I cattivi ragazzi si innamorano sempre delle brave ragazze

di strayheart00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Di Starbucks, assurdi nomi e colazioni contese ***
Capitolo 2: *** La toeria del bad boy ***
Capitolo 3: *** Pettegolezzi a go go! ***
Capitolo 4: *** La famiglia al primo posto ***
Capitolo 5: *** Coppie che scoppiano ***
Capitolo 6: *** Feste e pugni ***
Capitolo 7: *** Di bar, strip club e regni in cerca di una regina ***
Capitolo 8: *** Cene di famiglia ***
Capitolo 9: *** A tempo con gli AC DC ***
Capitolo 10: *** Proposte indecenti ***
Capitolo 11: *** Ballo d'Inverno ***
Capitolo 12: *** Il paradiso a portata di mano ***
Capitolo 13: *** Bad boy innamorato è un ossimoro o un miracolo? ***
Capitolo 14: *** A Cam non piace il suo soprannome ***
Capitolo 15: *** Logan e l'eleganza non vanno d'accordo ***
Capitolo 16: *** Gran galà o gran figura di merda? ***
Capitolo 17: *** Rivelazioni scottanti ***
Capitolo 18: *** La bolla scoppia ***
Capitolo 19: *** Tutta la verità? ***
Capitolo 20: *** Salva il mio cuore ***



Capitolo 1
*** Prologo - Di Starbucks, assurdi nomi e colazioni contese ***


Ho sempre pensato che la mia vita fosse perfetta. Pfffffff, che puttanata. Aspettate che ricomincio.
 
Ho sempre pensato che nella mia vita le cose non facessero poi cosi schifo. Ecco così va decisamente meglio.
 
Si dice che un giorno può cambiare la vita, beh, nel mio caso sono stati due i giorni che me l'hanno sconvolta.
 
Nel primo giorno mi rendevo conto che per la prima volta da tanto tempo tutto sembrava andare ormai nel verso giusto. Tom e Charlotte erano ancora al mio fianco dopo tutti i casini che avevo fatto, mia madre mi aveva perdonato ed era anche più felice e avevo un nuovo lavoro che mi piaceva. Poi dio ha voluto che la sexy cameriera di starbucks si mettesse ad urlare come una pazza. Ma aspettate un momento, voglio spiegarvi tutto per bene...
 
Quella mattina il sole era alto nel cielo, gli uccellini cinguettavano e io ero schifosamente in ritardo. I miei due migliori amici mi stavano tempestando di chiamate, ero abbastanza sicuro che avessero puntato un muffin al cioccolato a chi me ne faceva di più. Ritornando a noi, erano le undici di una domenica mattina di luglio e New York aveva fatto scappare i suoi abitanti e accolto a braccia aperte le orde di turisti. Per quanto riguarda il sottoscritto, ho sempre creduto che luglio fosse un mese come un altro tranne per il fatto che potevo ubriacarmi anche il lunedì sera, e io adoro ubriacarmi il lunedì sera. Ero arrivato allo starbucks che eravamo soliti prendere d'assalto ogni giorno quando le telefonate cessarono e vidi Tom al bancone a Charlotte che mangiava tutta soddisfatta un tortino. Entrai nel locale proprio mentre Tom tornava a sedersi e con un occhiolino alla cameriera riuscì a saltare la fila. «Hey bellezza» Stacy sbatte le lunghe ciglia e mi rivolse un sorriso tutto denti «Cosa mi consigli oggi?» le ricambiai il sorriso e poggiai i gomiti sul bancone «che ne dici di un frappe al cioccolato e un muffin al cocco?» ecco perché adoravo quella ragazza, riusciva sempre a trovarmi qualcosa di buono e diverso da mangiare ogni mattina «Ti dico che mi va benissimo» le sorrisi un'ultima volta e quando feci per cacciare il portafoglio mi disse «Ha già pagato Tom» così la salutai e andai a sedermi «Come mai hai pagato anche per me?» vidi Charlotte ridere sotto i baffi «Perché avevamo scommesso che chi faceva meno chiamate doveva pagare da mangiare per tutti» guardai Tom che se ne stava accigliato a bere il suo caffè «Non so come fa! Mi ha superato di ben 7 chiamate!» scoppiai a ridere, quei due sarebbero stati la mia rovina «Ha delle dita agili» dissi ridendo ancora e riuscendo a strappare una risatina anche a Tom «Perché questa frase mi sa tanto di doppio senso?» disse una Charlotte troppo su di giri «Perché Logan ama i doppi sensi» rispose Tom e stavo per ribattere quando la cameriera urlò un nome talmente ridicolo da farmi quasi cadere dalla poltrona «Viva Capezzoli? C'è una Viva Capezzoli? Ho un frappe al cioccolato e un muffin al cocco per Viva Capezzoli» recuperata la sanità mentale dissi «Ragazzi siete due idioti! Pagarmi da mangiare per lasciare quel nome ridicolo a Stacy» Tom e Charlotte si guardarono confusi «Aspetta noi non abbiamo fatto niente» disse poi Tom, nel frattempo la cameriera urlava ancora quello stupido nome allora mi alzai per andare a ritirare la mia ordinazione. Alla cassa vidi Stacy ridere con le lacrime agli occhi mentre mi allungavo a prendere il cibo. «Lo trovi divertente?» lei mi guardò non riuscendo a restare seria «Ma no. È infantile» presi il sacchetto e feci per andarmene quando una mano mi toccò la spalla «Ehm scusa...» mi voltai verso la proprietaria della voce restando senza parole. Sam Ferrari mi guardava dal suo metro e sessanta di altezza, gli occhi più azzurri che io avessi mai visto scintillavano e aveva le guancie rosse per l'imbarazzo. Indossava dei pantaloncini di jeans a vita alta e una canotta bianca. I lunghi capelli color pece erano raccolti in una coda disordinata e per la prima volta in vita mia la vidi senza la sua aurea di perfezione. «Dimmi» le sorrisi e lei mi fece una radiografia completa «Quella colazione sarebbe mia» le sorrisi beffardo «Era tua» poi scoppiai a ridere e la sua espressione imbarazzata fu sostituita da uno sguardo di fuoco «Perché cavolo ti fa ridere questa cosa?» aveva incrociato le braccia al petto e sembrava un piccolo puffo arrabbiato «Non sapevo che ti chiamassi Viva Capezzoli, brontole» mi guardò ancora più torva «Brontole? Viva Capezzoli? Sono Sam è impossibile che tu non mi conosca» le sciolsi le braccia che teneva ancora incrociate e le strinsi la mano «Piacere Sam io sono Logan» lei scoppiò a ridere «Adesso che ti sei presentato Logan, potresti darmi la mia colazione? Ho fame» feci finta di pensarci sù «Solo se la mangi con me» lei sorrise «è un appuntamento?» mi giri verso Stacy per chiedere il mio ordine e lei me lo passò, guardai di nuovo verso Sam e le feci l'occhiolino «Più una scusa per vedere se sei così divertente come dicono» le porsi la colazione «Allora ci stai?» me la strappò dalla mani «Ci sto» e dopo esserci seduti nelle poltrone di uno squallido Starbucks di Brooklyn iniziammo la nostra stramba amicizia senza rendercene conto.
 
È quell'incontro diede il via ad una serie di uscite. Per i primi tempi eravamo solo noi ma dopo un po le nostre uscite furono prese d'assalto dai nostri amici.
Nel weekend o andavamo al cinema o facevamo il giro delle feste di New York. Poi tutte le domeniche mattina facevamo colazione solo noi due allo stesso Starbucks e poi andavamo a pranzo da Charlotte dove ci aspettavano Tom, Diane la fidanzata di Charlotte e Casey la migliore amica di Sam. Eravamo un gruppo assortito alla cazzo di cane ma insieme funzionavamo alla perfezione. Fu un'estate strepitosa, la più bella di sempre. E io e Sam eravamo diventati l'uno l'ombra dell'altro e non potevo chiedere di meglio al fato.
 
Quando arrivò Settembre io e Sam facemmo un patto. Siccome lei era fidanzata con Cameron Rose, il quarterback della scuola, ed inoltre voleva il titolo di capo cheerleader era meglio non frequentarsi dentro le mura scolastiche dato la mia poco raccomandabile reputazione. A me la cosa andava bene perché capivo anche la vera ragione per cui Sam voleva tenere tutto nascosto: i pettegolezzi. Dopo aver passato due anni al liceo tutti possono capire quanto i pettegolezzi possano pesare sulle persone. Perciò dal primo giorno di scuola mi comportai come ogni anno: trovavo la ragazza più carina del mese secondo la classifica delle cheerleader e ci provavo, se poi veniva a letto con me non mi sarei di certo lamentato.
 
Il secondo giorno è stato una mattina grigia di inizio novembre e le cose andavano più che alla grande, segno che qualcosa doveva pur succedere.
Qualcosa che rese la mia storia con Sam un casino totale, ma, dio solo sa quanto ho amato tutto quel casino e quanto ho amato Sam Ferrari.















ANGOLO AUTRICE
Questa è la seconda volta che pubblico quasta storia su Efp. Avevo postato i primi due capitoli ma poi mi sono accorta che la storia non mi convinceva, allora ho deciso di riscriverla cambiando alcune cose.Stasera pubblicherò i primi tre capitoli, apparte l'epilogo nei primi due le cose sono più o meno le stesse di quelli che avevo precedentemente pubblicato. Detto questo spero con tutto il cuore che vi piaccia e vi amerei un casino se mi farete sapere che ne pensate e visto che ci tengo molto a finire questa storia voglio sapere se ne vale la pena. Grazie a tutti quelli che leggeranno la mia storia! Vi adoro già. 

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Capitolo 2
*** La toeria del bad boy ***


I manifesti per il ballo invernale tappezzavano ogni angolo della scuola. Le ragazze di tutta la West High School di Manhattan erano mesi che si preparavano a questo evento, non c'era nessuna sprovvista di vestito d'alta moda e cavaliere. Io non avevo invitato nessuna, la voglia di andare a quel ballo era pari a zero e quindi immaginare di andare con una di quelle bellezze rifatte non era assolutamente tollerabile. Avrei trascorso la serata in compagnia di una bella bionda alla spina e della mia fidata sigaretta. Come ogni mattina Thomas mi aspettava davanti al mio armadietto, con i capelli scuri e ricci e gli occhi grigi attirava l'attenzione di molte fanciulle. «Hey Brò» mi salutò lui «Hey Tom! Allora trovata la compagna per questo grande ballo?» mi sorrise complice «Certo. È la migliore amica della tua». Scoppiai a ridere e molte persone si girarono nella nostra direzione, gli alzai il dito medio e distolsero subito lo sguardo. «Amico fa attenzione, non vorrai beccarti una denuncia» alzai le spalle indifferente «Una in più una in meno che cambia?», Tom si limitò a ridacchiare e poi il suo sguardo si posizionò su ciò che aveva attirato l'attenzione di tutto il corridoio. Sam Ferrari fece il suo ingresso nella scuola, i capelli neri erano legati in una stretta treccia e con quegli occhi azzurri guardava dritta davanti a sé, ignorando tutta la plebe. Indossava dei jeans e una maglietta blu che le lasciava scoperto l'ombelico, ed era una bomba. Al suo fianco vi era lo storico fidanzato Cameron che io e Tom chiamavamo Babyken. Quella era la coppia più famosa di tutta la scuola, lui era il quarterback della squadra di football e lei era il capo delle cheerleader, nominata appena la settimana scorsa dopo una lunga campagna elettolare, credo che alcuni dei suoi manifesti siano ancora nei meandri dei bagni dei maschi. Quando la sexy studentessa passò davanti a me i suoi occhi incrociarono i miei e le mostrai il mio sorriso conquistatore. Arrossì e distolse velocemente lo sguardo. Quando scomparve poco dopo Tom mi diede una gomitata «Come vanno le cose fra voi?» lo guardai stufo di quella domanda che ormai mi faceva una volta al giorno tutti i giorni «Siamo solo amici» in tutta risposta Tom si limitò ad alzare gli occhi al cielo e sbuffare. La verità è che Sam per quanto fosse una ragazza simpatica e divertente, l'avevo conosciuta abbastanza da sapere che fosse anche una di quelle ragazze che hanno il cuore nella vagina, per cui una amicizia mi andava estremamente bene. Era impossibile negare che fosse bellissima e maledettamente sexy, ma era troppo una perfettina per me, non che io avessi dei complessi di inferiorità però tra me e lei c'era un'abisso e non potevo di certo far finta che non esistesse. La campanella mise fine ai miei ragionamenti e mi avviai sconsolato verso l'aula di matematica. In classe al mio arrivo tutti avevano già preso posto, ovviamente essendo tutti ragazzi saggi avevano lasciato libero l'ultimo banco accanto alla finestra. Mi buttai sulla sedia senza preoccuparmi di sembrare poco elegante, infondo chissenefregava di quei stupidi liceali! Vidi il posto accanto al mio ancora vuoto come ogni giorno e non potei che esserne felice. All'entrata del professore in classe lo vidi più sorridente del solito, questo voleva dire guai in arrivo. Una volta che si fu accomodato alla cattedra esclamò felice «Ragazzi! Oggi è il primo di un nuovo mese! Quindi sapete bene cosa significa: si cambiano i posti. Salutate il vostro compagno di banco e preparatevi a conoscerne un'altro». Ma porca puttana! Quell'idiota aveva segatura al posto del cervello! Non lo volevo un compagno di banco, nemmeno morto. Lo stronzo iniziò a fare diversi nomi e iniziarono i primi spostamenti, ma quando fece il nome Ferrari e Stuart tutta la classe si fermò e la povera sexy ragazza sembrava stesse per svenire. Tuttavia si avvicinò al sottoscritto prendendo posto sulla sedia vuota. Per la prima mezz'ora non mi disse una parola e io non la dissi a lei, ma quando la vidi lanciare l'ennesimo sguardo  nella mia direzione sbottai infastidito «Sam smettila di guardarmi altrimenti tutta la classe capirà che sei perdutamente innamorata del sottoscritto » lessi nei suoi occhi il divertimento, fra me e lei era sempre un botta e risposta comico «Prova a dire di nuovo una stronzata del genere e ti tiro un calcio nelle palle, idiota» non riuscì a trattenermi e scoppiai a ridere «Attenta a come ti esprimi altrimenti tutti penseranno che ti porto sulla cattiva strada brontolo» lei sbuffo scocciata «Smettila di comportarti come se fossi il più figo al mondo» lei sorrisi «Ma io sono il più figo!» la feci ridere e io sorrisi di nuovo, nemmeno mi fosse venuta una cazzo di paralisi facciale «Che sei figo non lo posso negare, ma ho visto di meglio» nella sua voce scorsi divertimento e la cosa mi fece sentire bene «Hai appena ammesso che sono figo» lei annuì «Trovami una ragazza che non pensa che tu sia figo» feci una smorfia «Potrei dirti la stessa cosa» lei mi guardò curiosa «io al contrario tuo non ho la fila dietro» era davvero una sciocca «Solo perché stai con Babyken» quando lo dissi Sam scoppiò a ridere così forte che travolse anche me facendoci richiamare dal professore e ottenendo anche sguardi curiosi da tutta la classe. Da quando avevo rivelato per sbaglio a Sam del soprannome di Cameron, ogni volta che lo nominava lo chiamava così. «Poi dalla mia ho anche il fascino del Bad Boy non sottovalutarlo» aveva le lacrime agli occhi per la risata di prima e vedere di nuovo il sorriso su quelle labbra mi fece ripensare che Sam Ferrari era un'ottima alleata in quel mondo tetro «Non mi permetterei mai di sottovalutare il fascino del Bad Boy! Tutte le brave ragazze prendo una sbandata per il cattivo di turno» vidi che le ragazze davanti a noi si fecero più dietro con le sedie per ascoltare la conversazione «Ma appunto come dici tu è solo una sbandata, perché alla fine scelgono il bravo ragazzo che non le tratterà mai male» anche lei sembrò rendersi conto delle due oche ma fece finta di niente, semplicemente sorrise fra sé «Molte si innamorano davvero» questa volta feci io segno di no con la testa «Solo nei romanzi rosa» lei sospirò sconsolata «Hai ragione! I Bad Boy esistono solo nei romanzi rosa» feci finta di offendermi «Ehy! Ne hai uno davanti a te» lei fece di nuovo segno negativo con la testa «Se tu fossi stato un vero Bad Boy mi avresti chiesto di scopare già da un bel po eppure in tutti questi mesi non hai mai sollevato l'argomento» la guardai in quei dannati occhi azzurri e per la prima volta provai il desiderio di essere sincero «Perché tu sei una ragazza seria, non mi permetterei mai di chiederti di scopare!» lei sospiro con fare teatrale «Peccato! Ti avrei detto di si» rischiai di strozzarmi con l'aria che stavo respirando «Allora Sam Ferrari vorresti scopare con me?» mi fece uno sguardo dannatamente sexy, sbattendo le ciglia nere su quegli occhi «Anche adesso» cercava di trattenersi dal ridere ma fallì miseramente e dopo l'ennesima risata il professore ci guardò glaciale «Cosa c'è di così divertente nella mia lezione?» Sam al mio fianco guardava il pavimento consapevole come me che tutti ci stavano guardando «Contare quante persone si addormentino durante». Questa volta tutta la classe scoppiò a ridere e Sam mi disse con il labiale 'grazie'. Prima che il professore potesse ribattere e sbattermi fuori nel corridoio la campanella mise fine a quel supplizio e raccolta la mia roba veloce come un fulmine mi precipitai fuori dalla classe. Sam mi bloccò davanti al bagno dei maschi «Mi sono divertita con te Bad Boy, come sempre ovviamente» le sorrisi «anch'io con te brontola, ma adesso ti conviene andare. Non voglio che la mia fama da cattivo ragazzo possa rovinare la tua reputazione.» lei continuò a tenere il suo sguardo incollato al mio «Non mi importa, tanto ormai abbiamo dato spettacolo e tutta la scuola sa già che siamo amici» mi portai una mano al cuore «Siamo amici?» lei alzò gli occhi al cielo «Tra poco si dirà che mi hai mischiato la clamidia perchè abbiamo scopato nel bagno delle ragazze, quindi la tua domanda è davvero stupida vista la situazione e poi credevo che avessimo superato questo scoglio di cosa siamo già da parecchio tempo, o no? » adesso davvero non la capivo «Quale situazione?» sbuffò infastidita «Io e te amici? Nessuno ci crederebbe mai, è più logico pensare che andiamo a letto insieme. E ti sto dicendo che non mi importa se questa cosa mi rovina la reputazione perchè mi piace essere tua amica» la guardai ancora senza capire e lei sbuffò «Possiamo essere amici senza il bisogno di nasconderci! Esattamente come avremmo dovuto fare mesi fà» finalmente aveva parlato chiaro «è perchè cazzo non l'hai detto subito?» si passò una mano tra i capelli disperata «Oh vaffanculo» poi scoppiamo a ridere come due cretini in mezzo al corridoio. In quel momento vidi Tom che si avvicinava e quando si accorse di Sam sembrò non credere ai suoi occhi. Sam spostò lo sguardo verso la fine del corridoio e mi salutò richiamata dalla vista del suo babyken «Ci vediamo domani allora» ricambiai «A domani». Quando fu scomparsa Tom mi prese per il braccio «Siete impazziti? Non dovevate evitarvi come la peste a scuola?» gli feci l'occhiolino «Cambio di programmi» Tom mi guardò sconvolto «Che cosa? Mi prendi per il culo?» mi incamminai verso la palestra con un migliore amico ancora sotto shock. L'unica cosa a cui riuscivo a pensare e che se proprio avessi dovuto portare una ragazza al ballo Sam Ferrari sarebbe stata la mia prima scelta, e non perché era una bomba sexy ma perché lei preferiva avere me come amico anche se voleva dire vedersi macchiare la perfetta reputazione.

 

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Capitolo 3
*** Pettegolezzi a go go! ***


L'ora di pranzo era una vera e propria discesa negli inferi. Gruppi di ragazzi si accalcavano in una fila chilometrica per prendere del cibo che sicuramente non era commestibile. Io e Tom, dopo aver preso il nostro vassoio con dentro della poltiglia che le signore della mensa cercavano di far passare per polpettone, ci dirigemmo verso l'ultimo tavolo della mensa, lontani da tutti e tutto. Matt e Ashley erano già seduti a chiacchierare, cosa molto sconvolgente dato che passavano quasi tutto il loro tempo a limonare. «Quale immenso onore ci concedete oggi?» dissi alla coppietta appena mi sedetti di fronte a loro «Volevo sapere come hai fatto a scoparti Sam Ferrari» rispose Ashley mentre si allontanava da Matt e iniziava a mangiare «Cosa vuoi che ti dica? Il mio fascino colpisce tutti» Matt e Tom mi fecero gli occhi dolci e quel coglione di Matt mi disse anche «Fammi tua Logan» tutti scoppiammo a ridere senza ritegno perché Matt era davvero un idiota «Solo se facciamo una cosa a tre con Ashley» il mio caro amico mi tirò addosso il tappo della bottiglia e mi disse «In che modo vuoi morire?» Tom ci bloccò facendo da arbitro come sempre «La questione principale da discutere oggi è un’altra» Ashley annuì «Tom ha ragione. Devi raccontarci di te e Ferrari» le chiesi «Che sai?» si spostò i capelli su una spalla e mi guardò seria «Dopo l'ora di matematica vi hanno visto entrare nel bagno dei maschi. Quando siete usciti avevate tutti i vestiti stropicciati e i capelli in disordine» non credevo alla sue parole, certo che gli adolescenti saranno sempre persone molto fantasiose «Tutto questo solo perché abbiamo parlato nell'ora di matematica?» Matt che fino a quel momento se ne era strafregato mi chiese «Raccontaci tutto! Vogliamo i dettagli» quella situazione era davvero assurda «Il professore di matematica ci ha messo vicini e abbiamo iniziato a parlare. Durante il cambio dell'ora mi ha seguito fin davanti al bagno dei maschi dove mi ha detto che era ora di uscire allo scoperto e che non le importava dei pettegolezzi che si sarebbero diffusi visto che le piace essere mia amica. Non me la sono scopata» Tom sbuffò insieme a Matt mentre Ashley rideva divertita. «Mi è appena crollato un mito!» disse Matt e io gli alzai il dito medio esclamando «va a farti fottere». Per il resto del pranzo parlammo delle solite cose, a Brooklyn il giorno prima aveva aperto un nuovo negozio di tatoo e Matt voleva andare a vedere di che fossero capaci. La conversazione cessò di botto quando Babyken mi si parò davanti «Dobbiamo parlare» spostai lo sguardo da lui al vassoio con dentro ancora del cibo «Finisco di mangiare» si fece più vicino «No adesso» lasciai cadere la forchetta e mi alzai in maniera brusca «Allora muovi il culo perché se suona la campanella e io non ho finito di mangiare per colpa tua ti uccido» non lo guardai nemmeno in faccia e a grandi passi uscì nel cortile che a quell'ora era vuoto «Sta lontano da Sam» la voce di babyken alle mie spalle mi fece girare verso di lui, aveva lo sguardo duro e i pugni stretti lungo i fianchi «Abbiamo solo parlato» mi lanciò uno sguardo di puro odio «Prova a sfiorarla una sola volta e ti distruggo. Lei è troppo per te» scoppiai a ridere fino ad aver male alle guancia «Siete tutti ridicoli. Senti ho capito ma adesso me ne torno dentro perché ho fame» mi incamminai verso la porta della mensa quando lui mi urlò dietro «Ehy! Non abbiamo finito» mi ero rotto le palle così mi girai un ultima volta e gli dissi «Senti non mi interessa Sam, abbiamo semplicemente parlato! E se ti preoccupi così tanto che la tua fidanzata ti possa tradire con il primo che passa devi parlare con lei. Idiota» infuriato entrai in mensa proprio quando la campanella segnava la fine da pausa. Quella giornata era una continua rottura di cogliono che mi avrebbe fatto impazzire. Attraversai la mensa e vidi Matt che mi aspettava appoggiato alla porta «Muovi il culo, non voglio fare tardi» gli dissi, lui mi guardò e un sorrisetto irritante gli si dipinse sul volto «Devi iniziare a prendere tranquillanti» mi disse e io lo guardai truce facendolo sorridere ancora di più. Per le restanti ore fui intrattabile, rispondevo male a chiunque mi parlasse e avevo voglia di uccidere chiunque mi guardasse. Quando l'ultima campanella segnò la fine di quella giornata mi avviai con calma fuori, anche se in quel periodo dell'anno il cortile si svuotava sempre molto velocemente, non volevo rischiare di finire tra la calca degli studenti. Infatti quando uscì non c'era quasi più nessuno, solo poche persone che si scambiavano appuntamenti o aspettavano i genitori. Andai verso il parcheggio dove la mia amata moto mi aspettava quando la mia attenzione si spostò su una scena che stava avendo luogo poco lontano da dove mi trovavo io. Sam e babyken stavano litigando e ci andavano giù pesante. A un certo punto Cameron la mandò a quel paese e salito in macchina partì come un razzo. Sam si guardò attorno per vedere se qualcuno avesse assistito alla scenata e mi vide. La salutai con la mano e lei rise. «Problemi in paradiso brontolo?» si avvicinò a me e io mi appoggiai alla moto «Cam si è arrabbiato per le voci di corridoio» volevo dirle che anch'io mi ero arrabbiato per quelle voci ma non lo feci «A quanto pare agli studenti di questa scuola non manca la fantasia» lei sbuffò «sono una banda di pettegoli» non potei che essere d'accordo con lei «forse hanno fondato un club, qualcosa come "pettegolezzi a go go!" o roba del genere. La sera si incontrano nella segrete della scuola e complottano subdoli piani per mettere in cattiva luce quante più persone possibili» lei scoppiò a ridere «Nemmeno fossimo in un thriller di Dan Brown» feci una smorfia «Ho visto solo i film. Quei dannati libri sembrano non finire mai» Sam si portò una mano al cuore «Logan! Ma il classico badboy deve leggere!» la guardai e sorrisi «Ho detto che non ho mai letto Dan Brown, no che non ho mai letto un libro» mi chiese «Qual è il tuo libro preferito?» feci finta di pensarci su «Orgoglio e Pregiudizio» Sam mi guardò come se mi fosse spuntato un terzo occhio proprio al centro della fronte «Non ci credo» sorrisi della sua sorpresa «Perché mai?» lei alzò la voce «Perché è il mio libro preferito! Sono sicura che non lo hai mai letto!» alzai le spalle fingendomi indifferente «È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo provvisto di un ingente patrimonio debba essere in cerca di moglie» recitai a memoria i primi righi del libro della Austen e a quel punto Sam sembrava stesse per svenire «Ok. Mi sono appena innamorata» mi avvicino a lei «Mi dispiace ma non ho una rendita di 10.000 sterline l'anno» mi guardò triste «Allora abbiamo un problema» tutti e due ridemmo. Ormai nel parcheggio eravamo solo noi due così le chiesi se volesse un passaggio per tornare a casa e lei mi sorrise «In verità ho voglia di una cioccolata calda» salì sulla moto e le passai un casco «Allora salta su e reggiti forte. Oggi ti porto a mangiare la miglior cioccolata calda di tutta New York» Sam non se lo fece ripetere due volte, salì dietro di me e ci muovemmo veloci per le strade della City. Ci fermammo in un piccolo bar di Manhattan e seduti ad un tavolo accanto alla grande vetrata ordinammo due cioccolate calde con panna e marshmallow. Sam si guardava intorno curiosa, in effetti era un locale un po’ strano. Le pareti erano di un colore azzurro molto forte che faceva a pugni con il pavimento giallo e i tavoli marroni, non c'erano sedie ma poltrone rosse incredibilmente comode. Alle pareti erano appesi quadri che raffiguravano diversi paesi del mondo, il mio preferito era quello che ritraeva un paesino sperduto dell'Italia. Sam fisso il suo sguardo proprio su quel quadro e mi disse «Sarebbe bello vivere lì, in pace e tranquillità» annui «Un giorno ci andrò» voltai la testa al quadro e entrambi lo fissammo «Mi porterai con te?» guardai Sam, i suoi occhi azzurri e profondi, quel sorriso a fior di labbra e non potei che dire «Certo! Ma per l'affitto faremmo a metà» la cameriera arrivò con le nostre ordinazioni e dopo che se ne andò dissi a Sam «assaggia» lei lo fece e mi guardò grata «È la miglior cioccolata del mondo! Avevi ragione» sorrisi alla sua affermazione «Devi sapere che io ho sempre ragione brontolo». Finimmo le nostre cioccolate ridendo e commentato i vari pettegolezzi che giravano su noi due, che erano davvero assurdi. «Non hai litigato con Babyken solo per le voci, vero?» le chiesi una volta usciti dal bar «Gli ho raccontato che eravamo amici già da un po’ e lui si è incazzato, ma, dannazione, non mi aspettavo che ti venisse a minacciare! Non avrei mai voluto farti entrare in questo casino» mi fermai in mezzo la strada e la costrinsi a guardarmi negli occhi «Senti mettiamo in chiaro due cose. La prima è che il giorno in qui quel coglione del tuo fidanzato oserà toccarmi tu ti ritroverai vedova. La seconda è che non mi hai ficcato in nessuno casino, io ho voluto farlo» prima che potessi dire altro mi abbracciò e io automaticamente la strinsi tra le mie braccia. Un unico pensiero mi ruota nella testa: il suo corpo si stringeva al mio perfettamente, come se fossimo due pezzi di un puzzle che finalmente combaciavano alla perfezione. Abbracciare Sam era da qualche mese a questa parte la cosa più bella al mondo per me e quando si staccò da me avrei voluto stringerla di nuovo, ma era una cosa ridicola. Le arrivò un messaggio e dopo aver risposto mi chiese «puoi accompagnarmi a casa?» sbuffai «Se proprio devo». Correvamo di muovo per le strade e quando arrivammo davanti casa sua parcheggiai «Abiti qui?» le alzò gli occhi al cielo «Cambi mai repertorio?» sorrisi «Negativo brontolo» lei scese dalla moto e si avviò al grande cancello «Vuoi entrare?» scossi la testa «Per quanto mi piacerebbe rivedere tua madre devo andare da Charlotte, ieri le avevo detto che sarei passato» mi salutò con la mano «Ci vediamo domani e salutami Charlotte» ricambiai «Buonanotte brontolina» mi lanciò uno sguardo divertito «Buonanotte Logan» ed entro in casa. Ripartito con la moto lasciai la mente vagare libera e prima ancora che potessi battere ciglio mi ritrovai davanti casa di Charlotte, il mio corpo alcune volte funzionava meglio dell’unico neurone che avevo in testa.

