Ringraziamenti:
ancora una volta, debbo usare questo spazio per replicare ai recensori di
un’altra storia (Whisky
Incendiario, per la precisione), ma credo che sarà l’ultima, perché non ho
in programma altre one-shot.
Yuya Lovegood: grazie mille
per i complimenti. Davvero gli scacchi sono il gioco della Morte? Non l’ho mai
sentito dire, ma suona molto bene. Sono felice che tu abbia apprezzato la resa
di Ron. In effetti, il “mio” Ron è OOC, non ci piove, ma la cosa è
perfettamente voluta. Non è stato facile escogitare una trama, piuttosto un
flashback, che rendesse plausibile una simile evoluzione rispetto al
personaggio canonico; spero proprio di esservi riuscito.
Ramona55: lo slash è un filone forse troppo sfruttato, ma
la coppia che va per la maggiore è certo Harry/Draco. Non nutro preferenze di
genere e neppure di pairing, ma avevo bisogno di “qualcosa” intorno a cui
costruire la trama; da che mondo è mondo, una storia d’amore infelice è molto
adatta all’uopo. Ron gronda sarcasmo, ma è soprattutto un meccanismo di difesa.
Lux: mi fa piacere che
continui ad apprezzarmi, perché questa storia può non piacere. Ron, poverino,
ha davvero pochi fan, ma credo che la colpa sia tutta della Rowling. E
considera che, passando dalla scacchiera alla vita, ha perso la partita più
importante; credo che questo risponda alla tua obiezione. Su Silente, come
vedi, anch’io non ho azzardato risposte, ma soprattutto domande. Hermione…
visto che siamo d’accordo, stendiamo un velo pietoso. OK?
Kitsunechan: temo che il lieto
fine e le mie storie non vadano troppo d’accordo. Mi rendo conto che questa
storia, occupata quasi per intero da un monologo interiore, si trasforma in un referendum
pro o contro il mio Ron; non so se l’apprezzamento sia diretto al merito delle
scelte che ho compiute, ma mi accontenterei anche di veder apprezzata, diciamo,
la perizia tecnica. Dopotutto, i personaggi stanno simpatici o antipatici, e si
sa, de gustibus…
Julien: grazie per i complimenti e anche per i baci.
Veramente costruiamo i personaggi in maniera simile? Sono ansioso di leggere le
tue storie. Di norma non punto sul dark o sul drammatico… oddio, temo che la
storia che sto pubblicando mi smentisca clamorosamente! Vedi tu.
Danieldf: ci siamo già
chiariti in separata sede, ma, a scanso di ulteriori equivoci, ribadisco che
Ron è morto. Ri-tzè? Non fa molto “Mago più potente” eccetera, ma ho
sempre avuto una predilezione per le onomatopee.
Mariademolay: il tuo
apprezzamento ha sempre un grande valore. Su Ron ci troviamo in perfetto
accordo. Minerva che fugge con Voldemort? Non credo di possedere la tua vena
parodia, ma chissà, potrei provare. Hermione ubriaca? Si potrebbe anche fare,
ma non ho una speciale predilezione per i personaggi “sotto spirito”, anche se
il detto “In vino veritas” ha certamente il suo peso. E’un espediente
narrativo come un altro.
Galadwen: pensa che stavo per
pubblicare senza leggere la tua recensione! Apprezzi il personaggio, ma la
storia non ti quadra? Può essere che appaia poco plausibile, o addirittura fuori
della realtà, visto che l’ho scritta in un momento di profonda crisi personale;
ma ti confesso che sono sorpreso. Nella mia testa, storia e personaggio coincidono,
l’una sorregge e giustifica l’altro. Oh be’, le critiche sono utili proprio per
l’apporto di punti di vista nuovi… anche se mi riesce difficile, confesso,
seguire il tuo.
Of our elaborate plans,
the end.
Of everything that stands, the end.
[Jim Morrison]
Il
Ministro osservava il castello, into rno al cui profilo maestose e severo
i raggi estivi disegnavano scherzose dita d’oro. Ma non era quello spettacolo,
per quanto gradevole esso fosse, a farlo sorridere.
Era l’ultimo giorno di Agosto.
