Like a son di SakiJune (/viewuser.php?uid=25189)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Tra nuvole rosa ***
Capitolo 3: *** Un castello di sabbia ***
Capitolo 4: *** Il lato fragile ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Per chi non ha mai letto le tre storie precedenti e non ha la
forza-tempo-voglia di leggersele, ci sono dei pratici riassuntini qui
e qui
^_^
Per chi invece aspettava quest'ultima parte della saga... sì, sono
passati sei mesi.
No, non ho scuse.
Ripassatevi la storia recente della squadra di Quidditch rossodorata (o
cercate su Wikipedia) e l'ultimo capitolo di SaN, e partite con me.
Grazie a Maria, Francesca e Livia (non uso i nickname, perché sono
troppo speciali!) che hanno continuato a credere in questa storia e
praticamente ogni giorno mi pungolavano con dolcezza...
Saki
LIKE
A SON
- Dichiaro aperta la prima riunione dell'anno scolastico
millenovecentonovantotto millenovecentonovantanove...
Una
quindicina di studenti erano seduti in semicerchio intorno alla
presidentessa, che pronunciava il discorso inaugurale. In aria
fluttuavano palloncini che cambiavano colore e forma ad ogni soffio di
vento proveniente dalla finestra aperta. In lontananza, dal campo di
Quidditch, giungevano le grida della squadra di Gryffindor, che aveva
ricominciato ad allenarsi.
- ... del Club di Incantesimi di
Hogwarts! Qui, nella nostra amatissima scuola, per un anno abbiamo
respirato un clima di oppressione e di terrore. È stata combattuta una
battaglia che entrerà nella Storia della Magia, che il professor Binns
insegnerà ai nostri figli e ai figli dei nostri figli... e il Male è
stato sconfitto. Sembra che possiamo tornare ad avere la nostra giusta
età e dedicarci alle attività che amiamo. Non vi suona fantastico tutto
questo?
Un applauso accolse queste parole della ragazza, che arrossì e riprese:
- Sono contenta di vedere facce nuove. Addirittura qualcuno del primo
anno... che forza! Tu sei Tommy Cresswell, vero?
Il piccolo Hufflepuff annuì, titubante.
- Per chi non sapesse il mio nome, sono Victoria Frobisher, ma potete
chiamarmi Vicky e...
Si sentì uno scalpiccio nel corridoio, uno studente con in tenuta da
Quidditch entrò con il fiatone nella stanza:
- Scusate, sono in ritardo... sono in tempo per iscrivermi al Club?
Tutti si voltarono, e per fortuna, perché Vicky era diventata violacea
in viso.
- Richard Coote, non so che cosa tu ci faccia qui, ma dopo devo dirti
due parole.
Il
ragazzo abbassò gli occhi e si sedette, pronto a ricevere quella
sfuriata che, lo sapeva, meritava. Ma aveva pronta una giustificazione
a cui Vicky forse non avrebbe più trovato da obiettare.
"Jimmy, devi venirmi in sogno
tutte le notti?"
"Ti do
fastidio?"
Jimmy e Colin
l'avevano combinata grossa. Roba da mordere le lenzuola quando ci
ripensava.
Si erano messi a fare gli eroi, si erano fatti ammazzare
come due... cretini...
"Non è che
devi tornare in squadra per fare onore a me."
"Ehi, sono o
non sono il miglior Battitore della scuola?"
"Può darsi,
ma sei anche innamorato di una certa Vi..."
"Non è vero!"
Poi il sogno cambiava, ed era da solo sulla riva del Lago Nero, e
faceva sprizzare scintille dalla bacchetta, che andavano a
posarsi
danzando sull'acqua. Ma no, non era da solo, come aveva potuto
pensarlo? E non era più settembre ma
gennaio, il lago era ghiacciato e Vicky aveva un cappotto rosso e un
berretto nero e i capelli biondi sciolti sulle spalle e lo abbracciava
e rideva...
Si era svegliato con quella risata nelle orecchie e
aveva trovato gli occhi dei suoi compagni di dormitorio - tre, soltanto
tre paia d'occhi - puntati su di lui.
La risata apparteneva
nientedimeno che al Prefetto di Gryffindor, chiamato con urgenza dalla
Sala Comune per assistere alla sua performance nel sonno.
- Coote, ma cos'ha quel cuscino di speciale? Perché lo stringi?
- L'ho sentito parlare con il cuscino, pare si chiami Vicky.
- Ma che coincidenza! Proprio come la presidentessa del Club di
Incantesimi! Ma non è che adesso si fa tutto zuccheroso e molla la
squadra?
Per
dimostrare ai suoi compagni che non si era rammollito d'improvviso, li
aveva rassicurati che quel sabato si sarebbe presentato al primo
allenamento. E
così aveva fatto. Se non che... quando si era guardato intorno, allo
stadio...
aveva capito che niente, niente era come due anni prima.
"La squadra può vincere anche
senza noi due, lo sai Ritchie? Devi fare quello che ti senti, non
quello che credi sia il tuo dovere"
Il Capitano, Ginny Weasley, l'aveva chiamato più volte mentre si
allontanava verso l'uscita dello stadio, poi forse aveva capito e non
l'aveva rincorso, non aveva mandato Demelza o chissà chi a chiedergli
spiegazioni. Meglio così, ne avrebbe già dovute dare una caterva a
chi-sapeva-lui.
- E allora? - lo affrontò Vicky al termine della riunione. - Ti sei
fratturato il cranio appena entrato in campo?
Con le guance rosse era ancora più graziosa, notò.
