Story of my life

di LaViaggiatrice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il cartello blu della stazione recitava “Dale”.
Era una cittadina non molto grande, ma per Bree era perfetta; aveva sempre odiato le grandi metropoli. E poi, li c’erano persone che le volevano bene. Quando il treno si fermò, la ragazza prese le sue valigie, si mise a tracolla il borsone e scese barcollando. Il venticello frizzante di settembre soffiava nella stazione semi-deserta. Rimase un attimo a guardarsi intorno, e quando decise di muoversi urtò un uomo
- Oh cielo, mi scusi, mi spiace molto!- disse subito sistemando meglio il borsone imbarazzata.
L’uomo si girò a guardarla, e lei si sentì subito intimidita; era alto e con spalle larghe, doveva avere circa quarant’anni, e indossava un completo grigio e una cravatta rossa. Aveva lunghi capelli pepe e sale e una barba estremamente curata. Ma non era quello ad averla lasciata basita; erano i suoi occhi. Azzurri, freddi come il ghiaccio, che la esaminavano dalla testa ai piedi. Fece un cenno del capo – Tutto a posto.- disse con voce baritonale. Fece un sorriso di circostanza e se ne andò.
Bree si riscosse ed entrò in una stradina in cui quei pochi che erano scesi si stavano dirigendo. La strada sbucò nella piazza cittadina: non appena la vide, la ragazza prese un respiro profondo. Era esattamente come la ricordava; piccola e circolare, sembrava arrivata direttamente dal medioevo. Era coperta da mattonelle e al centro c'era una fontana di marmo che zampillava allegramente.
La attraversò ed entrò in una via laterale, costeggiata da casette singole bianche e in legno a due piani. Si fermò davanti ad una di quelle e si sentì venir meno. In quella casa era cresciuto suo padre, ci aveva vissuto fino a che non si era trasferito a New York. Davanti c’era un piccolo giardino molto curato, decorato da fiori multicolori e di vario tipo. Entro dal cancello di legno bianco, prese le chiavi con mano tremante ed aprì la porta.
Si trovò in un corridoio, che dopo un metro si apriva su un grande salotto sulla destra. I mobili erano in legno chiaro, e c’era una tv di circa quaranta pollici su un mobiletto basso e largo, in cui c’era, sul ripiano sottostante, un lettore DVD e una console Wii. A destra invece si trovava un enorme tavolo in legno massiccio con delle panche, proprio di fronte ad una porta che terminava in un arco che portava in cucina, una stanza lunga in legno e marmo, e davanti al corridoio da cui si entrava c’erano delle scale che portavano alle camere e al bagno.
La casa era linda e pulita; in quella città suo padre aveva molti amici, cui aveva chiesto di prendersene cura quando non c’era. Avevano continuato a farlo anche dopo la sua morte a quanto pareva. La camera di suo padre era molto spaziosa, con un letto da una piazza e mezza, un comodino, una libreria, una cassettiera e un armadio in legno. A fianco c’erano la camera dei suoi defunti nonni, simile a quella di suo padre ma più grande, e il bagno.
Bree lasciò la borsa in camera e iniziò a tirare su le persiane ed aprire le finestre, quindi fece una doccia. Dopo essersi asciugata si mise un paio di jeans a zampa, una maglia verde che faceva pendant con il colore dei suoi occhi e delle scarpe da ginnastica, quindi legò i suoi capelli rossi in una coda e messo il cellulare in tasca uscì. Tornò verso la piazza ed entrò in un locale che faceva angolo. Era un posto molto rustico, con tavoli di legno e profumo di cibo nell’aria. C’erano solo due uomini che bevevano un aperitivo e chiacchieravano tra di loro; a malapena si accorsero dell’arrivo della ragazza. Dietro al bancone si intravedeva un cappello vecchio e logoro che si muoveva leggermente - Arrivo subito!- gridò una voce maschile e gioviale. Poi ci fu un rumore di cocci infranti e delle imprecazioni. Un uomo si tirò su; i capelli erano raccolti in due trecce che stavano su per miracolo e gli occhi nocciola squadrarono per un attimo la nuova arrivata – Bree?- chiese stupito.
La ragazza sorrise e allargò le braccia
- Bofur! Non sei cambiato di una virgola.-.
Lui scoppiò a ridere e uscì dal bancone abbracciandola e tirandola su - Tu invece si a quanto pare! Quanto tempo è passato? 11 anni? Mi ricordo quando eri una bambina di sei anni… e adesso guardati! Sei una donna ormai!-.
Si girò verso le cucine - Bombur! Vieni a vedere chi c’è! -. Un altro uomo uscì da una porta laterale; indossava un grembiule da cuoco a coprire la sua mole gigantesca, e aveva radi capelli rossicci, dello stesso colore della barba intrecciata in una specie di ciambella.
Bree fece un cenno con la mano - Ehilà!-.
Il cuoco le andò incontro e la stritolò in un abbraccio
- Bree! Come sei cresciuta! Ma cosa ci fai qua?- chiese stupito.
Bofur la guardò incuriosito – Si, che ci fai qua? Sei in vacanza?-.
Il sorriso scomparve dalle sue labbra. Non sapeva cosa dire loro; la verità sarebbe stato meglio, ma come avrebbe potuto? Di certo si sarebbero preoccupati. – No, non proprio…- mormorò, gli occhi lucidi.
Bofur le mise una mano sulla spalla, facendosi improvvisamente serio – Cosa è successo?-
- Sono scappata di casa.- disse sospirando. Bofur rimase a bocca aperta senza riuscire ad emettere un fiato, mentre Bombur la guardava sconvolto. – Per favore non rimandatemi a casa! Non ce la faccio più a vivere in quella maledetta città!- esclamò prima che potessero dire qualcosa.
Bofur rimase in silenzio, poi prese una pipa dalla tasca e iniziò a mordicchiarla mentre cercava di accenderla. Quando finalmente ci riuscì sospirò una nuvoletta di fumo guardandola severo – Bree, tua madre sarà preoccupata…-.
– Fidati, non lo è. Se lo fosse mi avrebbe chiamata.- disse lei facendo una smorfia. Il ricordo di sua madre era doloroso, soprattutto quando pensava a cosa aveva fatto.
– Non puoi chiedermi di fare finta di niente… Come faccio a dormire sonni tranquilli sapendoti tutta sola in quella casa e senza soldi?-.
– I soldi ce li ho…-.
– Ma prima o poi finiranno!-.
– Mi cercherò un lavoro!-.
Bofur si massaggiò la radice del naso, poi fece la sua faccia alla “mi è appena venuta un’idea grandiosa” – E se lavorassi qua? Come cameriera?-. Bree aggrottò le sopracciglia – Davvero? Lo faresti?-.
– Certo!-. La ragazza sorrise commossa – Grazie Bofur.- disse abbracciandolo. L’oste le batté una pacca sulla schiena – Mi raccomando domani, puntuale alle nove!-.
Bree annuì – Certo!-. Mentre correva fuori, per poco non andò a sbattere contro un ragazzo che le sorrise con aria da mascalzone - Ehilà! Sei di fretta?-.
Aveva capelli neri lunghi fino alle spalle che gli davano un’aria tutt’altro che effeminata, caldi occhi scuri, e un accenno di barba. Indossava una t-shirt grigia, jeans e scarpe da ginnastica, ed era poco più alto di Bree. Quest’ultima sorrise di rimando – No, non particolarmente.-. Il ragazzo annuì – Bene! Io sono Kili. Non penso di averti mai vista qui.-. Lei annuì con un sorriso forzato – Si, io… vengo da New York.-. Lui alzò le sopracciglia - E perché avresti lasciato New York City per un bugigattolo come Dale?- chiese ironico. Bree sbuffò – New York è decisamente sopravvalutata. Troppa confusione. A proposito, io sono Bree.- disse porgendogli una mano. Lui gliela strinse sorridendo – È un piacere conoscerti Bree. Ti offro qualcosa?-. Lei fece spallucce – Non ti dico di no.-. Si sedettero sugli sgabelli davanti al bancone.
Bofur sorrise – Ciao ragazzo! Cosa ti porto?-
- Una birra media.-
- Kili, non posso dartela, sei ancora minorenne.-
- Oh, dai andiamo!- - Ti ho detto di no!- - Ma…-
- Già fai cavolate da sobrio, figuriamoci con una birra in circolo.-
Kili sbuffò, poi quando il campanello suonò si rivolse al nuovo arrivato - Fratellone, vero che posso prendere una birra media?- chiese speranzoso. La ragazza si girò verso la persona cui aveva parlato; era un ragazzo con i capelli lunghi come quelli di Kili, ma biondi, occhi azzurri e baffi lunghi fino al mento raccolti in due treccine, fermate da degli elastici grigi. Doveva avere circa vent’anni, ed era vestito con dei jeans e una maglia verde scuro.
– No Kili, non puoi.- disse sorridendogli. Si accorse in quel momento della ragazza, cui rivolse un sorriso – Ciao.-. A differenza del fratello sembrava una persona piuttosto pacata e tranquilla, il genere di persona pronta a tirarti fuori dai guai. Kili sorrise e gli cinse le spalle con un braccio - Lui è il mio fratellone, ed è il ragazzo più simpatico e bello della citta… beh, forse dopo di me. Fili, lei è Bree, e si è trasferita da New York.-. Fili le sorrise – Ciao Bree. Vedo che hai già avuto il piacere di conoscere il mio scapestrato fratellino qui. E Kili, no, non te la prendo la birra.-.
Il moro sbuffò e tornò a sedersi – Ti odio.- sbuffò. Il fratello maggiore gli scompigliò affettuosamente i capelli – Anche io ti voglio tanto bene fratellino. Hey Bofur, mi fai una birra per favore?-. Kili lo guardò tra l’incredulo e il ferito – Ma…-. Quando il barista gli porse il bicchiere, Fili bevette un sorso - Dai, ancora qualche mese e diventerai maggiorenne, e potrai ubriacarti quanto vuoi. Ma finora sei sotto la mia responsabilità, e se bevi e mamma lo viene a sapere mi uccide. E uccide anche lo zio.- disse divertito.
- Scusa, come farebbe a saperlo nostra madre? Abita a Boston, diamine!-.
– Fidati, ci riuscirebbe.-. Poi guardò la ragazza, che era rimasta in silenzio a bere u ginger ale e a guardare i due fratelli rimbeccarsi – Tu quanti anni hai?- chiese. – A marzo faccio 18 anni.-. Kili alzò le sopracciglia – Davvero? Ti facevo più grande.-. Suo fratello si batté una mano sulla fronte – Semmai dovevi dirle che sembrava più giovane.-. Giunse le mani e le agitò guardando in alto – Ma cosa ho fatto di male per meritarmi un fratello che non sa nemmeno flirtare?- fece a voce alta, facendo ridere Bofur e Bree, mentre il povero Kili era arrossito e guardava so fratello con aria omicida – E comunque io sono fidanzato ti ricordo, non ho alcun bisogno di flirtare.- ribatté. La ragazza alzò gli occhi al cielo divertita – Anche tu sembri più grande di quanto non sia.-. Kili sorrise trionfante verso Fili – Visto fratello? Le sembro più grande!- disse orgoglioso. Il biondo sbuffò - Cosa centra? Tanto hai il cervello di un bambino di cinque anni.- disse cingendogli il collo con una mano e trascinandolo in avanti per poi passargli il pugno chiuso sulla testa scompigliandogli i capelli, mentre l’altro tentava inutilmente di liberarsi. Alla fine, il più piccolo gli scoccò un’occhiata omicida. Fili non diede segno di essersene accorto e salutò Bree
- Allora alla prossima!-.
La ragazza sorrise e ricambiò – Certo. Ciao!-. Kili si alzò stiracchiandosi – Beh, è stato bello conoscerti. Ciao Bree! Ci si vede in giro!-. Quando se ne furono andati Bofur sospirò; aveva tentato in tutti i modi di non ridere durante la loro conversazione, e aveva gli occhi lucidi dalle risate - E così hai conosciuto i nostri ultimi acquisti. Sono venuti qui poco meno di una decina d’anni fa, e sono i nipoti di Thorin Oakenshield.-
- Quello miliardario?-.
– Si, esatto. Inizialmente vivevano con la loro madre qui, poi lei si è trasferita a Boston per lavoro, ma Fili aveva un lavoretto qua e Kili non si separerebbe da suo fratello neanche morto, così hanno convinto la loro madre a lasciarli qui. Tanto sa che sono sotto controllo.- disse terminando con una risata. Lei ridacchiò e lo salutò – Ciao Bofur, ci vediamo domattina!-. Lui annuì – Si si, ciao! E se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere!-. Bree annuì – Certo.-. Uscì e tornò a casa, mentre un sorriso le si dipingeva sulle labbra. Era a casa, finalmente.






*Angolo Autrice*
Ciao a tutti. Stavolta torno con una long, che cercherò di aggiornare frequentemente. Che dire, a me piace molto come idea, ma attendo anche il vostro parere. Ditemi pure che ne pensate e se ho fatto errori. Più avanti incontreremo tutti i personaggi, inclusa Tauriel, che odio dal profondo e su cui mi vendicherò rendendola perfida… Ma adesso basta, sennò vi spoilero tutta la storia ;P.
Bacioni!
LaViaggiatrice

 

P.S.. Ho risistemato il capitolo, e lo farò anche con i prossimi. E tranquilli, a breve pubblicherò il decimo capitolo! Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Quando tornò a casa si accorse che non c’era niente di commestibile, così, dopo aver lasciato i viveri che aveva comprato durante il viaggio in cucina, andò al supermercato.                                
Mentre svoltava nella corsia dell’igiene personale vide due ragazzi; lui era alto, con i capelli biondo chiaro lunghi fino quasi a meta schiena, con due ciocche raccolte in una treccia dietro la testa, ed erano talmente lisci che probabilmente doveva usare la piastra almeno due ore ogni mattina. Aveva gli occhi azzurri, e il fisico asciutto era coperto da una maglia verde, dei pantaloni lunghi e delle scarpe da ginnastica.
La ragazza al suo fianco aveva una lunga treccia rossa e occhi castani. Indossava dei leggings verdi scuro, una maglia viola e una camicia scozzese, e stava guardando con le braccia incrociate e un sorriso divertito l’amico che non riusciva a prendere un flacone di balsamo che era caduto all’indietro nello scaffale più alto.
Alla fine si arrese – Ok Tauriel, ho capito.-.
Incrociò le mani con i palmi rivolti verso l’alto, quindi la ragazza con un sorriso compiaciuto sulle labbra mise un piede sopra e si lasciò tirare su, prese il flacone e glielo porse scendendo agilmente.
Ad un tratto, da dietro di lei, qualcuno la abbracciò a sorpresa. Kili appoggiò la testa sulla spalla – Ciao bellissima.-.
Tauriel ridacchiò, mentre il ragazzo biondo sbuffava. Lei si girò in modo da trovarsi di fronte al moro e gli diede un bacio sulle labbra che lui si sentì di approfondire.
La voce di Fili li raggiunse da dietro – Kili ho trovato…- disse sbucando nella corsia con in mano una schiuma da barba-… oh. Vedo che sei impegnato. Ciao Legolas, come va?-.
Quest’ultimo guardò i due piccioncini con una smorfia di disappunto sul viso – Come al solito.-.
In quel momento Fili si accorse della giovane, che era rimasta ad osservare la scena divertita – Ciao Bree!- disse sorridendo.
Legolas si girò verso di lei squadrandola da capo a piedi – Ciao. Non ti ho mai vista prima. Sei nuova?-.
– Si, sono arrivata stamattina. Mi chiamo Bree.-.
- Io sono Legolas. E quella che sta baciando Kili è Tauriel.-.
In quel momento i due piccioncini si staccarono per la gioia di tutti. Il moro si rivolse a Bree – Guarda chi si rivede!-. Tauriel si girò verso di me – La conosci?- chiese sospettosa. Kili annuì – Si. Da stamattina.-.
Legolas guardò l’orologio e poi l’amica – Sarebbe ora di tornare. Dobbiamo andare a tiro con l’arco, sono già le 16,00.-. Tauriel sospirò – Va bene.-. Diede un rapido bacio a Kili e si allontanò insieme al biondo. Il moro continuò a seguirla con lo sguardo finché non scomparve.
– E anche oggi la mia dose di mielosità quotidiana.- mormorò Fili. Suo fratello sospirò con aria sognante – Quanto è bella.- disse tra se e se.
Bree si mise una mano davanti alla bocca per non ridere all’espressione disperata di Fili.
– Dai Kili, evita di sbavare per favore.-.
Lui si riscosse – Come? Oh, si.-.
Si girò verso la rossa – Ah, ciao Bree! Come va?-. Lo guardò con un sorriso divertito sulle labbra – Tutto bene grazie. A te non lo chiedo neanche.- disse ammiccando.
Fili sghignazzò alla faccia imbarazzata del fratello. Quindi gli diede una pacca sulle spalle – Dai, andiamo. E vedi di non infilare niente nel carrello di nascosto.- disse il biondo andandosene – Ricordati che oggi viene lo zio.-. Kili sospirò – Ah, già. Dobbiamo prendere altre birre. E anche qualcosa da mangiare. Abbiamo latte a casa?-
- Si. Ma ti conviene prenderne altro. Non sono sicuro sia ancora liquido.-
Si diressero verso il reparto frigo, mentre Bree finiva il giro con ancora il sorriso sulle labbra. Quei due fratelli erano mitici. Alla cassa si ritrovò dietro Fili e Kili
- Ciao di nuovo.- disse Fili girandosi. Poi guardò il carrello e aggrottò le sopracciglia
- Ma cosa…?- disse tirando fuori una scatola di preservativi. Guardò Kili con un sopracciglio alzato. Lui fece spallucce – Che c’è? Domani sera vado da Tauriel a dormire, mi sono preparato per ogni evenienza!-.
Il fratello si diede una manata sulla fronte, mentre Bree dietro ridacchiava tra se. All’uscita si separarono, andando ognuno in una direzione diversa. Una volta arrivata a casa mise giù la spesa, quindi uscì a fare un giro.

Stava passeggiando quando incontrò un gruppo di ragazzi. Avevano il classico aspetto dei bulli; indossavano vestiti neri, borchie e compagnia bella. Il “capo” era un ragazzo con un occhio completamente bianco e una faccia non proprio intelligente. Le stavano andando incontro. Alzò gli occhi al cielo. Il “capo” incrociò le braccia sogghignando – Ciao novellina.-. Lei alzò un sopracciglia – Ciao.-.
- Ti sei persa?-
- No.-
- Oh, secondo me si, e hai bisogno di aiuto.- disse toccando incurante un coltellino che sporgeva dalla tasca dei jeans.
- Ti dico di no.-
Il ragazzo prese il coltello in mano
- Ne sono sicurissimo.-
- Sbagli.-.
A quel punto il ragazzo si lanciò su di lei con il coltello in mano, ma la ragazza si limitò a scansarsi, fargli lo sgambetto e dargli una violenta botta dietro la testa. Quando fu a terra tramortito gli prese il coltellino e lo lanciò in mezzo alla strada. Quello cascò in un tombino.
- Ops.- disse sorridendo.
Il ragazzo provò ad aggredirla di nuovo, ma lei gli diede un calcio nelle parti basse. Lui si accasciò gemendo – Lo dirò a mio padre!-
- Scommetto che sarà orgoglioso di sapere che suo figlio è talmente patetico da non riuscire a fronteggiare una ragazza.- rispose lei. Quindi si allontanò rapidamente.
Andò verso il locale di Bofur. Non appena arrivò vide una moto parcheggiata lì a fianco. Dentro c’era un uomo pelato vestito da motociclista. Indossava una maglia nera a maniche corte e aveva una folta barba lunga fin quasi al petto. Stava parlando seduto ad un tavolo con… l’uomo che aveva urtato alla stazione! Quel giorno però indossava un semplice paio di jeans e una maglietta nera aderente.
Ignorandoli si diresse al bancone. Quando Bofur la vide sorrise – Ciao Bree! Come è andata?-. Lei fece spallucce
- Oh, bene. Ho fatto conoscenza con i soggetti più o meno simpatici di questa città.-.
L’uomo la guardò aggrottando le sopracciglia – Che?-
- Al supermercato ho conosciuto due, Legolas e Tauriel.-
- Ah sì, Legolas è figlio di uno che ha una grande azienda, un certo Thranduil. Tauriel è la sua amica d’infanzia.-
- Ho anche rincontrato Fili e Kili.-
- Vedi quell’uomo laggiù?- disse accennando all’uomo che aveva urtato
- Si.-
- E Thorin Oakenshield, loro zio.-
- Ah. Ops.-
- Cosa c’è?-
Bree sospirò – In stazione per sbaglio gli sono andata addosso…-
Bofur sorrise – Oh, tranquilla. Fa tanto il duro, ma dovresti vederlo con i suoi nipoti. Chi altri hai incontrato?-
Nel frattempo i due si erano alzati per andare a pagare
- Oh, una sottospecie di bullo che girava con un coltellino.-
Bofur impallidì – Co… cosa? E ti ha fatto qualcosa?-
- Ci ha provato. Gli ho buttato il coltello in una fogna e gli ho tirato un calcio in mezzo alle gambe.-
Il motociclista scoppiò a ridere
- Hai picchiato Bolg?! Sei un mito ragazza!- esclamò.
Thorin mi guardò – Ci conosciamo?-
Arrossii – Ehm… Non lo so.- dissi affondando la faccia nel mio cappuccino d’orzo.
- Oh, si, ricordo, ci siamo incontrati in stazione. O meglio, scontrati.-.
Divenne viola – Si… mi dispiace.-.
Bofur scosse la testa – Bree, il padre di Bolg è Azog, ed è un mafioso. Non avresti dovuto, ora sarai in guai seri.-
- Non lo saprà mai.- disse il motociclista sicuro di se.
- Come fai a esserne così sicuro Dwalin?- chiese Bofur
- Bolg non andrà mai a dire a suo padre di essere stato messo al tappeto da una ragazza. Fidati, conosco il tipo.- disse cupo Thorin.
In quel momento entrarono Fili e Kili. Quando mi vide, Kili esclamò – Bree! Ma sei ovunque?-.
- Chiederei la stessa cosa a voi. Sembrate due stalker.-
Thorin guardò stupito i nipoti – La conoscete?-
Loro annuirono – Si. È venuta stamattina da New York.-
Poi Kili sorrise in direzione del motociclista – Dwalin!- disse allargando le braccia e abbracciandolo. L’uomo si irrigidì, mentre Thorin sghignazzava.
I fratelli si fiondarono tra le braccia dello zio che si mise a ridere. Mentre li guardava, Bree sentì una fitta di nostalgia. Quella scena le ricordava lei e suo padre. Si girò prima che qualcuno potesse vedere che stava piangendo. Purtroppo Bofur se ne accorse
- Cosa succede?-.
Ovviamente tutti si girarono verso di lei
- Niente.- disse tirando su con il naso e asciugandosi le guance.
Bofur le mise una mano sulla spalla
- Bree…-
- Mi è… mi è venuto in mente mio padre.- mormorò bevendo un sorso del suo orzo.
Fili le si avvicinò – Hai perso tuo padre?-
- Si. Un anno fa.-
- Anche nostro padre è morto.- mormorò.
- Kili non l’ha praticamente mai conosciuto, è morto poco dopo aver lasciato incinta nostra madre. Siamo stati cresciuti da nostro zio.-.
Il moro non disse niente.
Seguì un attimo di silenzio, poi Thorin chiese – Come si chiamava tuo padre?-
- Robin.-
Dwalin aggrottò le sopracciglia – Robin? Il nostro Robin?-
Bofur annuì – Si.-.
Thorin e Dwalin si guardarono stupiti
- Robin è morto??- chiese il motociclista incredulo.
La ragazza annuì.
Credette di avere le allucinazioni, invece no; Thorin aveva gli occhi lucidi.
- Lo conoscevate?- chiese.
I due uomini annuirono – Era il nostro migliore amico.- mormorò Dwalin.
 

