Tutores: Il Risveglio delle Sette Fiamme

di AlexaBonet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Compleanno ***
Capitolo 2: *** Bacchetta ***
Capitolo 3: *** Binario 9 e 3/4 ***
Capitolo 4: *** Cappello Parlante ***
Capitolo 5: *** Prime Lezioni ***
Capitolo 6: *** Album Scolastici ***
Capitolo 7: *** Trasfigurante ***
Capitolo 8: *** Unicorno ***
Capitolo 9: *** Incontri ***
Capitolo 10: *** Talenti ***



Capitolo 1
*** Compleanno ***


1. Compleanno

In mezzo ad un grandissimo giardino selvaggio, dove regnano siepi, arbusti e fiori di ogni tipo, tra remote colline e sconosciute pianure, si può scorgere una grande e vecchia casa di legno scuro a tre piani, con un tetto talmente a punta da dare l'impressione di tagliare il vento, quando questo passa.
La nostra storia inizia tanto tempo fa in una giornata piovosa e grigia proprio in quella casa.
Il cielo lamentava da molte ore una pioggia costante che suonava ritmicamente sul suolo del giardino e sulle mura della casa, inzuppando ogni metro quadrato che incontrava.
Ella era nella sua camera, seduta davanti alla finestra a contemplare le miriadi di gocce che si stagliavano contro il vetro, a volte picchettando leggermente con l'indice destro dove quelle più grosse facevano il loro atterraggio.
La bambina avrebbe compiuto fra una settimana undici anni.
Ha due grandi occhi scuri, incorniciati da ciglia lunghe e nere. La sua pelle è talmente chiara che le basta premere per un minuto la guancia contro il palmo della mano per ritrovarsi con la gote arrossata. Porta i capelli tagliati corti, appena sotto le orecchie e sono di colore nero, leggermente ondulati e indomabili.
Bastò un minuto alla finestra per farla sbuffare di noia. Iniziò a dondolarsi sulla sedia, fino a cadere.
Non lamentò nessun dolore e prese a rotolare per terra.
-Non vuole più smettere di piovere! Mi sto annoiando troppo in casa...
Poi si alzò e, tenendo tra le mani un pupazzo trovato per terra, una rana con un cappello a punta, continuò a lamentarsi, rivolgendosi teatralmente al pupazzo.
-Perché la zia non mi lascia uscire quando piove? Cosa sarà mai un po' di fango? E poi, se vogliamo essere sinceri, lei fa anche più macello del fango...
Gettò il pupazzo per terra e osservò brevemente la sua stanza.
I mobili erano vecchi quanto la casa, i muri pieni di disegni e ritagli di paesaggi, fiori e farfalle, fatti da Ella stessa. Per terra c'era un vecchio e logoro tappeto rotondo. Sul suo letto c'erano altri due peluche a forma di rana, uno con in mano una bacchetta e l'altro con in mano una scopa.
Vicino all'armadio c'era un grande specchio ovale, con una crepa in basso a destra e non dava l'impressione di esser stato pulito di recente.
E poi, con sua dolce sorpresa, smise finalmente di piovere.
Saltò dalla gioia e prese a correre fuori dalla sua stanza.
Il corridoio che doveva percorrere per arrivare alle scale era poco illuminato e di cattivo gusto, un po' come tutta la casa del resto, ma Ella non ci faceva caso, era abituata a quello stile antiquato e un po' kitsch.
Scese le scale, saltando da uno scalino all'altro.
Indossava una salopette logora di jeans, un maglione verde a collo alto, calze a strisce grigie e nere e un paio di scarponi neri, vecchi e logori, con i lacci stretti più volte attorno alle caviglie per impedir loro di scivolar via.
Essendo i suoi scarponi piuttosto pesanti, fece un grande rumore scendendo le scale.
A metà strada sbucò adirata, davanti a lei, sua zia.
Una donna sulla cinquantina, ma ancora nel pieno delle sue forze.
Indossava un lungo vestito marrone con una cintura di pelle legata alla vita, stivali scuri a punta e una lunga toga nera. Portava i capelli legati in una coda, erano tremendamente ricci e ispidi, tanto da sembrare un cespuglio, per la maggior parte castani chiaro, ma non mancava qualche ciocca bianca e grigia che spuntava qua e là.
Ella sapeva che la stava aspettando un'altra ramanzina, lo capiva dall'espressione che sua zia le stava rivolgendo: braccia incrociate e sopracciglia corrugate.
-Ella! È l'ultima volta che te lo ripeto, smettila di saltare sulle scale se non vuoi finire direttamente al piano inferiore passandoci attraverso!
Ella sorrise alla zia e si accostò vicino a lei.
-Ma zia Hermione, non è colpa mia se la casa è vecchia. Comunque, hai notato? Ha smesso di piovere! Ora posso uscire, no?
Hermione intanto si era spostata nella cucina, con Ella dietro che la inseguiva.
La cucina era un vero e proprio macello. 
Era piena di provette, strane erbe, contenitori pieni di polveri e liquidi di tutti i colori possibili, ossa di vari animali, piante variopinte, calderoni di varie misure e tante altre cose strane.
Ella, notando che la zia non le prestava attenzione perché occupata a cercare qualcosa in mezzo al grande casino, fu costretta ad urlare per chiamarla.
-Zia Hermione! Allora? Posso uscire o no?
Lei si girò di colpo, guardando l'impaziente nipote.
-Certo che puoi uscire ora che ha smesso di piovere. Però, per favore, usa gli stivali di gomma, lo sai che non sopporto il fango.
Poi tornò a frugare nella cucina, ma un secondo dopo si fermò, fece un breve sospiro e si rivolse di nuovo alla nipote, prima che questa potesse uscire in giardino.
-Ella, hai per caso visto la mia bacchetta? L'ho persa...di nuovo!
A Ella scappò una piccola risata.
-Io te lo dico sempre che sei una strega smemorona. Ti regalerò una catenina, così potrai legartela al braccio la bacchetta.
Alla zia scappò un piccolo sorriso, poi le accarezzò la testa, arruffandole ancora di più l'acconciatura.
-Hai sempre la battuta pronta, piccola canaglia. Ora corri fuori, che oltre alla bacchetta ho dimenticato pure l'incantesimo per farla ricomparire. Altro che smemorona! Se vado avanti così, un giorno mi scorderò pure come mi chiamo!
Ella lasciò la zia alla sua disperata ricerca, si mise in fretta e furia gli stivali di gomma e uscì dalla casa.
Fece un grande respiro per inalare l'odore del verde bagnato, il suo profumo preferito.
Prese a percorrere il sentiero del giardino, saltellando e godendo alla vista di ogni fiore che incontrava sul suo cammino.
Il giardino era talmente grande che dal punto in cui si trovava, se guardava indietro, poteva scorgere soltanto la punta del tetto della casa.
Finalmente era abbastanza lontana per sentirsi al sicuro e agire indisturbata.
Davanti a lei c'era un cespuglio di rose rosse, che brillava sotto i raggi del sole a causa delle gocce di pioggia posate sui petali.
Dalla grande tasca della salopette Ella tirò fuori una bacchetta.
La bacchetta di Hermione.
-Mi devi scusare zia, ma se ti ostini a non insegnarmi nulla, mi arrangerò da sola. Non voglio arrivare a Hogwarts completamente impreparata.
E puntò la bacchetta al cespuglio, l'agitò e colpì.
-Questa è la volta buona, me lo sento...Cambia colore!
Ma non accade nulla e lo rifece, più convinta.
-Cambia colore!!
E ancora una volta non accade nulla. Prese un bel respiro e ci riprovò.
-Cambia Colore!
E le rose da rosse diventarono blu, rendendola talmente felice che lo ripeté altre tre volte: bianche, gialle e infine rosa.
Ella fece una piroetta e ordinò alle rose per l'ultima volta di cambiare colore.
Queste presero il colore dell'arcobaleno e iniziarono a danzare.
Era così fiera e soddisfatta del suo incantesimo, che non avrebbe immaginato che qualcosa sarebbe potuto andare storto.
-Niente male, Ella. Niente male...aspetta...cosa...
Le rose arcobaleno iniziarono a crescere in grandezza, agitandosi infuriate.
Ella indietreggiò e i suoi passi fecero rumore sul sentiero bagnato.
Le rose ne furono attirate e cercarono di attaccarla. La povera sfortunata iniziò a correre.
Corse finché non cadde proprio davanti all'entrata della casa, producendo un grande tonfo e sporcandosi tutta per colpa della pioggia.
Le sue grida attirarono l'attenzione di Hermione che corse fuori.
Prese la bacchetta che era caduta a Ella di mano e fermò le rose, che tornarono come prima e delicatamente si posarono come un bouquet tra le braccia della zia.
-Accidenti...
Hermione era furiosa, Ella imbarazzata.
-È l'unica cosa che riesci a dire? "Accidenti"?! Alzati e fila in casa! Dobbiamo intraprendere un bel discorsetto noi due.
Ella era piena di sensi di colpa, sapeva di aver sbagliato, era stata colta con le mani nel sacco.
Si sedette a testa bassa sul divano, mentre la zia era seduta sulla poltrona davanti a lei.
-Quindi sei stata tu a prendere la mia bacchetta tutte quelle volte che pensavo di averla persa?
Ella alzò di poco lo sguardo e rispose sincera.
-Sì, sono stata io, zia Hermione...però mi dispiace un sacco, non volevo succedesse questo. È solo perché tu non mi insegni nessun incantesimo e io sono tanto curiosa.
-Te l'ho già detto che non è necessario che io ti insegni a usare la magia. Presto andrai a scuola e imparerai tutto quello di cui hai bisogno. E avrai anche una bacchetta tutta tua, che sicuramente ti ascolterà meglio di quanto l'abbia fatto la mia. Bisogna imparare anche a essere pazienti, Ella, c'è tempo per tutto. E ora vai a farti un bagno, non posso vederti conciata in questo modo.
Ella la guardò dritta negli occhi. Nonostante avesse più di cinquant'anni, il suo viso esprimeva una bellezza spavalda che l'età non era ancora riuscita a cancellare e il suo sguardo senza paura ti percorreva fino in fondo.
-Trovo che tu sia così bella zia e così forte. Da grande voglio diventare esattamente come te.
Hermione fu sorpresa dall'imprevisto abbraccio e dalle lusinghe della nipote.
-Non ti voglio più deludere, sarò paziente, ora capisco che è importante.
Hermione ricambiò l'abbraccio.
-Va bene, ora basta con le moine e le lusinghe, vai a lavarti.
Hermione guardò la esile figura scomparire sulla scale e si girò la bacchetta tra le mani.
Era piena di graffi e dimostrava di esser stata usata intensamente per decenni, tutta la sua vita poteva riassumersi in quelle minuscole crepe e sfumature, era il riflesso della sua vita da strega.
Appena Ella finì di lavarsi, cenarono con molta tranquillità in salotto e poi andarono a dormire, come da loro solita routine.
Hermione, in vestaglia da notte, era pronta per andare a letto.
La sua camera, arredata da mobili vecchi e antiquati come quella di Ella, diversamente dal resto della casa, era molto spoglia e conteneva il minimo indispensabile, tra cui una poltrona situata in modo tale che da seduti si potesse ammirare il cielo fuori dalla finestra. Vicino alla poltrona c'era un piccolo comodino, con sopra adagiato un contenitore con dentro del tabacco e una pipa.

Hermione preparò la pipa e al posto dell'accendino usò la bacchetta per accenderla.
Si limitò a fumare e guardare il cielo illuminato dalle stelle, come a ricercare una calma interiore da tempo perduta.

Arrivò il giorno dell'undicesimo compleanno di Ella.
Era mattina presto, i raggi del Sole irrompevano nella sua camera illuminando il tappeto.
Ella si svegliò tra stiracchi e stropicci agli occhi.
Appena i suoi occhi si abituarono alla luce, fece un ultimo sbadiglio e scese giù dal letto.
Fece una pausa in bagno e poi percorse le scale fino in salotto per fare colazione.
Hermione, come ogni mattina, aveva già preparato i piatti per entrambe, mentre la stava aspettando leggeva un giornale con tanto di foto magiche in movimento.
L'articolo in prima pagina parlava di un furto avvenuto nell'unico museo di magia della Gran Bretagna, nella foto si poteva vedere una vetrina vuota e due maghi, uno il proprietario del museo e l'altro un rappresentante del Ministero della Magia che discutevano vicino alle scena del crimine.
-Buongiorno, piccola festeggiata. Dormito bene?
Hermione fu la prima a parlare. Ella le rispose con un cenno del capo e con un mugolio che volevano dire "sì" perché occupata a masticare la sua colazione.
-Secondo me, sarò smistata in Grifondoro.
Hermione rimase un attimo interdetta dal cambio del discorso fatto da Ella, ma non ci fece caso e le rispose.
-È difficile capire dove e perché il cappello scelga di smistare un mago, però non sbaglia mai. La casa in cui sarai smistata non dovrà cambiare te, ma se sei abbastanza brava, sarai tu a cambiare la casa, apportando il tuo contributo al su nome. E poi, se quello che ti preoccupa è lo stereotipo che i Serpeverde siano tutti maghi oscuri, stai tranquilla che di maghi oscuri ce ne sono stati in tutte le case di Hogwarts. Quindi ricorda, la casa in cui sarai smistata non può influenzare chi tu sia veramente, il suo compito è facilitarti a scoprire chi sei.
Ella sorrise con le guance piene di cibo.
-Sì, però secondo me, sarò smistata in Grifondoro.
Hermione tornò a leggere il giornale.
Finita la colazione, Ella era di nuovo in camera sua, si stava vestendo.
Però, con suo grande stupore, si accorse che uno dei suoi scarponi mancava!
Ella ci teneva veramente tanto a quei vecchi e logori scarponi, secondo lei erano le scarpe più comode che avesse mai indossato, non erano mai troppo stretti o mai troppo larghi e i suoi piedi non sentivano mai troppo freddo o mai troppo caldo.
Doveva assolutamente ritrovare il suo amato scarpone.
Guardò e controllò in tutta la stanza, ma non trovò nulla, era quasi disperata quando scese le scale chiedendo alla zia se sapesse dove fosse finito il suo scarpone.
-Zia Hermione! Non trovo più il mio scarpone sinistro! L'hai per caso visto? Dimmi che l'hai visto...
-Mi dispiace, ma non l'ho proprio visto.
-Allora aiutami a cercarlo!
-Ma, non ne vorresti un paio nuovo? Dopotutto è il tuo compleanno...
-No, non voglio altre scarpe, ma i miei scarponi!
E pronunciò quest'ultima frase mentre frugava sotto il tavolo del salotto.
Ella cercò per tutta la casa lo scarpone, ma non lo trovò. La zia si offrì più volte di aiutarla con un incantesimo, ma la ragazzina iniziò a divertirsi e fece diventare la ricerca un gioco, rendendo l'utilizzo di un incantesimo non necessario.
Il tempo passò e non riuscì a trovare niente, però si mise a disegnare fiori e farfalle in camera, avendo trovato, invece dello scarpone, un libro illustrato sulle farfalle che aveva perso tempo addietro.
Era pomeriggio inoltrato quando qualcuno bussò alla porta.
Ella alzò la sguardo dai suoi fogli e guardò fuori dalla finestra, il suo viso si illuminò, conosceva chi era venuto a far loro una visita.
Corse di sotto, mettendosi tra la zia e la porta.
-Apro io! Apro io!
Hermione le lasciò libera la strada ed Ella aprì la porta.
Davanti a loro c'era un uomo di media statura sulla cinquantina, dai capelli folti e grigi che giungevano fin sopra le spalle, il suo mento era ricoperto da una barba non troppo lunga e grigia, mentre i baffi erano leggermente più scuri. Indossava una toga rosso scuro, ricca di piccoli dettagli dorati e sotto di essa un completo nero piuttosto informale e un paio di scarpe scure.
Sul suo naso poggiavano un paio di occhiali rotondi, da cui due occhi intensamente verdi guardavano il mondo, e sulla sua fronte, se si guardava con attenzione, si poteva scorgere una leggera cicatrice a forma di fulmine, che oltre al tempo in se, anche l'età aveva aiutato a mimetizzare meglio con il resto della fronte.
L'uomo in questione era il famoso e leggendario Harry Potter.
Nonostante gli anni passati, le probabilissime avventure che ha dovuto intraprendere dopo la sconfitta del Signore Oscuro e il suo ruolo odierno nel mondo dei maghi, era rimasto in contatto con la sua vecchia amica Hermione Granger tutti questi anni e sicuramente ci sarebbe rimasto fino alla fine dei suoi giorni.
Appena la porta fu aperta e il suo sguardo e quello di Ella si incontrarono, lui le riservò un teatrale saluto.
-Ella, Ella! Piccola Ella! Buon compleanno! Finalmente la magica età è arrivata!
Ella sorridente gli rispose saltellando sul posto.
-Che bello vederti zio Harry! Forza, entra, entra.
Ed Harry entrò senza dimenticarsi di salutare calorosamente Hermione.
-Hermione, vecchia amica! Abbracciami.
Lei sorrise e lo abbracciò dicendo:
-È un piacere rivederti. Ne è passato di tempo dalla tua ultima visita.
Ma prima che si accomodassero, Harry si ricordò di una cosa.
-A proposito, quasi dimenticavo!
E prese da dove l'aveva lasciato, cioè vicino all'uscio della porta, il vecchio scarpone che Ella aveva perso.
-Questo deve esser tuo, Ella. L'ho trovato al cancello principale. Un folletto del vostro giardino lo reclamava come sua nuova dimora.
Ella era contentissima e fece un aspro commento sui folletti del giardino.
-Dovevo immaginare che fosse stato un folletto a rubarlo! Sono odiose creature questi folletti...
-Ma cosa facciamo ancora qui sull'uscio della porta? Entriamo dentro. Su, su!
Aggiunse Hermione indicando la strada verso il soggiorno.
Ella si buttò sul divano e poggiò lo scarpone vicino, prima che la zia potesse accomodarsi su una delle poltrone, Harry iniziò a criticare, in maniera palesemente ironica, la mancanza di una torta e dei regali.
-Hermione! Ma è così che si festeggia l'undicesimo compleanno di un futura strega? Dov'è la torta?
Hermione schioccò le dita e una bella torta decorata con fiori di glassa comparve portata in volo da un paio di farfalle colorate.
-Ma è stupenda!
Disse la festeggiata.
La torta si posò con cura sul tavolo, Ella corse vicino a questa, la sua espressione era di puro stupore e meraviglia, Hermione fece un sorriso soddisfatto a Harry e lui le ricambiò ironicamente con un breve applauso.
La zia si avvicinò alla nipote, le accarezzò la testa e poi disse:
-Prima che me lo faccia notare il "signor leggenda" qua presente, non possono di certo mancare i regali!
Fece un altro schiocco e comparvero due scatole colorate, sempre dolcemente portate in volo dall'incantesimo delle farfalle.
Ella era meravigliata e non poteva certo non esprimerlo.
-Grazie tantissimo della sorpresa! È tutto bellissimo! La torta..le farfalle...i regali...i regali! Posso aprire i regali?!
-Aspetta, prima le cand...
Ma Hermione non fece in tempo a finire la frase che Ella stava già scartando una delle scatole.
Quello che ne uscì fuori era talmente dolce e carino che era impossibile non strapazzarlo dalle coccole: un piccolo gufo, dagli occhi grandi verdi smeraldo e il piumaggio nero.
-Che tenero, non ci posso credere, questo è un gufo magico! So che sono creature molto rare. Solo tu zia potevi trovarmi un gufo magico!
Il piccolo gufo aveva già preso confidenza con Ella, saltellandole addosso.
-Sono molto affettuosi e fedeli, niente a che vedere con i normali gufi, però sono loro a decidere come chiamarsi. Quando si sentirà pronto ti comunicherà il nome con con il quale vorrà essere riconosciuto.
Aggiunse Hermione mentre Ella accarezzava il suo nuovo amico.
-E quest'altro cosa sarà mai?
Disse Harry attirando l'attenzione sull'altro regalo che fu immediatamente scartato dalle mani curiose della festeggiata.
Ella ne tirò fuori un semplice, ma completo, kit per il disegno a carboncino. Nonostante non fosse un oggetto magico o particolare, era molto soddisfatta del regalo visto che lo desiderava da tempo.
-Anche questo è stupendo, grazie mille veramente.
Hermione accese le candeline e abbassò la luce nel soggiorno.
Ella le soffiò e la luce tornò, mentre la faccia disegnata sulla torta le augurava "Buon compleanno", risultando piuttosto buffa.
-Anche io ho un regalo per te, sapresti indovinare dov'è?
Mentre Harry stuzzicava la curiosità di Ella, Hermione si occupò di mettere a suo agio in una gabbia il gufo magico.
Non ci mise troppo a capire dove fosse il suo regalo.
-Ci sono! È dentro lo scarpone? Ho indovinato?
-Prova a controllare e lo saprai.
Le disse Harry.
Ella corse dal suo scarpone, mise la mano dentro e toccò qualcosa che poteva riconoscere, sorrise a entrambi e tirò fuori una lettera.
Anzi, meglio dire, La lettera.
-La mia lettera per Hogwarts!
Ella si mise a leggerla ad alta voce con tono fiero e felice:

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Preside: Harry Potter
(Capo dell'Ordine degli Auror, Prescelto dalla nascita, Grande e Coraggioso Mago, Colui che sconfisse il Signore Oscuro e Rinomato Cercatore del boccino d'oro nel Quidditch)

Cara signorina Granger,
Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
L'anno scolastico avrà inizio l'1 settembre. Restiamo in attesa del suo gufo entro e non oltre il 31 luglio.

 

Distinti saluti,
Leonard Pix
Vicepreside

-Ora è ufficiale...
Finì stringendo la lettera al petto.
Non si accorsero di quanto il tempo fosse passato, finché non finì tutta la torta e i racconti di Harry di strane creature e maghi bizzarri fuori di testa. Fuori era buio e l'orologio indicava le nove e quaranta.
-Si è fatto abbastanza tardi, credo che sia ora che tu vada a dormire, Ella.
Hermione capì che Harry aveva necessità di parlare in privato con lei e la scusa dell'ora tarda era perfetta.
Ella stava già sbadigliando e non si oppose.
-Vi auguro buonanotte e grazie ancora per la bella giornata. Zio Harry, noi ci rivedremo a scuola, giusto?
Harry le sorrise e le diede conferma con un cenno della testa.
-Aspetta, ti aiutiamo a portare su i regali.
Disse Hermione. Così Ella fu accompagnata nella sua stanza, ci furono brevi abbracci e poi i due adulti furono finalmente soli seduti nel soggiorno.
Hermione tirò fuori la pipa e iniziò a prepararla.

-Preferisco non farlo in sua presenza, è una delle peggior abitudini che si possono avere.
-Giustamente. Devo dire che i tuoi incantesimi d'illusione rimangono un portento, un peccato che non ci sia nessuno a cui insegnarli.
-Harry, non dirmi che sei venuto fin qui per chiedermi di tornare a insegnare a Hogwarts, sai già qual è la mia risposta...
-No, non sono venuto per quello, volevo solo stuzzicarti un po'. Sono venuto per dirti qualcosa che riguarda il furto al museo.
-Che cosa in particolare? Cosa può avere a che fare con i miei affari quel furto? È da tempo che non partecipo alla vita sociale del mondo dei maghi, completamente ritirata qua in solitudine, quasi in solitudine...
-Ed hai tutte la ragioni per farlo, ma devo comunque comunicarti delle informazioni: James e Hugo si occupano del furto. Sono loro che cercano il colpevole, ma hanno bisogno di un piccolo aiuto.
-Che cosa intendi dire?
-Intendo dire che loro hanno bisogno di un determinato oggetto, di cui solo tu sei proprietaria nel nostro mondo, perché è una tua creazione, che possa aiutarli nel rintracciare il colpevole.
-Ma perché tutto questo movimento per un vecchio oggetto magico da museo, Harry? James e Hugo non si sarebbero interessati ad un caso del genere se non fosse di estrema importanza e collegato in qualche modo a questioni di Magia Oscura.
Disse Hermione tra un fumo e l'altro. Harry si spostò in avanti, guardò serio l'amica e lei capì.
-Allora me lo puoi confermare? Qualcosa si sta muovendo là fuori, non è vero?
-E noi sappiamo cosa potrebbe essere. Allora, li aiuterai o no?
Hermione sbuffò tanto di quel fumo da creare una nebbia tra lei e Harry.
-Sì, li aiuterò. Porterò loro la mia polvere degli indizi, spero solo funzioni...
Harry si alzò, dando il segnale di dover andare.
-Domani fai una visita a Diagon Alley, sia per comprare a Ella quello di cui ha bisogno, sia per incontrare i due giovanotti.
Hermione lo accompagnò fino alla porta, sapendo già che fosse diretto lì.
-Bene, allora io vado. Grazie ancora per il tuo aiuto.
Harry fece un fischio e una scopa apparve in volo, la fermò con la mano, si sedette sopra, fece un ultimo saluto con il capo all'amica e si librò in volo ad una velocità sconvolgente, tanto che il vento prodotto fece muovere la toga e i capelli di Hermione, la quale lo guardò per un po' sfrecciare via nella notte.

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Capitolo 2
*** Bacchetta ***


2. Bacchetta

Una delle attività preferite del gufo magico era fare il solletico a chiunque prendesse in simpatia ed era certo che Ella ed Hermione rientravano pienamente nelle sue grazie.
La giovane strega era nel salotto a salutare il piccolo gufo che non smetteva di solleticarle il palmo.
Tra una risata e l'altra lo ripose gentilmente nella sua enorme gabbia, l'animaletto le riservò una sguardo triste che richiamava compassione, ma Ella lo rassicurò subito con una carezza sulla testa e parole di conforto.
-Non fare quella faccia, torneremo prima che faccia buio. Per adesso pensa a riposare.
Ella sentì la zia chiamare il suo nome, era ora di andare.
Percorse il salotto fino alla porta d'ingresso, era già aperta e trovò Hermione sull'uscio nell'intento di sistemarsi la borsa.
-Non hai dimenticato nulla?
Ella batté con il palmo sulla tasca della sua salopette.
-Tutto apposto, andiamo.
Ed uscirono per percorrere il viale del giardino ormai asciutto, tra cespugli colorati, alberi variopinti e innumerevoli sfumature di verde sotto un cielo limpido e chiaro.
Ella aveva da porre una domanda alla zia.
-Zia Hermione, ma perché il gufo magico non può venire con noi?
Hermione non esitò a rispondere.
-Vedi, i gufi magici sono talmente rari che il loro costo è uno dei più elevati che troveresti nel mondo dei maghi, rischieremo che qualcuno lo rapisca ed essendo lui un ancora un cucciolo, non è in grado di proteggersi o riconoscere chi abbia cattive intenzioni. Ma questo cambierà nel tempo, visto che una delle caratteristiche principali di un gufo magico è proprio il riconoscere un nemico solo con lo sguardo.
Ella allora si accorse di sapere veramente poco sui gufi magici.
-E cos'altro possono fare?
Hermione le rispose con molto piacere, girandosi un sassolino tra le mani.
-Cambiare le proprie dimensioni. Possono diventare piccoli come questo sassolino o grandi come quell'albero, e le loro piume, se gettate in un miscuglio di semplice acqua e terra, possono trasformare il fango in oro. Questo è il motivo principale per cui sono così ricercati.
-E tu zia, come hai fatto a trovare un gufo magico?
Nell'esatto momento in cui Ella pose questa domanda, dovettero scegliere tra due strade su quali continuare il percorso, una a destra e una a sinistra.
Hermione gettò il sassolino che aveva in mano e presero con sicurezza la strada di destra.
-A Hogwarts ho avuto la fortuna di conoscere una strega che per mestiere oggi protegge creature rare come i gufi magici e, con mia sorpresa, col tempo siamo diventate buone amiche. Una strega molto stravagante, un po' fuori dal mondo e piuttosto solitaria. Ecco, nei diversi scambi che abbiamo avuto tramite lettere le ho parlato di te e puoi immaginare cosa sia successo.
-Hai comprato un gufo magico da lei?
-No, non l'ho comprato. Ha scelto lui di venire da noi e lei si è impegnata affinché questo avvenisse.
-E questo come potevo immaginarlo?!
Rispose Ella rivolgendo un'espressione sorpresa alla zia, la quale le sorrise.
Ed erano arrivate alla loro meta.
Percorsero gran parte dell'enorme giardino per arrivare ad un vecchio pozzo di pietra circondato da fiori bianchi.
Ella guardò nel pozzo, non poteva nascondere di tremare dallo spavento alla vista di quel infinito nero di cui non poteva immaginare la profondità.
Hermione già sapeva cosa provava la nipote in quel momento.
-Smettila di tremare come una foglia, l'abbiamo usato altre volte il pozzo per trasportarci, non c'è nulla da temere.
Ella cercò di fingere sicurezza, ponendo l'esile petto in avanti e facendo un grande inspiro.
-Ormai sono grande, non ho più paura di questo vecchio pozzo, però non mi piace per niente, non possiamo utilizzare qualcos'altro per trasportarci?
La finta sicurezza nella voce di Ella era scomparsa nel momento stesso in cui pose la domanda, diede un altro sguardo nel profondo oscuro del pozzo e si allontanò con un sorriso falso sul volto.
-Mi dispiace, questa è l'unica passaggio magico della casa, dobbiamo accontentarci. Voglio che tu vada per prima. Prego.
Hermione le porse uno dei fiori bianchi che crescevano vicino al pozzo.
Ella deglutì con il fiore stretto tra le dita minute.
Salì sul pozzo, chiuse gli occhi e cercò di calmarsi.
Se c'era una cosa che non sopportava era il buio estremo, nei suoi peggior incubi era sempre presente, pronta a inghiottirla in una morsa oscura di paura, ma questo non lo aveva raccontato alla zia, nonostante volesse delle spiegazioni del perché li facesse, quei suoi sogni erano troppo personali e brutti da ricordare per parlarne con qualcuno, così tendeva a dimenticarne l'esistenza, finché non si trovava in situazioni come questa e il ricordo tornava.
-Ricorda, fiore stretto in mano e pronuncia bene il nome del luogo dove vuoi arrivare, "Diagon Alley". Mi raccomando, aspettami vicino all'uscita.
Ella confermò con un gesto del capo e si gettò urlando "Diagon Alley", l'eco della sua voce si espanse nell'aria.
Hermione si mise il fiore all'orecchio e si gettò sicura nel pozzo pronunciando anch'essa la destinazione.
Anche se erano partite attraverso un pozzo, arrivarono uscendo da una statua. Era la grande faccia di un leone con le fauci aperte a fungere da porta.
Ella uscì di corsa dalla bocca della statua e la sua attenzione fu attirata da un'insegna posta vicino, si mise a leggerla mentre aspettava che la zia arrivasse, intanto altri maghi uscivano in tutta fretta dalla bocca del leone senza fare una pausa tra un arrivo e l'altro.
Sull'insegna c'era scritto:
"Con gentile concessione dell'alunna Sarah Mallow, della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts della Casa Grifondoro, a tutta la comunità magica affinché la passaporta universale possa permettere la mobilitazione da luoghi lontani di tutti i maghi e le streghe del mondo."
Ella adorava leggere quelle parole; Sarah Mallow era stata una strega estremamente brillante e con un talento particolare per la creazione di oggetti magici, anzi si potrebbe osar dire che le sue creazioni erano vere e proprie opere d'arte.
Il nome e le gesta della geniale strega erano il motore dell'ambizione di Ella e la sua preferenza per la Casa dei Grifondoro, ma ogni volta che poneva alla zia domande che comprendessero quel nome, quest'ultima tendeva a dare risposte brevi e concise, dando l'impressione di non voler approfondire. Ella aveva captato da tempo il disagio della zia e la infastidiva molto non poterne sapere la ragione.
Tutto quello che Ella era venuta a sapere dalla zia su Sarah Mallow erano i suoi talenti e il fatto che scomparve misteriosamente circa dieci anni fa, ma nulla di più.
In realtà, Hermione tendeva a raccontare veramente poco alla nipote su molte cose del mondo magico, solo che la ragazzina ancora non era cosciente di quanto poco sapesse.
I suoi pensieri furono interrotti dalla mano della zia sulla spalla.
-Forza, andiamo.
E si avviarono sulla strada trafficata. Era piena di insegne di negozi, di persone che andavano avanti o indietro, piano o veloce in un borbottio di voci e rumori. C'era tanta vita quella mattina a Diagon Alley e questo mise di buon umore entrambe le streghe.
Ella non vedeva spesso altra gente, anzi era molto raro che questo accadesse e ancora più raro che incontrasse qualcuno della sua età, ma tutto sarebbe cambiato con il suo arrivo a Hogwarts.
Non si lamentava della vita ritirata che condivideva con la zia, ma era forte in lei il desiderio di conoscere qualcuno della sua stessa età e solo un ambiente come la scuola poteva esaudirlo.
-Zia Hermione, dove siamo dirette?
-Al paiolo magico, dobbiamo incontrare qualcuno prima di poterci dare alla pazza gioia con gli acquisti.
-E chi dobbiamo incontrare?
-James Potter...
Al quale sentir pronunciare quel nome Ella sorrise, ma poi Hermione continuò:
-Ed Hugo Weasley.
E il suo sorriso si trasformò in una smorfia, una smorfia che divenne subito un broncio.
-Cosa ti ho detto a proposito di questi atteggiamenti?
Sapeva che la zia l'avrebbe rimproverata per quella sua reazione, ma era talmente forte l'antipatia tra lei e Hugo Weasley che non riusciva proprio a trattenersi.
-Tu lo sai che non mi piace, ha detto tante cose cattive su di me, mi è difficile trattarlo bene.
Hermione si abbassò al livello della nipote, le accarezzò le guance chiare e lei addolcì il suo broncio, ma le sopracciglia erano ancora corrugate a far capire che non avrebbe ceduto facilmente.
-Non ti preoccupare, non ti costringerò di certo a passare la giornata insieme a lui, semplicemente devo consegnare a lui e James una cosa, voglio solo che tu lo saluta educatamente senza avere quella espressione orribile in volto.
Queste parole sembravano averla tranquillizzata. Appena entrarono nel locale non fu difficile riconoscere i due giovani; mentre uno di loro parlava animatamente, l'altro ascoltava in silenzio a braccia conserte.
Entrambi indossavano una specie di divisa: un modesto cappello a punta, non di quelli larghi e ingombranti, una mantella corta sulle spalle che li copriva solo fino ai gomiti, un completo giacca e cravatta e grossi anfibi scuri; cappello, mantella e completo erano di colore grigio scuro.
James Potter aveva i capelli neri e lunghi legati in una coda, in modo tale da tenergli scoperto il volto. Indossava un paio di occhiali rotondi, esattamente come il padre, Harry Potter, e aveva una viso estremamente piacevole che ispirava fiducia. Mentre Hugo Weasley aveva i capelli corti, ricci e rossi. Aveva sempre un'espressione severa sul volto, che a volte diventava sarcastica e altre volte annoiata, non solo a Ella, ma a chiunque quella faccia sarebbe stata antipatica, solo James sembrava non farci minimamente caso.
Fu Hugo a notare per primo le due streghe e con lo sguardo guidò l'attenzione di James su di loro, quando le vide fece un grande sorriso e si alzò per salutarle con la mano e invitarle al loro tavolo.
-Buongiorno giovani, spero non ci tratteniate troppo tempo visto che abbiamo un sacco di cose da fare.
-Posso immaginare, avendo qualcuno compiuto undici anni ormai...
Disse James sorridendo a Ella, la quale ricambiò il sorriso, ma poi Hugo Weasley parlò senza rivolgerle nemmeno uno sguardo.
-Forse era meglio se venivi da sola, senza portarti dietro l'orfanella, non credo che finirà molto presto questa conversazione.
Hugo era il figlio di Hermione, ma nonostante questo, nemmeno lei sembrava entusiasta di incontrarlo.
La madre rispose seccata al figlio, non le piaceva il suo atteggiamento anche se c'aveva fatto l'abitudine.
-Non ti risparmi proprio mai. Harry mi ha detto che avevate bisogno solo della mia polvere degli indizi, non che dovevate raccontarmi la storia infinita.
Fu James a rispondere:
-E hai ragione, ma necessitiamo assolutamente anche un tuo consiglio.
Sia Hermione che James notarono l'impazienza di Ella.
Hermione sbuffò, poteva immaginare l'importanza della questione, solo che non avrebbe rovinato la giornata a Ella per questo.
-James, per favore, potresti accompagnare Ella a fare i suoi acquisti e tenerle compagnia? Hugo intanto mi racconterà tutto.
A tutti sembrava una buona idea e James non esitò a confermare.
-Certamente, non c'è nessun problema, anzi è un grande piacere.
Ella e James si alzarono dal tavolo, salutarono e si diressero fuori dal paiolo magico.
Si sentiva incredibilmente sollevata e di nuovo di buon umore al fianco di James Potter mentre osservavano vetrine e lui la consigliava su prezzi e qualità, ma quello che Ella voleva comprare prima di ogni altra cosa era una bacchetta.
-James, voglio comprare la mia bacchetta.
-Allora andiamo dritti dritti al negozio di bacchette!
Appena entrarono dovettero tossire per colpa della polvere.
-Questo posto non è cambiato di una virgola, se non per il proprietario. Prima apparteneva agli Olivander, ma l'ultimo di loro è morto senza lasciare eredi, ora è Peverall a occuparsi della sua gestione. Ti avverto... è piuttosto strano.
Fece notare James, subito dopo comparve un piccolo ometto com un paio di occhiali quadrati, con le lenti così spesse da rendere gli occhi due piccoli punti neri. Aveva un modo buffo di camminare e i pochi capelli grigi e ribelli che gli erano rimasti facevano compassione a Ella, che già immaginava quanto mancassero al proprietario, era tutto imbacuccato in un mantello marrone scuro, da dove sbucavano due piccole mani dalle dita corte e fine.
-Siete clienti o semplici curiosi?
Disse con una voce flebile, forse per diretta conseguenza dell'avere una bocca piccolissima.
James rispose con una nota di nostalgica euforia nel voce.
-Siamo clienti, signor Peverall. La streghetta qua presente oggi vuole comprare la sua prima bacchetta.
Posò le mani sulle spalle di Ella, incoraggiandola ad avvicinarsi al bancone del negozio, in modo tale che Peverall potesse osservarla meglio.
Ella non era preoccupata o timida, semplicemente non sapeva bene come comportarsi quindi non proferì ancora parola.
Peverall le diede uno sguardo veloce, poi scese da dietro il bancone, era giusto di qualche centimetro più alto di lei e puntò il suo sguardo sulle sue mani.
-Potrei vedere le tue mani?
Ella alzò le mani e il piccolo ometto, con il suo sguardo minuto e il suo tocco leggero le iniziò a studiare. Dopo quasi dieci secondi, annuì soddisfatto e si avviò dietro il bancone per cercare tra la sua merce.
-Lei da grande avrà delle bellissime mani, molto femminili. Le serve una bacchetta leggera ed elastica, ma allo stesso tempo resistente. E sì, molto resistente...
Ella fece la sua prima domanda.
-E questo che vuol dire?
-Vede, di solito non mi piace dire ai miei clienti quello che capisco dallo studio delle loro mani, ma in questo caso farò una piccola eccezione. Le sue mani indicano tanto potere nascosto in lei, raramente ho visto qualcosa del genere...
Per Ella quello era un enorme complimento, ma poi Peverall, che si era fermato per estrarre una delle tante scatole dalle torri di scatole dietro al bancone, continuò il suo discorso.
-Ma vede, tanto potere non implica che lei sia di conseguenza capace di controllarlo. Ecco perché ha bisogno di una bacchetta molto particolare, però essendo questa la più costosa che io ho, prima le mostrerò quella simili ma più economiche, vediamo un po' che accade.
Peverall le porse una delle prime bacchette, era di legno scuro e leggermente incrinata.
Ella non ebbe bisogno che le fosse detto di agitare la bacchetta, lo fece immediatamente senza però far accadere nulla.
Peverall le porse tutte le bacchette economiche e simili a quella speciale che avesse, ma nessuna fece al caso di Ella, alcune non rispondevano minimamente, altre facevano solo esplodere gli oggetti o saltavano via direttamente dalla sua mano. La situazione stava diventando stressante, così lui si sentì in dovere di farle provare la bacchetta speciale.
Era giusto sotto il suo bancone, la prese con delicatezza per mostrarla a Ella.
Era finissima, di colore bianco e perfettamente dritta, esattamente all'inizio dell'impugnatura si poteva notare una striscia argentata di piccoli disegni floreali.
-È questa qui.
Anche James sì avvicinò per guardarla più attentamente.
-È veramente bellissima, non ne ho mai vista una così.
Anche Ella era della stessa opinione, non pensava che una bacchetta così bella e particolare potesse scegliere lei.
-Me la faccia provare.
E con grande stupore di tutti era proprio quella la bacchetta che la scelse.
Sentì un leggero brivido percorrerle il braccio e poi questa produsse piccole scintille bianche.
-Non posso credere di aver finalmente trovato qualcuno a cui poter vendere questa bacchetta, sono più di cent'anni che sta qui. È terribilmente schizzinosa. Ma è sicura di volerla comprare?
Guardare quella magnifica e finissima bacchetta la riempiva di orgoglio, con un sorriso convinto sul volto la agitò allegramente per un po' e poi tirò fuori dalla sua grande tasca un piccolo sacchetto rosso che svuotò sul bancone, ne uscì magicamente una rumorosa cascata di monete d'oro.
-La compro!
Peverall sorpreso della quantità di denaro posseduto da Ella contò ben ventitré monete d'oro, stipandole una sull'altra creando una torre.
-Questo è il costo della bacchetta, il resto rimane ovviamente a lei. Grazie per il suo acquisto, è stata un'esperienza molto interessante.
Disse infine e le monete tornarono rotolando dentro il sacchetto che Ella ripose nella sua tasca, perfettamente soddisfatta del suo acquisto.
Usciti dal negozio, passeggiarono per altri negozi e strade, fino a sostare per un bel periodo di tempo in una libreria.
Ella si sentiva talmente a suo agio insieme a James che decise finalmente di porgli delle domande un po' personali, ma su questioni che avevano stuzzicato incredibilmente la sua curiosità.
-James, mi puoi spiegare come fa una persona simpatica e solare come te a passare il suo tempo con una persona scorbutica e fastidiosa come Hugo Weasley?
James appena sentì la domanda non riuscì a trattenere un risata.
-Perché è la persona più fedele che io abbia mai conosciuto. Non tradirebbe mai la sua famiglia, i suoi amici o i suoi ideali. Il suo carattere, a questo punto, poco mi infastidisce.
-Allora perché zia Hermione, che è sua madre, non lo sopporta?
Qua James perse un attimo il sorriso, cercando di trovare la risposta più adeguata da dare a Ella.
-Non è che non lo sopporta, semplicemente è successo in passato qualcosa che ha un po' inasprito i rapporti tra di loro, ma questo vale anche per il resto della famiglia. Sono cose che già sai anche tu.
Ella capí che non avrebbe ricevuto una risposta concisa a tale domanda, ma ne pose comunque un'altra.
-C'è un'altra cosa che mi sono sempre chiesta. Io so di non essere imparentata né con i Granger, né con gli Weasley. Nonostante io chiami Hermione, "zia Hermione", io so che lei non è veramente mia zia. Che io sono stata adottata è una cosa che so veramente da tempo, ma tu per caso, sapresti perché questo dà così fastidio a Hugo? Hai visto pure tu come mi tratta.
Elle, senza accorgersene, guardava fissa negli occhi di James e lui non si sentiva minimamente in grado di mentirle.
-Vedi, nello stesso periodo in cui tu sei comparsa misteriosamente dal nulla sulla porta di casa degli Weasley, quel qualcosa di brutto che ha inasprito i rapporti tra di loro stava accadendo. Per Hugo la tua comparsa, oltre che essere già misteriosa e, ammettiamolo, un po' sinistra, non rappresentava nulla di buono e ti vedeva, anzi ancora oggi ti vede, come un possibile e probabile pericolo futuro. Lo so, non è piacevole sentirsi dire certe cose, però tu non farci caso, dimostragli invece che sbaglia, perché anche io credo fermamente che lui sbagli. Di più non posso dirti, mi dispiace...
Però Ella era altamente soddisfatta anche di una risposta di questo tipo.
-Tranquillo, va bene così, capisco che è un argomento molto delicato. Sarà zia Hermione a raccontarmi tutto quando sarà il momento.
-Quanta saggezza per la tua età. E io che pensavo fossi solo una piccola canaglia.
La conversazione prese velocemente una piega più leggera, così da essere in perfetta armonia con la bella giornata di Ella passata in compagnia di James Potter.

