The wrong place

di morethanyouknow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1.Sai già la risposta. ***
Capitolo 2: *** Cap 2.Segreti nascosti. ***
Capitolo 3: *** Cap 3.Sei una divergente. ***
Capitolo 4: *** Cap 4.Non possiamo essere controllati. ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Conosci te stesso. ***



Capitolo 1
*** Cap 1.Sai già la risposta. ***


"Alexandra Harvey" sento pronunciare dopo un'interminabile lista di nomi e cognomi che ho faticato a comprendere a causa delle poche ore di sonno non recuperate pienamente in treno. Mi alzo e mi dirigo verso il Cappello Parlante, tentando di apparire il più enigmatica possibile: non mi piaceva che le persone capissero ogni mio gesto o che risultassi prevedibile agli occhi di qualcuno. Percepisco gli sguardi confusi che i miei futuri compagni mi rivolgono con poca discrezione, forse perché sono la prima ragazza che inizia a frequentare Hogwarts all'età di sedici anni o forse i capelli tinti di un grigio lucente attirano più attenzione di quanto facevano nel mondo Babbano. Mi siedo sullo sgabello sghangherato e attendo di ascoltare la voce squillante e fastidiosa del Cappello.
-Comunque mi chiamano tutti Alex, non Alexandra - dico, ma nessuno da troppo valore alle mie parole.
-Devo fare una premessa. Alexandra Harvey ha sedici anni compiuti, ma i suoi genitori, essendo Babbani, non le hanno consentito di venir qui prima che terminasse la scuola dell'obbligo...roba babbana, insomma - spiega il Cappello Parlante in tono lievemente canzonatorio. - Motivo per cui frequenterà il primo anno - aggiunge.
-Cosa? No! - sbotto. - Insomma, sarei vista come una ripetente...- ribatto.
La Preside Smith mi guarda accigliata, incrociando le braccia. Le sue rughe di espressione attorno agli occhi, che fino a poco fa la facevano apparire ai miei occhi come un'amorevole nonnina, le donano un'aria intimidatoria.
-Signorina Harvey, non accetteremo una violazione del Regolamento - dice.
-L'avete già fatto, in fin dei conti sono l'unica che è arrivata qui dopo gli undici o i dodici anni - rispondo, abbassando lo sguardo. - So mettermi in pari con quelli del sesto anno. Anzi, forse lo sono già - aggiungo.
Non era una completa invenzione, ma nemmeno la pura realtà. Ero sempre stata un disastro con le attività che richiedessero un minimo di manualità e purtroppo ciò era compreso anche negli incantesimi, però avevo utilizzato la mia forza di volontà per migliorare: avevo trascorso nottate sui libri per imparare nozioni e tutto ciò che attorniasse il mondo della magia, adesso ero una sorta di Wikipedia di Hogwarts.
-Mi chieda qualcosa sugli incantesimi o sulle creature magiche. Se le rispondo, mi permetterà di frequentare il sesto anno, altrimenti mi accontenterò del primo. Senza offesa per le matricole - propongo alla Preside Smith.
-Di cos'hai paura? - mi chiede lei dopo aver riflettuto un po', spiazzandomi completamente. "Di questa domanda" penso, ma decido di esser sincera con lei e con me stessa.
-Dell'acqua. E'legato ad un episodio particolarmente brutto della mia vita - spiego. Non ottengo nessuna risposta e poco dopo tutto ciò che mi circondava fino a poco fa si dissolve. La Sala Grande è stata sostuita da vaste portate d'acqua, non rimane nulla di visibile, come se mi trovassi in mezzo ad un oceano. L'acqua è sempre più vicina alla gola e anche se vorrei urlare e implorare qualcuno di aiutarmi, non ho le forze per farlo. Realizzo di essere sott'acqua di non so quanti metri, ma perlomeno ho ancora la capacità di ragionare. Credo sia un bene. Provo a risalire in superficie ma sento i battiti cardiaci sempre più lenti accompagnati dalla sensazione di pessimismo che mi sussurra che stavolta non riuscirò ad uscirne viva. "Mantieni la calma. Non è reale" mi dico, ripetendo più volte le ultime parole. Riapro gli occhi. Sono di nuovo nella Sala Grande, seduta al mio posto sullo sgabello, in attesa dello Smistamento. Non c'è alcuna traccia di ciò che è successo prima, niente capelli, pelle o vestiti bagnati, solo una sensazione di panico e gli sguardi stupiti che mi stanno rivolgendo tutti.
-Signorina Harvey, lei avrebbe dovuto... - inizia a dire la Preside, con gli occhi grigi che sembrano uscirle dalle orbite. 
-Evocare un Patronum. Ma non l'ho fatto - la interrompo io. 
-Com'è possibile che si sia salvata, allora? In che modo? - 
- Non lo so. Davvero, credetemi. Ad Hogwarts tutto è possibile, no? - rispondo, lasciandomi sfuggire un sorriso di visibile soddisfazione. 
 -Andrà al sesto anno - conferma la Preside, con un po'di percepibile scetticismo.
-Direi che è ora di smistarmi - dico rivolgendomi al Capello Parlante, che si posa sulla mia testa con fare confuso. - Potresti fare in fretta?- gli chiedo, dopo attimi di silenzio glaciale. 

-Non era mai capitato prima nella mia brillante carriera, ma sei davvero qualcosa d'irrisolvibile, Alexandra. Hai il coraggio di un Grifondoro, l'astuzia di un Serpeverde, l'intelligenza di un Corvonero e l'altruismo di un Tassorosso. Come posso scegliere? Puoi andare dove vuoi, è una bella cosa. Dentro di te sai già la risposta - mi sussurra, attento che nessuno ascolti. 
"E'una bella cosa". Non per me invece, che mi sentivo inadeguata ovunque mi trovassi. Era come se mi avessero scaricato il peso del mondo sulle spalle, avevo la consapevolezza che avrei fatto la scelta meno giusta, come succedeva sempre. Forse mi piaceva così tanto essere incomprensibile che ero la prima a non conoscere bene me stessa. Guardo nella direzione dei banchetti già addobbati a mo'di festa e l'attenzione mi cade su una cascata di capelli rossicci, un'esplosione di lentiggini e un viso paffuto. E'Nia, la ragazza di Tassorosso con cui avevo scambiato qualche parola al Binario nove e tre quarti. Mi rivolge un sorriso comprensivo e d'incoraggiamento. 
"Tassorosso" sussurro al Cappello Parlante senza pensarci. Cerco di non pensare a tutte le differenze che ci sono tra me e un tipico alunno di quella Casata, rimuginare mi avrebbe solo convinta di aver fatto la scelta peggiore che potessi fare. Sento i ragazzi che dalle loro tavolate fanno diversi commenti su quale sia la Casata migliore per me, i Serpeverde aprono addirittura delle scommesse. 
"Per te sarà meglio Tassorosso!" grida il Cappello.
Il silenzio e le occhiate attonite s'impadroniscono di nuovo della Sala Grande, tranne che per i membri dei Tassorosso che danno il via ad un applauso piuttosto rumoroso. Poco a poco, le altre Casate li imitano. Mi avvicino alla tavolata e i miei compagni mi avvolgono in un abbraccio caloroso che accolgo con un po'di disagio. Non ero mai stata una di quelle persone che aveva bisogno di contatto fisico e calore umano per essere felice.
-Ragazza, saresti stata meglio da noi! - urla un ragazzo dalla pelle pallida, i capelli biondo cenere e un'aria altezzosa, tipica di tutti i suoi compagni. E'seduto alla tavola dei Serpeverde. 
-Lascialo stare, Matthew Malfoy, è un tale idiota, leader delle Serpi - mormora Nia facendosi sfuggire una risata isterica. In fin dei conti non è male essere qui, ho una potenziale migliore amica su cui contare. 
-Alex, qui starai bene. E'tutto molto tranquillo - mi dice in un modo che dovrebbe risultare confortante.
-Non mi piace la tranquillità - rispondo distrattamente.

**
Angolo autrice:
Hey! E'la prima storia che pubblico qui, ergo non ho tantissima esperienza, ma comunque mi sono divertita a mettere nero su bianco le mie idee. A breve posterò gli altri capitoli! Recensite se volete, qualunque opinione abbiate, mi farebbe piacere e mi tornerebbe utile.
Alla prossima.

