.::La partita non è finita::.(DAAB II)

di Angele87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riprendiamo i contatti... ***
Capitolo 2: *** Buon Compleanno, Harry! ***
Capitolo 3: *** Perdonami, se puoi ***
Capitolo 4: *** Macabri Ritorni... ***
Capitolo 5: *** Per Amore e Per vendetta... ***
Capitolo 6: *** Crash into you ***
Capitolo 7: *** Accettare significa crescere ***
Capitolo 8: *** Questo matrimonio non ha da farsi ***



Capitolo 1
*** Riprendiamo i contatti... ***


DAAB II

DAAB II

.::La partita non è finita::.

Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà della Rowling (a parte qualcuno), quindi, ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso, quello di Harry Potter…

Io ho terminato, buona lettura

Angèle

* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….  

 

 

 

Dedicato a: DeepDerk, Marilia, Nightmare, Sab, Sarriketta Malfoy,Daphne, Pyros Ikari,* July@*, Pink, Rachele 90, **ginny**, Clo87, Sunny, Vale, Edvige, Lulu, Cloudy, Phoebe80, Karry, Avana Kedavra, Bambolina, Ruka 88, Maga Magò, Sillina, Karmensita, Daffydebby, Angela.

 

 

-Chap 1: Riprendiamo i contatti…-

 

 

Draco Malfoy era disteso su una coperta nel parco di NewFreedom.

Le braccia incrociate dietro la testa a mo’ di cuscino ed il chiarore delle stelle gli faceva compagnia. 

I capelli biondi leggermente più corti rispetto a tre anni prima ed un leggero inizio di barba, su quel viso perennemente serio ed affascinante, conferivano a quell’auror, ormai venticinquenne, un’aria decisamente più matura e spavalda che molte donne avevano dimostrato di apprezzare.

Sorrise inconsciamente, quando la testolina nera appoggiata sul suo petto iniziò a muoversi a piccoli scatti.

Il dolcissimo odore di pesche e di mandorle gli stuzzicò il naso, facendogli muovere la mano che teneva blandamente appoggiata sulle spalle della giovane verso il suo capo in una carezza stramaledettamente leggera.

 

La bruna si sciolse in quel contatto, come le succedeva sempre e, senza aspettare oltre, lo strinse forte a sé, tuffando il naso nella maglia dell’uomo che amava ormai da troppo tempo in silenzio.   

Draco rispose a quella tacita richiesta d’affetto, baciando la fronte della ragazza.

 

-Dormito bene, principessa?- le chiese mentre appoggiava la testa su quella di Mary Anne.

 

La ragazza sorrise prima di sospirare soddisfatta. –Diciamo che sei comodo.-

 

Draco ridacchiò, issandosi a sedere per sgranchirsi la schiena.

Gli occhi grigi vagarono sul volto elegante e delicato di Anne.

Le passò dolcemente una mano tra i capelli prima di posarle un bacio sulla fronte.

 

-Solo comodo?- le disse con un accenno di risentimento nella voce.

 

-Anche profumato…-

 

Draco rise, passando un dito sul nasino leggermente all’insù della bruna.

Gli occhi azzurri espressivi brillavano tremuli alla tenue luce di un lampioncino dietro di loro, le labbra carnose e ben disegnate erano atteggiate in un mezzo sorriso che Draco semplicemente adorava con tutto se stesso. Represse un forte istinto di chinarsi su di lei e rubarle un lungo ed intenso bacio come faceva da troppo tempo nei suoi sogni più nascosti.

 

Anne aveva continuato a fissarlo: ghiaccio contro mare, ebano contro oro. Avrebbe tanto voluto issarsi leggermente sulla sua schiena e ridurre al minimo lo spazio che separava i loro corpi. Sapeva che Draco le voleva bene ma non riusciva a capire quanto. Desiderava ardentemente fare chiarezza nel loro rapporto  aveva, però, paura di rovinare tutto. Così, taceva, ingoiando nel più intimo il batticuore che l’assaliva ogni qual volta Draco la guardava.

 

Le stelle scintillarono brevemente sopra di loro, ammiccando ai due giovani e facendoli destare da quel silenzio che era calato.

 

-Sarà meglio tornare!- Draco fu il primo a risvegliarsi; scostò un po’ la frangia dagli occhioni di Anne, tirandosi in piedi. Le porse una mano gentile e l’aiutò a rialzarsi.

 

La donna inciampò nei suoi piedi e finì tra le braccia del ragazzo che fu più che felice di tenerla stretta a sé.

Respirarono entrambi la fragranza che emanavano, sorridendosi.

 

-Stai bene?-  le chiese Draco, accarezzandole con una mano tutta la schiena. Sentiva le morbide e proporzionate forme di Anne schiacciate contro il suo corpo, facendolo sentire in paradiso.  

 

-Sì…- Anne si distaccò con riluttanza, rimettendosi in piedi da sola.

 

Recuperarono la coperta, piegandola con cura insieme.

Un gioco di sguardi e di mezzi sorrisi li fece arrossire e quando si avvicinarono per ultimare la piegatura del plaid qualcosa successe: Anne si era accostata così tanto a Draco che lui riusciva a contare le pagliuzze verdi presenti nei suoi occhi; aveva sentito il calore della ragazza propagarsi sul suo corpo e la voglia di averla, di poter sfiorare almeno per una volta quelle labbra non l’aveva più fatto ragionare.

Si era chinato con lentezza e gentilmente le aveva rubato un bacio: labbra morbide e vellutate avevano accolto le sue più sottili e ruvide, la timidezza della risposta uguagliava la sfrontatezza della domanda, la voglia di sparire l’uno nelle braccia dell’altra era tenerissima.

 

Ad un tratto, però, qualcosa s’interruppe.

Draco aveva provato una strana sensazione nel baciarla: un profondo calore gli aveva invaso il cuore, si era  sentito felice e tranquillo… e inappropriato.

Lui, Draco Thomas Malfoy, non poteva essere felice. Ebbe paura e, senza troppo pensarci, si distaccò con poca gentilezza, arrossendo.

 

-Scusami. E’ stato un errore.-

 

Poche parole dette con freddezza ed Anne vide il suo mondo crollarle addosso. Sbatté le palpebre un paio di volte nel tentativo di riprendersi da quel torpore accogliente e rituffarsi in un mondo che non le stava di certo sorridendo.

 

-Un… un errore?- chiese con la voce che le tremava leggermente.

 

Draco si strinse nelle spalle. Aveva una voglia matta di stringerla di nuovo a lui e farle capire che quello che stava dicendo era solo una sciocchezza. Ma si trattenne, come un vero auror. Rimase impassibile, freddo, insensibile.

 

-Per me sei solo un’amica…-

 

Bugia. Menzogna. Balla. Frottola.

Sentì nel suo cervello rimbombare tutti i sinonimi che la lingua inglese aveva per esprimere il concetto di una cosa non vera. Falsa.

Draco non riusciva a considerare Anne come un’amica da quel lontano periodo in cui era diventato babbano.

 

Anne non poté evitare ai suoi occhi di riempirsi di pianto. Il labbro inferiore le tremava leggermente ma non permise ad una sola lacrima di sgorgare e rigarle le guance ancora rosse.

Inghiottì il magone e sorrise come aveva sempre fatto per nascondere i suoi veri sentimenti.

 

-Sì. Hai ragione. Non siamo fatti per stare assieme.- Ogni parola una stilettata al cuore. Perché doveva mentire così?

Sospirò e raccolse la sua borsa dal prato. –Beh, allora, andiamo?-

 

Draco dovette camminare dietro di lei lungo la strada, nel vano tentativo di tornare di un umore allegro. Osservò quelle piccole spalle alzarsi ed abbassarsi ad un ritmo troppo veloce ed allora capì ed abbassò lo sguardo.

Mary Anne stava piangendo per colpa sua.

 

***

 

Il soggiorno di una grande casa alle porte della piccola periferia di NewFreedom era in penombra. Sul tavolo poco distante dal divano di fronte il camino, c’erano gli avanzi di una pizza e due coche.

La lampada dalla luce arancione era accesa, lanciando ombre  sul sofà dove qualcuno si stava muovendo in modo piuttosto ambiguo.

 

Maggie era completamente appiccicata alla faccia di un ragazzo dai capelli color melanzana.

Le mani giovani ed attive più che mai vagavano sulle spalle ampie e muscolose di TJ.

Gli stava accarezzando con trasporto la base del collo, mentre con dolcezza gli mordicchiava le labbra.

 

TJ la teneva stretta a sé, inebriato del suo profumo e troppo preso a capire, attraverso l’uso delle dita, quale modello di biancheria intima stesse indossando la sua ragazza in quel momento per pensare ad altro. Sembrava piuttosto infastidito dalla stoffa pesante dei jeans di Maggie e quando la porta d’ingresso si aprì, nessuno dei due ci prestò attenzione.

 

-Al piano di sopra c’è una minorenne che sta dormendo…-

 

Una voce calda, graffiante e leggermente bassa li fece sobbalzare: TJ si ritrovò sul pavimento, faccia contro il tappeto, mentre Maggie aveva preso a passarsi una mano tra i capelli, completamente rossa in viso.

 

-Anche se adesso siete maggiorenni non potete dare spettacolo a questo modo…- continuò a riprenderli quella voce così famigliare.

 

-Noi veramente…- cercò di spiegare il povero TJ, togliendo la faccia dalla polvere.

 

L’uomo a cui apparteneva la voce scoppiò a ridere, facendosi avanti nella stanza e chiudendo la porta.

I capelli rossi leggermente spettinati dal vento, la faccia pulita e lo sguardo limpido come un cielo terso. Il fisico asciutto e muscoloso, quel sorrisetto furbo ed inimitabile stampato sulle labbra. Ronald Weasley, un nome ed una garanzia che pochi potevano dare: un amico leale, un amante appassionato, una persona irruente.

 

O l’amavi o l’odiavi.

 

-Ron…- continuò Maggie quando l’uomo si fu seduto sulla poltrona accanto al divano. –Ci hai fatto prendere un colpo. Pensavamo fossi…-

 

-Tuo padre?-  concluse per lei Ron, addentando un pezzo di pizza avanzato in uno dei due piatti sul tavolino.

 

TJ lo guardava a bocca aperta. Aveva ancora le orecchie rosse e si vedeva lontano un miglio che era imbarazzato.

 

-No, Draco.- rispose Maggie dopo aver lanciato un’occhiata in tralice al suo fidanzato che stava ancora seduto sul pavimento con i capelli sconvolti.

 

Ron annuì con la testa senza slancio, continuando a masticare. –Capisco…- disse dopo aver inghiottito il boccone.  Si guardò intorno incuriosito.

 

-Incredibile come passino gli anni e questa casa resti uguale a quel periodo. Ci sono persino gli stessi mobili.-

 

-Ci siamo affezionati…-

 

Ron annuì, accavallando le gambe.

TJ si rimise in piedi, prima di accomodarsi sul bracciolo del divano accanto a Maggie.

La ragazza aveva i primi 4 bottoni della camicetta aperti ma non pareva essersene accorta.

Ron la guardò per un breve momento prima di scuotere la testa.

 

-Abbottona le tue vergogne…- disse il rosso in un soffio.

 

Maggie divenne bordeaux e con un rapido gesto delle mani iniziò a serrare la camicetta sul  petto.

TJ era scoppiato a ridere e lei gli aveva lanciato un’opportuna occhiataccia.

 

 -Scemo.-

 

Calò un improvviso quanto insolito silenzio ed il rumore dell’orologio, appeso alla parete, riecheggiò brevemente nella sala.

Una bollicina di gas  partì dal fondo del bicchiere e raggiunse in un vorticoso giro su se stessa la superficie della coca; scoppiò in un impercettibile rumore che risvegliò i presenti.

 

-Non farai la spia, vero?- TJ aveva le orecchie rosse e sembrava ancora imbarazzato.

 

Ron li guardò.

Per un breve istante, gli balenarono nella mente le immagini di due ragazzini un po’ più giovani che gli avevano tirato su il morale quando lei era andata via.

Sospirò, facendo loro un breve occhiolino. –Vorrei…- sorrise furbo e complice. –Ma non lo farò.-

 

Maggie si rilassò visibilmente, scoppiando a ridere e TJ sgonfiò le spalle che aveva tenuto in tensione.

 

-Bene!- esclamò la biondina. –Appurata questa bella notizia, vuoi dirci qual buon vento ti porta qui?-  

 

-Ehm…- Ron si grattò la testa. –Sinceramente non lo so.-

 

Se si fossero trovati in un cartone animato, in quel momento, una bella goccia sarebbe apparsa sulle loro teste.

Maggie inarcò i sottili sopracigli biondi mentre osservava Ron mangiucchiare ancora gli avanzi delle loro pizze. Rimase in silenzio per un po’ prima di capire.

 

Doveva essersi sentito solo a casa sua.

 

Harry e Ginny si erano trasferiti in una casa più piccola nella periferia opposta a quella dov’era situata la Tana. Con un bimbo piccolo e l’imminente matrimonio alle porte, avevano deciso di anticipare le prove della convivenza.

Ron era stato pregato da entrambi a seguirli nella nuova casa, ma il rosso aveva rifiutato: non voleva essere di troppo.

 

-Vieni.- disse Maggie, alzandosi. –In cucina, c’è un altro po’ di pizza.-

 

-Ma no. Non ti preoccupare.- l’uomo era arrossito appena sulla punta delle orecchie.

 

-Scommetto che hai bruciato la cena.- TJ intervenne nella discussione, mettendosi in piedi a sua volta. –Quindi non fare complimenti e vieni in cucina, tra un po’ dovrebbero essere qui anche Anne e Draco.-

 

Ron aveva le orecchie rosse, ma non ribatté. Seguì i ragazzi in cucina e, dopo un paio di pezzi di pizza, parlò di nuovo.

 

-Scusatemi per l’interruzione.- si ripulì le labbra con un tovagliolo. –Oggi mi sentivo particolarmente solo.-

 

Ron si era riconosciuto diverse volte uno stupido a confidarsi e lasciarsi tirare su da due ragazzini. Aveva provato anche a parlare con gli altri: Harry, Ginny, Draco ed anche Anne. Loro erano degli amici fantastici che dopo aver ascoltato i suoi problemi cercavano di dargli buoni consigli ma lui non voleva nessun suggerimento. Aveva solo bisogno di essere ascoltato. Così, in principio, aveva iniziato a raccontare i suoi problemi al suo adorabile nipotino, Edward, mentre lo cullava o lo imboccava. Era stato un buon ascoltatore, silenzioso e buffo, poi, però, sua sorella l’aveva sentito e gli aveva proibito di traviare la mente del bambino contro di lei, la donna più perfetta che il genere umano avesse avuto il piacere di conoscere.

 

-Tu non sei solo…- Maggie era scivolata silenziosa sulle gambe di Ron e l’aveva abbracciato così stretto, da farlo sentire immediatamente meglio. –Ci siamo io e TJ.- la biondina si era scostata leggermente dall’uomo che l’aveva guardata con gratitudine.

 

-I nipotini non lasciano solo lo zio preferito…- TJ fece un breve occhiolino in direzione di Ron che sospirò.

 

-Vi ringrazio, picciotti…- il rosso sorrise loro, facendoli ridere. Aveva visto un film sulla mafia e da allora usava quel nomignolo per chiamare i due ragazzi.

 

-Zio Ron?- sulla soglia della porta con la sua vestaglia rosa c’era Lily; era cresciuta, tanto.

I capelli ricci erano molto lunghi, arrivandole alla schiena; non era più paffuta e tonda come tre anni prima; era magrolina e molto bella, assomigliava tanto di più ad Anne e Maggie in quel momento.

 

-Lily…-

 

La bambina trascinò i sui piedini inciabattati fino alla sedia dove era seduto Ron. Si stropicciava gli occhi grandi e particolari, mentre stringeva al petto il suo orsacchiotto.

Maggie si alzò dalle gambe del rosso, scompigliando i capelli della sorella minore.

 

Ron strinse a sé Lily che si era sporta in alto per salutarlo. La sistemò sulle sue gambe appoggiando la testa sulla sua piccola spalla.  –Ti abbiamo svegliato?- le domandò, accarezzandole con fare protettivo la schiena.   

 

Lily scosse la testa. –No, ho fatto un brutto sogno…- 

Maggie si fece avanti, prendendole il viso tra le mani. Ogni volta che Lily aveva degli incubi c’era sempre di cui preoccuparsi. -Cos’hai sognato?-

 

La bambina ci rifletté. Sembrava non ricordasse tutto con chiarezza. –Il nulla.-

Ron sentì Lily rabbrividire ed immediatamente le passò una mano sulla testa.

–Io e nient’altro. Bianco e nero si alternavano, creando il nulla. Io non esistevo, però sapevo di esserci… Mi sentivo vuota, leggera ed ho avuto paura…-

 

Gli occhi della bambina si erano riempiti di lacrime e tutti rividero il terrore in quelle iridi così calde e particolari.

–Stai tranquilla.- Ron la sollevò, girandola verso di sé. La strinse in un abbraccio paterno, cercando di acquietare quei singhiozzi che inesorabili avevano iniziato a riempire la stanza con il loro rumore.

 

TJ e Maggie si lanciarono un’occhiata, capendosi al volo. Entrambi temevano che qualcosa di antico e terribile si stava risvegliando e che, ben presto, le loro vite sarebbero state di nuovo sconvolte.

 

***

 

Un lampo squarciò il cielo, prima trapuntato di stelle.

Quel temporale, estivo ed improvviso, era scoppiato inaspettato sulla piccola villa alla periferia di Londra, dove Harry Potter e Virginia Weasley convivevano.

La pioggia aveva preso a scendere senza sosta sulle tegole rosse e le gocce scivolavano con tristezza giù lungo i vetri delle finestre.

Nella casa c’era un insolito quanto piacevole silenzio, interrotto, di tanto in tanto, dai rintocchi silenziosi dell’orologio a pendolo.

 

-Cosa dici di queste stoffe qui?- la voce allegra e pimpante della bella rossa di casa, arrivò ovattata dalla camera da letto.

 

Era stesa sul letto, insieme ad Harry.

Stavano visionando la stoffa per i vestiti delle damigelle . O meglio lei visionava la stoffa mentre Harry cercava di tenersi sveglio, baciandole con trasporto il collo mentre con le mani le tormentava la pelle sotto la maglia di cotone.

 

-Harry James Potter vuole smetterla di tormentarmi e darmi una mano con queste stoffe?-

Virginia si era girata verso Harry con un’espressione falsamente scocciata.

Il bruno aveva sbuffato, staccandosi leggermente dalla pelle morbida e profumata di ciliegia della sua compagna.

-Scusami…- disse, tirandosi a sedere ed incrociando le gambe l’una sull’altra. –E’ colpa tua che hai questo profumo di ciliegia che mi viene voglia di morderti…-

 

Ginny scoppiò a ridere, respingendo agilmente un secondo attacco dell’uomo. Scese dal letto, mettendosi in piedi ad una distanza di sicurezza.

–Non dare la colpa a me della tua indisciplinatezza.- I suoi occhi celesti vagarono sulla figura accovacciata del suo quasi marito: i capelli neri corti ed arruffati, gli occhi verdi leggermente più scuri e quella canotta bianca che aderiva a quel fisico statuario e faceva contrasto con la sua pelle abbronzata, unico ricordo della recente vacanza trascorsa al mare.

 

Ginny si ritrovò ad arrossire cosciente degli strani pensieri che le erano balenati in mente, guardando Harry.

Il bruno si alzò a sua volta, avvicinandosi pericolosamente a lei. Aveva notato lo strano rossore su quelle guance solitamente pallide ed un sorriso era affiorato sulle sue labbra.

 

-Arrossisci per i tuoi pensieri, piccola Ginny?-  Harry si era avvicinato così tanto a Virginia da incastrarla contro il muro alle sue spalle. Aveva appoggiato le mani dietro la rossa, bloccandole ogni via di fuga.

 

-Non sono arrossita…- rispose lei, abbassando lo sguardo ed assumendo un atteggiamento da bambina.

 

-Ah, no?- Harry le sfiorò le guance con le labbra, facendola rabbrividire. –Allora, perché sei calda qui?-

 

Virginia aveva gli occhi socchiusi ed aveva iniziato a trattenere il respiro.

–Non lo so…- rispose in un soffio, prima che l’uomo le catturasse possessivamente le labbra rosse.

Era da tanto tempo che non riuscivano ad avere attimi di intimità: tra il bambino ed i preparativi per il matrimonio la loro vita privata si era ridotta all’osso.

 

-Buono. Sai di vaniglia…- le disse Harry, afferrandola per la vita e tirandosela in braccio.

Ginny rise troppo forte, soprattutto quando la buttò sul letto e le si sdraiò un po’ sopra.

 

-Presa…- le sussurrò, accarezzandole i capelli.

Era così bella con le guance rosse e l’aria smarrita; gli occhi leggermente lucidi e quei capelli rossi che disegnavano venature incantevoli sul bianco del lenzuolo.

Si chinò su di lei, rubandole un altro bacio.

 

Il cielo fu squarciato da un lampo, seguito a ruota da un tuono che fece vibrare i vetri delle finestre.

Harry e Ginny non ci badarono molto, troppo presi a togliersi i vestiti. Non si accorsero del cigolio della porta che si apriva e di un rumore ovattato di passetti percorrere la distanza che separava l’intruso dal loro letto matrimoniale.

 

-Tabo-tabo.-

 

Ginny scaraventò, con un movimento brusco delle gambe, Harry sul pavimento. Si rassettò velocemente la maglia ed il jeans, già in parte sbottonato.

 

-Edward…- disse, scendendo dal letto e prendendo in braccio il bambino.

 

Harry si rialzò leggermente ammaccato dal pavimento; aveva sbattuto in malo modo il gomito, facendosi male. Nemmeno durante gli allenamenti da Auror, gli era mai capitato di ferirsi.

 

-Che hai, amore?- Ginny aveva totalmente ignorato il suo povero quasi marito, dedicando la sua attenzione al piccolo di casa.

Era sempre così, Virginia era una mamma fantastica. Per Edward, avrebbe volentieri camminato sui carboni ardenti.

Harry alcune volte si ritrovava ad essere un po’ bonariamente geloso del suo adorato campione. Gli mancavano quei momenti in cui tutta l’attenzione di Ginny era stata per lui.

 

-Tabo-tabo paura…- rispose il piccolo Eddie.

 

Harry accarezzò il braccio paffuto del bambino, facendolo voltare verso di lui.

–Il mio campione non deve aver paura…- 

 

Edward si sporse verso suo padre, per il quale aveva una venerazione.

–Tabo-tabo papà.- esclamò, mentre Harry lo tirava in collo.

 

Ginny accarezzò la schiena del bambino che aveva nascosto il visino sul petto del padre. Si scambiò un’occhiata con Harry che sospirò rassegnato.

 

-Addio, notte sfrenata di sesso…- Ginny rise contro la bocca dell’uomo che si era chinato su di lei per un breve bacio a fior di labbra.

 

-Dai…- La rossa gli accarezzò la nuca. –Se riesci a farlo addormentare in meno di 5 minuti ti aspetto in bagno per una doccia rilassante…-

 

Harry sorrise, prima di baciare con un sonoro schiocco il piccolo collo profumato di biscotti di suo figlio. –Io adoro le missioni impossibili…- e senza aggiungere altro scomparve, inghiottito dall’oscurità del corridoio.

 

Ginny sospirò mentre un sorriso infinitamente dolce le si disegnava sulle labbra.

La sua vita, in quel momento, era troppo perfetta ed aveva paura per questo.

Non aveva mai ricevuto sconti durante il suo cammino, mai un attimo di pace ed adesso temeva che un’altra terribile bufera si stesse per abbattere sulla sua vita.

 

Rabbrividì e la cicatrice che aveva sull’addome le pizzicò. Non ci fece molto caso; accadeva spesso quando il tempo stava per cambiare.

Aprì l’armadio per recuperare gli asciugamani per il loro bagno e anche lei lasciò la camera da letto.

 

Non sapeva quanto la sua sensazione fosse esatta.

 

***

 

 

Angelia si coprì il volto elegante, tirando sui capelli neri e più corti rispetto al passato, il cappuccio del mantello da strega.

La luna brillava incontrastata nel cielo notturno che intrappolava Diagon Alley in una atmosfera tetra e tranquilla. 

Il vento era fresco ed umido come quello che spirava alla fine dell’estate, carico di profumi e segreti. 

Le insegne di legno penzolavano sui negozi, producendo rumori sinistri e sgradevoli; i passi della giovane donna riecheggiavano sui mattoni della strada, ormai deserta.

 

Angelia svoltò subito dopo la gelateria di Fortebraccio, imboccando un vicolo ancora più scuro e spaventoso della inanimata Diagon Alley. Immediatamente, si sentì osservata da presenze nascoste nella soffocante oscurità, udì sospiri e bisbigli che ebbero il potere d’impaurirla ma non di scoraggiarla. Era troppo vicina al suo scopo e nulla l’avrebbe fermata.

 

Nemmeno lui.

 

Percorse il più velocemente possibile Nokturn Alley, districandosi con facilità ed esperienza nei meandri poco raccomandabili di quella via.

Diverse volte streghe dall’aria strana, l’avevano bloccata offrendole lavori indecenti che lei aveva prontamente rifiutato.

Incredibile quanta feccia potesse trovarsi in quel posto e, il sol pensiero che avrebbe potuto farvi parte anche lei, le metteva i brividi.

 

Superò, con un passo più lungo, la pozzanghera putrida che la separava dall’entrata del locale, dove aveva appuntamento con il suo fornitore. Lanciò un’occhiata agli avanzi di galera che erano seduti nel bar: bevevano grandi boccali di quella che lei sperò essere burrobirra calda ma, dalle guance rosse e dagli occhi lucidi degli avventori, capì che doveva trattarsi di qualcos’altro di molto più forte.

Sospirò, aprendo con una leggera spinta la pesante porta di legno marcito  dalle troppe piogge.

 

Un’ondata di calore e cattivo odore l’accolse, facendola desiderare di non essere mai entrata in quel posto.

La puzza di alcool e di fumo le aveva fatto salire un conato di vomito e per pochi attimi indugiò sulla soglia, senza muovere un muscolo.

Il volto le era diventato pallido e gli occhi azzurri si erano riempiti di lacrime a contatto con quella fitta nebbia maleodorante e tossica.

Si avvicinò al bancone, dove un posto si era appena liberato. Si sedette, mantenendo il cappuccio sulla sua testa.

 

-Cosa ti porto?- una barista dalla faccia ancor meno raccomandabile dei suoi clienti le si presentò davanti: aveva i capelli raccolti in una crocchia spelacchiata, gli occhi piccoli e troppo truccati; la faccia era tonda e la pelle delle guance segnata da sue cicatrici così profonde da far invidia a quella di Harry Potter.  Poggiò una mano grassoccia sul bancone consunto e sporco.

 

Angelia trattenne a stento una smorfia quando notò che le mancavano due dita.

 

-Burrobirra.- prese la porchette dove aveva il denaro. –Grazie.- mise sul tavolo una falce che sparì velocemente nella borsetta di cuoio che la locandiera aveva appesa al petto.

 

Il servizio fu veloce e ben presto un boccale fu appoggiato con poca grazia sul bancone di fronte ad Angelia che, però, non ci pensò affatto ad assaggiare la burrobirra.

 

-Che ci fa un bel fiore in questo letamaio?-

 

Angelia fece finta di non aver sentito, stringendosi maggiormente nel suo mantello viola scuro.

 

-Ehi, bel faccino mi hai sentito?-

 

Angelia udì una voce conosciuta  rispondere al suo posto. Sapeva di non doversi voltare e così fece.

 

-La signora non vuole compagnia…-

 

Ascoltò lo scocciatore cercare di ribattere ma bastò un’altra occhiata del suo salvatore per metterlo a tacere.

Passò qualche secondo e sentì una mano farle scivolare l’ultimo ingrediente nella sacca del mantello.

 

-Aggiungendolo a poche gocce, lo sdodeno* completa la tua opera…-  era una voce calda che parlò a poca distanza dal suo orecchio.

 

Angelia mise 5 falci nella mano che l’uomo le aveva allungato. –Addio…-

 

Una parola, un saluto veloce e la sua collaborazione con quello strano individuo era finita.

Si voltò di fretta, sperando di poterlo almeno guardare per una volta ma l’unica cosa che riuscì a cogliere fu un frammento del mantello nero che scompariva dietro la porta.

 

-Grazie.-

 

***

 

Draco accarezzò la testa boccolosa della bambina che aveva rimesso a letto con tanta fatica.    

I suoi occhi vagarono su quel viso addormentato, mentre una leggera ombra di preoccupazione li rendeva più tempestosi.

 

Il petto di Lily si muoveva ad un ritmo tranquillo e regolare e, nonostante questo, l’uomo non riusciva a sentirsi rilassato.

La bambina si era appena ripresa dal periodo di vigenza al San Mungo, dove i medimaghi le avevano somministrato una serie di terapie per il ristabilimento dei suoi poteri magici.

 

Draco allungò una mano per afferrare quella che la piccola aveva alzato inconsciamente. La tenne stretta, con dolcezza, tra le sue più grandi fino a quando tutto non si acquietò di nuovo.

 

-Sei troppo apprensivo con Lily…- Anne era entrata nella stanza, accovacciandosi, senza fare rumore, contro lo stipite della porta.

I lunghi capelli neri erano leggermente mossi, soprattutto verso le punte; ogni ciocca si girava su se stessa, formando un ricciolo corposo e ben definito. Gli occhi blue erano gentili, come sempre. Non c’erano sbavature di eccesso, in quel sorriso piacevole e timido.

 

Draco si voltò a guardarla, sorprendendosi piacevolmente colpito dall’abbigliamento della giovane.

Anne era carina sotto ogni punto di vista: le gambe sode ed affusolate, la vita stretta e minuta come quella di un’ape, la pelle candida e levigata che s’imporporava incantevolmente sulle guance quando s’imbarazzava.

 

Anne arrossì quando intercettò lo sguardo grigio di Malfoy e cercò di allungarsi  il più possibile la gonna del vestito estivo che stava indossando.

Draco si voltò velocemente, imporporandosi appena.

 

-Mi preoccupo il giusto e tu lo sai.-

 

La ragazza si tirò in piedi, avvicinandosi al letto  di Lily. Strinse l ebraccia sul seno, facendo un piccolo sorriso in direzione dell’uomo.

 

-Sai che adora più te che la sua famiglia?-

Draco ridacchiò. –Per famiglia intendi te stessa?-

 

Anne guardò verso l’alto con un’aria un po’ scocciata. –Sì…-

 

-Sei gelosa di me e del fatto che tua sorella mia adora…-

 

La ragazza fece una faccia scandalizzata. –No!- esclamò troppo in fretta per essere la verità. Si sedette sul letto, sbruffando, quando Draco continuò a guardarla in maniera eloquente.

 

-Va bene…- riprese, voltando appena la testa per guardarlo. –Forse un pochino…- indicò con le dita della mano un piccolo spazio.

 

Draco ridacchiò di nuovo, allargandole l’indice ed il pollice. –Facciamo così…-

 

Anne gli schiaffeggiò bonariamente la spalla. –Che scemo.- si fermò quando si accorse che gli stava parlando come se nulla fosse accaduto. Le sarebbe piaciuto se fosse stato così ma, in realtà, qualcosa era successo e, quel qualcosa, non era andato come lei sperava.

 

-I medimaghi avevano preannunciato questa serie di incubi…-  la ragazza era scesa dal letto, accucciandosi sul pavimento, poco distante dal cuscino di Lily. Aveva appoggiato la testa sul materasso, osservando, con i suoi grandi occhioni azzurri, il petto di sua sorella che continuava a muoversi con regolarità.

 

Draco si era soffermato brevemente a guardarla, mentre con la mente ritornava a qualche ora prima. Si poteva essere più stupidi di lui? Sicuramente no.

 

-Già.- disse, distogliendo lo sguardo. Contò mentalmente fino a 10, prima di parlare di nuovo. –Mi dispiace principessa…-

 

Anne alzò gli occhi un po’ arrossati. –Per cosa?-

 

Draco si sedette sul pavimento, incrociando le gambe, l’una sull’altra. –Per quello che è successo. Sono davvero desolato… sono stato uno sciocco…-

 

Il cuore di Anne aveva preso a battere talmente forte che non riusciva a sentirne più il palpito.  Aveva chinato la testa, lasciando che i suoi capelli corvini celassero il rossore delle guance.  Perché doveva sentirsi sempre così? Perché non aveva il coraggio di dire a Draco che, se per lui quel gesto non aveva significato nulla, per lei era stato importantissimo?

Lo sentiva parlare, non capendo una sola sillaba del suo discorso. Aveva chiaro solo una cosa, Draco si stava scusando per qualcosa che l’aveva resa così felice…

 

-Non importa…- disse improvvisamente, bloccando il suo flusso di pensieri.

Il biondo si fermò un po’ disorientato.

Anne aveva alzato di scatto la testa, rivelandogli quell’incarnato roseo leggermente arrossato.

 

Come faceva a resisterle? E, soprattutto, perché doveva farlo?

 

-Ho capito che per te non ha significato nulla. Non parliamone più, d’accordo?-

 

Draco la guardava ammaliato e l’unica cosa che riuscì a fare fu annuire.

Anne si chinò verso di lui, baciandogli la guancia. –Come se nulla fosse successo…- gli sussurrò all’orecchio, mentre le lacrime cercavano di uscire dai suoi occhi.

 

Malfoy le passò le braccia attorno alla vita sottile, attirandola a sé. La strinse forte, come se da quello dipendesse il destino del mondo. Rimasero attaccati, l’uno nelle braccia dell’altra, tentando forse di esorcizzare la paura, affrontandola.

 

Nessuno dei due si accorse del dolore dell’altro, del cuore che batteva e della testa che girava. Soffrirono da soli, nonostante fossero abbracciati.

Sarebbe bastata una sola parola, eppure nessuno dei due la disse.

 

 

***

Ron si trascinò verso casa, senza una gran voglia di entrarci.  Era così vuota da quando Harry e Ginny si erano trasferiti, da quando lei era andata in Bulgaria…  

Mise la chiave nella toppa  e, quando spalancò la porta, sentì la puzza di bruciato della sua cena. 

 

Nauseante.

 

Pensare che a lui cucinare piaceva.

Draco gli aveva insegnato tante ricette facili, eppure sembrava averle dimenticate.

Gettò le chiavi sulla ciotola d’argento, nell’ingresso, chiudendosi rapidamente la porta alle spalle.

In casa faceva molto caldo e l’aria era totalmente irrespirabile.

Sbruffò, mentre correva in cucina per aprire le finestre.

La pentola nel lavello faceva così tanta malinconia: bruciata o meglio carbonizzata…

 

-Ron…-

 

Si voltò di scatto e, per un bellissimo momento, gli parve di aver visto Hermione seduta sul tavolo. Sospirò, quando si accorse della sua situazione disperata. Stava diventando matto.

“Andava tutto così bene” pensò, mentre afferrava la padella e apriva il tiretto dove c’era la spazzatura. Quel dannato cassetto s’incastrava sempre.

Provò a spingerlo con più forza ma non sembrava volersi muovere. “Perché diavolo ho dovuto chiederle di sposarmi?!” digrignò i denti, mentre gli occhi si riempivano di lacrime.

Provò ancora a spingerlo, con più forza, ma non si spostò nemmeno di un millimetro. “Perché cavolo gliel’ho chiesto?!?”

 

In uno scatto di ira, assestò un calcio al mobile, un altro e poi un altro e un altro ancora.

Un rumore infernale aveva riempito la cucina, ma quel dannato cassetto rimaneva ancora aperto.

 

Ron si fermò, quando avvertì un dolore profondo al ginocchio. Aveva il respiro affannoso e orami le lacrime non gli facevano vedere più nulla. Si lasciò scivolare a terra, rannicchiandosi contro il mobile della cucina.

 

L’amava così tanto da farsi male. Respirare senza di lei era così doloroso. Svegliarsi, ogni mattina, era faticoso senza il suo sorriso a dargli il buon giorno.

 

-Vuoi sposarmi?- le aveva chiesto con un sorriso così radioso. Aveva il cuore che gli batteva troppo veloce e le mani gli stavano sudando.

 

Hermione era rimasta immobile e l’aveva fissato.

Non aveva mai visto quello sguardo sul suo volto. Era vacuo, terrorizzato, smarrito.

 

-Come?- era scoppiata a ridere in un attacco di nervosismo. Aveva le guance porpora e si teneva stretto al petto, con tanta forza, il lenzuolo bianco. Le nocche erano marmoree.

 

-Vuoi sposarmi, Hermione Jane Granger?-

Ron aveva ripetuto la domanda, speranzoso in qualche incomprensione.

Hermione, però, aveva capito benissimo. Si era morsa violentemente il labbro inferiore.

 

-Stai scherzando, vero?-

 

Era sembrato come se qualcuno gli avesse preso il cuore e ne avesse fatto un frullato. Era stato molto doloroso vederla lì,  storcere le labbra in un’espressione di sufficienza.

 

-No…- le aveva sussurrato, quando le sue orecchie erano diventate rosse.

 

Non sapeva cosa stava succedendo.

L’aveva vista tirarsi in piedi e preparare le sue cose.

Si era soffermata un solo momento a guardarlo in faccia.

–Io non posso.- aveva ripetuto questa frase per tutto il tragitto che la separava dalla porta.

Ron aveva impiegato un po’ a trovare i pantaloni e rincorrerla. Aveva tentato di fermarla ma lei si era voltata e con uno sguardo gelido e disumano aveva detto.

 

-Non sono pronta per sposarti…-

 

Ron si tirò in piedi. Aveva rivisto quella scena nella sua mente così tante volte. Non aveva capito dove aveva sbagliato. Lui aveva semplicemente seguito quello che il suo cuore gli aveva imposto di fare.

 

-Stupida, stupida Hermione!- esclamò contro se stesso.

Guardò fuori dalla finestra e sospirò.

 

Il vero stupido era solo lui.

 

***

 

Angelia rientrò tardi quella sera a casa. Aveva il mantello che puzzava di fumo e alcool, i capelli leggermente arruffati per il temporale che era scoppiato improvviso su Londra ma il viso soddisfatto.  Tolse velocemente il soprabito e, sarebbe corsa immediatamente a farsi una doccia, se un rumore strano non l’avesse fermata.

 

Silenziosamente si arrestò alla base della scalinata, girò lo sguardo verso il divano e cercò di rilevare qualcosa nel buio più totale.

Rimase in silenzio, aspettando ma non sentì più nulla. Magari se l’era solo immaginato.

 

-Angelia…- una voce sottile e appena udibile.

 

La donna tese le orecchie. –Chi è?-

 

-Un derelitto umano…- la voce si era fatta più alta e Angelia poté capire a chi apparteneva.

 

-Anne?-  disse, avvicinandosi al divano ed accendendo la lampada che si trovava sul tavolo.

 

-Sì…- aveva il naso rosso e gli occhi lucidi, stava piangendo come una fontana.

 

-Che succede, tesoro?- Angelia si sedette velocemente sulla poltrona accanto a lei. La prese tra le braccia, abbracciandola stretta.

 

-Angy…- scoppiò Anne, perdendosi sul petto di sua cugina. –Perché sono così sciocca?- la voce era un sussurro. –Perché lo amo così tanto?-

 

Angelia le accarezzò la testa, afferrando al volo la situazione: Draco Malfoy.

Come la capiva, come conosceva il dolore lancinante che stava provando.  –Perché sei un essere meraviglioso, piccola mia…-  

La donna le aveva fatto alzare la testa, mentre con una mano le aveva asciugato le lacrime. –Sei una persona speciale che riesce a provare un sentimento così tanto bello senza aver paura. Non tutti sono in grado di farcela.-

 

Anne rituffò il viso sulle gambe di Angelia, cercando di scomparirci. –Ma a cosa serve essere in grado di provarlo, se poi non siamo felici…-

 

Angelia rise. –Perché prima o poi la felicità arriverà. Questo è solo un allenamento…-

 

Mary Anne rimase in silenzio a fissare il caminetto spento di fronte al divano. Il pollice della mano sinistra in bocca. –Non mi piace l’allenamento…-

 

Angelia le accarezzò i capelli. –Non piace a nessuno…- abbassò lo sguardo su di lei. –Però mettila in questo modo, prima o poi, per te quest’allenamento finirà.-  le tolse una ciocca dal viso portandogliela dietro l’orecchio. –Il mio non avrà mai fine…- aveva sussurrato, perché Anne si era addormentata.  Sorrise verso il viso arrossato di sua cugina e sospirò.

 

L’estate era finita proprio male.

 

Continua…

 

 

***

 

Bene!

Salve a tutti ragazzi. Ben tornati sulle onde della mia fantasia, vi siete sintonizzati nuovamente? Ehehehe ^___^. Che strano scrivere di nuovo su questi personaggi era da mooolto tempo che non lo facevo e devo dire che il mio rapporto con loro non è iniziato affatto bene. Vedete un po’ cosa ho combinato? Su, su non mi uccidete, in fondo, è solo il primo capitolo sapete che vi potete aspettare di tutto! Ehehehe ^______________^.

 

Beh, vi lascio ora. Spero che mi lascerete un vostro pensierino, qualcosa che mi dica che le mie storie sono sempre bene accette su questo sito che ormai considero la mia seconda casa.  Spero ritroverò tutti voi, più gentili e caldi che mai!

 

Vi do appuntamento al secondo capitolo. “BUON COMPLEANNO, HARRY!”

Che succederà? Mah, io non lo so…

Baciotto

Angèle

      

 

     

 

 

 

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Capitolo 2
*** Buon Compleanno, Harry! ***


DAAB II

DAAB II

.::La partita non è finita::.

Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà di J.K. Rowling (a parte qualcuno), quindi, ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso, quello di Harry Potter…

Io ho terminato, buona lettura

Angèle

* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….  


________________________________________________________________________________

Dedicato a Daffydebby. Grazie delle belle parole.

 

 

 

-Chapter 2:Buon Compleanno, Harry!-

 

 

Hermione quella mattina era stata svegliata da un picchiettio poco piacevole. Aveva aperto un occhio, sperando che fosse stata solo la sua immaginazione.

Fuori dalla finestra, però, una bella civetta bianca, che lei conosceva benissimo, aspettava paziente che qualcuno le aprisse. I suoi occhi ambrati e buoni indugiavano nella stanza alla ricerca del destinatario della sua lettera.

 

Hermione sorrise, alzandosi in piedi dopo aver calciato via il lenzuolo. –Edvige?- richiamò la civetta bianca mentre apriva la finestra.

Il bel volatile zampettò nella stanza, lasciandosi accarezzare dalla ragazza. –E’ successo qualcosa?- Edvige fece uno strano verso che fece sorridere Hermione. Allungò la zampa, dove la lettera era piegata ed aspettò.

 

La donna sciolse rapidamente lo spago recuperando la pergamena. La srotolò, leggendo il suo contenuto con curiosità.

 

 

 

                                                                                                                              Londra, 19 Agosto

 

Cara Hermione,

Come stai? Noi bene, a parte un po’ lo stress (non riesco ancora a crederci!) per il matrimonio.

Visto che non ci vediamo da tanto ed Eddie, che è diventato un ometto ormai, vorrebbe tanto conoscere sua zia Hermione, ho pensato di organizzare una festa a sorpresa per il compleanno di Harry. Lo so che è passato quasi un mese dalla data effettiva ma, appunto per questo, non sospetterà  nulla…

Cosa ne pensi? Ti prego, dimmi di sì!

Aspetto con ansia una tua risposta(AFFERMATIVA!),

Ti abbracciamo con tantissimo affetto,

tuoi

Ginny ed Eddie

p.s.

Harry non c’è solo perché è allo scuro di questa lettera.

p.s. 2

Non mandarmi in dietro Edvige perché ho detto che è dal veterinario…

 

Hermione sorrise al disegno che era allegato alla lettera.

Doveva averlo fatto Eddie: una serie di omini fatti da due cerchi ed un paio di stanghette che salutavano. Per un bambino di 3 anni era un capolavoro.

 

Sospirò quando si accorse che Ginny non aveva citato affatto Ron.  Era come se lei non avesse voluto immischiarsi nei loro affari. Aveva preferito tenersi fuori e guardare dall’esterno come una brava amica e sorella.

 

-Vuoi sposarmi, Hermione Jane Granger?-

 

La ragazza rabbrividì al ricordo della richiesta di Ron. Era stato così dolce, tenero… ed avventato. Lei non se l’era sentita di accettare ed era fuggita, lontano dalla sua città e dal suo mondo: i suoi amici e le sue abitudini.

 

Perché non se l’era sentita?

 

Quante volte la gente a cui aveva raccontato la sua storia, davvero poche persone, le aveva posto questa domanda.

Cosa mancava nel suo rapporto con Ron? Si amavano, erano coinvolti, appassionati persi l’uno per l’altra… eppure lei aveva detto di no e, la cosa peggiore, non ne sapeva il motivo esatto.

 

Magari non era davvero innamorata di lui?

 

Hermione si arrabbiava quando qualcuno insinuava una cosa del genere. Lei era e sarebbe stata per sempre innamorata di quella testa rossa. Adorava ogni suo particolare, ogni suo difetto ed ogni suo pregio. Stravedeva per quelle lentiggini chiare, per quegli occhi blue e per quel fisico statuario. Sognava di poter trascorrere di nuovo ore nell’abbraccio amorevole di Ron, di poterlo amare ed accarezzare ancora come se nulla fosse accaduto…

Non poteva, però.

 

Aveva infranto il cuore di quell’uomo, aveva spezzato quel filo che teneva legate le loro anime e sapeva di non poter riparare nulla. Anche se ci fosse riuscita, poi, cosa avrebbe fatto se Ron le avesse riproposto di sposarlo?

 

Si passò una mano tra i capelli ricci, sbuffando.

 

Sarebbe scappata o avrebbe finalmente avuto il coraggio di fermarsi e ammettere che in fondo anche lei voleva sposarsi? Quanta confusione aveva nella mente ogni qual volta pensava a lui, quel dannato batticuore, poi, le impediva di ragionare tranquillamente.

 

Edvige le beccò con dolcezza le dita della mano per consolarla, quando calde lacrime avevano iniziato a far capolino dai suoi occhi.

Aveva una voglia matta di riabbracciare tutti, di dormire nuovamente nel suo letto, di chiacchierare di nuovo con Ginny, di ridere con Harry, di fare shopping con Anne, di assaggiare la cucina di Draco ma, soprattutto, di arrossire ancora sotto lo sguardo innamorato di Ron…

 

Era arrivato il momento di tornare a casa ed affrontare i problemi che per troppo tempo aveva evitato.

Accarezzò la testa piumata di Edvige, prima di sedersi e scrivere la sua risposta.

 

***

 

Angelia dava la mano alla piccola Lily mentre con difficoltà si divincolava per le strade del mercato che si teneva a Diagon Alley. Qualche bancarella più indietro, Anne spingeva il carrozzino dove Edward, il figlio di Harry e Ginny, dormiva tranquillo.

La quasi signora Potter aveva chiesto alle due ragazze di badare, per quella mattinata, al bambino, visto che lei era affaccendata in altro: matrimonio incombente e festa a sorpresa per Harry.

 

Il caldo quella mattina era terribile. Il sole batteva insistente sulle loro teste e, nonostante indossassero lo stretto necessario per non essere denunciate, Angelia ed Anne avevano l’aria accaldata e sudaticcia.

Lily aveva un visetto stanco ed arrancava in silenzio dietro sua cugina, evitando, di tanto in tanto, i carrelli della spesa delle vecchie signore streghe.

 

-Io ho sete…-  Angelia si voltò verso la bambina. –ed anche fame… e sono pure stanca!-

 

Anne fece un veloce slalom tra un paio di signore anziane impegnate nella scelta dei meloni, raggiungendo le due che si erano momentaneamente fermate per aspettarla.

-Tieni…- Angelia porse la borraccia dell’acqua a Lily che bevve con avidità. –Vai piano che è fredda.-

 

Anne accarezzò la testa di sua sorella, assicurandosi che il cappello bianco, regalatole da Draco, fosse davvero contro il sole.  

 

-Cosa c’è ancora sulla lista?-

 

Angelia consultò velocemente il pezzo di carta che aveva nella tasca degli shorts di jeans.

Si sventolò una mano contro il viso, facendo un sorriso.

–Abbiamo finito. Devo solo prendere lo zafferano.- indicò il negozietto due vie più indietro. –Non ci vorrà molto.-

 

Lily sbuffò, annoiata. –Io ho fame.-

 

-Dai, tesoro un altro sforzo.-

 

-No, basta!- la bambina alzò la voce, facendo svegliare di soprassalto Eddie che aprì gli occhi verdi, limitandosi a riprendere a succhiare il suo ciuccio. –Voglio il gelato!-

 

-Lily, non fare la bambina viziata. Angelia ha quasi finito, poi, tutte insieme andremo…-

 

Angelia mise una mano sul braccio di Anne, fermandola. –No, la bambina ha ragione. L’abbiamo scarrozzata per tutto il giorno. Si merita un break, anzi…- si chinò sul carrozzino, pizzicando leggermente il naso di Edward -se lo meritano tutti e due un bel gelato con il cioccolato!-

 

Lily saltellò contenta. –Sì, sì!-

 

Edward, vedendo la sua euforia, sputò il ciuccio iniziando a battere le manine grassocce e a gridare. –Tabo-tabo, tabo-tabo!-

 

Anne scosse la testa, facendo un mezzo sorriso. –Io vado a rifocillare le truppe.- lanciò un’occhiata alla cugina. –Quando hai finito siamo lì.-

 

-Va bene.- Angelia  sorrise, salutando con la mano i bambini. Rimase ferma, guardandoli allontanarsi. Si contemplò un po’ intorno, prima di svanire per una via più nascosta che portava a Nokturn Alley. Ormai conosceva tutte le strade più impensabili per arrivare lì.

Superò una paio d’insegne annerite e scricchiolanti, fino a raggiungere un negozietto polveroso. La vetrina metteva in bella mostra dei libri che nemmeno Hermione avrebbe avuto il coraggio di leggere.

 

Aprendo la porta a vetri, un campanello l’accolse. Aveva un suono stridulo e non era come i sonagli squillanti e piacevoli delle altre attività di Diagon Alley.

L’ambiente era sporco e tetro; i mucchi di libri erano sudici di polvere, il pavimento di legno scricchiolava ad ogni passo di Angelia.

 

-Signorina…- il padrone del negozio, uscì dal retro bottega. Era un omino, piccolo ricurvo ed unto. –Pensavo non sarebbe più tornata.-

 

Angelia sorrise. –E’ arrivato?- si avvicinò al bancone, poggiando le sue mani sottili sul legno lucido.

 

L’uomo ci pensò un attimo su.

 

-Mr. Dombie, mi aveva assicurato che sarebbe arrivato per…-

 

-Sì, sì…- l’omino la guardò da dietro gli occhiali spessi. –Non si preoccupi è arrivato. Qui, alla Zombie’s, la consegna è sempre puntuale.-

 

Angelia sorrise, afferrando la porchette dalla borsa ricolma di pupazzetti e sacchetti vari.

–Quanto le devo?-

 

Mr. Dombie era sparito brevemente dietro l’alto bancone, ricomparendo poco dopo, con il libro tra le mani: era un volume molto grande e la copertina era nascosta dalla carta marrone del negozio.

 

-20 galeoni.-

 

Angelia non batté ciglio, riversando nelle mani ossute dell’anziano signore il pagamento.

Afferrò il libro e si avviò alla porta, con un certo tremito nelle mani.

 

-Signorina?-

 

Angelia si fermò a pochi passi dalla porta. –Sì?-

 

-Faccia molta attenzione…- indicò il pacco che ingombrava le braccia della donna. –Il libro dei morti è molto pericoloso.-

 

Angelia annuì. –Lo so. Non si preoccupi.- e senza aggiungere altro, lasciò il negozio diretta verso Diagon Alley.

 

Un’ombra uscì dal retro bottega, apparendo alle spalle dell’anziano signore. –Ottimo lavoro…-  e, prima che Dombie potesse replicare, lo pugnalò al cuore.

 

***

 

-Non capisco cosa stia combinando…- Harry era seduto, in palestra, sugli addominali di una giovane recluta. Parlava con Ron che si trovava dall’altra parte della sala, intento a tastare l’addome di una ragazza per verificare che stesse lavorando bene.

 

Il capitano rosso fece un breve sorriso alla signorina bionda che aveva controllato, facendola arrossire. –Continua così…- le disse velocemente, prima di tirarsi su e rivolgere lo sguardo ad Harry.

 

-Chi, scusa?-

 

Il bruno sbuffò, alzandosi dalla recluta che ringraziò mentalmente la sua buona stella.

-Come chi?- Harry aveva l’aria allucinata. –Tua sorella, la mia quasi moglie. Ha un comportamento strano. Ieri, l’ho trovata arrampicata sugli scaffali della cucina…-

 

Ron trattenne una risatina. –Magari, ha una di quelle strane crisi femminili…- cercò di consolarlo, grattandosi il mento.

 

Harry s’accigliò. –No, non credo…-

 

Ron scoppiò a ridere, trascinandosi dietro un paio di reclute impiccione. –Da quando sei diventato donna, Harry?- gli chiese, scrutandolo dall’alto verso il basso.

 

-Idiota…- sbottò il bruno, lanciando un’occhiata prima al suo quasi cognato e poi ai ragazzi che trattenevano male l’ilarità. –Sto dicendo sul serio. Sono preoccupato…-

 

Ron allargò gli occhi, appoggiandogli le mani sulle spalle. –Harry, amico mio, sei ufficialmente paranoico…- si guardò intorno, avvicinandosi di più all’orecchio dell’auror. –Al massimo sta progettando di ucciderti…-

 

Harry rimase un attimo in silenzio, annuendo. Poi, con uno scatto delle spalle, si tolse di dosso le mani grandi e callose di Ron che aveva preso a ridere senza sosta. –Basta con te non si può fare un discorso serio…-

 

Il rosso continuò a ridacchiare per un po’, fino a quando una voce seria e corposa non lo bloccò. –Cosa c’è tanto da ridere, Maggiore Weasley?-

Le 20 reclute sul pavimento, insieme a Ron ed Harry, scattarono immediatamente sull’attenti.

 

-Nulla, Generale McDury!- esclamò prontamente, portandosi la mano sulla fronte in segno di saluto.

 

L’omone lo guardò brevemente, facendo un mezzo sorriso orgoglioso. –Riposo, Maggiore Weasley. Sono qui in veste di presentatore. Tutti voi sapete che alcuni dei nostri uomini migliori sono partiti per la Bulgaria per approfondire le loro conoscenze…-

 

Ron ebbe un fremito all’altezza dello stomaco. Anche Hermione era tra quelli.

 

-Oggi, però, sono qui per presentarvi i 5 tenenti colonnelli bulgari che collaboreranno con noi per il prossimo anno…- McDury si voltò verso il Maresciallo* Andrew che sostava ancora davanti la porta della palestra. –Li faccia entrare…-

 

James annuì, spalancando la porta. –Prego, da questa parte…-

 

Si udirono dei passi nel corridoio, prima che un omone alto almeno 1,90 m facesse il suo ingresso nella palestra. Aveva degli occhi nocciola tremendamente svegli ma buoni, la mascella delicata e tondeggiante, un leggero accenno di barba e dei capelli biondi corti terminavano il suo viso molto attraente. 

Fu seguito da altri tre uomini tutti bruni e dall’aria tranquilla e, alla fine, una ragazza minuta entrò assieme agli altri nella palestra. Si posizionò accanto al primo ufficiale bulgaro ed il colpo d’occhio fu immediato: lui altissimo, lei bassina, lui biondo, lei castana, lui imponente, lei minuta…

 

Ron osservò la ragazza con un pacato interesse. Notò, immediatamente, i suoi occhi verdi, identici, nel colore, a quelli di Harry, l’aria sveglia e molto intelligente, il nasino piccolo leggermente all’insù e le mani piccine ma proporzionate a tutto il resto.

 

McDury riprese a parlare. –Il Tenente Colonnello  Rüf…- disse, presentando la donna. –E’ la responsabile principale dei suoi colleghi. Ha il compito di controllare i suoi tenenti ma anche voi…- il generale lanciò un’occhiata alle reclute ma anche a Ron ed Harry. –Dovete collaborare attivamente ed in maniera costruttiva con loro. Confido nella vostra maturità e professionalità.-

 

Il tenente colonnello Rüf aveva annuito ad ogni parola di McDury assumendo un’aria da saputella che a Ron ricordò tanto Hermione.

 

-Grazie, Generale…- esordì quando McDury le passò la parola. Non aveva nessuna inflessione strana, parlava un perfetto inglese. –Io sono il Tenente Colonnello Taissa Rüf, come ha chiaramente anticipato il Generale McDury, coordinerò i miei compagni ed il lavoro che svolgeremo in questa base. Questi sono i miei colleghi…- si voltò, indicando l’omone. –Lui è il Tenente Colonnello Dimitri Rüf, specializzato in scientifica e ricerche.-

 

Dimitri fece un veloce saluto militare a Ron ed Harry che risposero prontamente.

Le reclute guardavano senza fiatare la presentazione della donna: Tenente Colonnello Dimitri Rüf, Ivan Kurnikov, Bladimir Raspunt, Oktavio Buderbeg.

 

Il rosso osservò i tenenti lanciando una breve occhiata a McDury. –Benvenuti,- esordì, facendo un sorriso asciutto. Taissa lo fissò con i suoi occhini verdi, annuendo. –Spero che ci troveremo bene a lavorare insieme. Io sono il  Maggiore Ronald Weasley.-

 

-Maggiore Harry Potter, Signore.- si presentò a sua volta il bruno.

 

I colonnelli bulgari salutarono i due uomini con un breve gesto militare.          

 

-Bene, ora che le presentazioni sono finite, se mi seguite, continuiamo la visita…- McDury si avviò verso l’uscita.

 

Il Maresciallo Andrew teneva aperta la porta mentre i bulgari seguivano il Generale. Il colonnello Rüf lanciò un’intensa occhiata a Ron prima di uscire dalla palestra. Aveva sorriso brevemente, scomparendo dietro Dimitri.

 

-Carina, eh?- chiese Harry, dandogli una gomitata.

 

Ron rimase fermo ad osservare l’ultimo bulgaro uscire, prima di annuire incapace di fare altro.

 

***

 

 

L’aria era fresca ed umida nei sotterranei segreti di un castello in rovina. Il vento correva tra le valli che circondavano la zona, frusciando tra i fili d’erba. Le nuvole si erano colorate di rosso ed arancio mentre lentamente il sole moriva, dietro le basse colline.

 

Tamiara sfiorò lo specchio d’acqua che si agitava nel calderone, facendolo acquietare. Con un colpo di bacchetta, spense il fuoco che bruciava sotto di esso.

Il buio regnò brevemente nella stanza prima che la donna accendesse le torce con uno schiocco delle dita.

I lunghi capelli ricci e rossi scendevano con grazia intorno al suo viso tondo e leggermente tornito sulle guance. Gli occhi marroni con una leggera venatura  di verde guizzarono attenti nella stanza deserta.

 

-Cassio…-

 

L’uomo uscì dall’ombra, rivelandosi in tutta la sua imponenza: i capelli erano corti e bruni, gli occhi chiari e maliziosi come sempre, il viso, dalla carnagione leggermente più scura, era segnato da una cicatrice sulla guancia sinistra.

 

–Tamiara.- disse asciutto, chinando il capo in segno di rispetto.

 

-Che notizie mi porti?-

 

Cassio fece un sorriso obliquo che avrebbe fatto rabbrividire anche Voldemort. –Buone, mia Signora.- 

La donna  socchiuse gli occhi, avvicinandosi con lentezza verso il centro della stanza dove una strana luce azzurrina illuminava una grande bacheca.

Tamiara poggiò le mani minute sul vetro gelido.

Il bagliore spettrale colpiva i suoi lineamenti, facendola sembrare ancora più cattiva: le zone di ombra si alternavano a quelle colorate di un tenue blue.

Il suo vestito porpora frusciò contro il pavimento in pietra della stanza, quando mosse una mano per eliminare un po’ di condensa dal vetro.

 

-Hai consegnato il libro a quel vecchio?-

 

Cassio annuì. –Certo, mia signora.- si avvicinò a lei. –Lei lo ha comprato, come nei piani…- 

 

Tamiara sospirò, picchiettando con le dita contro il vetro. Quando l’uomo che era steso all’interno della bara di cristallo si mosse leggermente, lei sorrise. –Tornerai presto in vita, non scalpitare…-

 

-Mia Signora perché dobbiamo riportarlo in vita…- Cassio aveva fatto un piccolo gesto di stizza con la mano.

 

-Perché ci serve e poi…- allungò la mano verso l’uomo, invitandolo ad avvicinarsi ancora. –Così, sarà più divertente…- 

 

Cassio l’abbracciò, guardando il volto dell’uomo addormentato, compiacendosi.

 

***

 

Ginny indossava una simpatica salopette di jeans, i capelli sollevati sulla testa e macchie di colore un po’ dovunque. Era seduta sul pavimento della soffitta di casa sua mentre con una mano manteneva il cartoncino e con l’altra cercava di fare un perfetto ghirigoro.

 

Maggie, accovacciata accanto a lei, era impegnata nello stesso lavoro: gli occhi verdi ed intelligenti concentrati sul cartellone  azzurro che stava colorando. Si tolse una ciocca di capelli dal viso con il dorso della mano.

 

-Ma perché non hai comprato le decorazioni già fatte?- le chiese, stiracchiandosi un po’.

 

Ginny sorrise, voltandosi. –Perché mi diverto troppo a farle. Poi, così avrò più motivi per sentirmi stanca e fare insospettire Harry…- ridacchiò come una matta, attaccando un po’ di nastrini su un festone.

 

-Povero…- Maggie riprese a colorare, cambiando posizione delle gambe. –Non mi sentivo più le ginocchia…- spiegò, quando Ginny si voltò per osservarla.

 

-In effetti, è da un po’ che stiamo lavorando.- guardò l’orologio da polso e sobbalzò.

–Oddio sono quasi le 18:00!-

 

Maggie rise, alzandosi per aiutare Ginny a mettere in ordine e far sparire ogni traccia di porporina.

Sul divano, vicino alla finestra aperta, TJ ed Eddie sonnecchiavano, guardando alla TV un programma con dei pupazzetti strani e colorati.

Il bambino non sembrava molto interessato a quei 5 peluche che si muovevano sullo schermo quanto ai bottoni della camicia di TJ: li aveva sbottonati tutti, allacciandoli in modo sbagliato.

Il ragazzo pareva non essersene accorto visto che dormiva della grossa con Eddie in braccio.

 

-Harry si è insospettito?- chiese Maggie, spazzando il pavimento.

 

Ginny annuì con un sorriso orgoglioso. –Non è il miglior auror per nulla.- infilò i cartelloni ed i fogli in un cassetto segreto. –Ieri, mi ha trovato arrampicata sugli scaffali della cucina…-

 

Maggie trattenne a stento una risata. –E che ci facevi arrampicata?!-

 

-Nascondevo il suo regalo…- la rossa incrociò le braccia sul petto. –Quell’uomo ha il brutto vizio di essere ficcanaso. Unito al fatto che è intelligente mi rende l’organizzazione di questa festa impossibile!-

 

-Ma non è proprio per questo che ti sei innamorata di lui?-

 

Ginny rise. –Sì. Purtroppo io punto ai  migliori…-

 

-Modesta…-

 

Tutte e due scoppiarono in una risata contagiosa, iniziando a rimettere a posto i tappeti, il tavolo e le sedie, utilizzando la bacchetta.

 

Maggie, avvertendo un certo freddo, chiuse la finestra vicino al divano, dove i due uomini dormivano. O meglio, dove il suo fidanzato stava dormendo della grossa e dove Edward si stava divertendo a spogliarlo e risistemargli i vestiti a suo piacimento.

Scosse la testa, sospirando rassegnata.

