Come l'inverno ammalia

di Horians
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo ricordo: come Jack conobbe Elsa ***
Capitolo 2: *** secondo ricordo: come Jack conobbe la principessa ***



Capitolo 1
*** primo ricordo: come Jack conobbe Elsa ***


IMPORTANTE: Buonasera, volevo solo informare e avvertire coloro che in passato avevano già letto la mia ff. Sono sempre io, chiamata Violine_Xin nell'account precedente, quindi questa ff sottostante non è opera di plagio, solo che ho dovuto cambiare account. Putroppo il mio computer è stato vittima di hackeraggio e di conseguenza hanno avuto accesso a tutti miei social grazie alle password salvati sul pc, quindi per un periodo c'è stato un po' di scompiglio anche sul mio account di efp (mi aveva cancellato le storie, anche questa che sto ripubblicando, e pubblicate altre che non avrei mai scritto...) mi scuso per quelli che avevano recensito e salvato la fan fiction tra le seguite e preferite, ma giuro che non è colpa mia :((
Ho dovuto cancellare tutto, sia email, che fb ecc... sono rimasta leggemente demoralizzata e con gli esami e problemi vari non mi andava proprio di rimettermi a pubblicare storie, ma ora che ho risistemato tutto e sto più tranquilla mi è venuta una gran voglia di scrivere e ho pensato perché non riprovare? XD e quindi niente, buona lettura :)





PRIMO RICORDO

(Jack 6 anni-Elsa 9 anni)

 

La prima volta che la vide, Jack se lo ricordava bene. 

Come poteva dimenticare quella minuta fanciulla che riusciva con un semplice e fluido gesto, accompagnato da un sorriso disarmante a far sbocciare come un fiore una piccola gemma di ghiaccio nascosto nei suoi palmi?

Certo, ci mise più tempo del dovuto a realizzare che quel miracolo l’avesse realmente compiuto la pallida creatura con la chioma che gli ricordava il debole calore del sole invernale appena sorto.

Quando la bambina notò la silenziosa presenza dell’altro, si voltò allarmata e sorpresa, permettendo così al moretto di notare piccoli e deliziosi particolari, come le guance rosse per il freddo e l’altezzoso nasino all’insù, che fecero arrossire Jack involontariamente, sentendosi colto in fragrante nel fare qualcosa che forse non doveva. Sua madre gli ripeteva spesso la lista di cosa fosse educato e maleducato fare, nonostante non la ascoltasse mai, intuì che fissare di nascosto, ed insistentemente, una sconosciuta non apparteneva alla prima classe delle azioni.

-Buongiorno.- lo salutò educatamente la bambina chiudendo velocemente i palmi delle mani, nascondendo il suo delicato fiorellino di ghiaccio al sicuro.

-Ciao.- rispose impacciatamente Jack, decidendo di allontanarsi dalla sua postazione dietro  l’albero.  Una volta davanti alla fanciulla, notò con disappunto che, per quanto fosse esile e graziosa, era più alta di lui di una buona spanna, tuttavia nel mentre aveva recuperato tutta la sfacciataggine che lo caratterizzava e si presentò senza imbarazzo arrivando subito al punto -Io sono Jackson. Posso vedere quella stregoneria che hai appena fatto?-

-Non è una stregoneria.- replicò offesa la bambina stringendosi ancora di più i pugnetti al petto, assumendo immediatamente un atteggiamento sulla difensiva.

-Si insomma, il ghiaccio è cresciuto e poi è diventato un fiore, quella cosa lì.- spiegò imitando goffamente con le mani l’atto del sbocciare.

-Io non ho fatto niente.- continuò a negare la bambina, ma Jack essendo un bugiardo scapestrato esperto fiutò immediatamente la frottola, anche perché la biondina non era un granché a mentire, anzi ad essere sinceri non ne era proprio capace.  

Jack si grattò pensieroso la chioma scompigliata con una smorfia concentrata, elaborando con la sua testolina vivace un modo per convincere la ragazza a smettere di cercare di consumare con lo sguardo il masso alla sua destra e di mostrargli di nuovo quel trucchetto.