*Angolo Autrice*
Sono tornata! Questo capitolo all'inizio non mi convinceva... Però lascio la parola a voi.
E così abbiamo incontrato i nostri elfi e gli orchi.
Beh, fatemi pensare che ne pensate!
Ciao!
LaViaggiatrice

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Bree li guardò stupita
- Davvero? Non mi ha mai parlato di voi.-
Thorin fissò la birra che aveva in mano con aria assorta
- Abbiamo litigato 20 anni fa. Non mi ricordo neanche il motivo, so che ci arrabbiammo  a morte e non ci sentimmo più.-.
Dwalin la guardò negli occhi
- Come è morto?-
Esitò un attimo; era ancora doloroso pensarci
- Un incidente. Una macchina ha sbandato e l’ha buttato fuori strada. Non si è fermata, ha proseguito a tutta velocità.-
A Thorin si drizzarono le orecchie
- Chi c’era alla guida?-
- Nessuno l’ha visto, i finestrini erano oscurati.-.
Contrasse la mascella, mentre Dwalin lo guardava in cerca di una conferma.
L’uomo annuì.
- Quel fottuto bastardo!- esclamò il motociclista dando un pugno al bancone.
Bree, Fili e Kili si guardarono stupiti
- Potreste metterci a parte delle vostre riflessioni?- chiese Bree
Thorin si guardò intorno, ma il locale era vuoto
- Azog.-
La ragazza strinse i pugni
- Ha ucciso anche mio padre e mio nonno.- mormorò.
- Il padre del tipo che ho menato?- chiese con una calma apparente.
Dwalin annuì
- Si, proprio lui.-
In quel momento qualcuno entrò nel locale. Il suono del campanello fece trasalire tutti quanti. Era un uomo sulla cinquantina, con riccioluti capelli ramati e occhi verdi. Indossava una giacca di velluto rosso, una polo gialla, dei pantaloni verdi e un paio di sandali, e doveva avere come minimo il 46, nonostante la bassa statura.
Tirarono tutti un sospiro di sollievo; avevano temuto fosse qualcun’altro
- Salve Mr Boggins!- esclamò Kili contento
Il nuovo arrivato sospirò
- Mr Baggins, Kili.- disse bonariamente.
Thorin gli rivolse un sorriso
- Ciao Bilbo! Oh, non badarlo, lo fa apposta per innervosirti.-.
- Beh, per fortuna, altrimenti dovrei pensare che non è molto sveglio.- disse facendo l’occhiolino al moro.
Kili divenne viola mentre tutti scoppiavano a ridere.
- Ti sta bene!- esclamò il biondo scompigliandogli i capelli affettuosamente.
Bofur uscì da dietro il bancone
- Bilbo!- esclamò abbracciandolo. In quel momento uscì anche Bombur, che si unì a loro.
- Bofur! Bombur!-.
Quando si staccarono, il suo sguardo cadde sulla rossa
- Credevo di conoscere tutti in questa città, ma non ti ho mai vista.-
Lei sorrise
- Mi sono appena trasferita, ma mio padre era originario di qui.-.
- Davvero? Beh, è un piacere conoscerti. Io sono Bilbo Baggins, gestisco una libreria poco distante.-
Alla rossa si illuminarono gli occhi
- Allora sono sicura che mi vedrai spesso, sono un topo da biblioteca.- disse illuminandosi.
L’uomo sorrise
- Non vedo l’ora.-
Guardò l’orologio da taschino
- Oh, giorni celesti! Sono già le sette!- esclamò prima di mettere via l’orologio.
- Penso che tornerò a casa, sto ancora lavorando al mio libro. E poi se non mi trova a casa, Frodo penserà che sono partito per un’avventura delle mie - disse sorridendo, quindi li salutò e andò via.
Bree scese dalla sedia stiracchiandosi - Devo andare a casa anche io.-
- Non vuoi restare a mangiare qua?- chiese Bofur – A casa sei tutta sola…-.
Lei sorrise – Oh, tranquilli, ho voglia di stare un po’ da sola.-.
Lui annuì preoccupato – Se lo dici tu…-
Bree annuì – Certo. E poi devo ancora disfare le valige.-. Al solo pensiero fu presa dallo sconforto – Ma penso che lo farò domani.- concluse.
Dopo averli salutati si diresse verso casa. Una volta arrivata sospirò e si buttò in divano. Avrebbe voluto poltrire tutta la sera, ma aveva anche fame. A fatica si alzò e preparando la tavola si mangiò la tar-tar presa al supermercato. Buttò il piatto e il bicchiere di plastica e sciacquò le posate, quindi salì in camera. Indossò il pigiama e si infilò sotto le coperte, ma non riuscì a prendere sonno. Nonostante tutto ciò che era successo dopo, un pensiero non la smetteva di tormentarla; perché Azog aveva ucciso suo padre?

*Angolo Autrice*
Scusate se non succede praticamente niente, ma insomma, quanto può succedere in una giornata?
Tranquilli che dal prossimo le cose saranno un po' più interessanti, soprattutto perché inizierà la scuola, e allora... si salvi chi può!
Ciao (non linciatemi grazie XP)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Il giorno dopo si svegliò alle sette e corse al locale di Bofur per iniziare a lavorare. Quella mattina andarono la a fare colazione anche Thorin e i suoi nipoti. Kili si era preso tre brioches, una alla volta, evidentemente per farla lavorare di più; alla terza, la ragazza gli aveva sorriso
- Gradisce altro?- aveva chiesto con gli occhi fiammeggianti.
Il moro le aveva rivolto un sorriso divertito - Per ora sono a posto, grazie.-.
Thorin sospirò mettendosi una mano sulla fronte, mentre Fili nascondeva il sorriso nel suo cappuccino.

Ad un tratto entrarono due persone; il primo era Legolas, che fece un cenno di saluto a Bree, il secondo invece era uno di quegli uomini cui sembra impossibile dare un’età. Era molto simile a Legolas, con lunghi capelli biondi, e gli occhi erano azzurri. Fili tossicchiò, e quando Thorin si accorse dei nuovi venuti contrasse la mascella guardando l’uomo con odio.
Avvicinandosi a Bofur la ragazza bisbigliò

- Fammi indovinare; quell’uomo è Thranduil.-.
L’oste annuì, mentre Legolas e suo padre si sedevano

- Si, e Thorin lo odia per tutta una serie di motivi che non ti sto ad elencare.- disse lavando un bicchiere.
Non appena i due si sedettero, Bree gli si avvicinò con un sorriso.
- Buongiorno. Cosa vi posso portare?-
L’uomo la squadrò da capo a piedi, con le sopracciglia lievemente aggrottate
- Un cappuccino e una brioches vuota.- disse senza smetterla di fissarla.
Parlava in modo studiato, come se soppesasse ogni parola.
Bree annuì, poi si rivolse al ragazzo
- E a te cosa porto?- chiese.
- Un caffè macchiato e una brioches alla marmellata.-.
La ragazza annuì e si affrettò ad andare da Bofur.
Per tutto il tempo tra quando prese l’ordinazione a quando la servì si sentì gli occhi di Thranduil puntati addosso.

Ad un tratto il campanello suonò ed entrò un uomo. Aveva i capelli castani tutti scompigliati, occhi dello stesso colore, una camicia e dei jeans. Era seguito da una ragazza sui 20 anni, con capelli biondo scuro e occhi come quelli di suo padre, un ragazzo poco più piccolo di Bree castano con occhi azzurri e una bambina di 10 anni che era la copia della sorella.
Bofur sorrise – Ah, salve sindaco Bard!-.
L’uomo gli sorrise – Ciao Bofur! Per stamattina Bard e basta, grazie.- disse sedendosi ad un tavolo.
A Bree non poté sfuggire l’occhiata che la più grande lanciò a Fili, mentre lui la ignorava bellamente e sbuffava, mentre il fratello ridacchiava e gli dava pacche sulle spalle.
La ragazza si affrettò a raggiungere i nuovi arrivati e a prendere le ordinazioni. Bard la guardò sorpreso
- Sei nuova.- constatò.
Lei annuì sorridendo imbarazzata.
Ad un tratto Kili chiamò Bree, che emise un verso esasperato e andò da lui
- Si?- chiese spazientita.
Lui sorrise – Mi porti un muffin al cioccolato?-
- Sai dove te lo puoi ficcare.- borbottò, mentre rivolgeva a Kili un sorriso smagliante
- Subito!-.
Fili, che l’aveva sentita, scoppiò a ridere, e le fece battere il cinque, mentre Kili lo guardava confuso.
La figlia maggiore del sindaco lo guardò ancora peggio, perciò Bree si chinò all’orecchio di Fili
- Scusa ma… perché quella ragazza sembra volerti uccidere?- chiese perplessa.
Il biondo sbuffò - È la mia ex, ce l’ha con me perché l’ho lasciata.-.
Kili annuì – Già. Era davvero appiccicosa; doveva sempre sapere tutto, e ogni volta che Fili diceva di aver parlato con qualcuno di sesso femminile voleva saperne tutti i dettagli e andava avanti a fare l’offesa e a brontolare come una pentola di fagioli per due giorni.- disse ridacchiando.
Fili annuì con un sospiro, mentre Thorin confermava le parole di Kili.
- Mai vista donna più stressante.- disse a voce bassa.
Bree ridacchiò, poi Kili la rimbeccò – E il mio muffin?-.
La rossa fu tentata di dargli il vassoio in testa, e quando glielo portò gli scoccò un’occhiataccia.

Poco dopo entrò anche Bilbo insieme a un bambino sui quattro anni, con riccioluti capelli neri e due occhi azzurri che giocava con un aeroplanino di legno.
– Ciao!-.
Thorin, Fili e Bard gli rivolsero un sorriso, Kili lo salutò con un sorriso a trentadue denti mentre Thranduil e Legolas si limitarono ad un cenno.

- Ciao Bilbo! E guarda chi c’è qui! Il piccolo Frodo!- esclamò il moro. Il bambino gli rivolse un sorrisone, poi saltò tra le braccia di Kili, che lo sollevò e lo tenne un po’ in braccio.

- Kili, hai visto il mio ae’plano?- chiese sventolandoglielo davanti alla faccia.
Il moro annuì facendo una faccia meravigliata – Già! È proprio bello, sai?-.
Bilbo si asciugò la fronte – Avrei voluto andare avanti con il mio libro, ma Frodo ha iniziato a fare confusione così sono usciti per schiarirmi le idee e sperare che si stanchi presto.-.

Bree li guardò con le braccia incrociate e un sorriso divertito

- Sai Kili, sei proprio bravo con i bambini. Scommetto che saresti un ottimo papà.-.
Il giovane divenne paonazzo tutto d’un colpo, mentre suo fratello scoppiava a ridere
- Ah, si certo! Ce lo vedo a cambiare pannolini e rincorrere bambini per casa.-.
Thorin ridacchiò sotto i baffi, mentre Bilbo sogghignava. A Legolas sfuggì un sorriso, mentre Thranduil non fece una piega.
La rossa ridacchiò, immaginandosi la scena, quindi si diresse verso il libraio che si era seduto – Allora, cosa ti porto?-.
Frodo la guardò sorridendo agitando il suo aeroplano che colpì la tempia di Kili che mugolò un “Ahia!” e lo mise giù. Il bambino corse dallo zio – Succo ace!- esclamò. Dopo un’occhiata di suo zio aggiunse un timido – Per favore.-. La ragazza annuì e si diresse al bancone.

Aveva appena portato loro ciò che avevano chiesto quando il suo telefonino iniziò a squillare. Senza neanche guardare chi era tolse la suoneria.
- Perché non rispondi?- chiese Bofur.
- Gli unici che hanno il mio numero sono le persone che ho lasciato indietro.- replicò freddamente.
L’oste la guardò severo – Guarda almeno chi è!-
La ragazza sospirò e obbedì. Rimase qualche secondo a osservare la scritta sul cellulare, ma non volle crederci.
Bofur alzò un sopracciglio – Allora?-
- È mia madre.- rispose lei incredula.
– Rispondi!- la esortò
Con un sospiro Bree accettò la chiamata
- Pronto?-.
- Bree… ciao.- disse timorosa la voce di sua madre.
- Ciao. Cosa c’è?- chiese seccata.
- Volevo solo chiederti come stai e dove sei.-
- Perché?-
- Ho trovato un vecchio album con foto di noi tre durante una vacanza e… ho pensato di facesse piacere riaverle.-.
Bree si bloccò.
- Bree?-
- Sono a Dale. Abito nella vecchia casa di papà.-
- Va bene. Ti dispiace se te le porto oggi?-
- No… Nessun problema. Basta che tu sia sola.-
- Certo, non verrei mai a Dale con lui.- mormorò abbassando la voce.
- Per fortuna, altrimenti lo avrei rispedito a calci a New York, ad annegare nella sua montagna d’oro in cantina.- disse feroce.
- Giusto. Allora vengo per… diciamo mezzogiorno?-.
- Va bene.-
- Allora a tra poco. Ciao.-
- Ciao.-.

Rimise giù la chiamata e si voltò verso Bofur, che era appoggiato al bancone e la guardava incuriosito. In realtà, praticamente tutti quelli che si trovavano al bar stavano aspettando che dicesse qualcosa.
- Oggi viene mia madre per pranzo.-.
- Tua… madre?- chiese Thorin. Sembrava agitato. Fili lo scrutò sospettoso, poi incrociò le braccia e appoggiò i gomiti sul tavolo – Zio… Non è che devi dirci qualcosa riguardo a questa tua reazione?- chiese protendendo il viso nella sua direzione.
L’uomo, sentendosi chiamato in causa, si riscosse – Cosa? Oh, ma piantala!- rispose stizzito. Kili ridacchiò – Ahia, qua qualcuno è emozionato… Ahi!- esclamò quando suo zio gli tirò uno scappellotto.
Bree guardò Thorin stupita – Conosci mia madre?-.
Thranduil, per la prima volta da quando aveva ordinato da mangiare, parlò
- Se tua madre è la persona che penso, la sua reazione non mi sorprende affatto.- disse guardando divertito Thorin, che gli lanciò un’occhiataccia raggelante.
- Oh, sta zitto una buona volta!- ringhiò quest’ultimo.
Fili e Kili si guardarono con una luce divertita negli occhi, ma non osarono dire niente. Dopo tutto, chi poteva voler vedere Thorin arrabbiato?

*Angolo Autrice* Ciao! I'm back! Scusate il ritardo ma ero in vacanza. E poi, non avevo alcuna ispirazione, fortuna che il mare me l'ha fatta tornare!
Tra l'altro, aspetto con ansia che qualcuno aggiorni almeno una delle storie che seguo ma niente, quindi ho deciso di aggiornare io :D
Alloora, passando alla storia; io, sinceramente, non ho niente contro Sigrid. Ma da quando avete iniziato ad accoppiarla con Fili ho iniziato a odiarla dal profondo. Quindi sentitevi in colpa >:D!
Chi mi indovina chi è il fidanzato della mamma di Bree?
Vorrei ringraziare ThorinOakenshield, Tita_Weasley e ValarMandos per aver inserito la mia storia tra le seguite, e elanorstella per averla messa tra le preferite! Mi fa molto piacere vedere che la mia storia è apprezzata e che vi piace!
Detto ciò, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, se vi piace e se vi fa schifo, e non esitate a segnalarmi errori. Accetto le critiche, basta che non siano offensive. Perciò, ciao!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Quel giorno, Bofur diede a Bree il permesso di uscire prima per vedere sua madre. Così, a mezzogiorno, la ragazza si trovava in stazione ad aspettare il treno. Era agitata; l’ultima volta che si erano viste avevano litigato ferocemente. La individuò subito; era l’unica ad essere scesa a quella fermata. Aveva 42 anni, capelli castani mossi e occhi verdi. Il suo fisico snello era fasciato da dei jeans chiari e da una maglietta bianca. Le andò incontro, e restarono a guardarsi per qualche momento, poi sua madre sorrise
- Ciao Bree. Sono… sono contenta di vedere che stai bene.- disse andandole incontro e abbracciandola.
La ragazza rimase un attimo rigida come un tronco, poi si sciolse e ricambiò l’abbraccio. Quando sua madre si staccò, notò che aveva un livido viola sullo zigomo.
– Cosa ti è successo?- chiese rabbiosa.
La donna fece un sorriso nervoso e scrollò le spalle – Oh, ho sbattuto contro uno spigolo.-.
Bree incrociò le braccia – Magari lo spigolo di un pugno?- chiese con voce alterata.
- Ti sbagli, non…-
- Cosa credi, che non sappia riconoscere una botta causata da qualcuno? Con tutte le volte in cui ho fatto a pugni?- sbottò.
Lei sospirò – L’ho fatto arrabbiare. È anche per questo che sono venuta da te.- confessò rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita.
La figlia alzò gli occhi al cielo – E allora liberatene!-.
- Non è così semplice… Comunque, non sono venuta qua per discutere di lui. Tieni.- disse porgendole un album.
Bree lo carezzò dolcemente e sentì gli occhi farsi lucidi. Lo mise nella borsa di stoffa con il lupo che portava a tracolla
– Lo guardo dopo a casa.- disse ricacciando indietro le lacrime – Intanto vuoi mangiare qualcosa?-.
La donna annuì sorridendo – Si, grazie. Bofur ha ancora quel locale?-
- Si. È lì che ho trovato lavoro.- raccontò incamminandosi verso il centro della città.
- Davvero? Cosa fai?-
- La cameriera.-
Quando arrivarono alla piazza, sua madre si fermò a contemplarla.
- Non è cambiata di una virgola.- mormorò sorpresa.
Le sembrava di essere tornata una ragazza di 25 anni, e si aspettava che da un momento all’altro spuntasse un ragazzo con i capelli rossi che sorridendo le prendesse la mano e le sussurrasse all’orecchio – Forza, voglio portarti un posto speciale.-.
Bree si accorse che sua madre era rimasta immobile e le prese una mano – Mamma?-
Lei si riscosse dal suo sogno ad occhi aperti – Scusa, ero immersa nei miei pensieri.- disse sorridendo triste. La ragazza annuì – Andiamo?-.
Attraversarono la piazza, finché la donna si fermò davanti alla fontana e si accucciò cercando qualcosa. Bree la guardò accigliata – Cosa stai facendo?-.
Lei mugugnò qualcosa, poi emise un verso di trionfo e si rialzò in piedi tirando giù la figlia e indicandole un’incisione:

Robin&Ingrid
Forever

Bree sorrise commossa, mentre sua madre si asciugava una lacrima. Poi quest'ultima si rialzò spolverandosi i pantaloni – Ho fame.- concluse facendo finta di niente.
Non appena entrarono, notarono Bilbo con suo nipote e un altro bambino con dei folti ricci biondo scuro e occhi nocciola che giocavano insieme. Il libraio guardò sorpreso la donna – Ingrid! Quanto tempo!- esclamò alzandosi e andando ad abbracciarla. Lei sorrise – Bilbo!-.
- Ingrid??- fece una voce da sotto il bancone.
La donna non poté trattenere una risata quando Bofur si alzò in piedi e andò a sbattere sul bancone, per poi sbottare – Ancora?!-.
- Bofur! Quanto tempo!- esclamò contenta abbracciandolo. I due bambini la guardarono stupiti; Frodo rimase a fissarla, mentre l’altro bambino si nascose dietro di lui.
Ingrid guardò stupita Bilbo – Non dirmi che sono figli tuoi!-.
Lui fece una faccia scandalizzata – Miei? Ho cinquant’anni suonati, figurati! E poi manca la materia prima. Lui è Frodo, ed è un mio lontano parente. I suoi genitori sono affogati quando era piccolo. È cresciuto un po’ con i suoi parenti Took, ma alla fine l’ho adottato io. Lui invece.- disse indicando il biondo – è Samvise Gamgee, il figlio del mio giardiniere, chiamato da tutti Sam.-.
La donna ridacchiò – Scommetto che ai Sackville-Baggins è uscito il fumo dal naso e dalle orecchie quando l’hai adottato.-.
Bilbo fece un sorriso da mascalzone che poco si addiceva all’uomo posato e riflessivo che sembrava – Oh, non puoi immaginare quanto. Adesso però dobbiamo andare, altrimenti il buon vecchio Ham penserà che ho portato suo figlio con me in una delle mie pazzie.- disse facendo l’occhiolino alla donna. Lei rise e lo salutò.
In quel momento, Bombur si affacciò dalla cucina per vedere chi era arrivato, e rimase basito. Ingrid allargò le braccia – Bombur!- esclamò abbracciandolo.
Dalla morte di suo padre, Bree non aveva mai visto sua madre così felice.
L’omone la stritolò – Ingrid! Quanto tempo!-
- Già!- fece lei staccandosi.
Si avvicinò con fare cospiratorio
- Fai ancora la torta al triplo cioccolato?- chiese lei con un sorriso da bambina.
Il cuoco rise – Certo! Se vuoi ne ho un po’.-.
La donna si illuminò – Davvero?-.
Lui scomparve in cucina e ne uscì con una fetta di torta enorme.
- Quanto ti devo?- Bofur fece un gesto si noncuranza
- Offre la casa.-
Bree incrociò le braccia – Certo, e poi lo detraete dal mio stipendio.- commentò.
I presenti scoppiarono a ridere, ma furono interrotti dal rombo di una moto. Dwalin entrò nel locale e guardò la donna troppo sorpreso per dire alcunché
- Ingrid?-
Lei si girò a guardarlo e sbattè le palpebre per assicurarsi di vedere proprio ciò che vedeva.
Poi il motociclista fece una risata e le andò incontro. Mentre si abbracciavano, Bofur spiegò – Dwalin è il miglior amico di tua madre.-.
Bree li guardò stupita – Davvero?-.
- Cosa ci fai qui?- chiese intanto il nuovo arrivato.
- Dovevo portare una cosa a mia figlia. E ne ho approfittato.- spiegò.
- Hey, signor Dwalin, ha scordato…- Kili entrò in negoziò e guardò stupito la donna.
Lei lo squadrò da capo a piedi – Ciao. Penso di non averti mai visto.-.
Il ragazzo sorrise – Non ne dubito. Sono Kili, il nipote di Thorin.-.
Al sentire quel nome, la donna arrossì senza un perché. Dwalin ordinò una birra e la trangugiò d’un fiato, quindi diede una pacca sulla spalla ad Ingrid e si dileguò più in fretta che poteva. In quel momento entrò anche Fili, che osservò i presenti con le sopracciglia leggermente aggrottate. Kili si girò a guardarlo e mimò qualcosa con la bocca che non riuscirono a comprendere. Improvvisamente il viso di Fili si illuminò
- Aah, ok.-.
- Fili! Kili!- esclamò una voce da fuori.
Il cuore di Ingrid perse un battito. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Thorin apparve sulla porta, e quando i suoi occhi si posarono sulla donna rimase basito. Lei fece un timido cenno di saluto.
Nel frattempo, Fili e Kili si erano avvicinati a Bree
– Non trovi anche tu che tutto ciò sia piuttosto sospetto?- sussurrò Kili.
Lei annuì – Indubbiamente.- mormorò.
Fili aggrottò le sopracciglia – Dobbiamo andare a fondo di questa storia.- bisbigliò agli altri due, che annuirono.
Thorin e Ingrid si erano guardati senza dire nulla, e tutti nel locale erano in attesa di ciò che sarebbe successo.
- Cri… cri…- disse piano Kili.
Se un’occhiata avesse potuto uccidere, Kili sarebbe stato incenerito dallo sguardo di Thorin. Fili si batté una mano sulla fronte, mentre Bree tratteneva a stento una risata. Ingrid fece un respiro profondo, accorgendosi che aveva trattenuto il fiato tutto quel tempo.
- Ciao Thorin.- disse cercando di nascondere il tremolio alla voce.
Lui fece un cenno col capo – Ciao Ingrid.-. Poi aggrottò le sopracciglia.
- Cos’hai sulla guancia?- chiese avvicinandosi a lei.
La donna fece un passo indietro – Niente. Ho sbattuto contro uno spigolo.- rispose.
Lui fece un verso di scherno – Ma davvero.-.
Lei incrociò le braccia – Già. Proprio così.-.
Fili, Kili e Bree si erano seduti su un tavolo e avevano ordinato rispettivamente una birra, un gingerino e un’acqua e menta, e le sorseggiavano osservando i due che si fronteggiavano.
Thorin alzò un sopracciglio, ma visto che la donna rimaneva stoicamente ferma al suo posto senza emettere un fiato emise un sospiro esasperato e ordinò una birra, ignorando la donna, mentre si massaggiava la radice del naso con le dita.
Ingrid invece si voltò verso Bree, e si accorse con stupore che era in mezzo ai nipoti di Thorin, e la guardavano come per dire “Beh? Cosa c’è?”.
- Noi… togliamo il disturbo.- disse Fili prendendo per un braccio suo fratello e andando in direzione di Thorin. Ingrid si sedette vicino alla figlia, che la guardava incuriosita.
Fece un sospiro e spiegò
- Thorin era il mio fidanzato prima di tuo padre.-.
A Bree andò di traverso l’acqua e menta.
Quando scampò dal pericolo di soffocare la guardò con un’espressione sconvolta
- Che??-
Sua madre alzò gli occhi al cielo - Invece che fare lo stoccafisso aiutami a mettere il correttore.- brontolò tirando fuori il contenitore e spalmandoselo uniformemente sul viso coprendo anche il livido.
Dall’altra parte del locale, Fili e Kili guardavano Thorin, che non staccava gli occhi dalla sua birra, trovandola improvvisamente molto interessante. Alla fine cedette
- Ingrid era la mia fidanzata quando avevo 25 anni.-.
I due fratelli si guardarono per un attimo stupiti
- Quindi, stai dicendo che anche tu sei stato giovane?- chiese sorpreso Kili.
Thorin appoggiò la fronte sulle braccia incrociate sopra al tavolo.
- Si Kili, sono stato giovane anche io.- spiegò come se stesse parlando a un ritardato. Il che non era del tutto errato.
Il moro si mise le mani sulle guance con una faccia esageratamente sorpresa
- Oh mio dio!-.
- Sai lo sospettavo. Non che fossi stato giovane, ma che foste stati insieme.- precisò Fili.
Suo zio alzò un sopracciglio – Perché?-
- Beh, bastava vedere come hai reagito quando Bree l’ha nominata.-.
In quel momento, quest’ultima e sua madre si alzarono per uscire. I ragazzi salutarono la rossa, mentre Ingrid e Thorin si scambiavano un’occhiataccia.
Una volta usciti dal locale, incrociarono Thranduil. Guardò sorpreso la donna, poi fece un cenno del capo – Che piacere rivederti, Ingrid.-
- Thranduil. Quanto tempo.- rispose lei sorridendo.
- Che ci fai qua se posso chiedere?-
- Rivedere mia figlia, e allontanarmi per un po’ da New York. Non avevi un figlio?-
- Si, ma è a fare un pic-nic insieme a Tauriel, la sua amica.-.
Bree lo guardò stupita – Cosa?-
Thranduil si girò a guardarla – Perché?-
La ragazza scosse la testa – Oh, niente.- rispose.
- Beh, è stato un piacere rivederti cara, ma ora devo proprio scappare.- concluse allontanandosi.
Ingrid si voltò verso sua figlia – Cosa c’è?-
- Niente è che… Sai chi è Tauriel, no? Ecco, a quanto ne so sta insieme a Kili. Perché allora è uscita con Legolas?-
La donna alzò un sopracciglio – Anche io quando stavo insieme a tuo padre uscivo con i miei amici. E poi quei due sono come fratelli.-
- Da sola? Con un altro ragazzo? Ne dubito. Altrimenti papà gli avrebbe spaccato la faccia.- disse lei perplessa.
Ingrid fece spallucce – In ogni caso non sono affari nostri.- La rossa sospirò – Se lo dici tu.-

