Pozioni esplosive a sorpresa

di Carme93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove ***
Capitolo 11: *** capitolo dieci ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Ottobre 1976
 
Era una notte serena. La luna illuminava a tratti il parco del castello, completamente deserto a quell’ora, e penetrava con i suoi lattei raggi dalle finestre.
Una ragazza contemplava malinconicamente il paesaggio notturno. Si spostò una ciocca dei suoi rossi capelli dal viso e la mise dietro l’orecchio, dopo essersela rigirata distrattamente tra le dita.
Si scostò dalla finestra e riprese a percorrere il silenzioso corridoio.

Fortunatamente tra non molto sarebbe scoccata la mezzanotte. Sospirò: essere Caposcuola era un grande onore, ma anche un grandissimo onere. E nulla era più fastidioso di una ronda notturna dopo una lunghissima giornata trascorsa tra lezioni e studio.
Conosceva a memoria quei corridoi dopo sei anni. Quello sarebbe stato l’ultimo e il solo pensiero le strinse forte lo stomaco.
Aveva paura.
Paura. Era una sensazione che ormai le faceva compagnia ogni giorno. Era come un peso sullo stomaco, un’angoscia costante. Aveva paura del mondo al di fuori di quelle mura, dove le forze oscure stavano prendendo il sopravvento. Aveva paura per i suoi genitori e sua sorella, così lontani da lei e incapaci di difendersi. Aveva paura per i suoi amici; ma soprattutto per lui, per il ragazzo, che per sei anni le aveva dato il tormento, e di cui alla fine, per ironia della sorte, si era innamorata. Lui che con la sua impulsività e il suo coraggio avrebbe fatto di tutto pur di combattere in prima linea.

Si avviò lungo un corridoio dei sotterranei, illuminato fiocamente da una serie di torce appese alla parete, che proiettavano ombra inquietanti. Le mancava la luce lunare dei piani superiori.
Presto sarebbe andata a letto. Doveva solo pazientare.
La ragazza si fermò all’improvviso, poiché aveva notato una luce proveniente da sotto la porta dell’aula di Pozioni.
Chi c’era?
Nessuno studente aveva il permesso di entrarci al di fuori delle lezioni, ancor meno a quell’ora. Dubitava fortemente che il suo anziano professore si fosse trattenuto così a lungo. Non aveva scelta, era compito suo verificare. Estrasse la bacchetta e spalancò la porta.
Il suo cuore iniziò a battere ancora più forte nel momento in cui riconobbe il ragazzo, che a sua volta le puntava contro la bacchetta. Ebbe un tremito.
«Lily?».
«Severus, che fai qui? Hai il permesso del professore Lumacorno?».
Il ragazzo abbassò la bacchetta e si chinò sul calderone con cui stava lavorando. Lily si avvicinò e vi scrutò dentro: la pozione era nera come la pece, ma completamente liquida e sobbolliva lentamente. Non la riconobbe. E lei era la prima della classe in Pozioni insieme a Severus. Ebbe un brivido di freddo. Non avrebbe saputo dire se per il freddo o se a causa della pozione, che sembrava emanare un’aura oscura. Era solo suggestione?
«Insulterei la tua intelligenza se ti rispondessi di sì».
Lily si riscosse alle sue parole e si irritò appena comprese che era la risposta alla sua domanda.
«Sei un Caposcuola, Severus!» esclamò indignata.
Egli fece per replicare, ma Lily non seppe mai che cosa stava per rispondergli il suo ex-migliore amico. Era la prima volta da quando avevano litigato, più di un anno prima, che si rivolgevano la parola. La porta si aprì e entrambi alzarono istintivamente la bacchetta. Lily l’abbassò immediatamente riconoscendo i ragazzi ridenti, che ancora non si erano accorti di loro. Al contrario Severus la strinse ancora più forte.
 «Mocciosus, abbassa quella cosa! Non la sai nemmeno usare!» sbottò un ragazzo dai folti capelli neri.
Il gruppetto si era accorto di loro e due dei ragazzi avevano estratto a loro volta la bacchetta. Lily sospirò era tutti così stramaledettamene prevedibili.
«Sect-» iniziò Severus, ma Lily lo spinse. Non conosceva l’incantesimo, ma qualcosa dentro l’aveva spinta a reagire.
«Che cavolo era quello? Eh, Mocciosus? Un trucchetto del tuo signore?» strillò astioso un altro ragazzo.
«James, ti prego. Abbassate le bacchette». Le parole le erano sfuggite di bocche senza che se ne accorgesse. Da quand’è che lo chiamava per nome?
«Lo sai Lily che farei qualunque cosa per te, ma se non l’abbassa anche Mocciosus…» rispose James.
«Forza, James, Sirius, non siamo venuti qui per litigare» intervenne un ragazzo emaciato con i capelli coloro del miele.
«Sì, infatti. Se la McGranitt ci becca qui ci ucciderà» borbottò l’unica ragazza del gruppetto.
«Remus, Alice che cosa siete venuti a fare?» chiese Lily.
«Ho dimenticato il manuale di Pozioni. Rem ha acconsentito ad accompagnarmi e Frank è venuto con noi. Jamie e Sir li abbiamo incontrati per strada e si sono uniti a noi» rispose Alice.
«Eravamo in punizione con Gazza» spiegò James con un’alzata di spalle. «Avevamo bisogno di rilassarci un po’».
«Ho preso il libro. Possiamo andare» disse lievemente ansiosa Alice. Tutti sapevano come andava a finire quando James, Sirius e Severus si trovavano nella stessa stanza.
«Solo se viene anche Lily». James incrociò le braccia al petto in attesa.
«Guarda che non mordo, Potter!» ringhiò Severus, mentre la sua bacchetta faceva scintille.
«E questa a cosa serve, Mocciosus? Una superpozione per toglierti tutto quell’unto dai capelli» s’intromise Sirius.
«Basta, Sirius! Andiamo» disse Remus tentando di assumere un tono autoritario.
«Va bene» replicò stranamente accondiscendente Sirius.  «Lascia solo che gli dia una mano!». Evocò quella che a tutti sembrò una saponetta e la lanciò nel calderone.
L’urlo strozzato di Severus fu coperto da un boato.
Pochi secondi e ogni cosa sembrò saltare all’aria sotto i loro occhi attoniti e spaventati.

 
Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Io adoro le fanfiction in cui la ‘vecchissima’ generazione incontra la nuova, così ho deciso di cimentarmi in questa nuova storia. È un bel po’ di tempo che ci penso e finalmente ho trovato il coraggio di pubblicarla. Sarà abbastanza breve e tranquilla.
Potrebbero esserci degli spoiler dell’altra mia fanfiction, perché questa è ambientata poco più di un anno dopo (rispetto alla conclusione), ma niente di troppo esplicito.
Spero che sia di vostro gradimento ;-)
Vi auguro una buona domenica,
Carme93
 

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Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


Capitolo primo
 
«Ahi, che botta! Ma che è stato?» si lamentò Sirius, rimettendosi in piedi.
«SEI UN IDIOTA, BLACK» urlò Severus, completamente stravolto in volto.
«Datti una calmata, Mocciosus o te la do io!» sbottò Sirius.
«Ma dove siamo?» gemette Frank, mentre si affrettava ad aiutare Alice ad alzarsi. Lily non ebbe il tempo d’invidiare l’amica che James le porse una mano con un sorriso stampato in viso, del tutto incurante di quello che era appena accaduto. La strinse istintivamente, percependo un improvviso fiotto di calore nel petto.
«Direi nel corridoio del secondo piano» mormorò Remus dopo essersi guardato attorno.
«E come ci siamo arrivati?» chiese titubante Sirius.
«Piton, la tua pozione permetteva di smaterializzarsi o qualcosa del genere?» chiese Frank perplesso.
«Non esiste una pozione del genere, idiota» replicò Severus.
«Smettila di insultare» intervenne minaccioso James.
«Forse è meglio se ce ne andiamo tutti a letto, eh?» propose Alice profondamente scossa.
«Credo sia la scelta più saggia. L’esplosione avrà attirato l’attenzione dei professori» mormorò Remus.
«Assolutamente! Non ho voglia di un’altra punizione con Gazza» borbottò Sirius.
I compagni annuirono concordi e fecero per dirigersi ognuno al proprio dormitorio, quando una voce li fece sobbalzare.
«Che fate in giro voi? Il coprifuoco è scattato da un pezzo! Dovrò fare rapporto».
Si voltarono verso una ragazza che li squadrava dall’ingresso di un corridoio laterale. Aveva un’espressione perplessa. Un serpente argentato riluceva alla fioca luce delle torce insieme alla spilla che la ragazza teneva appuntata al petto.
«Che scherzo è questo?» sbottò Lily. «Come osi? Il Caposcuola di Serpeverde è Severus! Severus, dille qualcosa!».
Il ragazzo era impallidito notevolmente e non proferì parola.
La ragazza sembrava una loro coetanea, aveva capelli lunghi e biondi stretti in un disordinato chignon. Li fissava stranita. «Di che anno siete?».
«Settimo anno. E smettila di prenderci in giro! Ti assicuro che farò rapporto al professor Lumacorno!» rispose Lily dopo aver gettato un’occhiataccia a Severus che non sembrava intenzionato ad aiutarla.
«Ok, ho capito» disse la ragazza sospirando. «Voi Grifondoro avete sempre voglia di scherzare. Comunque io sono stanca. Facciamo che ve ne tornate al vostro dormitorio? E smettetela di andare in giro con quelle spille e soprattutto dopo il coprifuoco».
«Tu mandi a letto noi!?» sbottò Lily.
«Lily, su non ti alterare» tentò James.
«Non mi devo alterare?! Ma ti rendi conto che questa ragazzina si sta prendendo gioco di noi?».
James cercò l’aiuto di Remus con lo sguardo. Era la persona più adatta per far ragionare l’amica.
«Io non sono una ragazzina!» s’irritò la Serpeverde. «Siete voi che mi state prendendo in giro! Datevi una regolata o vi tolgo un sacco di punti!».
«Io sono la Caposcuola di Grifondoro! E lui è il Caposcuola di Serpeverde! Smettila o ti porteremo immediatamente dalla professoressa McGranitt e vedremo se avrai il coraggio di continuare con la tua recita! Severus, per Merlino, dì qualcosa!».
Decisamente Lily sapeva essere molto testarda e non accennò ad ascoltare le parole di Alice, che la invitavano alla calma.
«Tu sei pazza!» ribatté seccata la Serpeverde. «Io sono la Caposcuola dei Serpeverde! E Albus Potter è il Caposcuola dei Grifondoro! Non certo tu, bellina. E sarò io a portarvi dalla McGranitt e poi vedremo chi riderà per ultimo!».
«Albus Potter!?» mormorò James a Sirius, ma nessuno fece caso a lui.
Le due ragazze si fissarono in silenzio, senza che qualcuno trovasse il coraggio di mettersi in mezzo.
«Annie, che succede? Ho sentito delle urla. Volete svegliare tutto il castello?». Un ragazzo dai capelli biondi tanto chiari da sembrare quasi bianchi, alto, muscoloso e con dei profondi occhi grigi, si avvicinò con espressione interrogativa dipinta in viso.
«Malfoy?» boccheggiò James. «Non ti eri diplomato?».
«Ti hanno buttato fuori dal Ministero?» aggiunse sprezzante Sirius.
«Scorp, questi qui hanno voglia di scherzare stanotte. Accompagniamoli dalla McGranitt prima che perda la pazienza e li affatturi!».
Il ragazzo li fissava come se fossero matti e mormorò: «Ancora non mi sono diplomato. E voi chi siete?».
«Dicono di essere del settimo anno! Come se noi non conoscessimo i nostri compagni di classe!» rispose Annie.
Lily stava per scoppiare, per questo Remus decise di intervenire. «Va bene, andiamo dalla professoressa McGranitt. Sarà lei a risolvere la questione».
«Ma ti sembra il caso di rompere le pluffe alla McGranitt?» chiese Scorp ad Annie, ignorando bellamente il gruppetto.
«Per caso le vuoi rompere alla Shafiq? Se vuoi, va’ pure» borbottò la ragazza in risposta.
«Ma di che parlano?» sussurrò Alice.
«Lasciamoli fare» replicò serio Frank, come se avessero a che fare con dei pazzi.
«Seguiteci» ordinò Annie.
«Facciamo come dice» disse Remus, prevenendo la replica ostile di Lily. Si avviarono in silenzio lungo il corridoio, ma a un certo punto egli stesso non poté trattenersi. «L’ufficio della McGranitt non è al primo piano?» chiese perplesso. Perché erano saliti al terzo?
Annie roteò gli occhi e continuò a camminare ignorandolo. Il gruppetto, però, alle sue parole si era bloccato. Scorp e la compagna al quel punto furono costretti a fare altrettanto.
«Che cosa vi siete fumati?» replicò stupito Scorp prima di rivolgersi ad Annie: «Forse è meglio che li riaccompagniamo in Sala Comune e via. Se si sono fumati roba babbana, la McGranitt li sospenderà come minimo!».
«Tecnicamente andrebbe a nostro favore. C’è un solo Serpeverde. Grifondoro si ritroverebbe in enorme svantaggio. Pensaci, Al lo farebbe al posto tuo. Lo sai che è fissatissimo con le regole! Quando ha beccato te e Rose a pomiciare, non si è fatto scrupoli a togliere punti alla sua stessa Casa».
«Sì, ma una sospensione l’anno dei M.A.G.O.? Possiamo essere così crudeli?» replicò Scorp.
«Ehm, scusate… Ci siamo anche noi…» borbottò Sirius.
«E quelli che saranno sospesi siete voi!» sbottò Lily.
«Io questa la strozzo» si alterò definitivamente Annie.
«Provaci!» ribatté Lily.
«Certo che la Evans è testarda» sussurrò Sirius a James.
«L’amo» replicò con gli occhi luccicanti il ragazzo.
«Che cos’è questo chiasso? Vi rendete conto che è quasi mezzanotte? Chi vi ha dato il permesso di girovagare?» intervenne una voce autoritaria.
Tutti si voltarono verso il nuovo venuto. Era un uomo alto sulla quarantina. «Professore». Annie attirò immediatamente la sua attenzione. A nessuno, però, sfuggì la reazione dell’uomo alla vista del gruppetto. Era sbiancato. «Questi ragazzi, non solo li ho beccati in giro dopo il coprifuoco, ma stanno anche cercando di prendere in giro me e Scorpius».
«Abbassa la bacchetta» ordinò l’insegnante. Annie lo fissò stranita, ma capì quando con una gomitata Scorpius le indicò James.
«Lei è un Mangiamorte? Non l’ho mai vista a Hogwarts».
«Questi sono fumati sul serio!» sbottò Scorpius estraendo a sua volta la bacchetta.
«Non. Osare» sputò fuori quasi con rabbia il professore. «Riponete la bacchetta e andiamo dalla Preside» ordinò.
James e Sirius si limitarono ad abbassarla, ma non la riposerò.
«Annie, Scorpius tornate al vostro dormitorio immediatamente. La vostra ronda finisce qui stasera».
«Che sta succedendo?» chiese sorpreso Scorpius.
«Andate!».
«Da quando Silente è diventato una donna?» chiese Sirius. Nessuno dei suoi compagni lo rimproverò, al contrario erano altrettanto smarriti. Il professore lo fissò per un attimo turbato, infine li fece segno di seguirlo.
Severus era sempre più pallido. Solo quando furono di fronte ai famigliari gargoyle, che custodivano l’ingresso della Presidenza, trovò il coraggio di chiedere: «Professore, in che anno siamo?».
L’insegnante palesemente turbato rispose, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé: «2023».
 
Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Sono contenta che il prologo vi sia piaciuto (grazie a chi ha recensito, mi ha fatto molto piacere conoscere il vostro parere) e spero di non deludere le vostre aspettative! Ecco il primo capitolo. Fatemi sapere che cosa ne pensate ;-)
Vi auguro un buon pomeriggio,
Carme93
 

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo ***


Capitolo secondo
 
«Sta scherzando, vero?» sbottò James spezzando il silenzio teso che si era creato alla risposta dell’insegnante.
«Molto divertente» borbottò Sirius con un sorrisino strafottente in volto. «Lei ci prende in giro. Ma chi è?».
«Severus?». Lily si era voltata sconvolta verso il suo ex-migliore amico e lo fissava nell’assurda consapevolezza che fosse tutto vero: il comportamento dei due Serpeverde, il fatto che non li conoscessero e soprattutto il silenzio di Severus. Ma non poteva essere, no? O forse sì, in fondo prima di conoscerlo non credeva neanche nell’esistenza della magia.
«No» rispose intanto il docente, mentre Piton si ostinava a non dare spiegazioni. «In che anno credi di essere?». I ragazzi non poterono fare a meno di notare che l’uomo evitava il loro sguardo e fissava intensamente uno dei gargoyle.
«1976, naturalmente. E non inventi idiozie».
«Non è possibile viaggiare nel tempo. So che esistono le giratempo, ma sono custodite al Ministero… In un posto che si chiama Ufficio Misteri… Ma servono per tornare nel passato, dicono… e solo di qualche ora…» disse Frank.
Alle sue parole l’insegnante s’irrigidì, ma Lily prevenne ogni sua replica: «Non si può viaggiare nel tempo? Credevo che con la magia si potesse fare qualsiasi cosa…» mormorò sorpresa.
«Quasi tutto» replicò James. «Conosco l’ufficio di cui parla Frank. Mio padre me ne ha parlato, ma non ha mai voluto che mi ci avvicinassi. Lì dentro fanno esperimenti di tutti i tipi… studiano l’essenza della magia… la sua origine… e anche il tempo… Chi ci lavora è chiamato Indicibile. Loro sono vincolati al segreto professionale forse più di Auror e Medimaghi».
«Dicono che quello che studiano là dentro potrebbe anche sconvolgere la nostra società…» aggiunse Frank.
«E comunque, Lily» intervenne Remus, «alterare il tempo è pericolosissimo. Chi ci ha provato di solito ha fatto una brutta fine o ha combinato guai terribili. La nostra legge vieta severamente i viaggi nel tempo o come vuoi chiamarli».
«Bene» mormorò l’insegnante, nonostante fosse il primo a pensare che nulla andasse bene, «direi che è meglio parlare con la professoressa McGranitt prima che siate voi a combinare qualche disastro… se non l’avete già fatto…».
«Ma è un’assurdità! Lei è davvero convinto di questa cosa?» sbottò James.
Il professore, però, lo ignorò e pronunciò la parola d’ordine: «Gatto persiano».
«Odio essere ignorato» sussurrò James, mentre salivano i primi gradini della scala a chiocciola che aveva iniziato a muoversi verso l’alto.
«Mi sembra di essere finito in una gabbia di matti» replicò a voce bassissima Sirius.
«Eppure a me sembra che tutto torni» commentò Lily, abbastanza vicina ai due ragazzi da sentire le loro parole.
James e Sirius non ebbero il tempo di replicare perché la scaletta si fermò e il gruppetto si ritrovò di fronte a un’imponente porta di quercia con un batacchio dorato a forma di grifone.
«Aspettate un attimo fuori. Voglio parlare un attimo da solo con la Preside» annunciò l’insegnante, ignorando ogni loro protesta.
Rimasti da soli i ragazzi si fissarono a vicenda sconcertati per un attimo, poi all’unisono James e Sirius si inginocchiarono vicino alla porta e vi posero sopra l’orecchio.
«Ma che fate?» chiese Lily indignata.
«Quello che vedi, principessa» replicò serio James.
«Mai fidarsi troppo» aggiunse Sirius.
«Piton, potresti spiegarci?» domandò, invece, Remus, che questa volta sembrava condividere le mosse degli amici.
«Giusto, è cominciato tutto per colpa della tua pozione» intervenne Frank.
Alice particolarmente turbata strinse la mano a Lily, che, però, non aveva la minima idea di come confortarla.
«Colpa mia, Paciock? È stato Black a farla scoppiare!» ribatté Piton con voce bassa e irritata. Le sue guance presero una lieve sfumatura rossastra, ma non prometteva nulla di buono.
«Il problema è che pozione era!» insisté Frank per nulla intimorito dai modi del Serpeverde.
I tre ragazzi si fissavano in cagnesco, quando l’insegnante uscì dall’ufficio per chiamarli. James e Sirius caddero a terra lamentandosi. Sul volto dell’uomo balenò la sorpresa e per un attimo ai ragazzi sembrò che le sue labbra si distendessero in un sorriso. Fu solo un attimo però.
«La porta, naturalmente, è imperturbata» li avvertì. I due Malandrini borbottarono contrariati. «Potete entrare» aggiunse facendoli segno di precederlo.
Tutti per un motivo o per un altro conoscevano quello studio, ma era cambiato parecchio. Non c’erano più strani oggetti disseminati per la stanza circolare, ma un’ampia libreria stracolma di volumi dall’aria molto antica; ma soprattutto a fissarli dal suo scranno non erano i soliti occhi azzurri penetrati di Albus Silente. C’era la McGranitt, la loro temuta e stimata professoressa di Trasfigurazione e Direttrice di Grifondoro. I ragazzi rimasero a bocca aperta nel vedere la donna che, seduta dietro l’ampia scrivania di legno chiaro, li fissò uno a uno. La conoscevano tutti, su questo non c’erano dubbi. Minerva McGranitt era visibilmente invecchiata; ma in fondo i capelli tra il grigio e il bianco non avevano alcun significato se i suoi occhi mantenevano la vitalità e la potenza di prima. Ciò che risultò loro totalmente nuova fu l’espressione angosciata e quasi spaventata che rivolse loro. Si strinse forte una mano al petto e li fissò sempre più intensamente.
«Va bene, ok» sussurrò James a Sirius. «C’è qualcosa che non va, ma guardarci come fantasmi non è un po’ troppo?».
«No, non lo è signor Potter». La voce della donna era lievemente incrinata. Non erano abituati nemmeno a quello.
James la fissò incredulo. Come accidenti faceva a sentirlo sempre e comunque!? Per quanto lo riguardava non aveva bisogno di altre prove per essere sicuro dell’identità della donna che li stava scrutando. «Professoressa McGranitt…» iniziò ma si fermò non sapendo come continuare. Che avrebbe dovuto dirle? È un piacere rivederla? In realtà l’aveva vista poche ore prima, o almeno per lui erano trascorse poche ore, e visto e considerato che aveva urlato contro di lui e contro Sirius per aver, poi diceva di non essere esagerata, affatturato Regulus Black facendogli apparire un palco di corna davvero niente male. E lei che aveva fatto invece di premiarli con una E in Trasfigurazione per la loro eccellente trasfigurazione umana? Li aveva spediti da Gazza. E dopo aver pulito bagni fino a tarda sera, non era ancora pronto a metterci una pietra sopra. Ed era sicuro che Sirius la pensasse allo stesso modo. Ma a questo punto come stavano le cose?
«Siete in grado di darmi una spiegazione sensata del perché siete qui?».
«È colpa di Piton» sbraitò Sirius in modo molto infantile. Il Serpeverde gli gettò un’occhiataccia, ma stranamente non replicò.
«Ve lo spiego io» disse Lily. Raccontò nei minimi dettagli quello che era accaduto dal momento in cui aveva trovato Severus chino sul suo calderone.
«Che razza di pozione era?» chiese la Preside. La sua voce non era più incrinata e il suo viso non mostrava più alcuna emozione.
«La Pozione del Tempo» rispose di malavoglia Piton.
L’espressione della donna passò dallo scioccato e sconvolto al furioso. Ecco quella era un’espressione cui i Malandrini erano abituati pensò soddisfatto James, che scambiò un’occhiata eloquente con Sirius. E nell’occhio del ciclone si trovava Mocciosus. La situazione stava decisamente migliorando.
«CHE COSA?! MA SEI FORSE IMPAZZITO!?» urlò la McGranitt, facendo sobbalzare il Serpeverde, ma anche le ragazze e Frank. No, decisamente non erano abituati a una McGranitt completamente incazzata. «Si tratta di una pozione oscura! Dove hai trovato gli ingredienti e la ricetta?».
«Nel Reparto Proibito… Quindi ha funzionato? Siamo nel futuro?» ribatté il ragazzo. I Grifondoro lo fissarono come se fosse impazzito. Rispondere così alla McGranitt? Ma i Serpeverde non erano quelli che possedevano spirito di conservazione?
Il volto della donna era pallido e le sue labbra erano una linea sottilissima. «Ti rendi minimamente conto di quello che potrebbe accadere? Potreste aver già cambiato la storia! È terribile! È gravissimo!» sbottò la donna. Si alzò all’in piedi e in quel modo i ragazzi poterono notare quanto le tremavano le mani, che fino a quel momento aveva tenuto nascoste in grembo. «Dobbiamo rimandarli indietro» disse concitata al professore accanto a lei. L’uomo non aveva proferito parola, ma continuava imperterrito a non guardarli. 
«Hanno viaggiato veramente nel tempo?» chiese, però, incredulo.
«Già e se avessi conosciuto questi ragazzi a suo tempo, non te ne meraviglieresti» replicò la professoressa.
«Ci vogliono due mesi a preparare quella pozione» disse Piton.
La Preside lo fissò con rabbia sul punto di perdere il suo autocontrollo. «Bene» sbottò con una punta d’isteria nella voce. «Allora vi farò preparare delle stanze e guai a voi se qualcuno dovesse solo sospettare della vostra presenza!».
«Una specie di prigione dorata? No, grazie» borbottò Sirius e James annuì al suo fianco.
«Se voi quella notte foste tornati al vostro dormitorio questo non sarebbe accaduto!» ribatté furiosa la Preside.
«Perché non possono ospitarci i noi del futuro? Non faremmo alcun guaio… difficilmente potremmo dimenticarci di questa favolosa avventura» insisté Sirius.
La reazione della donna fu strana: ebbero appena il tempo di cogliere uno strano luccichio nei suoi occhi prima che li abbassasse. E Minerva McGranitt non abbassava lo sguardo davanti a nessuno.
«Minerva» la chiamò dolcemente una voce che proveniva dalle sue spalle. La professoressa si spostò di scatto rivelando il quadro di Albus Silente.
I ragazzi rimasero sorpresi. Sarebbe stupido dire che non se l’aspettassero. Insomma se la McGranitt era la nuova Preside, poteva significare solo che Silente era morto. A meno che non fosse diventato Ministro della Magia, ma aveva detto di no infinite volte e non era mai stato uno che parlava a vanvera. Però vederlo con i propri occhi era tutto un’altra cosa. La targhetta sotto il quadro presentava una data ben precisa: 1997.
«Minerva» ripeté il mago con lo stesso tono di voce. «Non credo sia una buona idea farli nascondere».
«Come no?» chiese sorpresa. «Hai un’idea di come rispedirli nel passato rapidamente?».
«Ehi, non siamo pacchi postali!» si lamentò Sirius, beccandosi un’occhiataccia dalla donna. «E il professor Silente ha ragione, non è una buona idea farci nascondere. Lei è un grande professore, gliel’ho mai detto?» aggiunse con il suo sorriso più sfavillante e malandrino.
«Sì, signor Black» replicò divertito Silente. Chi aveva dipinto il suo quadro era stato maledettamente bravo: i ragazzi si sentirono trapassati da parte a parte come quando l’uomo era in carne e ossa. «Comunque Minerva». Il mago si rivolse nuovamente alla professoressa come se Sirius non li avesse mai interrotti. «A mio modesto parere, nulla accade mai per caso. Credo che sia un’occasione per i nostri ragazzi. Dico bene, Neville?».
L’insegnante, che a quanto pare si chiamava Neville, non parve apprezzare il commento ma si costrinse a rispondere: «Non credo di essere d’accordo».
«Oh, lo sarai. Ne sono sicuro. Ancora non sei pronto, è normale».
«Albus, nemmeno io penso sia una buona idea. Rischieremmo di cambiare il corso della storia. Cosa vuoi che facciamo precisamente?» sospirò la McGranitt.
«Lascia che i ragazzi frequentino le lezioni e non ti preoccupare per la storia: appena la pozione sarà pronta, potrai obliviarli e non ricorderanno nulla».
«Solo per dare ai ragazzi un’occasione?».
«Ti pare poco, Minerva? Ti conosco, te lo sto leggendo negli occhi… li hai visti crescere, non desideri altro che realizzare il loro desiderio più irrealizzabile».
«Farò come vuoi» acconsentì la donna e dopo aver lanciato un ultima occhiata significativa a Silente, tornò a rivolgersi a loro. «Credo sarà contento signor Black, ringrazi il professor Silente, potrete trascorrere il tempo, che sarà necessario per distillare la nuova pozione, come studenti della Scuola».
«Magnifico!» esultò Sirius dando il cinque a James.
«Minerva, credo che tu debba trasfigurarli il volto. È meglio che gli studenti non li riconoscano. Credo che solo Harry, Teddy e Neville dovrebbero saperlo… e naturalmente il professor Mcmillan».
«Sì, va bene» mormorò la Preside e ignorando le lamentele di Sirius, trasfigurò i lineamenti dei ragazzi, il colore e il taglio dei capelli, gli occhi. «A questo punto avrete bisogno anche di un nome falso» disse pensierosa e li fissò interrogativi.
«Noi saremo i gemelli eterozigoti Peter e Fleamont Topper» strillò Sirius trovando il tutto molto divertente.
«Topper, ma che razza di cognome è?» sbottò James. «Non se ne parla! Lo scelgo io! Che ne dici di Evans? Sempre se non ti dispiace, Lily».
«Figurati» replicò la ragazza trasecolata.
La McGranitt con la faccia di una che stava perdendo la pazienza annuì. «Molto bene, Peter e Fleamont Evans. Voi altri?».
«Potremmo essere sorelle anche io e Lily» mormorò Alice timidamente.
«Per me va bene, ma non basta che troviamo un altro cognome? I nostri nomi sono abbastanza comuni» disse Lily.
«Cambiateli» replicò distaccato il professore. Ancora una volta evitava di incrociare i loro occhi.
«Perché non ci guarda in faccia?» sbottò James palesemente seccato.
«Avanti, è tardi» replicò sbrigativamente la Preside dopo aver gettato una rapida occhiata all’uomo.
«Beh allora Selene e Caroline?» propose Alice.
«Sì… e il cognome potrebbe essere… mmm… Dursley?».
«No» disse immediatamente la McGranitt.
«Perché, professoressa?» chiese sorpresa Lily. «È il nome di un Babbano, chi dovrebbe conoscerlo?».
Tutti per un attimo videro l’espressione amara che si disegnò sul volto della Preside. «Ti prego, scegline un altro. Non ho la forza di spiegarvelo a quest’ora e comunque non sono del tutto d’accordo a raccontarvi ogni cosa. E lo scoprirete da voi».
«Chiamatevi Kallagher… è un cognome come un altro» suggerì Remus. «Io potrei essere Simon White».
«E io Oliver Burns» intervenne Frank con la sua consueta pacatezza.
«Piton, manchi solo tu» disse la Preside.
Il ragazzo scrollò le spalle come se fosse indifferente alla questione. «Tom Prince».
«ASSOLUTAMENTE NO! COME OSI?» urlò Neville. Finalmente aveva alzato gli occhi e li aveva puntati dritti in quelli del Serpeverde.
«Neville, ti prego. Calmati. Conosci la storia di Severus Piton» intervenne la McGranitt in tono d’avvertimento.
«Paul Prince. Fattelo andare bene» ordinò seccamente il professore.
Piton lo guardò malissimo, ma non osò replicare.
«A questo punto non mi rimane che presentarvi Neville Paciock, professore di Erbologia, Direttore di Grifondoro e Vicepreside…».
«Ha detto Paciock, professoressa?» chiese sorpreso Frank.
La donna sospirò: «Sì. E prima che tu lo chieda, sì è tuo figlio. Mi raccomando in questi anni ho lottato per superare le discriminazioni e creare armonia fra le Case. Attenti a come vi comportate, quindi! E per ultimo, Pot- Evans siete in punizione entrambi per una settimana, mentre Piton lo sarà per tutto il tempo!».
«Che cosa?!» urlarono Sirius e James contemporaneamente.
«L’ultimo posto dove avreste dovuto trovarvi è l’aula di Pozioni. Piton è inutile che ti spieghi il perché» replicò la McGranitt. «Neville, per favore, accompagnali e dì loro ciò che ritieni più importante al momento».
«Paciock» chiamò una voce aspra. Sia Frank sia Neville sobbalzarono, ma il secondo riconobbe all’istante la fonte e si spostò di lato rivelando un altro quadro. Tutti fissarono la targhetta sottostante a occhi sgranati: Severus Piton. 1997-1998.
«Questo è lo scherzo più brutto che mi abbiano mai fatto» biascicò a stento James, dando voce allo sconcerto di tutti.
Il quadro lo ignorò e dichiarò ghignando: «Hai la possibilità di vendicarti sul me ragazzo, ma tanto tu sei troppo Grifondoro, vero?».
«Non mi abbasserò mai al suo livello» sibilò. «Buonanotte, professoressa. Voi venite con me» ordinò con un cenno autoritario.