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Capitolo 2
*** Cap 2.Segreti nascosti. ***


**
Come sempre, l'insistente buio della notte tramutava i miei pensieri in preoccupazioni e sensazioni negative. Era la mia prima giornata ad Hogwarts e l'avevo accolta con molta meno tranquillità rispetto alle mie due compagne di stanza, Nia e Crystal (una ragazza tanto gentile ma tremendamente timida) che dormivano beate da qualche ora. Non potevo neppure estrarre un paio di libri dalla mia valigia, che giaceva sul pavimento non ancora del tutto disfatta, come se rispecchiasse il mio umore esausto. Se avessi fatto rumore avrei creato scompiglio ed era l'ultima cosa che volevo. Appoggio la testa sul cuscino, girandolo dal lato opposto per godermi un po'di fresco. - Non dormi? - mi domanda Nia, con la voce ancora impastata dal sonno. - No, neanche tu a quanto pare - osservo. - Devo accompagnare Nicho nella sua straordinaria avventura - risponde annoiata. - Chi è Nicho? - chiedo, aggrottando le sopracciglia. Nia si mette a sedere, tastando il comodino alla ricerca della lampada verdognola poggiata sopra, che fa a pugni con la tonalità rosa antico dei muri della stanza e il beige dei mobili. Chiunque avesse progettato la camera non doveva avere buon gusto in fatto di arredamento, dato il contrasto dei colori.
- Nicho è il mio migliore amico, quinto anno, Corvonero. E'stato il mio ragazzo per un breve periodo ma è meglio che sia andata così - risponde Nia.
-Beata te che sei sempre circondata da amici - replico, ignorando il discorso sentimentale. Io e l'amore eravamo due binari che avrebbero sempre viaggiato in direzioni diverse, su questo ne ero fermamente convinta. - Io non ho mai avuto molti amici - aggiungo, chiedendomi se in questo modo stessi andando contro i principi fondamentali dei Tassorosso.
-Perché tutte le ragazze t'invidiavano, immagino - risponde lei in tono cortese.
Mi era capitato che alcune ragazze della mia scuola mi dicessero "vorrei essere bella come te" e magari al mio posto un'altra persona si sarebbe sentita lusingata, invece la mia risposta era sempre la stessa: "e invece, sei bella come te". Detestavo quando qualcuno tentava di assomigliare a una persona che idealizzava e considerava la perfezione, così come odiavo giudicare in base all'aspetto fisico, che per me era sempre stato nient'altro che un biglietto da visita. Guardandomi allo specchio, non avevo mai creduto che a caratterizzarmi fossero il naso dritto, le labbra carnose, gli occhi verde acqua e il mio apparire più giovane dell'età che avessi effettivamente a causa dei miei lineamenti delicati e della mia bassa statura, che non superava il metro e sessanta. Ciò che mi rendeva Alex erano le mie esperienze passate, il modo di reagire di fronte alle nuove situazioni, la mia personalità.
-Di che avventura parli? - chiedo, ricordandomi delle parole dette poco prima da Nia.
-Nicho vuole andare nella Foresta Proibita, dice che è un buon modo di festeggiare il primo giorno - risponde.
-Se vogliamo morire ammazzati, direi di sì - ribatto. Una parte di me mi ripeteva che doveva esserci un motivo se veniva chiamata comunemente "Foresta Proibita", un'altra (quella a cui davo ascolto più spesso) mi restava non molto tempo da trascorrere ad Hogwarts rispetto ai miei compagni che ne avevano già vissuto una parte, quindi tanto valeva addentrarsi in qualsiasi avventura mi proponessero, per quanto rischiosa potesse essere.
-A che ora vi vedete e dove? - domando. 
-Davanti alla nostra stanza, tra un'ora. Puoi considerarti invitata - risponde, rivolgendo un'occhiata a Crystal. 
-Spero che lei non faccia la spia. Dici che dovrebbe venire con noi? - mi chiede. 
-Per quel poco che l'ho conosciuta, direi proprio di no. L'importante è che non la svegliamo - rispondo. 
-Mh, vado a prepararmi. 
Nia sparisce in bagno per più di mezz'ora e quando ne esce noto che ha dipinto due segni sulla guancia con un pennarello nero quasi scarico: il risultato è un grigio tenue che spicca visibilmente sulla sua carnagione pallida. 
-Così risulteremo meno riconoscibili - spiega, porgendomi il colore.
-Passo. Ho il cappuccio nero della felpa - rispondo, tirandolo su. Ci incamminiamo verso la porta a passo felpato, socchiudendola appena una volta fuori. Faccio due passi indietro dallo spavento quando mi ritrovo una figura a pochi centimenti da noi che stringe tra le mani una mappa sgualcita. 
-Non sono un dissennatore, sono Nicho - dice silenziosamente. Se non fosse per la sua altezza e corporatura leggermente più robusta, potrebbe essere il sosia di Harry Potter, la leggenda di Hogwarts. Ha gli stessi capelli arruffati color nero corvino, gli occhi chiari incorniciati da una montatura di occhiali ben visibile. 
-Lei è Alex, è dei nostri stasera - spiega Nia. Nicho mi squadra da capo a piedi, prima di rivolgermi un timido "piacere, Nicho".
-Non dovremmo stare a parlare nei corridoi - osservo. - Potrebbero esserci i sorveglianti.
-Sono sempre a controllare i Serpeverde o i Grifondoro, noi siamo quelli che destiamo meno sospetto. Noi due non siamo particolarmente tranquilli rispetto ai membri della nostra Casata - mi interrompe Nicho.
-Anche se all'apparenza non sembra, l'ho notato - sorrido. - Ma è comunque il caso di darci una mossa. 
Scala dopo scala, ci ritroviamo fuori dal castello di Hogwarts. Do un'occhiata alla mappa di Nicho e mi accorgo che la Foresta Proibita è molto più vicina di quanto pensassi, poco distante dalle recinzioni. Ricordo di aver letto qualcosa a proposito: ad esempio, che l'ingresso fosse severamente vietato agli studenti e fosse un luogo per le punizioni. Esterno i miei dubbi ai miei due compagni, che scoppiano in una fragorosa risata all'unisono.
-Per noi niente è impossibile. E in ogni caso non è più così, ogni luogo ora ha facile accesso. Qualunque sito Babbano
tu abbia visitato, ha davvero bisogno di aggiornarsi - spiega Nicho. 
All'una di notte in punto siamo di fronte ad un cancello arrugginito ma colmo di decori, indice della bellezza e l'eleganza ormai scalfita dal tempo. Oltre, si staglia la famigerata Foresta Probita, un insieme di alberi fitti che sembrano osservarti e ridere di te nel buio. Al sentire un rumore un brivido mi percorre la schiena e realizzo di tremare, probabilmente non solo a causa della temperatura gelida. Faccio un passo avanti e mi accorgo che è solo il calpestio delle foglie sul terreno. 
-Ascolta, Alex, qui è comune sentire rumori strani, non siamo soli nella Foresta. Se ti fa paura puoi tornare dentro, ti 
accompagniamo, non sei obbligata a restare - sussurra Nia, calpestando un legnetto che scricchiola sotto la suola delle scarpe. 
-No, vi ho fatto una promessa e non vi lascerò qui - rispondo, stranamente convinta delle mie idee. 
Avvisto un paio di creature magiche del tutto innocue ma preferisco tacere, imitando le mosse di Nicho e Nia, senza dubbio più abituati di me ad addentrarsi in situazioni del genere. All'improvviso scorgo quelli che mi sembrano dei cavalli bianchi, ma quando alzo la testa mi rendo conto che fino alla vita hanno l'aspetto di un uomo. Passo dopo passo, mi maledico silenziosamente per non esser rimasta a casa a dormire e spero che alcuni elementi siano solo frutto della mia suggestione. Le creature cavallo-uomo si disperdono nel bosco correndo all'impazzata e mi rendo conto di quanto sia numeroso il gruppo. Ad occhio e croce, sono più di cinquanta. Ripasso mentalmente le pagine che ho studiato sulle creature magiche di Hogwarts, non ricordando il punto in cui vengono menzionate.
-Oh, quelli sono i centauri - spiega Nicho. - Totalmente innocui, hanno paura dell'uomo.
Tiro un sospiro di sollievo, prima di scorgere un'ombra che si muove tra i cespugli, non abbastanza velocemente da essere una figura non umana. Mi fermo di scatto, urtando la lanterna che Nicho teneva in mano. 
-Ehi, questa l'ho pagata un sacco! - protesta lui ironicamente, chiandosi per raccoglierla. 
-E'intatta. Credo di aver visto qualcuno. Una persona, intendo - dico. 
-Se è così siamo nei guai - commenta Nia.
-Ho bisogno della lanterna, devo andare a cercarla - rispondo. - Stava osservando me, prima.
-Stai scherzando? Ragazza, è un bosco pieno di creature pronto a sbranarti, non una passeggiata nel centro chic della tua
città - replica Nicho. - Veniamo anche noi.
Cerco di ricordarmi la direzione in cui ho visto l'ombra correre e la indico a Nia e Nicho. Mi incammino a destra, seguendo più il mio istinto che la mia memoria, forse bloccata da una nube di terrore mista ai -2 gradi di temperatura completamente percepibili. Ed ecco che la rivedo, la figura che mi aveva osservato con non troppa discrezione poco prima. Afferro la lanterna di Nicho e la punto verso l'ombra. Riconosco la mandibola marcata, i capelli biondi e quegli occhi talmente chiari da sembrare di ghiaccio che possono appartenere solo ad una persona: Matthew Malfoy, che ci guarda con un ghigno soddisfatto. 
-Questo è peggio di tutte le creature orribili in cui ci saremmo potuti imbattere stanotte - commento seccata, abbassando la lanterna e tirando un lieve sospiro di sollievo. Nicho e Nia, invece, dimostrano molta meno tranquillità. 
-Tu non dirai a nessuno che ci hai visti qui! - esclama Nia verso Matthew, puntandogli il dito contro con fare intimidatorio.
-Altrimenti? - risponde lui in tono sbeffeggiatorio.
-Dirò a tutti il tuo segreto.
"Sectum-" inizia a dire Matthew, estraendo la bacchetta dalla divisa e realizzo che sta per pronunciare una maledizione, Sectumsempra, abbastanza potente da essere letale in varie occasioni. Istintivamente chiudo gli occhi e apro i palmi delle mani verso la direzione di Malfoy, sentendo una brezza di vento gelido che s'infiltra nella pelle fino a diventare sempre più pungente. Poco dopo sento un tonfo: Matthew è stato scaraventato a qualche metro di distanza. Resto immobile per qualche secondo prima di realizzare che sono stata io a provocare ciò. Nia e Nicho mi osservano a bocca aperta, al contrario di Matthew che mi rivolge un'occhiata colma di rancore. Si rialza da terra spolverandosi la divisa e si avvicina a me, stavolta senza puntare la bacchetta. Così è innocuo, penso. Al mio contrario. Era la seconda volta in cui mi salvavo senza dover ricorrere all'uso degli incantesimi: era successo in acqua, quando stavo per annegare, e adesso avevo creato un vortice di vento per impedire che venisse fatto del male ad una mia amica.
-So cosa sei - mormora Matthew con disprezzo, strigendomi il polso con forza e correndo verso il cancello. 

