#LoveIsLove

di The Land Of Disagio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mine - (Viktor x Fem!Yuuri) ***
Capitolo 2: *** His sweet angel - (Fem!Viktor x Yuuri) ***
Capitolo 3: *** Phobia - (Viktor x Yuuri) ***
Capitolo 4: *** Revenge - (Viktor x Fem!Yuuri) ***



Capitolo 1
*** Mine - (Viktor x Fem!Yuuri) ***


Mine



Yuri si rilassò contro la roccia nella vasca calda dell’onsen.

Restare da sola immersa in quella tranquillità era un vero balsamo per l’anima quando aveva bisogno di non pensare a niente e distendersi un po’.

Quella giornata era stata davvero distruttiva, Viktor non ci era andato affatto leggero con lei, portando al limite il suo corpo.

Mentre si lasciava andare alla bellissima sensazione dei suoi muscoli che si scioglievano, si incantò per un attimo a fissare i suoi piedi attraverso l’acqua calda. Erano gonfi, doloranti e pieni di piaghe, non sapeva come sarebbe stata in grado di affrontare l’allenamento del giorno dopo. Tuttavia, non si pentiva di una singola scelta che aveva fatto.

Stare al fianco di Viktor era più di quanto di meglio poteva sperare. Passare con lui ogni giornata, vederlo sorridere, vederlo pattinare…

Un sorriso nacque sulle sue labbra, chiudendo gli occhi e rilassando i muscoli. Era felice, totalmente e semplicemente felice. Non aveva mai provato un tale sensazione di euforia, ed era determinata a non far pentire l’uomo della sua scelta

“Yuri!”

La ragazza spalancò gli occhi.

Quella voce era decisamente nel posto sbagliato.

Il suo volto si infiammò, mentre sistemava in fretta l’asciugamano bianco che le copriva il seno e le parti intime.

“V-Viktor, non puoi stare qui! È l’ala femminile!”

Il sorriso gaio che illuminava il volto del suo allenatore si trasformò in un broncio triste. Un broncio, per tutti i kami! Un adorabile broncio, per la precisione.

“Non vuoi passare del tempo con me? Mi annoiavo nell’ala maschile da solo”, piagnucolò l’uomo, ricevendo in risposta un sospiro esasperato da parte della sua allieva, che si decise a voltarsi verso di lui a suo rischio e pericolo.

La vista del corpo semi-nudo di Viktor le mozzò il fiato come la prima volta: gli addominali scolpiti risaltavano con quelle piccole gocce d’acqua che gli baciavano la pelle, gli occhi azzurri erano profondi come l’oceano, le labbra erano arrossate dal calore, i capelli umidi tirati leggermente all’indietro lo rendevano più adulto. Doveva essere una sorta di dio, non c’erano altre spiegazioni.

Improvvisamente sentiva caldo. Troppo caldo.

Per fortuna aveva avuto la decenza di coprire le sue intimità, ma ciò non fermava le altre ospiti dell’onsen di osservare rapite quello spettacolo di sensualità pura ogni volta che passava. Ciò la infastidiva, più di quanto avrebbe dovuto, ma questo Viktor non l’avrebbe mai saputo.

Passò la mano tra i capelli mori, cercando di ripulirsi da quell’insensata gelosia, concentrandosi sul viso dell’uomo, fulminandolo con lo sguardo.

“Passiamo ogni singola ora delle nostre giornate insieme, Viktor, non devi seguirmi anche mentre mi lavo. Devi andartene”

“Ma...”

“ORA VIKTOR!”

Improvvisamente, il labbro inferiore del ragazzo iniziò a tremolare, i suoi occhi divennero liquidi mentre abbassava il capo, scuro in volto. “Non mi vuoi più bene?”, singhiozzò con aria mortificata.

Il cuore di Yuri sprofondò. L’aveva davvero fatto piangere? Forse aveva esagerato ad urlargli contro.

Non riuscì a controllare il senso di colpa, alzandosi per asciugargli una lacrima che gli inumidiva il ciglio.

“Dai non fare così, scusa, sai che non puoi rimanere”

“Mi vuoi bene?”

“Sì, Viktor, adesso vai”

“Allora perché mi scacci via sempre?”

Yuuri alzò gli occhi al cielo.

“Perché sei nel bagno femminile, Viktor, non ci siamo solo noi due”

Un lampo di malizia brillò negli occhi dell’uomo.

“Oh… quindi mi stai dicendo che saresti disposta a fare il bagno insieme se fossimo completamente soli?”

In un attimo tutto il sangue di Yuri si riversò nel suo viso.

L’immagine di loro due sotto una doccia in atteggiamenti non del tutto consoni lampeggiò per un attimo nella sua testa, e per quanto si sforzasse non riusciva a toglierla dalla mente. Dannazione, non poteva avere quel genere di pensieri sul suo coach.

Distolse in fretta lo sguardo, torturando furiosamente l’orlo dell’asciugamano.

Dio, che vergogna!

“C-certo che non mi farei il bagno con te, che discorsi sono?”

Un ghigno divertito comparve nel suo volto. Quella ragazzina era davvero adorabile.

“Vorresti farmi intendere che sei gelosa e non vuoi condividermi con nessun’altra?”

Bingo.

Yuri passò dal rosso pomodoro al rosso semaforo, spostando il peso da un piede all’altro in un vano tentativo di mascherare il suo imbarazzo. “Ma che dici?”, borbottò.

“Sei non sei gelosa fammi rimanere, ti prego”, si lagnò con voce implorante, tirando fuori la sua miglior espressione innocente e congiungendo le mani in segno di preghiera, e Yuri fece l’enorme errore di alzare i suoi occhi color nocciola.

La donna sospirò, come faceva a dire di no a quella faccia stupidamente tenera?

Si guardò intorno, lì erano completamente soli, e le poche clienti rimaste erano nell’altra stanza e probabilmente a breve se ne sarebbero andate. Nessuno avrebbe pensato male di quella bislacca situazione.

Prese un ultimo respiro per farsi coraggio.

“Va bene, ma solo questa volta”

Un bellissimo sorriso, che a Yuri ricordava tanto la forma di un cuore, illuminò il volto dell’uomo mentre lanciava via l’asciugamano, rimanendo nudo come mamma l’ha fatto, e si immergeva nell’acqua.

Yuri non poté fare a meno di ridacchiare tra sé e sé. Viktor sapeva essere davvero un eccellente attore, una vera regina del dramma.

Che bambinone.

Cautamente, anche Yuri tornò nell’acqua, assicurandosi di tenersi a debita distanza da quell’uomo che l’attraeva più di una calamita. Non voleva rischiare che Viktor si facesse strane idee nella sua resa, ma, a quanto pare, il suo coach non era affatto della sua stessa idea.

Un brivido le corse lungo la schiena quando Viktor si fece avanti, avvicinandosi, avvolgendole le spalle con un braccio, tirandola più vicino a sé con un sospiro soddisfatto.

“Vedi, insieme è molto più... divertente”, le sussurrò in un orecchio. Viktor sentì chiaramente il sigulto che scosse il corpo accaldato della giovane, e il suo cuore non poté fare a meno di sciogliersi come un tocchetto di burro.

Era così tenera. Troppo tenera.

E tremendamente desiderabile.

Il telo che copriva pudicamente il suo corpo non gli era mai sembrato più innecessario, desiderava solo farlo sparire, e l’alzarsi e abbassarsi del suo petto scandito dal suo respiro metteva in risalto il suo piccolo seno a stento coperto. Il viso, di solito pallido, era screziato da una delicata sfumatura più accesa, mentre i suoi bellissimi occhi scuri erano fissi sul pavimento.

Istintivamente, iniziò a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli bagnati, arricciandola delicatamente con le dite, affondando il naso in essi ispirando forte. Dio, come faceva ad avere un così buon profumo?

Lasciò un piccolo bacio nella sua tempia, sullo zigomo, sulla sua guancia, scendendo sempre più giù senza lasciare un singolo centimetro, fino ad arrivare sul collo dove indugiò per un attimo per osservare la reazione della donna. Yuri aveva gli occhi chiusi, il respiro corto, e l’inconscio scatto all’indietro della testa gli sembrò un chiaro invito a continuare quello che stava facendo.

Viktor non se lo fece ripetere due volte.

Voleva far vedere a tutti che lei era sua, sua ed ancora sua.

Catturò con le labbra una piccola goccia d’acqua, suggendo e succhiando la pelle della gola, percependo il battito impazzito della giovane, per poi lasciarle un piccolo morso. Il basso gemito che Yuri si lasciò sfuggire a quella impudenza lanciò un forte stilettata al suo basso ventre. Si allontanò in fretta, non poteva permettersi reazioni fisiche imbarazzanti mentre erano così esposti, ma giurò di aver sentito un piccolo lamento sommesso mentre si scansava.

A quanto pareva quel genere di attenzioni le piacevano eccome, nonostante si nascondesse dietro la sua timidezza e scarsa autostima.

L’uomo non poté fare a meno di trattenere un sorriso. L’eros che l’aveva colpito al banchetto a Sochi dopo quel disastroso Gran Prix era reale, non una semplice conseguenza dell’alcool ingerito o di una fantasia fatta di cotolette e riso. Quella travolgente sensualità era insita in lei, celata con attenzione, e l’avrebbe tirata fuori.

Una volta accettata e abbracciata, avrebbe avuto non solo i giudici di gara, ma il mondo intero ai suoi piedi, lui compreso. O forse lo era già da tempo.

Yuri si tirò indietro i capelli corvini, cercando di ricomporsi.

Che diamine era appena successo? Diamine, il punto in cui Viktor l’aveva morsa tirava fastidiosamente.

Ancora non riusciva a realizzare che Viktor l’avesse toccata in quel modo, non sapeva che diavolo era preso ad entrambi, ma una cosa era sicura: le era piaciuto da impazzire.

Scosse con veemenza il capo, non poteva permettersi di arrovellarsi il cervello e fantasticare su una cosa che probabilmente non sarebbe ricapitata. Anzi, che non doveva ricapitare. Doveva mettere una certa distanza tra di loro, mantenere un rapporto strettamente professionale, o sarebbe finita per ferirsi.

Dietro di lei, Viktor stava recuperando l’asciugamano per coprire le sue intimità con una fretta sospetta per uno disinibito come lui, per poi voltarsi e congedarsi con un sorriso smagliante, dandole appuntamento per la cena. Yuri rispose semplicemente annuendo, sistemando il telo, che era calato un po’ troppo, preparandosi per andarsene a sua volta.

Attraversando lo spogliatoio dove erano rimaste una manciata di clienti, notò che la stavano guardando incuriosite, una di loro addirittura le scoccò un’occhiata maliziosa. Confusa, si avvolse i capelli con asciugamano, decidendo di non darci molto peso. Del resto un uomo indubbiamente bellissimo era appena entrato nelle terme femminili per cercarla, ma non era successo niente… o quasi.

Nella sala da pranzo, durante la cena, la situazione era stranamente le stessa. Mari la stava squadrando da capo a piedi dal momento in cui era entrata lì, saettando da sua sorella a Viktor con l’aria di chi la sa lunga, suo padre invece, che di solito era sempre di umore scoppiettante, lanciava sguardi infuocati verso il giovane allenatore, stranamente a suo agio, mentre Hiroko emanava ottimismo e gaudio da tutti i pori quando le porse a sorpresa un’enorme ciotola di katsudon succosa ed invitante quanto piena di quei grassi che erano banditi dalla sua dieta come se fosse cianuro.

“Avrai faticato tanto oggi, tesoro, devi metterti in forze”, si era giustificata con un occhiolino, che scatenò una risata isterica di Mari, che scappò via con una mano davanti alla bocca per evitare di ridere in faccia alla povera ignara sorellina. Toshiya, dal canto suo, si adombrò maggiormente, fulminando questa volta la moglie che saltellava felice verso la cucina per preparare un’altra calorica portata alla figlia, mentre Viktor si stava palesemente sforzando di rimanere serio quando non desiderava altro che ridere a sua volta.