 
Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Ecco un nuovo capitolo! Il prossimo ci metterà un po’ di più ad arrivare… Intanto però spero che questo sia di vostro gradimento! Se vi va fatemi sapere che cosa ne pensate! A questo proposito ringrazio chi ha recensito gli scorsi capitoli, non immaginate quanto mi abbia fatto piacere.
Buona domenica,
Carme93
 

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo ***


Capitolo terzo
 
Uscirono in silenzio dall’ufficio, ognuno perso nei propri pensieri. Sirius non impiegò molto a spezzarlo. «Insomma, è mai possibile che Mocciosus sia stato sul serio Preside? Perché lui e non la McGranitt quando è morto Silente? Perché Silente è morto, vero?».
Il gruppetto si fermò e Neville fece altrettanto. L’uomo avrebbe voluto risolvere la questione in fretta e andarsene a letto. Nonché avrebbe dormito, ma aveva bisogno di pensare. I volti dei ragazzi, però, esprimevano una totale confusione e sarebbe stato troppo crudele, se non disastroso, mandarli a letto senza aver detto loro almeno l’essenziale. Ma qual era l’essenziale? La McGranitt era rimasta scioccata quanto e più di lui e non aveva avuto la forza di dire nulla a quei ragazzi. Ma con quale coraggio l’avrebbe fatto lui? Sospirò e decise intanto di rispondere alla domanda di Sirius Black. Merlino, quanto era strano trovarseli davanti! La prima e ultima volta in cui aveva visto quel ragazzo di persona era stato moltissimi anni prima nell’Ufficio Misteri ed era molto più vecchio. «Perché pochi mesi dopo la morte di Silente, Voldermort ha preso il potere e ha deciso di porre a capo della Scuola quello che riteneva un uomo fidato e che per anni aveva insegnato qui».
«Che cosa!? Mocciosus professore?» gridarono indignati Sirius e James. «E di che? Insegnava agli studenti come tenere i capelli perfettamente unti?».
«Come osate! E voi? Chissà che carriera avete fatto!» replicò sprezzante Piton. «Il Signore Oscuro?».
Neville strinse i denti con rabbia e si trattenne dall’urlare contro quel ragazzino arrogante. «È stato sconfitto nel 1998».
A quelle parole i Grifondoro strillarono felici. Frank abbracciò Alice, e qui Neville distolse ostinatamente lo sguardo anche se in questo caso nessuno se ne accorse; James abbracciò Lily che arrossì terribilmente, tanto che il ragazzo borbottò delle scuse prima di scambiarsi forti pacche sulle spalle con Remus e Sirius. Piton non proferì parola e rimase immobile. «Da allora la comunità magica ha tentato di vivere in pace. Per questo motivo la Preside si è raccomandata di non creare contrasti tra le Case» spiegò Neville, non riuscendo a sorridere di fronte alla loro felicità. Come avrebbe potuto? Egli sapeva quanto la sconfitta di Voldermort era costata a ognuno di loro.
«Mi vuole dire che Grifondoro e Serpeverde non si scontrano più?» domandò James con un ghigno incredulo.
«E comunque vogliamo sapere altro sulla sconfitta di Voldermort!» intervenne Sirius.
«No, ma che stiamo provando ad arginare questo tipo di comportamenti, che vengono severamente puniti» replicò Neville con voce ferma. Aveva la vaga convinzione che James e Sirius non avrebbero impiegato troppo tempo a mettere a soqquadro la Scuola. «Per quanto riguarda Voldermort, potrete sempre seguire le lezioni di Storia della Magia o cercare un libro di storia contemporanea in biblioteca».
«Molto divertente! Noi non seguiamo Storia della Magia» replicò Sirius. «Ce lo dica lei!».
«È tardi» disse sbrigativamente Neville, che non aveva la forza di rinvangare tristi ricordi in quel momento. «Allora, mi raccomando di presentarvi ai vostri compagni con i nomi falsi e non modificate minimamente i vostri volti. Piton, ricordi la strada per il tuo dormitorio, vero?».
«Certamente» rispose sprezzante il ragazzo. «Però non conosco la parola d’ordine».
«Ah, giusto» borbottò Neville, rimpiangendo di aver mandato a letto Scorpius e Annie. «Beh allora accompagno prima loro e poi ti presenterò la professoressa Shafiq, la Direttrice di Serpeverde».
«Se Mocciosus è diventato Preside, come minimo io sono diventato Ministro della Magia!» proruppe Sirius, mentre si avviavano verso la Torre di Grifondoro. Alice, Frank e Remus ridacchiarono; Lily gli gettò un’occhiataccia, mentre James attendeva serio la risposta.
Neville per un attimo ebbe il fugace ricordo della foto da ricercato che per mesi era circolata dopo la fuga di Sirius da Azkaban e deglutì vistosamente. «No» bofonchiò.
«Se non io, allora James» insisté Sirius.
«Nemmeno».
«Sono diventato Capitano degli Auror?» domandò James.
«No» sospirò Neville. Per fortuna erano arrivati di fronte al ritratto della Signora Grassa, che dormiva beatamente.
«Insomma cosa siamo diventati? Dobbiamo pur essere famosi!» sbottò Sirius.
«Su questo non ci sono dubbi» ribatté Neville, mentre tentava di svegliare la Signora Grassa.
«Evvai! Non avevo dubbi!» strillò Sirius e James gli batté il cinque. Gli altri ragazzi erano silenziosi. Non tutti erano sicuri di voler conoscere il proprio futuro e non condividevano l’entusiasmo di Sirius. Piton, invece, era più scioccato di quanto dimostrasse. Per fortuna era un buon Occlumante. Vedere se stesso invecchiato di una ventina d’anni tra i quadri dei Presidi di Hogwarts era stato un vero shock. Senza contare che non era per nulla convinto che diventare insegnante fosse mai stata una sua prerogativa. La sua ambizione era quella di essere accolto tra i Mangiamorte e a quanto pare ce l’avrebbe fatta. Non solo! Sarebbe diventato anche uno dei più fidati del Signore Oscuro! E sarebbe anche morto… E adesso, perché a quanto pare non c’era limite alle assurdità, si ritrovava nel futuro alla mercé di un insegnante che, a quanto aveva capito, aveva buoni motivi per odiarlo o almeno così aveva detto il sé quarantenne. Comunque quell’uomo, che in quell’istante discuteva con la grassona del quadro, un’enorme pettegola, (quale quadro migliore per i Grifondoro?), non sembrava un problema. I Grifondoro erano troppo buoni di cuore.
«Piton, aspettami qui. Devo scambiare due chiacchiere con i tuoi compagni» disse Neville. James e gli altri erano entrati immediatamente nella loro Sala Comune. Indipendentemente da quanti anni potevano essere trascorsi, questo non sarebbe cambiato: quella era la loro Casa in tutti i sensi.
Sirius e James si stravaccarono su uno dei divanetti. Gli altri, invece, attesero l’invito del docente. «Allora come siamo diventati famosi?» chiese James, con un’espressione che diceva chiaramente non ci sfuggirai senza aver risposto alle nostre domande.
«Potete sistemarvi nelle camere dei ragazzi del settimo anno. Sicuramente gli elfi domestici avranno già provveduto ad aggiungere dei nuovi letti. Domani mattina provvederò a consegnarvi i vostri orari. Naturalmente dovrete dirmi che materie seguivate».
«Non è questo che mi interessa» disse James.
«Non ho intenzione di raccontarvi ogni cosa» sbuffò Neville.
«Ma Silente ha detto…» iniziò Sirius.
«Non mi interessa che cosa ha detto Silente» disse Neville. Intrecciò le dita e le osservò con attenzione prima di parlare: «Incontrerete i vostri nipoti, quindi vi dirò qualcosa in merito. Lily e James, vi siete sposati poco dopo la fine della Scuola».
James urlò e saltò dal divano, così velocemente da far pensare che avesse una molla di sotto. «Lily, amore mio! Lo sapevo che alla fine ci saremmo sposati!». L’abbracciò strettissima, senza smettere di urlare frasi non del tutto sensate in cui si capiva a malapena amore e lo sapevo. Lily totalmente scioccata lo lasciò fare e non si oppose neanche quando il ragazzo le strinse la mano voltandosi verso Neville. «Quanti figli abbiamo avuto? A me non dispiacerebbe averne sette! Potremmo creare una squadra di Quidditch proprio come i Wigtown Wanderers!».
«Sì, anche io. E poi potremmo fare delle partite. Ci scommetto che vincerebbero sempre i miei figli!» si esaltò Sirius.
Gli altri li fissavano allibiti.
«Scordatelo! I miei vi batterebbero sempre! Avrebbero il cervello di Lily e la mia bravura nel Quidditch!» strillò James.
Neville dovette trattenersi per ridere o meglio non lo fece perché non vi era nulla di più crudele dei sogni di un giovane stroncati precocemente. Si schiarì la voce e attirò l’attenzione dei ragazzi su di sé. «Mi dispiace deludervi, avete avuto solo un bambino».
James per un attimo apparve deluso, poi si riprese e sorrise. «Non fa niente. Vorrà dire che è sicuramente fantastico! Insomma i geni miei e di Lily concentrati in una sola persona!».
La ragazza aveva raggiunto Alice sul divano e le aveva chiesto a bassa voce di pizzicarla per capire se fosse o meno un sogno. E no, non lo era. A quanto pare non era mai stata così sveglia.
«In effetti sì, vostro figlio Harry è diventato un grande mago» dichiarò Neville, pensando con affetto all’amico.
«E io?» domandò Sirius.
«Che lavoro faccio io? E Lily?» chiese, invece, James.
Neville sospirò e si disse che non poteva rimandare ancora la verità: «Sentite, tutti voi dopo la Scuola siete entrati nell’Ordine della Fenice e le cose non sono andate benissimo».
Il sorriso morì sulle labbra di James e Sirius, che sedettero di scatto e fissarono l’uomo in attesa di sapere qualcosa in più. «Mi dispiace James, ma tu e Lily siete stati uccisi da Voldermort in persona quando Harry aveva un anno. Non so se all’epoca eravate già Auror, ma credo di sì visto che c’era penuria di uomini. E Sirius non ti sei mai sposato». Un silenzio tetro accolse le sue parole. Neville decise di concludere e poi lasciarli il tempo di elaborare tutte le informazioni. «Remus anche tu ti sei sposato». Il giovane sgranò gli occhi sorpreso. «Tuo figlio ha venticinque anni. Insegna Trasfigurazione Avanzata presso l’Accademia Auror. Sei anche nonno di un bimbo di due anni, che porta il tuo nome». Si alzò e si avviò verso l’ingresso della Sala Comune. «Come compagno del settimo anno, James e Lily, avrete vostro nipote Albus. La piccola Lily frequenta il quinto anno insieme a mia figlia Alice. Il più grande dei fratelli Potter, James Sirius, si è diplomato l’anno scorso ed è stato ammesso all’Accademia Auror. Io ho altri tre figli: Frank al sesto anno, Grifondoro; Augusta, una Corvonero del terzo anno e la piccola Aurora di tre anni. Mi raccomando quando avrete a che fare con loro. Vi auguro una buona notte». Lasciò rapidamente la stanza, senza dar loro il tempo di reagire.
«Perché non ci guarda neanche in faccia?» domandò addolorato Frank.
«Non ha detto nulla su di noi! E poi sono io sua madre?» replicò Alice con le lacrime agli occhi. Frank la strinse immediatamente a sé.
«Ma sì che sei tu la mamma» intervenne Lily dolcemente.
«Siamo stati dei genitori così pessimi?» sospirò Frank.
«Non credo» rispose Remus. «Non avrebbe dato i vostri nomi ai suoi figli se no».
«Perché io non mi sono sposato? E alla fine non ha detto perché siamo famosi!» si lamentò Sirius.
Rimasero per un po’ in silenzio a fissare il fuoco, alla fine Remus propose: «Vi va se andiamo a letto? Credo che domani sarà una lunga giornata».
Gli altri annuirono.
Frank, Sirius, James e Remus trovarono quasi subito la camera dei ragazzi del settimo anno. Entrarono silenziosamente per non svegliare i compagni che già dormivano. Frank individuò il primo letto libero e vi si gettò senza proferir parola. Aveva tentato di mostrarsi forte di fronte ad Alice, ma in realtà era molto turbato. Avere tuo figlio a pochi passi ed essere completamente ignorato da lui. Perché? Che cosa era accaduto? Neville non aveva detto loro tutto, ne era certo. Che cosa li aveva nascosto? Lily e James erano morti giovani, ma a loro che cos’era accaduto? Perché Silente aveva detto che quella era un’occasione per Neville, Teddy e Harry? Ora sapeva chi era Harry. Il figlio di Lily e James. La sua occasione era quella di conoscere i genitori a quanto pareva. Teddy, non sapeva chi fosse. E Neville, Neville era figlio suo e di Alice. Qual era la sua occasione? Che accidenti era successo?
Remus, proprio come Frank, scelse un letto e si sdraiò mettendo ben in chiaro con uno sguardo che non voleva discutere in quel momento di quanto era accaduto. L’idea, che non solo era diventato padre, ma persino nonno, Era qualcosa di semplicemente inconcepibile! Quelli come lui non potevano avere figli! Ma cosa gli era saltato in testa? E poi chi era la povera ragazza che aveva deciso di mettersi con lui?
Nel frattempo James aveva gettato un’occhiata veloce ai tre ragazzi che occupavano la stanza e aveva individuato immediatamente suo nipote: non aveva dubbi che fosse lui. I capelli scuri, folti e disordinati erano un marchio dei Potter. E poi gli assomigliava parecchio. Lo indicò a Sirius con orgoglio. L’amico annuì e sorrise.
«Hai sentito tuo figlio ha dato anche il mio nome al suo primogenito».
«Già, James Sirius. Vuol dire che sei stato un bravo padrino. Sono sicuro che tu, Remus e Peter non gli avete fatto mancare nulla a Harry quando io e Lily… insomma hai capito…» replicò James.
«Oh, sarò un ottimo padrino stai tranquillo… o meglio lo sono stato…» disse orgoglioso Sirius. «Ma Remus avrà fatto sicuramente il genitore severo».
«Lily ne sarà contenta» mormorò James.
«Forza andiamo a letto, sono curioso di conoscere la Lily in miniatura».
«A chi lo dici!».
♦♦♦
Lily e Alice, proprio come i ragazzi, non avevano avuto alcuna difficoltà a trovare la loro stanza.
«E se sono ancora sveglie?» sussurrò timorosa Alice.
Lily titubante fissò la porta. «Ci presenteremo come le sorelle Kallagher. A proposito, com’erano i nostri nomi?».
«Selene e Caroline».
«Io sono Caroline, ok?».
«Sì, certo. Entriamo?».
«L’unica alternativa sarebbe dormire qui fuori, ma ci prenderebbero per pazze» replicò Lily mordicchiandosi il labbro.
«Magnifico, allora andiamo» disse Alice, ma lasciò che fosse l’amica a entrare per prima.
La camera era al buio. C’erano cinque letti: tre erano occupati da tre ragazze profondamente addormentate, due liberi che le attendevano.
«Come ti senti?» sussurrò Lily.
«Uno schifo» rispose Alice.
«A chi lo dici… proviamo a dormire almeno un pochino…».
♦♦♦
Severus si sdraiò sul letto dopo aver tirato le tende. La professoressa Elisabeth Shafiq, l’attuale Direttrice di Serpeverde e docente di Incantesimi, era stata molto chiara ed esauriente, nulla a che vedere con quel Grifondoro da quattro soldi che sembrava terrorizzato da loro. Aveva ben quattro compagni di stanza. I nomi, com’è tipico di Serpeverde, checché ne dicessero Paciock e la Preside, erano ben noti: Malfoy e Roockwood su tutti.
Si sentiva terribilmente orgoglioso di quello che aveva fatto, nessun mago era mai riuscito ad andare nel futuro! Sarebbe entrato nella storia accanto a Nicolas Flamel! Senza contare che avrebbe potuto benissimo salvare il Signore Oscuro. Tutto stava nello scoprire il più possibile, non farsi obliviare prima di tornare nel passato e infine riferire ogni cosa al Signore Oscuro. Oh, sì sarebbe stato il più onorato tra i Mangiamorte.
 
Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Ecco il nuovo capitolo! Qui finalmente i ragazzi scoprono un po’ di cose, anche se non tutte. Insomma il povero Neville non è mica pronto ad affrontare una situazione del genere!
Spero che vi piaccia!
Ringrazio coloro che hanno recensito, sapere che la storia vi sta piacendo mi entusiasma molto e mi dà tanta voglia di scrivere.
Se vi va, fatemi sapere che cosa ne pensate di questo ;-)
Al prossimo capitolo ;-)
Carme93

