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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Riprendiamo i contatti... *** Capitolo 2: *** Buon Compleanno, Harry! *** Capitolo 3: *** Perdonami, se puoi *** Capitolo 4: *** Macabri Ritorni... *** Capitolo 5: *** Per Amore e Per vendetta... *** Capitolo 6: *** Crash into you *** Capitolo 7: *** Accettare significa crescere *** Capitolo 8: *** Questo matrimonio non ha da farsi ***
Tutti i personaggi della mia ffc sono di
proprietà della Rowling (a parte qualcuno), quindi, ringrazio questa grande
donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso, quello di
Harry Potter…
Io ho terminato, buona lettura
Angèle
* le parti in corsivo (come in tutte
le ffc) sono ricordi….
Draco Malfoy era disteso su una coperta
nel parco di NewFreedom.
Le
braccia incrociate dietro la testa a mo’ di cuscino ed il chiarore delle stelle
gli faceva compagnia.
I
capelli biondi leggermente più corti rispetto a tre anni prima ed un leggero
inizio di barba, su quel viso perennemente serio ed affascinante, conferivano a
quell’auror, ormai venticinquenne, un’aria decisamente più matura e spavalda
che molte donne avevano dimostrato di apprezzare.
Sorrise
inconsciamente, quando la testolina nera appoggiata sul suo petto iniziò a
muoversi a piccoli scatti.
Il
dolcissimo odore di pesche e di mandorle gli stuzzicò il naso, facendogli
muovere la mano che teneva blandamente appoggiata sulle spalle della giovane
verso il suo capo in una carezza stramaledettamente leggera.
La
bruna si sciolse in quel contatto, come le succedeva sempre e, senza aspettare
oltre, lo strinse forte a sé, tuffando il naso nella maglia dell’uomo che amava
ormai da troppo tempo in silenzio.
Draco
rispose a quella tacita richiesta d’affetto, baciando la fronte della ragazza.
-Dormito
bene, principessa?- le chiese mentre appoggiava la testa su quella di Mary
Anne.
La
ragazza sorrise prima di sospirare soddisfatta. –Diciamo che sei comodo.-
Draco
ridacchiò, issandosi a sedere per sgranchirsi la schiena.
Gli
occhi grigi vagarono sul volto elegante e delicato di Anne.
Le
passò dolcemente una mano tra i capelli prima di posarle un bacio sulla fronte.
-Solo
comodo?- le disse con un accenno di risentimento nella voce.
-Anche
profumato…-
Draco
rise, passando un dito sul nasino leggermente all’insù della bruna.
Gli
occhi azzurri espressivi brillavano tremuli alla tenue luce di un lampioncino
dietro di loro, le labbra carnose e ben disegnate erano atteggiate in un mezzo
sorriso che Draco semplicemente adorava con tutto se stesso. Represse un forte
istinto di chinarsi su di lei e rubarle un lungo ed intenso bacio come faceva
da troppo tempo nei suoi sogni più nascosti.
Anne
aveva continuato a fissarlo: ghiaccio contro mare, ebano contro oro. Avrebbe
tanto voluto issarsi leggermente sulla sua schiena e ridurre al minimo lo
spazio che separava i loro corpi. Sapeva che Draco le voleva bene ma non
riusciva a capire quanto. Desiderava ardentemente fare chiarezza nel loro
rapportoaveva, però, paura di rovinare
tutto. Così, taceva, ingoiando nel più intimo il batticuore che l’assaliva ogni
qual volta Draco la guardava.
Le
stelle scintillarono brevemente sopra di loro, ammiccando ai due giovani e
facendoli destare da quel silenzio che era calato.
-Sarà
meglio tornare!- Draco fu il primo a risvegliarsi; scostò un po’ la frangia
dagli occhioni di Anne, tirandosi in piedi. Le porse una mano gentile e l’aiutò
a rialzarsi.
La
donna inciampò nei suoi piedi e finì tra le braccia del ragazzo che fu più che
felice di tenerla stretta a sé.
Respirarono
entrambi la fragranza che emanavano, sorridendosi.
-Stai
bene?-le chiese Draco, accarezzandole
con una mano tutta la schiena. Sentiva le morbide e proporzionate forme di Anne
schiacciate contro il suo corpo, facendolo sentire in paradiso.
-Sì…-
Anne si distaccò con riluttanza, rimettendosi in piedi da sola.
Recuperarono
la coperta, piegandola con cura insieme.
Un
gioco di sguardi e di mezzi sorrisi li fece arrossire e quando si avvicinarono
per ultimare la piegatura del plaid qualcosa successe: Anne si era accostata
così tanto a Draco che lui riusciva a contare le pagliuzze verdi presenti nei
suoi occhi; aveva sentito il calore della ragazza propagarsi sul suo corpo e la
voglia di averla, di poter sfiorare almeno per una volta quelle labbra non
l’aveva più fatto ragionare.
Si
era chinato con lentezza e gentilmente le aveva rubato un bacio: labbra morbide
e vellutate avevano accolto le sue più sottili e ruvide, la timidezza della
risposta uguagliava la sfrontatezza della domanda, la voglia di sparire l’uno
nelle braccia dell’altra era tenerissima.
Ad
un tratto, però, qualcosa s’interruppe.
Draco
aveva provato una strana sensazione nel baciarla: un profondo calore gli aveva
invaso il cuore, si erasentito felice e
tranquillo… e inappropriato.
Lui,
Draco Thomas Malfoy, non poteva essere felice. Ebbe paura e, senza troppo
pensarci, si distaccò con poca gentilezza, arrossendo.
-Scusami.
E’ stato un errore.-
Poche
parole dette con freddezza ed Anne vide il suo mondo crollarle addosso. Sbatté
le palpebre un paio di volte nel tentativo di riprendersi da quel torpore
accogliente e rituffarsi in un mondo che non le stava di certo sorridendo.
-Un…
un errore?- chiese con la voce che le tremava leggermente.
Draco
si strinse nelle spalle. Aveva una voglia matta di stringerla di nuovo a lui e
farle capire che quello che stava dicendo era solo una sciocchezza. Ma si
trattenne, come un vero auror. Rimase impassibile, freddo, insensibile.
-Per
me sei solo un’amica…-
Bugia.
Menzogna. Balla. Frottola.
Sentì
nel suo cervello rimbombare tutti i sinonimi che la lingua inglese aveva per
esprimere il concetto di una cosa non vera. Falsa.
Draco
non riusciva a considerare Anne come un’amica da quel lontano periodo in cui
era diventato babbano.
Anne
non poté evitare ai suoi occhi di riempirsi di pianto. Il labbro inferiore le
tremava leggermente ma non permise ad una sola lacrima di sgorgare e rigarle le
guance ancora rosse.
Inghiottì
il magone e sorrise come aveva sempre fatto per nascondere i suoi veri
sentimenti.
-Sì.
Hai ragione. Non siamo fatti per stare assieme.- Ogni parola una stilettata al
cuore. Perché doveva mentire così?
Sospirò
e raccolse la sua borsa dal prato. –Beh, allora, andiamo?-
Draco
dovette camminare dietro di lei lungo la strada, nel vano tentativo di tornare
di un umore allegro. Osservò quelle piccole spalle alzarsi ed abbassarsi ad un
ritmo troppo veloce ed allora capì ed abbassò lo sguardo.
Mary
Anne stava piangendo per colpa sua.
***
Il soggiorno di una grande casa alle
porte della piccola periferia di NewFreedom era in penombra. Sul tavolo poco
distante dal divano di fronte il camino, c’erano gli avanzi di una pizza e due
coche.
La
lampada dalla luce arancione era accesa, lanciando ombresul sofà dove qualcuno si stava muovendo in
modo piuttosto ambiguo.
Maggie
era completamente appiccicata alla faccia di un ragazzo dai capelli color
melanzana.
Le
mani giovani ed attive più che mai vagavano sulle spalle ampie e muscolose di
TJ.
Gli
stava accarezzando con trasporto la base del collo, mentre con dolcezza gli
mordicchiava le labbra.
TJ
la teneva stretta a sé, inebriato del suo profumo e troppo preso a capire,
attraverso l’uso delle dita, quale modello di biancheria intima stesse
indossando la sua ragazza in quel momento per pensare ad altro. Sembrava
piuttosto infastidito dalla stoffa pesante dei jeans di Maggie e quando la
porta d’ingresso si aprì, nessuno dei due ci prestò attenzione.
-Al
piano di sopra c’è una minorenne che sta dormendo…-
Una
voce calda, graffiante e leggermente bassa li fece sobbalzare: TJ si ritrovò
sul pavimento, faccia contro il tappeto, mentre Maggie aveva preso a passarsi
una mano tra i capelli, completamente rossa in viso.
-Anche
se adesso siete maggiorenni non potete dare spettacolo a questo modo…- continuò
a riprenderli quella voce così famigliare.
-Noi
veramente…- cercò di spiegare il povero TJ, togliendo la faccia dalla polvere.
L’uomo
a cui apparteneva la voce scoppiò a ridere, facendosi avanti nella stanza e
chiudendo la porta.
I
capelli rossi leggermente spettinati dal vento, la faccia pulita e lo sguardo
limpido come un cielo terso. Il fisico asciutto e muscoloso, quel sorrisetto
furbo ed inimitabile stampato sulle labbra. Ronald Weasley, un nome ed una
garanzia che pochi potevano dare: un amico leale, un amante appassionato, una
persona irruente.
O
l’amavi o l’odiavi.
-Ron…-
continuò Maggie quando l’uomo si fu seduto sulla poltrona accanto al divano.
–Ci hai fatto prendere un colpo. Pensavamo fossi…-
-Tuo
padre?-concluse per lei Ron, addentando
un pezzo di pizza avanzato in uno dei due piatti sul tavolino.
TJ
lo guardava a bocca aperta. Aveva ancora le orecchie rosse e si vedeva lontano
un miglio che era imbarazzato.
-No,
Draco.- rispose Maggie dopo aver lanciato un’occhiata in tralice al suo
fidanzato che stava ancora seduto sul pavimento con i capelli sconvolti.
Ron
annuì con la testa senza slancio, continuando a masticare. –Capisco…- disse
dopo aver inghiottito il boccone.Si
guardò intorno incuriosito.
-Incredibile
come passino gli anni e questa casa resti uguale a quel periodo. Ci sono persino
gli stessi mobili.-
-Ci
siamo affezionati…-
Ron
annuì, accavallando le gambe.
TJ
si rimise in piedi, prima di accomodarsi sul bracciolo del divano accanto a
Maggie.
La
ragazza aveva i primi 4 bottoni della camicetta aperti ma non pareva essersene
accorta.
Ron
la guardò per un breve momento prima di scuotere la testa.
-Abbottona
le tue vergogne…- disse il rosso in un soffio.
Maggie
divenne bordeaux e con un rapido gesto delle mani iniziò a serrare la camicetta
sulpetto.
TJ
era scoppiato a ridere e lei gli aveva lanciato un’opportuna occhiataccia.
-Scemo.-
Calò
un improvviso quanto insolito silenzio ed il rumore dell’orologio, appeso alla
parete, riecheggiò brevemente nella sala.
Una
bollicina di gaspartì dal fondo del
bicchiere e raggiunse in un vorticoso giro su se stessa la superficie della
coca; scoppiò in un impercettibile rumore che risvegliò i presenti.
-Non
farai la spia, vero?- TJ aveva le orecchie rosse e sembrava ancora imbarazzato.
Ron
li guardò.
Per
un breve istante, gli balenarono nella mente le immagini di due ragazzini un
po’ più giovani che gli avevano tirato su il morale quando lei era andata via.
Sospirò,
facendo loro un breve occhiolino. –Vorrei…- sorrise furbo e complice. –Ma non
lo farò.-
Maggie
si rilassò visibilmente, scoppiando a ridere e TJ sgonfiò le spalle che aveva
tenuto in tensione.
-Bene!-
esclamò la biondina. –Appurata questa bella notizia, vuoi dirci qual buon vento
ti porta qui?-
-Ehm…-
Ron si grattò la testa. –Sinceramente non lo so.-
Se
si fossero trovati in un cartone animato, in quel momento, una bella goccia
sarebbe apparsa sulle loro teste.
Maggie
inarcò i sottili sopracigli biondi mentre osservava Ron mangiucchiare ancora
gli avanzi delle loro pizze. Rimase in silenzio per un po’ prima di capire.
Doveva
essersi sentito solo a casa sua.
Harry
e Ginny si erano trasferiti in una casa più piccola nella periferia opposta a
quella dov’era situata la Tana. Con un bimbo piccolo e l’imminente matrimonio
alle porte, avevano deciso di anticipare le prove della convivenza.
Ron
era stato pregato da entrambi a seguirli nella nuova casa, ma il rosso aveva
rifiutato: non voleva essere di troppo.
-Vieni.-
disse Maggie, alzandosi. –In cucina, c’è un altro po’ di pizza.-
-Ma
no. Non ti preoccupare.- l’uomo era arrossito appena sulla punta delle
orecchie.
-Scommetto
che hai bruciato la cena.- TJ intervenne nella discussione, mettendosi in piedi
a sua volta. –Quindi non fare complimenti e vieni in cucina, tra un po’
dovrebbero essere qui anche Anne e Draco.-
Ron
aveva le orecchie rosse, ma non ribatté. Seguì i ragazzi in cucina e, dopo un
paio di pezzi di pizza, parlò di nuovo.
-Scusatemi
per l’interruzione.- si ripulì le labbra con un tovagliolo. –Oggi mi sentivo
particolarmente solo.-
Ron
si era riconosciuto diverse volte uno stupido a confidarsi e lasciarsi tirare
su da due ragazzini. Aveva provato anche a parlare con gli altri: Harry, Ginny,
Draco ed anche Anne. Loro erano degli amici fantastici che dopo aver ascoltato
i suoi problemi cercavano di dargli buoni consigli ma lui non voleva nessun
suggerimento. Aveva solo bisogno di essere ascoltato. Così, in principio, aveva
iniziato a raccontare i suoi problemi al suo adorabile nipotino, Edward, mentre
lo cullava o lo imboccava. Era stato un buon ascoltatore, silenzioso e buffo,
poi, però, sua sorella l’aveva sentito e gli aveva proibito di traviare la
mente del bambino contro di lei, la
donna più perfetta che il genere umano avesse avuto il piacere di conoscere.
-Tu
non sei solo…- Maggie era scivolata silenziosa sulle gambe di Ron e l’aveva
abbracciato così stretto, da farlo sentire immediatamente meglio. –Ci siamo io
e TJ.- la biondina si era scostata leggermente dall’uomo che l’aveva guardata
con gratitudine.
-I
nipotini non lasciano solo lo zio preferito…- TJ fece un breve occhiolino in
direzione di Ron che sospirò.
-Vi
ringrazio, picciotti…- il rosso
sorrise loro, facendoli ridere. Aveva visto un film sulla mafia e da allora
usava quel nomignolo per chiamare i due ragazzi.
-Zio
Ron?- sulla soglia della porta con la sua vestaglia rosa c’era Lily; era
cresciuta, tanto.
I
capelli ricci erano molto lunghi, arrivandole alla schiena; non era più paffuta
e tonda come tre anni prima; era magrolina e molto bella, assomigliava tanto di
più ad Anne e Maggie in quel momento.
-Lily…-
La
bambina trascinò i sui piedini inciabattati fino alla sedia dove era seduto
Ron. Si stropicciava gli occhi grandi e particolari, mentre stringeva al petto
il suo orsacchiotto.
Maggie
si alzò dalle gambe del rosso, scompigliando i capelli della sorella minore.
Ron
strinse a sé Lily che si era sporta in alto per salutarlo. La sistemò sulle sue
gambe appoggiando la testa sulla sua piccola spalla.–Ti abbiamo svegliato?- le domandò,
accarezzandole con fare protettivo la schiena.
Lily
scosse la testa. –No, ho fatto un brutto sogno…-
Maggie
si fece avanti, prendendole il viso tra le mani. Ogni volta che Lily aveva
degli incubi c’era sempre di cui preoccuparsi. -Cos’hai sognato?-
La
bambina ci rifletté. Sembrava non ricordasse tutto con chiarezza. –Il nulla.-
Ron
sentì Lily rabbrividire ed immediatamente le passò una mano sulla testa.
–Io
e nient’altro. Bianco e nero si alternavano, creando il nulla. Io non esistevo,
però sapevo di esserci… Mi sentivo vuota, leggera ed ho avuto paura…-
Gli
occhi della bambina si erano riempiti di lacrime e tutti rividero il terrore in
quelle iridi così calde e particolari.
–Stai
tranquilla.- Ron la sollevò, girandola verso di sé. La strinse in un abbraccio
paterno, cercando di acquietare quei singhiozzi che inesorabili avevano
iniziato a riempire la stanza con il loro rumore.
TJ
e Maggie si lanciarono un’occhiata, capendosi al volo. Entrambi temevano che
qualcosa di antico e terribile si stava risvegliando e che, ben presto, le loro
vite sarebbero state di nuovo sconvolte.
***
Un lampo squarciò il cielo, prima
trapuntato di stelle.
Quel
temporale, estivo ed improvviso, era scoppiato inaspettato sulla piccola villa
alla periferia di Londra, dove Harry Potter e Virginia Weasley convivevano.
La
pioggia aveva preso a scendere senza sosta sulle tegole rosse e le gocce scivolavano
con tristezza giù lungo i vetri delle finestre.
Nella
casa c’era un insolito quanto piacevole silenzio, interrotto, di tanto in
tanto, dai rintocchi silenziosi dell’orologio a pendolo.
-Cosa
dici di queste stoffe qui?- la voce allegra e pimpante della bella rossa di
casa, arrivò ovattata dalla camera da letto.
Era
stesa sul letto, insieme ad Harry.
Stavano
visionando la stoffa per i vestiti delle damigelle . O meglio lei visionava la
stoffa mentre Harry cercava di tenersi sveglio, baciandole con trasporto il
collo mentre con le mani le tormentava la pelle sotto la maglia di cotone.
-Harry
James Potter vuole smetterla di tormentarmi e darmi una mano con queste stoffe?-
Virginia
si era girata verso Harry con un’espressione falsamente scocciata.
Il
bruno aveva sbuffato, staccandosi leggermente dalla pelle morbida e profumata
di ciliegia della sua compagna.
-Scusami…-
disse, tirandosi a sedere ed incrociando le gambe l’una sull’altra. –E’ colpa
tua che hai questo profumo di ciliegia che mi viene voglia di morderti…-
Ginny
scoppiò a ridere, respingendo agilmente un secondo attacco dell’uomo. Scese dal
letto, mettendosi in piedi ad una distanza di sicurezza.
–Non
dare la colpa a me della tua indisciplinatezza.- I suoi occhi celesti vagarono
sulla figura accovacciata del suo quasi marito: i capelli neri corti ed
arruffati, gli occhi verdi leggermente più scuri e quella canotta bianca che
aderiva a quel fisico statuario e faceva contrasto con la sua pelle abbronzata,
unico ricordo della recente vacanza trascorsa al mare.
Ginny
si ritrovò ad arrossire cosciente degli strani pensieri che le erano balenati
in mente, guardando Harry.
Il
bruno si alzò a sua volta, avvicinandosi pericolosamente a lei. Aveva notato lo
strano rossore su quelle guance solitamente pallide ed un sorriso era affiorato
sulle sue labbra.
-Arrossisci
per i tuoi pensieri, piccola Ginny?-Harry si era avvicinato così tanto a Virginia da incastrarla contro il
muro alle sue spalle. Aveva appoggiato le mani dietro la rossa, bloccandole
ogni via di fuga.
-Non
sono arrossita…- rispose lei, abbassando lo sguardo ed assumendo un
atteggiamento da bambina.
-Ah,
no?- Harry le sfiorò le guance con le labbra, facendola rabbrividire. –Allora,
perché sei calda qui?-
Virginia
aveva gli occhi socchiusi ed aveva iniziato a trattenere il respiro.
–Non
lo so…- rispose in un soffio, prima che l’uomo le catturasse possessivamente le
labbra rosse.
Era
da tanto tempo che non riuscivano ad avere attimi di intimità: tra il bambino
ed i preparativi per il matrimonio la loro vita privata si era ridotta
all’osso.
-Buono.
Sai di vaniglia…- le disse Harry, afferrandola per la vita e tirandosela in
braccio.
Ginny
rise troppo forte, soprattutto quando la buttò sul letto e le si sdraiò un po’
sopra.
-Presa…-
le sussurrò, accarezzandole i capelli.
Era
così bella con le guance rosse e l’aria smarrita; gli occhi leggermente lucidi
e quei capelli rossi che disegnavano venature incantevoli sul bianco del
lenzuolo.
Si
chinò su di lei, rubandole un altro bacio.
Il
cielo fu squarciato da un lampo, seguito a ruota da un tuono che fece vibrare i
vetri delle finestre.
Harry
e Ginny non ci badarono molto, troppo presi a togliersi i vestiti. Non si
accorsero del cigolio della porta che si apriva e di un rumore ovattato di
passetti percorrere la distanza che separava l’intruso dal loro letto
matrimoniale.
-Tabo-tabo.-
Ginny
scaraventò, con un movimento brusco delle gambe, Harry sul pavimento. Si
rassettò velocemente la maglia ed il jeans, già in parte sbottonato.
-Edward…-
disse, scendendo dal letto e prendendo in braccio il bambino.
Harry
si rialzò leggermente ammaccato dal pavimento; aveva sbattuto in malo modo il
gomito, facendosi male. Nemmeno durante gli allenamenti da Auror, gli era mai capitato
di ferirsi.
-Che
hai, amore?- Ginny aveva totalmente ignorato il suo povero quasi marito, dedicando la sua attenzione al piccolo di casa.
Era
sempre così, Virginia era una mamma fantastica. Per Edward, avrebbe volentieri
camminato sui carboni ardenti.
Harry
alcune volte si ritrovava ad essere un po’ bonariamente
geloso del suo adorato campione. Gli mancavano quei momenti in cui tutta
l’attenzione di Ginny era stata per lui.
-Tabo-tabo
paura…- rispose il piccolo Eddie.
Harry
accarezzò il braccio paffuto del bambino, facendolo voltare verso di lui.
–Il
mio campione non deve aver paura…-
Edward
si sporse verso suo padre, per il quale aveva una venerazione.
–Tabo-tabo
papà.- esclamò, mentre Harry lo tirava in collo.
Ginny
accarezzò la schiena del bambino che aveva nascosto il visino sul petto del
padre. Si scambiò un’occhiata con Harry che sospirò rassegnato.
-Addio,
notte sfrenata di sesso…- Ginny rise contro la bocca dell’uomo che si era
chinato su di lei per un breve bacio a fior di labbra.
-Dai…-
La rossa gli accarezzò la nuca. –Se riesci a farlo addormentare in meno di 5
minuti ti aspetto in bagno per una doccia rilassante…-
Harry
sorrise, prima di baciare con un sonoro schiocco il piccolo collo profumato di
biscotti di suo figlio. –Io adoro le missioni impossibili…- e senza aggiungere
altro scomparve, inghiottito dall’oscurità del corridoio.
Ginny
sospirò mentre un sorriso infinitamente dolce le si disegnava sulle labbra.
La
sua vita, in quel momento, era troppo perfetta ed aveva paura per questo.
Non
aveva mai ricevuto sconti durante il suo cammino, mai un attimo di pace ed
adesso temeva che un’altra terribile bufera si stesse per abbattere sulla sua
vita.
Rabbrividì
e la cicatrice che aveva sull’addome le pizzicò. Non ci fece molto caso;
accadeva spesso quando il tempo stava per cambiare.
Aprì
l’armadio per recuperare gli asciugamani per il loro bagno e anche lei lasciò
la camera da letto.
Non
sapeva quanto la sua sensazione fosse esatta.
***
Angelia si coprì il volto elegante,
tirando sui capelli neri e più corti rispetto al passato, il cappuccio del
mantello da strega.
La
luna brillava incontrastata nel cielo notturno che intrappolava Diagon Alley in
una atmosfera tetra e tranquilla.
Il
vento era fresco ed umido come quello che spirava alla fine dell’estate, carico
di profumi e segreti.
Le
insegne di legno penzolavano sui negozi, producendo rumori sinistri e
sgradevoli; i passi della giovane donna riecheggiavano sui mattoni della
strada, ormai deserta.
Angelia
svoltò subito dopo la gelateria di Fortebraccio, imboccando un vicolo ancora
più scuro e spaventoso della inanimata Diagon Alley. Immediatamente, si sentì
osservata da presenze nascoste nella soffocante oscurità, udì sospiri e
bisbigli che ebbero il potere d’impaurirla ma non di scoraggiarla. Era troppo
vicina al suo scopo e nulla l’avrebbe fermata.
Nemmeno lui.
Percorse
il più velocemente possibile Nokturn Alley, districandosi con facilità ed
esperienza nei meandri poco raccomandabili di quella via.
Diverse
volte streghe dall’aria strana, l’avevano bloccata offrendole lavori indecenti
che lei aveva prontamente rifiutato.
Incredibile
quanta feccia potesse trovarsi in quel posto e, il sol pensiero che avrebbe potuto
farvi parte anche lei, le metteva i brividi.
Superò,
con un passo più lungo, la pozzanghera putrida che la separava dall’entrata del
locale, dove aveva appuntamento con il suo fornitore.
Lanciò un’occhiata agli avanzi di galera che erano seduti nel bar: bevevano
grandi boccali di quella che lei sperò essere burrobirra calda ma, dalle guance
rosse e dagli occhi lucidi degli avventori, capì che doveva trattarsi di
qualcos’altro di molto più forte.
Sospirò,
aprendo con una leggera spinta la pesante porta di legno marcitodalle troppe piogge.
Un’ondata
di calore e cattivo odore l’accolse, facendola desiderare di non essere mai
entrata in quel posto.
La
puzza di alcool e di fumo le aveva fatto salire un conato di vomito e per pochi
attimi indugiò sulla soglia, senza muovere un muscolo.
Il
volto le era diventato pallido e gli occhi azzurri si erano riempiti di lacrime
a contatto con quella fitta nebbia maleodorante e tossica.
Si
avvicinò al bancone, dove un posto si era appena liberato. Si sedette, mantenendo
il cappuccio sulla sua testa.
-Cosa
ti porto?- una barista dalla faccia ancor meno raccomandabile dei suoi clienti
le si presentò davanti: aveva i capelli raccolti in una crocchia spelacchiata,
gli occhi piccoli e troppo truccati; la faccia era tonda e la pelle delle
guance segnata da sue cicatrici così profonde da far invidia a quella di Harry
Potter.Poggiò una mano grassoccia sul
bancone consunto e sporco.
Angelia
trattenne a stento una smorfia quando notò che le mancavano due dita.
-Burrobirra.-
prese la porchette dove aveva il denaro. –Grazie.- mise sul tavolo una falce
che sparì velocemente nella borsetta di cuoio che la locandiera aveva appesa al
petto.
Il
servizio fu veloce e ben presto un boccale fu appoggiato con poca grazia sul
bancone di fronte ad Angelia che, però, non ci pensò affatto ad assaggiare la
burrobirra.
-Che
ci fa un bel fiore in questo letamaio?-
Angelia
fece finta di non aver sentito, stringendosi maggiormente nel suo mantello
viola scuro.
-Ehi,
bel faccino mi hai sentito?-
Angelia
udì una voce conosciutarispondere al
suo posto. Sapeva di non doversi voltare e così fece.
-La
signora non vuole compagnia…-
Ascoltò
lo scocciatore cercare di ribattere ma bastò un’altra occhiata del suo
salvatore per metterlo a tacere.
Passò
qualche secondo e sentì una mano farle scivolare l’ultimo ingrediente nella
sacca del mantello.
-Aggiungendolo
a poche gocce, lo sdodeno* completa la tua opera…- era una voce calda che parlò a poca distanza
dal suo orecchio.
Angelia
mise 5 falci nella mano che l’uomo le aveva allungato. –Addio…-
Una
parola, un saluto veloce e la sua collaborazione con quello strano individuo
era finita.
Si
voltò di fretta, sperando di poterlo almeno guardare per una volta ma l’unica
cosa che riuscì a cogliere fu un frammento del mantello nero che scompariva
dietro la porta.
-Grazie.-
***
Draco accarezzò la testa boccolosa della
bambina che aveva rimesso a letto con tanta fatica.
I
suoi occhi vagarono su quel viso addormentato, mentre una leggera ombra di
preoccupazione li rendeva più tempestosi.
Il
petto di Lily si muoveva ad un ritmo tranquillo e regolare e, nonostante
questo, l’uomo non riusciva a sentirsi rilassato.
La
bambina si era appena ripresa dal periodo di vigenza al San Mungo, dove i medimaghi
le avevano somministrato una serie di terapie per il ristabilimento dei suoi
poteri magici.
Draco
allungò una mano per afferrare quella che la piccola aveva alzato
inconsciamente. La tenne stretta, con dolcezza, tra le sue più grandi fino a
quando tutto non si acquietò di nuovo.
-Sei
troppo apprensivo con Lily…- Anne era entrata nella stanza, accovacciandosi,
senza fare rumore, contro lo stipite della porta.
I
lunghi capelli neri erano leggermente mossi, soprattutto verso le punte; ogni
ciocca si girava su se stessa, formando un ricciolo corposo e ben definito. Gli
occhi blue erano gentili, come sempre. Non c’erano sbavature di eccesso, in
quel sorriso piacevole e timido.
Draco
si voltò a guardarla, sorprendendosi piacevolmente colpito dall’abbigliamento
della giovane.
Anne
era carina sotto ogni punto di vista: le gambe sode ed affusolate, la vita
stretta e minuta come quella di un’ape, la pelle candida e levigata che
s’imporporava incantevolmente sulle guance quando s’imbarazzava.
Anne
arrossì quando intercettò lo sguardo grigio di Malfoy e cercò di
allungarsiil più possibile la gonna del
vestito estivo che stava indossando.
Draco
si voltò velocemente, imporporandosi appena.
-Mi
preoccupo il giusto e tu lo sai.-
La
ragazza si tirò in piedi, avvicinandosi al lettodi Lily. Strinse l ebraccia sul seno, facendo
un piccolo sorriso in direzione dell’uomo.
-Sai
che adora più te che la sua famiglia?-
Draco
ridacchiò. –Per famiglia intendi te stessa?-
Anne
guardò verso l’alto con un’aria un po’ scocciata. –Sì…-
-Sei
gelosa di me e del fatto che tua sorella mia adora…-
La
ragazza fece una faccia scandalizzata. –No!- esclamò troppo in fretta per
essere la verità. Si sedette sul letto, sbruffando, quando Draco continuò a
guardarla in maniera eloquente.
-Va
bene…- riprese, voltando appena la testa per guardarlo. –Forse un pochino…-
indicò con le dita della mano un piccolo spazio.
Draco
ridacchiò di nuovo, allargandole l’indice ed il pollice. –Facciamo così…-
Anne
gli schiaffeggiò bonariamente la spalla. –Che scemo.- si fermò quando si
accorse che gli stava parlando come se nulla fosse accaduto. Le sarebbe
piaciuto se fosse stato così ma, in realtà, qualcosa era successo e, quel
qualcosa, non era andato come lei sperava.
-I
medimaghi avevano preannunciato questa serie di incubi…-la ragazza era scesa dal letto, accucciandosi
sul pavimento, poco distante dal cuscino di Lily. Aveva appoggiato la testa sul
materasso, osservando, con i suoi grandi occhioni azzurri, il petto di sua
sorella che continuava a muoversi con regolarità.
Draco
si era soffermato brevemente a guardarla, mentre con la mente ritornava a
qualche ora prima. Si poteva essere più stupidi di lui? Sicuramente no.
-Già.-
disse, distogliendo lo sguardo. Contò mentalmente fino a 10, prima di parlare
di nuovo. –Mi dispiace principessa…-
Anne
alzò gli occhi un po’ arrossati. –Per cosa?-
Draco
si sedette sul pavimento, incrociando le gambe, l’una sull’altra. –Per quello
che è successo. Sono davvero desolato… sono stato uno sciocco…-
Il
cuore di Anne aveva preso a battere talmente forte che non riusciva a sentirne
più il palpito.Aveva chinato la testa,
lasciando che i suoi capelli corvini celassero il rossore delle guance.Perché doveva sentirsi sempre così? Perché
non aveva il coraggio di dire a Draco che, se per lui quel gesto non aveva
significato nulla, per lei era stato importantissimo?
Lo
sentiva parlare, non capendo una sola sillaba del suo discorso. Aveva chiaro
solo una cosa, Draco si stava scusando per qualcosa che l’aveva resa così
felice…
-Non
importa…- disse improvvisamente, bloccando il suo flusso di pensieri.
Il
biondo si fermò un po’ disorientato.
Anne
aveva alzato di scatto la testa, rivelandogli quell’incarnato roseo leggermente
arrossato.
Come
faceva a resisterle? E, soprattutto,
perché doveva farlo?
-Ho
capito che per te non ha significato nulla. Non parliamone più, d’accordo?-
Draco
la guardava ammaliato e l’unica cosa che riuscì a fare fu annuire.
Anne
si chinò verso di lui, baciandogli la guancia. –Come se nulla fosse successo…-
gli sussurrò all’orecchio, mentre le lacrime cercavano di uscire dai suoi
occhi.
Malfoy
le passò le braccia attorno alla vita sottile, attirandola a sé. La strinse
forte, come se da quello dipendesse il destino del mondo. Rimasero attaccati,
l’uno nelle braccia dell’altra, tentando forse di esorcizzare la paura,
affrontandola.
Nessuno
dei due si accorse del dolore dell’altro, del cuore che batteva e della testa
che girava. Soffrirono da soli, nonostante fossero abbracciati.
Sarebbe
bastata una sola parola, eppure nessuno dei due la disse.
***
Ron si trascinò verso casa, senza una
gran voglia di entrarci.Era così vuota
da quando Harry e Ginny si erano trasferiti, da quando lei era andata in Bulgaria…
Mise
la chiave nella toppae, quando spalancò
la porta, sentì la puzza di bruciato della sua cena.
Nauseante.
Pensare
che a lui cucinare piaceva.
Draco
gli aveva insegnato tante ricette facili, eppure sembrava averle dimenticate.
Gettò
le chiavi sulla ciotola d’argento, nell’ingresso, chiudendosi rapidamente la
porta alle spalle.
In
casa faceva molto caldo e l’aria era totalmente irrespirabile.
Sbruffò,
mentre correva in cucina per aprire le finestre.
La
pentola nel lavello faceva così tanta malinconia: bruciata o meglio carbonizzata…
-Ron…-
Si
voltò di scatto e, per un bellissimo momento, gli parve di aver visto Hermione
seduta sul tavolo. Sospirò, quando si accorse della sua situazione disperata.
Stava diventando matto.
“Andava
tutto così bene” pensò, mentre afferrava la padella e apriva il tiretto dove
c’era la spazzatura. Quel dannato cassetto s’incastrava sempre.
Provò
a spingerlo con più forza ma non sembrava volersi muovere. “Perché diavolo ho
dovuto chiederle di sposarmi?!” digrignò i denti, mentre gli occhi si riempivano
di lacrime.
Provò
ancora a spingerlo, con più forza, ma non si spostò nemmeno di un millimetro.
“Perché cavolo gliel’ho chiesto?!?”
In
uno scatto di ira, assestò un calcio al mobile, un altro e poi un altro e un
altro ancora.
Un
rumore infernale aveva riempito la cucina, ma quel dannato cassetto rimaneva
ancora aperto.
Ron
si fermò, quando avvertì un dolore profondo al ginocchio. Aveva il respiro
affannoso e orami le lacrime non gli facevano vedere più nulla. Si lasciò
scivolare a terra, rannicchiandosi contro il mobile della cucina.
L’amava
così tanto da farsi male. Respirare senza di lei era così doloroso. Svegliarsi,
ogni mattina, era faticoso senza il suo sorriso a dargli il buon giorno.
-Vuoi sposarmi?- le aveva
chiesto con un sorriso così radioso. Aveva il cuore che gli batteva troppo
veloce e le mani gli stavano sudando.
Hermione era rimasta
immobile e l’aveva fissato.
Non aveva mai visto
quello sguardo sul suo volto. Era vacuo, terrorizzato, smarrito.
-Come?- era scoppiata a
ridere in un attacco di nervosismo. Aveva le guance porpora e si teneva stretto
al petto, con tanta forza, il lenzuolo bianco. Le nocche erano marmoree.
-Vuoi sposarmi, Hermione
Jane Granger?-
Ron aveva ripetuto la
domanda, speranzoso in qualche incomprensione.
Hermione, però, aveva
capito benissimo. Si era morsa violentemente il labbro inferiore.
-Stai scherzando, vero?-
Era sembrato come se
qualcuno gli avesse preso il cuore e ne avesse fatto un frullato. Era stato
molto doloroso vederla lì,storcere le
labbra in un’espressione di sufficienza.
-No…- le aveva
sussurrato, quando le sue orecchie erano diventate rosse.
Non sapeva cosa stava
succedendo.
L’aveva vista tirarsi in
piedi e preparare le sue cose.
Si era soffermata un solo
momento a guardarlo in faccia.
–Io non posso.- aveva
ripetuto questa frase per tutto il tragitto che la separava dalla porta.
Ron aveva impiegato un
po’ a trovare i pantaloni e rincorrerla. Aveva tentato di fermarla ma lei si
era voltata e con uno sguardo gelido e disumano aveva detto.
-Non sono pronta per
sposarti…-
Ron
si tirò in piedi. Aveva rivisto quella scena nella sua mente così tante volte.
Non aveva capito dove aveva sbagliato. Lui aveva semplicemente seguito quello
che il suo cuore gli aveva imposto di fare.
-Stupida,
stupida Hermione!- esclamò contro se stesso.
Guardò
fuori dalla finestra e sospirò.
Il vero stupido era solo
lui.
***
Angelia rientrò tardi quella sera a casa. Aveva il mantello
che puzzava di fumo e alcool, i capelli leggermente arruffati per il temporale
che era scoppiato improvviso su Londra ma il viso soddisfatto.Tolse velocemente il soprabito e, sarebbe
corsa immediatamente a farsi una doccia, se un rumore strano non l’avesse
fermata.
Silenziosamente
si arrestò alla base della scalinata, girò lo sguardo verso il divano e cercò
di rilevare qualcosa nel buio più totale.
Rimase in
silenzio, aspettando ma non sentì più nulla. Magari se l’era solo immaginato.
-Angelia…- una
voce sottile e appena udibile.
La donna tese
le orecchie. –Chi è?-
-Un derelitto
umano…- la voce si era fatta più alta e Angelia poté capire a chi apparteneva.
-Anne?-disse, avvicinandosi al divano ed accendendo
la lampada che si trovava sul tavolo.
-Sì…- aveva il
naso rosso e gli occhi lucidi, stava piangendo come una fontana.
-Che succede,
tesoro?- Angelia si sedette velocemente sulla poltrona accanto a lei. La prese
tra le braccia, abbracciandola stretta.
-Angy…-
scoppiò Anne, perdendosi sul petto di sua cugina. –Perché sono così sciocca?-
la voce era un sussurro. –Perché lo amo così tanto?-
Angelia le
accarezzò la testa, afferrando al volo la situazione: Draco Malfoy.
Come la
capiva, come conosceva il dolore lancinante che stava provando.–Perché sei un essere meraviglioso, piccola
mia…-
La donna le
aveva fatto alzare la testa, mentre con una mano le aveva asciugato le lacrime.
–Sei una persona speciale che riesce a provare un sentimento così tanto bello
senza aver paura. Non tutti sono in grado di farcela.-
Anne rituffò
il viso sulle gambe di Angelia, cercando di scomparirci. –Ma a cosa serve
essere in grado di provarlo, se poi non siamo felici…-
Angelia rise.
–Perché prima o poi la felicità arriverà. Questo è solo un allenamento…-
Mary Anne
rimase in silenzio a fissare il caminetto spento di fronte al divano. Il
pollice della mano sinistra in bocca. –Non mi piace l’allenamento…-
Angelia le
accarezzò i capelli. –Non piace a nessuno…- abbassò lo sguardo su di lei. –Però
mettila in questo modo, prima o poi, per te quest’allenamento finirà.- le tolse una ciocca dal viso portandogliela
dietro l’orecchio. –Il mio non avrà mai fine…- aveva sussurrato, perché Anne si
era addormentata.Sorrise verso il viso
arrossato di sua cugina e sospirò.
L’estate era
finita proprio male.
Continua…
***
Bene!
Salve a tutti ragazzi. Ben tornati
sulle onde della mia fantasia, vi siete sintonizzati nuovamente? Ehehehe ^___^.
Che strano scrivere di nuovo su questi personaggi era da mooolto tempo che non
lo facevo e devo dire che il mio rapporto con loro non è iniziato affatto bene.
Vedete un po’ cosa ho combinato? Su, su non mi uccidete, in fondo, è solo il
primo capitolo sapete che vi potete aspettare di tutto! Ehehehe
^______________^.
Beh, vi lascio ora. Spero che mi
lascerete un vostro pensierino, qualcosa che mi dica che le mie storie sono
sempre bene accette su questo sito che ormai considero la mia seconda casa. Spero ritroverò tutti voi, più gentili e caldi
che mai!
Vi do appuntamento al secondo capitolo.
“BUON COMPLEANNO, HARRY!”
Tutti i personaggi della mia ffc sono di
proprietà di J.K. Rowling (a parte qualcuno), quindi, ringrazio questa grande
donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso, quello di
Harry Potter…
Io ho terminato, buona lettura
Angèle
* le parti in corsivo (come in tutte le
ffc) sono ricordi….
Hermione
quella mattina era stata svegliata da un picchiettio poco piacevole. Aveva
aperto un occhio, sperando che fosse stata solo la sua immaginazione.
Fuori
dalla finestra, però, una bella civetta bianca, che lei conosceva benissimo,
aspettava paziente che qualcuno le aprisse. I suoi occhi ambrati e buoni
indugiavano nella stanza alla ricerca del destinatario della sua lettera.
Hermione
sorrise, alzandosi in piedi dopo aver calciato via il lenzuolo. –Edvige?-
richiamò la civetta bianca mentre apriva la finestra.
Il
bel volatile zampettò nella stanza, lasciandosi accarezzare dalla ragazza. –E’
successo qualcosa?- Edvige fece uno strano verso che fece sorridere Hermione.
Allungò la zampa, dove la lettera era piegata ed aspettò.
La
donna sciolse rapidamente lo spago recuperando la pergamena. La srotolò,
leggendo il suo contenuto con curiosità.
Londra, 19 Agosto
Cara Hermione,
Come stai? Noi bene, a parte un po’ lo
stress (non riesco ancora a crederci!) per il matrimonio.
Visto che non ci vediamo da tanto ed Eddie,
che è diventato un ometto ormai, vorrebbe tanto conoscere sua zia Hermione, ho
pensato di organizzare una festa a sorpresa per il compleanno di Harry. Lo so
che è passato quasi un mese dalla data effettiva ma, appunto per questo, non
sospetterànulla…
Cosa ne pensi? Ti prego, dimmi di sì!
Aspetto con ansia una tua risposta(AFFERMATIVA!),
Ti abbracciamo con tantissimo affetto,
tuoi
Ginny ed Eddie
p.s.
Harry non c’è solo perché è allo scuro
di questa lettera.
p.s. 2
Non mandarmi in dietro Edvige perché ho
detto che è dal veterinario…
Hermione
sorrise al disegno che era allegato alla lettera.
Doveva
averlo fatto Eddie: una serie di omini fatti da due cerchi ed un paio di
stanghette che salutavano. Per un bambino di 3 anni era un capolavoro.
Sospirò
quando si accorse che Ginny non aveva citato affatto Ron. Era come se lei non avesse voluto immischiarsi
nei loro affari. Aveva preferito tenersi fuori e guardare dall’esterno come una
brava amica e sorella.
-Vuoi sposarmi, Hermione
Jane Granger?-
La
ragazza rabbrividì al ricordo della richiesta di Ron. Era stato così dolce,
tenero… ed avventato. Lei non se l’era sentita di accettare ed era fuggita,
lontano dalla sua città e dal suo mondo: i suoi amici e le sue abitudini.
Perché
non se l’era sentita?
Quante
volte la gente a cui aveva raccontato la sua storia, davvero poche persone, le
aveva posto questa domanda.
Cosa
mancava nel suo rapporto con Ron? Si amavano, erano coinvolti, appassionati
persi l’uno per l’altra… eppure lei aveva detto di no e, la cosa peggiore, non
ne sapeva il motivo esatto.
Magari
non era davvero innamorata di lui?
Hermione
si arrabbiava quando qualcuno insinuava una cosa del genere. Lei era e sarebbe
stata per sempre innamorata di quella
testa rossa. Adorava ogni suo particolare, ogni suo difetto ed ogni suo pregio.
Stravedeva per quelle lentiggini chiare, per quegli occhi blue e per quel
fisico statuario. Sognava di poter trascorrere di nuovo ore nell’abbraccio
amorevole di Ron, di poterlo amare ed accarezzare ancora come se nulla fosse
accaduto…
Non
poteva, però.
Aveva
infranto il cuore di quell’uomo, aveva spezzato quel filo che teneva legate le
loro anime e sapeva di non poter riparare nulla. Anche se ci fosse riuscita,
poi, cosa avrebbe fatto se Ron le avesse riproposto di sposarlo?
Si
passò una mano tra i capelli ricci, sbuffando.
Sarebbe
scappata o avrebbe finalmente avuto il coraggio di fermarsi e ammettere che in
fondo anche lei voleva sposarsi? Quanta confusione aveva nella mente ogni qual
volta pensava a lui, quel dannato batticuore, poi, le impediva di ragionare
tranquillamente.
Edvige
le beccò con dolcezza le dita della mano per consolarla, quando calde lacrime
avevano iniziato a far capolino dai suoi occhi.
Aveva
una voglia matta di riabbracciare tutti, di dormire nuovamente nel suo letto,
di chiacchierare di nuovo con Ginny, di ridere con Harry, di fare shopping con
Anne, di assaggiare la cucina di Draco ma, soprattutto, di arrossire ancora
sotto lo sguardo innamorato di Ron…
Era
arrivato il momento di tornare a casa ed affrontare i problemi che per troppo
tempo aveva evitato.
Accarezzò
la testa piumata di Edvige, prima di sedersi e scrivere la sua risposta.
***
Angelia dava la mano alla piccola Lily
mentre con difficoltà si divincolava per le strade del mercato che si teneva a
Diagon Alley. Qualche bancarella più indietro, Anne spingeva il carrozzino dove
Edward, il figlio di Harry e Ginny, dormiva tranquillo.
La quasi
signora Potter aveva chiesto alle due ragazze di badare, per quella mattinata, al
bambino, visto che lei era affaccendata in altro: matrimonio incombente e festa
a sorpresa per Harry.
Il caldo
quella mattina era terribile. Il sole batteva insistente sulle loro teste e,
nonostante indossassero lo stretto necessario per non essere denunciate,
Angelia ed Anne avevano l’aria accaldata e sudaticcia.
Lily aveva un
visetto stanco ed arrancava in silenzio dietro sua cugina, evitando, di tanto
in tanto, i carrelli della spesa delle vecchie signore streghe.
-Io ho
sete…-Angelia si voltò verso la
bambina. –ed anche fame… e sono pure stanca!-
Anne fece un
veloce slalom tra un paio di signore anziane impegnate nella scelta dei meloni,
raggiungendo le due che si erano momentaneamente fermate per aspettarla.
-Tieni…-
Angelia porse la borraccia dell’acqua a Lily che bevve con avidità. –Vai piano
che è fredda.-
Anne accarezzò
la testa di sua sorella, assicurandosi che il cappello bianco, regalatole da
Draco, fosse davvero contro il sole.
-Cosa c’è
ancora sulla lista?-
Angelia
consultò velocemente il pezzo di carta che aveva nella tasca degli shorts di
jeans.
Si sventolò
una mano contro il viso, facendo un sorriso.
–Abbiamo
finito. Devo solo prendere lo zafferano.- indicò il negozietto due vie più
indietro. –Non ci vorrà molto.-
Lily sbuffò,
annoiata. –Io ho fame.-
-Dai, tesoro
un altro sforzo.-
-No, basta!-
la bambina alzò la voce, facendo svegliare di soprassalto Eddie che aprì gli
occhi verdi, limitandosi a riprendere a succhiare il suo ciuccio. –Voglio il
gelato!-
-Lily, non
fare la bambina viziata. Angelia ha quasi finito, poi, tutte insieme andremo…-
Angelia mise
una mano sul braccio di Anne, fermandola. –No, la bambina ha ragione. L’abbiamo
scarrozzata per tutto il giorno. Si merita un break, anzi…- si chinò sul
carrozzino, pizzicando leggermente il naso di Edward -se lo meritano tutti e
due un bel gelato con il cioccolato!-
Lily saltellò
contenta. –Sì, sì!-
Edward,
vedendo la sua euforia, sputò il ciuccio iniziando a battere le manine
grassocce e a gridare. –Tabo-tabo, tabo-tabo!-
Anne scosse la
testa, facendo un mezzo sorriso. –Io vado a rifocillare le truppe.- lanciò
un’occhiata alla cugina. –Quando hai finito siamo lì.-
-Va bene.-
Angeliasorrise, salutando con la mano i
bambini. Rimase ferma, guardandoli allontanarsi. Si contemplò un po’ intorno,
prima di svanire per una via più nascosta che portava a Nokturn Alley. Ormai
conosceva tutte le strade più impensabili per arrivare lì.
Superò una
paio d’insegne annerite e scricchiolanti, fino a raggiungere un negozietto
polveroso. La vetrina metteva in bella mostra dei libri che nemmeno Hermione
avrebbe avuto il coraggio di leggere.
Aprendo la
porta a vetri, un campanello l’accolse. Aveva un suono stridulo e non era come
i sonagli squillanti e piacevoli delle altre attività di Diagon Alley.
L’ambiente era
sporco e tetro; i mucchi di libri erano sudici di polvere, il pavimento di legno
scricchiolava ad ogni passo di Angelia.
-Signorina…-
il padrone del negozio, uscì dal retro bottega. Era un omino, piccolo ricurvo
ed unto. –Pensavo non sarebbe più tornata.-
Angelia
sorrise. –E’ arrivato?- si avvicinò al bancone, poggiando le sue mani sottili
sul legno lucido.
L’uomo ci
pensò un attimo su.
-Mr. Dombie,
mi aveva assicurato che sarebbe arrivato per…-
-Sì, sì…-
l’omino la guardò da dietro gli occhiali spessi. –Non si preoccupi è arrivato.
Qui, alla Zombie’s, la consegna è sempre puntuale.-
Angelia
sorrise, afferrando la porchette dalla borsa ricolma di pupazzetti e sacchetti
vari.
–Quanto le
devo?-
Mr. Dombie era
sparito brevemente dietro l’alto bancone, ricomparendo poco dopo, con il libro
tra le mani: era un volume molto grande e la copertina era nascosta dalla carta
marrone del negozio.
-20 galeoni.-
Angelia non
batté ciglio, riversando nelle mani ossute dell’anziano signore il pagamento.
Afferrò il
libro e si avviò alla porta, con un certo tremito nelle mani.
-Signorina?-
Angelia si
fermò a pochi passi dalla porta. –Sì?-
-Faccia molta
attenzione…- indicò il pacco che ingombrava le braccia della donna. –Il libro
dei morti è molto pericoloso.-
Angelia annuì.
–Lo so. Non si preoccupi.- e senza aggiungere altro, lasciò il negozio diretta
verso Diagon Alley.
Un’ombra uscì
dal retro bottega, apparendo alle spalle dell’anziano signore. –Ottimo
lavoro…-e, prima che Dombie potesse
replicare, lo pugnalò al cuore.
***
-Non
capisco cosa stia combinando…- Harry era seduto, in palestra, sugli addominali
di una giovane recluta. Parlava con Ron che si trovava dall’altra parte della
sala, intento a tastare l’addome di una ragazza per verificare che stesse
lavorando bene.
Il capitano
rosso fece un breve sorriso alla signorina bionda che aveva controllato,
facendola arrossire. –Continua così…- le disse velocemente, prima di tirarsi su
e rivolgere lo sguardo ad Harry.
-Chi, scusa?-
Il bruno
sbuffò, alzandosi dalla recluta che ringraziò mentalmente la sua buona stella.
-Come chi?-
Harry aveva l’aria allucinata. –Tua sorella, la mia quasi moglie. Ha un comportamento strano. Ieri, l’ho trovata
arrampicata sugli scaffali della cucina…-
Ron trattenne
una risatina. –Magari, ha una di quelle strane crisi femminili…- cercò di
consolarlo, grattandosi il mento.
Harry
s’accigliò. –No, non credo…-
Ron scoppiò a
ridere, trascinandosi dietro un paio di reclute impiccione. –Da quando sei
diventato donna, Harry?- gli chiese, scrutandolo dall’alto verso il basso.
-Idiota…-
sbottò il bruno, lanciando un’occhiata prima al suo quasi cognato e poi ai ragazzi che trattenevano male l’ilarità.
–Sto dicendo sul serio. Sono preoccupato…-
Ron allargò
gli occhi, appoggiandogli le mani sulle spalle. –Harry, amico mio, sei
ufficialmente paranoico…- si guardò intorno, avvicinandosi di più all’orecchio
dell’auror. –Al massimo sta progettando di ucciderti…-
Harry rimase
un attimo in silenzio, annuendo. Poi, con uno scatto delle spalle, si tolse di
dosso le mani grandi e callose di Ron che aveva preso a ridere senza sosta.
–Basta con te non si può fare un discorso serio…-
Il rosso
continuò a ridacchiare per un po’, fino a quando una voce seria e corposa non
lo bloccò. –Cosa c’è tanto da ridere, Maggiore Weasley?-
Le 20 reclute
sul pavimento, insieme a Ron ed Harry, scattarono immediatamente sull’attenti.
-Nulla,
Generale McDury!- esclamò prontamente, portandosi la mano sulla fronte in segno
di saluto.
L’omone lo
guardò brevemente, facendo un mezzo sorriso orgoglioso. –Riposo, Maggiore Weasley.
Sono qui in veste di presentatore. Tutti voi sapete che alcuni dei nostri
uomini migliori sono partiti per la Bulgaria per approfondire le loro
conoscenze…-
Ron ebbe un
fremito all’altezza dello stomaco. Anche Hermione era tra quelli.
-Oggi, però,
sono qui per presentarvi i 5 tenenti colonnelli bulgari che collaboreranno con
noi per il prossimo anno…- McDury si voltò verso il Maresciallo* Andrew che
sostava ancora davanti la porta della palestra. –Li faccia entrare…-
James annuì,
spalancando la porta. –Prego, da questa parte…-
Si udirono dei
passi nel corridoio, prima che un omone alto almeno 1,90 m facesse il suo
ingresso nella palestra. Aveva degli occhi nocciola tremendamente svegli ma
buoni, la mascella delicata e tondeggiante, un leggero accenno di barba e dei
capelli biondi corti terminavano il suo viso molto attraente.
Fu seguito da
altri tre uomini tutti bruni e dall’aria tranquilla e, alla fine, una ragazza
minuta entrò assieme agli altri nella palestra. Si posizionò accanto al primo
ufficiale bulgaro ed il colpo d’occhio fu immediato: lui altissimo, lei
bassina, lui biondo, lei castana, lui imponente, lei minuta…
Ron osservò la
ragazza con un pacato interesse. Notò, immediatamente, i suoi occhi verdi,
identici, nel colore, a quelli di Harry, l’aria sveglia e molto intelligente,
il nasino piccolo leggermente all’insù e le mani piccine ma proporzionate a
tutto il resto.
McDury riprese
a parlare. –Il Tenente Colonnello Rüf…-
disse, presentando la donna. –E’ la responsabile principale dei suoi colleghi.
Ha il compito di controllare i suoi tenenti ma anche voi…- il generale lanciò
un’occhiata alle reclute ma anche a Ron ed Harry. –Dovete collaborare
attivamente ed in maniera costruttiva con loro. Confido nella vostra maturità e
professionalità.-
Il tenente colonnello
Rüf aveva annuito ad ogni parola di McDury assumendo un’aria da saputella che a
Ron ricordò tanto Hermione.
-Grazie,
Generale…- esordì quando McDury le passò la parola. Non aveva nessuna
inflessione strana, parlava un perfetto inglese. –Io sono il Tenente Colonnello
Taissa Rüf, come ha chiaramente anticipato il Generale McDury, coordinerò i
miei compagni ed il lavoro che svolgeremo in questa base. Questi sono i miei
colleghi…- si voltò, indicando l’omone. –Lui è il Tenente Colonnello Dimitri
Rüf, specializzato in scientifica e ricerche.-
Dimitri fece
un veloce saluto militare a Ron ed Harry che risposero prontamente.
Le reclute
guardavano senza fiatare la presentazione della donna: Tenente Colonnello
Dimitri Rüf, Ivan Kurnikov, Bladimir Raspunt, Oktavio Buderbeg.
Il rosso
osservò i tenenti lanciando una breve occhiata a McDury. –Benvenuti,- esordì,
facendo un sorriso asciutto. Taissa lo fissò con i suoi occhini verdi,
annuendo. –Spero che ci troveremo bene a lavorare insieme. Io sono ilMaggiore Ronald Weasley.-
-Maggiore
Harry Potter, Signore.- si presentò a sua volta il bruno.
I colonnelli
bulgari salutarono i due uomini con un breve gesto militare.
-Bene, ora che
le presentazioni sono finite, se mi seguite, continuiamo la visita…- McDury si
avviò verso l’uscita.
Il Maresciallo
Andrew teneva aperta la porta mentre i bulgari seguivano il Generale. Il
colonnello Rüf lanciò un’intensa occhiata a Ron prima di uscire dalla palestra.
Aveva sorriso brevemente, scomparendo dietro Dimitri.
-Carina, eh?-
chiese Harry, dandogli una gomitata.
Ron rimase
fermo ad osservare l’ultimo bulgaro uscire, prima di annuire incapace di fare
altro.
***
L’aria era fresca ed umida nei
sotterranei segreti di un castello in rovina. Il vento correva tra le valli che
circondavano la zona, frusciando tra i fili d’erba. Le nuvole si erano colorate
di rosso ed arancio mentre lentamente il sole moriva, dietro le basse colline.
Tamiara sfiorò
lo specchio d’acqua che si agitava nel calderone, facendolo acquietare. Con un
colpo di bacchetta, spense il fuoco che bruciava sotto di esso.
Il buio regnò
brevemente nella stanza prima che la donna accendesse le torce con uno schiocco
delle dita.
I lunghi
capelli ricci e rossi scendevano con grazia intorno al suo viso tondo e leggermente
tornito sulle guance. Gli occhi marroni con una leggera venaturadi verde guizzarono attenti nella stanza
deserta.
-Cassio…-
L’uomo uscì
dall’ombra, rivelandosi in tutta la sua imponenza: i capelli erano corti e
bruni, gli occhi chiari e maliziosi come sempre, il viso, dalla carnagione
leggermente più scura, era segnato da una cicatrice sulla guancia sinistra.
–Tamiara.-
disse asciutto, chinando il capo in segno di rispetto.
-Che notizie
mi porti?-
Cassio fece un
sorriso obliquo che avrebbe fatto rabbrividire anche Voldemort. –Buone, mia
Signora.-
La donnasocchiuse gli occhi, avvicinandosi con
lentezza verso il centro della stanza dove una strana luce azzurrina illuminava
una grande bacheca.
Tamiara poggiò
le mani minute sul vetro gelido.
Il bagliore
spettrale colpiva i suoi lineamenti, facendola sembrare ancora più cattiva: le
zone di ombra si alternavano a quelle colorate di un tenue blue.
Il suo vestito
porpora frusciò contro il pavimento in pietra della stanza, quando mosse una
mano per eliminare un po’ di condensa dal vetro.
-Hai
consegnato il libro a quel vecchio?-
Cassio annuì.
–Certo, mia signora.- si avvicinò a lei. –Lei
lo ha comprato, come nei piani…-
Tamiara
sospirò, picchiettando con le dita contro il vetro. Quando l’uomo che era steso
all’interno della bara di cristallo si mosse leggermente, lei sorrise.
–Tornerai presto in vita, non scalpitare…-
-Mia Signora
perché dobbiamo riportarlo in vita…- Cassio aveva fatto un piccolo gesto di
stizza con la mano.
-Perché ci
serve e poi…- allungò la mano verso l’uomo, invitandolo ad avvicinarsi ancora.
–Così, sarà più divertente…-
Cassio
l’abbracciò, guardando il volto dell’uomo addormentato, compiacendosi.
***
Ginny indossava una simpatica salopette
di jeans, i capelli sollevati sulla testa e macchie di colore un po’ dovunque.
Era seduta sul pavimento della soffitta di casa sua mentre con una mano
manteneva il cartoncino e con l’altra cercava di fare un perfetto ghirigoro.
Maggie, accovacciata
accanto a lei, era impegnata nello stesso lavoro: gli occhi verdi ed
intelligenti concentrati sul cartelloneazzurro che stava colorando. Si tolse una ciocca di capelli dal viso con
il dorso della mano.
-Ma perché non
hai comprato le decorazioni già fatte?- le chiese, stiracchiandosi un po’.
Ginny sorrise,
voltandosi. –Perché mi diverto troppo a farle. Poi, così avrò più motivi per
sentirmi stanca e fare insospettire Harry…- ridacchiò come una matta,
attaccando un po’ di nastrini su un festone.
-Povero…-
Maggie riprese a colorare, cambiando posizione delle gambe. –Non mi sentivo più
le ginocchia…- spiegò, quando Ginny si voltò per osservarla.
-In effetti, è
da un po’ che stiamo lavorando.- guardò l’orologio da polso e sobbalzò.
–Oddio sono
quasi le 18:00!-
Maggie rise,
alzandosi per aiutare Ginny a mettere in ordine e far sparire ogni traccia di
porporina.
Sul divano,
vicino alla finestra aperta, TJ ed Eddie sonnecchiavano, guardando alla TV un
programma con dei pupazzetti strani e colorati.
Il bambino non
sembrava molto interessato a quei 5 peluche che si muovevano sullo schermo
quanto ai bottoni della camicia di TJ: li aveva sbottonati tutti, allacciandoli
in modo sbagliato.
Il ragazzo
pareva non essersene accorto visto che dormiva della grossa con Eddie in
braccio.
-Harry si è
insospettito?- chiese Maggie, spazzando il pavimento.
Ginny annuì
con un sorriso orgoglioso. –Non è il miglior auror per nulla.- infilò i
cartelloni ed i fogli in un cassetto segreto. –Ieri, mi ha trovato arrampicata
sugli scaffali della cucina…-
Maggie
trattenne a stento una risata. –E che ci facevi arrampicata?!-
-Nascondevo il
suo regalo…- la rossa incrociò le braccia sul petto. –Quell’uomo ha il brutto
vizio di essere ficcanaso. Unito al fatto che è intelligente mi rende
l’organizzazione di questa festa impossibile!-
-Ma non è
proprio per questo che ti sei innamorata di lui?-
Ginny rise. –Sì.
Purtroppo io punto aimigliori…-
-Modesta…-
Tutte e due
scoppiarono in una risata contagiosa, iniziando a rimettere a posto i tappeti,
il tavolo e le sedie, utilizzando la bacchetta.
Maggie,
avvertendo un certo freddo, chiuse la finestra vicino al divano, dove i due uomini dormivano. O meglio, dove il suo
fidanzato stava dormendo della grossa e dove Edward si stava divertendo a
spogliarlo e risistemargli i vestiti a suo piacimento.
Scosse la
testa, sospirando rassegnata.
Eddie,
sentendo il suo sbuffo, si voltò verso di lei, ritirando le manine che fino a
poco prima avevano abbottonato la camicia di TJ e facendo una faccia innocente
ed irresistibile.
-Tolomeus?!-
Il ragazzo sobbalzò, svegliandosi bruscamente. Si grattò la testa prima di
mettere a fuoco il contesto in cui si trovava. –Ma che diavolo combini?-
Edward sorrise
con i denti davanti, quando il ragazzo fu sgridato dalla biondina.
-Non è il
bambino che deve badare a te ma il contrario!- Maggie scosse la testa. –Sei
assurdo…-
TJ si mise in
piedi, prendendo in braccio Eddie. -Sei sempre così dolce e gentile nei tuoi
modi…- la guardò con i suoi occhi azzurri. –E’ bello anche per me rivederti, sai?-
Maggie non
cadde nella provocazione di TJ. –Andiamo, non fare lo sciocco. Ti avevamo
chiesto di badare ad Eddie e tu, invece, ti sei addormentato, come al solito!- incrociò le braccia sul
petto, fissandolo a sua volta. –Un giorno il bambino ti farà qualche
incantesimo e tu non te ne accorgerai, ritrovandoti in Lapponia tra le renne di
Babbo Natale!-
-Dai non esagerare…- si chinò verso di lei,
rubandole un piccolo bacio a fior di labbra.