Ma che avevano tutti? Yuri non riusciva a spiegarselo. Era forse diventata un’aliena mentre si faceva il bagno?

Una volta tornata in camera, però, ebbe la sua risposta.

Stava indossando il pigiama, pronta per coricarsi prima del previsto per recuperare le forze, quando, intenta a cercare il caricabatteria del cellulare, il suo sguardo cadde sul proprio riflesso nello specchio davanti a sé, e capì. Improvvisamente, per un momento divenne spaventosamente pallida.

Un grande, vistoso livido svettava sulla pelle pallida del suo collo, poteva persino distinguere i segni dei denti, uno per uno, ancora impressi sulla sua carne.

Un succhiotto, Viktor le aveva lasciato un enorme succhiotto.

In quel momento voleva sparire sotto terra, anzi, voleva ammazzare il suo coach per poi morire lei stessa di vergogna. Non aveva solo fatto una figura di bronzo davanti alle clienti, ma anche davanti alla sua famiglia.

Vedendo quell’inoppugnabile prova, tutti avevano pensato che lei e Viktor...

Dio, non ci poteva credere.

Si schiaffò una mano in faccia, rossa come un ravanello maturo, mugugnando in giapponese le imprecazioni più colorite che conosceva. Non sarebbe stata più in grado di guardare in faccia nessuno, dopo questa figuraccia, e non sarebbe bastato un velo di fondotinta per celarlo.

Quanti giorni ci voleva affinché il livido sparisse?

Dopo pochi istanti, il bussare sulla sua porta attirò la sua attenzione. In particolare, la voce dietro di essa lo fece.

“Yuri! Facciamo un pigiama party!”

Yuri lasciò scivolare la mano dal suo viso, dirigendosi a passo di carica verso la porta, aprendola di scatto. Come previsto, Viktor era lì, splendido e sorridente come sempre avvolto nel suo yukata verde, con Makkachin al suo seguito che scodinzolava la coda lanosa, totalmente incurante del casino combinato. Anzi, credendo che la ragazza avesse finalmente ceduto e che avrebbero finalmente dormito insieme, il suo sorriso si allargò ulteriormente.

Oh, avrebbe avuto il suo party.

Eccome se l’avrebbe avuto.






Spazio dell'autrice
Ebbene sì, lo'ho fatto. Alla fine ho fatto veramente questa raccolta Vikturi, perchè questa ship shipposa merita di essere assaporata in tutte le sue salse, spero solo di averli resi bene. Pubblicherò via via che butterò giù le idee, quindi no panico se non mi vedrete aggiornare spesso (sessione estiva di m***a)
Iniziamo con uno Yuuri donna, cotta totalmente del suo bellissimo e possessivo coach. Ho taaaaaante idee su questa versione nello specifico, e magari anche una piccola continuazione di questa one-shot, visto che il finale è apertissimo ;)
Per fare due chiacchere insieme, potete contattarmi sulla mia pagina fb dove troverete anche il link per la raccolta su Wattpad.

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Capitolo 2
*** His sweet angel - (Fem!Viktor x Yuuri) ***


His sweet angel



Nell’arena americana aleggiava un caldo afoso, e la folla di gente presente non aiutava. Non aiutava per niente.

Asciugandosi la fronte sudata, Yuuri prese posizione nello spalto riservato agli atleti grazie al pass al suo collo, completamente a disagio a causa degli sguardi dei tifosi che lo stavano scannerizzando.

Diamine, che avevano da guardare così tanto?

Certo che, per l’affluenza media, il palaghiaccio era davvero ricolmo di gente, ben oltre la sua capienza, ed era solo il programma corto della prima tappa del Gran Prix.

Del resto, tutti volevano vedere il grandioso ritorno di Viktoria Nikiforova (*), una delle più grandi pattinatrici della sua generazione, e Yuuri non avrebbe mai perso l’occasione di vedere la sua donna risplendere sul ghiaccio.

Viktoria aveva insistito, anche se a malincuore, che non c’era bisogno che Yuuri la seguisse allo Skate America, doveva allenarsi per l’imminente tappa in Francia, ma il ragazzo non aveva voluto sentire ragioni, e Viktoria non era riuscita a nascondere il suo gaudio, saltandogli al collo per baciarlo e festeggiare l’inizio della stagione.

L’ufficializzazione della loro relazione aveva provocato non poco scalpore, nessuno si aspettava che una leggenda vivente come Viktoria si potesse innamorare di un pattinatore che, fino a due anni prima, era considerato un pattinatore mediocre e nulla più, senza contare che Yuuri aveva quattro anni in meno della compagna, e, assurdamente, la gente si era stupita più di quello che di altro.

Nell’ansia dell’attesa, una mano si portò istintivamente alla tasca dei pantaloni, dove si celava una piccola scatolina che ormai portava sempre con sé, con al suo interno una fedina d’oro con incastonata al suo centro un piccolo diamante. Era consapevole che stavano insieme da troppo poco tempo, erano entrambi giovani, ma non riusciva ad immaginare un’altra donna al suo fianco se non lei, quindi che senso aveva aspettare?

Appena la fidanzata avrebbe vinto il suo sesto oro alla finale, le avrebbe chiesto di sposarlo ufficialmente.

Scherzando, la donna aveva affermato che avrebbero convolato a nozze solo quando il suo fidanzato avrebbe raggiunto tale risultato, ma Yuuri sentiva che spettava a lui a farlo, e non perché era l’uomo. Lei aveva fatto così tanto per lui, era il minimo che potesse fare.

Prima che potesse rendersene conto, fu il turno di Viktoria.

Sempre più vicina alla soglia dei trent’anni, Viktoria era raggiante e sorridente come una ragazzina, splendente nel suo costume turchese che si intonava perfettamente con i suoi occhi, il petto abbellito da piccoli cristalli che brillavano ad ogni movimento, i lunghi capelli argentei raccolti in un elegante chignon decorato da piccole perle.

Sembrava un meraviglioso angelo. Il suo angelo.

Fece un aggraziato giro di pista per salutare i suoi adorati fan, per poi fermarsi in mezzo alla pista per iniziare. Prima dell’attacco della musica, Viktoria individuò il compagno negli spalti, mandandogli un bacio con le punta delle dita e facendogli il segno del cuore con le mani tra le grida entusiaste della folla, oltre che l’immenso imbarazzo del ragazzo, che diventò color semaforo.

Gossip o no, tutti amavano le dimostrazioni d’affetto plateali.

L’esibizione fu fantastica, la musica delicata si intonava perfettamente al modo di pattinare della donna. L’anno di pausa e l’età che avanzava, fonte di una silenziosa ansia nella giovane, non aveva affatto intaccato la sua perfezione, anzi, era tornata con ancora più grazia ed eleganza di prima, e nella sua performance c’era qualcosa che in tutta la sua carriera agonistica era mancata.

L’amore.

Era incredibile come un semplice sentimento o una persona potesse influenzare così tanto l’atteggiamento della stessa.

Ogni salto, ogni piroetta, ogni gesto trasudava amore e passione, incantando chiunque la guardasse, compreso l’oggetto di tale sentimento.

Il sorriso non abbandonò le sue labbra tinte di un rosa pallido nemmeno per un istante. Finalmente aveva trovato la sua ispirazione, una vera ragione per continuare a pattinare, e quella ragione era il suo adorabile piglet, il suo Yusha.

L’uomo ricordava i lunghi allenamenti, l’enorme sforzo fisico al quale la sua donna si era sottoposta per perfezionare quel programma nel quale Viktoria aveva messo tutto il suo cuore. Ricordava le piaghe che martoriavano i suoi piedi pallidi, e le serate passate a medicarle che finivano quasi sempre in lunghe nottate passate a fare l’amore, le altre volte la ragazza finiva per addormentarsi nel divano, rilassata dal massaggio ai piedi, e Yuuri era costretto a prenderla di peso e portarla nel letto matrimoniale che condividevano.

In quei momenti, l’ammirazione che l’uomo provava per la compagna rischiava di esplodere. Lei metteva sempre anima e corpo, faceva sacrifici immensi, e vedere quelle sue debolezze riempiva il suo cuore di tenerezza.

Come ultimo salto, Viktoria piazzò un impeccabile quadruplo flip, scatenando un boato della folla. Nella categoria femminile erano rare le pattinatrici in grado di fare salti quadrupli, e il quadruplo flip, uno dei più difficili, dimostrava l’immenso talento dell’atleta.

Yuuri non poteva fare a meno di emozionarsi come quando era poco più che un ragazzino di fronte a quella performance eccezionale. Gli sembrò di rivedere la Viktoria sedicenne, nel suo costume nero incastonato di mille cristalli, che saltava sorridente e leggiadra nel piccolo schermo durante i campionati Juniores, ispirata e piena di energia.

Solo ora si accorgeva di come quell’energia era sparita, anno dopo anno, mentre da ragazza diventava donna. Si sentì quasi uno stupido a non averlo notato prima di quel momento.

Viktoria concluse l’esibizione con un aggraziato inchino, e il pubblico esplose. C’era chi si alzava in piedi, chi li batteva sul pavimento, chi fischiava in apprezzamento. Nessuno era rimasto deluso o indifferente a quello spettacolo, nemmeno chi, di pattinaggio, se ne intendeva poco.

Yuuri scoppiava d’orgoglio, avrebbe voluto scattare in piedi ed urlare al mondo che quella era la sua donna, la sua strabiliante, eccezionale, unica e completamente folle donna, e che l’amava da impazzire.

Con un enorme sorriso che gli illuminava il volto, Yuuri si alzò in piedi per raggiungere la sua compagna al Kiss and Cry. Le aveva promesso, anzi, giurato con tanto di mignoli intrecciati, che l’avrebbe raggiunta per attendere il punteggio insieme.

Corse verso l’ingresso alla pista ghiacciata, mentre Viktoria si godeva le ovazioni del pubblico e gli elogi entusiasti del cronista, che affermava con gioia che la Regina dei Ghiacci era tornata a reclamare il suo trono.

Viktoria si avviò verso il Kiss and Cry con le braccia stracolme di fiori ed un pupazzetto a forma di Olaf di Frozen in mano. Era bella da far male, e il grande sorriso sincero dipinto sulle labbra che divenne enorme quando notò il suo compagno che l’aspettava valeva tutte le pene dell’Inferno.

La donna scivolò velocemente sul ghiaccio, chiamando a gran voce il suo fidanzato, per poi prendere lo slancio, lasciando cadere tutto in terra prima di spiccare in un piccolo salto. Atterrò perfettamente tra le braccia del suo uomo, che la prese al volo istintivamente, facendo connettere le loro labbra in un incastro a dir poco perfetto.

Il pubblico impazzì quando Viktoria lo strinse ancora di più a sé, i flash li inondarono mentre il sangue si riversava sul volto del giovane, che non credeva di poter provare un simile imbarazzo, ma nonostante tutto fu ben felice di ricambiare a pieno il gesto d’amore.

In un attimo, rivide il loro primo bacio durante la Cup of China, il cuore che gli batteva forte per l’emozione mentre Viktoria gli correva incontro, la soddisfazione di essere riuscito a sorprenderla, il piccolo balzo che fece per baciarlo, esattamente come aveva fatto pochi secondi prima. Un sorriso nacque sulle sue labbra contro quelle della ragazza, accarezzandole i capelli raccolti.

Solo lo sbuffo esasperato di Yakov li riportò rapidamente nella dura realtà, ma niente tolse il sorriso ai due giovani innamorati.

Yuuri era abituato alle occhiate alle occhiate infuocate che gli venivano rivolte dal vecchio coach, ma sapeva per esperienza che non era affatto cattivo come sembrava, si preoccupava semplicemente della sua pupilla, che, più che un’allieva, considerava una figlia. Sotto quell’aria burbera, si celava un buon cuore.