Fecero un giro della città, e ad un certo punto quasi si scontrarono con un uomo. Era anziano e piuttosto alto, e indossava una maglia e dei pantaloni grigi. I capelli e la barba erano dello stesso colore, mentre gli occhi erano azzurro intenso. Insieme a lui c’era un altro uomo poco più basso, ma più vecchio; i capelli e la barba erano candidi, e gli occhi erano castani. Vestiva con dei pantaloni marroni e una maglia nera. Quando videro la donna si interruppero e sorrisero
- Ingrid!- esclamò il più vecchio
- Balin! Gandalf! Ma… è una mia impressione, o in 17 anni siete sempre uguali?- fece sorpresa.
Gandalf rise – Oh, non sembrerà, ma siamo invecchiati, e parecchio anche. Chi è la ragazza insieme a te?- chiese poi spostando l’attenzione sulla rossa.
- Lei è mia figlia, è… venuta qua ieri mattina.-.
Balin la osservò attentamente – Oh, sei la ragazza che ha pestato Bolg! Mio fratello mi ha raccontato di te.-
- Suo fratello?- chiese Bree
- Bolg?- esclamò Ingrid impallidendo.
- Si, mio fratello, Dwalin.- spiegò con un sorriso bonario.
- Dwalin è suo fratello? Non si direbbe, sa?-
- Bolg?!-
Balin sospirò – Eh, già, non ci somigliamo molto.-
- BOLG?!-.
Bree fece una risatina nervosa
- Ehm… si.-.
La donna si nascose il viso tra le mani - Oh, Bree, perché?-.
La ragazza alzò gli occhi al cielo – Si chiama legittima difesa.-.
Ingrid sospirò e cercò di calmarsi – Ormai ciò che è fatto è fatto.- concluse.
Tornò a rivolgersi ai due – Lavorate ancora?-
Loro annuirono. Ingrid si voltò verso la figlia
- Gandalf è il preside della scuola di Dale, mentre Balin insegna storia e letteratura.- spiegò.
Il primo sorrise alla ragazza – Ho visto che ti sei iscritta a scuola.-
Lei annuì – Già.-
- Spero ti ci troverai bene. Bene, adesso dobbiamo andare. Ciao ragazze! È stato un piacere rivederti Ingrid.- concluse con un sorriso.
Balin e Gandalf si allontanarono. Bree invece si stiracchiò - Che ne dici di andare a casa?-
- Casa… di tuo padre?-
- Si, ovvio.-
- Oh… D’accordo.-.

Fecero il percorso a ritroso e quando furono in piazza si diressero in una delle vie laterali che conduceva a casa di Bree. Non appena furono davanti, Ingrid rimase ferma a guardarla con gli occhi velati. La figlia le prese una mano facendole coraggio ed entrarono insieme.
Si spaparanzarono in divano e iniziarono a sfogliare l’album.
Nella prima foto, una piccola Bree di 4 anni era seduta su un’altalena e sfoggiava un sorriso a trentadue denti. A fianco a lei c’era un uomo con i capelli rossi e gli occhi nocciola. Sorrideva, una mano dietro alla bambina in un gesto protettivo, l’altra a salutare la fotocamera.
C’erano parecchie foto come quella, poi ne trovarono una che le fece sbellicare dalle risate: Bree a 6 anni in braccio a Bofur con in testa il suo cappello, che le copriva mezza faccia, mentre quest’ultimo la guardava divertito.
Dopo le foto della famiglia, trovarono delle foto più vecchie; in una c’erano tre ragazzi seduti sulla fontana. Il primo era Thorin; i capelli erano già lunghi, e aveva una rada barbetta ispida simile a quella di Kili. Aveva un braccio sulle spalle di Robin, che aveva alzato i pollici e sorrideva. Era identico a Bree, solo che era un maschio. L’ultimo era Dwalin, che aveva anche lui un braccio attorno alle spalle di Robin. L’altro invece era chiuso a pugno, come per dire “Fagli qualcosa e ti spacco la faccia”.
Bree sorrise tra se, e girò la pagina. Quando vide la prossima foto, Ingrid arrossì come un peperone; erano tutti seduti su una panchina, e lei stava in braccio a Thorin, il quale l’abbracciava e la osservava teneramente. Suo padre stava ridendo, e Dwalin ghignava divertito. “Questa devo farla vedere a Fili e Kili.” Pensò la ragazza con un ghigno molto simile a quello di Dwalin.
In quella dopo, c’era sua madre in groppa a Thorin, il mento appoggiato alla sua spalla. Ce n’erano molte riguardanti suo padre e i suoi amici a Dale, inclusa sua madre. Quando finì l’album si girò verso quest'ultima
- Tu non sei originaria di Dale, giusto? E allora come mai ti trovavi lì?-
La donna si grattò la nuca imbarazzata – Beh, ecco, è un po’ complicato da spiegare.-.
Bree appoggiò la faccia sui pugni chiusi – Provaci.-
- I miei genitori mi avevano praticamente obbligata ad andare all’università, ma io non volevo. Così ho fatto le valige e ho preso il primo treno che capitava. Quando è arrivato qui sono scesa, e ho incontrato Robin. Ci siamo messi a parlare, mi ha chiesto cosa ci facevo lì, e alla fine mi ha offerto di dormire a casa sua. Il giorno dopo ho conosciuto tutti gli altri e ho deciso di rimanere lì.-
- Sei scappata di casa anche tu quindi.- osservò Bree.
Sua madre alzò un sopracciglio – Io ero maggiorenne, tu no.- la rimbeccò.
La ragazza si alzò in piedi – Beh? Vuoi riportarmi indietro a vivere con quello stronzo? Vuoi che torni a New York? Sai quanto odio quella città! Non è mai stata il mio posto! È questo il mio posto!- esclamò.
Ingrid la imitò – No, non voglio farti tornare a New York, tu che almeno puoi stare lontana da lui. Cosa credi, che sia facile sapere che tua figlia, l’unica parte della tua famiglia ancora viva, è a chilometri di distanza a causa tua?-.
Bree si risedette prendendosi la testa tra le mani – È tutta colpa sua.- mormorò.
Poi tornò a guardarla – Raccontami di te e Thorin.- disse con un sorrisino divertito.
Lei alzò gli occhi al cielo – Va bene,- mormorò risedendosi.
- Poco tempo dopo che ero arrivata in città, feci la conoscenza dei ragazzi della mia generazione. Anche se Robin era quello cui ero più legata, mi innamorai di Thorin. Inizialmente andava tutto bene tra di noi. Lui era un ragazzo fantastico, ma prendeva la nostra storia troppo alla leggera. Un giorno lo sorpresi a baciare un’altra ragazza. Litigammo, lui cercò di farsi perdonare, ma non volli sentir ragioni. Corsi a casa a piangere, finché non sentii bussare alla porta. Quando aprii vidi tuo padre, che senza dire niente mi abbracciò e stette ad ascoltarmi. Disse che Thorin aveva raccontato ciò che era successo e che era venuto da me perché era certo che avessi bisogno di una spalla su cui piangere. Poco dopo, Thorin partì insieme a suo padre, che volevo insegnargli a essere un uomo da affari. Così sparì per quasi due anni. Nel frattempo solo tuo padre mi era rimasto accanto; Dwalin si era preso un anno sabbatico, e lo passava girando l’America con la moto ma ogni tanto ci mandava qualche lettera. Così mi innamorai di tuo padre. Era molto diverso da Thorin; era più dolce e protettivo, anche se un po’ apprensivo. Thorin non mi contattò mai. Non ci provò nemmeno a risistemare le cose. Quando tornò trovò me e tuo padre in procinto di sposarci. Si infuriò e litigò violentemente con Robin, dicendo che aveva approfittato della sua assenza per rubarmi a lui. Dwalin cercò di calmarli, il che è insolito, perché solitamente è lui quello che deve essere calmato, ma finì solo per essere trascinato in mezzo alla discussione. Se ne andò dicendo che non avrebbe più voluto vederci e così fu. Io e tuo padre ci trasferimmo a New York, dove lui aveva trovato un lavoro che potesse mandare avanti la nostra famiglia. E poi nascesti tu. Il resto penso tu lo conosca. Tutte le volte che tornammo a Dale non incontrammo mai Thorin, o i suoi fratelli, o i suoi genitori. Solo dopo molti anni venimmo a sapere di ciò che era successo; un uomo aveva dato fuoco ai possedimenti della sua famiglia e rubato loro tutto ciò che avevano. Thorin aveva lottato a lungo contro di lui, e alla fine fu incarcerato. .-. Bree rimase di stucco. E non era l’unica.

***

Dall’altra parte della città, in una casa simile a quella di Bree, Thorin era seduto in divano, accerchiato da Fili e Kili, che aspettavano di sentire la storia.
Alla fine lui trasse un sospiro profondo e cominciò – All’inizio, era tutto perfetto. Lei era meravigliosa, ma io ero giovane e prendevo il nostro amore troppo alla leggera. Non so perché, forse perché Ingrid mi stava allontanando, ma un giorno mi invaghii di una ragazza. Ingrid ci sorprese a baciarci, e si arrabbiò. Tentai di farmi perdonare, ma invano. Scappò a casa sua, e non le andai dietro. Non ebbi più occasione di sentirla, perché mio padre mi trascinò letteralmente in giro per l’America per i due anni seguenti, insegnandomi a essere un bravo uomo d’affari. Avrei voluto scriverle, ma sapevo che non avrebbe letto le mie lettere. E quando tornai… Stava per sposarsi con Robin. Non ci vidi più; litigai ferocemente con lui, tirammo in mezzo pure Dwalin che cercava di calmarci. E poi, la ciliegina sulla torta; Smaug. Conoscete la storia; diede fuoco alle nostre case e ci rubò tutto. Fummo costretti a fuggire, ma dopo dieci anni tornammo e scacciammo quel mostro, riprendendoci ciò che aveva rubato. E questo è tutto.- concluse guardando i nipoti. Kili era rimasto senza parole, Fili invece aveva alzato un sopracciglio
- Zio?-
- Mmh?-
- Posso dirti una cosa?-
- Certo.-
- Sei stato veramente un coglione.-.
Kili lo guardò inorridito
- Fili! Ma sei impazzito?-
- No, Kili, tuo fratello ha ragione.- mormorò Thorin passandosi una mano tra i capelli. Il biondo gli si sedette vicino e posò una mano sulla sua spalla – Tu la ami ancora, vero?-.
- Si. Non ho mai smesso di farlo.-.

***

Il pomeriggio rimasero in casa a guardarsi episodi su episodi di Gilmore Girls, anche perché era scoppiato un temporale coi fiocchi. In quel momento il telefilm era in pausa, perché sua madre era in bagno, e Bree era alla finestra ad osservarlo, come aveva sempre fatto quando era piccola insieme a suo padre, che le raccontava spesso delle leggende sui temporali: – La maggior parte dei temporali non sono altro che le battaglie tra giganti di pietra, che cercano di distruggersi a vicenda.-. Allora lei chiedeva – E tu hai mai visto una di queste battaglie?-. Lui scuoteva la testa - No, e spero di non vederne mai! Sai se ti arriva un masso in testa, o ti ritrovi improvvisamente su uno di loro?- chiedeva gravemente.
In quel momento sua madre tornò – Devo andare, il prossimo treno per New York passa stasera e se non mi faccio trovare a casa per cena, lui darà di matto.- disse sospirando.
Bree alzò gli occhi al cielo – Ma mandalo a cagare.- bofonchiò, sentendo svanire la spensieratezza che le aveva messo il temporale.
Ingrid scosse la testa – Lasciamo perdere. Mi accompagni?-.

Poco dopo si ritrovarono in stazione, e non appena il treno arrivò madre e figlia si abbracciarono. Poi la donna si staccò e le sorrise – Mi raccomando, comportati bene. Se ti serve qualcosa chiamami. Ho concluso i moduli; d’ora in avanti, sarai affidata a Bofur.-.
Bree annuì – D’accordo. Ciao mamma.- disse stringendola nuovamente, sentendo una lacrima rigarle una guancia. Fortunatamente, la donna non se ne accorse perché era mescolata alle gocce di pioggia. Non appena ripartì, Bree la salutò con la mano, e quando si affacciò per salutarla un’ultima volta gridò
– Porta i miei saluti a Smaug! E mandalo a fare in culo!-.
Un sorriso divertito si allargò sul volto di sua madre – Lo farò! Magari però non glielo dirò in faccia!-. E scomparve alla vista, lasciando Bree sola sotto la pioggia.

*Angolo Autrice* Visto che ho aggiornato in tempo record? Mi merito come minimo un applauso. Passando alla storia: tantantaaaaaan e abbiamo scoperto di più sia sul passato di Thorin e Ingrid, sia l'identità del moroso di quest'ultima. Chi l'avrebbe mai detto? Spero il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere! Ringrazio come sempre tutti quelli che seguono la mia storia e chi l'ha messa tra le preferite! Alla prossima! E, da settembre potrei non essere più molto puntuale perché ricomincio la scuola :''(( Ma non abbandonerò Bree e tutti gli altri, ve lo prometto! Bacioni a tutti!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Quando tornò a casa, vide che non aveva ancora spento la televisione, perciò si annotò mentalmente l’episodio cui erano arrivate e mise via il DVD. Quindi si mise dei pantaloni della tuta e una maglia extra-large e si distese in divano ad osservare il soffitto. Non aveva alcuna voglia di preparare la cena, e si sentiva stranamente sola. Dopo pochi minuti si alzò e si andò a vestire, afferrò un ombrello e uscì. La città era deserta, e in poco tempo si ritrovò gli orli dei jeans zuppi di pioggia. Stava camminando assorta nei suoi pensieri, quando si accorse di qualcuno che stava venendo avanti - Ehilà! Ciao Bree.-.
La ragazza si ritrovò davanti Fili. Al guinzaglio teneva un cucciolo di husky bianco e arancio con gli occhi azzurri. Non appena la vide iniziò a scodinzolare.
Bree sorrise – Ciao! E ciao anche a te.- disse abbassandosi e porgendo una mano al cagnolino. Lui annusò ed emise un uggiolio felice, per poi iniziare a buttarsi per terra e farsi fare le coccole. Fili li guardò divertito, poi quando la ragazza si rialzò passò una mano tra i capelli – Io e Kili domani pomeriggio andiamo a fare un’escursione. Che ne dici di unirti a noi?-
Bree arrossì lievemente – Oh, davvero, non vorrei essere di troppo. E poi lavoro.-
- Ma figurati, non saresti affatto di troppo. E poi il lunedì pomeriggio non c’è nessuno, sono certo che Bofur se la caverà alla grande anche da solo.-
Lei sorrise – Allora va bene.-.
Il ragazzo le rivolse un sorriso – Perfetto. Allora diciamo che domani passiamo a prenderti per le 9.00?-
Bree annuì – D’accordo. Grazie dell’invito.-
Passeggiarono per un po’ stando in silenzio, poi si sedettero su di una panchina protetta da un albero. Fili sciolse il guinzaglio del cagnolino e si girò verso Bree - So che non sono affari miei ma… Perché sei scappata di casa?-
La rossa lo guardò con le sopracciglia aggrottate – Come fai a saperlo?-
Lui fece spallucce – Intuizione. Eri da sola e quando è arrivata tua madre sembravi… non so… nervosa. Allora?-
Lei sospirò e si appoggiò allo schienale della panchina
- Se non vuoi non importa…-
- Come sai, mio padre è morto un anno fa. Poco dopo la sua morte, mia madre ha conosciuto un uomo. All’inizio sembrava gentile, premuroso. Le stette vicino quando il dolore era ancora forte, e lei pensò di provare qualcosa per lui. Si fidanzarono. Poi scoprimmo che era interessato solo ai soldi di mia madre. Iniziò a trattarla male, arrivò perfino a picchiarla. Lei però non reagiva, e ciò mi mandava fuori dei gangheri. Lui dopo un po’ cominciò a prendersela con me per ogni singola cosa, e ci urlavamo sempre contro. Non voleva che usassi la mia moto, non voleva che uscissi con gli amici, dovevo sempre rientrare a casa presto, voleva tenermi sempre sotto controllo. Lo odiavo con tutta me stessa; non solo trattava male mia madre, ma si comportava come… come se…- non riuscì ad andare avanti.
- Come se volesse prendere il posto di tuo padre.- concluse lui.
La ragazza si voltò a guardarlo con aria smarrita, e lentamente annuì. Chiuse gli occhi per evitare che le lacrime le rigassero il volto, ma poi sentì una mano carezzarle il viso e senza alcun ritegno si mise a singhiozzare sulla spalla di Fili. Lui la abbracciò con un braccio, carezzandole una guancia con l’altra mano. Rimasero in quella posizione a lungo. Poco dopo lei smise, ma non si staccò dal rifugio sicuro che le offriva il ragazzo. Sentirono un guaito; il cagnolino doveva aver sentito il loro umore e si era avvicinato. Bree si staccò e si asciugò il viso - Grazie.- mormorò con un sorriso.
- Ma ti pare.- rispose lui ricambiando. Poi tirò fuori una penna e un foglio dal marsupio – Ti do il mio numero, così posso avvertirti se domani facciamo tardi. E conoscendo mio fratello probabilmente si.- disse con un mezzo sorriso. Lei ridacchiò – D’accordo.-. Dopo averlo memorizzato sul telefonino si alzò e si stiracchiò – Penso che per me sia ora di tornare a casa. Devo ancora cenare.-
- Se vuoi ti offro qualcosa a casa.- propose lui di slancio
Bree arrossì – Oh, no tranquillo, non serve non... non vorrei disturbarvi.-
- Beh, io sono solo stasera. Mio zio è tornato in città oggi pomeriggio e Kili è andato a dormire da Tauriel. Così magari ci facciamo compagnia a vicenda.-
- Oh, beh, se le cose stanno così…-.
Lui sorrise – Perfetto. Hey, Bren, vieni qui! Forza bello!- disse fischiando per richiamare il cucciolo.

La casa dei due Durin era bianca con una terrazza in legno scuro. Il salotto era grande e vi si affacciava una porta che Fili spiegò essere la camera degli ospiti. A fianco c’era l’angolo cottura e un piano bar con quattro sedie. Di fronte alla porta d’ingresso c’erano le scale che portavano al piano di sopra. Bren si diresse su di una cuccia con una coperta arancione e vi si accoccolò. Al suo fianco c’era un’altra cuccia, con una copertina viola, su cui era disteso a dormire un altro cucciolo di husky, bianco e nero. Quando l’altro si distese mosse impercettibilmente il musetto e starnutì.
Fili sorrise – Quello è il cane di Kili, Dusky. Lui e Bren sono fratelli, e quando li abbiamo visti ce ne siamo innamorati a prima vista.- disse togliendosi il cappotto
- Accomodati pure. Vediamo cosa posso preparare…- disse tra se e se cercando in dispensa e in frigo
- Non farti troppi problemi, mangio di tutto.- disse sorridendo lei. La tristezza le era passata, e quella casa aveva un che di rassicurante. Pensò che si, era bello stare da soli ed essere indipendenti, ma ogni tanto le piaceva avere qualcuno che pensasse a lei.
- Per fortuna! Una volta è venuta a mangiare qui Tauriel, e abbiamo scoperto che era vegetariana. Un incubo, davvero. Soprattutto visto che in famiglia siamo tutti amanti della carne.- disse lui dalla cucina ridacchiando.
- Che ne dici di una bistecca?-
Bree annuì – Ok! Basta tu non la faccia troppo asciutta.-.
Lui si sporse dalla cucina guardandola offeso – Ma senti questa! Come se io, Fili Durin, non sapessi cucinare una bistecca come si deve!-
La ragazza scoppiò a ridere – Come non detto.-
Non si smentiva; era davvero bravo a cucinare. Il profumo di carne si diffuse per tutta la sala. Passarono la serata a parlare del più e del meno. Scoprì che Fili aveva un’officina che riparava moto - Non hai idea di quanti motociclisti passino per queste stradine. Perfino Dwalin porta la sua moto da me!-
Alla fine della serata, la ragazza lo salutò quasi a malincuore – A domani. Ciao!-.

