Reckless

di FreWolfie5
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It's story time ***
Capitolo 2: *** We are the reckless ***
Capitolo 3: *** Occhi di ghiaccio ***



Capitolo 1
*** It's story time ***


C'era una volta, tanto tempo fa...no, un momento. 

Vi siete mai chiesti come mai ogni singola storia debba per forza iniziare con questa stupida frase? Non ha senso! Siamo nel presente. E poi diciamo la verità, un incipit del genere è talmente antiquato. Non sarebbe ora di cambiarlo con qualcosa di più interessante e moderno? 

Dov'ero rimasta? Ah, sì. 

La mia storia non si svolge in nessun regno lontano lontano. Dimenticatevi i castelli, i villaggi provinciali, i prati fioriti e tutta quella robaccia inutile. Non aspettatevi nè teneri animaletti del bosco che aiutano a pulire, nè tanto meno scarpette di cristallo. Non userò paroloni articolati o aggettivi ricercati come: "Così, la principessa volse il dolce sguardo verso il meriggio, ondeggiando con grazia i suoi fluenti capelli color del grano". Ma chi parla più in questo modo? Qualcuno deve aver ingoiato un vocabolario intero prima di scrivere una tale schifezza. 

BLEAH! 

Lo so, di solito non è il protagonista della storia a narrarla. Peché mai sprecarsi a parlare di sè quando puoi assumere qualcuno che faccia tutto il lavoro sporco al posto tuo? I buoni si sentono importanti quando sono i narratori a raccontare le loro vicende, come delle divinità o che so io. 

Ah, i buoni. Così innocenti, così angelici e così...disgustosi. 

Volete sapere che ne penso veramente di quel branco di pecore senza cervello? Non sono altro che dei presuntuosi, arroganti, superficiali, vanitosi, palloni gonfiati, falsi e bugiardi. Nemmeno una matriosca russa potrebbe essere più piena di sè. Fanno tanto i santarellini, ma dietro la loro maschera di zucchero sono marci fino al midollo. 

Il vantaggio di questa storia? Non c'è trucco e non c'è inganno! Finalmente saprete tutta la verità su di noi. Conoscerete il rovescio della medaglia direttamente da qualcuno al suo interno. Sto parlando di me, ovviamente. Mica mi avrete confusa per una di quelli, spero! Potrei vomitare anche solo al pensiero. 

Ora basta con le chiacchiere, non so come funzioni da voi, ma dalle nostre parti preferiamo agire. Il viaggio sta per cominciare.

Paura?   


Angolo autore

Salve! Questa è una breve introduzione per la nuova storia, spero vi piaccia. Premetto che non so quanto spesso caricherò nuovi capitoli, ma farò il possibile perchè non rimanga in sospeso troppo a lungo. La storia si ispira lievemente al film "Descendants" (nel caso qualcuno ce l'abbia presente), ma solo il concetto di base rimane lo stesso. Tutto il resto, compresi i personaggi e le ambientazioni, è completamente diverso. Allora, che ne dite? Vi ho incuriosito? 

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Capitolo 2
*** We are the reckless ***


Ma come? Siete ancora qui? Beh, peggio per voi. 

Ora che ci penso, forse siete rimasti perché ancora non sapete chi io sia. Aprite bene le orecchie, perché vi informo che è Gabrielle Wolf che vi parla. 

Sono cattiva per divertimento, questo è ovvio, ma anche per vocazione in un certo senso. Certo, ammetto che non è stato affatto difficile nascere con la malvagità in corpo data la mia discendenza. 

Il mio idolo è sempre stato lui, il più cattivo fra i cattivi, con quella sua aura carica di potere e terrore a circondarlo. A volte gli bastava una semplice occhiata per far scappare chiunque nel raggio di chilometri. Perfido come pochi, senza scrupoli. Ovviamente sto parlando di mio padre, l'antagonista numero uno per antonomasia, temuto e rispettato da tutti, con una fama senza precedenti, il padre fondatore della perfidia allo stato puro. 

Il grande lupo cattivo. 

Diciamo la verità, chiunque è in grado di fregare qualche ridicola sedicenne svampita, la trovo un'idea quasi adorabile, ma bisogna avere un vero cuore di pietra per ingoiarsi vive una bambinetta petulante ed una vecchia in un colpo solo. Mio padre era fenomenale. Lui era ingegnoso, freddo calcolatore, non lasciava nulla al caso. Un esperto del mestiere, insomma. Fin da piccola, lui è stato grandioso come padre, un insuperabile esempio di cattiveria. Mi ha insegnato tutto ciò che so. 

