Medhelan

di renge_no_hana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Parte I ***
Capitolo 2: *** Prologo - Parte II: Manifestazione ***
Capitolo 3: *** Atena - Parte I ***
Capitolo 4: *** Atena - Parte II ***
Capitolo 5: *** Aspettazione ***
Capitolo 6: *** Matricola ***



Capitolo 1
*** Prologo - Parte I ***


Prologo - Parte I


Avevo cominciato ad accusare problemi a una settimana dall’inizio della sessione estiva.
I continui capogiri e conseguenti svenimenti per me non erano altro che la reazione spontanea a quel primo anno di magistrale in una città semisconosciuta.
All’inizio avevo dato la colpa anche alla canicola milanese: a fine maggio, infatti, aveva già fatto capolino una cappa di afa oscena che faceva quasi sfrigolare l’asfalto e rendeva l’odore dei Navigli più mefitico del solito.
La combo caldo-più-ansia mi accompagnava ormai da quando avevo messo piede all’Università per la prima volta ed era palese che neanche quell’anno mi avrebbe abbandonata, nonostante i buoni propositi e i bigliettini tumblereschi inneggianti al self-love che avevo attaccato davanti alla scrivania.
Sospirai e mi rigirai sul letto, asciugandomi la fronte sudata e valutando per la centesima volta -in un giorno- l’idea di mollare tutto e di aprire un ristorante italiano in qualche paradiso fiscale.
La cosa peggiore è che ogni volta che andavo giù come una prugna secca mi si presentavano davanti una serie di immagini talmente mostruose e assurde che per un regista di horror di serie B sarebbero state oro colato. Il tutto mi lasciava addosso una spossatezza che mi intorpidiva i muscoli e mi faceva sudare freddo, come se mi fossi appena risvegliata dal peggiore degli incubi.
Che poi, ero davvero messa così male? Forse avrei dovuto dare retta a mia madre e provare ad andare da uno psicologo, oltre che a darmi una calmata.

Mi tirai su con un oooohiohiohi non propriamente consono a una ragazza di ventitrè anni e diedi un’occhiata al mio viso stanco riflesso nello specchio del Luigi XIV gentilmente concessomi dal padrone di casa e che ancora odorava di persona anziana deceduta da poco.
L’incanto e la bellezza: i capelli castani tirati su con un pinzone da casalinga degli anni 80 e due trolley griffati sotto occhi verdi come il mare di soldi che avevo sborsato per trasferirmi lì.
 E porca paletta, dato che il post-studio all'insegna del fancazzismo non si presentava mai come un’opzione, dovevo anche andare a fare la spesa.


“Eva, stai uscendo? Non è che me le prenderesti tu, le G*cciole? E magari già che ci sei anche il sugo, il tonno e aspe’ che prendo la lista, non ricordo tutto...”


Ah, i coinquilini. Odi et amo.
Con Nadia e Veronica era abbastanza facile andare d’accordo, quando non erano vittime di improvvisi attacchi di pigrizia acuta. Tuttavia non mancavamo di spirito di squadra, dato che ci ritrovavamo a condividere l’appartamento con Ignacio, l’Erasmus spagnolo che si era guadagnato la damnatio memoriae immediata dopo aver usato il bidet come recipiente in cui preparare la sangria.
Dopo aver sciacquato il viso ed aver indossato la cosa più leggera e allo stesso tempo anonima che avevo nell’armadio –il discount dietro casa era un covo di buzzurri ingrifati- uscii di casa ancora mezza rimbambita, mentre nella mia testa i neuroni cercavano di rielaborare cosa avessi imparato durante quello che, teoricamente, avrebbe dovuto essere un fruttuoso pomeriggio di studio.


Il nulla più totale. Che schifo, gli esami di economia.


Puntuale come l’e-mail del proprietario che reclama la mensilità come un usuraio del Cinquecento, le orecchie cominciarono a ronzarmi e la mia vista si fece offuscata; la strada era semideserta e nessuno mi vide crollare a terra come un peso morto, battendo forte la testa contro il marciapiede bollente.
Di nuovo le scene di una battaglia sanguinosa, di nuovo quella voce altisonante.


Il sangue dei maledetti scorrerà.

Per Medhelan.

Per tutto il regno.


Riavremo quello che è nostro

Solo un altro po'.




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Lo ammetto, pubblicare questa fanfiction mi mette non poca ansia. 
Non scrivevo qualcosa per il puro gusto di farlo ormai dal lontano 2011 e tornare sul sito sul quale ho conosciuto gente fenomenale appartenente ai fandom più disparati mi riempie di gioia, ma allo stesso tempo mi fa pensare: sono ancora in grado di creare qualcosa di bello e divertente? Riuscirò a superare la mia naturale sinteticità (?) e a mettere su una long-fic come si deve? 
Per ora beccatevi questo prologo sfigatino. 
La fonte di ispirazione per questa storia non sono solo le Mary Sue appostate nel bagno dell'Ottava Casa, ma anche le leggende celtiche riguardanti la città di Milano. Documentarsi è difficile in quanto vi è penuria di materiale, ma è anche per lavorare di fantasia che ho accettato questa sfida!
Mi auguro che questa breve introduzione abbia stuzzicato la vostra attenzione! Aspetto con ansia le vostre uova marce recensioni! 

 

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Capitolo 2
*** Prologo - Parte II: Manifestazione ***


Prologo - Parte II: Manifestazione


Il regno tornerà nelle mani del Brehin.

Il Brehin riconquisterà.

Riavremo ciò che ci appartiene.

Medhelan risorgerà.

Con essa la nostra stirpe.


Sotto la Sua effigie.


 
 
Quando la confusione lasciatami da quell’ennesimo blackout improvviso cominciò a dissiparsi mi resi conto che il ronzio che continuava a rimbombarmi nelle orecchie non era frutto della brutta botta presa, bensì la voce di qualcuno. Per quanto tempo ero rimasta a terra come un opossum investito?
Sentii qualcosa punzecchiarmi il fianco destro e con estrema fatica provai ad aprire gli occhi. Avevo qualcosa di umido appiccicato alla palpebre: evidentemente la caduta mi era costata un bel taglio in fronte con annesse cascate del Niagara.

“Urgh...” fu il primo intelligentissimo suono che riuscii a produrre. Tutto faceva un male cane.
E come se non bastasse due tizi –due capelloni- dall’aria non propriamente rassicurante mi fissavano perplessi.
Il porcone che mi uscì di bocca improvvisamente avrebbe fatto impallidire Germano Mosconi, ma i due sconosciuti non batterono ciglio e continuarono a scrutarmi come se fossi un esemplare di batterio molto interessante.

No. Dopo una giornata così pure la coppia di potenziali borseggiatori dell’ultima ora no!

Ad un certo punto Tizio A, un ragazzo molto bello nonostante la capigliatura anni Ottanta, parlò:
“Lo sapevo che avremmo dovuto approcciare la missione in un ambiente ad essa più familiare.”
“Andiamo, Camus... Non potevamo lasciare che qualcuno la vedesse in preda alla manifestazione!” rispose Tizio B, le cui spalle sembravano avere il diametro della mia sfiga e i quali capelli troppo lunghi erano in procinto di farmi produrre uno starnuto da record.
Grugnii, ancora più confusa e indolenzita e i due si ricordarono della mia esistenza.
“Sentite... Se volete derubarmi cascate male! Vi posso solo dare le venti della spesa, ma vi giuro che non ho altro!” esclamai cercando di darmi un’aria spavalda, ma riuscii solo a comunicare perfettamente quanto me la stessi facendo sotto in quel momento.
Tizio A (Camus? Boh. Genitori degeneri) inarcò un sopracciglio biforcuto come se la mia accusa fosse stata il delirio di una povera mentecatta e si affrettò a chiarire:
“Si tratta di un malinteso. La nostra intenzione non era quella di spaventarla, bensì di rintracciarla e far luce sulle vicende concernenti il suo stato di salute attuale. Non avremmo mai potuto prevedere che la manifestazione sarebbe avvenuta sotto i nostri occhi.”

Cercai di dare un senso alle sue parole, fallendo miseramente e agitandomi ancora di più.