Hermione e Hugo rimasero seduti al paiolo magico per tutto il tempo.
Appena Ella e James se ne andarono fu lui a parlare per primo.
-Non ti sei scordata la polvere degli indizi, vero?
-Certo che no, smettila di trattarmi come una totale rimbecillita, è vero, la mia memoria non è più quella di un tempo, ma rimane comunque ottima. E mostra anche un po' di rispetto, sono tua madre dopotutto.
-Lo sai che questo non rientra tra le mie qualità.
Hermione posò sul tavolo un piccolo sacchetto verde.
-Ti ricordi come si usa?
-Sì, certamente. È inutile che io lo dica, ma visto che ti farà sicuramente piacere, il tuo contributo è ritenuto importantissimo.
Disse Hugo agitando il sacchetto che palesemente conteneva la polvere degli indizi.
-Hai ragione, non ti dona proprio essere gentile o educato. Ma lasciamo da parte tutte queste cose inutili e dimmi tutto quello che hai da dire.
Hugo cambiò posizione in modo da stare più comodo.
-Partendo dal principio: qualcuno ha rubato un manufatto da quello che io so essere l'unico museo di magia al mondo. Se per caso non sei al corrente di questa informazione, ti informo che gli oggetti tenuti nel museo sono tutti obsoleti, non funzionano più e per quanto in passato siano stati potenti e in certi casi, hanno rivoluzionato il nostro mondo, adesso come adesso non servono ad altro se non a fungere da fonti storiche. Quindi, chi mai potrebbe interessarsi ad un oggetto magico che non è più in grado di svolgere il suo compito? Nel momento stesso in cui io e James ci siamo posti questa domanda, abbiamo capito che la risposta non poteva essere altrettanto semplice. Così, terribilmente incuriositi, siamo andati a investigare e fare domande, come da nostro solito. Ci bastò venire a conoscenza di cosa fosse l'oggetto in questione per convincerci a voler capirne di più. È stata rubata la cosiddetta "chiave universale". Lo sai cosa poteva fare la chiave universale, mamma?
Hugo pronunciò l'ultimo termine come era da sua consuetudine, cioè con un tono falsamente rispettoso, in perfetto accordo con il suo atteggiamento sarcastico.
Hermione ascoltò a braccia conserte e rispose seccamente:
-Credo di poter immaginare cosa potesse fare una chiave universale, ma no, non so di certo quale fosse la sua funzione.
Hugo cambiò di nuovo la sua posizione, per stare ancora più comodo nel gesticolare mentre conversava.
-Apriva ogni porta, di ogni tipo, sotto ogni incantesimo. Che fosse la porta di casa tua o una cassaforte della Gringott. Un oggetto terribilmente potente, non c'era incantesimo di protezione che potesse fermarla. Fortunatamente è obsoleta da migliaia di anni. Però, rimane la domanda: perché rubarla?
Hermione riusciva a vedere nello sguardo del figlio la passione con cui svolgeva il suo lavoro, lui e James, sin da piccoli, erano stati amanti del mistero, del pericolo e, sfortunatamente, dei problemi.
Dopo una breve pausa, Hugo riprese il suo discorso.
-Mettiamo il caso che la chiave universale funzioni ancora. Quali sarebbero le intenzioni di qualcuno nel volerla rubare? Ovviamente, aprire porte che normalmente non sarebbero accessibili. Ora, tornando alla realtà dei fatti, io e James abbiamo trovato tracce di magia oscura sulla scena del furto e vogliamo capire, con la polvere degli indizi, se si tratti o no di qualcuno di veramente pericoloso e non il classico mago oscuro da due soldi. Crediamo infatti che ci sia lo zampino dei Mangiamorte, visti i recenti avvistamenti che da anni non si verificano, se non in concomitanza con questo furto. Interessante non trovi?
Hermione rimase un attimo interdetta, c'era un motivo se i Mangiamorte scomparvero completamente dalla circolazione: perché Voldemort venne sconfitto e tutti i suoi fedeli più accaniti portati ad Azkaban; lentamente ma radicalmente era ovvio che la figura del Mangiamorte sarebbe scomparsa, ma ora suo figlio affermava di averne visti alcuni.
-Dove vuoi andare a parare?
-Devo verificare se è stato un Mangiamorte a rubare la chiave, ma anche se così non fosse, devo dedurre che il ladro o i ladri abbiano un'idea precisa di cosa farsene della chiave. Potrei pensare che siano al corrente di come riattivarla o qualcosa del genere...
-E questo sarebbe possibile secondo te?
Hugo, per la prima volta fece un sorriso.
-Andiamo, mamma. Stiamo parlando di magia qui, tutto è possibile se si comprende il meccanismo di "attivazione", se vogliamo chiamarlo così.
Hermione, a questo punto però, si dovette chiedere che tipo di consiglio voleva suo figlio avere da lei.
-E di quale consiglio hai bisogno da parte mia? Questo mi sfugge.
-Ah! Giusto, beh...ho bisogno che tu mi consigli se seguire solo questa pista o prendere in considerazione anche un'altra possibilità. Nonostante abbiamo avvistato le apparizioni di Mangiamorte, rimane il fatto che essi siano deboli e mal organizzati. Il nostro vero nemico oggi giorno è un altro...
Hermione ancora non capiva dove lui volesse parare ed Hugo intravide dal suo sguardo che ancora non era arrivata a capire, o meglio dire, prevedere quale tipo di consiglio volesse da lei.
-Le sette Fiamme.
Hermione fece un grande inspiro ed ebbe finalmente una mezza idea di che tipo di consiglio avesse bisogno suo figlio.
-Sei di loro sono ancora in libertà, senza che nessuno ne conosca il nome o la faccia. Però una di loro è rinchiusa ad Azkaban...e una chiave universale apre ogni porta...
Hermione era agitata dalle supposizioni del figlio, ma sapeva bene cosa consigliargli.
-Devi assolutamente prendere in considerazione questa opzione, così come tutte le altre opzioni che vi sono venute in mente fino ad ora. Se le Fiamme c'entrano qualcosa, devo essere la prima a saperlo, hai capito?
Il tono di Hermione era abbastanza minaccioso, ma nascondeva tantissima preoccupazione.
-Non avere dubbi su questo, solo che necessitavo una conferma da parte tua.
Dopo una breve pausa per digerire il tutto, Hermione si alzò.
-Bene, ora che ci siamo detti e dato tutto quello di cui c'era bisogno, voglio andare a cercare Ella e James, ho bisogno di alleggerirmi la giornata.
Anche Hugo si alzò e insieme uscirono dal locale alla ricerca della nipote e dell'amico che in quel momento si trovavano in libreria.

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Capitolo 3
*** Binario 9 e 3/4 ***


3. Binario 9 e 3/4

L'orologio sul comodino stava per segnare le sette precise.
Ella aveva ancora gli occhi chiusi, però dalla frequenza del suo respiro si poteva capire che non stesse dormendo, ma semplicemente riposando.
Cinque, quattro, tre, due, uno...
E la sveglia suonò.
I suoi occhi si aprirono di colpo e un grande sorriso si disegnò sul suo volto.
Si sedette sul bordo del letto per stiracchiarsi, dopodiché si alzò energica, indossò le ciabatte e corse ad aprire la finestra.
L'aria fresca iniziò a espandersi nella stanza svegliando il piccolo gufo che prese a sbattere le ali nella gabbia. Senza fare troppo caso a lui, Ella prese tra le mani un foglio dal suo tavolo, segnava tanti giorni accompagnati da crocette rosse e finiva con il primo settembre, giorno che segnò subito dopo con una matita rossa completando il breve calendario.
Era talmente felice quella mattina che iniziò a canticchiare un ritornello sul momento, poi tornò verso il letto e iniziò a saltarci sopra lanciando in alto le sue rane pupazzo a turno, il rumore prodotto dal letto era talmente forte che Hermione lo poté sentire da sotto in soggiorno, così si vide costretta a salire ed accertarsi che tutto fosse apposto, quando ebbe la certezza che non c'era nulla di cui preoccuparsi fece schioccare le dita ed Ella si fermò di colpo a mezz'aria.
-Buooooongiornoooooo!
L'entusiasmo di Ella sembrò non influenzare Hermione, il quale atteggiamento era rimasto invariato.
-Invece di fare di tutto per rompere il letto, perché non scendi giù a fare colazione?
-Subito! Appena rimetto i piedi per terra...
Hermione fece schioccare di nuovo le dita ed Ella atterrò di colpo sul letto, scese velocemente e corse giù per le scale superandola.
Si sedette al tavolo del soggiorno ed iniziò a mangiare frettolosa la sua colazione, non perché avesse tanta fame, ma perché voleva fare talmente tante cose quel giorno che mangiare lentamente, secondo lei, sarebbe stato uno spreco di tempo.
Hermione teneva tra le mani un giornale quando arrivò in soggiorno.
-Non mangiare così velocemente che rischi di strozzarti.
Non poteva di certo trattenersi dall'avvertire la nipote di questo possibile imprevisto.
-Non c'è ne bisogno perché ho già finito!
Rispose Ella con le guance piene di cibo, dopodiché buttò giù in un solo sorso il suo succo di frutta e alla fine si fece scappare un rutto breve e rumoroso.
-Oops! Pardon!
Aggiunse appena Hermione posò il suo sguardo ammonitore su di lei.
Dopo essersi già preparata e vestita per uscire, la giovane si mise a fare i suoi bagagli. Aveva un sacco di cose da mettere apposto e visto che l'ordine non era mai stato un suo forte, Hermione la osservava divertita dall'uscio della porta. Aveva tanta voglia di aiutarla, ma lei voleva fare tutto da sola.
Scelse una piccola valigetta per metterci i pochi vestiti di cui aveva bisogno e la sua divisa; nel grosso e vecchio baule, appartenuto a Hermione, sarebbe andato tutto il materiale scolastico, cose come i libri, il kit per pozioni, eccettera; mentre in una piccolo borsello a tracolla marrone avrebbe messo i suoi strumenti da disegno, la sua bacchetta e un po' di soldi.
Mentre ordinava tutti i suoi oggetti raccontava alla zia delle varie cose che aveva letto sui libri di scuola che avevano attirato la sua attenzione: le creature magiche sembravano essere il topic principale e per qualche motivo tutto quello che tendeva a nominare era abbastanza pericoloso e oscuro; anche il duello tra maghi sembrava averla abbastanza colpita.
L'ultimo dei suoi monologhi fu interrotto dal gufo magico che iniziò a comportarsi in maniera abbastanza bizzarra.
Ella aveva appena finito di ordinare il suo borsello quando questo iniziò a produrre strani versi e agitare le ali all'impazzata, entrambe pensarono fosse una buona idea farlo uscire dalla gabbia. Appena il gufo venne liberato da Hermione, da piccolo che era, diventò grande quasi quanto lei, poi di colpo si rimpicciolì talmente tanto da essere alto quanto una matita e poi di nuovo alla sue dimensione originarie.
-Ma che bello! Ha imparato a cambiare dimensioni! Bravo gufo! Bravo!
Al qual sentire questi complimenti da parte di Ella, prese a svolazzare in mezzo alla stanza e fischiare, facendo capire di essere felice.
Ella porse un braccio in avanti in maniera tale che lui potesse appoggiarsi.
Lui avvicinò la piccola testolina alla sua e le loro fronti si toccarono, rimasero per qualche secondo in quella posizione ad occhi chiusi.
Quando riaprirono gli occhi, Ella guardò verso Hermione con un'espressione felice sul volto.
-Zia Hermione, il gufo mi ha appena comunicato il nome con cui vuole essere riconosciuto. Devo ammettere che è un nome molto strano...
Dopodiché il gufo prese il volo ed uscì dalla finestra, Ella cercò disperata di prenderlo, ma venne fermata da Hermione.
-Non ti preoccupare, tornerà da te, dopotutto dicendoti il suo nome ha reso finalmente ufficiale il legame che vi unisce. Posso saperlo pure io il suo nome?
-Certo. Pajoul. Il suo nome è Pajoul. Molto bello, non credi?
-Bellissimo!
Dopo un un attimo di silenzio lo sguardo di Hermione si posò sull'orologio.
-Guarda che ore sono! Dobbiamo partire al più presto possibile se vogliamo arrivare in tempo! Hai preparato tutto?
Ella aveva iniziato a controllare i suoi bagagli nel momento stesso in cui Hermione aveva iniziato a parlare.
-Ho tutto pronto, ho tutto pronto...
-Bene e allora cosa stiamo aspettando, andiamo!
Ed uscirono dalla casa accompagnate da due valigie fluttuanti.

Quel giorno non avrebbero usato il pozzo, ma avrebbero aspettato un comune autobus che le avrebbe portate fino a Londra. Ella non ne al corrente, ma tempo addietro c'era un passaggio segreto che collegava Diagon Alley e Londra, ma tale passaggio era stato chiuso per qualche misterioso motivo. Camminarono per un bel po' su strade deserte di campagna per arrivare finalmente ad una vecchia fermata in mezzo al nulla.
Più si allontanavano da casa, più Ella sentiva caldo, e visto che non potevano di certo far fluttuare delle valigie in un luogo abitato da babbani, furono costrette a trascinarle con le loro mani e forze.
Nessuna delle due parlò troppo per quanto fosse stancante la lunga camminata e si dovettero fermare spesso per bere un po' d'acqua o togliersi qualcosa di dosso.
Quando finalmente arrivarono alla fermata si gettarono esauste sulla vecchia panchina che fortunatamente era al coperto e le teneva all'ombra.
Hermione controllò un piccolo orologio da tasca e con voce affannosa si rivolse a Ella.
-Fra qualche minuto dovrebbe passare l'autobus. Mi dispiace esser state costrette ad andare a piedi, ma è l'unico modo per arrivare a Londra. Ora che ci penso, tu non hai mai visto una città di babbani, non ti incuriosisce l'idea?
Ella rispose dopo aver preso un altro sorso d'acqua.
-Abbastanza, ma non troppo...
-Lo so che il loro mondo non è molto di tuo interesse, però è pur sempre un'esperienza unica entrarne in contatto.
-Non so che dire, un po' mi spaventa l'idea, ma il fatto che mi spaventi mi piace. Strano, vero?
-Non così strano come credi...
Hermione le accarezzò la testa e poi rimasero in silenzio finché non arrivò l'autobus.
Da lì in poi il viaggio fu molto più tranquillo e poterono finalmente riprendere le forze. Nemmeno sull'autobus parlarono troppo e si goderono entrambe i bellissimi paesaggi che scorrevano uno dopo l'altro.
Passati quaranta minuti quella che prima era campagna iniziò a diventare città.
Più si avvicinavano alla loro meta, più la città diventava caotica e rumorosa ed Ella era così appiccicata alla finestra dell'autobus che Hermione dovette farglielo notare per impedirle di far vedere alla gente la sua smorfia spiaccicata.
E finalmente l'autobus arrivò alla sua destinazione.
Hermione avvisò Ella di non allontanarsi da lei per nessun motivo e non fu difficile per lei capirne il motivo; non aveva mai visto così tanta gente insieme in vita sua, gente molto diversa da quella che era abituata a vedere a Diagon Alley.
Presero il grosso baule e la piccola valigia e si avviarono verso la stazione.
Ella fu sorpresa di quanto sua zia conoscesse bene Londra, la conosceva così bene che tendeva a percorrere le strade troppo velocemente.
-Zia, aspetta! Vai troppo di fretta, così mi perderò!
-Scusami, scusami. È che non vorrei che arrivassi tardi, tutto qua.
Rallentò di poco i suoi passi ed Ella non sentì più il bisogno di correrle dietro.
Appena passarono davanti all'insegna di un grande fast-food ed Ella vide le persone da dietro il vetro mangiare, iniziò ad avere fame e non aspettò a farlo notare alla zia usando un tono di voce supplichevole.
-Zia Hermione...ho veramente fame, non credi che potremmo ordinare qualcosa da lì?
Hermione si fermò di colpo a osservare il luogo indicato da Ella e dopo aver controllato il suo orologio e riservato un paio di espressioni dubbiose, decise di accontentarla.
-Sì, credo possa farsi, di tempo ne abbiamo ancora un po'...
E si avviarono verso il fast-food. Dentro era ancora più caotico che per le strade.
Davanti a Ella c'era un gruppo di giovani ragazze non proprio in forma e truccate in abbondanza, erano impegnate in qualche strana conversazione su qualcuno che conoscevano e tutte, ma non solo loro, avevano in mano uno strano aggeggio che controllavano ogni due minuti.
Osservare queste persone mise di buon umore Ella, ma non sembrava valesse la stessa cosa per Hermione. Il fatto che la zia si dovesse trattenere dal non urlare contro tutti perché la fila si muovesse fu un'altra cosa che le rallegrò la giornata.
Finalmente riuscirono ad ordinare e mangiare.
Tra un morso e l'altro ad Ella balenò in mente una domanda assai curiosa.
-Ora che ci penso, zia... perché mai hanno costruito il binario tre quarti in una stazione ferroviaria per babbani?
-Lo sai che anche io, ad un dato momento, me lo sono chiesta? Infatti sembra alquanto strana come scelta, però credo di aver trovato una risposta. Vedi, molti maghi e streghe nascono da famiglie di babbani e a differenza di noi maghi che conosciamo il loro mondo, loro non conoscono il nostro, quindi sarebbe stato difficile per i figli di babbani raggiungere Hogwarts se il treno fosse stato posizionato lontano dal loro mondo oppure se direttamente non ci fosse stato nessun treno. Detto così ha molto più senso, no? Se il treno per Hogwarts non si fosse trovato a King's Cross dubito fortemente che io e zio Harry saremmo mai riusciti a raggiungere la scuola...
Ella fu contenta della risposta che ricevette e lentamente i suoi pensieri si concentrarono sul strano cibo che stava mangiando, si sorprese del fatto che ogni cosa che assaggiava potesse avere un gusto così buono, non le era mai capitato, sembrava che tutto fosse fatto apposta per essere delizioso.
Appena ebbe finito, Hermione le indicò il luogo dove andare a svuotare il vassoio, ma nel momento stesso in cui Ella abbassò il vassoio per svuotarlo, una ragazzina della sua stessa età comparve dal nulla davanti a lei, era occupata a parlare animatamente a quello strano aggeggio che aveva visto in mano a tutti e non si accorse minimamente della sua presenza, così Ella finì per gettarsi il vassoio addosso.
La ragazzina scomparve con la stessa velocità con cui comparve, lasciando Ella coperta di cartacce.
Nonostante questo imprevisto, non si fece infastidire più di tanto, raccolse le cartacce e le gettò dove conveniva.
Dovevano sbrigarsi e avviarsi verso la stazione.
A ogni passo che faceva la sua euforia aumentava e quando vide i primi ragazzi scomparire tra le colonne nove e dieci, le venne la pelle d'oca.
-Zia, è proprio come hai detto tu, ho visto dei ragazzi scomparire nella colonna...
Lo disse quasi bisbigliando per paura che qualche babbano potesse sentirla.
Ella si fiondò direttamente nella colonna e ci passò attraverso così facilmente che ebbe la sensazione che questo non fosse nemmeno accaduto.
Ed eccolo lì finalmente, il treno per Hogwarts, sbuffante di vapore e orgogliosamente splendente nei suoi colori nero e rosso.
Anche il binario nove e tre quarti era caotico e pieno di persone, ma sta volta erano tutti maghi e streghe, di ogni età e di ogni tipo.
Ella vide alcuni studenti già con addosso la loro divisa, altri che si disperavano per aver dimenticato qualcosa, altri che scherzavano e ridevano fra di loro...
Era proprio come l'aveva immaginato, se non più bello.
Notò che molti genitori osservavano curiosi Hermione, come se cercassero di ricordare se la conoscessero o meno e infatti qualcuno di loro nominò addirittura il suo nome, questo iniziò ad infastidire sua zia e da lì a poco Ella capì che se ne sarebbe andata e l'avrebbe lasciata sola; se c'era una cosa che sua zia non sopportava era venir riconosciuta.
-Mancano quindici minuti alla partenza, sei ti saluto adesso non è un problema, vero?
Hermione si abbassò alla sua stessa altezza per farle questa domanda.
-Nessun problema, ormai sono qui. È fatta!
-Brava, così ti voglio! E... mi raccomando, forte e decisa.
-Grazie, "mi raccomando", anche tu.
Le fece eco Ella, senza però farla sembrare una presa un giro.
A questo punto si abbracciarono forte.
-Buona fortuna, piccola canaglia.
-Arrivederci zia Hermione, non fare troppi esperimenti a casa finché sarò via, che se no, poi crolla tutto.
-Promesso. Buon viaggio e scrivimi presto.
Ormai Hermione si stava già allontanando, si girò una sola volta per un ultimo saluto e poi scomparve.
Ora Ella era sola, fece un grande inspiro e si girò verso il treno, ma questa volta, l'immagine la preoccupò così tanto da farle battere il cuore a mille.
Non era mai stata a contatto con nessuno della sua età ed ora che avrebbe dovuto fare i conti con un treno pieno di giovani maghi e streghe, iniziò a sentirsi in soggezione, per questo motivo, senza accorgersene, finì per scegliere di salire sull'ultima carrozza, quella che le sembrò meno affollata di tutte.
Ultima cabina dell'ultima carrozza, era l'unica non occupata da nessuno.
Tutta quella ansia e preoccupazione le smorzarono per qualche minuto l'entusiasmo, ma appena poté avere due minuti a disposizione per pensare e calmarsi, si convinse che non c'era nulla da temere, che se uno dei motivi principali per cui desiderava così tanto iniziare scuola era farsi finalmente degli amici, un comportamento così non avrebbe di certo aiutato.
Il treno stava per partire, ormai sul binario erano rimasti solo i famigliari dei ragazzi.
Le ruote si stavano mettendo in marcia, Ella poteva capirlo dal rumore che producevano e visto che stava occupando l'ultima cabina dell'ultima carrozza, decise che sarebbe stata una bella idea uscire fuori e osservare dalla fine del treno la sua partenza.
Però, appena mise piede fuori dalla sua cabina, qualcosa o qualcuno le venne in contro con così tanta forza che la fece cadere e sbattere contro la porta che avrebbe dovuto varcare per godersi la partenza.
La botta fu così forte che le fu impossibile trattenere dei gemiti di dolore e si accorse di non essere l'unica a gemere dolorante.
Mentre si rialzò, cercò di inquadrare bene il suo assalitore, il quale anch'esso si stava rimettendo in piedi.
Era un ragazzino magro di poco più alto di lei. Aveva una chioma di ricci fitti e ribelli di colore biondo scuro che danzavano ad ogni movimento della sua testa, indossava una vecchia maglietta nera troppo larga per lui, un paio di jeans, anch'essi troppo grandi e un paio di vecchie converse. Aveva due grandi occhi scuri, che con quella sua espressione di terrore, sembravano ancora più grandi.
Dietro di lui c'era una grossa e logora valigia, sicuramente il suo bagaglio.
Era la seconda volta che quel giorno qualcuno le veniva incontro come se non esistesse, stavolta non aveva intenzione di far finta di niente.
-Hey, ma per caso sei cieco?!
Ella si rivolse a lui molto infastidita. Il ragazzino, con una voce tremante, cercò di scusarsi e nello stesso momento di passare oltre Ella per arrivare alla porta, ma lei non lo fece passare.
-Sc-scusami...giuro di non averlo fatto apposta, volevo solo, ecco...volevo solo...
-Cosa volevi?
Il ragazzino non le rispose subito perché si mise ad ascoltare il treno che era già in movimento, diede uno sguardo alla finestra e vide il binario sfrecciare via dalla sua vista.
Questo lo fece tremare ancora di più e ripetere tra se e se tanti "no", uno dopo l'altro.
-Ti prego, fammi scendere dal treno prima che sia troppo tardi!
E si buttò in avanti verso di lei, ma Ella si appiccicò alla porta e gli riservò uno sguardo estremamente indagatore.
-Ormai è già partito, non puoi più scendere. Se te lo facessi fare, mi ritroverei con un morto sulla coscienza...
Il ragazzino si arrese, si gettò in ginocchio per terra e rimase in quella posizione, con la testa fra le mani.
Ella aveva compreso che qualcosa non andava, era una scena abbastanza triste vedere qualcuno in quello stato, sentiva che non poteva semplicemente ritornare nella sua cabina e ignorarlo.
Si mise un minuto a pensare a cosa avrebbe potuto dire e alla fine si ritrovò solo una schiera di domande da porgli, ma forse un piccolo incoraggiamento lo avrebbe tirato su di morale.
Di qualsiasi cosa tu abbia paura, non è così spaventosa come credi. Questo, per te, è il primo anno a Hogwarts?
Il ragazzino si girò verso Ella e si sorprese di trovarla alla sua stessa altezza.
-Si, è il mio primo anno...
-Anche per me! Chi lo sa, magari veniamo smistati nella stessa casa! In questo caso è meglio se ci presentiamo. Il mio nome è Ella, Ella Granger. Il tuo?
Ella gli porse la mano, il ragazzino la osservò per qualche secondo e finalmente le diede l'impressione di essersi calmato un po'.
-Eleonus...il mio nome è Eleonus.
Dopodiché si strinsero la mano, Ella però ne approfittò per farlo alzare da terra contro la sua volontà.
-Il piacere è tutto mio, Eleonus! Se non hai dove andare, sei il benvenuto nella mia cabina...
Ella lo aiutò anche ad alzare la sua valigia cercando di essere il più amichevole possibile ed entrarono nella cabina.
-Grazie...
Fu l'unica cosa che Eleonus riuscì a dire.
-E di che, siediti e rilassati...che ne hai bisogno...
Ora erano entrambi seduti, uno davanti all'altro e dalla finestra si potevano osservare i bellissimi paesaggi che scorrevano uno dopo l'altro.
Ella era terribilmente tentata dal fare conversazione, però nessuna parola voleva uscire fuori dalla sua bocca, fu sorpresa quando fu il suo compagno di viaggio il primo a parlare.
-Prima hai detto..."magari finiamo smistati nella stessa casa"...che cosa intendevi?
Ella rimase doppiamente sorpresa, però cercò subito di comprendere, molto probabilmente Eleonus era figlio di babbani.
-Ci sono quattro "case" ad Hogwarts: Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero. Ognuna di esse rappresenta i quattro fondatori della scuola. I ragazzi vengono smistati da un cappello parlante in una di queste case. Gli alunni di ogni casa competono tra di loro ogni anno per la coppa delle Case attraverso punti che guadagnano nelle varie discipline. Serve a renderci più partecipi della vita scolastica e più uniti tra di noi, o almeno questo credo io...
-Cappello parlante?!
Dal suo tono di voce, Ella ebbe la conferma che Eleonus non era figlio di maghi.
-I tuoi genitori non sono maghi, ho capito bene?
-No, non lo sono...io sono l'unico...
E lo disse con un tono di voce così sconsolato che era impossibile non capire che questo gli desse fastidio per qualche ragione.
-Perché sei così triste? Secondo te, essere maghi è una cosa così brutta?
A quella domanda Eleonus alzò lo sguardo per guardare in direzione di Ella.
-Penso lo sia per me. Non credo di essere all'altezza. Non conosco nulla di questo mondo. Ho paura di quello che potrebbe accadere, di quanti casini potrei combinare. L'unica cosa che so fare è creare problemi. Per quello volevo scendere dal treno...per tornare a casa.
Ci fu un attimo di silenzio, ma poi Ella si alzò di scatto in piedi a braccia conserte, quasi a ricordare Hermione quando la rimproverava.
-Ma questo tu non puoi saperlo! E poi cosa c'entra quello che è accaduto a casa? Lo sai quanti problemi ho combinato io?! E nonostante tutto eccomi qui, decisa ad andare a Hogwarts e dare del mio meglio per imparare a diventare una vera strega.
Le parole di Ella lo fecero terribilmente imbarazzare, ma questo non gli impedì di fare il suo primo sorriso, un debole, ma sincero sorriso.
-Forse hai ragione tu. Però, senza aiuto non credo di potercela fare. Vedi, oltre al fatto di non essere magica, la mia famiglia è abbastanza diversa anche dal resto delle persone normali e non mi aiuterà più di tanto...
Ella comprese che quelle che per Eleonus erano persone normali, per lei erano babbani.
-In che modo? Scusami se lo chiedo, però ormai mi hai incuriosito...
Eleonus fece una piccola pausa, guardò fuori dalla finestra come se stesse cercando il consenso tra i paesaggi e si decise a parlare.
-In famiglia siamo solo io, mia sorella maggiore e mio padre. Siamo molto ritirati e non abbiamo le stesse abitudini degli altri. Non guardiamo la tv, non guidiamo macchine e non compriamo cose che non ci servono. Tutto quello che ho imparato, l'ho imparato a casa, infatti non ho mai messo piede in una scuola. Sicuramente mio padre se sapesse che sono qui, mi ucciderebbe.
A sentire l'ultima frase Ella spalancò gli occhi, però ormai era stata così incuriosita dalle parole di Eleonus che voleva saperne di più.
-Ma allora perché hai deciso di venire a Hogwarts?
-E mia sorella che ha deciso che fosse meglio così. Mi ha detto che appena imparerò a controllare i miei poteri mi porterà via dalla scuola e che finché sarò lontano da casa non mi devo preoccupare di mio padre perché lei farà in modo che lui non lo venga mai a sapere.
Ella si mise a pensare un attimo e capì immediatamente che qualcosa non quadrava con la famiglia di Eleonus, però decise di limitarsi lì con le domande personali per non renderselo antipatico, dopotutto già lo considerava un suo amico.
-Quindi se non hai mai messo piede in una scuola, non hai conosciuto ragazzi e ragazze della tua età, vero?
-No, infatti mi sono invischiato in una faccenda molto più grande di me e forse sarebbe stato meglio scendere dal treno anche a costo di spingerti via e farti male.
E quell'espressione di terrore tornò sul suo viso infastidendola non poco.
-Senti, anche io non ho mai avuto a che fare con altre persone della mia età, su certi punti ci assomigliamo, e anche io vivo ritirata, in una vecchia villa insieme a mia zia. A questo punto aiutarsi a vicenda sarebbe un'ottima idea!
Finì Ella rivolgendogli un largo sorriso, anche lui cercò di ricambiare, ma non sarebbe mai riuscito a farlo con il suo stesso entusiasmo.
-Non credo ti sarei molto d'aiuto...
Disse Eleonus, ma prima che uno dei due potesse aggiungere dell'altro, furono interrotti da qualcosa che colpì la porta della loro cabina. Ella notò con grande stupore che sul treno per Hogwarts si trovava anche la ragazzina che al fast-food le fece fare quel casino con il vassoio, doveva aver sbattuto contro la porta per sbaglio nell'intento di cercare qualcosa nell'aria con quel suo strano aggeggio. Visto che i loro sguardi si incontrarono aprì la porta della cabina per scusarsi con loro del disturbo.
-Scusate se vi ho infastidito, stavo semplicemente cercando un po' di segnale, ma sembra che passato il grosso ponte non ce ne sia più. Suonerà un po' fuori luogo come domanda, ma per caso, qualcuno di voi viene dal mondo dei “normali”?
La ragazzina indossava una t-shirt di un intenso colore viola, un paio di jeans chiari e stretti e delle scarpe rosa scuro. I suoi capelli erano di un castano chiaro, tendente al rosso, lisci e lunghi fino alle spalle acconciati in modo tale da incorniciarle il viso. I suoi occhi erano grandi e di un intenso azzurro mentre sul naso si potevano intravedere delle leggere lentiggini. Era più alta di entrambi e anche più robusta.
Appena fece la sua domanda Ella non esitò a rispondere.
-Certo, lui è figlio di babbani.
Disse indicando Eleonus, il quale stava già arrossendo.
-Davvero? E devi fare il primo anno?
Al quale sia lui che Ella annuirono con la testa, lui insicuro e lei convinta.
-Nella mia cabina ho già conosciuto una ragazza del terzo che è figlia di babbani e non possiede un telefono, il che mi sembra così strano. Comunque, conoscere qualcuno della mia stessa età è un'altra cosa. Voi come vi chiamate? Il mio nome è Lucille. Trevi Lucille.
E lo disse con tono abbastanza fiero, ma del resto sin dalla prima parola che pronunciò il suo tono di voce era molto sicuro e convinto.
Entrambi si presentarono, ma appena Eleonus disse il suo nome, Lucille gli riservò uno sguardo curioso.
-”Eleonus”? Non l'ho mai sentito come nome, però è molto bello. Oltretutto, suona molto da mago. Tu hai per caso un telefono?
-No, mi dispiace, non ne ho nemmeno mai visto uno.
-Che cosa curiosa! Comunque credo che questo non mi servirà più d'ora in poi.
Disse rimettendosi il telefono in tasca.
In quel momento lo sguardo di Lucille fu attirato da qualcosa che vide fuori dalla finestra, si avvicinò per guardare meglio ed Ella e Eleonus la seguirono a ruota.
-Ma quello cos'è? Sembra un gufo, ma è velocissimo...
Ella saltò in piedi e allegramente riconobbe Pajoul.
-Lui è il mio gufo magico, Pajoul!
Al quale sentire il suo nome fece una piroetta e poi prese ancora più velocità, superando il treno.
-Anche io ho comprato un gufo, ma il mio non è di certo magico. E tu Eleonus, ce l'hai un animale con te?
-No. Le uniche cose che mi sono potuto permettere di comprare sono state una bacchetta, il kit per pozioni e la divisa, tutto di seconda mano...
-E i libri?! Sono importantissimi!
Chiese Lucille quasi scioccata.
-Questo lo so, ma non potevo permettermeli.
-Non è un problema, studieremo insieme usando i miei di libri.
Disse Ella facendolo sembrare un ordine più che una proposta.
-Io vado a indossare la mia divisa. Mi hanno detto che se qualcuno del primo anno arriva vestito in un altro modo non fa per niente una bella figura.
Spiegò Lucille ai due ragazzi e si avviò verso la porta.
-Ci vediamo dopo. Ciao, Ella. Ciao, Ele.
Dopodiché fece l'occhiolino e chiuse la porta dietro di sé.
-Mettiamoci anche noi la divisa perché non manca troppo all'arrivo. Non sto più nella pelle!
Appuntò Ella euforica. Eleonus annuì con il capo e mentre fecero a turno nella cabina per cambiarsi pensò a quanto sia stato piacevole il suo viaggio fino ad allora. Anche se non l'aveva ancora detto a Ella (e non ci teneva ancora a condividere questa cosa) la situazione a casa sua era veramente spiacevole e la maggior parte della sua infanzia, se non tutta, era stata marcata da tristi avvenimenti. L'aiuto e la sincerità delle due ragazze era qualcosa che non aveva mai sperimentato nella sua famiglia oppure con persone esterne.
Aveva promesso a sua sorella di non farsi coinvolgere, anzi era costretto a prometterlo, però ormai era impossibile e, anche se andava contro le regole che lei gli aveva imposto, lo avrebbe fatto comunque.