–Lui se la
cava benissimo da solo. Vero, campione?-
Maggie scosse
la testa doppiamente rassegnata. –Infatti, non mi preoccupo per lui…- sussurrò.
-Tabo-tabo
bravo!- s’infilò in bocca il ciuccio che aveva appeso ai vestiti con una
catenina, mentre TJ e Maggie si spostavano verso il tavolo dove Ginny era
seduta a scrivere.
La biondina rimase
in silenzio per un po’, osservando la donna spuntare alcuni nomi su una lista.
TJ aveva messo
a terra il bambino che aveva iniziato a giocare con una strana palla rossa
spuntata da chissà dove.
Regnava un
silenzio rilassato e piacevole in casa, interrotto ogni tanto da un risolino di
Eddie e da un’incitazione di TJ, che gli stava insegnando a giocare a basket.
-HAI INVITATO
ANCHE LEI?!- Maggie aveva le guance rosse e l’aria scandalizzata; aveva preso
tra le mani un foglio di Ginny.
La rossa
sobbalzò, prima di accigliarsi. –Chi?-
-HERMIONE!-
TJ si voltò
spaventato, mentre il bambino fissò i suoi occhi sulle due donne. Aveva la
palla rossa tra le mani che rifletteva la luce rossa del tramonto sui capelli
marroni che venivano sfumati in un rosso scuro.
-Beh, è una
carissima amica di Harry ed anche mia!- spiegò un po’ accaldata Ginny, puntando
un dito contro il suo petto.
-Come?! Tu la
consideri ancora un’amica dopo quello che ha fatto a tuo fratello?!-Maggie stentava a crederci. Per lei Hermione
Granger era solo una ragazzina viziata che aveva avuto tutto, dopo tante
sofferenze, ma aveva preferito calciarlo via… -Ron sta ancora malissimo e tu la
invitialla festa?!-
Ginny
s’infervorò, alzando la voce. –Io la considero ancora un’amica e lo farò per
sempre! Io so che ama mio fratello più di se stessa e quello che ha fatto è
stato solo un errore!-
Maggie scosse
la testa. –Se lei lo avesse reputato un errore, sarebbe tornata da lui il
giorno stesso. Invece, sono passati 3 anni!-
La rossa si
passò freneticamente una mano sottile tra i capelli rossi. –Maggie, tu sei
troppo giovane per capire certe cose. Hermione usciva da un periodo terribile
ed era molto scossa…-
-Stai forse
dicendo che è Ron ad aver sbagliato?!-
-Non sto dicendo
questo. Dico solo che la colpa sta al centro: Hermione non è stata matura e Ron
è stato precipitoso. Tutto qui!- Ginny la guardò negli occhi, facendole un
sorriso.
–La loro
situazione non migliorerà se resteranno separati ancora. Credo che sia giusto
che si vedano e risolvino i loro problemi…-
Maggie si
morse le labbra incapace di ribattere. Quello che Ginny diceva era giusto, ma
lei non poteva ancora perdonare Hermione. Aveva fatto soffrire troppo Ron, era
stato come se gli avesse preso il cuore e lo avesse buttato in mare… Non capiva
perché le cose dovevano essere così complicate: perché non aveva accettato di
sposarlo? perché era fuggita via? In fondo, era risentita nei confronti di
Hermione perché l’aveva delusa, tanto.
-Sarà… Spero
solo che tu abbia ragione e che lei non lo faccia soffrire ancora. In quel caso,
giuro che ce la mando di nuovo io in Bulgaria a suon di calci…-
Ginny fece un
sorrisino. –In quel caso, ti aiuto anch’io!-
La porta della
soffitta ebbe una scossa, mentre qualcuno cercava di aprirla. Ginny sbiancò e
Maggie rimase con la bocca aperta. TJ corse verso la soglia mentre le altre
cercavano di fare sparire il più velocemente possibile le liste degli invitati.
-VIRGINIA!-
gridò Harry dall’altra parte della porta. –VUOI APRIRE QUESTA PORTA?!-
-Un attimo,
Harry. Arriva TJ…- rispose mentre infilava sotto una cassapanca le
pergamene.
Maggie correva
da una parte all’altra dellastanza per
nascondere la sua parte di fogli. Gli infilò sotto un cuscino e quando TJ
spalancò la porta ci si sedette sopra con un sbuffo.
Harry entrò in
soffitta accigliato e molto insospettito quando notò il sorriso a 32 denti con
il quale tutti l’avevano accolto. Scrutò tutto per un po’ senza parlare e, solo
quando Eddie gli tirò la gamba del pantalone per essere preso in braccio,
salutò tutti. –Salve…-
Maggie e TJ
alzarono una mano, mentre Ginny gli si fece vicino baciandogli rapidamente le
labbra. –Amore mio…- disse con un sorriso dolcissimo. –Già a casa? Ma che
bello!-
-Sì, Ron si è
offerto per finire il lavoro d’ufficio al posto mio…- rispose, mentre si
continuava a guardare intorno.
-Ma che
bravo…- gli mise le mani sul petto, spingendolo a poco a poco verso l’uscita.
–Visto che sei
già qui perché tu ed Edward non fate un bel bagno insieme, mentre io preparo la
cena?-
Harry inarcò
un sopraciglio. –Non hai ancora cucinato?-
Ginny sorrise
ancora. –No, siamo stati impegnati tutti il pomeriggio per…- cercò d’inventare
qualcosa.
-Per
ritagliare coniglietti di carta…- terminò Maggie, alzandosi dal cuscino. –Eddie
adora i coniglietti.-
-Già,
verissimo…- aggiunse TJ, mentre cercava la sua giacca.
-Coniglietti… di carta?- domandò Harry scettico.
Tutti e tre
annuirono troppo velocemente. –Sì, una montagna…- esagerò TJ, per essere più
convincente.
-Una montagna,
eh?- Harry si guardò intorno. –E dove sono?-
TJ, Maggie e
Ginny si scambiarono delle occhiate per un momento. –Beh…- dissero in coro.
-Li abbiamo…-
iniziò il primo, -…Incantati.- continuò la rossa. -… e sono saltati fuori dalla
finestra…- precisò Maggie.
-…Tabo-tabo,
BUM!- terminò Eddie gioioso, mentre batteva le manine.
Harry strinse
gli occhi estremamente scettico, ma preferì non indagare oltre. –Sarà…-
accarezzò la schiena del bambino, baciandogli la fronte. -Credo sia meglio
chevada a preparare il bagno.- lanciò
un’occhiata ai tre. –Mi raccomando, non fate arrivare i miei colleghi Auror per
traffici illeciti…-
-Ma no!- lo
tranquillizzò la sua fidanzata, mentre scompariva dietro la porta della
soffitta.
Maggie e TJ
guardarono Ginny e poi insieme scoppiarono a ridere.
-Coniglietti
di carta, questa è stata molto bella!-
***
Draco Malfoy, Harry Potter e Ron Weasley
adoravano giocare a basket. Avevano persino indetto un piccolo torneo tra di
loro. Partecipavano tutti i ragazzi della compagnia ed il capolista eraTJ che deteneva il record di 109 canestri a
tiro libero.
Era un’afosa
giornata di Agosto e, nonostante il caldo insopportabile del fine pomeriggio, i
tre erano impegnati in un divertentissimo scontro che sembrava ben intenzionato
a durare ancora molto.
Draco scartò
Ron che gli si era avventato sul lato destro, finendo la sua azione con un
canestro di 3 punti.
Lily seduta
sotto l’ombrellone del suo giardino, intenta a leggere un libro, segnò sul
cartellone magico un 3 in direzione del nome di Draco Malfoy.
-Bel tiro…-
grugnì Harry che si trovava molto in basso nella classifica.
Il biondino
sorrise, mentre beveva un po’ d’acqua sotto l’ombrellone. Guardò con interesse
il libro che la bambina stava leggendo.
Harry e Ron
continuavano a palleggiare nel tentativo l’uno di salire di posto, l’altro di
proteggere il suo n°2.
“…Con lentezza le passò una mano sui
lunghi capelli biondi, attirandola a sé e facendo morire il respiro affannoso
sulle labbra rosse della giovane amante…”
Draco per poco
non si strangolò. Sputacchiò dell’acqua, tossendo molto forte.
Il libro di
Lily parlava d’amore?!Ma che stava succedendo? Alla sua principessa certe cose
non piacevano… Insomma, dov’era finita la bellissima bambina patatosa che guardava
con lui i film babbani più avventurosi?! Che si emozionava a parlare di
Quidditch e scope?!
-Che leggi,
principessa?- le chiese con una voce un po’ rauca.
Lily che non
si era scomposta minimamente durante la sua tosse, alzò la testa dallibro.
In quel
momento, assomigliava talmente tanto ad Anne che Draco rimase senza fiato. Era
così cambiata, nonostante avesse ancora 8 anni sembrava già una signorinella.
Da quando poi aveva iniziato a praticare attivamente pattinaggio artistico era
sbocciata, assottigliandosi.
Draco la
preferiva quando poteva prenderla in braccio e strapazzarla di coccole come un
peluche, ma sapeva che il tempo non poteva fermarsi e ben presto la sua
principessa l’avrebbe abbandonato.
-E’ un libro
che mi ha prestato Maggie. Dice che è molto interessante.- sfogliò senza
entusiasmo le pagine. -In effetti, aveva ragione.- una leggera spolveratina di
rosso ricoprì le guance tornite della piccola.
-Ah…- rispose
Draco, mentre Ron ed Harry si trascinavano senza fiato verso il tavolo. –Di che
tratta?- chiese, facendo posto al rosso che tentava di afferrare la sua
bottiglia.
-Mah, nulla di
particolare…- chiuse il libro con un tonfo. –E’ una storia di un capitano di
ventura, amante del mare. E’ un libro rilassante che leggo quando ho i miei
incubi…-
Ron la sollevò
di peso dalla sedia, appoggiandola sulle sue gambe, prima di sedersi. Harry si
era accovacciato sull’erba accanto al tavolo mentre Draco dimenticava il
problema del romanzo d’amore e si concentrava su quello degli incubi.
-Hai ancora i
terrori notturni?- Harry la guardò preoccupato, sentendosi in colpa. Se la
piccola aveva quei problemi era anche colpa sua; non era stato in grado di
sconfiggerlo da solo quel bastardo. Chi ne pagava le conseguenze, in quel
momento, era una bambina innocente…
Lily si voltò,
guardandolo fisso negli occhi. Quando faceva così, sembrava che potesse
leggerti l’anima. Aveva uno sguardo così intenso e penetrante, qualcosa che
riusciva a paralizzarti, sia nel corpo che nella mente.
-Sì, ma non è
importante…- sembrava così tranquilla, pacata ed era proprio questo che
spaventava a morte Draco. Come faceva una bambina ad essere tale e ad avere
tutta quella saggezza? Voleva dire che aveva dovuto crescere in fretta,
dimenticando la sua età e quello che era giusto fare: avere paura, ribellarsi
al proprio destino. –Riesco a controllarli, ora…-
Ron le
accarezzò la schiena, fissandola per un momento. Come gli faceva tenerezza
quella bambina, forse di più di Eddie.
-Sai che noi
saremo sempre al tuo fianco per proteggerti?- le chiese il rosso con dolcezza.
Lily annuì,
prima di saltare giù dalle gambe di Ron. –Lo so. Siete l’unica certezza della
mia vita…- diede un bacio a tutti e tre e poi aggiunse. –Nonostante tutto sono
fortunata…-
Si girò e
corse verso la porta di casa, dietro la quale scomparve rapidamente.
I tre rimasero
a fissare il vuoto, per un po’. Poi Draco guardò l’orologio sobbalzando. –E’
tardi dobbiamo sbrigarci!- esclamò, rivolgendosi al rosso.
-Tardi per
cosa?- chiese Harry, accigliandosi.
-Nulla di
particolare ci hanno invitato ad una cena. Prima di andare, però, dobbiamo
passare a casa tua perché Ginny ci ha preparato la torta al limone…-
-Ginny?-
domandò Harry accigliato.
-Sì, lei!-
ribadì Ron, facendolo alzare. –Sbrigati a farti la doccia che puzzi come un
cavallo…-
Harry gli
lanciò un’occhiataccia. –Beh, tu non profumi come una primula…-
-Muoviti!- lo
spronò di nuovo Ron, spingendolo nel piccolo spogliatoio che avevano costruito
nel giardino della casa gialla, dove si era trasferita la famiglia Cooper.
Chiuse la
porta e si voltò verso Draco. –La prossima volta che mia sorella ha queste
brillanti idee, giuro che la butto giù dalla finestra!-
Draco
ridacchiò ma non aggiunse altro. In fondo, Ron aveva ragione.
***
Hermione recuperò il suo bagaglio.
Tornare a casa attraverso gli aerei babbani era stata un’idea malsana. Il suo
volo aveva fatto un ritardo pazzesco; troppe persone decidevano di mettersi in
viaggio alla fine di Agosto: code per il checkin, file per l’imballaggio dei
suoi bagagli, c’era tanta gente persino per andare alla toilette…
Trascinò i
suoi bagagli verso l’uscita dell’aeroporto, mostrò il suo passaporto babbano e,
finalmente, uscì da quel tram-tram incredibile.
Il sole stava
tramontando ad ovest e i suoi raggi morenti colpivano delicatamente le cime
degli alberi che circondavano l’aeroporto. La sera stava per ricoprire la città
ed un vento abbastanza fresco le colpì il collo scoperto.
Hermione
rabbrividì, decidendo di abbassare le maniche dell’enorme maglia a righe
arancione dei Cannoni di Chuddley che aveva rubato a Ron qualche anno prima.
Il jeans blue
scuro contrastava in maniera decisa con quel colore allegro e vivacissimo.
Si guardò
intorno, sperando di riconoscere qualcuno ma sapeva che nessuno di sua conoscenza
sarebbe andato a prenderla. In fondo, era stata proprio lei a non voler
avvisarli del suo ritorno. Non aveva mandato nessuna risposta alla povera Ginny
ed aveva liberato Edvige solo quella mattina, dopo averla fatta riposare e
rifocillare adeguatamente per il lungo viaggio che l’aspettava. Avrebbe voluto
portarla con sé durante il viaggio ma non era molto sicura di poterlo fare
secondo le leggi babbane.
Dopo quasi 15
minuti di fila, riuscì finalmente a salire su un taxi. Si sedette pesantemente
sul sedile posteriore e, quando l’uomo le parlò in inglese, senza alcuna
inflessione bulgara nella voce, sorrise.
-Dove la
porto, Miss?-
Hermione si
lasciò andare contro il sedile. –Mi riporti a Londra.-
Era finalmente
a casa.
***
Quando Harry Potter aprì la porta di
casa sua, un silenzio innaturale l’accolse. Regnava un buio totale
nell’ingresso e si udiva soltanto il leggero ticchettio dell’orologio a
pendolo, appeso alla parete alla sua destra.
Si voltò verso
Ron e Draco, alle sue spalle, un po’ accigliato e, quando il biondino lo spinse
letteralmente dentro casa, la luce si accese all’improvviso ed un boato di
ovazioni lo stordì.
-BUON
COMPLEANNO HARRY!-
Riaprì gli
occhi che aveva chiuso per ripararsi dalla repentina, quanto accecante luce e
si ritrovò completamente circondato dai suoi più cari amici: Anne, Maggie, TJ,
Draco, James, Evelyn, Matt, Sarah, Lily, Ron, Angelia, Lucrezia, Joseph e poi
loro due, i pezzi più importanti di se stesso, le persone per le quali avrebbe
volentieri ucciso e che avrebbe protetto per sempre.
Ginny era in
piedi accanto al divano, teneva in braccio Eddie ed era bellissima: un sorriso
radioso le ornava le labbra piene e rosse; i capelli carminio erano stati
arricciati e tirati su in un chignon molto elegante; indossava un abitino
estivo bianco che le fasciava la vita sottilissima. Con la mano sinistra, stava
tentando di aggiustare la frangia di Edward che non sembrava gradire molto le
attenzioni di sua madre.
Harry si
avvicinò a grandi passi a loro, prendendo in braccio il bambino e baciando
appassionatamente sua moglie. Rimasero abbracciati per un po’, mentre tutti gli
altri amici intorno fischiavano ed applaudivano. –E questo che stavi
organizzando?-
Ginny gli fece
una piccola linguaccia, annuendo. –Sì, signor Potter. Solo una festa per il tuo
25° compleanno… E’ una data importante ed un mese fa non l’abbiamo festeggiata
come meritava.-
-Solo una
festa per il mio compleanno, quindi. Nulla di pericoloso ed illegale?-
Ginny sorrise.
–Le cose pericolose ed illegali le faccio solo con te in un altro ambiente…- si morse le labbra
maliziosa, facendolo ridere.
-Ti amo da
impazzire, amore mio.- le disse, dandole un altro bacio. -…E amo da impazzire
anche te!- continuò, staccandosi dalla moglie e sollevando in alto Eddie che
scoppiò a ridere.
-TABO-TABO
AEREO!-
Tutti risero
mentre si avvicinavano ad Harry per fargli gli auguri e dargli il regalo. Alla
fine della processione, aveva tra le mani così tanti pacchetti che dovette
mettere giù Edward che trotterellò subito verso il tavolo pieno di dolci.
Harry appoggiò
i suoi regali sul tavolino, pregustando la felicità di aprirli più tardi.
-Ehi, bambino
sopravvissuto?!-
Il bruno si
voltò, ritrovando i suoi migliori amici, Draco e Ron, a braccia incrociate
vicino all’ingresso. Avevano un sorriso ebete disegnato sulla faccia e l’aria
di chi la sa più lunga.
Harry si
avvicinò, guardandoli. –Che avete tanto da sorridere voi due?-
-Nulla, ci
piace pensare a quanto suderai per una stupida chiave…- spiegò Draco,
sghignazzando.
-Una stupida
chiave?-
Ron annuì.
–Una stupidissima chiave…-
Harry non
capì. –Ma state vaneggiando?-
-Guarda fuori
dalla finestra.-
Il bruno
accigliato si avvicinò alla finestra, scostò una tendina ricamata e per poco
non svenne. Fuori, sull’erba appena falciata del suo giardino, c’era una
spettacolare Harley Davidson, laccata in nero con una fiammeggiante fenice
verniciata sul parafango.
-Mi avete
comprato un Harle…- Harry non riuscì a finire la frase perché gli mancavano le
parole. –Mi avete comprato una…-
-E dai
respira!- lo schernì Ron. –Ha messo una bella parte Draco, un’altra piccola io
ed un’altra ancora più piccola Anne.-
-Non ti
aspettare più regali da me e lui per un bel po’ di tempo, capito bambino
sopravvissuto?-
Harry annuì
incapace di fare altro. –E’ mia?-
Ron non riuscì
a trattenere una risata. –Beh, è tua se riesci a prendere le chiavi…-
-Come faccio?-
Draco lo
sospinse verso il retro della casa, nel giardino, dove era stato approntato un
piccolo campo da basket casalingo.
Tutti gli
invitati erano stati fatti sedere con un piattino di dolcetti ed un bicchiere
di ponch su una gradinata, pronti a godersi lo spettacolo.
TJ era in
mezzo al campo, elegantissimo con la sua camicia bianca ed i suoi jeans scuri.
Fece un sorriso ai tre uomini, quando li vide spuntare dalla porta.
-Ragazzi che
mi state combinando?- chiese Harry preoccupato.
Ron ridacchiò.
–Non è stata una nostra idea ma della tua quasi
moglie.-
-Prenditela
con lei!- esclamò Draco, facendo strada verso TJ.
Harry strinse
la mano al ragazzo, capitano della squadra di basket dell’università di Londra.
–Sei pronto a prenderti le chiavi?-
-Sono nato
pronto, giovanotto!-
TJ rise.
–Bene. Quello che devi fare è solo segnare 5 punti in una partita di basket uno
contro uno…-
Harry si
rilassò. –Beh, pensavo peggio.-
Draco e Ron
gli diedero una pacca sulla spalla. –Aspetta di vedere il tuo avversario.-
TJ fece un
fischio, chiamando un certo Junior.
Harry smise di
sorridere, quando un omone di due metri che era più grosso di Ron, Draco e lui
messi insieme, fece il suo ingresso.
-Lui è Junior,
gioca a basket con me. E’ uno dei migliori giocatori che io conosca.- spiegò il
ragazzo, facendo le presentazioni. –Le Regole sono semplici: Gioco pulito e
senza uso di trucchetti!- Guardò Harry, ammiccando esplicitamente alla magia.
-Non ti
preoccupare.-
TJ, Draco e
Ron sorrisero. –Bene. Giocate!-
Harry guardò
un po’ Junior e poi si girò verso gli altri. –Facciamo 3 punti?-
***
Hermione scese dal taxi, pagò l’autista
e con un’aria strana si avviò alla porta di casa Potter. Percorse il vialetto,
facendo strisciare il suo trolley sui mattoni di cotto, ammirando una
bellissima moto, parcheggiata sull’erba. Quando arrivò all’ingresso, si accorse
che la porta era aperta. La sospinse entrando in casa, sentendosi un po’ ladra.
-Ehi?- chiamò,
chiudendosi l’uscio alle spalle e lasciando i suoi bagagli all’entrata.
Rimase
incantata dall’arredamento elegante ed accogliente della casa. Non aveva mai
visto qualcosa di più intimo e famigliare, a parte la Tana. I mobili di
ciliegio erano nuovi ed eleganti. Il camino spento era di marmo rosso,
lucidissimo. Le tendine bianche ricamate, i cuscini morbidi e vellutati, il
parquet coperto da un grande tappeto persiano rendeva la stanza ancora più calda.
Hermione si
avvicinò al tavolo dei dolci, prendendo un piccola fetta di torta al limone.
Annusò il suo profumo così buono e, quando l’assaggiò, si ricordò di tempi
passati ed una sensazione piacevole l’avvolse. Si sentivaa casa.
-VAI!- un
gridò la condusse verso la cucina, dove la porta del retro era aperta.
Si sentiva un
delizioso odore di biscotti ed ancora una volta Hermione si soffermò a guardare
i mobili. Posò una mano sul tavolo in granito. Il legno bianco laccato era
pulitissimo ed ogni soprammobile era ordinatamente al suo posto.
Guardò il
frigorifero dove erano appesi dei messaggi d’amore che Ginny ed Harry si erano
scambiati e provò un momento d’invidia. Avevano costruito una famiglia
bellissima e solo lei sapeva quanto se lo meritavano, tutti e due.
-Vai, Harry!-
Hermione
sorrise, affrettandosi a raggiungere il cortile dal quale provenivano le grida.
Rimase ad osservare in disparte, semi nascosta da un grande cespuglio.
Harry era
impegnato in una partita di Basket. Era tutto sudato ma, nonostante questo,
aveva un sorriso radioso stampato sulle labbra.
Ginny era in
piedi su una gradinata a saltellare con in braccio un bambino bellissimo:
Eddie.
Hermione si
commosse, nel vedere quanto fosse cresciuto. Le foto del battesimo erano così
vecchie.
Guardò tutti i
visi dei suoi amici, concentrati sull’incontro e capì quanto profondamente le
erano mancati. Aveva passato alcune notti insonni a guardare vecchi album di
foto per non dimenticare i loro visi ed in quel momento averli di nuovo lì,
davanti agli occhi, era emozionante.
Cercò con gli
occhi Ron, ritrovandolo appena più indietro rispetto a Ginny. Le aveva preso
Eddie dalle braccia e se l’era messo sulle spalle. Il bambino rideva con lui e
lei si sentì così triste. Se con il suo ritorno avesse infranto qualche
equilibrio che si era stabilito?
Finalmente, la
palla che Harry sballottava riuscì a centrare il canestro. Un boato accolse la
fine dell’incontro ed il bruno fu letteralmente sommerso dalle braccia degli
amici. Che felicità serpeggiava in quel momento in quel piccolo anfratto di
paradiso. Era una sensazione che colpiva anche lei, facendola sentire contenta.
-Ora la Harley
è tuo, vecchio mio!- gli disse Ron, dandogli le chiavi.
Harry rise,
afferrandole. Si fece largo tra la folla, pronto a rientrare in casa e provare
la sua moto.
Fu allora che
tutti la videro. Fu allora che la felicità fu risucchiata e tutti rimasero
fermi a guardare: a guardare lei, a guardare lui.
A guardare Ron
ed Hermione.
Passarono
attimi che sembrarono infiniti, poi Eddie che era sceso dalle braccia della
madre ancora imbambolata, trotterellò verso la donna, ferma sulla porta.
Allungò una manina grassoccia e disse: -Tabo- Tabo zia ‘Mine!-
Hermione non
trattenne le lacrime che veloci avevano preso a rigarle il viso. Si abbassò
verso il bambino, prendendolo in braccio. Sembrò che Edward le facesse da
ancora, perché con lui tra le braccia non si sentiva più una barca alla deriva.
Con una voce
rotta dal pianto, fissò il festeggiato che la guardava senza battere ciglio.
–Buon,
compleanno Harry.-
Continua…
Salve amici cari^^!
Come state? Io bene. Ho scritto questo
capitolo di getto e con tanta passione. Spero vivamente vi sia piaciuto, perché
io mi sono divertita un mondo a scriverlo. Ho tentato di renderlo più allegro e
divertente possibile, ma la situazione non è certo delle migliori: Ron continua
a soffrire ma reagisce, nuovi personaggi sono stati introdotti, vecchie
conoscenze si sono fatte sentire, qualche spiegazione e soprattutto tanti Harry
e Ginny moments! Che volete adoro Tabo-Tabo! ^____________________^
Va beh, vi do appuntamento al prossimo
chiappino: “Perdonami, se puoi…” Quindi, chissà su chi sarà
incentrato?!^_________________________^
Baciotti a tutti, vi lascio ai vostri
saluti!
Selphie
Grazie, tesoro! Bentornata anche a te^_^. No, non mi sono dimenticata della
promessa. Hermione è una matta, lo penso anch’io. Grazie di aver recensito.
Baci,
Angèle ^^
Karmensita Mamma
mia che bella recensione luuuuunga ^___________^! Grazie tesoro io le adoro in
una maniera incredibile. Lo so, lo so… Draco è matto ed Anne è una tesorona, mi
è dispiaciuto un sacco farli stare male. Ma bisogna soffrire per gustare al
meglio il premio, no? Prendi esempio da Harry ^_________________^. Angelia sta
combinando qualcosa che non doveva fare… ma chissà se la scamperà e che cosa
sta facendo?! Mah, io non lo so, ihihhihi. Ci sentiamo prestissimo. Grazie
della recensione,
Angèle^^
FedeHermy
Facciamo che è un po’ di tutto. Sono
contenta che ti sia piaciuto ed eccoti a te servito un altro pezzo di questa
storia. Baci,
Angèle^^
Clo87 Morosa, cara… perché mi ricordi che tra un po’
devo fare gli esami di stato?!?!
-______________________________- |||.
Ti prego sono già tristissima per conto mio… Cmq, grazie di avermi mandato le
mail e di avermi spronato a continuare. Spero che ti sia piaciuto questo
chapppino e per tutte le tue domande dovrai solo aspettare e saprai. Un forte
bacio, ^_______________^,
Angèle^^
Giugizzu
Grazie. Ben venuto a bordo,
Angèle^^
Bambolina
Lo spero anch’io
baci,
Angèle^^
Karry Grazie
cara. Lo so che nessuno se lo aspettava ma purtroppo la mia mente malata ha
partorito questo. Spero ti piaccia,
baci,
Angèle^^
Robby Nemmeno
io so con che coraggio ha rifiutato Ron, ma fatto sta che l’ha fatto. Spero
tanto che non mi combinino più guai. Ti mando una valanga di ringraziamenti, a
presto,
Angèle^^
Sirius4ever
Grazie^__________^. Spero ti piaccia
anche questo chiappino, baci,
Angèle^^
Hiromi91
Beh, sì sono orgogliosamente fan della mitica Sunny. Secondo me, lei è la
migliore di tutti. Tra le mie storie e le sue non ci sono paragoni. E’ troppo
brava *________*. Va beh, vado. Grazie della recensione, baci,
Angèle^^
Sarikketta
Malfoy Eheheheh. Hai colto nel segno. Sono
tutti un po’ depressi o hanno paura di diventarlo. Ma sai come si dice, quando
tocchi il fondo non puoi fare altro che risalire. Loro lo faranno, moooolto
lentamente ma ce la faranno. In fondo, sono i migliori, no? Baci,
Angèle^^
Sunny
‘Morosa! Che bello averti di nuovo tra le mie recensioni (Angèle fa un inchino
al cospetto della mitica). Lo so che Hermione è stata tutta matta. Rifiutare
Ronnino che ti chiede di sposarti nudo e bello come il sole, è abbastanza
difficile ma sappiamo che lei è mooooolto difficile, quindi. Anne e Draco sono
degli scemini ma purtroppo devono comportarsi così altrimenti non ci sarebbe
storia, no? TJ ( *____________*) e Maggie se la spassano e sono il mio raggio
di sole come il piccolo Eddie Tabo-tabo! Spero che questo chap sia stato di tuo
gradimento. Il prossimo sarà tutto per Ronnino ed Hermioncina (SANGUE, SANGUE!)
Ehehehe, ti abbraccio forte ^______________^,
Angèle^^
Daffydebby
Tesoro! Ma grazie a te di essere tornata a recensirmi. TI ringrazio
infinitamente dei complimenti e spero di non deluderti. Lascia fare a me. Baci,
Angèle^^
EDVIGE Spero
ti sia piaciuto. Rilassati ancora con me,
baci,
Angèle^^
***ginny*** Grazie,
baci anche a te,
Angèle^^
Angela
Madò che tesoro che sei tu ^_________________________^! Grazie davvero tante
per tutte le belle parole, senza non saprei che fare. Spero che tutto sia stato
di tuo gradimento. Baci,
Angèle^^
Karien
Voglio vedere anch’io come continua. Grazie della tua recensione,
baci mille,
Angèle^^
Lily Grazie
mille. Sono contenta che tute le mie storie ti siano piaciute. Benvenuta a
bordo. Baci,
Angèle^^
Rachele90
Certo tutte le spiegazioni a tempo debito. Non ti preoccupare. Non ti lascio in
sospeso nulla. Grazie della recensione. Bacissimi,
Angèle^^
Vale Tesoro!
Che bello sentirti di nuovo. E’ un piacere riaverti tra le mie recensioni, sai
che adoro quando dici che la mia storia ti è piaciuta. ^___________^. Spero
davvero che anche questo chiappino e tutta questa nuova avventura siano di tuo
gradimento. Tvb, loooove,
Angèle^^
Avana
Kedavra‘Morosaaaa! Ben tornata anche a te! Che bello ho ritrovato quasi tutte
le mie meravigliose recensitici. Qualcuno si è perso altri non si sono accorti
della nuova storiella ma l’importante che voi ci siate ancora. Vi voglio un
mondo di bene e vi ringrazio per le belle parole, siete fantastiche! Baci,
Angèle^^
Daphne Regalo di Santo Stefano!
Beh, ti ringrazio delle tue parole
sempre così gentili. Sei troppo carina, addirittura tre recensioni. Sì, il film l’ho visto e non vedo l’ora che
esca in DVD^____________^. Così, me lo gusterò quante volte voglio. Eheheheh!
Spero tanto che ti piacerà anche quest’avventura. Besos,
Angèle^^
JulyChan
Tesoro, l’ultima salutata ma non di
certo per importanza. Sei stato il mio ultimo regalino, quindi, occupi un bel
posticino nel mio cuore. Grazie delle tue bellissime parole. Ti mando un bacio
grandissimo, spero che apprezzerai anche questo chap. Baci,
Angèle^^
Bene! Abbiamo finito anche questa
volta. E’ un’emozione infinita avervi salutato, di nuovo. Vi mando un grosso
bacio, anche a chi non ha recensito. Baci, baci e BUONE FESTE!
Tutti i personaggi della mia ffc sono
di proprietà di J.K. Rowling (a parte qualcuno), quindi, ringrazio questa
grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso, quello
di Harry Potter…
Io ho terminato, buona lettura
Angèle
* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….
-Chapter
3: “Perdonami, se puoi…”-
Hermione sorrise a tutti i suoi amici,
mentre Eddie scendeva dalle sue braccia per trotterellare verso la piccola
altalena.
Il tempo
sembrava essersi fermato ed il leggero, quanto piacevole venticello aveva
smesso di spirare. I rumori erano quasi ovattati in quell’attimo d’immobilità.
Ron la
guardava incapace di comprendere se fosse un ologramma o davvero lei. La
scrutava con i suoi occhi blue, cercando qualcosa che rivelasse la sua
autenticità. Percorse la sua figura, snella ed elegante come se la ricordava, i
suoi occhi cioccolato, intensi e gentili, le labbra piene e ben definite. Ron
sorrise leggermente, quando riconobbe la sua maglia dei cannoni di Chuddley.
Era proprio lei, Hermione Jane Granger.
Non poté
evitare al suo cuore di saltare brevemente prima che una grande rabbia
iniziasse a montargli dentro. La guardava stare lì, sulla porta, come se nulla
fosse successo, e il suo cuore sanguinava, di nuovo.
Perché diavolo
era tornata? Perché non aveva continuato a starsene lontano, abbarbicata sulle
montagne della Bulgaria a spassarsela con il suo amichetto Krum? Cosa voleva
adesso da loro? O meglio cosa voleva dalla sua vita ancora?
Ron aveva
sperato tante volte in un suo ritorno, aveva pensato che per vivere meglio gli
sarebbe bastato rivederla e poter tornare suo amico, si era sbagliato, però. La
sensazione che provava nel cuore non era affatto amichevole, anzi. In brevissimo
tempo, gli erano passati davanti agli occhi tutti i momenti in cui era stato da
cani per lei: lacrime, dolore, frustrazione…
Incontrò
brevemente lo sguardo di Hermione, ritrovandolo caldo e gentile come se lo
ricordava. Il suo cuore riprese a battere furiosamente, come la prima volta che
l’aveva vista come una donna.
“Cretino…” si
disse, mentre il suo cuore ed il suo stomaco stavano cercando di farlo fuori
tanto gli facevano male.
Hermione
continuò a guardarlo, indugiando ancora sulla porta. Sembrava volesse il suo
nullaosta per muoversi ma il rosso non aveva alcuna intenzione di
concederglielo.
Fu Ginny ad
intervenire, spezzando quel gelo claustrofobico in cui tutto era morto. Si
avvicinò con sicurezza ad Hermione. Le accarezzò brevemente una guancia, prima
di attirarla a sé ed abbracciarla.
-Bentornata a
casa, tesoro.- le disse con trasporto, scoppiando in lacrime.
Hermione la
strinse a sua volta, mentre iniziava a piangere ed un mormorio si diffondeva di
nuovo. Un po’ tutti gli ospiti le si avvicinarono per salutarla: Anne, TJ,
Lily, Lucrezia, Joseph, Angelia. A poco a poco, si era creato un piccolo
pubblico attorno alla giovane che salutava tutti con abbracci e baci commossi.
Draco, Maggie
ed Harry erano rimasti accanto a Ron che non si era mosso, continuando a
guardare senza entusiasmo nella direzione in cui c‘era Hermione. Ormai era
quasi stata coperta dagli invitati e Ron fu felice di questo; almeno non
avrebbe dovuto vederla ancora. Si voltò verso i suoi amici un po’ pallido.
-Aspettate che
vi dia l’autorizzazione per salutarla?-
Draco ed Harry
fecero una smorfia. –Un po’ sì.- lo fissarono intensamente. –Ma non sentirti
obbligato a darcela…-
Ron alzò gli
occhi al cielo. –Andate. So che morite dalla voglia di riabbracciarla…-
-Solo se per
te non è un problema…- disse Harry.
-Noi facciamo
quello che ci dici…- concluse Draco.
Il rosso li
guardò tutti e due. –Tu sei un Malfoy e non ti ho mai visto prendere ordini da
nessuno e tu, Harry Potter, sei il bambino sopravvissuto che ha fatto il culo a
Voldemort. Nessuno dei due prende ordini da me…- li guardò un momento. –Forza
andate a salutarla. Io non mi sento molto bene e credo che tornerò a casa…-
Harry si
accigliò. –Ma dai no! Resta…-
-No, davvero,
voglio tornarea casa. Ci si vede domani
in Caserma, salutatemi gli altri.- lanciò
un’occhiata a
tutti i suoi amici impegnati a parlare con Hermione. –Non voglio disturbarli…-
Draco ed Harry
lo fissarono ancora per un po’, prima di salutarsi alla loro maniera con un
cinque un po’ speciale.
Ron li fissò
avvicinarsi al gruppetto festoso e, quando si voltò per tornare a casa, ritrovò
Maggie ancora ferma a pochi passi da lui. Lo fissava con tenerezza, mentre
infilava le mani nelle tasche posteriori dei jeans.
-Anche tu vuoi
il permesso per salutarla?- Ron la guardò con un po’ di tristezza.
-No, io non
voglio ancora salutarla.- gli rispose sinceramente, fissandosi la punta delle
scarpe da
ginnastica.
-Perché?-
-Sto
aspettando che faccia qualcosa.- Maggie sorrise. –Qualcosa di straordinario.-
-Cosa?- le
chiese Ron.
-Ripari a
tutti gli errori commessi…-
Il rosso
trattenne a stento una risatina. –Non credo sarà così facile.-
Maggie gli si
avvicinò, si sollevò sulla punta dei piedi, depositandogli un bacio sulla
guancia. –Mi hanno detto che è capace di fare prodigi. Aspettiamo di vedere il
suo secondo miracolo…-
-Il suo
secondo?- Ron la guardò con la testa inclinata. –Qual è stato il primo che me
lo sono perso?-
-Ti ha
riattivato il cuore. Lo sento battere di nuovo…-
Ron rise. –Ma
il mio cuore batteva già prima.-
Maggie gli
poggiò una mano sul petto, sentendo le sue pulsazioni. –Ma non così.-
Il rosso
rimase fermo a sentire il suo cuore di nuovo vivo, battere con foga nel suo
petto. Fissò gli occhi verdi di Maggie ed arrossì sulle orecchie. Lei aveva
ragione.
Ora, il suo
cuore batteva di nuovo e questo era un piccolo miracolo che la sua Hermione
aveva fatto.
***
Draco portava in braccio Lily
addormentata. Si accorgeva di quanto la sua bimba fosse cresciuta ogni volta
che la sollevava: era più pesante, più alta e le punte delle sue scarpette di
vernice arrivavano a toccare le ginocchia di Draco.
Il ragazzo le
accarezzò la schiena, quando tremò per il freddo. Allungò il passo,
sollecitando con lo sguardo anche Anne che silenziosa camminava al suo fianco.
-Hermione è
tornata…- disse, rompendo il silenzio e facendola sobbalzare.
La ragazza
ricambiò il breve sguardo che le aveva lanciato, mordendosi le labbra
piene.
–Già. Ron non
l’ha presa benissimo; era tremendamente pallido quando è andato via…-
-Beh, nemmeno io l’avrei presa molto bene se
avessi rivisto una ragazza a cui ho chiesto di sposarmi e che mi ha spezzato il
cuore…-
Anne trattenne
il respiro; anche lei, allora, era giustificata a sentirsi così? In fondo,
Draco le aveva spezzato il cuore, l’aveva rifiutata…Era normale che volesse distaccarsi da lui ma non ci riuscisse? Era
troppo presente nella sua vita e questo la portava a soffrire, ogni volta che
le sorrideva o le accarezzava il viso. Perché doveva sopportare tutto quello?
Per il nome della loro amicizia? Ma lei non voleva quello da lui. Per la
piccola Lily? Magari per lei avrebbe potuto fare uno sforzo sovraumano, però…
-Hai mai
assaggiato lo sformato di Zia Clementina?- Draco la riportò alla realtà, con
una domanda piuttosto buffa.
-Zia
Clementina?- chiese Mary Anne, accigliandosi.
-Sì, è un
nuovo locale che hanno aperto a Diagon Alley. Dicono che questo sformato sia
incredibile.-
Anne ridacchiò.
–No, non ci sono mai stata.-
Draco si
umettò le labbra, si fermò un momento voltandosi verso di lei. –Se sei libera
possiamo andarci uno di questi giorni...-
Uscire con
Draco da sola, di nuovo? No, no, no. Stava ancora troppo male per poter affrontare
una serata di coppia con lui. Soprattutto, in quel momento, che le aveva detto
spassionatamente che per lui era solo un’amica. Anne guardò quegli occhi grigi
che la facevano tremare ed ebbe la forza di non lasciarsi incantare.
-No.- disse
secca, prendendo dalle braccia di Draco la bambina.
Il biondo
rimase interdetto, poi la guardò caricarsi instabilmente Lily sulle braccia e
le chiese, inclinando la testa da un lato. –No?- sbatté le palpebre. –Perché?-
-Perché non…-
riprese a camminare con passo veloce. Le sue scarpe col tacco facevano un bel
rumore ritmico sull’asfalto. –Perché ho da fare, Draco.-
Draco ebbe un
piccolo tonfo al cuore. “Da fare con chi?” Fu la domanda che gli balenò nella
mente. Improvvisamente si scoprì un po’ geloso di qualsiasi chi potesse uscire
da solo con la sua Mary Anne.
-Da fare?- le
domandò un po’ accaldato, allungando il passo per dissolvere la distanza che la
bruna aveva messo tra loro due. –Posso farti compagnia?-
-No.- rispose
di nuovo la ragazza, monosillabica. –Non puoi.-
-Mi forniresti
una spiegazione e non un semplice monosillabo di negazione?-
Mary Anne si
fermò all’improvviso, a pochi passi dal giardino di casa sua. Piantò i suoi
occhi blue cobalto in quelli grigi di Malfoy. Aveva le sopraciglia inarcate e
non sembrava molto amichevole.Draco non l’aveva mai vista così.
-Sono un po’
stanca, Draco.- iniziò a spiegare con una voce un po’ instabile.
-Non stai
bene?-
-No, no. Non è
questo.- abbassò lo sguardo, mordendosi le labbra. –Sono stanca di questo
nostro rapporto. Siamo rimasti allo stesso punto di 3 anni fa: non avanziamo,
né regrediamo. Io ho bisogno di affetto.-
-Ma io ti
voglio bene, Anne. Sei la mia migliore amica…-
Anne alzò lo
sguardo, bloccandolo. –Io ho bisogno di un altro affetto, non sono più una
bambina. Voglio trovare qualcuno che…- le sue guance si colorarono di un
porpora adorabile. –Qualcuno che mi ami molto più di un’amica…-
Draco era
diventato ancora più pallido. I suoi occhi si erano scuriti improvvisamente,
come il cielo
in tempesta.
Le labbra secche ed il cuore che pompava a mille sangue che non riusciva ad
arrivare da nessuna parte.
-Io e te siamo
troppo legati e, in questo modo nella mia vita, non c’è nessun altro oltre te.
Io, però, voglio che ci sia…-
-Ti rovino la
vita, Anne?- chiese Draco con tranquillità, pentendosi subito dopo della
domanda.
La ragazza lo
guardò di nuovo, con gli occhi pieni di lacrime. –Non sto dicendo questo, non
fraintendermi.Voglio solo un po’ di
tempo distaccata da te, così, quando ci rivedremo avremo qualcosa da
raccontarci.- “Così, cercherò di dimenticarti…”
-Io ho sempre
cose da raccontarti, sei la persona che meglio mi capisce. Sei la mia famiglia,
Anne.-Draco la vide tremare e non
riuscì a fermare la sua mano che le accarezzò la guancia. –Io ho bisogno di
vederti.-
-Ti prego…-
Anne stava piangendo, mentre si stringeva la bambina al petto. –Io non vivo
più. Lasciami andare…-
Draco ritirò
la mano dalla sua pelle morbida, come se si fosse scottato. Si umettò le
labbra, ed annuì. –D’accordo.- si voltò di scatto. –Se hai bisogno di me
chiamami, ok?-
Anne annuì.
–Sì.-e quando rialzò lo sguardo, Draco
era già sparito.
***
Taissa Rüf adorava allenarsi la mattina
presto prima che il sole spuntasse all’orizzonte. Il fresco secco dell’Estate
del suo Paese aveva sempre il potere di farla sentire bene ed un po’ le
mancava.
Correva
intorno al bosco che circondava la base degli Auror inglese. C’era una leggera
nebbiolina che rimaneva sospesa sulle foglie, tramutandosi in delicate gocce di
rugiada, ed increspava i suoi capelli ricci, facendola sembrare uno
spaventapasseri.
Le era sempre
piaciuta la cultura inglese ma non credeva che quel Paese fosse davvero così
tanto umido come dicevano i libri.
Arrivò nello
spiazzale dove aveva visto allenarsi un paio di volte le reclute con i Maggiori
Potter e Weasley. A suo modesto parere, erano molto carini entrambi, ma Ronald
Weasley aveva un fascino magnetico. Lei doveva comportarsi in un certo modo,
essendo suo diretto superiore, però, avrebbe volentieri voluto conoscerlo
meglio.
All’improvviso,
si fermò incapace di muoversi.
Ronald Weasley
si era magicamente materializzato al centro del campo. Aveva una benda sugli
occhi, solo il pantalone di tela sportivo e si stava esercitando contro un
nemico immaginario.
Taissa rimase
ferma dietro un cespuglio in contemplazione. Non si era accorta di trattenere
il respiro.
Ron aveva i
muscoli delle spalle in tensione,mettendo in risalto una tonicità invidiabile. Le gambeed il sedere tesi nello sforzo di rimanere in
posizioni assurde sembravano di marmo, i bicipiti delle braccia pulsavano ad
ogni movimento preciso e violento che Ron scagliava contro l’aria. Quando
schivò un fantomatico nemico, inarcando la schiena, una goccia di sudore scese
dai suoi capelli, percorrendo la linea muscolosa del suo collo, fino a
strisciare lungo tutta la spina dorsale.
Taissa si
ritrovò ad arrossiree lentamente iniziò
ad avvicinarsi al Maggiore che continuava ad allenarsi. Tra i suoi uomini, lei
era soprannominata la pantera perché mai nessuno riusciva ad accorgersi della
sua impalpabile presenza. Gli arrivò molto vicino, tanto da accorgersi di una
bella cicatrice che aveva sulla spalla.
Fu un attimo
di distrazione che le costò un bel ruzzolone sull’erba perfettamente falciata.
Ron era stato
velocissimo ad imprigionarle le gambe tra le sue ed afferrarle le braccia. Si erano
ritrovati a terra l’uno sull’altra. Erano rimasti in silenzio, respirando
lentamente. Taissa lo fissava, mentre il rosso faceva una cosa strana: aveva
iniziato ad annusarla.
-Non sei un
uomo.- disse Ron, accorgendosi delle diverse rotondità schiacciate contro il
suo petto. –Non sei una delle mie amiche, perché non riconosco il tuo profumo.-
-Sei per caso
un cane?-
Ron ridacchiò,
sollevandosi leggermente da lei. –Se fossi un cane ti avrei già morso. Non si
spiano i ragazzi a petto nudo, nascosta dietro un cespuglio.-
-Non ti stavo
spiando…- protestò accaldata lei.
Ron sorrise in
modo birichino, facendola arrossire maggiormente. –Che facevi allora?- Ron
continuò ad annusarla. -Mi guardavi il sedere?-
Taissa cercò
di ribellarsi, ma non riusciva a muovere un solo muscolo, schiacciata sotto
tutto il peso dell’uomo. –Non guardavo proprio niente. Ora mi lasci andare per
favore?-
Ron negò. –No,
non posso. Non ti sei ancora identificata e se fossi una spia? Non me lo
perdonerei mai.-
-Non sono una
spia, lavoro qui!-
Il rosso
rimase ancora sdraiato su di lei. –Non basta. Nome, Cognome e Grado,
signorina…-
Taissa si
ribellò ancora, scalciando un po’ ma Ron era troppo pesante per lei e poi, in
fondo, non aveva tutta questa fretta di liberarsi da lui. –Non sono tenuta a
rivelarti nulla, Maggiore Weasley-
-Oh, bene mi
conosci. – l’annusò ancora. –Sai, io sto comodo qui. Tu hai un buon odore e sei
morbida. Se vuoi rimaniamo così fino a quando non arrivano gli altri.-
La bruna
sbuffò un po’ contrariata. –Non fai prima a toglierti la benda dagli occhi?-
-La benda?-
Ron rise. –Già, hai ragione. Ma vedi se uso una mano per sbendarmi, poi devo
lasciare le tue…-
-E allora?-
Il rosso
ridacchiò di nuovo. –Allora, piccola spia, potresti facilmente liberarti.- si morse
le labbra e continuò. –Facciamo che me la togli tu?-
-Io? Ma sei
matto o cosa?- Taissa inarcò le sue sopraciglia curate.
-Vuoi
continuare a rimanere in questa posizione?- le chiese mettendosi ancora più
comodo. Taissa non respirò per qualche secondo.
-Va bene, va
bene te la tolgo.- La giovane si issò un po’ sulla schiena, dopo che Ron aveva
allentato leggermente la pressione su di lei. Afferrò la benda con i denti e la
strattonò via.
Ron rimase con
gli occhi chiusi per un po’, fino a che non la sentì ritornare con la testa
appoggiata sull’erba. Quando li riaprì, per poco non saltò in aria. Il Tenente
Colonnello Taissa Rüf era sdraiata sotto di lui, con le guance colorate di
porpora e l’espressione un po’ scocciata.
-Oh, cazzo!-
bestemmiò, tirandosi in piedi ed offrendole una mano. –Mi dispiace… io non
avevo idea. Mi dispiace…-
Taissa si
alzò, ripulendosi gli shorts scuri dai fili d’erba. Aveva la coda di cavallo
completamente rovinata con milioni di capelli che venivano sparati in tutte le
direzioni. Ron non sapeva dove mettere la faccia, così cominciò ad aiutarla a
ripulirsi dall’erba.
-Ce la faccio
da sola!- sbottò lei un po’ acida.
-Senta, mi
dispiace davvero tantissimo. Io non pensavo fosse lei, altrimenti non avrei
fatto nulla di simile.- Ron torturava la benda che aveva tra le mani.
Taissa
continuava ad ignorarlo. Aveva le guance ancora troppo rosse per poter alzare
la testa e poi le veniva da ridire. Non poteva certo farlo di fronte ad un
maggiore, per chi l’avrebbe presa? Lei era un tenente colonnello e doveva
essere sempre impeccabile.
-Mi sta
ascoltando?- chiese Ron dopo un po’ che continuava a sparare scuse e parole.
-Sì, certo,
Maggiore Weasley.- la donna aveva finalmente alzato lo sguardo verde smeraldo.
Ron vacillò un po’ sotto quelle iridi così belle che gli ricordavano tanto
quelle di Harry. –Ho ascoltato ogni sua parola, non si preoccupi. Accetto le
sue scuse.-
Ron cambiò
rapidamente la sua espressione. –Davvero?- Sorrise, facendo un piccolo gesto
militare.
–La ringrazio tantissimo.-
-Si figuri,
Maggiore Weasley.- e dopo un breve cenno del capo si avviò verso l’uscita del
campo.
Ron rimase a
fissarla, allontanarsi: zoppicava appena, forse le aveva fatto male.
-Ehi?-gridò, recuperando la maglia ed il borsone.
–Sta bene?- le chiese, avvicinandosi.
-Sì.- rispose
l’altra asettica.
-Perché
zoppica, allora?- Ron aveva inclinato leggermente la testa e Taissa aveva
sbuffato.
-Va bene! Ho
preso una storta e mi fa male la caviglia. Contento?- sbottò, allargando le
braccia.
-No,
assolutamente. Se vuole l’accompagno in infermeria…- cercò di essere gentile
Ron, sentendosi in colpa.
-No, grazie.
Non mi piacciono le infermerie. Ora come ora, vorrei solo un buon caffè ed una
doccia.- si morse le labbra. –Solo che il caffè della base fa schifo…-
Ron rimase un
attimo in silenzio. –Beh, per la doccia non posso accontentarla ma conosco
un’ottima caffetteria dove servono il migliore caffè della Londra babbana.-
Taissa inarcò
un sopraciglio, guardandolo. –Dove si trova questo paradiso?-
Ron rise,
infilandosi la maglia. –Qui vicino. Mi permette di offrirle una tazza di caffè,
allora?-
La ragazza ci
pensò su, poi sorrise ed annuì. –Mi sembra il minimo, Maggiore-
-Può chiamarmi
Ron.-
-Lei,
Colonnello Taissa.-
Ron sorrise,
pensando che quella ragazza fosse davvero molto simile ad Hermione.
***
Hermione sistemò l’ultimo maglione che
aveva nello scatolone sulla prima mensola del suo vecchio armadio. Accarezzò la
stoffa pregiata, ricordando brevemente la sensazione che aveva provato le tante
volte che Ron aveva infilato le sue dita fredde sotto di esso a contatto con la
pelle morbida del suo stomaco.Arrossì
con intensità, sorridendo malinconica.
Era passata
una settimana da quando era tornata a Londra. L’accoglienza non era certo stata
così terribile ma la persona che più avrebbe voluto vedere sorridere al suo
arrivo a stento le aveva lanciato un’occhiata, per di più poco amichevole. Non
doveva certo aspettarsi il contrario. In fondo, l’aveva lasciato
improvvisamente per partire per la Bulgaria, in un momento così delicato della
loro storia d’amore. Lei, però, sperava in un miracolo…
-Hermione,
questi dove li metto?- La testolina rossa di Ginny spuntò, all’improvviso,
dalla porta della sua camera da letto. Aveva in mano due piccoli album
fotografici.
-Oh, quelli?-
Hermione si avvicinò alla ragazza, prendendo dalle sue mani i blocchetti neri.
–Devo prendere le foto per metterle nelle cornici.-
-Ma non sono
foto magiche?- Ginny aveva rapidamente sbirciato nell’album mentre Hermione l’aveva
aperto per controllare.
-No, queste le
ha scattate Anne quando… beh, quando siamo diventati babbani.- guardò un paio
di istantanee sulle quali, con la sua grafia pulita e semplice, aveva scritto
degli appunti.
-Che strane.
Fanno effetto.- confessò Ginny, sorridendo. –Se vuoi ti aiuto a sistemarle?-
Hermione
annuì, indicandole con la testa un cartone ancora chiuso. –Se prendi quello
scatolone, trovi le cornici.-
La rossa
annuì, dileguandosi rapidamente nel soggiorno per tornare in camera da letto con
un bel sorriso sulle labbra.
Si sedettero
sul pavimento pulito della stanza di Hermione ed iniziarono a guardare le foto
e sistemarle nelle cornici. Ginny fece tante domande sul periodo in cui erano
state divise ed Hermione era tornata babbana. Aveva avuto sempre tantissime
curiosità che purtroppo non era riuscita a soddisfare, non le era stato dato
tempo.
Ginny non
riusciva a credere della quantità enorme di foto e cornici possedute dalla sua
amica. Aveva una decina d’istantanee con appunti per ognuno di loro: da Harry a
TJ, non era stato dimenticato nessuno. Ginny stessa si ritrovò ritratta in foto
così vecchie che non riusciva nemmeno a ricordare di averle mai scattate.
-E questa?-
chiese la rossa, mostrandone una con lei ed Eddie appena usciti dal San Mungo.
–Come l’hai fatta ad avere?-
Hermione
guardò con tenerezza quella fotografia. –Me l’ha spedita Anne. E’ la mia
fotografa ufficiale.-
-Ora capisco
perché aveva sempre una macchinetta a portata di mano!- Ginny ridacchiò. -E
Harry che pensava che volesse fargli un servizio fotografico per rivenderlo…-
-Che scemo…-
Le due risero,
ritrovando la loro genuina complicità di tanti anni prima. Finirono di
sistemare le foto di Hermione, continuando a chiacchierare di tutto, senza mai
toccare il “tasto Ron”. A parere di Ginny, la sua amica non era ancora pronta a
confessarsi e lei non le avrebbe fatto alcuna pressione. Conosceva troppo bene
Hermione, era una ragazza con i suoi ritmi e tempi, inutile affrettare le cose.
-Com’è essere
quasi sposata con un adorabile bambino a carico?-
Ginny le fece
un sorriso così particolarmente gioioso che Hermione si sentì coinvolta nella
sua felicità. –Vuoi la verità?- le chiese, sospirando.
-Naturalmente.-
-Stressante…-
le rispose. -…Ma è lo stress più entusiasmante ed appassionante della mia
vita.- La rossa fece un’espressione appagata, allargando le braccia
eloquentemente.
-Ne sono
felice.- Hermione la strinse a sé. –Te lo meriti, tesoro.-
Ginny le
accarezzò la testa. –Così mi fai piangere, però.- le rispose già in lacrime.
–Mi sei mancata tanto. A tutti, anche a lui enormemente…-
Hermionesentì i suoi occhi pungere dalla voglia di
lasciarsi andare, di sfogarsi e confidarsi con la sua migliore amica. Si morse
le labbra per non lasciare che la sua disperazione offuscasse quella felicità
così calda e coinvolgente di Ginny.
-Se gli sono
mancata, ora non lo dimostra…-
Ginny sospirò,
distaccandosi da lei. Portò una ciocca ricciuta dell’amica, dietro l’orecchio,
per guardarla bene negli occhi. –Proprio perché gli sei mancata tanto che
adesso si comporta così. Lui ha sofferto troppo, Hermione. E’ naturale che non
ti abbia accolto a braccia aperte. Tu cosa avresti fatto?-
Hermione
distolse lo sguardo, lasciando che finalmente due lacrime le solcassero il
viso. Era da tanto che voleva piangere per quello che aveva fatto. –La stessa
cosa…- fissò il vuoto davanti a sé, mentre gli occhi luccicavano di lacrime. -…
ma io non faccio mai la cosa giusta…-
-Su questo
devo darti ragione…- Ginny riuscì a strappare un piccolo sorriso dalle labbra
dell’amica.
–Allora,
lascia che Ron sbagli a sua volta. Così, finalmente, sarete pari e potrete
coronare il vostro sogno d’amore…So che lo ami, Hermione.-
-Ma non credo
che lui ami ancora me…- si passò una mano sulla faccia, cancellando le strisce
delle sue lacrime. –… e fa benissimo. Io non mi merito una persona meravigliosa
come lui. Io avevo tutto e l’ho buttato dalla finestra.-
-Perché l’hai
fatto?-
Hermione
trattenne il fiato, quando finalmente Ginny le fece questa domanda. A lei la
verità doveva dirla, con lei poteva essere sincera. –Avevo paura…- accarezzò il
ritratto di Ron. –Paura… semplice paura…-
-Paura di
cosa?-
-Non l’ho
ancora capito…- si passò una mano tra i capelli, disperata. –Sono una stupida.
La paura mi ha bloccato, quando l’ho sentito chiedermi di sposarlo il mio
cervello ha iniziato a muoversi in maniera sbagliata. Un ragionamento così
contorto e machiavellico: se avevo paura, non ero pronta, se non ero pronta
allora voleva dire che il nostro matrimonio sarebbe naufragato…-
Ginny si morse
le labbra, mentre le lacrime scendevano veloci dai suoi occhi. –Perché non
gliel’hai detto?-
-Perché lui mi
avrebbe convinto, nonostante tutto. Io, però, non volevo essere convinta.-
Hermione sospirò. –Io non volevo farlo soffrire e mi maledico ogni giorno per
quello che ho fatto…-
Ginny
l’abbracciò forte, lasciando che si sfogasse contro la sua spalla. –Asciuga le
tue lacrime,
Hermione. Il
momento di piangere è finito.- la guardò negli occhi con un sorriso sulle
labbra. –Ora tu ti riprenderai quello che hai gettato via così scioccamente.-
-Non credo che
Ron voglia essere ripreso.-
Ginny le
asciugò le lacrime. –Beh, sta a te fargli cambiare idea…- le fece un
occhiolino.–Fai vedere perché
essere intelligenti è sexy…-
***
Anne era seduta nel palazzetto del
ghiaccio, appena fuori la periferia di NewFreedom. Aiutava Lily ad indossare i
pattini bianchi per il ghiaccio. La bambina portava una calzamaglia chiara
aderente con gli scaldamuscoli coordinati, la gonna di velo celeste e il
maglioncino scaldacuore dello stesso colore.
Anne, quando
terminò di allacciarle i pattini, afferrò un elastico per raccogliere i capelli
ricci e morbidi della piccola.
-Draco non
viene?- chiese Lily, grattandosi il nasino senza entusiasmo. I suoi occhi
marroni dai riflessi verdi indugiarono sul mento di Anne che la sovrastava
ancora impegnata con i capelli.
-Sta ferma…-
si morse le labbra, preferendo non rispondere alla curiosità di Lily. Sapeva
che Draco non sarebbe andato. In fondo, glielo aveva detto a chiare lettere che
voleva un po’ di spazio e di tempo senza di lui per cercarsi l’anima gemella.
Terminò di sistemare le ciocche ricciute della bambina e poi le sorrise.
–Emozionata per l’allenamento con il nuovo insegnante?-
Lily negò,
alzandosi. Si sistemò la gonna, lisciandosi alcune pieghe che aveva sul di
dietro. La stoffa leggera non voleva saperne di perdere quegli assurdi
movimenti che davano fastidio alla bambina.
–Hai litigato
con Draco?- ritornò sull’argomento, senza tanti giri di parole.
Anne pensò di
mentirle, ma sapeva che non ci sarebbe mai riuscita con Lily. Lei sapeva
leggere l’anima della gente.
-Una mezza
specie di litigio.- rispose, arrossendo vagamente sulle guance delicate.
Lily si
appoggiò al muretto di fronte alla gradinata. Rifletté un attimo sulla risposta
della sorella, distogliendo i suoi occhioni da quelli di Anne. –Non vi vedrete
più?- Tornò a guardarla, mordendosi appena l’angolo destro delle labbra.
Anne le
sorrise con tranquillità. –Spero di no. So che ci tieni tanto a lui e
viceversa.-
-Ci tieni
anche tu e viceversa…- la corresse la sorella minore, mettendosi le mani sui
fianchi e assomigliando vagamente a Maggie quando bacchettava TJ. –Allora, non
è stata una mezza specie.
E’ stato un litigio.- La semplicità con cui Lily le
sbatteva sempre in faccia la verità era disarmante.
-Sì, hai
ragione. Abbiamo litigato.- confessò, arrossendo di più Anne.
-Perché?-
Anne rimase ad
osservare il visetto appena tornito della sorella, senza rispondere. Non sapeva
se era il caso di confidarsi con una bambina di appena 8 anni. In fondo, poteva
anche influenzare la sua venerazione per Draco, parlandole dei suoi problemi
con lui ed Anne non voleva che accadesse.
-Il perché…-
decise di dire. –Te lo dirò quando sarai abbastanza grande da poter dire una
parolaccia senza ricevere una mia occhiataccia…-
Lily si
rabbuiò, corrucciando le morbide labbra rosse. –Io non sono piccola!- esclamò
indignata.
Anne ridacchiò
alzandosi in piedi e sovrastandola. –Sì, sì certo! Patatina, fino quando
riuscirò a guardarti dall’alto sarai sempre piccola.-
-Uffa. Questo
accadrà sempre!- si lamentò disperata
l’altra.
Lily entrò
nella pista di pattinaggio, dove iniziò a fare delle piccole giravolte con
grazia e sicurezza. Sferzava sul ghiaccio con ineccepibile disinvoltura. Il
Signor Icygaze aveva fatto un ottimo lavoro; era stato un vero peccato che
avesse deciso di ritirarsi, concedendosi una meritata pensione.
Anne si
appoggiò con i gomiti sul muretto, osservando attenta i movimenti aggraziati di
Lily. Tutto d’un tratto, qualcuno entrò nella pista, disegnando mirabolanti
disegni con i pattini. Avanzava verso Lily con una velocità impressionante.
-Buondì!-
esordì, fermandosi vicino le due sorelle. –Tu devi essere Lily?- Il ragazzo
appena entrato aveva uno sfavillante sorriso bianco che rifletteva meglio del
ghiaccio la luce artificiale delle lampade. Gli occhi scuri, i capelli neri
leggermente lunghi, le labbra carnose che si aprivano su quella dentatura
perfetta: il classico insegnante di pattinaggio.
-Io sono
Lilialux Cooper.- disse la bambina fredda; quel damerino non le era molto
simpatico, però sembrava bravo.