Viktoria stampò un bacio sulla fronte del compagno, ridacchiando al suo sbuffo infastidito, consapevole di quanto lui odiasse essere il più basso quando indossava i pattini. Lo prese per il braccio, trascinandolo letteralmente verso il Kiss and Cry, pronta a sentire il punteggio ottenuto, anche se Yuuri sapeva perfettamente che sarebbe stato molto alto. Anzi, pensava che avrebbe infranto il record mondiale da lei stessa stabilito.

Si strinsero forte la mano, pronti ad affrontare i giudici, pronti per affrontare la loro vita insieme.

Per sempre.

Mai come quel momento Yuuri aveva desiderato di metterle quell’anello intorno al dito, ma l’avrebbe fatto presto. Molto presto.






(*) In Russia, i cognomi cambiano in base al sesso della persona

Spazio dell'autrice
Et voilà, ecco a voi un Viktor donna che ho cercato di rendere più fedele possibile, vi piace questa versione? Devo dire che questa one-shot è stata più complessa da plottare, avevo paura di fare un pastrocchio. Comunque sia, sono felice che la scorsa vi sia piaciuta tanto!
Spero che anche questa vi piaccia allo stesso modo!
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Phobia - (Viktor x Yuuri) ***


Piccoli declaimer prima di iniziare!
La storia non è reale, ma i commenti riferiti ai social sono ispirati a commenti veri che potete trovare ovunque.

Questa storia è dedicata:
- A Miri BadJackson, per tutto il supporto che mi ha sempre dato, e per aver ispirato un dettaglio nella storia che lei sicuramente afferrerà <3
- Ad Arvati77 e MiciaSissi, perchè mi hanno fatto dannare come una matta, quindi devono soffrire anche loro, ma voglio bene ad entrambe comunque <3
- Ad Ino Chan, che ha regalato a Mistery Man il nome perfetto, e per aver ispirato un dettaglio in questa one-shot <3
- A Dragonfly92, che mi ha fatto commuovere con le sue storie <3

Spero che a loro, e a tutti voi, piaccia questa terza fic!
Buona lettura


Phobia


L’aereo atterrò con un sobbalzo sulla pista, con gran sollievo di Yuuri.

Il viaggio era stato tremendamente lungo, e tutto ciò che il giapponese desiderava in quel preciso istante era rinchiudersi in camera d’albergo e dormire fino al giorno dopo, peccato che il compagno sarebbe stato di tutt’altra idea.

Viktor sognava quella vacanza da mesi, dalla fine della stagione agonistica a dirla tutta, e Yuuri sapeva perfettamente che il russo non avrebbe sprecato nemmeno un singolo istante che avrebbero passato assieme. Da quando avevano prenotato quei quindici giorni in un albergo di lusso in Spagna l’uomo non sapeva parlare d’altro.

Aveva preparato tutto minuziosamente, dalla suite privata alle escursioni, aveva persino noleggiato una macchina per spostarsi dove e come desideravano. Voleva che tutto fosse semplicemente perfetto. Avrebbe fatto di tutto per il suo Yuuri.

La differenza di temperatura tra l’interno del velivolo e il sole spagnolo di luglio era più o meno come la differenza tra il Polo Nord e l’Inferno. Non sapeva dire se nell’areo l’aria condizionata era eccessivamente alta oppure un enorme termosifone era appena stato acceso al massimo all’esterno.

Non fece in tempo a riprendersi dal colpo di calore che Viktor lo afferrò per il polso, trascinandolo con fin troppo entusiasmo verso il recupero bagagli. Ovviamente, i loro effetti personali arrivarono per ultimi lungo il nastro.

L’entusiasmo del maggiore non scemò nemmeno per un istante durante il viaggio in navetta verso l’hotel, mentre il moro appoggiò la testa sulla spalla del compagno addormentandosi quasi istantaneamente. Quando arrivarono a destinazione, Viktor provò una morsa di ripianto nello svegliarlo, adorava vederlo completamente assorbito dal torpore, con le guancette morbide e l’aria di chi è in pace.

Lo risvegliò con un bacio a fior di labbra, e i suoi occhioni color nocciola incontrarono subito quelli color ghiaccio del compagno. Un sorriso dolcissimo gli illuminò il volto insonnolito mentre Yuuri portò un braccio intorno al collo di Viktor, rubandogli un altro bacio prima di alzarsi e recuperare il bagaglio.

La camera era a dir poco stupenda, oltre che tremendamente lussuosa, ma niente batteva l’angolo di sabbia che trovarono a sorpresa il giorno dopo. Un minuscolo pezzetto di paradiso tutto per loro, e non potevano chiedere di meglio.

Quando non erano in giro per qualche escursione, passavano tutto il giorno lì, tornando solo per l’ora di pranzo, in compagnia l’uno dell’altro, divertendosi e rilassandosi. Passavano le ore a prendere il sole e a coccolarsi dopo aver nuotato un po’ nel mare finché non vedevano il sole calare. Dopo la cena, facevano una tranquilla passeggiata per il paesello. Breve, perché erano intenzionati a trascorrere la nottata in ben altro modo.

Per la prima volta, Viktor poteva dire di essere in una vera vacanza, non si era mai sentito così rilassato.

Il russo tenne un broncio infantile per tutto il giorno prima del loro rientro a San Pietroburgo, piagnucolando con voce lamentosa mentre il compagno rifaceva le valige per entrambi, visto che l’altro non sembrava averne l’intenzione. Nemmeno Yuuri, però, riusciva a nascondere il suo dispiacere, e il solo modo di convincere Viktor ad uscire dalla camera fu promettergli che presto avrebbero fatto una vacanza ancora più magica. Solo allora l’uomo afferrò la mano del fidanzato, stampandogli un bacio sulla tempia.

Una volta ritornati, la loro vita ritornò come prima, tra un allenamento e l’altro. O così credevano.

Erano tornati da appena due giorni, e tutta la squadra, compreso Yuuri, si stava allenando quando Yakov comparve con un giornale in mano, con un aria che trasmetteva tutto tranne che positività, ma, più che arrabbiato, sembrava estremamente preoccupato.

“Vitya! Vieni qui subito!”

Viktor, che stava seguendo l’allenamento del compagno, aggrottò le sopracciglia. Quel tono significava solo una cosa: Guai. Grossi guai.

Si avvicinò al suo coach velocemente, non prima di essersi raccomandato con Yuuri di continuare a provare i salti del programma che stava preparando, ed afferrò il giornale che Yakov gli stava porgendo.

Il giapponese vide l’atteggiamento del fidanzato mutare di colpo nello stesso istante in cui lesse il titolo dell’articolo che gli era stato indicato. Il suo bel corpo si irrigidì, i pugni si strinsero stropicciando la carta, e Yuuri poteva immaginarsi la ruga d’espressione solcare la fronte del compagno e i suoi occhi divampare come quando discutevano.

Yuuri si preoccupò. Se Viktor si era arrabbiato, il problema era più grave di quanto pensasse.

Con uno scatto, il russo lanciò con violenza il giornale facendolo volare oltre la testa di Yakov, livido dalla rabbia. “CHE CAZZO SONO QUESTE STRONZATE?”, sbraitò in russo, attirandosi lo sguardo di tutti. Persino Otabek, che era in visita al suo “amico” Yuri, sembrava preoccupato da quello che era appena successo, del resto Viktor era famoso per la sua apparente incapacità di perdere le staffe.

Yakov gli intimò a bassa voce di calmarsi all’istante e di seguirlo in ufficio, aggiungendo che la questione era delicata e che se non avrebbero agito a dovere, non sarebbe pesata solo su di lui. Tutti capirono su chi altri stava cadendo quella spada di Damocle, e Yuuri non poté fare a meno di rabbrividire.

Prima di chiunque altro, Mila si fiondò fuori dalla pista, afferrando il giornale, che si rivelò essere una rivista di gossip, che era finito sugli spalti. Anche Yuuri si avvicinò, ma non fece in tempo ad allungare lo sguardo che la ragazza strappò rabbiosamente le pagine in piccoli pezzetti con una smorfia disgustata, lasciandosi andare in colorite imprecazioni in russo che il ragazzo non capì.

“Oi, racchia, che cazzo hanno scritto quelle sanguisughe di merda?”, urlò Yuri dal centro della pista, ed anche Georgi cominciò ad andare in panico, sapendo che la donna raramente si lasciava sfuggire tali espressioni.

“Niente, tornate al lavoro”, snocciolò, posando una mano sulla spalla del giapponese con un sorriso tranquillizzante. “Non preoccuparti, andrà tutto bene”.

Ma Yuuri non riusciva a non preoccuparsi, la reazione di Viktor l’aveva spaventato a morte, e il fatto che Mila non gli avesse permesso di leggere l’articolo incriminato non faceva che incrementare i suoi dubbi.

Dopo essersi fatto una doccia veloce nello spogliatoio, il giapponese aspettò a lungo Viktor fuori dal palazzetto. Quando l’uomo uscì aveva ancora il volto scuro dalla rabbia, ma si illuminò appena vide il compagno. Si lanciò verso di lui, stringendolo forte e baciandolo con foga, non curandosi delle persone che passavano.

Yuuri sgranò gli occhi, preso di sorpresa. Ricambiò con quanta più passione poteva, voleva fargli sentire che gli sarebbe rimasto vicino in ogni caso, ma non poteva negare che quello scatto del suo uomo aveva solo aumentato la sua angoscia.

Si staccò da quelle labbra gonfie ed invitanti con un ansito, poggiando la fronte su quella alta del maggiore e guardandolo dritto negli occhi. “Cosa sta succedendo, Viten’ka?”

L’uomo non rispose, ma la sua espressione parlava al posto suo, e ciò che trapelava non presagiva nulla di buono.

“Non ci pensare, dorogoy, non ti succederà niente di male, non finché respirerò”, rispose semplicemente, stringendolo più forte contro il suo petto, “ti amo da morire, lo sai questo, vero?”

Yuuri sentì le lacrime pizzicargli gli occhi mentre annuiva contro la maglia del compagno, mormorando un flebile “ti amo anch’io”.

Il viaggio in auto verso il loro appartamento fu terribilmente silenzioso, l’unico rumore che rompeva la quiete era il ronzio del motore, la tensione si tagliava con il coltello e appesantiva sgradevolmente l’aria nel cubicolo. Parlarono poco anche durante la cena, snocciolando giusto qualche opinione sulle rispettive coreografie, poi Viktor si congedò freddamente per andare a dormire con la scusa di essere stanco, dando al fidanzato un bacio della buonanotte fin troppo sfuggente.

Yuuri rimase sveglio per diverso tempo, continuando a riflettere sull’accaduto. Aveva un bruttissimo presentimento. Con un sospiro, sbloccò il telefono e si mise a cercare le notizie del giorno sul sito inglese del giornale che Yakov aveva portato.

Il suo battito cardiaco subì una brusca frenata quando trovò in bella vista un link che portava ad un articolo su Viktor. Lo aprì deglutendo, e per poco il telefono non gli cadde dalle mani.


LA BOLLENTE ESTATE DI VIKTOR NIKIFOROV: CONFERMATA LA RELAZIONE CON IL GIAPPONESE YUURI KASTUKI?

A stagione ormai finita, il pluricampione di pattinaggio di figura Viktor Nikiforov (28 anni), ha deciso di concedersi una vacanza in una piccola località balneare spagnola in compagnia del suo pupillo, il pattinatore giapponese Yuuri Katsuki (24 anni), dove la passione è scattata tra i due. L’ambigua relazione tra i due campioni di pattinaggio è discussa dai fan di questo sport fin dall’annuncio del ritiro temporaneo di Nikiforov per allenare proprio Katsuki, ma la coppia non ha mai né negato né confermato qualsiasi legame romantico, anche se le immagini catturate sembrerebbero fugare ogni dubbio.



Yuuri emise un basso lamento. Più che un articolo, sembrava un reportage fotografico su lui e Viktor. Erano stati beccati da qualche paparazzo in quella stramaledetta spiaggetta spagnola, ed adesso tutti parlavano della loro relazione. Era stato condiviso da un numero esagerato di persone, erano lo scandalo del momento.