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Capitolo 4
*** Cappello Parlante ***


4. Cappello Parlante

Dopo aver indossato le divise, i due ragazzi si goderono quel che rimase del viaggio. Ella comprò per entrambi qualche cosa dal carrello dei dolci e si mise a raccontare a Eleonus le stesse cose che quella mattina aveva detto ad Hermione, divertendosi un mondo nel vedere il ragazzo impallidire ogni qualvolta nominasse qualche creatura magica.
Gli mostrò pure alcuni dei suoi disegni di draghi, folletti, lupi mannari e vampiri mentre, con grande entusiasmo, gli faceva notare dettagli come "i cinquanta denti aguzzi di cui quattro canini" del suo drago viola e "le sottili labbra nere" della vampira con le trecce rosse.
-Ma esistono ancora oggi questi mostri?! Io non ne ho mai visto nessuno, fortunatamente!
-Certo che esistono ancora! Tempo fa mia zia mi ha spiegato una cosa molto interessante su come vengono percepite le creature magiche dai babbani e come invece vengono percepite dai maghi. Un mago è in grado di vedere una creatura magica nella sua vera forma e può interagire con lei così come interagisce con il resto delle cose attorno a lui. Mentre per i babbani è diverso. Un babbano non sarà mai in grado di percepire o vedere una creatura magica nella sua vera forma, ma in modo più o meno intenso, la vedrà in una forma distorta. Per farti capire meglio, un babbano i draghi li può percepire come forti venti d'aria, mentre la presenza di un fantasma può sentirla molto bene, ma non potrà mai vederlo direttamente. Però, se un babbano è cosciente che quel qualcosa che gli sposta le sedie la notte è un fantasma, oppure che il forte vento che sente è un drago, allora potrà vedere la creatura nella sua vera forma, come la vedrebbe un mago.
-Devo ammettere...che questo spiega molte cose! E a proposito dei tuoi disegni...penso siano molto belli, complimenti.
-Grazie, Ele.
Eleonus notò che Ella avesse abbreviato il suo nome come Lucille aveva fatto poco prima, però questo gli fece piacere e non la corresse.
Il treno iniziò a rallentare poco a poco ed entrambi gettarono il loro sguardo fuori dalla finestra. Doveva esser passato un bel po' di tempo da quando lasciarono Londra perché il Sole aveva quasi finito di tramontare.
Intravidero un binario in mezzo ad una foresta e sentirono l'intero treno andare in fermento.
Ella era euforica e sorrideva.
-Siamo arrivati. Non ci posso credere...
E finalmente il treno si fermò e le porte si aprirono.
I ragazzi fecero attenzione a capire se portare o meno con loro i bagagli dopo aver osservato quello che gli altri studenti facevano. Si sentirono sollevati nel vedere che non era necessario trasportarli personalmente, così lasciarono il bagaglio e scesero anche loro dalla carrozza.
All'improvviso si sentì una voce acuta, dolce e femminile che richiamava l'attenzione degli alunni del primo anno.
-Alunni del primo anno! Alunni del primo anno! Da questa parte!
L'accento era piuttosto particolare, marcava le "R" e allungava le "E".
I ragazzi del primo anno erano una trentina, di cui Ella, Eleonus e Lucille.
Tutti quanti guardavano con attenzione e in silenzio l'affascinante figura che li aveva richiamati a se.
Era una giovane donna bassa ed esile, dalla pelle bianca e luminosa, i capelli corti di un grigio acceso tendente al bianco e gli occhi di un lilla intenso. Indossava un vestito fatto di foglie, fiori e rami tenuti insieme da un velo verde luccicante simile alla ragnatela e non indossava scarpe.
Ma la caratteristica principale che aveva attirato l'attenzione di tutti era che avesse due grandi ali rosa da farfalla semitrasparenti dietro la schiena che muoveva ad incredibile frequenza in modo tale da rimanere librata a mezz'aria.
Rivolse un sorriso candido a tutti i presenti.
-Benvenuti a Hogwarts! Il mio nome è Elico e sono, come potete vedere, una fata guardiana. Sono il custode delle chiavi e dei luoghi a Hogwarts e vi accompagnerò al castello. Se volete seguirmi...
Elico, la fata guardiana, tendeva a gesticolare spesso rendendo molto più teatrali le sue brevi frasi. I ragazzi iniziarono a borbottare tra di loro, molti apprezzavano la sua bellissima figura oppure si chiedevano del perché mai lavorasse ad Hogwarts.
-Sui libri che abbiamo quest'anno nemmeno vengono nominate le fate...
Sottolineò Lucille a basse voce.
-Io mi voglio avvicinare...
Disse Ella e i due ragazzi la seguirono.
Tra loro e la fata c'erano due studenti. Una ragazza dai capelli biondi, lisci e veramente lunghi; sul volto aveva un'espressione altezzosa e portava degli orecchini molto vistosi; erano rotondi con una gemma verde scuro al centro e un serpente d'argento che la circondava.
Il ragazzo invece aveva i capelli lisci e corti di colore castano scuro; era il più basso degli studenti e il più magro; indossava un paio di occhiali molto strani, ricordavano alla forma quelli degli aviatori, ma la grossa montatura era nera, opaca e piena di imperfezioni, simile al carbone, mentre le lenti riflettevano la luce colorandosi di un blu scuro, con questi occhiali addosso osservava Elico curioso.
-È un po' strano che una fata guardiana stia così a contatto con noi maghi, da quel che so io, non li sopportano proprio e si credono creature superiori a tutti.
Fu la ragazzina a parlare in tono molto presuntuoso, dando l'impressione di essere lei quella a sentirsi superiore a tutti. Elico non sembrò per niente disturbata dalla sua provocazione e le rispose dolcemente:
-Non questa fata qui!
Indicandosi con il dito.
Ella era ammaliata dalla fata; farfalle e fiori erano i suoi soggetti preferiti quando disegnava ed Elico li rappresentava alla perfezione.
-Dove stiamo andando, signorina Elico?
Chiese Ella molto imbarazzata. La ragazzina bionda si girò per guardarla, i suoi occhi grigi la misero a disagio.
La fata si girò verso di lei per risponderle e sorridendo indicò con il braccio un grande lago alla loro destra, in lontananza si poteva già intravedere il castello di Hogwarts.
-Un viaggio notturno in barca! Per favore, cercate di salire a coppie di quattro.
Le rispose Elico mostrando quattro dita della mano destra. Ella, Eleonus e Lucille salirono sulla stessa barca e il quarto posto fu preso dal ragazzino minuto con gli occhiali. Ai bordi della barca fluttuavano lanterne luminose e non c'erano remi.
-Non ci sono i remi, come far...Ah...
Ma prima che Eleonus potesse finire la sua frase, le barche iniziarono a muoversi da sole navigando dolcemente sull'acqua scura del lago in direzione del castello.
Davanti a loro splendeva la figura di Elico che seguiva in volo i nuovi studenti canticchiando un ritornello molto piacevole.
-Non posso credere che la scuola sia un castello!
Confessò Eleonus mentre guardava meravigliato in direzione del castello con gli occhi illuminati dallo stupore, notò che il ragazzino con gli occhiali stava sorridendo, ebbe come l'impressione che stesse guardando lui.
Lucille invece lo osservava perplessa.
-Ma ci vedi qualcosa con quegli occhiali tu?
Gli chiese bruscamente e il sorriso sul suo volto scomparì di colpo.
-Certo.
E non disse nient'altro, Lucille alzò le sopracciglia e poi spostò la sua attenzione su Ella e Eleonus che avevano iniziato a mettere le mani in acqua.
Una volta arrivati sull'altra sponda, il castello si mostrò in tutta la sua grandezza facendo rimanere tutti a bocca aperta.
Elico era la loro bussola e quando finalmente arrivarono davanti al cancello della Sala Grande, si congedò educatamente.
-Spero vi sia piaciuto il viaggio. Qui è dove io vi lascio nella mani dei professori, arrivederci e buona fortuna.
Si inchinò e poi volò via a grande velocità sorprendendo i ragazzi.
Subito dopo comparve qualcuno, doveva essere un professore.
Era un uomo molto alto e indossava una lunga toga dai bordi frastagliati e un cappello a punta grande e storto, da sotto la toga si potevano intravedere le punte degli stivali. Toga, cappello e stivali sembravano fatti dello stesso materiale, qualcosa a metà tra la pelle e un sacco di yuta.
Il cappello gli copriva la maggior parte del viso, ma non riusciva a nascondere le sue grandi orecchie a punta. I ragazzi lo osservavano in silenzio mentre lui osservava loro. Passati qualcosa come cinque secondi si tolse il cappello, mostrandosi in viso. Era un uomo abbastanza giovane con un grande naso a punta e labbra molto fine. I suoi capelli color mogano sembravano esser stati colpiti da un fulmine per quanto erano drizzati ai lati.
A Ella sembrò molto buffo e si accorse dal sorrisetto di Lucille che anche lei stesse pensando la stessa cosa.
-Benvenuti al vostro primo anno a Hogwarts piccoli e ignari maghetti! Io sono il vicepreside, Leonard Pix e questa dietro di me è la porta per la Sala Grande, dove sarete smistati nelle rispettive case, andiamo!
Il vicepreside fece un gesto con la mano e il grande portone si aprì da solo.
Percorsero una grande sala con quattro lunghissimi tavoli dove erano già seduti gli alunni degli altri anni, alla fine della sala c'era un altro lungo tavolo, dove invece sedevano i professori.
Sopra le loro teste si poteva intravedere un cielo stellato, come se il soffitto non esistesse; Eleonus ne fu così ammaliato che si fermò per osservarlo meglio, Ella fu costretta a tornare indietro per risvegliarlo dal suo stato di trance.
Arrivarono davanti ad una piccola seggiola con sopra posato un vecchio e logoro cappello.
-Quello è il Cappello Parlante...
Fu Ella ad appuntare felicemente sia per Eleonus che per Lucille questa informazione.
Anche Harry Potter era seduto al tavolo dei professori, essendo lui il preside. Appena il suo sguardo e quello di Ella si incrociarono, lui le fece l'occhiolino e lei gli sorrise.
Leonard Pix tirò fuori dalla toga una pergamena che srotolò davanti a se.
-Allora, appena sentite il vostro nome, venite qui e sedetevi su questa sedia. Io vi metterò il cappello in testa e lui vi dirà a quale casa appartenete, prima però, lasciamo parlare lui!
Sul cappello si disegnò una crepa dalla quale iniziò a canticchiare una filastrocca:

Forse pensate che non son bello
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronti gli altri son zeri.
Non c’è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
E’ forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è Tassorosso la vostra vita
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
e mettetemi in capo
con me sarete in mani sicure
perché io sono un Cappello Parlante!

Finita la sua filastrocca incredibilmente utile per molti dei giovani a comprendere cosa significasse essere smistati nelle case, Leonard Pix riprese il suo discorso.
-Iniziamo? Si faccia avanti il primo di voi...Casper Alesso?
Il ragazzino si sedette tranquillo sulla seggiola e il vicepreside posò il cappello sulla sua testa, questo infine urlò: Grifondoro!
E il ragazzo andò a sedersi al tavolo dei Grifondoro, dove i ragazzi portavano cravatte rosse a strisce dorate.
-Gray Baltazar?
Ed un altro ragazzino prese posto sulla seggiola e fu smistato in Serpeverde, dove i ragazzi indossavano cravatte verdi a strisce argentate.
-Jonathan Baston?
Un altro ragazzo smistato che felicemente si sedette al tavolo dei Grifondoro.
-Jessica Blackrubin?
La prima ragazza chiamata fu invece smistata in Corvonero, dove le cravatte dei ragazzi erano blu a strisce nere.
-Eleonus Burton?
Eleonus non poteva credere che il suo turno fosse arrivato così presto. Aveva le farfalle allo stomaco e deglutì con difficoltà, Ella e Lucille lo spinsero in avanti per fargli coraggio, molto lentamente e insicuro si sedette sulla seggiola. Leonard Pix posò il cappello sulla sua testa, ma per colpa della capigliatura folta di Eleonus questo si lamentò di dover essere indossato meglio per poter svolgere il suo compito, così il vicepreside lo tirò un po' dai lati per farlo aderire meglio al capo del ragazzo. La scena provocò diverse risate tra gli studenti imbarazzando il povero Eleonus già abbastanza ansioso.
-Tassorosso!
Il ragazzo capì che i Tassorosso dovevano essere gli studenti con le cravatte gialle a strisce marroni, essendo già in grado di riconoscere le altre tre case, così andò a sedersi al loro tavolo dove ricevette diversi sorrisi che cercò di ricambiare il meglio possibile.
-David Carrà?
Un altro Tassorosso. Lindsay Claire? Grifondoro. Daniel Cliff? Grifondoro. Maryjane Farren? Anch'essa Grifondoro.
-Ella Granger?
Ella diventò subito rossissima e non fu difficile accorgersene vista la sua carnagione così chiara, si avviò a petto in fuori verso la seggiola, però tremando come una foglia; notò che Harry Potter si sporse in avanti per osservare meglio.
Si sedette cercando di essere il più calma possibile e chiuse gli occhi. In quel momento desiderava tanto essere smistata in Tassorosso insieme a Eleonus o in Grifondoro, di cui Sarah Mallow ne aveva fatto parte.
Leonard Pix posò il cappello sulla sua testa e questo fece un urlo, poi una breve risata. Tutti rimasero in silenzio.
-Serpeverde!
Ella spalancò gli occhi stupefatta, di tutte le case l'ultima a cui pensava di poter appartenere era Serpeverde! Il cappello doveva essersi sbagliato o altro.
-Cosa?!
Al quale sentirsi rispondere così il cappello riprese a ridere.
-Si, lo so, lo so. Ma non ci sono dubbi, Serpeverde rimane!
Dopodiché il vicepreside alzò il cappello ed Ella fu costretta ad andare a sedersi al tavolo dei Serpeverde seguita dagli sguardi curiosi degli studenti. Non sapeva cosa pensare, niente l'aveva mai sconvolta così tanto in vita sua.
Alzò lo sguardo e incrociò quello di Eleonus dall'altro tavolo che la salutò con la mano. Ella provò un grande senso di disapprovazione e poi tornò ad osservare lo smistamento sperando ardentemente che almeno Lucille venisse smistata nella sua stessa casa.
Rosemary Greenwood? Corvonero. Furio Grinch? Serpeverde. Rupert Havann? Grifondoro. Curt Holebay? Tassorosso.
-Dafne Lyvonne?
Dafne era la ragazzina bionda con gli orecchini vistosi. Si sedette sulla seggiola posando una gamba sopra l'altra e spostandosi i lunghi capelli dietro le orecchie, dava l'impressione di sentirsi una principessa, Ella la fissò attentamente e non riuscì a trattenere una smorfia.
-Serpeverde!
Dafne si alzò sicura e sorridente e andò a sedersi al tavolo dei Serpeverde proprio davanti a Ella, i loro sguardi si incrociarono e stavolta fu Dafne a non riuscire a trattenere una smorfia.
Ella si convinse che il peggio fosse passato, finché non furono chiamate due gemelle cinesi, entrambe avevano i capelli lunghi e neri, la frangetta dritta e la stessa aria altezzosa di Dafne, ma come se questo non bastasse, erano veramente raccapriccianti una accanto all'altra.
-Mei Ling!
Mei indossava un nastro bianco sulla testa e guardava con i suoi piccoli occhi scuri verso il tavolo dei Serpeverde.
-Serpeverde!
-Fei Ling!
Fei invece indossava un nastro grigio. Senza nemmeno sedersi, ma posando semplicemente la testa sotto il cappello per meno di un secondo, questo la smistò in Serpeverde e lei si sedette vicino alla sorella.
Ella capì che le sue nuove tre compagne di dormitorio sapevano benissimo di dover esser smistate in Serpeverde e come dar loro torto, una sola casa poteva accettare persone così arroganti e piene di se.
Lo smistamento continuò.
Nadia May? Tassorosso. Elena Mammon? Tassorosso.
-Clyde Marlock!
Ella, Eleonus e Lucille guardarono con curiosità il ragazzino minuto con gli occhiali che si avviava verso la seggiola, prima di sedersi però, fece un giro attorno al cappello osservandolo con i suoi strani occhiali, dopodiché finalmente li tolse, sospirando deluso. Nonostante l'esile figura, il suo viso era molto particolare, dava l'impressione di essere troppo sveglio per la sua età e i suoi occhi avevano una bellissima forma a mandorla, molto simili a quelli delle gemelle Ling.
Il cappello era così grande per lui che gli coprì tutto il viso.
-Corvonero!
E il ragazzino corse al tavolo dei Corvonero.
Umon Night? Serpeverde. Astro Owlords? Corvonero. Andrew Poker? Tassorosso. Grace Poker? Tassorosso. Mathilde Spinabella (una ragazza molto in carne che inciampò su uno dei gradini e fu derisa da Dafne, Fei e Mei all'unisono)? Corvonero. Adam Sunburd? Corvonero.
-Lucille Trevi?
Lucille non tremava, non inciampava e non dava l'impressione di essere preoccupata di nulla. Ella notò dei guanti che prima non le aveva visto addosso, ricordavano quelli dei motociclisti, ma erano di un intenso color rosso.
-Grifondoro!
Ella batté la testa sul tavolo, tutte le sue speranze erano state troncate da quel stupido Cappello Parlante. Ora era rilegata in una casa a cui non si sentiva di appartenere, con delle compagne di dormitorio che già trovava antipatiche e lontana da coloro che già considerava suoi amici. Anche l'invidia nei confronti di Lucille smistata in Grifondoro incideva molto sul suo umore.
-Valentin Vaine? E abbiamo finito!
Appuntò il vicepreside arrotolando la pergamena con i nomi.
Valentin Vaine si sedette dolcemente sulla seggiola sistemandosi un riccio dorato dietro l'orecchio e il cappello lo smistò in Serpeverde.
Finito lo smistamento, ci fu un caloroso applauso, dopo il quale Harry Potter si alzò per dare un brevissimo benvenuto a tutti.
-Bene, bene, rieccoci qui. Un altro anno, un altro benvenuto. Il primo giorno deve essere sempre piacevole, quindi non mi dilungo in lunghi e noiosi discorsi d'avviso, ma vi invito semplicemente a mangiare e conoscervi meglio!
E sui lunghi tavoli comparvero magicamente tantissime pietanze. Gli alunni iniziarono a parlare tra di loro e presto tutta la sala fu in fermento.
Al tavolo dei Grifondoro Lucille sorridente stringeva la mano a tutti i suoi compagni del primo anno e si presentava calorosamente, mettendoli a loro agio.
Eleonus silenzioso cercava di sorridere e annuire il più spesso possibile per non farsi prendere in antipatia dai suoi compagni.
Al tavolo dei Corvonero, il piccolo Clyde stava costruendo una torre con le patatine fritte e nemmeno degnava di uno sguardo gli altri.
Ella non riuscì a mangiare granché e non parlò con nessuno, essendo tutti occupati in altre conversazioni.
Davanti a lei Dafne e le gemelle sembravano andare molto d'accordo.
-Sono così contenta di esser stata smistata in Serpeverde, qua si punta alla grandezza e alla fama e cosa può volere uno di più dalla vita?
Disse Dafne mentre si rigirava tra le dita una forchetta, le due gemelle aggiunsero dell'altro, completandosi la frase a vicenda. Ella notò che di solito era Fei a iniziare una frase e Mei a finirla.
-Se per fama e grandezza intendi anche soldi e bellezza...
-Siamo della tua stessa opinione.
E sorrisero entrambe. Poi Dafne continuò.
-Certo che intendo anche quello! Senza bellezza e senza soldi sei solo un povero sfigato e un povero sfigato non potrebbe mai diventare famoso!
E poi guardò in direzione di Ella, ma non disse nient'altro.
Ella non avrebbe accettato quelle tre ragazzine viziate come sue compagne, domani stesso avrebbe scritto una lettera a sua zia per spiegarle che il Cappello Parlante si sbagliava e che doveva assolutamente fare qualcosa affinché le fosse cambiata la casa di appartenenza.
Poi all'improvviso Dafne e le gemelle Ling si azzittirono e guardarono terrificate qualcosa dietro le spalle di Ella, anche lei si girò e si sorprese di vedere quello che sembrava essere un fantasma, vista la sua natura semitransparente e il colore grigio-argenteo.
Era l'immagine di un uomo terrificante vestito con abiti aristocratici medievali sporchi di sangue che, senza proferire parola, continuò a fluttuare ovunque fosse diretto. Ella non aveva mia visto un fantasma, ma a differenza delle sue compagne, non ne fu spaventata, ma ammaliata.
Poi notò che anche agli altri tavoli comparvero dei fantasmi. Un frate grasso e vivace a quello dei Tassorosso che aveva spaventato Eleonus a tal punto da farlo strozzare e un altro uomo con abiti aristocratici e grandi baffi al tavolo dei Grifondoro, impegnato in accese conversazioni con degli alunni più grandi, mentre al tavolo dei Corvonero non c'era nessun fantasma.
Ad un tratto Ella si accorse di avere vicino Valentin Vaine. Non stava parlando con nessuno e così decise di presentarsi.
-Hey, io mi ricordo il tuo nome, sei Valentin Vaine, giusto?
-Sì, sono io. E tu invece sei quella che è rimasta delusa d'esser stata smistata in Serpeverde...
Al quale pronunciare questa frase non sembrò molto d'accordo con il comportamento di Ella di poco fa. Lei deglutì imbarazzata e cercò di spiegarsi.
-Vedi, è che Serpeverde è l'ultima delle case in cui pensavo di finire, è stato un po' uno shock.
Valentin non rispose ed Ella aggiunse a bassa voce:
-E poi non penso di stare molto simpatica a questa ragazza qua davanti e dal modo in cui va d'accordo con le gemelle penso che nemmeno a loro andrò molto a genio. Spero di non finire antipatica pure a te, che poi veramente non avrò nessuna compagna con cui poter andare d'accordo nel dormitorio...
A Valentin Vaine cadde la forchetta di mano.
-Ma io sono un ragazzo!
Ella si sentì una grande stupida. Aveva scambiato Valentin per una ragazza e non osò dire nient'altro quando questo cambiò posto e andò a sedersi vicino a Mei, solo a quel punto Ella vide che indossava dei pantaloni e non una gonna.
Quella cena fu straziante per lei, non vedeva l'ora di arrivare a letto e dormire.
Quando giunse il momento di andare alle proprio sale comuni fu felicissima di potersi ricongiungere con Eleonus; a differenza di lei, lui sembrava molto felice.
-Hey, tutto apposto?
Le chiese molto preoccupato.
-No, per niente! Le mie compagne sono orribili e ho fatto una figuraccia offendendo uno dei miei compagni! Non posso credere di esser stata smistata in Serpeverde! 
-E in quale casa pensavi di essere smistata?
-Grifondoro...o almeno così speravo...
Stavolta fu Eleonus a rassicurare lei nonostante l'incertezza nella sua voce.
-Beh, ormai è fatta, ma rallegrati, non sei certo obbligata a passare il tuo tempo libero con loro, al massimo le vedrai durante le lezioni e di notte nemmeno si porrà il problema visto che dormirai. E poi hai detto che studieremo insieme. Vedi, hai pure una scusa per passare il meno tempo possibile con loro. E...a proposito del compagno offeso, cerca di scusarti con lui, sono sicuro che non l'hai fatto apposta ad offenderlo.
Ella sorrise e finalmente ritrovò un po' d'entusiasmo, si ricordò di colpo anche il discorso che Hermione le aveva fatto sulle case e decise di non scriverle più nessuna lettera, ora l'idea le sembrava sciocca e infantile.
-Hai ragione tu, Ele! Grazie mille! Domani vediamoci qua davanti alla porta della Sala Grande per andare insieme a lezione, che ne dici?
-Certo, allora a domani!
-A domani!
E si salutarono perché costretti a prendere strade differenti.

Per così tanto tempo aveva immaginato i corridoi del castello... le grandi finestre... le magiche scale... i quadri viventi... e ora finalmente poteva vedere tutto questo con i suoi occhi. La sala comune dei Serpeverde era situata nella parte più bassa della loro torre.
Il prefetto dei Serpeverde, un ragazzo dai capelli neri e lunghi fin sotto al mento, si accinse ad informare tutti quanti della nuova parola d'ordine.
-La parola d'ordine per il momento è "Pietra Filosofale". Cercate di non scordarvela e guai se la dite a qualcuno che non appartiene ai Serpeverde. "Pietra Filosofale"!
Un grande portone nero e lucido si aprì e gli alunni iniziarono ad avviarsi ai loro dormitori. La sala comune dei Serpeverde, per il momento, si rivelò l'unica cosa che Ella apprezzava di questa casa.
I colori che caratterizzavano i mobili e i tendaggi erano il nero, l'argento ed il verde. Quadri molto cupi, ma bellissimi secondo Ella, erano appesi alle mura e, dietro le tende verdi delle grandi finestre, si poteva intravedere il lago.
Ella fece attenzione a vedere dove fossero dirette le sue compagne e finalmente si trovò nel dormitorio femminile del primo anno.
C'erano quattro letti di legno nero con sopra coperte verdi e accanto comodini e armadi, anch'essi neri. Erano posizionati a coppie di due, uno di fronte all'altro.
Sulla parte destra si erano posizionate le gemelle e sulla parte sinistra Dafne e Ella.
Tutti i loro bagagli erano accanto al letto. Le sue compagne avevano qualcosa come quattro valigie a testa, niente a che vedere con quella piccola e modesta di Ella.
Dafne si mise a controllare attenta il suo armadio.
-Mia madre mi aveva avvertito che gli armadi non fossero grandi e nemmeno incantati. Per fortuna le ho fatto comprare questo...
Disse tirando fuori da una delle sue valigie un armadio rosa in miniatura, molto curato nei dettagli estetici. Le gemelle si avvicinarono per vedere.
-Vedete, qua dentro possono entrare tantissimi oggetti, tra cui principalmente vestiti, che possono essere suddivisi per categorie. Questo piccolo armadio sarà la mia salvezza quest'anno. Se ne avrete bisogno, posso condividerlo con voi.
Le gemelle ringraziarono inchinandosi leggermente e aggiunsero maliziosamente:
-Sei così gentile a fare questo per noi...
-Avere così tanti vestiti qualche volta diventa una tortura...
-Beati coloro che possono contare i loro capi sulle dita di una mano.
-E indossano orribili, vecchi e logori scarponi di due misure più grandi.
Fu Dafne a pronunciare l'ultima frase e le gemelle si misero a ridere. Ella, che in quel momento stava posando i suoi attrezzi da disegno sul suo comodino, capì che la stavano prendendo in giro, preferì ignorarle, ma loro continuarono.
-E non sanno farsi un taglio di capelli decente.
Disse Mei.
-E usano oggetti da babbani. Guardate qui!
Aggiunse Fei prendendo in mano i disegni che Ella aveva posato sul suo comodino.
Questo la fece molto arrabbiare. Il suo viso divenne rosso e si riprese furiosa dalle mani di Fei i suoi disegni, trovando il coraggio non solo di farsi valere, ma arrivando quasi a minacciarle.
-Sentite, non mi interessa cosa pensiate di me, tanto nemmeno voi mi state simpatiche ma, se rimettete le vostre mani sulle mie cose, vi giuro che i vostri cari e amati vestiti non se la passeranno molto bene.
-Tu provaci se ne hai il coraggio!
Disse Dafne avvicinandosi a lei minacciosa, i suoi orecchini si erano illuminati, anche le gemelle si avvicinarono e sogghignando dissero all'unisono:
-Tre contro uno. Non ti conviene minacciarci.
Ella fu buttata di colpo sul letto da una strana forza e questo si allontanò in fondo alla stanza sbattendo contro il muro e facendola cadere per terra, il resto degli oggetti le venne incontro, il comodino sulle ginocchia e la valigia in faccia.
Le gemelle si congratularono con Dafne di quello che aveva appena fatto.
-Sei stata fantastica!
-Ma come hai fatto?
-Fortissima!
-Che fortuna averti come compagna!
Nessuna delle tre prestò più attenzione a Ella, la quale si rialzava a fatica per mettere apposto le sue cose, stava trattenendo le lacrime con così tanta forza che la gola le bruciava.
-Bene, ora che ognuno è al suo posto, io direi di andare a dormire.
Dafne e le gemelle si addormentarono immediatamente, ma ovviamente Ella non ci riuscì, finalmente poteva sfogare un po' il suo dolore.
Dalle finestre del dormitorio si poteva vedere il cielo. Le stelle brillavano e l'aria era fredda. Era seduta sul bordo della finestra piangendo in silenzio.
Non erano semplicemente antipatiche, ma anche pericolose.
Ad un certo punto riconobbe Pajoul in lontananza che volava verso di lei.
Si fece piccolo piccolo e si sedette sul suo grembo dopo averle asciugato le lacrime. Pajoul fu bravissimo a consolarla.
-Si sono comportate malissimo con me, Pajoul. Quella Dafne mi fa tremendamente paura, non riesco proprio a spiegarmi in che modo è riuscita a fare una magia così potente.
I grandi occhi verdi di Pajoul scrutarono la stanza e poi si fermarono sul letto di Dafne, voleva indicarle qualcosa, Ella lo seguì.
Pajoul indicò i suoi orecchini e lei capì.
-Vuoi dirmi che sono stati quelli a renderla così forte?
Pajoul annuì con il capo ed Ella sorrise.
Poteva finalmente andare a dormire tranquilla sapendo il piccolo sporco segreto di Dafne. Si sistemò sotto le coperte, salutò il suo gufo magico e si costrinse ad addormentarsi. Domani l'aspettava una giornata impegnativa, il riposo era d'obbligo.

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Capitolo 5
*** Prime Lezioni ***


5. Prime Lezioni

La mattina seguente Ella si svegliò prima delle sue compagne, si preparò mentre loro ancora dormivano e fu fiera di annodare al collo la sua cravatta verde a strisce argentate; non era assolutamente più un problema per lei il fatto di esser stata smistata in Serpeverde. Pajoul doveva esser volato via dalla stanza mentre lei ancora dormiva, ma nemmeno questo la preoccupò. Sui comodini delle quattro alunne erano comparsi i fogli con l'orario delle lezioni, Ella lesse velocemente le ore che aveva quel giorno e si preparò tutto il necessario per le lezioni.
Prima di uscire completamente dalla stanza le venne in mente qualcosa, le scappò un sinistro sorriso e corse a prendere una penna dal suo astuccio personale, si avvicinò al letto di Dafne e prese dal comodino il suo foglio con gli orari, proprio in fondo al foglio scrisse una breve frase accompagnata da un piccolo disegno:
"Io so il tuo segreto. Se non mi darai più fastidio non lo dirò a nessuno."
Il disegno rappresentava gli orecchini che Dafne possedeva.
Finita la sua piccola opera d'arte si sfregò le mano soddisfatta, prima di scendere le scale annodò meglio i lacci dei suoi anfibi e fece un salto rumoroso, poi scese a grande velocità.
Il rumore prodotto dal salto fece svegliare bruscamente Dafne che lentamente aprì gli occhi e si asciugò un po' di saliva che le era rimasta ai lati della bocca, si sorprese di vedere il letto di Ella già vuoto e poi notò sul comodino il suo foglio degli orari, quando lesse le righe in fondo al foglio ne rimase semplicemente scioccata e capì immediatamente chi poteva essere l'autore di tale messaggio. Le sue guance divennero rosse, per qualche motivo provava vergogna. Gettò furiosa per terra il foglio e tornò a dormire dopo aver controllato l'ora.
Ella non era l'unica ad essersi svegliata così presto, nella sala comune dei Serpeverde alcuni alunni ed alunne più grandi di lei erano altrettanto pronti per il primo giorno di lezioni. In un angolo vicino ad una delle finestre c'era un ragazzo con lo sguardo concentrato su un piccolo pezzo di carta che teneva in mano, aveva i capelli castano chiaro, lunghi fin sopra le spalle e scompigliati, portava un paio di occhiali quadrati con le lenti non incorniciate dalla montatura. Avendo lui una mascella abbastanza prominente, a prima vista dava l'impressione di essere più magro di quanto non lo fosse in realtà. Dietro di lui, un polipo si era attaccato alla finestra ed Ella curiosa si fermò ad osservarlo. Il ragazzo alzò lo sguardo e lo fissò su di lei senza battere ciglia, appena Ella notò di essere osservata, lui si alzò e se ne andò.
Anche lei uscì dalla sala comune dei Serpeverde e si avviò verso la Sala Grande per aspettare Eleonus, fortunatamente ricordò la strada molto facilmente e una volta arrivata vide che dentro c'era già chi faceva colazione.
Quando buttò un occhio al tavolo dei Tassorosso Eleonus era lì e stava mangiando, Ella corse da lui tutta sorridente.
-Buongiorno!
Disse con tono entusiasta, Eleonus, essendo occupato a masticare, ricambiò il saluto con un semplice cenno del capo.
-Hai ricevuto anche tu il foglio con gli orari?
Gli chiese sventolando il suo, in tutta risposta anche lui sventolò un foglio.
-Posso dare un'occhiata?
Chiese lei e lui glielo consegnò senza pensarci due volte.
Ella fu sollevata nel vedere che Serpeverde e Tassorosso avevano diverse ore insieme e Storia della Magia era una di queste.
La Sala Grande si riempì di studenti poco dopo ed Ella, non volendo attirare gli sguardi dubbiosi dei Tassorosso su di lei, andò a sedersi al tavolo dei Serpeverde. Cercò un posto libero più lontano possibile dalle sue compagne.
Anche se nessuna delle due case sapeva precisamente dove si trovasse l'aula, con un po' di passaparola, Serpeverde e Tassorosso del primo anno riuscirono ad arrivare a destinazione.
Dopo aver percorso diverse scale e corridoi in breve tempo si ritrovarono davanti ad una vecchia porta semiaperta, entrarono in silenzio e scelsero dei posti a sedere.
L'aula non era troppo grande, le finestre invece sì e permettevano ai raggi del sole d'illuminare tutta la stanza, una grande e vecchia lavagna si trovava in fondo e davanti ad essa una cattedra spaziosa completamente vuota.
Ella ed Eleonus si sedettero al centro; di nuovo abbastanza lontana da Dafne e le gemelle Ling.
Subito dopo la professoressa fece la sua entrata in aula, la classe salutò e lei ricambiò.
Era una donna abbastanza giovane. Aveva lunghissimi capelli ondulati di un nero veramente intenso. La pelle color ambra e gli occhi grandi di un castano molto chiaro. Indossava un lungo abito color porpora scuro, aderente sulla parte alta del corpo e dalla cintura in poi lungo e largo, in testa portava un cappello nero a punta ed era impossibile non notare un grande paio di orecchini rotondi e dorati che sbucavano tra le sue ciocche di capelli. L'unica cosa che teneva in mano era la sua bacchetta; una bacchetta curva e nera che ricordava un ramo spezzato.
Arrivata alla cattedra si appoggiò leggermente e iniziò a guardare la classe, poi fece un breve sorriso.
-Benvenuti a Storia della Magia. Se tutto va bene, io sarò la vostra insegnante per i prossimi sette anni. Il mio nome è Zaragoza Witchilson e vi converrebbe tenerlo bene a mente voi di Serpeverde perché sono la vostra direttrice.
Fece un breve pausa, dopodiché prese a camminare tra i banchi a passo lento.
-Essendo oggi il primo giorno la mia unica intenzione è di conoscere meglio i vostri nomi e le vostre facce, quindi se non vi dispiace vorrei chiedere ad ognuno di voi di presentarsi. E se ve la sentite, nominare anche il nome di un mago o di una strega famoso che stimate. Iniziamo?
Ella notò subito che il nome pronunciato più volte era quello di Harry Potter, se non il solo. Il suo turno arrivò prima di quello di Eleonus.
-Il mio nome è Ella Granger.
-Granger? Interessante.
Ella sembrava aver colpito la sua attenzione.
-Sì, Granger. E Sarah Mallow è il nome della strega che in questo momento stimo di più.
La professoressa sorrise.
-Come mai questa scelta?
Ella non sapeva subito cosa rispondere, ma poi fu abbastanza facile.
-Ho visto le sue opere a Diagon Alley e quelle sparse nel mondo sulle riviste. Mi piacciono molto. Il fatto di esser stata così generosa ed averle semplicemente condivise con tutti senza chiedere nulla in cambio è un motivo in più per stimarla.
La professoressa non le fece altre domande e passò ad Eleonus, anche se dal suo sguardo sembrava volesse sapere anche altro.
-E tu? Il tuo nome?
-Eleonus Burton...
Dal semplice tono di voce la professoressa capì il disagio che lo percorreva all'idea di ricevere una domanda a cui non avrebbe saputo rispondere e quindi non gli chiese altro.
A bassa voce confidò ad Ella:
-Credo abbia immediatamente capito che non so nulla di altri maghi o streghe...
-Sì, credo tu abbia ragione...
Affermò anche lei.
Le presentazioni erano finite e la professoressa era tornata vicino alla cattedra, nemmeno stavolta si sedette preferendo rimanere poggiata sul bordo.
-Sapete, dalle parti da cui provengo io, si usa raccontare ai propri figli una storia molto particolare su come abbia avuto origine il mondo magico così come oggi lo conosciamo. Da quando insegno ad Hogwarts è diventata per me tradizione chiedere ai ragazzi del primo anno, in onore del nostro primo incontro, se sono interessati a conoscerla. Voi che dite? Volete che io vi racconti questa storia? Vi avverto, è abbastanza lunga, per il finale bisognerà aspettare un po'.
Tutta la classe annuì convinta.
-Bene, iniziamo...
Tanto tanto tanto tempo fa, su una collina verde in mezzo ad un grande bosco, viveva un cacciatore insieme a sua moglie e la loro unica figlia.
Quando la moglie del cacciatore era arrabbiata i suoi capelli diventavano di fuoco, quando era triste iniziava a piovere in casa e quando era felice lasciava dietro di se una scia di fiori profumati.
Quando loro figlia diventò abbastanza grande da rendersi conto che quello che accadeva non era normale chiese ai genitori spiegazioni.
La risposta arrivò semplice e concisa: sua madre poteva fare quelle cose perché uno spirito sovrannaturale abitava dentro di lei donandole questi poteri.
Ma il cacciatore e sua moglie misero in guardia la figlia sul fatto che se avessero fatto arrabbiare troppo lo spirito questo avrebbe ucciso la madre per vendetta.
La figlia chiese loro che cosa dovevano fare per non far arrabbiare lo spirito e i genitori risposero che bastava soltanto stare lontani dal male.