 

Eddie, sentendo il suo sbuffo, si voltò verso di lei, ritirando le manine che fino a poco prima avevano abbottonato la camicia di TJ e facendo una faccia innocente ed irresistibile.

-Tolomeus?!- Il ragazzo sobbalzò, svegliandosi bruscamente. Si grattò la testa prima di mettere a fuoco il contesto in cui si trovava. –Ma che diavolo combini?-

 

Edward sorrise con i denti davanti, quando il ragazzo fu sgridato dalla biondina.

 

-Non è il bambino che deve badare a te ma il contrario!- Maggie scosse la testa. –Sei assurdo…-

 

TJ si mise in piedi, prendendo in braccio Eddie. -Sei sempre così dolce e gentile nei tuoi modi…- la guardò con i suoi occhi azzurri. –E’ bello anche per me rivederti, sai?-

 

Maggie non cadde nella provocazione di TJ. –Andiamo, non fare lo sciocco. Ti avevamo chiesto di badare ad Eddie e tu, invece, ti sei addormentato, come al solito!- incrociò le braccia sul petto, fissandolo a sua volta. –Un giorno il bambino ti farà qualche incantesimo e tu non te ne accorgerai, ritrovandoti in Lapponia tra le renne di Babbo Natale!-

 

 -Dai non esagerare…- si chinò verso di lei, rubandole un piccolo bacio a fior di labbra.

–Lui se la cava benissimo da solo. Vero, campione?-

 

Maggie scosse la testa doppiamente rassegnata. –Infatti, non mi preoccupo per lui…- sussurrò.

 

-Tabo-tabo bravo!- s’infilò in bocca il ciuccio che aveva appeso ai vestiti con una catenina, mentre TJ e Maggie si spostavano verso il tavolo dove Ginny era seduta a scrivere.

 

La biondina rimase in silenzio per un po’, osservando la donna spuntare alcuni nomi su una lista.

TJ aveva messo a terra il bambino che aveva iniziato a giocare con una strana palla rossa spuntata da chissà dove.

 

Regnava un silenzio rilassato e piacevole in casa, interrotto ogni tanto da un risolino di Eddie e da un’incitazione di TJ, che gli stava insegnando a giocare a basket.

 

-HAI INVITATO ANCHE LEI?!- Maggie aveva le guance rosse e l’aria scandalizzata; aveva preso tra le mani un foglio di Ginny.

 

La rossa sobbalzò, prima di accigliarsi. –Chi?-

 

-HERMIONE!-

 

TJ si voltò spaventato, mentre il bambino fissò i suoi occhi sulle due donne. Aveva la palla rossa tra le mani che rifletteva la luce rossa del tramonto sui capelli marroni che venivano sfumati in un rosso scuro.

 

-Beh, è una carissima amica di Harry ed anche mia!- spiegò un po’ accaldata Ginny, puntando un dito contro il suo petto.

 

-Come?! Tu la consideri ancora un’amica dopo quello che ha fatto a tuo fratello?!-  Maggie stentava a crederci. Per lei Hermione Granger era solo una ragazzina viziata che aveva avuto tutto, dopo tante sofferenze, ma aveva preferito calciarlo via… -Ron sta ancora malissimo e tu la inviti  alla festa?!-

 

Ginny s’infervorò, alzando la voce. –Io la considero ancora un’amica e lo farò per sempre! Io so che ama mio fratello più di se stessa e quello che ha fatto è stato solo un errore!-

 

Maggie scosse la testa. –Se lei lo avesse reputato un errore, sarebbe tornata da lui il giorno stesso. Invece, sono passati 3 anni!-

 

La rossa si passò freneticamente una mano sottile tra i capelli rossi. –Maggie, tu sei troppo giovane per capire certe cose. Hermione usciva da un periodo terribile ed era molto scossa…-

 

-Stai forse dicendo che è Ron ad aver sbagliato?!-

 

-Non sto dicendo questo. Dico solo che la colpa sta al centro: Hermione non è stata matura e Ron è stato precipitoso. Tutto qui!- Ginny la guardò negli occhi, facendole un sorriso.

–La loro situazione non migliorerà se resteranno separati ancora. Credo che sia giusto che si vedano e risolvino i loro problemi…-

 

Maggie si morse le labbra incapace di ribattere. Quello che Ginny diceva era giusto, ma lei non poteva ancora perdonare Hermione. Aveva fatto soffrire troppo Ron, era stato come se gli avesse preso il cuore e lo avesse buttato in mare… Non capiva perché le cose dovevano essere così complicate: perché non aveva accettato di sposarlo? perché era fuggita via? In fondo, era risentita nei confronti di Hermione perché l’aveva delusa, tanto.

 

-Sarà… Spero solo che tu abbia ragione e che lei non lo faccia soffrire ancora. In quel caso, giuro che ce la mando di nuovo io in Bulgaria a suon di calci…-

 

Ginny fece un sorrisino. –In quel caso, ti aiuto anch’io!-

 

La porta della soffitta ebbe una scossa, mentre qualcuno cercava di aprirla. Ginny sbiancò e Maggie rimase con la bocca aperta. TJ corse verso la soglia mentre le altre cercavano di fare sparire il più velocemente possibile le liste degli invitati.

 

-VIRGINIA!- gridò Harry dall’altra parte della porta. –VUOI APRIRE QUESTA PORTA?!-

 

-Un attimo, Harry. Arriva TJ…- rispose mentre infilava sotto una cassapanca le pergamene.  

Maggie correva da una parte all’altra della  stanza per nascondere la sua parte di fogli. Gli infilò sotto un cuscino e quando TJ spalancò la porta ci si sedette sopra con un sbuffo.

 

Harry entrò in soffitta accigliato e molto insospettito quando notò il sorriso a 32 denti con il quale tutti l’avevano accolto. Scrutò tutto per un po’ senza parlare e, solo quando Eddie gli tirò la gamba del pantalone per essere preso in braccio, salutò tutti. –Salve…-

 

Maggie e TJ alzarono una mano, mentre Ginny gli si fece vicino baciandogli rapidamente le labbra. –Amore mio…- disse con un sorriso dolcissimo. –Già a casa? Ma che bello!-

 

-Sì, Ron si è offerto per finire il lavoro d’ufficio al posto mio…- rispose, mentre si continuava a guardare intorno.

 

-Ma che bravo…- gli mise le mani sul petto, spingendolo a poco a poco verso l’uscita.

–Visto che sei già qui perché tu ed Edward non fate un bel bagno insieme, mentre io preparo la cena?-

 

Harry inarcò un sopraciglio. –Non hai ancora cucinato?-

 

Ginny sorrise ancora. –No, siamo stati impegnati tutti il pomeriggio per…- cercò d’inventare qualcosa.

 

-Per ritagliare coniglietti di carta…- terminò Maggie, alzandosi dal cuscino. –Eddie adora i coniglietti.-

 

-Già, verissimo…- aggiunse TJ, mentre cercava la sua giacca.

 

-Coniglietti… di carta?- domandò Harry scettico.

 

Tutti e tre annuirono troppo velocemente. –Sì, una montagna…- esagerò TJ, per essere più convincente.

 

-Una montagna, eh?- Harry si guardò intorno. –E dove sono?-

 

TJ, Maggie e Ginny si scambiarono delle occhiate per un momento. –Beh…- dissero in coro.

 

-Li abbiamo…- iniziò il primo, -…Incantati.- continuò la rossa. -… e sono saltati fuori dalla finestra…- precisò Maggie.

 

-…Tabo-tabo, BUM!- terminò Eddie gioioso, mentre batteva le manine.

 

Harry strinse gli occhi estremamente scettico, ma preferì non indagare oltre. –Sarà…- accarezzò la schiena del bambino, baciandogli la fronte. -Credo sia meglio che  vada a preparare il bagno.- lanciò un’occhiata ai tre. –Mi raccomando, non fate arrivare i miei colleghi Auror per traffici illeciti…-

 

-Ma no!- lo tranquillizzò la sua fidanzata, mentre scompariva dietro la porta della soffitta.

 

Maggie e TJ guardarono Ginny e poi insieme scoppiarono a ridere.

 

-Coniglietti di carta, questa è stata molto bella!-

 

***

 

Draco Malfoy, Harry Potter e Ron Weasley adoravano giocare a basket. Avevano persino indetto un piccolo torneo tra di loro. Partecipavano tutti i ragazzi della compagnia ed il capolista era  TJ che deteneva il record di 109 canestri a tiro libero.

 

Era un’afosa giornata di Agosto e, nonostante il caldo insopportabile del fine pomeriggio, i tre erano impegnati in un divertentissimo scontro che sembrava ben intenzionato a durare ancora molto.

 

Draco scartò Ron che gli si era avventato sul lato destro, finendo la sua azione con un canestro di 3 punti.

Lily seduta sotto l’ombrellone del suo giardino, intenta a leggere un libro, segnò sul cartellone magico un 3 in direzione del nome di Draco Malfoy.   

 

-Bel tiro…- grugnì Harry che si trovava molto in basso nella classifica.

 

Il biondino sorrise, mentre beveva un po’ d’acqua sotto l’ombrellone. Guardò con interesse il libro che la bambina stava leggendo.

Harry e Ron continuavano a palleggiare nel tentativo l’uno di salire di posto, l’altro di proteggere il suo n°2.

 

“…Con lentezza le passò una mano sui lunghi capelli biondi, attirandola a sé e facendo morire il respiro affannoso sulle labbra rosse della giovane amante…”

 

Draco per poco non si strangolò. Sputacchiò dell’acqua, tossendo molto forte.

Il libro di Lily parlava d’amore?!Ma che stava succedendo? Alla sua principessa certe cose non piacevano… Insomma, dov’era finita la bellissima bambina patatosa che guardava con lui i film babbani più avventurosi?! Che si emozionava a parlare di Quidditch e scope?!

 

-Che leggi, principessa?- le chiese con una voce un po’ rauca.

 

Lily che non si era scomposta minimamente durante la sua tosse, alzò la testa dal  libro.

In quel momento, assomigliava talmente tanto ad Anne che Draco rimase senza fiato. Era così cambiata, nonostante avesse ancora 8 anni sembrava già una signorinella. Da quando poi aveva iniziato a praticare attivamente pattinaggio artistico era sbocciata, assottigliandosi.

Draco la preferiva quando poteva prenderla in braccio e strapazzarla di coccole come un peluche, ma sapeva che il tempo non poteva fermarsi e ben presto la sua principessa l’avrebbe abbandonato.

 

-E’ un libro che mi ha prestato Maggie. Dice che è molto interessante.- sfogliò senza entusiasmo le pagine. -In effetti, aveva ragione.- una leggera spolveratina di rosso ricoprì le guance tornite della piccola.

 

-Ah…- rispose Draco, mentre Ron ed Harry si trascinavano senza fiato verso il tavolo. –Di che tratta?- chiese, facendo posto al rosso che tentava di afferrare la sua bottiglia.

 

-Mah, nulla di particolare…- chiuse il libro con un tonfo. –E’ una storia di un capitano di ventura, amante del mare. E’ un libro rilassante che leggo quando ho i miei incubi…-

 

Ron la sollevò di peso dalla sedia, appoggiandola sulle sue gambe, prima di sedersi. Harry si era accovacciato sull’erba accanto al tavolo mentre Draco dimenticava il problema del romanzo d’amore e si concentrava su quello degli incubi.

 

-Hai ancora i terrori notturni?- Harry la guardò preoccupato, sentendosi in colpa. Se la piccola aveva quei problemi era anche colpa sua; non era stato in grado di sconfiggerlo da solo quel bastardo. Chi ne pagava le conseguenze, in quel momento, era una bambina innocente…

 

Lily si voltò, guardandolo fisso negli occhi. Quando faceva così, sembrava che potesse leggerti l’anima. Aveva uno sguardo così intenso e penetrante, qualcosa che riusciva a paralizzarti, sia nel corpo che nella mente.

 

-Sì, ma non è importante…- sembrava così tranquilla, pacata ed era proprio questo che spaventava a morte Draco. Come faceva una bambina ad essere tale e ad avere tutta quella saggezza? Voleva dire che aveva dovuto crescere in fretta, dimenticando la sua età e quello che era giusto fare: avere paura, ribellarsi al proprio destino. –Riesco a controllarli, ora…-

 

Ron le accarezzò la schiena, fissandola per un momento. Come gli faceva tenerezza quella bambina, forse di più di Eddie.

 

-Sai che noi saremo sempre al tuo fianco per proteggerti?- le chiese il rosso con dolcezza.

 

Lily annuì, prima di saltare giù dalle gambe di Ron. –Lo so. Siete l’unica certezza della mia vita…- diede un bacio a tutti e tre e poi aggiunse. –Nonostante tutto sono fortunata…-

Si girò e corse verso la porta di casa, dietro la quale scomparve rapidamente.

 

I tre rimasero a fissare il vuoto, per un po’. Poi Draco guardò l’orologio sobbalzando. –E’ tardi dobbiamo sbrigarci!- esclamò, rivolgendosi al rosso.

 

-Tardi per cosa?- chiese Harry, accigliandosi.

 

-Nulla di particolare ci hanno invitato ad una cena. Prima di andare, però, dobbiamo passare a casa tua perché Ginny ci ha preparato la torta al limone…-

 

-Ginny?- domandò Harry accigliato.

 

-Sì, lei!- ribadì Ron, facendolo alzare. –Sbrigati a farti la doccia che puzzi come un cavallo…-

 

Harry gli lanciò un’occhiataccia. –Beh, tu non profumi come una primula…-

 

-Muoviti!- lo spronò di nuovo Ron, spingendolo nel piccolo spogliatoio che avevano costruito nel giardino della casa gialla, dove si era trasferita la famiglia Cooper.

Chiuse la porta e si voltò verso Draco. –La prossima volta che mia sorella ha queste brillanti idee, giuro che la butto giù dalla finestra!-

 

Draco ridacchiò ma non aggiunse altro. In fondo, Ron aveva ragione.

 

***

 

Hermione recuperò il suo bagaglio. Tornare a casa attraverso gli aerei babbani era stata un’idea malsana. Il suo volo aveva fatto un ritardo pazzesco; troppe persone decidevano di mettersi in viaggio alla fine di Agosto: code per il checkin, file per l’imballaggio dei suoi bagagli, c’era tanta gente persino per andare alla toilette…

 

Trascinò i suoi bagagli verso l’uscita dell’aeroporto, mostrò il suo passaporto babbano e, finalmente, uscì da quel tram-tram incredibile.

Il sole stava tramontando ad ovest e i suoi raggi morenti colpivano delicatamente le cime degli alberi che circondavano l’aeroporto. La sera stava per ricoprire la città ed un vento abbastanza fresco le colpì il collo scoperto.

 

Hermione rabbrividì, decidendo di abbassare le maniche dell’enorme maglia a righe arancione dei Cannoni di Chuddley che aveva rubato a Ron qualche anno prima.

Il jeans blue scuro contrastava in maniera decisa con quel colore allegro e vivacissimo.

 

Si guardò intorno, sperando di riconoscere qualcuno ma sapeva che nessuno di sua conoscenza sarebbe andato a prenderla. In fondo, era stata proprio lei a non voler avvisarli del suo ritorno. Non aveva mandato nessuna risposta alla povera Ginny ed aveva liberato Edvige solo quella mattina, dopo averla fatta riposare e rifocillare adeguatamente per il lungo viaggio che l’aspettava. Avrebbe voluto portarla con sé durante il viaggio ma non era molto sicura di poterlo fare secondo le leggi babbane.

 

Dopo quasi 15 minuti di fila, riuscì finalmente a salire su un taxi. Si sedette pesantemente sul sedile posteriore e, quando l’uomo le parlò in inglese, senza alcuna inflessione bulgara nella voce, sorrise.

 

-Dove la porto, Miss?-

 

Hermione si lasciò andare contro il sedile. –Mi riporti a Londra.-

 

Era finalmente a casa.

 

***

 

Quando Harry Potter aprì la porta di casa sua, un silenzio innaturale l’accolse. Regnava un buio totale nell’ingresso e si udiva soltanto il leggero ticchettio dell’orologio a pendolo, appeso alla parete alla sua destra.

 

Si voltò verso Ron e Draco, alle sue spalle, un po’ accigliato e, quando il biondino lo spinse letteralmente dentro casa, la luce si accese all’improvviso ed un boato di ovazioni lo stordì.

 

-BUON COMPLEANNO HARRY!-

 

Riaprì gli occhi che aveva chiuso per ripararsi dalla repentina, quanto accecante luce e si ritrovò completamente circondato dai suoi più cari amici: Anne, Maggie, TJ, Draco, James, Evelyn, Matt, Sarah, Lily, Ron, Angelia, Lucrezia, Joseph e poi loro due, i pezzi più importanti di se stesso, le persone per le quali avrebbe volentieri ucciso e che avrebbe protetto per sempre.

 

Ginny era in piedi accanto al divano, teneva in braccio Eddie ed era bellissima: un sorriso radioso le ornava le labbra piene e rosse; i capelli carminio erano stati arricciati e tirati su in un chignon molto elegante; indossava un abitino estivo bianco che le fasciava la vita sottilissima. Con la mano sinistra, stava tentando di aggiustare la frangia di Edward che non sembrava gradire molto le attenzioni di sua madre.

 

Harry si avvicinò a grandi passi a loro, prendendo in braccio il bambino e baciando appassionatamente sua moglie. Rimasero abbracciati per un po’, mentre tutti gli altri amici intorno fischiavano ed applaudivano. –E questo che stavi organizzando?-

 

Ginny gli fece una piccola linguaccia, annuendo. –Sì, signor Potter. Solo una festa per il tuo 25° compleanno… E’ una data importante ed un mese fa non l’abbiamo festeggiata come meritava.-

 

-Solo una festa per il mio compleanno, quindi. Nulla di pericoloso ed illegale?-

 

Ginny sorrise. –Le cose pericolose ed illegali le faccio solo con te in un altro ambiente…- si morse le labbra maliziosa, facendolo ridere.

 

-Ti amo da impazzire, amore mio.- le disse, dandole un altro bacio. -…E amo da impazzire anche te!- continuò, staccandosi dalla moglie e sollevando in alto Eddie che scoppiò a ridere.

-TABO-TABO AEREO!-

 

Tutti risero mentre si avvicinavano ad Harry per fargli gli auguri e dargli il regalo. Alla fine della processione, aveva tra le mani così tanti pacchetti che dovette mettere giù Edward che trotterellò subito verso il tavolo pieno di dolci.

 

Harry appoggiò i suoi regali sul tavolino, pregustando la felicità di aprirli più tardi.

 

-Ehi, bambino sopravvissuto?!-

 

Il bruno si voltò, ritrovando i suoi migliori amici, Draco e Ron, a braccia incrociate vicino all’ingresso. Avevano un sorriso ebete disegnato sulla faccia e l’aria di chi la sa più lunga.

Harry si avvicinò, guardandoli. –Che avete tanto da sorridere voi due?-

 

-Nulla, ci piace pensare a quanto suderai per una stupida chiave…- spiegò Draco, sghignazzando.

 

-Una stupida chiave?-

 

Ron annuì. –Una stupidissima chiave…-        

 

Harry non capì. –Ma state vaneggiando?-

 

-Guarda fuori dalla finestra.-

 

Il bruno accigliato si avvicinò alla finestra, scostò una tendina ricamata e per poco non svenne. Fuori, sull’erba appena falciata del suo giardino, c’era una spettacolare Harley Davidson, laccata in nero con una fiammeggiante fenice verniciata sul parafango.

 

-Mi avete comprato un Harle…- Harry non riuscì a finire la frase perché gli mancavano le parole. –Mi avete comprato una…-

 

-E dai respira!- lo schernì Ron. –Ha messo una bella parte Draco, un’altra piccola io ed un’altra ancora più piccola Anne.-

 

-Non ti aspettare più regali da me e lui per un bel po’ di tempo, capito bambino sopravvissuto?-

 

Harry annuì incapace di fare altro. –E’ mia?-

 

Ron non riuscì a trattenere una risata. –Beh, è tua se riesci a prendere le chiavi…-

 

-Come faccio?-

 

Draco lo sospinse verso il retro della casa, nel giardino, dove era stato approntato un piccolo campo da basket casalingo.

Tutti gli invitati erano stati fatti sedere con un piattino di dolcetti ed un bicchiere di ponch su una gradinata, pronti a godersi lo spettacolo.

 

TJ era in mezzo al campo, elegantissimo con la sua camicia bianca ed i suoi jeans scuri. Fece un sorriso ai tre uomini, quando li vide spuntare dalla porta.

 

-Ragazzi che mi state combinando?- chiese Harry preoccupato.

 

Ron ridacchiò. –Non è stata una nostra idea ma della tua quasi moglie.-

 

-Prenditela con lei!- esclamò Draco, facendo strada verso TJ.

 

Harry strinse la mano al ragazzo, capitano della squadra di basket dell’università di Londra. –Sei pronto a prenderti le chiavi?-

 

-Sono nato pronto, giovanotto!-

 

TJ rise. –Bene. Quello che devi fare è solo segnare 5 punti in una partita di basket uno contro uno…-

 

Harry si rilassò. –Beh, pensavo peggio.-

 

Draco e Ron gli diedero una pacca sulla spalla. –Aspetta di vedere il tuo avversario.-

 

TJ fece un fischio, chiamando un certo Junior.

Harry smise di sorridere, quando un omone di due metri che era più grosso di Ron, Draco e lui messi insieme, fece il suo ingresso.

 

-Lui è Junior, gioca a basket con me. E’ uno dei migliori giocatori che io conosca.- spiegò il ragazzo, facendo le presentazioni. –Le Regole sono semplici: Gioco pulito e senza uso di trucchetti!- Guardò Harry, ammiccando esplicitamente alla magia.

 

-Non ti preoccupare.-

 

TJ, Draco e Ron sorrisero. –Bene. Giocate!-

 

Harry guardò un po’ Junior e poi si girò verso gli altri. –Facciamo 3 punti?-

 

***

 

 

 Hermione scese dal taxi, pagò l’autista e con un’aria strana si avviò alla porta di casa Potter. Percorse il vialetto, facendo strisciare il suo trolley sui mattoni di cotto, ammirando una bellissima moto, parcheggiata sull’erba. Quando arrivò all’ingresso, si accorse che la porta era aperta. La sospinse entrando in casa, sentendosi un po’ ladra.

 

-Ehi?- chiamò, chiudendosi l’uscio alle spalle e lasciando i suoi bagagli all’entrata.

 

Rimase incantata dall’arredamento elegante ed accogliente della casa. Non aveva mai visto qualcosa di più intimo e famigliare, a parte la Tana. I mobili di ciliegio erano nuovi ed eleganti. Il camino spento era di marmo rosso, lucidissimo. Le tendine bianche ricamate, i cuscini morbidi e vellutati, il parquet coperto da un grande tappeto persiano rendeva la stanza ancora più calda.

 

Hermione si avvicinò al tavolo dei dolci, prendendo un piccola fetta di torta al limone. Annusò il suo profumo così buono e, quando l’assaggiò, si ricordò di tempi passati ed una sensazione piacevole l’avvolse. Si sentiva  a casa.

 

-VAI!- un gridò la condusse verso la cucina, dove la porta del retro era aperta.

 

Si sentiva un delizioso odore di biscotti ed ancora una volta Hermione si soffermò a guardare i mobili. Posò una mano sul tavolo in granito. Il legno bianco laccato era pulitissimo ed ogni soprammobile era ordinatamente al suo posto. 

Guardò il frigorifero dove erano appesi dei messaggi d’amore che Ginny ed Harry si erano scambiati e provò un momento d’invidia. Avevano costruito una famiglia bellissima e solo lei sapeva quanto se lo meritavano, tutti e due.

 

-Vai, Harry!-

 

Hermione sorrise, affrettandosi a raggiungere il cortile dal quale provenivano le grida. Rimase ad osservare in disparte, semi nascosta da un grande cespuglio.

 

Harry era impegnato in una partita di Basket. Era tutto sudato ma, nonostante questo, aveva un sorriso radioso stampato sulle labbra.

Ginny era in piedi su una gradinata a saltellare con in braccio un bambino bellissimo: Eddie.

 

Hermione si commosse, nel vedere quanto fosse cresciuto. Le foto del battesimo erano così vecchie.

Guardò tutti i visi dei suoi amici, concentrati sull’incontro e capì quanto profondamente le erano mancati. Aveva passato alcune notti insonni a guardare vecchi album di foto per non dimenticare i loro visi ed in quel momento averli di nuovo lì, davanti agli occhi, era emozionante.

 

Cercò con gli occhi Ron, ritrovandolo appena più indietro rispetto a Ginny. Le aveva preso Eddie dalle braccia e se l’era messo sulle spalle. Il bambino rideva con lui e lei si sentì così triste. Se con il suo ritorno avesse infranto qualche equilibrio che si era stabilito?

 

Finalmente, la palla che Harry sballottava riuscì a centrare il canestro. Un boato accolse la fine dell’incontro ed il bruno fu letteralmente sommerso dalle braccia degli amici. Che felicità serpeggiava in quel momento in quel piccolo anfratto di paradiso. Era una sensazione che colpiva anche lei, facendola sentire contenta.

 

-Ora la Harley è tuo, vecchio mio!- gli disse Ron, dandogli le chiavi.

Harry rise, afferrandole. Si fece largo tra la folla, pronto a rientrare in casa e provare la sua moto.

 

Fu allora che tutti la videro. Fu allora che la felicità fu risucchiata e tutti rimasero fermi a guardare: a guardare lei, a guardare lui.

 

A guardare Ron ed Hermione.

 

Passarono attimi che sembrarono infiniti, poi Eddie che era sceso dalle braccia della madre ancora imbambolata, trotterellò verso la donna, ferma sulla porta. Allungò una manina grassoccia e disse: -Tabo- Tabo zia ‘Mine!-

 

Hermione non trattenne le lacrime che veloci avevano preso a rigarle il viso. Si abbassò verso il bambino, prendendolo in braccio. Sembrò che Edward le facesse da ancora, perché con lui tra le braccia non si sentiva più una barca alla deriva.

Con una voce rotta dal pianto, fissò il festeggiato che la guardava senza battere ciglio.

–Buon, compleanno Harry.-

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

Salve amici cari^^!

Come state? Io bene. Ho scritto questo capitolo di getto e con tanta passione. Spero vivamente vi sia piaciuto, perché io mi sono divertita un mondo a scriverlo. Ho tentato di renderlo più allegro e divertente possibile, ma la situazione non è certo delle migliori: Ron continua a soffrire ma reagisce, nuovi personaggi sono stati introdotti, vecchie conoscenze si sono fatte sentire, qualche spiegazione e soprattutto tanti Harry e Ginny moments! Che volete adoro Tabo-Tabo! ^____________________^

 

Va beh, vi do appuntamento al prossimo chiappino: “Perdonami, se puoi…” Quindi, chissà su chi sarà incentrato?!^_________________________^

 

Baciotti a tutti, vi lascio ai vostri saluti!

 

Selphie Grazie, tesoro! Bentornata anche a te^_^. No, non mi sono dimenticata della promessa. Hermione è una matta, lo penso anch’io. Grazie di aver recensito. Baci,

Angèle ^^

 

Karmensita Mamma mia che bella recensione luuuuunga ^___________^! Grazie tesoro io le adoro in una maniera incredibile. Lo so, lo so… Draco è matto ed Anne è una tesorona, mi è dispiaciuto un sacco farli stare male. Ma bisogna soffrire per gustare al meglio il premio, no? Prendi esempio da Harry ^_________________^. Angelia sta combinando qualcosa che non doveva fare… ma chissà se la scamperà e che cosa sta facendo?! Mah, io non lo so, ihihhihi. Ci sentiamo prestissimo. Grazie della recensione,

Angèle^^

 

FedeHermy Facciamo che è un po’ di tutto. Sono contenta che ti sia piaciuto ed eccoti a te servito un altro pezzo di questa storia. Baci,

Angèle^^

 

Clo87  Morosa, cara… perché mi ricordi che tra un po’ devo fare gli esami di stato?!?!

-______________________________- |||. Ti prego sono già tristissima per conto mio… Cmq, grazie di avermi mandato le mail e di avermi spronato a continuare. Spero che ti sia piaciuto questo chapppino e per tutte le tue domande dovrai solo aspettare e saprai. Un forte bacio, ^_______________^,

Angèle^^

 

Giugizzu Grazie. Ben venuto a bordo,

Angèle^^

 

Bambolina Lo spero anch’io

 baci,

Angèle^^

 

Karry Grazie cara. Lo so che nessuno se lo aspettava ma purtroppo la mia mente malata ha partorito questo. Spero ti piaccia,

baci,

Angèle^^

 

Robby Nemmeno io so con che coraggio ha rifiutato Ron, ma fatto sta che l’ha fatto. Spero tanto che non mi combinino più guai. Ti mando una valanga di ringraziamenti, a presto,

Angèle^^

 

Sirius4ever Grazie^__________^. Spero ti piaccia anche questo chiappino, baci,

Angèle^^

 

Hiromi91 Beh, sì sono orgogliosamente fan della mitica Sunny. Secondo me, lei è la migliore di tutti. Tra le mie storie e le sue non ci sono paragoni. E’ troppo brava *________*. Va beh, vado. Grazie della recensione, baci,

Angèle^^

 

Sarikketta Malfoy Eheheheh. Hai colto nel segno. Sono tutti un po’ depressi o hanno paura di diventarlo. Ma sai come si dice, quando tocchi il fondo non puoi fare altro che risalire. Loro lo faranno, moooolto lentamente ma ce la faranno. In fondo, sono i migliori, no? Baci,

Angèle^^

 

Sunny ‘Morosa! Che bello averti di nuovo tra le mie recensioni (Angèle fa un inchino al cospetto della mitica). Lo so che Hermione è stata tutta matta. Rifiutare Ronnino che ti chiede di sposarti nudo e bello come il sole, è abbastanza difficile ma sappiamo che lei è mooooolto difficile, quindi. Anne e Draco sono degli scemini ma purtroppo devono comportarsi così altrimenti non ci sarebbe storia, no? TJ ( *____________*) e Maggie se la spassano e sono il mio raggio di sole come il piccolo Eddie Tabo-tabo! Spero che questo chap sia stato di tuo gradimento. Il prossimo sarà tutto per Ronnino ed Hermioncina (SANGUE, SANGUE!) Ehehehe, ti abbraccio forte ^______________^,

Angèle^^

 

Daffydebby Tesoro! Ma grazie a te di essere tornata a recensirmi. TI ringrazio infinitamente dei complimenti e spero di non deluderti. Lascia fare a me. Baci,

Angèle^^

 

EDVIGE Spero ti sia piaciuto. Rilassati ancora con me,

baci,

Angèle^^

 

***ginny*** Grazie, baci anche a te,

Angèle^^

 

Angela Madò che tesoro che sei tu ^_________________________^! Grazie davvero tante per tutte le belle parole, senza non saprei che fare. Spero che tutto sia stato di tuo gradimento. Baci,

Angèle^^

 

Karien Voglio vedere anch’io come continua. Grazie della tua recensione,

baci mille,

Angèle^^

 

Lily Grazie mille. Sono contenta che tute le mie storie ti siano piaciute. Benvenuta a bordo. Baci,

Angèle^^

 

Rachele90 Certo tutte le spiegazioni a tempo debito. Non ti preoccupare. Non ti lascio in sospeso nulla. Grazie della recensione. Bacissimi,

Angèle^^

 

Vale Tesoro! Che bello sentirti di nuovo. E’ un piacere riaverti tra le mie recensioni, sai che adoro quando dici che la mia storia ti è piaciuta. ^___________^. Spero davvero che anche questo chiappino e tutta questa nuova avventura siano di tuo gradimento. Tvb, loooove,

Angèle^^

 

Avana Kedavra  ‘Morosaaaa! Ben tornata anche a te! Che bello ho ritrovato quasi tutte le mie meravigliose recensitici. Qualcuno si è perso altri non si sono accorti della nuova storiella ma l’importante che voi ci siate ancora. Vi voglio un mondo di bene e vi ringrazio per le belle parole, siete fantastiche! Baci,

Angèle^^

 

Daphne  Regalo di Santo Stefano! Beh,  ti ringrazio delle tue parole sempre così gentili. Sei troppo carina, addirittura tre recensioni.  Sì, il film l’ho visto e non vedo l’ora che esca in DVD^____________^. Così, me lo gusterò quante volte voglio. Eheheheh! Spero tanto che ti piacerà anche quest’avventura. Besos,

Angèle^^

 

JulyChan Tesoro, l’ultima salutata ma non di certo per importanza. Sei stato il mio ultimo regalino, quindi, occupi un bel posticino nel mio cuore. Grazie delle tue bellissime parole. Ti mando un bacio grandissimo, spero che apprezzerai anche questo chap. Baci,

Angèle^^

 

Bene! Abbiamo finito anche questa volta. E’ un’emozione infinita avervi salutato, di nuovo. Vi mando un grosso bacio, anche a chi non ha recensito. Baci, baci e BUONE FESTE!

 

Angèle J

 

p.s.

“Perdonami, se puoi…” al prossimo chapter!

 

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  …Lasciami una recensione, please!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Perdonami, se puoi ***


DAAB II

DAAB II

.::La partita non è finita::.

Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà di J.K. Rowling (a parte qualcuno), quindi, ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso, quello di Harry Potter…

Io ho terminato, buona lettura

 

Angèle

 

* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi…. 

 

 

-Chapter 3: “Perdonami, se puoi…”-

 

 

Hermione sorrise a tutti i suoi amici, mentre Eddie scendeva dalle sue braccia per trotterellare verso la piccola altalena.

Il tempo sembrava essersi fermato ed il leggero, quanto piacevole venticello aveva smesso di spirare. I rumori erano quasi ovattati in quell’attimo d’immobilità.

 

Ron la guardava incapace di comprendere se fosse un ologramma o davvero lei. La scrutava con i suoi occhi blue, cercando qualcosa che rivelasse la sua autenticità. Percorse la sua figura, snella ed elegante come se la ricordava, i suoi occhi cioccolato, intensi e gentili, le labbra piene e ben definite. Ron sorrise leggermente, quando riconobbe la sua maglia dei cannoni di Chuddley. Era proprio lei, Hermione Jane Granger.

 

Non poté evitare al suo cuore di saltare brevemente prima che una grande rabbia iniziasse a montargli dentro. La guardava stare lì, sulla porta, come se nulla fosse successo, e il suo cuore sanguinava, di nuovo.

 

Perché diavolo era tornata? Perché non aveva continuato a starsene lontano, abbarbicata sulle montagne della Bulgaria a spassarsela con il suo amichetto Krum? Cosa voleva adesso da loro? O meglio cosa voleva dalla sua vita ancora?

Ron aveva sperato tante volte in un suo ritorno, aveva pensato che per vivere meglio gli sarebbe bastato rivederla e poter tornare suo amico, si era sbagliato, però. La sensazione che provava nel cuore non era affatto amichevole, anzi. In brevissimo tempo, gli erano passati davanti agli occhi tutti i momenti in cui era stato da cani per lei: lacrime, dolore, frustrazione…

 

Incontrò brevemente lo sguardo di Hermione, ritrovandolo caldo e gentile come se lo ricordava. Il suo cuore riprese a battere furiosamente, come la prima volta che l’aveva vista come una donna.

“Cretino…” si disse, mentre il suo cuore ed il suo stomaco stavano cercando di farlo fuori tanto gli facevano male. 

 

Hermione continuò a guardarlo, indugiando ancora sulla porta. Sembrava volesse il suo nullaosta per muoversi ma il rosso non aveva alcuna intenzione di concederglielo.

Fu Ginny ad intervenire, spezzando quel gelo claustrofobico in cui tutto era morto. Si avvicinò con sicurezza ad Hermione. Le accarezzò brevemente una guancia, prima di attirarla a sé ed abbracciarla.

 

-Bentornata a casa, tesoro.- le disse con trasporto, scoppiando in lacrime.

 

Hermione la strinse a sua volta, mentre iniziava a piangere ed un mormorio si diffondeva di nuovo. Un po’ tutti gli ospiti le si avvicinarono per salutarla: Anne, TJ, Lily, Lucrezia, Joseph, Angelia. A poco a poco, si era creato un piccolo pubblico attorno alla giovane che salutava tutti con abbracci e baci commossi.

Draco, Maggie ed Harry erano rimasti accanto a Ron che non si era mosso, continuando a guardare senza entusiasmo nella direzione in cui c‘era Hermione. Ormai era quasi stata coperta dagli invitati e Ron fu felice di questo; almeno non avrebbe dovuto vederla ancora. Si voltò verso i suoi amici un po’ pallido.

 

-Aspettate che vi dia l’autorizzazione per salutarla?-

 

Draco ed Harry fecero una smorfia. –Un po’ sì.- lo fissarono intensamente. –Ma non sentirti obbligato a darcela…-

 

Ron alzò gli occhi al cielo. –Andate. So che morite dalla voglia di riabbracciarla…-

 

-Solo se per te non è un problema…- disse Harry.

 

-Noi facciamo quello che ci dici…- concluse Draco.

 

Il rosso li guardò tutti e due. –Tu sei un Malfoy e non ti ho mai visto prendere ordini da nessuno e tu, Harry Potter, sei il bambino sopravvissuto che ha fatto il culo a Voldemort. Nessuno dei due prende ordini da me…- li guardò un momento. –Forza andate a salutarla. Io non mi sento molto bene e credo che tornerò a casa…-

Harry si accigliò. –Ma dai no! Resta…-

 

-No, davvero, voglio tornare  a casa. Ci si vede domani in Caserma, salutatemi gli altri.- lanciò

un’occhiata a tutti i suoi amici impegnati a parlare con Hermione. –Non voglio disturbarli…-

Draco ed Harry lo fissarono ancora per un po’, prima di salutarsi alla loro maniera con un cinque un po’ speciale.

 

Ron li fissò avvicinarsi al gruppetto festoso e, quando si voltò per tornare a casa, ritrovò Maggie ancora ferma a pochi passi da lui. Lo fissava con tenerezza, mentre infilava le mani nelle tasche posteriori dei jeans.

 

-Anche tu vuoi il permesso per salutarla?- Ron la guardò con un po’ di tristezza.

 

-No, io non voglio ancora salutarla.- gli rispose sinceramente, fissandosi la punta delle scarpe da

ginnastica.

 

-Perché?-

 

-Sto aspettando che faccia qualcosa.- Maggie sorrise. –Qualcosa di straordinario.-

 

-Cosa?- le chiese Ron.

 

-Ripari a tutti gli errori commessi…-

 

Il rosso trattenne a stento una risatina. –Non credo sarà così facile.-

Maggie gli si avvicinò, si sollevò sulla punta dei piedi, depositandogli un bacio sulla guancia. –Mi hanno detto che è capace di fare prodigi. Aspettiamo di vedere il suo secondo miracolo…-

 

-Il suo secondo?- Ron la guardò con la testa inclinata. –Qual è stato il primo che me lo sono perso?-

 

-Ti ha riattivato il cuore. Lo sento battere di nuovo…-

 

Ron rise. –Ma il mio cuore batteva già prima.-

 

Maggie gli poggiò una mano sul petto, sentendo le sue pulsazioni. –Ma non così.-

Il rosso rimase fermo a sentire il suo cuore di nuovo vivo, battere con foga nel suo petto. Fissò gli occhi verdi di Maggie ed arrossì sulle orecchie. Lei aveva ragione.

 

Ora, il suo cuore batteva di nuovo e questo era un piccolo miracolo che la sua Hermione aveva fatto.

 

***

 

Draco portava in braccio Lily addormentata. Si accorgeva di quanto la sua bimba fosse cresciuta ogni volta che la sollevava: era più pesante, più alta e le punte delle sue scarpette di vernice arrivavano a toccare le ginocchia di Draco.

Il ragazzo le accarezzò la schiena, quando tremò per il freddo. Allungò il passo, sollecitando con lo sguardo anche Anne che silenziosa camminava al suo fianco.

 

-Hermione è tornata…- disse, rompendo il silenzio e facendola sobbalzare.

 

La ragazza ricambiò il breve sguardo che le aveva lanciato, mordendosi le labbra piene.    

–Già. Ron non l’ha presa benissimo; era tremendamente pallido quando è andato via…-

 

 -Beh, nemmeno io l’avrei presa molto bene se avessi rivisto una ragazza a cui ho chiesto di sposarmi e che mi ha spezzato il cuore…-

 

Anne trattenne il respiro; anche lei, allora, era giustificata a sentirsi così? In fondo, Draco le aveva spezzato il cuore, l’aveva rifiutata…                                                                                Era normale che volesse distaccarsi da lui ma non ci riuscisse? Era troppo presente nella sua vita e questo la portava a soffrire, ogni volta che le sorrideva o le accarezzava il viso. Perché doveva sopportare tutto quello? Per il nome della loro amicizia? Ma lei non voleva quello da lui. Per la piccola Lily? Magari per lei avrebbe potuto fare uno sforzo sovraumano, però…

 

-Hai mai assaggiato lo sformato di Zia Clementina?- Draco la riportò alla realtà, con una domanda piuttosto buffa.

 

-Zia Clementina?- chiese Mary Anne, accigliandosi.

 

-Sì, è un nuovo locale che hanno aperto a Diagon Alley. Dicono che questo sformato sia incredibile.-

 

Anne ridacchiò. –No, non ci sono mai stata.-

 

Draco si umettò le labbra, si fermò un momento voltandosi verso di lei. –Se sei libera possiamo andarci uno di questi giorni...-

 

Uscire con Draco da sola, di nuovo? No, no, no. Stava ancora troppo male per poter affrontare una serata di coppia con lui. Soprattutto, in quel momento, che le aveva detto spassionatamente che per lui era solo un’amica. Anne guardò quegli occhi grigi che la facevano tremare ed ebbe la forza di non lasciarsi incantare.

 

-No.- disse secca, prendendo dalle braccia di Draco la bambina.

 

Il biondo rimase interdetto, poi la guardò caricarsi instabilmente Lily sulle braccia e le chiese, inclinando la testa da un lato. –No?- sbatté le palpebre. –Perché?-

 

-Perché non…- riprese a camminare con passo veloce. Le sue scarpe col tacco facevano un bel rumore ritmico sull’asfalto. –Perché ho da fare, Draco.-

 

Draco ebbe un piccolo tonfo al cuore. “Da fare con chi?” Fu la domanda che gli balenò nella mente. Improvvisamente si scoprì un po’ geloso di qualsiasi chi potesse uscire da solo con la sua Mary Anne.

 

-Da fare?- le domandò un po’ accaldato, allungando il passo per dissolvere la distanza che la bruna aveva messo tra loro due. –Posso farti compagnia?-

 

-No.- rispose di nuovo la ragazza, monosillabica. –Non puoi.-

 

-Mi forniresti una spiegazione e non un semplice monosillabo di negazione?-

Mary Anne si fermò all’improvviso, a pochi passi dal giardino di casa sua. Piantò i suoi occhi blue cobalto in quelli grigi di Malfoy. Aveva le sopraciglia inarcate e non sembrava molto amichevole.                                                                                                                                  Draco non l’aveva mai vista così.  

 

-Sono un po’ stanca, Draco.- iniziò a spiegare con una voce un po’ instabile.

 

-Non stai bene?-

 

-No, no. Non è questo.- abbassò lo sguardo, mordendosi le labbra. –Sono stanca di questo nostro rapporto. Siamo rimasti allo stesso punto di 3 anni fa: non avanziamo, né regrediamo. Io ho bisogno di affetto.-

 

-Ma io ti voglio bene, Anne. Sei la mia migliore amica…-

 

Anne alzò lo sguardo, bloccandolo. –Io ho bisogno di un altro affetto, non sono più una bambina. Voglio trovare qualcuno che…- le sue guance si colorarono di un porpora adorabile. –Qualcuno che mi ami molto più di un’amica…-

 

Draco era diventato ancora più pallido. I suoi occhi si erano scuriti improvvisamente, come il cielo

in tempesta. Le labbra secche ed il cuore che pompava a mille sangue che non riusciva ad arrivare da nessuna parte.

 

-Io e te siamo troppo legati e, in questo modo nella mia vita, non c’è nessun altro oltre te. Io, però, voglio che ci sia…-

 

-Ti rovino la vita, Anne?- chiese Draco con tranquillità, pentendosi subito dopo della domanda.

 

La ragazza lo guardò di nuovo, con gli occhi pieni di lacrime. –Non sto dicendo questo, non fraintendermi.  Voglio solo un po’ di tempo distaccata da te, così, quando ci rivedremo avremo qualcosa da raccontarci.- “Così, cercherò di dimenticarti…”

 

-Io ho sempre cose da raccontarti, sei la persona che meglio mi capisce. Sei la mia famiglia, Anne.-  Draco la vide tremare e non riuscì a fermare la sua mano che le accarezzò la guancia. –Io ho bisogno di vederti.-

 

-Ti prego…- Anne stava piangendo, mentre si stringeva la bambina al petto. –Io non vivo più. Lasciami andare…-

 

Draco ritirò la mano dalla sua pelle morbida, come se si fosse scottato. Si umettò le labbra, ed annuì. –D’accordo.- si voltò di scatto. –Se hai bisogno di me chiamami, ok?-

 

Anne annuì. –Sì.-  e quando rialzò lo sguardo, Draco era già sparito.

 

***

 

Taissa Rüf adorava allenarsi la mattina presto prima che il sole spuntasse all’orizzonte. Il fresco secco dell’Estate del suo Paese aveva sempre il potere di farla sentire bene ed un po’ le mancava. 

Correva intorno al bosco che circondava la base degli Auror inglese. C’era una leggera nebbiolina che rimaneva sospesa sulle foglie, tramutandosi in delicate gocce di rugiada, ed increspava i suoi capelli ricci, facendola sembrare uno spaventapasseri.                               

Le era sempre piaciuta la cultura inglese ma non credeva che quel Paese fosse davvero così tanto umido come dicevano i libri.

 

Arrivò nello spiazzale dove aveva visto allenarsi un paio di volte le reclute con i Maggiori Potter e Weasley. A suo modesto parere, erano molto carini entrambi, ma Ronald Weasley aveva un fascino magnetico. Lei doveva comportarsi in un certo modo, essendo suo diretto superiore, però, avrebbe volentieri voluto conoscerlo meglio.

All’improvviso, si fermò incapace di muoversi.

 

Ronald Weasley si era magicamente materializzato al centro del campo. Aveva una benda sugli occhi, solo il pantalone di tela sportivo e si stava esercitando contro un nemico immaginario.

Taissa rimase ferma dietro un cespuglio in contemplazione. Non si era accorta di trattenere il respiro.

 

Ron aveva i muscoli delle spalle in tensione,  mettendo in risalto una tonicità invidiabile. Le gambe  ed il sedere tesi nello sforzo di rimanere in posizioni assurde sembravano di marmo, i bicipiti delle braccia pulsavano ad ogni movimento preciso e violento che Ron scagliava contro l’aria. Quando schivò un fantomatico nemico, inarcando la schiena, una goccia di sudore scese dai suoi capelli, percorrendo la linea muscolosa del suo collo, fino a strisciare lungo tutta la spina dorsale.

 

Taissa si ritrovò ad arrossire  e lentamente iniziò ad avvicinarsi al Maggiore che continuava ad allenarsi. Tra i suoi uomini, lei era soprannominata la pantera perché mai nessuno riusciva ad accorgersi della sua impalpabile presenza. Gli arrivò molto vicino, tanto da accorgersi di una bella cicatrice che aveva sulla spalla.

 

Fu un attimo di distrazione che le costò un bel ruzzolone sull’erba perfettamente falciata.

Ron era stato velocissimo ad imprigionarle le gambe tra le sue ed afferrarle le braccia. Si erano ritrovati a terra l’uno sull’altra. Erano rimasti in silenzio, respirando lentamente. Taissa lo fissava, mentre il rosso faceva una cosa strana: aveva iniziato ad annusarla.

 

-Non sei un uomo.- disse Ron, accorgendosi delle diverse rotondità schiacciate contro il suo petto. –Non sei una delle mie amiche, perché non riconosco il tuo profumo.-

 

-Sei per caso un cane?-

 

Ron ridacchiò, sollevandosi leggermente da lei. –Se fossi un cane ti avrei già morso. Non si spiano i ragazzi a petto nudo, nascosta dietro un cespuglio.-

 

-Non ti stavo spiando…- protestò accaldata lei.

 

Ron sorrise in modo birichino, facendola arrossire maggiormente. –Che facevi allora?- Ron continuò ad annusarla. -Mi guardavi il sedere?-

 

Taissa cercò di ribellarsi, ma non riusciva a muovere un solo muscolo, schiacciata sotto tutto il peso dell’uomo. –Non guardavo proprio niente. Ora mi lasci andare per favore?-

 

Ron negò. –No, non posso. Non ti sei ancora identificata e se fossi una spia? Non me lo perdonerei mai.-

 

-Non sono una spia, lavoro qui!-

 

Il rosso rimase ancora sdraiato su di lei. –Non basta. Nome, Cognome e Grado, signorina…-

Taissa si ribellò ancora, scalciando un po’ ma Ron era troppo pesante per lei e poi, in fondo, non aveva tutta questa fretta di liberarsi da lui. –Non sono tenuta a rivelarti nulla, Maggiore Weasley-

 

-Oh, bene mi conosci. – l’annusò ancora. –Sai, io sto comodo qui. Tu hai un buon odore e sei morbida. Se vuoi rimaniamo così fino a quando non arrivano gli altri.-

 

La bruna sbuffò un po’ contrariata. –Non fai prima a toglierti la benda dagli occhi?-

 

-La benda?- Ron rise. –Già, hai ragione. Ma vedi se uso una mano per sbendarmi, poi devo lasciare le tue…-

 

-E allora?-

 

Il rosso ridacchiò di nuovo. –Allora, piccola spia, potresti facilmente liberarti.- si morse le labbra e continuò. –Facciamo che me la togli tu?-

 

-Io? Ma sei matto o cosa?- Taissa inarcò le sue sopraciglia curate.

 

-Vuoi continuare a rimanere in questa posizione?- le chiese mettendosi ancora più comodo. Taissa non respirò per qualche secondo.

 

-Va bene, va bene te la tolgo.- La giovane si issò un po’ sulla schiena, dopo che Ron aveva allentato leggermente la pressione su di lei. Afferrò la benda con i denti e la strattonò via.

Ron rimase con gli occhi chiusi per un po’, fino a che non la sentì ritornare con la testa appoggiata sull’erba. Quando li riaprì, per poco non saltò in aria. Il Tenente Colonnello Taissa Rüf era sdraiata sotto di lui, con le guance colorate di porpora e l’espressione un po’ scocciata.

 

-Oh, cazzo!- bestemmiò, tirandosi in piedi ed offrendole una mano. –Mi dispiace… io non avevo idea. Mi dispiace…-

 

Taissa si alzò, ripulendosi gli shorts scuri dai fili d’erba. Aveva la coda di cavallo completamente rovinata con milioni di capelli che venivano sparati in tutte le direzioni. Ron non sapeva dove mettere la faccia, così cominciò ad aiutarla a ripulirsi dall’erba.

 

-Ce la faccio da sola!- sbottò lei un po’ acida.

 

-Senta, mi dispiace davvero tantissimo. Io non pensavo fosse lei, altrimenti non avrei fatto nulla di simile.- Ron torturava la benda che aveva tra le mani.

 

Taissa continuava ad ignorarlo. Aveva le guance ancora troppo rosse per poter alzare la testa e poi le veniva da ridire. Non poteva certo farlo di fronte ad un maggiore, per chi l’avrebbe presa? Lei era un tenente colonnello e doveva essere sempre impeccabile.

 

-Mi sta ascoltando?- chiese Ron dopo un po’ che continuava a sparare scuse e parole.

 

-Sì, certo, Maggiore Weasley.- la donna aveva finalmente alzato lo sguardo verde smeraldo. Ron vacillò un po’ sotto quelle iridi così belle che gli ricordavano tanto quelle di Harry. –Ho ascoltato ogni sua parola, non si preoccupi. Accetto le sue scuse.-

 

Ron cambiò rapidamente la sua espressione. –Davvero?- Sorrise, facendo un piccolo gesto militare.

–La ringrazio tantissimo.-

 

-Si figuri, Maggiore Weasley.- e dopo un breve cenno del capo si avviò verso l’uscita del campo.

Ron rimase a fissarla, allontanarsi: zoppicava appena, forse le aveva fatto male.

 

-Ehi?-  gridò, recuperando la maglia ed il borsone. –Sta bene?- le chiese, avvicinandosi.

 

-Sì.- rispose l’altra asettica.

 

-Perché zoppica, allora?- Ron aveva inclinato leggermente la testa e Taissa aveva sbuffato.

 

-Va bene! Ho preso una storta e mi fa male la caviglia. Contento?- sbottò, allargando le braccia.

 

-No, assolutamente. Se vuole l’accompagno in infermeria…- cercò di essere gentile Ron, sentendosi in colpa.

 

-No, grazie. Non mi piacciono le infermerie. Ora come ora, vorrei solo un buon caffè ed una doccia.- si morse le labbra. –Solo che il caffè della base fa schifo…-

Ron rimase un attimo in silenzio. –Beh, per la doccia non posso accontentarla ma conosco un’ottima caffetteria dove servono il migliore caffè della Londra babbana.-

Taissa inarcò un sopraciglio, guardandolo. –Dove si trova questo paradiso?-

Ron rise, infilandosi la maglia. –Qui vicino. Mi permette di offrirle una tazza di caffè, allora?-

 

La ragazza ci pensò su, poi sorrise ed annuì. –Mi sembra il minimo, Maggiore-

 

-Può chiamarmi Ron.-

 

-Lei, Colonnello Taissa.-

 

Ron sorrise, pensando che quella ragazza fosse davvero molto simile ad Hermione.

 

***

 

Hermione sistemò l’ultimo maglione che aveva nello scatolone sulla prima mensola del suo vecchio armadio. Accarezzò la stoffa pregiata, ricordando brevemente la sensazione che aveva provato le tante volte che Ron aveva infilato le sue dita fredde sotto di esso a contatto con la pelle morbida del suo stomaco.  Arrossì con intensità, sorridendo malinconica.

 

Era passata una settimana da quando era tornata a Londra. L’accoglienza non era certo stata così terribile ma la persona che più avrebbe voluto vedere sorridere al suo arrivo a stento le aveva lanciato un’occhiata, per di più poco amichevole. Non doveva certo aspettarsi il contrario. In fondo, l’aveva lasciato improvvisamente per partire per la Bulgaria, in un momento così delicato della loro storia d’amore. Lei, però, sperava in un miracolo…

 

-Hermione, questi dove li metto?- La testolina rossa di Ginny spuntò, all’improvviso, dalla porta della sua camera da letto. Aveva in mano due piccoli album fotografici.

 

-Oh, quelli?- Hermione si avvicinò alla ragazza, prendendo dalle sue mani i blocchetti neri. –Devo prendere le foto per metterle nelle cornici.-

 

-Ma non sono foto magiche?- Ginny aveva rapidamente sbirciato nell’album mentre Hermione l’aveva aperto per controllare.

 

-No, queste le ha scattate Anne quando… beh, quando siamo diventati babbani.- guardò un paio di istantanee sulle quali, con la sua grafia pulita e semplice, aveva scritto degli appunti.

 

-Che strane. Fanno effetto.- confessò Ginny, sorridendo. –Se vuoi ti aiuto a sistemarle?-

Hermione annuì, indicandole con la testa un cartone ancora chiuso. –Se prendi quello scatolone, trovi le cornici.-

 

La rossa annuì, dileguandosi rapidamente nel soggiorno per tornare in camera da letto con un bel sorriso sulle labbra.

Si sedettero sul pavimento pulito della stanza di Hermione ed iniziarono a guardare le foto e sistemarle nelle cornici. Ginny fece tante domande sul periodo in cui erano state divise ed Hermione era tornata babbana. Aveva avuto sempre tantissime curiosità che purtroppo non era riuscita a soddisfare, non le era stato dato tempo.                                                                                                   

 

Ginny non riusciva a credere della quantità enorme di foto e cornici possedute dalla sua amica. Aveva una decina d’istantanee con appunti per ognuno di loro: da Harry a TJ, non era stato dimenticato nessuno. Ginny stessa si ritrovò ritratta in foto così vecchie che non riusciva nemmeno a ricordare di averle mai scattate.

 

-E questa?- chiese la rossa, mostrandone una con lei ed Eddie appena usciti dal San Mungo. –Come l’hai fatta ad avere?-

 

Hermione guardò con tenerezza quella fotografia. –Me l’ha spedita Anne. E’ la mia fotografa ufficiale.-

 

-Ora capisco perché aveva sempre una macchinetta a portata di mano!- Ginny ridacchiò. -E Harry che pensava che volesse fargli un servizio fotografico per rivenderlo…-

 

-Che scemo…-

 

Le due risero, ritrovando la loro genuina complicità di tanti anni prima. Finirono di sistemare le foto di Hermione, continuando a chiacchierare di tutto, senza mai toccare il “tasto Ron”. A parere di Ginny, la sua amica non era ancora pronta a confessarsi e lei non le avrebbe fatto alcuna pressione. Conosceva troppo bene Hermione, era una ragazza con i suoi ritmi e tempi, inutile affrettare le cose.

 

-Com’è essere quasi sposata con un adorabile bambino a carico?- 

 

Ginny le fece un sorriso così particolarmente gioioso che Hermione si sentì coinvolta nella sua felicità. –Vuoi la verità?- le chiese, sospirando.

 

-Naturalmente.-

 

-Stressante…- le rispose. -…Ma è lo stress più entusiasmante ed appassionante della mia vita.- La rossa fece un’espressione appagata, allargando le braccia eloquentemente.

 

-Ne sono felice.- Hermione la strinse a sé. –Te lo meriti, tesoro.-

 

Ginny le accarezzò la testa. –Così mi fai piangere, però.- le rispose già in lacrime. –Mi sei mancata tanto. A tutti, anche a lui enormemente…-    

 

Hermione  sentì i suoi occhi pungere dalla voglia di lasciarsi andare, di sfogarsi e confidarsi con la sua migliore amica. Si morse le labbra per non lasciare che la sua disperazione offuscasse quella felicità così calda e coinvolgente di Ginny.

 

-Se gli sono mancata, ora non lo dimostra…-

 

Ginny sospirò, distaccandosi da lei. Portò una ciocca ricciuta dell’amica, dietro l’orecchio, per guardarla bene negli occhi. –Proprio perché gli sei mancata tanto che adesso si comporta così. Lui ha sofferto troppo, Hermione. E’ naturale che non ti abbia accolto a braccia aperte. Tu cosa avresti fatto?-

 

Hermione distolse lo sguardo, lasciando che finalmente due lacrime le solcassero il viso. Era da tanto che voleva piangere per quello che aveva fatto. –La stessa cosa…- fissò il vuoto davanti a sé, mentre gli occhi luccicavano di lacrime. -… ma io non faccio mai la cosa giusta…-

 

-Su questo devo darti ragione…- Ginny riuscì a strappare un piccolo sorriso dalle labbra dell’amica.

–Allora, lascia che Ron sbagli a sua volta. Così, finalmente, sarete pari e potrete coronare il vostro sogno d’amore…So che lo ami, Hermione.-

 

-Ma non credo che lui ami ancora me…- si passò una mano sulla faccia, cancellando le strisce delle sue lacrime. –… e fa benissimo. Io non mi merito una persona meravigliosa come lui. Io avevo tutto e l’ho buttato dalla finestra.-

 

-Perché l’hai fatto?-

 

Hermione trattenne il fiato, quando finalmente Ginny le fece questa domanda. A lei la verità doveva dirla, con lei poteva essere sincera. –Avevo paura…- accarezzò il ritratto di Ron. –Paura… semplice paura…-

 

-Paura di cosa?-

 

-Non l’ho ancora capito…- si passò una mano tra i capelli, disperata. –Sono una stupida. La paura mi ha bloccato, quando l’ho sentito chiedermi di sposarlo il mio cervello ha iniziato a muoversi in maniera sbagliata. Un ragionamento così contorto e machiavellico: se avevo paura, non ero pronta, se non ero pronta allora voleva dire che il nostro matrimonio sarebbe naufragato…-

 

Ginny si morse le labbra, mentre le lacrime scendevano veloci dai suoi occhi. –Perché non gliel’hai detto?-

 

-Perché lui mi avrebbe convinto, nonostante tutto. Io, però, non volevo essere convinta.- Hermione sospirò. –Io non volevo farlo soffrire e mi maledico ogni giorno per quello che ho fatto…-

 

Ginny l’abbracciò forte, lasciando che si sfogasse contro la sua spalla. –Asciuga le tue lacrime,

 

Hermione. Il momento di piangere è finito.- la guardò negli occhi con un sorriso sulle labbra. –Ora tu ti riprenderai quello che hai gettato via così scioccamente.-

 

-Non credo che Ron voglia essere ripreso.-

 

Ginny le asciugò le lacrime. –Beh, sta a te fargli cambiare idea…- le fece un occhiolino.        –Fai vedere perché essere intelligenti è sexy…-

 

***

 

Anne era seduta nel palazzetto del ghiaccio, appena fuori la periferia di NewFreedom. Aiutava Lily ad indossare i pattini bianchi per il ghiaccio. La bambina portava una calzamaglia chiara aderente con gli scaldamuscoli coordinati, la gonna di velo celeste e il maglioncino scaldacuore dello stesso colore.                                                                  

Anne, quando terminò di allacciarle i pattini, afferrò un elastico per raccogliere i capelli ricci e morbidi della piccola.

 

-Draco non viene?- chiese Lily, grattandosi il nasino senza entusiasmo. I suoi occhi marroni dai riflessi verdi indugiarono sul mento di Anne che la sovrastava ancora impegnata con i capelli.

 

-Sta ferma…- si morse le labbra, preferendo non rispondere alla curiosità di Lily. Sapeva che Draco non sarebbe andato. In fondo, glielo aveva detto a chiare lettere che voleva un po’ di spazio e di tempo senza di lui per cercarsi l’anima gemella. Terminò di sistemare le ciocche ricciute della bambina e poi le sorrise. –Emozionata per l’allenamento con il nuovo insegnante?-

 

Lily negò, alzandosi. Si sistemò la gonna, lisciandosi alcune pieghe che aveva sul di dietro. La stoffa leggera non voleva saperne di perdere quegli assurdi movimenti che davano fastidio alla bambina.

 

–Hai litigato con Draco?- ritornò sull’argomento, senza tanti giri di parole.

 

Anne pensò di mentirle, ma sapeva che non ci sarebbe mai riuscita con Lily. Lei sapeva leggere l’anima della gente.

-Una mezza specie di litigio.- rispose, arrossendo vagamente sulle guance delicate.

 

Lily si appoggiò al muretto di fronte alla gradinata. Rifletté un attimo sulla risposta della sorella, distogliendo i suoi occhioni da quelli di Anne. –Non vi vedrete più?- Tornò a guardarla, mordendosi appena l’angolo destro delle labbra.

 

Anne le sorrise con tranquillità. –Spero di no. So che ci tieni tanto a lui e viceversa.-

 

-Ci tieni anche tu e viceversa…- la corresse la sorella minore, mettendosi le mani sui fianchi e assomigliando vagamente a Maggie quando bacchettava TJ. –Allora, non è stata una mezza specie.

E’ stato un litigio.- La semplicità con cui Lily le sbatteva sempre in faccia la verità era disarmante.

 

-Sì, hai ragione. Abbiamo litigato.- confessò, arrossendo di più Anne.

 

-Perché?-

 

Anne rimase ad osservare il visetto appena tornito della sorella, senza rispondere. Non sapeva se era il caso di confidarsi con una bambina di appena 8 anni. In fondo, poteva anche influenzare la sua venerazione per Draco, parlandole dei suoi problemi con lui ed Anne non voleva che accadesse.

 

-Il perché…- decise di dire. –Te lo dirò quando sarai abbastanza grande da poter dire una parolaccia senza ricevere una mia occhiataccia…-

 

Lily si rabbuiò, corrucciando le morbide labbra rosse. –Io non sono piccola!- esclamò indignata.