- Ho deciso di non giocare, quest'anno. Preferisco mettermi sotto e
studiare, altrimenti non avrò mai un posto al Ministero...
No, Merlino santo, non era quello che si era ripromesso di dirle!
Prese coraggio e mormorò tutto in un fiato:
- Senza Jimmy non è lo stesso e ho scoperto che ci sono cose che mi
piacciono di più. Credo che tu abbia capito. - Respirò. L'aveva pur
detto, ora toccava a lei.
Vicky annuì.
- Certo che capisco. Ritchie, scusami, è solo che io...
Era un no? Era un forse? Un "non-adesso-magari-dopo-i-MAGO"?
- Lo sai quanto avrei voluto diventare Portiere, due anni fa. Harry
Potter diceva che avevo talento. E ho perso l'occasione... per stare
dietro al Club, e... boh, mi spiaceva sapere che stava succedendo anche
a te.
"NON HA CAPITO NIENTE!" gridò una voce nella mente di Ritchie. "DEVO
DIPINGERE UN QUADRO ANIMATO PER FARGLIENE RENDERE CONTO?"
Vicky lo guardò andare via con una punta di dispiacere.
Certo che aveva compreso i suoi sentimenti. Non era mica stupida.
E in fondo, anche a lei Ritchie piaceva. Quella zazzera crespa le
faceva venire un'allegra voglia di spettinargliela ancora di più, e si
era sorpresa più volte a occhieggiare i suoi muscoli sotto la divisa.
Ma non era la perfezione.
Qualcun altro era
la perfezione.
Lo vedeva tre volte al giorno, naturalmente, in Sala Grande; e appena
aveva un minuto libero, nel weekend, gironzolava dietro il castello
sperando di incontrarlo.
Era bello, alto, sorridente, e portava ancora in viso qualche
cicatrice della Battaglia. Aveva lunghi capelli castano chiaro legati
in una coda, e al posto dell'orologio da tasca teneva un Galeone
incantato appeso a una catenella d'oro.
Era stato uno studente, fino all'anno prima, torturato dai Carrow e
perseguitato dagli studenti Slytherin. Il suo coraggio era stato un
esempio per tutti, ma era pur sempre un ragazzo di soli due anni più di
lei. Adesso era un assistente e sedeva al tavolo degli insegnanti,
lontano più che mai... irraggiungibile.
Inoltre, non era certo l'unica a trovarlo tanto attraente. Persino le
ragazze che prima odiavano Erbologia si fiondavano alle serre prima di
tutti, a costo di beccarsi una sgridata per essere senza mezzi termini fuggite dalla
lezione precedente senza aspettare che terminasse... E si facevano
belle davanti a lui, chiedevano aiuto con una vocina dolce e sbattevano
le palpebre, le era stato detto.
Lei invece non era stata ammessa a specializzarsi in quella materia,
ahimé, il suo GUFO non era stato affatto brillante... si era dedicata a
studiare magie difficilissime, anche fuori dal programma scolastico, ma
aveva sempre pensato che sporcarsi le mani con delle "stupide" piante
fosse una perdita di tempo. Questo pregiudizio ora le si rivoltava
contro.
Ma tutto ciò, seppure frustrante, era relativo. Il guaio vero e proprio
era un altro: Neville Longbottom, la leggenda vivente di Hogwarts, era
fidanzato in maniera irrimediabile. Con chi, lo sapevano anche i sassi.
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Capitolo 2 *** Tra nuvole rosa ***
C'è musa e musa. C'è l'ispirazione dolce, che ti coglie la sera e ti fa
scrivere a ritmo lento e cadenzato, come gocce di pioggia sulla
tastiera (sic), e c'è la diavolessa-grillina con scudiscio e forcone,
che fa tanto bene alle pigrone come me.
Grazie Lilička. E perdonami per non aver mantenuto la promessa. Buon
compleanno (domani).
Grazie anche a tutti coloro che seguono pazientemente... ;)
È
vero, lo sapevano anche i sassi chi fosse la fidanzata di Neville, lo
sapevano a Hogwarts e a Hogsmeade e persino a Diagon Alley, dove Pomona
lo mandava a comprare praticamente tutto perché, parafrasandola, via
gufo non si sarebbe fatta spedire nemmeno mezzo seme di zucca.
E lui
un po' ne approfittava, bisogna capirlo: mandava due righe a Luna e lei
si precipitava via camino al Cauldron, dove ormai Tom non si prendeva
la briga di alzare gli occhi stanchi alla sua apparizione.
Ostinato, il vecchio barista non voleva mollare il lavoro, anche se la
sua memoria faceva ormai cilecca e spesso chiamava il Ministro
"Bingsley Shakespeare". Qualcuno sussurrava che lo facesse apposta,
perché a lui Voldemort stava abbastanza a genio, ma forse erano solo
chiacchiere. Ogni tanto, comunque, accennava alla possibilità di
assumere una "bella giovinetta" che lo aiutasse.
Nev
e Luna avevano le chiavi di una stanza che la ragazza chiamava
maliziosamente "la tana del leone", con evidente riferimento al
Patronus che il giovane Longbottom era finalmente riuscito ad evocare,
ma la magia c'entrava davvero poco con i loro incontri - almeno, non quel tipo di magia.
Altre volte fuggivano mezza giornata sulle colline del Devon, lungo il
fiume Otter. E non stavano a pescare Plimpi d'acqua dolce.
Io, ero fatto di neve e gelo, tu
eri LUNA ed io il CIELO,
eri l'erba
ed io il suolo.