“Rintracciarmi? Ma vi ha mandati la ASL, la mutua, o che ne so... Mia madre? O magari siete degli stalker! Oh mio Dio, con tutta la merda che succede nel mondo proprio io devo finire sul giornale sulla pagina di cronaca nera... Poi dicono che il femminicidio è un’invenzione dei media, ma vaffanculo! Che manifestazione, poi? Il Pride è a Luglio, mi sa che avete sbagliato data...”
Evidentemente sopraffatto dal quell’esternazione improvvisa del mio stream of consciousness, Tizio B decise di prendere le redini di quel discorso assurdo.
“Lei è la signorina Eva Marzo, giusto? Non vogliamo farle del male, né tantomeno derubarla... Siamo qui perché ci è stato assegnato il preciso compito di recuperarla e metterla al corrente di una situazione che la riguarda. Che potrebbe riguardare il mondo intero, in verità.”
Non sapevo cosa rispondere. Anzi, non sapevo proprio cosa pensare perché ancora non avevo capito una beneamata mazza di cosa stesse succedendo. Intanto ero ancora stesa a terra come un capodoglio spiaggiato.
“Prima di tutto non datemi del lei, che dubito di essere molto più vecchia di voi due!” Sbottai mentre mi tiravo su a fatica con l’aiuto di Tizio-A-Camus. Le priorità. “In secondo luogo, come accidenti fate a sapere il mio nome? Mi mettete ansia.”
“Io e i miei compagni ti abbiamo osservata a lungo durante gli ultimi sei mesi. Aspettavamo solo che il potente cosmo che alberga nel tuo corpo si risvegliasse completamente.”
“Cosa.”
“Il cosmo che alberga nel tuo corpo e che si è risvegliato.”
“Non so cosa sia un cosmo e onestamente, per ora fregacazzi. Intendevo quello che hai detto prima.”
“Che ti abbiamo osservata durante gli ultimi sei mesi!”
“Ti rendi conto che mi stai dando tutti i presupposti per denunciarvi???”
“Monitorarti era fondamentale per garantire la tua sicurezza.” Si intromise Tizio-A-Camus.
Mi massaggiai le tempie doloranti. Quanto dovevo sembrare idiota seduta su un marciapiede della periferia di Milano, con la fronte spaccata e circondata da due perfetti sconosciuti che sostenevano di avermi spiata per la mia salvezza? Salvezza da cosa? L’esame della Chiappetta? La bolletta del gas? La paella radioattiva di Ignacio? Volevo spiegazioni.
“Sentite, io non capisco di cosa accidenti state parlando. Sono solo una povera crista stressata che sta avendo un periodaccio... Vi assicuro che a nessuno interesserebbe mai farmi del male per il semplice fatto che non mi si incula! Quindi fatemi il piacere di dirmi cosa volete da me, prima che chiami la polizia!”
Ennesima occhiata penetrante dei due. Cominciavo a spazientirmi.
Tizio B si schiarì la voce:
“Qualcosa di terribile è in procinto di sconvolgere questa città, forse il globo... Abbiamo la certezza che l’entità che sta causando i tuoi problemi -le manifestazioni- sia la chiave per fermarla.”
Di nuovo con le frasi oblique e le manifestazioni. Gli avrei tirato volentieri una craniata su quel bel naso greco, se la mia testa non fosse stata già aperta come un cocomero.
“Ok, basta così. Voi state male. Non penso di essere io quella che ha problemi, visto che quello che mi hai appena detto è praticamente il disagio!” squittii isterica.
“Non devi agitarti, Eva.” Mi redarguì tranquillo Tizio-A-Camus appoggiando una mano gelida sulla mia fronte. “Come abbiamo detto non siamo qui per farti del male. Il nostro compito è proteggere colei che ci aiuterà a combattere per la salvezza del mondo.” E detto ciò dal suo palmo si sprigionò una leggera brina che portò immediatamente sollievo alla mia povera testa.

Un momento---
Brina. Dalle sue mani.
COSA. CAZZO. STAVA. SUCCEDENDO.

Un urlo mi morì in gola, anche se la mia faccia sconvolta era un indicatore abbastanza attendibile del triplo infarto che minacciava di farmi schiattare da un momento all’altro.
Poteva esserci solo una spiegazione plausibile:
Tizio-A-Camus faceva cose che non avrebbero dovuto essere possibili né concepibili in alcun pianeta, satellite, galassia e/o dimensione parallela.
Di conseguenza Tizio-A-Camus e Tizio B erano frutto della mia immaginazione. Io ero morta ed ero andata all’inferno come tutte le brutte persone e quelle allucinazioni (perché di allucinazioni doveva trattarsi) sarebbero state la mia punizione eterna. Perfettamente plausibile, non faceva una piega.

“Eva lo so che  tutto ciò che ti sta succedendo può sembrarti incredibile, che ciò che stiamo tentando di spiegarti è difficile da comprendere, ma devi fidarti di noi!”
La voce di Tizio B si era addolcita in un vano tentativo di calmare i miei nervi ormai partiti per la tangente. “Se ci seguirai, avrai la risposta ad ogni tua domanda.”
Di bene in meglio.
Gli rivolsi uno sguardo al limite della disperazione: “Io continuo a non capire... Chi siete? Anzi no, cosa siete? E dove volete portarmi?”
Il gelo sprigionato dalla mano del mio infermiere improvvisato parve farsi più pungente, prima di interrompersi completamente. Il ragazzo mi adagiò con cautela contro il muro (schifo, ma sempre meno lercio del marciapiede) e andò incontro all’amico a cui aveva lanciato un’occhiata indecifrabile.
Fu in quel momento che compresi di non avere la minima chance di sfuggirgli: né a loro, né al ciclo di nonsense di cui blateravano. E proprio quando pensavo che quella conversazione avesse ormai raggiunto l’apice del surrealismo, i due mi si pararono davanti inchinandosi profondamente.

Ripeto: cosa cazzo sta succedendo?

“Il mio nome è Camus di Aquarius, Gold Saint al servizio della Venerabile Atena.”
“Il mio nome è Milo di Scorpio. Io ed il mio compagno abbiamo avuto il compito di condurla al Grande Tempio al cospetto della dea, nella speranza di scongiurare un’ennesima sanguinosa guerra.”

Gold Saint? Atena? Grande Tempio?
Traduzione, prego.

Avrei potuto definire la mia vita in mille modi: ripetitiva, anonima, normale, mai entusiasmante. Tuttavia entusiasmante non era di certo la parola più adatta a descrivere la situazione in cui mi ero andata a cacciare sin dal momento in cui quei due mi avevano trovata agonizzante sul marciapiede... Pura follia sarebbe stato probabilmente più accurato.
Tuttavia volevo quelle risposte, quindi perché non cominciare a estorcerle sin da subito e cercare di chiarire l’interrogativo più importante di tutti?

“... Sì, ma adesso io come faccio con gli esami?”



_____________________

Ed ecco qua la seconda parte del prologo, con annessi Goldini di turno e i momenti wtf che dovrebbero coronare incontri del terzo tipo di questo genere.
Cosa cova quindi il corpo della nostra Eva? Cosa sono le visioni e le voci che la affliggono? Quali sono gli ingredienti della paella radioattiva di Ignacio? E soprattutto, si riprenderà mai dalla catena di traumi (cranici e non) made in Grande Tempio?  
In tutto ciò la fanfiction entrerà nel vivo abbastanza presto... La parte riguardante la mitologia è incredibilmente divertente da scrivere! Voglio ringraziare chiunque stia leggendo questo piccolo esperimento, sperando di dare giustizia a un OC dalle reazioni abbastanza realistiche e soprattutto umano, oltre che a delineare personaggi canon caratterizzandoli bene senza scadere troppo nell’OOC.
Detto questo, torno ad appostarmi sotto al comodino di Aldebaran del Toro.
Le recensioni, sia positive che negative, sono sempre ben accette!
 
Ren.

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Capitolo 3
*** Atena - Parte I ***


ATENA - Parte I


In un’esibizione non propriamente gradita di maschia prestanza, colui che aveva detto di chiamarsi Milo mi aveva sollevata di peso. Aspettavo solo che si sbottonasse la camicia di flanella e cominciasse a spaccare tronchi.


“Dove volete portarmi?” Domandai ansiosa. Ormai avevo capito che una giornata così non avrebbe potuto non concludersi con la mia sparizione in qualche luogo remoto in cui non esistevano né la copertura di rete, né tantomeno la civiltà.

“Presso il Grande Tempio di Atene, in Grecia. Verrai portata al cospetto della Venerabile Atena, la quale fugherà ogni tuo dubbio, quindi per favore reggiti forte e cerca di chiudere gli occhi!”

Lo guardai perplessa. Quella Venerabile Atena che avevano nominato già un paio di volte doveva essere il big boss della baracca... Probabilmente un nome in codice per non far trapelare segreti scomodi, tipo la Vedova Nera o Occhio di Falco. Se non fossi stata completamente terrorizzata, la cosa avrebbe potuto anche sembrare figa.
“Come sarebbe a dire Atene? Ma non dovremmo tipo andare all’aeroporto? Prenotare dei biglietti? Non si può partire di punto in b---AAAAAAAAAH!”

Per la milionesima volta mi chiesi cosa accidenti stesse succedendo: la triste periferia in cui ci trovavamo era improvvisamente diventata un blob vorticoso dalla dubbia stabilità e una pressione quasi insostenibile mi schiacciava lo stomaco talmente tanto che per un attimo temetti di vomitare il cenone di Capodanno del 1998. Avere la testa spaccata e dolorante non era esattamente un bonus, in quel momento.

Pochi secondi dopo provai ad aprire gli occhi che avevo chiuso d’istinto.
Due cose erano certe: volevo sboccare l’anima e avevo pure le traveggole.
Davanti a me e ai miei accompagnatori improvvisati si stagliavano una sfilza di antichi edifici, templi, connessi da lunghe e ripide scalinate in uno stile che ricordava davvero le rovine della Grecia antica. Il paesaggio circostante, selvaggio e rigoglioso, intensificava la sensazione di un tempo che si era fermato.
Trattenni a stento un risolino isterico.