La professoressa fece una pausa e guardò divertita la classe.
-E bene, nessuna domanda?
Eleonus ed Ella si guardarono a vicenda e poi lui le disse qualcosa a bassissima voce.
-Secondo me la madre è una strega e non lo sa...
La professoressa in qualche modo riuscì a sentirlo.
-Burton, perché non condividi con la classe quello che hai appena detto a Granger? Non essere timido, dai.
Ella sorrise e lo incitò con lo sguardo.
-Ecco...stavo pensando...che forse la moglie del cacciatore è una strega e non lo sa?
La professoressa annuì con il capo.
-Nessun altro ha pensato la stessa cosa?
Nessuna mano si alzò, però la classe sembrava abbastanza d'accordo sul fatto che quello che aveva detto Eleonus potesse essere giusto.
-Il vostro compagno Burton ha ragione. In questa storia nessuna sa nulla dell'esistenza della magia. Dovete capire che tanto tempo fa, pochi maghi e streghe si rendevano conto della loro natura, alcuni nemmeno immaginavano che potesse accadere qualcosa del genere a loro. Non esistevano strumenti e incantesimi che li potessero aiutare, non esistevano comunità. Tutto quello che oggi è indispensabile per controllare la nostra natura magica per loro non era nemmeno pensabile! C'è ancora un grande dibattito sull'origine della Magia o se abbia avuto un'origine, ma abbiamo le prove, anche se ad alcuni maghi e streghe non piace ammetterlo, che la storia dei babbani è più antica di quella dei maghi. Questo a cosa vi fa pensare?
Ella fu felice di avere la professoressa Witchilson come direttrice della sua casa, riuscì a incuriosirla e stupirla già dalla prima lezione, si guardò attorno e capì che anche il resto della classe stava condividendo il suo entusiasmo, ma Dafne e Valentin erano gli unici a sembrare poco interessati.
Gli sguardi di Ella e Dafne si incrociarono, la seconda si strinse nelle spalle come una tartaruga. Da quel semplice gesto Ella capì che Dafne sicuramente non l'avrebbe più infastidita in futuro.
Non rispose nessuno alla domanda della professoressa. Lei sbuffò leggermente e poi riprese il discorso.
-In fin dei conti è il primo giorno quindi mi limiterò a finire la prima parte del racconto. Ma, mi raccomando, non abituatevi al silenzio, durante le mie ore non imparerete semplicemente la Storia, ma la commenterete. Tornando alla nostra ignara strega e i suoi famigliari...
Il tempo passò e la figlia del cacciatore finalmente ebbe compiuto sedici anni. Conosceva a memoria la foresta attorno alla sua casa.
I genitori le avevano espressamente ordinato di non andare mai nelle terre dopo il fiume, se lo avesse fatto lo spirito che viveva dentro sua madre si sarebbe arrabbiato.
Un giorno andò nella foresta per raccogliere un po' di bacche. Mentre si accingeva a raccogliere i frutti, dal cespuglio sbucò fuori un serpente sibilante spaventandola.
La giovane ragazza non aveva mai visto un serpente e incuriosita si avvicinò offrendogli le bacche che aveva raccolto. Il serpente la ringraziò e le disse che preferiva i topi.
La ragazza si presentò al serpente e il serpente ricambiò. Si raccontarono a vicenda la propria vita finché non sorse il tramonto. La ragazza salutò il suo nuovo amico, ma questo le chiese di rimanere ancora. Lei rispose che non poteva, ma lui insistette affinché domani si vedessero di nuovo, la ragazza rispose di sì e tornò a casa.
Il giorno dopo tornò al cespuglio per rivedere il suo amico. Il serpente disse che voleva farle vedere la terra da cui lui proveniva e la ragazza entusiasta accettò. La condusse fino al fiume vietato e disse di venire insieme a lui dall'altra sponda. La ragazza spaventata spiegò al serpente le ragioni per le quali non poteva seguirlo. Il serpente rise di lei e infine le spiegò che i suoi genitori le avevano mentito perché non esisteva nessun spirito che abitasse nel corpo di sua madre, dopodiché attraversò il fiume e dall'altra sponda le disse che se mai vorrà conoscere cose nuove o farsi nuovi amici, non dovrà far altro che attraversare il fiume ed esplorare le terre da cui lui proveniva.

La campanella suonò.
-Oh! È già finita l'ora? Bene ragazzi, prima di andare a dormire stasera ripensate un attimo a quel che vi ho raccontato immaginando come potrebbe continuare il racconto, chi vuole può condividerlo con la classe nella prossima lezione. Buona giornata!
La classe iniziò a svuotarsi velocemente, anche Ella ed Eleonus stavano camminando a fianco per raggiungere le loro prossime classi.
-La mia prossima lezione è di Incantesimi insieme ai Corvonero, tu invece?
Chiese Ella al suo compagno.
-Trasfigurazione insieme a Grifondoro. E che cosa si fa a Trasfigurazione?!
Chiese invece Eleonus, sicuramente non ne aveva la più pallida idea.
-Impari a trasformare le cose in altre cose, animali in altri animali, cose in animali, animali in cose...
-Grazie, avevo capito al primo esempio.
-Con te bisogna andare sempre sul sicuro visto che non sai nemmeno l'indispensabile.
Eleonus a primo impatto rimase un po' offeso dalle parole di Ella e lei lo notò subito.
-Hey, scusa, non volevo fartelo pesare...
Ma lui capì immediatamente che non era di certo sua intenzione offenderlo.
-In fin dei conti hai ragione tu, non c'è assolutamente bisogno che ti scusi. Sono io che devo impegnarmi di più per rimanere al passo con gli altri.
Ella si fermò di colpo e lo guardò incantata.
-Ma questo significa che stai apprezzando il fatto di essere un mago! Sono così contenta che hai cambiato idea! I miei compagni hanno preso quelle altre scale, quindi qui dobbiamo dividerci.
Eleonus fece in tempo solo a salutare prima che lei se ne andasse.
-Allora a dopo!
Ripensò alle parole di Ella e dovette darle ragione, stava veramente iniziando ad apprezzare il fatto di essere un mago per la prima volta da quando ne ebbe conferma con l'arrivo della sua lettera per Hogwarts.
Non passò troppo tempo finché i Corvonero e i Serpeverde del primo anno si unirono per andare nell'aula di Incantesimi, anche il piccolo Clyde era tra loro. Ella non ebbe occasione di vederlo una sola volta senza i suoi preziosissimi occhiali; o li portava al collo o sulla testa, ma erano sempre insieme a lui.
L'aula di Incantesimi era molto grande e i banchi ricordavano quelli dell'università, cioè disposti su grandi scalinate su due lati opposti della classe in modo tale da lasciare molto spazio al centro dell'aula, anche la cattedra era posta abbastanza in alto rispetto al pavimento per poter avere una visione migliore su tutta la classe.
Ella fu l'ultima insieme a Clyde ad entrare. Lui si sedette vicino a lei e lei lo notò solo dopo che il professore entrò nell'aula, dovendo spostare lo sguardo verso la porta.
-Ciao! Ti ricordi di me?
Gli chiese tutta sorridente.
-Sì, eravamo insieme sulla barca, ma non ricordo il tuo nome.
Rispose lui senza guardarla.
-Nemmeno io il tuo, comunque sono Ella.
-Io sono Clyde.
Il professore salutò la classe e la classe ricambiò. Era un uomo sulla quarantina molto robusto e alto. Aveva i capelli corti e castani, ma un ciuffo grigio poggiava sulla fronte, come se fosse stato sistemato affinché stesse così. Indossava pantaloni neri e camicia bianca, un lungo mantello blu scuro e al collo un piccolo ciondolo a forma di teschio; il teschio era nero e al posto degli occhi aveva due piccole gemme blu come la notte. Nonostante la stazza intimidatoria, il suo viso era molto amichevole.
-Benvenuti alla prima lezione di Incantesimi. Il mio nome è Xeno Marlock ed oltre ad essere il vostro insegnante di Incantesimi sono anche il direttore di Corvonero. In questa materia voglio che voi diate il meglio che possiate sia nello studio che nella pratica, ma cosa più importante, nella comprensione. Attraverso la comprensione, ogni incantesimo, anche il più difficile, potrà essere eseguito in maniera impeccabile.
Il professor Marlock parlava molto veloce e con grande serietà. Ad Ella ricordò vagamente sua zia Hermione, ma carente della sua eccentricità.
Una ragazza dei Corvonero alzò la mano e il professore le diede la parola.
-Cosa intende con comprensione di un incantesimo?
-È più semplice di quello che sembra. Per richiamare un incantesimo bisogna pensare e provare determinate idee ed emozioni. Più i pensieri e le emozioni di un mago o di una strega sono in armonia con l'incantesimo, più questo sarà potente. E per fare questo bisogna comprendere e conoscere gli incantesimi molto bene. In questa prima lezione non vi introdurrò a nessun incantesimo, ma vi parlerò un po' delle principali categorie in cui vengono suddivisi. Potete trovare tutte le informazioni e i dettagli sul vostro libro di testo, esattamente tutto il primo capitolo.
Anche la lezione di Incantesimi fu molto interessante per Ella. Fu molto attenta e prese diversi appunti, quando ad un certo punto il professor Marlock urlò nella sua direzione spaventandola, la penna le cadde di mano.
-Clyde!!!
Ella si girò verso il suo compagno di banco, capì immediatamente che due secondi prima stesse dormendo in classe e che il professore lo aveva svegliato di colpo. Si avvicinò a lui in modo minaccioso.
-Non si dorme in classe.
Gli disse a braccia conserte. Ella al posto di Clyde sarebbe diventata rossa come un pomodoro dalla vergogna, ma il piccolo Corvonero sembrava impassibile.
-Papà, sono cose che già conosco e lo sai anche tu.
Fu la sua risposta. Tutta la classe fu colta di sorpresa da quella informazione, nessuno se lo aspettava. Il padre si avvicinò al figlio e con sguardo severo gli rispose.
-Non importa cosa tu sappia o no, in classe c'è bisogno di rispetto e dormire rischiando di infastidire gli altri con il proprio russare non può essere minimamente considerato accettabile.
Dopo quella sgridata Clyde non si addormentò più, ma non prese nemmeno appunti o ascoltò la lezione, si limitò a scarabocchiare una delle sue pergamene con strani disegni di oggetti che Ella non aveva mai visto.
Alla fine della lezione, quando tutti iniziarono a uscire, non resistette alla tentazione di chiedergli che cosa fossero.
-Clyde! Aspetta!
Lo rincorse prima che potesse scomparire, lui si fermò di colpo e guardò nella sua direzione.
-Mi chiedevo, ma cosa erano quelle cose che stavi disegnando prima?
Sembrava abbastanza sorpreso dal ricevere una tale domanda.
-Sono strumenti musicali.
E tirò fuori la pergamena e indicò uno per uno gli strumenti chiamandoli per nome.
-Questa é una batteria, questo un microfono, questo un pianoforte, questo invece un violino e questa...questa è una chitarra, la mia preferita. Ma è roba da babbani, non interessa a nessuno qua ad Hogwarts.
Ella si rivide un po' in Clyde e per questo seppe esattamente cosa dire in quel momento.
-A me piace veramente tanto disegnare e anche quella è considerata "roba da babbani". Le mie compagne il primo giorno mi hanno anche presa in giro per questo, ma a me non importa e non dovrebbe importare nulla nemmeno a te.
Anche se dalla sua espressione non trapelava nulla, Ella era sicura di aver detto qualcosa che gli fece molto piacere, semplicemente perché sapeva come ci si poteva sentire quando le persone attorno a te sminuivano qualcosa di tuo grande interesse.
La sua prossima lezione sarebbe stata Difesa contro le Arti Oscure insieme a Grifondoro. Anche stavolta non fu complicato raggiungere l'aula anche se per arrivarci ci volle più tempo. A Ella ricordò molto l'aula di Storia della Magia, ma meno luminosa. I Grifondoro erano già lì ed Ella trovò un posto molto vicino a Lucille, prima di poterla salutare intravide davanti a lei il vicepreside Leonard Pix.
-Difesa contro le Arti Oscure, bel nome per una materia, non trovate? Sapete...quando ricevetti la mia lettera per Hogwarts credevo fosse uno scherzo di pessimo gusto e invece si rivelò tutto reale, magicamente reale. E questa materia divenne la mia preferita sin da subito. Ogni giorno venivo a conoscenza di cose che prima di allora ebbero luogo solo nella mia immaginazione, e qui è dove ho imparato a proteggermi da quelle più pericolose. Spero che anche voi possiate appassionarvi come io mi sono appassionato allo studio e alla conoscenza della Magia. Comunque, il mio nome in caso ve lo siate scordato è Leonard Pix e sono il direttore di Tassorosso, oltre che vicepreside.
Un bel discorso di benvenuto dal quale si poté comprendere immediatamente che il professor Pix non fosse figlio di maghi. Il resto della lezione fu anch'essa piacevole, Ella adorava i suoi professori e non vedeva l'ora di condividere la sua felicità con sua zia Hermione scrivendole una lettera. Il professore spiegò loro che i primi tre anni saranno più teoria che pratica e li diede consigli su come studiare al meglio.
Finita la lezione fu Lucille a salutare Ella.
-Ella! Ma sei stata tutto questo tempo dietro di me senza dirmi nulla?
Entrambe si sorrisero e presero a camminare in direzione della porta.
-Mi dispiace, non volevo disturbarti.
-Hai fatto bene, specialmente se la lezione è di un professore con le mie stesse origini, sono sicura che anche ad Ele farà piacere saperlo.
-Lo credo anch'io... Hey, ma eccolo lì!
Ella indicò davanti a lei Eleonus, accanto a lui c'era anche Clyde, stavano camminando verso di loro e presto si fermarono a salutare.
-Ele, lo sai che il professore di Difesa contro le Arti Oscure è figlio di babbani come te e Lucille? E non solo, è anche vicepreside e direttore dei Tassorosso!
Gli spiegò Ella convinta che fosse un bene per lui sapere queste cose il prima possibile.
-Noi invece abbiamo conosciuto il direttore dei Grifondoro, il professor Theodor Lupin.
Disse Eleonus guardando in direzione di Lucille.
-E insegna pozioni.
Aggiunse Clyde dopo essersi grattato la fronte, dopodiché i due ragazzi si guardarono ed Eleonus parlò per entrambi.
-Clyde mi ha chiesto di aiutarlo con una cosa, molto urgentemente...
-E con cosa?
Chiese Lucille facendo un passo avanti. Eleonus guardò in direzione di Clyde come per cercare una conferma, ma il suo compagno di pozioni dissentì con un cenno del capo.
-È...ehm...è un segreto, mi dispiace.
Le ragazze rivolsero loro sguardi dubbiosi, ma non fecero altre domande.
-Come volete, allora noi andiamo...Ciao, ciao!
Disse Lucille girandosi dall'altra parte, aveva iniziato a camminare ed Ella la seguì subito dopo, si girò un'ultima volta per vederli andare in una direzione diversa e poi scomparì insieme a Lucille giù per un corridoio in direzione della Sala Grande.

-Sei sicuro di sapere dove andare?
Chiese Eleonus a Clyde mentre si guardava attorno fissando il suo sguardo su armature, quadri, corridoi e finestre che non aveva ancora visto. A differenza sua, Clyde sembrava conoscere bene il castello.
-Grazie a mio padre, che lavora qui da prima ancora che io nascessi, Hogwarts per me è abbastanza priva di misteri. A casa mi intrufolavo sempre nel suo ufficio per poter leggere i libri della sua biblioteca o le scartoffie scolastiche che collezionava. Quindi non temere e fidati di me, poche cose questo castello può nascondermi.
Rispose Clyde con il suo solito tono di voce pacato e disinteressato.
-Eccoci.
Si fermarono davanti ad una vecchia porta, Clyde estrasse la sua bacchetta. Era di legno, color mogano molto scuro, sottile e non troppo lunga.

-Alohomora.
E la porta si aprì immediatamente lasciandoli entrare.
Eleonus rimase stupefatto.
-Sai già fare incantesimi?!
-Non ti meravigliare, capiterà molto spesso che mi sentirai pronunciare incantesimi che non conoscerai. Ecco perché ho bisogno di questa stanza, a differenza della maggioranza, se non tutti, io avrò molto da annoiarmi qua ad Hogwarts visto che so già la maggior parte delle cose che faremo per i prossimi tre anni, specialmente ad incantesimi. Sai, quando hai la casa piena di libri e passi un sacco di tempo da solo, questo è il minimo che faresti per non annoiarti.
Ad Eleonus scappò una breve risata.
-Non ci posso credere, ma allora sei un genio!
Clyde rimase sorpreso da tale complimento.
-Genio? Perché mai? Ho solo la casa piena di libri...
-Sì, ma nessuna persona normale, a soli undici anni, sarebbe in grado di imparare così tante cose in così poco tempo.
-Non l'avevo mai pensata da questo punto di vista...seguimi.
Disse infine Clyde una volta entrato nella stanza.
Era tutto buio e dovettero tossire per colpa della polvere, le loro voci rimbombarono per colpa dell'eco.
-Lumos Maxima.
La bacchetta di Clyde illuminò l'intera stanza. Eleonus intravide una finestra oscurata e si impegnò ad aprirla, la luce illuminò i muri ed il pavimento.
Era una stanza di media grandezza, piena di polvere e completamente vuota, se non per un vecchio banco in un angolo con sopra poggiata una sedia senza una gamba.
-Quindi, sei sicuro che qui non viene più nessuno?
Chiese Eleonus, seguito da un forte colpo di tosse.
-Sì, sono sicurissimo. Un tempo questo era l'ufficio di un bidello di Hogwarts, non ricordo esattamente il nome, ma so che dopo la sua morte non venne mai più usato, nemmeno come sgabuzzino. Sembra che si siano dimenticati completamente che esistesse, meglio per noi, no?
Rispose Clyde guardando in direzione del soffitto.
-Una volta ripulito sarà perfetto per i miei esperimenti e per il mio nuovo passatempo!
Aggiunse con le mani poggiate sui fianchi.
-Pensavo avessi solo intenzione di imparare a suonare la chitarra, di quali esperimenti parli?
Clyde si girò di colpo verso Eleonus e sorrise leggermente.
-È una sorpresa, lo scoprirai molto presto.
Eleonus lo guardò dubbioso, ma non si soffermò a lungo sulle sue parole.
-Comunque, ti devo ringraziare per esser stato così gentile da condividere con me questa stanza dimenticata, non puoi nemmeno immaginare di quanto io ne avessi bisogno.
-Ma a cosa ti serve di preciso? In fin dei conti non hai motivi per nascondermelo visto che la useremo insieme.
Clyde si sistemò gli occhiali sul viso e iniziò a scrutare la stanza da cima a fondo come se fosse alla ricerca di qualcosa.
Eleonus si grattò brevemente la testa ed infine gli rispose.
-Ho bisogno di un posto per allenarmi. Sono obbligato a farlo, se smettessi, mio padre se ne accorgerebbe subito. E questo non deve assolutamente accadere.
Clyde rimase a fissarlo attraverso i suoi occhiali per qualche secondo.
-È l'ultima cosa che mi sarei aspettato che tu dicessi. Allenarti? E per cosa?
-È una sorpresa, lo scoprirai molto presto.
Gli fece eco Eleonus, entrambi sorrisero.
-La parte più difficile non sarà tanto pulire tutta questa polvere, ma trovare il materiale di cui abbiamo bisogno. Mi serve un banco più grande, una sedia decente e un armadio. Tu di cosa hai bisogno?
Chiese Clyde dopo essersi posizionato gli occhiali sulla fronte.
-Ho tutto quello di cui ho bisogno nella mia valigia, non ti preoccupare.
Rispose Eleonus con le mani dietro la schiena.
-Adesso andiamo, ho una fame assurda!
E subito la pancia di Clyde brontolò lasciando dietro di se un eco imbarazzante.
Uscirono dalla loro stanza segreta e si avviarono verso la Sala Grande.
Eleonus memorizzò abbastanza bene la strada usando come riferimenti alcuni quadri e statue, senza dimenticarsi delle scale.
Anche se si conoscevano da qualche giorno e appartenevano a case differenti, la loro giovane età e i diversi interessi in comune permisero ai quattro giovani di prendere confidenza tra di loro dando vita a qualcosa che molto facilmente si potrebbe considerare amicizia.

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Capitolo 6
*** Album Scolastici ***


6. Album Scolastici

Cara zia Hermione,
Sono molto contenta qua ad Hogwarts. Non mi annoio mai e i professori che ho conosciuto fin ad ora sono tutti molto simpatici.
Sul treno ho conosciuto un un ragazzo di nome Eleonus e siamo diventati amici. Lui è di origini babbane e suo padre non sa che frequenta Hogwarts, se lo scoprisse mi ha detto che sarebbe una catastrofe. Non ha i libri quindi lo aiuto prestandogli i miei.
Sono stata smistata in Serpeverde, l'avresti mai detto? Io no! Eleonus invece è un Tassorosso.
Sono rimasta molto sorpresa, ma alla fine mi sono ricordata di quello che hai detto e non mi sono fatta più problemi. L'unica cosa negativa erano le mie compagne, ci ho litigato il primo giorno, non riuscivano a sopportare che qualcuno come me facesse parte dei Serpeverde, avevo paura di doverle affrontare tutto l'anno, ma alla fine, grazie a Pajoul, sono riuscita a costringerle a lasciarmi in pace. Non mi daranno più fastidio, ne sono sicura.
Ti ricordi la ragazza che alla stazione mi è venuta incontro facendomi cadere il vassoio? È una studentessa di Hogwarts! Si chiama Lucille ed è una Grifondoro, anche lei, come Eleonus, è di origini babbane.
Mi stavo dimenticando di raccontarti di Clyde. Lui invece è un Corvonero. Suo padre è il professore di Incantesimi e durante la prima lezione l'ha sgridato perché si era addormentato in classe. Non ha prestato per nulla attenzione, ma io penso che lo abbia fatto perché sa già quello che noi ancora dobbiamo imparare. Anche lui disegna, strumenti musicali. Mi ha spiegato che sono cose da babbani e pensava che a me non avrebbe interessato e invece no, mi interessano molto.
Zio Harry non lo vedo dal giorno dello smistamento, ma penso sia perché è pieno di impegni.
Sono molto curiosa di sapere come stai e cosa stai facendo. James e Hugo ti hanno più cercata?
Ti mando un abbraccio!


Ella stava rileggendo la lettera che aveva appena finito di scrivere, accanto a lei c'era Pajoul intento a pulirsi le penne, in quel momento aveva le stesse dimensioni di un gufo normale. Dietro la lettera disegnò lei i e suoi compagni Eleonus, Lucille e Clyde tutti sorridenti. Non dimenticò particolari come i capelli ricci di Eleonus, i guanti rossi di Lucille e gli occhiali di Clyde.
La lettera era pronta, l'arrotolò e la diede a Pajoul che la prese nella zampa e volò via dalla finestra.
Ella si girò verso i letti del dormitorio, nella stanza c'erano solo lei e Dafne.
La sua compagna di dormitorio aveva posizionato un grande specchio vicino al letto. Era uno specchio ovale molto bello, aveva una cornice bianca di legno scolpito.
Dafne aveva cambiato le tende e le lenzuola al suo letto. Non erano più di un semplice verde scuro, ma ora bellissimi disegni scuri e fantasiosi ricoprivano coperte e cuscini verdi. Qua e là spuntavano dei nastri di velluto verde legati a forma di fiocchi che aggiungevano un tocco ancora più femminile al suo angolo di dormitorio.
Ella la stava guardando mentre era occupata ad abbinare insieme un vestitino rosso lungo fino alle ginocchia con un paio di scarpe a punta rotonda nere e luccicanti.
I suoi lunghi capelli biondi erano legati in due trecce perfette, opera delle gemelle Ling. Una volta indossate le scarpe, si portò le trecce davanti in modo da mettere in mostra i fiocchi neri alle estremità e i suoi orecchini pericolosi. Prese un paio di occhiali da sole con le lenti rosse e li indossò. Finalmente era pronta.
Prima che scendesse giù nella sala comune i loro sguardi si incrociarono per la prima volta quel giorno, ma nessuna delle due disse nulla.
Ella e le sue compagne preferivano ancora ignorarsi, come se fosse l'unico modo per poter riuscire a sopportarsi a vicenda nello stesso dormitorio.
Anche lei non indossava la sua divisa, ma il maglione verde a collo alto e una gonna di jeans molto larga, ma stretta in vita.
Le lezioni eran finite e lei ed Eleonus si dovevano vedere per ripassare rispettivamente Pozioni ed Incantesimi.
Essendo di case diverse non sapevano ancora dove sistemarsi, ma fu Clyde a consigliar loro la biblioteca. Lucille, che in quel momento era accanto ad Eleonus per vedere come se la stesse cavando, appena sentì nominare la biblioteca disse che sarebbe venuta insieme a loro.
Prese la borsa con i libri e si avviò verso la la Sala Grande dove avrebbe incontrato gli altri.
Una volta riuniti, i quattro ragazzi, sotto la guida di Clyde, si avviarono verso la biblioteca. Lucille continuava a riempirlo di domande sulla planimetria di Hogwarts e ad ogni risposta ricevuta scriveva qualcosa su una piccola agenda piena di brillantini viola.
Ella ed Eleonus non ebbero occasione di dire nulla, Lucille era talmente interessata a imparare il prima possibile dove portasse ogni corridoio ed ogni serie di scale che non lasciava trascorrere nemmeno un minuto di pausa tra una domanda e l'altra.
-E questa davanti a voi è la biblioteca.
Clyde indicò una grande porta aperta, si potevano già intravedere l'enorme quantità di scaffali pieni di libri.
Lucille finì di appuntare anche questo sulla sua agenda e prima che la mettesse via, Clyde si avvicinò per vederla meglio, si abbassò in fretta gli occhiali sul volto e la studiò. Lucille rivolse uno sguardo sorpreso ad Ella ed Eleonus, la sua espressione fu abbastanza buffa da farli sorridere contemporaneamente.
Clyde sbuffò deluso e si rimise gli occhiali sulla fronte.
-Cosa aspettate ancora? Entrate. Ricordate, parlate a bassa voce.
Disse in tono triste. Il gruppo riprese velocemente a camminare, finalmente erano in biblioteca.
Lucille non smetteva di produrre rumori di stupore e meraviglia.
-Ele, ma tu ci puoi credere che tutto questo sia reale? Mi sembra di stare in una favola! Questi vecchi tavoli...
Disse quasi sibilando mentre accarezzava un tavolo vicino.
-Questi libri così antichi...
Aggiunse dopo aver preso tra le mani un libro da uno scaffale, lo accarezzò per poi riporlo dolcemente al suo posto. In quel momento tutti e tre notarono che Lucille stesse indossando gli stessi guanti del giorno dello smistamento. Ella si avvicinò a lei.
-Mi piacciono molto i tuoi guanti, ti ho visti portarli anche il giorno dello smistamento.
Le disse guardandoli curiosa. Lucille glieli mostrò meglio, i suoi occhi si erano illuminati e sorrise, aveva una piccola fessura tra i denti perfettamente bianchi.
-Sono il mio portafortuna! Significano tanto per me, sono la cosa più preziosa che io possegga. Non so cosa farei se li perdessi.
Confidò a bassa voce ad Ella. Eleonus corse da loro.
-Io e Clyde abbiamo trovato un tavolo libero vicino a una finestra, venite?
Le ragazze lo seguirono, il tavolo si trovava in fondo alla biblioteca, subito dopo il reparto proibito e loro erano gli unici studenti presenti in quell'area. Dopo aver ammirato un po' il reparto proibito si sedettero al tavolo libero.
Ella vide Clyde salire su una scala per prendere un libro da uno scaffale molto in alto.
Con il libro in mano si sedette accanto a loro. Lucille stava riordinando i suoi appunti, Eleonus aveva già aperto il libro di Incantesimi, ma Ella era curiosa di vedere che libro stesse sfogliando Clyde, così si avvicinò a lui.
-Posso guardare anche io?
Gli chiese timidamente, lui fece un piccolo cenno con il capo e lei buttò il suo sguardo sul libro, ma più che un libro, ricordava un album di foto.
Su ogni pagina c'erano le foto in movimento di alunni di Hogwarts di ogni età. Alcuni sorridevano, altri ci provavano e altri ancora non si disturbavano a mettersi in posa.
-Ma questi sono alunni di Hogwarts, giusto?
Chiese a Clyde per avere conferma.
-Sì. Tutto questo reparto è riservato agli album scolastici. Puoi trovare qualsiasi alunno che abbia mai frequentato Hogwarts dopo l'invenzione delle foto magiche. Sono divisi per anni e case. Anche noi faremo parte di questi album, che lo vogliamo o no, un incantesimo molto potente si occupa di aggiornare la raccolta ogni anno senza che noi ce ne possiamo accorgere. È il mio reparto preferito della biblioteca. In questo momento sto cercando mio padre al primo anno, eccolo!
Clyde indicò la foto di un ragazzo con i capelli molto corti che gli somigliava molto, tranne per gli occhi, più grandi e chiari dei suoi.
A sentire le parole di Clyde, Ella rimase a bocca aperta e si mise a fissare la libreria da dove l'album era stato preso, era terribilmente curiosa di vedere un sacco di maghi e streghe di sua conoscenza, così si alzò e corse ad esplorarla.
Ogni album recava scritte due cose: anno e casa.
La prima persona che voleva vedere era sua zia Hermione e non solo al suo primo anno, ma in ogni anno! Così tornò al tavolo e si mise a fare un breve calcolo per conoscere l'anno preciso in cui sua zia venne per la prima volta ad Hogwarts.
-Che cosa stai facendo?
Le chiese incuriosito Eleonus.
-Sto calcolando l'anno in cui mia zia Hermione è venuta per la prima volta a Hogwarts, così posso vedere che aspetto aveva...
-Tua zia ha veramente un nome strano, pure più del suo.
Disse Lucille indicando Eleonus, chiuse il suo libro e si mise ad osservare Ella che correva a prendere l'album che desiderava.
-Grifondoro, anno 1990! Speriamo sia quello giusto...
Tornata al tavolo iniziò a sfogliarlo con attenzione.
-Hermione Granger...eccola!
Esclamò infine vittoriosa, Clyde spostò il suo sguardo da Lucille a Eleonus, poi si mise a ridere. I tre ragazzi si fermarono a guardarlo, sembrava stesse ridendo di loro.
Lucille se ne accorse prima degli altri e iniziò ad aggrottare le sopracciglia.
-Ti ho visto come hai guardato me ed Ele, per caso stai ridendo di noi?
Clyde smise di ridere, ma un sorriso beffardo gli rimase sul volto.
-Certo, perché per voi "Hermione Granger" è solo un semplice nome, non sapete che Ella porta uno dei cognomi più famosi del nostro mondo. Durante lo smistamento non sono stato particolarmente attento, ma l'unica cosa che ho ricordato molto bene è stato il suo cognome, "Granger". Ero così curioso di conoscere meglio un Granger che ho deciso di sedermi vicino a lei durante l'ora di Incantesimi.
Lucille rivolse uno sguardo meravigliato a Ella.
-Perché non ce l'hai detto?
Le chiese bruscamente, Ella arrossì di colpo, ma prima che potesse rispondere Clyde riprese il suo discorso.
-Hermione Granger ha combattuto a fianco del nostro preside, Harry Potter, contro il più potente mago oscuro che il mondo abbia conosciuto. E oltre a questo, è una delle streghe più potenti che ci siano in giro.
-Davvero?! Ti prego, Clyde, raccontaci tutto!
Aggiunse entusiasta Lucille dopo aver preso l'album per ammirare le foto. Clyde sorrise sincero per la prima volta e poi guardò Ella.
-Non vorresti raccontarla tu questa storia, Ella?
Chiese invece lui prendendola alla sprovvista.
-Io? Ma...io sono adottata, non sono una vera Granger. E poi, se devo essere sincera, questa storia non la conosco bene. Mia zia...
I ragazzi la guardarono perplessi, si fece coraggio per riprendere il discorso, in quel momento si accorse ancora una volta di quanto cose Hermione non le aveva ancora raccontato.
-Mia zia, o almeno io la chiamo così, ha sempre preferito raccontarmi poco e niente. Forse è meglio che lo racconti tu, Clyde...
Clyde la stava studiando con lo sguardo, qualcosa nelle sue parole lo aveva incuriosito e lasciato con un sacco di domande.
-Va bene, la racconterò io. Pronti? Allora... Un giorno, un mago così terrorizzato dall'idea di morire o di essere dimenticato, decide di diventare il più potente di tutti, pure più potente della morte. Il suo nome era Tom Orvoloson Riddle. Più passava il tempo, più diventava potente e più gente decideva di seguirlo. Oltre che potente, era anche malvagio. Non sopportava l'idea che suo padre fosse un babbano e così decise di ucciderlo, facendosi riconoscere con il nome di Voldemort, rinnegando quello del padre. Tutti avevano paura di lui, tanto che non pronunciavano nemmeno il nome con cui aveva deciso di farsi conoscere. Alla fine riuscì a trovare un modo per sconfiggere la morte. Divise la sua anima in sette pezzi, così se il suo corpo moriva, la sua anima rimaneva sulla Terra. Ma un giorno una profezia venne fatta: un bambino nato alla fine di Luglio e tra i primi giorni d'Agosto sarebbe stato in grado di sconfiggerlo. Spaventato da questa possibilità, prese di mira il figlio James e Lily Potter, una coppia di maghi che facevano parte dell'Ordine della Fenice, l'ultimo gruppo di persone che avevano ancora il coraggio di combattere Voldemort e i suoi seguaci. Il nome del bambino, ovviamente era Harry. Harry Potter. La madre di Harry sacrificò la sua vita per salvarlo, proteggendolo con un incantesimo talmente antico quanto potente. L'anatema che uccide rimbalzò su Voldemort e lui rimase senza corpo. Harry Potter divenne subito famoso, nessuno era mai sopravvissuto prima di lui a tale incantesimo! Ma non penserete mica che finisca tutto qui...
-Certo che no!
Esclamò entusiasta Eleonus, anche lui era completamente immerso nel racconto.
-Sei bravo a raccontare, Clyde!
Lo complimentò Ella.
-Ti prego, continua...
Aggiunse Lucille incitandolo con la mano.
-L'unico mago che Voldemort temeva era Albus Silente, a quel tempo preside di Hogwarts. Silente decise che era meglio tenere Harry Potter lontano dal mondo dei maghi finché non sarebbe stato pronto a conoscere la storia che il suo nome portava. Una volta compiuti undici anni iniziò a frequentare Hogwarts, dove si fece un sacco di nuovi amici, tra cui Hermione Granger e Ron Weasley, ma insieme agli amici iniziarono anche i guai. Ogni anno che passava Voldemort si avvicinava sempre di più a riprendere i suoi poteri. E così fu. Voldemort tornò e con il suo ritorno ci fu una breve, ma distruttiva guerra in cui molte persone morirono. Alla fine però, il bene riuscì a trionfare, Harry Potter riuscì a sconfiggere il Signore Oscuro e noi potemmo godere di un lungo periodo di pace. Il mondo magico si riprese velocemente e tutto divenne presto storia. Con il tempo saprete meglio ogni dettaglio, se siete curiosi pure qua in biblioteca potete trovare dei libri che trattano l'argomento, ma a grandi linee questo è quello che accadde.
Clyde si alzò dal tavolo e tornò a guardare gli scaffali in cerca sicuramente di un altro album. Intanto Eleonus, Lucille ed Ella guardavano le foto in movimento dei giovanissimi Harry, Hermione e Ron.
-Sapete, io Harry Potter lo conosco, viene spesso a visitare zia Hermione tanto che ho iniziato a chiamare zio anche lui. Ha sempre qualcosa di interessante da raccontare, non si può tenere il conto di quante avventure abbia vissuto! Ma a guardarlo in questa foto, così piccolo e ingenuo, mi fa pensare...se lui è riuscito ad arrivare così lontano, nulla può fermare anche noi dal diventare un giorno leggende.
Ella e Lucille avevano sul viso un'espressione sognante, ma Eleonus sembrava non condividere l'idea, a lui la strada sembrava così lunga e tortuosa che non poteva nemmeno immaginare che potesse accadere a lui un tale destino. Clyde tornò al tavolo con un altro album.
-Credo che questo sia quello giusto. Volete vedere invece che aspetto aveva Voldemort il suo primo anno ad Hogwarts?
Chiese iniziando a sfogliare l'album.
Lucille rimase sorpresa da tale affermazione.
-Mi stai dicendo che lui ha frequentato la stessa scuola in cui noi ci troviamo adesso?! Io pensavo, non so, che avesse imparato tutte quelle cose cattive sperduto in qualche posto oscuro del mondo! E in quale casa fu smistato?
Gli chiese alla fine con tanta enfasi.
-Ma in Serpeverde, ovviamente. Aveva il dono di parlare con i serpenti, solo un vero erede di Salazar Serpeverde ne sarebbe stato capace.
Eleonus allora capì perché Ella rimase così sorpresa di essere stata smistata in Serpeverde, ma per essere sicuro che questa fosse la ragione non esitò a chiederglielo.
-Ella, è per questo che sei rimasta così sorpresa di essere stata smistata in Serpeverde?
-Cosa? No, no... Io non avevo la più pallida idea che Voldemort fosse un Serpeverde. Ne sono rimasta sorpresa perché non credo di rappresentare quelle qualità che di solito servono per essere smistati in questa casa. Ma ormai non è più un problema per me, come dice zia Hermione: la casa non deve dirti chi sei, ma aiutarti a scoprire chi sei.
Fu la sua risposta.
-L'ho trovato! Venite a vedere.
Esclamò entusiasta Clyde, i ragazzi si accerchiarono attorno a lui. Il giovane Voldemort non aveva nulla di diverso da qualsiasi altro ragazzo della loro età. Il suo non era uno sguardo maligno, più che altro malinconico. Se i capelli di Ella fossero stati più corti si sarebbero assomigliati abbastanza visto che condividevano anche gli stessi occhi scuri, ma a differenza di Ella, quelli del giovane Voldemort sembravano più spenti e cupi. Ella notò subito la somiglianza e sorridendo si tirò i capelli all'indietro cercando di imitarlo.
-Hey, non gli somiglio forse un po'?
Chiese cercando di imitare la sua espressione rattristita, ma finì per risultare piuttosto buffa. Eleonus e Lucille risero.
-No, nemmeno un po'!
Rispose velocemente Lucille. Clyde invece non gli aveva sentiti, teneva il segno ad una pagina mentre sfogliava velocemente le altre. Poi si mise ad agitare violentemente l'album come se cercasse qualcosa che mancava.
-Cosa succede?
Chiese Eleonus pensieroso.
-Manca una foto! Com'è possibile? Queste foto non possono essere tolte dall'album, questo lo so perché ci ho provato io stesso. Guardate.
I ragazzi guardarono a turno, evidentemente mancava una foto e dove un tempo ci doveva esser scritto un nome, ora non c'era più niente. Clyde si mise a pensare, incuriosito andò a prendere anche altri album delle annate seguenti.
-Sfogliate questi album e ditemi se anche lì mancano delle foto. Che cosa misteriosa, non trovate?
I ragazzi si misero al lavoro e con grande sorpresa, trovarono in tutti e sette gli album portati da Clyde degli spazi vuoti.
-Che strano! Cosa vuol dire questo?
Chiese Eleonus guardando in direzione di Clyde, Ella alzò le spalle e Lucille guardò il soffitto come se fosse in cerca di una risposta.
-Qualcosa vuol dire di sicuro. Qualcuno non vuole che si conosca il viso dell'alunno o alunna di cui manca la foto. Non può essere un caso. Forse è la persona nella foto stessa che le ha tolte, o forse no. Chi può saperlo a questo punto. Sono passati talmente tanti anni, la persona nella foto potrebbe essere già morta.
Disse Clyde, dopodiché fece un breve sospiro e si mise gli occhiali per guardare gli album in questione. Li tolse subito dopo, sul viso aveva un'espressione sconfitta.
Ella propose la sua idea.
-Forse era talmente brutto o brutta che si vergognava ad avere la sua faccia immortalata in una foto, pensate in sette!
Eleonus rise, ma Lucille la guardò storto.
-Che cosa cattiva da dire. Ma non credo, sarebbe una motivazione troppo stupida. Forse le foto non ci sono perché qualcuno avrà cancellato qualsiasi traccia della persona in questione. Forse per vendetta, chi lo sa.
Lucille invece propose la sua d'idea.
-Potresti avere ragione. O magari qualcuno le ha usate per qualche strano rito, forse per cercare di comunicare con la persona in questione una volta che questa è morta...sapete, come una seduta spiritica...
Concluse Eleonus. Clyde si alzò di colpo, facendo fare alla sedia un grande rumore. I ragazzi lo guardarono correre verso lo scaffale da dove aveva preso gli album. Passò il dito su alcuni album e poi tornò al tavolo con uno sguardo trionfante.
-Ragazzi...credo che le foto siano state prese e portate via di recente. A confronto degli altri album, che sono pieni di polvere, questi sette ne hanno veramente poca. Li ho presi dallo scaffale che erano già così. Qualcuno gli ha sfogliati di recente in cerca delle foto, questo è quel che penso io.
-Potresti avere ragione, ma alla fine, a noi cosa importa? Sono solo le foto di qualcuno che molto probabilmente nemmeno conosciamo.
Ella sembrava essersi stufata di parlare delle foto scomparse e anche Lucille ed Eleonus, sapendo di non trovare risposte, persero l'interesse. Solo Clyde sembrava prestare ancora attenzione all'accaduto, ma non aveva intenzione di annoiare nessuno così concluse dicendo le ultime cose a riguardo.
-Hai ragione, speriamo solo non abbia nulla a che fare con le Sette Fiamme.
Lucille ed Eleonus guardarono Ella, volevano vedere se anche lei sapeva cosa fossero le Sette Fiamme, ma non sembrava sapere di cosa Clyde stesse parlando.
-Le Sette Fiamme? Non ne ho mai sentito parlare...
Ella si rivolse a lui con espressione dubbiosa, Clyde invece rise di nuovo. Lei si sentì un po' offesa, ma Eleonus trovò subito le parole giuste per scusare il comportamento dell'amico.
-Non ci fare troppo caso, in fin dei conti è un genio, sa troppe cose per un mago della sua età. Io non so voi, ma sono curioso di sapere pure questa storia... Le Sette Fiamme dicevi?
-Scusami, Ella. Non darò più per scontato che anche tu conosca proprio ogni cosa che anche io conosco del nostro mondo. Se volete vi racconto in breve anche la storia delle Sette Fiamme.
Lucille li guardò perplessa. Non che non volesse sentirla, ma dovevano anche studiare, in fin dei conti erano venuti in biblioteca per quello. Alla fine però, cedette.
-Va bene, però dopo basta con le storie, ci deve rimanere del tempo anche per studiare qualcosa.
Furono tutti d'accordo con le parole di Lucille, Clyde si grattò il mento prima di iniziare.
-Allora, le Sette Fiamme, cosa vi posso dire delle Sette Fiamme? Beh, principalmente che per la Gazzetta del Profeta erano una setta di maniaci. Tutto iniziò qualcosa come dodici anni fa. Si presentarono dei strani casi di omicidio. Persone che morivano perché il loro petto, in particolare il loro cuore, era stato bruciato dall'interno. In una sola settimana ci furono venti persone, tra babbani e maghi, adulti e bambini, a morire in questo tragico modo. Continuarono per un po' finché non comparvero queste figure incappucciate sulle scene dei delitti. Non era un caso, volevano farsi riconoscere. Un giorno entrarono in un locale a Diagon Alley e uccisero tutte le persone che si trovavano lì, alla luce del giorno. Erano in sette, tutti incappucciati e vestiti di rosso, come il fuoco, come il sangue. Nessuno poteva toccarli, il loro capo era così forte che non aveva bisogno di una bacchetta per proteggersi e proteggere i suoi compagni. Alleggiava un grande terrore nell'aria, nessuno si fidava di nessuno, ma presto si capì che oltre a loro sette, nessuno faceva parte del loro gruppo. Non accettavano nuovi membri e nessuno sapeva le motivazioni dietro le loro azioni. Diedero un sacco di filo da torcere al Ministero della Magia. Fu creato un gruppo d'indagini di cui anche Harry Potter ed Hermione Granger ne fecero parte, insieme a maghi e streghe da tutto il mondo. Alla fine, riuscirono a catturarne due di loro. Una si trova ad Azkaban, la prigione per maghi e streghe più sicura del mondo, mentre l'altra, che si è scoperto essere il loro capo, è pietrificata e tenuta prigioniera in un luogo che solo Harry Potter si dice conosca. Hanno cercato di convincere in tutti i modi la Fiamma rinchiusa ad Azkaban a collaborare, ma lei non ha detto assolutamente nulla. Nessun nome e nessuna spiegazione del perché avessero ucciso tutte quelle persone. Dopo la loro cattura gli omicidi cessarono. Fu un tale sollievo che nessuno fece troppe domande sul fatto che l'identità delle due Fiamme non fosse stata rivelata al pubblico. Alcuni pensano che la scomparsa di Sarah Mallow sia in parte collegata a loro, ma non ci sono prove che dimostrino questo, solo che essa sia scomparsa giusto una settimana prima che le due Fiamme fossero catturate. Ancora oggi sono sulle tracce dei restanti cinque membri, quindi ogni volta che accade qualcosa di inspiegabile, la gente tende a dire quasi d'istinto "speriamo che le Sette Fiamme non abbiano niente a che fare con questo"... Tutto ok?
Chiese infine Clyde, senza volerlo, le aveva spaventate per bene.
-Che brutta storia, preferisco non pensarci.
Confidò Lucille mentre si accarezzava lentamente i capelli.
-Ora capisco perché zia Hermione non mi racconta tutte queste storie. Tu come fai a non avere gli incubi la notte sapendo tutto questo?
Chiese invece Ella, guardò in direzione di Eleonus, non sembrava minimamente sconvolto.
Lui e Clyde non dissero nulla, ma si guardarono e capirono entrambi cosa l'altro pensava. Stranamente entrambi già concepivano che il mondo era anche un posto molto crudele e accettavano che certe tragedie potevano accadere.
Eleonus prese un libro in mano e incitò Lucille ed Ella a fare la stessa cosa, infine le rassicurò.
-Non pensateci troppo. In fin dei conti penso che Hogwarts sia un posto abbastanza sicuro da non permettere che certe cose accadano. E abbiamo Harry Potter come preside! Se mai una Fiamma vorrà farsi viva tra queste mura senza il suo capo a proteggerla avrà i giorni contati. Non c'è motivo per preoccuparsi, diglielo anche tu, Clyde.
-Sì, hai completamente ragione. Hogwarts è uno dei posti più sicuri a questo mondo, non c'è nulla di cui preoccuparsi.
Clyde si limitò a ripetere le parole di Eleonus con tono sicuro e prese in mano uno degli album a cui mancavano le foto, si mise a studiarli meglio mentre i suoi compagni studiavano i libri scolastici.
In breve tempo fu tutto silenzioso, un silenzio piacevole. Ella si guardò un attimo attorno e non riuscì a intravedere altri alunni oltre a loro. Erano così lontani che nessuno era venuto a disturbarli, nonostante avessero passato la maggior parte del loro tempo a parlare ad alta voce.
-Questo è proprio un posto perfetto per incontrarci. Non so se ci avete caso, ma nessuno è venuto a dirci di abbassare la voce, nonostante questa sia la biblioteca.
-L'ho detto che è il mio posto preferito della biblioteca.
Aggiunse Clyde subito dopo, Lucille sorrise senza spostare lo sguardo dal suo libro ed Eleonus annuì con il capo.