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Capitolo 4
*** La famiglia al primo posto ***


La mia migliore amica viveva in un vecchio palazzo a Brooklyn e ormai quella era casa sua dal giorno dopo il suo diciottesimo compleanno. Stavo per suonare al citofono quando una coppia di ragazzini uscì dal palazzo lasciando aperto il portone: gli avrei fatto una sorpresa pensai ridendo. Bussai alla porta e quando Charlotte venne ad aprire non sembrava affatto sorpresa di vedermi lì, cosa che mi fece sorridere ancora di più, quella ragazza era sempre un passo avanti. Indossava un maglione bianco gigante che le arrivava sopra il ginocchio e con la tuta blu e i capelli biondi raccolti alla cazzo sulla testa, aveva il perfetto look da domenica pomeriggio di pioggia in compagnia di una bottiglia di whisky «Sembri appena uscita da una puntanta di The Walking Dead» le dissi gentile come sempre, entrando in casa sua e buttandomi sul divano. Charlotte viveva in un loft e aveva ricavato due stanze separandole dalla cucina e dal salone con dei muri in mattone creati da me e Tom quando ci sentivamo come Bob l'aggiustatutto. Quindi adesso soggiorno e cucina erano un'unico spazio con le pareti di un orrende verde marino e i mobili moderni tutti grigi o neri, mentre il bagno era decorato con mattonelle rosa shocking e la stanza da letto era in pieno tema rockettaro-punk.
«Sei mai meno cazzone?» mi disse dopo essersi seduta vicino a me buttandomi i piedi addosso «Conosci già la risposta» mi guardò seria «Non vorrei cacciarti ma sono abbastanza depressa: ho appena rotto con Diane» mi alzai dal divano e andai in cucina a prendere due birre «Litighi sempre con Diane» le urlai con la testa ancora nel frigorifero «Questa volta è diverso! Ci siamo mollate per davvero» scoppiai a ridere «Lo già sentito tante volte» me la ritrovai davanti mentre mi lanciava uno sguardo di puro odio, bevendo dopo un lungo sorso di birra con la stessa eleganza di un camionista «Che succede Logan?» con Charlotte era sempre così, capiva subito se c'era qualcosa che non andava.Ritornai sul divano e dopo tre secondi si venne a sedere vicino a me «Hai presente il mio patto con Sam?» lei annui «Certo! Il tuo famoso assurdo patto con culetto fantastico, tutte le cheerleader hanno un culo fantastico» ecco un'altro motivo per cui adoravo Charlotte: era lesbica e con lei commentavo da sempre le ragazze che vedevamo, più di una volta anche se mi scoccia ammetterlo mi fregava fregato la tipa. «Già essere amici era strano, ma adesso tutti sanno di noi. Ho la strana idea che tutti si aspettino di più di una semplice amicizia. Dopo la scuola ho portato Sam da Colours and Food per parlare un po...» mi guardò arrabbiata «Eh! Non mi ci hai mai portata! Dici che è "il tuo posto"» mi passai le mani tra i capelli «Puoi farmi dopo una scenata di gelosia. Il punto è che ho paura. Adesso che non dobbiamo più nasconderci che succederà? Cambierà qualcosa? Lei si aspetterà che esca con i suoi amici? Dio nemmeno se fossi il suo fottuto fidanzato. Poi c'è tutta la storia dei pettegolezzi» Charlotte rise divertita «la tua reazione è esagerata. Ricordi me quando inizia la mia storia con Diane, anche noi scatenavamo molti pettegolezzi» ritornai a sedermi «Che cavolo faccio?» mi passai una mano tra i capelli esasperato «Tienilo nei pantaloni almeno con Sam e Casey per non complicare le cose» nel frattempo si era sdraiata sul divano e mi voltai a guardarla, era davvero distrutta. Restammo in silenzio per un po, come quando eravamo bambini e uno di noi due era triste e non aveva voglia di giocare, ci andavamo a nascondere nella vecchia casa sull'albero che aveva Charlotte dietro il giardino, ci siedevamo e stavamo lì tutto il giorno. «Come vanno quelle cose?» ruppe dopo un po il silenzio lei «Quelle cose si sono un po calmate, ma non mi illudo, tra poco succederà qualcosa» il suo tono si fece serio «Ho visto mia madre l'altro giorno» mi voltai di scatto per guardarla in faccia «Cosa?» parlai con tono quasi disperato «Tranquillo non mi ha riconosciuta» sentirlo mi fece sentire meglio. Io e Charlotte avevamo in comune una cosa: un passato che ci persegiutava. Eravamo cresciuti nello stesso quartiere, le nostre case erano una di fronte all'altra. Le cose in casa facevano così schifo che sono cresciuto in mezzo ad una strada con la strana bambina dagli occhi verdi, l'unica che mi capiva davvero. Da bambini, dopo un brutto litigio con la madre, Charlotte venne a bussare alla mia finestra e insieme andammo nella casetta che era il nostro posto, stavamo in silenzio come ogni volta quando lei mi disse "Per sempre?" e io le risposi con l'innocenza di un bimbo di otto anni "Per sempre". Il nostro è ancora oggi l'unico per sempre in cui credo e in cui crederò sempre. Il mio telefono prese a squillare e quando vidi che si trattava di mia madre risposi subito
"Mamma sono da Charlotte adesso torno"
"Logan muoviti!! La cena è pronta e ti ricordo che fra due devi essere al lavoro" 
Cazzo! Aveva ragione! Me ne ero completamente dimenticato. 
"5 minuti è arrivo" 
Saltai dal divano e con due passi ero già sulla soglia ma mi bloccai, non potevo andarmene così, allora tornai indietro e l'abbracciai «Se Diane non torna con te mi assicurerò di non farle usare più la vagina» lei scoppiò a ridere e io me ne andai soddisfatto: parlare con Charlotte era sempre la situazione a tutti i miei problemi. Avrei chiamato Tom e gli avrei detto di andare da lei, lui come me adorava Charlotte e cercava di proteggerla da tutto e tutti. 
Per tutto il viaggio in moto non feci altro che pensare alla conversazione con Charlotte, ne tassi un'unica conclusione: dovevo lasciar corre i pettegolezzi e fregarmene. Quella ragazza aveva ragione, era sempre l'unica che riusciva a togliermi dai guai.Quando arrivai davanti il palazzo in cui vivevo non riuscì a trovare un fottuto parcheggio e dovetti perdere più di mezz'ora prima di trovare un posto per il mio amore. «Sono a casa!» urlai una volta aperta la porta «Siamo in cucina!» mi urlò a sua volta mia madre. L'appartamento in cui vivevo con mia madre e il mio piccolo angelo era un buco: un piccolo salone che era totalmente occupato dal divano e dal televisore con le pareti di un triste grigio, c'era la cucina a cui non mancava niente e mamma diceva sempre che era il suo posto preferito, poi c'erano anche due camere da letto e un bagno. Mia madre e Rachel dormivano insieme mentre io avevo la fortuna di avere una stanza singola. Una parola sulla mia famiglia: è semplicemente la migliore del mondo. Mia madre,una donna sui quaranta, dai capelli biondi, gli occhi scuri e il sorriso più dolce di questo mondo è stata sempre la persona più buona che io abbia mai incontrato. Ho la fortuna di avere anche un piccolo angelo in questa casa: la mia Rachel ovvero la bambina di sette anni più bella e intelligente che ci sia al mondo. Quella sera aveva i capelli biondi raccolti in due treccine e gli occhi scuri ,come quelli di mamma, mi guardavano felici. «Angelo! Com'è andata oggi la scuola?» lei venne a stritolarmi in un abbraccio per poi farmi uno di quei sorrisi unici che mi davano la forza di lottare per darle un futuro migliore «Bene! Ho preso una A+ al compito di matematica!» mi disse sedendosi sulle mie ginocchia «Ma sei proprio un genio!» la feci ridacchiare e alzai lo sguardo su mia madre che aveva gli occhi lucidi «Rachel vatti a sedere e fai mangiare tuo fratello» la bimba sbuffo infastidita «Va bene!» mamma portò a tavola delle lasagne e mi ci buttai sopra come un lupo «Vacci piano tesoro» mi allontanai dal piatto «Scusa ma» lei rise seguita subito da Rachel «Tuo fratello é proprio un ingordo!» disse rivolto alla mia sorellina facendola ridere ancora di più. «Com'è andata oggi?» la domanda di mia madre mi fece quasi strozzare con la pasta «Bene» lei alzò un sopracciglio evidentemente curiosa visto che di solito mi lamentavo senza sosta di quanto odiassi i vari professori e gli studenti «Bene? Hai per caso picchiato un tuo compagno?» stavolta risi io, mia madre mi credeva un violento «No. È stata solo una giornata strana» un sorriso si fece largo sul suo volto segnato dallo stress di una vita sbagliata «Come mai?» sbuffo«Dio mamma! È un interrogatorio?!» mi guardò come se fossi un topo da esperimento «Rilassati Logan. La mia era semplice curiosità». Mi buttai di nuovo sulle lasagne mentre Rachel raccontava della sua pazzesca giornata. Per Rachel ogni giornata aveva qualcosa di speciale e unico,non aveva vissuto la vita come me e la mamma e quindi cercavamo di renderla felice il più possibile. Quella bambina era pura energia, ne aveva per un esercito dannazione. Passai il resto della cena ad ascoltare le loro chiacchiere mentre io mi perdevo nei miei pensieri. La settimana prima il consulente scolastico, vedendo la mia media, mi aveva proposto di fare domanda per il collage ma per quanto mi sarebbe piaciuto non avrei potuto pagare le spese nemmeno con una borsa di studio e un secondo lavoro. Inoltre non potevo allontanarmi e il massimo a qui aspiravo dopo il diploma era andare a vivere in un buco di appartamento tornando a casa ubriaco una sera sì e l'altra pure. Era quella la vita a cui ero destinato, non potevo pensare ad una sciocchezza come l'università. Conoscevo parecchie persone che non avevano altro titolo che un diploma e non se la passavano per niente male. Quindi avevo mandato a quel paese il consulente ed ero uscito da quello schifo di ufficio. Ovviamente non avevo fatto parole dell'accaduto né a mia madre né a Tom, il quale viveva con il sogno di Harvard. E avrebbe sempre vissuto con quel sogno perché per pagare Harvard avrebbe dovuto indebitarsi fino al collo e spaccarsi il culo a metà nel lavoro. Quindi meglio lasciar perdere tutta quella merda e concentrarsi su come tirare avanti giorno per giorno. «È così Simon mi ha aiutato con il disegno per non farmi sgridare dalla maestra...» bloccai Rachel e la guardai confuso «Chi sarebbe questo Simon? Devo già preoccuparmi di tenerti lontana dai ragazzi?!»mamma scoppiò a ridere e così anche Rachel ma io ero dannatamente serio, lei era troppo per qualunque ragazzo al mondo. Gli adolescenti di oggi avevano una sola cosa nella testa: il sesso, e mia sorella sarebbe rimasta vergine fino al matrimonio. Forse ero un po drastico visto che andava ancora alle elementari ma avrei passato la vita a preoccuparmi per lei e la mamma. Quando la lasagna nel mio piatto scomparve erano le 21:30 e alzandomi da tavola veloce come un fulmine corsi nel bagno. Era piccolo e le mattonelle bianche gli davano un aria da ospedale e l'acqua calda si divertiva a giocare a nascondino. Quel bagno era un disastro ma era anche un mio carissimo amico di disavventure. Dopo la prima vera sbronza che mi mise totalmente KO passai la notte abbracciato a quel water. Mi lavai i denti, una doccia veloce ed ero pronto per una notte di lavoro. Nel frattempo che la mamma sparecchiava e Rachel guardava i cartoni io cercavo disperatamente nella pila di panni puliti la mia l'uniforme del bar.Dopo un interminabile caccia al tesoro che mi fece perdere tempo prezioso,buttai i vestiti in un borsone e salutai la mamma e baciai come ogni sera Rachel sulla testa per poi precipitarmi per le strade della città. Durante il tragitto da casa al locale provai a chiamare Tom che doveva aver appena staccato dal lavoro. Dopo tre squilli la voce del mio amico mi disse 
"Stuart" 
"Ho bisogno che tu mi faccia un favore" 
"dimmi" 
"Devi andare a casa di Charlotte per vedere in che  condizioni versa" 
"Si è mollata con la rossa" 
"Già. Allora ci vai o no?" 
"Certo! Magari riesco a farle cambiare idea sul sesso con un deplorevole uomo"
"Buona fortuna amico" 
"Divertiti a lavoro" 
"Divertiti a convertire Charlotte" 
Chiusi la conversazione nel momento in cui arrivai al bar. Era un locale abbastanza grande e frequentato soprattutto da donne, il perché era ovvio, i camerieri erano tutti uomini che se ne andavano in giro senza maglietta. Entrai dalla porta sul retro e andai a cambiari. Indossai i pantaloncini fino al ginocchio tutti strappati e, beh, nient'altro oltre i papillon. Mi aggiustai i capelli nello specchio ma la mia informe massa bionda non né voleva sapere di mettersi in ordine così lascia perdere. La sala era piena zeppa quella sera, ragazze in abiti succinti e donne di tutte le età, bevevano al bancone e si godevano la loro serata fuori e i ragazzi. Presi un grande respiro e mi buttai nella mischia: sarebbe stata una lunga serata. 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice
Avevo già pubblicato questo capitolo ma ho dovuto cancellarlo quando mi sono resa conto di aver pubblicato una bozza invece di quello finito. Mi dispiace davvero un casino! 
inoltre volevo ringraziare tutti quelli che stanno sprecando il loro tempo a leggere la mia storia! Grazie e grazie! 
 

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Capitolo 5
*** Coppie che scoppiano ***


Quel giorno era iniziato nel peggiore dei modi. Mi ero svegliato tardi e ancora assonnato avevo corso come un forsennato per entrare in orario. E quando arrivai davanti scuola e trovai Tom ad aspettarmi capì che un'altra giornata di merda aveva inizio. «Hey brò» mi salutò Tom una volta che mi avvicinai «Che succede?» gli dissi senza troppi giri di parole «Perché deve sempre succedere qualcosa?» ribatté l'idiota «Ah non so, forse perché sono amico di Sam e ormai penso sempre al peggio?» il sarcasmo nella mia voce fece alzare gli occhi al cielo a Tom che poi mi rispose con lo stesso tono «Povera prima donna» evitando di perdere altro tempo in chiacchiere inutili mi avviavi al portone, avrei dovuto scoprire da solo la verità. Entrato nella scuola ogni singola testa presente nel corridoio si girò verso il sottoscritto. Iniziai a camminare con Tom al mio fianco strafregandomene degli sguardi e mormorii che seguivano ogni mio passo. Arrivare all'armadietto senza spaccare la faccia a qualcuno fu un’impresa titanica, visto che la voglia era tanta e c'era un'ampia scelta di vittime. Appoggiati al mio armadietto come se nulla fosse, Matt e Ashley, parlavano tra di loro ridendo come cretini. «Logan tesoro! Auguri!» Ashley mi stritolò in un abbraccio rompi costole «Che?!» la scostai da me e la guardai come se fosse un'aliena «Tu e Sam state insieme!» alle sue parole tutti e tre scoppiarono a ridere come idioti mentre io mi passavo una mano tra i capelli esasperato «Dimmi quello che sai» Matt che ovviamente era un pettegolo peggio di Ashley si intromise «Ieri all'uscita Sam e Cameron sono stati beccati mentre litigavano e lui la piantata in asso andandosene, ma a nessuno è sfuggito che dopo è venuta via con te in moto. Ovviamente adesso si dice che Sam ha lasciato Cameron per te. Quanto di tutto ciò è vero?» sospirai sconfitto «Tutto» vidi Ashley che iniziò a saltellare come una cretina, battendo le mani e esclamando un 'era ora' ogni tre secondi. «Ti prego bloccala Matt» dissi al mio amico che guardava la sua fidanzata ridendo «Oh non fare il noioso!» mi rispose «lasciale sfogare la sua gioia» intervenne Tom che stava ridendo come un matto per quella situazione. Avendo capito che ormai era ora di andare, così mi avviai verso l'aula di matematica dicendo ai tre idioti «Vado a cercare Sam» ma ovviamente erano tutti troppo impegnati a decidere la data del mio matrimonio per ascoltarmi. Quando entrai nell'aula Sam era già seduta e messaggiava con qualcuno al telefono, facendo finta di non notare le occhiate dei nostri compagni. Appena Jessica Moon, la pettegola per eccellenza, mi vide esclamò tutta contenta «Oh Logan! È una cosa davvero orribile far arrivare da sola la tua ragazza in classe o ti sei dimenticato che é buona educazione stare anche in pubblico con una che ti scopi?» tutti presero a guardare me ancora più interessati sicuri che avrei picchiato una ragazza. Per loro sfortuna incrociai gli occhi di Sam che mi fece capire che non avrebbe gradito per niente altri guai. Così guardai Jessica e le sorrisi «Sam non è la mia ragazza. E per quello che riguarda se dovessi farmi vedere in pubblico con ogni ragazza che mi sono fatta tu e le tue tre amichette dovreste mettervi in una lunga fila o ti sei dimenticata di quella volta a casa dei tuoi...» Jessica rossa in volto urlò «Sta zitto Logan!» scrollai le spalle e mi andai a sedere sodisfatto della risata generale che era scoppiata. Sam non mi degnò di uno sguardo cosa che mi fece incazzare di brutto. «Hey brontolo» la salutai parlando in maniera molto più dolce rispetto a come mi ero riferito a Jessica «Hey» mi rispose ma fu anche l'unica cosa che disse per tutta l'ora. Quando ormai pensavo davvero di stare per impazzire la campanella suonò, ma questa volta non corsi fuori bensì bloccai Sam sulla porta costringendola a fermarsi. «Allora?» le chiesi preoccupato mentre lei si guardava intorno senza rispondermi «Sam che cazzo ho fatto?» continuò a non rispondermi e visto che mi ero rotto i coglioni sbottai infastidito «Fanculo» e me ne andai lasciandola sola. Camminai per i corridoi e nessuno osava guardarmi, molto probabilmente la mia faccia intimoriva mezza scuola. Quando aprì l'armadietto per prendere il libro di inglese stavo quasi per romperlo tanto forte lo aprì, e chiudendolo dopo con ancora più forza, mi avviai verso la seconda ora che avevo in comune con Ashley. Mi buttai sulla sedia con la stessa grazia di un elefante beccandomi un'occhiataccia dalla mia amica biondina «Jessica Moon? Davvero?» mi chiese Ashley una volta che mi fui sistemato e il mio sguardo omicida era scomparso, ma dannazione! Le sue cazzo di parole mi fecero incazzare ancora di più «Come diavolo fai a saperlo?! È successo un'ora fa porca puttana!» lei mi mise la sua piccola mano sul braccio nel tentativo di calmarmi «Che succede Logan?» mi chiese intuendo che qualcosa non andava, per fortuna non dovetti rispondere perché la professoressa Cross entrò proprio in quel momento. Mentre l'ora trascorreva e Ashley stava zitta mi ritrovai a parlare prima di collegare il filtro bocca-cervello «Sam non mi parla» la mia cara amichette si girò verso di me «Ovvio che non lo fa! Lei è quella che ha lasciato il perfetto Cameron per il demonio. Tutti iniziarono a pensare di aver sbagliato a votarla come capo cheerleader» non avevo riflettuto che il problema potessi non essere io, mi ero dato la colpa senza analizzare la situazione «Devo parlare secondo te?» Ashley sbuffo infastidita come se parlasse con un'idiota «Non devi! Aspetta che sia lei a venire da te» annui anche se poco convinto delle sue parole, infondo sapeva che aveva ragione. I restanti minuti passarono in silenzio, Ashley si concentrava sulla lezione e io pensavo a Sam. Patetico vero? Avevo sempre preso per il culo Matt e Tom quando si facevano tutte quelle seghe mentali per una ragazza e adesso ero seduto a farmi un vero e proprio discorso filosofico! Facevo pena ma quello era solo l'inizio della mia amara discesa negli inferi. La campanella suonò e io mi diressi affranto verso un'altra ora di supplizio. Passai così tutta la mia mattinata, persino nell'ora di educazione fisica con Tom fui un perfetto depresso. Quando poi arrivò l'ora di pranzo stavo valutando i pro e i contro di uno sterminio di massa dopo che una ragazza aveva urlato che Sam era un troia, in verità le esatte parole erano state 'Certo che per scoparsi due ragazzi contemporaneamente ci vuole abilità', non l'avevo picchiata solo perché:
A) aveva una vagina;
B) Sam mi avrebbe odiato di più;
C) Avevo una dannata fama.
Così entrai in mensa cercando di non pensare alle voci che seguivano ogni mio passo. Presi il mio vassoio e dopo averlo riempito con roba poco commestibile, mi avviai verso il tavolo infondo alla sala. «Hai una faccia da psicopatico» mi fece notare Matt appena presi posto «E tu la finezza di un maiale» risposi leggermente incazzato «Non ti sopporto quando sei di cattivo umore» continuò Tom «Io non ti sopporto mai» risposi io «Logan calmati un po’» rincarno la dose di rotture di palle Ashley «Se non la smettete vi uccido uno a uno» chiusi la conversazione che passò rapidamente su qualche argomento frivolo che non ascoltai. Cercai di concentrarmi sul cibo ma mi era impossibile, così alzai lo sguardo verso il tavolo dei "popolari" ma non vidi né Sam né Casey. Non feci in tempo a chiedermi dove fossero che me le ritrovai ai lati con Casey che esclamava «Di che parlavate?» e Ashley che rispondeva «Del ballo» facendo quasi piangere Casey, quello era il suo argomento preferito ormai. Sam, al contrario dell'amica, non disse una parola fin quando non mi disse «Senti mi dispiace pera essermi comportata da stronza» alzai lo sguardo dal piatto e vidi Ashley farmi l'occhiolino, quella ragazza era un genio! Spostai poi lo sguardo su Sam che nel frattempo si torturava le mani «Sei stata una grande stronza, ma non importa! Ti voglio come amica lo stesso» lei mi fece uno di quei suoi famosi sorrisi da mille watt che facevano scogliere anche le pietre, ma quel momento fu interrotto da Casey che mi diceva indignata «Jessica Moon? Fai vomitare Smith» le feci il mio miglior sorriso finto «Ha delle belle tette e poi fa certe cose con quella lingua... Mm una ripassata gliela darei» mi arrivarono due schiaffi sulle braccia, un calcio sulla gamba e due batti cinque. Adoravo quei ragazzi. «Quante te ne sei fatto Smith?» mi domandò Casey «non mi ricordo, abbastanza comunque» lei alzò gli occhi al cielo con fare teatrale. Dovevo ammettere che Casey Wisley era bellissima: lungi boccoli castano chiaro e due occhi verdi penetranti. Insieme lei e Sam non avevano bisogno di un'asso(*) per risultare più bone, lo erano è sapevano di esserlo. «Ribadisco il concetto: fai vomitare» scoppiarono tutti a ridere, tutti tranne me e Sam, quest'ultima guardava il tavolo dove sedeva Cameron con la squadra di football. Il coglione aveva sulle sue ginocchia Gwen Bass, vice di Sam e troia in carriera. «Non me la sono mai fatta» le dissi di getto mentre i nostri amici continuavano con le loro stronzate «Davvero?» annui e le presi la mano da sotto il tavolo stringendola con la mia «È troppo troia, non voglio rischiare malattie veneree» la feci sorridere e mi senti maledettamente bene. «Senti devo andare a fumare, vieni con me?» lei annui e si alzò dal tavolo insieme a me, a nessuno dei nostri amici e di tutte le persone nella sala sfuggirono le nostre mani intrecciate «Andiamo fuori» dissi a nessuno in particolare prima di andare insieme a Sam nel cortile dietro la mensa. Una volta fuori mi appoggiai al muretto cacciandomi subito in bocca una sigaretta. Piccole nuvoletta di fumo uscivano dalla mia bocca mentre Sam si sede accanto a me, dal lato opposto rispetto a quello della sigaretta. La vidi rabbrividire nel suo cappotto sottile così le passai un braccio sulle spalle e la strinsi a me. Subito si accucciò nel mio fianco facendo sprofondare la faccia nel mio petto e passandomi un braccio dietro la schiena per stare più vicina alla sua stufa personale. «Vi siete davvero mollati?» alzò il volto e puntò i suoi occhi nei miei «Lui ha lasciato me perché è convinto che vengo a letto con te» non riuscì proprio a trattenermi «Che idiota! Ti ha fatto almeno spiegare?» lei fece segno di no con la testa «Gli ho detto che se voleva finirla mi andava bene. E da tanto che non provo più niente per lui» la sua confessione mi stupidì non poco «Da quando?» Sam abbassò lo sguardo «Da quando ho capito che è un emerito coglione» scoppiai a ridere e lei mi seguì stringendomi ancora più forte. Buttai il mozzicone per terra e restai abbracciato a lei ancora un po’. Quando la campanella suonò la fine del pranzo lei si staccò da me e sentì improvvisamente freddo. «Entriamo dai. Non voglio fare tardi a lezione» annui e mi incamminai con lei al mio fianco. Aperta la porta trovammo tutta la mensa con gli occhi puntati su di noi. Guardai Sam, aveva lo sguardo duro fisso sulla porta e prima che potessi parlare corse verso l'uscita lasciandomi solo e con una folla curiosa che mi guardava come un'esperimento uscito male. Mi voltai verso il mio tavolo e gli sguardi dei miei amici erano puntati su di me, curiosi come quelli di tutti. Non sapevo che fare così andai fuori, non scappando come Sam ma camminando velocemente, cercando come facevo da quella mattina di evitare tutto e tutti. Fuori dalla mensa cercai Sam ma era completamente sparita. Non sapevo dove trovarla così mi recai nell'unico posto dove avrei trovato una cheerleader. La palestra era vuota, le enormi finestre chiuse e le luci spente. Le porte degli spogliatoi erano chiuse ma provai lo stesso ad aprirle viste che era l'unico posto in cui poteva essere Sam. Bussai alla porta dello spogliatoio femminile e senti un singhiozzo, così aprì la porta senza pensarci più di tanto. Il capo delle cheerleader era seduta per terra a piangere, gli occhi gonfi e il volto rigato di lacrime. A guardarla mi faceva male il cuore: se c'era una cosa che odiavo da morire era vedere le persone che amavo stare male. Quando ero piccolo non potevo aiutare mia madre ma adesso avrei mosso mare e venti per aiutare Sam. Andai ad abbracciarla tenendola stretta a me, ormai la prima ora era andata quindi tanto valeva restare lì con lei. Le accarezzai la testa mentre lei piangeva lasciandosi sfuggire ogni tanto un singhiozzo più forte degli altri. Quando finì tutte le lacrime alzò il volto e guardandomi scoppiò a ridere. La guardai confuso, non avrei mai capito le donne, lei sembrò rendersi conto che io ero lievemente sotto schock così mi spiegò «Se qualcuno un'anno fa mi avrebbe detto che mi sarei ritrovata nello spogliatoio femminile a piangere con Logan Stuart che mi consola, avrei chiamato una clinica psichiatrica» mi venne da ridere perché quella ragazza aveva ragione «Se un'anno fa mi avessero detto che avrei consolato Sam Ferrari nello spogliatoi femminile avrei risposto qualcosa come "me la scoperei nello spogliatoio femminile"» lei scoppiò a ridere e mi tirò un pugno sul braccio facendomi ridere ancora di più. Passammo così tutta l'ora, ridendo e scherzando di tutta quella assurda situazione. Stare con Sam era facile come respirare, non dovevo fingere di essere il cattivo che tutti credevano né l'uomo responsabile a cui la mia famiglia faceva riferimento. «Non so cosa mi sia preso. Davvero mi dispiace di essere scappata così ma non sopporto più questa situazione! Credono che venga a letto con te e nel frattempo anche con Cameron. Sto facendo la figura della troia!» la rabbia si fece largo dentro me ricordando le parole che quella stupida ragazza aveva urlato prima che entrassi in mensa «Se tu sei troia, Gwen Bass cos'è? Una puritana?» la feci ridere e mi sentì subito meglio «Dovrei fare come te, fregarmene di tutto e tutti» le strinsi un ginocchio con la mano «Anche a me questa situazione mi sta facendo incazzare ma possiamo solo aspettare che qualcuno crei più interesse di noi» subito mi rispose infastidita, a quanto pareva alle donne davo sui nervi «Logan ti rendi conto che io e Cam dopo due anni ci siamo lasciati? E che tu sei lo stronzo puttaniere della scuola? È ovvio che diamo scandalo! Sembriamo la trama di un romanzo rosa» aveva ragione, non avevo mai davvero riflettuto su cosa attirasse così tanti pettegolezzi «Che dobbiamo fare allora? Smettere di farci vedere insieme?» lei si alzò dalla panca e tendendomi la mano disse «Facciamoli abituare alla nostra amicizia» le strinsi la mano e mi alzai a mia volta «Ci sto brontolo» e insieme ci avviamo verso l'ora di arte prima di perdere un'altra lezione.



































Angolo autrice 
(*) Dopo aver letto il libro "quanto ti ho odiato" e visto il film "l'asso nella manica" mi sono innamorata della ridicola storia dell'asso. 
Grazie per le visualizzazioni e i commenti! Vi amo.

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Capitolo 6
*** Feste e pugni ***


«Allora scomponimi Albero» dissi a Rachel che se ne stava tranquillamente spaparanzata sul divano a mangiare i cereali «A-L-B-E-R-O. Albero» mi rispose tra un boccone e l'altro «Dai tranquilla angelo sarai tu a vincere la gara. Sei troppo brava» posò i suoi grandi occhioni su di me «Verrai a vedermi?» le sorrisi e poi mangiai una cucchiaiata di cereali «sarò in fila dal giorno prima baby» posò la tazza sul tavolino davanti al divano e mi si buttò addosso riempiendomi la faccia di baci. «Rachel lascia respirare tuo fratello» mamma era appena entrata in casa, il grembiule del Cookies Green ancora legato in vita e i capelli legati in una crocchia disordinata. Il locale dove lavorava era una pasticceria, quindi quando tornava a casa profumava sempre di cioccolata e panna. «Mami!» esclamò Rachel lasciando me e andando ad abbracciare mamma «Hey piccola» la piccola pesta iniziò a ridacchiare mentre la mamma le dava una quantità industriale di baci. «Tesoro vuoi andare un po’ dai vicini? Prima Blair mi ha chiesto se potevo farti andare a giocare con il figlio» Rachel annui felice per poi scappare a mettersi le scarpe. «Logan accompagna un'attimo tua sorella» annui e mi alzai dal divano raccogliendo la mia ciotola e quella di Rachel, le portai nel lavandino mentre la mia sorellina urlava dal salone «Logan muoviti!» le urali di rimando «Adesso arrivo», la trovai sulla porta tutta pronta per uscire, aprì e accesi la luce nelle scale per attraversare il piccolo corridoio. Bussai alla porta dei Black e mi venne ad aprire una Blair tutta sorridente, quella donna era una forza della natura. «Hey i miei vicini preferiti» la mia faccia fu riempita di baci per la seconda volta nel giro di un'ora «Blair dov'è la tua piccola peste? Voglio fargli un discorsetto» lei sorrise e chiamò il figlio che appena vide Rachel fece un sorriso da bimbo innamorato. «Hey piccolo» lo salutai «ciao Logan» mi tese la mano che gli strinsi «Giù le mani dalla mia sorellina capito? Oppure ti faccio fare un volo per le scale» Blair scoppiò a ridere mentre Rachel diventò tutta rossa scusandosi con il suo amico che nel frattempo era diventato bianco come un lenzuolo. Rachel entrò in casa e io salutai Blair per poi ritornare nell'appartamento. «Mamma se Rachel ti dice che ho minacciato il suo amichetto, sappi che non è vero» dissi sorridendo, sorriso che mi morì sulle labbra quando vidi mia madre seduta al tavolo della cucina con davanti un bicchiere di vodka. «Che succede?» quella faccenda non mi piaceva per niente «Devo parlarti» mi disse sussurrando appena «tuo padre…» a sentirlo nominare la bloccai «Non voglio sapere un cazzo che lo riguardi» mamma si passò una mano tra i capelli e mi sembrò quella che era una volta, una donna triste che andava avanti bevendo. «Logan tuo padre vuole vedere Rachel una volta uscito di galera e io voglio permetterglielo» la rabbia esplose dentro me come non mi capitava da quando quello stronzo era finito dietro le sbarre «TU COSA?!» urlai incredulo «È sua figlia!» quelle parole mi fecero incazzare ancora di più «Quello stronzo ci ha rovinato la vita! Ho hai dimenticato cosa ci faceva?!!» mamma iniziò a piangere come un bambina scolandosi il bicchiere di vodka in un sorso. Quella scena me la fece odiare come una volta «se provi a fargliela vedere io te la porto via» la minacciai prima di afferrare le chiavi della moto e uscire di casa sbattendo la porta. Il viaggio non mi rilassò nemmeno un po', ero troppo incazzato. Quando fermai la moto davanti casa di Charlotte mi fiondai dentro l'edificio, e presi a bussare la porta così forte da farla urlare come una pazza da dentro l'appartamento «Sei impazzito? Vuoi sfondarmi la porta?!» la aprì con uno scatto improvviso facendomi restare con il pugno sospeso in aria «Entra dai. Stiamo guardando grey's anatomy disperandoci per Cristina» entrai e mi fiondai sul divano con un Tom che si teneva la birra stretta al petto e sembrava sull'orlo delle lacrime «Hey amico» mi salutò senza distogliere lo sguardo dalla schermo «Tom se vuoi piangere sei libero di farlo, non ti prenderò per il culo» gli dissi da perfetto stronzo qual' ero «Shhhhhh» fu la sua unica risposta scacciandomi con la mano come si fa con una mosca che dà fastidio. Charlotte arrivò alle nostre spalle con il telecomando in una mano e una birra nell'altra, allungandosi poi a spegnere il televisore. «Ma che cazzo fai?!! Quella era la parte finale della 10x24!!!» Tom si alzò dal divano con uno scatto, palesemente sconvolto «Tom siediti e tu Logan parla» la calma fatta persona, meglio conosciuta con il nome di Charlotte, si venne a sedere in mezzo al me e a quella prima donna che ormai era diventato Thomas. «Mamma vuole far vedere Rachel a quel figlio di puttana di mio padre» la confessione mi uscì tutta d'un fiato e rese parecchio incazzati i miei amici «Non può farlo! È impazzita?» urlò la femmina alfa accanto a me, che mi ruppe il timpano destro con il suo acuto, quello sinistro invece mi fu rotto da Tom che urlò come una donna incazzata con il ciclo facendo degli insensati gesti con le mani per aria «Non glielo puoi permettere!!» sbuffai stanco di quella storia «So che non posso permetterlo. Ho detto a mia madre che se fa una cosa del genere le porto via Rachel, ma sapete com'è fatta quando c'è di mezzo mio padre! Diventa una bimbetta che ha paura della sua stessa ombra!» Charlotte mi mise una mano sul braccio per tranquillizzarmi «Qualsiasi cosa succederà noi ti staremo sempre vicini Logan. Siamo una famiglia» se fossi stato una femminuccia molto probabilmente sarei scoppiato in lacrime, ma essendo un maschio doc l'unica cosa che feci fu abbracciare quelle due teste di cazzo che erano da sempre la mia salvezza.
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Un'ora dopo eravamo ancora sul divano a commentare la fine della 10x24 di Grey's anatomy, tutti troppo disperati e con il cuore in mille pezzi. «Non può essere! Cristina!» singhiozzava Char da una parte «La mia young!» diceva disperato Tom dall'altra e poi c'ero io che incazzato dicevo «Ucciderò Shonda!». Può sembrare strano ma amavo quella serie, io e i miei amici avevamo seguito puntata per puntata sempre con il cuore in gola. «Ragazzi dobbiamo reagire!» ad un certo punto la biondina punk si alzò dal divano con una forza sconosciuta «Hai ragione! Propongo di andare alla festa di Carol Mason» le dava corda Tom, alzandosi a sua volta e andando a buttare le birre vuote nella pattumiera in cucina. «Io passo, non sono dell'umore» borbottai sprofondando ancora di più nel comodo divano «E dai Logan! Almeno così ti distrai... Poi il venerdì è la tua unica sera libera al locale» Char cercava di convincermi facendo la sua faccia da cucciolo «vedrai che ci divertiremo» sapevo che avrebbe continuato così fin quando non avessi detto di sì «e va bene! Ma spero che tu abbia ancora qualche mio vestito qui perché non ho intenzione di tornare a casa» lei fece un sorriso da un orecchio all'altro per poi correre in camera a cercare qualcosa che potesse essere anche vagamente maschile.
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La casa di Carol Mason era un vero e proprio castello. Oltre ad essere immenso, aveva una strada in terra battuta per arrivare al portone principale che era totalmente fiancheggiata da fiori di tutti i tipi e colori. Quando ci ritrovammo davanti alla porta e ci fu mostrato anche l'interno della casa per poco la mia mascella non crollò al suolo. Un enorme salone ultra moderno, con un lampadario molto probabilmente fatto di diamanti più grande di tutta casa mia, i divani e i restanti mobili tutti bianchi e neri, che erano stati spostai nell'angolo per rendere la stanza ancora più grande, e il pavimento di marmo a scacchi che era così lucido da far venire male agli occhi, sembrava la villa di una qualche superstar di Hollywood. Entrammo nel salone, avventurandoci fra corpi sudati e bottiglie di birra vuote. Cercai Sam con lo sguardo e quando la vidi, accanto ad una colonna di marmo, il resto del mondo scomparve. Aveva un vestito rosso che le arrivava ben sopra il ginocchio, stretto in vita e sul seno e più largo sotto. I capelli neri erano sciolti e lisci mentre i suoi occhi magnetici erano ricoperti da un sottile strato di eyeliner. Mi avvicinai a lei senza avvisare né Tom né Charlotte che nel frattempo cercavano il bar. «Hey brontolo» le strinsi un fianco con la mano e sorrise nel vedermi «Sei venuto alla fine. Devo ringraziare Tom» stavamo parlando solo da pochi minuti e già non capivo che dicesse, sembrò accorgersi dei miei dubbi e si spiegò «Ho chiesto a Tom di portarti alla festa. Volevo passare un po’ di tempo con te Stuart» il pensiero che lei volesse stare con me mi fece battere più forte il cuore, facendomi liberare della rabbia che mi attanagliava l'anima da quando avevo sbattuto la porta di casa «Vuoi qualcosa da bere?» le chiesi non sapendo come rispondere alla sua confessione «No grazie» mi venne da ridere e di certo non mi fermai «Grazie a te! non avevo proprio voglia di cercare il bar in questo castello stregato» mi guardò tra l'esasperata e il divertito «Sei impossibile. Non cambi mai» mi appoggiai al muro dietro le mie spalle «Se cambiassi ti piacerei?» fu una domanda a brucia pelo, conoscevo già la risposta e sapevo che Sam non mi avrebbe mentito «No» confessò, guardandosi la punta dei tacchi imbarazzata, ciò che io già sapevo. «Allora non fingerò di non essere sollevato nel non doverti andare a prendere da bere» lei mi guardò alzando gli occhi al cielo «Fai quello che vuoi» mi portai un dito sotto il mento facendo finta di riflettere «Quindi non dovrei fare quello che voglio giusto? Non sono così bravo a capire la logica femminile» Sam borbottò qualcosa di molto simile a un 'vaffanculo idiota di merda' che mi fece ridacchiare come un coglione mentre lei mi fulminava con lo sguardo. «Logan! Sam! Forza andiamo a bere!» un'energica Casey già sbronza era accompagnata da una Charlotte che aveva tra le braccia tre bottiglie di vodka e un Tom con una cassa di birre e un sorriso tutto soddisfatto sulla labbra. «Come fate a essere tutti già ubriachi?» domandò Sam «Non sprechiamo tempo a parlare!» Charlotte urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni per sovrastare la musica «Se vomitano ci pensi tu» additai Tom che mi guardò malissimo «Stronzo» mi sibilo contro una volta che presi per mano Sam e cercai di portarla fuori in giardino. Capì di aver fatto una pessima scelta quando Gwen Bass venne verso di noi tutta sorridente. Indossava un abito, che era più simile a una maglietta, bianco tutto in pizzo e portava ai piedi dei tacchi vertiginosi. Che fosse bella non si poteva negare con quei capelli lunghi biondi e gli occhi color cioccolato era impossibile che passasse inosservata, ma era niente se paragonata a Sam e Gwen lo sapeva benissimo. «Hey Sam!» la salutò Gwen baciandole entrambe le guancie «Ciao» ricambiò lei con uno sguardo schifato che di certo non provava a nascondere «Logan sei mai meno strafigo?» le sorrisi come un ottimo attore «Per mia fortuna mai, devo essere sempre al meglio per farmi vedere in giro con Sam che è sempre perfetta» Gwen rise come se la mia fosse una battuta, peccato che era serissimo. «Sam dimmi la verità, lui- mi indicò- ha davvero un pearcing lì sotto?» mentre io stavo per scoppiare a riderle in faccia, Sam diventò nera dalla rabbia e iniziò ad urlare «Siamo amici dannazione!! Perché non lo chiedi a mezza scuola? Sono sicura che conosceranno ogni dettaglio che riguardi Logan nudo» e se ne andò piantandomi in asso con una Gwen ancora sotto shock.
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Trovarla non fu affatto facile. Passai tutta l'ora successiva a cercare Sam in ogni angolo del castello. Quando ormai avevo perso le speranze, la vidi sulla terrazza che dava sul davanti della casa. Era seduta per terra con una bottiglia di birra vuota tra le mani. «Non dovresti fare l'asociale» mi sedetti affianco a lei come quel giorno nello spogliatoio «Che troia!» sbottò infuriata come se io non avessi parlato «Non posso crederci che mi abbia davvero chiesto una cosa del genere! Assurdo!» la fermai prima che iniziasse a parlare a ruota libera, quando lo faceva non c'era modo di fermarla «Andiamo di sotto. Mostrale che te ne fregi delle sue parole» mi alzai e le tesi la mano, che dopo un momento di esitazione strinse, così l'aiutai a rimettersi in piedi. Scendemmo le scale mano nella mano quando Sam mi bloccò spingendomi verso un corridoio pieno di porte «Che fai?» le chiesi «Ho visto Gwen andare di qua» rispose continuando a camminare velocemente, non lasciandomi altra scelta che seguirla. Quando iniziai a pensare che Sam si fosse immaginata tutto vidi Gwen Bass spalmata contro il muro mentre Cameron Rose le infilava la lingua in bocca e le mani sotto la maglietta/vestito. Mi voltai verso Sam che guardava la scena bianca in volto. Prima che potessi fermarla iniziò a urlare «Cam! Che cazzo fai?!» si era portata la mano sul cuore spezzato, Babyken invece si allontanò lentamente da Gwen «Visto che per due anni non me l'hai data e dopo nemmeno un mese- fece un cenno verso di me- gli hai aperto le gambe, mi comporto come Logan e allora forse ci scopi anche con me» per tutto il suo delirante discorsetto aveva avuto sulle labbra un sorrisetto da beota «E Gwen mi sta aiutando. Infondo voi troie avete tutte la stessa mente perversa no?» prima che me ne rendessi conto mi ritrovai su Cameron a tempestargli la faccia di pugni, ogni destro era uno sfogo per la mia anima incazzata. Cam con un pugno nelle costole si liberò e mi tirò una ginocchiata nello stomaco. Lo presi per le spalle e lo spinsi contro il muro tirandogli un pugno sul naso talmente forte che si sentì un crack. Molto probabilmente avrai continuato fino ad ucciderlo se Sam non avesse urlato «Smettila Logan!» mi girai a guardala mentre Cameron si lasciava cadere sul pavimento. «Andiamo- mi tese la mano- Per favore» annui e la seguì lasciandomi alle spalle le urla di Babyken. Solo quando fummo fuori Sam si permise di crollare sugli scali e mettersi a piangere. Odiavo vederla così, era troppo simile a mia madre. «Alza il culo da questi schifosi scalini. Non ho intenzione di consolarti stasera» mi parai davanti a lei guardandola contrariata «E che vuoi fare eh?» le sorrisi prendendola sulle spalle come un sacco e mentre lei rideva come una pazza io correvo per la strada che portava fuori dalla villa. Quando arrivammo alla mia moto la misi giù e la guardai «Ti va un giro di bar e nightclub brontolo?» mi fissò a sua volta e mi rispose dopo nemmeno due secondi più convinta che mai «Puoi giurarci bad boy» e salimmo sulla moto iniziando a correre per le strade di New York.