“Ok, penso di aver sperimentato abbastanza stranezze oggi. Adesso mi spiegate come cavolo abbiamo fatto a raggiungere questo posto!”

“Il cosmo di un Gold Saint è immensamente potente, Eva. È grazie ad esso che siamo in grado di raggiungere la velocità della luce.” Rispose Camus senza fare una piega, come se parlasse di cosa aveva comprato al mercato del pesce. 
Non si scomponevano mai questi qui? Ah, e volevo assolutamente scoprire cosa fosse questo cosmo... Avrei dovuto portare carta e penna per fare una lista di tutto ciò che volevo sapere!

“Uh...” annuii intelligentemente “Quindi è qui che abita questa Venerabile Atena.”
Mi chiesi se in quei templi ci fosse almeno un bagno, visto che sembravano più desolati di Milano ad Agosto.

“E’ giunta l’ora di metterci in cammino.” Disse Milo “La strada che porta alla Tredicesima è lunga e dura.”
Indicò tutto fiero l’ultimo tempio che si stagliava all’orizzonte, in direzione Culonia Profonda, ad altezza Mi Spacco Le Ossa.
 
“Scusa, ma non puoi usare il trucchetto di Goku come prima?”

“Non ho idea di chi sia questo Goku di cui parli, tuttavia nel Santuario è preferibile non ricorrere a scorciatoie quando si tratta di attraversare le Dodici Case.” rispose, e avrei voluto di nuovo tirargli una testata. Ero uno di quei bradipi che prendeva l’ascensore anche per salire al secondo piano, non avrei mai potuto farcela!

“... Ma non temere, perché il mio amico Camus ha un animo nobile e di certo non gli dispiacerà aiutarti!” esclamò trionfante. Ed udii distintamente il grugnito poco dignitoso del suddetto amico.
Mille punti simpatia in più per Milo.

E fu così che, comodamente abbarbicata alla schiena di Camus, iniziammo la salita più lunga della storia verso la parte più alta di quell’Acropoli.

Non sapevo davvero cosa aspettarmi.
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Poche ore dopo

Camus non sembrava molto contento di scarrozzarmi come un peso morto per un fottio di scale, ma non potevo biasimarlo: non ero esattamente un fuscello e parlavo decisamente troppo. Tuttavia ritenevo la mia logorrea perfettamente giustificata, vista la montagna di cose che mi stavano tenendo nascoste!
Milo, che sotto quel velo di solennità e compostezza si era rivelato il più amichevole dei due, mi aveva detto chiaramente che salire fino alla Tredicesima non era molto faticoso per un Gold Saint, che quella dei i Gold Saint era la casta più potente al servizio della dea Atena e che ogni tempio era associato ad un segno zodiacale: lui e Camus presiedevano rispettivamente quelli dello Scorpione e dell’Acquario.
A tutto ciò risposi che non ci avevo capito una mazza e che wow, io sono del Cancro! ma lui aveva semplicemente sorriso con fare rassicurante, per poi sfancularmi con un “Fra poco capirai”. Vabbè.


E alla fine eccola lì, la fantomatica Tredicesima. Il tempio era infinitamente più maestoso visto da vicino e, a dire il vero, incuteva anche un certo timore.
Mi districai da Camus e mi rimisi in piedi, ancora instabile per quel viaggio inaspettato, oltre che per la botta in testa (speravo mi dessero almeno un cerotto) e lasciai che i due ragazzi si mettessero al mio fianco per poi scortarmi all’interno dell’edificio.
Mi guardai intorno con l’espressione più beota del mio repertorio: l’interno del tempio era ampio e riccamente decorato, talmente luminoso da farmi lacrimare gli occhi... Avrei voluto scattare delle foto, ma la mia parte razionale mi fece desistere per timore di un linciaggio in pubblica piazza.

Una mano fredda si posò sulla mia spalla, facendomi trasalire e distraendomi da quel momento di contemplazione.
Camus mi scoccò uno sguardo da se-mi-fai-fare-figure-di-merda-ti-stronco e disse: “Oltre questa porta vi è la Sala in cui siede la Venerabile Atena. Mostrerai un comportamento adeguato e soprattutto rispettoso, in quanto è a lei che dovrai sottostare d’ora in poi!”
Deglutii. Dove cazzo mi avevano portata? Era il covo del KGB? La mafia? L’angoscia che aveva cominciato ad abbandonarmi durante la piacevole chiacchierata di prima si riappropriò del mio corpo: di lì a poco mi sarebbe partito un embolo, me lo sentivo.

Il pesante portone che mi separava da un mondo ancora sconosciuto si spalancò con un cigolio degno dei migliori film dell’orrore, per svelare al suo interno un’ampia sala altrettanto ricca di ornamenti al cui centro spiccavano due file parallele e perfettamente ordinate di uomini... In... Armature... Sbriluccicanti?

Ne avevo abbastanza di quelle cose fuori da ogni logica e avevo il bisogno urgente di un paio di occhiali da sole.

In quel bizzarro quadretto, nel bel mezzo a quei marcantoni bardati nella carta dei F*rr*r* R*ch*r spiccava la figura bianca e aggraziata di... Una ragazzina?
Cosa ci faceva una ragazza così giovane in un posto del genere? Rimasi a fissarla come un pesce lesso per non so quanti minuti.

“Porgi i tuoi omaggi a colei per cui noi lottiamo: la Venerabile dea Atena.” Disse Milo con fare solenne.

Lo guardai. Poi mi girai di nuovo e guardai la ragazzina.

“Lei... Cioè, lei...?” complimenti, Eva. Una dimostrazione di intelligenza e acume impareggiabili. Clap clap.

La ragazza sorrise serena e ciò mi fece una stranissima impressione... Come se qualcosa di tiepido e rassicurante mi avvolgesse. Continuai fissarla stralunata, finché un’illuminazione improvvisa mi fece capire esattamente con chi avessi a che fare.
“Ma io ti conosco!” urlai entusiasta “Tu sei Saori Kido, quell’ereditiera giapponese superfamosa che ha mandato in onda le Galaxian Wars!!!”

Mentre nella sala si levavano mormorii scandalizzati, continuavo a puntare il dito contro l’ereditiera in preda a un attacco di fangirling estremo.

Quanto cazzo erano fighe le Galaxian Wars? Altro che le mazzate palesemente finte della WWE. E chissenefregava se la Kido era un agente del KGB, non me ne sarei andata da lì senza un autografo e una foto.

“Le ho viste tutte, giuro, anche se la mia preferita rimarrà per sempre quella in cui Pegasus ha pestato a sangue il tizio del Dragone!”

Ovviamente ero troppo presa dai miei divagamenti per fregarmene del fatto che qualcuno fra le file degli stangoni in armatura aveva ceduto ed era scoppiato a ridere, e che Camus aveva la faccia di chi era in procinto di compiere un omicidio.
Fu Milo che decise di interrompermi prima che perdessi completamente la dignità.

“Eva, questa ragazza è sì Saori Kido, ma anche la reincarnazione di Atena, dea della saggezza dedita alla protezione dell’umanità.”

Quella situazione si stava facendo più surreale di un film di Bunuel. Era una metafora per dirmi che ero finita in qualche associazione a delinquere?
Saori Kido fece un passo avanti. Era persino più bassa di me, ma fidatevi, quella ragazza era in grado di emanare carisma anche dalle sopracciglia.
“Lo so che ti sembra impossibile, ma Milo dice il vero” disse con la sua voce pacata “in questo luogo, il Grande Tempio, risiedono la dea Atena di cui io sono la reincarnazione in questa epoca e il suo esercito di Saint.”

“Saint? Io non capisco...” balbettai nella speranza che almeno lei mi rendesse chiara quella situazione assurda. 

“Lascia che ti spieghi: i miei Saint sono guerrieri che sono stati allenati con lo scopo di vestire le armature associate alla costellazione sotto la quale essi sono nati... Hanno sviluppato il loro cosmo, l’energia che alberga dentro di loro e che trae il proprio potere dalle stelle.” Indicò con un gesto elegante l’armata di stangoni che la circondava “Costoro sono i Gold Saint, la casta più alta e potente al mio servizio. Avrai l’occasione di conoscere sia loro che il resto dei miei subordinati in futuro, in quanto la tua permanenza al Santuario si prospetta alquanto lunga.”

Cercai di dare un senso a quella fiumana di parole senza riuscirci del tutto, ormai era diventato uno sport.
Ricapitolando: Saori Kido era la reincarnazione di una divinità che teoricamente avrebbe dovuto essere solo mitologia, Milo e Camus più buzzurri vari delle specie di bodyguard e io avrei dovuto alloggiare lì a oltranza per qualche oscuro motivo.

“Permanenza? A stento so perché sono stata portata qui... Almeno spiegatemi esattamente perché proprio io!” esclamai stizzita.