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro ***


Capitolo quarto
 
James aprì gli occhi con la sensazione che qualcosa non tornasse, ma solo quando si mise a sedere e si guardò intorno ricordò gli avvenimenti della sera prima. Non era stato un sogno, allora.
La camera adesso era pienamente illuminata e i ragazzi erano tutti svegli. Il suo cuore accelerò i battiti quando vide suo nipote intento a legarsi le scarpe, ma ancor di più, quando, probabilmente sentendosi osservato, sollevò il capo e ricambiò il suo sguardo. I suoi occhi erano verdi. Verdi, proprio come quelli di Lily. 
«Ciao» disse Albus con un sorriso cordiale.
Beh nemmeno il sorriso l’aveva preso da lui, era timido? Lui di certo non sorrideva in quel modo tanto innocente, o no? Doveva chiedere assolutamente a Sirius e Remus.
«Ciao!» replicò entusiasta saltando giù dal letto e porgendogli la mano. «Io sono Fleamont Evans».
«Piacere». Albus ricambiò la stretta. Una stretta leggera. James cercò Sirius con lo sguardo: bisognava lavorarci con quel ragazzo! Sirius, però, confabulava con Remus. «I tuoi amici ci hanno detto che siete nuovi e che rimarrete con noi per qualche settimana. Io sono il Caposcuola di Grifondoro e sarò felice di farvi da guida. La Scuola è molto grande, vi perdereste dopo due secondi».
Stava sorridendo, non l’aveva detto con cattiveria o con boria, comunque James avrebbe voluto ridergli in faccia: nessuno conosceva la Scuola meglio dei Malandrini e aveva la bruttissima impressione che suo nipote avesse preso solo l’aspetto da lui.
«Ok, grazie» rispose. Comunque tra i due quello che aveva bisogno di aiuto era suo nipote: lo zaino che aveva appoggiato sul letto era troppo pesante per i suoi gusti e, per Merlino, non stava controllando di aver messo tutti i libri della giornata, vero? Doveva insegnare un po’ di cose a quel ragazzo. Assolutamente.
«I miei amici sono Elphias» continuò Albus indicandogli un ragazzo alto, con i capelli castani chiarissimi, gli occhi azzurri, e una lieve peluria chiara sulle guance. A James parve tanto un damerino per come si lisciava la sedicente barba e si caricava uno zainetto di pelle su una spalla. «E Alastor». Un ragazzo di colore, che leggeva febbrilmente una pergamena.
«Io vado, ragazzi. Ci vediamo in classe» annunciò Elphias.
«Non vi aspetta?» chiese James, intenzionato a indagare sulla vita del nipote.
«Lo aspetta la sua fidanzata. Approfitta del poco tempo che ha a disposizione per trascorrere del tempo da solo con lei» rispose Albus scrollando le spalle.
«Non lo può fare dopo le lezioni?».
«Tra i compiti e gli allenamenti? Non è mica facile! Comunque il problema principale è avere un po’ di privacy. Ne approfittano la mattina».
«Allenamenti? Gioca a Quidditch? E tu?». James si rese conto di aver parlato con troppa foga. Albus lo fissò stranito per un attimo, poi alzò gli occhi al cielo.
«Sei un fissato con il Quidditch anche tu? Per un attimo mi hai ricordato mio fratello».
«Fissato con il Quidditch?» ripeté James incredulo, premendosi una mano sul petto. Quello era un incubo! Non poteva essere suo nipote!
Albus ignorò la sua reazione e rispose: «Comunque sì, gioca come Cacciatore. Ti conviene sbrigarti, o farai tardi».
James con una smorfia si alzò dal letto e iniziò a prepararsi, avrebbe voluto insegnare al nipote l’arte dell’arrivare all’ultimo secondo in perfetto ordine o disordine, dipende dai punti di vista, ma Sirius, Remus e Frank erano già pronti e poi voleva assolutamente conoscere la nipotina. Sperando che non fosse come o peggio del fratello. La giornata iniziava decisamente male. Doveva anche vedere Lily: insomma da lei i nipoti dovevano ereditare solo il cervello, non il carattere!
«Ehi tutto bene?» sussurrò a Frank, appena si accorse che aveva gli occhi cerchiati da profonde occhiaie.
«Magnificamente. Non ho chiuso occhio» replicò l’altro sarcastico e con un nervosismo che non gli era consueto.
«Neanche Remus è molto felice» mormorò Sirius, attirando la loro attenzione sull’altro Malandrino.
«E dire che sono io quello che muore giovane» borbottò James.
Sirius gli tirò un pugno sulla spalla. «Va bene sdrammatizzare, ma non esageriamo! Non me lo ricordare in continuazione. E comunque quel Neville non mi piace, non ci vuole dire tutto. Come facciamo? Io in biblioteca non ci vado…».
«Troveremo una soluzione» ribatté James. «Devi anche aiutarmi a dare una raddrizzata a mio nipote».
«Mi sembra un tipo perfettino in effetti. Non iniziare a preoccuparti comunque. Magari è solo un’impressione».
«Non gioca a Quidditch!» disse esasperato James. «Questa non è apparenza!».
«No? Oddio, questo è terribile» commentò sinceramente sconvolto Sirius.
«La smettete di bisbigliare? Attirate l’attenzione» li richiamò Remus, indicando Albus e Alastor. «Stanno aspettando noi».
«Le ragazze ci aspettano giù» disse Alastor.
«Allora muoviamoci!» strillò James, fiondandosi fuori dalla camera e lungo le scale.
La Sala Comune a quell’ora era molto affollata, ma di Lily nessuna traccia. Il ragazzo si voltò deluso verso i suoi compagni.
«Ho detto che ci aspettano qui di solito per andare a fare colazione insieme, ma non che loro sono puntuali» si giustificò Alastor di fronte alla muta lamentela di James.
«Ehi ragazzi, buongiorno!». Un ragazzo moro si avvicinò loro con un sorriso in volto. «Avete visto la novità?».
«Sabato prossimo si andrà a Hogsmeade» strillò alle sue spalle una ragazza dai lunghi capelli rossi, occhi azzurri e lentiggini in volto. «E Albus, mi sono dimenticata di dirti che ieri la nonna ha mandato questi».
Albus prese al volo il sacchettino che la ragazza gli lanciò.
«Caramelle mou fatte in casa!» disse felice il ragazzo. «Come mai le ha inviate a te?».
«Non a me, sennò ve le avrei date subito, no? A Lucy, ma ci siamo viste solo ieri sera» spiegò la ragazza. «Sono le sue preferite. La nonna gliele ha mandate perché ha preso una E».
«Lucy ha preso una E, dove?» chiese una ragazza appena apparsa al loro fianco. A parte il trucco e l’aria un po’ più da donna, aveva gli stessi capelli rossi, lentiggini e occhi azzurri dell’altra. Solo la carnagione era molto più chiara. Comunque James se ne dimenticò alla vista di Lily, che abbracciò all’istante. Rispetto alla sera prima, però, la ragazza non fu particolarmente accondiscendente e l’abbraccio si interruppe quasi subito.
«Piano, Jam- Fleamont» si corresse subito.
«Noi siamo le sorelle Kallagher» intervenne Alice in suo aiuto. «Io sono Selene e lei è Caroline». Si era subito avvicinata a Frank e percepito la sua tensione.
«Loro sono Rose Weasley» disse Lily indicando la rossa. «E lei è Cassy Cooman». Cassy era una ragazza bionda e decisamente formosa. Remus dovette dare una gomitata a Sirius per evitare qualche figuraccia fin da principio.
Dopo che anche Sirius si fu presentato con il suo nome falso, James gettò un’occhiata eloquente a Lily. «Io sono Fleamont, gemello eterozigoto di Peter. Anche noi abbiamo fatto conoscenza dei nostri compagni: Albus e Alastor».
Lily aveva già adocchiato il ragazzo, come avrebbe potuto non riconoscerlo? Sembrava James, certo con lineamenti un po’ più delicati.
«Nuovi studenti?» chiese l’altra ragazza dai capelli rossi.
«Sì. Allora ragazzi, vi presento mia cugina Roxanne…» disse Albus.
«È anche mia cugina» lo interruppe Rose.
«E preferisco essere chiamata Roxi» aggiunse la diretta interessata.
«Sì, ok. Roxi. E lui è Frank. Sono al sesto anno» disse Albus.
«Io sono Simon White» si presentò Remus.
«E io Oliver Burns» mormorò Frank, stringendo con forza la mano di Alice. Il ragazzo che aveva il suo stesso nome, era loro nipote ne era certo. E l’aveva compreso anche la ragazza. Non gli assomigliava quanto Albus assomigliava a James, ma mancava poco. E con un moto d’orgoglio, a differenza dell’amico, notò la spilla da Prefetto che luccicava sul petto del ragazzo.
«Gretel?» chiese Albus.
«È già scesa, doveva parlare con Finch-Fletchley» rispose Roxi. Anche lei era un Prefetto.
«Allora andiamo anche noi. Abbiamo Pozioni la prima ora» disse Frank palesemente affranto.
«Non ti piace Pozioni?» chiese Oliver-Frank. La sua voce era ferma fortunatamente, ma voleva avere la possibilità di conoscere il nipote, soprattutto alla luce dello strano comportamento del figlio.
«No» borbottò il ragazzo.
«Perché non l’hai mollata quest’anno?» chiese Alice. Gli altri erano andati avanti comprendendo la situazione. Con loro era rimasta solo Roxi.
«Oh, gliel’ho ripetuto un milione e una volta. Per colpa sua mi tocca seguirla anche a me. Mcmillan è così felice!» ironizzò Roxi.
«Mia madre» borbottò Frank in risposta.
Per un attimo Oliver-Frank pensò alla sua di madre, Augusta Paciock, e si chiese se il figlio avesse sposato una persona simile… cioè con lo stesso carisma… insomma voleva bene alla sua mamma, ma era meglio non contraddirla ecco…
«Sicuramente l’avrà fatto perché ritiene che sia importante per il tuo futuro… in fondo il M.A.G.O. in Pozioni è richiesto per molti lavori…» tentò gentilmente Alice.
«In realtà so già quello che voglio fare dopo la Scuola. In effetti Pozioni potrebbe servirmi, ma non è indispensabile…» spiegò Frank.
Non ebbero il tempo di porre altre domande, perché avevano raggiunto la Sala Grande. Era tutto come sempre, come se non fossero trascorsi una sessantina di anni. A parte i volti degli studenti e dei docenti. Con eccezione della McGranitt naturalmente.
Remus si accostò a Frank e fece in modo di lasciar andare avanti gli altri tre: «Dillo tu ad Alice dopo: cerchiamo di scoprire il più possibile. Stasera ci incontreremo in un posto sicuro, quando tutti saranno andati a letto. Ok?».
«Ok» replicò Frank.
«Attenti!». Il richiamo di Roxi arrivò appena in tempo. Si spostarono prima di essere colpiti da… che cos’era quella cosa marrone, che aveva preso in pieno quattro ragazze dietro di loro?
«Goyle, sei morto!» urlò una di loro. Tutti si voltarono dalla loro parte, ma i più non parvero sorpresi. A quanto pare il tutto rientrava nella normalità.
«Potter, non ho fatto nulla» replicò un ragazzo grosso e corpulento, fiancheggiato da altri due compagni. Tutti e tre Serpeverde.
«Cioè fango? Non credi di essere ridicolo?» sputò un’altra ragazzina.
Tre delle quattro colpite avevano estratto la bacchetta. «Di prima mattina? Potter, Paciock, Corner, Goyle, Mcnair e Moran posate quelle bacchette per Merlino e andate a fare colazione… prima che arrivino i vostri Direttori!». A parlare era stata una donna giovane e tutto sommato non sembrava minimamente autorevole.
«Me ne occupo io» disse il ragazzo biondo della sera prima e straordinariamente una sua sola occhiata fu sufficiente ad allontanare i Serpeverde.
«Grazie, Scorpius».
«Di nulla, professoressa Dawson» rispose il ragazzo.
«Scorp, lo sai che non avevamo bisogno di aiuto, vero?» chiese quella che a quanto pare era la piccola Lily Potter.
«Naturalmente. Ma non volevo veder scorrere sangue di prima mattina» rispose il biondo ridendo e poi raggiunse Albus e gli altri ragazzi del settimo anno.
Oliver-Frank e Remus all’unisono cercarono lo sguardo di James, che era fuori di sé.
«A quanto pare Lily è tutta James, ma Albus è amico di un Malfoy» costatò Remus.
«Dobbiamo portare James in infermieria?» chiese Oliver-Frank.
«Forse… e se poi scopriamo… che so… che l’infermiera non è più Madama Chips ma Narcissa Malfoy?». Nessuno dei due rise, al quel punto potevano aspettarsi di tutto.
«Morirebbe sul colpo» ribatté Oliver-Frank.
«Comunque tua nipote è anche un bel tipetto» aggiunse Remus andando a sedersi vicino agli altri due Malandrini. Sirius tentava di tranquillizzare uno scioccatissimo James.
«Noi siamo le Malandrine» annunciò la piccola Lily. Al che tutti fecero una fatica enorme a non voltarsi verso James. «Io mi chiamo Lily Luna Potter» disse la ragazzina facendo un finto inchino. «Lei è Alice Paciock, poi abbiamo Elisabeth Corner e Gabriella Jefferson».
«È carina» sussurrò Alice a Frank.
«Già. Chissà com’è la bambina che porta il nome di mia mamma».
La colazione trascorse tranquillante, o almeno per quanto si possa parlare di tranquillità al tavolo dei Grifondoro e con la presenza di ben due bande di Malandrini.
«Avete anche voi Trasfigurazione?» chiese James ad Albus.
«Sì» rispose Albus recuperando lo zaino.
«Andiamo non voglio arrivare in ritardo» mormorò Alastor.
«Felpato» sussurrò un James palesemente stressato. «Ricordami l’ultima volta che sono arrivato in anticipo a una lezione».
«Chiedilo a Lunastorta. Che vuoi che ne sappia io» replicò Sirius.
«Non fare domande stupide» borbottò immediatamente Remus. «Vedete di sedervi con altri ragazzi e cercate informazioni».
«Lunastorta, ci hai appena detto di non seguire la lezione?».
«Tanto so che non lo fareste, almeno vi renderete utili in qualche modo» replicò Remus, sedendo, una volta raggiunta l’aula, al primo banco accanto a una ragazza di Corvonero. Albus era anche al primo, insieme ad Alastor.
«Volevo sedermi vicino a mio nipote» sbuffò James. «Come gli spiegò come sfruttare al meglio le lezioni?».
«Siediti vicino alla cugina intanto. Prima sappiamo quello che vogliamo sapere poi raddrizzerai tuo nipote» replicò Sirius svolazzando verso Cassy Cooman, che sembrò felice delle sue attenzioni.
James scrollò le spalle e decise di fare il carino con Rose.
«Non ci provare» lo fermò subito lei. «Fleamont, giusto? Sono fidanzata. Con Scorpius Malfoy e se lui mena forte, io meno ancora più forte. Quindi attento a quello che fai. Sono stata chiara?».
«Cristallina» si ritrovò ad ammettere James. «Però io mi secco di seguire la lezione, almeno facciamo qualcosa per non annoiarci».
«Cominci a starmi simpatico, ma io ho un’idea migliore» replicò lei con un sorriso malandrino. Oh, sì non aveva dubbi: era un sorriso malandrino. Nel frattempo l’insegnante, un uomo di colore, era entrato in aula. Rose tirò fuori un dolcetto, che a James parve del semplice torrone, e gli diede un morso. In pochi secondi sotto i suoi occhi iniziò a perdere sangue dal naso.
«Professore» strillò realmente spaventato. Che cavolo aveva fatto?
L’insegnante non sembrò minimamente colpito, ma quasi infastidito. «Signor Evans, sia così gentile da portare in infermieria la signorina Weasley».
Alcuni studenti sembravano addirittura divertiti dalla scena, altri annoiati, altri infastiditi come il professore. Tra questi anche Albus.
Il sangue continuava a colare copiosamente dal naso, così James non perse tempo e la trascinò in infermieria. Non c’era la vecchia e burbera Madama Chips, ma una giovane donna davvero carina.
«Wow, e lei chi è?».
L’infermiera arrossì, mentre si affrettava ad aiutare Rose. «Sono la medimaga Charis Williamson». Fortunatamente impiegò solo pochi secondi a fermare l’epitassi, ma non sembrava per nulla contenta. «Allora Rose, che compiti non hai fatto stamattina?».
«Non ne ho fatto nessuno» rispose la ragazza con una scrollata di spalle. «Ma Schacklebolt mi aveva avvertito che non avrebbe accettato altre scuse stupide, così ho pensato bene di saltare la sua ora e copiare i compiti delle altre materie».
«E da chi li copi?» chiese perplesso James.
«Sai che devo fare rapporto al professor Paciock?» domandò, invece, l’infermiera.
«Ma sei così buona» mormorò Rose, facendo gli occhioni dolci.
«Rose, io non…».
«E dai, ti prego, solo per questa volta…».
«Lo dici ogni volta» ribatté la donna. «Va bene, ma non lo fare più, ok? Lo sai che la McGranitt mi ucciderebbe se lo sapesse?».
«Ma tanto zio Neville non ti metterebbe mai nei guai!» replicò Rose con fare indifferente.
«Non dovresti chiamarlo zio a Scuola» brontolò la donna. «Almeno evita di andare in giro e rimani qui. E soprattutto fai sul serio i compiti» aggiunse, raggiungendo il suo ufficio.
«Come hai fatto?». James doveva ammettere di essere ammirato.
«Torrone sanguinolento. Tutti lo conoscono…».
«Vengo dall’Oceania» borbottò James, sperando che fosse abbastanza lontana.
Rose non sembrò molto convinta. «Dovrò dire a mio zio George di aprire una figliale da quelle parti. Chissà quanti poveri studenti non posso usufruire delle sue invenzioni grandiose… Ora, devo copiare i compiti scusami… comunque li ho fregati ad Albus durante la colazione».
«Non hai paura della sua reazione?».
«Di Al? Ma no… Mi urlerà contro e quando si renderà conto che non lo sto ascoltando, si rassegnerà…».
James rimase in silenzio per un po’, finché non decise che quello era il momento migliore per cercare delle risposte. «Mi è apparso che tuo cugino se la tiri un po’ troppo… una specie di figlio di papà, o sbaglio? Insomma chi sarà mai suo padre?».
Rose mollò i compiti e lo fissò incredula. «Stiamo parlando di Albus?».
«Perché quanti altri cugini hai?» provò a conversare James, anche se voleva solo una risposta alla sua domanda.
«Nemmeno ti immagini quanto sia grande la mia famiglia» replicò ella. «Mi sembra strano quello che dici di Al… Credo che tu sia la prima persona che dica una cosa del genere… oddio, tutti si aspetterebbero un ragazzo borioso, visto chi è suo padre… ma lui non lo è, anzi… Ma l’Oceania è davvero così lontana? Come fai a non conoscere il padre di Al? Mio zio Harry è l’uomo più conosciuto d’Inghilterra, se non dell’Europa stessa».
Ah, sì? Suo figlio era così importante? James iniziò a entusiasmarsi. «L’Oceania è lontanissima… figurati siamo indietro di sessant’anni!».
«Addirittura?» commentò sorpresa Rose. «Comunque mio zio Harry è famoso per aver sconfitto Lord Voldermort».
Per un attimo James pensò che stesse scherzando, ma la ragazza era serissima. Poteva svenire? Insomma suo figlio aveva sconfitto il mago più potente di tutti i tempi!
«Ora scusa, ma ho da fare. Qualunque cosa tu voglia sapere su mio zio, sono stati scritti libri su libri» tagliò corto Rose e tornò al suo tema. Con grande frustrazione di James non rispose a nessun’altra domanda.
 
Angolo autrice:
Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo!
Ringrazio coloro che seguono la storia e chi recensito, mi fa molto piacere conoscere il vostro parere e mi stimola ad andare avanti ;-)
Questo capitolo racconta una parte del primo giorno. Ho deciso di suddividere il primo impatto dei ragazzi con la nuova situazione in due parti, perché mi sono resa conto che in caso contrario questo capitolo sarebbe venuto lunghissimo.
Ma spero che la decisione non vi dispiaccia, anche se dovrete attendere ancora qualche giorno prima di sapere che fine ha fatto Piton e come hanno trascorso la giornata gli altri (soprattutto Frank e Alice, perché sono loro, insieme a James e Lily, ad avere direttamente a che fare con i nipoti… almeno al momento…).
A presto,
Carme93

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Capitolo 6
*** Capitolo quinto ***


Capitolo quinto
 
Severus sospirò: quella classe era piena di idioti, ma il professore batteva tutti! E quell’uomo avrebbe dovuto aiutarlo o addirittura distillare da solo la Pozione del Tempo? Li avrebbe avvelenati! A suo parere non valeva uno zellino. Il distillato della Morte Vivente, Lumacorno a loro l’aveva spiegato al sesto anno! Com’era indietro quella classe! La sua pozione era perfetta, ma il professore aveva storto la bocca passando accanto al suo tavolo. Aveva avuto la netta sensazione di essere lui stesso il problema e naturalmente non la pozione. Ernie Mcmillan era un uomo abbastanza giovane, proprio come Paciock, dimostrava poco più di quarant’anni. Era possibile che fosse stato suo alunno e l’avesse trattato male? Per quanti anni aveva insegnato a Hogwarts?
Per fortuna la lezione stava per finire. A seguire il corso era una ventina di studenti. Troppi per i suoi gusti: la metà di loro non avrebbe dovuto neanche superare i G.U.F.O. Per quello che aveva potuto capire, Mcmillan accettava nelle sue classi M.A.G.O. gente che aveva preso a malapena O agli esami.  Solo due ragazze erano riuscite a ottenere un Distillato quasi perfetto: una Corvonero e una Serpeverde, avrebbe potuto chiedere a lei aiuto. Dopo aver conosciuto alcuni suoi compagni quella mattina, aveva dovuto ricredersi e l’entusiasmo e la sicurezza della sera prima erano venuti meno: il nipote di Lucius Malfoy, Scorpius, se la faceva con i Grifondoro e sembrava non aver la minima consapevolezza dell’antico e nobile lignaggio della sua famiglia. Era una delusione. E lo stesso discorso valeva per Thomas Roockwood: un emerito idiota.
«Ottimo, Wilkinson e Wilson, trenta punti ciascuno. Avete fatto un buon lavoro». Entrambe le ragazze sorrisero soddisfatte, si erano appena guadagnate una E probabilmente.
Severus non fece commenti per essere stato ignorato, se avesse potuto non avrebbe nemmeno considerato un uomo come quello. Appena suonò la campanella, avvicinò la Wilkinson. Aveva bisogno di informazioni e le avrebbe ottenute. «Ciao. Sono nuovo. Mi chiamo Paul Prince».
La ragazza sembrò colpita e smise di mettere in ordine i libri nello zaino. «Ehm… piacere… Io sono Arya Wilkinson».
«Sei brava in Pozioni».
«Mi piace studiare» bofonchiò ella, visibilmente a disagio.
Che razza di risposta era? Non sembrava molto sveglia in quel momento, ma aveva realizzato un ottimo Distillato della Morte Vivente, doveva pur essere intelligente! Oh per Merlino, dov’era finito! «Anche a me» disse sentendosi infinitamente stupido.
«Prince, io e te dobbiamo parlare. Lascia andare la signorina Wilkinson» lo richiamò Mcmillan.
Lasciarla andare? Neanche l’avesse incatenata al tavolo!
«E chi la trattiene?» ribatté aspro Piton. «Stavo cercando di fare amicizia» aggiunse. Da Malfoy, che almeno era un Prefetto, aveva saputo che Mcmillan era il Direttore di Tassorosso e i Tassorosso si commuovono facilmente.
«Modera il tono quando parli con me» sibilò l’uomo, mentre Arya usciva dalla classe. A quanto pare la teoria sui Tassorosso sempre e comunque buoni, aveva la sua eccezione. D’altronde il comportamento dell’uomo durante quelle due ore era stato inequivocabile.
Con suo enorme fastidio, anche James, Sirius, Remus, Frank e Alice seguivano Pozioni. La presenza di Lily, invece, non lo infastidiva. Mai. Comunque in quel frangente lo metteva terribilmente a disagio.
«Chiudete la porta» ordinò seccamente il professore. Alice obbedì e poi il gruppetto si riunì intorno alla cattedra.
«La professoressa McGranitt mi ha raccontato ogni cosa» principiò il professore visibilmente nervoso.
Piton sbuffò: non ci voleva un genio per capire che la vecchia gli avrebbe raccontato ogni cosa. Figuriamoci che per evitare troppe domande, tutti gli insegnanti erano stati avvertiti dell’arrivo dei nuovi studenti prima dell’inizio delle lezioni!
Mcmillan lo guardò male. «Geniale decidere di distillare una Pozione Oscura» sibilò sarcastico.
«Decisamente geniale, visto che ci sono riuscito» replicò Piton. Il professore sembrava pronto a urlargli contro, ma il ragazzo decise di precederlo. «Mi dica, professore, sono stato suo insegnante?». Gli aveva impedito di fare domande alla Serpeverde, allora le avrebbe fatte a lui.
Mcmillan si irrigidì, conseguentemente Piton capì di aver compreso bene ancor prima che gli rispondesse. «Sì, sei stato il mio insegnante».
«Che cosa insegnava Mocciosus?» domandò Sirius curioso.
«Black, non mi chiamare in quel modo» disse Piton estraendo la bacchetta. Prevedibilmente James e Sirius fecero altrettanto. Ciò che li sorprese fu la reazione dell’insegnante, che li disarmò senza proferir parola.
«Dubito, che foste abituati a comportarvi così di fronte a un insegnante nel passato e vi assicuro che le regole di Hogwarts non sono cambiate! Farò rapporto ai vostri Direttori e spero che vi daranno una punizione adeguata… per quanto mi riguarda il tempo che dovrò trascorrere con voi per realizzare la Pozione del Tempo sarà già troppo!».
Nessuno osò replicare, così Mcmillan decise di rispondere alla domanda di Sirius. «Ha insegnato Pozioni da quando il professor Lumacorno è andato in pensione. Credo sia accaduto verso la fine del 1979 o nel 1980. Non conosco la data precisa. Ha insegnato questa materia fino al mio sesto anno, quando finalmente il Preside Silente gli ha concesso di assumere la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure».
«Che cosa? Ma lui è un Mangiamorte! Silente non avrebbe dovuto farlo neanche entrare a Hogwarts! Com’è possibile?! Era il braccio destro di Voldermort! Il suo più fidato! Ce l’ha detto la McGranitt!» sbottò Sirius.
«Un attimo, un attimo» intervenne, invece, James. «Lui è stato insegnante di mio figlio?» domandò fuori di sé.
«Io e Harry siamo dello stesso anno, ma siamo stati smistati in due Case diverse» rispose Mcmillan.
«Sei hai fatto del male a mio figlio…» minacciò James, mentre Remus e Frank tentavano di tranquillizzarlo.
«Diciamo che ne ha fatto un po’ a tutti… a eccezione dei Serpeverde s’intende… È stato il loro Direttore» raccontò Mcmillan, notando la luce folle negli occhi di James e Sirius aggiunse: «Harry gli ha sempre tenuto testa, state tranquilli».
James sembrò tornare a respirare e i compagni poterono smettere di trattenerlo.
«Figuriamoci se mio figlio si sarebbe mai fatto mettere i piedi in testa da uno come lui» ringhiò.
«In realtà le cose sono molto più complicate» borbottò pensieroso Mcmillan. «Harry ne sa molto di più, naturalmente. Comunque Silente ha assunto Piton nel momento in cui ha deciso di diventare una spia per l’Ordine della Fenice… non so perché… comunque la sua abilità in Occlumanzia è tale che è riuscito a ingannare persino Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. L’anno in cui è stato Preside è stato un incubo per tutti gli studenti» si fermò e dal suo viso tutti compresero che non erano bei ricordi quelli che li erano tornati in mente. «Gli sono stati affiancati due Mangiamorte, i fratelli Carrow. Erano spietati e adoravano utilizzare la Maledizione Cruciatus sugli studenti e picchiarli. Harry ha detto che Piton ha tentato di limitare i danni per tutto il tempo. Se lo dice lui, ci credo. Ma io ero qui quell’anno… e non lo dimenticherò mai…».
«Mio figlio?» chiese Lily apprensiva, mentre Alice le stringeva forte la mano.
«Harry non è tornato a Scuola. Sarebbe stato assurdo, se l’avesse fatto. Era il ricercato Numero Uno. Lo volevano morto. È tornato solo alla fine dell’anno e allora abbiamo combattuto».
«E nostro figlio?» chiese Frank facendosi forza.
Mcmillan aggrottò la fronte e rispose laconico. «Neville ha guidato la resistenza. Noi non sapevamo che Piton fosse dalla nostra parte… Erano trascorsi pochi mesi dalla morte di Silente… Noi lo odiavamo, quindi. Non eravamo pronti però… avevamo paura… se non fosse stato per Neville, Ginny e Luna…». Per un momento sembrò che l’uomo si fosse dimenticato della loro presenza e si fosse perso nei ricordi. Si riscosse e notò i loro sguardi scioccati. «Scusate, ho parlato troppo».
«Ma noi vogliamo sapere» obiettò flebilmente Remus.
«Che senso ha? Appena la pozione sarà pronta, tornerete nel vostro tempo e prima che ciò accada naturalmente sarete obliviati. Non sarebbe meglio che trascorreste questo periodo in tranquillità? Sono avvenute cose molto brutte in passato, non ha senso che voi le sappiate in anticipo… dovrete viverle e sarà più che sufficiente…».
La discussione era chiusa: il professore non rispose più a nessuna delle loro domande. Il resto del tempo trascorse in un monologo di Piton che elencò gli ingredienti necessari per la Pozione del Tempo e i passaggi più importanti per la sua realizzazione.
I ragazzi, però, non potevano far a meno di pensare a quanto avevano sentito. Quando finalmente ebbero il permesso di andar via, James avrebbe voluto subito trovare altre risposte. Solo Sirius, però, acconsentì a seguirlo per la Scuola alla ricerca di qualcuno da interrogare. Alice, Remus e Lily preferirono recarsi in biblioteca prima del coprifuoco sia per fare i compiti (idea non condivisa dai due Malandrini che si ritenevano in vacanza) sia per trovare qualche libro di storia contemporanea. Frank a sorpresa disse che preferiva rientrare in Sala Comune. Naturalmente gli dispiaceva lasciar da sola Alice, ma a pranzo aveva visto suo nipote giù di corda e sperava di poterlo aiutare. Ebbe fortuna: lo trovò immediatamente, era seduto vicino al caminetto insieme a Roxi e una ragazza bionda. Si avvicinò e dopo aver salutato, quest’ultima si presentò come Gretel Finnigan. Sedette accanto a loro senza sapere come attaccare discorso, ma a quanto pare quella era la sua serata fortunata.
«Devo andare… la ronda tocca a me stasera…» borbottò Roxi visibilmente annoiata.
«Io vado a letto. Scusa Frank, ma mi fa troppo male la testa. Me lo fai tu il tema?» disse, invece, Gretel.
«L’ultima volta Schacklebolt se n’è accorto, però e l’ha detto a mio padre» borbottò Frank, preoccupato.
«L’avevi fatto troppo bene… Insomma ho superato i G.U.F.O. per puro miracolo… Solo Merlino sa, come ho fatto a prendere O».
«Hai studiato» disse con fare ovvio Frank, ma l’amica aveva già raggiunto le scale del Dormitorio femminile.
Oliver-Frank vide il nipote sospirare e tornare al suo tema.
«Sei bravo in Trasfigurazione?» buttò lì, tanto per rompere il ghiaccio.
«Me la cavo abbastanza bene, grazie» replicò il ragazzo con un lieve sorriso.
«E qual è la materia che ti piace di più?».
«Storia della Magia».
Fissò il nipote per un attimo chiedendosi se fosse serio o meno, ma dovette optare per la prima opzione.
«Ti hanno detto che mio padre è il professore di Erbologia, vero?» fraintese suo nipote. «Mi piace molto come materia e me la cavo bene, però non è quella che preferisco in assoluto… e comunque mio padre non fa preferenze» si affrettò a spiegare.
«Oh, ne sono convinto, tranquillo! Ero sorpreso, perché quasi a nessuno piace Storia della Magia…».
«Infatti siamo solo una decina in classe… Tutti gli altri hanno abbandonato» replicò Frank con un sorriso imbarazzato.
«Ho visto che eri parecchio abbattuto a pranzo» decise di arrivare al sodo Oliver-Frank. «Come mai?».
Il ragazzo scrollò le spalle. «Niente di grave, tranquillo. Ho solo fatto esplodere l’ennesimo calderone… Ormai ci ha fatto l’abitudine anche il professore… È che il livello M.A.G.O. è troppo difficile per me…».
«Hai provato a spiegarlo ai tuoi genitori?» chiese Oliver-Frank percependo stranissima quella domanda. Si stava comportando come un normale diciassettenne, com’era giusto che facesse, ma lui non era normale: stava parlando con suo nipote! Non sapeva ancora com’è essere padre e forse era stato anche pessimo in quella veste, visto che ora suo figlio lo evitava, ma tentava di consigliare egualmente suo nipote.
«Sì» rispose laconico. Era evidente che non voleva parlarne e cercava un modo di cambiare argomento in modo cortese.
«E non ti hanno ascoltato?».
«Sì… diciamo che Mcmillan stesso ha detto a mio padre che non era il caso… forse ha parlato con mia madre anche… solo che quando si fissa… non cambia idea facilmente. Mia sorella dice che non mi so imporre… in effetti non le so dire di no… il problema è questo, mi ha fatto una predica lunghissima e alla fine per farla smettere ho acconsentito, ma mi sono pentito enormemente… lei ci tiene un sacco che io e le mie sorelle andiamo bene a Scuola… Era contentissima quando sono stato nominato Prefetto, anche lei lo è stata a Scuola… Scusa, ma dovrei fare il tema di Trasfigurazione…».
Oliver-Frank si sentì molto come James, ma non riuscì a trattenersi: «Ma tuo padre? Lui non l’hai nominato…».
«In verità né lui né mamma hanno superato il loro G.U.F.O. in Pozioni… In effetti mio padre non mi dice mai troppo in merito, perché lui era un completo disastro… Era molto soddisfatto quando ha visto che sono riuscito a prendere O».
«Lui è stato Prefetto?». Era troppo bramoso di conoscere il figlio, da non rendersi conto in tempo di essere stato troppo precipitoso.
«Perché mi fai tutte queste domande?» chiese sospettoso suo nipote.
«Curiosità… sai, Mcmillan ci ha raccontato qualcosa di quando andava a Scuola e mi ha incuriosito molto… non ho avuto ancora lezione con tuo padre, ma mi è sembrato un uomo… pacato… invece dalle parole del professore mi è sembrato completamente diverso… un combattente». Era un pessimo bugiardo e improvvisatore. Ecco perché sua madre capiva sempre quando mentiva!
Frank non parve convinto. «Strano, né mio padre né zio Harry sono inclini a parlare della guerra… sicuramente, ti riferisci a quella no? E che io sappia neanche Mcmillan e Finch-Fletchley. A nessuno piace parlarne… soprattutto con noi ragazzi… Comunque sì, mio padre è stato molto coraggioso all’epoca, mia nonna lo dice sempre… è molto orgogliosa di lui… Ma mio padre mi ha detto che è stata la necessità a tirar fuori il meglio di lui… non è un combattente, non gli piace esserlo… sennò sarebbe un Auror come zio Harry, no? Cioè intendo Harry Potter… E no, non è stato Prefetto. Ha sempre avuto molte difficoltà a Scuola, per questo è molto comprensivo nei nostri confronti… è consapevole che ognuno ha i suoi tempi per imparare e crescere…».
«Ok, grazie. E scusa se mi sono impicciato… sono molto curioso di natura» mentì.
«Tranquillo» borbottò Frank.
«Allora buon lavoro» disse Oliver-Frank. Tirò un sospiro di sollievo solo una volta fuori dalla Sala Comune. Era stato un imbecille! Ed era anche in ritardo per l’appuntamento con gli altri. James e Sirius l’avrebbero appeso a testa in giù.
 

