Like a son

di SakiJune
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Tra nuvole rosa ***
Capitolo 3: *** Un castello di sabbia ***
Capitolo 4: *** Il lato fragile ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Per chi non ha mai letto le tre storie precedenti e non ha la forza-tempo-voglia di leggersele, ci sono dei pratici riassuntini qui e qui ^_^

Per chi invece aspettava quest'ultima parte della saga... sì, sono passati sei mesi.
No, non ho scuse.
Ripassatevi la storia recente della squadra di Quidditch rossodorata (o cercate su Wikipedia) e l'ultimo capitolo di SaN, e partite con me.
Grazie a Maria, Francesca e Livia (non uso i nickname, perché sono troppo speciali!) che hanno continuato a credere in questa storia e praticamente ogni giorno mi pungolavano con dolcezza...

Saki





LIKE A SON



- Dichiaro aperta la prima riunione dell'anno scolastico millenovecentonovantotto millenovecentonovantanove...
Una quindicina di studenti erano seduti in semicerchio intorno alla presidentessa, che pronunciava il discorso inaugurale. In aria fluttuavano palloncini che cambiavano colore e forma ad ogni soffio di vento proveniente dalla finestra aperta. In lontananza, dal campo di Quidditch, giungevano le grida della squadra di Gryffindor, che aveva ricominciato ad allenarsi.
- ... del Club di Incantesimi di Hogwarts! Qui, nella nostra amatissima scuola, per un anno abbiamo respirato un clima di oppressione e di terrore. È stata combattuta una battaglia che entrerà nella Storia della Magia, che il professor Binns insegnerà ai nostri figli e ai figli dei nostri figli... e il Male è stato sconfitto. Sembra che possiamo tornare ad avere la nostra giusta età e dedicarci alle attività che amiamo. Non vi suona fantastico tutto questo?
Un applauso accolse queste parole della ragazza, che arrossì e riprese:
- Sono contenta di vedere facce nuove. Addirittura qualcuno del primo anno... che forza! Tu sei Tommy Cresswell, vero?
Il piccolo Hufflepuff annuì, titubante.
- Per chi non sapesse il mio nome, sono Victoria Frobisher, ma potete chiamarmi Vicky e...
Si sentì uno scalpiccio nel corridoio, uno studente con in tenuta da Quidditch entrò con il fiatone nella stanza:
- Scusate, sono in ritardo... sono in tempo per iscrivermi al Club?
Tutti si voltarono, e per fortuna, perché Vicky era diventata violacea in viso.
- Richard Coote, non so che cosa tu ci faccia qui, ma dopo devo dirti due parole.
Il ragazzo abbassò gli occhi e si sedette, pronto a ricevere quella sfuriata che, lo sapeva, meritava. Ma aveva pronta una giustificazione a cui Vicky forse non avrebbe più trovato da obiettare.

"Jimmy, devi venirmi in sogno tutte le notti?"

"Ti do fastidio?"

Jimmy e Colin l'avevano combinata grossa. Roba da mordere le lenzuola quando ci ripensava.
Si erano messi a fare gli eroi, si erano fatti ammazzare come due... cretini...

"Non è che devi tornare in squadra per fare onore a me."

"Ehi, sono o non sono il miglior Battitore della scuola?"

"Può darsi, ma sei anche innamorato di una certa Vi..."

"Non è vero!"

Poi il sogno cambiava, ed era da solo sulla riva del Lago Nero, e faceva sprizzare scintille dalla bacchetta, che andavano a posarsi danzando sull'acqua. Ma no, non era da solo, come aveva potuto pensarlo? E non era più settembre ma gennaio, il lago era ghiacciato e Vicky aveva un cappotto rosso e un berretto nero e i capelli biondi sciolti sulle spalle e lo abbracciava e rideva...
Si era svegliato con quella risata nelle orecchie e aveva trovato gli occhi dei suoi compagni di dormitorio - tre, soltanto tre paia d'occhi - puntati su di lui.

La risata apparteneva nientedimeno che al Prefetto di Gryffindor, chiamato con urgenza dalla Sala Comune per assistere alla sua performance nel sonno.
- Coote, ma cos'ha quel cuscino di speciale? Perché lo stringi?
- L'ho sentito parlare con il cuscino, pare si chiami Vicky.
- Ma che coincidenza! Proprio come la presidentessa del Club di Incantesimi! Ma non è che adesso si fa tutto zuccheroso e molla la squadra?
Per dimostrare ai suoi compagni che non si era rammollito d'improvviso, li aveva rassicurati che quel sabato si sarebbe presentato al primo allenamento. E così aveva fatto. Se non che... quando si era guardato intorno, allo stadio... aveva capito che niente, niente era come due anni prima.

"La squadra può vincere anche senza noi due, lo sai Ritchie? Devi fare quello che ti senti, non quello che credi sia il tuo dovere"

Il Capitano, Ginny Weasley, l'aveva chiamato più volte mentre si allontanava verso l'uscita dello stadio, poi forse aveva capito e non l'aveva rincorso, non aveva mandato Demelza o chissà chi a chiedergli spiegazioni. Meglio così, ne avrebbe già dovute dare una caterva a chi-sapeva-lui.