Perché utilizzo il passato quando parlo di quest'uomo incredibile? Semplice, se avete letto la storia fino in fondo, allora sapete com'è andata a finire. Sapete cosa quel dannato cacciatore gli ha fatto. Da anni sogno di avere la mia vendetta su quel mostro. E poi si fanno chiamare buoni. 

Ad ogni modo, senza mio padre in circolazione, sono cresciuta in fretta e mi sono stabilita nella foresta oscura. Un'intera foresta tutta per me, niente male,eh? Posto tranquillo, solitario, ricco di selvaggina per la caccia e senza vicini rompiscatole. 

Fatta eccezione per i miei tre demonietti. 

Proseguendo lunga la costa, si arriva alla Baia delle sirene. Cosa? Pensavate che le sirene fossero tutte graziose e gentili come Ariel? Sbagliato. In realtà sono più delle vipere marine che non perdono occasione per tentare di farti annegare. Se le conosceste, vi passerebbe la voglia di farvi una nuotata con loro cantando allegramente tutti insieme "in fondo al mar", credetemi. Comunque, proprio lì accanto si trova il famigerato vascello pirata di Capitan Uncino. Nella sua ciurma c'è anche Aaron, suo figlio e mio tormento costante.  

Aaron è piuttosto megalomane ed egocentrico. Si crede un gran fico, cosa che oggettivamente potrebbe anche essere vera, ma il suo atteggiamento non fa altro che renderlo odioso a livelli insostenibili. Detto ciò, devo ammettere che è un ottimo spadaccino. Ha fegato, non si tira mai indietro, tranne quando si tratta di coccodrilli. L'episodio che ha segnato suo padre ha fatto nascere in Aaron questa sua fobia, strana, ma comprensibile. Mi sembra quasi di sentirlo. "Se perdessi una mano anche io, poi il mio fascino disarmante ne risentirebbe". Tutto sommato non è male, specie come esperto cacciatore di tesori e occasionale ladruncolo. 

Spotandosi verso le Praterie Rosso Sangue, si arriva alla dimora della mia carogna preferita. Rose, la figlia della Regina di cuori. Putroppo sua madre è stata bandita dal suo stesso regno dopo che ha cercato di decapitare il suo intero popolo. Che donna deliziosa! Ora vivono in una casetta circondata, naturalmente, da milioni di rosse rosse spinose. Penso avessero in mente di aggiungere anche qualche pianta carnivora gigante al giardino, il che non sarebbe male. 

Perché adoro Rose? Perché lei è una vera tosta. Non accetta mai un no come risposta, ha delle doti naturali verso il comando ed è senza dubbio la regina indiscussa del gioco d'azzardo. Vincere una partita a carte con lei è praticamente impossibile. Conosce ogni singola mossa o strategia mai creata, con l'aggiunta di alcune sue tecniche segrete. E' in grado di lasciarti in mutande e svuotarti le tasche nel giro di pochissime manche. E' anche vero che non si fa certo scrupoli a barare, se deve. Voglio dire, andiamo! Stiamo parlando di Rose! Davvero vi aspettavate che giocasse sempre pulito? Oltre a questo, posso affermare che è la ragazza più corteggiata dell'intero regno e non è difficile capire il perché. Perfino qualche principe mollaccione ha cercato di conquistarla, non che a lei interessi, è una tale spezzacuori. Non ha pietà per nessuno. 

So cosa state pensando. E la fissa per il taglio delle teste? Tranquilli, Rose iniziò a decapitare le sue bambole quando ancora era nella culla, proprio come sua madre le aveva insegnato. Eh sì, un vero orgoglio per la famiglia, se non fosse che crescendo, la mia diavoletta ha deciso di sostituire il taglio delle teste con il taglio...della carta. Già, incredibile, vero? I suoi stencil sono a dir poco perfetti. Lei dice che in questo modo sfoga la sua rabbia depressa in modo più pratico e sano e non le vengono le rughe per la rabbia. In ogni caso, io starei ancora molto attenta se fossi in voi. Sapete come si dice, no? Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Se ve lo dico io, potete crederci. 