Angolo autrice:
Ciao a tutti! Ecco il nuovo capitolo ;-) Spero di non deludervi ;-)

Vi auguro una buonanotte,
Carme93

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Capitolo 7
*** Capitolo sei ***


Capitolo sei
 
Fortunatamente James e Sirius non l’avevano appeso a testa in giù pensò con una punta di sollievo Frank, il problema, però, è che erano tutti immusoniti e persi nei loro pensieri. «Che succede?» domandò titubante. Che cosa si era perso?
James e Sirius erano palesemente imbronciati; Remus aveva un’espressione grave in viso e fissava un punto indeterminato vicino ai suoi piedi; Lily e Alice erano visibilmente preoccupate. Quest’ultima gli fece segno di sedersi accanto a lei.
Avevano deciso di incontrarsi nella Stanza delle Necessità, come facessero i Malandrini a conoscere tutti i segreti della Scuola non l’avrebbe mai capito probabilmente… Fece come gli aveva detto la sua ragazza, in trepidante attesa di una spiegazione.
«Allora ricapitoliamo quanto abbiamo scoperto fino questo momento?» propose titubante Alice.
«Io e James siamo morti giovani, uccisi da Voldermort in persona il 31 ottobre 1981. Quella notte sarebbe dovuto morire anche nostro figlio, ma è accaduto qualcosa che ha portato Voldermort a scomparire… Non ho capito bene che cosa… Molti ancora non sanno spiegarselo… Comunque, da quel momento Harry è diventato famoso come il Bambino Sopravvissuto. È stata la prima persona a sopravvivere all’Anatema che Uccide…».
«E queste informazioni dove le hai prese?» chiese sorpreso James.
Lily inarcò un sopracciglio: «Lo sai che in biblioteca ci sono tutti i vecchi numeri della Gazzetta del Profeta. Io, Remus e Alice siamo andati a tentoni… Non dovevano essere trascorsi molti anni dal nostro diploma… almeno così abbiamo immaginato… e una notizia come la caduta di Voldermort non poteva certo non essere in prima pagina per giorni!» spiegò concitata, poi tentennò e fissò i Malandrini: «Dopo la caduta di Voldermort è accaduta un’altra cosa grave…» s’interruppe e distolse lo sguardo dai ragazzi.
«Che cosa? Non teneteci sulle spine!» strillò James. «Lunastorta non dici nulla?». Remus, però, continuava a tenere lo sguardo fisso a terra.
«Sirius…» iniziò Lily, torcendosi le mani, incapace di aggiungere altro.
«Secondo i giornali, Sirius, tu hai tradito Lily e James e il primo novembre hai ucciso Peter e almeno una quindicina di Babbani che hanno avuto la sfortuna di essere nella stessa strada in cui vi siete scontrati». A parlare era stato Remus, teneva ancora lo sguardo fisso a terra e il suo tono era stato freddo e distaccato.
Per un terribile attimo James pensò che il cuore avrebbe smesso di battergli, rimase bloccato sul divano scarlatto che lui stesso aveva chiesto alla Stanza affermando di volere un posto sicuro e comodo dove poter parlare.
«Stai scherzando?» mormorò turbato Sirius. Un sorriso incredulo tentò di farsi spazio sul suo viso, ma sparì alla vista delle espressioni degli altri.
«No, è quello che c’era scritto. Di Peter non è rimasto nient’altro che un dito… Hai fatto esplodere la strada e compiuto una strage. Alla madre di Peter è stato consegnato un Ordine di Merlino alla memoria» raccontò Lily.
«No, no, no…». Sirius scosse la testa con foga e si alzò dal divano. «James, credimi… Remus… credetemi… io non vi tradirei mai… mai… ve lo giuro…». Si mise una mano in faccia e sospirò.
«Che altro avete trovato? Siete andati avanti nella lettura? Magari a distanza di un anno… non so… magari è uscita qualche nuova prova o testimonianza e Sirius è stato dichiarato innocente…» tentò Frank. Le sue parole permisero a James di respirare di nuovo regolarmente.
«Sì, hai perfettamente ragione! Sono sicuro che è stato solo un errore! Il Ministero voleva un caprio espiatorio e l’ha trovato in Sir!» di James prima di alzarsi a sua volta e abbracciare Sirius.
Anche Remus scattò all’in piedi. «Non abbiamo avuto il tempo di andare avanti nella ricerca, perché Albus e Alastor sono venuti a chiamarci per andare a cenare insieme. Abbiamo smesso subito per non insospettirli. Perdonami Sirius, se ho creduto a uno stupido giornale… è che stanno succedendo troppe cose…».
«Domani cercheremo ancora» promise Lily, mentre i Malandrini si abbracciavano come tante volte li aveva visti fare. Mancava solo Peter.
«Voi che avete scoperto?» chiese Alice a Sirius, James e Frank.
«Niente, nessuno ha voluto rispondere alle nostre domande, ci guardavano come se fossimo matti!» si lamentò Sirius.
«Concordo» sospirò James e poi scrutò Lily per qualche secondo. «Tuo nipote ti assomiglia molto. Non gioca a Quidditch ed è un secchione!» comunicò amareggiato.
Un leggero sorriso apparve sul volto della ragazza, che si alzò, raggiunse il loro divano, spinse via Sirius ignorandone le lamentele, e sedette vicino a James.
«Albus mi ha raccontato che Lily e Alice sono le battitrici di Grifondoro e tua nipote spera di diventare Capitano l’anno prossimo. In più ho scoperto che fra pochi giorni ci sarà la prima partita del Campionato: Grifondoro contro Serpeverde». Gli occhi di James si illuminarono. «Hanno davvero qualcosa di entrambi, come desideravi. Anche Albus, James, ha qualcosa di te… e non mi riferisco solo all’aspetto…».
«E cosa?».
Lily gli accarezzò una guancia e rispose: «Il calore e la sincerità con cui tratta i suoi amici… non ci avevo mai fatto caso… insomma per me siete sempre stati una banda di scalmanati, a eccezione del povero Remus naturalmente… ma poco fa, vedendovi abbracciati ho capito… il bene che vi volete va al di là di ogni parola…».
«Io ho scoperto che vostro figlio Harry è diventato un Auror. Per un motivo che non ho compreso mio nipote lo chiama zio».
James aggrottò la fronte. «Strano… Rose Weasley ha usato lo stesso appellativo per Neville» disse e raccontò loro della breve conversazione in infermieria.
«Magari abbiamo avuto anche una figlia e Harry l’ha sposata» disse con gli occhi che le brillavano Alice.
«Oh, sarebbe bellissimo» ammise Lily, ricambiando l’abbraccio della sua migliore amica.
«Non ci resta che scoprirlo» sospirò James.

♦♦♦
 
«Rose Weasley segna! 50 a 40 per Grifondoro!» strillò il cronista, che Albus aveva loro presentato come Edward Zabini, un Tassorosso.
«Lily vola in modo eccelso! Si vede che è mia nipote» sussurrò James a Sirius.
Remus gli tirò una gomitata. «Attento a quello che dici!» lo ammonì, facendo un breve cenno col capo ad Albus e ai suoi amici.
«Con tutto il macello che c’è, vuoi che sentano noi?» ribatté Sirius.
«Qualcuno potrebbe sentire!» insisté Remus.
«E Potter colpisce in pieno Zender!».
«Un colpo da maestra!» gridò James saltellando sul posto. A distanza di sessant’anni potevano essere cambiate un sacco di cose, ma la partita tra Grifondoro e Serpeverde no. L’unica cosa che intristiva James era non poter giocare. Quel Nott che faceva il Cercatore era bravo, ma non quanto lui. Rose era sensazionale. Aveva sentito dire da Albus che dopo il diploma avrebbe fatto il provino per entrare nelle Holyhead Harpies.
«Nott e Malfoy hanno avvistato qualcosa!» trillò eccitato Zabini.
«Il boccino!» gli fece eco James dagli spalti e nonostante il richiamo di Lily, salì sul sedile per seguire meglio la picchiata dei due ragazzi. Malfoy era senz’altro più bravo di Nott, ma quest’ultimo era scattato molto prima.
«Abbiamo vinto!» strillò James proprio mentre il giovane Nott chiudeva le dita intorno al boccino d’oro. Urla di giubilo si levarono dalla curva rosso-oro.
James e Sirius iniziarono a festeggiare insieme a tutti gli altri. «Aspettiamo Lily fuori dagli spogliatoi?» propose fuori di sé dalla gioia.
Albus lo guardò sospettoso: «Avete fatto amicizia con mia sorella e le sue amiche?».
«Loro sono abituati a far guai» intervenne Remus in aiuto, trattenendosi a stento da lanciare un’occhiataccia ai suoi amici. «Le anime affini tendono ad attirarsi».
Albus sembrò poco convinto dalla risposta, ma non si lamentò quando si diressero agli spogliatoi. Alice e Frank ne approfittarono per festeggiare la nipotina, anche lei era molto brava! Albus e i suoi amici accerchiarono Rose ed Elphias, ma il ragazzo non perse di vista James neanche per un secondo.
I festeggiamenti furono interrotti da un urlo: «Lily Luna Potter io ti uccido! Come hai potuto?».
Sulla porta degli spogliatoi c’era Scorpius Malfoy. Tutti scoppiarono a ridere perché il ragazzo si strofinava contro uno stipite.
«Polvere pruriginosa. Squadra di Serpeverde messa k.o. Tutta. Sapete fare di meglio?».
James fissò sua nipote, che ricambiava lo sguardo con occhi brillanti di sfida.
«In effetti questo trucco non l’abbiamo mai usato su un’intera squadra» ammise, mentre le risate si moltiplicavano man mano che anche gli altri membri della squadra di Serpeverde uscivano dallo spogliatoio grattandosi come matti. «Comunque sappiamo fare di meglio! Una volta gli abbiamo riempito di caccabombe la Sala Comune!» disse orgoglioso.
«Inezie. Noi abbiamo usato una delle Paludi Portatili di mio zio nella loro Sala Comune» ribatté Lily, dando il cinque ad Alice. «Beh scusa dovremmo andare!». James le osservò correre via basito. Solo dopo si accorse di un paio di insegnanti che si stavano avvicinando.
Furbe le bambine.

♦♦♦

«A quanto pare Malfoy ha fatto la spia. Non dovreste avvicinarlo!» disse con saccenza James, sperando che almeno la nipotina gli desse ascolto.
La ragazza, però, roteò gli occhi. «Qualunque cosa accada, i professori se la prendono con noi! E comunque uno scherzo del genere non doveva passare inosservato! Doveva avere la nostra firma, capisci?».
«Oh, sì» sospirò felice James. «Capisco perfettamente!».
«Ne stai mettendo troppo» pigolò una voce sottile. Gabriella Jefferson gli ricordava Remus, anzi era molto più gentile e tranquilla di lui. James scrutò criticamente la pianta che avrebbe dovuto concimare e non la vide.
«Mio padre ti ucciderà» borbottò palesemente divertita Alice.
«Ti aiuto io» disse Gabriella.
«Che ne dici di andarci a fare un giro con la scopa alla luce della luna?» chiese James.
«Ci stai provando?» chiese Lily, suscitando le risate delle Malandrine e di Sirius.
James divenne paonazzo. «No!» disse orripilato dalla sola idea. «Mi stai solo simpatica!». In realtà gli sembrava solo una cosa fantastica che un nonno e una nipote potessero fare. Certo il fatto che in quel momento avessero solo due anni di differenza, rendeva il tutto equivocabile.
«Ok, potrebbe essere divertente» acconsentì Lily «Ma ognuno su una scopa… A proposito come facciamo con le scope? Non possiamo tornare al castello per prenderle. Ci saranno ancora più possibilità che ci becchino».
«Possiamo prenderle nel magazzino delle scope. Sono vecchie, ma basta che funzionino» esultò James.
«Ti prego, Lily, no» bofonchiò poco convinta Gabriella: sapeva che l’amica non le avrebbe mai dato retta. Remus era molto più testardo quando voleva impedirli di fare qualcosa.
«Suvvia, zio Neville non se ne accorgerà!» disse allegra di poter fuggire da quella noiosa punizione e andare a volare.
James era fuori di sé dalla felicità, mentre correvano insieme lungo il parco.
«Prima!» urlò Lily fermandosi di botta di fronte al magazzino delle scope.
«Non vale! Non avevi detto che stavamo facendo una gara!» si lamentò il ragazzo.
Risero insieme. «Alohomora» disse Lily aprendo il magazzino. Recuperarono le scope e fecero diversi giri per il parco.  Per un po’ volarono insieme e James le raccontò molte delle bravate che aveva compiuto con gli altri Malandrini. Doveva pur istruire le nuove generazioni! Persero anche la cognizione del tempo e quando finalmente si decisero a scendere trovarono un infuriato Neville ad attenderli.
«Mi dispiace di averti messo nei guai» borbottò James, quando Neville li ebbe lasciati soli nella loro Sala Comune, dopo una sonora lavata di capo.
«Non osare! Potrei offendermi!» lo ammonì con un dito.
«Scusa, per un attimo mi sono dimenticato che sei una Malandrina» disse con un sorriso James. «Le urla di quell’uomo mi hanno stordito».
«In effetti credo di non aver mai visto zio Neville così arrabbiato» sospirò Lily.
«I tuoi cosa diranno quando vedranno la sua lettera?».
«Di solito è la mamma quella che si arrabbia, ma stavolta mi sa che si incazzerà di brutto anche papà… Insomma penserà chissà che cosa quando saprà che sono andata a volare con un ragazzo più grande di notte… Ma tanto se non attiro i guai non sono io» sorrise la ragazza.
«Posso farti due domande prima di andare a letto?» chiese James.
«Penso che tu te lo sia meritato».
«C’è un motivo per cui il tuo secondo nome è Luna?».
«Sì, è il nome della mia madrina: Luna Lovegood. Una grande amica di mamma e papà. Vai con la seconda domanda».
«Perché chiami Paciock zio?».
«Oh» si strinse nelle spalle. «È il padrino di Al, il migliore amico della mamma, insieme a Luna e uno dei più cari amici di papà. Siamo cresciuti chiamandolo zio».
«Ah, e io che credevo che tua mamma fosse sua sorella».
«No, zio Neville è figlio unico».
«E tua mamma…?».
«No, no» scosse la testa maliziosa. «Avevamo detto due domande».
«Pignola!» mugugnò James.
«Ora te la faccio io, una domanda» disse Lily. «Ti sei vantato tanto delle tue grandi imprese, ho bisogno del tuo aiuto. Dobbiamo unire le forze».
«A tua disposizione!».
«Non accettare subito» lo fermò Lily. «Si tratta di una cosa seria. Tu ancora non conosci bene Minerva McGranitt, ma ti assicuro che quando si arrabbia… beh, fidati, non lo vuoi sapere…».
James ebbe difficoltà a trattenersi dallo scoppiare a ridere. Nessuno meglio di lui conosceva la McGranitt incazzata! Piccola, illusa. «Non ho paura, sono un vero Grifondoro» disse solennemente.
«Perfetto, perché dobbiamo entrare di nascosto nell’ufficio della McGranitt».
Il ragazzo strabuzzò gli occhi: è vero ne aveva fatte di tutti i colori, ma non aveva mai pensato di entrare di nascosto nell’ufficio di Silente. Tanto valeva comunicare alla McGranitt che volevano essere buttati fuori!
«Paura?» lo provocò Lily.
«Certo che no! Ma che dobbiamo fare nel suo ufficio?».
«Ci ha sequestrato una cosa importante e dobbiamo assolutamente recuperarla».
«Che cosa?».
«Te lo dirò quando la recupereremo, se tu e il tuo amico vi comporterete bene».
«Come vuoi» assentì James.
 
Angolo autrice:
Ciao ragazzi! Ecco il nuovo capitolo!
Ammetto di aver trascurato Piton, ma vi prometto che nel prossimo capitolo avrà un po’ di spazio in più.
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo e spero di non deludere troppo le vostre aspettative con questo. Mi è piaciuto molto scrivere di James e Lily.
A presto,
Carme93

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Capitolo 8
*** Capitolo sette ***


Capitolo sette

«Ciao» esordì Severus tentando di essere cordiale. Il suo, però, era uno sforzo terribile: insomma come Merlino si poteva sopportare che un Serpeverde sprecasse il suo tempo pedinando una Grifondoro e sbavandole dietro? E non una Grifodondoro qualunque per giunta! Il ragazzino sobbalzò e si voltò verso di lui spaventato. Ma insomma neanche si guardava le spalle? Proprio un bel tipo, si era scelto! Però l’aveva osservato bene in quei giorni e sembrava la persona più adatta per aiutarlo: ingenuo e chiacchierone.
«C-ciao. Tu sei quello nuovo, vero? Io non stavo seguendo Lily… è solo un’impressione te lo assicuro!» disse velocemente.
Ingenuo, chiacchierone e stupido. Sì, decisamente stupido.
«Ma no, assolutamente. Non potrei mai pensare una cosa del genere!» bofonchiò Piton, non riuscendo a trattenere una punta di sarcasmo. Poco male, l’idiota non l’aveva colta. «Sono Paul Prince».
«Oh, lo so! Ho sentito parlare di te! Io sono Orion Montague, il cugino di Scorpius».
Piton si chiese come diavolo facesse a essere così popolare un Serpeverde atipico come Malfoy, ma a quanto pare anche il cugino stupido riteneva che la loro parentela potesse aiutarlo.
«È un piacere conoscerti! Ti va se facciamo due chiacchiere? Sai essendo nuovo, ancora non capisco molte cose».
«Oh, certo tutto quello che vuoi!» disse Orion palesemente orgoglioso di essere stato scelto come guida dal nuovo arrivato.
Si diressero verso il parco, ma Piton non perse tempo: «Allora perché non mi dici qualcosa di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?».
Orion sgranò gli occhi e inciampò. Oh, Merlino era anche imbranato. «Perché?».
«Perché sono cresciuto in America e non so molto…» mormorò fintamente preoccupato Piton.
«Ah, ok. Non so, che vuoi sapere?».
«Le cose importanti. Almeno non faccio la figura del cretino. Per esempio ho sentito qualcuno parlare di Harry Potter e anche La Gazzetta del Profeta lo nomina spesso».
«Ma certo! È un eroe!» disse eccitato Orion. «Ci ha salvato! È stato lui a uccidere Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato! E adesso è perfino il Capitano degli Auror! È un mito!».
«E come cavolo ha fatto?» chiese stupefatto. Un Potter sconfiggere l’Oscuro Signore? Quel futuro era un incubo! Chissà quant’era borioso quel ragazzo!
«Con l’Exsperlliamus!».
«Prego?». No, doveva avere un principio di sordità. Assolutamente. L’idea stessa era inconcepibile.
«Assurdo, vero? Ma è così ti giuro! E la battaglia finale si è svolta proprio qui a Hogwarts!» disse sempre eccitato, poi s’incupì. «La mia famiglia ha combattuto contro Hogwarts… non sai quanto me ne vergogno… almeno zio Draco ha capito di aver sbagliato alla fine, ma i miei genitori sono ancora convinti assertori delle idee di quell’uomo…».
Era evidentemente afflitto, ma Piton non aveva la minima intenzione di consolarlo: aveva di meglio da fare e se c’era qualcuno che doveva vergognarsi non erano certo i suoi genitori. Non poteva essere sincero comunque.
«I miei non mi permetteranno mai di sposare Lily» disse affranto. «Secondo te?».
Piton ignorò la domanda, gli mancava solo di psicologizzare un mocciosetto di quindici anni, che ne dimostrava tredici.
«Raccontami della battaglia».
«Ma che vuoi sapere? Hanno combattuto gli insegnanti, gli studenti maggiorenni, gli elfi domestici, l’Esercito di Silente, l’Ordine della Fenice, alcuni abitanti di Hogsmeade… ci sono stati cinquanta morti tra i nostri e ogni anno vengono ricordati durante la Cerimonia di Commemorazione il due maggio…».
«Che cosa sono l’Ordine della Fenice e l’Esercito di Silente?» domandò Piton curioso, gli sembrava di aver già sentito parlare del primo.
«L’esercito di Silente è stato fondato da Harry Potter quando frequentava la Scuola, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era tornato ma il Ministero non voleva credergli. Così hanno fondato questo gruppo per imparare a combattere. L’ultimo anno, quando il Preside era Piton, il professor Paciock, Ginny Weasley, la moglie di Harry Potter, e Luna Lovegood hanno ricreato il gruppo per opporsi a lui e agli altri Mangiamorte. Sono stati dei grandi! Oh, durante la battaglia finale il professor Paciock ha mozzato la testa al serpente di Voldermort! Con la spada di Grifondoro! Harry Potter ha detto più volte che il suo aiuto è stato fondamentale!».
Piton aggrottò la fronte: perché uccidere il serpente? E perché usare addirittura la spada di Grifondoro? Non avrebbero potuto ucciderlo con un semplice incantesimo? «Silente com’è morto?».
«È stato Piton a ucciderlo» sussurrò Orion. Beh, accidenti questo era ancora più sorprendente, anzi no terribile: aveva ucciso il secondo mago più potente di tutti i tempi! «Sulla Torre di Astronomia. E Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato l’ha voluto come Preside! Harry Potter, però, ha dimostrato che in realtà Piton era dalla nostra parte. L’Ordine della Fenice, invece, è stato fondato da Silente in persona la prima volta che Voldermort è stato al potere…».
«Scusa, che cosa intendi per prima volta?».
«Ma tu non segui le lezioni della Dawson?».
«No. Ho abbandonato Storia della Magia dopo i G.U.F.O.».
«Bravo! Non vedo l’ora di poterlo fare anche io!».
«Rispondi alla mia domanda, per favore» lo richiamò Piton.
«Beh era scomparso una prima volta nel 1981, poi è tornato di nuovo».
«In che senso scomparso?».
«Non lo so…» borbottò. «Sui libri di storia le cose fighe non le mettono! E i miei non ne parlano… È come se avesse trovato un modo per sconfiggere la morte… ma alla fine non ce l’ha fatta… per fortuna… Ah, dicono anche che c’era una Profezia che lo legava a Harry Potter».
Il suono della campanella li fece sobbalzare. «Oh, cavolo! Arriverò in ritardo a Pozioni! Mcmillan mi ucciderà!».
Piton non riuscì a trattenerlo, perché scappò via voltandosi solo un attimo per salutarlo rischiando di inciampare. Sospirò: aveva un bel po’ di informazioni su cui riflettere.