Il viso dell’ereditiera si rabbuiò. Mi voltò le spalle, per dirigersi verso l’altare che faceva capolino dal fondo della sala e prendere posto su un largo trono.

“Temiamo che qualcosa di terribile si stia risvegliando, Eva Marzo. E che quel qualcosa stia cercando di comunicare le sue intenzioni tramite te.”

“Ma io sono solo una tizia qualunque, non capisco cosa vi ha fatto pensare che c’entri qualcosa...”

“Eppure le manifestazioni... O meglio, i tuoi sogni sembrano essere un motivo più che valido.”

Quelle visioni orribili. Quella voce suadente e allo stesso tempo spaventosa.
Voleva dire che non erano semplici incubi?

“L’essenza di qualcosa di maligno, qualcosa di appartenente all’epoca del mito sta cercando di tornare in vita in questo mondo... Eva, al momento sei l’unica persona in grado di fornirci una chiave per scongiurare un inutile spargimento di sangue.
Vogliamo riuscire a decifrare ciò che vedi e a capire ciò che senti e in cambio io e i miei Saint chiediamo solo la tua collaborazione.”

Ero basita. Stava succedendo per davvero o era solo un altro di quegli orrendi incubi che mi affliggevano in ogni momento? Mi sembrava di essere finita in uno di quei programmi pacchissimi sul paranormale, solo dieci volte più spaventoso e un tantino più... Vero? Ancora non potevo credere ai miei occhi, eppure Camus il ghiacciolo vivente e Milo me ne avevano dato la conferma.


Rivolsi l’ennesimo sguardo da triglia a Saori Kido –Atena- che a sua volta mi fissava con due occhioni neri colmi di speranza.

“Se vi aiuto...” dissi con la voce che mi tremava “Se vi aiuto potrebbe finire male? Voglio dire... Potrei restarci secca in qualche modo?”

“Mentire non serve. Non posso garantire la tua completa incolumità, ma farò di tutto per proteggerti.”


Annuii. Onestamente l’idea di schiattare per colpa di qualche spirito maligno non è che mi facesse impazzire, ma in quel momento, sotto lo sguardo attento di Saori Kido, sentii qualcosa smuoversi.
In tutta la mia vita non ero mai stata brillante, né tantomeno necessaria. Mi ero sempre reputata una persona mediocre che non vantava alcun talento e che non avrebbe mai potuto cambiare qualcosa.
Probabilmente era un pensiero egoista, ma era la prima volta che qualcuno aveva davvero bisogno di me, di qualcosa che solo io possedevo.
Buttarsi a capofitto in quella pazzia avrebbe potuto rivelarsi l'inizio di un cambiamento.

“Vi aiuterò, ma a una condizione.”

“Che sarebbe?” chiese la Kido.

“... Posso avvisare i miei? Non posso sparire così dalla mattina alla sera.”

La ragazza rise in quella maniera carina e raffinata delle ragazze dell’alta società: manina guantata davanti alla bocca e trillo cristallino. 

“E sia. Ma in seguito dovrai raccontarmi di tutto ciò che hai visto!”


_______________________________

Et voilà la prima parte di questo capitolo! 
Nella prossima finalmente capiremo chi accidenti è questo nemico bruto e katifo che trama nell'ombra e le misure che il Santuario vuole prendere per impedirlo. Non si capisce che mi piace andare per gradi quando scrivo, proprio no.
E comunque Saori Kido secondo me è il mito degli amanti delle mazzate gratuite in TV nell'universo di SS, nessuno può distruggermi questo headcanon! u__ù
Cos'è il Brehinn? Perché Eva è scema e vuole giocare a fare l'eroina? Ma soprattutto, Camus riuscirà a non ammazzarla nel sonno? 
Per ora è tutto, torno a lurkare negli anfratti del ripostiglio di Shaka. 
Stay tuned!

Ren

 

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Capitolo 4
*** Atena - Parte II ***


ATENA - PARTE II



Parlare coi miei era una cosa che mi costava sempre fatica: non facevano altro che criticare le mie scelte di vita qualunque esse fossero e soprattutto non avevano mai apprezzato il concetto di cambiamento
Tuttavia, avevo scoperto di essere un'attrice coi controfiocchi.
Credevo che la scusa di aver accettato una proposta di tirocinio retribuito presso una succursale della Fondazione Grado ad Atene fosse una genialata, ma non mi aspettavo affatto che se la bevessero così in fretta... A spezzarmi le gambe, infatti, fu il conseguente cazziatone a base di spendi soldi per andare a fare la bella vita in Grecia invece di dare esami... Io il fuoricorso non te lo pago! e ma lì c'è la crisi, cosa ci sei andata a fare? Potevi andare in Germania come tua cugina, che almeno la Merkel fa rigare tutti dritto!

In seguito a quell'attentato alla mia già esigua pazienza, Milo mi aveva intimato  di seguire Atena (alla quale esistenza non mi sarei mai abituata) in modo da restar sole e parlare finalmente del motivo per il quale ero stata condotta lì. 
Non riuscivo a capire se mi stupisse di più il fatto che nella Tredicesima vi fosse un vero e proprio salotto dietro i pe santi tendaggi che decoravano l'altare, oppure che Saori Kido si fosse rivelata una persona molto cortese sotto quell'apparenza di ricca ereditiera un po' spocchiosa. 
In fondo chi ero io per giudicare? Tutti i miei amici dicevano che la mia espressione di default era l'incazzatura perenne. 
La Kido/Saori/Atena/Boh mi aveva fatto accomodare e aveva versato del tè in un set di tazzine che probabilmente valeva più del mio pancreas, rassicurandomi ancora una volta di venire in pace e che no, non me lo stavo immaginando, ero veramente in procinto di imbarcarmi nell'assurdità più assurda che mi fosse mai capitata. 
E quindi mi trovavo ad Atene, a sorseggiare del tè al gelsomino insieme alla reincarnazione della dea Atena alla quale avrei dovuto raccontare la trama dei miei incubi peggiori. Tutto nella norma. 

Appena tornata a casa sarei corsa da uno psicologo il prima possibile.

A guardia della ragazza e del servizio buono vi erano due dei tizi in armatura dorata, i quali incutevano decisamente più timore di Milo e Camus: uno di loro aveva una zazzera lunghissima di capelli scuri e l'aria di chi era stato bastonato per tutta la vita, poi aveva sbroccato e poi era diventato un'anima tormentata col mare dentro. L'altro invece aveva corti capelli biondi e l'espressività di un muro di cemento. 

"Loro sono Kanon dei Gemelli e Aiolia del Leone. La loro presenza qui è una mera formalità, non hai nulla da temere!" disse Saori Kido. Probabilmente aveva notato di come il mio corpo stesse tentando automaticamente di farsi inglobare dall'imbottitura della poltrona. 

"Uhm, piacere...?" pigolai. Loro si limitarono a rispondermi con un cenno del capo. Che ansia!

"Tornando a noi," continuò la mia interlocutrice "credo che sia ora di far mente locale per cercare di capire cosa vogliono comunicarci le voci che ti tormentano. Ti andrebbe di raccontare cosa accade quando sogni?"

Sprofondai ancora di più nella poltrona e iniziai a torcermi le mani, cosa che facevo sempre quando ero nervosa o mi sentivo a disagio. Dare una continuità a quegli incubi terribili non sarebbe stato una bazzecola, erano troppo intensi e non mi lasciavano il tempo di essere elaborati una volta sveglia, ma avrei dovuto fare uno sforzo. 

"Come dire..." borbottai incerta "Non sono immagini molto vivide e dettagliate, eh! All'inizio vi è solo tanto buio, ma improvvisamente vedo qualcuno che sta combattendo e ci sono molti morti, poi una bandiera, credo... E una voce cupa che dice sempre la stessa cosa..."

Vidi Saori farsi più attenta. 

"E ricordi cosa dice?"

Ci pensai un attimo su. Non avevo idea di cosa volessero dire quelle parole: "Parla di riconquistare qualcosa, di sangue, di qualcosa che ritorna. Il Brehin, dice sempre... Ma non so cosa sia un Brehin, a dire il vero. Non ci ho mai dato molto peso." 

"Capisco" la Kido annuì "Avevi menzionato una bandiera, prima... Credi di riuscire a descriverla?" 

"No..." scossi la testa, abbattuta "Non vedo mai nulla nel dettaglio, anche volendo non ce la farei proprio a ricordarmi com'è fatta."

Saori Kido mi rivolse un altro dei suoi sorrisi rassicuranti. Sperai che avesse capito di trovarsi davanti a una testa d'aria che non si ricordava neanche cosa avesse mangiato a pranzo il giorno prima.

"Non c'è bisogno che ti sforzi, credo che per ora possa bastare!" esclamò soddisfatta "Man mano che le manifestazioni si faranno più intense, tutto sarà più chiaro sia per te che per noi."

"Come sarebbe a dire più intense? Vuol dire che non solo continuerò a cascar giù come una completa idiota, ma succederà ancora più spesso???" No, non ci volevo credere. Pensavo che una volta lì qualcuno avrebbe saputo porre fine a quella serie di svenimenti fuori programma una volta per tutte. 