Se preferite le basse temperature, potete sempre andare a trovare Jaymel. Sua madre è la Regina delle nevi, quindi,come potete immaginare, la sua reggia è interamente fatta di ghiaccio. Per fortuna è dotata di un incantesimo di isolamento, almeno non dobbiamo beccarci le bufere di neve dei Monti Spezza Ossa anche al chiuso. 

Jaymel è...ecco, come posso dire? Non è un tipo molto socievole. Penso sia un grande fan del silenzio. E' riservato, ma quando pensa qualcosa, la dice con una schiettezza disarmante. Non è facile relazionarsi con lui, il suo fare distaccato, superiore e spesso altezzoso non lo rende per niente amabile. Inoltre, la sua mancanza di tatto ed emotività, sebbene apprezzati, non lo aiutano affatto. Rimane molto spesso indifferente a praticamente qualsiasi cosa, sembra quasi senza vita. 

In fin dei conti, si può considerare piacevole se lo si conosce abbastanza bene. Passata la sua naturale freddezza, è ovvio. Odio doverlo ammettere, ma credo sia il più sveglio del gruppo. Grazie a questo suo isolamento, riesce a restare completamente al di fuori di ogni situazione, riuscendo così ad analizzarna dall'esterno con estremo fare oggettivo. Non si lascia mai influenzare nè coinvolgere da nessuno. Una franchezza come la sua è disarmante. Penso sia l'unico fra noi che non si accorge di quanto sia cattivo. Non avendo sentimenti, nemmeno lui stesso comprende fino in fondo la durezza delle sue parole. Dopotutto, non è colpa sua se non ha mai sperimentato alcuna emozione. Il suo vantaggio? Lui non concepisce il concetto di dolore. Apatia pura. Ecco come descriverei Jaymel. 

Nonostante ciò, anche lui, come Rose, è parecchio desiderato dalle ragazze. Forse perché da l'impressione di essere il tipico "bello e impossibile", colui che nessuna ha mai conquistato e che nessuna può avere. Ora che ci penso, in effetti non è niente male. I geni di famiglia gli hanno permesso di avere una pelle a dir poco perfetta ed una classica bellezza scultorea. Il suo viso sembra ancora quello innocente di un ragazzino, se si tralasciano i suoi penetranti occhi glaciali. Sono di un azzurro così intenso, che sembrano voler scrutarti nell'anima, come se riuscissero a vedere ogni tuo più oscuro segreto. 

E poi ci sono io. L'alfa, la bestia selvaggia senza controllo nè regole. La mia fama di attaccabrighe è rinomata da tutti, chiunque osa sfidarmi finisce al tappeto. Confesso di aver un bel caratterino, quindi vi consiglio di girare al largo, specie se sono di cattivo umore. Rosie dice sempre che ammira il fatto che sia così forte, sicura e indipendente. Aaron invece sostiene che ho uno sguardo che uccide, proprio come quello di mio padre. Sono anche cnosciuta per essere una viscida approfittatrice, esperta nella creazione di trappole, ottima predatrice e stratega con i fiocchi. Cosa chiedere di più? 

Se cercavate guai, siete fortunati. Li avete appena trovati. 

 


Angolo Autore 

Ecco qui il capitolo in cui introduco i nostri protagonisti. Fatemi sapere che ne pensate e ditemi qual è il vostro preferito. 

Adios, 

Fre. 

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Capitolo 3
*** Occhi di ghiaccio ***


Se solo avessi conosciuto il significato della parola "amore", avrei dichiarato il mio amore alla foresta. Ogni sera mi addormentavo in un posto diverso guardando le stelle. Il mattino seguente, tutto attorno me sembrava mutato nottetempo. Mi ritrovavo nel mezzo di un paesaggio completamente nuovo, misterioso, inesplorato. Quella mattina mi svegliai in un campo di cardi. 

L'autunno era alle porte. Le foglie secche e ingiallite iniziavano a cadere al suolo, il vento ululava fra i rami spogli e ben presto sarebbero giunte le prime piogge. Ogni cosa sembrava ferma, immobile e silenziosa. Era la mia stagione preferita. 