C’erano foto di ogni tipo: loro due che giocavano in acqua, che si abbracciavano mentre facevano il bagno, mentre si aiutavano a spalmarsi la crema e persino mentre si baciavano avvolti in un unico asciugamano. C’era di tutto, e niente e nessuno avrebbe più potuto negare l’evidenza.

Con le mani tremanti, cliccò su link dell’articolo su Facebook. Il post era stato letteralmente sommerso di like e condiviso in massa anche lì, e Yuuri sorrise timidamente nel notare la quantità enorme di reaction a forma di cuore e con la bandierina arcobaleno.

Forse non era così male, Viktor era molto amato da tutto il mondo, non solo dai fan del pattinaggio, e magari il fatto che avesse un uomo come compagno di vita non avrebbe cambiato niente.

E poi, cosa sarebbe dovuto cambiare, effettivamente?

Nonostante l’istinto di sopravvivenza gli urlasse di chiudere subito la scheda e raggiungere il suo ragazzo a letto, decise di leggere i commenti. Era tremendamente curioso di leggere cosa le persone dicevano di loro e del loro amore.


Ma dai, ancora nessuno l’aveva capito che stanno insieme? Si vedeva fin dal Gran Prix che si mangiavano con gli occhi, si sono persino baciati alla Cup of China! Sono oggettivamente bellissimi!

#VIKTURI4EVER!

Sono così felice, sono così teneri!

Lo sapevo! Lo sapevo!

LI SHIPPO!

Sapevo che erano destinati a stare insieme!

Cuccioli!

Si meritano di essere felici.



Yuuri ridacchiò commosso, non si aspettava tali commenti positivi. Non vedeva loro di farli leggere a Viktor.

Continuò a leggere, ringraziando mentalmente tutti i loro fan, finché, all’improvviso, la realtà del mondo lo colpì dritto in faccia. Più scorreva, più tutti i bei commenti che gli avevano scaldato il cuore fino ad un minuto fa sembravano sparire come per magia, o per una maledizione atta a torturalo.


Ancora con ‘sti froci?

Queste cose le devono fare in casa loro, non in pubblico dove li possono vedere i bambini!

Chi dei due è la donna?

Chi lo prende in culo?

Katsuki in effetti ce l’ha la faccia da checca, ma da Viktor non me lo aspettavo.

Con tutte le fighe che Nikiforov potrebbe farsi, va a fare il culattone con quel muso giallo… bah…

È solo una moda, una perversione della nostra società! L’uomo deve stare con la donna!

Che abominio!

Queste cose non le fate in Russia, eh, frocetti del cazzo?

Non seguirò più il pattinaggio di figura. Bisognerebbe boicottarlo in massa.

Basta con la propaganda gender! Ci stanno facendo il lavaggio del cervello!



Un singola lacrima cadde sullo schermo del cellulare, seguita da altre che bagnarono la maglietta del pigiama. Era un incubo, uno stramaledetto incubo.

Erano una piccola percentuale rispetto a quelli che invece li supportavano, senza contare la sfilza di risposte anche piuttosto pepate dei loro fan a tutte quelle cattiverie, ma Yuuri non era capace di vederle, riusciva a leggere solo tutti quegli insulti.

Si sentiva nel vortice di un buco nero che assorbe tutto, anche la luce, lasciando solo un vuoto desolante intorno.

Tra quei commenti orrendi, spuntava un link ad un’intervista: era di un famoso psicologo russo, tanto celebre quanto criticato per i trattamenti che sottoponeva ai suoi pazienti, che parlava del loro caso. Dichiarava che avrebbe contattato i signori Nikiforov e Katsuki attraverso il coach Yakov Feltsman, offrendo loro il suo supporto terapeutico per “aiutarli a riscoprire loro stessi”.

Yuuri singhiozzò, rabbrividendo al solo pensiero di quello che potevano fare al suo Viktor. Troppo spesso aveva sentito parlare di queste “cure” per le persone omosessuali, e ciò gli faceva venire un brivido freddo lungo la schiena.

Non avrebbero permesso che Viktor subisse tali atrocità, non gli importava di ciò che sarebbe successo a lui, voleva solo la sicurezza che al suo uomo non sarebbe successo niente di male. Sicurezza che, adesso, non aveva più.

Nella loro camera da letto, Viktor si rigirò sul materasso, tendendo un braccio per sentire il calore del compagno. Aprì gli occhi nel sentire l’altra parte del letto fredda, notando che di Yuuri non c’era traccia: erano quasi le due del mattino, ed ancora non si era coricato. Un rumore strozzato veniva dalla cucina dove l’aveva lasciato.

Sì alzò in piedi, preso dal dubbio, e, dirigendosi verso la cucina, trovò la conferma: Yuuri era chinato sul lavandino che rimetteva tutta la cena, mentre le lacrime gli rigavano le guance. Il cellulare era ancora sulla pagina dell’intervista, e Viktor non ebbe bisogno di guardare lo schermo per sapere cosa stava leggendo.

Corse verso di lui, abbracciandolo da dietro e reggendogli la testa.

“Va tutto bene, solnyshko”, gli sussurrò, lasciandogli un bacio sulla spalla sudata, “Respira”.

Dopo pochi minuti, Viktor fece stendere il compagno sul letto, porgendogli un bicchiere d’acqua. Il suo viso era estremamente pallido, e i suoi caldi occhi color nocciola che Viktor tanto adorava erano vuoti, fissi sul soffitto e pieni di lacrime. Era completamente spossato.

Yuuri non prese il bicchiere, nemmeno lo notò, era totalmente assente, quindi Viktor, con uno sbuffo, lo afferrò per un braccio per tirarlo a sedere, premendo il bordo del bicchiere di vetro sulle sue labbra. Solo allora il ragazzo sembrò riscuotersi, prendendo il bicchiere e bevendo in un sol sorso come un automa.

Una volta finito, poggiò il tutto sul comodino, posando le mani sul grembo e tenendo lo sguardo basso. Viktor lo strinse a sé con tutta la forza che aveva in corpo, accarezzandogli con delicatezza i capelli corvini. “Mi dispiace tanto, Yusha, non volevo che lo scoprissi così”, sussurrò, baciandogli dolcemente la fronte.

Yuuri singhiozzò, affondando il volto contro il petto del suo uomo, avvolgendogli il torso con le braccia magre, inspirando profondamente il profumo dell’amato. Pianse per un tempo indefinito, in totale silenzio, con solo i suoi singhiozzi che spezzavano la quiete.

Viktor non sciolse l’abbraccio nemmeno per un secondo, continuando ad accarezzargli la chioma scura con tutto l’amore che provava per lui, mentre il battito del suo cuore cullava il ragazzo, che, sfogandosi, si rilassava lentamente sempre di più.

Il maggiore si stese insieme al compagno, passandogli una mano sulla schiena. “È colpa mia, è tutta colpa mia. Ti ho rovinato la vita…”, pigolò il giapponese, affondando il volto nel cuscino con il desiderio di sparirci per sempre. A Viktor gli si strinse il cuore, e non poté fare a meno di tempestagli le guancette tonde di piccoli baci. “Non dirlo neanche per scherzo, piccolo, non hai fatto niente di male. Nessuno dei due ha fatto nulla di male. Non possono impedirci di fare alcunché, vedrai che se ne faranno una ragione e tutto finirà nel dimenticatoio, il gossip funziona così”.

Yuuri alzò appena la testa, quanto sufficiente per far sbucare i suoi occhioni scuri, che si persero in quelli ghiacciati del compagno. Riaffondò contro il suo petto, borbottando. “Non te ne andrai, vero?”. La risata cristallina del compagno era un balsamo per la sua anima, e le braccia che lo stringevano forte lo scaldavano meglio di una sciarpa.

“Ovvio che no, dorogoy. Ti starò accanto per sempre”

Quelle parole erano tutto ciò che serviva al ragazzo, che sorrise contro la pelle nuda del fidanzato.

Viktor rabbrividì quanto sentì la lingua calda e piacevolmente umida di Yuuri scorrere sul suo petto, mandando una forte scarica al suo basso ventre. Dio, se non si fermava, non sarebbe stato in grado di controllarsi, ma Yuuri sembrava intenzionato a farlo morire d’infarto quando prese a torturargli un capezzolo, mordicchiandolo e succhiandolo.

“Y-Yuuri, fermo… ah-ancora non ti sei ripreso”, bofonchiò incerto, cercando di trattenere un gemito. Non voleva assolutamente che smettesse quello che stava facendo, ma Yuuri era troppo fragile in quel momento, non voleva approfittarsi di lui.

“Sto benissimo”, sussurrò, risalendo verso il collo, dove si applicò per lasciare un segno. Viktor perse la testa, sovrastando con un colpo di reni il compagno, strattonandogli i pantaloni per aver pieno accesso al corpo del fidanzato, allargandogli le gambe con un ginocchio e prendendo in mano il suo membro ormai teso.

Yuuri sorrise, lasciandosi andare a quelle sensazioni paradisiache. L’indomani mattina avrebbe fatto fatica ad alzarsi, già lo sapeva, e non vedeva l’ora.


Come Yuuri aveva previsto, la mattina seguente entrambi si svegliarono tardissimo. Sarebbero dovuti essere in pista entro venti minuti, e già il giapponese sentiva le grida di Yakov rimbalzagli nelle orecchie, e che i kami veglino sul suo udito. Svegliò il suo uomo con uno strattone, urlandogli di sbrigarsi, e il russo scattò subito in piedi, saltellando verso il bagno mentre Yuuri preparava la colazione.

In esattamente diciannove minuti e cinque secondi erano entrambi pronti, e prima che Viktor prendesse in mano in telefono per avvertire Yakov del loro piccolo ritardo, esso squillò. Il nome che apparve sul display era proprio quello del vecchio allenatore.

“Gli allenamenti sono annullati per oggi, non venite al palazzetto. Anzi, non uscite affatto”, furono le sue uniche parole prima di riattaccare.

Viktor sgranò gli occhi, precipitandosi verso la tv per vedere il notiziario. Aveva un orrenda sensazione.

Il telegiornale iniziò nel giro di due minuti. I titoli di testa fecero ammutolire di colpo i due uomini.

Il palaghiaccio di San Pietroburgo, sede della blasonata squadra di pattinaggio del famoso coach Yakov Feltsman, era stato vandalizzato. Le vetrate dell’ingresso prese a mazzate, i muri imbrattati da insulti e non velate minacce di morte.

Yuuri ancora non era abbastanza ferrato con la lingua russa per comprendere a pieno cosa stava dicendo il giornalista, ancor meno sapeva leggere il cirillico, ma non era così stupido da non capire a chi erano rivolte quelle parole, e l’espressione nera che sfregiava il bel volto del compagno ne era la conferma.

In quel momento, si sentì morire.

La notizia rimbalzò ovunque, un coro di indignazione si sollevò a loro difesa soprattutto dal mondo dello sport, chiedendo a gran voce giustizia ed incitando il governo russo ad indagare a fondo per trovare i responsabili di tale crimine, e non solo come puro atto di vandalismo.

La coppia, soprannominata affettuosamente dai fan “Vikturi”, fu sommersa da messaggi di sostegno soprattutto sui social, e persino chi prima li criticava, o almeno la maggior parte di essi, adesso taceva, ma Yuuri non si era più ripreso.

Ogni giorno che passava diventava sempre più paranoico ed ansioso, si guardava in continuazione alle spalle, sobbalzava al minimo rumore e passava ore intere a letto fissando il soffitto o la parete senza dire una parola, ignorando qualsiasi richiamo del fidanzato.

Era ormai l’ombra di sé stesso.

Aveva paura ad uscire di casa ed aveva crisi di pianto quando Viktor solamente si avvicinava alla porta, implorandolo di non lasciarlo. Si rifiutava di collaborare con le indagini, inizialmente si era persino opposto a portare avanti la denuncia. Viveva nel terrore.