Tu eri
polvere ed io il vento, una lacrima ed io il pianto,
Eri l'alba
ed io il tramonto.
[i Collage, A piedi nudi]
Luna era bella, era splendente di gioia, d'amore, di sottili intuizioni.
E Nev adorava scoprire questo lato selvaggio di lei, a contatto con la
natura, lontana sia dalle mura della scuola (no, non c'era stato verso
di convincerla a ritornare a Hogwarts) che dalla macchina stampatrice
del Cavillo. Scopriva ora di non averla mai conosciuta veramente fino a
quel momento, di non averla mai capita fino in fondo... e di non averla
mai amata tanto.
Ora che il suo sorriso era tornato per restare, l'ostinazione e la
freddezza avevano lasciato il posto all'allegria, ad una fresca
sensualità. I suoi occhi curiosi avevano imparato a socchiudersi dal
piacere - ed si proclamava certa che i Nargilli sparissero nel raggio
di un chilometro almeno, quando c'era lui.
Bisogna proprio
capirlo, il ragazzo, e prenderlo così com'era,
non Il-Ragazzo-Che-Sconfisse-Nagini o la guida della
Resistenza di
Hogwarts, ma un diciottenne con tutti gli ormoni al suo posto. Che
peraltro, non trascurava i suoi doveri più del necessario. Pomona non
aveva nulla di cui lamentarsi, e in quelle occasioni le bastava
mandargli due righe con la sua civetta color cenere per vederlo tornare
di corsa, scarmigliato e rosso in volto ma di nuovo al suo
esclusivo servizio.
Va bene, aveva un po' la testa tra le nuvole, ma era innamorato,
andiamo. Lo era anche lei, no? Prima che riaprisse la scuola, lei e
Filius
avevano strappato a Minerva - con molta fatica - una preziosa settimana
di ferie, e si erano rintanati in una certa casetta di pietra nel
Mid-Bedfordshire - disturbati solo dai richiami di fringuelli e Puffole
Pigmee.
Che i due sposini esagerassero con le smancerie, lo pensava soltanto
una persona in tutta la scuola: ed era proprio Minerva. Ma non lo dava
a vedere.
Era sembrato a tutti - tutti i colleghi superstiti, cioè - che avesse
affrontato gli eventi con una rinnovata forza d'animo, sostenuta dalla
vittoria e dal clima di pace instauratosi. Il Ministro della Magia si
era complimentato con lei, commosso da tanta volontà e attaccamento al
proprio mestiere. Non c'era dubbio, Hogwarts rimaneva la sua priorità e
non si risparmiava perché ogni cosa funzionasse alla perfezione. Il
programma didattico era nuovamente quello originario, con un
supplemento settimanale di Babbanologia obbligatorio per tutte le
classi. Alcuni studenti erano rimasti infatti molto confusi dagli
insegnamenti di Alecto Carrow, e non conoscendo il mondo Babbano non
riuscivano a distinguere quale fosse la realtà.
Erano stati ripristinati anche gli svaghi del weekend, le gite a
Hogsmeade, i Club, gli allenamenti di Quidditch... e la
professoressa Hookum aveva già carta bianca per organizzare un Ballo
verso la fine di giugno - che si prospettava, nella fantasia delle
studentesse del settimo anno, grandioso almeno quanto il Ballo del
Ceppo durante il Torneo Tremaghi... anche se il grande Myron, anima di
quella festa indimenticabile, non c'era più.
Ginny non vedeva l'ora di parteciparvi, a patto ovviamente
di non ballare di nuovo con Neville: ma ormai
lui era "dall'altra parte della cattedra", in questo senso
irraggiungibile, e ciò recava conforto ai suoi poveri piedini.
Anche i nuovi insegnanti si erano dimostrate persone piacevoli.
Damocles Belby, il Pozionista più famoso del Regno Unito e oltre, aveva
fatto credere di rinunciare a chissà quali guadagni per accettare il
posto a Hogwarts, ma in realtà aveva trasferito il suo enorme
laboratorio nei sotterranei e combinava i suoi affari ugualmente. Era
abbastanza giovane e possedeva un certo fascino, ma aveva i nervi un
po' deboli e saltava su al minimo rumore o supposto pericolo. Peeves ne
traeva enorme divertimento e non si lasciava scappare un'occasione per
vederlo sbiancare o ruzzolare a terra.
Daisy Hookum era un vero uragano di spontaneità, allegra e scherzosa,
ma soprattutto piena di premure per la figlia in attesa. Era anche
molto affettuosa con gli studenti più timidi o malinconici; ma se si
pensa che molti avevano perso i loro migliori amici, i genitori o
i fratelli maggiori, si può dire che tutti i professori
facessero attenzione a non ferire la loro sensibilità, fatta eccezione
per Nonna Dora.
Sssst, non chiamatela così. Solo Neville era autorizzato a farlo, ma
d'altronde era il suo bis-nipote. Si faceva chiamare professoressa
Schwarz, ma lui la conosceva con il suo vero nome da quando era nato,
perché avrebbe dovuto sostenere una falsa identità peraltro ridicola?
Nonn... ehm, la professoressa Schwartz era sempre e comunque una
vittima della situazione. C'erano gli ultimi processi di Mangiamorte
rimasti nascosti fino a quel momento? Requisiva i giornali e pigolava
che da giovane (anche se la parola giovane
era molto relativa, se pronunciata da lei) era stata
amica proprio di quella gente e che non le erano
sembrati così cattivi, ma si era sbagliata, ovvio che sì, per questo
era fuggita in Germania senza dare spiegazioni, perché portare il nome
dei Black era ormai fonte di disonore e non più di gloria.
