Lontani mille anni

di Biceportinari03
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Io ti conosco ***
Capitolo 3: *** Un oscuro passato ***
Capitolo 4: *** Alla fine ci incontriamo ***
Capitolo 5: *** Capelli color biondo fragola ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


Era una notte fredda, di un freddo glaciale, che passava attraverso i vestiti e penetrava fin nelle ossa.
C'era la luna piena quella notte, e le poche e piccole stelle che ogni tanto sbucavano in quel manto nero inchiostro reclamavano con forza la loro presenza; e rendevano inutile qualsiasi tentativo di illuminare quell'antica cittadina con la luce elettrica.
Due occhi neri, neri come quel cielo, lo scrutavano, e non poterono fare a meno di pensare che il pallore della luna argentea le ricordava fin troppo lei.
Ormai ogni cosa le ricordava lei, la sua amata sorella: se vedeva un fiore le tornava alla mente il suo profumo, se ascoltava una dolce canzone le pareva di riascoltare la sua voce soave, se guardava attentamente attraverso le rughe della vecchiaia di sua madre poteva scorgerci la bellezza che aveva trasmesso a sua sorella.
Ogni singolo dettaglio del suo aspetto e del suo carattere gioioso, come se la vita fosse un magnifico spettacolo e la miseria che le circondava non esistesse, era impresso come un marchio a fuoco nella mente di quella ragazza corvina.
Ogni cosa era impregnata di lei nella sua vita.

Eppure...

L'aveva vista molto poco...

Solo i primi tre anni della sua vita...

Poi, un brutto giorno...

In casa non la vide più.

《Mamma, dov'è andata la mia sorellona?》 Tentava di chiedere.

La sua famiglia non era mai stata benestante...

Da molto tempo i suoi genitori non avevano più i mezzi per mantenere le figlie...

Così sua sorella Violeta era andata a cercare lavoro per mantenere la famiglia.

Poi...

Dopo tanti anni, l'orrenda notizia che sconvolse tutto il suo mondo.

《Violeta è stata uccisa.》

E da quell'istante giurò vendetta.

Non si sarebbe data pace finché non l'avrebbe ottenuta.



Camminò nell'oscurità fino a quando non si imbattè in un insegna:
La Posada de Maria

《Una locanda? Mmh...》

Titubante aprì la porta, e si ritrovò davanti una giovane donna bionda e una ragazza con la divisa da cameriera, che stavano mettendo a posto le ultime cose prima di chiudere.
《Buona sera signorina. Mi dispiace, ma stiamo chiudendo...》 Iniziò a dire la donna.
《Oh certo signora, ho soltanto bisogno di un' informazione. Mi sapreste dire qualcosa su Donna Francisca?》
《Oh certo, lei è la matrona di Puente Viejo. La sua Villa è a poca distanza da qui, in automobile ci si arriva facilmente. Ma perché vi interessa sapere...》
《Perfetto, grazie mille signora. Arrivederci.》 E Amanda, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi, uscì dalla locanda senza dare il tempo alla donna si fare domande sconvenienti.
Era arrivata. Ce l'aveva fatta.
Finalmente.
Sorrise.
Quella serpe di Donna Francisca aveva le ore contate.



*Angolo autrice*
Salve! Questo era il prologo di una storia che avevo in mente da tanto tempo, spero vi sia piaciuto; se avete voglia fatemelo sapere con una recensione. Non ho visto il Segreto fin dalla prima puntata, e quando mia nonna mi ha raccontato la storia della cameriera di Donna Francisca che aveva messo al mondo Efren ed era in seguito morta, ho deciso di approfondire la sua storia... Se non si capisse (cosa molto probabile date le mie scarse abilità da scrittrice) la madre di Efren è Violeta... non ho trovato da nessuna parte il suo nome quindi gliel'ho dato io XD Siete curiosi di scoprire tutto su questa misteriosa ragazza? Rimanete con noi!
Bacioni e alla prossima
Biceportinari03