Angolo Autrice
Mi dispiace per il ritardo ma ieri e l'altro giorno ho avuto lo scritto e l'orale di matematica per il debito. Adesso ho recuperato tutta alla grande e inizia finalmente la mia estate! Cosa patetica da dire visto che fra quindici giorni inizia la scuola. Ma vabbe non pensiamoci! Fatemi sapere come sempre cosa pensate del capitolo. Vi amo tutti!

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Capitolo 7
*** Di bar, strip club e regni in cerca di una regina ***


Locale n.1
Il bar "Blu Circle" era pieno zeppo quella sera. Essendo venerdì ogni persona era uscirà cercando di riprendersi da una lunga settimana. Guardai Sam, non aveva più gli occhi lucidi e le guance si erano asciugate dalle lacrime versate per quel figlio di buona donna. «Allora come vuoi dare il via alla nostra serata?» si guardava intorno nervosa, sapevo fin troppo bene che lei non era tipa da locali, al contrario mio che ero un cliente fisso di tutti i bar di New York «Cerchiamo il bar e ubriachiamoci!» mi fissò come se avessi perso il senno «Non bevo o te lo sei scordato?!» ripeteva quella frase ogni volta che uscivamo insieme «C'è una prima volta per tutto!» e detto questo la trascinai verso il bancone. «Fammi dieci short di vodka lemon» urlai al barista per sovrastare il rumore assordante della musica, beccandomi una gomitata da parte di Sam «Sei forse impazzito?! Non bevo e tu vuoi farmi ubriacare!» alzai gli occhi al cielo scocciato, certo volte quella ragazza era peggio di una suora «Bevi e non pensare a niente per una volta!» il barista ci mise davanti i bicchieri tutti in fila «Cinque a testa e non voglio storie» la guardai con aria si superiorità, sfidandola a bere tutti quei drink «Va a farti fottere Stuart» disse prima di buttare giù uno short dopo l'altro. «È così che si fa baby!» ridevo come un pazzo mentre bevevo vodka come fosse acqua «Voglio ballare!» Sam urlò e mi portò verso la pista dove iniziò a scatenarsi e io la seguì. Ballammo come pazzi sulle note di thrift shop, dimenticandoci di tutto e tutti per una volta nella nostra vita.
Locale n.2
Come nel primo locale, anche qui c'era gente ovunque. Questa volta però fu Sam a portarmi subito al bancone per bere. E fu sempre lei a ordinare i dieci short di vodka lemon «Ci hai proprio preso gusto!» le dissi con tono divertito «Per colpa tua diventerò un'alcolizzata senza tetto» le sue parole mi fecero ridere perché sapevamo tutti e due che era una cosa pressoché impossibile «Oh certo! Giusto il giorno in cui io diventerò presidente degli Stati Uniti» scoppiò lei a ridere sta volta, visto che avevo detto una stronzata senza precedenti. Anche questo barista ci servì i bicchierini per poi passare all'ennesimo cliente. «Facciamo a chi beve più velocemente» la scommessa che mi propose la moretta accanto a me mi fece quasi cadere dallo sgabello «Ci sto baby! Al tuo tre» lei portò la mano al primo bicchiere così come feci io «Uno... Due... Tre!» iniziammo a buttare giù vodka come se inalassimo ossigeno e quando poggiai l'ultimo short vuoto sul bancone, Sam mi sorrideva soddisfatta «Non ci credo! Battuto da una ragazza!» ero davvero senza parole e mentre lei ordinava un altro short che le venne servito dopo nemmeno tre secondi, un'unico pensiero mi ronzava per la testa: Sam in quel momento era la cosa più sexy che io avessi mai visto. Si portò il bicchiere alla bocca e mandò giù il liquido trasparente e dovetti trattenermi per non saltarle addosso e farmela sul bancone. «Vado un'attimo in bagno» le sussurrai prima di scappare da lei. Dovevo allontanarmi o non avrei risposto delle mie azioni. Visto che ormai ero lì ne approfittati per fare pipì, stavo letteralmente scoppiando. Mi lavai le mani e uscì da quel buco che puzzava di piscio per raggiungere la mia piccola brontolo dannatamente sexy. Era ancora seduta al bancone mentre un tizio che presto sarebbe morto per mano mia ci provava alla grande, e lei sembrava starci! Andai come una furia verso quei due e prima che Sam potesse anche solo parlare la presi per mano e la trascinai fuori il locale mentre quella stronzetta aveva un’espressione da bambina che era stata beccata con le mani nel vasetto della Nutella. L'aveva fatto apposta! Ma me l'avrebbe pagata.
Locale n.3
«Questo è un cazzo di strip club! E io non entro negli strip club» Sam si bloccò davanti alla porta del terzo locale del nostro tour e non ne voleva sapere di entrare «Forza non fare la bambina!» la sgridai proprio come facevo con Rachel «No! No e no!» sbuffai perché alcune volte con Sam ci voleva una pazienza infinita «Ti prendo in braccio e poi ti lego a una sedia se non ti decidi ad entrare» la mia minaccia sembrò funzionare perché Sam mi concesse dieci minuti, poi saremmo dovuti uscire di corsa. Una volta preso posto ad un tavolo e ordinato da bere, lo spettacolo ebbe inizio e i dieci minuti si trasformarono in un'ora. Lo spogliarello di una sexy rossa andava avanti da abbastanza e io e Sam commentavamo ogni momento. Ad un certo punto brontolo disse che se la sarebbe fatta molto volentieri e io non potei che darle pienamente ragione per poi scoppiare a ridere dopo essermi reso conto delle stronzate che stavamo dicendo. Quando però un ragazzo prese il posto della rossa mi venne voglia di prendere Sam e rinchiuderla in bagno. E mentre lei guardava lo scimmione iniziare a spogliarsi dovetti nascondere le mani sotto il tavolo perché mi si scatenò l'istinto omicida. La situazione andò peggiorando quando la scimmia venne a ballare davanti al nostro tavolo. Sam lo guardava come se fosse stata sotto incantesimo mentre io speravo vivamente che un fulmine lo colpisse. Strinsi i denti, ma la mia pazienza andò a farsi benedire quando quel coglione si struscio sulla MIA brontolo. Tirai fuori il portafoglio dalla tasca dei jeans e gli misi 10$ nei boxer sperando che smammasse. Così fu e ritornai un pochino in me. Sam scoppiò a ridere e subito dopo ad urlare indignata “Il mio fidanzato preferisce un uomo a me" per poi scappare fuori il locale, mentre tutti ci guardavano confusi. Uscì anch'io e la vidi appoggiata al muro mentre di teneva lo stomaco con una mano e si asciugava le lacrime con l'altra. Quella scena fece ridere anche me. Sam ha sempre avuto questa capacità: mi faceva stare sempre schifosamente bene.
Locale n.4
Per due volte nel giro di poche ore LA stronza, come l'avevo gentilmente rinominata, mi aveva fatto perdere le staffe. Così quando nel quarto locale trovai il modo di fargliela pagare non mi tirai di certo indietro. Eravamo in piedi davanti al barista che continuava a versarci un drink dopo l'altro quando la mia attenzione fu attirata dalla bionda tutta tette che sta va accanto a me che mi stava fissando a sua volta. Sorridendo tra me e me chiamai il barista «Da a quella splendida ragazza tutto ciò che desidera» mossi il capo in direzione della bionda e lui mi sorrise capendo subito le mie intenzioni. «Grazie» mi girai completamente verso di lei, ignorando Sam che si guardava intorno molto confusa «E di che? Mi è stato insegnato che bisogna sempre assecondare i desideri di una dea» lei ridacchio mordicchiandosi la cannuccia del drink «I tuoi devono essere persone molto saggie allora» mentre parlava mi si fece più vicina e potei notare ogni curva del suo corpo messa in evidenza dall'abito nero succinto «Vogliono solo che io abbia il meglio» le lanciai una lunga occhiata di apprezzamento che la fece sporgere ancora di più verso di me «Ti andrebbe di ballare?» stavo per rispondere di si quando vidi Sam sbucare da dietro le mie spalle e guardare male la bionda. Mi si venne a parare davanti coprendomi la visuale e io le sorrisi per poi spostarla molto gentilmente e rivolgermi di nuovo alla bionda «Logan» le stava per stringermi la mano ma una finta impacciata Sam le rovesciò addosso il bicchiere che aveva in mano. «Cretina! Guarda che hai fatto!» mi voltai verso Sam che da brava attrice qual era si scusò dicendo di essere una perfetta imbranata. Venendo l'occhiataccia della bionda la presi per mano e la portai sulla pista da ballo, perché proprio non mi andava una rissa tra ragazze. Il dj fece partire Marvin Gaye, che senso dell'umorismo il destino no? Sam mi si fece più vicina e io le misi le mani sui fianchi e la strinsi a me mentre lei porta le braccia dietro il mio collo e insieme iniziavamo a muoverci.
We got this king size to ourselves – Abbiamo per noi questo letto matrimoniale
Odiavo quella canzone. Appena iniziata e già mi faceva fare pensieri molto poco casti.
Don’t have to share with no one else – Non lo condivideremo con nessuno
O ci puoi giurare. Sam è mia.
Don’t keep your secrets to yourself – Non tenere i tuoi segreti per te
I suoi movimenti si facevano ancora più sensuali mentre continuava a ballare toccandomi il petto.
It’s karma sutra show and tell – E’ il kamasutra da mostrare e raccontare
Woah – Woah
Mi sorrise in maniera fottutamente sexy. Cazzo. Era solo la mia impressione o in quella stanza iniziava a fare un caldo della madonna?
There’s loving in your eyes – C’è l’amore nei tuoi occhi
That pulls me closer – che mi attira
Il suo sguardo puntato nel mio mi faceva sentire come una specie di calore nello stomaco.
It’s so subtle, I’m in trouble – E’ così lieve, sono nei guai
But I’d love to be in trouble with you – Però mi piacerebbe essere nei guai con te
«Io sono nei guai fino al collo per te» Aspetta! Da dove cazzo usciva quello?! Non riuscì a bloccarmi, le parole mi uscirono di bocca senza che io potessi fare niente. Sam mi sorrise di nuovo, prima di avvicinarsi e baciarmi l'angolo della bocca. Le sue labbra erano calde e morbide contro la mia pelle, e il mio corpo chiedeva, anzi pretendeva, di averle ovunque. Visto che quella situazione secondo le parche non era abbastanza per morire di eccitazione, Sam mi sussurrò all'orecchio un andiamo via di qui per poi baciarmi il collo. Sarei morto prima di fare anche un solo passo.
Il regno di Stuart
Portai Sam sul tetto di un vecchio palazzo di Manhattan. Quello era il mio regno e quando per strada lo spiegai a Sam lei mi chiese se ne poteva essere la regina. Le avevo risposto che il mio regno era giusto in cerca di una regina ma su ebay nessuno mi aveva risposto. Lei era scoppiata a ridere e poi si era offerta volontaria, allora ci eravamo fermati in mezzo alla strada e l'avevo incoronata "regina del regno di Stuart". Avevamo decisamente bevuto troppo. Dal tetto si vedevano tutte le luci della Grande Mela e anche il porto e la statua della libertà. New York si estendeva davanti ai nostri occhi. «Wow» in un sussurro Sam mi aveva fatto capire che adorava quel posto «Si hai ragione» lei mi guardò e vidi il suo sguardo scintillare. La notte rendeva il suo sguardo ancora più profondo. «Siediti se vuoi» le indicai con la testa il vecchio divano che si trovava sotto un ombrellone da spiaggia «Da dove arrivano queste cose?» mi chiese una volta che io fini di stendere la coperta che avevo tirato fuori dalla moto e lei si fu seduta «Le ho comprate su ebay e portate qui una notte» le spiegai sedendomi a mia volta accanto a lei. Sam poggiò le sue gambe su di me portando il suo sguardo al panorama. «L'immagine di Gwen e Cam incollati mi farà avere gli incubi» Sam odiava stare in silenzio e diceva sempre qualcosa pur di parlare «Tu non ci sei andata a letto» la mia non era una domanda ma una conferma «Non L'ho mai amato davvero Logan. Stavo con lui perché pensavo di provare qualcosa, ma la mia era un'illusione» quelle parole per me furono una manna dal cielo «Quindi tu mi stai dicendo che la nostra scuola ha un sexy capo cheerleader che è vergine?» lei scoppiò a ridere «Esatto. Vergine e pura. Almeno fin quando qualcuno di buon cuore non vorrà venire a letto con me, anche se non saprei proprio come comportarmi. Con Cam non siamo andati mai oltre la seconda base» perché doveva dire quelle cose? Perché? Voleva uccidermi sul serio? Quella ragazza era il mio sogno erotico. L'idea di doverle insegnare tutto, l'idea di essere il primo per lei. Cazzo. Mi faceva eccitare come un dodicenne. «Ne troverai uno ben disposto credimi» dirlo mi costò uno sforzo disumano «Ti stai offrendo volontario?» mi accarezzò la guancia e poi risalì fino a scompigliarmi i capelli. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Doccia gelata. ORA! «Mi stai dicendo davvero quello che penso?» si alzò e in maniera dannatamente sensuale mi poggiò le mani sulle spalle prima di mettersi a cavalcioni su di me. Il vestito risalì di parecchio mostrando le sue gambe nude. Il sangue mi defluì in massa vero una zona del mio corpo molto a sud. Inizio ad accarezzarmi i capelli e alzando lo sguardo dalle sue cosce così strette a me incontrai il suo seno che premeva contro il mio petto. Ero sicuro che dio mi amasse per permettermi quella visuale.
Mi alzò il volto con un mano puntando il suo sguardo nel mio. Le mie mani corsero ad accarezzarle le gambe sempre più su mentre i suoi occhi si facevano sempre più scuri. Quando il suo volto fu a due centimetri dal mio e il suo odore mi colpì in pieno, pensai che se il giorno dopo fossi morto non me ne sarebbe fregato niente. Il cuore batteva così forte che credetti sarebbe scappato dalla cassa toracica per andare a correre la maratona. Mi prese il volto tra le mani mentre le mie correvano a quel sedere che avevo sempre voluto toccare. «Mi vuoi Logan?» a quelle parole, sussurrate con voce terribilmente roca, mi sciolsi completamente «Dio Sam. Mi vuoi morto» e quando pensai che non ce l'avrei più fatta le sue labbra toccarono le mie. Ma quel fottuto telefono scelse proprio quel momento per squillare e rovinare tutto. Vedendo il nome sullo schermo Sam si alzò di corsa e rispose
"Mamma mi hai svegliato"
Un brusio fastidioso dall'altre parte la fece irritare parecchio
"Ti ho detto che avrei dormito da Casey. Adesso vado."
Chiuse la chiamata e mi guardò come un cucciolo bastonato «Scusa» sussurrò facendosi ancora più piccola, credeva che fossi arrabbiato? Che stupida! «Vieni qui e guardiamo il sole sorgere brontolo. La nostra notte folle è finita» detto questo venne di nuovo a sedersi accanto a me e insieme guardammo il sole svegliare la città che non dorme mai. E insieme al sole si sveglia anche qualcosa dentro me. Che fosse il mio cuore?
Sam Ferrari mi era entrata dentro più di quanto mi piaceva ammettere.









































Angolo Autrice
Mi dispiace tanto per il ritardo! Ma non ho avuto un solo secondo per scrivere... Vi prometto che pubblicherò un nuovo capitolo lunedì! Come sempre fatemi sapere cosa pensate del capitolo. Grazie a chi commenta e sopratutto a cui aggiunge la storia alle preferite, alle seguite, o fra quelle da ricordare! Vi amo tutti. Buonanotte!
-M

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Capitolo 8
*** Cene di famiglia ***


Dicembre era iniziato e per la gioia di tutte le ragazze, mancava solo una settimana al ballo. E mentre correvo per entrare a scuola mi persi nei miei soliti pensieri. Sam non aveva più provato a saltarmi addosso e non sapevo se esserne felice o meno. Quando i nostri amici cercavano di sapere quello che avevamo fatto una volta andati via dalla festa, noi cambiavamo abilmente discorso, ciò che era successo su quel tetto restava su quel tetto. Tutto sommato le cose mi andava di nuovo alla grande sotto certi punti di vista. Una volta entrato al caldo, al mio armadietto trovai Sam ad aspettarmi come faceva sempre, ormai «Buongiorno splendore!» il mio tono poteva risultare un po’ sarcastico dato che la Ferrari aveva occhiaie degne di questo nome e i capelli legati come un groviglio sulla testa «Che fai prendi per il culo?» mi lanciò un occhiata da far raggelare il sangue «Che succede brontolo?» aprì l'armadietto e inizia a prendere i libri per la prima lezione «Mi sto uccidendo per preparare la festa di compleanno di Casey. Passo notti in bianco per scegliere i colori degli addobbi» mi veniva da ridere perché si stava dando da fare così tanto per una stronzata «Ti stai imbottendo di sonniferi?» un'altra presa per il culo e Sam mi avrebbe tagliato le palle «Non fare lo spiritoso. Piuttosto ti ricordi dei piani che abbiamo per il pomeriggio?» ovviamente non me lo ricordavo, ma perché dalle quella soddisfazione? «Certo!» mentii quindi spudoratamente «Fai schifo come bugiardo» la guardai scocciato «Non è giusto! Non distruggermi così i miei sogni di futuro mentitore!» Sam si passò una mano sul viso come se fosse in preda ad una crisi di nervi «Farò finta di non aver sentito, ne va della mia sanità mentale. Per quanto riguarda oggi invece, tu devi passare a prendermi alle 16:00, poi andiamo al centro commerciale per comprare le ultime decorazioni e infine andiamo a casa tua a poggiare la roba» dovevo dormire intensamente durante le ore di lezione per poter reggere quel pomeriggio «perché le devi lasciare a casa mia?» Sam mi guardò come se mi volesse morto, cosa altamente probabile in quel momento «Perché da me Casey le potrebbe vedere, da Charlotte è pieno di tovaglie e schemi per la sistemazione dei tavoli e da Tom ci sono già i pacchetti regalo» Casey Weston stava per avere la festa più bella di sempre «Devi organizzare un compleanno o un matrimonio?» mi vantano sempre di avere dei riflessi prontissimo e quella volta questa mia fortuna mi salvò la vita, facendomi schivare il pugno che Sam mi stava per dare «Hai voglia di fare lo spiritoso oggi eh? Ma aspetta e vedrai. Ride bene chi ride ultimo! E tu oggi pomeriggio sarai chiuso in un centro commerciale con una ragazza!» perché questa cosa mi sapeva tanto di sentenza di morte? «E non pensare di dormire durante l'ora di matematica, abbiamo il compito e mi servi tu per copiare» detto questo l'angelo del male si avviò verso l'aula lasciandomi appoggiato all'armadietto mentre cercavo di riprendermi dalla sua velata minaccia. Quando la campanella suonò corsi per non arrivare in ritardo e mi ritrovai LA stronza già seduta al banco che condividevamo. «Come cavolo…» una volta seduto non riuscì nemmeno a finire la frase che subito lei mi anticipò «Facevo a sapere che avevi intenzione di dormire per recuperare le energie? Ti conosco Logan. Ora inizia a fare i nostri compiti badboy, voglio una A+» detto questo cacciò lo specchio dallo zaino e iniziò ad aggiustarsi il trucco. Quella ragazza sarebbe stata la causa della mia morte prematura.
****
Quel pomeriggio al centro commerciale fu tra i peggiori della mia vita. Sam mi trascinava tra negozi e corsie come se avesse avuto il diavolo in corpo. Il tutto era terminato solo quando lei aveva deciso che avevamo tutto l'occorrente per la festa. Il tragitto verso casa fu ancora più lungo, dato che, LA stronza non smetteva di parlare, neanche per un secondo, del suo abito per domani sera. «Log domani non andiamo a scuola» quelle parole sarebbero state musica per le mie orecchie se non avessi saputo cosa mi sarebbe toccato fare «Come mai?» speravo che, facendo l'ignaro, lei mi avrebbe lasciato libero «Mi devi aiutare ad organizzare i lavori! La festa è sabato sera e deve essere perfetta!» potevo dire di aver un sesto senso unico e incredibile per le disgrazie «Ma perché devi già preparare tutto se domani è solo venerdì?» mi resi conto di aver detto una cazzata ancor prima di terminare la frase «PERCHÉ IL COMPLEANNO DI CASEY È SABATO!» il suo urlò mi ruppe entrambi i timpani «Quali sono i piani per sabato?» era meglio cambiare discorso, ne andava della mia vita «Sabato vado da Casey e passiamo insieme tutta la giornata. Il pomeriggio la porto a fare shopping e dal parrucchiere, poi prendiamo e un taxi e andiamo al locale della festa. Tu devi assicurarti che sia tutto perfetto» lo sapevo che il compito più difficile toccava a me «Tutto quello che vuoi brontolo» e l'avrei fatto davvero, avrei scalato l'Everest e corso su per la muraglia cinese se me lo avesse chiesto. Quando arrivammo sotto casa mia, parcheggiai l'auto di Sam e mi caricai le buste. La signorina si fermò a parlare a telefono e così io aprì il porto. Mentre aspettavo l'ascensore, la signora Blair arrivò insieme al piccolo Simon «Buonasera Logan! Spese in grande oggi eh?» ridacchiai pensando a quanto dovevo sembrare ridicolo in quel momento «Mi sono dato allo shopping matto e disperato» feci ridere sia lei che il piccolo Simon, alias il bimbetto innamorato di Rachel. «Logan non osare poggiare le buste per terra!» urlò la moretta facendo la sua entrata in scena, non avevo la minima intenzione di fare toccare il pavimento a tutti quei soldi, sapevo di rischiare «Come vuoi Sam» Blair guardò prima me e poi la nanetta isterica e, giuro su dio, vidi il suo sguardo da dolce farsi sadico «Tu devi essere la famosa Sam! Ho sentito così tanto parlare di te» Sam presa in contro piede non sapeva cosa rispondere, ma per fortuna la strana conversazione fu interrotta dall'arrivo dell'ascensore. Salimmo tutti, Io schiacciato contro la parete e Sam accanto a una Blair tutta sorridente «Da quando state insieme?» per poco la mia vicina non mi fece venire un attacco di cuore con quella domanda «Noi non stiamo insieme» specificai subito «Stare con Logan è impossibile, lui le ragazze se le scopa solo» Sam se ne uscì con quella frase che fece calare un silenzio di tomba nell'ascensore, che venne interrotto solo dall'aprirsi delle porte. Uscì subito trascinandomi dietro Sam e le cinquemila buste. Nel frattempo anche Blair e Simon si dirigevano verso il loro appartamento. Senti Simon che chiedeva alla madre «Che vuol dire scopare?» facendo scoppiare a ridere me e Sam e balbettare Blair. Entrammo nell'appartamento e vidi Rachel e mamma che giocavano insieme sul tappeto. «Sam! Che bello rivederti!» mia madre si alzò e subito andò ad abbracciare Sam, seguita da Rachel che tutta contenta la prendeva per mano e la trascinava verso il divano «Logan mi ha regalato la nuova barbie principessa, la vuoi vedere? È bellissima!» Sam si sedette sul tappeto accanto a Rachel «Certo che voglio vederla! Io amo le barbie, da piccola le facevo sempre sposare con Ken» mi avvicinai a loro due mentre mamma andava in cucina «Allora è questo il motivo per cui stavi con BabyKen? Ti credevi barbie che sposava il principe» Sam mi lanciò uno sguardo di fuoco «Lui mi trattava da principessa» quel coglione non la meritava «Lo sai che sono meglio io» lei non mi rispose, ma bensì iniziò a parlare con Rachel. Andai in cucina da mia madre che si era già messa ai fornelli «Sam resta a cena vero?» mia madre adorava brontolo, stravedeva per lei «Aspetta che glielo chiedo. SAM RESTI A CENA VERO?» mamma mi tirò lo strofinaccio addosso mentre Sam urlava a sua volta «SI, SE NON DISTURBO» mamma a quel punto iniziò a ridere mentre urlavo di nuovo «NO, NON DISTURBI MAI BRONTOLO» scoppiai a ridere anch'io insieme a mia madre. Lei si mise subito a cucinare, e io me ne andai nel salotto, dove Sam giocava ancora con Rachel. «Perché non vieni più spesso? È più bello giocare con te che con Logan. Lui fa sempre morire le mie bambole» Rachel se ne uscì con quella verità tranquillamente, e brontolo mi lanciò un occhiata omicida «Tu uccidi le bambole di tua sorella?» cosa dovevo dire? La verità forse? No. No e no. «Non essere ridicola Rachel! Non ti uccido i giochi» la bimbetta continuò «si invece, l'altro giorno hai fatto cadere una barbie dal divano dicendomi che quello si chiamava suicidio» a quel punto Sam mi guardò così male da farmi davvero paura «Posso spiegare...» iniziai con poca condizione, ma Sam mi bloccò dicendo «Esci di qui o ti uccido Stuart» e così feci, me ne tornai in cucina dove mia madre aveva le lacrime agli occhi per le risate. Era così ogni volta che c'era Sam. Tutti i problemi scomparivano e io mi sentivo più leggero, senza un pensiero per la testa. E quando lei si fermava a casa mia, sia mamma che Rachel la accoglievano a braccia aperte. L'adoravano, io invece l'amavo, ma fu proprio questo il mio errore.
****
«E a quel punto la maestra ha sgridato Michelle perché non aveva studiato le tabelline, poi le ha chieste a me e io le sapevo tutte!» Rachel stava parlando ininterrottamente dall’inizio della cena, e per quanto io l’adorassi, stavo seriamente per tapparle la bocca con un calzino «Ma è fantastico tesoro! A voi due com’è andata oggi invece?» mia madre, donna saggia, cercò di metterla a tacere almeno per cinque minuti «Bene» risposi io prima di Sam, lei era senza peli sulla lingua con mia madre «Tu Sam vuoi dirmi qualcosa?» maledetta donna! Era meglio per Sam che se ne stesse zitta «A scuola tutto bene, nel pomeriggio siamo andati a fare shopping per il compleanno di Casey. Le sto organizzando una super mega festa a sorpresa!» le avrei fatto una statua, quella ragazza era fantastica «Sei una brava amica» o già detto che mia madre la adorava? «Grazie mille Margaret» mia madre le sorrise felice, era stupendo vederla così «Con Cam tutto bene?» ero sicura che quella domanda l’aveva fatto apposta, lei credeva che Sam fosse innamorata di me, che cazzata assurda «In realtà ci siamo lasciati qualche settimana fa» quelle parole per la donna che mi aveva messo al mondo erano come musica per le sue orecchie «Cosi vi mettete insieme! E poi fai conoscere Sam anche a papà» quelle parole pronunciate da Rachel mi fecero gelare il sangue «Che hai detto?» lo dissi con voce rotta dalla rabbia «Mamma ha detto che papà sta per tornare e viene a vivere da noi. Cosi puoi fargli conoscere Sam» guardai mia madre, aveva abbassato lo sguardo e fissava il pavimento. Stavo per fare una scenata degna di un film, quando Sam mi tocco il braccio «Logan devo andare a casa, mi accompagni?» lo stava facendo per me, mi voleva fuori di lì come io volevo andarmene «Va bene» alle mie parole si rilassò visibilmente, poi ci alzammo entrambi dal tavolo, ma mentre Sam salutava mia madre e Rachel, io schizzai fuori dall’appartamento. La aspettai in strada, ero appoggiato al muro del condominio e stavo fumando, cercando inutilmente di rilassarmi. Lei arrivò e venne ad abbracciarmi e io la strinsi più forte, buttando la sigaretta a terra e perdendomi nel suo profumo. «Andiamo dai» mi disse dopo un po’, io annuì e insieme ci dirigemmo alla moto. Mentre correvo per le strade, la grande mela mi sembrò più piccola e insulsa che mai, avevo solo voglia di scappare il più lontano possibile da lì.
****
Quando parcheggiai davanti casa di Sam non avevo nessuna voglia di salutarla. «Dove andrai stasera?» mi chiese, ed ero sicuro che se avessi detto non lo so, lei mi avrebbe aperto le porte di casa sua «Da Charlotte» ma dovevo andare dalla mia migliore amica a sbronzarmi. Si avvicinò di nuovo per abbracciarmi, e giuro, non volevo più lasciarla andare. Si voltò per baciarmi sulla guancia nello stesso momento in cui mi voltavo io per salutarla e, inevitabilmente, le nostre labbra si sfiorarono. Fu un solo momento, ma i brividi lungo la mia schiena restarono, anche quando Sam se ne scappò in casa senza salutarmi e io mi rimisi in sella alla moto. La voglia di andare di nuovo da lei e baciarla sul serio mi fece compagnia fin quando, arrivato a casa di Charlotte, la mia amica vedendo la mia faccia, mi fece entrare da lei dove buttai giù un bicchiere dopo l’altro fino a vomitare anche l’anima.  













































Angolo autrice
Mi dispiace tantissimo per il ritardo! Ma con la fine dell'estate e l'inizio della scuola ho dovuto studiare. Prometto di pubblicare il più presto possibile! Grazie a tutti quelli che leggono la mia storia e la aggiungono tra le seguite, preferite o da ricordare! Vi amo tutti

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Capitolo 9
*** A tempo con gli AC DC ***