"Finché il nemico rimarrà nel suo stadio embrionale, la tua mente rimane il suo unico mezzo per comunicare le sue intenzioni." spiegò l'ereditiera con tono pacato. Facile, per lei... Ero io quella che non dormiva più! 
"Una volta che risvegliato, egli assumerà una coscienza e un corpo propri e non possiamo permetterglielo... E' per questo che necessitiamo della tua collaborazione, Eva: per impedire il suo ritorno." 

"Quindi voi ce l'avete con questo Brehin di cui il tizio nel sogno continua a parlarmi? Ma cosa significa esattamente?"

"Brehin, o Brenno è semplicemente il titolo con il quale venivano chimati gli abili condottieri delle tribù celtiche." affermò una voce maschile. 
Mi voltai. Era il biondino con la faccia di tufo, Aiolia. 
"E' indizio del fatto che, a quanto pare, la minaccia proviene da loro. Vogliono riappropriarsi di ciò che una volta gli apparteneva, ma le informazioni che abbiamo racimolato non sono ancora abbastanza per riuscire a capire da dove vogliono partire." 

"Ma i Celti non sono tipo qualcosa del nonsoquando avanti Cristo?" domandai, e lui mi guardò come se fossi una completa idiota "Com'è possibile che delle tribù così antiche esistano ancora?"

"Discendenti, semplicemente." la risposta arrivò dal suo compagno, Kanon. "Discendenti ai quali desiderio di vendetta dei propri avi è stato tramandato di generazione in generazione, o peggio, discendenti nei quali l'avo stesso potrebbe essere sopravvissuto in maniera latente... Un semplice corpo ospite, di cui colui che si fa chiamare Brehin potrebbe impossessarsi. Com'è accaduto a molti altri." vidi il suo sguardo farsi ancora più cupo, come se stesse pensando a qualcosa di incredibilmente spiacevole "Tuttavia sono solo mere ipotesi che abbiamo vagliato prima del tuo arrivo, non abbiamo certezze."

"Aiutarci può solo mettere fine a tutto questo in maniera molto più rapida" disse Saori Kido "Sei fondamentale, Eva... Ricorda solo questo."

E nonostante avessi accettato la loro proposta per dimostrare a me stessa di potercela fare, faticavo comunque a credere che lo fossi per davvero

________________________________________________________


Saori Kido era stata così gentile da permettermi di usare le sue stanze private per concedermi una rinfrescata e un paio di cerotti per rattopparmi la testa. 
Avevo un aspetto terribile e mi sentivo veramente a disagio in compagnia dell'ereditiera, fresca e profumata nelle sue svolazzanti vesti bianche. 

"Vogliamo andare?" mi chiese una volta che mi decisi a rimergere dal bagno. 

Mentre ero ancora in procinto di assimilare il fatto che non solo i miei incubi erano più veri del vero, ma eravamo anche in guerra con una tribù tecnicamente estinta, Saori mi aveva racconto le vicende che avevano coinvolto il Santuario negli ultimi anni. 
Lei e i suoi Saint avevano corcato di botte un bel po' di divinità e non solo: prima un tizio di nome Arles che si era imposto come Grande Sacerdote -officiante di Atena e la più alta carica ottenibile presso il Grande Tempio- il quale si era poi rivelato essere tale Saga dei Gemelli, fratello gemello di Kanon. In seguito avevano mazzuolato Poseidone, risvegliato da Kanon il quale ai tempi si portava dietro qualche complesso di inferiorità, poi Ade, poi Artemide e persino Loki! 

"Saga è tuttora il Grande Sacerdote" affermò la Kido tutta contenta "L'omicidio del precedente e il fatto che avesse tentato assassinarmi quando ero appena un'infante sono solo fatti attribuibili al suo lato malvagio che aveva preso il sopravvento... Ora che si è redento ripongo la mia più totale fiducia in lui!"

Questa ragazza credeva un filino troppo nel genere umano, no perché io uno schizofrenico così l'avrei fatto ricoverare seduta stante. 

Kanon e Aiolia, più impassibili di due menhir, ci scortarono fino all' ingresso principale, dove tutto il resto dei guerrieri in armatura era rimasto ad aspettare pazientemente il nostro ritorno.
 Mi guardai intorno: alcuni di loro non avevano un'aria particolarmente amichevole, come ad esempio tre tizi che parlottavano in un angolo guardandomi di sottecchi... Mai visto un gruppetto peggio assortito! 
Il più alto di loro aveva un volto dai lineamenti aguzzi sul quale era dipinta un'espressione seria, quello che gli parlottava nell'orecchio, invece, sembrava uscito da un film dell'orrore e aveva un porcospino in testa. Mi guardava sghignazzando. Decisi che mi stava sul cazzo.
Il terzo era rimasto un po' in disparte e giocherellava distrattamente con una rosa rossa. Era di una bellezza ultraterrena e rimasi a guardarlo imbambolata finché Saori Kido non interruppe la mia radiografia. 

"Shura del Capricorno, Deathmask del Cancro e Aphrodite dei Pesci." disse "Originariamente in combutta con la parte malvagia di Saga, ma le loro eroiche gesta contro Ade e Loki li hanno riscattati." 

Quindi il porcospino sghignazzone non solo era un ex-cattivo, ma era anche del mio segno zodiacale... Buono a sapersi.

Poi Saori mi raccontò dell'antica passione del buon Deathmask per l'omicidio di massa e il suo vizietto di usare le facce delle sue vittime come decorazioni, ovviamente prima di ri-votarsi alla Giustizia e di ricordarsi cosa fosse la compassione, eh!
Ripeto: questa ragazza ha troppa fiducia nell'umanità.


"Sai, Deathmask è italiano come te!"

"Ah, pure." 

Spostai lo sguardo sul lato opposto della sala, dove Milo e Camus erano intenti a parlare con un armadio a sei ante e un ragazzo coi capelli chiari e un viso dai lineamenti delicati. Mentre il primo aveva il coraggio di andare in giro con un monociglio scandaloso, il secondo, di sopracciglia, non ne aveva proprio. Dopo quelle biforcute di Camus, le loro erano state l'highlight della mia giornata. Insieme ai quattro Saint vi era anche un ragazzo dai corti capelli castani che era praticamente la copia sputata e più adulta del biondino del Leone, se non fosse che almeno la faccia di questo qui era sorridente ed espressiva.
"Aldebaran del Toro e Mu dell'Ariete." la Kido venne in mio aiuto per l'ennesima volta "L'uomo intento a parlare con Camus, invece, è Aiolos del Sagittario, fratello maggiore di Aiolia del Leone... Fu lui che mi trasse in salvo durante la Notte degli Inganni, quando Saga dei Gemelli attentò alla mia vita. Uno dei Saint più nobili d'animo ed un esempio di valore e virtù per tutti noi!"

E allora perché non era tipo lui il Grande Sacerdote? Avrei voluto chiederle, ma il buonsenso mi intimò di star zitta e non dire scemenze.

"E quello laggiù chi è?" domandai indicando uno di loro che sedeva in disparte ad occhi chiusi, in una di quelle posizioni che ti insegnano al corso di yoga e che ti lasciano le vertebre rigide come ciocchi di legno. Secondo me, quello se la dormiva alla grossa. 

"Lui è Shaka della Vergine. Non solo è uno dei Gold Saint più potenti al mio servizio, ma è anche colui in cui Buddha Gautama ha scelto di reincarnarsi."

Giustamente me lo disse così, come se presentarmi il Buddha fosse una cosa di tutti i giorni. Che poi io, Buddha, me lo ricordavo più in carne e pelato... Questo era un giovane magro e dal viso angelico, che poteva vantare splendidi capelli biondi, lisci e lucenti per i quali avrei venduto la mia bisnonna al mercato nero.

Gli lanciai un' occhiata perplessa per poi seguire Saori al centro della sala. Del Grande Sacerdote, quel Saga, non vi era traccia... Chissà perché!

 "La nostra ospite ha deciso di mettere il suo dono al servizio del Santuario" annunciò la dea con voce ferma "Tuttavia, ella è ancora molto debole, inesperta e completamente incapace di utilizzare il suo potere volontariamente."

Wow
La mia autostima non subiva talmente tanti colpi bassi dai tempi del liceo. 

"E' per questo che Eva sarà allenata da un Maestro scelto tra le vostre fila, come richiesto ad ogni persona provvista di una scintilla di cosmo che viene condotta qui. Questa fanciulla imparerà ad utilizzare il suo, di cosmo, in maniera appropriata e con esso ci aiuterà a combattere questa nuova minaccia in nome della Giustizia!" 

"Ma veramente..." Allenarmi in che senso? Perché dovevo essere assegnata a qualcuno senza il mio consenso come se fossi un pacco in consegna? Nessuno mi aveva parlato di allenamenti... Il picco della mia atleticità fino ad allora era stato correre dietro al bus la mattina presto!