***

La mattina dopo, Fili si svegliò alle sette e mezza a causa della sveglia. Con passo da zombie si diresse nella camera di suo fratello e tirò le tende
- Forza, alzati, su! Il sole è alto, gli uccellini cinquettano e dobbiamo prepararci.-.
Il moro sbuffò, ma quando il fratello gli strappò via le coperte fece un verso indignato e si tirò a sedere, stiracchiandosi platealmente.
- Allora, come è andata stanotte?- chiese Fili con un sorrisino.
Kili gli fece l’occhiolino – Oh, bene!- disse compiaciuto lui. - Andiamo a fare colazione! Chi arriva ultimo è un troll!- urlò
Mentre Kili prendeva i suoi Corn Flakes, notò che nel lavello c’erano un piatto, delle posate e un bicchiere in più da lavare
- Hey Fee, hai invitato qualcuno ieri sera a mangiare qui?- chiese voltandosi verso il fratello. Lui arrossì lievemente – Oh, beh… Mentre portavo fuori Bren ho incontrato Bree. Abbiamo passeggiato e chiacchierato, poi l’ho invitata a mangiare qui perché... beh... era triste, e non volevo lasciarla da sola.- mormorò nascondendo la faccia nel suo cappuccino. - E inoltre… beh, l’ho invitata a venire con noi oggi a Mirkwood. È un problema?- chiese. Kili scosse la testa – Oh, no, figurati! Vedo che ti sta molto simpatica quella ragazza.- disse guardandolo sospettoso. Fili annuì - Sta ancora male per suo padre, e so cosa vuol dire.-. Kili distolse lo sguardo - Già.-.

Intanto, dall’altra parte della città, Bree stava facendo colazione con un cappuccino e una brioches al cioccolato. Una volta finito lavò rapidamente la tazza e il piattino e andò a lavarsi e vestirsi. Indossò un paio di pantaloni marroni, una maglia verde militare, una giacca color sabbia e scarpe da montagna. Si preparò lo zaino, quindi colta dal dubbio chiamò Fili
- Ciao Fili, sono Bree. Volevo chiederti se devo portare qualcosa io o…-
- No no, tranquilla, faccio io i panini. Però portati da bere e qualcos’altro se vuoi. Ah e…- non fece in tempo a finire la frase che Kili urlò un – Ciaooo!-
- Kili! Mi hai fatto diventare sordo! Forza, muoviti, corri a vestirti!-
- Si capo!- esclamò dall’altra parte del telefono il ragazzo.
– Comunque, penso che per le nove e un quarto siamo là.-
- Ok, ciao!- disse lei sorridendo.
Alle nove e venti, Fili le suonò il campanello. – Wow, avete fatto presto!- fece lei aprendogli con ancora la spazzola in mano
Il biondo fece una smorfia – Già. Strano, di solito Kili ci fa partire con almeno mezz’ora di ritardo.-
- Hey!- esclamò risentito il moro dietro di lui.
Bree ridacchiò, quindi dopo aver posato la spazzola e aver raccolto i capelli in uno chignon uscì. Durante il tragitto chiacchierarono del più e del meno. Fili la divertì raccontandole aneddoti di quando lui e il fratello erano piccoli, come quella volta in cui avevano annodato i capelli di Thorin mentre dormiva, oppure quando il giorno del compleanno di Kili avevano corso per la casa all’alba sbattendo pentole e urlando per svegliare tutti. Bree non si era mai divertita così tanto. Poco dopo arrivarono al margine di un bosco, che si inerpicava su per la montagna. Trovato un bastone abbastanza lungo per ciascuno si incamminarono. La salita non era molto ripida, e inoltre Bree e i suoi genitori erano andati spesso a camminare in montagna, per cui ormai non faceva neanche più fatica. A mezzogiorno e mezzo si sedettero su dei ceppi e mangiarono i loro panini, quindi Kili propose – Hey, che ne dite di andare da Beorn a mangiare?-. Fili annuì – D’accordo.-. Si rivolse a Bree – Beorn è un uomo che abita in una casa isolata da tutto e tutti poco distante dal bosco. Ha un sacco di animali, e ha di quei prosciutti buonissimi.-. Kili sospirò con espressione sognante sul viso – Eh, già.-. Il biondo continuò – Solitamente è molto ospitale. È una brava persona.-. Kili si intromise nella conversazione – Anche se piuttosto lunatico. Un giorno può essere il tuo migliore amico, altri giorni è inavvicinabile come una bestia selvaggia.-. Bree rabbrividì, ma si disse di non preoccuparsi, visto che loro due erano tranquilli. Stavano percorrendo il sentiero in silenzio quando sentirono dei passi. Davanti a loro comparve l’uomo più alto che Bree avesse mai visto. Doveva raggiungere i due metri abbondanti, ed aveva spalle larghe come un armadio a tre ante. I capelli scuri erano scompigliati e gli ricadevano sulle spalle. Gli occhi ambrati li stavano scrutando da sotto le irsute sopracciglia, e Bree si sentì piccolissima davanti allo sguardo indagatore dell’uomo. Indossava dei jeans e una camicia rossa scozzese con i primi bottoni aperti, che lasciavano intravedere la folta peluria sul petto. – Guarda guarda, i giovani Durin. Cosa ci fate qui?- chiese. La sua voce era profonda con una punta d’ironia. Kili gli rivolse un sorriso – Salve signor Beorn! Stavamo facendo una passeggiata nel bosco con la nostra amica.- disse cingendo le spalle di Bree con un braccio. Gli occhi dell’uomo tornarono a posarsi su di lei, ma non disse niente. Nel frattempo Kili continuò – Volevamo giusto fare un salto a trovarti e chiederti se potessi offrirci qualcosa vista la scarpinata.- disse facendo i suoi migliori occhi da cucciolo, quelli cui nemmeno suo zio Thorin sapeva resistere. L’uomo sospirò, poi rivolse loro un sorriso – Certo. Forza seguitemi.-. Ben presto li lasciò indietro, avendo le gambe lunghe quasi come Bree, che in ogni caso non era proprio altissima (per ora si era fermata al metro e sessantasei). Si fermò pazientemente ad aspettarli, per poi riprendere la salita. Poco dopo arrivarono in vista di una baita poco distante dal bosco su un altipiano che dava sulla valle dove si trovava, incastonata come un gioiello, Dale. Si fermarono un attimo ad osservare il panorama e a riprendere il fiato. La ragazza si appoggiò alla recinzione di legno con un sospiro e guardò rapita il panorama. I due ragazzi si misero al suo fianco, appoggiandosi alla staccionata. – È… è meravigliosa.- mormorò la rossa, incantata. Fili sorrise e si girò verso di lei – Già. È per questo, la pace che regna in questo posto, che io e Kili ci siamo trasferiti qui. Nostra madre vive a Boston, ma vorrebbe anche lei trasferirsi qui. L’unica cosa che glielo impedisce… è quello.- disse facendo un cenno verso una villa piuttosto fuori posto nella semplicità di quel paese. La ragazza capì subito di chi fosse. Strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche – Spero che se ne vada prima o poi, perché non esiste che quel…- e aggiunse parecchi aggettivi ben poco lusinghieri -… viva nella stessa città in cui ho così tanti bei ricordi.- decise. Fili annuì cupo – Ce lo auguriamo tutti.-. Kili, che era rimasto in silenzio immerso nei suoi pensieri tutto il tempo, si riscosse – Andiamo a mangiare? Ho una fame da lupi!- esclamò cercando di fare un sorriso. Si mise in testa e si diresse verso la casa di legno. Nonostante fosse il più giovane, era quello che soffriva di più per le perdite subite dalla sua famiglia. Odiava il fatto di non aver mai conosciuto suo padre, odiava vedere sua madre sfiorire giorno dopo giorno, sebbene fosse nel fiore degli anni, odiava vedere suo zio soffrire ogni compleanno di qualcuno cui aveva voluto bene. Ed era solo una persona la colpevole, tuttavia non potevano fargli niente. Era giustizia quella?
Quasi non si accorse di essere arrivato davanti alla porta della casa. Entrò, e fu accolto da un ambiente interamente in legno. Non c’era corrente elettrica, e nemmeno i fornelli. Per mangiare, solitamente Beorn accendeva un falò all’aperto e cucinava lì sopra. Il loro anfitrione era nella cucina, intento a tagliare delle fette di prosciutto e di formaggio. Si sedettero tutti a tavola e mangiarono. – Allora, come va giù in paese?- chiese Beorn. I ragazzi fecero spallucce – Come sempre.- disse Kili con la bocca piena di formaggio. – Bree si è appena trasferita qui da New York. È la figlia di due amici di nostro zio e Dwalin.-. L’uomo annuì – Robin e Ingrid. Come stanno i tuoi genitori?- chiese. La ragazza si irrigidì - Mio padre è morto un anno fa. Mia madre… va avanti.- disse con voce tremante. Beorn rimase con il boccone a mezz’aria – Cosa? Ma Robin è robusto e sano come una quercia! Come è possibile?- chiese. Guardando le espressioni dei ragazzi capì – Azog. Quel fetido bastardo.- ringhiò. Sospirò – Lo conoscevo bene. Beh, tutti in realtà lo conoscevano. Andava d’accordo con tutti, perfino con Thranduil. Mi dispiace. So come ti senti.- mormorò. Lei gli rivolse un sorriso tirato – Grazie.-. Dopo aver mangiato ed essersi fatti dare del prosciutto e del formaggio da Beorn tornarono indietro.

Arrivarono in città alle otto. Si salutarono, quindi tornarono ognuno nelle rispettive case a farsi la doccia. Quando si fu asciugata, Bree si vestì e uscii, incamminandosi verso la piazza. Imboccò una via laterale, e si ritrovò davanti un insegna con dei libri. Entrò. Il negozio era piccolino, ed era tappezzato da scaffali stracolmi di libri. C’erano quattro poltrone, e su una di esse era seduto Gandalf. Stava leggendo un libro, con degli occhiali senza stanghette, e non si era nemmeno accorto dell’arrivo della ragazza. Dietro al bancone c’era una porta che sbucava su uno stanzino alla cui scrivania sedeva Bilbo. Era impegnato a scrivere qualcosa su un voluminoso libro rosso, ma quando si accorse della nuova arrivata posò la penna e le si avvicinò con un sorriso – Oh, buonasera Bree. Cosa ti porta qui?-.
Lei ricambiò – Avevo voglia di cambiare mondo.- rispose.
Lui annuì – Allora sei nel posto giusto. Genere?-.
– Fantasy.-.
Bilbo la condusse davanti ad uno scaffale – Ecco qua. Cerca pure con calma, e se vuoi prendere qualcosa basta che me lo dici.-. Lei annuì e fece scorrere le dita tra le copertine dei libri. Ne prese uno e lesse la trama. Soddisfatta, si sedette in una poltrona, attirando l’attenzione di Gandalf – Oh, guarda qua. Chi l’avrebbe mai detto, la nostra Bree un topo da biblioteca.- osservò con un sorriso che lo faceva sembrare molto nonnesco. La ragazza annuì – Oh, si, sono una lettrice accanita. Vivrei di romanzi.-. L’uomo sospirò – Già. A chi lo dici. Oh cielo, guarda che ore sono! Devo proprio scappare! Ciao Bree, cia Bilbo.-. Dal retrobottega giunse un “Ciao” distratto, al che Gandalf sorrise e uscì. La rossa invece restò lì per un altro po’, quindi chiamò Bilbo per dirgli che prendeva il libro. Lui scrisse il suo nome e il titolo del libro su un taccuino e la salutò. Arrivata a casa, Bree cenò con una pizza surgelata e andò a dormire, ripensando alle parole di Beorn “Andava d’accordo con tutti, perfino con Thranduil”. Cosa aveva fatto per attirarsi la sete vendicativa di Azog?

*Angolo Atrice* Ciao! Sono tornata! Scusate l'assenza, ma ho cominciato una nuova scuola e ho dovuto ambientarmi. E visto che nessun autore di cui seguo storie aggiorna *occhiata omicida a un po' di ignare autrici EFPiane* ho deciso di farlo io. Allora che ne dite del capitolo? La frase di Beorn del "robusto e sano come una quercia" usato in una situazione come questa (morto qualcuno che non si sarebbe mai sospettato) l'ho preso dalla trilogia delle gemme (Red, Blue e Green), perché mi piaceva molto come espressione :)
Allora, cosa sarà successo a 'sto povero Robin? Lo sapremo mai? Ma soprattutto la scrittrice lo sa? Boh!
Scherzo
Vorrei ringraziare tutte coloro che recensiscono, cioè Tita_Weasley, ThorinOakenshield e Lola1991. Un grazie speciale anche a chi ha inserito la mia storia tra le preferite/seguite e che esorto a recensire se non l'hanno ancora fatto. E grazie anche ai lettori silenziosi, non meno importanti.
Un bacio a tutti!
LaViaggiatrice

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


I giorni successivi furono piuttosto ordinari. Vista l’imminente apertura della scuola, Bree si recò in cartoleria insieme a Kili, che aveva scoperto essere in classe con lei.
Il ragazzo le stava facendo la panoramica dei professori – Il preside è Gandalf…-. Lei annuì – Si, l’ho conosciuto.-. Kili fece un sorrisone – Bene! Mi raccomando, vedi di ingraziartelo e non farti mandare mai da lui; se si arrabbia è terribile. Comunque; poi c’è Balin, fratello di Dwalin, che insegna storia e geografia e… non dirmi che conosci anche lui!- esclamò vedendo che Bree stava per aggiungere qualcosa.
Lei fece un sorriso imbarazzato – Beh… si.-. Il moro incrociò le braccia – Conosci qualcun altro?-. Bree ridacchiò – No, nessuno. Ma dimmi, Tauriel non deve comperare le cose di scuola?-. Kili scosse la testa – Lei ha fatto la maturità questo giugno, e adesso Thranduil sta cercando di farla andare in un college prestigioso, come Harvard o Yale. Perché?-. chiese stupito.
La rossa fece spallucce – Oh, niente, avevo paura che potesse essere gelosa. Quando l’ho incontrata lo sembrava.- disse pensando all’occhiata raggelante che le aveva rivolto quando Kili l’aveva salutata al supermercato. Lui ridacchiò – Si, effettivamente un po’ gelosa lo è. Un po’ tanto. Ma cosa ci vuoi fare? Dopotutto, si sa che tutte le ragazze mi sbavano dietro.- disse alzando le sopracciglia in direzione della rossa. – Immagino.- sogghignò lei dandogli un pugnetto sulla spalla. Scoppiarono a ridere entrambi.
Finirono di comprare il materiale e uscirono. Con loro c’era anche Dusky, che era addirittura più vivace del cagnolino di Fili. Strattonava di continuo, fortuna che era solo un cucciolo. Durante la strada incrociarono Sigrid, che scoccò un’occhiataccia ai due. Quando fu passata oltre Bree alzò un sopracciglio – Ma che razza di problemi ha?- chiese sulla difensiva. Kili sospirò – Sigrid è una persona fortemente insicura. Quando era molto piccola è venuta a mancare sua madre, e ha sempre avuto paura che le persone le facciano del male. Per quello si comporta così.-. La ragazza sospirò – Non è certo l’unica. Eppure, tuo fratello non è così, anzi.-. Il moro scosse la testa – Fili è caratterialmente più forte, non si fa piegare dagli eventi. Per quello si erano trovati, perché ognuno sapeva cosa aveva provato l’altra.-.
Restarono per un po’ in silenzio, poi Kili le chiese – Tu hai mai avuto un fidanzato?- chiese con l’aria curiosa dei bambini. Lei rabbrividì e vide davanti a se due occhi neri come la pece – Ho… avuto una storia, un anno fa. Ma poi non ne ho più voluto sapere di ragazzi, anche perché era da poco morto mio padre. Nessuno era abbastanza adatto a me, e non sono una che si accontenta, perciò ho lasciato stare il mondo maschile.-.
Kili la osservò negli occhi, e capì che non voleva parlarne – Oh beh, dopotutto non tutti sono perfetti come me.-. Bree scoppiò a ridere – Già!-.

Si stavano per separare quando il rombo di una moto e la voce irata di una ragazza li fece voltare – BREE O’DUINN! PICCOLA DISGRAZIATA, GIURO CHE TI AMMAZZO!-. In sella ad una moto nera lucida, c’era una ragazza. Era alta e snella, e quando si tolse il casco rivelò il caschetto biondo e gli occhi azzurri che mandavano fulmini. Indossava un paio di pantaloni neri, un chiodo e degli stivali. Appese il casco al manubrio della moto e si diresse a passo di carica verso la rossa.
Bree era rimasta per un attimo paralizzata, poi si era presa la radice del naso tra due dita e aveva incrociato le braccia aspettando che l’amica finisse di sfogarsi – TU SEI ANDATA FUORI DI TESTA! TI SEMBRA?? ANDARTENE DI CASA SENZA AVVERTIRE ME?? COME HAI POTUTO!-. Bree le sorrise e le si avvicinò – Anch’io sono contenta di rivederti Astrid.-. La bionda prese fiato per lo sfogo e la stritolò in un abbraccio. Quando si staccò la guardò negli occhi – Come hai potuto andartene senza avvertirmi?- chiese esageratamente offesa. La rossa sospirò - È stata una decisione dell’ultimo minuto, non ho portato via neanche la moto. E poi tu eri chissà dove, come diavolo facevo a contattarti?-.
Astrid le sventolò un dito davanti alla faccia – Non cambiare argomento!-.
Bree sorrise – Oh, che bello, ti sei preoccupata.-. L’altra sbuffò – Fanculo.- mugugnò.
Le diede un altro abbraccio, poi si girò verso Kili che era rimasto ad osservare basito la nuova arrivata – Astrid, lui è Kili, un mio amico. Kili, lei è Astrid, la mia amica del gruppo di motociclisti che frequentavo. Come stanno gli altri?- chiese poi alla bionda. Lei fece spallucce – Quando sono partita e ho finalmente carpito a tua madre il posto in cui ti eri rifugiata, Conrad era partito insieme a Brian e Abigail sulla Route 66 senza meta, come al solito, mentre Marianne era andata con Zelda su al nord. Invece, Darryl e Isaac stavano venendo da queste parti. Abbiamo fatto un po’ di strada insieme, poi hanno svoltato alla volta di Ottawa, mentre io ho proseguito fino a qui.-.
Bree sospirò – Beh, salutameli quando li rivedi.-. Astrid annuì – Si si, certamente.-. Rimasero per un momento in silenzio, poi Kili si avvicinò con un sorriso smagliante – Hey, che ne dite di andare a bere qualcosa? Direi che un bel drink ce lo meritiamo.-. Astrid rise – Si, hai ragione, anche se penso di essere l’unica maggiorenne qui, o sbaglio?- disse rivolta a Bree.
Lei gli diede un pugno sulla spalla – Finiscila, sei qui da meno di cinque minuti e di rispedirei già a casa a calci in culo.-. La bionda fece finta di mandarle un bacio – Ti voglio bene.- disse facendole l’occhiolino.
Prese la moto e li seguì al locale di Bofur, dove la parcheggiò vicino ad un’altra moto. Infatti, dentro il locale c’era Dwalin che si beveva un whisky. Le salutò e guardò la moto della nuova arrivata – Bella.-. Bree gli fece l’occhiolino – Vedessi la mia.-.
Il proprietario del bar passò lo sguardo dalla rossa alla bionda – Una tua amica?- chiese.
Bree annuì – Già; Astrid, loro sono Dwalin e Bofur; ragazzi, lei è Astrid. Faceva parte del mio gruppo di pazzi motociclisti.- disse ridacchiando.
Bofur la guardò stupito – Gruppo di pazzi motociclisti? A 17 anni? Questa è bella.- disse fingendo aria di disapprovazione. Dwalin invece rise – Sei tutta tuo padre ragazza mia.-.
Bree sorrise – Si, beh, ero la più piccola, ma loro erano come la mia seconda famiglia non potendo stare a casa con…- si interruppe prima che le scappasse qualcosa. Bofur mise giù il piatto che stava asciugando, mentre Dwalin posò il bicchiere vuoto – Con?- chiese con aria inquisitrice.
Astrid posò una mano sulla spalla della rossa che scosse la testa – Niente. Lascia perdere.-. Kili le si avvicinò – Bree, non tenerti tutto dentro, non ti farà bene.-. Lei lo guardò stupito; Fili non gliel’aveva detto quindi? Sospirò – Il vero motivo per cui me ne sono andata è il fidanzato di mia madre. Lui… è comparso quando nostro padre era morto da poco. Inizialmente sembrava una brava persona, eppure ho sempre percepito che non era quello che sembrava… infatti, dopo il fidanzamento mise le mani sui soldi di famiglia, e capimmo che era interessato solo a quelli. Ma ora… mia madre non sa come liberarsene; è potente, e potrebbe farle del male.-.

Bofur era impallidito, Dwalin era livido di rabbia. Voleva molto bene ad Ingrid, come se fosse la sua sorellina, e nessuno poteva farle del male. Invece, Bofur aveva avuto un presentimento, ma non voleva dargli voce. Meglio non rispolverare vecchie questioni. Astrid batté le mani – Allora, Kili, non dovevi offrirci un drink? Io vorrei un whisky con ghiaccio per favore.-. Bree si riscosse – E per me un'acqua e menta.-. Kili fece i suoi migliori occhioni da cucciolo – Ti preeeeeego.-. Bofur alzò gli occhi al cielo, quindi prese un bicchiere e lo riempì di birra bionda fino a metà – Non credere di farla franca un’altra volta, semplicemente non avevo voglia di sentirti frignare oggi.-.
Il moro esultò e per poco non buttò giù il bicchiere faticosamente conquistato. Bofur prese una bottiglia di prosecco e ne versò un po’ nell’acqua e menta di Bree – Tieni, va. E non farmene pentire.-.
I tre brindarono – A noi.- disse Kili tracannando la sua birra. Quando finirono portarono Astrid a fare una passeggiata nel parco dove Bree e Fili avevano parlato qualche sera prima. Al tramonto, Astrid partì, senza prima minacciare Bree – Mandami un messaggio ogni tanto, che i ragazzi mi hanno chiesto di te. Facci sapere che stai bene.-. Montò in moto e se ne andò gridando – Ciao tesorooooooo!-. Bree rise e la salutò a sua volta. Kili guardò la rossa divertito – Certo che i tuoi amici sono proprio persone normali.-. Lei sorrise – Ma no, non sono tutti così. Lei è la più pazza.-.