-Molto lieto.-
rispose il ragazzo, stringendole la mano. –Io sono David Sadsnow, il tuo nuovo
insegnante.-
Lily fece un
mezzo sorriso tirato, lanciando una breve occhiata a sua sorella maggiore che
stazionava silenziosa nei pressi dell’estremità della pista.
-E tu sei,
bellezza?-
Anne per poco
non si strozzò con la sua stessa saliva.Come l’aveva chiamata? Bellezza!? Ma chi diavolo era quel tipo tutto
sorrisi ed abbronzatura.
-Io sono Mary
Anne.- si presentò la brunetta deliziosa. –La sorella di Lilialux…-
David la
guardò con una leggera impertinenza. –Se lei tira verso di te, sai che
schianto?!-
Va bene. Anne
era rimasta senza parole. Basita. Quel ragazzo era una sagoma, senza vergogna.
Rimasero a fissarsi brevemente, poi la ragazza recuperò la sua borsa e salutò
Lily.
-Ci vediamo
tra poco, tesoro.- le disse, allungandosi a baciarle la testa. –In quanto a
te…- si rivolse a David che continuava a fissarla sornione. –Non fare troppo il
cascamorto, chiaro?!-
David le
sorrise, iniziando a fare stretching. –Cristallina, bellezza.-
-E non
chiamarmi così…-
***
Erano le 9 del mattino del giovedì della
seconda settimana, dopo il suo ritorno a casa. Era davanti allo specchio già
pronta, intenta ad appuntarsi sul petto i vari distintivi che le erano stati
conferiti in Bulgaria.
Hermione
accarezzò con gentilezza la stoffa morbida della sua vecchia divisa blue. Era
emozionante tornare ad indossarla dopo tanto tempo.
-Hermione sei
pronta?- la testa di Evelyn, uno dei pochi Maggiori donne, s’intrufolò nello
spogliatoio femminile. Si conoscevano da molto tempo ed Hermione non l’aveva
mai considerata granché bene. Dopo il suo ritorno, però, l’aveva trovata
cambiata, più matura e disponibile. Era vero che l’amore faceva bene a tutti,
anche alle arpie. –Aspettiamo te per incominciare la riunione di benvenuto.-
Hermione
annuì, lisciandosi velocemente alcune pieghe sulla gonna a tubino ed afferrando
il suo rapporto lungo 10 pergamene. Si affrettò ad uscire dalla stanza, mentre
Evelyn le teneva aperta la porta con gentilezza. –Vuoi una mano?-
La bruna la
fissò leggermente incredula, prima di allungarle un paio di fogli. –Grazie.- le
rispose sinceramente colpita.
Evelyn rimase
in silenzio per poco lungo la breve strada per la sala riunioni. Raccontò
velocemente ad Hermione gli ultimi tre anni della sua vita: come si era
fidanzata con il Maresciallo Andrew James, come erano diventati intimi amici
dell’allegra combriccola di cui lei un tempo faceva parte, come era stato
emozionante il giorno in cui era stata nominata Maggiore…
Hermione
annuiva realmente interessata. Dalle parole di chi era rimasto riusciva a
cogliere, di tanto in tanto, anche brevi frammenti della vita di Ron. Avrebbe
tanto voluto sentire fiumi di parole su tutto quello che si era persa di lui,
ma sapeva che non doveva esagerare.
-Sai che sono
arrivati dei colonnelli bulgari?-
Hermione
rimase sorpresa. –No.- si guardò attorno. –Dove sono?-
-Beh, sono
tutti alla riunione.- le fece un sorriso vispo. –Vogliono sentire cos’ha da
dire una delle migliori Auror Speciali su di loro.-
Hermione
arrossì furiosamente. –Non esagerare, Evelyn. Non sono poi così brava…-
-Ah, no?- le
indicò il petto dove aveva appuntato i vari distintivi. –E quelli te li hanno
dati perché sei simpatica?-
La bruna si
morse le labbra carnose, negando. –Beh, sono stata fortunata a risolvere un
paio di casi…-
-Fortunata?-
Evelyn alzò la voce, sconcertata. –Hermione hai risolto 6 casi, a cui 4, gli
Auror bulgari ci stavano lavorando da anni!-
-Informatissima.-
si lamentò un po’ l’altra, sentendosi in imbarazzo. Non amava essere lodata per
cose non così straordinarie.
-Beh, come si
poteva non essere aggiornati su di te. La Gazzetta del Profeta pubblicava un
articolo che parlava dell’orgoglio delle femministe streghe un giorno sì e
l’altro pure…-
Hermione
ridacchiò un pochino.Erano ormai
arrivate alla sala riunioni, dove si sentiva già un discreto vociare.
-Non sapevo
leggessi la Gazzetta, Evelyn.-
La brunetta le
sorrise di nuovo maliziosa. Aprì la porta della sala, facendola entrare per
prima. Quando Hermione le passò accanto le soffiò ad un orecchio. –Io no, ma
Ron la leggeva tutti giorni almeno un paio di volte…-
Hermione non
ebbe il tempo di chiedere ulteriori spiegazioni che il Generale McDury
l’agguantò per un polso, trascinandola al centro dell’accogliente stanza
dipinta in blue.
-Eccola, qui!-
disse orgoglioso, mentre sorrideva al flash di un fotografo della Gazzetta.
Hermione fu
quasi accecata da quell’improvvisa ed intensa luce. Non ebbe il tempo di
riprendersi che si accorse che non solo c’erano tutti i suoi colleghi, compresi
i Bulgari, ma anche e, soprattutto, una decina di giornalisti.
-Hermione
Granger cosa si prova ad essere considerata uno dei miglior Auror Speciali a
livello internazionale?- chiese immediatamente una strega che ad Hermione
ricordava vagamente Rita Skeeter: gli stessi terribili capelli biondi.
-Io veramente
non sapevo di esserlo.-
McDury rise
seguito a ruota da quasi tutta la Sala.
Una sola
persona era rimasta impassibile, nell’osservare la scena: Ronald Weasley era
seduto al suo solito posto con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo
chiaro perso nel vuoto. Harry, di fronte, l’aveva notato con la coda
dell’occhio ma aveva preferito tacere. Non doveva essere facile stare lì
seduti, quando si aveva la necessità di correre via il più lontano possibile.
Ron
tamburellava la pianta del piede sul pavimento. Era l’unico movimento che gli
dava la parvenza di essere vivente. Per il resto, era completamente immobile.
Quello strazio di vederla lì sorridente e di poter sentire tranquillamente la
sua voce allegra e gentile gli stava torcendo il cuore.
-Posso sedermi
qui?- una voce femminile si rivolse a Ron con gentilezza.
Il rosso si
voltò, riconoscendo il tenente colonnello Rüf. Gli occhi verdi sfavillano con
tutte quelle luci dei flash. Indossava la divisa blue degli auror stranieri e
sorrideva con slancio.
Ron ebbe un
moto di sollievo, vedendola. Almeno così quel posto, un tempo di Hermione, non
avrebbe più corso il pericolo di essere occupato dalla sua vecchia padrona.
Scostò con un
rapido gesto la sedia, permettendo così a Taissa di sedersi. –Certamente.-
La bruna si
accomodò, appoggiando sul tavolo un fascicolo rilegato in rosso. Sentì un
intenso profumo di pino selvatico, prima di accorgersi che Ron si era chinato
su di lei per sbirciare il titolo del suo lavoro.
Taissa lo
fissò, sentendosi arrossire. Notò le leggere lentiggini che erano sparse sul
naso e sulle guance del ragazzo, un neo piccolo e chiaro spiccare sul suo collo
e un’impercettibile cicatrice sul mento.
-Relazioni internazionali tra gli Auror
Speciali…- lesse ad alta voce, lanciando un’occhiata a Taissa che reagì con
stizza. –Sembra interessante.-
-Beh, lo è…-
bofonchiò, sgridando se stessa per il suo comportamento. –Ma comunque non sono
affari che ti riguardano.-
Ron ridacchiò.
–Ok, colonnello. Mi scusi.- Provava un’istintiva simpatia per quella donna: un
bignè che s’atteggiava da torrone. Guardò il bicchiere di cartone che Taissa
aveva appoggiato sul tavolo, riconoscendolo.
-Allora, le
piace la caffetteria?-
Taissa alzò lo
sguardo che aveva rivolto al suo lavoro.-No.-
-Allora perché
ci è tornata?-
La donna
sbuffò. –Questa fuligginosa città non offre di meglio, sai?-
Ron storse la
labbra. –Sì, lo so.- lanciò una breve occhiata ai giornalisti che stavano
lasciando la sala. –Se mi diceva che sarebbe ripassata mi sarei fatto trovare
lì.-
Taissa arrossì
violentemente. In effetti, era tornata in quella caffetteria sia per il caffè
ma anche e soprattutto con la speranza d’incontrarlo nuovamente e casualmente,
senza dare nell’occhio.
-Io non volevo
incontrarti, però.-
Ron rivolse gli occhi al cielo. –Non gradisce
la mia compagnia, colonnello?-
Taissa alzò lo
sguardo. –Ti trovo un po’ invadente, Maggiore.- gli puntò la penna contro.–Nonché indisponente.-
Il ragazzo
inarcò le sopraciglia, un po’ scocciato. –Capisco.- lanciò un’occhiata a Harry
che parlava distrattamente con Draco. –Mi dispiace.- Sempre a lui toccavano le
donne problematiche.
Taissa notò un
certo risentimento in quella voce profonda e non poté evitare al suo cuore di
tremare. –Comunque,- si affrettò ad aggiungere. –Provo simpatia per te…- e gli
sorrise velocemente.
Ron rimase
accigliato. –Vuole dire che le sto simpatico?- appoggiò la testa su una mano e
l’osservò sornione.
Taissa sbuffò,
accorgendosi del suo sorriso da sciupa femmine. –Sì, ma non ti montare la
testa. E’ un sentimento flebilissimo che potrebbe facilmente essere estirpato.-
Ron scoppiò a
ridere, annuendo. –Certo, colonnello!-
La sua risata
arrivò alle orecchie di Hermione che già da un po’ li stava fissando: quegli
sguardi complici e quel rossore malcelato da parte della donna le davano
fastidio.La bruna si morse le labbra, quando notò quale posto avesse occupato il
colonnello. Quello alla destra di Ron, accanto alla finestra, di fronte Draco
ed Harry, il suo posto.
Unmoto di gelosia e rabbia le invase l’anima.
Con stizza, aprì le sue pergamene per la relazione e, quando McDury la presentò
con il solito orgoglioso sorriso ai suoi colleghi, per poco non afferrò la
bacchetta per maledire qualcuna.
***
Ron era riuscito a scivolare via prima
della fine della riunione, con la scusa del bagno, e si era eclissato. A pranzo
aveva evitato di entrare nella sala mensa, preferendo tornare a casa e
prepararsi un panino. Era riuscito facilmente, inquesto modo, ad evitare d’incontrare Hermione,
salvaguardando la sua igiene mentale. Percorreva, in quel momento, i lunghi
corridoi della base, diretto alla bacheca dov’erano stati affissi i turni di
pattuglia.
Il sole
sembrava un rubino sanguinante, ormai arrivato a metà strada tra il cielo e la
terra. I suo raggi morenti entravano dalle finestre, colpendo i capelli di Ron
che brillavano d’oro. La sua ombra si allungava scura sulla parete alla sua
sinistra. Nel corridoio riecheggiavano i passi ed il suo impercettibile
respiro. Aveva preferito arrivare quasi alla fine della giornata, così da poter
evitare incontri sgraditi.
Intorno alla
bacheca di legno non c’era anima viva; erano rare le volte che aveva avuto il
piacere di vederlo così tranquillo quel posto.
S’avvicinò
sicuro, rivolgendo immediatamente lo sguardo agli elenchi. Il suo nome era uno
degli ultimi e, prima che potesse leggere i suoi compagni, una voce lo fece
sobbalzare.
-Siamo nello
stesso turno…-
Ron avrebbe
riconosciuto quella voce tra mille. Quante volte l’aveva sentita ammonirlo o
chiamarlo amore? Si voltò lentamente, arrossendo appena sulle orecchie, quando
si accorse del batticuore.
Hermione era
spuntata dal nulla; aveva cambiato divisa, indossando quella più pratica
d’allenamento: pantaloni aderenti infilati negli anfibi, maglia scura e
giubbetto nero. I capelli legati in una severa treccia, dalla quale non tentava
di liberarsi nessun capello. Solo due riccioli impertinenti le incorniciavano
delicatamente il volto.
I loro sguardi
s’incontrarono fugacemente, quando Ron si voltò. L’azzurro mare si perse nel
calore della terra ambrata di miele. Da quanto non si guardavano così
intensamente negli occhi?
Hermione non
lo ricordava più, ormai.
-Ciao, Ron…-
Il rosso
rimase impassibile, seguitano a fissarla. Sembrava che non volesse perdersi
nemmeno un dettaglio della figura della ragazza. La scrutava attento, ma
nessuna espressione gli marcava il viso. Ron sembrava un guscio vuoto, senza
vita.
All’improvviso,
però, distolse lo sguardo, umettandosi le labbra carnose e ben disegnate.
-Ciao,
Hermione.- le rispose con freddezza senza trasporto. Aveva infilato le mani
nelle tasche dei pantaloni, fissando un punto indefinito sul pavimento.
La donna
sospirò, facendo qualche passo incerto nella sua direzione. –Ah, bene.- iniziò,
abbassando la testa per incontrare il suo sguardo. –Almeno il mio nome lo
ricordi.-
Ron inarcò un
sopraciglio. –Non ho mai dimenticato il tuo nome.-
-Ah, no?-
rispose Hermione, sarcastica. –Ed io che pensavo che era per questo motivo che
mi evitavi…-
Ron rivolse lo
sguardo al cielo con stizza. Sospirò esasperato, mentre tornava a guardarla.
-Non dire
baggianate, Hermione. Sai perfettamente perché ti evito…- e la fissò eloquente.
Hermione sentì
il peso dello sguardo di Ron. Vacillò sotto di esso, riconoscendo i suoi
polmoni svuotarsi velocemente dell’ossigeno. Ebbe la necessità di distrarre gli
occhi da quel viso tanto amato, eppure così crudele con lei in quel momento. Si
morse le labbra per evitare al suo magone di trasformarsi in lacrime.
-Sì, lo so.-
disse con una voce incerta. –Ma se sono tornata è proprio per risolvere i
nostri problemi…-
Ron sussultò
di rabbia. Ora, che lei voleva discuterne, lui doveva essere pronto a farlo?
No, no, no. Non gli stava affatto bene. Se lei voleva chiarire, questa volta,
sarebbe stata alla sua volontà. Il coltello, ora, ce l’aveva lui dalla parte
del manico.
-Cosa ti fa
pensare che io voglia risolvere i nostri problemi, ora?-
Hermione vide
una scintilla di rivincita brillare negli occhi di Ron. Sentì le sue gambe
tremare, mentre la bocca diventava secca.
Il suo
comportamento aveva indurito il cuore di Ron a tal punto? Aveva sofferto così
tanto da voler cercare solo la vendetta?
-Io…- Hermione
lo guardò con gli occhi lucidi. –Io… non lo so.-
Ron rise
sarcasticamente. Le si avvicinò, puntandole un dito contro. –Ti conviene far
ragionare quel cervellino meraviglioso che ti ritrovi e trovare un’altra
motivazione. Il “non lo so” non mi convincerà mai.-
Ron non si era
accorto di essere troppo vicino, commettendo un grande errore.
Poteva sentire
il suo profumo invadergli le narici, penetrando in profondità nel suo animo,
mentre quel respiro affannoso gli stilettava ogni volta il cuore. Socchiuse gli
occhi, concentrandosi sul battito impazzito del suo cuore e non poté evitare di
baciarla.
Non era un
bacio d’amore, di quelli dolci, intensi e bellissimi che si erano sempre
scambiati. Era un bacio violento carico di sentimenti contrastanti: passione,
freddezza, odio, amore, rabbia, felicità.
Hermione aveva
riconosciuto immediatamente quella labbra morbide e così esperte danzare sulle
sue, strappandole l’anima e conducendola al limite della ragione. Aveva
avvertito quella necessità insopportabile di rendere molto più profondo quel
contatto da troppo tempo bramato. Quando Ron si distaccò, all’improvviso,
Hermione si sentì persa.
-Non ce la
faccio…- sussurrò il rosso, allontanandosi.
Hermione
riaprì i suoi occhi, dai quali ormai scendevano calde lacrime. –Cosa? Non ce la
fai a fare
cosa?- disse,
temendo la risposta.
Ron puntò i
suoi occhi in quelli scuri di Hermione. –A dimenticare.- si passò le dita sulle
labbra leggermente arrossate. –Mi hai strappato il cuore, Hermione. E’ stato un
dolore insopportabile.-
Hermione
singhiozzò forte, questa volta. Era stato terribile guardare Ron mentre lo
diceva. Lo vedeva nel suo volto il terribile dolore provato. Tutto per colpa
sua.
-Mi dispiace…-
bisbigliò con una mano contro la bocca. –Perdonami, Ron. Perdonami, se puoi…-
L’uomo
distolse lo sguardo da quegli occhi spauriti eppure ancora così belli. –Io…- le
rispose, mordendosi le labbra. –Non posso.- senza aggiungere altro, la superò
dirigendosi verso l’uscita.
-Ron…- lo
richiamò con la voce interrotta dal pianto. Lo rincorse, afferrandolo da un
braccio e costringendolo a voltarsi. –Ti prego, non dire così. Per favore, non
chiudermi fuori dalla tua vita.- abbassò lo sguardo, tirando su col naso. –Io
ho bisogno di te.- tornò a fissarlo. –Io ti amo.-
Ron sentì le
sue gambe tremare, le sue difese vacillare. Una bomba nucleare avrebbe avuto
meno effetti di quella voce, tremula e dolce, sussurrante. Non poté impedire ad
una sua mano di accarezzarle il volto, cancellando con il pollice le striature
delle sue lacrime.
–Non posso
chiuderti fuori dalla mia vita, Hermione. Ora, però, voglio stare da solo.- la
fissò intensamente, prima di liberarsi dalla sua mano minuta e lasciare la
base.
Anch’io ti amo, Hermione.
***
Angelia indossava il mantello nero di
velluto e camminava velocemente nei pressi del cimitero. Si voltava spesso
indietro e questo la portava ad inciampare ogni tanto. Era caduta un paio di
volte sulla terra umida delle leggere piogge di inizio settembre, sporcandosi
le ginocchia.Portava con sé una grande borsa nera, abbastanza pesante. Ogni tanto,
vacillava appena sotto quel peso.
Il cielo blue
notte, coperto da qualche nube dispettosa, brillava, di tanto in tanto, grazie
alla presenza di sporadiche stelle. Era una notte scura e senza luna, l’ideale
per il suo incantesimo.
Ormai gli
ingredienti erano stati tutti recuperati, compreso il libro dei morti.
Angelia tremò di
eccitazione, quando, con un cigolio, sinistro varcò il cancello del vecchio
cimitero sconsacrato di Londra. Afferrò la sua bacchetta, stringendola
convulsamente tra le dita magre.
Quel luogo era
infestato dalla feccia babbana e non era prudente girare da sola a quell’ora
della notte. Incontrò un paio di barboni, mentre spingevano il loro carrello
carico d’immondizia raccattata un po’ ovunque. Le lanciarono un’occhiata
indifferente, proseguendo per la loro strada.
Affrettò il
passo, arrivando dopo una decina di minuti nel luogo che aveva scelto: era un
piccolo spiazzale erboso, con una grande lapide in marmo sulla quale ormai non
si leggeva più nulla. Un angelo monco faceva da guardiano alla tomba.
Angelia arrivò
vicino la lapide. Si tolse il mantello nero, appoggiandolo sull’unico braccio
della statua. Rabbrividì al contatto con l’aria fredda ma non ci badò, iniziò
rapidamente a sistemare i suoi ingredienti sul marmo, prendendo il libro tra le
mani. Lesse rapidamente quello che aveva sottolineato in precedenza, ordinando
le candele di pece sull’erba.
Disegnò un
pentacolo di un vivo colore rosso, utilizzando la bacchetta. Mise i quarzi e
gli opali nella giusta angolazione, appoggiò con cura su un cuscino una camicia
bianca sporca di sangue, sparpagliò i petali di crisantemo tutti intorno al
pentacolo. Recuperò la boccetta dello sdodeno ed il libro, sistemandosi al
centro del disegno rosso.
-Io t’invoco regina dei morti…- recitò,
improvvisamente, dopo aver letto la formula ed averla imparata a memoria. –Al mio cospetto devi prostrarti perché io
appartengo ancora al regno dei vivi.-
Un vento
gelido si alzò in mulinelli attorno alla figura di Angelia, in piedi al centro
del pentacolo. I capelli neri svolazzavano furiosamente attorno al suo viso.
Ebbe paura per un intenso, intimo attimo, ma non si fermò. Ormai, era troppo
vicina alla realizzazione del suo sogno.
-Io t’invoco regina dei morti.- indurì il
suo sguardo. –I miei ordini devi
eseguire. L‘anima di un uomo devi restituire alla vita…-
Ci fu un
attimo in cui tutto tornò alla normalità: il vento calò, le fiammelle delle
candele di pece si spensero. L’oscurità calò in un attimo.
-Chi
m’invoca?- una voce metallica e spaventosa irruppe nel cimitero, mentre
il vento riprendeva a soffiare freddo ed impetuoso.
-Sono una strega di nobili origini.-
strinse la bacchetta tra le dita. –Appartengo
alla famiglia Blanche.-
La voce tacque
brevemente. –Sì. Ti conosco.- echeggiò, di nuovo. –Perché mi hai convocato?-
Angelia si
umettò le labbra insicura. –Rivoglio
l’anima di un uomo arrivato nel tuo regno tre anni fa.-
Ci fu un’altra
pausa. –Sai a cosa vai incontro, strega?-
La donna sentì
le lacrime bagnarle il viso. –Sì. Ti
prenderai la mia anima.- Angelia tirò sul col naso. –Ma non importa. Meglio
un’eternità senz’anima che un momento ancora senza di lui.-
Silenzio. –Se la
tua volontà è ferrea ed il tuo cuore sincero, esaudirò il tuo desiderio. Dimmi
il nome dell’uomo che devo riportare in vita.-
Questa volta
fu Angelia a tacere. Ingoiò il vuoto, ricacciando indietro le lacrime. Strinse
la sua bacchetta con più forza, alzando il mento.
-Mellifluo McStrict.-
Ci fu un
silenzio assordante in cui Angelia sentì il battito del suo cuore rimbombarle
incessante nel petto e nella testa. Le lacrime avevano ripreso a scendere senza
sosta dai suoi profondi occhi blue cobalto.
Silenzio.
-L’uomo
è tra di voi.- Il vento riprese a soffiare più forte che mai. Questa
volta contro Angelia ed il suo petto. Improvvisamente, sentì un dolore
lancinante all’altezza dello sterno, qualcosa di dolorosamente freddo le stava
entrando nel cuore. Fu un attimo insopportabile e lungo. Vide dellescintille vive e luminose lasciare il suo
corpo, quando il dolore cessò, per poi essere prepotentemente ricacciate al suo
interno.
–Quando
passerai nel mio regno, la tua anima sarà mia…-
Il vento
scomparve e le candele di pece fiammeggiarono di nuovo.
Rimase un
attimo senza fiato, sentendosi stranamente normale. Si affrettò ad usare lo
sdodeno a piccole gocce sul sangue di Mellifluo rappreso nella stoffa della
camicia bianca.
Ci fu un
attimo di luce intensa, poi più niente. A molti chilometri di distanza un uomo
urlò di dolore e Cassio e Tamiara sorrisero soddisfatti.
Continua…
***
Ma sì, ma sì. Avevate
ragione! Era proprio Mellifluo che la bella Angelia stava tentando di riportare
in vita. E’ stato un po’ macabro per me descrivere questo rituale, ma dovevo.
Vi ricordo che è pura fantasia e non funziona affatto.
^______________________^.
Purtroppo non è andato tutto secondo i piani
della nostra principessa dorata. Sapete che sono sadica ^____^.
Ron ed Hermione mi
hanno fatto penare in questo capitolo. Forse avrei dovuto farli vedere un po’
più spesso ma avevo la necessità d’introdurre un nuovo personaggio, di far
litigare Anne e Draco, di far avvicinare Taissa e Ron e di far fare questo
rituale alla piccola Angelia. Quindi, perdonatemi! *________________*! Nel
prossimo chiappino si ballerà! Eggià, ci sarà un po’ d’azione di combattimento,
cosa non facile per me, ma la storia lo richiede, quindi! Il chappino
s’intitolerà “Macabri ritorni”… ma sono un po’ strana???? Sì, lo sono. Ci sarà
molto spazio dedicato ai cattivi, ad Anne e Draco e al triangolo Taissa, Ron ed
Hermione. Si prospetta scoppiettante. Non ve lo perdete, nonostante il titolo.
^_____________________________-.
Ora vi lascio ai
vostri saluti, baci baciotti!
Phoebe80 Zietta cara! Effettivamente hai ragione.
Nessuna donna sana di mente avrebbe rifiutato Ron che ti chiede di sposarlo
mentre è nudo… però, Morositas cara, senza questo piccolo intoppa non ci
sarebbe stata storia e poi mi piace questa situazione di conflitto. Ahahahah.
Sono matta lo so, che ci vuoi fare. Grazie della recensione, so che sei
impegnata e non ce n’era bisogno. Baci,
Angèle ^_^
DeepDerk Vedi, tesoro, io non sono viulenda, quindi,
oggetti in frantumi ed urla furibonde non le sentirai molto spesso. Anche nella
vita reale, non alzo mai la voce, almeno se non strettamente necessario. Anche
i miei pg si adeguano alla mia pazzia. Grazie dei complimenti e della
recensione. Baci,
Angèle ^_^
*JULY@*Tesorino! Lo so, lo so. Per TeenAgers hai perfettamente ragione ma ho
avuto qualche problemino legislativo. (leggasi come mancanza d’ispirazione). Ti
ringrazio per i tuoi complimenti sei troppo gentile. Bacioni,Angèle^_^
Hiromi91 Ma grazie, patatina, dei tuoi complimenti.
No, certo che Hermione non si potrà far perdonare da Ron così facilmente. Dovrà
sudare sette camicie e rigare ritto per ingraziarsi la mia benevolenza. Mi
raccomando, fammi sapere sempre cosa ne pensi, baci,
Angèle^_^
Angela Buon Anno anche a te! Ehehehe, la prima
cosa? Ma che gentile. Spero di averti delucidato, abbastanza su quello che
Angelia voleva fare. O meglio che ha fatto. Ti ringrazio per i complimenti e la
recensione, bacio,
Angèle^_^
Kaho_chan Eheheh. Un pacchetto formato famiglia della
mia storia. Sfido io che l’hai trovata meravigliosa. Ti ho rimbambito con quel
polpettone di storia… Cmq, a parte gli scherzi, ( e chi scherza???) voglio
ringraziarti per i tuoi complimenti e per la recensione. Davvero troppo
gentile. Ti mando un bacione ed un ringraziamento. Per Ron ed Hermy non temere
ci sono io^_______-.
Angèle^_^
Daffydebby Il tuo “spruzzetto di sole Ed” mi ha fatto
ridere per un po’. Ho deciso che introdurrò questo nomignolo nel prox chap
perché è davvero divertente. Miseriaccia, sono contenta che ti piaccia Angelia,
io personalmente la trovo fantastica, mi piace descriverla. Mi fa commuovere
sempre è una donna con le…bip. Cmq, ti ringrazio per i compliments sei davvero
troppo gentile. Ti mando un kiss,
Angèle ^_^
Vale Tesoro. Non sai, invece, quanto manca la tua firma a me. Quanto mi
mancano le tue storie, il tuo modo di scrivere perfetto e raffinato, i tuoi
personaggi, Becky e John. Spero sempre in un terzo episodio della tua saga, sai
che io sarei già tra le tue fan più accanite. ^________________________^.
(Messaggio subliminale: VOGLIO UNA TUA STORIA!!!). Ti ringrazio della tua
gentilezza e del tuo sostegno. E’ sempre un onore per me leggere le tue
recensioni. Ti mando un bacione ripieno di tanto affetto,
Angèle ^_^
JulyChan Tesoro, Leggere una tua recensione è come
buttarsi in un fiume in piena e cercare di risalire controcorrente. Sei
passionale, divertente e viva. Cogli tutto quello che scrivo nella storia con
addirittura le frasi riportate. Cos’avrò mai fatto di bello io per meritarmi
questo^_____________^? Sei stata troppo gentile a scrivere quella lunghissima
recensione. Chi mi conosce sa che le adoro. Allora, rispondo velocemente al
quesito su TABO-TABO. Quando ero piccina, 3 anni più meno, chiamavo tutto e
tutti tabo-tabo. Era un modo per definire me stessa ma anche altri oggetti.
Naturalmente, io non ricordo di aver mai usato certe espressioni ma mia madre
dice che tutti ridevano come matti quando mi parlavano… CATTIVI
>_____________
Angèle ^_^
Karry Ehehehe, quante domande e quante risposte
che non posso darti, almeno per il momento. Abbi pazienza e saprai tutto. Sono
contenta lo scorso chap ti sia piaciuto. Grazie mille. Ti mando un grosso
bacione,BUON 2006!
Angèle ^_^
Edvige Lo spero anch’io, tesoro. Grazie e
baci.Angèle^_^
Maga Magò Tesooooro. Eccoti qui. Ma che gentilezza ad
avermi lasciato una bella recensioncina delle tue. Spero anch’io che tutte le
coppie si risistemino, mi manca la tranquillità. Ma come si dice più si soffre
e più si apprezza. Ti mando tanti auguri per un buon 2006. Baci
affettuosi,
Angèle^_^
Pyros Ikari Ma grazie, batuffolo, caro. Baci
grandissimi,Angèle ^_^
Sunny Morosa! Tesssorrro come stai? Mamma mia che
recensione bellissima. Che bello, anch’io adoro le feste perché la mia famiglia
si riunisce e siamo tanti, rumorosi e simpatici. Mi diverto un mondo,
nonostante in casa mia non ci sia più un posto dove cercare un po’ di privacy.
(ma che cos’è?? Si mangia???) Cmq, grazie, grazie, grazie. Sei troppo gentile,
Sunnina cara, sai che poi io mi emoziono. Addirittura ti sentivi un’invitata?
Ma che bello! Sarà che io mi sento una comparsa attivissima ogni volta che
leggo le tue storie…A proposito, a quando l’aggiornamento (Lieto evento è
troppo?)? Eheheh, sai che mi hai lasciato l’amaro in bocca. Devo assolutamente
sapere come va a finire. Ti auguro un felicissimo 2006 strapieno delle tue
storie che ci fanno andare in visibilio! Mi raccomando, Sunnina patatina!
Bacioni,Angèle ^_^
Avana Kedavra Love! Non sei l’unica che vuole vedere gli
sviluppi di questa storia. Sai, devo confessarti che lo voglio anch’io.
^__________________-. Lo so che le fedelissime servono a questo, però, è sempre
bello ritrovarvi. Ti ringrazio della recensione e dei complimenti, tanti
bacioni,Angèle^_^
Sirius4ever La bulgara
non è così malvagia, dai! E’ Hermione che ha sbagliato e deve soffrire un bel
po’!^_____________- Grazie della recensione, besitos,
Angèle^_^
Daphne Da dove incomincio? Cara, la tua recensione
mi è saltata addosso come un cagnolino festoso e mi ha fatto sorridere come una
matta. Riassunto in maniera approfondita il contenuto del mio chap. Lo so, lo
so. ANch’io adoro in maniera spropositata Ginny, Harry e Tabo-tabo. In questo
chap non si sono visti molto. Ma che posso farci se avevo un sacco da fare??
Sono strafelice che tutto sia stato di tuo gradimento. Che bello! Grazie della
recensione e dei complimenti, ti mando un bacio gigante,
Angèle^_^
Lily Un felicissimo 2006 anche a te e grazie
della recensione, un bacione affettuoso,
Angèle^_^
Clo87 Amica di sventura. Sei la mia sveglia per
gli esami. Non corro il rischio di dimenticarmi la mia triste sorte, perché ci
sei tu che prontamente non manchi di mettere il dito nella piaga- ______________-. Ehehehe,
scherzo. Grazie delle belle parole e del conforto. Ti mando un bacio ripieno di
affetto, Buon 2006
Angèle^_^
Robby Grazie, dei complimenti e della recensione,
ti mando un bacio schioccoso,
Angèle^_^
Judeau Grazie. Così mi fai arrossire. Che gentile.
Idee geniali? Eheheh. ^\\\\\\\\\\\\\\\\\\\^. Grazie, ti mando un bacio con
tanto affetto,
Angèle^_^
Giugizzu Semplice espressione di bambino. Non cela
nessun significato nascosto. Grazie dei complimenti, ti mando un grosso
bacione,
Angèle^_^
Selphie No, la situazione non si sistemata. Ti
ringrazio della recensione, besitos
Angèle^_^
FedeHermy Ma no che non hai parlato troppo. Anzi! A
me piacciono le recensioni luuunghe e contorte. Ottimo piano della situazione,
perfetto direi. CI hai capito più tu che io. Eccoti servito il terzo capitolo
^______________^. Spero ti sia piaciuto. Ti ringrazio tanto dei tuoi
complimenti e della recensione, bacioni,
Angèle^_^
Eheheh. Anche questa
volta questa bellissima e lunghissima lista di ringraziamenti si conclude. Che
bello! Fatemene fare un’altra bella lunga anche la prox volta. Vi mando, tanti
baci, anche a chi legge e non recensisce.
Tutti i personaggi della mia ffc sono
di proprietà di J.K. Rowling (a parte qualcuno), quindi, ringrazio questa
grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso, quello
di Harry Potter…
Io ho terminato, buona lettura
Angèle
* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….
-Chapter
4: “Macabri ritorni…”-
Tamiara era intenta a fissare le mura
altissime della prigione di Azkaban. Nel suo paiolo la chiara immagine
s’increspava appena ad ogni bollire della pozione sulla quale era riflessa.
Il fuoco
acceso sotto crepitava e riscaldava l’ambiente umido.
Il fresco
piacevole di fine Estate aveva lasciato posto al freddo più intenso e meno
gradito dell’Autunno inglese. Gli alberi intorno alle rovine del castello, ex
roccaforte di Voldemort, avevano assunto dei coloriti più caldi: il fogliame
qualche mese prima verde e rigoglioso stava morendo con i suoi marroni e gialli
delle foglie secche. I prati erano spogli ricoperti, di tanto in tanto, da
qualche foglia caduta dai rami.
Tamiara
rabbrividì appena quando un fiotto di aria gelida s’infilò prepotentemente tra
le crepe del castello, arrivando a toccare il suo collo bianco. Guardò ancora
per poco nel paiolo l’immagine riflessa di Azkaban e, dopo aver appuntato
qualcosa su un foglio posto sul tavolo alla sua sinistra, fece scomparire la
pozione.
Cassio era
seduto su una delle due poltrone nere rivolte verso il camino tristemente
spento. Fissava con aria truce un terzo uomo presente nella piccola sala mentre
rimaneva immobile a fissare l’oscurità vellutata.
-Non riesco
ancora a capire perché abbiamo dovuto riportarlo in vita. Non mi piace pensare
che lui abbia scampato la morte…-
Tamiara non
fece caso alla milionesima lamentela del suo compagno, impegnata com’era a far
ribollire un’altra pozione dall’odore dolciastro. Era un preparato melmoso, dal
colorito rosato. Tamiara girò, con il cucchiaio d’argento, la pozione una volta
verso sinistra ed un’altra verso destra. Immediatamente cambiò la sua
consistenza, da melmosa a liquida.
-L’ho già
spiegato due volte, Cassio.- la donna si spostò una ciocca di capelli amaranto
dietro l’orecchio. –Non ho intenzione di
ripeterlo.-
Cassio
trattenne un gesto di stizza, si alzò dalla poltrona, avvicinandosi all’uomo
che fissava senza espressione il vuoto. Gli sventolò una mano davanti al naso,
nella speranza di provocare qualche reazione, ma Mellifluo McStrict, l’uomo che
era tornato dalla morte un paio di settimane prima, rimase immobile.
-Sembra ancora
più deficiente di prima.- brontolò con una vena di sarcasmo nella voce. –E
questo è tutto dire…-
Tamiara
aumentò con un colpo di bacchetta la fiamma sotto il calderone. La pozione al
suo interno borbottò per un paio di secondi, poi fece un piccolo sbuffo di fumo
e cambiò colore, diventando di un brillante fucsia shocking.
-E’ pronta!-
esclamò festosa la donna.
Cassio
sobbalzò, sciogliendo velocemente le treccioline che aveva fatto con i lunghi
capelli biondi di Mellifluo. S’avvicinò a Tamiara, spiando i suoi gesti con
fare da cospiratore. Non che stesse tramando qualcosa alle spalle della donna,
semplicemente la sua era una deformazione professionale.
-A cosa serve
questa roba?- le domandò, annusando schifato il contenuto del calderone.
Tamiara ne versò
un bel po’ in una coppa di cristallo comparsa dal nulla, mentre iniziava a
spiegare le funzioni della pozione a Cassio.
-Serve per
ridare a Mellifluo tutto quello che ha perso morendo.- lanciò un’occhiata
all’uomo biondo seduto nell’ombra. –Ora come ora, è solo un pupazzo con
un’anima. Dopo aver bevuto questa mia pozione, tornerà come nuovo.-
Cassio rimase
in silenzio un attimo. –Ma se tornerà come nuovo, poi non vorrà passare dalla
parte di Angelia?-
Tamiara rise.
–Secondo te non ho pensato anche a questo?-
L’uomo si
schiarì la voce, preferendo non rispondere. Doveva semplicemente prendere atto
dell’incredibile genio del male di Tamiara. Era perfida, calcolatrice, astuta
ed intelligente, un vero pericolo per i suoi nemici ed anche per lui. Non sempre
riusciva a tenere il suo passo.
-Mellifluo non
ricorderà niente di Angelia e mi sarà devoto. Sono la sua padrona, ora.-
Afferrò il
volto elegante di Mellifluo, stringendogli le guance per fargli aprire la
bocca.
L’uomo non
resistette molto e, con rassegnazione, lasciò che Tamiara gli versasse nella
gola la pozione. Fu come gettare dell’acqua in un pozzo e Mellifluo non reagiva
in alcun modo.
-Sei il mio
servo Mellifluo McStrict.-
Tamiara
scoppiò in una risata metallica, quando l’uomo si strinse le mani alla gola,
annaspando in cerca di ossigeno. Era stato colto da convulsioni ed era caduto
supino sul pavimento. Sbatacchiava la testa a destra e sinistra, mentre una
schiuma bianca gli usciva dalla bocca spalancata.
Tamiara
fissava la scena senza muovere un muscolo. Quando la crisi di Mellifluo passò,
lasciandolo ansimante sul freddo pavimento, la donna sorrise maggiormente. Gli
offrì una mano che Mellifluo scrutò attento, prima di accettare.
-Sei il mio
servo Mellifluo McStrict.- ripeté Tamiara. Questa volta, però, una voce le
rispose.
-Sì, mia
Signora.-
***
TJ
accarezzava con poca attenzione la mano che Maggie poggiava blandamente sul
tavolo del bar vicino la loro università, poco distante dalla caserma di Auror.
Stavano studiando, chi musica e chi chimica, per la successiva sessione d’esami
che li avrebbe visti impegnati nei prossimi mesi.
Era un attimo
d’intimità assoluta in cui il silenzio regnava e loro si tenevano per mano.
Adoravano restare così, muti, a studiare tra di loro senza aver la necessità di
parlare per occupare silenzi che con altre persone sarebbero stati definiti
imbarazzanti.
TJ si fermò un
brevissimo momento a fissare il profilo delicato di Maggie mentre annotava
qualcosa sul margine del suo libro.
La ragazza mordicchiò
il tappo della penna nera, aggrottando le sopraciglia curate.
TJ notò quelle
guance leggermente rosse, quel modo nervoso di torturare la sua penna e capì
che qualcosa non andava. Le strinse istintivamente la mano che stava
accarezzando, facendole sollevare lo sguardo su di lui.
-Che hai,
Margareth?- gli occhi blue intenso del giovane si fissarono sul volto di Maggie
che rimase sorpresa della domanda.
-Io?- chiese,
umettandosi e labbra carnose. –Nulla.-
TJ fece un
mezzo sorriso. Si allungò sul tavolo ed imprigionò le labbra della ragazza
contro le sue. Le accarezzò con dolcezza infinita la pelle della guancia mentre
senza alcuna opposizione approfondiva quel bacio così naturale.
-Sì, che hai
qualcosa.- le sussurrò una volta scostatosi mentre appoggiava la fronte contro
la sua. –Mi hai baciato senza lamentele…-
-Non è vero.
Io non mi lamento quando devo baciarti…- si giustificò, arrossendo.
TJ ridacchiò.
–Oh, sì che lo fai.- imitò la voce di Maggie un po’ troppo stridula. –TJ sto studiando, TJ non ho capito questo
importante composto chimico, TJ m’imbarazzo…-
Maggie
spalancò la bocca basita. Aggrottò la fronte, sbuffando. –Io non parlo così.-
Il ragazzo
riprese a scrivere un momento, facendo finta di non prestarle molta attenzione.
-Proprio così
no. Però, ci sei vicina…-
-Sembro un’oca
strozzata.-
TJ rise,
alzando di nuovo il suo sguardo su di lei. Rimase zitto un momento a fissarla,
prima di chiederle. –Allora, cos’hai?-
-Niente.-
ribatté secca l’altra un po’ inacidita dalla poco raffinata imitazione della
sua voce.
TJ incrociò le
braccia sul petto, inarcando un sopraciglio rossiccio. –Non puoi dirmi una
bugia.- e le indicò le dita. –Quando lo fai incroci l’indice ed il medio della
mano sinistra. L’hai appena fatto.-
Maggie sbuffò,
arrendendosi all’evidenza che TJ la conoscesse molto meglio di lei. Era
impossibile mentirgli o nascondergli qualsiasi cosa. Si tolse una ciocca di
capelli biondi dagli occhi e lo guardò.
-Va bene. Hai
ragione tu.- fece una smorfia. –Sono preoccupata.-
TJ sorrise
trionfante, si avvicinò alla ragazza appoggiando un gomito sul tavolo. –Come
mai?-
-Anne e Ron.-
Il ragazzo non
aveva ben capito il binomio di quei due. Insomma da quanto sapeva, e sapeva
molto, non ricordava che avessero mai avuto una storia, fortunatamente. Poi,
tra l’altro, non li vedeva molto bene assieme.
-Mi sono perso
qualcosa?- chiese genuinamente preoccupato. –Non sarà nato un nuovo amore senza
la mia benedizione?- ci scherzò su.
Una velenosa occhiata
di Maggie gli fece ben capire che non c’era alcun motivo di fare dello spirito
sulla questione. Quindi, con un leggero rossore sulla punta delle orecchie,
chiese venia. –Hai ragione. Dicevi?-
-Anne non vede
più Draco da un mese, ormai. Non era mai successo. Da quando sono diventati
amici stretti, non è mai passato più di un giorno senza che si sentissero o si
vedessero…- guardò, senza entusiasmo, il suo bicchiere ancora pieno di
limonata. –Anne ha una faccia sempre così triste. Sembra un fantasma…-
-Magari hanno
litigato…- azzardò TJ. –Può capitare.-
Maggie annuì.
–Sì, questo è certo. Me l’ha confermato Lily che sta cercando di farli
riappacificare da un pezzo… Però, questa volta, è una cosa diversa. Anne non me
ne ha parlato e non ha accennato nulla nemmeno ad Angelia…-
-Magari
dovremmo cercare di farli incontrare. Così, parlerebbero.- propose TJ,
accarezzandole una spalla.
-Ci ho pensato
anch’io. Ma come?-
TJ ci rifletté
un attimo, poi disse. –Esponimi l’altro
caso.-
-Ron?-
Il rosso
ridacchiò. –E chi se no? Da un paio di anni a questa parte abbiamo parlato più
di lui che di noi…-
Maggie rimase
in silenzio, accusando il colpo di quell’affermazione scherzosa che rivelava il
velato malcontento di TJ.
-Da quando
Hermione è tornata lo vedo più contento. Esce spesso, si allena, a ripreso a
farsi la barba tutte le mattine, sorride… però…-
TJ la guardò
curioso di sentire il suo punto di vista su una situazione che lui riteneva
rosea per Ron che aveva passato gli ultimi 3 anni a rigirarsi i pollici nella
più totale disperazione.
-Però?-
Maggie si
morse l’angolo destro delle labbra, facendo una piccola smorfia scontenta. –Ho
paura che sia solo una falsa felicità e che lui stia soffrendo. Non può aver
dimenticato in un colpo tutto quello che ha passato per colpa di Hermione.-
TJ ricordò la
breve conversazione che aveva avuto con Ginny. Hermione le aveva raccontato del
suo discorso con Ron. –Da quello che so Hermione e Ron hanno avuto una
discussione-chiarimento qualche settimana fa. Ron le ha detto a chiare lettere
che dovrà impegnarsi per riavere la sua fiducia…-
Maggie rimase
a bocca aperta. Perché diavolo lei non sapeva nulla di tutto questo? Stava
spesso con Ron dopo l’università, mentre aspettava TJ per tornare a casa.
Avevano avuto un sacco di tempo per parlarne eppure Ron non le aveva accennato
nulla.
-Davvero?-
TJ annuì. –Sì,
me l’ha confidato Ginny, in un momento di sconforto, quando sono andato a
riportarle Eddie, dopo lo zoo.-
Maggie si
zittì, abbassando la testa per giocherellare con la sua penna. Era sempre
l’ultima a sapere le cose. Nonostante cercasse di aiutare tutti, veniva messa
sempre da parte; alcune volte si sentiva inferiore perché lei… lei non era nata
maga. L’unica della sua famiglia a non avere un dono speciale. Convivere, ogni
giorno, con un peso così grande era difficile. Aveva cercato d’integrarsi nel
gruppo, trovando un suo posto, una sua caratteristica. Non era maga, ma avrebbe
potuto essere comunque una buona amica per tutti.
-Che hai?- le
domandò TJ.
Maggie alzò lo
sguardo, incontrando gli occhi blue del ragazzo. Anche lui era più integrato di
lei. –Nulla.- disse secca, chiudendo di scatto i suoi libri. –Visto che sai
così tanto di tutti, perché non li aiuti tu?!-
TJ notò il
nervosismo e la rabbia nella sua voce e la bloccò dal polso prima che potesse
alzarsi e fuggire via. –Ma che dici?!-
-Dico solo che
tu sei molto più benvoluto di me in quel gruppo. Ora, se vuoi scusarmi vado a
cercarmi degli altri amici.- e riuscì ad alzarsi.
TJ scoppiò a
ridere. –Maggie non dire idiozie! Lì, ti vogliono bene tutti…-
Maggie sentì gli occhi pungerle. –Ti sbagli. Mi
considerano tutti inferiore. Sono l’unica della mia famiglia a non essere maga.
Per loro, sono un mostro!-
-Smettila ed
abbassa la voce.- TJ l’aveva strattonata, costringendola a riaccomodarsi. –Stai
di nuovo viaggiando sulle onde della tua fantasia, Maggie. Tutti ti adorano con
o senza poteri, quindi, ricollega il cervello e cerchiamo di organizzare
qualcosa per risolvere le tue preoccupazioni…-
Maggie si
ostinò a non guardarlo in faccia, mentre alcune lacrime le scendevano sulle
guance. All’improvviso, sentì le dita delicatissime di TJ costringerla a
voltarsi.
-So che è
difficile essere la pecora nera della
famiglia. Essere il diverso e sentirsi inferiore a tutti…- TJ le parlò con
dolcezza mentre alludeva alla sua difficile situazione famigliare.
–Ma almeno le
tue sorelle ti vogliono bene e ti accettano per quello che sei, senza farti
pesare nulla. Per loro sei Margareth la loro sorella combina guai,
tremendamente carina e fidanzata con un fusto da paura…-
Maggie non
riuscì a trattenere una risatina. –E questo che centra?-
TJ fece un
sorriso vispo che le creò un tremito al cuore, poi le rubò un piccolissimo
bacio dalle labbra prima di sorridere. –Io centro sempre con te.- le tolse una
ciocca di capelli dalla guancia. –Poi, vuoi dire che non è vero?-
-Scemo.-
-Piagnucolona.-
-Vanitoso.-
-Pessimista.-
Si guardarono
un attimo e poi scoppiarono a ridere.
Maggie gli
saltò al collo e lo abbracciò forte. Rimase lì tra le sue braccia a respirare
quel profumo così pulito e fresco che le faceva bene. Non disse niente perché
sapeva che non c’era bisogno di altre parole tra loro due.
-Ora, se la
tua crisi è finita.- aggiunse TJ qualche minuto dopo. –Posso parlarti del mio
piano?-
***
-Perché
non mi avete chiamato prima?- sbraitò Hermione Granger mentre superava il
piccolo gruppo di Auror che si era ritrovato attorno al negozietto a Nokturn
Alley, dov’era stato ritrovato un corpo in avanzato stato di decomposizione.
Erano stati
Ron e Taissa a scoprire quella terribile sorpresa, avvisati da un paio di
passanti, insospettiti dal terribile odore che proveniva da un paio di giorni
da quel vecchio negozio.
Hermione fu
fermata da Draco, mentre l’aiutava a passare sotto quelle strisce rosse di
vietato l’accesso. –Scusaci, ‘Mione, ma sai che la nostra scientifica è
lentissima. Abbiamo dovuto aspettare che finisse i suoi sopraluoghi…-
Hermione
annuì, infilandosi senza tante storie nel negozio. Riconobbe immediatamente
Harry e Ron piegati sul cadavere, mentre Taissa prendeva alcuni appunti. Si
voltò verso Draco, fermo al suo fianco. –Chi è stato a ritrovare il corpo?-
Il biondo fece
un sospiro. –Ron ed il tenente colonnello Rüf. Sai, ad ognuno di noi è stato
assegnato un bulgaro, almeno per il momento.-
Hermione inarcò
un sopraciglio, ma annuì. –Capito.-
Senza
attendere oltre si avvicinò con passo sicuro ai suoi due amici. Si accovacciò
accanto ad Harry e Ron, salutandoli. –Salve, colleghi.-
I due si
voltarono, facendole un breve cenno del capo. –Meno male che sei venuta,
Hermione. Io e Ron non siamo mai stati bravissimi nel ricostruire con esattezza
le dinamiche dell’assassinio.- le disse Harry, scostandosi per farle posto.
Hermione
indossò i guanti, scrutando con attenzione lo squarcio che il vecchio padrone
del negozio aveva sul petto. –E’ stato ucciso con un pugnale.- sentì per un
brevissimo istante gli occhi di Ron sulla sua nuca ed iniziò a lottare con se
stessa per non farci caso. –il colpo…- continuò, osservando con maggiore
attenzione gli schizzi di sangue sulla veste azzurra del cadavere. -… è
arrivato da qui…- indicò la schiena.
-Sì, l’avevo
pensato anch’io.- una voce femminile la fece sobbalzare. Si voltò di scatto,
fulminando con i suoi occhi scuri Taissa Rüf che aveva osato invadere il suo
campo. Il giovane tenente colonnello aveva in mano il blocco degli appunti,
mentre il suo sguardo chiaro rispondeva a quello velenoso di Hermione.
Harry, Ron e
Draco avvertirono nettamente l’atmosfera raggelarsi. La competizione femminile
aveva il potere d’intimorirli.
-Sì.- la bruna
rispose asettica, voltandosi nuovamente verso il corpo e continuando a
scrutarlo con attenzione. – Non ci sono segni di colluttazione questo vuol dire
che la vittima o conosceva il suo carnefice o è stato colto alla sprovvista…-
-…O entrambe
le ipotesi.- aggiunse Taissa che si era avvicinata maggiormente ad Hermione,
accovacciandosi accanto a Ron.
Il tenente
Granger fece uno sforzo sovraumano per non farle una linguaccia da bambina.
Insomma, certi comportamenti non li aveva assunti quando stava a scuola, perché
doveva adesso?
…Perché quella saputella stava cercando
di prendere il suo posto…
-Ma perché non
usare la bacchetta e sporcarsi le mani come un babbano?-
-Beh, nulla di
più semplice.Se l’assassino avesse
usato la sua bacchetta non sarebbe stato difficile risalire alla sua identità.
Soprattutto se è stato schedato nei nostri archivi…- spiegò Hermione a Andrew
James che osservava la scena da debita distanza. Non sopportava i cadaveri
squarciati.
-Beh, potrebbe
anche averlo fatto semplicemente per divertimento.Uccidere un uomo con le proprie mani ti da
più soddisfazione che con la magia.- Taissa passò il suo peso da un piede ad un
altro, avvicinandosi di più al maggiore Weasley. –La mente dei criminali è
molto contorta. Dovrebbe leggere un libro sulla loro psicologia. Le consiglio
di studiare “Psicologia di un criminale” di…-
-…Fredrich
Sestunger. Sì, certo. L’ho conosciuto personalmente in un mio viaggio a
Berlino. Se le piace tanto potrei combinare un incontro…- disse con un
velatissimo vanto Hermione.
Taissa le
sorrise. –Sarebbe fantastico. Per il momento, però, ho altre mire.- e inclinò
appena la testa verso Ron che allibito continuava ad osservare quel feroce
scambio di opinioni.
Hermione
arrossì dalla rabbia sulle guance. Si umettò le labbra, cercando di rilassarsi.
Ma, quando vide Taissa issarsi sulla schiena e parlare all’orecchio di Ron,
vide rosso. Si tolse frettolosamente i guanti, cogliendo di sprovvista un po’
tutti.
-Dove vai?- le
chiese istintivamente Ron.
-Fuori.-
bofonchiò Hermione. –Non avete bisogno di me qui. C’è già il tenente colonnello Rüf.- e senza
aggiungere altro superò Draco e con un colpo di bacchetta si smaterializzò
prima che il biondo riuscisse a fermarla.
***
Angelia era seduta sulla panca vicino la
finestra. Poggiava la fronte accaldata contro il vetro fresco, mentre osservava
delle lente goccioline di pioggia scendere silenziose lungo la superficie. I
suoi occhi, di solito blue e luminosi, in quel momento, tendevano al grigio,
rispecchiando il colore plumbeo del cielo autunnale che si stagliava sulla sua
testa.
Si stringeva
le braccia intorno al petto mentre una terribile sensazione di vuoto le
affliggeva lo stomaco. Non era un sentimento nuovo per lei, visto che soffriva
di quella terribile percezione da diversi giorni a quella parte.
I pensieri che
affollavano la testa erano dispettosi, poiché,non appena ne avevano la possibilità, convergevano sempre su quella
passata serata in cui aveva venduto la sua anima alla Regina dei Morti per
riavere Mellifluo. Peccato che non tutto era andato come aveva sperato. Di
Mellifluo, infatti, non ne aveva visto nemmeno l’ombra ed il pensiero che
avesse perso la sua anima inutilmente le faceva dolere il cuore e la mente.
Si tirò al
petto le lunghe gambe affusolate. Distaccò la fronte dal vetro, appoggiandola
sulle ginocchia, maledicendo per la centesima volta la sua ingenuità.
Perché doveva
essere così sciocca?
Sentì gli
occhi inumidirsi ancora una volta e, mentre lasciava che le lacrime cadessero
lungo le sue guance, permise alla polvere dei ricordi di offuscarle la mente.
Aveva percorso così velocemente le
strade più vecchie di Parigi che non si era nemmeno resa conto di dove era
arrivata.
Il suo respiro era affannato ed il suo
cuore stava battendo così rapidamente da farle male. Si era voltata indietro
diverse volte, timorosa di vederlo spuntare di nuovo.
Dopo la morte di sua madre, in quel
terribile incendio, si era ritrovata a vagabondare per le strade di Parigisenza meta. Aveva all’incirca 8 anni, ma
nonostante questo, non aveva mai avuto paura della vita notturna parigina. Non
ne aveva mai avuto paura, fino al giorno in cui aveva scoperto un ragazzino
appena più grande di lei seguirla.
L’aveva guardato brevemente in quegli
occhi azzurri così simili ai suoi, eppure così terribili e spietati, e ne era
rimasta spaventata. Aveva iniziato a correre lontano da quel ragazzino bruno ma
sempre lui l’aveva ritrovata. I suoi pedinamenti erano diventanti continuativamente
più insistenti, arrivandole ogni giorno sempre più vicino.
Angelia era scivolata sui ciottoli
bagnati dalla pioggia, cadendo e ferendosi ad un ginocchio. Era rimasta
impaurita, ferma sotto quella piccola galleria di Rue Rolin, vicino al caffè
Gueboit, dove aveva trovato rifugio
dalla pioggia diverse volte e dove, allora, cercava rifugio anche dal piccolo
pedinatore.
Aveva trattenuto un grido, quando una
mano le aveva afferrato il piccolo polso, costringendola a voltarsi. Si era
ritrovata, faccia a faccia, con un vecchio barbone che l’aveva guardata con
stupore.
-Qu’est-ce que tu
fais ici, pétite Dame?- Il senza tetto le aveva chiesto con uno
sguardo indagatore di spiegare la sua presenza.
-Je ne suis pas
une pétite Dame. Laisse-moi, Clochard!- Angelia gli
aveva risposto con rabbia, mentre gli colpiva con forza gli stinchi.
-Putain!- aveva gridato l’uomo,
lasciandola immediatamente andare.
Angelia aveva ripreso a correre verso
l’uscita della galleria. Aveva udito i suoi passi rimbombare in quel luogo
chiuso, come il cuore nel suo petto. Il respiro affannoso ed il dolore al
ginocchio le stavano rallentando la corsa. Era uscita in strada, dove la
pioggia stava cadendo fitta e fredda.
-Arrête-toi!- una voce maschile, appena
baritonale.
Angelia aveva allungato il passo,
spaventata. Stava per raggiungere la sponda della Senna, ma qualcosa l’aveva
colpita sulla testa. Aveva urlato di dolore, davanti ai suoi occhi aveva visto
una fugace luce bianca, poi era svenuta.
-Angelia?- la
porta della sua stanza si era aperta leggermente, lasciando entrare una leggera
luce del corridoio. Si era ripulita rapidamente gli occhi, ringraziando il
cielo di essere in una stanza buia.
Mary Anne si
era fermata sulla soglia, timorosa di non volerle arrecare disturbo. Era da un
paio di giorni che era preoccupata per sua cugina. Non era più la solita
Angelia, dolce e disponibile, era sempre taciturna e piuttosto riservata.
Sembrava un fantasma.
-Sì, Anne?-
La bruna cercò
l’interruttore sul lato destro del muro. Accese la luce che immediatamente illuminò
tutto, rivelando gli occhi rossi e tristi di Angelia, seduta sulla panca
accanto alla finestra.
-Ero venuta a
portarti un pezzetto di torta al cioccolato.- esordì la piccola Anne con
timidezza, mostrando il piattino di porcellana dove troneggiava non un pezzo ma
metà della torta al cioccolato.
Ad Angelia
venne istintivo sorriderle.
Mary Anne era
sempre così: dolce, gentile e pronta ad aiutarla. L’aveva accolta in casa come
fosse una sorella, l’aveva fatta sentire immediatamente parte della famiglia,
l’aveva sostenuta e confortata dopo quel terribile periodo e si sentiva in
debito con lei… e, proprio per questo, non poteva confidarsi, raccontarle del
suo spregiudicato tentativo di riportare in vita l’amore della sua vita. Aveva
paura di deluderla e, in fondo, sapeva di aver tradito la sua fiducia.
Per di più
senza aver ottenuto alcun risultato.
-Grazie…-
sussurrò Angelia, aggiustandosi la frangia sugli occhi per nascondere il loro
rossore. –Ma non ho molta fame.-
Anne rimase un
po’ delusa, osservando prima la torta e poi sua cugina. –Stai bene, Angy?-
Angelia fece
fatica a trattenere le lacrime che premevano per uscire. Tirò su col naso il
più silenziosamente possibile ed annuì. –Sì, tesoro, sto bene.-
La bruna
rimase a guardarla brevemente, facendole un sorriso così gentile che la fece
sentire ancora di più colpevole di averla tradita. –Sai che io sono sempre
pronta ad ascoltarti.-
Dolce, tenera
Anne, si ritrovò a pensare Angelia. Era così piena dei suoi problemi ma si
preoccupava per lei.
Angelia si
morse le labbra, distogliendo i suoi occhi azzurri da quelli ancora più chiari
di Anne.–Lo so. Non ti devi
preoccupare.-
- D’accordo.-
rispose, dopo un breve momento di silenzio, l’altra. Entrò nella stanza,
appoggiando sulla scrivania il piattino con la torta. –Te la lascio qui nel
caso ti venisse fame o voglia di dolce…-e rimase voltata verso il muro, per qualche secondo.
-So che lui ti manca tanto…- Anne parlava,
dandole le spalle. -… che faresti di tutto per riaverlo, ma… Angelia devi continuare
ad andare avanti. Non si può rimanere a vivere nel passato, la vita è
un’evoluzione e se si rimane in un limbo di stasi si rischia di non sentirsi
più vivi…-
Angelia sentì
le lacrime bagnarle le guance. Sapeva che Anne parlava anche per lei. Il sol
pensiero che quella ragazza avesse potuto soffrire così tanto, le straziava il
cuore. Si alzò dalla panca, avvicinandosi ad Anne. Le scostò con amorevolezza
una ciocca di capelli dal volto, dicendole. –Basta soffrire, Anne.-
La più giovane
si voltò a guardarla; piangeva silenziosamente, lasciava che le lacrime
scivolassero sulle sue guance come stava facendo Angelia. –Basta soffrire,
anche per te, Angelia! Basta! Basta! Basta!- ripeté con rabbia, stringendo
forte la cugina che in silenzio annuiva. Rimasero lì ferme per un po’ e quando
le lacrime cessarono di cadere, si fecero un sorriso.
-Non
piangeremo mai più, per nessuno.-
disse Anne risoluta.
Angelia annuì,
ma dentro sentiva il mostro terribile del rimorso continuare a mangiarle il
cuore e l’anima, incurante del suo sentito pentimento.
***
Definire Tamiara eccitata per qualcosa
era sempre stata un’esagerazione. Di solito, era una persona moderata, senza
tanti slanci né di rabbia né di felicità. Controllava sempre tutto e, forse,
questo era l’unico pregio che aveva. Quella volta, però, definirla eccitata era
esatto.
Non stava
nella pelle. Aveva quasi consumato interamente il pavimento del suo
nascondiglio tanto l’aveva percorso, in lungo ed in largo. Controllava gli
appunti sul suo diario, girava la pozione, sbirciava fuori dalla finestra la
pioggia che scendeva senza sosta. Tutto le allargava il sorriso sul volto
appena tornito.
-Perché così
emozionata, mia Signora?- Mellifluo ripuliva la sua ascia dal sangue di un
coniglio che aveva ucciso per fare pratica. Tamiara aveva obbligato Cassio a
dargli lezioni di spada, pugnale, bacchetta, combattimento corpo a corpo e
naturalmente ascia. Con grande disappunto di Cassio, l’uomo si era rivelato
uncecchino nato, com’era nella sua vita
precedente, del resto. La morte non l’aveva rammollito.
Tamiara si
voltò, facendo un sorriso spaventosamente felice. –E’ la sera!- gioì, girando
di nuovo la pozione nel calderone. –Cassio, tu ed io attaccheremo Azkaban e ci
riprenderemo il nostro esercito di mangiamorte…-
-Ci sarà da
combattere, mia Signora?-
-Certamente.-
La donna agitò la bacchetta verso il tavolo facendo apparire una specie di
armatura. –Ci sarà da combattere tantissimo: potrai fare magie, uccidere tante
guardie e finalmente mettere in pratica quello che Cassio ti ha insegnato. Non
sei contento?-
Mellifluo
rimase in silenzio per qualche minuto, analizzando l’armatura che Tamiara gli
aveva fatto apparire davanti. –Sembra divertente…-
-Lo è.-
Tamiara descriveva il futuro massacro, come se fosse stato una festa di paese
in cui tutti avrebbero bevuto birra e mangiato porchetta, divertendosi come
matti. Chiunque sano di mente avrebbe storto il naso a quella discussione.
Mellifluo, però, era appena tornato dal mondo dei morti e non aveva una chiara
visione della vita.
-Cos’è?-
chiese, riferendosi all’armatura.
-Una
passaporta speciale. Quando capirai di non riuscire più a combattere,
basteràpoggiare la mano qui e tornerai
a casa.- gli sorrise, aiutandolo ad indossarla.