-Sai, ho un segreto, te lo dico solo se poi non lo dici a nessuno.- disse facendo  il misterioso, ottenendo l’effetto sperato visto gli occhi chiarissimi della fanciulla finalmente incontrarono i suoi -Anch’io so fare cose stranissime.- sussurrò abbassando il tono della propria voce -Riesco a dondolare con la testa in giù da un albero lo sai?- si vantò sperando di fare colpo con una delle sue mosse migliori, che a quell’età lo portava a  considerarsi un vero e proprio fenomeno.

-Come una scimmia?- sgranò gli occhi incredula la ragazza.

-Cos’è una scimmia?-

-Oh non lo sai? E’ un piccolo animaletto alto più o meno come quel masso. - indicò con un cenno del mento un masso coperto di neve mentre con una mano libera mimava l’altezza -Ha una faccia veramente strana e mangia tanta frutta. Era di un signore che commerciava con papà, quando è dovuto partire se l’è portato via perché dice che le scimmie odiano l’inverno.- 

-Sciocchezze, nessuno odia la neve.- 

-Io non dico sciocchezze.- si offese la piccola.

-Non ci credo, tutti gli animali amano il freddo, come le renne, le alci, i lupi, gli orsi e...e...- cercò di ricordarsi altri esempi corrucciando la fronte -e...i salmoni...e comunque sei una bugiarda.-

-Non è vero.- ribadì stizzita -Io non mento.-

-E invece si, anche prima l’hai fatto. Ti ho visto benissimo fare quella roba lì con il ghiaccio.-

La bambina si ammutolì questa volta, arrossendo fin sulle punte delle orecchie.

-Oh andiamo, che ti costa farmelo vedere.- si lamentò il bambino.

-Non posso. I miei genitori mi hanno proibito a mostrarlo a degli estranei.- confessò la biondina.

-Ma io non sono un estraneo. Io sono Jack, mi sono già presentato ricordi? Tu chi sei invece?-

-Elsa.-

-Bene Elsa, ti prometto che i tuoi genitori non sapranno mai che tu mi hai fatto vedere quella magia. Ora me lo fai vedere? Per favore, per favore, per favore.- insistette con voce petulante.

-Io..non credo che sia giusto, non voglio mentire ai miei genitori.-

-Non è mentire, è un semplice segreto tra me e te. Nessuno lo saprà mai.- sorrise con la sua migliore espressione persuasiva -Te lo giuro su..sui miei pattini nuovi.- disse speranzoso anche se leggermente tentennante riguardo alla promessa, come se potesse pentirsi da un momento all’altro nell’aver messo in palio i suoi preziosi pattini.

-E va bene.- si arrese Elsa rilassando i suoi pugnetti, mostrando il piccolo fiorellino trasparente con i riflessi arcobaleno. Si concentrò un secondo e subito scie di neve cominciarono a condensarsi intorno alle sue piccole mani ghiacciate andando a raddoppiare i boccioli di ghiaccio intorno al fiorellino originale.

Jack con gli occhi sgranati, non si concedeva un battito di ciglia per non perdersi nemmeno un fiocco di quello spettacolo ammaliante -Uao! Ma è fantastico!- non la smetteva di sorridere eccitato -Me lo insegni? Come fai? Ma è veramente ghiaccio?-

-Non lo so, da quel che ricordo c’è sempre stato la neve, non ricordo come lo creavo, appariva quando volevo, poi un giorno all’improvviso riuscii persino a dar forma agli oggetti che avevo in mente. Guarda.- disse inginocchiandosi nella neve con un largo sorriso, lasciandosi trascinare dall’euforia del moretto -Il primo pupazzo che feci era un coniglietto.- raccontò affondando le mani nella neve accumulato nell’ultimo mese, cominciando a modellare un abbozzo con due palle di neve -Avevo visto una mattina un coniglio delle nevi mentre fuggiva per nascondersi nella tana, sembrava cosi morbido e carino che lo volevo assolutamente accarezzare, ma per quanto lo cercai non riuscii proprio a catturarlo, allora papà mi aiutò a crearne uno con la neve. Non ricordo come feci, ma appena finimmo quello prese vita.- Jack si abbassò quasi subito aiutandola a plasmare quell’ammasso niveo cercando di richiamare alla mente l’immagine più carino che aveva di un coniglio.