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Capitolo 2
*** Io ti conosco ***


Cap. 1: Io ti conosco


Era mattina presto, un tiepido sole annunciava una giornata con un clima freddo ma senza nuvole in cielo, proprio come piaceva ad Amanda. Quelle erano le giornate che le facevano amare la vita, anche se questa molto le aveva tolto e poco le aveva donato. Ma, come amava sempre ripetere, "Che la vita mi doni ciò che può. Il resto me lo prenderò con le mie forze."
Era una ragazza meravigliosa. Capelli corvini, occhi neri della stessa tonalità e carnagione molto chiara, quasi bianca. Quasi ciò non bastasse, vestiva sempre con colori scuri, quasi fosse imprigionata in un lutto perenne. E in fondo, lo era.
Questa mescolanza la faceva apparire come una creatura della tenebre, ed era così. Si sentiva particolarmente a suo agio nella notte più di quanto lo fosse di giorno. Buio, nel cuore e nell'anima, che la rendevano la più affascinante delle creature.
Peccato che queste tenebre le avessero invaso anche il cuore.
Era una ragazza così giovane, e già così accecata dall' odio, così assettata di vendetta.
Probabilmente, sua sorella mai avrebbe voluto vederla così.

Fe' si affacciò davanti all'entrata dello studio di Donna Francisca.
《Signora, una ragazza chiede di poter parlare con voi.》
《Scocciatori, già così ti mattina presto... e va bene, lasciala entrare.》
La visione che le si parò davanti aveva dell' incredibile.
《T-tu, Ramos?! Ma questo... è impossibile...》
《Lungi da me dovervelo dire, ma come dite, purtoppo è impossibile. Non sono Violeta Ramos come credete. Sono sua sorella, Amanda Ramos. È un onore fare la vostra conoscenza.》
《Ramos... quella dannata stirpe non muore mai...》 Borbottò Francisca. Fosse stato per Amanda, le sarebbe saltata al collo anche subito. Ma no, non era quello il momento. La vendetta è un piatto che va servito freddo.
《Avrei dovuto immaginarlo... sai, sei identica a tua sorella. Hai i suoi stessi occhi.》
《Devo prenderlo come un complimento, signora? Sapete, mia sorella non ha vissuto abbastanza a lungo perché io mi ricordi le sue fattezze.》 Aveva colpito nel segno. Sapeva essere sgarbata, quando voleva, ma sapeva bene celare il suo disprezzo dietro falso rispetto. Un carattere intrigante.
Francisca sussultò un attimo a quella risposta così tagliente, ma si riprese subito dopo. 《Allora, Amanda, ti dispiacerebbe spiegarmi perché sei venuta qui?》
《Per un lavoro, signora.》
《Un lavoro?!》 Domandò completamente spiazzata la signora.
《Beh, e cosa vi aspettavate? Oramai la mia adorata sorella non può più mandare il suo assegno mensile, e stiamo cadendo in miseria. Dio solo sa perché. O Dio mio, donami la possibilità di far luce in questo periodo di tenebre, chi potrà mai essersi macchiato di un tale crimine, la mia povera sorella...》 Amanda recitò questo ruolo teatrale in modo poco credibile, alzando la voce sulle ultime frasi in modo che quella serpe che si trovava davanti non fosse più la sua unica interlocutrice.
《Screanzata... abbassa la voce!》
《Oh signora, cosa succede, avete forse la coscienza sporca?》
《La servitù è al completo. E ora fuori di qui!》
《Servitù? E chi ha hai parlato di servitù? Non mi credete forse capace di lavorare nei campi come i vostri uomini? Beh, aprite bene le orecchie signora: lavoro nei campi di mio padre da quando ne ho memoria, e ho sempre fatto un ottimo lavoro. Ma se voi non mi credete capace di tutto ciò, posso sempre raccontare alle autorità della mia cara sorellina...》
《Tu sei pazza!》 Sbottò Francisca ormai sull' orlo della pazienza.
《Solamente realista signora. Siamo nel pieno del periodo del raccolto, e passando per le vostre campagne non mi sembra che ci siano uomini a sufficienza. Non potreste per carità accettarmi a lavorare? Come ho già detto mia sorella Violeta...》
《E va bene, e va bene! Ti prenderò in servizio, ma non nominarla mai più! Non farlo. Mai!》
《Vi ringrazio, signora. Non ve ne pentirete, vedrete. Mi metto già adesso al lavoro》 E sfoggiando un sorriso che avrebbe fatto invidia alla dea Venere, uscì dal suo ufficio.
《Ramos... morissero tutti uno ad uno!》 Si sfogò francisca dopo che Amanda se ne fu andata, lanciando un fermacarte che doveva essere prezioso contro la porta.