- E allora? - lo affrontò Vicky al termine della riunione. - Ti sei fratturato il cranio appena entrato in campo?
Con le guance rosse era ancora più graziosa, notò.
- Ho deciso di non giocare, quest'anno. Preferisco mettermi sotto e studiare, altrimenti non avrò mai un posto al Ministero...
No, Merlino santo, non era quello che si era ripromesso di dirle!
Prese coraggio e mormorò tutto in un fiato:
- Senza Jimmy non è lo stesso e ho scoperto che ci sono cose che mi piacciono di più. Credo che tu abbia capito. - Respirò. L'aveva pur detto, ora toccava a lei.
Vicky annuì.
- Certo che capisco. Ritchie, scusami, è solo che io...
Era un no? Era un forse? Un "non-adesso-magari-dopo-i-MAGO"?
- Lo sai quanto avrei voluto diventare Portiere, due anni fa. Harry Potter diceva che avevo talento. E ho perso l'occasione... per stare dietro al Club, e... boh, mi spiaceva sapere che stava succedendo anche a te.

"NON HA CAPITO NIENTE!" gridò una voce nella mente di Ritchie. "DEVO DIPINGERE UN QUADRO ANIMATO PER FARGLIENE RENDERE CONTO?"


Vicky lo guardò andare via con una punta di dispiacere.
Certo che aveva compreso i suoi sentimenti. Non era mica stupida.
E in fondo, anche a lei Ritchie piaceva. Quella zazzera crespa le faceva venire un'allegra voglia di spettinargliela ancora di più, e si era sorpresa più volte a occhieggiare i suoi muscoli sotto la divisa. Ma non era la perfezione.

Qualcun altro era la perfezione.

Lo vedeva tre volte al giorno, naturalmente, in Sala Grande; e appena aveva un minuto libero, nel weekend, gironzolava dietro il castello sperando di incontrarlo.
Era bello, alto, sorridente, e portava ancora in viso qualche cicatrice della Battaglia. Aveva lunghi capelli castano chiaro legati in una coda, e al posto dell'orologio da tasca teneva un Galeone incantato appeso a una catenella d'oro.
Era stato uno studente, fino all'anno prima, torturato dai Carrow e perseguitato dagli studenti Slytherin. Il suo coraggio era stato un esempio per tutti, ma era pur sempre un ragazzo di soli due anni più di lei. Adesso era un assistente e sedeva al tavolo degli insegnanti, lontano più che mai... irraggiungibile.
Inoltre, non era certo l'unica a trovarlo tanto attraente. Persino le ragazze che prima odiavano Erbologia si fiondavano alle serre prima di tutti, a costo di beccarsi una sgridata per essere senza mezzi termini fuggite dalla lezione precedente senza aspettare che terminasse... E si facevano belle davanti a lui, chiedevano aiuto con una vocina dolce e sbattevano le palpebre, le era stato detto.
Lei invece non era stata ammessa a specializzarsi in quella materia, ahimé, il suo GUFO non era stato affatto brillante... si era dedicata a studiare magie difficilissime, anche fuori dal programma scolastico, ma aveva sempre pensato che sporcarsi le mani con delle "stupide" piante fosse una perdita di tempo. Questo pregiudizio ora le si rivoltava contro.

Ma tutto ciò, seppure frustrante, era relativo. Il guaio vero e proprio era un altro: Neville Longbottom, la leggenda vivente di Hogwarts, era fidanzato in maniera irrimediabile. Con chi, lo sapevano anche i sassi.

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Capitolo 2
*** Tra nuvole rosa ***


C'è musa e musa. C'è l'ispirazione dolce, che ti coglie la sera e ti fa scrivere a ritmo lento e cadenzato, come gocce di pioggia sulla tastiera (sic), e c'è la diavolessa-grillina con scudiscio e forcone, che fa tanto bene alle pigrone come me.
Grazie Lilička. E perdonami per non aver mantenuto la promessa. Buon compleanno (domani).
Grazie anche a tutti coloro che seguono pazientemente... ;)





È vero, lo sapevano anche i sassi chi fosse la fidanzata di Neville, lo sapevano a Hogwarts e a Hogsmeade e persino a Diagon Alley, dove Pomona lo mandava a comprare praticamente tutto perché, parafrasandola, via gufo non si sarebbe fatta spedire nemmeno mezzo seme di zucca.
E lui un po' ne approfittava, bisogna capirlo: mandava due righe a Luna e lei si precipitava via camino al Cauldron, dove ormai Tom non si prendeva la briga di alzare gli occhi stanchi alla sua apparizione. Ostinato, il vecchio barista non voleva mollare il lavoro, anche se la sua memoria faceva ormai cilecca e spesso chiamava il Ministro "Bingsley Shakespeare". Qualcuno sussurrava che lo facesse apposta, perché a lui Voldemort stava abbastanza a genio, ma forse erano solo chiacchiere. Ogni tanto, comunque, accennava alla possibilità di assumere una "bella giovinetta" che lo aiutasse.

Nev e Luna avevano le chiavi di una stanza che la ragazza chiamava maliziosamente "la tana del leone", con evidente riferimento al Patronus che il giovane Longbottom era finalmente riuscito ad evocare, ma la magia c'entrava davvero poco con i loro incontri - almeno, non quel tipo di magia.
Altre volte fuggivano mezza giornata sulle colline del Devon, lungo il fiume Otter. E non stavano a pescare Plimpi d'acqua dolce.