Viktor si struggeva a vederlo in quello stato, notare come quel corpo che tanto amava baciare dimagrire in maniera insana ed a vista d’occhio, aggiungendo sui fianchi altre smagliature a quelle che già erano impresse.

Yuuri era scoppiato a piangere quando le notò guardandosi nudo allo specchio, e Viktor ci aveva impiegato più di trenta minuti a calmarlo e rassicurarlo che lo trovava bellissimo lo stesso, e quelle increspature chiare non intaccavano la sua bellezza e che le amava perché facevano parte di lui. Indicò però le costole, che sporgevano sempre di più dalla pelle, cercando invano di fargli capire che doveva mangiare e recuperare il peso perso, ma era tutto inutile.

Il russo non sapeva più cosa fare ad aiutarlo, nemmeno la sua famiglia riusciva a farlo ragionare, finché un giorno dei colpi insistenti bussarono alla loro porta.

Yuuri scattò a sedere sul letto, uscendo dalle lenzuola nelle quali si era rintanato, mentre Viktor si avviava verso la porta. Pensava che fosse Yuri, che veniva a trovarli ogni giorno per riempire di insulti il giapponese nel tentativo di farlo reagire, o almeno parlare, ma dietro al portone li aspettava un’infuriata Mari Katsuki.

Piombò dentro come una furia, sbraitando che non sarebbe stata ferma ad aspettare che suo fratello si autodistruggesse per colpa di una manciata imbecilli con un QI inferiore allo zero, che l’avrebbe riportato in Giappone a seduta stante e poco le importava se Viktor non li avrebbe seguiti. Per come la vedeva, lui e l’intera Russia potevano andare bellamente al diavolo, la sua priorità era proteggere il suo fratellino, dagli altri ma soprattutto da se stesso.

Viktor non ebbe nemmeno bisogno di pensarci. Mari aveva ragione.

Dovevano portare Yuuri via di lì, in fretta, e sarebbe rimasto al suo fianco.

Senza nemmeno dire una parola, aiutò Mari a prendere le valigie ed a gettarci alla rinfusa tutto ciò che gli capitava tra le mani sotto lo sguardo sbalordito del moro, che reagì solo quando Viktor prese il telefono per avvertire Yakov del loro imminente trasferimento.

Cercò di strappargli il cellulare di mano, urlando che non poteva prendere e mollare tutto solo per lui, non mentre si doveva preparare al suo ritorno alle competizioni. Viktor lo lasciò sfogare, lo lasciò gridare, lo lasciò fare qualsiasi cosa si sentisse di fare, anche rompere i piatti se ciò fosse servito, perché era felice di vedere Yuuri reagire come non faceva da giorni. Aveva toccato il tasto giusto.

Lo fece sedere sul letto, inginocchiandosi di fronte a lui, mentre Mari li lasciava soli.

“Yuuri, moya lyubov’, non mi interessa niente delle gare finché tu non starai meglio. Tua sorella ha ragione, hai bisogno di aiuto, e di stare con la tua famiglia almeno per un po’. Verrò con te, e, quando e se vorrai, torneremo. Ogni tanto va bene essere egoisti, sai?”.

Il moro tirò su il naso, il labbro inferiore tremava mentre guardava negli occhi il fidanzato. Lo amava, lo amava da matti.

Si buttò sul suo collo, abbracciandolo stretto mentre si sfogava contro la sua spalla, bagnandogli la maglietta. Si poteva fidare di lui.

Mentre Mari faceva mangiare qualche boccone al fratello, dandogli qualche buffetto affettuoso sui capelli di tanto in tanto, Viktor chiamò Yakov e prenotò il volo. Stranamente, il vecchio coach non fece troppo resistenza, anzi, lo invitò a portarsi dietro l’intera squadra per una vacanza. Quell’incidente aveva colpito tutti.

Così, due giorni dopo, tutti si ritrovarono in aeroporto, anche Otabek, che con somma e mal celata gioia di Yuri aveva accetto di seguirli, prolungando un po’ la sua vacanza.

Come Viktor aveva previsto, Hasetsu aveva sortito almeno in parte l’effetto sperato: Otabek e Yuri si divertivano girellando per il paesello o pattinando all’Ice Castle, Georgi e Mila si erano innamorati del paesello e avevano iniziato a passare sempre più tempo insieme con la scusa di lasciarli da soli, anche se tutti sapevano che da un po’ di tempo uscivano insieme, e Yuuri aveva ripreso un po’ di colore sulle guance e anche un po’ di peso grazie all’enormi e caloriche ciotole di katsudon che Hiroko preparava con tanto amore a tale scopo, ma ancora quel velo di malinconia non era ancora sparito dai suoi occhi scuri.

Spesso la sera si dedicava a lunghe passeggiate sulla spiaggia da solo, o si perdeva nei suoi pensieri fissando il panorama fuori dalla finestra. Parlava e rideva un po’ di più, e ciò era positivo, ma ancora non aveva raggiunto quella serenità che sperava di ottenere con quel viaggio.

La pressione mediatica su di loro ancora non si era allentata, tutti avrebbero pagato oro per una loro dichiarazione e, dalla Russia, Yakov si lamentava costantemente del suo cellulare che esplodeva ad ogni ora, e che era stanco di ripetere ad ogni giornalista che lo contattava che sì, i signori Nikiforov e Katsuki sono ancora in silenzio stampa, no comment, quando desidereranno parlare saranno loro a contattarvi.

Era passata quasi una settimana e nulla era cambiato, il caso era ancora in auge dopo l’arresto di una banda di ragazzi accusati dell’assalto al palaghiaccio, ma da quel giorno tutto sarebbe cambiato.

Era quasi l’ora di pranzo, Yuuri e Viktor stavano rientrando dalle terme quando ad entrambi arrivò una notifica di Istagram: erano stati taggati in una foto, anzi, in due foto.

Quando aprirono la prima, per poco la mascella non si staccò dal resto della faccia: il soggetto era Yuri, seduto su un muretto che dava sulla spiaggia e con i capelli biondi raccolti in un codino per scoprire il viso, che si stava baciando appassionatamente con una persona. Un ragazzo. Otabek, per la precisione, ed entrambi avevano il dito medio alzato rivolto alla fotocamera.

La foto non era stata postata da Yuri o Otabek, ma bensì da Mila.

Viktor e Yuuri si guardarono scioccati, per poi iniziare a ridacchiare. Ormai avevano capito da tempo che tra La Fata di Russia e L’Eroe del Kazakistan c’era un’intesa particolare, e che sarebbe stata solo una questione di tempo, ma la cosa che più li incuriosiva erano gli hashtag utilizzati.


#KissANDTell #OtaYuriLove #FuckOffHaters #LoveIsLove


Il numero di like e commenti era spropositato, le Yuri’s Angel erano letteralmente impazzite e stavano ripostando la foto letteralmente ovunque. L’hashtag “Otayuri”, già discretamente nutrito, era letteralmente imploso.

Come nel loro caso, c’era chi li trovava adorabili, c’è chi li disprezzava, accusando che il russo fosse troppo piccolo per Otabek, ma Yuuri notò come, nonostante fossero praticamente gli stessi commenti che lui e Viktor avevano ricevuto sia in numero che in qualità, fossero relativamente pochi rispetto a quelli positivi.

Guardarono la seconda foto, postata questa volta da Yuri stesso. L’immagine era pressoché la stessa: stessa posa, stesso muretto, stesso dito medio alzato, cambiavano solo i soggetti. Georgi e Mila.

Viktor rise sguaiatamente al viso rosso come un ravanello maturo di Georgi. “Allora alla fine ce l’ha fatta, quel timidone di Gosha!”


#KissANDTell #PopochEvaLove #FuckOffHaters #LoveIsLove #WhereIsTheDifference


L’ufficiale presa di posizione dei membri della squadra russa fece il giro del mondo. Chi bene e chi male, tutti ne parlavano.

C’era chi diceva che le due coppie non stavano realmente insieme e che le foto fossero montate per dare ancora più voce al caso e farsi pubblicità, ma restava il fatto che quegli hashtag finirono in tendenza nel giro di una manciata di ore.

Soprattutto nel mondo dello sport, tante coppie, omosessuali o eterosessuali che fossero, condividevano una foto di un bacio col partner o un familiare usando come descrizione tali hashtag per mostrare il loro supporto. Viktor e Yuuri furono taggati in ognuna di esse.

La preferita del giapponese fu quella pubblicata dalla sorella, che li ritraeva da bambini mentre una sorridente e piccola Mari scoccava un bacino sulla guanciotta paffuta del suo fratellino appena nato.


#KissANDTell #KatsukiBrosLove #FuckOffHaters #LoveIsLove

#KissANDTell #JJandBellaLove #FuckOffHaters #LoveIsLove

#KissANDTell #TakeshiAndYuukoLove #AllHailTheTriplets #FuckOffHaters #LoveIsLove



Quest’ondata di solidarietà fu anche tempo di rivelazioni, come il coming-out ufficiale dell’icona sexy più desiderata dalle donne, Christophe Giacometti, ritratto seduto sulle gambe del suo manager Etienne mentre lo tirava per il cravattino per trascinarlo in un bacio scenico mandando al diavolo la fotocamera. Tipico di lui.

Sara ideò uno scherzo al fratello Michele, aiutata da Emil, in vacanza ospitato dai gemelli. La faccia del pattinatore italiano era esilarante mentre veniva baciato nelle guance dalla sorella e dall’amico, che ammiccavano all’obbiettivo mentre la ragazza usava l’autoscatto. Da lì si creò la “Nekospino”, e i fan litigavano su chi potrebbe essere il partner ideale per il bel pattinatore ceco tra i due gemelli Crispino.

Anche Phichit creò scalpore, postando un autoscatto mentre mandava un bacio all’obbiettivo tenendo in mano il suo criceto preferito, usando l’hashtag “Wish You Were Here” taggando, a sorpresa di tutti, Seung-Gil Lee, che si limitò a rispondere con un emoji a forma di pollice alzato nei commenti della foto.

Guang Hong utilizzò lo stesso metodo per dichiararsi a Leo, e in due giorni dal profilo dell’americano spuntò una foto di un bacio tra i due, con l’aggiunta del tag “First Kiss”. Tutti si intenerirono nel realizzare che il giovane si era fatto un lungo viaggio improvvisato fino alla Cina solo per andare da colui che era appena diventato il suo ragazzo. Phichit impazzì letteralmente di gioia all’idea di aver fatto mettere insieme, anche se indirettamente, due tra i suoi migliori amici, tempestando la novella coppia e Yuuri di telefonate deliranti.

Ma c’era una coppia che tutti aspettavano, una coppia che ancora non si era fatta sentire e che adesso tutti chiamavano a gran voce.

Yuuri stava spulciando le foto pubblicate quel giorno quando Viktor lo raggiunse in camera, sorridendo radioso. Aveva notato quanto lo spirito del compagno fosse migliorato da quando quelle foto avevano iniziato a circolare: adesso sorrideva sincero, mangiava in abbondanza al punto da essere costretto ad iniziare nuovamente a seguire la solita dieta, uscivano spesso con tutta la squadra fino a tarda notte, e anche la passione aveva cominciato a riaccendere le loro serate, spesso e volentieri per iniziativa del giapponese.

Si sedette con lui sul letto, abbracciandolo da dietro. “Che fai, amore mio?”, chiese, lasciando un bacio a bruciapelo sulla nuca, sbirciando lo schermo, anche se sapeva già cosa stava guardando. “Ti piacciono proprio quelle foto, vero?”.

Il giapponese sorrise senza nemmeno rendersene conto, limitandosi ad annuire.

“Sì, sono davvero belle”

Il moro sentì il sorriso di Viktor contro il suo collo mentre lo stringeva più forte.

“Beh, allora dovremmo farne una anche noi, che ne dici?”

Yuuri sgranò gli occhi, guardando stupito il compagno. “Vitya… sei sicuro?”