* * * *

"Quella serpe dovrebbe seriamente darsi una calmatina..." Pensava Amanda furibonda mentre usciva dall' ufficio di Donna Francisca.

Mentre camminava, gli occhi di un uomo si posarono su quelli di lei. Erano occhi color del ghiaccio, non profondi come quelli di Amanda, che sembravano leggerti dentro. Erano occhi più... gioviali, che contraddicevano perfettamente l'aspetto rude e severo di quell' uomo.
Erano occhi già visti.
No, forse non già visti ma... qualcuno le aveva raccontato di quegli occhi.
Se lo sentiva.

Quell' uomo stava andando nella direzione opposta alla sua, verso lo studio della serpe.
"Il capomastro, forse. Lui invece avrebbe proprio bisogno di una spuntatina alla barba.
Odio già questo posto. Troppo sfarzoso, per i miei gusti. Non vedo l'ora di finire il mio lavoro e tornare a casa."


*Angolo autrice*
Saaaaalve, eccomi tornata con un nuovo capitolo!
E questo è stato il primo incontro fra Amanda e (come avrete capito tutti) il nostro caro Mauricio! Eh già, tenete bene in mente questo incontro perché il nostro capomastro sarà un personaggio molto importante in questa storia... U.U
Chissà chi sarà stato ad aver raccontato ad Amanda di Mauricio... chissà XD
Rimanete con noi!
Alla prossima
Bice

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Capitolo 3
*** Un oscuro passato ***




Cap. 2: Un oscuro passato


Primo giorno di lavoro. Per quella serpe. Che seccatura.


Questo fu il primo pensiero di Amanda non appena mise piede nel capanno degli attrezzi. Si sarebbe cambiata lì. In fondo, non poteva lavorare i campi con il suo vestito abituale.
Quanto le seccava il dover lavorare per quella donna, contribuire ad arricchire una persona che invece avrebbe voluto soltanto far fuori al più presto.

Almeno la paga è buona... e la mia famiglia non morirà di fame. Solo questo ho di consolazione. Pensò ricordandosi del discorso che aveva avuto con Donna Francisca poco prima. Dopo essersi presentata da lei e dopo quel battibecco che avevano avuto, Amanda l'aveva lasciata sola a sbollire la rabbia e ad abituarsi alla sorpresa, e poche ore dopo si erano messe d'accordo per il lavoro.
Lei era l'unica donna a lavorare nei campi, ma non per questo si sarebbe fatta mettere i piedi in testa dagli altri uomini a lavoro. Se avessero fatto la minima allusione al fatto che fosse donna, Amanda si sarebbe fatta sentire eccome.
In effetti, gli sguardi straniti degli altri lavoratori non tardarono a mancare. Ma qual'era il problema, dannazione? Aiutava suo padre nei campi da quando era soltanto una bambina, sapeva fare quel lavoro dieci volte meglio di quanto lo sapessero fare gli uomini di Francisca!

《Non posso crederci...》
All'improvviso, Amanda sentì una voce rude e profonda alle sue spalle. Un timbro che sembrò arrivarle dritto al cuore e scuoterlo violentemente, data la fitta che sentì all'altezza del petto. Non sapeva spiegarsi il perché di quel fenomeno, ma sapeva che una ragione doveva esserci.

