua natura spettrale, ne risentì gli effetti: sentì la pelle avvampare, e gli occhi gli bruciavano tanto che avrebbe voluto strapparseli. Georg e gli altri invece, dovettero solo combattere contro una luce troppo forte per i loro occhi.

“Andy!” esclamò Tom, avvicinandosi all’amico per accertarsi delle sue condizioni.

“Questa maledetta luce, ah” gemette Chris, coprendosi gli occhi con le mani.

“Non avresti dovuto metterti di nuovo contro di me” Thantalos minacciò il fratellastro, restando fuori dalla portata del fascio di luce.

“Se non ti fossi messo di nuovo a fare il deficiente, sta pur certo che me ne sarei rimasto volentieri a dormire” ribattè Mystic, sfidandolo e combattendo il dolore provocato dalla magia bianca.

“Tsè” Thantalos batté più volte il piede sul pavimento, spaccandolo del tutto.

L’intero gruppo cadde nel baratro di pietra, atterrando nella sala sottostante. Il volo li stordì così tanto da togliergli la forza di rialzarsi. Gustav, l’unico ad essere rimasto parzialmente cosciente, sentì la risata infernale di Thantalos. Nella nebbia che aveva circondato i suoi occhi, vide la piccola figura del Camerlengo tramutarsi nella gigantesca ombra tentacolare del diavolo.

 

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Capitolo 21
*** Tempio del sole ***


Al loro risveglio non erano più nel baratro oscuro dei sotterranei di San Pietro, ma in quella che sembrava una radura aperta con molti sassi. Erano praticamente ai piedi di un grande tempio, costruito con pietre scure finemente lavorate, e non molto distanti da una grande porta in andesite. Questa stava in piedi, da sola, sfidando la forza di gravità come un alieno sulla terra, sembrando essa stessa qualcosa che non faceva parte del mondo degli uomini. Pareva quasi emanare una propria aura, come se nascondesse qualcosa di invisibile dietro di sé.
Non c’era vento, e anche l’ossigeno entrava a fatica nei loro polmoni. I loro corpi erano pesanti, e i muscoli stridevano nelle loro orecchie.

“Dove siamo?” domandò Georg, con le orecchie che gli fischiavano tanto da impedirgli di sentire la sua stessa voce.

“Ho paura di dirti la risposta” fece Chris, cercando il resto del gruppo a tentoni. C’erano tutti, ma Mystic e Andy erano stati legati a dei pali in legno conficcati nel terreno, ed erano tenuti in scacco dalla luce bianca emanata dagli Arcani.

“Non dovresti essere in grado di batterlo? – Lamentò il mezzo spettro al principe. – Come hai fatto l’ultima volta?”.

“L’altra volta, non aveva degli Arcani ad aiutarlo! – Ribattè Mystic, torcendo il collo nel tentativo di sottrarre almeno il viso alla luce. – L’altra volta, ci ho messo giorni, e ne sono uscito con una mano sfigurata”.

“Di sicuro puoi far meglio di me, perciò spremiti le meningi”.

“Se solo potessi togliermi da questa maledetta luce” commentò il principe.

Thantalos era davanti a un altare, fatto apparire da chissà dove. Stava parlando col proprio genitore, attraverso un piccolissimo buco nel tessuto spaziale, che attirava a sé il vento e lo inghiottiva. Il demone tentacolare teneva le braccia in alto, come gli altri suoi arti, e borbottava parole che si perdevano nel fischio del vento.

“Dobbiamo assolutamente liberarli” ordinò Gustav che, contrastando tutti i dolori che gli stavano lanciando i nervi si alzò e scagliò un fulmine nello spazio che separava gli Arcani dai loro prigionieri.

Disturbati dal loro attuale compito, due dei morti viventi si avvicinarono al gruppo e li investirono con la loro luce. Pur non avendo lo stesso effetto che aveva sugli spettri, il bagliore li immobilizzò e li obbligò a chiudere gli occhi.

“Non crediate di potervi muovere da dove siete. – Affermò Thantalos, mantenendo la visuale sul portale. – Assisterete alla fine del mondo, da lì” si scostò appena, permettendo a loro di intravedere (per quello che potevano) l’Arcano sdraiato sull’altare; e la reliquia che aleggiava nell’aria.

Aveva iniziato il rituale mentre loro erano incoscienti, e il piccolo buco era solo il presagio della voragine che si sarebbe creata di lì a poco.

“Grande padre, cibati di questo Guardiano. – Pronunciò il demone, e il portale si allargò un poco alla volta. – Oltrepassa la soglia, e vieni a comandare in questo mondo”.
L’Ogdru-jahad forzò il velo che lo separava dal piano degli umani, e i suoi tentacoli per primi oltrepassarono la soglia. Solo la loro ombra oscurava il cielo, e ancora la testa non era riuscita ad oltrepassare la soglia.