Anne ridacchiò alzandosi in piedi e sovrastandola. –Sì, sì certo! Patatina, fino quando riuscirò a guardarti dall’alto sarai sempre piccola.-

 

-Uffa. Questo accadrà sempre!- si lamentò disperata l’altra.

 

Lily entrò nella pista di pattinaggio, dove iniziò a fare delle piccole giravolte con grazia e sicurezza. Sferzava sul ghiaccio con ineccepibile disinvoltura. Il Signor Icygaze aveva fatto un ottimo lavoro; era stato un vero peccato che avesse deciso di ritirarsi, concedendosi una meritata pensione.

Anne si appoggiò con i gomiti sul muretto, osservando attenta i movimenti aggraziati di Lily. Tutto d’un tratto, qualcuno entrò nella pista, disegnando mirabolanti disegni con i pattini. Avanzava verso Lily con una velocità impressionante.

 

-Buondì!- esordì, fermandosi vicino le due sorelle. –Tu devi essere Lily?- Il ragazzo appena entrato aveva uno sfavillante sorriso bianco che rifletteva meglio del ghiaccio la luce artificiale delle lampade. Gli occhi scuri, i capelli neri leggermente lunghi, le labbra carnose che si aprivano su quella dentatura perfetta: il classico insegnante di pattinaggio.

 

-Io sono Lilialux Cooper.- disse la bambina fredda; quel damerino non le era molto simpatico, però sembrava bravo.

 

-Molto lieto.- rispose il ragazzo, stringendole la mano. –Io sono David Sadsnow, il tuo nuovo insegnante.-

 

Lily fece un mezzo sorriso tirato, lanciando una breve occhiata a sua sorella maggiore che stazionava silenziosa nei pressi dell’estremità della pista.

 

-E tu sei, bellezza?-

 

Anne per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.  Come l’aveva chiamata? Bellezza!? Ma chi diavolo era quel tipo tutto sorrisi ed abbronzatura.

 

-Io sono Mary Anne.- si presentò la brunetta deliziosa. –La sorella di Lilialux…-

 

David la guardò con una leggera impertinenza. –Se lei tira verso di te, sai che schianto?!-

Va bene. Anne era rimasta senza parole. Basita. Quel ragazzo era una sagoma, senza vergogna. Rimasero a fissarsi brevemente, poi la ragazza recuperò la sua borsa e salutò Lily.

 

-Ci vediamo tra poco, tesoro.- le disse, allungandosi a baciarle la testa. –In quanto a te…- si rivolse a David che continuava a fissarla sornione. –Non fare troppo il cascamorto, chiaro?!-

 

David le sorrise, iniziando a fare stretching. –Cristallina, bellezza.-

 

-E non chiamarmi così…-

 

***

 

Erano le 9 del mattino del giovedì della seconda settimana, dopo il suo ritorno a casa. Era davanti allo specchio già pronta, intenta ad appuntarsi sul petto i vari distintivi che le erano stati conferiti in Bulgaria.

Hermione accarezzò con gentilezza la stoffa morbida della sua vecchia divisa blue. Era emozionante tornare ad indossarla dopo tanto tempo.

 

-Hermione sei pronta?- la testa di Evelyn, uno dei pochi Maggiori donne, s’intrufolò nello spogliatoio femminile. Si conoscevano da molto tempo ed Hermione non l’aveva mai considerata granché bene. Dopo il suo ritorno, però, l’aveva trovata cambiata, più matura e disponibile. Era vero che l’amore faceva bene a tutti, anche alle arpie. –Aspettiamo te per incominciare la riunione di benvenuto.-

 

Hermione annuì, lisciandosi velocemente alcune pieghe sulla gonna a tubino ed afferrando il suo rapporto lungo 10 pergamene. Si affrettò ad uscire dalla stanza, mentre Evelyn le teneva aperta la porta con gentilezza. –Vuoi una mano?-

 

La bruna la fissò leggermente incredula, prima di allungarle un paio di fogli. –Grazie.- le rispose sinceramente colpita.

Evelyn rimase in silenzio per poco lungo la breve strada per la sala riunioni. Raccontò velocemente ad Hermione gli ultimi tre anni della sua vita: come si era fidanzata con il Maresciallo Andrew James, come erano diventati intimi amici dell’allegra combriccola di cui lei un tempo faceva parte, come era stato emozionante il giorno in cui era stata nominata Maggiore…

 

Hermione annuiva realmente interessata. Dalle parole di chi era rimasto riusciva a cogliere, di tanto in tanto, anche brevi frammenti della vita di Ron. Avrebbe tanto voluto sentire fiumi di parole su tutto quello che si era persa di lui, ma sapeva che non doveva esagerare.

 

-Sai che sono arrivati dei colonnelli bulgari?-

 

Hermione rimase sorpresa. –No.- si guardò attorno. –Dove sono?-

 

-Beh, sono tutti alla riunione.- le fece un sorriso vispo. –Vogliono sentire cos’ha da dire una delle migliori Auror Speciali su di loro.-

 

Hermione arrossì furiosamente. –Non esagerare, Evelyn. Non sono poi così brava…-

 

-Ah, no?- le indicò il petto dove aveva appuntato i vari distintivi. –E quelli te li hanno dati perché sei simpatica?-

 

La bruna si morse le labbra carnose, negando. –Beh, sono stata fortunata a risolvere un paio di casi…-

 

-Fortunata?- Evelyn alzò la voce, sconcertata. –Hermione hai risolto 6 casi, a cui 4, gli Auror bulgari ci stavano lavorando da anni!-

 

-Informatissima.- si lamentò un po’ l’altra, sentendosi in imbarazzo. Non amava essere lodata per cose non così straordinarie.

 

-Beh, come si poteva non essere aggiornati su di te. La Gazzetta del Profeta pubblicava un articolo che parlava dell’orgoglio delle femministe streghe un giorno sì e l’altro pure…-

Hermione ridacchiò un pochino.  Erano ormai arrivate alla sala riunioni, dove si sentiva già un discreto vociare.

 

-Non sapevo leggessi la Gazzetta, Evelyn.-

 

La brunetta le sorrise di nuovo maliziosa. Aprì la porta della sala, facendola entrare per prima. Quando Hermione le passò accanto le soffiò ad un orecchio. –Io no, ma Ron la leggeva tutti giorni almeno un paio di volte…-

 

Hermione non ebbe il tempo di chiedere ulteriori spiegazioni che il Generale McDury l’agguantò per un polso, trascinandola al centro dell’accogliente stanza dipinta in blue.

 

-Eccola, qui!- disse orgoglioso, mentre sorrideva al flash di un fotografo della Gazzetta.

 

Hermione fu quasi accecata da quell’improvvisa ed intensa luce. Non ebbe il tempo di riprendersi che si accorse che non solo c’erano tutti i suoi colleghi, compresi i Bulgari, ma anche e, soprattutto, una decina di giornalisti.

 

-Hermione Granger cosa si prova ad essere considerata uno dei miglior Auror Speciali a livello internazionale?- chiese immediatamente una strega che ad Hermione ricordava vagamente Rita Skeeter: gli stessi terribili capelli biondi.

 

-Io veramente non sapevo di esserlo.-

 

McDury rise seguito a ruota da quasi tutta la Sala.                                                                  

Una sola persona era rimasta impassibile, nell’osservare la scena: Ronald Weasley era seduto al suo solito posto con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo chiaro perso nel vuoto. Harry, di fronte, l’aveva notato con la coda dell’occhio ma aveva preferito tacere. Non doveva essere facile stare lì seduti, quando si aveva la necessità di correre via il più lontano possibile.

 

Ron tamburellava la pianta del piede sul pavimento. Era l’unico movimento che gli dava la parvenza di essere vivente. Per il resto, era completamente immobile. Quello strazio di vederla lì sorridente e di poter sentire tranquillamente la sua voce allegra e gentile gli stava torcendo il cuore.

 

-Posso sedermi qui?- una voce femminile si rivolse a Ron con gentilezza.

 

Il rosso si voltò, riconoscendo il tenente colonnello Rüf. Gli occhi verdi sfavillano con tutte quelle luci dei flash. Indossava la divisa blue degli auror stranieri e sorrideva con slancio.

Ron ebbe un moto di sollievo, vedendola. Almeno così quel posto, un tempo di Hermione, non avrebbe più corso il pericolo di essere occupato dalla sua vecchia padrona.

Scostò con un rapido gesto la sedia, permettendo così a Taissa di sedersi. –Certamente.-

 

La bruna si accomodò, appoggiando sul tavolo un fascicolo rilegato in rosso. Sentì un intenso profumo di pino selvatico, prima di accorgersi che Ron si era chinato su di lei per sbirciare il titolo del suo lavoro.

 

Taissa lo fissò, sentendosi arrossire. Notò le leggere lentiggini che erano sparse sul naso e sulle guance del ragazzo, un neo piccolo e chiaro spiccare sul suo collo e un’impercettibile cicatrice sul mento.

 

-Relazioni internazionali tra gli Auror Speciali…- lesse ad alta voce, lanciando un’occhiata a Taissa che reagì con stizza. –Sembra interessante.-

 

-Beh, lo è…- bofonchiò, sgridando se stessa per il suo comportamento. –Ma comunque non sono affari che ti riguardano.-

 

Ron ridacchiò. –Ok, colonnello. Mi scusi.- Provava un’istintiva simpatia per quella donna: un bignè che s’atteggiava da torrone. Guardò il bicchiere di cartone che Taissa aveva appoggiato sul tavolo, riconoscendolo.

 

-Allora, le piace la caffetteria?-

 

Taissa alzò lo sguardo che aveva rivolto al suo lavoro.-No.-

 

-Allora perché ci è tornata?-

 

La donna sbuffò. –Questa fuligginosa città non offre di meglio, sai?-

 

Ron storse la labbra. –Sì, lo so.- lanciò una breve occhiata ai giornalisti che stavano lasciando la sala. –Se mi diceva che sarebbe ripassata mi sarei fatto trovare lì.-

 

Taissa arrossì violentemente. In effetti, era tornata in quella caffetteria sia per il caffè ma anche e soprattutto con la speranza d’incontrarlo nuovamente e casualmente, senza dare nell’occhio.

 

-Io non volevo incontrarti, però.-

 

 Ron rivolse gli occhi al cielo. –Non gradisce la mia compagnia, colonnello?-

 

Taissa alzò lo sguardo. –Ti trovo un po’ invadente, Maggiore.- gli puntò la penna contro.   –Nonché indisponente.-

 

Il ragazzo inarcò le sopraciglia, un po’ scocciato. –Capisco.- lanciò un’occhiata a Harry che parlava distrattamente con Draco. –Mi dispiace.- Sempre a lui toccavano le donne problematiche.

 

Taissa notò un certo risentimento in quella voce profonda e non poté evitare al suo cuore di tremare. –Comunque,- si affrettò ad aggiungere. –Provo simpatia per te…- e gli sorrise velocemente.

 

Ron rimase accigliato. –Vuole dire che le sto simpatico?- appoggiò la testa su una mano e l’osservò sornione.

 

Taissa sbuffò, accorgendosi del suo sorriso da sciupa femmine. –Sì, ma non ti montare la testa. E’ un sentimento flebilissimo che potrebbe facilmente essere estirpato.-

 

Ron scoppiò a ridere, annuendo. –Certo, colonnello!-

 

La sua risata arrivò alle orecchie di Hermione che già da un po’ li stava fissando: quegli sguardi complici e quel rossore malcelato da parte della donna le davano fastidio.                                                 La bruna si morse le labbra, quando notò quale posto avesse occupato il colonnello. Quello alla destra di Ron, accanto alla finestra, di fronte Draco ed Harry, il suo posto.

 

Un  moto di gelosia e rabbia le invase l’anima. Con stizza, aprì le sue pergamene per la relazione e, quando McDury la presentò con il solito orgoglioso sorriso ai suoi colleghi, per poco non afferrò la bacchetta per maledire qualcuna.

 

***

 

Ron era riuscito a scivolare via prima della fine della riunione, con la scusa del bagno, e si era eclissato. A pranzo aveva evitato di entrare nella sala mensa, preferendo tornare a casa e prepararsi un panino. Era riuscito facilmente, in  questo modo, ad evitare d’incontrare Hermione, salvaguardando la sua igiene mentale. Percorreva, in quel momento, i lunghi corridoi della base, diretto alla bacheca dov’erano stati affissi i turni di pattuglia.

 

Il sole sembrava un rubino sanguinante, ormai arrivato a metà strada tra il cielo e la terra. I suo raggi morenti entravano dalle finestre, colpendo i capelli di Ron che brillavano d’oro. La sua ombra si allungava scura sulla parete alla sua sinistra. Nel corridoio riecheggiavano i passi ed il suo impercettibile respiro. Aveva preferito arrivare quasi alla fine della giornata, così da poter evitare incontri sgraditi.

 

Intorno alla bacheca di legno non c’era anima viva; erano rare le volte che aveva avuto il piacere di vederlo così tranquillo quel posto.

S’avvicinò sicuro, rivolgendo immediatamente lo sguardo agli elenchi. Il suo nome era uno degli ultimi e, prima che potesse leggere i suoi compagni, una voce lo fece sobbalzare.

 

-Siamo nello stesso turno…-

 

Ron avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Quante volte l’aveva sentita ammonirlo o chiamarlo amore? Si voltò lentamente, arrossendo appena sulle orecchie, quando si accorse del batticuore.

Hermione era spuntata dal nulla; aveva cambiato divisa, indossando quella più pratica d’allenamento: pantaloni aderenti infilati negli anfibi, maglia scura e giubbetto nero. I capelli legati in una severa treccia, dalla quale non tentava di liberarsi nessun capello. Solo due riccioli impertinenti le incorniciavano delicatamente il volto.

 

I loro sguardi s’incontrarono fugacemente, quando Ron si voltò. L’azzurro mare si perse nel calore della terra ambrata di miele. Da quanto non si guardavano così intensamente negli occhi?

Hermione non lo ricordava più, ormai.

 

-Ciao, Ron…-

 

Il rosso rimase impassibile, seguitano a fissarla. Sembrava che non volesse perdersi nemmeno un dettaglio della figura della ragazza. La scrutava attento, ma nessuna espressione gli marcava il viso. Ron sembrava un guscio vuoto, senza vita.

All’improvviso, però, distolse lo sguardo, umettandosi le labbra carnose e ben disegnate.

 

-Ciao, Hermione.- le rispose con freddezza senza trasporto. Aveva infilato le mani nelle tasche dei pantaloni, fissando un punto indefinito sul pavimento.

 

La donna sospirò, facendo qualche passo incerto nella sua direzione. –Ah, bene.- iniziò, abbassando la testa per incontrare il suo sguardo. –Almeno il mio nome lo ricordi.-

 

Ron inarcò un sopraciglio. –Non ho mai dimenticato il tuo nome.-

 

-Ah, no?- rispose Hermione, sarcastica. –Ed io che pensavo che era per questo motivo che mi evitavi…-

 

Ron rivolse lo sguardo al cielo con stizza. Sospirò esasperato, mentre tornava a guardarla.

-Non dire baggianate, Hermione. Sai perfettamente perché ti evito…- e la fissò eloquente.

 

Hermione sentì il peso dello sguardo di Ron. Vacillò sotto di esso, riconoscendo i suoi polmoni svuotarsi velocemente dell’ossigeno. Ebbe la necessità di distrarre gli occhi da quel viso tanto amato, eppure così crudele con lei in quel momento. Si morse le labbra per evitare al suo magone di trasformarsi in lacrime.

 

-Sì, lo so.- disse con una voce incerta. –Ma se sono tornata è proprio per risolvere i nostri problemi…-

 

Ron sussultò di rabbia. Ora, che lei voleva discuterne, lui doveva essere pronto a farlo? No, no, no. Non gli stava affatto bene. Se lei voleva chiarire, questa volta, sarebbe stata alla sua volontà. Il coltello, ora, ce l’aveva lui dalla parte del manico.

 

-Cosa ti fa pensare che io voglia risolvere i nostri problemi, ora?-

 

Hermione vide una scintilla di rivincita brillare negli occhi di Ron. Sentì le sue gambe tremare, mentre la bocca diventava secca.                                                                                    

Il suo comportamento aveva indurito il cuore di Ron a tal punto? Aveva sofferto così tanto da voler cercare solo la vendetta?

 

-Io…- Hermione lo guardò con gli occhi lucidi. –Io… non lo so.-

Ron rise sarcasticamente. Le si avvicinò, puntandole un dito contro. –Ti conviene far ragionare quel cervellino meraviglioso che ti ritrovi e trovare un’altra motivazione. Il “non lo so” non mi convincerà mai.-

 

Ron non si era accorto di essere troppo vicino, commettendo un grande errore.                    

Poteva sentire il suo profumo invadergli le narici, penetrando in profondità nel suo animo, mentre quel respiro affannoso gli stilettava ogni volta il cuore. Socchiuse gli occhi, concentrandosi sul battito impazzito del suo cuore e non poté evitare di baciarla.

 

Non era un bacio d’amore, di quelli dolci, intensi e bellissimi che si erano sempre scambiati. Era un bacio violento carico di sentimenti contrastanti: passione, freddezza, odio, amore, rabbia, felicità.

Hermione aveva riconosciuto immediatamente quella labbra morbide e così esperte danzare sulle sue, strappandole l’anima e conducendola al limite della ragione. Aveva avvertito quella necessità insopportabile di rendere molto più profondo quel contatto da troppo tempo bramato. Quando Ron si distaccò, all’improvviso, Hermione si sentì persa.

 

-Non ce la faccio…- sussurrò il rosso, allontanandosi.

 

Hermione riaprì i suoi occhi, dai quali ormai scendevano calde lacrime. –Cosa? Non ce la fai a fare

cosa?- disse, temendo la risposta.

 

Ron puntò i suoi occhi in quelli scuri di Hermione. –A dimenticare.- si passò le dita sulle labbra leggermente arrossate. –Mi hai strappato il cuore, Hermione. E’ stato un dolore insopportabile.-

 

Hermione singhiozzò forte, questa volta. Era stato terribile guardare Ron mentre lo diceva. Lo vedeva nel suo volto il terribile dolore provato. Tutto per colpa sua.

-Mi dispiace…- bisbigliò con una mano contro la bocca. –Perdonami, Ron. Perdonami, se puoi…-

 

L’uomo distolse lo sguardo da quegli occhi spauriti eppure ancora così belli. –Io…- le rispose, mordendosi le labbra. –Non posso.- senza aggiungere altro, la superò dirigendosi verso l’uscita.

 

-Ron…- lo richiamò con la voce interrotta dal pianto. Lo rincorse, afferrandolo da un braccio e costringendolo a voltarsi. –Ti prego, non dire così. Per favore, non chiudermi fuori dalla tua vita.- abbassò lo sguardo, tirando su col naso. –Io ho bisogno di te.- tornò a fissarlo. –Io ti amo.-

 

Ron sentì le sue gambe tremare, le sue difese vacillare. Una bomba nucleare avrebbe avuto meno effetti di quella voce, tremula e dolce, sussurrante. Non poté impedire ad una sua mano di accarezzarle il volto, cancellando con il pollice le striature delle sue lacrime.

–Non posso chiuderti fuori dalla mia vita, Hermione. Ora, però, voglio stare da solo.- la fissò intensamente, prima di liberarsi dalla sua mano minuta e lasciare la base.

 

Anch’io ti amo, Hermione.

 

***

 

Angelia indossava il mantello nero di velluto e camminava velocemente nei pressi del cimitero. Si voltava spesso indietro e questo la portava ad inciampare ogni tanto. Era caduta un paio di volte sulla terra umida delle leggere piogge di inizio settembre, sporcandosi le ginocchia.                                                                                                         Portava con sé una grande borsa nera, abbastanza pesante. Ogni tanto, vacillava appena sotto quel peso.

 

Il cielo blue notte, coperto da qualche nube dispettosa, brillava, di tanto in tanto, grazie alla presenza di sporadiche stelle. Era una notte scura e senza luna, l’ideale per il suo incantesimo.

Ormai gli ingredienti erano stati tutti recuperati, compreso il libro dei morti.

 

Angelia tremò di eccitazione, quando, con un cigolio, sinistro varcò il cancello del vecchio cimitero sconsacrato di Londra. Afferrò la sua bacchetta, stringendola convulsamente tra le dita magre.

 

Quel luogo era infestato dalla feccia babbana e non era prudente girare da sola a quell’ora della notte. Incontrò un paio di barboni, mentre spingevano il loro carrello carico d’immondizia raccattata un po’ ovunque. Le lanciarono un’occhiata indifferente, proseguendo per la loro strada.

 

Affrettò il passo, arrivando dopo una decina di minuti nel luogo che aveva scelto: era un piccolo spiazzale erboso, con una grande lapide in marmo sulla quale ormai non si leggeva più nulla. Un angelo monco faceva da guardiano alla tomba.

 

Angelia arrivò vicino la lapide. Si tolse il mantello nero, appoggiandolo sull’unico braccio della statua. Rabbrividì al contatto con l’aria fredda ma non ci badò, iniziò rapidamente a sistemare i suoi ingredienti sul marmo, prendendo il libro tra le mani. Lesse rapidamente quello che aveva sottolineato in precedenza, ordinando le candele di pece sull’erba.

 

Disegnò un pentacolo di un vivo colore rosso, utilizzando la bacchetta. Mise i quarzi e gli opali nella giusta angolazione, appoggiò con cura su un cuscino una camicia bianca sporca di sangue, sparpagliò i petali di crisantemo tutti intorno al pentacolo. Recuperò la boccetta dello sdodeno ed il libro, sistemandosi al centro del disegno rosso.

 

-Io t’invoco regina dei morti…- recitò, improvvisamente, dopo aver letto la formula ed averla imparata a memoria. –Al mio cospetto devi prostrarti perché io appartengo ancora al regno dei vivi.-

 

Un vento gelido si alzò in mulinelli attorno alla figura di Angelia, in piedi al centro del pentacolo. I capelli neri svolazzavano furiosamente attorno al suo viso. Ebbe paura per un intenso, intimo attimo, ma non si fermò. Ormai, era troppo vicina alla realizzazione del suo sogno.

 

-Io t’invoco regina dei morti.- indurì il suo sguardo. –I miei ordini devi eseguire. L‘anima di un uomo devi restituire alla vita…- 

 

Ci fu un attimo in cui tutto tornò alla normalità: il vento calò, le fiammelle delle candele di pece si spensero. L’oscurità calò in un attimo.

 

-Chi m’invoca?- una voce metallica e spaventosa irruppe nel cimitero, mentre il vento riprendeva a soffiare freddo ed impetuoso.

 

-Sono una strega di nobili origini.- strinse la bacchetta tra le dita. –Appartengo alla famiglia Blanche.-

 

La voce tacque brevemente. –Sì. Ti conosco.- echeggiò, di nuovo. –Perché mi hai convocato?-

 

Angelia si umettò le labbra insicura. –Rivoglio l’anima di un uomo arrivato nel tuo regno tre anni fa.-

 

Ci fu un’altra pausa. –Sai a cosa vai incontro, strega?- 

 

La donna sentì le lacrime bagnarle il viso. –Sì. Ti prenderai la mia anima.- Angelia tirò sul col naso. –Ma non importa. Meglio un’eternità senz’anima che un momento ancora senza di lui.-

 

Silenzio. –Se la tua volontà è ferrea ed il tuo cuore sincero, esaudirò il tuo desiderio. Dimmi il nome dell’uomo che devo riportare in vita.-

 

Questa volta fu Angelia a tacere. Ingoiò il vuoto, ricacciando indietro le lacrime. Strinse la sua bacchetta con più forza, alzando il mento.

 

-Mellifluo McStrict.-

 

Ci fu un silenzio assordante in cui Angelia sentì il battito del suo cuore rimbombarle incessante nel petto e nella testa. Le lacrime avevano ripreso a scendere senza sosta dai suoi profondi occhi blue cobalto.

Silenzio.

 

-L’uomo è tra di voi.- Il vento riprese a soffiare più forte che mai. Questa volta contro Angelia ed il suo petto. Improvvisamente, sentì un dolore lancinante all’altezza dello sterno, qualcosa di dolorosamente freddo le stava entrando nel cuore. Fu un attimo insopportabile e lungo. Vide delle  scintille vive e luminose lasciare il suo corpo, quando il dolore cessò, per poi essere prepotentemente ricacciate al suo interno.

 

Quando passerai nel mio regno, la tua anima sarà mia…-

 

Il vento scomparve e le candele di pece fiammeggiarono di nuovo.

Rimase un attimo senza fiato, sentendosi stranamente normale. Si affrettò ad usare lo sdodeno a piccole gocce sul sangue di Mellifluo rappreso nella stoffa della camicia bianca.

Ci fu un attimo di luce intensa, poi più niente. A molti chilometri di distanza un uomo urlò di dolore e Cassio e Tamiara sorrisero soddisfatti.

 

Continua…

 

***

 

Ma sì, ma sì. Avevate ragione! Era proprio Mellifluo che la bella Angelia stava tentando di riportare in vita. E’ stato un po’ macabro per me descrivere questo rituale, ma dovevo. Vi ricordo che è pura fantasia e non funziona affatto. ^______________________^.

 Purtroppo non è andato tutto secondo i piani della nostra principessa dorata. Sapete che sono sadica ^____^.

Ron ed Hermione mi hanno fatto penare in questo capitolo. Forse avrei dovuto farli vedere un po’ più spesso ma avevo la necessità d’introdurre un nuovo personaggio, di far litigare Anne e Draco, di far avvicinare Taissa e Ron e di far fare questo rituale alla piccola Angelia. Quindi, perdonatemi! *________________*! Nel prossimo chiappino si ballerà! Eggià, ci sarà un po’ d’azione di combattimento, cosa non facile per me, ma la storia lo richiede, quindi! Il chappino s’intitolerà “Macabri ritorni”… ma sono un po’ strana???? Sì, lo sono. Ci sarà molto spazio dedicato ai cattivi, ad Anne e Draco e al triangolo Taissa, Ron ed Hermione. Si prospetta scoppiettante. Non ve lo perdete, nonostante il titolo. ^_____________________________-.

Ora vi lascio ai vostri saluti, baci baciotti!

 

Phoebe80 Zietta cara! Effettivamente hai ragione. Nessuna donna sana di mente avrebbe rifiutato Ron che ti chiede di sposarlo mentre è nudo… però, Morositas cara, senza questo piccolo intoppa non ci sarebbe stata storia e poi mi piace questa situazione di conflitto. Ahahahah. Sono matta lo so, che ci vuoi fare. Grazie della recensione, so che sei impegnata e non ce n’era bisogno. Baci,

Angèle ^_^

 

DeepDerk Vedi, tesoro, io non sono viulenda, quindi, oggetti in frantumi ed urla furibonde non le sentirai molto spesso. Anche nella vita reale, non alzo mai la voce, almeno se non strettamente necessario. Anche i miei pg si adeguano alla mia pazzia. Grazie dei complimenti e della recensione. Baci,                                                                                                                         

Angèle ^_^

 

*JULY@*  Tesorino! Lo so, lo so. Per TeenAgers hai perfettamente ragione ma ho avuto qualche problemino legislativo. (leggasi come mancanza d’ispirazione). Ti ringrazio per i tuoi complimenti sei troppo gentile. Bacioni,                                                                                                             Angèle^_^

 

Hiromi91 Ma grazie, patatina, dei tuoi complimenti. No, certo che Hermione non si potrà far perdonare da Ron così facilmente. Dovrà sudare sette camicie e rigare ritto per ingraziarsi la mia benevolenza. Mi raccomando, fammi sapere sempre cosa ne pensi, baci,                                  

Angèle^_^

 

Angela Buon Anno anche a te! Ehehehe, la prima cosa? Ma che gentile. Spero di averti delucidato, abbastanza su quello che Angelia voleva fare. O meglio che ha fatto. Ti ringrazio per i complimenti e la recensione, bacio,                                                                                                                     

Angèle^_^ 

 

Kaho_chan Eheheh. Un pacchetto formato famiglia della mia storia. Sfido io che l’hai trovata meravigliosa. Ti ho rimbambito con quel polpettone di storia… Cmq, a parte gli scherzi, ( e chi scherza???) voglio ringraziarti per i tuoi complimenti e per la recensione. Davvero troppo gentile. Ti mando un bacione ed un ringraziamento. Per Ron ed Hermy non temere ci sono io^_______-.    

Angèle^_^ 

 

Daffydebby Il tuo “spruzzetto di sole Ed” mi ha fatto ridere per un po’. Ho deciso che introdurrò questo nomignolo nel prox chap perché è davvero divertente. Miseriaccia, sono contenta che ti piaccia Angelia, io personalmente la trovo fantastica, mi piace descriverla. Mi fa commuovere sempre è una donna con le…bip. Cmq, ti ringrazio per i compliments sei davvero troppo gentile. Ti mando un kiss,                                                                                                                                    

Angèle ^_^

 

Vale Tesoro. Non sai, invece, quanto manca la tua firma a me. Quanto mi mancano le tue storie, il tuo modo di scrivere perfetto e raffinato, i tuoi personaggi, Becky e John. Spero sempre in un terzo episodio della tua saga, sai che io sarei già tra le tue fan più accanite. ^________________________^. (Messaggio subliminale: VOGLIO UNA TUA STORIA!!!). Ti ringrazio della tua gentilezza e del tuo sostegno. E’ sempre un onore per me leggere le tue recensioni. Ti mando un bacione ripieno di tanto affetto,                                                             

Angèle ^_^ 

 

JulyChan Tesoro, Leggere una tua recensione è come buttarsi in un fiume in piena e cercare di risalire controcorrente. Sei passionale, divertente e viva. Cogli tutto quello che scrivo nella storia con addirittura le frasi riportate. Cos’avrò mai fatto di bello io per meritarmi questo^_____________^? Sei stata troppo gentile a scrivere quella lunghissima recensione. Chi mi conosce sa che le adoro. Allora, rispondo velocemente al quesito su TABO-TABO. Quando ero piccina, 3 anni più meno, chiamavo tutto e tutti tabo-tabo. Era un modo per definire me stessa ma anche altri oggetti. Naturalmente, io non ricordo di aver mai usato certe espressioni ma mia madre dice che tutti ridevano come matti quando mi parlavano… CATTIVI >_____________                                                                                                                            

Angèle ^_^

 

Karry Ehehehe, quante domande e quante risposte che non posso darti, almeno per il momento. Abbi pazienza e saprai tutto. Sono contenta lo scorso chap ti sia piaciuto. Grazie mille. Ti mando un grosso bacione,BUON 2006!                                                                                                                               

Angèle ^_^

 

Edvige Lo spero anch’io, tesoro. Grazie e baci.                                                                               Angèle^_^

 

Maga Magò Tesooooro. Eccoti qui. Ma che gentilezza ad avermi lasciato una bella recensioncina delle tue. Spero anch’io che tutte le coppie si risistemino, mi manca la tranquillità. Ma come si dice più si soffre e più si apprezza. Ti mando tanti auguri per un buon 2006. Baci affettuosi,     

Angèle^_^

 

Pyros Ikari Ma grazie, batuffolo, caro. Baci grandissimi,                                                                                      Angèle ^_^

 

Sunny Morosa! Tesssorrro come stai? Mamma mia che recensione bellissima. Che bello, anch’io adoro le feste perché la mia famiglia si riunisce e siamo tanti, rumorosi e simpatici. Mi diverto un mondo, nonostante in casa mia non ci sia più un posto dove cercare un po’ di privacy. (ma che cos’è?? Si mangia???) Cmq, grazie, grazie, grazie. Sei troppo gentile, Sunnina cara, sai che poi io mi emoziono. Addirittura ti sentivi un’invitata? Ma che bello! Sarà che io mi sento una comparsa attivissima ogni volta che leggo le tue storie…A proposito, a quando l’aggiornamento (Lieto evento è troppo?)? Eheheh, sai che mi hai lasciato l’amaro in bocca. Devo assolutamente sapere come va a finire. Ti auguro un felicissimo 2006 strapieno delle tue storie che ci fanno andare in visibilio! Mi raccomando, Sunnina patatina! Bacioni,                                                                                            Angèle ^_^

 

Avana Kedavra Love! Non sei l’unica che vuole vedere gli sviluppi di questa storia. Sai, devo confessarti che lo voglio anch’io. ^__________________-. Lo so che le fedelissime servono a questo, però, è sempre bello ritrovarvi. Ti ringrazio della recensione e dei complimenti, tanti bacioni,                                                                                                                                                            Angèle^_^

Sirius4ever La bulgara non è così malvagia, dai! E’ Hermione che ha sbagliato e deve soffrire un bel po’!^_____________- Grazie della recensione, besitos,                                                  

Angèle^_^

 

Daphne Da dove incomincio? Cara, la tua recensione mi è saltata addosso come un cagnolino festoso e mi ha fatto sorridere come una matta. Riassunto in maniera approfondita il contenuto del mio chap. Lo so, lo so. ANch’io adoro in maniera spropositata Ginny, Harry e Tabo-tabo. In questo chap non si sono visti molto. Ma che posso farci se avevo un sacco da fare?? Sono strafelice che tutto sia stato di tuo gradimento. Che bello! Grazie della recensione e dei complimenti, ti mando un bacio gigante,                                                                                                                             

Angèle^_^

 

Lily Un felicissimo 2006 anche a te e grazie della recensione, un bacione affettuoso,              

Angèle^_^

 

Clo87 Amica di sventura. Sei la mia sveglia per gli esami. Non corro il rischio di dimenticarmi la mia triste sorte, perché ci sei tu che prontamente non manchi di mettere il dito nella piaga                - ______________-. Ehehehe, scherzo. Grazie delle belle parole e del conforto. Ti mando un bacio ripieno di affetto, Buon 2006                                                                                                                                                     

Angèle^_^

 

Robby Grazie, dei complimenti e della recensione, ti mando un bacio schioccoso,                      

Angèle^_^

 

Judeau Grazie. Così mi fai arrossire. Che gentile. Idee geniali? Eheheh. ^\\\\\\\\\\\\\\\\\\\^. Grazie, ti mando un bacio con tanto affetto,                                                                                                                   

Angèle^_^

 

Giugizzu Semplice espressione di bambino. Non cela nessun significato nascosto. Grazie dei complimenti, ti mando un grosso bacione,                                                                                            

Angèle^_^

 

Selphie No, la situazione non si sistemata. Ti ringrazio della recensione, besitos                       

Angèle^_^

 

FedeHermy Ma no che non hai parlato troppo. Anzi! A me piacciono le recensioni luuunghe e contorte. Ottimo piano della situazione, perfetto direi. CI hai capito più tu che io. Eccoti servito il terzo capitolo ^______________^. Spero ti sia piaciuto. Ti ringrazio tanto dei tuoi complimenti e della recensione, bacioni,                                                                                                                    

Angèle^_^

 

Eheheh. Anche questa volta questa bellissima e lunghissima lista di ringraziamenti si conclude. Che bello! Fatemene fare un’altra bella lunga anche la prox volta. Vi mando, tanti baci, anche a chi legge e non recensisce.

BUON 2006!

AngèleJ

 

 

                                                                                                                               

 

 

 

 

  

  

 

  

  

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

     

 

 

   

 

   

   

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Macabri Ritorni... ***


DAAB II

DAAB II

.::La partita non è finita::.

Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà di J.K. Rowling (a parte qualcuno), quindi, ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso, quello di Harry Potter…

Io ho terminato, buona lettura

 

Angèle

 

* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi…. 

 

 

-Chapter 4: “Macabri ritorni…”-

 

 

Tamiara era intenta a fissare le mura altissime della prigione di Azkaban. Nel suo paiolo la chiara immagine s’increspava appena ad ogni bollire della pozione sulla quale era riflessa.

Il fuoco acceso sotto crepitava e riscaldava l’ambiente umido.

 

Il fresco piacevole di fine Estate aveva lasciato posto al freddo più intenso e meno gradito dell’Autunno inglese. Gli alberi intorno alle rovine del castello, ex roccaforte di Voldemort, avevano assunto dei coloriti più caldi: il fogliame qualche mese prima verde e rigoglioso stava morendo con i suoi marroni e gialli delle foglie secche. I prati erano spogli ricoperti, di tanto in tanto, da qualche foglia caduta dai rami.

 

Tamiara rabbrividì appena quando un fiotto di aria gelida s’infilò prepotentemente tra le crepe del castello, arrivando a toccare il suo collo bianco. Guardò ancora per poco nel paiolo l’immagine riflessa di Azkaban e, dopo aver appuntato qualcosa su un foglio posto sul tavolo alla sua sinistra, fece scomparire la pozione.

 

Cassio era seduto su una delle due poltrone nere rivolte verso il camino tristemente spento. Fissava con aria truce un terzo uomo presente nella piccola sala mentre rimaneva immobile a fissare l’oscurità vellutata.

-Non riesco ancora a capire perché abbiamo dovuto riportarlo in vita. Non mi piace pensare che lui abbia scampato la morte…-

 

Tamiara non fece caso alla milionesima lamentela del suo compagno, impegnata com’era a far ribollire un’altra pozione dall’odore dolciastro. Era un preparato melmoso, dal colorito rosato. Tamiara girò, con il cucchiaio d’argento, la pozione una volta verso sinistra ed un’altra verso destra. Immediatamente cambiò la sua consistenza, da melmosa a liquida.

 

-L’ho già spiegato due volte, Cassio.- la donna si spostò una ciocca di capelli amaranto dietro l’orecchio. –Non ho intenzione di ripeterlo.-

 

Cassio trattenne un gesto di stizza, si alzò dalla poltrona, avvicinandosi all’uomo che fissava senza espressione il vuoto. Gli sventolò una mano davanti al naso, nella speranza di provocare qualche reazione, ma Mellifluo McStrict, l’uomo che era tornato dalla morte un paio di settimane prima, rimase immobile.

 

-Sembra ancora più deficiente di prima.- brontolò con una vena di sarcasmo nella voce. –E questo è tutto dire…-

 

Tamiara aumentò con un colpo di bacchetta la fiamma sotto il calderone. La pozione al suo interno borbottò per un paio di secondi, poi fece un piccolo sbuffo di fumo e cambiò colore, diventando di un brillante fucsia shocking.

 

-E’ pronta!- esclamò festosa la donna.

 

Cassio sobbalzò, sciogliendo velocemente le treccioline che aveva fatto con i lunghi capelli biondi di Mellifluo. S’avvicinò a Tamiara, spiando i suoi gesti con fare da cospiratore. Non che stesse tramando qualcosa alle spalle della donna, semplicemente la sua era una deformazione professionale.

 

-A cosa serve questa roba?- le domandò, annusando schifato il contenuto del calderone.

 

Tamiara ne versò un bel po’ in una coppa di cristallo comparsa dal nulla, mentre iniziava a spiegare le funzioni della pozione a Cassio.

 

-Serve per ridare a Mellifluo tutto quello che ha perso morendo.- lanciò un’occhiata all’uomo biondo seduto nell’ombra. –Ora come ora, è solo un pupazzo con un’anima. Dopo aver bevuto questa mia pozione, tornerà come nuovo.-

 

Cassio rimase in silenzio un attimo. –Ma se tornerà come nuovo, poi non vorrà passare dalla parte di Angelia?-

 

Tamiara rise. –Secondo te non ho pensato anche a questo?-

 

L’uomo si schiarì la voce, preferendo non rispondere. Doveva semplicemente prendere atto dell’incredibile genio del male di Tamiara. Era perfida, calcolatrice, astuta ed intelligente, un vero pericolo per i suoi nemici ed anche per lui. Non sempre riusciva a tenere il suo passo.

 

-Mellifluo non ricorderà niente di Angelia e mi sarà devoto. Sono la sua padrona, ora.-

 

Afferrò il volto elegante di Mellifluo, stringendogli le guance per fargli aprire la bocca.

L’uomo non resistette molto e, con rassegnazione, lasciò che Tamiara gli versasse nella gola la pozione. Fu come gettare dell’acqua in un pozzo e Mellifluo non reagiva in alcun modo.

 

-Sei il mio servo Mellifluo McStrict.-

 

Tamiara scoppiò in una risata metallica, quando l’uomo si strinse le mani alla gola, annaspando in cerca di ossigeno. Era stato colto da convulsioni ed era caduto supino sul pavimento. Sbatacchiava la testa a destra e sinistra, mentre una schiuma bianca gli usciva dalla bocca spalancata.

 

Tamiara fissava la scena senza muovere un muscolo. Quando la crisi di Mellifluo passò, lasciandolo ansimante sul freddo pavimento, la donna sorrise maggiormente. Gli offrì una mano che Mellifluo scrutò attento, prima di accettare.

 

-Sei il mio servo Mellifluo McStrict.- ripeté Tamiara. Questa volta, però, una voce le rispose.

 

-Sì, mia Signora.-

 

***

 

 TJ accarezzava con poca attenzione la mano che Maggie poggiava blandamente sul tavolo del bar vicino la loro università, poco distante dalla caserma di Auror. Stavano studiando, chi musica e chi chimica, per la successiva sessione d’esami che li avrebbe visti impegnati nei prossimi mesi.

Era un attimo d’intimità assoluta in cui il silenzio regnava e loro si tenevano per mano. Adoravano restare così, muti, a studiare tra di loro senza aver la necessità di parlare per occupare silenzi che con altre persone sarebbero stati definiti imbarazzanti.

 

TJ si fermò un brevissimo momento a fissare il profilo delicato di Maggie mentre annotava qualcosa sul margine del suo libro.

La ragazza mordicchiò il tappo della penna nera, aggrottando le sopraciglia curate.

 

TJ notò quelle guance leggermente rosse, quel modo nervoso di torturare la sua penna e capì che qualcosa non andava. Le strinse istintivamente la mano che stava accarezzando, facendole sollevare lo sguardo su di lui.

 

-Che hai, Margareth?- gli occhi blue intenso del giovane si fissarono sul volto di Maggie che rimase sorpresa della domanda.

 

-Io?- chiese, umettandosi e labbra carnose. –Nulla.-

 

TJ fece un mezzo sorriso. Si allungò sul tavolo ed imprigionò le labbra della ragazza contro le sue. Le accarezzò con dolcezza infinita la pelle della guancia mentre senza alcuna opposizione approfondiva quel bacio così naturale.

 

-Sì, che hai qualcosa.- le sussurrò una volta scostatosi mentre appoggiava la fronte contro la sua. –Mi hai baciato senza lamentele…-

 

-Non è vero. Io non mi lamento quando devo baciarti…- si giustificò, arrossendo.

 

TJ ridacchiò. –Oh, sì che lo fai.- imitò la voce di Maggie un po’ troppo stridula. –TJ sto studiando, TJ non ho capito questo importante composto chimico, TJ m’imbarazzo…-

 

Maggie spalancò la bocca basita. Aggrottò la fronte, sbuffando. –Io non parlo così.-

 

Il ragazzo riprese a scrivere un momento, facendo finta di non prestarle molta attenzione.

-Proprio così no. Però, ci sei vicina…-

 

-Sembro un’oca strozzata.-

 

TJ rise, alzando di nuovo il suo sguardo su di lei. Rimase zitto un momento a fissarla, prima di chiederle. –Allora, cos’hai?-

 

-Niente.- ribatté secca l’altra un po’ inacidita dalla poco raffinata imitazione della sua voce.

 

TJ incrociò le braccia sul petto, inarcando un sopraciglio rossiccio. –Non puoi dirmi una bugia.- e le indicò le dita. –Quando lo fai incroci l’indice ed il medio della mano sinistra. L’hai appena fatto.-

 

Maggie sbuffò, arrendendosi all’evidenza che TJ la conoscesse molto meglio di lei. Era impossibile mentirgli o nascondergli qualsiasi cosa. Si tolse una ciocca di capelli biondi dagli occhi e lo guardò.

 

-Va bene. Hai ragione tu.- fece una smorfia. –Sono preoccupata.-

 

TJ sorrise trionfante, si avvicinò alla ragazza appoggiando un gomito sul tavolo. –Come mai?-

 

-Anne e Ron.-

 

Il ragazzo non aveva ben capito il binomio di quei due. Insomma da quanto sapeva, e sapeva molto, non ricordava che avessero mai avuto una storia, fortunatamente. Poi, tra l’altro, non li vedeva molto bene assieme.

 

-Mi sono perso qualcosa?- chiese genuinamente preoccupato. –Non sarà nato un nuovo amore senza la mia benedizione?- ci scherzò su.

 

Una velenosa occhiata di Maggie gli fece ben capire che non c’era alcun motivo di fare dello spirito sulla questione. Quindi, con un leggero rossore sulla punta delle orecchie, chiese venia. –Hai ragione. Dicevi?-

 

-Anne non vede più Draco da un mese, ormai. Non era mai successo. Da quando sono diventati amici stretti, non è mai passato più di un giorno senza che si sentissero o si vedessero…- guardò, senza entusiasmo, il suo bicchiere ancora pieno di limonata. –Anne ha una faccia sempre così triste. Sembra un fantasma…-

 

-Magari hanno litigato…- azzardò TJ. –Può capitare.-

 

Maggie annuì. –Sì, questo è certo. Me l’ha confermato Lily che sta cercando di farli riappacificare da un pezzo… Però, questa volta, è una cosa diversa. Anne non me ne ha parlato e non ha accennato nulla nemmeno ad Angelia…-    

 

-Magari dovremmo cercare di farli incontrare. Così, parlerebbero.- propose TJ, accarezzandole una spalla.

 

-Ci ho pensato anch’io. Ma come?-

 

TJ ci rifletté un attimo, poi disse. –Esponimi l’altro caso.-

 

-Ron?-

 

Il rosso ridacchiò. –E chi se no? Da un paio di anni a questa parte abbiamo parlato più di lui che di noi…-

Maggie rimase in silenzio, accusando il colpo di quell’affermazione scherzosa che rivelava il velato malcontento di TJ.

 

-Da quando Hermione è tornata lo vedo più contento. Esce spesso, si allena, a ripreso a farsi la barba tutte le mattine, sorride… però…-

 

TJ la guardò curioso di sentire il suo punto di vista su una situazione che lui riteneva rosea per Ron che aveva passato gli ultimi 3 anni a rigirarsi i pollici nella più totale disperazione.

 

-Però?-

 

Maggie si morse l’angolo destro delle labbra, facendo una piccola smorfia scontenta. –Ho paura che sia solo una falsa felicità e che lui stia soffrendo. Non può aver dimenticato in un colpo tutto quello che ha passato per colpa di Hermione.-

 

TJ ricordò la breve conversazione che aveva avuto con Ginny. Hermione le aveva raccontato del suo discorso con Ron. –Da quello che so Hermione e Ron hanno avuto una discussione-chiarimento qualche settimana fa. Ron le ha detto a chiare lettere che dovrà impegnarsi per riavere la sua fiducia…-

 

Maggie rimase a bocca aperta. Perché diavolo lei non sapeva nulla di tutto questo? Stava spesso con Ron dopo l’università, mentre aspettava TJ per tornare a casa. Avevano avuto un sacco di tempo per parlarne eppure Ron non le aveva accennato nulla.

 

-Davvero?-

 

TJ annuì. –Sì, me l’ha confidato Ginny, in un momento di sconforto, quando sono andato a riportarle Eddie, dopo lo zoo.-

 

Maggie si zittì, abbassando la testa per giocherellare con la sua penna. Era sempre l’ultima a sapere le cose. Nonostante cercasse di aiutare tutti, veniva messa sempre da parte; alcune volte si sentiva inferiore perché lei… lei non era nata maga. L’unica della sua famiglia a non avere un dono speciale. Convivere, ogni giorno, con un peso così grande era difficile. Aveva cercato d’integrarsi nel gruppo, trovando un suo posto, una sua caratteristica. Non era maga, ma avrebbe potuto essere comunque una buona amica per tutti.

 

-Che hai?- le domandò TJ.

 

Maggie alzò lo sguardo, incontrando gli occhi blue del ragazzo. Anche lui era più integrato di lei. –Nulla.- disse secca, chiudendo di scatto i suoi libri. –Visto che sai così tanto di tutti, perché non li aiuti tu?!-

 

TJ notò il nervosismo e la rabbia nella sua voce e la bloccò dal polso prima che potesse alzarsi e fuggire via. –Ma che dici?!-

-Dico solo che tu sei molto più benvoluto di me in quel gruppo. Ora, se vuoi scusarmi vado a cercarmi degli altri amici.- e riuscì ad alzarsi.

 

TJ scoppiò a ridere. –Maggie non dire idiozie! Lì, ti vogliono bene tutti…-

 

 Maggie sentì gli occhi pungerle. –Ti sbagli. Mi considerano tutti inferiore. Sono l’unica della mia famiglia a non essere maga. Per loro, sono un mostro!-

 

-Smettila ed abbassa la voce.- TJ l’aveva strattonata, costringendola a riaccomodarsi. –Stai di nuovo viaggiando sulle onde della tua fantasia, Maggie. Tutti ti adorano con o senza poteri, quindi, ricollega il cervello e cerchiamo di organizzare qualcosa per risolvere le tue preoccupazioni…-

 

Maggie si ostinò a non guardarlo in faccia, mentre alcune lacrime le scendevano sulle guance. All’improvviso, sentì le dita delicatissime di TJ costringerla a voltarsi.

 

-So che è difficile essere la pecora nera della famiglia. Essere il diverso e sentirsi inferiore a tutti…- TJ le parlò con dolcezza mentre alludeva alla sua difficile situazione famigliare.

–Ma almeno le tue sorelle ti vogliono bene e ti accettano per quello che sei, senza farti pesare nulla. Per loro sei Margareth la loro sorella combina guai, tremendamente carina e fidanzata con un fusto da paura…- 

 

Maggie non riuscì a trattenere una risatina. –E questo che centra?-

 

TJ fece un sorriso vispo che le creò un tremito al cuore, poi le rubò un piccolissimo bacio dalle labbra prima di sorridere. –Io centro sempre con te.- le tolse una ciocca di capelli dalla guancia. –Poi, vuoi dire che non è vero?-

 

-Scemo.-

 

-Piagnucolona.-

 

-Vanitoso.-

 

-Pessimista.-

 

Si guardarono un attimo e poi scoppiarono a ridere.

Maggie gli saltò al collo e lo abbracciò forte. Rimase lì tra le sue braccia a respirare quel profumo così pulito e fresco che le faceva bene. Non disse niente perché sapeva che non c’era bisogno di altre parole tra loro due.

 

-Ora, se la tua crisi è finita.- aggiunse TJ qualche minuto dopo. –Posso parlarti del mio piano?-

 

 

***

 

 

-Perché non mi avete chiamato prima?- sbraitò Hermione Granger mentre superava il piccolo gruppo di Auror che si era ritrovato attorno al negozietto a Nokturn Alley, dov’era stato ritrovato un corpo in avanzato stato di decomposizione.

 

Erano stati Ron e Taissa a scoprire quella terribile sorpresa, avvisati da un paio di passanti, insospettiti dal terribile odore che proveniva da un paio di giorni da quel vecchio negozio.

Hermione fu fermata da Draco, mentre l’aiutava a passare sotto quelle strisce rosse di vietato l’accesso. –Scusaci, ‘Mione, ma sai che la nostra scientifica è lentissima. Abbiamo dovuto aspettare che finisse i suoi sopraluoghi…-

 

Hermione annuì, infilandosi senza tante storie nel negozio. Riconobbe immediatamente Harry e Ron piegati sul cadavere, mentre Taissa prendeva alcuni appunti. Si voltò verso Draco, fermo al suo fianco. –Chi è stato a ritrovare il corpo?-

 

Il biondo fece un sospiro. –Ron ed il tenente colonnello Rüf. Sai, ad ognuno di noi è stato assegnato un bulgaro, almeno per il momento.-

 

Hermione inarcò un sopraciglio, ma annuì. –Capito.-

 

Senza attendere oltre si avvicinò con passo sicuro ai suoi due amici. Si accovacciò accanto ad Harry e Ron, salutandoli. –Salve, colleghi.-

 

I due si voltarono, facendole un breve cenno del capo. –Meno male che sei venuta, Hermione. Io e Ron non siamo mai stati bravissimi nel ricostruire con esattezza le dinamiche dell’assassinio.- le disse Harry, scostandosi per farle posto.

 

Hermione indossò i guanti, scrutando con attenzione lo squarcio che il vecchio padrone del negozio aveva sul petto. –E’ stato ucciso con un pugnale.- sentì per un brevissimo istante gli occhi di Ron sulla sua nuca ed iniziò a lottare con se stessa per non farci caso. –il colpo…- continuò, osservando con maggiore attenzione gli schizzi di sangue sulla veste azzurra del cadavere. -… è arrivato da qui…- indicò la schiena.

 

-Sì, l’avevo pensato anch’io.- una voce femminile la fece sobbalzare. Si voltò di scatto, fulminando con i suoi occhi scuri Taissa Rüf che aveva osato invadere il suo campo. Il giovane tenente colonnello aveva in mano il blocco degli appunti, mentre il suo sguardo chiaro rispondeva a quello velenoso di Hermione.

 

Harry, Ron e Draco avvertirono nettamente l’atmosfera raggelarsi. La competizione femminile aveva il potere d’intimorirli.

 

-Sì.- la bruna rispose asettica, voltandosi nuovamente verso il corpo e continuando a scrutarlo con attenzione. – Non ci sono segni di colluttazione questo vuol dire che la vittima o conosceva il suo carnefice o è stato colto alla sprovvista…-

 

-…O entrambe le ipotesi.- aggiunse Taissa che si era avvicinata maggiormente ad Hermione, accovacciandosi accanto a Ron.

 

Il tenente Granger fece uno sforzo sovraumano per non farle una linguaccia da bambina. Insomma, certi comportamenti non li aveva assunti quando stava a scuola, perché doveva adesso?

 

…Perché quella saputella stava cercando di prendere il suo posto…

 

-Ma perché non usare la bacchetta e sporcarsi le mani come un babbano?-

 

-Beh, nulla di più semplice.  Se l’assassino avesse usato la sua bacchetta non sarebbe stato difficile risalire alla sua identità. Soprattutto se è stato schedato nei nostri archivi…- spiegò Hermione a Andrew James che osservava la scena da debita distanza. Non sopportava i cadaveri squarciati.

 

-Beh, potrebbe anche averlo fatto semplicemente per divertimento.  Uccidere un uomo con le proprie mani ti da più soddisfazione che con la magia.- Taissa passò il suo peso da un piede ad un altro, avvicinandosi di più al maggiore Weasley. –La mente dei criminali è molto contorta. Dovrebbe leggere un libro sulla loro psicologia. Le consiglio di studiare “Psicologia di un criminale” di…-

 

-…Fredrich Sestunger. Sì, certo. L’ho conosciuto personalmente in un mio viaggio a Berlino. Se le piace tanto potrei combinare un incontro…- disse con un velatissimo vanto Hermione.

 

Taissa le sorrise. –Sarebbe fantastico. Per il momento, però, ho altre mire.- e inclinò appena la testa verso Ron che allibito continuava ad osservare quel feroce scambio di opinioni.

 

Hermione arrossì dalla rabbia sulle guance. Si umettò le labbra, cercando di rilassarsi. Ma, quando vide Taissa issarsi sulla schiena e parlare all’orecchio di Ron, vide rosso. Si tolse frettolosamente i guanti, cogliendo di sprovvista un po’ tutti.

 

-Dove vai?- le chiese istintivamente Ron.

 

-Fuori.- bofonchiò Hermione. –Non avete bisogno di me qui. C’è già il tenente colonnello Rüf.- e senza aggiungere altro superò Draco e con un colpo di bacchetta si smaterializzò prima che il biondo riuscisse a fermarla.

 

***

 

Angelia era seduta sulla panca vicino la finestra. Poggiava la fronte accaldata contro il vetro fresco, mentre osservava delle lente goccioline di pioggia scendere silenziose lungo la superficie. I suoi occhi, di solito blue e luminosi, in quel momento, tendevano al grigio, rispecchiando il colore plumbeo del cielo autunnale che si stagliava sulla sua testa.

 

Si stringeva le braccia intorno al petto mentre una terribile sensazione di vuoto le affliggeva lo stomaco. Non era un sentimento nuovo per lei, visto che soffriva di quella terribile percezione da diversi giorni a quella parte.

 

I pensieri che affollavano la testa erano dispettosi, poiché,  non appena ne avevano la possibilità, convergevano sempre su quella passata serata in cui aveva venduto la sua anima alla Regina dei Morti per riavere Mellifluo. Peccato che non tutto era andato come aveva sperato. Di Mellifluo, infatti, non ne aveva visto nemmeno l’ombra ed il pensiero che avesse perso la sua anima inutilmente le faceva dolere il cuore e la mente. 

 

Si tirò al petto le lunghe gambe affusolate. Distaccò la fronte dal vetro, appoggiandola sulle ginocchia, maledicendo per la centesima volta la sua ingenuità.

Perché doveva essere così sciocca?

Sentì gli occhi inumidirsi ancora una volta e, mentre lasciava che le lacrime cadessero lungo le sue guance, permise alla polvere dei ricordi di offuscarle la mente.

 

Aveva percorso così velocemente le strade più vecchie di Parigi che non si era nemmeno resa conto di dove era arrivata.

Il suo respiro era affannato ed il suo cuore stava battendo così rapidamente da farle male. Si era voltata indietro diverse volte, timorosa di vederlo spuntare di nuovo.

 

Dopo la morte di sua madre, in quel terribile incendio, si era ritrovata a vagabondare per le strade di Parigi  senza meta. Aveva all’incirca 8 anni, ma nonostante questo, non aveva mai avuto paura della vita notturna parigina. Non ne aveva mai avuto paura, fino al giorno in cui aveva scoperto un ragazzino appena più grande di lei seguirla.

 

L’aveva guardato brevemente in quegli occhi azzurri così simili ai suoi, eppure così terribili e spietati, e ne era rimasta spaventata. Aveva iniziato a correre lontano da quel ragazzino bruno ma sempre lui l’aveva ritrovata. I suoi pedinamenti erano diventanti continuativamente più insistenti, arrivandole ogni giorno sempre più vicino.

 

Angelia era scivolata sui ciottoli bagnati dalla pioggia, cadendo e ferendosi ad un ginocchio. Era rimasta impaurita, ferma sotto quella piccola galleria di Rue Rolin, vicino al caffè Gueboit,  dove aveva trovato rifugio dalla pioggia diverse volte e dove, allora, cercava rifugio anche dal piccolo pedinatore.

 

Aveva trattenuto un grido, quando una mano le aveva afferrato il piccolo polso, costringendola a voltarsi. Si era ritrovata, faccia a faccia, con un vecchio barbone che l’aveva guardata con stupore.

 

-Qu’est-ce que tu fais ici, pétite Dame?- Il senza tetto le aveva chiesto con uno sguardo indagatore di spiegare la sua presenza.

 

-Je ne suis pas une pétite Dame. Laisse-moi, Clochard!- Angelia gli aveva risposto con rabbia, mentre gli colpiva con forza gli stinchi.

 

-Putain!- aveva gridato l’uomo, lasciandola immediatamente andare.

 

Angelia aveva ripreso a correre verso l’uscita della galleria. Aveva udito i suoi passi rimbombare in quel luogo chiuso, come il cuore nel suo petto. Il respiro affannoso ed il dolore al ginocchio le stavano rallentando la corsa. Era uscita in strada, dove la pioggia stava cadendo fitta e fredda.

 

-Arrête-toi!- una voce maschile, appena baritonale.

 

Angelia aveva allungato il passo, spaventata. Stava per raggiungere la sponda della Senna, ma qualcosa l’aveva colpita sulla testa. Aveva urlato di dolore, davanti ai suoi occhi aveva visto una fugace luce bianca, poi era svenuta.

 

-Angelia?- la porta della sua stanza si era aperta leggermente, lasciando entrare una leggera luce del corridoio. Si era ripulita rapidamente gli occhi, ringraziando il cielo di essere in una stanza buia.

 

Mary Anne si era fermata sulla soglia, timorosa di non volerle arrecare disturbo. Era da un paio di giorni che era preoccupata per sua cugina. Non era più la solita Angelia, dolce e disponibile, era sempre taciturna e piuttosto riservata. Sembrava un fantasma.

 

-Sì, Anne?-

 

La bruna cercò l’interruttore sul lato destro del muro. Accese la luce che immediatamente illuminò tutto, rivelando gli occhi rossi e tristi di Angelia, seduta sulla panca accanto alla finestra.

 

-Ero venuta a portarti un pezzetto di torta al cioccolato.- esordì la piccola Anne con timidezza, mostrando il piattino di porcellana dove troneggiava non un pezzo ma metà della torta al cioccolato. 

 

Ad Angelia venne istintivo sorriderle.

Mary Anne era sempre così: dolce, gentile e pronta ad aiutarla. L’aveva accolta in casa come fosse una sorella, l’aveva fatta sentire immediatamente parte della famiglia, l’aveva sostenuta e confortata dopo quel terribile periodo e si sentiva in debito con lei… e, proprio per questo, non poteva confidarsi, raccontarle del suo spregiudicato tentativo di riportare in vita l’amore della sua vita. Aveva paura di deluderla e, in fondo, sapeva di aver tradito la sua fiducia.

 

Per di più senza aver ottenuto alcun risultato.

 

-Grazie…- sussurrò Angelia, aggiustandosi la frangia sugli occhi per nascondere il loro rossore. –Ma non ho molta fame.-

 

Anne rimase un po’ delusa, osservando prima la torta e poi sua cugina. –Stai bene, Angy?-

 

Angelia fece fatica a trattenere le lacrime che premevano per uscire. Tirò su col naso il più silenziosamente possibile ed annuì. –Sì, tesoro, sto bene.-

 

La bruna rimase a guardarla brevemente, facendole un sorriso così gentile che la fece sentire ancora di più colpevole di averla tradita. –Sai che io sono sempre pronta ad ascoltarti.-

 

Dolce, tenera Anne, si ritrovò a pensare Angelia. Era così piena dei suoi problemi ma si preoccupava per lei.

Angelia si morse le labbra, distogliendo i suoi occhi azzurri da quelli ancora più chiari di Anne.  –Lo so. Non ti devi preoccupare.-

 

- D’accordo.- rispose, dopo un breve momento di silenzio, l’altra. Entrò nella stanza, appoggiando sulla scrivania il piattino con la torta. –Te la lascio qui nel caso ti venisse fame o voglia di dolce…-  e rimase voltata verso il muro, per qualche secondo.

 

-So che lui ti manca tanto…- Anne parlava, dandole le spalle. -… che faresti di tutto per riaverlo, ma… Angelia devi continuare ad andare avanti. Non si può rimanere a vivere nel passato, la vita è un’evoluzione e se si rimane in un limbo di stasi si rischia di non sentirsi più vivi…-

 

Angelia sentì le lacrime bagnarle le guance. Sapeva che Anne parlava anche per lei. Il sol pensiero che quella ragazza avesse potuto soffrire così tanto, le straziava il cuore. Si alzò dalla panca, avvicinandosi ad Anne. Le scostò con amorevolezza una ciocca di capelli dal volto, dicendole. –Basta soffrire, Anne.-

 

La più giovane si voltò a guardarla; piangeva silenziosamente, lasciava che le lacrime scivolassero sulle sue guance come stava facendo Angelia. –Basta soffrire, anche per te, Angelia! Basta! Basta! Basta!- ripeté con rabbia, stringendo forte la cugina che in silenzio annuiva. Rimasero lì ferme per un po’ e quando le lacrime cessarono di cadere, si fecero un sorriso.

 

-Non piangeremo mai più, per nessuno.- disse Anne risoluta.

 

Angelia annuì, ma dentro sentiva il mostro terribile del rimorso continuare a mangiarle il cuore e l’anima, incurante del suo sentito pentimento.

 

***

 

Definire Tamiara eccitata per qualcosa era sempre stata un’esagerazione. Di solito, era una persona moderata, senza tanti slanci né di rabbia né di felicità. Controllava sempre tutto e, forse, questo era l’unico pregio che aveva. Quella volta, però, definirla eccitata era esatto.