Mi lascio sfuggire un'esclamazione di dolore sentendomi bruciare sempre più il punto dove aveva premuto con le dita poco fa. Non c'è nessun segno, eppure provo un dolore mai provato prima, come se tutte le mie ossa si stessero spezzando allo stesso momento. Poco a poco, sul polso si stanno stagliando delle figure, come se fossero dei tatuaggi. Immagino che questo sia fuori dal comune perfino ad Hogwarts, perciò mi siedo sul tronco coprendomi con la manica del cappotto. Poco sotto la mano, si erge un simbolo del fuoco con attorno un cerchio, che sembra essere collegato ad un altro, cioé ad un occhio con intorno un cerchio azzurro. Più sotto, ci sono altri tre simboli, anch'essi piccoli ma ben decifrabili: una bilancia color bronzo, due mani intrecciate e un albero rosso. Mi do un leggero pizzico sulla guancia tentando di capire se si tratta di un sogno o meno. Resto ad osservare a bocca aperta quel marchio inciso sulla mia pelle. 
-Stai bene? - mi chiede Nia, aiutandomi ad alzarmi. - Grazie per avermi salvato la vita - aggiunge.
-Di niente. Sì, credo di stare bene, meglio tornare ad Hogwarts - rispondo. 
**
All'ingresso di Hogwarts, la Preside Smith ci attende con un'espressione severa dipinta in volto, accanto è seduto Matthew con una visibile aria soddisfatta. Realizzo subito ciò che sta succedendo: Malfoy ha fatto la spia e adesso tutti e tre saremo in punizione. 
-Punizione! - esclama la Preside Smith, come a confermare i miei pensieri. - Nicholas Potter, venti punti saranno tolti a Corvonero. Nia Riley, venti punti tolti a Tassorosso. Matthew Malfoy, venti punti tolti a Serpeverde. 
Allora non ha fatto la spia, è semplicemente stato beccato.
-Alexandra Harvey, crediamo che tu non faccia bene a questa Casata. Non hai una buona influenza sui tuoi nuovi amici e sei protagonista di situazioni un po'particolari. Avresti bisogno di trascorrere un po'di tempo dai Serpeverde - mormora la Preside Smith. Nicho apre bocca per parlare e, immagino, prendersi le sue colpe, ma lo interrompo con un cenno della mano. In fin dei conti non era colpa loro, avevano infranto le regole migliaia di volte, era a causa mia che erano stati scoperti. Erano già stati puniti a sufficienza con il togliere dei punti. 
-Si tratta di un breve tempo da trascorrere in un'altra Casata, giusto? Poi potrò ritornare dai Tassorosso? - chiedo, abbassando lo sguardo.
-Se non ti troverai bene nell'altra Casata dopo la settimana da trascorrere, allora sì, potrai - risponde la Preside.
-Sono costretta a scegliere Serpeverde? - domando.
-Crediamo sia la Casata che può aiutarti a scoprire di più sulla tua magia - dice.
-E'adatta a lei, si fidi, Preside - sorride Matthew. Una fossetta compare sulla sua guancia donandogli un aspetto quasi dolce, del tutto in contrasto con i duri tratti del viso e la sua personalità.
-So cos'è adatto a me - rispondo, rivolgendogli un'occhiataccia.


**
Angolo autrice:

Ciao! Volevo ringraziare tutti voi per le recensioni positive, mi hanno fatto molto piacere. Spero che questo capitolo vi piacerà e se volete lasciare un commento siete sembre i benvenuti! Se avete qualche dubbio sulla storia chiedete pure.
Cercherò di aggiornare con costanza nonostante il quasi inizio della scuola.
Alla prossima!







 

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Capitolo 3
*** Cap 3.Sei una divergente. ***