-Non sembra
difficile.- disse Mellifluo, guardando il corpetto che aveva indossato.
Tamiara gli
legò i capelli biondi in una coda. –No, non lo è.- gli poggiò una mano sulla
spalla e, con uno sguardo terribilmente cattivo, continuò. –Non deludermi,
Mellifluo.-
L’uomo si
inginocchiò, prendendole la mano e baciandogliela. –Non lo farò, mia Signora.-
***
-Ginny,
per favore!- supplicò Maggie, mentre le passava la spugnetta imbevuta di
bagnoschiuma per lavare la schiena di Eddie che gioioso batteva le manine
sull’acqua profumata del suo bagnetto. La casa di Ginny ed Harry era rumorosa
come al solito, riempita dagli urletti contenti del bambino e dalle chiacchiere
di Ginny, Maggie e TJ.
-Maggie,
tesoro, sai che sono la prima ad appoggiare certe cose, ma se organizzo di
nuovo qualcosa Harry mi lascia ancora prima di sposarci…- Ginny aveva i ciuffi
rossi raccolti in una crocchia poco ortodossa sulla testa. Con un braccio
teneva Eddie e con l’altra gli lavava la schiena.
-Tabo-tabo
splash, splash!- ripeteva il bambino.
TJ era
accovacciato vicino la vasca, con un braccio appoggiato sul bordo, mentre con
l’altra mano muoveva le barchette e le paperelle con cui aveva giocato con
Eddie fino a poco prima. Fissava le due donne parlare, senza aprire bocca.
Sarebbe intervenuto solo nel caso l’avesse ritenuto strettamente necessario. Di
solito, lo zittivano sempre.
-Ma dai cosa
sarà mai una cena tra amici?- continuò Maggie, sedendosi sulla vasca ed
iniziando ad insaponare i capelli di Eddie che silenzioso era impegnato a
mordicchiarsi le manine paffute. Ginny aveva usato un nuovo prodotto che
profumava di zucchero filato ed il bambino sembrava gradire molto. –Qualche
pizza, un paio di birre e tante chiacchiere…-
-Maggie
l’ultima rimpatriata è finita in tragedia…- Ginny tolse prepotentemente una
mano di Eddie dalla sua bocca, che piuttosto indispettito mise il broncio.
-…Ron è quasi morto d’infarto ed Harry ci ha rimesso qualche porzione del
cervello. Non è più lo stesso d’allora….-
Maggie
trattenne una risatina, mentre TJ era scoppiato tranquillamente a ridere. –Ti
giuro che né Ron né Harry ci rimetteranno qualcosa. Ci troveremo in un terreno
neutro. Un localino appena fuori Diagon Alley. Per favore, sarà divertente!- la
supplicò ancora la più giovane, aprendo l’acqua della doccia per lavare i capelli
di Eddie.
TJ vide il
bambino rischiare il soffocamento.
Maggie aveva
passato la doccia a Ginny che, senza pensarci due volte, l’aveva puntata sulla
faccia di Eddie.
Fu un attimo e,
dai capelli e dalla faccia, scomparve la schiuma.
TJ aveva
stretto gli occhi, aspettando l’urlo disumano del bambino ma, invece, Eddie
scoppiò a ridere subito dopo.
Ginny prese un
asciugamani morbido e, aiutata da Maggie, ricoprì suo figlio. –Eccolo il mio
spruzzetto di sole!- esclamò, prendendolo in braccio.
-Allora, Gin?-
riprese Maggie, qualche minuto più tardi, quando si furono trasferiti nella
camera del bambino.
Ginny era
impegnata a cercare un pigiama pulito ad Edward che aspettava zitto, zitto
seduto in braccio a TJ che gli accarezzava i capelli bagnati con una salvietta
più piccola.
-Maggie ti ho
già detto cosa penso. Io non voglio entrare di
nuovo in queste organizzazioni clandestine. Non ne ho più l’età…-
-Ma se è
passato solo qualche mese dall’ultima…-
Ginny, TJ e
Maggie scoppiarono a ridere.
-Sì, lo so,
era tanto per dire.- spiegò la più grande. –Ma se voi riusciste ad organizzare
tutto da soli, per esempio, questa sera
verso le 9,30, nel nuovo locale che hanno aperto appena fuori Londra, sulla
strada incantata per Azkaban…Non sarebbe male… se voi mi chiedeste di
prenotarlo a nome vostro potrei anche farlo…-
TJ e Maggie
rimasero un attimo in silenzio ad osservare Ginny come due mucche avrebbero
osservato il passaggio di un treno. Zitti, muti, senza nemmeno un respiro. Un
attimo di assoluta calma, interrotta appena dalle risatine di Eddie.
-Vero!-
esclamò, all’improvviso, Maggie. –Sai, Ginny, era proprio quello che stavo pensando. Tu ed Harry ci state?-
Ginevra annuì,
facendo un breve sorriso. –Noi sì.-
-TJ muoviti,
prendi il cappotto dobbiamo organizzare un sacco di cose.- ordinò Maggie senza
perdere tempo. –Bene ci vediamo alle 9,15 qui a casa tua!-
Senza
aggiungere altro, prese TJ per una mano e lo trascinò verso le scale.
Ginny
ridacchiò ancora per un po’, dopo aver sentito il povero ragazzo urlare. -MA
CHE HO FATTO DI MALE PER MERITARMI QUESTO?-
***
Quando Draco si smaterializzò nel posto
che TJ gli aveva indicato rimase un attimo spiazzato nel ritrovarsi su
un’altura, appena prima il molo dal quale si prendevano delle barchette per
raggiungere la prigione di Azkaban che quella sera, vista da così lontano,
sembrava un triste castello gotico illuminato, di tanto in tanto, da qualche
lucina.
Si voltò un
paio di volte, sia a destra che a sinistra, per poi notare, finalmente,
un’altra imponente struttura dall’aria spettrale, sulla quale un’insegna
falsamente fatiscente recitava: “ALLA
STAMBERGA STRILLANTE, l’unico, originale ristorante che fa davvero paura” .
“Carino…”
pensò sarcasticamente il ragazzo, mentre si dirigeva con passo leggermente trascinato
verso l’ingresso. Sentì immediatamente un vociare indistinto provenire dal
locale e, quando aprì le fatiscenti porte, un calore piacevole lo invase.
Il
proprietario del locale, un vecchio fantasma tornito, gli si fece incontro.
–Buonasera,
mio terrificante cliente…- lo accolse con una macabra allegria. –Posso esserle
utile?-
Draco guardò
attraverso il corpo trasparente del fantasma, riconoscendo seduti in un tavolo
molto lungo i suoi amici. –Io sono con loro…- e gli indicò Harry e Ginny seduti
vicini intenti a chiacchierare con Ron e Maggie.
Il fantasma
fece un profondo inchino. –Mi segua, allora!-
Draco arrivò
di soppiatto dietro Harry e Ginevra. Entrambi sobbalzarono, facendo ridere
l’intera tavolata.
-Draco!-
esclamò con un sorriso Ginny, allungando una guancia verso di lui per essere
salutata. Il biondo gliela bacio, accarezzandole la testa.
-Ciao, Ginny.-
-Ehi, il
BIONDO…- brontolò Harry. –Se ci riprovi a farmi saltare l’anima dal petto, ti
faccio una ceretta completa sulla testa, facendoti dire addio alla tua chioma
da puttino…-
Draco fece
finta di non sentirlo, iniziando ad osservare i diversi posti ancora vuoti.
–Chi manca?-
-Hermione…-
rispose Maggie prontamente. In fondo, la serata l’aveva organizzata lei.
-…Joseph e
Lucrezia, James ed Evelyn.-
Draco rimase
un po’ deluso, quando Maggie non menzionò il nome di Anne. Adocchiò un posto
accanto a TJ e lo raggiunse. Nel momento in cui si stava per sedere, due donne riemersero
dalla toilette delle signore: Anne ed Angelia.
Vedendole camminare
vicino, ci si poteva accorgere della loro terribile somiglianza: lo stesso
colore degli occhi e dei capelli, lo stesso naso e lo stesso modo di sorridere.
Il loro portamento, però, era l’uno l’opposto dell’altro: Anne, timida ed
insicura, mentre Angelia, spavalda e sensuale.
Draco non
riuscì a fermare le sue labbra che morbide s’incresparono in un sorriso, non
appena riconobbe Anne. Pregò con tutto se stesso che avesse dimenticato quello
che si erano detti ma, quando la ragazza, obbligò con lo sguardo Angelia ad
occupare il posto accanto al suo, capì che ricordava perfettamente ogni parola
che aveva detto.
Questo gli
fece male e, quando per sbaglio incontrò lo sguardo di Anne, non riuscì a
sostenerlo e preferì rannicchiarsi nel suo mutismo che per così tanto tempo
l’aveva caratterizzato.
Maggie che
osservava tutto dal suo posto strategico, si sentì in obbligo d’intervenire.
-Angelia ti
dispiacerebbe metterti al mio posto e far scalare Draco accanto ad Anne? Vorrei
sedermi un po’ più vicino alla finestra…- spiegò con falsa casualità.
Angelia non se
lo fece ripetere due volte e, ignorando lo sguardo inceneritore di Anne, si
spostò nel posto di Maggie che scivolò accanto alla finestra.
Per Anne e
Draco fu un leggerissimo momento d’imbarazzo. Si fissarono brevemente e, dopo
che la ragazza fu arrossita, Draco proruppe in un gentile –Ciao.- che fece
sobbalzare il cuore della bruna. –Stai bene?-
Anne annuì.
–Sì, tu?-
Draco avrebbe
tanto voluto rispondere che nulla andava bene da quando non poteva più vedere
né lei né la piccola Lily tutti i giorni ma preferì non infierire e lasciare
che entrambi rispettassero la decisione presa.
-Bene.- rimase
un attimo in silenzio e poi non riuscì a fermarsi. –Mi sei mancata tanto,
però.-
Anne sentì il
cuore farsi in tanti piccoli pezzettini mentre lo stomaco si torceva senza
ritegno. –Anche tu…- “MA CHE DICI?!” si sgridò mentalmente, “Rettifica
immediatamente quello che hai detto!”
-Davvero?-
Draco le sorrise ed i suoi occhi grigi, che sapevano essere tanto caldi e
passionali con lei, s’illuminarono.
-Certo…-
sorrise. “D’accordo. Tu sei scema, Mary Anne. Ti ho detto di rettificare non di
aggiungere altra carne a cuocere!”
Silenzio.
-Ho conosciuto
il nuovo insegnante di pattinaggio di Lily.- disse improvvisamente Anne per
riattaccare bottone. –E’ molto giovane.-
Draco ebbe due
stilettate al cuore nel giro di qualche secondo. Si sforzò di sorriderle.
–Davvero? E’ bravo?-
Anne annuì.
–Sì, parla un po’ a sproposito ma ha instaurato un buon rapporto con Lily.-
Terza
stilettata. Draco rischiava di non arrivare vivo alla fine della conversazione.
–Bene. Allora, farò un salto a vedere… se
posso.- aggiunse come se chiedesse il permesso ad Anne.
La ragazza
rimase un momento in silenzio, non capendo quella richiesta e poi scoppiò in
una risata nervosa, annuendo. –Ma certo. Non c’è bisogno di chiedermi alcun
permesso. Tu lo sai che Lily ti aspetta con ansia. Vuole farti vedere i suoi
miglioramenti.-
-Tu sai che
non vedo l’ora di vederla anch’io ma se tu mi hai chiaramente detto di non
volermi vedere più tanto spesso… Io mi attengo alla tua volontà. Non voglio
arrecarti disturbo.-
Anne arrossì.
–Tu non mi arrechi disturbo. Quando vieni a trovare Lily, lei è sempre così
contenta. Quello che ti ho detto
riguardava il nostro rapporto… Non è necessario che io sia sempre presente,
quando vieni a trovarla. Chiaro?-
Draco annuì
leggermente sollevato. Appena un pochetto, però. In fondo, voleva che l’intera
situazione tornasse normale. Lily ed Anne erano importanti nella sua vita, più
della sua stessa famiglia.
Avrebbero
continuato a parlare se diverse voci allegre non li avessero salutato:
Hermione, Joseph, Lucrezia, Evelyn ed Andrew erano appena entrati.
Draco notò la
strana espressione di Ron quando Hermione si sedette obbligatoriamente accanto
a lui, senza aprire bocca e, mai come in quel momento, si sentì solidale con
lui.
***
Mellifluo McStrictsi era materializzato appena fuori l’entrata
di Azkaban.
Il mantello
scuro veniva sferzato dalla leggera ma fredda brezza di inizio autunno. La luna
era completamente coperta da una pesante nuvola carica di pioggia.
All’orizzonte il cielo veniva illuminato, di tanto, in tanto, da lampi insoliti
per quella stagione.
-Sta per
piovere…- Tamiara gli era comparsa accanto, infagottata nel suo mantello viola.
I capelli
rossi e ricci si muovevano al ritmo del vento, mentre gli occhi verdi e marroni
si posavano sull’enormi porte della prigione.
-Mia Signora,
cosa aspettiamo?-
La donna
osservava attentamente l’ingresso mentre Cassio si materializzava con un sonoro
pop accanto a Mellifluo. Gli lanciò un’occhiata in tralice che però il biondino
non colse.
-Il momento
esatto.-
Le nuvole
cariche di pioggia si erano avvicinate a grandi passi al castello tetro. Le
fiamme delle torce si attizzarono all’improvviso, prima che una voce
gridasse:-Cambio!-
Gli auror
speciali addetti a sorvegliare la prigione si davano il cambio ogni 3 ore e
quello era l’unico momento in cui Azkaban restavapriva di protezione.
Tamiara
sorrise e, quando un fulmine squarciò il cielo ed una fitta pioggia iniziò a
scendere, impose le mani sui grandi portoni e li fece esplodere come se fossero
fatti di cartone.
La
deflagrazione produsse un boato assordante che riecheggiò sul piccolo isolotto
e sulle acque che lo circondavano, mentre si propagava anche sulla terra ferma.
Gli Auror che
erano impegnati nel cambio della guardia furono presi alla sprovvista, quando
videro una donna minuta comparire dietro la polvere che si stava dissolvendo
velocemente, grazie alla pioggia. Erano rimasti basiti ad osservarla mentre con
un passo leggero s’insinuava nella prigione.
-Buonasera.-
disse con voce gentile, mentre Cassio e Mellifluo l’affiancavano. –Mi dispiace
aver distrutto il vostro portone…-
I 5 auror la
guardarono con aria strabiliata. Poi, il più alto di tutti, un vecchio compagno
di corso di Ron, Harry ed Hermione, si fece avanti.
-Questa è zona
militare, Signora. Deve allontanarsi immediatamente se non vuole che apriamo il
fuoco su di lei.-
Tamiara
scoppiò a ridere alle parole dell’auror ed annuì. –Vorreste aprire il fuoco su
di noi, che siamo disarmati? Ma come siamo caduti in basso…- lo sguardo di
Tamiara si fece molto più duro. –Ci provi capitano e rimpiangerà il giorno in
cui è nato…-
L’auror non si
fece intimorire e, dopo un paio di cenni del capo ai suoi uomini, aprì il fuoco magico su di
loro. Decine d’incantesimi schizzarono fuori dalle loro bacchette, accompagnati
da sibili e i loro caratteristici sfavillii.
Si alzò di
nuovo un gran polverone che fece sorridere orgogliosamente il capitano
Marshall.
La pioggia
continuava a cadere senza sosta e sembrò cancellare il sorriso dalle labbra
dell’auror come aveva fatto con la polvere prima: il trio assortito era
scomparso; non c’erano corpi sulla terra ormai fangosa e nemmeno tracce di
sangue.
Fu
agghiacciante, sentire la risata eccessiva di Tamiara rimbombare nuovamente
nell’aria. –Dovrai fare di meglio, Auror.-
Gli uomini si
voltarono, ritrovando la terribile signora ammantata di viola ferma a pochi passi
dall’entrata. I due uomini più grossi erano fermi a farle da scudo.
-Non puoi
entrare, strega!- gli Auror si gettarono contro gli intrusi.
Mellifluo fu
accerchiato da un paio di uomini in divisa. Schivò rapidamente diversi colpi
contro il viso, mentre un terzo uomo alle sue spalle si preparava a lanciargli
un incantesimo. Mellifluo non parve accorgersene, continuando a combattere
contro gli altri che lo fronteggiavano. All’improvviso, però, quando udì il
sibilo fastidioso dell’incantesimo, si voltò di scatto, afferrò un Aurorcon cui stava lottando e lo usò come scudo.
L’avada
kedavra colpì l’ufficiale in pieno petto. Questi si lamentò appena, prima che
la vita gli fosse risucchiata dal corpo così rapidamente.
Cassio colpì
con una ginocchiata il capitano Marshall, facendogli sputare del sangue. Due
uomini grossi almeno quanto lui provarono a disarmarlo. Cassio, però, fu molto
più rapido e con un salto all’indietro evitò gli incantesimi.
Tamiara, nel
frattempo, era sgattaiolata quatta, quattanella prigione.
I rumori della
lotta avevano attirato altri Auror all’esterno e nei corridoi in cui la donna
si stava addentrando. Non passò molto, infatti, prima che lei incontrasse un
paio di uomini in divisa con le bacchette sguainate.
-ZONA
MILITARE. SE NON SI FERMA APRIAMO IL FUOCO!- urlò di nuovo un altro Auror.
Tamiara trovò
tutto molto noioso. Rovistò nella sua veste, recuperando un paio di pozioni
dall’aspetto innocuo.
Avanzò ancora
con passo flemmatico verso gli ufficiali che esitavano a lanciare incantesimi
contro una donna che sembrava inoffensiva.
-SI FERMI!- le
intimò nuovamente una voce maschile.
Tamiara
sorrise. –Voi Auror dovreste ampliare il vostro vocabolario. Ripetete tutti la
solita tiritera…-
-Come…- Ma
l’A.S. non concluse la frase, perché la donna ruppe le pozioni sul pavimento di
pietra. Un fumo denso e dal profumo speziato e molto gradevole si sprigionò
immediatamente dal liquido di un intenso colore giallo.
-SOGNOVIVENDI!-
gridò l’Auror prima che anche lui si afflosciasse sul pavimento ed iniziasse a
dormire. Non si sarebbero svegliati prima di 24 ore.
Tamiara
oltrepassò i corpi degli auror, dirigendosi con calma verso il corridoio numero
1. Erano i condannati meno pericolosi. C’erano uomini che avevano ucciso per sbaglio unbabbano, altri che avevano tentato di rubare
alla Gringott… nulla di particolare.
I prigionieri,
al passaggio della donna, iniziarono ad invocarla per essere liberati. Tamiara,
però, fece finta di non udirli e con un passo felpato lasciò il corridoio. Ne
oltrepassò altri quattro, prima di arrivare dinnanzi ad una porta di ferro.
C’erano diverse scritte magiche che intimavano a stare alla larga da quel
corridoio, dove si trovavano le celle di pazzi assassini e mangiamorte.
Tamiara
sorrise. L’aveva trovato finalmente.
Scostò con uno
scatto del polso il mantello viola, afferrando la bacchetta. Si concentrò sulla
serratura della porta, riconoscendo diversi incantesimi di protezione. Allargò
il suo sorriso, quando si rese conto che non era stata preparato nessun riparo
per le pozioni.
Gettò una
fiala contenente un liquido rosso sangue che esplose a contatto con la
superficie della porta, dando vita ad una fortissima deflagrazione.
Quando il fumo
fu scomparso e Tamiara poté finalmente rivedere, notò lo squarcio nel muro e
scoppiò a ridere.
La sua
vendetta era ufficialmente iniziata.
***
Avevano udito un’assordante esplosione.
I vetri del locale aveva vibrato sinistri mentre un attimo di silenzio calava
velocemente come un velo gelido sui presenti.
Si voltarono
quasi tutti verso le finestre, dietro le quali, un terribile temporale si stava
abbattendo.
Harry aguzzò
la vista, notando una grande nuvola di polvere che avvolgeva l’entrata
principale della prigione di Azkaban. Immediatamente saltò in piedi, gridando.
-Stanno
attaccando Azkaban!-
La sua frase,
pronunciata, in un momento di totale e spaventoso silenzio aveva sortito un
effetto terrorizzante. L’intera sala scoppiò a gridare, mentre i fantasmi si
tappavano le orecchie.
-Cosa?!- sia
Hermione che Ron e Draco furono pronti ad afferrare le bacchette.
-Quel rumore
veniva da Azkaban, guardate!-
I ragazzi si
concentrarono sul castello che si stagliava appena distinguibile nel buio della
notte.
-Oddio!-
Hermione si era portata una mano sulla bocca.
Harry non
perse altro tempo, iniziando a dare ordini. –Hermione porta a casa tutti quanti
e chiama rinforzi.- si voltò verso il fantasma, proprietario del locale. –Fai
sgomberare queste gante da qui, è pericoloso restarci. Draco, Ron voi venite
con me.-
-Fai
attenzione!- gli urlò dietro Ginny. Ma sia Harry che Ron e Draco erano già
scomparsi nell’oscurità e nel fragore della tempesta.
***
Quando Mellifluo si guardò attorno non
c’erano più Auror in piedi; erano tutti sdraiati nella polvere morti o svenuti.
Aveva un brutto taglio sulla spalla che gli tirava ed una serie di lividi sul
corpo ma, nonostante questo, era soddisfatto.
Cassio rientrò
nell’atrio della prigione. Aveva controllato la strada per avvisare i suoi
compari in caso dell’arrivo di qualche Auror a loro conosciuto.
-Arrivano!-
gridò quando, individuò Mellifluo. –Presto! Dobbiamo trovare Tamiara e andare
via di qui.-
Irruppero
nella prigione, correndo a perdifiato per i corridoi, incontrando tutti gli auror
svenuti ad opera di Tamiara. Corsero su per le scale che portavano sul terrazzo
del castello dove avevano appuntamento con la donna e, quando uscirono
nell’aria gelida della notte, incontrarono Tamiara circondata dagli uomini che
formavano il loro esercito.
Molti Cassio
li conosceva già. Erano vecchi mangiamorte. C’erano anche un paio di nuove
entrate che sghignazzavano, osservando l’arrivo di Draco, Harry e Ron.
-Possiamo
giocare un po’ con loro?- chiese un uomo dagli occhi chiari che si chiamava
Mandy.
Tamiara scosse
la testa, muovendo una sola mano ed aprendo una porta nel nulla. –Ora, dovete
solo pensare a prepararvi per il nostro primo scontro. Ci divertiremo quel
giorno.-
Mandy annuì,
scomparendo per primo nella porta di luce seguito a ruota dagli altri galeotti.
Mellifluo si
avvicinò al cornicione, spiando l’Auror biondo che era rimasto fuori a
controllare i feriti. Avvertì una strana sensazione nell’osservarlo. Sembrava
famigliare.
Quando Draco,
poi, alzò la testa verso il cielo, incontrando fugacemente la figura di Mellifluo,
quest’ultimo ebbe come un flashback.
Rimasero a
fissarsi a lungo, fino a quando Cassio non lo tirò via, urlandogli contro. –CHE
DIAVOLO COMBINI, CRETINO?!-
Mellifluo non
rispose, intontito da quella strana sensazione.
-Io…-
balbettò. –Non stavo facendo nulla.-
All’improvviso,
un rumore di spallate, costrinse gli uomini a sbrigarsi: Harry e Ron erano
arrivati e stavano cercando di entrare.
-Veloci!-
sbraitò sempre Cassio, spingendoli a manate nella fessura di luce che Tamiara
continuava a tenere aperta non con poca difficoltà.
La porta stava
cedendo sotto le spallate poderose di Harry e Ron che continuavano ad urlare e
bestemmiare.
Quando
finalmente l’ultimo uomo fu entrato nella fessura di luce, Cassio ci saltò
dentro, Mellifluo lo seguì a ruota e Tamiara ci entrò nel momento esatto in cui
Ron ed Harry sfondarono quella dannata porta bloccata dalla magia.
Harry riuscì a
vedere giusto un ricciolo rosso scomparire in un puntino di luce.
-DANNAZIONE!-
bestemmiò contro il nulla.
Sentì i rumori
dei rinforzi che stavano controllando l’edificio. A quanto pareva la zona
mangiamorte era stata ripulita.
-Ci hanno
fregato, Harry!- scoppiò Ron dopo essersi massaggiato brevemente la spalla. –I
mangiamorte sono scomparsi nel nulla.-
-E non è l’unica
brutta notizia.- la voce di Draco li fece sobbalzare.
Era in piedi
appoggiato con eleganza contro lo stipite della porta. Il mantello nero che si
muoveva sospinto dal vento freddo e le labbra ridotte ad una fessura.
-Qualcuno è
tornato dalla morte…- disse pallido in volto.
Harry e Ron
gemettero. –Di chi stai parlando?-
-Sta notte ho
assistito ad un macabro ritorno.- i suoi occhi grigi indugiavano sull’orizzonte
dietro Harry. –Sta notte una macchina oscura e terribile ha compiuto il primo
passo.-
-Draco,
parla!- gridò Harry. –Chi è che è tornato dal mondo dei morti?-
Il biondo
puntò i suoi occhi gelidi in quelli di Harry. –Mellifluo McStrict.-
Tutto attorno
a loro si raggelò. Harry e Ron ammutolirono mentre il vento freddo gli sferzava
i volti.
Draco aveva
ragione: qualcosa d’incredibilmente malvagio si era messo in moto.
Continua…
***
Hola Amigos!
Lo so avete aspettato
tantissimo per questo capitolo. Mi spiace! Ma eccolo qui, pronto, pronto per
essere letto, gustato, commentato, disprezzato, apprezzato e tanto altro.
Il prossimo capitolo
riguarderà i nostri amici alle prese con questa rivelazione, con i preparativi
per il matrimonio di Harry e Ginny e con il ritorno di un vecchio personaggio
che non avevo mai menzionato. Chissà chi sarà?! Hermione si ritroverà
affascinata da qualcuno e Ron… beh, non vi resta che aspettare il prossimo
capitolo: “Per Amore e Per Vendetta”.
Vi lascio ai vostri
saluti personali.
Bascioni,
Angèle
Marty92 Certo che puoi chiamarmi Angy. Ci
mancherebbe! ^___-. Ti ringrazio per aver detto che la mia fic è quasi bella
quanto BAWM che io adoro. Per me è un onore. Hai ragione anche secondo me Ron
on è stato avventato, ma Hermione la pensa così. Se ne pentirà, però, oh, se se
ne pentirà. IHIHIHIH. A PRESTO. Baci,
Angèle^_^
DeepDerk Mi spiace non averti accontentato per le
parti di Ron ed Hermione, ma loro (purtroppo) non sono i protagonisti assoluti
di questa storia (anche se sono i miei preferiti). Quando posso cerco di
dedicare loro più tempo ma non mi riesce sempre. Spero che questo chap ti sia
piaciuto. Ti mando un grande bacio,
Angèle^_^
Sunny Eccola lei! La mia grandiosa Sunnina^__^. Tesora, sono contenta che tu
abbia trovato un lavoro che ti permetta di guadagnare qualcosina. Dio solo sa
quanto servono quei dannati soldi al giorno d’oggi ç_______ç. Cmq, che gioia^^.
Mi fa piacere che ti piaccia la mia storia. Sai che il tuo parere è
fondamentale per me. Eheheh… lo so che ti sarebbe piaciuta quella scena (sbav,
sbav *___*), insomma, chi è che non morirebbe dietro Ronnino bendato che si
allena????Io di certo morirei anche se lo incontrassi sulla metro schiacciata
tra 30000 persone. Tu, no? AH, va beh. Faccio la brava e non t’interrogo. Anche
perché non mi ricordo nemmeno io le cose che scrivo. IHIHIH. Cmq, ora devo
andare. Grazie mille del commento e non ti preoccupare per nessuno.
IOLAVVORON’MIONE!
Baci,
Angèle^_^
Shaka Grazie dei complimenti. Non pensavo di aver
fatto un così buon lavoro con i miei pg, ti ringrazio. Per quanto riguarda le
imperfezioni grammaticali hai ragionissima. Il mio problema è che scrivo molto
e spesso non mi va di rileggerli. Così alcune volte sono distratta quando
correggo.
Perdonami. Baci,
Angèle^_^
Clo87 Vedi, Ron ed Harry hanno provato più volte
a parlare con entrambi, rischiando di perdere l’amicizia sia dell’uno che
dell’altra. Così hanno optato per il rimanere sulle loro storcendo le labbra
quando la cosa non va loro bene ma non potendo fare nulla di più. La vita non è
la loro ma di Ron ed Hermione. Tu non credi? Ti ringrazio dei complimenti baci,
Angèle^_^
Edvige E tu mi hai fatto emozionare per le tue
parole così adorabili. Grazie,
baci,
Angèle^_^
_heAtHEr_ Forse volevi dire con Hermione? Cmq, mi
sento onorata. Ti ringrazio. Baci, baciotti,
Angèle^_^
JulyChan Tesoro! Io ti ringrazio enormemente per
questa lunghissima, appassionante e bellissima recensione. Io adoro i commenti
luuunghi, quindi più lunghi le fai e più mi rendi felice. Hai fatto un
resoconto perfetto di tutto quello che è accaduto nella mia fic e per me è una
cosa molto carina. Ho la certezza che almeno qualcuno legga tutto dall’inizio
alla fin. ^_____________^. Ron ed Hermione soffriranno ancora per un po’.
Devono capire cosa significa amarsi davvero incondizionatamente. Quando lo
scopriranno, tutto si sistemerà. TJ e Maggie sono tornati in questo chap, Ginny
mi piace molto per lei ho preso spunto da una mia carissima zia e per il povero
Potty… beh, secondo me un po’ montatino lo è. ^_____________^. Mary Anne è una
tosta che ha le idee ben chiare nella sua mente e lo dimostra in ogni chap
sempre di più. Conquistare il suo ‘moroso e ne puoi stare certa! Per quanto
riguarda Mellifluo non posso risponderti. Chi leggerà, vedrà. ^____________^.
Ora ti lascio, baci,
Angèle^_^
Vale Morosa! Che bella recensione lunga, carina e
gentile come solo tu sai fare^________^.Sì, sì, sì! Anche secondo me Taissa non ha capito in che brutto guaio si
è andata ad ingarbugliareper non
parlare del povero Draco e della povera Anne che passeranno delle divertenti
pene dell’inferno. Il nuovo pg è un piacione… IHIHIH. Non preoccuparti Vale,
tutto verrà chiarito a tempo debito. Nel frattempo tu scrivi che io i missing
moments li ho letti 3 volte in attesa di questo nuovo progettino. Mi
raccomando! TI mando un grande bacio,
Angèle^_^
Kaho_chan D’accordissimo su tutto quello che hai
detto. In fondo, le trame di questi capitoli non mi fanno ancora schifo.
Quindi, vuol dire che si possono ancora leggere. TI ringrazio per la recensione
ed i complimenti. A presto,
Angèle^_^
*JULY@* Dai, un po’ esageri. TOLKIEN è TOLKIEN.
*________*. Io al massimo posso essere Angèle^________-. Ma quanto sei gentile.
Mi hai fatto emozionare e così ho deciso di accontentare te e tutti gli altri
che mi avevano chiesto TJ/MAGGIE moments=^^=. Spero ti sia piaciuto. Ci
sentiamo presto, bacioni,
Angèle^_^
Sarriketta Malfoy Ehehehe. Sai che adoro essere sadica e dare
fastidio ai miei personaggi, altrimenti che autrice sarei? GHGHGH… Cmq, ti
ringrazio per la recensione. Mi fa piacere che la mia storia ti metta allegria.
Per le recensioni alla tua storia, mi dispiace tanto. So cosa vuol dire credere
in un progetto ma non avere risultati. Ti mando un bacio, colmo di in bocca al
lupo, con affetto,
Angèle^_^
Selphie Anch’io non sopporto la Bulgaria. Ma ho
pensato che visto che Hermione ha avuto contatti con la Bulgaria sia più facile
per lei adattarsi lì. Ehehe, questo non toglie che è un po’ un abbonamento…
Grazie della tua recensione, baci, baciotti,
Angèle^_^
Catozza90 Ehm, grazie. Vedrò di darmi una mossa,
Angèle^_^
Arkadio Grazie. Tu sei esageratamente gentile. Spero
di continuare a migliorare.
Angèle^_^
Avana Kedavra Lo so che è stata strappalacrime la scena
di Ron ed Hermione dello scorso chap. Purtroppo m’è venuta su così.
Ç__________ç… Cercherò nei prossimi giorni di accontentarti per il trio più
teneroso della fic Gin-Harry-Tabo,tabo ^______________-. Ti mando un grosso
kissettone,
Angèle^_^
Daffydebby Cara Daffydebby, nuova WannaMarchidelweb… Ti
ringrazio per quello che hai detto. Sapere di non essere caduta nel banale per
me è una gran cosa. La banalità mi distrugge. Grazie di aver commentato tutto
in maniera così positiva, sei troppo gentile. Se non sbaglio il film era
“Hercules”… e a dirlo era Ade. Potrei anche sbagliarmi @.@. Cmq, hai dei
bambini? Se sì che beeeeellloooooooo… baci,
Angèle^_^
Judeau Ehehe… Così mi fai arrossire. Sì, sì era “Il
ballo d’inverno” (che a dirla tutta non ha riscosso grande successo) ti
ringrazio. Spero che continuerà a piacerti. Un bacio affettuoso,
Angèle^_^
Meggie Ciao, il tuo commento mi ha fatto sentire
così soddisfatta. Sai, ogni persona che legge la mia storia e si affeziona ai
miei personaggi diventa per me una cara amica, perché leggendo le mie ffc, si
entra nel mio mondo privato e segretissimo che pochi nella realtà conoscono. Se
a qualcuno questo mondo speciale piace, io non posso fare altro che sentirmi
emozionata e ringraziare chi mi dona queste emozioni. Grazie delle tue parole e
della tua gentilezza,
con affetto
particolare,
Angèle^_^
Sirius4ever Penso anch’io che Ron abbia fatto bene a
comportarsi così e che Taissa gli sia troppo appiccicata… però, la trama è
quella. Grazie della recensione. Un bacio affettuoso,
Angèle^_^
Robby Ehehe… perché ho la sensazione che Taissa
stia antipatica a quasi tutti i miei lettori? Povera stella, ha avuto solo la
colpa di essere nata nella mia testa in un momento sbagliato e nella storia
sbagliata. Che può farci? Cmq non vi dovete preoccupare di nulla. Vi fidate di
me? Grazie dei complimenti e della recensione, baciotti paffuti,
Angèle^_^
FedeHermy Vedi tesoro, il problema di questa storia è
che cerca di essere il più possibile basata sua una possibile vita vera. Non
sempre nella vita accade velocemente che tutti si fidanzino con gli amori della
vita e tutto avvenga in un arco di tempo esatto. Come non è sempre facile
capire i comportamenti della gente. Draco ed Hermione sono contorti e hanno di
conseguenza vite contorte. Non sono lineari ma pensano troppo ed alcune volte
la riflessione porta a perdersi il meglio della vita. Non credi? Anch’io non
condivido le loro scelte ma ho lasciato che le prendessero da soli e che mi
guidassero nella stesura di questa storia. Spero che nonostante questo, ti stia
piacendo, ti mando un bacio affettuoso,
Angèle^_^
Hiromi Grazie, tesoro! Spero che ti sia piaciuto
anche questo chap. Baci,
Angèle^_^
Karry Eheheh. Finalmente qualcuno a cui Taissa
sta simpatica! Ma sì dai, diamole fiducia! Le persone ci sorprendono
piacevolmente se le lasciamo libere di agire. Eheheh, aspettati di tutto sia da
David che da lei! Evviva le new entry ^___________-. Grazie
dell’incoraggiamento,
ti mando un grande
bacio,
Angèle^_^
Aantos Eccoti servito/a il nuovo chap. Hai ragione
vi ho fatto stare troppo tempo sulle spine. Perdonatemi. Bacioni,
Angèle^_^
Maga Magò Non posso fare altro che prendere atto di
tutto quello che hai scritto. Anch’io voglio che Ron ed Hermione si rimettano
assieme, che Draco ed Anne smettano di farsi del male, che Mellifluo capisca
presto chi è la sua Signora e che questa storia si concluda pacificamente come
l’altra… Grazie della recensione, ti mando un grande bacio,
Angèle^_^
Emma Non ti preoccupare minimamente di nulla. Io sono la prima sostenitrice
di Ron/Hermione… E questo deve farvi capire taaaaaaanteeeee cose.
^_________________-. Per quanto riguarda gli altri lettori hai ragione. Ho
ricevuto avvisi di generale malcontento ecco perché il prossima chap sarà tutto
LOVE-LOVE ^____________^… Grazie della recensione. Spero che anche questo chap
ti piaccia. Ti mando un grande bacio,
Angèle^_^
Phoebe80 ZIA MOROSAAAAAAAAAA! Che fine hai fatto?Da
tanto non parliamo e ci confrontiamo. Mi raccomando fatti viva il prima
possibile. Grazie della recensione. Sai che non c’è n’è bisogno. Se sei
impegnata pensa più che altro a rilassarti! Capito??? Ti mando un bacione pieno
d’affetto. A prestissimo,
Angèle^_^
Ah, e anche per oggi è
finita. Ci sentiamo al prox chap “Per amore e Per vendetta”. Nel frattempo
recensite numerosi.
Tutti i personaggi della mia ffc sono
di proprietà di J.K. Rowling (a parte qualcuno), quindi, ringrazio questa
grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso, quello
di Harry Potter…
Io ho terminato, buona lettura.
Angèle
* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….
-Chapter
5: “Per Amore e per Vendetta”-
Nella grande casa semi diroccata, ai bordi di
una grande vallata verdeggiante, regnava il silenzio e l’oscurità.
Le tenebre erano
calate già da molto e la luna perfettamente tonda e argentea spiccava in quel
mare scuro e vellutato. Le stelle che brillavano con dolcezza intorno alla loro
regina rendevano quella notte serena e piacevolmente gelida. Delle nuvole nere
e cariche di pioggia, che avevano bagnato con le loro gocce le strade di
Londra, non ce n’era più l’ombra.
Un fascio di luce
lunare illuminava una figura che avanzava senza fretta sul vialetto ciottolato
della casa. Era un uomo alto e dal fisico ben sviluppato, i capelli lunghi
raccolti in una coda bassa e l’aria da inguaribile latin lover. Arrivò dinnanzi
alla porta, lasciando cadere pesantemente la sua borsa sul gradino di pietra.
Si guardò intorno curioso di notare qualche cambiamento nel portico della sua vecchia
casa, ma nulla lo colpì. A parte la vecchia altalena riparata e perfettamente
funzionante, tutto era rimasto come allora. Quando quella casa era piena di
gioia e felicità, quando il mondo girava per il verso giusto, quando lui aveva
ancora una grande famiglia…
Aprì la porta senza
alcuno sforzo. L’incantesimo che proteggeva la casa dagli indesiderati, l’aveva
riconosciuto: Charlie Weasley, uno dei quattro fratelli sopravvissuti al
massacro della loro famiglia.
Entrò in casa,
respirando un forte profumo di bruciato.
Era rimasto deluso.
Si aspettava di
ritrovare quell’adorabile odore di frittelle che lo accoglieva ogni volta? Sì.
Voleva decisamente sentire quell’odore, cancellando tutto il male che era stato
fatto e forse, solo così, sarebbe ritornato a vivere.
Lasciò la sua borsa
sul divano del piccolo salone. Era molto più sistemato in quel momento. Ron non
doveva esserci molto spesso in casa per riuscire a mantenerla così ordinata. Se
non si sbagliava non era proprio il più ordinato dei fratelli o forse erano
Fred e George quelli più confusionari? Non lo ricordava benissimo. Era passato
troppo tempo.
Arrivò nella
cucina, dove per un breve attimo gli sembrò di scorgere la sagoma paffuta della
signora Weasley voltata, intenta a cucinare o a riordinare. Fu un brevissimo
momento che gli fece tremare il cuore. Poi, spostò il suo sguardo sul tavolo di
legno e ritrovò una figura enorme accovacciata.
Ron.
Il suo fratellino
dormiva della grossa, con la testa appoggiata sul tavolo, le braccia incrociate
a mo di cuscino sotto la guancia. Era seduto sulla sedia che occupava quando si
riunivano per cenare, quella più alta delle altre.
Quand’era un bambino non era poicosì
alto Ronnie.
Accanto a quella
testa rossa, c’era un piatto con degli avanzi carbonizzati ed una bottiglia di
burrobirra dimezzata.
Charlie sorrise.
Almeno non era un alcolizzato.
Si avvicinò al
lavabo dove troneggiava nell’acqua una padella bruciata. Con un colpo di
bacchetta la risistemò e la rimise nel cassettone delle pentole.
Si voltò di nuovo
verso Ron, pensando di averlo svegliato. Il ragazzo, però, dormiva ancora.
Charlie rimase ad osservarlo per un po’, poi gli si avvicinò, accarezzandogli i
capelli.
Non sapeva di
quanto la vita di suo fratello potesse essere stata terrificante, al massimo
riusciva ad immaginarne una piccola porzione. Ora, però, era tornato e le cose
sarebbe cambiate.
***
Hermione era seduta in biblioteca. Aveva
passato le ultime 10 ore a fare ricerche per il generale McDury. Aveva passato
tanto tempo seduta in compagnia dei libri che non ricordava nemmeno cosa stesse
cercando.
La biblioteca della
base era uno dei suoi posti preferiti: accogliente, caldo, profumato di carta e
con delle bellissime lampade stile liberty appoggiate su ogni tavolo.
Si passò una mano
stanca sugli occhi, strofinandoli. Gli occhiali le si storsero sul naso,
facendola sentire ancora più stanca. Solo dopo aver lavorato troppo, infatti,
dimenticava di averli.
Un leggerissimo
fruscio alle sue spalle la fece sobbalzare. La sua mano scivolò velocemente
sulla bacchetta, che teneva accanto a lei sul tavolo. Rimase immobile, facendo
finta di non aver avvertito nulla.
Il fruscio si fece
più vicino ed il suo cuore aumentò le pulsazioni.
“Calma, Hermione.”
Si disse. “Sei un auror pluridecorato. Non puoi terrorizzarti per un fruscio”.
Il fruscio divenne
un timido passo alle sue spalle.
Ne era certa.Non era sola.
All’improvviso, un
libro cadde sul pavimento, facendo riecheggiare il suo tonfo sordo per tutto
l’ambiente.
Hermione si voltò
senza aspettare oltre. Riuscì a vedere la porta ancora spalancata ed una figura
che si allontanava a gran carriera dalla biblioteca. Istintivamente Hermione la
seguì, iniziando a correre a perdifiato per i corridoi.
Ritrovò quella
figura nel cortile della base. Doveva uscire nel parco per potersi
smaterializzare. La ragazza, allora, allungò il passo, gridando.
-FERMO!- puntò la
bacchetta in aria.
La pioggia aveva
ripreso a scendere violenta su Londra e ben presto Hermione si ritrovò
completamente bagnata. I jeans blue e pesanti le si erano appiccicati alle
gambe, appesantendole.
-FERMO!- urlò di
nuovo.
Hermione era ormai
a pochi passi da quella figura e così con un salto decise di porre fine alla
fuga di quel bizzarro intruso, finendogli addosso.
Entrambi
ruzzolarono nel fango che si era creato appena fuori il cortile della base.
Hermione si mise a
cavalcioni sulla schiena dell’uomo, fermandogli le mani.
-Chi sei?- gli
chiese, alzando la voce per farsi sentire.
L’uomo abbassò il
cappuccio, rivelando una capigliatura bionda poco famigliare. Voltò la testa
per tentare di guardare Hermione, che continuava a rimanere seduta sulla sua
schiena.
La pioggia scendeva
sempre più fitta ed ormai anche la camicia e la giacca di lana di Hermione le
si erano appiccicate addosso. I capelli ricci completamente fradici disegnavano
delicati arabeschi sulle sue guance.
-Io sono il tenente
colonnello Dimitri Rüf…-
spiegò l’uomo, intervallando le sue parole da profondi respiri per recuperare
il fiato. -…sono uno dei 5 bulgari che sta lavorando qui…-
Hermione sentì
le guance andare a fuoco: aveva messo a terra e più precisamente con la faccia
nel fango un suo collega, senza nessun motivo…
-Oh, mio
Dio…-disse, togliendosi dalla sua schiena e allungandogli una mano per aiutarlo
a tirarsi su. –Mi dispiace. Io… ecco… non avrei voluto… insomma mi sono
spaventata…-
Il ragazzo
accettò il suo aiuto, tirandosi in piedi. Hermione si sentì improvvisamente
minuscola. Da lontano e nella foga della corsa non aveva notato la mole di Dimitri.
Era molto più
grosso, più alto e più imponente di Ron.
-Accogli tutti
così?- le chiese, sorridendole. –o io ti sto simpatico?-
Hermione
arrossì di più, distogliendo lo sguardo dal viso di Dimitri schizzato di fango.
-No… io… mi
dispiace.-
Dimitri
avvertì un certo dispiacere nella voce di Hermione e si sentì in colpa. In
fondo lei aveva reagito come tutti gli auror avrebbero fatto. Era stata
bravissima nel raggiungerlo e nell’atterrarlo. Nonostante fosse minuta, l’aveva
messo K.O. senza molti problemi.
-Ma no
figurati.- le poggiò timidamente una mano sulla testa. –E’ stata soprattutto
colpa mia. Ti ho spaventata…-
Hermione
sorrise un po’. –Sì, abbastanza…- indicò la base alle sue spalle. –Nessuno
rimane in biblioteca fino a tardi…-
-Nessuno tranne
te…-
Hermione
rimase in silenzio. Notò lo sguardo gentile dell’uomo accarezzarle il viso e si
sentì imbarazzata.
-Beh sì, io
sono un caso a parte.- spiegò, stringendosi nelle braccia. Il vento gelido le
si era insinuato sotto i vestiti bagnati, facendola rabbrividire.
-Beh, sei un
bel caso…- mugugnò Dimitri, senza guardarla.
-Come?-
Hermione aveva pensato che avesse parlato in bulgaro arcaico, tanto era stato
incomprensibile.
-Nulla.-
Hermione
rimase ad osservarlo, mentre timidamente si costringeva a guardarsi le mani.
Anche lui era
bagnato fino alle ossa, però, sembrava che non avvertisse alcun freddo.
-Come mai eri
in biblioteca?-
Dimitri alzò
lo sguardo, regalando ad Hermione un paio di occhi marroni intensamente rapiti
dal suo viso. La ragazza si ritrovò ad arrossire, senza un motivo reale.
-Ehm, facevo
una ricerca…-
-Perché sei
scappato, quando mi sono voltata?- incalzò la ragazza curiosa.
Dimitri si
guardò intorno imbarazzato, cercando, forse, una scusa abbastanza plausibile
per il suo comportamento da maniaco.
Non si era mai sentito così strano. Da quando aveva visto Hermione studiare in
biblioteca un paio di mesi prima, non era più riuscito a togliersela dalla
testa. Aveva continuato a recarsi lì tutti i giorni per trovare il coraggio di
presentarsi, senza mai riuscirci. Era troppo timido. Non ricordava quanti libri
avesse finito di leggere mentre osservava rapito Hermione. Aveva imparato un
po’ a conoscerla attraverso le sue letture ed il suo modo di fare.
Dimitri era un
ottimo osservatore, esperto psicologo criminale, riusciva a carpire tutti i
segreti di una persona attraverso l’osservazione dei suoi gesti.
Hermione era
energica perché terminava di leggere un libro in ogni visita in biblioteca,
attiva, perché non riusciva a rimanere ferma sulla sedia, muoveva sempre un
piede su e giù in un ritmo lento ma costante; intelligente, buona, allegra,
riflessiva, adorabile, testarda, saccente. La donna giusta per lui.
-Io pensavo…-
-Sì?-
-Ehm… io
pensavo che tu fossi la bibliotecaria… e magari mi avresti cacciato perché non
avevo il permesso di rimanere lì fino a tardi…-
Hermione scoppiò
a ridere, completamente rossa. In effetti poteva tranquillamente essere
scambiata per la bibliotecaria. Passava lì tanto di quel tempo che la conosceva
meglio di chiunque altro…
-No, non sono
la bibliotecaria e poi la biblioteca rimane aperta a tutti. Io non ho nessun
permesso speciale…-
Dimitri annuì,
leggermente rosso sulle guance. Aveva le mani sudate che portò con forza
all’interno delle tasche dei pantaloni.Era a disagio, aveva paura che Hermione, da un momento all’altro,
potesse leggere nella sua mente e capire al volo i suoi pensieri.
-Capisco…-
Rimasero in
silenzio, mentre la pioggia insistente cadeva su di loro e su tutta la città,
di nuovo.
Hermione lo
sorprese ad osservarla e non poté fare a meno di arrossire.
-Mi sa che
devo rientrare…- guardò l’orologio da polso e trattenne a stento uno sbadiglio.
–Credo porterò il lavoro a casa.-
Dimitri annuì,
rispondendo al saluto che Hermione gli aveva accennato con una mano. Il cuore
dell’uomo aveva saltato violentemente quando l’aveva vista allontanarsi da lui
e rientrare nella base. Si posò una mano sul petto, sospirando soddisfatto.
Finalmente le
aveva parlato.
***
Angelia si svegliò di soprassalto.
Diverse gocce di sudore le imperlavano il volto mentre con il respiro affannoso
cercava di domare quella terribile sensazione di paura che l’aveva
attanagliata. Da quel maledetto giorno in cui aveva venduto la sua anima per
riavere Mellifluo, senza successo, aveva sempre un sonno agitato costellato da
incubi terribili.
Scostò il
piumone che copriva il suo corpo elegante e snello. Poggiò i piedi nudi sul
parquet, alzandosi. Le persiane erano aperte ed una tenue luce bianca di un
lampione entrava nella stanza, colpendo la sua scrivania.
Si affacciò
alla finestra, osservando le gocce di pioggia che si erano fermate sui vetri.
Era così presa dai suoi pensieri che non si accorse immediatamente di una
figura scura ed incappucciata, appoggiata alla quercia del loro giardino.
Fu un attimo
brevissimo. Angelia abbassò gli occhi, scorgendo finalmente quella figura.
Il suo cuore
si fermò, completamente. Quella postura così strafottente l’avrebbe
riconosciuta tra mille.
-Mellifluo…- sussurrò, catapultandosi fuori dalla sua
stanza.
Non si
preoccupò d’indossare le scarpe, né tanto meno una giacca. Corse lungo le scale
senza rendersi conto di quello che faceva. Aprì meccanicamente la porta e
quando raggiunse il giardino, la figura ammantata di nero non c’era più.
La pioggia
continuava a scendere fitta e ben presto, Angelia sentì il freddo invaderla
profondamente. Le gocce entravano nel suo corpo come stiletti gelidi che non
lasciavano scampo. Rimase ferma sotto quella quercia, posando una mano contro la
dura corteccia, alla quale, le era parso, Mellifluo si fosse appoggiato fino a
pochi attimi prima.
Quando ormai
il suo cervello aveva iniziato a realizzare che era stato tutto una sua
immaginazione, si voltò per rientrare in casa, e fu allora che scorse una
figura nera ormai alla fine del viale alberato.
-MELLIFLUO!-
urlò disperata, riprendendo a correre.
I piedi nudi
venivano graffiati dall’asfalto ruvido così violentemente che presto iniziarono
a sanguinare. Nonostante ciò, però, Angelia continuò a correre disperata fino a
quando non inciampò, cadendo sulla strada bagnata.
La pioggia
continuava a scendere senza sosta.
Angelia si
tirò su. Aveva un graffio profondo sotto il mento dal quale colava silenziosa
una lunga goccia di sangue. Fissò i suoi occhi sulla figura di Mellifluo e
scoppiò di nuovo in lacrime.
Ben presto, l’uomo
incappucciato scomparve.
Un fulmine
squarciò il cielo.
-MELLIFLUO!-
urlò di nuovo senza più forze, poi, si lasciò andare sull’asfalto svenuta.
***
-Ma devo per forza imparare questo
stupidissimo valzer?!- Harry sbuffò, mentre teneva tra le braccia Ginny,
radiosa e felice come al solito.
Erano arrivati in
quella scuola di ballo un paio di mesi prima.
Ginny aveva
praticamente trascinato Harry, senza dargli alcuna possibilità di replica. Si
erano registrati alla direzione, dove una grassoccia signora bionda aveva preso
i loro dati e nel giro di trenta minuti Harry si era ritrovato con un paio di
scarpette di vernice in mano e con molti galeoni in meno nelle tasche. Aveva lanciato
un’occhiata furibonda all’indirizzo di Ginny ma un sorriso gioviale e
contagioso della ragazza gli aveva fatto dimenticare tutto.
-Signor Potter,
come pensa di poter danzare al suo matrimonio se non riesce a ricordarsi il
programma base del valzer?!- a parlare era stata l’insegnante di ballo, la
signora bionda e grassoccia che li aveva accolti il primo giorno.
-Miss Sorrentino…-
Harry ne aveva fin sopra i capelli di passi corti o lunghi, di medio cortè e di
tutte quelle scemenze così difficili da fare. –Non esiste solo il valzer, sa?-
Ginny, bellissima
nel suo abito bianco da ballo, gli rifilò sadicamente un tacco sul piede.
-Harry!- disse
scioccata, -Non fare il maleducato…-
Miss Sorrentino
strinse i suoi occhietti acquosi, puntandoli verso il ragazzo. –Signor Potter,-
iniziò, battendo le mani per fermare la musica. –Lei è un caso disperato, sa?-
Harry tentò di
ribattere ma Ginny gli rifilò un altro tacco sempre sullo stesso piede.
-Se non fosse per
la signorina Weasley… e per il mio amore sviscerato per i casi disperati, io
avrei già gettato la spugna con lei, sa?-
Harry odiava
profondamente l’intercalare terribile di quella signora. Terminava sempre le
frasi con il “sa” che naturalmente coniugava a seconda dell’interlocutore.
-Lo so benissimo,
Miss.- rispose secco Harry che si sentiva ripetere quella tiritera da un bel
po’ di tempo.
-Ci scusi, Miss
Sorrentino. – Ginny intervenne prontamente nella discussione. –E’ che
quest’ultimo passo è un tantino complicato…-
-Tantino?- sbottò Harry senza
controllarsi.
Sia l’insegnante
che Ginny gli lanciarono un’occhiataccia. Il ragazzo sbuffò, distogliendo lo
sguardo dalle due.
-D’accordo, Miss
Ginevra…- riprese dopo la donna bionda. –Continuiamo… e questa volta massima
concentrazione. Chiaro?!- e lanciò un’occhiata velenosa al povero Harry.
Nemmeno il tempo di
rimettersi in posizione che la musica era già ripartita.
-Perché dobbiamo
imparare questo valzer, Ginny?!-
La rossa sorrise.
–Perché voglio che il giorno del mio matrimonio tutto fili liscio. Non voglio
tornare a casa con un piede in meno… Deve essere tutto perfetto.-
-Ti posso
assicurare che per me sarebbe stato perfetto anche sposarmi da solo con te in
mezzo al nulla. –
Ginny annuì. –Lo so
questo, amore. Ma per quanto ti ami anch’io…purtroppo sogno il mio matrimonio
da quando avevo 3 anni… Non posso rinunciarvi-
Harry sospirò,
distogliendo lo sguardo dal volto della donna. –Va bene. Tanto mancano un paio
di settimane al matrimonio… Sarò felice di sposarti anche perché così finiranno
queste odiose lezioni di ballo.-
Miss Sorrentino
scoppiò a ridere. –Come non lo sa?- la donna scelse la musica dall’elenco
selezionandola con la bacchetta. –A tutte le neo coppie sposate regaliamo 1
anno di lezioni gratuite e Miss Ginevra ha già acconsentito.-
Harry sentì una
doccia gelata cascargli addosso.Si
voltò verso Ginny che lo stava guardando con aria colpevole.
-Sta scherzando,
vero?!-
***
Ron si svegliò con il profumo di frittelle,
quella mattina. Era un odore così famigliare ed invitante che per un solo
momento ebbe la sensazione di essere stato catapultato nel passato. Aprì gli
occhi, guardandosi attorno. Non ricordava di essersi addormentato nella sua
stanza eppure si trovava comodamente rannicchiato nel suo letto.
Si tirò a sedere,
notando che indossava ancora i vestiti del giorno prima.
-Ma che diavolo...-
sussurrò, alzandosi.
Uscì dalla stanza,
entrando nel corridoio. Dalla cucina provenivano rumori di stoviglie che da
bambino gli avevano sempre messo allegria. Scese piano le scale tortuose e
sgangherate della sua casa, arrivando nel piccolo salone.Quando si voltò verso la cucina rimase
attonito. Non credeva ai suoi occhi.
-Charlie...-
sussurrò mentre sentiva una profonda gioia invadergli il cuore.
Il ragazzo era
voltato verso i fornelli. Stava utilizzando una paletta per girare più
facilmente le frittelle di mamma Weasley. Sentì la presenza alle spalle del
fratello minore e si voltò di scatto.
-Ehi, Ronnie!-
Ron non seppe il
motivo ma gli corse incontro per abbracciarlo stretto. Da quando non vedeva
quella testa calda di suo fratello? 4 anni? Sì, come minimo. Sapeva di sembrare
ridicolo a stringere così forte il suo fratellone ma non si era riuscito a
controllare. Aveva bisogno in quel periodo di famiglia, di calore fraterno ed
amichevole.
Charlie rispose
brevemente a quello slancio affettuoso così raro da ottenere da Ron, con un
paio di pacche poderose sulle spalle.
-Ma guarda un po’
chi ha messo su una decina di chili di muscoli ed altezza!- lo allontanò per
guardarlo bene. Ron era più alto di lui di almeno 10 centimetri, era muscoloso
molto più di lui ed aveva un’aria ormai da uomo maturo. –Ma fatti guardare...
sei irriconoscibile...-
Ron sorrise con
quell’aria furbetta tipicamente Weasley e Charlie scoppiò a ridere.
–Oh, decisamente
meglio!-
Charlie indicò la
sedia di Ron, invitandolo ad accomodarsi. –Se ti siedi ti servo le frittelle di
mamma. Sono l’unico in famiglia a sapere la ricetta!- con un’aria orgogliosa il
fratello maggiore mise diversi piatti sul tavolo. Un profumino delizioso si
sentiva nell’aria.
Ron non riusciva a
credere ai suoi occhi. Cos’era, un sogno? Uno sprazzo di luce nella sua vita
buia e tempestosa? Si servì un’abbondante porzione di frittelle, panna e
marmellata. Prima di mangiare aspettò che Charlie si fosse servito a sua volta.
Quando assaggiò quella pasta morbida e croccante allo stesso tempo fu come
tuffarsi nel passato. Aveva di nuovo 11 anni, era felice, spensierato e pieno
di fratelli.
Quando ebbe
mangiato a sazietà si concentrò su Charlie.
-Cos’hai fatto
negli ultimi 4 anni?-
Charlie sorrise,
negando con la testa. –Sei uno sbirro... e se ti dicessi cosa ho fatto negli
ultimi 4 anni, dovresti mettermi dentro...-
Ron trattenne a
stento una risatina divertita, annuendo. –D’accordo... ma almeno mi dici che
diavolo ci fai qui?-
-Non sei contento
di vedermi?-
Ron annuì. –Non
fraintendermi. Sono contento di averti un po’ per casa a mettere in ordine e
cucinare...- fece un sorriso furbo. –Ma, insomma, diciamolo, non sei mai venuto
a trovarmi senza un reale motivo. Hai un lavoro da svolgere qui, in città?-
-Diciamo di sì,
diciamo di no.-
-In che senso?-
Charlie ridacchiò.
–Nel senso che non è il mio solito lavoro da dragatore...-
Ron inarcò un
sopraciglio. –Ah, no?-
-No...-si alzò, scompigliandoli i capelli. –Non
avere fretta e lo scoprirai...-
Si allontanò dalla
cucina diretto al piano superiore. –Ah, gli fai tu i piatti, vero?-
-Ma io devo
andarea lavorare!-
Charlie rise. –Io
pure!-
Ron rimase solo in
cucina e sbuffò. –Sapevo che c’era la fregatura!-
***
Hermione entrò nella base degli auror con un
passo veloce e sicuro.Indossava
l’uniforme nera da pattuglia e portava una grossa borsa a tracollo. Salutò con
un rapido gesto della mano, una donna che le correva incontro: la sua segretaria,
Demelzea.
-Hermione, grazie a
Dio sei qui!-
La ragazza sbuffò,
aumentando il passo per raggiungere il suo ufficio.
–McDury ha chiamato
tre volte per sapere se avevamo i risultati della sua ricerca...-
Hermione guardò
scocciata in cielo. –Tu cosa gli hai risposto?-
-Beh, la prima volta
che non eri ancora arrivata in ufficio e che avresti preso servizio solo alle
10.- controllò sul taccuino. –La seconda volta che mancavano ancora 30 minuti
alle 10 e la terza volta che ti avevo vista nel cortile della base e che quindi
sarebbe stato questioni di attimi per avere la risposta.-
-Perfetto.-
Hermione sorrise, arrivando di frontealla porta del suo ufficio. –Ora se McDury richiama puoi dire che i
risultati della sua ricerca li avrà alle 19,00 di questa sera, né un attimo
prima e né uno dopo, come concordato...-
-Ma lui è stato
insistente...-
-Ma io sono
precisa...-
-Devo dirgli,
quindi?-
-Che se chiamerà,
di nuovo, non avrà la sua ricerca in tempo, perché saremmo state troppo
impegnate a rispondere alle sue chiamate anziché ultimarla...-
Demelzea inarcò un
sopraciglio biondo. –Ne sei sicura che devo utilizzare proprio queste parole?-
Hermione si strinse
nelle spalle. –Per me potresti pure... ma in fondo la segretaria sei tu. A te
la scelta.- abbassò la maniglia della porta, ritrovando nel suo ufficio un uomo
biondo.
Si voltò a guardare
eloquentemente Demelzea che sobbalzò. –Sì, è il capitano Dimitri Rüf. Fa parte
del gruppo di bulgari in visita alla base, è il tuo nuovo partner...-
Hermione scosse la
testa rassegnata. –Le notizie importanti dimentichi sempre di dirmele...-
-No, non è vero...-
La bruna le lanciò
un’occhiataccia.
-Va, bene. A volte
succede...- si scusò la segretaria. –In fondo, capita a tutti...-
Hermione non udì la
fine della frase della segretaria visto che si richiuse la porta alle spalle
senza accertarsi che Demelzea avesse finito. Dimitri si mise in piedi,
togliendosi il cappello dalla testa.La
bruna lo guardò, riconoscendolo. Era l’uomo che aveva incontrato la sera prima.
-Ehilà, salve.- gli
disse, allungando una mano per stringerla. –Ci incontriamo di nuovo.-
Dimitri le strinse
la mano, arrossendo leggermente sulle orecchie. –Sì...- le sorrise. –E’ un vero
piacere.-
Hermione si
accomodò distrattamente sulla sedia dietro la scrivania, tirando fuori dalla
borsa il blocco notes fitto di appunti scritti con ordine.
-Ha... ha terminato
la ricerca?-
La ragazza alzò lo
sguardo su di lui, annuendo. –Quasi. L’argomento era inusuale... I draghi
utilizzati nella lotta alla criminalità...-
-Da noi lo si fa
già.-
Hermione socchiuse
leggermente la bocca, formando una “o”. Non ricordava di aver sentito parlare
nessuno in Bulgaria di draghi e di Auror...
-Davvero?-
Dimitri annuì.
–Certo.-
-Perché io non ho
mai visto nulla del genere quando ero laggiù?-
Il ragazzo
ridacchiò. –Non credo ti abbiano mai mandato a sedare una rivolta nei quartieri
magici. Abbiamo problemi di malcontento generale in Bulgaria...-
Hermione annuì.
Aveva letto di alcuni problemi tra il governo bulgaro ed alcuni esponenti di
clan magici, diffusissimi in quel paese.
-Ho letto diversi
articoli su questi avvenimenti... ma non era mai stato menzionato l’utilizzo di
Draghi.-
-Beh, è un comparto
segretissimo. E la stampa è obbligata a non rivelarne la presenza, altrimenti
addio effetto sorpresa...-
Hermione annuì,
soddisfatta di aver imparato qualcosa. –Bene, grazie.-
Gli sorrise e
Dimitri sentì il cuore saltare. Rimase a fissarla per un po’ mentre lei
riprendeva a scribacchiare.