Viktor ridacchiò mentre sfilava il cellulare dalla mano del fidanzato, impostando la fotocamera frontale del dispositivo. “Solo quando lo sei tu”

Con un sospiro, Yuuri annuì, e il russo si chinò verso di lui per far connettere le loro labbra, portando una mano tra i suoi capelli corvini per poi scendere sulla nuca. Il flash illuminò i loro volti.


#KissANDTell #ViktUriLove #FuckOffHaters #LoveIsLove






Spazio dell'autrice
Eccoci qua, tesorucci miei, spero che la lettura sia stata di vostro gradimento!
Prima di tutto chiedo scusa per l'attesa, ma tra le vacanze e tutto il resto ho avuto ben poco tempo di scrivere. Però adesso sono qui, con una storia che ho scritto davvero con il cuore, e spero di non avervi deluso nessuno di voi, e di aver reso bene Viktor e Yuuri.
Qui non si tratta solo dell'omofobia, piaga che nel 2017 dovrebbe ormai essere debellata, ma anche delle sue consequenze sulle persone colpite da essa, della fobia di Yuuri, delle sue insicurezze, della sua paura di essere giudicato, ed ho cercato di rappresentare al meglio tutto ciò. La discriminazione non è solo delle brutte parole, ma l'isolamento, la sensazione di essere sbagliati, il costante giudizio, ma al veleno c'è sempre l'antidoto: la vicinanza di chi ci vuole bene. L'amore è un'arma potente da non sottovalutare mai, e non è una frase fatta come credevo.
Appoggiatevi alle persone che vi vogliono bene, sempre.
Detto questo, vi mando un bacione, la prossima volta vedremo il pigiama party della nostra Fem!Yuuri ;)
Per fare due chiacchere insieme, potete contattarmi sulla mia pagina fb dove troverete anche il link per la raccolta su Wattpad.
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Revenge - (Viktor x Fem!Yuuri) ***


Piccoli declaimer prima di iniziare!
Questa one-shot è il diretto seguito della prima, "Mine", che ha riscosso un'inaspettato successo, quindi ecco a voi la seconda parte, come mi avete chiesto. Vi consiglio di rileggere la prima parte che non vi ricordate la vicenda. Spero che vi piaccia.
Buona lettura


Revenge


Erano passati esattamente dieci giorni, venti ore e ventitré minuti da quello strano incidente.

Victor seguì con lo sguardo la sua studentessa che sfrecciava sulla pista mentre si allenava fino allo stremo delle forze, sospirando esasperato poggiando il mento sulla mano. Una parte di lui aveva sperato, e sperava tutt’ora, che qualcosa si sarebbe evoluto nel loro rapporto, ma erano di nuovo al punto di partenza.

Yuri aveva trascorso i primi due giorni ad essere infuriata con lui, anche dopo avergli urlato in faccia per mezz’ora senza interruzioni la sera stessa, chiusi in camera sua, prima di cacciarlo via a calci senza che potesse dare fiato alle corde vocali. I cinque giorni seguenti la situazione si era calmata, Yuuri sembrava aver sbollito la rabbia e riusciva a guardalo in faccia senza fulminarlo, anche era fredda con lui, troppo impegnata ad applicare costantemente uno strato di fondotinta sulla prova del loro piccolo peccato.

Inoltre si erano dovuti sorbire continue domande allusive da parte di Mari e del signor Katsuki, mentre Hiroko, dal canto suo, viziava il giovane coach come se fosse suo figlio con qualsiasi leccornia, cominciando a chiamarlo Vicchan.

Passata quella settimana difficile, e scomparso il livido dal suo collo, Yuri era tornata quella di prima, pregi e difetti. Era sempre la sua dolce cotoletta che si imbarazzava e arrossiva ogni volta che le rivolgeva la parola.

Era quello il problema. Non era cambiato niente, nemmeno una virgola.

Yuri sembrava essersi completamente dimenticata di che cosa fosse successo tra loro quella sera alle terme, come se niente fosse accaduto, peccato che per lui non fosse così.

Non c’era notte che non sognava quei momenti che si erano impressi a fondo in lui, più di quanto si sarebbe mai aspettato. A volte, nella sua immaginazione, si spingevano ben oltre, troppo oltre.

La sua testa lo portava a pensare a lei che ricambiava il suo gesto, salendo spavalda sul suo grembo, sensuale e irresistibile come quando danzava sulle note di Eros, oppure l’afferrava per i fianchi, schiacciandola contro una roccia per baciarla fino a toglierle il respiro, spingendosi in lei fino a farle urlare il suo nome.

Ogni volta che capitava si svegliava di soprassalto, deluso del fatto che fosse solo una mera illusione e con un problemino che chiedeva di essere risolto, pena una notte in bianco passata a rigirarsi nel letto, e i tentativi di resistere erano chiaramente tutti falliti miseramente.

Era tutto inutile, la sua piccola ed insicura cotoletta era entrata nella sua testa fin da quel fatidico Gala dopo il Gran Prix, e quella strana convivenza aveva solo cementificato la cosa. Non sapeva come chiamare quel sentimento, non aveva mai provato un sentimento simile, ma di una cosa era assolutamente certo: di Yuri Katsuki non voleva solo il corpo.

L’aveva desiderata fisicamente fin dal loro primo ballo insieme, fin dalla prima volta che le aveva visto ballare “On Love: Eros”, ma da quando le aveva lasciato quel succhiotto aveva capito che ciò non gli bastava più. Voleva tutto di lei, vivere ogni sua piccola sfaccettatura, e non lasciarla più.

Era questo l’amore?

Viktor non lo sapeva, aveva ormai accettato da tempo il fatto che non aveva mai provato quel sentimento, e che mai l’avrebbe provato, ma Yuri… Yuri era diversa, e aveva completamente ribaltato il suo modo di vedere la vita.

L’uomo venne risvegliato dal suo lungo viaggio mentale da un sordo tonfo tipico di una caduta sul ghiaccio e una imprecazione borbottata in giapponese.

“Yuri, stai bene?”

“Sì, è solo una botta”

Viktor si spinse con i pattini per raggiungere la sua pupilla, seduta in mezzo alla pista reggendosi il ginocchio, il volto contratto in una smorfia di dolore.

“Non sei mai caduta dopo un salto così facile, sicura che vada tutto bene?”

“Ho detto di sì”

“Yuri!”

“… mi fanno male i piedi”

Viktor alzò gli occhi al cielo. Aveva visto giusto.

“Fammi controllare”

L’uomo si inginocchiò al suo fianco, stendendole la gamba lesa stando attento a non farle troppo male, e l’espressione della ragazza si rilassò, sospirando per il sollievo al contatto con il freddo ghiaccio. Viktor prese l’orlo della tuta della ragazza, sentendola rabbrividire al contatto.

“Voglio solo controllare che sia tutto a posto, piglet-chan”, ridacchiò malizioso, ammiccandole mentre il volto della giovane diventava da bianco latte a rosso pomodoro, arrotolando il pantalone fino al ginocchio. Non era gonfio, probabilmente si sarebbe formato un ematoma, ma niente di grave.

“Basta un po’ di ghiaccio e di riposo, e tutto sarà a posto per domani. Per oggi basta così, ok? Ancora abbiamo due mesi prima della qualificazione”

Yuri si limitò ad annuire, chiaramente contrariata da quell’interruzione forzata, mentre faceva leva sulle braccia per alzarsi solo per essere fermata immediatamente da Viktor, che l’ammonì. “Ferma, rischi di farti ancora più male. Ti porto io, su”

Un brivido le percorse la spina dorsale mentre sentiva le braccia di Viktor cingerle la vita e posizionarsi sotto l’incavo delle ginocchia, in attesa che Yuri allacciasse un braccio intorno al collo, cosa che fece trattenendo il respiro.

In quel preciso istante, la ragazza realizzò quanto gli piacesse essere portata in braccio in quel modo. Sentiva di poter stare lì, accoccolata contro il petto di Viktor, per tutta la vita. Sì, stare tra le braccia di Viktor le piaceva, e quasi andò in autocombustione quando realizzò cosa aveva appena pensato.

Dio, voleva morire.

L’uomo la fece sedere sulla panca a bordo pista, congedandosi da lei giusto quel paio di minuti necessari per recuperare una borsa del ghiaccio.

La ragazza, rimasta sola, intrecciò le mani sul grembo, fissandole ossessivamente mentre si perdeva nelle proprie riflessioni. I tentativi di farsi da parte e mantenere con Viktor un normale rapporto strettamente professionale andava sempre più disgregandosi.

Aveva fatto del suo meglio per cancellare tutto, far finta che non fosse successo nulla, ma la realtà era che non aveva dimenticato proprio niente. Più provava a ritornare a quel sentimento puro di ammirazione che provava fin da quando era ragazzina, più realizzava di non essere più in grado di tornare indietro.

Ormai quell’innocente sentimento si era sporcato di qualcosa di più adulto man mano che cresceva, mentre da adolescente grassottella diventava donna. Era cambiata, e con lei era cambiato il suo modo di vedere le cose, il modo di vedere Viktor. Era cambiato anche il modo in cui gli uomini la guardavano, a detta di sua madre.

Non aveva smesso di pensarci fin da ancor prima di ritornare da Detroit, e non riusciva a smettere di ripensare alle parole di Mari, proprio quella sera di dieci giorni prima.

“Allora, ti decidi a raccontarmi come ti sei ritrovata con quel coso sul collo sì o no?”

“No”

“Non ti ho chiesto se ha un’arma impropria nel pacco, Yuri. Voglio solo sapere come è successo”

“No”

“Oddio, l’avete davvero fatto!”

“NO!”

“Certo, i succhiotti compaiono per magia. Pensi che io sia scema?”

“No…”

“...”

“...”

“Almeno ci dà dentro come si deve?”

“OH PER TUTTI I KAMI! NON ABBIAMO FATTO NIENTE!”

Mari Katsuki rise di gusto. Adorava far arrabbiare la sua sorellina.

Posò una mano dove, da quanto vedeva, si trovava la testolina della ragazza accuratamente coperta dal lenzuolo, cercando di arruffarle i capelli corvini anche attraverso la stoffa. La conosceva da più di vent’anni, sapeva come era fatta più di chiunque altro, ed era perfettamente consapevole che l’unico modo per sbloccarla era farla infuriare.

Con un sospiro esasperato, invitò la sorella a sfogarsi.

“Dai, raccontami”

Yuri narrò l’accaduto in un fiume di parole e imprecazioni, urlando contro il cuscino tutta la sua frustrazione per quella situazione scomoda. Mari rimase in silenzio tutto il tempo, limitandosi ad annuire di tanto in tanto.

Quando finalmente Yuri finì di raccontare, la donna scoppiò a ridere. Cavolo, non si aspettava che Viktor fosse così audace e sfacciato al punto di spingersi a tanto, anche se, da una parte, da come la mangiava con gli occhi, si era aspettata molto di più da lui.

"Ma dai, povero, e l'hai preso a calci per un succhiotto? Ma ancora non l'hai capito perché ti provoca in continuazione?"

Yuri fece spuntare i suoi occhioni scuri dalle lenzuola, puntandoli su quelli uguali della sorella.

"Che intendi?"

Mari scosse la testa esasperata. Dai, non poteva essere così ingenua.

"Scema, gli piaci. Ti guarda nello stesso modo in cui tu guardi una ciotola di Katsudon di mamma dopo un digiuno di tre anni. Fosse stato per lui, probabilmente sarei stata attirata qui da ben altre urla, non so se mi spiego"

Yuri sentì il sangue rovesciarsi sul suo volto, arrossendo all'inverosimile mentre rituffava il viso nel cuscino e si tirava nuovamente le lenzuola sopra la testa. No, era impensabile che Viktor fosse attratto da lei.

Un dio greco come Viktor con una ragazzetta che lui stesso chiamava "cotoletta"? No, impossibile. Nemmeno nei romanzi rosa succedevano cose del genere, la protagonista è sempre bella da far male, sicura di sé e con una fila infinita di uomini che le fanno la corte, mentre lei è... Beh, lei.