Io, ero fatto di neve e gelo, tu eri LUNA ed io il CIELO,
eri l'erba ed io il suolo.
Tu eri polvere ed io il vento, una lacrima ed io il pianto,
Eri l'alba ed io il tramonto.

[i Collage, A piedi nudi]


Luna era bella, era splendente di gioia, d'amore, di sottili intuizioni.
E Nev adorava scoprire questo lato selvaggio di lei, a contatto con la natura, lontana sia dalle mura della scuola (no, non c'era stato verso di convincerla a ritornare a Hogwarts) che dalla macchina stampatrice del Cavillo. Scopriva ora di non averla mai conosciuta veramente fino a quel momento, di non averla mai capita fino in fondo... e di non averla mai amata tanto.
Ora che il suo sorriso era tornato per restare, l'ostinazione e la freddezza avevano lasciato il posto all'allegria, ad una fresca sensualità. I suoi occhi curiosi avevano imparato a socchiudersi dal piacere - ed si proclamava certa che i Nargilli sparissero nel raggio di un chilometro almeno, quando c'era lui.



Bisogna proprio capirlo, il ragazzo, e prenderlo così com'era, non Il-Ragazzo-Che-Sconfisse-Nagini o la guida della Resistenza di Hogwarts, ma un diciottenne con tutti gli ormoni al suo posto. Che peraltro, non trascurava i suoi doveri più del necessario. Pomona non aveva nulla di cui lamentarsi, e in quelle occasioni le bastava mandargli due righe con la sua civetta color cenere per vederlo tornare di corsa, scarmigliato e rosso in volto ma di nuovo al suo esclusivo servizio.
Va bene, aveva un po' la testa tra le nuvole, ma era innamorato, andiamo. Lo era anche lei, no? Prima che riaprisse la scuola, lei e Filius avevano strappato a Minerva - con molta fatica - una preziosa settimana di ferie, e si erano rintanati in una certa casetta di pietra nel Mid-Bedfordshire - disturbati solo dai richiami di fringuelli e Puffole Pigmee.

Che i due sposini esagerassero con le smancerie, lo pensava soltanto una persona in tutta la scuola: ed era proprio Minerva. Ma non lo dava a vedere.
Era sembrato a tutti - tutti i colleghi superstiti, cioè - che avesse affrontato gli eventi con una rinnovata forza d'animo, sostenuta dalla vittoria e dal clima di pace instauratosi. Il Ministro della Magia si era complimentato con lei, commosso da tanta volontà e attaccamento al proprio mestiere. Non c'era dubbio, Hogwarts rimaneva la sua priorità e non si risparmiava perché ogni cosa funzionasse alla perfezione. Il programma didattico era nuovamente quello originario, con un supplemento settimanale di Babbanologia obbligatorio per tutte le classi. Alcuni studenti erano rimasti infatti molto confusi dagli insegnamenti di Alecto Carrow, e non conoscendo il mondo Babbano non riuscivano a distinguere quale fosse la realtà.
Erano stati ripristinati anche gli svaghi del weekend, le gite a Hogsmeade, i Club, gli allenamenti di Quidditch... e la professoressa Hookum aveva già carta bianca per organizzare un Ballo verso la fine di giugno - che si prospettava, nella fantasia delle studentesse del settimo anno, grandioso almeno quanto il Ballo del Ceppo durante il Torneo Tremaghi... anche se il grande Myron, anima di quella festa indimenticabile, non c'era più.
Ginny non vedeva l'ora di parteciparvi, a patto
ovviamente di non ballare di nuovo con Neville: ma ormai lui era "dall'altra parte della cattedra", in questo senso irraggiungibile, e ciò recava conforto ai suoi poveri piedini.


Anche i nuovi insegnanti si erano dimostrate persone piacevoli. Damocles Belby, il Pozionista più famoso del Regno Unito e oltre, aveva fatto credere di rinunciare a chissà quali guadagni per accettare il posto a Hogwarts, ma in realtà aveva trasferito il suo enorme laboratorio nei sotterranei e combinava i suoi affari ugualmente. Era abbastanza giovane e possedeva un certo fascino, ma aveva i nervi un po' deboli e saltava su al minimo rumore o supposto pericolo. Peeves ne traeva enorme divertimento e non si lasciava scappare un'occasione per vederlo sbiancare o ruzzolare a terra.
Daisy Hookum era un vero uragano di spontaneità, allegra e scherzosa, ma soprattutto piena di premure per la figlia in attesa. Era anche molto affettuosa con gli studenti più timidi o malinconici; ma se si pensa che molti avevano perso i loro migliori amici, i genitori o i fratelli maggiori, si può dire che tutti i professori facessero attenzione a non ferire la loro sensibilità, fatta eccezione per Nonna Dora.
Sssst, non chiamatela così. Solo Neville era autorizzato a farlo, ma d'altronde era il suo bis-nipote. Si faceva chiamare professoressa Schwarz, ma lui la conosceva con il suo vero nome da quando era nato, perché avrebbe dovuto sostenere una falsa identità peraltro ridicola?
Nonn... ehm, la professoressa Schwartz era sempre e comunque una vittima della situazione. C'erano gli ultimi processi di Mangiamorte rimasti nascosti fino a quel momento? Requisiva i giornali e pigolava che da giovane (anche se la parola giovane era molto relativa, se pronunciata da lei) era stata amica proprio di quella gente  e che non le erano sembrati così cattivi, ma si era sbagliata, ovvio che sì, per questo era fuggita in Germania senza dare spiegazioni, perché portare il nome dei Black era ormai fonte di disonore e non più di gloria.
Così era nata Kayleigh Schwartz, un'icona di dignità e solitudine in attesa di tempi migliori in cui tornare.
Ma il vuoto intorno le aveva indurito l'animo, e così come le reazioni al suo rimpatrio erano state contrastanti, aveva cominciato a costruire muri e paletti intorno a sé, dando confidenza soltanto a chi mostrava di accettare la sua compagnia senza riserve.
Con Filius era ormai tregua, se non pace fatta, comunque. Non era più una dama schizzinosa, e i tempi in cui si permetteva di chiamare qualcuno "nanetto da giardino" appartenevano ad un'altra epoca, anzi - ad un'altra persona.