La porta si aprì di
scatto, facendo sobbalzare i due.Draco
Malfoycon un gran sorriso stampato in
faccia, rimase interdetto sulla porta per 30 secondi.
-Ehi, Signora della
Sapienza, il capo ci ha richiamati tutti in palestra. Deve parlarci...-
Hermione lo guardò
perplessa. –Dov’è finita la tua educazione, Draco. Prima di entrare, 3 anni fa,
bussavi...-
Draco le sorrise,
lanciando un’occhiata a Dimitri. –Beh,
non è colpa mia se ho passato gli ultimi tempi a fare i giri di ronda con Ron...
non è proprio un esempio di buone maniere...-
Hermione inarcò un
sopraciglio, pronta a ribattere ma Draco la interruppe.
-Su ‘Mione,
sbrigati. McDury non ti risparmierà una sgridata solo perché si è preso una
cotta per te....-
-Lui non...-
-Muoviti!- e senza
aggiungere altro scomparve.
Dimitri era rimasto
in silenzio a guardare. Un po’ per la loro velocità, un po’ per aver parlato di
avvenimenti a lui sconosciuti, Dimitri riuscì a capire ben poco della
conversazione.
Hermione sbuffò,
sistemando i fogli sulla sua scrivania con precisione. Si alzò in piedi
arrivando alla porta. Si voltò verso il ragazzo, facendo una piccola smorfia
ovvia con le labbra.
-Andiamo?-
Dimitri scattò in
piedi.
-Sì!-
***
Taissa era pimpantemente seduta in palestra
accanto al suo collega, Ron Weasley.Si
erano incontrarti quella mattina, come al solito in quel caffè, accanto alla
base.Avevano fatto colazione ed avevano
parlato del più e del meno. Ron aveva il potere di farla sorridere ogni volta
e, soprattutto, le faceva battere il cuore velocemente.
Si voltò a
guardarlo.
Quella mattina, era
particolarmente bello. Aveva il viso rilassato e gli occhi blue cobalto che
sprizzavano allegria. Era appoggiato blandamente allo schienale della sedia,
con una gamba appoggiata sull’altra, in una posa molto maschile. I capelli
rosso fuoco contrastavano col nero della divisa che gli si appiccicava addosso
in maniera così sexy. Lo vide alzare una mano in segno di saluto, prima di
sorridere.
“Se solo la
smettessi di parlarmi di Hermione...” pensò, appoggiando il gomito su una
coscia.
La palestra era
quasi colma, sul palco, fatto apparire velocemente con un incantesimo, erano
seduti McDury ed alcuni suoi collaboratori. C’era anche Harry che aveva l’aria
un po’ annoiata ed i soliti capelli ribelli e nerissimi.
Hermione era
arrivata correndo, seguita a ruota da Dimitri.Furono tra gli ultimi ad arrivare, infatti, faticarono non poco a
trovare dei posti liberi.
Ron le aveva
lanciato una rapida occhiata, giusto per assicurarsi che stesse bene e che
quell’omone che la seguiva non fosse un pazzo assassino.
-C’è mio
fratello...- gli sussurrò Taissa, indicandogli l’uomo biondo che si era
accomodato accanto a Hermione.
Ron annuì, sentendo
una morsa di gelosia quando Dimitri si avvicinò per sussurrare qualcosa
all’orecchio della bruna.
“Se adesso non si
allontana gli infilo una bacchetta da qualche parte...” si ritrovò a
minacciarlo mentalmente mentre il brusio fastidioso che aveva aleggiato nella
palestra per un bel po’ si acquietava.
McDury si era
alzato in piedi e aveva chiesto silenzio ed attenzione.
-Illustri
colleghi...- esordì, dopo aver puntato la bacchetta contro la sua gola,
utilizzando l’incantesimo per amplificare la voce. –Vi ho così bruscamente
riuniti per parlarvi di una grande novità.-
Guardò tutta la
sala, con un mezzo sorriso soddisfatto. –La nostra base è stata scelta tra
tutte quelle presenti nel regno della magia per sperimentare qualcosa di
decisamente inconsueto. Ossia, l’utilizzo dei Draghi nelle battaglie.-
Un mormorio
concitato seguì le sue parole. Hermione sgranò gli occhi insospettita; aveva
uno strano presentimento. Infatti, poco dopo McDury riprese a parlare e lei
rabbrividì.
-Lo so che vi
sembra una cosa assurda ma il fiore all’occhiello della nostra base il Tenente
Hermione Jane Grangerci darà alcune
delucidazioni importanti. Il Tenente è presente in sala?-
Istintivamente la
bruna sprofondò nella sua sedia, tentando di nascondersi. Dimitri la guardò
senza comprendere e Ron si voltò a guardarla. Con le guance rosse come
raramente le era successo, Hermione raccolse, allora, il coraggio di cui
disponeva ed alzò la mano.
McDury finalmente
la individuò tra la folla e sorrise. –Oh, eccola lì. Forza mi raggiunga sul
palco...-
Hermione si mise in
piedi, lanciando un’occhiata prima a Dimitri e poi a Ron che sollevò le
sopracciglia incapace di comprendere.
Taissa notò il
rosso fissare attentamente la bruna e non poté evitare di mordersi le labbra
nervosa.
“Ma che diavolo
avrà questa Hermione?” La osservò mentre saliva con grazia sul palco: i capelli
ricci e bruni che oscillavano ad ogni suo movimento, gli occhi scuri e caldi,
le labbra rosa e piene.
Sì, era certamente carina ma nulla di particolare. Una
ragazza normale che si poteva incontrare svoltando l’angolo.
Scosse la testa ed
i suoi capelli si mossero con lei. “Io almeno ho gli occhi verdi...” pensò
ancora, mentre la voce cristallina di Hermione riempiva la sala con le sue
spiegazioni.
Taissa alzò lo
sguardo su Ron, ritrovandolo, suo malgrado, completamente rapito dalla figura
della ragazza. Seguiva ogni sua parola, ogni suo movimento; la fissava, quasi
mangiandola con lo sguardo.
-Ron?- sussurrò,
cercando di attirare la sua attenzione.
Il ragazzo le
rispose, senza però staccare lo sguardo dal palco, troppo impegnato a fissare
le labbra di Hermione che si muovevano così aritmicamente.
-Hm?- le sfiorò una
mano. –Dimmi...-
Taissa sentì le
guance farsi rosse ed esitante afferrò la mano di Ron appoggiata
tranquillamente sulla gamba.
Fu allora che il
giovane Weasley si riscosse, guardandola. –E’ successo qualcosa?- le chiese,
notando il rossore sulle sue gote.
Taissa si morse le
labbra, distogliendo lo sguardo. Ron le portò una mano sulla fronte.
-Hai la febbre?-
La ragazza sbuffò,
scacciando via quelle attenzioni e puntando i suoi occhi verde smeraldo in
quelli azzurri di Ron. L’uomo vacillò sotto quella limpidezza e sentì un breve
fremito all’altezza del cuore.
-Io sto bene.-
disse sbrigativamente la ragazza. –Volevo...sì... volevo solo sapere se ti...
sì, se ti andrebbe di uscire con me, mio fratello ed una ragazza che muore
dalla voglia d’invitare...-
Ron inarcò un
sopraciglio. –Mi stai chiedendo di uscire?- un sorriso furbo e divertito
s’impossessò delle belle labbra del rosso.
Taissa avvampò. –Ti
sto.. chiedendo... un favore per mio fratello...-
Ron sorrise ancora.
–Chiamalo come vuoi, ma tu mi stai chiedendo di uscire...-
La bruna sentì un
peso accomodarsi senza rispetto sul suo cuore. Distolse lo guardo dal viso di
Ron. –Non essere sciocco...- si umettò le labbra. –Allora, ti va?-
Il rosso le prese
il mento tra l’indice ed il pollice, costringendola a voltarsi. Si abbassò alla
sua altezza, arrivando a pochi centimetri dalle sue labbra. –Certo che mi va, Taissa..-
La donna sentì un
brivido percorrerle la schiena al suono di quella voce.
-In fondo, un
favore non si nega a nessuno. Soprattutto, agli stranieri.- le fece un
occhiolino veloce e poi si concentrò nuovamente sul palco.
Hermione continuava
a parlare e a dare spiegazioni.
-...Credo che con
questo sia tutto. Cedo nuovamente la parola al nostro Generale McDury...- così
dicendo, si scostò la bacchetta dalla gola con un’aria contrariata.
-Bravissima!- le
sussurrò l’uomo, quando fu di nuovo in piedi. Hermione gli lanciò
un’occhiataccia, iniziando a scendere dal palco.All’improvviso, però, si bloccò. McDury aveva
iniziato a parlare di dragatori che avrebbero aiutato gli uomini ad addestrare
e conoscere gli animali.
“Dragatori...”
Guardò Harry che
era seduto sul palco, appena dietro McDury. Aveva uno sguardo assorto e le
braccia incrociate. Magari anche lui stava pensando alla stessa cosa...
-...Ecco a voi i
nostri dragatori George Stivenson, Geoffrey Marshall, Anastasy McLoud ed infine
il nostro dragatore capo Charlie Weasley!-
Hermione allargò la
bocca in una “o” davvero stupita. Vide il fratello di Ginny e Ron salire sul
palco e sorridere alla platea. Fu come tuffarsi nel passato.
-Charlie...-
sussurrò, mentre l’uomo le faceva un occhiolino vispo e complice. -...è
tornato...-
***
Ginny attendeva seduta sul piccolo muro in
marmo all’uscita della base degli auror.
Il vento freddo
della metà di ottobre le scuoteva i capelli rossi e leggermente mossi.
Indossava un paio di jeans scuri ed attillati, un maglione bianco il quale
collo alto fuoriusciva dal cappotto nero in panno perfettamente in linea con le
sue scarpe appena eleganti.
Seduto accanto a
lei il piccolo Eddie, diligentemente infagottato in un cappottino blue scuro,
giocava con delle automobiline, ultimo regalo del suo adorato baby-sitter TJ.
Era così indaffarato
a farle scontrare che non si accorgeva affattodella mano di Ginny che con dolcezza materna gli accarezzava la nuca.
-Hai la testolina
gelata, spruzzetto....- gli disse dopo un po’, bestemmiando mentalmente contro
il suo quasi marito ed il suo spaventoso ritardo.
Tirò fuori dalla
borsa un cappellino dei Cannoni di Chudley e lo infilò con prepotenza fin sulle
orecchie di suo figlio, il quale si lamentò con uno sbuffo.
Ginny sorrise a
quel gesto di stizza del figlio che lo aveva fatto assomigliare in una maniera
impressionante ad Harry.
“Tale padre, tale
figlio...” pensò, sospirando.
-‘Ando arriva
papà?- le chiese all’improvviso il bambino che si era voltato a guardarla con i
suoi grandi occhi azzurri.
Ginny gli sorrise.
Lo prese dalla vita morbida e lo trascinò sulle sue gambe, abbracciandolo
stretto. –Io spero per i tuoi futuri
fratelli molto presto, spruzzetto.- ridacchiò da sola a quella risposta
poco comprensibile e molto audace.
Eddie non rispose,
semplicemente allargò le labbra in un sorriso, quasi avesse capito le
intenzioni poco gentili di sua madre.
All’improvviso la
porta scorrevole della base si aprì. Un ciuffo rosso e famigliare s’intravide
appena. Ginny gli lanciò un’occhiatina di sfuggita riconoscendo suo fratello
Ron in quei movimenti sicuri e spavaldi.
-Ron...- parlò ad
alta voce, tenendo la testa bassa per cercare nella sua borsa qualcosa da
mangiare per Eddie. –Dove diavolo è finito Harry? Noi avevamo...- quando alzò
lo sguardo i suoi occhi ne incontrarono un altro paio, più scuro del suo eppure
così dannatamente famigliare.
Lasciò cadere la
borsa sul pavimento, mentre la sua bocca disegnava una ‘o’ di stupore davvero
buffa.
Charlie Weasley,
suo fratello maggiore, era in piedi di fronte a lei. Bello e dal sorriso furbo
proprio come se lo ricordava.
La divisa da Auror
non era uguale a quella di Harry o Ron, era di un colore tendente al verde
scuro che faceva a botte con il rosso piacevole dei suoi capelli... corti?
Il ragazzo le
sorrise, perdendosi quasi in quella visione bellissima della sua sorellina. Non
aveva più davanti quella bambina mingherlina con le codine e le lentiggini. In
quel momento, era una donna a tutti gli effetti. Magra e tonda nei punti
giusti, quei capelli rosso vino e quegli occhi ancora cristallini e vivaci. Era
uno spettacolo, la sua Ginny. Davvero uno spettacolo.
Rimasero un attimo
a fissarsi, increduli, e poi quando Eddie proruppe in una risata cristallina,
Charlie parlò.
-I capelli me li
hanno appena tagliati. A quanto pare non è possibile averli così lunghi...-
indicò con il pollice la base alle sue spalle, facendole un sorriso un po’
triste.
Ginny annuì.
-Lo so. Sai, Harry
e Ron ci lavorano da molto tempo ed io conosco un bel po’ di regole... visto
che tra l’altro ho frequentato per un anno l’accademia...-
-Davvero? Non lo
sapevo-
La rossa
sorrise.–Beh, non sai molte cose...-
“Colpito ed
affondato” pensò l’altro mentre sua sorella continuava a fissarlo.
-Sì, hai ragione,
Gin...- lasciò a terra la sua sacca ed allargò le braccia. -...però, almeno un
abbraccio al tuo vecchio potresti darlo!-
Ginny abbracciò più
forte Edward, sussurrandogli all’orecchio. –Vogliamo dare un abbraccio a zio
Charlie, spruzzetto?-
L’uomo sentì il
cuore fare una capriola quando si sentì chiamare zio. Da quanto lo era? 3 anni?
Perché diavolo aveva voluto perdersi una cosa così tanto bella.
Eddie scoppiò di
nuovo in una risata. Allungò le manine paffute verso lo zio e bofonchiò
contento. –Zio ‘Arlie!-
Ginny fece un
sorriso rilassato e senza esitare oltre si gettò tra le braccia del fratello
che per troppo tempo era rimasto lontano da casa, lontano dalla famiglia, da
lei, da Ron, da tutto.
Charlie le
accarezzo amorevolmente la testa, mentre avvertiva le manine del piccolo Eddie
aggrapparsi con prepotenza alla sua maglia.
-Sempre alla
ricerca di attenzioni come tua madre...- disse, sorridendo bonariamente verso
il nipote che lo guardava allegro e sorridente.
Ginny si posizionò
meglio il bambino in braccio. –Noi cerchiamo le attenzioni perché le
meritiamo...- si difese immediatamente facendo un sorriso beffardo in direzione
di suo fratello.
Charlie rise. –Beh,
nessuno ha mai detto il contrario...-
-Beh, Perce, sì.-
Charlie ridacchiò.
–Povero... lui aveva tutto il diritto di farlo: tra te, i gemelli e Ron era un
martire...-
Ginny annuì,
sorridendo. –Mi manca sai?- distolse lo sguardo con tristezza. –Mi mancano
tutti.-
Charlie rimase un
attimo in silenzio. Ora, ricordava il motivo della sua lunga assenza. Non
riusciva a sopportare quello sguardo triste di sua sorella. Non lo poteva
proprio soffrire. Forse perché ne aveva paura. Forse perché guardare lo sguardo
triste di Ginny significava confrontarsi con la realtà, ammettere che qualcosa
di terribile era davvero successo.
Infilò le mani tra
le braccia di Ginny ed Eddie, sollevandolo. Il bambino si lasciò prendere in
braccio da lui con un sorriso che riscaldò il cuore dell’uomo per un intenso
attimo.
Ginny sussultò
appena ma non si oppose.
-Mancano tutti
anche a me.- Charlie la guardò negli occhi mentre con una mano accarezzava la
schiena di suo nipote. -... ma la vita continua. Loro sono frammenti di noi
stessi. Seguiteranno a vivere solo se noi lo faremo.- l’uomo posò lo sguardo su
Eddie, annuendo. –Vedi... lui ha il naso di mamma...-
Ginny scoppiò a
ridere. Guardò con attenzione il naso di suo figlio, annuendo. Charlie aveva
ragione, assomigliava decisamente a quello di sua madre.
-Sì, ma in generale
mio figlio è un concentrato puro di bellezza Weasley, vero spruzzetto?- e Ginny
allungò un dito sul naso di suo figlio, con fare affettuoso.
-Beh, gli mancano i
capelli rossi, ma decisamente può andare.-
-Dagli tempo.
Magari gli spuntano...-
-No, non credo
proprio. Quel bambino è anche un Potter, sapete?- la voce di Harry irruppe in
quella conversazione alquanto strana.
Ginny gli lanciò
un’occhiata, mentre un piccolo sorriso colpevole le si disegnava sulle labbra.
–Ok, ok... un 10 % del risultato è merito tuo...-
Harry mise le mani
sui fianchi. –Un 10%?!- esclamò sconvolto. –Quel bambino è per il 49% merito
mio... insomma Charlie, ma la senti?-
L’uomo scosse la
testa, sistemandosi meglio il bambino tra le braccia. –L’ho sentita, Harry.-
gli sorrise. –Ma devi ammettere che la bellezza tuo figlio l’ha presa dalla
mamma...-
Harry s’imbronciò.
–Certo su questo non ci piove. Insomma, mia moglie è bellissima.- e le lanciò
un breve sguardo. –Ma io non sono il gobbo di Notre Dame. Qualcosa avrà pure
preso da me!-
Ginny ridacchiò.
–Sì, Harry. Qualcosa da te ha preso...-
Charlie accompagnò
la sorella. –Beh, in effetti.-
La soddisfazione di
Harry durò un brevissimo arco di tempo prima che Ginny concludesse il suo
ragionamento.
-... il colore dei
capelli. Ma anche in quello ci sono io. Vedi, non sono completamente scuri.- e
tutti scoppiarono a ridere.
Harry li guardò
male per un secondo, ma alla fine ridacchiò anche lui.
All’improvviso,
Charlie s’irrigidì. Guardò con difficoltà l’orologio che indossava al polso
sinistro e imprecò.
-Ragazzi, devo
correre...- lasciò il bambino tra le braccia di Harry e, continuando a
borbottare, si dileguò. –Ci vediamo presto!-
-Ma...- Ginny non
riuscì a terminare la frase. Charlie era già sparito. –Uffa, avrei voluto
invitarlo a cena.-
Harry sorrise,
accarezzando la schiena del bambino che era completamente appoggiato sul petto
e le spalle del padre.
–Lo inviterai nei
prossimi giorni. Per un anno è costretto per contratto a stare qui.-
Ginny annuì. –Ecco,
siamo di nuovo in ritardo! Madama Lolì fino alla fine non vorrà più cucirci i
vestiti...-
Harry le diede un
rapido bacio sulle labbra, azzittendola. –Anche se lo facesse, riusciremmo a
trovare sicuramente un’altra sarta nel giro di 30 minuti... Insomma, chi non
vorrebbe cucire i vestiti per il matrimonio di Harry Potter e Ginny Weasley?-
La ragazza sorrise
appena. –Già...- gli afferrò una mano, -Ora, però, andiamo...-
Mano nella mano si
avviarono verso l’uscita del cortile.
-Hai avvisato
Hermione, Ron, Draco e gli altri che oggi c’era anche la prova dei loro
vestiti?-
Harry rimase in
silenzio.
-Perché dovevo
farlo io?-
***
Anne era accovacciata sul letto di
Angelia.Aveva lo sguardo blue arrossato
dalle lacrime che scendevano senza sosta da quella mattina.Aveva pensato davvero fosse morte. Insomma,
trovare Angelia lì, distesa sull’ asfalto completamente bagnata, non doveva
essere stato affatto facile.
Anne accarezzava con
una mano quella della cugina, mentre con l’altra controllava che la pezza
bagnata posta sulla fronte di Angelia fosse ancora bella fresca.
“Che diavolo ti sta
succedendo, Angy?” si morse la labbra, mentre ripensava alla scena terribile di
poche ore prima. “Perché non parli più con me?”
Sospirò mentre con
infinita tenerezza si sdraiava accanto alla ragazza addormentata. Le passò un
braccio attorno alla vita, appoggiando la testa sulla pancia. –Sai che mi puoi
dire tutto...-
Socchiuse gli
occhi, desiderando di comprendere a fondo la mente di Angelia. Questo, però,
non era possibile. Erano talmente diverse e nello stesso tempo così simili.
Tante volte Anne aveva pensato di essere riuscita a trovare la chiave di
lettura della mente di Angelia, ma puntualmente si era sbagliata.
-Anne?- la voce di
Draco, proveniente dal piano inferiore, la fece sobbalzare.
Si alzò con delicatezza
dal letto di Angelia e corse nel corridoio.
-Draco...- lo
richiamò dalle scale. –Sono qui. Non urlare...-
Il ragazzo si voltò
con un sorriso. Le mostrò il sacchetto carico di pozioni medicinali.
–Scusa il
ritardo...- le ripose, raggiungendola sulle scale.
Draco la guardò
brevemente negli occhi e questo fu abbastanza per fargli comprendere che
qualcosa non andava.L’aveva intuito già
dal tono di voce funereo con il quale Anne gli aveva chiesto aiuto.
-Cosa è successo,
Anne?- irruppe, all’improvviso, il ragazzo, incrociando le braccia sul petto e
guardandola con serietà.
Anne arrossì appena
sulle gote. Non voleva dirgli esattamente cos’era successo. Aveva paura che
Angelia potesse passare dei guai. –Nulla... Angelia è malata, tutto qui.- strappò
il sacchetto di pozioni medicinali dalle mani di Draco e si avviò verso la
stanza di Angelia.
Draco sbuffò.
Allungò il passo, raggiungendola appena in tempo. L’afferrò da un polso e la
fece voltare. Immediatamente il profumo di Anne gli fece girare la testa.
Socchiuse gli
occhi, mentre quell’inaspettato quanto gradito contatto lo faceva rabbrividire.
-Non ti ho mai
visto piangere per un semplice malanno.- le rispose non appena le facoltà
mentali tornarono attive.
Anne si liberò
dalla stretta di Draco. –Ti ho detto che non succede nulla.- la risposta acida
zittì Draco per un po’.
-D’accordo...- si
mordicchiò le labbra. –Non succede nulla e tu piangi perché sei impazzita. Fila
tutto...- disse con ironia.
Anne lo fissò negli
occhi. Il suo sguardo era inflessibile, non più dolce come Draco lo aveva
sempre ricordato.
-Va tutto bene,
davvero.- Anne sentì il suo cuore scricchiolare sotto il peso di quella bugia,
ma non lo fece notare. –Ti ringrazio per avermi aiutato. Ora, però, credo tu
possa anche andare.-
Draco rimase fermo
sui suoi piedi. Si fissarono ancora per un po’ negli occhi, poi, Anne abbassò
lo sguardo e si voltò per scomparire successivamente nella stanza di Angelia.
Draco distolse i
suoi occhi dalla porta bianca chiusa.
Il suo cuore gli
doleva.
Era stato così
contento, all’inizio, di sapere che Anne aveva ancora bisogno di lui. Poi,
però, la freddezza con la quale era stato accolto gli aveva stritolato lo
stomaco in una morsa gelida.
Si voltò senza
entusiasmo in direzione delle scale che lo avrebbero condotto fuori da quella
casa così stranamente soffocante in quel momento ma non riuscì a mettere un
solo passo che un urlo proveniente dalla stanza di Angelia lo fece bloccare.
Senza pensarci due volte, aprì con una spallata la porta ed entrò nella camera.
I suoi occhi grigi
ed attentissimi vagarono veloci per tutto l’ambiente: il letto disfatto, il
sacchetto di pozioni lasciato sul pavimento, le tende svolazzanti e le finestre
aperte.
-ANNE?- gridò
quando non ritrovò nessuna delle due ragazze. –ANNE?!- ripeté ancora con più
forza.
-Draco!-
Il cuore del
ragazzo sobbalzò quando fu raggiunto dalla voce di Anne molto lontana.
Draco si affacciò
alla finestra aperta e lo spettacolo che gli si presentò davanti lo fece
raggelare: Anne era sdraiata sulla tettoia della casa nel disperato tentativo
di sostenere qualcuno appeso malamente alla grondaia.
Draco si precipitò
fuori dalla finestra. Quando raggiunse Anne (non con poca difficoltà a causa
delle sue vertigini) per poco non si sentì male: Angelia era sospesa nel vuoto
e stava tentando in tutti i modi di staccare le mani di Anne dai suoi polsi.
-Lasciami!- si
lamentava, mordendo a sangue le dita delicate della cugina più giovane.
–Lasciami... Ti prego, non voglio continuare ad essere qui
senza di lui!-
Anne socchiuse gli
occhi per il dolore quando le sue mani iniziarono a sanguinare.
-No, non lo farò.-
rispose la ragazza, serrando con più forza la presa.
Draco nel frattempo
era rimasto allibito. Lentamente stava collegando nella sua mente gli ultimi
avvenimenti di quei giorni: l’attacco ad Azkaban, Mellifluo ed ora questo
tentativo di suicidio da parte di Angelia.
La macchina del male era di nuovo in
movimento.
Draco scosse la
testa, allungò le mani verso Angelia ed aiutò Anne a tirarla su.
Quando, finalmente,
Angelia fu al sicuro tra le braccia iper protettive di Anne, Draco sbuffò.
-Fortunatamente non stava succedendo nulla...-
La ragazza lo fissò
brevemente negli occhi ma non rispose. Continuò ad abbracciare con affetto la
cugina mentre si scioglieva in un pianto liberatorio.
***
Ron era seduto ad un tavolino del bar vicino alla
base. Aveva davanti una fumante tazza di caffè ed una serie di fogli, il
rapporto del loro ultimo caso: l’assassinio a Nokturn Alley.Era inquieto da un paio di settimane
soprattutto da quando Azkaban era stata ripulita di tuttii mangiamorte più pericolosi. Il solo
pensiero che presto qualcuno di loro sarebbe ritornato ad infastidire la quiete
pubblica lo turbava.Rabbrividiva ogni
volta che una squadra di ricerca tornava alla base senza nulla tra le mani.
Quei mostri erano come scomparsi nel nulla.
Sospirò.
L’unica nota
positiva di quelle settimane era stato il ritorno di suo fratello Charlie.
Sarebbe stato piacevole riaverlo a casa, almeno per il primo periodo. Era
certo, infatti, che poi avrebbero ripreso a litigare come avevano sempre fatto.
Bevve un altro
sorso abbondante di caffè. Sentì la miscela stuzzicargli le papille gustative e
poi con piacevole lentezza scivolare giù nella gola, coccolandogli lo stomaco
con il suo calore.
Delizioso.
Adorava passare il
tempo in quel caffè babbano, leggendo i rapporti. Era raro che qualcunodi sua conoscenza potesse incontrarlo lì.
Pochi erano i maghi che gradivano mischiarsi con i comuni babbani. Nonostante
passassero gran parte della loro vita a difendere loro e la comunità magica,
streghe e maghi rimanevano comunque dignitosamente distaccati dai babbani.
Tutti non avevano mai protestato per questo.
Il campanello
appeso alla porta del locale, risuonò con allegria, annunciando l’arrivo di un
nuovo cliente. Istintivamente Ron alzò lo sguardo e si ritrovò a sorridere.
Certo, ai maghi non
piaceva mischiarsi con i babbani, ma questo non valeva di sicuro per una strega
di origine babbana.
Hermione Granger
era appena entrata nel caffè. I capelli ricci e vaporosi le svolazzarono
intorno quando richiuse la porta dietro le sue spalle. Il viso dai tratti
delicati e femminili , era arrossato dal vento freddo che spirava su Londra
quel tardo pomeriggio.
Il sorriso di Ron
divenne nostalgico quando riconobbe la sciarpa rosso-oro legata attorno al
collo della ragazza. Quella era la sua
sciarpa. Hermione l’aveva persa in un freddo e tardo pomeriggio di tanti anni
prima.
Ron socchiuse gli
occhi, lasciando che i ricordi gli rallegrassero con uno spruzzo di sole la sua
giornata.
Aveva il fiatone.
Sentiva il suo respiro pesante aldilà della
porta di ferro della torre di astronomia.
Non ricordava quando e come era iniziato
quel gioco, la sua memoria iniziava nell’attimo in cui era arrivato in cima
alle scale ripide e scivolose della torre. Ricordava di aver inseguito di corsa
per tutta la scuola Hermione.
Dannazione se quella ragazza non era veloce:
esile ed estremamente agile.L’aveva
seminato diverse volte.
La risata di Hermione riempiva l’aria. Era
contagiosa e ben presto anche Ron iniziò ad imitarla.
-Hermione!- aveva gridato il ragazzo 17enne
continuando a ridere. –Apri!-
Hermione di risposta aveva urlato un sonoro.
–NO!-
Ron aveva sbuffato, falsamente scocciato.
–Vuoi costringermi ad usare la mia forza bruta?!-
Hermione aveva riso, di nuovo. –Non credo tu
ce l’abbia...- era poi riuscita a dire, tornando seria per un secondo.
Ron si era sentito punto sul vivo. Aveva
digrignato i denti, mentre con forza iniziava a spingere la porta di ferro.
Hermione era sobbalzata quando si era
sentita spostare di peso. Si era mossa appena in tempo per evitare di prendere
un brutto colpo sul naso. Aveva anche chiuso gli occhi di stinto.
-Chiudere gli occhi non ti aiuterà...-
l’aveva ammonita Ron, costringendola a riaprirli.
Hermione dopo il primo smarrimento, gli
aveva lanciato un’occhiataccia. –Ma sei matto?- aveva gridato, stringendo un
pugno davanti al suo viso accaldato per la corsa. –Potevi farmi male!-
Ron era rimasto in silenzio. L’aveva
guardata e l’aveva vista in quello strano modo così particolarmente piacevole:
i capelli ricci le scendevano così bene sulviso roseo, le labbra piene e pronunciate formavano un cuore così
tenero...
Ron si era riscosso, le aveva afferrato il
polso e con delicatezza le aveva fatto fare una mezza giravolta, fermandola in
direzione dell’ovest dove il sole stava tramontando.
-Per una volta, devo indicarti io qualcosa
di bello da vedere...-
Hermione era rimasta in silenzio, sicuramente
estasiata da quello spettacolo.
-Bello, eh?- aveva incalzato Ron,
orgoglioso.
Hermione aveva sbuffato. –Ora non montarti
la testa. L’hai visto prima tu... tutto, qui...-
-Sì, sì...- l’aveva presa in giro, dandole
un buffetto sulla testa. –Mettiamola così.-
Hermione si era voltata di scatto, nello
stesso momento in cui il vento aveva ripreso a spirare forte sulla torre. La
sua sciarpa dei Grifondoro, appoggiata appena sul collo, era stata sollevata
dal vento come fosse fatta di seta.
-RON!- aveva gridato la ragazza, iniziando a
saltare per riprenderla.
L’altezza di Ronald non era stata di grande
aiuto.
Il vento, infatti, aveva giocato con le loro
mani protese per un po’. Poi, senza preavviso, aveva sospinto la sciarpa di
Hermione giù dalla torre.
Quel pomeriggio avevano passato tutto il
tempo prima dell’ora di cena a cercare nel parco la sciarpa di Hermione: sugli
alberi, tra le guglie del castello, tra le roccedella riva del lago nero... ma non avevano
trovato nulla.
Hermione aveva uno sguardo così triste che
alla fine della ricerca aveva infilato le mani fredde nelle tasche del mantello
e si era diretta con passo strascicato verso il castello.
-Dai, Hermione...- le aveva detto Ron.
-...la ritroveremo...-
La ragazza gli aveva lanciato un’occhiata.
Aveva gli occhi lucidi per il dispiacere e continuava a mordicchiarsi le labbra
per non piangere.
-Non credo...- ed aveva sospirato,
continuando a camminare.
Ron era rimasto in silenzio. Aveva
continuato a dirigersi verso il castello, con la testa affollata di pensieri.
Fin da allora non sopportava vedere Hermione
così triste.
Poi, si sentiva in colpa.
Senza motivo.
Si era grattato il collo, ritrovando la sua
sciarpa, disordinatamente legata.
Aveva sorriso.
Senza motivo.
-Ehi, Hermione.- l’aveva richiamata,
toccandole appena una spalla.
La ragazza si era voltata senza entusiasmo.
Lui l’aveva guardata per un po’, indeciso sul da farsi, poi, senza esitazioni,
si era tolto la sciarpa dal suo collo e l’aveva appoggiata con delicatezza
attorno a quello di Hermione.
-Prendi la mia...- le aveva sorriso
convincente.
Hermione aveva sgranato gli occhi iniziando
a scuotere la testa. –No, no, non posso.- e l’aveva sollevata dalle sue spalle.
Ron, però, l’aveva bloccata. –Insisto. Sta
molto meglio a te che a me. Diciamolo... questi colori fanno a cazzotti con il
rosso dei miei capelli...-
Hermione aveva sorriso. Appena, ma l’aveva
fatto.
-Ron... io non so... io non so che dire.-
Era stato il ragazzo a ridacchiare questa
volta. –Un“Grazie, Ron sei il migliore.
Da oggi in poi ti farò copiare i compiti senza più pregarmi” sarebbe
gradito...-
Hermione gli aveva lanciato un’occhiata.
-...Ma mi farò bastare un semplice
“grazie”.-
Un sorriso dolce, sbarazzino. Poi, la
distanza che li separava era scomparsa e Ron si era ritrovato con un bacio
stampato sulla guancia.
-Grazie, Ron. Ti adoro...-
Ron sorrideva
ancora a quel ricordo. Ogni voltaera
così.
Appoggiò la testa
su una mano e fissò Hermione entrare. Avvolta nel suo cappotto nero e con i
riccioli ribelli che le svolazzavano intorno era dannatamente bella.
Decisa si avvicinò
al bancone dove parlò con il perfetto accento inglese che la
contraddistingueva. Si sedette sullo sgabello ed attese che il barista le
portasse la sua ordinazione. Hermione si guardava attorno un po’ spaesata. Si
voltava e rivoltava, prima a destra e poi a sinistra ed, infine, lo vide.
Immediatamente gli
sorrise, con un po’ di timidezza.
Ron le accennò un
gesto rapido con la testa, freddo. Riprese a leggere con noncuranza i suoi
rapporti ed attese.
All’improvviso, udì
il rumore allegro delle scarpe di Hermione sul pavimento, poi la sedia di
fronte alla sua che veniva scostata.
-Ciao.-
Ron alzò lo
sguardo, ritrovando Hermione seduta a pochi centimetri da lui. Inclinò la testa
e le rispose:
-Ciao.- non aveva
un granché di entusiasmo nella sua voce. Non ci credeva di quanto gli venisse
bene la parte del sostenuto.
Hermione si era
umettata le labbra, raddrizzandosi sulla sedia. Continuava ad odiare
quell’indifferenza. Scosse la testa, sospirando.
-Che ci fai qui?-
si morse il dito indice della mano destra. –Non sapevo amassi il caffè
babbano.-
Il ragazzo si
strinse nelle spalle, sorseggiò ancora dalla sua tazza prima di risponderle.
-Ci sono molte cose
che ti sei persa sul mio conto. Qui ci vengo da quasi 2 anni e mezzo, tutti i
giorni, alla stessa ora.-sorrise
perfido. –Sei tu ad essere una sconosciuta novellina in questo posto.-
Hermione accusò il
colpo; accavallò le gambe, iniziando a dondolare un piede. Quel silenzio terribile
fu interrotto dal cameriere che servì Hermione, dopo aver salutato Ron.
-Visto?-
Lei odiava quando
lui aveva quell’atteggiamento...
-Ho visto. Sei un
cliente fisso, che soddisfazione, eh?- acida come poche volte nella sua vita.
Non riusciva a fermarsi. Il muso duro di Ron la indisponeva. Perché diavolo
doveva comportarsi così? Perché riconquistare la sua fiducia doveva essere così
difficile?
Hermione rimase in
silenzio osservando la sua tazza di caffè.
-Sei venuta per
farmi innervosire, Hermione?- Ron la fissò determinato. Vederla gli provocava
strane sensazioni: era contento eppurenello stesso tempo avrebbe volutourlarle contro.
-Veramente non sono
venuta né per vederti e né per farti innervosire...- Hermione si morse la
lingua. Non era quello il modo di riconquistare la sua fiducia. Eppure alcune
cose le uscivano di bocca senza pensarci. Le sembrava di essere tornata ai
tempi di Hogwarts quando lei e Ron passavano la maggior parte del tempo a
litigare. –Ho un appuntamento...-
Pugno nello
stomaco, terribilmente doloroso. Ron, però, fece finta di nulla e continuò con
la sua aria d’indifferenza.
-Con chi? A chi
altro vuoi spezzare il cuore?- cattivo, perfidamente e crudelmente, cattivo.
Hermione inghiottì
un sorso del suo caffè senza sentirne il sapore. Aveva la bocca amara,
velenosa.Era tentata di rispondergli
per le rime e di fargli del male come lui lo stava facendo a lei, ma si
trattenne. Era il suo momento di
cattiveria e gli avrebbe lasciato tutto il tempo di goderselo.
Ron attese in vano
una risposta acida di Hermione ma rimase deluso. Avrebbe voluto attaccare briga
con lei. Almeno aveva una buona scusa per diventare rosso ogni volta che la
guardava negli occhi.
-Che leggi?-
Il ragazzo sospirò,
capendo le intenzioni di Hermione: niente litigi se non altro per quella sera.
-Alcuni rapporti.-
Ron alzò diversi fogli per mostrarglieli. –Il caso di quel mago assassinato nel
suo negozio, a Nokturn Alley.-
Hermione annuì.
–Sì. Ho dato un’occhiata anch’io.- ricordava benissimo quel caso. Taissa
l’aveva mandata al manicomio. –Ma sicuramente la tua compagna di squadra sarà
preparatissima...-
Ron notò il tono di
voce di Hermione; non era certo dei più dolci. Scosse la testa, appoggiano un
pugno chiuso sul tavolo. –Sbaglio o qualcuno qui è geloso...-
La ragazza divenne
rossa. –Assolutamente.- inarcò un sopraciglio indispettita. –Se vuoi farti
comandare a bacchetta da una so-tutto-io, fa pure...-
A Ron scappò quasi
un sorrisetto. –Ci sono abituato...-
Hermione si morse
le labbra, storcendo il naso. Si era data una bella zappa sui piedi. In fondo,
anche lei non era poi da meno a Taissa. Incrociò le braccia sul petto e
distolse lo sguardo da Ron.
-Allora, meglio per
te!-
-Già, meglio.- le
rispose lui in tono piatto.
Hermione rimase per
un po’ in silenzio ostinandosi a guardare fuori dalle vetrate del bar.
La sera era
completamente calata ed il vento freddo continuava a muovere i rami degli
alberi ormai spogli. Le foglie gialle tinteggiavano le strade con i loro colori
caldi.
-L’autunno piace
anche a me...- disse improvvisamente Ron, che si era soffermato a fissare il
profilo regolare di Hermione osservare il paesaggio. –Le foglie secche hanno i
colori dei riflessi dei tuoi occhi.-
La ragazza arrossì,
ritornando a guardarlo. –Davvero?-
Ron aveva posato le
braccia sul tavolo impotente di continuare a far finta di niente. Quando
Hermione aveva quello sguardo dolce riusciva ancora ad incantarlo.
Così, le sorrise
brevemente senza slanci particolari.
-Purtroppo sì.-
distolse lo sguardo da lei e continuò. –Io ho sempre adorato i tuoi occhi
scuri.-
Hermione si sentì
imbarazzata. Stava avendo una conversazione quasi decente con Ron.
Non riusciva a
crederci.
-Grazie...-
sussurrò.
-Prego...- e rimase
in silenzio.
Passarono alcuni
attimi in cui entrambi preferirono non rovinare quel momento di tregua con
parole inappropriate.
Hermione sorseggiò
il suo caffè e Ron riprese la lettura.
-Oggi sono stata
invitata ad uscire...-
Ron lasciò andare
distrattamente la sua matita. Il cuore gli era arrivato nei capelli.
-Ah, sì?- le
rispose con calma. –Da chi?-
Hermione girò il
caffè nella sua tazza bianca e spessa. Sollevò lo sguardo su di lui e, prima di
portarsi il bicchiere alle labbra, rispose.
-Dimitri Rüf, il
collaboratore bulgaro.-
Ron rimase
accigliato. La guardò un attimo finire il suo caffè e poi le parole di Taissa
gli tornarono in mente.
-Oh, allora, eri tu
la ragazza che il fratello di Taissa desiderava tanto invitare...- inarcò un
sopraciglio molto infastidito. Ci pensò un attimo prima di porre l’altra
domanda. -Tu che cos’hai risposto?-
Hermione inghiottì
il vuoto. Si morse le labbra e lo guardò negli occhi. Sospirò.
-Sì...-
Ron non la lasciò
nemmeno terminare che il suo viso si era contratto in una maschera di rabbia.
–Se vuoi davvero riconquistarmi così... ti posso già dire che non funziona
affatto... Non mi rendi geloso, beh, sì anche, quello... ma soprattutto
m’incattivisci...-
-...perché mi hanno
detto che ci saresti stato anche tu, in questo appuntamento a quattro...-
Ron si morse la
lingua.
-Ah, sì?-
-Sì-
-E per quale
dannato motivo l’hai fatto?-
Hermione arrossì
furiosamente e quando parlò lo fece ad occhi chiusi ed alzando la voce.
–Perché ti amo e
non posso pensarti insieme ad un'altra!-
Ron inghiottì il
vuotoprima di scuotere la testa. –Io
l’ho fatto per vendetta.- Il ragazzo non riuscì a continuare la frase che,
mentre ancora i suoi occhi dardeggiavano, Taissa e Dimitri entrarono nel bar.
-Ehi, Ron!- lo
richiamò la ragazza dai bellissimi occhi smeraldo.
Ron fissò ancora
per qualche attimo Hermione negli occhi, il suo sguardo esplicito ed
infelice.
La riccia annuì e
sentì il cuore farsi pesante. Aveva incattivito Ron a tal punto da arrivare a
giocare con i sentimenti delle persone?
Scosse la testa. Se
davvero le cose stavano così allora doveva muoversi, prima che il cuore di Ron
si congelasse del tutto.
***
Tamiara accarezzava con freddezza la testa
bionda di Mellifluo.
I fili d’oro del
Mangiamorte le ricadevano flosci sulla sua gonna nera di velluto.
Sorrideva con quel
suo fare inquietante, eppure così raffinato.
-Sei stato
bravissimo, Mellifluo...-
L’uomo annuì contro
le sue gambe. –Grazie, mia Signora.-
Rimasero in
silenzio mentreil crepitare del camino
teneva loro compagnia.
Mellifluo aveva
tanti pensieri confusi nella sua testa eppure non riusciva ad esprimerli.
Quella mattina quando aveva udito Angelia gridare il suo nome la sua carne ed
il suo cuore avevano tremato.
Senza motivo.
Mellifluo strinse
la mano di Tamiara che lo stava accarezzando.
-Mia Signora?- la
richiamò.
-Sì?-
-Chi era la donna
di stamattina?-
Tamiara non esitò a
rispondere.
-Un guscio vuoto
come te, Mellifluo.-
Continua...
***
Non temete...
Non mi ero dimenticata
di voi. Sapevo benissimo che avevo un impegno con i miei amici preferiti.
Ogni volta che tornavo
a casa da un mio viaggetto (...quest’estate sono stata sempre in giro:Hannover,
Insenbuttel, Berlino, Dresda, Salisburgo...) mi mettevo davanti al pc e
scrivevo un pezzetto di questo chapter che è stato davvero difficile da tirare
su. Alternare momenti belli ad altri molto tristi e disperati non è facile.
Mi spiace tanto di
avervi fatto aspettare troppo. Lo so, avrei dovuto scrivere prima questo chap
invece delle altre one-shot che ho pubblicato. Il problema, però, è che oltre
dal viaggio sono stata trascinata in un bellissimo GDR che adoro e che mi ha
ispirato. Scusatemi.
Ora basta parlare.
Vi lascio ai vostri
saluti personali. Spero di riuscire ad aggiornare prima col prossimo capitolo.
***ginny*** Oh, eccoti qui. Mi chiedevo dove fossi
finita. ^___-. Finalmente ti sei fatta viva. Sono contenta che ti siano
piaciuti i miei chaps e non vedo l’ora di avere 3 secondi di tempo per fare un
salto sul tuo nuovo account autore. Tante grazie del commento, un bacio grande,
Angèle J
MonikGrazie*____*.
Ma lasciami ringraziare te per avermi permesso di tenerti compagnia e farti
sognare, baci,
AngèleJ
Carola Eccoti, accontentata. Spero che anche
questo chap ti abbia spassionato. Grazie mille per la recensione, baci,
AngèleJ
Giuly Weasley Tessoro! Eccola la tua recensione luuuunga e
belliccima *__________*. Sono così contenta che la mia storia sia stata di tuo
gradimento. Grazie! Non so davvero che dire. Ho conosciuto una persona
deliziosa e questo mi fa un enorme piacere. Non vedo l’ora di sapere quello che
pensi di sto chappino. Mi raccomando fammi sapere. Baci,
AngèleJ
Antogeta Ciao! Ma che piacere sentirti. Quando ho
letto il tuo nome mi sono sentita lusingata. Davvero tante grazie per aver
letto ed apprezzato le mie storie. Sei stata eccezionale! Non posso far altro
che sperare che anche questo chap ti sia piaciuto e che i miei pg continueranno
ad avere un posto particolare nel tuo cuoricino. Baci,
AngèleJ
Aantos Ecco fatto! Scusami dell’attesa,
baci,
AngèleJ
GinnylondonCiau! Beh, Ginny doveva essere un auror ma poi ha avuto Eddie ed ha
deciso di lasciare l’accademia. Rimane il fatto che è un tipo in gamba *.*.
Grazie dei complimenti, un bacio,
Angèle J
Karmensita Devo dirtelo, piccoletta, mi eri mancata.
Ritrovarti e leggere le tue recensioni così lunghe ed appassionate per me è
stato un meraviglioso risveglio. Meno male che ci sei tu che fai sempre un
sunto perfetto di tutto quello che succede nella mia fic... *____*. Grazie.
Grazie dei complimenti e dell’affetto. Un bacio apostrofato di rosa,
AngèleJ
Ary Eccola lei... o eccoli loro? Ma non so, cmq
sia, salutami tuo bro. E’ un piacere risentirti. Sei sparita nel nulla... avevo
pensato fossi tornata negli USA...^_^. Mi fa piacere sapere che io continuo ad
essere una tua scrittrice preferita e che apprezzi la mia fic. Davvero tante
grazie, ti mando un bacio affettuoso,
AngèleJ
July Chan Non ti preoccupare. So che il tempo è
tiranno. In quel periodo anch’io ero piena di cose da fare. Per il momento
almeno fino all’inizio dell’università (il 2 Ottobre -_______-‘’’) io non avrò
nulla da fare. Ecco, quindi, l’aggiornamento. Spero che ce la farai a leggerlo.
Grazie del commento e dei tuoi complimenti. Non vero l’ora di leggere ancora
cosa ne pensi, un bacio,
AngèleJ
AvaNa Kedavra Ciao! Ma che bello sentire le vecchie
conoscenze. Ti ringrazio del commento e dei complimenti. Spero che questo chap
non ti abbia deluso. Ti mando un grosso bacione,
AngèleJ
Kaho Chan
Brava Kaho! Fai il tifo per i buoni perché per riprendersi la rivincita
dovranno soffrire come non mai... L’azione è partita e riprenderà sempre di più
nei prox chaps. Non vedo l’ora di sapere cosa ne penserai di questo
aggiornamento, ti ringrazio dei compliments, ti mando un bacio enorme,
AngèleJ
Daffydebby Ehi, ciao dolce mammina. *Angèle gongola*.
Come stai? Spero bene, e spero che anche le tue deliziose scimmiotte stiano
benissimo ^_^. Ti ringrazio tanto del tuo commento e dei tuoi complimenti...
Sì, sì, fidati di me e non te ne pentirai.... ^______-! Spero ce apprezzerai
anche questo mio ultimo sforzo un bacio grandiccimo.
Angèle J
*JULY@* Spero che questo chap sia stato di tuo
gradimento. Se così non fosse, ti autorizzo a non leggere più la mia fic, non
mi piace deludervi...ç_________ç. Tanti kisses affettuosi,
AngèleJ
Vale *Angèle s’inchina al cospetto della
miticissima* Vale, mia! Come stai? Mamma mia da quanto non ci sentiamo. Mi
riprometto sempre di scriverti un’e-mail ma puntualmente non lo faccio...
Perdonami ç_________ç. Quanto mi mancano le tue storie... ed il tuo modo di
scrivere. Tornerai prima o poi a farci compagnia, vero?Ci manchiiiiiiiiiii!!!!
Ç_________ç ! Grazie per tutto quello che hai scritto nel commento. Ti adoro
troppissimo. ^________^. Mi raccomando non sparire e fammi sapere ancora cosa
ne pensi. Ho bisogno del tuo parere. Ti mando un bacio enorme che più enorme
non si può,
AngèleJ
EDVIGE Sì, tesoro. Per scrivere storie dal senso
compiuto ci vuole pazienza, però, sta volta sono stata schifosamente lenta. Mi
devi perdonare, davvero. Non vi meritate di aspettare tanto. Ç_______ç. Mi
sento uno straccio per avervi fatto attendere così a lungo. Grazie, dei
complimenti e spero che questo chap ti sia piaciuto, un bacio.
AngèleJ
Funkia Ehi, Pupa! Il tuo commento mi ha fatto
sorridere. In effetti, hai ragione. Mi sono trascinata dietro ‘sti due per
un’intera e lunga storia di 30 capitoli... e adesso nel sequel si sono
lasciati... Perdonami ma non ho saputo resistere, Hermione secondo me è
insicura e molo imprevedibile. Sì...
Cmq, non vi preoccupate.
Tutto si risolverà per il meglio. Un bacio,
AngèleJ
Daisy_05
No, love... non chiedermi di far morire Taissa come la farebbe morire Stephen
King perché non ne sono capace. XD. Rispondere alle tue domande ora come ora,
sarebbe impossibile, quindi ti lascio con il dubbio...XD. Lo so che mi odierai
ma non posso! Chi leggerà saprà, un bacio incantevole e tante grazie per i
complimenti.
AngèleJ
Karry
Ciao! Ma grazie tante del commento. Ti è sembrato un capitolo interessante? Sì,
lo so. Un’oggettistica particolare XD. Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi
di quest’ultimo. Fammi sapere, ok?Ciaooo,
AngèleJ
Judeau Grazie,
caro. Lo so non appare benissimo Viktor ne “Il Ballo d’Inverno”, però io non lo
sopporto molto quel pg. ^^’’. Grazie del commento, un kiss spassoso.
AngèleJ
FedeHermy
Ehehe... e già. La vita è una valle di lacrime, però, ogni tanto viene
intervallata da momenti leggermente più felici. Cmq che bello sentire un
commento positivo sulla mia fic. Sei stata gentilissima. Lo so che Maggie e TJ
sono adorabili, piacciono anche a me. Questo, beh, è tutto dire. Spero tanto
che anche questo chap ti piaccia, un bacio, grandissimo,
AngèleJ
Hiromi
Grazie tesoro! Meno male che ci sei tu! Un bacio grandissimo,
Angèle J
Meggie Ciao,
tesoro. Ma che onore avere una tua recensione. Grazie dei tuoi complimenti e
del tuo supporto. Sei l’unica ad aver “approvato” la mia scelta di stravolgere
così la storia. Spero che tutto sarà di tuo gradimento, un bacio enorme,
AngèleJ
Robby
Eheheh. Sì, Ginny è un tesorino. E’ sveglia, furba... è Ginny. Eccoti servita
il nuovo chap, spero che ti sia piaciuto. Continua a farmi sapere cosa ne pensi
e grazie della tua recensione. Baci,
AngèleJ
Sirius4ever
Grazie, davvero. Bacioni,
AngèleJ
Tanti saluti anche a chi non ha recensito.
Grazie di aver letto, baci,
Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà di J.K. Rowling (a parte
qualcuno), quindi, ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi
libri un mondo meraviglioso, quello di Harry Potter…
Io ho terminato, buona lettura.
Angèle
* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….
-Chapter 6: "Crash into you…"-
-H
ermione?- Dimitri camminava accanto alla ragazza castana, in
silenzio. Erano appena usciti da un locale in Diagon Alley, dove, insieme a Ron
e Taissa, avevano trascorso la serata.
Hermione era intontita dal comportamento che Ron aveva tenuto con il capitano
bulgaro in quelle ore: era stato gentile, premuroso, simpatico e sexy al punto
giusto. Aveva avuto la capacità di far avvertire ad Hermione sempre più
frequenti spasmi di gelosia.
La ragazza, però, era stata brava a contenersi. Non aveva dato modo a
nessuno- forse solo a Ron che la conosceva bene- di accorgersi del suo stato
d’animo.
Si riscosse dal suo rimuginare proprio nello stesso istante in cui la mano di
Taissa era casualmente finita sulla guancia di Ron.
-Hai del gelato proprio qui…-la voce allegra della bulgara fece venire
voglia ad Hermione di cavarle quei dannati occhi verde smeraldo che avevano
incantato persino lei per un paio di secondi, qualche ora prima, a tavola.
"Ed io ti odio proprio da qui fino alla fine del mondo"
-Hermione?!- Dimitri la richiamò ancora, preoccupato che potesse essere
entrata in trance.
La bruna finalmente gli rivolse lo sguardo con disinvoltura, come se nulla di
strano fosse successo. Voleva quasi far sembrare una routine quotidiana quel suo
rintronamento…
-Sì?-
-Oh, finalmente. Pensavo ti avessero rapito gli alieni…-
Hermione ridacchiò un attimo, quasi per mascherare il suo nervosismo.
Continuava a tenere d’occhio la mano di Taissa e la guancia di Ron e, più il
tempo passava, più il mostro verde della gelosia le torturava lo stomaco.
Quella mano e quella guancia, infatti, erano rimaste più del dovuto
attaccate in una carezza che lei giudicò tremendamente "volgare".
-Addirittura? No, no. Sono qui, con te…- "Ma vorrei essere lì, con lui.
Questo, però, non ha importanza."
-Ti sei diverttita?- Alcune volte l’accento bulgaro di Dimitri faceva
capolino nel suo perfetto inglese, conferendogli quella parlata piacevolmente
esotica che anche Hermione apprezzava.
-Sì.- "No, ma nemmeno questo importa." Hermione aveva una faccia così
poco convinta che persino Dimitri non riuscì a crederle…
-Non ci credo, Hermione. Non hai l’espressione di chi abbia passato una bella
serata. Direi, piuttosto, di una condannata alla…- Dimitri cercò nel suo
vocabolario la parola più appropriata. Gli occhi marrone chiaro guizzarono, in
un lampo d’intelligenza. -…gogna.-
Hermione arrossì e negò forte col capo. –Ma no, che dici?! Sei stato un
piacevolissimo accompagnatore.-
-Non mentirmi, Hermione. Il tuo corpo era con me, ma la tua testa e il tuo
spirito vagavano indisturbati verso altri lidi.-
Hermione inarcò un sopraciglio alla bravura di Dimitri: utilizzava i termini
e le frasi idiomatiche adatte e tutto in un modo così naturale che quasi
sembrava un nativo inglese.
-Parli troppo difficile, sai Dimitri?-
Il ragazzone alto e biondo rise ed i suoi occhi, di quel marrone così caldo e
vivace che parevano incastonati nel volto squadrato e mascolino, si accesero di
entusiasmo.
-Me l’hanno detto spesso.-
-Immagino!-
Dimitri rise di nuovo con un gusto ed un trasporto che coinvolsero anche
Hermione.
Gli echi allegri delle loro risate raggiunsero le orecchie della coppia
davanti: Ron e Taissa si voltarono, accigliati.
-Perché ridete tanto?- Ron che aveva trovato Dimitri alquanto tranquillo ed
un po’ noioso era più che stupito di tanta ilarità.
Hermione aprì la bocca per rispondere, ma l’improvvisa visione delle mani di
Taissa e Ron intrecciate le tolse il respiro. Presa dalla conversazione con
Dimitri, non aveva notato, infatti, quel cambio di posizione.
Una distrazione che le costò un altro attacco violento da parte del mostro
verde al suo povero stomaco.
-Hermione è molto simpatica.- rispose Dimitri candidamente.
Taissa nascose una risatina di scherno in un colpo di tosse. Notò l’occhiata
velenosa di Hermione, ma non si scompose più di tanto. Preferì avvicinarsi
maggiormente a Ron, passandogli l’altro braccio- libero ormai dal gelato-
intorno al suo.
Hermione avvertì il colpo ed anche la voglia matta di sfasciare con un pugno
il bel visetto di Taissa. Si trattenne, però, frenata solo dal buon senso.
-Sì, lo so.- Ron- estraneo a quella lotta sotterranea tra le due donne-
rispose con sincerità a Dimitri. –Quando vuole sa esserlo.-
-Io sono sempre simpatica.-
-Certo come può essere sempre simpatica un’allergia.-
-Scemo.-
Ron e Dimitri risero, al contrario Taissa rimase a fissare Hermione che
sbuffava scocciata. Non riusciva a credere di come quella ragazza, all’apparenza
così normale, potesse aver incatenato con tanta bravura il cuore di Ron.
-Ron, sono stanca.- Taissa ruppe quell’allegria generale. Guardò con i suoi
occhi verdi quelli azzurri del ragazzo. –Mi accompagni a casa?-
Hermione sbiancò e sgranò gli occhi. Come le sarebbe piaciuto poter
schiaffeggiare Taissa e quella sua dannata voce sensuale.
Ron fissò la bulgara e sorrise.
-Certo.-
Una fitta colpì il cuore di Hermione, impotente di fronte a quella
situazione.
Cosa poteva fare se non sentire le gambe molli e la voglia di uccidere
entrambi farsi sempre più forte?
-Vuoi che ti accompagni?- Dimitri si era chinato con gentilezza verso
Hermione che, però, era rimasta immobile a fissare Ron e Taissa. –Hermione?-
La bruna era scattata, all’improvviso, come una molla. –No, grazie!- puntò i
pugni sui fianchi. –Io so arrivarci da sola a casa…-
Dimitri arrossì lievemente sulle guance. –D’accordo.-
Ron inarcò un sopraciglio, mentre Hermione lo superava senza degnarlo di uno
sguardo.
-Dove vai?-
-A casa.-
-Ma non è da quella parte.-
Hermione arrossì e sentì una rabbia montarle dentro, quando Taissa la
schernì. –Non mi sembra tu ci sia arrivare a casa.-
-Tu non t’immischiare.- borbottò in risposta la ragazza castana.
Ron scosse la testa e afferrò la mano di Taissa. –Va beh, comunque noi
andiamo.-
Hermione sentì lo stomaco contorcersi. Fissò brevemente gli occhi chiari del
ragazzo rosso che non sembrò considerarla affatto. Infatti, quest’ultimo, salutò
sommariamente Dimitri che nel frattempo era rimasto silenzioso ad osservare e,
dopo aver lanciato un’ultima occhiata ad Hermione, si smaterializzò con
Taissa.
"Sei sempre la solita stupida, Hermione"e non seppe fare altro che
mordersi le labbra.
***
H
arry e Ginny rientrano tardi, quella sera.
Eddie dormiva tra le braccia del padre con un’espressione così tranquilla che
quasi faceva invidia.
-Quando lo cullo io, non ha mai quell’espressione beata…- Ginny aveva
lanciato un’occhiata al suo bambino, mentre apriva la porta di casa.
Harry sorrise, chinandosi su di lei per un bacio a stampo. –Beh, io sì…-
Ginny inarcò un sopraciglio mentre lo guardava. Fece un sorrisetto tutto
Weasley ed aprì la porta. –Tu hai sempre quell’espressione quando ci sono io nei
paraggi, in generale…-
Harry la guardò entrare in casa. Squadrò il fisico della sua quasi
moglie da dietro e sospirò frustrato. –Tu mi hai fatto un incantesimo…
altrimenti non me lo spiego…- salì le scale sempre seguito da Ginny. Arrivò
nella stanza di Eddie, dove con gentilezza depose il bambino. –‘Notte,
campione…- gli sussurrò all’orecchio, dopo un delicato bacio sulla fronte.
Ginny sorrise. –Quando sei così dolce con Eddie, sei dannatamente sexy,
Potter…-
Harry le si era avvicinato con un sorriso. Appoggiò le mani sui fianchi della
donna, attirandola a sé.
Il profumo dei capelli di Ginny scintillò nell’aria come le faville del
fuoco.
I suoi occhi color carta da zucchero erano guizzanti, animati dalla
contentezza di stringere di nuovo Harry dopo tanto tempo.
Le loro labbra si sfiorarono delicatamente, desiderose di non far terminare
quel momento troppo presto.
Rimasero sulla soglia della porta a giocare con le loro bocche prima con
falsa timidezza e poi con sempre maggiore ardore. Alla fine Harry, incapace di
continuare oltre con quella tortura, catturò con foga le labbra scarlatte della
sua fidanzata, schiacciandola contro lo stipite della parete, preso da quel
contatto così anelato ed amato.
-Mi sei mancato…- gli disse Ginny dopo quel bacio mozzafiato.
Harry appoggiò la fronte contro quella della ragazza.
I loro respiri affannati e sincronizzati, si perdevano sulla pelle delle
labbra dell’altro.
-Tu non sai quanto a me…- L’uomo sospinse Ginny fuori dalla stanza del
bambino.
Il corridoio che separava la camera di Eddie dalla loro non sembrò mai così
lungo.
Harry si fermava sempre ogni tre volte su due a baciare Ginny, a tentare di
strapparle di dosso i vestiti senza aspettare di arrivare nella loro stanza.
Alla fine -quando Ginny aveva interrotto il loro bacio per la quarta volta-, la
sollevò di peso, facendole passare le gambe attorno al suo bacino, e raggiunsero
molto più velocemente-non avevano più bisogno di fermarsi per baciarsi- la loro
meta.
Le loro mani giovani ed attive erano troppo desiderose di sentire la pelle
dell’altro per aspettare oltre. Quando si stesero sul loro letto, infatti, Ginny
non indossava più la sua camicetta e Harry aveva già detto addio alla maglia.
Ginny passò le mani tra i capelli del bruno, mentre gli accarezzava le gambe
con i propri polpacci.
Harry rabbrividiva ad ogni carezza, ad ogni dolcezza che quella donna gli
donava, sempre in un modo così nuovo, così appassionato, così bello.
Bastò, infatti, una mano di Ginny sul suo fondoschiena per fargli perdere il
contatto con la realtà, con la situazione in cui si trovavano e, ben presto,
l’uno si perse nell’altra, felice in un modo vergognoso.
-Ti amo…- Quel sussurro fece rabbrividire Ginny come un alito di vento gelido
e nello stesso tempo bollente.
Una carezza di baci ardenti, non avrebbe mai sortito lo stesso effetto di
quelle poche parole.
Inarcò, allora, la schiena contro il bacino di Harry e gli afferrò il viso
tra le dita affusolate.
-Ti amo anch’io, Harry Potter.- i suoi occhi languidi si fissarono in quelli
appassionati dell’uomo e sorrise.
Harry la strinse forte a sé, perdendo il suo naso sulla pelle nivea di Ginny
ed avvertendo quell’odore di fragola. –Non lasciarmi mai.-
Poi, entrambi non ebbero più tempo di parlare, troppo presi l’uno dall’altra,
troppo immersi nella loro intimità.
***
T
amiara adorava l’odore della pioggia imminente e
quell’atmosfera elettrica che ricopriva tutto prima di un temporale.
Aspirò profondamente quel profumo, vibrando alle sensazioni che le faceva
avvertire.
Il cielo nero e vellutato dalle nuvole si stagliava denso e sicuro sopra il
verde dei prati che si estendevano tutto intorno al castello diroccato, sede
segreta dei rivoltosi.
-Tamiara…- Cassio si era materializzato all’improvviso dietro la donna.
Portava il mantello nero con il cappuccio tirato sulla testa. Sotto quella
stoffa scura spiccavano soltanto i suoi occhi azzurri e penetranti, atteggiati
perennemente in quello sguardo malvagio. -Le truppe chiedono quando potranno
sgranchirsi un po’ le braccia, uccidendo qualcuno.-
La donna non si scompose minimamente da quell’interruzione improvvisa del
silenzio che avrebbe fatto sobbalzare chiunque. Si limitò a voltarsi, guardando
l’uomo freddamente.
I suoi occhi verde-marrone erano accesi da un timido raggio di luna che si
calava incerto dalle nuvole.