*Angolo Autrice* Si, lo so, ci ho messo una vita, e questo capitolo non è neanche chissà cosa, ma ho passato un periodo intenso, non avevo mai l'ispirazione ne tanto meno il tempo per scrivere. Allora, passando alla storia, che ne pensate? In questo capitolo ho parlato principalmente di Bree e di com'era prima la sua vita, scusate se non ho dato molto spazio agli altri. Astrid è ispirata ad una persona realmente esistente, che è pazza esattamente come Astrid. La conosci per caso, Tita_Weasley? ;) Mi spiace per eventuali errori, ma sono stufa, ho studiato tutto il pomeriggio. Un bacio a tutti!
LaViaggiatrice

P.S.: Qui vi allego i link delle immagini delle moto di Dwalin e Astrid se ci riesco

https://s1.cdn.autoevolution.com/images/moto_gallery/MOTOGUZZICaliforniaAquilaNera-4709_1.jpg
Dwalin


https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c8/Harley-davidson-sportster-iron-883.jpg
Astrid


E nel prossimo vedrete quella di Bree
Ciao!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


La mattina dopo, Bree era a lavoro. Stava servendo la colazione ad alcuni clienti quando sentì il telefonino vibrare. Quando lo prese, l'immagine di sua madre comparve sullo schermo – Mamma, sto lavorando, cosa c’è?-.
- Scusa tesoro, ma ecco, si tratta della tua moto. Smaug ha detto che se non la faccio sparire dal garage entro due giorni la butta via.-.
Bree strinse la mano che reggeva il telefono – Puoi pure dire a quello stronzo che se tocca la mia moto lo ammazzo.- sbottò.
In quel momento entrò Dwalin, che chiese una birra. Bofur alzò un sopracciglia – Alle 8 di mattina?-. Lui fece spallucce – Non è mai troppo presto per una birra.- affermò prendendola in mano.
– Bree…- sospirò sua madre.
– Non c’è problema, oggi vengo a New York e me la porto via.-.
- E come porti via la moto scusa?-
- Vengo in treno e torno in moto!-
- Scherzi? Ma è un sacco di strada!- esclamò Ingrid talmente forte che la sentirono anche Bofur e Dwalin.
Quest’ultimo si fece passare il telefono – La accompagno io se vuoi.-
- Ancora peggio!-
- Hey!-
Bree sospirò – Mamma, basta, ormai ho deciso. Oggi pomeriggio vengo giù e la porto, punto.- disse.
Sua madre sospirò - Sei proprio cocciuta... Va bene. Ti aspetto. Ciao.-.
- Ciao.-
Dwalin le fece un cenno – Se vuoi posso portarti giù con la mia moto, e poi ti prendi la tua. Che ne dici?-.
Bree annuì con un sorriso grato - Grazie mille.- - Ma sono quasi dieci ore di viaggio, dovremmo partire subito.-. Lei annuì e guardò Bofur, che le mise una mano sulla spalla – Vai, tranquilla, me la cavo.-.
In quel momento i fratelli Durin entrarono – Buongiorno ragazzi.- li salutò lei sorridendo, mentre portava le ordinazioni a Bard e alla sua famiglia.
Fili e Kili la salutarono – Ciao Bree!-. Si sedettero ad un tavolo – Cosa vi porto?- chiese lei. – Un cappuccino d’orzo e un cappuccino normale grazie. Ah, e anche due brioche-.
Lei annuì e portò loro le ordinazioni – Fili.- disse quando portò loro la colazione – Domani lavori?-
- Si, dalle 15.30 alle 21.00. Perché?-
- Perché vado a prendere la moto da mia madre e vorrei chiederti se quando torno puoi darle una sistemata.-.
Lui sorrise – Certo! Allora ti aspetto.-.
Quel pomeriggio, preparò uno zainetto con il portafoglio, un cambio e un pigiama. Ci volevano otto ore ad andare e otto a tornare, perciò si sarebbero fermati in un posto che conosceva Dwalin. Quando salì e si aggrappo all’uomo, tornò indietro nel tempo a quando lo faceva con suo padre. Scacciò le lacrime.
- Pronta?-
- Si!-
- E allora andiamo!
E con un rombo di motori partirono.
Il viaggio fu fantastico, e Bree si sentì tornare indietro a quando girava con i suoi amici per l’America. Passarono i boschi che circondavano la città e che erano quasi deserti, costeggiarono il lago vicino alla città e infine si immisero nell’autostrada che gli avrebbe portati a New York. Il paesaggio scorreva dietro di loro, e la strada era come un lunghissimo nastro davanti a loro. Per la prima volta dopo mesi, si sentiva di nuovo libera.
 
Arrivarono a New York di sera. Bree si guardò intorno con una smorfia di disgusto. Odiava quella città. Così… caotica, impersonale, grande. Era più una tipa da paesini come Dale. Il traffico era incredibile, come al solito. I taxi sfrecciavano senza remore, gli abitanti si aggiravano tra i grattacieli, e uomini in completo tornavano a casa. Ad un tratto, vide un gruppo di suoi ex compagni di classe, e ringraziò mentalmente di avere il casco. Diede indicazioni a Dwalin, e si ritrovò finalmente davanti ad un appartamento. Trovò il portone aperto e non appena arrivò davanti a casa sua esitò. Da dentro, c’era solo il rumore di posate. Evidentemente stavano cenando. Si chiese se ci fosse anche Smaug, ma molto probabilmente era così. Un sorriso feroce le illuminò il viso. Bene, aveva proprio voglia di dirgliene quattro. Suonò il campanello. Sentì la voce dell’uomo – Chi mai sarà a quest’ora?-
- Oh, sta tranquillo, vado io! Sarà qualche ragazzaccio che vuole fare uno scher…- ma non fece in tempo a finire la frase che lui aveva già aperto. Squadrò per un attimo sorpreso la ragazza che stava sulla porta. I capelli ramati erano pettinati accuratamente, e gli occhi ambrati erano spalancati per lo stupore
- Tu… Cosa ci fai qui?-
- Mi riprendo ciò che è mio.-. Intravide sua madre dietro le spalle di Smaug che faceva scivolare qualcosa oltre le sue gambe. Bree si chinò a accogliere la sua chiave e dopo aver sorriso all’uomo disse – E mi dileguo. Ciao figlio di puttana!- esclamò letteralmente volando giù dalle scale ululando di gioia. Smaug digrignò i denti e la inseguì, ma non appena arrivò lei era già montata in moto – Addio stronzo!- gli gridò, e con un rombo uscì in strada e si accodò a Dwalin che la aspettava pronto a partire. Al primo semaforo cui si fermarono Dwalin guardò la sua moto – Bella!-
- Già… Era di mio padre.-.
Dwalin sorrise – Sempre avuto buon gusto Robin.-.

Quella notte si fermarono a dormire in un Bed&Breakfast, e la mattina dopo si svegliarono all’alba per ripartire. Bree adorava quella sensazione di avere tutto il mondo per se, di poter fare ciò che voleva. Erano solo lei, la sua moto e le infinite strade del mondo.

Quando tornarono a Dale erano le cinque del pomeriggio – Dwalin, io passo in officina da Fili, ci vediamo dopo!-
- D’accordo! Ciao!- esclamò facendo dietro front.
L’officina si trovava su un lato della strada, poco lontana dall’ingresso della città. C’era una tettoia sotto la quale c’erano delle pompe di benzina e per gonfiare le ruote, e più in fondo un garage. Dentro c’era Fili, con una maglia rossa, dei pantaloni della tuta e un grembiule unto d’olio. I capelli biondi erano legati in una coda spettinata, e stava pulendo una moto con uno straccio. Quando arrivò la ragazza sorrise – Oh, ciao Bree. Ti sei fatta un bel giro, eh?-.
Lei annuì scendendo e togliendosi il casco - È stato meraviglioso.-. Le fece portare la moto nel garage e la osservò a lungo – Non la usi da un po’, giusto?-.
Lei sospirò – Già. Purtroppo.-. Fili le posò una mano su una spalla – Comunque, non è presa tanto male, basta sistemare due cose. Probabilmente entro stasera è a posto.-.
- D’accordo. Per che ora passo a prenderla?-
- Quando finisco ti faccio uno squillo.- rispose lui con un sorriso.
Lei ricambiò – D’accordo, allora a stasera.-. Quindi si diresse verso casa. Fili rimase a guardarla allontanarsi con un sorriso sulle labbra.

Nel frattempo, Bree passò da Bofur per informarlo che era tutto a posto e tornò a casa. Si distese in divano a guardare la televisione, finchè il suo telefonino non suonò - Ciao Fili!-
- Ciao! Ho sistemato tutto.-
- Perfetto, allora aspetta che mi sradichi dal divano e la passo a prendere.-
Lui soffocò una risata - Se sei a casa te la posso portare io.-
- Ma no, tranquillo...-
- Lo faccio con piacere! Ciao!-
Poco dopo suonò il campanello. Fili era fuori dal cancello con la sua moto. Lei sorrise e la prese – Grazie mille.- mormorò. Lui fece spallucce – È il mio lavoro.-.
Rimasero per un po’ a guardarsi, senza parlare. I loro sguardi parlavano già per loro. Poi Bree si riscosse – Adesso dovrei andare, domani comincio la scuola e…- balbettò. Fili annuì – Certo! Allora ci vediamo. Ciao.- disse sporgendosi in avanti e dandole un lieve bacio sulla guancia. Si allontanò, lasciando la ragazza in piedi sulla soglia e con il cuore impazzito.

*Angolo Autrice*
Questo è l'ultimo capitolo di transito, dal prossimo anche questi sfaticati cominceranno la scuola! A me sinceramente questa idea piaceva, ma niente paura che poi darò spazio a tutti i personaggi nuovamente. L'idea di Bree che ne dice quattro a Smaug mi piaceva troppo - scusate le volgarità, ma quando ci vuole ci vuole, eh! - e anche il giro in moto. E che a nessuno venga in mente una coppia tra Dwalin e Bree! Mi sembra più che ovvio, ma con voi non si sa mai ;)
Detto ciò, un bacio, e mi aspetto come minimo un applauso alla Fantozzi ne La corazzata Kotiomkin!
LaViaggiatrice

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


La mattina dopo, si svegliò al suono della vecchia sveglia di suo padre e a quella del telefono, messa per precauzione. Con un sospiro si tirò su e si costrinse a non ributtarsi a letto. Lì non c’era nessuno che avrebbe potuto svegliarla in tempo.
Il cuore le si strinse in una morsa, ma si costrinse a non pensarci. Andò verso l’armadio e ne tirò fuori i suoi amati jeans a zampa, scarpe da ginnastica bianche e una maglietta verde scura. Ciabattò fin in cucina dove smangiucchiò dei biscotti con il latte. Non aveva voglia di fare il caffè.
Dopo essersi vestita uscì con la borsa di scuola a tracolla e si diresse verso la fermata del bus. Lì trovò Kili, seduto su una panchina con le braccia a sorreggere la testa. Quando la vide s’illuminò – Oh, ciao!-.
Lei sorrise – Ciao.- disse sedendosi accanto a lui. – Allora, sei in ansia?- chiese lui divertito. Bree annuì – Si beh, un po’, come sempre del resto.-. Dopo poco arrivò l’autobus – Allora, com’è la nostra classe?-. 
Kili fece spallucce – Bah, diciamo che sono il più terribile.-. La rossa scoppiò a ridere. – Comunque, ci sono un paio di personaggi strambi. C’è Ori, che è un amico di famiglia e ha un talento incredibile nel disegnare e nel scrivere. Solo che lo prendono tutti in giro per questo.- disse accennandole al ragazzo che era appena salito. Aveva un caschetto di capelli castani e occhi scuri, ed era basso e mingherlino. Si sedette su una sedia e iniziò a scrivere freneticamente sul taccuino che aveva appena tirato fuori.
– Poi c’è parte del gruppetto del tuo amico Bolg.- disse quando un gruppo di ragazzacci entrò sul bus. Bree ci mise un po’ per ricordare chi fosse, e quando lo ricordò le salì la rabbia
– E poi c’è Gimli, che è il mio migliore amico.- disse indicando il ragazzo appena entrato. Aveva crespi capelli rossi e una folta barba curata. Era basso e ben piantato, e non era uno di quelli che avresti voluto avere come nemico. Quando li vide sorrise e li raggiunse – Ciao Kili! È la ragazza di cui mi hai parlato?- chiese accennando a Bree. Il moro annuì – Già. Bree, lui è Gimli, Gimli, Bree. Le stavo facendo una panoramica della classe.-.
In quel momento, una ragazza a loro ben nota salì sull’autobus. Bree si girò verso Kili sconvolta – Quella è…?-. Lui annuì – Già. Sigrid. È in classe con noi.-. La rossa si prese la testa tra le mani – Oddio.-. Kili le diede una pacca incoraggiante sulla spalla.
Gimli sbuffò – E non scordarti Legolas.-. Bree lo guardò stupita – Legolas è in classe con noi? Credevo fosse più grande.-. Una voce tagliente dietro di lei la fece sobbalzare – Disgraziatamente no, sono in classe con questi soggetti che vedi qui davanti.-. Legolas fece un sorriso di scherno a Gimli, che alzò gli occhi al cielo – Ci mancava Mister Perfettino.-. Il biondo si guardò intorno con nonchalance – Mi è sembrato di sentire un borbottio fastidioso, ma non ne sono sicuro.- disse allontanandosi verso un gruppo di ragazzi e ragazze. Ci mancava poco che a Gimli uscisse il fumo dalle orecchie, vista che a Bree fece scappare una risatina – Quel… quel brutto figlio di…- Kili scoppiò a ridere – Ah, quanto mi fate ridere voi due.- singhiozzò, trascinando anche Bree nell’ilarità generale. Dopotutto, si sarebbe divertita.