-Direi che può andare.- ammirò soddisfatta la bambina. 

Prima che Jack potesse chiedere cosa doveva fare ora, con un semplice gesto delle mani, quelle che avrebbero dovuto essere le orecchie del coniglietto si tesero.

Elsa quasi scoppiò a ridere di fronte all’espressione incredula del suo nuovo amico quando il muso della palla di neve cominciò a tremare, ma riuscì a trattenersi grazie alle rigorose lezioni di galateo alle quali era stata sottoposta fin da piccola.

-Ma..ma..ma  si è mossa, per tutte le renne con i nasi rossi, non ci posso credere!-

Elsa rise di gusto vedendo la velocità dello scorrere delle emozioni sul volto di Jack quando il coniglietto fece i primi passi.

-Elsa, dove sei?! Elsaaa!-

Sentendo il richiamo il coniglietto si accasciò immediatamente sul manto bianco, che ricopriva la terra sotto le sue zampette. Era come se con il piccolo animaletto se ne fosse andato anche tutta la magia del momento facendo quasi dubitare al bambino dello spettacolo che aveva appena assistito.

-Tesoro! Rispondi, dobbiamo andare. Elsaaa.- Richiamò la grave voce maschile di poco fa.

-Io credo...di dover proprio andare ora. Mi sono divertita Jack.- disse Elsa sorridendo contenta mentre si alzava lisciando il mantello spiegazzato e completamente zuppo ai bordi.

-Possiamo giocare ancora?- chiese speranzoso il bambino alzandosi anche lui.

Elsa non rispose subito, ma sorrise -Forse.- gli prese la mano e pose con delicatezza i piccoli fiori di melo -Questo te lo regalo. Ciao Jack.-

-Ci vediamo.- rispose immediatamente, ma Elsa si era già incamminata.

 

Quando Jack tornò a casa, si munì di particolare premura a nascondere il suo piccolo tesoro dagli raggi, seppur tiepidi, del sole. Trovò un bel posticino sotto un albero, in mezzo alla neve, adombrato dalle radici circostanti. Ad ogni intervallo regolare di tempo fuggiva a controllare che fosse ancora nella stessa posizione da come l’aveva lasciato e che la neve non l’avesse coperto troppo. Continuò con questo strano via vai per tutto il pomeriggio, alimentando la curiosità dei familiari, finché non calò il buio e la madre gli proibì di mettere il naso fuori dalla porta.

 

Nonostante ciò, due giorni dopo il fiore si sciolse.

 

 

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Capitolo 2
*** secondo ricordo: come Jack conobbe la principessa ***


SECONDO RICORDO

(Jack 7 - Elsa 10)

 

La seconda volta che Jack incontrò la sua “fatina" delle nevi scoprì anche che era la sua principessa. 

 

Era la prima volta che la madre lo portava con sé giù dal monte per partecipare all’annuale parata della famiglia reale per festeggiare l’arrivo della primavera. Da generazioni la famiglia degli Overland aveva campato più che dignitosamente grazie alla locanda collocata strategicamente tra una vallata e l’altra, purtroppo però, se da un lato gli affari andavano a gonfie vele, dall’altro non permetteva ai diligenti coniugi di allontanarsi di un singolo passo da quelle quattro mura. Per dipingere la situazione possiamo dire che ogni sera era solito non trovare nemmeno una sedia libera o un boccale di birra vuota. I clienti andavano e venivano, alcuni per un pasto veloce ed altri addirittura per giorni se sfortunatamente incappavano in bufere di neve.

Tuttavia, quell’anno una categorica signora Overland aveva deciso di aver sgobbato più che abbastanza per tutto l’inverno, quindi sia lei che suo figlio si meritavano di staccare un attimo dalla frettolosa quotidianità. E quale occasione migliore avrebbe potuto trovare, se non la festa per celebrare la fine del gelo ad Arendelle. 