-Mi è mai interessato qualcosa delle richieste dei miei uomini?-
Cassio si sentì quasi in imbarazzo.
Tamiara lo stava fissando come se fosse un insetto inutile anziché il suo
compagno fidato e devoto. Aveva le labbra carnose appena socchiuse in
un’espressione disgustata.
-No…-
-Appunto.- con il sopraciglio inarcato, la donna si voltò di nuovo a
contemplare l’immensità della natura.
-Non è prudente, però.- Cassio le si era avvicinato desideroso di darle dei
consigli che avrebbero giovato più a lui che ad altri. Magari se lei li avesse
seguiti non si sarebbe più sentito così… inutile.
Tamiara incrociò le braccia sul petto e sbuffò all’insistenza inopportuna di
Cassio. Non amava essere contraddetta ed obbligata a fare qualcosa. Era lei il
capo, Cassio doveva limitarsi a seguire i suoi ordini… altrimenti poteva anche
andarsene o morire. Non era indispensabile nel suo piano.
Mellifluo sarebbe stato un compagno altrettanto fidato se solo non avesse
avuto quella curiosità così stupida.
-Non me ne curo affatto, Cassio.- il tono con cui gli aveva risposto lo
lasciarono in silenzio, preoccupato. –Vattene, non ti ho convocato.-
-Ho bisogno anch’io della tua convocazione per vederti?-
Tamiara si voltò a guardarlo e scoppiò a ridere con cattiveria e scherno.
Cassio spalancò la bocca basito. –Ma cosa ti succede?- le posò una mano sul
braccio e la donna si voltò di scatto a guardarlo. Le bastò un’occhiata carica
di odio per sollevarlo di peso e farlo ricadere pesantemente sul pavimento di
pietra della torre diroccata.
-Non mi devi toccare, Cassio. Non mi devi dare ordini né consigli. Ricorda
chi comanda.-
Cassio aveva la faccia schiacciata contro il pavimento. Il cuore gli batteva
carico di rancore ed astio nei confronti di Tamiara.
Sputò sul pavimento il rigurgito di sangue che gli si era formato nella bocca
e si risollevò.
-Certo, me lo ricordo.-
Tamiara parve soddisfatta. Gli si avvicinò col suo passo vellutato e
misurato, scivolando sul pavimento con eleganza. Gli poggiò una mano sul petto e
gli diede un bacio a stampo sulle labbra, ancora sporche di sangue.
Cassio non riuscì a non rispondere a quel gesto.
-Mi piace quando sei così intelligente.- Tamiara gli pulì le labbra con un
dito ed aggiunse. –Raduna gli uomini, attacchiamo Diagon Alley.-
-Davvero?- Cassio si risollevò al pensiero che la donna avesse seguito il suo
consiglio. Non sapeva certo che Tamiara avesse intenzione già da prima di
organizzare un assalto.
-Certo. Non vorrei che i nostri cari amici si dimenticassero di noi.-
-Sì, mia signora…-
-Ah, Cassio?- Tamiara bloccò l’uomo, alzando un attimo una mano. –Lascia qui
Mellifluo.-
-Ma perché?-
Tamiara lo fulminò con uno sguardo. –Perché te lo ordino io.-
Cassio annuì e, quando scorse un sorriso obliquo sul volto tondo della donna,
ne ebbe paura.
***
-E’ normale quello che questa sera è
successo qui, Anne?!- Draco alzò la voce più di quanto avrebbe voluto. Sentiva i
nervi tendersi sempre di più e nulla riusciva a rilassarlo. Non sopportava
l’idea di quello che sarebbe potuto succedere se solo lui non fosse arrivato in
tempo. –Per te, tua cugina che tenta il suicidio, è una routine quotidiana…-
Anne aveva ancora gli occhi arrossati e cerchiati da profondi segni violacei.
Angelia, sorvegliata ormai a vista dai due, dormiva un sonno tranquillo
provocatole dalle medicine che Draco le aveva portato.
Regnava, in quel momento, una pace assurda nel salotto della casa: le urla
dell’uomo si erano appena vibrate nell’aria, accolte dal silenzio insopportabile
di Anne.
-Mary Anne vuoi rispondermi?-
La ragazza si voltò ad osservare Draco. Si morse le labbra cercando di
trattenere una successiva scarica di lacrime che incombeva di nuovo sui suoi
occhi. –Non posso risponderti, Draco, perché non so cosa stia succedendo ad
Angelia. E’ stato un periodo difficile per lei come per tutti.-
-Non hai notato nessuno strano comportamento?- "Riti strani per riportare
in vita Mellifluo, per esempio?"
Anne sbuffò. –Morgana, Draco! Cosa diamine vuoi? Arrestarmi, forse, alla fine
di questo interrogatorio…- allungò le mani verso il ragazzo. –Avanti
ammanettami, così ti sentirai meglio.-
Draco la guardò con serietà. Scosse la testa scocciato. –Non essere sciocca,
non sei un’assassina…- "Ed anche se lo fossi, sfido chiunque ad ammanettarti
quando hai quelle guance accaldate…"
-Beh, mi stai trattando come se lo fossi…-
Draco sospirò, avvertendo il colpo. Distolse lo sguardo dai tratti di quel
viso così angelico e lo posò su Angelia addormentata. –Mi spiace, non
volevo.-
Anne annuì col capo. –Già, tu non vuoi mai niente…-
-Come?-
-Oh, no, giusto! Tu Hermione la volevi, eccome, sono solo io che non sono mai
stata abbastanza per te…-
Draco strinse i pugni sulle gambe a quelle parole. –Stai dicendo un sacco di
sciocchezze, Anne.-
-Come al solito, no? Tu il perfetto ed io la povera idiota…- Anne si passò
una mano tra i capelli, frustrata. –Perché sei ancora qui?-
-Perché voglio starti vicino.-
Anne alzò lo sguardo, fissando i suoi occhi azzurri e vacui, in quel momento,
sul volto del biondino. –Non ce n’è bisogno. Va via.-
-No, perché qui c’è ancora bisogno di me, esattamente come oggi
pomeriggio.-
La bruna sbuffò, infastidita. Non riusciva a sopportare tutta quella
situazione, prima Draco e poi Angelia, tutti la stavano tagliando fuori dalle
loro vite e non riusciva a credere che lei glielo stesse facendo fare.
–D’accordo, oggi pomeriggio è stato un caso. Cosa vuoi Draco, un applauso? Ok,
grazie mille per il tuo pronto intervento, ma adesso puoi anche andartene.-
-Ho visto Mellifluo.-
Anne si bloccò all’improvviso. Portò lo sguardo su Draco e spalancò gli occhi
incredula.
-Come, scusa?-
Draco la fissò e fece una smorfia. –Ho visto Mellifluo, diverse notti fa,
all’attacco ad Azkaban.-
-Mellifluo? Azkaban?- Anne aggrottò le sopraciglia. –Non è possibile… lui
è…è… morto…ti sarai sbagliato.-
-Lo credevo anch’io. Il comportamento di Angelia, però, mi ha fatto
riflettere… ho paura abbia fatto una sciocchezza.-
Anne si morse le labbra, scotendo la testa. –No, non è possibile… io non ci
credo. Lei non può aver… lei non può aver commesso un atto così sconsiderato,
dopo tutto quello che ha passato.-
-Proprio perché ha passato un periodo terribile che potrebbe averlo
fatto.-
Anne rimase in silenzio a fissare le spalle di Angelia che si abbassavano ed
alzavano ad un ritmo regolare. Si strinse nelle spalle, incrociando le braccia
sul petto. –Tu la ritieni già colpevole.-
-No…-
-Sì, invece.-
Draco sospirò stanco di quegli attacchi ripetuti e pesanti contro di lui. Non
era abituato ad essere sempre e continuamente frainteso. –Mary Anne smettila di
travisare quello che dico.-
-Allora, tu sii più chiaro. Per una volta nella tua vita, potresti anche
sforzarti.-
Anne sfidò con lo sguardo Draco a replicare. Sapeva che non ne avrebbe avuto
il coraggio: a troppe cose rimandava quella frase che ancora riecheggiava
nell’aria.
-D’accordo se è questo che vuoi.- Draco sentì il cuore arrivargli nelle
orecchie, si alzò dal divano sul quale era seduto e raggiunse in pochi passi la
ragazza sulla poltrona. Appoggiò le sue mani sui braccioli, sporgendo il viso
pallido verso quello roseo di Anne che trattenne il fiato per la sorpresa.
-Che fai?- un sussurro incerto dalle labbra della donna, mentre il profumo di
Draco le aleggiò intorno.
Draco la fissò, serio. –Voglio essere chiaro e sincero. Quindi, ascoltami con
attenzione e guardami negli occhi.-
Anne era schiacciata sulla spalliera della poltrona. Non riusciva a respirare
con tranquillità. Che bisogno c’era di avvicinarsi così tanto a lei per
parlarle?
Draco fissò per un secondo di troppo le labbra a cuore della ragazza e ne
rimase rapito. Sapeva, ormai, quanto dolci potessero essere se accarezzate con
le proprie nel modo giusto. Sentiva il respiro di Anne leggermente affrettato ed
il suo cuore ormai gli ronzava fastidioso nel petto. Per riuscire a parlare,
dovette distogliere lo sguardo dal suo viso per un secondo.
-Io non penso che Angelia sia colpevole di nulla. Ho solo collegato alcuni
avvenimenti e mi dispiace essere arrivato a lei.- Draco aveva riportato il suo
sguardo sugli occhi di Anne e non aveva mai battuto ciglio. –So che è
profondamente innamorata di Mellifluo e spesso l’amore porta a fare azioni
sconsiderate.-
Anne annuiva, incapace di fare altro, alle parole sussurrate sinceramente da
Draco.
–Tutto qui. Credimi-
La ragazza socchiuse, allora, gli occhi, afflitta. Appoggiò con pesantezza il
capo alla spalliera e negò.
–Lo so che hai ragione, Draco. Solo non voglio che sia davvero come dici.
Angelia verrebbe rinchiusa ad Azkaban, senza alcun processo e…e io…- gli occhi
di Anne si riempirono di lacrime con troppa velocità. Un singhiozzo le ruppe
dolorosamente la gola e un pianto silenzioso la fece tacere. –Io… non so che
fare senza di lei…-
Draco la vide così piccola, dolce e bisognosa di cure ed affetto: aveva
quello sguardo triste e reso ancora più tenero dalle lacrime che scendevano
dispettose sulle guance.
Fu così che, senza pensarci oltre, le circondò le spalle con le sue braccia,
attirandola a sé.
La strinse forte, senza preoccuparsi di nulla.
Entrambi avevano bisogno di quel contatto così prezioso e nessuno parve
chiedere di più all’altro.
Anne, infatti, gli passò le braccia dietro la schiena, appoggiandogli un lato
del viso sul petto, limitandosi a tranquillizzarsi in quella pace che la
invadeva ogni volta che lui la stringeva.
-Non dirò niente per il momento. D’accordo?-
Anne annuì contro la maglia di Draco, poi cullata dalle carezze e dal respiro
dell’uomo che amava con tutta se stessa, si addormentò profondamente.
-‘Notte, amore mio.-
***
-Quindi, tu saresti il famoso Charlie
Weasley?- Maggie aveva l’aria incredula, mentre fissava l’uomo dalla fulva
capigliatura prepararle un caffè. Vedere qualcuno utilizzare la magia era sempre
sconvolgente e, anche quella volta, Maggie ne rimase affascinata.
-Per servirla, Miss.- Charlie si voltò appena un secondo per farle un
occhiolino.
La biondina arrossì e scosse la testa.
Il fascino era qualcosa che gli Weasley avevano nel DNA: un sorriso furbo,
due occhi grandi ed azzurri, un paio di labbra anche se sottili sempre ben
disegnate e soprattutto quella capigliatura rossa fiammeggiante che poteva
risultare davvero molto sexy.
Maggie appoggiò il mento sulla mano mentre fissava la figura di Charlie.
In tutte le descrizioni che le erano state fatte su quel mirabolante
fratello, domatore di draghi, le avevano sempre parlato di un qualcosa che in
quel momento le sfuggiva e non riusciva a cogliere da nessuna parte in Charlie.
Rimase a lungo ad osservarlo, anche dopo che l’uomo l’ebbe servita la sua
tazza di caffè fumante.
-Che c’è?- Charlie si era preoccupato nel notare l’insistenza con la quale
Maggie lo scrutava. –Sono sporco da qualche parte?-
La ragazza arrossì ancora, negando vigorosamente con la testa. –No, nulla.
Scusami.- girò il suo cucchiaino nella tazza e si morse le labbra, incerta. –E’
solo che… beh, sembra che manchi qualcosa in te…- si accarezzò il mento.
-…quando mi parlavano di te, sottolineavano sempre un particolare che adesso non
riesco a ricordare…-
Charlie fece un sorriso allegro che la confuse. –Beh, si tratta sicuramente
del codino.- voltò la testa per mostrare la nuca rasata da poco. –Me l’hanno
tagliato sta mattina. E’ stato terribile, ma necessario.-
Maggie rimase un attimo attonita, mentre le tornavano alla mente le parole di
Ginny: "Una lunga e fluente chioma, legata in una coda di cavallo
bassa".
-Sì, è vero. Manca proprio quello.- bevve un sorso del suo caffè, sorridendo
contro la tazza. –Assomigli molto a Ron.-
Charlie ridacchiò un po’. –Sì, certo. Togliendo che lui è più alto, più
grosso e meno bello di me, siamo proprio due gocce d’acqua…-
Maggie rise. –Ti consideri irresistibile, vero?-
L’uomo fece un sorrisetto tutto compiaciuto. –Piccola, mi hai guardato
bene?-
Maggie lo guardò ironicamente. Soppesò ogni particolare della figura di
Charlie e poi annuì. –Beh, effettivamente, nonostante la tua veneranda età, non
sei proprio da buttar via…-
-La mia che?- Charlie inarcò un sopraciglio.
-La tua età avanzata…-
-Pupa…- incrociò le braccia sul petto. –A me basta schioccare le dita per
avere qualsiasi donna.-
-Sì, certo.- Maggie rise ed inclinò la testa un po’ scettica. –Non ti sembra
di esagerare?-
-E a te non sembra di sottovalutarmi.-
Si fissarono negli occhi per un lungo momento. Poi, scoppiarono a ridere
nello stesso istante.
Maggie aveva letteralmente adottato la famiglia Weasley. Adorava Ginny e Ron,
ma, in quel momento, anche Charlie non le dispiaceva affatto.
-Quindi, fammi capire bene…- Charlie si era ripreso dalle risate ed aveva
appoggiato una mano sul tavolo, accanto alla sua tazza di tè verde. –Tu saresti
Maggie Cooper, amica di Ron che oggi dorme qui.-
-Non oggi, Charlie. Io dormo tutti i giovedì qui.-
Charlie inarcò un sopraciglio. –E perché di grazia?-
Maggie si strinse nelle spalle. –Il mio ragazzo TJ, lavora in un piano bar
fuori Londra il giovedì…e io non amo passare la notte a casa da sola. Siccome
tornare a NewFreedom, dalla mia famiglia, mi sarebbe un po’ scomodo, vengo a
dormire qui.-
-Hm, chiaro.- Charlie bevve un lungo sorso di tè. –Ti piace mio
fratello.-
Maggie rise. –Sì, mi piace, ma non in quel senso. Per me è una sottospecie di
fratellone, di zio acquisito. Ci siamo stati vicini, quando ne avevamo bisogno.
Io, TJ e Ron.-
-Ah, un triangolo.-
-Certo che no.- Maggie tentò di accavallare le gambe sotto il tavolo, ma non
ci riuscì. Provò ancora una volta, ma i suoi piedi erano incollati al
pavimento.
-E’ inutile che ti sforzi. Ti ho fatto un incantesimo per renderti
inoffensiva.-
Maggie fece una smorfia. –E perché?-
Charlie ridacchiò. –E’ giusto una forma di precauzione. Metti che tu fossi
stata un’assassina, quando ero girato a fare il caffè, avresti potuto
uccidermi.-
-Eh?!- Maggie sbuffò. –Ma che dici?-
-In questo periodo, gira molta gente strana.-
-E tu sei uno di quelli.-
Charlie scosse la testa. –Nah, sono solo prudente.-
-Ma come avrei mai potuto ucciderti. Sono una maga-no, non riesco ad usare la
magia.-
L’uomo si strinse nelle spalle. –Alla maniera babbana. Una coltellata nella
schiena e addio Charlie.-
Maggie scosse la testa rassegnata. –D’accordo, in effetti, avrei potuto
essere un’assassina. Adesso, però, che hai appurato che non potrei mai farti del
male che ne diresti di liberarmi?-
Charlie ridacchiò. –Fammici pensare…- si portò una mano sotto il mento.
–Togliendo il fatto che avere una bella ragazza immobilizzata nella mia cucina
mi fa venire in mente mirabolanti immaginazioni…non credo ti libererò almeno
fino all’arrivo di Ron.-
-E se non dovesse tornare per il momento?!- Maggie iniziò davvero a
preoccuparsi.
-Rimarrai seduta comodamente lì.-
-E se mi dovesse scappare la pipì?-
Charlie fece una smorfia appena disgustata. –In quel caso, metterò dei
giornali come faccio per i cuccioli di drago.- un colpo di bacchetta e alcuni
quotidiani ricoprirono il pavimento sotto la sedia di Maggie.
-Ma sei pazzo?!- la ragazza si agitò sulla sedia. –Liberami
immediatamente!-
Charlie ridacchiò e questo fece aumentare il nervosismo di Maggie.
–D’accordo, biondina, facciamo così: io ti porrò tre domande su questa gabbia di
matti e se mi saprai rispondere allora ti libererò… che ne dici?-
Maggie gli lanciò un’occhiataccia di quelle taglienti. –D’accordo.- disse con
uno sbuffo. –E vedi di mantenere la promessa.-
-Io sono un uomo di parola.- allungò una mano per stringere quella della
giovane, suggellando così il loro accordo.
-Vedremo.-
Charlie le fece un bel sorriso trovando quella ragazza simpatica ed
intelligente, nonostante la sua possibile vena omicida.
-Prima domanda: come si chiamava mio padre?-
Maggie inarcò un sopraciglio. Si morse le labbra, riflessiva. –Come si
chiamava tuo padre?-
Charlie annuì.
Perché diavolo non aveva mai saputo il nome del padre di Ron e Ginny?
Ricordava solo che tra i quattro nomi di Edward ci fosse anche quello del signor
Weasley…
Il problema era indovinare quale.
-Sto aspettando.-
-Beh, un attimo, devo ricordarlo…-
-Sei tu quella ad essere legata non io…-
Maggie sbuffò. –Sirius?-
-Quello era il padrino di Harry Potter.-
-Ah.-
Charlie inarcò un sopraciglio. Si accomodò sul tavolo, tenendo ben stretta la
bacchetta.
–Potrei decidere di bloccarti anche le braccia…-
-Cosa?-
Il rosso rise. –Scherzavo.- con un colpo di bacchetta liberò la biondina.
-Eh? Ma non ho risposto esattamente, perché mi hai liberato?-
-Perché è arrivato Ron.- indicò con un indice il soggiorno dal quale pochi
attimi dopo uscì tossicchiando il ragazzo rosso. –Ciao, Ron.-
Maggie sobbalzò. –Oh, meno male che sei arrivato. Tuo fratello mi ha legato
perché pensava fossi un’assassina… Digli, per favore, che mi conosci…-
Ron si voltò a guardare la ragazza. Inarcò un sopraciglio. –Cosa?- allargò
gli occhi. –E tu chi sei?-
Charlie scoppiò a ridere e quasi cadde dal tavolo, mentre Maggie faceva una
faccia scandalizzata. –Non è divertente.-
Ron rise ancora per un momento, poi cercò di riprendersi. –Su, Maggie, stavo
scherzando…-
Maggie lo guardò in tralice.
-D’accordo. Charlie questa è Maggie Cooper, una mia cara amica. E’ sempre
stata la benvenuta qui, soprattutto, i giovedì sera, quando TJ, il suo ragazzo,
lavora in un piano bar fuori Londra.-
Charlie annuì. –Sì, sì me lo ha già detto e le ho anche creduto. Solo che è
stato troppo divertente vederla terrorizzata…- e rise di gusto.
-Ehi!- Maggie incrociò le braccia infastidita. –Non sei stato
divertente.-
Ron allungò una mano per poggiarla sulla spalla della ragazza. –Su, ora non
te la prendere.-
-Io non me la sono presa.- distolse lo sguardo dai due, cercando di
nascondere la sua stizza.
-No?-
-No.-
Charlie ridacchiò. –Ok, Maggie. Mi dispiace.- le tese una mano. –Facciamo
pace?-
La biondina lo guardò un momento, poi si sciolse in un sorriso. –D’accordo,
ma la prossima volta evita tutta questa commedia o ti denuncio all’ufficio
protezione babbani…-
Charlie rise ancora. –Va bene, pupa.-
-E non chiamarmi più pupa.-
Ron scosse la testa rassegnato, si voltò per raggiungere il frigorifero
quando Maggie lo bloccò.
-Dove sei stato?-
-In giro.-
Charlie si voltò a guardarlo, rimanendo sempre seduto sul tavolo. –In giro
non è una risposta.- disse dando man forte a Maggie.
-Sono andato a cena fuori con degli amici.-
Charlie inarcò un sopraciglio. –Amici, amici o amici, amiche?-
Ron si appoggiò contro il frigo per fissare i due. Si grattò un attimo il
mento e poi rispose. –Non vedo come vi possa interessare.-
Maggie fece un sorriso. –Ci interesserebbe eccome, se tra quegli amici ci
fosse stata anche una certa Her.my.knee.-
-Chi?- Ron e Charlie chiesero, fissando la ragazza scetticamente.
-Hermione.-
-Ah!-
-Uomini.- Maggie scosse la testa avvilita. –Comunque… c’era?!-
Ron prese dal frigo la confezione del latte. Ne versò un po’ in un bicchiere
e bevve, ignorando quasi la domanda della biondina.
-Allora?- Charlie incalzò, battendo pacatamente una mano sul tavolo.
-Sì.-
-Bene!- esclamarono entusiasti i due.
-Ma non è come pensate voi.- Ron rimise a posto il latte. –E’ completamente
differente.-
Maggie inarcò un sopraciglio. –In che senso?-
-Nel senso che era un appuntamento a 4 e io non avevo il mio con lei.-
-Mio fratello è un play boy.-
-Sta zitto, Char.-
-Sì, sta zitto.-
Charlie li guardò storto. –Mi sento in obbligo di ricordarvi che dovreste
portare rispetto per le persone più grandi.-
Ron e Maggie lo ignorarono:l’uno rimase a fissare l’interno del suo bicchiere
dove una solitaria goccia di latte colorava il fondo di bianco, mentre l’altra
si fermò a riflettere su quanto Ron aveva detto.
-Com’è stato?-
Ron bevve quell’ultima goccia di latte prima di rispondere. –Strano.
Dannatamente strano…e…-
-E?- Charlie era rientrato nella conversazione dopo un attimo di offeso
isolamento.
-…e sbagliato.-
-Sbagliato?-
-Sì.- Ron si passò una mano tra i capelli. –Era sbagliato il posto in cui ero
seduto, la mano che tenevo stretta nella mia, la ragazza che ho riaccompagnato a
casa, le labbra che ho baciato…tutto sbagliato.-
-Perché?- Maggie si poggiò con un mezzo sorriso sul tavolo. –Perché era
sbagliato?-
Ron rimase in silenzio. Fissò prima gli occhi verdi di Maggie e poi le tende
della finestra della cucina. Rivisse in un flusso di ricordi la serata e dopo si
umettò le labbra, sconfitto.
–Non era Hermione.- infilò le mani nelle tasche dei jeans. –Non era
perfetto.-
-La perfezione non esiste, fratellino.-
Ron scosse la testa. –Oh, sì che esiste ed io ho provato la sensazione di
stringerla, di sentirne il profumo.-
-Hermione non è perfetta, Ron.- Maggie cercò di consolarlo.
-Non è Hermione la perfezione. Era il nostro amarci ad essere perfetto.-
Un silenzio calò sui presenti per rispettare la sofferenza di Ron.
Maggie si morsicò le labbra, prima di chiedergli:
-Cos’hai intenzione di fare?-
Ron sorrise amaramente. –Io non ho intenzione di fare nulla. E’ tutto nelle
mani di Hermione, adesso.-
Charlie appoggiò la testa su una mano. –Beh, allora possiamo stare
tranquilli.-
-Perché?-
-Hermione farà la cosa giusta, come sempre.-
Ron sospirò e preferì non rispondere.
Maggie si strinse nelle spalle.
-Speriamo.-
***
P
iangeva sotto la pioggia mentre tornava a casa. Piangeva mentre
saliva le scale. Piangeva silenziosamente, ma lo faceva ed in quel momento,
sotto il getto caldo della doccia, le sue lacrime si confondevano con l’acqua
che le scorreva sul viso e le attraversava i capelli, appiccicandoglieli al
viso.
L’odore nauseabondo della disperazione si confondeva e lottava con quello
dolciastro dello shampoo e del bagnoschiuma.
Hermione Granger scivolò contro le mattonelle del box doccia fino a
raggiungere il piatto di ceramica ricoperto di gocce. Si abbracciò le ginocchia
livide per il freddo, appoggiando con pesantezza la sua fronte contro la pelle
bagnata delle gambe.
L’acqua continuava a percorrere tutto il suo corpo incurante del dolore che
esso racchiudeva.
L’acqua è portatrice di vita, di felicità, d’amore…
Hermione strinse così forte i pugni che le sue unghie s’infilarono per un
secondo nella carne del palmo, ferendola.
Una piccola goccia di sangue scivolò lungo il suo polso pallido, fino a
cadere con un impercettibile tonfo sulla ceramica della doccia.
-Fa male. Troppo male.-
Mentre i singhiozzi le rompevano disperatamente la gola, rifletteva sulla
serata appena trascorsa, sul dolore che aveva provato nel vedere Ron dedicare
tutte quelle attenzioni a Taissa, di quanto la facesse soffrire l’impossibilità
di immischiarsi in quella storia d’amore…
-Male…-
Mentre la doccia aperta ancora la inondava di acqua, si rialzò con titubanza
e, insicura sulle gambe, girò la manopola chiudendo quel getto.
-Male…-
Si avviò verso la sua camera, dopo aver infilato un accappatoio e, senza
darsi nemmeno il tempo di asciugarsi i capelli, si gettò sul letto.
Raggomitolandosi, pianse ancora tutte le sue lacrime, fino a che non cadde in
un sonno pieno d’incubi.
***
U
n lampo squarciò il cielo per un secondo. La sua luce bianca e
ferma rimase sospesa nel vuoto mentre ricopriva come un velo tutta Diagon
Alley.
Un altro lampo ed un gruppo di gente comparve al centro della strada.
Tamiara, la donna in piedi al centro di tutti quegli uomini fece, un sorriso
obliquo.
Diagon Alley era completamente deserta: avrebbero potuto metterla a ferro e
fuoco, indisturbati.
Cassio si avvicinò alla riccia con un inchino.
-Quali sono i tuoi ordini?-
Tamiara si guardò intorno.
Alcune luci delle case si riflettevano sull’asfalto bagnato, creando dei
giochi tremuli davvero suggestivi. Un perfetto paesaggio notturno da ritrarre si
stagliava contro lo sguardo della donna.
-Bruciate tutto quello che potete...- sorrise con perfidia. –…e
divertitevi.-
Cassio annuì, poi, si voltò verso i suoi uomini e ruppe il silenzio notturno
con un grido.
-ATTACCATE!-
E’ un fragore sostituì il silenzio.
***
La bacchetta
sul comodino di Ron vibrò rumorosamente prima di illuminarsi di rosso.
L’uomo dormiva della grossa e prima di riuscire a svegliarsi la bacchetta
corse ancora sul legno di quel tavolino con dei sussulti.
-Ma che diavolo…- Ron aprì prima un occhio e poi l’altro di scatto, quando si
accorse che la luce che illuminava la bacchetta era di un acceso colore rosso.
Saltò su a sedere prima di fiondarsi sul pavimento che scricchiolò sotto il suo
peso. Si infilò la tuta degli auror ed il cinturone in un baleno, nemmeno passò
in bagno per rinfrescarsi il viso.
Ci avrebbe pensato il freddo della notte a risvegliarlo completamente.
Ron afferrò la bacchetta e, dopo essersi tirato su la zip del giubbotto nero
anti-incantesimi, pronunciò la formula per smaterializzarsi. Lo strappo
all’altezza dell’ombellico e si ritrovò in pochi attimi in piedi al centro della
strada principale di Diagon Alley.
Rimase fermo lì ad osservare lo spettacolo che si era presentato ai suoi
occhi: i palazzi più belli stavano bruciando come tocchi di legno in un falò; il
fumo nero si alzava denso verso il cielo, il quale, nel frattempo, era scosso da
una violenta tempesta di fulmini.
-Miseriaccia…- riuscì a formulare mentre il vento freddo gli portò finalmente
i fragori degli scontri che si stavano svolgendo tutt’intorno.
I bagliori degli incendi lo bloccarono per qualche minuto, tempo necessario
ad un mangiamorte d’individuarlo e lanciargli contro un incantesimo.
Ron sentì a stento il fischio della maledizione prima di ritrovarsi a terra
schiacciato da un modesto peso.
Un profumo ed una voce gli rivelarono la sua salvatrice ancora prima che
riuscisse a riaprire gli occhi.
-Ron, non è il momento di dormire!-
Hermione si sollevò sulle mani per guardarlo negli occhi. Aveva un graffio
profondo sulla guancia destra che perdeva lunghe gocce di sangue che colavano
fin nel collo della maglia. I capelli marroni scarmigliati, nonostante il
tentativo di domarli. Aveva l’aria di una che era lì a combattere già da un bel
po’ di tempo.
Si fissarono per un momento negli occhi, mentre la ragazza riprendeva respiro
e Ron si ricordava di tornare a rilasciare il fiato.
-Che sta succedendo?-
Hermione si tirò su di controvoglia quando Ron distolse lo sguardo dal suo.
Sospirò pesantemente.
-I mangiamorte stanno attaccando Diagon Alley. Indovina un po’ chi li
capeggia?-
Ron si accigliò.
-Tamiara.-
-Cosa?!-
Hermione non riuscì a replicare perché il fumo che si respirava le procurò un
attacco di tosse.
Ron le massaggiò per un secondo la schiena con apprensione.
-Tutto a posto?- la guardò di nuovo negli occhi e si rese conto di non averla
nemmeno ringraziata per avergli salvato la vita.
La donna annuì. –Sì, non preoccuparti.- si passò una mano sulla fronte
asciugandosi il sudore. –Non abbiamo tempo di pensare a queste sciocchezze.
Dobbiamo respingere l’attacco.-
Ron la guardò per un secondo e la trovò così dannatamente bella, in quel
contesto assurdo, che a stento si trattenne dal baciarla lì, in mezzo alla
battaglia che infuriava. Le accarezzò con dolcezza una guancia. –Fa
attenzione.-
Hermione sentì il cuore palpitare così veloce che quasi le mozzò il fiato in
gola. –Anche tu.- e, senza aggiungere altro, diede le spalle a Ron e si
allontanò verso un gruppo di Auror che tentava di respingere indietro le
fiamme.
Ron fissò la ragazza ancora per qualche secondo, poi si voltò e si addentrò
lungo la via infuocata, la bacchetta stretta in pugno e l’attenzione al massimo.
Sentì un urlo prima che un mangiamorte alto e biondo gli si gettasse contro.
Ron lo schivò con una rapida finta.
Il colpo a vuoto dell’incappucciato gli fece quasi perdere l’equilibrio.
-Credevi davvero di riuscire a colpirmi?- Ron afferrò il polso dell’uomo che
impugnava la bacchetta costringendolo con forza a piegare l’avambraccio in una
posizione innaturale che procurava un discreto dolore.
Il mangiamorte lasciò andare la bacchetta con un urlo.
Ron lo costrinse ad inginocchiarsi ma l’uomo fu dannatamente pronto perché
gli rifilò una testata contro lo stomaco che lo distrasse.
In quel frammento di tempo, il mangiamorte si risollevò, sguainando la
sciabola.
Ron tossì, tenendosi lo stomaco per il colpo ricevuto, non ebbe nemmeno il
tempo di riprendersi completamente che l’altro partì ancora all’attacco.
-Miseriaccia…- brontolò Ron nel tentativo di parare il fendente con la sua di
spada che aveva sfoderato con un tocco da maestro nello stesso istante in cui il
mangiamorte stava per colpirlo. –Pensi di aver a che fare con uno sprovveduto?-
-Io e te abbiamo un conto in sospeso, Weasley.-
Ron scosse la testa mentre infliggeva una serie di colpi a ripetizione contro
la spada inesperta del mangiamorte. –Ho una miriade di conti in sospeso. Tutti
quelli che ho buttato a marcire ad Azkaban avrei voluto ucciderli con le mie
mani…- un fendente riuscì a ferire il mangiamorte di striscio. –Chissà, magari,
oggi inizio a saldarne qualcuno…-
L’uomo si tirò in dietro con un grido di rabbia. Si portò una mano sul
braccio dove uno squarcio rosso si apriva. –Hai firmato la tua condanna a morte,
Weasley.- Partì alla carica contro il ragazzo che sorrise.
Una volta, su qualche manuale, aveva letto che mai si doveva attaccare per
rabbia…
(Sunny docet)
Ron parò con facilità il colpo potente ma decisamente tentennante ed
impreciso del mangiamorte. Lo fissò negli occhi, prima di sollevare un ginocchio
e colpirlo con forza all’addome.
L’uomo indietreggiò mentre sul volto gli si disegnava una maschera di dolore.
Tossì ed alcune gocce di sangue gli imbrattarono le labbra sottili.
-Sei un bastardo Weasley, come lo era tuo padre e quella melma dei tuoi
parenti…-
Ron lo fissò, rimanendo per qualche secondo fermo ed impalato.
La rabbia, l’odio, il rancore che provava per quelle bestie che avevano
ucciso la sua famiglia si paventarono come un velo sul blue intenso dei suoi
occhi.
Con un gesto fluido della mano, lanciò con forza la sua sciabola contro il
mangiamorte che per la sorpresa non riuscì a spostarsi. Così, la lama ricurva ed
appuntita penetrò in profondità nel petto ed uno schizzo di sangue macchiò il
volto dell’uomo.
Ron lo guardò morire senza che alcuna emozione gli si affacciasse sul volto.
Era impassibile di fronte all’agonia del suo nemico. Gli si avvicinò solo per
riprendersi la spada.
-Nessuno insulta la mia famiglia.- tirò con forza l’arma via dal cuore di
quel mangiamorte che dopo un ultimo spasimo si spense. –Men che meno un
mangiamorte come te…-
Rinfoderò la sua spada e, con un passo cadenzato come se nulla fosse
successo, riprese a camminare lungo una Diagon Alley che continuava a
bruciare.
***
H
arry fu scaraventato dall’altra parte della strada con un colpo
di bacchetta. Atterrò sull’asfalto con un tonfo inquietante. Rimase per un
secondo privo di fiato per il dolore che si era propagato in tutto il corpo,
dalla schiena fino alla punta dei piedi.
"Harry Potter che ha sconfitto Voldemort, si fa schiantare da un povero
mangiamorte da quattro soldi?!"
Il ragazzo scosse la testa, rimettendosi con uno slancio in piedi.
-Beh, sono ancora tutto intero e riesco a camminare…- si voltò verso il
mangiamorte che nel frattempo era avanzato verso di lui. –Non credo sia stata
una mossa poi così tanto intelligente. Mi hai solo fatto incazzare, sai?-
L’uomo incappucciato ghignò. –Schiantarti è stata la cosa più bella che mi
sia capitata negli ultimi anni.-
Harry inarcò un sopraciglio. –Beh, non devi aver avuto un granché di vita
sociale.-
Il mangiamorte ringhiò. –Ho meditato la mia vendetta.- strinse la bacchetta
tra le dita. -…e oggi finalmente riuscirò a portarla a termine…- si gettò contro
Harry con forza.
Il ragazzo sopravissuto parò l’attacco del mangiamorte. Un pugno col sinistro
e l’altro con il destro.
L’incappucciato tentò, allora, di colpire il volto di Harry con una testata,
ma il ragazzo fu più veloce a schivarlo.
Una breve colluttazione in cui i pugni e i calci dell’uno e dell’altro quasi
si confondevano e, poi, Harry riuscì ad allontanarlo con uno spintone.
-Non sarebbe stato meglio se ti fossi trovato un hobby? Che ne so:
collezionare francobolli, per esempio! Non è salutare pensare sempre al
sottoscritto…-
Il mangiamorte mostrò di nuovo i denti con rabbia e Harry negò con la testa.
-…d’accordo, magari avresti potuto provare con un cane…-
In risposta, l’incappucciato sguainò il pugnale che aveva nello stivale e lo
brandì minaccioso contro il ragazzo bruno. Quest’ultimo inarcò un sopraciglio
scettico, alla vista dell’arma. –Mi stai minacciando con quella sottospecie di
coltello da cucina?!- si grattò per un secondo la testa. –C’è, dico, pensi di
farmi paura?!-
-Parli troppo, ragazzino!- si lanciò il pugnale da una mano all’altra.- ed
agisci troppo poco…-
-Agisco poco?!- Harry parve quasi offeso da quell’affermazione. Ci pensò un
attimo su, mettendo le mani sui fianchi dove teneva il cinturone delle armi.
Posò le dita sull’elsa della sciabola e sorrise. –D’accordo… forse è meglio
passare all’azione. Non si sa mai… voi mangiamorte parlate troppo. Potresti
raccontare in giro strane storie secondo cui Harry Potter si sia rammollito…-
Il mangiamorte gli lanciò un’occhiataccia, poi, si scagliò contro il ragazzo
con l’intenzione di colpirlo al cuore.
Harry fece un sorrisetto mentre con un minimo sforzo parava il fendente.
La lama della spada scintillò nella notte come un lampo bianco che brilla per
un attimo nel cielo scuro. –Naturalmente bisogna vedere se sopravvivi per
raccontare qualcosa…-
Il mangiamorte fece un urlo di rabbia, poi, con velocità e precisione, cercò
di colpire Harry con una scarica di colpi. Due di questi ferirono il ragazzo di
striscio: uno sul braccio destro e l’altro sul fianco.
-Cazzo!- si lamentò il capitano, rotolando sulla schiena per evitare un altro
colpo. –Ti ho fatto arrabbiare, eh?-
L’incappucciato continuava a tirare con la spada, senza degnare il discorso
del bruno di molta attenzione.
Harry si trovò alcune volte in difficoltà, la violenza dei colpi dell’uomo
aumentava in maniera esponenziale.
Alla fine, infatti, il mangiamorte lo inchiodò contro un muro, con la punta
della spada puntata contro il collo e l’aria trionfante.
-Non parli più moccioso?- l’incappucciato sorrise, mentre costringeva Harry a
lasciar cadere la spada.
-Il grande oratore è colui che riconosce i momenti in cui è necessario
tacere.-
Il mangiamorte allargò gli occhi. –Ti rendi conto che stai per morire?!- Nel
porgli questa domanda, l’incappucciato abbassò un attimo la guardia.
Harry sorrise, perché non aspettava altro: con un gesto fulmino calciò via la
spada dalla mano rilassata del mangiamorte.
Quest’ultimo, sorpreso, rimase a fissare la sua arma volteggiare in aria
prima di ricadere nelle mani del bruno.
-No, in effetti, non me ne rendo conto.- Harry fece roteare l’elsa della
spada tra le dita e poi, con un gesto secco, la infilzò nello stomaco del
mangiamorte. –E nemmeno tu.-
Uno sguardo stupito fu l’ultima espressione che comparve sul volto
dell’incappucciato, prima che questi si accasciasse al suo privo di vita.
Harry recuperò la sua spada e, prima di uscire dal vicolo in cui lo scontro
con il mangiamorte lo aveva condotto, una voce famigliare lo bloccò.
-Comunque, il mangiamorte ha ragione: parli troppo, amico.-
Harry inarcò un sopraciglio ancora prima di voltarsi a guardare Ron. –Da
quanto sei lì a vedermi sudare?-
Ron fece un sorrisetto, uscendo dall’ombra. –Ehi, ti coprivo le spalle come
al solito.-
-Sì?- Harry fece un’aria scettica. –E dov’eri quando quello stronzo mi ha
puntato la spada contro la giugulare?-
Ron si grattò il capo. –Sapevo che avevi tutto sotto controllo. Nel caso mi
fossi sbagliato, ero lì pronto ad intervenire.-
-Sarà.-
-E’.-
I due si fissarono un momento, poi, sorrisero. –Finalmente sei arrivato!
Cos’è volevi farti desiderare?-
Ron negò con la testa. –Ho avuto qualche problema con due mangiamorte qualche
metro più indietro. Sono stato trattenuto.-
-Hai visto cosa stanno combinando?- Harry si guardò intorno. –E la cosa
strana è che non ho trovato un solo civile…-
Ron annuì. –L’ho notato anch’io e la cosa non mi piace per niente.-
Un urlo straziante arrivò quasi come risposta. I due si voltarono verso la
fonte di quel lamento e rimasero raggelati: appesi dalle braccia, come fossero
tante palline di Natale, un numero impressionante di uomini e donne, la maggior
parte degli abitanti e dei negozianti di Diagon Alley, penzolava dalle guglie di
un palazzo, uno dei pochi a non essere ancora in fiamme.
Ron ed Harry videro alcuni auror, loro colleghi, combattere ai piedi di
quella costruzione nel disperato tentativo di salvare quella gente.
Così, senza aspettare oltre, i due capitani corsero a perdifiato per
raggiungere i loro compagni e dare una mano.
Cosa diavolo stava succedendo? Da quanto non assistevano a scene così assurde
e spaventose?
Harry brandì la bacchetta e con una maledizione scaraventò una paio di
mangiamorte lontano da alcuni auror in difficoltà. Alzò lo sguardo, ritrovando
appoggiato al parapetto qualche metro più un su un viso sorridente dannatamente
conosciuto: Tamiara.
-Finalmente, bambino sopravissuto…-
Ron, fermo al fianco di Harry, fece una faccia interrogativa. Il fumo degli
incendi gli impediva di guardare chiaramente il volto della donna che si era
rivolta al bruno.
-LASCIALI ANDARE!- urlò Harry, senza fermarsi a dare spiegazioni.
Tamiara sorrise, sprezzante. Giocherellò con la bacchetta, prima di annuire.
–D’accordo.-
Pronunciò un paio di parole e alcune persone prigioniere furono lasciate
cadere.
La reazione di Tamiara era stata così fulminea che nessun auror era riuscito
a fermare la caduta di quella povera gente che finì schiantata sull’asfalto.
Le urla di dolore delle vittime riecheggiarono nella notte.
Harry strinse i pugni per la rabbia e digrignò i denti.
Ron inveì contro Tamiara, urlando. –EHI, STRONZA! Non giocare a fare il padre
eterno con noi! Non sai nemmeno quante pazze come te ho sbattuto ad
Azkaban!-
Tamiara sorrise, di nuovo. –Aspetto con ansia quel giorno…- con un gesto
della mano richiamò a sé due uomini incappucciati. –Per ora, però, mi
accontenterò di questi effimeri divertimenti.- pronunciò qualche parola
incomprensibile e tutte le persone ancora appese a quel palazzo iniziarono a
cadere velocemente verso l’asfalto.
Gli auror presenti non sarebbero mai riusciti a salvare tutte quelle persone:
erano troppe e loro troppo pochi.
Harry e Ron, come tutti gli altri del resto, iniziarono a correre da un lato
all’altro del palazzo per cercare di attutire e rallentare la caduta di quella
gente.
Gli incantesimi e le urla di tutti coloro che stavano precipitando nel vuoto
crearono così tanta confusione che Tamiara e i mangiamorte svanirono, senza che
nessuno se ne accorgesse.
Sarebbero morti quasi tutti quegli innocenti se una voce femminile non avesse
gridato un incantesimo antico quanto quello di Tamiara, salvando la maggior
parte della gente.
Ron si voltò in tempo per vedere la bacchetta di Hermione ancora puntata
contro il palazzo.
La guardò intensamente mentre lei, con gli occhi concentrati sull’obbiettivo,
le guance sporche di nero e l’aria stravolta, riusciva a rallentare la caduta di
un numero impressionante di persone. Così, nonostante tutto quello che stava
succedendo, sentì un moto di orgoglio nascergli dal profondo del cuore e
sorrise: Hermione era sempre eccezionale.
Quando l’incantesimo cessò, la ragazza si voltò a guardarlo: il respiro
affannoso e la bacchetta ancora stretta in pugno.
Fu un breve scambio di occhiate, poi, la giovane si accasciò sulla strada
priva di forze.
Fu, allora, istintivo da parte di Ron ignorare tutto il resto: le urla,
Harry, gli auror e tutti gli altri e correre da lei.
Il cuore che batteva furiosamente nel petto, nelle orecchie. Nemmeno sentì se
stesso urlare il nome di Hermione. Sapeva solo che doveva raggiungerla e
stringerla forte a sé.
-Hermione…- sussurrò non appena le fu vicino abbastanza da accovacciarsi e
prenderla tra le braccia. –Hermione…-
La ragazza riaprì gli occhi per un piccolo istante e quasi le parve di
sognare: Ron le stava accarezzando il volto mentre la stringeva così
possessivamente a sé.
Si sforzò di tenere aperte le palpebre, ma le sentiva così pesanti e lei
aveva così voglia di chiuderle.
-Sto bene…- riuscì solo a pronunciare prima di lasciarsi andare contro il
petto di Ron, perdendo i sensi.
***
Q
uando Ron rientrò a casa quella notte, le prime luci del sole
stavano spuntando all’orizzonte.
Quell’attacco a Diagon Alley era stato un terribile problema per tutti: per
gli abitanti di quella via, per i commercianti, per la comunità magica e
soprattutto per il corpo degli auror speciali che aveva dovuto passare tutta la
notte a cercare di riportare l’ordine.
Ron, Harry e Draco non si erano risparmiati. Avevano usato tutti gli
incantesimi che conoscevano per salvare il salvabile e, in quel momento, Ron
sentiva fortemente il peso della stanchezza e della rabbia gravare sulle sue
spalle.
Trenta persone tra civili e suoi colleghi avevano perso la vita e lui non
riusciva a capirne il motivo. Non erano più in guerra, dannazione! Non erano più
preparati a fronteggiare situazioni di quel tipo… il nemico era riuscito a
trovarli impreparati.
Questo non sarebbe mai dovuto succedere. Non a loro; non al reparto più
attivo ed organizzato dell’Inghilterra magica!
Sbuffò mentre s’infilava sotto la doccia. Il getto di acqua bollente
percorreva il suo corpo massiccio e scolpito. Lasciò che le gocce arrivassero
con violenza contro la sua faccia per un bel po’, prima di abbassare la testa
appoggiando la fronte contro le mattonelle.
L’acqua non risparmiò la sua nuca che ricevette lo stesso trattamento del
viso.
-Perché?!- si lamentò, scuotendo la testa.
Il volto di una donna impaurita e poi quello di un uomo disperato gli
comparvero davanti agli occhi. Si era ripromesso che mai più avrebbe voluto
vedere espressioni del genere disegnate sui visi della sua gente e che avrebbe
fatto di tutto perché non accadesse. Eppure, quella notte, le aveva viste di
nuovo ed erano strazianti e dolorose, proprio come se le ricordava. Per fortuna,
però, era intervenuta Hermione ad aiutarli.
Nemmeno il tempo di essere visitata da un medimago che era già in piedi,
attiva per dare loro una mano.
Il ricordo di quel volto gli regalò l’unico minuscolo sorriso di quelle
ore.
Arrivò quasi strisciando nella sua camera. Le travi di legno ed il loro
scricchiolio gli tennero compagnia per tutto il tragitto. Aprì la porta
ritrovando la confortevole confusione della sua stanza, esattamente come l’aveva
lasciata: il letto disfatto e le persiane serrate.
Si lasciò cadere tra le lenzuola, voltandosi su un fianco; scrutò il buio per
un po’ e, solo quando i suoi occhi si furono completamente abituati
all’oscurità, riuscì a vederla: piccola e rannicchiata su se stessa.
-Hermione.-
Era l’unica che riusciva ad essere così silenziosa da sfuggire alle sue
attente orecchie da auror.
Hermione alzò piano la testa. Gli occhi marroni scintillavano carichi di
lacrime e Ron dovette trattenersi dall’istinto di stringerla ancora tra le
braccia. Si era sentito così profondamente bene quando l’aveva fatto poche ore
prima.
-…che ci fai qui?-
Hermione si passò una mano sulle guance per cancellare la striscia umida
delle sue lacrime. Tirò teneramente su col naso e poi lo fissò.
-Io non sapevo dove andare…-
Ron s’allungò verso la lampada sul comodino per accenderla. Quando la luce
inondò l’ambiente, il ragazzo trattenne il fiato.
Hermione indossava la maglietta dei cannoni di Chuddley ed un paio di shorts,
i capelli marroni erano bagnati e scendevano flosci sulla spalle. Qualche goccia
di acqua percorreva, di tanto in tanto, i suoi ricci per poi cadere sulla
maglia.
Ron scese dal letto, avvicinandosi. Le tolse un paio di ciocche dal volto,
riconoscendo dolorosamente la dolcezza del profumo dello shampoo di Hermione.
-Ma hai i capelli bagnati…- un piccolo sorriso scappò impertinente dalle
labbra di Ron che quella sera non riusciva a trattenersi.
Hermione alzò lo sguardo. Erano così vicini che i loro nasi si sfioravano.
–Sta notte avremmo potuto morire…-
Ron sentì il cuore farsi di nuovo pesante. –Sì, lo so.-
-…e non hai avuto paura…-
-No.-
Hermione rimase quasi delusa dalla prontezza della risposta di Ron. Abbassò
lo sguardo e sospirò. –Non hai avuto paura di non aver avuto abbastanza
tempo.-
Ron incrociò le gambe, poggiando il gomito destro su una coscia. –Abbastanza
tempo per fare cosa?-
Hermione ingoiò il vuoto. –Abbastanza tempo per stare con la persona che
ami…- rimase un secondo in silenzio.- …Per stare con me…-
Ron lo sentì distintamente il suo cuore cadere sul pavimento accompagnato
dalla voglia di abbracciarla che saliva dallo stomaco verso il cervello. –Non
sono tenuto a rispondere a questa domanda.-
La ragazza annuì vagamente. –Io ho avuto paura, Ron, da morire.- gli afferrò
una mano e la tenne stretta a lungo prima d’iniziare a parlare di nuovo. –Vedi,
io non ho paura del buio, Ron. Mi spaventa solo il pensiero di non poter più
vedere il tuo volto…-
Il silenzio della stanza non fu interrotto per molto tempo. Entrambi avevano
taciuto, timorosi di poter interrompere quella tiepida tranquillità che era
stata loro donata dal semplice tenersi per mano.
-Po…posso restare qui? Solo per questa notte, senza implicazioni. Non voglio
restare sola…-
-Hermione…-
-Per favore, Ron, non mandarmi via.-
Quegli occhi grandi e pieni di lacrime, quel leggero profumo di primavera e
quella voce sussurrata furono per Ron come una bomba nucleare. Una parte enorme
delle sue difese crollò sotto la dolcezza che esprimeva quel faccino triste.
-Va bene… però… però, non farti strane idee, Hermione.-
La ragazza annuì e, senza che lui riuscisse ad evitarlo, lo abbracciò
stretto.
Ron le accarezzò la schiena per un po’, facendola rilassare, poi le passò le
mani sotto le ginocchia e la tirò in braccio per portarla sul suo letto. La fece
sdraiare comodamente su un fianco mentre lui si sistemava dietro di lei.
Ron la notò tremare, come faceva sempre quando si stava per addormentare.
Rimase a fissare quelle spalle minute scuotersi fino a quando il sonno non la
colse. Solo allora, le passò una mano attorno alla vita per attirarla a sé.
Appoggiò la sua testa contro le scapole di Hermione e sospirò, tranquillo.
–Anch’io ho avuto paura.-
Le diede un bacio al centro della schiena e, quando si addormentò, il sole
era già sorto.
***
M
ellifluo rimase in silenzio mentre, dai rami dell’albero di
fronte la finestra di Angelia, la fissava dormire. Non riusciva a capire perché
era tornato lì, non appena ne aveva avuta possibilità. Sentiva una bella
sensazione di pace pervaderlo quando fissava il bel viso di Angelia. Si appoggiò
al ramo e sospirò.
-Chi sei?-
Ogni volta, però, che tentava di ricordare qualcosa la testa sembrava
scoppiargli. Anche, allora, infatti, un dolore lancinante gli attanagliò le
meningi. Strinse gli occhi, arricciando le labbra in una smorfia. Tossì, quando
il dolore quasi gli tolse il respiro ed un piccolo frammento di un volto andò a
costituire il suo primo piccolissimo ricordo.
Continua…
PERDONATE IL MIO RITARDO
Ma no che non sono morta ed ovviamente non ho alcuna intenzione di
abbandonare la mia saga! Ci mancherebbe, ma per chi mi avete preso?!
Naturalmente, mi scuso con tutti voi per il ritardo ma riuscire a scrivere,
quando si hanno 10 libri da studiare, non è facile.
Se solo sapeste quanta voglia avevo di scrivere questo capitolo. Lo so che
sicuramente non sarà perfetto, soprattutto, la parte degli scontri, ma non sono
riuscita a fare di meglio. Mi dispiace per questo, forse anche di più che per il
ritardo. Vorrei tanto riuscire a descrivere una bella scena di lotta, una volta
ogni tanto, ma sembra che, a parte le scene drammatiche e quelle mielose, io non
sappia scrivere altro.
Vi ringrazio comunque tantissimo per l’affetto e la stima che mi dimostrate
sempre. Siete fantastici.
Prima di passare ai ringraziamenti personali, vi do appuntamento al prossimo
chap che sicuramente arriverà prima di questo, promesso.
EDVIGE86
Ma certo che non lascio la fic! Sta tranquilla. Non
preoccuparti non sei l’unica a non aver mai notato la mia storia. Grazie per i
complimenti, credo tu sia troppo gentile. Un bacio grande,
AngèleJ
JulyChan
Ehi, tesoro! Ma che bella recensioncina lunga. Ti
ringrazio per i complimenti omessi. Davvero gentilissima ^___^. Sono davvero
contenta che la mia storia ti appassioni ogni capitolo sempre di più. Davvero,
grazie. Mi scuso anche con te per averti fatto aspettare così tanto. Spero che
anche questo chap sia stato di tuo gradimento. Un bacio grande,
AngèleJ
Aantos
Sì, beh, stavo per aggiornare… ^____^Grazie della
pazienza. Un bacio,
AngèleJ
FedeHermy
Ahaha! La tua mini critica è stata accettata
benissimo e con un bel sorrisone. In effetti, hai ragione… e che, non so, mi era
presa la fissa per quell’espressione. Ho tentato di non ripeterla troppe volte
anche in questo chap. Non so se ci sia riuscita. Spero di non averti deluso, nel
caso in cui la mia impresa di censura della "o" di sorpresa non sia stata
portata a termine con successo. ^___^. Ti ringrazio per i complimenti alla
prossima,
AngèleJ
Karry
Beh, sto cercando di costruire piano, piano la mia
rete. Lo so che sono quasi nascosti gli indizi, ma io so che i miei lettori sono
persone intelligentissime. Per questo, ne approfitto un po’. ^_^ Grazie per la
recensione, un bacio,
AngèleJ
Carola
Grazie, cara. Mi scuso anche con te per il ritardo,
però, in compenso ti ho accontentato con questo grande riavvicinamento. Un
bacio,
AngèleJ
Vale
Io non solo mi ricordo di te, amica mia, ma le tue
storie me le rileggo spesso, ogni volta che cerco un po’ d’ispirazione, un po’
di conforto dopo una brutta giornata. Sono la mia piccola ricompensa, un lusso
che mi concedo, ogni tanto, in attesa di tue prossime pubblicazioni. Non vedo
l’ora di leggere di nuovo qualcosa di tuo perché credimi le tue storie sono
sempre un tocco di bianco alla mia giornata nera. Quindi, se pubblicherai, sta
tranquilla che io sarò lì a leggere tutto.Ti ringrazio per la recensione ed il tempo che mi concedi
nonostante i tuoi impegni. Sei un fenomeno, ti voglio bene, davvero. Un
bacio,
AngèleJ
Killer
Madò! Che tenera che sei stata. Anch’io credo di
dover dedicare un po’ più di tempo al trio, ma sai qual è il problema? Le
dinamiche della storia precedente hanno portato al crearsi di altri rapporti di
altre amicizie e di allontanamenti, anche. Immagina che Hermione è stata via per
3 lunghi anni. Sai, quante cose cambiano? Ron ed Harry, pur adorando
terribilmente quella testa calda della loro amica, hanno continuato a vivere,
creandosi nuove alternative. Penso che sia normale, distaccarsi un po’ lungo il
corso della vita. Tu cosa faresti se la tua migliore amica andasse a vivere in
un'altra città e ornasse dopo 3 lunghi anni. Rimarresti ferma e sola ad
aspettarla? Certo, proverai sempre un profondo affetto per lei, ma ti creeresti
sicuramente nuove amicizie e nuovi rapporti. Non so se mi sono spiegata, bene.
Spero di sì. Ti mando un grande bacio, per ringraziarti della recensione e dei
complimenti,
AngèleJ
Sunny
Patatonzola! Ma ciau… che bello rileggerti tra le mie
recensioni *________*. Sai che per me il tuo parere è molto importante. Sapere
che la mia storia è di tuo gradimento mi rende contenta. Felice
*__________________*. Non mi puoi parlare di Ron ed Hermione, perché sai che la
regina di quei bambini adorosi sei tu! Spero di riuscire a leggere presto
l’ultimo chap della tua storia ^_________^. Mi manca tanto! Grazie di aver
trovato il tempo per lasciarmi un commentino *Me ti adora*. Ti mando un grosso
bacio,
AngèleJ
*JULY@*
Va bene, ma concedo solo a te la possibilità di
chiamarlo a quel modo ^___^… perché, in effetti, un po’ lo è stato, lo è e lo
sarà ancora per un po’. Spero che nessuno me ne voglia male. Ti mando un bacione
e grazie mille per la recensione,
AngèleJ
Ginny Potter
Grazie ^_____^. Un bacio,
AngèleJ
Edvige
Grazie, Edvige. Sei stata gentilissima. Spero che
anche questo chap ti sia piaciuto. Un bacio,
Angèle J
Hiromi
Ehi, tesoro! Come stai? Sì, in effetti, voglio che
Draco sia geloso anch’io, così si sveglia un po’! *_*. Per la cronaca i membri
della famiglia Weasley deceduti sono: Molly, Arthur, Fred, George, Percy. I
viventi sono: Billy Charlie, Ron e Ginny. Prima o poi inserirò un ricordo della
strage della famiglia Weasley. Ginny è viva per miracolo. Ç___ç. Grazie dei
complimenti tesoro, un bacio,
AngèleJ
Meggie
Siccome con le proporzioni non sono mai andata
d’accordo, mi farò bastare la tua ammissione di curiosità. In effetti, anche a
me piacciono le cose inaspettate, anche se per quanto riguarda Ron ed Hermione,
la loro storia doveva essere così fin dall’inizio. Vederli separati mi fa molto
male ma spero che questo piccolo riavvicinamento in questo chap sia stato di tuo
gradimento. Ti ringrazio per la gentilezza del commento e per lo sforzo di
scriverlo nonostante il tuo mal di testa. Un bacio,
AngèleJ
Daphne
DAAAAAAPHNEEEEE! Tesoro, ma non sai quanto tu sia
mancata a me! Grazie, grazie delle belle parole. Sei come al solito dolcissima e
intelligente. I tuoi commenti mi fanno sempre sorridere con allegria. Grazie per
i complimenti ed il tuo sostegno. Quante domande a cui purtroppo non posso dare
risposta ^____________^. Mi scuso anche con te per il ritardo imperdonabile
ç______________ç. Davvero non avrei voluto farvi attendere tanto. Mi dispiace
davvero. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio,
AngèleJ
Funkia
Ma dai! Non puoi odiare Dimitri! Non ha nemmeno mai
parlato davvero… ç____ç. Povero caro. Lo so, lo so anch’io l’avrei odiato. °__°
Pooooverooo, però. Non ti preoccupare per il ritardo, non sai quanto ne ho fatto
io ^____^. Mi scuso per questo ritardo e capisco benissimo le tue giornatacce.
Mi dispiace ç__ç. Spero che questo capitoletto ti abbia regalato un po’ di
sorrisi e tranquillità. Me ti adora tanto, un bacio grossissimo,
AngèleJ
Clo87
Ehehhe, grazie cara. Anche tu sei una meravigliosa
fanreader… ^_^. Beh, non so se sia effettivamente migliorata, però, se tu mi
dici che hai notato un progresso non posso fare altro che ringraziarti… Grassie,
cusciolotta delle belle parole e dei complimenti. Spero che questo chap ti sia
piaciuto. Ti mando un grande bacio,
AngèleJ
Robby
Ma grazie a te per averlo letto. Sono proprio
contenta che la mia storia ti piaccia tanto da farti ballare agli aggiornamenti.
Non è roba da poco ^_____________^. Me non vede l’ora di sapere quale scena sarà
la tua preferita di questo chiappino e me ha una supposizione su quella che ti
potrebbe colpire di più. Spero di indovinare. Ti mando, un bacio,
AngèleJ
Giuly Weasley
Leggere i tuoi commenti è come rileggere la
mia storia vista dai tuoi occhi ed è una cosa entusiasmante. Certo, sei troppo
buona nei miei confronti, io non riuscirei mai ad essere così… ma sei un mito
per questo. Guarda rispondere adeguatamente a quel dio biondo di commento che mi
hai lasciato è un po’ impossibile. Posso solo ringraziarti per amare i miei
personaggi, la mia storia e per il sostegno che mi dimostri sempre. Sei sempre
gentilissima e me ti adora per questo. Mi scuso per il ritardo imperdonabile e
spero di riuscire a farmi perdonare con il contenuto del capitolo. Me ti vuole
un mondo di bene, Nonny. Ti mando un bacio grandissimo,
AngèleJ
Beh, credo di aver finito anche per stavolta. Lo so di non meritare tanta
attenzione dopo tutto il tempo che vi ho fatto aspettare, però, che ne dite di
lasciarmi un commentino per farmi contenta?
-________- Va bene che non posso pretendere niente, ma davvero leggere i
vostri giudizi mi aiuta a scrivere. Cmq, ringrazio anche tutti coloro che
leggono ma non recensiscono. Grazie del tempo che mi dedicate.
Tutti i personaggi
della mia ffc sono
di proprietà di J.K. Rowling (a parte qualcuno), quindi,
ringrazio questa
grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo
meraviglioso, quello
di Harry Potter…
Io ho terminato,
buona lettura.
Angèle
* le parti in corsivo (come in tutte le
ffc) sono ricordi….
-Chapter
7: “Accettare significa crescere”-
Taissa
scrutò gli occhi scuri del
cucciolo di drago che aveva davanti: erano così limpidi che
riusciva a
riflettersi. Non interruppe il contatto visivo, nemmeno per un secondo,
nemmeno
per battere le palpebre.
Charlie era
stato chiaro: bisognava creare un rapporto visivo con il proprio
animale,
soprattutto con i draghi. Questi, a causa della loro intelligenza,
tendevano a
sovvertire i ruoli, non riconoscendo la superiorità del
proprio cavaliere.
Quindi, creare fin da subito un rapporto gerarchico con loro era
importantissimo. Come meglio farlo se non sfidando i cuccioli con lo
sguardo?
Durante la
spiegazione, Charlie aveva più volte fatto un sorrisetto di
scherno. Si vedeva
che la pensava come i draghi.
-Molto
bene…-
la voce vellutata di Charlie interruppe la loro esercitazione.
–Per oggi, basta
così. I draghi si potrebbero innervosire troppo.-
Taissa
sbuffò
un attimo. A lei piaceva quel contatto così ravvicinato con
quelle creature.
Non vedeva l’ora che il suo drago riconoscesse la sua
superiorità, abbassando
lo sguardo. Solo in questo modo sarebbe passata alla fase successiva
dell’addestramento.
Guardò
di
nuovo il musetto acuminato di quell’animale e lo
trovò adorabile, nonostante i
canini che spuntavano qua e là.
-Se continui a
guardarlo così, Alex si potrebbe innamorare di
te…-
Taissa si
voltò di scatto facendo ondeggiare i suoi capelli neri.