"Nobile Shaka della Vergine." il Buddha fotomodello di prima fece un passo avanti senza neanche degnarsi di aprire gli occhi. Che fosse cieco? "Sono cosciente del peso della mia richiesta, ma la tua esperienza e la tua saggezza sono ciò di cui questa ragazza ha bisogno... Ti assumerai questo incarico?"

Il ragazzo annuì: "Naturalmente, Venerabile Atena."

Non mi sembrava molto entusiasta.

"Sì, ma io..." e sarebbe stato davvero molto carino esprimere la mia posizione a riguardo!

"E sia!"

Stavano facendo tutto loro e io non avrei avuto voce in capitolo. Molto equo e solidale, direi.

"Alloggerai presso la Sesta Casa e ti allenerai sotto la guida del Nobile Shaka." mi disse la Kido scoccandomi un'occhiata che non ammettava repliche "Ci sono domande?"

E chi osava fiatare? 

Mi voltai verso colui che da quel giorno in poi sarebbe stato il mio Maestro, nella speranza di un cenno, uno sguardo d'intesa, un vaffanculo, qualcosa.
Niente... Era tornato nella posizione del loto e a non cagare i suoi dintorni. Questo qui sarà stato pure la reincarnazione del Buddha, ma mi sa che non ne sapeva granché di coaching.

Sentii che sarebbe stata una difficile convivenza.




_______________________________________________________

Ed ecco qui la seconda parte di un capitolo che segna l'inizio di una nuova avventura per Atena&Co... Riusciranno ad impedire il risveglio di questo sedicente condottiero? Che cosa potrebbe mai volere un discendente dei Celti da una divinità greca? Innumerevoli misteri verranno presto svelati!
Descrivere un personaggio difficile e frainteso dai più come Shaka nei panni di un Maestro sarà la vera sfida, altro che Celti che invadono a caso!
Grazie mille a tutti coloro che perdono un minuto a darmi del feedback su questa storiella, recensioni e critiche sono fondamentali per la qualità di una fanfiction!
Purtroppo sono costretta ad andare in hiatus fino al 12 settembre, in quanto mi sto preparando per un esame terrribbbbile e ho bisogno di dare il massimo in questi ultimi giorni... Non vedo l'ora che finisca ;____; 
Quindi pazientate un po' e a prestissimo, i gabinetti della Quarta Casa si sono otturati di nuovo e mi tocca intervenire.

Ren



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Capitolo 5
*** Aspettazione ***


ASPETTAZIONE


La Sesta Casa trasudava santità da ogni parete.
Io sudavo e basta, sentendomi quasi un'eretica a sostare in mezzo al tempio come una turista smarrita, vestita come una beduina e con l'aspetto di chi ha avuto un incontro troppo ravvicinato con un camion. 
Il sole era ormai tramontato da un po' e la calura del primo pomeriggio aveva lasciato spazio a una piacevole brezza che soffiava attraverso il fitto colonnato... Un sollievo dopo il migliaio di gradini macinati per giungere lì, di cui novecentonovantanove percorsi mentre mi chiedevo come facesse quel ragazzo a scendere giù per quella ripida scalinata con la grazia di un cervo e ad occhi chiusi!

Una volta giunti alla meta, Shaka della Vergine o come accidenti avrei dovuto chiamarlo, era sparito in una nuvola di ascetismo e capelli biondi in quelle che dovevano essere le sue stanze private, raccomandandomi di rispettare quel luogo sacro e lasciandomi nelle esperte mani di Priyanka, l'anziana donna indiana a capo della sua servitù, che mi avrebbe condotta presso gli alloggi di quest'ultima.

"Il silenzio più profondo ha una propria melodia, talmente dolce da mettere tacere l'insopportabile frastuono del mondo."* disse.
Non ti voglio tra le palle, tradussi mentalmente.

Priyanka era una nonnina decrepita dal sorriso sdentato e la dolce fermezza di chi è ormai abituato a parlare con chi approdava al Santuario in preda alla confusione più totale.

"Anche gli allievi che ti hanno preceduta, Shiva e Agorà... Sembravano due ebeti, la prima volta che sono stati portati al cospetto del Sommo Shaka!" mi disse ridendo di gusto. 

"Ah, ce ne sono altri? E dove sono?"

"Morti, figliola. Che gli dei possano vegliare sulle loro anime! D'altronde erano certe teste calde... Cosa speravano di ottenere lanciando una bambina in un vulcano attivo?"

Mi sa che avrei fatto meglio a smetterla, di pensare che in quel posto ci vivesse anche gente normale.

Dopo le spiegazioni di rito Priyanka si congedò, promettendomi che la cena sarebbe stata servita di lì a breve.
Nella stanzetta in cui l'arzilla nonnetta mi aveva portata c'erano solo tre letti e un piccolo bagno, mentre la cucina era in comune e si trovava nel corridoio. Mi stavo guardando intorno, quando il rumore improvviso della porta che si apriva mi fece voltare di scatto. 
Sulla soglia vi erano un ragazzo e una ragazza che a prima vista sembravano miei coetanei: l'uno dal cipiglio cagnesco e l'altra dall'aria molto più mite.

"Sei tu l'ospite di cui ci è stato riferito?" chiese la ragazza con tono gentile. Aveva fini capelli biondi raccolti in un'elaborata treccia e sorrideva mettendo in mostra una fila di denti candidi e dritti. 

"Ah, uhm...Sì, sono io" mi resi conto di essere nella posizione tipica della ficcanaso professionista. Schizzai davanti alla porta a tempo record, porgendole la mano "Mi chiamo Eva!"
Lei me la strinse nella sua, piccola e callosa.
"Il mio nome è Sigrid. Lui invece è il mio collega Kyriakos" disse indicando il ragazzo ingrugnito, che per tutta risposta continuò a fissarmi truce. 
Ma che voleva questo? 

"Guarda che se vuoi rimanere qui devi sgobbare come facciamo tutti" sbottò questi, passandosi una mano fra i capelli castani e ispidi "Non credere che essere l'allieva del Sommo Shaka ti metta in una posizione privilegiata rispetto a noi!"

Questo Kyriakos mi sapeva di uno col complesso del senpai che, oltre ad essere piacevole come limonarsi un cactus, rosicava un pochino troppo. 

"Devi scusarlo, fa così con tutti i nuovi arrivati." mormorò Sigrid imbarazzata "Ma è solo il suo modo buffo di fare amicizia... In realtà è un pasticcino!" concluse sorridendo felice come una Pasqua.

"La pianti di dire scemenze, brutta strega???" strepitò il fantomatico pasticcino arrossendo come un gambero.

"Suvvia, Kyri-Kyri, non farti riconoscere subito! E saluta come si deve la nostra nuova compagna di stanza, da bravo..."

"Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così!"

Fantastico.
Un' altra esperienza da fuorisede, solo che stavolta avrei condiviso tutto col Buddha e i suoi seguaci. 
Rabbrividii.

 
*****

"Non è abbastanza."

"Come dice, mio Signore?"

"Questo mio patetico cosmo che invano cerca di liberarsi dalle catene che lo vincolano... !"

"Ma mio Signore... I Druidi stanno facendo il possibile per prepararsi al Vostro ritorno..."

"Ho detto che non è abbastanza!"

"E come nutrirlo?"

"Il nostro Regno non rimarrà senza il suo degno sovrano ancora per molto, Lugh... La senti? Senti la nostra Medhelan che domanda a gran voce i suoi sacrifici?"

"La sento, mio Signore."

"E allora chiama a raccolta tutti i Druidi... Di' loro che da questo momento faremo in modo che il 
Ver Sacrum si compia."

"Ai Vostri ordini, 
Brehin."
*****

Quella sera avrei dovuto cenare con Shaka della Vergine e un altro ospite di altrettanta importanza, aveva detto Sigrid e Kyriakos mi aveva incenerita con uno sguardo omicida. 

Cosa volesse questo da me, ancora non l'avevo capito.

Consumare un pasto in compagnia di un asceta, un suo collega altrettanto intoccabile come Mu dell'Ariete e con il suo ancello psicopatico che probabilmente aveva tentato di avvelenare il mio pollo al curry, si era rivelata una delle situazioni più imbarazzanti della mia esistenza. 
Una persona naturalmente rumorosa con me era probabilmente la meno indicata a respirare lo stesso ossigeno di individui così pacati. 
La maggior parte della cena si era svolta infatti nel più religioso silenzio, con i due Gold Saint che ogni tanto si scambiavano informazioni sull'andamento del Santuario e Kyriakos che grugniva il suo disappunto ogni volta che doveva servirmi. 
C'entravo con la Sesta Casa più o meno quanto Saori Kido con la sagra della porchetta di Ariccia. 

"Shaka mi ha detto che domani comincerete il vostro percorso... E' una splendida notizia." mi disse Mu tra un sorso di tè verde e l'altro.

Non mi aspettavo che mi rivolgesse la parola. 