“Cazzo. – Imprecò Tom sottovoce. – Siamo proprio nella merda”.

Data la tragica situazione, Chris ebbe un’idea che forse avrebbe permesso loro di liberarsi e tentare di fermare il nemico.

“Attenti a non bruciarvi” sussurrò, col fumo violaceo che gli usciva dalla bocca riversandosi sul terreno. A dispetto delle nube grigia, questa si diffuse come un’onda arrivando ai piedi degli Arcani. Risalì su, bruciando e liquefacendo cellule e tessuti.

“Aah” lamentarono i Guardiani, costretti a terra per la mancanza di un sostegno.

La luce si spense e il gruppo, libero da ogni vincolo, si rialzò.

Gustav si lanciò verso i Guardiani che stavano tenendo in stallo Andrew e Mystic, e li attaccò con una potente elettrosfera che li fece stramazzare a terra.
“Finalmente. - Esultò il principe che, liberatosi dai vincoli, strappò l’energia motrice dei suoi carcerieri e se la mangiò. – Stavo morendo di fame”.

“Sta arrivando l’Apocalisse, e tu pensi al tuo stomaco?” domandò Andrew allibito.

“Quanto rumore, per nulla”.

Mentre i due spettri venivano liberati, il signore dei ghiacci era scattato e aveva preso la reliquia, direttamente davanti agli occhi di Thantalos, prima che l’Ogdru-jahad oltrepassasse del tutto il portale. Il varco si era richiuso immediatamente, e parte del corpo del demone venne amputata e ricadde a terra.

“PADRE! – Gridò Thantalos, rivolgendo poi la propria attenzione a Bill. – Maledetto ghiacciolo” avanzò, mentre il criocineta in posizione d’attacco gli ringhiava contro mostrando i denti e con la coda puntata in avanti. Nella mano destra, stretta al petto, la piccola piramide.

“EHI! – Esclamò Tom, scagliando una pirosfera alla schiena del nemico. – Veditela con me”.

Thantalos di girò, strisciando verso il pirocineta, ma fu costretto da un’ondata di energia di Mystic.

“Dove guardi? – Lo canzonò il principe. – Il tuo avversario sono io”.

“Fin dall’alba dei tempi. – Commentò il demone. – Presto giungerà la tua fine”.

“Dovrai aspettare ancora un po’” si intromise Chris che, dopo essere saltato addosso al nemico, usò la sua forza e la nube acida per strappargli le grandi ali.
“Roaaarh. -  Thantalos si contorse per il dolore, con tanta foga che lo stregone perse la presa e cadde a terra. – Datemi la reliquia!” ruggì, continuando a cercare il criocineta con lo sguardo.

“Tenetelo lontano dall’occhio!” ordinò Georg, assaltando il demone con un argenteo fascio di energia psichica.

Adirato per tutto quel trambusto, il portatore di morte aprì i suoi tentacoli di colpo, e riversò contemporaneamente la sua aura, investendo tutti gli avversari. Dopodiché, strisciò verso Bill con tutti gli arti alzati.

“Dammela!” ripetè.

Il criocineta prese la forma demoniaca, inglobando la reliquia nella sua armatura per avere entrambe le mani libere, e innalzò un muro difensivo per aumentare le distanze. Ma Thantalos non era tipo da farsi fermare da un semplice ostacolo, e distrusse la barriera con la sua nebbia acida.

“Hai finito di giocare? – Domandò, sbattendo i tentacoli ai lati del ragazzo bloccandogli la fuga. – Sono stufo di aspettare”.

 E poi, prima che potesse allungare le mani sul signore dei ghiacci, qualcosa lo colpì, facendolo rimbalzare contro le rovine. Era stato un attacco invisibile, di cui si era percepita solo l’oscura presenza in volo e il suo mandante era una strana figura apparsa dove prima c’erano Andrew e il principe.

Un demone bianco, che al centro dell’addome aveva un buco in cui vi bruciava un fuoco blu. Braccia che si sdoppiavano all’altezza del gomito, corna e protuberanze ossee che partivano dalle scapole. A identificarlo, una mano mancante di alcune dita

Erano di fronte alla reale forma di Mystic.

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Capitolo 22
*** Miracle ***


Era stata questione di un attimo. Un singolo, brevissimo, secondo e si era ritrovato unito a Mystic nella sua forma originaria. Non gli aveva detto nulla, e per questo il processo di trasformazione cui era stato sottoposto il suo corpo lo aveva sorpreso non poco. Alla fine di tutto, lui e il principe erano diventati una cosa sola; e per la prima volta Andrew faceva la parte dello spettro: osservava tutto da un altro piano, distaccato dal proprio corpo che era servito solo per dare concretezza a Mystic.