♦♦♦

«Dovete aiutarmi!» disse concitato Remus.
Sirius e James, che stavano progettando l’incursione nell’ufficio della Preside insieme a Lily e Alice, sollevarono gli occhi su di lui. «Che hai?» chiese stranito James.
«Chi ti insegue?» gli fece eco Sirius.
«Paciock! È tutta la mattina che mi perseguita!».
«Mio padre? Perché, che hai combinato?» chiese sorpresa Alice.
«Nulla io… ma insomma posso parlare in privato con voi due? E che state architettando?».
«Nulla!» risposero in coro tutti e quattro.
Remus inarcò un sopracciglio pronto a dir loro che aveva sentito quella parola fin troppe volte, ma i suoi amici lo accerchiarono all’istante e lo allontanarono.
«Allora che cosa devi dirci con tanta urgenza?» chiese Sirius per cambiare argomento.
«Prima dimmi che state organizzando! Non vorrete mettervi nei guai anche qui!» sbottò Remus.
«Non parleremo neanche sotto tortura!» replicò James.
«Su, dicci qual è il tuo problema» lo esortò Sirius.
Remus li guardò malissimo, ma, per loro fortuna, decise di non avere tempo da perdere. «Stanotte ci sarà la luna piena. Sto cercando di evitare problemi, ma non so perché Paciock cerca di parlarmi di stanotte in continuazione!».
«Magari la McGranitt gli ha parlato del tuo problema… sai la nuova infermiera non è come Madama Chips, mi sembra troppo delicata… magari vuole che sia lui ad accompagnarti fino al Platano Picchiatore…» disse saggiamente James.
«Ma sei pazzo?» disse nervosamente Remus.
«No, è perfettamente logico» replicò Sirius.
«No, che non lo è! Paciock è…» si bloccò perché si accorse che Lily e Alice si erano avvicinate e stavano ascoltando la conversazione. Roteò gli occhi e gettò ai due Malandrini un’occhiata che significava quelle due vi assomigliano troppo. «Volevo dire che non posso permetterlo per Selene e Oliver… non potrei… insomma rischiare di far male a qualcuno!».
«Non succederà, stai tranquillo» disse serio James.
«Le signorine ci stanno aspettando» aggiunse Sirius alludendo a Lily e Alice. «Le aiutiamo a risolvere un piccolo problemino e poi ci occupiamo di te, ok?».
«Avete intenzione di fare guai?» domandò Remus.
«Noi facciamo sempre guai» tagliò corto James. «Ci vediamo più tardi».
«Se la McGranitt non ci butta fuori» borbottò Sirius.
«Che cosa?!» strillò Remus, ma i quattro erano corsi via.
Sirius si fermò con uno scivolone e finì addosso a James. «Sta attento, Felpato!».
«Come l’hai chiamato?» chiese sorpresa Lily. Alice aveva sgranato gli occhi e li fissava sospettosa.
«Non l’ho chiamato! Sbrighiamoci!» replicò sbrigativamente James. Possibile che le due conoscessero i loro soprannomi?
«Sì, infatti Rem- Simon ci ha fatto perdere tempo…».
Le due continuarono a fissarli sospettose per qualche secondo, poi si scambiarono un’occhiata scettica. «Oookay, torniamo al nostro piano» acconsentì Alice.
«Sì, ma poi parleremo con calma» ammonì Lily.
«La McGranitt non starà via a lungo. Dobbiamo sbrigarci» disse Alice concitata.
«Allora, tu e Peter rimanete qui a fare il palo» disse Lily. «Io e Fleamont entriamo».
«Ancora non mi hai detto come facciamo a non farci vedere dai quadri dei Presidi» le fece notare James.
«E soprattutto, come cavolo fai a comandare Pix?» domandò Sirius, ancora troppo sconvolto per aver visto il poltergeist obbedire all’istante alla piccola Potter.
«Ah, Pix… quella è una storia lunghissima… figuratevi che risale al quinto anno di mio padre… mi obbedisce perché sono la nipote di George Weasley… dice che glielo ricordo…» replicò rapidamente Lily. «Andiamo. Gatto persiano».
Lily, mentre la scala a chiocciola saliva lentamente verso l’alto, tirò fuori della stoffa argentea da sotto la divisa.
«Il mantello dell’invisibilità!» disse eccitato James. Era fantastico che ce l’avesse sua nipote! L’occhiata di Lily, però, lo turbò: aveva parlato troppo? «Ne ho visto uno in passato. La magia finisce subito di solito» borbottò per salvare la situazione.
«Non è un problema per noi… ti assicuro che questo è autentico… Ora, visto che sei più alto, copri entrambi».
«Agli ordini!».
«Cerchiamo di essere veloci» bofonchiò la ragazzina.
Lo studio era deserto e i Presidi nei quadri dormivano della buona. Lily si diresse immediatamente verso la scrivania e mise mano ai cassetti. Non avevano molto tempo. Non potevano neanche parlare, perché sicuramente i Presidi li avrebbero sentiti e poi avrebbero fatto la spia. Ma era sicura che la McGranitt avesse conservato con attenzione ciò che le aveva sequestrato. Dovette trattenersi nel momento in cui la vide dentro uno dei cassetti: avrebbe voluto gridare e saltellare sul posto! Fece cenno a James e richiuse il cassetto per bene, dopo essersi ripresa ciò che le apparteneva. Corsero lungo le scale. Il mantello se l’erano tolto subito fuori dall’ufficio, perché non li intralciasse.
«Meno male, la McGranitt è arrivata!» disse Sirius concitato. «Alice la sta trattenendo. Siamo rimasti che ci vediamo in Sala Comune».
«Allora?» chiese Sirius appena furono al sicuro fuori dal ritratto della Signora Grassa.
«Missione compiuta!» rispose Lily sorridente sventolando una vecchia pergamena davanti ai loro occhi.
«La Mappa del Malandrino! Magnifico!» strillò Sirius. James lo fissò terrorizzato.
«Credo che sia il momento di fare due chiacchiere» disse sicura Lily. «O forse volete aspettare Alice?».
«No! Simon ci aspetta! Dobbiamo andare da lui!» strillò James.
«Giusto!» disse Sirius prendendo James per un braccio e tirandolo via.
Impiegarono diverso tempo a trovare Remus, alla fine non avrebbero saputo dire se lui avesse trovato loro o viceversa. Il problema principale era che il suo nervosismo era salito al massimo.
«Rem?» tentò James.
«Dobbiamo uscire subito dal castello, vi prego!».
«Ok, ok andiamo» replicò Sirius.
Si avviarono rapidamente verso il portone d’ingresso, qui, però, trovarono Neville Paciock ed Ernie Mcmillan ad attenderli.
«Lo sapevo, che vi avrei beccati qui! È possibile che non mi vogliate ascoltare?» sbottò Neville. Più che arrabbiato sembrava preoccupato.
Remus si bloccò sentendosi in trappola.
«Che problema c’è? Vogliamo fare solo una passeggiata» disse James. «Il coprifuoco ancora non è scattato».
«Mancano cinque minuti alle nove» gli fece notare Mcmillan.
«Suvvia, non siate pignoli. Abbiamo studiato tutto il giorno, meritiamo una boccata d’aria!» tentò Sirius.
«Non è il momento di scherzare!» sbottò Neville. «Remus, devi venire con noi!».
«Remus non va da nessuna parte senza di noi!» disse minaccioso James.
«Su questo non ci sono dubbi!» rincarò Sirius.
Neville sbuffò: «Va bene, va bene. Risponderò a una domanda. Solo una ciascuno! Ma state zitti…».
«Noi non vendiamo Remus!» lo interruppe James.
«Che idiozia!» sbottò Mcmillan. «Dobbiamo solo andare in infermieria prima che sorga la luna piena!».
«In infermieria!? Ma è pericoloso!» disse sconvolto Remus.
«No, che non lo è. Sbrighiamoci» ribatté Neville.
I tre ragazzi seguirono dubbiosi i professori.
«Oh, l’avete trovato?» chiese ansiosa la giovane infermiera.
«Sì» rispose Mcmillan spingendo Remus verso uno dei letti in fondo.
In infermieria c’era solo un altro ragazzo, che fece loro un segno mesto di saluto. Remus perse un battito riconoscendo sul volto il suo stesso pallore.
«Bevi» disse gentilmente l’infermiera, porgendogli un calice fumante.
«È disgustosa» lo avvertì il ragazzo con una smorfia.
«Che roba è?» chiese James sospettoso.
«Pozione Antilupo. È stata inventata da Damocles Belby» rispose il ragazzo. «Se sì beve prima del sorgere della luna piena, quando ti trasformi sei mansueto e dormi».
Remus bevve all’istante, nonostante fosse davvero disgustosa.
«Lo zucchero ne annulla le proprietà» spiegò ancora il ragazzo di fronte alla sua espressione.
«Puoi sistemarti accanto a Jonathan, caro. Tra poco vi coprirò con dei paraventi così avrete la vostra privacy se dovesse venire qualcuno durante la notte» disse l’infermiera.
«Jonathan Goldstain» si presentò il ragazzo. I Malandrini gli strinsero la mano e si presentarono a loro volta.
«Sarebbe il caso che tornaste nella vostra Sala Comune» disse Mcmillan.
James e Sirius salutarono Remus e Jonathan e seguirono i due professori fuori dall’infermieria. «Prima le nostre domande!» disse James.
Neville alzò gli occhi al cielo e sospirò: «Ogni promessa è debito. Una ciascuno però».
«Su un giornale abbiamo letto che sono stato accusato di pluriomicidio e spedito ad Azkaban. Ho davvero fatto una cosa del genere?» domandò Sirius.
«Questa sì che è una domanda difficile» iniziò Neville. «Chi vi ha detto di fare delle ricerche, non lo so… Comunque, hai trascorso dodici anni ad Azkaban, ma nel 1993 sei riuscito a fuggire…».
«Sono scappato da Azkaban?» lo interruppe Sirius incredulo.
«Nessuno può scappare da Azkaban!» disse James sconvolto.
«Lui c’è riuscito… Non conosco i dettagli… Harry ha tenuto… giustamente… molte cose per sé… Comunque sei stato latitante per un paio di anni, poi sei entrato nell’Ordine della Fenice quando Silente ha ritenuto opportuno riunire nuovamente il gruppo».
«Ma ero colpevole o no?» sussurrò Sirius.
«Certo che no!» intervenne James con forza.
Neville sospirò: «No, eri innocente. Il Custode Segreto di Lily e James era Peter Minus. Lui li ha venduti a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Ed è stato lui a compiere la strage…».
«No, impossibile» borbottò James. «Peter non l’avrebbe mai fatto».
«Minus era un Mangiamorte. Il suo corpo è stato ritrovato al Malfoy Manor» disse Mcmillan.
Né James né Sirius riuscivano ad accettare che Peter avesse potuto tradirli.
«Se non vi raccontiamo quello che è accaduto in passato, c’è un motivo. Ve l’ho già detto: non angustiatevi più del necessario» disse Mcmillan serio.
«No, a questo punto vogliamo sapere. Che cosa mi è successo dopo che sono entrato nell’Ordine della Fenice per la seconda volta?» chiese Sirius.
«Sei stato ucciso durante uno scontro al Ministero» rispose Neville. «Anche questa è una storia complicata. Harry ti voleva bene, ancora s’incolpa per quello che è accaduto. Siamo caduti in una trappola e l’Ordine è dovuto intervenire. Purtroppo tu non ce l’hai fatta… Harry era sconvolto… Ha inseguito persino Bellatrix pur di vendicarsi, Remus non è riuscito a trattenerlo… Per fortuna poi l’ha raggiunto Silente…» mormorò Neville.
«Bellatrix?» domandò James.
«Bellatrix Black in Lestrange, vero? La mia folle cuginetta?» chiese, invece, Sirius.
«Già» annuì Neville. «La tua domanda James».
James era così turbato da quelle notizie, che quasi si era dimenticato che aveva diritto a una domanda. Sirius e gli altri l’avevano rimproverato quando aveva loro raccontato che genere di domande aveva fatto a Lily. Alice e Frank erano rimasti male sapendo che anche loro avrebbero avuto un solo bambino. «Almeno Remus ha avuto una vita felice? L’invenzione di quella pozione deve aver migliorato la sua vita» chiese alla fine.
«Sarò breve e coinciso» disse Neville. «La vita di Remus non è stata facile, ma ha avuto delle gioie. Ha avuto la possibilità di insegnare Difesa contro le Arti Oscure qui a Hogwarts e a quei tempi era qualcosa di eccezionale, naturalmente il merito va tutto a Silente. È stato il miglior insegnante di quella materia che abbiamo avuto in sette anni. Si è sposato e ha avuto un bambino. Purtroppo non ha potuto godersi nulla, perché la guerra ormai infuriava. E lui è morto combattendo durante la battaglia finale. Il destino è terribile, ma con Teddy è stato leggermente più clemente. Harry non ha avuto la possibilità di avere Sirius accanto, ma lui è stato un ottimo padrino per il figlio di Remus».
«La moglie di Remus?».
«Era tua cugina, Sirius, Tonks. Anche lei è morta in quella maledetta notte e indovina chi è stata a ucciderla?».
A Sirius mancò il respiro: la sua cuginetta, la bambina pestifera che faceva esasperare tanto Andromeda, la sua cugina preferita, non poteva essere… No, quella storia era assurda… ma tutto tornava… insomma Teddy stava per Ted, no? «Porta il nome del nonno materno» costatò stupito.
«Ted Tonks è stato ucciso dai Mangiamorte poco prima della nascita del bambino» spiegò Neville.
«Tonks è stata uccisa da Bellatrix, vero?». Sirius conosceva già la risposta in cuor suo, ma voleva sentirselo dire. La sua famiglia faceva schifo. No, ma che stava pensando? Quella non era più la sua famiglia! La sua famiglia erano i Potter!
«Sì. Io ho risposto alle vostre domande, ma non sono per nulla contento di averlo fatto» mormorò Neville. «Non vi siete pentiti di aver preteso queste risposte?».
No pensò James avrebbero potuto cambiare la storia. Avrebbero potuto salvare molte vite!
Nessuno dei due rispose, così Neville e Mcmillan li riaccompagnarono in Sala Comune. Avrebbero voluto parlarne immediatamente con gli altri, James fremeva per trovare un modo per risolvere tutto; però appena misero piede in Sala Comune si resero conto che le cose avrebbero preso ben altra piega.
«Bentornati» li accolse Lily Luna Potter. Non sorrideva, sembrava turbata ma sempre sicura di sé. «Ci dovete delle spiegazioni» disse sventolando la Mappa del Malandrino eloquentemente. Dietro di lei, in attesa, c’erano Albus, Alastor, Rose, il piccolo Frank, Roxi e la piccola Alice; ma anche i loro compagni: Frank, Alice e Lily. Tutti e tre li fissavano sconcertati, cossicchè i due Malandrini compresero di essere con le spalle al muro e che la farsa era finita. Perché, come sapevano perfettamente, la Mappa non mente mai e Lily Luna Potter era davvero tutta suo nonno.
 
 
Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Allora, come senz’altro avrete capito, questo capitolo è fondamentale. Non possono più nascondere la loro identità ai nipoti e finalmente nel prossimo capitolo si confronteranno. Come avevo promesso, ho dedicato un po’ di spazio a Piton.
Ringrazio tutti coloro che stanno recensendo (non sapete quanto mi rendete felice! :-D) e anche ai lettori silenziosi :-D
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
A presto,
Carme93

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Capitolo 9
*** Capitolo otto ***


Capitolo otto
 
Avevano atteso che la Sala Comune si svuotasse, ma adesso, che tutti erano andati a letto, la loro ‘conversazione’ non poteva più essere evitata. Dall’espressione di Lily Luna, però, non si prospettava nulla di buono. La ragazzina si alzò dal divano, sui cui fino a quel momento era stata seduta senza perderli di vista un istante.
«Bene, è arrivato il momento di chiarire un po’ di cose» disse con sguardo indagatore e li fissò in volto uno per uno.
«Per caso vuoi fare il magiavvocato da grande?» non riuscì a trattenersi James, ricevendo parecchie occhiatacce dagli amici e anche dai nipoti.
«Assolutamente no! Io giocherò a Quidditch come professionista… ci manca solo che debba studiare anche dopo il diploma…» borbottò la ragazza. «E comunque, non credere di poter cambiare argomento! Stanotte nessuno si muoverà di qui finché non avrete vuotato il sacco!» aggiunse, minacciandoli con un dito.
«Ma che cosa dovremmo dirvi?» tentò Frank-Oliver.
«Senti bello, forse i tuoi amici non te l’hanno detto ma la Mappa del Malandrino è meglio della cascata del ladro!».
«Che cos’è la cascata del ladro?» chiese Lily-Caroline.
«La cascata del ladro è una delle difese della Gringott» spiegò Albus.
«Non l’ho mai vista» commentò Frank-Oliver.
«Beh, sì si trova nelle camere blindate più in basso. Noi lo sappiamo perché papà ci ha raccontato che, quando hanno rapinato la Gringott usando la Pozione Polisucco, la cascata l’ha fatto tornare normale…» rispose Lily scuotendo la mano come se avesse poca importanza. «Non è questo il punto, però».
«Come no? Rapinare la Gringott? Non gli ho lasciato dei soldi?» saltò su James. Tutti lo fissarono scioccati, a parte Lily Luna e Sirius, che a sua volta era più interessato alla storia del figlioccio che al guaio in cui si erano cacciati. «Non volevo dire quello che ho detto…» tentò confuso.
«Invece sì! Ma nessuno di noi risponderà più alle vostre domande se prima non ci direte come cavolo è possibile che voi siate qui e abbiate diciassette anni!» disse Lily Luna inflessibile.
«Ma i professori lo sanno?» domandò Albus, rimanendo tranquillo sotto le occhiatacce della sorella, di James e di Sirius. «Sono un Caposcuola!» si difese.
«Sì, stai tranquillo» rispose gentilmente Lily-Caroline. «O almeno la professoressa McGranitt, il professor Mcmillan e il professor Paciock lo sanno».
«Mio padre, lo sa?» chiese visibilmente sollevato Frank.
«Sì». Questa volta fu Alice-Selene a rispondere.
«Stavo dicendo…» riprese Lily Luna. «Vogliamo una spiegazione. Che ci fate nel 2023?».
«E com’è possibile?» aggiunse palesemente eccitata Rose.
«È colpa di Piton» disse James estraendo la bacchetta e modificando il suo aspetto, lasciando tutti a bocca aperta.
«Merlino, è vero che papà ti assomiglia un sacco!» sussurrò Albus.
«Ma che fai?! La McGranitt aveva detto…» iniziò Lily-Caroline.
«So quello che ha detto» replicò James. «Ma almeno davanti ai miei nipoti voglio mostrarmi con il mio volto. Tanto ormai ci hanno scoperto…».
«Cos’è la Mappa del Malandrino?» domandò Frank-Oliver.
«Oh, è una nostra invenzione» rispose Sirius. «Mostra tutti coloro che si trovano nella Scuola. Nome, cognome e posizione».
«Cosa?!» commentarono Alice-Selene e Frank-Oliver sorpresi.
Lily-Caroline, invece, era di tutt’altro avviso. «Ecco, come facevate a sfuggire alle ronde dei Prefetti e degli insegnanti!» strillò. «Ed ecco come sapevi sempre dove mi trovavo! Sei un maniaco, James Potter!». Estrasse la bacchetta e il povero James si trovò a testa in giù. «Come ti trovi lassù? Quando lo facevi a Severus lo trovavi molto divertente!».
«Perdonami, ti prego… ti supplico…» tentò James, ma la ragazza non sembrava intenzionata ad ascoltarlo.
«Perché non vai avanti tu Frank, con le spiegazioni?» propose Lily-Caroline.
«Oh, ehm va bene… non che ci sia molto da dire, in realtà… a quanto pare Piton stava lavorando alla Pozione del Tempo di nascosto nell’aula di Pozioni… noi siamo entrati per caso… Lily faceva la ronda e si è insospettita… io, Ali, James, Remus e Sirius cercavamo il libro di Ali… Solo che Sirius ha voluto scherzare e gettare una saponetta nel calderone, così la pozione è esplosa… e beh, noi ci siamo ritrovati qui… ma tu mi conosci allora?» disse speranzoso.
«Non ci provare, le domande le facciamo noi e forse poi risponderemo alle vostre… Questa storia è assurda…» borbottò Lily Luna in risposta.
«Pensavo che la pozione servisse per lavare i suoi capelli unti» disse Sirius facendo ridere Alice, Lily Luna, Roxi e Rose.
«Ehm nonna… Lily… cioè Caroline…» borbottò Albus incerto e imbarazzato. Lily-Selene l’osservò con dolcezza, mentre Lily e Rose sghignazzavano apertamente.
«Puoi chiamarmi Lily se vuoi, almeno quando siamo soli… non credo di essere pronta per essere chiamata nonna…» mormorò arrossendo visibilmente anche lei.
«Giusto, scusa… ehm Lily allora… potresti lasciar andare James? Gli sta andando il sangue alla testa...».
«Oh… sì, va bene. Potter stammi lontano, però!».
James si lamentò cadendo sul pavimento e boccheggiò, ma non rispose: non aveva fiato o probabilmente considerava più sicuro aspettare un momento più favorevole per farlo.
«Comunque vi abbiamo detto tutto» tentò Alice-Selene.
«Fateci vedere il vostro vero aspetto» ordinò Lily Luna. Dopo un momento di incertezza i ragazzi obbedirono.
Per un momento nessuno parlò. Erano troppo occupati a osservarsi a vicenda.
«Cavoli, ti assomiglio davvero… a parte gli occhi…» mormorò Lily fissando la nonna.
«Anche voi ci assomigliate un po’» tentò Frank-Oliver rivolto ai suoi nipoti.
«La nonna dice che il mio carattere l’ho ereditato dalla tua famiglia» rispose la piccola Alice contenta, rivolta alla nonna. «Mi ha nominato i gemelli Prewett… so che erano i fratelli della nonna di Al e compagnia bella…».
«Oh» disse emozionata Alice per avere avuto finalmente una risposta. Frank-Oliver le strinse la mano per rassicurarla. I nipoti non sembravano ostili, anzi. La ragazzina li fissava eccitata e felice; il ragazzo, invece, era pensieroso ma non arrabbiato.
«Siete un po’ deludenti voi Malandrini, però…» mormorò Rose, mentre Lily Luna e Alice annuivano.
A James sembrò di ricevere un pugno in pieno stomaco e così anche a Sirius. «Cosa?!» strillarono all’unisono. «Come osate? Chi credete di essere? Noi non ci siamo mai fatti sequestrare la Mappa!» aggiunse Sirius.
Lily Luna inarcò un sopracciglio. «Ah, no? Beh accadrà presto, stai tranquillo… La Mappa l’hanno ritrovata i miei zii nel cassetto degli oggetti sequestrati di Gazza. Sono stati loro a darla a mio padre al suo terzo anno, perché potesse andare a Hogsmeade di nascosto».
«Perché doveva andarci di nascosto? Ai nostri tempi si poteva andare dal terzo anno in poi» commentò sorpresa Lily-Selene.
«Sì, ma gli zii non gli avevano firmato il permesso… così era l’unico del terzo anno a non poterci andare… e poi mamma osa minacciarmi di togliermi il permesso se non mi comporto bene… che crudeltà…» rispose Lily. «Ma tanto poi papà ha scoperto che Sirius era innocente, Sirius gli ha firmato il permesso in qualità di padrino e nonostante fosse ancora latitante Silente l’ha accettato…» raccontò Lily.
«Quali zii? Io non ho mai avuto altri fratelli oltre i Malandrini» domandò James perplesso.
«No, Lily parla di zia Petunia… papà è cresciuto con i Dursley» disse Albus, lasciando i nonni senza parole. «La McGranitt che intenzioni ha con voi?» chiese approfittando del loro silenzio.
«Mcmillan e Piton stanno preparando una nuova Pozione del Tempo. Dovrebbe essere pronta prima delle vacanze di Natale. Dopodiché saremo obliviati e torneremo al nostro tempo» rispose Frank-Oliver.
«Perché obliviati?» chiese Lily Luna.
«Non possono modificare la storia, non solo è illegale ma anche terribilmente pericoloso» replicò Frank serio. «Immagina di viaggiare nel tempo e ritrovarti di fronte alla te del passato o viceversa… come reagiresti? Magari potresti attaccare te stessa ed eliminarti… Sono successe cose terribili ai maghi che hanno giocato con il tempo…».
«Come fai a saperlo?» chiese Lily Luna sorpresa.
«Semplice, è stato lui a farci il tema che la Dawson ci aveva assegnato per punizione quando ci ha visto giocare con quella giratempo finta… Era finta, capite?! Ho perso solo tempo!» disse Alice.
«Frank, non avresti dovuto farglielo!» intervenne severo Albus. «E se la Dawson se ne fosse accorta?».
«Credo che l’abbia fatto» borbottò Frank in risposta.
«Ma lui è il suo prediletto, figurati se gli avrebbe mai fatto qualcosa!» commentò Lily. «E poi, Ali, il tempo l’ha perso Frankie non tu…».
«Ah, giusto» disse la ragazzina con un ampio sorriso.
«Credo, che stiamo divagando…» borbottò Sirius grattandosi la testa un po’ confuso. «Nemmeno io voglio essere obliviato!».
James sorrise e scambiò uno sguardo d’intesa con l’amico: avevano pensato entrambi alla stessa cosa! «Nemmeno io! Non capite? Possiamo cambiare il futuro! Non dovremmo morire giovani! Mio figlio non dovrà vivere con quegli strambi Babbani… Silente ha detto che è un’occasione! Intendeva questo!».
«Ma è stato Silente a dire che dobbiamo essere obliviati!» ribatté Lily-Caroline.
«Non intendeva questo» mormorò Frank-Oliver. «Non è la nostra l’occasione… Silente parlava di Harry, Teddy e nostro figlio…».
«Teddy è il figlio di Remus e mia cugina Dora… Ce l’ha detto Neville prima…» disse Sirius, ricordandosi di informare i compagni.
«È pericoloso!» borbottò Frank. «Non possiamo cambiare la storia! Al, per Merlino, dì qualcosa!».
«Magari, magari qualcosa si può fare… i nostri genitori, ne sarebbero felici… Frankie, pensa a tuo padre… L’ha detto anche Silente… L’occasione è per i nostri genitori e noi possiamo fare in modo che tutto vada per il meglio…» replicò Albus pensieroso tenendo gli occhi fissi sul tappeto scarlatto.
«Albus, no!» sbottò Frank agitato. «Silente, non intendeva questo ne sono sicuro…».
«Sta’ zitto Frank» intervenne Rose. «Avanti, come procediamo?».
«Innanzitutto dobbiamo evitare che ci obliviano» disse James pensieroso.
«Ci pensiamo noi… A costo di disarmare la McGranitt in persona!» disse Rose entusiasta sotto gli sguardi terrorizzati di tutti gli altri.
«Jamie, queste ragazze mi fanno sentire un mollaccione» sussurrò Sirius all’amico.
«Già, ma ci rifaremo…».
«Poi basterà scegliere davvero Sirius come Custode Segreto» disse Lily-Selene.
«Giusto! Così voi non morirete e papà crescerà con una vera famiglia!» concordò Lily Luna con un ampio sorriso in volto.
«Dovremmo sconfiggere anche Voldermort, però. Come ha fatto vostro padre?» domandò Sirius ad Albus e Lily Luna. I due ragazzi si fissarono per un attimo.
«Mi dispiace, ma non lo sappiamo con precisione» mormorò Albus. «Ci sono molte cose della guerra che non ci vogliono raccontare… Ci hanno raccontato che Silente ha detto a papà come sconfiggerlo… è come se Voldermort fosse protetto da qualcosa di molto oscuro…».
«Qualcosa di molto oscuro?» ripeté James pensieroso.
«Possiamo cercare nel Reparto Proibito» propose Lily-Selene, facendo strabuzzare gli occhi ai compagni.
«Lily, stai bene?» le chiese Alice-Selene.
«Io non sono d’accordo» disse Frank, attirando l’attenzione su di sè.
«Ma non lo dirai a nessuno, vero?» gli chiese Albus.
«Al, è una cosa grave…».
«Ma non capisci, Frankie? Papà ne sarebbe felicissimo!» intervenne Alice.
Il ragazzo non parve convinto, ma disse: «Agiamo con cautela, ok? Non facciamo nulla di impulsivo».
«Certo, tranquillo» disse Albus.
«Forse è meglio che andiamo a letto» disse Lily-Caroline. «Domani avremo lezione».
Tutti acconsentirono, non tanto per le lezioni quanto perché era davvero tardi ed erano molto stanchi.
«Puoi aspettare un attimo?» chiese Frank-Oliver al nipote facendosi coraggio. Alice era accanto a lui e questo gli dava forza: era una cosa che doveva fare.
Frank annuì a disagio.
«A differenza dei nostri compagni noi non siamo riusciti a scoprire nulla sul nostro futuro… Credo che sia nostro diritto a questo punto… per favore…».
Il ragazzo sgranò gli occhi e con voce tremante replicò: «Papà non vi ha detto nulla?».
«No. Non ci guarda neanche in faccia» rispose Frank-Oliver.
«Siamo stati genitori tanto cattivi?» chiese Alice con le lacrime agli occhi. «Per piacere, diccelo…».
Frank si passò una mano tra i capelli e si lasciò cadere su una poltrona, per qualche minuto rimase in silenzio a fissare la brace del caminetto. «Papà vi vuole bene, lo so… se vi ha evitato è perché siete apparsi all’improvviso e lui non è pronto… dev’essere per forza così…».
«Che cosa ci è successo?» chiese nuovamente Frank-Oliver, mentre Alice sedeva in un’altra poltrona accanto al nipote.
«Sapete della Profezia, vero?».
«Quale Profezia?» chiese Frank-Oliver.
«Avete detto che i vostri amici sanno tutto» replicò Frank.
«Così credono» ammise Frank-Oliver.
«Ve la faccio breve… gli altri dicono che io divento prolisso quando parlo di storia… Sibilla Cooman ha pronunciato questa Profezia casualmente di fronte a Silente. Il predestinato a sconfiggere Voldermort sarebbe stato un bambino nato alla fine di luglio da genitori che per tre volte avevano affrontato ed erano riusciti a sfuggire a Voldermort. Due sole coppie rispondevano a questi criteri… James e Lily e voi… Solo che, la seconda parte della Profezia affermava che sarebbe stato Voldermort a scegliere il suo rivale… Così la notte del 31 ottobre del 1981 uccise James e Lily, ma siccome lei aveva fatto da scudo a Harry la maledizione è rimbalzata contro Voldermort, quando lui aveva tentato di colpire il bambino, ed è sparito… è diventato una specie di spirito… proprio a causa di quella protezione oscura di cui parlava Albus… Poco tempo dopo, quando ormai tutti pensavano di essere al sicuro, voi siete stati attaccati da un gruppo di Mangiamorte fuggiti alla cattura… Barty Crounch Junior, Rabastan, Rodolphus e Bellatrix Lestrange... volevano sapere da voi dove si era nascosto il loro signore…».
«E siamo morti» mormorò Frank-Oliver interrompendolo.
«No, peggio… Vi hanno torturato con la Maledizione Cruciatus fino a farvi perdere il senno… Siete ancora vivi… papà mi ha raccontato questa storia l’anno scorso e da allora, durante le vacanze, mi porta con sé al San Mungo… A me non piace andarci, perché è troppo triste vedervi in quel modo…» la sua voce s’incrinò.
«Io… in che senso?» domandò turbato e confuso Frank-Oliver. Alice ormai singhiozzava con le mani che le coprivano il volto.
«Non lo so… è difficile da dire… insomma la maledizione vi ha praticamente distrutto il cervello… non avete mai più riconosciuto nessuno… Papà aveva solo un anno… Certo, lui è stato più fortunato di zio Harry… l’ha cresciuto nonna Augusta e poi c’erano altri famigliari… ma è stato molto difficile lo stesso per lui…».
Frank-Oliver abbracciò Alice, ma non disse nulla per consolarla mentre le lacrime bagnavano anche il suo volto.
«Sono sicuro, che papà vi parlerà presto o comunque lo spingeremo io e Alice se sarà necessario…» sussurrò Frank, anche lui commosso nel vedere i nonni. «Nonna dice che ho preso molto da papà, ma che ogni tanto le ricordo voi…».


♦♦♦

 
«Come va? Come hai passato la notte?» mormorò Jonathan.
«Mi sento uno straccio» ribatté fiocamente Remus.
«Normale. La Pozione Antilupo debilita e tu non ci sei abituato per quello che ho capito…».
«No, questa è stata la prima volta» ammise Remus, sperando che il ragazzo non s’insospettisse.
«Mi dispiace, so che è molto costosa e complicata da realizzare… Mio padre è un medimago e me l’ha preparata fin dalla prima volta… ma ora che sei a Hogwarts puoi stare tranquillo: la McGranitt non te la fa mica pagare… Vedrai che le notti di luna piena andranno meglio…».
Remus annuì. Peccato solo che non avrebbe potuto portarsene una buona scorta con sé nel passato. «Conosci la ricetta?».
«No, te l’ho detto: è troppo difficile… ma su, non fare quella faccia… basta imparare a conviverci…».
Remus gli lanciò un’occhiataccia, chiedendosi se fosse stupido o cosa. Stavano parlando di licantropia non di un brufolo sulla punta del naso! «Come si fa, quando sai che sarai sempre un emarginato?» gli domandò con rabbia per fargli capire quanto era stupido.
«Non è vero!» replicò serio Jonathan.
«Ah, no? Vivi nel mondo delle fiabe, per caso? Perché la vita reale non è così!» s’infervorò Remus.
Jonathan scosse la testa e dallo zaino, che teneva vicino al letto, tirò fuori una figurina delle cioccorane. «Lui è il mio eroe. Era un lupo mannaro, proprio come noi… ma ha fatto parte dell’Ordine della Fenice! Due volte! È stato insegnante qui! Di Difesa contro le Arti Oscure! In più ha anche avuto una famiglia normale!» disse concitato e poi gli porse la figurina.
Remus si ritrovò a fissare se stesso.
 