Dopo qualcosa come venti minuti Ella si stufò di leggere e si mise a disegnare usando il kit che Hermione le aveva regalato per il suo compleanno, Clyde invece si mise ad osservarla, Eleonus e Lucille erano assorti nella lettura, ma dopo un'ora anche lui non ce la fece più, solo lei sembrava non stancarsi minimamente.
-Senti, credo che per oggi possa bastare, perché non andiamo a fare una passeggiata prima di cenare?
Chiese Clyde rompendo il silenzio. Lucille alzò di colpo il viso dal libro, sembrava si fosse scordata di dover battere le ciglia.
-Oh, sì, ti prego! Mi sto iniziando ad annoiare.
Esclamò Ella. Iniziò a mettere via le sue cose, anche Eleonus e Clyde fecero la stessa cosa, dovettero aspettare un po' di più perché Lucille fosse pronta.
-Scusate, ma sembra uscito tutto fuori da un film per me. Sono troppo curiosa di conoscere più cose possibili il prima possibile. Sapete, il mondo da dove vengo è molto, molto, ma molto diverso da questo. Vero, Ele?
Eleonus annuì alla domanda di Lucille, preferiva non allungarsi troppo nel discorso.
Camminarono fino ad uno dei piccoli spazi esterni del castello e Clyde corse ad arrampicarsi sull'unico albero. Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, Ella intravide Dafne e le gemelle Ling sedute sul bordo della piccola fontana a chiacchierare con una rivista in mano.
-Secondo te perché mai sono vestite così?
Le chiese Lucille.
-Sono le mie compagne. Credo abbiano una grande passione per gli abiti costosi. Ora capisci perché ho detto di non credere di essere finita nella casa giusta?
Le rispose Ella condividendo con lei uno sguardo di disapprovazione alla vista delle sue compagne.
-Speriamo che penseranno solo agli abiti e ignoreranno le arti oscure. Lo sapete che la maggior parte dei maghi oscuri sono stati Serpeverde?
Aggiunse Clyde con un po' di difficoltà penzolando a testa in giù da un ramo.
Proprio in quel momento un piccolo gufo passò in volo sopra la testa di Dafne lasciandole un orribile regalino tra i capelli. Lucille ed Ella cercarono di trattenersi dal ridere con grande difficoltà, mentre le gemelle si spostarono velocemente da lei facendosi scappare un breve urlo, Dafne strappò in due la rivista che aveva in mano. Il piccolo gufo si era messo a bagnare le piume nella fontana e quando lo sguardo di Dafne si posò su di esso, i suoi orecchini si illuminarono di una luce fioca e il gufo fu spinto violentemente in aria da una forza invisibile.
Quando Clyde vide la scena cadde di colpo dal ramo, Dafne e le gemelle presero a correre via schiamazzando, presto nessuno le vide più.
-Avete visto anche voi? Come ha fatto a far volare via quel gufo senza nemmeno tirare fuori la bacchetta?!
Chiese tutto di un fiato.
-Sono i suoi orecchini, me l'ha detto il mio gufo magico. Ha attaccato anche me il primo giorno. L'ho minacciata di dirlo a qualcuno se avesse continuato e così da quel giorno ci ignoriamo e basta.
Rispose Ella con molto tranquillità.
-Fa bene a sentirsi minacciata. Quel tipo di oggetto magico è illegale! Mi chiedo dove li abbia trovati, non mi sorprenderei se fossero un cimelio di famiglia. Io non li capisco proprio questi maghi ossessionati con le arti oscure. È vero, ti rendono molto potente, ma a quale prezzo?
Lo stomaco di Clyde brontolò di nuovo in maniera molto rumorosa, le ragazze risero.
Una volta arrivati nella Sala Grande si sedettero ognuno al tavolo della sua casa.
Ella non vide le sue compagne, ma Valentin seduto in disparte con un'espressione molto triste sul volto. Quasi d'istinto decise di sedersi davanti a lui.
Iniziò a mangiare anche lei aspettando che lui alzasse lo sguardo per poterlo salutare.
I suoi ricci biondi sembravano avere luce propria per quanto chiari fossero, Ella era dell'idea che fosse più bello sia di lei che delle sue compagne.
Quando alzò lo sguardo i suoi occhi verdi chiaro incontrarono quelli neri di Ella, lei gli sorrise, ma non venne ricambiata allo stesso modo.
-Tutto bene?
Gli chiese subito dopo.
-Abbastanza...
-Hai fatto amicizia con qualcuno?
Valentin guardò i suoi compagni, sembravano divertirsi molto tra di loro.
-No...
Le rispose brevemente. Anche Ella guardò i suoi compagni maschi del primo anno, non avevano nulla a che vedere con Valentin, a differenza sua, loro erano rumorosi e fastidiosi e non si avvicinavano nemmeno un po' ad essere belli come lui.
-Ti posso capire. Nemmeno io parlo con le mie compagne. A malapena ci guardiamo in faccia.
-Io non le trovo così antipatiche, anzi...
Valentin arrossì leggermente, Ella lo guardò incuriosita.
-Credo mi farebbe piacere passare il mio tempo con loro, ma non credo sarei il benvenuto...
Ella lo guardò con molta compassione, anche se Dafne e le gemelle non erano la compagnia giusta per lei, forse si sarebbero rivelate buone amiche per Valentin.
-Se vuoi, posso parlarli di te. Vorresti questo?
I suoi occhi si illuminarono di colpo.
-Lo faresti davvero?!
-Certo!
-Allora sì! Lo vorrei eccome. Le ho viste oggi con in mano una delle mie riviste preferite, ma avevo così paura di andare da loro e dirglielo...
Ella prese la decisione di aiutare Valentin.
-Ti prometto che ti aiuterò a conoscerle. Hai la mia parola.
Valentin sorrise imbarazzato e a Ella fece tantissima tenerezza.
-Grazie mille... Come ti chiamavi?
-Ella.
-Allora.. Grazie ancora, Ella.
-Di nulla!

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Capitolo 7
*** Trasfigurante ***


7. Trasfigurante

Solo una volta tornata nel dormitorio Ella si rese conto di non essere pronta a parlare con le sue compagne. Dafne non aveva cenato perché occupata a lavare lo sterco di gufo dai capelli. Quando la vide si accorse subito che non era dell'umore giusto, quindi decise di non disturbarla e di aspettare domani per parlarle.
Nonostante avesse passato una giornata molto piacevole, i suoi sogni non furono per nulla tranquilli.
Quella oscurità le era famigliare, la sognava molto spesso. Ogni volta che ne era immersa sentiva paura, rabbia, tristezza e rancore.
Si svegliò di colpo verso le sei del mattino, la luce del Sole era ancora fioca e il suo cuscino pieno di sudore.
Lo girò dall'altra parte sbuffando. Erano quasi tre settimane che non accadeva e si era iniziata ad abituare ai sogni tranquilli, ma ora, ecco tornare quel incubo ricorrente!
Riuscì a riaddormentarsi molto velocemente e quando si svegliò le sue compagne si stavano preparando.
-Queste divise sono orrende, quanto vorrei non poterle indossare!
Si lamentò Dafne guardandosi con disgusto nello specchio.
-Io non le trovo così orrende, Dafne.
Ammise Mei.
-Sì, sai con un po' di modifiche potrebbero rivelarsi molto interessanti.
Aggiunse anche Fei. Ella si aspettava che Dafne si offendesse, ma invece rispose molto pacata.
-"Interessanti" dici? Beh, allora cerchiamo di renderle più interessanti! Credo che oggi, invece di indossare le solite scarpe, prenderò queste!
Dafne sorrideva trionfante quando dal suo piccolo armadietto portatile uscirono fuori un paio di stivaletti verdi scuro di pelle, al posto dei lacci c'erano dei nastri bianchi.
Alla fine si girò verso di loro per farsi ammirare.
-Chi se ne accorgerà mai?
Disse sarcastica e le gemelle risero.
-Sono molto belli.
Ella si complimentò con lei, dopodiché deglutì con difficoltà.
Ci fu un attimo di silenzio, fu Dafne a romperlo.
-Grazie.
Le gemelle inspirarono forte, rimasero sorprese e incuriosite di vedere se la conversazione avrebbe continuato. Ella si girò verso di lei, prese coraggio e decise di parlare finalmente di Valentin.
-Volevo chiederti una cosa...
-Davvero?
Ella non sapeva dire se fosse più in soggezione lei o Dafne. Vederla nella sua stessa situazione la calmò e fu molto più facile articolare le frasi.
-Sì. Ieri ho parlato con uno dei nostri compagni del primo anno. Sembrava molto triste, non credo abbia gli stessi interessi dei suoi coetanei, ma in compenso, mi ha detto di avervi visto leggere una delle sue riviste preferite. Gli farebbe molto piacere poter parlare con qualcuno che ha i suoi stessi interessi e io ho pensato che magari potevate dargli un'opportunità, anche se è un ragazzo.
-Forse ho capito di chi stai parlando!
Esclamò tutto d'un fiato Mei.
-Del ragazzo angelo?
Chiese con enfasi Fei.
-Si chiama Valentin Vaine.
Rispose Ella. Se qualcuno assomigliava ad un angelo, quello era Valentin.
-Se è il ragazzo angelo, allora sì. Sono contenta che abbia i nostri stessi interessi perché penso faccia un enorme piacere avercelo attorno. Nemmeno mia sorella, che ha due anni, riesce a essere così tenera come lui.
Concluse Dafne con un tono molto sognante. Ella fu molto felice.
-Comunque, scusa, ma perché non è venuto direttamente da noi e ha deciso di parlare con te?
Le chiese subito dopo guardandola dall'alto. C'era ancora diffidenza tra di loro.
-È molto timido. L'ho costretto io a parlare.
Le rispose Ella dopo aver indossato il suo mantello.
Dafne annuì leggermente, prese la sua borsa e si avviò verso la porta, le gemelle la seguirono subito dopo, ma prima che potesse scendere, Ella richiamò la sua attenzione.
-Nel caso in cui Valentin non vi piaccia, spero lo tratterete comunque bene. Perché sai, se tu ti comporti male, Dafne...
Ella si toccò le orecchie in maniera teatrale, sorridendo malevola. Le gemelle non capirono. Dafne arrossì di colpo, ma cercò di mantenere uno sguardo altezzoso, non aveva intenzione di farsi vedere intimidita da Ella davanti a nessuno. Poi sorrise anche lei.
-E chi mai potrebbe trattarlo male? Pure se fosse un mezzosangue, mi sentirei male alla semplice idea di torcergli anche solo un capello!
Chiuse dietro di se con molta violenza la porta del dormitorio, non poteva farsi sfuggire la soddisfazione di avere l'ultima parola.
Ella sorrise e con il sorriso rimase finché non scese nella sala comune, era soddisfatta e fiera di lei. Non solo aveva mantenuto la parola, ma aveva anche avuto modo di vedere fino a che punto poteva influenzare Dafne, ebbe di nuovo conferma di avercela in pugno. Ringraziò mentalmente e ripetutamente Pajoul.
Controllò di nuovo il suo orario, la sua prima lezione sarebbe stata di Pozioni insieme ai Grifondoro. Non vedeva l'ora di incontrare Lucille e di conoscere il professore che le avrebbe insegnato Pozioni, anche se si era già scordata il suo nome, ma nessun problema, presto avrebbe rimediato.
Una volta arrivata nella sala comune intravide, sempre nello stesso posto, cioè vicino alla finestra, il ragazzo dagli occhiali senza montatura e la mascella grande. Ella lo vide occupato a scrivere sulla sua pergamena, ma non si accorse che, una volta spostato lo sguardo altrove, lui si mise a osservarla con attenzione mentre usciva dalla sala comune.
Saltellava raggiante verso la Sala Grande quando ad un certo punto Elico, la fata guardiana e custode delle chiavi e dei luoghi a Hogwarts, le venne incontro per sbaglio.
-Oh! Scusami giovincella! Vedo che siamo allegri stamani.
Il sorriso di Ella si fece ancora più grande, mentre la luce riflessa dalle ali della fata risplendeva nei suoi occhi scuri.
-Salve, signorina Elico! Dove va così di corsa?
Le chiese tutto d'un fiato. Anche la fata sorrise e con ampi gesti delle braccia accompagnò la sua risposta.
-Devo assolutamente parlare con il preside Potter. Questioni urgenti sulla foresta proibita. Qualcuno sta disturbando gli unicorni, ho parlato con le altre creature, ma nessuna sembra sospetta. Comunque, non si preoccupi, qualunque cosa sia, finché ci sarà una fata guardiana e il signor Potter come preside, nulla di male può accadere. Ma... Si sbrighi! Lei dovrebbe avere lezione fra poco! Se è del primo anno non può permettersi di saltarne nemmeno una!
Elico prese a spingere dolcemente Ella per incoraggiarla a continuare per la sua strada, poi scomparve velocemente in volo.
-Arrivederci, signorina Elico!
Urlò Ella sperando che lei potesse ancora sentirla, poi continuò felice per la sua strada. Fece velocemente colazione e fu contenta di vedere che Dafne e le gemelle si sedettero vicino a Valentin, lei invece preferì stare più in disparte. Quando incontrò lo sguardo di Eleonus, si salutarono calorosamente.
Lucille accorse subito dopo da lei, sedendosi al tavolo dei Serpeverde.
-Abbiamo la prima lezione di Pozioni insieme! Tu sai farne una?
Le chiese curiosa, poggiando le braccia sul suo zaino. Tutti gli oggetti di Lucille erano palesemente babbani e questo non sembrava preoccuparla. Tutti gli alunni portavano borse di pelle e simili, anche Eleonus sottostava alla norma, solo lei aveva con se uno zaino rosa con stampe di graffiti infantili a forma di stelline, cuori e fiori.
Nessuna delle due sembrava far caso all'incredibile numero di alunni Serpeverde e Grifondoro che le osservavano.
-No, io no! Forse Clyde... Ma tanto impareremo anche noi.
-Giusto! Stanno andando. Andiamo anche noi, presto!
Le ragazze si alzarono per seguire i loro compagni.
-Quindi tu sei stata adottata? Da quando lo sai?
Le chiese Lucille, Ella rispose con piacere, non si vergognava a parlare di tale argomento, ma non si accorse che dietro di lei le sue compagne e Valentin potevano sentire la loro conversazione.
-Sì. Zia Hermione me l'ha detto quando avevo otto anni.
-E non ti sei sentita male, oppure triste?
-Oh, no, no. Mia zia non mi ha mai fatto mancare nulla e anzi, dopo averlo saputo, mi sentivo pure fortunata a stare insieme a lei. Chi vorrebbe stare con delle persone che hanno deciso di abbandonarti? Sono contenta di non sapere nulla di loro. Per me sono persone orribili, mi basta sapere questo.
C'era un pizzico d'odio nella voce di Ella, Lucille però comprese i suoi sentimenti e annuì alle sue parole. Dall'altra parte Dafne rimase sorpresa e allungò l'orecchio per ascoltare meglio.
-Tu invece? Com'è la tua famiglia?
Le chiese Ella, Lucille sorrise mostrando i denti, dopo essersi sistemata meglio lo zaino sulle spalle le rispose.
-Mia madre e mio padre sono separati. Entrambi vivono a Londra. Io passo due settimane con mamma e poi due settimane con papà. Sono molto ricchi, mamma e papà, perché lavorano sodo. Non ho fratelli o sorelle, ma ho sempre desiderato qualcuno con cui giocare da piccola. Sono molto bravi come genitori, solo che sono perennemente in guerra tra di loro su chi è il migliore. Quando ero più piccola mi viziavano tantissimo, poi mi sono accorta che non mi interessavano i giocattoli o le belle cose, ma che loro fossero felici. Alla fine ce l'hanno fatta a smettere di litigare per me e in quel momento, ti posso dire, di esser stata veramente felice.
Le ragazze si guardarono comprensive per un attimo, poi Ella decise di rompere il silenzio.
-Ma uno dei due è una strega o un mago?
Lucille si accarezzò i guanti, poi sorrise leggermente.
-Ah, no, no. Nessuno è magico nella mia famiglia. Sono la prima.
Dafne, le gemelle e Valentin sentirono bene la sua risposta, nessuno dei tre aveva un'espressione contenta sul volto, ma Ella sì.
Per lei non significava assolutamente nulla. Non aveva vissuto nelle condizioni di conoscere i pregiudizi che la società magica aveva sui suoi stessi cittadini.
-Ma che bello, allora! Puoi dire orgogliosa di essere la prima.
-Hai ragione, adoro essere la prima in tutto.
Erano felici, ma la loro felicità venne smorzata dalla risata soffocata di Dafne. Il gruppo si spostò avanti passando tra di loro. Quando Ella vide Valentin, questo non la degnò di uno sguardo. E pensare che voleva salutarlo, alla fine ci rinunciò.
Arrivarono davanti alla porta della classe di Pozioni. Era situata nella parte più bassa del castello, la luce proveniva da piccole fiaccole sulle pareti.
Lucille notò con allegria che una armatura stava seguendo i suoi movimenti, così la fece un po' ballare, entrambe risero, poi lasciarono l'armatura alla sua danza leggera ed entrarono nell'aula.
Era molto cupa e umida, ma la varietà di strani ingredienti sparsi sulle varie mensole la rendeva l'aula più curiosa in cui Ella mise piede.
Il professore li stava aspettando in piedi, accanto alla cattedra.
Indossava camicia e pantaloni neri e un paio di anfibi neri simili a quella di Ella, ma più curati. Aveva i capelli molto corti e di un rosso tendente al viola, tutti perfettamente lisciati all'indietro. Non era troppo alto, ma aveva uno sguardo che incuteva timore. All'orecchio destro portava una serie di orecchini d'argento. Scrutava la classe con i suoi occhi scuri, una volta che tutti gli alunni presero posto, corrugò le sopracciglia, dello stesso colore dei capelli, e si mise a parlare.
-Mi chiamo Theodor Lupin. Ovviamente sarò il vostro insegnante di Pozioni. Finalmente vedo le facce di voi Grifondoro. Farete bene a ricordare la mia di faccia, perché sono direttore della vostra casa.
Aveva un tono di voce molto elegante, ma allo stesso tempo anche un po' arrogante. Ad Ella sembrò troppo giovane per essere un professore e quando si girò verso Lucille capì che stessero pensando la stessa cosa, ma a differenza sua, l'amica per qualche motivo sconosciuto era un po' arrossita.
-Non fatevi ingannare dal mio aspetto. Sono più vecchio ed esigente di quanto possa sembrare. Specialmente perché la materia che insegno non è per niente facile o sicura. Le pozioni possono essere molto pericolose e potenti, pure più di alcuni incantesimi, per questo meno errori farete, meglio sarà. Fortunatamente inizieremo con pozioni molto semplici e innocenti, ma non abituatevi troppo, perché se mai questa materia diventerà la vostra preferita, sarete costretti a impararne di molto più difficili, complesse e pericolose. Oltre alle varie pozioni, ci saranno anche un numero immenso di antidoti e antiveleni di cui non potrete fare a meno. Ora se mi fate il piacere di prendere i vostri libri, inizieremo dalle spiegazioni base perché sono sicuro che molti di voi nemmeno sanno cosa vuol dire una vera pozione.
Da lì in poi la lezione decorse molto interessante. Il professor Lupin fece capire subito di adorare il silenzio. Quando due ragazzi di Grifondoro si misero a parlare, fece volare e sbattere sul banco i loro libri attirando la loro attenzione verso di lui, che portandosi il dito alle labbra li avvertì di stare zitti.
Quando uscirono dall'aula l'armatura le salutò e loro ricambiarono.
-Che personaggio il professor Theodor Lupin! Non sembra per niente un professore.
Disse Ella aspettando una conferma da Lucille.
-Più che altro non sembra un professore che insegnerebbe Pozioni. Sembra più una persona d'azione. Ma, "non giudicare mai un libro dalla copertina", giusto?
Ella annuì convinta, riprese il suo orario e Lucille fece la stessa cosa.
-Vediamo un po'...io ho la prima lezione di Erbologia insieme a Clyde. Tu ed Ele invece?
Le chiese Ella dopo aver messo via l'orario.
-Prima lezione di Incantesimi!
Le rispose entusiasta.
-Il professore di incantesimi è il padre di Clyde, lo sapevi? Per me è stato un colpo scoprirlo.
Lucille fece una breve risata.
-Ora si spiega perché sa tutte quelle cose. E io che iniziavo a credere che fosse veramente un genio.
-Oh, ma io credo lo sia! Ci vediamo più tardi. Ciao, Lucille!
-Certo, a più tardi! Io vado di qua.
E le loro strade si divisero. Ci volle un po' per raggiungere la serra in cui avrebbero fatto Erbologia e una volta arrivati sentirono tutti più caldo. Senza l'aiuto dei quadri e delle varie armature sarebbe stato impossibile, ma Ella non ebbe bisogno di indicazioni quando c'era Clyde che sapeva perfettamente dove andare, presto anche gli altri se ne accorsero e lo seguirono senza però fare domande.
Il professore di Erbologia, pensò Ella, doveva avere all'incirca la stessa età di Hermione. Indossava un lungo mantello grigio-ambra, aveva i capelli grigio scuro non troppo corti e ne troppo lunghi legati in una coda, portava un cappello rosso scuro con la punta rivolta verso il basso e non aveva la barba.
Sorrideva e invitava i ragazzi a sedersi, contemporaneamente spostava diverse piante dalla forma strana da una parte all'altra per fare spazio. Era impacciato e solare.
-Bene, bene. Ecco, tu stai qui.
Disse dopo aver poggiato un ultimo vaso dove desiderava. Clyde ed Ella si guardavano attorno, lei più ammaliata di lui e lui indossando i suoi occhiali.
-Buongiorno, buongiorno. Sono il professor Paciock e vi insegnerò tutto quello che c'è da sapere sulle piante magiche.
La mano di Clyde di alzò di colpo, dopo essersi levato di corsa gli occhiali.
-Sì, signorino...?
-Clyde Marlock.
-Oh, Marlock! Dimmi, cosa vuoi sapere così urgentemente?
-Lei è quel Paciock? Neville Paciock?
Il professore fece una breve risata.
-Sì, proprio quel Paciock lì. È così importante per te?
-Certo! Lei ha tagliato la testa al serpente di Voldemort con la spada di Godric Grifondoro. Ha avuto un ruolo fondamentale nella seconda guerra magica.
Il professore sorrise ancora.
-Suvvia! Questo è un argomento che tratterete più in là. Voi mi conoscerete come il vostro professore di Erbologia, niente più niente meno. Va bene? Ok. Che ne dite di iniziare a presentarci?
Chiese infine sempre sorridendo. Ad Ella ricordò sua zia Hermione e come quanto anche a lei non piacesse essere al centro dell'attenzione. Ebbe come la sensazione che il professor Paciock e lei si conoscessero e questo la fece sorridere.
Come ogni altra lezione, anche quella di Erbologia decorse il meglio possibile. Il professor Paciok permetteva ai ragazzi di parlare animatamente tra di loro e, come se fosse amico loro da una vita, rispondeva ad ogni domanda e faceva battute.
Anche se era il più vecchio dei suoi professori, era quello che dava più libertà di tutti, senza però permettere mancanze di rispetto. Più che altro era difficile mancargli di rispetto, visto che riusciva sempre a rendere interessante ogni cosa che diceva.
Una volta finita la lezione, tutti i ragazzi uscirono con in mano ciascuno un piccolo vaso con un fiore ballerino. Assomigliavano a margherite, ma avevano colori differenti e se iniziavi a fischiettare o cantare una melodia, si mettevano a ballare. Ella ammirava il suo, di colore violetto, mentre Clyde studiava il suo, azzurrino.
-Quindi per non farlo appassire devo solo annaffiarlo e mettere del semplice zucchero nel terreno. Giusto?
-Sì, nient'altro. Che semplici che sono. Mi ero quasi abituato all'idea che la maggior parte della magia fosse abbastanza complessa, ma ho fatto male a scordarmi che alcune cose sono così semplici e innocue. E abbastanza inutili, non credi?
Ella lo fulminò con lo sguardo.
-Non è inutile! Oltre che essere carino, potrebbe aiutare qualcuno che ha intenzione di imparare a cantare. Loro ballano solo se c'è una sinfonia o una melodia, non ricordi che il professore l'aveva detto? Se sei stonato rimangono fermi.
Clyde fissò il suo sguardo su di lei senza sbattere ciglia, poi riprese a camminare.
-Hai troppa ragione! Cavolo, come ho fatto a non pensarci? Allora è utile eccome questo piccolo fiore, specialmente a me.
Ella lo guardò curiosa, ma prima di poter chiedergli qualsiasi cosa, le loro strade dovettero dividersi.
-Ci vediamo più tardi, Ella.
-Certo, ciao!
Ella guardò per un po' la schiena di Clyde che si allontanava lentamente mentre osservava ammaliato il suo fiore ballerino. Poi prese anche lei a camminare.
Era giusto dietro le sue compagne e Valentin quando queste la chiamarono.
-Ella... Ti abbiamo sentito prima parlare con la tua amica Grifondoro. Sei sicura di voler continuare a essere sua amica?
Le chiese Dafne, infine le rivolse il suo sguardo altezzoso in attesa di una risposta.
Ella non afferrò la malizia nella sua domanda e rispose tranquilla.
-Ma certo! Perché non dovrei? Lucille è simpatica, non mi ha fatto nulla di male, a differenza vostra.
Aggiunse alla fine con tono secco, ma Dafne non ci fece troppo caso.
-Sì, ma allora non sapevo che fossi stata adottata, ti credevo una Granger in tutto e per tutto.
-E in questo cosa c'è di male? Mia zia Hermione è una delle streghe più potenti che ci siano in circolazione, non ho nulla di cui vergognarmi.
Si stavano guardando dritte negli occhi, senza accorgersene avevano smesso di camminare.
-Non nego che tua "zia", come piace a te chiamarla, sia potente, ma questo non significa nulla se poi, invece di rendere il proprio nome degno di un purosangue, ha deciso di rappresentare alla perfezione la stupidità dei nati babbani. Aveva tutte le possibilità di diventare persino ministro della Magia, ma cosa ha scelto invece? Ha scelto di nascondersi e vivere una vita misera sperduta chissà dove insieme a te. La mia famiglia solo da due generazioni è stata riconosciuta come purosangue, impegnandosi a ricoprire ruoli importantissimi al ministero e in tutto il mondo. Ancora non capisco perché Hermione Granger non l'ha fatto, ma forse è perché alcuni, in fin dei conti, non sono degni di raggiungere certi livelli.
Per Ella, Dafne stava parlando una lingua diversa dalla sua, non capiva altro se non che lei avesse offeso sua zia.
-Ma di cosa stai parlando?! Io non so nulla di "purosangue" e quelle cose hai detto! Ma una cosa so di certo: mia zia non è stupida e nemmeno indegna! E se "purosangue" significa essere come voi, beh... No, ma grazie! Preferisco la compagna di nati babbani e simpatici come Lucille ed Eleonus, che di purosangue altezzosi e cafoni come te!
Ella prese a camminare velocemente lontano da loro prima che Dafne potesse aggiungere altro, ma alla fine le sue parole le arrivarono comunque all'orecchio.
-Se questo è quello che pensi, allora il cappello ha proprio sbagliato con te! Presto vedrai che ti guadagnerai l'antipatia di tutti i Serpeverde! Io ti ho avvertita!
Ella aveva preso a correre mentre le parole di Dafne si ripetevano nella sua mente. Si sentiva veramente male, arrabbiata e confusa.
Già prevedeva che la prossima lettera che avrebbe mandato a Hermione sarebbe stata lunga e piena di domande. Un po' era arrabbiata anche con lei. Perché non le aveva detto tutto quello che c'era da sapere? Le aveva tenuto nascosto il motivo principale per cui era così famosa, non le aveva nemmeno accennato l'esistenza delle Sette Fiamme e oltretutto non l'aveva mai sentita nemmeno nominare parole come "purosangue".
Quando intravide la folta chioma di Eleonus i suoi pensieri si placarono. Lui era occupato ad ascoltare il dipinto di un cavaliere che raccontava per filo e per segno le sue imprese eroiche, ma dal suo sguardo vacuo si poteva capire che il linguaggio adoperato dal cavaliere era troppo complesso e antico per lui da comprendere, così si limitava ad osservarlo e annuire.
L'arrivo di Ella lo colse di sorpresa.
-Ma tu capisci cosa sta dicendo?
Chiese lei subito dopo e lui rispose bisbigliando, quasi per paura di offenderlo.
-A essere sincero no...per niente...
-Molto interessante signor cavaliere, ma ora noi dobbiamo andare...
Disse lei prendendolo per il braccio per obbligarlo a camminare. Il dipinto sembrava non averli sentiti e senza far caso al fatto che si erano già allontanati continuò il suo racconto.
Quando sentì la voce delle sue compagne Serpeverde affrettò il passo costringendo anche Eleonus a farlo. Lui guardò indietro e incrociò i loro sguardi, non li diedero l'impressione di essere amichevoli.
-È successo qualcosa? Quello dietro di noi non è forse il ragazzo che hai detto di aver confuso per una ragazza?
-Sì, è proprio lui, insieme a quelle serpi delle mie compagne...
-Ma alla fine non ti sei più scusata con lui?
-No, non se lo merita! Da quando ho accettato di fargli conoscere le mie compagne si è dimostrato di essere fatto della stessa pasta. Prima mi è passato davanti ignorandomi completamente.
Eleonus sospirò, era triste per Ella. Lui non aveva nessun problema con i suoi compagni, anzi erano veramente amichevoli con lui, solo che preferiva non parlarci troppo, in qualche modo lo mettevano a disagio. Non voleva sapessero quanto poco conoscesse del loro mondo. Invece con Ella, Clyde e Lucille era diverso. Ognuno a suo modo lo aveva aiutato proprio quando ne aveva più bisogno, con loro gli veniva quasi spontaneo parlare senza vergogna.
Entrarono nell'aula di Trasfigurazione. Si sedettero vicini, di nuovo lontani da coloro che Ella preferiva ignorare. Aspettarono qualcosa come cinque minuti prima che il professore di Trasfigurazione facesse la sua entrata in scena.
Tra tutti i professori, lui era il più bizzarro. E non solo Ella era di questa opinione, ma sicuramente tutta la scuola, fantasmi compresi.
Come se fosse comparso dal nulla, un grosso leone nero fece un balzo sulla cattedra.
La classe urlò per lo spavento, ma lui sembrava non farci caso, era occupato a leccarsi le zampe.
Uno dei ragazzi di Tassorosso si alzò e corse verso la porta.
-Io vado ad avvertire qualcuno! Non finirò sbranato da un leone la mia prima settimana ad Hogwarts!
Poi si sentì una risata, forte e roca. La classe si girò verso il leone. Era lui quello che rideva!
-Stia tranquillo e si sieda per favore. Sono il vostro professore, non una fiera indomabile.
La maggior parte della classe rise, Ella compresa, mentre il giovane ragazzo tornava al suo posto, evidentemente imbarazzato. Il leone scese dalla cattedra e si mise a camminare per l'aula.
-Lasciate che mi presenti. Sono il vostro professore di Trasfigurazione. Il mio nome è Jevanni Animundis. Sono un trasfigurante, ne avete mai sentito parlare? È una tecnica recente che veramente pochi maghi sono in grado di controllare. Anche se siamo in pochi il ministero ci ha imposto veramente rigidi controlli, perché, bisogna ammetterlo, un trasfigurante con brutte intenzioni sarebbe un bel grosso guaio. Comunque, chi di voi sa cosa vuol dire essere un trasfigurante?
La classe si mise a borbottare, ma nessuno alzò la mano per rispondere.
Il professor Animundis allora decise di spiegarlo.
-Un trasfigurante è in grado di trasformarsi in qualsiasi animale, oggetto o creatura magica desideri, tranne che in altre persone. Posso essere un leone... Una scopa...
E si trasformò in una scopa, fece un breve volo per la stanza e poi continuò.
-Un dissennatore...
E la figura incappucciata dell'orribile creatura apparve in mezzo alla stanza.
-Oppure un peluche!
E il dissennatore diventò un grosso peluche a forma di orso. Anche se cambiava forma, la sua voce rimaneva la stessa. Il peluche scaturì una risata collettiva.
-Questo vuol dire essere un trasfigurante e questo faremo durante le mie lezioni. Sfortunatamente non vi posso insegnare a essere trasfiguranti, mi dispiace deludervi, ma posso insegnarvi a trasfigurare oggetti e persone, attraverso l'uso degli incantesimi. Poi più in là vi parlerò pure di animagus e metamorfomagus, che sono simili ai trasfiguranti, ma per adesso limitiamoci alle basi, che senza quelle non andiamo da nessuna parte.
Durante la lezione di trasfigurazione il professor Animundis cambiò così tante volte forma che Ella non riuscì più a tenerne il conto. Più che un professore sembrava un intrattenitore e la cosa non dispiaceva a nessuno.
Quando la lezione finì la classe si fece sfuggire un boato di delusione generale. Il professore li incitò a non lamentarsi ricordando loro che si sarebbero rivisti presto, poi si trasformò in una fenice e volò via dall'aula.
Eleonus era incantato, più di quanto lo fosse Ella.
-Adesso credo con tutto il mio cuore che la magia sia veramente fantastica!
-Io l'ho sempre pensato. Però la lezione del professore Animundis me lo ha ricordato molto bene. Ora che ci penso mi rendo conto che non abbiamo visto che aspetto abbia realmente!
Disse Ella, entrambi sorrisero e si avviarono verso la Sala Grande.
Appena entrarono Clyde corse loro incontro, ad ogni salto che faceva gli occhiali che portava al collo dondolavano su e giù.
-Ele! Vieni con me, devo farti vedere subito una cosa!
Prima che potesse dire altro, Clyde lo prese per il braccio e lo portò via.
-Ci vediamo più tardi Ella!
Aggiunse alla fine, prima che scomparissero dalla Sala Grande. Lei capì che doveva avere a che fare con quel piccolo segreto che condividevano, alzò le spalle e salutò Lucille, era appena entrata nella Sala Grande e li osservò curiosa mentre si allontanavano di fretta.
-Perché tutta questa fretta?
Chiese ad Ella.
-E chi lo sa. Clyde deve mostrargli qualcosa, ma non ha voluto dirmi cosa.