“E’ arrivato il momento, di farla finita” sibilò il principe, muovendosi come una creatura della notte: sinuoso, e pronto all’attacco.

“Non ci sei riuscito la prima volta, non ci riuscirai nemmeno ora” lo contraddì Thantalos, alzando i suoi tentacoli. L a cresta, irrorata di sangue, divenne rossa scarlatta.

“Voi restate indietro. – Ordinò Mystic a Georg e compagni. – Questi sono affari miei e di testa secca”.

“Chi ti credi di essere? – Ribattè il telecineta a braccia incrociate. – Non ti lasceremo tutto il divertimento” anche gli altri concordavano con lui, nonostante conoscessero il pericolo in corso.

La decisione dei loro occhi era tale che il principe ritornò sulla sua decisione. Si grattò il mento un paio di volte, e poi fece spallucce.

“Se proprio volete combattere, fatelo, ma non intralciatemi. – Si girò verso il demone. – Vedete di tener lontano la reliquia da lui”.

“Ti ucciderò Mystic!” dichiarò Thantalos, lanciandosi verso il principe usando le forti braccia come traino. Ad ogni spinta, il sangue fuoriusciva a zampilli dalle ferite sulla schiena.

L’incontro tra i loro corpi fu un rombo di tuono, e iniziarono una lotta a terra tra calci e pugni. Rotolarono nella polvere per tre volte, e poi si divisero tra le macerie della radura. Fu allora che Bill e Georg intervenirono per immobilizzare il demone, mentre Gustav Tom e Chris lo attaccavano direttamente al volto e alla schiena. Con un balzo, Mystic oltrepassò i ragazzi e atterrò sul fratellastro che, per difendersi, emanò la nube tossica.

“Dietro di me!” ordinò Chris al gruppo, soffiando il proprio fumo acido per contrastare l’avanzata della nebbia.

Nel frattempo, all’interno della nuvola, Mystic aveva preso a mordere i tentacoli di Thantalos nel tentativo di amputarli. Di contro, il demone nemico aveva usato uno degli arti liberi per afferrare lo spettro alla gola.
Mezzo spettro! – Disse telepaticamente il principe a Andrew. – Preparati a chiamare i tuoi amici: avremo bisogno di loro”.

Il principe assorbì la nube tossica tramite la sua pelle, per poter avere il campo visivo libero; e permettere agli altri di avvicinarsi. Dopodichè scaricò parte della propria energia nera sulla faccia di Thantalos. Il demone arcano strillò dal dolore, e per istinto riflesso aprì tutti i suoi tentacoli.
Uno dei suoi arti colpì Bill al petto, spaccando l’armatura nel punto in cui c’era la reliquia.

“NO, MALEDIZIONE!” imprecò il signore dei ghiacci, guardando l’oggetto allontanarsi sempre più per finire tra alcuni sassi.
“TOM! – Chiamò, indicando col dito il nascondiglio dell’oggetto. – La reliquia”.

Il pirocineta si fiondò immediatamente tra le rovine, e prese l’occhio vibrante e luminoso.
STREGONE! – Urlò Mystic, tramite contatto telepatico, a Chris. – Sei capace di aprire il portale?”.
 
Tu vuoi che io… - Blaterò l’immortale, confuso e sorpreso allo stesso tempo. – Che idee ti vengono in mente? Dall’altra parte c’è un Ogdru-jahad, pronto a devastare il mondo, e tu vuoi che gli apra la porta?
Prendi la reliquia, e apri il varco! – Ruggì il principe. – Il resto te lo dirò dopo, somaro!”

Il nomignolo poco carino con cui l’aveva appena additato, fece risalire l’istinto omicida dello stregone.

“Se solo fossimo in un’altra situazione, stai pur certo che ti affetterei più che volentieri” pensò, aprendo e chiudendo le mani per farsi passare la voglia.
Che hai intenzione di fare?
 
Gli chiese Andrew.

“Fidatevi di me! Ma tu chiama i tuoi spettri”.

Il mezzo spettro, anche se un po’ riluttante, fece come gli era stato detto e accanto al demone bianco apparvero Mourn, Destroy e Devian.
Lo ha fatto davvero, incredibile
Commentò Devian.

“Piantatela! – Ordinò il principe. – Destroy, voglio che tu ti unisca a me. Voi altri due, preparatevi ad aiutarci”.
Sicuro, di poter reggere la presenza di ben due spettri?
 
Domandò lo spettro con più braccia.

“Sono il tuo re, e ti ordino di fare quello che ti dico!”
“Va bene, va bene”.
 
Obbediente, Destroy si unì al principe dandogli così la possibilità di disporre di altre braccia e di un’armatura.