Anche Neville, superato il disappunto iniziale, poteva dire con sincerità di essere felice della sua presenza a Hogwarts. C'era stato questo senso di dispetto, di paradosso: si era ripromesso di tagliare i ponti con tutto ciò che rimaneva della sua famiglia, perché non avevano dimostrato coraggio né solidarietà, perché non avevano combattuto con lui... se n'erano stati bene al sicuro nei loro palazzi del Lancashire, aspettando che la tempesta si calmasse.
Ma si era reso conto che Nonna Dora - suonava bene, non c'è che dire - non era una che badava alle apparenze come i Byrne e i Prewett. Era di quella stoffa Black che sta dalla parte giusta: il suo matrimonio con un noto babbanofilo di nome Harfang Longbottom era passato inosservato solo perché quell'anno sua sorella aveva sposato un babbanofilo peggiore, tale Weasley.
Anche zio Algie e zia Enid stavano dalla parte giusta, va bene, ma non era questo il punto: per loro era normale, frequentando solo famiglie con le loro stesse idee. Tenevano a queste loro opinioni, ma senza doversi esporre troppo; si facevano i fatti loro, si può dire...
Era stata la generazione successiva, Frank e Alice e Benjy, a fare la differenza, a mettersi in prima linea, a sacrificare tutto e ogni cosa.
E lui, l'ultimo virgulto della famiglia, aveva due grandi responsabilità: creare il futuro e riappacificarsi con il passato.

- Mia nuora era una gran brava figliola - gli borbottava Kayleigh, con una certa rude tenerezza (per lei le donne più giovani, vive o morte, erano tutte figliole) - e ti ha tirato su bene. Davvero fino all'ultimo istante ha tenuto su il cappello che le regalai per le nozze?
- Te lo assicuro, Nonna Dora. - Le aveva raccontato quella storia mille volte, e non è che gli facesse piacere ricordare certe cose. Ma si vergognava a mostrarsi troppo emotivo, davanti a lei. Non era Pomona.
- Eppure era un oggetto orribile, quell'avvoltoio. Forse andava di moda all'epoca, ma non avrei mai pensato che ci si affezionasse tanto.
Neville sorrideva tra sé e si crogiolava in un senso di dolceamara soddisfazione.
Succhiava in fondo, sempre più in fondo ai vecchi aneddoti di famiglia, come le radici assorbono l'acqua. Ma i rami sfioravano già avidi il cielo di un domani pregustato intensamente.


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Capitolo 3
*** Un castello di sabbia ***





Non voglio assolutamente che pensiate che Neville avesse perso di vista ciò che desiderava fare nella vita. Dopotutto, Luna ne era una parte fondamentale, ma non l'unica creatura a cui dedicava cure e attenzioni. Sposarsi era già un obiettivo chiaro nella sua mente, ma diventare un Erbologo a tutti gli effetti, non solo al livello di Pomona, ma di geniacci come il padre di Hayden o la mitica Roos DeBoer, la più grande ricercatrice di MM-crossing d'Europa, beh... era un'ambizione forse meno immediata da realizzare, ma non per questo meno allettante.
Credeva, ingenuo e rilassato com'era, di arrivare a simili risultati magari lentamente, studiando e lavorando sodo, ma sempre al chiuso delle rassicuranti serre di Hogwarts. Dopotutto, anche il professor Belby svolgeva i suoi esperimenti nella tranquilla intimità dei sotterranei... sì, restare era una certezza e tutto ciò che poteva imparare stava sui libri, sugli articoli delle riviste, nella rubrica di Tilden Toots alla radio e negli insegnamenti di Pomona.

A lei confidava le preoccupazioni più urgenti, lievi crucci legati all'immediato e che quindi sembravano più difficili da affrontare: gli sguardi imbarazzanti delle ragazzine, prima fra tutte la Frobisher del sesto anno; l'antipatia per il nuovo arrivato, l'assistente di Hagrid (uno spocchioso che si vantava di essere parente di non so che celebre naturalista); e la nostalgia per Harry, che aveva iniziato l'Accademia come tutti si aspettavano.
Ecco, un tasto dolente. Dopo un'estate d'amore, anche Ginny soffriva moltissimo la separazione dal fidanzato.

- Alla fine, forse forse, ci vengo di nuovo al ballo con te.