La scuola era un vecchio edificio bianco, dai muri scrostati e ricoperti di graffiti. Il cortile era gremito di studenti che attendevano di entrare neanche troppo impazienti. Quando suonò la campanella, Bree si aggrappò a Kili per evitare di perdersi; la scuola era enorme. Non appena arrivarono in classe, vide che alla cattedra era seduto Balin – Buongiorno ragazzi.-.
Kili e Gimli si lanciarono su due banchi in fondo alla classe, ma Balin scosse la testa – Oh, ve lo scordate, voi due vi mettete massimo in seconda fila.- disse minacciosamente. I due sospirarono – Oh beh, ci abbiamo provato.- sbuffò Kili sedendosi in seconda fila. Bree si sedette dietro di lui. Poi sentì una voce timida – Posso sedermi qui?-. Quando si girò vide Ori con le guance rosse. Lei annuì facendogli un sorriso – Certo.-. Il ragazzo accennò un sorriso e si sedette – Io sono Ori.-. – Bree.- rispose lei ricambiando il sorriso.
Poco dopo vide arrivare un gruppetto di ragazzi, che riconobbe perché insieme a Bolg durante il loro primo incontro. Si sedettero in fondo e quando la videro iniziarono a confabulare. Poco dopo arrivarono anche Legolas e i suoi amici. Guardarono torvi gli amici di Bolg e si sparpagliarono per la classe. Infine, insieme ad un gruppo di ragazze, arrivò anche Sigrid, che la guardò male per poi sedersi vicino alle sue amiche.
Quando suonò la campanella, Balin si alzò – Bene. Buongiorno ragazzi, e buon rientro a scuola. Quest’anno, oltre a storia, insegnerò anche geografia e letteratura.- annunciò.
Si sentì uno sbuffo da parte dei seguaci di Bolg, mentre Kili e Gimli si battevano il cinque – Si!-. Balin alzò una mano e la classe tacque.
Si mise a elencare ciò che sarebbe servito loro, e Bree prese diligentemente appunti imitata dal suo compagno di banco. Quindi, il professore sorrise – E, ultima cosa ma non meno importante, date il benvenuto a Bree O’Duinn.-. La ragazza arrossì; ma perché dovevano fare tutta quella scena? Il professore le fece cenno di alzarsi - Non ti preoccupare, li dovrai sopportare solo un anno.-.
Lei esaminò bene la classe; i banchi erano disposti in tre colonne a coppie, a parte l’ultimo banco della fila centrale, occupato dagli amici di Bolg, tre ragazzi alti e corpulenti. Erano tutti castani con occhi scuri, e uno aveva la pelle scura. Indossavano vestiti con borchie e teschi, e avevano dei tatuaggi sulle braccia. “Oh, immagino che tutto ciò li faccia sentire molto grandi” pensò, grattandosi distrattamente l’interno del polso destro.
Un po’ defilati, c’erano quattro ragazzi dall’aria simpatica: avevano i capelli ricci e dorati e occhi castani. Erano rotondetti e piuttosto bassi, e indossavano vestiti di colori sgargianti. Nella fila centrale, all’altezza di una delle coppie di banchi cui sedevano due di loro, c’erano due ragazze. Avevano anche loro i capelli ricci e dorati, ma avevano una gli occhi nocciola e una gli occhi verdi. Erano basse e formose, e indossavano una maglia e una gonna lunga abbinate a degli stivaletti, e anche loro sembravano simpatiche. Una delle due guardava uno dei ragazzi con aria talmente innamorata che probabilmente le sarebbero venuti gli occhi a cuore.
Le altre ragazze, quelle insieme a Sigrid, sembravano le classiche ragazze popolari, di quelle snob con la puzza sotto il naso. Erano in tre, ed avevano lunghi capelli lisci biondi due e castani la terza. Gli occhi erano chiari, verdi e azzurri, ed indossavano dei jeans skinny, stivali e camicie. I ragazzi somigliavano a Legolas, con capelli lisci ma più corti, e legati in delle code ordinate. Indossavano anche loro stivali, jeans e camicie; doveva essere la divisa ufficiale.
Gli altri quattro ragazzi erano robusti e bassetti, e indossavano jeans e magliette. Uno di loro aveva una camicia scozzese scura aperta, che faceva vedere il logo della sua maglietta. “Arch Enemy. Mi sta già simpatico” si disse la ragazza. Il professore la rimandò a sedere, e diede qualche dritta ai ragazzi.
Quando suonò la campanella, la classe si animò all’improvviso e si divise in gruppi. Kili e Gimli stavano ridendo in compagnia ai loro amici metallari; le ragazze e i ragazzi che erano vestiti in modo eccentrico si erano riuniti in gruppo a chiacchierare e ridere; gli amici di Legolas si erano riuniti insieme a lui, e una delle ragazze pendeva dalle sue labbra; il gruppo dei seguaci di Bolg si era riunito a sghignazzare e osservare il povero Ori, che seduto al suo banco disegnava sul taccuino. Si avvicinò al gruppo degli “eccentrici”, come li aveva definiti – Scusate ragazze.- chiese timidamente. Una delle due si voltò verso di lei e sorrise – Ciao! Bree, giusto? Io sono Savannah.- disse porgendole una mano. Bree gliela strinse – Piacere. Senti, non è che potresti dirmi dove si trova il bagno?-. Savannah rise – Certo! Ecco, appena esci giri a sinistra. La prima porta che trovi, c’è il disegnino stilizzato di una donna.-. Bree annuì – Ok, perfetto. Grazie mille.- disse uscendo.
Dopo aver fatto ciò che doveva si lavò le mani e si esaminò allo specchio; a differenza delle altre ragazze, non era per niente truccata. I capelli non erano ne lisci né ricci, ma le ricadevano appena oltre le scapole in morbidi boccoli. Le lentiggini spiccavano sul viso pallido ma con le caratteristiche guance rosse. Le labbra erano lievemente screpolate, come al solito. Si mise il burro cacao e si passò le mani tra i capelli per pettinarli alla bell’è meglio. Si sistemò le sopracciglia con le dita e, una volta soddisfatta, rivolse un sorriso al suo io riflesso e uscì.
Mentre tornava in classe sentì un bisbigliare e borbottare roco e sibilante – Lo sapevamo, lo sapevamo, si, tesoro mio. Ma nessuno ci ha dato ascolto, no…- poi emise un verso roco, come se stesse tossendo, che risuonò come un gollum. La voce assunse d’un tratto un tono lamentoso - No, no, nessuno ascolta mai il povero Smeagol, ma noi lo sappiamo, si tesoro, lo sappiamo.-. Bree sentii i brividi sulle braccia, e quando girò l’angolo si trovò davanti un uomo. Era curvo e magro, di età indefinita. In testa aveva giusto quattro peli e quando si girò a guardarla lei rabbrividì. Il volto era scarno e magro, come un teschio, e gli occhi azzurri sembravano ancora più grandi. Quando la vide riprese a parlare con la voce roca, guardandola diffidente – Chi è lei? Una nuova? Oh, ssi, un’altra di quei ragazzacci che corrono, e sporcano, e ci prendono in giro.-. La sua faccia divenne come quella di un bambino cui viene portato via il gioco con cui sta giocando – Oh, no, tessoro, no. Potrebbe essere diversa.- biascicò con la voce lamentosa. Il suo viso tornò ad essere un ghigno – Balle! Ci odiano, tessoro, tienilo bene a mente. Ci odiano, per qualcosa che non abbiamo fatto. Oh, ssi.-. La guardò con sguardo indagatore. La ragazza fece un cenno di saluto – Salve.- mormorò cercando di non far tremare la voce, per poi ritornare in classe. Quando rientrò si avvicinò a Kili che stava ridendo con Gimli – Hey, chi diavolo è quel tipo inquietante che parla da solo??- chiese.
Il moro fece spallucce - È Smeagol, ma noi tutti lo chiamiamo Gollum per i versi che fa. Non è un tipo molto a posto.-. Lei rabbrividì – Ho notato.-. Kili le circondò le spalle con un braccio con fare protettivo e ridacchiò – Sta tranquilla, è innocuo, non ha mai fatto niente. Per ora.- disse abbassando la voce sulla fine della frase. Gli scoccò un’occhiataccia – Molto rassicurante.- disse dandogli un pugno sulla spalla. Gimli sbuffò – Mette i brividi quel tipo.-. Kili cinse le sue spalle con l’altro braccio – Oh, non dirmi che hai paura di Gollum??-. Il ragazzo si infervorò e si liberò dall’abbraccio dell’amico – Io non ho paura di niente!-. In quel momento la classe piombò nel silenzio. Perfino i seguaci di Bolg, che stavano lanciando aeroplanini per la classe, si fermarono e impallidirono.
Sulla soglia era comparso un uomo; aveva lunghi e lisci capelli bianchissimi, barba bianca con un ciuffo nero e gelidi occhi scuri. Bree si sentì intimorita da quell’uomo. – Sedetevi.- disse con voce autoritaria; doveva essere abituato a essere ascoltato. Kili, che era impallidito, bisbigliò – Saruman. Il prof di matematica e fisica.- prima di sedersi al suo posto. Il professore in questione fece scorrere lo sguardo sulla classe, e quando si posò su Bree aggrottò impercettibilmente le sopracciglia. Lei si sentì intimidita, ma quando l’uomo sorrise si sentì una stupida; era la persona più gentile che avesse mai visto, pensò. – Devi essere la nuova allieva.- disse con voce calda.
Lei annuì – Si, professore.-. Saruman reclinò lievemente la testa – Benvenuta.- disse sorridendo.
Poi tornò serio e austero e si sentì di nuovo intimidita – Spero vi siate riposati abbastanza quest’estate, perché quest’anno dovrete studiare giorno e notte per diplomarvi. E non voglio rivedere nessuno di voi, quindi vi conviene passare tutti.-. Nella classe non volava una mosca. Si sedette lentamente alla cattedra e tirò fuori dei fogli dalla sua borsa. Si alzò e girò tra i banchi consegnandoli a tutti – Questo è il materiale che vi servirà quest’anno. Vedete di non scordare niente la prossima volta. Sono stato chiaro?- chiese.
– Si prof.- disse la classe in coro. Lui annuì soddisfatto – Bene.-. Parlò loro del programma di quell’anno e degli esami di maturità, poi fece qualche domanda a Bree – Come andavi in matematica nella tua vecchia scuola?-. Si sentì tutti gli sguardi puntati addosso – Bene. Avevo la media dell’otto.-. Kili, che si era girato a guardarla, ridacchiò – Secchiona.- bisbigliò. Saruman gli scoccò un’occhiata raggelante – Ti conviene abbassare la cresta, Durin. Almeno lei può vantarsi di avere buoni voti in matematica. Tu che media hai, la metà?- chiese. Gimli soffocò una risatina, come tutta la classe. Kili invece era diventato rosso come un pomodoro – Non è vero, prof! Ho un sudatissimo sei!- replicò. Quello fece un sorrisetto – Regalato.- puntualizzò.
Si alzò e guardò i ragazzi seduti in fondo, che stavano ridacchiando – Quanto a voi quattro, vedete di darvi una regolata, o vi sbatto fuori.-. Loro si zittirono all’istante.
Poi si voltò verso gli eccentrici – Vale anche per voi. Ed evitate scherzi quest’anno. Sono stato chiaro, Took?-. Uno dei ragazzi, quello ammirato dall’altra eccentrica, annuì – Si signore!- esclamò. I suoi amici divennero rossi per le risate trattenute.
Al suono della campanella, Saruman mise via le sue cose – Arrivederci.- disse uscendo. – Arrivederci prof.- disse in coro la classe, prima di alzarsi e uscire
– Oh, grazie al cielo è arrivato l’intervallo.- fece spossato Kili appoggiandosi agli armadietti. Bree alzò un sopracciglio mentre cambiava i libri – Ma se non abbiamo fatto niente!-. Gimli sospirò – Devi sapere che lui è talmente pigro che anche non far niente alla lunga lo sfinisce.- ribatté tirando fuori un libro voluminoso con scritto “Filosofia” dal suo armadietto. – Hey! Non è vero!.- protestò il moro indignato, per poi assumere un’espressione maliziosa – Chiedi a Tauriel quanto velocemente mi stanco.-. Bree si batté una mano sulla fronte, mentre Gimli scoppiava a ridere. Con la coda dell’occhio, la rossa vide Ori. Era appoggiato al muro sotto una finestra e tamburellava il gommino della matita sul suo quaderno. La ragazza gli si avvicinò – Ciao Ori. Che fai?-. Lui parve sorpreso dal fatto che qualcuno gli rivolgesse la parola – Oh... io… non sto facendo niente...- mormorò. Lei osservò il suo taccuino, e vide che stava facendo il ritratto di Savannah. – Wow, sei molto bravo a disegnare.- disse ammirata lei.
Il ragazzo arrossì – Grazie.-. Bree osservò la sua espressione, poi il ritratto, e una lampadina le si accese nel cervello. Ha una cotta. In quel momento Savannah passò lì vicino insieme alla sua amica. Li salutò, e Ori arrossì fino alla radice dei capelli.
Bree sorrise – Sono sicura che prima o poi la conquisterai.- disse. Ori sospirò – Ma se non sa neanche che esisto!-. La rossa scosse la testa – Ti ha appena salutato.-. Lui appoggiò la testa ad uno degli armadietti – Stava salutando te.-.
– Non penso proprio; stava guardando te.-. Lui la guardò speranzoso – Pensi davvero che potrei piacerle?-. Lei fece spallucce – Chi può dirlo? Solitamente però ho fiuto per queste cose.- disse facendogli l’occhiolino.
Quando suonò la campanella tornarono in classe. Kili guardò l’orario, e quando vide chi avevano sbuffò – Oh, no, adesso abbiamo filosofia.- sbuffò. Gimli fece spallucce – Beh, almeno la professoressa è simpatica.- disse.
Kili gli diede una gomitata nelle costole – Oh, andiamo, lo so che hai una cotta segreta per lei.-. Il rosso arrossì – Ma cosa dici! Solo perché la trovo simpatica!-. Kili alzò gli occhi al cielo – Oh, andiamo, quella di filosofia è pallosa come la materia che insegna.-.
Una voce di donna li fece voltare – Beh, mi dispiace Durin, ma ti tocca. E ti dirò una cosa; ci sarà filosofia come argomento d’esame per la maturità, quindi rassegnati; la “pallosa” ti farà studiare fino allo sfinimento.-. La donna che era apparsa sulla porta aveva lunghi capelli biondi raccolti in una treccia che le arrivava oltre il sedere. Indossava un vestito azzurro con le maniche lunghe che evidenziava il fisico minuto. Bree non avrebbe saputo darle un’età ben definita; poteva sembrare poco più che trent’enne, ma negli occhi chiari c’era un’infinita conoscenza. Mi sento già più filosofica pensò con un sorriso la rossa. Kili arrossì, e Gimli guardò Bree ridacchiando; le figuracce le faceva sempre lui.
La professoressa appoggiò i libri sulla cattedra e scrutò Bree. La ragazza voleva sprofondare; si sentiva un fenomeno da baraccone – Mi sembri familiare.- disse ad un tratto Galadriel. Lei aggrottò le sopracciglia – Oh. Davvero?-. La professoressa, ad un tratto, assunse un’espressione di comprensione – Robin…-. Bree alzò la testa di scatto – Come conosceva mio padre?- chiese. Sentì i suoi compagni di classe borbottare qualcosa dietro di lei, ma non ci fece caso. Galadriel sorrise – Era un mio amico.-. Bree alzò le sopracciglia stupita. Certo che suo padre era conosciuto da tutti in quella città.
La professoressa sembrò perdere lo sguardo nel vuoto, poi si riscosse – Bene ragazzi. Adesso vi dirò bene ciò che vi servirà e vi farò una breve introduzione sul programma di quest’anno.-. Bree dovette ammettere che quella donna catturava l’attenzione come nessun altro. Il suono delle sue parole le faceva vedere le immagini che voleva comunicare loro. Come faceva Kili a dire che era pallosa? La lezione finì prima che potesse rendersene conto. Uno degli eccentrici si diresse alla cattedra per osservare l’orario. Sbiancò - Oh no. No no no no!!- esclamò. Bree lo guardò stupita – Cosa succede?-.
Il ragazzo le indicò una riga, che diceva “Professor Dain Durin. Educazione fisica”. – Durin? È un tuo parente Kili?- chiese voltandosi verso il moro. Lui impallidì – Si, è un mio parente.-. Gimli sbuffò – E anche mio.-.
Bree aggrottò le sopracciglia – Aspetta, voi siete imparentati?-. Gimli annuì – Già, ma talmente alla lontana che alla fine non so neanche quanto sangue in comune abbiamo.-. Kili si mise a fare dei conti sulle dita e a guardare il soffitto assorto con la fronte corrugata – Diciamo che abbiamo in comune solo il nonno di mio nonno, che ha avuto due figli, il padre di mio nonno e…- riprese a fare conti –… il padre del nonno di Gimli… Si deve essere così.- disse soddisfatto. Bree tentò di fare dei collegamenti ma invano. Alla sua faccia smarrita, Gimli rise – Oh, tranquilla, ti faremo vedere l’albero genealogico. Comunque, Dain è il nipote del fratello del padre del nonno di Kili.-. Bree si mise le mani sulla fronte – Devo farmi uno schema… Cioè, il nipote… del nonno di… no, il nipote del fratello…- - del padre di mio nonno.- continuò Kili - Non è tanto difficile!-. La ragazza lo guardò con un sopracciglio alzato – Ah no.-. Gimli si intromise – Se è per quello, anche Balin è un nostro parente.-. Bree li guardò stupita – Davvero?-. Gimli annuì – Lui e Dwalin, suo fratello, sono i figli del mio prozio.-.
In quel momento un uomo comparve sulla soglia – Andate ai vostri posti, branco di sfaticati!- esclamò. In realtà, Dain somigliava più a Gimli che a Kili; la barba era rossa striata di bianco, lunga quasi fino al petto. Gli occhi erano castani, ma tutt’altro che comprensivi e dolci, i capelli erano rossi e scompigliati. Indossava dei pantaloni camouflage verdi e marroni e una maglia a mezze maniche verde militare. Ai piedi aveva pesanti e consumati anfibi neri. Sembrava pronto ad andare in guerra.
Li squadrò uno a uno – Ah, ecco il nostro nuovo acquisto!- esclamò quando vide Bree – Spero che tu non sia deboluccia come questi qui!- disse guardando Kili in particolare, che sbuffò. – Sono piuttosto resistente. A parte nella corsa.-. Dain sospirò – E vabbè. Fai sport?-. La rossa annuì – Facevo karate quando ero a New York. Sono cintura nera.-. La classe si zittì. Dain sorrise – Una ragazza che ha fegato!-.
Batté le mani – Bene, sfigati, per le lezioni, che saranno principalmente pratiche a parte un’ora al mese di teoria, dovrete portare dei pantaloncini lunghi o corti come preferite e una maglia preferibilmente di cotone altrimenti sudate come non so cosa, e impestate tutta la palestra con la puzza dei vostri ormoni. E ovviamente portatevi dei deodoranti, altrimenti poi diventate inavvicinabili, e un asciugamano con cui pulirvi. Sappiate che non accetto giustificazioni, a mano che non vi veda con il gesso o mi portiate un certificato medico. Chiaro?-. – Si prof.- rispose la classe.
Dain si sfregò le mani – Perfetto. Invece, per quando faremo teoria, prendetevi un quadernino ad anelli o con le graffette, mi è indifferente.-. Poi spiegò che avrebbero avuto due ore attaccate alla settimana, al che Kili, e non solo lui,  divenne bianco come un cencio – Faremo riscaldamento per la prima ora, mentre la seconda giocheremo o a calcio o a pallavolo o a basket o a rugby.-.
Quindi, parlò loro del programma di teoria, che sarebbe servito a “salvare le chiappe” a quelli che erano incapaci nella pratica – Per prendere un’insufficienza dovrete volerlo. Sono talmente facili che le saprebbe fare anche mio nonno. Perfino tu ci riusciresti, Kili!-. La classe ridacchiò fra sé, mentre il diretto interessato diventava rosso.
Poi, lo sguardo di Dain si appuntò su Ori – E tu, per l‘amor del cielo, vedi di non slogarti qualcosa alla prima lezione.-. Lui arrossì violentemente – C… certo signore. Ci proverò.-.
Quando suonò la campanella della fine delle lezioni, Kili tirò un sospiro di sollievo – Cavolo, che giornata.-. Bree annuì – Già. Che ne dite di mangiare qualcosa da Bofur?- chiese. Gimli annuì – D’accordo. Mi sembra una buona idea.-. La ragazza si voltò verso Ori, che stava mettendo via le sue cose – Hey, Ori, noi andiamo a mangiare da Bofur. Che ne dici di venire con noi?-. Ori la guardò stralunato – Lo… lo state chiedendo a me- chiese stupito. Kili annuì sorridendo – Certo, perché no? Hai altro da fare?-. Il ragazzo scosse la testa e fece un sorriso – No, niente.-.
Si diressero insieme verso la fermata dell’autobus, mentre intorno a loro sfrecciavano motorini e biciclette. Si sedettero su un posto da quattro, Bree e Gimli al contrario rispetto al senso di marcia, Kili e Ori dall’altra parte. – Allora, qual è stata la tua impressione della scuola?- chiese Gimli. Bree sorrise – Beh, neanche a New York c’erano personaggi così strani, ma mi piace molto di più della mia vecchia scuola.-. Kili fece un sorriso malizioso – Ovvio, qui ci sono io.-. Scoppiarono tutti e quattro a ridere. Con la coda dell’occhio, Bree vide Legolas guardare male il moro. Non era intolleranza, era proprio odio, e anche un pizzico di... invidia? Possibile? 
Quando arrivarono nel quartiere di Bree, oltre a loro scesero solo i quattro ragazzi bassi e tarchiati. Kili spiegò – Qui a Dale ci sono quattro quartieri. Oltre a questo, ce n’è uno vicino a Mirkwood, dove siam passati quando siamo andati io te e mio fratello in gita, dove abita Legolas e il suo gruppo; poi ce n’è uno che è su delle colline, ed è il quartiere più fertile, dove abitano quelli strambi, che sono anche quelli con le case più adatte a organizzare feste, te lo dico io. E infine, c’è il quartiere dove abita Bolg e la sua marmaglia, che grazie al cielo è dall’altra parte della città.-. Ori annuì – Già li dobbiamo sopportare a scuola, se abitassimo anche nello stesso quartiere vivere sarebbe impossibile.-.
Quando entrarono nel ristorante Kili si lasciò cadere sul bancone – Bofur, aiutami, ho bisogno di dimenticare!-. Bofur, che stava asciugando un bicchiere, gli sorrise – Ma certo!-. Prese un bicchiere e glielo riempì di birra, sotto gli occhi increduli di Gimli, Ori e Bree. Il moro lo guardò come se fosse impazzito, poi decise di non andare troppo per il sottile e se la bevve. Quando la finì, Bofur scoppiò a ridere tanto da farsi venire le lacrime. Kili lo guardò sconcertato – Ehm… Bofur… stai bene?- Lui annuì – Si sì! Tutto a posto! Allora ti è piaciuta la birra?- chiese sogghignando. Kili storse la bocca – Era un po’ annacquata.-. Il barista rise più forte – Era analcolica!- esclamò. Bree iniziò a ridere, contagiando Gimli e Ori, tanto che le venne male alle guance.
Kili invece aveva incrociato le braccia furente – Eh no e, basta! Ma possibile che dovete sempre tuti prendermi in giro? Non è bastata la tripla pubblica umiliazione a scuola??-.
Bofur fece qualche colpo di tosse – Ok, ok, scusami.- disse. Gli scompigliò i capelli – Andiamo, dopo il 30 ottobre potrai bere quanto vorrai!-. Kili sospirò – Grazie al cielo.-. Si sedettero ad un tavolo e si presero un toast a testa. Quando Bofur li portò, si sedette insieme a loro – Allora, a parte le umiliazioni di Kili, come è andata il primo giorno di scuola?- chiese.
Bree fece spallucce – Oh, ho conosciuto i professori, i compagni di classe, il bidello bipolare...-. Bofur rise – Ah, povero vecchio Smeagol.-. Bree annuì – Già. Ma cosa gli è successo?- chiese incuriosita.
Il barista sospirò – La sua è una storia piuttosto triste. Una volta si stava per sposare; amava quella ragazza alla follia, avrebbe fatto di tutto per lei. Ma il giorno del matrimonio la sua ragazza lo abbandonò all’altare e scappò con suo cugino Deagol. Smeagol si infuriò a morte; scoprì dove erano andati e uccise suo cugino. La donna chiamò la polizia e lo misero in prigione, dove deperì, finché non venne rilasciato. Gandalf l’ha assunto, penso perché gli faceva pena.-.
Gimli sbuffò – Sempre detto, le donne portano solo guai.-. Breealzò gli occhi al cielo con un mezzo sorriso - Povero Smeagol. Deve essere bruttissimo.-.
Una volta finito di mangiare tornarono a casa. Bree passò il pomeriggio a sistemare ed etichettare libri e quaderni e quando finì giocò un po’ ai videogiochi. Prima di andare a letto, si fece la cartella, guardando l’orario del giorno dopo: avrebbero avuto due ore con Balin, una con un certo Radagast, che insegnava scienze, e due con un certo Elrond, che insegnava inglese e latino. Prima di andare a dormire lesse un po’. Poi, poco prima di andare a dormire le arrivò un messaggio da parte di Kili: “Ehi, ciao Bree. Paladino Took organizza una festa a casa sua sabato, e ha invitato tutti quanti! Che ne dici di venire?”. “Non sono tipa da feste” rispose lei. “Che sciocchezze, tutti sono tipi da feste, soprattutto quelle dei Took! Per favoreee 😊”. Con un sospiro, Bree gli scrisse “Ok”. Quando finì il capitolo del libro che stava leggendo lo mise via e si infilò sotto le coperte, mentre i ricordi della prima e unica festa cui era andata con i suoi compagni di classe a New York riaffiorava nella sua mente.
Tentò di scacciarla fantasticando sul libro che stava leggendo e funzionò; poco dopo, si addormentò con il sorriso sulle labbra.
 
*Angolo Autrice*
Si lo so, non mi sono fatta sentire per più di un mese, ma hey, l’ho fatto in tempo per Natale, quindi consideratelo un regalo. È stato una faticaccia questo capitolo, ma ora lascio la parola a voi! Spero che vi sia piaciuta la scuola; ho fatto una fatica immensa a scegliere i professori, e ho fatto Ori e Gimli della stessa età di Kili e Bree perché altrimenti non avevo materiale. Inoltre, ho deciso che Gimli e Legolas per il momento non si sopportano, ma che poi magari da adulti diventano amici, come nel Signore degli Anelli. Infatti, adesso Legolas è più quello de "Lo Hobbit". Paladino Took sarebbe il nome del padre di Pipino, e anche se forse, visto che Frodo e Sam sono piccoli, dovrebbe essere più grande, mi sono presa questa libertà. E che dire di Gollum? Devo ringraziare Tita_Weasley per avermi dato l’ispirazione per il suo ruolo. Che ne dite dei “gruppi” in cui è divisa la scuola e Dale? Fatemi sapere!
Ciao!
LaViaggiatrice
P.S.: Come richiesto, ecco le foto dei cuccioli di Fili e Kili e, in aggiunta, la foto della moto di Bree.
http://www.motocicliste.net/moto/image/nevada750c.jpg
Il link alla foto della moto di Bree
https://st2.depositphotos.com/3470897/6806/i/950/depositphotos_68061203-stock-photo-siberian-husky-puppy-studio-shoot.jpg
Il link alla foto del cane di Fili
http://www.caniecuccioli.com/wp-content/uploads/2015/02/husky-caniecuccioli2.jpg
Il link alla foto del cane di Kili

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


La stanza era inondata di luci psichedeliche. Lei stava ballando con un bicchiere in mano e il suo corpo premuto tra quelli dei suoi amici. Aveva appena svuotato il quarto bicchiere… o forse era il quinto? Si sentiva la testa tra le nuvole, non riusciva a fare pensieri sensati.    
“Sono ubriaca fradicia” pensò con un sorriso e continuando a ballare una musica che, nella vita di tutti i giorni, non avrebbe mai ascoltato nemmeno per sbaglio.  
Ma l’alcool in circolo distorceva le note facendole percepire un suono quasi piacevole.   
Sentiva vagamente mani passare sulle gambe nude; indossava un corto abito viola aderente con uno scollo a cuore, lungo fino a metà coscia, e un paio di scarpe nere con un tacco vertiginoso.   
In quel momento un paio di mani le afferrarono i fianchi e la trascinarono via. Lei ridacchiò adagiandosi in quella stretta confortante – Nathan… cosa c’è?- chiese con voce impastata.
Si girò nell’abbraccio del ragazzo, che la squadrò con i suoi magnetici occhi scuri e le rivolse un sorriso malizioso – Ti stavano guardando tutti, non potevo permetterlo.- mormorò al suo orecchio con voce suadente prima di baciarle l’attaccatura del collo.   
Bree ridacchiò, affondando le mani tra i suoi capelli biondo chiaro – Geloso.- biascicò. Lui le mordicchiò un lobo – Vorrei ben vedere. Sei mia.-. Un brivido le percorse la schiena. Non per ciò che aveva detto, ma per il tono con cui l’aveva detto, un tono duro e che non ammetteva repliche.  
Si scostò un po’ da lui improvvisamente all’erta nonostante l’alcol – Io non sono di nessuno.- ribatté. Il ragazzo le sorrise e la attirò di nuovo a sé – Ma si, facevo per dire.-. Bree annuì, ma continuò a sentire la sensazione di dover restare vigile.  
Nathan la condusse in pista – Balliamo?-. Ricominciarono a dimenarsi in quell’intreccio di corpi, spalmati l’uno sull’altra, ma poco dopo Nathan le prese il mento tra le mani e la baciò. Bree gli passò le braccia attorno alle spalle e ricambiò con trasporto. Non riuscì a capire come ma, poco dopo, si ritrovò nel ripostiglio seduta su delle scatole. Sentì le mani di Nathan risalirle le gambe fino ad arrivare all’orlo del vestito, per poi carezzarle rudemente le cosce.   
– Nathan…- mormorò Bree scostandolo lievemente. Gli occhi del ragazzo la guardarono lucidi di lussuria – Te l’ho già detto… Non ancora. Per favore.- mormorò cercando di riacquistare lucidità. Il volto del ragazzo si fece improvvisamente strano e le trasmise una sensazione fredda e di pericolo, che sparì come era arrivata.   
Lui le sorrise, ma c’era qualcosa che non andava in quel sorriso – Va bene. Scusami.-. Tornarono in pista, e si persero subito di vista. Bree aveva perso l’euforia data dall’alcool, ed era pervasa da un senso di pericolo. Forse è solo un nuovo stadio della sbornia, pensò. Poco dopo sentì la necessità di andare in bagno, e dopo essersi guardata intorno per cercarlo vi si diresse. Aprì la porta e ciò che vide la paralizzò. Nathan a petto nudo che baciava appassionatamente un’altra ragazza, seduta sul ripiano dove c’erano i lavandini, che gli cingeva i fianchi con le gambe.   
Quando la vide si staccò violentemente e la guardò con gli occhi lucidi, mentre la ragazza li guardava confusi con la vista annebbiata dall’alcool. – Bree…- mormorò Nathan, non con tono colpevole, ma con tono quasi… seccato.    
Seccato perché li aveva interrotti. La rossa indietreggiò sgomenta, gli occhi pieni di lacrime che però non uscirono. Il ragazzo non disse niente, rimase solo a guardarla. Bree chinò il capo di lato – Quindi è così? Io ti dico che non mi sento ancora pronta e tu prendi la prima ragazza che ti capita per…-.   
Un singhiozzo la interruppe, ma si affrettò a soffocarlo nella mano.   
Nathan scosse la testa – Mi dispiace. Forse dovremmo finirla qui.-. Bree strabuzzò gli occhi, improvvisamente con un groppo alla gola che le impediva di parlare. Poi sentì un grido risalirle dalla gola che le sbloccò la voce   
– Vaffanculo!- gli gridò, facendolo sussultare – Sei uno stronzo! Un lurido bastardo!-. E gli diede un pugno in faccia.  
La ragazza con cui lui stava amoreggiando lanciò un urletto isterico, come se si fosse accorta di lei in quel momento, e scappò fuori urlando. Nathan si schiantò con un gemito sulla porta di uno dei bagni, una mano al naso sanguinante. La guardò stupefatto, poi il suo sguardo si fece scuro e si lanciò su di lei.   
La premette contro il muro – Tu! Come hai osato?!-. Con un ringhio basso, Bree gli sferrò una pedata in mezzo alle gambe, badando bene a imprimere tutta la forza sul tacco. Il ragazzo lanciò un gemito strozzato e quando parlò lo fece con un’ottava in più nella voce   
– Lurida… puttana…-. Bree chinò la testa di lato, lo sguardo spiritato. Sentiva l’adrenalina alle stelle, quasi desiderava che lui reagisse per poterlo picchiare di nuovo. Prevedibilmente, Nathan si alzò e tentò di nuovo di bloccarla ma lei approfittò del suo slancio iniziale per scaraventarlo oltre la porta.   
Nathan capitombolò in sala da ballo spaventando la maggior parte delle persone. Bree uscì dal bagno, ma in quel momento Nathan le si avventò contrò e le sferrò un pugno che non riuscì a schivare del tutto e le colpì lo zigomo. Bree indietreggiò colta alla sprovvista, ma poi gli si scagliò contro accecata dalla furia.   
Non ricordò niente dei minuti seguenti; il mondo ricominciò a scorrere solo quando due poliziotti li separarono a fatica e intimarono di fare largo. Li portarono in questura e chiamarono i loro genitori.   
Suo padre era morto da poco più di un mese, quindi arrivò solo sua madre dal turno di notte nel locale dove lavorava. Bree aveva un occhio nero e un livido sullo zigomo, ma Nathan era preso peggio. Il naso continuava a sanguinare, probabilmente rotto, e quando muoveva le gambe la sua faccia si contraeva in strane smorfie.    
I suoi genitori erano furibondi. Parlarono con la polizia, sua madre discusse con loro a lungo, e interrogarono i due ragazzi. Alla fine, i genitori di Nathan decisero di non denunciarla, ma scoccarono un’occhiataccia a Bree.   
Lei non ricordò nulla del viaggio di ritorno, ricordò solo che quando arrivò a casa si lavò velocemente il viso e si infilò il pigiama mettendosi a letto a dormire in un lago di lacrime.   
 