 Quando finalmente la medimaga li permise di uscire, fu praticamente assalito dai suoi amici che lo trascinarono via dandogli a malapena il tempo di salutare Jonathan. Ancora non aveva metabolizzato il fatto di essere l’eroe di qualcuno. Un modello da imitare, addirittura! E come brillavano gli occhi a quel ragazzo quando gliene parlava!
«Ma insomma che vi prende?» sbottò Remus, tentando di liberarsi dalla loro presa. James e Sirius, però, si fermarono solo quando raggiunsero un corridoio completamente deserto. «Ehm… che intenzioni avete? Dovremmo andare a lezione…».
«Dobbiamo dirti una cosa» disse James.
«Siete troppo seri, mi fate paura» mormorò Remus realmente preoccupato.
«Ehm sì, in effetti abbiamo fatto un macello» ammise Sirius.
«Che avete combinato?» domandò severo Remus. Oh, Merlino quei due erano in grado di cacciarsi nei guai anche nel futuro… o ma perché si meravigliava? Non poteva lasciarli soli neanche un momento!


«Vedi… ehm la McGranitt aveva sequestrato la Mappa del Malandrino alla piccola Lily… e noi l’abbiamo aiutata a recuperarla…» mormorò James.
Remus aggrottò la fronte riflettendo sul significato delle sue parole, ma il fatto che entrambi avevano fatto un passo indietro pur di non essere alla sua portata la diceva lunga. Oh, accidenti il mal di testa non era sparito del tutto e non aiutava minimamente! La Mappa… la Mappa… quale poteva essere il problema? Si passò una mano sulle tempie. Alla fine comprese: la Mappa mostrava i loro veri nomi. «M-m-ma siete scemi!». Era così sconvolto da non trovare un insulto migliore.
«Beh, James aveva commesso altri passi falsi… ce l’ha detto Rose, stamattina…» borbottò Sirius in un magro tentativo di difesa e si beccò un pugno da James.
«Senti, Rose si stava dissanguando! Che avreste fatto voi? L’ho portata subito in infermieria! Non ho perso tempo a chiederle dove si trovava!».
«Peccato, che tu non avresti dovuto saperlo, visto che vieni dall’Oceania!» ribatté Sirius, ben intenzionato a evitare l’ira di Remus.
«Beh, non ho pensato!» ammise a malincuore James.
«Neanche quando hai detto alla piccola Lily che nel magazzino avreste trovato delle scope vecchie, ma funzionali» aggiunse Sirius.
Remus si batté una mano in faccia.
«Sei stato tu, però, a metterti a gridare riconoscendo la Mappa del Malandrino!» si difese James.
«Smettetela!» intervenne Remus, il cui mal di testa stava notevolmente aumentando. «I vostri nipoti quindi hanno capito? Cosa li avete detto?».
James gli raccontò della nottata trascorsa in Sala Comune e del piano per cambiare il loro futuro.
Remus, scoprendo il destino di Alice e Frank, decise di perdonare immediatamente i suoi migliori amici per la loro stupidità. Avevano ben altri problemi.
«Pronto per questa nuova avventura, Lunastorta?».
«Sì, Ramoso» rispose Remus determinato: quello non era uno dei loro soliti giochetti, era qualcosa di serio.




Angolo autrice:
 
Ciao a tutti!
Ecco il nuovo capitolo! Spero tanto che non deluda le vostre aspettative ;-) Ditemi un po’ cosa ne pensate, se vi va :-D
Ancora una volta ho trascurato Piton, come avrete capito Malandrini e amici avevano bisogno di tempo e spazio per metabolizzare ogni cosa! E come vedete, ora non è solo Piton che ha qualcosa in mente.
Ho immaginato che dopo il due maggio le figurine delle cioccorane fossero state aggiornate e mi sembrava giusto dare questa consolazione a Remus.
A presto,
Carme93

 

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Capitolo 10
*** Capitolo nove ***


Capitolo nove
 
«Si può sapere perché mio figlio non si fa vedere?» sbuffò James lanciando il manuale di Incantesimi a terra.
«Abbassa la voce!» lo riprese Remus.
«Ti abbiamo già spiegato perché non è ancora venuto!» sbottò Albus. «Devi avere pazienza! Zio Neville mi ha detto che non vuole raccontare quello che è successo in una lettera!».
«Ma se un insegnante chiama, un padre non dovrebbe precipitarsi?» bofonchiò James testardamente.
«Mio padre non l’avrebbe mai fatto» replicò Sirius, intento a sfogliare svogliatamente il manuale di Trasfigurazione. «È ingiusto che dobbiamo studiare anche qui».
«Vuoi passare il tuo tempo in punizione o con i ragazzi?» ribatté esasperato Remus.
«E comunque zio Neville ha detto a papà che gli vuole parlare, ma non ha voluto allarmarlo in alcun modo! In questo momento sta seguendo un caso molto delicato, appena lo risolverà, verrà sicuramente. E lo zio preferisce aspettare lui per parlare con Teddy» spiegò per l’ennesima volta Albus.
Dalla fatidica notte in cui ogni maschera era caduta, erano trascorse diverse settimane. Le lezioni erano diventate sempre più complesse, specialmente per i ragazzi del quinto e del settimo anno, e faceva sempre più freddo. I Malandrini e le Malandrine avevano fatto disperare tutto il corpo docente, la McGranitt, però, sorprendentemente si era rifiutata di intervenire personalmente anche quando avevano riempito di neve l’aula di Pozioni. A quanto pare non sopportava l’alleanza tra due generazioni di Malandrini.
James fissò suo nipote per un po’: il ragazzo era concentrato sui suoi compiti. Aveva un’espressione curiosa, quasi dolce. Più il tempo passava più era sicuro che fosse la fotocopia di Lily, nonostante avesse il suo aspetto.
«Stai studiando? Mi deludi veramente!».
James sobbalzò e sollevò gli occhi sulla nipotina, che lo fissava a braccia conserte.
«No!» saltò su, immediatamente imitato da Sirius appena comprese la situazione.
«Siamo dei perfetti Malandrini!» si difese all’istante Sirius. «Mettici alla prova».
Un sorriso malizioso si fece largo sul volto della ragazza. «Allora venite, ho bisogno del vostro aiuto».
«Le tue amiche non vengono con noi?» chiese James, appena furono fuori dal ritratto nonostante le minacce di Remus e Lily che non avrebbero mai superato i M.A.G.O. e quelle di Albus di scrivere alla madre. A quanto pare Ginny Potter aveva un bel caratterino. Dopotutto suo figlio non avrebbe potuto scegliere una donna che non fosse all’altezza della madre.
«No. Si tratta di una cosa che voglio fare con voi».
«Ma i Malandrini si dicono tutto» le ricordò James.
«Infatti loro sono al corrente di ogni cosa, ma abbiamo deciso di approfittare della vostra presenza. I nonni non sono quelli cui si può dire tutto? Se il nostro piano non funzionerà, questa sarà la nostra unica possibilità di stare con voi» rispose Lily seriamente. «Alice, infatti è andata a cercare sua nonna».
«Ok, qual è il piano?» chiese James.
«Non lo so… Ho bisogno del vostro aiuto stavolta». Lily si torturò una ciocca di capelli nervosamente.
«Magnifico! Ti dimostreremo quanto siamo bravi!» disse Sirius entusiasta della prospettiva.
«Venite con me» disse la ragazzina e loro la seguirono lungo i corridoi del castello.
«Dove stiamo andando?» chiese James.
«In cortile».
«Perché? Fa freddo e ha piovuto!» si lamentò subito Sirius.
«Perché sì» rispose testardamente Lily. James e Sirius si rassegnarono a seguirla e non fecero più alcuna domanda, consapevoli che avrebbe deciso lei quando spiegarsi. Fuori si gelava e il cielo era cupo, probabilmente a breve avrebbe piovuto ancora o forse avrebbe addirittura nevicato. Lily li guidò verso il Lago Nero, tentando di nascondersi dietro gli alberi. I due Malandrini la imitarono istintivamente. Dietro una grossa sequoia la ragazzina si bloccò e loro per poco non le caddero addosso.
«Volete stare attenti!» sibilò Lily con il volto arrossato per il freddo.
«Scusa» sussurrò James. «Ora ci spieghi perché siamo qui?».
«E non seduti su una comoda poltrona di fronte al caminetto?» aggiunse Sirius, beccandosi una gomitata da James. «Lo pensi anche tu» bofonchiò massaggiandosi il fianco leso.
Lily sembrò arrossire ancora di più quando rispose: «Vedete quel ragazzo?».
Non fu difficile per i due ragazzi capire a chi si riferisse: insomma tutte le persone sane di mente erano al calduccio in quel momento.
«Sì, e allora?» chiese James.
«Dobbiamo fargli uno scherzo, no?» intervenne Sirius.
«Ma che ti ha fatto? Ho promesso a Lily… cioè a tua nonna… Selene… come la vuoi chiamare… che non avrei più incantato gli altri studenti senza un buon motivo» disse James dubbioso.
«Non dobbiamo fargli nessun scherzo!» replicò concitatamente Lily. «Non lo riconoscete? È il Prefetto di Grifondoro del mio anno. Christopher Ashton. Non ve l’ho presentato?».
«Forse. Ma ora che importanza ha?» chiese James.
«E soprattutto che problema ha? Merlino, si gela!» si lagnò Sirius.
Lily non rispose subito, ma fissò per un po’ l’altro ragazzo che lanciava pietre nel Lago Nero, non ancora ghiacciato. «Mi piace» sussurrò alla fine.
James e Sirius sgranarono gli occhi per la sorpresa e la fissarono. «Non ho capito» borbottò Sirius.
«Invece sì» replicò Lily voltandosi verso di loro. «Vi prego, aiutatemi!».
«Esattamente qual è il problema?» domandò James serio. «Sei una ragazzina tosta e sei carina, proprio come tua nonna. Se quello lì ti rifiuta, significa che è un cretino».
Sirius iniziò a tossire nascondendo così un non hai mai pensato che Lily fosse una cretina in tutti questi anni.
James comprese perfettamente e gli tirò un pugno su una spalla. «Zitto, quella è un’altra storia».
«Ho paura di perdere la mia reputazione di dura» borbottò Lily.
«Oh, stai tranquilla. Non accadrà. Le ragazze hanno sempre fatto la fila per uscire con noi» disse tronfio James.
«Non è la stessa cosa. Noi siamo ragazze! È così ingiusto! Noi agli occhi degli altri manchiamo di femminilità con i nostri modi e quindi non basta la nostra presenza a far cadere ai nostri piedi i ragazzi! Quei cretini guardano le oche tutte truccate, che accorciano la gonna della divisa nella speranza di far vedere un pezzettino di gamba o le scarpe firmate. Ma che senso ha? Invece, voi eravate i fighi della Scuola! Non è giusto!» disse Lily tutto d’un fiato, incrociando le braccia al petto e mettendo un broncio davvero adorabile. James avrebbe voluto abbracciarla. Oh, la cosa più ingiusta è che non aveva avuto la possibilità di fare il nonno! Avrebbe accontentato i nipoti in ogni cosa! Non poteva vedere quel broncio! Avrebbe rapinato anche la Gringott pur di farla contenta!
«Ma per gonne e trucchi dovresti chiedere alla Evans, non a noi» borbottò Sirius. «Per chi ci hai preso?».
«Tu, per chi mi hai preso» replicò la ragazzina fronteggiandolo a testa alta. «Non ho intenzione di strisciare dietro nessun ragazzo. Né di cambiare il mio modo di vestire e di comportarmi per piacere a qualche troglodita!».
«Mi sembra giusto! Sei fantastica così!» approvò James.
«E quindi? Che facciamo qui?» domandò Sirius, che iniziava a tremare.
«Chris non è un troglodita» disse Lily riprendendo a fissare il compagno.
«Bene! Allora va’ da lui!» suggerì sbrigativo Sirius.
«E se non vuole stare con una come me? È un bravo ragazzo» mormorò Lily, mordicchiandosi il labbro nervosamente.
«Non dire fesserie, tu sei una Potter!» esclamò serio James.
«E sei una Grifondoro! Vai, provaci e se non funziona pazienza. Ma una Malandrina non si comporta mai da codarda!» disse Sirius solennemente.
«Giusto!» commentò Lily. «Grazie, ragazzi». Si voltò verso Chris che continuava a lanciare pietre nel lago, ma prima di avviarsi aggiunse: «Qualunque cosa accadrà, voi rimanete qui vero? In caso una cioccolata calda mi tirerebbe su».
«Certo!» risposero in coro James e Sirius.
«Figurati, se la lascio sola con un ragazzo» borbottò James, quando la nipote non poteva più sentirlo.
«Non avevo dubbi. Ora però taci, che voglio ascoltare».
«Impiccione» disse James alzando gli occhi al cielo.
«Disse quello che dorme con le Orecchie Oblunghe da quando ne ha scoperto l’esistenza!».
James non replicò perché Lily aveva ormai raggiunto il ragazzo.
«Ciao, Chris. Come mai qui?».
Il ragazzo si voltò di scatto. «Ciao. Non ti avevo sentito».
«Non senti freddo? Una volta eri un tipo freddoloso» riprovò Lily, visto che l’altro aveva eluso la sua domanda.
Chris sorrise mestamente. «Non ho smesso di esserlo. Avevo bisogno di stare un po’ solo, però».
«Ah, scusa… io… beh, non penso che faccia davvero stare bene star soli quando si è tristi… comunque se vuoi, me ne vado…».
«No, aspetta. Mi fa piacere che tu sia venuta… insomma, non mi aspettavo che qualcuno si accorgesse della mia assenza o comunque si prendesse la briga di cercarmi…».
Lily si strinse nelle spalle. «Che hai?».
«Meredith e i suoi amici… solita storia…».
La ragazzina eliminò la distanza che c’era fra loro e gli strinse il braccio. «Che imbecilli, ma, tranquillo, le Malandrine non gliela faranno passare liscia!».
«Non voglio che ti metti nei guai per colpa mia! Non è necessario! Non dovete difendermi sempre! Ormai ho perso il conto di quante volte l’avete fatto negli ultimi due anni. Non so nemmeno come ricambiare…».
«Non devi farlo! Vieni dentro su, hai bisogno di una cioccolata calda!».
«Va bene, grazie» acconsentì Chris.
«Senti, ti andrebbe di fare un giro a Hogsmeade con me la prossima volta?».
«Mi fa piacere uscire con voi ragazze» rispose dopo un attimo di titubanza.
Lily si fermò e lo fissò: «Intendevo io e te da soli… se ti fa piacere… insomma un appuntamento…».
Chris arrossì visibilmente e poi annuì. «Sì, va bene… cioè mi fa piacere…».
«Oh, che carini» commentò Sirius ancora nascosto tra gli alberi.
«Già, siamo degli ottimi cupidi. Non vedo l’ora di raccontarlo a Lily».
«Perfetto, allora andiamo di corsa in Sala Comune» disse Sirius felice di tornare al caldo.
«Dobbiamo ancora fare una cosa» lo fermò James.
«E cosa?» chiese esasperato l’altro.
«Trovare tutte le informazioni possibili su questo ragazzo… per Merlino, si tratta di mia nipote! E poi dobbiamo spiegare ad Albus come tenere d’occhio sua sorella… quel ragazzo è perso nel suo mondo di libri…».
Sirius alzò gli occhi al cielo. «Meno male che hai avuto un figlio maschio» borbottò, mentre si avviavano verso il castello.

♦♦♦

«Ciao» esordì Albus nervosamente.
L’altro ragazzo si voltò a fissarlo interrogativo. Anche lui, proprio come suo nonno e gli altri, era stato trasfigurato. I suoi occhi e la sua espressione lo misero comunque in agitazione.
«Sono Albus Potter. Seguiamo alcune lezioni insieme, ma non abbiamo avuto modo di parlare fino a ora» disse tendendo la mano. Anche questa volta, però, l’altro non reagì in alcun modo, così lasciò cadere il braccio lungo il fianco.
«So chi sei. E proprio perché siamo nella stessa classe, sai perfettamente che mi chiamo Paul Prince. Cosa vuoi?» replicò il Serpeverde andando dritto al punto.
Albus decise di non doversi far intimorire dal compagno. In quel momento avevano la stessa età e Piton non era ancora diventato un Mangiamorte. Non aveva nulla da temere.
«So chi sei veramente» disse.
«Prego?». L’espressione di Piton si era assottigliata in maniera preoccupante, ma Albus continuò imperterrito.
«So che sei Severus Piton e che hai creato una pozione che vi ha fatto viaggiare nel tempo».
«Quei cretini si sono fatti scoprire?».
«Non sono cretini» rispose pazientemente Albus. «E noi abbiamo i nostri metodi».
«Da me che vuoi?» chiese a bruciapelo Piton.
«Volevo dirti che sei un uomo coraggioso e che non devi commettere l’errore di unirti ai Mangiamorte. Sei ancora in tempo! Ti assicuro che te ne pentirai! Io lo conosco il tuo futuro! Vivrai nel ripianto delle tue scelte…».
«Basta così» lo interruppe Piton, spingendolo contro il muro. Albus gemette.
«Non capisci! Voglio essere tuo amico! Mio padre me l’ha detto tante volte! Sei una delle persone più coraggiose che abbia mai conosciuto! Mi ha addirittura messo il tuo nome! Il mio nome completo è Albus Severus Potter!».
Piton, però, estrasse la bacchetta e gliela puntò alla gola. «Se c’è qualcuno che non ha capito niente, quello sei tu!» sibilò. «Io sono fedele al Signore Oscuro e non avrò onore più grande che essere accolto tra i suoi uomini appena mi diplomerò. Ma se vuoi essere mio amico, va bene… dimmi come tuo padre ha sconfitto il Signore Oscuro!».
Adesso Albus aveva decisamente paura: non avrebbe mai dovuto affrontarlo da solo. Era stato uno stupido a non parlarne con la nonna, lei avrebbe saputo come prenderlo o comunque una volta ritornata nel passato avrebbe potuto salvarlo. Cercò la bacchetta in tasca, ricordandosi di averla gettata alla rinfusa nello zaino insieme ai libri alla fine dell’ultima lezione.
«Non lo so… mollami, dobbiamo andare a Trasfigurazione…» biascicò.
«Sei un po’ duro di comprendonio. Non ci muoveremo da qui, finché non avrai risposto alle mie domande!».
«No!» disse Albus. Col cavolo che gliel’avrebbe data vinta! Non era un codardo!
«Allora ti mostrerò alcuni trucchetti per far parlare le persone, che il Signore Oscuro gradirà quando mi unirò a lui! Cruc-».
«Exsperlliamus!».
La bacchetta volò verso la persona che aveva pronunciato l’incantesimo, ma questa non perse tempo e colpì di nuovo: «Impedimenta!».
Suo malgrado Piton si ritrovò a faccia terra e non poté che ringhiare contro il suo avversario inaspettato.
«Prenditi la bacchetta e sparisci. Le Maledizioni Senza Perdono sono punite con l’espulsione, se non lo sai. Il fatto che tu debba tornare nel passato, ti rende meno privilegiato di quanto tu creda».
«Duella con me, se ne hai il coraggio!» sibilò Piton, riprendendosi la bacchetta.
«Sono un Prefetto. Io non duello nei corridoi. Farò rapporto, però. Ti conviene abbassare la cresta».
«Continueremo il nostro discorso un’altra volta!» disse Piton gettando un’occhiata eloquente ad Albus.
Appena voltò le spalle e girò l’angolo del corridoio, Albus si voltò verso l’amico che l’aveva tirato fuori da quella brutta situazione.
«Al, stai bene? Per Merlino, stava usando davvero una Maledizione Senza Perdono! Ma che ti è saltato in mente?».
«Sto bene, Frankie. Grazie».
«Non mi devi ringraziare… Aspetta solo che lo sappia mio padre e…».
«No» lo fermò Albus. «Abbiamo la possibilità di salvare anche Piton! Promettimi che non dirai nulla!».
«Tu sei pazzo! Questa storia ti ha mandato in fumo il cervello! Non ti riconosco più!» sbottò Frank.
«Frank, fidati! So quello che faccio!».
«Non è vero! Non puoi dirmi che sapevi che Piton avrebbe provato a cruciarti e sei andato a parlargli ugualmente!» ribatté Frank.
«No, non me l’aspettavo» ammise Albus. «Ma ti ho già ringraziato per avermi salvato!».
«Non voglio essere ringraziato!» replicò Frank alzando la voce. «Voglio che la smetti di fare idiozie!».
«Non faccio idiozie! Voglio solo sistemare le cose!».
«Albus, è questa l’idiozia più grande! Noi non possiamo sistemare un bel nulla!».
«Invece sì. Ti prego, Frank! Fidati di me, per Merlino! Fammi solo provare. Se non funzionerà, smetterò va bene?».
Frank strinse i denti. «Non andrà bene» sussurrò.
«Non possiamo stabilirlo» replicò Albus, abbassando anche lui il tono della voce. «Non dire nulla per ora a tuo padre, ti prego. Devo farmi amico Piton, così lui si fiderà di me e mi ascolterà!».
«Continuo a pensare che sia una pazzia, ma mi fido di te».
«Grazie, Frankie».
Il più piccolo sospirò e scosse la testa. «Spero solo di non pentirmene».
«Andrà tutto bene, tranquillo. Ora andiamo a lezione. Siamo in un ritardo assurdo. Tu che hai ora?».
«Oh, Merlino» sbottò Frank. «Mi ero completamente dimenticato! Ho lezione con mio padre! Ci vediamo dopo». Raggiunse di corsa la serra, bofonchiò delle scuse e sedette accanto a Roxi.
«Che fine avevi fatto?» gli chiese subito lei.
«È una storia lunga» borbottò.
La lezione trascorse tranquillamente. A Frank piaceva Erbologia, nonostante non fosse la sua materia preferita, ma quel giorno colse la campanella come un dono del cielo. Dopo quello che era accaduto, non era riuscito minimamente a concentrarsi.
«Frank, puoi aspettare un attimo» lo chiamò Neville.
Fantastico, se ne era accorto anche lui pensò preoccupato.
«Ci vediamo in Sala Grande» disse Roxi.
Frank annuì e, appena l’ultimo dei suoi compagni lasciò la serra, si avvicinò al padre.
«Che c’è?» chiese. Era meglio andare dritto al punto. Aveva una voglia matta di andare a cenare, magari quella sera ci sarebbe stata la torta al cioccolato. Quella sì che l’avrebbe tirato su.
«Tutto ok? Ti ho visto un po’ strano oggi… distratto…».
Frank giochicchiò per un attimo con una delle cinghie dello zaino, non sapendo come rispondere. Avrebbe voluto raccontargli ogni cosa: il piano di Al era assurdo e non era giusto che Piton la passasse liscia dopo quello che aveva fatto, ma non poteva tradire la fiducia dell’amico.
«Frankie? Mi stai facendo preoccupare».
«No, è che…» iniziò il ragazzo, ma si fermò subito decidendo di dire la verità o almeno una parte. «Sì, sono preoccupato per delle cose che sono successe nell’ultimo periodo».
«Lo sai che puoi parlarmi di tutto, qualunque sia il problema ti aiuterò» commentò Neville preoccupato.
«Grazie, ma non riguarda solo me. E ho promesso di non parlarne con nessuno».
Neville sospirò. «Capisco, ma alle volte le promesse possono diventare pericolose» lo ammonì.
«Ti prometto che se dovesse accadere te ne parlerò. Scusa per il mio comportamento, la prossima volta starò più attento».
«Non ti ho chiesto di fermarti per rimproverarti» chiarì Neville. «Al contrario volevo farti i complimenti per la tua O in Pozioni, perché non hai detto nulla? Nemmeno la mamma lo sapeva».
Frank si stupì delle sue parole, non si aspettava quel discorso. «Oh, beh non era importante… ecco perché non ho detto nulla…».
«Come no? Sei stato bravo!».
«Ma non è merito mio» disse Frank stringendosi nelle spalle.
«Hai copiato?» chiese sorpreso suo padre, incupendosi leggermente.
«No! Però mi ha aiutato una ragazza più grande. Non ce l’ho fatta da solo… quindi non mi sembra di aver fatto chissà cosa…».
«Credo di capire il tuo punto di vista, ma ti sei impegnato ed è quello che conta! Chi è stata ad aiutarti?».
Frank lo fissò per un attimo e si chiese se fosse il momento adatto per parlare con lui. Il momento che cercava da settimane. «Una delle ragazze nuove» rispose osservando attentamente la reazione del padre. Neville sbiancò e fu chiarissimo che si stesse chiedendo quale delle due.
«Papà, parliamoci chiaro» disse infine Frank. «Sai benissimo che Lily è tornata in possesso della Mappa del Malandrino e sai anche come funziona la Mappa».
«Non doveva succedere! Le sequestrerò quella benedetta Mappa e…».
«Non ti arrabbiare» lo fermò Frank. «Ti prego». I loro occhi si incrociarono e il ragazzo colse tutta la sofferenza del padre. «Io non posso capire perfettamente quello che provi, ok? Non lo pretenderei mai, lo sai. Ma mi sono sempre chiesto come sarebbe stato avere a che fare anche con loro… come nonni intendo… fa male pensare che questa è solo una situazione provvisoria, ma è meglio di niente. Mi mancheranno ancora di più… sarà ancora più triste andare a trovarli al San Mungo dopo, ma ti assicuro che sarebbe stupido sprecare il poco tempo che ci è stato concesso per conoscerli… Sono stati loro ad aiutarmi con Pozioni. Il nonno è davvero bravo. Continuo a non sopportare Pozioni, ma avrei fatto qualsiasi cosa per stare in loro compagnia…».
Neville l’aveva ascoltato in silenzio e tentò di sorridergli anche mestamente alla fine del discorso. Frank appoggiò lo zaino a terra e lo abbracciò. Di solito a Scuola evitava per paura che qualcuno dei suoi compagni lo vedesse e lo prendesse in giro, ma quello era un caso eccezionale: sapeva che suo padre ne aveva bisogno. E dopotutto anche lui.

♦♦♦

«Bene, allora, il piano è questo» esordì James.
«Appena la pozione sarà pronta la ruberemo e la nasconderemo nella Stanza delle Necessità» continuò Sirius.
«Così potrete tornare nel passato e cambiare il futuro» completò la piccola Alice.
«Esatto! Non vedo l’ora di andare allo stadio con te, nonno!» disse Lily Luna eccitata.
«E Chris?» chiese malizioso Sirius.
«Chris verrà con noi… ma nonno non fare quella faccia! Per quindici anni sarò solo tua e di papà!» replicò Lily Luna con il suo consueto sorriso malizioso. «E tu mi comprerai subito la scopa, vero?».
«Certo, la più veloce di tutte» rispose James felice.
«Anche voi mi aiuterete?» chiese la piccola Alice ai suoi nonni.
«Ehm certo… ma non dovresti far impazzire i tuoi genitori…» borbottò Frank-Oliver incerto.
«Ma Frank dov’è?» chiese Rose.
Si trovavano nella camera dei ragazzi del settimo anno, stravaccati o sui letti o sul tappeto scarlatto.
«Non lo so. Eppure sapeva che dovevamo incontrarci qui. Non l’ho visto neanche a cena. Tu ne sai qualcosa Roxi?» rispose Alice un po’ preoccupata.
«Tuo padre l’ha trattenuto alla fine della lezione. Quando non l’ho visto venire a cena, ho pensato che fosse venuto direttamente qui».
«Perché l’ha trattenuto?» chiese la piccola Alice.
«Boh… forse si è accorto che ha pensato altro per tutta la lezione».
«Ed era in ritardo» intervenne Albus.
«E tu come lo sai? Eravate insieme?» domandò sospettosa Roxi.
«Sì, ma non mi va di parlane» replicò con voce ferma Albus. «Spero solo che zio Neville non sia stato troppo severo».
«Vostro figlio è una rottura» borbottò Sirius. «Nell’ultima lezione mi ha tolto ben dieci punti perché chiacchieravo… che noioso…».
L’unica persona d’accordo con lui era Alice, che annuì con una certa solennità. Remus e Lily-Caroline alzarono gli occhi al cielo.
«A proposito di questo, vorremmo il vostro aiuto per convincerlo a parlarci» esordì Frank-Oliver.
«Naturalmente» rispose subito Lily-Caroline con dolcezza.
«Avete qualche idea?» chiese Remus.
«Pensavo di…» iniziò Frank-Oliver ma si interruppe all’istante quando la porta si spalancò.
«Merlino, Frank! Mi hai fatto prendere un colpo!» sbottò Rose tirandogli contro un cuscino. Frank lo evitò per un pelo e si chiuse la porta alle spalle. «Scusate, il ritardo. Di che stavate parlando?».
«Del fatto che io e Alice pensavamo di farci mettere in punizione, così Neville sarà costretto a parlarci» gli rispose Frank-Oliver.
«È una pessima idea» commentò Rose. «Nessuno lo costringe a supervisionare la vostra punizione. Può senz’altro farlo Sawyer al suo posto! Non vi conviene, ve lo dico per esperienza».
«Insisteremo finché sarà costretto a occuparsene lui!» s’intestardì Frank-Oliver.
«Non è necessario» intervenne Frank, precedendo la replica di Rose. «È nel suo ufficio. Potete andare anche adesso, ma vi prego abbiate pazienza. Per lui è più difficile che per noi».
Le sue parole furono accolte da un silenzio attonito.
«Hai parlato con papà?» ruppe il silenzio la piccola Alice.
«Sì» rispose laconicamente Frank. «Solo di questo» aggiunse a beneficio di Albus, che si rasserenò.