Si augurò di non provare mai più quel dolore, quella sensazione di vuoto che toglieva l'aria:

- E perché tutti questi dubbi, signorina Weasley?
- Beh, perché io sono ancora una studentessa e tu sei praticamente un insegnante... non credo che la preside lo vedrebbe di buon occhio.
- Ti dico io di cosa hai paura: che ti pesti i piedi come l'altra volta! - Lei aveva ridacchiato, anche se controvoglia. - Ah-ah, ci ho preso! Hai paura davvero! Ascoltami.
Ginny si era avvicinata, e qualcosa fu rinsaldato tra loro. La complicità dei mesi di lotta e di stenti, a curarsi ferite visibili e invisibili, era tornata... l'amicizia vera.
- Onestamente, a parte me conosci qualcun altro, qui, di cui Harry non sarebbe geloso?
Lei aveva strabuzzato gli occhi, scoppiando a ridere. - I... i... il professor Flitwick, forse!
- Già preso, spiacente! E poi avevi detto niente insegnanti, e per adesso io sono un umile schiavo. Nessuno avrà da ridire, nemmeno Luna, garantisco.
La vena ilare della piccola Weasley crebbe fino al punto di non ritorno, e iniziò la parabola discendente. Le risa si trasformarono in lacrime, e Neville l'abbracciò d'impeto, non curandosi di chi stesse a guardare.
- Tu lo sai, lo sai com'è... mi manca troppo!
- Certo che lo so. Ma non sarà per sempre, avete tutta una vita da passare insieme... coraggio.

Credeva davvero in ciò che le aveva detto? Gli amori del presente sarebbero diventati la felicità del futuro?
Non vedeva come potesse essere altrimenti, era certo dei sentimenti di Harry per Ginny, e nemmeno l'istruttrice più sexy avrebbe potuto fargli cambiare direzione. Era abbastanza sicuro anche per Ron e Hermione, e per Dean e Seamus (gli unici che vivessero già insieme, tra l'altro). E lui?
Quando pensava a Luna e chiudeva gli occhi, la vedeva bellissima, fragile, fatata.
La sua voce trasognata gli risuonava in testa come un fruscìo di foglie, dolce, dolce.

Ma domani?

Non riusciva a immaginare più in là del giorno del matrimonio, peraltro ... perché?

- Grazie, Neville.
- Prego - rispose con semplicità. - Posso farti una domanda?
Lei annuì, le guance ancora umide.
- Riesci a pensare alla famiglia che avrete?

Ginny gli mostrò un quadro tenerissimo, dettaglio per dettaglio, e ogni parola entusiasta aggiungeva un colpo di pennello.
Era tutto così maledettamente giusto.
Così vero.

Neville volle tentare. Inseguì la visione, inspirando profondamente.
Sognò una cucina e dei bambini biondi, profumo di torta e puzza di Doxycida, strilli e fusa e carezze.
Ma quei bimbi non avevano gli occhi d'argento, né la carnagione pallida... non c'erano alberi di Radigorda fuori dalla finestra, solo il viavai di Diagon Alley...

Ebbe paura di quell'immagine incomprensibile e riaprì gli occhi, con un'altra domanda sulla punta della lingua che però non uscì mai: uno strillo prolungato e un tramestìo di passi riportarono entrambi alla realtà.

La porta dell'aula di Antiche Rune si aprì e un'agitatissima Bathsheba Babbling gridò: - Andate a chiamare Poppy, subito! La signorina Toots... le si sono rotte le acque!

Neville e Ginny si fissarono per un attimo, poi corsero di sotto e quella conversazione non fu mai più ripresa.
Hogwarts era caduta sotto un incantesimo tenue ma tenace, di infinita tenerezza, nell'istante in cui dava il benvenuto al piccolo Thèoden Goldstein.



- Rooooooooooooooooooos!!! Welkom!

Era la prima volta che Neville sentiva Pomona esprimersi in una lingua straniera che non fosse il dialetto del Kent. A dirla tutta, non le aveva mai visto quella faccia. Non che lui non fosse assolutamente estasiato di quella visita così importante...
La donna scese dalla carrozza con un balzo estremamente agile e ricambiò i saluti con lo stesso entusiasmo ed affetto. Era grigia di capelli, con le labbra sottili e le fossette sulle guance. Somigliava un poco alla professoressa Hooch, ma aveva gli occhi di un azzurro trasparente. Il suo aspetto era piacevole, ma aveva anche un'aria furba che metteva una certa soggezione.

Per tutto quel pomeriggio, si rassegnò ad accompagnare le due donne a Hogsmeade, godendo di uno stretto regime di invisibilità. Gli andava bene così, poteva ascoltare le loro conversazioni tra una cioccolata da Madam Puddifoot's e un po' di sano e sfiancante shopping, per finire con il ritorno a Hogwarts e il giro trionfale nelle serre che in verità alla donna dovevano sembrare modestissime.

- Sto reclutando giovanotti e signorine volenterosi da tutta Europa, il Ministero del mio Paese mi ha accordato l'istituzione di un corso universitario privato... gli studenti più brillanti mi affiancheranno finché non avrò concluso i miei esperimenti, o almeno finché i capoccioni continueranno a finanziarmi.
- In pratica, li sfrutterai fino al midollo - scherzò Pomona, strizzando l'occhio.
- Dò loro un'occasione unica di diventare qualcuno imparando sul campo. Ognuno fa le sue scelte, lief. Questa è stata la tua, e non ho niente da eccepire - precisò guardandosi intorno - ma forse non tutti vogliono e debbono accontentarsi. - Sembrò accorgersi solo ora della sua presenza: Neville ebbe un brivido di puro piacere professionale.
L'intera storia della ricerca sulle piante magiche stava per essere rivoluzionata grazie al lavoro di colei che gli stava davanti e che finalmente lo aveva degnato di uno sguardo: era Roos DeBoer, la grandissima, la geniale. Porco schifo, lei non aveva soltanto serre giù in Olanda, aveva laboratori enormi. Avrebbe dato non so che per ficcarci il naso, anche solo una volta...