 

Non stava nella pelle. Aveva quasi consumato interamente il pavimento del suo nascondiglio tanto l’aveva percorso, in lungo ed in largo. Controllava gli appunti sul suo diario, girava la pozione, sbirciava fuori dalla finestra la pioggia che scendeva senza sosta. Tutto le allargava il sorriso sul volto appena tornito.

 

-Perché così emozionata, mia Signora?- Mellifluo ripuliva la sua ascia dal sangue di un coniglio che aveva ucciso per fare pratica. Tamiara aveva obbligato Cassio a dargli lezioni di spada, pugnale, bacchetta, combattimento corpo a corpo e naturalmente ascia. Con grande disappunto di Cassio, l’uomo si era rivelato un  cecchino nato, com’era nella sua vita precedente, del resto. La morte non l’aveva rammollito.

 

Tamiara si voltò, facendo un sorriso spaventosamente felice. –E’ la sera!- gioì, girando di nuovo la pozione nel calderone. –Cassio, tu ed io attaccheremo Azkaban e ci riprenderemo il nostro esercito di mangiamorte…-

 

-Ci sarà da combattere, mia Signora?-

 

-Certamente.- La donna agitò la bacchetta verso il tavolo facendo apparire una specie di armatura. –Ci sarà da combattere tantissimo: potrai fare magie, uccidere tante guardie e finalmente mettere in pratica quello che Cassio ti ha insegnato. Non sei contento?-

 

Mellifluo rimase in silenzio per qualche minuto, analizzando l’armatura che Tamiara gli aveva fatto apparire davanti. –Sembra divertente…-

 

-Lo è.- Tamiara descriveva il futuro massacro, come se fosse stato una festa di paese in cui tutti avrebbero bevuto birra e mangiato porchetta, divertendosi come matti. Chiunque sano di mente avrebbe storto il naso a quella discussione. Mellifluo, però, era appena tornato dal mondo dei morti e non aveva una chiara visione della vita.

 

-Cos’è?- chiese, riferendosi all’armatura.

 

-Una passaporta speciale. Quando capirai di non riuscire più a combattere, basterà  poggiare la mano qui e tornerai a casa.- gli sorrise, aiutandolo ad indossarla.

 

-Non sembra difficile.- disse Mellifluo, guardando il corpetto che aveva indossato.   

 

Tamiara gli legò i capelli biondi in una coda. –No, non lo è.- gli poggiò una mano sulla spalla e, con uno sguardo terribilmente cattivo, continuò. –Non deludermi, Mellifluo.-

 

L’uomo si inginocchiò, prendendole la mano e baciandogliela. –Non lo farò, mia Signora.-

 

***

 

-Ginny, per favore!- supplicò Maggie, mentre le passava la spugnetta imbevuta di bagnoschiuma per lavare la schiena di Eddie che gioioso batteva le manine sull’acqua profumata del suo bagnetto. La casa di Ginny ed Harry era rumorosa come al solito, riempita dagli urletti contenti del bambino e dalle chiacchiere di Ginny, Maggie e TJ.

 

-Maggie, tesoro, sai che sono la prima ad appoggiare certe cose, ma se organizzo di nuovo qualcosa Harry mi lascia ancora prima di sposarci…- Ginny aveva i ciuffi rossi raccolti in una crocchia poco ortodossa sulla testa. Con un braccio teneva Eddie e con l’altra gli lavava la schiena.

 

-Tabo-tabo splash, splash!- ripeteva il bambino.

 

TJ era accovacciato vicino la vasca, con un braccio appoggiato sul bordo, mentre con l’altra mano muoveva le barchette e le paperelle con cui aveva giocato con Eddie fino a poco prima. Fissava le due donne parlare, senza aprire bocca. Sarebbe intervenuto solo nel caso l’avesse ritenuto strettamente necessario. Di solito, lo zittivano sempre.

 

-Ma dai cosa sarà mai una cena tra amici?- continuò Maggie, sedendosi sulla vasca ed iniziando ad insaponare i capelli di Eddie che silenzioso era impegnato a mordicchiarsi le manine paffute. Ginny aveva usato un nuovo prodotto che profumava di zucchero filato ed il bambino sembrava gradire molto. –Qualche pizza, un paio di birre e tante chiacchiere…-

 

-Maggie l’ultima rimpatriata è finita in tragedia…- Ginny tolse prepotentemente una mano di Eddie dalla sua bocca, che piuttosto indispettito mise il broncio. -…Ron è quasi morto d’infarto ed Harry ci ha rimesso qualche porzione del cervello. Non è più lo stesso d’allora….-

 

Maggie trattenne una risatina, mentre TJ era scoppiato tranquillamente a ridere. –Ti giuro che né Ron né Harry ci rimetteranno qualcosa. Ci troveremo in un terreno neutro. Un localino appena fuori Diagon Alley. Per favore, sarà divertente!- la supplicò ancora la più giovane, aprendo l’acqua della doccia per lavare i capelli di Eddie.

 

TJ vide il bambino rischiare il soffocamento.

Maggie aveva passato la doccia a Ginny che, senza pensarci due volte, l’aveva puntata sulla faccia di Eddie.

Fu un attimo e, dai capelli e dalla faccia, scomparve la schiuma.

TJ aveva stretto gli occhi, aspettando l’urlo disumano del bambino ma, invece, Eddie scoppiò a ridere subito dopo.

 

Ginny prese un asciugamani morbido e, aiutata da Maggie, ricoprì suo figlio. –Eccolo il mio spruzzetto di sole!- esclamò, prendendolo in braccio.

 

-Allora, Gin?- riprese Maggie, qualche minuto più tardi, quando si furono trasferiti nella camera del bambino.

 

Ginny era impegnata a cercare un pigiama pulito ad Edward che aspettava zitto, zitto seduto in braccio a TJ che gli accarezzava i capelli bagnati con una salvietta più piccola.

 

-Maggie ti ho già detto cosa penso. Io non voglio entrare di nuovo in queste organizzazioni clandestine. Non ne ho più l’età…-

 

-Ma se è passato solo qualche mese dall’ultima…-

 

Ginny, TJ e Maggie scoppiarono a ridere.

 

-Sì, lo so, era tanto per dire.- spiegò la più grande. –Ma se voi riusciste ad organizzare tutto da soli, per esempio, questa sera verso le 9,30, nel nuovo locale che hanno aperto appena fuori Londra, sulla strada incantata per Azkaban…Non sarebbe male… se voi mi chiedeste di prenotarlo a nome vostro potrei anche farlo…-

 

TJ e Maggie rimasero un attimo in silenzio ad osservare Ginny come due mucche avrebbero osservato il passaggio di un treno. Zitti, muti, senza nemmeno un respiro. Un attimo di assoluta calma, interrotta appena dalle risatine di Eddie.

 

-Vero!- esclamò, all’improvviso, Maggie. –Sai, Ginny, era proprio quello che stavo pensando. Tu ed Harry ci state?-

 

Ginevra annuì, facendo un breve sorriso. –Noi sì.-

 

-TJ muoviti, prendi il cappotto dobbiamo organizzare un sacco di cose.- ordinò Maggie senza perdere tempo. –Bene ci vediamo alle 9,15 qui a casa tua!-

 

Senza aggiungere altro, prese TJ per una mano e lo trascinò verso le scale.

Ginny ridacchiò ancora per un po’, dopo aver sentito il povero ragazzo urlare. -MA CHE HO FATTO DI MALE PER MERITARMI QUESTO?-

 

***

 

Quando Draco si smaterializzò nel posto che TJ gli aveva indicato rimase un attimo spiazzato nel ritrovarsi su un’altura, appena prima il molo dal quale si prendevano delle barchette per raggiungere la prigione di Azkaban che quella sera, vista da così lontano, sembrava un triste castello gotico illuminato, di tanto in tanto, da qualche lucina.

 

Si voltò un paio di volte, sia a destra che a sinistra, per poi notare, finalmente, un’altra imponente struttura dall’aria spettrale, sulla quale un’insegna falsamente fatiscente recitava: “ALLA STAMBERGA STRILLANTE, l’unico, originale ristorante che fa davvero paura” .

 

“Carino…” pensò sarcasticamente il ragazzo, mentre si dirigeva con passo leggermente trascinato verso l’ingresso. Sentì immediatamente un vociare indistinto provenire dal locale e, quando aprì le fatiscenti porte, un calore piacevole lo invase.

Il proprietario del locale, un vecchio fantasma tornito, gli si fece incontro.

–Buonasera, mio terrificante cliente…- lo accolse con una macabra allegria. –Posso esserle utile?-

 

Draco guardò attraverso il corpo trasparente del fantasma, riconoscendo seduti in un tavolo molto lungo i suoi amici. –Io sono con loro…- e gli indicò Harry e Ginny seduti vicini intenti a chiacchierare con Ron e Maggie.

 

Il fantasma fece un profondo inchino. –Mi segua, allora!-

 

Draco arrivò di soppiatto dietro Harry e Ginevra. Entrambi sobbalzarono, facendo ridere l’intera tavolata.

 

-Draco!- esclamò con un sorriso Ginny, allungando una guancia verso di lui per essere salutata. Il biondo gliela bacio, accarezzandole la testa.

 

-Ciao, Ginny.-

 

-Ehi, il BIONDO…- brontolò Harry. –Se ci riprovi a farmi saltare l’anima dal petto, ti faccio una ceretta completa sulla testa, facendoti dire addio alla tua chioma da puttino…-

 

Draco fece finta di non sentirlo, iniziando ad osservare i diversi posti ancora vuoti. –Chi manca?-

 

-Hermione…- rispose Maggie prontamente. In fondo, la serata l’aveva organizzata lei.

-…Joseph e Lucrezia, James ed Evelyn.-

 

Draco rimase un po’ deluso, quando Maggie non menzionò il nome di Anne. Adocchiò un posto accanto a TJ e lo raggiunse. Nel momento in cui si stava per sedere, due donne riemersero dalla toilette delle signore: Anne ed Angelia.

Vedendole camminare vicino, ci si poteva accorgere della loro terribile somiglianza: lo stesso colore degli occhi e dei capelli, lo stesso naso e lo stesso modo di sorridere. Il loro portamento, però, era l’uno l’opposto dell’altro: Anne, timida ed insicura, mentre Angelia, spavalda e sensuale.

 

Draco non riuscì a fermare le sue labbra che morbide s’incresparono in un sorriso, non appena riconobbe Anne. Pregò con tutto se stesso che avesse dimenticato quello che si erano detti ma, quando la ragazza, obbligò con lo sguardo Angelia ad occupare il posto accanto al suo, capì che ricordava perfettamente ogni parola che aveva detto.

 

Questo gli fece male e, quando per sbaglio incontrò lo sguardo di Anne, non riuscì a sostenerlo e preferì rannicchiarsi nel suo mutismo che per così tanto tempo l’aveva caratterizzato.

 

Maggie che osservava tutto dal suo posto strategico, si sentì in obbligo d’intervenire.

 

-Angelia ti dispiacerebbe metterti al mio posto e far scalare Draco accanto ad Anne? Vorrei sedermi un po’ più vicino alla finestra…- spiegò con falsa casualità.

 

Angelia non se lo fece ripetere due volte e, ignorando lo sguardo inceneritore di Anne, si spostò nel posto di Maggie che scivolò accanto alla finestra.

 

Per Anne e Draco fu un leggerissimo momento d’imbarazzo. Si fissarono brevemente e, dopo che la ragazza fu arrossita, Draco proruppe in un gentile –Ciao.- che fece sobbalzare il cuore della bruna. –Stai bene?-

 

Anne annuì. –Sì, tu?-

 

Draco avrebbe tanto voluto rispondere che nulla andava bene da quando non poteva più vedere né lei né la piccola Lily tutti i giorni ma preferì non infierire e lasciare che entrambi rispettassero la decisione presa.

 

-Bene.- rimase un attimo in silenzio e poi non riuscì a fermarsi. –Mi sei mancata tanto, però.-

 

Anne sentì il cuore farsi in tanti piccoli pezzettini mentre lo stomaco si torceva senza ritegno. –Anche tu…- “MA CHE DICI?!” si sgridò mentalmente, “Rettifica immediatamente quello che hai detto!”

 

-Davvero?- Draco le sorrise ed i suoi occhi grigi, che sapevano essere tanto caldi e passionali con lei, s’illuminarono.

 

-Certo…- sorrise. “D’accordo. Tu sei scema, Mary Anne. Ti ho detto di rettificare non di aggiungere altra carne a cuocere!”

 

Silenzio.

 

-Ho conosciuto il nuovo insegnante di pattinaggio di Lily.- disse improvvisamente Anne per riattaccare bottone. –E’ molto giovane.-

 

Draco ebbe due stilettate al cuore nel giro di qualche secondo. Si sforzò di sorriderle.

–Davvero? E’ bravo?-

 

Anne annuì. –Sì, parla un po’ a sproposito ma ha instaurato un buon rapporto con Lily.-

 

Terza stilettata. Draco rischiava di non arrivare vivo alla fine della conversazione. –Bene. Allora, farò un salto a vedere… se posso.- aggiunse come se chiedesse il permesso ad Anne.

 

La ragazza rimase un momento in silenzio, non capendo quella richiesta e poi scoppiò in una risata nervosa, annuendo. –Ma certo. Non c’è bisogno di chiedermi alcun permesso. Tu lo sai che Lily ti aspetta con ansia. Vuole farti vedere i suoi miglioramenti.-

 

-Tu sai che non vedo l’ora di vederla anch’io ma se tu mi hai chiaramente detto di non volermi vedere più tanto spesso… Io mi attengo alla tua volontà. Non voglio arrecarti disturbo.-

 

Anne arrossì. –Tu non mi arrechi disturbo. Quando vieni a trovare Lily, lei è sempre così contenta. Quello che ti ho detto riguardava il nostro rapporto… Non è necessario che io sia sempre presente, quando vieni a trovarla. Chiaro?-

 

Draco annuì leggermente sollevato. Appena un pochetto, però. In fondo, voleva che l’intera situazione tornasse normale. Lily ed Anne erano importanti nella sua vita, più della sua stessa famiglia.

Avrebbero continuato a parlare se diverse voci allegre non li avessero salutato: Hermione, Joseph, Lucrezia, Evelyn ed Andrew erano appena entrati.

 

Draco notò la strana espressione di Ron quando Hermione si sedette obbligatoriamente accanto a lui, senza aprire bocca e, mai come in quel momento, si sentì solidale con lui.

 

***

 

Mellifluo McStrict  si era materializzato appena fuori l’entrata di Azkaban.

Il mantello scuro veniva sferzato dalla leggera ma fredda brezza di inizio autunno. La luna era completamente coperta da una pesante nuvola carica di pioggia. All’orizzonte il cielo veniva illuminato, di tanto, in tanto, da lampi insoliti per quella stagione.

 

-Sta per piovere…- Tamiara gli era comparsa accanto, infagottata nel suo mantello viola.

I capelli rossi e ricci si muovevano al ritmo del vento, mentre gli occhi verdi e marroni si posavano sull’enormi porte della prigione.

 

-Mia Signora, cosa aspettiamo?-

 

La donna osservava attentamente l’ingresso mentre Cassio si materializzava con un sonoro pop accanto a Mellifluo. Gli lanciò un’occhiata in tralice che però il biondino non colse.

 

-Il momento esatto.-

 

Le nuvole cariche di pioggia si erano avvicinate a grandi passi al castello tetro. Le fiamme delle torce si attizzarono all’improvviso, prima che una voce gridasse:-Cambio!-

 

Gli auror speciali addetti a sorvegliare la prigione si davano il cambio ogni 3 ore e quello era l’unico momento in cui Azkaban restava  priva di protezione.

Tamiara sorrise e, quando un fulmine squarciò il cielo ed una fitta pioggia iniziò a scendere, impose le mani sui grandi portoni e li fece esplodere come se fossero fatti di cartone.

 

La deflagrazione produsse un boato assordante che riecheggiò sul piccolo isolotto e sulle acque che lo circondavano, mentre si propagava anche sulla terra ferma.

 

Gli Auror che erano impegnati nel cambio della guardia furono presi alla sprovvista, quando videro una donna minuta comparire dietro la polvere che si stava dissolvendo velocemente, grazie alla pioggia. Erano rimasti basiti ad osservarla mentre con un passo leggero s’insinuava nella prigione.

 

-Buonasera.- disse con voce gentile, mentre Cassio e Mellifluo l’affiancavano. –Mi dispiace aver distrutto il vostro portone…-

 

I 5 auror la guardarono con aria strabiliata. Poi, il più alto di tutti, un vecchio compagno di corso di Ron, Harry ed Hermione, si fece avanti.

 

-Questa è zona militare, Signora. Deve allontanarsi immediatamente se non vuole che apriamo il fuoco su di lei.-

 

Tamiara scoppiò a ridere alle parole dell’auror ed annuì. –Vorreste aprire il fuoco su di noi, che siamo disarmati? Ma come siamo caduti in basso…- lo sguardo di Tamiara si fece molto più duro. –Ci provi capitano e rimpiangerà il giorno in cui è nato…-

 

L’auror non si fece intimorire e, dopo un paio di cenni del capo  ai suoi uomini, aprì il fuoco magico su di loro. Decine d’incantesimi schizzarono fuori dalle loro bacchette, accompagnati da sibili e i loro caratteristici sfavillii.

Si alzò di nuovo un gran polverone che fece sorridere orgogliosamente il capitano Marshall.

 

La pioggia continuava a cadere senza sosta e sembrò cancellare il sorriso dalle labbra dell’auror come aveva fatto con la polvere prima: il trio assortito era scomparso; non c’erano corpi sulla terra ormai fangosa e nemmeno tracce di sangue.

 

Fu agghiacciante, sentire la risata eccessiva di Tamiara rimbombare nuovamente nell’aria. –Dovrai fare di meglio, Auror.-

 

Gli uomini si voltarono, ritrovando la terribile signora ammantata di viola ferma a pochi passi dall’entrata. I due uomini più grossi erano fermi a farle da scudo.

 

-Non puoi entrare, strega!- gli Auror si gettarono contro gli intrusi.

 

Mellifluo fu accerchiato da un paio di uomini in divisa. Schivò rapidamente diversi colpi contro il viso, mentre un terzo uomo alle sue spalle si preparava a lanciargli un incantesimo. Mellifluo non parve accorgersene, continuando a combattere contro gli altri che lo fronteggiavano. All’improvviso, però, quando udì il sibilo fastidioso dell’incantesimo, si voltò di scatto, afferrò un Auror  con cui stava lottando e lo usò come scudo.

 

L’avada kedavra colpì l’ufficiale in pieno petto. Questi si lamentò appena, prima che la vita gli fosse risucchiata dal corpo così rapidamente.

 

Cassio colpì con una ginocchiata il capitano Marshall, facendogli sputare del sangue. Due uomini grossi almeno quanto lui provarono a disarmarlo. Cassio, però, fu molto più rapido e con un salto all’indietro evitò gli incantesimi.

 

Tamiara, nel frattempo, era sgattaiolata quatta, quatta  nella prigione.

I rumori della lotta avevano attirato altri Auror all’esterno e nei corridoi in cui la donna si stava addentrando. Non passò molto, infatti, prima che lei incontrasse un paio di uomini in divisa con le bacchette sguainate.

 

-ZONA MILITARE. SE NON SI FERMA APRIAMO IL FUOCO!- urlò di nuovo un altro Auror.

 

Tamiara trovò tutto molto noioso. Rovistò nella sua veste, recuperando un paio di pozioni dall’aspetto innocuo.

Avanzò ancora con passo flemmatico verso gli ufficiali che esitavano a lanciare incantesimi contro una donna che sembrava inoffensiva.

 

-SI FERMI!- le intimò nuovamente una voce maschile.

 

Tamiara sorrise. –Voi Auror dovreste ampliare il vostro vocabolario. Ripetete tutti la solita tiritera…-

 

-Come…- Ma l’A.S. non concluse la frase, perché la donna ruppe le pozioni sul pavimento di pietra. Un fumo denso e dal profumo speziato e molto gradevole si sprigionò immediatamente dal liquido di un intenso colore giallo.

 

-SOGNOVIVENDI!- gridò l’Auror prima che anche lui si afflosciasse sul pavimento ed iniziasse a dormire. Non si sarebbero svegliati prima di 24 ore.

 

Tamiara oltrepassò i corpi degli auror, dirigendosi con calma verso il corridoio numero 1. Erano i condannati meno pericolosi. C’erano uomini che avevano ucciso per sbaglio un  babbano, altri che avevano tentato di rubare alla Gringott… nulla di particolare.

 

I prigionieri, al passaggio della donna, iniziarono ad invocarla per essere liberati. Tamiara, però, fece finta di non udirli e con un passo felpato lasciò il corridoio. Ne oltrepassò altri quattro, prima di arrivare dinnanzi ad una porta di ferro. C’erano diverse scritte magiche che intimavano a stare alla larga da quel corridoio, dove si trovavano le celle di pazzi assassini e mangiamorte.

 

Tamiara sorrise. L’aveva trovato finalmente.

Scostò con uno scatto del polso il mantello viola, afferrando la bacchetta. Si concentrò sulla serratura della porta, riconoscendo diversi incantesimi di protezione. Allargò il suo sorriso, quando si rese conto che non era stata preparato nessun riparo per le pozioni.

 

Gettò una fiala contenente un liquido rosso sangue che esplose a contatto con la superficie della porta, dando vita ad una fortissima deflagrazione.

Quando il fumo fu scomparso e Tamiara poté finalmente rivedere, notò lo squarcio nel muro e scoppiò a ridere.

 

La sua vendetta era ufficialmente iniziata.

 

***

 

Avevano udito un’assordante esplosione. I vetri del locale aveva vibrato sinistri mentre un attimo di silenzio calava velocemente come un velo gelido sui presenti.

Si voltarono quasi tutti verso le finestre, dietro le quali, un terribile temporale si stava abbattendo.

 

Harry aguzzò la vista, notando una grande nuvola di polvere che avvolgeva l’entrata principale della prigione di Azkaban. Immediatamente saltò in piedi, gridando.

 

-Stanno attaccando Azkaban!-

 

La sua frase, pronunciata, in un momento di totale e spaventoso silenzio aveva sortito un effetto terrorizzante. L’intera sala scoppiò a gridare, mentre i fantasmi si tappavano le orecchie.

 

-Cosa?!- sia Hermione che Ron e Draco furono pronti ad afferrare le bacchette.

 

-Quel rumore veniva da Azkaban, guardate!-

 

I ragazzi si concentrarono sul castello che si stagliava appena distinguibile nel buio della notte. 

 

-Oddio!- Hermione si era portata una mano sulla bocca.

 

Harry non perse altro tempo, iniziando a dare ordini. –Hermione porta a casa tutti quanti e chiama rinforzi.- si voltò verso il fantasma, proprietario del locale. –Fai sgomberare queste gante da qui, è pericoloso restarci. Draco, Ron voi venite con me.-

 

-Fai attenzione!- gli urlò dietro Ginny. Ma sia Harry che Ron e Draco erano già scomparsi nell’oscurità e nel fragore della tempesta.

 

***

 

 

Quando Mellifluo si guardò attorno non c’erano più Auror in piedi; erano tutti sdraiati nella polvere morti o svenuti. Aveva un brutto taglio sulla spalla che gli tirava ed una serie di lividi sul corpo ma, nonostante questo, era soddisfatto.

 

Cassio rientrò nell’atrio della prigione. Aveva controllato la strada per avvisare i suoi compari in caso dell’arrivo di qualche Auror a loro conosciuto.

 

-Arrivano!- gridò quando, individuò Mellifluo. –Presto! Dobbiamo trovare Tamiara e andare via di qui.-

 

Irruppero nella prigione, correndo a perdifiato per i corridoi, incontrando tutti gli auror svenuti ad opera di Tamiara. Corsero su per le scale che portavano sul terrazzo del castello dove avevano appuntamento con la donna e, quando uscirono nell’aria gelida della notte, incontrarono Tamiara circondata dagli uomini che formavano il loro esercito.

 

Molti Cassio li conosceva già. Erano vecchi mangiamorte. C’erano anche un paio di nuove entrate che sghignazzavano, osservando l’arrivo di Draco, Harry e Ron.

 

-Possiamo giocare un po’ con loro?- chiese un uomo dagli occhi chiari che si chiamava Mandy.

 

Tamiara scosse la testa, muovendo una sola mano ed aprendo una porta nel nulla. –Ora, dovete solo pensare a prepararvi per il nostro primo scontro. Ci divertiremo quel giorno.-

 

Mandy annuì, scomparendo per primo nella porta di luce seguito a ruota dagli altri galeotti.

 

Mellifluo si avvicinò al cornicione, spiando l’Auror biondo che era rimasto fuori a controllare i feriti. Avvertì una strana sensazione nell’osservarlo. Sembrava famigliare.

Quando Draco, poi, alzò la testa verso il cielo, incontrando fugacemente la figura di Mellifluo, quest’ultimo ebbe come un flashback.

 

Rimasero a fissarsi a lungo, fino a quando Cassio non lo tirò via, urlandogli contro. –CHE DIAVOLO COMBINI, CRETINO?!-

 

Mellifluo non rispose, intontito da quella strana sensazione.

 

-Io…- balbettò. –Non stavo facendo nulla.-

 

All’improvviso, un rumore di spallate, costrinse gli uomini a sbrigarsi: Harry e Ron erano arrivati e stavano cercando di entrare.

 

-Veloci!- sbraitò sempre Cassio, spingendoli a manate nella fessura di luce che Tamiara continuava a tenere aperta non con poca difficoltà.

 

La porta stava cedendo sotto le spallate poderose di Harry e Ron che continuavano ad urlare e bestemmiare.

 

Quando finalmente l’ultimo uomo fu entrato nella fessura di luce, Cassio ci saltò dentro, Mellifluo lo seguì a ruota e Tamiara ci entrò nel momento esatto in cui Ron ed Harry sfondarono quella dannata porta bloccata dalla magia.    

 

Harry riuscì a vedere giusto un ricciolo rosso scomparire in un puntino di luce.

 

-DANNAZIONE!- bestemmiò contro il nulla.

 

Sentì i rumori dei rinforzi che stavano controllando l’edificio. A quanto pareva la zona mangiamorte era stata ripulita.

 

-Ci hanno fregato, Harry!- scoppiò Ron dopo essersi massaggiato brevemente la spalla. –I mangiamorte sono scomparsi nel nulla.-

 

-E non è l’unica brutta notizia.- la voce di Draco li fece sobbalzare.

 

Era in piedi appoggiato con eleganza contro lo stipite della porta. Il mantello nero che si muoveva sospinto dal vento freddo e le labbra ridotte ad una fessura.

 

-Qualcuno è tornato dalla morte…- disse pallido in volto.

 

Harry e Ron gemettero. –Di chi stai parlando?-

 

-Sta notte ho assistito ad un macabro ritorno.- i suoi occhi grigi indugiavano sull’orizzonte dietro Harry. –Sta notte una macchina oscura e terribile ha compiuto il primo passo.-

 

-Draco, parla!- gridò Harry. –Chi è che è tornato dal mondo dei morti?-

 

Il biondo puntò i suoi occhi gelidi in quelli di Harry. –Mellifluo McStrict.-

Tutto attorno a loro si raggelò. Harry e Ron ammutolirono mentre il vento freddo gli sferzava i volti.

Draco aveva ragione: qualcosa d’incredibilmente malvagio si era messo in moto.

 

Continua…

 

***

Hola Amigos!

Lo so avete aspettato tantissimo per questo capitolo. Mi spiace! Ma eccolo qui, pronto, pronto per essere letto, gustato, commentato, disprezzato, apprezzato e tanto altro.

Il prossimo capitolo riguarderà i nostri amici alle prese con questa rivelazione, con i preparativi per il matrimonio di Harry e Ginny e con il ritorno di un vecchio personaggio che non avevo mai menzionato. Chissà chi sarà?! Hermione si ritroverà affascinata da qualcuno e Ron… beh, non vi resta che aspettare il prossimo capitolo: “Per Amore e Per Vendetta”.

Vi lascio ai vostri saluti personali.

Bascioni,

Angèle

 

Marty92 Certo che puoi chiamarmi Angy. Ci mancherebbe! ^___-. Ti ringrazio per aver detto che la mia fic è quasi bella quanto BAWM che io adoro. Per me è un onore. Hai ragione anche secondo me Ron on è stato avventato, ma Hermione la pensa così. Se ne pentirà, però, oh, se se ne pentirà. IHIHIHIH. A PRESTO. Baci,

Angèle^_^

 

DeepDerk Mi spiace non averti accontentato per le parti di Ron ed Hermione, ma loro (purtroppo) non sono i protagonisti assoluti di questa storia (anche se sono i miei preferiti). Quando posso cerco di dedicare loro più tempo ma non mi riesce sempre. Spero che questo chap ti sia piaciuto. Ti mando un grande bacio,

Angèle^_^

 

Sunny Eccola lei! La mia grandiosa Sunnina^__^. Tesora, sono contenta che tu abbia trovato un lavoro che ti permetta di guadagnare qualcosina. Dio solo sa quanto servono quei dannati soldi al giorno d’oggi ç_______ç. Cmq, che gioia^^. Mi fa piacere che ti piaccia la mia storia. Sai che il tuo parere è fondamentale per me. Eheheh… lo so che ti sarebbe piaciuta quella scena (sbav, sbav *___*), insomma, chi è che non morirebbe dietro Ronnino bendato che si allena????Io di certo morirei anche se lo incontrassi sulla metro schiacciata tra 30000 persone. Tu, no? AH, va beh. Faccio la brava e non t’interrogo. Anche perché non mi ricordo nemmeno io le cose che scrivo. IHIHIH. Cmq, ora devo andare. Grazie mille del commento e non ti preoccupare per nessuno. IOLAVVORON’MIONE!

Baci,

Angèle^_^ 

 

Shaka Grazie dei complimenti. Non pensavo di aver fatto un così buon lavoro con i miei pg, ti ringrazio. Per quanto riguarda le imperfezioni grammaticali hai ragionissima. Il mio problema è che scrivo molto e spesso non mi va di rileggerli. Così alcune volte sono distratta quando correggo.

Perdonami. Baci,

Angèle^_^

 

Clo87 Vedi, Ron ed Harry hanno provato più volte a parlare con entrambi, rischiando di perdere l’amicizia sia dell’uno che dell’altra. Così hanno optato per il rimanere sulle loro storcendo le labbra quando la cosa non va loro bene ma non potendo fare nulla di più. La vita non è la loro ma di Ron ed Hermione. Tu non credi? Ti ringrazio dei complimenti baci,

Angèle^_^

 

Edvige E tu mi hai fatto emozionare per le tue parole così adorabili. Grazie,

baci,

Angèle^_^

 

_heAtHEr_ Forse volevi dire con Hermione? Cmq, mi sento onorata. Ti ringrazio. Baci, baciotti,

Angèle^_^

 

JulyChan Tesoro! Io ti ringrazio enormemente per questa lunghissima, appassionante e bellissima recensione. Io adoro i commenti luuunghi, quindi più lunghi le fai e più mi rendi felice. Hai fatto un resoconto perfetto di tutto quello che è accaduto nella mia fic e per me è una cosa molto carina. Ho la certezza che almeno qualcuno legga tutto dall’inizio alla fin. ^_____________^. Ron ed Hermione soffriranno ancora per un po’. Devono capire cosa significa amarsi davvero incondizionatamente. Quando lo scopriranno, tutto si sistemerà. TJ e Maggie sono tornati in questo chap, Ginny mi piace molto per lei ho preso spunto da una mia carissima zia e per il povero Potty… beh, secondo me un po’ montatino lo è. ^_____________^. Mary Anne è una tosta che ha le idee ben chiare nella sua mente e lo dimostra in ogni chap sempre di più. Conquistare il suo ‘moroso e ne puoi stare certa! Per quanto riguarda Mellifluo non posso risponderti. Chi leggerà, vedrà. ^____________^. Ora ti lascio, baci,

Angèle^_^

 

Vale Morosa! Che bella recensione lunga, carina e gentile come solo tu sai fare^________^.  Sì, sì, sì! Anche secondo me Taissa non ha capito in che brutto guaio si è andata ad ingarbugliare  per non parlare del povero Draco e della povera Anne che passeranno delle divertenti pene dell’inferno. Il nuovo pg è un piacione… IHIHIH. Non preoccuparti Vale, tutto verrà chiarito a tempo debito. Nel frattempo tu scrivi che io i missing moments li ho letti 3 volte in attesa di questo nuovo progettino. Mi raccomando! TI mando un grande bacio,

Angèle^_^

 

 

Kaho_chan D’accordissimo su tutto quello che hai detto. In fondo, le trame di questi capitoli non mi fanno ancora schifo. Quindi, vuol dire che si possono ancora leggere. TI ringrazio per la recensione ed i complimenti. A presto,

Angèle^_^ 

 

*JULY@* Dai, un po’ esageri. TOLKIEN è TOLKIEN. *________*. Io al massimo posso essere Angèle^________-. Ma quanto sei gentile. Mi hai fatto emozionare e così ho deciso di accontentare te e tutti gli altri che mi avevano chiesto TJ/MAGGIE moments=^^=. Spero ti sia piaciuto. Ci sentiamo presto, bacioni,

Angèle^_^

 

Sarriketta Malfoy Ehehehe. Sai che adoro essere sadica e dare fastidio ai miei personaggi, altrimenti che autrice sarei? GHGHGH… Cmq, ti ringrazio per la recensione. Mi fa piacere che la mia storia ti metta allegria. Per le recensioni alla tua storia, mi dispiace tanto. So cosa vuol dire credere in un progetto ma non avere risultati. Ti mando un bacio, colmo di in bocca al lupo, con affetto,

Angèle^_^

 

Selphie Anch’io non sopporto la Bulgaria. Ma ho pensato che visto che Hermione ha avuto contatti con la Bulgaria sia più facile per lei adattarsi lì. Ehehe, questo non toglie che è un po’ un abbonamento… Grazie della tua recensione, baci, baciotti,

Angèle^_^

 

Catozza90 Ehm, grazie. Vedrò di darmi una mossa,

Angèle^_^

 

Arkadio Grazie. Tu sei esageratamente gentile. Spero di continuare a migliorare.

Angèle^_^

 

Avana Kedavra Lo so che è stata strappalacrime la scena di Ron ed Hermione dello scorso chap. Purtroppo m’è venuta su così. Ç__________ç… Cercherò nei prossimi giorni di accontentarti per il trio più teneroso della fic Gin-Harry-Tabo,tabo ^______________-. Ti mando un grosso kissettone,

Angèle^_^

 

Daffydebby Cara Daffydebby, nuova WannaMarchidelweb… Ti ringrazio per quello che hai detto. Sapere di non essere caduta nel banale per me è una gran cosa. La banalità mi distrugge. Grazie di aver commentato tutto in maniera così positiva, sei troppo gentile. Se non sbaglio il film era “Hercules”… e a dirlo era Ade. Potrei anche sbagliarmi @.@. Cmq, hai dei bambini? Se sì che beeeeellloooooooo… baci,

Angèle^_^

 

Judeau Ehehe… Così mi fai arrossire. Sì, sì era “Il ballo d’inverno” (che a dirla tutta non ha riscosso grande successo) ti ringrazio. Spero che continuerà a piacerti. Un bacio affettuoso,

Angèle^_^

 

Meggie Ciao, il tuo commento mi ha fatto sentire così soddisfatta. Sai, ogni persona che legge la mia storia e si affeziona ai miei personaggi diventa per me una cara amica, perché leggendo le mie ffc, si entra nel mio mondo privato e segretissimo che pochi nella realtà conoscono. Se a qualcuno questo mondo speciale piace, io non posso fare altro che sentirmi emozionata e ringraziare chi mi dona queste emozioni. Grazie delle tue parole e della tua gentilezza,

con affetto particolare,

Angèle^_^

 

Sirius4ever Penso anch’io che Ron abbia fatto bene a comportarsi così e che Taissa gli sia troppo appiccicata… però, la trama è quella. Grazie della recensione. Un bacio affettuoso,

Angèle^_^

 

Robby Ehehe… perché ho la sensazione che Taissa stia antipatica a quasi tutti i miei lettori? Povera stella, ha avuto solo la colpa di essere nata nella mia testa in un momento sbagliato e nella storia sbagliata. Che può farci? Cmq non vi dovete preoccupare di nulla. Vi fidate di me? Grazie dei complimenti e della recensione, baciotti paffuti,

Angèle^_^

 

FedeHermy Vedi tesoro, il problema di questa storia è che cerca di essere il più possibile basata sua una possibile vita vera. Non sempre nella vita accade velocemente che tutti si fidanzino con gli amori della vita e tutto avvenga in un arco di tempo esatto. Come non è sempre facile capire i comportamenti della gente. Draco ed Hermione sono contorti e hanno di conseguenza vite contorte. Non sono lineari ma pensano troppo ed alcune volte la riflessione porta a perdersi il meglio della vita. Non credi? Anch’io non condivido le loro scelte ma ho lasciato che le prendessero da soli e che mi guidassero nella stesura di questa storia. Spero che nonostante questo, ti stia piacendo, ti mando un bacio affettuoso,

Angèle^_^ 

 

Hiromi Grazie, tesoro! Spero che ti sia piaciuto anche questo chap. Baci,

Angèle^_^

 

Karry Eheheh. Finalmente qualcuno a cui Taissa sta simpatica! Ma sì dai, diamole fiducia! Le persone ci sorprendono piacevolmente se le lasciamo libere di agire. Eheheh, aspettati di tutto sia da David che da lei! Evviva le new entry ^___________-. Grazie dell’incoraggiamento,

ti mando un grande bacio,

Angèle^_^

 

Aantos Eccoti servito/a il nuovo chap. Hai ragione vi ho fatto stare troppo tempo sulle spine. Perdonatemi. Bacioni,

Angèle^_^

 

Maga Magò Non posso fare altro che prendere atto di tutto quello che hai scritto. Anch’io voglio che Ron ed Hermione si rimettano assieme, che Draco ed Anne smettano di farsi del male, che Mellifluo capisca presto chi è la sua Signora e che questa storia si concluda pacificamente come l’altra… Grazie della recensione, ti mando un grande bacio,

Angèle^_^

 

Emma Non ti preoccupare minimamente di nulla. Io sono la prima sostenitrice di Ron/Hermione… E questo deve farvi capire taaaaaaanteeeee cose. ^_________________-. Per quanto riguarda gli altri lettori hai ragione. Ho ricevuto avvisi di generale malcontento ecco perché il prossima chap sarà tutto LOVE-LOVE ^____________^… Grazie della recensione. Spero che anche questo chap ti piaccia. Ti mando un grande bacio,

Angèle^_^

 

Phoebe80 ZIA MOROSAAAAAAAAAA! Che fine hai fatto?Da tanto non parliamo e ci confrontiamo. Mi raccomando fatti viva il prima possibile. Grazie della recensione. Sai che non c’è n’è bisogno. Se sei impegnata pensa più che altro a rilassarti! Capito??? Ti mando un bacione pieno d’affetto. A prestissimo,

Angèle^_^

 

Ah, e anche per oggi è finita. Ci sentiamo al prox chap “Per amore e Per vendetta”. Nel frattempo recensite numerosi.

Un bacio anche a chi non commenta,

AngèleJ

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Capitolo 5
*** Per Amore e Per vendetta... ***


DAAB II

DAAB II

.::La partita non è finita::.

Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà di J.K. Rowling (a parte qualcuno), quindi, ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso, quello di Harry Potter…

Io ho terminato, buona lettura.

 

Angèle

 

* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi…. 

 

 

-Chapter 5: “Per Amore e per Vendetta”-

 

Nella grande casa semi diroccata, ai bordi di una grande vallata verdeggiante, regnava il silenzio e l’oscurità.

Le tenebre erano calate già da molto e la luna perfettamente tonda e argentea spiccava in quel mare scuro e vellutato. Le stelle che brillavano con dolcezza intorno alla loro regina rendevano quella notte serena e piacevolmente gelida. Delle nuvole nere e cariche di pioggia, che avevano bagnato con le loro gocce le strade di Londra, non ce n’era più l’ombra.

 

Un fascio di luce lunare illuminava una figura che avanzava senza fretta sul vialetto ciottolato della casa. Era un uomo alto e dal fisico ben sviluppato, i capelli lunghi raccolti in una coda bassa e l’aria da inguaribile latin lover. Arrivò dinnanzi alla porta, lasciando cadere pesantemente la sua borsa sul gradino di pietra. Si guardò intorno curioso di notare qualche cambiamento nel portico della sua vecchia casa, ma nulla lo colpì. A parte la vecchia altalena riparata e perfettamente funzionante, tutto era rimasto come allora. Quando quella casa era piena di gioia e felicità, quando il mondo girava per il verso giusto, quando lui aveva ancora una grande famiglia…

 

Aprì la porta senza alcuno sforzo. L’incantesimo che proteggeva la casa dagli indesiderati, l’aveva riconosciuto: Charlie Weasley, uno dei quattro fratelli sopravvissuti al massacro della loro famiglia.

 

Entrò in casa, respirando un forte profumo di bruciato.

Era rimasto deluso.

Si aspettava di ritrovare quell’adorabile odore di frittelle che lo accoglieva ogni volta? Sì. Voleva decisamente sentire quell’odore, cancellando tutto il male che era stato fatto e forse, solo così, sarebbe ritornato a vivere.

 

Lasciò la sua borsa sul divano del piccolo salone. Era molto più sistemato in quel momento. Ron non doveva esserci molto spesso in casa per riuscire a mantenerla così ordinata. Se non si sbagliava non era proprio il più ordinato dei fratelli o forse erano Fred e George quelli più confusionari? Non lo ricordava benissimo. Era passato troppo tempo.

 

Arrivò nella cucina, dove per un breve attimo gli sembrò di scorgere la sagoma paffuta della signora Weasley voltata, intenta a cucinare o a riordinare. Fu un brevissimo momento che gli fece tremare il cuore. Poi, spostò il suo sguardo sul tavolo di legno e ritrovò una figura enorme accovacciata.

 

Ron.

 

Il suo fratellino dormiva della grossa, con la testa appoggiata sul tavolo, le braccia incrociate a mo di cuscino sotto la guancia. Era seduto sulla sedia che occupava quando si riunivano per cenare, quella più alta delle altre.

Quand’era un bambino non era poi così alto Ronnie.

Accanto a quella testa rossa, c’era un piatto con degli avanzi carbonizzati ed una bottiglia di burrobirra dimezzata.

 

Charlie sorrise. Almeno non era un alcolizzato.

 

Si avvicinò al lavabo dove troneggiava nell’acqua una padella bruciata. Con un colpo di bacchetta la risistemò e la rimise nel cassettone delle pentole.

 

Si voltò di nuovo verso Ron, pensando di averlo svegliato. Il ragazzo, però, dormiva ancora. Charlie rimase ad osservarlo per un po’, poi gli si avvicinò, accarezzandogli i capelli.

 

Non sapeva di quanto la vita di suo fratello potesse essere stata terrificante, al massimo riusciva ad immaginarne una piccola porzione. Ora, però, era tornato e le cose sarebbe cambiate.

 

***

 

Hermione era seduta in biblioteca. Aveva passato le ultime 10 ore a fare ricerche per il generale McDury. Aveva passato tanto tempo seduta in compagnia dei libri che non ricordava nemmeno cosa stesse cercando.

La biblioteca della base era uno dei suoi posti preferiti: accogliente, caldo, profumato di carta e con delle bellissime lampade stile liberty appoggiate su ogni tavolo.

 

Si passò una mano stanca sugli occhi, strofinandoli. Gli occhiali le si storsero sul naso, facendola sentire ancora più stanca. Solo dopo aver lavorato troppo, infatti, dimenticava di averli.

 

Un leggerissimo fruscio alle sue spalle la fece sobbalzare. La sua mano scivolò velocemente sulla bacchetta, che teneva accanto a lei sul tavolo. Rimase immobile, facendo finta di non aver avvertito nulla.

 

Il fruscio si fece più vicino ed il suo cuore aumentò le pulsazioni.

 

“Calma, Hermione.” Si disse. “Sei un auror pluridecorato. Non puoi terrorizzarti per un fruscio”.

 

Il fruscio divenne un timido passo alle sue spalle.

Ne era certa.  Non era sola.

 

All’improvviso, un libro cadde sul pavimento, facendo riecheggiare il suo tonfo sordo per tutto l’ambiente.

Hermione si voltò senza aspettare oltre. Riuscì a vedere la porta ancora spalancata ed una figura che si allontanava a gran carriera dalla biblioteca. Istintivamente Hermione la seguì, iniziando a correre a perdifiato per i corridoi.

 

Ritrovò quella figura nel cortile della base. Doveva uscire nel parco per potersi smaterializzare. La ragazza, allora, allungò il passo, gridando.

 

-FERMO!- puntò la bacchetta in aria.

 

La pioggia aveva ripreso a scendere violenta su Londra e ben presto Hermione si ritrovò completamente bagnata. I jeans blue e pesanti le si erano appiccicati alle gambe, appesantendole.

 

-FERMO!- urlò di nuovo.

 

Hermione era ormai a pochi passi da quella figura e così con un salto decise di porre fine alla fuga di quel bizzarro intruso, finendogli addosso.

 

Entrambi ruzzolarono nel fango che si era creato appena fuori il cortile della base.

Hermione si mise a cavalcioni sulla schiena dell’uomo, fermandogli le mani.

 

-Chi sei?- gli chiese, alzando la voce per farsi sentire.

 

L’uomo abbassò il cappuccio, rivelando una capigliatura bionda poco famigliare. Voltò la testa per tentare di guardare Hermione, che continuava a rimanere seduta sulla sua schiena.

La pioggia scendeva sempre più fitta ed ormai anche la camicia e la giacca di lana di Hermione le si erano appiccicate addosso. I capelli ricci completamente fradici disegnavano delicati arabeschi sulle sue guance.

 

-Io sono il tenente colonnello Dimitri Rüf…- spiegò l’uomo, intervallando le sue parole da profondi respiri per recuperare il fiato. -…sono uno dei 5 bulgari che sta lavorando qui…-

 

Hermione sentì le guance andare a fuoco: aveva messo a terra e più precisamente con la faccia nel fango un suo collega, senza nessun motivo…

 

-Oh, mio Dio…-disse, togliendosi dalla sua schiena e allungandogli una mano per aiutarlo a tirarsi su. –Mi dispiace. Io… ecco… non avrei voluto… insomma mi sono spaventata…-

 

Il ragazzo accettò il suo aiuto, tirandosi in piedi. Hermione si sentì improvvisamente minuscola. Da lontano e nella foga della corsa non aveva notato la mole di Dimitri.

Era molto più grosso, più alto e più imponente di Ron.

 

-Accogli tutti così?- le chiese, sorridendole. –o io ti sto simpatico?-

 

Hermione arrossì di più, distogliendo lo sguardo dal viso di Dimitri schizzato di fango.

 

-No… io… mi dispiace.-

 

Dimitri avvertì un certo dispiacere nella voce di Hermione e si sentì in colpa. In fondo lei aveva reagito come tutti gli auror avrebbero fatto. Era stata bravissima nel raggiungerlo e nell’atterrarlo. Nonostante fosse minuta, l’aveva messo K.O. senza molti problemi.

 

-Ma no figurati.- le poggiò timidamente una mano sulla testa. –E’ stata soprattutto colpa mia. Ti ho spaventata…-

 

Hermione sorrise un po’. –Sì, abbastanza…- indicò la base alle sue spalle. –Nessuno rimane in biblioteca fino a tardi…-

 

-Nessuno tranne te…-

 

Hermione rimase in silenzio. Notò lo sguardo gentile dell’uomo accarezzarle il viso e si sentì imbarazzata.

 

-Beh sì, io sono un caso a parte.- spiegò, stringendosi nelle braccia. Il vento gelido le si era insinuato sotto i vestiti bagnati, facendola rabbrividire.

 

-Beh, sei un bel caso…- mugugnò Dimitri, senza guardarla.

 

-Come?- Hermione aveva pensato che avesse parlato in bulgaro arcaico, tanto era stato incomprensibile.

 

-Nulla.-

 

Hermione rimase ad osservarlo, mentre timidamente si costringeva a guardarsi le mani.

Anche lui era bagnato fino alle ossa, però, sembrava che non avvertisse alcun freddo.

 

-Come mai eri in biblioteca?-

 

Dimitri alzò lo sguardo, regalando ad Hermione un paio di occhi marroni intensamente rapiti dal suo viso. La ragazza si ritrovò ad arrossire, senza un motivo reale.

 

-Ehm, facevo una ricerca…-

 

-Perché sei scappato, quando mi sono voltata?- incalzò la ragazza curiosa.

 

Dimitri si guardò intorno imbarazzato, cercando, forse, una scusa abbastanza plausibile per il suo comportamento da maniaco. Non si era mai sentito così strano. Da quando aveva visto Hermione studiare in biblioteca un paio di mesi prima, non era più riuscito a togliersela dalla testa. Aveva continuato a recarsi lì tutti i giorni per trovare il coraggio di presentarsi, senza mai riuscirci. Era troppo timido. Non ricordava quanti libri avesse finito di leggere mentre osservava rapito Hermione. Aveva imparato un po’ a conoscerla attraverso le sue letture ed il suo modo di fare.

Dimitri era un ottimo osservatore, esperto psicologo criminale, riusciva a carpire tutti i segreti di una persona attraverso l’osservazione dei suoi gesti.

Hermione era energica perché terminava di leggere un libro in ogni visita in biblioteca, attiva, perché non riusciva a rimanere ferma sulla sedia, muoveva sempre un piede su e giù in un ritmo lento ma costante; intelligente, buona, allegra, riflessiva, adorabile, testarda, saccente. La donna giusta per lui.

 

-Io pensavo…-

 

-Sì?-

 

-Ehm… io pensavo che tu fossi la bibliotecaria… e magari mi avresti cacciato perché non avevo il permesso di rimanere lì fino a tardi…-

 

Hermione scoppiò a ridere, completamente rossa. In effetti poteva tranquillamente essere scambiata per la bibliotecaria. Passava lì tanto di quel tempo che la conosceva meglio di chiunque altro…

 

-No, non sono la bibliotecaria e poi la biblioteca rimane aperta a tutti. Io non ho nessun permesso speciale…-  

 

Dimitri annuì, leggermente rosso sulle guance. Aveva le mani sudate che portò con forza all’interno delle tasche dei pantaloni.  Era a disagio, aveva paura che Hermione, da un momento all’altro, potesse leggere nella sua mente e capire al volo i suoi pensieri.

 

-Capisco…-

 

Rimasero in silenzio, mentre la pioggia insistente cadeva su di loro e su tutta la città, di nuovo.

Hermione lo sorprese ad osservarla e non poté fare a meno di arrossire.

 

-Mi sa che devo rientrare…- guardò l’orologio da polso e trattenne a stento uno sbadiglio. –Credo porterò il lavoro a casa.-

 

Dimitri annuì, rispondendo al saluto che Hermione gli aveva accennato con una mano. Il cuore dell’uomo aveva saltato violentemente quando l’aveva vista allontanarsi da lui e rientrare nella base. Si posò una mano sul petto, sospirando soddisfatto.

Finalmente le aveva parlato.

 

***

 

 

Angelia si svegliò di soprassalto. Diverse gocce di sudore le imperlavano il volto mentre con il respiro affannoso cercava di domare quella terribile sensazione di paura che l’aveva attanagliata. Da quel maledetto giorno in cui aveva venduto la sua anima per riavere Mellifluo, senza successo, aveva sempre un sonno agitato costellato da incubi terribili.

 

Scostò il piumone che copriva il suo corpo elegante e snello. Poggiò i piedi nudi sul parquet, alzandosi. Le persiane erano aperte ed una tenue luce bianca di un lampione entrava nella stanza, colpendo la sua scrivania.

Si affacciò alla finestra, osservando le gocce di pioggia che si erano fermate sui vetri. Era così presa dai suoi pensieri che non si accorse immediatamente di una figura scura ed incappucciata, appoggiata alla quercia del loro giardino.

 

Fu un attimo brevissimo. Angelia abbassò gli occhi, scorgendo finalmente quella figura.

Il suo cuore si fermò, completamente. Quella postura così strafottente l’avrebbe riconosciuta tra mille.

 

-Mellifluo…-  sussurrò, catapultandosi fuori dalla sua stanza.

 

Non si preoccupò d’indossare le scarpe, né tanto meno una giacca. Corse lungo le scale senza rendersi conto di quello che faceva. Aprì meccanicamente la porta e quando raggiunse il giardino, la figura ammantata di nero non c’era più.

 

La pioggia continuava a scendere fitta e ben presto, Angelia sentì il freddo invaderla profondamente. Le gocce entravano nel suo corpo come stiletti gelidi che non lasciavano scampo. Rimase ferma sotto quella quercia, posando una mano contro la dura corteccia, alla quale, le era parso, Mellifluo si fosse appoggiato fino a pochi attimi prima.

 

Quando ormai il suo cervello aveva iniziato a realizzare che era stato tutto una sua immaginazione, si voltò per rientrare in casa, e fu allora che scorse una figura nera ormai alla fine del viale alberato.

 

-MELLIFLUO!- urlò disperata, riprendendo a correre.

 

I piedi nudi venivano graffiati dall’asfalto ruvido così violentemente che presto iniziarono a sanguinare. Nonostante ciò, però, Angelia continuò a correre disperata fino a quando non inciampò, cadendo sulla strada bagnata.

 

La pioggia continuava a scendere senza sosta.

 

Angelia si tirò su. Aveva un graffio profondo sotto il mento dal quale colava silenziosa una lunga goccia di sangue. Fissò i suoi occhi sulla figura di Mellifluo e scoppiò di nuovo in lacrime.

Ben presto, l’uomo incappucciato scomparve.

 

Un fulmine squarciò il cielo.

 

-MELLIFLUO!- urlò di nuovo senza più forze, poi, si lasciò andare sull’asfalto svenuta.

 

***

-Ma devo per forza imparare questo stupidissimo valzer?!- Harry sbuffò, mentre teneva tra le braccia Ginny, radiosa e felice come al solito.

 

Erano arrivati in quella scuola di ballo un paio di mesi prima.

Ginny aveva praticamente trascinato Harry, senza dargli alcuna possibilità di replica. Si erano registrati alla direzione, dove una grassoccia signora bionda aveva preso i loro dati e nel giro di trenta minuti Harry si era ritrovato con un paio di scarpette di vernice in mano e con molti galeoni in meno nelle tasche. Aveva lanciato un’occhiata furibonda all’indirizzo di Ginny ma un sorriso gioviale e contagioso della ragazza gli aveva fatto dimenticare tutto.

 

-Signor Potter, come pensa di poter danzare al suo matrimonio se non riesce a ricordarsi il programma base del valzer?!- a parlare era stata l’insegnante di ballo, la signora bionda e grassoccia che li aveva accolti il primo giorno.

 

-Miss Sorrentino…- Harry ne aveva fin sopra i capelli di passi corti o lunghi, di medio cortè e di tutte quelle scemenze così difficili da fare. –Non esiste solo il valzer, sa?-

 

Ginny, bellissima nel suo abito bianco da ballo, gli rifilò sadicamente un tacco sul piede.

-Harry!- disse scioccata, -Non fare il maleducato…-

 

Miss Sorrentino strinse i suoi occhietti acquosi, puntandoli verso il ragazzo. –Signor Potter,- iniziò, battendo le mani per fermare la musica. –Lei è un caso disperato, sa?-

 

Harry tentò di ribattere ma Ginny gli rifilò un altro tacco sempre sullo stesso piede.

 

-Se non fosse per la signorina Weasley… e per il mio amore sviscerato per i casi disperati, io avrei già gettato la spugna con lei, sa?-

 

Harry odiava profondamente l’intercalare terribile di quella signora. Terminava sempre le frasi con il “sa” che naturalmente coniugava a seconda dell’interlocutore.

 

-Lo so benissimo, Miss.- rispose secco Harry che si sentiva ripetere quella tiritera da un bel po’ di tempo. 

 

-Ci scusi, Miss Sorrentino. – Ginny intervenne prontamente nella discussione. –E’ che quest’ultimo passo è un tantino complicato…-

 

-Tantino?- sbottò Harry senza controllarsi.

 

Sia l’insegnante che Ginny gli lanciarono un’occhiataccia. Il ragazzo sbuffò, distogliendo lo sguardo dalle due.

 

-D’accordo, Miss Ginevra…- riprese dopo la donna bionda. –Continuiamo… e questa volta massima concentrazione. Chiaro?!- e lanciò un’occhiata velenosa al povero Harry.

 

Nemmeno il tempo di rimettersi in posizione che la musica era già ripartita.

 

-Perché dobbiamo imparare questo valzer, Ginny?!-

 

La rossa sorrise. –Perché voglio che il giorno del mio matrimonio tutto fili liscio. Non voglio tornare a casa con un piede in meno… Deve essere tutto perfetto.-

 

-Ti posso assicurare che per me sarebbe stato perfetto anche sposarmi da solo con te in mezzo al nulla. –

 

Ginny annuì. –Lo so questo, amore. Ma per quanto ti ami anch’io…purtroppo sogno il mio matrimonio da quando avevo 3 anni… Non posso rinunciarvi-

 

Harry sospirò, distogliendo lo sguardo dal volto della donna. –Va bene. Tanto mancano un paio di settimane al matrimonio… Sarò felice di sposarti anche perché così finiranno queste odiose lezioni di ballo.-

 

Miss Sorrentino scoppiò a ridere. –Come non lo sa?- la donna scelse la musica dall’elenco selezionandola con la bacchetta. –A tutte le neo coppie sposate regaliamo 1 anno di lezioni gratuite e Miss Ginevra ha già acconsentito.-

 

Harry sentì una doccia gelata cascargli addosso.  Si voltò verso Ginny che lo stava guardando con aria colpevole.

 

-Sta scherzando, vero?!-

 

***

 

Ron si svegliò con il profumo di frittelle, quella mattina. Era un odore così famigliare ed invitante che per un solo momento ebbe la sensazione di essere stato catapultato nel passato. Aprì gli occhi, guardandosi attorno. Non ricordava di essersi addormentato nella sua stanza eppure si trovava comodamente rannicchiato nel suo letto.

Si tirò a sedere, notando che indossava ancora i vestiti del giorno prima.

 

-Ma che diavolo...- sussurrò, alzandosi.

 

Uscì dalla stanza, entrando nel corridoio. Dalla cucina provenivano rumori di stoviglie che da bambino gli avevano sempre messo allegria. Scese piano le scale tortuose e sgangherate della sua casa, arrivando nel piccolo salone.  Quando si voltò verso la cucina rimase attonito. Non credeva ai suoi occhi.

 

-Charlie...- sussurrò mentre sentiva una profonda gioia invadergli il cuore.

 

Il ragazzo era voltato verso i fornelli. Stava utilizzando una paletta per girare più facilmente le frittelle di mamma Weasley. Sentì la presenza alle spalle del fratello minore e si voltò di scatto.

 

-Ehi, Ronnie!-

 

Ron non seppe il motivo ma gli corse incontro per abbracciarlo stretto. Da quando non vedeva quella testa calda di suo fratello? 4 anni? Sì, come minimo. Sapeva di sembrare ridicolo a stringere così forte il suo fratellone ma non si era riuscito a controllare. Aveva bisogno in quel periodo di famiglia, di calore fraterno ed amichevole.

 

Charlie rispose brevemente a quello slancio affettuoso così raro da ottenere da Ron, con un paio di pacche poderose sulle spalle.

 

-Ma guarda un po’ chi ha messo su una decina di chili di muscoli ed altezza!- lo allontanò per guardarlo bene. Ron era più alto di lui di almeno 10 centimetri, era muscoloso molto più di lui ed aveva un’aria ormai da uomo maturo. –Ma fatti guardare... sei irriconoscibile...-

 

Ron sorrise con quell’aria furbetta tipicamente Weasley e Charlie scoppiò a ridere.

–Oh, decisamente meglio!-

 

Charlie indicò la sedia di Ron, invitandolo ad accomodarsi. –Se ti siedi ti servo le frittelle di mamma. Sono l’unico in famiglia a sapere la ricetta!- con un’aria orgogliosa il fratello maggiore mise diversi piatti sul tavolo. Un profumino delizioso si sentiva nell’aria.

 

Ron non riusciva a credere ai suoi occhi. Cos’era, un sogno? Uno sprazzo di luce nella sua vita buia e tempestosa? Si servì un’abbondante porzione di frittelle, panna e marmellata. Prima di mangiare aspettò che Charlie si fosse servito a sua volta. Quando assaggiò quella pasta morbida e croccante allo stesso tempo fu come tuffarsi nel passato. Aveva di nuovo 11 anni, era felice, spensierato e pieno di fratelli.

Quando ebbe mangiato a sazietà si concentrò su Charlie.

 

-Cos’hai fatto negli ultimi 4 anni?-

 

Charlie sorrise, negando con la testa. –Sei uno sbirro... e se ti dicessi cosa ho fatto negli ultimi 4 anni, dovresti mettermi dentro...-

 

Ron trattenne a stento una risatina divertita, annuendo. –D’accordo... ma almeno mi dici che diavolo ci fai qui?-

 

-Non sei contento di vedermi?-

 

Ron annuì. –Non fraintendermi. Sono contento di averti un po’ per casa a mettere in ordine e cucinare...- fece un sorriso furbo. –Ma, insomma, diciamolo, non sei mai venuto a trovarmi senza un reale motivo. Hai un lavoro da svolgere qui, in città?-

 

-Diciamo di sì, diciamo di no.-

 

-In che senso?-

 

Charlie ridacchiò. –Nel senso che non è il mio solito lavoro da dragatore...-

 

Ron inarcò un sopraciglio. –Ah, no?-

 

-No...-  si alzò, scompigliandoli i capelli. –Non avere fretta e lo scoprirai...-

Si allontanò dalla cucina diretto al piano superiore. –Ah, gli fai tu i piatti, vero?-

 

-Ma io devo andare  a lavorare!-

 

Charlie rise. –Io pure!-

 

Ron rimase solo in cucina e sbuffò. –Sapevo che c’era la fregatura!-

 

***

 

Hermione entrò nella base degli auror con un passo veloce e sicuro.  Indossava l’uniforme nera da pattuglia e portava una grossa borsa a tracollo. Salutò con un rapido gesto della mano, una donna che le correva incontro: la sua segretaria, Demelzea.

 

-Hermione, grazie a Dio sei qui!-

 

La ragazza sbuffò, aumentando il passo per raggiungere il suo ufficio.

 

–McDury ha chiamato tre volte per sapere se avevamo i risultati della sua ricerca...-

 

Hermione guardò scocciata in cielo. –Tu cosa gli hai risposto?-

 

-Beh, la prima volta che non eri ancora arrivata in ufficio e che avresti preso servizio solo alle 10.- controllò sul taccuino. –La seconda volta che mancavano ancora 30 minuti alle 10 e la terza volta che ti avevo vista nel cortile della base e che quindi sarebbe stato questioni di attimi per avere la risposta.-

 

-Perfetto.- Hermione sorrise, arrivando di fronte  alla porta del suo ufficio. –Ora se McDury richiama puoi dire che i risultati della sua ricerca li avrà alle 19,00 di questa sera, né un attimo prima e né uno dopo, come concordato...-

 

-Ma lui è stato insistente...-

 

-Ma io sono precisa...-

 

-Devo dirgli, quindi?-

 

-Che se chiamerà, di nuovo, non avrà la sua ricerca in tempo, perché saremmo state troppo impegnate a rispondere alle sue chiamate anziché ultimarla...-

 

Demelzea inarcò un sopraciglio biondo. –Ne sei sicura che devo utilizzare proprio queste parole?-

 

Hermione si strinse nelle spalle. –Per me potresti pure... ma in fondo la segretaria sei tu. A te la scelta.- abbassò la maniglia della porta, ritrovando nel suo ufficio un uomo biondo.

Si voltò a guardare eloquentemente Demelzea che sobbalzò. –Sì, è il capitano Dimitri Rüf. Fa parte del gruppo di bulgari in visita alla base, è il tuo nuovo partner...-

 

Hermione scosse la testa rassegnata. –Le notizie importanti dimentichi sempre di dirmele...-

 

-No, non è vero...-

 

La bruna le lanciò un’occhiataccia.