Inarcò un sopraciglio
in direzione di Charlie che le si era accovacciato accanto.
-Chi è
Alex?-
chiese, mordendosi le labbra.
Charlie
sorrise. –Questo splendido esemplare di maschio che hai
davanti…-
-Tu?-
L’uomo
rise di
gusto scotendo la testa. –Beh, potrebbe anche essere. Ma in
questo caso mi
riferivo a lui…- ed indicò con un pollice il
drago che era ancora appollaiato
sul trespolo.
-Ah…
è un
maschio?-
Charlie
annuì.
–Certo. Vedi il muso com’è appuntito e
la zampe quanto sono robuste?-
Taissa
arrossì. Mai nessuno le aveva spiegato come si riconoscesse
il sesso dei
draghi. Aveva già lavorato con loro in Bulgaria, ma si era
occupata
prevalentemente di organizzare gli assalti utilizzando i dragatori.
Nulla di
più. –Io… non lo sapevo…-
-Beh,
immaginavo.-
-Vuoi dire che
sembro una che non sa niente?-
Charlie
sollevò le sopraciglia. Fissò i suoi occhi sul
volto delicato di Taissa e poi
scoppiò a ridere. –Ehm, sembri una che di draghi
sa poco quanto niente.-
Taissa si
accigliò. –Conosco abbastanza da sapere che Alex
fa schifo come nome per un
drago.-
Charlie rimase
serio per un momento, riflettendo. –Già, non
è dei migliori, però, a lui sembra
piacere.-
-…e
come?-
Charlie si
strinse nelle spalle. Si voltò verso il drago che aveva
preso a lisciarsi la
membrana dell’ala destra. –Alex, andiamo?-
L’animale
si
rizzò subito sul trespolo, iniziando ad emettere strani
pigolii metallici. Un
po’ di fumo sbuffò dalle narici violacee.
Charlie lo
prese in braccio, accarezzandogli la testa con un dito.
–Visto?-
Taissa
inarcò
un sopraciglio, guardandosi intorno.
La stalla in
cui si tenevano le lezioni di Charlie si era svuotata e lei non se
n’era
nemmeno accorta.
Un gruppo di
Auror si era fermato a parlare poco fuori il cortile interno della
base. Il
loro chiacchiericcio entrava dalle finestre aperte.
-Beh, a lui
potrà anche piacere. Rimane, però, uno stupido
nome inglese per un
bell’animale.-
Charlie scosse
la testa divertito. Ripose nella gabbia il cucciolo, prima di
risponderle.
–Magari
tu
l’avresti chiamato in un altro modo decisamente
più intelligente. Decisamente
più bulgaro…-
-Decisamente.-
-Peccato che
questi draghi abbiano uno stupido addestratore inglese,
però.- Charlie incrociò
le braccia aggrinzendo la tuta verde militare degli auror.
-Già,
peccato.-
Charlie non
riuscì a trattenere una smorfietta. –Mi stai dando
dello stupido?-
Taissa
recuperò, la sua borsa appesa alla sedia di legno. Se la
mise a tracolla,
mentre con un mezzo sorrisetto che non era stata in grado di
sopprimere,
rispondeva. –Può darsi, dragatore. In fondo, sono
una straniera e non ho molta
pratica con la vostra lingua.-
Charlie fece
uno sguardo furbo. –Beh, io ti darei volentieri delle
ripetizioni.-
Taissa scosse
la testa. –Non ti preoccupare; ho già il mio
insegnante privato.- si avviò verso
la porta con il suo passo elegante.
-…e chi
sarebbe?-
La bruna si
fermò appena prima della soglia. Si voltò e
sorrise. –Tuo fratello Ron.- e
senza aggiungere altro, scomparve.
-Adoro quella
bulgara…- e con un sorriso da ebete stampato sulle labbra,
Charlie iniziò a
sistemare i draghi per la lezione successiva.
***
Ron Weasley adorava
passare le ore in
palestra. Potersi allenare da solo, nel silenzio famigliare di
quell’enorme
ambiente l’aveva aiutato nei momenti più difficili
della sua vita. Percorse,
quindi, quasi correndo, gli ultimi metri che lo separavano
dall’entrata, ma
quando aprì la porta rimase deluso. La palestra, infatti,
non era vuota: c’erano
due auror, un uomo ed una donna, che si stavano allenando.
Stava per fare
dietrofront, quando riconobbe la voce di una dei due: Hermione.
Non
l’aveva
più vista da quella notte dell’attacco a Diagon
Alley; la donna, infatti, aveva
rispettato i loro patti, sparendo la mattina successiva, prima che Ron
si
svegliasse. Non c’erano state pretese, aspettative o
complicazioni. Hermione
aveva preso il suo conforto e poi era uscita in punta di piedi.
Ron non
sopportava ammetterlo, ma quel comportamento che lui stesso aveva
preteso gli
aveva dato fastidio. Avrebbe voluto trovarla al suo risveglio, in modo
da poterla
fissare dormire, libero di farlo senza dover dare spiegazioni a nessuno.
-No, aspetta
non sono pronta…- Hermione scoppiò a ridere
proprio nel momento in cui, l’altro
auror, le andava contro caricandosela sulle spalle per farla girare.
–Dimitri!-
urlò, scalciando un po’ per farsi mettere
giù. –Lasciami!-
Ron sentiva
quelle risate, vedeva quelle mani enormi del bulgaro appoggiate sulle
gambe di
Hermione e, all’improvviso, sentì lo stomaco
contorcersi.
Entrò a
grandi
passi nella palestra, camminando come fosse un elefante.
Hermione lo
vide arrivare, con un’aria truce e sobbalzò.
–Dimitri, basta. Fammi scendere!-
Se lo sentiva che Ron avrebbe equivocato, insomma, avrebbe equivocato
anche
lei. Quando il bulgaro la rimise a terra, tutto le girava attorno in
maniera
così veloce che per reggersi in piedi dovette appoggiarsi al
braccio di
Dimitri.
Ron
notò la
mano di Hermione sul bicipite del bulgaro e quasi vide rosso.
–Io che pensavo
fossi tornata in Bulgaria…-
-No,
Ron… io…-
-Beh, è
buffo
sai, pensavo volessi riconquistare la mia fiducia…-
Hermione fece
un passo in avanti, non badando alla stanza che le girava ancora
intorno.
–Noi ci
stavamo solo allenando, Ron. Poi, abbiamo iniziato a scherzare, come
facevamo
io e te.-
Ron scosse il
capo. –La cosa era diversa, Hermione. Io avevo tutto il
diritto di farlo!-
Hermione
aprì
la bocca, ma non riuscì a dire nulla. Abbassò il
capo, mordendosi le labbra.
“Non ce
la
faccio più.”
-E’
stata
colpa mia, Ronald. Se c’è qualcuno con cui devi
prendertela, quello sono io.-
La voce di
Dimitri colse di sorpresa tutti: Hermione alzò la testa di
scatto, trattenendo
il fiato; Ron, invece, lo guardò con rabbia.
-Tu stai
zitto, bulgaro.- sentì le mani prudere dalla voglia di
assestargli un bel pugno
sulla faccia.
Dimitri fece
una risata di scherno. –No, sta zitto tu. Non sei nemmeno
abbastanza uomo da
riuscire a capire cosa vuoi…-
Ron
sentì
decisamente il fischio nelle orecchie, pochi attimi prima di colpire la
mandibola di Dimitri con una manata.
Hermione
urlò.
–Ron, fermo!- non riuscì a continuare,
perché Dimitri, ripresosi dalla botta,
la scostò bruscamente, per colpire il rosso.
La bruna perse
l’equilibrio e cadde di schiena sul pavimento.
-Hermione!-
Ron sentì l’immenso istinto di protezione nei
confronti della bruna farsi largo
dentro di sé. Non poteva permettere ad un uomo qualsiasi di
trattare la sua
donna a quel modo. Perché anche se non stavano
più assieme, Hermione sarebbe
rimasta la sua donna per sempre.
Così,
accecato
dalla rabbia prese Dimitri dalla collottola e lo strattonò
violentemente.
–Inizia
a
pregare che non si sia fatta nemmeno un livido a causa di questa
caduta…-
Hermione si
rialzò con un balzo. Nemmeno si era resa conto di tutta
quella assurda
situazione. –Ron, ma che fai?! Vuoi essere cacciato via?!-
-Se io vengo
cacciato, lui viene con me, Hermione…- Ron continuava a
fissare con odio gli
occhi scuri di Dimitri che, nonostante fosse grosso almeno una taglia
in più
del rosso, in quel momento, quasi non sfiorava il pavimento con le
punte dei
piedi.
-Io non farei
cose stupide, Capitano Weasley.- la calma con cui Dimitri
parlò fece
rabbrividire di rabbia Ron che d’istinto strinse i pugni
intorno alla maglia
dell’altro.
-…
perché non
dovrei?-
Dimitri rimase
in silenzio per un po’ mentre Hermione tratteneva il respiro.
Ron non
l’ascoltava affatto.
-Perché
io qui
sono l’ospite.-
Ron
sbuffò
infastidito. –Decisamente poco gradito.-
-Ma pur sempre
ospite.-
Hermione
posò
una mano su quelle serrate di Ron. –Dai, lascialo andare. Non
è successo
niente. Sto benissimo.-
Ron
lasciò
andare con uno scatto la collottola di Dimitri. Fissò
brevemente negli occhi
Hermione. Poi, scosse la testa e, senza parlare o chiedere spiegazioni,
si
allontanò a grandi passi.
Hermione lo
seguì con lo sguardo fino a quando non scomparve dietro le
porte della
palestra, incapace di fare altro.
***
Draco
sentì finalmente l’auto di Anne
parcheggiarsi nel vialetto di casa. Era da quasi mezz’ora che
aspettava lei e
Lily. Per ingannare il tempo, aveva sistemato gli scaffali della cucina
delle
ragazze. Più di una volta, in maniera sempre diversa: prima
aveva disposto le
scatole dei cereali in ordine alfabetico, poi, in base ai colori delle
confezioni. Aveva deciso, infine, di risistemarle secondo i loro nomi.
Si sedette, quindi
, al tavolo di legno con un bel sorriso e il mento appoggiato su una
mano.
Sentì un paio di risate prima che la porta sul retro si
aprisse di scatto.
Anne entrata
per prima nella cucina sobbalzò dalla sorpresa di vederlo
lì seduto ad
aspettarle. Sapeva che il loro rapporto stava lentamente tornando
com’era, ma
non ne era tanto felice.
I cambiamenti
avvengono per dei buoni motivi e lei ne aveva di ottimi.
Aveva deciso
che avrebbe accettato un riavvicinamento a Draco solo se questo avesse
portato
a un miglioramento del loro rapporto. Non voleva ritrovarsi al punto in
cui
aveva lasciato, ma decisamente qualche passo più avanti.
-Ciao, Draco.-
Anne aggrottò le sopraciglia. –Che ci fai qui?-
Il biondo
stava per risponderle quando fecero il loro ingresso nella cucina un
ragazzo
alto e Lily che aveva l’aria abbastanza imbronciata.
Draco li
guardò sfilare una dopo l’altro con la bocca
socchiusa dallo stupore che si
accentuò quando l’uomo sconosciuto
baciò Anne sulla guancia mentre le porgeva
le buste della spesa.
Nemmeno le
feste di Lily lo distrassero.
-Draco!-
esclamò la bambina, correndogli incontro. Gli
circondò il collo con le braccia,
stringendolo forte. –Che bello vederti!-
L’auror
ricambiò il gesto affettuoso di Lily serrandola a sua volta,
tra le braccia; le
accarezzò con dolcezza la testa, mentre non staccava gli
occhi di dosso ad Anne
e il bell’imbusto dal sorriso abbagliante.
-Sì,
principessa. E’ bello vederti.- se la tirò sulle
gambe, permettendo alla
piccola di accoccolarsi contro il suo petto.
-Ti prego,
Draco, salvami. Io quel tipo non lo reggo.-
Il biondo fece
una faccia interrogativa.
Lily
sospirò.
–E’ il mio nuovo insegnante di pattinaggio, David
Sadsnow. Ci prova
sfacciatamente con Anne.-
Draco
serrò la
mascella, quando le parole di Lily furono accompagnate da un risolino
della
bruna dall’altra parte della stanza.
L’uomo
biondo
inarcò un sopraciglio con un’espressione poco
convinta verso la bambina che si
strinse nelle spalle.
-Oh, ma che
sbadata. Non vi ho presentato.- irruppe all’improvviso Anne
mentre si rendeva
conto che qualcuno aveva sistemato i suoi scaffali sempre perennemente
disordinati. –David questo è Draco. Draco questo
è David, il…-
-…nuovo
insegnante di pattinaggio di Lily. Lo so.-
Draco strinse
la mano che il giovane insegnante gli porgeva.Aveva un sorriso così splendido e bianco che
all’auror ricordò la neve
appena caduta.
-Che bel nome,
Drago.- David commentò la presentazione.
Lily
scoppiò a
ridere, mentre Draco scoteva la testa. –Non è
Drago, ma Draco.-
-Oh, in
effetti era troppo strano.-
La bambina
sillabò con le labbra la frase “tutto muscoli,
niente cervello” e al biondino
quasi scappò una risata.
Anne sorrise
sotto i baffi, mentre riportava negli stipi della cucina il suo
adorabile
disordine.
-E cosa fai
nella vita, Draco?- David
sottolineò
la lettera “c” nel nome dell’auror, dopo
aver lanciato un’occhiata al sedere di
Anne che si era chinata per riporre una verdura nel frigo.
Draco
sentì
l’impulso di spaccargli la faccia, ma riuscì a
trattenersi. –Sono nella
sicurezza.- tagliò corto proprio nel momento in cui la bruna
si scioglieva i
capelli con un colpo di testa, rapendo completamente la già
minima attenzione
che David aveva dedicato al discorso di Draco.
-Sicurezza,
eh?- David si passò una mano su una mascella.
–Cosa sei un poliziotto?-
Draco
riaccolse sulle proprie gambe Lily che era scesa un momento per andare
a
prendersi un bicchier d’acqua. Guardò David con un
mezzo sorriso poco convinto.
–Una mezza specie.-
David si
appoggiò con un gomito al ripiano della cucina.
Guardò Draco
interrogativamente. –Cosa vuol dire una mezza specie? Sei nei
servizi segreti?-
Il biondo
appoggiò il mento sulla spalla destra della bambina,
stringendosi nelle spalle.
–Forse.-
-Wow! Sto
parlando con uno 007.-
Anne rise,
negando con la testa. –No, David, rilassati. Stai parlando
solo con Draco, un
mio amico del liceo.-
-Ah, siete
andati a scuola insieme?-
Draco gli
rivolse un breve sguardo. –Non esattamente.-
David
trovò
quelle risposte così evasive e poco chiare di Draco davvero
irritanti. Si
sedette, quindi, sullo sgabello della cucina, bofonchiando qualcosa
d’incomprensibile. Guardò indispettito Draco
ancora per un po’, poi, decise di
porre fine a quella conversazione.
Anne gli si
avvicinò poggiandogli una mano su una spalla. Sapeva che
Draco la stava
guardando, anche se non lo dava a vedere. Li percepiva i suoi occhi su
di sé.
-Dammi 5
minuti. Mi rinfresco un attimo e poi andiamo a cena.-
David sorrise
raggiante, mentre Draco colorò con troppa forza il disegno
di Lily,
strappandolo un poco.
-Esci?-
Anne si
voltò
verso Draco che le aveva rivolto la domanda. –Sì.-
Draco
aggrottò
le sopraciglia. –E Angelia e Lily?-
Anne
sospirò.
–Angelia è con mio padre al negozio. Lily
andrà a dormire da una compagna di
classe.-
-Angelia si
è
già ripresa?-
-Certo che
no.- Anne rispose con una faccia scandalizzata. –Le ho
consigliato io di
distrarsi, andando ad aiutare mio padre. Con lui, è sempre
tranquilla.-
-Capisco.-
-Qualche
problema, Draco?-
Il biondo si
strinse nelle spalle. –Assolutamente. Fa quel che vuoi.-
Anne
annuì.
–Infatti.- Allungò una mano verso Lily.
–Andiamo, tesoro. Vai a prepararti lo
zaino mentre io mi rinfresco.-
Lily fece una
faccia dispiaciuta. –Già? ma io volevo stare un
altro po’ con Draco.-
Anne
sbuffò.
–Avanti, Lily, non fare capricci.-
-Ma…-
-Niente ma.-
Lily mise su
il broncio. Salutò frettolosamente Draco che
sospirò afflitto. –Dai,
principessa. Ci vediamo presto.-
-Dici sempre
così. Ogni volta, però, passa sempre
più tempo.-
Draco
non seppe che risponderle, così la
strinse ancora un po’ a lui. Poi, Anne la richiamò
e Lily si staccò riluttante.
Lo salutò con la manina paffuta, prima di dileguarsi dietro
la porta della
cucina sdegnando la mano tesa di Anne.
La donna
lanciò un’occhiata esasperata a Draco.
-Ci
vediamo…-
Draco
alzò una
mano in segno di saluto e dopo essersi congedato velocemente da David
lasciò
quella casa alla maniera babbana, senza dare nell’occhio.
Aveva paura, però,
che il suo malumore non riuscisse a passare tanto inosservato.
***
Mellifluo aveva
l’aria assorta.
Il sole stava
morendo lentamente all’orizzonte e il suo rosso-arancio
tingeva il cielo di
colori spettacolari.
Mellifluo si
appoggiò alla parete di roccia nuda alle sue spalle e
sospirò: non riposava più
bene. Sogni così diversi si susseguivano ogni notte, volti
per lui sconosciuti
si presentavano prepotentemente, disturbandogli il sonno: uomini
dall’aria
malvagia, qualche ragazzina dalla capigliatura rossa e, soprattutto,
quella
donna dagli occhi blue.
La immaginava
in continuazione, ogni volta, con un dettaglio nuovo: quelle pagliuzze
verdi
sparpagliate verso l’esterno dell’iride blue; le
dita bianche e affusolate; il
suo profumo intenso.
-Ma chi sei?-
se lo chiedeva in continuazione. Non sapeva il suo nome, eppure aveva
la
sensazione che in un passato, magari non troppo lontano,
l’avesse pronunciato
così tante volte.
-Cosa ci fai
qui?- Cassio aveva girato tutti i sotterranei per trovarlo. Non credeva
che
fosse già in grado di trovare da solo la strada per la
superficie. –Ti ho detto
mille volte che mi devi chiedere il permesso per allontanarti.-
Mellifluo si
voltò con stizza. –E chi l’avrebbe
deciso questo?-
Cassio lo
guardò male; strinse le braccia intorno al petto prima di
rispondere. –L’ho deciso
io…-
Il biondo fece
un sorriso antipatico. Ritornò ad appoggiarsi alla parete di
roccia, perdendo
di nuovo il suo sguardo verso l’orizzonte. –Allora,
non è un mio problema…-
Cassio rimase
interdetto. Lo guardò un secondo senza ben sapere cosa fare.
–Cos’hai detto?-
Mellifluo gli
rivolse uno sguardo annoiato. –Ti ho detto che dei tuoi
ordini me ne frego.-
Il bruno non
gli diede nemmeno il tempo di finire la frase; gli si
avventò contro, colpendolo
con un pugno alla mascella.
Mellifluo
fusospinto
all’indietro in malo modo;
perse l’equilibrio e cadde a terra. Fissò negli
occhi Cassio e sputò, poco dopo,
un grumo di sangue. –Io non lo rifarei se fossi in te.-
L’uomo
bruno
ancora in piedi, inclinò la testa da un lato. –E
per quale motivo non dovrei rifarlo?-
Mellifluo si
tirò in piedi. Si pulì la bocca con una manica e
gli sorrise. –Perché anche tu
sai che la prossima volta potresti non sopravvivere…- e,
senza aggiungere altro,
si avviò verso i sotterranei.
-Pensi di
farmi paura, biondone?!- Cassio gli gridò dietro sollevando
un pugno verso di
lui. -…e adesso, dove stai andando?!-
-Da Tamiara.
Non mi sta forse cercando?-
Cassio
fissò
le spalle dell’uomo scomparire inghiottite
dall’oscurità dei sotterranei.
Strinse il pugno con forza. –Farai un’altra brutta
fine, Mellifluo. Te lo
prometto.-
***
Ron era seduto su
una panchina di marmo
nella base: gli occhi puntati sul selciato e l’aria severa
stampata sulla
faccia. Non riusciva a togliersi dalla testa quello che aveva visto
qualche ora
prima: Hermione che si allenava con un altro. Per non parlare, poi, dell’altro e delle sue odiose mani
che si
appoggiavano sempre sulle spalle minute della giovane.
“Non ce
la
faccio. E’ più forte di me. Sono geloso”.
Ron era
completamente immerso nei suoi pensieri, quando una testa si
affacciò sulla sua
spalla: una cascata di boccoli castani ed un piacevolissimo profumo.
-Ehilà,
tutto
bene?-
Ron avrebbe
riconosciuto quella voce squillante tra mille. Sbuffò
all’interessamento che
avvertiva nel tono della nuova arrivata.
-Stavo meglio
qualche ora fa.-
Hermione si
accomodò sulla panchina, sorpassandola e sedendosi a
cavalcioni sul marmo.
Fissò i suoi occhi scuri sul profilo di Ron, mentre un
sorriso sfrontato
troneggiava sulle sue labbra.
Ron la
scrutò
con la coda dell’occhio e, quando lo scorse, le
domandò seccato. –Cos’è quel
sorriso?-
La bruna si
strinse nelle spalle. –Nulla.-
Ron
trovò
quella risposta così dannatamente irritante.
–Nulla? Da quando ti conosco non
c’è mai stata un’espressione del tuo
volto che non riconducesse ad altro.-
voltò la testa per guardarla bene in viso. –Sputa
il rospo.-
Hermione non
poté evitare al suo sorriso di allargarsi. Sapeva che non
era una cosa carina,
ma non poteva farne a meno. –Sei geloso.-
Il rosso le
lanciò un’occhiataccia. –Ho quasi
picchiato Dimitri. Questo non vuol dire
essere geloso.-
-No?- Hermione
fece una faccetta ingenua. –E cosa vuol dire?-
-Che avevo
bisogno di sgranchirmi le mani.-
Un venticello
gelido corse tra di loro, facendoli rabbrividire.
Le foglie
cadute dagli alberi fremettero indifese.
Hermione
incrociò le braccia sul petto per riscaldarsi, prima di
rispondergli. –La
prossima volta che vorrai fare palestra…- e quel discorso le
ricordò un altro
fatto molto tempo prima. -…invitami ad allenarmi con te,
prima che lo faccia
qualcun altro.-
Ron
sentì un
pugno diretto in pieno stomaco: Hermione, con le sue parole, riusciva
sempre a
centrare il punto. La guardò di sottecchi, poi,
grugnì una risposta che
assomigliava vagamente ad un –Vedremo.-
Hermione
rimase in silenzio per un po’. Adorava stare accanto a Ron in
quel modo: i loro
lunghi silenzi non erano mai momenti sprecati.
-Chi porterai
al matrimonio di Harry e Ginny?- Ron aveva voltato la testa per
guardarla, di
nuovo.
Fu il turno di
Hermione di avvertire un colpo in pieno stomaco.
Perché
Ron le
poneva domande di cui già sapeva la risposta?
La ragazza
avrebbe tanto voluto portare lui al
matrimonio, ma sapeva che questo le sarebbe stato impossibile.
Così, senza di
Ron e con un Dimitri vagamente in collera, non le restava altra
possibilità che
andare da sola.
-Me stessa.-
ed Hermione fece un sorriso rassegnato. –Tu, invece, ci
verrai con Taissa?-
Ron
annuì, avvertendo un moto di soddisfazione
nel venire a conoscenza della solitudine della ragazza. –Con
chi altri?-
Hermione
sentì
il cuore arrivarle nello stomaco. Fece una smorfia con le labbra,
infastidita.
–Certo, se non hai proprio altre ragazze da portare.-
Ron la
fissò.
Vide il nervosismo della giovane accrescere secondo dopo secondo.
“Ora chi è che
fa la gelosa?”
Così,
le si
avvicinò appena con un sorrisetto, identico a quello di
Hermione di pochi
minuti prima e le chiese. –Sei gelosa anche tu?-
-No.-
Ron
ridacchiò.
–Sì.-
Hermione
strinse i pugni sul grembo. –No!-
-Sì.-
-NO.-
-Sì.-
-Sì, LO
SONO!-
Hermione, alla fine, esplose. Voltò la testa da un lato
indignata. Aveva le
guance che le scoppiavano dal rossore. -…e non me ne
vergogno. Al contrario di
qualcuno, io ho accettato i miei sentimenti per te, con tutto quello
che
comportano.-
Ron
aggrottò
le sopraciglia, contrariato da quelle parole. –Cosa stai
insinuando, Hermione?-
Hermione
sbuffò. –Quello che ho detto. Tu non accetti
quello che provi per…- trattenne
il fiato. -…me.-
Il rosso
irruppe in una risata gelida, di gola, priva di allegria.
Un’arida, antipatica
risata di scherno.Si
voltò verso di
lei; l’afferrò dagli avambracci e puntò
con determinazione i suoi occhi blue e
tempestosi in quelli marroni di Hermione. –Adesso ascoltami,
bene, perché questo
discorso lo farò una sola volta.- Strinse le dita attorno
alle braccia della
ragazza, affondandole nella
stoffa del
cappotto. –Non osare mai, mai e, poi, mai insinuare una cosa
del genere. Non ci
provare nemmeno, perché non te lo permetto; non ti permetto
di offendere me ed
i miei sentimenti per te.- Fece una pausa che durò qualche
attimo, dando il
tempo ad Hermione di assimilare le sue parole. Prese, poi, un respiro
profondo,
prima di continuare. -L’unico, che è sempre stato
sicuro dei suoi sentimenti
per te, ero io; l’unico, che ha sempre avuto il batticuore ad
ogni tuo sguardo,
ero io; l’unico, che ha sempre voluto passare il resto della
vita con te, ero
io; sono stato io a chiederti di sposarmi, non tu. Tu
sei quella che è scappata via.- e
l’ultima frase di Ron fu accompagnata da uno
sguardo profondamente addolorato e stanco.
La bruna fu
investita da una doccia di acqua fredda. Sentì
l’aria mancarle.
La
serietà
dello sguardo con cui Ron le aveva parlato, l’aveva fatta
tremare. Aveva
avvertito, di nuovo, tutto il peso delle sue azioni, di quello che
n’era
conseguito e del dolore che aveva provocato.
Ron le aveva
parlato con sincerità, mostrandole il suo cuore martoriato.
Lei a quella
vista non aveva resistito e i suoi occhi si erano riempiti di lacrime
amare.
–Mi
dispiace
di essere scappata, Ron. Te l’ho detto e te lo ripeto. Mi
dispiace. Mi dispiace
di essere stata debole e di averti causato dolore. Io non volevo,
davvero.- Hermione
avvertì la pressione delle dita di Ron farsi più
lieve. –L’essere fuggita,
però, non significa che io non fossi sicura di amarti, anzi,
io ne ho sempre
avuto la certezza.-
-Perdonami, ma
mi risulta difficile crederti.- Ron le lasciò andare le
braccia con uno sbuffo.
–Chi ama è sicuro e anche
se ha paura,
Hermione, l’accetta ed inizia a crescere e a convivere con
essa.-
Hermione
sentì
l’atmosfera raggelarsi, tutto d’un tratto.
Ron non la
guardò per dei lunghi attimi, in modo che, quella frase,
rimanesse sospesa
nell’aria per un po’.
-Mi dispiace-
Hermione aveva interrotto il loro silenzio. Aveva un tono afflitto,
stanco e
paurosamente rassegnato.
Ron ne fu
colpito così tanto che si voltò a guardarla.
-E’
l’unica
cosa che posso fare: dispiacermi. Questo, però, non
cancellerà quello che ho
fatto, lo so benissimo.- sospirò, tirando su col naso,
sperando che quelle
punture di spilli che avvertiva negli occhi la lasciassero in
pace.–…ma se tu
continuerai ad ergere un muro attorno al tuo cuore, contro di
me… come
riuscirò, mai, a farti capire che sono cresciuta, Ron?
Così facendo, io ho
perso prima d’iniziare a combattere.-
Il vento
freddo spirò tra i capelli di Hermione, sfiorandole le
lacrime che finalmente
aveva lasciato cadere. Vibrò per qualche secondo attorno
alla giovane, prima di
dirigersi verso Ron che avvertì il profumo di Hermione nel
vento e sentì una
fitta di dolore allo stomaco.
-Dimmi se i
miei sforzi potranno portare mai a qualcosa. Dimmi se di quei
sentimenti che
avevi per me una piccola scintilla vive ancora nel tuo cuore. Dimmi se
quei
sentimenti sono più forti della rabbia e del rancore che
provi per me…-
Ron
sentì la
saliva prosciugarsi nella sua bocca. Abbassò lo sguardo
sulla punta delle sue
scarpe, senza risponderle.
Hermione
sentì
quel silenzio pesarle addosso come un macigno. Trattenne un singhiozzo,
stringendo i pugni. Il suo sguardo, all’improvviso, divenne
vacuo. Annuì a se
stessa, alzandosi.
-Ho capito,
Ron.- fece uno sforzo enorme per evitare che la sua voce tremasse.
–Scusami se
ho insistito…-
Ron non
riuscì
nemmeno a richiamarla che lei era già corsa via.
***
Mancava ormai poco
tempo al matrimonio
di Harry Potter e Ginny Weasley.
I preparativi
fervevano impazienti e la sposa diventava giorno dopo giorno sempre
più
impegnata, sempre più stressata, sempre meno trovabile.
Così, chi voleva parlarle
doveva rincorrerla nei camerini per la prova dell’abito od
accompagnarla a
ritirare i fiori o le decorazioni o qualsiasi cosa riguardasse il
giorno del
suo matrimonio.
-Miss Weasley,
potrebbe evitare di respirare per un secondo.-
Ginny era in
piedi su uno sgabello, mentre la sarta le faceva qualche modifica al
corpetto.
Dalla precedente prova dell’abito, aveva perso paurosamente
peso. Il troppo
stress le aveva sempre procurato problemi.
-Dovresti
rilassarti un attimo, Gin.- Maggie era seduta su un divanetto nella
sartoria. Si
passò una mano tra i capelli stranamente mossi e
sbuffò. S’iniziava seriamente
a preoccupare per Ginny. –Oltre al tuo bellissimo vestito da
sposa, vorremo
vedere anche te attraversare la navata della chiesa, sai?-
La rossa
rilasciò il fiato prima di risponderle. –Certo che
lo so, ma non riesco a
rilassarmi.- si rimirò un attimo allo specchio. La stoffa
lavorata del corpetto
le cingeva il busto con grazia, la seta della gonna luccicava sotto le
luci.
Ginny quasi
aveva paura di toccarla. Notò il contrasto che il rosso dei
suoi capelli faceva
col bianco dell’abito e sorrise: Harry l’ adorava.
Maggie
osservò
l’abito con gli occhi che le scintillavano: era davvero bello
e a Ginny stava
benissimo.
-Qualcuno ti
ha dato confermadell’invito?-
Ginny
rilasciò
i capelli sulle spalle nude. Li aveva tirati su un secondo per
assicurarsi che
la scelta dell’acconciatura alta fosse stata giusta.
–Sai che non saremo
tantissimi, Maggie. La maggior parte degli invitati li vedo tutti i
giorni e
nessuno mi ha negato la sua presenza.-
Maggie
annuì.
Da quello che ricordava, la lista degli invitati non era lunghissima.
Ginny ed Harry,
in questo, erano stati molto discreti. Solo gli amici e i parenti
più stretti.
In fondo,
l’ultima guerra aveva loro strappato quasi tutti.
-Chi ti
accompagnerà all’altare?-
Ginny scese
dallo sgabello, passandosi una mano sul collo. –Bella
domanda, Mag.- gli occhi
azzurri della rossa scintillarono di nostalgia. –Avevo sempre
pensato che
sarebbe stato mio padre ad accompagnarmi. Me l’ero immaginato con gli occhi
umidi e il sorriso
allegro…- sospirò rassegnata, prima di
continuare. -Poi, però, la guerra me
l’ha portato via.- tacque per un attimo e sul volto di Maggie
si disegnò
un’espressione triste. -…e ora non so proprio chi
scegliere tra i miei
fratelli.-
Maggie
inclinò
la testa. –Nel mondo dei babbani, è il fratello
più grande ad accompagnare la
sorella all’altare, in questi casi.-
Ginny fece un
sorriso dolce. –Anche nel mondo magico.-
-Beh, allora
fallo fare a Charlie. E’ una tradizione.-
-Sì, lo
so.-
Ginny alzò gli occhi al cielo. –Ma vedi per tanto
tempo Charlie non c’è stato e
Ron è stato un eccellente sostituto. Per la miseria, la
testa mi dice un nome,
il cuore un altro. Non voglio scegliere tra i miei fratelli. Ho paura
che possano
prenderla male.-
Maggie le fece
un sorriso pacato. –Non credo i tuoi fratelli possano
arrabbiarsi. Mi sembrano
persone molte intelligenti da capire che non possono accompagnarti in
due.-
-Lo so.-
-Ma?-
-Ma se non
scegliessi Charlie, potrebbe pensare che io non l’abbia
ancora perdonato per
essere scomparso per così tanto tempo; nello stesso modo, se
non scegliessi
Ron, potrebbe pensare che io non gli sia grata di essermi stato accanto
per
tutti questi anni…-
Maggie si
grattò la nuca. –Vuoi chiederlo a Draco?-
Ginny
scoppiò
in una risata nervosa. Poi, tacque pensandoci su. –Credo che
i miei fratelli mi
ucciderebbero.-
-Beh, era
un’idea.-
-Grazie.-
Maggie fece
una smorfia con le labbra, inclinando la testa. –Sai cosa
farei io?-
Ginny si era
sfilata il vestito, ritornando agilmente nei suoi jeans.
–Cosa?-
-Darei retta
al mio cuore. E’ sempre la scelta migliore.-
La rossa
annuì, con un sorriso. –Speriamo.-
Maggie le
sfiorò il braccio in segno di conforto.
–Andrà tutto bene.-
***
Draco
era arrivato da
pochi minuti a casa di Anne.
Angelia
l’aveva chiamato disperata: Lily aveva avuto un incubo
terribile e non riusciva
a tranquillizzarla.
Quando
il ragazzo entrò nella stanza della bambina,
avvertì l’atmosfera elettrica che
la sovreccitazione dei poteri di Lily produceva.
-Draco…-
Angelia si alzò dal pavimento, accanto al letto, andandogli
incontro. –Non
riesco ad avvicinarla. Trema come una foglia e non so che fare. Ho
provato con
tutti gli incantesimi tranquillizzanti ma non succede nulla…-
Il
biondo annuì, rivolgendo lo sguardo alla piccola che era
rannicchiata su se
stessa, su un angolo del materasso. Il suo cuore fu serrato in una
morsa
d’acciaio.
-Dov’è
Anne?-
Angelia
divenne rossa. –E’…è uscita.
Non sono riuscita a rintracciarla.-
Draco
avvertì ancora una volta lo stomaco contrarsi e, poi, il
cuore pompò molto
sangue verso la sua faccia che divenne rossa. Si accovacciò
sul pavimento,
cercando d’ignorare il nervosismo che gli scalpitava dentro.
Lily era più
importante in quel momento.
-Ehi,
principessa…-
Angelia
rimase indietro. Gli occhi pieni di lacrime e una mano sulla bocca.
Lily
si abbracciava la testa e non sembrava avesse avvertito il richiamo di
Draco.
-Principessa,
sono io, Draco.-
Al
nome dell’uomo, Lily alzò timidamente la fronte.
Lo scrutò con i grandi occhi
vivaci, ma non disse nulla.
-Non
mi riconosci?-
Lily
continuava a fissarlo. –Draco…- disse, poi, con un
filo di voce. –E’ morto.-
Draco
sentì una doccia di acqua fredda investirlo mentre Angelia
dietro di lui
scoppiava a piangere.
-No,
non sono morto, tesoro. Sono qui, davanti a te. Se allunghi una mano
puoi
stringere la mia.- l’uomo appoggiò le sue dita
eleganti sulla coperta. –Dai,
prova.-
Lily
s’irrigidì. –Se mi muovo il buio
m’inghiotte.-
Draco
negò con la testa. –No, non lo farà. Ci
sono io qui con te.-
Lily
dilatò gli occhi. Lo fissò per un paio di secondi
senza alcuna espressione,
prima di allungare titubante una manina verso quella
dell’uomo.
Quando
a pochi centimetri, Draco gliel’afferrò, per paura
di un ripensamento, Lily
sussultò. Sbatté le palpebre un paio di volte
prima di metterlo a fuoco.
-Draco…-
alcune lacrime si erano affacciate ai suoi occhi. -…sei
vivo!- e la sua
disperazione si sciolse in un fiume in piena di lacrime e singhiozzi.
L’uomo
la tenne stretta a sé, accarezzandole la schiena con
dolcezza. Avvertiva il
petto di Lily alzarsi ed abbassarsi velocemente mentre piangeva. La
cullò a
lungo, baciandole i capelli di tanto in tanto.
Lily
non accennava a rilassarsi, nonostante tutto. Stringeva le mani a pugno
mentre
il suo corpo fremeva di terrore.
-Stai
calma, principessa.- Draco le parlò con
tranquillità. –Ci sono io con te.-
Solo
un’ora più tardi, dopo gli inumani sforzi di
Angelia e Draco, Lily riuscì a
calmarsi e a ritrovare un sonno tranquillo.
Il
biondo rimase a vegliarla per un po’; una mano affusolata
accarezzava la fronte
asciutta di Lily.
-E’
stato terribile.- disse Angelia qualcheminuto dopo, mentre sprofondava nel divano. Aveva
già abbastanza
problemi di suo, senza doversi accollare anche quelli degli altri.
–Mi ha fatto
tanta tenerezza.-
Draco
annuì, mentre scrutava il buio fuori la finestra.
Le
dieci erano già passate da un pezzo e di Anne non si era
vista nemmeno l’ombra.
In
piedi davanti la porta, l’uomo sembrava ancora nervoso e
preoccupato.
-Quando
pensa di degnarci della sua presenza, tua cugina?-
Angelia
riaprì di scatto gli occhi che aveva chiuso per un attimo.
–Mary Anne tornerà
tra poco.- gli rispose senza scomporsi. –E’ uscita
per svagarsi un po’.-
Draco
sbuffò. Continuava a percorrere in lungo e in largo il
piccolo ingessino,
borbottando qualcosa a denti stretti.
Angelia
era rimasta seduta sul divano per un po’. Tentando di
rimanere vigile, aveva
iniziato a leggiucchiare una rivista; alla fine, però, il
sonno aveva avuto la
meglio e aveva deciso di ritirarsi nella sua camera.
-Draco,
io vado a letto. Se, però, tu vuoi rimanere, fa pure.-
Draco
annuì. –Perfetto, buona notte Angelia.-
-Buona
notte, Draco.- mentre saliva le scale la donna trattenne una risatina.
In cima
alla scalinata, si voltò a guardarlo un attimo e, scotendo
la testa, scomparve
dietro l’angolo del corridoio.
–Giovani…-
Draco
era sempre più nervoso. Ogni minuto che trascorreva, lo
mandava sempre più su
di giri. Dove diavolo era andata Anne? Dopo una mezz’ora
passata in piedi
dietro la porta decise di spostarsi nel salotto, almeno per sedersi un
paio di
minuti. Non appena si fu seduto sul bracciolo del divano, il rombo del
motore
di un’auto invase il silenzio della notte.
Si
catapultò alla finestra, quella che dava sul vialetto,
già con un sopraciglio
inarcato. Scostò una tendina di pizzo e, quando scorse la
bocca di quel tipo
pressata sulla guancia di lei vide rosso.
Non
gli era mai successo di perdere la calma, mai. In tutti quegli anni di
“bontà”,
si era sempre dimostrato un tipo molto pacatoe, a tratti, quasi distaccato dalle situazioni che lo
circondavano.
Era
razionale, freddo. Sarebbe stato un Malfoy perfetto se solo un cuore
non gli
avesse battuto prepotentemente nel petto.
In
quel momento, però, non riuscì a trattenersi. Si
catapultò alla porta e l’aprì
con uno scatto.
Anne
ancora nell’auto sobbalzò, come fosse stata
scoperta con le dita nella
marmellata; David assunse un cipiglio inverosimilmente infastidito.
-Mary
Anne ho bisogno di parlarti.-
Il
viso della bruna s’incendiò. Recuperò
la sua borsa sul sedile posteriore, prima
di uscire dall’auto.
David
Sadsnow inarcò un sopraciglio.
-Ti
chiamo domani, David…- lo liquidò prima che il
giovane provasse a scendere
dalla macchina.
Anne
camminò con calma lungo il vialetto, avvertì il
rombo dell’auto, prima che
Sadsnow lasciasse la villa.
Draco
la guardava avanzare: gli occhi di ghiaccio fissi sulla figura minuta
di Anne;
non si perdeva un solo movimento; quelle mani sottili percorrevano
troppo
velocemente la chioma scura.
Non
bisognava conoscerla bene come Draco, per capire che fosse arrabbiata.
-Bentornata,
Mary Anne.-
La
bruna gli lanciò un’occhiata velenosa, prima di
fermarsi a pochi passi
dall’entrata che lui occupava. –Che ci fai qui,
Draco?-
L’uomo
si strinse nelle spalle. –Mentre tu eri fuori a
fare…- serrò i pugni lungo i
fianchi. –a fare la gattina con quel tipo, Lily ha avuto uno
dei suoi
attacchi.-
Anne
si allarmò, immediatamente. Superò lui e
l’ingresso, iniziando a correre su per
le scale. Draco, però, la fermò. –Ora
sta bene. E’ inutile che vai in camera
sua; rischi di svegliarla.- fissò la schiena di Anne che
ancora indossava il
cappotto. –Avresti dovuto esserci prima.-
La
ragazza si voltò di scatto. Quelle frasi le avevano fatto
male.
Draco
le parlava come se a lei non fosse mai importato nulla di Lily, come se
fosse
stata una sorella degenere.
-Non
ti permetto di parlami così.- aveva gli occhi blue e grandi
pieni di lacrime.
Scese i gradini che la separavano da Draco, che aspettava alla base
della
scala, con un braccio appoggiato al corrimano. –Non hai il
diritto di farlo.-
gli disse, puntandogli un dito contro.
Draco
vide la rabbia che scalpitava nei suoi occhi, nei suoi gesti.
Vacillò un
momento, per poi riprendere il controllo di se stesso. Sentiva qualcosa bruciargli
dentro, ogni volta
che l’immagine di Anne e Sadsnow gli tornava alla mente.
-Io
ho tutto il diritto di parlarti in questo modo!- scostò
bruscamente il dito che
Anne gli aveva puntato contro. –Voglio bene a Lily almeno
quanto te e, inoltre,
io ci sono sempre quando lei ha bisogno.- cercò lo sguardo
di Anne furente. -Anche
sta sera c’ero. Tu non puoi dire lo stesso.-
Mary
Anne avvertì le sue guance incendiarsi. Le lacrime che
avevano inumidito i suoi
occhi, erano aumentate ed avevano spinto le prime giù dalle
sue ciglia, lungo
le guance.
Draco
sentì quel bruciore diminuire, improvvisamente. Come se la
sofferenza di Anne
avesse alleviato la sua.
-Vattene,
Draco.-
Il
biondo sentì le guance incendiarsi. Sbatté le
palpebre un paio di volte come
per somatizzare quello che Anne gli aveva detto.
-In
questa casa non sei più il benvenuto.-
Draco
trattenne il fiato. Non riuscì a fare nient’altro
che fissare i capelli della
ragazza che le erano scesi sul viso, celandoglielo.
-Non
tornare, non sentire la mancanza di Lily perché non la
rivedrai più. Non
cercarmi perché non mi troverai. Questo è un
addio definitivo.- Anne alzò il
viso dopo aver parlato: i suoi lineamenti erano induriti dalla rabbia e
dal dolore
che stava provando. Lo guardò negli occhi per qualche
istante poi gli voltò le
spalle e iniziò a salire le scale.
Quando
fu scomparsa nel corridoio buio, Draco riprese a respirare.
Osservò le scale
appena percorse da Anne per qualche secondo, poi, senza fare una piega
si
smaterializzò.
Se
solo l’avesse seguita per tentare di spiegarle la sua
reazione, perché si fosse
così arrabbiato nel non trovarla a casa quella sera,
l’avrebbe trovata seduta
sul pavimento mentre piangeva disperata ed in silenzio.
***
Quando
Ginny varcò la
soglia della Tana, trovò tutte le luci spente, come se in
casa non ci fosse
stato nessuno.
Sul
tavolino del salone c’erano due tazze che avevano
l’aria di essere lì da
qualche giorno.
Ginny
sospirò sconsolata, per poi chinarsi ed afferrare i manici
dei due calici nel
tentativo di mettere un po’ di ordine. In effetti, ora che
guardava meglio,
c’erano anche alcuni vestiti sparsi un po’ ovunque,
naturalmente sporchi.
-Ma
quei due non cambieranno mai?-
Così,inizio a raccogliere anche
gli indumenti.
Poi, trovò un paio di riviste sotto il divano e decise di
metterle al proprio
posto nel portariviste che si
trovava
appena una manata più lontano del pavimento sotto il divano.
Passò
un abbondante quarto d’ora in quella stanza rassettando,
spolverandoe
risistemando la posizione degli oggetti sul
tavolino, proprio come piaceva a sua madre.
Poi,
con una valanga di vestiti sporchi che aveva trovato addirittura sotto
la
cenere del camino spento e sui primi gradini delle scale che
conducevano ai
piani superiori, si avviò verso la cucina per lavare le due
solitarie tazze.
Spalancò
la porta e quasi le venne un colpo.
Ron
era lì addormentato, con la testa appoggiata sul piano del
tavolo ed una
bottiglia di burrobirra ancora piena accanto.
Ginny
sorrise.
A
Ron non era mai piaciuto mangiare o bere da solo, era sempre stato un
tipo
pieno di amici, di fratelli...
-Ehi,
Ron?- Ginny aveva appoggiato i vestiti di Charlie e Ron su una sedia e
si era
sporta sul tavolo per toccargli un braccio. Lo scosse brevemente.
Ginny
aspettò un secondo, sapendo che di lì a poco,
come a scoppio ritardato, Ron
sarebbe sobbalzato, svegliandosi. Fece un sorriso quando il fratello si
comportò esattamente come aveva previsto.
-Oh,
Merlino!- gracchiò Ron con la voce impastata dal sonno. Si
guardò intorno per
un attimo, poi concentrò lo sguardo su sua sorella che
ancora lo guardava.
–Ginny sei tu…-
-Sì,
Ron, sono io. Altrimenti chi? Questa casa è così
sporca che qualsiasi altra
persona scapperebbe a gambe levate.-
Ron
annuì con fare vago. –In effetti,
l’abbiamo un po’ trascurata.-
-Io
direi un bel po’-.
Ginny
si sedette sulla sedia di fronte a quella di Ron. Appoggiò
le mani sul tavolo e
lo fissò esplicita.
Ron
fece un’espressione innocente, inclinando la testa ed
inarcando un sopraciglio.
–Cosa c’è?-
-Questa
è la domanda che io
dovrei rivolgere
a te.-
-…perché?-
Ginny
appoggiò
il mento sulla mano sinistra dove spiccava un bell’anello di
fidanzamento.
Ron fu
abbagliato per un attimo dallo scintillio del diamante che Harry aveva
regalato
a sua sorella.
-Perché
ti
conosco come le mie tasche…e perché hai inarcato
un sopraciglio alla mia
domanda. Lo fai sempre quando è successo qualcosa.-
Ron
inarcò un
sopraciglio. –Non è vero.-
Ginny rise.
–Sai che è vero, quindi, non perdere tempo a
cercare di depistarmi.-
Il ragazzo
rivolse gli occhi al cielo, ormai sconfitto. Ginny riusciva a metterlo
K.O. nel
giro di due frasi.
-Davvero,
Ginny, non voglio parlarne.-
La sorella si
rizzò sulla sedia. –Sapevo che era successo
qualcosa!- disse trionfa. Si sporse
un po’ sul tavolo desiderosa di sapere. –Lo so che
ti va di parlarne, Ron. Non
fare il prezioso.-
-Ginny…-
si
lamentò Ron stanco.
La rossa
sorrise. –Ok, ok… se non ne vuoi parlare, posso
almeno provare ad indovinare?-
Ginny fece una
faccia così tipicamente Weasley che Ron non
riuscì a dirle di no.
Così
con un
cenno vago del capo, il rosso acconsentì.
-Bene!- la
ragazza si sfregò le mani. –Per caso centra una
ragazza bruna, simpatica,
intelligente che tu praticamente adori da quando eri alto
così?- Ginny mimò con
la mano un’altezza microscopica.
Ron fece
un’aria strana. –Non sono mai stato alto
così!-
Ginny sorrise.
–Sì, invece. Ho visto delle foto di quando avevi
pochi mesi.-
-Non conoscevo
ancora Hermione quando avevo pochi mesi.-
Ginny
ridacchiò. –Ma già l’adoravi.-
Ron non
riuscì
a ribattere. In effetti, non ricordava un solo momento della sua vita
in cui
non avesse ritenuto Hermione una ragazza fantastica. Nonostante le loro
scaramucce del periodo di Hogwarts, l’aveva sempre
considerata una tra le
persone più importanti della sua vita.
Così,
Ron si
appoggiò afflitto sul tavolo.
-Centro.-
mormorò Ginny.- Allora, cosa è successo con lei?-
Ron non
alzò
lo sguardo. Bofonchiò qualcosa contro il tavolo.
–Nulla. Sono semplicemente un
idiota.-
-Questo
è
sicuro.-
-Sei di grande
aiuto, Ginny.-
La rossa
incrociò le braccia sul petto. –Beh, se parli ad
intervalli non capirò cosa
vuoi dire nemmeno il giorno di Natale.-
Ron rimase in
silenzio per un paio di secondi, poi dopo l’ennesima occhiata
ammonitrice di
Ginny, iniziò a parlare. –Ho detto ad Hermione che
non l’amo più. O meglio non
l’ho detto esattamente… ma quando lei me
l’ha chiesto… io non le ho risposto e
lei ha tirato le somme…-
Ginny si
pietrificò. Allargò piano, piano gli occhi prima
di schiarirsi la voce. –Beh,la
faccenda può essere vista da due punti di vista.-
-Quali?!-
-Se hai detto
la verità, ti sei finalmente tolto un peso dalla coscienza.
Se, invece, non è
così, hai combinato davvero un bel macello, Ronnie.-
Ron si
passò
frustrato le mani tra i capelli, digrignando i denti infastidito.
–Come potrei
risolvere questo macello?-
Ginny si
strinse nelle spalle. –Potresti cercare
di far capire ad Hermione che l’ami ancora.-
A quelle
parole Ron avvertì un brivido risalirgli la schiena. Era
strano sentirle di
nuovo, dopo tanto tempo.Dette
ad alta
voce facevano ancora più paura e più effetto.
-Va da lei.
Parlale. Spiegale.- Ginny lo guardava con serietà. I lunghi
capelli rossi e
mossi le scendevano sulle spalle come lingue di fuoco.
-Io…-
Ginny
batté un
pugno sul tavolo. –RONALD BILIUS WEASLEY. Alza il culo da
quella sedia e vatti
a scusare con Hermione, immediatamente.-
-Ma…-
cercò di
obbiettare il rosso.
La ragazza,
però, sembrava irremovibile.
-Muoviti e fai
vedere a tutti che uomo sei.- Ginny non aggiunse altro, a parte un
piccolo
sorriso. Prese i vestiti da lavare e si allontanò verso la
lavanderia,
lasciando Ron solo in cucina.
Alzarsi da
quella sedia non fu mai stato più difficile.
Ron sentiva la
gola secca e le mani sudate. Perché doveva essere
così agitato al pensiero di scusarsi
con Hermione. Perché non poteva essere tranquillo,
flemmatico, sicuro di sé?
Sospirò
afflitto al pensiero di quello che l’aspettava e, dopo aver
dato un’ultima
occhiata alla lavanderia dove Ginny stava facendo il bucato, si
smaterializzò.
Pop.
***
Hermione aveva gli
occhi rossi e gonfi
quella sera: occhi che si vedeva avevano versato molte lacrime. Era
rannicchiata sul piccolo divanetto del suo soggiorno, ricoperta fino
alla testa
da un plaid che aveva tutta l’aria di essere caldo e
confortante.
Si stringeva
con forza le gambe al petto, mentre con gli occhi mezzi chiusi guardava
le lingue
di fuoco danzanti nel camino.
Fuori dalla
sua finestra il mondo sembrava girare come al solito. I clacson delle
macchine
arrivavano attutiti, i rombi dei motori facevano tremare un
po’ i vetri ma lei
era come se non udisse niente.
Era ferma in
quella posizione da quando era uscita dalla doccia.
I pezzi del
suo cuore infranto pareva si fossero conficcati nel suo stomaco,
provocandole
un dolore acuto ogni volta che si muoveva, parlava, pensava.
“Non mi
ama
più”.
Era un mantra
che prepotentemente la sua mente continuava a ripeterle ogni volta che
il viso
di Ron le ricompariva davanti agli occhi.
Era quasi
sprofondata nel sonno, ormai priva di forza dopo aver pianto ed essersi
disperata per tutta la serata, quando il campanello della porta
d’ingresso
riecheggiò nelle sue orecchie.
Sembrava un
suono lontano, come quello dei clacson delle auto giù in
strada. Pensò
d’ignorarlo e lasciarsi sopraffare finalmente dal sonno ma il
trillo si fece
più insistente e la recuperò a forza dalle
braccia di Morfeo.
Così,
si alzò
con uno sbuffo dalla poltrona e percorse il breve corridoio che la
separava
dall’entrata.
Arrivò
alla
porta, quando ormai il dito del visitatore non si staccava
più dal campanello.
-Eccomi.-
gridò, verso chi attendeva sul pianerottolo.
Aprì la
porta
con slancio e rimase di sale quando riconobbe il suo ospite.
-Dimitri.-
disse e il suo tono sembrò deluso per un secondo.
–Che ci fai qui?- Gli chiese
cercando di produrre un effetto piacevolmente sorpreso nella sua voce.
Dimitri le
sorrise. Alzò una bottiglia di vino italiano e le rispose.
–Mi dispiace per
quanto è successo questa mattina. Volevo scusarmi con te.-
La
guardò
intensamente per un attimo: un paio di occhi scuri e gentili, un paio
di occhi
marroni e non azzurri, un paio di occhi gentili non tempestosi. Dimitri
non
Ron.
Hermione
sentì
un’ondata di calore bruciarle le guance. Abbassò
il suo sguardo, imbarazzata da
tanta gentilezza. –Non avresti dovuto. Sta mattina non
è stata solo colpa tua.-
-Invece,
dovevo scusarmi. Almeno per la mia parte di colpa.- Dimitri si
schiarì la voce,
prima di aggiungere. –Tu mi piaci, Hermione. Non farei mai
nulla per ferirti.
Ci tengo a te.-
Hermione
alzò
di scatto gli occhi a quelle parole. Il viso le stava andando in fiamme
e,
anche se avesse voluto, non sarebbe riuscita a sopprimere il leggero
sorriso
che le affiorò sulle labbra. Scosse la testa, per negare
quello che aveva
sentito. –Io… io non so che dire. Mi sento
lusingata e per me sei una persona
speciale, però, io sono innamorata di un altro.-
Dimitri
inghiottì il vuoto, ma non sembrò affatto
sorpreso da quella rivelazione. –Lo
so.- le disse, infatti. –Ma io posso aspettare.-
-Io non voglio
che tu lo faccia!- esclamò Hermione indignata. Aveva
già tanti problemi
sentimentali, le mancava solo un corteggiatore sulla corda.
-Ma io
sì…-
Hermione
sbuffò. Si passò le mani tra i capelli,
tirandoseli indietro. –Dimitri, io ho
già trovato l’uomo della mia vita… e
sicuramente non sarà colto quanto te,
gentile quanto te, educato quanto te… ma io lo amo. Potrei
separarmi da lui
anche per mille anni ma il mio sentimento non cambierebbe. La
lontananza
aumenterebbe solo la voglia che ho di amarlo. Mi dispiace dirti queste
cose, ma
non voglio illuderti.-
Dimitri aveva
ascoltato in silenzio. Non aveva battuto ciglio alle dichiarazioni di
Hermione
e quando questa aveva smesso di parlare, era rimasto immobile per
qualche
secondo.
-Capisco-,
disse, infine, come se nulla fosse successo. –e me ne
rammarico.-
Hermione lo
guardava apprensiva. Non credeva che la sua reazione fosse una semplice
dichiarazione di rammarico. -…-
-Vorrei tanto
averti conosciuto prima di lui, Hermione.- le fece un sorriso e la
ragazza
rimase basita. –Magari, ora, parleresti con lui di me in
questi termini.-
Hermione
annuì
vagamente ancora poco convinta della reazione di Dimitri.
-Comunque,
posso offrirti almeno la mia amicizia?-
-Certo.-
Dimitri
sorride. –Posso entrare e proporti un bicchiere di vino?-
Hermione lo
guardò in viso: aveva un’espressione
così tranquilla che non seppe trovare un
buon motivo per rifiutare. Così si scostò
dall’entrata e lo fece accomodare.
***
Ron si
smaterializzò sul pianerottolo di
Hermione. Lungo la strada si era fermato a comprarle un mazzo di
violette.
Nulla di particolare o romantico. Le aveva sempre regalato fiori per
chiederle
scusa e fare la pace.
Si
sentì
vagamente a disagio quando si voltò verso la porta
dell’appartamento indeciso
se suonare o lasciar perdere.
Sbuffò
un paio
di volte, mentre si guardava intorno. Poi, alla fine con un sospiro
pigiò il
pulsante del campanello.
Il suo cuore
accelerò d’improvviso i battiti.
Avvertì
dall’altra parte il rumore di qualche passo, poi la porta si
aprì.
-Weasley.- lo
accolse freddamente una voce maschile.
Ron era
rimasto pietrificato sull’uscio. Non poteva credere ai suoi
occhi.
Cosa diavolo
ci faceva quel bulgaro a casa di Hermione?!
-Bulgaro.- lo
salutò a sua volta, con un tono vagamente offensivo.
Dimitri fece
un mezzo sorriso, sicuro di sé. –Cosa ci fai tu
qui?-
Quella domanda
urtò non poco l’orgoglio di Ron. Lui aveva tutti i
diritti di trovarsi a casa
di Hermione.
Al contrario,
Dimitri era una nota stonata lì.
-Sono venuto a
trovare Hermione.- gli rispose, facendo un passo per entrare.
Dimitri,
però,
lo fermò. –Hermione sta dormendo.- un altro
sorriso trionfo. –Abbiamo passato
una tranquilla serata. Abbiamo bevuto vino e parlato degli ultimi libri
letti.-
Ron
s’ingelosì. Sapeva che con lui Hermione mai
avrebbe bevuto vino e parlato di
libri. Lui era più tipo da burrobirra e barzellette.
-Hm…-
-Poi, alla
fine è crollata addormentata sul divano.- Dimitri
incrociò le braccia sul
petto.
–L’ho
dovuta
portare in braccio fino in camera da letto.-
Ron
sentì la
rabbia montargli dentro. Solo lui poteva prendere in braccio Hermione e
metterla a letto… nessun altro.
Dimitri stava
continuando a parlare di quanto fosse stata bella la serata appena
trascorsa,
quando Ron gli tirò in mano i fiori.
-Dà,
questi
fiori ad Hermione da parte mia.- poi, gli puntò un dito
contro. -Poi, prendi le
tue cose e vattene.-
L’occhiata
che
Ron gli rivolse, lo fece rabbrividire.
Dimitri non aveva
mai avuto paura di nessuno e nemmeno di Ron. Ogni volta,
però, che si toccava
il tasto Hermione, quest’ultimo diventava così
furente da incutergli timore.
-D’accordo.-
bofonchiò Dimitri, tornando nel soggiorno di Hermione.
Si
guardò un
attimo intorno poi tirò fuori la bacchetta e
trasfigurò il
tappo di sughero della bottiglia di vino in
un foglietto. Scrisse sopra il suo nome e lo appoggiò tra i
fiori.
Poi, con un
sorriso sghembo, prese il suo giaccone e raggiunse Ron sul
pianerottolo,
rimasto lì per assicurarsi che lasciasse davvero
l’appartamento di Hermione nel
giro di qualche minuto.
***
Mellifluo era di
nuovo appollaiato
sull’albero di fronte alla stanza di Angelia. La guardava
dormire attraverso la
finestra.
Non riusciva a
capire per quale motivo sentisse la necessità di recarsi
lì, ogni giorno, solo
per guardarla dormire.
La fissava, la
rimirava e la trovava incredibilmente bella. Ogni volta che scorgeva un
particolare nuovo sul suo volto addormentato sentiva il cuore
accelerare i
battiti.
Quel piccolo
frammento di ricordo che l’ultima sua visita alla donna gli
aveva donato,
l’aveva spinto a recarsi lì tutti i giorni
successivi.
In quel
momento, quasi ricordava vagamente di aver già visto in un
altro contesto
quella bellissima donna bruna.
Sospirò
indeciso se avvicinarsi, saltando sul tetto, oppure allontanarsi
definitivamente e lasciarla in pace. Era ancora incerto sul da farsi
quando
Angelia si mosse nel sonno.
Il cuore di
Mellifluo si era bloccato, come il suo respiro. Non aveva avuto
l’istinto di
nascondersi, anzi, voleva che lei si svegliasse e lo riconoscesse
magari, così,
avrebbe posto la parola fine a tutta quella storia che gli procurava
non solo
uno stress mentale ma anche un dolore fisico.
Senza
volerlo quasi, si lasciò guidare dal suo
istinto, saltando come un felino sul tetto di
quell’abitazione. Camminò con un
passo felpato fino alla finestra di Angelia. Riuscì a
sedersi sul davanzale e
sorrise. Non sapeva cos’era quella sensazione assurda, ma gli
era venuto
naturale distendere le labbra sui denti.
Si accorse che
la finestra non era stata chiusa così
l’aprì un po’, per udire il respiro di
Angelia.
Era piacevole
d’ascoltare ed aveva un bel ritmo regolare, senza sbalzi.
-Devo essere
malato…- sussurrò quando tirò fuori
dal suo mantello un foglio bianco sul quale
era riuscito a ritrarre Angelia. Diede un’occhiata al suo
disegno e ne rimase
affascinato anche lui. L’aveva ritratta sorridente, con i
suoi occhi grandi
spalancati. Alle spalle della donna c’erano delle colline
viste dall’alto,
dietro le quali un sole stava tramontando. I raggi colpivano i capelli
di
Angelia creando giochi di chiaro scuro che lui era riuscito a rendere
benissimo. Sembrava che non avesse fatto altro che ritrarre quella
donna nella
sua vita, tanto conosceva il suo viso e le sue espressioni.
Allungò
una
mano nella stanza appoggiando il suo capolavoro sulla scrivania sotto
la
finestra. Rimase ancora per un po’ e quando di nuovo il
dolore alla testa lo
colpì si dileguò, senza lasciare altro che quel
ritratto.
Il mattino
successivo la casa gialla a NewFreedom fu risvegliata da un urlo di
dolore e
disperazione che Angelia non era riuscita a soffocare.
Continua…
***
SCUSATEMI,
DI NUOVO.
Non sono
riuscita a
postare prima nemmeno questa volta. Mi sento una schiappa. Incapace
schiappa
che vi fa aspettare così tanto per un capitolo di soli 30
pagine. Anche una
pagina al giorno sarei riuscita a scriverlo nel giro di un mese.
Invece… non
voglio nemmeno controllare a quando risale il mio ultimo aggiornamento.
*Sospira
tristemente*
Spero che
questo chap
vi sia piaciuto e non vi preoccupate, non ho intenzione di abbandonare
il mio
sequel! Che scherzate?! Io adoro scrivere su questi
giovanetti… e lo farò
ancora per almeno altri 15 chaps… don’t worry!
Beh, che
altro dire se
non darvi appuntamento al prossimo chap: “Questo matrimonio
non ha da farsi!”
Ora vi lascio ai vostri saluti personali del tutto meritati, visto il
tempo che
vi ho fatto aspettare.