- E me lo presti per un po', il ragazzino, non è vero?




Restare era una certezza solida come un castello.
Un castello di sabbia sulla spiaggia, quando sale la marea.





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ANGOLINO DI SAKI...

Penso che questo sarà il mio ritmo, vero che a voi va bene un capitolo al mese, con tutta calma? Veruuuu?
A chi si chiede cos'è l'MM-crossing, prego di aspettare, è una tecnica che nemmeno io ho ancora messo a punto nella mia testa XD Doveva chiamarsi M&M, poi ho voluto evitare pubblicità occulte!
Il nome del pupo rimane, perdono a chi me l'aveva sconsigliato XD *para i colpi* Ormai sono intrippata con LotR...
Un'amica del forum di Pet Society (i feisbucchiani sanno di cosa parlo) mi ha aperto un mondo pubblicando una foto del dolcissimo Bilbo Baggins con la scritta: "Per me Filius è così". Ragazze, non vi pare stupendo? Finalmente qualcuno che non lo identifica con Yoda!!!!


HarryEly: Livia non ci prova con te perché non vuole forzarti... sa che quando sboccerà un nuovo capitolo avrà colori meravigliosi... Ti prego, non affezionarti troppo alla storia tra Nev e Luna: questa storia è canon.
Lily_Snape: lo so, ti chiedo consigli e poi faccio di testa mia. Grillina!!!!
Caillean: Trema per Minerva, trema! O meglio, preoccupati per chi passa per il suo cammino *risata diabolica*
dirkfelpy89:  grazie mille, un bacio^^

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Capitolo 4
*** Il lato fragile ***




- Ieri sono venuta a trovarti, e non c'eri. - La voce di Luna era soffocata dal cuscino su cui strofinava il viso, sbadigliando. Era una specie di cerimonia del risveglio, curiosa e incomprensibile come tutto ciò che la riguardava.
Neville si grattò la testa, visibilmente dispiaciuto. - Sei venuta a Hogwarts senza avvisarmi?
- Volevo farti una sorpresa - Luna fece spallucce. - Ho incontrato la professoressa Trelawney, e mi ha detto che eri via con la Sprout e una certa Rose...
- Roos, veramente - la corresse lui. - Non essere gelosa, ehi. Avrà l'età di tuo padre. È un'amica di Pomona, un'erbologa olandese. Sta organizzando dei corsi intensivi nel suo paese, in pratica ha messo su una piccola università privata, ma non è a numero chiuso come quella in Brasile...
- Sì, me lo racconti un'altra volta - lo interruppe Luna. Non era da lei; sembrava impaziente. - Mentre parlavamo, la professoressa Cooman ha avuto una visione sul mio futuro. Dice che vede una nuova città. Ma io non ho nessuna intenzione di andarmene, voglio dire, di lasciare il giornale, e tu hai il tuo lavoro, voglio dire...
Luna fermò il suo cicaleccio quando vide il viso di Neville allargarsi in un sorriso divertito. Le sfiorò le labbra con un dito: - Non c'era bisogno di scomodare Sybill, se è per questo, sapevo già di essere io il tuo destino.
Luna scosse la testa: - Nev, non hai sentito niente di quello che ti ho detto. Ha parlato di una...
- Appunto. - Incrociò le braccia dietro la testa, con l'aria di chi la sa lunga. Luna si sentì indispettita e aprì la bocca per replicare, ma poi attese che lui si spiegasse.
- Neville vuol dire proprio "città nuova" in francese. Nouvelle ville. Me lo spiegò zia Prue quand'ero molto piccolo, prima che la nonna rompesse i ponti con lei.
- Così, sei tu il luogo in cui abiterò per sempre - mormorò Luna, trasognata.

Neville l'abbracciò e nascose, insieme alla commozione, un'espressione colpevole.
Decisamente, non era quello il momento per dirle che stava prendendo in considerazione l'idea di accettare la proposta della signorina DeBoer.

- E c'era un tizio che mi fissava, al capanno di Hagrid.
- Uh, quello. Io faccio finta che non esista. Non capisco proprio perché la preside gli dia uno stipendio, per covare uova di Asticello con il sedere?
Non si spiegava l'antipatia crescente per quel tizio con cui tra l'altro non scambiava mai nemmeno una parola. Quel tizio biondo con gli zigomi alti e l'espressione dura che a tavola stava dritto come una statua.
Che cosa rappresentava?
Il suo contrario?
La sua nemesi?

La sentì ridere, i capelli arruffati che gli solleticavano il viso, così stretta a lui.
- E perché darebbe uno stipendio a te? - lo rimbeccò lei dispettosa.
- Perché sono bello e grazie a me la classe del sesto anno è stracolma, ecco!