“PIROCINETA!” gridò il principe a Tom, prima di rivelargli tramite via telepatica (a lui e agli altri) il suo piano.

Con un cenno della testa, tutti acconsentirono e poi passarono all’azione.

“Qualunque cosa vogliate fare, non funzionerà!” affermò Thantalos, la cui cresta si era rotta nell’ultimo attacco.

“Dici? Vediamo” lo sfidò Mystic, gettandosi su di lui, e dando il segnale con il capo.

Tom passò l’oggetto a Bill, e lui a Georg e poi a Gustav. Ad ogni passaggio di mani, un po’ di energia veniva imbrigliata sulla piramide che conteneva l’occhio. Anche Chris lo fece, aprendo al contempo il piccolo varco dimensionale. Dall’altra parte, l’Ogdru-jahad ancora stava aspettando.

“PADRE!” disse Thantalos.

“Presto lo raggiungerai, stanne pur certo” affermò il principe, spingendo il fratellastro verso il portale.

Poi Intervenì Devian, che con il suono del violino impedì al mostro di avanzare; e infine l’occhio di Mourn lo paralizzò.

“STREGONE!” chiamò di nuovo Mystic, a mano aperta.

Chris lanciò la reliquia direttamente nella grande mano del principe, che con un poderoso calcio gettò il fratellastro sul ciglio del portale.
Georg e compagni dettero il loro contributo, sfoderando alcuni fasci di energia che spinsero definitivamente il demone tentacolato oltre il varco.
“Dasvidania” lo salutò il principe, prima di gettare e far esplodere la reliquia all’interno del portale

. La conflagrazione fu terribile, e tinse di rosso e arancione l’oscurità di quella dimensione. Il varco si richiuse su quei colori.
 
Epilogo
 
“Siamo certi, che Thantalos non si farà più vedere?” domandò Georg, che con gli altri aveva aspettato lo stregone sulla soglia dell’edificio. Inaspettatamente, la notizia che l’immortale avrebbe lasciato la squadra aveva creato un po’ di malinconia.

“Anche se fosse ancora vivo, e può darsi, Mystic ha detto che con la distruzione della reliquia gli sarebbe impossibile venire di qua. - Rispose Chris, sistemando il piccolo zaino sulla spalla. – È il momento di andare”.

 “Fatti vedere in giro, ogni tanto” propose Andrew.

“Strano, che me lo dica proprio tu, ma va bene. – Lo stregone si girò, non gli piacevano troppe smancerie. – Ci vediamo” aprì il grande portone, e assaporò l’odore della pioggia battente.

“Un po’ mi mancherà” confessò Georg, sghignazzando un po’.

Nel frattempo, all’interno dell’obitorio, qualcuno stava riprendendo a vivere. Una creatura con la pelle d’oro e i capelli d’ametista. Ritornata dal regno dei morti, ella si alzò percependo che l’aura dello stregone stava lasciando l’edificio. A piedi nudi, attraversò corridoi e ascensori, giungendo infine davanti ai ragazzi. Essi restarono esterrefatti, alla vista dell’androide che credevano morto.

“Dov’è Chris?” domandò la Guardiana, e senza parlare tutti indicarono la porta aperta.

Non volendo abbandonare di nuovo quello che, per lei, era forse più di un amico, Val corse a perdifiato fuori dal Bureau. Lo vide che ormai stava per oltrepassare il cancello, e come la prima volta urlò con tutta l’aria nei suoi polmoni per farsi sentire.

“CHRIS MOTIONLESS!!!”

Tutti i presenti si girarono, persino Abraham che aveva sentito la sua voce dal suo ufficio. Lo stregone si bloccò di colpo, e con il cuore in gola si girò verso la guardiana che già stava correndo verso di lui.

“NON VORRAI LASCIARMI DI NUOVO DA SOLA?” lo criticò lei, mentre ancora stava correndo.

“Non può essere, t…tu” balbettò l’immortale, che poi accolse la donna tra le sue braccia. Nel petto di lei, non c’era più nessun buco: solo un torace perfetto.

“Sembra che tu abbia appena visto un fantasma” rise Val, abbracciandolo.

“Ma come?”

“Qualcuno ti ha voluto fare un regalo. – Val fece l’occhiolino. – Non ti piace?”

Lo stregone non riuscì a dire una parola, piuttosto scoppiò in una risata isterica.

“Dannato Mystic, avrebbe potuto almeno dirmelo”.

“Allora? Non mi hai risposto”.

“Veramente TU devi ancora rispondere alla mia domanda. - Le ricordò Chris, in modo da prendere tempo per metabolizzare tutto. – Sei felice?”

“Ora sì, e tu?”

“Ora sì” ripetè l’immortale.
 
 

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