Me ne stetti lì fra le sterpaglie, ad occhi chiusi. Mi sentivo parte integrante della foresta. Nessuno dei miei compari mi credeva quando descrivevo loro questo tipo di sensazione, ma io ero convinta che quel posto avesse un'anima propria. Quando ero piccola, immaginavo un enorme cuore pulsante nelle profondità della terra, avvolto dalle radici di alberi centenari. Mi piaceva pensare che seguisse lo stesso ritmo del mio e che insieme battessero all'unisono, come una cosa sola. L'unico a non aver mai riso della mia brillante teoria era mio padre. Quando glielo raccontai per la prima volta, ne rimase affascinato. Ora che non c'era più, a volte mi pareva di sentire anche il suo di cuore, come se si fosse fuso con ogni roccia, ogni filo d'erba ed ogni singolo cespuglio presente. Sentivo la sua voce nell'aria.

Decisi finalmente di alzarmi interrompendo quel magico contatto, anche se solo in parte. Non avevo mai detto a quelle carogne di Aaron, Rose e Jaymel quanto veramente mi mancasse mio padre. Sapevano che per me era ancora un tasto dolente, perciò non osavano chiederemi nulla. Da parte mia, non lasciavo trasparire alcuna emozione. Non sono certo debole o sentimentale! 

Solo una cosa non rimaneva affatto un mistero: un giorno mi sarei vendicata di quell'assassino. Il cacciatore aveva i minuti contati. Come poteva quell'essere così spregevole andarsene in giro tranquillo dopo quello che aveva fatto? Era inaccettabile! Andava addirittura in giro a vantarsi con i suoi amichetti "buoni" della sua grande impresa. "Ho ucciso la bestia selvaggia con le mie stesse mani. Ho vinto da solo il terrore dei boschi!", questo diceva alla gente. Ovviamente, quel branco di idioti non faceva che acclamarlo come un paladino della giustizia, solo perché aveva salvato una vecchia decrepita ed una mocciosa talmente odiosa, che la madre ha dovuto spedirla nella foresta per cercare di liberarsene una volta per tutte. C'era quasi riuscita, povera donna. 

Con questi rilassanti pensieri pieni di odio, presi le mie sembianze animali e sfrecciai verso casa di Jaymel. Relativamente, Rose e Aaron abitavano più vicino, ma andare prima dal principe delle nevi aveva i suoi vantaggi. Per prima cosa la strada era lunga e tortuosa. La bufera gelida era l'ideale per darsi una bella svegliata e incespicare nella neve fresca scalando le montagne ghiacciate con gli artigli era un ottimo esercizio mattutino. Secondo: se non avessi trascinato fuori a calci Jaymel dalla sua solitudine, probabilmente non si sarebbe mai sognato di mettere piede nel mondo esterno di sua iniziativa. 

Lui era fatto così, del tutto indifferente. A malapena sapeva cosa volesse dire vivere. Dedicava la maggior parte del suo tempo ad inutili e noiosi studi. Era in grado di assorbire nozioni di ogni tipo, più o meno complesse. Era un vero e proprio secchione. Eppure faceva sembrare il tutto una cosa da niente. Per lui non era altro che un modo come un altro per tenersi impegnato. Il suo diletto, come lo definiva lui. Non si vantava mai della sua intelligenza o della sua innata bellezza, nè tantomeno del suo titolo nobiliare, come invece faceva Rose. A lui non interessava che cosa pensasse la gente. Sospettavo che nemmeno fosse a conoscenza di queste sue straordinarie ed invidiabili qualità. Semplicemente agiva in maniera passiva, senza fare nulla. 

Rendeva sempre note le sue opinioni sul mondo o sulle persone, ma ignorava che anche gli altri potessero avere un'idea propria, magari differente dalla sua. Si percepiva come intoccabile, si sentiva autorizzato a sputare sentenze e dare giudizi affrettati o fin troppo severi senza ascoltare mai nessun altro se non se stesso. Da una parte, la sua completa assenza di tatto era un vantaggio per me. Se mi avesse vista turbata, o peggio, se mi fosse sfuggita qualche parola di troppo, lui non se ne sarebbe minimamente preoccupato. Avrebbe evitato del tutto la sfera emotiva e non avrebbe cercato significati profondi dietro ai miei gesti, ma li avrebbe interpretati in maniera del tutto oggettiva, rigida e razionale. Dubito anche solo che se ne sarebbe accorto e, anche se fosse successo, se ne sarebbe rimasto lì zitto. Avrebbe avuto un'aria confusa e si sarebbe limitato a dire qualche stupidaggine come per esempio: "Hai cambiato espressione". Per Jaymel non esistevano altre risposte, i sentimenti non erano altro che alterazioni del viso, mutamenti facciali momentanei. A me andava bene così, almeno non avrebbe finto di capire, come invece facevano tutti gli altri. 