 

-Va, bene. A volte succede...- si scusò la segretaria. –In fondo, capita a tutti...-

 

Hermione non udì la fine della frase della segretaria visto che si richiuse la porta alle spalle senza accertarsi che Demelzea avesse finito. Dimitri si mise in piedi, togliendosi il cappello dalla testa.  La bruna lo guardò, riconoscendolo. Era l’uomo che aveva incontrato la sera prima.

 

-Ehilà, salve.- gli disse, allungando una mano per stringerla. –Ci incontriamo di nuovo.-

 

Dimitri le strinse la mano, arrossendo leggermente sulle orecchie. –Sì...- le sorrise. –E’ un vero piacere.-

 

Hermione si accomodò distrattamente sulla sedia dietro la scrivania, tirando fuori dalla borsa il blocco notes fitto di appunti scritti con ordine.

 

-Ha... ha terminato la ricerca?-

 

La ragazza alzò lo sguardo su di lui, annuendo. –Quasi. L’argomento era inusuale... I draghi utilizzati nella lotta alla criminalità...-

 

-Da noi lo si fa già.-

 

Hermione socchiuse leggermente la bocca, formando una “o”. Non ricordava di aver sentito parlare nessuno in Bulgaria di draghi e di Auror...

 

-Davvero?-

 

Dimitri annuì. –Certo.-

 

-Perché io non ho mai visto nulla del genere quando ero laggiù?-

 

Il ragazzo ridacchiò. –Non credo ti abbiano mai mandato a sedare una rivolta nei quartieri magici. Abbiamo problemi di malcontento generale in Bulgaria...-

 

Hermione annuì. Aveva letto di alcuni problemi tra il governo bulgaro ed alcuni esponenti di clan magici, diffusissimi in quel paese.

 

-Ho letto diversi articoli su questi avvenimenti... ma non era mai stato menzionato l’utilizzo di Draghi.-

 

-Beh, è un comparto segretissimo. E la stampa è obbligata a non rivelarne la presenza, altrimenti addio effetto sorpresa...-

 

Hermione annuì, soddisfatta di aver imparato qualcosa. –Bene, grazie.-

Gli sorrise e Dimitri sentì il cuore saltare. Rimase a fissarla per un po’ mentre lei riprendeva a scribacchiare.

 

 

La porta si aprì di scatto, facendo sobbalzare i due.  Draco Malfoy  con un gran sorriso stampato in faccia, rimase interdetto sulla porta per 30 secondi.

 

-Ehi, Signora della Sapienza, il capo ci ha richiamati tutti in palestra. Deve parlarci...-

 

Hermione lo guardò perplessa. –Dov’è finita la tua educazione, Draco. Prima di entrare, 3 anni fa, bussavi...-

 

Draco le sorrise, lanciando un’occhiata a Dimitri. –Beh, non è colpa mia se ho passato gli ultimi tempi a fare i giri di ronda con Ron... non è proprio un esempio di buone maniere...-

 

Hermione inarcò un sopraciglio, pronta a ribattere ma Draco la interruppe.

 

-Su ‘Mione, sbrigati. McDury non ti risparmierà una sgridata solo perché si è preso una cotta per te....-

 

-Lui non...-

 

-Muoviti!- e senza aggiungere altro scomparve.

 

Dimitri era rimasto in silenzio a guardare. Un po’ per la loro velocità, un po’ per aver parlato di avvenimenti a lui sconosciuti, Dimitri riuscì a capire ben poco della conversazione.

Hermione sbuffò, sistemando i fogli sulla sua scrivania con precisione. Si alzò in piedi arrivando alla porta. Si voltò verso il ragazzo, facendo una piccola smorfia ovvia con le labbra.

 

-Andiamo?-

 

Dimitri scattò in piedi.

 

-Sì!-

 

***

 

Taissa era pimpantemente seduta in palestra accanto al suo collega, Ron Weasley.  Si erano incontrarti quella mattina, come al solito in quel caffè, accanto alla base.  Avevano fatto colazione ed avevano parlato del più e del meno. Ron aveva il potere di farla sorridere ogni volta e, soprattutto, le faceva battere il cuore velocemente.

 

Si voltò a guardarlo.

Quella mattina, era particolarmente bello. Aveva il viso rilassato e gli occhi blue cobalto che sprizzavano allegria. Era appoggiato blandamente allo schienale della sedia, con una gamba appoggiata sull’altra, in una posa molto maschile. I capelli rosso fuoco contrastavano col nero della divisa che gli si appiccicava addosso in maniera così sexy. Lo vide alzare una mano in segno di saluto, prima di sorridere.

 

“Se solo la smettessi di parlarmi di Hermione...” pensò, appoggiando il gomito su una coscia.

La palestra era quasi colma, sul palco, fatto apparire velocemente con un incantesimo, erano seduti McDury ed alcuni suoi collaboratori. C’era anche Harry che aveva l’aria un po’ annoiata ed i soliti capelli ribelli e nerissimi.

 

Hermione era arrivata correndo, seguita a ruota da Dimitri.  Furono tra gli ultimi ad arrivare, infatti, faticarono non poco a trovare dei posti liberi.

Ron le aveva lanciato una rapida occhiata, giusto per assicurarsi che stesse bene e che quell’omone che la seguiva non fosse un pazzo assassino.

 

-C’è mio fratello...- gli sussurrò Taissa, indicandogli l’uomo biondo che si era accomodato accanto a Hermione.

 

Ron annuì, sentendo una morsa di gelosia quando Dimitri si avvicinò per sussurrare qualcosa all’orecchio della bruna.

 

“Se adesso non si allontana gli infilo una bacchetta da qualche parte...” si ritrovò a minacciarlo mentalmente mentre il brusio fastidioso che aveva aleggiato nella palestra per un bel po’ si acquietava.

McDury si era alzato in piedi e aveva chiesto silenzio ed attenzione.

 

-Illustri colleghi...- esordì, dopo aver puntato la bacchetta contro la sua gola, utilizzando l’incantesimo per amplificare la voce. –Vi ho così bruscamente riuniti per parlarvi di una grande novità.-

 

Guardò tutta la sala, con un mezzo sorriso soddisfatto. –La nostra base è stata scelta tra tutte quelle presenti nel regno della magia per sperimentare qualcosa di decisamente inconsueto. Ossia, l’utilizzo dei Draghi nelle battaglie.-

 

Un mormorio concitato seguì le sue parole. Hermione sgranò gli occhi insospettita; aveva uno strano presentimento. Infatti, poco dopo McDury riprese a parlare e lei rabbrividì.

 

-Lo so che vi sembra una cosa assurda ma il fiore all’occhiello della nostra base il Tenente Hermione Jane Granger  ci darà alcune delucidazioni importanti. Il Tenente è presente in sala?-

 

Istintivamente la bruna sprofondò nella sua sedia, tentando di nascondersi. Dimitri la guardò senza comprendere e Ron si voltò a guardarla. Con le guance rosse come raramente le era successo, Hermione raccolse, allora, il coraggio di cui disponeva ed alzò la mano.

 

McDury finalmente la individuò tra la folla e sorrise. –Oh, eccola lì. Forza mi raggiunga sul palco...-

 

Hermione si mise in piedi, lanciando un’occhiata prima a Dimitri e poi a Ron che sollevò le sopracciglia incapace di comprendere.

Taissa notò il rosso fissare attentamente la bruna e non poté evitare di mordersi le labbra nervosa.

 

“Ma che diavolo avrà questa Hermione?” La osservò mentre saliva con grazia sul palco: i capelli ricci e bruni che oscillavano ad ogni suo movimento, gli occhi scuri e caldi, le labbra rosa e piene.

Sì, era  certamente carina ma nulla di particolare. Una ragazza normale che si poteva incontrare svoltando l’angolo.

Scosse la testa ed i suoi capelli si mossero con lei. “Io almeno ho gli occhi verdi...” pensò ancora, mentre la voce cristallina di Hermione riempiva la sala con le sue spiegazioni.

 

Taissa alzò lo sguardo su Ron, ritrovandolo, suo malgrado, completamente rapito dalla figura della ragazza. Seguiva ogni sua parola, ogni suo movimento; la fissava, quasi mangiandola con lo sguardo.

 

-Ron?- sussurrò, cercando di attirare la sua attenzione.

 

Il ragazzo le rispose, senza però staccare lo sguardo dal palco, troppo impegnato a fissare le labbra di Hermione che si muovevano così aritmicamente.

 

-Hm?- le sfiorò una mano. –Dimmi...-

 

Taissa sentì le guance farsi rosse ed esitante afferrò la mano di Ron appoggiata tranquillamente sulla gamba.

Fu allora che il giovane Weasley si riscosse, guardandola. –E’ successo qualcosa?- le chiese, notando il rossore sulle sue gote.

 

Taissa si morse le labbra, distogliendo lo sguardo. Ron le portò una mano sulla fronte.

 

-Hai la febbre?-

 

La ragazza sbuffò, scacciando via quelle attenzioni e puntando i suoi occhi verde smeraldo in quelli azzurri di Ron. L’uomo vacillò sotto quella limpidezza e sentì un breve fremito all’altezza del cuore.

 

-Io sto bene.- disse sbrigativamente la ragazza. –Volevo...sì... volevo solo sapere se ti... sì, se ti andrebbe di uscire con me, mio fratello ed una ragazza che muore dalla voglia d’invitare...-

 

Ron inarcò un sopraciglio. –Mi stai chiedendo di uscire?- un sorriso furbo e divertito s’impossessò delle belle labbra del rosso.

 

Taissa avvampò. –Ti sto.. chiedendo... un favore per mio fratello...-

 

Ron sorrise ancora. –Chiamalo come vuoi, ma tu mi stai chiedendo di uscire...-

 

La bruna sentì un peso accomodarsi senza rispetto sul suo cuore. Distolse lo guardo dal viso di Ron. –Non essere sciocco...- si umettò le labbra. –Allora, ti va?-

 

Il rosso le prese il mento tra l’indice ed il pollice, costringendola a voltarsi. Si abbassò alla sua altezza, arrivando a pochi centimetri dalle sue labbra. –Certo che mi va, Taissa..-

La donna sentì un brivido percorrerle la schiena al suono di quella voce.

 

-In fondo, un favore non si nega a nessuno. Soprattutto, agli stranieri.- le fece un occhiolino veloce e poi si concentrò nuovamente sul palco.

 

Hermione continuava a parlare e a dare spiegazioni.

 

-...Credo che con questo sia tutto. Cedo nuovamente la parola al nostro Generale McDury...- così dicendo, si scostò la bacchetta dalla gola con un’aria contrariata.

 

-Bravissima!- le sussurrò l’uomo, quando fu di nuovo in piedi. Hermione gli lanciò un’occhiataccia, iniziando a scendere dal palco.  All’improvviso, però, si bloccò. McDury aveva iniziato a parlare di dragatori che avrebbero aiutato gli uomini ad addestrare e conoscere gli animali.

 

“Dragatori...”

 

Guardò Harry che era seduto sul palco, appena dietro McDury. Aveva uno sguardo assorto e le braccia incrociate. Magari anche lui stava pensando alla stessa cosa...

 

-...Ecco a voi i nostri dragatori George Stivenson, Geoffrey Marshall, Anastasy McLoud ed infine il nostro dragatore capo Charlie Weasley!-

 

Hermione allargò la bocca in una “o” davvero stupita. Vide il fratello di Ginny e Ron salire sul palco e sorridere alla platea. Fu come tuffarsi nel passato.

 

-Charlie...- sussurrò, mentre l’uomo le faceva un occhiolino vispo e complice. -...è tornato...-

 

***

Ginny attendeva seduta sul piccolo muro in marmo all’uscita della base degli auror.

Il vento freddo della metà di ottobre le scuoteva i capelli rossi e leggermente mossi. Indossava un paio di jeans scuri ed attillati, un maglione bianco il quale collo alto fuoriusciva dal cappotto nero in panno perfettamente in linea con le sue scarpe appena eleganti.

Seduto accanto a lei il piccolo Eddie, diligentemente infagottato in un cappottino blue scuro, giocava con delle automobiline, ultimo regalo del suo adorato baby-sitter TJ.

Era così indaffarato a farle scontrare che non si accorgeva affatto  della mano di Ginny che con dolcezza materna gli accarezzava la nuca.

 

-Hai la testolina gelata, spruzzetto....- gli disse dopo un po’, bestemmiando mentalmente contro il suo quasi marito ed il suo spaventoso ritardo.

Tirò fuori dalla borsa un cappellino dei Cannoni di Chudley e lo infilò con prepotenza fin sulle orecchie di suo figlio, il quale si lamentò con uno sbuffo.

 

Ginny sorrise a quel gesto di stizza del figlio che lo aveva fatto assomigliare in una maniera impressionante ad Harry.

 

“Tale padre, tale figlio...” pensò, sospirando.

 

-‘Ando arriva papà?- le chiese all’improvviso il bambino che si era voltato a guardarla con i suoi grandi occhi azzurri.

 

Ginny gli sorrise. Lo prese dalla vita morbida e lo trascinò sulle sue gambe, abbracciandolo stretto. –Io spero per i tuoi futuri fratelli molto presto, spruzzetto.- ridacchiò da sola a quella risposta poco comprensibile e molto audace.

Eddie non rispose, semplicemente allargò le labbra in un sorriso, quasi avesse capito le intenzioni poco gentili di sua madre.

All’improvviso la porta scorrevole della base si aprì. Un ciuffo rosso e famigliare s’intravide appena. Ginny gli lanciò un’occhiatina di sfuggita riconoscendo suo fratello Ron in quei movimenti sicuri e spavaldi.

 

-Ron...- parlò ad alta voce, tenendo la testa bassa per cercare nella sua borsa qualcosa da mangiare per Eddie. –Dove diavolo è finito Harry? Noi avevamo...- quando alzò lo sguardo i suoi occhi ne incontrarono un altro paio, più scuro del suo eppure così dannatamente famigliare.

Lasciò cadere la borsa sul pavimento, mentre la sua bocca disegnava una ‘o’ di stupore davvero buffa.

 

Charlie Weasley, suo fratello maggiore, era in piedi di fronte a lei. Bello e dal sorriso furbo proprio come se lo ricordava.

La divisa da Auror non era uguale a quella di Harry o Ron, era di un colore tendente al verde scuro che faceva a botte con il rosso piacevole dei suoi capelli... corti?

 

Il ragazzo le sorrise, perdendosi quasi in quella visione bellissima della sua sorellina. Non aveva più davanti quella bambina mingherlina con le codine e le lentiggini. In quel momento, era una donna a tutti gli effetti. Magra e tonda nei punti giusti, quei capelli rosso vino e quegli occhi ancora cristallini e vivaci. Era uno spettacolo, la sua Ginny. Davvero uno spettacolo.

 

Rimasero un attimo a fissarsi, increduli, e poi quando Eddie proruppe in una risata cristallina, Charlie parlò.

 

-I capelli me li hanno appena tagliati. A quanto pare non è possibile averli così lunghi...- indicò con il pollice la base alle sue spalle, facendole un sorriso un po’ triste.

 

Ginny annuì.

 

-Lo so. Sai, Harry e Ron ci lavorano da molto tempo ed io conosco un bel po’ di regole... visto che tra l’altro ho frequentato per un anno l’accademia...-

 

-Davvero? Non lo sapevo-

 

La rossa sorrise.  –Beh, non sai molte cose...-

 

“Colpito ed affondato” pensò l’altro mentre sua sorella continuava a fissarlo.

 

-Sì, hai ragione, Gin...- lasciò a terra la sua sacca ed allargò le braccia. -...però, almeno un abbraccio al tuo vecchio potresti darlo!-

 

Ginny abbracciò più forte Edward, sussurrandogli all’orecchio. –Vogliamo dare un abbraccio a zio Charlie, spruzzetto?-

 

L’uomo sentì il cuore fare una capriola quando si sentì chiamare zio. Da quanto lo era? 3 anni? Perché diavolo aveva voluto perdersi una cosa così tanto bella.

 

Eddie scoppiò di nuovo in una risata. Allungò le manine paffute verso lo zio e bofonchiò contento. –Zio ‘Arlie!-   

Ginny fece un sorriso rilassato e senza esitare oltre si gettò tra le braccia del fratello che per troppo tempo era rimasto lontano da casa, lontano dalla famiglia, da lei, da Ron, da tutto.

 

Charlie le accarezzo amorevolmente la testa, mentre avvertiva le manine del piccolo Eddie aggrapparsi con prepotenza alla sua maglia.

 

-Sempre alla ricerca di attenzioni come tua madre...- disse, sorridendo bonariamente verso il nipote che lo guardava allegro e sorridente.

 

Ginny si posizionò meglio il bambino in braccio. –Noi cerchiamo le attenzioni perché le meritiamo...- si difese immediatamente facendo un sorriso beffardo in direzione di suo fratello.

 

Charlie rise. –Beh, nessuno ha mai detto il contrario...-

 

-Beh, Perce, sì.-

 

Charlie ridacchiò. –Povero... lui aveva tutto il diritto di farlo: tra te, i gemelli e Ron era un martire...-

 

Ginny annuì, sorridendo. –Mi manca sai?- distolse lo sguardo con tristezza. –Mi mancano tutti.-

 

Charlie rimase un attimo in silenzio. Ora, ricordava il motivo della sua lunga assenza. Non riusciva a sopportare quello sguardo triste di sua sorella. Non lo poteva proprio soffrire. Forse perché ne aveva paura. Forse perché guardare lo sguardo triste di Ginny significava confrontarsi con la realtà, ammettere che qualcosa di terribile era davvero successo.

Infilò le mani tra le braccia di Ginny ed Eddie, sollevandolo. Il bambino si lasciò prendere in braccio da lui con un sorriso che riscaldò il cuore dell’uomo per un intenso attimo.

 

Ginny sussultò appena ma non si oppose.

 

-Mancano tutti anche a me.- Charlie la guardò negli occhi mentre con una mano accarezzava la schiena di suo nipote. -... ma la vita continua. Loro sono frammenti di noi stessi. Seguiteranno a vivere solo se noi lo faremo.- l’uomo posò lo sguardo su Eddie, annuendo. –Vedi... lui ha il naso di mamma...-

 

Ginny scoppiò a ridere. Guardò con attenzione il naso di suo figlio, annuendo. Charlie aveva ragione, assomigliava decisamente a quello di sua madre.

 

-Sì, ma in generale mio figlio è un concentrato puro di bellezza Weasley, vero spruzzetto?- e Ginny allungò un dito sul naso di suo figlio, con fare affettuoso.

 

-Beh, gli mancano i capelli rossi, ma decisamente può andare.-

 

-Dagli tempo. Magari gli spuntano...-

 

-No, non credo proprio. Quel bambino è anche un Potter, sapete?- la voce di Harry irruppe in quella conversazione alquanto strana.

 

Ginny gli lanciò un’occhiata, mentre un piccolo sorriso colpevole le si disegnava sulle labbra. –Ok, ok... un 10 % del risultato è merito tuo...-

 

Harry mise le mani sui fianchi. –Un 10%?!- esclamò sconvolto. –Quel bambino è per il 49% merito mio... insomma Charlie, ma la senti?-

 

L’uomo scosse la testa, sistemandosi meglio il bambino tra le braccia. –L’ho sentita, Harry.- gli sorrise. –Ma devi ammettere che la bellezza tuo figlio l’ha presa dalla mamma...-

 

Harry s’imbronciò. –Certo su questo non ci piove. Insomma, mia moglie è bellissima.- e le lanciò un breve sguardo. –Ma io non sono il gobbo di Notre Dame. Qualcosa avrà pure preso da me!-

 

Ginny ridacchiò. –Sì, Harry. Qualcosa da te ha preso...-

 

Charlie accompagnò la sorella. –Beh, in effetti.-

 

La soddisfazione di Harry durò un brevissimo arco di tempo prima che Ginny concludesse il suo ragionamento.

 

-... il colore dei capelli. Ma anche in quello ci sono io. Vedi, non sono completamente scuri.- e tutti scoppiarono a ridere.

 

Harry li guardò male per un secondo, ma alla fine ridacchiò anche lui.

All’improvviso, Charlie s’irrigidì. Guardò con difficoltà l’orologio che indossava al polso sinistro e imprecò.

 

-Ragazzi, devo correre...- lasciò il bambino tra le braccia di Harry e, continuando a borbottare, si dileguò. –Ci vediamo presto!-

 

-Ma...- Ginny non riuscì a terminare la frase. Charlie era già sparito. –Uffa, avrei voluto invitarlo a cena.-

 

Harry sorrise, accarezzando la schiena del bambino che era completamente appoggiato sul petto e le spalle del padre.

–Lo inviterai nei prossimi giorni. Per un anno è costretto per contratto a stare qui.-

 

Ginny annuì. –Ecco, siamo di nuovo in ritardo! Madama Lolì fino alla fine non vorrà più cucirci i vestiti...-

 

-Ma no...-

 

-Ma sì...- Ginny ribatté acida, lanciandogli un’occhiataccia.

 

Harry le diede un rapido bacio sulle labbra, azzittendola. –Anche se lo facesse, riusciremmo a trovare sicuramente un’altra sarta nel giro di 30 minuti... Insomma, chi non vorrebbe cucire i vestiti per il matrimonio di Harry Potter e Ginny Weasley?-

 

La ragazza sorrise appena. –Già...- gli afferrò una mano, -Ora, però, andiamo...-

 

Mano nella mano si avviarono verso l’uscita del cortile.

 

-Hai avvisato Hermione, Ron, Draco e gli altri che oggi c’era anche la prova dei loro vestiti?-

 

Harry rimase in silenzio.

-Perché dovevo farlo io?-

 

***

 

Anne era accovacciata sul letto di Angelia.  Aveva lo sguardo blue arrossato dalle lacrime che scendevano senza sosta da quella mattina.  Aveva pensato davvero fosse morte. Insomma, trovare Angelia lì, distesa sull’ asfalto completamente bagnata, non doveva essere stato affatto facile.

 

Anne accarezzava con una mano quella della cugina, mentre con l’altra controllava che la pezza bagnata posta sulla fronte di Angelia fosse ancora bella fresca.

 

“Che diavolo ti sta succedendo, Angy?” si morse la labbra, mentre ripensava alla scena terribile di poche ore prima. “Perché non parli più con me?”

 

Sospirò mentre con infinita tenerezza si sdraiava accanto alla ragazza addormentata. Le passò un braccio attorno alla vita, appoggiando la testa sulla pancia. –Sai che mi puoi dire tutto...-

 

Socchiuse gli occhi, desiderando di comprendere a fondo la mente di Angelia. Questo, però, non era possibile. Erano talmente diverse e nello stesso tempo così simili. Tante volte Anne aveva pensato di essere riuscita a trovare la chiave di lettura della mente di Angelia, ma puntualmente si era sbagliata.

 

-Anne?- la voce di Draco, proveniente dal piano inferiore, la fece sobbalzare.

Si alzò con delicatezza dal letto di Angelia e corse nel corridoio.

 

-Draco...- lo richiamò dalle scale. –Sono qui. Non urlare...-

 

Il ragazzo si voltò con un sorriso. Le mostrò il sacchetto carico di pozioni medicinali. 

–Scusa il ritardo...- le ripose, raggiungendola sulle scale.

 

Draco la guardò brevemente negli occhi e questo fu abbastanza per fargli comprendere che qualcosa non andava.  L’aveva intuito già dal tono di voce funereo con il quale Anne gli aveva chiesto aiuto.

 

-Cosa è successo, Anne?- irruppe, all’improvviso, il ragazzo, incrociando le braccia sul petto e guardandola con serietà.

 

Anne arrossì appena sulle gote. Non voleva dirgli esattamente cos’era successo. Aveva paura che Angelia potesse passare dei guai. –Nulla... Angelia è malata, tutto qui.- strappò il sacchetto di pozioni medicinali dalle mani di Draco e si avviò verso la stanza di Angelia.

 

Draco sbuffò. Allungò il passo, raggiungendola appena in tempo. L’afferrò da un polso e la fece voltare. Immediatamente il profumo di Anne gli fece girare la testa.

Socchiuse gli occhi, mentre quell’inaspettato quanto gradito contatto lo faceva rabbrividire.

 

-Non ti ho mai visto piangere per un semplice malanno.- le rispose non appena le facoltà mentali tornarono attive.

 

Anne si liberò dalla stretta di Draco. –Ti ho detto che non succede nulla.- la risposta acida zittì Draco per un po’.

 

-D’accordo...- si mordicchiò le labbra. –Non succede nulla e tu piangi perché sei impazzita. Fila tutto...- disse con ironia.

 

Anne lo fissò negli occhi. Il suo sguardo era inflessibile, non più dolce come Draco lo aveva sempre ricordato.

 

-Va tutto bene, davvero.- Anne sentì il suo cuore scricchiolare sotto il peso di quella bugia, ma non lo fece notare. –Ti ringrazio per avermi aiutato. Ora, però, credo tu possa anche andare.-

 

Draco rimase fermo sui suoi piedi. Si fissarono ancora per un po’ negli occhi, poi, Anne abbassò lo sguardo e si voltò per scomparire successivamente nella stanza di Angelia.

 

Draco distolse i suoi occhi dalla porta bianca chiusa.

Il suo cuore gli doleva.

Era stato così contento, all’inizio, di sapere che Anne aveva ancora bisogno di lui. Poi, però, la freddezza con la quale era stato accolto gli aveva stritolato lo stomaco in una morsa gelida. 

Si voltò senza entusiasmo in direzione delle scale che lo avrebbero condotto fuori da quella casa così stranamente soffocante in quel momento ma non riuscì a mettere un solo passo che un urlo proveniente dalla stanza di Angelia lo fece bloccare. Senza pensarci due volte, aprì con una spallata la porta ed entrò nella camera.

I suoi occhi grigi ed attentissimi vagarono veloci per tutto l’ambiente: il letto disfatto, il sacchetto di pozioni lasciato sul pavimento, le tende svolazzanti e le finestre aperte.

 

-ANNE?- gridò quando non ritrovò nessuna delle due ragazze. –ANNE?!- ripeté ancora con più forza.

 

-Draco!-

 

Il cuore del ragazzo sobbalzò quando fu raggiunto dalla voce di Anne molto lontana.

Draco si affacciò alla finestra aperta e lo spettacolo che gli si presentò davanti lo fece raggelare: Anne era sdraiata sulla tettoia della casa nel disperato tentativo di sostenere qualcuno appeso malamente alla grondaia.

 

Draco si precipitò fuori dalla finestra. Quando raggiunse Anne (non con poca difficoltà a causa delle sue vertigini) per poco non si sentì male: Angelia era sospesa nel vuoto e stava tentando in tutti i modi di staccare le mani di Anne dai suoi polsi.

 

-Lasciami!- si lamentava, mordendo a sangue le dita delicate della cugina più giovane.

–Lasciami... Ti prego, non voglio continuare ad essere qui senza di lui!-

 

Anne socchiuse gli occhi per il dolore quando le sue mani iniziarono a sanguinare.

 

-No, non lo farò.- rispose la ragazza, serrando con più forza la presa.

 

Draco nel frattempo era rimasto allibito. Lentamente stava collegando nella sua mente gli ultimi avvenimenti di quei giorni: l’attacco ad Azkaban, Mellifluo ed ora questo tentativo di suicidio da parte di Angelia.

 

La macchina del male era di nuovo in movimento.

 

Draco scosse la testa, allungò le mani verso Angelia ed aiutò Anne a tirarla su.

Quando, finalmente, Angelia fu al sicuro tra le braccia iper protettive di Anne, Draco sbuffò.

 

-Fortunatamente non stava succedendo nulla...-

 

La ragazza lo fissò brevemente negli occhi ma non rispose. Continuò ad abbracciare con affetto la cugina mentre si scioglieva in un pianto liberatorio.

 

 

***

 

Ron  era seduto ad un tavolino del bar vicino alla base. Aveva davanti una fumante tazza di caffè ed una serie di fogli, il rapporto del loro ultimo caso: l’assassinio a Nokturn Alley.  Era inquieto da un paio di settimane soprattutto da quando Azkaban era stata ripulita di tutti  i mangiamorte più pericolosi. Il solo pensiero che presto qualcuno di loro sarebbe ritornato ad infastidire la quiete pubblica lo turbava.  Rabbrividiva ogni volta che una squadra di ricerca tornava alla base senza nulla tra le mani. Quei mostri erano come scomparsi nel nulla.

 

Sospirò.

 

L’unica nota positiva di quelle settimane era stato il ritorno di suo fratello Charlie. Sarebbe stato piacevole riaverlo a casa, almeno per il primo periodo. Era certo, infatti, che poi avrebbero ripreso a litigare come avevano sempre fatto.

 

Bevve un altro sorso abbondante di caffè. Sentì la miscela stuzzicargli le papille gustative e poi con piacevole lentezza scivolare giù nella gola, coccolandogli lo stomaco con il suo calore.

 

Delizioso.

 

Adorava passare il tempo in quel caffè babbano, leggendo i rapporti. Era raro che qualcuno  di sua conoscenza potesse incontrarlo lì. Pochi erano i maghi che gradivano mischiarsi con i comuni babbani. Nonostante passassero gran parte della loro vita a difendere loro e la comunità magica, streghe e maghi rimanevano comunque dignitosamente distaccati dai babbani. Tutti non avevano mai protestato per questo.

 

Il campanello appeso alla porta del locale, risuonò con allegria, annunciando l’arrivo di un nuovo cliente. Istintivamente Ron alzò lo sguardo e si ritrovò a sorridere.

 

Certo, ai maghi non piaceva mischiarsi con i babbani, ma questo non valeva di sicuro per una strega di origine babbana.

Hermione Granger era appena entrata nel caffè. I capelli ricci e vaporosi le svolazzarono intorno quando richiuse la porta dietro le sue spalle. Il viso dai tratti delicati e femminili , era arrossato dal vento freddo che spirava su Londra quel tardo pomeriggio.

Il sorriso di Ron divenne nostalgico quando riconobbe la sciarpa rosso-oro legata attorno al collo della ragazza. Quella era la sua sciarpa. Hermione l’aveva persa in un freddo e tardo pomeriggio di tanti anni prima.

Ron socchiuse gli occhi, lasciando che i ricordi gli rallegrassero con uno spruzzo di sole la sua giornata.

 

Aveva il fiatone.

Sentiva il suo respiro pesante aldilà della porta di ferro della torre di astronomia.

Non ricordava quando e come era iniziato quel gioco, la sua memoria iniziava nell’attimo in cui era arrivato in cima alle scale ripide e scivolose della torre. Ricordava di aver inseguito di corsa per tutta la scuola Hermione.

 

Dannazione se quella ragazza non era veloce: esile ed estremamente agile.  L’aveva seminato diverse volte.

La risata di Hermione riempiva l’aria. Era contagiosa e ben presto anche Ron iniziò ad imitarla.

 

-Hermione!- aveva gridato il ragazzo 17enne continuando a ridere. –Apri!-

 

Hermione di risposta aveva urlato un sonoro. –NO!-

 

Ron aveva sbuffato, falsamente scocciato. –Vuoi costringermi ad usare la mia forza bruta?!-

 

Hermione aveva riso, di nuovo. –Non credo tu ce l’abbia...- era poi riuscita a dire, tornando seria per un secondo.

 

Ron si era sentito punto sul vivo. Aveva digrignato i denti, mentre con forza iniziava a spingere la porta di ferro.

Hermione era sobbalzata quando si era sentita spostare di peso. Si era mossa appena in tempo per evitare di prendere un brutto colpo sul naso. Aveva anche chiuso gli occhi di stinto.

 

-Chiudere gli occhi non ti aiuterà...- l’aveva ammonita Ron, costringendola a riaprirli.

 

Hermione dopo il primo smarrimento, gli aveva lanciato un’occhiataccia. –Ma sei matto?- aveva gridato, stringendo un pugno davanti al suo viso accaldato per la corsa. –Potevi farmi male!-

 

Ron era rimasto in silenzio. L’aveva guardata e l’aveva vista in quello strano modo così particolarmente piacevole: i capelli ricci le scendevano così bene sul  viso roseo, le labbra piene e pronunciate formavano un cuore così tenero...

Ron si era riscosso, le aveva afferrato il polso e con delicatezza le aveva fatto fare una mezza giravolta, fermandola in direzione dell’ovest dove il sole stava tramontando.

 

-Per una volta, devo indicarti io qualcosa di bello da vedere...-

 

Hermione era rimasta in silenzio, sicuramente estasiata da quello spettacolo.

 

-Bello, eh?- aveva incalzato Ron, orgoglioso.

 

Hermione aveva sbuffato. –Ora non montarti la testa. L’hai visto prima tu... tutto, qui...-

 

-Sì, sì...- l’aveva presa in giro, dandole un buffetto sulla testa. –Mettiamola così.-

 

Hermione si era voltata di scatto, nello stesso momento in cui il vento aveva ripreso a spirare forte sulla torre. La sua sciarpa dei Grifondoro, appoggiata appena sul collo, era stata sollevata dal vento come fosse fatta di seta.

 

-RON!- aveva gridato la ragazza, iniziando a saltare per riprenderla.

 

L’altezza di Ronald non era stata di grande aiuto.

Il vento, infatti, aveva giocato con le loro mani protese per un po’. Poi, senza preavviso, aveva sospinto la sciarpa di Hermione giù dalla torre.

 

Quel pomeriggio avevano passato tutto il tempo prima dell’ora di cena a cercare nel parco la sciarpa di Hermione: sugli alberi, tra le guglie del castello, tra le rocce  della riva del lago nero... ma non avevano trovato nulla.

 

Hermione aveva uno sguardo così triste che alla fine della ricerca aveva infilato le mani fredde nelle tasche del mantello e si era diretta con passo strascicato verso il castello.

 

-Dai, Hermione...- le aveva detto Ron. -...la ritroveremo...-

 

La ragazza gli aveva lanciato un’occhiata. Aveva gli occhi lucidi per il dispiacere e continuava a mordicchiarsi le labbra per non piangere.

 

-Non credo...- ed aveva sospirato, continuando a camminare.

 

Ron era rimasto in silenzio. Aveva continuato a dirigersi verso il castello, con la testa affollata di pensieri.

 

Fin da allora non sopportava vedere Hermione così triste.     

 

Poi, si sentiva in colpa.

 

Senza motivo.

 

Si era grattato il collo, ritrovando la sua sciarpa, disordinatamente legata.

Aveva sorriso.

 

Senza motivo.

 

-Ehi, Hermione.- l’aveva richiamata, toccandole appena una spalla.

 

La ragazza si era voltata senza entusiasmo. Lui l’aveva guardata per un po’, indeciso sul da farsi, poi, senza esitazioni, si era tolto la sciarpa dal suo collo e l’aveva appoggiata con delicatezza attorno a quello di Hermione.

 

-Prendi la mia...- le aveva sorriso convincente.

 

Hermione aveva sgranato gli occhi iniziando a scuotere la testa. –No, no, non posso.- e l’aveva sollevata dalle sue spalle.

 

Ron, però, l’aveva bloccata. –Insisto. Sta molto meglio a te che a me. Diciamolo... questi colori fanno a cazzotti con il rosso dei miei capelli...-

 

Hermione aveva sorriso. Appena, ma l’aveva fatto.

 

-Ron... io non so... io non so che dire.-

 

Era stato il ragazzo a ridacchiare questa volta. –Un  “Grazie, Ron sei il migliore. Da oggi in poi ti farò copiare i compiti senza più pregarmi” sarebbe gradito...-

 

Hermione gli aveva lanciato un’occhiata.

 

-...Ma mi farò bastare un semplice “grazie”.-

 

Un sorriso dolce, sbarazzino. Poi, la distanza che li separava era scomparsa e Ron si era ritrovato con un bacio stampato sulla guancia.

 

-Grazie, Ron. Ti adoro...-

 

Ron sorrideva ancora a quel ricordo. Ogni volta  era così.

Appoggiò la testa su una mano e fissò Hermione entrare. Avvolta nel suo cappotto nero e con i riccioli ribelli che le svolazzavano intorno era dannatamente bella.

Decisa si avvicinò al bancone dove parlò con il perfetto accento inglese che la contraddistingueva. Si sedette sullo sgabello ed attese che il barista le portasse la sua ordinazione. Hermione si guardava attorno un po’ spaesata. Si voltava e rivoltava, prima a destra e poi a sinistra ed, infine, lo vide.

 

Immediatamente gli sorrise, con un po’ di timidezza.

 

Ron le accennò un gesto rapido con la testa, freddo. Riprese a leggere con noncuranza i suoi rapporti ed attese.

All’improvviso, udì il rumore allegro delle scarpe di Hermione sul pavimento, poi la sedia di fronte alla sua che veniva scostata.

 

-Ciao.-

 

Ron alzò lo sguardo, ritrovando Hermione seduta a pochi centimetri da lui. Inclinò la testa e le rispose:

 

-Ciao.- non aveva un granché di entusiasmo nella sua voce. Non ci credeva di quanto gli venisse bene la parte del sostenuto.

 

Hermione si era umettata le labbra, raddrizzandosi sulla sedia. Continuava ad odiare quell’indifferenza. Scosse la testa, sospirando.

 

-Che ci fai qui?- si morse il dito indice della mano destra. –Non sapevo amassi il caffè babbano.-

 

Il ragazzo si strinse nelle spalle, sorseggiò ancora dalla sua tazza prima di risponderle.

-Ci sono molte cose che ti sei persa sul mio conto. Qui ci vengo da quasi 2 anni e mezzo, tutti i giorni, alla stessa ora.-  sorrise perfido. –Sei tu ad essere una sconosciuta novellina in questo posto.-

 

Hermione accusò il colpo; accavallò le gambe, iniziando a dondolare un piede. Quel silenzio terribile fu interrotto dal cameriere che servì Hermione, dopo aver salutato Ron.

 

-Visto?-

 

Lei odiava quando lui aveva quell’atteggiamento...

 

-Ho visto. Sei un cliente fisso, che soddisfazione, eh?- acida come poche volte nella sua vita. Non riusciva a fermarsi. Il muso duro di Ron la indisponeva. Perché diavolo doveva comportarsi così? Perché riconquistare la sua fiducia doveva essere così difficile?

Hermione rimase in silenzio osservando la sua tazza di caffè.

 

-Sei venuta per farmi innervosire, Hermione?- Ron la fissò determinato. Vederla gli provocava strane sensazioni: era contento eppure  nello stesso tempo avrebbe voluto  urlarle contro.   

 

-Veramente non sono venuta né per vederti e né per farti innervosire...- Hermione si morse la lingua. Non era quello il modo di riconquistare la sua fiducia. Eppure alcune cose le uscivano di bocca senza pensarci. Le sembrava di essere tornata ai tempi di Hogwarts quando lei e Ron passavano la maggior parte del tempo a litigare. –Ho un appuntamento...-

 

Pugno nello stomaco, terribilmente doloroso. Ron, però, fece finta di nulla e continuò con la sua aria d’indifferenza.

 

-Con chi? A chi altro vuoi spezzare il cuore?- cattivo, perfidamente e crudelmente, cattivo.

 

Hermione inghiottì un sorso del suo caffè senza sentirne il sapore. Aveva la bocca amara, velenosa.  Era tentata di rispondergli per le rime e di fargli del male come lui lo stava facendo a lei, ma si trattenne. Era il suo momento di cattiveria e gli avrebbe lasciato tutto il tempo di goderselo.

 

Ron attese in vano una risposta acida di Hermione ma rimase deluso. Avrebbe voluto attaccare briga con lei. Almeno aveva una buona scusa per diventare rosso ogni volta che la guardava negli occhi.

 

-Che leggi?-

 

Il ragazzo sospirò, capendo le intenzioni di Hermione: niente litigi se non altro per quella sera.

 

-Alcuni rapporti.- Ron alzò diversi fogli per mostrarglieli. –Il caso di quel mago assassinato nel suo negozio, a Nokturn Alley.-

 

Hermione annuì. –Sì. Ho dato un’occhiata anch’io.- ricordava benissimo quel caso. Taissa l’aveva mandata al manicomio. –Ma sicuramente la tua compagna di squadra sarà preparatissima...-

 

Ron notò il tono di voce di Hermione; non era certo dei più dolci. Scosse la testa, appoggiano un pugno chiuso sul tavolo. –Sbaglio o qualcuno qui è geloso...-

 

La ragazza divenne rossa. –Assolutamente.- inarcò un sopraciglio indispettita. –Se vuoi farti comandare a bacchetta da una so-tutto-io, fa pure...-

 

A Ron scappò quasi un sorrisetto. –Ci sono abituato...-

 

Hermione si morse le labbra, storcendo il naso. Si era data una bella zappa sui piedi. In fondo, anche lei non era poi da meno a Taissa. Incrociò le braccia sul petto e distolse lo sguardo da Ron.

 

-Allora, meglio per te!-

 

-Già, meglio.- le rispose lui in tono piatto.

 

Hermione rimase per un po’ in silenzio ostinandosi a guardare fuori dalle vetrate del bar.

La sera era completamente calata ed il vento freddo continuava a muovere i rami degli alberi ormai spogli. Le foglie gialle tinteggiavano le strade con i loro colori caldi.

 

-L’autunno piace anche a me...- disse improvvisamente Ron, che si era soffermato a fissare il profilo regolare di Hermione osservare il paesaggio. –Le foglie secche hanno i colori dei riflessi dei tuoi occhi.-

 

La ragazza arrossì, ritornando a guardarlo. –Davvero?-

 

Ron aveva posato le braccia sul tavolo impotente di continuare a far finta di niente. Quando Hermione aveva quello sguardo dolce riusciva ancora ad incantarlo.

Così, le sorrise brevemente senza slanci particolari.

 

-Purtroppo sì.- distolse lo sguardo da lei e continuò. –Io ho sempre adorato i tuoi occhi scuri.-

 

Hermione si sentì imbarazzata. Stava avendo una conversazione quasi decente con Ron.

Non riusciva a crederci.

 

-Grazie...- sussurrò.

 

-Prego...- e rimase in silenzio.

 

Passarono alcuni attimi in cui entrambi preferirono non rovinare quel momento di tregua con parole inappropriate.

Hermione sorseggiò il suo caffè e Ron riprese la lettura.

 

-Oggi sono stata invitata ad uscire...-

 

Ron lasciò andare distrattamente la sua matita. Il cuore gli era arrivato nei capelli.

 

-Ah, sì?- le rispose con calma. –Da chi?-

 

Hermione girò il caffè nella sua tazza bianca e spessa. Sollevò lo sguardo su di lui e, prima di portarsi il bicchiere alle labbra, rispose.

 

-Dimitri Rüf, il collaboratore bulgaro.-

 

Ron rimase accigliato. La guardò un attimo finire il suo caffè e poi le parole di Taissa gli tornarono in mente.

 

-Oh, allora, eri tu la ragazza che il fratello di Taissa desiderava tanto invitare...- inarcò un sopraciglio molto infastidito. Ci pensò un attimo prima di porre l’altra domanda. -Tu che cos’hai risposto?-

 

Hermione inghiottì il vuoto. Si morse le labbra e lo guardò negli occhi. Sospirò.

 

-Sì...-

 

Ron non la lasciò nemmeno terminare che il suo viso si era contratto in una maschera di rabbia. –Se vuoi davvero riconquistarmi così... ti posso già dire che non funziona affatto... Non mi rendi geloso, beh, sì anche, quello... ma soprattutto m’incattivisci...-

 

-...perché mi hanno detto che ci saresti stato anche tu, in questo appuntamento a quattro...-

 

Ron si morse la lingua.  

 

-Ah, sì?-

 

-Sì-

 

-E per quale dannato motivo l’hai fatto?-

 

Hermione arrossì furiosamente e quando parlò lo fece ad occhi chiusi ed alzando la voce.

–Perché ti amo e non posso pensarti insieme ad un'altra!-

 

Ron inghiottì il vuoto  prima di scuotere la testa. –Io l’ho fatto per vendetta.- Il ragazzo non riuscì a continuare la frase che, mentre ancora i suoi occhi dardeggiavano, Taissa e Dimitri entrarono nel bar.

 

-Ehi, Ron!- lo richiamò la ragazza dai bellissimi occhi smeraldo.

 

Ron fissò ancora per qualche attimo Hermione negli occhi, il suo sguardo esplicito ed infelice. 

La riccia annuì e sentì il cuore farsi pesante. Aveva incattivito Ron a tal punto da arrivare a giocare con i sentimenti delle persone?

Scosse la testa. Se davvero le cose stavano così allora doveva muoversi, prima che il cuore di Ron si congelasse del tutto.

 

 

***

 

Tamiara accarezzava con freddezza la testa bionda di Mellifluo.

I fili d’oro del Mangiamorte le ricadevano flosci sulla sua gonna nera di velluto.

Sorrideva con quel suo fare inquietante, eppure così raffinato.

 

-Sei stato bravissimo, Mellifluo...-

 

L’uomo annuì contro le sue gambe. –Grazie, mia Signora.-

 

Rimasero in silenzio mentre  il crepitare del camino teneva loro compagnia.

Mellifluo aveva tanti pensieri confusi nella sua testa eppure non riusciva ad esprimerli. Quella mattina quando aveva udito Angelia gridare il suo nome la sua carne ed il suo cuore avevano tremato.

 

Senza motivo.

 

Mellifluo strinse la mano di Tamiara che lo stava accarezzando.

 

-Mia Signora?- la richiamò.

 

-Sì?-

 

-Chi era la donna di stamattina?-

 

Tamiara non esitò a rispondere.

 

-Un guscio vuoto come te, Mellifluo.-

 

Continua...

 

***

 

 

Non temete...

Non mi ero dimenticata di voi. Sapevo benissimo che avevo un impegno con i miei amici preferiti.

Ogni volta che tornavo a casa da un mio viaggetto (...quest’estate sono stata sempre in giro:Hannover, Insenbuttel, Berlino, Dresda, Salisburgo...) mi mettevo davanti al pc e scrivevo un pezzetto di questo chapter che è stato davvero difficile da tirare su. Alternare momenti belli ad altri molto tristi e disperati non è facile.

Mi spiace tanto di avervi fatto aspettare troppo. Lo so, avrei dovuto scrivere prima questo chap invece delle altre one-shot che ho pubblicato. Il problema, però, è che oltre dal viaggio sono stata trascinata in un bellissimo GDR che adoro e che mi ha ispirato. Scusatemi.

Ora basta parlare.

Vi lascio ai vostri saluti personali. Spero di riuscire ad aggiornare prima col prossimo capitolo.

 

***ginny*** Oh, eccoti qui. Mi chiedevo dove fossi finita. ^___-. Finalmente ti sei fatta viva. Sono contenta che ti siano piaciuti i miei chaps e non vedo l’ora di avere 3 secondi di tempo per fare un salto sul tuo nuovo account autore. Tante grazie del commento, un bacio grande,

Angèle J

 

Monik  Grazie*____*. Ma lasciami ringraziare te per avermi permesso di tenerti compagnia e farti sognare, baci,

AngèleJ

 

Carola Eccoti, accontentata. Spero che anche questo chap ti abbia spassionato. Grazie mille per la recensione, baci,

AngèleJ

 

Giuly Weasley  Tessoro! Eccola la tua recensione luuuunga e belliccima *__________*. Sono così contenta che la mia storia sia stata di tuo gradimento. Grazie! Non so davvero che dire. Ho conosciuto una persona deliziosa e questo mi fa un enorme piacere. Non vedo l’ora di sapere quello che pensi di sto chappino. Mi raccomando fammi sapere. Baci,

AngèleJ

 

Antogeta Ciao! Ma che piacere sentirti. Quando ho letto il tuo nome mi sono sentita lusingata. Davvero tante grazie per aver letto ed apprezzato le mie storie. Sei stata eccezionale! Non posso far altro che sperare che anche questo chap ti sia piaciuto e che i miei pg continueranno ad avere un posto particolare nel tuo cuoricino. Baci,

AngèleJ

 

Aantos Ecco fatto! Scusami dell’attesa,

baci,

AngèleJ

 

Ginnylondon  Ciau! Beh, Ginny doveva essere un auror ma poi ha avuto Eddie ed ha deciso di lasciare l’accademia. Rimane il fatto che è un tipo in gamba *.*. Grazie dei complimenti, un bacio,

Angèle J

 

Karmensita Devo dirtelo, piccoletta, mi eri mancata. Ritrovarti e leggere le tue recensioni così lunghe ed appassionate per me è stato un meraviglioso risveglio. Meno male che ci sei tu che fai sempre un sunto perfetto di tutto quello che succede nella mia fic... *____*. Grazie. Grazie dei complimenti e dell’affetto. Un bacio apostrofato di rosa,

AngèleJ

 

Ary Eccola lei... o eccoli loro? Ma non so, cmq sia, salutami tuo bro. E’ un piacere risentirti. Sei sparita nel nulla... avevo pensato fossi tornata negli USA...^_^. Mi fa piacere sapere che io continuo ad essere una tua scrittrice preferita e che apprezzi la mia fic. Davvero tante grazie, ti mando un bacio affettuoso,

AngèleJ

 

July Chan Non ti preoccupare. So che il tempo è tiranno. In quel periodo anch’io ero piena di cose da fare. Per il momento almeno fino all’inizio dell’università (il 2 Ottobre -_______-‘’’) io non avrò nulla da fare. Ecco, quindi, l’aggiornamento. Spero che ce la farai a leggerlo. Grazie del commento e dei tuoi complimenti. Non vero l’ora di leggere ancora cosa ne pensi, un bacio,

AngèleJ

 

AvaNa Kedavra Ciao! Ma che bello sentire le vecchie conoscenze. Ti ringrazio del commento e dei complimenti. Spero che questo chap non ti abbia deluso. Ti mando un grosso bacione,

AngèleJ

 

Kaho Chan Brava Kaho! Fai il tifo per i buoni perché per riprendersi la rivincita dovranno soffrire come non mai... L’azione è partita e riprenderà sempre di più nei prox chaps. Non vedo l’ora di sapere cosa ne penserai di questo aggiornamento, ti ringrazio dei compliments, ti mando un bacio enorme,

AngèleJ

Daffydebby Ehi, ciao dolce mammina. *Angèle gongola*. Come stai? Spero bene, e spero che anche le tue deliziose scimmiotte stiano benissimo ^_^. Ti ringrazio tanto del tuo commento e dei tuoi complimenti... Sì, sì, fidati di me e non te ne pentirai.... ^______-! Spero ce apprezzerai anche questo mio ultimo sforzo un bacio grandiccimo.

Angèle J

 

*JULY@* Spero che questo chap sia stato di tuo gradimento. Se così non fosse, ti autorizzo a non leggere più la mia fic, non mi piace deludervi...ç_________ç. Tanti kisses affettuosi,

AngèleJ

 

Vale *Angèle s’inchina al cospetto della miticissima* Vale, mia! Come stai? Mamma mia da quanto non ci sentiamo. Mi riprometto sempre di scriverti un’e-mail ma puntualmente non lo faccio... Perdonami ç_________ç. Quanto mi mancano le tue storie... ed il tuo modo di scrivere. Tornerai prima o poi a farci compagnia, vero?Ci manchiiiiiiiiiii!!!! Ç_________ç ! Grazie per tutto quello che hai scritto nel commento. Ti adoro troppissimo. ^________^. Mi raccomando non sparire e fammi sapere ancora cosa ne pensi. Ho bisogno del tuo parere. Ti mando un bacio enorme che più enorme non si può,

AngèleJ

 

EDVIGE Sì, tesoro. Per scrivere storie dal senso compiuto ci vuole pazienza, però, sta volta sono stata schifosamente lenta. Mi devi perdonare, davvero. Non vi meritate di aspettare tanto. Ç_______ç. Mi sento uno straccio per avervi fatto attendere così a lungo. Grazie, dei complimenti e spero che questo chap ti sia piaciuto, un bacio.

AngèleJ

 

Funkia Ehi, Pupa! Il tuo commento mi ha fatto sorridere. In effetti, hai ragione. Mi sono trascinata dietro ‘sti due per un’intera e lunga storia di 30 capitoli... e adesso nel sequel si sono lasciati... Perdonami ma non ho saputo resistere, Hermione secondo me è insicura e molo imprevedibile. Sì...

Cmq, non vi preoccupate. Tutto si risolverà per il meglio. Un bacio,

AngèleJ

 

Daisy_05 No, love... non chiedermi di far morire Taissa come la farebbe morire Stephen King perché non ne sono capace. XD. Rispondere alle tue domande ora come ora, sarebbe impossibile, quindi ti lascio con il dubbio...XD. Lo so che mi odierai ma non posso! Chi leggerà saprà, un bacio incantevole e tante grazie per i complimenti.

AngèleJ

 

Karry Ciao! Ma grazie tante del commento. Ti è sembrato un capitolo interessante? Sì, lo so. Un’oggettistica particolare XD. Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi di quest’ultimo. Fammi sapere, ok?Ciaooo,

AngèleJ

 

Judeau Grazie, caro. Lo so non appare benissimo Viktor ne “Il Ballo d’Inverno”, però io non lo sopporto molto quel pg. ^^’’. Grazie del commento, un kiss spassoso.

AngèleJ

 

FedeHermy Ehehe... e già. La vita è una valle di lacrime, però, ogni tanto viene intervallata da momenti leggermente più felici. Cmq che bello sentire un commento positivo sulla mia fic. Sei stata gentilissima. Lo so che Maggie e TJ sono adorabili, piacciono anche a me. Questo, beh, è tutto dire. Spero tanto che anche questo chap ti piaccia, un bacio, grandissimo,

AngèleJ

 

Hiromi Grazie tesoro! Meno male che ci sei tu! Un bacio grandissimo,

Angèle J

 

Meggie Ciao, tesoro. Ma che onore avere una tua recensione. Grazie dei tuoi complimenti e del tuo supporto. Sei l’unica ad aver “approvato” la mia scelta di stravolgere così la storia. Spero che tutto sarà di tuo gradimento, un bacio enorme,

AngèleJ

 

Robby Eheheh. Sì, Ginny è un tesorino. E’ sveglia, furba... è Ginny. Eccoti servita il nuovo chap, spero che ti sia piaciuto. Continua a farmi sapere cosa ne pensi e grazie della tua recensione. Baci,

AngèleJ

 

Sirius4ever Grazie, davvero. Bacioni,

AngèleJ

 

 

Tanti saluti anche a chi non ha recensito. Grazie di aver letto, baci,

AngèleJ

 

 

   

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Crash into you ***


DAAB II

.::La partita non è finita::.

Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà di J.K. Rowling (a parte qualcuno), quindi, ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso, quello di Harry Potter…

Io ho terminato, buona lettura.

Angèle

* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….

 

-Chapter 6: "Crash into you…"-

-Hermione?- Dimitri camminava accanto alla ragazza castana, in silenzio. Erano appena usciti da un locale in Diagon Alley, dove, insieme a Ron e Taissa, avevano trascorso la serata.

Hermione era intontita dal comportamento che Ron aveva tenuto con il capitano bulgaro in quelle ore: era stato gentile, premuroso, simpatico e sexy al punto giusto. Aveva avuto la capacità di far avvertire ad Hermione sempre più frequenti spasmi di gelosia.

La ragazza, però, era stata brava a contenersi. Non aveva dato modo a nessuno- forse solo a Ron che la conosceva bene- di accorgersi del suo stato d’animo.

Si riscosse dal suo rimuginare proprio nello stesso istante in cui la mano di Taissa era casualmente finita sulla guancia di Ron.

-Hai del gelato proprio qui…-la voce allegra della bulgara fece venire voglia ad Hermione di cavarle quei dannati occhi verde smeraldo che avevano incantato persino lei per un paio di secondi, qualche ora prima, a tavola.

"Ed io ti odio proprio da qui fino alla fine del mondo"

-Hermione?!- Dimitri la richiamò ancora, preoccupato che potesse essere entrata in trance.

La bruna finalmente gli rivolse lo sguardo con disinvoltura, come se nulla di strano fosse successo. Voleva quasi far sembrare una routine quotidiana quel suo rintronamento…

-Sì?-

-Oh, finalmente. Pensavo ti avessero rapito gli alieni…-

Hermione ridacchiò un attimo, quasi per mascherare il suo nervosismo. Continuava a tenere d’occhio la mano di Taissa e la guancia di Ron e, più il tempo passava, più il mostro verde della gelosia le torturava lo stomaco.

Quella mano e quella guancia, infatti, erano rimaste più del dovuto attaccate in una carezza che lei giudicò tremendamente "volgare".

-Addirittura? No, no. Sono qui, con te…- "Ma vorrei essere lì, con lui. Questo, però, non ha importanza."

-Ti sei diverttita?- Alcune volte l’accento bulgaro di Dimitri faceva capolino nel suo perfetto inglese, conferendogli quella parlata piacevolmente esotica che anche Hermione apprezzava.

-Sì.- "No, ma nemmeno questo importa." Hermione aveva una faccia così poco convinta che persino Dimitri non riuscì a crederle…

-Non ci credo, Hermione. Non hai l’espressione di chi abbia passato una bella serata. Direi, piuttosto, di una condannata alla…- Dimitri cercò nel suo vocabolario la parola più appropriata. Gli occhi marrone chiaro guizzarono, in un lampo d’intelligenza. -…gogna.-

Hermione arrossì e negò forte col capo. –Ma no, che dici?! Sei stato un piacevolissimo accompagnatore.-

-Non mentirmi, Hermione. Il tuo corpo era con me, ma la tua testa e il tuo spirito vagavano indisturbati verso altri lidi.-

Hermione inarcò un sopraciglio alla bravura di Dimitri: utilizzava i termini e le frasi idiomatiche adatte e tutto in un modo così naturale che quasi sembrava un nativo inglese.

-Parli troppo difficile, sai Dimitri?-

Il ragazzone alto e biondo rise ed i suoi occhi, di quel marrone così caldo e vivace che parevano incastonati nel volto squadrato e mascolino, si accesero di entusiasmo.

-Me l’hanno detto spesso.-

-Immagino!-

Dimitri rise di nuovo con un gusto ed un trasporto che coinvolsero anche Hermione.

Gli echi allegri delle loro risate raggiunsero le orecchie della coppia davanti: Ron e Taissa si voltarono, accigliati.

-Perché ridete tanto?- Ron che aveva trovato Dimitri alquanto tranquillo ed un po’ noioso era più che stupito di tanta ilarità.

Hermione aprì la bocca per rispondere, ma l’improvvisa visione delle mani di Taissa e Ron intrecciate le tolse il respiro. Presa dalla conversazione con Dimitri, non aveva notato, infatti, quel cambio di posizione.

Una distrazione che le costò un altro attacco violento da parte del mostro verde al suo povero stomaco.

-Hermione è molto simpatica.- rispose Dimitri candidamente.

Taissa nascose una risatina di scherno in un colpo di tosse. Notò l’occhiata velenosa di Hermione, ma non si scompose più di tanto. Preferì avvicinarsi maggiormente a Ron, passandogli l’altro braccio- libero ormai dal gelato- intorno al suo.

Hermione avvertì il colpo ed anche la voglia matta di sfasciare con un pugno il bel visetto di Taissa. Si trattenne, però, frenata solo dal buon senso.

-Sì, lo so.- Ron- estraneo a quella lotta sotterranea tra le due donne- rispose con sincerità a Dimitri. –Quando vuole sa esserlo.-

-Io sono sempre simpatica.-

-Certo come può essere sempre simpatica un’allergia.-

-Scemo.-

Ron e Dimitri risero, al contrario Taissa rimase a fissare Hermione che sbuffava scocciata. Non riusciva a credere di come quella ragazza, all’apparenza così normale, potesse aver incatenato con tanta bravura il cuore di Ron.

-Ron, sono stanca.- Taissa ruppe quell’allegria generale. Guardò con i suoi occhi verdi quelli azzurri del ragazzo. –Mi accompagni a casa?-

Hermione sbiancò e sgranò gli occhi. Come le sarebbe piaciuto poter schiaffeggiare Taissa e quella sua dannata voce sensuale.

Ron fissò la bulgara e sorrise.

-Certo.-

Una fitta colpì il cuore di Hermione, impotente di fronte a quella situazione.

Cosa poteva fare se non sentire le gambe molli e la voglia di uccidere entrambi farsi sempre più forte?

-Vuoi che ti accompagni?- Dimitri si era chinato con gentilezza verso Hermione che, però, era rimasta immobile a fissare Ron e Taissa. –Hermione?-

La bruna era scattata, all’improvviso, come una molla. –No, grazie!- puntò i pugni sui fianchi. –Io so arrivarci da sola a casa…-

Dimitri arrossì lievemente sulle guance. –D’accordo.-

Ron inarcò un sopraciglio, mentre Hermione lo superava senza degnarlo di uno sguardo.

-Dove vai?-

-A casa.-

-Ma non è da quella parte.-

Hermione arrossì e sentì una rabbia montarle dentro, quando Taissa la schernì. –Non mi sembra tu ci sia arrivare a casa.-

-Tu non t’immischiare.- borbottò in risposta la ragazza castana.

Ron scosse la testa e afferrò la mano di Taissa. –Va beh, comunque noi andiamo.-

Hermione sentì lo stomaco contorcersi. Fissò brevemente gli occhi chiari del ragazzo rosso che non sembrò considerarla affatto. Infatti, quest’ultimo, salutò sommariamente Dimitri che nel frattempo era rimasto silenzioso ad osservare e, dopo aver lanciato un’ultima occhiata ad Hermione, si smaterializzò con Taissa.

"Sei sempre la solita stupida, Hermione"e non seppe fare altro che mordersi le labbra.

 

***

Harry e Ginny rientrano tardi, quella sera.

Eddie dormiva tra le braccia del padre con un’espressione così tranquilla che quasi faceva invidia.

-Quando lo cullo io, non ha mai quell’espressione beata…- Ginny aveva lanciato un’occhiata al suo bambino, mentre apriva la porta di casa.

Harry sorrise, chinandosi su di lei per un bacio a stampo. –Beh, io sì…-

Ginny inarcò un sopraciglio mentre lo guardava. Fece un sorrisetto tutto Weasley ed aprì la porta. –Tu hai sempre quell’espressione quando ci sono io nei paraggi, in generale…-

Harry la guardò entrare in casa. Squadrò il fisico della sua quasi moglie da dietro e sospirò frustrato. –Tu mi hai fatto un incantesimo… altrimenti non me lo spiego…- salì le scale sempre seguito da Ginny. Arrivò nella stanza di Eddie, dove con gentilezza depose il bambino. –‘Notte, campione…- gli sussurrò all’orecchio, dopo un delicato bacio sulla fronte.

Ginny sorrise. –Quando sei così dolce con Eddie, sei dannatamente sexy, Potter…-

Harry le si era avvicinato con un sorriso. Appoggiò le mani sui fianchi della donna, attirandola a sé.

Il profumo dei capelli di Ginny scintillò nell’aria come le faville del fuoco.

I suoi occhi color carta da zucchero erano guizzanti, animati dalla contentezza di stringere di nuovo Harry dopo tanto tempo.

Le loro labbra si sfiorarono delicatamente, desiderose di non far terminare quel momento troppo presto.

Rimasero sulla soglia della porta a giocare con le loro bocche prima con falsa timidezza e poi con sempre maggiore ardore. Alla fine Harry, incapace di continuare oltre con quella tortura, catturò con foga le labbra scarlatte della sua fidanzata, schiacciandola contro lo stipite della parete, preso da quel contatto così anelato ed amato.

-Mi sei mancato…- gli disse Ginny dopo quel bacio mozzafiato.

Harry appoggiò la fronte contro quella della ragazza.

I loro respiri affannati e sincronizzati, si perdevano sulla pelle delle labbra dell’altro.

-Tu non sai quanto a me…- L’uomo sospinse Ginny fuori dalla stanza del bambino.

Il corridoio che separava la camera di Eddie dalla loro non sembrò mai così lungo.

Harry si fermava sempre ogni tre volte su due a baciare Ginny, a tentare di strapparle di dosso i vestiti senza aspettare di arrivare nella loro stanza. Alla fine -quando Ginny aveva interrotto il loro bacio per la quarta volta-, la sollevò di peso, facendole passare le gambe attorno al suo bacino, e raggiunsero molto più velocemente-non avevano più bisogno di fermarsi per baciarsi- la loro meta.