Così era nata Kayleigh Schwartz, un'icona di dignità e solitudine in
attesa di tempi migliori in cui tornare.
Ma il vuoto intorno le aveva indurito l'animo, e così come le reazioni
al suo rimpatrio erano state contrastanti, aveva cominciato a costruire
muri e paletti intorno a sé, dando confidenza soltanto a chi mostrava
di accettare la sua compagnia senza riserve.
Con Filius era ormai tregua, se non pace fatta, comunque. Non era più
una dama schizzinosa, e i tempi in cui si permetteva di chiamare
qualcuno "nanetto da giardino" appartenevano ad un'altra epoca, anzi -
ad un'altra persona.
Anche Neville, superato il disappunto iniziale, poteva dire con
sincerità di essere felice della sua presenza a Hogwarts. C'era stato
questo senso di dispetto, di paradosso: si era ripromesso di tagliare i
ponti con tutto ciò che rimaneva della sua famiglia, perché non avevano
dimostrato coraggio né solidarietà, perché non avevano combattuto con
lui... se n'erano stati bene al sicuro nei loro palazzi del Lancashire,
aspettando che la tempesta
si calmasse.
Ma si era reso conto che Nonna Dora - suonava bene, non c'è che dire -
non era una che badava alle apparenze come i Byrne e i
Prewett. Era di quella stoffa Black che sta dalla parte giusta: il suo
matrimonio con un noto babbanofilo di nome Harfang Longbottom era
passato inosservato solo perché quell'anno sua sorella aveva
sposato un babbanofilo peggiore,
tale Weasley.
Anche zio Algie e zia Enid stavano dalla parte giusta, va bene, ma non
era questo il punto: per loro era normale, frequentando solo famiglie
con le loro stesse idee. Tenevano a queste loro opinioni, ma senza
doversi esporre troppo; si facevano i fatti loro, si può dire...
Era stata la generazione successiva, Frank e Alice e Benjy, a
fare la differenza, a mettersi in prima linea, a sacrificare tutto e
ogni cosa.
E lui, l'ultimo virgulto della famiglia, aveva due grandi
responsabilità: creare il futuro e riappacificarsi con il passato.
- Mia nuora era una gran brava figliola - gli borbottava Kayleigh, con
una certa rude tenerezza (per lei le donne più giovani, vive o morte,
erano tutte
figliole) - e ti ha tirato su bene. Davvero fino all'ultimo istante ha
tenuto su il cappello che le regalai per le nozze?
- Te lo assicuro, Nonna Dora. - Le aveva raccontato quella storia mille
volte, e non è che gli facesse piacere ricordare certe cose. Ma si
vergognava a mostrarsi troppo emotivo, davanti a lei. Non era Pomona.
- Eppure era un oggetto orribile, quell'avvoltoio. Forse andava di moda
all'epoca, ma non avrei mai pensato che ci si affezionasse tanto.
Neville sorrideva tra sé e si crogiolava in un senso di dolceamara
soddisfazione.
Succhiava in fondo, sempre più in fondo ai vecchi aneddoti di famiglia,
come le radici assorbono l'acqua. Ma i rami sfioravano già avidi il
cielo di un domani pregustato intensamente.
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Capitolo 3 *** Un castello di sabbia ***
Non
voglio assolutamente che pensiate che Neville avesse perso di vista ciò
che desiderava fare nella vita. Dopotutto, Luna ne era una parte
fondamentale, ma non l'unica creatura a cui dedicava cure e attenzioni.
Sposarsi era già un obiettivo chiaro nella sua mente, ma diventare un
Erbologo a tutti gli effetti, non solo al livello di Pomona, ma di
geniacci come il padre di Hayden o la mitica Roos DeBoer, la più grande
ricercatrice di MM-crossing d'Europa, beh... era un'ambizione forse
meno immediata da realizzare, ma non per questo meno allettante.
Credeva,
ingenuo e rilassato com'era, di arrivare a simili risultati magari
lentamente, studiando e lavorando sodo, ma sempre al chiuso delle
rassicuranti serre di Hogwarts. Dopotutto, anche il professor Belby
svolgeva i suoi esperimenti nella tranquilla intimità dei
sotterranei... sì, restare era una certezza e tutto ciò che poteva
imparare stava sui libri, sugli articoli delle riviste, nella rubrica
di Tilden Toots alla radio e negli insegnamenti di Pomona.
A lei
confidava le preoccupazioni più urgenti, lievi crucci legati
all'immediato e che quindi sembravano più difficili da affrontare: gli
sguardi imbarazzanti delle ragazzine, prima fra tutte la Frobisher del
sesto anno; l'antipatia per il nuovo arrivato, l'assistente di
Hagrid (uno spocchioso che si vantava di essere parente di non so che
celebre naturalista); e la nostalgia per Harry, che aveva iniziato
l'Accademia come tutti si aspettavano.
Ecco, un tasto dolente. Dopo un'estate d'amore, anche Ginny soffriva
moltissimo la separazione dal fidanzato.
- Alla fine, forse forse, ci vengo di nuovo al ballo con te.
Si augurò di non provare mai più quel dolore, quella sensazione di
vuoto che toglieva l'aria:
- E perché tutti questi dubbi, signorina Weasley?
-
Beh, perché io sono ancora una studentessa e tu sei praticamente un
insegnante... non credo che la preside lo vedrebbe di buon occhio.