Mari alzò gli occhi la cielo mentre ascoltava lo sproloquio della sorella, lasciandola parlare. Alla fine si stese al suo fianco, scoprendole il volto rigato dalle lacrime che le strappò un sorriso intenerito.

Yuuri poteva anche avere cinquant'anni, i capelli bianchi e diventare nonna, ma per Mari sarebbe sempre rimasta la sua sorellina con il talento nel farsi inutili problemi mentali.

"Ascoltami, zuccona, vuoi davvero continuare a screditarti per tutta la vita? Ci sarà un motivo se Viktor è venuto dalla Russia al Giappone senza preavviso per allenarti e se non perde occasione per tentare di flirtare con te. Si è persino palesato nell'ala femminile per farsi un bagno con te e ti ha fatto uno stramaledetto succhiotto, suvvia! Parlaci, diamine, hai una cotta stratosferica per lui da quando avevi dodici anni! Vuoi che resti una figura di un poster per sempre?"

Mari si era fatta promettere, anzi, giurare, che gli avrebbe parlato alla prima occasione, ma Yuri sapeva che non ne avrebbe mai avuto il coraggio. Dopotutto, Viktor sarebbe tornato in Russia nel giro di pochi mesi, e l'avrebbe lasciata sola, quindi...

“Yuri”

La voce del russo la distolse dai suoi ricordi, e il suo sguardo cadde sulla borsa di ghiaccio e la pomata tra le sue mani. Arrotolò silenziosamente il pantalone fino a metà coscia, tendendo una mano per farsi passare il necessario per mendicarsi, ma Viktor si inginocchiò dinanzi a lei, slacciandole il pattino.

“Faccio io, permettimi di aiutarti”

Yuri deglutì, annuendo senza emettere fiato mentre si lasciava sfilare il pattino. Un piccolo gemito di dolore le sfuggì quando Viktor le tolse anche il calzino macchiato di sangue, rivelando un piede completamente distrutto, ricoperto da piaghe insanguinate, vesciche, lividi ed abrasioni. Il giovane coach si morse il labbro inferiore, investito dal senso colpa. Non si aspettava che stesse così male.

Forse ci era andato troppo pesante con lei, non avrebbe mai dovuto permetterle di portarsi così oltre il limite. Quella cotoletta stava esagerando.

“Domani niente allenamenti, andremo al mare”

“Ma-”

“Niente ma. Guardati! Devi riguardarti di più, Yuri, francamente sono sorpreso che tu riesca a camminare in queste condizioni”

Il tono perentorio di Viktor non lasciava spazio a repliche, e Yuri non poté far altro che annuire mentre l’uomo applicava la pomata sul ginocchio, passando a massaggiare l’intera coscia, sciogliendo il muscolo contratto, per poi passare ai piedi piagati, prestando attenzione ad ogni piccola ferita.

La ragazza non riuscì a trattenere un sospiro sollevato grazie a quel balsamo che rinfrescava le escoriazioni, poggiando la testa contro il muro e chiudendo gli occhi per un tempo che le sembrò infinito mentre Viktor continuava a massaggiare.

Era una sensazione paradisiaca, nessuno si era preso così cura di lei quando si faceva male durante un allenamento.

Per un momento Yuri si dimenticò di tutto, del succhiotto, della chiacchierata con Mari, del discorso che stava preparando per Viktor. Si concentrò sui suoi muscoli doloranti che si stavano sciogliendo, finché non sentì le labbra dell'uomo posarsi sul ginocchio e sul piede.

Rabbrividì, sgranando gli occhi e incontrando quelli azzurri del russo.

"C-cosa stai facendo"

Viktor ridacchiò, ammiccando.

"Sai, ai bambini si dice che basta un bacino sulla bua per guarire in fretta"

"Non siamo bambini, Viktor", sbuffò la giovane, "Io non sono una bambina"

Sul volto dell'uomo comparve un'enorme ghigno, facendo leva sulle braccia per portarsi al livello del volto della giovane.

"Sai, Yuri", le bisbigliò a pochi centimetri dalle labbra, "se si afferma qualcosa, bisognerebbe essere in grado di dimostrarlo"

Mai come in quel momento Yuri si era sentita in trappola. Schiacciata contro il muro, intrappolata dalle braccia di Viktor, che era terribilmente vicino al suo volto e desideroso solo di chiudere quell'irrisoria distanza.

Chiuse gli occhi in attesa, mordendosi il labbro inferiore, e di sicuro Viktor la fece aspettare un secondo di più.

Si spinse contro la sua bocca, facendo pressione per fargliela schiudere. Yuri gli afferrò i capelli argentei, tirandolo a sè, e l'uomo, incoraggiato da quel gesto, cercò con la lingua la sua gemella mentre portava le mani sui fianchi della ragazza, portandola più vicino.

Entrambi persero la cognizione del tempo mentre le loro bocche continuavano a rincorrersi, a mordersi e leccarsi, totalmente incapaci di staccarsi, finché la necessità d'aria non li costrinse a separarsi.

I loro respiri caldi e affannati si mischiarono mentre cercavano di ricomporsi, e, guardandolo, Yuri pensò che Viktor, con le guance arrossate e le labbra gonfie dai baci e dai piccoli morsi, non era mai stato così bello. I suoi occhi chiari era lucidi e colmi di desiderio, e il sorriso splendente che gli illuminò il volto le scioglieva il cuore.

L’uomo si alzò non prima di averle lasciato un ultimo bacio sulla fronte, porgendole la mano.

“Ritorniamo a casa, va bene?”

Con un sospiro, Yuri afferrò la mano che era stata offerta, tirandosi su. Si cambiò in fretta nello spogliatoio, e quando uscì Viktor era lì fuori dalla porta, già pronto ad aspettarla con il suo solito sorriso a forma di cuore.

La prese di nuovo per mano, non lasciandola mai nemmeno una volta usciti dal palaghiaccio, e Yuri poteva sentire gli occhi di Yuuko puntati su di loro.

Diamine, si sarebbe beccata un interrogatorio anche da lei.

Viktor propose di prendere un taxi, ma la donna lo rassicurò del fatto che non ci sarebbe stato bisogno, camminando verso a casa sempre mano nella mano, chiacchierando di tutto e niente come se nulla fosse. Yuri non si aspettava di sentirsi così a suo agio nel comportarsi con lui come se fossero una vera coppia.

Ci mise tre secondi a realizzare che ciò le piaceva. Due secondi per sentirsi morire per l’imbarazzo per l’accaduto. Un secondo per disilludersi.

Solo perché si erano baciati, non voleva dire che Viktor provava qualcosa per lei. Magari voleva solo giocare un po’, divertirsi senza impegno, e ciò sarebbe stato più che legittimo, erano entrambi adulti, ma lei non sarebbe riuscita a mantenere un rapporto del genere.

Non ci sarebbe riuscita perché... per lui provava di una semplice cotta.

Sfilò improvvisamente la mano, ammutolendo l’uomo accanto a sé, rimanendo il completo silenzio per tutto il resto del tragitto. L’atmosfera serena che si era creata si spezzò irrimediabilmente, lasciando il posto ad una tensione piena di imbarazzo, e Viktor desiderò ardentemente potersi prendere a schiaffi da solo.

Cosa aveva sbagliato? Aveva detto qualcosa che l’aveva turbata? Si era pentita del bacio?

Perché quella benedetta ragazza era così complicata?

“Yu-”

“Vado a farmi una doccia. Ci vediamo a cena”

Viktor si limitò ad annuire, guardando confuso la schiena della ragazza che spariva dietro la porta dello spogliatoio femminile delle terme.

Quella sera però, non cenarono insieme come usavano fare.

Il russo l’attese a lungo nella sala da pranzo, sbocconcellando il suo pasto sotto lo sguardo attento di Mari, che lo squadrava con aria indagatrice.

“Se stai aspettando Yuri, è tutto inutile. Ha sgranocchiato qualcosa in cucina e si è chiusa in camera”

Il tono della donna era preoccupato. Vedere la sorella con gli occhi gonfi e rossi e rinunciare alla cena l’aveva inquietata, e lo sguardo perso di Viktor non calmava il suo animo.

“Oh… grazie”

Mari si piegò sul ginocchio per poterlo guardare negli occhi, afferrando il bavero dello yukata verde.

“Senti, bell’imbusto, vediamo di mettere le cose in chiaro. Yuri è la mia sorellina, ed è mio dovere assicurarmi che nessuno la faccia soffrire. Falle del male e ne risponderai a me”

Viktor sgranò gli occhi, colpito da tale forza mentre gli occhi color nocciola della donna, uguali a quelli della sorella minore, lo incatenavano per dare più valenza alle sue parole. Le sorelle Katsuki si assomigliavano fisicamente quanto erano caratterialmente agli antipodi, e questo l’uomo l’aveva capito dalla prima volta in cui le aveva rivolto la parola.

Yuri non aveva nemmeno il decimo della sicurezza della maggiore, ed ancora meno forza, e per questo considerava la sua sorellona un’importante pilastro sul quale appoggiarsi quando aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, e il loro profondo legame era invidiabile.

Viktor annuì silenziosamente mentre Mari lo lasciava andare e si alzava per andare a servire gli altri clienti. Finì in fretta il suo pasto ormai freddo, tamponandosi le labbra con il tovagliolo e alzandosi con in mente una direzione precisa: la camera di Yuri.

Non si poteva permettere di aspettare oltre.

Con un sospiro, bussò con veemenza contro la porta per poi provare ad abbassare la maniglia, ma la serratura era chiusa dall’interno e nessuno rispose.

“Yuri sono io, apri”

Dal canto suo, dall’interno, la ragazza si rifugiò sotto le lenzuola, affondando la testa contro il cuscino per evitare di emettere suoni. Non aveva il coraggio di affrontarlo, non adesso, non dopo quel bacio che si ripeteva nella sua mente, quindi si limitò a fingere di essere profondamente addormentata.

Ma, oltre quella semplice asse di legno, Viktor era deciso a parlare con lei, a costo di svegliare gli altri clienti. Continuò a bussare con insistenza, sempre più forte, e per un momento Yuri ebbe paura che l’uomo avrebbe buttato giù la porta.

“Yuri, ti prego, fammi entrare! So che sei sveglia, per favore, voglio solo parlare”

La ragazza tirò via il lenzuolo dal volto, mettendosi a sedere sul materasso mentre passava le mani tra i capelli, tirandoli con forza. Sapeva che stava solo rimandando l’inevitabile, prima o poi avrebbero dovuto affrontare il discorso per il bene del percorso che avevano deciso di intraprendere insieme.

“Yuri, apr-”

“Arrivo”

Viktor tirò un sospiro di sollievo nel sentire il chiavistello interno scattare e la porta aprirsi leggermente. Dietro di essa Yuri fece capolino con la testa, imbarazzata e avvolta in una vecchia e larga maglia azzurra fungente da pigiama che le lasciava una spalla scoperta e copriva poco sopra il ginocchio.

Spalancò l’uscio assicurandosi di essere coperta da essa, permettendo al suo affascinante allenatore di entrare, chiudendola subito dietro di sé. Tirò su i suoi capelli corvini per legarli in una crocchia disordinata con un elastico, afferrando poi il lembo dalla maglia nel tentativo di renderla più coprente.

Anche struccata, con gli occhiali storti e i capelli arruffati, agli occhi di Viktor rimaneva la donna più bella e desiderabile che avesse mai visto.

Si sedettero in silenzio sul letto, tenendosi a debita distanza l’uno dall’altra. Yuri sospirò profondamente, intrecciando le dita sul suo grembo, indecisa da dove iniziare e che cosa dire, ma non ci fu bisogno di parlare, perché Viktor lo fece al posto suo.