Lui, a differenza di Shaka, non metteva ansia meramente esistendo. Oltre ad essere assurdamente bello come la maggior parte dei suoi compagni e a portarsi dietro l'aura di inarrivabilità tipica di quelli della sua casta, sembrava un ragazzo molto gentile e ragionevole. Se non avessi avuto la certezza che egli fosse perfettamente in grado di polverizzarmi con un'unghia, probabilmente gli avrei dato un bacino sulla fronte proprio fra quei curiosi puntini. Erano molto simpatici. 

Mi autoimposi di scacciare quel pensiero inquietante dal cervello prima che provocasse moti di ilarità fuori luogo.

"Presumo di sì, anche se non ho ben capito di cosa si tratta." risposi. Ed effettivamente era vero: nessuno mi aveva spiegato una beneamata cippa.

"Questa fanciulla ha bisogno di disciplina" disse Shaka, che fino a quel momento si era espresso solo a monosillabi "Quando riuscirà a controllare il proprio cosmo, ella sarà in grado di chiamare a sé le manifestazioni volontariamente."

Mu annuì. "Eccellente... E come ha detto la Venerabile Atena, in questo modo individueremo il pericolo ancor prima che esso si palesi."

"Esattamente."

Davvero eccellente, sì. Non vedevo l'ora di  cominciare a svenire a comando per poi fare una bella chiacchierata con i miei incubi! Yu-hu!

"Beh, spero di riuscirci in fretta. Anche perché ho lasciato un sacco di cose in sospeso, fuori di qui!" sbottai mandando giù l'ultimo sorso di tè. 
Una vagonata di esami, ad esempio. E probabilmente avevo accumulato un arretrato pazzesco con Game of Thrones... Nadia non me l'avrebbe mai perdonato. 

Quell'improvvisa sensazione di fastidio mi aveva fatto posare la tazza con un po' troppa foga. Lo sfortunato utensile si esibì in un'improbabile evoluzione rotolando giù dal tavolo per poi sfracellarsi tristemente ai piedi del Saint della Vergine. 

.... Che figura di merda. E proprio davanti al Maestro che avrei dovuto impressionare a partire dal giorno seguente.

"Oddio, mi dispiace!" esclamai mortificata "Giuro che non l'ho fatto apposta, sono veramente un disastro!"

Shaka, tuttavia, non sembrò fare una piega, mentre Mu nascose un sorrisetto divertito dietro il tovagliolo. Kyriakos che si scompisciava aggrappato a una colonna vicino all'entrata delle cucine fu la ciliegina sulla torta; arrossii di vergogna. 
Mi alzai di scatto per fiondarmi a raccogliere i cocci -sia quelli della tazza, che quelli della mia dignità- ma il movimento brusco mi provocò una sensazione di nausea quasi insopportabile e la mia testa si riempiva ormai di quel ronzio che mi accompagnava da giorni e che anticipava il palesarsi di quelle voci. 
Avrei voluto resistere, almeno davanti ai due Gold Saint che si erano alzati osservandomi preoccupati, indecisi sul da farsi. Avrei voluto resistere e scacciare quelle voci prima che si reimpossessassero dei miei pensieri senza il mio consenso.
Allungai una mano nel vano tentativo di aggrapparmi a qualcosa prima che il buio mi avvolgesse completamente.
Svenni.

 
Che abbondanza! Che abbondanza! 

Sacrificarsi per la Rinascita è un onore.

Il cuore di 
Medhelan batte ancora

Occorrono più Sacrifici

Nutrite il vostro Signore del loro sangue

Lasciate che il 
Ver Sacrum si compia

Per 
Medhelan

Per il Regno

"Ai Vostri ordini, 
Brehin."

 
_________________________________________________________________

*Mi sono ispirata a una citazione del Buddha, che in inglese recita "That deep silence has a melody on its own, a sweetness unknown amid the harsh discords of the world's sounds."


Rieccomi con un nuovo capitolo. Uno che miracolosamente sono riuscita ad ultimare prima di andare al macello continuare con lo studio matto e disperatissimo per l'esame della settimana prossima!
Da qui in poi il gioco si fa duro e le pappemolli cominciano ad allenarsi... Che qui non si può stare un giorno si e l'altro pure svenendo in posti random!
A quanto pare i nemici del Santuario hanno qualcosa in mente... Sti cattivi vogliono tornare a qualsiasi costo, oh! Non c'è verso. 
E Mu dell'Ariete è coccoloso e lilla, ma in realtà non lo è. Perché lui è gentile e garbato, ma in battaglia ti mena prima che tu possa dire "A" e ti fa esplodere male... Altro che puntini simpatici e bacini sulla fronte (Soul of Gold docet).
Una sola piccola nota per quanto riguarda la mitologia celtica presente in questa storia: essa si rifarà a quella delle tribù provenienti dalla Gallia in quanto sono state proprio queste ad aver invaso l'Italia :) 
Alla prossima. Io devo andare, anche perché Alla Decima Casa hanno bisogno di un arrotino. 
Che vita grama, quella al Santuario!

Ren 

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Capitolo 6
*** Matricola ***


MATRICOLA 

 

Una bandiera.
La testa sanguinante di un animale... Un maiale? Eh???
Nutrite il vostro Signore del loro sangue

“- Eva?”

I raggi dorati di un sole ormai già alto nel cielo mi fecero socchiudere gli occhi con non poca fatica.

Tesi istintivamente il braccio alla ricerca di Snippy, il fido orologio a forma di granchio, ma il mio braccio tremante venne a contatto solo col freddo legno di un comodino e il mio corpo lo seguì a ruota, rotolando come un salame giù da una branda cigolante.

Hrnf?” Fu l'unico suono che riuscii a emettere in quel groviglio di arti e lenzuola.

“Per tutti gli dei, Eva!” gridò una voce preoccupata... La tipa di prima, Sigrid! Ero ancora ad Atene, in quel posto assurdo. Grugnii di nuovo.

“Stai bene?” mi chiese la bionda, aspettando un segno di vita.

“Mai stata meglio” risposi sarcastica “adoro i risvegli alternativi.”

Sigrid mi sorrise e io cercai di ricambiare facendo del mio meglio, nonostante occhi e mente fossero ancora annebbiati da un sonno non propriamente ristoratore. Cercai di sopprimere la vena di omicidio plurimo che solitamente mi accompagnava prima della prima tazza di caffè della giornata, ma ovviamente -oh, ovviamente- il tentativo fu mandato a monte.

“FINALMENTE SI E' DEGNATA DI ALZARSI!”

“Kyri, abbassa la voce!”

“Ma chi se ne frega, questa è qui che russa da ie---”

Al diavolo i buoni propositi, quella mattina sarebbero volati schiaffoni e addio civile convivenza.

“Senti, coso... Io non so quale sia il tuo problema” sbottai indispettita “Ma gradirei che la tua voce di usignolo non mi trapanasse i timpani, dato che ho la testa che mi scoppia!"

E fu proprio in quel momento che giunse la realizzazione. Trasalii.

La risposta di quel tappo malefico giunse ovattata e completamente bypassabile ai miei neuroni, completamente impegnati a ricomporre i pezzi del giorno precedente.

“Cazzo.” mormorai.

Era successo di nuovo. Era successo di nuovo davanti a quelle persone e, dato che a quanto pareva non ci sarebbe mai stata fine al peggio, il sonnellino non programmato mi aveva debilitato più del previsto: le orecchie mi ronzavano imperterritamente e il mio stomaco minacciava di ribellarsi al mero ricordo del sangue che sgorgava da quella cosa.

Incrociai il mio sguardo ansioso con quello perplesso di Sigrid.

“Ti ricordi di cosa devi fare oggi, vero?” mi chiese con genuina preoccupazione.

“Uh... No?” risposi. A stento ricordavo del mio arrivo, cosa sarebbe stato oggi?

La ragazza scosse la testa e per un attimo la sua espressione mi ricordò quella di mia madre ogni volta che faticavo a raggiungere le sue aspettative.

 

Venticinque? Ma tua cuggggina ha preso trenta e lode!”

 

Urgh.”

“Priyanka mi ha intimato di ricordarti che il Nobile Shaka ti aspetta presso il giardino degli alberi di Sala... Per il vostro primo incontro, no? Il sole è ormai alto da un bel po' e a lui non piace molto attendere.”

 

Avevo completamente dimenticato quella bizzarra decisione di Saori Kido: scegliermi un maestro in grado di ingigantire le proporzioni dei miei incubi, rendendomi la vita ancora più infernale.

 

“Lasciala perdere, Sig! Mica dobbiamo essere pure i suoi segretari!”

 

Ok... Sarebbe stato quell' adolescente con le turbe a rendermi la vita impossibile, altro che sogni!

Ignorai volutamente quella sottospecie di gremlin tirandomi dietro la porticina del piccolo bagno, fiondandomi nella doccia dopo aver creato una pista di vestiti luridi e insanguinati. Sigrid aveva provveduto a fornirmi della biancheria e una delle semplici e svolazzanti tuniche che, a quanto pareva, costituiva l'uniforme standard di tutte le ancelle? Governanti? Boh. Quella ragazza mi piaceva.
… D'altronde mica potevo presentarmi dal Buddha in accappatoio?