-
Ti dico io di cosa hai paura: che ti pesti i piedi come l'altra
volta! - Lei aveva ridacchiato, anche se controvoglia. - Ah-ah, ci ho
preso! Hai paura davvero! Ascoltami.
Ginny si era avvicinata, e
qualcosa fu rinsaldato tra loro. La complicità dei mesi di lotta e di
stenti, a curarsi ferite visibili e invisibili, era tornata...
l'amicizia vera.
- Onestamente, a parte me conosci qualcun altro, qui, di cui Harry non
sarebbe geloso?
Lei aveva strabuzzato gli occhi, scoppiando a ridere. - I... i... il
professor Flitwick, forse!
-
Già preso, spiacente! E poi avevi detto niente insegnanti, e per adesso
io sono un umile schiavo. Nessuno avrà da ridire, nemmeno Luna,
garantisco.
La vena ilare della piccola Weasley crebbe fino al punto
di non ritorno, e iniziò la parabola discendente. Le risa si
trasformarono in lacrime, e Neville l'abbracciò d'impeto, non curandosi
di chi stesse a guardare.
- Tu lo sai, lo sai com'è... mi manca troppo!
- Certo che lo so. Ma non sarà per sempre, avete tutta una vita da
passare insieme... coraggio.
Credeva davvero in ciò che le aveva detto? Gli amori del presente
sarebbero diventati la felicità del futuro?
Non
vedeva come potesse essere altrimenti, era certo dei sentimenti di
Harry per Ginny, e nemmeno l'istruttrice più sexy avrebbe potuto fargli
cambiare direzione. Era abbastanza sicuro anche per Ron e Hermione, e
per Dean e Seamus (gli unici che vivessero già insieme, tra l'altro). E
lui?
Quando pensava a Luna e chiudeva gli occhi, la vedeva bellissima,
fragile, fatata.
La sua voce trasognata gli risuonava in testa come un fruscìo di
foglie, dolce, dolce.
Ma domani?
Non riusciva a immaginare più in là del giorno del matrimonio,
peraltro ... perché?
- Grazie, Neville.
- Prego - rispose con semplicità. - Posso farti una domanda?
Lei annuì, le guance ancora umide.
- Riesci a pensare alla famiglia che avrete?
Ginny gli mostrò un quadro tenerissimo, dettaglio per dettaglio, e ogni
parola entusiasta aggiungeva un colpo di pennello.
Era tutto così maledettamente giusto.
Così vero.
Neville volle tentare. Inseguì la visione, inspirando profondamente.
Sognò una cucina e dei bambini biondi, profumo di torta e puzza di
Doxycida, strilli e fusa e carezze.
Ma quei bimbi non avevano gli occhi d'argento, né la carnagione
pallida... non c'erano alberi di Radigorda fuori dalla finestra, solo
il viavai di
Diagon Alley...
Ebbe
paura di quell'immagine incomprensibile e riaprì gli occhi, con
un'altra domanda sulla punta della lingua che però non uscì mai: uno
strillo prolungato e un tramestìo di passi riportarono entrambi alla
realtà.
La porta dell'aula di Antiche Rune si aprì e
un'agitatissima Bathsheba Babbling gridò: - Andate a chiamare Poppy,
subito! La signorina Toots... le si sono rotte le acque!
Neville e Ginny si fissarono per un attimo, poi corsero di sotto e
quella conversazione non fu mai più ripresa.
Hogwarts
era caduta sotto un incantesimo tenue ma tenace, di infinita tenerezza,
nell'istante in cui dava il benvenuto al piccolo Thèoden Goldstein.
- Rooooooooooooooooooos!!! Welkom!
Era
la prima volta che Neville sentiva Pomona esprimersi in una lingua
straniera che non fosse il dialetto del Kent. A dirla tutta, non le
aveva mai visto quella faccia.
Non che lui non fosse assolutamente estasiato di quella visita così
importante...
La
donna scese dalla carrozza con un balzo estremamente agile e ricambiò i
saluti con lo stesso entusiasmo ed affetto. Era grigia di capelli, con
le labbra sottili e le fossette sulle guance. Somigliava un poco alla
professoressa Hooch, ma aveva gli occhi di un azzurro trasparente. Il
suo aspetto era piacevole, ma aveva anche un'aria furba che metteva una
certa soggezione.
Per
tutto quel pomeriggio, si rassegnò ad accompagnare le due donne a
Hogsmeade, godendo di uno stretto regime di invisibilità. Gli andava
bene così, poteva ascoltare le loro conversazioni tra una cioccolata da
Madam Puddifoot's e un po' di sano e sfiancante shopping, per finire
con il
ritorno a Hogwarts e il giro trionfale nelle serre che in verità alla
donna dovevano sembrare modestissime.
- Sto reclutando giovanotti e signorine volenterosi da tutta Europa, il
Ministero del mio Paese mi ha accordato l'istituzione di un corso
universitario privato... gli studenti più brillanti mi affiancheranno
finché non avrò concluso i miei esperimenti, o almeno finché i
capoccioni continueranno a finanziarmi.
- In pratica, li sfrutterai fino al midollo - scherzò Pomona,
strizzando l'occhio.
- Dò loro un'occasione unica di diventare qualcuno imparando
sul campo. Ognuno fa le sue scelte, lief. Questa è
stata la tua, e non ho niente da eccepire - precisò guardandosi intorno
- ma forse non tutti vogliono e debbono accontentarsi. - Sembrò
accorgersi solo ora della sua presenza: Neville ebbe un brivido di puro
piacere professionale.