Si voltò, la voce proveniva da quell'uomo che poco prima aveva incrociato mentre usciva dallo studio di Francisca.
Si guardarono per secondi che parvero interminabili.
L'uno era perso negli occhi dell'altra, e nessuno dei due sapeva spiegarsi il motivo.

《T-tu... sei la nuova ragazza che Donna Francisca ha assunto, giusto?》 Amanda non poté ricredersi. Quell'uomo aveva davvero una bella voce. Profonda e rassicurante.
Lei annuì piano, quasi come se fosse... intimorita. Non era da lei.
《Raro vedere una ragazzina lavorare in questo campo... mi fido della signora. Io sono il capomastro, quindi d'ora in poi sarò io a tenere d'occhio il tuo lavoro. Cerca di dimostrare che sei degna di lavorare qui, credo che nessuno al momento lo pensi. Vedi di farci cambiare idea. E adesso torna a lavoro... ragazzina.》 Detto questo il capomastro se ne andò.
Le sue parole, in qualche assurdo modo, avrebbero dovuto essere incoraggianti, ma avevano ottenuto solamente l'effetto di far imbestialire ancora di più Amanda. Soprattutto se pensava al modo in cui l'aveva chiamata... ragazzina.
Era strano, però.
Quell'uomo lei era sicura di conoscerlo.
In qualche modo assurdo e impossibile, lei lo conosceva.

Stranita e arrabbiata, si rimise al lavoro.
Era arrivata lì a Puente Viejo per ottenere vendetta, e quell'uomo al momento non era tra le sue priorità.

* * * *

《Quel bastardo di mio marito... Non mi ha lasciato altro che dolore...》 Francisca non faceva altro che sussurrare queste parole con occhi vuoti, mentre il suo fedele capomastro non poteva fare altro che osservarla, impotente questa volta.
《Non può essere la sorella... non può...》 Anche Mauricio era sconvolto. Pensava che ormai quell'oscuro passato se lo potesse lasciare andare alle spalle e continuare a vivere. Invece ecco, che in un solo istante tutte le sue certezze furono abbattute. E tutto per quella ragazza... quella ragazza sconosciuta dagli occhi color notte senza luna.
《È lei, Mauricio. Te lo assicuro. Maledetti Ramos... quella maledetta famiglia...》
Il capomastro deglutì. Non avrebbe potuto sopportare di vedere quella ragazza ogni giorno, ogni maledetto giorno della sua vita. Perché quegli occhi, quei capelli, il pallore del suo viso, le ricordavano troppo la donna che aveva amato, e che forse amava ancora, dopo tutti quegli anni. Quella donna che le era stata portata via da un infame bastardo, senza che lui potesse fare nulla per evitarlo. Quella donna che fu lasciata con un figlio illegittimo della famiglia Castro, e che Mauricio non aveva avuto il coraggio di uccidere, perché sarebbe stato come uccidere quella povera cameriera una seconda volta.
Non c'era giorno, notte, in cui i sensi di colpa non tornassero a tormentarlo. E adesso, adesso che ogni giorno avrebbe dovuto avere il ritratto ringiovanito di Violeta sotto gli occhi, sarebbe stato ancora peggio. Le era morta sotto i suoi occhi, tra le sue braccia, senza che lui potesse fare nulla.
Due persone lasciate lì, impotenti contro il Fato.

《Quella maledetta non dovrà mai sapere nulla di come è morta la sorella. Mi hai capito bene, Mauricio?! Altrimenti... temo che le conseguenze...》 La signora non terminò la frase, non ce ne fu bisogno.
《Ho inteso, signora. Lei non se saprà mai nulla.》 Disse lui, distrutto emotivamente.
《Puoi ritirarti, Mauricio.》
《Con permesso, signora.》

Il capomastro si chiuse la porta dell'ufficio della sua signora alle spalle, e in quell'istante sentì come se il peso di tutto il mondo gli fosse crollato addosso.