“Senti… mi dispiace, temo di aver esagerato prima. Non volevo forzarti a fare qualcosa che non volevi, è che…”

Le parole morirono sul nascere, e Yuri alzò lo sguardo per osservarlo. Viktor aveva gli occhi puntati sul pavimento, le mani strette a pugno che stringevano forte le lenzuola, le labbra serrate in una stretta linea e i piedi ben piantati a terra. Tutto nel suo atteggiamento tradiva il suo forte senso di disagio, cosa che la ragazza non credeva lui fosse capace di provare.

“N-non è colpa tua, c-cioè, a-anche io n-non ho fatto niente per fermarti, insomma, cioè… Non ti devi sentire in colpa, ecco…”

Dio, si sentiva un’impedita! Con lui non riusciva nemmeno a pronunciare una frase di senso compiuto!

Viktor si lasciò sfuggire una lieve risatina mentre si raddrizzava, sorridendole dolcemente. La sua timidezza e la sua spontaneità era il suo maggior punto di fascino, e ciò che la rendeva così speciale.

“Sono felice, la mia unica paura era di aver rovinato ogni cosa tra di noi”

Il Russo si alzò, passandosi una mano tra la sua chioma argentata. Si chinò verso di lei, sfiorandole la fronte con le labbra.

“Tutto sarà come prima, mi dimenticherò di oggi, se questo è ciò che vuoi, ma sappi che non mi pento affatto di averti dato quel bacio, Yuri”

Il cuore della donna perse un battito, per poi frantumarsi in migliaia di pezzi.

No, non voleva che le cose tornassero come prima.

Perché non riusciva ad esprimere i suoi sentimenti? Perché tutto era così difficile?

“Si è fatto tardi, ti lascio dormire. Buonanotte, piccola”

Si avviò verso la porta, ma la sua mano non riuscì a spingere sulla maniglia che si sentì spingere contro la fredda asse di legno. Deglutì, sentendo il corpo piccolo e caldo della giovane premere contro il suo mentre le braccia snelle stringevano il suo torace e premeva il suo volto contro la sua ampia schiena.

“Yuri…”

La donna non lo vede parlare, lo girò in modo che la schiena dell’uomo aderisse contro l’uscio, incontrando il suo sguardo confuso.

Era tempo di prendersi la sua piccola vendetta.

Prese un profondo respiro per prendere coraggio, per poi alzarsi leggermente sulle punte per attaccare la gola del suo avvenente coach, leccando e suggendo, ricalcando gli stessi gesti che lui aveva compiuto con lei quella sera nell’onsen. Un piccolo moto d’orgoglio la spinse a continuare con più determinazione quando Viktor si lasciò sfuggire un soffocato gemito d’apprezzamento.

Gli prese i polsi, spingendoli verso la porta, tenendoli fermi per avere più mobilità. Viktor non sembrava affatto intenzionato a fermarla, quindi Yuri riprese da dove aveva iniziato, spingendo un ginocchio tra le sue gambe per permettersi di avvicinarsi.

Morse, leccò e succhiò ogni centimetro che poteva raggiungere di quel lungo collo bianco, godendosi i gemiti sempre meno controllati dell’uomo tra sue braccia. Un brivido le percorse la schiena quando sentì l’erezione del Russo, ancora costretta nei boxer, premere contro la sua coscia.

Viktor non riusciva a credere cosa stava succedendo. La sua mente era completamente annebbiata dalla lussuria, non riusciva più a controllarsi, l’unica cosa che riusciva a sentire erano quelle soffici labbra che tanto desiderava baciare sulla sua pelle. Non ricordava più nemmeno come erano finiti in quella situazione, sapeva solo che non voleva che Yuri smettesse, e ad ogni secondo che passava desiderava sempre di più spingersi molto oltre.

Appena la presa sui suoi polsi si allentò lievemente, Viktor ne approfittò per liberarsi dalla stretta, portando le mani sui fianchi sottili che gli riempivano deliziosamente le mani, spingendola ancora più vicino.

Yuri si staccò da quel povero collo martoriato, riprendendo fiato e nascondendo il volto nell’incavo della spalla di Viktor mentre l’uomo l’avvolgeva in un forte abbraccio.

“Non voglio che tu dimentichi”

Fu un sussurro, niente più che un sussurro, ma fu più che sufficiente per portare Viktor oltre il limite dell’umana follia.

Portò le mani sotto i glutei, facendo leva per sollevarla, strappando un grido sorpreso a Yuri, che istintivamente allacciò le gambe intorno ai suoi fianchi. Viktor ribaltò le posizioni, schiacciandola con un tonfo sordo contro la porta, reclamando immediatamente le sue labbra.

Se prima Yuri considerava il bacio scambiato quel pomeriggio in pista come il più bello e passionale che avesse mai ricevuto, anche se non c’era molta competizione, niente si equiparava alla foga e il desiderio che quel contatto reclamava. Ancoratosi al suo corpo, Viktor lasciò le sue mani libere di vagare su per le cosce della ragazza, inoltrandosi sotto la maglia del pigiama mentre con la bocca scendeva sempre di più verso la clavicola, lasciando un segno nello stesso punto della prima volta.

I gemiti di Yuri lo stavano mandando fuori di testa, voleva solo fare sparire quell’inutile pezzo di stoffa che gli stava impedendo di avere accesso ad un contatto diretto con il suo corpo.

Con un grugnito, saldò la presa sotto le sue cosce, e, continuando a baciarla, decise che una porta fosse decisamente troppo scomoda e che il morbido letto dietro di loro fosse molto più pratico per quello che aveva intenzione di farle.

La lasciò cadere sul materasso, afferrandola per il polpaccio per tirarla più vicino a sé, facendo scontrare con forza i loro bacini. Yuri sobbalzò nel sentire il letto cigolare sotto il loro peso mentre l’uomo si sistemava meglio tra le sue cosce, portandole una gamba intorno al bacino.

Viktor era ancora incredulo all’idea di quello che stava succedendo, e non esitò a toglierle gli occhiali e strattonare via quell’inutile maglia, tirandola su oltre la testa, bloccandole così le braccia, ed era ben felice di notare come al di sotto non indossasse altro a parte un paio di slip e un top sportivo che usava per dormire.

La ragazza si sentì bruciare sotto quello sguardo bramoso, e quando Viktor riprese a baciarla giurò di essere sul punto di morire per autocombustione. Le labbra dell’uomo continuarono a vagare lungo il collo della giovane, per poi passare al ventre morbido, dove si dilettò a mordicchiare quella pelle piacevolmente sensibile.

Yuri sentiva di stare per impazzire, non riusciva più a rimanere connessa con la realtà, sapeva solo che desiderava sempre di più mentre Viktor continuava a scendere con le labbra. Fu quando arrivò al bordo degli slip, e l’uomo fece per sfilarglieli, che la donna realizzò quanto oltre Viktor era intenzionato a spingersi, e un brivido di paura scosse il suo corpo.

Era terrorizzata alla sola idea di continuare, senza contare che non avevano nemmeno un preservativo a portata di mano. Ancora non se la sentiva, non avevano nemmeno chiarito come si deve i loro sentimenti… no, per quanto l’idea l’allettasse, fare sesso adesso non era proprio la cosa ideale da fare, temeva le possibili catastrofiche conseguenze.

“Aspetta… fermati, ti prego!”

A quelle parole, Viktor si bloccò immediatamente. In quel momento realizzò che forse aveva esagerato, e l’ultima cosa che voleva era spaventarla.

Si tirò su dopo averle rubato un ultimo bacio, sistemandosi il ciuffo scarmigliato che si era appiccicato alla fronte per via del sudore che gli imperlava il corpo.

“Scusami, non volevo forzare la mano… ma sei tu a farmi impazzire così, piglet-chan

L’intero sangue che circolava nelle sue vene e nelle arterie si riversò sul suo volto, infiammandosi ancora più. Si morse le labbra gonfie, risistemandosi la maglia e incrociando le gambe, dondolandosi nervosamente.

Viktor ridacchiò, arruffandole affettuosamente i capelli corvini.

“Tranquilla, non farò niente finché non sarai tu stessa a chiedermelo”

Lei annuì, e il Russo si sentì abbastanza sicuro da sedersi accanto a lei, stringendola tra le sue braccia. Si stesero sul materasso, e la ragazza si lasciò cullare da quella rassicurante stretta e da quel forte battito del cuore, affondando il volto contro lo yukata verde mentre una mano continuava ad accarezzarle i capelli, accompagnato da qualche spodoratico bacio sulla tempia.

Nessuno dei due riusciva a credere di potersi sentire così a loro agio in una situazione così… intima. Sentivano di poter stare lì, in silenzio, abbracciati per ore fino al mattino.

“Allora… facciamo questo pigiama party?”

Yuri alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Perché doveva fare sempre lo scemo nei momenti meno opportuni?

“Ti preeeeego! Ti prometto che farò il bravo… a meno che, ovviamente, tu non sia di altra idea”

Il tono sensuale di quell’ultima frase la fece rabbrividire, e il giovane coach scoppiò a ridere quando si sentì afferrare per il bavero dello yukata e si lasciò trascinare via. In un secondo si ritrovò fuori dalla stanza con le lacrime agli occhi.

Non poteva lamentarsi, quella notte avevano fatto passi da gigante, ed era giusto che lei si prendesse il suo tempo e i suoi spazi. Aveva la sua prova di poter costruire qualcosa, e doveva partire da quello.

Stava ancora ridendo quando, sistemato lo yukata, alzò lo sguardo, e la sua ilarità sparì di colpo.

Davanti a sé, a pochi metri di distanza, lo aspettava Mari Katsuki, con un sorriso beffardo dipinto sulle labbra.

“Dai, un po’ di pazienza, con mia sorella ci vuole tempo. Ah, controlla il collo, penso che una zanzara ti abbia pizzicato”


Yuri era ancora intontita dal sonno quando sentì qualcuno bussare contro la porta. Sbuffò sonoramente, affondando il volto contro il cuscino.

Dato che i colpi non cessavano, si costrinse ad alzarsi, pronta a far passare un brutto quarto d’ora a chiunque l’avesse svegliata così di soprassalto. Aprì la porta stropicciandosi gli occhi, e quasi le venne un colpo quando notò che il disturbatore era proprio Viktor, con un sorrisetto imbarazzato e che si grattava la guancia.

“Scusa se ti ho svegliata, è che... emh”, disse, rivelando un enorme livido sulla gola, anzi gli enormi lividi, “ieri ti sei impegnata un po’ troppo. Mi presteresti un po’ di fondotinta? Sai, non voglio rischiare essere massacrato da tuo padre…”






Spazio dell'autrice
Vi ho lasciato aspettare un botto, ma il seguito è qui! *musichetta di C'è Posta Per Te*
Mi sono divertita un casino a scrivere questa os, e spero che anche a voi piaccia come è piaciuto a me realizzarla, e spero di aver reso ic i personaggi... l'ooc è il mio peggior incubo.
Finalmente qualcosa si è mosso nel loro rapporto... cosa succederà ora? Finalmente accetteranno i loro sentimenti? Toshiya accopperà male il povero Vitya? Beh, a voi la scelta, e chissà che non ci scappi una terza parte ;)
Seriamente, questa versione è una droga per me.
Ancora una volta, Mari ci sta, perchè lei può. è stupenda e cazzuta, oltre che tremendamente sottostimata. Sarebbe capacissima di fare il culo al nostro Russo se facesse qualche sgarro, e senza troppi ripensamenti XD
Come ultima cosa, la scena di Vitya che porta Yuri sul letto e la tira a sè l'ho modellata da queste due bellissime gif (Lukas e Phillip, da Eyewitness, che devo recuperare prima di subito) che mi sono state fornite dalla sempre stupenda Miri BadJackson. Avevo già in mente una cosa del genere, ma di sicuro questi due bimbi belli mi hanno aiutato a immaginarmi meglio la scena.

Per fare due chiacchere insieme, potete contattarmi sulla mia pagina fb dove troverete anche il link per la raccolta su Wattpad.
Alla prossima!

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