L'intera storia della ricerca sulle piante magiche stava per essere
rivoluzionata grazie al lavoro di colei che gli stava davanti
e che finalmente lo aveva degnato di uno sguardo: era Roos DeBoer, la
grandissima,
la geniale. Porco schifo, lei non aveva soltanto serre giù in Olanda,
aveva
laboratori enormi. Avrebbe dato non so che per ficcarci il naso, anche
solo una volta...
- E me lo presti per un po',
il ragazzino, non è vero?
Restare era una certezza solida come un castello.
Un castello di sabbia sulla spiaggia, quando sale la marea.
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ANGOLINO DI SAKI...
Penso che questo sarà il mio ritmo, vero che a voi va bene un capitolo
al mese, con tutta calma? Veruuuu? A chi si chiede cos'è l'MM-crossing, prego di aspettare, è una tecnica che nemmeno io ho ancora messo a punto nella mia testa XD Doveva chiamarsi M&M, poi ho voluto evitare pubblicità occulte!
Il nome del pupo rimane, perdono a chi me l'aveva sconsigliato XD *para
i colpi* Ormai sono intrippata con LotR...
Un'amica del forum di Pet Society (i feisbucchiani sanno di cosa parlo)
mi ha aperto un mondo pubblicando una foto del dolcissimo Bilbo Baggins
con la scritta: "Per me Filius è così". Ragazze, non vi pare stupendo?
Finalmente qualcuno che non lo identifica con Yoda!!!!
HarryEly: Livia non ci prova con te perché non vuole forzarti... sa che
quando sboccerà un nuovo capitolo avrà colori meravigliosi... Ti prego,
non affezionarti troppo alla storia tra Nev e Luna: questa storia è canon.
Lily_Snape: lo so, ti chiedo consigli e poi faccio di testa mia.
Grillina!!!!
Caillean: Trema per Minerva, trema! O meglio, preoccupati per chi passa
per il suo cammino *risata diabolica*
dirkfelpy89: grazie mille, un bacio^^
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Capitolo 4 *** Il lato fragile ***
-
Ieri sono venuta a trovarti, e non c'eri. - La voce di Luna era
soffocata dal cuscino su cui strofinava il viso, sbadigliando. Era una
specie di cerimonia del risveglio, curiosa e incomprensibile come tutto
ciò che la riguardava.
Neville si grattò la testa, visibilmente dispiaciuto. - Sei venuta a
Hogwarts senza avvisarmi?
-
Volevo farti una sorpresa - Luna fece spallucce. - Ho incontrato la
professoressa Trelawney, e mi ha detto che eri via con la Sprout e una
certa Rose...
- Roos,
veramente - la corresse lui. - Non essere gelosa, ehi.
Avrà l'età di tuo padre. È un'amica di Pomona, un'erbologa olandese.
Sta organizzando dei corsi intensivi nel suo paese, in pratica ha messo
su una piccola università privata, ma non è a numero chiuso come quella
in Brasile...
- Sì, me lo racconti un'altra volta - lo interruppe
Luna. Non era da lei; sembrava impaziente. - Mentre parlavamo, la
professoressa Cooman ha avuto una visione sul mio futuro. Dice che vede
una nuova città. Ma io non ho nessuna intenzione di andarmene, voglio
dire, di lasciare il giornale, e tu hai il tuo lavoro, voglio dire...
Luna
fermò il suo cicaleccio quando vide il viso di Neville allargarsi in un
sorriso divertito. Le sfiorò le labbra con un dito: - Non c'era bisogno
di scomodare Sybill, se è per questo, sapevo già di essere io il tuo
destino.
Luna scosse la testa: - Nev, non hai sentito niente di quello che ti ho
detto. Ha parlato di una...
-
Appunto. - Incrociò le braccia dietro la testa, con l'aria di chi la sa
lunga. Luna si sentì indispettita e aprì la bocca per replicare, ma poi
attese che lui si spiegasse.
- Neville vuol dire proprio "città nuova" in francese. Nouvelle ville. Me
lo spiegò zia Prue quand'ero molto piccolo, prima che la nonna rompesse
i ponti con lei.
- Così, sei tu il luogo in cui abiterò per sempre - mormorò Luna,
trasognata.
Neville l'abbracciò e nascose, insieme alla commozione, un'espressione
colpevole.
Decisamente,
non era quello il momento per dirle che stava prendendo in
considerazione l'idea di accettare la proposta della signorina DeBoer.
- E c'era un tizio che mi fissava, al capanno di Hagrid.
-
Uh, quello. Io faccio finta che non esista. Non capisco proprio perché
la preside gli dia uno stipendio, per covare uova di Asticello con il
sedere?
Non si spiegava l'antipatia crescente per quel tizio
con cui tra l'altro non scambiava mai nemmeno una parola. Quel tizio
biondo con gli zigomi alti e l'espressione dura che a tavola stava
dritto come una statua.
Che cosa rappresentava?
Il suo contrario?
La sua nemesi?
La sentì ridere, i capelli arruffati che gli solleticavano il viso,
così stretta a lui.
- E perché darebbe uno stipendio a te? - lo rimbeccò lei dispettosa.
- Perché sono bello e grazie a me la classe del sesto anno è stracolma,
ecco!
Luna
sapeva che Neville non parlava sul serio. Scherzava sulle sue
ammiratrici, ma in realtà la cosa lo imbarazzava da matti, e non
credeva affatto di essere affascinante. Era convinto che, se non avesse
partecipato alla battaglia di Hogwarts, sarebbe rimasto agli occhi
degli altri uno
qualunque.