Giunsi finalmente al castello, tornai umana e spalancai le porte senza nemmeno bussare. Passai per la sala del trono, la parte più inquietante della reggia. Quell'enorme coso occupava un'intera parete e si trovava esattamente al centro della stanza. Decisi di procedere oltre e percorsi velocemente il giardino delle statue. Lì incrociai la pardona di casa, in tutta la sua glaciale avvenenza. Era intenta ad ammirare le sue meravigliose sculture di ghiaccio raffiguranti intere folle urlanti in preda alla disperazione. Migliaia e migliaia di figure umane a grandezza naturale, di ogni età e tipo. Passeggiava lentamente nella neve, il suo mantello candido lasciava leggeri solchi nel terreno. Accarezzava le sue creazioni una ad una con estrema delicatezza ed uno sguardo nostalgico. 

-Salve, sua maestà- 

la salutai. Ci teneva alla sua corona, a differenza del figlio. 

-Oh, ma guarda un po' qui chi è arrivato al mio palazzo e per di più senza invito! Il tuo stile è impeccabile come sempre, Gabrielle, cara- 

si complimentò.

-La ringrazio. Oggi mi pare più fredda del solito, sa?-

-Pure abile lusinghiera ruffiana. Vedo che ti hanno fatto bene tutti quegli anni da eremita nella foresta-

-Beh, mi hanno allevata i lupi dopotutto-.

In parte ciò era vero. Alla mia nascita, mio padre mi lasciò sola e priva di risorse nel bel mezzo della selva a notte fonda. Fui accettata facilmente dai lupi e divenni subito parte del branco. I lupi mi insegnarono come cacciare, sopravvivere, lottare. Le lupe erano fra le più temerarie e toste all'interno del branco, perfino i maschi le rispettavano e ne avevano timore allo stesso tempo. Una volta vidi alcune di loro affrontare un orso bruno, uno spettacolo incredibile! Se provocate, le femmine diventavano vere e proprie macchine da guerra. I cuccioli rigavano dritto in loro presenza e obbedivano rigidamente. A soli sette anni, sfidai l'alfa del gruppo, una lupa per l'appunto, e mi guadagnai il suo titolo con onore. Quando papà mi vide tornare a capo del gruppo, era colmo di orgoglio. 

La Regina delle nevi tornò a fissare il proprio sguardo verso la statua di uomo con la bocca spalancata, come nel bel mezzo di un grido raccapricciante. 

-Non sono stupende?-

domandò 

-Sono davvero fantastiche-

confermai

-Mi mancano i bei vecchi tempi in cui le mie sculture erano fatte di vere vittime anzichè volgari copie come queste-

sospirò tristemente, riducendo la statua in briciole con un unico tocco.

-Ad ogni modo, quale cattivo vento ti conduce qui, cara?-

-Nulla di che. La mia non è di certo una stupida visita di piacere, sono venuta a tormentare Jaymel contro la sua volontà. Lo infastidisco costringendolo con la forza a fare cose che odia-

spiegai 

-Magnifico! Apprezzo la pessima influenza che hai su mio figlio, Gabrielle-

gioì la regina. Almeno credo fosse felice, il suo viso era costantemente impassibile. 

-Non si preoccupi, ci penso io alla sua piccola canaglia-

la rassicurai, incamminandomi verso la camera di Jaymel.

Come al solito, era intento a leggere e trascrivere i propri appunti su un mucchio di fogli odiosamente in ordine.
Da brava amica, glieli levai di mano e li buttai in aria spargendoli per tutta la stanza. Alcuni volarono fuori dalla finestra.

-Basta perdere tempo sui libri, cervellone. Alza il culo e seguimi- 

-Non oggi, sto terminando i miei studi sulle farfalle. Creature affascinanti, ma piuttosto fragili- 

rispose

-Oh, ma che carino. Pensavi forse che fosse un invito? Alzati o ti spezzo in due- 

-Considerando la mia inferiorità muscolare rispetto alla tua, temo di non potermi opporre fisicamente al tuo volere- 

osservò il principino 

-A quanto pare le farfalle non sono le uniche fragiline nei dintorni- 

lo stuzzicai 

-Forza, vorrei arrivare da Rose entro oggi possibilmente-.