Eleonus capì subito che Clyde lo stava portando al loro luogo segreto.
-Alohomora.
La porta si aprì ed Eleonus vide la stanza piena di oggetti che prima non c'erano.
Un tavolo largo, due sedie e una libreria vuota occupavano la parete davanti alla porta e sul tavolo c'erano quattro pacchi che aspettavano di essere aperti.
-Quello che avevo ordinato è finalmente arrivato. Mi aiuti ad aprirli?
-Certo, da quale vuoi che inizio?
-Quello lì. Io apro questo, credo sia la chitarra!
Rispose indicando il pacco a Eleonus e poi uno più rettangolare e lungo.
Eleonus tirò fuori dal pacco dei libri.
-"Matematica elementare"? "Materiali e Tecnica"? "Basi dell'Informatica"?! E questo cosa vuol dire?!
Guardò sorpreso l'amico che aveva tirato fuori dal suo pacco una chitarra acustica. Non rispose subito perché era occupato ad ammirarla.
-Ti spiego tutto appena finiamo di aprire anche gli altri. Non è bellissima?
Chiese alla fine dopo averla abbracciata. Era estremamente contento.
Dentro gli altri due pacchi c'erano altro libri. Astronomia, Fisica, Chimica e infine uno che trattava la Musica. Eleonus in qualche modo sembrava contrariato, non riusciva a capire perché il suo amico avesse tutti quei libri su argomenti così lontani dalla magia. Clyde vide il suo sguardo e quasi sentendosi offeso si mise a spiegare le sue ragioni.
-Ora ti spiego tutto, non fare quella faccia.
-Ma come hai trovato tutta questa roba?
-È stato mio zio, il fratello maggiore di mio padre. Lui è un magono. Vuol dire che è nato in una famiglia di maghi, ma non è in grado di usare la magia. Così ha deciso di dedicarsi allo studio della Scienza. È diventato professore di fisica all'università nel mondo dei babbani. Anche se la mia famiglia preferisce non farsi vedere in giro insieme a lui, i rapporti sono abbastanza buoni, almeno non mi impediscono di parlarci, anche se mio padre ci ha provato, ma alla fine si è arreso all'idea che non c'è nulla di male, specialmente dopo avermi visto così bravo con gli incantesimi. Comunque, io adoro mio zio e le cose che ha imparato mi affascinano più della magia, così ho deciso di iniziare anche io a studiarle. Vedi, io ho delle grandi ambizioni...
Eleonus lo guardava incantato, dopo una breve pausa in cui Clyde si mise a ordinare i libri sul tavolo, Eleonus riprese il discorso.
-Che tipo di ambizioni?
Clyde gli rispose guardandolo dritto negli occhi.
-Voglio essere il primo mago ad andare nello spazio! E voglio poter unire tecnologia e magia per realizzare questa impresa. Voglio essere un mago, ma anche uno scienziato!
Eleonus sorrise, non aveva mai incontrato qualcuno con idee così bizzarre come Clyde, pure per un mondo pieno di magia, uno personaggio come lui doveva essere veramente fuori dalle righe.
-E la chitarra perché?
Gli chiese indicandola.
-Ma come hobby, ovviamente! Anche mio zio ne suona una. È veramente una persona straordinaria.
-Come si chiama?
-Albertus Marlock. Non potrei fartelo vedere negli album scolastici, non ha mai frequentato Hogwarts.
Eleonus annuì. Si sentiva fortunato ad aver trovato un amico come Clyde. Si sentiva fortunato di essere anche lui un mago, di essere a Hogwarts, ma questa sensazione di piacere venne subito rimpiazzata dalla preoccupazione quando ripensò alla sua famiglia e il sorriso scomparse dal suo volto, lasciando spazio ad un'espressione di terrore.
-Che cosa hai?
Gli chiese l'amico avvicinandosi a lui, Eleonus si sedette e deglutì rumorosamente.
-Sto pensando alla mia famiglia. Loro non sarebbero d'accordo con nulla di quello che sta accadendo qui. Non voglio mentir loro, ma ormai mi vedo costretto. Qua mi trovo veramente bene, non voglio andarmene appena sarò in grado controllare i miei poteri.
Clyde gli posò una mano sulla spalla.
-Ci inventeremo qualcosa, vedrai.
Eleonus cercò di sorridere, ma dentro di se non era tanto sicuro che sarebbero veramente riusciti a inventarsi qualcosa.

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Capitolo 8
*** Unicorno ***


8. Unicorno

Clyde, seduto sul largo tavolo, osservava incuriosito Eleonus. L'amico, vestito con abiti leggeri e impregnato di sudore, tirava pugni in aria seguendo sempre la stessa tecnica. Era un allenamento che aveva fatto spesso. Una serie di tre pugni e una serie di tre calci, prima con la parte destra, poi con la sinistra. Quando ebbe finito si accorse di essere osservato, riservò un breve sorriso a Clyde e poi si asciugò il sudore dalla fronte con la maglietta. 
-Non stavi studiando, tu?
Gli chiese dopo essersi seduto accanto a lui.
-Ho appena finito. È interessante guardarti, non pensavo che per allenamento intendevi imparare a fare a botte. Pensavo a qualcosa di più tranquillo, tipo non so, ballare, o roba del genere.
Eleonus rise.
-Non è che lo faccio perché piace a me, anche se comunque lo preferisco mille volte al ballo. È una cosa di famiglia. Mio padre ha insegnato a mia sorella e mia sorella ha insegnato a me. È l'unica cosa che conta per loro, sapersi difendere e saper attaccare. Non mi hanno mai spiegato perché. E come ti ho detto, se smettessi di allenarmi e mi dimenticassi quello che mia sorella mi ha insegnato, mio padre lo capirebbe subito e a quel punto non avrei più nessuna speranza di continuare ad andare a Hogwarts. 
-Certo però che non hai per nulla la faccia di uno che fa queste cose. Sembri sempre così spaventato da tutto!
Eleonus gli diede uno spintone amichevole.
-Meglio così! Quello che il nemico non può prevedere di te è la tua miglior arma contro di lui.
-Anche questo l'hai imparato a casa?
-E dove se no?
Risero insieme, poi ci fu un breve silenzio che fu interrotto da Clyde che sbuffò.
-Fra poco abbiamo la nostra prima lezione di volo... Che seccatura!
Eleonus sgranò gli occhi come se si fosse appena ricordato di una cosa importantissima.
-È vero! Finalmente! Non vedevo l'ora! Secondo te chi ci insegnerà?
Clyde scese dal tavolo continuando a sbuffare.
-E io che ne so, non mi interessa nemmeno. Capisco l'entusiasmo di te e Lucille, ma io non ho mai sopportato volare con una scopa. Non che non ne sia capace...
-Come se ci fosse qualcosa che non sei capace di fare.
Lo interruppe Eleonus in mezzo al discorso, ma Clyde lo ignorò e riprese.
-Dicevo, non che non se sia capace, ma non mi è mai piaciuto. È una cosa che detesto. Mamma mia, quanto detesto quelle scope volanti!
Eleonus era divertito e non riusciva a nasconderlo, la foga con cui Clyde pronunciò l'ultima frase gli sembrò buffa.
-Ma perché scusa? 
Gli chiese subito dopo, senza però aspettarsi realmente una risposta.
-Ma perché è stupido! Ok? Volare su una cavolo di scopa mi sembra tremendamente stupido. Incomodo, limitativo e pure ridicolo. Io mi chiedo, ma cosa sarà passato per la mente di colui che ha inventato questo tipo di mezzo di trasporto? No, anzi! Più preoccupante è pensare a perché mai la gente lo abbia reso così popolare! Io non capisco. 
Eleonus non riusciva a trattenere bene le risate, vedendo che non veniva preso sul serio, Clyde sbuffò un'altra volta e prese la sua borsa con i libri.
-Smettila di ridacchiare e corri a farti una doccia, voglio mangiare qualcosa prima. Non posso sopportare la lezione peggiore di tutte senza nemmeno aver toccato un dolce.
-Quindi ci rivediamo in Sala Grande appena finisco?
-Sicuro!
Rispose Clyde già accanto alla porta, la chiuse dietro di se e scomparve.
Eleonus fece come gli aveva detto e arrivò in Sala Grande con indosso la divisa scolastica e la cravatta Tassorosso annodata un po' male, si sedette accanto a Clyde che era occupato a mangiare caramelle gommose a forma di bacchette che aveva sistemato in maniera da creare una piccola torre, una sua strana abitudine che usciva fuori anche con le patatine fritte.
-Ti rendi conto che sono passate due settimane e non abbiamo fatto nemmeno un solo incantesimo? Mio padre è proprio noioso!
Confidò tutto d'un fiato appena Eleonus sedette accanto a lui.
-Secondo me non dovremo aspettare ancora a lungo. Sinceramente a me è Lucille che mi fa rimanere più basito. In sole due settimane ha imparato così tanto che non ti sta più riempiendo di domande su ogni minima cosa e oltre a questo sa le risposte a tutto quello che i professori chiedono. Non riesco a reggere il confronto, sto iniziando a pensare che anche lei sia un genio come te.
Gli rispose invece Eleonus, Clyde alzò le spalle come per minimizzare il confronto tra lui e Lucille.
-Meglio così, mi stavo iniziando a stufare di tutte quelle domande. Spero che a livello pratico sarà in grado di cavarsela bene quanto a quello teorico, perché non sono per nulla la stessa cosa. Ma vogliamo parlare di Ella? Quasi mi dispiace che sia finita in Serpeverde, non è posto per persone come lei. In sole due settimane si è guadagnata, penso, l'antipatia di tutta la casa. Mi sorprende che nonostante tutto non si è fatta influenzare dai loro discorsi e continua a essere nostra amica. 
-Senza il suo aiuto non sarei riuscito in nulla, mi presta sempre i libri quando ne ho bisogno. Anche se penso che ne avrebbe più bisogno lei di me per tutte le volte che si distrae. I primi giorni era così attenta, ma adesso basta la minima cosa per distrarla.
Ti ricordi quando Lucille gli ha fatto la ramanzina per questo? Pure in quel momento credo fosse distratta. 
-Secondo me non riesce più a sopportare il fatto di non aver iniziato ancora a fare nessun incantesimo, ecco perché si distrae. Anche io lo faccio.
-Forse hai ragione tu. Andiamo? È quasi ora.
-Ooook...
Clyde si alzò riluttante dal tavolo e insieme si avviarono verso il campo di Quidditch dove avrebbero fatto la loro prima lezione di volo. Eleonus ammirò curioso le quattro torri attorno al campo e gli anelli alti nel cielo, chiedendosi a cosa mai potevano servire.
Quando arrivarono Clyde fu l'unico a non sembrare entusiasta. I ragazzi e le ragazze del primo anno di tutte le case erano riuniti per quella lezione particolare. Facevano un grande baccano. Chi si vantava delle proprie capacità, chi veniva calmato perché troppo in ansia, chi invece parlava di tutt'altro. Lucille stava presentando Ella alle sue compagne Grifondoro, ma in poco tempo si scordarono che fosse lì e quindi quando Eleonus e Clyde arrivarono corse da loro tutta sorridente.
Prima che potessero salutarsi, lei indicò qualcosa alto nel cielo. 
-Quello credo sia il nostro professore!
Esclamò tutta d'un fiato. Molto velocemente tutti iniziarono a smettere di parlare e si misero ad osservare l'uomo in sella alla sua scopa volante che si avvicinava a loro diminuendo progressivamente di velocità.
Quando finalmente fu con i piedi per terra tutti lo osservarono curiosi e ammaliati.
Indossava un completo da volo, protezioni agli avambracci e alle ginocchia e sulla schiena gli scendeva una mantella color mogano. Aveva i capelli grigi completamente arruffati e spettinati dal vento.
-Buongiorno ragazzi. Per favore venite qua attorno a me.
Tutti riconobbero velocemente Harry Potter e l'euforia nell'aria aumentò. Dopo aver invitato i ragazzi ad avvicinarsi, si sistemò meglio gli occhiali sul naso e sorrise calorosamente alla piccola folla. 
-I tuoi capelli, zio Harry, sembra che ti abbia colpito un fulmine!
Disse Ella indicando la sua chioma ribelle, attirò subito l'attenzione di tutti per la confidenza con la quale si rivolse al loro preside e insegnante di volo, solo i suoi tre amici non si meravigliarono, sapendo già che lei lo conoscesse. Harry sorrise e si abbassò al suo livello per risponderle.
-Quando si vola così veloci il vento si diverte a rovinare qualsiasi acconciatura. Ma le vostre oggi saranno al sicuro, voleremo lenti e attenti, perché chi non ha mai toccato una scopa volante imparerà semplicemente a usarla e chi sa già come si fa potrà mostrare agli altri la propria bravura. Ora, mettetevi in fila per favore, così consegno a tutti quanti scopa e protezioni. 
Presto fecero tutti una fila, Harry tirò fuori la sua bacchetta.
-Quando è il vostro turno ditemi il vostro nome, ci tengo a conoscere il meglio possibile ogni mio studente. Dopo aver indossato le protezioni posate la scopa per terra, chi è destro alla sua destra e chi è mancino alla sua sinistra.
E così ognuno di loro pronunciò il suo nome a Harry, mentre con la sua bacchetta faceva comparire nelle loro mani scopa e protezioni, quando tutti furono pronti posarono la scopa per terra, dalla parte della mano che utilizzavano per scrivere, come da loro consigliato. 
-Bene, e adesso che le scope sono al loro posto, vediamo un po' come ve la cavate a dar loro ordini. Ordinate alla scopa di volare nella vostra mano. Siate pazienti voi che già sapete come si usano, bisogna che anche gli altri imparino. Semplicemente ditele di venire su!
Tutti quanti richiamarono le scope ai loro piedi. Alcuni riuscirono al primo tentativo, come Lucille e Clyde, altri invece dovettero ripeterlo più volte, come Ella ed Eleonus. Anche le compagne di Ella ebbero un sacco di difficoltà, ma Valentin nessuna, senza nemmeno proferire parola la scopa volò dritta nella sua mano.
-Ora, uno per uno, vi alzerete in volo. Guardate bene la posizione che prendo quando mi siedo su di essa e cercate di fare esattamente come me. 
Harry si librò in aria sulla sua scopa e incitò agli alunni a fare lo stesso. Presto furono tutti in sella alle loro scope, chi con grande difficoltà, chi con altrettanta facilità. Eleonus ed Ella ebbero un po' di problemi e Lucille e Clyde li incoraggiarono a dare del loro meglio. Entrambi provarono un po' d'invidia nei confronti di Lucille, sembrava completamente a suo agio, come se ci fosse nata su una scopa volante. Per lei nessuna materia sembrava impossibile, e non era solo per il fatto che si impegnasse un sacco in tutto quello che faceva, ma anche perché aveva talento e ambizione, tanta ambizione. Come aveva detto a Ella, le piaceva seriamente essere la numero uno, a dispetto che questo potesse renderla leggermente antipatica agli occhi degli altri. 
-Ora tutti davanti a me! Facciamo il giro del campo e se sarete abbastanza bravi vi porterò a fare una passeggiata in volo attorno al castello!
C'era tanta felicità nell'aria, nessuno sembrava trovare un motivo per non divertirsi, anche Clyde presto perse il suo broncio e si mise a sfidare Lucille in velocità. Ella ed Eleonus erano gli ultimi, lei preferì stare vicino a Harry ed Eleonus a lei. 
-Siamo bravi, vero, zio Harry?
Gli chiese Ella guardando tutti gli alunni davanti a lei.
-Assolutamente! Da tanto non accadeva che un'intero anno fosse in grado di volare già dalla prima lezione. Più il tempo passa e più voi giovani imparate le cose velocemente.
-Zio Harry, non parlare come se fossi vecchio.
Harry le sorrise.
-Mi stai dicendo che non sono vecchio? Accidenti, mi hai offeso!
Eleonus non riuscì a trattenere una risata, ma Ella sembrava prendere lo scherzo più sul serio.
-Mi dispiace dirtelo, ma tu zio Harry non sarai mai vecchio! 
Harry guardò divertito Ella ed Eleonus, che divenne tutto rosso dall'imbarazzo, non era ancora pronto a ricevere lo sguardo diretto di Harry Potter.
-Penso che questa passeggiata siano tutti in grado di farla, non credete?
Entrambi annuirono convinti e Harry volò a grande velocità davanti al gruppo di alunni.
-Siete tutti molto bravi, talmente bravi che la passeggiata che vi ho promesso si può fare. Ora, voi tre... Trevi, Marlock e Vaine, giusto? Sarete gli ultimi della fila visto che siete i più capaci, se succede qualcosa a qualcuno correte da me per comunicarmelo. Io starò davanti e guiderò, quindi seguirete tutti me. Forza, in posizione!
Quando furono tutti in posizione Harry si allontanò dal campo per portarli attorno al castello. Non volarono troppo alto, ma il panorama rimaneva mozzafiato. Con molta tranquillità attraversarono l'intero castello e fecero dei giri a spirale sulle quattro torri, ognuna appartenente ad una casa. Harry spiegava ai ragazzi l'architettura del castello e i vari nomi dei luoghi, complimentandosi con loro tra una pausa e l'altra.
-Adesso che sapete come è suddivisa Hogwarts, vi porterò a vedere anche il margine della foresta proibita. Si chiama proibita per un motivo, quindi non pensate di addentrarvici da soli per fare gli spavaldi. È un posto pericoloso ed è la dimora di numerose creature che difficilmente vi accoglieranno amichevolmente. 
Ella provò una grande curiosità nei confronti della foresta proibita e delle sue creature pericolose. Mentre Eleonus deglutiva preoccupato all'idea di avvicinarsi a tal luogo, lei non riusciva a trattenere un sorriso.
Sotto di loro si potevano già intravedere i primi alberi, scuri ma non troppo alti, ma se  si guardava verso l'orizzonte si poteva notare come progressivamente la loro altezza aumentava in modo minaccioso. 
Mentre tutti guardavano principalmente in alto e alle chiome degli alberi, Ella cercava con gli occhi qualche creatura sotto di lei, senza rendersene conto si abbassò di molto rispetto al gruppo.
-Hey! Cosa stai facendo?
Le chiese Eleonus un po' preoccupato. 
-Sto solo cercando di vedere se riesco a vedere qualche creatura della foresta. Tu non vorresti vederne una?
-Non vorrai mica scendere?! Sai che non puoi farlo!
Ella lo guardò annoiata e sbuffò.
-Mica sono stupida! Non voglio scendere nella foresta. Solo guardare un po' più da vicino...
E si abbassò ancora di più, Eleonus la seguì, più per preoccupazione che per curiosità. Lucille notò subito il loro comportamento e si avvicinò ai due, scrutandoli severa.
-Perché volate così bassi? Cercate di rimanere accanto agli altri. 
-Gliel'ho detto pure io, ma non mi vuole ascoltare. Vuole vedere per forza qualche creatura della foresta.
Le rispose Eleonus, ma Ella sembrava averli completamente ignorati. Aveva visto qualcosa luccicare tra gli alberi, per un po' aveva perso di vista il luccichio, ma subito dopo lo rivide. Iniziò a seguire la strana e flebile luce. Prese ad abbassarsi ancora di più, i piedi che toccavano le chiome degli alberi. Lucille sembrava su tutte le furie.
-Hey! Ma cosa pensi di fare?!
Le urlò dietro, ma Ella stava già scendendo. Parte degli alunni si fermò a guardarla mentre scendeva nella foresta. Valentin fece una smorfia e corse ad avvisare Harry. Prima che potesse arrivare da lui, Ella era già nella foresta. Scese con difficoltà dalla scopa e corse verso la luce. 
Aveva visto bene, era Elico. 
La fata guardiana sembrava preoccupata e stava piangendo accanto a qualcosa che Ella faceva difficoltà a riconoscere. Era scesa perché sentiva che qualcosa non andava bene e voleva aiutare la fata.
-Signorina Elico, perché piange? Se vuole posso aiut...
Ma le parole le morirono in bocca quando finalmente riconobbe la strana figura le cui le lacrime della fata erano indirizzate. Il corpo di un bellissimo cavallo chiaro e dalla chioma argentea era a terra, morto. Dalla sua fronte colava un liquido simile a metallo fuso creando una pozzanghera sinistra sotto il suo capo. Elico si girò sorpresa verso Ella, ma era troppo scossa per poter chiedere spiegazioni del perché era lì e sgridarla. Sì avvicinò a lei, ma presto il suo sguardo si posò su qualcosa alle sue spalle. Anche lei si girò per guardare. Harry era dietro di loro, con lo sguardo serio e preoccupato rivolto alla fata. Elico scoppiò di nuovo a piangere e iniziò a parlare tra i singhiozzi.
-Oh! Signor Potter! È orribile! Alla fine è successo, qualcosa o qualcuno ha ucciso questo povero unicorno per prendere il suo corno! 
Harry guardò la povera creatura distesa a terra e poi cercò con lo sguardo Ella, che quasi istintivamente strinse con forza la sua scopa, pronta per volare lontano da lì. Sapeva di aver sbagliato a scendere nella foresta, ma non poteva rimediare più di tanto visto che era stata colta in flagrante. Harry posò la mano sulla sua spalla e la costrinse a girarsi e guardarlo negli occhi. Ella deglutì con difficoltà, non l'aveva mai visto così serio, il suo sguardo le faceva quasi paura. Elico riprese a singhiozzare al capezzale dell'unicorno.
-Aspettami qui. 
Le disse con una voce leggermente minacciosa, poi si avviò verso Elico.
-Elico, basta. Ora basta. Se vuoi che sia fatta giustizia devi riprendere il controllo. Verrai con me al castello e mi spiegherai tutto con calma. Questo devi fare, mi hai capito?
Gli occhi lucidi della fata incontrarono quelli pieni di comprensione del mago. Harry l'abbracciò e finalmente sembrava aver ripreso un po' di controllo, anche se alcune lacrime continuavano a scenderle silenziose sul viso. Ella fino a quel momento non aveva fatto troppo caso alla visione che le si era parata davanti, ma dopo essersi avvicinata al corpo esanime del povero animale, la tristezza e e la rabbia la colsero di sorpresa come mai era accaduto nella sua vita. C'era qualcosa di profondamente ingiusto nel trattare qualcosa di così bello in una maniera così deplorevole. Lei che quasi d'istinto provava un grande rispetto delle bellezze di cui la natura disponeva, non riusciva più a togliere gli occhi di dosso allo scempio che le si presentava davanti. I suoi occhi divennero lucidi e in meno di un secondo iniziò a piangere. Harry ed Elico non si accorsero che lei si fosse avvicinata al cadavere, ma quando la sentirono singhiozzare, entrambi accorsero da lei.
-Chi mai potrebbe fare una cosa del genere? Rovinare così tanta bellezza...
Dopo quella confessione, si lasciò abbracciare da Elico. Harry, con un tono di voce terribilmente triste, si rivolse a loro.
-Andiamo nel mio ufficio, dove potremo parlare con un po' più di lucidità dell'accaduto. E dico anche a te, Ella. Coraggio, andrà tutto bene.
Ella salì sulla scopa con un po' di difficoltà, ma alla fine fu di nuovo in volo, Harry ed Elico accanto a lei. Un silenzio pesante si insinuò tra di loro. Presto poterono vedere gli alunni che li aspettavano al suolo. 
-Forza! Vi voglio in volo tutti! Una volta tornati al campo di Quidditch, poserete le scope e le protezioni e tornerete al castello.
Ella, ancora scossa per quanto accaduto nella foresta, teneva lo sguardo basso, per questo non si accorse di essere osservata con estrema curiosità da tutti gli alunni del primo anno. 
Arrivati al campo di Quidditch, Eleonus non fece in tempo a fermarla che era già scomparsa insieme alla fata guardiana e al preside.
-Dov'è Ella?
Chiese tutto d'un fiato Clyde.
-L'ho vista allontanarsi insieme al preside e alla fata guardiana...
Gli rispose Eleonus, accanto a loro Lucille sbuffò rumorosamente attirando la loro attenzione.
-Non mi stupisco! Come le è venuto in mente di scendere nella foresta?! Quando Harry Potter in persona ti avverte, giusto cinque minuti prima, di non farlo! Credetemi quando lo dico, Ella mi sta molto simpatica, ma non riesco a capire come le possa passare per la mente di fare certe cose!
Confidò tutta d'un fiato Lucille, c'era rabbia nella sua voce, ma anche timore. Tutti e tre si guardarono preoccupati. In fin dei conti, era quella la sensazione che condividevano se pensavano al guaio in quale Ella si era ficcata.
Arrivarono nell'ufficio del preside ed Ella non ebbe la forza di stupirsi del fatto che ci si arrivasse dopo aver detto una parola d'ordine, come per le case di Hogwarts. Harry 
la invitò a sedere davanti a lui, la fata guardiana rimase in volo, un'espressione sconsolata sul volto.
-Ella, mi dispiace tu stia male in questo momento, non avresti dovuto vedere quello che hai visto. E hai ragione, un tale crimine contro natura è difficile da accettare, se non impossibile. Ma, anche se tu stai male e io non vorrei infierire, mi vedo costretto a farlo. Avevo dato ordine di non scendere nella foresta e tu lo hai fatto deliberatamente. Non puoi fare sempre di testa tua, lo so che in fin dei conti l'hai fatto con buone intenzioni, ma devi avere fiducia negli adulti attorno a te e rispettare le regole. Sono fate per proteggervi, le regole. Una punizione te la devo dare, lo capisci vero?
Harry parlò con tono pacato e comprensivo, Ella aveva lo sguardo bassò e le mani nascoste tra le cosce. Annuì leggermente e poi alzò di poco il capo, posando lo sguardo sul tavolo del preside.
-Sì, lo capisco. E mi va bene così. Cercherò di fare come dici tu, zio Harry, anche se  ormai ho capito che per me risulta abbastanza difficile seguire le regole. 
Harry sbuffò leggermente, poi si abbandonò sulla sedia.
-Almeno cerca di non infrangere quelle più importanti. Io ti conosco, Ella. E mi assomigli molto, quindi sappi che se ti punirò avrò sempre dei motivi validissimi per farlo. Per adesso, ti impedisco di andare oltre le mura del castello per una settimana. Il campo di Quidditch ti è off-limits così come i giardini di Hogwarts. E avvertirò Hermione della tua condotta, ha il diritto di sapere.
A sentire l'ultima frase, Ella si morse il labbro, ma poi annuì di nuovo con il capo e prese un grosso respiro.
-Ok, zio Harry. Ora posso andare?
Gli chiese arresa e triste, ma la tristezza non era per le conseguenze della sua condotta, ma per il ricordo ancora vivido dell'unicorno.
-Certo. Più attenta, Ella. Sii più attenta.
Alla fine uscì a passo veloce dall'ufficio, una volta fuori, prese a correre sui corridoi, dai corridoi alle scale, dalle scale alla sala comune dei Serpeverde.
-Elico...
Chiamò Harry. La fata stava contemplando il panorama da una delle finestre, si girò e si avvicinò in volo a lui.
-È veramente vostra nipote? 
-No, ma ormai mi chiama così da anni, chi sono io per impedirglielo. È solo una bambina, con una storia particolare sì, ma pur sempre una bambina. Non è di lei che dobbiamo parlare, però. Elico, ti sarai fatta almeno un'idea su chi possa essere stato e perché avrebbe mai dovuto farlo?
Elico scosse delusa la testa, Harry si mise ad osservare il vuoto e intanto si grattava pensieroso la barba.
-Allora ci tocca indagare un po'. Dobbiamo essere certi che non sia qualcuno malintenzionato, anche se dubito che qualcuno potrebbe avvicinarsi più di così a Hogwarts. È troppo ben protetta per permettere a un semplice criminale di diventare una minaccia. Sempre se è di una persona che stiamo parlando e non di qualche creatura. Non conosco creature che abbiano bisogno di aggredire in quel modo gli unicorni e dubito che anche tu ne conosca visto che brancoli come me nel buio. Però, per sicurezza, mi vedo costretto a chiedertelo, forse ti è sfuggito di mente. Conosci creature che possono aver fatto qualcosa del genere?
-No, signor preside. Non che io sappia, e non so poco! Non ci sono creature che abbiano bisogno di fare quel che è stato fatto. Farò come dice, mi metterò a indagare per conto suo se lei non può. Non mi farò sfuggire niente e le comunicherò tutto. La foresta proibita avrà la mia massima attenzione d'ora in poi, qualsiasi cosa sospetta accadrà, io la saprò.
Concluse decisa la fata guardiana. Il trauma doveva averle donato una nuova forza, sentiva che doveva esser fatta giustizia. 
-Va bene, allora per adesso ci salutiamo e torniamo entrambi al nostro lavoro. Indaga a dovere, tu che ne sei in grado. Però, aspetta un po'...lo so che continuo a chiedertelo ogni volta, ma...
-Se mi sento bene qua a Hogwarts e mi piace la vita che conduco adesso? Sì, signor preside, sinceramente parlando, è diventata la mia nuova casa da un bel po'. Sono felice qui, non voglio andarmene da nessuna altra parte. A presto, signor Potter.
-A presto Elico.
Appena la fata guardina uscì dal suo ufficio, Harry prese penna, calamaio e foglio.
-E io che pensavo che con una persona come Hermione accanto, qualsiasi animo poteva essere domato.
Disse fra se e se, poi sorrise compiaciuto. Provava una forte simpatia per quella ragazzina scalmanata, anche se alla sua età lei e lui erano assai differenti, molto probabilmente l'Harry undicenne si sarebbe comportato in modo simile in una situazione del genere.