L’indomani, un nuovo anno scolastico sarebbe cominciato, alla Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts, il primo dopo la paralisi dell’attività didattica dovuta
ai lutti e alle distruzioni della Seconda Guerra. Grazie all’impegno del
Ministero, la scuola avrebbe riaperto dopo un solo anno di chiusura, e i
giovani maghi avrebbero ricevuto un’istruzione di prim’ordine, rispettosa delle
direttive ministeriali, che il Preside della scuola non avrebbe più potuto
ignorare.
Quasi inavvertitamente, lo
sguardo del Ministro scese dal castello al terreno davanti a lui: un angolo
mesto e poco frequentato, che ospitava il cimitero della scuola. Per consenso
generale, si era deciso di seppellirvi anche i caduti dell’ultima battaglia,
avvenuta proprio davanti ai cancelli. Fosse stato per lui, i cadaveri sarebbero
finiti in qualche fossa comune,… ma, un anno e mezzo prima, il suo potere non
era ancora abbastanza saldo perché potesse sfidare impunemente l’opinione
pubblica. Per fortuna – il sorriso si accentuò – si era liberato di quel
particolare problema molto in fretta.
Si spostò di qualche passo a
sinistra ed eccole lì, le tombe dei caduti, un poco discoste dalle altre: due
schiere di lapidi sull’attenti, parallele, ma separate da un vialetto ben
tenuto, che invogliava il visitatore ignaro o distratto a godersi la
passeggiata. Gli Champs-Élysées della
Morte.
Quegli occhi soddisfatti si
posarono sulla prima lapide di destra. L’iscrizione in caratteri bianchi si
stagliava sulla pietra nera, nitida nonostante la luce intensa, che riusciva
soltanto a rendere meno funereo il suo aspetto; ma il Ministro avrebbe saputo
leggerla anche ad occhi chiusi. Ognuna di quelle lapidi era incisa nella sua
memoria come un simbolo, una pietra angolare del trionfo e del potere.
Le lettere candide sembravano
orgogliose di proclamare che lì giaceva
Severus Piton
1959
– 1998.
Lo avevano sepolto nella fila di
destra, quella dei difensori di Hogwarts, sebbene neanche in quell’ultima
battaglia si fosse davvero compreso da che parte stesse: era morto troppo in
fretta perché si potesse capirlo. E, dopotutto, non doveva esserci alcun
processo di Norimberga, visto che, in realtà, entrambe le parti avevano perso e
che il vincitore era, diciamo così, un “terzo incomodo” a cui importava ben
poco delle vecchie lealtà. Non lo aveva forse dimostrato personalmente?
A sinistra, bianche come il
cappuccio che la defunta aveva indossato con tanto orgoglio, le lettere
squillavano il nome di
Bellatrix Black Lestrange
Nessuno si sarebbe aspettato che
fosse la prima caduta dei Mangiamorte; al contrario…. Eppure, in qualche modo,
l’occupante della seconda tomba di destra era riuscito nell’impresa, prima di
soccombere a sua volta.
Neville Paciock
1980
– 1998.
Era stato l’inizio dell’ecatombe.
I suoi occhi saettavano a destra
e a sinistra, guizzando sulle lapidi senza davvero vederle, mentre i nomi delle
vittime si affollavano nella sua mente.
La McGranitt. Vitious. Hagrid, quel grosso stupido che si era
cacciato in una faccenda più grossa di lui. Le gemelle Patil, sulle cui doti di
combattenti nessuno avrebbe scommesso uno Zellino e che, invece, erano riuscite
a terminare sia i Tiger sia i Goyle. Junior e senior.
Rodolphus e Rabastan Lestrange. Remus Lupin. Arthur e Molly Weasley.
Jugson, Nott e Rookwood, tutti e tre uccisi dallo stesso, potentissimo
Incantesimo scaturito dalla bacchetta di Albus Silente.
Kingsley Shacklebolt, Ninfadora
Tonks e quasi tutti gli Auror riempivano buona parte della fila di destra:
erano stati così stupidi da tentare di attaccare il Signore Oscuro in persona,
vedendolo difeso soltanto da quattro o cinque dei suoi fedelissimi (E
qui la bocca del Ministro si contorse in un ghigno).
Un’unica fossa, a sinistra,
raccoglieva le carcasse annerite di qualche centinaio di Creature Oscure.