♦♦♦
 
Frank e Alice, dopo essersi guardati un attimo per farsi coraggio a vicenda, si avvicinarono alla porta dell’ufficio di Neville. Il ragazzo bussò ed entrò appena sentì la voce ben nota dall’interno invitarli a farlo.
Neville, vedendoli, si alzò e si avvicinò, ma non disse nulla. Nessuno dei tre sapeva come iniziare. Trascorsero diversi minuti in completo silenzio. Infine tutti e tre tentarono di parlare nello stesso momento. Lungi dal trovare la cosa buffa, i tre si sentirono maggiormente a disagio.
«Lasciate che sia io a parlare per primo» disse infine Neville. Gli altri due acconsentirono. «Vi devo delle scuse per l’atteggiamento che ho tenuto da quando siete arrivati. Mi dispiace, non ve lo meritavate. Frankie, mi ha detto che vi ha raccontato ogni cosa…».
«Non lo hai rimproverato per questo, vero? Siamo stati noi a chiederglielo» mormorò Alice interrompendolo.
«No, tranquilla. Ha fatto quello che avrei dovuto fare io fin da subito…».
«Noi non ti biasimiamo, comprendiamo che per te è difficile» disse Alice.
«Sì, ma avrei dovuto comportarmi diversamente. Ho tentato di fuggire la realtà e non va bene… Ancora una volta, Frankie si è mostrato molto più maturo di me…».
«Se è maturo, credo che il merito sia tuo» intervenne per la prima volta Frank, con un lieve sorriso in volto.
Neville fissò suo padre. Aveva solo diciassette anni, ma in fondo non era molto diverso dalle foto in cui lo teneva in braccio neonato.
«Va tutto bene» disse Alice toccandogli il braccio.
«No. Tutto questo non è normale» disse Neville dando voce al pensiero che lo tormentava da settimane.
«No, non lo è» concordò Frank. «Ma ormai ci siamo e non possiamo farci nulla».
«Frankie mi ha consigliato di approfittarne» mormorò Neville.
«Ci dispiace che non avremo la possibilità di crescerti, ma sono orgogliosa di quello che sei diventato anche senza il nostro sostegno» disse Alice.
«Grazie» sussurrò Neville.
«Beh mia madre non dev’essere stata una nonna tutta baci e abbracci, ma sono sicuro che ti ha voluto bene» commentò Frank.
«Lo ha fatto. E anche io gliene voglio tanto». Per qualche secondo cadde di nuovo il silenzio. «Visto che siamo qui, magari potete raccontarmi qualcosa di voi» propose Neville.
«Naturalmente» rispose Alice.
Frank annuì, mandando al diavolo una vocina nella sua testa, che parlava, molto fastidiosamente, come Sirius, che gli diceva che dovevano farle loro le domande per scoprire quanto più possibile per portare al termine il loro piano. Lui, però, non era d’accordo. Se avessero fallito? Se qualcosa fosse andata storta? Non potevano prevedere quello che sarebbe accaduto, ma lui e Alice potevano donare qualche ricordo a loro figlio.
 
Angolo autrice:

Ciao :-)

Spero di non avervi fatto attendere troppo ;-) E soprattutto che anche il nuovo capitolo vi piaccia ;-) Ho dato molto spazio a Neville, Frank piccolo, Alice e Frank, ma mi sembrava giusto ;-) Ditemi se sono caduta nella banalità... Amo troppo Neville e Frank piccolo e soprattutto farli confrontare :-D 
Come vedete, purtroppo, è tornato anche Piton. Se siete di quelli che lo adorano, vi chiedo scusa il mio non è un tentativo di mostrarlo cattivo a ogni costo; voglio mostrarlo a 17 anni, ancora un ragazzo imbevuto delle sue idee. A quell'età non sempre è sufficiene che qualcuno provi ad aprirti gli occhi...

RIngrazio tutti coloro che stanno recensendo e anche i lettori silenziosi! Non immaginate nemmeno quanto mi faccia piacere sapere che la storia vi sta piacendo e coinvolgendo!

Vi auguro una buona domenica,
Carme93

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Capitolo 11
*** capitolo dieci ***


Capitolo dieci
 
«Ma sei impazzito!?» sbottò James fissando il nipote fuori di sé.
Albus sospirò. «Devi capire che non è cattivo…».
«Non è cattivo? Stiamo parlando di Mocciosus! Se non ha il marchio sul braccio è perché non si è ancora diplomato! Ma te lo assicuro, sta contando i giorni che lo separano dal momento in cui finalmente lo riceverà!» gridò Sirius.
Fortunatamente si trovavano nella Stanza delle Necessità, conseguentemente nessuno poteva sentirli. Albus aveva deciso di raccontar loro quello che era accaduto con Piton, ma non l’avevano presa per nulla bene. Tutti lo guardavano con un’espressione irritata o addirittura compassionevole; con l’unica eccezione di Alastor, che lo supportava sempre come ogni ottimo migliore amico, e Frank, che continuava a disapprovare tutta quella storia.
«Ma lui si redimerà! Dovete credermi! Mio padre me l’ha detto un sacco di volte! Mi ha messo Severus come secondo nome, proprio per questo motivo!» si difese Albus.
James e Sirius fecero finta di sentirsi male e si accasciarono sul divano scarlatto. Gli altri approfittarono del loro miracoloso silenzio.
«Severus, si pentirà delle sue scelte?» chiese Lily-Caroline.
«Sì» rispose con trasporto Albus, felice che almeno lei fosse intenzionata a dargli retta. «Capirà di aver commesso un errore…».
«Non è proprio così» lo bloccò Frank. «Tuo padre ha raccontato quella storia anche a me. Piton non è passato dalla nostra parte perché ha capito di aver sbagliato. L’ha fatto per un altro motivo».
«È la stessa cosa» ribatté Albus.
«Non lo è! Ha scelto per amore, non per senso di giustizia!» replicò con durezza Frank.
«Meglio, no?» s’intestardì Albus.
«No, Albus, ragiona! Le cose nella storia non accadono all’improvviso! Lo sai bene! La Dawson ce l’ha spiegato più volte! Se non fosse stata minacciata la donna che amava, non sarebbe mai passato dalla nostra parte!».
«Sta zitto! La verità è che tu hai paura!» sbottò fuori di sé Albus. «Hai sempre cercato di ostacolarci fin dal primo momento! Perché non vuoi salvare delle persone innocenti? Sono state tutte travolte da qualcosa di più grande di loro!».
«Non è stata la guerra! Le ideologie attecchiscono dove c’è terreno fertile! Severus Piton ha vissuto un’infanzia triste e dolorosa a causa del padre babbano, ha visto la madre, perché strega, maltratta dal marito; poi è arrivato a Hogwarts e ha conosciuto gente, come Lucius Malfoy, che è cresciuta con determinati insegnamenti! Se fosse stato smistato a Corvonero, forse non sarebbe accaduto…» disse Frank accalorandosi.
«La storia non è fatta di forse!» ribatté infervorato Albus.
«Cambiare anche solo una virgola di quello che è accaduto, potrebbe stravolgere ogni cosa!».
«E tu hai paura che ciò accada! Forse non vuoi rischiare di perdere la tua bella e comoda vita!» urlò Albus.
Frank assunse un’aria ferita, ma strinse i denti e non rispose.
«Di chi era innamorato Severus?» chiese Lily-Caroline.
«Di te» rispose semplicemente Albus. «Quando Voldermort ha scelto mio padre come suo eguale, Piton ha chiesto a Silente di proteggervi. In cambio avrebbe fatto qualsiasi cosa».
«Che cosa?!» gridò James, mentre Sirius e Remus tentavano di calmarlo.
«È così» ribadì Albus con sicumera. «Quando siete morti, Silente ha chiesto a Piton di proteggere mio padre. L’ultima cosa che avrebbe potuto fare per la donna che amava».
«Possiamo provare ad aiutarlo» mormorò Lily-Caroline.
James si imbronciò e non proferì parola.
«Sentite, non credo che sia importante adesso» intervenne diplomaticamente Frank-Oliver. «Se capissimo come sconfiggere Voldermort, potremmo salvare un sacco di persone. Probabilmente anche Piton. Ma prima di tutto dobbiamo pensare a Voldermort».
«Giusto» approvò Remus, sperando che James si calmasse. «Ma come facciamo? Abbiamo spulciato tutti i libri della biblioteca! Anche del Reparto Proibito! Tutti i giornali del tempo! E non abbiamo trovato nulla di specifico!».
«È evidente che si deve trattare di qualcosa di molto oscuro, ecco perché Harry ha fatto in modo che la comunità magica ne rimanesse all’oscuro» disse saggiamente Frank-Oliver.
«Allora dobbiamo scoprirlo! Non è possibile che non lo sappia nessuno!» ragionò Sirius.
«La McGranitt deve saperlo per forza! Neville anche!» replicò James pensieroso.
«Anche la Dawson, secondo me. Gli storici devono aver accesso a fonti, che noi non possiamo immaginare… anche se poi il Ministero ha vietato di riportare tutta la verità sui libri di storia. Mio padre non può aver tenuto ogni cosa per sè» aggiunse Albus.
«Se anche fosse, la Dawson non risponderà alle nostre domande» commentò Remus.
«Non ne sono sicuro… se glielo chiedesse Frank…» buttò lì Albus con falsa disinvoltura.
«No!» reagì immediatamente il ragazzo.
«Invece sì» parlò per la prima volta Rose. «Sei il cocco della Dawson, risponderà a ogni tua domanda».
«Non voglio farlo! Non potete chiedermi questo! E comunque la Dawson non risponderà…».
«La Dawson è un’ex-Tassorosso» ribatté Rose, come se fosse la cosa più logica del mondo. «Davanti alla tua gentilezza e curiosità cederà subito!».
«Frankie, è importante. Capisco che tu sia preoccupato, ma noi non vogliamo compiere gesti affrettati o impulsivi. È per questo che vogliamo sapere il più possibile» gli disse con voce dolce Alice-Selene.
Il ragazzo non gradì quel genere di intromissione, non da lei. Si sentiva quasi in dovere di accontentarla in ogni cosa; ma lui alla Dawson ci teneva realmente: era la sua insegnante preferita e non voleva prenderla in giro.
«Perché non ci provi?» chiese Frank-Oliver.
Ma chi si credevano di essere? Perché gli chiedevano quello? Si alzò di scatto dal divano. Incrociò lo sguardo di sua sorella, che non aveva ancora aperto bocca. La piccola Alice gli sussurrò: «Fa’ quello che ti senti».
Avevano imparato a capirsi e appoggiarsi a vicenda, nonostante avessero un carattere molto diverso.
Frank strinse i denti e, prima di lasciare la stanza, disse soltanto: «Albus, attento. Non è necessario che tu faccia per forza l’eroe per sentirti all’altezza di tuo padre».

♦♦♦

«Frank, che cosa c’è? Hai delle domande sulla lezione di oggi?» gli chiese gentilmente la Dawson, notando che si era attardato in classe dopo il suono della campanella.
Frank attese che tutti i compagni lasciassero l’aula e poi si avvicinò alla cattedra. Si sentiva profondamente a disagio, ma aveva riflettuto tutta la notte su quello che gli avevano chiesto. Aveva dormito poco, perché l’idea di poter salvare delle persone innocenti lo aveva tormentato. Chi era lui per condannarli? Non era d’accordo con il loro piano, ma se si stava sbagliando? Poteva essere così presuntuoso riguardo a qualcosa di una tale rilevanza?
«No, io volevo farle una domanda su un altro argomento» mormorò teso.
«Pensavo che avessimo superato la fase in cui ti vergognavi di parlare anche con me» replicò la professoressa, scrutandolo attentamente.
Frank giochicchiò con le cinghie dello zaino, come faceva sempre quando era nervoso. Era vero: la Dawson era l’unica insegnante con la quale non si vergognava di intervenire in classe o di fare le domande più disparate. In quel caso, però, era diverso. «Lei aveva detto che l’Associazione di Studi Storici, nata dopo la prima caduta di Voldermort, custodisce la nostra memoria. Ma ogni cosa? Anche quello che viene nascosto alla comunità magica? Anche le cose più oscure?».
«Frank, non capisco che cosa intendi» replicò la donna sorpresa. «Comunque sì. Ogni cosa».
«Ma non è pericoloso? Un malintenzionato potrebbe entrare a conoscenza di segreti magici molto pericolosi».
«Potrebbe, ma sinceramente credo che tu stia esagerando. Quello che, come dici tu viene nascosto alla comunità magica, non è un vero e proprio segreto… si tratta… spesso… di far cadere nell’oblio determinate informazioni… focalizzare l’attenzione su qualcos’altro… Ma se un mago oscuro, Dio non voglia, volesse imitare le azioni di un altro mago del passato non troverebbe le sue risposte in un archivio storico… potrebbe trovare il nome di un’antica pratica… ma dovrebbe cercare dei grimori antichi per avere delle risposte vere e proprie…».
Frank tentò di riflettere velocemente sulle quelle parole. «Quindi…» iniziò incerto, per fare ordine nella sua testa. «Il segreto che nascondeva Voldermort e il modo in cui Harry Potter lo ha sconfitto… è stato fatto cadere nel dimenticatoio e tutti si sono focalizzati sull’eroe… su mio zio Harry in pratica… perché si trattava di qualcosa di molto oscuro…».
«Sì, è così. Molto meglio concentrarsi su qualcosa di positivo, specialmente dopo tutto il dolore e la sofferenza che la guerra aveva causato».
«Ma qual era il segreto di Voldermort?» domandò Frank, sorprendendo la professoressa.
«Frank, che cosa sono queste domande?» replicò la Dawson. «Sei molto intelligente e abbiamo detto che la comunità magica ne è stata tenuta all’oscuro… perché mi fai questa domanda? Non dovresti interessarti a certe cose!».
«Lo so, ma ho bisogno di saperlo» ammise Frank.
«Questo è assurdo. Non hai bisogno di sapere assolutamente nulla. Si tratta di magia molto oscura. Solo i maghi più esperti ne sono a conoscenza. Ripeto, non sono argomenti che ti riguardano. Frank, la magia oscura è male. Perché fai queste domande?» chiese visibilmente preoccupata la donna.
«Non mi interessa la magia oscura, glielo assicuro» affermò subito Frank. «Non le posso spiegare perché mi serve saperlo, ma le assicuro che non voglio fare nulla di male».
«Io ti credo, ma non posso rispondere, mi dispiace. Tuo padre mi ucciderebbe e peggio ancora, la Preside mi licenzierebbe in tronco. Capisci?».
Frank si sentiva una schifezza solo per averla messa in quella posizione. Senza contare che si sarebbe sentita costretta a parlarne con suo padre, anche se avrebbe preferito non metterlo nei guai. E cosa peggiore di tutte, suo padre, a differenza della collega, non ci avrebbe messo molto a capire da dove nascevano quelle domande.
«Sì, mi scusi. Potrebbe almeno non raccontare a mio padre di questa conversazione?».
«Frank, io mi fido di te, ma sono molto preoccupata… Sinceramente, non so chi ti abbia messo queste cose in testa… non è da te, interessarti alla magia oscura… Mi dispiace, ma non posso non parlarne con tuo padre…».
«Magari, dopo. Adesso risponderà alle mie domande». Severus Piton era entrato in aula, sigillando la porta alle sue spalle. «Che fortunata coincidenza passare di qui al momento giusto… Dicono che la fortuna aiuta gli audaci… Suvvia, mocciosetto, abbassa la bacchetta. Credi davvero di essere alla mia altezza solo per avermi disarmato una volta?».
«Che cos’è questa storia?» domandò seccamente la professoressa. «Come osi entrare nella mia classe e chiudere la porta?». Aveva estratto la bacchetta a sua volta. Non ricevendo risposta da Piton, si rivolse a Frank. «Che sta succedendo?».
«Non è chi dice di essere» rispose il ragazzo, tentando di disarmarlo.
«Sei ridicolo!» sbottò Piton e con un gesto deciso della bacchetta lo mandò a sbattere contro un banco e poi disarmò la professoressa. «Voi Tassorosso siete così patetici» commentò disgustato.
«Che cosa vuoi? Non la passerai liscia!» disse la Dawson, ma la voce le tremò.
«Voglio delle risposte, credevo di averlo già detto. Legilimens!».
Piton, mentre, scandagliava a suo piacimento la mente della donna, si sentì potente come mai in vita sua. Bastava poco per sottomettere i deboli. Non ebbe difficoltà a trovare ciò che gli serviva. Horcrux. Un diario con la copertina in pelle, la coppa di Tassorosso, il medaglione di Serpeverde, un anello con una pietra nera incastonata, il diadema di Corvonero, Nagini, lo stesso Harry Potter.
«Ah» strillò Piton e fu costretto a interrompere il contatto visivo.
Frank si era rialzato e gli aveva tirato un calcio, nonostante gli sanguinasse la tempia. Piton fissò per un attimo sia il ragazzo sia la donna e decise di fuggire. Schiantò la professoressa e tirò un pugno a Frank. Non era necessario obliviarli. Ormai sapeva ciò che gli serviva. La Pozione del Tempo non era ancora pronta per riportarlo nel 1976, ma anche il 1980 sarebbe stato perfetto a quel punto. Avrebbe potuto salvare il Signore Oscuro dalla disfatta. Quegli stupidi Grifondoro non sarebbero più tornati indietro e possibilmente il tanto acclamato Harry Potter non sarebbe mai nato. Oh, sì sarebbe stato onorato dal Signore Oscuro più di ogni altro Mangiamorte!
Frank non riuscì a bloccarlo, ma recuperò subito la sua bacchetta e quella della professoressa. Piton era così sicuro di sé, che non li aveva considerati un ostacolo. Ma che cosa aveva visto?
«Reinerva» sussurrò. Non aveva mai usato quell’incantesimo, ma fortunatamente funzionò al primo tentativo.
«Frank, che cosa…?» cominciò la donna, ma poi dovette stringersi le tempie per il dolore. «Chi era quel ragazzo?» domandò, dopo che Frank l’aiutò a sollevarsi e mettersi seduta.
«È una storia lunga. Mi deve dire che cos’ha visto nella sua testa» disse concitato Frank.
«Gli Horcrux… il segreto di Voldermort…» mormorò la donna.
Il cuore di Frank mancò un battito. La situazione era degenerata. Piton non avrebbe fatto buon uso di quell’informazione e chissà che cos’altro sapeva. Si trattenne dal chiedere spiegazioni. Non sapeva cosa fossero gli Horcrux, ma non era importante in quel momento. Dovevano fermare Piton.
«Chiami mio padre! E gli racconti ogni cosa! Deve chiamare gli Auror… i-io… devo andare…».
«Frank, che costa succedendo…» provò a chiedergli la professoressa, ma lui era già corso via.

♦♦♦

«Non così in fretta, Mocciosus!» lo bloccò James.
«Dove credi di andare?» aggiunse Sirius.
Piton si fermò di scatto. Era corso nella piccola stanza, che il professore di Pozioni aveva allestito per poter lavorare alla pozione lontano dagli occhi indiscreti degli altri studenti. A quanto pare, però, era stato preceduto.
«Che state facendo?» chiese indicando con un cenno Lily-Caroline e Frank-Oliver che armeggiavano intorno al calderone. Alastor tentava di aiutarli.
«Non sono affari tuoi» replicò Sirius, che affiancò James, Rose e Albus. Tutti avevano le bacchette pronte all’uso: non gli avrebbero permesso di avvicinarsi.
«Certo che sono affari miei!» ribatté Piton.
«Che cosa hai fatto a Frank?» chiese Alice-Selene.
«Infatti, le Malandrine sono andate a cercarlo. Qualunque cosa tu gli abbia fatto la pagherai cara» ringhiò Albus.
«Ha la testa dura, state tranquilli» ghignò Piton per prendere tempo.
«Cosa gli hai fatto?» gridò Frank-Oliver abbandonando la pozione.
«Oh, che carini. Avete scoperto che sono i vostri nipoti e ora vi preoccupate? Non dovreste, sai? Tanto non ho bisogno di toccarli per farli del male… Se morite voi prima di generare i vostri figli, non esisterà nessuno di loro».
«Bastardo!» gridò James scagliandogli contro un incantesimo. La piccola stanza fu invasa da incantesimi, che rimbalzavano da ogni parte. Lily-Caroline, Frank-Oliver e Alastor abbandonarono la pozione per difendersi.
Frank entrò nella stanza all’improvviso e per poco non fu colpito da una maledizione. «Ha scoperto il segreto di Voldermort» urlò per farsi sentire al di sopra del frastuono causato dagli incantesimi e dagli oggetti che andavano in frantumi.
Piton riuscì a disarmare Albus e lo agguantò per un braccio minacciandolo con la bacchetta. Tutti i combattenti si fermarono.
«Così si ragiona» ghignò Piton soddisfatto. «Se non volete che gli faccia del male, spostatevi e lasciatemi usare la pozione».
«Non è pronta» commentò Remus perplesso.
«È sufficiente per quello che devo fare io» replicò Piton.
«Qual è il segreto di Voldermort?» chiese James a Frank senza perdere di vista il rivale.
«Gli Horcrux, ma non so cosa sono».
«Perché non ci illumini, Piton? Tanto rimarremo bloccati qui, se tu usi la pozione. O vuoi portarci con te?» disse James.
«Vi porterei con me solo se andassi all’inferno» replicò Piton con disprezzo. «Quella stupida professoressa non lo sapeva davvero… ho capito solo che il Signore Oscuro è riuscito a nascondere parte della sua anima dentro degli oggetti. In questo modo non poteva morire completamente. Harry Potter ha distrutto gli Horcrux… Ora, levatevi dai piedi o gli farò molto male…».
Tutto obbedirono, senza sapere come bloccarlo. Albus tentò divincolarsi, finché Piton non gli puntò la bacchetta alla tempia. «Smettila, o ti ammazzo».
«In che anno vuoi tornare?» chiese Remus, tentando di trovare una soluzione.
«E lo vengo a dire a te?» replicò Piton preparandosi ad attivare la pozione e deciso a portarsi Albus con sé. Non era mica stupido, sapeva che appena l’avrebbe mollato gli altri Grifondoro l’avrebbero attaccato.
All’improvviso un lampo rosso colpì Piton in mezzo alle spalle e cadde in avanti rovesciando la pozione. Lily-Caroline e Remus intervennero repentinamente fermando il liquido a mezz’aria e riportandolo nel calderone. Se fosse caduta a terra, avrebbero dovuto attendere altri due mesi per tornare indietro.
«Merlino benedetto, che cosa credevate di fare?» sbottò Neville.
Ma l’attenzione di tutti era rivolta all’uomo che aveva schiantato Piton e che era entrato a grandi falcate nella stanza. Lo videro chinarsi sul Serpeverde e legarlo ben bene, prima di farlo rinvenire.
«Papà» sussurrò Albus, rimettendosi in piedi.
«Stai bene?» chiese Harry Potter.
«Sì, grazie».
«Ora potreste dirmi che cosa sta succedendo?» domandò fissando uno per uno in volto, per poi rivolgersi a Neville. «Chi sono questi ragazzi? E cosa voleva questo Serpeverde da mio figlio?».
Sulla soglia della porta, oltre Neville, sostavano Ron Weasley e un altro Auror. Il professore di Erbologia sospirò: «Forse dovresti sederti, Harry».
 
Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Eccomi di nuovo qui!
Grazie a tutti coloro che stanno recensendo, conoscere il vostro parere è molto importante per me e mi stimola a scrivere.
Finalmente è arrivato Harry! Come sempre giusto in tempo! Mi viene in mente Lucius Malfoy alla fine del secondo film quando dice “Allora, speriamo che ci sia sempre il signor Potter a salvare la situazione!” e Harry glielo promette (ricordate????). È il nostro eroe in fondo!
Ormai, come si suole dire, tutti i nodi sono venuti al pettine. Spero che il capitolo non vi deluda. Fatemi sapere che cosa ne pensate, sempre se vi va.
Spero di aggiornare già a inizio settimana ;-)
Vi auguro un buon week end.
Carme93

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


Epilogo
 
Neville concluse il suo racconto sotto lo sguardo allucinato di Harry.
«Questa storia è assurda» borbottò quest’ultimo dopo un lungo momento di silenzio. «Sei sicuro di sentirti bene?».
«Mi sento bene quanto te» rispose Neville, intendendo con quelle parole molto di più.
Harry si alzò e scosse la testa violentemente. «Come potete pensare che creda a una cosa del genere!» sbottò fissando la McGranitt, sopraggiunta nel frattempo insieme a Ernie Mcmillan.
«È la verità, Harry» disse la Preside e detrasfigurò uno alla volta tutti i ragazzi. Man mano che procedeva, gli occhi di Harry si allargavano.
Suo padre, Remus, Sirius, sua madre, persino Piton erano identici a come li aveva visti più volte nel Pensatoio di Silente. E i coniugi Paciock… gli si strinse il cuore al solo pensiero… se avesse continuato a riflettere sui giovani membri dell’Ordine della Fenice e la fine che avevano fatto, avrebbe perso totalmente la lucidità. Sempre se non era già impazzito.
Harry li osservò ancora e ancora nel silenzio totale. Alla fine si passò una mano tra i capelli e le uniche parole logiche che riuscì a pronunciare furono: «Allora non scherzavi durante la prima lezione del primo anno, quando hai detto che avresti potuto insegnarci a imbottigliare persino la morte».
Piton, legato e seduto scomodamente a terra, lo guardò storto: «Evidentemente non intendevo questo» disse sarcastico e fu palese che si fosse trattenuto dall’aggiungere idiota.
La McGranitt alzò gli occhi al cielo, mentre il volto di Neville si aprì in un lieve sorriso che scomparve immediatamente all’occhiataccia dell’amico. Gli altri ragazzi lo fissavano perplessi.
«Si tratta di una Pozione del Tempo, viene studiata nell’Ufficio Misteri. Naturalmente è in fase sperimentale. Da quanto ho capito, Piton ha trovato la ricetta in un vecchio libro di Pozioni Oscure, conservato nel Reparto Proibito, e ha voluto verificare se fosse possibile viaggiare nel tempo. Come si sono svolte alla fine le cose, te l’ha detto Neville» tentò di chiarire Ernie Mcmillan in tono professionale.
Harry si massaggiò le tempie, ma non ebbe il tempo di formulare un pensiero logico che James, suo padre, lo accusò: «Quanto ci hai messo? Era un pezzo che volevamo conoscerti! La pozione è quasi pronta! Mancherà sì e no una settimana!».
Turbato da quel tono e con i nervi a fior di pelle, Harry sbottò: «Scusa tanto se sono il Capitano del Dipartimento Auror e alle volte devo lavorare sotto copertura! Non vedo mia moglie da settimane! Avevo appena messo piede al Quartier Generale che sono stato chiamato con urgenza a Hogwarts! Arrivo qui e trovo un Serpeverde che minaccia mio figlio! E, come ciliegina sulla torta, mi viene raccontata tutta questa storia assurda! Che cosa vuoi che faccia adesso? Dimmelo, perché sinceramente io non lo so».
Dopo questo sfogo incrociò gli occhi di Neville e vi trovò lo stesso dolore, gli stessi sentimenti confusi. Faceva troppo male ritrovarsi i suoi genitori davanti, i suoi genitori con cui non aveva mai parlato, cui aveva pensato a lungo in quegli anni, cui era stato paragonato più volte; Sirius con il suo bel volto da diciasettenne, non ancora scavato dalle privazioni di Azkaban e della latitanza; Remus, che per l’ultima volta aveva visto privo di vita accanto a Tonks, lo stesso Remus che fuori di sé dalla gioia l’aveva nominato padrino di Teddy e che anche poco prima della battaglia faceva vedere a tutti la foto del bimbo. Sentì gli occhi bruciare e un dolore sordo nel petto, come non gli accadeva da quella maledetta notte in cui aveva perso gli ultimi due legami con i suoi genitori.
«Harry, il professor Silente ritiene che questa è un’occasione per noi. So che cosa stai provando in questo momento… probabilmente stai ancora più male di me, visto che non si tratta solo dei tuoi genitori… Harry, non fare come quella notte al Ministero…» disse Neville con voce bassa e incrinata.
Quella notte al Ministero aveva inseguito Bellatrix perché voleva vendicarsi e non aveva minimamente pensato alle conseguenze, come faceva spesso. Strinse i pugni e chiuse gli occhi per allievare il dolore alle tempie.
«Ho provato a ignorarli, Harry… per giorni… non ero d’accordo con Silente e parte di me non lo è ancora… ma poi mi è stato fatto capire che se non avessi approfittato, me ne sarei pentito per sempre… non avremo nessun altra possibilità di parlare con loro… Lo so che è strano perché sono più piccoli di noi, ma possono lasciarci qualcosa di loro…» continuò Neville, ma vedendo che ancora non reagiva, aggiunse: «I nostri figli l’hanno capito molto più velocemente di noi. Lily e Alice, ahimè, si sono valse subito degli insegnamenti dei Malandrini… come Ginny ti dirà… hanno riempito di neve l’aula di Pozioni… tra le tante che hanno combinato… ti giuro, una cooperazione perfetta… E Albus e Frank sono migliorati un sacco in Pozioni, grazie ai loro nonni…».
Harry annuì lentamente e tornò a fissare i suoi genitori e poi i loro amici. Sospirò e annuì di nuovo. «Scusate, Neville ha ragione». Il suo sguardo si fissò su Remus. «Dobbiamo chiamare Teddy, ne ha bisogno quanto e più di noi».
«Pensavo che avresti preferito parlargli tu» replicò Neville.
«Sì, potete chiamarlo? Vorrei che potesse sapere tutto stasera stessa. Non me lo perdonerebbe mai, se passasse troppo tempo».
«Lo faremo subito, ma prima il signor Paciock dovrebbe andare in infermeria» rispose la McGranitt, facendo voltare tutti verso Frank che arrossì.
«Oh, non è necessario».
«Come no?» ribatté Neville, notando il sangue rappreso dove aveva sbattuto la testa.
«In realtà vorrei anche sapere perché Piton stava minacciando Albus» disse Harry nel tentativo di riordinare le idee e non gli sfuggì l’espressione apprensiva che si dipinse sul volto del figlio alle sue parole. Che stavano combinando?
«Se è per questo io vorrei sapere che cosa ci fanno tutti loro qui. Sicuramente non hanno il mio permesso» aggiunse Mcmillan incrociando le braccia al petto e fissando i ragazzi con un sopracciglio inarcato.
«E se vogliamo esseri pignoli» borbottò Ron, rimasto in silenzio fino a quel momento. «Perché sono stati convocati urgentemente gli Auror?».
«È colpa mia» borbottò Frank. «Piton ha usato la legilmanzia sulla professoressa Dawson e ha scoperto il segreto di Voldermort… quello per essere immortale…».
Alle sue parole gli adulti sbiancarono.
«Spiegatemi una cosa» borbottò Ron. «Com’è possibile che qui tutti sanno tutto? Non era pericoloso modificare la storia?».
I ragazzi si irrigidirono, ma fu la McGranitt a rispondere: «Silente voleva che voi li conosceste e così i vostri figli. Ho deciso di seguire il suo consiglio e lasciare che frequentassero le lezioni come se fossero dei nuovi studenti. Inizialmente avevamo spiegato il minimo indispensabile, loro testardamente hanno fatto in modo di scoprire ogni cosa sul loro futuro. Comunque prima di rimandarli indietro gli oblivieremo».
«Ma Piton ha cercato di fare il furbo! Volevi aiutare il tuo signore, vero?» sibilò Ron, che a differenza di Harry aveva molte più difficoltà a pensare che non tutti i Serpeverde fossero cattivi. Non per niente Rose fu quella più toccata dall’affermazione del padre: prima o poi avrebbe dovuto dirgli di Scorpius.
«Anche fosse, i Grifondoro non sono più innocenti di me. Li ho trovati qui che armeggiavano con la pozione» ribatté il Serpeverde.
«Che intenzioni avevate?» chiese loro Mcmillan.
Harry annuì di fronte al loro silenzio: avevano in mente qualcosa. «Albus, che cosa volevate fare?» domandò con il tono più calmo possibile.
«Nulla» borbottò Albus tenendo gli occhi fissi a terra.
«Tanto lo scopro lo stesso» lo avvertì Harry. «Vediamo di collaborare. Mi sembra chiaro, che nessuno di voi doveva trovarsi qui».
«Ma no, zio. È molto semplice» intervenne Rose. «Frank ci ha avvertiti e siamo corsi qui a fermare Piton».
«Non è vero!» sbottò quest’ultimo, consapevole di non avere molte possibilità in quelle condizioni ma almeno avrebbe messo nei guai anche i Grifondoro. «Erano già qui quando sono arrivato io! I tempi non coincidono».
«Non crederai a lui?!» si lamentò Rose.
«Voglio la verità» ribatté Harry.
«Vogliamo solo aggiustare le cose» sospirò infine Albus. «Ci aiuterete?».
«Aggiustare quali cose?» domandò Harry.
«Tutto no?» rispose Sirius con fare ovvio, come se il suo figlioccio fosse duro di comprendonio.
«Faremo in modo di non lasciarvi senza genitori» continuò con durezza James. «E ora che sappiamo il segreto di Voldermort, lo sconfiggeremo molto prima del tempo. Basta trovare questi horcrux, no?».
Ron sbuffò: «Ma chi vi credete di essere? Sapete quanto abbiamo sofferto per distruggerli?».
Harry rimase in silenzio, per un solo, glorioso attimo si beò di quelle parole: sarebbe potuto crescere circondato dall’affetto dei suoi genitori e dei Malandrini, sarebbe stata sua madre ad abbracciarlo e non Molly Weasley, non avrebbe dovuto combattere fin da giovane e vedere tante persone care morire; poi la voce acuta e spaventata di Hermione fece breccia nella sua mente, rendendo opache quelle immagini di felicità, opache e irreali: «Non capisci? Stiamo infrangendo una delle leggi magiche più importanti! Nessuno dovrebbe cambiare il tempo, nessuno! Hai sentito Silente, se ci vedono… tantissimi hanno finito per uccidere i loro sé passati o futuri per errore!». Erano passati anni dalla sua prima e ultima avventura nel tempo. Un’avventura di pochissime ore! Però le parole di Hermione non le aveva scordate.
«Dobbiamo parlare» sospirò infine.

♦♦♦

Quando Harry entrò nell’ufficio della Preside con un Teddy tremante e scioccato, si accorse che mancavano solo loro. Il discorso con il suo figlioccio era stato difficile, anche perché egli stesso non aveva elaborato gli aventi delle ultime ore. Diede una pacca a Frank, la cui ferita era stata perfettamente curata. Il ragazzo gli sorrise mestamente.
Nell’ufficio erano presenti anche la professoressa Dawson e il professor Williams di Difesa contro le Arti Oscure; la Preside aveva deciso di far assistere la prima perché aveva diritto a una spiegazione per l’aggressione subita. Il secondo era abbastanza arrabbiato per quello che era accaduto e Harry non poteva dargli torto: Emily Dawson e Maximillian Williams si era sposati da qualche mese e lei era in dolce attesa, anche se ancora non si notava.
«Remus» chiamò. Il giovane si alzò subito e si avvicinò loro. In realtà non c’era molto da dire e Harry non era in vena per i giri di parole. «Ti presento Teddy».
I due si squadrano per qualche secondo, poi sorprendendo tutti Teddy abbracciò Remus che impiegò qualche secondo prima di reagire e ricambiare la stretta.
«È magnifico!» strillò Teddy. «Non pensavo che ti avrei mai conosciuto! Devi assolutamente conoscere Vic e Rem! Ho chiamato mio figlio come te, ma non ti assomiglia molto… o almeno non all’idea che mi ero fatto di te… insomma, Harry dice che Rem ha ereditato il tuo lato malandrino… ma io non riesco a immaginarti malandrino, sai… Harry mi ha raccontato che hai insegnato a Hogwarts e che sei stato Prefetto quindi…» Teddy aveva parlato velocemente senza dare il tempo a Remus di replicare in qualche modo. «Scusa, è che questa storia… è difficile…».
«Tranquillo» mormorò Remus, tentando di nascondere la sua commozione.
«Forse dovremmo prima parlare delle idee sciocche e pericolose di questi ragazzi» disse la McGranitt, ma aveva uno sguardo gentile quando si rivolse ai due. «Poi avrete una settimana per voi».
«Perché dice che le nostre idee sono sciocche e pericolose?» non riuscì a trattenersi Albus.
«Perché è così» sbottò con durezza la Preside. «Non si gioca con il tempo! È una delle nostre leggi più importanti! Avremmo dovuto avvertire il Ministero! Se lo sapesse qualcuno, io, tuo padre e tuo zio finiremmo sotto processo!».
Albus rimase senza parole e si voltò verso il padre.
Harry sospirò e annuì. «Non finirebbe bene, te lo assicuro. Di solito chi infrange questa regola finisce dritto ad Azkaban. Naturalmente, io mi assumerei la responsabilità in quanto Capitano e tuo zio Ron ne uscirebbe pulito perché si è limitato a seguire i miei ordini; la professoressa McGranitt alla fine non sarebbe incarcerata», si trattenne dal dire che era troppo anziana, «ma sicuramente sarebbe destituita dalla carica di Preside».
«Stai scherzando?» sbottò Albus scioccato.
«Miseriaccia Harry, non te lo permetterei!» disse, invece, Ron.
«E invece sì! Perché tu dovrai stare con Hermione e i tuoi figli, vi siete già sacrificati per me fin troppo e tua madre non reggerebbe… e poi dovrai prenderti cura anche di Ginny, per quanto ormai Jamie e Al siano grandi…» ribatté Harry.
«Basta!» disse Albus. «Lo state facendo apposta per spaventarci! Non è divertente! Questi giochetti psicologici sono crudeli!».
«Non è un giochetto psicologico, Albus!» replicò Harry con durezza. «È la verità! So che è difficile da capire alla tua età, ma ogni azione che compiamo ha le sue conseguenze nel bene e nel male! E se questa storia uscirà da queste mura, soprattutto prima che loro vengano rispediti nel passato, le conseguenze saranno disastrose per tutti noi!». Aveva alzato la voce a non volerlo, ma era colpito da quell’impulsività che fino a quel momento Albus non aveva mai mostrato.
«L’importante è che nulla trapeli, no?» intervenne James in aiuto del nipote. «Non hanno importanza le regole quando di mezzo c’è la salvezza di molte persone. Se noi torneremo nel passato con le giuste informazioni, potremo sconfiggere Voldermort prima del tempo. Devi solo dirci dove sono nascosti gli horcrux e come distruggerli».
«Non lo so» rispose amaro Harry.
«Non dire cazzate» sbottò Sirius. «Lo sai benissimo! Li hai trovati e distrutti!».
«Li ho trovati e distrutti grazie all’aiuto di Silente! Voi non potete farlo da soli!» ribatté Harry.
«Che cosa credi? Lo diremo subito a Silente appena torniamo nel passato!» replicò James con la stessa ferocia.
«Alcuni Horcrux Voldermort non li aveva ancora creati nel 1976!».
«Meglio, così ne dovremo distruggere di meno!» insisté Sirius.
«Non capisci!» gridò Harry alzandosi in piedi. «Nessuno di voi può capire! Ho distrutto il primo Horcrux a dodici anni senza saperlo! La vedete la spada di Godric Grifondoro?». E nel dirlo indicò la teca alle spalle della Preside. «È imbevuta di veleno di basilisco! Una delle pochissime sostanze in grado di distruggere un Horcrux. Comunque è molto semplice, andate nel bagno di Mirtilla Malcontenta, in uno dei rubinetti del lavandino troverete un serpente inciso e ordinategli di aprirsi in Serpentese, scendete nelle fognature, se non sbagliate strada troverete senz’altro la Camera dei Segreti, uccidete il basilisco di Salazar Serpeverde con la spada di Grifondoro. Ah, ma c’è un piccolo problema, come ho fatto a non pensarci» concluse in tono falsamente dispiaciuto per la dimenticanza. «Il diario di Tom Riddle. Sapete, l’Horcrux. Lucius Malfoy l’ha fatto cadere nel calderone di una ragazzina di undici anni! Che fra l’altro ha avuto la spiacevolissima esperienza di essere posseduta da Voldermort! Malfoy non l’avrebbe mai fatto se Voldermort non fosse scomparso! Avrebbe avuto troppa paura». Harry si fermò per riprendere fiato.
«Basta, Harry. Così non va bene» lo richiamò Neville.
«Ho appena cominciato» ribatté Harry.
«I ragazzi non devono sentire certe cose!» disse con durezza Neville.
«E, invece, sì! È meglio che lo sappiamo, così smettono di giocare agli eroi!».
«Tu sei pazzo!» sbottò James. «Dove può essere questo diario? E comunque gli altri saranno più semplici da trovare! Voldermort sente quando le parti della sua anima vengono distrutte? Quando si sentirà braccato, commetterà un passo falso e capiremo dove si trova anche il diario».
Harry scosse la testa e tornò a sedersi, coprendosi il volto con le mani. Riprese il controllo di sé e continuò con più calma. «Mi hanno raccontato com’era la situazione quando siete morti. L’Ordine della Fenice era in netta minoranza. I Mangiamorte vi attaccavano sorprendendovi da soli per lo più. Questo non cambierà. La gente aveva paura, non sapevate di chi fidarvi. Sul serio siete convinti di poter salvare molte vite? Potrebbero volerci anni per trovare gli Horcrux e distruggerli; Voldermort non cadrà nel 1981, perché sicuramente voi vi occuperete di Peter prima, e continuerà a mietere vittime. Anche se Voldermort avesse già affidato il diario a Malfoy, cosa di cui dubito fortemente, entrare al Manor sarebbe un suicido. Cosa farete? Sacrificherete uomini fino a raggiungere il vostro scopo? E se uno di voi morisse prima? Noi nasceremmo mai. Potreste trovare l’anello di Orvoloson Gaunt, ma se per caso sbagliaste e veniste colpiti dalla maledizione mortale che ha ucciso Silente? Ci sono troppi forse e troppi perché… Merlino non voglia, potreste peggiorare ogni cosa! Voldermort potrebbe non essere mai sconfitto! Vi rendete conto?!». Fissò gli altri in volto: erano sconvolti, persino la sua piccola Lily, che faceva sempre la dura, stava piangendo. «Io capisco che le vostre intenzioni sono buone, per un attimo ci ho creduto anch’io. Io, Neville e Teddy abbiamo sofferto molto, ma ora siamo felici; ci siamo costruiti una famiglia e, saremo anche egoisti, ma non vogliamo perdere ogni cosa».
Un silenzio pesante seguì le sue parole.

♦♦♦

«Vi stracceremo!» urlò James. «Preparatevi! Remus, non famigliarizzare con il nemico!».
Remus si limitò a fare un gesto vago con la mano, ignorando totalmente l’amico. Suo nipote era bellissimo e Teddy gli aveva assicurato più volte che né lui né il figlio avevano mai dato segni di licantropia, se non al massimo un maggiore nervosismo nel periodo della luna piena.
E Victoire Weasley non solo era davvero una bellissima ragazza, ma anche molto intelligente infatti era una medimaga; ma il fatto di essere di nuovo incinta la rendeva ancora più bella.
«Sapete già come lo chiamerete?» chiese Remus, ignorando un nuovo richiamo di James.
Teddy si fece serio: «Se sarà maschio lo chiameremo Lyall come tuo padre. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo. Lyall William, per essere precisi. A Rem ho messo Harry come secondo nome e mi sembra giusto nei confronti di mio suocero. Se sarà femmina, la chiamerò Andromeda, come mia nonna. So che mamma non avrebbe apprezzato se avessi dato il suo nome a sua nipote».
«Conoscendo mia cugina, sicuramente ti avrebbe strozzato» s’intromise Sirius. «Ora venite a giocare! Non abbiamo molto tempo!».
 Teddy baciò Victoire e seguì Remus e Sirius.
La pozione era ormai pronta e i loro ospiti inaspettati sarebbero tornati a casa; così avevano deciso di fare una partita di Quidditch tutti insieme.
Teddy e Harry avevano trascorso tutte le sere dell’ultima settimana a Hogwarts. Quel giorno avevano portato con sé le loro famiglie.
«Io voglio giocare come Cercatore!» s’impuntò urlando James Sirius.
«Io sono più vecchio e ho il diritto di precedenza!» ribatté Harry a tono.
«Facciamo così» intervenne James. «A noi manca un giocatore e ci serve anche un Cercatore, perché non giochi con noi James Sirius? Voglio proprio giocare contro tuo padre».
«Certo!» trillò felice il ragazzo.
«Ma è bella la tua ragazza?» s’informò James.
«Non cominciare, James!» lo redarguì la sua futura moglie.
«Evans, dovresti stare attenta a non cadere dalla scopa» le suggerì ghignando Sirius.
Lily strillò: «Non so come abbiate fatto a convincermi!».
«Lo è, tranquillo!» rispose James Sirius con un occhiolino. «Ora diamoci da fare. Non mi piace perdere».
«Credi davvero che abbiamo speranza?» gli chiese James fissando Lily in precario equilibrio.
«No. Teddy è l’unico anello debole dell’altra squadra. Mia mamma e Rose sono sufficienti per annientarci. E spero che Lily e Alice avranno pietà, perché mi hanno detto che sono pericolosissime come battitrici».
«Molto consolante».
«Oh, non ti preoccupare! Prenderò il boccino prima di mio padre» assicurò James Sirius con un perfetto sorriso malandrino.
Alastor, prescelto come arbitro della partita, diede il fischio d’inizio. La Scuola era quasi deserta perché la McGranitt aveva concesso una gita a Hogsmeade e potevano giocare senza sguardi indiscreti.
Ron proteggeva gli anelli della squadra che James aveva denominato ‘Futuro’; le battitrici erano Lily e Alice; i cacciatori Rose, Ginny e Teddy; infine il Cercatore Harry.
La squadra ‘Passato’ capitanata, naturalmente, da James Potter, Cacciatore, aveva schierato Sirius come portiere; Lily e Alice come Cacciatrici; James Sirius come Cercatore e infine Frank e Remus come battitori.
«Prevedo la disfatta peggiore della mia vita» disse James, quando vide Ginny Weasley sfrecciare verso gli anelli, mentre Alice e Lily si scostavano spaventate urlandole dietro che andava troppo veloce. La pluffa dovette recuperarsela da solo quasi sempre, ma difficilmente riusciva ad avvicinarsi agli anelli avversari perché sua nipote e la piccola Alice avevano una mira eccezionale e rischiarono di disarcionarlo più di una volta. Questo perché Remus era palesemente terrorizzato dai bolidi, tanto che quando gli urlò contro l’amico gli rispose: «Potrei fare male a qualcuno!».
James si coprì la faccia con le mani, mentre Harry rideva senza ritegno.
«La squadra capitanata da Harry Potter è in vantaggio per 100 a 10!» trillò ridendo Victoire Weasley che aveva voluto almeno fare la cronaca della partita non potendo giocare. «Ti prego zia Ginny, fai tirare almeno una volta Teddy!».
Il ragazzo in questione arrossì visibilmente, mentre tutti gli altri scoppiavano a ridere.
Ginny gli passò la pluffa, ma Teddy era tanto agitato che se la fece sfuggire dalle mani. James si fiondò a recuperarla.
«Non così in fretta, bello!» gli urlò contro Lily Luna spedendogli un bolide dritto in faccia. Sterzò giusto in tempo per evitarlo, ma Rose, la Furia Rossa, come a buon diritto l’avevano definita i suoi compagni di Grifondoro, non solo aveva ripreso la pluffa ma si stava già dirigendo verso Sirius.
«Oh, Jamie ha visto il boccino!» strillò Victorie.
James Sirius infatti si era appiattito sulla scopa e filava verso gli spalti opposti a quelli dove erano sedute Hermione Weasley e Victoire, ma Harry lo tallonava stretto.
James si dimenticò della partita e rimase a fissarli. James Sirius si sollevò sulla scopa pronto a stringere la pallina d’oro, ma un bolide gli colpì in pieno il manico di scopa facendolo sbandare. Harry prese il boccino.
«Zio Harry ha preso il boccino! La sua squadra vince per 250 a 10!» gridò Victoire, scendendo gli spalti per raggiungere Teddy.
«Lily, ma sei impazzita!» stava gridando nel frattempo James Sirius. «Potevi ammazzarmi!».
«No. Volevo colpire il manico e il manico ho colpito» dichiarò Lily Luna con tranquillità. «E poi non ho capito, da quando ti piace vincere facile!?».
James Sirius ringhiò frustrato, perché sapeva che sua sorella aveva ragione. «Sei più brava di quanto ricordassi» ammise a malincuore.
James e Harry si abbracciarono. «Hai ereditato il tuo talento da me!».
«Il solito borioso» commentò Lily Evans.
«Siete stati bravi!» disse un sorridente Neville.
«E voi quando siete arrivati?» chiese sorpreso Sirius.
«Appena in tempo per vedervi giocare» rispose la McGranitt con un lieve sorriso, ma tornò seria quasi subito: «Il professor Mcmillan ci sta aspettando».
Frank, Roxi e Albus che avevano solo assistito alla partita si unirono al gruppo, che si diresse verso il castello.
Erano tutti un po’ tristi perché era arrivato il momento di salutarsi, quindi compirono il tragitto verso i sotterranei in silenzio.
«La prima volta avete usato la pozione in modo non convenzionale. E siete stati molto fortunati a essere catapultati nella nostra epoca e non in un’altra o peggio ancora esplodere insieme alla pozione» esordì Mcmillan in tono grave. «Ora, berrete ciascuno un calice di pozione e poi vi prenderete per mano così saremo sicuri che nessuno si perderà per strada. Infine la professoressa McGranitt reciterà la formula che vi farà tornare all’anno giusto».
I ragazzi annuirono. Piton aveva le mani legate e gli era stata sequestrata la bacchetta.
«Naturalmente, dopo che avrete bevuto la pozione vi oblivieremo» aggiunse Neville.
I nipoti abbracciarono con affetto quelli che in quel momento erano ancora dei loro coetanei, ma che erano anche i loro nonni in fondo; Harry, Neville e Teddy furono un po’ più impacciati.
Alla fine si misero in fila per bere la pozione ed essere subito dopo obliviati.
«Un attimo» disse James fermando Harry, che stava per obliviarlo. «Mi sono dimenticato di dirti una cosa. Lily si è messa con un Grifondoro del suo anno, un certo Ashton. Abbiamo fatto delle ricerche su di lui nell’Archivio degli studenti… io e Sirius intendo… ma sembra un ragazzo a posto… tienila d’occhio, mi raccomando…».
«Nonno!» urlò Lily Luna.
«Ashton è quel ragazzino arrivato al terzo anno?» chiese James Sirius assottigliando gli occhi.
«James, non azzardarti a parlare a tua sorella come se fosse l’imputata di un interrogatorio» lo richiamò Ginny.
Harry obliviò James, dopo averlo tranquillizzato.
Il resto del rituale fu molto rapido e come erano apparsi i sette ragazzi scomparvero.
«Bene, è stato bello. Io andrei a Hogsmeade» mormorò Lily.
«Non se ne parla» la fermò Harry.
«Cavoli, papà. Chris è un bravo ragazzo».
«Oh, non è dubbi. Ma voi avete delle lezioni di Storia della Magia da recuperare».
«Cosa?» chiese Alice sorpresa.
«Abbiamo pensato che vi farebbe bene» affermò Neville ghignando.

♦♦♦
 
Ottobre 1976
 
«Ahi, ma che è successo?» sbottò Sirius massaggiandosi la testa.
«La tua stupidità, Black! Hai fatto esplodere la mia pozione!» replicò Piton adirato.
«Non mi sembra il caso» intervenne Remus, mettendosi in mezzo, visto che Sirius stava passando all’attacco.
«Lunastorta, lascia che dia una lezione a Mocciosus» sibilò Sirius.
«L’esplosione avrà attirato l’attenzione dei professori!» ribatté Remus. «Non vi è bastata la punizione con Gazza?».
«In effetti» borbottò James.
«Bene, allora rimettiamo tutto in ordine» disse Lily tentando di aiutare l’amico.
Piton lasciò l’aula senza proferir parola.
«Stai tranquillo, Mocciosus. Faremo i conti!» gli gridò dietro James.
«Dai, sistemiamo e andiamo a letto» lo richiamò Frank.
I sei ragazzi con l’ausilio della magia impiegarono pochissimo a rimettere in ordine l’aula.
«Mi sembra perfetta» commentò Alice.
«Anche a me. Dai, ti accompagno in Sala Comune» disse Frank prendendola per mano.
James e Lily li seguirono battibeccando.
Sirius si intrometteva nella discussione ogni due secondi.
Remus sorrise: i suoi amici non sarebbero mai cambiati.
«E va bene, Potter! Verrò a Hogsmeade con te! Hai una sola possibilità però, vedi di non sprecarla!».
O forse si sbagliava di grosso. Chissà cosa li riservava il futuro!
 
 
Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Eccoci arrivati all’epilogo!
Vorrei fare qualche considerazione:
  • Come molti di voi avranno intuito le parole di Hermione che Harry ricorda, sono riprese da “Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban”.
  • Spero che non vi sia dispiaciuto che abbia lasciato la parola al solo Harry nei momenti più intensi della discussione, ma da una parte un po’ di spazio gli toccava e dall’altra è lui che ha vissuto in prima persona la ricerca degli Horcrux (Ron e Hermione in questo caso non avevano voce in capitolo, perché per me era importante che il discorso sull’impossibilità di modificare la storia lo facessero Harry, Neville o Teddy).
  • Come vedete Neville (il mio povero Neville) non è un egoista, l’arrivo di Harry alla fine era previsto dalla trama (io sono l’unica colpevole), ma credo che lui abbia spiegato abbastanza chiaramente a James il perché del suo ritardo.
  • Spero di aver reso bene Harry. La sua reazione è stata più ‘violenta’ di quella di Neville (e senz’altro molto più di Teddy, che comunque è vissuto in periodo di pace assoluta e con una famiglia amorevole: quindi niente Dursley né il vedere almeno una volta l’anno i propri genitori rinchiusi in una stanza del San Mungo incapaci di riconoscerti).
Sono contenta che la storia vi sia piaciuta e spero che il finale non vi deluda. Ho perso il conto delle volte in cui ho scritto questa frase (quindi vi chiedo scusa, non voglio essere ripetitiva), ma non mi aspettavo che la storia avesse tanto successo! Anzi all’inizio mi ero anche pentita di aver pubblicato il prologo! Giuro, non me lo sarei mai aspettata! Quindi vi ringrazio per avermi fatto compagnia in questa breve, ma spero piacevole, avventura!
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, perché mi hanno stimolato a continuare ;-) Ma grazie anche ai lettori silenziosi, che sono stati comunque parecchi e a tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite.
Un abbraccio forte,
Carme93
P.S. Se vi andasse di dare un’occhiata alle mie storie sulla nuova generazione, mi farebbe molto piacere (sono approfonditi molti dei personaggi che qui avete visto più o meno di sfuggita) e ne ho iniziata una anche su Hyperversum (non so se siete fan di questa saga) ;-)
 
 

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