Ed
era bello essere uno qualunque, accidenti, pensava di non desiderare di
meglio... ma quella era un'opportunità che capita una volta nella vita.
Un frutto maturo e succoso sul ramo più basso dell'albero.
Non sarebbe stato via per sempre.
Aveva
intenzione di tornare... quello era sicuro come il sole in cielo, non
c'era il minimo dubbio... tornare e sposare Luna, e poi...
Poi, non lo sapeva.
Una
cosa per volta, diceva Nonna Dora quando gli studenti del primo anno le
chiedevano di farli diventare Animagus. Prima i rospi e i bicchieri,
ragazzi.
Una cosa per volta.
Pomona aveva sposato l'uomo perfetto, di questo se ne rendeva conto
ogni giorno di più.
Nelle
situazioni più banali, nell'affrontare i piccoli problemi quotidiani,
non le capitava mai di pensare che Filius potesse o dovesse comportarsi
diversamente; le veniva naturale credere ad ogni sua parola, approvare
le sue scelte e i suoi consigli.
Durante l'iniziale, duro confronto
con Callidora Black (lui si rifiutava di chiamarla con un nome falso),
aveva compreso il suo punto di vista e aveva cercato, per quanto
possibile, di non intromettersi.
Si trattava di risentimenti
antichi, di una generazione precedente alla sua. Sapeva quanto Filius
avesse lottato - e non solo in senso figurato - per conquistare la
propria dignità agli occhi del mondo, e di come Benjamin fosse nato
quasi per fare dispetto all'alta società purosangue.
Erano passati
dei mesi, e la loro nuova collega si era dimostrata davvero una persona
diversa da come lui la ricordava, sinceramente pentita del contegno
sprezzante che l'aveva contraddistinta in altri tempi. Così la
schermaglia aveva lasciato posto alla tregua, e la tregua all'abbandono
definitivo delle armi, per quanto non si può dire fosse nata
un'amicizia.
Nessuna sorpresa quindi se appariva ai suoi occhi così
invincibile, inattaccabile dal rancore e dalla malignità... essere sua
moglie era un privilegio di cui ancora non si capacitava appieno, che
la riempiva di orgoglio oltre ogni dire.
Era il tempo in cui la primavera stentava ad imporsi sulle sue
preoccupazioni, mentre già le studentesse cicalavano nei corridoi di
vestiti e passi di danza, eccitate, quasi isteriche. Qualcuna aveva
preso ad odiare Ginny Weasley perché sarebbe andata al ballo con
Neville. Le scommesse fioccavano, e Ritchie Coote aveva già stracciato
gli ultimi residui di dignità scongiurando Vicky di essere la sua
dama...
- Roos è ripartita soddisfatta, quindi si saranno detti qualcosa che io non so.
Ripuliva i vasi con tanto accanimento da far paura, con quella
scintilla di dispetto negli occhi.
- Ma lui ha accettato?
- È stato molto diplomatico. Da chi l'abbia imparata, la diplomazia, è
un mistero... ma per adesso temporeggia.
Se non fosse stata sposata con quest'uomo perfetto, la proposta di Roos
l'avrebbe gettata nella crisi più totale.
Ora
che il suo sogno si era avverato - il sogno per cui due anni
prima
Albus Dumbledore aveva sorriso, sfiorandole i capelli come un padre -
la prossima partenza di Neville le procurava un grande dispiacere.
- Sii razionale, 'Mona.
Sembrava
così strano parlare di razionalità con Pomona Jane Sprout Flitwick,
chiunque la conosceva poteva confermarlo. Il suo aspetto trasandato, le
forme morbide e materne, l'espressione innocente: come associare la
naturalezza personificata con una qualsivoglia forma di calcolo, di
premeditazione e costruzione? Pomona non costruiva, faceva sbocciare.
Persino nel lavoro, non era un segreto che prediligesse le tecniche
meno invasive per incrementare le proprietà magiche delle verdi
creature di cui si prendeva cura. Sterco
di drago e pazienza, ripeteva
da decenni, senza peraltro essere stata mai contraddetta dai risultati.
Non
era solo separarsi da Neville che le bruciava, ecco la verità! Le
faceva rabbia pensare che sarebbe andato a imparare qualcosa di
sbagliato, di falso, di pericoloso! Voleva molto bene a Roos;
l'aveva sempre considerata una strega
brillante, sicura di sé, che lavorava duro per realizzare i suoi
progetti, gliene dava atto... ma non era la strada che avrebbe
desiderato per Nev...
E poi, Luna? Lui non pensava a lei? Per quanto l'avrebbe aspettato?
Dov'era tutta questa fretta di sposarsi che avevano dimostrato al
funerale di Albus, quasi due anni prima?
-
C'era la guerra, tesoro. Quando si crede di non avere tempo, si vive
minuto come se fosse l'ultimo.
- Filius
doveva avere in mente Caradoc Dearborn e Dorcas Meadowes, mentre la
rassicurava con pazienza e semplicità. Pensava a loro... e a
Benjamin...
Improvvisamente Pomona si vergognò del suo egoismo... era vero
anche questo; non c'era più niente di cui aver paura, c'era tutto il
tempo del
mondo, e tutto il mondo da esplorare e vivere. Quel ragazzo
era
giovane, troppo giovane per buttar via un'occasione simile.
-
Hai ragione come sempre.
Posso accettare qualsiasi cosa, anche che
Neville diventi un MM-crosser - dichiarò quasi tra sé, arricciando il
naso. - Ho te.