Il passato prima o poi torna sempre a farsi sentire, felice o oscuro che sia. E non importa che tu lo voglia o no, esso ti travolgerá la vita una seconda volta, ti sconvolgerà il presente, e molto spesso, anche il futuro.

E la cosa peggiore, è che non c'è nulla che tu possa fare per evitarlo.



*Angolo autrice*
Eccomi tornata! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Qui abbiamo il secondo incontro fra Amanda e Mauricio, e la nostra ragazza nota dei particolari di lui che la fanno tentennare. In questo capitolo ho lasciato un indizio sul perché Amanda ha questa strana sensazione di conoscerlo... in ogni caso, nei prossimi capitoli avremo dei chiarimenti ;)
Rimanete con noi!
Alla prossima
Bice <3

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Capitolo 4
*** Alla fine ci incontriamo ***


Cap. 3: Alla fine ci incontriamo


Era arrivata la sera, e per i lavoratori di Donna Francisca era giunto il momento di tornare alle rispettive case per cenare assieme alle loro mogli e ai loro figli.
Amanda decise di andare a fare un giro in paese, dato che non aveva nient'altro da fare. Le sarebbe dispiaciuto lasciare così presto quel gradevole paesino, dopo aver svolto il compito per il quale era arrivata fino a Puente Viejo.

Mentre si dirigeva nel capanno degli attrezzi per cambiarsi nuovamente, trovò qualcuno ad aspettarla sulla via.
《Mi state tenendo d'occhio, capomastro?》Fu questo il commento ironico di Amanda, dopo essersi ripresa da quell'attimo di sorpresa.
《Non è forse il mio dovere?》Rispose lui, accennando un sorriso che, nonostante i suoi lineamenti rudi e severi, si addiceva alla perfezione al suo volto, facendolo sembrare più dolce.
Forse non avrebbe dovuto lasciarsi scappare quel sorriso. Con i suoi lavoratori mai se lo sarebbe permesso.
《Fate attenzione, o potrei pensare di avere a che fare con un maniaco》Disse lei, tagliente, mentre si allontanava senza nemmeno guardarlo. Lui la prese per le braccia, con fare per nulla delicato, costringendola a guardarla negli occhi. Aveva bisogno di fare chiarezza su molte cose che avevano a che fare con quella ragazza.
《Oh, e adesso diventiamo anche violenti?》Non si aspettava un gesto del genere dal capomastro, ma mantenne la calma e l'ironia, come era nella sua indole.
《So chi sei, ragazzina.》Nemmeno la guardò negli occhi quando pronunciò questa frase.
《Mi state facendo male, volete che mi metta a urlare?》
《So chi sei, ragazzina.》 Ripeté lui, più forte, stavolta scandendo bene le parole.
Lei esitò qualche attimo.
《Beh, e che volete che vi dica? Tanto meglio, non mi piace nascondermi. E inoltre non penso di restare qui a lungo.》Rimase fredda, impassibile, nascondendo quanto in realtà quel fatto l'avesse scossa.
《Cosa c'è, pensi che non ti capisca? Pensi davvero che io non soffra per la morte di tua sorella? Lo pensi davvero? Violeta era la donna che amavo lo capisci Amanda?!》Mauricio stava perdendo la calma, era troppo doloroso per lui ricordare i bei tempi andati.