Ella si adagiò vicino a una delle finestre della sua sala comune, non aveva voglia di vedere nessuno e di non fare niente. Anche se il sangue dell'unicorno non era rosso, l'aveva comunque colpita nel profondo. Si rese conto che nella sua vita non aveva mai visto nulla di così violento. Era ancora turbata. E arrabbiata. Sì, provava anche una rabbia strana, che prima d'allora non aveva mai sperimentato. Desiderava che accadesse ben di peggio al colpevole. 
Qualcuno interruppe i suoi pensieri di colpo, doveva averla chiamata, ma lei non aveva sentito, perché le aveva scosso la spalla delicatamente per attirare la sua attenzione.
-Scusami se ti disturbo, ma con quella faccia che hai faresti preoccupare chiunque. Io sono Daryl Niggins, terzo anno. Posso fare qualcosa per aiutarti?
Ella si sorprese di ritrovarsi davanti il ragazzo occhialuto che il primo giorno di lezioni aveva visto accanto alla finestra a contemplare un piccolo foglio di carta. Era proprio lui, un voce insicura, ma già matura. Anche se a dividerli erano solo due anni, con la sua statura imponente per un tredicenne, accanto alla smilza Ella, sembrava fosse molto più grande di così. 
Ella ci pensò bene alla sua domanda e si rese conto che sì, qualcosa poteva fare per aiutarla.
-Vorrei vedere dei fiori, stare in mezzo a un bel giardino fiorito, ma sono in punizione per una settimana, non posso uscire fuori dalle mura del castello. Ma me lo sono meritata in fin dei conti, perché quello che ho fatto guarda come mi ha conciato! Non sono mai stata così triste e arrabbiata!
Daryl deglutì leggermente, non si aspettava che Ella gli rispondesse con tono così turbato, ma dopo un secondo di smarrimento, riprese a parlarle cercando di tranquillizzarla. 
-Forse posso aiutarti, se vieni con me, ti porterò a vedere dei fiori. Prometti che dopo starai meglio? E se vuoi, puoi raccontarmi cosa ti è successo. Mi piacciono le storie, specialmente quelle un po' brutte.
Si sistemò gli occhiali sul naso e cercò di sorriderle, ma non doveva essere una persona che lo faceva spesso, perché non gli riuscì molto bene. Ella non ci fece caso e lo trovò simpatico, il primo vero compagno Serpeverde che trovava simpatico. Quando se ne accorse l'euforia prese il sopravvento e le emozioni negative di prima si affievolirono. 
-Aspettami qua un minuto per favore! Torno subito e andiamo dai fiori!
Corse a prendere i suoi strumenti di disegno, poi si fece condurre da Daryl in qualcosa che Ella scoprì delusa essere un bagno. Un bagno delle ragazze, ma sembrava in disuso da tanto, forse troppo, tempo.
Quando entrarono una voce femminile molto squillante la prese alla sprovvista. Il fantasma di un'alunna di Hogwarts comparve loro davanti, era abbastanza bruttina e portava un paio d'occhiali piuttosto ingombranti. 
-Daryl, ma che piacere rivederti da queste parti! Come mai hai portato compagnia? Ti ho detto che non sopporto vedere nessuna faccia oltre la tua!
Sembrava terribilmente offesa dalla presenza di Ella che la guardava con sorriso e ammirazione. Prima che Daryl potesse parlare, Ella si pose tra lui e il fantasma, un grande sorriso sulle labbra.
-Il mio nome è Ella! Ti prego, dimmi il tuo! Non ho mai parlato con un fantasma prima d'ora! Lo sai che ti trovo fantastica?
A sentire quel complimento, la giovane ragazza morta smise subito di essere offesa, squadrò curiosa la ragazzina e inarcò le sopracciglia.
-Il mio nome è Mirtilla, ma tutti mi chiamano Mirtilla Malcontenta. Davvero mi trovi fantastica?
Gli chiese con un tono di voce basso e speranzoso mentre si rigirava tra le dita i capelli argentei.
-Certo! Come non potrei! È un immenso piacere conoscerti Mirtilla. Vuoi che ti chiamo anche io così, Malcontenta?
-No, per te va bene solo Mirtilla. Mi piace la tua amica, Daryl. 
Aggiunse poi adagiandosi nell'aria come se fosse sdraiata su di un letto.
-Sono contento che andate d'accordo. Comunque, non volevi vedere dei fiori, Ella?
-Oh, sì! Mi ero quasi dimenticata. Dove sono? 
E si mise a squadrare la stanza con curiosità, ma di fiori nemmeno l'ombra. Daryl rise di lei, poi tirò fuori la bacchetta e prese a muoverla delicatamente nell'aria.
-Floranto!
E subito iniziarono a comparire tanti piccoli boccioli che delicatamente si aprivano uno dopo l'altro, ricoprendo l'intero bagno di colori forti e vividi.
In meno di un minuto davanti ai loro occhi c'era un intero giardino fiorito.
-I tuoi fiori. Meglio?
Ella sorrise e annuì decisa con la testa.
-Perché? Stavi male per caso?
Chiese Mirtilla dopo aver annusato inutilmente uno dei fiori.
Ella si mise a raccontare l'accaduto, contemporaneamente copiava con molta vivacità sul suo quaderno uno dei tanti fiori che Daryl aveva creato con il suo incantesimo.
-Troveranno il colpevole, stanne certa. Però tu non devi pensarci troppo. Le cose brutte accadono e molto spesso non si può fare nulla per cambiarle. Bisogna solo accettare e andare avanti. 
C'era una forte nota di tristezza nelle parole di Daryl, Ella lo guardò assorta, mentre Mirtilla accennava a occhi chiusi alle sue parole. Poi gli aprì e si mise ad osservare l'espressione corrugata di Ella. Le si avvicinò e si mise a squadrarla come se la stesse studiando. 
-Sai, tu mi ricordi qualcuno. Non saprei dirti chi, ma hai una faccia che ho già visto da qualche parte. 
Disse continuando ad osservarla assorta, Daryl prestava attenzione alla scena senza aggiungere parola mentre Ella guardava Mirtilla con scetticismo.
-Mi ricordi qualcuno che ho odiato, ma anche qualcuno che ho adorato. Però quando sorridi sembri tutt'altra persona e non mi ricordi più nessuno. Sei strana, Ella. 
Dopo questa strana dichiarazione, si allontanò leggiadra nell'aria, li salutò con un cenno della mano e si gettò in uno dei bagni, lasciandoli soli. Daryl ed Ella si guardarono negli occhi, poi fu lei a parlare.
-Credi che io le stia simpatica?
-Non saprei dirtelo con sicurezza, ma se continuerai a farle complimenti, ti prenderà sicuramente in simpatia. La sua è una storia veramente triste, un po' di ammirazione la farà sempre sentire bene.
-È per questo che tu sei suo amico? Perché ti piacciono le storie tristi e perché le fai i complimenti?
A Daryl scappò una breve risata.
-Sì, hai proprio indovinato. Mirtilla è morta guardando negli occhi un basilisco. Sai cosa i basilischi?
Ella rimase a bocca aperta. Voleva assolutamente saperne di più.
-No, non so cosa sia, ma ti prego, raccontami tutto. Ora sono curiosa.
Chiuse il suo quaderno e si girò verso di lui, aspettando con ansia che continuasse a parlare.
-I basilischi sono creature della stessa famiglia dei serpenti, ma sono molto, ma molto più grandi e pericolosi. Il loro veleno è una delle sostanze magiche più potenti che ci sia e il loro sguardo ti può uccidere sul colpo. Chi ha guardato un basilisco direttamente negli occhi, non è mai sopravvissuto. Ci sono voluti molti anni per scoprire come Mirtilla fosse morta, ma alla fine la verità venne a galla. Non so se sai, ma Salazar Serpeverde, che era in grado di parlare con i serpenti, aveva nascosto in una stanza segreta del castello proprio un basilisco. Quando uno dei suoi eredi, in particolare Voldemort, sarebbe arrivato a Hogwarts, sarebbe stato l'unico in grado di trovare il luogo segreto e dare ordini alla creatura di fare quello che lui voleva. Così, Voldemort, al suo sesto anno, diede ordine al basilisco di uccidere i figli dei babbani, come per continuare la tradizione di Salazar Serpeverde. Mirtilla fu l'unica vittima, proprio qui in questo bagno, dopodiché la stanza fu richiusa da Voldemort stesso e riaperta anni dopo, quando il nostro preside era solo al suo secondo anno di studi. La storia è molto più complicata di così, ma principalmente è così che è morta Mirtilla.
Ella annuì comprensiva, poi osservò i fiori attorno a lei. Il contrasto della bellezza e della leggerezza di quell'immagine, con una storia sofferta come quella di Mirtilla, le fece provare una strana inquietudine, che però sentiva che doveva accettare.
-Quindi è stato Voldemort a ucciderla?
-Non direttamente, ma sì. Se non fosse stato per lui, ora non sarebbe il fantasma di una giovane alunna triste che vaga nelle tubature della scuola.
I fiori iniziarono a scomparire lentamente, entrambi si guardarono attorno.
-Non è un incantesimo permanente, ma spero sia stato d'aiuto.
-Molto più di quanto tu creda, Daryl. Grazie ancora. Se hai altro da fare, puoi anche andare, non sei obbligato a restare con me.
Entrambi sorrisero.
-Dirigiamoci verso la Sala Grande, fra poco si cena.
-Giusto. Sai, sei il primo compagno Serpeverde che mi tratta bene. Mi puoi spiegare perché sono tutti abbastanza fissati con questa cosa del sangue?
Daryl abbassò lo sguardo e sospirò leggermente.
-Anche questa è una storia complicata, molto più di quella di Mirtilla. È una questione che va avanti dalla notte dei tempi. La purezza del mago figlio di altri maghi, contro i nati babbani o quelli di sangue misto. Nessuna prova che ci siano delle differenze, ma tante idee che esse ci siano. Siamo tutti alla fine semplici umani e la cosa che non potremo mai evitare di fare è sbagliare. In quello siamo veramente i migliori.
Ella trovava le parole di Daryl tristemente vere, ma qualcosa dentro di lei le sussurrava che avesse ragione solo a metà, solo che ancora non sapeva quale potesse essere l'altra parte.

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Capitolo 9
*** Incontri ***


9. Incontri

Dafne, le gemelle Ling e Valentin non riuscivano a smettere di ridere. Ella era rossa come un pomodoro e deglutì con difficoltà. Eleonus, Clyde e Lucille osservavano attentamente la scena, nonostante fossero seduti ognuno al tavolo della propria casa. Anche le amiche di Lucille sogghignavano, ma bastò un suo sguardo affinché loro la smettessero.
Presto iniziarono tutti ad alzarsi e andare alle loro lezioni, ma Ella rimase seduta, con lo sguardo fisso nel vuoto. I tre ragazzi si avvicinarono a lei.
-Ella, dovremo andare a lezione insieme, ricordi?
Le disse Lucille, cercando di mantenere il tono più comprensivo possibile.
Ella annuì leggermente con la testa, si alzò dal tavolo e iniziarono tutti a camminare.
-Non vorrei sembrare inopportuno, ma cosa era quella lettera urlante che hai ricevuto?
Chiese Eleonus, non ricevendo subito una risposta, abbassò lo sguardo.
-Una strilettera, Ele. Il modo più adatto per mettere in ridicolo qualcuno davanti a tutta la scuola. Sono i genitori, o i tutori, che in generale le mandano, per fare una ramanzina all'alunno di turno che ha fatto qualcosa che non doveva fare.
Rispose Clyde, Ella si fermò di colpo e li guardò sbuffando.
-Non è per la ramanzina che sono rimasta scioccata, ma per questo!
Prese l'unico pezzo della lettera che non si era strappato da solo e lo mostrò ai ragazzi.
-Oggi devo venire a Hogwarts per parlare con Harry, quindi per favore bussa al suo ufficio verso le sei del pomeriggio. Mi troverai lì. Vedi di non mancare o mi farai arrabbiare ancora di più.
Fu Eleonus a leggere il messaggio.
-Ho deluso di nuovo mia zia Hermione, non ho il coraggio di guardarla in faccia, ma se non lo faccio è peggio. Accidenti...
-Dai su, non sarà così orribile. Sono sicuro che ti potrà capire.
Aggiunse Eleonus, le diede una pacca sulla spalla, lei cercò di sorridere, poi ripresero ognuno la propria strada. Lucille ed Ella rimasero da sole.
-Sbrighiamoci che il professor Marlock non ama particolarmente i ritardi.
Quando si ritrovarono in aula, si sedettero accanto. Il padre di Clyde si presentava sempre in perfetta forma, i suoi abiti da mago non avevano una sola piega fuori posto.
-Oggi inizieremo a praticare uno degli incantesimi che abbiamo studiato la settimana precedente. Visto i voti che avete preso ai compiti credo che voi siate finalmente pronti. Ma ricordate, la cosa più importante è avere fiducia in se stessi. L'incantesimo che proveremo è quello della levitazione degli oggetti, ricordate tutti quale è?
-Wingardium Leviosa!
Esclamò la classe all'unisono, la voce di Lucille che sovrastava leggermente le altre. Il professore sorrise compiaciuto.
-Benissimo, avete tutti una piuma con cui scrivere. Poggiatela sul vostro banco, agitate sicuri con polso leggero la vostra bacchetta ed esclamate l'incantesimo. Vi voglio fiduciosi! Prego, iniziate. Non arrendetevi se al primo tentativo non ci riuscite, riprovate, mantenete fiducia in voi stessi.
-Wingardium Leviosa.
Pronunciò Lucille sicura di se e la sua piuma si alzò leggiadra dal banco, dopodiché guardò soddisfatta in direzione di Ella.
-Forza, Ella, fallo anche tu!
-Wingardium Leviosa!
Ella sentì una scossa percorrerle il braccio e la bacchetta le volò di mano. Le aveva fatto male. Il professor Marlock la raccolse da terra e gliela poggiò.
-Professore, la bacchetta mi ha dato una scossa!
Si lamentò lei massaggiandosi la mano. Il professore osservò la bacchetta curioso e si fece scappare un sorriso ambiguo.
-Non mi sorprenderei, me la ricordo questa schizzinosa. Ai tempi in cui dovevo acquistare la mia prima bacchetta avevo posato gli occhi su di essa, ma non mi scelse. Feci il grave errore di insistere con lei e finì per schiantarmi lontano. Però, se ti ha scelto, significa che vuole farsi controllare da te. Penso ti voglia mettere alla prova. Riprova. Ma stavolta più convinta e...prepotente.
Ell prese con riluttanza la sua bacchetta in mano, le riservò uno sguardo di sfida e pronunciò di nuovo l'incantesimo, ma la bacchetta le diede di nuovo una scossa. Molti degli alunni si misero a ridere di lei, in particolare quelli che erano già riusciti a far librare in aria la propria piuma. Ella incontrò lo sguardo compiaciuto di Dafne, la piuma che le volteggiava davanti al viso. Così ci riprovò, sicura di avere fiducia in se stessa e cercando di farsi valere sulla bacchetta, ma anche stavolta le diede una scossa, leggermente più potente delle precedenti. La classe rise di nuovo, ma il professore fu rapido a zittirli con lo sguardo.
-Ella, non fare caso a loro. Io so che puoi farcela! Fai vedere a quella bacchetta e a tutti cosa sai fare!
Gli occhi di Lucille brillavano sicuri, Ella rimase colpita della sua forza di spirito e vedere che quello sguardo era rivolto a lei la fece sentire bene, le trasmise un po' della sua sicurezza. Annuì convinta all'amica, si alzò in piedi, bacchetta stretta nella mano ferma.
-Wingardium Leviosa!
Con grande sorpresa di tutti, le sedie su cui erano seduti si librarono in aria. Alcuni alunni erano caduti, altri si tenevano in equilibrio precario. A vedere quella scena, Ella gioì e con grande piacere tenne l'incantesimo in azione per ammirarlo ancora un po'. La classe era un brusio di sospiri meravigliati e leggere urla di paura. Una ragazza Grifondoro che era rimasta seduta sulla sedia in volo, urlò al professore di riportarla a terra, quest'ultimo si riprese dal suo stato di stupore, poi agitò la bacchetta e le sedie si poggiarono delicatamente a terra.
A Ella scappò una risata, poi guardò in direzione di Lucille, si aspettava che l'amica fosse contenta quanto lei, ma quello che ricevette in cambio fu uno sguardo assente e pensieroso. Il professore si avvicinò a Ella, si schiarì la gola e le sorrise per un mezzo secondo, poi tornò subito serio e indicò la piuma sul suo banco.
-Ora prova con qualcosa che non possa nuocere a nessuno.
Anche Ella sorrise, indirizzò la bacchetta verso la sua piuma e recitò l'incantesimo, questa si alzò finalmente leggiadra nell'aria. Anche Lucille le sorrise, un sorriso abbastanza tirato.
Finita la lezione, diventò chiaro che Ella avesse uno strano talento per gli incantesimi. Questo però, non aiutò a migliorare il giudizio degli altri nei suoi confronti, fortunatamente non ci fece caso e continuò a essere contenta e soddisfatta della potenza dei suoi incantesimi, o della sua bacchetta. Aveva il dubbio su quale delle due fosse l'origine, ma alla fine, potere o bacchetta, la differenza non era troppa, perché in entrambi i casi le appartenevano entrambe.
Quando vide le facce corrugate di Dafne, le gemelle e Valentin, sorrise loro maliziosa.
-Guarda che facce che hanno, non se lo aspettavano proprio.
Disse a Lucille con tono quasi arrogante.
-Nessuno se lo aspettava.
Aggiunse l'amica a bassa voce. Ella ebbe l'impressione che Lucille non fosse per nulla contenta e le bastò un secondo per capire il perché.
-Sei stata bravissima anche tu, tutti quanti sono stati bravi. Semplicemente io sono stata scelta da una bacchetta molto particolare, forse perché ho un talento particolare per gli incantesimi. Sai, una volta ho usato la bacchetta di mia zia e ho trasformato delle rose innocue in grandi e minacciosi mostri che volevano attaccarmi. Stavo per farmi molto male, quella fu una delle tante volte che ho deluso mia zia, ora che ci penso.
Dopo aver confidato tale esperienza, sospirò pesantemente.
-Sì, però dubito che a questo punto potrò essere la numero uno in incantesimi...
-E questo è davvero un problema?
Lucille si fermò di colpo e la guardò per la prima volta male. Ella non seppe come controbattere e abbassò leggermente lo sguardo. Poi sospirò pesantemente anche lei.
-Lasciamo perdere, ci vediamo più tardi, devo correre a lezione e anche tu. A dopo, Ella.
-A dopo, Lucille.
Tra loro due si venne a scoprire una tensione particolare. Una volta lontane, entrambe dentro di loro sentivano una strana sensazione, piacevole e spiacevole allo stesso tempo, un richiamo alla sfida, ma anche al confronto.

La prossima lezione di Ella sarebbe stata quella di Storia insieme a Eleonus.
Arrivati in classe si sedettero accanto. Ella non riusciva a smettere di raccontare la sua lezione di Incantesimi all'amico, che rimase colpito e si complimentò con lei.
-Cavolo, certo che voi tre siete proprio in gamba. Io alla mia prima lezione di Incantesimi sono riuscito al terzo tentativo ad alzare la mia piuma.
La professoressa Witchilson fece il suo ingresso, come sempre impeccabile nei suoi abiti da strega. Ella ricordò che Lucille un giorno le disse che aveva da sempre immaginato le streghe essere come lei. Poi le fece una piccola lezione su come i babbani avevano creato nel tempo diverse storie fantastiche che trattavano la magia.
Dopo i quotidiani saluti, la professoressa Witchilson prese subito a parlare.
-Bene, bene, ragazzi. Vi ricordate la storia che vi avevo raccontato il primo giorno di lezioni? L'abbiamo abbandonata quel giorno stesso, ma visto che nessuno di voi mostra lacune nella mia materia, credo che oggi si possa fare una pausa per riprendere un po' il racconto. Che ne dite?
Gli alunni si guardarono a vicenda e dopo i primi cenni della testa si poté sentire un consenso generale di voci. La professoressa sorrise e prese a camminare per l'aula, come d'abitudine per lei.
-Eravamo rimasti al serpente che aveva detto alla ragazza che se voleva scoprire il mondo da cui lui proveniva, doveva attraversare il fiume che i genitori le avevano vietato. Giusto?
Un altro coro di consensi ruppe il silenzio. La professoressa si schiarì la voce e prese a raccontare.
La ragazza non sapeva cosa pensare. Voleva ignorare con tutta le sue forze le parole del serpente, ma la curiosità cresceva ogni giorno di più, così come la paura.
Paura di sua madre e lo spirito che le abitava dentro e paura che un giorno potesse accadere anche a lei, paura che un giorno lo spirito si sarebbe talmente tanto arrabbiato da ucciderli tutti quanti.
E se c'era un modo per scacciare lo spirito che malediceva sua madre? E se il serpente sapeva? Decise che lo avrebbe cercato.
Così, ogni giorno scendeva nella foresta chiamandolo, inutilmente. Il serpente non c'era. Un giorno, il tono della sua voce era così supplichevole che il gufo della foresta si mise ad osservarla. E poi, con grande sorpresa della ragazza, le parlò.
Le disse che era inutile continuare a chiamare il serpente, perché aveva attraversato il fiume e non era intenzionato a tornare. La ragazza chiese allora al gufo se conoscesse un modo per scacciare lo spirito che infestava sua madre. Il gufo rispose di non sapere, ma anche di non essere certo che quello che accadeva a sua madre fosse veramente opera di uno spirito. Poi aggiunse che magari il serpente poteva darle le risposte che lei cercava, perché il serpente sa molte cose che altre creature non sanno.
La ragazza pregò il gufo di portare il suo messaggio al serpente e il gufo accettò. Passati diversi giorni il gufo tornò con un messaggio per la ragazza. Il serpente l'avrebbe aspettata dall'altra parte della riva quella notte stessa.
La ragazza fu costretta a uscire di nascosto, sperando di non far arrabbiare con il suo comportamento lo spirito maligno.
Quando lei e il serpente si incontrarono, gli pose le domande che da tempo le premevano dentro. Il serpente le ripeté quello che le aveva detto la prima volta, aggiungendo che non c'era modo di scacciare qualcosa che non esiste.
E la ragazza capì. Sua madre era in grado di far accadere cose molte strane che suo padre non era in grado di fare, e anche lei era in grado di fare qualcosa che i suoi genitori non potevano fare, cioè parlare con gli animali.
Non esisteva nessuno spirito, erano dei poteri.
Ma perché i poteri di sua madre erano pericolosi e i suoi no?
Quando fece questa domanda al serpente, lui rispose semplicemente che i poteri di sua madre fanno quello che lei si aspetta che facciano. Ha sempre pensato di essere posseduta da uno spirito e i suoi poteri si comportano di conseguenza. Mentre la ragazza aveva bisogno di parlare con qualcuno e i suoi poteri lo avevano permesso. E quando capì questa grande verità, decise che avrebbe attraversato il fiume a qualsiasi costo.
Però, prima di farlo, vide in lontananza alzarsi del fumo e corse subito a casa.

La professoressa aveva fatto una pausa, lo sguardo fisso nel vuoto, poi riprese a camminare come da consuetudine.
Quando arrivò a casa, questa era in fiamme.
Gridò invano i nomi dei suoi genitori, ma nessuno rispose.
Terrorizzata che fossero rimasti bloccati in casa, desiderò con tutta se stessa che l'incendio si fermasse e una pioggia fitta e potente iniziò a cadere.
L'incendio si placò subito dopo e la ragazza corse in casa.
Quello che vide le spezzò il cuore, i suoi genitori erano morti nell'incendio.
Si sentì subito in colpa.
Se non fosse scomparsa in piena notte, sua madre non si sarebbe spaventata e i suoi poteri non avrebbero dato fuoco alla casa, uccidendoli.
Sì, era colpa sua.
Rimase per giorni sdraiata per terra, circondata solo dai resti di quello che un tempo era la sua dimora e i suoi genitori. Ma poi, una notte, sentì come una presenza e con grandissima difficoltà si rimise in piedi.
Davanti a se vide sua madre.
Fluttuava leggera e non aveva più colori. Quando provarono a toccarsi, la mano della figlia attraversò quella della madre.
La ragazza iniziò subito a scusarsi di esser stata la causa della loro morte e raccontò alla madre quello che le era successo prima che tutto quell'orrore accadesse, ma la madre non aveva nemmeno bisogno di perdonarla.
Le disse di attraversare il fiume, trovare una nuova casa, continuare a vivere, anche per loro. Aveva capito qualcosa, una volta morta e la ragazza non ci pensò due volte a fare come lei desiderava.
Si mise in cammino, salutò la madre, che le rammentò che finché avrà bisogno di lei, la troverà nella foresta.

-Bene, credo possiamo finire qua per adesso, l'ora è quasi finita. Cosa sono quelle facce?
Chiese la professoressa, un po' divertita dalle espressioni leggermente scosse dei giovani alunni. Poi fu Dafne a parlare, con il suo tono un po' saccente, ma fra tutti, la sua faccia era la meno scossa, anzi era quasi indifferente.
-Beh, non è proprio una delle storie più simpatiche che abbiamo sentito. Penso che la maggior parte di noi non si aspettasse una storia dell'orrore.
La professoressa rise leggermente.
-Ragazzi, ma la Storia è pieno di orrori ben peggiori di questo e quando facciamo quella non vi scandalizzate di certo. Oppure siete rimasti così male perché pensate sia un brutto racconto?
Fu Ella a rispondere senza nemmeno aspettare che la mano di qualcun altro si alzasse.
-Ma certo che no! Io lo trovo fantastico, professoressa Witchilson, pure se non è tutto fiori e confetti.
-E voi altri? Lo trovate altrettanto interessante?
In realtà, la classe doveva ammetterlo, era molto interessante e incuriosiva parecchio, perché non riuscivano proprio a immaginare dove volesse andare a parare. Quindi fecero notare molto bene alla professoressa che, nonostante il loro attimo di spavento, il racconto era di loro grande interesse.
-Sono contenta che vi stia incuriosendo parecchio. Oh! La campanella! Alla prossima ragazzi.
Si salutarono e ognuno prese la sua strada. La giornata decorse molto tranquillamente. A lezione di Pozioni qualcuno fece un tale pasticcio che il professore fu costretto a evacuare l'aula e finire la lezione prima, il povero artefice del grande danno si ritrovò con la nota più bassa possibile e con l'avvertimento che se non avesse imparato a memoria tutti i passaggi che aveva sbagliato, non avrebbe messo piede in classe per una settimana, con l'aggiunta di un ennesimo voto basso. Il professor Lupin era il più severo fra tutti.
Le lezioni terminarono e i quattro ragazzi si stavano facendo una passeggiata per il castello, cercavano invano di non ricordare a Ella che fra poco si sarebbe dovuta confrontare con sua zia Hermione.
-Hey, ma ora che ci penso, non vi ho detto la mia ultima scoperta sulla foto scomparsa dell'album! Non ci crederete mai quando ve lo dirò!
Rimasero tutti fermi a osservare Clyde, che si era posto davanti a loro con un salto, bloccando il cammino che stavano percorrendo.
-Cosa aspetti, allora? Diccelo!
Disse Lucille incitandolo con i suoi grandi occhi chiari.
-Oltre agli album, Hogwarts tiene delle liste di tutti gli alunni che hanno frequentato la scuola. È un po' difficoltoso poter mettere le mani sulla lista giusta, ma alla fine ce l'ho fatta. Ho pensato che, anche se il nome non è scritto sull'album, per lo meno sulla lista deve esser scritto! E infatti c'era.
Fece una piccola pausa, sorridendo soddisfatto.
-Ma, non ci crederete mai. Il nome dell'alunno di cui sono stata rubate le foto, sulla lista del primo e secondo anno è riportato come "Signorina senza nome", mentre dal terzo in poi, semplicemente come "Meredith". Nessun cognome, solo Meredith. Bizzarro, non trovate?
A tutti quanti scappò una risata incredula.
-Fantasticamente bizzarro!
Esclamò Lucille, Ella ed Eleonus annuirono a questa sua esclamazione. Ora erano ufficialmente interessati alla cosa. Però, non c'era domanda che potesse ricevere una risposta. Un altro gruppo di alunni più grandi passò accanto a loro correndo, uno del gruppo si fece sfuggire l'ora e che erano in ritardo per qualcosa. A sentire l'ora, Ella deglutì.
-Oh, mamma. Devo andare. Scusatemi.
-Buona fortuna!
Si ritrovarono a esclamare tutti e tre in coro, mentre Ella si allontanava sempre di più correndo. Il petto che le batteva forte non per la corsa, ma per la preoccupazione.

Quando si ritrovò davanti all'ufficio del preside, non bussò subito, ma la porta si aprì comunque ed Ella entrò con molta lentezza, richiudendola piano.
Quando si girò verso la cattedra, vide Harry ed Hermione seduti uno davanti all'altro. Si sentì terribilmente osservata e giudicata, come non era mai capitato dalle due persone su cui poneva più fiducia in assoluto. Quando si avvicinò e i loro sguardi divennero più chiari, la sensazione scomparse, ma non l'ansia di trovarsi lì.
-Buonasera zia Hermione, è bello rivederti.
Disse Ella con lo sguardo basso, mentre osservava le proprie punte dei piedi.
-Siediti, Ella, non c'è bisogno che resti in piedi e nemmeno che tu sia tanto tesa.
Le disse Harry e lei fece come aveva detto, si sorrisero entrambi.
-Buonasera anche a te. Ha ragione Harry, non essere tesa. Mica ti mordo, vorrei solo parlare un po' con te e visto che ne ho l'opportunità, ne approfitto. Come va? Tutto bene?
Ella si sbloccò e capì quanto le era mancata la voce di sua zia. Le rispose con entusiasmo.
-Sì, va tutto alla grande! Oggi abbiamo fatto la prima lezione di Incantesimi e io sono riuscita a far volare le sedie di tutta l'aula. Il professor Marlock ha detto che la mia bacchetta è veramente potente, però secondo me lo sono pure io. Tu mi hai vista zia, lo so che fatto molto pasticci, però è vero che oltre alla bacchetta, sono veramente forte anche io?
Hermione la osservò come non aveva mai fatto, era come se mascherasse una grande sorpresa, non aveva mai sentito la nipote parlare in quel modo, o di certi discorsi.
-Sì, credo che tu sia forte, Ella. Ma senza studio e senza disciplina come farai a tirar fuori il meglio di questi tuoi grandi poteri?
Ella abbassò di nuovo lo sguardo, sua zia aveva proprio ragione.
-Tu hai ragione e mi dispiace aver disubbidito alla prima lezione di volo. E mi dispiace se ti ho delusa di nuovo, zia.
A quelle parole, Harry ed Hermione si guardarono leggermente stupiti, poi Hermione riservò uno sguardo tenero alla piccola nipote, le poggiò la mano sulle sue.
-Ella, non mi hai mai delusa veramente. Sì, mi hai fatto arrabbiare, ma non pensare mai che io ti giudichi così tanto. Non sai quante regole ho infranto io alla tua età! Però, per questo ti voglio mettere in guardia, che non è la scelta migliore da fare. In un certo senso, ai miei tempi, io e zio Harry siamo stai obbligati a infrangere certe regole, ma tu, che non hai nulla di cui preoccuparti e nulla che ti minacci, non hai bisogno di infrangerne nessuna. E poi, vorrei solo che studiassi un po' di più, mi aspettavo dei voti migliori, ma non è importante fintanto che ti impegni. Io sarò orgogliosa di te comunque. Dai vieni qua, ne voglio approfittare per darti un abbraccio.
Ella si alzò sorridente per abbracciare la zia, ma una strana risata li prese tutti di sorpresa.
-Perché il cappello ride?
Era proprio il cappello che rideva, come se avesse sentito la barzelletta del secolo.
-Scusatemi, scusatemi, è stato più forte di me.
Poi tornò in silenzio, lasciandoli perplessi.
-Hermione, è ora. Dovete salutarvi, fra poco arriveranno.
Ella vide la zia fare un'espressione che le era molto famigliare, sapeva benissimo che una sola persona la faceva sbuffare di fastidio in quel modo e si chiese cosa mai doveva venire a fare Hugo Weasley a Hogwarts.
-Va bene. Ella, noi ci salutiamo. Mi raccomando continua a scrivermi quando vuoi, lo so che rispondo tardi, ma mi fa sempre piacere ricevere le tue lettere. A proposito, i tuoi amici sono veramente carinissimi, forse, appena finisco, se vogliono, me li puoi anche presentare.
Si diedero un altro abbraccio ed Ella uscì dall'ufficio. Si aspettava di beccare Hugo da un momento all'altro sul suo cammino. Con grande sorpresa, trovò Eleonus ad aspettarla molto vicino all'ufficio.
-Non è andata così male, vero?
Le chiese tutto d'un fiato, Ella scosse la testa sorridendo e anche lui sorrise. Poi lo vide, Hugo Weasley insieme a James Sirius Potter.
Quando incrociò lo sguardo con James, dei sorrisi furono scambiati. Mentre Hugo non la degnò nemmeno di uno sguardo.
Ella ed Eleonus continuarono per la loro strada mentre i due giovani salivano nell'ufficio di Harry.
-Chi erano quelli? Li conosci?
-Sì, quello moro è uno dei figli del Preside, quello rosso è il figlio di mia zia.
-Davvero? E perché ti ha ignorata?
-Perché non gli piaccio. Pensa che la mia comparsa nella loro vita sia stata una brutta cosa.
-Accidenti, mi dispiace. Non capisco come faccia a pensare questo.
Ella alzò le spalle, ma non aggiunse altro.
Prima di entrare nell'ufficio James tirò leggermente la spalla di Hugo.
-La smetti di trattarla così male? È solo una bambina. Non ha fatto nulla di male e con il passato che si ritrova meriterebbe comprensione, non odio.
Hugo alzò leggermente le sopracciglia.
-Quale passato? Tu per caso sai chi sono i suoi genitori? Chi è lei? E poi, i bambini crescono tutti. Non so se hai notato, ma è una Serpeverde.
James sbuffò.
-E perché? Questo significa qualcosa? Pure mio fratello è stato un Serpeverde.
-Sì, ma tuo fratello aveva il carattere adatto a quella casa, invece che il sangue. Non mi dirai che la bambina che disegna farfalle e raccoglie fiori è in Serpeverde per il suo carattere. È per il sangue, te lo dico io. E tienilo bene a mente, magari potrà tornarci utile.
-Sì, ma rimane il fatto che non ha fatto nulla di male, quindi non trovo ragione affinché tu continui le tue stupide ricerche su...
La porta si aprì e Hugo sospirò, soddisfatto che questo avesse interrotto l'amico.
James corse ad abbracciare il padre.
-Che bello rivederti, papà! Tutto questo lavorare, non ti vedo da chissà quanto!
-Anche per me è un piacere. Dovremo entrambi fare una visita a tua madre e tua sorella, altrimenti finiranno per ripudiarci.
Hugo ed Hermione si scambiarono un cenno di saluto con il capo.
-Hermione, buonasera.
Salutò molto educatamente James.
-È un piacere rivederla, signor Potter.
Disse Hugo stringendogli la mano.
-Su, forza, prendete posto.
Li incitò Harry indicando loro due sedie accanto a quella di Hermione.
-Prima di parlare di noi e di cose belle, avete detto che c'è qualcosa di cui volete metterci al corrente. Ha a che fare con il furto al museo, vero?
Entrambi i ragazzi annuirono con la testa.
-E perché volevate che venissi anche io?
Hugo tirò fuori il sacchetto della polvere degli indizi.
-Per ridarti questo, ne abbiamo avuto bisogno di pochissima, ma è stata terribilmente utile, vero James?
-Una mano dal cielo!
Hermione li guardò dubbiosa.
-Solo per questo?
Hugo le riservò la sua solita espressione annoiata.
-Certo che no, potevo pure mandartela per gufo. Avevi detto che se le Fiamme avevano a che fare con questo, dovevamo metterti al corrente.
Hermione sentì lo sguardo di Harry posarsi su di lei, però lo affrontò con disinvoltura.
-Sì, glielo chiesto, Harry. Credo di averne il diritto.
-Scusami, solo che mi preoccupo per te.
Ci fu un breve silenzio, interrotto subito dopo da Hugo.
-Sapevamo già che sulla scena del furto c'erano le tracce di un Mangiamorte, ma oltre a questo abbiamo trovato quella che io definisco la "firma" dell'unico Mangiamorte considerato pericoloso oggi giorno, quello che nessuno conosce. Abbiamo già due casi in passato in cui abbiamo trovato la firma, quindi questo ci ha fatto pensare che ci potrebbe essere una connessione con i due casi precedenti, o almeno, che fossero tutti opera dello stesso mago. Il mago senza volto.
Hugo fece una pausa e guardò assorto prima Harry, poi Hermione. Entrambi stavano pensando intensamente forse alla stessa conclusione.
-Il mago senza volto...
Ripeté tra se e se Hermione, qualcosa nella sua memoria stava tornando a galla, già in passato James e Hugo le avevano parlato di questo mago e i due casi le tornarono subito in mente, come una doccia fredda.
-Non è lo stesso che ha fatto scomparire il testimone che aveva detto di sapere il nome di una delle Fiamme e che ha cercato di far valere delle prove false per liberare il loro capo quando noi lo avevamo finalmente catturato?
-Sì, proprio a quei due casi mi stavo riferendo. Oltre alla magia oscura, è stata rinvenuta pure questa particolare firma, la stessa del furto al museo. Io e James crediamo sia bene seguire questa pista. Qualcosa si sta seriamente muovendo là fuori, se questo mago misterioso, che ha avuto connessioni con le Sette Fiamme, sta agendo, significa che dobbiamo essere molto cauti. Il tizio è furbo, terribilmente furbo e geniale. Non so se ricordate, ma non usa incantesimi o pozioni che noi conosciamo.
Hugo fu interrotto subito dopo da James.
-Sì, come se inventasse tutto seguendo i suoi schemi mentali, sconosciuti a noi. Che uomo pericoloso, chissà da dove è uscito fuori e quali sono le sue ragioni.
A sentire quelle parole, Harry si alzò dalla sedia, corse verso la finestra, la aprì e dalla sua bacchetta uscì un lampo di luce gialla che si allontanò velocemente. Quando tornò al tavolo sembrava molto preoccupato.
-Harry, tutto bene?
Chiese Hermione, ma prima di ricevere qualche risposta, Elico entrò nell'ufficio volando.
-Mi ha chiamato, vero signor Preside? Oh, buonasera a tutti.
E il suo saluto fu ricambiato.
-James, Hugo... dovete sapere che qua ad Hogwarts è successo qualcosa di recente abbastanza inspiegabile. Un unicorno è stato ucciso e il suo corno è stato portato via. Elico, essendo fatta guardiana ma anche custode ad Hogwarts, si è impegnata al meglio per trovare il colpevole, ma nessuna creatura sembra aver avuto motivo di fare qualcosa del genere ed Elico non ha trovate tracce che dimostrassero fosse una creatura della foresta. Quindi, avendomi detto quello che sapete, non posso ignorare il fatto che potrebbe trattarsi di qualcosa più grave. Vorrei che voi provaste la polvere degli indizi sul luogo dove abbiamo trovato l'unicorno e se è possibile, Elico, sul suo corpo. Se vi è di disturbo, posso farlo io stesso.
-No papà, va bene così, lo faremo noi. Hugo, cosa ne pensi?
Hugo stava battendo le dita sul ginocchio con lo sguardo fisso in un punto.
-Che merita la nostra attenzione. E dovremo andare proprio adesso a vedere. Madre, potresti prestarci di nuovo la tua polvere degli indizi?
Hermione pose il sacchetto a Hugo, i due ragazzi si alzarono, pronti per uscire.
-Elico, accompagnali nella foresta e poi dall'unicorno.
La fata fece un'espressione sconsolata.
-Signor preside, volevo dirglielo anche prima, ma ho seppellito l'unicorno proprio oggi.
-Non ti preoccupare, va bene anche la scena del delitto. Non ci interessa sapere come è successo, ma se ci sono delle tracce o no.
Elico deglutì con difficoltà, un po' l'aveva infastidita il modo disinvolto con cui Hugo aveva parlato di una delle creature più pure della terra.
Dopo che si salutarono, Hermione e Harry rimasero di nuovo soli.
-Sei preoccupato per la sicurezza della scuola, vero?
Gli chiese lei, dallo sguardo di Harry la risposta era ovvia.
-E come non potrei. Hai sentito pure tu. Questo tizio si inventa i suoi incantesimi e le sue pozioni, potrebbe aver avuto bisogno del corno di unicorno per chissà quale motivo. Regge come spiegazione e visto che regge io mi devo accertare che nessuna minaccia si aggiri attorno a Hogwarts, nemmeno la più remota. Tu non lo faresti al posto mio?
Si scambiarono un sorriso e bastò come risposta.
-Harry, tu credi che le Fiamme siano intenzionate a riprendere le loro attività?
Chiese Hermione molto preoccupata, stava resistendo all'enorme tentazione di tirare fuori la pipa e fumare. Harry guardò il vuoto, sul volto l'espressione seria di qualcuno che sta mettendo insieme gli indizi per arrivare alla verità.
-Nessuno ha mai saputo quali fossero le loro intenzioni sin dall'inizio. Ma questi piccoli avvenimenti, anche se sembrano non avere nessun legame tra di loro, hanno in comune la probabilità di essere opera del nostro mago senza volto. E il mago senza volto ha sicuramente dei legami con le Fiamme, anche se non abbiamo nessuna prova per dimostrarlo, ma d'altronde, non possiamo nemmeno dimostrare la sua esistenza. Mi sento in dovere di alzare leggermente la sicurezza della scuola, presto avrò un colloquio con i professori e li metterò al corrente del necessario.
-È una buona idea. Sai, sei proprio un ottimo Preside. Tutti i cari che ci hanno lasciato prima del dovuto, sarebbero fieri di te.
Hermione sentì quel complimento venir fuori direttamente dal cuore. Aveva alla base tutto l'affetto che provava sia per Harry che per i cari morti prima del dovuto. Entrambi si scambiarono un sorriso profondo.
-E Ron? Credi che anche lui sarebbe fiero di me?
Il sorriso candido di Hermione si tramutò velocemente in malinconico.
-Sì, sono sicura che lo sia. È da tanto che non parliamo di lui, Harry, ma fa male come la prima volta.
Harry strinse la mano di Hermione, nonostante sapesse la gravità del trattare quel determinato argomento, quella sera era intenzionato ad aprirlo.
-Credo di averlo trovato, Hermione. Anzi, io l'ho trovato! So dove Ronald Weasley si è nascosto per tutti questi anni!
A sentire queste parole, gli occhi di Hermione diventarono lucidi e il labbro iniziò a tremare, si portò entrambe le mani alla bocca.
-Sei sicuro? Quindi possiamo essere certi che è ancora vivo? Oh, Harry! Che bella notizia! Non dirmi altro per ora, non sarei in grado di sopportare e non vorrei fare qualche stupidaggine. Non dirmi dove sta, non è il momento.
-Certo, Hermione, capisco. Non posso nemmeno immaginare quanto sia stata dura per te tutti questi anni.
-Ti prego non continuare, sarà per un'altra volta.
-Hai ragione. Non è questo il momento giusto.
Passò quasi mezz'ora e parlarono brevemente di temi politici e sociali che facevano tendenza nel mondo dei maghi, cercando in tutti i modi di non tornare sull'argomento di prima.
Alla fine bussarono di nuovo alla porta. Harry mosse la sua bacchetta e questa si aprì. Hugo, James ed Elico entrarono nell'ufficio del preside. I due detective avevano sguardi fieri, ma anche preoccupati, Elico si stava rosicchiando leggermente le unghie delle dita.
-Avete fatto presto.
Commentò colpita Hermione. Hugo invitò l'amico a prendere la parola.
-James, a te la parola...
Con passo fiero James Potter si avvicinò alla cattedra, posò la polvere degli indizi e si accinse a comunicare le notizie in stile quasi teatrale.
-Abbiamo trovato la firma sulla scena del delitto. Le probabilità che sia il nostro mago senza volto ora si sono alzate vertiginosamente. La fata guardiana ci ha gentilmente elencato tutte le caratteristiche dell'unicorno e grazie a queste e ricerche più approfondite potremo farci un'idea di cosa si potrebbe, in via teorica, cercare di fare con il corno di unicorno. Per adesso è tutto. Papà, Hermione, per noi è tempo di congedarci.
La conversazione non durò molto a lungo, ci furono saluti calorosi e infine ognuno andò per la sua strada.
Harry si prese un breve momento in solitudine per pensare a Ron e quanto sarebbe stato difficile confrontarsi con lui, ora che sapeva dove trovarlo. Finalmente!
Ma anche pensare al mago senza volto non li dava tregua.
C'era un motivo se veniva chiamato così; nessuno aveva mai visto il suo volto e nessuno seppe della sua esistenza fin quando le Sette Fiamme non comparvero. Ma dalle ricerche di James e Hugo e di altri prima di loro, si scoprì che questo strano personaggio non solo aiutava le Sette Fiamme, ma aveva anche il marchio del Mangiamorte.
E non un marchio post-guerra usato da fanatici sostenitori delle dottrine di Voldemort, ma un marchio originale, impresso dallo stesso Voldemort.
Un personaggio senza volto, senza nome, senza passato, ma presente al fianco dei maghi oscuri più potenti e malvagi che il mondo magico aveva conosciuto.