Mi svegliai abbracciato alla tazza di un water rosa shocking. Capii immediatamente che mi trovavo da Charlotte. Provai ad alzarmi, ma delle fastidiose fitte alla testa mi impedivano anche il più semplice movimento. Addosso avevo una coperta di plaid verde, e un cuscino bianco era abbandonato ai piedi della vasca. Molto lentamente iniziai a mettermi seduto, cercando, per quel poco che mi permetteva il post-sbronza, di ricordare perché mi trovavo lì. Ero reduce da una notte in compagnia di jack daniels e vodka, quindi non potevo chiedere troppo alla mie facoltà mentali. Mi misi a sedere, avevo il culo addormentato e non mi sentivo le gambe, così feci l'unica cosa che potevo fare nelle mie condizioni «Charlotte! Ho bisogno di aiuto» ovviamente io pensavo di gridare ma il suono che uscì dalla mia bocca fu un miscuglio di varie lingue. Provai allora ad alzarmi per uscire dal bagno e, dopo vari tentativi e cadute, la più epica quella nella vasca, riuscì ad arrivare alla porta ed entrare in salotto. Lì Charlotte era seduta sul divano a guardare la tv, mentre mangiava cibo del mc donald. Ma che cazzo di ore erano?! «Char, che ore sono?» la voce mi uscì impastata e rauca «L'una passata. Vuoi?» mi fece vedere il contenuto del suo panino e io per poco non tornai a vomitare. Soprattutto perché ERA L'UNA! Sam mi avrebbe tagliato le palle. Con la velocità che mi era possibile corsi, meglio dire mi trascinai, verso il divano accanto a Charlotte. Le presi il telefono che aveva sulle gambe e composi a memoria il numero del mio brontolo. Sperai quasi che non rispondesse, ma al terzo squillo, per mia sventura, Sam parlò 
"Char? È successo qualcosa a Logan?! Il cretino non mi risponde da ieri sera. Dimmi che sta bene" 
"Baby dovresti sapere che sono immortale" 
"cretino! Mi ha fatto stare in pensiero. Ero davvero preoccupata" 
"Quindi non sei arrabbiata perché non mi sono svegliato all'alba per coordinare tutto?"
"Ti ha sostituito Brittany, in maniera eccellente devo dire. Mi ha mandato le foto della sala ed è semplicemente stupenda!""
"Quindi mi hai sostituito?"
"Certo. È facile sostituirti Log"
"Possiamo vederci?"
"Fra quanto?"
"un'ora da Strarbucks"
"Perfetto. A fra poco"
Chiusi la chiamata e mi voltai verso Char «Hai qualcosa di mio?» lei mi indicò con la testa la sua stanza «Cerca nell'armadio». Mi alzai dal divano e aprì la porta della stanza, il letto era disfatto, le coperte buttate sul pavimento e i vestiti che sommergevano ogni angolo della stanza. Aprì l'armadio e iniziai a cercare qualcosa da mettere. Trovai un mio jeans vecchio, tutto schiarito e strappato, trovai anche una maglia di Tom nera e una vecchia camicia di flanella rossa e nera. Presi i vestiti e andai in bagno. Sotto il getto caldo della doccia tutta la stanchezza e la rabbia sparirono, mi concentrai solo sulle labbra di Sam che sfioravano le mie. Mi giurai che se fosse capitata l'occasione l'avrei baciata sul serio.
****
Lo starbucks era poco affollato per essere un venerdì mattina. Presi un caffè macchiato per me e un cappuccino per Sam, poi mi andai a sedere al nostro divanetto. La vidi arrivare di corsa, bella come sempre. Aveva i capelli neri che svolazzavano per colpa dei vento, dei skynny jeans scuri e una felpa blu, con quello stupido gubbino verde che tutte le ragazze usavano. Appena mi vide venne subito a sedersi «Sei uno straccio» ma com'era gentile quella ragazza «Grazie Sam, davvero» le passai il cappuccino e lei mi sorrise «Grazie a te Logan» cercai di sollevare gli angoli della bocca in un sorriso «È tutto pronto per domani?» Sam si guardò intorno nervosa per poi rivolgere la sua attenzione di nuovo su di me «Si è tutto perfetto! Ma ho un problema, mi ha chiamato la pasticceria dove avevo ordinato la torta e mi hanno detto che non riusciranno a fare la consegna» sapevo già dove voleva andare a parare «Ti accompagno solo se tu vai a casa mia a fare razzia nel mio armadio» mi sarei aspettato ovazioni, salti di gioia, invece quello che ottenni fu una Sam incazzata «Preferisco andarci da sola che aiutarti a spezzare il cuore di tua madre» alzai gli occhi al cielo spazientito «Non sono fatti tuoi quello che faccio nella mia vita» lei incrociò le braccia al petto nervosa «Sto cercando di aiutarti» le facevo davvero così pena? «Non ho bisogno dell'aiuto di una che vive la vita di barbie e tutte le principesse disney messe insieme» volevo che mi lasciasse in pace, non di certo che scoppiasse a piangere. Prima che potessi anche solo pensare di scusarmi era già corsa fuori dal bar. Le andai dietro e per fortuna la trovai in un vicoletto. Era appoggiata al muro con la testa tra le mani. Mi avvicinai e la circondai con le mie braccia, le si appoggiò al mio petto e continuò a piangere. «Dio Sam! Mi dispiace così tanto. Non mi dovevo permettere di dire una cosa simile» lei alzò il volto di scatto e puntò i suoi occhi nei miei «Ma lo pensi» si allontanò dalle mie braccia e io mi sentì lo stomaco contrarsi «Sam la tua vita è stupenda, non voglio immischiarti nel casino che..» mi tappò la bocca con le mani, prima di sussurrare piano «Mia madre era una drogata del cazzo che mi ha abbandonato in un carrello della spesa. La mia vita non è perfetta Logan. Vengo messa sempre sotto pressione da tutto e tutti. Ogni singola persona a questo mondo si aspetta che io abbia il massimo sei voti, che sia la mia cheerleader più brava, quella che veste meglio, che giuda l'auto più bella, che seguirà il destino che è stato scelto per lei ancor prima di essere trovata. Tu sei l'unico che non si aspetta che io sia una supereroina» l'abbracciai di slancio stringendola forte. Le sue parole mi avevano fatto fermare il cuore «Sam tu per me saresti perfetta anche con la media della F, se non facessi proprio parte delle cheerleader, se andassi in giro con un sacco di iuta, se la patente non ce l'avessi affatto e se diventassi un barbone puzzolente. Il punto è che per me non c'è niente che ti superi al mondo, tu sei la cosa più bella che ho». I nostri sguardi erano incollati e nessuno dei due aveva voglia di abbassare gli occhi. I volti si erano fatti così vicini che il suo odore di vaniglia mi riempì le narici. I nasi si sfioravano, le mie mani spingevano i suoi fianchi e le sue mani mi accarezzavano il collo. Avevo una voglia matta di baciarla, lasciarmi andare e perdermi nel suo sapore. Sta volta non c'erano telefoni che potevano interromperci, né catastrofi familiari alle spalle. C'eravamo solo noi due e il resto del mondo era solo un lontano ricordo. Restammo così per un tempo che mi parve infinito, poi ci allontanammo insieme. Le presi la mano e insieme ci avviammo alla sua macchina. Una volta dentro lei mi guardò sbuffando «Che devo prenderti esattamente?» le sorrisi soddisfatto. Quella ragazza era diventata tutto per me.
****
Nella giornata di venerdì recuperammo vestiti, torta e caramelle gommose, orsetti per essere specifici. C'eravamo divertiti insieme, come succedeva ogni volta del resto. L'unico lato negativo della giornata fu mia madre che era scoppiata a piangere quando Sam le aveva detto che era lì per prendermi alcune cose. Per fortuna Rachel era a scuola. La sera di ritorno dalla nostra giornata ci eravamo addormentati sfiniti sul divano di Charlotte, ma al mio risveglio Sam era andata via. Al suo posto trovai un biglietto "Stasera vestiti elegante, non vorrei che il mio accompagnatore sfiguri al mio confronto". Per questo adesso ero a fare shopping con Charlotte e Ashley, avevo bisogno di consigli femminili. Ero uscito dal camerino con l'ennesimo completo, facendo scoppiare a ridere Char e facendo borbottare ad Ashley un 'non se ne parla'. Così stanco di tutto mi ero seduto e avevo dato a loro il compito di trovarmi qualcosa. Mezz'ora dopo erano tornate con non so quanti vestiti tra le mani. Lì avevo provati quasi tutti, adesso avevo indosso una camicia bianca, un pantalone nero e una mini cravatta, così l'aveva chiamata Ashley, grigia e una giacca anch'essa nera. Uscì dal camerino e per poco alle mie ragazze non veniva un infarto. «Logan vestito così mi fai quasi ripensare al fatto di essere lesbica» se Char mi diceva una cosa del genere vuol dire che potevo andare. «Farai perdere la testa a Sam! Vedrai» Ashley era così entusiasta del suo lavoro che mi fece una foto che poi mostrò a Char «Possiamo fare le fashion blogger baby» si scambiarono il cinque facendomi scoppiare a ridere. «Andiamo a pagare, siamo i ritardo» dissi alle due piccolette per poi chiudermi in camerino. Mi guardai allo specchio e sperai con tutto me stesso che a Sam sarei piaciuto. Avevo paura di chiedermi perché mi importava tanto della sussurrare opinione, anche se ormai iniziavo a capirlo.
****
Eravamo al locale dove ci sarebbe stata la festa di Casey. Tutta la scuola era presente. Dal più popolare fino all'ultimo. Sam aveva organizzato qualcosa di spettacolare. Tutte le decorazioni erano tiffany e argento, grandi festoni andavano da una parte all'altra della sala e i tavoli erano stati apparecchiati con grandi tovaglie bianche. Da più di un'ora c'era stata un continuo arrivare di persone e adesso non mancava più nessuno, tranne che Casey e Sam. Quando le luci si abbassarono e il mormorio si interruppe vidi arrivare le due ragazze. Subito la luce venne accesso e tutti urlammo «TANTI AUGURI CASEY!» con tanto di fischi e applausi. Casey fu presa d'assalto dagli invitati, ma il mio cervello si era bloccato non appena vidi Sam. I capelli erano stati raccolti in una coda alta che le lasciava scoperto il collo, gli occhi azzurri brillavano fieri senza un filo di trucco e il vestito che indossava era da capogiro. Un tubino bianco tutto in pizzo che le arrivava sopra al ginocchio, mentre ai piedi portava dei trampoli blu che la facevano sembrare alta come una modella. Il suo sguardo mi cercava tra la folla e quando mi vide sorrise, il mio cuore si fermò e riprese a battere più forte. Si avvicinava con la sua andatura sexy e tutto in lei urlava a pieni polmoni «Sesso!» e cazzo, mentirei se dicessi che non me la sarei fatta molto volentieri. Quando fu a due paesi da me la salutai «Sei bellissima» lei venne ad abbracciarmi «anche tu non sei niente male» le diedi un leggero bacio sulla guancia e mi sembrò di sentirla sospirare, oh tesoro saprei io come farti urlare. Aspettaaaaaaa! Ma da dove cazzo mi usciva quello?! Dovevo calmare gli ormoni o qua andava a finire male. «Ti va di ballare?» mi chiese per smorzare la tensione che scorreva tra noi «Mmm... In realtà credo che andrò a bere qualcosa» lei sembrò incazzarsi ma non potevo esserne sicuro, ero troppo preso a ripetermi di fare il bravo «Va bene allora, a dopo» girò i tacchi e andò sulla pista da ballo a scatenarsi con tutti gli altri mentre io cercavo il bar per ubriacarmi e smetterla di pensare a Sam nuda sotto di me. Impresa titanica.
****
Era passata più di un'ora e non avevo più visto Sam. La testa iniziava a scoppiarmi per colpa dell'alcool e del casino. Diedi una gomitata a Tom e gli urlai nell'orecchio «Vado fuori a fumare» lui annui anche se immaginavo non avesse capito un cazzo. Fuori non c'era nessuno, ero l'unico che si fumava una sigaretta in pace. Appoggiato al muro vidi uscire fuori Sam con Babyken e per poco non saltai su di lui per picchiarlo, ne avevo davvero molta voglia. Parlavano piano e più volte Sam ridacchiò, volevo sapere che cazzo stava succedendo. Cam si avvicinò a Sam con il chiaro intendo di baciarla, così feci l'unica cosa che potevo fare «Brontolo, le principesse non baciano i brutti anatroccoli» tutti e due si girarono verso me, Cam incazzato, Sam incazzata; che cavolo gli avevo fatto? «Fatti gli affari tuoi Logan» Sam mi rispose con la sua aria altezzosa che per anni me l'aveva fatta odiare «Mi faccio gli affari miei» Cam ci guardava sospetto mentre Sam lo piantava in asso per venire da me «Ti stai facendo gli affari miei» ribatte pronta «Tu sei un'affare mio» lei mi guardò sorpresa, ma poi mi urlò addosso «No che non sono un tuo affare!» Cam intervenne «Sam dai andiamo via» lei si girò verso di lui per «Tu entra, devo risolvere un'attimo con il mio amico» aveva detto quella parola con uno tsunami di sarcasmo. Cam entro e lì non mi trattenni più «Che cazzo pensavi di fare?» non poteva essere davvero così stupida «Baciarmi un ragazzo» che io poi avrei dovuto uccidere «Davanti a me?» lei mi rispose tranquilla «perché non dovrei? Qual è il problema?» voleva torturarmi? Ma perché?! «Mi stai premendo per il culo? Non puoi andartene in giro a baciare ragazzi a caso!» a quel punto Sam mi polverizzò con lo sguardo «SI CHE POSSO! non sono fidanzata quindi posso fare quello che cazzo voglio! Stasera posso scoparmi pure tutta la squadra di football e tu dovresti stare zitto! Perché io…» la baciai. Non so cosa mi prese, resta il fatto che premetti le mie labbra sulle sue. All'inizio fu un solo sfiorarsi, ma quando lei dischiuse la bocca e la mia lingua toccò la sua non capì più niente. La girai facendola stare con le spalle al muro, mentre le mie mani le accarezzavano la schiena e i fianchi. Lei mi passò le mani tra i capelli, stringendoli e tirandoli. Continuavo a baciarla con passione e lei rispondeva con altrettanto sentimento. Mi ero perso nel suo profumo, nel suo sapore, l'unica cosa che volevo era perdermi anche in lei. Scesi a baciarle il collo e le uscì un gemito dalle labbra, cosa che mi fece eccitare ancora di più. La sollevai per il sedere portandola più vicina a me. Lei mi circondò automaticamente i fianchi con le gambe e il suo vestito risalì di parecchio. Una mia mano le toccava quel sedere d'oro mentre un'altra le accarezzava le gambe, sempre più su. Le sue mi stavano sbottonando la camicia, sciogliendomi anche il nodo alla cravatta. Iniziò ad accarezzarmi il petto facendomi scappare un verso da vero cavernicolo. Ormai avevamo perso il controllo entrambi e io la volevo, la volevo come non avevo mai voluto qualcosa prima. Poi mi staccai, lo feci perché sapevo che Sam meritava di più. Mi stavo allontanando quando lei mi prese il volto tra le mani e sussurrò con la voce roca «Lascia decidere me Logan» poi tornò a baciarmi. E io la lasciai fare da stronzo egoista qual ero. Anche volendo non avrei trovato la forza di staccarmi da Sam una seconda volta, perché per la prima volta nella mia vita dimenticai tutto. C'erano, in quel momento, solo Sam e i suoi baci e gli AC DC. Dall'interno risuonava l'heavy metal del mio gruppo preferito, e mi ritrovai a ringraziare il genio che aveva messo su highway to hell,  era riuscito a rendere quell'atmosfera ancora più bollente. SERVIVA UN ESTITORE! Per il mio cuore però.  
  And I'm goin' down 
all the way, way down 
I'm on the highway to hell  

  Oh si, stavo andando all'inferno, ma in grande stile! 







Angolo Autrice
Mi dispiace un casino per il ritardo! Ma davvero sto studiando dal primo giorno di scuola. I professori hanno già iniziato a rompere le palle con compiti e interrogazione, e io non ce la faccio già più. Ma a parte i miei problemi stupidi, voglio sapere cosa ne pensate del capitolo. Sam ha raccontato il suo passato a Logan, che ancora non ha il coraggio per dirgli del suo. Credo che per tutti voi la cosa più bella sia il bacio, che mi sono divertita tanto a scrivere. Per farmi perdonare voglio farvi un piccolo spoiler sul prossimo capitolo.
“«Non posso andare al ballo in pantaloncini Tom!» il mio amico alcune volte non connetteva il cervello «Io credo che invece ci andrò in pantaloncini» come in quel momento in cui stava sparando una marea di cazzate «Oh certo così è la volta buona che Casey ti uccide» Tom sospirò moltoooo teatralmente «Quanto mi piace quella ragazza!» ormai era perdutamente innamorato, e non era l’unico.”
Grazie come sempre a tutti quelli che perdono tempo a leggere e recensire la mia storia. Vi amo!
Al prossimo capitolo!

 
 

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Capitolo 10
*** Proposte indecenti ***


L'ora di inglese sembrava non passare più. L'orologio era fermo da mezz'ora mentre il mio cervello rimandava a raffiche le immagini di sabato notte. La notte non avevo chiuso occhio, un po' perchè il divano di Char era stramaledettamente scomodo, un po' perchè avevo una voglia matta di andare da Sam. Sapevo di aver commesso una cazzata, un enorme cazzata, che forse avrebbe portato la fine della nostra amicizia, ma non me ne pentivo. Baciarla aveva scatenato in me sensazioni mai provate prima e la cosa mi spaventava. Non potevo permettermi di perdere Sam, era troppo importante per me. Ma restava il fatto che non sapevo in che condizioni avrei trovato Sam una volta in mensa e l'ansia mi attanagliava lo stomaco. In fondo lei non si era tirata indietro, anzi aveva voluto che continuassi a baciarla... Non ci stavo più capendo niente. Se solo avessi parlato con lei quella sera, ma invece no! Tom doveva arrivare a rompere le palle perchè altrimenti non sarebbe stato lui...


Le labbra di Sam era quanto di più buono e morbido c'era al mondo. Ne ero totalmente incantato. Potevano essere passati tranquillamente minuti o ore, ma il tempo per me si era bloccato. C'era solo Sam e, dio, mi sentivo bene come non mai. La poggiai a terra mentre lei mi stringeva il collo con le braccia. Ci fissammo negli occhi, i suoi erano diventati scuri e io al solo vederli fui scosso da brividi. Avvicinai di nuovo le mie labbra alle sue, ma questa volta in un bacio molto più dolce. Le morsi il labbro inferiore facendola gemere e la strinsi di più a me. Dischiuse le labbra permettendomi di approfondire il bacio e così feci. La mia lingua iniziò una nuova danza con la sua, sembrava che Sam fosse nata per baciare me e che io fossi nato per baciare Sam. Ero totalmente perso i quelle sensazione che mi stavo sconvolgendo che non mi resi nemmeno conto del rumore della porta che veniva aperta. Mi staccai da Sam solo quando Tom esclamò in preda ad un infarto "Wow! Era ora!" per poi battere le mani. Sam si era allontanata da me all'istante «Mmm... io ecco.. si io andrei eh... Ci vediamo dopo... Ok ciao!» l'avevo guardata e mi piacerebbe poter dire di aver parlato in maniera più decente rispetto a Sam, peccato che il mio cervello non era riuscito a formulare nemmeno una frase di senso compiuto e perciò avevo risposto solo con un «Mm... OK». Lei era entrata dentro e io non avevo staccato gli occhi dal suo culo fin quando non era scomparsa oltre la porta. Dovrei vergognarmi di questa cosa? Forse, ma il culo di Sam attraeva i miei occhi come se fosse una calamita. Tom mi passò una mano davanti al volto «Ehy Log, ci sei?» spostai la sua mano in maniera brusca «Sei un idiota» sbottai scocciato «No in realtà tu lo sei, ti stavi per fare Sam» mi voltai verso il mio amico, quella sera aveva cercato di vestirsi decentemente: pantalone kaki e camicia bianca. Tom non era un esempio di eleganza. «Che devo fare?» avevo chiesto speranzoso e lui mi aveva risposto per la prima volta serio in vita sua «Invitala al ballo».


Per colpa della stupida idea di Tom e di quello che era successo con Sam mi stavo scervellando da due giorni. Mi sembrava di impazzire. Così ragionai su cosa potevo fare per convincere Sam a venire al ballo con me, quando Ashley mi aveva tirato una gomitata. Mi voltai a guardarla e vidi che mi aveva passato un bigliettino:
'Sii te stesso, lei ti adora per come sei.'
Quando lo lessi per poco non la stritolai in un'abbraccio
'Grazie Ash'
E la ringraziai con tutto il cuore perché mi aveva dato quel coraggio che stavo cercando da due giorni. 
****
L'idea di andare in mensa non mi era mai sembrata così orrenda e masochista. Ero con Tom quando vidi l'entrata dell'inferno è l'unica cosa che volevo fare era scappare a gambe levate. Ma il grandissimo stronzo del mio amico non me lo avrebbe mai permesso, così presi un lungo respiro e spalancai la porta. I ragazzi erano tutti seduti ai tavoli, nessuno sembrava in ansia come il sottoscritto, anzi tutti era fin troppo rilassati per essere un lunedì mattina. Iniziai con Tom a fare la fila e dopo aver preso della pizza-mattone e una bottiglia d'acqua, cercai con lo sguardo Sam. Non trovandola decisi di andarmi a sedere. Al tavolo c'erano solo Matt, Ashley e Casey, queste ultime sparlavano del ballo. Mi sedetti fra Casey e Tom «Dov'è Sam?» a parlare non ero stato io ma Matt, stranito per la mancanza della brunetta «Con Cam» gli rispose Casey e a me per poco non veniva un mancamento. Infatti feci cadere la bottiglia d'acqua, che stavo per aprire, per terra «Perché?» gli chiesi «Credo che lui voglia invitarla al ballo» stavo per fare una strage «Ma lui non credeva che Sam e Logan stessero insieme?» Tom, finto innocente, continuò l'interrogatorio a Casey che gli rispose «Sabato sera si è accorto che tra loro due non c'è niente o almeno così mi ha raccontato Sam». Non volevo crederci, Sam non poteva aver detto che tra noi due non c'era niente. Cazzo, me l'ero quasi scopata contro un muro!! «Dove sono adesso?» la voce mi era uscita leggermente isterica «Nel cortile perc...» mi alzai di scatto ed uscì dalla mensa senza finire di ascoltare Casey. Avrei preso Cam e l'avrei ucciso con le mie mani! Fuori c'era fin troppa gente per i miei gusti e ci misi qualche secondo per trovare Sam. Era appoggiata al muretto e parlava tranquillamente con quel coglione. Avevo una voglia assurda di prenderlo a pugni. Mi avvicinai a quei due che erano fin troppo vicini per i miei gusti. «Sam! Cam! Che bello rivedervi insieme» tutti e due si girarono verso di me, Sam rossa in volto e Cam compiaciuto «Vogliamo riprovarci» mi disse babyken e io scoppiai a ridere «Ma davvero?» Sam aveva lo sguardo fisso a terra mentre Cam mi sorrideva come un coglione «Già, andremo al ballo insieme venerdì» e con quelle parole tutte le mie speranze crollarono. Guardai Sam che aveva alzato la testa, gli occhi era lucidi e le labbra dischiuse come se fosse pronta a dire qualcosa. Aspettai ma a quanto pareva la mia brontolo non aveva nulla da dirmi. Mi rivolsi di nuovo a Cam «beh congratulazioni per l'amore ritrovato allora» sbottai e scappai di corsa da quei due. Dio doveva avercela proprio con me, visto che l'unica ragazza che volevo non ricambiava. Sam mi aveva sconvolto la vita e io non le avrei mai permesso di lasciarmi per quel coglione. Me la sarei ripresa, avevo già in mente un modo. Dovevo chiedere aiuto a Ash, Casey e Tom e forse Sam sarebbe stata mia.
****
Quando arrivai davanti casa di Sam avevo il cuore a mille. Avevo passato tutto il pomeriggio a casa di Char a complottare con Ash e Casey. Quelle tre mi erano state di grande aiuto per quanto odiassi ammetterlo. Ash mi aveva trovato frasi smielate da dire a Sam, Casey mi aveva aiutato a scegliere i fiori per la sua migliore amica e Char, beh, lei mi aveva infuso coraggio dicendomi letteralmente «Se non ti vai a prendere Sam, passerò tutta la mia vita a rinfacciarti questa cazzata. E io ho intenzione di vivere a lungo». Scesi dalla macchina di Tom e il mio amico mi augurò buona fortuna, lo sentì a malapena. Andai verso il balcone della stanza di Sam e trovai nel cespuglio la scaletta che Casey aveva portato nel pomeriggio. Lanciai l'estremità sulla terrazza e al terzo tentativo si incastrò nella ringhiera. Presi coraggio e inizia a salire, pregando dio e tutti quelli lassù di arrivare vivo a destinazione. Quando toccai il balcone con i piedi per poco non urlai per la gioia immensa di essere sopravvissuto, ma mi fermai giusto in tempo per non farmi beccare. Mi avvicinai alla finestra e bussai. Sam spostò la tenda e quando vide che ero io subito mi aprì «Log che ci fai qui?» mi appoggiai allo stipite della finestra e incrociai le braccia al petto «Se vieni con me te lo spiego» Sam mi guardò sconvolta «Venire con te dove? Logan è tardi non posso uscire» sbuffai scocciato «Il tuo fidanzatino già si comporta da padre iperprotettivo?» quella frase mi era uscita di getto «Dammi cinque minuti» le sorrisi soddisfatto per poi entrare nella stanza. La stanza di Sam era rosa come quella di barbie, milioni di foto erano appese alle pareti. La sua scrivania era cosparsa di fogli e libri, il letto era tutto sfatto e i cuscini che di solito stavano su di esso adesso erano sul pavimento. Vari vestiti erano buttati in giro sul pavimento, intravidi anche un reggiseno di pizzo nero e all'improvviso mi sembrò una cattiva idea trovarmi nella stanza di Sam. Lei riemerse stranamente davvero cinque minuti dopo dalla cabina armadio. Aveva indossato un vestito a fiori con un scollatura molto profonda. «Vogliamo andare?» mi disse dopo che io mi ero bloccato a guardarle le tette, molto probabilmente con la bava alla bocca, le tesi la mano e lei dopo un attimo di esitazione la strinse. Con uno strattone l'avvicinai al mio petto e la baciai dolcemente, un semplice bacio a stampo che fece sospirare entrambi, «Adesso si» dissi facendola scoppiare a ridere.
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Eravamo nell'ascensore che portava al regno di Logan. Avevo preparato una piccola sorpresa per Sam e per tutto il traggitto avevo tenuto le dita incrociate. Mi stavo per giocare la mia possibilità e quando l'ascensore fermò la sua salita io stavo per svenire. Presi ancora una volta Sam per la mano e la portai sul tetto, prima di entrare nel palazzo le avevo coperto gli occhi con una benda. La portai al centro e poi mi posizionai dietro di lei «Spero che ti piaccia brontolo» le sciolsi la benda che cadde per terra e mi godetti il sorriso che comparve sul suo volto. Con l'aiuto di Tom aveva reso quel tetto un piccolo paradiso. Avevo sparso petali di rosa e candele per tutto il pavimento e il divano era stato sostituito da un gazebo bianco. Lì avevo apparecchiato per due persone. Sulla tovaglia bianca avevo messo un candelabro e un mazzo di margherite, i suoi fiori preferiti. I piatti erano già a tavola e sperai che a Sam sarebbe piaciuta anche la seconda sorpresa. Si girò verso di me e mi buttò le braccia al collo, stritolandomi in un'abbraccio «Logan è stupendo! Dio! Tu come... quando... perché?» per una volta ero stato io a lasciarla senza parole «Spero che tu abbia spazio per un po' di dolce» mi guardò ancora più scioccata, io allora da galantuomo, il quale non ero, l'aiutai ad arrivare fino al gazebo, prendendola sottobraccio. Le spostai la sedia e poi la feci accomodare. Alzai la cloche e scoprì il suo piatto. Ero andato nello Starbucks dove ci eravamo incontrati per comprarle i suoi cupcake preferiti, su cui avevo fatto scrivere "Vorresti venire al ballo con me?", già, era un bel po' di cupcake. Alzò il volto dal piatto e mi guardò con le lacrime agli occhi, mi inginocchiai e le presi la mano «Ci verresti al ballo con me Sam?» lei mi saltò addosso, letteralmente, e mi baciò «Cazzo che si Logan!». A quella risposta scoppiai a ridere per poi tornarla a baciare. Cosa che feci per molto tempo ancora
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«Quindi ha reclutato i nostri amici per farti aiutare? Eri davvero così disperato?» Sam mi stava facendo un'interrogatorio per capire come avevo fatto a fare tutto questo «Non ero disperato! Ma incazzato nero» lei alzò un sopracciglio, incuriosita dalla mia risposta «Come mai?» sbuffai «Lo sai!» lei fece segno di no con la testa e mi venne voglia di strozzarla «Oh andiamo! Quel coglione di babyken mi ha detto che volevate riprovare a tornare insieme» Sam scoppiò a ridere per la mia pessima imitazione «In realtà gli stavo dicendo che non aveva più possibilità» adesso ero io ad essere incuriosito «Ma Casey...» lei mi fermò con la mano «Ti ha detto quelle cose perché glielo chiesto io» nella mia testa c'era la confusione più totale «Perché?» Sam si passò una mano tra i capelli, scocciata perché io non capivo «Per vedere tu che avresti fatto» ma che bisogno c'era? «Non ti capisco» lei mi lanciò un'occhiataccia «Se non avessi fatto niente voleva dire che per te quello che è successo sabato sera non significava niente...» stavolta la fermai io «come hai potuto pensare che per me quello che è successo sabato sera non ha significato niente? Dio Sam! Baciarti mi ha quasi ucciso» lei si alzò dalla sedia e venne a sedersi in braccio a me «Vediamo di farti morire completamente allora» mi allacciò le braccia dietro al collo e iniziò a baciarmi la mascella «Sam... Fermati prima di...» fui interrotto dalle sue labbra che entravano in contatto con le mie e non trovai più niente da aggiungere.
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«Quindi tu e Sam andrete al ballo insieme?» Tom, da grandissimo pettegolo qual era, appena mi vide varcare la soglia di casa di Char, si informò subito «Si» lui mi guardò tutto sorridente, mentre Char urlava dalla camera da letto «Mi metto le mutande e poi mi dici i dettagli» scoppiamo a ridere sia io che Tom, quella ragazza non aveva peli sulla lingua. «Allora che pensi di indossare?» mi alzai per andare in cucina «Non lo so Tom, credo proprio che mi farò aiutare da Char e Ash» presi due birre e ne portai una a Tom «Ma che ti importa! Vacci in polo e pantaloncini» mi sedetti sul divano buttando i piedi sul tavolino «Non posso andare al ballo in pantaloncini Tom!» il mio amico alcune volte non connetteva il cervello «Io credo che invece ci andrò in pantaloncini» come in quel momento in cui stava sparando una marea di cazzate «Oh certo così è la volta buona che Casey ti uccide» Tom sospirò moltoooo teatralmente «Quanto mi piace quella ragazza!» ormai era perdutamente innamorato, e non era l'unico. Su quel tetto mi ero reso conto di essere nella mera fino al collo. «Scusa non sto capendo. Tu andrai con Sam e tu con Casey?» Char arrivò proprio in quel momento e si buttò su me e Tom «Si Char. I tuoi ragazzi andranno al ballo!» Tom gli rispose tutto contento e Char lanciò un urletto di gioia «Sono così fiera di voi! Ma dovrete passare sul mio cadavere prima di andarci in pantaloncini!» scoppiamo a ridere mentre Char continuava ad urlare indignata «Sono seria!». Allora io e Tom ci lanciammo uno sguardo e poi iniziammo a fare il solletico a Char che iniziò a dimenarsi e minacciarci «Vi ucciderò! Farete una brutta fine!!». In quel momento mi sentii a casa, perché quei due erano la mia famiglia e la mia ancora.











Angolo autrice
Ho cercato di aggiornare il prima possibile perchè dalla settimana prossima sarò sopraffatta da compiti e interrogazioni. In questi giorni mi sto maledicendo per aver scelto il classico! Comunque ritornando al capitolo spero come sempre che vi sia piaciuto. Logan ormai ha perso la testa per Sam e andranno al ballo insieme. Mi piacerebbe dirvi che non vedrete mai più Cam, ma ci sarà fino alla fine della storia! Un bacio a tutte e recensite in tanti.
Al prossimo capitolo! 

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Capitolo 11
*** Ballo d'Inverno ***