Then there was music and
wonderful roses
-they tell me- in in
sweet fragrant meadows
of dawn and dew;
There was love all around
But I never heard it
singing,
No, I never heard it at
all
Till there was you.
(Till There Was You- The Beatles)
- Ma se tu non fossi stato mio, se non ti avessi con me, temo che mi
sarei resa molto ridicola nel cercare di fermarlo.
E io credo che sia
venuto il momento di farsi promettere una cosa importante,
pensò Filius in un moto di apprensione, e con una scusa lasciò la
moglie alle sue faccende e andò a cercare Neville, dimostrando di
essere molto meno razionale di lei: e che l'apparenza è appunto solo
apparenza.
Ho te.
Ma non mi avrai per sempre.
È mai stato detto che la saggezza si acquisisce con l'età della ragione
e si perde con l'irragionevole amore?
Le
sue labbra sottili e controllate anche nell'ira, che con i decenni
avevano imparato ad innescare un sorriso automatico, a generare
un'esplosione di tranquillità tutta intorno, ecco che tremano nascoste
in un morso di timore.
Che ti prende, Filius Flitwick? Dov'è la
spensieratezza degli ultimi giorni d'estate? È rimasta
rinchiusa
tra la polvere e le piume, in quel nido ormai freddo del Bedfordshire?
Hai forse svegliato un fantasma, inavvertitamente, aprendo la porta di
quella casa?
Il fantasma di un bambino dai capelli rossi, che non riesce a rubare i
biscotti dalla scatola perché la mensola è troppo alta.
Uno
scricciolo dagli occhi neri e le mani attente, che attende un treno
sempre più vicino scrollandosi di dosso litigi e smorfie con un brivido.
Sono troppo vecchio per
la magipsicanalisi,
si risponde, chiudendo la porta in faccia a quel bambino e aspettando
la risposta di Neville, che lo fissa stranito e a sua volta con la
testa da un'altra parte.
- In realtà non ho ancora scritto alla signora DeBoer, nossignore.
- Ma?
Neville
si limita a sorseggiare la Burrobirra e a guardare dal vetro opaco
della finestra due capre che litigano. L'acciottolìo dei bicchieri da
dietro il bancone è l'unico segnale di una terza presenza umana, quella
di Aberforth.
- È come ti dissi mesi fa, sicuro. Stai per spiccare il volo.
- Il corso base dura un anno, se avrò tempo scatterò qualche foto alle
case con le pale che girano, altrimenti nulla.
Shue,
con i colori del tramonto che brillano sulle ali, picchia alla finestra
socchiusa finché non trova lo spiraglio per entrare: è golosa come
mamma
Bree, la sua amica perduta. Annusa il calice da cocktail, sfiora
l'ombrellino con le zampette.
- Ne vuole un po' - osserva Neville.
Sono chini sul tavolo, non più due membri dello staff di
Hogwarts, ma due bimbi curiosi: uno biondo e paffuto, l'altro piccolo
e rosso
(è l'altro tuo nome, Rowan)
- Incredibile, è di
un'eleganza estrema. - Shue sembra gradire lo sciroppo di
ciliegia, e Aberforth deve aver finito le sue faccende, perché nel pub
si è fatto silenzio: forse li sta osservando.
I due si drizzano a sedere composti. Sono tornati adulti, come se nulla
fosse successo.
-
Ma perché mai non dovrei tornare? Io non capisco, non capisco proprio.
Gliela faccio questa promessa, se la fa sentire meglio. E poi... e
poi... anche se dovessi tardare un po', cosa ci sarebbe di male? Mentre
Harry è in Accademia e il signor Lovegood non può mettere il naso fuori
di casa, mi dica cosa faccio di male?
- Niente, niente. È che Pomona dice che questi esperimenti sono un po'
pericolosi, ma non mi voglio intromettere, sai...
Pomona è un pochino
invidiosa di Roos DeBoer.
Quel lampo di crudeltà nella mente di Neville si spegne a fatica,
nonostante gli si disegni sul volto una maschera colpevole.
-
Glielo prometto, su tutto ciò che vuole. Le serve un Voto Infrangibile?
Non ho motivo di temere, se Abe è disposto a fare da Suggello...
-
Ma che accidenti vai dicendo? - squittisce Filius, spostando la sedia
all'indietro ed afferrando la mano del ragazzo. - Non parlarmi di magia
oscura, incosciente! Certo che mi fido di te!
La stretta dura più di
qualche secondo. Il tempo perché due sorrisi sboccino, ancora inquieti.
Shue ha nascosto la testolina tra le ali, spaventata.
- È solo che...
È
solo che io l'amo. E non basteranno gli anni che mi restano a
recuperare i giorni perduti, e non voglio che resti sola, mai più.
- Niente. Non badare alle stranezze dei vecchi, Nev.
La
strada verso le luci del castello è povera di parole - ma il
piccino dai capelli rossi si è addormentato, stringendo un libro come
se fosse un orsacchiotto.
ANGOLINO DI SAKI...
Scrivere mi annoia sempre di più.
Inoltre, dopo due anni che hai una storia in testa, ogni tentativo di
metterla giù sa di retorico e già sentito, da farti pensare che non ne
valga davvero più la pena. Comunque, questo è venuto fuori, dolori
dolori... XD Non rileggo altrimenti cancellerei, pietà.
Grazie a Elysion
e Lily_Snape
(una recensione da urlo!! Così si fa!!) A chi una frase di questo chap ricorda una mia vecchia drabble, vince... niente :P
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