Amanda ebbe qualche sussulto, che presto si trasformarono in una risata, che dopo poco divenne isterica. È un vizio dell'essere umano cercare di sdrammatizzare in questo modo i momenti spiacevoli.
《Certo, voi la amavate, capomastro? Ma non mi dite. La amavate così tanto da lasciarla morire così?》E mentre gridava queste parole, più a se stessa che a lui, continuava a ridere isterica, anche per non dover sentire la risposta dell'uomo.
《Tu non sai cosa sia successo realmente, ragazzina. Smettila di attribuirmi colpe di altre persone. Tu non sai quanto i sensi di colpa mi abbino tormentato da quel giorno maledetto da Dio. Dì e notte. Tu non sai quanto mi sia costato andare avanti così ogni giorno della mia vita, non mostrare il mio reale stato d'animo a nessuno, quando in realtà avrei voluto solamente mettermi un cappio al collo. Sai cosa provo ad averti qui, vederti ogni giorno, tu che sei il ricordo perenne di Violeta? Non sai niente del mondo, ragazzina.》
Lei smise di ridere all'istante.
《Tu invece non sai niente di me, capomastro. Non parlare se le cose non le sai. So più cose del mondo di quante tu possa aver imparato nella tua schifosa vita, e non dirmi che non so nulla su cosa sia successo a mia sorella! So che quella serpe ti ha ordinato di non dirmi niente, ma a me non importa! Non importa! Non mi interessa affatto di cosa tu abbia passato se non puoi dirmi nient'altro, lasciami andare!》Era furiosa, non le importava minimamente di essere stata tanto scortese con un suo superiore, né se questo poteva costarle il posto di lavoro.
Si liberò dalla stretta e corse via, le lacrime appena accennate a velarle gli occhi color pece.
Era tanto tempo che non piangeva, quasi non ricordava la sensazione.
Quando, tanti anni prima, aveva saputo della morte della sorella, era come se le sue lacrime avessero deciso di rimanere bloccate lì, per sempre, senza mai uscire. Sapeva ormai che piangere era inutile, perché vita era crudele e sempre sarebbe stato così. Non serviva a niente lamentarsi, bisognava solo rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Così giovane, e già con questi pensieri per la testa...
E ora quelle lacrime uscivano di nuovo...
E tutto per colpa di quel capomastro.
Ma cos'aveva lui di diverso?
Perché, perché aveva quello strano potere su di lei?
E soprattutto, perché aveva quella strana sensazione di conoscerlo?


Si rinchiuse nel capanno degli attrezzi, le lacrime finalmente libere da quella prigione sgorgarono, furiose come un temporale.
Parlare di sua sorella in quel modo era stato troppo pesante, per lei.
Era l'unica persona che la avesse mai amata, l'unica di cui le importasse veramente.
A confronto con il comportamento freddo e distaccato che manteneva sempre con tutti, adesso sembrava quasi una bambina in lacrime per un capriccio.

All'improvviso, in quel temporale di lacrime, un lampo.
Ma certo, come aveva potuto essere così sciocca?






Puente Viejo, Aprile 1890

Cara Amanda,

Come va la vita nei campi? Spero che sia tutto tranquillo lì, e spero che anche mamma e papà stiano bene.
Mi mancate tutti tantissimo, ogni giorno prego per tornare presto da voi. La signora è severa, sì, ma la paga è molto buona e non posso lamentarmi.
Inoltre c'è una persona, un uomo, che lavora come me per la matrona. Che posso dirti, è una persona così gentile, generosa, non si direbbe affatto dal suo aspetto. Ogni giorno lui è lì per me, a rincuorarmi con parole dolci dalla stanchezza o da qualche rimprovero della signora più aspro del solito. Ha degli occhi color ghiaccio, bellissimi, ma non esprimono per nulla freddezza, e una barba appena accennata di un colore scuro. Sembra più vecchio della sua età, per via dello stremante lavoro che svolge nei campi. Vorrei tanto che tu lo conoscessi, ti piacerebbe come persona. Pensa che ha lo stesso nome del nonno, Mauricio. Mi ricorda così tanto lui...
Ma che sciocca sono, sto parlando tutto il tempo di lui... non posso farci niente, ormai è diventato una persona fondamentale nella mia vita.
Rispondimi al più presto Amanda, e tieni duro. Sono sicura che presto avremo modo di rivederci. Te lo prometto.

Tua,
Violeta






Sei tu, Mauricio?


Un sorriso sarcastico nacque sul viso della giovane donna.

Non pensavo che alla fine ti avrei incontrato, bastardo.