-3 giorni al ballo
Ero seduto nello studio del consulente scolastico. L'ansia mi stava attanagliando lo stomaco. Ormai tutto stava andando alla deriva e io non sapevo come comportarmi. La mia mente si era divisa tra il ballo e l'ansia per il ritorno a casa. Non stavo facevo altro che pensare che quella sarebbe stata la serata decisiva per me e Sam e se fosse andata male non avrei avuto più possibilità, sapevo di dovermi giocare bene le mie carte e forse potevo farcela, ma la parte negativa del mio cervello continuava a dirmi che avrei solo fatto un casino dopo l'altro. Odiavo tutto questo pessimismo e odiavo quello stupido ballo. Un mese fa io e Tom prendevamo per culo tutti quei ragazzi che si facevano in quattro per andarci e adesso noi eravamo come loro. Patetico. Era tutto estremamente patetico. Io ero estremamente patetico. Cercavo di pensare il minimo indispensabile alla situazione che avrei trovato a casa, mi mancava sia la mamma che Rachel, ma non potevo permettere alla donna che mi aveva concepito di rovinare tutto quello che avevo ricostruito. La porta dello studio si aprì, facendo entrare il mio secondo incubo peggiore «Buongiorno Logan, scusa per il ritardo ma mi hanno trattenuto in segreteria» per me lo potevano anche pugnalare, mi avrebbero tolto una scocciatura «Dica quello che deve così posso andare fuori da questo carcere. Non so lei ma io ho una vita al di fuori di queste quattro mura» il dottor Lion non mi ascoltò minimamente, prese posto nella sua vecchia poltrona di pelle e iniziò con una calma snervante a cercare qualcosa tra i fascicoli. Sia chiaro, non mi è stato antipatico dal primo giorno di scuola. Era lui che mi tirava fuori dai guai ogni volta e non ho mai capito il perché. Era giovane per essere un psicologo, capelli neri rasati, occhi verdi nascosti dietro spesse lenti e il classico maglione con le maniche arrotolate anche a giugno con 40°. In quel momento però avevo la voglia di riempirlo di pugni se non si muoveva a parlare. Quando finalmente sembrò aver trovato quello che cercava, sperai che un fulmine mi colpisse. «Noto con piacere che la tua media si è alzata» la sua voce profonda sembrava davvero colpita e fiera «Beh diciamo che ho avuto qualche aiuto» Lion ripose il foglio incriminato e si tolse gli occhiali «Allora è vero?» risposi velocemente «Che cosa?» non avevo la minima idea di quello che poteva dire «Tu e Sam Ferrari. Siete una bella coppia» per poco la mia mascella non crollò al suolo «l'allenatore delle cheerleader ha accusato davanti a tutti noi docenti il professore di matematica. Sostiene che per colpa tua Sam ha perso il senno» scoppiai a ridere senza riuscire a trattenermi. Lion mi osservava incuriosito «Perché ti fa ridere questa cosa?» arrestai l'attacco e cercai di darmi un contegno «Perché è ridicolo! Io non ho fatto perdere a Sam niente! Se proprio lei sta facendo perdere la reputazione di cattivo a me» non avevo capito quanto Sam mi avesse cambiato fin quando non dissi quelle parole «È un bene allora, così magari la smetterai di fare lo stronzo e inizierai a prendere sul serio i nostri incontri» feci un sorrisetto, divertito da quella situazione «Magari anche no» Lion si alzò dalla sedia e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza «Logan devi dimostrare a tutti che puoi farcela- il suo tono di voce era fermo e sicuro- voglio che tu c'è la metta tutta per avere un ottimo punteggio ai test» si voltò a guardarmi in attesa di una risposta che io non esitai a dargli «Dottor Lion con tutto il rispetto ma a me non servono dei buon risultati al test» Lion riprese il suo posto dietro la scrivania e si passò, nuovamente, una mano tra i capelli «Logan con tutto il rispetto io credo proprio che ti servano visto che devi iscriverti all'università» era così convinto delle sue parole che non potei far a meno di scoppiare a ridergli in faccia «Mi faccia il favore! Non ho la minima intenzione di andare al college» era arrivato il momento di smetterla con quelle cretinate «Logan non buttare al vento il tuo futuro. Giurami che quando uscirai da questa stanza ci penserai su» mi alza dalla sedia e mi avvicinai alla porta «Se glielo giuro mi lascerà in pace?» Lion scoppiò a ridere «Sai che non ti lascerò mai in pace» mi ritrovai a sorridere mio malgrado «Non l'ha mai fatto in quattro anni» lui si accese una sigaretta anche se negli uffici era vietato fumare «Divertiti al ballo Logan» sorrisi a Lion un'ultima volta «Ci vado con Sam quindi divertirmi sarà scontato» poi uscì da lì, stranamente con l'idea di ragionare davvero sul mio futuro. Assurdo.
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-2 giorni al ballo
La porta del mio appartamento non mi era mai sembrata più bella come in quel momento. Erano esattamente 20 minuti e 13 secondi che fissavo con insistenza quello stramaledetto uscio, aspettando, non so, una scarica di coraggio che mi permettesse di aprirla. Dovevo vedere mamma e Rachel, sapere che qualsiasi cosa fosse successa non avrei mai perso la mia famiglia. Così mi ritrovai a bussare ancor prima di riflettere su quello che stavo facendo. Pochi secondi e mamma venne ad aprirmi, quando mi vide mi saltò al collo stritolandomi in un abbraccio «Sapevo che saresti tornato a casa! Ti giuro che farò tutto quello che vorrai ma non andartene più» la strinsi a me e inspirai il suo profumo, sapeva di biscotti e casa e in diciassette anni non era mai cambiato. Mi riportò indietro nel tempo, quando ero solo un bambino e lei era la mia roccia. Non l'avrei mai abbandonata, era mia madre e io avevo bisogno di lei «Mi sei mancata» lei mi strine più forte «Anche tu baby» poi si scostò e mi fece entrare in casa. La prima cosa che vidi fu Rachel che stava guardando i cartoni, furtivo come poteva esserlo un elefante, andai da lei e la presi in braccio. All'inizio strillò ma quando si accorse che ero io mi riempì la faccia di baci. Provai a staccarla ma era peggio di una piovra. Quella scena fece ridere mamma e io scoppia con lei. Mi erano mancate più dell'aria.
Rachel non volle sapere di staccarsi da me nemmeno per tutta la durata della cena, dove monopolizzò l'attenzione come sempre, riempiendo la casa della sua risata e delle sue incredibili avventure. Mamma guardava prima lei e poi me con un sorriso a trentadue denti sul volto, che sono sicuro fosse il riflesso del mio.
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-1 giorno al ballo
Andare in giro per negozi con Tom, Matt e Char doveva essere vietato dalla legge. Tom voleva entrare in tutti i negozi più assurdi, Matt voleva fermarsi al bar e ubriacarsi e Char, beh, lei era completamente partita con il cervello. Ogni negozio davanti a qui passavamo sosteneva non fosse quello giusto, e ormai io ne avevo sopra i capelli di quella storia. Finalmente, dopo ben due ore in qui io e Matt eravamo stati costretti a seguire Char come cagnolini e a sentire le continue lamentele di Tom sul fatto che non andassimo dove voleva lui, trovammo il negozio giusto. In vetrina c'erano vestiti di tutti i giusti, dai più orrendi ai più decenti. Quando entrammo io e Matt ci buttammo sul primo divanetto libero mentre Char e Tom svolgevano la loro attività preferita: lo shopping pazzo e sfrenato. «Non mi sento più i piedi» mi lamentai con Matt «Io ho perso la sensibilità alle gambe già da mezz'ora» ribatteva il mio amico «Credo che non sopravvivremo a tutto questo» lui mi guardò afflitto come mai l'avevo visto «Non abbattiamoci, forse Dio ci salverà» ero pronto a rispondere ma l'arrivo di Char mi bloccò. Aveva tra le mani una quantità spropositata di vestiti tanto che non si vedeva più la sua faccia. «Forza ragazzi ai camerini!» ci urlò entusiasta, io mi voltai a guardare Matt «Se non dovessi farcela di a Sam che il mio pentimento più grande nella vita è non averla vista nuda» lui annuì «Lo farò, solamente se tu dirai a Ashley che io l'ho amata più di qualsiasi altra cosa al mondo» gli diedi una pacca su una spalla «Lo farò amico. Adesso affrontiamo l'inferno» dopo Char ci costrinse ad alzare i nostri "regali fondoschiena del cazzo" a seguirla, cosa che mi fece rabbrividire di paura.
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Il giorno del ballo
Era finalmente arrivato: il giorno dei giorni. Non stavo più nella pelle, me ne andavo in giro per casa con un sorriso ebete sul volto e mia madre arrivò anche a chiedermi se avevo iniziato a farmi di qualcosa, ero scoppiato a ridere e lei aveva insistito per farmi fare gli esami tossicologici. Così mi ero ritrovato a doverle dire di Sam, non scherzo quando dico che ha iniziato a saltellare come una pazza. Era felice per me e io per una volta volevo essere egoista, godendomi questa felicità. Io, Tom e Matt avevamo deciso di prepararci da Char, in caso avessimo avuto bisogno di consigli femminili. Mi guardai nello specchio del bagno di Char e per poco non uscì di corsa da lì per andare ad abbracciare quella pazza ragazza. Aveva fatto un lavoro fantastico! Nel mio smoking facevo davvero una bella figura, sembravo quasi uno d'alta classe. Lo smoking era rigorosamente nero, la camicia bianca e la cravatta nera. Mi sentivo soffocare e allora slacciai i primi bottoni della camicia e allentai il nodo alla cravatta. Ecco adesso sembravo quasi io. Uscì dal bagno e per poco non inciampai nei miei piedi. La vista di uno dei miei amici mi causò quasi un infarto, non Matt che aveva un completo identico al mio fatta eccezione per il nodo pavilion, ma Tom. Indossava uno smoking grigio, non kaki o giallo fosforescente, ma GRIGIO. Ero davvero sconvolto «Tom ma sei davvero tu?» lui scoppiò a ridere vedendo la mia espressione scioccata «Ho pensato di dovermi mettere qualcosa di elegante, altrimenti Casey mi taglierà le palle» stavolta risi io immaginando Casey che ricorreva Tom per ucciderlo. Char uscì dalla sua stanza con in mano una macchina fotografica «Su avvicinatevi voglio farvi una foto» ci mettemmo tutte e tre in posa e, visto che eravamo tre coglioni, iniziammo a fare le facce più assurde a questo mondo «Dai ragazzi! Un po’ di serietà! Sono tutte orrende...» tutti e tre scoppiammo a ridere nel vedere la faccia delusa di Char che subito ci scattò una foto fregandoci «Mi farò andare bene questa. Adesso levatevi dalle palle e andata alla vostra stupida festa per liceali. Sta per arrivare la mia ragazza e di certo non ho intenzione di sprecare secondi preziosi». Salutammo Char stritolandola in un abbraccio. Poi uscimmo dal palazzo e ognuno di noi prese una strada diversa. Era ora di andare al ballo!
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Casa di Sam non mi era mai apparsa così spaventosa. Il solo pensiero di doverci entrare mi faceva venire voglia di correre a casa e nascondermi sotto il letto, ma lì dentro c'era la mia ragazza e io volevo vederla. Scesi dalla macchina, avevo preso in prestito quella di Char visto che di certo Sam non poteva andare in moto col vestito, e mi avviai alla porta. Bussai e venne ad aprirmi Meredith, la madre di Sam «Logan come stai? È un piacere vederti!» mi baciò sulla guancia e mi fece entrare «Tutto bene grazie Meredith, è sempre bello rivederti» mi bloccai nel corridoi quando vidi arrivare il padre di Sam, Manuel Ferrari, a lui non stavo particolarmente simpatico «Buonasera Logan, Sam non è ancora pronta» mi porse la mano che io strinsi sperando che la mia non fosse troppo sudata «Buonasera a lei signor Ferrari, non fa nulla aspetterò» e l'avrei davvero fatto, io l'avrei aspettata anche tutta la vita. Meredith mi prese sottobraccio e mi condusse nel salone dove mi fece sedere accanto a lei sul divano «Caro puoi andare a dire a Sam che Logan è qui?» Meredith lanciò uno sguardo "levati dalle palle" al marito che subito andò di sopra dal mio brontolo. «Allora... Stasera hai intenzione di andare a letto con mia figlia?» iniziai a tossire e per poco non mi strozzai con la mia saliva «Co...ome scusi?» lei scoppiò a ridere «Tranquillo stavo scherzando! E solo che io e Manuel stasera partiamo per un viaggio e so come siete voi ragazzi... Pensate solo ad una cosa e io..» la bloccai «Sam è la persona più importante della mia vita, lei merita di meglio rispetto a me» Meredith mi guardò negli occhi e poi mi abbracciò «Mia figlia è fortunata ad averti credimi» mi allontanai da lei «sono io quello fortunato» e prima che Meredith potesse aggiungere qualcosa venimmo bloccati dalla voce di Sam è Manuel. Ci alzammo dal divano e quasi corsi per arrivare nell'ingresso. Quando alzai lo sguardo sulla scale mi si fermò il cuore e, giuro, non avevo mai visto niente di più bello al mondo. Niente era paragonabile a Sam in quel momento. Indossava un vestito bianco luogo fino a terra, i capelli erano sciolti e ricchi di boccoli e il suo viso, dio era da togliere il fiato, il trucco era leggero e le labbra era ricche di un rossetto rosso fuoco. Avevo una voglia matta di baciarla. Quando il mio sguardo incontro quello di Sam dimenticai persino il mio nome. I suoi occhi erano più azzurri che mai e brillavano come fari nella notte. Lei iniziò a scendere le scale e quando me la ritrovai davanti non riuscì a dire altro che due semplici parole «Sei bellissima» Sam mi sorrise «Anche tu non sei niente male» le presi la mano e dopo aver salutato i genitori uscimmo da lì. Una volta fuori Sam mi costrinse a fermarmi «sembra che ti stia per venire un infarto» la sua frase mi tranquillizzò talmente tanto che sentì tutta l'ansia scivolarmi via «Tuo padre mi odia» le non negò ne confermò, semplicemente si diresse verso l'auto di Char. Quando vide che mi ero bloccato a guardarla mi disse «Andiamo a sto ballo o no?» le sorrisi e mi ci parai di fronte «Quanto ti piace questo rossetto?» Sam mi fissava le labbra, eravamo vicinissimi «Lo odio» sorrisi sulle sue labbra «Perfetto allora» indugiai un altro po’ «Ti muovi a baciarmi?» non me lo feci ripetere due volte.
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Quando io e Sam entrammo mano nella mano in palestra tutti si voltarono a guardarci. Sembrava avessero davanti ai loro occhi degli zombie mangia cervelli. Cercai con lo sguardo i nostri amici e quando li vidi seduti a un tavolo, quasi mi misi a correre con Sam al seguito. Una volta che ci fummo seduti tutti gli studenti smisero di fissarci e tornarono a fare quello che stavano facendo prima. Tom si venne a sedere accanto a me sorridendomi come un cretino «Certo che voi due date sempre spettacolo!» lo fulminai con lo sguardo «Fatti i cazzi tuoi Thomas» lui ridacchio e poi passò un braccio sulle spalle di Casey che subito se lo scrollò di dosso. Era una coppia un po’ strana, non si riusciva a capire se stessero insieme oppure no. Non erano come me e Sam, che anche se incasinati sapevamo di tenerci l’uno all’altro, loro due erano come disinteressati e mi chiesi quanto di quel comportamento fosse vero. Non sapevo nemmeno se avessero già fatto sesso o no e la cosa mi incuriosiva non poco, perché se io ero il ragazzo “niente amore solo sesso”, Tom su questo era peggio di me, per lui le ragazze era semplice oggetti decorativi. I miei pensieri vennero interrotti dalla vista di Cam. Il coglione si stava avvicinando a passo di marcia a Sam che girata di spalle stava parlando con Ashley e Matt e non lo vedeva. Mi alzai da tavola, andai da Sam e le presi la mano «Ti va di ballare?» lei mi guardò scioccata ma si riprese in fretta «Sarebbe un grande onore» si alzò e proprio mentre si girava Cam ci si parò davanti. Nel suo vestito d’alta sartoria, che molto probabilmente costava più del mio appartamento, sembrava un pinguino. Il coglione si rivolse a Sam senza degnarmi di uno sguardo «Si diceva che non saresti venuta. Non ti sei stancata di fare la figura della puttana? Sai già cosa diranno tutti dopo averti visto con lui» aveva dato alla mia brontolo della puttana? Gli avrei tagliato le palle e date in pasto ai coccodrilli. Sam sembrò capire le mie intenzioni e mi mise una mano sul braccio «Cam vattene» lui si fece ancora più vicino a Sam e la guardò dritta negli occhi «Cosa lui che io non ho Sam?» lei distolse lo sguardo, come se si sentisse male a guardare i suoi occhi «Cam…» il cretino non la fece nemmeno iniziare a parlare «Ti ama come ti amo io?! O è solo sesso? Cazzo Sam! Se volevi una scopata bastava dirmelo. Adesso però lascialo perdere, tu sei mia lo sai. Io e te ci apparteniamo» Sam per la prima volta in vita sua restò senza parola e più passavano i secondi in qui lei stava zitta e più nella mia mente si faceva largo l’idea che lei potesse lasciarmi. Al solo pensiero lo stomaco mi si accartocciò su se stesso. Mi ritrovai a pregare Dio, non volevo che lei se ne andasse, l’idea che non fossi importante per Sam come invece lo era lei per me mi uccideva. Mi sembrarono passate ore invece erano solo pochi secondi quando Sam si decise a dire qualcosa «Cam adesso è meglio che tu te ne vada perché ho una voglia matta di prenderti a calci in culo» Cameron, il famoso quaterback sembrò avesse appena ingoiato cianuro dalla faccia che aveva, ma fece come disse Sam e ne andò «Ti va ancora di ballare?» le sorrisi «Puoi giurarci» e la condussi sulla pista da ballo. Proprio in quel momento la musica pop venne sostituita da un lento. La canzone degli Aerosmith-i don't want to miss a thing si diffuse in tutta la palestra. Strinsi Sam a me e lei appoggiò la sua testa sul mio petto. Non stavamo ballando, semplicemente ci muovevamo lenti ascoltando quelle parole che mi facevano battere il cuore

Lying close to you feeling your heart beating                     Disteso vicino a te sto sentendo il tuo cuore battere
And I'm wondering what you're dreaming                                E io mi chiedo di cosa stai sognando
Wondering if it's me you're seeing                                               Mi chiedo se sono io che tu stai vedendo
Then I kiss your eyes                                                                           Poi bacio i tuoi occhi
And thank God we're together                                                       E ringrazio Dio che noi siamo insieme
I just want to stay with you in this moment forever            Io voglio stare con te ora per sempre
Forever and ever                                                                                  Per sempre e sempre

Alzai il volto di Sam, la guardai negli occhi e finalmente capì. Capì perché era diventata più importante dell’aria che respiravo, capì perché il mio mondo era più bello adesso, capi perché con lei e solo con lei il mio cuore sembrava impazzito. La risposta era sempre stata davanti ai miei occhi, ma io ero troppo ceco per vederla. Mi sentivo come se un fulmine mi avesse colpito in pieno, mi parve tutto diverso, ogni cosa mi sembrò più luminosa, bella, proprio come era lei. In un solo istante la verità mi si parò davanti così chiara che mi fu impossibile negare l’evidenza: io ero perdutamente e irrimediabilmente innamorato di Sam Ferrari, lei aveva rimesso insieme i pezzi infranti del mio cuore, riuscendo a rendermi una persona migliore, una persona capace di amare.























Spazio autrice
Mi dispiace per lo scandaloso ritardo! Ma sono stata sommersa di interrogazioni e compiti. Per farmi perdonare ho postato un capitolo più lungo dell solito, in cui succedono tante cose interessanti! Credo che la "scoperta" di Logan sia la più importante ma *spoiler* passeranno ancora alcuni capitoli prima che lui si dichiari a Sam, e non per paura di perderla...
Detto questo grazie per i commenti e grazie a tutte quelle persone che inseriscono la mia storia tra le preferite/ da ricordare/ da seguire. Grazie mille e scusate ancora per il ritardo! 
Logan SamTom Casey Charlotte Ashley Matt 

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Capitolo 12
*** Il paradiso a portata di mano ***


Ero uscito con Matt e Ashley per fumarmi una sigaretta mentre Sam si godeva la sua corona di reginetta ballando con il principe Cam. Feci l'ennesimo tiro sbuffando, la mia ragazza ci stava mettendo decisamente troppo «A che ora finiscono stia balli?» chiesi a nessuno in particolare «Per mezzanotte dovremmo essere tutti a casa» mi rispose Ashley «Quanto manca?» Matt sbuffo «Quando Sam finisce di ballare te ne puoi andare» buttai a terra il mozzicone e sorrisi al pensiero di allontanarmi da lì «Voi due che farete dopo?» domandai curioso «Quello che vorresti fare tu con Sam» la frase di Matt mi fece ridacchiare perché aveva perfettamente ragione, Ashley ci fulminò con lo sguardo «Siete due maiali e tu- indicò il fidanzato- ti sei giocato la scopata stasera» scoppiai a ridere alla vista di Matt che balbettava delle stupide scusa a Ashley, che furiosa non voleva sentire niente. Mi concentrai sul loro litigio cercando di non a quello che avevo scoperto di provare per Sam, dovevo urgentemente parlare con Tom e Char di questa cosa. Mi sentivo felice, più che felice, mi sentivo la persona più fortunata del mondo. Era strano. Io, Logan Stuart, ero perdutamente innamorato di un'altro essere umano. Credo che i miei vari psicologi riderebbero fino alle lacrime per questa cosa. Se qualcuno un'anno fa mi avrebbe detto che sarei finito col perdere la testa per Sam Ferrari lo avrei preso per un tossico. Io un po' mi sentivo strafatto, come se quello che stessi vivendo fosse solo frutto della mia fantasia. Ashley mi riportò alla realtà dandomi un pugno sul braccio «La tua bella ha finito» sorrisi come un idiota e mi voltai a vedere Sam. Stava camminando verso di me con i suoi trampoli e sembrava un'angelo. Vedendola sorridere il mio cuore prese a battere più forte «Che fine avevi fatto?» disse buttandomi le braccia al collo «Avevo voglia di una sigaretta» lei ci credette o meglio fece finta di credere che il motivo del mio allontanamento fosse quello e non il suo ballo con Cam «Pensavo te ne fossi andato» sbuffai per la cazzata che aveva appena detto «E lasciarti da sola con Cam? Col cazzo» lei scoppiò a ridere «Avresti dovuto vederlo mentre ballavamo, sembrava terrorizzato» le passi le braccia attorno alla vita «Avrà capito finalmente che non si tocca quello che è mio» Sam avvicinò le labbra al mio orecchio «E io sarei tua?» la strinsi a me ancora di più «tu sei tutta mia» quando lo dissi sperai che lei non mi contradicesse «Mmm e tu sei mio?» la guardai negli occhi «Solo se lo vuoi» Sam mi fissava con occhi lucidi «Ti voglio Logan, Voglio tutto di te» sorrisi e poi feci combaciare le mie labbra con le sue. Un semplice sfiorarsi di labbra è già il mio cuore sembrava impazzito. Lei mi strinse le braccia al collo chiedendo di più e io, da grande egoista, non glielo negai. Approfondì il bacio e mi persi nel suo sapore e nel suo profumo. «Hey! Prendetevi una stanza!» Tom sarebbe morto molto presto per aver interrotto me e Sam «Fatti i cazzi tuoi Tom» mi girai a fulminarlo con lo sguardo nello stesso momento in cui lui rideva «Come sei diventato permaloso Logan! Prima non ti importava se ti interrompevo» Sam quasi urlò quando rispose a quel coglione del mio amico «Io certe cose non dovrei saperle» Tom si passò una mano tra i capelli a disagio «Scusa Sam» lei gli sorrise «Sei perdonato» lui venne ad abbracciarla sotto il mio sguardo contrariato «Dio! Non te la rubo mica» Tom aveva proprio voglia di un pugno quella sera «Sparisci!» gli urlai contro «Ok! Me ne vado. Buonanotte piccioncini» gli alzai il dito medio in risposta facendo ridacchiare Sam. «Adesso rientriamo? Mi devi 
un'ultimo ballo» mi prese per mano e senza aspettare la mia replica rientrò nella palestra.

****

Le note di una stupida canzone pop risuonavano ancora all'interno anche se la pista era quasi vuota. Non avevo la minima voglia di ballare, volevo solo andarmene con Sam da qualche parte. «Hey Sam! Dobbiamo fare la foto con la squadra!» Taylor, mi pare, venne a chiamare il mio brontolo senza risparmiarsi un'occhiataccia nella mia direzione. Sam sbuffò visibilmente scocciata «Mi aspetti?» Taylor stava guardando l'amica come se fosse pazza «Va bene -un idea mi balenò in testa, così presi Sam tra le mie braccia e avvicinai le mie labbra al suo orecchio- non metterci troppo piccola» mi allontanai e lei non perse tempo per darmi un veloce bacio a stampo. Quando ci separammo mi voltai verso Taylor che sembrava aver visto un fantasma, ah che cosa divertente! Le due cheerleaders girarono sui tacchi lasciandomi solo. Mi avvicinai al tavolo delle bibite sperando di trovare qualcosa anche se solo vagamente alcolico «Troverai solo robaccia analcolica» il mio amato professore Lion se ne uscì con quella frase che mi rattristò non poco «E io come faccio ad ubriacarmi? Questa è un'ingiustizia» lui rise alla mia battuta, che così battuta poi non era «State bene tu e Sam insieme» a quel punto sorrisi io «Lo pensano in pochi» e la cosa mi faceva davvero star male «Sei bravo in storia Logan?» che domanda del cazzo era mai quella? «Me la cavo perché?» Lion mi guardò serio « Se c'è una cosa che ci insegna la storia è che l'incontro della nobiltà con la plebe ha sempre portato scompiglio tra il popolo»  quando partiva con quei discorsi davvero non lo capivo «Che sta cercando di dirmi esattamente?» si verso qualcosa di rosa nel bicchiere prima di rispondermi «Nella vostra storia Sam è la regina d'Inghilterra, ok? Quella che ha il popolo ai suoi piedi, file e file di spasimanti formate da grandi principi e poi ci sei tu: il servo, che deve farsi il culo per portare i soldi a casa e che deve portare avanti una famiglia che conta sulle sue spalle. Tu e lei venite da due mondi opposti, quindi cosa credi che pensi la gente di questo?» le sue parole stavano riportando a galla tutti i miei dubbi «Io la amo e non me ne fotte un cazzo di quello che pensa la gente. Lei è la prima e unica cosa bella che mi sia mai capitata nella vita» il professore mi guardò come se fossi un cucciolo bastonato «E lei ti ama? Prova le stesse cose nei tuoi confronti? Devi avere delle certezze prima di buttarti a capofitto in questa storia, la tua vita è diversa da quella della maggior parte degli adolescenti. Hai persone che dipendono da te, non puoi fare quello che vuoi» era inutile negare, fingere che non fosse così, ribattere che le sue erano solo menzogne. Era tutto dannatamente vero. Non risposi e lui vedendo Sam arrivare mi salutò «Rifletti su quello che ti ho detto. A lunedì Logan» e se ne andò. Che serata del cazzo ragazzi e non era ancora finita...
«Che ti ha detto Lion? Hai una faccia» Sam, un tutta la sua bellezza da regina, si parò davanti a me «nulla di importante brontolo» lei mi si avvicinò fino a sfiorare il suo naso con il mio «Farò finta di crederti» le sorrisi «Ti va ancora di ballare o vuoi andare a casa?» mi diede ubs leggero bacio sulle labbra «Portami a casa Logan» non me lo feci ripetere due volte.

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Casa si Sam era deserta così come mi aveva detto suo madre e la cosa mi rendeva terribilmente ansioso. Parcheggiai davanti la villa deciso a non scendere dalla macchina per nessuna ragione «Siamo arrivati» dissi con Sam «Ti va di entrare?» speravo che non me lo chiedesse «Sam non credo sia una buona idea» lei si slacciò la cintura e, con non poca difficoltà, venne a sedersi in braccio a me «Non farti pregare Logan» avvicinò il suo volto al mio sfiorandomi leggermente le labbra «Va bene Sam» alla fine dovetti cedere, era un'ottima stratega. «Perfetto! Dai entriamo allora» si alzò dalla mie gambe per poi uscire dalla macchina. A me non restò altro che seguirla, in una casa vuota con tante superfici piane.

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Eravamo in camera di Sam, io in piedi accanto alla finestra e lei seduta sul letto. Entrambi sapevamo cosa poteva succedere, ma io stasera non l'avrei permesso. «Logan sai che non mordo vero?» mi andai a sedere accanto a lei «Lo so» posò la testa sulla mia spalla «Poteva andare peggio stasera» iniziai ad accarezzarle i capelli «Ah si? E come esattamente?» lei si fece più vicina a me «Potevi picchiare Cam o io potevo picchiare una di quelle zoccole che per tutta la sera non hanno fatto altro cha guardati» le alzai la testa per guardarla negli occhi «Quali ragazze scusa?» Sam sembrò incazzarsi «Quelle troie! Non dirmi che non te ne sei accorto... Non facevano che sbavare!» provai a vedere se ricordavo una scena in particolare, ma niente «Io non me ne sono accorto» lei sbuffò «Perché dovrei crederti? Metà di quelle te le sei già scopato» vorrei dirle che però di nessuno di loro sono mai stato innamorato «Sam tu eri con me stasera, bella come un cazzo di angelo del paradiso. Credi davvero che avrei prestato attenzione a quelle troie con te al mio fianco?» lei abbassò lo sguardo «Perché mai non avresti dovuto?» le alzai il volto fino a fissare i suoi occhi nei miei «Perché sono troppo schifosamente preso da te per guardare un'altra qualsiasi» Sam mi guardò  senza dire niente per quasi un minuto, poi mi si buttò addosso riempiendomi il volto di baci e facendomi ridere «Sam non trascurare le mia labbra!» avvicinò allora il mio volto al suo facendo scontrare le nostre labbra. Grandissimo errore. Quel semplice bacio fece esplodere tutta l’attrazione che c’era tra me e Sam. La strinsi tra le braccia e lei non protestò, anzì mi tolse la giacca e iniziò a sbottonarmi la camicia. La lasciai fare senza protestare minimamente, ero troppo preso ad accarezzarla attraverso il vestito per formulare un solo pensiero coerente. Scesi con le mani lungo i fianchi mentre Sam vagava con le sue lungo tutto il mio petto, ad un certo punto decise che quella camicia era di troppo e la buttò sul pavimento accanto alla giacca. Sapevo che era sbagliato, dovevo aspettare dato che era la sua prima volta e volevo che fosse perfetta, ma non ci riuscivo. Ogni volta che le sue mani mi toccavano cancellavano i ricordi di tutte le altre. Adesso c’era solo lei e quella era l’unica cosa che contava. Iniziai così a slacciarle il vestito e ad accarezzare con le mani la sua pelle liscia come la seta. Sam non perse tempo e subito si alzò dalle mie ginocchia per fa scivolare l’abito a terra. Quando questo toccò il pavimento per poco non ebbi un infarto. Se avevo pensato che Sam più sexy di come la vedevo ogni giorno non poteva essere, dovetti ricredermi: in quel momento se ne stava in piedi di fronte a me e io non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Non era sexy, ma di più. Ne avevo viste di ragazze nude nella mia vita ma nessuno che potesse competere anche solo minimamente con Sam in quel momento. Dopo più di un minuto riuscì a fare connettere il cervello, giusto il tempo di sussurrale con voce roca «Sei bellissima», lei arrossì diventando ancora più bella. Mi alzai dal letto per starle di fronte «Sam è davvero questo che vuoi?» lei si avvicinò fino a confondere il suo respiro con il mio «Voglio te Logan, sempre ma in questo momento più che mai» la sua confessione mi fece battere forte il cuore tanto che temetti di svenire «Com’è possibile che una come te voglia uno come me? Spiegamelo Sam perché non riesco a capire» mi feci coraggio e la strinsi tra le mie braccia nel frattempo che lei rispondeva «La vera domanda è come è possibile che uno come te voglia una come me?» le sue labbra si curvarono in un sorriso insieme alle mie «Forse dovremmo solo chiederci perché ci abbiamo messo tanto per stare insieme» i suoi occhi azzurri si fissarono nei miei «Forse dovremmo solo stare insieme» poi mi baciò e io dimenticai tutto. Quella notte facemmo l'amore e fu per entrambi una prima di tante volte. 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice

Sono viva! Eccomi qui con questo nuovo capitolo che so aspettavate da troppo tempo. Mi dispiace per il ritardo ma davvero non ho un minuto libero. Come sempre cercherò di aggiornare il prima possibile ma non prometto niente. In caso passassero altri mesi prima del prossimo capitolo non temete, ho tutta l'intenzione di finire la storia. Detto questo al prossimo capitolo!

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Capitolo 13
*** Bad boy innamorato è un ossimoro o un miracolo? ***


Quella mattina, quando aprì gli occhi e vidi Sam che dormiva accoccolata sul mio petto, mi sentì in paradiso. Ai ricordi della notte precedente un sorriso a trentadue denti si impossessò del mio viso. Sam si mosse un po' nel sonno e io mi persi a fissarla: i capelli erano un'unico cespuglio, aveva la bocca leggermente aperta ed era bellissima. Ad un tratto vidi quel azzurro cielo fissarmi da sotto le ciglia scure «Buongiorno amore» quando la sentì così felice non potei fare altro che sorridere ancora «Buongiorno brontolo. Com'è che mi hai chiamato?» lei diventò rossa come un pomodoro «Io... Ehm... Cioè se ti da fastidio... Fa finta di niente ok?» troppo divertito dalla situazione decisi di giocare un'altro po' con lei. Ribaltai allora le posizioni, Sam si trovò sotto di me e arrossì ancora di più «Mmm... Non credo di poter far finta di niente. Mi piace troppo questo nomignolo» le baciai una guancia e la sentì sospirare «Allora va bene se ti chiamo amore? Non ti da fastidio?» continuai con i baci lungo il collo «Lo adoro» arrivai al solco fra i seni e a Sam scappò un gemito di piacere «Logan... Puoi baciarmi?» subito feci scontrare le nostre labbra in un semplice bacio. Ci guardavamo negli occhi e io nei suoi vidi solo la mia felicità. Sam portò le mani dietro il mio collo spingendomi a baciarla ancora. Questa volta però fu diverso, appena le nostre labbra si scontrarono il fuoco si riaccese tra di noi. Scesi con le mani lungo i suoi fianchi nudi, poi sempre più giù, fino ad accarezzarle quel sedere che mi faceva eccitare come un dodicenne. Lei ansimò nella mia bocca per poi staccarsi e baciarmi il collo, lasciandomi un succhiotto alla base che mi fece venire mille brividi. Le sue mani, che avevo scoperto essere molto intraprendenti, si fecero spazio lungo il mio petto per arrivare lì dove le volevo «Sam... Sei sicura?» non so dove trovai la forza di fermarla «Me lo chiederai ogni volta che faremo l'amore? Comunque si sono sicura e smettila di parlare» mi piaceva la parola "amore" quando la pronunciava Sam. La notte precedente avevo scoperto che c'era una differenza immensa tra fare sesso e fare l'amore. Con tutte le ragazze che erano venute prima di Sam non mi era mai importato se il sesso con me per loro fosse bello o no, l'unica cosa che contava era il mio piacere. Invece quando fai l'amore con qualcuno che ami è diverso. Ti importa se a lei piace come te quel momento, se lei come te si sta perdendo in quel momento. Prima di risponderle ridacchiai a contatto con la sua pelle. «Sono stata così bravo ieri da farti svegliare con la voglia?» Sam mi tirò uno schiaffo sul petto «Sei uno stronzo! E non sei stato affatto bravo. Ho finto stanotte» scoppiai a ridere «Quindi tutte quelle urla "oh dio" "Logan non ti fermare" "più forte!" erano una finta?» nel dire quelle frasi avevo fatto una voce molto da chat erotica «Si stronzo che non sei altro» Sam era troppo acida per i miei gusti, dovevo farla calmare «Allora mi concedi un'altra occasione per provarci?» nel frattempo iniziai ad accarezzarle la pancia per scendere sempre un po' di più «Forse...» la mia mano arrivò a destinazione e a Sam scappò un imprecazione «Dicevi?» si aggrappò con le mani alle mie spalle «Sta zitto e non ti fermare» poteva star tranquilla, non l'avrei mai fatto.

****
Alzarsi da quel letto fu una vera e propria impresa. Ogni volta che ci provavamo finivamo a fare l'amore. Verso le due la fame ci costrinse ad alzarci per sfamarci dopo tutta l'attività fisica che avevamo svolto. Così in quel momento eravamo in cucina, io seduto comodo sullo sgabello e Sam sulle mie ginocchia. Indossava solo la mia camicia ed era tremendamente sexy. Più la guardavo e più mi sentivo fin troppo fortunato. «Secondo te cosa c'è tra Tom e Casey?» Sam se ne uscì con quella domanda dopo essere stata fin troppo tempo in silenzio «Non lo so davvero. Se Tom è uscito con lei per più di una volta può significare solo due cose: o le piace o è brava a fare po..» lei mi tappò la bocca con la mano alla velocità della luce «Ho capito. Te l'ho chiesto perché Casey dopo Capodanno parte e non vorrei che Tom si fosse affezionato troppo a lei» per poco non scoppiai a riderle in faccia «Tom con le ragazze è uno stronzo, lui non si affeziona! Non puoi nemmeno immaginare quante volte ci siamo scambiate quelle che ci scopavamo» mi pentì immediatamente di aver rivelato quel dettaglio quando sentì Sam irrigidirsi «Sam...» feci per toccarla ma si scostò da me, alzandosi dalle mie ginocchia «Logan so che non sei mai stato un santo, ma evita di dirmi certe cose!» e scappò dalla cucina. Rimasi lì impalato mentre lei al piano di sopra sbatteva la porta della sua camera. Presi coraggio e salì le scale, pronto a chiederle scusa strisciando in ginocchio. Bussai alla porta ma non ottenni risposta, così entrai direttamente. Sam stava cambiando il letto, lanciando le lenzuola sul pavimento «Brontolo scusa davvero... Non ho riflettuto prima di parlare! Non volevo ferirti» lei si voltò verso di me lanciandomi uno sguardo d'odio puro «Se io adesso venissi a raccontarti di quello che facevo a Cam e di quello che mi sono fatta fare da lui, tu come la prenderesti?» solo l'idea di quel coglione che la toccava e la vedeva così nuda come la vedevo io, mi faceva schizzare il sangue al cervello «Andrei a cercarlo per ucciderlo» lei sbuffò «Ecco è la stessa cosa che voglio fare anch'io se penso a quelle troie che...» la bloccai con un bacio a stampo «Con loro era solo sesso Sam... Con te è amore» mi guardò con talmente tanta dolcezza da farmi scogliere il cuore. Si buttò tra le mie braccia e io la strinsi forte al petto. Inspirai il suo profumo dolce che mi dava alla testa e le lasciai un bacio tra i capelli morbidi. «Sei la cosa più bella che ho brontolo e anche l'unica ragazza che desidero avere al mio fianco per sempre» quelle parole mi uscirono così spontaneamente che non sarei mai riuscito a fermarle, neppur volendo. Venivano direttamente dal mio cuore, quello che solo Sam Ferrari era riuscita ad aggiustare.
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Dopo pranzo Sam mi trascinò in città. Ero stanco e non avevo la minima voglia di andare in giro come un zombie per le strade di New York, ma Sam aveva insistito. La mia brontolo doveva assolutamente comprare un regalo di "arrivederci" a Casey. All'inizio avevo fatto resistenza ma la stronza era riuscita a convincermi con poco, le era bastato un bacio e gli occhioni da cerbiatto per farmi alzare da quel letto che odorava ancora di noi. Manatthan era piena di gente che correva di quà e di là come al solito, quel casino non mi era mai piaciuto, ma ero sicuro che lontano da casa mi sarebbe mancato. Sam mi teneva la mano e ogni tanto si girava a guardarmi, come se non ci credesse che in quel momento fossi davvero lì con lei. Quando ritornava a guardare le vetrine io fissavo lei. Aveva legato i capelli in una coda alta e perfetta, si era truccata come sempre e indossava i vestiti di tutti i giorni: stretti e supersexy. Come poteva sembrarle assurdo che io fossi lì con lei se non volevo andare da nessun'altra parte nel mondo? Sam era diventata più preziosa dell'aria che respiravo e senza di lei mi sarei sentito vuoto come mai prima. I miei viaggi mentali si bloccarono quando finalmente brontolo scelse un negozio che aveva definito essere "quello giusto". Appena entrati mi colpì un'ondata di profumo talmente dolce che mi domandai se mi potesse cariare i denti. Iniziai a osservai intorno e fu anche peggio: il rosa e il pizzo erano i padrone indiscussi di quello stramaledetto negozio. Sam invece saltellava felice al mio fianco, ignara dello sforzo disumano che stavo facendo per non uscire di lì a gambe levate. In quel posto mi sentì per la prima volta in vita mia a disagio, avrei semplicemente voluto nascondermi in un angolino e non farmi notare, ma Sam, quella sadica ragazza, decise di coinvolgermi nella scelta nonostante le mie proteste «E come dovrei aiutarti sentiamo? é tutta roba per femminuccie Sam » lei mi lanciò uno sguardo da cheerleader spocchiosa e insopportabile «Sai dove siamo Logan? Da Victoria's secret ovvero un grande negozio pieno di completini intimi che la tua ragazza vuole misurare per avere un tuo parere» chissà per qualche strana ragione quel posto iniziò a piacermi «Se devo fare questo sforzo... » sforzo per non saltare addosso sia chiaro «Potrei sempre chiedere a qualche ragazzo più disponibile» strinsi le mani a pugno e quasi le ringhiai contro «Col cazzo che altri esseri umani ti vedano indossare completini intimi. Tu sei mia e gli altri non devono fissarti nemmeno la punta delle scarpe» lei si fece più vicina fino a sussurrarmi all'orecchio in maniera sensuale «Mmm geloso. Mi piace tante questa storia e se farai il bravo e mi aiuterai, ti dimostrerò quanto so essere riconoscente» quella ragazza mi voleva morto ne ero più che sicuro ormai, ma quale idiota si sarebbe tirato indietro davanti alla possibilità di vedere la sua sexy fidanzata con tanto pizzo addosso? Nessuno e di certo io non l'avrei fatto, e poi volevo la ricompensa per essere stato bravo.