La sveglia suonò talmente forte da far sussultare Bree la quale, ancora mezza addormentata, cascò dal letto insieme ad essa. Le tirò una pedata e quella, continuando a suonare beffarda, scivolò sotto il letto, obbligandola ad alzare il materasso ed incastrarsi la mano tra le doghe per spegnerla, imprecando a gran voce. Poi si sedette a gambe incrociate sul letto, le mani tra i capelli.  
Il sogno che aveva fatto si affacciò di nuovo e iniziò a tremare di rabbia. Non un sogno, un ricordo. Ma Nathan è rimasto a New York pensò con un sospiro – È solo una stupida festa.- si disse – Sopravvivrò.-. Si alzò stiracchiandosi e scese in cucina. Dovette mettersi in punta di piedi per prendere la caffettiera e il caffè, e mentalmente maledisse suo padre per non averle trasmesso il gene dell’altezza che aveva tutta la sua famiglia eccetto lei.  
Mentre si faceva il caffè accese le stereo cui aveva attaccato la sua chiavetta che fece partire Dragonfly degli Edguy, la canzone preferita di sua madre. Una lacrima le rigò il viso. Le mancava. Le mancavano le loro litigate, le serate a guardare serie TV durante le quali sua madre puntualmente si addormentava, i pomeriggi di shopping.   
Scacciando le lacrime tirò fuori i biscotti che aveva comprato al supermercato il giorno prima e non appena il caffè uscì se lo versò in una tazza insieme a un bel po’ di latte. Lo sorseggiò piano, con la testa altrove, finché il suo telefono non iniziò a suonare You Give Love A Bad Name di Bon Jovi, segno che erano le 7.15. Mise nel lavabo la tazza e buttò le briciole dei biscotti nel giardino di casa, quindi andò in bagno a lavarsi i denti.   
Quando finì si esaminò il viso allo specchio; la treccia che si faceva sempre prima di addormentarsi era spettinata, gli occhi stanchi e ancora con un velo di rabbia a causa del sogno/ricordo. Si lavò il viso e mise un po’ di crema. Osservò indecisa la borsetta dei trucchi, ma poi i Guns ‘n Roses le ricordarono che erano le 7.25 attaccando con Paradise City. Lasciò perdere il proposito di truccarsi e andò a vestirsi con un paio di jeans, i suoi amati anfibi consumati e una maglia nera a maniche corte con dei buchi sulle spalle con lo stemma dei Guns ’n Roses.   
Prima di uscire si assicurò di avere tutto e osservò nostalgica la porta che conduceva al garage dove la sua moto rimessa a nuovo attendeva pazientemente. Una volta preso il chiodo dall’attaccapanni se lo infilò uscendo di casa.      
 
Il cielo era coperto da nubi grigie scure, ma faceva piuttosto caldo, nonostante l’aria gelida che soffiava. Aria da temporale pensò tra sé. Si incamminò verso la stazione dell’autobus con un sorriso stampato sulle labbra. Seduto sulla panchina e in disparte rispetto agli altri ragazzi che abitavano in quel quartiere, i “metallari” c’era Kili, che aveva un’espressione assonnata; teneva il viso appoggiato sulle mani, e gli si chiudevano gli occhi. Indossava dei jeans grigi e degli anfibi e, come lei, aveva solo un chiodo.   
 I “metallari” stavano chiacchierando tra loro e ascoltavano la musica con una cassa Bluetooth. In quel momento stava andando Before the Winter degli Stratovarius che, con il tempo che c’era, ci stava benissimo. Quando la rossa gli si sedette vicino, Kili mugugnò un “Ciao”.   
– Sonno?- chiese divertita. Lui alzò gli occhi al cielo   
– Si. Ieri sera sono andato a dormire tardi per colpa di mio fratello che mi ha obbligato a vedere una serie TV che secondo lui era fortissima.- sbuffò.   
– Non lo era?-.   
Kili si raddrizzò – Si che lo era! È stato proprio questo il problema! Abbiamo guardato una stagione di 12 episodi da 40 minuti tutto ieri, e abbiamo iniziato alle 18! Fatti i tuoi conti!-.   
Bree batté le palpebre scioccata – Siete andati a dormire alle due di notte?? Ma che razza di telefilm era??-. Nemmeno lei e sua madre avevano mai fatto così tardi, ma probabilmente sua madre era più responsabile di Fili – Si chiama Teen Wolf ed è una figata!-.   
In quel momento arrivò Gimli trafelato, appena in tempo per prendere l’autobus blu che stava arrivando strombazzando. Salendo, Kili cominciò a raccontare concitatamente a Bree la trama del telefilm   
– Parla di due ragazzi sfigati, Scott e Stiles, uno asmatico e l’altro iperattivo, e una notte mentre cercano un cadavere nel bosco un lupo mannaro morde Scott che diventa un lupo mannaro, solo che poi si innamora della figlia dei cacciatori di lupi mannari e…-   
Bree gli tappò la bocca – Vuoi spoilerarmelo tutto o mi dai l’occasione di vederlo?-. Kili alzò gli occhi al cielo   
– Va bene… Ehi, che ne dici di venire da noi a vederlo? Abbiamo Netflix! Cioè, in realtà è dello zio ma non lo usa mai quindi lo usiamo solo io e mio fratello!-.   
– Va bene Stiles, ma calmati.- disse dandogli un buffetto su una guancia.   
Gimli, che aveva seguito il discorso in silenzio alzò un sopracciglio – Le tue capacità oratorie sono proprio penose.- dichiarò, facendoli scoppiare a ridere.   
All’improvviso un tuono rimbombò nel cielo, facendo girare di scatto la testa di Bree e lanciare un urletto ad alcune ragazze. Un secondo dopo cominciò a piovere, facendo spuntare un sorriso sul volto della rossa. Rimase a guardare fuori dal finestrino per tutto il tragitto, osservando la pioggia bagnare le rocce e ascoltando il dolce fruscio degli alberi scossi dal vento freddo, mentre Gimli chiacchierava con Kili.   
Ad un certo punto, Bree si girò verso i due ragazzi – Oggi non c’è Ori?- chiese. Kili e Gimli si interruppero. – Ah già.- osservò Gimli. Kili fece spallucce – Probabilmente con questo tempo lo ha portato a scuola suo fratello Dori. È piuttosto apprensivo.-.  
Gimli rise – Diciamo pure che è molto apprensivo. L’ha lasciato andare in giro da solo solamente dai 14 anni in su!-. Bree alzò gli occhi al cielo – Peggio di mia madre.-   
Tornò ad osservare il temporale, mentre il ricordo di suo padre si faceva più vivido che mai.     
 
Arrivati a scuola Bree si appoggiò ad una colonna dell’entrata ad osservare la pioggia e i lampi, e quando suonò la campanella si diresse a malincuore dentro la scuola, dove faceva un caldo bestiale. In classe c’era già un uomo seduto alla cattedra; aveva capelli lisci e neri, lunghi fino alle scapole, e penetranti occhi scuri. Indossava un paio di pantaloni di velluto rosso scuro, una camicia beige e delle scarpe nere, e stava scrivendo con una calligrafia elegante e curata su un foglio di carta.  
Bree si diresse al suo posto dietro Kili – Lui è…?- chiese.  
– Elrond.- rispose il moro. – Insegna latino e inglese.-.  
I ragazzi stavano chiacchierando moderatamente a causa della presenza del prof che, nonostante l’aria simpatica, sembrava intimidirli. Quando la campanella suonò l’uomo si alzò e gli altri si sedettero – Buongiorno ragazzi.- salutò con un sorriso – è un piacere rivedervi tutti.-.   
I tre amici di Bolg sbuffarono, ed Elrond scoccò loro un’occhiataccia. Non proprio tutti a quanto pare pensò con un sorriso. Il professore passò elegantemente tra i banchi distribuendo fogli con su scritto cosa serviva. Quando passò vicino a Kili e Gimli sorrise   
– Kili, sono rimasto stupito dalla dedizione allo studio che hai avuto a maggio. Spero che quest’anno ti impegnerai tanto quanto ti sei impegnato in quel mese.-.   
Il ragazzo sorrise – Si, me lo auguro anche io.-.   
Quando l’uomo posò gli occhi su Bree, la osservò con un sorriso enigmatico – Bree O’Duinn. È un piacere averti qui; spero tu sia una persona onesta e leale come tuo padre.-.   
Allo sguardo interrogativo della ragazza rispose con un sorriso - Conoscevo Robin quando abitava a Dale.-.   
La rossa sbattè le palpebre stupita, ma non più di tanto; c’era qualcuno che non conosceva suo padre? – Spero di sì. Mi dicono che gli somiglio molto, nel carattere oltre che nell’aspetto. Difetti inclusi.- ribatté.   
Elrond fece una risata che gli riempì di rughe il viso – Mi auguro che tu ti trova bene qui.- continuò posandole una mano su una spalla e proseguendo.   
Quando se ne andò, Kili si girò a guardarla – A quanto pare tuo padre era parecchio popolare qui a Dale, eh?-.   
Bree fece spallucce – A quanto pare… stupisce anche me, non mi ha mai parlato di loro-.  
Gimli corrugò la fronte – Magari ha interrotto malamente i rapporti anche con loro.-.   
La rossa annuii mordicchiandosi le unghie e fissando un punto imprecisato sullo schienale della sedia di Kili – Mi chiedo se sappiano anche che è…-.   
Non continuò, ma Kili le posò una mano sulla sua – Penso che lo sappiano.-. Bree sorrise, ma i suoi occhi rimasero assenti.   
Quando il professore li richiamò all’ordine, Kili e Gimli si girarono di scatto. Elrond, come gli altri prima di lui, fece una breve introduzione sul programma di quell’anno, e spiegò l’importanza degli appunti presi gli anni precedenti, al che Kili sbiancò   
– Oh, no. Non ho la più pallida idea di dove possano essere… - si lamentò con le mani tra i capelli. Gimli alzò gli occhi al cielo – Sei una vera frana.-. Kili borbottò un “Grazie”.   
Quando dopo la seconda ora la campanella suonò, Elrond aveva appena finito di parlare degli esami – Bene ragazzi. Ci rivediamo nei prossimi giorni.- disse uscendo dalla classe. I ragazzi si alzarono in piedi dividendosi in gruppi. Bree mise la sedia tra Kili e Gimli – Ori non è venuto.- osservò. I due ragazzi annuirono – Probabilmente Dori l’ha lasciato a casa per paura che si prenda un malanno.- fece Kili – Allora, alla fine sono riuscito a stanarti! Quindi verrai alla festa di Took?- chiese poi sorridendo. Lei annuì, ma il suo sguardo assente si fissò su una venatura della sedia di Gimli.  
Quest’ultimo le posò una mano sulla spalla – Tutto a posto?-.  
Lei annuì – Si, stavo solo pensando.-.   
- A cosa?-   
- Niente, una cosa successa a New York.- tagliò corto Bree. Non aveva voglia di parlare di Nathan, non in quel momento   
Kili le prese una mano e sorrise – Quando vorrai dirlo sai che puoi contare su di noi.-.
Bree sentì una fitta allo stomaco; sentiva davvero che poteva fidarsi. Gimli e Kili erano totalmente diversi dai ragazzi di New York, arroganti e presuntuosi.
Ricambiò il sorriso – Grazie. Non so come farei senza voi due.-    
 
La ricreazione durava 15 minuti, quindi Bree esplorò un po’ la scuola. Mentre passava vicino alla sala die professori, sentì nominare suo padre da una voce simile a quella di Elrond. Si girò verso la porta da cui aveva sentito le voci; era quella che portava alla sala dei professori. Si appoggiò al muro nel punto in cui la porta ruotava sui cardini per ascoltare ed evitare di essere vista nel caso qualcuno fosse uscito  
-Non avrebbe mai voluto che venisse qui- disse la voce di Elrond – Era più al sicuro a New York-.  
- Ne dubito. Ho sentito che sua madre ha sposato Smaug, e quell’infida serpe è pericolosa quanto Azog- ribatté Saruman. Stanno parlando di me, realizzò cercando di sentire meglio.  
- Credete che lui lo sappia?- chiese Galadriel; la sua voce flautata sembrava preoccupata.  
- Non lo so-. Era stato Balin a parlare – Ha avuto uno scontro con Bolg, ma non penso che lui l’abbia riferito a suo padre. D’altronde però, Azog è sempre informato su chi entra e chi esce da Dale-.  
Un brivido le percorse la schiena al sentire quelle parole. Cosa avrebbe potuto volere da lei l’assassino di suo padre?  
- Mi sorprende che non sia già apparso- disse Elrond metodico – O forse ha altro a cui pensare… non so quale prospettiva mi agghiacci di più-.  
- Perché dovrebbe prendersela con la ragazza?- chiese Saruman. – Lei non sa nulla dei piani di Robin. Nemmeno noi ne eravamo al corrente, e certamente non avrà condiviso i suoi piani con una sedicenne-.
In quel momento la campanella suonò proprio sopra la testa di Bree, che sussultò. Prima che potessero scoprirla corse verso la sua classe, dove trovò Kili e Gimli intenti a parlare tra loro. Quando la videro aggrottarono le sopracciglia – Cosa succede?-. Lei, ancora col fiatone scosse la testa – Dopo… dopo vi racconto-.  
L’ora dopo avevano lezione con Saruman, ma lei invece che prendere appunti fissò il foglio bianco chiedendosi quali fossero i “piani” di suo padre. Erano il motivo per cui era morto?
- Signorina O’Duinn, può rispondere alla domanda?- chiese all’improvviso Saruman. La ragazza sussultò – Scusi, non… non ho sentito la domanda-.  
Il professore alzò un sopracciglio – Davvero? E come mai?-.  
Bree scosse la testa – Mi sono distratta. Scusi-.  
Lui annuì – Qualcuno sa rispondere?-.  
Kili alzò la mano  
- Si Durin, puoi andare in bagno-.  
Kili rimase un attimo interdetto - No prof, io… volevo dire la risposta- disse.  
Saruman scoppiò a ridere, poi vide che Kili faceva sul serio – Oh, fai sul serio?-.  
Kili annuì e disse la risposta corretta, seguito da un applauso da parte della classe.   
 
Dopo la scuola Bree, Kili e Gimli si sedettero vicini in autobus. Il cielo era ancora ricoperto di nuvole, ma non pioveva più.  
- Allora, cosa ti ha sconvolta così tanto?- chiese Kili guardandola preoccupato. Lei sospirò e, controllando che nessuno stesse ascoltando raccontò la conversazione che aveva sentito.
Kili era impallidito, e le sue mani tremavano – Bree, se Azog crede che tu sia coinvolta nei “piani” di tuo padre… se i “piani” sono qualcosa che lo ostacola, lui…-. Non finì la frase, ma Bree comprese lo stesso. Mi ucciderebbe, come ha ucciso mio padre. Gimli si prese la radice del naso tra le dita respirando a fondo.  
Non parlarono fino a che non arrivarono alla loro fermata. Bree stava per tornare a casa sua quando Kili la fermò – Bree, se stasera non vuoi venire non ti preoccupare-. Si era quasi dimenticata della serata Netflix che le aveva proposto di fare insieme a lui e a suo fratello. Lei strinse i pugni sulle cinghie dello zaino fino a farsi sbiancare le nocche – No. Stasera ci sono. Non mi perderei mai una serata Netflix- disse sorridendo.  
Kili le sorrise di rimando – Ok. Allora ci vediamo stasera!-.
- Puoi contarci!- replicò lei, dirigendosi verso casa.   
 
Dopo aver mangiato due toast per pranzo e fatto i compiti andò al lavoro. Quando arrivò saluto Bofur con un sorriso e indossò il grembiule prima di mettersi a lavorare.  
Verso le sei e mezza arrivò anche Bilbo con suo nipote e il suo amico, che la guardarono con un sorriso timido prima di mettersi a giocare. Il libraio sorrise e tirò fuori un libro dove iniziò a scrivere, tenendo d’occhio i bambini. Poco dopo, proprio mentre Bree stava per andarsene, sentì la campanella suonare. Il locale si zittì, a parte Bofur che stava prendendo qualcosa da un mobile basso che esclamò – Solo un secondo!-. Bree si bloccò non appena vide chi era entrato.
L’uomo era completamente calvo, la pelle lattea e occhi di un azzurro chiarissimo, glaciale. Indossava abiti di pregio, ed era grande e grosso. Bofur si alzò e, non appena vide l’uomo che era entrato sbiancò. I bambini rimasero immobili con gli occhi pieni di lacrime, guardando Bilbo che sedeva rigido sulla sedia. Non serviva dire chi fosse quell’uomo; era evidente.
Azog sorrise, un sorriso feroce, come quello di una bestia – Buonasera concittadini-. Disse concittadini, ma dal tono sembrava stesse dicendo “prede”. Il suo sguardo si puntò su Bree, che non riuscì a muoversi dal suo posto. Le si avvicinò, e il suo sorriso si allargò – E così la pecorella smarrita è tornata all’ovile- sentenziò fermandosi davanti a lei, che nonostante il terrore non abbassò lo sguardo.
Quello cui si trovava di fronte era l’assassino di suo padre. Una rabbia ceca la investì, e strinse i pugni per evitare di tremare e fare qualcosa di cui si sarebbe potuta pentire, come tirargli un pugno in faccia.
Lui le prese il mento e la guardò - È un piacere conoscerti, Bree. Purtroppo, ho saputo del tuo arrivo solo poco tempo fa, e ho pensato che fosse giusto conoscerti. Non pensi?-. Bree si divincolò dalla sua presa – Lasciami stare- ringhiò. Vide Bofur scuotere la testa, ma lo ignorò. Tremava di rabbia e adrenalina. Voleva prenderlo a pugni, sbattere la sua testa sul pavimento. Voleva ucciderlo, come lui aveva ucciso suo padre. Ma si trattenne. Con uno sforzo sovrumana represse la rabbia e la mise via. Un’altra volta, si disse. Non adesso.  
Azog chinò il capo di lato – Non mi sembra molto educato-. Allora Bree sorrise a sua volta, ma i suoi occhi mandavano fulmini – Scusami, forse dovrei avere un po’ più di riguardo per te, visto tutto ciò che hai fatto per me- disse incrociando le braccia. L’uomo le si avvicinò repentinamente e la guardò con occhi fiammeggianti.  
Non sorrideva più – Ciò che è successo a tuo padre è stato solo uno spiacevole incidente. Che spero non debba ripetersi mai più. Ci siamo intesi?-. Bree non rispose. In quel momento sentì una voce familiare – Allontanati immediatamente-.
Dain era sulla porta del locale con le braccia incrociate. Azog si voltò verso di lui – Ciao Durin- disse con il suo sorriso ferino.  
Dain lo fronteggiò con lo sguardo – Azog. Cosa vuoi?-.  
- Solo fare quattro chiacchiere, Durin. Me ne stavo giusto andando-. Si diresse verso l’uscita. Dain si mise di lato per farlo passare, ma prima di uscire si voltò – Grazie per la piacevole chiacchierata-. E uscì.
Non appena la porta si chiuse alle sue spalle il tempo riprese a scorrere. Frodo e Sam si gettarono in lacrime tra le braccia di Bilbo. Bofur riprese un po’ di colore e iniziò a borbottare e a mettersi le mani tra i capelli. Bree riprese a tremare. Aveva bisogno di sfogarsi. Aveva bisogno di colpire qualcosa. Si girò verso il muro del locale che dava sulla cucina, strinse un pugno e ci sferrò un colpo, seguito da un ruggito di rabbia. Dain le si avvicinò e le afferrò la mano – Sta buona, ragazza. Prima o poi ci vendicheremo- disse a voce abbastanza bassa da non farsi sentire dagli altri. Lei prese un respiro profondo e ricacciò indietro la rabbia.
Stava tornando a casa quando le arrivò un messaggio. Era Took    
 
Sabato sera ci sei alla festa?    
 
Avrebbe voluto rispondergli che no, non aveva alcuna intenzione di andare a quella festa, non quando l’assassino di suo padre era ancora impunito e a piede libero.  
Avrebbe voluto scrivergli che odiava le feste, che odiava essere circondata di gente spensierata mentre lei pensava pure troppo, che odiava vedere gente felice senza motivi mentre lei aveva mille ragioni per non esserlo.  
Ma non lo fece. Non disse nulla di ciò che le passava per la testa. Gli scrisse    
 
Certo!    
 
Era vero, odiava le feste.   
Ma non avrebbe dato quella soddisfazione ad Azog. Non voleva che credesse fosse spaventata da lui talmente tanto da non farla uscire.  
Lo era, ovviamente, anzi, ne era terrorizzata. Ma la sua rabbia, il suo desiderio di rivalsa e di vendetta erano più forti della paura.   
 
*Angolo Autrice*
Si signori, sono viva! E si, sono rimasta muta per sei mesi, ma l’ispirazione si era gettata nel Monte Fato, e avevo voglia solo di oziare. Questo capitolo è una cosa tipo 7 pagine Word, ed è anche più fitto degli altri.  
Le cose si stanno muovendo (alleluia!) e stiamo iniziando a capire qualcosa di più (forse). Ci saranno degli errori, ma ad essere sincera non l’ho riletto con molta attenzione, chiedo venia.  
Inoltre, vi ricorderete che nell’episodio di Astrid Bree diceva che non aveva mai avuto un fidanzato. Ebbene, ho cambiato quella parte perché non si incastrava bene con la storia di Nathan.
Un abbraccio a tutti voi, sperando non vi siate dimenticati di me XD
LaViaggiatrice
 
 P.S.: Lo so, i nomi dei capitoli sono penosi ma cercate di sorvolare su questo, per favore XD

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


La prima volta che era stata a casa dei Durin non l’aveva osservata molto, per cui quella sera si prese del tempo per guardarla meglio.
Era simile alla sua: su due piani, con una grande terrazza che costeggiava quasi tutto il piano di sopra fatta di legno massiccio e il tetto rosso a doppio spiovente. Sul terrazzo si intravedevano uno stendi-biancheria con alcuni vestiti ad asciugare, delle poltroncine di vimini con cuscini e un tavolino abbinato, oltre che delle querce in vaso e un glicine che si arrampicava sulla parete bianca e i cui grappoli di fiori viola emanavano un profumo che si sentiva fin li.
Il basso cancello esterno era tinto di bianco, lievemente scrostato, mentre il giardino, molto più grande del suo, ospitava tre querce, oltre a qualche altro alberello. Tra due querce c’era pure un’amaca. Inoltre, appese ai rami degli alberi con delle corde c’erano portacandele di vetro che accese dovevano creare un atmosfera particolarmente rilassante e familiare.

Bree suonò il campanello, e pochi secondi dopo rispose la voce gracchiante di Fili – Si?-
- Sono Bree- disse la ragazza chinandosi verso il citofono.
Il cancello si aprì con un click mentre Fili diceva – Entra pure-.
Le aprì la porta con un sorriso: indossava una canotta grigia e dei pantaloni della tuta al ginocchio grigio scuro. I capelli biondi erano legati in una coda disordinata e i baffi erano intrecciati nelle solite due treccine.
Le sorrise, ma prima che potesse dire alcunché la voce di Kili esclamò - Benvenuta in casa Durin per la seconda volta!-.
Lo vide scendere le scale con un sorriso e farle un cenno di saluto ricambiato subito dalla rossa. Anche lui aveva i capelli raccolti in una coda, ed era vestito nello stesso modo del fratello.
- Siediti pure!- fece Kili dirigendosi verso la cucina, per poi riemergerne con le braccia pieni di pacchetti di patatine
– Cosa volete da sgranocchiare durante la visione? Abbiamo patatine normali, patatine al rosmarino, patatine alla paprika, patatine al cheddar e fonzies… da qualche parte- elencò per poi guardarsi intorno con la fronte corrugata.
– I fonzies li hai mangiati tutti ieri- osservò Fili andandosi a sedere in divano.
– Giusto. Allora niente fonzies-.
- Patatine alla paprika per me, per favore- disse Bree con un sorriso impacciato.
Kili sorrise – Ok! Fratellone?-
- Al cheddar. E portami anche una birra-
- Subito!- esclamò correndo in cucina. Fili fece cenno a Bree di sedersi sul divano
- Forza, vieni. Allora, cosa guardiamo?-.
Lei fece spallucce – Non lo so, siete voi che avete Netflix. Cosa proponete?-
- Teen Wolf!- disse Kili spuntando con le braccia cariche di tre sacchetti di patatine, una Beck’s in bottiglia in una mano e due Coca Cola, una nella mano libera e una precariamente sotto il mento.
Fili alzò gli occhi al cielo – Ancora? Ma l’abbiamo già guardato!-
Il moro mise le cibarie nel tavolino e alzò le spalle – Ma Bree non l’ha visto!-. La guardò con occhioni da cucciolo – Vero che lo vuoi guardare?-
- Certo!- rispose lei aprendo le patatine e mangiandosene una manciata. Kili rivolse al fratello un sorriso a trentadue denti, mentre il biondo si limitò ad ignorarlo accendendo la TV e bevendo un sorso di birra.
Iniziarono a guardarlo; inizialmente erano intenzionati a guardare solo le prime tre puntate, ma finirono per vederne cinque.