*Angolo autrice*
Salve, eccomi tornata! E in questo capitolo si risolvono tutti i nostri dubbi sulla strana sensazione di Amanda di conoscere Mauricio. Accidenti, in realtà si sarebbe dovuto scoprire molto più in là, e questo incontro tra la protagonista e il capomastro doveva essere fatto di poche parole spiccicate lì, e invece è diventato un intero capitolo ^^" non posso farci niente, le dita sulla tastiera si sono mosse da sole, e i personaggi anche u.u Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se vi va fatemelo sapere con una recensione.
Alla prossima!
Bice <3

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Capitolo 5
*** Capelli color biondo fragola ***



Cap.4: Capelli color biondo fragola

La piazza di Puente Viejo era bellissima quella sera, riscaldata dalla forte luce del tramonto. I tramonti avevano sempre affascinato Amanda: la fine della giornata, l'ora del meritato riposo, da sempre metafora per i poeti della fine della vita stessa. Un fenomeno che esisteva da milioni di anni, ma che non smise mai di affascinare l'essere umano.

La ragazza sospirò, ricordandosi del battibecco avuto poco prima col suo capomastro: non sapeva perché, ma in fondo, gli importava di lui. Forse perché in qualche modo era legato a Violeta. Le costava ammetterlo, ma avrebbe voluto sapere ancora tante, tantissime cose da lui. Come se sua sorella, in questo modo, potesse tornare a vivere...
Era davvero giusto farsi giustizia da soli, in fondo? Chissà...

Camminando si imbattè in una donna dai capelli color biondo fragola, all'incirca della sua stessa età. Amanda era sicura di non averla mai vista prima, ma la donna sembrò subito riconoscerla.
《Ehi signorina, voi siete la nuova ragazza che ha assunto Donna Francisca, dico bene? Vi avevo vista entrare nel suo studio》 Chiese lei.
La bruna rimase un po' spiazzata da quella domanda così diretta. Quella donna aveva uno strano modo di approcciarsi alla gente, molto diretto. Immaginò che questo doveva esserle costato non pochi rimproveri dalla Signora, così severa.
《Proprio così, signorina...?》Chiese lei.
《Il mio nome è Fe'. Sono felice che la Signora abbia assunto una nuova domestica, sapete, la Villa è così grande, e noi tutte ogni giorno dobbiamo spaccarci la schiena per riuscire a...》
Amanda si stupì di come la donna riuscisse a parlare così velocemente e per così tanto tempo senza interrompersi. Si, di sicuro non doveva essere la cameriera più amata da Donna Francisca. E la cosa peggiore era il suo modo di parlare: così sfacciato. Perfino Amanda, cresciuta tra i campi, possedeva un vocabolario più esteso.
《Ehm, no, scusatemi ma credo che siate in errore. Io non lavorerò come cameriera. Io svolgo il mio lavoro nei campi》Disse lei.
Fe' la guardò stralunata per qualche secondo, poi riprese:
《Nei campi? Oh ma cara ragazza, un lavoro così duro per una signorina! Però avrei dovuto immaginarlo, non siete affatto esile, anzi, qualche muscoletto vi spunta dal vestito... svolgete questo lavoro da molto?》 《Beh si, da quando ero bambina praticamente...》
Amanda non era affatto dell'umore per stare ad ascoltare altri discorsi del genere. Le costava ammetterlo, ma la discussione con Mauricio l'aveva turbata molto. Più del necessario.
Inoltre dopo quella estenuante giornata di lavoro, iniziò a sentire lo stomaco brontolare.
《Sapete per caso dove potrei andare a mangiare un boccone? Non ho mangiato molto, oggi.》
E in tutta la mia vita, avrebbe voluto aggiungere.
《Ma certo signorina, alla locanda di Emilia si gustano piatti da far resuscitare i morti. E inoltre se volete aggiungere qualcosa alla vostra dispensa potete passare dall'emporio dei Mirañar, sono sempre ben forniti, ma occhio alla proprietaria, lei è la pettegola del paese, e vedendo una ragazzina nuova in paese vorrà di certo sapere chi siete, perché siete qui, il vostro periodo di permanenza...》
《Va bene, va bene, credo di aver capito, vi ringrazio. Credo che avremo modo di incontrarci nuovamente alla Villa, dico bene?》
《Certo, sicuramente. Alla prossima signorina!》 La salutò Fe'.
《Arrivederci...》 Amanda fece per andarsene, ma la rossa richiamò di nuovo la sua attenzione.
"Oh Santo cielo..." pensò lei, leggermente irritata.
《Signorina, dimenticavo, stasera qui in piazza ci sarà una festa, non vorrete mica mancare! Sarà un ottimo modo di festeggiare il vostro arrivo a Puente Viejo!》 Disse Fe'.
《Non mancherò di certo...》 Rispose Amanda, già voltata di spalle per andarsene finalmente a mangiare il suo meritato boccone.