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Quel giorno mi innamorai dello shopping. Se Sam ogni volta che andava a fare spese, ovvero una volta a settimana, sarebbe andata anche a comprare completini l’avrei accompagnata molto volentieri. Mentre provava un capo dopo l’altro io me ne stavo seduto a godermi lo spettacolo, è che spettacolo ragazzi! Sam con solo pizzo addosso doveva rientrare tra le sette meraviglie del mondo. L’unica cosa che poteva superare quella vista era senza dubbio il ricordo indelebile di quella notta, quando lei si era abbandonata per la prima volta a me senza riserve. Stavamo passeggiando di nuovo per le strade della City abbracciati, come quelle coppiette che avevo sempre preso per il culo «Allora che ti va di fare adesso? Gelato, cioccolata calda, granita?» alla mia domanda lei mi tirò un pugno «Perché hai elencato cose da mangiare? Mi stai forse dando del pozzo senza fondo Logan?» ero abbastanza sicuro che con quella frase mi sarei giocato il sesso per il prossimo mese, quindi dovevo stare attento a quello che dicevo «Perché non abbiamo mangiato quasi niente a pranzo e mi preoccupo per te se non mangi» lei mi tirò un’altra gomitata «Ti preoccupi che non te la dia più stronzo» non resistetti e mi fermai tra la folla per poterla baciare e le sussurrai sulle labbra la verità «Hai perfettamente ragione amore» non c’è nemmeno bisogno di dire che quella fu l’ultima frase che uno di noi due pronunciò per diversi minuti. Sam però si staccò fin troppo presto, ma mi bastò vedere la sua faccia per capire che le era venuta un idea. Senza dirmi niente mi prese la mano e iniziò a trascinarmi tra la gente. «Sam mi dici dove cazzo stiamo andando?» lei però non si fermava «A fare una cosa bella» ecco ora avevo decisamente paura «Bella?» lei mi fulminò con lo sguardo prima di sbuffare «Dio fidati Stuart!» e così mi arresi alla sua corsa forsennata. Dopo dieci minuti per fortuna si fermò o avrei davvero rischiato di morire collassato a terra. Avevamo corso fino alla fermata della metro più vicina e quasi scoppiai a ridere quando mi resi conto dove mi aveva portato «Stai scherzando?» Sam sembrò offesa e la cosa mi fece sentire in colpa «Non ti piace l’idea? E che non abbiamo nemmeno una foto e sai che a me piacciono le foto…» ormai era partite per logorrandia e c’era un unico modo per fermarla. La presi in braccio fino a portarla nella cabina fotografica. Sam scoppiò a ridere, seguita a ruota da me, mentre la macchina scattava la prima foto. Poi mi baciò e nessuno dei due fece più caso a quello stupido flash, perché troppo presi l’uno dall’altra. Mi allontanai per poterla guardare negli occhi «Non lasciarmi mai. Fa che tutto questo sia per sempre, perché io ho bisogno di te più di ogni altra cosa Sam» lei mi baciò di nuovo «Per sempre Logan, te lo giuro. Non permetterò a niente e nessuno di allontanarmi da te» e io ci credetti a quelle parole. Mai decisione fu più masochista, se me ne sarei andato in quel preciso istante non avrei mai sofferto come un cane. Sam era il mio primo amore e l’amore della mia vita, ma io non ero il suo o almeno di questo mi ero convinto per dimenticarla. Uscimmo dalla cabina per ritirare le foto, era venute bene e sembravamo innamorati e felici. Raccolte le foto Sam mi prese di nuovo la mano e io la strinsi senza esitazioni. Ero innamorato perso di Sam ormai e non avevo intenzione di nasconderlo al mondo. Lei era mia e io suo, questa era l’unica cosa che importava davvero, il resto poteva anche andare a farsi fottere.









Angolo Autrice
Ho aggiornato! Adesso non so quando avverrà il prossimo aggiornamento perchè sono sommersa di compiti, interrogazioni e chi più ne ha più ne metta. Mi scuso già se l'attesa sarà troppo lunga ma non avrò proprio tempo. Ci tenevo ad informarvi perchè siete i migliori lettori del mondo.

Al prossimo capitolo! Spero di non farvi aspettare troppo.

 

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Capitolo 14
*** A Cam non piace il suo soprannome ***


Quel lunedì sarebbe stato ricordato da tutti gli studenti dell'anno 2015/16 della West Highschool come "il giorno dell'apocalisse". Da quando io e Sam avevamo varcato la porta della scuola mano nella mano si era scatenato il caos. Le ragazze avevano iniziato a lanciare sguardi d'odio a Sam, mentre i ragazzi li lanciavano a me. Quando una volta fermi davanti al suo armadietto, avevo chiesto a brontolo a cosa era dovuta tutta quella agitazione, lei aveva riso. Solo dopo essersi calmata mi aveva spiegato che il motivo eravamo noi due e la nostra entrata in grande stile. Continuavo a non capire perché fossero tutti così agitati dato che anche al ballo eravamo entrati mano nella mano. Sam aveva scosso la testa e si era diretta in classe senza rispondermi. Così l'avevo seguita e catturato di nuovo la sua mano con la mia. Lei si era girata per sorridermi e io, che non riuscivo più a resistere, l'avevo baciata. Un semplice tocco di labbra e subito mi ritrassi con un sorriso a trentadue denti, che era lo stesso che si era allargato sul viso di Sam. Non mi ero nemmeno reso conto che intorno a noi, dopo quel bacio, era calato il silenzio. Mi ero ritirato nella mia bolla dove poteva entrare solo Sam, quando proprio il mio brontolo mi aveva fatto tornare alla realtà urlando a tutti di farsi i cazzi loro. L'avevo proprio contagiata con i miei modi dolci e raffinati. Così ci eravamo diretti in classe prima della seconda campanella, ovvero quella dei ritardatari. Soltanto all'ultimo anno avevo scoperto che ci fossero due campanella, dato che sin dal primo giorno mi ero presentato in ritardo. Ero diventato una persona puntuale solo da quando avevo conosciuto Sam. Non volevo ammetterlo ma lei mi stava ,sempre di più, cambiando in meglio. All'entrata in aula tutti ammutolirono, quella storia mi stava davvero scocciando. Presi posto nel banco e Sam venne a sedersi come ogni giorno accanto a me. Tutti ripresero allora a parlare come se niente fosse successo, certo che erano strani gli adolescenti. «Finirà mai tutta questa attenzione?» chiesi a Sam «Entro la fine della giornata diminuirà. Stai con il capo delle cheerleaders adesso, devi abituarti ai riflettori» sbuffai «Non credo che accadrà mai» lei mi fissava divertita «Su Log non essere così pessimista!» iniziai a dondolare con la sedia «Sono di cattivo umore» Sam si avvicinò con la sua di sedia e prese ad accarezzarmi il braccio «cosa posso fare per farti tornare il sorriso?» mi guardai intorno e quando mi accertai che nessuno ci stesse guardando le sussurrai all'orecchio «Un po di sana attività fisica come quelle di domenica mattina mi farebbe stare meglio» credevo che si allontanasse e mi desse dell'idiota, invece si avvicinò al mio orecchio e mi leccò un lobo «Ti va bene la cattedra o vuoi un po più di privacy?» se non fosse stato per l'arrivo del professore
a quella proposta le sarei saltata addosso e l'avrei fatta mia. Per il resto dell'ora non capì niente della spiegazione, mentre Sam era tutta concentrata a prendere appunti. Era colpa sua dannazione! Colpa sua e delle sue parole se io ,invece che impegnarmi nella lezione, mi stavo immaginando lei nuda sulla cattedra. I restanti pensieri me li tengo per me, non voglio certo raccontare un film porno.

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Quel giorno stavo detestando l'ora di educazione fisica. Mentre cercavo di fare il minimo indispensabile nella partita di pallavolo, sentivo gli sguardi insistenti degli altri studenti sulla schiena. La cosa che più mi innervosiva però era quella faccia di cazzo di Cam. Lui e i suoi amichetti mi stavano facendo girare le palle ad ogni frase che pronunciavano. Tom cercava di distrarmi raccontandomi della sua serata con Casey e, anche se da una parte stavo ascoltando quello che mi diceva, dall'altra non potevo fingere che le parole false di Cam non stessero arrivando alle mie orecchie. Quando però il figlio di puttana arrivò a dire che Sam era solo una troia, non risposi più delle mie azioni. A passo spedito mi diressi verso di lui pronto a prenderlo a pugni fino a ridurlo in poltiglia. Quando il coglione mi vide scattare, iniziò a ridere da solo come un decelebrato. Mi ritrovai allora faccia a faccia con Cam «che cazzo stai dicendo faccia da culo?» lui saltò sul posto prima di rispondermi «niente che nessuno già non sappia» stavo davvero per ucciderlo «Ripetilo se hai le palle» il cogliono non sembrò minimamente intimorito dalla mia evidente rabbia «Ho detto che Sam è solo una cagn..» non gli lasciai il tempo di terminare che subito stavo per tirargli un pugno, ma Tom mi fermò. I suoi amici subito si allontanarono con la coda tra le gambe «Vedi i tuoi amichetti hanno più cervello di te» mi si parò nuovamente davanti ai coglioni «L'unico qui che non ha un cervello sei tu se credi che a Sam freghi qualcosa di te» mi trattenni dal tirargli un pugno perché non volevo iniziare una rissa «Sai da quanto tempo ci frequentiamo io e Sam?» lui gnignò «Da pochi giorni prima che lei mi beccasse a scopare un'altra» negai con la testa pronto a raccontargli la verità «La conosco da Luglio» Cam rise alle mie parole, era più che evidente che non ci credesse «Balle. Sam me lo arrebbe detto» mi avvicinai ancora di più a lui, stavolta gnignando io «Secondo te lo avrebbe fatto davvero? Ti abbiamo preso per il culo mesi interni chiamandoti babyken e non puoi nemmeno immaginare quante volte avrei potuto già farla mia mentre stava ancora con te» sapevo già che mi avrebbe tirato un pugno ancor prima di sentirlo. Sfortunatamente per lui non finì con il culo sul pavimento ma riuscì a bloccarlo, così da tirargli una gomitata nello stomaco. Ed ecco che la rissa prese inizio e volarono calci e pugni a più non posso. Ad un certo punto però mi sentì trascinare via: l'allenatore mi stava allontanando da Cam che invece stava a terra con il viso pesto. Solo in quel momento mi resi conto in che guai mi ero messo, e non parlavo di quelli con la scuola ma con Sam. La mia dolce ragazza mi avrebbe ucciso.

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Infatti Sam appena mi vede mi saltò alla gola e non per baciarmi. Iniziò a dirmi che ero un incosciente, che in quel modo mi giocavo l'anno e il diploma. Pur di non ascoltarla mi misi a fissare una crepa nel muro. Ero così concentrato che mi ripresi solo quando mi resi conto delle lacrime che le rigavano il volto «Dio Sam! Perché stai piangendo?» lei mi lanciò un sguardo triste che mi fece venire i sensi di colpa «Quello che hai detto a Cam sono cose terribili! Non è affatto vero che saresti potuto venire a letto con me quando stavo con lui! Non gli avrei mai fatto questo e lo sai» l'avevo difesa dalle accuse e dalle calunnie di quella bestia e lei in ogni caso prendeva le sue difese. La rabbia prese di nuovo il sopravvento e mi ritrovai a dirle quelle parole ancor prima di connettere il cervello « oh certo perché poi ero tanto innamorata di Cam da non raccontargli nemmeno che mi conoscevi e che in pratica stavi tutti i giorni attaccata al mio culo» forse ero stato un po' troppo duro ma lei non doveva piangere per quel tipo e le sue stronzate se davvero non lo aveva mai amato «Inoltre se non hai detto niente è perché sapevi anche tu che non si trattava solo di una stupida amicizia» Sam si asciugò le lacrime e mi urlò contro « io amavo Cam e lo sai! Non ti avrei mai chiesto di nascondere la nostra amicizia altrimenti» le sue parole mi fecero male ancor più delle lacrime «Tu hai voluto nascondere quello che c'era tra di noi solamente perché ti vergognavi! È così e non provare a negarlo. Ti vergognavi di farti vedere in giro con me, il ragazzo che fino al giorno prima definivi come uno sporco spacciatore» lei alle mie parole abbassò la testa come se avessi colto nel segno e sapevo bene di averlo fatto. All'inizio aveva accettato di nascondere tutto perché avevo paura di perderla ma mi ero stancato di essere ritenuto sempre inferiore a lei quando non era vero. «Sostieni ancora di aver amato Cam nonostante quello che ti ha fatto e nonostante tu abbia aspettato me per perdere la verginità. Quindi dai spiegami, come hai fatto ad amare un ragazzo che ti usava come bambole da mostrare in giro e non ami me che ti tratto come una regina in ogni momento?» continuava a tenere la testa abbassata e quel suo atteggiamento mi irritava più di ogni altra cosa. Io le sto parlando con il cuore e lei non aveva nemmeno il coraggio di guardarmi in faccia « che succede non sai replicare alla verità? tutto d'un tratto la logorroica Sam non ha più parole?». Avrei continuato così all'infinito se non fosse uscita dall'ufficio del preside la figura di mia madre, rossa in volto dalla rabbia « Logan Stewart come ti è saltato in mente di picchiare un tuo compagno ed iniziare una rissa?!» non ero dell'umore per sentirmi un'altra predica che non meritavo così mi allontana dalle due donne che amavo ed odiavo. Le urla di mia madre mi seguirono per tutto il corridoio ma non mi girai, ero stanco di apparire sempre come il cattivo della situazione quando non lo ero. Usci fuori e tirargli fuori dal pacchetto l'ennesima sigaretta della giornata, sperando che il fumo potesse placare i miei sentimenti. Non feci in tempo nemmeno ad aspirare il secondo tiro che le porti dietro di me si aprirono nuovamente e ne uscì fuori Sam. Dovevo ammetterlo: quella ragazza era tenace, forse proprio per questo l'amavo così tanto. Mi corse incontro per poi saltarmi addosso «Mi dispiace così tanto Logan! Non avrei ma dovuto dirti quelle cose. Tu hai cercato solo di difendermi da quel bastardo e io ti ho urlato contro. Io non mi vergogno di farmi vedere con te, non potrei mai. E hai ragione quando dici che ho voluto nascondere la nostra storia perché sapevo già che noi non saremmo mai potuto essere amici. Io mi taglierei un braccio piuttosto che essere solo tua amica. Credimi quando ti dico che per me sei la persona più importante al mondo. Tu sei tutta la mia vita! Non posso stare senza te perché ormai fai parte di me e...» e la baciai. Come sempre, non appena le nostre labbra si incontravano, l'attrazione che scorreva tra di noi esplose in tanti fuochi d'artificio. Non mi sarei mai stancato di baciare Sam, era l'unica cosa che mi riusciva a far star meglio. Lei allacciò le braccia dietro il mio collo e così la strinsi di più a me. Ormai ci eravamo persi l'uno tra le braccia dell'altro quando una voce ci fece separare a malincuore «Sam! Ma che bello spettacolo» entrambi ci girammo verso la nuova arrivata, Gwen ci fissava con un sorriso irritante sul volto «No ma prego, continuate pure. Non immaginavo che il nostro capo si lasciasse andare a certe effusioni in pubblico» Sam si allontano da me ancora un po' prima di rivolgersi a Gwen «Sto seguendo il tuo esempio. Non sei tu quella che dice sempre che non bisogna farsi mai problemi?» l'altra cheerleader scoppiò a ridere «Hai ragione, ma per me è strano vederti fare certe cose visto che con Cam eri una bigotta» mi ero rotto di quelle frecciatine, quindi sbottai irritato «Pensavo che fosse chiaro a tutti che io e Cam siamo due persone diverse, o no?» Gwen scese le scale e si avvicinò a me «Hai ragione Logan, ma voglio ricordarti che Sam è sempre la stessa» che stava cercando di fare quella iena? «Gwen vattene adesso. Io e Logan stavamo parlando» Sam sembrava ancora più irritata di me dall'arrivo della fatina di plastica «Anch'io voglio parlare con Logan, di cose molto importanti- mi lanciò uno sguardo divertito- Ma magari sarà per un'altra volta» detto questo se ne andò con la stessa velocità con la quale era arrivata. Mi voltai subito verso Sam «Dovresti far controllare le tue compagne» il suo corpo, che fino a quel momento era stato in uno stato di ansia, si rilassò «Non tutte, solo Gwen» la riportai tra le mie braccia «Ma tu hai capito cosa voleva?» lei si appoggiò al mio petto e mi strinse la vita con le braccia «No, ma credo che volesse vedere solo com'erano le cosa tra di noi dopo la rissa» capì che per lei la conversione era finita lì e mi andava più che bene. Non mi importa capire cosa volesse Gwen da me, ma forse se l'avessi fatto avrei risparmiato al mio cuore la più grande bastonata della vita.

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Quando ero tornato a casa avevo dovuto raccontare tutto, nei minimi dettagli, a mia madre. Per avere un po' di pace aveva spedito Rachel dai vicini e per non distrarsi in cucina aveva ordinato le pizze. Dopo il resoconto dei fatti, la mia mammina, si era messa ad urlare e io avevo spento il cervello. Ad un certo punto mi aveva tirato addosso il cartone della pizza e mi ero ripreso dallo stato vegetativo «Ma sei impazzita?» lei fece finta di niente e venne a sedersi accanto a me «Logan forse dovresti riflettere sulle parole di quella Gwen» la guardai confuso «Perché dovrei?» mamma si girò con il busto verso di me per potermi guardare negli occhi «Tu la ami e questo l'hanno capito anche i muri, ma lei? Sei sicuro che Sam ti ami?» vedendo che non rispondevo, si sentì in diritto di continuare «Io amavo tuo padre, lo amavo così tanto da non vedere che persona fosse davvero. Alcune volte l'amore ci rende ciechi, ma dobbiamo avere la forza di vedere la verità. Io l'ho fatto troppo tardi, non voglio che tu faccia la mia stessa fine» detto questo si alzò e andò in cucina, lasciandomi solo con i miei pensieri. Tutti mi dicevano di non fidarmi di Sam, ma come facevano a non capire? Io ormai avevo perso la testa per lei e gli avevo affidato il mio cuore senza pensarci troppo. Credevo di aver fatto la scelta giusta, ma mai decisione fu più sbagliata.

 

 

 

 

 

 

 


Angolo Autrice
Finalmente dopo una vita ecco il nuovo capitolo!
La scuola mi ha impegnata un sacco quest'anno e adesso che è finita sono libera! Mentre scrivevo mi sono resa conto di quanto mi mancasse farlo. Per me scrivere è importantissimo, riesce a farmi allontanare dalla realtà e mi permette di immergermi in un mondo migliore. Detto questo voglio dirvi che mancano 9 capitoli alla fine della storia e non so se scriverò un sequel.
Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate come sempre.
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 15
*** Logan e l'eleganza non vanno d'accordo ***


Marzo era arrivato e con lui il tempo instabile. Io e Sam avevamo da poco festeggiato i quattro mesi e mi sembrava di essere in paradiso. Le settimane erano volate senza che io me ne accorgessi ma non me ne poteva fregare più di tanto, con Sam ero felice e il resto dell'umanità poteva pure suicidarsi. Sam mi aveva chiesto di andare a tutte le partite della scuola, in un primo momento avevo rifiutato, poi lei si era tolta la maglia e il mio cervello era andato così in pappa che le avevo detto di sì. In quel momento le avrei donato anche un rene se me lo avesse domandato. Così per colpa degli ormoni ero finito, insieme a quella povera anima di Tom, a guardare delle stupide partite di football. Quel venerdì tutti erano più eccitati del solito e urlavano entusiasti ad ogni passaggio, anche il più inutile, che la squadra compiva. Da quello che avevo capito era una qualche specie di partita dove erano presenti degli osservatori di squadre importanti.
L' unica nota positiva di quella tortura era la pausa, ovvero lo spettacolo delle cheerleaders. Ma non accennavo nemmeno uno sguardo in direzione delle altre, i miei occhi erano incollati sul sedere di Sam. Tom al mio fianco mi tirò una gomitata  «Ehy amico ma quelli non è la madre di Sam?» mi indicò una donna seduta in prima fila. Dato che non ci vedevo bene mi alzai in piedi per assicurarmi che fosse davvero Meredith. La fortuna volle che proprio mentre mi stavo per sedere, resomi conto che era davvero la mamma di Sam, lei si alzò e venne verso di me «Logan! Che bello rivederti» esclamò felice quando mi raggiunse. Mi rialzai per baciarla sulle guancie «Meredith devo ammettere che un po' mi mancavi» lei sorrise «Anche tu tesoro. Allora sei qui per Sam vero?» annuì imbarazzato «Per chi altro sennò?» Meredith sembrò più che soddisfatta della mia risposta dato che il sorriso sul suo volto si allargò ancora di più «Sono felice di sentirtelo dire Logan, davvero» annuì di nuovo come un'automa e, visto che nessuno di noi due aveva piu niente da aggiungere, lei mi salutò «Beh è stato un piacere! Spero di rivederti domani sera» lei sorrise e se ritornò al suo posto. Tom al mio fianco scoppiò a ridere «Più imbarazzato non potevi essere, ma poi cos'hai da fare domani sera? Avevamo organizzato una cena da Char!» sbuffai e mi passai una mano tra i capelli fino a tirarli «Io ti giuro che non so di cosa stesse parlando» «Magari si è solo confusa e voleva inviare l'altro ragazzo di Sam, quello simpatico e di buona famiglia» evitai di rispondere alla sua domanda è ne feci una io a lui invece «Da quando non senti Casey?» Tom mi lanciò uno sguardo di puro odio «Da quando è salita su quell' aereo amico» il tono della sua voce era scocciato ma io sapevo bene che la partenza della bionda lo faceva soffrire. «Quando smetterai di fingere che non ti importa niente di lei?» il mio amico si stava innervosendo molto, si capiva da come muoveva sistematicamente le gambe «Quando Sam ti dirà che ti ama. Sono passati mese e ancora non te l'ha detto, io mi farei due domande Logan» lo stronzo aveva colpito nel segno e questa cosa mi fece chiudere il becco una volta per tutte. Il fatto che né io né Sam avessimo pronunciato ancora le tra importanti parole mi faceva preoccupare. Molte volte ero stato sul punto di dirglielo ma alla fine la voce non mi usciva e mi ritiravo come un codardo. Avevo paura che lei non ricambiasse e mi lasciasse e così avevo evitato in ogni modo di farmi uscire di bocca quelle paroline magiche. Il balletto delle cheerleaders terminò con un forte applauso del pubblico e, con mia somma tristezza, riniziò la partita. Questa mia sofferenza sarebbe stata ripagata da Sam, era poco ma sicuro, dovevo solo decidere in che modo vendicarmi.

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Dopo la fine della partita ero corso verso gli spogliatoi femminili dopo aver salutato Tom che, stanco morto, aveva deciso di andare a casa. Avevo allora aspettato, da solo come un cane, per ben quindici minuti prima di vedere uscire da quella porta Sam. La mia ragazza si era buttata tra le mie braccia dandomi un bacio da capogiro, era fortunata che fossimo in un ambiente pubblico o l'avrei fatta mia immediatamente. «Ciao brontolo, se felice di vedermi eh?» le si staccò da me lanciandomi un'occhiataccia «Sei uno stronzo lo sai vero?» «Si lo so, lo ripeti piuttosto spesso» lei alzò gli occhi al cielo visibilmente scocciata «Chissà perché te lo ripeto in continuazione!» la avvicinai di nuovo a me «Mmm forse perché lo sono, ma con te molto raramente»  riuscì a farla ridere e, visto che era di buon umore, mi diede anche un bacio sulla guancia «Adesso andiamo amore! Ho talmente tanta fame che potrei mangiare un intera pizza» «Ehy! Spero che tu stia scherzando! Un intera pizza? Vuoi prendere 3 grammi?» Sam mi diede uno schiaffo sul petto «Se ingrasso tu non mi vorrai più, quindi mi tengo in forma» stava scherzando vero? Non poteva pensarlo davvero! Io ero innamorato perso di lei e il suo peso non me l'avrebbe mai fatta piacere di meno «Sam non voglio più sentirti dire certe stronzate. Per me saresti la ragazza più bella del mondo anche se all'improvviso decidessi di ingrassare 80kg». Il mio brontolo, dopo essersi presa un minuti per assicurarsi di aver capito bene, ebbe una reazione romantica delle sue saltandomi letteralmente tra le braccia «Tu...tu... Sei perfetto... Logan Stuart "il fidanzato perfetto"» non persi tempo e feci combaciare le nostre labbra, ancora e ancora. «Tutti questi complimenti faranno crescere di più il mio ego già smisurato» Sam si staccò da me per poi prendermi la mano «Questo è impossibile, il tuo ego se cresce ancora di più finirà per esplodere» la diedi un pizzicotto sul fianco facendola saltare «Non farmi male! Sto dicendo solo la verità». Alzai gli occhi al cielo e lasciai perdere l'intera questione, così senza più parlare giungemmo alla mia moto. «Logan prima di andare dovrei chiederti una cosa» mi girai a guardarla e vidi che si stava torturando il labbro. Con un solo passo la raggiunsi fino a liberarglielo dai denti «Puoi chiedermi qualunque cosa è la risposta sarà sempre si» gli occhi azzurri si Sam si addolcirono e tutta la tensione sembrò abbandonarla «Allora posso già dire a mia madre che parteciperai alla festa di domani sera» smisi di accarezzarle la schiena e spostai la mano sul suo fianco «Cosa? Che festa?» Sam provò a rendermi più docile con un bacio sulla guancia e, dannazione, ci riuscì alla grande »Un piccolo gala che ha organizzato per l'anniversario di matrimonio con papà» la osservai sospettoso «piccolo quanto?» Lei mi sorrise per poi darmi un bacio a fior di labbra «piccolo piccolo» sbuffai esasperato «ho alternative?». Sam mi saltò nuovamente tra le braccia fino a soffocarmi «Certo che no! Tutti vogliono conoscere il mio nuovo fidanzato e poi mamma vuole fare la spaccona con le sue amiche»  «Ed io cosa c'entro con questo?» Le scoccai un'altro bacio «Diciamo che mia madre ti ritiene molto... sexy... E vorrebbe mostrare a tutte che sua figlia sta con uno strafigo» scoppiai a ridere senza ritegno, quasi annaspavvo tra una risata e l'altra «Stai scherzando? Cazzo! Un esercito di milf ai miei piedi è il sogno di una vita». Sam mi diede uno spintone per allontanarsi da me, ma io subito la riportai di nuovo tra le mie braccia per poi sussurrarle all'orecchio «mmm che gattina permalosa» lei provò a divincolarsi dalla mia stretta, ma con scarsi risultati «Sam a me non interessa nessun'altra ragazza al mondo, ho occhi solo per te capisci? Da quando ti ho incontrata tu sei stata l'unica» nella mia mente aggiusi anche le parole e lo sarai per sempre. Sam mi sorrise per poi darmi un bacio degno di quel nome. Si abbandonò completamente a me come accadeva solo in camera da letto. La strinsi di più, cercando di imprimere nella mia memoria il suo corpo contro il mio. Questa cosa mi sarebbe servita per quando tutto fosse finito nel cesso e la mia unica speranza sarebbe rimasta quella aggrapparmi ai ricordi.

****

Quando dissi a Char e Tom che avrei partecipato ad un gala iniziarono a ridere così tanto che furono costretti a tenersi lo stomaco. Solamente quando entrambi cadderro dal divano con un tonfo sordo sul pavimento la smisero e iniziarono a litigare a chi sarebbe spettato il compito di vestirmi. La discussione si prolungò per ben 10 minuti mentre uno alla volta cercavano di illustrarmi le loro idee. La situazione degenerò ancora di più quando Tom, preso dalla voglia irrefrenabile di vincere, lanciò un bicchiere d'acqua su Char che, incazzata nera e totalmente bagnata, prese a rincorrerlo per casa cercando di restituirgli il favore. Alla fine la loro guerra fu interrotta dal suono del citofono e così, una Char incazzata e pesantemente sconfitta, dovette smettere di giocare e andare a rispondere da persona adulta quale non era. «Chi è?» Il tono della mia amica non poteva sembrare più infastidito di così. Nel frattempo chiunque ci fosse dall'altra parte iniziò a parlare, ma l'unica cosa che le mie orecchie percepivano era un suono indistindo. Char però sembrò fin troppo entusiasta di quella visita a sorpresa e la cosa mi fece incuriosire ancora di più. La mia amica dopo un po' riprese a parlare, ancora più al settimo cielo «Perché non mi hai chiamata? Potevo aiutarti con gli acquisti. Comunque la tua è un idea geniale, ti faccio salire subito». Prima che avessi anche solo il tempo di chiedere chi fosse al citofono Char mi anticipò «Non fare domande, tra poco vedrai è sono sicura che ti piacerà tantissimo!». Peccato che i gusti miei e di Char erano piuttosto diversi e molte delle cose che lei riteneva fantastiche in realtà per me si rivelavano essere un incubo. Perciò alle sue parole l'ansia si diffuse in tutto il mio corpo, annebbiandomi i pensieri. Sentivo puzza di guai e la cosa mi faceva sentire in agitazione. Dopo quelle che mi sembrarono ore, ma che in realtà furono solo una manciata di minuti, il campanello suonò, annunciando il nostro ospite. Char corse ad aprire e quando vidi chi si nascondeva dietro per poco non svenni «Perché siete qui mamma? È successo qualcosa? Dov'è Rachel?È perché hai tutte quelle buste?» mia madre accompagnata da un Ashley super sorridente si fece spazio in casa evitando di rispondere a tutte le mie domande. Poggiò sul divano tutti gli acquisti e poi parlò direttamente con Char «Dici che basterà?» aggrottai le sopracciglia ancora più confuso mentre Char annuiva come una che sapeva quel che faceva e lei non lo sapeva mai. «Mi potete spiegare cosa cazzo sta succedendo?» tutte e tre si girarono completamente verso di me «Come fai a non capire?» fu Tom a parlare «Sicuramente Sam avrà avvertito tua madre del galà a cui ti ha invitato e affinché tu non ti presentassi come un drogato. A quel punto tua madre ha chiamato Ashley  e sono andate a fare shopping per poi venire qui e farti cambiare look con l'aiuto mio è di Charlotte» . La mia bocca toccò il pavimento, non era possibile che Sam avesse davvero fatto una cosa del genere «Mamma dimmi che Tom dice una stronzata» quella malefica donna rise ma poi il suo sguardo si addolcì davanti al mio palese nervosismo «La madre di Sam mi ha chiamata per invitare anche me a questo galà, ma io ho rifiutato dato che devo lavorare. Tutto il resto è vero invece: siamo qui per cambiarti il look!». Quello doveva essere il mio inferno personale se davvero avrei dovuto affidare la mia vita in mano a quel gruppo di pazze, tra di loro vi era anche Tom ovviamente. Stavo per rispondere, dicendo categoricamente di no a quel folle piano ma gli occhi da cerbiatta di mamma mi bloccarono. Non potevo comportarmi da stronzo quando sapevo che questa cosa l'avrebbe resa felice e, dannazione, avevo giurato a me stesso molto tempo prima che avrei fatto di tutto per non farle perdere mai il sorriso. Così mi senti dare il mio consenso senza aver riflettuto davvero sulle conseguenze «Va bene. Facciamo questa cosa». Praticamente nello stesso istante nella stanza esplose il caos: mia madre era corsa ad abbracciarmi, Char e Tom frugavano contenti nelle buste e Ashley scattava una foto a me e mamma. Vederli tutti così contenti mi riempiva il cuore di gioia. Mi faceva star bene sapere di essere io l'artefice di tanto entusiasmo perché questo voleva significare che ero ben lontano dal diventare come mio padre. Avrei mosso mari e monti pur di non trasformarmi in lui, ma avevo sempre una fottuta paura che potesse succedere. Nessuno sapeva davvero tutti i dettagli della mia vita, nemmeno Char e Tom, perché c'erano segreti inconfessabili che avrei portato con me nella tomba. Non sapevo ancora che avrei fatto un' eccezione e raccontato quello che ancora mi dava problemi a dormire la notte. A Sam avrei aperto, da lì a un giorno, anche la parte più oscura della mia anima senza paura di essere giudicato ma bensì con la speranza di essere capito.






Angolo autrice
Mi dispiace un casino per il ritardo! Ma il mio problema è più o meno sempre lo stesso: il tempo. In questo mese è successo di tutto e non aveva mai tempo da dedicare alla scrittura. Sono appena rientrata dalle vacanze dove la notte l'ispirazione mi veniva a trovare, portandomi a scrivere e modificare fino alle 3 di notte. Spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto! Per quanto riguarda il prossimo farò in modo di postarlo al più presto dato che è già a buon punto.
Alla prossima!