 

Una volta deciso che avrei bellamente ignorato il modo in cui il bianco evidenziasse ogni mia singola imperfezione, presi un bel respiro e uscii dagli alloggi della servitù, dirigendomi verso il fantomatico giardino. Niente colazione... Evidentemente il cibo era per i deboli.

 

____________________________________________________________________________

 

Trovai il biondo Saint della Vergine come l'avevo visto durante il mio incontro con Saori Kido: nella posizione del loto, ad occhi chiusi e con l'aria di chi ti considera allo stesso livello intellettuale di un tricheco.
Gli uccellini cinguettavano, i fiori danzavano nella brezza e io onestamente non sapevo come fargli percepire la mia presenza. Decisi di sedermi e di cominciare nella maniera più logica possibile.

“Buongiorno!”

Il ragazzo -perché questo non solo era il Buddha, probabilmente era anche più piccolo di me- si limitò ad arricciare il naso.
“Gradirei che questi incontri si tenessero ad un orario più consono, la prossima volta.”

“Oh... Ahm... Certo? Mi scusi.” La sua ammonizione mi fece sentire a disagio, rimproverata proprio come un'idiota.

Il Saint annuì, sul suo volto ancora quell'espressione imperturbabile.

“Sono consapevole che ciò a cui ho assistito è la causa del tuo squilibrio interiore.” disse pacatamente “Tuttavia è per questo che sei qui: gestire le manifestazioni, imparare ad esercitarvi sopra una forma di controllo, ma anche a lasciare che essi prendano il sopravvento quando sarà tempo.”

Non potetti impedire alla mia faccia di contorcersi in un'espressione a metà fra lo scettico e il terrorizzato, ma in fondo il capo della baracca era lui e non avrei potuto far altro che fidarmi. Annuii, nonostante fosse alquanto sciocco farlo davanti a una persona potenzialmente cieca.

“Non c'è motivo di essere così apprensiva, siedi e racconta cosa hai visto.”

Mi lasciai cadere sgraziatamente su quel prato incontaminato, incrociando le gambe e cercando di fare mente locale su cosa avessi visto durante il mio blackout.

“Le solite cose, presumo. Urla, sangue, quella voce raccapricciante che parla di un Signore... Stavolta sulla bandiera c'era impalata una testa di maiale....Un maiale! Credo che sia stato peggio dell'ultima volta, questo sì.”

Un lungo silenzio si frappose fra di noi e concentrai la mia attenzione su una margherita che fluttuava tra i sottili fili d'erba.

“La testa di un maiale, del sangue, uno stendardo.” enunciò Shaka all'improvviso, facendomi sobbalzare.

“Ti è mai capitato di vedere una di questi tre simboli in contesti esterni a quello onirico?”

Cercai di spremermi le meningi, ma dubitavo fortemente di aver avuto esperienze con teste di maiale mozze infilzate su una bandiera in tutta la mia vita. Probabilmente quel video orrendo sulla corrida che ci aveva mostrato Ignacio era stata la cosa più vicina allo splatter che avessi visto durante quell' anno di disagio galoppante.

“Beh, vivo a Milano da qualche tempo” risposi titubante “è una città molto multietnica, quindi si vedono un bel po' di bandiere in giro. Niente teste di animali insanguinate, neanche dal macellaio, però...?”

Shaka annuì, la sua espressione sempre più indecifrabile. Mi chiesi se avesse preso lezioni di morte interiore da Aiolia e il pensiero mi provocò il solito moto di ilarità fuori luogo, ma riuscii a trattenermi. Mi sentivo assurdamente fiera del mio fenomenale autocontrollo.

“Seguimi.” ordinò all'improvviso il Cavaliere della Vergine e senza possibilità di repliche mi ritrovai a dirigermi verso il suo Tempio.

Mi condusse in quella che probabilmente era una delle biblioteche più belle che avessi mai visto... Non che avessi chissà che metro di paragone, eh.

L'odore di incenso e quello del pesante legno di cui erano fatti gli scaffali riempiva l'aria, tutto era catalogato ed ordinato in maniera impeccabile, la superficie trasparente dei lunghi tavoli posizionati al centro del vasto corridoio era lucida e splendente... Praticamente un paradiso per i fan del pulito quali la sottoscritta!

Respirai a pieni polmoni quell'aria pregna di cultura, ma il momento zen durò all'incirca 0,0000001 secondi, il tempo di ritrovarmi addosso una pila di volumi grossi almeno quanto i miei avambracci.

"Ma che diav---"

“Allenare il tuo cosmo diventerà una possibilità quando avrai acquisito le basi necessarie.” echeggiò la voce pragmatica del mio Maestro da chissà quale anfratto “Fisica, chimica, biologia, rudimenti di alchimia..."

Spalancai gli occhi incredula.

Avrei dovuto... Studiare? Veramente???

Credevo di essere capitata in una specie di magico mondo in cui produrre ghiaccioli e lasciare che il Buddha si reincarnasse in un fotomodello a caso fossero opera della divinità greca millantata dai suoi bodyguard dorati e non quella... Quella roba?

E poi ero sempre stata una capra in fisica!

“Mi aspetto che tu abbia terminato lo studio di quei tomi entro l'alba. Sono di un valore inestimabile, voglio sperare che tu sia in grado di trattarli col rispetto che meritano.”

COSA???” urlai ancora più sgomenta. La mia voce gracchiante rimbombò per tutta la sala e per la prima volta lessi sul volto di Shaka il desiderio di uccidere. Un passo avanti, forse.
“Ma questi sono dei mattoni, non mi basterebbe neanche un mese---”

Entro. L'alba.” sibilò il Saint della Vergine con un tono che non ammetteva repliche. “Ci incontreremo presso la Sesta Casa una volta che il sole sarà sorto.”

E detto ciò sparì alla velocità della luce. Letteralmente.

Il suono disperato che riuscii a produrre avrebbe potuto rivaleggiare quello di un alce appena travolto da un camion. Anche per salvare il mondo c'era bisogno di studiare? C'erano le prove propedeutiche???

Ah se solo non fossi mai andata a fare la spesa, quel giorno!

 

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“Le ripeto che forse sta riponendo troppa fiducia in quella ragazza, Venerabile Atena...”

“Non credi di esprimere un giudizio alquanto affrettato, Aiolia?” sospirò la giovane dea, giocherellando pigramente con uno dei bracciali che le adornavano i polsi sottili.
In quel momento le porte della Tredicesima si spalancarono.

“La Dea ha ragione, Leo... Non abbiamo ancora potuto valutare il potenziale della nostra ospite, in fondo.” tuonò la voce calda e allo stesso tempo autoritaria del Saint dei Gemelli.

“Saga...!”

“Potremmo trarre conclusioni una volta che il suo, ahm... dono... comincerà a darci risposte attendibili.” concluse l'uomo sorridendo.

“Capisco le tue preoccupazioni, Aiolia. La ragazza non è certo Cassandra reincarnata, ma credo che abbia in sé la forza necessaria per aiutarci!” aggiunse Milo dello Scorpione, emergendo dall'ombra del fitto colonnato che adornava l'ingresso del Tempio, accompagnato da Camus dell'Acquario.

“Questo è screditarla deliberatamente, Scorpio.” lo rimbeccò quest'ultimo e l'amico sorrise sornione.

Saori Kido si limitò a stringersi nelle spalle e pregò chiunque fosse persino al di sopra di lei che i suoi Saint avessero ragione.

Il tempo stava correndo troppo in fretta.

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Dopo un anno tondo tondo ho riesumato questa fic, ripromettendomi di lavorarci sopra non solo per poterle dare una conclusione, ma anche per renderla fonte di tranquillità e pace mentale in un periodo molto etico e difficile!
Dal prossimo capitolo le cose dovrebbero farsi un po' più "succose" e -ZOMG!- potrebbe arrivare un po' di insight sui sedicenti cattivi che stanno ancora operando nell'ombra!
Grazie a chiunque lascerà una recensione, anche se dopo così tanto tempo dubito che ciò che ho scritto possa risultare molto allettante o avvincente agli occhi di qualcuno. 
Ripeto che l'intento di questa fic è scrivere qualcosa che abbia sia una trama logica, sia un personaggio originale. E' lei la protagonista della storia, ma non della storia del Santuario: la sua presenza non implica l'accoppiarla con qualcuno o il farla diventare una strafiga/Wonder Woman nell'arco di 24 ore. E' un po' goffa, è un po' spaventata, deve far ridere ogni tanto.
 Oltretutto spero di riuscire ad inserire Bronze e Silver Saint nella maniera più appropriata quando sarà il momento. Anche se i miei preferiti sono gli adoni dorati, le caste minori e persino gli Specter hanno comunque tutto il mio affetto (tranne Zelos di Frog, tutti odiano Zelos di Frog). 
Meglio che dia un taglio a questo word vomit infinito e vi lasci pensare a cosa tirarmi appresso: uova marce o pomodori? 
A voi la scelta, un bacio! 

Ren

 

 

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