* * * *

Amanda aprì la porta de "La Posada de Maria", la stessa in cui era stata solo la notte prima. Un suono di campanelli annunciò il suo arrivo, e fu subito condotta al suo tavolo dalla stessa donna bionda che le aveva indicato la strada per la Villa della Matrona.
《Buonarsera signorina, volete ordinare?》 Chiese lei.
《Certo, prenderei volentieri del pollo con un po' di pane nero, grazie.》 Mangiava quel piatto quasi ogni giorno a casa sua. In una famiglia di contadini poveri non si poteva mangiare molto altro.
《Va bene, glielo porto subito signorina. Ma sbaglio, o lei è la stessa che è venuta da noi l'altra sera?》
《No, non sbagliate. Ma per favore, adesso non sono molto in vena di parlare di Francisca. Portatemi soltanto da mangiare, ve ne prego》 Disse lei, già estenuata dalla chiaccherata con Fe'.
《Capisco signorina. Perdonatemi, torno subito》 Emilia capì, in fondo la matrona non era mai stata un bell'argomento di conversazione per nessuno a Puente Viejo.
Immaginò che la bruna fosse un'altra ragazza venuta a cercare fortuna, come spesso accadeva a quel tempo.

* * * *

Amanda scansava i bocconi con la forchetta, in attesa che la fame che l'aveva divorata fino all'attimo prima tornasse.
Lo stomaco si era chiuso, e la ragione era quell'uomo, ancora una volta.

So chi sei, ragazzina.
《Crepa, Mauricio...》

Io la amavo, lo capisci Amanda?!

《Lasciami in pace, canaglia...》

Non sai niente del mondo, ragazzina.


All'improvviso la porta della Locanda si aprì, ed entrò un uomo per mangiare il suo pasto abituale.

Amanda ebbe un sussulto quando riconobbe quel viso, quella barba, quegli occhi.

《No... ti prego... no, basta, basta, ti prego, no!

Ormai sapeva che lo stomaco non avrebbe accettato del cibo, per cui decise si pagare e andarsene.
Non poteva sopportare di avere quell'uomo sotto la sua vista. Era così... strano, l'effetto che le faceva.

《Non ce l'ho fatta a mangiare... perdonatemi. Ecco ciò che vi devo, arrivederci》e detto ciò corse fuori dalla locanda.
Emilia la guardò stralunata mentre si dirigeva in piazza.
《Che strana ragazza...》borbottò.

Intanto altri occhi color ghiaccio seguivano la sua figura mentre usciva, ma lei non se ne accorse.
Occhi che in quel momento esprimevano pietà, compassione, e forse amore.
Forse, quell'uomo rude e burbero, grazie a quella ragazza avrebbe potuto imparare ad amare di nuovo, dopo tanti anni.




*Angolo autrice* Salve a tutti! Ho scritto questo capitolo durante l'ultimo giorno di vacanza da mia nonna, in un lampo di ispirazione improvvisa. È un capitolo di passaggio, ma spero vi piaccia. Se vi va fatemelo sapere con una recensione, è molto importante per me sapere cosa ne pensate della storia ;-)
Che dirvi, alla prossima!
Bice<3

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