Stringo la treccia argentea in un nastro colorato e osservo la mia figura riflessa nello specchio della stanza. "Sono ancora la stessa, solo con un'altra divisa" mi dico, osservando lo stemma dei Serpeverde sulla lunga tunica nera. Avevo evitato di obiettare quando la Preside Smith mi aveva detto che, nonostante sarebbe potuta essere una cosa non permanente, era giusto che fossi un'allieva dei Serpeverde a tutti gli effetti. Sollevo la manica e guardo per un po'lo strano marchio, che appare ancora più vivido e invasivo del giorno precedente. Sento bussare alla porta per due volte e non esito ad aprire. Nia e Nicho mi guardano desolati, come se la mia punzione fosse solo causa loro.
-Non è colpa vostra - li rassicuro, piegando i panni e riponendoli nella valigia.
-Mi dispiace che tu te ne vada - dice Nia abbassando lo sguardo. - E se non ti avessi detto niente della nostra idea stupida, probabilmente non sarebbe successo - aggiunge.
-Ragazzi, non vado in guerra, si tratta solo dei Serpeverde. E ho intenzione di comportarmi bene, così da ritornare il prima possibile -.
Nia e Nicho si scambiano delle occhiate, borbottando qualche parola confusa.
-Non è solo per questo. Abbiamo paura che quel marchio di ieri sia pericoloso per te. Non abbiamo mai visto una cosa del genere, nemmeno tra i maghi più famosi - interviene Nicho parlando a voce bassa, nonostante la porta sia completamente chiusa e il corridoio deserto. 
-Avete visto il marchio, quindi? - domando. Entrambi annuiscono.
-Beh, almeno ho la certezza di non essere impazzita - rispondo leggermente sollevata.
-Dopo le lezioni noi tre ci vedremo in biblioteca, ho intenzione di fare alcune ricerche - dice Nicho, comportandosi da perfetto Corvonero. 
-D'accordo - rispondo, dando un'occhiata alle lancette dell'orologio: l'una e trenta, l'orario di pranzo. Quella di non svuotare completamente la valigia era stata una buona idea, dal momento che dopo aver pranzato mi sarei dovuta trasferire nel dormitorio dei Serpeverde. - Queste passo a prenderle dopo, magari avrò l'occasione di salutare anche Crystal, che a quanto pare è già nella Sala Grande - dico, facendo un cenno di saluto a Nicho e Nia ed incamminandomi verso il luogo dove avvenivano le comunicazioni importanti e dove pranzavamo e cenavamo. Quando arrivo, tutti sono già seduti ai loro posti e discutono animatamente con i compagni, aspettando che la Preside dia inizio al banchetto. Mi avvio verso il tavolo dei Serpeverde e mi siedo all'unico posto libero, accanto ad una ragazza impegnata ad intrattenere una conversazione con tutti coloro che le sono seduti frontalmente, alzando il tono di voce un po'troppo spesso. Sento gli sguardi di alcuni Tassorosso puntati addosso, ma non riesco a distinguere se sono sguardi di risentimento, di dispiacere o di confusione. Non ero mai stata d'accordo con il luogo comune dei Tassi buoni ed angelici e le Serpi spietati e futuri assassini, perciò quando il Cappello Parlante si era posizionato sulla mia testa ed aveva espresso tutto il suo disappunto nei miei confronti, non avevo escluso l'ipotesi di capitare nei Serpeverde. Eppure adesso mi sentivo totalmente inadeguata e, piuttosto che inserirmi nei loro discorsi, mi limitavo a gustare un delizioso muffin al cioccolato sognando di essere immersa tra il chiacchiericcio vivace e il buon cuore dei Tassorosso. Alzo il viso e scorgo, due posti più lontano, l'ultima persona che avrei voluto vedere e con cui sarei stata meno al sicuro: Matthew Malfoy. Distolgo subito lo sguardo, pregando silenziosamente che non mi noti o che abbia perlomeno un'età differente dalla mia, così da frequentare lezioni diverse e doverlo sopportare solo in Sala Grande. Improvvisamente la ragazza seduta accanto a me mi urta dandomi una gomitata e facendo atterrare il dolce che stringevo tra le mani sul lucido parquet. 
-Santo cielo, potevi stare attenta! - esclama in tono stridulo. Ha all'incirca la mia età, la carnagione scura, i capelli castani mossi e lunghi, le labbra carnose, gli zigomi alti e il viso sottile. A giudicare dalla quantità abbondante di trucco sul viso, deve avere delle origini Babbane. In realtà, non sapevo se ad Hogwarts esistessero o meno i negozi di cosmetici.
-Oh, scusami se eri troppo impegnata per accorgerti della mia presenza - dico, mimando la sua voce in tono un po'più marcato del reale, dote appresa durante i litigi con mio fratello minore di nove anni e mezzo. Tutti si voltano a guardarci, alcuni ridendo a crepapelle, altri scuotendo la testa contrariati. "Devi comportarti bene, Alex, tu non vuoi un'altra punizione" ripeto mentalmente. 
-Natalie Crisp, Alexandra Harvey, smettetela - mormora una voce, senza scomporsi. A parlare era stato il professore di Difesa Contro Le Arti Oscure, di cui non conoscevo ancora il nome e cognome. Avevo detotto che era un nuovo insegnante, ammirato per la sua bravura nonostante non superasse i ventisei o i ventisette anni. Era comunemente soprannominato "il vampiro" a causa della sua carnagione eccessivamente pallida, il viso magro, i capelli nero corvino e i suoi occhi a mandorla di un verde smeraldo intenso, che sembravano appartenere ad un gatto. Al contrario di quanto si potesse pensare, i suoi bei lineamenti non contribuivano a renderlo attraente ma a donargli un aspetto ancora più sinistro.
-Va bene, professore, ci scusi - risponde Natalie, stringendomi il braccio. - Ascoltami bene, non mi prenderò alcuna nota di demerito a causa dei tuoi comportamenti indisciplinati da bambina, perciò vedi di essere meno acida - mormora. Mi trattengo dal dire "hai iniziato tu" o dal lanciare provocazioni e annuisco, afferrando una borraccia di Burrobirra e versandola nel bicchiere. Il giorno prima non avevo avuto occasione di assaggiarla, ma tutti i maghi ne andavano pazzi. Dicevano che era la bevanda perfetta per qualunque pasto, specialmente per la colazione nelle giornate fredde e nevose. Ne verso due o tre sorsi e trattengo una smorfia di disgusto al percepire quel sapore eccessivamente dolciastro che mi scorre giù per la gola.
-Questa bevanda fa schifo - mi lascio sfuggire.
-Forse sei troppo acida per queste cose - risponde Natalie, più pacatamente di prima. - Allora, come mai te ne sei andata dai Tassorosso? Non succede spesso che un allievo decida tutto di testa sua qui -.
-Sono stata mandata via, non è stata una mia scelta - replico.
-Wow, essere scaricati dai Tassorosso è da veri sfigati -.
-Non è andata proprio così, la Preside mi ha spedita qui per punizione, comunque ho intenzione di ritornarci una volta terminato il mio periodo di...sconto di pena -.
-Non mi sembri una Tassorosso, a guardarti. Di carattere sei abbastanza insopportabile, ma scommetto che prima di venire qui eri popolare, nella tua vecchia scuola - commenta Natalie.
-Io popolare? Hai sbagliato persona! - rido. 
-In ogni caso, Malfoy ti sta guardando. Fortunata te! - esclama lei, dando una rapida occhiata a Matthew.
-Già, fortunata me - rispondo sarcasticamente, ripensando alla sera prima e al duello che era avvenuto nella Foresta Probita. Mi raffiorano in mente le parole di Nia riguardanti un presunto segreto di Matthew e, ripensandoci, probabilmente avrei la testa meno in preda alla confusione se le avessi chiesto di cosa si trattava.
-Che figata il tuo tatuaggio! - esclama Natalie, indicando il marchio che campeggia sul mio polso sinistro. Mi affretto ad abbassare la manica senza ripulire le tracce di Burrobirra e sperando che nessuno del mio tavolo abbia sentito qualcosa.
-Concordo, Natalie. Bel tatuaggio, Alex - s'intromette Matthew strizzando l'occhio e facendo finta di nulla. Rispondo con un "grazie" a denti stretti e fingo di interessarmi alle conversazioni degli altri Serpeverde.
**
Pomeriggio, a lezione.