Le loro mani giovani ed attive erano troppo desiderose di sentire la pelle dell’altro per aspettare oltre. Quando si stesero sul loro letto, infatti, Ginny non indossava più la sua camicetta e Harry aveva già detto addio alla maglia.

Ginny passò le mani tra i capelli del bruno, mentre gli accarezzava le gambe con i propri polpacci.

Harry rabbrividiva ad ogni carezza, ad ogni dolcezza che quella donna gli donava, sempre in un modo così nuovo, così appassionato, così bello.

Bastò, infatti, una mano di Ginny sul suo fondoschiena per fargli perdere il contatto con la realtà, con la situazione in cui si trovavano e, ben presto, l’uno si perse nell’altra, felice in un modo vergognoso.

-Ti amo…- Quel sussurro fece rabbrividire Ginny come un alito di vento gelido e nello stesso tempo bollente.

Una carezza di baci ardenti, non avrebbe mai sortito lo stesso effetto di quelle poche parole.

Inarcò, allora, la schiena contro il bacino di Harry e gli afferrò il viso tra le dita affusolate.

-Ti amo anch’io, Harry Potter.- i suoi occhi languidi si fissarono in quelli appassionati dell’uomo e sorrise.

Harry la strinse forte a sé, perdendo il suo naso sulla pelle nivea di Ginny ed avvertendo quell’odore di fragola. –Non lasciarmi mai.-

Poi, entrambi non ebbero più tempo di parlare, troppo presi l’uno dall’altra, troppo immersi nella loro intimità.

***

 

Tamiara adorava l’odore della pioggia imminente e quell’atmosfera elettrica che ricopriva tutto prima di un temporale.

Aspirò profondamente quel profumo, vibrando alle sensazioni che le faceva avvertire.

Il cielo nero e vellutato dalle nuvole si stagliava denso e sicuro sopra il verde dei prati che si estendevano tutto intorno al castello diroccato, sede segreta dei rivoltosi.

-Tamiara…- Cassio si era materializzato all’improvviso dietro la donna. Portava il mantello nero con il cappuccio tirato sulla testa. Sotto quella stoffa scura spiccavano soltanto i suoi occhi azzurri e penetranti, atteggiati perennemente in quello sguardo malvagio. -Le truppe chiedono quando potranno sgranchirsi un po’ le braccia, uccidendo qualcuno.-

La donna non si scompose minimamente da quell’interruzione improvvisa del silenzio che avrebbe fatto sobbalzare chiunque. Si limitò a voltarsi, guardando l’uomo freddamente.

I suoi occhi verde-marrone erano accesi da un timido raggio di luna che si calava incerto dalle nuvole.

-Mi è mai interessato qualcosa delle richieste dei miei uomini?-

Cassio si sentì quasi in imbarazzo.

Tamiara lo stava fissando come se fosse un insetto inutile anziché il suo compagno fidato e devoto. Aveva le labbra carnose appena socchiuse in un’espressione disgustata.

-No…-

-Appunto.- con il sopraciglio inarcato, la donna si voltò di nuovo a contemplare l’immensità della natura.

-Non è prudente, però.- Cassio le si era avvicinato desideroso di darle dei consigli che avrebbero giovato più a lui che ad altri. Magari se lei li avesse seguiti non si sarebbe più sentito così… inutile.

Tamiara incrociò le braccia sul petto e sbuffò all’insistenza inopportuna di Cassio. Non amava essere contraddetta ed obbligata a fare qualcosa. Era lei il capo, Cassio doveva limitarsi a seguire i suoi ordini… altrimenti poteva anche andarsene o morire. Non era indispensabile nel suo piano.

Mellifluo sarebbe stato un compagno altrettanto fidato se solo non avesse avuto quella curiosità così stupida.

-Non me ne curo affatto, Cassio.- il tono con cui gli aveva risposto lo lasciarono in silenzio, preoccupato. –Vattene, non ti ho convocato.-

-Ho bisogno anch’io della tua convocazione per vederti?-

Tamiara si voltò a guardarlo e scoppiò a ridere con cattiveria e scherno.

Cassio spalancò la bocca basito. –Ma cosa ti succede?- le posò una mano sul braccio e la donna si voltò di scatto a guardarlo. Le bastò un’occhiata carica di odio per sollevarlo di peso e farlo ricadere pesantemente sul pavimento di pietra della torre diroccata.

-Non mi devi toccare, Cassio. Non mi devi dare ordini né consigli. Ricorda chi comanda.-

Cassio aveva la faccia schiacciata contro il pavimento. Il cuore gli batteva carico di rancore ed astio nei confronti di Tamiara.

Sputò sul pavimento il rigurgito di sangue che gli si era formato nella bocca e si risollevò.

-Certo, me lo ricordo.-

Tamiara parve soddisfatta. Gli si avvicinò col suo passo vellutato e misurato, scivolando sul pavimento con eleganza. Gli poggiò una mano sul petto e gli diede un bacio a stampo sulle labbra, ancora sporche di sangue.

Cassio non riuscì a non rispondere a quel gesto.

-Mi piace quando sei così intelligente.- Tamiara gli pulì le labbra con un dito ed aggiunse. –Raduna gli uomini, attacchiamo Diagon Alley.-

-Davvero?- Cassio si risollevò al pensiero che la donna avesse seguito il suo consiglio. Non sapeva certo che Tamiara avesse intenzione già da prima di organizzare un assalto.

-Certo. Non vorrei che i nostri cari amici si dimenticassero di noi.-

-Sì, mia signora…-

-Ah, Cassio?- Tamiara bloccò l’uomo, alzando un attimo una mano. –Lascia qui Mellifluo.-

-Ma perché?-

Tamiara lo fulminò con uno sguardo. –Perché te lo ordino io.-

Cassio annuì e, quando scorse un sorriso obliquo sul volto tondo della donna, ne ebbe paura.

 

***

-E’ normale quello che questa sera è successo qui, Anne?!- Draco alzò la voce più di quanto avrebbe voluto. Sentiva i nervi tendersi sempre di più e nulla riusciva a rilassarlo. Non sopportava l’idea di quello che sarebbe potuto succedere se solo lui non fosse arrivato in tempo. –Per te, tua cugina che tenta il suicidio, è una routine quotidiana…-

Anne aveva ancora gli occhi arrossati e cerchiati da profondi segni violacei.

Angelia, sorvegliata ormai a vista dai due, dormiva un sonno tranquillo provocatole dalle medicine che Draco le aveva portato.

Regnava, in quel momento, una pace assurda nel salotto della casa: le urla dell’uomo si erano appena vibrate nell’aria, accolte dal silenzio insopportabile di Anne.

-Mary Anne vuoi rispondermi?-

La ragazza si voltò ad osservare Draco. Si morse le labbra cercando di trattenere una successiva scarica di lacrime che incombeva di nuovo sui suoi occhi. –Non posso risponderti, Draco, perché non so cosa stia succedendo ad Angelia. E’ stato un periodo difficile per lei come per tutti.-

-Non hai notato nessuno strano comportamento?- "Riti strani per riportare in vita Mellifluo, per esempio?"

Anne sbuffò. –Morgana, Draco! Cosa diamine vuoi? Arrestarmi, forse, alla fine di questo interrogatorio…- allungò le mani verso il ragazzo. –Avanti ammanettami, così ti sentirai meglio.-

Draco la guardò con serietà. Scosse la testa scocciato. –Non essere sciocca, non sei un’assassina…- "Ed anche se lo fossi, sfido chiunque ad ammanettarti quando hai quelle guance accaldate…"

-Beh, mi stai trattando come se lo fossi…-

Draco sospirò, avvertendo il colpo. Distolse lo sguardo dai tratti di quel viso così angelico e lo posò su Angelia addormentata. –Mi spiace, non volevo.-

Anne annuì col capo. –Già, tu non vuoi mai niente…-

-Come?-

-Oh, no, giusto! Tu Hermione la volevi, eccome, sono solo io che non sono mai stata abbastanza per te…-

Draco strinse i pugni sulle gambe a quelle parole. –Stai dicendo un sacco di sciocchezze, Anne.-

-Come al solito, no? Tu il perfetto ed io la povera idiota…- Anne si passò una mano tra i capelli, frustrata. –Perché sei ancora qui?-

-Perché voglio starti vicino.-

Anne alzò lo sguardo, fissando i suoi occhi azzurri e vacui, in quel momento, sul volto del biondino. –Non ce n’è bisogno. Va via.-

-No, perché qui c’è ancora bisogno di me, esattamente come oggi pomeriggio.-

La bruna sbuffò, infastidita. Non riusciva a sopportare tutta quella situazione, prima Draco e poi Angelia, tutti la stavano tagliando fuori dalle loro vite e non riusciva a credere che lei glielo stesse facendo fare. –D’accordo, oggi pomeriggio è stato un caso. Cosa vuoi Draco, un applauso? Ok, grazie mille per il tuo pronto intervento, ma adesso puoi anche andartene.-

-Ho visto Mellifluo.-

Anne si bloccò all’improvviso. Portò lo sguardo su Draco e spalancò gli occhi incredula.

-Come, scusa?-

Draco la fissò e fece una smorfia. –Ho visto Mellifluo, diverse notti fa, all’attacco ad Azkaban.-

-Mellifluo? Azkaban?- Anne aggrottò le sopraciglia. –Non è possibile… lui è…è… morto…ti sarai sbagliato.-

-Lo credevo anch’io. Il comportamento di Angelia, però, mi ha fatto riflettere… ho paura abbia fatto una sciocchezza.-

Anne si morse le labbra, scotendo la testa. –No, non è possibile… io non ci credo. Lei non può aver… lei non può aver commesso un atto così sconsiderato, dopo tutto quello che ha passato.-

-Proprio perché ha passato un periodo terribile che potrebbe averlo fatto.-

Anne rimase in silenzio a fissare le spalle di Angelia che si abbassavano ed alzavano ad un ritmo regolare. Si strinse nelle spalle, incrociando le braccia sul petto. –Tu la ritieni già colpevole.-

-No…-

-Sì, invece.-

Draco sospirò stanco di quegli attacchi ripetuti e pesanti contro di lui. Non era abituato ad essere sempre e continuamente frainteso. –Mary Anne smettila di travisare quello che dico.-

-Allora, tu sii più chiaro. Per una volta nella tua vita, potresti anche sforzarti.-

Anne sfidò con lo sguardo Draco a replicare. Sapeva che non ne avrebbe avuto il coraggio: a troppe cose rimandava quella frase che ancora riecheggiava nell’aria.

-D’accordo se è questo che vuoi.- Draco sentì il cuore arrivargli nelle orecchie, si alzò dal divano sul quale era seduto e raggiunse in pochi passi la ragazza sulla poltrona. Appoggiò le sue mani sui braccioli, sporgendo il viso pallido verso quello roseo di Anne che trattenne il fiato per la sorpresa.

-Che fai?- un sussurro incerto dalle labbra della donna, mentre il profumo di Draco le aleggiò intorno.

Draco la fissò, serio. –Voglio essere chiaro e sincero. Quindi, ascoltami con attenzione e guardami negli occhi.-

Anne era schiacciata sulla spalliera della poltrona. Non riusciva a respirare con tranquillità. Che bisogno c’era di avvicinarsi così tanto a lei per parlarle?

Draco fissò per un secondo di troppo le labbra a cuore della ragazza e ne rimase rapito. Sapeva, ormai, quanto dolci potessero essere se accarezzate con le proprie nel modo giusto. Sentiva il respiro di Anne leggermente affrettato ed il suo cuore ormai gli ronzava fastidioso nel petto. Per riuscire a parlare, dovette distogliere lo sguardo dal suo viso per un secondo.

-Io non penso che Angelia sia colpevole di nulla. Ho solo collegato alcuni avvenimenti e mi dispiace essere arrivato a lei.- Draco aveva riportato il suo sguardo sugli occhi di Anne e non aveva mai battuto ciglio. –So che è profondamente innamorata di Mellifluo e spesso l’amore porta a fare azioni sconsiderate.-

Anne annuiva, incapace di fare altro, alle parole sussurrate sinceramente da Draco.

–Tutto qui. Credimi-

La ragazza socchiuse, allora, gli occhi, afflitta. Appoggiò con pesantezza il capo alla spalliera e negò.

–Lo so che hai ragione, Draco. Solo non voglio che sia davvero come dici. Angelia verrebbe rinchiusa ad Azkaban, senza alcun processo e…e io…- gli occhi di Anne si riempirono di lacrime con troppa velocità. Un singhiozzo le ruppe dolorosamente la gola e un pianto silenzioso la fece tacere. –Io… non so che fare senza di lei…-

Draco la vide così piccola, dolce e bisognosa di cure ed affetto: aveva quello sguardo triste e reso ancora più tenero dalle lacrime che scendevano dispettose sulle guance.

Fu così che, senza pensarci oltre, le circondò le spalle con le sue braccia, attirandola a sé.

La strinse forte, senza preoccuparsi di nulla.

Entrambi avevano bisogno di quel contatto così prezioso e nessuno parve chiedere di più all’altro.

Anne, infatti, gli passò le braccia dietro la schiena, appoggiandogli un lato del viso sul petto, limitandosi a tranquillizzarsi in quella pace che la invadeva ogni volta che lui la stringeva.

-Non dirò niente per il momento. D’accordo?-

Anne annuì contro la maglia di Draco, poi cullata dalle carezze e dal respiro dell’uomo che amava con tutta se stessa, si addormentò profondamente.

-‘Notte, amore mio.-

 

***

-Quindi, tu saresti il famoso Charlie Weasley?- Maggie aveva l’aria incredula, mentre fissava l’uomo dalla fulva capigliatura prepararle un caffè. Vedere qualcuno utilizzare la magia era sempre sconvolgente e, anche quella volta, Maggie ne rimase affascinata.

-Per servirla, Miss.- Charlie si voltò appena un secondo per farle un occhiolino.

La biondina arrossì e scosse la testa.

Il fascino era qualcosa che gli Weasley avevano nel DNA: un sorriso furbo, due occhi grandi ed azzurri, un paio di labbra anche se sottili sempre ben disegnate e soprattutto quella capigliatura rossa fiammeggiante che poteva risultare davvero molto sexy.

Maggie appoggiò il mento sulla mano mentre fissava la figura di Charlie.

In tutte le descrizioni che le erano state fatte su quel mirabolante fratello, domatore di draghi, le avevano sempre parlato di un qualcosa che in quel momento le sfuggiva e non riusciva a cogliere da nessuna parte in Charlie.

Rimase a lungo ad osservarlo, anche dopo che l’uomo l’ebbe servita la sua tazza di caffè fumante.

-Che c’è?- Charlie si era preoccupato nel notare l’insistenza con la quale Maggie lo scrutava. –Sono sporco da qualche parte?-

La ragazza arrossì ancora, negando vigorosamente con la testa. –No, nulla. Scusami.- girò il suo cucchiaino nella tazza e si morse le labbra, incerta. –E’ solo che… beh, sembra che manchi qualcosa in te…- si accarezzò il mento. -…quando mi parlavano di te, sottolineavano sempre un particolare che adesso non riesco a ricordare…-

Charlie fece un sorriso allegro che la confuse. –Beh, si tratta sicuramente del codino.- voltò la testa per mostrare la nuca rasata da poco. –Me l’hanno tagliato sta mattina. E’ stato terribile, ma necessario.-

Maggie rimase un attimo attonita, mentre le tornavano alla mente le parole di Ginny: "Una lunga e fluente chioma, legata in una coda di cavallo bassa".

-Sì, è vero. Manca proprio quello.- bevve un sorso del suo caffè, sorridendo contro la tazza. –Assomigli molto a Ron.-

Charlie ridacchiò un po’. –Sì, certo. Togliendo che lui è più alto, più grosso e meno bello di me, siamo proprio due gocce d’acqua…-

Maggie rise. –Ti consideri irresistibile, vero?-

L’uomo fece un sorrisetto tutto compiaciuto. –Piccola, mi hai guardato bene?-

Maggie lo guardò ironicamente. Soppesò ogni particolare della figura di Charlie e poi annuì. –Beh, effettivamente, nonostante la tua veneranda età, non sei proprio da buttar via…-

-La mia che?- Charlie inarcò un sopraciglio.

-La tua età avanzata…-

-Pupa…- incrociò le braccia sul petto. –A me basta schioccare le dita per avere qualsiasi donna.-

-Sì, certo.- Maggie rise ed inclinò la testa un po’ scettica. –Non ti sembra di esagerare?-

-E a te non sembra di sottovalutarmi.-

Si fissarono negli occhi per un lungo momento. Poi, scoppiarono a ridere nello stesso istante.

Maggie aveva letteralmente adottato la famiglia Weasley. Adorava Ginny e Ron, ma, in quel momento, anche Charlie non le dispiaceva affatto.

-Quindi, fammi capire bene…- Charlie si era ripreso dalle risate ed aveva appoggiato una mano sul tavolo, accanto alla sua tazza di tè verde. –Tu saresti Maggie Cooper, amica di Ron che oggi dorme qui.-

-Non oggi, Charlie. Io dormo tutti i giovedì qui.-

Charlie inarcò un sopraciglio. –E perché di grazia?-

Maggie si strinse nelle spalle. –Il mio ragazzo TJ, lavora in un piano bar fuori Londra il giovedì…e io non amo passare la notte a casa da sola. Siccome tornare a NewFreedom, dalla mia famiglia, mi sarebbe un po’ scomodo, vengo a dormire qui.-

-Hm, chiaro.- Charlie bevve un lungo sorso di tè. –Ti piace mio fratello.-

Maggie rise. –Sì, mi piace, ma non in quel senso. Per me è una sottospecie di fratellone, di zio acquisito. Ci siamo stati vicini, quando ne avevamo bisogno. Io, TJ e Ron.-

-Ah, un triangolo.-

-Certo che no.- Maggie tentò di accavallare le gambe sotto il tavolo, ma non ci riuscì. Provò ancora una volta, ma i suoi piedi erano incollati al pavimento.

-E’ inutile che ti sforzi. Ti ho fatto un incantesimo per renderti inoffensiva.-

Maggie fece una smorfia. –E perché?-

Charlie ridacchiò. –E’ giusto una forma di precauzione. Metti che tu fossi stata un’assassina, quando ero girato a fare il caffè, avresti potuto uccidermi.-

-Eh?!- Maggie sbuffò. –Ma che dici?-

-In questo periodo, gira molta gente strana.-

-E tu sei uno di quelli.-

Charlie scosse la testa. –Nah, sono solo prudente.-

-Ma come avrei mai potuto ucciderti. Sono una maga-no, non riesco ad usare la magia.-

L’uomo si strinse nelle spalle. –Alla maniera babbana. Una coltellata nella schiena e addio Charlie.-

Maggie scosse la testa rassegnata. –D’accordo, in effetti, avrei potuto essere un’assassina. Adesso, però, che hai appurato che non potrei mai farti del male che ne diresti di liberarmi?-

Charlie ridacchiò. –Fammici pensare…- si portò una mano sotto il mento. –Togliendo il fatto che avere una bella ragazza immobilizzata nella mia cucina mi fa venire in mente mirabolanti immaginazioni…non credo ti libererò almeno fino all’arrivo di Ron.-

-E se non dovesse tornare per il momento?!- Maggie iniziò davvero a preoccuparsi.

-Rimarrai seduta comodamente lì.-

-E se mi dovesse scappare la pipì?-

Charlie fece una smorfia appena disgustata. –In quel caso, metterò dei giornali come faccio per i cuccioli di drago.- un colpo di bacchetta e alcuni quotidiani ricoprirono il pavimento sotto la sedia di Maggie.

-Ma sei pazzo?!- la ragazza si agitò sulla sedia. –Liberami immediatamente!-

Charlie ridacchiò e questo fece aumentare il nervosismo di Maggie. –D’accordo, biondina, facciamo così: io ti porrò tre domande su questa gabbia di matti e se mi saprai rispondere allora ti libererò… che ne dici?-

Maggie gli lanciò un’occhiataccia di quelle taglienti. –D’accordo.- disse con uno sbuffo. –E vedi di mantenere la promessa.-

-Io sono un uomo di parola.- allungò una mano per stringere quella della giovane, suggellando così il loro accordo.

-Vedremo.-

Charlie le fece un bel sorriso trovando quella ragazza simpatica ed intelligente, nonostante la sua possibile vena omicida.

-Prima domanda: come si chiamava mio padre?-

Maggie inarcò un sopraciglio. Si morse le labbra, riflessiva. –Come si chiamava tuo padre?-

Charlie annuì.

Perché diavolo non aveva mai saputo il nome del padre di Ron e Ginny? Ricordava solo che tra i quattro nomi di Edward ci fosse anche quello del signor Weasley…

Il problema era indovinare quale.

-Sto aspettando.-

-Beh, un attimo, devo ricordarlo…-

-Sei tu quella ad essere legata non io…-

Maggie sbuffò. –Sirius?-

-Quello era il padrino di Harry Potter.-

-Ah.-

Charlie inarcò un sopraciglio. Si accomodò sul tavolo, tenendo ben stretta la bacchetta.

–Potrei decidere di bloccarti anche le braccia…-

-Cosa?-

Il rosso rise. –Scherzavo.- con un colpo di bacchetta liberò la biondina.

-Eh? Ma non ho risposto esattamente, perché mi hai liberato?-

-Perché è arrivato Ron.- indicò con un indice il soggiorno dal quale pochi attimi dopo uscì tossicchiando il ragazzo rosso. –Ciao, Ron.-

Maggie sobbalzò. –Oh, meno male che sei arrivato. Tuo fratello mi ha legato perché pensava fossi un’assassina… Digli, per favore, che mi conosci…-

Ron si voltò a guardare la ragazza. Inarcò un sopraciglio. –Cosa?- allargò gli occhi. –E tu chi sei?-

Charlie scoppiò a ridere e quasi cadde dal tavolo, mentre Maggie faceva una faccia scandalizzata. –Non è divertente.-

Ron rise ancora per un momento, poi cercò di riprendersi. –Su, Maggie, stavo scherzando…-

Maggie lo guardò in tralice.

-D’accordo. Charlie questa è Maggie Cooper, una mia cara amica. E’ sempre stata la benvenuta qui, soprattutto, i giovedì sera, quando TJ, il suo ragazzo, lavora in un piano bar fuori Londra.-

Charlie annuì. –Sì, sì me lo ha già detto e le ho anche creduto. Solo che è stato troppo divertente vederla terrorizzata…- e rise di gusto.

-Ehi!- Maggie incrociò le braccia infastidita. –Non sei stato divertente.-

Ron allungò una mano per poggiarla sulla spalla della ragazza. –Su, ora non te la prendere.-

-Io non me la sono presa.- distolse lo sguardo dai due, cercando di nascondere la sua stizza.

-No?-

-No.-

Charlie ridacchiò. –Ok, Maggie. Mi dispiace.- le tese una mano. –Facciamo pace?-

La biondina lo guardò un momento, poi si sciolse in un sorriso. –D’accordo, ma la prossima volta evita tutta questa commedia o ti denuncio all’ufficio protezione babbani…-

Charlie rise ancora. –Va bene, pupa.-

-E non chiamarmi più pupa.-

Ron scosse la testa rassegnato, si voltò per raggiungere il frigorifero quando Maggie lo bloccò.

-Dove sei stato?-

-In giro.-

Charlie si voltò a guardarlo, rimanendo sempre seduto sul tavolo. –In giro non è una risposta.- disse dando man forte a Maggie.

-Sono andato a cena fuori con degli amici.-

Charlie inarcò un sopraciglio. –Amici, amici o amici, amiche?-

Ron si appoggiò contro il frigo per fissare i due. Si grattò un attimo il mento e poi rispose. –Non vedo come vi possa interessare.-

Maggie fece un sorriso. –Ci interesserebbe eccome, se tra quegli amici ci fosse stata anche una certa Her.my.knee.-

-Chi?- Ron e Charlie chiesero, fissando la ragazza scetticamente.

-Hermione.-

-Ah!-

-Uomini.- Maggie scosse la testa avvilita. –Comunque… c’era?!-

Ron prese dal frigo la confezione del latte. Ne versò un po’ in un bicchiere e bevve, ignorando quasi la domanda della biondina.

-Allora?- Charlie incalzò, battendo pacatamente una mano sul tavolo.

-Sì.-

-Bene!- esclamarono entusiasti i due.

-Ma non è come pensate voi.- Ron rimise a posto il latte. –E’ completamente differente.-

Maggie inarcò un sopraciglio. –In che senso?-

-Nel senso che era un appuntamento a 4 e io non avevo il mio con lei.-

-Mio fratello è un play boy.-

-Sta zitto, Char.-

-Sì, sta zitto.-

Charlie li guardò storto. –Mi sento in obbligo di ricordarvi che dovreste portare rispetto per le persone più grandi.-

Ron e Maggie lo ignorarono:l’uno rimase a fissare l’interno del suo bicchiere dove una solitaria goccia di latte colorava il fondo di bianco, mentre l’altra si fermò a riflettere su quanto Ron aveva detto.

-Com’è stato?-

Ron bevve quell’ultima goccia di latte prima di rispondere. –Strano. Dannatamente strano…e…-

-E?- Charlie era rientrato nella conversazione dopo un attimo di offeso isolamento.

-…e sbagliato.-

-Sbagliato?-

-Sì.- Ron si passò una mano tra i capelli. –Era sbagliato il posto in cui ero seduto, la mano che tenevo stretta nella mia, la ragazza che ho riaccompagnato a casa, le labbra che ho baciato…tutto sbagliato.-

-Perché?- Maggie si poggiò con un mezzo sorriso sul tavolo. –Perché era sbagliato?-

Ron rimase in silenzio. Fissò prima gli occhi verdi di Maggie e poi le tende della finestra della cucina. Rivisse in un flusso di ricordi la serata e dopo si umettò le labbra, sconfitto.

–Non era Hermione.- infilò le mani nelle tasche dei jeans. –Non era perfetto.-

-La perfezione non esiste, fratellino.-

Ron scosse la testa. –Oh, sì che esiste ed io ho provato la sensazione di stringerla, di sentirne il profumo.-

-Hermione non è perfetta, Ron.- Maggie cercò di consolarlo.

-Non è Hermione la perfezione. Era il nostro amarci ad essere perfetto.-

Un silenzio calò sui presenti per rispettare la sofferenza di Ron.

Maggie si morsicò le labbra, prima di chiedergli:

-Cos’hai intenzione di fare?-

Ron sorrise amaramente. –Io non ho intenzione di fare nulla. E’ tutto nelle mani di Hermione, adesso.-

Charlie appoggiò la testa su una mano. –Beh, allora possiamo stare tranquilli.-

-Perché?-

-Hermione farà la cosa giusta, come sempre.-

Ron sospirò e preferì non rispondere.

Maggie si strinse nelle spalle.

-Speriamo.-

 

***

Piangeva sotto la pioggia mentre tornava a casa. Piangeva mentre saliva le scale. Piangeva silenziosamente, ma lo faceva ed in quel momento, sotto il getto caldo della doccia, le sue lacrime si confondevano con l’acqua che le scorreva sul viso e le attraversava i capelli, appiccicandoglieli al viso.

L’odore nauseabondo della disperazione si confondeva e lottava con quello dolciastro dello shampoo e del bagnoschiuma.

Hermione Granger scivolò contro le mattonelle del box doccia fino a raggiungere il piatto di ceramica ricoperto di gocce. Si abbracciò le ginocchia livide per il freddo, appoggiando con pesantezza la sua fronte contro la pelle bagnata delle gambe.

L’acqua continuava a percorrere tutto il suo corpo incurante del dolore che esso racchiudeva.

L’acqua è portatrice di vita, di felicità, d’amore…

Hermione strinse così forte i pugni che le sue unghie s’infilarono per un secondo nella carne del palmo, ferendola.

Una piccola goccia di sangue scivolò lungo il suo polso pallido, fino a cadere con un impercettibile tonfo sulla ceramica della doccia.

-Fa male. Troppo male.-

Mentre i singhiozzi le rompevano disperatamente la gola, rifletteva sulla serata appena trascorsa, sul dolore che aveva provato nel vedere Ron dedicare tutte quelle attenzioni a Taissa, di quanto la facesse soffrire l’impossibilità di immischiarsi in quella storia d’amore…

-Male…-

Mentre la doccia aperta ancora la inondava di acqua, si rialzò con titubanza e, insicura sulle gambe, girò la manopola chiudendo quel getto.

-Male…-

Si avviò verso la sua camera, dopo aver infilato un accappatoio e, senza darsi nemmeno il tempo di asciugarsi i capelli, si gettò sul letto.

Raggomitolandosi, pianse ancora tutte le sue lacrime, fino a che non cadde in un sonno pieno d’incubi.

 

***

 

Un lampo squarciò il cielo per un secondo. La sua luce bianca e ferma rimase sospesa nel vuoto mentre ricopriva come un velo tutta Diagon Alley.

Un altro lampo ed un gruppo di gente comparve al centro della strada.

Tamiara, la donna in piedi al centro di tutti quegli uomini fece, un sorriso obliquo.

Diagon Alley era completamente deserta: avrebbero potuto metterla a ferro e fuoco, indisturbati.

Cassio si avvicinò alla riccia con un inchino.

-Quali sono i tuoi ordini?-

Tamiara si guardò intorno.

Alcune luci delle case si riflettevano sull’asfalto bagnato, creando dei giochi tremuli davvero suggestivi. Un perfetto paesaggio notturno da ritrarre si stagliava contro lo sguardo della donna.

-Bruciate tutto quello che potete...- sorrise con perfidia. –…e divertitevi.-

Cassio annuì, poi, si voltò verso i suoi uomini e ruppe il silenzio notturno con un grido.

-ATTACCATE!-

E’ un fragore sostituì il silenzio.

***


La bacchetta sul comodino di Ron vibrò rumorosamente prima di illuminarsi di rosso.

L’uomo dormiva della grossa e prima di riuscire a svegliarsi la bacchetta corse ancora sul legno di quel tavolino con dei sussulti.

-Ma che diavolo…- Ron aprì prima un occhio e poi l’altro di scatto, quando si accorse che la luce che illuminava la bacchetta era di un acceso colore rosso. Saltò su a sedere prima di fiondarsi sul pavimento che scricchiolò sotto il suo peso. Si infilò la tuta degli auror ed il cinturone in un baleno, nemmeno passò in bagno per rinfrescarsi il viso.

Ci avrebbe pensato il freddo della notte a risvegliarlo completamente.

Ron afferrò la bacchetta e, dopo essersi tirato su la zip del giubbotto nero anti-incantesimi, pronunciò la formula per smaterializzarsi. Lo strappo all’altezza dell’ombellico e si ritrovò in pochi attimi in piedi al centro della strada principale di Diagon Alley.

Rimase fermo lì ad osservare lo spettacolo che si era presentato ai suoi occhi: i palazzi più belli stavano bruciando come tocchi di legno in un falò; il fumo nero si alzava denso verso il cielo, il quale, nel frattempo, era scosso da una violenta tempesta di fulmini.

-Miseriaccia…- riuscì a formulare mentre il vento freddo gli portò finalmente i fragori degli scontri che si stavano svolgendo tutt’intorno.

I bagliori degli incendi lo bloccarono per qualche minuto, tempo necessario ad un mangiamorte d’individuarlo e lanciargli contro un incantesimo.

Ron sentì a stento il fischio della maledizione prima di ritrovarsi a terra schiacciato da un modesto peso.

Un profumo ed una voce gli rivelarono la sua salvatrice ancora prima che riuscisse a riaprire gli occhi.

-Ron, non è il momento di dormire!-

Hermione si sollevò sulle mani per guardarlo negli occhi. Aveva un graffio profondo sulla guancia destra che perdeva lunghe gocce di sangue che colavano fin nel collo della maglia. I capelli marroni scarmigliati, nonostante il tentativo di domarli. Aveva l’aria di una che era lì a combattere già da un bel po’ di tempo.

Si fissarono per un momento negli occhi, mentre la ragazza riprendeva respiro e Ron si ricordava di tornare a rilasciare il fiato.

-Che sta succedendo?-

Hermione si tirò su di controvoglia quando Ron distolse lo sguardo dal suo. Sospirò pesantemente.

-I mangiamorte stanno attaccando Diagon Alley. Indovina un po’ chi li capeggia?-

Ron si accigliò.

-Tamiara.-

-Cosa?!-

Hermione non riuscì a replicare perché il fumo che si respirava le procurò un attacco di tosse.

Ron le massaggiò per un secondo la schiena con apprensione.

-Tutto a posto?- la guardò di nuovo negli occhi e si rese conto di non averla nemmeno ringraziata per avergli salvato la vita.

La donna annuì. –Sì, non preoccuparti.- si passò una mano sulla fronte asciugandosi il sudore. –Non abbiamo tempo di pensare a queste sciocchezze. Dobbiamo respingere l’attacco.-

Ron la guardò per un secondo e la trovò così dannatamente bella, in quel contesto assurdo, che a stento si trattenne dal baciarla lì, in mezzo alla battaglia che infuriava. Le accarezzò con dolcezza una guancia. –Fa attenzione.-

Hermione sentì il cuore palpitare così veloce che quasi le mozzò il fiato in gola. –Anche tu.- e, senza aggiungere altro, diede le spalle a Ron e si allontanò verso un gruppo di Auror che tentava di respingere indietro le fiamme.

Ron fissò la ragazza ancora per qualche secondo, poi si voltò e si addentrò lungo la via infuocata, la bacchetta stretta in pugno e l’attenzione al massimo. Sentì un urlo prima che un mangiamorte alto e biondo gli si gettasse contro.

Ron lo schivò con una rapida finta.

Il colpo a vuoto dell’incappucciato gli fece quasi perdere l’equilibrio.

-Credevi davvero di riuscire a colpirmi?- Ron afferrò il polso dell’uomo che impugnava la bacchetta costringendolo con forza a piegare l’avambraccio in una posizione innaturale che procurava un discreto dolore.

Il mangiamorte lasciò andare la bacchetta con un urlo.

Ron lo costrinse ad inginocchiarsi ma l’uomo fu dannatamente pronto perché gli rifilò una testata contro lo stomaco che lo distrasse.

In quel frammento di tempo, il mangiamorte si risollevò, sguainando la sciabola.

Ron tossì, tenendosi lo stomaco per il colpo ricevuto, non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi completamente che l’altro partì ancora all’attacco.

-Miseriaccia…- brontolò Ron nel tentativo di parare il fendente con la sua di spada che aveva sfoderato con un tocco da maestro nello stesso istante in cui il mangiamorte stava per colpirlo. –Pensi di aver a che fare con uno sprovveduto?-

-Io e te abbiamo un conto in sospeso, Weasley.-

Ron scosse la testa mentre infliggeva una serie di colpi a ripetizione contro la spada inesperta del mangiamorte. –Ho una miriade di conti in sospeso. Tutti quelli che ho buttato a marcire ad Azkaban avrei voluto ucciderli con le mie mani…- un fendente riuscì a ferire il mangiamorte di striscio. –Chissà, magari, oggi inizio a saldarne qualcuno…-

L’uomo si tirò in dietro con un grido di rabbia. Si portò una mano sul braccio dove uno squarcio rosso si apriva. –Hai firmato la tua condanna a morte, Weasley.- Partì alla carica contro il ragazzo che sorrise.

Una volta, su qualche manuale, aveva letto che mai si doveva attaccare per rabbia…

(Sunny docet)

Ron parò con facilità il colpo potente ma decisamente tentennante ed impreciso del mangiamorte. Lo fissò negli occhi, prima di sollevare un ginocchio e colpirlo con forza all’addome.

L’uomo indietreggiò mentre sul volto gli si disegnava una maschera di dolore. Tossì ed alcune gocce di sangue gli imbrattarono le labbra sottili.

-Sei un bastardo Weasley, come lo era tuo padre e quella melma dei tuoi parenti…-

Ron lo fissò, rimanendo per qualche secondo fermo ed impalato.

La rabbia, l’odio, il rancore che provava per quelle bestie che avevano ucciso la sua famiglia si paventarono come un velo sul blue intenso dei suoi occhi.

Con un gesto fluido della mano, lanciò con forza la sua sciabola contro il mangiamorte che per la sorpresa non riuscì a spostarsi. Così, la lama ricurva ed appuntita penetrò in profondità nel petto ed uno schizzo di sangue macchiò il volto dell’uomo.

Ron lo guardò morire senza che alcuna emozione gli si affacciasse sul volto. Era impassibile di fronte all’agonia del suo nemico. Gli si avvicinò solo per riprendersi la spada.

-Nessuno insulta la mia famiglia.- tirò con forza l’arma via dal cuore di quel mangiamorte che dopo un ultimo spasimo si spense. –Men che meno un mangiamorte come te…-

Rinfoderò la sua spada e, con un passo cadenzato come se nulla fosse successo, riprese a camminare lungo una Diagon Alley che continuava a bruciare.

 

***

Harry fu scaraventato dall’altra parte della strada con un colpo di bacchetta. Atterrò sull’asfalto con un tonfo inquietante. Rimase per un secondo privo di fiato per il dolore che si era propagato in tutto il corpo, dalla schiena fino alla punta dei piedi.

"Harry Potter che ha sconfitto Voldemort, si fa schiantare da un povero mangiamorte da quattro soldi?!"

Il ragazzo scosse la testa, rimettendosi con uno slancio in piedi.

-Beh, sono ancora tutto intero e riesco a camminare…- si voltò verso il mangiamorte che nel frattempo era avanzato verso di lui. –Non credo sia stata una mossa poi così tanto intelligente. Mi hai solo fatto incazzare, sai?-

L’uomo incappucciato ghignò. –Schiantarti è stata la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi anni.-

Harry inarcò un sopraciglio. –Beh, non devi aver avuto un granché di vita sociale.-

Il mangiamorte ringhiò. –Ho meditato la mia vendetta.- strinse la bacchetta tra le dita. -…e oggi finalmente riuscirò a portarla a termine…- si gettò contro Harry con forza.

Il ragazzo sopravissuto parò l’attacco del mangiamorte. Un pugno col sinistro e l’altro con il destro.

L’incappucciato tentò, allora, di colpire il volto di Harry con una testata, ma il ragazzo fu più veloce a schivarlo.

Una breve colluttazione in cui i pugni e i calci dell’uno e dell’altro quasi si confondevano e, poi, Harry riuscì ad allontanarlo con uno spintone.

-Non sarebbe stato meglio se ti fossi trovato un hobby? Che ne so: collezionare francobolli, per esempio! Non è salutare pensare sempre al sottoscritto…-

Il mangiamorte mostrò di nuovo i denti con rabbia e Harry negò con la testa. -…d’accordo, magari avresti potuto provare con un cane…-

In risposta, l’incappucciato sguainò il pugnale che aveva nello stivale e lo brandì minaccioso contro il ragazzo bruno. Quest’ultimo inarcò un sopraciglio scettico, alla vista dell’arma. –Mi stai minacciando con quella sottospecie di coltello da cucina?!- si grattò per un secondo la testa. –C’è, dico, pensi di farmi paura?!-

-Parli troppo, ragazzino!- si lanciò il pugnale da una mano all’altra.- ed agisci troppo poco…-

-Agisco poco?!- Harry parve quasi offeso da quell’affermazione. Ci pensò un attimo su, mettendo le mani sui fianchi dove teneva il cinturone delle armi. Posò le dita sull’elsa della sciabola e sorrise. –D’accordo… forse è meglio passare all’azione. Non si sa mai… voi mangiamorte parlate troppo. Potresti raccontare in giro strane storie secondo cui Harry Potter si sia rammollito…-

Il mangiamorte gli lanciò un’occhiataccia, poi, si scagliò contro il ragazzo con l’intenzione di colpirlo al cuore.

Harry fece un sorrisetto mentre con un minimo sforzo parava il fendente.

La lama della spada scintillò nella notte come un lampo bianco che brilla per un attimo nel cielo scuro. –Naturalmente bisogna vedere se sopravvivi per raccontare qualcosa…-

Il mangiamorte fece un urlo di rabbia, poi, con velocità e precisione, cercò di colpire Harry con una scarica di colpi. Due di questi ferirono il ragazzo di striscio: uno sul braccio destro e l’altro sul fianco.

-Cazzo!- si lamentò il capitano, rotolando sulla schiena per evitare un altro colpo. –Ti ho fatto arrabbiare, eh?-

L’incappucciato continuava a tirare con la spada, senza degnare il discorso del bruno di molta attenzione.

Harry si trovò alcune volte in difficoltà, la violenza dei colpi dell’uomo aumentava in maniera esponenziale.

Alla fine, infatti, il mangiamorte lo inchiodò contro un muro, con la punta della spada puntata contro il collo e l’aria trionfante.

-Non parli più moccioso?- l’incappucciato sorrise, mentre costringeva Harry a lasciar cadere la spada.

-Il grande oratore è colui che riconosce i momenti in cui è necessario tacere.-

Il mangiamorte allargò gli occhi. –Ti rendi conto che stai per morire?!- Nel porgli questa domanda, l’incappucciato abbassò un attimo la guardia.

Harry sorrise, perché non aspettava altro: con un gesto fulmino calciò via la spada dalla mano rilassata del mangiamorte.

Quest’ultimo, sorpreso, rimase a fissare la sua arma volteggiare in aria prima di ricadere nelle mani del bruno.

-No, in effetti, non me ne rendo conto.- Harry fece roteare l’elsa della spada tra le dita e poi, con un gesto secco, la infilzò nello stomaco del mangiamorte. –E nemmeno tu.-

Uno sguardo stupito fu l’ultima espressione che comparve sul volto dell’incappucciato, prima che questi si accasciasse al suo privo di vita.

Harry recuperò la sua spada e, prima di uscire dal vicolo in cui lo scontro con il mangiamorte lo aveva condotto, una voce famigliare lo bloccò.

-Comunque, il mangiamorte ha ragione: parli troppo, amico.-

Harry inarcò un sopraciglio ancora prima di voltarsi a guardare Ron. –Da quanto sei lì a vedermi sudare?-

Ron fece un sorrisetto, uscendo dall’ombra. –Ehi, ti coprivo le spalle come al solito.-

-Sì?- Harry fece un’aria scettica. –E dov’eri quando quello stronzo mi ha puntato la spada contro la giugulare?-

Ron si grattò il capo. –Sapevo che avevi tutto sotto controllo. Nel caso mi fossi sbagliato, ero lì pronto ad intervenire.-

-Sarà.-

-E’.-

I due si fissarono un momento, poi, sorrisero. –Finalmente sei arrivato! Cos’è volevi farti desiderare?-

Ron negò con la testa. –Ho avuto qualche problema con due mangiamorte qualche metro più indietro. Sono stato trattenuto.-

-Hai visto cosa stanno combinando?- Harry si guardò intorno. –E la cosa strana è che non ho trovato un solo civile…-

Ron annuì. –L’ho notato anch’io e la cosa non mi piace per niente.-

Un urlo straziante arrivò quasi come risposta. I due si voltarono verso la fonte di quel lamento e rimasero raggelati: appesi dalle braccia, come fossero tante palline di Natale, un numero impressionante di uomini e donne, la maggior parte degli abitanti e dei negozianti di Diagon Alley, penzolava dalle guglie di un palazzo, uno dei pochi a non essere ancora in fiamme.

Ron ed Harry videro alcuni auror, loro colleghi, combattere ai piedi di quella costruzione nel disperato tentativo di salvare quella gente.

Così, senza aspettare oltre, i due capitani corsero a perdifiato per raggiungere i loro compagni e dare una mano.

Cosa diavolo stava succedendo? Da quanto non assistevano a scene così assurde e spaventose?

Harry brandì la bacchetta e con una maledizione scaraventò una paio di mangiamorte lontano da alcuni auror in difficoltà. Alzò lo sguardo, ritrovando appoggiato al parapetto qualche metro più un su un viso sorridente dannatamente conosciuto: Tamiara.

-Finalmente, bambino sopravissuto…-

Ron, fermo al fianco di Harry, fece una faccia interrogativa. Il fumo degli incendi gli impediva di guardare chiaramente il volto della donna che si era rivolta al bruno.

-LASCIALI ANDARE!- urlò Harry, senza fermarsi a dare spiegazioni.

Tamiara sorrise, sprezzante. Giocherellò con la bacchetta, prima di annuire. –D’accordo.-

Pronunciò un paio di parole e alcune persone prigioniere furono lasciate cadere.

La reazione di Tamiara era stata così fulminea che nessun auror era riuscito a fermare la caduta di quella povera gente che finì schiantata sull’asfalto.

Le urla di dolore delle vittime riecheggiarono nella notte.

Harry strinse i pugni per la rabbia e digrignò i denti.

Ron inveì contro Tamiara, urlando. –EHI, STRONZA! Non giocare a fare il padre eterno con noi! Non sai nemmeno quante pazze come te ho sbattuto ad Azkaban!-

Tamiara sorrise, di nuovo. –Aspetto con ansia quel giorno…- con un gesto della mano richiamò a sé due uomini incappucciati. –Per ora, però, mi accontenterò di questi effimeri divertimenti.- pronunciò qualche parola incomprensibile e tutte le persone ancora appese a quel palazzo iniziarono a cadere velocemente verso l’asfalto.

Gli auror presenti non sarebbero mai riusciti a salvare tutte quelle persone: erano troppe e loro troppo pochi.

Harry e Ron, come tutti gli altri del resto, iniziarono a correre da un lato all’altro del palazzo per cercare di attutire e rallentare la caduta di quella gente.

Gli incantesimi e le urla di tutti coloro che stavano precipitando nel vuoto crearono così tanta confusione che Tamiara e i mangiamorte svanirono, senza che nessuno se ne accorgesse.

Sarebbero morti quasi tutti quegli innocenti se una voce femminile non avesse gridato un incantesimo antico quanto quello di Tamiara, salvando la maggior parte della gente.

Ron si voltò in tempo per vedere la bacchetta di Hermione ancora puntata contro il palazzo.

La guardò intensamente mentre lei, con gli occhi concentrati sull’obbiettivo, le guance sporche di nero e l’aria stravolta, riusciva a rallentare la caduta di un numero impressionante di persone. Così, nonostante tutto quello che stava succedendo, sentì un moto di orgoglio nascergli dal profondo del cuore e sorrise: Hermione era sempre eccezionale.

Quando l’incantesimo cessò, la ragazza si voltò a guardarlo: il respiro affannoso e la bacchetta ancora stretta in pugno.

Fu un breve scambio di occhiate, poi, la giovane si accasciò sulla strada priva di forze.

Fu, allora, istintivo da parte di Ron ignorare tutto il resto: le urla, Harry, gli auror e tutti gli altri e correre da lei.

Il cuore che batteva furiosamente nel petto, nelle orecchie. Nemmeno sentì se stesso urlare il nome di Hermione. Sapeva solo che doveva raggiungerla e stringerla forte a sé.

-Hermione…- sussurrò non appena le fu vicino abbastanza da accovacciarsi e prenderla tra le braccia. –Hermione…-

La ragazza riaprì gli occhi per un piccolo istante e quasi le parve di sognare: Ron le stava accarezzando il volto mentre la stringeva così possessivamente a sé.

Si sforzò di tenere aperte le palpebre, ma le sentiva così pesanti e lei aveva così voglia di chiuderle.

-Sto bene…- riuscì solo a pronunciare prima di lasciarsi andare contro il petto di Ron, perdendo i sensi.

***

Quando Ron rientrò a casa quella notte, le prime luci del sole stavano spuntando all’orizzonte.

Quell’attacco a Diagon Alley era stato un terribile problema per tutti: per gli abitanti di quella via, per i commercianti, per la comunità magica e soprattutto per il corpo degli auror speciali che aveva dovuto passare tutta la notte a cercare di riportare l’ordine.

Ron, Harry e Draco non si erano risparmiati. Avevano usato tutti gli incantesimi che conoscevano per salvare il salvabile e, in quel momento, Ron sentiva fortemente il peso della stanchezza e della rabbia gravare sulle sue spalle.

Trenta persone tra civili e suoi colleghi avevano perso la vita e lui non riusciva a capirne il motivo. Non erano più in guerra, dannazione! Non erano più preparati a fronteggiare situazioni di quel tipo… il nemico era riuscito a trovarli impreparati.

Questo non sarebbe mai dovuto succedere. Non a loro; non al reparto più attivo ed organizzato dell’Inghilterra magica!

Sbuffò mentre s’infilava sotto la doccia. Il getto di acqua bollente percorreva il suo corpo massiccio e scolpito. Lasciò che le gocce arrivassero con violenza contro la sua faccia per un bel po’, prima di abbassare la testa appoggiando la fronte contro le mattonelle.

L’acqua non risparmiò la sua nuca che ricevette lo stesso trattamento del viso.

-Perché?!- si lamentò, scuotendo la testa.

Il volto di una donna impaurita e poi quello di un uomo disperato gli comparvero davanti agli occhi. Si era ripromesso che mai più avrebbe voluto vedere espressioni del genere disegnate sui visi della sua gente e che avrebbe fatto di tutto perché non accadesse. Eppure, quella notte, le aveva viste di nuovo ed erano strazianti e dolorose, proprio come se le ricordava. Per fortuna, però, era intervenuta Hermione ad aiutarli.

Nemmeno il tempo di essere visitata da un medimago che era già in piedi, attiva per dare loro una mano.

Il ricordo di quel volto gli regalò l’unico minuscolo sorriso di quelle ore.

Arrivò quasi strisciando nella sua camera. Le travi di legno ed il loro scricchiolio gli tennero compagnia per tutto il tragitto. Aprì la porta ritrovando la confortevole confusione della sua stanza, esattamente come l’aveva lasciata: il letto disfatto e le persiane serrate.

Si lasciò cadere tra le lenzuola, voltandosi su un fianco; scrutò il buio per un po’ e, solo quando i suoi occhi si furono completamente abituati all’oscurità, riuscì a vederla: piccola e rannicchiata su se stessa.

-Hermione.-

Era l’unica che riusciva ad essere così silenziosa da sfuggire alle sue attente orecchie da auror.

Hermione alzò piano la testa. Gli occhi marroni scintillavano carichi di lacrime e Ron dovette trattenersi dall’istinto di stringerla ancora tra le braccia. Si era sentito così profondamente bene quando l’aveva fatto poche ore prima.

-…che ci fai qui?-

Hermione si passò una mano sulle guance per cancellare la striscia umida delle sue lacrime. Tirò teneramente su col naso e poi lo fissò.

-Io non sapevo dove andare…-

Ron s’allungò verso la lampada sul comodino per accenderla. Quando la luce inondò l’ambiente, il ragazzo trattenne il fiato.

Hermione indossava la maglietta dei cannoni di Chuddley ed un paio di shorts, i capelli marroni erano bagnati e scendevano flosci sulla spalle. Qualche goccia di acqua percorreva, di tanto in tanto, i suoi ricci per poi cadere sulla maglia.

Ron scese dal letto, avvicinandosi. Le tolse un paio di ciocche dal volto, riconoscendo dolorosamente la dolcezza del profumo dello shampoo di Hermione.

-Ma hai i capelli bagnati…- un piccolo sorriso scappò impertinente dalle labbra di Ron che quella sera non riusciva a trattenersi.

Hermione alzò lo sguardo. Erano così vicini che i loro nasi si sfioravano. –Sta notte avremmo potuto morire…-

Ron sentì il cuore farsi di nuovo pesante. –Sì, lo so.-

-…e non hai avuto paura…-

-No.-

Hermione rimase quasi delusa dalla prontezza della risposta di Ron. Abbassò lo sguardo e sospirò. –Non hai avuto paura di non aver avuto abbastanza tempo.-

Ron incrociò le gambe, poggiando il gomito destro su una coscia. –Abbastanza tempo per fare cosa?-

Hermione ingoiò il vuoto. –Abbastanza tempo per stare con la persona che ami…- rimase un secondo in silenzio.- …Per stare con me…-

Ron lo sentì distintamente il suo cuore cadere sul pavimento accompagnato dalla voglia di abbracciarla che saliva dallo stomaco verso il cervello. –Non sono tenuto a rispondere a questa domanda.-

La ragazza annuì vagamente. –Io ho avuto paura, Ron, da morire.- gli afferrò una mano e la tenne stretta a lungo prima d’iniziare a parlare di nuovo. –Vedi, io non ho paura del buio, Ron. Mi spaventa solo il pensiero di non poter più vedere il tuo volto…-

Il silenzio della stanza non fu interrotto per molto tempo. Entrambi avevano taciuto, timorosi di poter interrompere quella tiepida tranquillità che era stata loro donata dal semplice tenersi per mano.

-Po…posso restare qui? Solo per questa notte, senza implicazioni. Non voglio restare sola…-

-Hermione…-

-Per favore, Ron, non mandarmi via.-

Quegli occhi grandi e pieni di lacrime, quel leggero profumo di primavera e quella voce sussurrata furono per Ron come una bomba nucleare. Una parte enorme delle sue difese crollò sotto la dolcezza che esprimeva quel faccino triste.

-Va bene… però… però, non farti strane idee, Hermione.-

La ragazza annuì e, senza che lui riuscisse ad evitarlo, lo abbracciò stretto.

Ron le accarezzò la schiena per un po’, facendola rilassare, poi le passò le mani sotto le ginocchia e la tirò in braccio per portarla sul suo letto. La fece sdraiare comodamente su un fianco mentre lui si sistemava dietro di lei.

Ron la notò tremare, come faceva sempre quando si stava per addormentare. Rimase a fissare quelle spalle minute scuotersi fino a quando il sonno non la colse. Solo allora, le passò una mano attorno alla vita per attirarla a sé. Appoggiò la sua testa contro le scapole di Hermione e sospirò, tranquillo.

–Anch’io ho avuto paura.-

Le diede un bacio al centro della schiena e, quando si addormentò, il sole era già sorto.

 

***

Mellifluo rimase in silenzio mentre, dai rami dell’albero di fronte la finestra di Angelia, la fissava dormire. Non riusciva a capire perché era tornato lì, non appena ne aveva avuta possibilità. Sentiva una bella sensazione di pace pervaderlo quando fissava il bel viso di Angelia. Si appoggiò al ramo e sospirò.

-Chi sei?-

Ogni volta, però, che tentava di ricordare qualcosa la testa sembrava scoppiargli. Anche, allora, infatti, un dolore lancinante gli attanagliò le meningi. Strinse gli occhi, arricciando le labbra in una smorfia. Tossì, quando il dolore quasi gli tolse il respiro ed un piccolo frammento di un volto andò a costituire il suo primo piccolissimo ricordo.

 

Continua…

 

 

 

 

 

PERDONATE IL MIO RITARDO

Ma no che non sono morta ed ovviamente non ho alcuna intenzione di abbandonare la mia saga! Ci mancherebbe, ma per chi mi avete preso?! Naturalmente, mi scuso con tutti voi per il ritardo ma riuscire a scrivere, quando si hanno 10 libri da studiare, non è facile.

Se solo sapeste quanta voglia avevo di scrivere questo capitolo. Lo so che sicuramente non sarà perfetto, soprattutto, la parte degli scontri, ma non sono riuscita a fare di meglio. Mi dispiace per questo, forse anche di più che per il ritardo. Vorrei tanto riuscire a descrivere una bella scena di lotta, una volta ogni tanto, ma sembra che, a parte le scene drammatiche e quelle mielose, io non sappia scrivere altro.

Vi ringrazio comunque tantissimo per l’affetto e la stima che mi dimostrate sempre. Siete fantastici.

Prima di passare ai ringraziamenti personali, vi do appuntamento al prossimo chap che sicuramente arriverà prima di questo, promesso.

EDVIGE86 Ma certo che non lascio la fic! Sta tranquilla. Non preoccuparti non sei l’unica a non aver mai notato la mia storia. Grazie per i complimenti, credo tu sia troppo gentile. Un bacio grande,

AngèleJ

JulyChan Ehi, tesoro! Ma che bella recensioncina lunga. Ti ringrazio per i complimenti omessi. Davvero gentilissima ^___^. Sono davvero contenta che la mia storia ti appassioni ogni capitolo sempre di più. Davvero, grazie. Mi scuso anche con te per averti fatto aspettare così tanto. Spero che anche questo chap sia stato di tuo gradimento. Un bacio grande,

AngèleJ

Aantos Sì, beh, stavo per aggiornare… ^____^Grazie della pazienza. Un bacio,

AngèleJ

FedeHermy Ahaha! La tua mini critica è stata accettata benissimo e con un bel sorrisone. In effetti, hai ragione… e che, non so, mi era presa la fissa per quell’espressione. Ho tentato di non ripeterla troppe volte anche in questo chap. Non so se ci sia riuscita. Spero di non averti deluso, nel caso in cui la mia impresa di censura della "o" di sorpresa non sia stata portata a termine con successo. ^___^. Ti ringrazio per i complimenti alla prossima,

AngèleJ

Karry Beh, sto cercando di costruire piano, piano la mia rete. Lo so che sono quasi nascosti gli indizi, ma io so che i miei lettori sono persone intelligentissime. Per questo, ne approfitto un po’. ^_^ Grazie per la recensione, un bacio,

AngèleJ

Carola Grazie, cara. Mi scuso anche con te per il ritardo, però, in compenso ti ho accontentato con questo grande riavvicinamento. Un bacio,

AngèleJ

Vale Io non solo mi ricordo di te, amica mia, ma le tue storie me le rileggo spesso, ogni volta che cerco un po’ d’ispirazione, un po’ di conforto dopo una brutta giornata. Sono la mia piccola ricompensa, un lusso che mi concedo, ogni tanto, in attesa di tue prossime pubblicazioni. Non vedo l’ora di leggere di nuovo qualcosa di tuo perché credimi le tue storie sono sempre un tocco di bianco alla mia giornata nera. Quindi, se pubblicherai, sta tranquilla che io sarò lì a leggere tutto. Ti ringrazio per la recensione ed il tempo che mi concedi nonostante i tuoi impegni. Sei un fenomeno, ti voglio bene, davvero. Un bacio,

AngèleJ

Killer Madò! Che tenera che sei stata. Anch’io credo di dover dedicare un po’ più di tempo al trio, ma sai qual è il problema? Le dinamiche della storia precedente hanno portato al crearsi di altri rapporti di altre amicizie e di allontanamenti, anche. Immagina che Hermione è stata via per 3 lunghi anni. Sai, quante cose cambiano? Ron ed Harry, pur adorando terribilmente quella testa calda della loro amica, hanno continuato a vivere, creandosi nuove alternative. Penso che sia normale, distaccarsi un po’ lungo il corso della vita. Tu cosa faresti se la tua migliore amica andasse a vivere in un'altra città e ornasse dopo 3 lunghi anni. Rimarresti ferma e sola ad aspettarla? Certo, proverai sempre un profondo affetto per lei, ma ti creeresti sicuramente nuove amicizie e nuovi rapporti. Non so se mi sono spiegata, bene. Spero di sì. Ti mando un grande bacio, per ringraziarti della recensione e dei complimenti,

AngèleJ

Sunny Patatonzola! Ma ciau… che bello rileggerti tra le mie recensioni *________*. Sai che per me il tuo parere è molto importante. Sapere che la mia storia è di tuo gradimento mi rende contenta. Felice *__________________*. Non mi puoi parlare di Ron ed Hermione, perché sai che la regina di quei bambini adorosi sei tu! Spero di riuscire a leggere presto l’ultimo chap della tua storia ^_________^. Mi manca tanto! Grazie di aver trovato il tempo per lasciarmi un commentino *Me ti adora*. Ti mando un grosso bacio,

AngèleJ

*JULY@* Va bene, ma concedo solo a te la possibilità di chiamarlo a quel modo ^___^… perché, in effetti, un po’ lo è stato, lo è e lo sarà ancora per un po’. Spero che nessuno me ne voglia male. Ti mando un bacione e grazie mille per la recensione,

AngèleJ

Ginny Potter Grazie ^_____^. Un bacio,

AngèleJ

Edvige Grazie, Edvige. Sei stata gentilissima. Spero che anche questo chap ti sia piaciuto. Un bacio,

Angèle J

Hiromi Ehi, tesoro! Come stai? Sì, in effetti, voglio che Draco sia geloso anch’io, così si sveglia un po’! *_*. Per la cronaca i membri della famiglia Weasley deceduti sono: Molly, Arthur, Fred, George, Percy. I viventi sono: Billy Charlie, Ron e Ginny. Prima o poi inserirò un ricordo della strage della famiglia Weasley. Ginny è viva per miracolo. Ç___ç. Grazie dei complimenti tesoro, un bacio,

AngèleJ

Meggie Siccome con le proporzioni non sono mai andata d’accordo, mi farò bastare la tua ammissione di curiosità. In effetti, anche a me piacciono le cose inaspettate, anche se per quanto riguarda Ron ed Hermione, la loro storia doveva essere così fin dall’inizio. Vederli separati mi fa molto male ma spero che questo piccolo riavvicinamento in questo chap sia stato di tuo gradimento. Ti ringrazio per la gentilezza del commento e per lo sforzo di scriverlo nonostante il tuo mal di testa. Un bacio,

AngèleJ

Daphne DAAAAAAPHNEEEEE! Tesoro, ma non sai quanto tu sia mancata a me! Grazie, grazie delle belle parole. Sei come al solito dolcissima e intelligente. I tuoi commenti mi fanno sempre sorridere con allegria. Grazie per i complimenti ed il tuo sostegno. Quante domande a cui purtroppo non posso dare risposta ^____________^. Mi scuso anche con te per il ritardo imperdonabile ç______________ç. Davvero non avrei voluto farvi attendere tanto. Mi dispiace davvero. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio,

AngèleJ

Funkia Ma dai! Non puoi odiare Dimitri! Non ha nemmeno mai parlato davvero… ç____ç. Povero caro. Lo so, lo so anch’io l’avrei odiato. °__° Pooooverooo, però. Non ti preoccupare per il ritardo, non sai quanto ne ho fatto io ^____^. Mi scuso per questo ritardo e capisco benissimo le tue giornatacce. Mi dispiace ç__ç. Spero che questo capitoletto ti abbia regalato un po’ di sorrisi e tranquillità. Me ti adora tanto, un bacio grossissimo,

AngèleJ

Clo87 Ehehhe, grazie cara. Anche tu sei una meravigliosa fanreader… ^_^. Beh, non so se sia effettivamente migliorata, però, se tu mi dici che hai notato un progresso non posso fare altro che ringraziarti… Grassie, cusciolotta delle belle parole e dei complimenti. Spero che questo chap ti sia piaciuto. Ti mando un grande bacio,

AngèleJ

Robby Ma grazie a te per averlo letto. Sono proprio contenta che la mia storia ti piaccia tanto da farti ballare agli aggiornamenti. Non è roba da poco ^_____________^. Me non vede l’ora di sapere quale scena sarà la tua preferita di questo chiappino e me ha una supposizione su quella che ti potrebbe colpire di più. Spero di indovinare. Ti mando, un bacio,

AngèleJ

Giuly Weasley Leggere i tuoi commenti è come rileggere la mia storia vista dai tuoi occhi ed è una cosa entusiasmante. Certo, sei troppo buona nei miei confronti, io non riuscirei mai ad essere così… ma sei un mito per questo. Guarda rispondere adeguatamente a quel dio biondo di commento che mi hai lasciato è un po’ impossibile. Posso solo ringraziarti per amare i miei personaggi, la mia storia e per il sostegno che mi dimostri sempre. Sei sempre gentilissima e me ti adora per questo. Mi scuso per il ritardo imperdonabile e spero di riuscire a farmi perdonare con il contenuto del capitolo. Me ti vuole un mondo di bene, Nonny. Ti mando un bacio grandissimo,

AngèleJ

 

Beh, credo di aver finito anche per stavolta. Lo so di non meritare tanta attenzione dopo tutto il tempo che vi ho fatto aspettare, però, che ne dite di lasciarmi un commentino per farmi contenta?

-________- Va bene che non posso pretendere niente, ma davvero leggere i vostri giudizi mi aiuta a scrivere. Cmq, ringrazio anche tutti coloro che leggono ma non recensiscono. Grazie del tempo che mi dedicate.