Camminammo silenziosamente verso la pianura senza scambiarci una sola parola. Come al solito, Jaymel si guardava attorno, quasi fosse appena venuto al mondo e non sapesse che aspetto abbia. Mi aspettavo che si voltasse da un momento all'altro a domandarmi in che anno siamo. Aveva gli occhi completamente rapiti da ogni singola cosa lo circondasse. Se solo non fossero stati così vuoti e opachi, sarebbe quasi sembrato un neonato. A volte lo sorprendevo a studiarmi. Ci conoscevamo ormai da anni, eppure ogni volta che mi guardava sembrava la prima volta per lui. Osservava i miei movimenti senza perdersi alcun gesto. La cosa mi innervosiva, mi toccava costantemente dirgli di piantarla. Quel giorno pareva particolarmente interessato all'effetto che la brezza produceva sui miei capelli. Sospirai esasperata 

-Jaymel, lo stai facendo di nuovo-

-I tuoi capelli sono più lunghi, li stai facendo crescere?- 

rispose, ignorandomi completamente 

-A dire il vero sì, da settimane ormai. E comunque, che differenza fa? Lunghi, corti, sono sempre i soliti capelli-

-Se diventano più lunghi o non lo sono. Sono diversi-

-Io e te ci vediamo praticamente tutti i giorni, mi spieghi perché ad un tratto ti sei fissato con i miei capelli?-

-Perché ora sono diversi, prima non lo erano- 

ribatté calmo 

-I capelli non crescono nel giro di una notte. Ammetti che non te n'eri accorto e basta! Voglio dire, capisco sia difficile confessare che ti sia sfuggito qualcosa, ma almeno così possiamo farla finita con questa assurdità dei capelli-

-A me non è sfuggito un bel niente. Prima erano più corti, ora sono più lunghi. Tutto qui- 

Era così ottuso! La sua tranquillità risultava quasi irritante. 

-E va bene! Ora i miei capelli sono più lunghi di dieci centimetri, contento? Non serve farne un problema di Stato o realizzarci un saggio scientifico sopra! Adesso smettila di fissarmi e cammina!- 

sbraitai. Lui poteva anche andare avanti con il suo atteggiamento da principino perfetto e posato, ma io non avevo alcuna intenzione di parlare dei miei capelli per tutto il tragitto. Sono un lupo, no? Se un bel ringhio era ciò che voleva sentire, allora lo avrei accontentato. Come previsto, Jaymel non ebbe alcuna reazione. Per un attimo, ebbi l'illusione di aver risolto tutto, finché quel tormento umano non tornò all'attacco. 

-Però non capisco. Di solito alle ragazze piace quando i ragazzi si accorgono dei loro cambiamenti, specie quando si parla di acconciature- 

si difese 

-Jaymel, da quanto tempo mi consoci?-

-Tredici anni, sei ore, ventiquattro minuti e due secondi. Tre adesso- 

precisò. Come faceva ad essere così distratto e attento allo stesso tempo? Dava importanza a cose del tutto assurde ed inutili, mentre sembrava cadere dalle nuvole quando si parlava di faccende ordinarie e semplici. 

-Bene, mi hai mai vista fare gli occhi dolci ad un ragazzo per caso?-

-No, mai- 

rispose in fretta, quasi fosse stato sotto esame

-E ti sembra che mi interessi qualcosa dei miei capelli?-

-Non molto- 

ammise

-Visto? Hai la tua diagnosi. Io non rientro nel tuo stupido gruppetto di cavie-

-Già, dimentico sempre quanto tu risulti un'incognita nelle mie ricerche- 

aggiunse

-Beh, ora che lo hai ricordato, smettila con le domande sceme e prosegui verso casa di Rose in silenzio!- 

gli ordinai. Quiete assoluta. 
Mentre cominciavo a scorgere il tetto della casetta di Rosie, Jaymel mormorò 

-Ti stanno bene, comunque- 

come se quella fosse la conclusione dei suoi studi approfonditi in proposito. 
Finsi di non sentire, invece capii perfettamente. 


Angolo autore 

Salve! Come andiamo? Lo so, sono sparita di nuovo, ma per dei buoni motivi. Ho finalmente concluso il mio percorso da liceale e ho affrontato la maturità! Ora che sono finalmente una donna libera, vi assicuro che avrò molto più tempo da dedicare alla storia, quindi restate sintonizzati. 
Saluti, 
Fre <3 

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