La prima lezione è quella di Difesa Contro Le Arti Oscure. - Io sono Sean O'Connor, il vostro insegnante. Quest'anno avete una nuova alunna, Alexandra Harvey. Lei non ha frequentato gli anni precedenti, perciò partiremo dalla spiegazione di un incantesimo elementare, l'Expelliarmus - esordisce il professore, tra sbadigli degli studenti, sguardi di sufficienza e aereoplanini di carta che volano. Ascolto la spiegazione attentamente, prendendo appunti con la penna di piuma, più semplice e divertente da usare di quanto pensassi. Dopo aver riempito un'intera pagina, il professore mi esorta ad alzarmi. -Alexandra, vorresti provare a disarmare un tuo compagno utilizzando l'Expelliarmus? - domanda. Annuisco, stringendo tra le mani la bacchetta in acero. - Qualcuno si offre volontario? - chiede, rivolgendosi alla classe. Come prevedevo, è Matthew ad alzare la mano. - Gentile da parte sua, Malfoy - commenta O'Connor con viso inespressivo. Miro alla bacchetta di agrifoglio che Matthew tiene ben salda tra le dita della mano destra e pronuncio un "Expelliarmus" nel tono più convinto possibile. Almeno all'apparenza, perché nella stanza non succede nulla. La mia bacchetta non emana alcun meraviglioso luccichio o luce incandescente e non c'è alcun segnale che lascia presagire il funzionamento di un incantesimo. Sospiro sconsolata. - E'normale non essere in grado di fare incantesimi da subito, signorina Harvey. Ci riprovi, più convinta - prova ad incoraggiarmi il professore. Dentro di me, avevo la sensazione che il problema non fosse la mia poca esperienza con gli incantesimi, ma la poca padronanza che avevo della bacchetta: finora, mi ero sempre esercitata senza fare uso di essa. La ripongo nella tasca e stendo il palmo verso la bacchetta di Matthew, pronuciando di nuovo l'incantesimo. Una luce verdeacqua si sprigiona nella stanza e poco dopo vedo la bacchetta di agrifoglio scaraventarsi contro le pareti. Tutti mi guardano a bocca aperta, eccetto Malfoy, che mi osserva preoccupato.
-E'stupefacente, Alexandra. Sai compiere magie senza l'utilizzo della bacchetta. Quando mi è stato detto dalla Preside, stentavo a crederci, invece ora lo vedo con i miei occhi - dice il professor O'Connor parlando con la sua tipica ed inquietante calma.
-Sì, mi è capitato altre volte - affermo.
-Questa per Hogwarts è una grande novità, mi auguro non ti causi nessun problema-.
-Le causerà sicuramente dei problemi. Questo non è il posto per lei, se non impara a difendersi - interviene Matthew, lasciandomi un punto interrogativo nella mente ancora più grande di quello che avevo fino a poco prima. Dentro di me ero certa che lui sapesse più di quanto volesse far credermi e che parlare con lui poteva essere la soluzione, ma ero spaventata. Non di lui, ma di quello che avrei potuto scoprire su di me. - Hogwarts è un posto sicuro. Ora andate a posto, devo spiegare altro - ci liquida il professore.
Dopo un interminabile elenco di nozioni, faticosa da apprendere per chiunque, O'Connor annuncia la fine della lezione di oggi e se ne va dalla classe in fretta, senza accertarsi che tutti gli allievi siano già usciti. La classe, infatti, è ancora piena e quasi tutti sono concentrati ad architettare scherzi diabolici da fare alle altre Casate o discutono emozionati delle selezioni di Quidditch. Nella confusione generale, decido di avvicinarmi a Malfoy, che è seduto in disparte all'ultimo banco.
-Che volevi dire prima? E perché ieri sera hai fatto quel che hai fatto? - gli domando, parlando troppo velocemente.
-Doveva andare così. Tu saresti molto più al sicuro fuori da Hogwarts piuttosto che qui dentro, non posso dirti altro-.
-Che risposte sono? - sbraito. -Sto impazzendo, ho bisogno di sapere che significa il marchio e se sei stato tu a farmelo perché...-
Matthew sbuffa e solleva leggermente la manica della divisa. Riconosco lo stesso disegno che ho anch'io, nello stesso identico posto e senza alcuna differenza, come se uno dei due fosse stato clonato.
-Questa sarebbe una spiegazione? Tu te ne vai in giro a fare tatuaggi gratis alle persone? E poi perché hai scelto me? - domando.
-Fai troppe domande. Guarda, sono arrivati i tuoi amici - risponde, indicando la porta. Nia e Nicho mi stanno facendo cenno di raggiungerli. Sospiro ed esco dalla stanza, tentando di non farmi colpire da libri e oggetti che vengono scaraventati a tutta velocità dai Serpeverde.
-Perché parlavi con Malfoy? - mi chiede Nicho, sollevandosi gli occhiali sul naso.
-Ha il mio stesso marchio, non può essere una coincidenza ed io ho bisogno di saperne di più - ribatto.
-Lui è pericoloso, pensa alla sua bacchetta. Agrifoglio. Questo tipo di bacchetta cerca di proteggere le persone dalla propria rabbia ed aggressività, è il caso di Malfoy. Non è mai stato un tipo tranquillo - interviene Nia.
-Nia, tu sai altro che non vuoi dirmi. Non è per il carattere aggressivo che vuoi che io stia lontano da lui. Dimmi la verità. Ieri sera parlavi di un segreto - le ricordo.
-Quel segreto non è una cosa da niente - replica lei. - Non sono dalla sua parte ma è giusto che non lo sappia nessun altro. Fidati, arriverà il giorno in cui anche tu mi chiederai di nascondere un segreto ed io lo custodirò fino alla tomba -.
Indietreggio di un paio di passi: ero arrivata al punto di non potermi fidare nemmeno di Nia. Nonostante non mi sembrasse, la conoscevo da poco più di un giorno e adesso la vedevo solo come un'artefice di un altro mistero, una stratega, esattamente come Malfoy. Nascondermi cose che mi riguardavano sembrava esser diventato un passatempo per tutti, io ero la protagonista di una grande caccia al tesoro. Forse esistevano delle motivazioni che collegavano tutte le cose strane che mi erano capitate, ma per ora la mia vita era una serie di pezzi non al proprio posto.
-Io non sapevo niente di tutto questo - dice Nicho, come a giustificarsi. - Però credo ti potrei essere d'aiuto, se andiamo in biblioteca -.
Percorriamo qualche rampa di scala e raggiungiamo la biblioteca a pochi minuti dalla sua apertura. Fortunatamente, è completamente vuota. Decidiamo di sederci ad un tavolino con più sedie del necessario e Nicho si allontana tra gli scaffali. Poco dopo, torna con un volume color mogano con su scritto "L'altra magia" senza alcun ghirigoro a catturare l'attenzione dei lettori. Lo sfoglia in fretta, fino ad arrivare alla fine, dove due pagine sono cosparsi da simboli. Riconosco le fiamme, l'occhio, le due mani intrecciate, l'albero e la bilancia: tutti quelli presenti sul mio marchio. Accanto ci sono delle scritte: intrepidi, eruditi, abneganti, pacifici e candidi. Sulla pagina accanto una sola grande scritta fa da padrona: "Divergenti".
-Che vuol dire? - chiedo confusa, analizzando ogni parola.
-Non so bene cosa significhi tutto ciò ma credo che tu appartenga ad una tipologia diversa di maghi - risponde Nicho.
-Sei una divergente, Alex - dice Nia.


**
Angolo autrice.

Ed eccomi qui, al terzo capitolo, che è stato quello che mi ha occupato più tempo. La prima volta non mi convinceva ed ho stravolto completamente la trama, la seconda volta invece purtroppo non ho salvato il testo. Oggi mi sono finalmente decisa a riscriverlo!

❤ Come sempre, se lasciaste una recensione mi farebbe davvero tanto piacere, così avrei anche la possibilità di sapere cosa ne pensate della mia storia. Sentitevi liberi di scrivermi ciò che volete, se avete alcune domande a riguardo fatele pure, mi impegnerò a rispondere a qualunque cosa!

❤Ne approfitto per ringraziare Sagra, GothicGaia e Willow___98 per le loro splendide recensioni ad entrambi i miei due capitoli!

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Capitolo 4
*** Cap 4.Non possiamo essere controllati. ***