Baci,

AngèleJ

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Capitolo 7
*** Accettare significa crescere ***


DAAB II

.::La partita non è finita::.

Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà di J.K. Rowling (a parte qualcuno), quindi, ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso, quello di Harry Potter…

Io ho terminato, buona lettura.

 

Angèle

 

* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi…. 

 

 

-Chapter 7: “Accettare significa crescere”-

 

Taissa scrutò gli occhi scuri del cucciolo di drago che aveva davanti: erano così limpidi che riusciva a riflettersi. Non interruppe il contatto visivo, nemmeno per un secondo, nemmeno per battere le palpebre.

Charlie era stato chiaro: bisognava creare un rapporto visivo con il proprio animale, soprattutto con i draghi. Questi, a causa della loro intelligenza, tendevano a sovvertire i ruoli, non riconoscendo la superiorità del proprio cavaliere. Quindi, creare fin da subito un rapporto gerarchico con loro era importantissimo. Come meglio farlo se non sfidando i cuccioli con lo sguardo?

Durante la spiegazione, Charlie aveva più volte fatto un sorrisetto di scherno. Si vedeva che la pensava come i draghi.

 

-Molto bene…- la voce vellutata di Charlie interruppe la loro esercitazione. –Per oggi, basta così. I draghi si potrebbero innervosire troppo.-

 

Taissa sbuffò un attimo. A lei piaceva quel contatto così ravvicinato con quelle creature. Non vedeva l’ora che il suo drago riconoscesse la sua superiorità, abbassando lo sguardo. Solo in questo modo sarebbe passata alla fase successiva dell’addestramento.

Guardò di nuovo il musetto acuminato di quell’animale e lo trovò adorabile, nonostante i canini che spuntavano qua e là.

 

-Se continui a guardarlo così, Alex si potrebbe innamorare di te…-

 

Taissa si voltò di scatto facendo ondeggiare i suoi capelli neri. Inarcò un sopraciglio in direzione di Charlie che le si era accovacciato accanto.

 

-Chi è Alex?- chiese, mordendosi le labbra.

 

Charlie sorrise. –Questo splendido esemplare di maschio che hai davanti…-

 

-Tu?-

 

L’uomo rise di gusto scotendo la testa. –Beh, potrebbe anche essere. Ma in questo caso mi riferivo a lui…- ed indicò con un pollice il drago che era ancora appollaiato sul trespolo.

 

-Ah… è un maschio?-

 

Charlie annuì. –Certo. Vedi il muso com’è appuntito e la zampe quanto sono robuste?-

 

Taissa arrossì. Mai nessuno le aveva spiegato come si riconoscesse il sesso dei draghi. Aveva già lavorato con loro in Bulgaria, ma si era occupata prevalentemente di organizzare gli assalti utilizzando i dragatori. Nulla di più. –Io… non lo sapevo…-

 

-Beh, immaginavo.-

 

-Vuoi dire che sembro una che non sa niente?-

 

Charlie sollevò le sopraciglia. Fissò i suoi occhi sul volto delicato di Taissa e poi scoppiò a ridere. –Ehm, sembri una che di draghi sa poco quanto niente.-

 

Taissa si accigliò. –Conosco abbastanza da sapere che Alex fa schifo come nome per un drago.-

 

Charlie rimase serio per un momento, riflettendo. –Già, non è dei migliori, però, a lui sembra piacere.-

 

-…e come?-

 

Charlie si strinse nelle spalle. Si voltò verso il drago che aveva preso a lisciarsi la membrana dell’ala destra. –Alex, andiamo?-

 

L’animale si rizzò subito sul trespolo, iniziando ad emettere strani pigolii metallici. Un po’ di fumo sbuffò dalle narici violacee.

Charlie lo prese in braccio, accarezzandogli la testa con un dito. –Visto?-

 

Taissa inarcò un sopraciglio, guardandosi intorno.

La stalla in cui si tenevano le lezioni di Charlie si era svuotata e lei non se n’era nemmeno accorta.

Un gruppo di Auror si era fermato a parlare poco fuori il cortile interno della base. Il loro chiacchiericcio entrava dalle finestre aperte.

 

-Beh, a lui potrà anche piacere. Rimane, però, uno stupido nome inglese per un bell’animale.-

 

Charlie scosse la testa divertito. Ripose nella gabbia il cucciolo, prima di risponderle.

–Magari tu l’avresti chiamato in un altro modo decisamente più intelligente. Decisamente più bulgaro…-

 

-Decisamente.-

 

-Peccato che questi draghi abbiano uno stupido addestratore inglese, però.- Charlie incrociò le braccia aggrinzendo la tuta verde militare degli auror.

 

-Già, peccato.-

 

Charlie non riuscì a trattenere una smorfietta. –Mi stai dando dello stupido?-

 

Taissa recuperò, la sua borsa appesa alla sedia di legno. Se la mise a tracolla, mentre con un mezzo sorrisetto che non era stata in grado di sopprimere, rispondeva. –Può darsi, dragatore. In fondo, sono una straniera e non ho molta pratica con la vostra lingua.-

 

Charlie fece uno sguardo furbo. –Beh, io ti darei volentieri delle ripetizioni.-

 

Taissa scosse la testa. –Non ti preoccupare; ho già il mio insegnante privato.- si avviò verso la porta con il suo passo elegante.

 

-…e chi sarebbe?-

 

La bruna si fermò appena prima della soglia. Si voltò e sorrise. –Tuo fratello Ron.- e senza aggiungere altro, scomparve.

 

-Adoro quella bulgara…- e con un sorriso da ebete stampato sulle labbra, Charlie iniziò a sistemare i draghi per la lezione successiva.

 

***

 

 

Ron Weasley adorava passare le ore in palestra. Potersi allenare da solo, nel silenzio famigliare di quell’enorme ambiente l’aveva aiutato nei momenti più difficili della sua vita. Percorse, quindi, quasi correndo, gli ultimi metri che lo separavano dall’entrata, ma quando aprì la porta rimase deluso. La palestra, infatti, non era vuota: c’erano due auror, un uomo ed una donna, che si stavano allenando.

Stava per fare dietrofront, quando riconobbe la voce di una dei due: Hermione.

Non l’aveva più vista da quella notte dell’attacco a Diagon Alley; la donna, infatti, aveva rispettato i loro patti, sparendo la mattina successiva, prima che Ron si svegliasse. Non c’erano state pretese, aspettative o complicazioni. Hermione aveva preso il suo conforto e poi era uscita in punta di piedi.

 

Ron non sopportava ammetterlo, ma quel comportamento che lui stesso aveva preteso gli aveva dato fastidio. Avrebbe voluto trovarla al suo risveglio, in modo da poterla fissare dormire, libero di farlo senza dover dare spiegazioni a nessuno.

 

-No, aspetta non sono pronta…- Hermione scoppiò a ridere proprio nel momento in cui, l’altro auror, le andava contro caricandosela sulle spalle per farla girare. –Dimitri!- urlò, scalciando un po’ per farsi mettere giù. –Lasciami!-

 

Ron sentiva quelle risate, vedeva quelle mani enormi del bulgaro appoggiate sulle gambe di Hermione e, all’improvviso, sentì lo stomaco contorcersi.

Entrò a grandi passi nella palestra, camminando come fosse un elefante.

 

Hermione lo vide arrivare, con un’aria truce e sobbalzò. –Dimitri, basta. Fammi scendere!- Se lo sentiva che Ron avrebbe equivocato, insomma, avrebbe equivocato anche lei. Quando il bulgaro la rimise a terra, tutto le girava attorno in maniera così veloce che per reggersi in piedi dovette appoggiarsi al braccio di Dimitri.

Ron notò la mano di Hermione sul bicipite del bulgaro e quasi vide rosso. –Io che pensavo fossi tornata in Bulgaria…-

 

-No, Ron… io…-

 

-Beh, è buffo sai, pensavo volessi riconquistare la mia fiducia…-

 

Hermione fece un passo in avanti, non badando alla stanza che le girava ancora intorno.

–Noi ci stavamo solo allenando, Ron. Poi, abbiamo iniziato a scherzare, come facevamo io e te.-

 

Ron scosse il capo. –La cosa era diversa, Hermione. Io avevo tutto il diritto di farlo!-

 

Hermione aprì la bocca, ma non riuscì a dire nulla. Abbassò il capo, mordendosi le labbra.

“Non ce la faccio più.”

 

-E’ stata colpa mia, Ronald. Se c’è qualcuno con cui devi prendertela, quello sono io.-

 

La voce di Dimitri colse di sorpresa tutti: Hermione alzò la testa di scatto, trattenendo il fiato; Ron, invece, lo guardò con rabbia.

 

-Tu stai zitto, bulgaro.- sentì le mani prudere dalla voglia di assestargli un bel pugno sulla faccia.

Dimitri fece una risata di scherno. –No, sta zitto tu. Non sei nemmeno abbastanza uomo da riuscire a capire cosa vuoi…-

 

Ron sentì decisamente il fischio nelle orecchie, pochi attimi prima di colpire la mandibola di Dimitri con una manata.

Hermione urlò. –Ron, fermo!- non riuscì a continuare, perché Dimitri, ripresosi dalla botta, la scostò bruscamente, per colpire il rosso.

La bruna perse l’equilibrio e cadde di schiena sul pavimento.

 

-Hermione!- Ron sentì l’immenso istinto di protezione nei confronti della bruna farsi largo dentro di sé. Non poteva permettere ad un uomo qualsiasi di trattare la sua donna a quel modo. Perché anche se non stavano più assieme, Hermione sarebbe rimasta la sua donna per sempre.

Così, accecato dalla rabbia prese Dimitri dalla collottola e lo strattonò violentemente.

–Inizia a pregare che non si sia fatta nemmeno un livido a causa di questa caduta…-

 

Hermione si rialzò con un balzo. Nemmeno si era resa conto di tutta quella assurda situazione. –Ron, ma che fai?! Vuoi essere cacciato via?!-

 

-Se io vengo cacciato, lui viene con me, Hermione…- Ron continuava a fissare con odio gli occhi scuri di Dimitri che, nonostante fosse grosso almeno una taglia in più del rosso, in quel momento, quasi non sfiorava il pavimento con le punte dei piedi.

 

-Io non farei cose stupide, Capitano Weasley.- la calma con cui Dimitri parlò fece rabbrividire di rabbia Ron che d’istinto strinse i pugni intorno alla maglia dell’altro.

 

-… perché non dovrei?-

 

Dimitri rimase in silenzio per un po’ mentre Hermione tratteneva il respiro.

Ron non l’ascoltava affatto.

 

-Perché io qui sono l’ospite.-

 

Ron sbuffò infastidito. –Decisamente poco gradito.-

 

-Ma pur sempre ospite.-

 

Hermione posò una mano su quelle serrate di Ron. –Dai, lascialo andare. Non è successo niente. Sto benissimo.-

 

Ron lasciò andare con uno scatto la collottola di Dimitri. Fissò brevemente negli occhi Hermione. Poi, scosse la testa e, senza parlare o chiedere spiegazioni, si allontanò a grandi passi.

Hermione lo seguì con lo sguardo fino a quando non scomparve dietro le porte della palestra, incapace di fare altro.

 

 

***

 

Draco sentì finalmente l’auto di Anne parcheggiarsi nel vialetto di casa. Era da quasi mezz’ora che aspettava lei e Lily. Per ingannare il tempo, aveva sistemato gli scaffali della cucina delle ragazze. Più di una volta, in maniera sempre diversa: prima aveva disposto le scatole dei cereali in ordine alfabetico, poi, in base ai colori delle confezioni. Aveva deciso, infine, di risistemarle secondo i loro nomi.

 

Si sedette, quindi , al tavolo di legno con un bel sorriso e il mento appoggiato su una mano. Sentì un paio di risate prima che la porta sul retro si aprisse di scatto.

 

Anne entrata per prima nella cucina sobbalzò dalla sorpresa di vederlo lì seduto ad aspettarle. Sapeva che il loro rapporto stava lentamente tornando com’era, ma non ne era tanto felice.

 

I cambiamenti avvengono per dei buoni motivi e lei ne aveva di ottimi. 

   

Aveva deciso che avrebbe accettato un riavvicinamento a Draco solo se questo avesse portato a un miglioramento del loro rapporto. Non voleva ritrovarsi al punto in cui aveva lasciato, ma decisamente qualche passo più avanti.

 

-Ciao, Draco.- Anne aggrottò le sopraciglia. –Che ci fai qui?-

 

Il biondo stava per risponderle quando fecero il loro ingresso nella cucina un ragazzo alto e Lily che aveva l’aria abbastanza imbronciata.

Draco li guardò sfilare una dopo l’altro con la bocca socchiusa dallo stupore che si accentuò quando l’uomo sconosciuto baciò Anne sulla guancia mentre le porgeva le buste della spesa.

Nemmeno le feste di Lily lo distrassero.

 

-Draco!- esclamò la bambina, correndogli incontro. Gli circondò il collo con le braccia, stringendolo forte. –Che bello vederti!-

 

L’auror ricambiò il gesto affettuoso di Lily serrandola a sua volta, tra le braccia; le accarezzò con dolcezza la testa, mentre non staccava gli occhi di dosso ad Anne e il bell’imbusto dal sorriso abbagliante.

 

-Sì, principessa. E’ bello vederti.- se la tirò sulle gambe, permettendo alla piccola di accoccolarsi contro il suo petto.

 

-Ti prego, Draco, salvami. Io quel tipo non lo reggo.-

 

Il biondo fece una faccia interrogativa.

 

Lily sospirò. –E’ il mio nuovo insegnante di pattinaggio, David Sadsnow. Ci prova sfacciatamente con Anne.-

 

Draco serrò la mascella, quando le parole di Lily furono accompagnate da un risolino della bruna dall’altra parte della stanza.

L’uomo biondo inarcò un sopraciglio con un’espressione poco convinta verso la bambina che si strinse nelle spalle.

 

-Oh, ma che sbadata. Non vi ho presentato.- irruppe all’improvviso Anne mentre si rendeva conto che qualcuno aveva sistemato i suoi scaffali sempre perennemente disordinati. –David questo è Draco. Draco questo è David, il…-

 

-…nuovo insegnante di pattinaggio di Lily. Lo so.-

 

Draco strinse la mano che il giovane insegnante gli porgeva.  Aveva un sorriso così splendido e bianco che all’auror ricordò la neve appena caduta.

 

-Che bel nome, Drago.- David commentò la presentazione.

 

Lily scoppiò a ridere, mentre Draco scoteva la testa. –Non è Drago, ma Draco.-

 

-Oh, in effetti era troppo strano.-

 

La bambina sillabò con le labbra la frase “tutto muscoli, niente cervello” e al biondino quasi scappò una risata.

Anne sorrise sotto i baffi, mentre riportava negli stipi della cucina il suo adorabile disordine.

 

-E cosa fai nella vita, Draco?- David sottolineò la lettera “c” nel nome dell’auror, dopo aver lanciato un’occhiata al sedere di Anne che si era chinata per riporre una verdura nel frigo.

 

Draco sentì l’impulso di spaccargli la faccia, ma riuscì a trattenersi. –Sono nella sicurezza.- tagliò corto proprio nel momento in cui la bruna si scioglieva i capelli con un colpo di testa, rapendo completamente la già minima attenzione che David aveva dedicato al discorso di Draco.

 

-Sicurezza, eh?- David si passò una mano su una mascella. –Cosa sei un poliziotto?-

 

Draco riaccolse sulle proprie gambe Lily che era scesa un momento per andare a prendersi un bicchier d’acqua. Guardò David con un mezzo sorriso poco convinto. –Una mezza specie.-

 

David si appoggiò con un gomito al ripiano della cucina. Guardò Draco interrogativamente. –Cosa vuol dire una mezza specie? Sei nei servizi segreti?-

 

Il biondo appoggiò il mento sulla spalla destra della bambina, stringendosi nelle spalle.

–Forse.-

 

-Wow! Sto parlando con uno 007.-

 

Anne rise, negando con la testa. –No, David, rilassati. Stai parlando solo con Draco, un mio amico del liceo.-

 

-Ah, siete andati a scuola insieme?-

 

Draco gli rivolse un breve sguardo. –Non esattamente.-

 

David trovò quelle risposte così evasive e poco chiare di Draco davvero irritanti. Si sedette, quindi, sullo sgabello della cucina, bofonchiando qualcosa d’incomprensibile. Guardò indispettito Draco ancora per un po’, poi, decise di porre fine a quella conversazione.

Anne gli si avvicinò poggiandogli una mano su una spalla. Sapeva che Draco la stava guardando, anche se non lo dava a vedere. Li percepiva i suoi occhi su di sé.

 

-Dammi 5 minuti. Mi rinfresco un attimo e poi andiamo a cena.-

 

David sorrise raggiante, mentre Draco colorò con troppa forza il disegno di Lily, strappandolo un poco.

 

-Esci?-

 

Anne si voltò verso Draco che le aveva rivolto la domanda. –Sì.-

 

Draco aggrottò le sopraciglia. –E Angelia e Lily?-

 

Anne sospirò. –Angelia è con mio padre al negozio. Lily andrà a dormire da una compagna di classe.-

 

-Angelia si è già ripresa?-

 

-Certo che no.- Anne rispose con una faccia scandalizzata. –Le ho consigliato io di distrarsi, andando ad aiutare mio padre. Con lui, è sempre tranquilla.-

 

-Capisco.-

 

-Qualche problema, Draco?-

 

Il biondo si strinse nelle spalle. –Assolutamente. Fa quel che vuoi.-

 

Anne annuì. –Infatti.- Allungò una mano verso Lily. –Andiamo, tesoro. Vai a prepararti lo zaino mentre io mi rinfresco.-

 

Lily fece una faccia dispiaciuta. –Già? ma io volevo stare un altro po’ con Draco.-

 

Anne sbuffò. –Avanti, Lily, non fare capricci.-

 

-Ma…-

 

-Niente ma.-

 

Lily mise su il broncio. Salutò frettolosamente Draco che sospirò afflitto. –Dai, principessa. Ci vediamo presto.-

 

-Dici sempre così. Ogni volta, però, passa sempre più tempo.-

 

 Draco non seppe che risponderle, così la strinse ancora un po’ a lui. Poi, Anne la richiamò e Lily si staccò riluttante. Lo salutò con la manina paffuta, prima di dileguarsi dietro la porta della cucina sdegnando la mano tesa di Anne.

La donna lanciò un’occhiata esasperata a Draco.

 

-Ci vediamo…-

 

Draco alzò una mano in segno di saluto e dopo essersi congedato velocemente da David lasciò quella casa alla maniera babbana, senza dare nell’occhio. Aveva paura, però, che il suo malumore non riuscisse a passare tanto inosservato.

 

***

Mellifluo aveva l’aria assorta.

Il sole stava morendo lentamente all’orizzonte e il suo rosso-arancio tingeva il cielo di colori spettacolari.

Mellifluo si appoggiò alla parete di roccia nuda alle sue spalle e sospirò: non riposava più bene. Sogni così diversi si susseguivano ogni notte, volti per lui sconosciuti si presentavano prepotentemente, disturbandogli il sonno: uomini dall’aria malvagia, qualche ragazzina dalla capigliatura rossa e, soprattutto, quella donna dagli occhi blue.

La immaginava in continuazione, ogni volta, con un dettaglio nuovo: quelle pagliuzze verdi sparpagliate verso l’esterno dell’iride blue; le dita bianche e affusolate; il suo profumo intenso.

 

-Ma chi sei?- se lo chiedeva in continuazione. Non sapeva il suo nome, eppure aveva la sensazione che in un passato, magari non troppo lontano, l’avesse pronunciato così tante volte.

 

-Cosa ci fai qui?- Cassio aveva girato tutti i sotterranei per trovarlo. Non credeva che fosse già in grado di trovare da solo la strada per la superficie. –Ti ho detto mille volte che mi devi chiedere il permesso per allontanarti.-

 

Mellifluo si voltò con stizza. –E chi l’avrebbe deciso questo?-

 

Cassio lo guardò male; strinse le braccia intorno al petto prima di rispondere. –L’ho deciso io…-

 

Il biondo fece un sorriso antipatico. Ritornò ad appoggiarsi alla parete di roccia, perdendo di nuovo il suo sguardo verso l’orizzonte. –Allora, non è un mio problema…-

 

Cassio rimase interdetto. Lo guardò un secondo senza ben sapere cosa fare. –Cos’hai detto?-

 

Mellifluo gli rivolse uno sguardo annoiato. –Ti ho detto che dei tuoi ordini me ne frego.-

 

Il bruno non gli diede nemmeno il tempo di finire la frase; gli si avventò contro, colpendolo con un pugno alla mascella.

Mellifluo fu  sospinto all’indietro in malo modo; perse l’equilibrio e cadde a terra. Fissò negli occhi Cassio e sputò, poco dopo, un grumo di sangue. –Io non lo rifarei se fossi in te.-

 

L’uomo bruno ancora in piedi, inclinò la testa da un lato. –E per quale motivo non dovrei rifarlo?-

 

Mellifluo si tirò in piedi. Si pulì la bocca con una manica e gli sorrise. –Perché anche tu sai che la prossima volta potresti non sopravvivere…- e, senza aggiungere altro, si avviò verso i sotterranei.

 

-Pensi di farmi paura, biondone?!- Cassio gli gridò dietro sollevando un pugno verso di lui. -…e adesso, dove stai andando?!-

 

-Da Tamiara. Non mi sta forse cercando?-

 

Cassio fissò le spalle dell’uomo scomparire inghiottite dall’oscurità dei sotterranei. Strinse il pugno con forza. –Farai un’altra brutta fine, Mellifluo. Te lo prometto.-

 

***

 

Ron era seduto su una panchina di marmo nella base: gli occhi puntati sul selciato e l’aria severa stampata sulla faccia. Non riusciva a togliersi dalla testa quello che aveva visto qualche ora prima: Hermione che si allenava con un altro. Per non parlare, poi, dell’altro e delle sue odiose mani che si appoggiavano sempre sulle spalle minute della giovane.

 

“Non ce la faccio. E’ più forte di me. Sono geloso”.

 

Ron era completamente immerso nei suoi pensieri, quando una testa si affacciò sulla sua spalla: una cascata di boccoli castani ed un piacevolissimo profumo.

 

-Ehilà, tutto bene?-

 

Ron avrebbe riconosciuto quella voce squillante tra mille. Sbuffò all’interessamento che avvertiva nel tono della nuova arrivata.

 

-Stavo meglio qualche ora fa.-

 

Hermione si accomodò sulla panchina, sorpassandola e sedendosi a cavalcioni sul marmo. Fissò i suoi occhi scuri sul profilo di Ron, mentre un sorriso sfrontato troneggiava sulle sue labbra.

Ron la scrutò con la coda dell’occhio e, quando lo scorse, le domandò seccato. –Cos’è quel sorriso?-

 

La bruna si strinse nelle spalle. –Nulla.-

Ron trovò quella risposta così dannatamente irritante. –Nulla? Da quando ti conosco non c’è mai stata un’espressione del tuo volto che non riconducesse ad altro.- voltò la testa per guardarla bene in viso. –Sputa il rospo.-

 

Hermione non poté evitare al suo sorriso di allargarsi. Sapeva che non era una cosa carina, ma non poteva farne a meno. –Sei geloso.-

 

Il rosso le lanciò un’occhiataccia. –Ho quasi picchiato Dimitri. Questo non vuol dire essere geloso.-

 

-No?- Hermione fece una faccetta ingenua. –E cosa vuol dire?-

 

-Che avevo bisogno di sgranchirmi le mani.-

 

Un venticello gelido corse tra di loro, facendoli rabbrividire.

Le foglie cadute dagli alberi fremettero indifese.

 

Hermione incrociò le braccia sul petto per riscaldarsi, prima di rispondergli. –La prossima volta che vorrai fare palestra…- e quel discorso le ricordò un altro fatto molto tempo prima. -…invitami ad allenarmi con te, prima che lo faccia qualcun altro.-

 

Ron sentì un pugno diretto in pieno stomaco: Hermione, con le sue parole, riusciva sempre a centrare il punto. La guardò di sottecchi, poi, grugnì una risposta che assomigliava vagamente ad un –Vedremo.-

 

Hermione rimase in silenzio per un po’. Adorava stare accanto a Ron in quel modo: i loro lunghi silenzi non erano mai momenti sprecati.

 

-Chi porterai al matrimonio di Harry e Ginny?- Ron aveva voltato la testa per guardarla, di nuovo.

 

Fu il turno di Hermione di avvertire un colpo in pieno stomaco.

Perché Ron le poneva domande di cui già sapeva la risposta?

La ragazza avrebbe tanto voluto portare lui al matrimonio, ma sapeva che questo le sarebbe stato impossibile. Così, senza di Ron e con un Dimitri vagamente in collera, non le restava altra possibilità che andare da sola.

 

-Me stessa.- ed Hermione fece un sorriso rassegnato. –Tu, invece, ci verrai con Taissa?-

 

 Ron annuì, avvertendo un moto di soddisfazione nel venire a conoscenza della solitudine della ragazza. –Con chi altri?-

 

Hermione sentì il cuore arrivarle nello stomaco. Fece una smorfia con le labbra, infastidita. –Certo, se non hai proprio altre ragazze da portare.-

 

Ron la fissò. Vide il nervosismo della giovane accrescere secondo dopo secondo. “Ora chi è che fa la gelosa?”

Così, le si avvicinò appena con un sorrisetto, identico a quello di Hermione di pochi minuti prima e le chiese. –Sei gelosa anche tu?-

 

-No.-

 

Ron ridacchiò. –Sì.-

 

Hermione strinse i pugni sul grembo. –No!-

 

-Sì.-

 

-NO.-

 

-Sì.-

 

-Sì, LO SONO!- Hermione, alla fine, esplose. Voltò la testa da un lato indignata. Aveva le guance che le scoppiavano dal rossore. -…e non me ne vergogno. Al contrario di qualcuno, io ho accettato i miei sentimenti per te, con tutto quello che comportano.-

 

Ron aggrottò le sopraciglia, contrariato da quelle parole. –Cosa stai insinuando, Hermione?-

 

Hermione sbuffò. –Quello che ho detto. Tu non accetti quello che provi per…- trattenne il fiato. -…me.-

 

Il rosso irruppe in una risata gelida, di gola, priva di allegria. Un’arida, antipatica risata di scherno.  Si voltò verso di lei; l’afferrò dagli avambracci e puntò con determinazione i suoi occhi blue e tempestosi in quelli marroni di Hermione. –Adesso ascoltami, bene, perché questo discorso lo farò una sola volta.- Strinse le dita attorno alle braccia della ragazza, affondandole  nella stoffa del cappotto. –Non osare mai, mai e, poi, mai insinuare una cosa del genere. Non ci provare nemmeno, perché non te lo permetto; non ti permetto di offendere me ed i miei sentimenti per te.- Fece una pausa che durò qualche attimo, dando il tempo ad Hermione di assimilare le sue parole. Prese, poi, un respiro profondo, prima di continuare. -L’unico, che è sempre stato sicuro dei suoi sentimenti per te, ero io; l’unico, che ha sempre avuto il batticuore ad ogni tuo sguardo, ero io; l’unico, che ha sempre voluto passare il resto della vita con te, ero io; sono stato io a chiederti di sposarmi, non tu. Tu sei quella che è scappata via.-  e l’ultima frase di Ron fu accompagnata da uno sguardo profondamente addolorato e stanco.

 

La bruna fu investita da una doccia di acqua fredda. Sentì l’aria mancarle.

La serietà dello sguardo con cui Ron le aveva parlato, l’aveva fatta tremare. Aveva avvertito, di nuovo, tutto il peso delle sue azioni, di quello che n’era conseguito e del dolore che aveva provocato.

Ron le aveva parlato con sincerità, mostrandole il suo cuore martoriato.

Lei a quella vista non aveva resistito e i suoi occhi si erano riempiti di lacrime amare.  

 

–Mi dispiace di essere scappata, Ron. Te l’ho detto e te lo ripeto. Mi dispiace. Mi dispiace di essere stata debole e di averti causato dolore. Io non volevo, davvero.- Hermione avvertì la pressione delle dita di Ron farsi più lieve. –L’essere fuggita, però, non significa che io non fossi sicura di amarti, anzi, io ne ho sempre avuto la certezza.-   

 

-Perdonami, ma mi risulta difficile crederti.- Ron le lasciò andare le braccia con uno sbuffo. –Chi ama è sicuro e anche se ha paura, Hermione, l’accetta ed inizia a crescere e a convivere con essa.-

 

Hermione sentì l’atmosfera raggelarsi, tutto d’un tratto.

Ron non la guardò per dei lunghi attimi, in modo che, quella frase, rimanesse sospesa nell’aria per un po’.

 

-Mi dispiace- Hermione aveva interrotto il loro silenzio. Aveva un tono afflitto, stanco e paurosamente rassegnato.

Ron ne fu colpito così tanto che si voltò a guardarla.

-E’ l’unica cosa che posso fare: dispiacermi. Questo, però, non cancellerà quello che ho fatto, lo so benissimo.- sospirò, tirando su col naso, sperando che quelle punture di spilli che avvertiva negli occhi la lasciassero in pace.–…ma se tu continuerai ad ergere un muro attorno al tuo cuore, contro di me… come riuscirò, mai, a farti capire che sono cresciuta, Ron? Così facendo, io ho perso prima d’iniziare a combattere.-

Il vento freddo spirò tra i capelli di Hermione, sfiorandole le lacrime che finalmente aveva lasciato cadere. Vibrò per qualche secondo attorno alla giovane, prima di dirigersi verso Ron che avvertì il profumo di Hermione nel vento e sentì una fitta di dolore allo stomaco.

 

-Dimmi se i miei sforzi potranno portare mai a qualcosa. Dimmi se di quei sentimenti che avevi per me una piccola scintilla vive ancora nel tuo cuore. Dimmi se quei sentimenti sono più forti della rabbia e del rancore che provi per me…-

 

Ron sentì la saliva prosciugarsi nella sua bocca. Abbassò lo sguardo sulla punta delle sue scarpe, senza risponderle.

Hermione sentì quel silenzio pesarle addosso come un macigno. Trattenne un singhiozzo, stringendo i pugni. Il suo sguardo, all’improvviso, divenne vacuo. Annuì a se stessa, alzandosi.

-Ho capito, Ron.- fece uno sforzo enorme per evitare che la sua voce tremasse. –Scusami se ho insistito…-

 

Ron non riuscì nemmeno a richiamarla che lei era già corsa via.

 

 

***

 

 Mancava ormai poco tempo al matrimonio di Harry Potter e Ginny Weasley.

I preparativi fervevano impazienti e la sposa diventava giorno dopo giorno sempre più impegnata, sempre più stressata, sempre meno trovabile. Così, chi voleva parlarle doveva rincorrerla nei camerini per la prova dell’abito od accompagnarla a ritirare i fiori o le decorazioni o qualsiasi cosa riguardasse il giorno del suo matrimonio.

 

-Miss Weasley, potrebbe evitare di respirare per un secondo.-

 

Ginny era in piedi su uno sgabello, mentre la sarta le faceva qualche modifica al corpetto. Dalla precedente prova dell’abito, aveva perso paurosamente peso. Il troppo stress le aveva sempre procurato problemi.

 

-Dovresti rilassarti un attimo, Gin.- Maggie era seduta su un divanetto nella sartoria. Si passò una mano tra i capelli stranamente mossi e sbuffò. S’iniziava seriamente a preoccupare per Ginny. –Oltre al tuo bellissimo vestito da sposa, vorremo vedere anche te attraversare la navata della chiesa, sai?-

 

La rossa rilasciò il fiato prima di risponderle. –Certo che lo so, ma non riesco a rilassarmi.- si rimirò un attimo allo specchio. La stoffa lavorata del corpetto le cingeva il busto con grazia, la seta della gonna luccicava sotto le luci.

Ginny quasi aveva paura di toccarla. Notò il contrasto che il rosso dei suoi capelli faceva col bianco dell’abito e sorrise: Harry l’ adorava.

 

Maggie osservò l’abito con gli occhi che le scintillavano: era davvero bello e a Ginny stava benissimo.

 

-Qualcuno ti ha dato conferma  dell’invito?-

 

Ginny rilasciò i capelli sulle spalle nude. Li aveva tirati su un secondo per assicurarsi che la scelta dell’acconciatura alta fosse stata giusta. –Sai che non saremo tantissimi, Maggie. La maggior parte degli invitati li vedo tutti i giorni e nessuno mi ha negato la sua presenza.-

 

Maggie annuì. Da quello che ricordava, la lista degli invitati non era lunghissima.

Ginny ed Harry, in questo, erano stati molto discreti. Solo gli amici e i parenti più stretti.

 

In fondo, l’ultima guerra aveva loro strappato quasi tutti.

 

-Chi ti accompagnerà all’altare?-

 

Ginny scese dallo sgabello, passandosi una mano sul collo. –Bella domanda, Mag.- gli occhi azzurri della rossa scintillarono di nostalgia. –Avevo sempre pensato che sarebbe stato mio padre ad accompagnarmi. Me l’ero  immaginato con gli occhi umidi e il sorriso allegro…- sospirò rassegnata, prima di continuare. -Poi, però, la guerra me l’ha portato via.- tacque per un attimo e sul volto di Maggie si disegnò un’espressione triste. -…e ora non so proprio chi scegliere tra i miei fratelli.-

 

Maggie inclinò la testa. –Nel mondo dei babbani, è il fratello più grande ad accompagnare la sorella all’altare, in questi casi.-

 

Ginny fece un sorriso dolce. –Anche nel mondo magico.-

 

-Beh, allora fallo fare a Charlie. E’ una tradizione.-

 

-Sì, lo so.- Ginny alzò gli occhi al cielo. –Ma vedi per tanto tempo Charlie non c’è stato e Ron è stato un eccellente sostituto. Per la miseria, la testa mi dice un nome, il cuore un altro. Non voglio scegliere tra i miei fratelli. Ho paura che possano prenderla male.-

 

Maggie le fece un sorriso pacato. –Non credo i tuoi fratelli possano arrabbiarsi. Mi sembrano persone molte intelligenti da capire che non possono accompagnarti in due.-

 

-Lo so.-

 

-Ma?-

 

-Ma se non scegliessi Charlie, potrebbe pensare che io non l’abbia ancora perdonato per essere scomparso per così tanto tempo; nello stesso modo, se non scegliessi Ron, potrebbe pensare che io non gli sia grata di essermi stato accanto per tutti questi anni…-

 

Maggie si grattò la nuca. –Vuoi chiederlo a Draco?-

 

Ginny scoppiò in una risata nervosa. Poi, tacque pensandoci su. –Credo che i miei fratelli mi ucciderebbero.-

 

-Beh, era un’idea.-

 

-Grazie.-

 

Maggie fece una smorfia con le labbra, inclinando la testa. –Sai cosa farei io?-

 

Ginny si era sfilata il vestito, ritornando agilmente nei suoi jeans. –Cosa?-

 

-Darei retta al mio cuore. E’ sempre la scelta migliore.-

 

La rossa annuì, con un sorriso. –Speriamo.-

Maggie le sfiorò il braccio in segno di conforto. –Andrà tutto bene.-

 

 

***

 Draco era arrivato da pochi minuti a casa di Anne.

Angelia l’aveva chiamato disperata: Lily aveva avuto un incubo terribile e non riusciva a tranquillizzarla.

Quando il ragazzo entrò nella stanza della bambina, avvertì l’atmosfera elettrica che la sovreccitazione dei poteri di Lily produceva.

 

-Draco…- Angelia si alzò dal pavimento, accanto al letto, andandogli incontro. –Non riesco ad avvicinarla. Trema come una foglia e non so che fare. Ho provato con tutti gli incantesimi tranquillizzanti ma non succede nulla…-

 

Il biondo annuì, rivolgendo lo sguardo alla piccola che era rannicchiata su se stessa, su un angolo del materasso. Il suo cuore fu serrato in una morsa d’acciaio.

 

-Dov’è Anne?-

 

Angelia divenne rossa. –E’…è uscita. Non sono riuscita a rintracciarla.-

 

Draco avvertì ancora una volta lo stomaco contrarsi e, poi, il cuore pompò molto sangue verso la sua faccia che divenne rossa. Si accovacciò sul pavimento, cercando d’ignorare il nervosismo che gli scalpitava dentro. Lily era più importante in quel momento.

 

-Ehi, principessa…-

 

Angelia rimase indietro. Gli occhi pieni di lacrime e una mano sulla bocca.

Lily si abbracciava la testa e non sembrava avesse avvertito il richiamo di Draco.

 

-Principessa, sono io, Draco.-

 

Al nome dell’uomo, Lily alzò timidamente la fronte. Lo scrutò con i grandi occhi vivaci, ma non disse nulla.

 

-Non mi riconosci?-

 

Lily continuava a fissarlo. –Draco…- disse, poi, con un filo di voce. –E’ morto.-

 

Draco sentì una doccia di acqua fredda investirlo mentre Angelia dietro di lui scoppiava a piangere.

 

-No, non sono morto, tesoro. Sono qui, davanti a te. Se allunghi una mano puoi stringere la mia.- l’uomo appoggiò le sue dita eleganti sulla coperta. –Dai, prova.-

 

Lily s’irrigidì. –Se mi muovo il buio m’inghiotte.-

 

Draco negò con la testa. –No, non lo farà. Ci sono io qui con te.-

 

Lily dilatò gli occhi. Lo fissò per un paio di secondi senza alcuna espressione, prima di allungare titubante una manina verso quella dell’uomo.

Quando a pochi centimetri, Draco gliel’afferrò, per paura di un ripensamento, Lily sussultò. Sbatté le palpebre un paio di volte prima di metterlo a fuoco.

 

-Draco…- alcune lacrime si erano affacciate ai suoi occhi. -…sei vivo!- e la sua disperazione si sciolse in un fiume in piena di lacrime e singhiozzi.

 

L’uomo la tenne stretta a sé, accarezzandole la schiena con dolcezza. Avvertiva il petto di Lily alzarsi ed abbassarsi velocemente mentre piangeva. La cullò a lungo, baciandole i capelli di tanto in tanto.

Lily non accennava a rilassarsi, nonostante tutto. Stringeva le mani a pugno mentre il suo corpo fremeva di terrore.

 

-Stai calma, principessa.- Draco le parlò con tranquillità. –Ci sono io con te.-

 

Solo un’ora più tardi, dopo gli inumani sforzi di Angelia e Draco, Lily riuscì a calmarsi e a ritrovare un sonno tranquillo.

Il biondo rimase a vegliarla per un po’; una mano affusolata accarezzava la fronte asciutta di Lily.

 

-E’ stato terribile.- disse Angelia qualche  minuto dopo, mentre sprofondava nel divano. Aveva già abbastanza problemi di suo, senza doversi accollare anche quelli degli altri. –Mi ha fatto tanta tenerezza.-

 

Draco annuì, mentre scrutava il buio fuori la finestra.

Le dieci erano già passate da un pezzo e di Anne non si era vista nemmeno l’ombra.

In piedi davanti la porta, l’uomo sembrava ancora nervoso e preoccupato.

 

-Quando pensa di degnarci della sua presenza, tua cugina?-

 

Angelia riaprì di scatto gli occhi che aveva chiuso per un attimo. –Mary Anne tornerà tra poco.- gli rispose senza scomporsi. –E’ uscita per svagarsi un po’.-

 

Draco sbuffò. Continuava a percorrere in lungo e in largo il piccolo ingessino, borbottando qualcosa a denti stretti.

 

Angelia era rimasta seduta sul divano per un po’. Tentando di rimanere vigile, aveva iniziato a leggiucchiare una rivista; alla fine, però, il sonno aveva avuto la meglio e aveva deciso di ritirarsi nella sua camera.

 

-Draco, io vado a letto. Se, però, tu vuoi rimanere, fa pure.-

 

Draco annuì. –Perfetto, buona notte Angelia.-

 

-Buona notte, Draco.- mentre saliva le scale la donna trattenne una risatina. In cima alla scalinata, si voltò a guardarlo un attimo e, scotendo la testa, scomparve dietro l’angolo del corridoio.

–Giovani…-

 

Draco era sempre più nervoso. Ogni minuto che trascorreva, lo mandava sempre più su di giri. Dove diavolo era andata Anne? Dopo una mezz’ora passata in piedi dietro la porta decise di spostarsi nel salotto, almeno per sedersi un paio di minuti. Non appena si fu seduto sul bracciolo del divano, il rombo del motore di un’auto invase il silenzio della notte.

 

Si catapultò alla finestra, quella che dava sul vialetto, già con un sopraciglio inarcato. Scostò una tendina di pizzo e, quando scorse la bocca di quel tipo pressata sulla guancia di lei vide rosso.

Non gli era mai successo di perdere la calma, mai. In tutti quegli anni di “bontà”, si era sempre dimostrato un tipo molto pacato  e, a tratti, quasi distaccato dalle situazioni che lo circondavano.

Era razionale, freddo. Sarebbe stato un Malfoy perfetto se solo un cuore non gli avesse battuto prepotentemente nel petto.

 

In quel momento, però, non riuscì a trattenersi. Si catapultò alla porta e l’aprì con uno scatto.

Anne ancora nell’auto sobbalzò, come fosse stata scoperta con le dita nella marmellata; David assunse un cipiglio inverosimilmente infastidito.

 

-Mary Anne ho bisogno di parlarti.-

 

Il viso della bruna s’incendiò. Recuperò la sua borsa sul sedile posteriore, prima di uscire dall’auto.

David Sadsnow inarcò un sopraciglio.  

 

-Ti chiamo domani, David…- lo liquidò prima che il giovane provasse a scendere dalla macchina.

 

Anne camminò con calma lungo il vialetto, avvertì il rombo dell’auto, prima che Sadsnow lasciasse la villa.

Draco la guardava avanzare: gli occhi di ghiaccio fissi sulla figura minuta di Anne; non si perdeva un solo movimento; quelle mani sottili percorrevano troppo velocemente la chioma scura.

Non bisognava conoscerla bene come Draco, per capire che fosse arrabbiata.

 

-Bentornata, Mary Anne.-

 

La bruna gli lanciò un’occhiata velenosa, prima di fermarsi a pochi passi dall’entrata che lui occupava. –Che ci fai qui, Draco?-

 

L’uomo si strinse nelle spalle. –Mentre tu eri fuori a fare…- serrò i pugni lungo i fianchi. –a fare la gattina con quel tipo, Lily ha avuto uno dei suoi attacchi.-

 

Anne si allarmò, immediatamente. Superò lui e l’ingresso, iniziando a correre su per le scale. Draco, però, la fermò. –Ora sta bene. E’ inutile che vai in camera sua; rischi di svegliarla.- fissò la schiena di Anne che ancora indossava il cappotto. –Avresti dovuto esserci prima.-

 

La ragazza si voltò di scatto. Quelle frasi le avevano fatto male.

Draco le parlava come se a lei non fosse mai importato nulla di Lily, come se fosse stata una sorella degenere.

 

-Non ti permetto di parlami così.- aveva gli occhi blue e grandi pieni di lacrime. Scese i gradini che la separavano da Draco, che aspettava alla base della scala, con un braccio appoggiato al corrimano. –Non hai il diritto di farlo.- gli disse, puntandogli un dito contro.

 

Draco vide la rabbia che scalpitava nei suoi occhi, nei suoi gesti. Vacillò un momento, per poi riprendere il controllo di se stesso.  Sentiva qualcosa bruciargli dentro, ogni volta che l’immagine di Anne e Sadsnow gli tornava alla mente.

 

-Io ho tutto il diritto di parlarti in questo modo!- scostò bruscamente il dito che Anne gli aveva puntato contro. –Voglio bene a Lily almeno quanto te e, inoltre, io ci sono sempre quando lei ha bisogno.- cercò lo sguardo di Anne furente. -Anche sta sera c’ero. Tu non puoi dire lo stesso.-

 

Mary Anne avvertì le sue guance incendiarsi. Le lacrime che avevano inumidito i suoi occhi, erano aumentate ed avevano spinto le prime giù dalle sue ciglia, lungo le guance.

Draco sentì quel bruciore diminuire, improvvisamente. Come se la sofferenza di Anne avesse alleviato la sua.

 

-Vattene, Draco.-

 

Il biondo sentì le guance incendiarsi. Sbatté le palpebre un paio di volte come per somatizzare quello che Anne gli aveva detto.

 

-In questa casa non sei più il benvenuto.-

 

Draco trattenne il fiato. Non riuscì a fare nient’altro che fissare i capelli della ragazza che le erano scesi sul viso, celandoglielo.

 

-Non tornare, non sentire la mancanza di Lily perché non la rivedrai più. Non cercarmi perché non mi troverai. Questo è un addio definitivo.- Anne alzò il viso dopo aver parlato: i suoi lineamenti erano induriti dalla rabbia e dal dolore che stava provando. Lo guardò negli occhi per qualche istante poi gli voltò le spalle e iniziò a salire le scale.

 

Quando fu scomparsa nel corridoio buio, Draco riprese a respirare. Osservò le scale appena percorse da Anne per qualche secondo, poi, senza fare una piega si smaterializzò.

 

Se solo l’avesse seguita per tentare di spiegarle la sua reazione, perché si fosse così arrabbiato nel non trovarla a casa quella sera, l’avrebbe trovata seduta sul pavimento mentre piangeva disperata ed in silenzio.

 

***

 

 

Quando Ginny varcò la soglia della Tana, trovò tutte le luci spente, come se in casa non ci fosse stato nessuno. 

Sul tavolino del salone c’erano due tazze che avevano l’aria di essere lì da qualche giorno.

Ginny sospirò sconsolata, per poi chinarsi ed afferrare i manici dei due calici nel tentativo di mettere un po’ di ordine. In effetti, ora che guardava meglio, c’erano anche alcuni vestiti sparsi un po’ ovunque, naturalmente sporchi.

 

-Ma quei due non cambieranno mai?-

 

Così,  inizio a raccogliere anche gli indumenti. Poi, trovò un paio di riviste sotto il divano e decise di metterle al proprio posto nel portariviste che si trovava appena una manata più lontano del pavimento sotto il divano. 

 

Passò un abbondante quarto d’ora in quella stanza rassettando, spolverando  e risistemando la posizione degli oggetti sul tavolino, proprio come piaceva a sua madre.

 

Poi, con una valanga di vestiti sporchi che aveva trovato addirittura sotto la cenere del camino spento e sui primi gradini delle scale che conducevano ai piani superiori, si avviò verso la cucina per lavare le due solitarie tazze.

Spalancò la porta e quasi le venne un colpo.

Ron era lì addormentato, con la testa appoggiata sul piano del tavolo ed una bottiglia di burrobirra ancora piena accanto.

 

Ginny sorrise.

A Ron non era mai piaciuto mangiare o bere da solo, era sempre stato un tipo pieno di amici, di fratelli...

 

-Ehi, Ron?- Ginny aveva appoggiato i vestiti di Charlie e Ron su una sedia e si era sporta sul tavolo per toccargli un braccio. Lo scosse brevemente.

Ginny aspettò un secondo, sapendo che di lì a poco, come a scoppio ritardato, Ron sarebbe sobbalzato, svegliandosi. Fece un sorriso quando il fratello si comportò esattamente come aveva previsto.

 

-Oh, Merlino!- gracchiò Ron con la voce impastata dal sonno. Si guardò intorno per un attimo, poi concentrò lo sguardo su sua sorella che ancora lo guardava. –Ginny sei tu…-

 

-Sì, Ron, sono io. Altrimenti chi? Questa casa è così sporca che qualsiasi altra persona scapperebbe a gambe levate.-

 

Ron annuì con fare vago. –In effetti, l’abbiamo un po’ trascurata.-

 

-Io direi un bel po’-.

 

Ginny si sedette sulla sedia di fronte a quella di Ron. Appoggiò le mani sul tavolo e lo fissò esplicita.

Ron fece un’espressione innocente, inclinando la testa ed inarcando un sopraciglio. –Cosa c’è?-

 

-Questa è la domanda che io dovrei rivolgere a te.-

 

-…perché?-

 

Ginny appoggiò il mento sulla mano sinistra dove spiccava un bell’anello di fidanzamento.

Ron fu abbagliato per un attimo dallo scintillio del diamante che Harry aveva regalato a sua sorella.

 

-Perché ti conosco come le mie tasche…e perché hai inarcato un sopraciglio alla mia domanda. Lo fai sempre quando è successo qualcosa.-

 

Ron inarcò un sopraciglio. –Non è vero.-

 

Ginny rise. –Sai che è vero, quindi, non perdere tempo a cercare di depistarmi.-

 

Il ragazzo rivolse gli occhi al cielo, ormai sconfitto. Ginny riusciva a metterlo K.O. nel giro di due frasi.

 

-Davvero, Ginny, non voglio parlarne.-

 

La sorella si rizzò sulla sedia. –Sapevo che era successo qualcosa!- disse trionfa. Si sporse un po’ sul tavolo desiderosa di sapere. –Lo so che ti va di parlarne, Ron. Non fare il prezioso.-

 

-Ginny…- si lamentò Ron stanco.

 

La rossa sorrise. –Ok, ok… se non ne vuoi parlare, posso almeno provare ad indovinare?-

 

Ginny fece una faccia così tipicamente Weasley che Ron non riuscì a dirle di no.

Così con un cenno vago del capo, il rosso acconsentì.

 

-Bene!- la ragazza si sfregò le mani. –Per caso centra una ragazza bruna, simpatica, intelligente che tu praticamente adori da quando eri alto così?- Ginny mimò con la mano un’altezza microscopica.

 

Ron fece un’aria strana. –Non sono mai stato alto così!-

 

Ginny sorrise. –Sì, invece. Ho visto delle foto di quando avevi pochi mesi.-

 

-Non conoscevo ancora Hermione quando avevo pochi mesi.-

 

Ginny ridacchiò. –Ma già l’adoravi.-

 

Ron non riuscì a ribattere. In effetti, non ricordava un solo momento della sua vita in cui non avesse ritenuto Hermione una ragazza fantastica. Nonostante le loro scaramucce del periodo di Hogwarts, l’aveva sempre considerata una tra le persone più importanti della sua vita.

Così, Ron si appoggiò afflitto sul tavolo.

 

-Centro.- mormorò Ginny.- Allora, cosa è successo con lei?-

 

Ron non alzò lo sguardo. Bofonchiò qualcosa contro il tavolo. –Nulla. Sono semplicemente un idiota.-

 

-Questo è sicuro.-

 

-Sei di grande aiuto, Ginny.-

 

La rossa incrociò le braccia sul petto. –Beh, se parli ad intervalli non capirò cosa vuoi dire nemmeno il giorno di Natale.-

 

Ron rimase in silenzio per un paio di secondi, poi dopo l’ennesima occhiata ammonitrice di Ginny, iniziò a parlare. –Ho detto ad Hermione che non l’amo più. O meglio non l’ho detto esattamente… ma quando lei me l’ha chiesto… io non le ho risposto e lei ha tirato le somme…-

 

Ginny si pietrificò. Allargò piano, piano gli occhi prima di schiarirsi la voce. –Beh,la faccenda può essere vista da due punti di vista.-

 

-Quali?!-

 

-Se hai detto la verità, ti sei finalmente tolto un peso dalla coscienza. Se, invece, non è così, hai combinato davvero un bel macello, Ronnie.-

 

Ron si passò frustrato le mani tra i capelli, digrignando i denti infastidito. –Come potrei risolvere questo macello?-

 

Ginny si strinse nelle spalle. –Potresti  cercare di far capire ad Hermione che l’ami ancora.-

 

A quelle parole Ron avvertì un brivido risalirgli la schiena. Era strano sentirle di nuovo, dopo tanto tempo.  Dette ad alta voce facevano ancora più paura e più effetto.

 

-Va da lei. Parlale. Spiegale.- Ginny lo guardava con serietà. I lunghi capelli rossi e mossi le scendevano sulle spalle come lingue di fuoco.

 

-Io…-

 

Ginny batté un pugno sul tavolo. –RONALD BILIUS WEASLEY. Alza il culo da quella sedia e vatti a scusare con Hermione, immediatamente.-

 

-Ma…- cercò di obbiettare il rosso.

 

La ragazza, però, sembrava irremovibile.

 

-Muoviti e fai vedere a tutti che uomo sei.- Ginny non aggiunse altro, a parte un piccolo sorriso. Prese i vestiti da lavare e si allontanò verso la lavanderia, lasciando Ron solo in cucina.

 

Alzarsi da quella sedia non fu mai stato più difficile.

Ron sentiva la gola secca e le mani sudate. Perché doveva essere così agitato al pensiero di scusarsi con Hermione. Perché non poteva essere tranquillo, flemmatico, sicuro di sé?

Sospirò afflitto al pensiero di quello che l’aspettava e, dopo aver dato un’ultima occhiata alla lavanderia dove Ginny stava facendo il bucato, si smaterializzò.

 

Pop.

 

 

***

 

 

Hermione aveva gli occhi rossi e gonfi quella sera: occhi che si vedeva avevano versato molte lacrime. Era rannicchiata sul piccolo divanetto del suo soggiorno, ricoperta fino alla testa da un plaid che aveva tutta l’aria di essere caldo e confortante.

Si stringeva con forza le gambe al petto, mentre con gli occhi mezzi chiusi guardava le lingue di fuoco danzanti nel camino.

Fuori dalla sua finestra il mondo sembrava girare come al solito. I clacson delle macchine arrivavano attutiti, i rombi dei motori facevano tremare un po’ i vetri ma lei era come se non udisse niente.

Era ferma in quella posizione da quando era uscita dalla doccia.

I pezzi del suo cuore infranto pareva si fossero conficcati nel suo stomaco, provocandole un dolore acuto ogni volta che si muoveva, parlava, pensava.

 

“Non mi ama più”.

 

Era un mantra che prepotentemente la sua mente continuava a ripeterle ogni volta che il viso di Ron le ricompariva davanti agli occhi.

 

Era quasi sprofondata nel sonno, ormai priva di forza dopo aver pianto ed essersi disperata per tutta la serata, quando il campanello della porta d’ingresso riecheggiò nelle sue orecchie.

Sembrava un suono lontano, come quello dei clacson delle auto giù in strada. Pensò d’ignorarlo e lasciarsi sopraffare finalmente dal sonno ma il trillo si fece più insistente e la recuperò a forza dalle braccia di Morfeo.

Così, si alzò con uno sbuffo dalla poltrona e percorse il breve corridoio che la separava dall’entrata.

Arrivò alla porta, quando ormai il dito del visitatore non si staccava più dal campanello.

 

-Eccomi.- gridò, verso chi attendeva sul pianerottolo.

 

Aprì la porta con slancio e rimase di sale quando riconobbe il suo ospite.

 

-Dimitri.- disse e il suo tono sembrò deluso per un secondo. –Che ci fai qui?- Gli chiese cercando di produrre un effetto piacevolmente sorpreso nella sua voce.

 

Dimitri le sorrise. Alzò una bottiglia di vino italiano e le rispose. –Mi dispiace per quanto è successo questa mattina. Volevo scusarmi con te.-

La guardò intensamente per un attimo: un paio di occhi scuri e gentili, un paio di occhi marroni e non azzurri, un paio di occhi gentili non tempestosi. Dimitri non Ron.

 

Hermione sentì un’ondata di calore bruciarle le guance. Abbassò il suo sguardo, imbarazzata da tanta gentilezza. –Non avresti dovuto. Sta mattina non è stata solo colpa tua.-

 

-Invece, dovevo scusarmi. Almeno per la mia parte di colpa.- Dimitri si schiarì la voce, prima di aggiungere. –Tu mi piaci, Hermione. Non farei mai nulla per ferirti. Ci tengo a te.-

 

Hermione alzò di scatto gli occhi a quelle parole. Il viso le stava andando in fiamme e, anche se avesse voluto, non sarebbe riuscita a sopprimere il leggero sorriso che le affiorò sulle labbra. Scosse la testa, per negare quello che aveva sentito. –Io… io non so che dire. Mi sento lusingata e per me sei una persona speciale, però, io sono innamorata di un altro.-

 

Dimitri inghiottì il vuoto, ma non sembrò affatto sorpreso da quella rivelazione. –Lo so.- le disse, infatti. –Ma io posso aspettare.-

 

-Io non voglio che tu lo faccia!- esclamò Hermione indignata. Aveva già tanti problemi sentimentali, le mancava solo un corteggiatore sulla corda.

 

-Ma io sì…-

 

Hermione sbuffò. Si passò le mani tra i capelli, tirandoseli indietro. –Dimitri, io ho già trovato l’uomo della mia vita… e sicuramente non sarà colto quanto te, gentile quanto te, educato quanto te… ma io lo amo. Potrei separarmi da lui anche per mille anni ma il mio sentimento non cambierebbe. La lontananza aumenterebbe solo la voglia che ho di amarlo. Mi dispiace dirti queste cose, ma non voglio illuderti.-

 

Dimitri aveva ascoltato in silenzio. Non aveva battuto ciglio alle dichiarazioni di Hermione e quando questa aveva smesso di parlare, era rimasto immobile per qualche secondo.

 

-Capisco-, disse, infine, come se nulla fosse successo. –e me ne rammarico.-

 

Hermione lo guardava apprensiva. Non credeva che la sua reazione fosse una semplice dichiarazione di rammarico. -…-

 

-Vorrei tanto averti conosciuto prima di lui, Hermione.- le fece un sorriso e la ragazza rimase basita. –Magari, ora, parleresti con lui di me in questi termini.-

 

Hermione annuì vagamente ancora poco convinta della reazione di Dimitri.

 

-Comunque, posso offrirti almeno la mia amicizia?-

 

-Certo.-

 

Dimitri sorride. –Posso entrare e proporti un bicchiere di vino?-

 

Hermione lo guardò in viso: aveva un’espressione così tranquilla che non seppe trovare un buon motivo per rifiutare. Così si scostò dall’entrata e lo fece accomodare.

 

 

***

 

Ron si smaterializzò sul pianerottolo di Hermione. Lungo la strada si era fermato a comprarle un mazzo di violette. Nulla di particolare o romantico. Le aveva sempre regalato fiori per chiederle scusa e fare la pace.

Si sentì vagamente a disagio quando si voltò verso la porta dell’appartamento indeciso se suonare o lasciar perdere.

Sbuffò un paio di volte, mentre si guardava intorno. Poi, alla fine con un sospiro pigiò il pulsante del campanello.

 

Il suo cuore accelerò d’improvviso i battiti.

Avvertì dall’altra parte il rumore di qualche passo, poi la porta si aprì.

 

-Weasley.- lo accolse freddamente una voce maschile.

 

Ron era rimasto pietrificato sull’uscio. Non poteva credere ai suoi occhi.

Cosa diavolo ci faceva quel bulgaro a casa di Hermione?!

 

-Bulgaro.- lo salutò a sua volta, con un tono vagamente offensivo.

 

Dimitri fece un mezzo sorriso, sicuro di sé. –Cosa ci fai tu qui?-

 

Quella domanda urtò non poco l’orgoglio di Ron. Lui aveva tutti i diritti di trovarsi a casa di Hermione.

Al contrario, Dimitri era una nota stonata lì.

 

-Sono venuto a trovare Hermione.- gli rispose, facendo un passo per entrare.

 

Dimitri, però, lo fermò. –Hermione sta dormendo.- un altro sorriso trionfo. –Abbiamo passato una tranquilla serata. Abbiamo bevuto vino e parlato degli ultimi libri letti.-

 

Ron s’ingelosì. Sapeva che con lui Hermione mai avrebbe bevuto vino e parlato di libri. Lui era più tipo da burrobirra e barzellette.

 

-Hm…-

 

-Poi, alla fine è crollata addormentata sul divano.- Dimitri incrociò le braccia sul petto.

–L’ho dovuta portare in braccio fino in camera da letto.-

 

Ron sentì la rabbia montargli dentro. Solo lui poteva prendere in braccio Hermione e metterla a letto… nessun altro.

Dimitri stava continuando a parlare di quanto fosse stata bella la serata appena trascorsa, quando Ron gli tirò in mano i fiori.

-Dà, questi fiori ad Hermione da parte mia.- poi, gli puntò un dito contro. -Poi, prendi le tue cose e vattene.-

 

L’occhiata che Ron gli rivolse, lo fece rabbrividire.

Dimitri non aveva mai avuto paura di nessuno e nemmeno di Ron. Ogni volta, però, che si toccava il tasto Hermione, quest’ultimo diventava così furente da incutergli timore.

 

-D’accordo.- bofonchiò Dimitri, tornando nel soggiorno di Hermione.

 

Si guardò un attimo intorno poi tirò fuori la bacchetta e trasfigurò  il tappo di sughero della bottiglia di vino in un foglietto. Scrisse sopra il suo nome e lo appoggiò tra i fiori.

Poi, con un sorriso sghembo, prese il suo giaccone e raggiunse Ron sul pianerottolo, rimasto lì per assicurarsi che lasciasse davvero l’appartamento di Hermione nel giro di qualche minuto.

 

 

***

 

Mellifluo era di nuovo appollaiato sull’albero di fronte alla stanza di Angelia. La guardava dormire attraverso la finestra.

Non riusciva a capire per quale motivo sentisse la necessità di recarsi lì, ogni giorno, solo per guardarla dormire.

 

La fissava, la rimirava e la trovava incredibilmente bella. Ogni volta che scorgeva un particolare nuovo sul suo volto addormentato sentiva il cuore accelerare i battiti.

Quel piccolo frammento di ricordo che l’ultima sua visita alla donna gli aveva donato, l’aveva spinto a recarsi lì tutti i giorni successivi.

 

In quel momento, quasi ricordava vagamente di aver già visto in un altro contesto quella bellissima donna bruna.

 

Sospirò indeciso se avvicinarsi, saltando sul tetto, oppure allontanarsi definitivamente e lasciarla in pace. Era ancora incerto sul da farsi quando Angelia si mosse nel sonno.

Il cuore di Mellifluo si era bloccato, come il suo respiro. Non aveva avuto l’istinto di nascondersi, anzi, voleva che lei si svegliasse e lo riconoscesse magari, così, avrebbe posto la parola fine a tutta quella storia che gli procurava non solo uno stress mentale ma anche un dolore fisico.

 

 Senza volerlo quasi, si lasciò guidare dal suo istinto, saltando come un felino sul tetto di quell’abitazione. Camminò con un passo felpato fino alla finestra di Angelia. Riuscì a sedersi sul davanzale e sorrise. Non sapeva cos’era quella sensazione assurda, ma gli era venuto naturale distendere le labbra sui denti.

Si accorse che la finestra non era stata chiusa così l’aprì un po’, per udire il respiro di Angelia.

Era piacevole d’ascoltare ed aveva un bel ritmo regolare, senza sbalzi.

 

-Devo essere malato…- sussurrò quando tirò fuori dal suo mantello un foglio bianco sul quale era riuscito a ritrarre Angelia. Diede un’occhiata al suo disegno e ne rimase affascinato anche lui. L’aveva ritratta sorridente, con i suoi occhi grandi spalancati. Alle spalle della donna c’erano delle colline viste dall’alto, dietro le quali un sole stava tramontando. I raggi colpivano i capelli di Angelia creando giochi di chiaro scuro che lui era riuscito a rendere benissimo. Sembrava che non avesse fatto altro che ritrarre quella donna nella sua vita, tanto conosceva il suo viso e le sue espressioni.

 

Allungò una mano nella stanza appoggiando il suo capolavoro sulla scrivania sotto la finestra. Rimase ancora per un po’ e quando di nuovo il dolore alla testa lo colpì si dileguò, senza lasciare altro che quel ritratto.

 

Il mattino successivo la casa gialla a NewFreedom fu risvegliata da un urlo di dolore e disperazione che Angelia non era riuscita a soffocare.

 

 

 

Continua…

 

 

***

 

SCUSATEMI, DI NUOVO.

Non sono riuscita a postare prima nemmeno questa volta. Mi sento una schiappa. Incapace schiappa che vi fa aspettare così tanto per un capitolo di soli 30 pagine. Anche una pagina al giorno sarei riuscita a scriverlo nel giro di un mese. Invece… non voglio nemmeno controllare a quando risale il mio ultimo aggiornamento.