Non che Ellen odiasse il suo lavoro, anzi tutto il contrario. Era nata e cresciuta in quella locanda. Era la sua casa, il suo rifugio, la sua certezza, il luogo dove aveva conosciuto il suo adorato consorte e dove aveva accumulato i ricordi più preziosi della sua vita, dove il suo bambino era nato e cresciuto. Ciò nonostante non ha impedito alla donna di abbandonare il lavoro per quel giorno, trascinandosi dietro il marito e la sua copia più piccola al vivace centro del Regno.

Il piccolo Jack non stava più nella pelle dall’euforia mentre saltellava da una bancarella all’altra, evitando sempre all’ultimo di finire addosso ai passanti, stupendosi per ogni minima novità e ridendo delle risposte saccenti che i grandi gli davano per le sue curiosità. 

-Jack, veloce, sta per iniziare la parata!- lo richiamò la madre appena sentì le trombe suonare da ogni angolo delle case. 

Con difficoltà riuscirono ad avanzare tra la folla e a conquistare una postazione ottimale nella via principale, dove di lì a poco la famiglia reale si sarebbe mostrata con tanto di musicisti, ballerini,  mangiafuoco, giocolieri ecc...o così gli aveva raccontato i genitori, visto che Jack non aveva mai partecipato ad eventi del genere, quindi fissava insistentemente, pieno di aspettative, l’angolo della strada seduto sulle spalle del padre.

L’allegra musica giunse molto prima, seguita poi dai colorati abiti eccentrici dei ballerini, i quali aveva legati sulla vita uno scialle pieno di fiori, spargendoli ad ogni giravolta, creando una pioggia di petali profumati. L’entusiasmo del corteo si trasmetteva senza problemi ai cittadini che ancor prima di vederli avevano cominciato a battere le mani a ritmo dei tamburi fomentati anche dalle risate e dalle urla della folla che li precedevano.

Al seguito arrivarono una decina di cavalli misti tra pony e stalloni, trattenuti da bambini e soldati, sopra i quali erano caricate cesti di frutta fresche e dolciumi, che venivano distribuiti ai due lati della via. A metà corteo finalmente apparve la famiglia reale con a capo il re e la regina, che sorridevano apertamente ai cittadini, mentre contribuivano a distribuire fiori. 

Non appena Jack notò la figura tremendamente familiare di una bambina a seguito dei governanti, sgranò gli occhi -Emma!- urlò con grande sorpresa dei genitori. 

-Come Jack? Conosci qualcuno?- chiese la madre, che riuscì a sentire il suo urlo nonostante la musica e la confusione.

-Si! si! Madre, quella è Emma, è una mia amica.- disse concitato indicando la graziosa biondina. 

Ellen non capì all’inizio, ma seguendo la traiettoria del figlio rise divertita -Ma no tesoro, quella non è Emma, si chiama Elsa ed è la principessa di Arendelle.- 

-Principessa?- chiese confuso Jack, ma accantonò subito l’informazione considerandolo irrilevante -Elsa è una mia amica.- insistette il bambino.

-Quando hai conosciuto la principessa?- chiese sorpresa la madre.

-Credo quando il re venne quel giorno per controllare l’agibilità delle vie della vallata prima della festa dell’inverno.- ipotizzò il padre -Ricordo che terminata la chiacchierata era corso fuori credendo di aver perso la figlia.- 

-Elsaaa.- chiamò nel frattempo il piccolo morette incurante delle speculazioni dei genitori, cercando di sovrastare le trombe, i flauti e strumenti vari per attirare l’attenzione dell’amica invano.

A girarsi fu invece una bambina lentigginosa con due infantili treccine rosse, la quale trotterellò verso la più grande attirando questa volta la sua attenzione per indicare il bambino seduto sulle spalle del padre.