 -Per oggi va bene così - dico allontanando il libro con veemenza, cercando d'ignorare l'attrazione e la curiosità che sapevo di provare verso quei simboli e quelle parole che cospargevano la pagina sgualcita. -Non sei curiosa di scoprire la tua storia? Non puoi negare sia affascinante - insiste Nicho, azzittendosi appena si accorge della bibliotecaria che ci guarda di soppiatto. -Ho un lessico abbastanza vasto da poter conoscere il significato di quelle parole - rispondo, leggendo sottovoce le parole "intrepidi, candidi, pacifici, abneganti, eruditi". Mi concentro sulla parola a caratteri cubitali, "divergenti".
-Divergente significa diverso - interviene Nia.
-Smettila di rispondere con cose inerenti a quello che sto pensando, è davvero inquietante. Per caso sai leggere nella mente? - le chiedo scherzosamente.
-Tipica telepatia da amiche, immagino.
-Dubito, ci conosciamo da troppo poco tempo. Comunque non riesco a trovare alcun collegamento tra queste parole - osservo.
Il legame tra quegli aggettivi era solo uno dei tanti problemi riposti con cura nella mia mente, qualsiasi teoria era apparentemente impossibile da districare ed oramai mi sarebbe parso perfino strano trovare un senso a qualcosa. Usare la logica m'intrigava e m'innervosiva al tempo stesso, ma era risaputo che risolvere le incognite non era mai stato il mio forte, neppure a scuola. Il ticchettio insistente della pioggia che si abbatte sull'asfalto mi riporta alla realtà, impedendomi di frugare più a lungo tra i miei pensieri.
-Credete che qui ad Hogwarts possa esserci qualcuno in grado di aiutarmi? - chiedo a Nia e Nicho.
-Alex, tu credi davvero che ci sia qualcuno come te qui? Un divergente, intendo - sussurra Nicho. Inspiegabilmente, la parola "divergente" associata al mio nome mi risultava più familiare del resto della situazione, quasi l'apprezzavo.
-Malfoy lo è senza dubbio - mormoro.
-Lui è troppo pericoloso - mi ammonisce Nia, in un tono rigido del tutto in contrasto con il suo aspetto da bambina.
-Perché continui a ripetermelo? E'un Serpeverde, okay, ma... - comincio a dire.
-Non devi assolutamente fidarti di lui - replica pacatamente. - Non sai a che vai incontro.
-Di chi dovrei fidarmi allora? Di te che non mi hai detto nulla nonostante sembri sapere tutto? - sbotto, smarrendo quel residuo di pazienza che mi era rimasto dopo una giornata estenuante come questa.
-E'questo il problema di voi divergenti, siete troppo impulsivi e non sapete controllare la rabbia - mormora lei, calcando lievemente sulla parola "divergenti". Nonostante sembra aver il pieno controllo delle sue emozioni, le gote prendono la stessa tinta del color carota dei suoi capelli. - Finirai come lui se andrai dalla sua parte - aggiunge, abbassando lo sguardo. Percepisco una lieve sensazione di tristezza nei suoi occhi e nel suo tono di voce, come se stesse alludendo ad un ricordo particolarmente spiacevole che ha di lui. -Ne ho abbastanza di questi tranelli - ribatto, alzandomi e incamminandomi in fretta e furia verso l'uscita della biblioteca. Una parte di me spera di sentire Nia e Nicho che mi implorano di tornare indietro, un'altra è decisa a lasciar perdere i rapporti umani e a concentrarsi sulla sua vita e sul fitto mistero che la circonda. Nel corridoio incontro un volto familiare: è Natalie, intenta a passarsi un rossetto color porpora sulle labbra. Inaspettatamente si accorge della mia presenza.
-Hai già fatto il trasloco nella tua nuova camera da Serpeverde? Ho chiesto alla preside Smith di metterti in camera con me, del resto sono l'unica persona che conosci qui - mi dice.
-Io...ancora no, lo farò stasera, quando i Prefetti ci conduranno nelle stanze - rispondo, sbigottita dalla sua improvvisa gentilezza. - Comunque grazie del gesto. Spero non sia un piano per rendere i miei giorni qui un inferno.
-Figurati, ho altre vittime a cui pensare. Ma in che senso aspetti i Prefetti? Stanotte tutti gli studenti andranno ad una festa organizzata da quelli dell'ultimo anno, fuori dalle mura di Hogwarts! - esclama in fibrillazione. Penso a quanto questa situazione mi ricordi tremendamente il mondo dei babbani, dove la vita mondana è considerata da molti la vita perfetta, quella a cui tutti i ragazzi aspirano, fatta di feste, divertimento, conoscenze. Sembravo una delle poche persone a percepire in essa soltanto tanta frivolezza. 
-Dove si terrà la festa? - chiedo, non mostrando troppo interesse.
-Non so di preciso, conosco solo il punto d'incontro. Da qualche parte andremo - risponde Natalie, facendo spallucce.
-I professori lo sanno? - domando, già quasi certa della risposta.
-No e ovviamente non lo saprà mai nessuno di loro - replica lei.
-Allora passo, sono già finita nei guai una volta - le ricordo.
Lei annuisce guardandomi con un'espressione di (probabilmente finto) dispiacere e mi saluta, avviandosi verso il piano superiore, probabilmente per incontrare altre persone che parteciperanno alla festa. Frugo nella tasca ed estraggo la bacchetta, restando a fissarla in silenzio per qualche secondo. Ero felice di essere una strega ma non potevo ignorare il fatto che provassi una profonda invidia verso tutti quei maghi che usavano la bacchetta come se si trattasse del prolungamento naturale del loro braccio, quando gli veniva chiesto di fare degli incantesimi. Invece io non avevo alcun legame con la mia e per un mago non era un problema di poco conto. Quando passo davanti alla camera in cui alloggiavo quando ero una Tassorosso, mi accorgo che la valigia è già pronta fuori dalla porta. Probabilmente Nia doveva averla riposta fuori dopo il nostro litigio, così avrebbe evitato di vedermi. Non potevo biasimarla. Mi faccio forza e l'afferro, sollevandola fino ai sotterranei, l'alloggio dei Serpeverde. Provo a bussare alla prima camera e mi apre una ragazza dai capelli castani crespi e voluminosi, gli occhi azzurri e il viso di forma rotonda. Appena mi vede assume un'espressione spaesata.
-Scusami, non volevo disturbarti - mi giustifico. - Sai dov'è la camera di Natalie?
-E'questa - risponde lei. - Tu devi essere Alex, la nostra nuova compagna, benvenuta. Sono Sarah.
-Grazie, sei gentile. Molto per essere una Serpeverde e amica di Natalie.
-Non siamo particolarmente amiche ma non è così male - replica, aiutandomi a sistemare la valigia all'interno della stanza.
-Già, purtroppo spesso le persone che ti deludono sono quelle che sembrano le migliori, all'apparenza- mormoro, pensando a Nia. - Stasera andrai a quella specie di festa? - aggiungo.
-Sì, ci andranno tutti e io sono già vista come quella riservata, timida e noiosa, se non ci andassi perderei l'interesse di chiunque all'interno dei Serpeverde - risponde.
-Chissenefrega, il giudizio della gente non è così importante - ribatto. - Mi sarei già dovuta puntare una pistola alla tempia, altrimenti.
Sarah sorride. - Magari riuscissimo a pensarla tutti come te. Comunque la festa è un'occasione per divertirsi, non succederà nulla di che.
-Lo spero per voi. Credevo che la preside fosse un po'meno sveglia ma non ci ha messo tanto a sgamarmi quando sono andata nella Foresta Proibita - rido.
-Prega per me che non succeda. Ci vediamo dopo allora - risponde, uscendo dalla stanza e indossando di fretta una felpa con il cappuccio sopra la divisa della scuola.
Mi stendo sul letto a contemplare il soffitto per un po', decidendo di evitare di esercitarmi con gli incantesimi e demoralizzarmi ulteriormente. Guardo la vasta libreria in legno poggiata alla parete e afferro uno dei libri riposti in bella vista sul primo scaffale. Mi rendo conto che tratta della storia di Salazar Serpeverde, il fondatore della Casa. Riesco a leggerlo interamente in meno di un quarto d'ora, a causa della mia lettura veloce e della memoria visiva che da sempre mi hanno concesso di apprendere in fretta. Nei minuti restanti cerco di prepararmi alcune scuse per giustificare i miei compagni, nel caso la Preside dovesse sgamare il loro atto di trasgressione nei confronti del Regolamento. Una parte di me mi dice che sarebbe stato meglio partecipare come tutti gli altri ed evitare questa muta e sonnolenta sera, l'altra si congratula per non aver seguito l'impulso e aver dato retta al buon senso, situazione rara. Mentre sono assorta nei miei pensieri sento una voce che ripete "Alex" in tono persuasivo, oscuro e quasi disumano. Mi convinco che è solo frutto della mia immaginazione e mi metto sotto le coperte, dopo aver chiuso a chiave la porta della mia camera. Provo a chiudere gli occhi ma percepisco ancora dei sospiri pesanti, provenienti da qualche parte indefinita del castello. "Alex, vieni. Passa dalla mia parte, posso aiutarti. Ci vediamo nei corridoi" ripete la voce, che stavolta somiglia più a un sussurro. Esco dalla stanza e mi incammino verso i corridoi, decisa ad incontrare colui che mi aveva parlato: poteva essere un rischio ma ero fermamente convinta di star facendo la cosa giusta, di poter aver finalmente il pieno controllo sui miei poteri. Sento il corpo paralizzarsi quando mi accorgo della figura che mi sta osservando, al centro del corridoio. E'un'ombra nera e indefinita, di cui i lineamenti sono appena visibili. Nonostante ciò, riesco a percepire il sogghigno che ha dipinto sul volto ed è abbastanza terrificante da suscitarmi tremolii lungo tutto il corpo.
"Ci incontriamo finalmente" lo sento mormorare. Indietreggio di qualche passo, conscia che fuggire potrebbe essere la scelta meno indicata. L'ombra si trascina in avanti di più di qualche metro in pochi secondi, esattamente con la stessa velocità con cui strisciano i serpenti. "Devo mettermi in salvo" penso, maledicendomi per non aver fatto pratica con la magia. Noto che l'ombra stringe tra quelle che dovrebbero essere le sue braccia una bacchetta simile alla mia. "Qualsiasi strega tu sia, vai eliminata" dice tra i denti, abbastanza forte perché io riesca a sentirlo. Improvvisamente urla un "Crucio!" e una scintilla di luce mi attraversa il petto, scaraventandomi contro un pilastro e facendomi battere la nuca. Mi rialzo nonostante il dolore logorante che l'incantesimo mi ha provocato. Sento le gambe cedere pian piano e la vista annebbiarsi, ma cerco di restare in piedi e di combattere. Lascio da parte la bacchetta e gli incantesimi e chiudo gli occhi, spingendo la mano verso quella macabra figura. Ad un tratto sento delle braccia che mi allontanano con non troppa forza ed una voce pronunciare un "Avada Kedavra" deciso. Riapro gli occhi e mi accorgo che dell'ombra non c'è alcuna traccia. Matthew Malfoy è in ginocchio al centro del corridoio e sta impugnando la bacchetta nella mano destra, dove ha diversi graffi. Mi chiedo se se li sia procurati durante l'istantaneo combattimento.
-Mi hai salvato la vita - gli dico. - Ero comunque in grado di combattere da sola.
-Ti fa così schifo essere grata a qualcuno nella tua vita, per una volta? - risponde, alzandosi.
-Ti sono grata ma... -
-Gli stavi facendo capire di essere una divergente non utilizzando la magia tipica di Hogwarts, Alex. E'il tuo segreto, nessuno a parte me deve saperlo, per niente al mondo - replica lui.
-Vuoi dire che tu non sei come me? 
-Credevo fosse palese che anch'io fossi un divergente. Tu sei solo più inesperta e incosciente - risponde.
-Hai usato la bacchetta, prima - osservo.
-Questo è un tipo di magia che si apprende. Ti addestrerò se vuoi e se ti dimostrerai meno indisponente, magari - ribatte.
-Primo consiglio? - chiedo.
-Cerca di stare poco in mezzo alla gente.
-Vuoi dire che il primo passo per essere divergenti è essere soli? - domando.
-Voglio dire che i divergenti non possono essere controllati e a tutti fa paura una mente non influenzabile. Si può essere soli in due, sai. Buonanotte, credo che per oggi nessun altro mostro assalterà Hogwarts - risponde, andandosene. Resto per un po'ad osservarlo riflettendo sul significato della frase "si può essere soli in due" e cerco di trattenere un sorriso.