 

*Sospira tristemente*

 

Spero che questo chap vi sia piaciuto e non vi preoccupate, non ho intenzione di abbandonare il mio sequel! Che scherzate?! Io adoro scrivere su questi giovanetti… e lo farò ancora per almeno altri 15 chaps… don’t worry!

Beh, che altro dire se non darvi appuntamento al prossimo chap: “Questo matrimonio non ha da farsi!”
Ora vi lascio ai vostri saluti personali del tutto meritati, visto il tempo che vi ho fatto aspettare.

Un bacio grande, grande…

Angèle ^________^

 

 

Giuly Weasley Perfetto decisamente perfetto è il tuo commento, tesorino. Grazie per la tua gentilezza e per aver letto questo capitolo. Anch’io ormai non frequento più molto spesso EFP. Che vuoi gli impegni aumentano man mano che si cresce ed ormai sono un po’ adulta e piena d’impegni… ^___________^ . Che dobbiamo fare. Grazie, ancora, un bacio,

Angèle J

 

Liserc Oh, ecco chi sei. Pensavo fossi una nuova lettrice, invece sei una cara vecchia amica.  Grazie, tesoro, ma credimi non c’è nulla da invidiare. Non è che sia bravissima. Eheheh. Spero che anche questo chap ti sia piaciuto. Spero di sentirti presto, un kiss,

Angèle J

 

MaryPotter92 Vuoi sapere se ho letto le tue recensione di DAAB? Ma certo! Io faccio sempre un salto a controllare le mie storie. Non sono presentissima come una volta, ma ci sono ugualmente. Ti ringrazio davvero per apprezzare i miei personaggi le mie coppie ed il mio modo di scrivere. Mi fa davvero piacere. Spero cha anche questo chap sia di tuo gradimento. Un bacio grande,

Angèle J

 

p.s.

anche a me sta antipatica Taissa…

 

FedeHermy Sono sicura che in questo chap magari qualche errorino riuscirai a trovarlo. *Ridacchia* Naturalmente spero di no. Mi fa piacere dare ai miei “lettori” chap sempre ben scritti. M’innervosisco tanto ogni volta che dopo averlo pubblicato trovo degli errori. Mi esce il fumo dalle orecchie!!!! Cmq, grazie della recensione cara e non disperare. Ci sono e ci sarò ancora per un bel po’. Ciaooooooooooooo!!!!

AngèleJ

 

JulyChan Dunque, vediamo di rispondere alle tue domande. TJ e Maggie hanno 20-19 anni. Il trio più Draco hanno 26 anni. Ginny ed Anne 25. Edward ne ha 3, Lily 7-8. Taissa 28, Charlie una trentina. Dimitri 29. Angelia 28, Mellifluo 33. Tamiara 27 e Cassio 30. hanno tutti più o meno la stessa età. Hermione è stata via per 3 anni.

Non è che mi è stato detto, semplicemente so che non sono brava con l’azione… ehehe, tutto qui.

Ti ringrazio per l’incoraggiamento. Ti mando un bacio grande.

AngèleJ

 

Funkia Ciao piccoletta! E’ da un po’ che io e te non ci sentiamo. Sai che ho cambiato contatto msn? Ora mi puoi trovare a questo indirizzo angelewg87@hotmail.it. Spero vivamente leggerai questo cap così ci potremmo mettere in contatto. Altrimenti non so proprio come fare. Ti mando un bacio. Spero di sentirci presto e grazie per la recensione,

AngèleJ

 

Meggie TESORO *____________*! Posso dire che per me è un onore leggere i tuoi commenti?!? Grazie, grazie, grazie mille della tua ripetitività, sei adorabile. Spero vivamente che anche questo chap ti sia piaciuto. Ti ringrazio ancora e ti mando un bacio,

 AngèleJ

 

Vale *______________*  Sai quanto amo le tue storie, le tue recensioni e te da 1 a 10? 100000000000000000000000000!!! Tesoro che bello sentirti! Non vedevo l’ora di pubblicare per poter scambiare 4 chiacchiere con te *_______________*. Sapere che la mia storia è di tuo gradimento mi fa toccare il cielo con un dito sai che m’ispiro spesso a te per Ron ed Hermione, no?

*Arrossisce*… cmq, grazie della recensione e dei complimenti. Non vedo l’ora di risentirti… un bacio grandissimo,

AngèleJ

 

Karry D’accordo, d’accordo…la tua tagliente ironia me la merito tutta. Hai ragione, Lily ormai sarà diventata nonna con tutto il tempo che vi faccio aspettare…-_____________-!! Cmq, in effetti anch’io pensavo fosse un po’ troppo dialogata, però, boh, mi è uscita così e non c’è stato verso di migliorarla. Cercherò nelle prossime scene di lotta di mettere meno dialoghi e più azione. Ti ringrazio per la recensione e per i tuoi consigli, un bacio graaaaaaaaaaande,

AngèleJ

 

Robby Ciau tesoro, ma che bella recensione lunga, lunga che mi hai lasciato. Me felice! Spero davvero lo spero con tutta me stessa che anche questo chap ti sia piaciuto e che troverai del tempo per recensirlo. Mi diverte leggere i tuoi commenti, sempre ricchi e belli lunghi! Oh, che soddisfazione… cmq, grazie delle belle parole. Sei stata gentilissima. Ti mando un bacio grande,

AngèleJ

 

EDVIGE86 Ed il premio della lettrice più dolce lo vince Edvige86! Ciao, tesoro! Guarda se il chap è arrivato questa settimana e non la prossima è merito tuo. I tuoi commenti mi hanno spronato. La voglia di leggere che traspariva dalle tue parole mi ha spinto a scrivere anche quando non avrei dovuto. Volevo aggiornare ed accontentarti, perché avevi ragione. Era davvero passato troppo tempo. Spero che non ti deluderò con questo capitolo. Davvero. Ti ringrazio tantissimo per la pazienza, ti mando un abbraccio affettuoso, tesoro,

AngèleJ

 

Ehehe, anche per oggi ho finito. Ringrazio davvero tutti quanti per la pazienza che avete dimostrato e se vorrete aiutare questa povera pazza a scrivere più in fretta che ne dite di lasciarmi un commentino?

So che non dovrei chiedervi niente, però, tentar non nuoce.

Grazie in anticipo,

 

Vostra AngèleJ

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Eddai, cliccate!!! *_______________*

 

 

  

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Capitolo 8
*** Questo matrimonio non ha da farsi ***


DAAB II

.::La partita non è finita::.

Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà di J.K. Rowling (a parte qualcuno), quindi, ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso, quello di Harry Potter…

Io ho terminato, buona lettura.

 

Angèle

 

* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi…. 

 

 

-Chapter 8: “Questo matrimonio non ha da farsi…”-

 

Ron Weasley fissava con tranquillità le bolle della sua birra bionda giocherellare tra loro. Le guardava salire verso la superficie del suo bicchiere in mirabolanti capriole che erano riuscite ad incantarlo.

Seduto ad un tavolo di un ristorante babbano al centro di Londra, aspettava Taissa che  era scomparsa dietro la porta della toilette qualche minuto prima.

Era da un po’ di tempo che usciva quasi tutte le sere con il capitano bulgaro: l’andava a prendere a casa, la portava a fare un giro in centro e poi la riaccompagnava. Si erano scambiati qualche bacio, ma nulla di più.

Ron non sentiva mai l’esigenza di starle più vicino dal punto di vista puramente fisico e questo non riusciva  a capirlo. Per lui il contatto o la vicinanza erano sempre stati importantissimi.

In realtà, immaginava il motivo della sua freddezza nei confronti di Taissa.

Non poteva certo dire che il capitano bulgaro non l’attraesse, anzi. Aveva dei lineamenti così piacevoli, quasi esotici; delle belle labbra, denti perfetti… ma ogni volta che si chinava a baciarla si sentiva un bastardo.

La vocina petulante nella sua testa- che era sempre stata molto simile a quella di Hermione- gli ripeteva cose orribili: la stai illudendo; so che non ti piace; è solo un rimpiazzo; ti stai comportando come un deficiente!

 

Quando era ancora immerso nei suoi pensieri,  Taissa finalmente riprese il suo posto dall’altra parte del tavolo.

 

-Divertito durante la mia assenza?-

 

Ron le fece un sorriso automatico, completamente privo di un sincero slancio di contentezza. Da quanto non si lasciava affiorare sulle labbra sorrisi di vera gioia?

Non lo ricordava più.

 

-Affatto…- le rispose facendole un occhiolino.

 

Taissa parve soddisfatta della risposta perché con un sorriso appagato riprese a leggere il menù.

Ron sorseggiò per qualche secondo la sua birra, prima che una voce allegra lo facesse strozzare.

 

-Ronald Billius Weasley… cosa ci fai qui?-

 

Ron tossicchiò un po’ di birra in giro, prima di riuscire a ricomporsi e guardare in faccia sua sorella Ginny, bellissima nell’elegante abito verde che la fasciava.

 

-Potrei farti la stessa domanda…- le rispose inarcando un sopraciglio.

 

Taissa aveva alzato lo sguardo sulla ragazza. La scrutò a lungo senza dire nulla.

 

Ginny le riservò solo una rapida occhiata e già era stata capace di riconoscerla. –Hermione vuole organizzare qui il mio addio al nubilato. Quindi, siamo venute a dare un’occhiata in giro.-

 

Ron allungò un po’ il collo oltre la snella figura di Ginny, riuscendo a scorgere Hermione mentre parlava con il padrone del ristorante. Era dannatamente bella quella sera: i capelli mossi erano raccolti in un morbido chignon elegante; il vestito bianco attillato sulla vita e sul seno, si apriva in un morbida gonna lunga fin sul ginocchio; un paio di orecchini  ed un trucco leggero le mettevano in risalto il volto dai lineamenti delicati.

Ron la vide muovere le mani e la bocca mentre parlava con l’uomo al di là del bancone del bar al quale Hermione era appoggiata, ed aveva capito che lei già lo teneva in pugno. Sarebbe riuscita ad ottenere qualsiasi cosa, anche la chiusura del locale ai non invitati alla festa di Ginny.

Ron rimase ad osservarla rapito. Per tutto il tempo in cui l’aveva guardata, le altre persone all’interno del locale erano scomparse. Lui era solo a quel tavolo, infinitamente felice di non riuscire a staccare gli occhi di dosso ad Hermione.

 

-Ron mi ascolti?- Ginny lo richiamò con un sorriso sornione.

 

-Scusami?-

 

Ginny trattenne a stento uno sbuffo divertito. –Ti avevo chiesto di presentarmi questa bella ragazza con la quale stai cenando…-

 

Taissa sorrise, finalmente coinvolta in quella conversazione.

 

-Oh…- disse Ron per prendere tempo e ricollegare il suo cervello. –Questa è Taissa, una mia… amica.-

 

Ginny allungò una mano. Le belle labbra truccate adornate da un sorriso. –Io sono Ginevra Weasley, sua sorella.- indicò Ron con un cenno del capo. –Gli amici, però, mi chiamano Ginny.-

 

Taissa le strinse la mano. –Felice di conoscerti.-

 

-Hai un accento particolare. Di dove sei?- le chiese fingendo di non conoscere nulla su di lei. Hermione, in realtà, le aveva fornito un quadro completo della vita della giovane per ben 5 volte.

 

-Bulgaria. Tu, invece, stai per sposarti?-

 

Ginny rise.- E’ quello che si dice.-

 

Ron fece un sorriso in realtà poco interessato ai loro convenevoli e molto attento, invece, ai sinuosi movimenti delle anche di Hermione sotto la gonna del vestito.

Continuava a guardarla intensamente e, quando lei si girò per cercare Ginny nella sala, i loro sguardi entrarono in contatto.

 

La bruna rimase paralizzata per un secondo, poco convinta su cosa sarebbe stato meglio fare. “Forse non mi ha visto…” cercò di giustificarsi, mentre desiderava diventare parte integrante dello sgabello del bar sul quale si era appena seduta.

 

Quando Ron alzò una mano per salutarla, Hermione ebbe un tuffo al cuore: l’aveva vista.

Rispose con un cenno della testa, pronta a defilarsi senza avvicinarsi al tavolo, quando si accorse che la rossa di spalle, era in realtà Ginny, amabilmente impegnata in una disquisizione con il nemico bulgaro: Taissa.

 

Hermione cercò di controllare il rossore sulle guance, mentre scivolava elegantemente verso il tavolo incriminato.

 

-Ehi, sei qui!- esclamò, toccando Ginny su una spalla. –Pensavo stessi dando un’occhiata in giro…-

 

Ginny fece un sorriso colpevole. –Beh, stavo guardando in giro, in effetti. Poi, mi sono imbattuta in Ron e sono rimasta a chiacchierare…-

 

Hermione fece una risatina di circostanza. Era tremendamente in imbarazzo e cercava di non abbassare mai lo sguardo sulla coppia seduta.

 

-Oh, ma sei Hermione…- s’intromise all’improvviso Taissa. –Non ti avevo riconosciuta così truccata…-

 

Hermione abbassò per la prima volta lo sguardo su di lei. Inarcò un sopraciglio, tentando malamente di nascondere la sua aria infastidita. “Ma senti chi parla…”

 

-E’ davvero bella questa sera…- disse Ron, intervenendo quasi a sua difesa.

 

Hermione si voltò verso di lui e rimase senza fiato. Ron aveva quello sguardo, quel particolare sguardo ammirato ed imbarazzato che aveva sempre riservato solo a lei. I suoi occhi chiari non riuscivano a distaccarsi dalla sua figura e qualsiasi movimento facesse, Hermione li sentiva sulla pelle.

 

-…in realtà, è sempre molto bella.- aggiunse il ragazzo in un soffio. Poi, come se si fosse ricordato della loro situazione abbassò lo sguardo sul menù e non aggiunse altro.

 

Ginny, rimasta in silenzio per un po’, si schiarì la voce mentre sul suo viso si disegnava un’espressione soddisfatta.

 

-Allora, Hermione vogliamo andare a cena? Io sto morendo di fame…-

 

Hermione era rimasta imbambolata, con le guance rosse. Il cappotto che pendeva dal suo braccio cadde sul pavimento con un impercettibile rumore che la fece sobbalzare.

 

-Sì!- disse chinandosi per prenderlo. Aveva un’espressione trasognante. –Andiamo…- si schiarì la voce. –Buona serata…-

 

Prese per la mano Ginny e, senza aspettare oltre, si diresse verso l’uscita del locale.

 

Fu allora, quando Ron si voltò per veder scomparire Hermione dietro la porta, che Taissa capì tutto.

 

 

 

Tamiara ascoltò con attenzione, le informazioni che uno dei suoi mangiamorte le stava dando: Harry Potter stava per convolare a nozze con Ginevra Weasley.

 

-La cerimonia sarà blindata, mia signora. Ci sarà il corpo degli auror al completo.-

 

Tamiara sorrise. Il viso tondo e regolare s’illuminò. –Quale migliore occasione, allora, per decimarli.-

 

Il mangiamorte divenne pallido. –Ma, mia signora, avremo gravi perdite anche tra i mangiamorte.-

 

Tamiara lo incenerì con lo sguardo. –Ho già preso la mia decisione. E, poi, anch’io sono parte della famiglia. Non posso mancare a questo matrimonio.- scoppiò in una risata glaciale che riecheggiò tra le mura del quartiere generale.

 

 

 

Quando Mellifluo saltò come ogni notte sul tetto della villa della famiglia Cooper non pensava di trovare la finestra della camera di Angelia sbarrata. Soprattutto, non immaginava di trovare nel letto della donna, un’altra ragazza.

 

Si sentì in un qualche bizzarro modo tradito. Ormai guardarla dormire era diventato un appuntamento fisso, al quale non riusciva a rinunciare.

Sbirciò ancora nella stanza, oltre le eleganti tende di organza. Poi, deluso, decise di andarsene. Fu proprio nel momento in cui saltò giù dal tetto che vide una finestra al piano inferiore aperta.

Per un pelo non mancò il ramo sul quale era diretto. Con un’agilità degna di un ginnasta olimpico, Mellifluo si calò giù dall’albero. Atterrò sull’erba ghiacciata con un leggero scricchiolio.

Scivolò nella notte, in silenzio, verso quella finestra aperta. Scostò la tenda da un lato e liberò la sua visuale. Finalmente, l’aveva trovata…

 

Angelia dormiva sul divano rannicchiata su un fianco. Una coperta le celava gran parte del corpo. Il respiro leggero e l’espressione rilassata.

 

Mellifluo ebbe l’istinto irrefrenabile di entrare in quella stanza; di sfiorare finalmente la pelle perlacea delle guance; carezzare i capelli scurissimi…

Prima d’ accorgersi di quello che stava facendo, Mellifluo scavalcò con un minimo sforzo il davanzale, introducendosi nell’ambiente.

La stanza era piacevolmente calda nonostante la finestra aperta. La luce soffusa prodotta da un abat-jour lambiva le superfici delle cose, addolcendo tutto.

 

Mellifluo si avvicinò ad Angelia e sentì il suo cuore accelerare bruscamente i battiti. Le mani avevano preso a sudargli e sentiva la gola secca.

Gli stava accadendo qualcosa di strano e lui nemmeno ne sapeva il motivo.

Chiaro nella sua mente era soltanto l’irrefrenabile istinto di chinarsi, di eliminare lo spazio che ancora lo separava da lei e di baciarla.

 

Mellifluo s’inginocchiò, appena tremante. Sentiva le ginocchia deboli ed il cuore continuava a correre all’impazzata. Allungò una mano verso di lei e quasi ebbe paura. Paura di poterla rovinare anche solo sfiorandola.  Strinse la mano in un pugno, indeciso sul da farsi, poi la riaprì lentamente avvertendo sul palmo il calore che emanava la pelle di Angelia a così poca distanza.

 

Era piacevole.

 

-Sei bellissima.- sussurrò, appoggiando finalmente un polpastrello su una guancia.

 

La pelle di Angelia era morbida.

Mellifluo sorrise, estasiato, mentre si chinava sulla bocca della ragazza.

Così, come la bella addormentata, Angelia ricevette un bacio dal suo principe.

 

Mellifluo teneva gli occhi chiusi e non si accorse della lacrima tonda e delicata che percorse una guancia di Angelia.

 

 

 

Draco era seduto sul divano della Tana, accanto a Ron.

Il rosso l’aveva invitato per organizzare l’addio al celibato di Harry. All’inizio, effettivamente ci avevano provato, poi, Charlie aveva acceso la tv fermandosi su una partita di basket e loro non avevano resistito.

Come due pezzi di ferro erano stati attirati dall’enorme calamita, ed in quel momento erano spaparanzati con una ciotola di pop-corn sul divano.

Charlie era momentaneamente sparito in cucina alla ricerca di altre burrobirra fresche.

 

-Muoviti, Cha’!- gridò Ron dal salotto. –Io e Draco stiamo morendo di sete.-

 

Charlie sbuffò, mentre chinato nel frigorifero cercava di recuperare qualcosa in quel disordine incredibile. Era quasi riuscito a prendere una confezione dal fondo, quando il campanello della porta suonò, facendolo sobbalzare. Batté la nuca contro un ripiano del frigorifero ed imprecò.

Il campanello continuò a suonare.

 

Sembrava che né Draco né Ron si fossero alzati per andare ad aprire.

Charlie sbuffò, affacciandosi al salotto. Non si scandalizzò più di tanto, quando ritrovò suo fratello ed il biondino nella stessa identica posizione in cui li aveva lasciati.

 

Ron lo intravide con la coda dell’occhio. –Charlie, la porta.- disse semplicemente.

 

-Ron, alza il culo.- gli rispose con stizza. –Non sono la tua balia.- e scomparve di nuovo dietro la porta della cucina.

 

Ron sbuffò.

Il campanello ormai suonava a ripetizione.

 

-Ma che palle…- bofonchiò mentre si tirava su seguito da un risolino di Draco.

Il rosso gli lanciò un’occhiata di traverso, mentre faceva pochi passi per raggiungere l’ingresso.

-Arrivo!- gridò verso i visitatori che ormai non staccavano più il dito dal campanello. Quando finalmente riuscì ad aprire la porta, si ritrovò sul porticato in legno TJ, Maggie, Joseph Harder ed il sottoufficiale Andrew.

 

-Ma quanto ci metti a percorrere 3 metri?- lo prese in giro la biondina scoccandogli un bacio sulla guancia.

 

Ron inarcò un sopraciglio. –Tu che ci fai qui?- chiese mentre gli altri entravano, seguendo Maggie. –E’ un addio al celibato... dovremmo essere tutti uomini!-

 

TJ ridacchiò, posando un braccio attorno alle spalle della sua ragazza. –Questa volta non è colpa sua, Ron.  Ginny l’ha costretta a seguirmi per tenerci d’occhio. Sa di quanto sia io che tu siamo suscettibili al suo fascino…-

 

Maggie fece un sorriso colpevole a Ron che sospirò. –Odio mia sorella.-

 

-Dai, Weasley, lasciala stare! E’ così simpatica.- intervenne Joseph mentre si toglieva il giaccone. –Piuttosto, vediamo un po’ di organizzare un addio al celibato davvero memorabile.-

 

Ron annuì facendo strada verso il soggiorno, dove Draco e Charlie continuavano a guardare la partita di Basket. 

Il biondo ebbe un sussulto nel vedere Maggie. I suoi pensieri corsero a Mary Anne e alla loro situazione. Quando si sarebbe tutto risolto? Sospirò, salutando con una mano i nuovi arrivati.

Maggie gli sorrise come al solito. Non doveva essere a conoscenza di nulla. Tipico di Mary Anne tenersi tutto il dolore per sé.

 

-Allora…- iniziò James Andrew. Era il più organizzativo ed il più efficiente di tutti e, non appena si era accomodato al tavolo di legno nel soggiorno della Tana, aveva iniziato ad organizzare la situazione. –Dobbiamo decidere innanzitutto il luogo della festa-.

 

Nessuno, però, parve ascoltarlo.

Draco e Charlie guardavano ancora la partita.

Ron, invece, mangiava i pop-corn mentre discuteva con Joseph Harder del suo trasferimento a Liverpool insieme a Lucrezia Sweeter, sua moglie.

TJ era seduto sulla poltrona con Maggie sulle gambe. Le baciava il dorso di una mano mentre guardava la partita.

L’unica che sembrava davvero interessata era Margareth che era anche l’unica a non dover essere lì.

 

James alzò la testa, inarcò un sopraciglio verso Maggie che gli sorrise. Provò a schiarirsi la voce una paio di volte ma nessuno lo ascoltò ancora. Alla fine, batté un pugno sul tavolo esplodendo in un ruggito. –SILENZIO!-

 

Immediatamente, tutti si zittirono, voltandosi a guardarlo.

 

-SPEGNETE. QUELLA. TV.- sillabò, con uno sguardo serio.

 

Charlie ubbidì.

Il gruppetto seduto sui divani dedicò finalmente l’attenzione al vero motivo di quella riunione tra amici: organizzare l’addio al celibato per l’ex bambino sopravvissuto.

 

-Bene!- esclamò James, quando ci fu silenzio. –Ora, cerchiamo di capire qualcosa. Dove possiamo organizzarla questa festa?-

 

Ron alzò timidamente una mano.

 

Maggie ridacchiò.

 

-Sì, Ron?-

 

-Possiamo organizzarla qui. In fondo, è stata anche casa di Harry per un po’.-

 

-Bene. Perfetto. – disse James appuntando qualcosa su un block notes.

 

-Chi si vuole occupare delle bevande e delle cibarie?-

 

Fu il turno di Charlie di alzare la mano. –Conosco un amico che ha aperto un ristorante…-

 

-Perfetto.- James scrisse ancora. –Ordina tutto quello che di commestibile esiste. Per le bevande non lesinare in alcolici. Queste feste si ricordano soprattutto per le sbronze…-

 

-…e le spogliarelliste…- aggiunse Draco con la sua voce profonda.

 

Tutti i presenti si voltarono a guardarlo basiti. Sembrava che il ragazzo avesse dato voce ad un pensiero generale.

 

-Che c’è? E’ vero! Nei film ci sono sempre…-

 

James si riscosse ancora incredulo dalla puntualizzazione di Malfoy. –Ok…- bofonchiò annotando ancora qualcosa sul suo blocco. –Per quanto riguarda musica e divertimento?-

 

TJ alzò una mano. –Alla musica ci penso io.-

 

-Bene e al divertimento?-

 

Joseph Harder sorrise. –Lascia fare a me.-

 

James annuì. –Lista degli ospiti?-

 

-Quella la prendo io…- disse Draco che era stranamente rosso.

 

-D’accordo…-

 

Maggie si sentiva un po’ esclusa. Se bene lei fosse una donna e volesse molto bene a Ginny la maggior parte dei suoi amici erano tutti i ragazzi seduti in quella stanza. Non poter partecipare all’organizzazione di quell’avvenimento la faceva intristire.

 

-Scusate?- chiese, all’improvviso, quando si accorse che la lista sembrava finita. –Non c’è nell’elenco decorazione e pulizia del luogo della festa?-

 

James la guardò rapito, come fosse una meravigliosa aliena intelligentissima. –Sì, giusto.-

Maggie sorrise.

 

-Chi è che se ne vuole occupare?-

 

Nessuno rispose.

Ron borbottò qualcosa. –Beh, sei tu l’unico che ancora non ha nessun compito…-

 

James Andrew lo guardò storto. Poi, disse. –Al massimo lo facciamo fare ad Harry…-

 

-Ma no!- esclamò Maggie, saltando su. –Posso farlo io…-

 

 -Tu sei una donna…-

 

-…e questo è un addio al celibato…-

 

-Fatemi occupare di questo e non dirò a Ginny che avete intenzione di chiamare una spogliarellista…-

 

Nessuno ebbe altro da obbiettare.

 

 

 

-Ginny vuoi stare un po’ ferma…-

 

Hermione dietro di lei cercava di sistemarle la benda sugli occhi. Erano appena uscite dal suo appartamento che avevano usato come salone di bellezza per tutto il giorno.

 

-Ma è proprio necessario? Tanto so dove stiamo andando.-

 

Hermione ridacchiò mentre le disponeva con grazia i capelli rossi sulle spalle.

 

-No, non lo sai.-

 

-Ma se sono venuta con te al locale.-

 

-Non tutto è come sembra.-

 

-Come?!-

 

 

Hermione rise di nuovo.

Camminarono per un paio di metri ancora, fino a raggiungere un vicolo scuro.

Ginny, attaccata alla manica del cappotto della bruna, continuava a lamentarsi.

Hermione si guardò intorno alla ricerca della passaporta -una vecchia teiera- poi, quando la individuò proprio accanto al suo piede, si chinò a raccoglierla.

Fece appoggiare a Ginny una mano sopra il manico, mentre lei sorreggeva il beccuccio.

 

-Ora, stai attenta. Mancano 5, 4, 3, 2, 1…-

 

Hermione e Ginny avvertirono immediatamente il classico strappo all’altezza dell’ombellico prima di ritrovarsi in pochi attimi a destinazione.

 

Ginny aveva ancora quella terribile benda rossa sugli occhi che non le impediva, però, di avvertire un profumo famigliare, un profumo di erba bagnata, d’inchiostro e di vecchi libri.

 

-Hermione… dimmi che non hai organizzato la mia festa di addio al nubilato in una biblioteca.- chiese disperata la futura sposa.

 

-Purtroppo no.- le rispose l’altra, dopo averle lanciato un’occhiataccia che naturalmente la rossa non riuscì a cogliere.

 

Hermione la vide barcollare con le braccia allungate davanti alla ricerca di una sua mano.

 

-Sono qui, sposa…- le disse dopo un paio di secondi e l’agguantò per una spalla, trascinandola giù per la collina, attraverso l’immenso parco verdeggiante che aveva fatto da sfondo alla loro adolescenza.

 

-Hermione, i miei tacchi stanno affondando nella terra.-

 

-Non preoccuparti.-

 

-Harry mi ucciderà. Sono scarpe da 600 sterline.-

 

-E da quando fai shopping nel mondo babbano?-

 

-Da quando Harry ha deciso di regalarmi una carta di credito per il mio compleanno.-

 

-Ha deciso? Harry?- Hermione si voltò scandalizzata verso di lei. –Non voglio immaginare quali trucchi erotici tu abbia usato per fartela regalare.-

 

Ginny le sorrise.

 

-Lasciamo perdere.-

 

Camminarono ancora un po’ fino ad arrivare all’antico castello medievale sede della più grande scuola di magia e stregoneria di tutto il mondo: Hogwarts.

 

-Sei pronta a fare un tuffo nel passato?- Hermione si era fermata sui gradini dell’ingresso della scuola. Aveva spinto Ginny in avanti, in modo che fosse lei la prima ad entrare.

 

-Ho paura di rispondere.-

 

Hermione ridacchiò, poi, con una mano adoperò la bacchetta per aprire le porte e con l’altra liberò gli occhi di Ginny dalla benda. –Bentornata ad Hogwarts.- e la spinse all’interno del castello.

 

Un boato di rumori e luce accolse Ginny appena varcò la soglia.

 

-Ma…- la rossa non riusciva a credere ai suoi occhi.

L’enorme ingresso della scuola era stato addobbato a festa: ai lati della stanza c’erano tavoli lunghissimi pieni di candele, cibi e bevande, al centro delle enormi statue di ghiaccio, dal soffitto scendevano ghirlande di fiori che emanavano un profumo delicato, migliaia di candele sospese volteggiavano al ritmo della musica e, poi, proprio di fronte a lei c’erano le sue amiche, vecchie e nuove, da Luna ad Angelia, tutte lì, in piedi, con i calici di champagne in mano, per brindare al suo futuro.

 

-Tanti auguri, Ginny!-

 

Hermione le sfiorò una spalla con gentilezza e, questo semplice gesto, fece sciogliere la festeggiata in lacrime.

 

-Hermione!- piagnucolò, gettandosi tra le braccia della bruna. –Grazie… è bellissimo!-

 

Hermione la strinse a sé socchiudendo gli occhi. –Era il minimo che potessi fare per mia sorella.-

 

Ginny a quelle parole serrò la presa attorno al collo dell’altra, aumentando i suoi singhiozzi.

 

-Ti auguro una vita piena di felicità.-

 

Semplici parole che grondavano di sincerità ed affetto per lei, Ginny, la bambina lentigginosa che aveva perso la sua famiglia quando ne aveva ancora tremendamente bisogno.

Poco a poco, tutte le invitate le scemarono intorno: qualcuna le accarezzò i capelli, altre le massaggiarono la schiena, semplicemente per farle sentire la loro presenza.

Ginny in quel momento comprese che, sebbene avesse perso alcune tra le persone più importanti della sua vita, era stata tremendamente fortunata a trovarne altre.

In quel momento, comprese che, nonostante tutto, nella sua breve vita, non era mai rimasta sola, sempre e comunque, infatti, aveva avuto una spalla su cui piangere, qualcuno a cui aggrapparsi per andare avanti.

Questa consapevolezza si tramutò in un moto di gratitudine infinito che le riempì il cuore.

 

 

 

 

Ron spinse Harry verso l’ingresso della Tana con così poca eleganza che il bambino sopravvissuto gli lanciò un’occhiataccia.

 

-Scusami… è che siamo in ritardo.- spiegò il rosso guardandosi attorno.

 

-Non è certo colpa mia…- si lamentò l’altro, salendo le scale del portico.

 

Ron ridacchiò nervoso.

Si era dovuto fermare a comprare i fuochi d’artificio per la festa di Addio al celibato di Harry insieme al festeggiato.

 

-Sai non è stato molto carino farmi vedere quanti soldi avevi speso, Ron.-

 

-Non era mia intenzione farlo. Sei tu che sbirci dovunque.- lo rimbeccò il rosso.

 

-Io non sbircio! Sei tu che avresti dovuto comprare i fuochi d’artificio prima di passarmi a prendere.-

 

-Scusami, principino, potevi anche venire da solo!-

 

-Ginny ed Hermione si sono prese la mia macchina e non avevo intenzione di sporcarmi i capelli utilizzando la metropolvere… sai com’è domani mi sposo.-

 

Ron sbuffò. –D’accordo, d’accordo. Ora, però, rilassati. Ti abbiamo preparato una festa da urlo…-

 

Harry gli tenne la busta dei fuochi, mentre Ron apriva la porta della Tana. 

Non appena il bruno varcò la soglia della sua vecchia casa, sentì un boato di risate investirlo.

C’erano così tante persone stipate nel piccolo salone che sembravano essere molto di più di quanti erano.

 

-AUGURI!- gridò una voce un po’ rauca che Harry non riconobbe, troppo frastornato da tutto quel rumore. Insieme al boato di risate, era scoppiata anche la musica e delle luci psichedeliche avevano iniziato a girare sul soffitto; su un cubo posto al centro della sala-dove prima c’era il tavolino di legno antico della signora Weasley- una ragazza molto poco vestita si muoveva seducentemente al ritmo della musica.

 

Harry sentì un paio di mani colpirgli le spalle, poi Ron gli diede uno schiaffo sul sedere.

 

-Eh?- disse il rosso, ammiccando.

 

Harry allargò gli occhi, incredulo. Chi diavolo aveva trasformato la Tana in una discoteca babbana molto squallida?

 

-Carina?- gli disse Draco, arrivandogli accanto dopo aver spostato un paio di colleghi Auror. –Si chiama Laila e sta per diventare un medimago!- gli urlò mettendogli una mano sulla spalla.

 

Laila individuò Harry tra la folla e, continuando a muoversi, gli lanciò un bacio.

Il moro sorrise tiratissimo.

Se Ginny l’avesse scoperto un giorno, molto probabilmente gli avrebbe chiesto il divorzio.

 

-Sì…- bofonchiò schiarendosi la voce e guardandosi un po’ meglio attorno. –Dove posso trovare qualcosa da bere?- domandò a Draco, alzando la voce.

 

Il biondo che sembrava brillo –Harry non l’aveva mai visto così- gli indicò un tavolo oltre la marea di uomini, suoi amici.

 

-Prendi qualcosa anche per me!- esclamò Ron.

 

Harry gli lanciò un’occhiata. Ma il festeggiato era lui?

Scotendo la testa si avviò verso il tavolo del rinfresco.

La sua ultima notte da celibe sarebbe stato un festino all’insegna dell’alcol e della musica a tutto volume.

 

Che divertimento.

 

 

 

-Ehi, fermo…- Ginny avvertì chiaramente la voce di Maggie qualche secondo prima di sentire un bacio profumato di biscotti appoggiarsi sulle sue labbra.

Aprì gli occhi chiari e si ritrovò il viso tondo e sorridente del suo bambino a pochi centimetri di distanza.

 

-Mamma!-

 

Ginny gli sfiorò il nasino. –Raggio di sole.-

 

Eddie ridacchiò mentre Maggie lo raggiungeva e lo prendeva in braccio. –Scusami, Gin. Non sono riuscita a fermarlo. Voleva venire a svegliarti già da mezz’ora…-

 

Ginny negò con la testa mentre si stiracchiava e si metteva a sedere sul letto. –Non ti preoccupare. Sei stata carinissima ad accettare di venire a tenermi Eddie.-

 

Maggie si strinse nelle spalle. –E’ solo un piacere.- diede un bacio al bambino che ridacchiò mentre si teneva un orecchio. –Vero, batuffolo?-

 

Ginny sorrise. Poi, si alzò e prese in braccio suo figlio. Lanciò un’occhiata all’orologio appoggiato sul comodino. Mancava più di  un’ora prima all’arrivo delle altre ragazze; avrebbe quindi potuto fare il bagno ad Eddie e vestirlo, per poi essere libera di dedicarsi a se stessa.

 

-Allora, Mag. Io mi occupo del bagnetto di questa peste…-

 

Maggie annuì. –Io ti preparo la colazione e sistemo il rinfresco per le ragazze.-

 

-Ti adoro, piccola.-

 

Maggie rise. –Lo so.-

 

La rossa si diresse verso il bagno con il bambino in braccio, poi si fermò un secondo. –Per quell’altro favore che ti avevo chiesto ieri?-

 

La biondina confermò con la testa. –Tutto a posto Mary Anne è già in missione.-

 

Ginny sorrise. –Perfetto.-

 

 

 

Mary Anne arrivò alla Tana alle 6 del mattino.

La sera precedente aveva promesso alla “sposa” che si sarebbe occupata del reparto uomini.

Dal racconto di Maggie sull’organizzazione dell’addio al celibato di Harry, Ginny aveva preteso che almeno il giorno delle nozze una ragazza tutelasse il suo futuro sposo e, soprattutto, la sua presenza puntuale davanti all’altare: dal papillon ai capelli, nulla doveva sfuggire a Mary Anne.

 

Essere ritenuta degna di tanta fiducia, aveva fatto sentire Mary Anne molto importante e contenta sul momento, ma, successivamente, aveva storto il naso a quel compito per due motivi principali: primo, si era dovuta preparare 5 ore prima dell’inizio della cerimonia con relativa levataccia, senza sottolineare la festa della sera prima che era durata fino a notte fonda; secondo, occupandosi del “settore uomini”, avrebbe dovuto incontrare la persona che più di tutte aveva cercato di evitare negli ultimi mesi, l’uomo che, nonostante tutto, era ancora l’unico per il quale il suo cuore battesse e le sue mani iniziassero a sudare, l’uomo dei suoi sogni, il suo migliore amico, la sua anima gemella poco convinta, Draco Malfoy.

 

Con un sospiro, si decise a bussare ma, quando stava per toccare la porta della Tana, questa si aprì da sola.

 

-Sì, ho capito, Ron…- la persona che sperava non avrebbe visto era, in quel momento, davanti a lei, alto e più bello che mai.

Mary Anne, allora, rimase in apnea per un secondo mentre Draco Malfoy si voltava, accorgendosi di lei.

Il biondo incontrò il suo sguardo e sentì, improvvisamente, il classico tuffo al cuore. Rimase in silenzio ad osservarla: i capelli alti, il trucco perfetto, i lineamenti delicati e quel buon profumo che gli era mancato da morire.

 

-Ciao…- riuscì a biascicare, mentre lei distoglieva il suo sguardo blue intenso.

 

-Ciao.- Mary Anne sentì la sua voce flebile e sottile. “Rilassati, stupida”.

 

-Come… come mai sei qui?- domandò Malfoy, schiarendosi la voce, si sentiva imbarazzato.

 

La bruna si strinse nel cappotto che indossava. –Mi manda Ginny. Vuole che mi assicuri che tutto fili liscio.-

 

-Chi è?- la voce di Ron arrivò prima di lui. –Ehi, Anne.- disse, appena riuscì ad affacciarsi sulla spalla di Draco. –Che ci fai qui?! Cos’è, mia sorella non si fida?-

 

Mary Anne sorrise, mentre sentiva gli occhi di Draco fissi sul suo viso. –In effetti…-

 

-Oh, è sempre la solita!- continuò Ron, inarcando un sopraciglio.

 

Draco silenzioso e guardingo, rendeva le guance di Mary Anne sempre più rosse.

 

-Dov’è Harry?- chiese la bruna, per allentare un po’ di quella tensione che probabilmente percepiva solo lei.

 

Ron si strinse nelle spalle. –Sta dormendo, ovviamente. Mancano ancora 5 ore alla cerimonia!-

 

Mary Anne scosse la testa. –Siete proprio uomini. Ginny è già in piedi da mezz’ora…-

 

Draco sorrise e lei sentì la testa girarle.

Ron notò il leggero imbarazzo che c’era tra di loro e si sentì improvvisamente il terzo in comodo. –Ehm, comunque, visto che sei qui perché non vai con Draco a comprare la colazione. Qui, in casa, non abbiamo nulla, ieri è finito tutto…-

 

Mary Anne alzò di scatto la testa, gli occhi allargati. –Io veramente sono venuta per controllare Harry…-

 

-Meglio che resti qui a controllare te, tuo fratello ed Harry. Io devo passare a casa per farmi una doccia.  Sarò qui in mezz’ora.- così dicendo Draco, lanciò un’occhiata prima a Ron e poi –una molto intensa- ad Anne. La superò strisciando appena il braccio contro quello di lei e poi si smaterializzò.

 

 

 

 

Hermione arrivò a casa di Ginny con il vestito della sposa sotto un braccio.

Era passata dalla boutique giusto un paio di minuti prima, perché la sarta aveva avuto da fare dei ritocchi all’abito fino all’ultimo momento.

 

-Eccomi…- disse, entrando in casa.

 

Il salone, già brulicante, profumava di caffè.

Oltrepassò l’arco d’ingresso e s’immerse nella mischia. Salutò rapidamente alcune vecchie amiche di Grifondoro, Luna che stava parlando con Eddie -buffissimo nel suo tight con papillon-, Angelia e Lily prima di arrampicarsi su per le scale diretta in camera da letto.

 

La porta della stanza di Ginny ed Harry era semi aperta. Dalla fessura, intravide Ginny stretta in una  vestaglia di seta, mentre si infilava gli orecchini.

Si soffermò a guardarla e sentì un groppo di lacrime serrarle la gola: Ginny era raggiante e bellissima. Sembrava così felice, appagata ed immediatamente Hermione pensò a Ron, alla sua proposta di matrimonio rifiutata e realizzò in quel preciso istante di essere stata una stupida: sposare la persona che si ama può portare solo gioia.

 

-Eccola.-

 

Hermione così presa a rincorrere i suoi pensieri, non si era accorta che Maggie era spuntata alle sue spalle. Sobbalzò appena, mentre si faceva coraggio ed apriva la porta della stanza.

 

-Il vestito è qui!- disse, appoggiandolo sul letto matrimoniale.

 

Ginny si girò a guardarla con un sorriso splendido.

 

-Grazie.-

 

Hermione le accarezzò il viso, mentre Maggie tirava fuori l’abito.

 

-Wow.- si sentì di sottofondo.

 

-Allora, come ti senti?- chiese la bruna alla sua migliore amica.

 

Ginny sospirò. –Bene, a parte le farfalle nello stomaco.-

 

Hermione sorrise, controllandole lo chignon perfetto in cui erano legati i suoi bei capelli ramati. –Sei bellissima.-

 

Ginny rise. –Lo spero vivamente: mi posso sposare una sola volta.-

 

Maggie dietro di loro ridacchiò. –Bene, ora, indossiamo il vestito.-

 

-Aspetta… hai tutto quello di cui hai bisogno?- chiese Hermione, lanciando un’occhiata ad entrambe.

 

-…sì.-

 

-Indossi qualcosa di regalato?-

 

Ginny mostrò gli orecchini che Harry le aveva regalato alla nascita di Eddie.

 

-Qualcosa di blue?-

 

Ginny si scostò la vestaglia per mostrare la giarrettiera sulla coscia. –Credo che Harry l’apprezzerà molto.-

 

Hermione e Maggie risero.

 

-Qualcosa di prestato?- continuò la bruna con un sorriso.

 

Ginny e Maggie si guardarono per un attimo.

 

-Quella… mi manca.- confessò la rossa.

 

-Beh, poco male, ci avevo già pensato io.- ripose Hermione prendendo dalla borsetta un cofanetto di velluto blue. All’interno, c’era un delicatissimo bracciale in oro bianco.

-Era di mia madre. Sono sicura che non avrà niente in contrario a prestartelo.-

 

Ginny sentì improvvisamente gli occhi pungerle. –Io non posso…-

 

Hermione le intimò il silenzio con uno sguardo. –Tu e gli altri siete tutta la mia famiglia, vi siete sempre presi cura di me e questo è il minimo che io possa fare.-

 

Ginny tirò su col naso. –Ma…-

 

-Niente ma. Per mia sorella questo ed altro.-

 

Ginny avvertì le lacrime vacillare nei suoi occhi e sarebbe scoppiata a piangere se Maggie, dietro di loro, non avesse singhiozzato all’improvviso. –Scusatemi non ho resistito.-

 

 -Tu non provare a piangere.- disse Hermione rivolta a Ginny, mentre le afferrava il polso per allacciarle il bracciale.

 

Ginny si morse le labbra, mentre scorgeva sul viso di Hermione un’enorme lacrima solitaria.

 

 

 

-Ma è possibile che mia sorella non si fidi di me?- chiese Ron ad Anne mentre s’infilava la giacca scura del vestito.

 

Anne si avvicinò a Ron, aiutandolo a lisciarsela addosso. –Non è che non si fidi…-

 

Ron inarcò le sopraciglia. –No… ti ha solo mandato qui per sport.-

 

La bruna ridacchiò, mentre si allontanava dal rosso per vedere il risultato. –Stai bene.- gli disse con un sorriso.

 

-Non pensare di addolcirmi con questi complimenti…-

 

Anne rise. –Non era una  lusinga. Stai bene davvero: le ragazze ti mangeranno con gli occhi e soprattutto tu-sai-chi.-

 

Ron sospirò e si girò a guardarsi nello specchio. Si tirò il bavero della giacca, poco convinto. –Lo credi davvero?-

 

-Che stai bene?-

 

-No che… Hermione mi possa mai guardare come faceva una volta.-

 

Mary Anne incrociò le braccia sul petto mentre guardava il riflesso di Ron nello specchio.

-Quando mai ha smesso? Ron, tesoro, svegliati. Quando Hermione ti guarda lo fa con un amore così intenso che alcune volte è imbarazzante.-

 

Ron si voltò a guardarla le orecchie completamente a fuoco.

 

-Forse sei un po’ tu quello che evita accuratamente di guardarla anche solo per poco.-

 

Il rosso sentì la verità assoluta di quelle parole farlo vacillare. Sospirò.

 

-Ho combinato un casino con lei…- biascicò.

 

Anne inarcò un sopraciglio. –In che senso?-

 

-Le ho fatto capire stupidamente di non amarla più…-

 

Mary Anne rimase con la bocca socchiusa. –Stai scherzando?-

 

Ron negò. –Sono un idiota.-

 

-E…e… e non hai fatto niente per recuperare?-

 

-Una sera ho provato ad andare a casa sua ma ho trovato un bulgaro tra i piedi…-

 

-Ron, non riesco a seguirti. Perché non me la racconti per bene, dal principio.- lo incoraggiò Anne.

 

-E’ una storia troppo lunga…-

 

-Oh, Harry si sta ancora facendo il bagno quindi prima che si renda presentabile per me ho molto tempo…-

 

Ron sospirò prima d’iniziare.

 

 

 

Angelia indossava un abitino turchese senza maniche quella mattina. Aveva i capelli nero corvino tirati su in uno chignon spettinato e sul bel volto truccato troneggiava un’aria tristissima.

Seduta sui gradini di legno del portico di casa di Harry e Ginny, fissava il vuoto, completamente assorta nei suoi pensieri.

 

Aveva trovato quel ritratto la settimana precedente e da allora non aveva fatto altro che pensare all’uomo che aveva perso 3 anni prima: Mellifluo.

Non c’erano dubbi.

Quel disegno l’aveva fatto lui: il tratto della sua matita pesante e preciso non poteva assolutamente confonderlo.

 

Socchiuse gli occhi mentre ritornava con la mente ad un pomeriggio assolato di tanti anni prima.

 

-Non ti muovere.- le aveva detto Mellifluo mentre aggiungeva altri tratti di matita al suo ritratto.

 

-Non l’ho fatto.-

 

Mellifluo aveva sorriso obliquamente, senza staccare gli occhi dal blocco di fogli su cui stava lavorando.

 

Angelia l’aveva fissato rapita, mentre si stringeva al petto il lenzuolo che la ricopriva.

 

-Perché dobbiamo sprecare questo tempo?-

 

Mellifluo si era morso le labbra, cancellando un segno sbagliato.

 

-Io non sto sprecando il mio tempo, principessa.-

 

-Sei seduto lì, lontano da me. Se questo non è sprecare tempo…-

 

Mellifluo si era fermato, all’improvviso, per alzare la testa dal blocco da disegno e fissarla.

 

-Sei capricciosa, sai?-

 

Angelia l’aveva guardato di sottecchi; poi aveva lasciato cadere sul letto sul quale era sdraiata, il lenzuolo che le copriva il seno nudo.

 

-Un po’.- aveva detto ammiccante.

 

Mellifluo aveva ingoiato il vuoto. –Pensi di tentarmi?-

 

-Un po’.-

 

Mellifluo aveva sorriso, mettendo finalmente da parte il suo blocco da disegno. –Continuerai a dirlo ancora per molto?-

 

Angelia aveva atteso di vederlo sedersi sul letto a pochi centimetri da lei, prima di rispondergli.

 

-Se mi baci fino a domani, la smetto.-

 

Mellifluo si era chinato su di lei e a pochi millimetri dalle sue labbra le aveva detto. –Ai tuoi ordini, principessa.-

 

  

Angelia sentì  una lacrima scenderle veloce lungo una guancia. Provò a tirare su col naso per frenare quel pianto straziante ma non ci riuscì.

Le lacrime continuarono a scendere, l’una dietro l’altra, incuranti dei suoi tentativi di bloccarle.

 

 

 

 

Mary Anne aveva lasciato la stanza di Ron dopo la loro chiacchierata e si era recata nella stanza di Harry. Nel preciso istante in cui aveva aperto la porta, aveva intravisto uno scorcio dei boxer di Harry e questo era bastato per far calare un’atmosfera imbarazzata.

 

-Harry, per favore.- disse d’un tratto Anne al ragazzo che ostinava a mantenere il suo sguardo sul pavimento mentre s’infilava la giacca. –Non sei il primo uomo nudo che vedo e ti posso assicurare che non mi sono innamorata di te dopo questo spettacolo…-

 

Harry si grattò un sopraciglio. –Ne sei sicura? Io ho un sex appeal magnetico.-

 

Anne trattenne una risatina per non offendere il suo orgoglio.

 

-Certo, certo. Su di me, però, non ha sortito alcuno effetto. Tranquillo.-

 

Harry parve rilassarsi un po’.

Mary Anne non sapeva se fosse davvero convinto delle sue parole.

Rimasero in silenzio per un paio di minuti, mentre il bruno s’infilava l’altra manica della giacca. Quando l’ebbe finalmente indossata, la ragazza gli si avvicinò per aiutarlo a lisciargliela addosso.

 

-E’ una bella stoffa.- commentò Anne, guardando la trama fitta.

 

Harry si rimirò nello specchio, appeso alla parete della vecchia stanza di George e Fred.

 

-Beh, l’ha scelta Draco. Di certe cose è un esperto.-

 

Anne a quel nome sentì il suo cuore tremare.  L’ultimo loro incontro ravvicinato risaliva ad una settimana prima; avevano finito con il litigare.

 

-Draco è esperto di molte cose.- rispose la bruna, spolverando le spalle di Harry.

 

-Sì, sì. E’ un tipo davvero in gamba; la nostra amicizia ha avuto un inizio un po’ travagliato. Ai tempi di Hogwarts ci odiavamo…-

 

Anne rise. –Tutti conoscono la storia. Eravate una leggenda a scuola.-

 

Harry annuì. –Bei tempi. Hogwarts è stata la mia prima vera casa.-

 

-Ora, non dilungarti in racconti di ricordi melensi, Capitano Potter. Dobbiamo ancora sistemare il papillon ed il fiore all’occhiello.- Anne aveva stroncato i ricordi di Harry per un buon motivo: ogni volta che il bambino sopravvissuto parlava dei tempi di Hogwarts perdeva la cognizione del tempo. Quella mattina non potevano proprio permetterselo.

 

-Esatto, Potter. Le tue storielle le conosciamo a menadito.- la voce profonda e seria di Draco Malfoy fece irruzione nella stanza, facendo tremare le gambe e le mani di Anne.

 

Harry si voltò appena per lanciargli un’occhiataccia.

 

-Sei tornato.-

 

Malfoy, elegantissimo nel suo smoking da cerimonia con tanto di fiore all’occhiello, sorrise, rimanendo appoggiato contro lo stipite della porta.

 

Anne scorse quel sorriso e, pur non volendo, si sentì terribilmente attratta da lui e dal profumo che aveva invaso la stanza al suo arrivo.

 

-Già. Qui senza di me non funziona niente. Ron vagava in casa alla ricerca di qualcosa da mangiare, l’altro Weasley si stava infilando un paio di calzini gialli… mi dovresti ringraziare per aver sfamato il tuo testimone ed evitato che un tuo futuro parente ti facesse fare una caduta di stile.-

 

Harry trattenne a stento un sorriso. –Lo sai che noi ti sopportiamo per questo.-

 

Malfoy fece una smorfia. –Lo so. Ora, infilati il papillon prima che ad Anne venga un infarto.-

 

Anne sentì le sue guance andare a fuoco, quando sentì la voce di Draco pronunciare il suo nome.

 

-Ho già provato la resistenza del suo cuore, Malfoy.-

 

Draco inarcò un sopraciglio. Il sorriso sul volto di Harry non gli piacque affatto.

 

-In che senso, Potter?-

 

Mary Anne si sentì morire quando lesse negli occhi del bruno le sue intenzioni.

 

-Mi ha visto…- iniziò a dire.

 

-Nulla d’importante, Draco.- Anne nel dirlo si frappose tra i due uomini e guardò negli occhi il biondo.

 

Improvvisamente, si perse in quelle iridi grigie e malinconiche.

Rimasero a guardarsi per un istante così intenso che Harry si sentì, ad un tratto, di troppo.

Li osservò guardingo, prima di sorridere sornione.

 

-Ohi, Malfoy, perché non la smetti di mangiarti con gli occhi la nostra Anne e non mi dai una mano col cravattino?-

 

Draco si schiarì la gola, distogliendo lo sguardo dagli occhi chiari e dolci della ragazza che fino a pochi mesi prima era stato in grado di capire con una sola occhiata e che in quel momento invece era diventata completamente incomprensibile.

 

Anne si scostò, non appena Draco fece un passo verso di lei per raggiungere il collo di Harry. Guardò le sue mani grandi ed eleganti fare in due mosse un nodo perfetto, poi non riuscì a resistere oltre.

 

-Io vado a dare un’occhiata a Ron e Charlie.- si voltò rapidamente per nascondere gli occhi un po’ lucidi.

 

Harry e Draco la guardarono andare via, impotenti.

Non appena la ragazza si fu richiusa la porta alle spalle, il bruno chiese:

 

-Ma che cazzo combini, Malfoy?-

 

 

 

 

-Aspetta ancora un secondo.- sussurrò Maggie mentre chiudeva con gentilezza l’ultimo bottone del corpetto di Ginny.

 

Hermione, seduta compostamente sul letto matrimoniale della camera da letto dei suoi amici, batté le mani, entusiasta della fine dell’opera.

 

-Finalmente.- si lamentò Ginny, tornando a respirare.

 

-Wow, stai benissimo.- si complimentò Maggie, lisciandole il velo candido che le scendeva dal diadema sul capo, fino alla vita.

Ginny si rimirò nello specchio, con un sorriso. –Grazie.-

 

Pochi secondi dopo, fece capolino dalla porta, Luna Lovegood con una macchina fotografica magica in mano.

 

-La sposa è pronta per le foto?-

 

-Sì, sì… prontissima.- rispose Hermione per tutte, mettendosi in piedi e trascinando Ginny, Maggie e Luna giù nel salone.

 

All’arrivo della sposa, tutte le donna presenti scoppiarono in un sonoro ‘oh’.

Poi, incominciò il fiume di abbracci, baci e congratulazioni che non lasciò via libera a Ginny per quasi 10 minuti.

 

Dopo 10 foto di gruppo, un paio con Eddie, qualcuna con le amiche più care, Ginny e tutte le altre furono pronte per lasciare quella casa e dirigersi in chiesa.

 

Finalmente.

 

 

 

-Emozionato?- chiese Ron ad Harry, mentre già in piedi vicino all’altare, aspettavano l’arrivo della sposa.

 

Harry guardò il suo amico d’infanzia negli occhi. –Da morire.-

 

Ron sorrise. –E’ il minimo, fratello. Stai per sposare mia sorella, meglio conosciuta come la migliore donna al mondo dopo mia madre e…- ma le parole del rosso gli morirono sulla bocca. Nonostante tutto, considerava ancora Hermione come la donna migliore del mondo.

 

-…Hermione.- concluse per lui Harry, lanciando un’occhiata a Draco, in piedi accanto a Ron. –Noi tre dobbiamo parlare.- aggiunse lapidario. –State combinando troppi guai per i miei gusti.-

 

Ron e Draco lo guardarono assenti, senza commentare.

 

-Io non combino guai.- provò, poi a dire Draco, tra i denti.

 

Harry si guardò attorno prima di replicare. –Tu combina guai anche più di questo qui.- ed indicò Ron che inarcò le sopraciglia contrariato.

 

-Ehi!-

 

-E’ la verità.- abbaiò Harry. –Quando vi deciderete a mettere la testa a posto?-

 

Draco stava quasi per replicare, quando vide spuntare Anne a pochi passi da loro.

 

-Ron la sposa è arrivata.-

 

Harry sentì lo stomaco accartocciarsi. La smorfia di dolore che gli affiorò sul viso fece sorridere tutti.

 

-Arrivo.- annunciò Ron. –Coraggio.- disse rivolto ad Harry, prima di andare via.

 

Il bruno sentì le mani completamente bagnate, si allargò un po’ il nodo del papillon e sospirò.

 

-Meno male che ci si sposa una sola volta.-

 

Draco non poté fare a meno di ridacchiare.

 

 

 

Quando la marcia nuziale iniziò con le sue tremule note d’organo a riempire la chiesa, Harry sentì il cuore arrivargli nelle orecchie.

Non poteva davvero crederci che tutto quello che aveva sempre sognato stava per avverarsi: sposare Ginny, diventare parte integrante per davvero di una famiglia e crearne una propria.

 

Harry sentì il cuore perdere un battito, traboccante di felicità.

 

Attese per un paio di secondi, fissando l’arco dell’entrata della chiesa da cui sarebbe comparsa la donna della sua vita, Ginny.

 

-Eccola…- sentì sussurrare a Draco, in piedi accanto a lui, nello stesso momento in cui Ron e sua sorella entravano in chiesa.

 

Harry ingoiò il vuoto: Ginny era bellissima nel suo abito bianco, con il viso appena coperto dal velo bianco, il bouquet di rose rosse come i suoi capelli.

 

Ron serrava con forza le dita di Ginny sul suo braccio e, nonostante fosse emozionatissimo, riuscì a non inciampare nella gonna dell’abito che, birichina, s’infilava di tanto in tanto sotto la sua scarpa.

 

Ginny sorrideva dietro il velo mentre si rendeva conto che l’uomo affascinante che l’aspettava all’altare era l’amore di una vita.

Ripensò un attimo al loro primo incontro, quando, ancora bambini, si affrettavano a raggiungere il treno al binario 9 e ¾ .

 

Quando arrivarono Ginny e Ron all’altare, Harry si fece avanti per prendere la mano della rossa che il suo migliore amico gli stava offrendo.

 

-Continua a trattarla come hai fatto fin’ora.- gli intimò Ron con un sorrisone.

 

Harry annuì.

Ginny rise.

 

 

Hermione appena entrata nella visuale di Harry- si era sporta dal suo posto in prima fila per fotografare quel momento memorabile- lo salutò con una mano.

 
Ron le lanciò un’occhiata e le sorrise...

Poi, un lampo da una finestra, un grido.

Avvenne tutto così in fretta che nessuno riuscì a vedere chiaramente quello che successe.

Ron, nel giro di pochi secondi, si ritrovò a terra vagamente confuso: sul petto gravava un peso conosciuto. Batté le palpebre un paio di volte, prima di abbassare lo sguardo e ritrovare a pochi centimetri dal suo naso la testa di Hermione.

 -Hermione…- sussurrò mentre qualcuno alle sue spalle, iniziava ad urlare straziata. Ron accarezzò confuso la nuca della bruna che non fece nessun movimento.

All’improvviso, una consapevolezza gelida.

Ron s’issò un po’ con la schiena e quando il busto di Hermione si rovesciò sulle sue gambe come fosse stato privo di vita, sentì il cuore fermarsi.

 -CI STANNO ATTACCANDO!-

to be continued

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No, non state sognando. Ebbene sì, sono proprio io, sono tornata, di nuovo.
Vi avevo detto che non avrei mollato, no?
Io le promesse le mantengo, e poi, sappiate che anche se dovessi metterci 30 anni per finire questa storia lo farò.
Spero questo chap sia stato di vostro gradimento, davvero.
Vi do appuntamento al prossimo aggiornamento: "Non ci provare nemmeno..."

Adesso vi lascio ai vostri saluti.

Edvige86 TESORO! Ma che devo fare con te e con la tua dolcezza? Ti ringrazio davvero, immensamente per essermi stata vicino. L'ho apprezzato molto. Spero, beccherai questo aggiornamento e che ti piaccia. Un bacio.

FedeHermy
E se ti dicessi che anche a me Dimitri sta proprio antipatico, tu come la prenderesti? Ehehehe, ti ringrazio per la tua pazienza e gentilezza, sono davvero fortunata ad avervi. Un bacio.


Meggie Ecco, lo so che voi mi state odiando brutalmente, perché faccio soffrire i miei personaggi e per vederli felici vi sto facendo pensare, ma prometto che arriverà quel giorno. Ti ringrazio tantissimo per la tua recensione e per la tua pazienza. Un bacio.


robby Credo che dall'ultimo aggiornamento a quando forse vedrai questo, tu ti sia già laureata, come me. XDDD. Che spirito di patate...  Ok, scusa. Diciamo che tutto quello che avevi predetto nella tua recensione potrebbe avverarsi o si è già avverato... poveri Ginny ed Harry ç_ç, riusciranno ad essere felici. Dimitri e Tamiara sono nati nella mia mente per essere i terzi in comodi, povere stelle... Ma non ti preoccupare tutto si risolverà Un bacio e grazie tante per tutto.


Funkia O meglio conosciuta come pandorina! Come stai, tesoro? Spero immensamente bene... è da un pò che non ci sentiamo, sarai quasi diventata nonna nel frattempo. XDDDD. Ti ringrazio tanto per la recensione, spero di sentirti presto, baci.

Liserc *Angèle tenta di tappare la bocca a Liserc riguardo Buffy ed il ritratto**Ci sono troppi testimoni, però*...ma salve, cara, come va, come va? Spero bene... ehehe, vedrò di rimediare nel prox chap con i vari piccioncini. Ti ringrazio, un bacio e a presto.

evyn1989 Ma grazie, cara, un baciotto anche a te!

cecia granger ...Hai davvero letto tutto in un giorno DAAB? WOW, complimenti. Io non ne sarei capace. Grazie delle tue parole gentili. Spero proseguirai la lettura, un bacio.

Vale E ora non posso fare a meno di commuovermi! Ehilà, genietto come stai? Ma tu lo sai che io ancora per rilassarmi mi leggo le tue meravigliose storie? *Sospiro*, non ci posso proprio fare niente, le adoro. *_______*. Come vorrei leggere ancora qualcosa di tuo. *Sospiro*. Grazie tante della tua recensione, spero, continuerai a leggere. *e a scrivere*. Un bacioneeeeeeeeee...

Carola Grazie! Un bacio.

Debby12 Grazie anche a te, bacio.

Arya Eccoti, accontentata, ho aggiornato. Spero tu abbia gradito tutto, un bacio.

pwg Grazie, cara. Sei davvero troppo gentile, scusa per averti fatto attendere. Bacio.

Carfiore Sai che la tua recensione l'ho letta come minimo 10 volte? Sai che mi ha spronato tanto a scrivere? Hai ragione, ragionissima. Grazie mille e se vorrai continuare a leggere e commentare sarai sempre la benvenuta. Bacio.

Sarina87 Ciao Sara, io sono Angela e dal nick credo di essere tua coetanea. Mi fa tanto piacere tu abbia apprezzato così tanto la mia storia. Davvero è una soddisfazione enorme per chi scrive e, poi, quando qualcuno comunica così specificatamente la sua passione come hai fatto tu nella tua recensione, a me sembra quasi di toccare il cielo. Davvero. Ti ringrazio e spero, continuerai a leggere la mia storia. Un bacio.

Karry Eccomi, eccomi. Sono tornata. Un bacio.

Grazie a tutti per l'enorme pazienza dimostrata.
A risentirci presto!
Un bacio,
Angèle

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