Subito dopo, un’altra era destinata ai giganti, o meglio: a quel poco che ne
era rimasto, una volta che gli Incantesimi avevano compiuto il proprio lavoro.
Il Ministro continuò a camminare,
a guardare, a ricordare. I moti dell’animo erano pressoché impercettibili, le
alterazioni del viso minime.
E, quasi all’improvviso, ecco che
la passeggiata era giunta al termine: sulla destra, quattro lapidi accostate
fronteggiavano, come un baluardo invalicabile, quella che troneggiava solitaria
sulla sinistra. Lì riposavano gli ultimi cinque caduti della battaglia.
La prima sulla destra inaugurava
una serie di stupide frasette commemorative; difficile stabilire quale fosse la
più disgustosa.
Ronald Weasley
1980 - 1998
Credette
nell’amicizia fino al sacrificio della vita.
Le sue narici fremettero: che
spreco di paroloni per un ragazzo tardo e insignificante! Era morto come era
vissuto: da fesso. Soltanto un fesso poteva fiondarsi davanti a Potter che
stava per essere colpito dalla Maledizione Mortale.
Accigliato, continuò a camminare,
già intento a leggere la seconda lapide:
Hermione Granger
1979 – 1998
L’ultima degli eroi.
Leggi: “L’ultima a morire, degli
studenti di Hogwarts”. Con l’ovvia eccezione. Eroina? Bah! Non valeva neanche
la pena di un pensiero sprezzante, la Babbanastra! Come tutti i Babbani, del
resto: perché perdere tempo a disprezzarli, quando è molto più divertente sterminarli?
La terza iscrizione commemorava:
Albus Silente
1841 – 1998
Seppe
rimanere il Preside di Hogwarts fino all’ultimo respiro.
Il che voleva dire che l’idiota si era fatto ammazzare da
Tom Riddle, pur di stancarlo e offrire una minima possibilità al suo protetto.
Macché Preside e Preside, quello era un caso lampante di pedofilia, mista ad un
bel po’ di demenza senile! Un sacrificio stupido e – soprattutto - inutile,
come ammoniva l’ultima lapide:
Harry Potter
1980 – 1998
Colui
che ci ha salvati. Colui che non possiamo dimenticare.
Ecco, questa non era disgustosa.
Questa lo faceva infuriare.
Cercò conforto nell’imponente lapide di sinistra, e il
dolce ricordo rispose al richiamo, scacciando la collera dalla sua mente, nello
stesso momento in cui le sue labbra formavano, in silenzio, le parole incise
nella pietra:
Tom Orvoloson Riddle
1928 – 1998
Un
Mezzosangue che ha osato troppo.
Il Ministro sghignazzò
apertamente: quella era la sua vendetta! La vendetta postuma, visto che
si era anche preso la briga di eliminare personalmente il Mezzosangue in
parola.
E pensare che quel mentecatto era
sicuro di non poter morire. Che stupido! Fidarsi delle Arti Oscure è
pericoloso, molto pericoloso… lo scudo che ti protegge può tramutarsi,
improvvisamente, nel pugnale che ti trapassa la schiena.
Proprio come uno dei tuoi più fidati
servitori (si concesse un’altra sghignazzata) può rivelarsi, al momento
opportuno, un traditore pronto a ucciderti, pur di impadronirsi del potere
assoluto.
Il suo sguardo si incupì
nuovamente, tornando a posarsi sulla tomba di Harry Potter… La tomba che
nessuno, tranne lui e gli Auror incaricati della caccia all’uomo, sapeva essere
vuota.
Harry Potter, il Ragazzo Sopravvissuto, l’aspirante
salvatore del Mondo Magico, era scomparso. Il suo duello con Riddle era
giunto all’apice – entrambi avevano scagliata la Maledizione Mortale - e
l’attenzione generale era concentrata su di loro… quale occasione migliore, per
il suo tradimento?
Aveva ucciso Riddle, con immensa soddisfazione personale.
Ma, quando si era voltato per eliminare anche Potter, lo
aveva visto scomparire. Non come qualcuno che si Smaterializza; era come se
fosse diventato, a poco a poco, trasparente,… fino a scomparire,
appunto.
Quel pensiero aveva ancora il potere di inquietarlo.