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Capitolo 16
*** Gran galà o gran figura di merda? ***


~Lo specchio mi restituiva un immagine che non poteva di certo appartenere a me. Il ragazzo che stavo fissando, da più o meno un'abbondante mezz'ora, era vestito come babyken, quindi mi sembrava impossibile che quello fossi io. Secondo lo specchio indossavo un completo da pinguino, che mia madre e gli altri sostenevano fosse di alta moda, una cravatta rigorosamente nera e avevo i capelli laccati come un secchione, io che per tutta la vita non avevo mai pettinato la mia zazzera bionda. Non sarei uscito di casa così, nemmeno morto. Peccato non avessi molta scelta dato che tutti, di là in soggiorno, mi stavano aspettando con ansia. Il fatto è che non riuscivo proprio a muovermi. Mi paralizzava il pensiero di dover cambiare così tanto, fino a rinnegare il mio vero carattere, per poter piacere a tutti quei spocchiosi dell'alta società e ai genitori di Sam. Mentre il mio cervello partoriva scenari e idee sempre più inquietanti, la porta si aprì piano ed entrò Tom. Il mio amico quando mi vide conciato in quella maniera non si mise a ridere, anzi, mi osservava incuriosito come se avesse davanti un qualche strano animale esotico. «Sembri diverso» le sue parole rispecchiavano appieno i miei pensieri e sono sicuro che lui lo sapesse. «Mi sento diverso» la verità uscì fuori da sola, mi fidavo di Tom e sapevo che lui non mi avrebbe mai preso in giro per le mie pippe mentali. «Da quando Casey è partita ho riflettuto molto sul mio modo di vivere la vita». Presi posto sul letto e Tom venne a sedersi accanto a me «A quali grandi conclusioni sei arrivato?» «In realtà è solo una per adesso: sto buttando al vento la mia vita».Mi presi qualche secondo per osservare la figura del mio migliore amico. Aveva sempre lo stesso aspetto fisico, quello del bello e dannato, ma c'era qualcosa nel suo sguardo, era come se avesse perso quella luce di follia che lo contrassegnava. Avevo notato questa cosa già una sera al bar, subito dopo la partenza di Casey. Sapevo che era solo questione di tempo e poi me ne sarebbe venuto a parlare lui stesso. Ed era quello che stava succedendo, finalmente Tom mi parlava con il cuore in mano. «Lion mi ha fatto fare domanda per un paio di università». La sua reazione non fu quella che mi aspettavo sinceramente «L'hai detto solo a me vero?». Mi ritrovai ad annuire alla sua domanda «Non posso farne parola con nessun'altro». Lui mi fisso divertito per la prima volta quella sera «Quando siamo cambiati così tanto?». Avevo le mani sudate così le passai velocemente sui pantaloni «Quando ci siamo innamorati amico». Tom scoppiò a ridere «Come hai fatto a capirlo che sono nella merda come te?». Gli diedi una pacca leggere sulla spalla «Ti conosco brutto stronzo». Ci fissammo in silenzio poi Tom con una faccia da funerale riprese a parlare «L'ho lasciata andare come un coglione Logan. Lei mi aveva chiesto di darle il mio cuore ma io avevo troppa paura». «Anch'io ho paura sai? Amo Sam dal più profondo del mio cuore e lei... lei mi nasconde qualcosa» la sensazione che Sam non fosse stata del tutto sincera con me mi faceva svegliare la notte ormai. Tom sembrò non capire perché fossi così paranoico «Neanche tu le hai raccontato tutto, quindi mi sembra giusto che lei ti nasconda a sua volta qualcosa». Non ci aveva mai pensato prima effettivamente «Ho pensato molte volte di raccontagli la verità su mio padre...». Tom mi fermò, sapeva già cosa stavo per dire «Ma sei terrorizzato dall'idea che dopo lei ti veda solo come il figlio di satana? Senti secondo me dovresti farlo e basta». Avrei davvero trovato il coraggio di dire a Sam la verità sulla mia famiglia? Il fatto che stessi pensando già al momento in qui farlo significava di si. «Lo farò te lo giuro» mi alzai dal letto e Tom con me. Ci guardammo in faccia per pochi secondi prima di abbracciarci come fratelli. «Qualsiasi cosa questa merda di vita ci porterà noi staremo sempre insieme» la mia voce aveva tremato verso la fine della frase, ma avrei preferito mille volte morire e non vivere senza Tom. «Puoi giurarci Logan. Tu sei tutta la mia famiglia» anche Tom si era emozionato, la sua di voce era uscita fuori rauca. Ci allontanammo, ponendo fine a quell'abbraccio. Il mio amico scoppiò a ridere e io con lui «Adesso che il momento sentimentale è finito, alza il culo ed esci fuori da questa stanza. La tua principessa ti aspetta nel suo castello». Tom aveva ragione la mia Sam mi stava aspettando, quindi era inutile farsi paranoie assurde. Lei mi voleva così com'ero sempre stato. Mi avviciani nuovamente allo specchio e passai le mani tra i capelli, fino a renderli indomabili come sempre. Quello ero io e non sarei cambiato per niente al mondo.

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Il mio cervello stava per abbandonarmi definitivamente alla vista della casa di Sam. Aveva addirittura già fatto le valigie e acquistato un biglietto di sola andata per il Messico. Non potevo entrare in quella villa con i miei neuroni che avevano deciso di andarsene in vacanza. Strinsi con più forza il manubrio della moto mentre l'indecisione tra lo scendere e lo scappare via mi stava divorando. Il mio stomaco mi urlava a gran voce di scappare e non tornare più, invece il cervello, o meglio quei pochi neuroni ai quali non piaceva il Messico e avevano deciso di restare, mi dicevano di comportami da uomo e entrare in quella maledetta casa. Sfortunatamente anche quella volta diedi retta alla mia parte razionale e mi ritrovai a scendere dalla moto e incamminarmi, ancora non ho capito con quale coraggio, verso villa Ferrari. Quando mi trovai davanti l'enorme portone l'ansia mi attorcigliava lo stomaco impedendomi di respirare. Vestito in maniera super elegante, come d'altronde in tutte le occasioni in cui l'avevo visto, Manuel Ferrari mi osserva nello stesso modo in cui si guarda una cavia da laboratorio. Al suo fianco vi era invece la figura di Meredith che invece mi sorrideva calorosamente. Mi avvicinai a loro e con tutta l'educazione che avevo in corpo li salutai «Buonasera Signor. Ferrari, buonasera Meredith e tanti auguri». Quando avevo salutato la mamma di Sam avevo fatto perde alla mia voce quel tono da funerale con cui avevo iniziato la frase, rendendolo più allegro e spensierato. «Buonasera a te Logan. Siamo così tanto felici di vederti qui!» Meredith mi abbracciò di slancio, lasciandomi anche un bacio sulla guancia. Dubitavo fortemente che anche Manuel fosse felice di vedermi lì quella sera dato che continua a guardarmi come se fosse indeciso su dove nascondere il mio cadavere. «Mia moglie è molto felice di vederti, come sempre d'altronde, ma non posso dire lo stesso di me» proprio come pensavo il padre di Sam odiava l'idea della mia presenza quella sera. «Lascia stare quel vecchio burbero di mio marito! Non riesce proprio a capire che bravo ragazzo tu sia» Meredith corse subito in mio aiuto il che mi fece sghignazzare, reazione che non passò inosservata all'uomo delle caverne. «Un bravo ragazzo? Credo che uno spacciatore sia più un bravo ragazzo di lui» Manuel disse quella frase con tutto l'astio che provava nei miei confronti. Non ci diedi tanto peso poteva dirmi quello che voleva, ma ,in ogni caso, non avrebbe cambiato il fatto che io mi scopassi sua figlia in ogni angolo di quella casa quando lui non era lì. «Papà! Per favore avevi promesso che ti saresti comportato bene con lui stasera» con quel rimprovero Sam fece la sua entrata in scena e contemporaneamente il mio cervello faceva la sua uscita. Quella sera non era bella, ma di più. Un abito rosso le fasciava alla perfezione quelle curve che con il tempo avevo imparato a conoscere così tanto bene. I capelli erano raccolti in uno chignon alto che le lasciava sul viso una piccola ciocca. Le mie mani fremevano dalla voglia di accarezzare quella pelle liscia come seta. La cosa che più mi fece fermare il cuore però furono ,come ogni volta, i suoi occhi. In quel mi guardavano con dolcezza e amore e sono sicuro che fossero lo specchio perfetto dei miei. «Come posso comportarmi bene se lui sta qua davanti a me a guardarti sbavando?!» l'urlo del cavernicolo mi fece ridestare i miei pochi neruroni dal loro stato di coma. «Non è colpa mia signore, ma vostra figlia stasera è così bella da avermi lasciato senza parole» avevo pronunciato quelle parole senza rendermene conto, ma erano la pura e semplice verità. Meredith mi sorrise ancora di più mentre Sam sembrava si stesse sciogliendo lì sul portico in un ammasso di cuori. Solamente Manuel mi guardava ancora più nervoso e indispettito rispetto a prima «Oh questo è troppi. Senti brutto...». Per mia fortuna non riuscì a completare la frase perché Sam mi trascinò via tra le urla di Manuel e le risate di Meredith.

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Appena entrati in casa tutte le persone presenti si erano voltati nella mia direzione. Il mio braccio avvolgeva la schiena di Sam, in modo da tenerla accanto a me. Sam iniziò a presentarmi alcune persone e andò avanti così almeno per una buona ora. Mentre eravamo finalmente al tavolo del buffet, un'uomo sulla sessantina insieme ad una donna che assomigliava incredibilmente alla mamma di Sam si avvicinarono a noi. «Sam tesoro! Non ci presenti il tuo fidanzato?» a parlare era stata la nonna del mio brontolo che mi guardava come se avesse già capito tutto di me. «Ma certo nonna! Lui è Logan, Logan questi sono i genitori di mia madre Marise e Simon»  Sam mi aveva presentato di nuovo come se fosse fiera di farlo e ormai era da tutta la sera che questa cosa mi sorprendeva. La nonna mi abbracciò stritolandomi (ma allora era un vizio di famiglia!) «Sono così felice di conoscerti! Tu si che sei un bel ragazzo altro che quel Cameron, sei stata proprio fortunata Sam». Decisi allora di utilizzare tutto il mio charme per conquistare definitivamente la vecchietta «È davvero gentile! Ma in verità sono io quello fortunato a stare con la vostra vostra bellissima nipote». Sam alzò gli occhi al cielo mentre la nonna mi dava un'altro bacio sulla guancia «Sei davvero un tesoro! Bello e romantico! Ah se solo fossi più giovane e più bella proverei a rubarti a mia nipote». Dato che la cosa mi stava divertendo decisi di rincarnare la dose «Più bella e più giovane? Ma se quando vi ho vista ero convinto foste la sorella di Meredith! E per quanto riguarda la bellezza mi lasci dire che non ha nulla da invidiare a sua nipote» terminai il tutto con il mio solito sorriso che Sam chiamava "strappamutandine". Marise diventò rossa per poi ridacchiare come una dodicenne «Sei il ragazzo perfetto! Sam non fartelo scappare». Sam mi guardò e si strinse di più a me «Ci sti provando nonna, credimi». La guardai anch'io, perdendomi nei suoi occhi «Posso assicurarti che non ti libererai di me amore». Un sorriso a trentadue denti si fece largo sul volto del mio brontolo «Ne sono felice credimi». I nonni nel frattempo ci osservavano curiosi e prima che Marise potesse parlare, Simon disse le prime parole di quella sera «Tu ami davvero mia nipote». La sua non era una domanda, ma un vera e propria constatazione. Allora gli risposi nella maniera più sincera possibile «Con tutto il mio cuore». Non avevo il coraggio di girarmi verso Sam, così continuai a fissare suo nonno «Mi piaci Logan e farò in modo che tu piaccia anche a mio genero». Gli sorrisi riconoscente e proprio quando stavo per rispondere, Sam mi bloccò «Noi adesso dobbiamo andare, devo presentare Logan a tutte le amiche di mamma ancora». Marise ci sorrise «Oh ma certo cara! Ci vediamo più tardi». Detto ciò si allontanarono e Sam non appena li vide scomparire dalla sua visuale mi prese la mano e cominciò a correre.

****

Sam aveva fatto di corsa le scale sotto lo sguardo curioso degli invitati. Una volta al piano di sopra aveva spalanco la porta della sua camera per farci entrare. Era come al solito tutto in ordine e tutto troppo rosa per i miei gusti, ma Sam la adorava. «Che ci facciamo qui? Non vorrei che tuo padre salga a cercarmi, mi fa paura» mi ero seduto sul letto mentre lei andava a chiudere a chiave la porta. Dopodiché si girò verso di me con un sguardo che prometteva solo guai «È vero?». Iniziavo a capire dove voleva arrivare con quel discorso e inizia ad avere paura. «Cosa?» il mio tono non era duro come avrei voluto, colpa della mia bellissima ragazza che si stava avvicinando a me. «Lo sai cosa Logan» mi rimproverò lei acida. «Se ti dicessi di si? Cambierebbe qualcosa?» ero disperato ormai, lei aveva capito che l'amavo e non mi ricambiava «Cambierebbe tutto per me e per la nostra storia» i suoi occhi erano fissi nei miei e io inziavo a voler dire quelle parole. Quella volta non mi sarei fatto fermare dalla mia paura irrazionale, ma l'instinto mi avrebbe giudato. «Vuoi sapere la verità Sam? È che io da quando ti ho conosciuto non riesco più a farti uscire dalla mia testa e dal mio cuore. Ti sei fatta spazio nella mia vita e io non so nemmeno come tu ci sia riuscita. Resta il fatto che io non so più fare a meno di te. Io non volevo arrivare a questo punto, avevo troppa paura. Il mio cuore è stato già spezzato una volta e non voglio che ricapiti di nuovo, perché si da il caso che ci abbia messo tanto a rimettere insieme i pezzi... che cazzo dico... tu hai rimesso insieme i pezzi! Ti ho aperto il mio cuore ancora ammaccato senza nemmeno pensarci, perché mi fido di te. So che tu non mi faresti mai del male perché sei la persona più buona che io conosca. E so che questo discorso è senza senso però ho parlato a raffica per dirti... per dirti che mi piacciono i tuoi capelli, le tue labbra e il modo in cui aggrotti la fronte se non capisci qualcosa. Mi piacciono i tuoi occhi, il tuo sorriso e il tuo carattere da pazza logorroicha bipolare. E mi piacciono anche i tuoi capelli, profumano sempre di vaniglia e io amo la vaniglia. La cosa che mi piace di più di te sono i piccoli dettagli, quelli che non nota nessuno. Come il neo a forma di cuore che hai sul fianco o la cicatrice sul ginocchio che ti sei fatta il primo giorno nelle cheerleaders. Sono piccole cose che ai miei occhi ti rendono unica e insostituibile. Ti sto dicendo queste cose perchè mi fido di te Sam, come non mi sono mai fidato di nessun'altro e... ». Sam aveva il volto rigato di lacrime quando mi bloccò «Tu ti fidi di me?». Sorrisi alla sua domanda o meglio sorrisi a quella situazione assurda, prima di aprirle una volta per tutte il mio cuore «Altrimenti non mi sarei innamorato come un perfetto coglione». Credo che non dimenticherò mai la reazione di Sam alle mie parole. Mi saltò letteralmente tra le braccia per soffocarmi in un abbraccio. «Sam perché stai piangendo?» ero preoccupato un po' dato che vedevo e sentivo il suo corpo scosso dai singhiozzi. Allora lei alzò il viso dalla mia spalla in modo da trovarci occhi negli occhi «Portami via da questo posto». La guardai ancora una volta prima di fiondarmi sulle sua labbra calde e morbide. La baciai a lungo e in maniera molto dolce prima di caricarla in spalla come un vero uomo delle caverne. «Allora scappiamo da questa torre mia regina. Prossima destinazione: il regno di Logan». E tra le nostre risate scappammo via da lì, verso quel posto dove potevamo essere ngoi stessi. Per me era arrivato il momento di raccontare la verità a Sam sulla mia famiglia.

 


Angolo Autrice
Ecco qui il nuovo capitolo! L'ispirazione come sempre è arrivata di notte e il capitolo si è scritto da solo. Mancano all'inicira 8 capitoli alla fine e adesso le cose si fanno davvero interessanti! Spero di non farvi attendere troppo per il successivo (vi avverto già che succederanno molte cose importanti) e mi scuso già per un mio possibile ritardo. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 17
*** Rivelazioni scottanti ***


Quel maledetto ascensore non ci aveva mai messo così poco per salire, sembrava quasi che anche lui congiurasse contro di me. Quella serata stava minando alla mia salute mentale, già molto fragile di natura. L'ansia mi attanagliava lo stomaco, avevo la gola secca come il deserto del Sahara e per finire mi scappava la pipì. Le gambe iniziarono a tremare quando sentì il "ting" dell'arrivo, ci mancava solo che mi mettessi a vomitare e poi sarebbe stato proprio il momento perfetto per aprire il mio cuore alla donna della mia vita. Dopo che le porte si furono aperte uscimmo, Sam davanti che mi trascinava per la mano. Si buttò sul divano «Logan vuoi sederti o no?». Ovviamente volevo sedermi accanto a lei, concludere quello che avevamo iniziato in camera sua, ma questo significava starle troppo vicino quando, dopo averle confessato la verità, mi avrebbe respinto.
«Ti ho già detto che sei bellissima stasera?» volevo provare ad addolcirla prima di dirle la verità.
«Giusto un paio di volte. Adesso puoi sederti accanto a me come fai sempre?» si capiva benissimo come il mio comportamento la irritasse. Senza rispondere mi andai a sedere finalmente su quel fottuto divano perché ormai era arrivato il momento di iniziare a raccontare.
«Per me è ancora assurdo averti così vicina, sai?» Sam mi guardava con quei suoi occhioni.
«Logan non cercare di cambiare discorso» certo che non le scappava proprio niente, eh.
«Ok... ok... adesso devo raccontarti alcune cose. Cose che potrebbero far cambiare tutto, vuoi davvero ascoltarle?» pregavo Dio che mi dicesse di no.
«Ti prometto che non cambierà niente» e come non potevo credere a quegli occhioni? Presi un respiro profondo e iniziai.
«Avevo tre anni la prima volta che mi sono rotto un osso del corpo. Non ricordo niente di quella notte se non il dolore lancinante e lo sguardo divertito di mio padre. Lui mi stava facendo male e si divertiva.» le avevo raccontato quell' episodio perché per me rappresentava il momento in cui tutto era cambiato. «Lui era cattivo. Ogni volta che tornava a casa puzzava come una distilleria e avevo gli occhi iniettati di sangue. Mi nascondevo nell'armadio per non essere trovato perché avevo paura che mi uccidesse...» mi stavo perdendo nei ricordi del passato, quelli che tenevo custoditi sotto chiave «Tutto è peggiorato quando avevo nove anni. Non gli bastava più l'alcool così iniziò con la droga. Si faceva di metanfetamina è divenne ancora più violento. Non gli bastava picchiarci a quel punto. Violentava la mamma, la notte sentivo le urla, le grida e la mamma che lo pregava di smetterla. lui invece continuava fino a quando non si sentiva più niente. Solo dopo che sentivo la porte di casa sbattere uscivo fuori dal mio nascondiglio e andavo da lei... non puoi immaginare quante volte le ho dovuto curare le ferite ed aiutarla» quelli erano i momenti che più facevo fatica anche solo a riportare a galla perché erano ancora ferite da cui sgorgava sangue «Un giorno mamma scoprì di essere incinta, io fui la prima persona a cui lo raccontò. Aveva paura che se lui lo fosse venuto a sapere avrebbe dato di matto, e aveva ragione. Una settimana dopo, quando tornai da scuola, trovai la casa vuota. La cercai in ogni angolo della casa, della strada, in ogni fottuto negozio e vicolo, ma non c'era... Se ne era andata e mi aveva lasciato lì...» dovetti bloccarmi e ricacciare indietro le lacrime che premevano per uscire. Sam mi strinse la mano così riportai il mio sguardo su di lei. I suoi occhi azzurri erano fissi nei miei e mi guardavano con così tanto amore che non mi sembrava possibile. «Era notte fonda e fui costretto a tornare a casa. Non volevo aprire quella porta perché sapevo già cosa mi aspettava, però la speranza che la mamma fosse tornata a riprendermi era troppo forte. Una volte entrato non feci nemmeno in tempo a chiudere la porte che lui mi buttò a terra. Prima calci, seguiti dai pugni mentre mi chiedeva dove fosse la mamma e ogni volta che non rispondevo continuava a picchiarmi più forte. Ricordo che le forze mi stavano abbandonando, mi faceva male ogni singolo punto del corpo, quando lui cacciò una pistola. Prese la mira e sentì solo lo scoppio prima di perdere i sensi, vidi solo il pavimento ricoperto del mio sangue» nella mia testa potevo sentire ancora il rimbombo del colpo che partiva e la paura di morire «Mi svegliai due giorni dopo in ospedale, con tre costole e una gamba rotte e una cicatrice lungo il fianco. Mamma era accanto a me e piangeva, diceva che non voleva abbandonarmi, che mi amava e che mi sarebbe venuta a riprendere. Ho voluto credere alle sue parole perché amo mia madre e non volevo perderla» le lacrime ormai mi scorrevano sulle guance e pur volendo non avrei potuto fermarle «Mio padre venne arrestato per tentato omicidio e maltrattamento di minori. Mia madre però fece cadere tutte le accuse, disse che era stato pestato mentre ero in giro di notte. A quel punto venne rilasciato e io non lo vidi più.» a quel punto scoppiai. Il cuore mi faceva male, la testa rimandava in sequenza scene che ancora mi tenevano sveglio la notte. Il dolore mi bloccava, come accadeva ogni volta che osavo anche solo ritornare brevemente a quei momenti. Aver ricordato tutto, aver avuto il coraggio di dirlo ad un'altra persona, mi aveva completamente devastato. Ad un tratto sentì due braccia sottili stringermi forte: Sam mi stava abbracciando. Si avvicinò al mio viso e con tanti piccoli baci asciugò le mie lacrime come non aveva mai fatto nessuno prima. Anche quando il volto era asciutto non mi lasciò andare, anzi mi tenne stretto a sé per un tempo che mi parve infinito. Facendomi coccolare dentro di me i demoni scomparvero e sentì il cuore finalmente in pace. Avrei potuto passare la vita tra quelle braccia sentendomi ogni giorno come un bambino, che in fondo non ero mai stato.

****
«Ad un certo punto dovrai dire qualcosa sai?». Ero stato io ad interrompere quel silenzio, perché non ne potevo più. Sam si allontanò da me, sul volto il chiaro segno di chi non ne può più. Era arrivato il momento, stava per lasciarmi. Sentivo già il freddo penetrarmi nelle ossa, mentre lei continuava a guardarmi negli occhi «Perché me lo dici ora? Perché non quando le cose iniziavano ad essere serie?». Come potevo spiegarle che avevo paura? Paura che lei scivolasse tra le mie dita dopo averle dette la verità.
«Non sapevo fino a che punto potevo fidarmi di te». Sam alle mie parole diventò triste «Cos'è cambiato adesso?». Senza neanche rendermene contro mi ritrovai a sorridere »Mi sono innamorato di te». Questa volta la sentì trattenere il respiro «Dillo di nuovo». Avvicinai il mio volto »Ti amo Sam Ferrari». A quel punto si buttò su di me stordendomi con mille baci.  Dio, come potevo stare così bene semplicemente sentendo il suo corpo contro il mio? «Mi rendi così felice Logan! Non puoi nemmeno immaginare come mi senta adesso». Sam si era allontanata dal mio viso per poggiarsi sul mio petto. «Potresti fare felice tu me adesso...». Non dovetti aggiungere altro che subito la sua bocca fu sulla mia. Baciare Sam mi faceva provare sempre nuove emozioni come le farfalle nello stomaco e la pelle d'oca. Era come toccare il cielo con un dito per poi entrare dritto in paradiso. «Sam fermati se non vuoi che la cosa degeneri». Ovviamente la mia ragazza continuò con il suo assalto. La feci stendere sul divano in modo che fosse sotto di me. Mi staccai con fatica da quelle labbra rosee e iniziai a lasciarle mille baci lungo il collo, alternando ai baci dei morsi. Piccoli gemiti uscivano dalla sua bocca e ciò mi fece diventare ancora più sadico. Come se avessimo tutta la vita a disposizione le mie mani cominciarono la risalita sulle sue gambe arrivando fino a quel sedere che ormai veneravo. Nel frattempo la mia bocca era arrivata alla scollatura del suo vestito dove era intenzionata a fermarsi per un po'. «Log... Sm... Smettila» il suo sussurro mi fece alzare il volto fino ad incrociare il suo sguardo. Il viso del mio brontolo era tutto rosso, gli occhi lucidi e respirava a fatica. Che visione! «Dimmi amore» la mia di voce era invece roca dall'eccitazione. «Stai... Cercando di distrarmi!... Stronzo» a quell' insulto segui anche un piccolo schiaffo sul braccio. Scoppiai a ridere perché era impossibile non farlo di fronte ad una scena del genere. «Non so di cosa tu stia parlando» ripresi allora il mio assalto, voglioso di sentirla gemere ancora per me, solo per me. Sam però mi bloccò, allontanandosi dal mio corpo. «Non puoi fare così! Non puoi pensare al sesso in un momento come questo». Sorrisi «Oh ma io non penso  al sesso in generale tesoro, ma quello stratosferico che faccio con te». La mia uscita la fece arrossire. «Come fai ad essere così tranquillo dopo avermi raccontato la tua storia?». Mi fermai ad osservare il suo volto e, accarezzandole piando la guancia, mi feci di nuovo coraggio. «Perchè tu sei ancora qui. nonostante tutta la merda che ti raccontato, tu sei ancora con me e mi guardi come se non fosse cambiato niente... e questa mi fa uscire di testa! Sam saresti dovuta scappare a gambe levate da me, senza mai voltarti indietro... Non riesco a capirti». A quel punto si alzò dal divano, furiosa come non l'avevo mai vista. «Come puoi pensare che io ti lasci? Tu sei tutto per me Logan! Quello che mi hai raccontato sulla tua vita non potrebbe mai farmi allontanare da te... forse il contrario: mi fa capire la persona forte e coraggiosa tu sia, perchè ti hanno strappato il cuore e ridotto a brandelli ma questo non ti ha impedito di amarmi come nessuno ha mai fatto prima». Quando finì di parlare mi sentì come se mi avessero messo gli organi interni a fare la centrifuga. Non capì più niente e mi ritrovai a stringerla più forte che potevo, come a volere fondere il mio corpo con il suo.  «Se me lo permetti mi prenderò cura io del tuo cuore adesso, puoi fidarti di me». La voce di Sam era attutita dal contatto della sua bocca con i miei vestiti. «Lo so. Grazie». La mia invece era roca per le lacrime che premevano ancora per uscire. Ero totalmente innamorato di quella ragazza che senza accorgernene mi aveva aiutato nel ritrovare me stesso, qualcosa che avevo perso tempo fa.

****

Dopo che la madre di Sam ci aveva chiamata allarmata e il padre mi aveva minacciato di morte eravamo tornati alla festa ο altrimenti la mia testa sarebbe saltata. Per fortuna però al nostro rientro la maggior parte Delle persone era già andata via così anch'io potei tornare a casa, non senza salutare prima i nonni e i genitori del mio brontolo. I suoi nonni erano stati davvero gentili con me e mi avevano addirittura invitato a cena a casa loro. Meredith mi aveva abbracciato e mi aveva anche detto, in un momento in qui nessuno ci guardava, che qualsiasi cosa io e sua figlia avessimo fatto nel frattempo lei approvava. Manuel mi aveva guardato talmente male che non avevo avuto il coraggio di avvicinarmi. Una volta nel mio appartamento non volevo altro che andare a dormire, ma dovetti cambiare programma alla vista di mia madre. Era china sul tavolo della cucina con una bottiglia tra le mani, di nuovo. Dal paradiso ero appena stato scaraventato nell'inferno. «Mamma... Che succede?». Ero terrorizzato dalla sua risposta ma lei sembrava totalmente distante per accorgersi di me. «Mamma». Spostai la sedia e presi posto accanto a lei. «Di qualcosa. Una qualsiasi cosa». Non so quanto tempo passò prima che lei si voltasse verso me. «L'ho trovata sullo zerbino». Mi diede una lettera che fino a quel momento non avevo notato, era una busta bianca senza destinatario o indirizzo . La presi senza esitazione. Tirai fuori il foglio con le mani che mi tremavano e, prendendo un respiro profondo, iniziai a leggere.

"Ti do cinque giorni per dire a Rachel che suo padre sta' tornando.
Assicurati che tuo figlio non ci sia al mio arrivo o potrei arrabbiarmi sul serio e sai cosa succede quando perdo la pazienza.".

Dio, quello era davvero l'inferno.
 






Angolo autrice
Finalmente ho pubblicato il capitolo! Con questo ne mancano 7 alla fine.
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate.

 

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Capitolo 18
*** La bolla scoppia ***


La situazione stava degenerando e anche piuttosto in fretta. Sam dalla parte opposta dell'aula mi lanciò uno sguardo omicidia degno dei miglior film horror. Nella mia mente stavo valutando le possibili opzioni, ma mi sembravano tutte delle azioni suicide. Potevo correre fuori dall'aula ma in questo modo sarei stato convocato dal preside o potevo scappare dalla finestra ma avrei fatto la stessa fine. Non avevo molte possibilità, così feci la cosa più stupida che potessi fare. Alzai la mano e urlai disperato «Prof posso andare in bagno?». Ero proprio un genio, nulla da aggiungere. Scappai dalla classe a gambe levate senza nemmeno aspettare la risposta del professore, non era una cosa utile in quel momento. Fuori dalla classe finalmente riuscì a respirare. Negli ultimi tre giorni le cose erano precipitate così velocemente da lasciarmi senza forza per reagire. Dopo aver lasciato Sam e quell'angolo di paradiso, avevo dovuto affrontare di nuovo la realtà. Mio padre stava per tornare e mi voleva fuori da quella casa, altrimenti avrebbe fatto del male alla mamma e Rachel. In ogni caso e modo avrebbe comunque potuto fare del male alle mie donne e dunque non intendevo andarmene. Il problema più grande era però mia madre: lei mi voleva fuori da quell'appartamento. Avevo troppi problemi e nessuna soluzione. Non ne avevo parlato né con Tom né con Char, semplicemente non potevo... loro non avrebbero capito. Per di più quella mattina avevo anche litigato con Sam per un motivo talmente stupido da essere ridicolo. Una delle mie ex mi aveva attaccato una lettera d'amore sul banco e questo aveva fatto perdere la testa alla mia ragazza. Io invece avevo riso e così la situazione era degenerata. Sam mi aveva urlato contro e mentre io mi giustificano, il professore era entrato in classe e, beh, per paura ero scappato a gambe levate. Ero totalmente perso nei miei pensieri tanto da non accorgermi nemmeno dell'arrivo di Gwen.
«Logan, ti trovo sempre più figo» ovviamente aveva ridacchiato come una perfetta bambolina.
«Ciao anche a te Gwen» io invece sembravo serio come la morta.
«Non sei felice di vedermi?» sembrava addirittura triste.
«Perché dovrei essere felice nel vedere te?».
«Forse perché sono una persona molto più sincera della tua ragazza» ad un tratto la sua voce era diventata seria, fin troppo.
«Si certo come no. È io sono babbo Natale» non potevo essere più ironico di così.
«Non vorrei mai vedere scomparire i tuoi addominali. L'ultima volta che li ho visti stavano così bene! Sarebbe un vero peccato» ed ecco che ritornava la barbie di sempre.
«Non credo che tu voglia parlare dei miei addominali. Smettila con le stronzate» iniziavo sul serio a stancarmi.
«Cosa vuoi che ti dica? Tanto non mi crederesti mai anche se ti dicessi la verità» si spostò i lunghi capelli dietro la schiena prima di fissare i suoi occhi sei miei. Aveva lo sguardo fiammeggiante come non l'avevo mai visto, arrabbiato e freddo.
«Perché? Perché non dovrei crederti?» io non ero da meno. Gwen mi stava davvero facendo perdere la pazienza.
«Perché riguarda la tua perfetta fidanzatina. Quelli che tutti credono una santa!» mi urlò addosso quelle frasi. Stringeva i pugni e tremava dalla rabbia.
«Gwen -mi avvicinai a lei- dimmi la verità. Ora» la preoccupazione si faceva sempre più spazio dentro me.
«Prima voglio farti una domanda» si allontanò fino ad appoggiarsi al muro.
«Va bene! Fammi pure questa fottutissima domanda» non ne potevo più. Avevo bisogno di pace e invece mi ritrovavo più problemi addosso.
«Ti sei innamorato di lei?».
Ci pensai prima di rispondere. L'avevo detto a Sam, a Tom e Char e persino Matt iniziava a sospettare qualcosa... ma dirlo a Gwen? Dovevo però sapere che cosa aveva fatto così arrabbiare la ragazza e che ruolo aveva la mia fidanzata nella storia.
«Si» nel rispondere non avevo potuto trattenere un sorriso che mi andava da una guancia all'altra.
«È troppo tardi. Mi dispiace Logan, avrei dovuto dirtelo mesi fa» si vedeva chiaramente quanto si sentisse in colpa.
«Gwen. Per favore dimmelo!» ormai ero disperato.
«Logan... Sam ti ha mentito su tutto, ogni piccola cosa che riguarda la vostra storia è una sporca bugia. Lei non ha mai nemmeno smesso di vedere Cam in tutti questi mesi! Si è presa gioco di te!».
Sentì un colpo nel petto e poi più niente. Mi girai e inizia ad allontanarmi da Gwen, nonostante lei stesse continuando a chiamarmi. Ma io dovevo andarmene, dovevo scappare da lì prima di scoppiare.

****

Al mio rientro in classe Sam non aveva accennato nemmeno uno sguardo verso di me, meglio così. L'ultima cosa di cui avevo bisogno era un contatto con lei, di qualunque tipo fosse. Mi ero seduto al mio posto, accanto ad un Tom mezzo addormentato. Gli tirai una gomitata nelle costole per farlo svegliare.
«Ma dico sei impazzito per caso?» non l'aveva urlato ma quasi e questo ci fece richiamare dal prof, sai che novità.
«Devi farmi un favore, ma non devi chiedermi perché, Ci stai?» nella mia mente avevo già pianificato ogni cosa.
«Non devi nemmeno chiedermelo fratello» e per rafforzare il concetto mi fece anche un'occhiolino. Dio che cretino che avevo per migliore amico.
Strappai un pezzo dal mio foglio ancora immacolato e scrissi un messaggio: "All'ora di pranzo in palestra. Gwen mi ha detto tutto". Passai il biglietto ripiegato a Tom che mi guardava in attesa.
«A chi dovrei darlo?» si vedeva chiaramente quanto la situazione lo divertisse.
«La prossima ora hai lezione con Cam. Dallo a lui e di che è da parte mia» ero sicuro al cento per cento che quel coglione avrebbe capito.
«Come vuoi amico. Ogni tuo desiderio è un ordine» e dopo si era messo a ridere senza un motivo valido. Lo dicevo io che era matto come un cavallo.
«Tom, lo sai che mi fido di te ma per favore non leggere quel biglietto. E cosa più importante: non dire niente a Sam» avevo abbassato il tono della voce perché il professore si era avvicinato troppo. Tom annuì senza chiedermi altro, mise il biglietto in tasca e, voltandosi verso la finestra, si perse nei suoi pensieri. Ormai succedeva sempre più spesso e io non avevo la minima idea di come poterlo aiutare, che bel migliore amico che ero. Per staccare la mente da tutta quella merda iniziai a guardarmi in giro. Senza volerlo i miei occhi si posarono su Sam, da troppi mesi ormai abituati a farlo. Osservai la ragazza che mi aveva rubato il cuore e sperai con tutto me stesso che quelle di Gwen fossero solo balle. Se fosse stato vero il mio cuore non avrebbe retto un colpo del genere. Questa sarebbe stata la volta buona in cui avrei gettato la spugna, stanco di combattere una vita che non mi voleva felice. Tom mi prese alla sprovvista facendomi sussultare «Sam non ti farebbe mai soffrire Logan, ci tiene troppo a te».
Le ultime parole famose.