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Capitolo 10
*** Talenti ***


10. Talenti

Cara zia Hermione,
Sono contenta di sapere che a casa va tutto bene e che non ti stai annoiando, che la tua amica Luna Lovegood ti faccia così tante visite e che insieme vi divertite a scambiarvi consigli su incantesimi, pozioni e creature magiche. Ringraziala ancora da parte mia per avermi fatto incontrare Pajoul. Ogni giorno che passa diventa più forte e intelligente. Il miglior gufo del mondo!
Non sapevo bene cosa raccontarti per iniziare questa lettera, perché in questi due mesi sono successe veramente tantissime cose, ma credo che inizierò parlando proprio di Pajoul.
Passato il primo mese, ha iniziato ad apparire al mio fianco anche quando sono in compagnia di altre persone, prima mi faceva visita solo quando sapeva che ero da sola o quando nessuno aveva modo di entrare in contatto con lui. Adesso invece sono riuscita a fargli conoscere i miei amici e, anche se con qualche difficoltà, sono diventati anche i suoi amici. Tutti a scuola quando lo vedono si meravigliano e mi fanno i complimenti. Grazie a lui molti dei miei compagni Serpeverde ora non mi trattano più con indifferenza o mi guardano male, alcuni mi salutano pure calorosamente e considerano Pajoul quasi una mascotte.
Piano piano mi sono abituata a studiare anche io. Non sono brava come Lucille o Clyde, anzi credo di dovermi impegnare molto di più, ma i miei voti sono comunque molto migliorati da prima e questo è un bene! So che sarai orgogliosa di me.
Sono stata più attenta e non mi sono più ficcata in guai seri, qualche volta vengo richiamata perché disegno in classe, ma è più forte di me, non riesco a non farlo! E poi mi ha aiuta a concentrarmi, ho provato a spiegarlo ai professori, ma solo alcuni mi hanno capita. Ma va bene così, non è nulla di grave.
Vorrei parlarti un po' dei miei amici:
Lucille è straordinaria! È veramente intelligente e coraggiosa. Quando si impunta a fare una cosa, la porta sempre a termine. Qualche volta mi fa paura, perché è così seria su tutto, ma altre volte mi diverte moltissimo, perché sa anche scherzare e ha tanti amici in Grifondoro che la ammirano. In ogni materia, ogni volta che voglio arrendermi perché non riesco a fare un determinato compito, lei mi incita a continuare a provare, finché ci riesco. Io la ringrazio sempre perché riesce a tirare fuori il meglio di me, specialmente a Incantesimi, la mia materia preferita.
Ho veramente un talento enorme per gli incantesimi, solo che devo studiare di più per padroneggiare tutta questa forza, è quello che mi ha detto il professor Marlock, il padre di Clyde. Lucille è brava in tutte le materie, ma la cosa che più preferisce è il Quidditch. Ha detto che alla scuola babbana giocava a uno sport simile e adesso ha l'ambizione di entrare nella squadra dei Grifondoro come Cercatrice. Si allena ogni giorno e migliora a vista d'occhio. Lei è nata per le sfide e per essere la numero uno. Io non oserei mai sfidarla a niente! Ho capito da una brutta esperienza di gioco a scacchi tra lei e Clyde che è meglio non farlo mai. Clyde ha vinto e lei si è offesa tantissimo, tanto che non gli ha parlato per tre giorni di fila, alla fine Eleonus è riuscito a far fare loro la pace.
Clyde invece ormai lo conoscono tutti come il genio di Hogwarts. È veramente un genio! Non c'è cosa che non sappia e non fa mai fatica a imparare qualcosa di nuovo, solo che questo sembra annoiarlo tantissimo. Molte persone darebbero tutto per poter essere sveglie come lui, ma a lui non importano queste cose. Non è come Lucille, lui non vuole essere disturbato o riconosciuto, vuole trascorrere la maggior parte del tempo da solo, a fare cose che io non riesco nemmeno a immaginare. È difficile da capire, ma è molto simpatico e disponibile ad aiutarti in caso di bisogno. Il suo più grande amico è Eleonus, è la persona con cui passa di più il tempo. I due hanno un segreto che non vogliono condividere con nessuno. Io e Lucille non abbiamo ancora capito quale sia, ma prima o poi li scopriremo.
Eleonus invece è molto più simile a me, non è molto bravo a scuola, ma si impegna al massimo. Solo che lui è molto timido e pauroso, cose che io non sono. Si diverte molto con noi tre, ma se sta in compagnia di altre persone, si imbarazza e non dice più niente. Credo però, che più di tutti, si fidi di me, perché sono io a prestargli la maggior parte dei libri ed è con me che preferisce studiare. Lui adora i miei disegni, gliene avrò regalato una montagna!
Quando penso a noi quattro mi viene sempre da sorridere perché siamo il gruppo più strano della scuola: Lucille dei Grifondoro, Clyde dei Corvonero, Eleonus dei Tassorosso e io dei Serpeverde. Siamo come i quattro fondatori! E riusciamo ad andare così tanto d'accordo, anche se qualche volta abbiamo litigato.
Oltre a loro tre, ho anche altri due amici: Daryl Niggins e Mirtilla Malcontenta, il fantasma del bagno delle ragazze fuori uso.
Daryl è un Serpeverde e sta al terzo anno. È un ragazzo molto strano e qualche volta troppo triste, ma a me sta molto simpatico perché ogni giorno mi regala un fiore diverso, ma non fiori qualsiasi, fiori incantati! È bravissimo a crearli, solo che durano per poco. Io li disegno tutti, per poterli rivedere sempre. Hanno tutti un bellissimo odore e per sentirlo meglio me li lego sempre alla cravatta.
Con le mie compagne di dormitorio le cose non vanno alla grande, per la maggior parte del tempo ci ignoriamo, ma non perdono mai occasione di ridere di me se sbaglio, cosa che capita spesso...
Per adesso è tutto, ho scritto veramente tanto e spero ti farà piacere leggere questa lettera! Oggi è un giorno particolare perché Lucille farà la sua prima prova per entrare nella squadra dei Grifondoro e perché il professor Marlock ha una sorpresa per me.

Tanti baci e abbracci,
Tua più carissima nipote,
Ella

Ella fu molto fiera della sua lettera, decorò i bordi con disegni ispirati ai fiori che Daryl gli aveva regalato, la imbustò con cura e la consegnò a Pajoul, pronto per spiccare il volo e consegnarla. Gli accarezzò dolcemente la testolina e poi questo spiccò il volo. Lo guardò sfrecciare lontano nell'aria e quando non fu più in grado di vederlo, lasciò il suo dormitorio e si diresse verso la sala comune della sua casa.
Era una bellissima domenica, molto tranquilla, anche se piuttosto fresca.
Tutti quanti avevano iniziato a portare vestiti più pesanti.
Quando fu finalmente nella sala comune, andò subito da Daryl.
-Buongiorno, Daryl! Come stai?
Daryl non alzò la sguardo dalla sua pergamena, ma sorrise.
-Sto benissimo, piccola Ella. Oggi mi vedo costretto a studiare e ripassare, ho dei compiti molto difficili che mi aspettano.
-Ma tu hai sempre compiti che ti aspettano? Devi pur divertirti qualche volta!
A Daryl scappò una risata.
-Ora dici così, ma prima o poi toccherà pure a te. Vedi, io non sono un genio come il tuo amico Corvonero, quindi per mantenere la mia media alta, mi devo impegnare molto. E ogni anno che passa diventa tutto più impegnativo.
Il ragazzo sbuffò leggermente.
-Ma la soddisfazione merita tutto lo sforzo.
Ella allora sorrise e anche lui riuscì a condividere quello che sembrava un mezzo sorriso.
-Oggi che fiore hai per me?
Chiese Ella, dondolando innocentemente.
-Oh! Quasi me ne scordavo! Ecco, Floranto.
E tra le mani di Ella comparve una bellissima rosa grande come le sue mani, i colori dei petali mutavano lentamente sfumando da giallo in arancio e da arancio in rosso. Gli occhi della ragazzina brillavano di stupore.
-Un'opera d'arte, Daryl! Oggi ti sei proprio superato! Grazie mille, è il più bello fino ad ora.
-Di niente, piccola Ella, di niente. Buona giornata allora.
-Buona giornata anche a te!
Ella corse felice e soddisfatta verso i giardini, con la sua bella rosa nella tasca della giacca. Lei e i suoi amici si erano dati appuntamento lì per poi incamminarsi verso il campo da Quidditch per aiutare Lucille nei suoi ultimi preparativi.
Quando arrivò trovò solo Eleonus e Lucille.
Lui la ascoltava in silenzio, mentre lei sembrava ansiosa e preoccupata.
Quando Ella incrociò lo sguardo di Eleonus entrambi si sorrisero, ma quando incontrò quella di Lucille, l'amica corse disperata verso di lei.
Indossava la divisa della squadra dei Grifondoro, i suoi guanti erano in bella vista e si assortivano perfettamente con i colori della divisa.
-Ella! Hai per caso visto Clyde arrivare? Non può darmi buca! Deve allenarsi con me, me l'ha promesso! Ho insistito moltissimo con la squadra per farmi prendere in considerazione e non voglio fare una brutta figura! Lui deve venire altrimenti io... Clyde! Finalmente! Avevo paura che non venissi più!
Clyde sembrava assonnato e sospirò leggermente.
-Calmati, calmati, ho detto che sarei venuto, eccomi.
-Sì, hai ragione, eccoti! Grazie, grazie mille! Hai fatto bene a non darmi buca, altrimenti non so cosa avrei fatto per fartela pagare.
A dire tali parole, Lucille rise leggermente isterica, mentre si massaggiava compulsivamente i pugni. Clyde comprese al volo la minaccia velata, infatti deglutì con difficoltà. Anche se era un ragazzo, non aveva ancora iniziato a crescere e Lucille era molto più forte e atletica di lui, e più alta di quasi cinque centimetri, quindi non ci teneva proprio a farla arrabbiare.
-Beh, ora sono qui, possiamo andare.
Eleonus ed Ella si strinsero nelle loro giacche mentre Clyde e Lucille camminavano davanti a loro in divisa da Quidditch e con le loro scope in bella mostra.
-Oggi il tuo fiore è veramente bellissimo! Secondo me il più bello di tutti, non che gli altri fossero brutti, ma questo è il più bello.
-Grazie Eleonus, anche per me è il più bello! Daryl diventa sempre più bravo.
-E chi è Daryl?
Ella si diede uno schiaffo sulla fronte e poi sorrise all'amico.
-Cavolo! Non vi ho mai detto che questi fiori me li regala un mio compagno Serpeverde?
Anche Clyde e Lucille si girarono per rispondere all'unisono di no.
-Sì, è un suo incantesimo, forse non ve l'ho detto perché tra le lezioni e il resto mi sono sempre distratta.
-Non è una novità, ti distrai sempre.
Appuntò Lucille.
-Se è un ragazzo e ti regala fiori, vuol dire che gli piaci.
Appuntò invece Clyde ed Ella arrossì leggermente, non l'aveva mai vista in quel modo quindi cercò subito di chiarire.
-No, non credo. Ci siamo conosciuti quando ho fatto quel casino scendendo nella foresta proibita. Ero triste e sconsolata e lui mi ha sollevato il morale. Mi ha chiesto cosa volessi vedere e io gli ho detto un bel giardino fiorito, così mi ha portato nel bagno delle ragazze fuori uso, dove ho conosciuto anche Mirtilla Malcontenta, un fantasma...
-La conosco.
La interruppe Clyde, Lucille alzò gli occhi al cielo, poi Ella riprese.
-E lì nel bagno ha fatto l'incantesimo che usa per creare pure questi fiori e mi ha raccontato delle storie su Voldemort e su come Mirtilla fosse morta...
-Sì, una storia veramente intrigante.
Interruppe di nuovo Clyde, Lucille stavolta lo guardò storto, ma lui non se ne accorse, Ella riprese di nuovo.
-E Mirtilla è veramente simpatica, anche se nessuno lo crede, ha detto che quando ho la faccia triste le ricordo sia qualcuno che odiava tanto e sia qualcuno che adorava tanto, ma quando sorrido, non le ricordo più nessuno dei due. Strano, vero?
-Sì, un po'...
Rispose Clyde senza farci troppo caso, ma subito divenne pensieroso. Corrugò la fronte, si svegliò completamente e i suoi occhi si fermarono a guardare il vuoto. Poi si fermò di colpo, costringendo il gruppo a fare lo stesso. Lucille stavolta sbuffò spazientita.
-Perché ti sei fermato così di colpo e cos'è quella faccia?
Gli chiese lei con le mani sui fianchi. Lui le fece cenno con la mano di non parlare, mentre osservava ancora assorto il vuoto. Poi sorrise leggermente, lasciando tutti perplessi.
-Sei sicura di quello che ha detto Mirtilla Malcontenta?
Ella fu presa leggermente di sorpresa da tale domanda.
-Beh, sì, certo, me lo ricordo molto bene, non potrei dimenticarmi quel giorno, infatti volevo finire di dire che credo di non piacere a Daryl, ma solo di stargli simpatica, perché mi ha visto in un momento di difficoltà e ha semplicemente voluto aiutarmi. E credo che ci abbia preso gusto perché io ammiro sempre i suoi fiori come opere d'arte.
-Hai ragione, Ella, non è questa la domanda importante. Però c'è qualcosa in questa faccenda che mi dà da pensare, e non poco...
Clyde continuava a grattarsi il mento e osservare il vuoto con estrema attenzione.
-Sì, ma per favore, possiamo arrivare al campo una buona volta? È per questo che siamo qui dopotutto!
Clyde sorrise e finalmente tornò a guardare l'ambiente attorno a se e le persone che aveva davanti.
-Sì, certo, forza, andiamo!
Incitò tutti a riprendere il cammino, stavolta correndo.
Quando arrivarono vicino al campo di Quidditch, Ella era abbastanza stanca.
-Sono l'unica che si è stancata a farsi tutta quella corsa?
Gli altri risero amichevolmente di lei.
-Non ti preoccupare, tanto noi due dobbiamo solo osservarli.
Appuntò Eleonus all'amica e la invitò a sedersi sul prato insieme a lui, lei si gettò sull'erba ignorando completamente che questa le avrebbe sporcato i vestiti.
Clyde si sistemò i suoi occhiali e fece il segno dell'ok a Lucille, era occupata a fare stretching, ma anche lei fece il segno dell'ok in risposta.
Entrambi salirono sulle scope ed Eleonus si alzò e si mise tra di loro. Dalla tasca tirò fuori con delicatezza un boccino d'oro, che presto fu in volo, lontano dalla sua vista e da quella di Ella. Ma Lucille e Clyde accelerarono le loro scope in un battibaleno e si diedero alla rincorsa. Sia Ella che Eleonus rimanevano sempre sbalorditi dalla bravura dei due e molto probabilmente quel giorno non sarebbero stati gli unici.
Si allenarono per quasi due ore, Eleonus ed Ella passarono il tempo mangiando dolci e parlando del più e del meno. Si erano portati un particolare cioccolato che li riscaldava, ma quando l'effetto finì iniziarono ad avere freddo, per fortuna anche Clyde aveva iniziato a stancarsi e propose a Lucille di smetterla.
-No, ancora no! Devo riuscire a fare l'ultima mossa di cui ti ho parlato!
Clyde sbuffò, era veramente stanco, ma Lucille lo supplicò con così tanta convinzione che dovette cedere.
-È l'ultima volta che la provi! Se non ci riesci sono cavoli tuoi! Io scendo dalla scopa, vado a farmi un bel bagno e poi corro a pranzare che sto morendo di fame!
Lucille sembrava però soddisfatta da quelle parole; quello che Clyde le proponeva era una sfida.
-Sì, l'ultima volta! Sarà quella buona, me lo sento!
Entrambi si misero in posizione, Lucille lasciò libero il boccino. Volarono entrambi uno accanto all'altro, davanti a loro il boccino. Lucille girò attorno a Clyde per confonderlo e ci riuscì. Appena il boccino cambiò direzione, Lucille riuscì a prevedere con cura dove avrebbe svoltato e lo catturò roteando attorno a esso e bloccandolo con il petto, portò subito la mano attorno a lui, lo serrò nel suo pugno e fiera di se urlò dalla gioia.
-Ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta!
Clyde si tolse gli occhiali e la guardò ammaliato, in quel momento aveva molta stima per l'amica, era riuscita a fare veramente una mossa terribilmente difficile, una mossa che lui di certo non sapeva fare. Clyde iniziò ad applaudire, fu seguito da Ella ed Eleonus.
I due scesero dalle loro scope, pieni di sudore e intenti a slacciarsi i mantelli, mentre invece gli altri due tremavano dal freddo.
Si incamminarono contenti verso la scuola e Lucille non riuscì a smettere di ringraziare loro di averla aiutata.
-Ma noi due non abbiamo fatto nulla!
Affermò Eleonus.
-Ma certo che sì! Avere un pubblico che osserva mi aiuta a rimanere più concentrata e vigile perché non voglio di certo fare bruttissimi errori con lo sguardo degli altri puntato addosso. Così mi impegno di più e prendo tutto più sul serio.
I due ragazzi infreddoliti annuirono convinti.
-Dopo cena il professor Marlock ha una sorpresa per me, non vedo l'ora di raccontarvi cosa sarà. Volete che ci vediamo dopo?
-Certo, io ci sono.
Rispose Eleonus senza pensarci due volte. Lucille sembrava pensierosa.
-Io non so se potrò esserci, ma cercherò di non deluderti. Voi però non mancate alla mia prova per entrare nella squadra!
-Certo che non mancheremo!
Esclamò Ella convinta, Eleonus annuì con foga.
-Anche io ci sarò, per entrambe. Ella, ti devo fare una domanda però...
-Spara pure.
-Per caso, hai notato qualcosa di strano in quei fiori che il tuo amico Daryl ti regala? E anche: mi potresti gentilmente dire pure il suo cognome?
-Il suo cognome è Niggins, quindi Daryl Niggins. Ehm, sinceramente non ho visto nulla di strano. Sono diversi nell'aspetto, ma profumano tutti allo stesso modo...
Clyde si avvicinò subito al fiore per odorarlo.
-Profumano? Io non sento niente... Ragazzi, voi sentite qualcosa?
Anche gli altri due annusarono, ma dovettero dare ragione a Clyde, dissentirono con il capo.
-Ma come? Io lo sento il loro profumo! È buonissimo!
Clyde sorrise.
-Ecco, questo è strano. Grazie, Ella. Mi sei stata molto d'aiuto.
-D'aiuto?
Chiese Lucille, ma come risposta ricevette solo il sorriso beffardo di Clyde.
-Come ti pare, è il tuo mondo, tienitelo per te. Ragazzi, vi saluto, ci vediamo più tardi. Riposate bene che vi voglio presenti alle mie prove!
Dopo che Lucille se ne andò anche gli altri tre si salutarono. Ella odorò pensierosa il suo fiore. Clyde era molto misterioso, ma mai lo era stato così tanto da lasciarla con tanti dubbi e domande vaghe che le balenavano per la testa.
Ella si era quasi scordata della prova di Lucille presa com’era dal ricopiare uno dei quadri della sala comune dei Serpeverde. Quando vide l’ora si incamminò correndo verso il campo di Quidditch, per poco non urtò il professor Lupin.
-Granger! O la smetti di correre o ti becchi una punizione!
-Mi scusi, professor Lupin…
Ma appena fu abbastanza lontana da lui, riprese a correre. Con il mantello svolazzante, i lacci delle scarpe quasi sciolti e la capigliatura rovinata, Ella finalmente arrivò al campo di Quidditch, quando si sedette Eleonus e Clyde risero di lei.
-Che c'è?
Chiese con il fiatone.
-Sembra che ti abbiano appena investito.
Rispose Eleonus, poi prese a sistemarle il mantello e i capelli.
-Oh, grazie Ele.
Si sorrisero e poi Clyde indicò il campo.
-Stanno per iniziare!
E infatti era così. Tutta la squadra dei Grifondoro osservava assorta la piccola figura di Lucille che fiera e a testa alta si mise in volo sulla sua scopa davanti al capitano delle squadra, quest’ultimo la guardava divertito e curioso.
-Vediamo cosa sai fare piccoletta! Sei stata fortunata a trovare la squadra alla disperata ricerca di un ottimo Cercatore, se riuscirai a dimostrare di essere più brava di quello che abbiamo adesso, sei nella squadra! Ora, facci vedere cosa sai fare!
Il capitano lasciò libero il boccino e appena Lucille prese la rincorsa, anche il resto delle squadra si mise a seguirla.
Cercavano in tutti i modi di bloccarla, di fermarla, di disorientarla, ma lei continuava imperterrita a seguire l’imprevedibile boccino, e lo sguardo del capitano si fece subito più serio. Clyde rise vedendo l’espressione preoccupata e allo stesso tempo seria del capitano, aveva appena imparato un'importante lezione; mai sottovalutare Lucille. 
Alla fine la giovane riuscì a catturare il boccino, lasciando tutta la squadra a bocca aperta. I suoi tre amici si misero ad applaudire e subito l’intera squadra li seguì, cambiando l'espressione da stupefatta in soddisfatta. Anche il capitano si complimentò con lei. Lucille era tutta sudata, aveva il fiatone, ma non riusciva a smettere di sorridere e ringraziare per i complimenti. Per la prima volta i tre amici poterono vederla imbarazzarsi, infatti era rossa come un pomodoro.
-Lucille Trevi, sei stata magnifica, ci hai lasciato tutti a bocca aperta! Non posso credere che abbiamo la fortuna di avere un Cercatore così bravo nella nostra squadra! Sì, Lucille Trevi, sei ufficialmente il nuovo Cercatore dei Grifondoro!
La giovane continuò a ringraziare e salutò finalmente i tre amici che l’avevano osservata dall’alto delle tribune.
Quando si riunirono di nuovo, Lucille li abbracciò tutti e tre, insistendo più a lungo su Clyde, quasi stritolandolo. Era veramente felice.
-Così mi soffochi!
Disse l’amico cercando di divincolarsi.
-Hai ragione! Scusa, ecco… se libero. E io sono felice! Strafelice!
-Guarda, non si era capito…
Rispose Clyde massaggiandosi le spalle.
Quindi, era ormai ufficiale, Lucille era la nuova Cercatrice dei Grifondoro e questo, capirono tutti, avrebbe aumentato la sua fama in tutta la scuola. Ella scosse il capo e sorrise a quel pensiero, solo Lucille sarebbe stata in grado di fare qualcosa del genere.

Ella non tardò all’appuntamento con il professor Marlock.
Doveva andare nell’aula di Incantesimi, non trovò nessuno, ma subito dopo il professore comparve da dietro di lei e si avviò alla cattedra facendole segno con la mano di seguirlo.
Con un incantesimo avvicinò una delle sedie alla cattedra ed Ella si sedette.
-Allora, Ella, devo dire che ogni giorno che passa mi stupisci sempre di più.
A sentire quelle parole Ella fu fiera e non riuscì a trattenere un sorriso.
-Hai un potere incredibile, e già posso immaginare la difficoltà che avrai nel gestirlo o incanalarlo. Proprio per questo vorrei proporti una cosa. Vedo che non hai ancora trovato un modo che ti aiuti a incanalare tutta la forza magica che possiedi, quindi volevo proporti io un’idea…
-Davvero, professore? E quale sarebbe quest’idea?
Il professore sorrise a vedere la giovane alunna così curiosa.
-Il duello magico. Sai cos'è?
Ella fece mente locale, ma dall’espressione del suo viso il professore capì che la giovane non sapesse di preciso cosa intendesse.
-Il duello magico è un’arte. Due maghi si scontrano con i rispettivi incantesimi di difesa e attacco cercando di sconfiggersi a vicenda. Ovviamente ci sono delle regole da rispettare, delle mosse da imparare, dello studio da fare. Potrebbe interessarti? Se vuoi ti lascio un piccolo libro con tutte le informazioni di base per comprendere cos'è l’arte del duello magico. Ecco tieni.
Concluse il professore porgendole un libretto davanti. Ella lo prese in mano, lo guardò un po' e poi prese la sua decisione.
-Sì, professore, mi interessa. Sembra divertente e potrebbe anche aiutarmi a migliorare, vero?
Il professore annuì con il capo.
-Se sei interessata a iniziare, rivolgiti a Sam Killjoy dei Grifondoro per poter entrare nel gruppo scolastico del duello magico. Gli ho già raccontato di te e non gli dispiacerebbe averti nel gruppo dei duellanti.
-Grazie professore! Ci penserò seriamente, adesso posso andare?
-Certo, Granger. Buona fortuna.
Ella salutò con la mano e andò diretta verso la Sala Grande mentre sfogliava sorridente il libretto. Sembrava interessante questo duello magico, quasi quanto le creature oscure, altro suo grande interesse oltre il disegno.
Quando arrivò nella Sala Grande cenò senza staccare gli occhi dalla lettura del libro. Non si accorse che il fantasma dei Serpeverde, il più spaventoso di tutti, la stava osservando, quando uno dei suoi compagni glielo indicò e lei incrociò gli occhi con il fantasma, quest’ultimo la minacciò con lo sguardo e poi scomparve via. Ella non seppe spiegarsi quella reazione e non ci fece troppo caso, ma dall’altra parte della sala, qualcuno con gli occhiali ci fece caso al posto suo. Clyde si grattò il mento e poi tornò a costruire la sua torre di patatine.
Finita la cena il gruppo si riunì per poco sul corridoio. I Grifondoro continuavano a salutare Lucille, il loro nuovo Cercatore, mentre Ella raccontava loro il breve incontro con il professore Marlock.
-Quindi il professor Marlock pensa sia una buona idea che tu impari il duello magico, anche io sono di questa opinione, sai?
Disse Lucille.
-Ele, tu che dici? Dovrei provarci?
-Se ti interessa, certo. Potrebbe rivelarsi divertente.
-Anche io la penso così.
Precisò Ella, ma a Clyde scappò una breve risata.
-Ma il Barone Sanguinario non sembrava essere della stessa opinione.
-Tu credi sia per quello che mi stava fissando prima?
Chiese tutta d’un fiato Ella, sgranando gli occhi e osservando Clyde trepidante.
-Non si di preciso se sia così, ma questo ho compreso io. Tu stavi leggendo quel libro, che parla di duello magico e lui ti ha fissato stranamente finché tu non te ne sei accorta. Quindi deduco che molto probabilmente aveva da ridire sulla tua lettura e il tuo interesse per certe cose. Ma il problema è: perché?
Clyde si fermò di colpo, indicò Ella con molta serietà, quasi accusandola di qualcosa, la ragazza trasalì e i suoi amici rimasero stupiti dalla situazione.
-Ella, c'è qualcosa di strano che ti circonda, qualcosa che sta accadendo e tu non ne hai idea! Io non so cos'è, ma qualcosa c'è sotto. Qualcosa di molto misterioso…
A sentire quelle parole, Ella pensò subito a Hugo Weasley e a come la trattava proprio perché pensava le stesse identiche cose che ora Clyde, il genio della scuola, era arrivato a concludere. Ella rise, una risata amara, sfidò con lo sguardo Clyde e il ragazzo non capì perché di colpo era diventata minacciosa.
-Se veramente pensi queste cose, allora dimostrale! Sono stufa di essere vista come un problema, io non sono un problema! Se c'è veramente qualcosa che non va con me, allora scoprilo tu, visto che sei tanto sveglio!
Allora Clyde capì, era minacciosa perchè stava sulla difensiva.
-Scusa, Ella, non volevo offenderti… in realtà, vorrei aiutarti.
La ragazza sbuffò.
-Ma quale aiuto se non c'è nessun problema?!
Gli urlò contro e poi guardo con rammarico gli altri due amici che non avevano il coraggio di dire altro. Non riuscivano a seguire il discorso.
-Io vado, buonanotte.
Disse Ella, con un tono che non aveva mai avuto prima d’ora, irritato.
Lucille prese a seguirla con l’intenzione di consolarla un po'.
-Clyde, perché hai detto certe cose?
-Non lo so nemmeno io, Ele. Però lo sento, sento che c'è qualcosa che non va e non so spiegare cosa. Per poterlo capire, dovrei indagare.
-Indagare, ma cosa intendi?
Clyde guardò l’amico e lo prese per il braccio.
-Andiamo al nascondiglio.
Eleonus fu trascinato nel luogo segreto che condivideva con l’amico, piano piano molte cose si eran collezionate sui tavoli e per terra.
-Allora, devi sapere che io non condivido con nessuno le mie supposizioni, ma stavolta, ho deciso di farlo, solo però se tu sei disposto ad aiutarmi. Sei disposto ad aiutarmi? 
Eleonus lo guardò leggermente storto, non comprendendo che tipo di aiuto volesse.
-Io voglio aiutare Ella, quindi se tu aiuterai me, aiuterai anche lei.
A quelle parole Eleonus sospirò e rispose.
-Ok, ti aiuto, ma per favore, sii chiaro e conciso.
Clyde sorrise e iniziò a spiegare all’amico.
-Certo che è molto più facile avere tutto chiaro nella mente piuttosto che spiegarlo a voce. Allora, come inizio? Ah, sì, i fatti. Partiamo dai fatti. Prima di tutto Ella è un’orfana, è stata adottata da Hermione Granger. Non conosce il nome dei suoi genitori. È stata smistata in Serpeverde, la stessa casa di Meredith, anche se il suo carattere non rappresenta minimamente i requisiti per essere un Serpeverde. Mirtilla Malcontenta ha detto che le ricorda sia qualcuno che odiava tanto, sia qualcuno che adorava tanto. Le foto della signorina senza nome, ergo Meredith, dimostrano dalle annate che può essere che lei e Mirtilla si fossero incontrate a scuola. Tre anni di differenza intercorrono tra Mirtilla e Meredith. E poi, Daryl Niggins, che le regala sempre quei fiori, di cui solo Ella sente l’odore… Daryl Niggins che l’ha portata apposta nel bagno, affinché Mirtilla potesse vedere Ella e magari pronunciare quella frase o simile, che desse a Daryl una conferma… e poi il Barone Sanguinario che la guardava come se si ricordasse di lei, o come se anche a lui ricordasse qualcuno…
Eleonus sgranò gli occhi, alzò le mani e si lamentò con l’amico.
-Tutto questo non mi sembra molto chiaro.
-Hai ragione, Ele, scusami. Ora che abbiamo i fatti miglioriamo la spiegazione delle supposizioni. Io credo che Meredith sia imparentata con Ella. Che Daryl Niggins abbia rubato le foto dell’album per trovare conferma nella somiglianza. Ha visto che Ella assomiglia molto a Meredith e ha cercato un’ennesima conferma mostrandola a Mirtilla, che ha detto esplicitamente che Ella le ricorda sia qualcuno che adorava molto, sia qualcuno che odiava molto, Meredith potrebbe essere una o l’altra persona. E dopo che ha avuto tale conferma le ha iniziato a regalare quei fiori di cui solo lei sente il profumo, quasi come se fossero incantati, ma non conosco incantesimi che funzionino in quel modo e a cosa potrebbero servire. Ora, non so se è Daryl Niggins da solo che cerca Ella, oppure se lavora per qualcun altro. Ma, sono molto propenso a dire che Daryl vuole qualcosa da lei. Solo che non saprei cosa…ecco perché dobbiamo indagare.
Eleonus aveva capito come l’amico aveva unito i vari indizi, che presi nel singolo non sembravano nemmeno indizi, ma insieme, avevano un loro perché, ma non rispondevano al vero perché.
-Non mi fido di questo Daryl, hai ragione, bisogna indagare e io ti aiuterò. Cosa dobbiamo cercare?
-Le foto, Ele! Le foto di Meredith. Se lui ha le foto, vuol dire che è colpevole di qualcosa. Vorrei solo capire cosa, cavolo!
Finì Clyde tono amaro, come se risolvere quel problema lo stesse portando all’esasperazione.
Eleonus però pensò anche ad un’altra possibilità.
-E se le sue intenzioni fossero buone?
Clyde guardò l’amico, un sguardo speranzoso, ma pieno di timore.
-Allora dovrà dimostrarci che non ha nulla a che vedere con l’omicidio dell’unicorno nella foresta proibita.
-Clyde, forse adesso vai troppo di fantasia…
-Lo spero, Ele. Lo spero veramente…

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