Quando si alzarono dal divano erano le undici di sera; avevano passato tre ore a guardare la televisione.
Kili sbadigliò sonoramente – Beh, direi che è stato bello. Dovremmo rifarlo!-
Bree annuì alzandosi e stiracchiandosi – Sicuramente; voglio assolutamente vedere come va avanti-.
Fili le rivolse un sorriso – Potresti venire anche domani sera- propose. Kili annuì – Si! Perché no? Qui a casa siamo sempre solo io e Fili, e detto tra di noi questo qui è noioso come un morto- disse l’ultima frase a volume volutamente basso sporgendosi verso Bree e ammiccando in direzione del fratello, che lo guardò con un sopracciglio alzato
- Già, devi vivere proprio male con me- ribatté Fili con un sospiro melodrammatico. La ragazza rise – Come potrei negarvi la mia compagnia?- chiese con una posa elegante che venne interrotta da un accesso di risa. Salutò Kili con un abbraccio, mentre Fili la accompagnò alla porta – Allora ci vediamo domani?-
– Certo!- disse lei con un sorriso dolce in direzione del biondo.
Il ragazzo ricambiò il sorriso – Bene, non vedo l’ora- disse, per poi sporgersi e dare un’occhiata preoccupata alla strada - Vuoi che ti accompagni a casa? Non è il massimo girare da soli a quest’ora-.
– Tranquillo, non ce n’è bisogno- rispose lei scrollando le spalle e pentendosene subito; avrebbe davvero voluto fare un po’ di strada con lui.
Lui annuì, e le rivolse un timido sorriso – Va bene. Allora a domani- e si chinò a darle un bacio sulla guancia. Bree si sentì le guance in fiamme, e sperò ardentemente che il buio lo nascondesse
– A… a domani- e se ne andò rapidamente, sfiorandosi il punto in cui le labbra ruvide del ragazzo le avevano sfiorato il viso.
Le vie del quartiere erano illuminate dai lampioni, e c’era talmente tanto silenzio che Bree riusciva a sentire i battiti concitati del suo cuore. Calmati, disse a sé stessa, era solo un bacio sulla guancia, cose che si fanno tra amici.
Purtroppo, quel pensiero invece di rinfrancarla le provocò una fitta allo stomaco.
Si costrinse a sgomberare la mente e a concentrarsi sulla strada.

La cittadina, che di giorno era allegra e piena di vita, di notte acquistava un sfumatura cupa e malinconica; le stelle splendevano fulgide a causa dei pochi lampioni, le case illuminate dalla luna piena emanavano un’aura spettrale, e il vento iniziò a soffiare gelido, muovendosi tra le foglie componendo una melodia di fruscii e sibili e spettinandole i capelli.
Un sorriso le si delineò sulle labbra e senza accorgersene allargò le braccia come a volerlo catturare. Amava il freddo, quello che portava con sé la neve e la pioggia e che profumava di pulito, di libertà; così come odiava il caldo, quello di New York asfissiante, soffocante, che le toglieva l’aria e la voglia di fare qualsiasi cosa. I suoi stivali non facevano quasi rumore mentre attraversava la piazza deserta per poi imboccare la via che portava a casa sua. Passò sotto un arcata che congiungeva due case decorata da degli affreschi, oltrepasso una vecchia casa abbandonata ricoperta d’edera e finalmente si ritrovò davanti a casa sua. Entrò, si tolse le scarpe e salì al piano di sopra, dove si mise il pigiama e si mise a leggere il libro preso in libreria sotto il piumone fino a che non sentì gli occhi chiudersi per la stanchezza. Allora si mise sotto le coperte e chiuse gli occhi, sprofondando piano nel mondo dei sogni.


La mattina dopo si svegliò alle 10; si sentiva intorpidita e assonnata, non essendo abituata a dormire tanto, però si sentiva stranamente felice anche se aveva lo stomaco annodato. Si alzò in piedi e ciabattò in cucina, dove si preparò un cappuccino, ma non riuscì a mangiare niente. Sapeva che avrebbe dovuto fare i compiti, ma non ne aveva la minima voglia per cui si buttò in divano a guardare il cellulare. Ad un certo punto le arrivò un messaggio da Fili:
“Ehi Bree, oggi pomeriggio io, mio fratello e Gimli usciamo a fare un giro e mi stavo chiedendo se non ti andasse di unirti a noi”.
Il suo stomaco si annodò di nuovo. Fu in quel momento che lo capì, e si diede della stupida per non essersene accorta prima. Si stava innamorando di Fili. Non credeva sarebbe potuto succedere di nuovo a dire il vero; dopo il tradimento di Nathan, si era detta che avrebbe chiuso con l’argomento ragazzi per un po’, almeno finché non avrebbe ripreso in mano la sua vita.  
Eppure, avrebbe dovuto ricordarsi che l’amore arrivava quando meno ce lo si aspetta, e che non poteva certo programmarlo. Sospirò e si diede due schiaffi sul viso per cercare di rinsavire; come si faceva a provarci con un ragazzo? Non lo faceva da troppo tempo.
Fece un verso di sconforto mentre si premeva le mani sugli occhi. In quel momento si rese conto che tra un patema d’animo e l’altro non aveva ancora risposto al messaggio di Fili, quindi riprese il telefono e digitò velocemente una risposta:
 
“Ma certo! Mi piacerebbe molto! A che ora passereste?”
 
Fece per inviarlo, poi ci ripensò e lo cancellò per riscriverlo da capo. Non devo sembrare troppo disperata si disse:
 
“Perché no. A che ora sarebbe?”
 
Soddisfatta fece per inviarlo, poi si bloccò mordendosi nervosamente il labbro. Ora sembrava troppo disinteressata, come se avesse di meglio da fare. Le serviva un compromesso:
 
“Va bene! Per che ora mi preparo allora? 😊”
 
Stava per inviare finalmente quel messaggio quando qualcosa la bloccò.
 
Faccina o non faccina??
 
Con un’imprecazione inviò il messaggiò così com’era e lanciò il telefono sul divano prendendosi la testa tra le mani
- Ce la posso fare… ce la posso fare…- mormorò fra sé cercando di darsi coraggio. Decise che nulla era meglio di una doccia per calmarsi, per cui preso il telefono entrò in bagno e dopo essersi spogliata rapidamente si mise sotto il getto dell’acqua calda.
Quando ebbe finito si avvolse in un accappatoio e ciabattò fino al letto dove si gettò a guardare il soffitto assorta. Come si sarebbe dovuta vestire? Non le avevano detto nulla riguardo il luogo e l’ora, al che prese il telefono dove spiccava un messaggio del biondo
 
“Alle 15:30, facciamo un giro del quartiere 😊😊”
 
Il suo cuore sussultò. Le aveva mandato due faccine.
Digitò una risposta rapida che inviò prima di avere strani ripensamenti, un normale “Perfetto, a dopo!!”, quindi si era rivestita con una comoda tuta da ginnastica per stare a casa. Mentre stava per uscire, rigorosamente scalza, inciampò su una piastrella messa male con un lamento di dolore – Ma quanto fottutamente sfortunata sono??- chiese alzando gli occhi al cielo.
Abbassò lo sguardo sulla trave incriminata con sguardo truce, per poi aggrottare la fronte; era leggermente sollevata, a rivelare uno scompartimento sottostante. Si chinò e spostò la trave; dentro la cavità del pavimento, c’era un piccolo scrigno di legno decorato. Un brivido la percorse, quindi lo prese con mani tremanti e lo aprì. Dentro, c’era quello che pareva un frammento di una lama grande, come di una spada. Era di metallo, affilata e ben conservata, come se fosse stata curata in maniera maniacale. La prese in mano, accorgendosi di un biglietto sotto di essa su cui era scritta un’unica parola in una calligrafia frettolosa.
 
“Elrond”

*Angolo Autrice*
Ebbene si, dopo più di un anno sono tornata!
E non sparirò più, ho troppe idee per questa storia, promesso!
La verità è che ho iniziato a pubblicare questa storia quasi per gioco, senza che avesse una trama vera e propria, per cui ogni capitolo era un parto. Ma ora sono più carica che mai!
Cercherò di pubblicare almeno una volta a settimana, probabilmente sarà il lunedì o nei weekend, e ancora più probabilmente di sera perché sono un animale notturno. 
Quindi niente, spero che ci sia ancora qualcuno in questo fandom che io devo, ahimé, ammettere, aver abbandonato per parecchio tempo. E, ultima cosa ma non meno importante, questo è solo un capitolo di transizione: i prossimi capitoli saranno più lunghi! Sto anche cercando di migliorare lo stile di scrittura, visto che a leggere i vecchi capitoli in certi passaggi rabbrividivo.
Enjoy!
LaViaggiatrice

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Un brivido le percorse la schiena e un mucchio di domande le si affacciarono in testa.
Per quale motivo suo padre – perché sicuramente era stato lui – aveva nascosto un pezzo di una lama in un baule nel pavimento di casa sua? Da dove proveniva? A che serviva? E soprattutto; cosa centrava con il suo attuale professore di inglese?
Ricordò improvvisamente la conversazione che aveva origliato, riguardo “il piano di Robin”, quello che molto probabilmente gli era costato la vita. La lama faceva parte di quel piano?
Si sedette sul letto prendendosi la testa tra le mani, decidendo che c’era troppo caos e che doveva cercare di fare ordine.
Per prima cosa, come poteva far parte del suo piano se Robin aveva passato gli ultimi anni della sua vita a New York?
Era evidente che qualcuno di Dale fosse coinvolto; a dimostrazione di ciò c’era anche il fatto che gran parte dei suoi professori parevano al corrente di quel fantomatico piano.
Essendo sul biglietto riportato il nome di Elrond, poteva voler dire o che doveva parlare col professore, o che comunque c’entrava qualcosa, ma non sapeva cosa e anche solo un passo falso avrebbe potuto mandare tutto all’aria e farla ammazzare.
Le pareva una persona fidata, ma non aveva abbastanza informazioni su di lui per chiarire la faccenda. C’era qualcosa di grosso all’opera, se lo sentiva.
Si rigirò il frammento di spada tra le mani, poi lo rimise dentro allo scrigno, richiuse l’asse del pavimento e si passò le mani sul viso. Aveva assolutamente bisogno di uscire.
Si vestì alla meno peggio e prese solo il telefono e le chiavi, poi uscì e si diresse verso una delle foreste di Dale.
Attorno alla città infatti si trovavano ben quattro foreste diverse, ognuna con un nome diverso dato dagli abitanti del quartiere più vicino.
La prima che si incontrava arrivando in città era quella che si trovava tra la parete rocciosa del monte da cui scendeva e il quartiere di Eriador, quello in cui vivevano Paladino Took e Bilbo Baggins. Vi si trovavano principalmente salici, e per qualche strano motivo la parte che dava su Eriador era piuttosto tetra, tanto che gli abitanti consideravano entrarci un vero e proprio rito di passaggio. L’avevano chiamato “Vecchia Foresta”, ed era fonte di storie per terrorizzare i bambini che si comportavano male, che lo credevano un luogo infestato da forze maligne. Bree non ci era mai andata; le metteva inquietudine sin da quando era piccola.
La seconda foresta invece si inoltrava nel quartiere di Rohan, e si chiamava Fangorn. Somigliava alla Vecchia Foresta, tranne per il fatto che in confronto quest’ultima era poco più che un parco. Fangorn era immensa, impraticabile nella zona più fitta, ma a differenza della Vecchia Foresta era più ospitale e più varia, nonostante in certi punti fosse parecchio tetra. Era sempre stata la sua preferita grazie a quell’alone di mistero che la circondava.
La terza foresta invece faceva proprio parte del quartiere Quendi, dove vivevano Thranduil, Legolas, Tauriel, Elrond, Galadriel e le famiglie degli amici di Legolas. In quella zona, vivevano due grandi famiglie: Sindar e Noldor. Elrond, ad esempio, faceva parte della famiglia Noldor, mentre il cognome della professoressa Galadriel era Sindar, così come quello di Thranduil, che era imparentato con la donna solo molto alla lontana. Il nome della foresta era Lorien, ed aveva un’aura eterea e mistica, tanto che sembrava di entrare in un altro mondo a visitarla. Bree ci era stata quando era piccina, e ricordava la sensazione di pace che l’aveva investita appena entrata in quel luogo. Non la sorprendeva che fosse il luogo più distante dal quartiere dove viveva Azog.
La quarta foresta infine era quella che aveva attraversato con Fili e Kili per raggiungere la baita di Beorn, Bosco Fronzuto. Era il più selvaggio, e il più complicato da percorrere, ma custodiva anche molti dei ricordi migliori che Bree avesse della sua famiglia e, in particolare, di suo padre. Era divisa tra il quartiere Sindar e quello dove viveva, ma era più presente in quest’ultimo.
Decise di entrare a Bosco Fronzuto, per poi proseguire verso il quartiere Quendi. Era arrivata da quasi una settimana e ancora non aveva esplorato la città per bene, pensò dandosi dell’idiota.
Percorse quindi il bosco fino a sbucare nel quartiere. La piazzetta, più piccola di quella comune, aveva un piedistallo in mezzo, dove un tempo probabilmente doveva esserci una statua, con delle panche tutt’intorno. Un gruppo di ragazzi era seduto a chiacchierare, e non fecero troppo caso a lei, che si guardava intorno.
Le case erano eleganti e slanciate, circondate da alberi, che percorrevano anche il viale principale e che donavano una bella frescura dal sole cocente, grazie all’ombra delle loro grandi fronde.
La foresta di Lorien non era separata dal quartiere Quendi da un taglio netto, piuttosto andava sfumando e si intrecciava ad esso, come se la natura non volesse lasciare completamente posto alle case e gli abitanti l’avessero accettata.
Sorrise tra sé a quel pensiero, per poi venire attirata dalla bacheca all’ingresso della piazza: era una bacheca di sughero, dove gli abitanti appendevano volantini di eventi, pubblicità di iniziative particolari o cose simili. Vi si avvicinò, e tra un poster di una regata che avrebbero tenuto di lì a poco al lago lì vicino e quello del restauro del campo di tiro con l’arco spiccava un manifesto che mostrava una bella casa vicina alla foresta con scritto in caratteri eleganti “esposizione dei più antichi reperti di Dale nella casa di Elrond Noldor”.
Spalancò gli occhi, non credendo a una tale fortuna, per poi guardare le giornate previste, scoprendo che era terminata due giorni prima. Sospirò sconfortata, ma non poté crogiolarsi troppo nell’autocommiserazione che una voce dolce la chiamò – Ciao, sei nuova qui?-.
Quando si girò vide una bambina. Non doveva avere più di dodici anni, ed aveva un volto grazioso incorniciato da capelli neri ondulati, mentre gli occhi sembravano due zaffiri. Indossava un abito verde con lunghe maniche ampie, e le sorrideva dolcemente.
La rossa non riuscì a non ricambiare – Ciao a te. Si, sono arrivata in città da poco. Mi chiamo Bree- spiegò. La piccola si illuminò – Oh, sei la ragazza di cui parlano?-.
- Parlano di me? Chi parla di me?- domandò confusa la rossa.
La bimba ridacchiò – Ho sentito alcuni ragazzi, e anche il mio papà e la mia nonna hanno parlato di te- disse con le mani giunte dietro la schiena, dondolandosi lentamente da un lato e dall’altro.
- E chi sarebbero?- chiese Bree sempre più perplessa. Non credeva il suo arrivo avrebbe suscitato tanto scalpore.
- Elrond e Galadriel-.
Rimase per qualche momento sconvolta, non capiva se per il fatto che fosse la figlia di Elrond o che fosse la nipote di Galadriel. Quanti anni aveva quella donna??
- Come mai guardavi la bacheca?- chiese poi la bambina.
Bree si riscosse, e sorrise impacciata – Avevo visto il manifesto dell’esposizione, però ho scoperto che è finita e non ho fatto in tempo a vederla- disse con un sospiro.
La bambina la guardò sorpresa, poi sorrise di nuovo – Puoi chiedere al mio papà se te la mostra lo stesso. Sono sicuro che ne sarebbe felice! Vieni, andiamo a chiederglielo!- disse prendendola per mano e portandola verso una via laterale della piazza.
La ragazza sorrise tra se – Ti ringrazio, sarebbe fantastico- disse seguendola.
Poco dopo arrivarono alla casa descritta nel manifesto: era una bella villa con una veranda, e sul cui retro si notava un giardino coperto da un tendone. Elrond era nel giardino frontale, ad annaffiare con cura le piante. Quando la piccola lo chiamò alzò lo sguardo e guardò le due sorpreso, tirandosi su e appoggiando l’innaffiatoio. Si avvicinò a loro e aprì il cancelletto, rivolgendo un sorriso cordiale a Bree – Ciao. Cosa ci fai qui?-.
Prima che la rossa potesse spiegarsi, la figlia spiegò al padre tutto quanto con fervore. Alla fine del racconto l’uomo scosse la testa con un sorriso – Sei stata molto gentile Arwen. Vieni pure Bree, sarei felice di mostrarti ciò che possiedo-.
L’uomo si spostò dal cancello e fece loro cenno di entrare, al che la rossa si fece avanti con un “permesso” sussurrato, entrando nella casa.
Era molto luminosa e accogliente; le pareti erano principalmente formate da grandi vetrate, protette dalla veranda esterna, su cui cadevano morbidamente delle tende bianche, che si muovevano col vento che entrava dalle finestre messe a ribalta. L’arredamento era semplice, di legno chiaro, e le pareti erano decorate da quadri di paesaggi e disegni probabilmente della piccola Arwen, in cui erano rappresentati lei, suo padre, due ragazzini poco più grandi di lei disegnati allo stesso modo e una donna bionda.
Elrond interruppe i suoi pensieri – Gradisci qualcosa da bere?- chiese con un sorriso cordiale, andando verso la cucina, il cui arredamento era simile a quello del resto della sala: mobili chiari e un’ampia finestra semi aperta.
L’uomo stava già trafficando con una teiera finemente decorata, e parlando si era voltato verso la ragazza che annuì ricambiando il sorriso, non riuscendo a fare a meno di provare una sensazione di calore al petto. Tutto in quella casa le ispirava familiarità, calore, tutto ciò che da quando era morto suo padre non aveva più sentito nella sua vecchia casa.
Prima che i suoi pensieri la intristissero, Arwen arrivò dal padre e gli abbracciò le gambe
– Papà, posso un gelato? Per favore?- chiese guardando l’uomo, che rise e annuì – Certo tesoro, prendili pure- disse carezzando i capelli della figlia e rivolgendole uno sguardo dolce, pieno di quel tipo di amore che solo un genitore può provare.
Quella vista le riempì il cuore di una dolce malinconia, e si trovò a distogliere lo sguardo per nascondere i lucciconi negli occhi.
Il suo sguardo si puntò su una statua che si trovava nel giardino: era una statua di marmo poco più piccola di Bree, ma trovandosi su un gradino pareva più alta. Ricavata dallo stesso blocco di marmo c’era una sporgenza, su cui era appoggiato qualcosa.
Avvicinandosi, un brivido percorse la schiena della ragazza: era una spada. Una spada frantumata, ma con ogni pezzo perfettamente lucidato e curato, e con un familiare decoro lungo la lama.
La mano corse alla tasca dei pantaloni, dove teneva il pezzo di lama dentro il cofanetto.
- Narsil. È un reperto molto antico, sono stato molto fortunato a metterci le mani- la raggiunse la voce di Elrond.
Lei si voltò di scatto a guardarlo, e lui aggrottò appena la fronte – Cosa succede?-.
Lo scrigno parve pesare di più, ma scuotendo la testa Bree forzò un sorriso – Niente! Ero solo colpita, adoro le armi antiche- disse. Prima che l’uomo potesse esprimere i suoi dubbi, Bree guardò l’orologio e, vedendo che era ormai ora di pranzo, esclamò – Oh, si è fatto tardi! Meglio che vada, arrivederci signore, grazie per la vostra ospitalità!-.
Dopo un rapido saluto ad Arwen sparì lungo il vialetto, diretta verso il pub di Bofur.
Aveva trovato un indizio, ne era sicura; ma non sapeva se potersi fidare di Elrond.
 
Fili si trovava al pub, dopo una mattinata passata in officina.
Seduto al bancone, si era fissato a guardare un nodo del legno con fare assorto mentre suo fratello parlava a macchinetta di Tauriel e qualcosa che avevano progettato di fare insieme.
I suoi pensieri erano rivolti a Bree e al loro saluto la sera prima.
- Quindi pensavamo di andare a fare campeggio, visto che a entrambi piace stare nel bosco…-
Gli sarebbe piaciuto davvero vederla ancora, magari senza Kili in mezzo. Però allo stesso tempo si sentiva terribilmente insicuro.
- Potremmo stare dalle parti di Beorn, ci sono delle aree campeggio nei paraggi…-
Magari avrebbe potuto cominciare da qualcosa di semplice, come mangiare qualcosa dopo scuola. Ma se l’avesse fatto suo fratello se ne sarebbe accorto prima di subito e allora apriti cielo; non l’avrebbe più lasciato in pace.
- Chissà, magari riusciremo a vedere un unicorno!-.
Ma era davvero pronto per un’altra relazione? Insomma, aveva da poco trovato il suo equilibrio e non era molto che le cose tra lui e Sigrid erano finite…
- Fili!-
Kili gli schioccò le dita davanti al viso, riscuotendolo, e guardandolo con espressione seccata. Il biondo sussultò e fece un sorriso imbarazzato – Scusami-.
Roteando gli occhi, Kili incrociò le braccia
- Allora, a cosa stavi pensando di tanto importante?- chiese con espressione furba.
L’altro scosse la testa – Nulla, ho fame. Prendiamo da mangiare?-.
In quel momento, sulla soglia comparve Bree, che osservò i due con espressione prima interdetta, e poi un sorriso debole
- Ehi! Che fate?-.
Fili sorrise inspiegabilmente felice, per poi incupirsi appena quando vide la sua espressione
- Cosa è successo? Hai una faccia…- osservò quindi.
- Oh? Nulla!-.
Kili incrociò le braccia – Mh non ti credo-.
L’espressione di Bree si fece nervosa, e con uno scrollo di spalle si avvicinò al bancone – Ehi Bofur, mi scaldi un club sandwich per favore?-.
Lui annuì, quindi con un sospiro Bree si arrampicò su uno sgabello in mezzo ai due ragazzi.
Fili la guardò preoccupato, ma prima che potesse chiedere qualcosa la ragazza li guardò
- Ho bisogno del vostro aiuto-
 
*Angolo della imperdonabile autrice*
Sono talmente felice di essere riuscita a pubblicare che neanche lo ricontrollo quindi toh, un capitolo non betato. Credo che prima o poi farò una completa revisione di tutto e lo ripubblicherò, ma quando non lo so.
E non vi farò nemmeno più promesse vista l’ultima volta, però la buona notizia è che la storia non è abbandonata. Ci sto lavorando, più o meno.
Spero che il prossimo aggiornamento uscirà in meno tempo ma eh, who knows. Abbiate fede (ma non in me)
LaViaggiatrice

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