Luna sapeva che Neville non parlava sul serio. Scherzava sulle sue ammiratrici, ma in realtà la cosa lo imbarazzava da matti, e non credeva affatto di essere affascinante. Era convinto che, se non avesse partecipato alla battaglia di Hogwarts, sarebbe rimasto agli occhi degli altri uno qualunque.
Ed era bello essere uno qualunque, accidenti, pensava di non desiderare di meglio... ma quella era un'opportunità che capita una volta nella vita. Un frutto maturo e succoso sul ramo più basso dell'albero.
Non sarebbe stato via per sempre.
Aveva intenzione di tornare... quello era sicuro come il sole in cielo, non c'era il minimo dubbio... tornare e sposare Luna, e poi...

Poi, non lo sapeva.
Una cosa per volta, diceva Nonna Dora quando gli studenti del primo anno le chiedevano di farli diventare Animagus. Prima i rospi e i bicchieri, ragazzi.
Una cosa per volta.





Pomona aveva sposato l'uomo perfetto, di questo se ne rendeva conto ogni giorno di più.
Nelle situazioni più banali, nell'affrontare i piccoli problemi quotidiani, non le capitava mai di pensare che Filius potesse o dovesse comportarsi diversamente; le veniva naturale credere ad ogni sua parola, approvare le sue scelte e i suoi consigli.
Durante l'iniziale, duro confronto con Callidora Black (lui si rifiutava di chiamarla con un nome falso), aveva compreso il suo punto di vista e aveva cercato, per quanto possibile, di non intromettersi.
Si trattava di risentimenti antichi, di una generazione precedente alla sua. Sapeva quanto Filius avesse lottato - e non solo in senso figurato - per conquistare la propria dignità agli occhi del mondo, e di come Benjamin fosse nato quasi per fare dispetto all'alta società purosangue.
Erano passati dei mesi, e la loro nuova collega si era dimostrata davvero una persona diversa da come lui la ricordava, sinceramente pentita del contegno sprezzante che l'aveva contraddistinta in altri tempi. Così la schermaglia aveva lasciato posto alla tregua, e la tregua all'abbandono definitivo delle armi, per quanto non si può dire fosse nata un'amicizia.
Nessuna sorpresa quindi se appariva ai suoi occhi così invincibile, inattaccabile dal rancore e dalla malignità... essere sua moglie era un privilegio di cui ancora non si capacitava appieno, che la riempiva di orgoglio oltre ogni dire.

Era il tempo in cui la primavera stentava ad imporsi sulle sue preoccupazioni, mentre già le studentesse cicalavano nei corridoi di vestiti e passi di danza, eccitate, quasi isteriche. Qualcuna aveva preso ad odiare Ginny Weasley perché sarebbe andata al ballo con Neville. Le scommesse fioccavano, e Ritchie Coote aveva già stracciato gli ultimi residui di dignità scongiurando Vicky di essere la sua dama...

- Roos è ripartita soddisfatta, quindi si saranno detti qualcosa che io non so.
Ripuliva i vasi con tanto accanimento da far paura, con quella scintilla di dispetto negli occhi.
- Ma lui ha accettato?
- È stato molto diplomatico. Da chi l'abbia imparata, la diplomazia, è un mistero... ma per adesso temporeggia.

Se non fosse stata sposata con quest'uomo perfetto, la proposta di Roos l'avrebbe gettata nella crisi più totale.
Ora che il suo sogno si era avverato - il sogno per cui due anni prima Albus Dumbledore aveva sorriso, sfiorandole i capelli come un padre - la prossima partenza di Neville le procurava un grande dispiacere.

- Sii razionale, 'Mona.
 
Sembrava così strano parlare di razionalità con Pomona Jane Sprout Flitwick, chiunque la conosceva poteva confermarlo. Il suo aspetto trasandato, le forme morbide e materne, l'espressione innocente: come associare la naturalezza personificata con una qualsivoglia forma di calcolo, di premeditazione e costruzione? Pomona non costruiva, faceva sbocciare. Persino nel lavoro, non era un segreto che prediligesse le tecniche meno invasive per incrementare le proprietà magiche delle verdi creature di cui si prendeva cura. Sterco di drago e pazienza, ripeteva da decenni, senza peraltro essere stata mai contraddetta dai risultati.
Non era solo separarsi da Neville che le bruciava, ecco la verità! Le faceva rabbia pensare che sarebbe andato a imparare qualcosa di sbagliato, di falso, di pericoloso! Voleva molto bene a Roos; l'aveva sempre considerata una strega brillante, sicura di sé, che lavorava duro per realizzare i suoi progetti, gliene dava atto... ma non era la strada che avrebbe desiderato per Nev...
E poi, Luna? Lui non pensava a lei? Per quanto l'avrebbe aspettato?
Dov'era tutta questa fretta di sposarsi che avevano dimostrato al funerale di Albus, quasi due anni prima?
 
- C'era la guerra, tesoro. Quando si crede di non avere tempo, si vive minuto come se fosse l'ultimo.  - Filius doveva avere in mente Caradoc Dearborn e Dorcas Meadowes, mentre la rassicurava con pazienza e semplicità. Pensava a loro... e a Benjamin...
Improvvisamente Pomona si vergognò del suo egoismo... era vero anche questo; non c'era più niente di cui aver paura, c'era tutto il tempo del mondo, e tutto il mondo da esplorare e vivere. Quel ragazzo era giovane, troppo giovane per buttar via un'occasione simile.

- Hai ragione come sempre. Posso accettare qualsiasi cosa, anche che Neville diventi un MM-crosser - dichiarò quasi tra sé, arricciando il naso. - Ho te.