Angolo autrice!
Dunque, innanzitutto scusate se non ho aggiornato per un po'di tempo, sono stata davvero tanto impegnata. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se avete qualunque curiosità/suggerimento/opinione lasciate una recensione, mi sarebbe senz'altro d'aiuto e ve ne sarei molto grata. Ne approfitto per ringraziare chi ha lasciato le sue preziosissime recensioni, come GothicGaia, Imfangirling, Willow___98 e sagra. Alla prossima!

 

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Capitolo 5
*** Cap.5 Conosci te stesso. ***


Quella notte sembrava interminabile, più di qualunque altra vissuta nel corso dei miei sedici anni. Il pericolo era stato apparentemente soppiantato, eppure non riuscivo a scrollarmi di dosso quella sensazione che la tranquillità sarebbe stata di lì a poco solamente un'illusione. Inoltre, non ero mai stata una persona suggestionabile e, invece, avevo sempre mostrato una certa predisposizione nel prevenire gli eventi della mia vita. Inutile specificare che ciò mi terrorizzava ancora di più. Avverto dei ridicoli tremori alle gambe quando sento delle nocche battere contro la porta della mia stanza. "Smettila, Alex, le creature mostruose non chiedono di entrare nelle camere delle vittime. Insomma, toc toc, voglio ucciderti. Non funziona così" mi dico per provare a tranquillizzarmi. Quando apro la porta mi ritrovo dinanzi un viso familiare: Nia.
-Non eri alla festa? - indago, evitando la ramanzina che mi ero preparata dopo il nostro litigio.
-Lo ero, ma è successo qualcosa...ti sto affidando un compito importante, Alexandra - risponde lei con gli occhi sgranati e il volto pallido.
-Calmati, mi stai facendo paura.
-E'una cosa seria, ci sono in ballo delle vite delle persone. Capisco se non te la senti, ma sei la nostra unica speranza al momento - replica parlando velocemente.
Resto interdetta per qualche secondo, prima di afferrare la giacca a vento e seguire Nia percorrendo il corridoio. Ci imbattiamo in Matthew, che ci si piazza davanti con aria preoccupata.
-Vengo anch'io - dice, lanciando a Nia un'occhiata quasi di sfida.
-Sappiamo bene com'è andata a finire l'ultima volta, tu non ne sei in grado... - sussurra lei prendendolo da parte, ma abbastanza vicino perché io riesca a sentire ogni singola parola.
-Il problema è di nuovo quello? I Macchinatori? - le chiede.
-Sì, è per quello che tu non dovresti venire con noi -.
-E credi che Alex ne sia in grado? Ha appena scoperto di essere una divergente, dovrebbe affrontare uno o più di loro? - domanda Matthew guardandomi di soppiatto.
-E'più forte di quel che credi. Dovresti fidarti del mio intuito. Diamoci una mossa, Alex, ogni secondo è prezioso - conclude Nia.
-Vengo anch'io, non potete impedirmelo. Non sono più quello di una volta, Nia, stiamo parlando di più di due anni fa - incalza Matthew, affiancandoci. Nia sbuffa e s'incammina decisa verso l'uscita. - Va bene, io ti avevo avvertito però - dice, rivolgendosi a Matthew. 
Usciti dal castello, il freddo della notte autunnale mi penetra dentro le ossa e mi rendo conto di star barcollando per la stanchezza. - Non credo di essere pronta per un combattimento, guardami, cado a pezzi - faccio notare a Nia, indicando le mie occhiaie nere, il viso scavato e l'evidente andatura che non sprizza energia da tutti i pori. - Non è un combattimento fisico, questo è mentale - risponde lei. - Sì, non nego sia peggiore, almeno per le persone facilmente condizionabili - aggiunge, come risposta al mio silenzio. Chiudo il cancello alle mie spalle, ma rimango paralizzata appena noto quel che è successo oltre le sbarre. Il mio primo istinto è quello di chiudere gli occhi ed immaginare di essere altrove, ma decido di affrontare la situazione. Stesi su un misero tappeto di foglie, riconosco i corpi di molti studenti di Hogwarts, alcuni della mia stessa Casata. Ognuno di loro ha gli occhi chiusi e il viso contratto da una smorfia di dolore, ma nessuno ha segni visibili di ferite. Prima di lasciarmi trasportare dal panico, provo ad afferrare il polso ad una ragazza dei Corvonero per provare a sentire il suo battito cardiaco, ma non sento nulla se non un acuto silenzio. Mi volto verso Matthew e Nia: Matthew sta contraendo la mascella e scuotendo la testa, come se stesse opponendo resistenza contro qualcosa. Sto per avvicinarmi e chiedergli come sta, ma Nia s'inginocchia sul cemento accanto a me.
-Sono morti? - le chiedo, sentendo una lieve fitta al petto.
-Questo dipende da voi due...lo sono per adesso, sì - risponde.
-Non capisco. Cos'è successo? Chi è stato? - domando.
-Dimmi, Alex, pensi di essere tu l'assassina? E'colpa tua? - domanda, divagando.
-Eh? Ti giuro, non sono stata io! Come puoi pensarlo? - le chiedo indignata.
Nia mi scruta per qualche secondo, per poi sorridere soddisfatta. - Proprio come pensavo, sei un'Immune. Sei fortunata! - esclama.
-Continuo a non capire -.
-Matthew ha parlato prima di Macchinari. Sai, sono delle figure che da sempre danno la caccia ai Divergenti. Tra le peggiori, direi. Non si manifestano mai in forma umana, nessuno sa come siano fatti, ma sono capaci di farti il lavaggio del cervello, spingerti a prenderti le colpe di qualcosa che non hai fatto e, nei casi peggiori, a toglierti la vita. Sono dei sadici, se tu non fossi stata Immune, tutti loro sarebbero morti - spiega Nia pazientemente.
-A te non è successo nulla però...sei rientrata in tempo o? - osservo.
-Io sono un caso particolare, ho dei poteri ereditati da alcuni antenati. Sono una discendente di Sciamani - risponde.
-Gli Sciamani? Quei personaggi della storia che si travestivano da animali ed entravano in contatto con l'aldilà? - dico, ricordandomi le prime pagine che avevo studiato durante il primo anno di scuola superiore. Associare quella descrizione ad una ragazzina mi risultava fin troppo strano.
-Più o meno - sorride Nia. - Altri tipi di Sciamani, altri maghi e streghe in contatto con qualsiasi essere vivente dotato di poteri, anche quelli che danno la caccia ai Divergenti. Nessuno di loro può ferirci o ucciderci, questo è il patto, tutti loro erano Sciamani un tempo. Quelli attuali, che non hanno deciso di uscire da questo gruppo, sono aiutanti dei Divergenti - spiega.
-Perciò sei dalla mia parte. A meno che tu non voglia all'improvviso cambiare idea e combattere contro di me - scherzo.
-Impossibile -.
-Beh, sono contenta che abbiamo risolto dopo la discussione di ieri, poteva succedere in un modo meno brusco ma... - 
-Fa piacere anche a me, almeno sei più integrata in questo mondo ora -.