****

Al suono della terza ora mi assicurai un posto accanto a Taylor, una delle cheerleader insieme a Sam. Taylor era la migliore amica di Gwen, quindi era l'unica a potermi dire qualcosa prima dell'incontro com Cam.
«Stuart questo non è il tuo posto» mi fece notare la ragazza appena entrò il classe.
«Lo so dolcezza, voglio solo parlare con te» il nomignolo fu accompagnato da uno dei miei sorrisi che mi aveva fatto aprire molte gambe. Taylor mi guardò con sospetto mentre si sedeva.
«Allora, dimmi tutto» quando mi aveva parlato si era girata completamente verso di me, ignorando la professoressa che nel frattempo era arrivata in classe.
«Stamattina ho avuto un interessante conversazione con la tua amica del cuore» iniziai facendo molto il vago.
«Ah si? È la tua bella lo sa?» se Gwen odiava Sam, Taylor la odiava il doppio.
«Abbiamo litigato» infondo era la verità.
«Finalmente ti sei reso conto di che essere insulso sia? Meglio tornare ai vecchi tempi quando ti facevi una diversa ogni sera?» mi lanciò quella frecciatina, ancora incazzata per quello che era successo tra di noi l'anno scorso.
«Quando ci metterai una pietra sopra?  Inizio a stancarmi sul serio. Mai avuto per una scopata tutti sti problemi» sbuffai per poi mettermi più comodo sulla sedia.
«Dovrei chiederti scusa?» Se prima poteva essere poco incazzata adesso era una belva feroce.
«No Taylor, solo dammi tregua. Sono qui per chiederti una cosa» ero venuto in pace, non poteva attaccarmi ancora .
«Va bene! Dimmi cosa vuoi» finalmente si era arresa! Dovevo festeggiare anche se non avevo nessun vero motivo per essere felice.
«Come ti stavo dicendo stamattina ho parlato con Gwen. Mi ha detto tutto» ero diventato serio in pochi secondi, con il cuore nel petto che si stava preparando con i paracolpi.
«Cosa ti ha detto?» Era chiaramente felice della notizia, mancava poco che si mettesse a ballare sul banco.
«Che in realtà Sam è una bugiarda e che non ha mai smesso di vedere Cam» nel dire quelle cose l'ennesimo pugno nello stomaco e il senso di vomito. Taylor scoppiò a ridere facendo girare verso di noi tutta la classe. Jessica Moon ci fissò curiosa per poi prendere il cellulare. Sapevo già cosa stava per fare ma non avevo la minima intenzione di fermarla, volevo che la notizia arrivasse a Sam.
«La cosa ti diverte così tanto?» quanto la nostra classe di curiosi aveva ripreso a farsi i cazzi propri ripresi a parlare.
«Non puoi immaginare quando. Io e Gwen abbiamo avuto la nostra dolce vendetta».
«Vendetta? Ma che cazzo stai dicendo?!» per poco non urlai come un pazzo, mi aveva fermato il pensiero di altri problemi.
«Hai la minima idea di quanto Sam abbia fatto soffrire me e Gwen? Lei non ha un cuore» stava per piangere. Taylor tirò sul col naso nel tentativo di trattenere le lacrime.
«Cosa vi ha fatto? Aiutami a capirci qualcosa» la stavo pregando, com'ero caduto in basso.
«Non puoi nemmeno immaginare... Vestiti buttati nella spazzatura, capelli tagliati, ragazzi rubati, così tante cose» Nel parlare aveva abbassato la testa come se non riuscisse a sostenere il mio sguardo.
«Cosa c'entro io con questa storia?» Non avevo capito quale fosse il legame tra la nostra storia e la vendetta che avevano messo in atto Taylor e Gwen.
«Questo non posso dirtelo, ma voglio mostrati quanto Sam ti abbia preso per il culo» strappò allora un pezzetto di carta dove scrisse qualcosa con una stupida penna rosa. Mi passò il bigliettino e nel farlo sembrò quasi dispiaciuta.
«Non volevamo ferire anche te, eravamo convinte che non ti potessi innamorare di una così. Mi dispiace credimi» detto questo chiuse i libri proprio mentre la campanella suonava. Si alzò ma prima di uscire si girò verso di me »Meriti di meglio Logan».
Rimasto solo nell'aula aprì il bigliettino: "reimbow is the new black. 6.00 pm".
Perché avevo una brutta sensazione?

****
Dopo che quel figlio di puttana di Cam non si era presentato in palestra, avevo pensato di lasciar perdere l'intera faccenda. Non mi spiego quindi perché ero in giro per la città alla ricerca di quel dannato bar. Per tutta la giornata io e Sam non ci eravamo parlati, lei per i suoi motivi e io per i miei. Tom mi aveva riferito come Sam fosse ancora più incazzata a causa dei pettegolezzi che stavano girando. A quanto pare io la tradivo con Taylor e Gwen: come non crederci? La sua rabbia non mi preoccupava nemmeno un po' perché avevo il presentimento che a fine giornata lei avrebbe dovuto dare delle spiegazioni a me. Giunto finalmente nei pressi del locale parcheggiai nel primo posto libero. Ormai erano le 6.00pm  è rischiavo di perdere la testa per l'ansia e il nervosismo. Il telefono prese a squillare proprio in quel momento e senza nemmeno guardare chi diavolo fosse risposi.
"Pronto?"
"MA DOVE CAZZO SEI?"
L'urlo di Char arrivò perfettamente alle mie orecchie, fracassandomi i timpani.
"Sono in giro perché?"
"Come perché? Hai forse dimenticato che giorno è oggi?"
"Francamente? Si"
"TU! SEI UNO STRONZO"
"Char vedi di darti una calmata e muoviti a dirmi cosa vuoi"
"Come mai così acido? Hai litigato con la tua bella?"
"Una cosa del genere"
"Logan... caro Logan... siete talmente ridicoli"
"Perché?"
"Perché vi amate eppure permettete ad mondo di interferire con la vostra storia"
Mi ritrovai a riflettere sulle parole di Char. La mia amica mai come in quel caso era molto vicina ad avere quasi ragione.
"Char dimmi quello che vuoi che ho da fare"
"E va bene scorbutico del cazzo!"
"Sei sempre una Signore col linguaggio"
"Va a farti fottere razza di Coglione"
"Basta così poco per farti arrabbiare. Non fa nemmeno più ridere"
"Pezzo di Merda che non sei altro, prima che chiuda il telefono e ti mandi a cagare una volta per sempre, stammi a sentire"
"Dimmi tutto"
"Stasera c'è la cena da me, alle 8pm. Sii puntuale per favore"
"Ci proverò"
"Porti anche Sam vero?"
"Ti farò sapere"
"Fa il cazzo che ti pare."
"Ti voglio bene anch'io amichetta"
Chiusi la chiamata e con un respiro profondo mi avvicinai al locale. Appena svoltai l'angolo però mi sentì morire. Tutto intorno a me si frantumò. Le mie speranze, i miei sogni, la fiducia nel fottutissimo mondo che mi aveva procurato solo dolore e il mio cuore si schiantarono di fronte alla cruda realtà, facendomi mancare la terra sotto i piedi. Sam stava baciando Cam davanti a quel cazzo di locale come se fosse la cosa più normale da fare. La ragazza di cui ero innamorato, la donna a cui avevo aperto il mio cuore, mi stava tradendo. Non sentì più niente, solo il dolore che mi stava corrodendo l'anima e mi infettava il sangue. Il mio cervello era completamente paralizzato, non riuscivo a spiccare una parola o a muovere un muscolo. Dovevo andarmene ma non ci riuscivo, perché la mia mente malata voleva vedere ancora quello spettacolo? Il clacson di un taxi mi fece ridestare e mi allontanai da quel posto alla velocità della luce. Lontano da quella vista inizia a correre verso l'unica persona che poteva aiutarmi, sperando che non fosse troppo tardi.

 

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Capitolo 19
*** Tutta la verità? ***


Quel bagno non era mio, non era di Tom e nemmeno di Char. Ma dove cazzo ero? Avevo un post sbornia da paura e non sapevo nemmeno dove cazzo fossi finito, che gioia. La scorsa notte era un blackout totale. Non ricordavo cosa avevo fatto, dove ero stato e chi era con me. Avevo iniziato a bere subito dopo... meglio non pensarci. 
Anche se l'alcool mi faceva sentire una merda fisicamente aveva alleviato il dolore al petto che mi accompagnava da ieri pomeriggio. Stavo da cani come non mi succedeva da tempo. 
«Pensavo fossi morto» una voce alle mie spalle mi prese totalmente alla sprovvista, facendomi venire un infarto. Mi girai verso la porta sapendo già chi avrei trovato. Gwen se ne stava appoggiata allo stipite con addosso solo una maglietta tutta deformata. 
«Che ci faccio qui?» era meglio essere chiari sin da subito quando si parlava con Gwen.
«Non ricordi proprio niente di ieri sera?» stava sorridendo come non l'avevo mai vista fare. 
«Sai già la risposta. Quindi dimmi cosa cazzo è successo» mi stavo aggrappando con tutte le mie forze ad una qualsiasi emozione che non fosse il dolore. 
«Sei venuto da me sconvolto. Non sapevo cosa ti era successo e tu non facevi altro che ripetere "è impossibile". Dovevi essere già abbastanza ubriaco così ti ho dato altro alcool e sei finito letteralmente K.O. sul pavimento del mio bagno. Ricordi adesso?» mi si era avvicinata per lasciarmi una aspirina per il mal di testa. 
«Sam e Cam si stavano baciando» volevo essere onesto con Gwen perché per quel momento era la mia unica alleata.
«Dovrei dirti che la cosa mi sorprende ma non posso. Però mi dispiace, per quello che vale» ancora in piedi davanti a me fece qualcosa che non mi sarei mai aspettato: si abbassò e mi abbracciò per una frazione di secondo, così velocemente da sembrare me lo fossi immaginato. 
«Non pensavo di poter stare così male» ed era vero, in vita mia non credevo di poter riprovare un dolore così forte da scaraventarmi al suolo. 
«So cosa si prova a sentirsi usati da chi ami» ormai Gwen aveva preso posto sul pavimento accanto a me e non so perché ma la sua vicinanza mi confortava. 
«Chi sarebbe lo stronzo in questione?» ero abbastanza certo che alla bella bionda avessero spezzato il cuore come al sottoscritto. 
«Non ci crederai mai» adesso stava quasi ridendo, e io con lei.
«Se è chi penso giuro che mi butto dal balcone» iniziavo a capire bene chi fosse lo stronzo.
«Solo per vederti sfracellato al suolo te lo dico: Cam» mi fissò in viso come se aspettasse una mia azione da pazzo. 
«Ma cosa cazzo ha questo ragazzo? L'uccello d'oro? Perché sono abbastanza sicuro di avercelo più grande io!» ed ecco la reazione da pazzo. 
«Logan credimi so già più di quanto non voglia sapere sul tuo pene. E comunque non è per com'è a letto che mi sono innamorata di Cam. Lui sa essere così perfetto! Riesce a farti sentire unica con un solo gesto» mentre parlava aveva i cuoricini al posto degli occhi e un sorriso stampato sul volto.
«Proprio il perfetto principe allora» ero irritato, nervoso, forse ancora ubriaco e con le palle girate.
«In realtà no. Mi ha solo usata per riprendersi Sam» il sorriso era stato sostituito da un aria triste. In quel momento capì che a Gwen la tristezza non donava, al contrario mio.
«Devi spiegarmi questa storia ragazza. Voglio i minimi dettagli dato che ci ho rimesso il cuore» se non avessi saputo la verità avrei sul serio perso la testa.
«Cosa ti cambia saperlo?» si alzò dal pavimento per avvicinarsi alla porta.
«Tutto. Non puoi nemmeno immaginare» anch'io, con non poca difficoltà, fui costretto ad alzarmi.
«E va bene, ma non intendo avere una conversazione del genere in bagno!» e il sorriso ritornò sul volto della mia nuova quasi amica. 
«Dove vorresti andare allora?»
«A pranzo mi sembra ovvio! Decido io e nel frattempo tu cambiati, vado a prenderti qualcosa di mio fratello.» detto questo girò sui tacchi e uscì dalla stanza.
Potevo fidarmi della nemica numero uno della ragazza di cui, nonostante tutto, avevo ancora il sorriso impresso a fuoco nella mente? Avrei solo potuto scoprirlo.

****

Era una bella giornata. Il sole brillava nel cielo, i taxi sfrecciavano per le strade e la gente correva di quà e di là. Io invece avevo l'umore sotto i piedi, ero nervoso come non mai e avevo al fianco una Gwen tutta sorridente. Non potevo farcela. 
«Posso sapere dove cazzo stiamo andando? Mi sono rotto le palle» sbraitai ad un certo punto stanco e distrutto. 
«Ancora un po' di pazienza» Gwen, giusto per rovinarmi ancora di più la giornata, iniziò a canticchiare.  
La vidi subito dopo sbracciarsi per chiamare un taxi, forse aveva capito che non avevo più intenzione di seguirla. Entrati nel classico taxi newyorkese Gwen diede all'autista un indirizzo, vaffanculo, che conoscevo a memoria. Scoppiai a ridere, cosa che non credevo possibile.
«Gwen mi stai prendendo per il culo? Mi stai portando da Bob's pizza?» 
Mi osservò un po' prima di rispondere «Perché ti sembra così strano?».
«Ti facevo più tipa da brunch in qualche locale assurdo dell' Upper east side» la cosa mi faceva ridere come un pazzo. 
«invece adoro quella pizzeria. Certo c'è il rischio di tubercolosi ad ogni morso, ma è proprio questo a renderla così buona» mentre lo diceva il sorriso sulle sue labbra si allargava. Arrivai a pensare che Gwen avesse un bellissimo sorriso che non avevo mai notato prima. 
«Rischi anche una dissenteria» mi piaceva scherzare con lei, eravamo in quel momento sulla stessa lunghezza d'onda.
«Vuoi forse dimenticare la peste? Dico ma hai visto bene il piano da lavoro?» Gwen continuava a scherzAre con me.
«Come se non sapessi l'ingrediente segreto: puro sudore» ormai mi stavo davvero divertendo.
«Dimentichi i peli!».
Peccato che il mio telefono suonò. Il volto di Sam comparve di nuovo sullo schermo e, preso da un attimo di coraggio, risposi. 
"Amore! È da ieri che ti chiamo, che fine hai fatto?" Sembrava dal tono di voce arrabbiata e subito me la immaginai sul letto in camera sua con le labbra imbronciate.
"Ho avuto da fare" perché solo sentire la sua voce mi faceva così male?
"Eri così impegnato da Non poter chiamare la tua fantastica ragazza?" Ero impegnato ad ubriacarmi per colpa tua avrei tanto voluto dire, invece presi una decisione ancora più masochista.
"Sto venendo da te. Dobbiamo parlare" ecco, ero ufficialmente un pazzo che amava soffrire, non c'era altra spiegazione.
"Muoviti allora! Di da il caso che mi manchi Logan" altro pugno allo stomaco,avrei tanto voluto che fosse vero.
"A tra poco Sam" chiusi la chiamata.
Mi girai verso Gwen che mi stava fissando «Hai già capito?». Lei senza rispondermi chiamò il taxista e gli diede l'indirizzo di Sam. 
«Mi dispiace» sussurrò dopo.
«Lo so» dissi con un peso sullo stomaco che mi impediva di respirare.

****
Stavo per vomitare. Il mio corpo non poteva sopportare una situazione del genere. E lo avrei sicuramente fatto sotto se Sam non fosse uscita da casa, tutta sorridente, proprio in quel momento. Si gettò tra le braccia stringendomi forte e io per poco non  scoppiai a piangere. Si allontanò con un sorriso a trentadue denti, felice come ogni volta che mi vedeva. Come poteva essere stato tutto una bugia se lei mi guardava come fossi la cosa più bella al mondo? Se io la guardavo è non capivo più niente quando mi sorrideva? Faceva un male cane. 

«Vuoi entrare? O preferisci continuare a fissarmi?» mi prese la mano trascinandomi dentro casa.
«Sam sei sola?» la stavo seguendo fin dentro la sua camera senza nemmeno rendermene conto.
«Si... abbiamo un'ora tutta per noi» ancora quel sorriso da sirena sul volto. Avevo solo un ora per parlare con lei e farmi spiegare tutto. Entrati in camera sua, Sam si andò a sedere sul letto facendomi segno di accomodarmi accanto a lei. Senza pensarci troppo lo feci. Le presi le mani tra le mie fissando i miei occhi nei suoi. Dio, quanto era bella. Come avevo potuto anche solo pensare per un secondo che lei volesse davvero me? Sam è troppo per me. L'avevo sempre saputo. 
«Logan cos'hai? Mi sembri strano» Sam avvicinò il suo volto al mio dandomi un leggero bacio sulla guancia. Dovevo parlare. So che era il momento. Dovevo farle mille domande, fArmi raccontare la verità, ma non potevo. Infatti non ci riuscì e Così feci l'unica cosa stupida che non avrei mai dovuto fare. 
«Niente piccola, mi sei solo mancata»  e la baciati. Lei si strinse a me, salendo a cavalcioni sulle mie gambe. Iniziai ad accarezzarle la schiena sotto il tessuto della maglietta,mentre lei lanciava la mia in qualche angolo della stanca. Non dovevamo farlo. Lei mi aveva tradito. Lei aveva baciato Cam, ma nonostante tutto io continuo a volerla. Quindi fanculo,per l'ultima volta volevo fare  l'amore con lei. La feci distendere sotto di me togliendole prima la maglia e iniziando a sfilarle anche i pantaloni. Quando era nuda sotto di me mi presi qualche secondo per guardarla. Volevo imprimere nella memoria ogni singolo dettaglio del suo corpo. 
«Ti amo» le sussurrai prima di chinarmi a baciarla e dimenticare tutti i fottuti problemi.

****

«Cazzo! Sono le quattro! I miei stanno arrivando» Sam saltò dal letto ancora nuda mettendosi a cercare sul pavimento i suoi vestiti. 
«Logan vuoi alzarti? Non vorrei che mio padre ti trovasse NUDO nel MIO LETTO» mi lanciò le mie cose pregandomi con lo sguardo di darle retta. Feci come voleva ma senza risponderle. Ormai avevo avuto il mio addio e potevo anche non chiedere alcuna spiegazione. Potevo andare a casa,far finta di non aver mai conosciuto Sam e andare avanti con la mia vita. È forse l'avrei anche fatto se la ragazza non mi avrebbe detto quelle maledette parole. 
«Prima volevo parlarti di una cosa. So che è una stronzata, ma mi rende insicura e gelosa» vestita mentre io ero ancora a petto nudo si venne a sedere accanto a me. 
«Dimmi quello che devi così vado via»  il tono della voce mi era uscito un po' duro senza volerlo, sperai che lei non se ne accorgesse. 
«Perché ieri eri con Gwen nei corridoi e a lezione ti sei seduto con Taylor? Tu le odi» mentre parlava si guardava le mani. 
«Abbiamo parlato» ormai aveva aperto il discorso, tanto valeva andare fino in fondo.
«Di cosa?» Sam alzò gli occhi di scatto mentre lampi di paura le attraversavano le iridi.
«Lo sai di cosa, non c'è bisogno che io te lo dica» mi alzai dal quel fottuto letto e con i muscoli contratti dalla rabbia mi misi la maglietta. 
«Invece non lo so» lei restava seduta e fissava me in piedi.
«Sam non essere stupida, non voglio dire ad alta voce quello che le tue amichette mi hanno riferito» ero stanco di star così male per colpa sua mentre lei fingeva di essere una vittima innocente.
«Ed io ti dico che non ho la più pallida idea di quello che ti hanno potuto raccontare quelle due!» aveva alzato il tono di voce, peccato che quest'ultima le tremasse per l'ansia.
«Smettila di mentire! So tutto Sam! Tutto! Ma ti prego... Dimmi che non è vero. Dimmi che è tutto una bugia. » ero sempre più vicino alle lacrime nel frattempo che la pregavo di non uccidermi. Mi guarda ma non osava rispondere e io sentì il mio cuore incrinarsi ancora di più. Sam abbassò la testa per non incrociare il mio sguardo e io mi sentì morire. Non poteva essere vero. Il mio brontolo non poteva davvero avermi fatto una cosa del genere. Sentì l'intero mondo crollarmi addosso, il cuore spezzarsi in diecimila pezzi. 
«Dimmi che non è vero. Ti prego Sam» sentivo gli occhi diventare lucidi e il vuoto nel mio stomaco espandersi ogni istante di più. «Logan.. Io...» le mie speranze crollarono una dopo l'altra, come uno stupido domino. 
«Mi hai mentito... io mi sono innamorato di te e tu mi hai mentito!»
«Lasciami spiegare! Non è come pensi» si alzò da quel cazzo di letto avvicinandosi a me, ma io mi allontanai perché non ero lucido quando mi toccava. 
«Cosa vuoi spiegare? Cosa? CHE PER TE È STATO SOLO UN FOTTUTO GIOCO?» Urali senza riuscire a trattenermi e vaffanculo a chi avrebbe potuto sentirmi.
«Non è stato un gioco! Tu per me sei davvero importante credimi» adesso era lei che mi stava supplicando.
«Crederti? Io dovrei credere a te che non hai fatto altro che prendermi per il culo? Questa è bella! Non ti facevo così simpatica» il dolore era così forte da farmi tremare dentro e fuori.
«Se mi da una sola possibilità giuro di raccontarti tutto» aveva iniziato a piangere come se fossi io lo stronzo.
«Io non voglio più vederti. Devi sparire dalla mia vita!» non me ne fotteva un cazzo delle sue lacrime.
«Non puoi dire sul serio! Tu mi ami e io voglio stare con te» tirò su con il naso mentre si passava una mano sotto gli occhi.
«È proprio questo il problema! Tu non provi nulla per me!» vederla stare così mi faceva incazzare ancora di più. Lei non aveva alcun diritto di stare male, al contrario mio.
«Perché dici questo? Lo sai che non è vero!» Sam alzò la voce ferita per quella mia dichiarazione.
«Perché se per te contavo davvero qualcosa non mi avresti mai fatto del male! Non mi avresti mai spezzato il cuore! Eppure lo sapevi quanto era incasinata la mia vita, sapevi che non riuscivo a fidarmi delle persone. Sei stata la prima con la quale io abbia voluto pensare al futuro, la prima per cui io abbia provato qualcosa, l'unica che mi ha fatto innamorare solamente sorridendo» non ero riuscito a trattenermi, avevo permesso a tutto quello che provavo di uscire fuori fottendomene delle conseguenze. 
«Devo ricordarti che ho aspettato te per perdere la verginità? Che ti ho presentato la mia famiglia? Che sono andata contro mio padre e mezza scuola? Come puoi dirmi che non ci tengo a te!» Sam aveva ripreso a piangere e questa volta così forte che i singhiozzi le scuotevano le spalle. 
«PERCHÉ MI HAI SOLO USATO! Guardarmi negli occhi è dimmi che fin dal primo momento per te sono stato qualcosa di importante. Fallo!» mi ero avvicinato a lei tanto da essere avvolto dal suo profumo. Il mio sguardo era fisso nel suo. Nessuno dei due respirava. Sentì la speranza nasce dentro me. Forse le importava davvero, forse mi amava anche lei. Poi tutto si frantumò per la seconda volta nel giro di mezz'ora. 
«Non posso» Sam abbassò gli occhi sussurrando così piano da farmi credere di aver sentito male. Ma invece avevo capito perfettamente. Mi  allontanai da lei per uscire da quella camera. Quando fui sull'uscio mi voltai un'ultima volta nella sua direzione. Era ferma accanto al letto con il volto rigato di lacrime. Era bellissima, dannazione. E io la amavo, vaffanculo. «Sei e sarai l'unica possibilità che ho dato all'amore» e me ne andai. 




 

Angolo autrice 
Scrivere questo capitolo è stato davvero difficile! Più volte mi si è spezzato il cuore e non sapevo mai bene come continuare. Mi dispiace e mi scuso per il ritardo vergognoso, ma ho avuto così tanto da fare che questi mesi sono volati senza che avessi un attimo libero. Prometto che  per il successivo non dovrete aspettare così a lungo. Come sempre Grazie per leggere ancora questa storia e al prossimo capitolo!

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Capitolo 20
*** Salva il mio cuore ***


Dovevo bussare o entrare direttamente? Nella mano destra stavo stringendo le chiavi indeciso se entrare o meno. Non potevo crederci. Da quando mi sentivo di troppo a casa mia? Il problema principale era la paura che mia madre mi sbattese fuori, la probabilità era alta. Ma perché non potevo avere 24 ore di pace? Mi andavano bene anche solo 10 minuti di tranquillità. Invece no, non dovevo avere nemmeno un momento di serenità. Mentre ero perso come al solito nei miei pensieri il cellulare prese a vibrare nella mia tasca. Non volevo nemmeno rispondere e quando vidi il volto di Sam sulla schermo un dolore sordo al petto rischiava di farmi morire. Cristo non era possibile, io l'amavo così tanto! Lei era tutta la mia fottuta vita, la prima persona di cui mi ero fidato davvero. Perché mi aveva fatto questo? Perché ci aveva fatto questo? Nonostante tutti i miei problemi con lei ero felice come mai prima. Sam rendeva il mio mondo più bello, ma tradendomi mi aveva scaraventato all'inferno. Avevo bisogno di ubriacarmi, di nuovo, adesso, prima di scoppiare a piangere. La porta davanti a me si aprì con uno scatto secco e lo spettro di mia madre mi comparve davanti. Quel fantasma aveva occhiaie profonde e puzzava di vodka scadente e erba.

«Che ci fai qui?» la voce era dura e roca, lontana anni luce dal suo normale tono dolce.

«Ci abito» stavo cercando di vedere le condizioni in cui versava la casa,ma mi era impossibile.

«Non più» non mi stava nemmeno guardano negli occhi mente iniziava a tirare le maniche del maglione.

«Mamma fammi entrare, possiamo parlarne con più calma» stavo cercando di mostrarmi tranquillo, ma era davvero difficile.

«Questa non è casa tua» tirò su con il naso mentre si stringeva tra le braccia. Sembrava ancora più magra dell'ultima volta che l'avevo vista.

«Ma che cazzo stai dicendo?» la sua affermazione mi aveva fatto scattare.

«Tu non vivi più qui. Vattene» continuava a non guardarmi il che mi innervosiva ancora di più.

«Mamma smettila» stavo cercando di non dare di matto, ma era difficile.

«Tuo padre sta tornando e tu non puoi stare qui» aveva finalmente alzato lo sguardo ma era come se non riuscisse a guardarmi davvero. Era strafatta, vaffanculo.

«Stai scherzando?» ero troppo sconvolto per dire altro.

«Prendi le tue cose e vattene» mamma era seria, mi stava cacciando davvero.

«Vuoi farlo tornare? Dopo tutto quello che ci ha fatto?» non poteva farlo.

«Si» la sua risposta era stata secca e veloce.

«Non puoi...» non riuscì a finire la frase che Rachel comparve sull'uscio e in un attimo mi ritrovai la piccola peste addosso.

«Logan! Sei a casa» mi disse abbracciandomi.

«Mi sei mancato! Mamma urlava e non sapevo cosa fare» stava piangendo, il mio angelo stava piangendo e io l'avevo lasciata sola.

«mi dispiace baby, mi dispiace così tanto»La strinsi più forte a me.

Mia madre iniziò ad urlare, il dubbio che non avesse preso solo erba si fece largo nella mia testa.

«Vedi la fai solo piangere! Sei uno sconsiderato! Non torni a casa la notte, non vai a lavorare e fai anche piangere tua sorella. Io non so più che fare!» era ridotta malissimo, aveva gli occhi rossi (chiaro segno di quanto fosse ubriaca) e sembrava sull'orlo di un attacco di panico.

«Non è Logan a farmi piangere! Sei tu!» Rachel si era rivolta alla mamma ed era saltata via dalle mie braccia.

«Come ti permetti piccola ingrata! È tuo fratello il problema!» adesso mamma urlava.

«Non è vero! Tu sei cattiva!» Rachel si allontanò dalle mie braccia per avvicinarsi a mamma.

«Non ti rendi conto che tuo fratello è solo un drogato?» nel dirlo mi aveva rivolto uno sguardo di odio puro.

«Smettila di trattarlo male. Lui è più bravo di te. Io voglio più bene a Logan!» Rachel aveva di nuovo le lacrime agli occhi.

Mamma, alle parole della figlia, tremava dalla rabbia. Sentì il rumore prima di riuscire a capire cosa quella donna avesse davvero fatto. Rachel finì a terra e io a quel punto scattai.

«STALLE LONTANA. NON TI AVVICINARE.» mi inginocchiai accanto alla bambina e le girai il volto per controllare se ci fosse un segno rosso. Ed eccole là, le cinque dita della mano di mia madre. COME AVEVA POTUTO. Aiutai Rachel a rialzarsi mentre la mamma era ancora in piedi senza parole. Entrai in casa diretto in camera con la bambina in braccio. Feci prima la valigia di Rachel e poi la mia, attento a prendere tutto e non lasciare niente. Uscì da quella casa con Rachel in lacrime tra le mie braccia e mia madre che ci guardava allontanarci attaccata ad una bottiglia di tequila. Dio non potevo crederci.

****

Char mi fece entrare senza chiedermi niente. Liberò il suo letto da tutto il disordine e fece sdraiare Rachel che nel mentre si era addormentata. Io mi buttai sul divano troppo stanco anche solo per pensare. Avevo bisogno di bere, tanto, forse troppo. Volevo che il cervello smettesse di funzionare anche solo per pochi secondi. Ero arrivato al limiti massimo di sopportazione. La vita doveva avercela con me, non poteva esserci altra spiegazione. Mi sembra di stare su delle cazzo di montagne russe. Fino all'altro giorno ero tre metri sopra il cielo e ora mi trovavo dodici metri sotto terra. Il karma non mi aveva preso abbastanza per il culo?

Il telefono squillò di nuovo e quella volta, stanco e distrutto risposi.

"Chi è?" Non avevo nemmeno fatto controllato chi cazzo fosse, che mossa stupida.

"Logan..." capì immediatamente di chi si trattava, avrei riconosciuto quella voce ovunque.

"Sam non ho la forza o anche solo la voglia di starti a sentire. Io mi sono innamorato di te e tu mi hai spezzato il cuore. Ho imparato la lezione però: mai più sentimenti. Mi sono fidato di te e ci ho rimesso il cuore e la sanità mentale. Voglio solo stare bene quindi ti prego di non cercarmi più" ero stato il più sincero e diretto possibile, senza lasciare spazio a vane speranze.

"Dammi solo la possibilità di spiegare! Ieri hai iniziato ad urlare, abbiamo detto cose che non pensiamo e sei scappato via. Voglio solo dirti la verità" le tremava la voce e sapevo bene che stava piangendo, ma era colpa sua.

"La mia risposta è no. Ho cose più importanti a cui pensare di una ragazzina viziata che passa il suo tempo a giocare con le persone. Pensavo tu fossi migliore di così" e con un gesto secco chiusi la chiamata perché non avevo davvero niente più da dirle.

Nello stesso momento Char venne a sedersi vicino a me, aveva aspettato anche troppo.

«Vuoi dirmi cos'è successo?» cercò di prendermi la mano per stringerla, ma io ero con la mente troppo lontana per accorgermene.

«No» volevo solo dormire.

«Logan con me puoi sfogarti» sapevo di poterlo fare ma non ci riuscivo.

«È difficile Charlotte»

«Provaci almeno, ti prego»

«da quando mio padre è andato via la maggior parte delle notti mi sveglio in preda al panico. Sogno due mani attorno alla gola che tentano di uccidermi e, proprio quando tutto diventa nero, mi sveglio» non avevo la minima idea del perché stessi raccontando tutto ciò a Charlotte, ma aveva ragione lei sul mio bisogno di sfogarmi.

«Logan dovresti parlare con qualcuno di questo incubo» lei provò nuovamente a raggiungere la mia mano, ma anche quella volta senza risultati.

«Non posso. Ammettere che sogno ancora quella notte farebbe di me un debole. Io ho superato il mio passato per Rachel» doveva essere così, io ero l'eroe di mia sorella e non potevo essere debole.

«È normale che tu non riesca a superare il ricordo di quella notte Logan, sei umano. In questi anni hai fatto così tanto per tua madre e tua sorella che hai finito per annullarti. Non eri più un ragazzo da tanto tempo, poi è arrivata Sam e le cose sono cambiate» Char si fece più vicina Fino a poggiare la testa sulla mia spalla.

«E vedi che fine ho fatto? Fidarmi di Sam mi ha procurato solo altro dolore!» mi ero alzato di scatto dal divano, troppo arrabbiato con me stesso e con il mondo intero.

«Logan la vita è dolore! Quando lo capirai?» Char si prese la testa tra le mani come se fosse stanca di tutta quella Merda.

«ma non dovrebbe essere così! Io non voglio che mia sorella viva in un mondo dove non può fidarsi di nessuno, dove deve stare attenta ad ogni suo passo e dove anche il più piccolo errore può farla soffrire!» le lacrime mi pungevano gli occhi ormai.

«Non puoi proteggere Rachel per sempre. Arriverà il momento in qui dovrà andare avanti da sola» la mia amica mi guardava in attesa di una mia resa.

«Ho paura Char, ho tanta paura» mi sedetti perché all'improvviso non avevo più la forza di stare in piedi. Dire la verità mi aveva prosciugato. La paura era l'unica cosa che mi impediva di fidarmi davvero.

«Lo so Logan per questo sono qui, sono sempre stata qui» Charlotte mi strinse il braccio per dimostrarmi come avesse detto la verità. Lei c'era sempre stata, nel bene e nel male, in salute e malattia, il nostro rapporto era più intimo di un matrimonio. Solo con la mia ancora al mio fianco mi permisi di prendere la testa tra le mani, in preda allo sconforto e scoppiare a piangere. Ero arrivato al capolinea.

****

La pizza era da sempre il mio tallone d'Achille. Potevo mangiare pizza tutti i giorni e a tutte le ore, che fosse mattina o notte non rifiutavo mai un pezzo di paradiso. Eravamo tutti nel salone di Charlotte, ognuno con la propria pizza sulle gambe. Io tenevo in braccio Rachel, che si divertiva a guardare Char e Tom litigare sul tappeto per l'ultimo pezzo di diavola. In quella stanza, in quel momento, c'era tutta la mia famiglia.

«Perché fanno così?» Rachel si voltò verso di me con il volto tutto sporco di sugo.

«Perché sono dei cretini» mi allungai sul divano per recuperare un tovagliolo.

«Sono divertenti però» la mia sorellina si lasciò pulire il viso senza smettere di sorridere.

«Si lo sono» ed era vero. Tom e Char erano due pazzi.

«Quando torniamo a casa?»

«Non ti piace stare da Charlotte?»

«Voglio tornare a casa mia» Rachel aveva gli occhi lucidi e io non potevo sopportarlo.

«Non possiamo andare a casa»

Per un po' nessuno dei due parlò. Entrambi guardavamo la battaglia all'ultimo sangue che era scoppiata tra i miei migliori amici. Ad un tratto sentì il respiro di Rachel farsi più pesante e capì che si era addormentata. Mi alzai dal divano e la portai in camera di Char, avrebbe dormito con lei fino a quando non sarei riuscito a trovare una sistemazione migliore. Tornato in salotto vidi i due cretini di nuovo in pace mentre cercavano di dividersi quel dannato pezzo di pizza.

«Io esco, se Rachel si sveglia chiamatemi» lo dissi mentre ero già con un piede fuori dall'appartamento.

«Dove vai?» Char urlò per farsi sentire meglio da tutto il palazzo.

«Devo risolvere una cosa. Tra un'ora sarò di ritorno» e uscì con le gambe che già correvano verso casa di mia madre. 
****

Quando Gwen mi aprì la porta scoppiò a ridere, ma senza farmi domande mi fece entrare in casa sua. Mi ritrovai così sul pavimento della sua stanza mentre lei stava a gambe incrociate sul letto.

«Vuoi iniziare a parlare o devo cavarti le parole di bocca?»

«Voglio vendicarmi» ecco, l'avevo detto davvero.

«Sei nel posto giuro allora, la vendetta è la nostra specialità» Gwen mi sorrise prima di prendere in mano il cellulare.

«Nostra?» ero perplesso, io volevo solo il suo di aiuto.

«Taylor ci aiuterà, stanne certo» detto ciò inviò un messaggio.

«Non voglio che troppe persone sappiano di questa cosa»

«Tranquillo, fidati di noi»

Fidarmi, Gwen avrebbe fatto meglio a chiedermi i polmoni e non la fiducia.

«La nostra amica ha risposto» Gwen questa volta scoppiò a ridere per poi passarmi il telefono.

Lessi il messaggio è quello che c'era scritto fece sentire meglio la parte che odiava Sam, ma quella ancora innamorata di lei gridava il suo dissenso.

"So già cosa fare"

Mi ero alleato con le streghe della West High School. 







 

Angolo Autrice

Mi dispiace così tanto! Molte di voi mi hanno chiesto di aggiornare, ma l'ispirazione mi mancava. Non sono riuscita a scrivere niente di decente per un po'. Chiedo scusa ai lettori per avervi fatto aspettare a lungo, ma non posso pubblicare qualcosa di cui non sono convinta nemmeno io. Il prossimo capitolo è già a buon punto, spero di non tardare con la pubblicazione come al mio solito. 
Al prossimo capitolo!

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