Then there was music and wonderful roses
-they tell me- in in sweet fragrant meadows
of dawn and dew;

There was love all around
But I never heard it singing,
No, I never heard it at all
Till there was you.
(Till There Was You- The Beatles)




- Ma se tu non fossi stato mio, se non ti avessi con me, temo che mi sarei resa molto ridicola nel cercare di fermarlo.


E io credo che sia venuto il momento di farsi promettere una cosa importante, pensò Filius in un moto di apprensione, e con una scusa lasciò la moglie alle sue faccende e andò a cercare Neville, dimostrando di essere molto meno razionale di lei: e che l'apparenza è appunto solo apparenza.




Ho te.

Ma non mi avrai per sempre.




È mai stato detto che la saggezza si acquisisce con l'età della ragione e si perde con l'irragionevole amore?

Le sue labbra sottili e controllate anche nell'ira, che con i decenni avevano imparato ad innescare un sorriso automatico, a generare un'esplosione di tranquillità tutta intorno, ecco che tremano nascoste in un morso di timore.
Che ti prende, Filius Flitwick? Dov'è la spensieratezza degli ultimi giorni d'estate? È rimasta rinchiusa tra la polvere e le piume, in quel nido ormai freddo del Bedfordshire?
Hai forse svegliato un fantasma, inavvertitamente, aprendo la porta di quella casa?
Il fantasma di un bambino dai capelli rossi, che non riesce a rubare i biscotti dalla scatola perché la mensola è troppo alta.
Uno scricciolo dagli occhi neri e le mani attente, che attende un treno sempre più vicino scrollandosi di dosso litigi e smorfie con un brivido.

Sono troppo vecchio per la magipsicanalisi, si risponde, chiudendo la porta in faccia a quel bambino e aspettando la risposta di Neville, che lo fissa stranito e a sua volta con la testa da un'altra parte.

- In realtà non ho ancora scritto alla signora DeBoer, nossignore.
- Ma?
Neville si limita a sorseggiare la Burrobirra e a guardare dal vetro opaco della finestra due capre che litigano. L'acciottolìo dei bicchieri da dietro il bancone è l'unico segnale di una terza presenza umana, quella di Aberforth.
- È come ti dissi mesi fa, sicuro. Stai per spiccare il volo.
- Il corso base dura un anno, se avrò tempo scatterò qualche foto alle case con le pale che girano, altrimenti nulla.

Shue, con i colori del tramonto che brillano sulle ali, picchia alla finestra socchiusa finché non trova lo spiraglio per entrare: è golosa come mamma Bree, la sua amica perduta. Annusa il calice da cocktail, sfiora l'ombrellino con le zampette.
- Ne vuole un po' - osserva Neville. Sono chini  sul tavolo, non più due membri dello staff di Hogwarts, ma due bimbi curiosi: uno biondo e paffuto, l'altro piccolo e rosso
(è l'altro tuo nome, Rowan)

- Incredibile, è di un'eleganza estrema. - Shue sembra gradire lo sciroppo di ciliegia, e Aberforth deve aver finito le sue faccende, perché nel pub si è fatto silenzio: forse li sta osservando.

I due si drizzano a sedere composti. Sono tornati adulti, come se nulla fosse successo.

- Ma perché mai non dovrei tornare? Io non capisco, non capisco proprio. Gliela faccio questa promessa, se la fa sentire meglio. E poi... e poi... anche se dovessi tardare un po', cosa ci sarebbe di male? Mentre Harry è in Accademia e il signor Lovegood non può mettere il naso fuori di casa, mi dica cosa faccio di male?
- Niente, niente. È che Pomona dice che questi esperimenti sono un po' pericolosi, ma non mi voglio intromettere, sai...

Pomona è un pochino invidiosa di Roos DeBoer.
Quel lampo di crudeltà nella mente di Neville si spegne a fatica, nonostante gli si disegni sul volto una maschera colpevole.
- Glielo prometto, su tutto ciò che vuole. Le serve un Voto Infrangibile? Non ho motivo di temere, se Abe è disposto a fare da Suggello...
- Ma che accidenti vai dicendo? - squittisce Filius, spostando la sedia all'indietro ed afferrando la mano del ragazzo. - Non parlarmi di magia oscura, incosciente! Certo che mi fido di te!
La stretta dura più di qualche secondo. Il tempo perché due sorrisi sboccino, ancora inquieti. Shue ha nascosto la testolina tra le ali, spaventata.
- È solo che...


È solo che io l'amo. E non basteranno gli anni che mi restano a recuperare i giorni perduti, e non voglio che resti sola, mai più.


- Niente. Non badare alle stranezze dei vecchi, Nev.

La strada verso le luci del castello è povera di parole - ma il piccino dai capelli rossi si è addormentato, stringendo un libro come se fosse un orsacchiotto.









ANGOLINO DI SAKI...


Scrivere mi annoia sempre di più.
Inoltre, dopo due anni che hai una storia in testa, ogni tentativo di metterla giù sa di retorico e già sentito, da farti pensare che non ne valga davvero più la pena. Comunque, questo è venuto fuori, dolori dolori... XD Non rileggo altrimenti cancellerei, pietà.
Grazie a Elysion e Lily_Snape (una recensione da urlo!! Così si fa!!)
A chi una frase di questo chap ricorda una mia vecchia drabble, vince... niente :P

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