-Sì ma...ehi, loro non dovrebbero svegliarsi? - chiedo preoccupatamente, indicando gli studenti, ancora immobili nelle identiche posizioni di prima.
-Dovrebbero - risponde Nia allarmata, alzandosi da terra.
-Sei sicura che io sia un'Immune? Insomma, prima nel castello è arrivata una  creatura con l'intento di uccidermi e io sentivo un'inspiegabile attrazione verso il luogo in cui si trovava - le spiego.
-Tutti i Divergenti sono attratti dal pericolo, tu devi essere per forza un'Immune, saresti impazzita qui altrimenti - risponde Nia, esaminando ogni studente nell'attesa di un cenno. - Dov'è Matthew? - mi chiede poco dopo, voltandosi agitatamente. Guardo la ringhiera su cui si era seduto appena eravamo arrivati, ma di lui non c'è traccia. Mi ero subito precipitata ad osservare i (quasi) cadaveri dei miei compagni e mi ero completamente dimenticata di lui, così come Nia, però avevo la sua smorfia di dolore impressa nella mente. Non si era lamentato, non c'era stato alcun grido, eppure era evidente che stesse male. I sensi di colpa mi pervadono e inzio a correre senza aver idea di dove andare, seguita a ruota da Nia. Quando mi volto verso di lei, vedo delle lacrime che le rigano le guance.
- Temo che Matthew non ce l'abbia fatta - mi dice. - E'il motivo per cui loro non si svegliano. Se lui è... - 
-Morto? Hai paura di dire quella parola? - sbotto. - E'colpa nostra se lui non è più qui e se loro non si sveglieranno, sapevi benissimo che lui non era Immune! - aggiungo, tra i singhiozzi. Cerco di ricacciare indietro le lacrime.
-Ascoltami, due anni fa lui era inesperto, lottò e soffrì molto, ma ce la fece - prova a calmarmi Nia. - I Divergenti hanno grande empatia tra loro, se è vivo possiamo trovarlo. Pensa alla sua voce, il suo viso, quello che provi per lui... - aggiunge.
-Quello che provo per lui? Lo conosco appena! - esclamo, pregando che Nia non noti il mio viso che sta pian piano andando in fiamme.
-Andiamo, non ti devi dichiarare, lo so che vi conoscete poco, ma sai di lui più di quanto credi. Chiudi gli occhi e pensa! - mi esorta.
-Provo gratitudine, penso. Stasera mi ha salvata e voglio fare lo stesso anch'io, essere in grado di aiutarlo. Provo empatia perché è l'unico Divergente che conosco ed è come se fosse la sola persona in grado di capirmi in questo momento - mormoro con la voce spezzata e gli occhi socchiusi. Riesco a immaginare un posto, una torre di pietra alta e imponente e lì vedo Matthew, affacciato al balcone con un'espressione d'inquietudine stampata sul volto. Riapro immediatamente gli occhi.
-E'sul balcone di una torre - dico a Nia, a metà tra la gioia per averlo scoperto vivo e la fretta e il terrore di non riuscire a trovarlo e salvarlo in tempo.
-La torre di astronomia! - esclama Nia, trascinandomi per un braccio verso una stradina in salita. Corro a più non posso finché non sento i fianchi doloranti e l'affanno che aumenta ogni secondo che passa. Quando arriviamo alla torre di astronomia, Matthew è sporto pericolosamente verso la ringhiera e sta fissando un punto imprecisato dell'orizzonte.
-Matthew! - lo chiama Nia, sbracciandosi. Lui la degna appena di uno sguardo e dentro di me spero sia in grado di riconoscerci.
-Lasciami stare, Nia. E'colpa mia, li ho uccisi io - urla lui, con il dolore che sembra perforargli gli occhi e l'anima.
-Matthew, non hai fatto nulla. Tu sei più forte. Affronta te stesso e la tua mente, ti prego, ce l'hai già fatta una volta - gli grida Nia.
-Di che stai parlando? Questa volta è diverso...quelle persone le ho uccise davvero, ricordo ancora il momento in cui è successo - ribatte lui.
-Nia, tu sei discendente di Sciamani, nessuno ti può far del male! Non vale anche per le persone a te care? - le chiedo, cercando disperatamente un'altra soluzione.
-Vale, ma io e Matthew non abbiamo mai avuto un legame importante. Tu non sei una di noi, ma sei pur sempre un'Immune. Se hai compreso la sua personalità e se insisti dicendogli le parole giuste, potrebbe... - 
-Non importa che succederà, io ci proverò - affermo, cercando di fidarmi di me stessa. 
Mi avvicino il più possibile alla ringhiera sulla quale è seduto Matthew e lo guardo per qualche istante, senza dire nulla. - Prima cosa, non buttarti per nessuna ragione al mondo! - lo ammonisco. - Perché non dovrei? Guardami, Alex, sono un assassino, un debole, volevo aiutarti a saperne di più sui Divergenti quando non conosco nemmeno me stesso! - risponde tra le lacrime.
-Ti conosci abbastanza da sapere che non faresti mai del male a nessuno - provo a dirgli.
-Questo è un tasto dolente - s'intromette Nia.
-Va bene, ma non volontariamente, almeno, spero. Ritorna nella torre, non sporgerti oltre, tu non hai ucciso quelle persone - gli ripeto.
-Mi dispiace, Alex, ma è successo realmente - dice. - Non lo meritava nessuno di loro, è così che deve andare. Non sono chi credi di aver conosciuto - aggiunge.
Penso a qualcosa di convincente da dirgli, ma una nube mi offusca la mente e tutto quello a cui riesco a pensare è al fatto che sto per assistere alla morte di una persona che mi ha salvato la vita e non riesco a fare nulla per evitarlo. Le gambe di Matthew sembrano essere sempre meno attaccate alla ringhiera, finché non decido di urlargli una semplice e banale frase, una delle prime che mi aveva rivolto. - Siamo Divergenti, non possiamo essere controllati! - gli grido, con quanto più fiato possiedo in corpo. Lui si ritrae immediatamente, tornando a sedersi sulla ringhiera del balcone della torre. 
-Alex! - esclama. - Mi hai salvato -.
-Sei tornato in te? - gli chiedo.
-Sì, io...mi dispiace, Nia, avrei dovuto ascoltarti - dice. - Infinite grazie, Alex.
-Ora siamo pari - rispondo. -Adesso scendi, magari non dal balcone - sorrido.
Nia mi rivolge uno sguardo di approvazione. - Sei la Divergente meno esperta eppure più coraggiosa e forte che io abbia mai conosciuto! - esclama. - Dai, ora andiamo da Matthew e raggiungiamo gli altri. Credo avremmo un bel po'di cose da spiegargli al loro risveglio - aggiunge.

Salve! Sono ritornata dopo un po'di tempo, ho avuto alcuni problemi tra la mancanza di tempo e il pc che funziona un giorno sì e altri tre no. Comunque, rieccomi, sono felicissima di aver (ri)trovato l'ispirazione per un nuovo capitolo e spero vi piaccia. Come sempre, ringrazio chi ha recensito i precedenti, aggiunto la storia alle preferite/seguite/ricordate e chi semplicemente legge. Inutile dire che le recensioni sono ben accette!
Alla prossima!




 

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