Ancora adesso, non erano riusciti a trovare una spiegazione del fenomeno;
perfino gli esperti dell’Ufficio Misteri avevano saputo raggiungere soltanto
una certezza negativa, ossia che Potter non era morto. E questo era il
motivo per cui le energie migliori del Ministero gli stavano dando la caccia:
in qualunque forma, stato o dimensione si trovasse, Potter sarebbe stato un
esemplare unico per gli studi degli Indicibili… e, soprattutto, un simbolo, una
leggenda che si doveva rendere innocua. A tutti i costi.
Certo – digrignò i denti – alcuni di quei costi erano
davvero alti. Prendiamo quella lapide: se qualcuno aveva davvero salvato
il Mondo Magico, quel qualcuno non era certo Potter, nossignori! Chi aveva
ucciso Tom Riddle? L’attuale Ministro della Magia, proprio così! E, invece di vedersi
onorare con qualche centinaio di statue equestri, o simili, il vero
salvatore del Mondo Magico si trovava costretto a sostenere la patetica
finzione secondo cui l’eroico ragazzo era riuscito ad uccidere
“Voi-Sapete-Chi”, ma non era sopravvissuto allo scontro. Un eroe di infimo
rango, davvero. Ma la menzogna era molto più semplice e appagante della verità;
evitava, perlomeno, che cominciassero a diffondersi leggende sull’etereo Difensore
della Giustizia, che un giorno sarebbe ricomparso per sconfiggere i malvagi… Certe
panzane attecchivano anche troppo facilmente, lo sapeva.
Avrebbe preferito non concedere a Potter neppure l’aureola
del martire, ma, in quei primi giorni del suo potere, aveva avuto ben altri
problemi di cui occuparsi e, quando si era rivolto a questo, era già troppo
tardi.
Fissò un’ultima volta la lapide e scosse la testa: meglio
un cenotafio visibile e concreto, piuttosto che un Cavaliere inafferrabile. I
morti, dopotutto, non combattono e non difendono nessuno. I morti sono morti.
Ormai giunto al termine del vialetto, il Ministro si
voltò. E, contemplando quella distesa di tombe, quasi allegra sotto l’intensa
luce solare, per la prima volta comprese appieno la portata del proprio
trionfo.
Nessuno poteva più essergli d’intralcio. Il fantasma di
Potter, o quel che era, non era più minaccioso delle nuvole che solcavano
l’azzurro del cielo. Voldemort era morto. Silente era morto e Hogwarts era al
suo servizio. Controllava il Ministero della Magia. Conservava le alleanze stipulate
tra l’Oscuro Signore e le più svariate Creature Oscure.
Presto, molto presto, avrebbe potuto mettere in
atto i propri piani.
Per un istante meraviglioso e perfetto, contemplò il
proprio sogno, vedendolo già realizzato: un mondo privo di Babbani; un mondo
dove i maghi dominavano; dove, su ogni persona e ogni cosa, incombeva l’ombra,
ad un tempo protettiva e minacciosa, del Potere assoluto. La sua ombra.
“Imperatore del Mondo Magico”? No, ”del Mondo” e
basta, perché non sarebbe mai più esistito un mondo “non magico”.
Crollò il capo, con un sorriso vivace e divertito: ai
titoli avrebbe pensato in seguito. C’erano tante cose più urgenti, che
richiedevano la sua attenzione: gli ultimi ritocchi ai suoi piani…
Già ripreso dal torrente delle cure quotidiane, riprese il
cammino, in direzione inversa, con l’incesso austero e solenne di chi medita
sulle questioni più profonde.
Alle sue spalle, una breve folata di vento trasportò una
foglia smeraldina sul cenotafio di Harry Potter. Forse, all’uomo in cammino, avrebbe ricordato il colore dei suoi occhi. Ma era poco probabile, giacché egli non amava indulgere a ricordi oziosi.
Lentamente, tra l’indifferenza delle tombe, la figura
orgogliosa e regale incoronata dai raggi del Sole calante, il Ministro della Magia si allontanava.
Note.
Non ho molto da dire, visto che questo è un capitolo di apertura.
Normalmente, scelgo le epigrafi in base all’ispirazione del momento; per questa fic, invece, ho deciso di limitare la scelta alle sole canzoni dei Doors. Non è proprio una song-fic, diciamo, piuttosto, una fic con colonna sonora, ammesso che esista qualcosa di simile.
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