Jack gongolò felice quando vide il proprio nome formarsi sulle labbra della principessina, non che potesse sentirlo con tutto quel baccano, ma era sicuro che l’avesse detto. Si dimenò sulle spalle del padre per scendere con l’intenzione di correre incontro all’amica, tuttavia prima di riuscire a scavalcare le corde adornate di fiori che circoscrivevano la strada venne trattenuto dal genitore.

-Tesoro non possiamo passare ora, dobbiamo aspettare che passi il corteo prima.- spiegò ragionevolmente la madre.

-Ma devo salutare Elsa.- 

-Guarda sta venendo da questa parte.- disse il padre, non lasciando ancora la presa conoscendo l’indole imprevedibile del figlio.

-Ciao Jackson.- urlò la bambina sorridendo, quando fu abbastanza vicina. Questa volta Jack la udì perfettamente.

-Ciao Elsa! Cosa fai? Andiamo a giocare insieme.- decise afferrando di amichevolmente l’avambraccio della bambina, tirandola oltre la delimitazione. All’improvviso aveva perso interesse per il corteo e tutto ciò che fino a poco fa gli aveva fatto brillare gli occhi. La sua concentrazione si era focalizzata ormai completamente sulla minuta principessa di fronte e sui suoi poteri.

Una serie di reazioni avvennero simultaneamente. Le guardie scattarono verso di loro, i genitori di Jack si strinsero al figlio ed Ellen squittì sorpresa il suo nome, la bambina di prima corse frettolosamente verso la principessa stringendole l’altro braccio e tirandola verso di sé, mentre la folla intorno a loro trattennero il fiato.

-No! Lascia mia sorella.- minacciò la rossa con la sua migliore espressione intimidatoria, suscitando tuttavia solo una serie di risate trattenute tra il pubblico.

Elsa una volta recuperato l’equilibrio si voltò calmando le guardie,  dando un’occhiata di rimprovero alla sorellina -Anna è tutto a posto.- poi con gentilezza si liberò dalla presa sicura del bambino -Mi dispiace Jackson, ma oggi non posso proprio giocare con te. Facciamo una prossima volta.- sorrise cordiale per poi proseguire con il corteo che era stato rallentato, salutando per un ultima volta con la manina il volto deluso dell’amico.

 

Una volta tornati alla locanda, era ormai tarda sera.

-Oh tesoro, non essere triste.- cercò di consolarlo la madre vedendo il labbro inferiori pendente del moretto.

-Ma Elsa è mia amica perché non vuole più giocare con me?- chiese ferito, rimuginando ancora sull’episodio accaduto poche ore fa.

-Perché è una brava principessa, sa qual’è il suo dovere. Non poteva abbandonare il suo compito per andare a divertirsi.- spiegò la donna, ma non vedendolo convinto continuò -Quando il mio piccolo ometto aiuta la mamma a sparecchiare i tavoli, non va a giocare con Nicolai e gli altri giusto? Questo perché Jack è un bravo bambino maturo e responsabile come Elsa. E poi la principessa ti ha promesso che giocherete una prossima volta no?-

Il bambino ci pensò su, poi scrollò le spalle leggermente più sereno dopo il complimento della madre.

 -Bene ora che non hai più quel broncio, andiamo a preparare la cena. Comunque credevo che ti annoiassi a giocare con le bambine, giusto l’altro giorno hai fatto piangere Astrid perché non la volevi nel tuo gruppo.- lo prese in giro la madre.

-Ma mamma, Astrid è noiosa e pure piagnucolona. Tutte le femmine lo sono e non mi diverto con loro.-

-Però vuoi giocare con Elsa.- lo stuzzicò la donna, mentre si legava il grembiule.

-Perché lei è divertente.- affermò solo -Ma non lo sa.-

 

 

******

 

Jack si riscosse dal vortice di ricordi in cui era stato risucchiato un’altra volta. Alzò la mano rivolgendo il palmo verso l’immenso manto scuro della notte adornato solo da piccole lucine belle come il mappamondo di Nord. 

Un fiocco bianco si posò con delicatezza sulle punta delle sue dita, con la stessa eleganza e riservatezza con cui lei era entrata nella sua vita. 

Involontariamente aveva cominciato a far nevicare.

 

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