Un bacio
grande,
grande…
Angèle
^________^
Giuly
Weasley Perfetto
decisamente perfetto è il tuo
commento, tesorino. Grazie per la tua gentilezza e per aver letto
questo
capitolo. Anch’io ormai non frequento più molto
spesso EFP. Che vuoi gli
impegni aumentano man mano che si cresce ed ormai sono un po’
adulta e piena
d’impegni… ^___________^ . Che dobbiamo fare.
Grazie, ancora, un bacio,
Angèle
J
Liserc
Oh,
ecco chi sei. Pensavo fossi una nuova
lettrice, invece sei una cara vecchia amica.Grazie, tesoro, ma credimi non c’è
nulla da invidiare. Non è che sia
bravissima. Eheheh. Spero che anche questo chap ti sia piaciuto. Spero
di
sentirti presto, un kiss,
Angèle
J
MaryPotter92
Vuoi
sapere se ho letto le tue recensione di
DAAB? Ma certo! Io faccio sempre un salto a controllare le mie storie.
Non sono
presentissima come una volta, ma ci sono ugualmente. Ti ringrazio
davvero per
apprezzare i miei personaggi le mie coppie ed il mio modo di scrivere.
Mi fa
davvero piacere. Spero cha anche questo chap sia di tuo gradimento. Un
bacio
grande,
Angèle
J
p.s.
anche a me
sta antipatica
Taissa…
FedeHermy
Sono
sicura che in questo chap magari
qualche errorino riuscirai a trovarlo. *Ridacchia* Naturalmente spero
di no. Mi
fa piacere dare ai miei “lettori” chap sempre ben
scritti. M’innervosisco tanto
ogni volta che dopo averlo pubblicato trovo degli errori. Mi esce il
fumo dalle
orecchie!!!! Cmq, grazie della recensione cara e non disperare. Ci sono
e ci
sarò ancora per un bel po’. Ciaooooooooooooo!!!!
AngèleJ
JulyChan Dunque, vediamo di rispondere alle tue
domande. TJ e Maggie hanno 20-19 anni. Il trio più Draco
hanno 26 anni. Ginny
ed Anne 25. Edward ne ha 3, Lily 7-8. Taissa 28, Charlie una trentina.
Dimitri
29. Angelia 28, Mellifluo 33. Tamiara 27 e Cassio 30. hanno tutti
più o meno la
stessa età. Hermione è stata via per 3 anni.
Non
è che mi è stato
detto, semplicemente so che non sono brava con
l’azione… ehehe, tutto qui.
Ti ringrazio
per
l’incoraggiamento. Ti mando un bacio grande.
AngèleJ
Funkia Ciao piccoletta! E’ da un po’
che io e te
non ci sentiamo. Sai che ho cambiato contatto msn? Ora mi puoi trovare
a questo
indirizzo angelewg87@hotmail.it.
Spero vivamente leggerai questo cap così ci potremmo mettere
in contatto.
Altrimenti non so proprio come fare. Ti mando un bacio. Spero di
sentirci
presto e grazie per la recensione,
AngèleJ
Meggie TESORO *____________*! Posso dire che per
me è un onore leggere i tuoi commenti?!? Grazie, grazie,
grazie mille della tua
ripetitività, sei adorabile. Spero vivamente che anche
questo chap ti sia
piaciuto. Ti ringrazio ancora e ti mando un bacio,
AngèleJ
Vale *______________*Sai quanto amo le tue storie, le tue
recensioni e te da 1 a 10? 100000000000000000000000000!!! Tesoro che
bello
sentirti! Non vedevo l’ora di pubblicare per poter scambiare
4 chiacchiere con
te *_______________*. Sapere che la mia storia è di tuo
gradimento mi fa
toccare il cielo con un dito sai che m’ispiro spesso a te per
Ron ed Hermione,
no?
*Arrossisce*…
cmq,
grazie della recensione e dei complimenti. Non vedo l’ora di
risentirti… un
bacio grandissimo,
AngèleJ
Karry D’accordo,
d’accordo…la tua tagliente
ironia me la merito tutta. Hai ragione, Lily ormai sarà
diventata nonna con
tutto il tempo che vi faccio aspettare…-_____________-!!
Cmq, in effetti
anch’io pensavo fosse un po’ troppo dialogata,
però, boh, mi è uscita così e
non c’è stato verso di migliorarla.
Cercherò nelle prossime scene di lotta di
mettere meno dialoghi e più azione. Ti ringrazio per la
recensione e per i tuoi
consigli, un bacio graaaaaaaaaaande,
AngèleJ
Robby Ciau tesoro, ma che bella recensione lunga,
lunga che mi hai lasciato. Me felice! Spero davvero lo spero con tutta
me
stessa che anche questo chap ti sia piaciuto e che troverai del tempo
per
recensirlo. Mi diverte leggere i tuoi commenti, sempre ricchi e belli
lunghi!
Oh, che soddisfazione… cmq, grazie delle belle parole. Sei
stata gentilissima.
Ti mando un bacio grande,
AngèleJ
EDVIGE86 Ed il premio della lettrice più dolce
lo
vince Edvige86! Ciao, tesoro! Guarda se il chap è arrivato
questa settimana e
non la prossima è merito tuo. I tuoi commenti mi hanno
spronato. La voglia di
leggere che traspariva dalle tue parole mi ha spinto a scrivere anche
quando
non avrei dovuto. Volevo aggiornare ed accontentarti, perché
avevi ragione. Era
davvero passato troppo tempo. Spero che non ti deluderò con
questo capitolo.
Davvero. Ti ringrazio tantissimo per la pazienza, ti mando un abbraccio
affettuoso, tesoro,
AngèleJ
Ehehe, anche
per oggi
ho finito. Ringrazio davvero tutti quanti per la pazienza che avete
dimostrato
e se vorrete aiutare questa povera pazza a scrivere più in
fretta che ne dite
di lasciarmi un commentino?
So che non
dovrei
chiedervi niente, però, tentar non nuoce.
Capitolo 8 *** Questo matrimonio non ha da farsi ***
DAAB
II
.::La
partita non è finita::.
Tutti i personaggi
della mia ffc sono
di proprietà di J.K. Rowling (a parte qualcuno), quindi,
ringrazio questa
grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo
meraviglioso, quello
di Harry Potter…
Io ho terminato,
buona lettura.
Angèle
* le parti in corsivo (come in tutte le
ffc) sono ricordi….
-Chapter
8: “Questo matrimonio non ha da farsi…”-
Ron Weasley fissava
con tranquillità le
bolle della sua birra bionda giocherellare tra loro. Le guardava salire
verso
la superficie del suo bicchiere in mirabolanti capriole che erano
riuscite ad
incantarlo.
Seduto ad un
tavolo di un ristorante babbano al centro di Londra, aspettava Taissa
che era scomparsa
dietro la porta della toilette
qualche minuto prima.
Era da un
po’
di tempo che usciva quasi tutte le sere con il capitano bulgaro:
l’andava a
prendere a casa, la portava a fare un giro in centro e poi la
riaccompagnava.
Si erano scambiati qualche bacio, ma nulla di più.
Ron non
sentiva mai l’esigenza di starle più vicino dal
punto di vista puramente fisico
e questo non riuscivaa
capirlo. Per lui
il contatto o la vicinanza erano sempre stati importantissimi.
In
realtà, immaginava il motivo della
sua freddezza nei confronti di Taissa.
Non poteva
certo dire che il capitano bulgaro non l’attraesse, anzi.
Aveva dei lineamenti
così piacevoli, quasi esotici; delle belle labbra, denti
perfetti… ma ogni
volta che si chinava a baciarla si sentiva un bastardo.
La vocina
petulante nella sua testa- che era sempre stata molto simile a quella
di
Hermione- gli ripeteva cose orribili: la stai illudendo; so che non ti
piace; è
solo un rimpiazzo; ti stai comportando come un deficiente!
Quando era
ancora immerso nei suoi pensieri,Taissa
finalmente riprese il suo posto dall’altra parte del tavolo.
-Divertito
durante la mia assenza?-
Ron le fece un
sorriso automatico, completamente privo di un sincero slancio di
contentezza.
Da quanto non si lasciava affiorare sulle labbra sorrisi di vera gioia?
Non lo
ricordava più.
-Affatto…-
le
rispose facendole un occhiolino.
Taissa parve
soddisfatta della risposta perché con un sorriso appagato
riprese a leggere il
menù.
Ron
sorseggiò
per qualche secondo la sua birra, prima che una voce allegra lo facesse
strozzare.
-Ronald
Billius Weasley… cosa ci fai qui?-
Ron
tossicchiò
un po’ di birra in giro, prima di riuscire a ricomporsi e
guardare in faccia
sua sorella Ginny, bellissima nell’elegante abito verde che
la fasciava.
-Potrei farti
la stessa domanda…- le rispose inarcando un sopraciglio.
Taissa aveva
alzato lo sguardo sulla ragazza. La scrutò a lungo senza
dire nulla.
Ginny le
riservò solo una rapida occhiata e già era stata
capace di riconoscerla.
–Hermione vuole organizzare qui il mio addio al nubilato.
Quindi, siamo venute a
dare un’occhiata in giro.-
Ron
allungò un
po’ il collo oltre la snella figura di Ginny, riuscendo a
scorgere Hermione
mentre parlava con il padrone del ristorante. Era dannatamente bella
quella
sera: i capelli mossi erano raccolti in un morbido chignon elegante; il
vestito
bianco attillato sulla vita e sul seno, si apriva in un morbida gonna
lunga fin
sul ginocchio; un paio di orecchinied
un trucco leggero le mettevano in risalto il volto dai lineamenti
delicati.
Ron la vide
muovere le mani e la bocca mentre parlava con l’uomo al di
là del bancone del
bar al quale Hermione era appoggiata, ed aveva capito che lei
già lo teneva in
pugno. Sarebbe riuscita ad ottenere qualsiasi cosa, anche la chiusura
del
locale ai non invitati alla festa di Ginny.
Ron rimase ad
osservarla rapito. Per tutto il tempo in cui l’aveva
guardata, le altre persone
all’interno del locale erano scomparse. Lui era solo a quel
tavolo,
infinitamente felice di non riuscire a staccare gli occhi di dosso ad
Hermione.
-Ron mi
ascolti?- Ginny lo richiamò con un sorriso sornione.
-Scusami?-
Ginny
trattenne a stento uno sbuffo divertito. –Ti avevo chiesto di
presentarmi
questa bella ragazza con la quale stai cenando…-
Taissa
sorrise, finalmente coinvolta in quella conversazione.
-Oh…-
disse
Ron per prendere tempo e ricollegare il suo cervello. –Questa
è Taissa, una
mia… amica.-
Ginny
allungò
una mano. Le belle labbra truccate adornate da un sorriso.
–Io sono Ginevra
Weasley, sua sorella.- indicò Ron con un cenno del capo.
–Gli amici, però, mi
chiamano Ginny.-
Taissa le
strinse la mano. –Felice di conoscerti.-
-Hai un
accento particolare. Di dove sei?- le chiese fingendo di non conoscere
nulla su
di lei. Hermione, in realtà, le aveva fornito un quadro
completo della vita
della giovane per ben 5 volte.
-Bulgaria. Tu,
invece, stai per sposarti?-
Ginny rise.-
E’ quello che si dice.-
Ron fece un
sorriso in realtà poco interessato ai loro convenevoli e
molto attento, invece,
ai sinuosi movimenti delle anche di Hermione sotto la gonna del
vestito.
Continuava a
guardarla intensamente e, quando lei si girò per cercare
Ginny nella sala, i
loro sguardi entrarono in contatto.
La bruna
rimase paralizzata per un secondo, poco convinta su cosa sarebbe stato
meglio
fare. “Forse non mi ha visto…”
cercò di giustificarsi, mentre desiderava
diventare parte integrante dello sgabello del bar sul quale si era
appena
seduta.
Quando Ron
alzò una mano per salutarla, Hermione ebbe un tuffo al
cuore: l’aveva vista.
Rispose con un
cenno della testa, pronta a defilarsi senza avvicinarsi al tavolo,
quando si
accorse che la rossa di spalle, era in realtà Ginny,
amabilmente impegnata in
una disquisizione con il nemico bulgaro: Taissa.
Hermione
cercò
di controllare il rossore sulle guance, mentre scivolava elegantemente
verso il
tavolo incriminato.
-Ehi, sei
qui!- esclamò, toccando Ginny su una spalla.
–Pensavo stessi dando un’occhiata
in giro…-
Ginny fece un
sorriso colpevole. –Beh, stavo guardando in giro, in effetti.
Poi, mi sono
imbattuta in Ron e sono rimasta a chiacchierare…-
Hermione fece
una risatina di circostanza. Era tremendamente in imbarazzo e cercava
di non
abbassare mai lo sguardo sulla coppia seduta.
-Oh, ma sei
Hermione…- s’intromise all’improvviso
Taissa. –Non ti avevo riconosciuta così
truccata…-
Hermione
abbassò per la prima volta lo sguardo su di lei.
Inarcò un sopraciglio,
tentando malamente di nascondere la sua aria infastidita. “Ma
senti chi parla…”
-E’
davvero
bella questa sera…- disse Ron, intervenendo quasi a sua
difesa.
Hermione si
voltò verso di lui e rimase senza fiato. Ron aveva quello
sguardo, quel
particolare sguardo ammirato ed imbarazzato che aveva sempre riservato
solo a
lei. I suoi occhi chiari non riuscivano a distaccarsi dalla sua figura
e
qualsiasi movimento facesse, Hermione li sentiva sulla pelle.
-…in
realtà, è
sempre molto bella.- aggiunse il ragazzo in un soffio. Poi, come se si
fosse
ricordato della loro situazione abbassò lo sguardo sul
menù e non aggiunse
altro.
Ginny, rimasta
in silenzio per un po’, si schiarì la voce mentre
sul suo viso si disegnava
un’espressione soddisfatta.
-Allora,
Hermione vogliamo andare a cena? Io sto morendo di fame…-
Hermione era
rimasta imbambolata, con le guance rosse. Il cappotto che pendeva dal
suo
braccio cadde sul pavimento con un impercettibile rumore che la fece
sobbalzare.
-Sì!-
disse
chinandosi per prenderlo. Aveva un’espressione trasognante.
–Andiamo…- si
schiarì la voce. –Buona serata…-
Prese per la
mano Ginny e, senza aspettare oltre, si diresse verso
l’uscita del locale.
Fu allora, quando
Ron si voltò per veder scomparire Hermione dietro la porta,
che Taissa capì
tutto.
Tamiara
ascoltò con attenzione, le
informazioni che uno dei suoi mangiamorte le stava dando: Harry Potter
stava
per convolare a nozze con Ginevra Weasley.
-La cerimonia
sarà blindata, mia signora. Ci sarà il corpo
degli auror al completo.-
Tamiara
sorrise. Il viso tondo e regolare s’illuminò.
–Quale migliore occasione,
allora, per decimarli.-
Il mangiamorte
divenne pallido. –Ma, mia signora, avremo gravi perdite anche
tra i
mangiamorte.-
Tamiara lo
incenerì con lo sguardo. –Ho già preso
la mia decisione. E, poi, anch’io sono
parte della famiglia. Non posso mancare a questo matrimonio.-
scoppiò in una
risata glaciale che riecheggiò tra le mura del quartiere
generale.
Quando Mellifluo
saltò come ogni notte
sul tetto della villa della famiglia Cooper non pensava di trovare la
finestra
della camera di Angelia sbarrata. Soprattutto, non immaginava di
trovare nel
letto della donna, un’altra ragazza.
Si
sentì in un
qualche bizzarro modo tradito. Ormai guardarla dormire era diventato un
appuntamento fisso, al quale non riusciva a rinunciare.
Sbirciò
ancora
nella stanza, oltre le eleganti tende di organza. Poi, deluso, decise
di andarsene.
Fu proprio nel momento in cui saltò giù dal tetto
che vide una finestra al
piano inferiore aperta.
Per un pelo
non mancò il ramo sul quale era diretto. Con
un’agilità degna di un ginnasta
olimpico, Mellifluo si calò giù
dall’albero. Atterrò sull’erba
ghiacciata con
un leggero scricchiolio.
Scivolò
nella
notte, in silenzio, verso quella finestra aperta. Scostò la
tenda da un lato e
liberò la sua visuale. Finalmente, l’aveva
trovata…
Angelia
dormiva sul divano rannicchiata su un fianco. Una coperta le celava
gran parte
del corpo. Il respiro leggero e l’espressione rilassata.
Mellifluo ebbe
l’istinto irrefrenabile di entrare in quella stanza; di
sfiorare finalmente la
pelle perlacea delle guance; carezzare i capelli scurissimi…
Prima d’
accorgersi di quello che stava facendo, Mellifluo scavalcò
con un minimo sforzo
il davanzale, introducendosi nell’ambiente.
La stanza era
piacevolmente calda nonostante la finestra aperta. La luce soffusa
prodotta da
un abat-jour lambiva le superfici delle cose, addolcendo tutto.
Mellifluo si
avvicinò ad Angelia e sentì il suo cuore
accelerare bruscamente i battiti. Le
mani avevano preso a sudargli e sentiva la gola secca.
Gli stava
accadendo qualcosa di strano e lui nemmeno ne sapeva il motivo.
Chiaro nella
sua mente era soltanto l’irrefrenabile istinto di chinarsi,
di eliminare lo
spazio che ancora lo separava da lei e di baciarla.
Mellifluo
s’inginocchiò, appena tremante. Sentiva le
ginocchia deboli ed il cuore
continuava a correre all’impazzata. Allungò una
mano verso di lei e quasi ebbe
paura. Paura di poterla rovinare anche solo sfiorandola.Strinse la mano in un
pugno, indeciso sul da
farsi, poi la riaprì lentamente avvertendo sul palmo il
calore che emanava la
pelle di Angelia a così poca distanza.
Era piacevole.
-Sei
bellissima.- sussurrò, appoggiando finalmente un
polpastrello su una guancia.
La pelle di
Angelia era morbida.
Mellifluo
sorrise, estasiato, mentre si chinava sulla bocca della ragazza.
Così,
come la
bella addormentata, Angelia ricevette un bacio dal suo principe.
Mellifluo
teneva gli occhi chiusi e non si accorse della lacrima tonda e delicata
che
percorse una guancia di Angelia.
Draco era seduto
sul divano della Tana,
accanto a Ron.
Il rosso
l’aveva invitato per organizzare l’addio al
celibato di Harry. All’inizio,
effettivamente ci avevano provato, poi, Charlie aveva acceso la tv
fermandosi
su una partita di basket e loro non avevano resistito.
Come due pezzi
di ferro erano stati attirati dall’enorme calamita, ed in
quel momento erano
spaparanzati con una ciotola di pop-corn sul divano.
Charlie era
momentaneamente sparito in cucina alla ricerca di altre burrobirra
fresche.
-Muoviti,
Cha’!- gridò Ron dal salotto. –Io e
Draco stiamo morendo di sete.-
Charlie
sbuffò, mentre chinato nel frigorifero cercava di recuperare
qualcosa in quel
disordine incredibile. Era quasi riuscito a prendere una confezione dal
fondo,
quando il campanello della porta suonò, facendolo
sobbalzare. Batté la nuca
contro un ripiano del frigorifero ed imprecò.
Il campanello
continuò a suonare.
Sembrava che
né Draco né Ron si fossero alzati per andare ad
aprire.
Charlie
sbuffò, affacciandosi al salotto. Non si
scandalizzò più di tanto, quando
ritrovò suo fratello ed il biondino nella stessa identica
posizione in cui li
aveva lasciati.
Ron lo
intravide con la coda dell’occhio. –Charlie, la
porta.- disse semplicemente.
-Ron, alza il
culo.- gli rispose con stizza. –Non sono la tua balia.- e
scomparve di nuovo
dietro la porta della cucina.
Ron
sbuffò.
Il campanello
ormai suonava a ripetizione.
-Ma che
palle…- bofonchiò mentre si tirava su seguito da
un risolino di Draco.
Il rosso gli
lanciò un’occhiata di traverso, mentre faceva
pochi passi per raggiungere
l’ingresso.
-Arrivo!-
gridò verso i visitatori che ormai non staccavano
più il dito dal campanello.
Quando finalmente riuscì ad aprire la porta, si
ritrovò sul porticato in legno
TJ, Maggie, Joseph Harder ed il sottoufficiale Andrew.
-Ma quanto ci
metti a percorrere 3 metri?- lo prese in giro la biondina scoccandogli
un bacio
sulla guancia.
Ron
inarcò un
sopraciglio. –Tu che ci fai qui?- chiese mentre gli altri
entravano, seguendo
Maggie. –E’ un addio al celibato... dovremmo essere
tutti uomini!-
TJ
ridacchiò,
posando un braccio attorno alle spalle della sua ragazza.
–Questa volta non è
colpa sua, Ron.Ginny
l’ha costretta a
seguirmi per tenerci d’occhio. Sa di quanto sia io che tu
siamo suscettibili al
suo fascino…-
Maggie fece un
sorriso colpevole a Ron che sospirò. –Odio mia
sorella.-
-Dai, Weasley,
lasciala stare! E’ così simpatica.- intervenne
Joseph mentre si toglieva il
giaccone. –Piuttosto, vediamo un po’ di organizzare
un addio al celibato
davvero memorabile.-
Ron
annuì
facendo strada verso il soggiorno, dove Draco e Charlie continuavano a
guardare
la partita di Basket.
Il biondo ebbe
un sussulto nel vedere Maggie. I suoi pensieri corsero a Mary Anne e
alla loro
situazione. Quando si sarebbe tutto risolto? Sospirò,
salutando con una mano i
nuovi arrivati.
Maggie gli
sorrise come al solito. Non doveva essere a conoscenza di nulla. Tipico
di Mary
Anne tenersi tutto il dolore per sé.
-Allora…-
iniziò James Andrew. Era il più organizzativo ed
il più efficiente di tutti e,
non appena si era accomodato al tavolo di legno nel soggiorno della
Tana, aveva
iniziato ad organizzare la situazione. –Dobbiamo decidere
innanzitutto il luogo
della festa-.
Nessuno,
però,
parve ascoltarlo.
Draco e
Charlie guardavano ancora la partita.
Ron, invece,
mangiava i pop-corn mentre discuteva con Joseph Harder del suo
trasferimento a
Liverpool insieme a Lucrezia Sweeter, sua moglie.
TJ era seduto
sulla poltrona con Maggie sulle gambe. Le baciava il dorso di una mano
mentre guardava
la partita.
L’unica
che
sembrava davvero interessata era Margareth che era anche
l’unica a non dover
essere lì.
James
alzò la
testa, inarcò un sopraciglio verso Maggie che gli sorrise.
Provò a schiarirsi
la voce una paio di volte ma nessuno lo ascoltò ancora. Alla
fine, batté un
pugno sul tavolo esplodendo in un ruggito. –SILENZIO!-
Immediatamente,
tutti si zittirono, voltandosi a guardarlo.
-SPEGNETE.
QUELLA. TV.- sillabò, con uno sguardo serio.
Charlie
ubbidì.
Il gruppetto
seduto sui divani dedicò finalmente l’attenzione
al vero motivo di quella
riunione tra amici: organizzare l’addio al celibato per
l’ex bambino
sopravvissuto.
-Bene!-
esclamò James, quando ci fu silenzio. –Ora,
cerchiamo di capire qualcosa. Dove
possiamo organizzarla questa festa?-
Ron
alzò
timidamente una mano.
Maggie
ridacchiò.
-Sì,
Ron?-
-Possiamo
organizzarla qui. In fondo, è stata anche casa di Harry per
un po’.-
-Bene.
Perfetto. – disse James appuntando qualcosa su un block notes.
-Chi si vuole
occupare delle bevande e delle cibarie?-
Fu il turno di
Charlie di alzare la mano. –Conosco un amico che ha aperto un
ristorante…-
-Perfetto.-
James scrisse ancora. –Ordina tutto quello che di
commestibile esiste. Per le
bevande non lesinare in alcolici. Queste feste si ricordano soprattutto
per le
sbronze…-
-…e le
spogliarelliste…- aggiunse Draco con la sua voce profonda.
Tutti i
presenti si voltarono a guardarlo basiti. Sembrava che il ragazzo
avesse dato
voce ad un pensiero generale.
-Che
c’è? E’
vero! Nei film ci sono sempre…-
James si
riscosse ancora incredulo dalla puntualizzazione di Malfoy.
–Ok…- bofonchiò
annotando ancora qualcosa sul suo blocco. –Per quanto
riguarda musica e
divertimento?-
TJ alzò
una
mano. –Alla musica ci penso io.-
-Bene e al
divertimento?-
Joseph Harder
sorrise. –Lascia fare a me.-
James
annuì.
–Lista degli ospiti?-
-Quella la
prendo io…- disse Draco che era stranamente rosso.
-D’accordo…-
Maggie si
sentiva un po’ esclusa. Se bene lei fosse una donna e volesse
molto bene a
Ginny la maggior parte dei suoi amici erano tutti i ragazzi seduti in
quella
stanza. Non poter partecipare all’organizzazione di
quell’avvenimento la faceva
intristire.
-Scusate?-
chiese, all’improvviso, quando si accorse che la lista
sembrava finita. –Non
c’è nell’elenco decorazione e pulizia
del luogo della festa?-
James la
guardò rapito, come fosse una meravigliosa aliena
intelligentissima. –Sì,
giusto.-
Maggie
sorrise.
-Chi è
che se
ne vuole occupare?-
Nessuno
rispose.
Ron
borbottò
qualcosa. –Beh, sei tu l’unico che ancora non ha
nessun compito…-
James Andrew
lo guardò storto. Poi, disse. –Al massimo lo
facciamo fare ad Harry…-
-Fatemi
occupare di questo e non dirò a Ginny che avete intenzione
di chiamare una
spogliarellista…-
Nessuno ebbe
altro da obbiettare.
-Ginny
vuoi stare un po’ ferma…-
Hermione dietro
di lei cercava di sistemarle la benda sugli occhi. Erano appena uscite
dal suo
appartamento che avevano usato come salone di bellezza per tutto il
giorno.
-Ma è
proprio
necessario? Tanto so dove stiamo andando.-
Hermione
ridacchiò mentre le disponeva con grazia i capelli rossi
sulle spalle.
-No, non lo
sai.-
-Ma se sono
venuta con te al locale.-
-Non tutto
è
come sembra.-
-Come?!-
Hermione rise
di nuovo.
Camminarono
per un paio di metri ancora, fino a raggiungere un vicolo scuro.
Ginny,
attaccata alla manica del cappotto della bruna, continuava a lamentarsi.
Hermione si
guardò intorno alla ricerca della passaporta -una vecchia
teiera- poi, quando
la individuò proprio accanto al suo piede, si
chinò a raccoglierla.
Fece
appoggiare a Ginny una mano sopra il manico, mentre lei sorreggeva il
beccuccio.
-Ora, stai
attenta. Mancano 5, 4, 3, 2, 1…-
Hermione e
Ginny avvertirono immediatamente il classico strappo
all’altezza dell’ombellico
prima di ritrovarsi in pochi attimi a destinazione.
Ginny aveva
ancora quella terribile benda rossa sugli occhi che non le impediva,
però, di
avvertire un profumo famigliare, un profumo di erba bagnata,
d’inchiostro e di
vecchi libri.
-Hermione…
dimmi che non hai organizzato la mia festa di addio al nubilato in una
biblioteca.- chiese disperata la futura sposa.
-Purtroppo
no.- le rispose l’altra, dopo averle lanciato
un’occhiataccia che naturalmente
la rossa non riuscì a cogliere.
Hermione la
vide barcollare con le braccia allungate davanti alla ricerca di una
sua mano.
-Sono qui,
sposa…- le disse dopo un paio di secondi e
l’agguantò per una spalla,
trascinandola giù per la collina, attraverso
l’immenso parco verdeggiante che
aveva fatto da sfondo alla loro adolescenza.
-Hermione, i
miei tacchi stanno affondando nella terra.-
-Non
preoccuparti.-
-Harry mi
ucciderà. Sono scarpe da 600 sterline.-
-E da quando
fai shopping nel mondo babbano?-
-Da quando
Harry ha deciso di regalarmi una carta di credito per il mio
compleanno.-
-Ha
deciso? Harry?- Hermione si voltò
scandalizzata verso di lei. –Non voglio immaginare quali
trucchi erotici tu
abbia usato per fartela regalare.-
Ginny le
sorrise.
-Lasciamo
perdere.-
Camminarono
ancora un po’ fino ad arrivare all’antico castello
medievale sede della più
grande scuola di magia e stregoneria di tutto il mondo: Hogwarts.
-Sei pronta a
fare un tuffo nel passato?- Hermione si era fermata sui gradini
dell’ingresso
della scuola. Aveva spinto Ginny in avanti, in modo che fosse lei la
prima ad
entrare.
-Ho paura di
rispondere.-
Hermione
ridacchiò, poi, con una mano adoperò la bacchetta
per aprire le porte e con
l’altra liberò gli occhi di Ginny dalla benda.
–Bentornata ad Hogwarts.- e la
spinse all’interno del castello.
Un boato di
rumori e luce accolse Ginny appena varcò la soglia.
-Ma…-
la rossa
non riusciva a credere ai suoi occhi.
L’enorme
ingresso della scuola era stato addobbato a festa: ai lati della stanza
c’erano
tavoli lunghissimi pieni di candele, cibi e bevande, al centro delle
enormi
statue di ghiaccio, dal soffitto scendevano ghirlande di fiori che
emanavano un
profumo delicato, migliaia di candele sospese volteggiavano al ritmo
della
musica e, poi, proprio di fronte a lei c’erano le sue amiche,
vecchie e nuove,
da Luna ad Angelia, tutte lì, in piedi, con i calici di
champagne in mano, per
brindare al suo futuro.
-Tanti auguri,
Ginny!-
Hermione le
sfiorò una spalla con gentilezza e, questo semplice gesto,
fece sciogliere la
festeggiata in lacrime.
-Hermione!-
piagnucolò,
gettandosi tra le braccia della bruna. –Grazie…
è bellissimo!-
Hermione la
strinse a sé socchiudendo gli occhi. –Era il
minimo che potessi fare per mia sorella.-
Ginny a quelle
parole serrò la presa attorno al collo dell’altra,
aumentando i suoi
singhiozzi.
-Ti auguro una
vita piena di felicità.-
Semplici
parole che grondavano di sincerità ed affetto per lei,
Ginny, la bambina
lentigginosa che aveva perso la sua famiglia quando ne aveva ancora
tremendamente bisogno.
Poco a poco,
tutte le invitate le scemarono intorno: qualcuna le
accarezzò i capelli, altre
le massaggiarono la schiena, semplicemente per farle sentire la loro
presenza.
Ginny in quel
momento comprese che, sebbene avesse perso alcune tra le persone
più importanti
della sua vita, era stata tremendamente fortunata a trovarne altre.
In quel
momento, comprese che, nonostante tutto, nella sua breve vita, non era
mai
rimasta sola, sempre e comunque, infatti, aveva avuto una spalla su cui
piangere, qualcuno a cui aggrapparsi per andare avanti.
Questa
consapevolezza si tramutò in un moto di gratitudine infinito
che le riempì il
cuore.
Ron spinse Harry
verso l’ingresso della
Tana con così poca eleganza che il bambino sopravvissuto gli
lanciò
un’occhiataccia.
-Scusami…
è
che siamo in ritardo.- spiegò il rosso guardandosi attorno.
-Non è
certo
colpa mia…- si lamentò l’altro, salendo
le scale del portico.
Ron
ridacchiò
nervoso.
Si era dovuto
fermare a comprare i fuochi d’artificio per la festa di Addio
al celibato di
Harry insieme al festeggiato.
-Sai non
è
stato molto carino farmi vedere quanti soldi avevi speso, Ron.-
-Non era mia
intenzione farlo. Sei tu che sbirci dovunque.- lo rimbeccò
il rosso.
-Io non
sbircio! Sei tu che avresti dovuto comprare i fuochi
d’artificio prima di passarmi
a prendere.-
-Scusami,
principino, potevi anche venire da solo!-
-Ginny ed
Hermione si sono prese la mia macchina e non avevo intenzione di
sporcarmi i
capelli utilizzando la metropolvere… sai
com’è domani mi sposo.-
Ron
sbuffò.
–D’accordo, d’accordo. Ora,
però, rilassati. Ti abbiamo preparato una festa da
urlo…-
Harry gli
tenne la busta dei fuochi, mentre Ron apriva la porta della Tana.
Non appena il
bruno varcò la soglia della sua vecchia casa,
sentì un boato di risate
investirlo.
C’erano
così
tante persone stipate nel piccolo salone che sembravano essere molto di
più di
quanti erano.
-AUGURI!-
gridò una voce un po’ rauca che Harry non
riconobbe, troppo frastornato da
tutto quel rumore. Insieme al boato di risate, era scoppiata anche la
musica e
delle luci psichedeliche avevano iniziato a girare sul soffitto; su un
cubo
posto al centro della sala-dove prima c’era il tavolino di
legno antico della
signora Weasley- una ragazza molto poco vestita si muoveva
seducentemente al
ritmo della musica.
Harry
sentì un
paio di mani colpirgli le spalle, poi Ron gli diede uno schiaffo sul
sedere.
-Eh?- disse il
rosso, ammiccando.
Harry
allargò
gli occhi, incredulo. Chi diavolo aveva trasformato la Tana in una
discoteca
babbana molto squallida?
-Carina?- gli
disse Draco, arrivandogli accanto dopo aver spostato un paio di
colleghi Auror.
–Si chiama Laila e sta per diventare un medimago!- gli
urlò mettendogli una
mano sulla spalla.
Laila
individuò Harry tra la folla e, continuando a muoversi, gli
lanciò un bacio.
Il moro
sorrise tiratissimo.
Se Ginny
l’avesse scoperto un giorno, molto probabilmente gli avrebbe
chiesto il
divorzio.
-Sì…-
bofonchiò schiarendosi la voce e guardandosi un
po’ meglio attorno. –Dove posso
trovare qualcosa da bere?- domandò a Draco, alzando la voce.
Il biondo che
sembrava brillo –Harry non l’aveva mai visto
così- gli indicò un tavolo oltre
la marea di uomini, suoi amici.
-Prendi
qualcosa anche per me!- esclamò Ron.
Harry gli
lanciò un’occhiata. Ma il festeggiato era lui?
Scotendo la
testa si avviò verso il tavolo del rinfresco.
La sua ultima
notte da celibe sarebbe stato un festino all’insegna
dell’alcol e della musica
a tutto volume.
Che
divertimento.
-Ehi,
fermo…- Ginny avvertì chiaramente la voce di
Maggie qualche secondo prima di
sentire un bacio profumato di biscotti appoggiarsi sulle sue labbra.
Aprì
gli occhi
chiari e si ritrovò il viso tondo e sorridente del suo
bambino a pochi
centimetri di distanza.
-Mamma!-
Ginny gli
sfiorò il nasino. –Raggio di sole.-
Eddie
ridacchiò
mentre Maggie lo raggiungeva e lo prendeva in braccio.
–Scusami, Gin. Non sono
riuscita a fermarlo. Voleva venire a svegliarti già da
mezz’ora…-
Ginny
negò con
la testa mentre si stiracchiava e si metteva a sedere sul letto.
–Non ti
preoccupare. Sei stata carinissima ad accettare di venire a tenermi
Eddie.-
Maggie si
strinse nelle spalle. –E’ solo un piacere.- diede
un bacio al bambino che
ridacchiò mentre si teneva un orecchio. –Vero,
batuffolo?-
Ginny sorrise.
Poi, si alzò e prese in braccio suo figlio.
Lanciò un’occhiata all’orologio
appoggiato sul comodino. Mancava più diun’ora prima all’arrivo delle altre
ragazze; avrebbe quindi potuto fare
il bagno ad Eddie e vestirlo, per poi essere libera di dedicarsi a se
stessa.
-Allora, Mag.
Io mi occupo del bagnetto di questa peste…-
Maggie
annuì.
–Io ti preparo la colazione e sistemo il rinfresco per le
ragazze.-
-Ti adoro,
piccola.-
Maggie rise.
–Lo so.-
La rossa si
diresse verso il bagno con il bambino in braccio, poi si
fermò un secondo. –Per
quell’altro favore che ti avevo chiesto ieri?-
La biondina
confermò con la testa. –Tutto a posto Mary Anne
è già in missione.-
Ginny sorrise.
–Perfetto.-
Mary Anne
arrivò alla Tana alle 6 del
mattino.
La sera
precedente aveva promesso alla “sposa” che si
sarebbe occupata del reparto
uomini.
Dal racconto
di Maggie sull’organizzazione dell’addio al
celibato di Harry, Ginny aveva
preteso che almeno il giorno delle nozze una ragazza tutelasse il suo
futuro
sposo e, soprattutto, la sua presenza puntuale davanti
all’altare: dal papillon
ai capelli, nulla doveva sfuggire a Mary Anne.
Essere
ritenuta degna di tanta fiducia, aveva fatto sentire Mary Anne molto
importante
e contenta sul momento, ma, successivamente, aveva storto il naso a
quel
compito per due motivi principali: primo, si era dovuta preparare 5 ore
prima
dell’inizio della cerimonia con relativa levataccia, senza
sottolineare la
festa della sera prima che era durata fino a notte fonda; secondo,
occupandosi
del “settore uomini”, avrebbe dovuto incontrare la
persona che più di tutte
aveva cercato di evitare negli ultimi mesi, l’uomo che,
nonostante tutto, era
ancora l’unico per il quale il suo cuore battesse e le sue
mani iniziassero a
sudare, l’uomo dei suoi sogni, il suo migliore amico, la sua
anima gemella poco
convinta, Draco Malfoy.
Con un
sospiro, si decise a bussare ma, quando stava per toccare la porta
della Tana,
questa si aprì da sola.
-Sì, ho
capito, Ron…- la persona che sperava non avrebbe visto era,
in quel momento,
davanti a lei, alto e più bello che mai.
Mary Anne,
allora, rimase in apnea per un secondo mentre Draco Malfoy si voltava,
accorgendosi di lei.
Il biondo
incontrò il suo sguardo e sentì, improvvisamente,
il classico tuffo al cuore.
Rimase in silenzio ad osservarla: i capelli alti, il trucco perfetto, i
lineamenti delicati e quel buon profumo che gli era mancato da morire.
-Ciao…-
riuscì
a biascicare, mentre lei distoglieva il suo sguardo blue intenso.
-Ciao.- Mary
Anne sentì la sua voce flebile e sottile.
“Rilassati, stupida”.
-Come…
come
mai sei qui?- domandò Malfoy, schiarendosi la voce, si
sentiva imbarazzato.
La bruna si
strinse nel cappotto che indossava. –Mi manda Ginny. Vuole
che mi assicuri che
tutto fili liscio.-
-Chi
è?- la
voce di Ron arrivò prima di lui. –Ehi, Anne.-
disse, appena riuscì ad
affacciarsi sulla spalla di Draco. –Che ci fai qui?!
Cos’è, mia sorella non si
fida?-
Mary Anne
sorrise, mentre sentiva gli occhi di Draco fissi sul suo viso.
–In effetti…-
-Oh, è
sempre
la solita!- continuò Ron, inarcando un sopraciglio.
Draco
silenzioso e guardingo, rendeva le guance di Mary Anne sempre
più rosse.
-Dov’è
Harry?-
chiese la bruna, per allentare un po’ di quella tensione che
probabilmente
percepiva solo lei.
Ron si strinse
nelle spalle. –Sta dormendo, ovviamente. Mancano ancora 5 ore
alla cerimonia!-
Mary Anne
scosse la testa. –Siete proprio uomini. Ginny è
già in piedi da mezz’ora…-
Draco sorrise
e lei sentì la testa girarle.
Ron
notò il
leggero imbarazzo che c’era tra di loro e si sentì
improvvisamente il terzo in
comodo. –Ehm, comunque, visto che sei qui perché
non vai con Draco a comprare
la colazione. Qui, in casa, non abbiamo nulla, ieri è finito
tutto…-
Mary Anne
alzò
di scatto la testa, gli occhi allargati. –Io veramente sono
venuta per controllare
Harry…-
-Meglio che
resti qui a controllare te, tuo fratello ed Harry. Io devo passare a
casa per
farmi una doccia.Sarò
qui in mezz’ora.-
così dicendo Draco, lanciò un’occhiata
prima a Ron e poi –una molto intensa- ad
Anne. La superò strisciando appena il braccio contro quello
di lei e poi si
smaterializzò.
Hermione
arrivò a casa di Ginny con il
vestito della sposa sotto un braccio.
Era passata
dalla boutique giusto un paio di minuti prima, perché la
sarta aveva avuto da
fare dei ritocchi all’abito fino all’ultimo momento.
-Eccomi…-
disse, entrando in casa.
Il salone,
già
brulicante, profumava di caffè.
Oltrepassò
l’arco d’ingresso e s’immerse nella
mischia. Salutò rapidamente alcune vecchie
amiche di Grifondoro, Luna che stava parlando con Eddie -buffissimo nel
suo
tight con papillon-, Angelia e Lily prima di arrampicarsi su per le
scale
diretta in camera da letto.
La porta della
stanza di Ginny ed Harry era semi aperta. Dalla fessura, intravide
Ginny
stretta in unavestaglia
di seta, mentre
si infilava gli orecchini.
Si
soffermò a
guardarla e sentì un groppo di lacrime serrarle la gola:
Ginny era raggiante e
bellissima. Sembrava così felice, appagata ed immediatamente
Hermione pensò a
Ron, alla sua proposta di matrimonio rifiutata e realizzò in
quel preciso
istante di essere stata una stupida: sposare la persona che si ama
può portare
solo gioia.
-Eccola.-
Hermione
così
presa a rincorrere i suoi pensieri, non si era accorta che Maggie era
spuntata
alle sue spalle. Sobbalzò appena, mentre si faceva coraggio
ed apriva la porta
della stanza.
-Il vestito
è
qui!- disse, appoggiandolo sul letto matrimoniale.
Ginny si
girò
a guardarla con un sorriso splendido.
-Grazie.-
Hermione le
accarezzò il viso, mentre Maggie tirava fuori
l’abito.
-Wow.- si
sentì di sottofondo.
-Allora, come
ti senti?- chiese la bruna alla sua migliore amica.
Ginny
sospirò.
–Bene, a parte le farfalle nello stomaco.-
Hermione
sorrise, controllandole lo chignon perfetto in cui erano legati i suoi
bei
capelli ramati. –Sei bellissima.-
Ginny rise.
–Lo spero vivamente: mi posso sposare una sola volta.-
Maggie dietro
di loro ridacchiò. –Bene, ora, indossiamo il
vestito.-
-Aspetta…
hai
tutto quello di cui hai bisogno?- chiese Hermione, lanciando
un’occhiata ad
entrambe.
-…sì.-
-Indossi
qualcosa di regalato?-
Ginny
mostrò
gli orecchini che Harry le aveva regalato alla nascita di Eddie.
-Qualcosa di
blue?-
Ginny si
scostò la vestaglia per mostrare la giarrettiera sulla
coscia. –Credo che Harry
l’apprezzerà molto.-
Hermione e
Maggie risero.
-Qualcosa di
prestato?- continuò la bruna con un sorriso.
Ginny e Maggie
si guardarono per un attimo.
-Quella…
mi
manca.- confessò la rossa.
-Beh, poco
male, ci avevo già pensato io.- ripose Hermione prendendo
dalla borsetta un
cofanetto di velluto blue. All’interno, c’era un
delicatissimo bracciale in oro
bianco.
-Era di mia
madre. Sono sicura che non avrà niente in contrario a
prestartelo.-
Ginny
sentì
improvvisamente gli occhi pungerle. –Io non posso…-
Hermione le
intimò il silenzio con uno sguardo. –Tu e gli
altri siete tutta la mia
famiglia, vi siete sempre presi cura di me e questo è il
minimo che io possa
fare.-
Ginny
tirò su
col naso. –Ma…-
-Niente ma.
Per mia sorella questo ed altro.-
Ginny
avvertì
le lacrime vacillare nei suoi occhi e sarebbe scoppiata a piangere se
Maggie,
dietro di loro, non avesse singhiozzato all’improvviso.
–Scusatemi non ho
resistito.-
-Tu
non provare a piangere.- disse Hermione
rivolta a Ginny, mentre le afferrava il polso per allacciarle il
bracciale.
Ginny si morse
le labbra, mentre scorgeva sul viso di Hermione un’enorme
lacrima solitaria.
-Ma
è possibile che mia sorella non si fidi di me?- chiese Ron
ad Anne mentre
s’infilava la giacca scura del vestito.
Anne si
avvicinò a Ron, aiutandolo a lisciarsela addosso.
–Non è che non si fidi…-
Ron
inarcò le
sopraciglia. –No… ti ha solo mandato qui per
sport.-
La bruna
ridacchiò, mentre si allontanava dal rosso per vedere il
risultato. –Stai
bene.- gli disse con un sorriso.
-Non pensare
di addolcirmi con questi complimenti…-
Anne rise.
–Non era unalusinga.
Stai bene davvero:
le ragazze ti mangeranno con gli occhi e soprattutto tu-sai-chi.-
Ron
sospirò e
si girò a guardarsi nello specchio. Si tirò il
bavero della giacca, poco
convinto. –Lo credi davvero?-
-Che stai
bene?-
-No
che… Hermione mi possa
mai guardare come
faceva una volta.-
Mary Anne
incrociò le braccia sul petto mentre guardava il riflesso di
Ron nello
specchio.
-Quando mai ha
smesso? Ron, tesoro, svegliati. Quando Hermione ti guarda lo fa con un
amore
così intenso che alcune volte è imbarazzante.-
Ron si
voltò a
guardarla le orecchie completamente a fuoco.
-Forse sei un
po’ tu quello che evita accuratamente di guardarla anche solo
per poco.-
Il rosso
sentì
la verità assoluta di quelle parole farlo vacillare.
Sospirò.
-Ho combinato
un casino con lei…- biascicò.
Anne
inarcò un
sopraciglio. –In che senso?-
-Le ho fatto
capire stupidamente di non amarla più…-
Mary Anne
rimase con la bocca socchiusa. –Stai scherzando?-
Ron
negò.
–Sono un idiota.-
-E…e…
e non
hai fatto niente per recuperare?-
-Una sera ho
provato ad andare a casa sua ma ho trovato un bulgaro tra i
piedi…-
-Ron, non
riesco a seguirti. Perché non me la racconti per bene, dal
principio.- lo
incoraggiò Anne.
-E’ una
storia
troppo lunga…-
-Oh, Harry si
sta ancora facendo il bagno quindi prima che si renda presentabile per
me ho
molto tempo…-
Ron
sospirò
prima d’iniziare.
Angelia indossava
un abitino turchese
senza maniche quella mattina. Aveva i capelli nero corvino tirati su in
uno
chignon spettinato e sul bel volto truccato troneggiava
un’aria tristissima.
Seduta sui
gradini di legno del portico di casa di Harry e Ginny, fissava il
vuoto,
completamente assorta nei suoi pensieri.
Aveva trovato
quel ritratto la settimana precedente e da allora non aveva fatto altro
che
pensare all’uomo che aveva perso 3 anni prima: Mellifluo.
Non
c’erano
dubbi.
Quel disegno
l’aveva fatto lui: il tratto della sua matita pesante e
preciso non poteva
assolutamente confonderlo.
Socchiuse gli
occhi mentre ritornava con la mente ad un pomeriggio assolato di tanti
anni
prima.
-Non ti muovere.-
le aveva detto
Mellifluo mentre aggiungeva altri tratti di matita al suo ritratto.
-Non
l’ho fatto.-
Mellifluo aveva
sorriso obliquamente,
senza staccare gli occhi dal blocco di fogli su cui stava lavorando.
Angelia
l’aveva fissato rapita, mentre
si stringeva al petto il lenzuolo che la ricopriva.
-Perché
dobbiamo sprecare questo
tempo?-
Mellifluo si era
morso le labbra,
cancellando un segno sbagliato.
-Io non sto
sprecando il mio tempo,
principessa.-
-Sei seduto
lì, lontano da me. Se
questo non è sprecare tempo…-
Mellifluo si era
fermato,
all’improvviso, per alzare la testa dal blocco da disegno e
fissarla.
-Sei capricciosa,
sai?-
Angelia
l’aveva guardato di sottecchi;
poi aveva lasciato cadere sul letto sul quale era sdraiata, il lenzuolo
che le
copriva il seno nudo.
-Un
po’.- aveva detto ammiccante.
Mellifluo aveva
ingoiato il vuoto.
–Pensi di tentarmi?-
-Un po’.-
Mellifluo aveva
sorriso, mettendo
finalmente da parte il suo blocco da disegno. –Continuerai a
dirlo ancora per
molto?-
Angelia aveva
atteso di vederlo sedersi
sul letto a pochi centimetri da lei, prima di rispondergli.
-Se mi baci fino a
domani, la smetto.-
Mellifluo si era
chinato su di lei e a
pochi millimetri dalle sue labbra le aveva detto. –Ai tuoi
ordini,
principessa.-
Angelia
sentìuna
lacrima scenderle veloce lungo
una guancia. Provò a tirare su col naso per frenare quel
pianto straziante ma
non ci riuscì.
Le lacrime
continuarono a scendere, l’una dietro l’altra,
incuranti dei suoi tentativi di
bloccarle.
Mary Anne aveva
lasciato la stanza di
Ron dopo la loro chiacchierata e si era recata nella stanza di Harry.
Nel
preciso istante in cui aveva aperto la porta, aveva intravisto uno
scorcio dei
boxer di Harry e questo era bastato per far calare
un’atmosfera imbarazzata.
-Harry, per
favore.- disse d’un tratto Anne al ragazzo che ostinava a
mantenere il suo
sguardo sul pavimento mentre s’infilava la giacca.
–Non sei il primo uomo nudo
che vedo e ti posso assicurare che non mi sono innamorata di te dopo
questo
spettacolo…-
Harry si
grattò un sopraciglio. –Ne sei sicura? Io ho un
sex appeal magnetico.-
Anne trattenne
una risatina per non offendere il suo orgoglio.
-Certo, certo.
Su di me, però, non ha sortito alcuno effetto. Tranquillo.-
Harry parve
rilassarsi un po’.
Mary Anne non
sapeva se fosse davvero convinto delle sue parole.
Rimasero in
silenzio per un paio di minuti, mentre il bruno s’infilava
l’altra manica della
giacca. Quando l’ebbe finalmente indossata, la ragazza gli si
avvicinò per
aiutarlo a lisciargliela addosso.
-E’ una
bella
stoffa.- commentò Anne, guardando la trama fitta.
Harry si
rimirò
nello specchio, appeso alla parete della vecchia stanza di George e
Fred.
-Beh,
l’ha
scelta Draco. Di certe cose è un esperto.-
Anne a quel
nome sentì il suo cuore tremare.L’ultimo loro incontro ravvicinato risaliva ad
una settimana prima;
avevano finito con il litigare.
-Draco
è
esperto di molte cose.- rispose la bruna, spolverando le spalle di
Harry.
-Sì,
sì. E’ un
tipo davvero in gamba; la nostra amicizia ha avuto un inizio un
po’
travagliato. Ai tempi di Hogwarts ci odiavamo…-
Anne rise.
–Tutti conoscono la storia. Eravate una leggenda a scuola.-
Harry
annuì.
–Bei tempi. Hogwarts è stata la mia prima vera
casa.-
-Ora, non
dilungarti in racconti di ricordi melensi, Capitano Potter. Dobbiamo
ancora
sistemare il papillon ed il fiore all’occhiello.- Anne aveva
stroncato i
ricordi di Harry per un buon motivo: ogni volta che il bambino
sopravvissuto
parlava dei tempi di Hogwarts perdeva la cognizione del tempo. Quella
mattina
non potevano proprio permetterselo.
-Esatto,
Potter. Le tue storielle le conosciamo a menadito.- la voce profonda e
seria di
Draco Malfoy fece irruzione nella stanza, facendo tremare le gambe e le
mani di
Anne.
Harry si
voltò
appena per lanciargli un’occhiataccia.
-Sei tornato.-
Malfoy,
elegantissimo nel suo smoking da cerimonia con tanto di fiore
all’occhiello, sorrise,
rimanendo appoggiato contro lo stipite della porta.
Anne scorse
quel sorriso e, pur non volendo, si sentì terribilmente
attratta da lui e dal profumo
che aveva invaso la stanza al suo arrivo.
-Già.
Qui
senza di me non funziona niente. Ron vagava in casa alla ricerca di
qualcosa da
mangiare, l’altro Weasley si stava infilando un paio di
calzini gialli… mi
dovresti ringraziare per aver sfamato il tuo testimone ed evitato che
un tuo
futuro parente ti facesse fare una caduta di stile.-
Harry
trattenne a stento un sorriso. –Lo sai che noi ti sopportiamo
per questo.-
Malfoy fece
una smorfia. –Lo so. Ora, infilati il papillon prima che ad
Anne venga un
infarto.-
Anne
sentì le
sue guance andare a fuoco, quando sentì la voce di Draco
pronunciare il suo nome.
-Ho già
provato la resistenza del suo cuore, Malfoy.-
Draco
inarcò
un sopraciglio. Il sorriso sul volto di Harry non gli piacque affatto.
-In che senso,
Potter?-
Mary Anne si
sentì morire quando lesse negli occhi del bruno le sue
intenzioni.
-Mi ha
visto…-
iniziò a dire.
-Nulla
d’importante, Draco.- Anne nel dirlo si frappose tra i due
uomini e guardò
negli occhi il biondo.
Improvvisamente,
si perse in quelle iridi grigie e malinconiche.
Rimasero a
guardarsi per un istante così intenso che Harry si
sentì, ad un tratto, di
troppo.
Li
osservò
guardingo, prima di sorridere sornione.
-Ohi, Malfoy,
perché non la smetti di mangiarti con gli occhi la nostra
Anne e non mi dai una
mano col cravattino?-
Draco si
schiarì la gola, distogliendo lo sguardo dagli occhi chiari
e dolci della
ragazza che fino a pochi mesi prima era stato in grado di capire con
una sola
occhiata e che in quel momento invece era diventata completamente
incomprensibile.
Anne si
scostò, non appena Draco fece un passo verso di lei per
raggiungere il collo di
Harry. Guardò le sue mani grandi ed eleganti fare in due
mosse un nodo
perfetto, poi non riuscì a resistere oltre.
-Io vado a
dare un’occhiata a Ron e Charlie.- si voltò
rapidamente per nascondere gli
occhi un po’ lucidi.
Harry e Draco
la guardarono andare via, impotenti.
Non appena la
ragazza si fu richiusa la porta alle spalle, il bruno chiese:
-Ma che cazzo
combini, Malfoy?-
-Aspetta
ancora un secondo.- sussurrò Maggie mentre chiudeva con
gentilezza l’ultimo
bottone del corpetto di Ginny.
Hermione,
seduta compostamente sul letto matrimoniale della camera da letto dei
suoi
amici, batté le mani, entusiasta della fine
dell’opera.
-Finalmente.-
si lamentò Ginny, tornando a respirare.
-Wow, stai
benissimo.- si complimentò Maggie, lisciandole il velo
candido che le scendeva
dal diadema sul capo, fino alla vita.
Ginny si
rimirò nello specchio, con un sorriso. –Grazie.-
Pochi secondi
dopo, fece capolino dalla porta, Luna Lovegood con una macchina
fotografica
magica in mano.
-La sposa
è
pronta per le foto?-
-Sì,
sì…
prontissima.- rispose Hermione per tutte, mettendosi in piedi e
trascinando
Ginny, Maggie e Luna giù nel salone.
All’arrivo
della sposa, tutte le donna presenti scoppiarono in un sonoro
‘oh’.
Poi,
incominciò il fiume di abbracci, baci e congratulazioni che
non lasciò via
libera a Ginny per quasi 10 minuti.
Dopo 10 foto
di gruppo, un paio con Eddie, qualcuna con le amiche più
care, Ginny e tutte le
altre furono pronte per lasciare quella casa e dirigersi in chiesa.
Finalmente.
-Emozionato?-
chiese Ron ad Harry, mentre già in piedi vicino
all’altare, aspettavano
l’arrivo della sposa.
Harry
guardò
il suo amico d’infanzia negli occhi. –Da morire.-
Ron sorrise.
–E’ il minimo, fratello. Stai per sposare mia
sorella, meglio conosciuta come
la migliore donna al mondo dopo mia madre e…- ma le parole
del rosso gli
morirono sulla bocca. Nonostante tutto, considerava ancora Hermione
come la
donna migliore del mondo.
-…Hermione.-
concluse per lui Harry, lanciando un’occhiata a Draco, in
piedi accanto a Ron.
–Noi tre dobbiamo parlare.- aggiunse lapidario.
–State combinando troppi guai
per i miei gusti.-
Ron e Draco lo
guardarono assenti, senza commentare.
-Io non
combino guai.- provò, poi a dire Draco, tra i denti.
Harry si
guardò attorno prima di replicare. –Tu combina
guai anche più di questo qui.-
ed indicò Ron che inarcò le sopraciglia
contrariato.
-Ehi!-
-E’ la
verità.- abbaiò Harry. –Quando vi
deciderete a mettere la testa a posto?-
Draco stava
quasi per replicare, quando vide spuntare Anne a pochi passi da loro.
-Ron la sposa
è arrivata.-
Harry
sentì lo
stomaco accartocciarsi. La smorfia di dolore che gli affiorò
sul viso fece
sorridere tutti.
-Arrivo.-
annunciò Ron. –Coraggio.- disse rivolto ad Harry,
prima di andare via.
Il bruno
sentì
le mani completamente bagnate, si allargò un po’
il nodo del papillon e
sospirò.
-Meno male che
ci si sposa una sola volta.-
Draco non
poté
fare a meno di ridacchiare.
Quando la marcia
nuziale iniziò con le
sue tremule note d’organo a riempire la chiesa, Harry
sentì il cuore arrivargli
nelle orecchie.
Non poteva
davvero crederci che tutto quello che aveva sempre sognato stava per
avverarsi:
sposare Ginny, diventare parte integrante per davvero di una famiglia e
crearne
una propria.
Harry
sentì il
cuore perdere un battito, traboccante di felicità.
Attese per un
paio di secondi, fissando l’arco dell’entrata della
chiesa da cui sarebbe
comparsa la donna della sua vita, Ginny.
-Eccola…-
sentì sussurrare a Draco, in piedi accanto a lui, nello
stesso momento in cui
Ron e sua sorella entravano in chiesa.
Harry
ingoiò
il vuoto: Ginny era bellissima nel suo abito bianco, con il viso appena
coperto
dal velo bianco, il bouquet di rose rosse come i suoi capelli.
Ron serrava
con forza le dita di Ginny sul suo braccio e, nonostante fosse
emozionatissimo,
riuscì a non inciampare nella gonna dell’abito
che, birichina, s’infilava di
tanto in tanto sotto la sua scarpa.
Ginny
sorrideva dietro il velo mentre si rendeva conto che l’uomo
affascinante che
l’aspettava all’altare era l’amore di una
vita.
Ripensò
un
attimo al loro primo incontro, quando, ancora bambini, si affrettavano
a
raggiungere il treno al binario 9 e ¾ .
Quando
arrivarono Ginny e Ron all’altare, Harry si fece avanti per
prendere la mano
della rossa che il suo migliore amico gli stava offrendo.
-Continua a
trattarla come hai fatto fin’ora.- gli intimò Ron
con un sorrisone.
Harry
annuì.
Ginny rise.
Hermione
appena entrata nella visuale di Harry- si era sporta dal suo posto in
prima
fila per fotografare quel momento memorabile- lo salutò con
una mano.
Ron
le lanciò un’occhiata e le sorrise...
Poi,
un lampo da una finestra, un
grido.
Avvenne
tutto così in fretta che nessuno riuscì a vedere
chiaramente quello che successe.
Ron,
nel giro di pochi secondi, si ritrovò a terra vagamente
confuso: sul petto gravava
un peso conosciuto. Batté le palpebre un paio di volte,
prima di abbassare lo
sguardo e ritrovare a pochi centimetri dal suo naso la testa di
Hermione.
-Hermione…-
sussurrò
mentre qualcuno alle sue spalle, iniziava ad urlare straziata. Ron
accarezzò
confuso la nuca della bruna che non fece nessun movimento.
All’improvviso,
una consapevolezza gelida.
Ron
s’issò un po’ con la schiena e quando il
busto di
Hermione si rovesciò sulle sue gambe come fosse stato privo
di vita, sentì il
cuore fermarsi.
No, non state sognando.
Ebbene sì, sono proprio io, sono tornata, di nuovo. Vi avevo detto che non
avrei mollato, no? Io le promesse le
mantengo, e poi, sappiate che anche se dovessi metterci 30 anni per
finire questa storia lo farò. Spero questo chap sia
stato di vostro gradimento, davvero. Vi do appuntamento al
prossimo aggiornamento: "Non ci provare nemmeno..."
Adesso vi lascio ai
vostri saluti.
Edvige86
TESORO! Ma che devo fare con te e con la tua dolcezza? Ti ringrazio
davvero, immensamente per essermi stata vicino. L'ho apprezzato molto.
Spero, beccherai questo aggiornamento e che ti piaccia. Un bacio.
FedeHermy
E se ti dicessi che anche a me
Dimitri sta proprio antipatico, tu come la prenderesti? Ehehehe, ti
ringrazio per la tua pazienza e gentilezza, sono davvero fortunata ad
avervi. Un bacio.
Meggie
Ecco, lo so che voi mi state odiando brutalmente, perché
faccio soffrire i miei personaggi e per vederli felici vi sto facendo
pensare, ma prometto che arriverà quel giorno. Ti ringrazio
tantissimo per la tua recensione e per la tua pazienza. Un bacio.
robby
Credo che dall'ultimo aggiornamento a quando forse vedrai questo, tu ti
sia già laureata, come me. XDDD. Che spirito di patate...
Ok, scusa. Diciamo che tutto quello che avevi predetto nella
tua recensione potrebbe avverarsi o si è già
avverato... poveri Ginny ed Harry ç_ç,
riusciranno ad essere felici. Dimitri e Tamiara sono nati nella mia
mente per essere i terzi in comodi, povere stelle... Ma non ti
preoccupare tutto si risolverà Un bacio e grazie tante per
tutto.
Funkia
O meglio conosciuta come
pandorina! Come stai, tesoro? Spero immensamente bene...
è da un pò che non ci sentiamo, sarai quasi
diventata nonna nel frattempo. XDDDD. Ti ringrazio tanto per la
recensione, spero di sentirti presto, baci.
Liserc
*Angèle tenta di tappare la bocca a Liserc
riguardo Buffy ed il ritratto**Ci sono troppi testimoni,
però*...ma salve, cara, come va, come va? Spero bene...
ehehe, vedrò di rimediare nel prox chap con i vari
piccioncini. Ti ringrazio, un bacio e a presto.
evyn1989
Ma grazie, cara, un baciotto anche a te!
cecia
granger ...Hai davvero letto tutto in un giorno DAAB? WOW,
complimenti. Io non ne sarei capace. Grazie delle tue parole gentili.
Spero proseguirai la lettura, un bacio.
Vale
E ora non posso fare a meno di
commuovermi! Ehilà, genietto come stai? Ma tu lo sai che io
ancora per rilassarmi mi leggo le tue meravigliose storie? *Sospiro*,
non ci posso proprio fare niente, le adoro. *_______*. Come vorrei
leggere ancora qualcosa di tuo. *Sospiro*. Grazie tante della tua
recensione, spero, continuerai a leggere. *e a scrivere*. Un
bacioneeeeeeeeee...
Carola
Grazie! Un bacio.
Debby12
Grazie anche a te, bacio.
Arya
Eccoti, accontentata, ho aggiornato. Spero tu abbia gradito tutto, un
bacio.
pwg
Grazie, cara. Sei davvero troppo gentile, scusa per averti
fatto attendere. Bacio.
Carfiore
Sai che la tua recensione l'ho letta come minimo 10 volte? Sai che mi
ha spronato tanto a scrivere? Hai ragione, ragionissima. Grazie mille e
se vorrai continuare a leggere e commentare sarai sempre la benvenuta.
Bacio.
Sarina87
Ciao Sara, io sono Angela e dal
nick credo di essere tua coetanea. Mi fa tanto piacere tu abbia
apprezzato così tanto la mia storia. Davvero è
una soddisfazione enorme per chi scrive e, poi, quando qualcuno
comunica così specificatamente la sua passione come hai
fatto tu nella tua recensione, a me sembra quasi di toccare il cielo.
Davvero. Ti ringrazio e spero, continuerai a leggere la mia storia. Un
bacio.
Karry
Eccomi, eccomi. Sono tornata. Un bacio.
Grazie a tutti per l'enorme pazienza dimostrata.
A risentirci presto!
Un bacio,
Angèle